9 Steps - Gajeevy Week

di AlexiaLil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Step ***
Capitolo 2: *** 2° Step ***
Capitolo 3: *** 3° Step ***
Capitolo 4: *** 4° Step ***
Capitolo 5: *** 5° Step ***
Capitolo 6: *** 6° Step ***
Capitolo 7: *** Extra - Step ***
Capitolo 8: *** 7° Step ***
Capitolo 9: *** 8° Step ***
Capitolo 10: *** 9° Step ***



Capitolo 1
*** 1° Step ***


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Volevo scrivere qualcosa su di loro da tempo e finalmente ieri mi sono decisa. Poi mi sono ricordata della Gajevy week e ho pensato "Perchè non unire la mia storia ai prompts della settimana dedicata a loro?" così mi aiuto anche per il tema di ogni capitolo!! Due piccioni con una fava!! Che poi, diciamocelo ... non sarà mica una coincidenza se la loro settimana inizia il giorno degli innamorato, no? E' destinoo!!!
Spero di non scrivere le solite castronerie e che la fic vi piaccia!


Gajeel aveva notato un lieve cambiamento in Levy.
Lievissimo, del tutto invisibile agli occhi disattenti e impantanati di cuoricini rosa come quelli di Jet e Droy – sempre pronti a sbavarle dietro come cagnolini - ma, ai suoi occhi di drago, nulla sfuggiva, soprattutto se quel “nulla” era direttamente e indirettamente relazionato alla Scripter.
 
Quella strana giornata era iniziata nel migliore dei modi, con lei accoccolata al suo petto nudo, entrambi sotto le coperte sgualcite dalla notte passata ad arrotolarsi fra essa, in un concerto di ansiti e gemiti e risa. Ma la ragazza, a parer suo, aveva assunto una posizione strana: invece di star completamente stravaccata sul suo corpo, come suo solito dopo un amplesso “coi fiocchi” – come piaceva a lui definire le nottate di fuoco che passava con lei -, Levy si era raggomitolata al suo petto sì, ma dandogli le spalle e tenendo una mano sulla pancia. Gajeel si era sentito un po’ abbandonato, se così poteva definire quella strana sensazione all’altezza del cuore, che aveva provato guardandola girarsi dall’altra parte, nonostante sfoggiasse un sorrisetto soddisfatto.
Comunque aveva lasciato correre.
“E che sarà mai?” aveva pensato.
Al risveglio di Levy, mentre lui preparava le uova strapazzate e i pacakes ai mirtilli, l’aveva sentita correre spedita in bagno, chiudere sonoramente la porta, quando i suoi versi strozzati lo misero in allarme.
Preoccupato, aveva bussato, urlandole di aprirgli ma lei, con la sua voce squillante – suo tipico, quando gli mentiva – lo aveva tranquillizzato; quando lo raggiunse in cucina, aveva storto il naso e si tappò la bocca, pronta a rimettere nuovamente, urlandogli che diavolo stesse cucinando di così disgustoso.
Persino Lily l’aveva guardata sbalordito – conoscendo il suo amore entusiasta per le colazioni abbondanti di Gajeel – e aveva scambiato un’occhiata con il suo amico Dragon Slayer.
Non poteva certo biasimarsi se, sottovoce mentre andava alla gilda, aveva chiesto al gatto di tenerla d’occhio mentre andava in missione e di riferirgli qualsiasi stranezza.
 
Così era passata quella strana mattina.
 
La sera, al suo ritorno alla Gilda, si era seduto affianco a Lily e sottovoce, senza farsi sentire dal nessuno – in quei casi, quando la privacy era indispensabile, le rumorose chiacchiere e le varie risse erano una benedizione – aveva chiesto ragguagli su Levy.
L’Exceed aveva fatto spallucce ma, quando il ragazzo girò la testa alla direzione di Levy, seduta leggere poco distante, nascose dietro le zampe un sorrisetto sornione.
 
“Non immagina in cosa si sia cacciato, povero Gajeel … “.
 
Levy non aveva la più pallida idea di come affrontare quella questione spinosa. Quando l’aveva scoperto, qualche giorno fa, aveva urlato a squarciagola chiusa in bagno – e meno male che era sola in casa – e, scivolando sul pavimento, aveva poi cominciato a ridere e a piangere, tenendosi una mano sul ventre.
 
Poi aveva realizzato … come dirlo a Gajeel?
In quei giorni, era sempre stata sul punto di spifferare tutto, poi rinunciava, che fosse perché non trovava le parole – Lei? La Scripter che viveva e respirava le parole ogni giorno? -, oppure lui scappava in missione con Lily all’improvviso, salutandola a mal appena con un bacio a stampo, che fosse per una discussione. La sera prima poteva essere il momento perfetto, accoccolata fra le sue braccia, ma si era appisolata in fretta e il suo tentativo era sfumato.
Ora, fingendo di leggere il libro che teneva in mano, adocchiava il compagno e l’exceed poco distanti da lei, intenti a confabulare.
Come se non si potesse rendere conto che il micio l’avesse seguita per tutto il giorno, memorizzando quasi ogni suo movimento.
Vedendo l’occhiata che Lily le aveva lanciato, sorridendole, l’illuminazione:
Lui l’aveva capito?
Che l’avesse detto anche al nakama?
Ma Gajeel non sembrava sorpreso o spaventato, arrabbiato o comunque non sembrava rivelare nessuna reazione adatta alla notizia … solo, stranito?
La fissava da lontano, studiandone i movimenti e le espressioni.
 
Sospettava qualcosa?
Naah, non ci avrebbe messo la mano sul fuoco …
“Ma sta sera, glielo dico … cascasse il mondo!” si era decisa.
 
Ritornarono a casa in silenzio, respirando l’aria serale tipica dell’autunno, mentre un roseo tramonto illuminava i capelli di Levy, colorandoglieli di una strana sfumatura azzurognola,di riflessi quasi lilla. Gajeel la sentiva distante e distratta e, in un tentativo campato in aria che nemmeno lui sapeva se avrebbe risolto qualcosa, le cinse le spalle con un braccio, passandole la mano fra i capelli, sfiorandole il collo. Lei aveva sospirato, guardandolo sorridendo, un po’ imbarazzata – ma mai quanto lui! Il pericoloso Drago del Ferro che si arrischia a manifestazione d’affetto in pubblico?! Ma siamo matti? -.
Però nulla era cambiato, anzi. L’aveva sentita irrigidirsi subito dopo e continuare a camminare come se nulla fosse, senza ricambiare – se non con quel timido sorriso – il suo sforzo.
 
 
Levy quella sera si era offerta di preparare la cena, chiedendogli di star lontano dalla cucina per un po’ – “Rischi di distrarmi, al tuo solito” lo aveva accusato lei, uscendosene con quella scusa” – e, seguito da un Lily sempre più sghignazzante – “Ma che diavolo prende oggi a ‘sti due?” – si era prima chiuso in bagno, rilassandosi nella vasca, poi in camera a strimpellare un po’ con la chitarra. Poteva sentirla trafficare di là dalla porta, ma non si sarebbe azzardato a sbirciare … non voleva certo sentirla strillare nelle sue orecchie!
<< Si può sapere cosa c’è di così divertente? Mi avevi detto che non era successo nulla di particolare >> aveva chiesto al gatto, che continuava a sorridere da tutto il giorno.
<< Oh no, niente. Levy è stata la solita Levy, come ti ho detto >>.
<< Gajeel! Lily! >> li richiamò la ragazza.
Sospirando e guardando di sbieco l’exceed, il ragazzo raggiunse la maga in cucina, per restare poi sorpreso.
Non aveva preparato proprio nulla.
Dentro il lavello s’intravedevano ciotole sporche di farina e impasto e il profumo … del melopan* gli riempiva le narici e lei indossava ancora il suo grembiule – troppo grande per lei, ma ostinata continuava a indossarlo -.
“Melopan? Per cena?”
<< Levy, che diavolo hai combinato? >> chiese preoccupato e un po’ irritato.
Avvertiva il suo nervosismo palpabile a distanza di km; si mordicchiava il labbro inferiore e si torturava le mani, tenute dietro la schiena.
<< Devo dirti una cosa … >> pigolò lei.
<< Che hai combinato, gamberetto? >> si avvicinò lui, incrociando le braccia al petto. Lily si godeva la scena dal divano, rischiando di soffocare tra le sue risa.
“Ma che razza d’idea le è venuta in mente?”
 
<< Ehm … ecco … >> tentò Levy, sempre più ansiosa.
“Che piano stupido! Sono stupida!! Ma che ho per la testa?”
<< Levy, entro stasera. Dimmi perché stai cucinando dei dolci per cena >> sbuffò lui, irritato. Non ne poteva più delle stranezze di quella casa; e sentiva benissimo Lily sghignazzare dal divano – “Qui qualcosa mi puzza … “ -.
<< LEVY! IL MELOPAN! >> gridò Lily, che dalla sua postazione poteva vedere i dolci nel forno bruciacchiare. Gajeel si gettò sulla cucina, aprendolo lo sportelletto del forno e tirando fuori il salvabile. La puzza di bruciato non era così tremenda e i panetti non sarebbero stati immangiabili, ma l’espressione afflitta di Levy gli fece temere il peggio.
La sentì singhiozzare lievemente, tenendosi una mano davanti alla bocca e una sul ventre. Le si avvicinò e la chiuse in un abbraccio tenero, che voleva esserle di conforto, qualsiasi fosse stato il motivo di tanta afflizione.
<< Levy … >> sussurrò il mago, carezzandole i capelli scompigliati che avevano preso il profumo dolce e del burro caldo.
<< Mi … mi dispiace … sigh … io davvero, non sapevo come dirlo e … sigh … ho avuto un’idea cretina come questa … ho rovinato tutto >> singhiozzò la giovane maga.
<< Ma che stai dicendo? Che mi devi dire di così terribile? >> si preoccupò lui << Ha a che vedere col tuo strano comportamento? Che mi nascondete tu e Lily? >> guardò il gatto di sbieco, che si era avvicinato ai due, non ridendo più da quando la giovane aveva cominciato a piangere:
<< Sai, no … come si dice … “La pagnotta nel forno” >> balbettò imbarazzata la ragazza, non piangendo ormai più. L’exceed strozzò una risata, gettandosi sul pavimento e ridendo come pazzo mormorando ogni tanto Pagnotta, oh mamma. Levy cominciò a ridacchiare con lui e Gajeel ne aveva le palle piene …
<< MA CHE DIAVOLO VI PRENDEEE! >>
<< Gajeel … >> lo richiamò lei, sorridendogli, un po’ sollevata dalla piega comica che aveva preso quella questione.
<< Levy, e che cazzo! Che diavolo avete? >> sbraitò il Dragon Slayer.
<< La pagnotta nel forno … non ti dice niente? >>
<< Che diavolo, certo che no? Che cazzo dovrebbe significare? >>
Al che Levy gli prese una mano e se la appoggiò sul grembo, ridendo contenta.
<< Gajeel, sono incinta … >>
 
 
*Il Melopan, dal quel che mi dice Wikipedia (mio alleato e nemico fondamentale), e come credo voi sappiate, è un dolce giapponese, dalla consistenza esterna croccante come un biscotto e morbido all’interno. Dalle immagini sembrano buoni e io prima o poi li farò … :Q

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Capitolo 2
*** 2° Step ***


Poryulsca non era certo famosa per la sua pazienza sconfinata, o per il suo bisogno insistente di compagnia, o per la sua affabilità e loquacità verso il prossimo. Tutt’altro.
La maga-medico di Fairy Tail mal sopportava persone in casa sua e un qualsivoglia tipo di compagnia, che fossero umani, animali, insetti e chicchessia, parlava il minimo indispensabile per fornire qualche informazione a quei rompiscatole dei marmocchi di Makarov e, decisamente, non aveva il ben che minimo bisogno di averli intorno.
Perciò, sospirando e inveendo contro quella povera ragazza che aveva avuto la malsana idea di procreare con un rincretinito Dragon Slayer, si accinse ad aprir loro la porta, non potendone più di quel bussare insistente e brusco e delle urla del ragazzo, che la chiamava a gran voce.
 
