Thinking out loud

di Pando91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 (1) ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 (2) ***
Capitolo 17: *** Ultimo capitolo 15 (3) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


When your legs don’t work like they used to before
(Quando le tue gambe non funzionano più come prima)

Mi sveglio di scatto, sconvolta e sudata. Un incubo, un fottuto incubo. Il respiro è affannato, gli occhi lucidi, il mio cuore sembra voler uscire dal petto. Tento di calmarmi. Non ricordo neanche cos’ho sognato, niente, ricordo solo buio.

Prendo un respiro profondo, cercando di far rallentare i battiti, realizzando poco dopo dove sono e perché. Giro lo sguardo e vedo una figura nel letto, avvolta dalle coperte, raggomitolata su se stessa. Il viso rivolto verso di me, gli occhi chiusi, lo sguardo apparentemente sereno.
Come se quell’incubo non ci fosse mai stato e il terrore fosse sparito totalmente dal mio cervello, mi ritrovo a sorridere a quell’espressione dolce, le labbra in fuori e le coperte fino a collo. Mi chiedo come possa rimanere sotto quel piumino con la temperatura della camera dell’hotel, d’inverno così alta da dover dormire con pantaloncini e maglietta.

Mi alzo per andare in bagno, scostando per un attimo la tenda per far entrare il minimo di luce notturna che mi serve per non inciampare in una delle mille cose sparse per la camera. Faccio comunque fatica ad arrivarci senza fare nessun rumore, paurosa che la persona accanto al mio letto possa svegliarsi.

Entro in bagno e mi sciacquo il viso, sorridendo come una persona che invece di aver appena vissuto l’incubo più brutto della sua vita, ha semplicemente avuto un sogno pieno di arcobaleni ed unicorni. Scuoto la testa, rivolta verso il mio riflesso. Sono nei guai, di quelli seri. Innamorarsi della propria migliore amica non è mai stato un evento consigliabile a nessuno nella vita. Innamorarsi della propria migliora amica con cui condividi ogni giorno della tua vita, con cui devi cantare, con cui devi convivere e far finta che tutto è realmente come prima, che i tuoi sentimenti non sono più forti di una semplice amicizia è una famigerata maledizione.

Da una parte, un amore come quello, avrei voluto che lo potesse vivere chiunque. Così forte, devoto, sofferente. Così duraturo. Ormai era un anno, un anno di finzioni, un anno di colpi al cuore, di delusioni, di illusioni, di sguardi sfuggevoli e coccole nel letto. Avrei voluto cambiare stanza, avrei voluto farle capire che c’era qualcosa di più, che da parte mia non era solo voglia di starle accanto. Che quando le prendevo la mano non sentivo solo conforto, ma sicurezza. Avrei voluto baciare il dorso di quella mano, stringerla nella mia, intrecciare le dita in una presa più forte e significativa. Che dalle sue labbra non spuntasse solo un “ti voglio bene”, ma quelle due parole tante volute da chi ama e tanto rifiutate da chi non prova niente se non un tenero affetto.

Stava diventando difficile fingere, stava diventando difficile fa finta di niente, sperare che da un giorno all’altro potesse accorgersi del mio amore, potesse accorgersi della mia presenza, vera e forte. Stava diventando difficile passare del tempo con lei senza volere sempre qualcosa di più, sopprimendo il desiderio di baciarla, di sfiorarle i capelli e di passare la notte con lei, solo con lei, nel nostro mondo. All’inizio era stato complicato accettare quei sentimenti, non ero ancora matura abbastanza, non avevo mai provato quel genere di amore per nessuno, quello che ti fa tremare le gambe anche solo con uno sguardo, o per il profumo del suo shampoo, per la sua bellezza e la sua intelligenza. Quell’amore che i libri tanto decantano, che tu sogni disperatamente. Il problema è che quando arriva, se non sei pronta, risulta come ricevere uno schiaffo in faccia, una palla nello stomaco. Per mesi mi sono detta che non era niente, forse una piccola cotta che sarebbe passata nel giro di poco tempo.

Dopo un anno, invece, mi ritrovo a guardarla allo stesso modo, con lo stesso sguardo, dolce e d’ammirazione, come se non ci fosse nient’altro e nessun’altro al mondo.

Scuoto di nuovo la testa, maledicendomi per tutti quei pensieri, per le occasioni perse, per quei sentimenti che piano, piano mi stavano logorando.
Esco dal bagno, immersa in quei dibattiti tra cuore e testa, e senza accorgermene il mio piede va a scontrarsi con la gamba della scrivania di fronte al mio letto.

“Cazzo”

Cerco di non urlare, ma in quel silenzio tombale la mia imprecazione risulta un urlo. Sento che si muove tra le coperte e mi immobilizzo un attimo, cosciente forse di averla svegliata. Lauren non era una di quelle persone che, svegliate durante la notte, ti facevano un sorriso e si rimettevano a dormire. Trattengo il respiro, poi mi accorgo che gli occhi sono chiusi e lo sguardo è ancora sereno. Il dolore al piede si placa mentre mi infilo nel letto, dopo avere chiuso di nuovo le tende.

Porto fino al collo le lenzuola, lasciando il piumino ai piedi del letto, accaldata. Mi giro supina verso la finestra, tentando di ricominciare a dormire. Odio svegliarmi di notte, è sempre traumatizzante riprendere il sonno, soprattutto dopo un incubo. La paura di riviverlo ancora e ancora è sempre potente.

Sento qualcosa muoversi dietro di me. Il mio letto si abbassa per un attimo e un corpo caldo si appoggia alla mia schiena, posando una mano sul mio ventre. Mi manca il fiato per un secondo, il cuore comincia a battere all’impazzata e sento che potrei non ritrovare più un pensiero razionale.

“Te l’ho mai detto che non sei per niente silenziosa?”

Sento le sue dita sfiorarmi il ventre, il suo respiro nei miei capelli, così vicina e sexy, con quella voce rauca. Cerco di non morire di infarto, tentando di darle una risposta sensata.

“Diverse volte”

La mia voce è sottile, è più un sospiro e stento a credere che mi abbia quasi sentito. La salivazione a zero, la bocca impastata, sento di tremare ma forse è più una mia sensazione, perché lei non sembra accorgersene. Non è la prima volta che si infila nel mio letto di notte. A volte lo faceva perché si sentiva sola, a volte perché aveva bisogno di coccole e conforto, a volte perché le mancava la sua famiglia. In alcuni casi semplicemente perché era felice.

Sento i suoi piedi freddi contro le mie gambe, in cerca di calore. Sorrido, in estasi per il contatto, così dolce e bambinesco. Provo due sensazioni completamente opposte: vorrei scappare, dileguarmi, lasciandola nel letto alla ricerca di caldo che non può trovare, non da me; dall’altra parte vorrei stare con lei così, abbracciate sotto le coperte, i corpi schiacciati, i respiri mischiati e il mio cuore che esplode ogni volta che il mio corpo prende consapevolezza del suo.

A quel mio tentativo di risposta, sento le sue labbra diventare un sorriso nei miei capelli e non posso fare a meno di imitarla.

“Come mai ti sei svegliata? Ti ho sentito muovere sta notte”

Più rilassata, il cuore ha ripreso a battere in modo perlomeno accettabile e la salivazione è tornata.

“Un maledetto incubo”

“Piccolina..”

Mi risponde con la voce da bambina, la mano che trova la mia e le si appoggia sopra. Non aggiunge nient’altro, ma quella parola mi basta per rilassarmi del tutto. Sono succube di ogni suo gesto, di ogni sua parola, di ogni suo cambiamento di umore, di ogni suo sorriso, di ogni parte di lei. A volte era difficile starle dietro, a volte sapevo di doverle lasciare spazio, lo stesso che in diversi casi serviva a me per pensare, per affrontare le situazioni, per analizzare le cose. Inutile dire che alla fine della giornata tornavo sempre da lei, che quei momenti di silenzio mi ricordavano semplicemente quanto avessi bisogno di una sua parola di conforto. Ero completamente sotto qualche maledetto incantesimo che Lauren mi aveva fatto, inconsapevole di avere quell’effetto su di me.

La sento muoversi un po’, alla ricerca di angoli caldi nel mio letto. Vorrei chiederle come possa avere così freddo con la temperatura da sauna che c’è in questa stanza, ma l’unica cosa che riesco a fare è alzarmi di poco per coprirci con il piumino. Fa un verso di approvazione, stringendosi ancora di più a me. Domani mattina penso proprio che mi servirà un’altra doccia.

“Molto meglio, grazie. Buona notte, Camz”

Sussurra quelle parole prima di sentirla rilassare su di me, non più alla ricerca di calore.

“Buona notte”

Non riesco a dire nient’altro, nonostante vorrei girarmi per appoggiare le mie labbra sulle sue, con dolcezza, come chi si ama fa prima di addormentarsi l’uno tra le braccia dell’altro. Forse ero ancora immatura, forse speravo ancora in qualcosa che non sapevo definire, forse dentro di me avevo ancora qualche speranza. Questo era quello che mi diceva il mio cuore. Il mio cervello invece, mandava un messaggio differente. Mi sarei dovuta staccare, avrei dovuto lasciare che Lauren si prendesse cura della sua vita, avrei dovuto lasciare che tutto ritornasse alla normalità, amiche com’eravamo sempre state.

Ma Lauren era stata fin dall’inizio qualcosa di più, di speciale, di diverso.

Prima o poi avrei imparato a volerle bene di nuovo, prima o poi. Nel frattempo combattevo con la peggior me stessa, quella innamorata e sognatrice.




NA -

Buonasera, è da quando ho conosciuto le Fifth Harmony e le Camren che ho sempre voluto scrivere qualcosa su di loro, ma l'ispirazione è sempre mancata e io purtroppo senza quella non funziono. Non so a dove porterà questa storia, ho una linea di pensiero in testa ma mi serve svilupparla per capirla al meglio.
Quello che so è che all'inizio di ogni capitolo ci sarà una frase della canzone "Thinking out loud" di Ed. Sheeran, da cui ho preso spunto.
Questo capitolo è di introduzione, giusto per farvi capire il loro rapporto e i sentimenti di Camila. Non è la trama più fantasiosa del mondo, ma mi sentivo di scrivere di qualcosa di semplice, di emozioni e sentimenti.

Ringrazio in anticipo chi leggerà/commenterà. Mi farebbe piacere sapere cosa pensate di questa piccola introduzione.


Pando :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


NA: Scusate per l'introduzione prima del capitolo, devo darvi due infos. Ciò che è scritto in corsivo è un flashback e gli eventi di cui scriverò, che a volte sono accaduti veramente nella realtà, tipo questo che state per leggere, non sono in ordine cronologico.
Buona lettura, e spero che questo capitolo vi piaccia! I ringraziamenti in fondo!
Pando

 

And I can’t sweep you off of your feet
(E non riesco a farti cadere ai miei piedi)


Strano pensare a quante volte l’ho guardata, senza che neanche se ne accorgesse. È più forte di me, è come una calamita, ha qualcosa che senza volerlo mi attira verso di lei. Questa voglia di ritrovarmi da sola con lei, questa voglia di guardare ogni lato del suo viso, ogni espressione che, con la sua consueta sincerità, esprime senza remore. Ogni sorriso, ogni broncio, ogni sguardo perso tra la folla, perso nell’amore che ha per la musica, perso nei pensieri.

La guardo e non posso fare a meno di continuare a farlo, perché ogni volta che succede, ogni volta che il mio sguardo si posa su di lei, sento una scossa attraversarmi il corpo, sento i brividi incresparmi la pelle, il cuore accelerare. È inevitabile. Ho provato ad evitare di farlo, ho provato a non soffermarmi sulle sue labbra piene, così sensuali a volte che non vorrei far altro che baciarle, averle tra le mie, averle nei miei capelli, sentirle respirare il mio odore.

Mi limito ad osservarla da lontano. Da lontano fa meno male, da lontano non può accorgersene, non può intravedere i miei occhi lucidi, il mio sguardo perso, le mie labbra che cercano di non arricciarsi. Da lontano non può vedermi soffrire, non può venire verso di me, chiedermi cosa mi succede, e ricevere una risposta vaga. Da lontano posso vivere quelle emozioni che tengo segrete e nascoste, che sopprimo, che vorrei calpestare con i miei stessi piedi.

È stato difficile accettare che non mi avrebbe mai amata. E’ palese che mi voglia bene, ma come una maledetta sorella, e lo ripete così tante volte che a malapena riesco a sopportarlo.

“Ci vogliamo bene come sorelle”

Ogni volta che succede cerco di trattenermi, di non fare smorfie, di non mostrare ciò che sento. A volte riesco nel tentativo, a volte i miei occhi mi tradiscono e Lauren mi guarda con sguardo confuso. Io le sorrido e mi ricompongo, ancora schiava di un segreto che sento di non poter rivelare.
Ogni giorno cerco di focalizzarmi sul presente, sui fans, sulla famiglia, sulle amiche. Ogni giorno cerco di depistare quel pensiero, quel nome. E quando penso di esserci riuscita, si scontra contro di me come le onde di un mare in tempesta sulla riva, lei ritorna a guardarmi e io ritorno ad amarla.

Tante volte mi è capitato di sentire storie di persone innamorate. Ogni volta ho chiesto una semplice domanda: “quando ti sei resa conto di amarla?”. Loro mi hanno guardata, ci hanno pensato su, ma non hanno mai trovato un reale attimo in cui avessero consapevolizzato quello che stavano provando.

“Non c’è un momento in cui te ne accorgi, succede e basta”

Io tuttavia, ricordo quel momento come fosse oggi, ricordo il palpito del mio cuore, il mio sguardo sul suo sorriso, la mia pelle cosparsa di brividi. Ricordo la gratitudine, la felicità, la paura, ma quell’amore così forte, quell’amore così feroce, da non lasciarti un attimo per respirare, degli occhi da osservare, un corpo da sfiorare.

Seduta su di una sedia, la guardo mentre si prepara per un takeover. La guardo e assaporo quel momento, quell’attimo in cui tutto è cambiato, un cui Lauren è diventata qualcosa di più, in cui Lauren ha smesso di essere una semplice amica, trasformandomi in un vortice di emozioni che quasi non so classificare, in un vortice di etichette e pensieri malsani, in una Camila che non avevo mai incontrato e penso farò fatica a togliermi di dosso.

--

Mi sveglio sudata, ancora. Mi sveglio di nuovo con il cuore che sussulta, la pelle amida di sudore, i capelli appiccicati alla fronte. Mi sveglio con la bocca impastata, lo sguardo concentrato sul soffitto. Qualcosa è diverso. Abbasso lo sguardo e incontro gli occhi di mia madre, che mi guardano con apprensione. Inizialmente non capisco, cerco di tirarmi su ma le ossa mi fanno male, ho il corpo che risente di ogni mio movimento. Riesco a mettermi seduta e mi rendo conto di essere in ospedale.

Ospedale?

“Mija..come stai?”

La guardo stralunata, cercando di connettere il cervello alla lingua, cercando di capire come fossi arrivata in quella stanza tiepida ed insipida. Non ho un ricordo particolare. Poco prima di addormentarmi mi stavo scaldando, un po’ agitata per la serata, una sensazione che non mi lasciava mai prima di salire sul palco: ansia ed eccitazione.

Cos’era successo?

Riguardo mia madre, in piedi di fronte a me, che mi scosta i capelli dalla fronte.


“Come mai sono in ospedale?”

Lei mi sorride, quel sorriso di conforto che ho sempre amato, quel sorriso che solo le mamme ti possono dare.

“Sei svenuta. Non è niente di che, stress e calo di zuccheri insieme non è un buon mix”

“Non ricordo niente”

Mi sento intontita e debole, stanca e spossata.

“E’ successo prima del concerto. Ti sei sentita male e abbiamo subito chiamato l’ambulanza. I dottori hanno detto che puoi uscire domani mattina, vogliono che riposi”

Il pensiero del concerto mi spiazza.

“Dove sono le ragazze?”

“Si sono esibite un’ora fa”

Il mio cuore sprofonda e vorrei soltanto ritornare a dormire. Vorrei tornare a dormire, risvegliarmi domani mattina, senza incubi o immagini distorte. Non può essere, mi sono saltata l’ultima serata. Sbatto la testa contro il cuscino, una rabbia dentro che mi lacera.

“Non ci credo, non ci credo”

“Mija so che ci tenevi, ma la salute viene prima. Devi cominciare a mangiare di più e più zuccheri. Mangiare salutare fa bene, ma tutto lo stress che hai infligge sul tuo corpo. Bruci più calorie di quelle che ingurgiti, non puoi continuare così”

La guardo, consapevole del fatto che abbia ragione.

“D’accordo, mangerò di più”

Faccio il muso e mi giro su di un lato, chiudendo gli occhi. Vorrei solo ricominciare a dormire. Niente e nessuno in questo momento potrebbe risolvere questa situazione. Ho saltato la serata, ho lasciato le ragazze senza di me, ho lasciato che il mio corpo avesse la meglio sulla mia mente. Non ho voglia di sentire nessuno, ho solo voglia del respiro pesante di quando ti stai per addormentare, degli occhi che si chiudono, delle labbra che si aprono, dello sguardo che si addolcisce.

Sento ancora la mano di mia madre che mi accarezza la fronte.

“Vado a controllare che sia tutto a posto. Dormi, ti può far solo star bene”

Annuisco un po’ intontita, così stanca, il mio corpo così debole, la mia rabbia così profonda, che tutto dentro di me chiede aiuto. Voglio solo dormire.

Sento un’altra volta delle dita sfiorarmi il viso, ma questa volta il tocco è diverso. È delicato, sottile. La mano è calda, il tratto tremolante. Riconosco il profumo. Non apro gli occhi, mi godo quella carezza lasciando alla persona che ho di fronte a me il tempo che le serve. Posso sentire il sorriso sulle sue labbra.

“Ti sei presa un giorno di vacanza a quanto noto”

Sento la bocca aprirsi, il cuore alleggerirsi, la rabbia scemare, con calma ed esitazione.

“Ero stanca di dormire in stanza con te, tutto qua”

La prendo in giro, rispondendo alla sua battuta.
Apro gli occhi e la vedo, apro gli occhi e anche se all’inizio la sua figura è sfocata, mi rendo conto che potrei riconoscerla in mezzo a qualsiasi folla. È lì in piedi, uno sguardo tra il preoccupato e rincuorato. Qualcosa cresce dentro di me, qualcosa sale nel mio stomaco e tocca il mio cuore. È come un guizzo, un attimo, un fulmine a ciel sereno. Quando la mia vista ritorna perfetta, riconosco la mano di Lauren appoggiata sulla mia, ora seduta sul bordo del letto.

Il cuore comincia a palpitare come mai è successo prima. La mia mano, stretta nella sua, le mie dita, intrecciate alle sue, tremano. Sento un formicolio attraversarmi il corpo, una scarica elettrica, una forza nuova. La guardo ancora, sorpresa di un sentimento che non avevo mai riconosciuto, di una sensazione che mai prima avevo provato. La mia bocca forma una O, quando i suoi occhi verde smeraldo indossano uno sguardo stranito. Poi le sue labbra mostrano un’espressione offesa.

“Credevo che non aspettassi altro di dormire con me, invece”

Gioca con le mie dita, un broncio sul viso che non attraversa gli occhi, così luminosi e sereni.

“Beh diciamo che i piedi freddi sulle mie gambe li eviterei volentieri”

Non sono io a parlare, o perlomeno è il mio cervello che sta dando risposte automatiche, perché io non riesco neanche a pensare. Non riesco a pensare. Sento la testa calda, il cuore correre a più non posso. La rabbia che avevo prima è svanita con un suo solo sguardo, un solo tocco, un solo sorriso.

Per la seconda volta quella notte, la mia testa riesce a formulare solo una domanda: cos’è successo?
La risposta la so, è lì che freme per uscire, per farsi scoprire. Gioca a nascondino con le mie paure, che cerco di spazzare via ma sono ancora troppo rintanate in me. Cerco di ristabilire il battito, di non dare a vedere il conflitto che ho dentro, il sentimento che ancora non riesco a riconoscere.

Lei mi stringe la mano e questo non aiuta di certo.

“Piuttosto che farti dormire in un letto del genere la prossima volta metto le calze – dice sorridendo, con lo sguardo un po’ triste – e sai
quanto le odio!”


Concentrati su Lauren. Concentrati su quello che sta dicendo. Non tradirti. Concentrati su Lauren. Ma in realtà scopro di essere concentrata su Lauren, solo non su quella attuale, ma sulla ragazza che ho conosciuto alle audizioni. Rivivo tutti i momenti che abbiamo vissuto, tutte le sensazioni che ho provato, quell’attaccamento e quelle emozioni che ho sempre provato quando ero a contatto con lei. Quella gelosia ingiustificata, quello scambio di sguardi e carezze. Ripenso a quella Lauren e il mio cuore spinge sull’acceleratore. Ma ancora la risposta non ce l’ho, ancora non capisco, ancora non voglio capire.

“Grazie della concessione allora”

Le sorrido e le ride, portando indietro la testa, com’è solita fare. Il mio cuore si apre e quel suono rimbomba nelle mie orecchie.

La amo.

È questa la risposta. Come un macigno che cade in mare, come un’aquila che riprende a volare, come un spintone sulla spiaggia di un amico, come la spina della rosa con cui ti pungi, e la bocca che succhia il dito.

La amo.

Questa parola prende forma e ora le mie emozioni hanno un nome. Un’etichetta che fa male, che ti punge dietro il collo, che definisce chi sei. Il cuore sprofonda, la mente diventa bianca. Non riesco a parlare, non riesco a dirle niente.

“Mi sei mancata stasera, è stato strano essere sul palco senza di te”

Quelle parole mi colpiscono come mai prima. Mi sarei dovuta abituare a quelle sensazioni così forti da farmi fischiare le orecchie?

Concentrati, concentrati.

“E’ andata bene?”

Cerco di mettermi seduta meglio, godendo del contatto del suo corpo caldo contro il mio.

“E’ andata bene. Le altre stanno finendo il takeover, si cambiano e arrivano”

Il pensiero che Lauren si sia precipitata in ospedale senza neanche salutare gli altri mi accalora le guance, timida e insicura.

“Grazie per essere venuta subito”

Mi sento riconoscente e grata.

“Non avrei mai aspettato troppo tempo, non ci fosse stato il takeover ti avrei raggiunta subito. Ho chiamato e mi hanno detto che stavi dormendo, quindi comunque non sarei stata molto utile qui”

Mi sorride e io stringo la stretta nella sua mano, contenta della sua presenza, nonostante il conflitto interiore. Poi, con tenerezza, passa le dita dell’altra mano sulla mia guancia, strofinandomi il pollice sulle labbra. Non l’ha mai fatto, non mi ha mai toccato le labbra in questo modo. Non è un gesto usuale, non è un gesto ricorrente.

Mi fa uscire di senno. Cerco di trattenere il respiro e la sorpresa, cerco di farlo, ancora debole.

“Non farlo più, ok? Mi sono presa un colpo quando l’ho saputo”

Annuisco senza riuscire a spiccicare una parola. La osservo guardarmi le labbra, in attesa di qualcosa, forse di una mia risposta. Passa ancora una volta il pollice sul mio labbro inferiore e sento un’aria tesa, ancora confortevole, ma con qualcosa di diverso.
Sposta lo sguardo nei miei occhi, e mi sorride, così affezionata, così amorevole. Nonostante il nostro rapporto e la nostra amicizia, non è mai stato facile vedere Lauren in quegli atteggiamenti. Aveva così tanto bisogno d’amore che a volte se ne privava, togliendo anche agli altri la possibilità di dargliene.

Sento dei passi avvicinarsi alla porta e il suo sorriso svanisce. La sua mano torna sul letto, mentre l’altra lascia la mia. La vedo un po’ scossa, ma non riesco a capire il perché.

“Mila!”

Lauren si alza, lasciando spazio alle tre ragazze che mi guardano e mi abbracciano. Si sposta contro il muro e parla poco, ascoltando perlopiù le altre che mi aggiornano su tutti gli accadimenti della serata. Rido con serenità ogni volta che qualcuna di loro fa una battuta, sento entusiasta i racconti, la rabbia di prima svanita del tutto.

Qualche volta scambio degli sguardi con Lauren. La vedo distante, o forse è solo una mia impressione. Quando capisco che sta per uscire dalla stanza, mi agito per un attimo.

“Dove vai?” il cuore pulsa e lo sguardo stranito delle altre si posa su di me. Lei mi guarda, viene verso di me e sfiora le sue labbra sulla mia fronte in un bacio soffice.

“Vado un attimo a chiamare mia mamma, mi ha chiesto di dirle come stavi una volta svegliata”

Annuisco e la guardo mentre esce dalla stanza. Le altre ricominciano a parlare selvaggiamente, ma non sono più lì con loro. La parola amore rimbomba nel mio petto e nella mia mente, scava e crea una voragine enorme, in cui cado senza neanche pensarci troppo.

Sono innamorata di lei, sono letteralmente caduta ai suoi piedi, e per far sì che succedesse sono bastate le sue dita sul mio viso e i suoi occhi nei miei.

--

Sorrido al ricordo, ormai così abituata a tutte quelle emozioni, che per quanto mi facciano male, non posso essere minimamente comparate a quando per la prima volta mi sono accorta di essere innamorata della mia migliore amica.
Quando i miei occhi ritornano su di lei, scopro in lontananza il suo sguardo su di me e rabbrividisco. Mi guarda ancora, senza sorridere, senza cambiare espressione. È dura e tenera al contempo, riflessiva e libera. Alla fine le sue labbra scoprono i denti, e le mie fanno lo stesso, la pelle un po’ più colorita, il cuore più veloce.

“Attenta, potrebbe venirti una paralisi facciale se continui così”

La voce di Dinah mi raggiunge come un calcio nello stomaco. Me lo sussurra all’orecchio. Smetto di ridere, e come per riflesso, noto che Lauren fa lo stesso e si gira, tornando a dedicare la sua bellezza alle telecamere.
Schiaffeggio la mia amica sulla spalla.

“La devi smettere di fare ste battute”

Incrocio le braccia al petto, facendo il broncio. Lei si siede vicina a me, posando le gambe sulle mie.

“Ancora mi chiedo come possa non accorgersene, cioè, è così evidente”

Si prende gioco di me, come fa da quando l’ha scoperto.

“Non è COSI’ evidente, però prima o poi ti sentirà qualcuno che ancora non lo sa e allora lì si, che sarà evidente”

Lei sbuffa e ride.

“Mila, sei irrecuperabile”

Questa volta sorrido e ritorno a guardare Lauren. Su una cosa Dinah ha ragione: sono irrecuperabilmente innamorata di quegli occhi color smeraldo, di quelle labbra piene e della sua mente così aperta e curiosa. Lauren Jauregui mi ha fatto cadere ai suoi piedi e io ancora non sono riuscita ad alzarmi.

Pandangolo:

Hello everyone!! Innanzitutto grazie, grazie e veramente grazie per le recensioni, i complimenti e di esservi già appassionate alla storia nonostante l'inizio un po' moscio.
Spero di non avervi fatto attendere tanto. Ho scritto il capitolo ieri sera, sta mattina l'ho riletto ma ho ancora gli occhi appannati dal sonno, quindi mi scuso per tutti gli errori che troverete.

Grazie ancora veramente, per tutti quelli che leggeranno/commenteranno anche questo capitolo .. spero che possa essere all'altezza.

In caso voleste parlarmi/fare due chiacchiere/farmi domande:
- account twitter: https://twitter.com/pandora95L

Beh, una buona aggiornata a tutti e in caso non riuscissi ad aggiornare prima, Buon Natale!
Pando :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Will your mouth still remember the taste of my love
[La tua bocca ricorderà il gusto del mio amore?]
 
Lauren POV
 
E’ difficile stare dietro a tutto quello che ci sta succedendo. Vorrei poter dire che dopo un anno tutto è diventato più facile, tutto è diventato automatico, che l’ansia non sale quando devi salire su di un palco, che non sei preoccupata di dover mangiare sano per non ingrassare, conscia di dover dare il buon esempio. Vorrei poter dire di essermi già abituata ai letti del pullman privato, al dormire cinque ore, a lasciarsi truccare per mezz’ora e dover stare attenta a fare qualsiasi tipo di cosa per paura di poter rovinare tutto.

Vorrei poter dire che è facile essere un esempio, è facile avere occhi puntati addosso, che in qualche modo colgono il meglio di te, e in contemporanea il peggio, tutti gli errori che fai, gli sguardi, le espressioni; far finta di essere felice un giorno anche se magari è successa una cosa negativa, anche se magari hai mille pensieri nella testa, ti mancano famiglia e casa, ti manca indossare una tuta e andare in giro nei centri commerciali senza doverti preoccupare di niente.

Qualche volta ripenso alle abitudini di solo un anno fa e il mio cuore mi chiede di tornare indietro, ma non potrei mai farlo. Per quanto le cose negative alcuni giorni sembrino così vere e forti e reali, non penso di poter fare a meno della felicità di ricevere sguardi d’ammirazione, sguardi di gratitudini perché inconsapevolmente ho aiutato una persona che magari stava passando un momento difficile, sguardi pieni di passione e amore. Salire sul palco è eccitante e pieno di ansie, ma è ciò che mi fa battere il cuore velocemente e mi fa resistere ed andare avanti.

Una delle fortune più grandi è avere le ragazze con me, una delle fortune più grandi è avere Camila con me. Non avrei mai pensato di potermi affezionare così tanto ad una persona ed in così poco tempo. È stata una sorpresa per entrambe riconoscere il rapporto speciale che si è instaurato tra noi, dopo esserci incontrate per la prima volta alle audizioni.
È stato sorprendente perché nonostante tutte le cose che abbiamo in comune, io e Camila siamo due persone completamente diverse. La capacità di dare amore, di aprirsi e dare tutta se stessa, di fidarsi degli altri senza pensarci troppo, sono state le cose che ho subito apprezzato in lei. Era così timida quando l’ho incontrata. Mi sembrano passati anni, mi sembra di conoscerla da sempre e a volte questa sensazione mi colpisce così forte da farmi male. Il rapporto con Camila è sempre stato diverso rispetto a quello che ho con le altre ragazze, e mi sono sempre detta che doveva essere perché a volte la vita ti fa incontrare delle persone con cui non puoi fare a meno di legare, che ti prendono il cuore e che il pensiero di lasciarle neanche ti sfiora.

Le emozioni che provo quando sono con lei sono forti, reali, uniche; mi sento così bene e me stessa che Camila è diventata una di quelle persone in cui trovo rifugio quando ho bisogno d’affetto, quando ho bisogno di silenzio e comprensione. Abbiamo imparato a capirci, a rispettare i nostri spazi, anche se è sempre stato piuttosto naturale il processo.
Essere in un momento no e avere vicino una persona come Camila rende la tua giornata migliore.

“Lauren”

“Mmmm”

Sento una voce soft soffiarmi nell’orecchio e riesco a riconoscere il sorriso sulle labbra della persona che sta bisbigliando quelle parole.

“Dobbiamo svegliarci”

“Mmmm”

Non ce la faccio, vorrei rimettermi a dormire almeno per una giornata intera. In realtà sono già sveglia da un pezzo, immersa nei pensieri. Occhi chiusi, respiro leggero, sorriso sul viso. Odio svegliarmi, con tutto il mio cuore. La sento sedersi sul bordo del letto.

“Dai Lo, che poi facciamo tardi e finiamo nei guai”

Sorrido ancora e mi giro verso la presenza del suo corpo, sentendo la sua mano sulla mia spalla. Cerco di aprire gli occhi, ma restano chiusi.

“Non ce la faccio, lasciami qui per sempre, va via e non tornare più”

La sento ridere alle mie ridicole parole e porta le mani sui miei fianchi. Intuisco cosa sta per succedere e gliele blocco, spalancando gli occhi, le mie mani sulle sue a fermarle.

“Non osare”

Lei fa spallucce e tenta di alzarsi dal letto.

“Almeno sei sveglia ora”

Fa un sorrisetto compiaciuto e cerca di liberarsi dalla mia presa, salda sulle sue mani. Mi guarda con sguardo confuso, fin quando non la tiro su di me, trascinandola sul letto, entrambe sdraiate. Sento il suo corpo irrigidirsi. E’ da un po’ di tempo che sento Camila diversa: decisamente più rigida e pacata, il tempo che passavamo prima insieme si è ridotto e ho come la sensazione che si sente obbligata a starmi vicina. Non so se effettivamente sono nel giusto o meno, a volte ci sono delle cose che ti sembrano sensate, dei pensieri che crescono nella tua mente che magari invece non hanno per niente senso. Eppure riconosco il suo respiro agitato quando mi è vicina, lo sguardo quasi sempre perso e pensieroso, la poca voglia di contatto e la difficoltà che ha a guardarmi dritta negli occhi come faceva un tempo, con così tanta naturalezza che entrambe quasi non ci accorgevamo di fissarci, con la voglia di capire cosa l’altra pensasse o provasse. Qualcosa è cambiato, ma non ho idea di cosa possa essere.

Anche ora, sdraiata di fianco a me, sembra comunque così distante. Il suo solito vizio di appoggiare il viso nell’incavo della mia spalla, con un braccio sul mio ventre e una gamba ad incrociare le mie è completamente svanito. Non è la prima volta che me ne accorgo e non è la prima volta che sento l’urgenza di parlarle, ma ho così paura di ricevere una risposta negativa che tengo tutto per me, dicendomi che dopotutto può essere solo una mia sensazione.

Dopotutto, anche se mi sembra impossibile, i rapporti cambiano, evolvono, e magari non siamo più quelle persone che eravamo quando è iniziato XFactor. Singolarmente ognuna delle due aveva fatto progressi ed era cresciuta, ma ciò che l’una dava all’altra era rimasto immutato, perlomeno fino a poco tempo fa.

“Lauren dobbiamo alzarci”

Me lo sussurra, adesso con gli occhi chiusi. Mi giro verso di lei, mettendo una mano appoggiata al capo e posando una mia gamba sulle sue. Lei non dice niente e non ha particolari reazioni: anche ora posso vedere che il suo sguardo non è rilassato com’era solito essere.

“Camz…”

Lei annuisce senza aggiungere nient’altro, come a farmi capire di poter proseguire. Sento la sua mano avvicinarmi alla mia e stringerla, come se stesse capendo che qualcosa non quadra. Mi sembra di aspettare anni, mi sembra di non trovare le parole adatte e la paura mi attanaglia: è così stupido ed infantile. Non so quanti minuti passino, ma per un attimo godo delle sue dita tra le mie, del suo pollice che sfiora il dorso della mia mano, un gesto che non faceva da tanto tempo. Solo in questo momento mi accorgo di quanto ogni piccolo suo movimento e ogni sua piccola parola abbiano un’influenza su di me. Mi accorgo di quanto Camila faccia realmente parte della mia vita e di quanto non riesca a farne a meno. Mi sembra assurdo di avere sentimenti del genere, così forti, per una mia amica. Non mi era mai successo prima, ma probabilmente era complice il fatto che una persona come Camila non la si trovava dappertutto.

“Se aspetti ancora un po’ passano direttamente alla violenza e non voglio morire a diciassette anni Lauren”

Sento il tono di scherzo nella frase e la tensione si allevia un attimo. Forse non è il momento giusto per parlare. Le osservo il viso, le sue labbra si aprono in un sorriso e la sua espressione finalmente si distende. Quando non rispondo di nuovo apre gli occhi, le nostre dita che giocano ancora, la mia gamba che ha trovato conforto tra le sue.

“Che succede?”

Con l’altra mano mi sposta un ciuffo di capelli che ribelle mi cade sugli occhi. Ancora indecisa e in mancanza di un suo contatto, le accarezzo la guancia. Il suo respiro si fa più pesante. Prima che mi dica di nuovo che dobbiamo muoverci, tento di argomentare le mie paure.

“Potrebbe essere una cosa stupida e non voglio metterla sul pesante, sai quanto mi accorgo anche delle cose più piccole e non lo so…mi
sembri cambiata”

Mantengo il contatto con i suoi occhi fino alla fine della frase che a stento sembra avere un senso e poi li abbasso, un po’ confusa e un po’ imbarazzata.

“In che senso?”

Sento che sta prendendo tempo e che vuole lasciarmi modo di spiegare. La ringrazio mentalmente.

“Ti comporti in maniera diversa, sei più distaccata, o perlomeno ti sento più lontana. Passiamo meno tempo insieme e ho come la sensazione che tu ti senta obbligata a stare con me”

Ritorno a guardarla e vedo nei suoi occhi un lampo triste attraversarle lo sguardo e mi sento ancora più confusa. Confusa e inconsapevole.

Scuote la testa e cerca di farmi un sorriso.

“Non è assolutamente così”

Per quanto io abbia fiducia in Camila e per quanto so che non mi direbbe mai una bugia se non per farmi del bene, so che sta mentendo, anche se una parte di me vorrebbe crederle e vorrebbe non averle detto niente.

“Sei sicura? Non riesco a togliermi questa sensazione di dosso, non so come fare”

Lei continua ad osservarmi con uno sguardo che forse per la prima volta non riesco a decifrare. Probabilmente da fuori avrei ritenuto quella conversazione futile e immatura, ma dentro di me c’è un’incertezza tale ma farmi ritornare l’adolescente insicura e non amata che ho sempre sentito di essere.

“Vieni qui”

Mi fa segno di abbracciarla e per quanto io senta di avere bisogno di una risposta concreta, mi aggrappo al suo corpo così confortante e che sa di casa. Mi sento come se fossi nel posto giusto, mi sento come se tutto prendesse significato solo se aveva a che fare con Camila, tutto prendesse più colore. Un’amica speciale.
Le lascio un bacio sulla guancia e questa volta non la sento irrigidirsi, ma semplicemente godere di quel contatto ritrovato. Mi passa una mano tra i capelli, giocandoci.

“Giuro che non è così e mi dispiace che tu ti senta in questo modo ma vedrai che passerà. Sono la stessa persona di sempre e ti voglio bene allo stesso modo. Ora però dobbiamo alzarci, veramente”

Detto questo, si districa con dolcezza dalla mia presa, mi lancia un ultimo sorriso e si dirige in bagno, chiudendo la porta alla sue spalle, un’altra delle cose che Camila prima non aveva mai fatto. Mi passo una mano tra i capelli, con un misto di esasperazione e voglia di passare oltre e credere alla sue parole.
Questo finché non mi cade l’occhio sulla sveglia e inorridita mi rendo conto che ho quindici minuti per prepararmi. A questo punto l’unico pensiero che mi rimane è l’ennesima ramanzina che mi sarei presa una volta scesa giù a rubare un caffè per svegliarmi del tutto.

-
 
Da quell’ultima conversazione sono passati due mesi. Il tour di Austin Mahone è finito e ora come ora siamo tornate alla solita sponsorizzazione televisiva e radiofonica. Sono stati due mesi pieni di felicità e difficoltà: da una parte ero così grata per quello che stavamo facendo ed ottenendo, accogliendo sempre più fans, incontrandone di nuovi, capendo che effettivamente stavamo crescendo e ottenendo giudizi positivi. Dall’altra parte, con Camila le cose non erano migliorate.

Ogni giorno sentivo che si allontanava sempre di più e se all’inizio, dopo la conversazione che avevamo avuto nel letto, sembrava essersi riavvicinata un po’, passata una settimana era di nuovo tutto cambiato, era di nuovo la persona schiva che avevo la sensazione prepotente che mi evitasse e cercasse di avere meno contatto con me.
Non capivo, non riuscivo a capacitarmi di come in così poco tempo le cose potessero essere cambiate: i momenti insieme erano rimasti pochi, e nonostante stessimo a contatto per tutta la giornata, una volta tornate nel bus dopo una serata stancante, l’unica cosa che Camila faceva era andare a letto o restare a parlare fino a tardi con Dinah. Il loro rapporto era cresciuto di più e non potevo fare a meno di sentire la gelosia salire ogni volta che le vedevo avere gli stessi gesti e modi di fare che un tempo avevamo e condividevamo io e Camila.

Era doloroso e significativo e soprattutto frustrante. Non capire il perché delle cose mi aveva sempre fatta sentire impotente e nervosa. Oltre a Dinah, un’altra persona che aveva fatto sì che Camila passasse meno tempo con me era Austin. Avevano instaurato un bel rapporto e le altre ragazze scherzavano sempre sul fatto che lui avesse una tremenda cotta per lei.
D’altro canto quando li vedevo insieme non potevo non notare le guance di Camila che arrossivano, il sorriso spontaneo che le cresceva sul viso, la voglia di stupirlo ed attirare l’attenzione su se stessa. Questo era anche più doloroso del vederla con Dinah, e non capivo il perché.

Erano stati due mesi piuttosto frustranti e felici, non avrei saputo descriverli in altro modo. Dopo il tour eravamo tornate a casa per le vacanze di Natale ed ero riuscita a rilassarmi senza farmi influenzare dal fatto di non aver sentito Camila e di non averla vista, come se la nostra amicizia non fosse mai esistita. Quello che ci aspettava di lì a poco era il concerto di Capodanno. Per fortuna sarebbe stato a Miami, quindi non avevo bisogno di prendere nessun aereo e quindi dover spendere ore da sola con Camila, non sarebbe stato piacevole.

Il fatto di doveva rivedere mi aveva messo ansia e nausea, una sensazione strana che non avevo mai provato verso di lei. Pensare che al concerto di Capodanno ci sarebbe stato anche Austin non migliorava certo il mio umore, visto il rapporto tra i due. Ero pronta ad un’altra serata di indifferenza, o forse no.

Quando suonano alla porta sono praticamente pronta. Sto aspettando l’arrivo delle altre ragazze da una quindicina di minuti ma nessuno si è ancora palesato. Dopo il concerto saremmo tornate tutte a casa mia per passare la notte insieme. I miei erano partiti per una vacanza di due giorni e avevano portato con sé anche Chris e Taylor, che non erano affatto contenti di dover passare il Capodanno lontano dagli amici. Nonostante Ally fosse una delle persone più puntuali del mondo non poteva controllare gli aerei, che quel giorno avevano avuto dei ritardi a causa di alcuni impianti tecnici. Le altre l’avrebbero aspettata in aeroporto per poi raggiungermi a casa.

Apro la porta e ritrovo Camila con uno sguardo indecifrabile. Non ero mai stata fortunata con le coincidenze e tantomeno con gli sguardi muti.

“Ciao”

Le dico prima di entrare in casa lasciando la porta aperta. Quando sento la porta chiudersi il silenzio diventa protagonista e la mia testa urla parole che vorrebbe dire ma che so complicherebbero solo la situazione. Rimango per un attimo ferma, per poi girarmi e ritrovarmi la ragazza che mi aveva fatto penare per mesi davanti a me, sguardo a terra, mani che giocano tra di loro agitate.

“Auguri”

Sputa fuori a disagio. Io annuisco.

“Auguri anche a te”

Capire che il rapporto è profondamente cambiato mi fa sentire male, incompresa, il mondo mi cade addosso, e mi rendo conto che già era successo mesi prima. Non avrei mai immaginato che un’amicizia come la nostra potesse diventare un completo fiasco, un vuoto di parole non dette e schiaffi non dati. Avrei voluto capire perché, ma il mio orgoglio e il mio cuore ferito non me lo permettevano. Il mio cervello ancora mi chiedeva come mai provassi dei sentimenti così forti per un’amica, il mio cuore giocava a nascondino con le mie emozioni.
Non so cosa dire, il mio respiro è pesante e vorrei sentire di nuovo il campanello suonare, vorrei che ci potesse essere qualcuno in casa per non dover affrontare questa situazione. Dove diavolo sono andate a finire le altre? È un complotto? E perché Camila non aveva aspettato che Dinah arrivasse da lei prima di raggiungermi? A disagio mi porto una mano tra i capelli.

Mi sale la rabbia nel giro di pochi istanti, perché era colpa sua se eravamo a quel punto. Perché io non mi sarei mai allontanata da una persona così, senza pensarci troppo. Non avrei mai fatto a Camila quello lei aveva fatto e stava facendo a me. L’indifferenza è una delle cose che faceva più male al mondo e lei lo sapeva bene.

“Come sono andate le vacanze?”

Parla di nuovo ma la sua voce trema e questo mi fa imbestialire ancora di più. Calmati Lauren, non puoi farlo ora. Calmati.

“Bene” è l’unica risposta che esce dalle mie labbra.

La guardo negli occhi e capisco che sa che sono arrabbiata, che sa di avermi fatto del male. Lo capisco dal suo sguardo, dai denti che mordicchiano il labbro, dalle mani che di torturano e le guance rosse.

“Lauren … mi dispiace”

Quella stessa frase scatena la mia rabbia ancora di più e non so come faccia a credere che quelle tre parole possano avere un effetto positivo su di me, come possano essere un cerotto su di una ferita così profonda, su di una delusione così amara.

Durante il tour, poco dopo quella maledetta conversazione, avevo provato a ricucire ciò che sentivo essersi disgregato. Le davo attenzioni, cercavo di farla sentire importante e facevo più di quello che avessi mai fatto per un’altra persona. A volte sentivo quella sensazioni di conforto e amicizia risalire a galla, ripresentarsi. Lo capivo da un suo sorriso, da un contatto voluto, da una carezza. Quei momenti però erano rari e distanti e più continuavo a chiederle cosa stesse succedendo e lei rispondesse sempre che non c’era niente che non andava e che il nostro rapporto era uguale a prima, io sentivo che tutto ciò che c’era tra di noi si era rotto.

Più mi avvicinavo, più lei si allontanava. Più le davo attenzioni, più lei cercava le attenzioni di qualcun altro. Più tentavo di stare da sola con lei, giusto per avere dei piccoli attimi insieme, più lei evitava che questo accadesse, trovando delle scuse.
Era durata per un po’ e se dovevo essere sincera, tutto quello che potevo fare l’avevo fatto, non sapevo come aggiustare un’amicizia che un’altra persona aveva buttato nel dimenticatoio, aveva accartocciato e buttato in un cestino; che un’altra persona aveva strappato dal libro della sua vita come se fosse una parte non importante.

Ero stata male, avevo passato giorni d’inferno a causa sua, così confusa e tradita, e l’unica cosa che riesce a dire ora è “mi dispiace”.
Scuoto la testa con un sorriso amaro, cercando le parole adatte, pregando che qualcuno suonasse quel maledetto campanello. Non voglio litigare con lei, non oggi, non quando vorrei solo godermi un Capodanno su di un palco, con alcune delle persone più importanti della mai vita.

“Le amicizie passano”

Cerco di fare l’indifferente, come se in realtà non me ne fregasse niente che la nostra amicizia fosse andata in frantumi. Spiegare come il mio cuore faccia male in questo momento sarebbe più difficile di fare un canestro dalla distanza di 1000 metri. Ma non voglio risultare la persona debole che si è fatta fregare, che ha dato tutto quello che aveva ad un’amica che, senza darle una spiegazione, l’aveva allontanata come se fosse stata niente, come se non avesse significato niente per lei.

Provo un senso di soddisfazione quando la guardo, perché trovo il suo sguardo triste e sofferente, proprio come il mio. I nostri umori si riflettono.

“Non è così”

“E’ quello che è successo”

Ribatto senza darle il tempo di continuare. Avrei voluto chiederle come fosse stato possibile per lei avermi lasciata così, senza criterio, come se il nostro rapporto fosse stato sempre una parentesi della sua vita. In fondo al mio cuore, spero ancora che dalla sua bocca escano parole confortanti: provo ancora la voglia di tornare da lei dopo una giornata stressante, la voglia di stringerla e di sentire il suo profumo, la voglia di sapere cosa prova e di sentirla parlare, nel suo modo così buffo ed intelligente.

“Non è così” mi ripete ora, più convincente. Ma quelle parole per me non significano niente, non mi danno spiegazioni, non mi rendono le cose chiare, non mi fanno capire che vorrebbe ritornare ad avere il rapporto di prima. Fa un passo verso di me, la mia mano appoggiata al divano, come per darmi un sostegno. Vedo la sua mano che si avvicina e si posa sulle mie dita, seguendo il gesto con i suoi occhi. Come bruciata, sento la parte del corpo appena sfiorata infiammarsi e trovo il coraggio di scansarla, nonostante la voglia di stringerla e di accarezzarla si è fatta nel giro di pochi secondi forte e vigorosa. Lei abbassa di nuovo lo sguardo, per niente confusa, ma consapevole.

“Perché l’hai fatto, perché ti sei allontanata? Non ha nessun senso per me”

E finalmente glielo chiedo, finalmente trovo il coraggio di cercare una spiegazione concreta.

Alza lo sguardo e cerca i miei occhi: non posso fare a meno di pensare a quanto sia bella, e non so perché quel pensiero mi sfiora. Piena di sentimenti contrastanti, cerco di aspettare che mi dia una risposta, torturando il divano con le dita. Ma quella risposta non arriva, il campanello suona e questa volta mi ritrovo a maledirlo con tutto il mio essere.

Mi avvicino alla porta e la apro, trovandomi schiacciata nell’abbraccio di tre ragazze. Camila si butta su di noi e sento il suo corpo contro il
mio e nonostante la rabbia, sento che vorrei stare così per sempre. La presenza della ragazze mi fa provare un benessere che in quei giorni non mi aveva neanche sfiorato.

“Mi siete mancate!”

Le parole di Ally mi fanno sorridere.

“Ragazze, sto per soffocare”

Normani cerca di liberarci dall’abbraccio ma Dinah stringe ancora di più, prima di lasciarci definitivamente.
Entrano tutte in casa, con le valigie. Appoggiano le borse sul divano. Incominciamo a chiacchierare del più del meno, aspettando il van che ci deve venire a prendere per portarci a fare le prove sul palco che stasera ci accoglierà.
Do un ultimo sguardo a Camila, prima di ritornare alla nostra solita indifferenza e non aspetto altro di poter cancellare gli ultimi pensieri
negativi e concentrarmi sulla nostra esibizione.

-

La gente urla e sento le grida delle persone perforarmi i timpani. Siamo le prime ad aprire il concerto e l’ansia sale, come al solito. Credo che questa sensazione non passerà mai, e ormai l’ho accettata.

“Pronte?”

Ci stringiamo in cerchio, prima di essere annunciate. Annuiamo tutte, chiudiamo gli occhi, prendiamo un grande respiro e ci mettiamo in postazione.

Quando salgo sul palco, tutto ciò a cui riesco a pensare è a quanto amo fare quello che faccio, e che non vorrei fare altro nella mia vita.

-

Dopo la fine del concerto, mi ritrovo in un pub con le ragazze e alcuni membri dello staff. L’afterparty è appena iniziato e, nonostante la mia ripromessa di non ubriacarmi, dopo il primo drink la testa mi gira senza che neanche riesca ad accorgermene. Non sono mai stata abituata a bere e mi ci vuole poco per sentirmi già brilla.

“Lauren stai bene?”

Sento la voce di Normani un po’ ovattata, a causa della musica e a causa dei miei sensi che già iniziano a farsi vaghi. Annuisco con un sorriso che sento perso, un sorriso un po’ goffo.

“Andiamo a ballare”

Mi prende per mano e mi porta in pista. Mi lascio andare alla musica della sala, chiudo gli occhi e sento qualche volta il corpo di Normani contro il mio, un po’ traballante ed incerto. Mi sposto i capelli dagli occhi, il solito gesto spontaneo che mi facevano sempre notare le ragazze. Sorrido da sola al pensiero, mantengo gli occhi chiusi. La musica mi trasporta e sono contenta di come la serata sia andata. Ad un certo punto un corpo si scontra contro il mio e un po’ barcollante riapro gli occhi per capire chi, con la delicatezza di un elefante, mi ha fatto quasi cadere per terra.

Ritrovo gli occhi marroni di Camila fissarmi e vedo dietro di lei Austin.

 “Scusa”

È l’unica parola che mi dice prima che Austin le prenda la mano e la faccia girare su se stessa. Lo stomaco gira e la rabbia si impossessa di me: non so il perché, non capisco la gelosia che mi prende ogni volta che li vedo insieme, non riesco a capacitarmi del fatto che sono maledettamente gelosa della cotta della mia amica. Mi giro e cerco di non guardarli, anche se gli occhi cadono sempre sui loro corpi a volte vicini e a volte lontani, al sorriso compiaciuto di lui e imbarazzato di Camila. Normani, come sentendo il mio disagio, mi riporta al bancone per offrirmi un altro drink, che bevo volentieri.

Una volta finito, sono ubriaca. Posso sentirlo dalle gambe pesanti, dai suoni amplificati, la bocca impastata e lo sguardo vacuo. La testa mi gira e una sensazione di sollievo mi attraversa come mai era successo. Due drink e sono già sopra le righe, sono già assuefatta dall’alcool.

“E’ ubriaca?”

La voce di Dinah mi raggiunge e sento la risata di Normani arrivarmi alle orecchie. Sono in piedi e dopo pochi secondi trovo un altro bicchiere tra le mani, questa volta piccolo, con dentro del liquido trasparente. Le urla di Dinah che mi incita a berlo mi riempiono la testa e la tequila finisce dritta nel mio stomaco. La sensazione di bruciore che mi aveva scavato la gola del primo drink ormai inesistente, troppo ubriaca per sentire più niente.

I miei occhi scrutano la pista e non posso fare a meno di pensare a dove sia finita Camila. Non la trovo e una sensazione di sconforto prende il sopravvento su di me. Cerco di scacciarla ma l’alcool non fa che aumentare tutto ciò che sento e provo. Mi rendo conto di sentirmi tradita, non come un’amica, ma come qualcosa di più. Una di quelle emozioni che avevo provato quando un ragazzo non mi calcolava, quando dava più importanza ad altre ragazze, quando mi era indifferente.

Questa sensazione mi entra nello stomaco e nel cuore e nella testa così forte da farmi quasi cadere. Ho bisogno di andare in bagno, ho realmente bisogno di allontanami dalla musica alta, dalla risata di Ally che mi trafora i timpani.

“Vado in bagno”

Quasi lo bisbiglio ma le altre sono troppo occupate a ballare e a parlare con persone che non conosco, quindi annuiscono e io, un po’ barcollante, trovo il bagno e mi ci chiudo dentro. La luce mi fa male per un secondo agli occhi, ma ciò che mi stupisce è di vedere Camila con le mani appoggiate al lavandino, mentre si guarda allo specchio aggiustandosi il cerchietto tra i capelli.
Quando mi riconosce, si gira verso di me e fa un sorriso forzato. Mi appoggio alla porta principale del bagno, cercando di non cadere, perché sono sicura che succederebbe se non fosse per il sostegno dietro la schiena.

“Ti stai facendo bella per Austin?”

Le parole più ridicole che abbia mai detto in tutta la mia vita mi sfiorano le labbra con rabbia. Lei mi guarda stranita e non mi risponde.

“Non rispondi? Non merito neanche una cazzo di risposta?”

La rabbia si impossessa di me nel giro di pochi secondi e questa volta è lei a sostenermi e non più la porta. Entrambe sappiamo che sto parlando di un’altra cosa.

