il principe e il lupo

di kuma_g
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il principe e il lupo ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3 ***
Capitolo 4: *** le fragole e lo stupido lupo ***
Capitolo 5: *** Il patto ***
Capitolo 6: *** cap ***
Capitolo 7: *** cap 7 ***
Capitolo 8: *** cap 8 ***
Capitolo 9: *** cap 9 ***
Capitolo 10: *** Il giardino nascosto ***
Capitolo 11: *** trovare il tesoro ***
Capitolo 12: *** sfida ***



Capitolo 1
*** il principe e il lupo ***


Noioso. Avevano conquistato un altro noioso piccolo paesino in quella noiosa nazione. Anche quella troppo debole per poterlo osteggiare degnamente. Il principe Tarik a cavallo del suo destriero bianco diede il permesso ai suoi di disporre di beni e persone come meglio credevano e spronò il suo cavallo a tornare indietro. Noia. Noia. Noia. Non trovava nulla di spassoso da tanto tempo. Era sempre stato il più bello, il più forte, il più potente; aveva sempre avuto soldi, donne, terre; per lui era tutto facile. Aveva una carnagione candida, lunghi capelli castani, un viso appuntito, occhi celesti, una leggera barba e un fisico aitante. I suoi uomini avevano schierato tutte le ragazze in modo che potesse sceglierne una che sarebbe diventata il suo giochino personale, finché non si fosse stancato di lei almeno. Noiose. Tutte noiose. Carine ma tutte spaventate. Dopo averle osservate tutte decise per una ragazzina, mediocre, capelli biondi e occhi azzurri, magra e piatta; tutta tremante. Fece cenno ai suoi uomini e fece per dirigersi nel palazzo che avevano conquistato in cui avevano deciso di alloggiare per quella notte. In un attimo sentì un trambusto. Si voltò e vide un ragazzino che era riuscito a liberarsi dalle corde e che cercava di dirigersi verso la ragazzina. Fu atterrato con un niente. Gli si avvicinò.
"Bene bene; chi abbiamo qui? Un giovane coraggioso?" - disse Tarik avvicinandosi al ragazzino. Gli alzò il viso prendendolo per i capelli neri, che portava leggermente lunghi legati in un codino tenuto da un nastro azzurro. Rimase colpito da quel viso leggermente rotondo sporco di fango, il cui colore olivastro, evidenziava gli occhi verdi. Quello che catturò il principe Tarik fu un'espressione di qualcosa che non aveva mai visto: Sfida.
"Lasciate stare mia sorella!"
"Così osi darmi ordini?"
Tarik strappò di mano una frusta a un soldato e colpì il ragazzino sulla schiena, tracciando sulla veste color avorio una linea rossa. Il ragazzino strinse i denti e non gridò. Tarik lo vide come un affronto e iniziò a colpirlo ancora e ancora, sempre più forte, ma il ragazzo continuò a non urlare. Quando ebbe il fiato corto Tarik girò con un calcio il ragazzo, ma la sua espressione di sfida non era cambiata anche se era evidente il dolore che provava. Cercò di sputarlo. Tarik era a dir poco frustrato. L'avrebbe umiliato. Lo tiro' per i capelli e lo sollevò. Gli prese il viso con una mano e il ragazzo cercò di morderlo.
"Sei un bell'animaletto selvatico; ma io non posso lasciare animaletti selvatici in giro, altrimenti potrebbero stupidamente pensare di rivoltarsi contro di me. Visto che vuoi così intensamente che lasci in pace tua sorella, che ne dici di venire tu a farmi compagnia? Ti addomesticherò per bene... E mi piacerebbe provare qualcosa di diverso da una donna."
Il ragazzo si irrigidì. Poi guardò la sorella. Quando puntò ancora lo sguardo sul principe questi si sentì soddisfatto nel notare il passaggio dal disprezzo più assoluto alla resa. Non era però una resa totale perché il giovane aveva negli occhi una luce combattiva. Il principe pensò di aver trovato un piccolo svago per la sua noia.
Tutti i lupi possono diventare cani.

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


Tarik lo fece entrare con uno strattone. Il ragazzo cadde a terra, i polsi ancora legati e ancora ricoperto di fango. "Anche se ho accettato di venire con te non pensare che ti renderò le cose facili." "Se avessi voluto le cose facili avrei preso tua sorella" -rispose Tarik chiudendo a chiave la porta della sua stanza. Era una stanza non grandissima ma ben arredata in un tono rosso cupo illuminata solo da qualche candela. Al suono della porta chiusa a chiave il ragazzo indietreggiò fino a toccare il muro con la schiena e si alzò a fatica, il dolore delle frustrate ancora si faceva sentire. Il principe Tarik iniziò a slacciarsi la camicia avvicinandosi a lui. Il ragazzo indietreggiò fino a trovarsi all'angolo. Il principe allungò una mano per toccarlo. Con le mani legate il ragazzino cercò di scansarlo per corrergli affianco, ma il principe gli tiro' una ginocchia nello stomaco, costringendolo ad accartocciarsi al suolo. Lo afferrò per la casacca sollevandolo come fosse un uccellino e lo sbatte' sul letto a pancia in giù. Con sforzo il ragazzo si girò e si ritrovò il principe sopra, che gli afferrò i polsi portandoglieli sopra la testa, fu inutile ogni tentativo di sciogliere la presa. Il principe posò un bacio lascivo sulle sue labbra e il ragazzo colse l'occasione per morderlo, lasciandogli una ferita lieve. Il principe si leccò il sangue dal labbro. "Devi imparare alcune cose... La prima lezione è: non mordere!" Detto questo iniziò a mordicchiargli le labbra, poi passò alle orecchie, per scendere sul collo e assaporare la clavicola, lasciando piccoli segni di morsi su tutto il percorso. Il ragazzo cercava di dimenarsi ma il principe lo teneva ben bloccato, così quando lo sentì rilassarsi pensò si fosse rassegnato al suo destino. "Ti sei già arreso? O speri che così ti faccia meno male?" lo apostrofò deridendolo. Quando alzò la testa vide che era svenuto. Lo lasciò andare e si riallacciò la camicia. Lo coprì con una coperta e se ne andò. L'avrebbe preso quando fosse stato cosciente. L'avrebbe sentito urlare.

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Capitolo 3
*** cap 3 ***


La sera dopo il ragazzino era ancora più agguerrito, e ciò rendeva le cose più divertenti per Tarik. Lì in quella stanza era come in gabbia, senza poter fuggire e avendo il corpo esile come un uccellino rispetto a quello dell'imponente principe non ci volle molto perché Tarik lo schiacciasse contro il materasso. Scalciava, graffiava, cercava di morderlo e di scacciarlo; ma il principe era davvero forte per lui. Tarik lo baciò ancora; gli tiro' i capelli e costringendo a buttare indietro la testa e la presa costrinse il ragazzo ad aprire la bocca, che fu prontamente riempita dalla lingua del principe. Con un ginocchio si infilò tra le sue gambe. Iniziò a sfilargli con i denti la camicia mordicchiandogli la clavicola. Il ragazzino gli tiro' una testata così forte da crearsi una spaccatura sulla fronte, mentre il principe sentì un forte dolore sulla testa. "Eh, no.... Non dovevi farlo" - gli disse guardando negli occhi. Prese un a stoffa e gli legò i polsi alla testiera del grande letto. -"Ora la seconda lezione: stare fermo."- iniziò a spogliarlo. "No! Lasciami! Fermo! No!" -lo supplicò il ragazzo. "Ma senti senti... Come diventi docile... Se continui così non ti farò poi tanto male" Tarik continuò a spogliarlo scoprendogli il petto coperto da bende, che ricordarono al principe le frustate dategli. "Ora che ci penso... Vediamo come va la tua schiena." Lo girò a pancia in giù e gli slacciò le bende. Sul dorso gracile erano ancora evidenti le ferite. Iniziò a leccare intorno ad esse mentre il ragazzo si dimenava. Mentre continuava a lavorare con la lingua fece scivolare le mani davanti cercando il petto. Quando lo raggiunse, il principe si irrigidì e girò di colpo il ragazzo. "Una femmina.... Sei una femmina!" -fu l'unica cosa che pronunciò con voce incredula. L'unica risposta che ricevette fu uno sputo. Il principe si innervosì ancora di più. Alzò la maglietta e si buttò a mordicchiare un seno, massaggiando l'altro con una mano. La ragazza si dimenò molto più forte, cercando di sopprimere i gemiti che involontariamente fuoriuscivano dalla sua bocca. Cercò di tirare una ginocchiata ma Tarik le bloccò le gambe con una delle sue. La baciò. Poi le infilò una mano sotto i pantaloni. Lei serrò le gambe e lui la costrinse ad aprirle con la forza. La guardò. Ormai sconfitta continuava comunque a guardarlo con disprezzo e questo lo faceva tremendamente divertire. Iniziò a giocare con le sue parti intime infilandoci un dito. Dalla sua reazione capì che era vergine, e ciò lo fece eccitare ancora di più. Ma non l'avrebbe presa quella sera. Avrebbe continuato a giocare ancora, l'avrebbe assuefatta al suo tocco finché non fosse stata lei stessa a pregarlo. Ad un tratto gli arrivò un colpo in testa e venne disarcionato finendo giù dal letto. Quando ebbe modo di vedere che era successo vide la ragazzina rossa in viso e ansante, con i capelli sfatti anche se ancora maldestramente legati con il nastro blu; con i polsi ancora imprigionati era riuscita comunque a strappare il tessuto che la teneva legata al letto e si era già abbassata la maglietta. Tuttavia notò che il braccio destro era più basso: evidentemente se l'era slogato nel liberarsi. Tarik si alzò e si diresse verso di lei, che cercò di indietreggiare ma non fu abbastanza veloce e il principe la atterrò ancora sul materasso ponendo una mano sulla spalla slogata. Lei lo guardò ancora con stizza. "Addomesticarti si sta rivelando più divertente di quanto pensassi." Il principe le rimise a posto la spalla strappandole un urlo. Lei si rannicchiò per il dolore e lui si limitò a coprirla e andarsene. "A domani, mio piccolo lupo." - sussurrò chiudendo la porta.