Ma chi diavolo gliel’aveva fatto fare, a quella disgraziata, di inguaiarsi in quella situazione con un tipo del genere?
 
Imprecando, aprì la porta:
<< PIANTALA, MOCCIOSO DEL CAVOLO! CHE DIAVOLO VUOI ADESSO? >>.
Nel mese precedente, non appena la giovane maga aveva allietato la vita del ragazzo con la bella notizia – di certo non la sua – quel buzzurro metallato si era fatto vivo un numero sproporzionato di volte a casa sua – troppe per essere sopportate da un normale essere umano, figurarsi da un eremita qual era la maga-medico – per ogni nonnulla, seguito da una rammaricata Levy e da un ridente Exceed.
Non ha altro da fare, questo moccioso?” era il pensiero persistente della donna, in quei frangenti.
Quel giorno però il giovane drago sembrava più preoccupato delle altre inutili volte. Aveva una leggera ferita sulla fronte che ormai non sanguinava più, e teneva in braccio la compagna, che sbuffava infastidita – lei? Infastidita? Che avrebbe dovuto dire la vecchia? – e continuava a ripetere al ragazzo di metterla giù.
Al loro fianco, l’immancabile Lily scuoteva piano la testa, ridacchiando.
 
“Armati di pazienza, Poryulsca. Tanta pazienza” …
 
<< Vecchia … >>
<< Brutto inizio, giovanotto >> lo fermò subito, arcuando un sopracciglio.
<< Lo scusi Poryulsca-san. Mi dispiace disturbar … >>
<< E allora perché cavolo siete di nuovo qui? >> la interruppe subito la donna.
Il medico le rivolse un’occhiata veloce: come le altre volte, Levy non mostrava alcun malessere che potesse nuocere al bambino o chissà quale male incurabile; però sfoggiava un bel livido sul braccio – nulla di preoccupante, comunque -.
 
<< Taci Levy. Sei stata imprudente. Senti vecchia … >>
<< L’imprudente qui sei solo tu, ragazzino, se continui con quel “vecchia”” >> lo incenerì Poryulsca, ormai stufa.
Il ragazzo sbuffò nervoso e, all’ennesimo richiamo della compagna, si decise finalmente a metterla a terra.
<< Si va bene, scusa doc. Ma devi controllare subito Levy e il bambino >> cominciò a dire, agitato, stringendo delicatamente le spalle della ragazza e avvicinandola alla donna.
<< E va bene. Venite dentro >>
 
Dopo aver fatto stendere Levy su un letto, prese a toccare delicatamente la pancia della ragazza, il leggero gonfiore a provare l’esistenza della vita che le cresceva dentro. Poryulsca pronunciò in un sussurrò qualche incantesimo, poggiando entrambe le mani sull’addome di Levy, sotto lo sguardo di un ansioso Gajeel e di un serio, almeno in quel moment, PantherLily.
<< Allora? >> domandò il gatto.
<< Sei il solito precipitoso, ragazzo. Il bambino sta benissimo >> lo rassicurò il medico.
<< Visto Gajeel? Te l’avevo detto >> continuò Levy, alzandosi dal lettino e sistemandosi la maglia sollevata.
<< Però, Levy … come ti sei fatta quel livido? >> la fermò la donna. Se quell’idiota si era preoccupato in quel modo, più del solito, qualcosa doveva pur essere successo.
<< Ah … emh … niente di che, Poryulsca-san. Mi è solo caduto un libro addosso …. >>
<< Una fottuta cascata di libri, vorrai dire >> la rimbeccò il ragazzo, astioso.
<< Non esagerare … >>
<< Non esagero affatto, gamberetto. Se colpivano il bambino? Se ti fosse caduta addosso tutta quella maledetta libreria? A proposito, dovrà sparire … >>
<< Per niente! Che dici, Gajeel? E dove dovrei mettere i miei libri? >>
I due discussero animatamente per almeno altri dieci minuti, esaurendo la già scarsa quantità di tolleranza che risiedeva in Poryulsca, che sbatteva il piede ritmicamente in un crescendo di nervosismo.
Al che, non ne poté più:
<< ADESSO BASTA!! FUORI! TUTTI FUORI! MI AVETE ROTTO LE SACRO SANTE SCATOLE! >> inveì la donna, improvvisamente, zittendo i due maghi.
Puntò poi un dito accusatorio su Levy:
<< TU, BENEDETTA RAGAZZA! SEI INCINTA, MALEDIZIONE! LO VUOI CAPIRE? STAI PIU’ ATTENTA! TI PROIBISCO, TASSATIVAMENTE, TI AVVICINARTI A QUALSIVOGLIA LIBRERIA PIU’ ALTA DEL MENTRO E CINQUANTA! SONO STATA CHIARA? >> e Levy, terrorizzata, non poté che annuire lentamente, in silenzio, rossa d’imbarazzo, di fronte a quel richiamo.
Poryulsca puntò la sua occhiata di fuoco su Gajeel, che se ne stava braccia incrociate, rigido, nel vano tentativo di non apparire intimidito di fronte a lei.
Del tutto inutile, perché il leggero tremolio che pareva essersi impossessato di lui si notava benissimo.
<< TU! OOH, TU. SEI UNA SPINA NEL FIANCO ANCHE PEGGIORE!! PER LA MISERIA RAGAZZO, UN PO’ DI CONTEGNO! NON PUOI CORRERE QUI AD OGNI MINIMA COSA! NEMMENO LE MAMMINE PIU’ ANSIOSE E ASSILLANTI LO FAREBBERO! REGOLATI! CONTROLLATI! E POI, CHE DIAVOLO HAI FATTO ALLA FRONTE? >> gli urlò, adocchiando la leggera ferita sulla fronte.
<< Ni … niente, mi è caduta la mensola dei libri sulla testa, quando ho spostato Levy >> borbottò Gajeel, lo sguardo basso.
<< Potevi farle più male tu che i libri, lo sai? >> lo informò il medico, più calma.
<< Sarebbe meglio tornare a casa >> propose Lily, rimasto in silenzio fino a quel momento.
<< Ne ho anche per te, micetto … >> continuò Poryulsca, fissandolo dall’alto in basso. Lily deglutì a fatica, aspettandosi una ramanzina coi fiocchi.
La maga si piegò leggermente, le mani sui fianchi, lo sguardo cattivo e a denti stretti, gli intimò:
<< La prossima volta che venite qua e ti ritrovo a sghignazzare come un idiota perché questi due non sanno da che parte girarsi, te ne farò pentire amaramente >>.
Lily annuì spaventato:
<< Ti riterrò responsabile di ogni disgrazia al mondo se me li ritrovo qua ancora una volta, che non sia per le visite ordinate da ME >>
<< Si signora, ho capito >> bisbigliò il gatto.
<< Bene >> si rialzò la maga, fissando i tre con sguardo severo.
<< Ora sparite dalla mia vista. Levy, ci vediamo fra qualche settimana, quando entrerai nel terzo mese. Va bene? >>
Levy pigolò un Si, Poryulsca-san e si incamminò verso l’uscita, seguita a ruota da un Lily affrettato.
 
<< Ehi, doc? >> chiese Gajeel.
<< Che cavolo c’è ancora? >> sospirò il medico. Ma davvero a quei ragazzi non entrava niente nel cervello?
<< E il livido di Levy? >>
 Poryulsca lo fissò, immobile, indecisa se inveirgli ancora contro o sbattere la testa al muro, ripetutamente. Dopo un minuto, disse al ragazzo di aspettarla lì.
 
Dall’esterno della casa del medico, Lily e Levy sentirono le grida disumane di Poryulsca, insultare Gajeel, e il rumore di qualcosa di metallico sbattere contro, molto probabilmente, il ragazzo – visto l’urlo da lui lanciato in seguito -.
Levy fece per rientrare, ma l’Exceed la bloccò immediatamente, pregandola di non farlo.
Videro uscire il ragazzo, nella cui mano teneva quella che sembrava un’ammaccata e semplice cassetta del pronto soccorso.
<< Gajeel … >> lo richiamò preoccupata la giovane, notando un bernoccolo farsi largo sulla nuca del compagno.
Lui si avvicinò alla ragazza, passandole un braccio alla vita e stringendosela contro leggermente:
<< Vieni, gamberetto. Mi prendo io cura di te, non ti preoccupare. Quella è tutta pazza >>  le disse solamente.
Levy gli sorrise intenerita e lo baciò sulla guancia.
<< Lo so che lo farai, grazie >>.
 

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Prima di tutto, i ringraziamenti vanno a quelle tre personcine taaanto carine che hanno commentato a tempo di record!
Scusate se il cap è un po' più corto dei soliti!
 
MaxBarbie (per me, il guru delle Gajevy per antonomasia)
angelo_nero (che mi ha confessato il suo amore già da subito XD e che stata tanto carina nel commento)
Alechan86 (la prima a lasciare il commento e a cui è piaciuta tanto la trovata della pagnotta nel forno)
Grazie ragazze :)
 
E qui, ho voluto scomodare la nostra povera maga-medico, che ha a che fare con quel poveraccio di Gajeel che non sa dove sbattere la testa, tanto è emozionato!
Ci “leggiamo” domani, con il 3° Step! Quello che mi darà filo da torcere più degli altri, forse.
Grazie anche a tutti quelli che hanno messo nelle preferite e nelle seguite e a chi ha solo letto.
Un abbraccio, Tammy

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Capitolo 3
*** 3° Step ***


Gajeel ricordava ancora il giorno in cui, disgraziatamente, i suoi nakama avevano scoperto della relazione fra lui e Levy, un fotogramma indelebile nella mente. La cosa peggiore che potesse capitarli.
Perciò rimase piuttosto sorpreso di vederla con quell’oggetto in mano.
 
La sera precedente di quell’infausto giorno, aveva portato Levy fuori città per il loro primo appuntamento, una specie di festa del paese, così da non incorrere nel rischio di incontrare qualche membro della gilda, e lei si era messa … come dire … in ghingheri: molto elegante anche indossando un yukata arancio pallido, i capelli solitamente scompigliati raccolti in una crocchia alta, trucco non eccessivo, con la sola presenza di un rossetto rosso opaco, che le profumava le labbra di ciliegia. Sembrava una piccola geisha.
Ne era rimasto incantato. Si erano divertiti molto quella sera e al ritorno a casa, quando s’intrufolarono di nascosto nell’appartamento della ragazza a Fairy Hills non si era più potuto trattenere. Si era fiondato sulle sue labbra appena fuori dalla porta della camera della ragazza, aprendola a fatica e chiudendola poi con un calcio leggero. Le labbra di Levy, rosse e gonfie dei suoi baci, gli avevano poi marchiato il collo; ansimarono insieme passionali e lui se l’era stretta ancora più addosso, portando le sue sottili gambe a intrecciarsi alla sua vita. Non erano andati oltre, ma quella sera non era stato altro che il preludio delle loro future nottate roventi.
Il giorno dopo, le prove della loro serata, quelle macchie rosso fuoco che le morbide labbra di Levy gli avevano lasciato lampeggiavano sul collo di lui, quasi a richiamare l’attenzione dei compagni, il cui concetto di privacy scemava nell’ignoranza più totale.
E aveva portato sul collo, con orgoglio mal celato, quelle impronte di ciliegia per tutto il giorno.
Così, addio al loro piccolo segreto.
 
 
Levy aveva passato tutta la mattina sdraiata sul divano a leggere, su costrizione di Gajeel e Lily, con l’imperativo ordine di non affaticarsi, come suggerito da Poryulsca.
Le nausee mattutine si erano fatte più insistenti nell’ultima settimana e capitava più spesso del solito che la ragazza, completamente a pezzi, si lasciasse trascinare in un sonno profondo su una sedia a dondolo alla gilda, fatta mettere apposta per lei dal vecchio Makarov, impaziente quanto Gajeel di vedere il futuro nascituro.
Stretta in una morbida coperta, una tazza di camomilla a raffreddarsi sul tavolino vicino, stava fissando da dieci minuti buoni gli “uomini di casa” affaccendarsi in giro per le stanze.
 