“Sei ubriaca”

Risponde lei, cercando di guardarmi negli occhi, anche se mi rendo conto che non le viene facile. Mi avvicino, scostandomi dalla porta.

“Cosa c’entra?”

“Non voglio parlare con te ora, non sei in te”

Scuoto la testa e sento che sta cercando un’altra ennesima scusa per non darmi spiegazioni e questo mi fa arrabbiare ancora di più. Mi avvicino, forse minacciosa, e sento il mio sguardo trapassarla. Per ogni passo che faccio in avanti lei lo fa indietro.

“Io mi sento benissimo invece – alzo le mani per farle notare il mio equilibrio, nonostante i miei passi incerti e la voce impastata – è solo un’altra scusa, a che numero siamo? Probabilmente non te le ricordi neanche più “

Mi avvicino ancora e lei si ritrova schiacciata contro il muro. La guardo un attimo: ha un vestito rosso che le scende morbido fino alle ginocchia, lasciando scoperte le gambe. È bella e la mia mente non può fare a meno di notarlo. Mi rendo conto che da ubriaca i miei freni inibitori sono spariti e provo la voglia di baciarla. Per la prima volta da quando ci conosciamo, non voglio soltanto tenerle la mano, abbracciarla e dormire con lei come due semplici amiche, ma sento che il mio corpo e cuore vogliono qualcosa di più. L’essere ubriaca mi dà la possibilità di pensare a tutto questo senza sentirmi sporca e sbagliata ed è la sensazione più bella del mondo.

La distanza tra noi è di un passo e sento il suo respiro farsi pesante, i miei occhi che finiscono sulle sue labbra, il suo profumo che mi inebria ancora di più. Non ho mai provato niente del genere nei confronti di Camila, ma non riesco a registrare del tutto queste sensazioni, assuefatta dall’alcool.

“Lauren…”

Il suo tono di avvertimento mi fa accorgere di essermi avvicinata ancora di più e mi rendo conto di avere un sorriso malizioso che attraversa il mio viso.
La guardo negli occhi e uno sguardo confuso incontra il mio. Vedo le sue labbra tremare e il suo respiro approfondirsi ancora di più.

“Camila...”

Riesco a dire, con voce soffocata e profonda. Non so se è intenzionale ma intuisco di star flirtando con la mia vecchia migliore amica. Non voglio allontanarmi e il mio cuore mi urla di baciarla. I miei occhi ritornare sulle sue labbra rosse e la voglia di premere le mie contro le sue si fa più insistente. Appoggio una mano sul suo fianco per avvicinarla a me e lei non protesta. Il suo corpo trema al mio contatto. L’altra mano sale sul suo braccio e lo sfiora, sentendo la pelle d’oca nascere a contatto con le mie dita. Trattengo il respiro. Seguo con lo sguardo il gesto che scivola giù fino alla sua mano e si interrompe, per poi risalire e arrivare fino al collo. Quando i miei occhi ritornano sul viso di Camila, le sue labbra sono mezze aperte e il suo cuore palpita. Non posso incontrare il suo sguardo perché ha gli occhi chiusi, ma tutto, a partire dalla sua espressione e dal suo corpo, mi dice che vuole baciarmi tanto quanto io voglio baciare lei.

Sto per far scontrare le mie labbra contro le sue quando sento delle risate e dei rumori di tacchi avvicinarsi. Nonostante i miei movimenti rallentati dall’alcool, prendo la mano di Camila, apro la porta di uno dei bagni e la richiudo. Entrambe ridiamo, sopraffatte dagli avvenimenti. Lei, che in teoria non ha bevuto niente, è più rumorosa di me e quando sento la porta principale spalancarsi, poso una mano sulle sue labbra. Sarebbe stato bello continuare a ridere con lei: mi mancava sentire la sua risata e vedere il sorriso sincero che aveva sempre condiviso con me. Mi manca tutto di Camila.

Ora il suo corpo è contro la porticina del bagno. Riconosco le voci delle nostre amiche e il mio cuore palpita più forte, l’eccitazione che cresce ancora di più. Gli occhi di Camila ora sono dentro ai miei, e restiamo a guardarci per quella che mi sembra l’eternità.
Le sento ridere forte, probabilmente anche loro ubriache.

“Ma Lauren e Camila dove sono?”

Sento Ally investigare, ricordandosi della nostra assenza. Maledico le mie amiche per aver interrotto ciò che stava per succedere. Ritrovare di nuovo quel pensiero nel mio cervello sembra tanto strano quanto giusto.

“Lo ha detto che veniva in bagno, ma mi sa che è già tornata. Sarà a ballare in pista”

La voce allegra di Normani mi fa scappare un sorriso.

“Camila non so, era con Austin poco tempo fa”

Dinah risponde, anche se il suo tono non sembra molto convincente. Sento ora il sorriso di Camila scomparire da sotto le mie dite ancora appoggiate sulle sue labbra. Sentire il nome di Austin non mi fa piacere, ma cerco di reprimere la rabbia. Lei mi guarda fissa negli occhi, con uno sguardo che non riesco a decifrare. Un po’ scossa, il mio corpo si allontana piano dal suo ma le sue braccia si allacciano alla mia schiena e mi avvicinano a lei di nuovo: non faccio niente per fermare il contatto, rendendomi conto di quanto per l’ennesima volta Camila mi faccia sentire bene con un solo gesto.

“Sembrano una bella coppia”

Le parole di Ally mi fanno rabbrividire e sento le dita della mia migliore amica accarezzarmi la schiena.

“Credo che sia solo una cotta passeggera, non la vedo molto convinta”

Le parole di Dinah mi fanno sciogliere un peso che si era impossessato del mio stomaco e del mio cuore. La libertà di provare quelle
sensazioni è bella e sa di buono. L’alcool mi aveva fatto un effetto positivo, così solita a nascondere ciò che provo e sento. Solo con una persona ero sempre riuscita ad aprirmi, ed è la persona che mi stringe ora. Tutta la rabbia nei suoi confronti sembra sparita per un attimo, mentre mi godo quel contatto e il suo respiro buono tra i miei capelli.
Voglio che lascino il bagno prima che questa atmosfera candida e confortante cambi del tutto. Sento la paura di quel pomeriggio scavarmi dentro.

“Staremo a vedere dopo questa serata”

Le parole di Normani sono scherzose e maliziose. Alzo lo sguardo e incontro il suo.

“Sai com’è fatta Camila, non succederà niente”

Dinah lo dice con serietà e convinzione, posso riconoscere il tono di chi difende un’amica.

“Già, glielo dico sempre che non può aspettare per sempre di baciare il Principe Azzurro”

Sento un rubinetto che si apre e l’acqua scorrere. I nostri corpi sono ancora attaccati e non riesco a sentire niente dentro di me, se non le mani di Camila che mi accarezzano e il suo respiro pesante.

“Piuttosto qualcuno sa come mai lei e Lauren non hanno più il rapporto di prima? Camila ti deve avere detto qualcosa D”

È Normani a chiederlo. Trattengo il respiro, con un’insulsa speranza di trovare una risposta che Camila non mi ha ancora dato. Le ragazze si dovevano essere chieste come mai ci fossimo allontanate, visto il nostro rapporto quasi morboso che avevamo prima

“Non ne ho idea” sono le uniche quattro parole di tutta quella serata che non mi convincono. Sento che Dinah sta mentendo e non so
perché.

Nessuno aggiunge nient’altro, l’acqua smette di scorrere e sento le ragazze aprire la porta principale del bagno ridendo. La musica del pub entra per pochi secondi per poi ritornare ad essere ovattata.

Siamo di nuovo sole.

“Ti fa star bene?” quella domanda mi esce spontanea, senza che io riesca a fermarla.

“Cosa?”

Vedo il suo sguardo realmente confuso e cerco di dire quel nome che tanto mi fa star male.

“Austin…ti fa star bene?”

Ma la risposta non arriva. Ciò che invece succede sono le sue labbra sulle mie, le sue mani tra i miei capelli e i nostri respiri mischiati.

Presa alla sprovvista e sopraffatta dall’emozione di quel gesto, non riesco a rispondere subito al bacio. Il mio stomaco fa le capriole e il cuore corre, corre e non si ferma. I battiti accelerati, il respiro affannato, la pelle d’oca che cosparge tutto il mio corpo.

Dopo pochi secondi, le mie labbra si muovono e le mie mani si aggrappano alle sue spalle. È un bacio dolce inizialmente, un bacio che tante volte avevo dato a qualche mia amica, giusto per giocare. Ma quando la sua lingua si insinua tra le mie labbra, so che se approfondisco il bacio, diventa qualcosa di diverso, qualcosa di più importante, qualcosa che non ho mai fatto con una mia amica. Il mio cuore batte per l’emozione e per la paura e le mie labbra si schiudono. Le nostre lingue si sfiorano e una sensazione meravigliosa mi riempie. Non riesco a pensare ad altro che il suo corpo attaccato il mio, il suo fiato nella mia bocca, le mie labbra che danzano con le sue. Le sue mani nei miei capelli mi fanno quasi svenire e non so per quanto tempo ci baciamo, so soltanto che quando i suoi denti non stanno più mordendo il mio labbro inferiore, sono a corto di fiato, il cuore mi batte all’impazzata e i suoi occhi gridano emozioni che posso provare e che entrano in me come pugni nello stomaco.

Il mio cervello ancora inibito dall’alcool urla di baciarla ancora e non faccio altro che assecondare il suo volere.


Pandangolo:

Buonasera!
Sono tornata con un altro capitolo che, lasciatemi dire, è decisamente lungo per i miei canoni e non è uno dei miei preferiti. Non so se è successo tutto troppo in fretta, se vi piacerà, se ho deluso le vostre aspettative ... spero solo che non sia stato un fiasco totale.
Le cose cominciano ad evolversi, ma non sarà facile per loro due affrontare ciò che è successo.

Ritorno a ringraziarvi per tutto, sono grata che vi piaccia e spero che nonostante tutto questo capitolo vi faccia continuare a leggermi.
Chiedo scusa se ci sono degli errori, l' ho ricontrollato ma non sono sicura che sia totalmente corretto.

Ora vi lascio augurandovi di festeggiare alla grande il Capodanno e ovviamente Buon Anno!

Pando


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Un piccolo commento prima del capitolo: nel chap scorso ho scritto di loro che bevevano in un pub. Volevo chiedere scusa per l'incongruenza vista la loro effettiva età e le leggi americane riguardo il poter bere solo se si ha 21 anni e più. Spero che questo non influenzi la lettura.

Buon capitolo, Pando :)
Will your eyes still smile from your cheeks
[I tuoi occhi sorrideranno ancora?
]
 
Camila POV

 
Apro gli occhi e li richiudo. Sento un corpo schiacciato sul mio, il braccio intorpidito e le lenzuola ai piedi. Cerco di ricordare dove sono e perché non sono sola in un letto.
I ricordi della sera prima non riescono a riaffiorarmi nella mente, stanca e confusa.

Riapro gli occhi, cercando di abituarmi alla luce del sole che entra dalle finestre. Quando guardo il soffitto, sono sicura di non trovarmi nella mia camera. Scruto la stanza e mi rendo conto di essere nel letto di Lauren.

Nel letto di Lauren.

Sgrano gli occhi e mi agito, scostandomi i capelli dal viso, respirando affannosamente. Abbasso lo sguardo e trovo la ragazza di cui sono irrimediabilmente innamorata stretta nel mio abbraccio, il capo appoggiato sulla mia scapola, un braccio che mi attraversa il ventre. Torno a fissarmi di nuovo e mi accorgo di avere addosso soltanto l’intimo.

Mi agito ancora di più, cercando di capire cosa fosse successo la sera prima. Sento un malessere salire dentro di me. Cos’era successo? Perché sono nel letto di Lauren, in reggiseno e mutande?
Guardo il suo corpo e mi sorprendo a notare che anche lei è mezza nuda. Non era la prima volta che dormivano insieme, questo sicuramente, ma non era mai successo in quel modo. Tento di togliermi dall’incastro di corpi in cui mi ritrovo ma non ci riesco, ogni volta che provo a slegarmi il suo braccio si stringe più forte a me.

Guardo il suo viso, tentando di capire se sia sveglia o meno, ma il suo respiro è profondo, gli occhi sono chiusi e le labbra formano una O: è ancora immersa nel sonno. Mi fermo a fissarla: è bellissima. Trattengo il respiro, così presa dalla sua bellezza da non accorgermi di aver portato una mano al suo viso, ed aver cominciato ad accarezzarle la guancia. La mia mano corre giù sul suo braccio e scende fino alle dita, strette sul mio ventre.

Il mio cervello registra finalmente il suo corpo attaccato al mio, le nostre pelli che si toccano, i suoi capelli che sfiorano il mio seno, la sua
bocca quasi appoggiata al mio reggiseno.

Cosa diavolo è successo? Sento di aver bisogno di risposte concrete, ma non so come fare ad andarmene dal letto senza svegliarla. Ad un certo punto alcuni ricordi riaffiorano nella mia mente e mi scappa un sorriso, uno di quei sorrisi guancia a guancia, uno di quei sorrisi che vorresti reprimere ma che si insinuano sul tuo viso senza riuscire a controllarli. Ritorno a noi, nel bagno, alle voce delle nostre compagne, al suo corpo sul mio, le sue labbra sulla mia bocca, le sue domande ed incertezze. Dopo un anno, Lauren aveva risposto ad un mio bacio, dopo un anno forse si era accorta di me, forse provava quello che sentivo io e semplicemente non aveva il coraggio di esprimerlo, esattamente com’era successo a me.

Forse sto vaneggiando. Lauren ieri era ubriaca marcia, poco abituata a bere alcolici. Forse aveva cercato in me un affetto che non aveva, un amore che sentiva di non avere da nessuno.

Mi ritornano in mente solo quei momenti, preceduti da me e Austin che balliamo e da me che in bagno cerco di riprendermi dopo un attimo di sconforto. Poi la sua presenza, le sue parole rabbiose e maliziose al contempo.
Il problema ora è un altro: com’è possibile che non mi ricordi niente di cos’è successo dopo? Il mio cuore batte ancora forte al pensiero di quello che è accaduto, così forte che ho paura di esplodere. Ciò che avevo desiderato da quando l’avevo incontrata, ciò che speravo il mondo potesse darmi, ciò che speravo che Lauren potesse darmi.

Riporto una mano tra i capelli. Ho bisogno di risposte. Se da una parte ho paura che si svegli, dall’altra vorrei che aprisse gli occhi, mi guardasse, ricordasse cos’è successo questa notte e semplicemente mi baciasse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Stai sognando, Camila. Smettila.

Quando sento il sapore di Tequila raggiungere il mio palato, mi viene la nausea. Avevo bevuto anche io, forse era per quello che non ricordavo più niente. Complimenti, non potevi fare di meglio proprio. Il mio stomaco è in subbuglio e tento di trattenere la voglia di andare a vomitare in bagno. Ma la salivazione aumenta e sento di non avere tempo: strattono Lauren per togliermi dalla presa con aggressività, corro verso la porta del bagno più vicino e butto giù ciò che ho mangiato e bevuto la sera prima. È una delle sensazioni più brutte del mondo. La gola mi brucia, gli occhi lacrimano e i conati sono sempre più forti, fino a che finalmente il mio stomaco sembra stare meglio e l’attacco sembra passato.

Mi accascio per terra, sul tappeto azzurro vicino alla tazza del water. Scosto ancora una volta i capelli che mi cadono sul viso. Ho la bocca impastata, dentro di me tutto brucia e continuo a maledirmi per quello che ho fatto. Come cavolo è possibile che abbia bevuto così tanto da vomitare? Ho esagerato, e il fatto che non ricordi niente della sera prima è un altro segno di quanto abbia alzato troppo il gomito.

“Ehi, come stai?”

Mi giro al suono della sua voce. Sono così spossata che non riesco a risponderle subito. Ancora in intimo, ha gli occhi assonnati, i capelli scompigliati, la bocca gonfia e il trucco sfumato, ma tutto quello a cui riesco a pensare è a quanto sia bella, quanto sia fortunata nonostante tutto ad amarla e a quanto ripeterei tutto quello che ho fatto la notte prima.

“Non è stato un buon risveglio”

Ha lo sguardo confuso, ma non lo sguardo affezionato che le ho visto ieri sera prima di baciarmi. Sembra avere di nuovo l’espressione contrita e arrabbiata del pomeriggio a casa sua, quando abbiamo avuto la conversazione più strana del mondo.

Capisco che Lauren non ricorda niente dal suo sguardo, o forse ricorda tutto e semplicemente non vuole che qualcosa cambi e ha nascosto ciò che è successo ieri dentro al cassetto delle cose da non rifare.
Cerco di rialzarmi con i suoi occhi su di me. La testa mi gira, mi appoggio al lavandino tentando di non cadere. Sento la sua presenza avvicinarsi e la tensione sale. Senza guardarla, apro il rubinetto e il rumore dell’acqua che scorre mi fa già sentire meglio. Mi sciacquo il viso e mi lavo i denti con lo spazzolino che avevo lasciato a casa sua una delle volte in cui avevo passato la notte lì. Non riavere più quei giorni indietro mi fa male e mi rende ancora più debole.

“A quanto pare ieri alla fine hai bevuto”

Mi asciugo la bocca con l’asciugamano e la guardo.

“Non mi far pensare all’alcool ti prego”

Lo stomaco si rigira al pensiero del sapore della Tequila nella mia bocca. Sento la salivazione aumentare di nuovo, ma non così tanto da non riuscire a controllarmi. Mi porto una mano allo stomaco, cercando di respirare profondamente e calmarmi.

“Com’è che tu ieri eri sbronza marcia e non stai male?”

Fa spallucce, ancora vicina al mio corpo. A sua volta viene verso il lavandino, si lava i denti, il viso e si strucca. Nel mentre mi siedo su di una sedia vicino alla doccia, aspettando che lei finisca ciò che ha da fare. Nonostante il suo sguardo freddo e i pensieri negativi, vorrei cercare di capire cosa ricorda della sera prima. La domanda che vorrei porle è così difficile da quasi farmi male.

Mi rendo conto di averla fissata per tutto quel tempo quando si gira e alza il sopracciglio, il suo solito sguardo investigativo sul viso.

“C’è qualcosa che non va?”

Non è il tono di un’amica premurosa, è il tono scorbutico di un’amica ferita. Credo di avere già la risposta in mano, ma non voglio arrivare alle conclusioni senza sapere esattamente la verità.

“Vorrei farti una domanda”

Appoggia la schiena al lavandino e aspetta che gliela porga, aperta ad ascoltarmi. Non posso far a meno di dare uno sguardo fugace alle parti del suo corpo esposte ai miei occhi. Arrossisco e maledico il colore della mia pelle così pallida: sicuramente l’avrà notato.

“Mmm…cosa ricordi di ieri?”

Abbasso lo sguardo, aspettando una sua risposta.

“Perché me lo chiedi?”

Ritorno a guardarla e controllo il suo viso: ha semplicemente lo sguardo confuso.

“Perché ho un vuoto enorme. Quando mi sono svegliata non ricordavo quasi niente della sera prima”

Lei alza gli occhi e cerca di pensarci. Posso notare la sua concentrazione: probabilmente non ricorda niente e sta cercando di collegare nella sua mente alcune immagini del party.

“Ricordo di aver ballato con Normani e le altre, di alcuni drinks che mi hanno offerto al pub e di aver discusso con te in bagno – a questo
punto trattengo il respiro, consapevole che sta per arrivare il momento della verità – e poi in realtà ricordo ben poco. Credo di aver ballato ancora. Ricordo benissimo di essere caduta per terra mentre Dinah ci metteva a letto. E poi…aspetta”

Si mette un dito sulle labbra, cercando di ricollegare qualcosa che probabilmente si sta perdendo. Da quel discorso sono uscite due verità: non si ricorda del bacio e Dinah ci ha messe a dormire insieme. Sto già pregustando gli insulti da lanciare alla mia amica quando Lauren ricomincia a parlare.

“Poi ricordo di essermi spogliata perché avevo caldo e tu ti sei messa a ridere, eri decisamente ubriaca. Ad un certo punto hai detto
qualcosa riguardo a Harry Potter, tipo che la Pozione Polisucco era più buona di quello che avevi bevuto”

Si mette a ridere da sola al ricordo: vorrei avere anche io la possibilità di ritrovare quelle immagini nella mia testa, ma sentire Lauren sussurrare quelle parole, intenta a ricordarle esatte e vedere il suo sorriso sta rendendo la mia giornata migliore, anche fosse stata l’unica interazione che avremmo avuto quella giornata.

Spunta un sorriso anche sulle mie labbra al pensiero che anche da ubriaca citavo una delle mie più grandi ossessioni.

“Poi hai provato a togliere il vestito ma non riuscivi a tirarlo su e sei caduta sul letto. Dobbiamo aver riso tantissimo perché ricordo che Dinah ci ha urlato di dormire”

Ride ancora, lo sguardo duro svanito, un sorriso vero che le attraversa le labbra.

“Ti ho tolto il vestito e ci siamo messe nel letto e tu mi hai detto qualcosa, mi hai dett-“

Ma non finisce la frase, le sue parole rimangono a mezz’aria e mi spavento. Cosa posso averle detto di così scioccante da non farla continuare?

Come un vetro che si rompe e infrange per terra, i ricordi ritornano a galla e sento il mio corpo irrigidirsi, la testa girare, la salivazione aumentare mentre il mio corpo corre verso il water per vomitare di nuovo.

-

“Shhh”

Lauren ride mentre mi fa segno di non urlare, ma i miei sensi sono contorti e non riesco a far altro che ridere sguaiatamente.

“Non ce la faccio”

Continuo a spostarmi da una parte all’altra della stanza, o forse è la camera che gira, non ne sono sicura, ma il mio corpo si muove e anche il mio stomaco. Rido senza sosta, e senza equilibrio cado per terra. Nello stesso istante, Lauren mi imita e rotola dal letto sul pavimento. La pancia mi fa male dalle risate e non riesco a trattenermi, ma è una sensazione così bella che non voglio smettere di sentirmi così bene.

La vedo rimettersi in piedi, un po’ traballante.

“Fa caldissimo”

Si sventola la mano davanti alla faccia e con un gesto repentino comincia a sfilarsi la maglia, le scarpe e i pantaloni.

“Meglio”

Rido ancora di più, perché anche io sento il mio corpo ustionare, come se nella stanza ci siano 40 gradi. La salivazione aumenta e lo stomaco non collabora, ma non mi sento così male. Nella mia bocca ritorna il gusto della Tequila che avevo bevuto quella sera, o almeno credo che sia Tequila. Ricordo Dinah che mi passa un bicchierino e mi dice di provarlo. Schifata, cerco di allontanare quel gusto acido che ora occupa la mia lingua.

“Scommetto 1000 galeoni che la Pozione Polisucco è più buona della schifezza che ho bevuto”

Lauren ride a crepapelle e io la seguo, prima di cercare di togliere a mia volta il vestito che sento opprimente sul mio corpo. Lo prendo e lo tiro fino alla testa, ma perdo l’equilibrio e finisco sul letto. Cerco di districarmi dal vestito con le braccia, ma non riesco a muovermi. Sono così stanca che mi metterei a dormire esattamente in questa posizione. Per fortuna Lauren si avvicina e mi aiuta. Continuiamo a ridere come forsennate finché finalmente riesco ad alzarmi, questa volta il tessuto per terra.

“Andate a dormire!”

La voce di Dinah ci raggiunge, ed ubriache come siamo non possiamo far altro che ridere di nuovo. Mi ritrovo in reggiseno e mutande, ma
mi rendo conto che non mi importa, che non mi sento a disagio.


I miei occhi finiscono sul corpo di Lauren ed un brivido mi attraversa la spina dorsale: la voglia di prenderla tra le mie braccia, sdraiarla sul letto e baciarla con tutta la passione che posseggo si prende gioco di me, e non riesco a distogliere lo sguardo. Sento i suoi occhi bruciare su di me e questa volta siamo immobili, ognuna da un lato del letto, che divide i nostri corpi, che altrimenti sarebbero già incastrati l’uno nell’altro.

Dopo pochi secondi, il contatto si spezza a causa del suono di una porta che sbatte provenire da un’altra stanza dello stesso piano. Cerco di scrollarmi di dosso quelle sensazioni così forti che sento quasi di poter uscire di testa.
Alla fine, tolgo le scarpe che ho ancora ai piedi e mi sdraio sul letto. Siamo calme ora e le risate di prima sembrano vecchi ricordi. Lauren mi imita piano, finendo sopra le lenzuola, a quanto pare la sensazione del caldo ancora sul suo corpo. Questo però, non le impedisce di stringersi a me. Sento il suo capo che si appoggia sulla mia scapola, la mano che finisce sul ventre. Sentirla così vicina mi fa venire le vertigini e questa volta non è colpa dell’alcool. Mi ritrovo ad essere contenta di essere distesa su di un letto, qualcosa su cui appoggiarmi, a cui aggrapparmi.

La testa continua a girarmi per diverse ragioni e il cuore mi scoppia. Mi è mancata così tanto. Ad un certo punto la tristezza prende il sopravvento e sento il bisogno di stringerla più forte, quasi consapevole che il giorno dopo niente sarebbe cambiato. Ricambia la mia stretta, respirando sul mio collo. Sento il corpo tremare, mentre il suo piano, piano si rilassa. Quando il mio cervello sta finalmente per smettere di lottare, escono fuori dalla mia bocca due parole che non avrei mai pensato di dirle.

“Ti amo”

Ma il suo corpo non risponde, il suo respiro è pesante e il sorriso è sul suo viso.

--

Vomito tutto quello che mi è rimasto in corpo e Lauren senza dire niente mi aggiusta i capelli, tentando di non farli cadere sul viso.

Quando sento di aver concluso, rimango di nuovo sul pavimento, confusa, triste e arrabbiata con me stessa. Il ricordo è tornato a galla senza alcun preavviso. Lauren mi aveva sentito, aveva capito esattamente cosa le avevo detto.

La guardo per un attimo, cercando di intuire cosa potesse passarle nella sua mente. Mi confonde guardarla e vedere sul suo viso niente più che uno sguardo assente, come se quelle parole non fossero mai uscite dalla mia bocca. Mi sarei aspettata di tutto, tranne che l’indifferenza.

Mi alzo come scottata da quel pensiero ed esco dal bagno. Prendo il cambio che mi sono portata come pigiama e mi infilo shorts e maglietta. Mi sdraio sul letto, cercando di far passare il giramento di testa che mi è tornato dopo aver rigettato un’altra volta, eppure non passa. Dopo poco sento dei passi e un bicchiere che viene posato sul comodino di fianco al letto. Incontro lo sguardo di Lauren e noto che si è messa i soliti vestiti che usa in casa.

“Tieni, prendi un’aspirina”

Dice solo queste parole e mi guarda, in attesa che mi metta effettivamente a bere l’acqua frizzantina. Prendo un respiro e cerco di ingoiare il liquido senza respirare: ho sempre odiato le medicine. Purtroppo l’ultimo sorso mi lascia l’amaro in bocca e faccio un verso schifato.

Apro gli occhi che avevo strizzato cercando di scacciare quel gusto orribile e trovo sul viso di Lauren un sorriso divertito. Di tutta la serata precedente, mi mancava ancora una parte che sapevo sarebbe rispuntata da un momento all’altro o che speravo qualcuno potesse raccontarmi.

Mi sembra assurdo come Lauren possa ricordarsi di quelle due parole e aver completamente cancellato i nostri baci. Il cuore sprofonda nello stomaco a quel pensiero per l’ennesima volta quella giornata e maledico tutte le mie emozioni. Mi chiedo ancora come lei possa stare bene, dopo aver bevuto probabilmente più di me. Mi poso un cuscino sugli occhi, cercando di scacciare la luce del sole.
Lauren prende l’oggetto che ho sul viso e lo toglie. Mi guarda un attimo e poi, come se l’avesse colpita qualcosa, si alza dal letto e sul suo sguardo cade la tristezza e la rabbia che aveva attraversato i suoi occhi il giorno scorso e i mesi in cui l’avevo trattata come mai avrei voluto fare.

“Vado a svegliare le altre, riprenditi”

Detto ciò attraversa la porta e mi lascia sola nella sua camera.

-

“Quando tornano i tuoi?”

Siamo riunite in cucina e le altre stanno mangiando delle patatine, nessuna in grado di mettere nello stomaco troppo cibo. Dopo che Lauren era uscita dalla camera, mi ero alzata e l’avevo seguita. Avevamo scoperto che le altre erano già in piedi e stavano chiacchierando, tutte e tre colpite dai postumi della sbornia. A quel punto, era ora di pranzo ed eravamo scese giù a sgraffignare qualcosa dal frigo.

“Stasera sul tardi, non ricordo a che ora hanno l’aereo”

Tutte annuiscono. Ally, Dinah e Normani sarebbero partite nel pomeriggio inoltrato. Avevamo ancora due giorni di pausa prima di
ricominciare a sponsorizzare l’album che in meno di un mese sarebbe finalmente uscito.

“Voi invece quando partite precisamente?”

Prendo un pezzo di patatina, provando a capire se effettivamente riesco a mettere qualcosa nello stomaco. Ho una nausea che non riesco a definire.

“Abbiamo l’aereo alle 6”

Ally e Normani avrebbero passato gli ultimi due giorni da Dinah, visto che poi avremmo dovuto esibirci dalle sue parti. Se da un lato non vedevo l’ora di iniziare di nuovo, dall’altro sentivo già la mancanza della mia famiglia e dei miei amici.

“Guardiamo un film?”

La proposta di Ally viene accolta da tutte. Mentre Lauren e Normani stanno discutendo di quale film vedere, e Ally le guarda divertita seduta comoda sul divano, io prendo un attimo Dinah e la porto in cucina.

“Che c’è?”

Dinah ha lo sguardo confuso e non riesce a capire la mia fretta.

“Devi farmi un riassunto della serata di ieri”

Lei fa spallucce e si concentra sulle immagini della serata prima.

“In realtà non ricordo molto di ieri. Ricordo che ballavi con Austin, poi ti ho persa per un po’. Quando sei ricomparsa eri con Lauren”

Per un attimo Dinah sgrana gli occhi e mi guarda eccitata.

“Oh mio dio, tu e Lauren vi siete baciate!”

Fa un balletto sul posto e io cerco di calmarla.

“Zitta, se ti sentono è un problema, Lauren non se lo ricorda! – Dinah mi guarda con sguardo triste e rammaricato – e comunque come fai
a saperlo scusa?”

“Eri già ubriaca, me l’hai praticamente urlato in faccia mentre ballavamo”

L’ansia mi sale e maledico tutta me stessa.

“Mi ha sentito qualcun altro?”

Dinah scuote la testa e mi rilasso.

“Nessuno, c’ero solo io in quel momento”

Metto una mano sul cuore per calmare i battiti. Prendo un respiro profondo.

“Quindi praticamente mi hai fatta ubriacare e abbiamo ballato, è successo solo questo? Cioè abbiamo solo ballato finché non siamo andate via?”

“Si, che cosa doveva succedere?”

Scuoto la testa, rincuorata. Perlomeno non dovevo aspettarmi ricordi spiacevoli.

“Adesso calmati e torniamo di là, ho un mal di testa atroce e ho bisogno di chiudere gli occhi”

Annuisco, ritornando in salotto.

Sono tutte sedute sul divano in attesa della nostra ricomparsa. Dinah corre verso la poltrona e la occupa. Ok, sono rimasta l’unica a doversi sedere sul pavimento. Fosse stato un po’ di tempo fa, mi sarei definitivamente seduta in braccio a Lauren senza nessun problema.

“Che film avete scelto?”

“La dura verità”

Sorrido a me stessa per il titolo decisamente azzeccato. Appoggio la schiena al divano, giusto sotto le gambe incrociate di Ally e nel giro di pochi secondi la figura di Katherine Heigl si fa viva nello schermo. Mi metto comoda e cerco di rilassarmi, cancellando le mille emozioni che nel giro di poche ore si erano impossessate di me senza tregua.

Scontato dire che dopo pochi minuti le palpebre mi si chiudono e mi ci vuole un attimo per cadere nel mondo dei sogni.

--
Lauren POV

La guardo, senza la voglia di svegliarla. Le altre sono andate via da poco, e abbiamo deciso insieme di non interrompere il suo sonno solo per dei saluti, considerato che tra due giorni ci saremmo di nuovo viste. Nel mentre avevo sentito mia madre, che mi aveva detto sarebbero arrivati a casa per le 8.

Ancora non capisco come faccia a dormire così beatamente in una posizione così scomoda: la schiena appoggiata ai piedi del divano, le braccia distese lungo i fianchi e le gambe incrociate.
Sorrido da sola e mi siedo sulla poltrona: ho bisogno di un attimo di silenzio da passare da sola. Sono consapevole che, una volta svegliata Camila, avrebbe chiamato i suoi genitori quasi subito, per farsi venire a prendere, non volendo avere a che fare del tutto con me.

Questa mattina è stata una semplice eccezione: ero ancora mezza ubriaca e insonnolita, quando ho sentito il suo corpo spingere il mio con poca delicatezza, giusto il tempo di aprire gli occhi e vederla correre verso il bagno. Ci avevo messo un po’ per alzarmi del tutto, un po’ nauseata. Una volta seduta sul letto, il primo pensiero che mi aveva colto inaspettata era il ricordo del bacio che avevo scambiato con Camila la sera prima.

Non ci potevo credere: era stato uno di quei momenti in cui sei confusa, felice e nauseata allo stesso tempo. Non potevo dire che non mi fosse piaciuto, ma la reazione dei miei pensieri e del mio cuore a quell’azione erano duri nei miei confronti.
Non avevo nessuna idea del perché Camila sembrasse così a suo agio nei miei confronti, alla sensazione delle nostre labbra unite, i nostri corpi schiacciati l’uno all’altro e le nostre lingue che danzavano insieme. Se Camila era a proprio agio con quello che avevamo fatto, io mi sentivo completamente all’opposto.

Provavo nausea, una di quelle nausee che non riesci a decifrare. Ieri mi era sembrato giusto e sentivo di volerlo così tanto che avrei dato di tutto per sentire le sue labbra sulle mie. Ero stata io ad iniziare tutto quello che poi era diventato un grande casino nella mia testa. Non sapevo cosa provare, non sapevo perché desiderassi così intensamente una mia amica da quasi non resistere. Non sapevo perché era bastato il suo sguardo sul mio, le sue braccia sulla mia schiena, per sentirmi fortunata e felice. Non sapevo perché fosse così difficile accettare il fatto che Camila potesse trovare in Austin qualcuno con cui effettivamente avere una relazione.

Ricordavo le parole di Dinah a riguardo ma una parte di me non ci credeva, nonostante in quel momento mi fosse servito per rilassarmi ed accettare il bacio che Camila mi aveva dato quando le ragazze erano uscite dal bagno.

No, assolutamente la mia testa era piena di pensieri e il mio cuore era pieno di emozioni che non riuscivo a decifrare: di solito ero brava a risolvere enigmi, ma quello era troppo difficile e richiedeva un’energia che dopo una serata come quella non avevo. L’unica cosa che accomunava pensieri ed emozioni era questa nausea che non mi aveva lasciata per tutta la giornata: posare lo sguardo su di lei, mi creava sensazioni così differenti che avrei voluto sdoppiarmi, sarebbe stato tutto più facile. Volevo baciarla di nuovo, questa volta senza essere sotto l’effetto dell’alcool, giusto per capire quello che avrei provato: magari avevo solo bisogno di qualcuno al mio fianco e Camila era lì nel momento giusto e quindi unire le sue labbra con le mie non mi avrebbe fatto scoprire niente di più che il bene che le volevo già.

D’altra parte un gesto del genere risultava un’arma a doppio taglio: se avessi di nuovo sentito quelle sensazioni contrastanti? Se il mio cuore avesse ripreso di nuovo a battere velocemente, tanto velocemente da non farmi respirare? Se le sue labbra si fossero avvicinate alle mie e avessi provato quello sfarfallio nello stomaco?

Quelle non erano le solite emozioni che provi quando baci una tua amica, e questo mi faceva paura. Ruotava tutto attorno a quello: la paura di non poter più riavere il rapporto di prima, la paura di provare qualcosa che non potevo sentire, che sarebbe stato troppo difficile da sopportare, sapendo che la ragazza per cui sentivo qualcosa in più fosse cotta di un altro ragazzo.
Dopo tutti quei pensieri e quella sensazione nauseabonda, avrei voluto evitarla per tutta la giornata che sapevo avrei passato insieme alle mie amiche, ma il problema era che sentire Camila vomitare non poteva lasciarmi indifferente.

Quando entrata nel bagno l’ho trovata seduta sul tappetto, il cuore si è stretto e mi sono detta che non sarei mai riuscita a non calcolarla.
Il cuore palpita di nuovo, al ricordo di Camila che mi chiede cosa mi ricordassi della sera prima e a quelle due parole che aveva detto prima che io mi addormentassi del tutto.

Forse le avevo sognate, forse invece le aveva dette, ma stava già dormendo e quindi non erano riferite a me. In realtà era scontato che quel “Ti amo” non fosse per me, non avevo dubbi a riguardo. Mi ero chiesta però, per chi fosse quella dichiarazione inaspettata, a chi avesse riferito quelle parole. Mi sembrava così difficile credere che Camila fosse così presa da Austin tanto da poter anche solo pensare a sentimenti così profondi. Era vero che non aveva mia avuto una storia e che, a parte alcune cotte, non aveva mai avuto niente di serio, ma la conoscevo, e mi sembrava così folle che Camila potesse innamorarsi così facilmente.

Porto una mano tra i capelli, cercando di capire le mie prossime azioni. Avrei potuto mettermi a dormire di nuovo, il che sarebbe stato un affare considerando che il sonno avrebbe zittito tutti quei pensieri. Il mio corpo è stanco, posso sentire le ossa che mi fanno male, ma non riesco a chiudere gli occhi, non riesco a lasciarmi andare.

Guardo di nuovo Camila che sembra avere uno sguardo rilassato sul viso e mi rendo conto che vorrei che niente fosse successo, che tutti quei drammi non fossero mai esistiti. Vorrei ritornare ad avere con lei quell’amicizia così forte e speciale in cui nessuno riusciva ad entrare. Vorrei di nuovo condividere i nostri momenti in cui tutto il mondo si faceva in disparte e c’eravamo solo noi due.
Vorrei tante cose, ma so benissimo che ricucire le ferite e le incomprensioni in questo momento sarebbe impossibile. E se durante i mesi passati la colpa era di Camila, adesso mi ritrovo a giocare una parte fondamentale nel nostro cambiamento.

Scendo dalla poltrona e mi avvicino al suo corpo. Noto che le curve sono più accentuate, che il viso è più maturo e mi rendo effettivamente conto che è cambiata, che è cresciuta e non è più la ragazzina innocente che avevo conosciuto alle audizioni. Mi chino su di lei, sorridendo ai suoi occhi chiusi, a quello sguardo così rilassato che avrei voluto vedere sempre e che da un po’ di tempo sfuggiva ai miei occhi.

Continuando a guardarla, ripenso a quell’azione che avrei voluto fare per capire fino in fondo cosa provo per lei. Mi sento sporca al pensiero ma anche attratta a quella prospettiva. Di nuovo sentimenti confusi, di nuovo pensieri opposti.

Chiudo gli occhi ed inspiro, ormai a pochi centimetri dal suo viso, così bello e semplice. Sento il profumo del mio shampoo nei suoi capelli che doveva aver usato quando aveva fatto la doccia poche ore prima. Mi sento così attratta da quel corpo, da quel profumo, da quel respiro, che non vorrei far altro che spegnere il cervello e dare vita semplicemente ai miei impulsi. Cosa c’è di male a baciare una tua amica mentre dorme? Non è menzionato in nessun peccato capitale, è una sorta di nuova conoscenza. Sarebbe servito a me per capire e magari saremmo anche riuscite a ricucire l’amicizia. Dopotutto lei non aveva accennato niente riguardo al bacio, quindi probabilmente era troppo ubriaca per capirci qualcosa. Mi sento sorridere e alla fine prendo coraggio.

Il cuore mi batte a mille per l’agitazione, per la paura che si possa svegliare da un momento all’altro. Quando sono così vicina da sentire i suoi capelli elettrici toccarmi il viso, sento un respiro diverso, meno appesantito, più veloce.

Apro gli occhi quasi come mi fossi scottata e quando lo faccio, trovo lo sguardo di Camila sulle mie labbra e la sua bocca che forma una O. I suoi occhi nocciola bruciano dentro i miei. Non fa niente per allontanarmi e nonostante la paura di un rifiuto, nonostante le fottute paure di tutta la giornata, resto ferma, come tramortita dalla sua bellezza.

Il mio cervello si spegne e io non penso più.


Pandangolo:

Hola a tutti! Innanzitutto Buon Anno again, spero vi siate tutti divertiti!
Poi, ho aggiornato, non è il capitolo più bello del mondo, ma mi serviva far uscire fuori i pensieri e i sentimenti. Non so se ho messo bene a fuoco Camila, quindi se così fosse vi prego di farmelo notare :)

Mi scuso per gli errori del caso, l'ho scritto ieri notte e tra poco mi addormentavo sulla tastiera.

Grazie a tutti per le magnifiche recensioni, per farmi capire che non sto andando così male e per aver dedicato dei minuti del vostro tempo a questa storia! Ovviamente grazie a tutti quelli che leggono in silenzio e che seguono comunque la storia!

Alla prossima, e grazie ancora, Pando :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


And darling I will be loving you ’til we’re 70.
[Tesoro ti amerò fino a quando avremo  settant'anni]

CAMILA POV
 
Sono sempre stata una persona piuttosto romantica. Mi è sempre piaciuto pensare che nella vita prima o poi avrei trovato il mio principe azzurro e che avrei avuto una di quelle storie romantiche che vedi solo nei film. Un po’ di avventura e romanticismo, tutto unito dall’amore che avrei provato per quest’altra persona.

Quando mi sono resa conto che in realtà la persona che il mio cuore voleva era una lei e che tutto sarebbe stato complicato, ho ricominciato a rivedere le mie fantasie. Se da una parte pensare che Lauren fosse la persona con cui sarei invecchiata mi faceva sussurrare la parola “stupida” e scrollare il capo rivolta a me stessa, dall’altra qualche volta quel pensiero mi toccava così profondamente che riuscivo a sentire il suo profumo, la sua voce invecchiata, la nostra casa e i bambini.

Mai avrei creduto di poter pensare ad una cosa del genere, semplicemente all’età di diciotto anni. Molte volte ridevo di me stessa, mi dicevo che dovevo smetterla e che erano solo fantasie illusorie, ma non potevo fare a meno di sorridere dolcemente a tutte quelle immagini inventate che mi passavano davanti.

Mi rendo conto di essermi addormentata appoggiata al divano. Sento dei rumori vicino a me e cerco di capire cosa succede. Un profumo che conosco mi riempie le narici, sento i lunghi capelli neri sfiorarmi il braccio, due ginocchia che si appoggiano al tappeto senza toccarmi, ma che mi fanno sentire quasi in trappola. Il mio cuore esplode e probabilmente sto sorridendo quando apro lentamente gli occhi.

Nonostante io abbia già riconosciuto la presenza che ho di fronte, ho qualche difficoltà a crederci quando, aprendo gli occhi, mi ritrovo le labbra di Lauren a pochi centimetri dalle mie, i suoi occhi nei miei, le pupille dilatate e quel verde ora così profondo e scuro che quasi non riesco a leggere.

Quando si accorge di avermi svegliato, non si muove. Il mio respiro è a tratti veloce e a tratti assente: non capisco cosa stia succedendo. Vorrei tanto che Lauren si fosse avvicinata per baciarmi. Sembra assurdo anche solo pensarlo, ma non riesco a togliermelo dalla testa.

Tento di formulare una frase, lei ancora ferma, i suoi occhi ora sulle mie labbra. Non ho il coraggio di baciarla, di fare un primo passo, con la paura che si possa allontanare e che si possa definitivamente chiudere ciò che è rimasto della nostra amicizia, e non voglio. Avevo passato mesi a fare l’indifferente, a non calcolarla, spendendo il mio tempo con le altre e Austin, ma avevo capito che non sarebbe stata la soluzione giusta. Mi mancava come ti manca casa quando stai lontano per tanto tempo. Volevo riavvicinarmici, chiederle scusa e capire se si potesse riparare qualcosa. Certo quello non era il modo che avevo immaginato.

“Te lo ricordi”

Le dico, sgranando gli occhi. Mi sento male al pensiero che Lauren si possa ricordare il bacio, ma non posso fare a meno di confessarle quel piccolo segreto.

Lei annuisce semplicemente, senza dire niente.

“Perché non me l’hai detto?”

Scrolla le spalle e appoggia una mano sul mio braccio. Quando parla la sua voce è bassa.

“Non l’hai fatto neanche tu”

Mi rendo conto che ha ragione e che entrambe abbiamo mantenuto il segreto. Il problema rimane che io ero sobria e lei no. Speravo non si ricordasse di quel dettaglio.

“Già…”

Le rispondo, la pelle che brucia sotto il tocco della sua mano. Non parliamo più, e tutto ciò che posso guardare è il suo viso, ogni lineamento, così vicino al mio da togliermi il respiro.

È in questo momento che penso che probabilmente potrei arrivare a settant’anni e amare ancora il suo viso, le sue labbra carnose, gli occhi verdi, così brillanti ora che mi stanno facendo impazzire. I capelli sarebbero tinti di un grigio che sfumerebbe nel bianco, la sua pelle sarebbe meno liscia, ma scopro di non volere nient’altro che quello, per tutto il tempo che posso ottenerlo.

Questo pensieri mi colgono all’improvviso, e capisco che non voglio sprecare un altro minuto ad essere impaurita, un altro minuto a domandarmi quale potrebbe essere la sua reazione, come potrebbe allontanarsi da me. Dopotutto ci siamo già allontanate, dopotutto quell’indifferenza che non le avevo mai spiegato magari le aveva fatto più male di un bacio condiviso.

Non ho motivazioni per non farlo. Il nostro rapporto non ha rovinato il gruppo, quando eravamo insieme c’era un po’ di tensione tra me e lei ma non affliggeva nessuna delle altre, per quanto se ne dispiacessero, intente a godersi gli attimi di quella vita che ci era stata donata.

Ma il mio cervello è troppo occupato dalle mie riflessioni e i miei occhi sono così immersi nel verde smeraldo, scuro e meraviglioso, che non mi accorgo che Lauren si sta avvicinando e in pochi secondi le sue labbra sono sulle mie.

Sono frastornata, assolutamente attonita e dopo tutti quei pensieri mi verrebbe quasi da ridere.

Ma non potrei mai farlo, non potrei perché il mio cuore sta per esplodere, le mie mani si posano delicate sulle sue spalle, tremanti. La mia pelle si increspa, brividi mi scorrono sulla schiena. I miei occhi, stralunati e sbigottiti, si chiudono quasi subito, le mie labbra così vogliose di ricevere quel bacio appena accennato.
Comincio a muovere le labbra lentamente, seguendo il ritmo delle sue. Sento il cuore finire nello stomaco, o lo stomaco finire nel cuore, è tutto così confuso e bellissimo e agghiacciante allo stesso tempo che non sento niente, non vedo niente. Gusto solo il sapore delle sue labbra sulle mie, che da dubbiose stanno diventando pian piano confidenti. Le mie mani si stringono sulle sue spalle per poi cadere sulle sue cosce. Non riesco neanche a muoverle, così spossata dal bacio inaspettato.

La sua mano destra si appoggia alla mia spalla ed entra a contatto con la mia scapola scoperta. La mia pelle pulsa sotto il suo tocco e sento il cuore correre, così forte da non respirare. Poi fa scendere la mano lungo il mio braccio e afferra la mia, intrecciando le nostre dita insieme. Era una cosa che facevamo spesso, ma era bello scoprire quanto un semplice ed abitudinario gesto possa avere diverse sfumature, in diverse situazioni, anche con la stessa persona.

Il bacio è dolce e timido. La mano che ho libera finisce sulla sua guancia. Gliel’accarezza con dolcezza e sento e provo e odo il mio corpo compiere gesti che il mio cervello non ha mai approvato o ricercato. È tutta una questione di volontà non detta.
La guancia sotto la sua mano si stende quando le sue labbra formano un sorriso. Apro per un attimo gli occhi e il suo sguardo mi fa capire che è totalmente in un altro mondo.

Non so niente, non so perché mi abbia baciata, non so se prova quello che sento io, se sa quali sono i miei sentimenti. Quei dubbi mi fanno chiudere gli occhi e approfondire il bacio. Le sue labbra sono così dolci e passionali che potrei aggrapparmi a lei e non cadere mai. Una sua mano mi attraversa i capelli e si posa dietro al mio capo: dopo pochi secondi il bacio diventa veloce, affannoso. I nostri corpi si avvicinano di più e quando sento la sua lingua cercare di intrufolarsi nella mia bocca, non posso far altro che lasciarla fare, inebriata dal gusto, inebriata dal suo profumo, inebriata da Lauren.

Le nostre lingue lottano senza sosta, in una rincorsa affannata e per un attimo ansimo. La sua mano che prima era intrecciata con la mia interrompe il contatto e si posa sulla mia guancia, l’altra segue la prima e adesso le sue mani mi spingono contro di lei, con forza e dolcezza allo stesso momento.

Sento di non volere alto, che questo momento mi basta, che tutto ciò che vorrei sarebbe continuare a baciarla per il resto della mia vita. I brividi continuano ad incresparmi il corpo, ogni parte di esso è vigile, l’unica cosa intorpidita è il mio cervello e ringrazio il cielo che sia così.

Porto le mani dietro alla sua schiena e avvicino più che posso il suo corpo al mio. Passare da un bacio dolce ad un bacio passionale mi fa quasi morire di crepacuore, ma mi mantengo salda, tra le sue braccia. I miei piedi si posano sulle sue cosce, totalmente incapace di pensare e restare ferma. Le nostre lingue si muovono allo stesso ritmo. Mi sono sempre sentita attratta da quelle labbra che all’apparenza sembravano morbide, e avevo completamente ragione.

Erano così potenti, la sua lingua così capace, che non riesco a resistere a succhiarle il labbro inferiore. La sento accennare un sobbalzo ma non si stacca e non dice niente. Le sue mani ora sono distanti dalle guance, allacciate al mio collo. Succhio il labbro di Lauren come pensavo non sarei mai stata capace di fare. Sono distrutta. Emotivamente e fisicamente. Distrutta perché per quanto l’avessi sognato ripetutamente e timidamente di notte, per quanto avessi immaginato che potesse essere una delle cose più belle, non avrei mai potuto minimamente capire che sarebbe stato così.

Era il secondo bacio nel giro di due giorni che mi faceva perdere la testa: durante il primo però Lauren era ubriaca, completamente presa dall’alcool e da pensieri maliziosi. Questo bacio invece è vero e voluto, e passionale e dolce e profumato e così maledettamente Lauren.
Ho il fiato corto ma ho paura di staccarmi, immaginando già che lei possa riprendersi da quel momento di pazzia e scappare, quindi insinuo la lingua nella sua bocca di nuovo e porto il mio corpo ad abbracciare il suo. Non so dove trovo il coraggio, ma probabilmente non si tratta di quello: si tratta di incoscienza, si tratta di amore. Ho sempre pensato che l’amore fosse il coraggio vestito da Re.

Il mio corpo si strofina sul suo, come se fosse un gesto automatico, come se l’avessi già fatto mille volte. Era assurdo come con lei sembrasse tutto naturale.

Le sue dita ora sono tra i miei capelli, bisognose di più contatto, bisognose di sentire che tutto ciò è reale. Questo gesto mi fa venire ancora più voglia di approfondire quello che sta succedendo tra di noi. Trovo il coraggio di staccarmi dal bacio e quando la guardo i suoi occhi sono chiusi, il respiro è pesante e la bocca pulsa. Le guance sono rosse e i capelli le ricadono scompigliati sulle spalle. Non le do il tempo di ricordarsi dov’è e cosa sta facendo, e quando le mie labbra sfiorano a malapena la pelle del suo collo in un bacio, sento il suo mento salire, la testa inclinarsi e la sua voglia di avere ancora di più, di regalarmi più spazio. Il mio respiro diventa pesante quando sento un calore diverso, non più solo sulle guance. Cerco di mantenere il controllo di me stessa e di non andare oltre e poso baci sulla sua pelle chiara, ma così delicata, liscia e profumata. Bacio ogni parte, ogni neo, ogni sfumatura di rosa, poi lascio che la lingua la tocchi proprio sotto al mento e la sento sussultare. Sorrido all’effetto che stranamente ho su di lei: io che pensavo di essere così ingenua e incapace. Le mie mani la tengono ferma, le sue mani si stringono alla mia schiena. Continuo quel gesto a volte con leggerezza, a volte con rapidità.
Dire che mi verrebbe voglia di morderla è dir poco, ma non voglio lasciarle nessun segno, ancora paurosa di quello che potrebbe succedere una volta finito quel momento.

Continuo a baciarla finché lei non mi scosta dal suo collo per unire di nuovo le nostre labbra.

È questo il momento in cui un suono raggiunge a distanza le nostre orecchie e sobbalziamo. All’inizio non riesco a ricordare che suono sia, troppo presa dai nostri corpi fusi insieme e dalle labbra che mi vanno a fuoco. E dal mio cervello spento e dal mio cuore acceso.

Quando per la seconda volta il suono si ripropone, ancora seduta sulle gambe di Lauren, capisco che è il campanello.

La guardo per un attimo, cercando di decifrare quei dannati occhi: ci trovo passione, ma anche sconforto e dolore. Non mi scosta e non fa movimenti duri o veloci, semplicemente toglie le mani dalla mia schiena e lascia che mi prenda il mio tempo per realizzare e di cambiare posizione. Quando sono di nuovo sul pavimento, Lauren si alza e si passa una mano tra i capelli, come a ricomporsi. Cerca di riprendersi un attimo dal momento che abbiamo passato e va verso la porta. La guardo e non posso fare a meno di sorridere e di nascosto mi sfioro le labbra con le dita. Le mani mi tremano. Cerco di prendere un respiro profondo, tutto mi sembra ancora ovattato.

“Ciao”

Quando sento la voce di Lauren sorpresa e, anche se mi sembra assurdo pensarlo, triste, mi chiedo chi possa esserci alla porta. La sua voce mi raggiunge e il mio cuore batte forte impaurito: proprio un bel tempismo.

“Ciao Lauren”

Appena la voce di Austin mi raggiunge mi alzo veloce, mi ricompongo e scopro che come prima le mani, anche le gambe mi tremano per il momento che ho condiviso con Lauren. Cerco di mantenermi in piedi e mi sventolo le mani davanti al viso. Perché proprio adesso?
Perché dev’essere tutto complicato?

Esco dalla sala e vado verso l’ingresso.

“Ciao!”

Mi dice lui appena mi vede, un sorriso dolce sulle labbra.