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Capitolo 4
*** le fragole e lo stupido lupo ***


Tarik era annoiato. Quella mattina avevano conquistato altri villaggi e si poteva dire che ormai quell'intero paese fosse suo. Eppure era tremendamente annoiato. Anche oggi nessuno abbastanza forte o abbastanza coraggioso da sfidarlo si era fatto avanti. Decise allora di andare a giocare con il suo giocattolino nuovo. Entrò nella stanza con una coppa di fragole rosse e piene e si richiuse la porta alle spalle sigillandola a chiave. La ragazzina si alzò di scatto dal letto su cui era seduta e si mise spalle al muro in posizione di difesa, anteponendo il braccio sinistro (segno che la slogatura della sera prima doleva ancora). Il principe non le si avvicinò ma si sedette sul bordo del letto vicino a lei. Prese una delle fragole e ci giocò un po' per fare in modo che la notasse e la inghiottì. "Sono tre giorni ormai che non mangi. Devi iniziare ad avere fame." La ragazza non rispose. "La prossima lezione che imparerai sarà l'obbedienza. Se vorrai mangiare -prese un'altra fragola, la portò in mezzo ai denti e la introdusse in bocca senza ingoiarla o masticarla- dovrai darmi un bacio". La ragazza restò ferma al suo posto, con un'espressione dura sul volto. Dopo un po' si allontanò dalla parete e si avvicinò al principe. Gli mise le mani sulle cosce e si chinò verso di lui. Molto lentamente iniziò ad avvicinarsi serrando gli occhi. Si fermò vicinissima a Tarik; ma lui non le avrebbe finito il lavoro: doveva umiliarsi e baciarlo di sua spontanea volontà, fino al punto in cui non avrebbe potuto farne a meno. Con tutta la rabbia che aveva in corpo la ragazza fece combaciare le loro labbra. Lui rimase fermo, aspettando che gli aprisse il passaggio. Molto lentamente, quasi a fatica, lei aprì le labbra. A quel punto il principe si sentì soddisfatto e aprì anche lui la bocca; lei diede un lungo bacio prima di concederle il premio. Quando si staccarono lei masticò e inghiottì frettolosamente la fragola mentre il principe era già pronto con un altro frutto in bocca. Lo guardò perplessa, quasi a chiedergli se avesse intenzione di farle finire la ciotola in quel modo e per tutta risposta Tarik fece sporgere di più il frutto. Con aria decisa gli si avvicinò e gli diede un altro bacio violento, prendendo quasi con autorità la fragola succosa e dolce dalle labbra calde e carnose del principe. Tarik non si stancava di osservarne il volto frutto dopo frutto. Per quanto lei fosse un lupo, lui era stato con innumerevoli donne e sapeva baciare fin troppo bene, mentre la ragazza inesperta com'era non aveva mai sperimentato quelle sensazioni ed iniziava a diventare rossa in volto. Fu circa a metà della ciotola che le gambe le cedettero, ma Tarik fu veloce a portarla a cavalcioni sulle sue gambe. La ragazza ansante e accaldata, si rilassò un po' dallo spavento di cadere, fece qualche respiro; poi gli appoggiò vogliosa le mani sul petto e si avvicinò per dargli un bacio, assuefatta dall'abilità del principe; ma proprio quando Tarik stava per concederglielo, lei, riavendosi improvvisamente, gli tiro' un pugno in pieno viso facendolo cadere sul materasso. Fulminea strappò le chiavi della camera dalla tasca in cui Tarik le aveva infilate e si diresse alla porta. Le infilò nella toppa e sbloccò la serratura. Si precipitò in fretta nel corridoio e fuggì più velocemente che poteva, sapendo che il principe non ci avrebbe messo molto a seguirla. Svoltò un paio di volte e poi sentì la voce di Tarik che ordinava alle guardie di catturarla. Allo svincolo successivo si ritrovò davanti un soldato, fece rapidamente retrofronte e si infilò in una stanza. Era una specie di studio, ma fu attirata dalla finestra. Vi si affacciò e vide che si trovavano al terzo piano. Era in trappola. Il principe fece il suo ingresso con aria divertita ma non riuscì a dire o a fare niente che la ragazza, messo un piede sul davanzale della finestra e datasi una spinta, si buttò fuori. Tarik di scatto la seguì; la raggiunse, le afferrò un braccio e la tiro' a sé avvolgendola. -"Stupido lupo". Poi tutto si fece buio.

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Capitolo 5
*** Il patto ***


La ragazza si svegliò nella sua stanza a palazzo. Sentiva un intenso dolore alla spalla sinistra, causata da una ferita non medicata. Provò ad aprire la porta per cercare qualcosa con cui curarsi, ma era ovviamente chiusa a chiave. Mentre cercava qualcosa con cui medicarsi nella stanza, sentì una chiave girare nella serratura. Il principe apparve in tutto il suo splendore, una cassetta in mano; dalla casacca sporgevano vistose bende, alla cui vista la ragazza abbassò lo sguardo. Chiuse la porta dietro di sé mentre lei continuava a guardare di lato a terra. Senza dire una parola salì sul letto rimanendo in ginocchio e le fece segno di raggiungerlo, mentre iniziava a uscire bende e bottigliette. Lei in silenzio lo raggiunse sul letto, in ginocchio e dandogli le spalle. Tarik le tolse la maglietta e dopo un momento di valutazione della ferita iniziò a versarvi sopra del disinfettante e a fasciarla. Quando ebbe finito le avvolse le braccia sotto al seno tirandola a sé. "Mi hai fatto preoccupare, stupido lupo." "Perché mi hai seguito?" "Non puoi scappare da me. -le afferrò un seno facendola sussultare- ora imparerai chi è il tuo padrone!" Iniziò a palparle il seno mentre le baciava il collo; lei mugolava a labbra serrate. Facendo pressione con le braccia la spinse indietro, mettendosi cavalcioni su di lei. Si fermò a osservarla. Non opponeva resistenza e lo guardava con occhi lucidi e guance rosse. "Tu non sei un uomo cattivo. Sei molto più forte di me eppure non mi hai ancora presa. Cosa aspetti? Sono qui, sotto di te, mezza nuda. Se e' questo corpo che vuoi, prendilo. Non vincerò mai contro di te e devo tornare a casa. Ci sono solo io a difendere mia madre e mia sorella. Non hai idea delle cose che succedono a due donne sole in villaggi poveri". "Ma tu non sei un uomo. -le appoggiò una mano sul seno e lei si irrigidì- Anche se ti vesti come un uomo non potrai proteggerle adeguatamente perché sei una donna. Sarai sempre troppo debole.". "Lo so- affermò la ragazza con una calma stoica- ma è la mia famiglia e il compito di proteggerla spetta a me e a nessun altro". Il principe la fissò un attimo perplesso, valutando la situazione, poi avvicinò il suo volto a quello della ragazza. "E se invece facessimo un patto, piccolo lupo? Proteggerò io il tuo branco se tu diventerai mia. Io dovrò essere il padrone assoluto del tuo corpo e del tuo cuore. Fino al tuo ultimo respiro". Si fissarono così, immobili. Lei aveva in volto un'espressione sorpresa. Alla fine gli appoggiò le mani sul viso e inarcò il busto posandogli un delicato bacio sulle labbra. Il principe avvolse le braccia intorno al gracile corpo e iniziò a baciarla con ardore e quando constatò che lei non gli opponeva effettivamente resistenza, la lasciò andare, si alzò e uscì dalla stanza senza proferire parola.