Si annoiava a morte.
Aveva finito il libro cominciato la sera precedente e, anche volendo alzarsi a prenderne un altro, Gajeel la rimetteva subito al suo posto, memore dell’incidente del mese precedente e della sfuriata del medico.
 
Nessuno di loro ci teneva a ripetere l’esperienza.
 
Ma Gajeel era il solito esagerato.
Si alzò lentamente, mentre i due rassettavano la camera da letto, e si diresse in bagno. Mentre passava di fronte alla porta lasciata aperta, notò Gajeel a petto nudo rovistare fra i cassetti e poté sentire la libido scorrerle nelle vene in meno di un millisecondo.
Maledetti ormoni impazziti.
Poryulsca-san l’aveva avvertita, dicendola però che era cosa rara. Di solito la spossatezza dovuta alle nausee era troppa da poter, anche solo minimamente, provare ad avere rapporti con il proprio uomo.
Anche i libri che si era premurata di leggere le dicevano la stessa identica cosa.
E allora perché a lei, invece, era toccato quel supplizio interno?
Le sembravano passati secoli dall’ultima volta che aveva passato una bella nottata fra le lenzuola con lui. Certo, nell’ultimo periodo non mancava di coccolarla a dovere, ma non andava mai oltre e lei aveva sviluppato un certo … appetito.
Sospirando infelice, si allontanò dalla visione dei pettorali del suo compagno per dirigersi in bagno.
 
Mentre cercava il filo interdentale nella mensola sopra il lavabo, urtò un profumo che, cadendo, si tirò dietro un’infinità di oggetti – elastici, campionari di profumi, fermagli, saponi, spazzolini – e l’occhio le cadde su un piccolo beauty case aperto. Rovesciò il suo contenuto sul lavello e notò, sorridendo maliziosa, lo stick consunto del suo rossetto. Quello del loro primo appuntamento.
Se Gajeel non andava da lei, allora Levy sarebbe andata da Gajeel.

 

 
<< Ehi, gamberetto, perché hai quel rossetto in mano? >> le chiese, curioso, riconoscendo dall’odore di ciliegio quello stick in particolare.
<< Mmh, niente. Volevo provare una cosa … >> rispose la ragazza, con tono malizioso, mettendo in allarme il giovane mago.
“Che ha in testa la nana?”
La vide avvicinarsi allo specchio per mettersi il rossetto, ancheggiando neanche tanto velatamente – Gajeel strabuzzò gli occhi –, per poi avvicinarsi a lui, poggiando una mano sul petto muscoloso. Gajeel rimase a fissarla quasi senza fiato quando, con una leggera spinta, lo fece sedere sul letto spoglio.
Il lenzuolo lo teneva ancora in mano Gajeel, che lo lasciò andare, non appena la compagna si mise seduta su di lui per baciarlo lentamente: era un bacio soffice, leggero, non particolarmente profondo ma Gajeel ne era completamente succube. Il suo cervello era totalmente sconnesso, imbambolato com’era.
Il profumo delle labbra di Levy gli riportò alla mente la sera del loro primo appuntamento, il desiderio che era stato costretto a reprimere per non affrettare le cose con lei, i suoi occhi languidi e i suoi sorrisi. L’amore che aveva capito solo in quel momento di provare per lei, così feroce da mandare al diavolo il suo ego.
In lui si risvegliò la voglia di possesso che provava per Levy ma, non appena le accarezzò il ventre, il gonfiore già un po’ evidente sotto il vestito della ragazza, si bloccò di colpo e le fermò le mani, che in quel momento gli accarezzavano il petto, desiderose di toccarlo ovunque.
<< Gajeel … >> sbuffò lei, guardandolo con un broncio torvo.
<< No, gamberetto >>.
Quanto gli costava fermarla.
<< Perché? >> si lagnò lei, seducente.
<< Levy … il piccolo >> si preoccupò.
Levy lo guardò interdetta, per poi scoppiare a ridere, poggiando le mani sulle sue guance e baciandolo, sorridendo.
<< Ma Gajeel … al bambino non fai mica male! Si ok, non ci daremo alla pazza gioia come di solito facciamo … >> gli disse, arrossendo << … ma se stiamo attenti, nulla ci proibisce di fare l’amore, no? >> cercò di convincerlo, sorridendo allegra.
Lui sembrava ancora un po’ dubbioso e lei, per convincerlo, accostò le labbra al suo orecchio, sussurrandogli provocante:
<< E poi … le donne incinte vanno sempre accontentate, tesoro >> e gli baciò il collo, soddisfatta del sospiro pesante che sfuggì al ragazzo.
<< Ma … non è … ancora tempo per … le voglie >> balbettò lui.
Che effetto che gli stava facendo Levy, in quel momento. Dove diavolo si era cacciato il tosto irriverente e provocatorio Drago del Ferro?
<< Non ho ancora quelle voglie … spasimo di un altro tipo di fame >> e lo fece stendere sul materasso, soddisfatta di sé nel sentirlo finalmente coinvolto.
 
 
<< Aaah, finalmente >> sospirò soave la ragazza, avvolta dalle braccia di Gajeel.
<< Sei un demonio, nanetta >> la prese in giro lui, ridendo.
<< Beh, ci siamo tolti entrambi uno sfizio, non credi? Sei troppo ansioso per il bambino, Gajeel. E’ ben protetto nella mia pancia, stai tranquillo >> gli disse Levy, accarezzando il suo collo.
<< Mmh, va bene. Ma dimmi, da dove diavolo hai tirato fuori quel rossetto? >> chiese curioso.
Levy sorrise, spiegandogli, un po’ imbarazzata, ripensandoci meglio, d’averlo pescato per caso e d’averlo usato con il solo scopo di sedurlo.
Gajeel rise di lei e la baciò, per scendere poi al suo ventre e baciare piano la sua pancia, dove giaceva tranquillo il loro cucciolo di drago. Levy annegò le mani fra la sua folta chioma nera, un po’ invidiosa che lui potesse baciare, anche solo attraverso il ventre, il loro piccolino. Quando glielo fece presente, Gajeel si fermò a pensare e le disse di aspettare un secondo:
<< Che fai? >> chiese curiosa, vedendolo alzarsi per prendere lo stick abbandonato sul comò.
<< Vedrai >> disse solo, ghignando.
Gajeel s’inginocchiò, poggiando i gomiti sul materasso e avvicinando a sé Levy, che lo fissava sorpresa. Gajeel baciò ancora una volta la sua pancia e, con il rossetto consumato quasi al limite, disegnò sul ventre della ragazza, sullo stesso punto in cui lui aveva appena posato le sue labbra.
La ragazza lo guardò commossa, il cuore che batteva veloce nel petto, intuendo la sua idea; Gajeel aveva disegnato delle labbra, lì dove doveva trovarsi il bambino.
<< Ecco, ora anche il piccolo può godere dei tuoi baci, gamberetto >> le sorrise, conscio d’averla accontentata e resa più felice.
<< Grazie >> bisbigliò lei, attirandolo a sé per baciarlo e ringraziarlo a dovere.
 
<< Avete finito voi due “affamati”? >> si sentì Lily, mentre apriva la porta in uno spiraglio appena: Gajeel poteva notare che teneva una zampina sugli occhi, onde evitare panorami proibiti e altri shockanti.
Levy era bella, ma non ci teneva per nulla a vedere il sedere nudo di Gajeel … di nuovo.
<< Oh, suvvia Lily. Che esagerato che sei >> rise Levy, coprendosi con il lenzuolo caduto, mentre Gajeel recuperava le sue mutande disperse.
L’ Exceed sbuffò e, al via libera dell’amico, entrò filato in camera, andandosi a sedere affianco all ragazza, di cui apprezzò subito le carezze dietro le orecchie.
<< Che poi, Gajeel, non avevi detto che saresti stato più attento? Levy non deve farsi male >> disse Lily, sgridando Gajeel, che gli lanciò uno sguardo minaccioso, borbottando un Fatti gli affari tuoi.
<< Vuoi accompagnarmi alla prossima visita, Lily? >> gli chiese allora Levy, ridendo, immaginando la sua reazione, che non si fece attendere: Lily spalancò gli occhi, sudando freddo, e la fissò terrorizzato, neanche lo avesse minacciato di farlo dormire fuori al freddo per i prossimi mesi.
<< Levy, io ti voglio bene, davvero tanto bene … perciò, ti prego, non farmi dire di no, proprio a te >> rispose affranto, facendola sghignazzare.
 
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Ecco! Non mi convince tantissimissimo, ma è comunque più finita della mia versione originale!
Si vede bene che mi sono affezionata tanto a Poryulsca, vero?
Al via i ringraziamenti:
 
Alechan86
MaxBarbie
Veroniska
 
Ragazze, grazie mille, mi fate arrossire con i vostri complimenti! Mi sto divertendo molto a scrivere di Gejeel e Levy ed essendo questa la prima fic che scrivo a loro dedicata, anche molto orgogliosa che il mio lavoro vi piaccia!
Non mi dimentico per niente di ringraziare, come sempre, anche tutte quelle persone che leggono e che aggiungono la mia storia fra le preferite e le seguite. Grazie davvero a tutti!
Spero continuiate a seguirmi, ci “leggiamo” all’aggiornamento di domani, con il prompt Daydream!

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Capitolo 4
*** 4° Step ***


Di compiere quella missione per il Master, Gajeel, non ne aveva la ben che minima voglia, per diverse ragioni:
Primo, stava lontano da Levy, proprio ora che aveva più bisogno e la pancia cresceva senza di lui. Si perdeva ogni borbottio del suo bambino – anche se lei cercava di convincerlo che fossero solo i brontolii dei morsi della sua crescente fame -.
 
Secondo, era terribilmente noioso ascoltare di soppiatto i discorsi di quei maghi oscuri, così intenti a rovesciare l’ordine delle gilde legali e impadronirsi di chissà quale potere. Noiosi, se paragonati con i pomeriggi con Levy, che leggeva un libro di favole alla sua pancia. Voleva sentire la sua voce leggera, mentre leggeva al loro bambino di principi in calzamaglia sdolcinati quanto il miele e di principesse sfigate e recluse da qualche parte in capo al mondo.
 
Terzo, non aveva Lily con sé, lasciato a badare alla ragazza in sua assenza.
 
Quarto, gli mancavano. Levy, il bambino, Lily, quelle maledette compere per il cucciolo e persino i lamenti frignanti di Jet e Droy, quando lui, maligno, ricordava loro che il bimbo di Levy era suo, soprattutto quando cominciavano a ronzarle attorno, fastidiosi come mosche.
 
Dentro quella bettola che non osava chiamare Pub per puro rispetto dei bar, ci aveva passato quasi tutto il pomeriggio, rannicchiato sulla seggiola traballante del bancone, non essendosi tolto nemmeno il mantello da viaggio, tanta era la sua voglia di darsela a gambe. Non vedeva l’ora di fuggire da lì e tornare a casa, snocciolare le informazioni raccolte al vecchio e baciare Levy fino a farle mancare il fiato.
 
 
<< Papà … >> lo riscosse una vocina, richiamandolo in un sussurro. Abbassò appena il capo e vide, alla sua destra, una bambina aggrappata a un lembo del suo mantello, stretto forte in quella manina piccola e sottile. La piccola indossava un mantello da viaggio viola scuro, il cappuccio calato a mostrare i lunghi e scompigliati capelli color cielo, tenuti in ordine da una bandana lilla usata a mo’ di fascia. Indossava dei buffi stivaletti di gomma verdi, vista la pioggia incessante che scrosciava fuori dalla porta, su cui erano disegnati sopra occhi e denti da coniglietto.
La felpa pesante e i jeans sembravano troppo grandi per il suo corpo minuto ma, per avere sei anni e tanta energia, alla piccola andavano più che bene.
<< Che c’è, granchietto? >> le chiese Gajeel, posando una mano sulla testa della bambina, coccolandola. Portarsela dietro non era stata una delle sue più brillanti idee, ma la bambina gli si era attaccata addosso come una cozza e non c’era stato verso di scollarla. Meno male che doveva solo fare una veloce missione di spionaggio, senza entrare in contatto con le gilde oscure.
Chi avrebbe mai sospettato di un padre in viaggio con la propria figlia?
 