Lauren sta ferma senza dire una parola, gli occhi puntati ai piedi, un po’ offuscati. Vorrei abbracciarla, solo questo. Vorrei capire perché
quello sguardo e probabilmente capirei che è imbarazzata di stare davanti al ragazzo che in teoria mi piace dopo quello che ci è successo, che abbiamo fatto accadere.

Lo saluto con la mano, mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia, come nostra abitudine. Lauren si allontana per un attimo. Austin mi guarda e poi comincia a parlare.

“Scusami, ero a casa tua ma tu non c’eri e mi hanno detto che eri qui. Probabilmente te lo sei scordata – si posa una mano sulla testa a mò di imbarazzo – ma dovevamo vederci per le 4 da te”

Il suo tono non sembra accusatorio, né tantomeno arrabbiato, solo dispiaciuto. Il cuore mi sprofonda perché con tutto quello che è successo ieri sera quell’appuntamento l’avevo proprio scordato. In quel momento, mi ricordo anche che sarebbe stato il nostro effettivo primo appuntamento. Lauren ritorna dalla cucina con un bicchiere d’acqua tra le mani.

“Posso offrirti qualcosa Austin?”

Si appoggia al muro con un sorriso gentile sul volto. Sembra più rilassata di prima ed a suo agio.
Lui scuote la testa e io mi rendo conto che non ho neanche avuto il tempo di chiedergli scusa.

“No grazie, sono di fretta, tra poco ho l’aereo”

Mi dispiace capire di averlo fatto aspettare per niente. Per quanto io sappia che Austin non mi piace in quel modo e che nel profondo ho avuto solo volontà di autoconvincermene – e a volte funzionava pure – il mio cuore subisce una piccola stretta a vedere il ragazzo davanti a me con sul volto un sorriso dispiaciuto.

“Mi dispiace tanto! Ieri è stata una serata … impegnativa ecco, e mi sono addormentata mentre stavamo guardando un film. Mi sono
svegliata poco tempo fa! Scusami veramente, non è stato intenzionale!”

Lui mi sorride di nuovo. Sento lo sguardo di Lauren su di me e tento di ignorare questa strana sensazione di disagio e gelosia che sento possederla.

“Tranquilla, può succedere! Prima di partire volevo almeno salutarti, visto che non so neanche quando ci vedremo di nuovo!”

Con un gesto leggero mi prende la mano e me la stringe. Vorrei non aver mai detto sì a quel dannato appuntamento, mai. Non dopo quello che è successo con Lauren, non dopo aver sentito riaffiorare con efficacia i sentimenti che non provavo per nessun altro che per lei. Non allontano la mano perché non voglio ferirlo ancora e gli sorrido.

Non so più cosa dire, e in realtà ho già detto ben poco. Per fortuna lui prende quella mia reazione come una cosa positiva e ride della mia insicurezza.

“Mi conviene andare che altrimenti perdo l’aereo! Ci…”

Ma lo vedo confuso e questa volta lo aiuto.

“Ci sentiamo ovviamente e appena riusciamo a vederci giuro che mi faccio perdonare”

Lui ride e annuisce.

“Ok perfetto, allora ciao Lauren e scusa il disturbo”

Austin rivolge lo sguardo a Lauren e quando mi giro verso di lei, il suo corpo è ad un passo da me, mi sfiora la mano libera senza farlo apposta e vorrei morire lì. Il gesto non intenzionale è dettato da Lauren che si porta verso Austin per dargli un bacio sulla guancia.

“Torna quando vuoi”

Gli sorride e poi si allontana di nuovo. Quando mi sorpassa sento una scossa elettrica attraversarmi il corpo e non sono sicura che sia una reazione positiva.

A questo punto gli occhi di Austin sono su di me e mi sento di nuovo a disagio. La sua mano è ancora aggrappata alla mia, la prende e se la porta alle labbra, posando un bacio sul dorso. Lo fa in modo carino e quasi scherzoso e non posso fare a meno di farmi scappare un sorriso.

“A presto” mi sussurra prima di attraversare il vialetto ed entrare nella macchina che l’avrebbe portato in aeroporto.

Lo saluto con la mano e appena il van esce fuori dalla mia vista, paurosa ed intimidita mi giro verso dove prima si trovava Lauren. Invece
di trovare la sua presenza trovo il muro vuoto e l’ansia mi sale. Il cuore mi batte forte e questa volta non è per le sue mani nei miei capelli, ma per questa fottuta paura di perderla ancora e ancora e ancora. Non riesco ad immaginarmi senza di lei.

Chiudo la porta di casa delicatamente, non particolarmente pronta ad affrontare quegli occhi verdi. So soltanto che quando entro in sala, trovo Lauren seduta sulla poltrona con uno sguardo che non riesco a decifrare. Quando alza gli occhi su di me, capisco che quello che ho pensato poco prima si sta per avverare.
 
 
LAUREN POV

 
Guardo Camila e Austin parlare. La gelosia invade il mio corpo in una reazione automatica. Mi sono sempre chiesta perché e non ho mai trovato risposta, e sinceramente quello non era il momento adatto per pensarci.

Sono sconvolta.

Le gambe mi tremano ancora dopo il nostro momento e non so cosa pensare. Al solo pensiero il cuore mi batte forte e la saliva si azzera. Se speravo che baciarla potesse aiutarmi a capire, decisamente la scelta non è stata delle più giuste.
Era stato così bello e massacrante allo stesso tempo. Il mio cervello mi diceva di smetterla, che era una cosa sbagliata, il mio cuore mi spingeva ad avvicinarmi, a baciarla ancora più forte. Non sapevo di cosa si trattasse, non sapevo perché tutti quei sentimenti contrastanti si fossero scatenati in quei giorni e mi sembra assurdo di aver baciato la mia migliore amica.

Ho baciato la mia migliora amica.

Questo pensiero mi colpisce così forte che sento di avere lo stomaco sottosopra. Mi mantengo appoggiata al muro e da una parte spero che Austin se ne vada presto portandosi con sé Camila. Non era colpa sua, non volevo trattarla male solo a causa di miei pensieri confusi, sentimenti confusi, azione confuse.

Quando finalmente sento che Austin mi saluta, cerco di rimanere normale e di non dare a vedere la centrifuga di emozioni che sento nel cuore e che non riesco a ragionare col cervello. Mi avvicino per dargli un bacio e poi ritorno nella posizione di prima. Le mie speranze svaniscono quando vedo il ragazzo allontanarsi e Camila rimanere sulla porta.

Torno in sala, incapace di pensare, incapace di capire cosa fare. Perché dev’essere tutto complicato? Perché la mia migliore amica era in quel momento la persona che non volevo né vedere né ascoltare? Perché ogni volta che ripenso a questo maledetto bacio mi ritrovo a sorridere e contemporaneamente mi sento sbagliata?

Mi passo entrambe le mani nei capelli e mi siedo sulla poltrona. Ho bisogno di stare da sola, di sdraiarmi nel letto, chiudere gli occhi e dormire.

Quando Camila torna, ho paura del mio sguardo e del mio corpo. Ho paura di guardarla, imbarazzata. Come si sente lei? Perché non ha fatto niente per respingermi? Confusione, maledetta confusione. Sento i suoi occhi sulla mia figura e con coraggio mi giro e la osservo. Lei sembra intimidita, le mani che si stringono l’una nell’altra, uno sguardo che non riesco ad interpretare. Eppure era questo che ci legava, la nostra capacità di capirci in un istante, di essere sulla stessa lunghezza d’onda: come possono due persone cambiare così velocemente da non intendersi più?

Resta ferma dov’è, abbastanza lontana da dove sono seduta. Per quanto mi faccia male guardarla e sentire il suo profumo impregnare la stanza, il bisogno di abbracciarla e stringerla è così forte da farmi male. Ma non mi muovo, peggiorerebbe solo le cose.
Non so cosa dire e lei sembra essere della mia stessa idea. Mi sforzo quando pronuncio le prime parole dette tra di noi dopo quel momento.

“Ti porto a casa”

Non so se sono stata brusca, non riconosco né la mia voce e né il mio tono e neanche lo sguardo che mi lancia dopo quelle parole.

“Non fa niente, chiamo i miei genitori, sapevano già di dovermi venire a prendere”

L’idea di avere Camila in casa per altri minuti mi terrorizza, incapace di capire cosa provo e sento. Devo stare da sola.

“Non importa, ti accompagno io, almeno esco un attimo di casa”

Faccio di tutto per essere distaccata e per quanto voglia guardarla negli occhi, mi viene più difficile di quanto effettivamente pensi.

Lei non protesta e la vedo salire le scale che portano nella mia camera. Prendo un respiro profondo e cerco di concentrarmi, di non
perdere il controllo. Sono così confusa che se da una parte vorrei stare con lei e parlare di ciò che è successo e capire, non lasciarla sola, dall’altra ho il bisogno di stare senza di lei, di far pace con il mio cuore e con il cervello. Mi serve silenzio.

Non mi muovo dalla poltrona finché non mi accorgo della presenza di Camila che scende le scale con lo zaino appoggiato ad una spalla. A questo punto mi alzo e mi dirigo verso l’ingresso, infilando le scarpe e prendendo le chiavi della macchina che i miei avevano lasciato a casa. Camila mi raggiunge in poco tempo, imita il mio gesto e usciamo fuori di casa in silenzio.
Se ho pensato che quei mesi di indifferenza fossero stati un inferno, questo momento potrebbe superare qualsiasi tipo di comportamento e sensazione. Cerco di scalciare il disagio che mi entra nella pelle con Camila ora seduta nel sedile del passeggero.

Non dice niente, non parla e una volta partite guarda fuori dal finestrino con uno sguardo che non riesco a vedere. Accendo la radio ed è l’unica cosa che ci accompagna fino a casa di Camila. Il viaggio è corto per fortuna e quando mi fermo e la mia compagna capisce di dover scendere, si gira a guardarmi. Il cuore sprofonda quando il mio sguardo incrocia il suo. Sembra triste e mi fa male, e voglio andarmene, scappare. Sentirmi così sbagliata per un gesto che poteva significare il niente mi faceva pensare a quanto fossi stupida, ma il mio cervello ancora non aveva elaborato e neanche il mio cuore.

“Lauren…ne dovremmo parlare…”

Camila prende il coraggio e dice quelle parole che non ero stata in grado di parlare io. Sposto lo sguardo sulla strada di fronte a me, cercando di non risponderle malamente, di non farle ulteriormente del male. Probabilmente lei provava le stesse sensazioni e io la stavo semplicemente escludendo dai miei pensieri, ma non potevo fare altro.

“Ho bisogno di pensare e di stare da sola”

Le uniche parole che il mio cervello è riuscito a processare suonano dure e secche.

“Lo so ma…”

Camila cerca di non lasciarmi andare, cerca di trovare risposte con me al suo fianco, cerca di non sembrare debole perché conosce le mie reazioni, conosce tutto di me.

“Ti prego, non insistere. Non voglio discutere e ora non è il momento di parlare di ciò che è successo. E poi non credo ci sia molto da dire”

La mia urgenza di ridurre l’importanza di quel gesto e di quello che c’è stato tra di noi poco prima mi assale e mi fa dire parole che vorrei tenere ferme nella mia bocca.

“Cosa vuol dire?”

Mi giro verso di lei e la guardo negli occhi.

“E’ stato un bacio, un semplice bacio. Farne un dramma non risolve niente e non migliora la nostra amicizia”

Non posso dire parole più stupide, far parlare il mio orgoglio, le mie paure e le mie difese. Questa volta Camila non mi risponde ma sembra rabbiosa e triste e i suoi occhi diventano offuscati. L’ho ferita, proprio quello che mi ero riproposta di non fare. Continua a non parlare e si limita a scendere dalla macchina e marciare sul vialetto. Con fretta metto in moto e riparto verso casa.

Lancio un ultimo sguardo alla sua figura e l’unica cosa a cui riesco a pensare sono le sue labbra sulle mie e le mie mani tra i suoi capelli.





Pandangolo:

I know, I know, I know (da cantare con il motivetto di We Know), mi devo scusare tantissimo! Vi chiedo scusa perché non era mia intenzione pubblicare così in ritardo ma l'ispirazione va e viene e purtroppo invece il lavoro resta sempre, sorry!

Ringrazio tutti, tutti, tutti, per le recensioni e ovviamente anche chi ha solo letto e spero abbia enjoiato il capitolo. E' sempre bello sapere che sto portando avanti qualcosa che vale la pena leggere!

Sperando che questo capitolo vi sia piaciuto, vi lascio e spero veramente di poter aggiornare al più presto! Ovviamente sapere cosa ne pensate, critiche o no, mi fa sempre piace!

Buona serata a tutti,
Pando :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Innanzitutto, chiedo scusa per il ritardo. Avevo questo capitolo pronto fino a due giorni fa, ma includeva Brad nella storia, e dopo quello che è successo ho cambiato direzione.
Sono qua a scrivere per avvisarmi il Fifth Harmony Ita ha lanciato un progetto per far avere delle lettere alle ragazze da parte nostra, quindi se volete partecipare al libro da dargli, qua ci sono tutti i dettagli:
http://t.co/O9j7FK9iIC .
Per domande ed informazioni, qua c'è l'ask: se avete qualche dubbio chiedete pure senza problemi :) 
http://ask.fm/FifthHarmonyITAProject .

Dopo ciò, vi auguro una buona lettura, sperando che questo capitolo possa piacervi, Pando!
 




And baby my heart could still fall as hard at 23
[E tesoro, il mio cuore può innamorarsi ancora così forte come a 23 anni]


CAMILA POV

Sono passati due giorni da quando Lauren mi ha lasciata nel mio vialetto di casa con le parole che meno avrei voluto sentire. Sapevo sarebbe andata a finire così. Conoscevo Lauren, sapevo quanta paura avesse di esporsi, di aprirsi e di confrontarsi con i suoi sentimenti. Per questo non avevo fatto il primo passo, per questo avevo lasciato che lei prendesse quella decisione.

La decisione di baciarmi.

Solo il pensiero di fa scoppiare il cuore. È una di quelle sensazioni che sai non riuscirai mai a trattenere e a spiegare. Sai già che appena ci pensi, appena ne parli o appena ti confronti con ciò che è successo tutto prende più luce e tu non puoi fare a meno di sorridere. Il cuore ti batte forte, le gambe ti tremano e ogni cosa attorno a te diventa inesistente.

Avevo provato quelle sensazioni per un intero anno, cercando di scacciare i sentimenti che sentivo per Lauren. Ma ora è tutto più chiaro, più luminoso. Quel sorriso, quel cuore affannato, i contorni sfocati di ciò che hai attorno, quello diventa ancora più forte.

Non avrei mai pensato di poter provare ancora qualcosa in più. Pensavo di essere arrivata ad un limite d’amore. Qualche volta mi dicevo che non avrei mai potuto amarla di più, che una persona non poteva sentirsi così per troppo tempo e che era come se fossi arrivata al livello massimo. 10. Punto. E invece più Lauren mi guardava, più mi stringeva, più sentivo le sue labbra sulle mie, più tutto diventava sensato e il mio amore per lei cresceva.

Era incredibile come avessi passato un intero anno a combattere quei sentimenti che era così chiaro non sarebbero passati in un batter d’occhio. Avevo tutto contro e dopo quello che era successo avevo deciso di non combattere.

Avevo deciso che non ne valeva la pena di privarmi di qualcosa che potevo costruire con impegno. Lauren dopotutto non ci aveva pensato troppo quando aveva attaccato le sue labbra alle mie.

Dopo quel giorno ero arrabbiata e confusa, la consapevolezza delle sue parole e dei suoi gesti così in contrapposizione mi avevano fatto male. Dormendoci su avevo capito che mi dovevo godere ciò che avevo e che forse potevo avere una piccola speranza.

Due amiche non si baciano come abbiamo fatto noi solo tre giorni fa.

Sono in aeroporto con i miei genitori, abbiamo appena scaricato le valigie e io mi giro per cercare una figura familiare attraversare le strisce pedonali per raggiungere il terminal di partenza. Quando mi rendo conto che i miei genitori stanno già entrando dentro allo stabilimento, li fermo.

“Dobbiamo aspettare Lauren!”

Cerco di trattenere il tremore della mia voce, un po’ agitata e confusa.

“Lauren ha preso l’aereo prima Mija, non te l’ha detto?”

Sento gli occhi aprirsi dalla sorpresa e le mie labbra formare una O alle prole di mia madre.

“Avanti Camila, altrimenti perderai il volo”

Mio padre cerca di farmi rinsavire e ci riesce. Non sapevo se sentirmi, nonostante tutto, sollevata o triste. Non sapevo se avrei voluto passare tre ore con lei da sola, sedute vicine in un aereo privo di privacy, o se forse sarebbe stato meglio affrontare il discorso che avevo premura di farle una volta nell’appartamento a Los Angeles.

Ora comunque non avevo scelta. Recupero lo zaino che ho appoggiato per terra e Sofie mi trascina triste verso il check in.
Quando mi fermo davanti alla fila che porta allo scanner del metal detector, vedo gli occhi di mia madre inumidirsi e sento la mia sorellina aggrapparsi alla mia gamba.

Mi abbasso e cerco di ristabilire il focus sulla mia famiglia, che in questo momento ha bisogno di me e delle mie attenzioni.

“Sofie non fare così, passerà in fretta vedrai”

Cerco di confortarla, notando una lacrima scenderle sul viso. Ogni volta la scena è sempre la stessa, il mio cuore si stringe e alcune volte è tanto difficile lasciarla da non volere che lei molli la sua solita presa sulla mia gamba.

“Ma adesso starai via per due mesi”

Passo una mano sul suo capo, accarezzandole i capelli.

“Ci possiamo sentire tutti i giorni e quando ho tempo usiamo Skype ok?”

Le faccio un sorriso, mentre mi chino. Lei molla la presa, mi guarda, cerca di forzare un sorrisetto e io capisco che sa che è difficile anche per me lasciarla e che la porterei in tour con me se solo potessi.

Annuisce questa volta meno triste, accettando il fatto che questa ormai è diventata la mia vita e che è tempo di crescere. Mentre avanziamo nella fila, do un abbraccio ai miei genitori. Cerco di non piangere e di mantenere la calma, trascinando l’unico bagaglio a mano che possiedo, ovvero il mio zaino.

Quando ho una persona davanti, li avviso che possono pure andare e che gli avrei mandato un messaggio una volta arrivata a Los Angeles. Dopo un ultimo bacio a mia madre, è il mio turno e non posso far altro che avanzare.

Una volta salita sull’aereo e preso il mio posto, il mio cuore e il mio cervello stanno litigando brutalmente.
Lasciare la mia famiglia era sempre doloroso. Due mesi non erano tanti e dopotutto i giorni passavano velocemente quando eri in tour, ma sapevo che prima o poi avrei avuto i momenti di mancanza di casa e solo al pensiero mi sentivo già male.

E Lauren di certo non migliorava la situazione.

____________________________

Arrivata nel nostro solito appartamento a Los Angeles, Lauren c’è.

Passo il resto della giornata con le ragazze, cercando di non pensare a ciò che voglio dirle. La paura di non sapere cosa pensa o prova è tanta ma se c’era una cosa che ci legava era l’empatia che avevamo l’una nei confronti dell’altra, e speravo che quello potesse aiutarmi.

La serata passata tranquillamente davanti ad un film senza troppe pretese. Nonostante tutto sento che le ragazze mi sono mancate e ogni volta che sono in loro compagnia mi sento quasi come a casa. Quando le altre vanno a dormire e io mi preparo per andare a letto, troppo stanca per il viaggio e i pensieri che mi intorpidiscono cervello e cuore, sento la porta principale aprirsi e chiudersi senza fare troppo rumore.

Rimango paralizzata per un momento perché so che è Lauren e che è arrivato il momento di confrontarci, ma è quasi assurdo quanto non riesca a muovermi e a quanto tutto il coraggio a cui avevano fatto affidamento i miei pensieri fosse andato a farsi benedire. Il cuore mi batte ansioso, ferito e impaurito e io cerco di calmarmi. Tento di posare lo spazzolino sul lavandino mentre sento passi salire le scale che portano al piano di sopra, quello in cui attualmente mi trovo. Chiudo gli occhi per riprendermi.

Pensare di essere pronta per affrontarla è stato così assurdo che quasi rido da di me stessa.

Sono così presa dai miei pensieri, gli occhi chiusi e il rumore del cuore martellante nel petto, che non mi rendo conto che qualcuno raggiunge la stanza in cui sono e si appoggia sulla cornice della porta.

“Camila?”

La sua voce è flebile e impastata e io non credo totalmente di voler aprire gli occhi. Fuori è buio, le ragazze sono tutte a dormire e sento solo il rumore dei nostri respiri.
Non voglio guardare, non voglio sentire. Vorrei solo ritrovarmi sdraiata nel letto, con le lenzuola fin sotto al mento e un obiettivo per oggi non raggiunto.

“Camz?”

Sento il suo corpo avvicinarsi, ma senza accorgermene il mio automaticamente si sposta all’indietro. Apro gli occhi, un po’ scossa e arrabbiata per il mio stesso atteggiamento infantile. Vorrei che iniziasse a parlare lei, sa che non possiamo lasciare le cose così, sa che quello che è successo significa qualcosa. O almeno lo spero.

Quando apro gli occhi, tutto ciò su cui mi riesco a focalizzare sono i suoi occhi stanchi, il braccio alzato a metà in aria e uno sguardo che ovviamente non riesco a decifrare.

“Hai fatto tardi”

Dalle mie labbra escono le ultime parole che avrei mai immaginato di dire. Hai fatto tardi. Sembro sua madre, il tono minaccioso e lo sguardo preoccupato.
Lei fa spallucce e cerca di non far caso alle mie stranezze.

“Ero da Alex. Mi sono addormentata sul divano mentre guardavamo un film”

Mi sento muovere il capo in segno d’assenso, ma non aggiungo nient’altro.

Quando vedo il suo dito viaggiare in aria capisco che è lì per un preciso motivo. Tra noi c’è un non indifferente disagio e per quanto il mio corpo la voglia sentire vicina, il mio cervello mi continua ad urlare di starle lontana, che così non mi sarei fatta male di nuovo.

Dov’erano finiti tutti quei discorsi che in quei due giorni avevano occupato mente e cuore?

“Dovrei lavarmi i denti”

Annuisco di nuovo e mi sposto, in modo da lasciarle una via verso il lavandino. Esco di fretta dal bagno, appoggiandomi al muro del corridoio, aspettando che finisca di lavarsi per poi tornare a concludere quello che stavo facendo prima che arrivasse e mi facesse diventare tutto d’un tratto una ragazza senza midollo.

Il cuore mi martella in tutto il corpo, le gambe tremano e istintivamente mi mordo il labbro. Non pensare al bacio, non pensare al bacio.
I minuti passano e mi sembra che quel momento duri in eterno, quando vedo uscire Lauren dal bagno con la giacchetta che prima aveva addosso ora appoggiata al braccio e i capelli raccolti in una coda.

Quando mi trova fuori, in piedi, attaccata al muro del corridoio la vedo interdetta. Non sa cosa dire o fare e la sento confusa. Questo mi fa rilassare. Dopo un tentennamento, cerca di farmi un sorriso e mi augura la buona notte.
Prima che possa avviarsi definitivamente verso la sua camera alla fine del corridoio, di colpo mi stacco dal muro e le afferro la mano, trattenendola.

“Lauren, aspetta…”

Lo sussurro, impaurita di mio e soprattutto con nessuna intenzione di svegliare le ragazze. Lei è sorpresa, ma resta ferma e fa come le ho detto, aspetta.

Le mie labbra si aprono ma non esce nessun suono. Sentire di non riuscire a parlarle come avevamo sempre fatto mi fa più male di quanto volevo desiderare. Il contatto con la sua mano mi fa traballare di nuovo e sentire che le sue dita non si muovono e la stretta è quasi nulla mi dà una sensazione di vuoto.
Dopo alcuni secondi di completo silenzio e di miei tentativi falliti, la mano di Lauren scappa dalla mia e il suo sguardo si fissa sul pavimento.

“Passaci sopra, non è successo niente. Non farti problemi, ok? Solo perché è successo quello che è successo non vuol dire che tu provi qualcosa per me o viceversa”

E’ lei a sbloccare la situazione. E’ lei che come sempre prende le redini di ciò che siamo e che le muove a suo piacimento. Ci porta dove vuole lei. Anche quando avevo deciso di non calcolarla, senza saperlo Lauren aveva completamente in mano ciò che c’era tra di noi e questo non poteva negarlo nessuno, anche se avrei tanto voluto fosse il contrario.

La sento sulla difensiva. Si muove nervosamente l’anello di sua nonna sul dito. Conosco quel gesto come le mie tasche.

Se di solito le parole sono, a detta di tutti, un mio dono e se di solito riesco a stemperare momenti peggiori con una battuta o con frasi non convenzionali, in questo momento non mi viene niente in mente e confusione e disagio si impossessano di me.

Vorrei dirle quanto la amo, vorrei dirle quanto sono gelosa di Alex, vorrei dirle quanto vorrei baciarla, stringerla tra le mie braccia e stare così per tutta la vita. Vorrei dirle quanto l’amore che ho per lei è illimitato e che ogni giorno mi sento una di quelle adolescenti con le farfalle nello stomaco solo perché la loro prima cotta le ha guardate o salutate. Vorrei dirle che mi sento una completa idiota ogni volta che tento di parlare di cose importanti e nessuno mi prende sul serio e che ogni volta che una mia battuta la fa ridere il mio cuore scoppia di gioia e non posso trattenermi a sorridere da sola sperando che nessuno se ne accorga. Vorrei dirle che sono stanca di fingere. Vorrei dirle che il giorno in cui l’ho conosciuta ho sentito una di quelle sensazioni che non ti sai spiegare, quelle sensazioni che non riesci a toccare, odorare, e che non riconosci, ma ti attraversano il corpo e non ti lasciano più. Vorrei dirle che mi ha attraversato corpo e anima, che ora mi sento inerme e fragile e che tutto ciò che noto durante le mie giornate è lei. I suoi occhi. La sua ironia, i suoi capelli, il suo profumo. E anche quello sguardo concentrato di quando legge o quando si impegna a fare qualcosa. Vorrei dirle che tutto ciò che vedo, odoro, sento e tocco è lei, la sensazione del suo corpo sul mio, del suo profumo che mi fa girare la testa, del suono del mio nome che esce tra le sue labbra, come se fosse un piccolo segreto.

Eppure tutto ciò che riesco a fare è guardarla andare via, perdendo la mia prima opportunità di dirle ciò che provo da un anno. Mi appoggio di nuovo al muro e tento di ricordare le ultime parole che ha detto.

Ma io provo qualcosa per te, è la risposta che non ho avuto il coraggio di dare a lei, e che ora sto dicendo alla porta chiusa della mia camera.

_______________________________________

I giorni passano, le prove sono estenuanti e le interviste per l’uscita dell’album diventano consistenti. Finalmente sta per arrivare il momento che tutte noi abbiamo desiderato da una vita e sinceramente tutti questi avvenimenti mi prendono un po’ del tempo, che se fossi stata a casa, avrei usato per pensare a Lauren.

Sì, lei è sempre lì con me. Non ci calcoliamo molto, difficilmente ci ritroviamo sole e quando siamo con le altre facciamo finta che non sia successo niente. Ufficialmente è così, e soprattutto Lauren vuole che sia così.

Il mio obiettivo di combattere e portarla via al resto del mondo era rimasto incastrato nel cassetto dei desideri e ancora non riusciva ad uscire e a capire che strada prendere. Prima o poi l’avrei aperto, ne sono sicura.

Non mi sento pronta e ho paura di fare il passo più lungo della gamba. Ho sempre pensato di essere una persona timida ma che quando vuole qualcosa se lo va a prendere. Le audizioni di X Factor sono un grande esempio. Ma lì ero io, solo io. Lì era la mia costanza e tutto dipendeva dalle mie azioni. Questa volta siamo in due e tutto è più complicato.

Ogni giorno tornavamo a casa stanche morte, vogliose di una doccia, un buon pasto e di buttarci nel letto a dormire. Era una sensazione che salvava e migliorava le mie giornate: la soddisfazione di lavorare come una matta, di avere dei buoni feedback, di fare piccoli passi verso un obiettivo più grande, dava un senso al cuore sghembo che mi ritrovavo.

Una sera, mi ritrovo seduta sul letto a parlare con Sofie. Finalmente siamo riuscite a contattarci tramite Skype e vedere il visino della mia sorellina non poteva che migliorarmi lo spirito. Mentre cerco di piegare il computer per guardare meglio lo schermo, vedo una figura fermarsi davanti alla mia porta al suono della voce di Sofie.
Osservo lo sguardo di Lauren cambiare e trasformarsi in un sorriso.

“Cam, che succede?”

Senza volerlo mi sono bloccata alla sua vista e non ho più calcolato i racconti del piccolo diavoletto che avevo sullo schermo.

“Chi c’è?”

Con Lauren lì, rispondere nessuno sarebbe sembrato sgarbato e senza senso.

“C’è Lauren”

Vedo mia sorella saltare sul letto e la telecamera del pc muoversi.

“Fammela salutare!”

Sofie e Lauren avevano sempre avuto un rapporto speciale ed era una delle cose che mi rendeva più felice che mai.
Poso di nuovo lo sguardo su quegli occhi verdi e noto che si sta già dirigendo verso di me. Scrocio le gambe e mi sposto più in là, facendo spazio al suo corpo.
Inutile dire che la vicinanza mi rende subito debole e che tutto ciò a cui penso è stringerla a me più forte che posso.

“Ciao Angioletto”

“Ciao Lo! Cosa fai? Stavi andando a letto?”

Lauren e Sofie parlano per un po’, scherzano, ridono ed mi accorgo che è da tanto che non vedo la mia amica così rilassata. Dopo poco si toglie le scarpe e si mette comoda sul letto, incrociando le gambe. Io resto lì senza parlare, ascoltandole e godendomi la vicinanza dei nostri corpi.

Ad un certo punto sentiamo la voce di mia mamma urlare dal piano di sotto.

“Mamma vuole che spenga che domani ho scuola”

“La mamma ha ragione piccolina, vai pure, tanto ci sentiamo domani”

Sofie annuisce entusiasta, ci saluta, ci augura la buona notte e senza difficoltà scollega la chiamata.

Con automaticità, spengo il computer pronta a metterlo da parte, il libro sul comodino che aspetta la che gli dia attenzioni.
Lauren non si muove se non per scrociare le gambe e posare la testa sul cuscino, sdraiandosi. Nonostante tutto, mi sento quasi rilassata e questa sensazione mi riporta a vecchi ricordi, di quando tra di noi tutto era più facile. C’è stato un tempo in cui io ancora non conoscevo i miei sentimenti e tutto ciò che avevamo era niente di più che un’amicizia profonda. Qualche volta il desiderio di tornare a ormai un anno e mezzo fa è così forte da farmi male.

Posa le mani sul suo ventre. Io prendo il libro e appoggio la schiena sul muro. Non so perché la sua vicinanza ora mi fa sentire più sicura e meno sola.

“Adoro tua sorella”

Sono le prime parole rivolte a me che escono dalle labbra di Lauren. Mi giro verso di lei sorridendole e annuendo.

“E lei adora te”

Lo dico con affetto e lei lo nota. Il suo sorriso le fa arrossire le guance e tutto ciò che vorrei ora è sdraiarmi, abbracciarla e dormire con lei come avevamo sempre fatto.
Invece il silenzio impregna la stanza, il mio corpo è sollevato nonostante il battito del cuore irregolare, e non riesco a concentrami sul libro che ho tra le mani.

“Mi dispiace per come ti ho trattata, sai quando ti ho riportata a casa dopo Capodanno”

Il ricordo di quelle parole in un momento non perfetto risale a galla e sento un formicolio allo stomaco. Dico al mio cervello che voglio solo godermi il momento.

“Grazie”

Riesco a dire soltanto. Lei giro la testa verso di me, senza cambiare posizione, con sguardo confuso.

“Grazie di esserti scusata”

Lei annuisce, ora capendo le mie parole e ritorna a guardare il soffitto.

“Camz…”

Il suono della sua voce profonda che pronuncia quel soprannome che tanto mi mancava mi fa perdere un battito.

“Sì?”

Poso il libro sulle gambe e le presto attenzione. Non che prima stessi effettivamente leggendo.

“Mi dispiace anche di aver rovinato il tuo primo bacio”

Sento i brividi scorrermi dappertutto, attraversarmi ogni lembo di pelle. Li sento anche sulla cute. Non so assolutamente cosa rispondere. Era oggettivamente stata il mio primo bacio e lei non aveva rovinato niente. Ma come facevo a dirglielo? Era arrivato il momento di aprire il cassetto?

“Non importa”

È l’unica cosa che riesce ad uscire dalle mie labbra. Lei non sembra contenta della mia risposta. La sento strofinare i piedi sulle lenzuola e giocare con le sue dita. È agitata.

“Invece sì che importa, non so che mi è preso. So quanto volessi averlo con la persona giusta e io … non so cosa mi sia successo. Scusami.

Sento il dispiacere nelle sue parole e il peso del senso di colpa nei gesti e nella voce.

Poso definitivamente il libro sul comodino e l’unica cosa che riesco a fare è stendermi vicina a lei. Le afferro piano la mano, ma lei la respinge. Scossa da quel gesto, lascio che le nostre mani restino a pochi centimetri di distanza. So perfettamente che Lauren mi sta respingendo perché si sente in colpa e ha paura di avermi fatto del male. Cerco di restare sul razionale, anche se in qualche modo tento di aprirmi alla possibilità di dirle tutto stasera.

“Non pensi che se non l’avessi voluto ti avrei respinta?”

Lei sposta lo sguardo su di me. Sento i suoi occhi sul mio viso e il suo corpo rilassarsi.

“E perché non l’hai fatto?”

Cerco con tutte le forze di rimanere calma. Il suo profumo inebria le mie narici, le nostre spalle si toccano e tutto ciò che sento di dover fare è dire quelle parole che sono sulla punta della lingua. Ma proprio come quella parola che non ti viene mai in mente, tutto sparisce e il mio cervello comincia a elaborare una scusa.

“Per curiosità, credo”

Questa volta giro il capo verso di lei e la guardo negli occhi. La sua mano cerca la mia e sono sollevata dal fatto che mi abbia creduta, o probabilmente sta facendo finta. Con Lauren era questione d’attesa e poi tutto tornava a galla. Solo questione di attesa.

“Beh, prima o poi troverai qualcuno a cui dare il primo vero bacio”

Nella mia mente c’è solo lei e quel qualcuno non esiste. Mi rendo conto che Lauren tiene ancora le redini dalla parte giusta.

“Pensavo non volessi parlarne”

In lei non c’è nessuna particolare reazione, a parte le dita che si stringono di più alla mia mano.

“Hai ragione”

Io resto ferma. Lauren passa il pollice sul dorso della mia mano, con tranquillità e io chiudo gli occhi, godendo di quel contatto così naturale e calmante da farmi quasi addormentare.

Dopo un po’ la presa sulla mia mano sparisce e sento il letto alzarsi senza il peso del corpo di Lauren sopra. Apro gli occhi e la guardo, allarmata. Noto solo che toglie l’elastico dai capelli e mi osserva con un sorriso che non le ho mai visto prima. Gli occhi sono stanchi ma hanno una luce nuova.

“Che ne dici? Come ai vecchi tempi?”

Indica il letto e capisco all’istante. Non voglio sembrare disperata, quindi con calma mi infilo sotto alle lenzuola, e sento il letto abbassarsi di nuovo, il suo corpo coprire l’altra parte del letto.

Dopo pochi secondi, un suo braccio è sul mio ventre, i suoi capelli cosparsi sul mio seno e le sue gambe intrecciate alle mie. Solo adesso mi rendo conto di quanto tutto questo mi sia mancato. Le accarezzo il braccio godendomi ogni singolo istante. Ma dopo poco gli occhi si chiudono pesanti a causa della fatica della giornata. Sento il respiro di Lauren diventare pesante e il mio seguire il suo. Entrambe ci addormentiamo. Quella notte dormo bene, senza alzarmi all’improvviso senza una reale motivo, come non succedeva da tanto tempo.



Pandangolo:


Buongiorno a tutti. Mi scuso per il ritardo ma è un periodo un po' pazzo e ho dovuto posticipare la pubblicazione anche a causa di recenti eventi come ho spiegato sopra.

Grazie a tutti per le recensioni e per leggere questa storia, vi ringrazio tanto, mi fa sempre piacere leggervi e sapere cosa ne pensate. Spero che questo capitolo vi possa essere piaciuto e di poter aggiornare il prima possibile.

Se volete farmi domande, fare due chiacchiere o altro, questo è il mio Twitter: https://twitter.com/pandora95L?lang=it .

Vi auguro una buona giornata, Pando


 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


And I’m thinking ’bout how people fall in love in mysterious ways
[E sto pensando a come le persone si innamorano in modi misteriosi]
 
LAUREN POV

 
Quando mi sveglio, sento un corpo dietro di me e cerco di capire chi possa essere. Tento di aprire gli occhi del tutto, e quando riesco ad avere una visione dettagliata della stanza in cui mi trovo, sorrido piano. Sono nel letto di Camila, il suo corpo attaccato al mio in una stretta salda. La sua mano sul mio ventre, il suo viso tra i miei capelli, il respiro ancora profondo, immerso nel sonno della notte.

Non è neanche mattina, la finestra in camera di Camila è chiusa ma le luci della città filtrano da essa. Guardo il cellulare, cercando di muovermi con calma, per non svegliarla. Sono le 3 di notte.

Sorrido per la soddisfazione di poter dormire ancora un po’. I nostri corpi incastrati però non mi danno la possibilità di riprendere sonno facilmente. Una sensazione che mai avevo provato prima per Camila mi sta attraversando la pelle. Dopo quel bacio tutto ciò che facevo con lei, tutte le nostre parole, prendevano significati diversi, mi davano emozioni diverse. Ancora non avevo capito, ancora non riuscivo a chiedermi se potessi veramente provare qualcosa per la mia migliore amica.

Dopo quel bacio, mi sono sentita così confusa da non aver voluto affrontare realmente quella situazione. Mi sentivo in colpa, mi sentivo sbagliata, mi sentivo di aver creato un ricordo in lei che non avrebbe dovuto avere me come protagonista. Sapevo quanto Camila tenesse al suo primo bacio e io gliel’avevo rubato senza grazia e senza consapevolezza. Senza chiederglielo.

Aveva tentato di rassicurarmi prima di addormentarci definitivamente, ma non era bastato a farmi sentire meglio. Eppure se da una parte avevo questa sensazione che tutto fosse sbagliato, dall’altra avevo quasi la certezza che baciarla fosse stata la cosa più giusta da fare.

Come può una cosa così bella essere sbagliata? Qualche volta penso al fatto che amiamo etichettare le cose e quando qualcosa è diversa ed è difficile porgli un vero e proprio nome, l’unica cosa che siamo in grado di fare è scappare.

Non volevo veramente pensare che potesse essere amore. Non volevo pensare di aver passato un anno con la mia migliore amica, condividendo la nostra passione per la musica e i nostri segreti, e ora provare qualcosa che non potevo più etichettare come amicizia.
In più, non mi ero mai innamorata di una ragazza. Quei pensieri avevano attraversato la mia mente ad ogni mio risveglio e durante tutta la giornata, lasciandomi qualcosa volta da sola, ma mai del tutto. Non sapevo e ancora oggi non so darmi una risposta. Non so etichettare, e così scappo. Non sono tanto diversa dalle persone che ho sempre ritenuto codarde.

Eppure la paura di provare qualcosa di più per lei è così forte da far male. Eppure stare lontana da lei per tanto tempo è troppo difficile e quindi la mia mente in quei momenti prende strade diverse e il mio cuore mi dice semplicemente di seguire quello che provo. E quella notte volevo sentirla vicina, come non succedeva da tanto tempo.

Poso una mano sul braccio di Camila e chiudo gli occhi, scacciando quei pensieri che so avrebbero ripreso a girare nella mia mente la mattina seguente. Mi addormento col sorriso sul viso e sento di non poter stare meglio che tra le sue braccia.
 
______________________________________________________________________________


Quando la luce del sole finalmente filtra dalla finestra e il mio cervello ricomincia a prendere i sensi, mi rendo conto che è mattina. Guarda la sveglia e il numero 7 di colore rosso spicca rispetto al nero della radiosveglia. Di sottofondo le parole di un presentatore radiofonico che non conosco. Porto la mano sul viso, sfregandomi gli occhi, stanca e spossata. Quando realizzo di essere in camera di Camila, mi rendo anche conto che vicino a me, nel suo letto, non c’è nessuno. Tento di non allarmarmi e di rimanere ferma. Prendo il cellulare e spengo la radio, selezionando la playlist che di solito ascolto la mattina per svegliarmi con un sorriso. Mentre strizzo gli occhi per mettere a fuoco il cellulare che ho di fronte al viso, sento il letto diventare più pesante e il corpo di una persona sul mio. Il cellulare rimane schiacciato tra i nostri corpi, mentre la risata di Camila rimbomba nelle mie orecchie.

“Buongiorno!”

Mi sussurra all’orecchio, prima di staccarsi dalla presa e guardarmi negli occhi.

Mi manca il fiato. Il mio corpo è tra le sue gambe, un groviglio di lenzuola che copre le sue cosce lasciate nude dai pantaloncini del pigiama. Le sue mani sono appoggiate sul cuscino, a fianco al mio capo. I capelli le ricadono in avanti, lunghi e profumati, e quasi sfiorano il mio viso.

Se i pensieri di ieri notte avevano soltanto rimarcato quanto mi fosse mancato il suo sorriso, il risveglio al mattino insieme a lei, la sua risata, gli occhi gonfi e i capelli scompigliati, questo momento accentua ogni parte di lei e ogni sentimento che provo.

È possibile innamorarsi della propria migliore amica dopo un anno di completa inconsapevolezza?

Perché, quello che provo in questo momento, non è affetto; quello che provo in questo momento è voglia di baciarla dappertutto e farla mia in un modo che non conosco affatto; quello che provo in questo momento è la voglia di guardare questo sorriso ogni giorno, rivolto solo a me, a nessun altro.

Questo è amore?

La guardo negli occhi, e vorrei veramente godermi questo attimo di completa intimità. Nonostante sia un nuovo sentimento per me, non mi sento per niente a disagio. Sono sempre stata abituata a toccare Camila, ad averla stretta a me, a tenerle la mano e abbracciarla senza sosta.

Sorrido, perché nonostante tutti i pensieri negativi, la sua vicinanza mi fa sempre star bene. Nonostante quei due baci, nonostante i silenzi, nonostante l’indifferenza e le incomprensioni, siamo ancora qua, a ridere tra di noi, a condividere attimi solo nostri, a farci sogghignare a vicenda.

Nonostante tutto siamo qua a dormire insieme, l’una stretta nell’altra; a parlare di qualsiasi cosa, ad avere alti e bassi; a volerci bene.
Il cuore mi batte forte e non so perché; le mani mi sudano e non so perché; la testa mi scoppia e non ne conosco il motivo. Conosco solo il suo sorriso, i suoi occhi marroni luminosi e il profumo della sua pelle. La mia mano senza controllo le sfiora piano il braccio. I miei occhi seguono quell’arto che inerme e senza avviso compie gesti che non ho comandato. Ma è bellissimo.

Il mio sguardo rincorre i brividi sul suo braccio e le mie dita che causano l’increspatura sulla sua pelle. Quando raggiunge la scapola dove i suoi capelli scendono lisci, la mia mano li sfiora, li snoda, li accarezza. Questa volta i miei occhi sono nei suoi, le pupille allargate, la bocca un po’ aperta, il respiro che sento un po’ affannato.

Sta provando quello che sento io? È così che funziona quando ci si innamora di una persona che si conosce già da tempo? Si scoprono parti di lei di cui eri già consapevole e le si guardano da un’altra prospettiva?

Perché quella ragazza sopra di me non è la Camila che ho sempre guardato e toccato. Questa Camila è attraente di prima mattina, è bellissima e ha due occhi che ti mozzano il fiato. Questa Camila ha le gambe più belle che io abbia mai visto, il profumo più buono che abbia mai odorato, il suono del respiro più piacevole del mondo.

È questo che succede quando si ama? Pensavo di essermi innamorata prima, ma ora è tutto completamente diverso. I suoi occhi rispecchiano i miei e tutto ciò che sento sono i battiti del nostro cuore, le sue cosce attaccate al mio corpo e la mia mano tra i suoi capelli.

Diventa difficile definire quanto tempo possa essere passato. La stanza è silenziosa, anche se in sottofondo sento Dinah che sta cantando una canzone che non conosco, probabilmente sotto la doccia. Ma i miei sensi sono offuscati e non so se sta succedendo effettivamente.

Quando la mia mano smette di giocare con i suoi capelli, sento la sua venire verso il mio viso. Accenno un sorriso prima che mi sfiori il naso, lisciandolo col dito, per poi finire sulle mie labbra. Il mio respiro diventa più affannato e automaticamente la mia bocca si apre di poco. È stata una reazione non controllata, e ho paura che lei la possa prendere come un invito a qualcosa di troppo intimo.

Invece mi capisce, come succede da sempre, e sposta un dito sul mio labbro superiore e poi su quello inferiore, con uno sguardo che non le ho mai visto. Ma non ho molto tempo per notarlo, perché i miei occhi si chiudono al contatto della sua mano sulle mie labbra e le mie mani si stringono, ora appoggiate al letto. Nonostante non possa vederla, sento il sorriso sul suo viso e questo mi fa calmare.

Come può un gesto così minimo, come può anche solo sfiorandomi, farmi provate sensazioni che non avrei mai immaginato di sentire? È come se stessi riscoprendo il mio corpo tramite Camila, ed è la cosa più bella ed intensa del mondo. E paurosa, e c’è Dinah che sta facendo la doccia in bagno e potrebbe uscire da un momento all’altro, e probabilmente in pochi minuti anche Ally e Normani vorranno scendere a fare colazione e questa dannata camera è la prima del corridoio

Apro gli occhi di scatto, impaurita e dispiaciuta, l’ansia che mi sale. Non voglio interrompere questo momento in modo brusco, ma non so come altro fare. Porto la mano sulla sua, scuotendo la testa.

Lei inizialmente non capisce, poi con occhi consapevoli annuisce. Quando Camila si stacca dal mio corpo per sdraiarsi sul letto e io riprendo il cellulare in mano, con l’intento di mettere casuale alla playlist, la porta esattamente di fronte alla stanza della mia migliore amica si spalanca e la figura di Dinah, con un asciugamano messo a mò di turbante in testa e l’accappatoio stretto attorno alla vita entra nel nostro campo visivo.

Hola Chicas

Dinah sembra poco sorpresa, vedendo la mia presenza sul letto di Camila, nonostante il nostro allontanamento degli ultimi mesi. Tenta di salutarci con uno spagnolo dall’accento californiano e ci fa l’occhiolino. Il mio cuore prendere a correre velocemente quando il mignolo di Camila sfiora il mio, in un gesto completamente voluto. La guardo per un attimo e sul viso ha uno sguardo impassibile, poi mi rigiro, l’altra mano occupata col cellulare che mi sta quasi per scivolare sul letto, il cervello totalmente offuscato. Un piccolo dannato gesto o movimento, crea in me una scossa che non può essere descritta. Finalmente dal mio Iphone cominciano ad uscire le note di “The eye of tiger”, canzone piuttosto vecchia ma che mi ha sempre dato una carica enorme.

Sento nel frattempo che Dinah sta parlando con Camila, ma non sto realmente capendo di cosa. Lei continua a passare il mignolo sul mio, una parte della mia mano coperta dalle lenzuola. Quando sento il suo dito sfiorarmi la coscia, decido che è ora di andare nella stanza che condivido con Normani per cominciare a prepararmi per la giornata.

Proprio in quel momento a Dinah cade un indumento dalle mani e si china per riprenderlo dal pavimento. In uno scatto fugace esco dal letto e rivolgo il mio sguardo a Camila, sapendo già si incontrare il suo triste causato dal mio comportamento. Quando invece trovo solo un sorriso malizioso, il cuore si stringe e la testa mi formicola.

Mentre attraverso il corridoio, mi chiedo se Camila, pochi secondi prima, stesse provando a flirtare con me.

Il mio cervello e il mio cuore litigano, quando capisco quanto vorrei che fosse vero.

___________________________________________________________________


 
La mia testa cerca di trovare la risposta alle tante domande che mi pongo, ma non riesco a mettere a nessuna la spunta verde.

Questa sensazione di non sapere niente mi fa sentire frustrata.

Dopo il primo incontro con i fans per la promozione dell’album a Chicago, oggi siamo in un altro centro commerciale e nonostante tutto faccio fatica a non pensare a quello che continua a succedere con lei. Se il giorno prima avevamo condiviso degli attimi che mai c’erano stati tra di noi, durante il seguito della giornata e della mattina seguente, avevamo tenuto un basso profilo, perlomeno io avevo tentato di non calcolarla. Se di solito Camila sembrava star male per questi tipi di comportamenti, il suo sorriso era costante e ogni volta mi sentivo il suo sguardo su di me e mi giravo per capire se le mie sensazioni fossero vere, Camila non distoglieva gli occhi dai miei. In questi pochi secondi in cui non riuscivo a staccarmi da quegli occhi marroni, sentivo le guance andare in fiamme e la testa girarmi.

Ero diventata una tredicenne che arrossisce a chi la guarda troppo. Ma nonostante mi vergognassi di quel mio comportamento infantile, non potevo negare a me stessa quanto le attenzioni di Camila mi facessero piacere.

La giornata passò in un lampo: incontrare i fans mi faceva sempre stare meglio e sapere di poter dare a qualcuno qualcosa di mio di così profondo, se inizialmente mi faceva sentire nuda, oggi mi fa sentire semplicemente amata e rispettata.
Il pomeriggio passa senza troppi pensieri. Io e Camila siamo ai lati opposti del tavolo e quindi ho poche occasioni per incontrare il suo sguardo, e forse è meglio così. La sento ridere e cantare e accennare qualcuna delle sue battute, e basta solo questo per farmi stare bene.

Quando questa volta, invece di tornare a casa, torniamo in albergo dopo esserci fermate a mangiare giapponese in uno dei ristoranti più buoni del quartiere, la voglia di incontrare il suo sguardo e sfiorarle la mano si fa spazio in me prepotentemente. Le ragazze propongono di raggrupparci in camera di Dinah e Camila per guardare un film e rilassarci. Tutte d’accordo, prima di incontrarci, posiamo la roba nelle stanze. Mi metto comoda in una tuta morbida e ogni volta che succede, dopo aver passato una giornata con tacchi e jeans stretti e maglie corte, sento la soddisfazione e il relax attraversarmi il corpo. Mi strucco, mi lavo la faccia e raggiungo la camera.

Busso sulla porta elettronica e aspetto che qualcuno mi apra. A farlo è Camila e mi rendo conto di quanto volessi vedere e sentire i suoi
occhi su di me. Si ferma per un attimo, squadrandomi, e poi mi sorride.

“Prego!”

Mi fa entrare, richiudendo la porta e correndo sul letto.

“Le altre?”

Lei fa spallucce, concentrata sulla televisione.

“Non lo so, arriveranno tra poco immagino. Sto cercando un film in tv”

Mi avvicino al letto e mi siedo sul bordo.

“DJ dov’è?”

“Sta parlando con Nela in bagno”

Ride mentre lo dice.

“In bagno?”

Lei annuisce col capo.

“Sì, dice che si vergogna a parlare con lui di fronte a me, perché poi la prenderei in giro”

Rido di gusto, pensando a Dinah e a uno dei suoi tanti comportamenti strani.

“Beh, probabile!”

Rispondo, questa volta posando un cuscino contro la testiera del letto, appoggiandoci la schiena contro.

Durante la nostra conversazione ha tenuto gli occhi puntati sulla televisione e non capisco come mai abbia tutti questi problemi a guardarmi. Non dopo che ha passato due giornate a fissarmi.

Dopo la mia ultima risposta, leva la concentrazione dalla tv e mi viene vicino.

“Non c’è niente!”

Fa il broncio e io mi metto a ridere.

“E’ presto, non sarà ancora iniziato niente”

Mentre gattona sul letto per raggiungermi finalmente mi guarda e mi sorride.

“Ciao”

Mi sussurra, mentre posa il suo capo sul mio busto, incrocia la sua gamba tra le mie e appoggia una mano sul mio ventre.

Inutile dire che il respiro, questa volta, invece di affannarsi, si spezza e che faccio fatica a mantenere la calma. Mi sento frustrata perché vorrei prendere quelle labbra e baciarle o forse no, forse non è così. Forse è soltanto il desiderio di ripetere una cosa che mi era piaciuta, ma che non doveva significare niente di più. Eppure il mio corpo è elettrizzato e il suo viso calmo sul mio petto mi crea tremori e sudore.

Sento la mano che ha sul ventre cominciare a girovagare sulla mia pelle. Le sue dita che vanno su e giù, di tanto in tanto incastrandosi nella mia maglietta e tirandola casualmente un po’ su. È difficile mantenere il respiro regolare, lasciare che la mia mano resti appoggiata al suo fianco; diventa quasi impossibile non baciarla quando comincia a muovere il capo sul mio petto, i suoi capelli che strofinano sulla mia pelle, il suo profumo di pulito che mi arriva dritto al cervello. Chiudo gli occhi e sento il piacere attraversarmi ogni singola cellula che ho in corpo, ogni singolo muscolo irrigidirsi, ogni particella di sangue pulsare senza controllo e salirmi al cervello.

Sono paralizzata, e quando tento con la mano di prenderle il mento e di baciarla, ormai la mente completamente bianca e il cuore terribilmente cieco, sento il bussare delle nostre amiche sulla porta della camera. Nessuna delle due si alza, i suoi occhi nei miei, le nostre labbra a pochi centimetri. Maledico mentalmente chi mi ha fatta così complicata e così incontrollabilmente eccitata. O forse sono solo gli ormoni impazziti di una diciottenne confusa.

Dinah non sembra avere sentito il rumore, troppo presa dalla conversazione con il suo ragazzo, e sappiamo benissimo che una delle due si deve alzare.

Di controvoglia, scosto il peso di Camila dal mio petto e mi alzo, dirigendomi verso la porta. Ma prima di avere la possibilità di posare la mano sulla maniglia, il mio polso viene catturato da delle dita, il mio corpo premuto contro la superficie liscia e due labbra mangiano le mie.

Non capisco più niente, niente. Le gambe mi tremano, il cuore è nello stomaco e tutto ciò che sento sono i suoi capelli tra le sue mani e il contatto delle sue labbra sulle mie. Sento di stare per svenire quando bussano di nuovo e a quel punto so di non poter fare altro che staccarmi da quel bacio che piano, piano sta diventando una droga.

Prima di staccarsi completamente dal mio corpo, Camila avvicina la bocca all’orecchio e mi sussurra “Scusa”. Confusa, incompresa ed eccitata, guardo la mia migliore amica raggiungere il letto e sento la mia mano scostarmi i capelli dal viso.

