50 anni dopo

di perckson1219
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** messaggio ***
Capitolo 3: *** Undunk ***



Capitolo 1
*** prologo ***


(Nota autrice : vi prego nn scandalizzatevi per eventuali errori di scrittura !)

PROLOGO:
"Due persone con il volto coperto da un largo cappuccio si dirigevano verso un fiume . Li attendeva una nave bianca che riluceva nella notte come una perla . Altre figure immobili aspettajevano le due creature che avanzavano lente , svogliate . Il vascello salpò e si allontanò lentamente, sospinto dalla corrente delle acque . Un uomo rimasto a riva con un insolito bauletto di legno incastonato con delle gemme preziose , lanciò un urlo colmo di rabbia , disperazione ed impotenza .
Le due figure che si allontanavano sull'vascello si tenevano per mano sussurrandosi parole . Due creature maestose cosparse di squame che sembravano gemme alla luce della luna , volavano libere per il cielo , tanto in alto da sembrare un piccolo zaffiro ed un piccolo smeraldo . 
Le due persone sul veliero perlato avevano nel frattempo calato il cappuccio che ora ricadeva sulle spalle , rivelando il volto di un giovane uomo e di una giovane donna . Ma se li guardavi attentamente potevi scorgere piccoli particolari che li differenziavano da persone normali ..."

Nel buio della notte un uomo si svegliò di soprassalto ansimando con goccie di sudore che sparivano al contatto del leggiero lenzuolo.
La sua compagna di vita si rigirò nel suo giaciglio aprendo uno dei suoi enormi occhi color zaffiro . L'uomo si maledisse mentalmente per averla svegliata . Dopotutto non era colpa sua se le sue notti erano inquiete ed animate da incubi strazianti , che riaprivano la ferita nel suo cuore che non si era del tutto rimarginata .
" cosa succede piccolo mio " chiese la creatura 
" niente . Stai tranquilla "le rispose l'uomo . Anche se , non era più un essere umano .
"Eragon..." lo riprese la dragonessa
"il solito sogno . Non ti preoccupare Saphira "
"è da un pò di tempo che non fai più quel sogno " ormai anche Saphira aveva smesso di rimproverarlo . Nei primi tempi continuava a ripetergli che doveva dimenticare quel mondo e della loro vecchia vita . Ma ogni parola era stata vana , ma sapeva che per quanto se il suo cavaliere si sforzasse non poteva impedire a quei sogni di coglierlo la botte ne suo momento di più grande debolezza mentale e psicologica .
" dormi piccolo mio ... Dormi " gli sussurò dolcemente Saphira e così il cavaliere si addormentò. 

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Capitolo 2
*** messaggio ***


Capitolo 1: Il messaggio

La quiete di quei luoghi pacifici venne interrotta un giorno.

Orami era da un anno che non arrivavano nuovi cavalieri . L'ultimo ad esserlo diventato era un ragazzo umano, davanti al quale si è schiuso un uovo color segale solamente pochi mesi prima; perciò stava ancora affrontando la prima parte di addestramento con la regina degli elfi e cavaliere Arya.

Eragon stava placidamente seduto sull'erba, lo sguardo perso fra le fronde degli alberi e la schiena appoggiata al fianco squamoso di Saphira.

Quel momento di assoluta tranquillità fu interrotto dall'arrivo di un elfo con lo sguardo preoccupato in cerca del cavaliere.

Si accostó all'orecchio del giovane mezzelfo sussurrandogli qualcosa.

Eragon si alzo velocemente; e senza proferire parola saltò sulla sella della sua dragonessa che si alzò in volo pochi secondi dopo.

Pochi minuti dopo erano già in vista della roccaforte; costruita quarant'anni prima con una pietra particolare, che avevano chiamato marmo, bianca come il latte striata da crepe grigie e nere. L'edificio nella luce pomeridiana splendeva come uno dei gioielli più belli.

la dragonessa atterrò sul balcone al di fuori della stanza del giovane cavaliere .

Sul soffitto erano dipinti due draghi che si guardavano negli occhi.

Il primo, candido come la neve, era il drago del suo omonimo; ovvero il primo cavaliere. Il secondo era Saphira, la dragonessa  color zaffiro del cavaliere Brom, nonchè suo padre.

Al centro della stanza c'era un letto semplice cantato in un ulivo, che affondava le sue radici nella pietra .