<< Papà, voglio andare a casa. Voglio la mamma >> piagnucolò la bambina, arricciando le labbra e guardandolo tristemente.
<< Anche a me manca. Dai, usciamo da qui >> e la prese in braccio, coprendola con il cappuccio e con il proprio mantello. Appena mise fuori il naso dalla taverna, smise di piovere e un timido sole fece capolino attraverso le nuvole, rischiarando almeno un po’ le strade deserte.
Gajeel accelerò il passo, volendo lasciare quel quartiere fatiscente il più presto possibile, magari portando la bambina al parco visto quella mattina, qualche isolato a sud dalla taverna.
Il respiro caldo e tranquillo della piccola gli solleticava il collo, riscaldandolo un po’.
<< Dormi granchietto? >> chiese il Dragon Slayer, non sentendola fiatare una parola da almeno dieci minuti.
<< No papà >> squillò semplicemente la voce della ragazzina, il capo poggiato sulla spalla del mago; portò poi una mano sulla bocca di Gajeel, ridacchiando, per attirare la sua attenzione:
<< Che fai nanetta? >> mugugnò lui, guardandola di traverso.
Poteva quasi annegare negli occhi rossi e grandi della bambina, così simili a quelli di Levy, nonostante il loro colore. Quando nacque, aveva il terrore di poterla rompere con le sue mani rudi e forti, di ferirla come aveva fatto stupidamente a Levy ma, non appena lei gliel’aveva messa fra le braccia, così piccola e invisibile fra i suoi muscoli possenti, le baciò la testolina chiara e sentì dentro di lui rompersi qualcosa e ricrearsi in un solo colpo un sentimento di adorazione tale che avrebbe ucciso chiunque si fosse frapposto tra lui e sua figlia – aveva ringhiato contro l’infermiera venuta a prenderla per lavarla -.
 
<< Papà, ci prendiamo un gelato? >> chiese la bimba, ridendo ancora, notando la momentanea distrazione del padre, perso nei suoi ricordi.
<< Oh … ma si dai. Ne prendiamo anche per mamma e Lily, che dici? >> le sorrise, mettendola giù. Gli sembrava ieri che fosse nata e già adesso era una signorina che camminava imitando l’eleganza di Mirajane mentre girava da un tavolo all’altro, agile.
Levy e Lucy ne ridevano in continuazione e la barista non poteva essere che fiera.
La bambina aveva già adocchiato una gelateria aperta poco distante – furba, lei – e ci si era fiondata con tutta l’energia di una bambina della sua età, entrando urlando alla commessa una vasca di gelato grande quanto una piscina, sotto gli occhi sconvolti dei clienti e di una ridente gelataia. L’appetito non le mancava di certo.
Gajeel ghignava orgoglioso e comprò un cono gelato per lei e una vaschetta formato gigante da portare a casa – sempre che sua figlia non c’avesse messo le zampe addosso prima del loro arrivo -.
La portò poi al parco, la sua iniziale destinazione, sotto gli occhi sgranati di diverse mamme, così sorprese di vedere in un tipo rozzo e spaventoso come lui un insospettabile padre amorevole, con una figlia energica e instancabile, che saltellava di qua e di là per tutto il parco giochi, arrampicandosi e sghignazzando esattamente come lui.
Il suo piccolo “granchietto”.
Aveva cominciato a zampettare gattoni poco prima di compiere sette mesi, ma in un modo del tutto suo: camminava di lato, invece che di fronte a sé. E ne ridevano tanto, lui e i suoi nakama, di quel suo modo buffo di muovere i primi passi.
Non poteva certo non togliersi lo sfizio di chiamarla in quel modo.
Gajeel si godeva la sua bambina in santa pace, un sorriso ebete a fare capolino fra i tratti duri e spigolosi del suo viso; al diavolo quei maghi del cazzo! Potevano fare tutte le guerre e le rivoluzioni che volevano, chissene.
Lui aveva sua figlia e Levy. E Pantherlily ovviamente. Loro tre erano l’unica cosa di cui voleva preoccuparsi per il resto della sua vita.
Tutto il resto poteva andare all’inferno.
<< Oh, papà >> lo richiamò la bambina, sventolandogli una manina di fronte agli occhi.
<< Eh? Che …? >> chiese, colto alla sprovvista.
Improvvisamente si sentiva stanco e sul punto di appisolarsi.
<< Papà, sveglia! >>
<< Ohi, papà. Datti ‘na mossa! >> gridò la piccola, infastidita dal non sentir risposta dal ragazzo.
<< Papà, vuoi dell’altra birra? >> domandò, infine, lasciandolo perplesso.
 
Gajeel si riscosse, sentendo la vocina di sua figlia farsi più simile a un latrato fastidioso.
<< Ohi, ragazzone, ordini dell’altro? Altrimenti fila >> lo richiamava il barista, un grassone pelato con la voce roca da fumatore incallito. Teneva i suoi sporgenti occhi scuri sulla figura ricurva di Gajeel, che se ne stava lì da almeno venti minuti buoni, a fissar il nulla sulla porzione di quel bancone lercio di fronte a sé.
Gajeel sbatté velocemente le palpebre, togliendosi quel velo di sonnolenza che gli offuscava la mente e la vista.
La bambina?
Il Dragon Slayer volse il capo in giro, alla ricerca dei suoi obbiettivi: spariti nel nulla.
“Al diavolo, so già quello che c’è da sapere” pensò il ragazzo, sospirando infelice.
Sognare ad occhi aperti durante una missione di spionaggio, non era di certo professionale, né tanto meno saggio.
Davvero da principianti, inetti, deboli.
Ma la risata di sua figlia, così tangibile e reale quanto immaginaria, gli aveva lasciato addosso una sensazione di nostalgia, rendendolo infelice. Sospirò, declinando l’offerta-minaccia del barista, con un gesto secco della mano e raccolse il sacco ai suoi piedi, pronto per uscire finalmente all’aria aperta.
La pioggia incessante non accennava a diminuire e lui, tiratosi su il cappuccio del mantello, si ritrovò comunque fradicio dalla testa ai piedi in meno di un secondo.
“Stupida pioggia. Stupida missione di merda. Stupida immaginazione del cazzo. Stupido debole cuore”.
 
Non si accorse nemmeno d’aver affrettato il passo, l’andatura irrigidita dal fastidio e dalla rabbia che gli si era cucita addosso, dopo la delusione d’aver solo immaginato quella splendida Levy in miniatura che, magari, pensava speranzoso, sarebbe stata il suo futuro pargolo.
Tornare a casa sua sarebbe stata la sua unica consolazione per quel giorno. Magari avrebbe raccontato alla sua donna di quel sogno ad occhi aperti, di quel piccolo granchietto color cielo, del calore che aveva provato a tenerla fra le braccia e nel vedere il suo sorriso un po’ strafottente.
 
Magari, invece, si sarebbe tenuto per sé quei pensieri.
 

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Oggi vi regalo un pensieroso e malinconico Gajeel, in impaziente attesa del suo bimbo. Il Master non la smette di mandarlo in missioni di spionaggio, nonostante la gravidanza di Levy. Beh, qualcuno deve pur farlo il lavoro sporco, e chi meglio dell’insospettabile e spaventoso Gajeel?
Il nomignolo della bambina, “granchietto”, è un’ovvia menzione a onorem del soprannome materno, “gamberetto”, perché non volevo che Gajeel chiamasse la figlia con lo stesso nome della mamma, però volevo che la ricordasse in qualche modo.
Grazie a MaxBarbie e ad Alechan86 per aver commentato il capitolo precedente! Sono felice che vi abbia entusiasmato e fatto ridere!
Grazie anche ai lettori invisibili!   ;)
Bene, ci “leggiamo” domani con il prompt che non vedo l’ora di scrivere, Metallicana! (Dio, se ho amato quel drago).
A domani, un abbraccio, Tammy!
Continuate a seguirmi, perché appena finita questa fic ricomincio con “La mia missione”!!

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Capitolo 5
*** 5° Step ***


<< Quando sarai grande, mocciosetto, vedi di darmi dei nipotini, intesi? E carini, se non ti dispiace … >>
<< Ma tu sei pazzo, vecchia lucertola! Che discorsi vai dicendo? >>
<< Anche se mi chiedo quale folle ti vorrà, con quella faccia torva … >> rifletté il Drago di Ferro.
<< Oh, Meta! Che cavolo spari? Sono un ragazzino … >> urlò Gajeel, furioso e anche un po’ imbarazzato. Ma saranno mai discorsi da fare a un bambino della sua età?
<< Aah, spero che ti prenderai una bella ragazza, non ci tengo ad avere nipotini con il broncio >> sospirò speranzoso il drago, innervosendo ancor di più il figlio.
<< E SMETTILA!! Avanti, vedi di insegnarmi qualcosa di utile, invece di perdere tempo in queste chiacchiere da vecchia nonna!! >>
<< Ho pena per chi ti sopporterà, ragazzo … >> sussurrò afflitto il drago.
 
 
Levy vedeva Gajeel perso in chissà quali pensieri, seduto al tavolo più in angolo della Gilda, in quell’auto isolamento in cui sembrava essersi perso. Avevano deciso di passare più tempo alla gilda che a casa, notando che le nausee di Levy erano diminuite e che, malgrado la stanchezza, sembrava passare meglio le giornate lì che restando reclusa a casa. Gajeel, ovviamente, si era premurato di “informare” Jet, Droy e i soliti casinari che, se avessero avuto voglia di mettere su una rissa o di infastidire Levy con qualsiasi moina non apprezzata, se la sarebbero vista con i suoi “carezzevoli” pugni, i suoi “dolci” calci e le sue “amorevoli” botte.
Aveva passato ogni secondo seduto affianco alla sua donna, circondata dalle voci acute delle sue curiose e istericamente allegre amiche che, con carezze delicate e quasi timorose, toccavano la pancia, là dove Levy sentiva un piede o una mano del bambino sporgere, per poi allontanarsi improvvisamente, scuro in volto, lasciandola alle cure e alle chiacchiere delle altre maghe.
Lui stesso, la prima volta che la compagna lo invitò a toccare lì dove aveva sentito una mano del bambino, ne era rimasto affascinato e terrorizzato e commosso.
Ehi, papà, guarda che ci sono eh? Sembrava dirgli il piccolo.
Adesso che Levy si trovava a metà del quinto mese di gestazione, poteva percepire con più accuratezza il leggero odore di drago che il piccolo emanava.
Un forte, tenace, orgoglioso Dragon Slayer cresceva nel ventre della sua donna e non poteva esserne più felice e fiero.
Dentro quella felicità, però, si nascondeva una crepa, sottile ma profonda sin dentro il suo cuore: il rimpianto, doloroso, di non poter dare a suo figlio un nonno. Di non poter far conoscere Metallicana a quel cucciolo, ora che finalmente era in arrivo.
Aveva mandato al diavolo il padre, quel giorno, quando gli fece quel discorso che all’epoca trovò irrazionale da fare a un ragazzino della sua età ma, ora che si era presentata l’assurda occasione di aver un figlio con una bella e intelligente maga, non poteva non pensare a quelle parole, dette così alla leggera e ancora più ascoltate senza interesse.
Ora, però, il terrore di non poter essere un buon padre per il bambino si presentava prepotente nel suo animo. A chi diavolo avrebbe potuto appoggiarsi? Certo, Metallicana restava pur sempre un drago, ma come padre il suo lavoro l’aveva fatto, certo meglio di tanti essere umani.
Sospirò tristemente, non notando lo sguardo della sua compagna trafiggerlo o, almeno, facendo finta di niente, ignorando persino Lily.
 