Apro finalmente la porta e Ally e Normani hanno lo sguardo scocciato.

“Ma quanto ci avete messo?”

Ma io non sento niente, non ascolto niente, perché quando richiudo la porta e mi giro ad osservare Camila, ora sul letto a gambe incrociate, riesco solo a gustare la sua essenza in me e per quanto tutto sia complicato, per quanto tutto questo potrebbe essere un gioco e per quanto semplicemente i miei ormoni potrebbero essersi rubati il mio cervello, sono consapevole che Camila, da questo giorno, non sarà più la mia migliore amica.

Era quello che succedeva quando ti innamoravi di una persona che conoscevi già da un po’ di tempo? Misteriosamente amavi ogni parte di lei in un modo sconosciuto? Riscoprivi il tuo corpo e il suo? Era quello che era successo quando Camila mi aveva toccato e mi aveva fatto sentire cose che mai avevo provato?

Quando chiudo gli occhi per un attimo, le domande si placano e tutt’attorno sento la pace: sì, era quello.



Pandangolo:

Booonaseraaa!
Aggiornamento delle 2:14 di notte, faccio vita notturna.
Sono riuscita ad aggiornare in tempi stretti, anche perché volevo scusarmi per l'attesa dello scorso capitolo.
I sentimenti stanno crescendo e per quanto Lauren abbia oggettivamente capito che quello che prova per Camila è amore, non avrà vita facile con se stessa.

Spero possa esservi piaciuto il capitolo! GRAZIE A TUTTI, per aver scritto, letto, chi mi ha lasciato recensioni qua e chi mi ha scritto su Twitter, mi fa un piacere ENORME sentire cosa ne pensate e anche solo sapere che avete buttato un occhio sulla mia storia.

Vi auguro una buona notte/buona giornata, Pando :)



 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Maybe just the touch of a hand
[Magari grazie a due mani che si sfiorano]


CAMILA POV


“Lauren!”

“Sto volando!”

Sono appoggiata allo specchio della sala prove mentre guardo Dinah tenere Lauren in alto, in un tentativo non riuscito di farla volare. Non mi avvicino, godendomi la vista delle mie amiche che si divertono senza troppi problemi. Mi sento quasi esclusa, e non poter stare a completo contatto con Laure davanti alle telecamere mi crea un vero dispiacere.

È così sbagliato che io non possa toccarla, non possa avere più quei momenti con lei che ero abituata a vivere, per una scelta nostra, dei nostri genitori e del nostro management.

La storia Camren si era spinta troppo oltre e nonostante la causa del nostro allontanamento non fosse stata unicamente quella, ora che io e lei ci siamo riavvicinate, mi fa male non poter condividere determinati momenti con lei.
Lo sentivo ingiusto e sbagliato, ma avevo imparato a farci l’abitudine, anche se a volte quel sentimento di disagio e incomprensione saliva fino alle stelle.

Appena vedo che Lauren sta per scendere dalla gambe di Dinah, mi intrufolo nel gruppetto e comincio a fare il solletico alla ragazza polinesiana, grazie a gambe e braccia occupate.

Cominciamo a ridere e questa volta siamo tutte insieme. Tante volte nel gruppo c’è stata la persona che si isolava, che non prendeva parte a cene o che era troppo occupata con il proprio ragazzo o con la famiglia per godersi quegli attimi insieme. Dopo due anni di vita insieme natural durante, certe volte era bello stare in silenzio o per i fatti tuoi, avevi bisogno dei tuoi spazi per lasciarti andare.

Quando mi siedo sul pavimento in legno levigato, guardo Lauren attraverso lo specchio e le sorrido.
Dopo il bacio che le avevo rubato prima della serata film con le altre, avevamo avuto poco tempo per noi. Di giorno lavoravamo sodo e con noi c’erano sempre troppe persone con cui avere a che fare. Di sera eravamo o troppo stanche oppure ci ritagliavamo del tempo per uscire con i nostri amici di Los Angeles, quindi ciò che ci rimaneva erano degli sguardi sfuggevoli e delle dita sfiorate.

Non so bene come siamo arrivate a questo punto: la responsabilità era maggiormente mia, che avevo deciso dopo una lotta continua con me stessa, di lasciarmi andare. Le parole erano poche, ma i gesti erano tanti. Dire che eravamo tornate quelle di prima era un eufemismo, soprattutto perché le due amiche di prima erano due ragazze che si volevamo bene platonicamente e che non avrebbero mai immaginato di condividere attimi come quello sul mio letto o in camera d’albergo.

Ancora non so come si senta Lauren a riguardo, mi sembra di non parlarle da una vita intera. E’ da tanto che non abbiamo più una di quelle nostre conversazioni profonde che amavo. Mi mancava la sua intelligenza, la sua capacità di esprimersi e i suoi pensieri così imperscrutabili a volte che avevo difficoltà a capirli. La sua visione delle cose non sempre combaciava con la mia, e ci siamo ritrovate spesso a condividere pensieri diversi. E questo mi faceva sentire ricca e mi faceva sentire importante. Lauren non era una di quelle persone che si apriva con tutti: le serviva tempo e confidenza e fiducia per entrare in profondità.

Ciò che mi aveva sempre confidato era che io ero stata l’unica, in tutta la sua vita, ad averla ispirata fin dal principio, e con cui non si vergognava a dire niente. Libertà. Inutile dire che per me valeva totalmente lo stesso, ed ero felice di quanto potessimo connetterci l’una all’altra anche con le cose più futili. Ci sentivamo come sorelle.

Come sorelle fino a che gli ormoni e i sentimenti sconosciuti avevano preso sopravvento sulle nostre vite.

Dopo il nostro primo bacio, avevo scoperto quanto potesse essere doloro e pericoloso essere attratta da una persona che era difficilmente arrivabile. Non avere contatti con lei mi faceva sentire persa, anche se a volte un sorriso o due mani che si sfiorano possono farti sentire soddisfatta per una giornata intera. E forse anche frustrata.

Non si trattava più di amare Lauren con tutta me stessa. Sapevo di essere attratta da lei fin da prima che ci fossimo baciate, ma ora è tutta un’altra cosa. Ora stare a pochi centimetri da lei mi crea disagio, perché vorrei posare le mie mani su tutto il suo corpo, anche solo per sentire la sua pelle sotto le mie dita. Vorrei toccarle i capelli e immergermi nel suo profumo. Vorrei poter incrociare le mie gambe alla sue, vorrei avere il suo corpo su tutta me stessa. È una sensazione così bella ogni volta che sento una scossa attraversare ogni parte di me che è difficile non sedersi per riprendere fiato. Controllarmi sta diventando sempre più difficile. E sentivo che per lei era lo stesso.

È impegnativo capire cosa passi nel cervello di Lauren riguardo a tutto quello che sta succedendo tra di noi. E so che potrebbe essere solo una questione di ormoni e di curiosità, ma il fatto palpabile che lei avesse lo stesso bisogno di me mi faceva stare bene.
Il problema di Lauren era sempre stata la paura di non piacere, di non essere amata, e questo spaventava anche un po’ me. Ho sempre tentato di farla sentire apprezzata anche con piccoli gesti, anche quando non ero a conoscenza di quello che provassi per lei. Non che mi servisse molto sforzo, ma è sempre stato soddisfacente vederla sorridere dopo un mio complimento o un gesto affettuoso. Completava la mia giornata. Ero arrivata ad un certo punto in cui pensavo solo a come far stare bene lei, e non mi prendevo cura di me. Quello mi aveva potato all’ospedale, e aveva portato con sé anche la verità e la consapevolezza.

Avevo capito che non era così che potevo andare avanti, dando tutta me stessa senza fare prima qualcosa per me. Così avevo cominciato a mangiare sano, solo per me; a impegnarmi con gli esercizi di ginnastica, anche se li avevo sempre odiati. Avevo cominciato a dirmi tutti i giorni che ero bella e che i miei difetti creavano quella che ero, ma non definivano la me stessa più vera. Era stato un percorso tortuoso e duro, ma piano, piano con impegno stavo lavorando su ogni parte di me che a volte ero arrivata addirittura ad odiare, e sentivo di essere migliorata.

Anche solo il fatto di riuscire a flirtare con qualcuno, cercando di apparire noncurante e attraente, mi faceva rendere conto dei progressi che avevo fatto. Confrontarmi con Dinah mi aveva fatto star bene e mi aveva aiutato.

Ma con il passare del tempo, più io diventato confidente col mio corpo e il mio spirito, più Lauren perdeva quella sicurezza che in ogni modo l’aveva sempre caratterizzata, e aveva cominciato a fare dei cambiamenti, ma non positivi. Non sentirsi amata, e la crescita di questa ossessione, la rendeva debole, e il fatto che io avessi cominciato a pensare di più a me non l’aveva aiutata. Si era lasciata andare e sapevo quanto ultimamente non si sentisse a suo agio con il proprio corpo, anche se tentava di far vedere quanto non gliene importasse.

Eppure a me piaceva ogni giorno di più. Il fascino che all’inizio aveva esercitato su di me non era sparito: non era concentrandomi su me stessa che avrei trovato il modo di cancellare quello che provavo per lei. Sapevo però, che se una persona è felice, può aiutare un’altra ad esserlo, a piccoli passi, anche solo con l’energia che emana, e da quando io e Lauren eravamo ritornate a darci un minimo d’importanza di nuovo, la vedevo migliorata. Sorrideva di più, perlomeno. Non sapevo se fosse a causa mia o se avesse fatto questo percorso da sola, ma mi piaceva pensare che con tutto l’aiuto che mi aveva dato ad aprirmi appena conosciute, avrei dovuto darle qualcosa in cambio. Volevo così tanto sentirmi parte di quel cambiamento che non potevo far altro che pensare che potesse essere un po’ merito mio.

Continuiamo a scambiarci sguardi tramite lo specchio, finché non sento il corpo di Ally schiacciare il mio contro il pavimento, e la sua risata alta fare eco nella sala.

“Ahi, mi fai male!”

Cerco di farla cadere completamente per terra, ma dopo ore di esercitazioni sono stanca e le ossa mi fanno male. Se non fossi certa di avere ancora tutte gli arti intatti e non avessi una prima di reggiseno, quando anche Dinah, Normani e Lauren finiscono sui nostri due corpi, potrei propriamente dire di essere all’inferno.

“Toglietevi!”

Rido e tossisco mentre lo dico, il mio corpo schiacciato contro il pavimento e il respiro accelerato.
Dinah comincia a dare delle spinte ai nostri corpi messi in pila. Se non si tolgono nel giro di pochi secondi penso potrei smettere di respirare.

“Ha la faccia verde ragazze”

Il tono non è serio e preoccupato, ma sa di risatina. Ed è Lauren a parlare. Sento un corpo abbandonare l’ammasso di persone da sopra di me e spingere le altre sul pavimento. Tutte ridono e io comincio a respirare.

“Grazie”

Lo dico debolmente, rivolta alla ragazza che ora mi osserva. Lei scrolla le spalle e si sdraia con tutte noi.

“Penso che appena arriverò a casa non andrò neanche a farmi una doccia, sono morta”

Dinah si sfrega gli occhi, stanca quanto tutte noi.

“Che schifo, io non ci dormo in stanza con te!”

Ally risponde dopo pochi secondi, le braccia incrociate sotto il capo.

“Fai quello che vuoi, per non ci sono problemi, anzi potrei quasi dormire sul tuo letto”

Fa una risata e noi la seguiamo. Ally le tira una pacca sullo stomaco, e Dinah porta le mani sul ventre, come per accarezzarlo.

“Manesca!”

Non ho una particolare visuale di tutto ciò che sta succedendo, la mia vista data solo dalla mia coda dell’occhio che girovaga per la stanza. Cerco di tirarmi su e trovo ai miei piedi Lauren, che ha le gambe appoggiate a quelle di Normani poco distante da noi. Quando mi alzo per appoggiare la testa sul gomito la guardo, le altre quasi tutte con gli occhi chiuse, godendosi il momento di silenzio che era difficile trovare quando eravamo insieme. Lei incrocia i miei occhi ma non sorride, ha uno sguardo che faccio fatica a decifrare. In realtà è come se si fosse quasi incantata, ma capisco che mi sta guardando veramente, lo posso sentire. Di nuovo quella scossa attraversa il mio corpo e tento di mantenere la calma.

Con negli occhi ancora lo sguardo indecifrabile, osservo la sua mano muoversi e distendersi sulla mia gamba, cominciando ad accarezzarla.

Se di solito ero io ad iniziare il gioco del contatto, questa volta Lauren aveva preso l’iniziativa. Non riesco a mantenere lo sguardo sulla sua mano che si muove sullo stinco, ogni parte del corpo toccata che sembra prendere fuoco. Mi pizzica piano attraverso i jeans, ma il mio sguardo non cede e continuo a legare i miei occhi ai suoi.

Ha il viso stanco ed assonnato, gli occhi gonfi e i capelli tirati su in una coda non troppo stretta. Osservo il suo sguardo seguire la sua mano e se non fosse per le ragazze sdraiate di fianco a me, prenderei quella mano, me la porterei al collo e mi chinerei per baciare quella labbra piene e arricciate in una smorfia stanca. Ma non posso farlo. Di nuovo.

Mi chiedo se sarà sempre così e se il nostro rapporto continuerà ad essere tale.
Ma i miei pensieri e il nostro contatto si interrompono quando una persona del management entra nella sala e ci fa sobbalzare. Lauren toglie la mano e si alza di colpo e io faccio lo stesso. Non vediamo sguardi sorpresi per la nostra reazione semplicemente perché tutte quante abbiamo avuto la stessa, il senso di colpo di esserci fermate a riposare che giaceva nelle nostre menti.

Sono le 4 e mancano ancora due ore, e poi torniamo a casa.

“Pausa finita!”

Nonostante la poca voglia, mi alzo del tutto e cerco di inarcare le labbra in un sorriso. Dentro di me spero di poter parlare di nuovo con Lauren, fare effettivamente un discorso con lei, mentre ogni fibra del mio corpo vorrebbe prenderla, stringerla, e averla con me senza che nessuno ci possa guardare, sentire o controllare.

_______

Sono sdraiata sul letto, troppo stanca anche solo per prendere il computer e mettermelo sulle gambe. Dopo una doccia rilassante, mi sono catapultata tra le lenzuola, consapevole che da lì a poco sarei caduta in un profondo sonno, il tipo di sonno di cui hai così bisogno che anche se ti fanno male le ossa, e anche gli occhi ti pulsano, non puoi fare a meno di non godertelo.

Dopo aver mandato un ultimo messaggio a mia madre, sento le palpebre chiudersi e il respiro farsi più pesante. Dopo non so quanto tempo, il mio cervello si quieta e per la prima volta, riesco ad addormentarmi senza troppi pensieri.
________________

Sento qualcuno accarezzarmi il viso, ma non credo di essere ancora del tutto cosciente. Non ho idea di che ore siano, di quanto io abbia dormito, e di chi possa essere quel tocco così delicato da farmi venire i brividi. Mi ricorda il tocco di mia madre quando mi accarezzava prima di andare a dormire.

È confortante e gentile, la mano è calda e il profumo del corpo che posso immaginare al mio fianco mi fa sentire bene. Ci metto non poco tempo ad aprire gli occhi riconoscendo la figura inginocchiata di fronte al mio letto.

Quando noto che è di Lauren la mano che mi ha svegliata dal mio sonno profondo, le sorrido ad occhi gonfi e bocca impastata.

“Ehi”

Non so che ore siano, ma dalla mia finestra non entrano raggi di sole, quindi dev’essere ancora notte fonda.

Vedo Lauren mettersi una mano davanti alla bocca con occhi dispiaciuti.

“Scusami, non volevo svegliarti”

Smette di passarmi le dita sul viso, portandole via come scottate. Io le sorrido di nuovo, mi strofino gli occhi e tento di rassicurarla.

“Non importa”

Lei mi guarda un attimo e poi si siede sul letto.

“Eh che sono andata in bagno e ti ho vista e sono entrata e beh…lo sai”

Cosa so? Questa è la prima volta che Lauren insinua qualcosa che possa andare al di là dell’amicizia, quindi prendo coraggio e le rispondo, ora più sveglia che mai.

“So cosa?”

Il mio tono è dolce, per niente accusatorio. Metto le braccia sotto il capo, guardandola negli occhi.

Lei non risponde subito, giocherella con le lenzuola, probabilmente pensando a cosa dire. Non capisce che basterebbe far uscire fuori ciò di cui è realmente consapevole? Aspetto senza sforzarla o farle pressione. Nonostante tutto, per quanto io mi fossi esposta a gesti, non le avevo mai detto niente e dalle mie labbra non era mai uscito niente sul nostro rapporto.
Entrambe siamo inconsapevoli di quello che l’altra pensa, e a volte è eccitante perché sa di rischioso, e invece a volte è semplicemente frustrante e doloroso.

“Non chiedermelo”

È la risposta che arriva dopo un po’.

Non so cosa fare, se insistere ad ottenere una risposta sincera per avere almeno una certezza su quello che effettivamente Lauren pensa di noi, oppure lasciar perdere e continuare a tenere nascosto ciò che ci affligge e ci fa star bene allora stesso tempo.

Lauren adesso mi guarda fissa negli occhi, come a sfidarmi: se poco tempo prima, dicendomi quella frase, si era aperta e aveva mostrato il suo lato vero, ora i suoi occhi sono decisi a non andare oltre. Lauren aveva sempre un suo modo di giocare, e non sempre era corretto.

La paura fa brutti scherzi, purtroppo.

Per quanto lei potesse essere brava a giocare, comunque, io non mi sono mai tirata indietro. E non l’avrei fatto ora.

“Perché non dovrei?”

Lei mi guarda ancora, lo sguardo ora confuso. Chiaramente l’ho presa alla sprovvista, pensando di aver risolto quel discorso con un chiaro segno di non volerne parlare. Ma le cose si fanno in due, e non può sempre avere le redini lei.

“Ne vuoi parlare? Ok, allora avanti, parla tu per prima”

Passa la palla a me, togliendosi ogni responsabilità. Di certo, quando ho aperto gli occhi chiedendomi di chi fossero quelle dita così gentile, non mi sarei mai aspettata di arrivare a questo punto.

Faccio un sorriso di scherno, mi tolgo le lenzuola ed esco dal letto. Non l’avrebbe avuta vinta, non ne volevo più sapere di stare a cosa voleva lei.

Mi serve che lei si apra con me, mi parli, non che scappi. E’ così difficile.
Mentre mi avvicino alla porta della camera, mi giro a guardarla, il suo sguardo confuso e terrorizzato al contempo.

“Quanto ti piace scappare”

Le tiro quella frecciatina sapendo quanto la sua reazione non sarebbe stata positiva. Con l’obiettivo di andare in bagno, apro la porta che mi separa dal corridoio, non aspettando una sua risposta.

Ma prima che io possa effettivamente raggiunge la maniglia, sento una mano sulla spalla.

“Aspetta”

Non ha il tono arrabbiato che mi sarei aspettata, o il tono di sfida, o quello di risentimento a cui di solito ero abituata. Lauren era una di quelle persone che accettava le critiche fatte da persone che conosceva e che sapeva lo facevano per il suo bene, ma soltanto se si parlava di cose tangibili e vere. Una volta accusata di cose false, la rabbia la prendeva e raramente riusciva a controllarla.

Se in questo momento, il suo tono non fa presumere ira, allora vuol dire che ho colto nel segno, che sa che è vero e che ne è consapevole.

Mi giro, in cerca dei suoi occhi verdi. Avrebbe detto qualcosa? Si sarebbe aperta? Mi bastava sapere se effettivamente fosse un minimo presa da me o se invece era solo curiosità la sua, volevo avere delle risposte. Non pretendevo che mi dicesse tutto ora, ma sapere qualcosa di concreto mi avrebbe aiutato ad andare avanti, in un modo o nell’altro.

“Non è così facile come sembra”

Siamo in piedi, l’una di fronte all’altra. L’unica cosa che illumina la stanza è la luce dei lampioni che filtrano dalla finestra. I nostri corpi sono coperti dal buio, e solo metà dei nostri visi viene colpita dalla luce fioca della notte. Non è mai stato così facile affrontare Lauren, il buio che sembra coprire un po’ dell’imbarazzo che c’è ora.

Non mi muovo, finché lei non cerca la mia mano e io l’avvicino alla sua per permetterle di afferrarla. Sento quanto sta diventando difficile per lei e quasi mi vorrei rimangiare le parole schiette che avevano lasciato le mie labbra poco prima. Il contatto con la mia mano sembra tranquillizzarla, ed è assurdo quanto lei si aggrappi ancora a me. Questo definisce quanto le persone possano connettersi anche senza doverlo farei nei momenti più facili.

“Non so neanche da dove cominciare. E’ da quando, sai, il giorno dopo Capodanno”, cerca di aiutare il suo discorso con l’altra mano, quella che non è aggrappata alla mia, provando a rendere l’idea di cosa stesse parlando. Io annuisco, prima che ricominci a parlare. Vederla così frustrata mi fa venire voglia di abbracciarla e baciarla, ma sto ferma e la lascio continuare, dandole il tempo che le serve. Se ci penso, il fatto che si stia aprendo prima lei a questo punto, quando io ancora non le ho detto niente di me, è qualcosa che non avrei mai sospettato. “- beh, è successo qualcosa. Insomma ... sì lo so, mi sono comportata male con te, non volendone parlare, ma ero così confusa. Non sapevo cosa pensare, come sai non mi è mai successo niente del genere.”

Si passa una mano tra i capelli, gli occhi nonostante la difficoltà, puntati nei miei. Io annuisco ad ogni sua parola, non realmente capendo dove vuole arrivare.

“Beh ho passato giorni a pensarci, ma ancora non riuscivo a trovare niente che mi convincesse che fosse stato un errore. Io non so cos’è stato per te e tanto meno so se tutto ciò che ci sta succedendo per te è un gioco, e in realtà sono convinta di non saperlo neanche io. Il problema è che un giorno penso una cosa, e domani invece ne penso un’altra. È un periodo veramente confuso. So che vorrei starti vicina, ma se devo ammetterlo, ho un po’ paura. Non so cosa significhi tutto questo. Se mi piace baciarti vuole dire che tutto quello che ho vissuto con gli altri ragazzi non era vero? O forse che sono bisessuale? Capisci quanto è terribile avere tutta questa confusione quando a volte vorrei solo abbracciarti e stare con te, senza tutti sti problemi?”

Capisco esattamente ogni parola che esce dalle labbra di Lauren. La capisco con ogni fibra di me stessa, solo che io ci sono arrivata prima. La stessa confusione che la mia migliore amica ha adesso, io l’ho vissuta quasi un anno fa. Era stata dura, ma l’avevo superata, ed ora come ora non mi importa di chiedermi quanto io possa essere lesbica o bisessuale, ora mi dico soltanto che amo una sola persona, una persona, ed è questo che conta. L’unica cosa da quando ho accettato tutto ciò, che mi ha sempre creato dei problemi, è il fatto che fossimo migliori amiche e che non volessi rovinare tutto, perché le volevo troppo bene. Ora che anche lei sta passando questi momenti, mi sento rinvigorita. Non perché vorrei mai che una persona provasse un subbuglio del genere, ma semplicemente perché vuol dire che Lauren prova qualcosa per me, che ne sia o no ancora consapevole.

Quando mi lascia la mano, dopo l’ultima frase, ho paura che se ne possa andare, impaurita di essersi aperta così tanto a me. Ma per la seconda volta quella sera, Lauren mi sorprende.

La mano che aveva intrecciata alla mia, mi incastra delicatamente un ciuffo dietro all’orecchio, contemplando il mio viso.
I suoi occhi bruciano nei miei, e dopo pochi secondi, o almeno credo, sento le sue labbra sulle mie. È un bacio dolce, uno sfiorarsi di respiri. La testa comincia quasi subito a girarmi e vorrei che questo momento non finisse mai. Il suo corpo è a pochi millimetri dal mio e i nostri capelli si sfiorano. Il suo naso sfiora il mio mentre continua ad appoggiare le labbra alle mie, con una gentilezza che non c’era quasi mai stata nei nostri baci. Mi godo questo momento, perché lo sento così intimo da farmi rabbrividire. Chiudo gli occhi quasi subito, portando una mano sul suo mento, un invito a farla rimanere lì, a non staccarsi. Ma dopo poco Lauren si stacca, allontanandosi di poco.

“Vedi? Ora posso baciarti. Quando sono con te non mi vergogno di chi sono, non mi vergogno di tenerti per mano, non mi vergogno di guardarti e pensare che sei così bella da far male. Ma quando attraverso quella dannata porta, non sono più con te, e i pensieri mi uccidono”

Sento che le sue parole non sono contro di me, anche se mi sembra che qualcosa di appuntito si sia appena insinuato nello stomaco. Lauren ha paura di amare una ragazza.

“Lauren, per me è stato lo stesso. È stato difficile, ma poi l’ho accettato. E so che ti possono sembrare parole al vento ora perché sei
confusa e terrorizzata, ma il tempo cura anche questo tipo di ferite”

Le accarezzo la guancia ma lo sguardo di Lauren mi sembra ancora più confuso di prima.

“Cosa vuol dire che per te è stato lo stesso?”

Mi accorgo di aver parlato troppo ed ora non posso più rimangiarmi le parole.

“Io… ho capito questa cosa un po’ di tempo fa”

Il suo sguardo si fa più duro e ho paura che questa conversazione possa andare a finire molto male. Perché non posso chiudere mai la bocca?

“E perché non me l’hai mai detto?”

Questa volta incrocia le braccia al petto e il suo corpo si allontana dal mio.

Come faccio a dire a Lauren che se l’ho capito è perché la persona che mi ha fatto sentire confusa è lei? Sarebbe rischioso, la spaventerei e non migliorerebbe la situazione. Sapere che la sua migliore amica l’aveva amata per tutto questo tempo poteva crearle un disagio che non volevo avesse.

“Perché avevo paura di essere giudicata. Non ne ho parlato con nessuno, solo con Dinah perché ha letto per sbaglio un foglio che avevo
lasciato sul letto. Non ho voluto escluderti, ti prego, non arrabbiarti. È stata dura e me ne vergognavo anche io”

Lauren mi guarda e rimane in silenzio. Al suo sguardo percepisco che ha capito quanto sia stato difficile per me mantenere quelle emozioni senza condividerle con nessuno. Avere Dinah con me era stata una benedizione.

“Lauren…”

Non riesco ad aspettare una sua risposta, ansiosa.

“Lo capisco”

Dice solo questo, le braccia ora lasciate libere dalla stretta chiusa e sento che la barriera che ha innalzato poco prima svanisce. Non so più cosa dire, totalmente esausta. È tardi ma vorrei che la nostra conversazione non finisse mai, anche se so che non è possibile.

“Ho bisogno di tempo”

Aggiunge, guardandomi negli occhi, lo sguardo confuso e preoccupato. Porto la mano sul suo braccio e glielo accarezzo, comprensiva.

“Lo capisco”, faccio eco alle sue parole, sorridendole piano. “Grazie per aver condiviso tutto questo con me”.

Lei scrolla le spalle, portando una mano sulla mia ancora sul suo braccio.

“Non mi devi ringraziare, sai che non sarei mai riuscita a resistere per molto. Grazie per avermi lasciato spiegare”

A quel punto il suo sguardo dolce mi fa sciogliere e non posso far altro che avvicinarla a me ed abbracciarla. Come al solito il mio cuore batte più forte e le farfalle mi incendiano lo stomaco. Avere il suo corpo tra le mie braccia mi fa sentire al sicuro. So quanto sarà difficile, conoscendola. Ma ora ho una conferma che prima non avevo e non posso che godermi il momento. Le accarezzo la schiena e restiamo così per un bel po’.

Non so quanto sia passato, ma quando Lauren si allontana dalle mie braccia l’urgenza di non lasciarla andare corre dentro di me e la spingo di nuovo in un abbraccio. La sento ridere tra i miei capelli.

“E’ tardi, meglio andare a dormire”

Annuisco e lentamente i nostri corpi si sfilano. Restiamo l’una di fronte all’altra, a guardarci. Vorrei chiederle di dormire con me questa notte, di rimanere nella mia stanza, di non andare. Ma non credo che lei abbia bisogno di questo ora, e così trattengo il mio istinto.

“Allora buona notte”

Le dico, sporgendomi per darle un bacio sulla fronte, accarezzandole per un’ultima volta il viso. Lei sorride.

“Buona notte Camz”

Rabbrividisco al soprannome, che ancora oggi mi dà una sensazione di affetto e di pace.

Mi avvicino al letto mentre Lauren sta per abbandonare la mia stanza.

“Camz…”

Mi giro a guardarla, la sua mano sulla maniglia, pronta ad aprire la porta per tornare a dormire.

“Sì?”

Lei abbassa lo sguardo e si tocca i capelli.

“Non abbiamo parlato di te”

Il pensiero di non avere detto niente di significativo su quel specifico argomento ritorna nella mia mente.

“Quando sarai pronta lo faremo”

Detto questo, sento che vorrebbe chiedermi altro ma invece attraversa l’uscio e si richiude la porta alle spalle.
Quando mi siedo sul letto, il mio cuore palpita e cerco di riprendere fiato. La conversazione che volevo avere con lei da tanto tempo era apparsa all’improvviso nel bel mezzo della notte.

E l’attesa ne era valsa la pena.




Pandongolo:

Oooook, hello Gente! Partiamo dal presupposto questo non è il mio capitolo preferito e chiedo scusa se non è stato all'altezza!
Ringrazio tutti coloro che recensiscono la storia, la seguono, la leggono e mi fanno ridere con i commenti!

Spero di poter aggiornare presto, ma qua è follia e non ho tanto tempo. Vi ricordo che per qualsiasi cosa, anche solo per far due chiacchiere o per parlare di come sto distruggendo la storia ahah, qui c'è il mio account Twitter https://twitter.com/pandora95L .

Spero che la vostra vita stia andando alla grande!

Un abbraccio e buona Camren a tutti, Pando :D

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Oh me I fall in love with you every single day
And I just wanna tell you I am

[Mi innamoro di te ogni singolo giorno, e voglio dirtelo]

LAUREN POV
 
Parlare con Camila mi aveva reso esausta e mettermi a nudo con lei era stata una delle cose più difficili che avessi mai fatto. Aprirmi con le persone era sempre stato difficile, anche se con lei le cose erano sempre andate diversamente. Non sapevo il perché, ma era facile mostrare a Camila la me più vera ed ero così contenta di poterlo fare senza provare imbarazzo.

Quella notte, al buio nella sua camera, invece, avevo provato imbarazzo e terrore. L’unica cosa che mi aveva fatto stare meglio era sentire lei più vicina che mai e togliermi quel peso era stato nonostante tutto miracoloso.

Dopo quel giorno, le cose stavano migliorando. Mi sentivo di poter stare a contatto con lei come mai prima era successo, e non volevo far altro che starle vicina. Ho sempre immaginato che dirle quelle cose l’avrebbe allontanata, o che mi sarei poi sentita troppo imbarazzata nei suoi confronti.

Ma Camila aveva questo sguardo rassicurante, ogni volta che le parlavo di me e dei miei problemi, che dire quelle cose non aveva fatto altro che avvicinarci. Le altre ragazze a parte Dinah non sapevano niente, e per quanto fosse impegnativo mantenermi salda e non diventare pazza ogni volta che i miei pensieri creavano confusione e vergogna in me, quello che avevo cominciato a sentire per lei mi faceva sentire più forte e amata.

Ogni singolo giorno qualcosa cambiava, ogni singolo giorno tutto ciò che riuscivo a fare era osservarla, fissare i miei occhi nei suoi color nocciola e sperare di non perdere mai quel contatto visivo. L’idea di averla mi faceva sorridere ed era da un po’ che non mi sentivo così.

Ogni giorno respirare il suo profumo, udire la sua voce e la sua risata mi rendeva debole e forte allo stesso tempo.
Probabilmente mi stavo innamorando della mia migliora amica. Non sapevo ancora come arrivare a patti con quel sentimento che dopotutto mi aveva presa alla sprovvista, ma lo sentivo così giusto che qualche volta mi dimenticavo di tutti quei pensieri contrastanti e tutte le paranoie mentali che mi facevano vacillare.

Mancava solo un giorno alla festa per la release dell’album e tutto ciò a cui riuscivo a pensare era passare la notte con Camila, vederla serena e calmarmi soltanto grazie ad un suo sguardo.

“Terra chiama Lauren”

Normani spunta nel mio campo visivo, decisa ad interrompere il mio stato emotivo. Mi sventola una mano di fronte al viso. Le sorrido, schiaffeggiandole piano la mano.

“Che c’è?”

Le rispondo, cercando di riprendermi dal pensiero della mano di Camila tra i miei capelli, o di quel bacio scambiato durante quella notte.

Siamo nella sala conferenze, in attesa di una nuova giornata di signing. Come sempre, mi sento emozionata al pensiero di potermi relazionare con tutti i fans che avevano reso migliori le nostre vite e che stavano facendo di tutto per farci arrivare in cima.

“Ti sei imbambolata”

Camila è seduta di fronte a me, e ora mi guarda, mentre continua a mangiare l’insalata di pollo che ha appoggiata sul tavolo. Scambio con lei un sorriso, poi mi giro di nuovo verso Normani.

“E’ colpa della tua bellezza Mani”

Lei ride e fa un verso dolce, abbracciandomi. Quando si allontana, sedendosi di nuovo sulla sedia, questa volta guarda entrambe, interdetta.

“Comunque voi due siete strane ultimamente”

Punta gli occhi su di noi e un piccolo brivido mi attraversa la schiena. Ora anche Dinah partecipa silenziosamente alla conversazione. Ally sta parlando al telefono con sua madre, in un angolo della stanza.

“Strane?”

Risponde Camila, facendo uno sguardo confuso. Ma Normani dopotutto ci conosce, e sa che c’è qualcosa di diverso. Mi chiedo come gli altri non possano essersene accorti.

“Sì, strane. Siete sempre tra le nuvole, sembrate innamorate”

Il cuore palpita forte, non pronta ad ammettere niente riguardante Camila. È passato troppo poco tempo e ancora devo capire fino in fondo cosa mi sta succedendo. Avere gli occhi di Normani puntati su di me mi crea agitazione.

“Se fossi innamorata lo sapresti Mani” le rispondo, questa volta evitando di guardare Camila.

Normani mi osserva con sguardo cospiratorio. Sento Dinah di fianco a me muoversi a disagio sulla sedia. Nessuna delle due voleva tenere nascosto ciò che ci stava succedendo, ma Camila sapeva quanto io non avessi avuto troppo tempo per raggiungere un compromesso con me stessa, accettando la piena verità. Tra di noi c’erano solo gesti e sguardi, non era successo niente di più. Anche a casa, con la presenza delle ragazze, non volevamo rischiare. In più succedeva che alcune volte volessi stare da sola, non avere nessuno accanto, quando nei momenti più oscuri mi vergognavo di me stessa e di quello che sarei potuta essere. Mai nella mia vita avrei mai immaginato di poter provare quei sentimenti per me stessa.

“E tu cos’hai da dire?” dice Normani girandosi verso Camila.

Questa volta alzo lo sguardo e trovo i suoi occhi su di me. Incapace di mantenere il contatto visivo, continuo a mangiare quello che ho nel piatto.

Lei scrolla le spalle, senza dire niente.
A questo punto la mia amica punta un dito contro Camila, che a quanto pare ha scelto la risposta sbagliata.

“Aaaa, chi è? Lo sapevo! Sembri così contenta ultimamente! Dimmi chi è!”

La vedo avvicinarsi a Camila, prenderla per le spalle e puntarle il solito sguardo da “se non me lo dici ne vedrai delle belle”, che Normani ci concedeva di solito quando voleva sapere qualcosa.

Osservo la situazione e mi rendo conto che Camila è in difficoltà, non volendo mentiare a Normani, ma neanche vogliosa di dire ad alta voce cose che sa già di non poter tirar fuori.

Ride ad alta voce per prendere tempo.

“Dai, Mani!”

Normani smette di scuoterla e si sede sull’angolo del tavolo di fronte a lei.

“Avanti! Chi è? Austin?”

Solo al pensiero di Austin lo stomaco si stringe e la bocca perde salivazione. Mi rendo conto di non aver più sentito parlare di lui da quando era spuntato a casa mia senza invito. Tento di non guardare la scena e mi concentro su Dinah, che vicina a me maledice il piatto che ha davanti, riempito con cibo dietetico.

“Dimmi perché devo mangiare sta roba, che sofferenza!”

Fa il broncio che mi fa sempre scappare una risata, e so che sta cercando di distrarmi dalla conversazione che sta avvenendo a pochi centimetri da me.

A quanto pare però, sembra impossibile perché Normani sta emettendo suoni acuti di eccitazione.

“Oh mio dio, e perché non ce l’hai detto?”

Mi giro a fissare la scena, lo sguardo di Camila sulla mia figura. Non le sorrido e non faccio niente per farle capire che sono a posto e che quella conversazione non sta avendo un effetto negativo su di me. Non sono mai stata in grado di mentire a Camila, non del tutto perlomeno.

“Perché non c’è niente tra di noi. Lui mi ha chiesto di uscire ma poi non ci siamo più visti.”

Normani scuote la testa stringendo gli occhi.

“Non vi siete più visti perché siamo state impegnate. Vi siete sentiti?”

Vorrei veramente uscire dalla stanza senza guardare e parlare con nessuno. La gelosia mi ha sempre reso la vita difficile e è sempre stato impegnativo per me mantenerla a freno. In questo momento mi piacerebbe vedere Camila dire il mio nome, ma so che non sarebbe una cosa positiva per entrambe. E decisamente non mi sento ancora pronta.

“Sì, ma poche volte”

Adesso il cuore palpita ed entro in iperventilazione. Non sapevo si fossero sentiti ancora, dopo quella volta a casa mia. Se ora capisco come mai Austin mi abbia sempre dato un fastidio che non sapevo riconoscere e riesco a darmi una risposta piuttosto concreta, l’idea di Camila con lui mi fa stare ancora peggio di prima. E non perché sono confusa, ma perché speravo che con tutto quello che era successo avesse tagliato i ponti. Vorrei che la mia testa in questo momento formulasse un pensiero corretto e razionale, ma non mi dà la possibilità di ascoltare oltre. Se sentissi ancora qualcos’altro a riguardo Austin, potrei cominciare a dire cose che non vorrei uscissero dalla mia bocca.

So di non avere nessun diritto su Camila, so che devo imparare a controllarmi e so che questo comportamento non mi porterà a niente, ma è talmente irrazionale la mia mente ora che non posso far altro che alzarmi bruscamente dalla sedia.

“Vado in bagno”

Sono le ultime parole che dico. Sento gli occhi di Camila sulla mia schiena, ma in questo momento voglio solo scappare, cercare di ritrovare un contegno e togliermi dalla testa questi pensieri che prima o poi mi faranno diventare matta.

_________

Una volta entrata in bagno, appoggio le mani sul lavandino ed esalo un respiro doloroso. Il cuore mi batte ancora forte e non riesco a controllarlo. Il solo pensiero di Camila con vicino il corpo di Austin mi fa andare fuori di testa. Lo stomaco si stringe e non riesco a respirare bene. Non mi guardo allo specchio perché so che questo complicherebbe le cose. Mi limito a girarmi e a dare la schiena al muro, posandomi sul lavandino.

Mi strofino la faccia con le mani cercando di non rovinarmi il trucco, considerando che di lì a poco saremmo dovute entrare nel centro commerciale per il signing.

Calmati Lauren, non è niente, non è successo niente.

Chiudo gli occhi e continuo a ripetermi queste parole come un mantra, cercando di farmele entrare nel cervello con forza. Non è sano avere tutti questi pensieri negativi. Non è sano sentirsi così per la tua amica che messaggia con un altro ragazzo. Non è sano sentire il bisogno di averla vicina in questo momento nonostante la voglia di farla star male quanto sto male io ora.

Prendi un respiro, Lauren.

Comincio a respirare meglio, tentando di calmare i battiti del cuore. Tengo gli occhi chiusi, sperando che nessuno entri, incapace di parlare o anche solo di mostrare la mia debolezza.

È quando la porta del bagno si apre e il suo profumo entra nelle mie narici che sento la presenza di Camila entrare nella stanza.

“Non voglio parlare”

Sono le prime parole che escono dalla mia bocca. Sono arroganti e definitive.

“Lauren…”

Scuoto la testa, ora la sua figura a pochi centimetri da me. Cerco di non guardarla negli occhi, non voglio farle provare un dolore che non si merita, a causa di una mia mancanza, a causa di una mia debolezza.

“Non voglio parlare perché le mie parole non sarebbero corrette e non voglio far star male nessuno”

Poso lo sguardo sul pavimento, vedo una sua mano muoversi salire sul mio viso. Gliela scosto con la mia in un gesto impulsivo.
Ora i miei occhi sono nei suoi, sorpresi dal mio scatto e tristi.

“Lauren, ti prego…”

Ma non sento più niente, non ascolto più niente, non voglio neanche vedere il suo viso. Chiudo la distanza che c’è tra di noi e la spingo contro la porta di uno dei bagni singoli. La voglia di sentirla mia e mia soltanto prende il sopravvento sulla mia intenzione di comportarmi in modo moderato. Sento mancarle il respiro, le mie mani nei suoi capelli, i nostri corpi attaccati l’uno all’altro.

Le mie labbra infuocano le sue, che dopo pochi secondi cedono e comincia a muoverle con ferocia. Il rumore della porta che sbatte contro la serratura rimbomba, gli altri suoni sono i nostri gemiti.

Faccio viaggiare le dita sulla sua schiena, per poi appoggiarla senza vergogna sul suo sedere. Camila perde di nuovo il respiro e io sono soddisfatta di sapere e capire quanto la posso far stare bene anche solo con un gesto. Le sue mani, che prima erano appoggiate sulle mie guance, ora creano solchi nella mia schiena. Inarco il corpo d’istinto, sentendo aumentare la voglia dei nostri corpi stretti l’uno nell’altro.

Ad un certo punto, la mia lingua chiede accesso alla sua bocca e ci vuole poco affinché le sue labbra si aprano e l’accolgano.

Le nostro lingue cominciano a danzare, con movimenti decisi e le mie gambe tremano e la mia testa gira. Non penso di aver mai provato una sensazione ed attrazione così forte per qualcuno nella mia vita. Pensare che ora sta baciando me e non Austin mi fa sorridere e scacciare i pensieri negativi.
Una delle mani che era appoggiata sul suo sedere ora sale sul suo ventre. Lo accarezza piano, prima di infilarsi timidamente sotto la stoffa sottile della sua maglia elegante. La sua pelle è calda, e la mia mano pulsa. A questo punto sento la sua stretta allentarsi e la sua lingua rallentare. Ho paura che si voglia staccare dal contatto così la spingo di nuovo contro la porta e sento un gemito lasciare la sua bocca.

Passano pochi secondi prima che le sue mani però approccino le mie spalle e mi spingano non contro di lei, ma più lontano dal suo corpo. Mi basta poco per sentire la mancanza delle nostre pelli a contatto e della mia mano sul suo ventre. Ansimiamo un attimo, occhi negli occhi. Tento nuovamente di baciarla ma lei scuote la testa.

Le parole di prima riguardo Austin rigirano di nuovo nella mia mente. Cerco di scacciarle ma non ci riesco, e senza dignità provo di nuovo a baciare Camila.
Questa volta lei cede, ma per poco. Mi spinge lentamente di nuovo verso il lavandino, con uno sguardo preoccupato.

“Lauren, parlami”

È l’unica cosa che riesce a borbottare, ancora senza fiato per ciò che è successo pochi secondi fa.

“Non devo dire niente”

Il mio sguardo è di nuovo sul pavimento di questo dannato bagno, l’eccitazione che ancora non è scivolata via dal mio corpo. A questo punto lei si avvicina e io la lascio fare. Mi mette una mano sotto al mento per spingermi ad alzare il viso verso di lei.

“Ti conosco”

È ciò che dice, e io so quanto è vero, ma non voglio ammettere di essere stata così debole da non essere riuscita a controllare la mia gelosia per lei.

“Dobbiamo andare”

Cerco di liberarmi dalla sua presa ma non ci riesco. Mi mantiene attaccata al lavandino, e per quanto la voglia di sentire il suo corpo contro il mio mi faccia tornare quell’emozione che non provavo da tanto tempo, non voglio affrontare quella situazione, ancora troppo fragile ed emotiva.

“Lo sai che mi puoi dire quello che vuoi”

Prima che io possa risponderle mi bacia piano sulle labbra. È un bacio delicato, senza nessuna pretesa di essere approfondito. Vuole spronarmi ad andare avanti, a confessare cosa passa per la mia mente. Mentre il mio cuore palpita e la mia pelle si cosparge di brividi, prendo la decisione, finalmente, di parlare.

Quando il nostro bacio finisce, i miei occhi sono ancora chiusi e le sue labbra a poche millimetri dalle mie, riesco ad accennare due parole.

“Perché senti ancora Austin?”

Le sue dita sono di nuovo sulla mia guancia, la accarezzano delicatamente. Mi godo il contatto appoggiando la mia mano sulla sua.

“Mi ha scritto due volte da capodanno. Ci siamo scambiati pochi messaggi e basta. Gli avevo promesso di uscire un’altra volta e adesso sta cercando il modo
di vedermi.”

La sua voce è sottile e dolce, e nonostante voglia allontanarla da me, non odorare più quel profumo nocivo, che mi fa girare la testa, non sentire più le sue labbra sulle mie, tutto quello che riesco a fare è avvicinare la mia bocca alla sua guancia e cominciare a cospargerla di baci.

Sono così arrabbiata, ma al contempo così infatuata di lei che la mia rabbia perde la battaglia in pochi secondi.
Mentre sfioro le mie labbra piene su ogni parte del suo viso, con calma, una domanda mi esce spontanea.

“Lo rivedrai di nuovo?”

Il mio cuore batte forte in attesa di una sua risposta. Le mie labbra finiscono in men che si dica sul suo collo nudo e lei non risponde.

Non so se prendere quel suo silenzio in modo positivo o negativo. Ignara della reazione di Camila delle mie labbra a contatto con la sua pelle, continuo a martoriarla di baci, qualche volta lasciando che la lingua scavi dei punti che sembrano farla sentire bene.

Sento il suo cuore battere più forte e il suo respiro accelerare e sorrido sulla sua pelle, non dandole tregua.

“Lauren, qualcuno potrebbe entrare”

Ma la sua mano resta tra i miei capelli mentre la mia bocca scende un po’ più vicina al seno. Se mesi fa mi avessero anche solo detto che sarei arrivata a provocare piacere in una ragazza soltanto con un tocco sottile, non ci avrei mai creduto. Invece ora sono qua a sentirmi viva, soltanto grazie alla sua pelle che si infuoca e le sue dita che cercano di restare aggrappate al mio corpo.

Ma la risposta non data scava nel mio cervello e nel mio cuore e nonostante l’eccitazione e la voglia di far mia Camila in un modo sconosciuto, a malincuore annullo il contatto e mi sposto dal suo corpo, restandole però vicina.

Sorrido, osservando sul suo sguardo un’espressione di piacere e la sua bocca mezza aperta. Apre gli occhi e mi fissa, cercando di riprendersi. Le mie mani sono legate alla sua vita, le sue ora si intrecciano nei suoi capelli.

“Quindi?” non vorrei doverla spronare a rispondere, ma ho bisogno di sentire un no da parte sua.

“Probabilmente sì” il mio corpo si irrigidisce e la mia bocca si serra. Camila aggiunge velocemente “Ma perché gli ho promesso quell’appuntamento e mi
dispiace dargli buca così. Lo faccio solo per chiarire le cose”

Razionalmente, penso che Camila non dovrebbe spiegarmi niente, che la vita è la sua, che sono confusa e complicata e a volte sgarbata e non dovrebbe neanche volermi. E se volesse di più lui? Se quell’incontro potesse farle decidere di restare sul sicuro?

Sento che potrei scoppiare a piangere di lì a poco, quindi cerco di nuovo di liberarmi dalla sua presa. Non voglio allontanarmi bruscamente anche se avrei preferito un’altra risposta. La sensazione di non essere abbastanza per lei e di non valere l’impegno che ci mette ad aiutarmi mi schiaffeggia in modo inaspettato.

“Vai da lui. Esci con lui. È meglio così per tutti”

Lei cerca di trattenere il mio corpo sul lavandino, ma io sono più forte e riesco a liberarmi.

“Lauren”, quando sto per uscire sento le sue labbra esalare le ultime parole “non fare così”, prima di aprire la porta e sbattere contro il corpo di una persona:
Normani.

_____

 
“Lo”

La guardo impaurita. Totalmente sconvolta dal mio discorso con Camila e dai pensieri negativi che mi sono fatta, cerco di capire se Normani abbia
effettivamente sentito qualcosa.

Quando fisso i miei occhi nei suoi, posso intuire la sorpresa e lo stupore.

Cerco di scappare e di correre verso la sala conferenza, in modo che Normani non cominci a farmi il terzo grado: non sono pronta.

Non sono pronta. Continuo a ripetermelo in ogni momento della mia vita. Forse sono semplicemente troppo vigliacca.

“Adesso mi spieghi”

Normani ovviamente non mi lascia il tempo per allontanarmi da lei e mi ferma. Il suo tono non è arrabbiato, ma soltanto confuso.

“Vieni con me”

Sconfitta le afferro la mano e la porto sul terrazzo vicino al bagno. Di certo vedere Camila uscire dalla stanza e dover sopportare di guardarla non avrebbe aiutato il discorso con la mia amica. So di non avere i diritti di essere arrabbiata, so che tutto questo è un casino e in realtà non sono ancora consapevole di quello che provi Camila. Vedere Austin era una sua scelta e io l’avrei dovuta rispettare. Averla mollata così, non lasciandole neanche il tempo di parlare, non era stata una scelta felice, ma quando ho bisogno di silenzio e di calma la presenza di altre persone non mi aiuta. Di solito era Camila a raggiungermi, provando a capire se avessi bisogno di lei: quel giorno sarebbe stata la persona meno indicata per quel tipo di tentativo.

Prendo il fiato e quando lascio la mano di Normani, una ventata di aria fredda mi aiuta a sbollentare la rabbia e la gelosia. Non devo pensarci. D’altro canto sapere che la mia amica sia a conoscenza di me e Camila mi fa provare imbarazzo. Ancora questa sensazione, quando mai smetterà di farmi increspare la pelle?

“Parla”

Mi sprona Normani, quando nota il mio silenzio.

La fiducia con lei non era mai stato un problema, ma questo è qualcosa che neanche io so spiegare. Le racconto tutto quello che è successo con Camila, dalla sua indifferenza, al primo e secondo bacio, al nostro discorso, all’attrazione che provo per lei e ai sentimenti che sto cercando inconsapevolmente di spingere via.

Quando il mio discorso finisce, sento un peso scivolare via e mi sento decisamente meglio. Non pensavo che poterne parlare con qualcuno mi avrebbe fatta sentire meno confusa. Mettere sul tavolo tutte le carte mi aveva aiutato ad avere un quadro generale della situazione. I miei sentimenti comunque restavano ancora un grande punto interrogativo. O forse no.

“Non capisco quale sia il problema Lo”

Guardo la mia amica che appoggiata alla ringhiera ha lo sguardo fisso su di me. Mi fa un sorriso.

“Non lo so, è tutto un casino. Prima era così facile: amiche, ci vogliamo bene, finisce lì la storia. Ora è tutto così complicato, e non ci capisco niente. Sono terrorizzata da quello che potrebbe pensare la gente, e poi come potremmo viverci una storia del genere? Continuando a nasconderci?”

Scuoto la testa, rispondendo da sola alla mia ultima domanda.
Sento la mano di Normani appoggiarsi sulla mia spalla, i miei occhi puntati sul pavimento.

“Spiegami cosa provi realmente per lei”

La richiesta mi stupisce e mi prende in contropiede. Cosa provo per Camila?

“Non lo so … non ha nessun senso. Fino a due mesi fa non provavo niente ed ora tutto questo all’improvviso? E se fosse soltanto la paura di rimanere sola a farmi provare queste cose? Una persona non si innamora da un momento all’altro, -”

“No – mi interrompe – non mi importano le tue paure. Spiegami cosa senti quando sei con lei”

Mi sento in imbarazzo ma tento di non darlglielo a vedere, anche se Normani mi conosce più di qualsiasi altra persona. Muovo i piedi nervosamente. Lei intanto aspetta, ora le braccia incrociate al petto e un sorriso.

“Beh, mi sento in pace. Cioè è assurdo, perché questa situazione mi crea dei problemi che non ho mai avuto prima, ma quando sono con lei, faccio fatica a focalizzarmi. Mi basta guardarla per sentirmi in pace.  Ed è una cosa che non ho mai provato prima con nessuno. Riesco ad essere me stessa, senza negarmi. La sento così vicina a me, condividiamo tante cose, è intelligente e posso parlarci di tutto”

Ma non è soddisfatta. Indica con il dito il mio cuore e mi sprona a continuare. Mi sento frustrata e vorrei non dover farlo, non dovermi aprire così. Non sono pronta.

Maledetto pensiero.

“Cosa ti dovrei dire Mani? Che non posso vivere senza di lei e che ogni volta che la vedo mi batte il cuore a mille e che vorrei averla sempre vicina? E che non mi importa se trascorro poche ore con lei o se facciamo cose stupide, ma finché sono con lei tutto diventa più importante e bello? Beh il mio cuore dice questo. Ma dice anche che mi sento stupida a provare tutte queste cose, che Camila è mia amica e che non posso rovinare un’amicizia così. Che provo imbarazzo anche solo a guardarci quando siamo davanti a tutti. Ho paura che non lo accetterò mai, è questo che mi distrugge. Ci sono giorni in cui mi sento più forte e vorrei esprimerle cosa sento, perché non posso negarlo, non riesco a negarlo nemmeno a me stessa. Ma non lo faccio. E altri giorni invece mi sento così nauseata alla sua vista che vorrei chiudermi in una stanza per non incontrarla, che vorrei solo dormire e non pensarci. Cosa cazzo dovrei fare?”

Mi passo una mano tra i capelli, spossata dalle parole che hanno appena attraversato la mia bocca e che ora volano nell’aria. Normani mi guarda, ma non riesco a decifrare cosa pensa. Vorrei che mi desse tutte le risposte che non ho, ma so che è una cosa che devo affrontare da sola.

“Gli altri ci stanno aspettando”

La voce di Camila mi paralizza. Mi giro impaurita e vedo uno sguardo triste e ferito nei suoi occhi. Richiude velocemente la porta prima accostata.

“Camila!”

Tento di fermarla ma è troppo tardi.

Cos’ha sentito? Lo sguardo nei suoi occhi mi dà i brividi. Vederla ferita mi fa stare ancora peggio di prima.
Reprimo un urlo tra i denti e do un colpo con la mano alla ringhiera. La mia mano pulsa per il dolore dello scatto, ma non mi importa.