Sulla parete a sinistra del letto c'era un dipinto incompiuto che per ora occupava solamente un terzo dell'inera superficie . Raffigurava la cartina di alagaesia in ogni particolare. Lo spazio rimanente serviva per dipingere i territori scoperti nei secoli a venire.

La parete opposta era quasi del tutto spoglia, ad eccezione di qualche mobile ed uno specchio che serviva per comunicare .

Lo specchio, però, non era vuoto come tutti i giorni di quei lunghissimi cinquant'anni. Una donna, ormai avanti con l'età che aveva all'incirca una cinquantina d'anni , con i capelli color ramestriati di bianco e gli occhi verdi, lo attendeva .Una tiara fine gli ricadeva sul volto  simbolo di appartenenza a qualche nobile casata .

Quando si trovò davanti al suo volto la guardò intensamente negli occhi; e lei rispose al suo sguardo, con la stessa intensità.

Quando parlò,rivelò una voce calda dolce e affettuosa; ma anche triste e malinconica.

- Ciao zio - Disse per prima.

Eragon addolcì lo sguardo quando rispose -Ciao Ismira -

Era felice e preoccupato allo stesso tempo per quella chiamata così improvvisa; perchè poteva solo significare brutte notizie anche se sperava con tutto il cuore che fosse solo un saluto di piacere . Naturalmente non era così .

-Cosa succede?- Domandò con voce grave.

- Sai benissimo che un giorno come questo sarebbe arrivato - Disse tristemente .- Mio padre, Roran . È vecchio e malato e ormai ... Eragon, lui sta morendo - gli occhi della nipote si riempirono di lacrime ma continuò lo stesso cercando di controllarsi - Ecco lui vorrebbe vederti un ultima volta, lo faresti felice lui... Lui..- Non riuscì a continuare che cominciò a singhiozzare ormai senza più ritegno.

Eragon si accasciò a terra , appoggiando la schiena al letto e prendendosi la testa fra le mani.

Non era preparato ad una cosa del genere; Roran , vecchio ed in punto di morte , che chiedeva di vederlo un ultima volta. Ma come avrebbe fatto a sopportare la vista di tutte le persone a lui care ormai vecchie o già morte ? Già era rimasto spiazzato alla vista di sua nipote ormai adulta, quella stessa Ismira che aveva tenuto fra le sue braccia quando era solo un leggero fagotto.

Ma doveva farlo. Era rimasto fuori dal mondo troppo tempo. Doveva andare a vedere come andavano le cose, ad assistere suo cugino, che era sempre stato come un fratello per lui .

Eragon uscì di fretta dalle sue stanze alla ricerca di Blodhgarm, l'elfo dalla pelliccia blu. Appena lo trovò gli spiegò la situazione e gli promise che lo avrebbe divinato per avvertirlo di qualunque svolta. Ormai tutti si erano rassegnati che Eragon era una calamita per i guai.

Lo ringraziò ed in poco tempo era già pronto per partire.

Mise i viveri nella bisaccia mise a Saphira la sella per i viaggi lunghi : ( Quella che gli aveva regalato Ormis ) si legò le cinghie alle gambe e qualche secondo dopo era già in viaggio.


 

Autrice : ciao a tutti !! Per chiunque se lo chiedesse mi piace fare i capitoli corti . Ringrazzio tutti coloro che mi lasciano le recensioni piene di consigli . Continuate a recensire ! Bacioni , perckson 1219