<< Juvia, ma perché ti sei portata dietro quel pupazzo? >> chiese improvvisamente Lucy, notando solo in quel momento del sacchetto di carta ai piedi di Juvia, da cui sbucava un cappellino di stoffa del tutto simile a quello portato dall’amica.
<< Oh, questo? Juvia l’ha fatto per Gray-sama … >> rispose allegra.
<< E … perché? >>
<< Così Gray-sama potrà abbracciare Juvia quando Juvia non sarà con lui. E così anche Juvia, ha un pupazzo di Gray-sama >> sospirò estasiata la ragazza, nell’immaginare il suo innamorato abbracciato alla sua “io” di stoffa.
<< Sono certa che non si sia limitata a un solo pupazzo, lei … >> sussurrò Charle, guardando la maga inarcando un sopracciglio.
<< Ma lo hai fatto tu, Juvia? >> s’incuriosì Levy, sbirciando dentro il sacchetto: poté notare la cura nelle cuciture e nei dettagli dei capelli e degli abiti.
<< Sei stata davvero brava >> concluse la ragazza, sorridendole.
Le guance di Juvia s’imporporarono per il complimento e rivelò all’amica che, per il piccolo in arrivo, aveva intenzione di farne uno anche per lui – “Ma non a forma di Gray-sama! Lui è solo per me!” si affrettò a dire, nelle risate generali -.
<< Aaaw, davvero? Grazie mille Juvia, sarà sicuramente il suo preferito! >> la ringraziò Levy, entusiasta << Hai già qualche idea o vuoi farci una sorpresa? >>
<< Mmh, Juvia non saprebbe. Levy-chan ha qualche idea da darmi? >>
<< Mah, nemmeno io saprei. Se mi viene in mente qualcosa, te lo farò sapere. Non vedo l’ora. Grazie Juvia-chan! >>.
 
 
<< Gejeel … >> lo chiamò Levy, mentre tornavano a casa, quel pomeriggio.
<< Mmh? >> mugugnò lui.
<< Sei strano, che hai? >> si preoccupò la ragazza, accarezzando distrattamente la pancia.
<< No, niente gamberetto. Non preoccuparti >> si limitò a risponderle, tentando di sorriderle senza preoccuparla, inutilmente. Levy non era certo stupida e si era accorta del suo repentino cambio d’umore. Lily, dietro di loro, guardava l’amico dubbioso e, quando rientrarono a casa loro, lo seguì in salotto, mentre Levy si preoccupava di preparare la cena.
Notò, un po’ stranito, che modellava qualcosa di piccolo fra le mani, cosa di cui non si era accorto prima.
<< Che fai? >> gli chiese, allora. Magari si sarebbe sbottonato un po’, magari poteva riuscire a smuovere quell’alone di tristezza che sembrava essergli steso addosso.
Gajeel lo fissò, interdetto e sorpreso di essere stato “beccato”. Lanciò un’occhiata veloce a Levy e, ritenendo che non l’avrebbe sentito, si confidò con il gatto, mostrandogli il piccolo pezzo di metallo che teneva fra le dita.
Era la sagoma grezza di un piccolo drago. Nonostante fosse solo un abbozzo, costatò che mancava poco al suo completamento: il drago si ergeva fiero, su due zampe, gli arti anteriori levate al cielo come a graffiare l’aria e la bocca, aperta ma ancora senza denti, sembrava vibrare di un ruggito silenzioso. La coda, attorcigliata attorno alle zampe posteriori, fungeva da base su cui poggiare la statuetta. Mancavano dettagli come le squame, le ali, canini e artigli, ma era davvero ben fatto.
<< Bello >> si complimentò Lily, annuendo e sorridendogli << Lo darai a Levy per qualche vostro anniversario? >>
<< No >> rispose mesto << E’ per il bambino. Questo è Metallicana >> lo corresse.
<< Oh >> e l’amico capì. Gli manca il padre, soprattutto ora che lo sarebbe diventato anche lui.
<< Mi dispiace che non si possano incontrare, perciò … almeno … così il piccolo saprà che faccia avesse suo nonno >> si spiegò, un po’ imbarazzato.
<< E dovrai spiegargli anche perché suo nonno ha le ali e la coda e … tu no >> cercò di scherzare lui, riuscendo nell’intento di strappargli un ghigno.
Stranamente a entrambi, pur vantando udito e sensi di tutto rispetto, sfuggì la presenza di un incuriosito ascoltatore momentaneamente ignorato: Levy, che si beveva ogni parola dalla sua “postazione di vedetta” privilegiata, consentendole di vedere e ascoltare senza farsi scoprire, mentre, lentamente, preparava la tavola.
 
“Ecco perché oggi era così strano”
Si sentì un po’ in colpa, per non aver compreso subito lo stato d’animo del ragazzo.
Ascoltò con interesse i vari racconti di Gajeel, preso da quel momento d’irrefrenabile loquacità col nakama; lo ascoltò raccontare del suo primo pasto da Dragon Slayer, il suo primo pezzo di ferro che gli ruppe un canino, o di quella volta in cui, stupidamente, chiese al padre di insegnarli a volare. Metallicana non smise di ridere nemmeno la mattina successiva.
Si sorprese nel sentirlo ridere nel ricordare un momento d’imbarazzo o di felicità, nel percepire la malinconia quando il padre scomparve.
Attraverso quei ricordi, Levy poteva dire di conoscere un po’ di più il drago che aveva allevato il padre di suo figlio e, sinceramente, anche un po’ di più di Gajeel.
Quando arrivò l’ora di andare a dormire, Levy sgraffignò la piccola opera incompleta di Gajeel, incautamente lasciata su una mensola, ormai decisa sul da farsi.
Sperava, con quel gesto, di poter rincuorare almeno in parte il suo cuore ferito.
 
<< Mmh, Juvia … per quel peluche … >>
<< Oh, Levy-chan! Hai già un’idea per Juvia? >>
<< Sì, ma … vorrei chiederti un favore … >>.
 
Levy si era assentata per tutta la settimana, tutti i pomeriggi, accampando scuse o uscite improvvise di shopping sfrenato, tutte rigorosamente in compagnia di Juvia.
E senza di lui.
Molto velatamente – “Voglio passare qualche pomeriggio da sola, con le mie amiche. Non scappo mica. Starò bene, dai” – gli aveva fatto capire che la sua presenza non era necessaria. Che non lo voleva attorno.
Che fosse diventato troppo soffocante? Assillante? Le stava troppo col fiato sul collo?
Voleva solo starle accanto ogni momento libero dalle missioni, che stessero al sicuro, lei e il bambino.
E solo lui poteva assolvere quel compito che solo in poche occasioni affidava a Pantherlily.
Oh, sicuro. Juvia non era da prendere alla leggera, era una maga potente dopotutto ma facile alle distrazioni – distrazione che portava il fastidioso nome di Gray Fullbuster -.
Come poteva fidarsi?
Ma Levy era stata irremovibile e lui si ritrovò, ogni santo e insoffribile pomeriggio, a far rissa con il suddetto mago del ghiaccio e ogni malcapitato che gli arrivasse sotto tiro, che fosse Natsu, Laxus o persino Erza (da cui puntualmente le prendeva).
All’ennesimo abbandono, sentendosi più abbattuto e incazzato che mai di fronte al sorrisino felice che la sua donna si scambiò con la maga dell’acqua, non ci vide più: si avvicinò alle due a passo di marcia e, seppur con delicatezza, trascinò via Levy da Juvia, portandosela al tavolo da lui occupato, sotto il loro sguardo allarmato e sorpreso.
 
<< Sputa il rospo gamberetto, che state combinando voi due? >> le disse severo.
<< Che c’è? Che cosa starei nascondendo? >> si difese Levy, i cui occhi guizzarono dal viso del compagno a quello dell’amica.
“Allora è vero!”
<< Che state combinando tu e Juvia, che fate tutto questo fantomatico shopping tutti i pomeriggi? >>
<< Oh, Gajeel! E’ solo questo? Sei soffocante. Volevo solo uscire un po’ di casa >> sbottò, rendendosi conto di essere stata forse un po’ troppo dura, a guardar la sua espressione.
Gajeel inspirò, mascella serrata:
<< Mi preoccupo solo di voi, gamberetto. E poi tu odi lo shopping, se non quello per il piccolo. Ma abbiamo talmente tanta roba da poter aprire noi un negozio, senza pensare a quello che ci daranno quei pazzi dei nostri nakama … >> le rispose, offeso << … ma se t’infastidisco tanto, ultimamente, ti lascio stare. Scusa se sono un po’ … apprensivo? >>.
Levy non seppe come ribattere: a quanto pare nel suo piano non aveva calcolato la probabile reazione di Gajeel alle sue uscite così frequenti nell’ultima settimana.
Ovviamente, stava esagerando, mettendo su una scenetta da prima donna melodrammatica ma, magari, lei poteva gestirla un po’ meglio di così, invece di lasciarlo sempre, dopo tutti gli ultimi mesi passati a stretto contatto.
<< Gajeel, sei proprio un baka. E forse io più di te >> sospirò sconfitta Levy, chiedendo a Juvia di portarle il sacchetto di carta che teneva in mano.
Quando lo prese in mano e dopo aver ringraziato l’amica, ne tirò fuori il contenuto, sotto gli occhi perplessi di Gajeel: teneva in mano un pupazzo di stoffa, grigio, a forma di drago. Assomigliava quasi del tutto alla sua piccola statuina, ma aveva le fattezze tenere, gli occhi grandi e rossi, le ali piccole e gli artigli arrotondati.
<< Metallicana? >> si sbalordì, afferrando il peluche che la ragazza gli mostrava.
<< Già … una sera ho sentito te e Lily parlare … >>
<< Ora origli gamberetto? Che brutto effetto che ti faccio … >> la canzonò.
<< Oh, stai zitto! Sono seria. Gajeel … perché non mi hai detto come ti sentivi? >>
Il ragazzo s’incupì improvvisamente, rivolgendo lo sguardo altrove. Come poteva spiegarle le sue paure, la sua ansia, il suo dispiacere?
 
Era Levy. Ora la capiva.
Era Levy e lei lo avrebbe capito, se si fosse spiegato. Lei era la madre di suo figlio e chi meglio di lei poteva capirlo? Lei era orfana e lui non era l’unico cui erano venuti a mancare un padre e una madre.
Lei lo avrebbe sempre aiutato a fare le mosse giuste, con il loro piccolo. Avrebbero imparato insieme come essere genitori.
 
<< Gajeel, puoi dirmi tutto, lo sai >> continuò dolcemente, prendendo una mano del ragazzo e stringendola fra le sue, piccole e delicate.
<< Io … ho paura Levy. Di sbagliare, di non essere un buon esempio, di ferirlo e … insomma … ho paura di fare il padre >> sbottò infine, sospirando.
<< Sono un idiota, vero? >> le chiese.
Levy sorrise, riprendendo dalla mano del ragazzo il peluche e stringendoselo leggermente al ventre.
<< No, non sei un idiota … oddio … baka lo sei sempre stato, tesoro >> ridacchiò Levy << … ma, le tue paure sono anche le mie, no? Siamo sulla stessa barca e se non ci aiutiamo, come facciamo a stare a galla, eh? E poi … tu sei il miglior esempio che puoi dare al nostro bambino, non credi? Con tutto quello che abbiamo passato, quello che hai fatto e come hai rimediato >>.
Gajeel le sorrise, dandole ragione.
<< Il pupazzo … >>
<< Doveva essere il regalo di Juvia per il bambino >> lo fermò Levy << ho preso in prestito la tua statuetta di ferro e l’abbiamo cucito assieme. Per questo sono stata via tutti i pomeriggi. Così, sai … potrà giocare con suo nonno, no? >>
<< Ah … dovrò ringraziare la matta allora. Però, Levy … rimane il fatto che io sia un brutto esempio … ma per te >> la sorprese Gajeel, ghignando irriverente
<< Cosa? >> chiese sconvolta la ragazza
<< Oh, andiamo gamberetto. Ti sei messa a rubare! Tu … ti fa proprio male stare con me! >>
<< BAKA! >>.
 
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Rivoglio Metallicana!!!! Quando ho amato quel Drago, seppur si sia visto per un il tempo di uno starnuto! Scusate ragazzi, aggiorno in ritardo perché sono stata incasinata, spero per il fine settimana massimo lunedì di arrivare almeno alla AU!
 