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Capitolo 6
*** cap ***


La sera dopo il principe non si fece vedere. Solo alla mattina fece irruzione nella sua stanza svegliandola di soprassalto. Le tiro' in faccia dei vestiti da uomo e delle bende pulite intimandole di sbrigarsi perché la partenza era imminente. In cinque minuti fu pronta e lui la attendeva fuori dalla stanza. Le mise al collo un collare di cuoio, di quelli che si usavano per i cani, e ai polsi ceppi di ferro collegati a una solida catena tenuta dal principe. La condusse fuori, in mezzo ad un'enorme carovana di carri, uomini, cavalli e bestie. La portò quasi in testa e la legò ad un magnifico cavallo bianco latte, sul quale Tarik salì subito dopo. Sentì che si sarebbero diretti a nord. Quando la carovana partì, la ragazza seppe che le sarebbe toccato un viaggio a piedi. Molti soldati le si avvicinarono chiedendole come fosse stato il principe, se le avesse fatto male, credendola ancora tutti un ragazzo; si limitò a non rispondere. Camminò a occhi bassi fin quando non sentì una ragazzina che chiamava "Jun!". Alzò lo sguardo e vide sua sorella che le veniva incontro mentre sua madre rimaneva lontana, vicino a un uomo molto muscoloso a cavallo di un destriero marrone. Il principe fermò il cavallo e la ragazzina le saltò al collo, mentre lei cercava di abbracciarla con i polsi legati. Jun afferrò delicatamente il viso della sorella. "Ehi, scricciolo! Come va? Stai bene? Stai mangiando come si deve?" "Si, Jun. Sta facendo la brava" -rispose sua madre che si era avvicinata. "Madre!" "Quell'uomo e' un soldato. Ha detto che starà con noi. Figlio mio, cosa hai dovuto fare?" "Quello che un uomo ha il dovere di fare, madre. Ora sarete al sicuro, più di quanto poteste essere con me.- poi si rivolse alla sorellina- Io devo andare, scricciolo. Quel signore vi terrà al sicuro. Fai la brava e occupati della mamma, va bene?" "Perché non puoi restare tu?" "Siete più al sicuro con il soldato -rispose- e' meglio per tutti così, credimi scricciolo." Tarik diede il segnale di ripartire e Jun abbracciò la sorella un'ultima volta. Quando il cavallo ripartì strattonandola con sé disse un ultimo "Fa la brava" e continuò a guardare indietro finché le due donne non sparirono dalla sua vista. La ragazza si voltò verso il principe e sussurrò un "grazie". Dopo alcune ore di cammino iniziò a stancarsi, ma non poteva né fermarsi ne' rallentare a causa dell'andatura del cavallo. La frustata arrivò come un fulmine a ciel sereno e il bruciore le invase la schiena, già provata dalle frustrate del principe non ancora guarire. Cadde in ginocchio senza un urlo, ma il cavallo la trascinò per qualche metro causandole escoriazioni. Al rumore della frustrata Tarik si voltò e la vide accasciarsi. Fermò il cavallo e fece per scendere, ma la ragazza iniziò subito ad alzarsi. "Calmo, principe. Ci stavamo solo divertendo un po' con il moccioso - affermò ridendo un grosso nobile con suntuosi abiti ed una frusta in mano- Non mi dirai che ti importa davvero di questo giocattolo." "No! -disse Tarik dopo un attimo di esitazione- Ma secondo me dovresti smetterla. Non è un ragazzino, e' un lupo." "Tu.. Sei... Un perfetto spuntino... Per un lupo... Un grosso e grasso Maiale.. Ho già l'acquolina." La seconda frustata arrivò più forte della prima e il dolore fu tremendo. Anche stavolta si accasciò al suolo. Vedendo che non si rialzava il nobile si avvicinò con il cavallo, insultandola. Tarik scese da cavallo, ma prima che potesse avvicinarsi la ragazza scattò in piedi e tiro' un pugno sui glutei del cavallo del nobile, che si impennò disarcionando il suo cavaliere e si allontanò al galoppo, tra le risate si tutti i presenti. Il nobile si affrettò a ricomporsi, massaggiandosi le natiche dolenti e rosso in viso tiro' un'altra frustrata alla giovane; ma stavolta Tarik afferrò la corda. "Ora basta! Ti avevo pur detto di stare attento. Andate a recuperare il suo ronzino". Il principe gli lanciò indietro lascia corda e si avvicinò alla ragazza appoggiandole le mani sulle spalle. Ne studiò la schiena e la prese in braccio tenendola per ginocchia e schiena. Al contatto delle ferite con le braccia del principe, lei si afferrò istintivamente alla casacca del giovane per non poggiare troppo. "E ricordatevi -continuò Tarik- che lui è mio" La issò sul cavallo e si sedette dietro di lei tenendo le briglie. Dopo qualche ora di cammino Tarik ordinò di accamparsi. Montarono delle tende mentre la ragazza rimase in disparte legata al cavallo. Nessuno le di avvicinò neanche durante la cena. Solo quando fu spento il fuoco e tutti tranne i soldati di guardia andarono a dormire, Tarik la raggiunse; sciolse la catena dal cavallo e la portò a mo' disacco di patate nella sua tenda. Una volta dentro la appoggiò a terra e la slegò. L'arredamento consisteva solo di una coperta per terra e qualche cuscino. Tarik si sedette per terra e le fece segno di sedersi sopra di lui. Lei obbedì e si mise cavalcioni di fronte. "Ehi, piccolo lupo. Hai proprio voglia stasera! Volevo solo aiutarti con la schiena!" La ragazza arrossì vistosamente e si alzò di scatto risedendosi poi di spalle. Il principe le sollevò la maglietta, le tolse le vecchie bende e le versò addosso una copiosa quantità di disinfettante; lei sentì bruciore. "Grazie -disse con un filo di voce la ragazza- di avermi fatto incontrare la mia famiglia, e di avermi difeso contro quel nobile. So la punizione che viene inflitta a un popolano che osi mettersi contro un uomo di alto rango." "Tua madre e tua sorella si sono solo trovate sulla strada. E tu sei abbastanza forte da non avere bisogno di aiuto con quello spocchioso di ser Gerard. Secondo me ogni tanto se la merita una lezione." Lei sorrise, cogliendo l'improbabilità che la sua famiglia si fosse trovata sul tragitto per pura coincidenza, e che il principe cercasse di mascherare una gentilezza nei suoi confronti. Tarik iniziò a strofinare la schiena con una benda pulita, lavando via il sangue incrostato. Lei si irrigidì stringendo i pugni e mordendosi il labbro. "Perché tieni così tanto a me?". La domanda spiazzò letteralmente il giovane. "Non tengo a te. Solo che non voglio che il mio giocattolino nuovo si rompa. E' così divertente giocare con te" -disse malizioso. "Anche ora che non ti oppongo più resistenza? Pensavo fosse quello ciò che ti attirava di me." "Alzati!" -le ordinò il principe con un tono deciso. La ragazza si alzò; il principe la afferrò per il polso e la tiro' su di sé, costringendola a risedersi di fronte, lei si coprì il seno nudo con un braccio. Le mise una mano intorno ai fianchi e la tiro' più stretta a se; i bacini quasi combaciarono e lei sentì qualcosa di duro all'altezza dell'inguine. Le baciò il collo e le afferrò il braccio con cui copriva il seno portandoglielo dietro la schiena, poi lo lasciò e continuò a stringerle il bacino. Con la mano libera le afferrò un seno e iniziò a massaggiarlo dolcemente. La sentì respirare più pesantemente e mugolare a labbra serrate. "Potrai anche non cercare di fermarmi, ma le tue espressioni sono ancora quelle di un lupo. Tu non vuoi che io ti tocchi, e leggertelo in viso mi fa tremendamente divertire." La baciò facendo incontrare le lingue. La mano che teneva sul bacino scivolò sotto i pantaloni, le afferrò i glutei con forza e lei gemette. Iniziò a massaggiarglieli e lei gemeva e mugolava più forte, con il respiro pesante. Con la bocca si buttò sul seno libero, leccandolo e succhiandolo. Sebbene entrambi portassero ancora i pantaloni sentiva la femminilità a contatto stretto con la sua erezione e iniziò a muovere istintivamente il bacino. A quel contatto la ragazza fece per dire qualcosa, ma Tarik la baciò, continuando quella danza sensuale. Quando aprì gli occhi vide la ragazza ad occhi chiusi, sul viso un'espressione contratta. Il principe si arrestò di botto, smettendo di baciarla. Lei aprì gli occhi guardandolo con aria interrogativa. Lui prese le bende e iniziò a fasciarla dolcemente, stringendo sul seno per nasconderlo, con decisione ma anche con accortezza. Quando finì appoggiò una mano sulla nuca della ragazza e la guidò delicatamente sul suo petto; con l'altra mano ne tiro' a sé il torace. Poi si stese portandola con sé. Nella stanza l'unico rumore era il respiro cadenzato del principe. La ragazza si rilassò e, anche se un po' perplessa e titubante, fece scivolare le mani sui potenti pettorali del principe, iniziando ad accarezzarli lievemente. "Sei già soddisfatto, padrone?" "Mph.... Se ti prendessi ora tutto il campo scoprirebbe che sei una ragazza. Non voglio troppo scompiglio né troppi bambini intorno al mio giochino." "Baka!" "E questo che significherebbe?" "Stupido." "E invece, che significa Jun?" "Uomo" "Ma sei proprio fissata con questa storia dell'uomo, eh?" "In realtà non è esattamente il mio nome. Questo me l'ha dato mio padre -disse dopo un sospiro- il nome che avevo prima era da femmina, anche se ormai non mi ricordo più quale fosse." "Quello che avevi prima non gli piaceva?" "Mio padre si ammalò quando avevo cinque anni. Una mattina mi chiamò nella stanza e mi chiese di diventare un maschio. Non so come funzioni per voi nobili, ma tre donne povere senza un uomo sono destinate o alla fame o al bordello; per proteggere mia madre e mia sorella mi tagliai i capelli, mi vestii da uomo e cambiai nome; con la mia famiglia cambiammo città cosicché nessuno fosse a conoscenza del mio vero sesso. Poi e' bastato evitare di andare in bagno o cambiarmi davanti ad altre persone." "Non hai mai desiderato tornare indietro?" La ragazza ci pensò un po' su. "A dodici anni mi innamorai di un ragazzo. Era bello e simpatico. Ci fu un ballo in paese e per la prima volta nella mia vita desiderai essere notata, essere abbastanza bella da ricevere un complimento. Mi sarebbe bastata anche solo una sera; ma quando dissi a mia madre di volere un vestito mi tiro' uno schiaffo talmente forte da farmi voltare il capo, e abbracciandomi mi disse che era dispiaciuta ma era importante che rimanessi un uomo. Così rinuncia totalmente ad essere una femmina." "Vuol dire che ti farò cambiare idea". "Buona fortuna, principe."

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Capitolo 7
*** cap 7 ***


Da quella sera il principe non la importunò più. A sera si limitava a portarla nella sua tenda, prepararle un cantuccio e lasciarla riposare; e a Jun questo non dispiaceva certo dopo aver passato l'intera giornata a camminare, a volte letteralmente trainata dal cavallo e con i nobili che la guardavano incuriositi e le occhiatacce di ser Gerard tra le scapole. A volte prendeva delle storte e i suoi piedi si ferivano, aggiungendo dolore al gonfiore già presente; ma Jun non urlava né smetteva di camminare limitandosi a stringere i denti e imprecare in silenzio. Probabilmente chiedendo al principe avrebbe potuto salire a cavallo, ma non si sarebbe abbassata a tanto. Era sempre stata abituata a doversela cavare da sola in tutte le circostanze; in fondo era quella con la costituzione più forte in famiglia e non poteva pesare sulla madre e sulla sorella. Molto spesso vedeva i ragazzi aiutare le donne a portare pesi e cose così, molte volte era stata lei stessa ad aiutare, ma non riusciva a immaginare un uomo a portarle dei pesi o il principe preoccuparsi dei suoi piedi. Effettivamente non riusciva neanche a immaginarsi femmina, con abiti e capelli, scarpe con il tacco, ad arrossire ad ogni sguardo e leggere romanzi d'amore. La notte del settimo giorno il principe la portò nella tenda, ma Jun trovò le sue coperte accanto a quelle del principe. Era finito l'idillio. Non è che lo odiasse: in fondo gli aveva concesso lei quel potere; per il bene della sua famiglia. Aveva accettato quella condizione e lo avrebbe servito fino alla fine dei suoi giorni perché era questo il patto e lo avrebbe rispettato. Le fece cenno di sedersi sul lato che le spettava e lei obbedì. Aspettava con ansia il contatto con le mani grandi del principe che andavano a importunarla, ma non arrivò. "Il tuo piatto preferito.". Jun restò interdetta e ci mise qualche secondo a capire fosse una domanda; poi disse perplessa: "Zuppa di carne" "Il mio è riso con caviale allo champagne con contorno sfumato di porcini". Jun lo guardò stranita avendo capito solo la parola"riso" in tutte quelle (dovevano essere pietanze) che aveva pronunciato. A vederla così Tarik le spiegò ogni ingrediente, rendendo il piatto più comprensibile, ma per Jun molto meno appetibile. Quella sera ci fu un vortice di domande: il colore preferito, il fiore, l'animale, il gioco; e ad ogni risposta il principe la informava dei suoi gusti personali finché dopo un po' non fu Jun stessa a porre domande. Per l'intera serata non furono un lupo e il suo addomesticatore, né un principe e un popolano, solo due persone che parlavano di sé. "Ti ho trovato un nome nuovo- annunciò dal nulla e con aria soddisfatta il principe" "Il mio non ti piaceva?"- affermò la ragazza in tono canzonatorio, citando quello che aveva egli stesso affermato qualche giorno prima. "Kin"- pronunciò Tarik ignorando l'affermazione. "Kin?" -ripeté la ragazza. "Già.. Kin. Nel mio dialetto significa donna" A quelle parole Jun si irrigidì zittendosi di colpo. Poi scattò in piedi e con una voce che tradiva una certa alterazione disse: "Io non sono una donna, padrone. Perciò non posso accettare quel nome." "Se e' per gli altri non preoccuparti. Dirò che ti ho chiamato così per umiliarti." "Perché ci tieni così tanto? - chiese la ragazza alzando la voce- Perché vuoi così tanto che torni a fare la femmina? Che t'importa? -aveva iniziato a gridare- Io non sono una donna, Tarik. Non lo sono mai stata né mai lo sarò. Non voglio esserlo mai più." "Kin, calmati" "Non chiamarmi in quel modo!" Tarik cercò di afferrarle i polsi ma lei fu fulminea e uscì dalla tenda dirigendosi verso i boschi vicini. Il principe le era dietro ma dopo i primi alberi riuscì a seminarlo. Continuò a correre. Sapeva che era una cosa stupida poiché lui aveva in mano la sua famiglia quindi sapeva benissimo che sarebbe tornata, ma non riusciva a fermarsi. Quando non ebbe più fiato si fermò. Si avvicinò ad un albero e si sedette usando il tronco come appoggio per la schiena e poi si raggomitolò cingendosi le ginocchia con le braccia e appoggiandovi la testa, pregando che qualche insetto non le si arrampicasse sopra. Si era persa, avrebbe dovuto aspettare la mattina successiva per tornare. Dopo un lasso indeterminato di tempo sentì un forte fruscio. Prima che potesse capire cosa fosse si sentì toccare sulle braccia. Sussultò emettendo un leggero gridolino. "Calmati! Sono io!" La voce leggera del principe la fece rilassare. Tarik si avvicinò e lei si raggomitolò. "Cavoli! Mi hai fatto preoccupare! E' pericoloso qui, di notte." "Non importa. -disse Jun senza alzare la testa- Sono in grado di difendermi da solo." "Tu fai sempre così, stupido lupo. Non ho bisogno... Faccio da solo... Sono un uomo... Davvero ti risulta così difficile farti aiutare? Ti stai addirittura massacrando i piedi pur di non venire a cavallo con me." "Io sono Jun, ricordi? Non sono tipo da dipendere dagli altri. Gli uomini non lo fanno." "Invece ti sbagli. Gli uomini hanno bisogno. Hanno bisogno delle donne, e queste si prendono cura di loro. Certo, potranno essere più forti, combattere, e con un uomo forte nessuno si azzarda a infastidire una giovane. Ma un uomo senza una donna da amare e da proteggere non ha senso, e una volta tolta l'armatura e deposta la spada ha paura perché e' vulnerabile." "Cosa vuoi da me?" -chiese lei. "Voglio che tu sia la mia donna. Per questo voglio chiamarti Kin." "Perché proprio io?" - disse la ragazza in un tono a metà tra il disperato e il pianto. "Perché sei forte come un uomo. So che tu puoi prenderti cura di me come io posso fare con te. Non ho tempo per ragazzine lagnose che hanno bisogno in tutto quanto, ma non mi serve neanche qualcuno che non abbia affatto bisogno di me. Io voglio che ti fidi di me, voglio tutto di te, voglio essere protetto da te e voglio proteggerti. Voglio averti senza dover usare la mia forza..... Ma forse queste sono richieste che non sei ancora pronta a soddisfare... Ora andiamo. Dobbiamo tornare alla tenda." Dopo un attimo di silenzio una voce flebile e dolce interruppe la magia di una foresta nella notte. "Ho paura del buio. Non riesco ad alzarmi" ammise Kin con la voce rotta per l'imbarazzo e la paura. Con calma Tarik si abbassò e le porse la schiena. "Posso portarti io" -affermò lui non riferendosi solo all'aspetto fisico. La ragazza alzò lo sguardo e si buttò sul di Tarik e gli cinse le spalle con le braccia e i fianchi con le gambe. Il principe si sistemò afferrandole le gambe e si alzò sostenendola a mo di cavalluccio. La ragazza affondò il viso tra le sue scapole e lo strinse forte. Per la prima volta nella sua vita, lei provò la sensazione di sentirsi protetta, al sicuro. Non era abituata ad essere aiutata, né che qualcuno si preoccupasse di lei. Tante volte aveva avuto paura del buio sin da piccola, ma anziché confortarla sua madre l'aveva sgridata dicendole che gli uomini affrontavano le proprie paure da soli. Ma quella volta, per una volta avrebbe provato ad essere Kin; e al contatto con quella schiena calda e possente per la prima volta il suo cuore saltò un battito.