“Calma, calma – Normani mi prende e mi tiene ferma, una lacrima rabbiosa che scende dalle mie ciglia – tranquilla, le spiegherai tutto una volta finito di signing. Non so cos’abbia sentito, ma Camila è intelligente e sa quando le menti. Capito?”

Cerco di tranquillizzarmi e ringrazio mentalmente la mia amica che c’è e c’è sempre stata nei miei momenti no. Mi abbraccia e un’ultima lacrima scivola sulla mia guancia, sconfitta.

“Perché dev’essere tutto così complicato?”

Normani mi accarezza la schiena, e io mantengo la stretta.

“Quando farai pace con te stessa tutto diventerà più semplice. E tanto per la cronaca, io sarei felice se tu e Camila steste insieme. Avete questa sorta di connessione che mi sono sempre chiesta da dove spuntasse fuori. Vi capite in un instante e c’è qualcosa che vi lega che non riuscivo ad interpretare. Ora mi è tutto più chiaro. Lo, devi stare tranquilla, tutto si sistema”

Annuisco sulla sua spalla, ad occhi chiusi. Quando ci allontaniamo per rientrare dentro, Normani appoggia le mani sulle mie guance sorridendo.

“Non voglio mai più sentirti dire di provare imbarazzo per te stessa. Sei una delle persone più belle che io abbia mai incontrato, è questo che conta.”

Mi lascia un bacio sulla guancia, prima di prendermi la mano. Faccio un respiro profondo e la fermo prima di poter aprire la porta.

“Grazie Mani”

Lei mi sorride di nuovo e mi trascina con sé verso la sala conferenza.

Nonostante tutto il trambusto che gira nella mia mente, sapere di avere Normani al mio fianco mi fa sentire capita ed amata.
Prima di raggiungere i fans, poso un sorriso sul mio viso e penso che tutto andrà bene, anche se l’ultimo sguardo di Camila ricompare nella mia mente. Chiudo gli occhi e cerco di non pensarci: stasera le parlerò e tutto andrà bene.

Tutto andrà bene.

 _________
Camila POV
 
“Stasera ci sono, ti faccio sapere l’ora. Baci, C.”






PANDANGOLO:

Chiedo scusa per il finale un po' melodrammatico.Ma intanto, buonasera/notte a tutti. Ecco un altro capitolo.
Ovviamente Lauren è confusa, non sa che pesci prendere e cosa provare. Non ho voluto far parlare tanto delle paure che ha perché più ne parli e più gli dai importanza, quello che secondo me conta di più è capire realmente cosa si prova per un'altra persona. Quello aiuta .. che poi se ci pensate, è la figura concreta delle tue paure.

Lauren inoltre, se ci pensate, non sa cosa provi realmente Camila, anche perché questo non l'aiuterebbe ad amarsi di più, che è poi l'obiettivo che dovrebbe avere ora in questo momento della storia.

Btw, spero questo capitolo vi sia piaciuto. Nella realtà, la situazione di Lauren non è delle più rosee e spero che ritorni presto (si dice lunedì), anche perché stare con le altre sicuramente la aiuterebbe, in più si sta proprio perdendo la prima settimana di release. Ma come si dice, a volte quando qualcosa non succede vuol dire che non sei pronta per affrontarla.

Bom, dopo queste sentenze confusa delle 2:46 di notte, vi lascio. RINGRAZIO TUTTE LE PERSONE CHE MI SCRIVONO, SIETE TUTTI MERAVIGLIOSI! E grazie a chi legge e a chi mi segue. 

Buona giornata per domani, 
Pando

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Pandangolo:
Allora intanto buongiorno/buonasera, non riesco a fare il calcolo ora di che ora siano lì in Italia, sono morta!

INTANTO SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE! 

So so di aver fatto un ritardo pazzesco e non ve lo meritate per niente, ma vi giuro che ho avuto un periodo veramente PIENO di tutto e sono partita per Miami e ora sono qua e sono morta causa jet leg, lezioni e cambio di lingua. In più c'è voluto non so cosa per scrivere questo capitolo perché ho la tastiera americana che non ha accenti! Questo capitolo non mi piace, spero che possa essere un buon passatempo almeno.
Chiedo scusa per gli Orrori che ci saranno ma giuro non riesco a malapena a tenere gli occhi aperti. So che non c'è l'inizio del testo di Thinking Out Loud, per il prossimo capitolo riparo il casino fatto, ma mi dispiaceva non farvi avere niente per settimane. 

Chiedo do ancora scusa a tutti e vi ringrazio TANTISSIMO per le recensioni che ho ricevuto, siete stati carinissimi veramente, GRAZIE!

buona lettura, Pando

———
Camila Pov

Mi trovo davanti al portone dell’appartamento, una rosa in mano e un sorriso sul volto. 

“Grazie per la serata” 

Dico ad Austin, nel modo più sincero che conosco. 

Ho effettivamente passato una bella serata. 
Dopo ciò che avevo sentito uscire dalle labbra di Lauren, avevo bisogno di distrarmi e di uscire. Cercare di non pensare a lei per tutta la serata era stato quasi impossibile, ma ero riuscita comunque a godermi una cena diversa.  Austin era un bravo ragazzo, gentile e premuroso. 

“Grazie a te”

Mi dice, un sorriso dolce sul viso. Mi avvicino, appoggiandogli le mani sulle spalle, per sporgermi a dargli un bacio sulla guancia. Presa alla sprovvista, Austin sposta il viso e le mie labbra sfiorano le sue, in un gesto inconsapevole. 
Sento che cerca di di approfondire il bacio quando non mi allontano, ancora paralizzata da ciò che sta succedendo. Appena le sue labbra si fanno più insistenti lo allontano, le guance rosse di imbarazzo. 

C’è stato un momento in cui ho realmente pensato che Austin potesse piacermi. E’ stato poco prima di Capodanno, nonostante tutto il tormento e i pensieri negativi su Lauren, I'm ero convinta che potesse essere la persona che stavo cercando, che mi avrebbe permesso di vivere la tipica vita da teenager a cui piace un ragazzo che ha una cotta per lei. 
Inutile dire che proprio quella sera ho baciato Lauren e questo mi ha fatto di nuovo sprofondare nel suo tunnel. 

Avevo smesso di pretendere di poter essere ciò che realmente non ero: una ragazza come tutte le altre. Scavare dentro di me mi aveva aiutato a migliorare, a diventare una persona migliore, più matura. E con me continuava a crescere anche il sentimento che avevo per Lauren. 

Le labbra di Austin non mi avevano dato niente. Le labbra di Austin non mi avevano fatto sentire leggera, non mi avevano fatto desiderare di averne ancora, non mi facevano desiderare di sussurrargli quelle tre parole che ancora non avevo avuto il coraggio di dire. 

Quando Austin si accorge di quello che è successo, abbassa gli occhi, il rifiuto che aleggia nell'aria che diventa sempre più pesante. Tento di spiegarmi nel migliore dei modi.

“Austin, io ….”

Ma lui mi anticipa, senza farmi finire la frase. Forse pensava fosse più facile e dignitoso dirselo da solo. 

“Solo amici, vero?”

Annuisco, il senso di colpa che sprofonda nello stomaco. Gli voglio bene, ma non posso neanche pensare di mettere a confronto il ruolo che ha Lauren nella mia vita rispetto al suo.

“Mi dispiace”

Certo questo non è il modo migliore con cui avrei voluto terminare la serata. Le mie mani si stringono al gambo della rosa che mi ha regalato, giocandoci interdetta. Prima che io possa aggiungere altro, Austin mi dá un bacio sulla guancia, mi augura la buona note e si allontana sulla strada verso il suo hotel, mani in tasca e testa bassa. 

Prendo un respiro profondo, appoggiandomi al portone. Mi passo una mano tra i capelli, stanca. 

Le parole di Lauren, ora immersa nel silenzio più assoluto, aleggiano nell'aria senza che io possa comandare il mio cervello a fare altro. 

Nausea. 

Paura.

Tutto ciò che ho provato io meno di un anno fa ora è nella testa di Lauren, ora la fa vacillare, la fa sentire uno schifo per un momento e poi felice in un altro. 

Confusione. 

So tutto quello che prova, che sente; so che per quanto possa essere stato difficile per me accettarlo, sono anche cosciente che per lei sará peggio. Ha sempre avuto problemi di confidenza, problemi a mostrarsi al mondo così com’è dopo i commenti dalle persone esterne. Il fatto che Lauren dipendesse dal giudizio degli altri l'avrebbe portata ad avere ancora più difficoltá.

Per questo, non le ho detto niente. Per questo, le ho soltanto detto la veritá riguardo Austin. Lauren merita la veritá più di qualunque altro, e se c’é una cosa che ha sempre voluto avere sono state parole vere dalle persone a cui tiene. 

Anche se mi fa male pensarlo, Lauren non ha bisogno di me in questo momento. Ora son io il suo problema, ora per lei è difficile parlare con me, distrarsi con me. Per questo non le ho detto cosa provo per lei, anche se ogni volta trattenermi sta diventando più difficile e ho sempre più paura di fare lo sbaglio di dirglielo. E non ha bisogno di questo ora, assurdamente Lauren non ha bisogno del mio amore ora, ha bisogno del suo. 

Finche non si fosse amata e accettata del tutto, non le avrei mai tolto la possibilitá di passare attraverso una crescita che doveva avere. Sentirsi amata da me le avrebbe dato la giusitificazione di averne abbastanza. Di potercela fare solo con il mio amore. Ma non è così.

Per quanto disperata potessi essere, per quanto volessi averla con me ogni giorno, volessi stringerla e parlarle, e baciarla come se nessuno potesse dire o fare niente ed esistessimo solo noi due al mondo, non avrei mai lasciato che lei non si amasse. Non l'avrei lasciata sola del tutto, le sarei stata accanto, ma dirle quello che provo non é il mio primo obiettivo. 

Dopo lo scatto di gelosia che aveva avuto quella mattina, e dopo il signing, avevo fatto tutto il possibile per non incontrarla. Avevo paura di incrociare quegli occhi che dopotutto avevano espresso uno sconforto e un rifiuto tale da farmi stare male. Mi sentivo totalmente ingiusta nei suoi confronti, sapevo di dover accettare ciò che sta attraversando, ma mi risultava comunque difficile non provare questo dolore.

Con quelle sensazioni contrastanti, apro il portone e salgo le scale. Quando raggiungo il nostro appartamento, entro, lasciando le scarpe all'entrata per non svegliare nessuno e vado in cucina a versarmi un bicchiere d’acqua. Avrei bisogno di pensare, ma le palpebre sono pesanti e non vedo l’ora di cascare nel letto e mettermi a dormire.

Salgo le scale che portano al piano di sopra, accendendo la torcia nel cellulare, tutte le luci spente e il silenzio che aleggia nell’aria. A volte mi capitava di alzarmi durante la notte, assettata o col bisogno di andare in bagno, e di godere qualche minuto di quell'assenza di rumori che difficilmente era presente nelle nostre vite. Mi capitava di sedermi sulle scale, senza dire o fare niente, chiudendo gli occhi e sorridendo. Mi faceva stare bene. 

Quando apro la porta di camera mia, la stanza è buia. Accendo l'abat-jour, incespicando per arrivare al comodino. Appena metto a fuoco il letto e l’armadio, noto una presenza. 
Con la bocca mezza aperta, mi ritrovo ad osservare Lauren, sdraiata con il cuscino tra le braccia e nessuna coperta addosso. Il cuore mi batte forte alla visione della mia amica così vulnerabile e nonostante tutto serena, nel pieno del sonno. Non ho assolutamente idea di cosa ci faccia in camera mia e perché si sia messa a dormire nel mio letto, ma nonostante tutto quello che avevo sentito, che lei aveva detto, mi viene spontaneo cambiarmi e sdraiarmi di fianco a lei, facendo il più piano possibile.

Se solo potessimo trascorrere giorni così senza dover pensare a niente, soltanto noi due. 

Cerco di allontanare il cuscino che ha tra la braccia e la vedo muoversi. Gli occhi si aprono, e con ormai le luci spente, riesco a notare i suoi occhi stanchi, il suo viso ora più teso, conscia della mia presenza. Lascia andare il cuscino. Io lo prendo e lo sposto lontano dai nostri corpi.

“Sei tornata”

Annuisco piano, senza dire niente, le mie dita che sfiorano il suo viso. Quando mi guarda di nuovo, l’una di fronte all’altra, le fronti che quasi si sfiorano; sembra che mi voglia dire qualcosa di urgente che ha trattenuto per tutta la giornata.

“Camz, so che mi hai sentito oggi. Mi dispiace, ero in un momento no e..non sono riuscita a trattenermi”

Il ricordo delle sue parole mi sfiora e lo stomaco fa una capriola, ma cerco di mantenere la promessa con me stessa.

“Non importa”

Cerco di rasserenarla nonostante la mancanza di troppe parole, ma tra me e lei sono sempre bastati sguardi e affetto.

“Sì che importa invece, ti conosco, so di averti ferita”

Ora la mia mano è tra i suoi capelli, il suo corpo immobile, anche se posso sentire il suo respiro accelerare. 

“Lauren, capisco cosa stai passando. Non e’ stata la cosa più bella del mondo sentire quelle parole ma anche io mi sono sentita così a volte”

Lei annuisce, chiudendo gli occhi, le labbra che si muovono per un’altra domanda.

“Alla fine sei uscita con Austin”

Cerco di non spezzare il contatto con i suoi occhi e della mia mano con i  suoi capelli, sapendo quanto la fa rilassare. Mi viene difficile rispondere, con la paura di una possibile scenata.

“Si, siamo andati a mangiare fuori”

Ora i suoi occhi sono aperti. Mi scruta come alla ricerca di una risposta ad una domanda che non mi ha fatto. 

“Ti piace?”

Non mi sarei aspettata una domanda così diretta. A questo punto il cuore batte forte e la mia mano quasi si immobilizza. Cerco di mantenere il gesto meccanico, tentando di non agitarmi.

“Siamo buoni amici”

Le sorrido, tentando di tranquillizzarla, ma lei continua a osservarmi.

“Vi siete baciati?”

Sorpresa da questa domanda, mi rendo conto di rimanere in silenzio per un po' di tempo. Non so cosa rispondere. In realtá lo so, so che merita la veritá e so che per me non é stato niente, ma Lauren non è mai stata facile da convincere quando pensava di conoscere e sapere una cosa.

“Mi ha baciata, si, ma mi sono allontanata. Credo abbia capito che non ci può essere altroché una bella amicizia"

Sento il suo corpo immobilizzarsi e la mascella stringersi. Ho paura della sua reazione e ho bisogno di giustificarmi, come se avessi fatto qualcosa di male.  Dopo la prima reazione, porta la sua mano sul mio fianco, accarezzandomi.

“Scusami per la scenata che ti ho fatto in bagno, non te ls meritavi”

Un po' più rilassata sul cambio di argomento, sposto la mano sulla sua spalla, i suoi occhi di nuovo chiusi. 

“Sei in vena di scuse sta notte, dovrei forte registrarti?”

Vedo un sorriso ampio sul suo viso e il mio cuore palpita. Se c’è una cosa che ho sempre amato di Lauren è il suo sorriso. Mi fa sentire viva e debole allo stesso tempo; i suoi occhi verdi si accendono, le guance si arrossano e tutto ciò a cui riesco a pensare quando sorride in quel modo è di avvicinare le mie labbra alle sue, per sentirlo in me. 

“Diciamo che te le devo visto come mi sono comportata oggi”

Con gli occhi ancora chiusi, mi sfiora il fianco con le dita, su e giù, creandomi brividi su tutto il corpo. 

“Diciamo che la parte iniziale del bagno non mi è dispiaciuta”

Le mie guance si infuocano quando realizzo di essermi esposta. Volevo solo farla ridere, ma non é quella reazione che ottengo. Lauren apre gli occhi, colta alla sprovvista dalle mie parole. Avvicina il mio corpo al suo, questa volta mantenendomi salda a sè, continuando a guardarmi. Lo sguardo finisce sulle mie labbra e sento la pelle scottare. Ogni parte del mio corpo prende vita, quando con la lingua si inumidisce le labbra, ora i suoi occhi nei miei. Avvicina il suo viso al mio, il naso ora sul mio collo. Sento il respiro accelerare, la voglia di replicare ciò che era successo in bagno che aumenta ogni secondo di più.
Ma Lauren non sembra avere le mie stesse intenzioni.

“Non mi hai ancora detto chi è la ragazza”

Continua a respirare nel mio collo, la sua voce rauca, le sue labbra che sfiorano quella parte del corpo e brividi che increspano la pelle. Le sue mani cominciano a viaggiare sulla mia schiena, le sue gambe intrecciate con le mie. Decisamente il mio cuore batte all’impazzata, la domanda posta che mi confonde, troppo concentrata sul respiro di Lauren e sulle sue mani.

“Cosa?”

Sento il suo sorriso sotto al mio mento, conscia dell’effetto che ha su di me. Vorrei solo posare le mie labbra sulle sue e zittirla. Ma la sua presa è troppo stretta e voglio che sia lei a decidere cosa fare. 

“La persona che ti ha fatto capire chi sei, Camz”

Mi immobilizzo per un attimo, non sapendo cosa rispondere. Un po' per mancanza di idee, un po' per mancanza di ossigeno. 

Ora sento le sue labbra baciarmi il collo e la scapola e la sua lingua a volte toccarmi la pelle. Come può farmi queste domande proprio in questo momento? 

“Non la conosci”

E' l’unica risposta che riesco ad inventarmi, ancora scossa, gli occhi chiusi e i denti che si aggrappano alle labbra. 

Lei sembra accettare questa risposta e prima di allontanarsi dal mio corpo sfiora per un attimo le sua labbra sulle mie in un bacio casto. 

“Prima o poi lo scoprirò”

Mi dice, le mie sensazioni sbagliate. Nonostante sappia che le sto dicendo una bugia, sembra tranquilla e sembra accettare il fatto che per una volta voglio mantenere un segreto. 

Un sorriso sporge sulle mie labbra, prima che Lauren si giri di fianco, avvicinandosi le mie braccia sui suoi fianchi. 

“Buona notte Camz”

Con il desiderio che ancora mi brucia lo stomaco e la pelle, le do un bacio tra i capelli e la stringo, le nostre mani intrecciate. 

Conscia che questo momento potrebbe non tornare più, mi godo il suo profumo che aleggia nell’aria e che impregna i miei vestiti; le sue dita morbide che sfiorano le mie in un gesto dolce ed affettuoso; e il suo corpo attaccato al mio.

“Buona notte”


Il giorno dopo, quando mi sveglio, Lauren non e’ più nel mio letto. La mancanza del suo corpo attaccato al mio si fa sentire dopo poco e mi toglie il respiro. Mi alzo, maledicendo il giorno in cui ci siamo baciate ed è iniziato tutto. Può sembrare assurdo ma almeno prima era tutto più  facile. Nessuno pretendeva niente da nessuno e io potevo continuare a nascondere l’attrazione e l’amore che provavo e provo per Lauren senza troppi problemi. La me immatura mi scava dentro, dandomi pensieri che oggettivamente non sono consoni a tutto quello che sta succedendo. Io voglio Lauren, io amo Lauren. Maledire il giorno in cui tutto è iniziato non sarebbe servito a niente e non avrebbe risolto nulla. 

Cerco di ritrovare la migliore Camila che c’è in me e vado in bagno, ancora vuoto, le ragazze probabilmente con il cellulare in meno a spegnere la sveglia che ci trapana l’orecchio ogni mattina. 

L’acqua calda mi fa svegliare e mi porta lontano, dandomi un relax che non provo da tanto. Passo le mani tra i capelli, mentre dal mio cellulare esce la melodia di “One” di Ed Sheeran. Mi godo il momento in cui nessuno mi può dire o fare niente, il corpo bagnato e lo shampoo nei capelli. Quando la canzone finisce, mi sciacquo ed esco dalla doccia. 

Proprio mentre sto per mettermi addosso l’accappatoio, la porta si apre e due occhi verdi incontrano i miei. O perlomeno il mio corpo. Resto immobile dove sono, una parte del corpo scoperta. Lauren dopo aver realizzato, si gira velocemente senza guardarmi. Non esce dal bagno, resta con il viso verso la porta chiusa. Il pensiero delle sue labbra sul mio corpo di ieri scatena un calore che non dovrei provare, non in questo momento, non in questa situazione. 

Nonostante tutto, un piccolo sorriso spunta sul mio viso all’idea dell’imbarazzo di Lauren e di quanto le sue pupille si fossero dilatate nell’incontro-scontro con il mio corpo. 

“Scusa” Balbetta. 

Rido silenziosamente, aggiustandomi l’accappatoio e notando i suoi occhi riflessi nello specchio che mi guardano di soppiatto. Ieri mi aveva lasciato senza niente, e se non si poteva parlare di sentimenti, forse si sarebbe potuto fare qualcosa riguardo le gambe tremanti e il calore che sento sulla pelle: e non è colpa dell’acqua calda. 

Mi avvicino piano, ora i suoi occhi verso la porta, dopo averla scoperta scrutare verso di me. Non so dove abbia trovato il coraggio ultimamente di essere spudorata. Non mi era mai successo di avere così tanta volta di far diventare Lauren frustrata sessualmente. Forse era l’unica cosa su cui avevo controllo e questa cosa mi piaceva. Mi piaceva farla sentire viva, farle pulsare la pelle e scatenare in lei sensazione che forse non aveva mai provato. E il mio cuore perdeva sempre un battito e il respiro si fermava, e intanto la mia fiducia guadagnava punti, anche se non era quello il mio obiettivo finale. 

Quando il mio corpo è quasi a contatto col suo, l’accappatoio comunque stretto alla mia vita, le mie braccia si stringono tra i fianchi della mia migliore amica, le mani che accarezzano piano il suo ventre. Basta poco per far si che Lauren appoggi la testa sulla mia spalla, occhi chiusi e respiro pesante. 

“Camila...”

Ma non le rispondo, le mie mani ora sotto la sua maglietta del pigiama, che qualche volta arrivano quasi a toccare l’elastico dell’intimo, ma che non giungono mai in fondo. Quando decido di fare un passo più azzardato, una mano sale fino al suo petto. Sgrano gli occhi quando le mie dita sfiorano il seno nudo di Lauren. Non avevo minimamente pensato al fatto che la mia migliore amica non avrebbe avuto il reggiseno, visto che quando andava a dormire lo toglieva sempre. Il contatto della mia mano sul suo seno mi fa vacillare. Lei trattiene il respiro e la sento appoggiare tutto il peso del suo corpo sul mio, le sue mani ora allacciate al mio collo. Il mio corpo, umido, si asciuga in pochi secondi ma i miei capelli continuano a sgocciolare sull’accappatoio, sulle mani e sulla maglia di Lauren. 

Comincio a massaggiarle un seno mentre l’altra mano sale fino alla guancia.  Con l’urgenza di sentire le sue labbra sulle mie, le sposto il viso per baciarla. Il mio stomaco si ingarbuglia, i nostri respiri sono affannati, il suo capezzolo indurisce al mio tocco. Porto l’altra mano sull’altro seno e comincio a massaggiarli contemporaneamente. Lauren, provata dalla mia audacia di prima mattina, approfondisce il bacio, unendo le nostre lingue insieme. 

Sono confusa, il respiro corre, la mia lingua lotta e gioca con la sua, le nostre labbra a contatto, le mie mani ad esplorare parti di Lauren che non avrei mai pensato neanche di toccare. Sento il suo fondoschiena scontrarsi contro le mie parti intime con grazia e vigore, e credo potrei svenire da un momento all’altro. Sentire il suo corpo così vicino al mio, con un contatto intimo, non del tutto coperta da pantaloncini corti e una maglietta larga, che però ho già scavalcato in precedenza. 

Sono in paradiso. Gustare le sue labbra e la sua lingua, il suo profumo che mi intossica, la sua pelle liscia sotto le mie mani, il suo corpo che sembra combattere contro il mio, ma che cerca di avvicinarsi sempre di più. Vorrei continuare ad approfondire il nostro contatto, sento pulsare il mio centro come non mai, nudo da ogni coperta, e vorrei soltanto portarla di nuovo con me nella doccia, chiudere la porta del bagno e provare cose che non ho mai fatto. Vivere la nostra vita come mai abbiamo fatto. 

In mancanza di respiro, le nostre labbra si dividono per un momento. Le sue sono gonfie, gli occhi ancora chiusi, la lingua tra i denti. Senza darle un attimo di tregua comincio a succhiarle il labbro inferiore, le mie mani che giocano ancora con i suoi seni.  

Con mia sorpresa, sento le sue dita scivolare sulle mie cosce, mantenendosi in piedi con quella stretta. Sentire le sue mani così vicine mi fa accelerare ancora di più il battito del cuore e il respiro. Quando smetto di succhiarle il labbro, lei tenta di portare tutto il suo corpo di fronte al mio, ma non glielo permetto. Sono io che ho il controllo ed e’ l’unica cosa per cui ho un vero potere su di lei. Senza darle tempo di pensare al mio rifiuto, le mie labbra si spostano sul collo per poi finire a succhiarle l’orecchio. 

Per forse la prima volta, sento un gemito uscire dalle sue labbra. Continuo a trascinare la lingua su quella parte che scopro essere il suo punto debole. Le sue mani si stringono ancora di più  alle mie cosce, la sua bocca invitante come non mai, gonfia e aperta. Ritorno a baciarla, sentendo già la mancanza delle mie labbra sulle sue. 

Le mie mani ora viaggiano libere sul suo corpo, più volte scontrandosi con la stoffa del suo intimo e dei suoi pantaloncini. 

Quando la paura e il terrore di sentirmi rifiutata svanisce, dando spazio ai miei ormoni, lascio scendere le dita sul suo ventre per poi fermarmi poco sopra il suo centro. La sento trattenere un respiro, il suo corpo che in automatico si avvicina alla mia mano, come un invito a proseguire. I miei capelli ora non sgocciolano più, il mio corpo però è di nuovo umido.

Le mie dita abbassano di poco i pantaloncini, ora il corpo di Lauren completamente appoggiato al mio, la sua testa sulla mia spalla. 

“Camila...”

Mi sussurra e mi fermo, paurosa che non voglia più farlo, ma interpreto male il suo intento. Sento la sua mano afferrare la mia, senza spostarla. Quando me la lascia, capisco che posso andare avanti.

“Buon giorno!”

La voce di Ally che rimbomba nel corridoio mi riporta alla realtà. Lauren si stacca bruscamente dal mio corpo, gli occhi sbarrati e il respiro questa volta affannato per la paura. Io rimango paralizzata, tentando di capire se Ally sta per entrare in bagno. Quando la porta si apre, un corpicino compare alla nostra vista, Lauren ora dal lavandino, che tenta di far finta di niente guardandosi allo specchio. Io sono ammutolita, il mio corpo fermo e il cuore che batte a mille. 

“Buongiorno Ally”

Cerco di articolare tre parole, con difficoltà. Lauren mi guarda dallo specchio interagire con la nostra amica. 
Ally sposta lo sguardo tra me e lei, stranita.

“Tutto bene?”

Vorrei scappare ma ovviamente questo non aiuterebbe il mio intento di sembrare normale. Il centro pulsa ancora, la pelle sembra scottata e il ricordo della lingua di Lauren nella mia bocca e della mia mano che stava per scomparire sotto il suo intimo mi fanno tremare.

Annuisco, la mia migliore amica che non dice una parola. La vedo lavarsi la faccia. A me sarebbe servita un’altra doccia per riprendermi. 

“Avete di nuovo litigato?”

Chiede ad entrambe, le braccia incrociate ed un’espressione preoccupata. 

“No, e’ solo prima mattina Ally, non abbiamo neanche parlato”

E’ Lauren a rispondere. I miei occhi la guardano, grata che sia stata lei a dire l’ultima parola. 

“Ora, dovrei farmi la doccia, quindi se non vi dispiace...”

Ally esce dal bagno senza dire altro, convinta dalle parole di Lauren. Io la seguo, dando un ultimo sguardo a quegli occhi verdi che mi stanno scavando dentro. 

____

Lauren POV

“Pss”

Sento Normani cercare di attirare la mia attenzione. Quando mi giro, la vedo sorridermi. Poi mi prende la mano ed usciamo fuori dalla sala prove, graziate con 10 minuti di pausa. 

Prima di uscire definitivamente, lancio un ultimo sguardo a Camila, che sta facendo la lotta con Dinah. Scuoto la testa e rido tra me e me. 

“Cosa c’è di così tanto urgente Mani?”

So giá di cosa mi vuole parlare e non sono propriamente contenta di dover affrontare l’argomento Camila. Parlarne mi faceva pensare, e pensare non era una cosa buona. Quando la mia testa era libera riuscivo a godermi tutti i piccoli momenti belli con lei.

“Allora, con Mila?”

Appunto. Decido di risponderle perché il suo sguardo mi dice quanto è preoccupata per noi due e per quello che sta succedendo. Scuoto le spalle, cercando di sembrare noncurante.

“Abbiamo parlato ieri. Per ora e’ tutto a posto, o almeno credo.”

Lei annuisce, non del tutto convinta.

“E tu come stai?”

Scrollo di nuovo le spalle, instabile su questo argomento.

“Dipende dai momenti. A volte sento di potermi lasciare andare, a volte non riesco neanche a pensarci. Spero finisca presto questa confusione perchè non ne posso già più”

Mi appoggia una mano sulla spalla, stringendomela per un attimo in un segno d’affetto. 

“Come sta Mila?”

Scuoto la testa.

“Non ne ho idea. Diciamo che ne parliamo poco”

Il ricordo della mattina si scontra con il mio stomaco e per quanto il misto di rifiuto e nausea, riesco a sorridere. Per la prima volta, quelle due sensazioni negative vengono rimpiazzate da un sentimento positivo. Forse sto facendo progressi, forse non durerà a lungo. 

Forse. 

“Siete quasi sempre insieme, cosa fate?”

Mi immobilizzo un attimo alla domanda di Normani, che mi prende alla sprovvista. Effettivamente ultimamente, a parte l’uscita di Camila e Austin, ogni volta che le altre uscivano insieme, io e Camila riuscivamo a ritagliarci del tempo insieme. Tentenno un attimo, i ricordi delle mani della mia migliora amica su di me che mi fanno quasi male dal piacere.

“Oh mio dio”

Ancora non ho dato risposte. Lo sguardo, che poco prima era sul pavimento, si posa sul viso sorpreso e la mano di Normani sulla sua bocca.

“Oh mio Dio”

La sua voce si alza e comincia a saltellare, contenta. Quanto diavolo manca alla fine della pausa?

“Tu e Camila...”

Comincia a ridere come una matta. Sento le guance rosse, e tento di quietare la sua eccitazione riguardo all’argomento. 

“Mani, non urlare! Altrimenti ti sente qualcuno!”

Lei cerca di ricomporsi ma con scarsi risultati. Tenta di abbassare la voce quando dice un’altra frase diretta.

“Tu e Camila avete...” si ferma perchè non sa come dirlo, e di certo l’ultima parola che le esce dalla bocca non è delle più riuscite bene “consumato?”

“MANI!”

Le urlo, totalmente inerme di fronte al suo eccitamento ed al mio imbarazzo. Con la paura che qualcuno possa uscire dalla porta della sala, poso una mano sulle sue labbra di Normani per zittirla e spiegarle.

“Io e Camila non abbiamo fatto niente”

Non sto mentendo, io e la mia migliore amica non siamo propriamente arrivate a quel punto. C’era mancato poco quella mattina che facessimo un passo in avanti, ma forse per fortuna Ally aveva interrotto il nostro momento. Non avrei saputo come muovermi e quello avrebbe sicuramente peggiorato il nostro rapporto: un atto così intimo quando ancora non sono neanche sicura di chi sono non avrebbe migliorato niente, anche se era stato così bello da mozzarmi il fiato. 

Le spalle di Normani si abbassano, la bocca che forma un broncio. Dopo pochi secondi la porta si apre e Dinah spunta da dietro, uno sguardo divertito. Ci chiede di rientrare, la pausa quasi finita. 
Lancio uno sguardo furtivo a Mani, lei mi sorride e ringrazio profondamente la nostra amica per essersi intromessa in un momento a dir poco imbarazzante.

“Mila, ma poi com’è andata ieri con Austin?”

La voce eccitata di Ally rimbomba nella sala. Il peso della serata di Camila con il ragazzo si posa sul mio stomaco, anche dopo quello che mi aveva spiegato la mia migliore amica. Mi siedo per terra, insieme alle altre. Fisso il mio sguardo su Camila, pronta a sentire la sua risposta.

“Normale”

Ally la guarda stranita, lo stesso sguardo di quella mattina. Il mio cuore si alleggerisce alla mancanza di entusiasmo che avevo paura di trovare nella risposta di Camila.

“Cosa vuol dire normale? Sei uscita con Austin!”

Lei scrolla le spalle, noncurante.

“Siamo buoni amici e basta”

La nostra amica la guarda ancora, Dinah e Normani silenziose. Mi sento un po’ in colpa perché Ally e’ l'unica che non sa di me e Camila. 

“Ma fino ad un mese fa avresti dato qualsiasi cosa per starci insieme e ora siete solo buoni amici? Che cos’ha fatto?”

La contestazione di Ally mi colpisce e vedo Camila muoversi a disagio vicino all’amica. Le parole escono dalle mia bocca senza che io possa trattenerle.

“Infatti Camila, cos’e’ cambiato?”

So di essere ingiusta e so di metterla in difficoltà ma come al solito non riesco a trattenermi. Lei mi guarda, uno sguardo confuso e triste. Quando parla di nuovo si rivolge solo ad Ally.

“Ho capito che non fa per me. Era solo una stupida cotta, non ho tempo per nessuno ora”

Alzo un sopracciglio per l’ultima frase. Il tempo per flirtare con me nel bagno e toccarmi ce l’aveva però.

“Peccato, sareste stati carini insieme”

Quasi rido alla conclusione di Ally, che sembra un po’ triste alla notizia.

“Una coppia bellissima”

Aggiungo, annuendo alle parole della mia amica. Normani mi lancia uno sguardo che mi lascia capire di smetterla e vedo Dinah guardare Camila dallo specchio e farle un piccolo sorriso. 

Mi alzo un attimo, quasi pronta per ricominciare le prove per la festa di questa sera. Mi avvicino a Camila e allaccio due braccia al suo collo.

“Prima o poi troverai il tuo principe azzurro Camz, non temere”

Le lascio un bacio sulla guancia. Senza farmi vedere da nessuno, soffio un po’ d'aria fredda sul suo collo e la vedo rabbrividire. Sorrido piano quando Shawn rientra e ci sprona ad alzarci. 

Lei mi lancia un ultimo sguardo confuso, prima di riprendere le prove.


Una delle cose che amo di più, e’ stare sul palco. Vedere tutte le persone che cantano le nostre canzoni, che si emozionano, che urlano il nostro nome. Vorresti abbracciarle come se fossero tue amiche da sempre. 

Ogni volta che metto piede sul palco, mi rendo conto che vivo per questo. Vivo per i loro sorrisi e per il modo in cui ci amano, senza remore, senza neanche conoscerci. Salire sul palco, dare voce ai miei pensieri e alle mie emozioni, è questo che voglio fare per il resto della mia vita.

Quando la festa finisce, mi sento piena di gratitudine, di amore e felicità. Sentirmi cost amata è un toccasana per me. Una volta tornate a casa, non andiamo direttamente a letto. Mi siedo sul divano, e le altre mi seguono, per condividere la quiete dopo una serata che avevamo aspettato da tanto. Insieme, attendiamo la mezzanotte. L’album sta per uscire e due anni di attesa erano bastati. Ora ho solo bisogno di cantare altre canzoni, ballare altre coreografie ed esplorare sentimenti nuovi. 

Camila è seduta vicina a me e segretamente mi tiene la mano. Le parole di scherno di oggi in sala prove sembrano non aver sortito nessun effetto sul suo umore e gliene sono grata, perché in questo momento c’è solo spazio per un attimo di felicità.

“Mancano due minuti”

Dice Dinah, che non riesce a stare seduta e comincia ad andare da una parte all’altra del salotto. Ovviamente avevamo il cd da un po’ di tempo, ma sapere di poterlo vedere in vendita nei negozi è un’altra cosa. Il nostro primo album sta per uscire, e non può esserci momento più bello. Ci metti impegno, forza di volontà. Accetti compromessi e ripete e ripeti canzoni di cui hai paura di stancarti, ma non succede quasi mai.

Quando manca un minuto esatto, Ally prende il cellulare e si alza, cominciando a far suonare Reflection nella stanza. Comincio a cantare sottovoce, Camila vicino a me che mi stringe la mano, Dinah e Normani che improvvisano un ballo. 

Rido come non succede da tanto, e quando arriva la mezzanotte non posso trattenermi dal saltare sul divano, le dita mie e di Camila intrecciate tra di loro. Contente ed euforiche, ci stringiamo in un abbraccio di gruppo, qualcuna con delle lacrime che strisciano sulle guance.

“Ce l’abbiamo fatta!”

Più che un urlo è un sussurro, e proviene dalle labbra di Camila. Sono così entusiasta e addolcita dal suo sguardo perso e contento che vorrei prenderla e baciarla, delicatamente. Ma il coraggio mi abbandona quasi subito, e le mie labbra si posano sulla sua guancia. 

“Non ho bisogno del principe azzurro quando ci sei tu”

Lo mormora vicino al mio orecchio, senza farsi sentire dalle altre, troppo prese a cantare Like Mariah per concentrarsi su di noi. 

Il mio cuore sprofonda e non riesco a non stringerla in un abbraccio stritolatore. Inaspettatamente, un ammasso di corpi di schiantano su di noi, e mi ritrovo schiacciata sul divano, con persone ridenti che tentano di farsi del male a vicenda. 

“Vi voglio bene, ma siete pesanti!”

Urlo, il mio corpo rigido, per paura di poter far del male a Camila che è sotto di me. 
Quando ritorniamo in una posizione normale, ritrovo il respiro normale e mi sento grata. 

Grata di quello che ho, grata delle persone che ho attorno e grata di poter guardare Camila negli occhi, con la voglia di donarle tutto ciò che ho da dare. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Chiedo scusa per le note ad inizio capitolo ma con sto ipad sto impazzendo ed è il massimo che riesco a fare. Non ho idea se è il capitolo è abbastanza lungo, vorrei solo avere un computer decente, ma whatever! 
GRAZIE A TUTTI COLORO che mi scrivono, su Twitter e qua e mi fanno capire che continuare questa storia non è una cattiva idea. Grazie a chi legge e chi mi segue. 
Spero che questo capitolo vi possa piacere. Mi scuso come sempre se ci sono degli errori, ma non ho avuto molto tempo per rivederlo. 
Buona giornata, Pando.



So honey now,
Take me into your loving arms
[e Ora tesoro, tienimi tra le tue braccia]




Lauren Pov
 
È notte fonda quando sento un rumore fastidioso arrivarmi alle orecchie. 
Apro gli occhi, tentando di capire cosa sta succedendo. Abbiamo festeggiato fino a tardi e quando guardo l'ora, capisco di aver dormito appena un'ora. Mi giro nel letto per afferrare il cellulare che sta squillando sul comodino, quando sento una figura vicina a me. 
Camila ha il braccio sul mio fianco e nonostante il rumore della mia suoneria, sembra dormire senza nessun problema. Quando raggiungo il telefono e tento di capire chi mi sta chiamando alle 2 di notte, la suoneria si interrompe. 
 
Mi passo la mano sugli occhi, cercando di abituarmi alla luce notturna della stanza. Quando sposto il braccio di Camila con delicatezza, mi accorgo che nella camera non siamo sole. Il ricordo di noi 5 accasciate nella camera da letto mia e di Ally, per poi finire a dormire con un sorriso sul volto mi colpisce e il mio cuore palpita.
 
La luce del cellulare colpisce il mio viso, illuminando il letto. Tento di mettermi seduta, mentre Camila riposa il braccio sul mio ventre. Osservo il suo viso, che sembra così rilassato da farmi sorridere. Le sfioro i capelli, mentre con l'altra mano sblocco il cellulare. Continuo ad accarezzarle il viso, senza nessun intento di volerla svegliare. Il giorno dopo avremmo avuto diverse interviste e non potevamo essere troppo stanche. 
 
Quando però, controllo chi mi ha chiamata alle 2 di notte, il cuore comincia a palpitare veloce. Mio padre. Cosa può essere successo? Nonostante abbia già una mezza idea in testa, tento di cancellarla, sperando che abbia semplicemente sbagliato a schiacciare i tasti. Digito il numero e aspetto che mio padre risponda, l'ansia che sale. L'unica cosa che mi fa rimanere salda è il contatto con la pelle di Camila. Non voglio svegliare le altre ma uscire dalla stanza mi avrebbe permesso di collassare dalla paura.
 
"Mija"
 
La voce di mio padre è bassa e stanca, e comincio a realizzare cos'è successo. Sapevo sarebbe accaduto, ma non si è mai pronti per una cosa del genere. Il cuore sprofonda nel petto e sento gli occhi riempirsi di lacrime.
 
"La nonna" 
 
Sento un respiro profondo arrivarmi all'orecchio, la mia voce trema e adesso la stanza è sfocata. 
 
"Sì, Mija, è successo poco fa"
 
Comincio a piangere, la verità che mi entra nel petto e mi fa sentire male. Singhiozzo, tentando di non svegliare le altre. 
 
"Mija non piangere" 
 
La voce confortevole e dolce di mio padre non fa altro che aumentare la sensazione di nausea e di dolore che sento dentro il mio cuore. 
 
"Ti richiamo dopo"
 
È l'unica cosa che riesco a sussurrare. Sento che lui tenta di parlare ancora ma chiudo velocemente la chiamata, incapace di dire niente. Il corpo di Camila si muove vicino al mio e quando apre gli occhi e si accorge dello lo stato in cui sono, si mette seduta e cerca di capire cos'è successo.
 
"Lauren che c'è!? Cos'è successo?"
 
Non riesco ad articolare una parola, i singhiozzi che mi attraversano il corpo, impedendomi di parlare. Mia nonna se n'è andata. L'idea continua a farsi più vera, anche se una parte di me ancora non ci crede. Una delle persone a cui ho voluto più bene al mondo mi ha lasciata. 
 
Tento di calmare il respiro e i battiti del mio cuore e le lacrime che scendono copiose sul mio viso.
 
"Vieni"
 
Camila, incapace di capire cosa possa essere successo, scende dal letto, mi prende per mano e mi porta in camera sua. 
 
"Lo, ce la fai a dirmi cosa sta succedendo? Respira"
 
Lo sguardo preoccupato di Camila mi fa capire che le devo qualche spiegazione così cerco di calmarmi.
 
Ma le uniche due parole che mi escono dalla bocca sono "mia nonna".
 
Inizialmente vedo sul suo viso uno sguardo confuso, poi la consapevolezza le attraversa gli occhi e spinge il mio corpo in un abbraccio. 
 
"Mi dispiace, mi dispiace tanto. Shh"
 
Mi coccola tra le sue braccia, accarezzandomi la schiena. Inutile dire che le sue carezze e le sue parole mi tranquillizzano dopo un po' di tempo.
 
Ora siamo sdraiate sul letto, il mio capo sul suo petto, le sue dita che mi accarezzano e la sua voce che mi conforta. Vorrei parlare di amore questo momento, vorrei dire che non avrei voluto avere nessun altro al mio fianco, che solo lei riusciva a farmi sentire così, sicura e meno triste. Avrei voluto parlare di amore, ma quello a cui riuscivo a pensare era a mia nonna e a quanto l'amore a volte facesse male. 
 
Quando il cellulare squilla di nuovo, Camila me lo passa ma io scuoto il capo, poco pronta a parlare con mio padre di nuovo. Mio padre è il tramite della verità, e questo mi fa male. 
 
"Hola Mike"
 
Sento Camila spiegare a mio padre come mai non ho risposto e la vedo annuire diverse volte. Prima di chiudere la chiamata, la mia migliore amica gli dice quanto le dispiace e che se potesse verrebbe a farci visita. Gli chiede di fare le condoglianze a mia madre da parte sua. 
 
Una volta posato il cellulare, si gira verso di me.
 
"Ehi, tuo padre ti ha prenotato il primo volo che c'è per tornare a casa. Parti alle 6"
 
Lo sguardo ancora preoccupato mi colpisce, mentre con un sorriso dolce continua a confortarmi nella sua presa. I miei pensieri sono altrove, il viso di mia nonna che riempie la mia mente e la mancanza che comincia a conficcarsi nel mio cuore. La realizzazione entra nelle mie vene ogni minuto che passa, e ogni volta fa più male.
 
"Come faccio Camz..."
 
Sento le lacrime inondarmi di nuovo il viso, le sue mani pronte ad accarezzarmi le guance. Vedo i suoi occhi luccicare e bagnarsi di lacrime che non vuole versare, trattenendosi. Immagino solo quanto possa farla star male vedermi in questo stato.
 
Mi stringe forte, sospirando. 
 
"Andrà tutto bene"
 
Mi bastano queste tre parole, dette con sincerità e devozione, per sentirmi meglio. Tre parole. 
 
"Vedrai. Tua nonna è andata in un posto migliore" e poi aggiunge "Vorrei poter tornare a casa con te"
 
Dopo questa ultima frase, alzo gli occhi sul suo viso. Avrebbe mollato tutti gli impegni che abbiamo soltanto per accompagnarmi a casa? Per starmi vicina? La consapevolezza che Camila tenga a me più di quanto potessi pensare mi fa sorridere. Per un momento mi scordo di tutto, mi avvicino e sfioro le mie labbra con le sue in un bacio delicato. Nonostante tutto il dolore che provo, il mio cuore palpita e mi sento grata ad avere una persona come lei al mio fianco. 
 
"Anche io, ma devi stare con le ragazze, hanno bisogno di te"
 
Ed è vero, una persona mancante bastava e avanzava. Riporto il mio viso sul suo petto e lei continua ad accarezzarmi in un gesto automatico.
 
"Vuoi che chiami io gli altri per avvisarli di cos'è successo?"
 
Annuisco piano, sapendo di dover avvisare il management del mio problema. Ora più di tutto voglio tornare a casa, abbracciare la mia famiglia e passare del tempo con loro. 
 
Camila prende il cellulare ed esce dalla stanza. La sua voce riecheggia nel salotto. Ora che non c'è più, le lacrime cominciano di nuovo a solcarmi il viso. La sua presenza mi aveva fatta sentire protetta. La solitudine mi colpisce e piango fino a che mi mancano le forze e la stanchezza prende il sopravvento. 
 
———
 
Camila Pov
 
Quando rientro nella stanza, mi accorgo che Lauren si è addormentata. Mi rimetto nella stessa posizione di prima senza svegliarla. Ha gli occhi gonfi e dalle lenzuola bagnate posso capire che dopo averla lasciata ha ricominciato a piangere.
 
Vederla stare così mi fa male al cuore: è un male lancinante che non riesco a mandar via, è un male che mi entra nelle ossa. Penso a quanto il mondo a volte sia ingiusto e a quanto i tempi siano sbagliati. Proprio quando eravamo felici perché finalmente era arrivato il momento di goderci un nostro album, l'universo, Dio, o chiunque stesse manipolando il mondo, aveva deciso di dare a Lauren la sofferenza. Che dovesse imparare qualcosa?
 
La nonna di Lauren era già malata e ne avevo parlato con lei, mi aveva detto che poteva succedere che da un momento all'altro se ne andasse. Ogni volta che parlava di sua nonna gli occhi le brillavano e sulle labbra si formava un sorriso. Uno di quelli spontanei e belli, uno di quelli a cui non puoi non sorridere di rimando. La ammirava, le aveva insegnato tanto ed era un esempio fondamentale per Lauren.
 
Vederla piangere, senza riuscire neanche a parlare, mi aveva fatto capire quanto si sta male quando si ama una persona. Quanto si percepisce tutto quello che l'altra persona prova, quanto i sentimenti sembrano quasi trasmettersi dall'una all'altra. Era inevitabile, non l'avevo chiesto e desiderato, ma era così. 
 
Il dolore che prova Lauren in questo momento mi colpisce fisicamente e mentalmente e nonostante tutto sono contenta che possa trovare in me qualcuno su cui appoggiarsi. 
 
Guardo l'ora. 3 del mattino. Il respiro di Lauren è pesante e io non riesco a prendere sonno. Rimango sveglia, vegliando sui suoi sentimenti, sperando che si possa rimettere presto. Il dolore mi ha sempre fatto paura. 
 
--------------
 
"Ehi..."
 
Tento di svegliarla con delicatezza, senza essere brusca. La guardo mentre apre gli occhi, ancora gonfi e umidi. Deve aver versato delle lacrime mentre dormiva. 
 
"È ora di andare"
 
La osservo annuire, cercando di sedersi sul letto, senza dire una parola. Quando la seguo in camera sua, vedo il suo sguardo viaggiare sulle nostre compagne. Le appoggio una mano sulla spalla, rassicurandola.
 
"Gli racconto tutto io quando si svegliano"
 
Lei tenta di farmi una sorriso, prende un trolley e mette dentro alcune cose, provando a non svegliare le altre. Torno in camera mia, mi cambio, mettendomi una semplice tuta. Voglio almeno accompagnarla in aeroporto. 
 
"Pronta?"
 
Le chiedo una volta avermi raggiunta in cucina.
 
"Vuoi qualcosa per il viaggio?"
 
Ma lei scuote il capo, probabilmente troppo nauseata anche solo per pensare di mettere qualcosa nello stomaco.
 
"Vieni con me?"
 
Mi chiede con sguardo confuso quando nota la tuta che ho addosso. 
 
"Voglio almeno accompagnarti in aeroporto"
 
Posso notare dei suoi occhi il senso di gratitudine, nonostante non fa niente se non annuire. Usciamo dall'appartamento per raggiungere quello a fianco del management. 
L'autista prende il bagaglio di Lauren senza dire niente, facendole un sorriso dispiaciuto. 
Sono le 4:30.
 
Mentre siamo sedute in macchina, cerco la mano di Lauren e la stringo. Lei mi osserva per un attimo, una lacrima solitaria che le scende fino alle labbra. Con il pollice la cancello e intreccio le mie dita con le sue. 
 
Lauren appoggia il suo capo sulla mia spalla. Restiamo in questa posizione finché non raggiungiamo l'aeroporto. L'autista mette fuori la valigia e dá una stretta vigorosa a Lauren, che cerca di fargli un sorriso. 
 
Prendo il bagaglio a mano della mia migliore amica e prima di entrare dico a John che non avrebbe dovuto aspettare molto. Lui rientra nella macchina e sparisce in un attimo. 
 
Paurose di qualsiasi possibilità di essere viste insieme, ci teniamo ad una distanza adeguata, anche se non penso che qualcuno potrebbe notarci alle 5 di mattina. Mentre Lauren va a fare il biglietto, io rimango al suo fianco. Poso silenziosamente una mano sul suo braccio, e non so neanche se se ne sia accorta o meno, immersa nei suoi pensieri. 
 
Non avevo mai visto Lauren così, è una novità per me e fa male e vorrei che tutto andasse bene. Vorrei non essere in un aeroporto alle 5 di mattina, aspettando che Lauren prenda l'aereo per tornare a casa perché sua nonna se n'è andata. Non lo vorrei per lei, non lo vorrei perché sento che non se lo merita. 
 
Una volta ricevuto il biglietto, la mia migliore amica si gira e cammina verso le poche persone che sono in fila per passare sotto al poco divertente metal detector. 
 
"Più di qua non posso andare" le sussurro. Come se Lauren avesse posticipato l'arrivederci per minuti e minuti, vedo altre lacrime solcarle il viso e il mio cuore si riempie di dolore. 
 
Fregandomene di chi potrebbe vederci, la stringo in un abbraccio, lasciando che le persone ci oltrepassino. Ci mettiamo in un angolo. I singhiozzi di Lauren bagnano la mia spalla. 
 
"Andrà tutto bene, fidati. Andrà tutto bene"
 
Ma il mio cuore duole e vorrei piangere, vorrei piangere con lei. Ma so di dover essere forte. 
 
Quando la allontano dal mio corpo, la vedo annuire. Le prendo il viso tra le mani e le do un bacio sulla fronte.
 
"Fatti sentire. Sai che ci sono sempre, ok? Io ci sono. Vedrai che passare del tempo con la tua famiglia in un momento come questo ti aiuterà" 
 
Lauren continua ad annuire e con il viso rigato di lacrime, le labbra e gli occhi gonfi e tristi, non sembra più quella ragazza tanto forte che può apparire. In questo momento é una persona che ha perso qualcuno che le è caro. In questo momento Lauren è la persona più fragile del mondo, ed è per questo che la amo. Ed è per questo che sono qua con lei, perché è ora che chi ti ama deve esserci, vuole esserci. É nei momenti peggiori che ci si guarda negli occhi e si capisce quanto si è importanti gli uni per gli altri.
 
Sento che la mia migliore amica capisce quello che voglio dirle, anche se non espresso in parole, e tenta di farmi un sorriso bagnate di lacrime. Vorrei baciare quelle labbra gonfie e quegli occhi tristi per cancellare via il dolore, ma non posso. Mi limito a salutarla, pregandola di mandarmi un messaggio una volta arrivata a casa e guardandola andare via finché resta nel mio campo visivo. 
 
Quando sono in macchina, finalmente mi permetto di piangere.
 
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Dirlo alle ragazze era stato difficile. Sapevo quanto stessero male anche loro per Lauren e questo non migliorava di certo l'umore di tutte noi. Appena saputa la notizia, si erano fatte sentire con Lauren, che dopo alcune ore mi aveva mandato un semplice messaggio dicendomi che era arrivata sana e salva e che avrebbe raggiunto la sua famiglia in pochi minuti.
 
Sapere che ero stata la prima persona a cui aveva pensato una volta uscita dall'aereo mi aveva fatta sentire importante. 
 
"Ma tu l'hai vista? Come stava? Perché non ci avete svegliato?"
 
"Non ce l'avrebbe fatta a spiegarvi tutto. Era così scossa. Ha pianto tantissimo, è riuscita a dormire due orette, era stremata"
 
Questo era stato il riassunto che avevo fatto alle altre. Gli avevo chiesto di focalizzarci sulle prove del secondo party e di tentare di far sentire a Lauren il nostro calore. 
Inutile dire che anche solo a pensarci il mio cuore doleva.
 
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Stare senza di Lauren é strano. Quando le persone ti stanno attorno non ti accorgi realmente di quanto effettivamente riempiano la tua vita. L'amore che provo per lei mi aveva permesso di rendermi conto di quanto fosse importante una volta presente, ma ora, senza di lei, tutto perde senso e luce. 
 
Vorrei che fosse qui. Mi sarebbe anche bastato averla tra le mie braccia, sul letto in silenzio. Mi sarei disperata con lei e l'avrei accontentata in tutto e per tutto. Ma so che le cose vanno diversamente e nonostante i pensieri egoisti so che Lauren ha bisogno di stare a casa, riposare e celebrare sua nonna. 
 