Ringrazio MaxBarbie
Alechan86
Veroniksca
Per aver trovato il tempo di commentare! Grazie mille ragazze, mi fa davvero piacere sapere quello che pensate della fic, spero che anche questa sia stata di vostro gradimento!
Ringrazio anche tutti i lettori invisibili XD anche chi ci capita per errore!
Dopo due cap un po’ malinconici, il prossimo dovrebbe essere un po’ più fluff!!
Ci leggiamo al 6° step, Singing!
Un abbraccio, tammy!

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Capitolo 6
*** 6° Step ***


Durante quelle ultime due settimane, Magnolia era stata oppressa da un caldo estivo, notevolmente fuori stagione per i primi giorni della primavera: il tempo soleggiato e la calura asfissiante avevano dirottato i cittadini di Magnolia verso il mare e, così, anche la marea di maghi di Fairy Tail, su gentile concessione del Master.
Aveva avuto certamente pietà di quei poveri ragazzi, costretti al faticoso lavoro con un tempo del genere …
 
Balle, ha voglia di vedere le ragazze in costume!” pensò Gajeel, ragionando sull’indubbia reale ragione di tanta gentilezza e bontà.
Di fatto, il vecchio, se ne stava seduto al bar della struttura estiva, sogghignando alla visione delle sue belle figliole che si prendevano il sole, mentre facevano il bagno o giocavano a pallavolo, in compagnia dei due maniaci di Fairy Tail per eccellenza, Macao e Wakaba
Fortunatamente per lui, Levy era off-limit.
Al primo idiota che le avesse messo gli occhi addosso o fatto qualche complimento inappropriato – Jet e Droy erano stati avvisati -, avrebbe cambiato loro i connotati.
Non che ci fosse qualcuno, in gilda, tanto pazzo da farlo incazzare di proposito … non considerando Natsu, Gray e Laxus, ovviamente.
 
La ragazza, infatti, se ne stava placidamente stesa sullo sdraio, sotto l’ombrellone, a leggere il suo solito mattone, chiamasi libro, mentre accarezzava distrattamente il ventre.
Indossava un abito azzurro leggero, sopra il costume, che aderiva perfettamente alle sue nuove curve – per gentile concessione della gravidanza – e al pancione, che sfoggiava fiera ed entusiasta. Gajeel, seduto sulla sabbia al suo fianco, smangiucchiava qualche chiodo in pace, sghignazzando cattivo nel vedere Natsu e Gray prenderle da Erza, che aveva tirato loro addosso il tavolo del bar dove, prima del loro incauto intervento, si stava gustando una torta gelato – rigorosamente alla fragola, dal suo odore - senza problemi.
Lily invece, seduto sullo sdraio di Levy vicino ai suoi piedi, si gustava tutto soddisfatto un succo di kiwi, contemplando il mare e la spiaggia chiassosa.
Il ritratto della tranquillità familiare, quei tre.
Il sole cocente però cominciava a dargli sui nervi.
<< Ehi, gamberetto, che ne dici di farci un bagno? >> le chiese annoiato, dopo che Erza finì di massacrare i due idioti e si avviò buona buona a comprare un altro dolce, sotto gli occhi allarmati dei bagnanti attorno a lei.
Nessuna risposta.
<< Gamberetto? >> ritentò, scambiandosi poi un’occhiata con Lily; il gatto si voltò verso la ragazza, sorridendo poi intenerito, facendo un cenno col capo a Gajeel per ammirare la scena:
Levy si era addormentata, la mano che teneva il libro, caduto aperto sulla sabbia, penzoloni dallo sdraio e l’altra ancora poggiata sul gonfiore del ventre, il capo leggermente piegato a destra e leggeri, quasi inudibili, sospiri le sfuggivano dalle labbra schiuse.
Sbuffò sorridendo.
Nell’ultimo periodo il bambino non dava tregua a Levy durante la notte; a sentir lei - “Credo faccia una maratona di allenamenti per la corsa” – il piccolo era già iperattivo ancor prima di mettere il naso fuori nel mondo di pazzi in cui i suoi genitori l’avrebbero fatto crescere e, perciò, la ragazza si concedeva lunghe dormitine fuori programma a tutte le ore del giorno, come nei primi mesi di gestazione.
Gajeel allungò una mano, poggiandola vicina a quella di Levy posata sul ventre, per sentire se il piccolo fosse calmo o meno.
Non appena sfiorò la pelle della sua ragazza, avvertì un colpo, una spinta, il piedino che il bambino aveva appena steso in un calcio.
Sogghignò soddisfatto, a pensare a quel cucciolo già pieno di energie. Poi però udì un sottile lamento di Levy, le cui labbra si stesero in una smorfia.
Ancora un altro calcio. Ancora un lamento.
<< Levy sta bene? >> si preoccupò Lily, mettendo da parte il bicchiere ormai vuoto.
<< Non so … il bimbo dà parecchi calcetti … ehi gamberetto >> sussurrò Gajeel, notando Levy aprire gli occhi, ancora assonnata.
<< Che bimbo dispettoso >> si lagnò la ragazza, sbuffando un po’.
<< Non ha voglia di dormire eh? >>
<< Invece alla mamma servirebbe proprio una dormita rigenerante … ah, Gajeel, per favore, mi prenderesti da bere? >> pregò la ragazza, sistemandosi meglio sullo sdraio. Gajeel acconsentì, baciandola leggermente sulle labbra e si diresse al bar.
Quando tornò al loro ombrellone, Levy era circondata da Lucy, Juvia ed Erza, un po’ preoccupate:
<< Ehi, che succede? Levy? >> si allarmò il ragazzo, passando il bicchiere di succo a Juvia.
Il viso di Levy faceva ancora bella mostra delle smorfie di dolore della ragazza, che cercava di tranquillizzare le amiche e il ragazzo. Lily, al suo fianco, accarezzava con una zampa il punto, dove avvertiva i piedi del bambino, pensando forse di farlo calmare con qualche soffice carezza.
Tutto inutile.
<< Levy – chan non sta bene, Gajeel-kun. Juvia pensa che dovresti portarla in camera >> lo informò Juvia, porgendo a Levy il bicchiere d’aranciata.
<< Ma no, che dite. Sto bene. E’ solo il bambino, è agitato in questi giorni … >> sospirò la ragazza, sorridendo.
<< Lui non dorme, io nemmeno. Però io sono stanca e invece lui pare ancora pieno di energie … >>.
<< Magari una ninna nanna aiuterebbe >> suggerì Erza, occhi chiusi e una mano sotto il mento, pensosa e seria.
<< Ehm … non so se possa funzionare … >> intervenì Lucy, dubbiosa.
Una lampadina si accese nella testa di Gajeel: quella volta una delle idee bislacche di Erza poteva essere di quelle buone. E lui si era portato dietro anche la sua fida chitarra …
<< Tentar non nuoce. Ci penso io gamberetto … >> deciso, chiese a Pantherlily di andare a recuperare la sua chitarra e il gatto, fra i lamenti e le occhiate preoccupate delle ragazze, volò svelto alla camera dell’amico, tornando poco dopo trasportando la custodia.
Le maghe, un po’ ansiose, lo videro sedersi sullo sdraio, vicino ai piedi della ragazza che ancora coccolava la pancia presa a calci dal suo bambino:
<< Gajeel, tesoro … non per offenderti ma … la tua voce non è adatta a una ninna nanna, non credi? >> cercò di fermalo Levy.
Gajeel la guardò di traverso, un po’ più che offeso:
<< Mah dai, gamberetto, non ne avevo idea. Lo so bene, mica sono nato ieri. La mia talentuosa voce non va bene per ninne nanna da poppanti … >>.
<< Per amor del cielo, grazie >> bisbigliò in un sospiro Lucy.
<< … perciò ci arrangeremo con la chitarra, che ne dici? >> finì Gajeel, fulminando Lucy.
<< O … ok Gajeel, se ci tieni … >> concordò la ragazza.
Il ragazzo si sistemò meglio la chitarra e strimpellò qualche nota per accordarla.
Guardò Levy negli occhi e cominciò a suonare.
Da un tipo come Gajeel, amante della musica rock e dalla voce altrettanto forte e profonda, una persona si aspetterebbe uno strimpellamento degno dell’Hard-rock più “rumoroso” e così, infatti, credevano le maghe raccolte intorno alla futura madre.
Di certo, quella melodia dolce e dal ritmo lento, che usciva dalle corde di quella chitarra suonata con una certa maestria, nessuno avrebbe creduto che Gajeel ne fosse capace.
Levy lo guardava sbalordita, sognante e sorridente: non era una melodia sdolcinata, uno di quelle tanto zuccherose e romantiche da rischiare il diabete, ma aveva una leggerezza tutta sua, ritmica ed emozionante.
Non era stata pensata per le parole, ma non ne aveva bisogno.
Gajeel e Levy erano fuori dal mondo, in quella bolla musicale tutta loro.
Non si accorsero di quelle poche persone, alcuni amici della gilda, raccoltasi attorno al loro ombrellone, o degli sguardi emozionati delle ragazze al sentire quella musica.
Quando Gajeel terminò, sorridendo alla sua ragazza, si levò un piccolo applauso fra i presenti, chi invece – come Elfman – sganciava qualche pacca spacca-spalla sul braccio di Gajeel – “Questo è suonare da vero uomo! -.
Lucy e Juvia, inginocchiate e abbracciate, singhiozzavano di quanto fosse stato emozionante e ringraziavano chiunque avesse messo un po’ di sale in zucca a Gajeel, per averle risparmiate da uno dei suoi soliti concerti – “Oh, tacete streghe!” ringhiò l’interessato -.
Gajeel non si aspettava tutto quel trambusto attorno a loro, solo per aver suonato una melodia improvvisata per il piccolo; si era ispirato* agli occhi di Levy, così caldi e luminosi da quando aveva scoperto di aspettare il suo bambino e, rosso di imbarazzo, mandò tutti via. Fra gli sghignazzi irriverenti di Gray e Natsu e le lacrime commosse delle ragazze e gli incoraggiamenti di Erza, si volse a Levy, sbuffando:
<< Allora gamberetto. Il tuo uomo è pieno di sorprese, vero? >> scherzò lui, per scemare l’alone d’imbarazzo che gli permeava sulle spalle.
<< A quanto pare … ehi, sai la novità? >> gli domandò la ragazza, prendendogli una mano e portandola, come di consueto, sulla pancia.
<< Al bambino è piaciuta parecchio. Credo che finalmente si sia addormentato >> sussurrò poi, forse pensando di svegliarlo.
<< Ha orecchio per la buona musica, bravo lui >> disse orgoglioso il Dragon Slayer.
<< O lei … >> lo corresse Levy, ridendo e finalmente capace di godersi una dormitina.
Lily, lì affianco, annuiva d’accordo:
<< Ma spero proprio non prenda anche i tuoi gusti, in fatto di musica. O il tuo vocione >> concluse saggiamente il gatto, facendo incazzare l’amico e ridere Levy.
 
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*la melodia mi è stata gentilmente concessa da “Hate to see your heart break” e “the only exception” dei Paramore (mi inchino a Hayley Williams, benedetta ragazza) perché le ascoltavo mentre scrivevo questa parte.
Scusate per il ritardo, finalmente basta capitoli malinconici, ma atterriamo nel fluff più totale. Il piccolo si muove troppo? Niente paura, chiamiamo il nostro energumeno chitarrato!
Non sarò andata un po’ troppo OOC con Gajeel? Spero di no, perché sinceramente me lo ritrovo a suonare per Levy e il piccolo. L’ambientazione doveva essere il loro salotto, ma cacchio, ho recluso quella poveretta e un po’ d’aria di mare non può che farle bene, che ne dite?
Al solito i miei ringraziamenti vanno ai miei “commentatori”stabili, almeno per questa fic, MaxBarbie e Alechan86, che sono tanto buone da farmi i complimenti ad ogni commento. Grazie mille!
Grazie anche agli altri che commenteranno o che leggono e basta! ;D
Alla prossima, con l’ultimo prompt concesso dal Gajevy Week: l’AU!!
Però pensavo, visto che devo arrivare a 9 step, potevate darmi voi gli ultimi prompts, che ne dite? Sono un po’ corto d’idee e sono curiosa di cosa mi possiate suggerire! Aiutatemi!!! XD
Un abbraccio, tammy!