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Capitolo 8
*** cap 8 ***


Quella sera Kin non riuscì a dormire: con la scusa della fobia del buio Tarik l'aveva costretta a dormire accanto a lui, anche se tra i due era lui quello che si stava avvinghiando, usandola come cuscino; e lei non riusciva a dormire. Sentiva di avergli concesso forse una confidenza troppo grande rivelandogli la sua paura, ma certamente quella sarebbe stata l'unica cosa che gli avrebbe concesso quella notte. Dovendo passare ferma tanto tempo ebbe modo di soffermarsi sul principe. Quando dormiva e non era impegnato a imbarazzarla sessualmente era un bell'uomo. Piazzato e forte. Anche mentre dormiva riusciva a mantenere su di lei una stretta che le rendeva difficile scivolare via. Non potendo fare altro, si accoccolò, frapponendo le mano fra i due petti, rimanendo ad ascoltare il suono del suo cuore e il ritmo del respiro. Le era difficile ammetterlo, ma era piacevole stare lì, al calduccio. Si sentiva al sicuro, per quanto si potesse star sicuri con un maniaco. Per la prima volta si chiese chi fosse, come aveva vissuto la sua vita. Aveva sempre visto i nobili come mocciosi viziati, ma sebbene lui si comportasse come un bambino prepotente sapeva anche essere coraggioso e sicuro. Chissà cosa ci trovavano in lui i suoi uomini. Con quei pensieri scivolò piano piano in un sonno profondo. ********************************************** La mattina dopo fu svegliata dalla mani del principe sulle natiche e il suo viso che si strofinava tra i suoi seni. Appena riacquistò le facoltà mentali sentì il principe parlare nel sonno. "Mmmhhh. Mamma mi piace questo cuscino. Fammi dormire ancora cinque minuti. E' soffice" e strizzò una delle natiche. "Tu..... Pervertito di un principe!!!!" -il pugno che gli tiro' in testa lo svegliò definitivamente. "Ahia! Ma che ti ho fatto?" -chiese il principe massaggiandosi la testa mezzo assonnato. Kin si mise le scarpe e si diresse fuori dalla tenda furiosa. "Lascia stare. Un pervertito e' sempre un pervertito. Andiamo. È già passata l'alba. E' ora di partire." Kin si diresse fuori al cavallo e prese le catene che la legavano. "Eh, no. -disse Tarik facendola girare e sollevandola per i fianchi come fosse una bambina- Oggi vieni con me." Detto questo la caricò in sella ignorando le sue proteste, per poi salirle dietro e prendere le redini. La scorrazzò in giro per mezzo campo, dando indicazioni qua e là mentre lei arrossiva al contatto occasionale con il petto muscoloso del ragazzo. Quando partirono lei si ostinò solo per un breve tratto a mantenere la schiena dritta prima di abbandonarsi all'abbraccio del principe. Era stanca morta. Se c'era una cosa che non poteva mancarle era il sonno. Poteva anche digiunare per giorni ma doveva dormire. La sua schiena aderiva all'addome del principe e dopo un po' girò un po' la testa per appoggiare la guancia sul petto di Tarik. Con il lento movimento del cavallo presto le sue palpebre iniziarono ad appesantirsi. Iniziò persino a sentire un suono rimbombante, come se il principe stesse canticchiando qualcosa. Sembrava una canzone che parlava di un lupo perso nel giardino e un re che cerca un tesoro. Quella melodia iniziò a farla assopire lentamente. Non poteva credere di starsi lasciando andare in quel modo spudorato, ma quel pensiero fu interrotto dal sonno.