Oggi è solo il secondo giorno senza di lei e tutto sembra diverso. Le interviste, le prove e tutto ciò che concerne il gruppo. La voce mi sta sparendo e non posso far altro che pensare che sia il dolore a farmi questo effetto, dopotutto la psicosomatica parla per sé. Faccio difficoltà a parlare, stretta in una sciarpa, imbottita di antibiotici e medicine. Passo il signing senza poter parlare con i fans e questo mi addolora, ma devo accettarlo ed andare avanti, almeno per le ragazze. 
 
Lauren è comparsa su Twitter due o tre volte e questo mi fa sentire meglio. So che si sente amata e so che ha bisogno dell'affetto che effettivamente merita. 
 
L'ho sentita ogni volta che ne ho avuto il tempo, tra i vari impegni, aspettando che fosse lei a scrivermi. Non volevo disturbarla e volevo che fosse lei a decidere quale fosse il momento giusto. Abbiamo solo messaggiato, ma quello mi bastava. Avevo cercato di menzionarla nelle interviste e farle capire che il suo allontanamento non era passato inosservato e che mi mancava, mi manca. 
 
Due giorni bastano per farmi sentire la sua mancanza. Mi manca ogni piccola cosa e mi sento quasi debole quando penso a quanto vorrei averla qui, smetterla di raccontarle bugie e cominciarle a dire la verità su quello che provo. 
 
Oggi è il giorno del party e tutto ciò a cui riesco a pensare é a lei, e questa volta decido di scriverle.
 
C: qua è tutto diverso senza di te
 
So che forse sembra egoista, ma ho bisogno di leggere delle sue parole. Ho bisogno di sentirla qua.
 
L: Mi manchi, mi mancate tutti 😔
 
Sto per risponderle quando mi arriva un altro messaggio.
 
L: Mi raccomando per stasera, mi fido di voi e so che andrete alla grande. Non pensare a me, pensa ai fans, è quello che conta ora.
 
Il mio cuore palpita e le parole di Lauren mi confortano e danno la forza e la voglia di mettercela tutta, è la spinta che stavo cercando. Pensare che riesca ad aiutarmi anche in un momento in cui ad avere bisogno di aiuto e conforto è lei, mi fa innamorare ancora di più.
 
C: Grazie Lo. Spero che a casa vada tutto bene
 
E poi senza riuscire a trattenermi.
 
C: Mi manchi ❤️
 
Lauren mi risponde con un cuore e finisce lì la nostra conversazione.
 
"Mila muoviti che manca poco!" 
 
La voce di Normani mi fa staccare gli occhi dal cellulare. Con una forza ritrovata, raggiungo le altre dopo aver posato il telefono. La mia voce sembra essere migliorata e anche se senza Lauren sarà tutto diverso, sento che andrà tutto bene. 
 
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La notizia che Lauren sarebbe in tornata in giornata mi arriva da Normani, che l'aveva sentita poco prima. Il mio cuore perde un battito al pensiero di poterla riabbracciare. 
 
Sono stanca, ho mal di testa e la febbre non fa che migliore la situazione attuale. Pensare a Lauren è l'unica cosa che in questo momento mi dá la spinta in più per andare avanti. Imbottita di medicine e antibiotici, porto a termine interviste e presenze. 
 
Oggi ci sarebbe stato il pre party dei Grammy e ci è stato chiesto di partecipare. La voglia è poca, soprattutto perché davanti a tutti non posso godermi la presenza della mia migliore amica, ma faccio uno sforzo. Impaziente guardo continuamente l'ora.
 
Manca poco al ritorno di Lauren. Sono nel nostro appartamento, sdraiata sul divano. Sto sudando e le medicine stanno cercando di espellere il malore che mi attraversa il corpo. Non riesco quasi a muovermi, decisamente esausta. Mi si chiudono gli occhi e tento di dormire, ma non ci riesco. 
 
Quando sento bussare, mi ritrovo intrappolata in una sensazione di dormiveglia. Odo voci nel corridoio e quando quella di Lauren mi raggiunge sorrido. Non riesco ad alzarmi, cerco di mettermi seduta ma mia madre, a pochi passi da me, mi avvisa di restare ferma, che mi sarei dovuta riposare e riprendere, altrimenti quella sera non ce l'avrei mai fatta ad andare alla festa. Inutile dire che lei avrebbe preferito farmi rimanere a casa. 
 
"Dov'è Camz?"
 
Il suono della sua voce mi fa già sentire meglio e il mio corpo nonostante il dolore vorrebbe raggiungerla in un istante. Le altre le spiegano del mio stato e i suoi passi rimbombano nella stanza, fino ad arrivare al salotto.
 
Vedo la figura di mia madre alzarsi ed andare ad abbracciarla, per poi lasciarci sole. Tento di fare il massimo per tenere gli occhi aperti, anche se sento le palpebre cedere, la sua presenza che mi fa rilassare. 
 
Quando entra nel mio campo visivo, sedendosi sulla punta del divano,ciò mio cuore batte forte. Il viso é un po' scavato ma posso capire che nonostante tutto è cosciente che sarebbe successo prima o poi e che sua nonna non avrebbe voluto che rinunciasse alla sua vita. 
 
La sua mano si intreccia tra i miei capelli, un po' sudati. Un brivido mi attraversa la schiena e in un gesto dolce mi avvicina la coperta sotto al mento. 
 
"E io che pensavo di essere messa peggio di tutte qua"
 
Tenta di farmi un sorriso, cercando di capire se effettivamente sto capendo che è lei e che è tornata.
 
"Sei tornata" blatero, e poi aggiunto "Come stai?"
 
Lei scrolla le spalle e abbassa gli occhi sul divano.
 
"Ho avuto giorni migliore. Stare con la mia famiglia mi ha aiutato tanto"
 
Sento una lacrima scorrermi sulla guancia, così contenta di rivederla dopo quello che era successo e scoprire una persona matura, così bella da sentirmi di non meritare di averla al mio fianco.
 
"Che fai, piangi?"
 
Le esce una risata tremante mentre cerco di alzarmi per darle un bacio. Ma lei mi spinge di nuovo contro il cuscino. 
 
"Non ora, riposati e cerca di riprenderti ok? Mi sei mancata"
 
Mi sposta la ciocca di capelli che mi ritrovo davanti agli occhi e serena le palpebre si abbassano e mi addormento profondamente. 
 
-------
 
Lauren Pov
 
Mi alzo dal divano, prendo la valigia e cado in camera, circondata dalla presenza delle altre. Il dolore è diminuito rispetto al  primo giorno, stare con la mia famiglia era stato un toccasana e mi sento pronta per ricominciare da dove avevo lasciato.
 
Quando mi siedo nel letto, libera dal vociare delle mie amiche, ripenso a Camila. Mi sdraio e punto gli occhi sul soffitto. Sarei mai stata pronta ad amarla? 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


NOTA: lo so, lo so, lo so. In questo momento vorreste dirmi quanto sono in ritardo e MI DISPIACE. Seriamente, questo è stato un mese oggettivamente pazzo per me, tra Miami, studio e lavoro. Non sapevo più dove mettere le mani e per quanto volessi scrivere giuro che non ne ho avuto le possibilità. Dunque mi dispiace. 
Ho scritto questo capitolo ieri, so che non è lunghissimo ma volevo lasciarvi qualcosa prima del prossimo, in cui le cose si smuoveranno. 
Spero possa piacervi. So che probabilmente non me lo merito, ma mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate. Positivamente e negativamente. Se avete suggerimenti o altro. 
Se volete scrivermi su Twitter, questo è il mio account @pandora95L . 

Scusate ancora per questo immenso ritardo,
Pando!

_________


 

I’m thinking out loud
Maybe we found love right where we are
[Penso ad alta voce,
forse abbiamo trovato l'amore dove siamo ora]

 

Camila POV

 

Australia, la sabbia tra le dita e il rumore delle onde che si infrangono sulla riva. Cammino piano, il buio sull'acqua, soltanto il riflesso della luna a farmi luce e compagnia. I piedi affondano nella sabbia man mano mi avvicino a riva. Il mare mi aveva sempre fatto sentire meglio. Era come espatriare in un mondo tutto mio, in cui nessuno poteva dire o fare niente, in cui il profumo della salsedine e il suono delle cicale in lontananza mi davano la possibilità di respirare di nuovo.

Mi manca il mare. Mi manca appoggiarmi sull'asciugamano per guardare il cielo, sola. Mi manca avere del tempo per me, senza fans, senza intervistatori, senza mia madre. Mi manca stare da sola.

Ero così abituata prima di X Factor ad avere le giornate per me, a non dover rendere conto di cosa facevo, che qualche volta l'urgenza di non avere nessuno a fianco prendeva il sopravvento e dovevo allontanarmi. Oggi il mare australiano ha fatto da ambasciatore a questi tipi di momenti. Respiro profondamente l'aria pulita. Allargo le braccia e chiudo gli occhi, focalizzandomi su tutto quello che il mondo ti può dare ma che a volte sembri dimenticare. A volte dimentichi che le cose più piccole sono quelle che ti danno più gioia.

Silenzio. Cercarlo, seguirlo, individuarlo e abbracciarlo.

Silenzio. Silenzio che non viene interrotto da due braccia che piano avvolgono i miei fianchi. Non mi spavento, troppo immersa in questo mare infinito. Non mi spavento perché riconosco il suo profumo, riconosco il suo respiro, riconosco il suo tocco. So tutto di lei, e lei sa tutto di me. Sa che non deve parlare. Sa che ho cercato, seguito, individuato ed abbracciato il silenzio, quindi non dice niente, mi stringe in una presa che mi era mancata. Le mie mani raggiungono le sue, il mio cuore comincia a battere più velocemente.

È uno dei momenti più belli della mia vita.

Silenzio.

Lauren appoggia le labbra sulla mia spalla lasciata nuda da una canotta estiva e la sfiora appena, in un modo confortevole e affettuoso.

Sorrido a quel gesto, le labbra che si distendono, gli occhi ancora chiusi, le mie dita che giocano con le sue.

I nostri respiri si rincorrono, entrambe emozionate, i cuori che palpitano forte, la mente che non funziona più, la testa che gira, i nostri profumi che si mischiano. Ho sempre pensato che l'odore d'estate fosse una delle cose che mi faceva sentire più viva ed energica e piena d'amore. Poi è arrivata lei.

“Mi sei mancata”

Interrompo il silenzio, così presa dal nostro contatto e dal rumore delle onde e dalla sua presenza e dalla sabbia umida tra i miei piedi. Sento le sue labbra lasciare un altro bacio sulla mia spalla.

“Lo sai vero che sei sparita senza dire niente?”

Il suo tono sembra ora rilassato ma lascia trasparire una piccola preoccupazione.

“Mia madre sa dove sono”

La contraddico, restando immobile dove sono, senza muovermi.

“Ma io non lo sapevo. Poi ho pensato alla spiaggia. Scusa se ti ho rubato questo momento, ma non potevo più aspettare”

Mi accarezza le mani e il ventre, con delicatezza e dolcezza. Il suo respiro è sul mio collo e il corpo si riempie di brividi. Quando parlo la voce è profonda e lo sguardo perso.

“Da quanto sei qua?”

Le domando, cercando di capire quanto ci avesse messo a trovarmi. Non è tardi, mia madre, conoscendomi, mi aveva permesso di prendermi del tempo per me. Sono lieta che Lauren sappia sempre come e dove trovarmi.

“Non ne ho idea. Abbastanza da notare quanto fossi rilassata e felice di essere qua. Era da un po' che non ti vedevo così”

Lauren comincia a disegnare cerchi sul mio ventre. Un sorriso mi sfiora le labbra, contenta di quanto mi capisse o riconoscesse i miei cambi di umore senza che io le dicessi niente.

“Sai quanto amo il mare di notte”

La sento annuire tra i miei capelli.

“Lo so”

Smettiamo di parlare, il silenzio che riprende possesso del suo territorio. È un silenzio confortevole, è il silenzio che ho sempre desiderato di condividere con chi avrei amato in futuro. È il silenzio che non fa rumori, ma produci suoni.

Restiamo così per un tempo interminabile, gli occhi ora aperti sul mare. La luna ci illumina e tutto ciò a cui riesco a pensare è di girarmi e di baciarla. Quest'idea diventa un'ossessione e quando Lauren mi sente muovere, resta per un attimo ferma, per poi lasciare andare la sua presa sul mio corpo.

Mi volto verso di lei. Il cuore mi batte forte e mi chiedo se sarà sempre così. Se mi sentirò sempre così ogni volta che la guardo, ogni volta che il suo profumo raggiunge le mie narici, ogni volta che la sua risata mi arriva al cuore.

Mi sorride, riprendendo possesso delle mie mani che ora sono penzolanti ai miei fianchi.

“Vuoi tornare?”

Dopo questa domanda, che ha un tono così dolce e pieno d'amore che potrei sciogliermi nel giro di pochi secondi, scuoto la testa e mi avvicino. Il suo sorriso si spegne quando capisce le mie intenzioni, e se nel mio cervello il pensiero che possa rifiutarmi ha un po' di spazio, quando la osservo meglio, riesco a capire che è nervosismo.

Azzerando i centimetri che ci separano, le mie labbra sfiorano le sue in un bacio dolce ed emozionale. Ora le sue mani sono sui miei fianchi, le mie che formano righe invisibili sulle sue braccia. Il cuore mi scoppia e questa sera sento che potrei farmelo sfuggire. Sento che potrei dirglielo, che potrei lasciare stare il mio tentativo di nascondere ciò che provo e potrei semplicemente pronunciare quelle due parole che sono sul ciglio della mia lingua ogni volta che la guardo. Forse potrei farlo.

Approfondisco il bacio, ora la mia mano che spinge piano dietro al suo collo. Sento il profumo del suo shampoo arrivarmi alle narici e lo respiro, così presa da Lauren da quasi avere il bisogno di aggrapparmi a lei per non cadere. Le sue dita si stringono ai miei fianchi, le nostre labbra giocano a rincorrersi e vorrei che questo momento non finisse mai. Vorrei stare così per sempre. La mia mano libera si intreccia con una delle sue, desiderosa di sentire la morsa di Lauren tra le mie dita. Desiderosa di sentire ciò che prova, se nel suo cuore c'è quello che provo io.

Quando la sua lingua chiede accesso, la mia bocca si apre automaticamente. Non è un bacio affannato, veloce, con la voglia di andare oltre. Siamo totalmente immerse tra le nostre labbra, totalmente immerse nel testare il nostro sapore. Le nostre lingue giocano per un attimo, poi catturo il suo labbro inferiore tra i miei denti, con delicatezza, e lo rilascio quasi subito. Ma non le do il tempo di staccarsi, non voglio che finisca. La mia lingua, ora intrepida, lecca le sue labbra in un gesto che non avrei mai pensato di poter fare e poi ritorna dov'era prima.

Sento Lauren trattenere un piccolo respiro per poi rilasciarlo quando le nostre bocche rientrano in contatto del tutto. Con calma, senza nessuna fretta, si stacca piano e prende il mio labbro pulsante superiore tra le sue, succhiandolo. Fa lo stesso con quello inferiore. Le sue labbra piene mi fanno quasi avere un mancamento. Solo un piccolo contatto mi fa perdere la testa. Solo un piccolo contatto mi fa dimenticare del mondo attorno, e il mare non c'è più, le onde, la sabbia, tutto sembra sparito. Sopra di noi il cielo stellato e i nostri corpi che si sfiorano.

Quando Lauren, senza che me ne possa accorgere subito, afferra la mia lingua tra le mie labbra, succhiando, le sue braccia mi stringono, un mio gemito unico suono che trafigge l'aria. Un po' imbarazzata della mia reazione ad un contatto con Lauren, sento lei che si stacca un attimo per riprendere fiato, un sorriso divertito sul viso.

“Cosa?”

Le chiedo, ancora aggrappata a lei, lo sguardo di vergogna che attraversa i miei occhi, che però nascondono un minimo di divertimento.

“Scusa, mi stavo solo complimentando con me stessa nella mia mente”

Trovo la forza per tirarle un piccolo schiaffo sulla spalla, e il suono della sua risata riempie il mio cuore.

“Smettila”

Lauren continua a ridere, e io continuo a darle piccole pacche sulla spalla che non fanno altro che peggiorare la situazione.

“Dai, non ridere! Perché ridi?”

Comincio a mettere il broncio, un po' sentendo già la mancanza di quelle labbra, ora distese in un sorriso che non vedevo da tanto. Lei scuote la testa e tenta di riprendersi.

“Non fare il broncio Camz, lo sai che non resisto”

Mi prega, una volta indossato lo sguardo più triste e immusonito di sempre. Faccio finta di allontanarmi ma lei non mi dà la possibilità di uscire dalla sua morsa.

“Resta qua”

E ora sul suo viso non c'è più la risata di prima, ma uno sguardo profondo e serio. Mi sento quasi scossa dagli occhi verdi che ora mi scrutano e mi entrano dentro, senza chiedere permesso.
Non farlo Camila, non glielo puoi dire. Non è il momento giusto. Cioè, sarebbe il momento perfetto se solo non fosse il momento sbagliato.

La mia testa è un ingarbuglio di sensazioni contrastanti. 
Lei continua a fissarmi senza dire niente, poi si avvicina al mio orecchio.

“Perché dev'essere tutto così difficile?”

Mi sussurra, la voce dominante e profonda. Lascia che le sue labbra restino tra i miei capelli, forse in attesa di una mia risposta.

“A volte siamo noi a complicare le cose”

Le rispondo, consapevole che non è quello che si vuole sentire dire. Ma sa benissimo che quello che ha da me è verità.

“Ho bisogno che tu mi dica cosa provi per me”

Non è la prima volta che mi fa questa richiesta. So che è incerta e ha sempre avuto bisogno di sicurezze. Ma quando mi dice quella frase, quando mi prega di dirle finalmente quello che sento, il mio cuore batte forte e sento che le mie labbra si stanno muovendo velocemente, intente a formare una frase compiuta. Intente a dire quelle parole che aveva cercato di sfilarmi ogni volta che poteva. Che il mio cervello rifiutava di pronunciare ma che il mio cuore non voleva altro che urlare.

“Io..”

Ma urla lì vicino mi scuotono e Lauren si allontana d'improvviso.

“Ragazze!!”

Non so se essere felice o scontenta alla vista di Normani e Ally correre sulla spiaggia. Voglio così tanto dirglielo a volte che penso il mio cuore prima o poi esploderà. Tento di mascherare un sorriso e Lauren fa lo stesso, ancora coinvolte da ciò che stavamo condividendo pochi secondi prima.

Lauren infila le mani nelle tasche posteriori del pantaloncino e ride quando nota Ally inciampare e quasi cadere sulla sabbia.

“Mila, non puoi andare via così! Ti abbiamo cercata ovunque”

“Mia madre sa che sono qua”, preciso per la seconda volta nella serata.

“Tua madre sta dormendo, non potevamo certo svegliarla. E tu non rispondi al cellulare”

Normani ha uno sguardo accusatorio e preoccupato, anche se il rilassamento attraversa il suo viso appena posato gli occhi su di me.

“Chiedo scusa”, dico, facendo un sorriso questa volta sentito. Poi, vedo Normani alzarsi la maglietta.

“Perdonata! Che ne dite? Bagno di mezzanotte?”

Comincia a ridere come una pazza, ora in reggiseno, la t-shirt lanciata sull'asciugamano che avevo steso poco tempo fa sulla sabbia.

“Oh dio ragazze non lo so, ho appena fatto la doccia”

Normani lancia uno sguardo minaccioso verso Ally.

“Non rovinare il momento. Lo senti questo momento di libertà? Ecco, goditelo!”

Senza dire nient'altro, toglie la gonna che fa la stessa fine della t-shirt e corre verso la riva. Si ferma poco prima di toccare l'acqua, voltandosi verso di noi, mani sui fianchi. Io guardo Lauren con un sorriso pieno, l'idea di fare un bagno di mezzanotte che vagava nella mia mente già prima che Normani e Ally ci raggiungessero.

Lauren fa spallucce e comincia a spogliarsi e a farsi la coda. Tento di non guardarla, mentre anche io rimango in mutande e in reggiseno, avendo Ally lì vicina, paurosa che possa accorgersi di qualcosa. Quando i miei occhi si posano per pochi secondi sul corpo di Lauren, non posso fare a meno di pensare a quanto sia dannatamente bella.

Mi porge la mano, Ally che si sta già dirigendo verso Normani che ora gioca con l'acqua bassa della riva.

“Pronta?”

Mi sussurra, e io non posso che essere pronta. Le sue dita tra le mie, le nostre mani che si stringono e il suo sguardo bellissimo che incontra i miei occhi.

Sono assolutamente pronta. Pronta per tutto, pronta a tutto.

Corriamo coprendo i pochi passi che ci distanziano dall'acqua e senza aspettare nessuno, sentendo le urla di Normani e Ally urlare entrando a contatto con schizzi di mare, i nostri corpi si bagnano e le nostre mani si slegano.

Ma per un momento, esistiamo solo noi, ed è questo conta. Sono i piccoli momenti, sono le piccole cose che dai per scontate. Sono i suoi occhi nei miei e i nostri corpi coperti da pelle d'oca, non dovuta all'acqua.

Esistiamo solo noi, ed è questo conta.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Kiss me under the light of a thousand stars
Place your head on my beating heart
I’m thinking out loud
Maybe we found love right where we are

[Baciami nella luce di milioni di stelle,
appoggia il tuo capo sul mio cuore
Sto pensando ad alta voce
Forse abbiamo trovato l'amore dove siamo ora]

 

 

Lauren POV

 

Osservo i colori del cielo che danno una luce diversa ai palazzi e al mare che posso vedere in lontananza. Apro la finestra per un secondo per godere dell’aria dell’Australia, che domani lascerò. Accenno un sorriso, rilassata. Viaggiare mi fa sempre sentire bene: conoscere nuove culture, vedere differenti persone, sentire diversi accenti. È come vivere in un altro mondo per giorni, ed è dei sentimenti più profonde che uno possa provare. Sentirsi parte di un mondo che non è tuo per forse pochi giorni, ma abbastanza da sentirne la differenza.

Chiudo la finestra e mi sdraio sul letto, felice anche se esausta. Ormai mi sono abituata ai ritmi che abbiamo, ma ci sono momenti in cui il mio corpo richiede un attimo, richiede riposo. E la mia mente ricerca delle pause. Chiudersi in stanza tutto il giorno a dormire, guardare televisione, senza trucco o vestiti non confortevoli. Una tuta e del cibo sul comodino.

Stiro le braccia e fisso il soffitto. Chiudo gli occhi delicatamente: non voglio addormentarmi, ma rilassarmi, prendermi del tempo per me.

Dopo pochi secondi sento il mio cellulare vibrare.

C: “Dormi?”

Le mie labbra formano un sorriso quando vedono il nome di Camila spuntare sullo schermo.

L - “Ehi, no sono sveglia”

Sono sola in stanza, Dinah che passerà l’ultima notte dai parenti.

C: “Ok allora vestiti. Sono lì tra 10 minuti”

Sorpresa dal messaggio di Camila, rispondo subito, vogliosa soltanto di stare sdraiata sul letto.

L: “Camz, non prendertela, ma non ho molta voglia di uscire”

La risposta mi arriva in fretta.

C: “Non te ne pentirai, fidati”

L: “Camz…”

C: “Lauren…”

Alzo gli occhi al cielo e capisco che non ho altra scelta. Non che non abbia voglia di stare con Camila, anzi, è decisamente il contrario, ma la luce soffusa della stanza e la quiete mi pregano di rimanere dove sono, di restare in pantaloncini e maglietta, nient’altro.

Riluttante, mi alzo e comincio a vestirmi. Dopo pochi minuti, come promesso, sento qualcuno bussare.

Vado ad aprire, non ancora del tutto pronta, dovendomi ancora sistemare i capelli. Quando la figura di Camila entra nel mio campo visivo, non posso fare a meno di sentirmi meglio. La riluttanza di poco prima è svanita e sono contenta di aver accettato la sua proposta segreta.

Non mi lascia chiudere la porta e non entra in stanza. Mi aspetta mentre saltella sul posto, impaziente.

“Dove stiamo andando?”

Ma lei mi fa un sorriso a trentadue denti e scuote la testa.

“Ti conviene smetterla ora di fare domande perché non te lo dico”

Alzo un sopracciglio, ancora più sorpresa, e il fatto di non sapere dove stiamo per andare mi fa sentire eccitata. In fretta lego i capelli in una comoda coda, aggiungo un po’ di matita ai miei occhi e poi chiudo la porta dietro di noi.

--

“Dai, dimmelo”

Cerco di convincerla a tirare fuori le parole. Lei ride e io mi sciolgo. Mi è mancato averla con me senza nessuno, soltanto noi due. La punzecchio sui fianchi e so quanto le dà fastidio, ma non cede.

“Smettila di chiederlo, non te lo dico!”

Ride ancora, cercando di fermare le mie mani che approcciano il suo corpo tentando di farla cedere. Quando le sue dita afferrano le mie, non posso far altro che afferrarle in una stretta, incrociandole tra di loro. Il suo sguardo si fa più dolce e, sicure che l’autista non abbia nessuna idea di chi siamo, appoggia la testa sulla mia spalla, chiudendo gli occhi.

Le accarezzo i capelli con la mano libera, godendo dei nostri corpi vicini e del suo profumo, della sua pelle liscia e delle sue dita che mi confortano.

Ho sempre trovato strano come l’odore della pelle di una persona possa farti sentire così viva. Una volta entrato nelle tue narici, può crearti diverse reazioni che nient’altro sarebbe in grado di ricreare la stessa sensazione. Il profumo della sua pelle mi fa vacillare, mi fa sentire nel posto giusto, al momento giusto. Mi fa sentire amata e non servono parole, soltanto la sua essenza. Il cuore mi batte forte anche solo al pensiero. A volte mi ritrovo in un posto, magari in mezzo alla folla, magari da sola, a bere un caffe in un bar, e lo sento. Sì, sento proprio quell’odore, quel profumo. Mi giro intorno per vedere se possa trovarsi lì, senza che io sia a conoscenza della sua presenza. Il mio cuore comincia a dipingersi di diverse sfumature emozionali e quando non trova quello che desidera, ritorna a battere normale, ritorna a dipingersi di bianco.

Ho sempre trovato strano sentire il suo odore e diventarne schiava.

Continuo ad accarezzarle i capelli fino a che l’autista non parla, mantenendo lo sguardo sulla strada.

“Siamo quasi arrivati”

Sorrido, completamente inconsapevole di quello che sta per succedere. Camila piano, piano riprende la posizione di prima e mi guarda, occhi stanchi ed occhiaie che le cerchiano gli occhi.

“Sei sicura di non voler tornare in stanza? Sembri così stanca”

Ma lei scuote il capo alle mie preoccupazioni e dopo poco indossa il sorriso più eccitato di sempre.

L’autista accosta e noi scendiamo dalla macchina ringraziandolo. Vorrei prenderla per mano, una volta incamminate verso il posto segreto, ma non posso.

“Adesso me lo puoi dire?”

La cosa assurda, è che sono più eccitata di essere con Camila che della sorpresa. In pochi passi, ci ritroviamo in un teatro. Adesso sono curiosa. Cosa ci facciamo in un teatro, alle 7 di sera?

Camila, davanti a me, porge i biglietti alla cassa e poi mi prende la mano. Non faccio niente per separarmi dalla sua presa, non ho voglia di combattere e sfuggire, come sempre.

Quando apre il portone che porta ad una delle file della sala principale del teatro, trattengo il respiro, riconoscendo il suono della canzone che sta riempiendo l’aria. La scritta 1975 pulsa nello schermo, e la mia band preferita sta salutando la folla. Siamo in ritardo, ma riusciamo a trovare i nostri posti.

Sono stralunata, commossa ed emozionata. Vorrei baciarla come mai prima d’ora, ma non posso. Siamo al piano di sopra, ed attaccate alla ringhiera che ci separa dal palco, cominciamo a cantare ad alta voce, insieme alle altre persone. Ho il cuore gonfio, la musica che mi riempie di brividi, la presenza di Camila che mi aiuta a restare ferma dove sono, senza impazzire.

E poi mi rendo conto. Mi rendo conto che sono completamente innamorata di lei. Che non c’è altra spiegazione, che non è un’infatuazione, non è una cotta, non è un’amica con cui fare nuove esperienze. Sono semplicemente innamorata della mia vecchia migliore amica.

Il mio cuore ora esplode, batte forte e la canzone che fa da sottofondo ai miei pensieri non fa altro che rafforzare la mia tesi.

“I think I’m falling, I’m falling for you”

Quando lo ripete per la seconda volta, mi giro verso di lei e scopro il suo sguardo su di me. Non sta cantando, è immobile e mi guarda. Le mani si stringono sulla ringhiera, il mio capo rivolto verso di lei, la sensazione di poter volare che si sprigiona in tutto il mio corpo.

Mi sento salva, e non mi importa più. Non mi importa più se è una ragazza, non mi importa più se questo fa di me omosessuale. Non mi importa più che potrei essere etichettata, dopo che per mesi l’ho fatto da sola. So soltanto che quello sguardo profondo, quelle labbra piene e quegli occhi che mi entrano dentro e fanno di me ciò che vogliono, hanno reso la mia vita migliore.

Sono innamorata di Camila.

Quando la canzone finisce, Camila torna a guardare il palco, ora un sorriso sul viso. Io la imito, e dopo pochi secondi una mano cade sul mio fianco, imbarazzata. Piano, piano si avvicina alla sua e la stringe. Lei non si gira, non fa niente, se non intrecciare le sue dita con le mie e farmi capire che non mi devo preoccupare, che non mi lascerà andare.

Quando sento “Settle down” vibrare nel teatro, il cuore mi si stringe, mi avvicino al suo orecchio e le dico “Grazie”.

Lei sorride di nuovo, si avvicina ancora un po’ e comincia a dondolare sul posto, sfiorando alternativamente la mia spalla. Io mi aggrappo a lei e decido che niente può valere di più che vedere un concerto con la persona... la persona che si ama, mano per la mano, urlando a squarciagola quella musica che da subito è entrata dentro alla tua pelle e ti ha fatto sua.

--

Il ritorno verso l’hotel è silenzioso. Siamo entrambe così emozionate che dire qualcosa interromperebbe il processo dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri. Le nostre mani sono intrecciare, posate sulla coscia di Camila, strette l’una all’altra, con nessuna intenzione di allontanarci.

Non ho idea di quanto duri il tragitto, so soltanto che senza accorgermene stiamo salutando l’autista, raggiungendo il nostro hotel.

Sono scossa e piena d’amore che vorrei questa serata non finisca mai. Vorrei che noi due non finissimo mai di essere qualcosa. Quel qualcosa che ti fa sentire così viva da non sapere cosa effettivamente ti dà la forza di non sprofondare in tutto ciò che provi. È un sentimento che mai prima d’ora ho provato. Il mio cuore è tremante, palpita pieno di emozioni che difficilmente ho mai esternato.

Sono sempre stata la tipica persona che ama così tanto da stare male. Una di quelle persone che quando chi ama fa un semplice gesto, magari inconsapevole, sente come un pugno nello stomaco, e deve resistere e cercare di respirare profondamente perché altrimenti cadrebbe, altrimenti non potrebbe più mantenersi in piedi, troppo colpita da un amore che non può allontanare.

L’ effetto che mi fa Camila non l’avrei mai potuto anticipare. Non avrei mai pensato che un giorno mi sarei innamorata della mia migliore amica, mi sarei mai innamorata di una ragazza. È così potente questo pensiero che, oltre tutte le mie aspettative, questa volta non mi fa venire voglia di chiudermi in una stanza e piangere tutto il giorno.

Perché l’effetto che ha Camila su di me è tranquillizzante, è come il mare liscio di sera. Pensi che l’acqua sia fredda, che non potresti mai fare un bagno o anche solo pensare di immergere un dito in quell’enorme pozza. Ma poi sorprendentemente ci provi. E sorprendentemente scorpi che l’acqua è calda, che tutto ciò che avevi creduto era sbagliato. Era così sbagliato che ti viene voglia di toglierti i vestiti, rimanere in intimo, e tuffarti senza ulteriori pensieri o paure.

Mentre attraversiamo i corridoi in silenzio, ora le nostre mani lontane, non posso neanche pensare di non avere Camila al mio fianco. Per questo, quando raggiungiamo la sua stanza, e lei si gira per salutarmi, io le chiedo di restare.

“Dormi con me”

Non è tardi, il volo di domani è il mattino presto, ma non ho voglia di dormire. Ho solo voglia di stringerla tra le mie braccia e sentire il suo calore sprigionare dal suo corpo. Sentire il suo cuore battere contro il mio orecchio, accarezzarle il braccio in un gesto soffice e delicato. Voglio tutto quello che ho sempre avuto da Camila, ma in una maniera diversa. Non si tratta più di amicizia.

Uno sguardo sorpreso attraversa il suo viso, e per un momento ho paura che mi dica di no. Poi mi sorride.

“Lascia che lo dica a mia madre e che prenda il pigiama.”

“Ok” le rispondo, il cuore che batte a mille e la serenità che mi attraversa il corpo. “Ti aspetto qui,” aggiungo. Lei annuisce ed entra nella sua stanza.

Non aspetto molto prima che la sua figura riemerga tra i miei pensieri. Si chiude la porta alle spalle e con calma ci dirigiamo verso la mia camera. Ancora non parliamo, forse un po’ stanche, forse soltanto con la voglia di goderci il silenzio che confortevole aleggia su di noi.

Una volta in camera mia, ci prepariamo per andare a dormire. Indosso pantaloncini e maglietta e mi lavo i denti, aspettando che Camila mi raggiunga.

Chiudo gli occhi, un sorriso sul viso, le braccia sotto il mio capo. Sento una calma dentro di me che non provavo da molto tempo. E questa volta non è il mare, non è la città di notte, non è l’aria estiva. Questa volta si tratta di Camila.

Quando sento il letto abbassarsi continuo a tenere gli occhi chiusi, godendomi il suo profumo e il suo corpo esile che ora è sdraiato accanto a me. Poi, una mano si avvicina e mi accarezza il viso, in un gesto così dolce che vorrei prenderla e schiacciarla contro di me, per sentirla più vicina di quanto sia ora. Posso udire e sentire il sorriso sul suo viso. Quando le sue dita scivolano sulla mia spalla, le mie labbra vengono catturate tra le sue. È un bacio calmo, gentile. Nessun respiro affannato, nessuna mano tra i capelli ad allungare il contatto.

Quando riapro gli occhi, sentendo la mancanza delle sue labbra sulle mie, il viso di Camila è a pochi millimetri dal mio. Il suo alito sa di menta, i suoi capelli ora sparsi sul mio petto, una delle sue mani che accarezza il mio braccio. Non so decifrare il suo sguardo, non so cosa ci sia tra quelle iridi marroni. Sorrido di nuovo e sento il bisogno di ringraziarla.

“Grazie per la serata, veramente”

Lo sussurro, totalmente grata di averla al mio fianco.

“Grazie a te”

Mi risponde, e questa volta rido. Non cambierà mai. I suoi occhi ora sono luminosi, e averla così vicina mi fa sentire al sicuro.

La solita domanda che mi confonde da mesi ormai risale a galla e non posso fare a meno di porgliela di nuovo, anche se ho paura di rovinare il momento.

“Camz… cosa provi per me?”

Lei mi guarda, persa nei suoi pensieri. Sento la paura attraversarle il corpo, posso provarla anche io. Quando schiude un po’ le labbra per rispondermi, le richiude di nuovo. Poi si avvicina e mi bacia di nuovo. E io la lascio fare, perché non voglio rovinare la serata, non voglio rovinare questi momenti che ho temo non riavrò più.

Il bacio questa volta si approfondisce e sento la sua lingua chiedere l’accesso tra le mie labbra. Cominciamo a baciarci come forse mai prima d’ora. C’è passione e intossicazione, ma c’è anche dolcezza e gentilezza. Ora Camila è sopra di me, si muove piano. Il suo braccio è sul mio fianco, forse in attesa di un mio permesso. Vorrei che lei mi rispondesse, vorrei trovare una risposta tra le sue parole, ma il mio cervello ora è spento, la passione mi divora e l’amore che provo per lei mi intossica fino a non farmi più capire niente.

Le prendo la mano che ha sul mio fianco e la spingo sul mio seno. Sento un gemito uscire tra le sue labbra e sorrido nel bacio. Comincia a muovere piano la mano, i miei seni nudi, liberi dal reggiseno che non uso mai mentre dormo. L’eccitazione comincia a farmi sua, e inarco di poco la schiena quando Camila aumenta il contatto. Le mie braccia sono ora sulla sua schiena. Voglio sentirla vicina, voglio sentirla sfiorarmi, voglio sentirla come mai l’ho sentita prima. Per questo, la mia mano finisce sotto la sua t-shirt e comincia a strisciare le unghie sulla sua pelle nuda.

Camila interrompe il bacio per portare la bocca sul mio collo, individuando senza troppi problemi il mio punto più delicato. Quando si stacca, mi guarda, le sue mani ora sui confini della mia maglietta, chiedendo il permesso di toglierla. Ciò che mi colpisce di più è che non provo imbarazzo, che le permetto di sfilarmi la maglietta, di lasciare nudo il mio corpo sotto al suo. Il suoi occhi crescono di eccitazione, le mani sul mio ventre, la sua bocca di nuovo sul mio collo. Scende piano, lasciando piccoli baci sulle mie scapole. La salivazione è a zero e non riesco a riprendermi da questo stato di agitazione, comfort ed eccitazione. Quando le sue labbra sfiorano il mio capezzolo, la mia schiena si inarca di nuovo, in un gesto che richiede più contatto.

Ho gli occhi chiusi, vorrei lasciarli aperti, vorrei vedere Camila dare attenzione al mio corpo, ma non ci riesco. Mi mordo le labbra così forte che ho quasi paura di ferirmi, ma non mi importa. Le mie mani continuano a viaggiare sulla sua schiena, e poi, quando la vedo smettere di passare la lingua su una delle parti più sensibili del mio corpo, lei mi lascia sfilarle la maglietta.

Rimango senza respiro alla vista del ventre di Camila, della sua pelle chiara, del suo seno. Per un attimo mi sento paralizzata, realizzando cosa potrebbe succedere sta notte.

“Lo…”

Sentire il mio nome tra le sue labbra però, non mi lascia dubbi e la voglia di farla mia ritorna in superficie, allontanando le paure.

“Shhh”

Le appoggio un dito sulle labbra, gonfie. Poi mi metto seduta e imito il suo gesto di prima. Il suo corpo è appoggiato alle mie gambe, e mentre la mia lingua accarezza i suoi seni, lo sento muoversi animatamente. Non so se sto facendo qualcosa di giusto, non ho mai fatto niente del genere, ma la reazione di Camila mi dà sicurezze e continuo a darle attenzioni. Siamo entrambe senza respiro, concitate e vogliose di dare all’altra un’emozione che non ha mai provato.

Quando mi allontano dal suo seno per avvicinarmi verso le sue labbra, mentre ci baciamo Camila mi fa stendere di nuovo. Piano, aiutandosi con le braccia, prende le lenzuola che sono a metà del letto e le posa su di noi.

Sorrido piano, in quel gesto di affetto. Sento che vuole farmi sentire a mio agio e questo mi fa venire ancora più voglia di stare a contatto col suo corpo, con la sua mente. Le sue mani, ora più coraggiose, si portano sui lacci dei mie pantaloncini. Senza indugi, alzo il bacino facilitandole l’azione e il pezzo di stoffa finisce per terra. Inutile dire che il suo stesso indumento fa la stessa fine.

A separarci resta soltanto l’intimo.

Adesso Camila mi guarda di nuovo, accarezzandomi i capelli. Sembra avere uno sguardo preoccupato, come a volersi assicurare che io stia bene e che non stia per impazzire da un momento all’altro.

“Sei…sicura?”

E io annuisco, baciandola con gentilezza.

“E tu?”

Le chiedo, la mia mano ancora sulla sua schiena. Lei scuote il capo in un segno di assenso e questo ci basta per sfilarci l’ultimo indumento. Ora siamo nude. I nostri corpi schiacciati l’uno contro l’altro. Sento perdere il respiro, il cuore che mi batte forte, ansia mista ad eccitazione e paura. Di non essere all’altezza, di non farle provare qualcosa di bello. Il suo centro si scontra contro la mia coscia e questa volta il mio cervello si azzera, diventa rosso, diventa caldo.

Cerco di mantenermi salda e ringrazio il cielo di ritrovarmi in un letto, sdraiata. Camila comincia a muovere il bacino contro la mia gamba, baciandomi. Le mie mani scivolano dalla sua schiena e osano ad appoggiarsi sui suoi fianchi, per poi finire sui suoi glutei. È una delle sensazioni più belle del mondo. Il respiro si fa affannato, quando Camila si posiziona meglio e il suo centro si scontra con il mio. Brividi attraversano il mio corpo e ora non so più come si fa a respirare.

Sono ancora sulla terra? Sono in camera mia, nella stanza di un hotel, in un letto con la mia migliore amica? Chiudo ferocemente gli occhi, le mie mani ora che hanno completo possesso del corpo di Camila e la aiutano a centrare il mio centro, ora pulsante e bagnato. I nostri respiri si mischiano insieme, le sue labbra sulle mie labbra, gli occhi chiusi, il suo bacino che si scontra con il mio.

Una della mie mani si allontana e afferra la sua. Camila la porta vicino al mio capo, e le nostre dita si incrociano. Mi sento calda e fredda, mi sento irrigidita e completamente fluida. Dentro di me tante emozioni si scontrano e creano un misto di sentimenti che non riconosco. So soltanto che vorrei urlarle che la amo, che non sto facendo l’amore con lei per divertimento o per provare qualcosa di nuovo.

Continuiamo a mantenere il ritmo, la sua mano nella mia che mi dà un senso di sicurezza che credo di non aver mai provato prima. È quando decido di aprire gli occhi, una sensazione di quasi completezza che attraversa il mio corpo, e osservo il suo viso, la sua bocca mezza aperta, e il suo viso contrito e rilassato allo stesso tempo, che una vibrazione mi prende del tutto e non posso far a meno di farla correre sul mio corpo, irrigidendo tutti i muscoli. Sento Camila reagire nello stesso modo. Il nostri petti che si scontrano, il nostro respiro così profondo da non riuscire a ritrovarlo, i nostri centri che pulsano e le nostre mani strette in una gabbia soffocante. Dalla mia bocca esce un gemito che non ho mai sentito e il piacere continua ad attraversarmi il corpo.

E lì capisco che è arrivato il momento. I miei pensieri ritornano alle notti che ho dovuto trascorrere a casa, per la morte di mia nonna, in cui il solo pensiero era poterla avere la mio fianco. I miei pensieri sfiorano quei mesi drammatici in cui l’indifferenza di Camila mi aveva fatta star male e mi aveva fatto domandare perché si comportasse così e perché io fossi tanto gelosa di Dinah e Austin. I ricordi del nostro primo bacio in discoteca, ubriache. Del nostro secondo bacio nel mio salotto, della sensazione di rifiuto e voglia che avevo provato, quando avevo connesso le mie labbra con le sue. I miei pensieri sfiorano la nostra amicizia, le notti passate insieme, il nostro rapporto a volte malato, a volte esagerato, ma così bello da non poterne fare a meno. Le nostre mani strette insieme, i nostri sguardi legati l’uno all’altro, il mio cuore che batteva forte quando i nostri corpi si sfioravano, dopo i nostri incontri segreti.

I miei pensieri ritornano ad un giorno fa, in silenzio a guardare il mare; i miei pensieri ritornano a poche ore prima, a come Camila riusciva sempre a smuovermi, a migliorarmi, a farmi divertire, a capire cosa pensassi.

E in questo momento, non mi importa più di niente. Non mi importa sapere se prova qualcosa per me o no. In questo momento riesco solo a dire quelle due parole che non avrei mai pensato di dire alla mia migliore amica, le paure che scivola sul mio corpo seguendo l’orgasmo, e il mio desiderio di amare profondamente com’ero sempre abituata a fare.

“Mi sono innamorata di te”

Il mio respiro è ancora affannato, il viso di Camila è sulla mia spalla e tra i miei capelli e sento il suo petto ancora scosso dalla scarica di poco prima.Quando le mie parole trovano libertà, mi accorgo che il suo corpo si irrigidisce.

“Non mi devi rispondere”

Mi affretto a dire, il suo viso ancora nascosto. Quando riemerge dai miei capelli, i suoi occhi si fissano nei miei, sbatte le palpebre. Capisco che è sorpresa e che le mie parole l’hanno colpita. Ma sono sincera, non mi servono risposte. Avere affermato e confermato i miei sentimenti è ciò che volevo, è ciò che voglio ancora.

--

CAMILA POV

 

La guardo negli occhi, il mio cervello ancora oscurato dall’ondata di piacere di poco prima. Il corpo mi fa male e è intorpidito e la mia mente non riesce ad elaborare.

Mi sono innamorata di te.

Il mio cuore prende a battere ancora più veloce. Continuo a guardarla, attonita. Mi rassicura dicendomi che non devo risponderle. La mia bocca è secca e il mio cervello non funziona. E il mio cuore non ci crede. Così abituato e in pace con il fatto che non ci sarebbe potuto essere stato niente con Lauren, anche dopo gli ultimi giorni, non ci crede.

Non realizza. Ogni parte del mio corpo può sentire che le parole di Lauren sono vere, ma la paura mi attanaglia e stringe il mio cuore in una morsa di confusione e di poca sfiducia.

Me l’ha detto. Lauren è innamorata di me, Lauren è innamorata di me.

Ma ancora non riesco a rispondere, ancora non me ne capacito, ancora penso che sia tutto un sogno.

E se magari me lo sono immaginata? Magari non è reale, mi sono già addormentata.

Ma non è possibile perché il mio corpo è sveglio, il mio centro pulsa ancora, il mio respiro è ancora accelerato.

Sono sveglia e tutto ciò a cui riesco a pensare è che non è vero, Lauren non ha mai detto quelle parole. Il mio cervello ora urla che non è successo, e il mio cuore per una volta è d’accordo, nascondendo la parte di me che vuole a tutti i costi crederci.

Lei mi sorride, ancora scossa. Io cerco di riprendermi, appoggio di nuovo il capo sulla sua spalla e chiudo gli occhi. Prima però, le lascio un bacio sulle labbra. Lei mi accarezza la schiena e io sento i brividi percorrermi la spina dorsale.

Dopo poco, il suo respiro si fa pesante, ma io non riesco a dormire. Sono vigile, troppo vigile per potermi addormentare.

“Ti amo”

Sussurro, rispondendo a quella frase che non so se abbia detto realmente. Il mio cuore si rilassa, il mio cervello smette di assillarmi e questa volta, anche il mio corpo torna a comportarsi normalmente.

Prima di finire nel mondo dei sogni, posso sentire le labbra di Lauren distendersi in un sorriso. L’indomani sarà tutto come sempre, o forse no. 





PANDANGOLO:

Hello everybody! Esatto, sono riuscita ad aggiornare piuttosto in fretta. 
Parto dicendo che questo capitolo non è uscito come volevo, che sento avrei potuto dare di più ma non ho ancora realizzato in che modo. Non sono mai stata brava a scrivere scene più spinte, e giuro mi dispiace se qualcuno di voi sarà scontento e non sarà soddisfatto. 
La storia si sta evolvendo, Lauren ha definitivamente ammesso i suoi sentimenti e non tornerà indietro tanto presto, ma Camila deve ancora realizzare.
Chiedo realmente scusa se oltre a me, questo capitolo non piacerà a qualcuno, perché importante e non vorrei fosse un completo fiasco.

Vi chiedo solo di essere sinceri con me. Sapere cosa pensate veramente mi fa piacere, quindi non negatevi ok? Se vi ha fatto schifo è ok, non sempre i capitoli piacciono, quindi sarebbe utile sapere una vostra opinione a proposito. 

Ovviamente, spero di essere andata bene e di non avervi fatto precare minuti del vostro tempo!

RINGRAZIO TUTTI, tutti coloro che hanno commentato e stanno continuando a leggere questa storia! 

P.S se non avete mai ascoltato i 1975, please, fatelo. Settle Down e Falling for you sono due colpi al cuore.

Alla prossima, un abbraccio, Pando.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


When my hair’s all but gone and my memory fades
And the crowds don’t remember my name
When my hands don’t play the strings the same way, mm
I know you will still love me the same

[Quando la mia testa se ne va e le
Mie memorie svaniscono
E le folle non ricordano più il mio nome
Quando le mie mani non suonano più nello stesso modo
So che mi amerai ancora come prima
]

 

Lauren POV
 
Sento il letto muoversi e qualcuno sgusciare fuori dalle lenzuola. Cerco di aprire gli occhi, ma sono così stanca che potrei riaddormentarmi nel giro di pochi secondi. Piccoli rumori raggiungono il mio udito e tento di capire cosa stia succedendo.
 
La mia mente offuscata prova a ricollegare gli eventi della sera prima, e quando tutto torna a galla, capisco che ad uscire dal mio letto è stata Camila. Apro gli occhi di scatto e metto a fuoco la stanza. La sveglia non è ancora suonata, ma quando mi giro verso il cellulare mi accorgo che mancano pochi minuti.
 
Tento di alzarmi e mi appoggio sui gomiti. Quando vedo Camila rivestirsi in fretta mi si stringe il cuore.
 
La sera prima era stato bellissimo. Mi sembra tutto così surreale che quasi non riesco a crederci. Noi due insieme, insieme come non le siamo mai state. Questo evento segna definitivamente la fine dell’era “amiche”, ma non sono sicura di cosa stia per cominciare. Ai ricordi sento un sorriso solcare le mie labbra, che però svanisce quando finalmente capisco cosa stia facendo Camila.

“Camz…”
 
Quando si rende conto che sono sveglia, si gira e il suo viso ha un’espressione che non riesco realmente a capire, e questo mi fa paura.
 
Sta scappando? Sta scappando da me?
 
Il mio cervello si ricorda delle ultime parole che sono uscite dalle mie labbra, tanto vere da farmi rabbrividire. Ma ciò che mi fa più star male in questo momento è il suo comportamento. Avrei voluto svegliarmi accanto a lei, restare a guardarla mentre dormiva. Ho sempre amato posare il mio sguardo sul suo viso quando era inconsapevole di quello che stava succedendo accanto a lei. Quando i suoi occhi erano chiusi e il sorriso era presente sulle sue labbra. Mi era sempre piaciuto tenerla tra le mie braccia, accarezzarle i capelli e svegliarla con un piccolo bacio sulla fronte. Era sempre stato il mio miglior risveglio. Mi dava tranquillità e il coraggio di iniziare una nuova giornata, nonostante a volte volessi soltanto rimettermi a dormire come tutte le persone normali. Lei cambiava il mio umore, cambiava quel mio complesso meccanismo nel tenermi al di fuori di tutto.
 
Mi faceva sentire migliore.
 
Ricollegare ad oggi quello che ho sempre provato per Camila è strano, e mi rendo conto che mi sono sempre negata e che le sensazioni e le emozioni che sento adesso, erano già dentro di me. Ho semplicemente dato la possibilità al mio cuore di liberarsi, e adesso mi sento meno pesante, mi sento vuota. Ma è il vuoto più bello che uno possa desiderare, è il vuoto d’amore. Sono le emozioni che ti riempiono il corpo, lo sguardo, le mani. Sono le emozioni che hai sempre desiderato provare, e che a volte nascondi a te stessa, perché inconsapevolmente hai paura di mostrarti al mondo per ciò che sei, e per quello che senti.
 
Camila è paralizzata, la mano incastrata nella tasta dei pantaloncini. Non mi risponde, sento il suo respiro fermarsi e non capisco. La paura di essere stata uno sbaglio di una notte mi attanaglia, ma poi il mio cervello elabora e si ricorda. Si ricorda di avere sentito “ti amo” uscire dalle sue labbra.
 
Avevo sognato? Era stato reale?
 
Eppure riesco ancora a sentire ciò che ho provato quando ha sussurrato quelle parole, inconsapevole che potessi sentirla. Non può essere un sogno, non deve essere un sogno.
 
Mi metto seduta sul letto, incapace di muovermi del tutto. Non so cosa fare, vorrei soltanto che fosse vicina a me, vorrei soltanto vederle il suo solito sorriso imbronciato di prima mattina.
 
Dove sei Camila?
 
“Che succede?”
 
Sono le prime parole che mi vengono in mente. Lei si passa una mano tra i capelli e questa volta mi risponde.
 
“Niente, sto tornando in camera”
 
Ma il suo tono è strano. Sembra imbarazzato e confuso.
Questa volta finisce di mettersi la maglietta, ancora in reggiseno e poi mi guarda. C’è qualcosa che non va e non riesco a capire, o forse non voglio. La paura di essere respinta come mi succede sempre prende il sopravvento.
 
“Perché? Mancano ancora due ore alla partenza”
 
Abbassa lo sguardo, mordendosi il labbro.
 
“Lo so, ma mi devo ancora preparare tutto e voglio fare colazione. Ci vediamo dopo”
 
Trafelata cerca di dirigersi verso la porta senza guardarmi. Ma non posso lasciarla andare, non così, non dopo quello che è successo questa notte, non dopo quello che le ho confessato.
 
Esco dal letto, scordandomi di essere nuda.
 
“No, aspetta!”
 
Strappo le lenzuola dal letto e cerco di coprirmi meglio che posso, sperando che Camila si fermi, ed è quello che fortunatamente fa. Mi avvicino a lei, che ha la mano posata sulla maniglia. La faccio girare, ma lei non riesce a guardarmi.
 
“Camz, che succede? E non dirmi niente che non ci credo. Ho fatto qualcosa… qualcosa di sbagliato sta notte?”
 
Mi imbarazzo a parlare di quello che è successo, anche se dentro di me sento di aver fatto la cosa più giusta, una delle scelte più giuste della mia vita. A questo punto alza lo sguardo su di me, confusa e sorpresa.
 
Una mia mano è appoggiata sulla sua spalla. Ora scuote il capo.
 
“No… è stato bellissimo. Però ora devo andare Lauren”
 
Sfugge di nuovo.
 
“E’ stato bellissimo” rimbomba nella mia testa e nel mio cuore, perché in quel momento gli occhi le sono brillati e io mi sento gonfia di emozioni. Ma dura poco, il tentativo di fuggire da me che mi fa rabbrividire.
 
Si gira di nuovo e io la fermo, questa volta con fermezza. Le mie mani si appoggiano sul suo viso e le accarezzano le guance.
 