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Capitolo 7
*** Extra - Step ***


<< Gajeel, vieni con me a scuola domani. Abbiamo la maestra più bella della città >> suggerì entusiasta Lilio*, tenendo per mano suo fratello maggiore, mentre beveva un succo di frutta – rigorosamente all’introvabile gusto kiwi -.
<< Mmpf … la più bella della città, dici? Non ci credo nemmeno se me la dovessi ritrovare davanti … ma le tue maestre non sono tutte vecchie e rugose? >> lo prese in giro Gajeel, sghignazzando, mentre allungava l’occhio su una bella ragazza ferma davanti a una vetrina. Una bellezza tutta curve e bei capelli, di quelle che ti aspetti lavorino come ragazza immagine la sera in qualche discoteca.
Le occhiate che si scambiarono i due, non appena Gajeel le passò di fianco, fecero prevedere al ragazzo una seratina niente male nell’area privata di qualche locale esclusivo … e in bella compagnia.
<< Gajeel, che guardi? >> chiese il piccolo, notando il sorrisetto sul viso del fratello.
Gajeel si ricompose in fretta, si schiarì la gola e sfregò con il palmo della mano la testa del fratellino:
<< Niente ragazzino, bevi quel succo e basta >>.
<< Mmh … non dico niente a mamma, però domani verrai a prendermi e ti presento la mia maestra >> rise il piccolo, soddisfatto del grugno infastidito che gli regalò il fratello, capendo d’averlo fregato.
<< Mamma non mi spaventa >> cercò di uscirne Gajeel.
<< Come no … sai che non le piace che guardi le signorine in quel modo quando ci sono io … >> gli ricordò Lilio, bevendo dalla cannuccia.
Il ragazzo sbuffò, contrariato, dandogli del Piccolo ricattatore.
<< E va bene. Domani verrò a prenderti e mi presenterai questa “bellissima” – ma ho i miei dubbi – maestra ... >> si convinse il ragazzo << … ma guai a te se è una racchia! >>.
<< Fidati … sembra una fatina >>.
 
Il giorno dopo il ragazzo, puntuale, si fece trovare di fronte all’entrata della scuola elementare del fratellino, una struttura su due piani dai colori chiari e colorati di murales dipinti dai bambini, con un grande giardino e recinzioni alte.
Molte mamme si trovavano di fronte al cancello e, in attesa dei pargoli, alcune di loro scrutavano dubbiose e impaurite la figura scura di Gajeel, appoggiata a un muretto di fronte al cancello, le braccia incrociate e l’aria annoiata, con quei jeans un po’ strappati e la maglia di qualche band hard-rock, senza parlare dei piercing sul viso e sulle orecchie.
Il ragazzo le ignorò bellamente, ormai avendoci fatto il callo delle occhiate indagatrici delle persone attorno a lui.
Ignorava i bisbigli dei vecchietti e le risatine delle ragazzine, affascinate e intimorite al tempo stesso dalla sua espressione arcigna.
 
<< GAJEEEL-NII!! >> sentì gridare la voce di suo fratello, così acuta e di un’ottava tanto più alta delle altre da sovrastare i vari richiami delle madri ai loro bambini. Il piccolo e sorridente ragazzino si trascina appresso una giovane ragazza, tirandola per una mano artigliata fra le sue piccole dita.
Gajeel strabuzzò gli occhi a quella vista.
Non poteva essere davvero una sua insegnate …
“E’ troppo giovane! Mi prende in giro!” pensò il ragazzo, avvicinandosi ai due.
<< Lilio-chan, smettila di tirare per favore >> si lamentò la ragazza, con tono divertito.
<< Lei deve essere Gajeel-san, il fratello di Lilio … >> sorrise la giovane, di fronte al ragazzone << … piacere di conoscerla >> si chinò, salutandolo. Gajeel rispose al saluto, titubante e impacciato, imbarazzo che non sfuggì al piccolo e alla sua insegnante, che nascose una risatina dietro una mano.
<< Lei è la mia maestra, Levy-san, di cui ti ho parlato. Hai visto, non è la più bella signorina della città? >> asserì il piccolo, sorridendo ai due. Levy arrossì imbarazzata, sussurrando al piccolo di smetterla di dirlo in giro e Gajeel si schiarì la voce, la testa bassa e gli occhi puntati ai suoi piedi.
“Diavolo, non scherzava il nanerottolo … “.
<< Ma è vero, Levy-san. Lei è la più carina di tutte le nostre insegnanti. Sono fortunato a essere nella sua classe >> disse Lilio, sorridendo all’insegnante << e poi, sai Gajeel … >> si rivolse poi al fratello << … Levy-san ci legge un sacco di storie, tutti libri della sua biblioteca e legge davvero bene! >>
<< Oh … beh … brava >> balbettò Gajeel, perdendo anche l’ultimo briciolo di strafottenza e orgoglio che sperava d’aver conservato.
<< Grazie >> gli sorrise Levy << Ora però dovrei andare, è stato un piacere conoscerla, Gajeel-san >> salutò la ragazza, accarezzando il capo di Lilio e lanciando un ultimo sguardo imbarazzato a Gajeel, che rispose ghignando impacciato.
Rimase immobile a fissare la minuta figura della giovane allontanarsi verso le madri dei suoi alunni, notando quanto spesso i suoi caldi occhi castani scivolassero verso di lui e Lilio, per poi ritornare al loro posto, attenti alle parole delle signore attorno a lei.
<< Avevo ragione, no? Ti piace, vero? >> sghignazzò il ragazzino, guardando la faccia da ebete del fratello.
<< Da dove è saltata fuori quella tua maestra? >> si riscosse il ragazzo, trascinando via il fratellino, non rispondendo alle sue domande.
“No, non può essere il mio tipo, una nanetta del genere”.
<< E’ nuova, sostituisce una nostra maestra per un po’. E’ un vero peccato che fra pochi mesi dovrà andare via >> si lagnò il piccolo, adocchiando con la coda dell’occhio una qualsiasi reazione in Gajeel, e non dovette attendere molto per restare soddisfatto perché, non appena udì quelle parole, Gajeel s’irrigidì e si schiarì la gola, cercando di non dare a vedere il suo interesse verso l’insegnante.
Senza successo.
<< Dovresti chiederle di fare una passeggiata, prima che vada via >> buttò lì il ragazzino.
<< Ma non prendermi in giro. Non è il mio tipo >>
<< Invece ti sbagli >>
<< Piantala, Lilio >>
<< Allora facciamo un paragone, su … >> lo sfidò il ragazzino, gonfiando le guance arrabbiato per l’insistenza del fratello maggiore.
Gajeel sbuffò, arrendendosi al piccolo, facendoli promettere di smetterla con quella storia se avesse accettato:
<< Va bene. Allora … facciamo un paragone sulla signorina di ieri e Levy-san, ok? >>
<< Non so dove vuoi arrivare, ma vai pure … >> rispose annoiato
<< Chi delle due porteresti a cena fuori, in un bel ristorante? >>
<< Nessuna delle due >> rispose prontamente Gajeel << con quei pochi spiccioli che guadagno, non posso permettermelo >>.
<< Ok … ehm … chi porteresti in uno di quei posti dove vai a ballare? >>
<< La ragazza di ieri, sicuro >>
<< Uff … ok, ritento … Mmh … chi porteresti a un tuo concerto? >>
<< La ragazza di ieri, di nuovo >> rispose subito << la tua Levy-san non mi pare il tipo >> rispose soddisfatto della sua risposta.
Lilio rise: << Anche a Levy-san piace la musica. L’altro giorno mi ha fatto ascoltare il suo mp3 … ci sono canzoni che assomigliano a quello che suoni tu >>.
Gajeel si sorprese, non accostando minimamente alla figura della ragazza quella di una scatenata fan di una rock band.
<< Visto? Facciamo una scommessa, Gajeel-nii? >>
<< Ah … ehm ok. Spara >>
<< Se chiedi alla mia insegnante di andare a un tuo concerto e lei accetterà, non dovrai più comprarmi il gelato per un mese intero. Affare fatto? >> disse sicuro il piccolo, allungando una mano.
Gajeel ghignò: << Va bene. E se dovesse dirmi di no? >>
<< Tranquillo nii-san, non succederà mai … >>disse furbo, il bambino.
<< Ne dubito … >> sussurrò il ragazzo.
Gajeel non era il tipo da ricevere un due di picche dalle ragazze, anzi, piuttosto era lui a declinare facilmente varie fanciulle, addirittura dimenticandosi di vari appuntamenti o ignorandole semplicemente.
Però, riguardo Levy, era piuttosto sicuro di un suo rifiuto. Non le sembrava proprio il tipo da accettare un appuntamento con un ragazzo come lui, tantomeno se quest’ultimo è fratello di un suo alunno. Perciò era piuttosto rilassato quando, la mattina seguente, nel lasciare il fratellino – piuttosto entusiasta – fermò la ragazza appena prima che rientrasse.
L’imbarazzo del giorno precedente era ormai dimenticato, almeno per lui; dopo l’iniziale insicurezza del primo incontro, era più sciolto e sicuro.
Però, nonostante si aspettasse quel rifiuto dell’insegnante, gli bruciò parecchio.
<< Oh, beh, mi piacerebbe Gajeel-san ma … non posso >> si scurò Levy, un sorriso mesto sul viso.
<< Ah … sarà per la prossima volta >>
 
<< Gajeel-nii, che hai combinato? >> domandò Lilio, imbronciato, camminando verso casa.
<< Mica è colpa mia se ha rifiutato >>
<< Riprova >> gli intimò il bambino, puntandogli un dito verso il viso.
Gajeel inarcò un sopracciglio: << Neanche per idea >>.
<< Hai paura che rifiuti di nuovo? >> lo prese in giro il bambino, ghignando.
Se sapeva dove puntare, poteva far fare tutto quello che voleva a suo fratello, tanto orgoglioso …
<< Io? Paura? Non sia mai. Ti farò vedere io, moccioso >>.
Il piccolo fu soddisfatto di sé … “Così sistemerò una volta per tutto nii-san”.
 
<< Levy-san, vorrebbe venire a sentire la mia band sabato prossimo? >>
<< Ah, grazie dell’invito Gajeel-san, ma proprio non posso >> declinò nuovamente l’offerta Levy, sorridendo malinconica.
Nei giorni seguenti, l’insistenza di Gajeel non sembrava infastidire l’insegnante di Lilio, che incoraggiava il fratello a ritentare, però la giovane rifiutava in continuazione, facendoli salire il sangue al cervello …
Ormai non era più per la scommessa, ma una questione d’onore …
Nessuna ragazza rifiutava più di una volta Gajeel Redfox.
 
<< Nii-san, stai perdendo colpi … >> lo sbeffeggiò Lilio, fuori da scuola, dopo l’ennesimo rifiuto.
<< Col cavolo, ragazzino, dirà di sì la prossima volta >>.
<< Uf … andiamo, prendiamoci un gelato consolatore >> e tirò il braccio del fratello, che lanciava occhiate infastidite alla ragazza.
 
<< Oggi è l’ultima volta, poi basta >> si pronunciò Gajeel, orgoglioso << è una settimana che rifiuta, ho un onore io, da difendere >>.
<< Ma quale onore Gajeel-nii >> lo rimbeccò il piccolo << t’infastidisce perché ti piace >>.
<< ZITTO! >> lo sgridò il ragazzo, arrossendo …
Negli ultimi giorni, man mano che incontrava quella giovane insegnante, Gajeel si ritrovava più volte a pensare a lei, a cosa facesse, a cosa potesse impedirle di uscire con lui e, spesso, senza riflettere, chiedeva al fratellino notizie di lei.
E non aveva nemmeno fatto caso ai sorrisetti furbi che la madre gli lanciava alle spalle, finalmente accontentata che il figlio avesse smesso di adocchiare giovani troppo … esuberanti.
Quella ragazza, così restia e bella, lo stava attirando più del dovuto … e non ne sembrava nemmeno infastidito.
 