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Capitolo 9
*** cap 9 ***


Kin si svegliò a sera quando erano già arrivati. Si trovò spiazzata nel passare dal paesaggio verdeggiante a quell'immensa fortezza che racchiudeva il castello. Mentre passavano vedeva tutti.che la indicavano; non dovevano aver visto molti stranieri, o molti stranieri portati a cavallo dal loro principe. Tarik non sostò ma portò il suo cavallo fino a palazzo, seguito dai suoi nobili. Il castello era immenso, tutto costruito di un marmo splendente e decorato da ferro battuto modellato a rami e foglie. Il centro era sovrastato da un immenso portone in mogano decorato anch'esso in ferro battuto e con l'effige di un lupo sopra. Tutto intorno si erigeva un giardino delicato e mozzafiato, pieno di piante a Kin sconosciute. Appena arrivarono più vicini trovarono già diversi addetti ad accoglierli. I ragazzi si accostarono ai cavalli aiutando i padroni a scendere per poi portare i destrieri a riposare nelle stalle. Un ragazzo aiutò anche Kin a scendere, mentre Tarik fu giù in un lampo con un balzo atletico. Legò di nuovo i polsi della ragazza e consegnò la corda all'adepto, richiamando l'attenzione di un altro affinché si occupasse del cavallo. Ordinò di portare Kin nelle sue stanze. Mentre veniva condotta Kin ammirava ammaliata tutto: i mobili, i tappeti, gli arazzi, gli affreschi, i tessuti delicati. "Come ti chiami?" -chiese ad un tratto il vassallo distogliendola dai suoi pensieri. "Kin. Il mio nome è Kin." "Io sono Marcus, lavoro come stalliere barra vassallo barra tuttofare. Piacere di conoscerti. Sei uno schiavo del principe?" "Già. Mi ha catturato nel mio villaggio." "Spero durerai di più delle altre serve che ha avuto... Mi dispiace vedere tutte quelle ragazze rovinate dai suoi modi violenti." "Si azzardasse a fare così con me! Lo picchierei a sangue" "Certo! Come no! In fondo è solo il più forte combattente del reame. Che ci vuole?" - fece Marcus ironico. "Guarda che io l'ho già colpito diverse volte, l'ultima e' stato stamattina. Non hai visto il bernoccolo?" Marcus ci pensò un po' su. Poi fece una faccia strana e iniziò a ridere a crepapelle, tenendosi la pancia. "Sei stato tu?! Non ci credo! Sei un mito Kin! Ahahaha! Mi piaci già. Sento diventeremo ottimi amici. So che per te potrà essere difficile ambientarti, ma per qualunque cosa non esitare a chiedere." "Grazie infinite, Marcus. Anch'io spero diventeremo ottimi amici." Arrivarono davanti una grande porta nera. Marcus la aprì e invitò Kin ad entrare, slegandola e dicendole di non essere autorizzato ad entrare, ma dandole indicazioni su come trovarlo. Quando la porta venne chiusa Kin restò sola. Guardò la stanza. Era composta da una specie di anticamera, un corridoio stretto che si apriva sulla camera. Non aveva finestre ed era abbastanza spartana per essere di un reale, forse era una stanza in cui relegava le sue schiave. Vi era un letto a due piazze molto semplice con coperte porpora e lenzuola panna, accanto vi era un comodino in legno con una candela e dei fiammiferi, e al lato opposto un armadio. Si guardò un po' intorno per poi sedersi sul letto e buttarsi con la schiena. Iniziò a fissare il soffitto. Sarebbe stata quella la sua nuova gabbia, sarebbe mai uscita o era destinata a non vedere più il sole, in quella stanza illuminata solo da una candela appesa al muro sulla parete vicina al corridoio. All'improvviso sentì qualcuno soffiare su quella candela e la stanza divenne buia. Si alzò a sedere di scatto e due mani le afferrarono il viso. Il principe posò un bacio violento sulle sue labbra inginocchiandosi sul letto e obbligandola a stendersi con il suo peso. Insinuò la lingua nella sua bocca e la baciò con passione. Si staccò solo per dare a Kin il tempo di respirare un po', prima di avvicinarsi per posare con dolcezza un bacio sulle labbra. Kin lo fermò posando le mani sui suoi pettorali. "Principe... Che succede?" -chiese ancora ansante per i baci. "Zitta, donna! Tu mi appartieni! Farai quello che voglio!" -le ruggì in faccia rabbioso. Kin sorrise dolcemente. "Va tutto bene -disse Kin calma, posandogli le mani sulle guance e carezzandogliele- va tutto bene." Tarik sembrò calmarsi leggermente. "Baciami." - le disse, questa volta con un tono più dolce, quasi di supplica. Kin si alzò leggermente con il busto, con le mani appoggiate ancora al viso del principe. Esitò un attimo prima di azzerare gli ultimi centimetri, tirando a sé la testa del principe e accostando le labbra con una violenza piena di tenerezza. Il principe le avvolse le braccia intorno alla vita, stringendola più a sé e donando maggiore passione ai loro baci. Chissà perché quella ragazza riusciva a farlo calmare. Il suo piccolo lupo. Si meravigliava come in quel momento avesse bisogno di lei. Aveva resistito tanto a prenderla, ma la rabbia che gli avevano messo addosso poco prima aveva eliminato tutte le buone intenzioni di mantenersi ancora un po'. Continuò a baciarla fino a posarla delicatamente sul letto abbassandosi anche con il tronco. Lei era stretta tra il morbido del materasso e il corpo tonico di Tarik. Lui iniziò a baciarle e mordicchiarle il collo; le infilò una mano sotto la maglietta e le avvolse il seno, esplorandolo delicatamente mentre lei gli si aggrappava ancora di più, serrando gli occhi e gemendo piano, con la testa che iniziava a girarle. Provava piacere ma la vergogna era ben superiore e la paura altrettanta. Il principe si tolse la casacca, lasciandole intravedere i pettorali, i deltoidi, gli addominali e le braccia scolpite. A quella vista iniziò a dire "no" coprendosi gli occhi. Quasi come se potesse leggerle i pensieri il principe smise di baciarla, le afferrò una mano e se la portò piano sul petto nudo; all'inizio lei cercò di ritrarsi, ma lui le premette ancora più forte la mano sulla pelle. Kin inizio iniziò a sentire il battito del suo cuore e a sentire il movimento dei suoi respiri sotto le dita; prima di accorgersene prese a passare le mano sul corpo definito del principe, accarezzando e studiando in ogni parte quel torace. Tarik le disse "Ti prego. In questo momento non ho corazza, non ho armi. Ho solo bisogno di te. Non respingermi stanotte. Dopotutto sei il mio lupo, no?". Riprese a baciarla e lei quasi riavendosi si irrigidì di nuovo, ma ciò non fermò il principe che continuò a baciarla sulle labbra e sul collo; poi la spogliò della maglietta e dei pantaloni, togliendosi infine anche i suoi. Riprese a baciarla schiacciandola delicatamente con il suo corpo contro le lenzuola morbide e profumate di pulito. Strappò le bende che ormai servivano solo a nascondere il seno scoprendo la carne nuda, baciandole e leccandole i seni, massaggiandoli; stringendo e mordicchiandole i capezzoli. Quando la penetrò con un dito lei gemette e si aggrappò alla sua nuca, infilando le dita nei capelli del giovane. Tarik mosse le dita e iniziò a sentire l'umido. L'eccitazione del principe ormai arrivava alle stelle; Kin poteva sentirla sfregare sulle cosce. Avendo sempre avuto compagni maschi sapeva perfettamente come andavano queste cose, ma tutti i ragazzi l'avevano sempre descritta come una cosa meccanica, niente di ciò che stava provando lei e si chiese cosa fosse per Tarik, ma in fondo lei era il suo animaletto, uno sfogo. Sapeva di stare concede di qualcosa di prezioso a quello che era un principe viziato, ma quando assumeva il volto che aveva assunto prima le sembrava un bambino indifeso e spaventato, che aveva bisogno di lei e la faceva sciogliere. Tarik con la brutalità dell'istinto si sfilò i boxer, le strappò l'intimo e si posizionò. Al contatto leggero lei si agitò e cercò istintivamente di ritrarsi, ma lui le afferrò il bacino bloccandola. Si chinò portandosi al suo orecchio e le sussurrò " Stanotte sarai mia, lupo" con un tono dolce e autoritario, e una voce roca, al cui suono Kin sentì crescere in lei il desiderio che continuasse. Tarik non la fece attendere troppo però: entrò con la punta nella fessura morbida, calda e umida e lei emise un leggero grido, tappandosi poi la bocca con le mani. Il principe fece forza ed entrò un altro po' lottando contro la strettezza di Kin. Quando fu sicuro di non scivolare fuori le abbassò le braccia. "Voglio sentirti tutta, Kin." Con altre due spinte fu completamente dentro e la ragazza gridò alla sensazione di qualcosa che si lacerava. Il principe si fermò e sentì la carne di lei adattarsi piano. "Le prossime volte ti farà meno male." affermò. Iniziò a muoversi prima lentamente e poi più velocemente mentre le grida di dolore di Kin si trasformavano in piacere, e lei gli piantava le unghie nelle spalle possenti; il principe non era inesperto e conosceva bene il corpo femminile. Le manipolò ancora il seno e la baciò ancora con ardore. Le spinte si fecero più energiche e Kin sentiva ogni spinta, insieme al bisogno che diventassero più veloci e forti, mentre l'eccitazione saliva nel suo basso ventre. Lui venne per primo e quando la morbidezza di Kin iniziò a contrarsi tutto il suo seme fu convogliato all'interno della ragazza. Stanco ma soddisfatto uscì da lei; l'aria riempita dai due respiri ansanti. Restò fermo qualche attimo; poi si chinò e le posò un bacio sulle labbra. "Penso di starmi innamorando di te, mio piccolo lupo." Non ci fu nessuna risposta. "Kin?" la chiamò ma lei non rispose. Preoccupato allungò la mano sul comodino e afferrò la candela sita sul suo supporto in bronzo e un fiammifero. Con la fioca luce riuscì a intravedere la ragazza. Aveva il viso rilassato, il petto si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro che stava tornando regolare, le braccia abbandonate, il corpo imperlato di sudore. Pronunciò ancora il suo nome e le posò una mano sulla guancia calda; sentendo con il pollice del bagnato sugli occhi. Accertatosi che stesse bene, spense la candela buttandola sul comodino da cui l'aveva presa; si stese a fianco di Kin e la portò a sé, tirando su di loro le coperte. Si addormentò carezzandole i capelli.

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Capitolo 10
*** Il giardino nascosto ***