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Capitolo 3
*** Undunk ***


Il viaggio attraverso il nuovo mondo non fu così veloce. Prima di poter avvistare i confini di Alagaesia ci impiegarono due giorni ed una notte di volo continuo . Avere solo un drago a loro disposizione non aiutava. Non incontrarono ostacoli. Sorvolarono i monti  Akrès  , sormontati come al solito da nubi gasose che bruciavano la pelle che dovevano sorvolare tutto il tempo. Fortunatamente la prestanza fisica dei due elfi non gli faceva morire assiderati a quelle altitudini.
Il resto del viaggio passò in un silenzio meditativo. Nel tempo Eragon aveva imparato il valore del silezio. Oramai con i suoi 70 anni (ancora un giovane elfo) aveva cominciato a comprendere come non servissero parole tra chi conosci.  Blodhgarm comprendeva oramai ogni suo  respiro , non parlavano quasi mai . non sprecavano fiato .
Rimase a fissare le ali della sua dragonessa, le ali che fendevano e navigavano sulle correnti d’aria (alquanto gelida al momento) . Sentiva sotto di se, sulle gambe, lo sforzo del volo, la possenza dei suoi muscoli che gli permettevano il lungo viaggio. Nei lunghi anni passati assieme anche con Saphira il modo di comunicare era cambiato. Era come se fossero tornati all’inizio quando lei ancora non comprendeva il linguaggio umano. Erano passati ad una comunicazione istintiva fatta di immagini, sentimenti e lampi. A volte si divertivano a comunicare in schiocchi, in risate (particolarmente grutturali da lei).
Era entrato sempre di più nella filosofia elica , e gli mancavano i costumi umani. Forse non tanto come un tempo. Il caos la folla, le feste prive di significato, non era tanto una mancanza in onore di un vuoto che sentiva dentro. Viveva la sua nuova filosofia mlto bene, a suo agio e non l’avrebbe negoziata con null’altro. Era un rimpianto di un’infanzia lontana, un infanzia rotta dalla malvagità e dall’indifferenza.  Storse il naso pensando alla politica elfica. Erano rimasti troppo tempo chiusi tra di loro da dimenticare  alcuni valori preziosi.
Eragon si rifiutava di diventare così. Nonostante alcune parti della filosofia elfica fossero notevoli, utili e confortevoli, altre parti erano aberranti. Avevano trovato un luogo abitato, a due settimane di volo dalla nuova fortezza. Un’altra società forse semplice, forse no. Avevano ancora tanto da scoprire. Mantenevano costanti rapporti e aiutavano chiunque avesse bisogno. Sempre più spesso aiutavano le creature del luogo. Creature mai viste prima. Alcune simili ai draghi ma incavalcabili (portavano molto rispetto per quella specie, soprattutto dopo che avevano compreso come comunicarci)
E così i giorni passarono. Arrivati finalmente nei pressi di Alagaesia sorvolarono una fitta foresta . Avevano un incontro i programma .
Non appena poggiarono i piedi a terra (un po doloranti) si avvicinarono ad un torrente. Velocemente si ripulirono e si dissetarono.
Eragon guardò il suo amico (compagno elfo, sopportatore della sua persona …) il quale lo fiissò a sua volta. Uno scambio di sguardi, una conversazione.
Le loro orecchie si mossero lievemente quando il frusciare delle fronde  giunse loro. Si alzarono contemporaneamente , la mano più per abitudine che per necessità sul pomo della spada e alzarono lo sguardo. Una serie di corde penzolavano da un ramo all’altro, sopra di esse un piccolo elfo completamente verde li fissava, occhi grandi completamente neri.
Eragon alzò la mano e fece un fischio. La creatura rispose . in fine scese dalla fune con un salto , atterrando sul terreno coperto di fogliame senza un singolo rumore.
Albiork (o così si erano presentati la prima volta ) gli pose un frutto . Era un melograno rosso . lo aprì e gliene diede un pezzo . Eragon lo prese e si chinò verso di lui e Albiork  fece lo stesso
“Caleeleer”
Si salutarono.
La popolazione degli Undunk fu la prima che incorarono nel nuovo mondo . Erano una specie di guardiani del confine . Non erano verdi dalla nascita, si dipingevano la pelle con la resina di un albero (un salice forse)  e solo i guerrieri si dipingevano tutto il corpo.
Era di rito passare da loro quando si doveva andare in Alagaesia . Avevano rapporti pacifici con loro fatti di rituali di reciproco rispetto. Avevano saputo quanto potevano essere subdoli se si mancavano i dovuti saluti o se si minacciavano.
Dopo aver mangiato il melograno Albiork gli prese la mano. Non era consuetudine e ogni volta non significava nulla di positivo. Gli passò una pietra, presa da una piccola sacca a tracolla . Era gialla.
Un avvertimento.  Malattia .
Non sapevano come , ma gli avvertimenti degli Undunk erano sempre veritieri.
Eragon aggrottò le sopracciglia , non era un avvertimento felice.
Ringraziò l’elfo posando la mano su un lato del volto. Poco dopo Albiork di si allontanò per poi sparire.
Eragon sentì la pietra tra le mai diventare un macigno
 

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