“Camz…”
 
Ripeto, senza aggiungere altro, e la voglia di darle un bacio di impossessa di me. Le mie labbra sono sulle sue, i nostri occhi chiusi. Sento il suo corpo rilassarsi e posso udire il battito del suo cuore accelerare. Siamo vicine e mi sento esplodere assaggiando la sua bocca, cercando di avvicinarla ancora di più a me, il suo viso tra le sue mani. Quando ci stacchiamo, appoggio la mia fronte sulla sua. Le sue labbra sono un po’ aperte, gli occhi ancora chiusi. Le mie dita finiscono tra le sue e stringo la presa.
 
Perché sta fuggendo da me?
 
“Parla con me”
 
La prego, confusa e vogliosa di avere risposte. Se almeno sapessi cos’ho fatto, potrei forse rimediare.
 
Quando apre gli occhi, noto che sono umidi e rossi. Capisco che sta per mettersi a piangere da un momento all’altro, e nonostante non intuisca il perché, mi sento pronta a consolarla e a stare in silenzio con lei finché ha bisogno di sfogarsi.
Ma lei lascia andare la mia mano e la riposa sulla maniglia.
 
“Lo, lasciami andare. Ho bisogno di spazio”
 
Sentendo le ultime parole, il mio cuore si danneggia e il mio corpo si allontana da lei. Mi ritrovo a tremare e vorrei semplicemente avere un telecomando e mandare tutto indietro, ritornare alla sera prima. Non la guardo mentre si chiude la porta dietro le spalle, i miei occhi fissi sul pavimento.
 
La sveglia comincia a suonare e riesco a ricompormi per un momento. Prima o poi avrei capito, le avrei lasciato spazio e avrei capito. Non avrei mollato. Non ora.
 
__
 
Quando scendo nella sala ristorazione dell’hotel per fare colazione, le ragazze sono sedute allo stesso tavolo. Cerco di sorridere come niente fosse successo, Camila che tenta di non guardarmi. L’unica sedia libera rimasta è proprio di fronte a lei, e questo non facilita le cose. Non posso fare a meno di ripensare al nostro bacio e a quanto sia bella, ma non riesco neanche a provare la felicità che dovrei sentire ora, perché non la capisco.
 
Mi prendo un caffè e delle uova strapazzate, appoggio il piatto e la tazza sul tavolo e mi siedo.
Siamo tutte stanche, di solito di prima mattina il silenzio regna.
Ma a quanto pare questa volta è diverso.
 
“Cos’avete fatto ieri?”
 
È Dinah a parlare, probabilmente così felice di aver dormito dai parenti da essere aperta al dialogo mattutino. Normani ha il cellulare in mano, e sembra intenta a leggere qualcosa, la tazza con dentro il the in una mano.
 
“Io ho fatto le telefonate di rito e poi io e Mani abbiamo guardato un film”
 
Dinah le sorride e poi posa lo sguardo su Camila.
 
“Mila, tu hai fatto qualcosa?”
 
Sentendo il suo nome, Camila porta lo sguardo sulla nostra amica, un po’ confusa e probabilmente non avendo neanche capito la domanda, totalmente immersa nel suo mondo.
 
“Decisamente”
 
Ma non è Camila a parlare, è Normani. Gira il telefono verso di noi, l’applicazione di Twitter aperta e una nostra foto di spalle, appoggiate alla ringhiera, le mani intrecciate. L’idea che un’immagine del genere possa essere in giro per Internet non mi crea particolari problemi, dopotutto non stavamo facendo niente di compromettente. Se non altro almeno ho un ricordo della serata non solo nel mio cervello e nel mio cuore.
 
Inconsapevolmente sul mio viso appare un sorriso.
 
“Siete andate al concerto dei 1975?? Perché non ci avete detto niente??”
 
Ally ci guarda, sospettosa e un po’ offesa. Normani e Dinah non aggiungono niente, consapevoli del perché non le avessimo avvisate.
 
“Da quando ti piacciono i 1975 Ally?”
 
Rispondo con un’altra domanda.
 
“Ma era per stare tutte insieme, pensavo non facessimo niente”
 
Mette il broncio e io le accarezzo il braccio.
 
“Quando l’abbiamo saputo era tardi per avvisare tutte”
 
È una piccola bugia, una piccola bugia bianca. Ally sembra accettare quella versione. Quando poso lo sguardo su Camila, questa volta posso notare i suoi occhi su di me. Io le sorrido e lei mi imita di rimando.
 
Quando entra in sala il nostro manager, si giriamo per salutarlo e ci dà la notizia che saremmo partite il pomeriggio sul tardi, visto che era uscita fuori un’altra intervista.
 
Prima di alzarci per andarci a preparare, sento Camila sussurrare qualcosa a Dinah, le vedo alzarsi e andare verso l’ascensore che porta alle camere.
Sbuffo e quando Normani mi guarda curiosa, non posso far a meno di prenderla per un braccio ed imitare le due ragazze. Ho bisogno di parlare con qualcuno, ho bisogno di ammettere quello che è successo, di farlo diventare reale, di avere un’opinione sul comportamento di Camila. Lasciare Ally senza sapere niente mi fa dispiacere. Quando io e Normani ci fermiamo in camera mia, vuota, mi riprometto di parlarle al più presto, stanca di tenere il segreto.
 
“Allora, che succede?”
 
È la prima cosa che mi chiede Normani, e io inizio a tirare fuori quello che è successo.

___ 
 
Camila POV
 
“Allora, racconta o ti infilo lo scopino in bocca”
 
Le parole di Dinah mi fanno spuntare un mezzo sorriso sulle labbra, che sparisce quando capisco di dover raccontare tutto.
 
“Promettimi di non interrompere, per favore. Non abbiamo molto tempo”
 
Lei annuisce e spero che per una volta mi ascolti.
 
“Ieri ho fatto una sorpresa a Lauren. Quando siamo andati alla radio c’era il conduttore che stavano parlando dei 1975 e del concerto e gli ho chiesto dove potessi prendere i biglietti. Mi ha detto che loro ne avevano ancora due e che poteva darmeli perché avevano smesso di regalarli. Li ho presi al volo e mi sono detta che sarebbe stato perfetto portarci Lauren, così ieri sera le ho scritto di prepararsi che l’avrei portata fuori e che era una sorpresa”
 
“Aww che dolce”
 
Guardo male la mia amica, che si accorge di avermi interrotto. Le basta un mio sguardo per ammutolirsi di nuovo. Fa un gesto con la mano di continuare.
__
 
Lauren POV
 
“Ok quindi siete andate al concerto”
 
Cammino per la stanza, incapace di stare ferma. Sapere di dover raccontare della nostra notte passata insieme mi fa arrossire.
 
“Siamo andate al concerto e non so com’è successo, insomma non so, è successo. Ho capito di essere innamorata di Camila. Cioè, ho sempre saputo che avevamo un rapporto diverso e tutto il resto, ma non avevo mai pensato che potesse essere qualcosa di più che un’amica. Ieri sera invece, non lo so, è bastato un momento. L’ho guardata e bam, l’ho capito. E non mi sono sentita male capisci? È stato un “ah ok, sono innamorata di Camila” e non ho provato quelle sensazioni di nausea e rifiuto che provavo prima. È stato così facile capirlo che mi sembra assurdo raccontarlo”
 
Mi fermo un attimo e poi ricomincio a camminare per la stanza, un po’ ansiosa. Normani mi guarda con un sorriso dolce.
 
“Comunque, il concerto è stato bellissimo. Mi sono sentita così bene che quasi non ci credo. Quando siamo ritornate in hotel, beh, non volevo passare la notte da sola perché… hai presente quando non riesci a staccarti da una persona? Cioè non lo fai apposta, è più forte di te. Avevamo passato la serata insieme ma non mi bastava, non volevo dormire senza di lei. Così le ho chiesto se voleva dormire con me e lei ha accettato subito.”
 
Poso lo sguardo sui piedi, conoscendo già la parte che sta per arrivare.

___
 
Camila POV
 
“E abbiamo fatto l’amore”
 
Dinah ha la bocca spalancata e per la prima volta da quando la conosco, non dice niente. Non parla, completamente presa alla sprovvista dalla notizia. Continua a guardarmi. Non ha uno sguardo disgustato o di rifiuto, è semplicemente sorpresa. Dopo poco, comincia a ridere.
 
“Cosa c’è da ridere?”
 
Le chiedo, paralizzata sul posto. È sempre la solita.
 
“Lo sapevo. Non so perché, mi sentivo che l’Australia vi avrebbe fatto bene. Oh mio dio Mila, oh mio dio. Come stai? Come ti senti? È stato bello? Lauren è brava? No, scherzo questo non voglio saperlo, racconta!”
 
“Se la smetti di parlare ti racconto”
 
Lei alza lo sguardo al cielo e mi lascia continuare.
 
“E’ stato…bellissimo”

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LAUREN POV
 
Normani sta ancora saltellando quando tento di calmarla, anche se il mio cuore manca un battito e soprattutto le mie guance si dipingono di rosso alla sua domanda.
 
“E’ stato…bellissimo penso. Cioè, lo so. Però non l’avevamo mai fatto e credo, insomma, che diventi diverso con l’esperienza. Ma non mi importa, perché mi sono sentita così bene. È la prima volta che mi succede di non vergognarmi mentre sono in intimità con una persona. Mi sentivo così a mio agio. E lei è bellissima e non potevo chiedere di meglio.”
 
“Oh-mio-dio, chi l’avrebbe mai detto! Tu e Camila, insieme. Sei sicura? Non l’hai sognato vero?”
 
Porto le braccia in fuori, in segno di rassegnazione.
 
“Mani, per favore. È stato decisamente REALE.”
 
Lei annuisce e questa volta fa uno sguardo disgustato.
 
“Ok, i dettagli non li voglio sapere comunque. Poi cos’è successo?”
 
Si risiede sul letto, un po’ calma rispetto a prima.
 
“Beh, io ero talmente presa dalle emozioni del concerto e insomma, avevamo appena fatto l’amore e così, senza volerlo, mi è sfuggito. Le ho detto che mi sono innamorata di lei”
 
Questa volta Normani rimane zitta, sorpresa.
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CAMILA POV
 
“Quindi non sei sicura se te l’ha detto? Come puoi non essere sicura?”
 
Scrollo le spalle.
 
“Non lo so, a volte ci ripenso e mi sembra così reale. A volte invece mi dico che non può essere, che sarebbe troppo bello e ho paura che non me l’abbia mai detto e di soffrire. E se me lo fossi inventato e le avessi detto che la amo come avrebbe reagito?”
 
Dinah sbuffa, scuotendo la testa.
 
“Mila, ti rendi conto che non sei per niente razionale in questo momento? È IMPOSSIBILE che tu te lo sia inventato. Eri sveglia, sopra di lei, FISICAMENTE. Non è possibile che tu te lo sia inventato. In più scusa, credi che Lauren abbia fatto sesso con te così, senza provare niente?”
 
A questo non avevo pensato. Non perché ritenessi Lauren una facile, ma perché mi sono così concentrata con quello che IO avevo recepito, che non ho pensato a quel piccolo difetto di sistema. Lauren mi aveva già detto che stava provando qualcosa per me di diverso, ma questo non mi dava la sicurezza che si fosse effettivamente innamorata. Però perché fare l’amore con me? Non era sesso, Lauren non è superficiale, anzi è così profonda che a volte fa male quanto possa scavarti dentro. Come posso non averci pensato?
 
“Mila, quindi non le hai risposto?”
 
“No” le dico tristemente.
 
Dinah scuote di nuovo la testa e in questo momento mi sento una bambina. Ma nonostante tutto, non riesco ancora a crederci.
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LAUREN POV
 
“Tu le hai detto che la ami?”
 
Normani ha gli occhi sgranati.
 
“No, le ho detto che mi sono innamorata di lei”
 
Lei scrolla le spalle.
 
“Che differenza c’è? Si tratta comunque di amore”
 
“Per me sono due cose diverse. Mi sono innamorata di lei. La amo? Ancora non lo so, ma sono sicura di provare amore per lei. Dirle ti amo mi sembrava forzato e avendolo capito soltanto ieri, non mi andava di andare così oltre. Comunque, quando mi sono resa conto di averlo detto e che avrebbe potuto spaventarla, le ho detto che non mi doveva rispondere per forza e lo intendevo davvero. Cioè, è stato così bello liberarsi di quella sensazione e di quelle parole che non volevo lei mi rispondesse. Non volevo forzarla capisci? Obbligarla a rispondermi”
 
Lei annuisce, comprendendo finalmente il mio discorso. Ora sono ferma, un po’ più tranquilla, la testa e il cuore svuotati dalle mie parole.
 
“E lei ti ha risposto?”
 
Mi chiede Normani interrogativa.
 
“Mmm no, non subito perlomeno”
 
Ma non so se dirle delle parole di Camila perché non so se sono vere. Confusa, mi mordicchio il labbro e spero che tirando fuori anche questo io riesca a capire la realtà.
 
“Quindi ti ha risposto dopo quanto?”
 
“Credo pensasse che dormissi, non ci siamo neanche date la buona notte. Ero così stanca che quando ho chiuso gli occhi veramente ci sono voluti due secondi per addormentarmi. Ma ero ancora in dormiveglia quando l’ho sentita dire “Ti amo”. Ho solo paura che non sia reale, di averlo immaginato o sognato, perché stavo praticamente dormendo”
 
Lei mi guarda confusa.
 
“Quindi scusa, lei FORSE ti ha detto che ti ama ma tu non sai se è vero?”
 
Normani mi osserva, sbuffando.
 
“Esatto”
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CAMILA POV
 
“Gliel’ho detto quando si è appena addormentata, ma sospetto che non valga”
 
Tento di buttarla sul ridere ma Dinah non batte un ciglio.
 
“Io mi chiedo, che problemi hai in quel cervelletto? Sei innamorata di Lauren da secoli e quando ti confessa che prova gli stessi sentimenti NON CI CREDI e quindi NON LE RISPONDI?”
 
Lo sguardo di protesta mista a rabbia di Dinah mi fa tremare per un attimo.
 
“Eh che, non ne sono sicura. Ho passato così tanto tempo a stare male per lei-“
 
Ma la mia amica non mi lascia continuare.
 
“Che appena hai la possibilità di avere quello che vuoi lo mandi a quel paese? Mila, adesso tu vai da lei e le dici quello che provi”
 
“Non posso”
 
“Perché non puoi? E non dirmi che hai paura perché giuro che ti prendo di peso e ti obbligo a farlo”
 
“Sta mattina non sono stata diciamo…così affettuosa, l’ho evitata e le ho chiesto di lasciarmi un po’ di spazio”
 
Dinah sospira, le dita che massaggiano la fronte, esasperata.
 
“Tu non vuoi spazio Mila, vuoi Lauren, ma perché cavolo-“
 
Ma non riesce a finire la frase.
 
__
 
LAUREN POV
 
“Lo, non credo tu l’abbia sognato. Insomma, mi sembra un po’ difficile da credere”
 
“Lo so, lo so, però Camila non mi ha mai parlato dei suoi sentimenti e quindi, insomma, ovviamente sospettavo provasse qualcosa per me perché altrimenti non sarebbe successo niente di tutto quello che è successo ma, chi te lo dice che è innamorata? Magari sta mattina si è accorta di aver fatto una cavolata ed è per questo che si è comportata in modo strano”
 
Normani alza una mano per aria, fermandomi.
 
“Cosa vuol dire che si è comportata in modo strano?”
 
Questa volta comincio a camminare nella stanza di nuovo, tesa e confusa a causa del comportamento di Camila.
 
“L’ho beccata mentre stava per andarsene dalla stanza senza neanche dirmelo. Le ho chiesto cos’aveva ma mi ha risposto che non aveva niente e che doveva ritornare in stanza. Ho cercato di capire cos’avesse e le ho chiesto se avevo fatto qualcosa di sbagliato e lei mi ha detto di no e che era stato bellissimo, ma che si doveva preparare. Poi dopo che l’ho baciata mi ha chiesto di lasciarle un po’ di spazio”
 
Questa volta Normani non risponde subito. Sembra pensare a cosa abbia spinto Camila a comportarsi in quel modo.
 
“Magari è spaventata e ha bisogno di pensarci più”
 
Sono le prime parole che escono dalla bocca di Normani. Non è la risposta che avrei voluto sentire, ma capisco che vuole essere sincera e non vuole semplicemente darmi il contentino e dirmi di non preoccuparmi.
 
“Cosa devo fare Mani? Conosco Camila, ha bisogno di tempo e poi torna sempre, ma ho paura di ritornare a mesi fa quando mi evitava e piuttosto che stare in stanza con me dormiva da sola. Non voglio pregarla per stare con me o chiederle che cos’ha, non sono pronta a rivivere tutto questo. Sai quanto sono stata male. Non posso, assolutamente, non posso sopportare un altro periodo come quello”
 
Questa volta mi siedo, spaventata e preoccupata. Appoggio il viso tra le mani e vorrei avere Camila di fronte, vorrei che mi abbracciasse e che provasse ad aprirsi, a dirmi cosa sta succedendo. Vorrei sentire le sue braccia sui miei fianchi, stretta in uno di quei abbracci che solo con Camila riuscivo ad avere. Ma lei ha bisogno di spazio, di dannato spazio.
 
“Lo, ascolta. Prova a darle del tempo, ok? Dopotutto oggi avrà tempo di pensare, abbiamo mezza giornata in aereo. Vedrai che andrà tutto bene, ti chiedo solo di non star male. Vedrai che andrà tutto bene”
 
Normani capisce le mie sensazioni e cerca di tranquillizzarmi. Io annuisco e prendo un respiro: andrà tutto bene, andrà tutto bene, andrà tutto bene.
 
O forse no.
__
 
CAMILA POV
 
“Ragazze, al trucco”
 
La voce di mia mamma ci riporta alla realtà e Dinah non riesce a finire la frase.
 
“Ok Ma, scendiamo tra poco”
 
Sento i suoi passi allontanarsi nel corridoio e vedo che la mia amica è in piedi, di fronte a me, le mani sui fianchi. Posso intravedere il suo sguardo più addolcito, ma la sua aria rimane seria e di rimprovero.
 
“Non posso dirti cosa fare perché tanto so già che fai sempre quello che ti passa per la mente, ma questa volta ci devi pensare. Devi pensare a quanto vuoi rischiare. Vuoi stare con Lauren da non so quanto sinceramente, e credo che tu abbia buone possibilità che lei provi lo stesso per te, anche se te non ci credi. Per favore, NON fare cose d’impulso, se non sei sicura. Potresti rovinare ciò che si è creato. Però devi parlarle, non puoi evitarla. Non puoi fare di nuovo come durante il tour di Austin. Stare male non risolverebbe nulla per tutte e due”
 
Questa volta si avvicina e mi prende la mano, prima di ricominciare a parlare.
 
“Si merita che tu le parli. Pensa a come ti saresti sentita se dopo una notte del genere se ne fosse andata in quel modo. Saresti stata malissimo, e non vuoi che lei si senta allo stesso modo. Tu la ami, so che hai paura, ma è il tuo momento Mila, non lasciartelo scappare”
 
Annuisco, con gli occhi pieni di lacrime. I sentimenti che provo per Lauren sono così forti che qualche volta i battiti accelerano e la salivazione si azzera anche solo pensando a lei. Il cuore mi si riempie e tutto mi sembra più illuminato. La amo così tanto che fa male, la amo così tanto che mi ha sempre fatto male. Dinah mi abbraccia confortandomi, e quando un’altra persona bussa alla porta della camera, capiamo che è tardi e che dobbiamo andare. Cerco di ricompormi e la mia amica cerca di farmi sorridere e quasi riesce nel tentativo. Quando andiamo nella stanza dei truccatori, sono così confusa che per ora, non voglio pensare.

So quanto Dinah abbia ragione, ma so anche quanto ho sofferto e quanto non voglio soffrire per l’ennesima volta. Non voglio evitare Lauren, ma guardarla negli occhi mi renderebbe instabile e non mi farebbe bene. Decido che ignorarla senza essere troppo dura sia la mia soluzione del giorno.
 
Solo per un giorno.
 
____


CAMILA POV
 
 
Quel giorno è diventato una settimana.

Non so come sia successo, non ho idea di come siamo di nuovo finite a non parlare più. A quanto pare Lauren aveva preso alla lettera le mie parole e mi aveva lasciato spazio. Mi stava aspettando, stava aspettando che io andassi da lei e mi facessi avanti.
 
In questa settimana lo sguardo indagatore e minaccioso di Dinah ha continuato a rimproverarmi da lontano, ma è tutto così complicato che non riesco neanche a rendermi conto di come siamo arrivate a questo punto.
 
Ogni giorno rivivo quella notte, ogni giorno sento le sue dita sulla mia pelle, il suo respiro tra le mie labbra, le sue mani dolci e la sua bocca carnosa. Ogni giorno l’immagine di Lauren nuda, gli occhi chiusi e i capelli scompigliati mi raggiunge, e non riesco a sconfiggerla.
 
Ogni giorno il suo sguardo ferito e triste mi fa sentire male, mi fa sentire colpevole.
 
Ogni giorno quella frase uscita dalle sue labbra prende diverse sfumature, e più ci penso più mi convinco che non sia stato vero, che l’ho immaginato, la voce di Lauren lontana e affannata.
 
Ogni giorno mi convinco che sto facendo la cosa giusta, che non posso soffrire di nuovo, che non me lo merito. Ma poi puntualmente la vedo e non posso fare a meno di osservarla.
 
In questa settimana è stata distante. Ha continuato ad essere solare e amichevole con le altre, ma un senso di indifferenza mi attanaglia e ho paura che per lei non sia stato importante. Magari è solo un esperimento, magari ha capito che non è stato altro che un atto di amore durato una notte. Ma dopotutto ero stata io stessa a chiederle di darmi spazio e lei non aveva fatto altro che accontentarmi.
 
Tante volte avrei voluto prenderle la mano, scoprire nuove parti di lei, sentirla tra le mie braccia, sussurrarle frasi stupide solo con l’intento di farla ridere. Eppure ogni volta che pensavo a quelle cose un senso di paura mi attanagliava e non riuscivo a parlare.
 
Non sono riuscita a parlarle, mai da quella mattina. Vorrei solo che le cose non fossero cambiate, vorrei non aver fatto quel passo in più. Ma lo volevo così tanto che non avrei potuto rifiutare, non potevo rifiutare di darle l’amore che provo.
 
Mi siedo sul divanetto, un’ora d’attesa prima che inizi la prima tappa del tour. Se tutta la situazione di Lauren mi rende confusa e mi fa stare male, sapere di poter dedicare una serata intera alla musica mi fa sentire meglio, coccolata dai fans e stupita da quanto le loro parole possano avere effetto su di me.
 
Jacob, in attesa che tutto cominci, entra nella stanza. Si avvicina al divanetto e cominciamo a parlare del più e del meno. È nervoso e gli tremano le mani.
 
“Ehi, andrà bene stai tranquillo”
 
Lui annuisce.
 
“La prima serata è sempre impegnativa”
 
Gli sorrido e gli metto il braccio sulla spalla, avvicinandolo a me.
 
“Ma è anche sempre la più bella”
 
Lo sento ridere, confortato e quando si sposta un po’ rimane fermo, a pochi centimetri da me. Non capisco il suo sguardo, ma noto i suoi occhi sulle mie labbra. Non ho nessuna voglia di complicarmi la vita, Jacob non può essere altro che un amico. Per fortuna, sento la porta aprirsi, e lui si stacca completamente da me, le guance rosse. Si passa una mano sistemandosi il ciuffo, e quando alzo lo sguardo per vedere chi è entrato, spalanco gli occhi, inorridita.
 
Lauren ha la mano sulla maniglia e uno sguardo sorpreso.
 
“Jacob, dovrei parlarle con Camila, potresti…?”
 
Il ragazzo si alza veloce, mormorandomi un grazie prima di uscire dalla porta che Lauren gli sta tenendo aperta. È arrivato il momento. Proprio adesso? Proprio quando tra poco stiamo per entrare? Non sono pronta, non pensavo sarebbe stata questa la situazione. Ma immagino non esista un momento giusto per i sentimenti.
 
Non riesco a guardarla, quando ascolto i suoi passi avvicinarsi a me.
 
“Camila…”
 
Il ritorno all’uso del mio nome mi fa finalmente puntare gli occhi su di lei. Riconosco il tono arido e le mani incrociate. È arrabbiata, e Lauren arrabbiata non è mai una buona nuova.
 
“Non è successo niente con Jacob”
 
Mi affretto a sottolineare prima che lei possa chiedermi qualcosa.
 
“Non mi importa di Jacob, voglio parlare di noi. Sono stufa di aspettare, non posso andare oltre”
 
Io tentenno, il suo sguardo ora con una punta di sofferenza.
 
“Possiamo parlarne dopo? Per favore, tra poco entriamo in sala”
 
Quando tento di alzarmi per scappare, ormai abitudine di sempre, lei mi blocca il polso, ferma e decisa.
 
“No, non vai da nessuna parte. Dobbiamo parlare, è passata una settimana Camila”
 
Cedo, capendo di non poter far altro che affrontare le mie peggiori paure.
 
“Ti ho dato del tempo, ma non capisco perché. Cos’è successo? All’inizio ero spaventata, ora sono arrabbiata. Non posso sopportare un altro periodo come quello che abbiamo passato durante il tour di Austin, non puoi farmi di nuovo sentire così, lo capisci?”
 
Lauren si apre, un tono rabbioso nella voce, e la cosa peggiore è che ha tutte le ragioni per sentirsi così. Perché sono una bambina, perché la paura di soffrire mi uccide, mi fa sentire debole, mi fa evitare i problemi.
 
“Mi dispiace”
 
È realmente l’unica cosa a cui riesco a pensare. Mi dispiace e fa così male che non so come reagire. Mi dispiace e tutto quello che mi viene in mente è che non voglio farla soffrire.
 
“Ti dispiace di cosa esattamente? Di avermi ignorato per una settimana con la scusa di volere spazio o di aver passato la notte con me e il mattino dopo essere scappata come se niente fosse successo?”
 
La rabbia si impossessa di lei e mi colpisce dritta dove fa più male. Solo ora, con le sue parole e il suo tono, capisco quanto sia stata egoista. Solo ora capisco a pieno ciò che Dinah mi ha detto il giorno dopo, consigliandomi di razionalizzare, di pensare a cosa voglio e di non farla soffrire. Ma sono testarda e sono orgogliosa, e questo mio lato di me ha sempre portato brutti risultati.
 
Siamo l’una di fronte all’altra, in una stanza vuota, ora in silenzio. Lei mi guarda e posso capire che il cuore le batte forte dalla rabbia, il respiro pesante e gli occhi verde scuro.
 
Ma appena faccio un passo verso di lei, il suo corpo si muove indietro, aspettando solo parole. E finalmente lo ammetto.
 
“Ho avuto paura”
 
Quando questa frase esce dalle mie labbra, il cuore si risolleva e mi sento meglio. Mi sento più libera. Avrei dovuto farlo subito, confessare tutto a Lauren una volta per tutte. Ma i suoi occhi non cambiano di colore e le sue braccia sono ancora incrociate al petto. Non aggiunge niente e non mi risponde. Vuole che io continui, stanca di dover fare tutto lei.
 
E a questo punto prendo una delle decisioni che non avrei mai pensato di afferrare qui, in questa stanza, a mezz’ora dal mio primo concerto, con la musica di Jasmine in sottofondo. A questo punto decido che ho perso troppo tempo, che l’ho fatta stare male, che la mia vita è vuota senza la sua presenza.
 
Gioco con le mie dita, mentre alzo definitivamente lo sguardo e inizio a parlare, le parole che escono liberamente dalla mia bocca e che si prendono possesso di Lauren.
 
“Mi hai chiesto diverse volte chi mi avesse fatto capire che mi piacciono le ragazze, e tante volte mi hai chiesto perché mi fossi comportata con te in quel modo mesi fa. Ma non hai capito che la risposta era una sola per tutte e due le domande: sei tu Lauren. Credo di provare dei sentimenti per te ormai da un anno, anche se mi sembrano secoli. Non sono mai riuscita a confessarti niente perché eravamo così amiche e avevo paura di rovinare tutto. Sei sempre stata speciale e non volevo perderti. Sono stata parecchio male, Dinah era l’unica a sapere e mi è stata vicina.”
 
Mi fermo per un attimo, tornando a fare un passo verso di lei. Lauren ha la bocca aperta e uno sguardo sorpreso sul volto. La rabbia che si riversava su di lei poco tempo fa è sparita, dando spazio alla confusione. Mi sento messa a nudo, e anche se confessare tutto quello che si trova nella mia mente e nel mio cuore fa calare le mie difese, sento di poter continuare.
 
“C’è stato un momento però in cui non ce la facevo più a fingere. Era diventato tutto troppo per me. Non volevo farti del male, te lo giuro, ma in quel momento ho pensato a me stessa. Stavo cercando di accettarmi, di capire chi fossi realmente. Ho sempre creduto mi piacessero i ragazzi e poi sei arrivata te e mi hai stravolta. Non potevo mantenere due piedi in una scarpa, e così ho tentato di concentrarmi sul tour e sulle altre e su Austin.”
 
Appena la raggiungo, i miei occhi chiedono il permesso di stringerle la mano e lei annuisce.
 
“Ho pensato che soltanto perché mi piacevi te non voleva dire che mi dovevano piacere le ragazze in generale. Così sono uscita con Austin. Sapevo che lui aveva una cotta per me e speravo di poter provare lo stesso, così da poter ricominciare ad essere amiche come prima. Ma a Capodanno, quando sono arrivata a casa tua, ero così distrutta. I giorni passati a casa per le vacanze mi avevano fatto capire a quanto stessi male senza di te. Sapevo di averti fatto soffrire e non sai quante volte avrei voluto parlarti o abbracciarti cancellando tutto quello che stavamo passando. Ma mi sembrava di approfittarne. Tu non sapevi cosa provavo e non c’era verso che te l’avrei detto in nessun modo. Non potevo farlo. Però non potevo neanche rinunciare alla tua amicizia.”
 
La sua mano si stringe nella mia presa. I miei occhi sono concentrarti sulle nostre dita intrecciate e sul suo pollice che si muove sul dorso della mia mano, delicatamente.
 
“A Capodanno, beh sappiamo cos’è successo. Mi sembrava così assurdo averti baciata, ma tu eri ubriaca e non riuscivo a capire se avevi agito di istinto o se lo volevi davvero. Fatto sta che mi è bastato questo per intuire che Austin non poteva essere nient’altro che un amico. Il resto lo sai”
 
Quando finisco di parlare, Lauren mi guarda, lo sguardo di una persona che comprende e che sembra sollevata.
Ma ho ancora una domanda a cui rispondere.
 
“Perché te ne sei andata quella mattina?”
 
Scrollo le spalle.
 
“Avevo paura, come al solito. Ed ero confusa perché non ero sicura di cosa mi avessi detto quella notte”
 
Il momento della verità è arrivato. Lauren mi guarda per un attimo stranita, poi capisce e fa un piccolo sorriso.
 
“Quale parte? Che mi sono innamorata di te o che non dovevi rispondermi?
 
Ma non riesco a realizzare inizialmente, perché la porta si apre e Dinah, con uno sguardo che non sa più di rimprovero, notando le nostre mani intrecciate, ci avvisa che stiamo per iniziare.
 
L’eccitazione comincia a salire, le labbra che si allargano in un sorriso, ormai conscia delle parole di Lauren. È innamorata di me.
 
Prima di uscire dalla stanza, i suoi occhi verdi incontrano i miei e le sua labbra si appoggiano per un secondo sulle mie. Il mio cuore è pieno e non posso fare a meno di sorridere.
 
“Andiamo, non vogliamo fare tardi giusto?”
 
Io annuisco e la voce di Lauren, rilassata e serena è musica per le mie orecchie. Continua a tenermi la mano fino a che non apriamo la porta, pronte a salire sul palco.
 
Quando la folla è in visibilio, non posso far altro che girarmi verso di lei, trovandola con lo sguardo fisso su di me.
 
Il mio cuore è leggero. Sorrido da sola, sorrido a me stessa, pensando a quanto fossi stata stupida ad aspettare. Questa volta è vero, questa volta l’ha detto davvero. Non è un sogno, è la realtà.
 
E questa sera la realtà è ancora più bella dei sogni.
 




PANDANGOLO:

Buonasera. Allora questo capitolo doveva arrivare e finalmente è qui. Finalmente si sono aperte e finalmente hanno parlato sinceramente. Non so se il botta risposta con un'alternanza di diversi povs vi sia piaciuta o vi abbia irritato, siete pregate di farmelo sapere ahah almeno non replico di nuovo.

Non so quanto durerà ancora questa storia. Sono arrivata ad un punto in cui tutto si è sistemato e non so se voglio farle soffrire ancora. Questo non è decisamente il capitolo finale, comunque :)

GRAZIE immensamente a tutte le persone che hanno commentato e letto la storia, e che continuano a seguirla. Non potete immaginare quanto vi sia grata! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!

Buona notte e buona giornata per domani, Pando.



 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 (1) ***


When my hair’s all but gone and my memory fades
And the crowds don’t remember my name
When my hands don’t play the strings the same way, mm
I know you will still love me the same

 

[Quando non avrò più capelli e avrò ricordi sfocati
E la folla non ricorderà il mio nome
Quando le mie mani non riusciranno a suonare allo stesso modo
So che tu mi amerai allo stesso modo]

 

“Camz…”

 

Siamo in una stanza buia, in realtà non ricordo neanche dove mi trovo. Camila mi aveva afferrato così velocemente, dando un calcio alla porta per aprirla, trascinandomi dentro, che non ho idea di che posto sia.

So di per certo che siamo in teatro, e che tra poco dobbiamo entrare per il sound check, ma tutti questi pensieri scompaiono quando, dopo aver allacciato le sue mani dietro al mio collo, comincia a baciarmi. Non credo mi abituerò mai alle sue labbra morbide e al suo profumo. Probabilmente non mi abituerò mai a niente che riguardi Camila. Il suo tocco soffice, il suo sguardo dolce e sexy allo stesso tempo. Le sue battute che sorprendentemente non smettono mai di farmi ridere. Ho sempre pensato di essere una persona selettiva, per quanto riguardasse l’ironia: i film stupidi mi hanno sempre dato fastidio, poco credibili e senza sorprese. Quindi, ogni volta che mi ritrovo a ridere per una stupidata che Camila dice, mi rendo conto di quanto l’amore possa influenzare una persona.

Era successo dal primo giorno in cui l’avevo incontrata e, beh, forse avrei dovuto prevedere quello che sarebbe accaduto da lì ad un anno anche solo per quel motivo.

Le mie mani sono sui suoi fianchi e le mie labbra non possono far altro che ricambiare il gesto di Camila. I nostri respiri sono affannati nonostante il bacio non abbia niente di provocatorio, soltanto lo strofinarsi di due bocche che si amano e si vogliono.

Cerco di interrompe con malavoglia il tentativo di Camila di spingere il bacio oltre, paurosa di essere scoperta e di far tardi.

“Camz…non possiamo”

Ma lei mi zittisce. Mi posa un dito sulle labbra e, nonostante il buio, posso sentire e vedere i suoi occhi, il suo sguardo intenso, lo stesso sguardo che aveva posato su di me la prima volta che avevamo fatto l’amore. Senza poter resistere oltre e riconoscere di essere debole riguardo qualsiasi cosa che comprende Camila, spingo le mie labbra sulle sue e i nostri respiri sono di nuovo affannati e le mie labbra si infiammano.

Basta così poco per accendermi. Le basta così poco per farmi sua. Mi chiedo ogni giorno come faccia ad avere questo effetto su di me, ma ogni giorno non riesco a darmi una risposta concreta, e per quanto mi piaccia analizzare e razionalizzare le cose, con lei prende sempre sopravvento il sentimento che provo. Così il cervello non funziona più e il mio cuore capitana la mia vita, e dopotutto è questo che conta.

Quando la mia lingua chiede permesso di insinuarsi tra le sue labbra, Camila la accoglie ben volentieri. Sorrido nel bacio, così presa dal suo sapore da non volermi più staccare. Sento la sua mano scendere sul mio collo e poi tracciare una linea fino al mio seno. Ben consapevole di non indossare il reggiseno, il mio corpo si irrigidisce alla sensazione della sua mano sotto la mia maglietta, che corta dà tutte le possibilità di accesso. Come ogni volta che Camila mi tocca con un fine diverso da una solita carezza, il mio cuore accelera e un gemito viene liberato dalle mie labbra. Questa volta è lei a sorridere nel bacio.

Presa dal momento, porto le mie mani sul suo fondoschiena e le poso lì, appropriandomi di una delle parti del corpo di Camila che mi fanno girare di più la testa. Questa volta è lei ad affannarsi, ma io non rido più. Le mie labbra si staccano dalle sue per finire sul suo collo. Le sue mani continuano a toccarmi il seno e il ventre, qualche volta portandosi fino al confine coi pantaloni, che in realtà non è così lontano essendo a vita alta.

Porta indietro la testa per lasciarmi più spazio, gli occhi chiusi e il cuore che palpita. Succhio il punto che ormai conosco così bene da poterlo ritrovare anche al buio. Lo mordo ma tento di non lasciare nessun segno, il cervello che ancora si preoccupa di coprire le nostre scappatelle amorose in posti indistinti.

Oggi è l’ultimo giorno di tour.

Oh dio, il tour.

Il pensiero mi colpisce subito, e con delicatezza, sposto le mie labbra sulle sue, lasciandole un breve bacio. Posso intravedere nel buio della stanza i suoi occhi aprirsi, confusi. Le mie mani che prima erano appoggiate al suo fondoschiena, ora sono sui suoi fianchi, innocenti.

“Che succede?”

Quando tenta di riappropriarsi del mio seno e delle mie labbra, tento di respingerla con un sorriso.

“Non possiamo Camz, dobbiamo andare”

Porta le labbra in fuori e mi lancia il suo solito sguardo da cane bastonato. Oh mio dio. Non posso fare a meno di baciarla di nuovo, ma frettolosamente, giusto per sentire un’ultima volta il suo sapore.

“Avanti, dobbiamo muoverci. Tenta di inventarti una scusa perché io le ho finite tutte”

Non è la prima volta che Camila mi prende e mi trascina con sé da qualche parte. Aveva sempre avuto l’abitudine, una volta arrivata in teatro, di osservare il posto in cui era. Non era una cosa che faceva apposta per noi due, succedeva anche prima che avessimo questo tipo di routine. Di certo, questa sua mania ci aveva aiutate ad avere più privacy.

Quando tenta di dire qualcosa in sua discolpa e di parlare, la prendo per mano e, una volta aperta la porta per far entrare la luce nella stanza, mi accorgo che ci troviamo in uno sgabuzzino.

Mi giro verso di lei e le faccio l’occhiolino.

“Romantico”

Rido quando vedo lo sguardo che attraversa i suoi occhi.

“Meglio dell’ultima volta, almeno non ho infilato un piede in un secchio per lavare per terra”

Il ricordo mi colpisce e comincio a ridere di gusto. Quella è stata una delle scene migliori della mia vita.

Si porta indietro i capelli e fa uno sguardo di superiorità. Quando siamo definitivamente fuori dalla stanza, i miei occhi cercano di abituarsi alla luce, con difficoltà. Poi Camila aggiunge:

“E comunque, almeno io sono brava a inventarmi scuse. A te la verità si legge negli occhi”

Scrollo le spalle, continuando a tenerla per mano. Dopotutto io e lei siamo sempre state abituate a quel tipo di contatto, quindi nessuno avrebbe pensato altro.

“Che ci posso fare, hai una ragazza sincera”

Lei ride ma poi si ferma. Mi accorgo per la prima volta di aver etichettato me stessa come la sua “ragazza”, e la cosa mi sembra così giusta e piacevole. Lei mi guarda intensamente.

“Che c’è?”

“Sai cos’hai appena detto?”

Scrollo di nuovo le spalle, facendo finta di non aver fatto caso alla famigerata parola.

“Che sono sincera, Camz”

Quando lei non parla, mi ritrovo costretta aggiungere

“E che sono la tua ragazza. Cosa c’è, non la sono? Mi stai già tradendo? Hai problemi ad impegnarti? Perché insomma è bastato poco tempo per scordarti di me...” ma Camila non mi fa continuare le prese in giro e senza aspettarmelo, in piena luce e con la possibilità di essere scoperte, si avvicina e mi interrompe baciandomi.

“Mi piace come suona” mi dice, le nostre fronti attaccate l’una all’altra.

“Ragazze, ma cosa fate?”

Il suono di una voce estranea mi colpisce e mi fastaccare ferocemente da Camila. Quando mi accorgo che gli occhi che ci osservano appartengono al viso di Ally, mi rilasso.

“Ci hai fatto prendere un colpo”

Una delle cose di cui sono più contenta è che tutte le ragazze siano a conoscenza della nostra relazione. Ally è stata l’ultima a sapere la verità, e purtroppo lo aveva scoperto nei peggiori dei modi: diciamo che io e Camila non eravamo in una situazione comoda, o posizione.

Ally comunque non aveva battuto ciglio, ci aveva detto di stare più attente, che immaginava già tutto e che era contenta per noi. Era stato l’approccio più facile del mondo, durato pochi minuti. Non avrei potuto desiderare reazione migliore.

“Questo non è il modo migliore per non farvi scoprire. In più vi stavano cercando, per fortuna mi sono offerta io di girare per il teatro”

Un brivido mi attraversa la schiena al pensiero che qualcuno del management o qualcuno dei nostri genitori potesse scoprici. Per quanto abbia accettato i miei sentimenti per Camila e di dirlo alle altre, il fatto di rivelarlo al mondo mi mette pressione e non ho mai amato mettere in mostra la mia vita personale. Per nessuno motivo.

“Grazie Ally”

Camila si avvicina e la abbraccia, rubandole un bacio sulla guancia. Osservo la scena e mi ritrovo a chiedermi quello che potrebbe pensare lei su questo compromesso non detto. Non so se anche lei è della mia stessa idea o se abbia voglia di dirlo a più persone. Non ne abbiamo mai parlato. Era come se avessi preso la decisione da sola, inconsciamente, senza rendermene conto, senza renderla partecipe. La sensazione di egoismo e tristezza mi raggiunge e mi riprometto di parlarne con lei appena possibile.

Camila aveva confessato di provare sentimenti per me già da tanto tempo, e forse per lei era passato abbastanza, forse non vuole quello che desidero io in questo momento.

Se lei avesse voluto dirlo io sarei stata in grado di accettarlo? Sarei stata in grado di mettermi alla mercè di tutti? Di dirlo ai miei genitori? Mi sarei abituata agli sguardi delle persone?

Non ho paura dei nostri fans, non per quanto riguarda l’accettazione perlomeno, ma per tutte le altre persone che ci circondano. Il management ci avrebbe permesso di essere noi stesse, le vere noi?

“Tutto bene?”

La voce di Camila mi raggiunge e quando mi rendo conto di essere finita nel mio mondo per diversi minuti, tento di riprendere il controllo delle mie emozioni e dei miei pensieri: non c’è tempo ora per incasinarmi, c’è un tour da portare a termine.

Le sorrido e annuisco, lei mi stringe di nuovo la mano, che mi dà la possibilità di rilassarmi, e seguiamo Ally verso l’entrata del palco, dove ci sono le altre. Ci sono solo loro, e possiamo chiaramente sentire il vociare dei fans che ci aspettano.

“Ma dov’eravate finite?”

Quando Dinah ci porge la domanda, i suoi occhi finiscono sul collo di Camila e sbuffa, non lasciando il tempo a nessuno di rispondere.

“Qualcuno è stato aggressivo oggi”

Mi giro per vedere il punto del collo di Camila che Dinah sta indicando e mi metto una mano sulle labbra, cercando di non far vedere il sorriso malizioso che mi è comparso sul viso.

Camila si agita, cercando di posarsi i capelli sopra al seno, coprendo il punto senza troppe difficoltà.

“Oh dio, si vede? L’ho coperto?”

La guardo per un attimo, facendole “ok” con la mano, tentando di non ridere, il suo sguardo sinceramente preoccupato.

“Disgustoso”

È l’unico commento che fa Normani, che sta guardando la scena con uno sguardo disgustato sul viso.

“Potete smetterla di mangiarvi a vicenda? So che non lo fate davanti a noi però prima o poi vi scopriranno! Mila, tua madre ti ha già beccata tre volte, e per quanto sappiamo tutti quanto sei distratta e che hai lividi su tutto il corpo, tua madre non è stupida e prima o poi lo scoprirà”

Per quanto Normani abbia completamente ragione e la paura di essere scoperte mi colpisce ogni volta che ci penso, non posso non sorridere all’espressione di Camila, che con aria accusatoria mi indica con il dito, continuando però a guardare Mani.

“Non è colpa mia. Se la mia ragazza cercasse di non mangiarmi il collo non dovrei indossare maglie a collo alto tutte le volte”

Le altre non fanno caso alla parole che ha detto, ma io non posso non accorgermene. Il cuore si addolcisce e la mia mano si intreccia alla sua, e anche se lei tenta di interrompere il contatto, con rabbia ironica sul viso, non riesce a compiere il suo obiettivo.

Quando ci mettono in fila per entrare e Billy, il nostro manager, ci augura buona fortuna come al suo solito, la mia bocca si appoggia all’orecchio di Camila che ho davanti.

“Non ti mangerei il collo se non sapessi quanto ti piace quando lo faccio”

Lascio che dopo questa frase le mie labbra traccino il suo orecchio e faccio scorrere la lingua sull’angolo. Il suo corpo si irrigidisce, il mio alito sulla sua guancia. Posso vedere i suoi denti mordere il suo labbro inferiore e contenta del mio risultato, quando Dinah entra per prima e tocca a Camila, le do una pacca sul sedere, tentando di farla riprendere. La sento mormorare qualcosa prima di solcare il pavimento del palco, qualcosa che somiglia tanto a “questa me la paghi”.

Non posso fare a meno di pensare a cosa mi aspetta una volta tornata in albergo, e con questo ultimo pensiero saluto i fans con un sorriso sul volto.

____________________________

“Sono piena come un uovo”

Dinah si mette una mano sulla pancia, che ora è gonfia e le mozza il respiro.

“Non ce la faccio neanche a respirare”

Poso lo sguardo sulle mie amiche e sorrido. Finito il concerto, fame ed eccitazione hanno preso il sopravvento e siamo finite in un ristorante giapponese vicino all’hotel, per festeggiare, solo tra di noi. Due ore dopo siamo tutte sedute comodamente sui divanetti del ristorante, piene e felici. E tristi. È un mix di sentimenti e sensazioni. Da una parte la fine del tour segna un nuovo inizio. Avere avuto concerti nostri, con nostre fans, persone che ci seguono anche da anni, è stato un grande traguardo. Siamo tutte consapevoli di essere solo all’inizio e che dobbiamo lavorare ancora tanto per raggiungere l’obiettivo finale, ma è un passo avanti. È un tipo di felicità mista a tristezza, perché si tratta comunque di una fine.

Sorrido, quando sento per la prima volta durante la serata, la mano di Camila sfiorare la mia sotto al tavolo. Con sorpresa, mi ritrovo col cuore palpitante e un sorriso ancora più grande sul viso. Mi giro un attimo a guardarla, seduta scomposta sul divanetto, i capelli scompigliati e il ventre gonfio per il troppo sushi.

La osservo, mentre lei prende in giro Dinah, Normani e Ally che ridono per le sue battute.

“Di quanti mesi sei incinta? Non sapevo neanche avessi un ragazzo”

Scuoto la testa divertita, mentre Dinah prende il tovagliolo vicino al piatto vuoto e glielo lancia con ferocia, un sorriso offeso sul viso.

Sento la mano di Camila muoversi e col pollice mi sfiora delicatamente il dorso della mia. Piccole farfalle vengono liberate nel mio stomaco e capisco cosa intendano le persone, quando alludono ai piccoli animaletti. È come un’ondata di pienezza, come qualcosa che ti riempie lo stomaco, che quasi non puoi trattenere. È quella sensazione che ti farebbe alzare e ridere ad alta voce, che però non puoi liberare perché è così dentro di te che quasi ti fa male. Il tuo stomaco si capovolge, un’emozione che non provi mai nella vita se non quando sei innamorato. E così, un piccolo gesto forse anche incosciente di Camila, scatena in me la sensazione tanto descritta nei libri e nei film, e ora capisco.

Capisco ancora di più di quando ho realizzato di essere innamorata di lei. Capisco che non avrei dovuto aspettare tutto questo tempo, che avere una persona come lei nella mia vita è qualcosa che non mi sarei mai aspettata, ma che inaspettatamente mi ha riempita, mi ha scossa, ha tirato fuori la migliore me. Quella persona a cui basta guardarti negli occhi per capire cosa provi, a cui piace guardarti ridere anche se per stupidate, che fa di tutto per creare quella reazione in te. Quella persona che ti sta accanto anche quando le fa male, che ha oscurato il suo amore per te soltanto perché tu non eri pronta per affrontarlo, non avevi i mezzi per farlo, la consapevolezza.

E quando lo realizzi, lo stomaco ti si riempie di amore e vorresti soltanto baciarle il palmo della mano, avvicinarla a te, darle un bacio sulle labbra e passare la serata così, senza dire e fare niente, soltanto voi due.

Amaramente consapevole di non poter agire in pubblico, e questa cosa ti fa male, ti avvicini a lei e le respiri sull’orecchio, e lo sfiori con le tue parole piene di lei “voglio andare via di qui”.

E lei si gira, ti guarda sorpresa, ammette alle altre che ha sonno solo per te, anche se vorrebbe stare in piedi tutta la notte perché è troppo eccitata per la fine del tour per sfiorare anche solo il letto e chiede se possono tornare a casa. E le altre le permettono di farlo, piene e realmente stanche. Così la sua mano si stacca dalla tua e tu non puoi far altro che sentirne la mancanza, ma dura poco. Dopo pochi passi, a sfiorarvi le spalle camminando, a sorridervi, a sentire solo voi due, ascoltare solo voi due, come se attorno a voi non ci fosse niente e nessuno, arrivate in hotel. Salutate le altre e ringraziate di avere delle amiche del genere. Perché non si tratta più di compagne lavorative, si tratta di persone di cui vi potete fidare, a cui potete confidare tutto senza sentirvi giudicate. Quelle amiche che vi prendono per mano e vi stringono quando state male; che vi schiaffeggiano quando ne avete bisogno; che ridono alle vostre battute e a volte vi prendono in giro perché l’ultima che avete fatto era terribile. E voi vi sentite grate, quando finalmente sole, in camera d’albergo, non fate l’amore. Vi sentite grate perché il tour è finito e avete dato il massimo, come mai avete fatto. Vi sentite grate perché avete quella persona a fianco a voi, quella persona su cui potete contare sempre, che vi fa avere le farfalle nello stomaco, che vi fa provare sensazioni che non avreste mai pensato di sentire.

Vi sentite grate perché non è il sesso, non sono le parole scontate, non sono le dormite insieme e tutto ciò che condividete, siete voi. Vi sentite grate perché siete voi ed è questo che conta.

E così, sdraiata sul letto, il suo capo sulla mia spalla, la mia mano a sfiorarle la schiena, mi rendo conto che quella persona che pensavo sarebbe rimasta solo la mia migliore amica, è diventata tutto ciò di cui ho bisogno. Che non importa se domani mi devo alzare presto per un’altra avventura, perché posso dormire due ore a notte se questo vuole dire poter condividere i migliori momenti con lei.

Le bacio la fronte e chiudo gli occhi, rilassata e felice come mai sono stata prima. Perché quella persona è di fianco a me, che respira sul mio collo e mi racconta aneddoti che forse ho già sentito e ha dimenticato di averli già detti.

Ma potrei starla ad ascoltare per ore, perché è la mia persona, e non voglio e non posso fare a meno di lei, di Camila. E poi la interrompo, la interrompo perché ho bisogno di dirglielo, perché non esiste che sprechi altro tempo, perché dopo un mese mi ha fatto sentire una ragazza migliore, mi ha fatto avere la prova di essere migliore. E quindi glielo dico, poco importa se non ricambia, proprio come la prima volta. Poco importa se non mi risponde, perché il mio cuore esplode, le mie gambe tremano, le mie mani continuano a sfiorarle la schiena e in questo momento il suo racconto su come da piccola abbia rincorso una farfalla e se la sia mangiata ha poca importanza. E la guardo quando glielo dico, perché i suoi occhi sono dentro di me come mai nessuno è stato.

“E così, dovevi vedermi, beh in realtà me l’hanno raccontato, mi sa che me lo ricordo solo per questo, però comincio a rincorrerla perché voglio prenderla, ma mi do una spinta troppo forte e ho la bocca aperta e-”

“Ti amo. E non mi importa se ti ho interrotto, e non importa se è passato solo un mese e se tutte le volte ti dico ste cose forse nei momenti sbagliati. Ma non posso trattenermi, è più forte di me. Sono così contenta di averti nella mia vita, e sai più di me che non mi sarei mai aspettata di potermi innamorare di te semplicemente perché per me eri Camz, la mia migliore amica. Ma mi sento esplodere e non voglio più nasconderlo. Ho sprecato troppo tempo a farlo e sono stanca, troppo stanca per fingere che non ti amo. Perché io ti amo, e come la prima volta, non mi devi rispondere, non devi fare niente. Devi solo accettarlo, senza scappare. Sto troppo bene con te per perderti e il solo pensiero mi fa stare male. Non so cosa tu mi abbia fatto, ma so che ho fatto la scelta giusta e ogni volta che ti guardo, e tu ti giri e mi sorridi… è una cosa che fai spesso, e non lo so, in quei momenti, non voglio essere sdolcinata, ma in quei momenti mi fai sentire così amata che non so neanche spiegarti cosa fa il mio cuore. Quindi Camila Cabello ti amo, e questo è tutto”

Io la osservo, e lei mi guarda e mi sorride, e tutto il mondo sparisce, ci siamo solo noi due, e tutto il resto non conta.

 

PANDANGOLO:

Buonasera belle persone!

Sono contenta, perchè finalmente sono riuscita ad aggiornare. Questi giorni non sono stati facilissimi per me per diversi motivi, e se devo essere sincera aver scritto questo capitolo mi ha aiutata a rilassarmi e a stare meglio. Quindi grazie perché è anche merito vostro, del vostro affetto e delle vostre recensioni, se sono qui a liberarmi la mente dai pensieri negativi e da sensazioni non così belle. 

Se posso dare un consiglio, non mollate e date SEMPRE una seconda possibilità alle persone, perché si sa, tutti sbagliano, ma non sono gli sbagli che fanno di te la persona che sei, è ciò che tu costruisci e la migliore te stessa che definisce chi sei. 

Soltanto un avviso, l'ultima parte del capitolo come potete vedere cambia i soggetti. E' stato voluto :) 

Spero che sia piaciuto a tutti il capitolo più sdolcinato credo della storia delle mie fan fictions. Grazie ancora per i commenti, per i consigli, perchè continuate a scrivermi e a farmi sentire bene. Non sapete quanto possano aiutare due parole dolci e due complimenti nei momenti negativi. 
Penso spezzerò questo capitolo in 3 parti, di cui questa la prima. Credo proprio che l'ultima sarà anche l'ultimo capitolo. 