La prima cosa di cui Kin ebbe coscienza fu l'odore. L'odore di qualcosa che le piaceva, anche se non riusciva a decifrare cosa fosse. Poi iniziò a sentire; il corpo poggiava su qualcosa di morbido, mentre la testa su qualcosa di più tonico. Quando riuscì a vedere la prima cosa che catturò furono due bellissimi occhi azzurri che la scrutavano, la sua testa poggiata sul braccio di un ragazzo e lei stesa su un letto in una stanza e, cosa più sconvolgente, completamente nuda! Quando arrivò anche la memoria diventò rossa gradazione pomodoro. Di scatto alzò il busto tirando con sé la coperta per coprirsi. "E' inutile che fai così. Non c'è niente che non abbia già visto." -la schernì il principe. Poi con fare sensuale e un ghigno idiota continuò - "E' la prima volta che vedo qualcuno svenire per il troppo piacere. Sei proprio sensibile, piccolo lupo." Lei, arrossita ancora di più, cercò di tirargli un pugno, ma lui fu veloce e, divertito, uscì dal letto. Lei tiro' il lenzuolo avvolgendoselo come un vestito intorno al corpo e si alzò per raggiungerlo e picchiarlo. Dopo qualche passo una fitta all'interno coscia, ai glutei e al basso ventre la colse impreparata, ma il principe fu rapido e l'afferrò con un braccio prima che cadesse a terra. Poi la prese in braccio e la riportò sul letto. "E' meglio che tu stia un po' ferma per oggi." "Mi fa male tutto" "E' normale, alla prima volta. -le scostò una ciocca di capelli dal viso portandoglieli dietro l'orecchio- Ho ordinato la colazione. Sarà qui a momenti." Lei gli tiro' un pugno sul petto. "Questo è per quello che avete detto prima!" Il principe la tiro' a sé con un'espressione decisa ma divertita in volto, poi con una mano le guidò il viso e posò le labbra su quelle della ragazza, restando così. Quando si staccò affermò con una voce leggermente roca "Se fai così non riuscirò ad aspettare che tu stia meglio per prenderti ancora." "Davvero ti staresti trattenendo?" "Se urlassi troppo mi si staccherebbero i timpani." "Sono abbastanza sicura che nessuna ragazza te li abbia mai rotti finora. Non ti ci vedo davvero a forzare qualcuno." "Tutto ciò che ti ho fatto finora come lo definisci? Non dirmi che ti piace essere dominata, piccolo lupo." "Ho capito che non sei come mi vuoi far credere. Non mi faresti mai del male, anche se fai la parte del sadico insensibile." Tarik le afferrò i polsi e la spinse giù portandoglieli sopra la testa. "Mi stai davvero facendo infuriare con tutti questi discorsi insensati, lupetto. Tu sei mia e io faccio ciò che voglio. Se non ti faccio male e' solo perché adesso non mi va. Oggi imparerai che il tuo padrone non è così buono come pensi." Così detto la baciò con violenza, mordendole il labbro. Kin si dimenò cercando di calciarlo, ma come di consueto il principe la bloccò. Si scostò leggermente e la guardò dritto negli occhi determinati. "Come faccio a non volerti per me se mi guardi così?". Si chinò lentamente e poggiò con delicatezza le labbra su quelle di Kin. Erano calde, morbide e dolci. Stava per andare oltre quando bussarono alla porta. Il principe maledisse chiunque fosse oltre la soglia. Era uno sguattero, quello cui aveva affidato Kin la sera prima, con la colazione. Appena vide Kin a letto il ragazzo si precipitò nella stanza senza essere invitato e prima che il principe potesse bloccarlo. La ragazza, coperta solo dal lenzuolo si affrettò a incrociare le braccia sul petto, così da dissimulare quei rigonfiamenti alquanto sospetti. "Kin, perché sei a letto? Ti senti male?" -chiese Marcus preoccupato. Prima che Kin potesse proferire parola il principe scivolò dietro di lei sedendosi sul letto e infilando le mani sotto il lenzuolo, accarezzandola lievemente fino a raggiungere il petto, discostò le braccia della ragazza per avvolgere i seni nel palmo delle sue mani, assicurandosi comunque che lo sguattero non capisse che Kin era una donna; a quel contatto Kin sussultò e il principe sentì i capezzoli inturgidirsi sotto le sue mani. Tarik guardò Marcus con aria compiaciuta e iniziò a muovere lentamente le mani, stimolando in Kin mugolii leggeri, anche se la ragazza cercava di contenersi. A quella vista Marcus arrossì. "Come puoi vedere, ragazzino, Kin sta più che bene. Anzi devo dirti che e' molto vivace a discapito delle apparenze, e quando vuole sa essere anche molto.... Obbediente.". Il principe gli rivolse un sorriso malizioso e Marcus arrossì vistosamente per poi farfugliare qualche scusa e defilarsi lasciando la colazione e sbattendosi la porta alle spalle. "Perché l'hai fatto?" -chiese Kin imbarazzata e ansante. "Quel ragazzino ti guarda in un modo che non mi piace affatto" "Marcus? Ma se pensa che io sia un uomo." "Forse la sua testa lo pensa. Ma tu emani troppi feromoni perché il suo corpo la pensi allo stesso modo. Sottovaluti troppo la sensualità che emani." "Sensualità? Chi? Io?" -per un po' non sputò in faccia al principe per l'input di risata che aveva avuto. "Già. Tu.". Il principe le afferrò una mano con decisione e se la portò all'inguine. Kin poteva sentirne l'erezione, tentò di tirare via la mano ma il principe gliela teneva ferma. Era vero che la notte prima ne aveva avuto contatto, diretto contatto, ma mentalmente non era ancora pronta ad affrontare quella situazione. "Guarda come sono -riprese il principe- solo per averti toccato il seno." E la baciò voluttuoso sul collo, leccandoglielo lentamente. "Ora dovrai assumertene la responsabilità.". "Pensavo avresti aspettato" mugulo' lei. "Non voglio più aspettare.". La atterrò sul materasso e le strappò di mano il lenzuolo, gettandolo di lato e scoprendo tutta la sua nudita'. Lei si coprì velocemente con le mani raggomitolandosi di lato cercando di nascondersi. "Ancora cerchi di celarti al mio sguardo quando ti ho già presa? Sei così innocente, Kin." "Non guardarmi! E' imbarazzante! E poi... Poi... Non vale... Tu sei ancora tutto vestito!". Il principe sorrise. "E allora spogliami". Era una richiesta, non un ordine, e Kin parve rilassarsi leggermente. Si alzò a sedere e scrutò la camicia del principe. Iniziò a sbottonarla, leggermente impacciata, e quando arrivò alla fine la scostò delicatamente con movimenti lenti dalle spalle di Tarik, che intanto la guardava. Le sue guance si tinsero quando si rese conto di dovergli slacciare i pantaloni, che a malapena nascondevano la virilità. Si vergognava troppo. Non ce l'avrebbe fatta. "Kin - la chiamò dolcemente facendola sussultare- tranquilla, non c'è niente di cui aver paura. Sono semplicemente io. E' solo un altra parte di me." Così detto le prese delicatamente la mano e se la portò sulla guancia ispida, guidandola in leggere carezze. Poi scese sul collo, sulle spalle, sul petto, sugli addominali fino a incontrare la scia di peli che conduceva all'inguine. Kin poteva vedere come quelle carezze lo stessero facendo eccitare; tuttavia sapeva che non era per il proprio piacere che la stava guidando, ma solo per farle acquisire più sicurezza. La portò fino alla cintola per poi lasciarle la mano e risalire dal braccio alle spalle al viso. La ragazza continuava a fissare il torace. "Perché non mi spingi ad andare oltre? Pensavo che il mio padrone facesse tutto ciò di cui aveva voglia con me." "Ieri ti ho presa come se fossi il mio animaletto, ero arrabbiato. Ma io ti desidero come donna, non come animale.". Kin si sentì come schiaffeggiata da quella affermazione. Aveva già pensato che la notte prima fosse stata solo uno sfogo, ma sentirselo dire in faccia era stato una faccia fredda. "Non voglio -disse a un tratto- non voglio che mi tocchi. Se non è un ordine allora va via per favore." Tarik divenne improvvisamente tenebroso, al punto che Kin pensò l'avrebbe picchiata o violentata, ma lui si limitò ad alzarsi con il volto contrariato e uscire. "Ho una riunione fino a stasera; tornerò tardi anche se penso che ti troverò addormentata al mio ritorno." Kin restò sola e la consapevolezza la fece sentire malissimo: aveva giaciuto con Tarik, aveva ceduto la sua verginità a un uomo che la stava vedendo 'come un animale'. Sentiva le lacrime premerle ai lati degli occhi. Pur di non dare adito a quei sentimenti si vestì e uscì. Probabilmente Tarik si sarebbe arrabbiato, ma non le importava. Si diresse alla cieca camminando attraverso sale e piani, con quella frase che le martellava in testa 'come animale'. Si ritrovò in un giardino meraviglioso, pieno di rose e fontane. Nei paraggi non c'era nessuno e si sedette su una panchina. Le lacrime presero a scorrerle lungo gli occhi senza che emettesse un singhiozzo. Aveva imparato a piangere così in modo che nessuno se ne accorgesse. "Ehi, ma chi abbiamo qui? Non credo di averti mai visto in giro, giovanotto." Kin alzò i verdi occhi lucidi verso la voce e trovò un uomo basso, stempiato con i capelli bianchi, e gli occhi azzurri, anche se con un fisico tonico per la sua età, con una tenuta da giardiniere. Kin si affrettò a asciugarsi gli occhi. "Mi scusi, deve essermi andata della terra negli occhi." "Ragazzo mio, so riconoscere un cuore spezzato da una folata di vento. Deve essere successo qualcosa di grave per essere riuscito ad arrivare fin qui. Non e' semplice, sai? Solo io e qualcun altro conosciamo la strada." "Mi scusi. Non credevo fosse un luogo segreto. Me ne vado subito." "Sai ragazzo, per quanto uno abbia fretta di andarsene c'è sempre tempo per una cioccolata calda" -e l'uomo le rivolse un sorriso a 32 denti. La condusse in un'altra parte del giardino dove vi erano diversi tavolini in ferro battuto di forma circolare con sedie abbinate. L'uomo la fece accomodare e dopo qualche minuto portò una tazza fumante, l'ideale visto che l'inverno di avvicinava e a Nord faceva molto freddo per Kin. Dopo qualche sorso l'uomo interruppe il silenzio. "Allora, giovanotto. Come ti chiami." "Kin. Che stupido non mi ero ancora presentato!" "Io invece sono Jonathan. Sono io che mi occupo del giardino." "Tutto solo? Ma e' enorme!" "Già. Mio figlio non ne vuole sapere di questo giardino. Brutti ricordi, dice. E non voglio chiamare troppe persone; e' come il mio piccolo angolo di paradiso." "In effetti è molto bello. Mi piacciono soprattutto quelle rose bianche." "Guardandoti meglio, Kin, i tuoi lineamenti non sono tipici di queste parti. Nel tuo paese non esistono le rose bianche?" "No. A quanto pare necessitano di un clima più fresco di quello del mio paese. Vengo dal Sud." "E come saresti arrivato qui?" "Il principe mi ha preso come suo servo."- disse rabbuiandosi. "Capisco. E' strano che prenda con sé i ragazzi. Di solito preferisce le femmine." "Dice che sono più resistente. Mi paragona spesso a un lupo." Kin cercò di accennare a un sorriso per non ripensare alla discussione di prima. "Deduco che sia il principe il problema." Kin era indecisa se aprirsi totalmente a un perfetto estraneo, ma la voglia di parlare a qualcuno era davvero tanta e quel vecchietto che passava il tempo a curare le piante in un giardino frequentato da nessuno le sembrava una persona saggia e riservata. Tuttavia optò per una lieve bugia. "No. Non è lui." "E allora qual è il problema? Capisco che per te sia difficile. Mi hai appena incontrato e sei in un paese diverso, lontano dalla tua famiglia. Però vorrei poterti aiutare, come fossi tuo padre." Kin si era sempre chiesta come sarebbe stato se ci fosse stato suo padre accanto a lei, ad aiutarla; a volte gli parlava segretamente ma non le era mai arrivato nessun tipo di risposta." "C'è questa ragazza -esordì, quasi sorridendo all'immagine di un Tarik donna- io non capisco cosa provi per me. Un momento prima mi tratta come 'un animale' e il momento dopo e' così gentile da indurmi ad affidarmi completamente a lui. Insomma, cosa dovrei aspettarmi da uno così... Così... Spocchioso, arrogante, viziato, egoista -poi ammorbidì il tono della voce- dolce, protettivo e insicuro." "Capisco. Se non ti piace come ti tratta perché semplicemente non la lasci perdere?" "Abbiamo stretto un patto. Sarò suo nel cuore e nel corpo, fino al mio ultimo respiro." A Kin sembrò di intravedere un sorriso nel volto di Jonathan, che però svanì non appena lei si girò. "E tu cosa provi? -Kin sussultò a quella domanda -Non hai mai pensato che forse ti e' difficile capire ciò che prova per te perché questa persona non sa cosa tu provi nei suoi confronti? Certe volte alcuni sono così perché hanno troppa paura di farsi illusioni sui rapporti, e allora nell'insicurezza si mantengono distanti." "Io... Io..-Kin arrossì. Ripensò a tutte le volte in cui l'aveva baciata, toccata, protetta; e anche a quanto avevano fatto la notte precedente. All'inizio di tutto l'aveva odiato, e' vero, ma poi si era dimostrato anche premuroso, gentile. Con lui si sentiva al sicuro, sentiva di potergli dire tutto, di potersi appoggiare a lui. Voleva proteggerlo, voleva cullarlo se aveva paura; la notte prima si era concessa perché lui ne aveva bisogno, ma tra le sue braccia si era sentita così al suo posto, come non si era mai sentita, divisa a metà tra il suo corpo di femmina e la necessità di essere uomo; ma con Tarik essere donna le veniva così naturale. -Io penso di amarlo.- sputò tutto d'un fiato- Ma abbiamo litigato e non penso che lui ricambi i miei sentimenti." "Vieni con me, giovanotto, ho una cosa da mostrarti." La accompagnò vicino a un cancello di siepi, con un cartello che troneggiava. "Sai leggere, ragazzo?" "Si... C'è scritto.. La...bi..rin..to... Labirinto? Cosa sarebbe?". L'uomo fece un sorrisetto malizioso, e Kin pensò la stesse prendendo in giro per la sua ignoranza. "Labirinto e' un giardino particolarmente bello. Questo in particolare i reali del castello lo chiamano il 'labirinto del lupo'. C'è una leggenda che narra che al suo interno vi sia un tesoro che farebbe felice il principe in persona. Purtroppo e' difficile arrivarci e il principe Tarik non ha voluto più provarci da quando.. Bhe da quando successe un incidente. Dice che è troppa fatica, qualsiasi cosa ci sia all'interno. Potresti provarci tu e portare qualsiasi cosa tu trovi alla ragazza, chissà non si addolcisca un po'. Tanto non penso che il principe ne sia interessato e nessun altro sa come arrivare a questo giardino." "Un tesoro che farebbe felice un principe? -ripeté sottovoce Kin. Pensò al Tarik perennemente annoiato e non le sembrava strano ci avesse rinunciato - Davvero posso provare a prenderlo?" "Certo, ma sappi che dovresti poter camminare parecchio. Ci potrebbero volere delle ore." "Non è che abbia niente di meglio da fare -rispose Kin pensando alla riunione di Tarik." La ragazza ringraziò il signore e di addentrò nel labirinto. Pensava che trovando il tesoro avrebbe dimostrato a Tarik ciò che provava per lui, sperando le dimostrasse di provare la stessa cosa.

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Capitolo 11
*** trovare il tesoro ***


Tarik uscì dalla riunione che era già buio. Era stato di cattivo umore per tutto il tempo. 'Non toccarmi.' 'Se non e' un ordine allora va via'. Davvero per tutto quel tempo aveva solo eseguito un comando?Quel pensiero lo tormentava. Si diresse a grandi falcate verso la stanza. Aprì la porta all'improvviso e si precipitò dentro. La luce era spenta; probabilmente stava dormendo. Afferrò una candela e la accese. Quando i accorse che la stanza era vuota gli sfuggì un'imprecazione. Si precipitò fuori diretto alle mura circondariali. Di certo si sarebbero accorti se fosse uscita; ma la risposta delle guardie fu negativa. Si mise allora a correre per tutto il palazzo, frugando nei cortili, nelle cucine, persino andò a chiedere a quel viscido sguattero; ma niente, sembrava essersi dissolta. Si fermò e iniziò a riflettere e un posto gli si presentò in mente come una martellata. Di corsa si diresse verso il giardino nascosto al centro della costruzione. Di notte era stupendo, tutto illuminato da candele e torce, ma lui non se ne curò. Girovagò fino a trovare dei tavolini in ferro, su uno poggiava un uomo. "Jonathan -ringhiò- dove si trova?" "Principe Tarik! Che rarità vedervi da queste parti. Avete smarrito qualcosa?" "Non fare il finto tonto. So che sai dove si trova!" "Intendi per caso quel ragazzino straniero? Capelli neri e occhi verdi, davvero bello. Avevo sentito ti eri portato dietro un ragazzino, mi era sembrato strano; ma appena l'ho guardato in faccia ho capito subito. In fondo non ci sono molti 'ragazzi' con occhi così." "Bando alle ciance. Dove si trova?" "Gli ho raccontato una leggenda, e ha tanto voluto trovare qualcosa per far felice un certo qualcuno. Si aggirava nei pressi del labirinto, quello in cui non volevate entrare, neanche se i vostri reali genitori vi ci nascondevano i vostri giochi preferiti. L'ho sentito chiamare qualche ora fa, a quanto pare si è perso. Tuttavia so che per voi è troppo laborioso cercare nel labirinto, quindi domani mattina andrò io a riprenderlo." "Quello stupido lupo ha paura del buio.". Con queste parole Tarik afferrò una torcia e si addentrò nel labirinto. Gira a sinistra, a sinistra, a destra, vicolo cieco. Destra destra destra sinistra destra avanti vicolo cieco. Tarik girò in tondo per venti minuti. All'ennesimo vicolo cieco si rilassò e cercò di ricordarsi il trucco del labirinto. Era fatto in modo che solo i reali potessero uscirvi, per poter seminare i nemici che poi morivano di fame e sete. Cercò di ricordarsi ciò che diceva la madre. 'C'e' un lupo nel labirinto che ucciderà i tuoi nemici, ma ti aiuterà. Seguilo, non sfuggirgli'. In quel momento si ricordò di aver visto qualcosa per terra: Un'impronta di lupo in cemento sul terreno. Iniziò a seguirle. Non era facile avvistarle soprattutto al buio, ma Tarik continuò a proseguire. Svoltò un'ultima volta e si ritrovò in uno spiazzo. Le stelle facevano da soffitto a quell'ampia distesa. Si diresse al centro dove vedeva una piccola figura appallottolata. Iniziò ad avvicinarsi, ma dopo qualche passo la figura emise un gridolino, si alzò e iniziò a scappare. Il principe lasciò andare la torcia per terra, su un punto senza erba e prese a correre a grandi falcate e in pochi secondi la raggiunse, fortunatamente prima che Kin si addentrasse di nuovo nell'ingorgo di siepi. La afferrò con un braccio stretto in vita e lei iniziò a dimenarsi e a gridare di lasciarla andare; il principe la fece voltare e le afferrò un polso al tentativo di Kin di tirargli un pugno in pieno viso. "Kin -disse con decisione- sono io!" "Pri... Principe?" -sussurrò Kin con le lacrime agli occhi. Poi le gambe le cedettero e Tarik la accompagnò al suolo, inginocchiandosi con lei. Tarik sapeva che era spaventata, sicuramente vedere un colosso che sbuca dal labirinto all'improvviso mentre si e' già terrorizzati dal buio non era buono per il cuore; il suo primo impulso fu di abbracciarla, baciarla; ma si ricordò le parole che gli aveva detto la mattina. "Perché diamine saresti entrata qui? -chiese con una rabbia e una freddezza che non provava. "Il tesoro" -disse a un certo punto Kin porgendogli un oggetto che aveva tenuto stretto in grembo. Tarik lo prese, era un sacchetto che conteneva alcune pietre preziose molto rare, di certo valevano una fortuna, persino per un principe- Per te. Il giardiniere mi ha detto che poteva rendere felice persino un principe; e io volevo fossi felice." Tarik lasciò cadere il sacchettino e tutte le pietre si sparsero per terra. Kin fece per raccoglierle preoccupata, ma lui la tiro' a sé e la strinse tra le sue braccia. "Pensavo... Te ne fossi andata." -esordì il principe come se stesse per piangere. Kin rimase in silenzio, smettendo di dimenarsi per andare a raccogliere tutte quelle pietre. "Sarebbe stata un'ottima occasione. Non avrei potuto inseguirti fino a sera." "Non posso scappare." "Per via del patto?" -chiese il principe e Kin lo sentì irrigidirsi. "Più o meno." "Al diavolo quel patto -sbottò lui allontanandola; alzò la voce e iniziò a gridare- se davvero lo odi così tanto vattene! Continuerò a pagare lo stesso il soldato perché rimanga al vostro servizio!" Kin aveva lo sguardo terrorizzato da quel tono; gli afferrò le guance tenendolo fermo con una delicatezza e una forza tale che impressionò il principe e lo bacio' delicatamente, ma lui non ricambiò troppo stupito per fare alcunché. Kin prese coraggio. "Nel patto ti ho giurato di darti il mio corpo, e l'ho fatto ieri sera- Tarik si incupii al pensiero che gli si fosse donata solo per dovere- ma prima di ieri sera avevo già rispettato la seconda parte dell'accordo. Forse per te io sarò solo 'un animale', ma per me tu non sei più 'un padrone' da tempo... Io ti amo, principe." Il modo in cui Tarik la guardò era un misto di sorpresa, commozione e felicità. Quasi con timore le portò una mano dietro la nuca. "Quando non ti ho trovata ho pensato te ne fossi andata per sempre. In quel momento mi ha avvolto un dolore che non pensavo di poter provare per un animale -Kin assunse un'espressione rammaricata in volto, allora era solo così che la vedeva- e ho capito che per me sei decisamente più che un animale. Ti amo, come donna. Ti desidero come donna. E voglio averti come donna.". La avvicinò e le baciò le labbra famelico. Quando si staccò lei lo fissava con gli occhi che brillavano e capì cosa intendesse Jonathan: nessun maschio può avere occhi così dolci e sensuali. Lo prese un moto di gelosia al pensiero di quanti uomini notassero quegli occhi. La baciò prima delicatamente e poi con passione e senti' la malizia farsi strada nelle membra di Kin che si stava lasciando andare tra le sue braccia. Kin iniziava a desiderare di riprovare le emozioni della notte prima, soprattutto alla promessa di non sentire più quel dolore lancinante. Continuando a baciare Tarik, salì le mani fino alla cintola. Provava un forte imbarazzo, ma decise di vincerlo; voleva che anche lui provasse le stesse sensazioni che faceva provare a lei. Passò la mano sotto i pantaloni del principe. Al contatto con le dita fredde della ragazza la virilità di Tarik si risvegliò e il ragazzo emise un ringhio roco. Kin lo accarezzò per un po', per poi cercare di togliergli i pantaloni. Tarik la aiutò e lei si ritrovò davanti la sua durezza. Prese a massaggiarlo e accarezzarlo, l'imbarazzo che si dissolveva ogni secondo di più; Tarik iniziò a grugnire e poggiò la testa sulla spalla di Kin, avvolgendole il torace in un abbraccio. Quando arrivò vicino al punto di esplodere la bloccò. Alla seconda volta non voleva fare qualcosa di volgare come venirle in mano. "Adesso tocca a me"-le disse con un sorriso maligno. La tiro' a sé baciandola, le slacciò i pantaloni che le ricaddero lungo i fianchi, le sciolse i capelli e le sfilò la maglietta prima di spingerla sul prato soffice, mettendosi sopra. Continuò a baciarla mentre le sue mani si insinuavano tra le bende, cercando con ansia di scioglierle. Quando ci riuscì nulla lo avrebbe separato da quelle morbidezze. Afferrò il seno destro con la mano sinistra, usando l'altra per non pesare troppo sulla ragazza, che intanto gemeva aggrappandosi alla sua nuca, tirandolo a sé e posandogli baci sul collo che gli facevano venire i brividi.Con le gambe le si insinuò tra le cosce aprendogliele. Si staccò da lei solo per strapparle l'intimo, per poi riprendere a baciarla. Lei si sentiva totalmente appagata tra le sue braccia. Non era mai stata istruita all'amore, ma l'istinto e Tarik erano più che sufficienti a sopperire la mancanza di insegnamenti. Quando lui iniziò a massaggiarla intimamente sentì delle scosse elettriche e un intenso calore propagarsi in tutto il corpo; e quando inserì un primo dito e poi un secondo, muovendoli su e giù si rese conto di non stare aspettando altro, e di volere di più. "Tarik, ti prego- lo supplicò -Tarik!". In risposta alle sue suppliche il principe si posizionò; le sussurrò di amarla e la penetrò provocando in lei un gemito forte. Aspettò qualche secondo prima di iniziare a spingere e ritrarsi. Vedeva chiaramente il piacere di Kin e sentiva il suo crescere. La ragazzina era una visione così sensuale: i seni che si muovevano al ritmo delle spinte di Tarik, la pelle era lucida, i capelli neri sparpagliati sul cuscino, i grandi occhi verdi annebbiati dal piacere, la bocca che lo reclamava e pronunciava il suo nome. Le sensazioni che gli dava erano qualcosa che nessuna donna gli aveva mai dato. Era bagnata, calda e accogliente. Continuò a spingere, sempre più forte e più veloce; lei gli incrociò le gambe intorno alla vita e lo accarezzava sul torace, baciandolo ovunque riuscisse ad arrivare, aggrappandosi a lui. Quando venne si sforzò di continuare vedendola vicina al culmine. Quando anche lei raggiunse l'apice la baciò, soffocando con la lingua quell'ultimo gemito. Restarono fermi a fissarsi, immobili, aspettando che i respiri si calmassero. Tarik uscì da lei e restò a quattro zampe per riprendersi un attimo. Dopo qualche secondo si stese affianco a Kin, coprendoli con la sua ampia casacca e abbracciandola. Kin si sentiva così al caldo e al sicuro, anche se fuori faceva freddo, e si accoccolò sul petto del principe. "E' normale che mi senta così stanca, ogni volta?. Voglio solo dormire, ora." "E' solo questione di resistenza; e poi puoi dormire quanto desideri, ci sarò io a vegliare su di te. Sempre.". Kin sorrise, poi l'occhio le cadde su dei piccoli oggetti sparsi al suolo. "Le pietre!" sussultò preoccupata; da povera conosceva bene il valore dei soldi e l'importanza della parsimonia; Tarik la strinse ancora di più impedendole di andarsene dalle sue braccia. "Al diavolo le pietre - disse- Duk' karogh yek' im gandzn." "Cosa hai detto?" "Niente. Ora riposati. Per colpa tua ho buttato la torcia, fino a domani mattina non potremo uscire da qua.". Kin avrebbe voluto non uscirne mai.