Una buona serata a tutti, 
Pando :) 

P.S Se volete scrivermi su Twitter e fare due chiacchiere, io ci sono sempre @pandora95L

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 (2) ***


CAMILA POV
 
“Camz… sveglia”
 
Sento una voce soffice sussurrare il mio nome. Non sono pronta a svegliarmi, non sono pronta ad aprire gli occhi e a ritornare al mondo reale. La serata di ieri è stata perfetta e voglio riviverla, oggi, domani, sempre.
 
Una mano mi sfiora la guancia e i capelli e il sorriso increspa le mie labbra. Con gli occhi ancora chiusi stiro le braccia, sentendo la sensazione di godimento che le mie ossa stanno provando.
 
“Camz…”
 
La sua voce dolce raggiunge ancora le mie orecchie e il mio cuore palpita: prima volta della giornata. Apro gli occhi, stanca ma incapace di non posarli sulla persona che sta tentando di svegliarmi dolcemente.
 
“Buongiorno”
 
Le sorrido di nuovo e lei ricambia. La luce del mattino filtra dalle finestre e si infrange sui suoi capelli e sul suo viso. Il mio respiro fa fatica ad uscire per un momento, a lasciare le mie labbra, così presa dai suoi occhi smeraldo, le sue labbra gonfie, il suo profumo e quello sguardo così dolce da farmi sciogliere. Senza pensarci due volte, una volta ripresa coscienza del mio respiro, le lascio un bacio sulla bocca, leggero. Lei automaticamente chiude gli occhi per poco, finché le nostre labbra non si separano.
 
“Buongiorno”
 
Mi risponde, un sorriso sul volto. Mi aggrappo al suo corpo. Le sue gambe sono intrecciate alle mie ed ora le mie mani sono sui suoi fianchi. Sento l’impulso di starle vicina, di sentire il calore della sua pelle contro la mia. È tutto così spontaneo e rilassante che mi fa sentire sicura e amata.
 
Amata.
 
Il ricordo della sera prima mi riempie la mente di ricordi, e non posso far altro che darle un altro bacio, quando i miei occhi finiscono sulla sveglia, che a pochi minuti avrebbe cominciato a suonare. Forse non era di quello che mi sarei dovuta preoccupare.
 
 
FLASHBACK.
 
“[…] Quindi Camila Cabello ti amo, e questo è tutto”
Il mio cuore batte e tutto ciò intorno a me diventa nullo, bianco, incerto. Mi ama.
Mi sembra quasi impossibile. Sto sognando? Senza farmi troppo notare mi do un pizzicotto sul fianco, ma quel gesto serve solo a crearmi un dolore non richiesto.
 
Non è un sogno, Camila, lo sta dicendo sul serio.
 
Mi giro e la guardo e non posso fare a meno di sorridere. Dopo più di un anno di assoluta tristezza, di speranze celate, di rapporti cambiati. Dopo giornate a ricordarmi che tutto quello non sarebbe mai accaduto, che la vita a volte ti riserva alcuni dolori per renderti forte, e non debole. Dopo giornate a piangere frustrata, a ridere senza sentirlo davvero, a guardarla da lontano senza ben sapere cosa fare. Dopo giornate passate a tenerle la mano, nonostante non lo volessi, perché solo un gesto di amicizia; ad ascoltare ogni sua parola; a sentire la gelosia avere la meglio, a fingere di farmi piacere qualcuno di cui mi importava poco e niente. Dopo giornate del genre, ora mi ritrovo in un letto, con Lauren vicina a me, i suoi occhi nei miei, una delle sua mani che mi accarezzano la schiena, un viso dolce e la sua solita bellezza a cui non so dare descrizione.
 
Mi ritrovo in un letto con colei che ho amato sin dall’inizio, che mi ha fatto scoprire una parte di me che non conoscevo; mi ritrovo con la ragazza che ho sempre voluto. Mi ritrovo a sentirla dire quelle parole che ho sempre desiderato, sognato, a cui sempre ho aspirato. Quelle due parole che a volte vengono usate troppo e male; quelle due parole che pochi secondi fa sono volate libere dalle sue labbra e hanno raggiunto il mio cuore.
 
E il mio cuore sta esplodendo, il mio cuore nega e accetta, il mio cuore rincorre, il mio cuore è eccitato. Il mio cuore non vede l’ora di ricambiare quelle parole, il mio cuore ha bisogno di essere preso e posseduto.
 
Sbatto gli occhi, rimettendo a fuoco la stanza, dopo alcuni secondi di pensieri.
 
È reale Camila, diglielo.
 
“Io…”
 
E provo a dirglielo, ma le mie parole si fermano. Le parole si fermano perché mi sembrano così insignificanti ora. Come fanno due parole ad esprimere ciò che provo per lei? La tempesta di sensazioni ed emozioni che mi colpiscono appena mi guarda o sorride?
 
Scuoto la testa, portandomi una mano tra i capelli.
 
“Camz, te l’ho detto, non devi sentirti obbligata-”
 
Ma la interrompo, alzando la mano. Lei si blocca e mi guarda confusa. Alzo gli occhi sul suo viso e le accarezzo le guance.
 
“Io non ti amo” le dico, e i suoi occhi si riempiono di terrore e mi affretto a continuare perché non voglio farla stare male. “Io non ti amo, io provo adorazione per te. Credo di essermi innamorata di te da subito. Cioè, l’ho realizzato dopo, ma quando mi sono accorta di amarti la prima volta mi sono resa conto che non riguardava solo quel momento, ma tutto il nostro passato insieme. Ricordi quando sono finita in ospedale e mi sono persa una tappa del tour coi Vamps?”.
 
Lei annuisce e il suo corpo è più rilassato di quando ho iniziato il mio discorso.
 
“Stavo dormendo e mi hai svegliata e mi hai accusata di non volere dormire con te e di aver trovato nell’ospedale una scusa per starti lontana. C’è stato un momento in cui siamo rimaste in silenzio e lì ho capito. Lì ho capito che mi ero innamorata di te. È stata una sensazione strana, non mi era mai successo e non potevo paragonare quei sentimenti con niente, perché erano così forti da farmi quasi male. Quel giorno ho iniziato a capire perché non riuscivo a pensare ad altro, ma solo a te. Quel giorno ho iniziato a capire perché quando ti prendevo per mano mi sentivo al sicuro e mi sentivo così bene che il mio cuore si riempiva di qualcosa che non conoscevo allora, ma che era amore.
Io… non mi va di dirti che ti amo, perché non descrive effettivamente cosa provo per te, non rende minimamente l’idea di quello che provo per te. Mi sembra di minimizzare tutto ciò che sento e non voglio. E so di essere impazzita quando mi hai detto che eri innamorata di me, perché non ci credevo e ho avuto paura che non fosse vero. Credevo di essermi messa il cuore in pace e mi ero convinta che non avrei mai avuto una vera possibilità con te, che non riuscivo a mandare giù l’idea di averti veramente. Quello che voglio dirti con questo discorso confuso Lo, è che non ti amo, io ti sento, ti voglio e ti respiro ogni giorno. Io ti conosco e ti capisco, ti osservo e ti percepisco. Io non ti amo perché amare a volte limita, e tutto il resto non lo fa. E io non voglio più limiti, sono stufa. Voglio abbracciarti e sentire la tua voce; voglio respirare il tuo profumo; voglio capire ciò che sei ancora di più di quello che faccio oggi e voglio conoscere ogni minima parte di te. Voglio osservarti mentre il tuo sguardo è sereno, voglio osservarti quando arricci le labbra, agitata, o quando fai una delle tue solite smorfie, troppo abituata a dire la verità per non capire quando nascondere le tue emozioni. Voglio percepire la tua presenza, voglio averti e voglio fare l’amore con te. E so quanto possa sembrare sdolcinato e magari stupido, ma io non ti amo, io voglio darti tutto quello che a volte l’amore non può dare e forse anche di più.”
 
Non so cosa stia pensando Lauren in questo momento, ma il mio cuore si sente così libero e pieno allo stesso tempo che non potrei provare sensazioni più belle.
 
“Lo sai che se fossi debole di cuore a quest’ora mi sarebbe già venuto un infarto?”
 
Rido piano, abbassando il capo, imbarazzata, le guance rosse. La stringo a me, così contenta da non poter far altro che baciarla intensamente.
 
Quando ci stacchiamo, i respiri sono affannati e il mio corpo è sopra al suo.
 
“Spero che tu sappia a cosa vai incontro, perché mi avrai tra i piedi per un bel po’”
 
Le sorrido, gli occhi gonfi, la voglia di averla mia per un’altra notte.
 
“Lasciami mostrarti quanto io abbia voglia di averti tra i piedi”
 
Con quella frase chiudo il discorso e con calma comincio a baciarle il collo, mani tra i capelli e respiri che si incastrano tra di loro. Con la sola voglia di sentire ogni parte di lei, la spoglio e la faccio mia, sperando che quel “un bel po’” sia più di quanto io possa solo desiderare.
 
FINE FLASHBACK

 
______


“Non voglio alzarmi, perché il tempo non si ferma? È così ingiusto!”
 
La sveglia è suonata da diversi minuti. Mi lamento, stringendomi più vicina a Lauren. La vedo sorridere, mentre infila la mano nei miei capelli e me li sfiora, giocandoci. È uno dei gesti che amo di più, mi fa sentire rilassata e serena.
 
“Vieni qua”
 
Lo dice ridendo, avvicinando le sue labbra alle mie per darmi l’ennesimo bacio del buongiorno. Restiamo con i visi vicini, la fronte appoggiata l’una all’altra.
 
“Non farlo, così non mi alzo proprio più”
 
La testa di Lauren finisce all’indietro, una parvenza di rossore sulle sue guance e un risata sul viso.
 
“Ma sfortunatamente dobbiamo, muovi il sedere Camzi”
 
Sorrido udendo il soprannome, ma quando Lauren fa per alzarsi, la trascino di nuovo nelle lenzuola disordinate. Siamo nude, i nostri corpi attaccati, piccoli segni del nostro passaggio lasciati la notte prima. Comincio a baciare i punti in cui la sua pelle è più scura. Lei resta ferma, non si muove più, non scappa più dalle mie braccia.
 
“Camz… non abbiamo tempo”
 
Ma la mia bocca non si ferma, e riempie di baci il suo braccio, poi il suo ventre. Il suo respiro è pesante, i suoi occhi nascosti dietro le palpebre e la bocca mezza aperta. Mi fermo un attimo per osservarla, così presa dalla sua bellezza da non rendermene quasi conto.
 
“Sei bellissima”
 
Le sussurro, quasi spaventata da quanto effettivamente sento di amare ogni parte di lei, anche quel piccolo neo che in un mese avevo imparato a conoscere. Lei apre gli occhi e spinge il mio viso vicino al suo, facendo scontrare le nostre labbra. Il bacio è affannato e siamo così prese dalle nostre emozioni che non sentiamo lo scatto della carta passata sulla serratura, e ci accorgiamo che qualcuno sta entrando quando la porta comincia ad aprirsi.
 
“Staranno ancora dormendo…”
 
Sento la voce di mia madre raggiungermi le orecchie e questa volta ringrazio io di non essere debole di cuore perché una scossa mi attraversa tutto il corpo e il panico si fa gioco di me. Tento con sgarbo e ferocia di coprirmi il corpo con le lenzuola che sono ai piedi del letto.

Vedo Lauren affannarsi sotto lo sguardo di mia madre e della persona che ha vicino. Quando mi accorgo che anche Clara è nella stanza mi sento quasi svenire. Mi si annebbia la vista e so che siamo nei guai. E la cosa che mi colpisce di più è che la paura più grande che mi ritrovo ad avere è il fatto che Lauren possa allontanarsi di nuovo da me.
 
Ci portiamo entrambe le lenzuola fino a sotto il mente, gli sguardi sorpresi e impauriti.
 
Le nostre mamme sono davanti a noi, la bocca spalancata, la porta che piano, piano si chiude dietro alla loro presenza.
 
“Mija”
 
Mia madre resta immobile, la chiave in una mano e il caffè nell’altra. Clara è l’identica copia.
 
“Mamma…”
 
Ma non sono io a parlare, è Lauren. Mi giro verso di lei, cercando di darle sostegno, ma lei non mi guarda. Il dolore di poter perderla di nuovo mi colpisce più forte e mi fa sentire male ed arrabbiata.
 
“Noi… vi stavamo portando un caffè, pensavamo dormiste ancora”
 
Sono le parole che escono dalla bocca di Clara. Non c’è rabbia sul suo volto, più che altro sembra sorpresa e stupita. Abbasso gli occhi perché non riesco a mantenere un contatto visivo con nessuna delle due donne. Il fatto di aver nascosto una cosa del genere a mia madre per più di un anno mi aveva fatta sentire in colpa, però non avevo avuto il coraggio di dirglielo. Trovare tua figlia in una situazione del genere senza essere a conoscenza di nulla credo possa essere terrificante e pauroso allo stesso tempo.
 
“Siamo sveglie”
 
Sento la voce di Lauren raggiungermi e mi chiedo come faccia anche solo a parlare. Il nodo in gola che mi ritrovo non riesce neanche a farmi deglutire.
 
Non esistono più scuse, non esistono più misteri, domande non risposte, preoccupazione mal riposte. Questa volta esiste soltanto la realtà. Nessun incubo potrebbe essere peggiore di quello che sta succedendo ora.
 
Mia madre mi aveva sempre detto di come non le importava se qualcuno amasse una persona dello stesso sesso. “Certo, è un po’ strano a pensarci ma ognuno nella vita fa quello che vuole” mi diceva sempre: spero che per sua figlia valga lo stesso discorso.
 
“Vestitevi, ci vediamo di sotto per la colazione”
 
È mia madre a parlare, il tono duro e di rimprovero. So già cosa mi aspetta e non so se sono pronta ad affrontarlo. Annuisco piano e con la coda dell’occhio vedo Lauren fare lo stesso. Intimidite aspettiamo che escano dalla stanza, lasciandoci i due caffè sulla scrivania di fronte al letto.
 
“Merda”
 
Mi giro verso Lauren, la mano tra i capelli e uno sguardo esasperato. Quando mi guarda e nota la mia espressione, i suoi occhi cambiano sentimento e mostrano preoccupazione.
 
“Piccola, come stai?”
 
Mi ritrovo in iperventilazione. Mi ritrovo in iperventilazione perché Lauren è ancora qui, Lauren non sta prendendo la sua roba arrabbiata, non mi sta dicendo che non può più farlo, che nonostante provi per me qualcosa di forte non sa se è capace di affrontare quello che sta per arrivare. Perché Lauren è qui, preoccupata di come mi possa sentire, una mano sulla mia, il pollice che strofina il mio palmo nel tentativo di tranquillizzarmi.
 
Lauren è qui.
 
“Non lo so”
 
È l’unica risposta che mi attraversa le labbra e la mente.
 
“Neanche io”
 
Restiamo per un attimo sdraiate, le dita intrecciate, i respiri pesanti. Nessuna delle due ha voglia di affrontare quel discorso, nessuna delle due sente di poterlo sopportare.
 
“Non so cosa fare”
 
Il mio cuore batte veloce, agitata. Lei mi stringe la mano e mi guarda dritta negli occhi.
 
“Prima o poi l’avrebbero scoperto. Certo, dirglielo sarebbe stato meglio, ma ora non possiamo più farci niente. Parla con tua madre Camz, vedrai che ha solo bisogno di spiegazioni. La stessa cosa vale per me. Non succederà niente, stai tranquilla ok?”
 
Le sue parole mi rassicurano e non so come faccia a rimanere così lucida, ma ringrazio di averla accanto.
 
“Parlami”
 
Si avvicina e mi ascolta, il lenzuolo che le copre il corpo.
 
“Ad un certo punto ho pensato di averti persa di nuovo”
 
Vedo la sua pelle incresparsi di brividi e i suoi occhi riempirsi di tristezza e capisco di averla colpita in uno dei suoi punti deboli.
 
“Quello che ti ho detto ieri è reale. Non l’ho detto con l’intenzione di scappare e correre via alla prima difficoltà. So che non sarà facile e ho paura. Ho paura che qualcosa possa andare storto e che si mettano in mezzo altre cose. E sinceramente sono terrificata all’idea di parlare con mia madre, ma non voglio scappare, non mi è neanche passato per l’anticamera del cervello. Sono qui con te e non ti abbandono, ok?”
 
Le sue parole mi fanno sentire così amata e protetta che mi ritrovo a darmi della stupida. Ma è più forte di me, non comando il mio cuore, non sempre.
 
Annuisco senza dire nient’altro. Lei si avvicina per abbracciarmi e lasciarmi un bacio sulla fronte.
Il cuore continua a battermi all’impazzata e lo stomaco è in travaglio. Lasciamo i due caffè sopra alla scrivania, nessuna delle due in grado di mettere qualcosa sotto ai denti o nello stomaco.
 
Quando stiamo per raggiungere la sala, Lauren lascia andare la mia mano e mi fa un sorriso rassicurante. Mia madre è seduta su di una poltrona nella hall e appena mi vede mi fa segno di raggiungerla. Do un ultimo sguardo a Lauren prima di finire il corridoio e ritrovarmi a pochi passi da mia madre: che Dio, l’universo, o l’entità che gestisce il mondo me la mandi buona.
 
__
 
LAUREN POV
 
“Da quanto vi frequentate?”
 
“Un mese”
 
Siamo di un angolo della sala conferenza. La stanza è vuota e mia madre mi ci ha portato dopo aver chiesto se fosse libera. “Almeno non ci sente nessuno”, mi ha detto, portandosi tranquilla verso la porta, lasciandomi entrare poco dopo.
 
“Perché non mi hai detto niente?”
 
“Avevo paura”
 
Rispondo automaticamente, anche se sono sicura che mia madre sapesse già la mia risposta. Nonostante abbia sempre avuto un rapporto più stretto con mio padre, e questo non ho mai potuto negarlo, mia madre era quella persona che ti sbatteva la verità in faccia e per quanto mi desse fastidio a volte e mi facesse paura, ho sempre saputo che lo faceva per il mio bene e che dopotutto mi rispecchiava.
 
“Lauren, sai come la penso su questo argomento, quindi sai anche che per quanto non me l’aspettassi, non mi importa che tu stia con un ragazzo o con una ragazza”
 
Le parole di mia madre mi fanno rilassare. Ne abbiamo sempre parlato, ho sempre saputo che avesse un pensiero positivo e che fosse totalmente aperta all’omosessualità, tanto che lei era stata la prima ad insultare mia zia quando aveva fatto dei commenti poco carini. Ma quando si tratta di tua figlia tutto cambia, e quindi non potevo fare a meno di sentirmi a nudo e depistata. Quindi non potevo non pensare che forse, non avrebbe reagito come mi sarei aspettata.
 
Per fortuna, mia madre non si tira indietro, mi capisce e mi fa sentire cullata e amata, ma non è questo il discorso che vuole intraprendere in questo momento, e so dove vuole arrivare, e questo sì, che mi fa paura.
 
“Lo so mamma”
 
Le rispondo, prima che lei continui il discorso che so mi farà sentire male.
 
“Però Lauren, qua non si tratta solo di amore” la vedo in difficoltà, probabilmente in colpa per quello che mi sta per dire: limitare una persona e una relazione è una cosa che ha sempre odiato, ma vuole prepararmi a quello a cui potremmo andare in contro.
 
“Fossi a casa, senza un marketing e la celebrità alle tue spalle, non ci sarebbe alcun problema, ma per te è diverso. In questo ambiente tutto sarà diverso. Non dovete mettere in mostra la vostra relazione per vostra, la vostra vita personale non deve finire sui giornali e per fortuna per ora non è difficile evitare i paparazzi. Quello che mi preoccupa di più è il management, sai che dovete sempre metterli a conoscenza di queste cose, di tutta la vostra vita. È una cosa che avete accettato quando avete firmato il contratto, e sono persone con cui passata tutto il giorno, quindi prima o poi lo scopriranno. Dovreste parlarne con loro e capire cosa vogliono”
 
Mi metto le mani sul viso, sconfitta dalla sincerità di mia madre e dalla verità delle sue parole. E’ sempre stato difficile aprirmi con persone che in qualche modo manovrano la mia vita, ma ho sempre accettato il fatto che dovessi e fossi obbligata a farlo. Ma questa volta è diverso, questa volta è complicato.
 
Mia madre si avvicina ma non tanto da abbracciarmi, conoscendomi abbastanza bene da sapere che il contatto fisico quando sono frustrata non mi aiuta affatto.
 
“Mija, ascolta, non deve per forza andare male. Parlane con Camila e decidete cosa fare. È una decisione che dovete prendere entrambe”
 
Annuisco piano, portandomi le mani nei capelli, cercando di non scoppiare a piangere in modo isterico. Scuoto la testa mentre mia madre mi osserva.
 
“Riprenditi e vieni a fare colazione. Vedrai che andrà tutto bene, io sono qui per te come sempre”
 
Mi appoggia una mano sulla schiena, prima di alzarsi ed uscire dalla sala conferenza. In questo momento avrei bisogno di mio padre, una delle poche persone che con la sua dolcezza mi fa sentire meglio. O avrei bisogno di Camila. Sono così confusa da non sapere neanche a cosa pensare.
 
Scoprire di provare amore per lei, e ammettere di non poterlo mostrare a nessuno, vivendomi appieno tutto ciò che ne concerne è spaventoso. Sgattaiolare nelle varie parti dei teatri per un mese è stato divertente ed eccitante, ma tutto ha una fine ed essere scoperte stava diventando più facile. Non sono ancora pronta a mostrarmi a tutti per quella che sono realmente, sentirmi etichettata, far decidere agli altri chi sono, perché dopotutto non lo so neanche io.
 
Amare Camila vuol dire essere lesbica?
 
Non sono neanche capace a rispondere da sola e so già che nessuno ha una risposta giusta per me. E in realtà io non lo voglio sapere, non voglio decidere, perché non ha nessuna importanza. La mia identità non rimarrà per sempre la stessa, cambierà attraverso esperienze, cadute, viaggi e amori.
 
Quello che ha importanza ora è che tutto ciò a cui penso, che cerco, che voglio è lei, lei soltanto.
 
Quando esco dalla porta della sala conferenza, trovo Camila ad aspettarmi.
Lei alza gli occhi e capisco, e dopo pochi secondi la prendo per mano e la trascino dentro. La abbraccio mentre lacrime bagnano la mia spalla, le sue braccia attorno ai miei fianchi.
 
“Camz…”
 
Lei scuote la testa, stringendomi ancora di più. E io decido di non parlare, decido di lasciarla sfogare, decido in quel preciso momento che non mi importa del management, di quello che potrebbero pensare gli altri, della mia famiglia e dei miei amici. In questo momento, con Camila che si lascia andare a singhiozzi sconnessi, realizzo che senza di lei non posso farcela, che ciò che importa è lei, e che nessuno potrà mai negarmi di averla, l’unica persona che potrebbe farlo è lei stessa.
 
“Ti amo”
 
Le ripeto per la seconda volta, e i suoi singhiozzi aumentano. Le accarezzo i capelli, cercando di tranquillizzarla.
 
“Sono stanca”
 
Riesco ad udire, il suo viso nella mia spalla, le sue mani che tremano.
 
“Lo so, ma ce la faremo, vedrai”
 
Sono le ultime parole che riesco a dire, prima che Dinah apra la porta per invitarci a fare colazione. Guarda la scena con occhi tristi, e Camila cerca di ricomporsi. Mi lancia uno sguardo confuso e io scuoto piano la testa e lei capisce che non è il momento di fare domande. Annuendo sparisce dietro la porta, la consapevolezza sul volto.
 
“Andiamo a mangiare qualcosa, poi ne parliamo”
 
Le sussurro tra i capelli e lei annuisce, anche se so già che non riuscirà a mettere cibo in bocca.
 
“Ti amo anche io”
 
Mi risponde, il viso bagnato. Io le sorrido e le cancello le lacrime dalle guance. Le lascio un piccolo bacio sulle labbra e la sua espressione si rilassa. Non mi importa di niente, di nessuno, perché niente e nessuno potrà mai liberarmi quelle emozioni nello stomaco con un solo sguardo, con un’espressione, con le mie labbra a contatto con le sue. Nessuno che non sia Camila.
 
Quando usciamo dalla stanza, so a cosa andiamo incontro, so che tutto ciò che succederà sarà difficile e che la vita si riserverà battaglie impegnative, ma con lei a fianco mi sento forte, con lei a fianco mi sento me stessa. Le afferro la mano e abbandoniamo la sala, e quando noto le ragazze sorriderci in lontananza, Ally eccitata per un waffle, Normani che cerca di non scottarsi con il cappuccino e Dinah tentare di non infilare le unghie nel donut che ha nel piatto, so che non saremo sole. So che questo cammino sarà impegnativo e difficile, ma avremo con noi loro, e il mio cuore si rasserena. Stringo la mano a Camila, lei mi capisce e sorride, e mi sento già pronta a combattere.

L’amore fa miracoli, dopotutto. 




PANDANGOLO:

Hello! 
Sono tornata con il penultimo aggiornamento di questa storia. Sapere che sta per finire mi rende un po' triste, ma il loro percorso s sta per concludere, e non avrebbe senso portarla avanti.

Questo non è l'ultimo capitolo, anche se può sembrare. Le cose si complicano, ma non può succedere altro nella situazione in cui si ritrovano. 

Spero che vi sia piaciuto. Ringrazio tutte le persone che mi fanno sapere cosa ne pensano e chi legge in silenzio: siete tutti importanti quindi GRAZIE!!

Scusate se ci sono degli orrori ortografici, ma scrivere di notte, quando tutti dormono, mi rende più libera... anche se ovviamente più stanca. 

Grazie ancora a tutti, al prossimo capitolo,
Pando :D 


 

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Capitolo 17
*** Ultimo capitolo 15 (3) ***


Vi auguro una buona lettura, miei prodi. Spero di non stare per deludere nessuno. Ci leggiamo/scriviamo sotto, Pando.


 

UN ANNO DOPO

 

LAUREN POV

 

“Lauren, vieni un secondo per favore?”

Sento la voce di Billy raggiungere la sala. Siamo in pausa dopo ore di prove e di registrazione. Il nostro secondo disco è quasi finito: è stato un cambiamento. Lo stile è rimasto lo stesso, a parte lo spazio per alcune ballads, che in “Reflection” non avevamo preso in considerazione. Gli assoli sono stati distribuiti equamente e siamo tutti soddisfatti di come sta venendo fuori. Manca solo una canzone, una delle canzoni più importanti, per me e per Camila.

Annuisco, lasciando le ragazze sdraiate sul divano ad oziare.

Entro nella sala principale dell’edificio, Billy che mi aspetta.

“Dimmi”

Faccio per sedermi su di una sedia ma mi fermo, in piedi. Non voglio stare lì troppo a lungo, volendomi rilassare. Non sono mai contenta quando mi prende in disparte, so già di cosa mi vuole parlare e mi sento già stanca all’idea.

“Domani hai un evento con Brad”

Ed ecco che arriva al punto. Sbuffo, incrociando le braccia al petto.

“Ma domani è uno dei pochi giorni liberi che abbiamo, non posso saltare?”

L’idea di dover passare una serata con Brad mi fa rivoltare lo stomaco, come ogni santa volta che mi viene proposto di staccarmi dalle ragazze, di staccarmi da Camila.

Sono stanca.

Da quando, pochi giorni dopo aver parlato con i nostri genitori, avevamo fatto sapere al management della nostra relazione, le nostre strade avevano preso due vie dirette. Non potevamo pubblicizzare di essere diventate qualcosa di più di due semplici amiche, e questo stava bene a tutte e due: entrambe volevamo privacy, tempo per noi, senza doverci preoccupare anche dei fans. Era già difficile non impazzire con gli impegni, i rumors e tutto ciò che girava attorno a questo business, quindi pensare di non dover far sapere al mondo di noi due era stata una scelta giusta. Né io né Camila eravamo pronte a metterci in gioco, in più, questa notizia avrebbe potuto avvicinare qualcuno, come allontanare altri fans. Poteva essere un pro, e allo stesso tempo un contro, quindi omettere sarebbe stata la soluzione migliore, anche per le ragazze.

Quando avevamo parlato con loro però, non sapevamo di dover affrontare la nostra vita da “supposte” single con altre persone.

Billy ci aveva mostrato due contratti: uno era per Camila, che avrebbe dovuto pubblicizzare la sua storia con Austin. Sì, dovevano far finta di stare insieme per aiutarsi a vicenda, in più, secondo Billy, farci rimanere single per più di un anno non sarebbe stato credibile e avrebbe creato sospetti. Come se uno fosse obbligato ad avere una storia a 18 anni. Ma il mondo girava in quel verso. Camila aveva subito chiarito le cose con Austin, che comunque era passato sopra alla loro quasi relazione, ed erano rimasti buoni amici. Inutile dire che quando si vedevano il mio sangue ribolliva e le mie serate non erano delle migliori.

Speravo che, nonostante tutto, per me non ci sarebbe stato lo stesso trattamento. Invece, per mia sfortuna, Brad, il cantante dei Vamps, era sembrato il candidato ideale per una finta relazione.

Avevamo accettato entrambe con malavoglia. Il problema rimaneva che ogni volta che avevamo qualche momento libero, dovevamo passarlo col loro. Farci vedere mano per mano per strada, andare a concerti insieme, insomma, sembrare due persone innamorate quando il sentimento non era neanche lontanamente paragonabile. Brad rimaneva per me una conoscenza, una persona che aveva lo stesso segreto da mantenere.

Firmare quei contratti era stato uno degli sbagli più grandi. Diverse volte io e Camila ci eravamo ritrovate a discutere, a volte per gelosia e a volte per stanchezza e rabbia, ma eravamo riuscite ad arrivare ad oggi senza enormi danni. L’amore che provo per lei non ha subito nessuna sfumatura e ciò che stiamo passando, probabilmente, l’ha reso più forte e vero.

Un anno mi era servito anche a concentrarmi su me stessa e ad accettare quella parte di me che consideravo diversa. Abbracciare la vera me è stato uno dei passaggi per ora più importanti della mia vita e sono contenta di averlo potuto fare a fianco a lei.

Ma ora sono stanca.

Sono stanca di dover fingere, di non potermi vivere la storia con Camila come vorrei. Sono stanca di non poterla tenere per mano, di non poter andare in giro insieme perché troppo pericoloso, o semplicemente di dover chiedere ai fans di non dire di averci viste perché sarebbe stato complicato da spiegare.

Non c’è niente di complicato in realtà, anzi, è così semplice da far spavento. L’amore diventa complicato solo quando sei tu a complicarlo. 

“Non puoi, ho lasciato del tempo a te e Mila, però non posso fare molto di più”

Sento il suo tono appiattirsi e capisco che, conoscendoci, anche per lui sia difficile. Dopotutto non è totalmente colpa sua: è il mondo che è sbagliato, e una solo persona non può cambiarlo.

“Sono stanca Billy, non so se voglio più continuare questa finta”

Lui alza lo sguardo su di me e mi sorride dispiaciuto.

“Lo so, non fa piacere neanche a me. Ma hai un contratto, manca solo un mese, poi sei libera da Brad”

Irritata ed arrabbiata, do una piccola spinta alla sedia che ho davanti.

“E poi, arriva qualcun altro? Mi date due, forse tre mesi da single e poi devo ricominciare a fingere? Non è per questo che sono qui. Sono qui per cantare, non per sponsorizzare storielle da due soldi, FALSE!”

Sono stanca, forse l’ho già detto.

“Non urlare” mi risponde, alzandosi dalla sedia. “Non posso farci niente, sono le regole del business. Far sapere al mondo che tu e Camila state insieme potrebbe farvi perdere la possibilità di diventare qualcuno un giorno. Purtroppo, e lo sai benissimo, non tutti accettano l’omosessualità. Metà dell’America ha ancora difficoltà a credere che anche solo possa esistere un amore del genere, e in Europa non sono messi meglio. Non è il momento per tirarsi indietro. L’album sta per uscire, state per fare il vostro primo, vero tour internazionale. Ti chiedo un mese. Concludi la storia con Brad e poi ne riparliamo”

Mi passo le mani tra i capelli, scocciata. Il discorso di Billy è così vero che mi dà fastidio sapere che ha oggettivamente ragione. Se fossimo solo io e Camila a dover affrontare tutto ciò forse ci avremmo provato. Ma abbiamo lavorato così tanto per arrivare dove siamo ora, che non potrei far crollare tutto per egoismo. Abbiamo tutte bisogno di sentire riconosciuto tutto l’impegno che ci abbiamo messo, nonostante gli ostacoli e le difficoltà. In un anno le cose sono cambiate: “Worth It” è riuscito a sfondare non solo in America ma ci ha spianato la strada per un successo internazionale.  “Like Mariah”, uscita come hit estiva, è stata la nostra più grande scommessa e ci aveva fatte conoscere un po’ in tutte le parti del mondo.

No, non è ora di tirarsi indietro, purtroppo.

“Ok, ok. Lo sai che non mi piace discutere ma a volte non so dove sbattere la testa. Mandami i dettagli per messaggio, per domani. Ciao Billy"

Esco senza neanche sentire la sua risposta. Non è il momento per me di dover affrontare altre discussioni. Il contratto di Camila per fortuna si è concluso da un mese, quindi ha più tempo libero da dedicare a noi due. Peccato che per me sia diverso.

Ritorno in sala e controllo con lo sguardo la sua presenza. Le ragazze mi guardano dispiaciute, probabilmente avendo sentito le mie urla dalla sala: finiva quasi sempre così quando Billy mi chiamava per dirmi qualcosa. Faccio spallucce, cercando di non scoppiare in una crisi isterica.

Cerco la persona che so, potrebbe farmi star meglio e non la trovo.

“E’ in sala registrazione”

Mi dice Ally, conscia del mio stato d’animo. La ringrazio e cammino veloce, aprendo la porta e richiudendola piano. Camila è seduta, il microfono attaccato alle labbra, gli occhi chiusi.

Nella stanza risuona la canzone che abbiamo scritto io e lei, insieme. Mi nascondo in un angolo, sperando che non si accorga di me nonostante il vetro lucido.

Sentire la sua voce mi fa rilassare in un instante. La osservo posare una mano sul microfono mentre prova di nuovo la canzone dall’inizio, e come sempre rimango affascinata da quanto Camila riesca a sentire la musica.

You're the light, you're the night
You're the color of my blood
You're the cure, you're the pain
You're the only thing I wanna touch
Never knew that it could mean so much, so much

You're the feel, I don't care
Cause I've never been so high
Follow me to the dark
Let me take you past our satellites
You can see the world you brought to life, to life

[Sei la luce, sei la notte
sei il colore del mio sangue
sei la cura, sei la pena
sei l’unica cosa che voglio toccare
non avrei mai pensato potesse significare così tanto, così tanto

Sei l’emozione, non mi importa
perché non mi sono mai sentita così estasiata
seguimi nel buio
lascia che ti porti oltre i nostri satelliti
puoi vedere il mondo a cui hai dato vita, la vita]


Ricordo ancora quando ho scritto le prime due strofe.

Era successo di notte. Avevamo appena fatto l’amore ed era stata una delle poche serate che eravamo riuscite a passare insieme, senza nessuno. Ricordo la sua risata e poi la mia frase, quando sfiorandole le labbra ho sentito il bisogno di farle capire quanto la volessi.

 “Non voglio avere nessun altro, non voglio sfiorare nessun altro” e lei era rimasta ferma, colpita dalle mie parole. Mi aveva baciato il pollice e poi le labbra. Io avevo sorriso e lei mi aveva risposto “Se anche solo provi a sfiorare qualcun altro ti sfioro anche io, ma con una mazza da baseball”.

Avevo riso di gusto, la sua solita voglia di scherzare e stemperare la tensione quando qualcosa di importante veniva detto.

“Prima dovrai riuscire a prendermi, il che la vedo dura vista la tua capacità di inciampare sempre”.

Mi aveva tirato una pacca sulla spalla, posando il capo sul mio petto. L’avevo stretta a me, entrambe con un sorriso che non riuscivamo a trattenere. Quella notte, quando Camila si era addormentata, avevo preso il blocco notes che avevo sul comodino. Stavamo finalmente registrando un disco con canzoni nostre, scritte da noi. L’impulso di mettermi a scrivere quelle parole che avevo appena detto a Camila aveva avuto la meglio, e dopo alcune correzioni le prime due strofe erano uscite dalla mia matita.

So love me like you do, love me like you do
Love me like you do, love me like you do
Touch me like you do, touch me like you do
What are you waiting for?

 [Amami come sai fare, amami come sai fare
amami come solo te sai fare, amami come solo te sai fare
toccami come sai fare te, toccami come sai fare te
che cosa stai aspettando?]

 

La guardo mentre, ad occhi chiusi, fa un gioco con la sua voce potente e mi fa venire i brividi. Ho la pelle d’oca, come succede sempre quando Camila canta. Ha un potere. Ha il potere di far emozionare, anche se non la guardi. In questo momento potrei nascondermi gli occhi con la mano e la sua voce potrebbe farmi sentire cose che non tutti sanno trasmettere. E non si tratta solo di ora che il mio amore per Camila è forte e vero, ma è sempre stato così.

Il ritornello mi ricorda quella sera d’estate in cui eravamo sulla spiaggia, uno dei nostri posti preferiti. Camila aveva cominciato a rincorrermi, dopo che io l’avevo presa in giro. Succedeva spesso: prendermi gioco di lei era diventato uno dei miei più grandi hobby. Le sue reazioni erano sempre le più disparate e mi divertivo a vedere cos’avrebbe fatto, dopo che una battuta usciva dalle mie labbra.

Quel giorno aveva deciso di rincorrermi, ma dopo pochi metri, era miseramente caduta sulla riva, bagnandosi il sedere e le gambe. Ero stata cinque minuti buoni a ridere della sua goffaggine, ma Camila aveva la testa abbassata e si teneva il piede. Preoccupata, mi ero avvicinata per capire cosa fosse successo e lei mi aveva presa per un braccio e con tutta la forza che aveva mi aveva buttata insieme a lei, l’acqua che continuava a bagnarci, le onde che si infrangevano sulla spiaggia. Piene di sabbia umida sui vestiti, Camila si era appoggiata su di me e mi aveva fatto notare quanto fosse felice, nonostante tutto. Eravamo rimaste lì finché avevamo potuto, il tempo che sembrava sempre così poco quando eravamo noi sole, al di fuori del resto del mondo. Prima di andarcene, l’avevo presa in braccio, le sue braccia aggrappate al mio collo e le sue gambe sui miei fianchi. Lei aveva sfiorato il suo naso col mio e mi aveva sorriso, poi aveva immerso la sua faccia nei miei capelli e io avevo respirato il suo profumo.

“Ti amo” mi aveva sussurrato “Non voglio andare via”.

Il suo tono supplichevole e dolce mi aveva fatta tremare, e sapere di dover essere forte per entrambe era un bel peso da portare. Ma l’amo e l’amavo così tanto da non dire niente, ricominciare a camminare sulla sabbia umida della notte, stringendola a me.

“Non sarà per sempre così, te lo prometto” le avevo assicurato, entrando in macchina, sporche e ancora bagnate. Lei si era girata, mi aveva sorriso e mi aveva afferrato la mano, senza lasciarla per tutta la durata del viaggio verso casa. Eravamo a Miami e quello era l’ultimo giorno di libertà prima di tornare a lavoro.

Quando Camila ha aggiunto il ritornello, mi ha raccontato di aver pensato a quella sera lì, uno dei migliori ricordi che teneva per sé.

Fading in, fading out
On the edge of paradise

Every inch of your skin is a holy gray I've got to find
Only you can set my heart on fire, on fire
Yeah, I'll let you set the pace
Cause I'm not thinking straight
My head spinning around I can't see clear no more
What are you waiting for?

[Sbiadire all’interno, sbiadire al di fuori
sul bordo del paradiso
ogni centimetro della tua pelle è un punto che devo scoprire
solo te riesci ad accendere il mio cuore in fiamme, in fiamme
sì, lascio che tu trovi il ritmo
perché non riesco a pensare
la mia testa gira, non riesco più a vedere chiaro
che cosa stai aspettando?]

 

Mi appoggio al muro senza far rumore, grata che i suoi occhi siano chiusi. E’ così bella. E’ così bella che qualche volta mi domando cosa ho fatto per meritarmi una creatura così affascinante e delicata, e al contempo goffa e sgraziata. Ed è assurdo pensare che le ultime due caratteristiche rappresentano ciò che amo di più in lei.

Per scrivere la canzone ci avevamo messo un mese. Il ritornello era impostato, la prime due strofe anche, ma dovevamo occupare l’ultima parte del testo. Entrambe ci eravamo ritrovate spiazzate perché volevamo dire così tanto che non sapevamo metterlo per iscritto. Due persone che si amano, l’una completamente persa nell’altra, un amore passionale che ti fa girare la testa e non ti permette di vedere le cose come sono. Billy stava insistendo per averla e ci aveva dato una scadenza.

Ci eravamo messe d’impegno. Un giorno eravamo il sala registrazione, proprio dove mi trovo io ora, sedute sul divanetto, il blocco notes pieno di parole cancellate. Mi stavo spazientendo, non riuscivamo a trovare il modo di finirla. Camila ad un certo punto si era alzata, frustrata.

“Ci rinuncio. Finiscila te, non ce la faccio”

“Scusa?”

Le avevo chiesto, stizzita dalla sua conclusione. Lei si era girata, e aveva aperto le braccia, sconfitta.

“Oggi non è giornata. Ho un blocco e non riesco a scrivere. E tu sei nella mia stessa posizione. Perché non usciamo?”

Nonostante fossi contraria, mi ero alzata e l’avevo seguita, incapace di dire di no a Camila. Fuori faceva freddo, il solito tempo pungente di New York durante l’inverno. Eravamo in città per diverse interviste. Oltre a parlare di musica, ci veniva sempre chiesto qualcosa riguardo le nostre relazioni. Quando ci veniva posta la domanda, cercavo sempre di non guardare Camila, le altre a disagio, cercando di mantenere sul viso uno sguardo neutro. Qualche volta avevo provato a dire che si trattava della mia vita privata e che non volevo parlarne, ma poi Billy mi aveva chiesto di esprimere qualcosa in più, giusto per dargli di cui chiacchierare. Così avevo iniziato a dire che andava tutto bene, senza sbilanciarmi troppo.

Entrambe, la maggior parte delle volte insieme in questi momenti, tentavamo di non farci prendere da una gelosia inutile e mal riposta. Non aveva senso, sapevamo come stavano le cose, ma c’erano attimi in cui i dubbi diventavano quasi realtà. Il dubbio che magari l’una non era abbastanza per l’altra, il dubbio di non farcela, che sarebbe stato più facile allontanarsi, interrompere la relazione per il bene di tutti. Ma noi avevano deciso di combattere, avevamo deciso che niente ci avrebbe separate, che saremmo state forti. E ci eravamo riuscite.

Una volta raggiunto Central Park, avevamo fatto una passeggiata, le mani lontane. Non potevamo far vedere niente, il nostro successo aumentava e stava diventando difficile nascondersi e non farsi riconoscere.

Ma la camminata non mi aveva fatta stare meglio.  Alcune fans ci avevano viste e avevano cominciato a farci domande e a scattare foto. Mi sentivo a disagio, nonostante fossi ormai abituata. Scossa e stanca, una volta trovato un posto nascosto, avevo spinto Camila sotto ad un albero, e l’avevo baciata. Avevo bisogno di lei. Avevo bisogno di sentirla. Le nostre labbra si erano sfiorate in un bacio semplice, senza nessuna pretesa, e il mio cuore aveva già cominciato a battere più forte. E no, non era l’idea di poter essere scoperte a farlo accelerare, ma lei, semplicemente lei.

“Lo…”

Mi aveva sussurrato, una volte che le nostre labbra si erano staccate. Io le avevo sorriso, le mani coperte dai guanti sulle sue guance arrossate a causa del freddo.

“Scusa, non ce la facevo più”

Lei mi aveva fatto uno sguardo confuso e io le avevo detto “Dovevo baciarti”.

Mi aveva guardata intensamente, nei suoi occhi fiamme che a volte mi facevano girare la testa. Con passione, mi aveva preso il colletto della giacca e mi aveva spostato contro l’albero, le sue labbra sulle mie, questa volta veloci e schiette. Il mio cuore era pieno delle stesse fiamme che avevo visto in lei. Mi ero chiesta quando avrei smesso di sentirmi così nuda e vera con lei. Così investita da ogni parte di lei, così interessata a scoprire ogni suo difetto, ogni suo pregio, ogni sua sfumatura. Non avevo trovato risposta. Le mie mani erano appoggiate ai suoi fianchi, le sue, senza guanti, tra i miei capelli.

In quel preciso istante, solo noi due, il resto del mondo inconsapevole della nostra relazione e di due ragazze che si stavano baciando nascoste, sotto un albero in Central Park, nella mia mente era nata una delle due strofe.

“Dobbiamo andare”

Avevo preso Camila per mano finché non avevamo raggiunto la 5th Avenue. Lei mi aveva seguita, entrambe senza cellulare e un foglio su cui scrivere. Una volta arrivate in sala registrazione, avevamo corso veloci, ci eravamo tolte le giacche ridendo, il calore della stanza che cominciava a riscaldarci. Io avevo preso in mano il taccuino e avevamo completato ciò che un solo momento aveva reso chiaro. Quando avevo posato il blocco notes sul divano, il respiro ancora affannato dalla corsa, la spalla di Camila appoggiata sulla mia, l’avevo guardata e avevo realizzato che nessuno sapeva smuovermi come faceva lei. Nessuno sapeva farmi infiammare come faceva lei, portarmi alla luce. L’amore che provavo per lei era così intenso, così buono, così terrificante talvolta che mi portava in un altro mondo.

Le stesse emozioni mi colpiscono ora, quando Camila ripete il ritornello e poi apre gli occhi. Apro la porta interna della sala e la raggiungo.

“Ehi”

Le sorrido, noi due sole nella stanza. La abbraccio da dietro, il mento sulla sua spalla, il mio viso ne suoi capelli.

“Com’è andata con Billy?”

Il pensiero del discorso con Billy mi colpisce di nuovo, e il mio cuore si agita di rabbia.

“Male. Domani sera sono impegnata con Brad”

Lei si irrigidisce, stanca ed emotivamente lacerata da questa situazione. Porta una mano sul mio capo e mi accarezza i capelli.

“Non preoccuparti, vedrai che passerà veloce”

Mi dice. Posso notare il riflesso sullo specchio, i suoi occhi di nuovo chiusi, cullata dal suo stesso gesto e dalle mie mani che accarezzano il suo ventre.

“Gli ho detto che non voglio più farlo, Camz. Che non ce la facciamo più.”

“Cosa ti ha risposto?”

Mi risponde, la voce dolce e gentile.

“Ha detto di aspettare un mese, che finisca il contratto. Poi ne parliamo”

La sento annuire.

“Un mese non è lungo, Lo. Vedrai che passerà in un attimo e poi saremo di nuovo libere”

Il tono speranzoso di Camila mi fa rilassare, le nostre dita che giocano, le sue mani posate sulle mie.

Vivo di questi momenti.

Vivo del nostro sfiorarci, vivo del suo profumo e della sua presenza. Vivo della sua risata, delle sue battute che hanno in me un effetto esilarante, delle sue parole e delle sue labbra. Vivo dei suoi occhi marroni, che quando sono lucidi dalla stanchezza sono così belli e penetranti da farmi star male.

Dopo poco, Camila si muove sulla sedia girevole e si volta verso di me. Mi abbraccia, il suo capo nel mio petto, le sue braccia aggrappate ai miei fianchi.

“Sono così felice” mi sussurra, il tono calmo, la sua voce rauca. Nonostante tutti gli ostacoli, nonostante tutta la negatività che a volte ci circonda, nonostante gli obblighi, anche io mi sento felice.

“Se penso a quanto ho aspettato di averti. Giuro che questo è niente in confronto a quello che ho passato. Sono grata di averti accanto. Per quanto sia complicato, e lo sappiamo benissimo entrambe, non posso essere più felice di quanto la sono ora. Mi sento così anche quando litighiamo. È una sensazione strana, perché so che dovrei essere triste e dovrei sentirmi arrabbiata in quei momenti, ma è così difficile tenerti il muso quando mi guardi e mi sei vicina che non posso non provare felicità. È passato un anno e sento che non è cambiato niente. E da una parte mi spaventa accorgermi quanto i miei sentimenti sono forti per te. Non potrei desiderare nessun altro, neanche se fosse la relazione più facile del mondo”

Le sue parole mi confortano e mi riempiono il cuore e mi rispecchiano. Sono piena di emozioni che neanche so descrivere. Il mio cuore, la mia mente, non potrei trovare un vuoto dentro di me neanche se ci provassi.

Le accarezzo i capelli e restiamo in silenzio per un po’, il gesto meccanico della mia mano che gioca con le sue ciocche castane, i nostri respiri calmi, il suo viso che riposa sul mio petto.

Vivo di questi momenti, e non potrei esserne più felice.

“Tu e le tue parole mi uccidete sempre, lo sai”

Riesco a dire dopo un po’ di tempo, l’ennesimo sorriso che appare sul mio volto.

“E’ questo l’intento”

Rido piano, prendendo le sue guance tra le mie mani, baciandola delicatamente. La guardo negli occhi e non diciamo niente. Il suo sguardo dolce mi fa sciogliere e vorrei stritolarla e farle sapere quanto la ami. Ma lei lo sa già, basta scrutare per un attimo nei miei occhi e lei se ne rende conto. Si avvicina e mi lascia un bacio sulle labbra.

“Una volta mi hai promesso che non sarebbe stato sempre così”

Annuisco alle sue parole che interrompono il silenzio che si è creato tra noi.

“Questa volta sono io a promettertelo. Non sarà sempre così, le cose cambieranno. Fino a quel momento, ti prometto che ti resterò vicina, che ti amerò come ho fatto fino ad ora e che continuerò a fare le battute che non piacciono a nessuno ma che a te fanno ridere, e ancora devo capire il perché”

Scuoto la testa, ridendo piano, le guance arrossite per le sue parole.

“E’ perché ti amo, sono influenzata”

“Stai dicendo che non fanno realmente ridere?”

Lei si allontana di scatto, offesa.

“Vieni qua.”

La intimo con il tono della voce duro ma scherzoso. Senza farselo ripetere si avvicina di nuovo, le mani sui miei fianchi.

“Diciamo che sono fuori dal comune e è questo che mi piace.”

Lei sorride, baciandomi la mano che ora ha portato alle sue labbra.

“Ti piaccio io”

Ribatte, facendo una risatina buffa.

“Mi piaci tu”

Le rispondo, incapace di non esprimerle quello che sento e che provo, costantemente alla ricerca delle parole giuste da usare. Ma non servono parole quando ogni cosa di te parla.

“Non mi stai per chiedere di sposarti vero? Con tutte queste promesse mi hai confuso”

Camila ride a voce alta, portando indietro la testa.

“Siamo troppo giovani” mi sussurra.

Io la guardo e scuoto di nuovo il capo. Poi lei si avvicina e mi bacia. Le nostre labbra giocano tra di loro, scambiano i nostri sapori e il respiro si accelera. Sentire Camila così vicina a me mi elettrizza, sempre. Appoggia le mani sul mio sedere e ora la mia bocca le sfiora il collo, in baci bagnati. La sua presa si stringe sul mio fondoschiena e senza accorgermene un gemito attraversa le mie labbra. Lei sorride maliziosa, e mi guarda prima di infilare le dita sotto la mia maglietta.

“Ho sempre avuto una passione per il tuo sedere”

Mi sussurra, la voce bassa e rauca. Vorrei farla mia qua, in questo istante, sedute su di una sedia troppo piccola in sala registrazione. Ricominciamo a baciarci, le sue mani che mi sfiorano il ventre, eccitate e vogliose. La sua lingua sfiora il mio labbro inferiore e in pochi secondi è dentro la mia bocca. Prese dal nostro momento, non sentiamo qualcuno entrare dalla porta principale, al di là del vetro.

“Io su quella sedia mi ci devo sedere!”

Il microfono comunicante si accende e la voce di Normani riempie la stanza. Come scottate, ci allontaniamo, ma quando ci rendiamo conto che dentro ci sono solo le ragazze, do un ultimo bacio a Camila, facendo la linguaccia a Normani.

“Quanto sei noiosa”

La mia ragazza si alza dalla sedia, e traballa un po’ prima di ricominciare a camminare. Guardo le mie amiche in piedi, dall’altro lato della sala.

Le osservo avere lo sguardo altrove. Sul loro viso passano diverse emozioni: stanchezza, felicità, amore per quello che fanno. Prima che Camila possa uscire dalla stanza, la fermo.

“Ehi, mi canti un’altra volta la nostra canzone?”

Lei mi sorride e ritorna sulla sedia, le labbra sul microfono. Dice a Dinah di mettere la base, e comincia a cantare.

Dinah, Ally e Normani rimangono piacevolmente sorprese e le vedo chiudere gli occhi, godendosi la sensazione che Camila ti fa provare quando la sua voce raggiunge il tuo cuore.

Quando poso il mio sguardo su di lei, la osservo fissarmi e le mando un bacio da lontano.

Il cuore accelera nel mio petto, il mio corpo è immobilizzato e la sua voce entra in me. Non mi importa di ciò che sta succedendo, non mi importa se dovrò aspettare un altro mese, o forse un po’ di più. Non mi importa perché ho lei, perché mi rivedo in lei, perché vivo di lei.

E vivere di lei è la cosa più bella che mi sia mai successa.

THE END


PANDANGOLO:

Hello everybody!!! 
Ci siamo, è arrivato il momento della verità. Questa storia ha abbracciato la sua fine con felicità. Come potete notare, ha un lieto fine, anche se si può vedere che avranno ancora da combattere per amarmi. Ma è questa la vita, e quindi la accettiamo così e diamo il nostro meglio.

Voglio veramente ringraziare TUTTI, TUTTE LE PERSONE che mi hanno aiutata, dato suggerimenti, scritto all'1 di notte per farmi sapere cosa pensavano della mia fan fiction, che mi hanno aggiunto su Twitter e hanno sclerato con me, che mi hanno mandato lunghe recensioni e che mi hanno trasmesso solo cose buone. Grazie! Siete state fantastiche, giuro non avrei mai potuto desiderare di meglio! GRAZIE a chi ha letto silenziosamente e poi ha preso il coraggio per scrivermi! Siete ancora in tempo, io non mordo!

Spero con tutto il cuore che questa sia la fine che volevate e desideravate. Non so se scriverò ancora, ma se mi verrà in mente qualcosa e avrò il coraggio di metterlo per iscritto DI SICURO lo condividerò con voi. 

Grazie ancora per tutto l'affetto che mi avete dato!

Spero alla prossima, nel frattempo, godetevi la vita, le Fifth Harmony e quelle due befane che ci fanno sclerare! 

Pando :D 

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