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Capitolo 12
*** sfida ***


Le prime luci dell'alba svegliarono Kin, ancora stretta tra le braccia di Tarik. Con grazia scivolò fuori dal suo abbraccio stando attenta a non svegliarlo; recuperò i bendaggi e i suoi vestiti. Aveva appena finito di infilarsi la maglietta quando Tarik ancora nudo la abbracciò da dietro. "Buongiorno, Kin."-le disse con voce assonnata. "Buongiorno Tarik. Dovreste rivestirvi prima che Jonathan venga a cercarci." "Non verrà."- e la baciò sul collo. "No, Tarik. Non adesso. C'è troppa luce"- protestò. Tarik le coprì gli occhi con una mano, poi le sussurrò all'orecchio- "Ecco. Ora non c'è più."e continuò a baciarla dietro l'incavo delle orecchie, sul collo e sulle spalle, mentre a Kin iniziarono a sfuggire dei piccoli gemiti. "Orario indecente per simili cose, principe -affermò Jonathan con aria divertita sbucando fuori dal labirinto. Kin ringraziò mentalmente di essersi già rivestita, mentre Tarik mormorò qualche insulto diretto all'uomo e si sbrigò a infilarsi almeno i pantaloni.- ero venuto a cercarvi convinto stesse ancora girovagando per il labirinto, ma a quanto pare siete riuscito a trovare la strada... Molto bene. Che ne dite di una bella colazione?". "Si, grazie. Ho un po' di fame: Ieri non ho mangiato niente" -disse Kin. Tarik aveva finito di vestirsi, afferrò Kin per la mano e iniziò a trascinarla dirigendosi verso l'uscita, non prima di aver scoccato un'occhiataccia a Jonathan. "Duk' yeghel goh k'areri, ishkhan?" -chiese Jonathan al principe. Tarik si arrestò di colpo. Poi si voltò verso Jonathan e Kin sentì la mano stringere ancora più forte la sua. "Na yev miak gandzy vor karogh e bavararel indz. - poi disse con aria minacciosa a Jonathan alzando il viso- yev miayn im" Jonathan rivolse un sorriso ampio al ragazzo, che proseguì verso l'uscita del labirinto trascinando con sé Kin che lo guardava stranita, non capendo quello che stesse dicendo. Tarik si oppose con decisione alla colazione con Jonathan, ma Kin fu talmente insistente da convincerlo a farla restare; facendolo allontanare brontolante e irritato. "Proprio non vi sopporta, vero?" -disse Kin a Jonathan tra un sorso di cioccolata e una fetta di pane tostato con la marmellata di fragole. "Che vuoi farci, giovanotto. Vecchie storie che non passano. Ma dimmi.. ti vedo meglio. Hai risolto il tuo problema?". Kin quasi sputò la cioccolata. "N.. N... Non ho ancora parlato con la ragazza; ma ieri sera ho avuto un... 'confronto' con il principe e mi ha chiarito un po' le idee -decise di cambiare argomento prima che Jonathan volesse approfondire- a proposito, Jonathan. Ieri mentre ero perso nel labirinto, ho notato che non vi cresce neanche un'erbaccia. Gestisci anche quello?" "Certamente. Perché?" "Stavo pensando che deve essere davvero difficile fare tutto da solo, alla tua età. E visto che tuo figlio non vuole aiutarti e il principe non sembra essere intenzionato a darmi compiti (-a parte dormire con lui- pensò dentro di sé), mi chiedevo se potessi darti una mano." "Che cosa facevi nel tuo Paese, giovanotto?" "Un po' di tutto. Cacciavo, coltivavo i campi, aiutavo nelle costruzioni dei palazzi, so anche prestare cure semplici." "Capisco. Effettivamente può essermi utile una mano. E poi ormai conosci già l'esistenza di questo posto. Puoi cominciare già da oggi." Dopo la colazione Jonathan le fornì abiti da lavoro e sebbene fosse il primo giorno non ci andò leggero e Kin si sforzava ancora di più cercando di portare lei tutti i carichi pesanti per non pesare sull'uomo. Arrivò la sera che Kin era stanchissima e per ricompensarla Jonathan le propose una bella tazza di latte caldo, il cui solo pensiero risollevò spirito e corpo della giovane. "Quindi e' da quando eri bambino che fai questo lavoro?"- chiese Kin. "Sì. Mi ha insegnato tutto mio padre, e il padre di mio padre l'aveva fatto prima di lui, e la madre del padre di mio padre (perché in quella generazione nacquero tutte femmine)" "Siete i giardinieri onorari del re, allora" "Sì, si potrebbe dire così. In fondo-si scoprì un braccio lasciando intravedere la muscolatura possente- non e' da tutti avere questi". E scoppiò in una risatina cui Kin fece seguito. Quando Kin tornò nella stanza a sera era distrutta e il principe non c'era. Aspettò per ore seduta sul letto, pensando che se Tarik l'avesse vista in quel momento avrebbe pensato che somigliasse più a un cane che un lupo. Sentì bussare e andò ad aprire. Alla porta era Marcus con un vassoio pieno di prelibatezze in quantitativo a dir poco eccessivo. Quando gli occhi si incrociarono Marcus arrossì e abbassò lo sguardo. "La cena - disse mestamente- e un messaggio da parte del principe. Dice che stasera dovrà lavorare fino a tardi, di non aspettarlo.". Così detto quasi le gettò il vassoio in mano e fece per andarsene. "Aspetta, Marcus. E' troppo per me. Non ti andrebbe di mangiare insieme? (Tanto lui pensa che io sia un maschio. Non corro alcun pericolo stando da sola con lui)." Marcus ci pensò un po' su. "Il principe non si arrabbierà?" "Ti ho già detto che posso gestirlo. Dai su non farti pregare." Marcus la seguì nella stanza. Si sedettero sul letto e iniziarono a mandare già un boccone dopo l'altro parlando del più e del meno. All'improvviso Marcus rimase silenzioso per un po', torturandosi le labbra e le mani. "C'è qualcosa che vuoi dirmi?" -chiese Kin notando questi atteggiamenti. Marcus sobbalzò, poi dopo averci riflettuto un altro po' disse: "Ti ha fatto molto male?" Capendo immediatamente a cosa si stesse riferendo, Kin arrossì. "S s sì... Ma solo la prima volta... Poi... Poi diventa piacevole" -il rossore era ormai vistoso come un peperone; Kin pensò di stare ripassando tutto l'orto da quando aveva incontrato il principe. "Almeno e' stato gentile?" "Il principe e' una persona molto gentile, anche se e' un egoista viziato prepotente sadico..." "...Beh scusami tanto per essere egoista viziato prepotente e sadico". A sentire quella voce Kin e Marcus si immobilizzarono voltandosi lentamente. In piedi davanti alla porta con le braccio conserte e un sorriso irritato in faccia stava Tarik. "Tarik... Pensavo non tornassi fino a tardi." "E ciò ti dà il diritto di parlare in quel modo di me con uno sguattero?" Tarik si diresse a grandi falcate verso il letto, Marcus si alzò di scatto mentre Kin pensò fosse meglio restarci sopra così il principe avrebbe diretto la sua rabbia nei suoi confronti. Tarik buttò tutta la cena dal letto e la atterrò tenendola stretta per i polsi talmente forte che Kin dovette stringere i denti. "Vattene!"- urlò diretto a Marcus. Il ragazzo che fino a quel momento era rimasto paralizzato si riebbe. "No! Lasciatelo in pace!- e si buttò su Tarik per aggredirlo. Il principe scattò in piedi e lo bloccò. "Che coraggio hai per opporti a me. Sei davvero così tanto preso da un altro maschio?" Marcus arrossì ma non distolse lo sguardo. "E se anche fosse? Di certo io non lo tratterei così!" "Interessante... Che ne dici di un sfida, allora? Il più forte se lo prende" La testa di Kin non riuscì a seguire la velocità degli eventi e in men che non si dica si ritrovò nel cortile del giardino segreto, con Jonathan che rimproverava invano Tarik per aver portato Marcus. I due iniziarono a combattere con spade di legno. La regola era mettere k.o. l'avversario e i due non si risparmiarono. Fu un susseguirsi di colpi senza riserve e sebbene Marcus fosse un semplice sguattero riuscì a far cadere Tarik mentre la sua spada volava in aria. Marcus sollevo la propria spada pronto a dargli il colpo finale. "Kin è mio." -affermò fiero. Sul volto di Tarik si dipinse un ghigno "Ne sei sicuro?". Marcus non capì immediatamente ma in quel momento Kin si interpose tra loro a braccia aperte per difendere Tarik. "Fermo, Marcus. Non fargli del male!" -gridò Kin. Marcus sorrise amaramente. "Ha ragione Kin, vostra maestà. Siete davvero crudele.". Marcus lasciò cadere la spada e passando accanto al principe se ne andò. Kin fece per seguirlo ma Tarik la trattenne per un polso. "Lascialo andare. E' meglio così. Gli ho impartito una brutta lezione... Ma ora pensiamo alla tua di punizione.". Tarik prese Kin di peso e la portò in camera. Le legò i polsi alla tastiera. "Ma che..."- protestò lei. "No no no. Per punizione devi stare ferma."- e la bendò- "ora stai ferma se non vuoi farti male.". Kin sentì sul suo braccio il freddo di un coltello. Tarik iniziò con lentezza a tagliare i vestiti di Kin sfiorando con precisione la pelle della ragazza senza lasciare tagli. Tutto il corpo di Kin era teso. Quando non le rimase niente addosso Tarik si fermò senza dire niente. Poi si chinò su di lei senza toccarla e avvicinò il viso al suo collo. Kin ne sentiva il respiro caldo addosso. Poi il principe portò una mano a pochi millimetri dal suo seno. Kin poteva sentire il calore e la presenza di quella mano e istintivamente si inarcò, ma Tarik fu veloce a ritrarre la mano. Poi le posò le mano sui fianchi e scese fino alle cosce e la costrinse ad aprire le gambe. Poi avvicinò il viso nello spazio interposto. "Ti stai bagnando così tanto solo con la mia vicinanza. Sei proprio una pervertita." Tarik affondò la lingua e Kin si inarcò, le mani del principe la tenevano salda sul letto per impedirle di muoversi come voleva. Continuò a tormentarla fino a che non venne con un gemito e le tolse la benda posizionandosi sopra di lei. Kin aveva gli occhi lucidi e ansimava. Tarik si avvicinò per sussurrarle nell'orecchio "Non era questa la tua punizione se e' questo che stai pensando. Sai cosa succede al corpo di una donna dopo che ha finito? Diventa estremamente sensibile." Tarik la penetrò in un solo movimento andando fino in fondo. Kin gridò provando un piacere doloroso e intenso. Dopo quel momento brusco però Tarik si addolcì nei movimenti, la accarezzò e la baciò finché l'eccitazione non riprese a crescere nella ragazza. Alla fine entrambi restarono sfiniti sul letto. "Devo smetterla di darti punizioni così piacevoli. Ma in fondo è stato conveniente perdere." "L'hai fatto apposta?" "Davvero credi che uno sguattero di palazzo potesse davvero battere me? Se non l'avessi fatto tu non mi avresti difeso e quel ragazzino non avrebbe mai capito di chi è il tuo animo." "Non ci posso credere! E se non fossi intervenuta?" "Mi sarei ritrovato con un bernoccolo. Ma sapevo che saresti comunque sempre tornata da me. Non sai che i lupi sono estremamente monogami?". Detto così le posò in bacio delicato sulle labbra.

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