<< Levy-san, oggi mi deve dire di sì. Vuole uscire con me? >> l’aveva fermata, intenzionato ad andarsene da lì solo con un “Sì” e un appuntamento. Lilio era rimasto lì, al suo fianco, gli occhi da cucciolo puntati sulla ragazza, imbarazzata.
<< Oh, beh, se insiste tanto, Gajeel-san, va bene. Volentieri … oh Lilio-chan, non guardarmi così! >> rise la ragazza, di fronte all’espressione felice del piccolo, su di giri.
<< Gajeel-nii >> sussurrò il piccolo, non appena l’insegnante si allontanò, salutandoli << vedi di fare il bravo con lei. Mi piace la mia maestra >>
<< Stai tranquillo, moccioso, non mi scappa >> ghignò Gajeel, più che determinato.
<< E ti comprerò una fornitura a vita di gelati al kiwi, se mai lo inventeranno >> concluse, accennando con la mano un ultimo saluto alla ragazza, giratasi in quel momento per regalargli un sorriso smagliante.
 
 
<< Levy, come mai mi hai sempre detto di no, prima? >> chiese Gajeel, togliendosi quello sfizio curioso, seduto al tavolo di quel fast-food dove aveva portato la ragazza, dopo il loro piccolo concerto nel locale dove era solito suonare la chitarra con la sua band.
La serata con la ragazza era filata liscia come l’olio e, ammise con se stesso, gli piaceva parecchio passare del tempo in sua compagnia.
Avevano parlato di tutti e di più, dell’interesse della giovane, quasi morboso, per i libri, del suo lavoro, della musica, dei bambini della sua classe, di Lilio e lui, coinvolto, si era bevuto ogni parola, acchiappato ogni espressione dolce al pensiero dei suoi alunni, ogni luce negli occhi e ogni sorriso.
Levy smise di bere la sua bibita, ancora la cannuccia in bocca, e stirò le labbra in un leggero sorrisetto.
<< Beh, mi chiedevi sempre di venire a vedere la tua band ed io … sinceramente … beh, non è importante. Poi Lilio-chan mi diceva sempre di rifiutare >> rise la ragazza.
 
Gajeel si ripromise, per i prossimi giorni, di farla pagare a quel ragazzino impertinente tutta la fatica e l’orgoglio perso per invitare Levy … e di chiedere a Levy, ogni mattina, se aveva voglia di sentirlo suonare.
Tanto non l’avrebbe lasciata a nessun altro, tanto valeva tenersela stretta tutto il tempo.
 
 
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*non ho avuto cuore di chiamare un bambino Lily, e wikipedia mi ha suggerito come nome maschile Lilio (‘sto nome impensierisce anche me, ma non ho potuto fare altrimenti )
Bene, con questa finisce la mia parte di Gajeevy Week (me la sono presa parecchio comoda) però non mi convince assai questa fic, purtroppo non sono riuscita nel mio meglio, sorry giovani! (ho appena compiuto 23 anni, mi sento vecchia).
Ringrazio
MaxBarbie per aver commentato, sei sempre troppo carina!!
Alechan86 e la nuova commentatrice della fic nalu lover per avermi lasciato un paio di prompt da usare per i miei ultimi “Steps”.. se qualcuno a qualche prompt da mollarmi, faccia pure!!
Grazie a tutti quelli che seguono la fic, ci sentiamo – si spera – presto!
Un abbraccio, Tammy.

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Capitolo 8
*** 7° Step ***


Quando Levy lo aveva informato del bambino in arrivo, Gajeel era rimasto stordito dalla notizia almeno un paio di giorni, non riuscendo proprio a capacitarsi dell’idea, tanto spaventosa quanto irrimediabilmente bella, di diventare papà.
E grazie a Levy, per giunta.
Tutto poteva aspettarsi dalla sua vita – e quasi tutte cose negative, se avesse continuato a seguire il suo percorso a Phantom Lord – ma proprio innamorarsi di quel gamberetto secchione e tenero non l’aveva proprio mai preso in considerazione, nemmeno poco dopo il suo ingresso nella gilda di Fairy Tail.
I mesi precedenti, a far conto fino a quel momento, erano volati alla velocità della luce – o a quella con cui la Bunny-girl era denudata ogni giorno, e notte, da salamander, a sentir le sue chiacchere più che inopportune con il ghiacciolo bastardo – e ormai il termine del parto era alle porte, quindi non stava più nella pelle di incontrare, dopo tanta attesa, il suo primogenito.
Lily poi era stato un valido aiuto, sia per lui che per Levy: paziente ascoltatore dei suoi dubbi e valido consigliere, attento quanto lui di ogni passo di Levy e dei suoi bisogni.
Doveva ammetterlo: senza Pantherlily, malgrado le sue iniziali prese in giro, non avrebbe saputo cosa combinare.
Perciò, con spirito combattivo e in compagnia del suo fidato compagno, marciava inesorabilmente verso il loro nemico, quella mattina.
Fece cenno a Lily di aprire la porta e il gatto, cautamente, la dischiuse, intravedendo fra le coperte la figura di Levy. Una visione del genere, solitamente, avrebbe strappato un ghigno compiaciuto al Dragon Slayer e un sorriso all’Exceed; il cuore del ragazzo, contro la sua volontà, avrebbe cominciato a battere veloce dall’emozione di vedere la sua donna distesa nel suo letto, magari dopo una sana notte passata a fare l’amore o a coccolare la pancia sempre più grande.
E Lily si sarebbe fiondato felice fra le braccia amorevoli della maga.
Ma da una settimana a quella parte, Lily si teneva ben alla larga da Levy, soprattutto la mattina, e tentava di averci a che fare il meno possibile, se ci riusciva.
E a lui toccava esaudire ogni suo più improbabile desiderio implorando – al diavolo l’onore – l’aiuto dell’Exceed, facendo leva sul suo buon cuore … o, per meglio dire, sulla sua pietà.
 
Era diventata intrattabile senza che lui potesse farci niente, in uno schiocco di dita, non potendo far altro che sottostare ai suoi ordini e alle sue richieste folli.
Però la amava, e qualcuno, il lavoraccio, doveva pur farlo.
 
 
Levy si alzava sempre prima di lui, già prima che restasse incinta, ma aspettava sempre il suo risveglio, ingorda delle sue colazioni ipercaloriche e quella mattina non era stata da meno …
 
<< Gajeel … >> l’aveva chiamato, punteggiando ripetutamente la spalla con l’indice; il ragazzo aveva tentato di mugugnare una risposta almeno decente senza successo e Levy, indispettitasi in un nano secondo, aveva cominciato a tirargli l’orecchio, ricevendo l’attenzione desiderata:
<< Mmh … gamberetto, che vuoi? >> sbadigliò il mago, voltandosi verso la sua ragazza, assonnato.
<< Gajeel, ho voglia di torta >> ordinò la ragazza, già a braccia incrociate al petto e lo sguardo di chi non ammette alcun rifiuto come risposta.
<< Che ore sono? >> chiese allora il mago, sentendo un brivido lungo la spina dorsale, avvertendo il pericolo della richiesta con i suoi sensi di drago.
<< Le cinque >> gli rispose Levy, in un cinguettio inquietante.
<< Ah … e la vuoi proprio adesso, la torta? >> richiese, pregando Mavis che il mostro impossessatosi del suo gamberetto avesse pietà …
<< Già, se non adesso, il prima possibile … ti crea problemi? >> lo fulminò
<< N … no gamberetto, che torta preferisci? >>
<< La voglio con castagne, pere e banane … Ah! E se magari facessi un frullato di fragole e kiwi e i tuoi fantastici pancake con sciroppo d’acero, gelato e more, mi faresti davvero felice >> elencò, gli occhi che brillavano man mano che la lista di richieste s’allungava, sorridendogli infine.
 
L’appetito non le mancava di certo.
 
<< Ma … gamberetto, ragiona. Per alcune di quelle cose non è proprio periodo … >> le parole gli morirono in gola a incrociare gli occhi lucidi e il broncio di Levy, a metà fra l’imbufalito e il deluso.
 
L’isterismo era alle porte …
 
<< Quindi è un problema? Sai, è sfiancante portare nella pancia un altro essere umano che, malgrado sia piccolo, non fa altro che calciare e tirare pugni ai miei reni e al mio stomaco manco fossi un Punching ball … >> inveì << … per di più, a ME non crea problemi dover presto partorire una palla da bowling e farla uscire da un buco largo un anello di cipolla ma, al grande e grosso Kurogane, non si può chiedere nemmeno la colazione per chi darà alla luce la sua prole? >> terminò fra le urla isteriche di un’arpia – più simili però a quelle di Titania brutalmente separata da una delle sue amate torte alla fragola -.
Gajeel deglutì, la salivazione agli sgoccioli dal terrore e, poté giurarci, captò all’ingresso un movimento sospetto: che Lily se la stesse dando a gambe levate, mollandolo lì, al macello sotto le grinfie di Levy?
 
<< Torno subito >> borbottò, sgusciando fuori dal letto velocemente, inseguito dagli occhi assassini di Levy.
<< Pantherlily! >> chiamò l’amico, una zampa già oltre l’uscio.
Il piccolo gatto scattò la testa in direzione del Dragon Slayer, notando le braccia incrociate e lo sguardo scuro velato dal nervosismo, le labbra assottigliate e il piede che, ritmicamente, batteva sul pavimento.
<< Non vorrai mica abbandonare un tuo nakama in difficoltà, vero? Che razza di soldato sei? >> lo fermò, facendo leva sul suo onore …
Che colpo basso …
<< Sono un soldato con uno spiccato senso della sopravvivenza, Gajeel … >> gli rispose a testa alta.
L’amico però continuava a squadrarlo con occhio critico, cercando in tutti i modi di farlo sentire almeno un po’ in colpa … cosa che gli riuscì piuttosto bene.
 
Che il suo cuore si fosse intenerito in proporzione alle sue nuove dimensioni? Era davvero diventato un peluche, come a volte lo faceva sentire Levy, ai tempi lontani in cui lo coccolava?
 
<< … e poi, non ti stavo mica abbandonando >> balbettò infine, per salvarsi la faccia.
<< E dove stavi correndo così di fretta? >> indagò Gajeel.
<< A comprarti quello che serve per la colazione di Levy, ovvio. Ho buone orecchie e, se non sbaglio, più tempo ci impieghiamo, peggio sarà per noi >> spiegò Lily.
<< Alle cinque di mattina? >> domandò dubbioso il Dragon Slayer.
<< Ehm … lascia fare a me. Ciao Gajeel >> scappò via, salutando l’amico.
“Bastardo fifone” pensò e, ormai alle strette …
<< GAJEEL! HO FAMEE!>>
Si diresse in cucina …
 
<< Alla buon ora >> si rivolse Levy, infastidita, alle sagome scure e chiaramente rigide di Lily e Gajeel, vassoi in mano e la speranza che la Levy - tiranna non mangiasse anche loro per averla fatta attendere …
<< Scusa gamberetto, c’è voluto più del previsto >> si scusò Gajeel, entrando e avvicinandosi cautamente al letto, poggiando il vassoio sul suo comodino, allungando poi un piatto alla ragazza.
<< Lo vedo, sto morendo di fame … Ehi Lily, che fai lì impalato? >> s’incuriosì la ragazza, notando l’Exceed sulla soglia, pronto alla fuga.
<< Ah … ehm … non vorrei … disturbarti mentre fate colazione >> balbettò ancora, nel panico.
Levy lo guardò sospettosa mentre mangiava a gran bocconi una fetta di torta, masticandola con gusto.
<< Non avrai mica paura di me, vero? Non ti mangio mica, Lily >> mugugnò, mentre addentava subito un pancake, imboccando anche Gajeel, stesa a pancia in giù al suo fianco.
 
Questo lo dici tu“ pensò Lily, indeciso sul da farsi.
Rischiare di far irritare Levy e offenderla scappando via o suicidarsi e avvicinarsi alla ragazza, tentando la sorte?
Qual era il male minore?
Levy sembrava troppo presa ad abbuffarsi – in una perfetta replica di Natsu – e, magari, non avrebbe fatto troppo caso ad una sua improvvisa scomparsa …
 
<< Mmmh … amore … è buonissimo! Dai Lily, vieni su. Mangia con noi >> gli sorrise Levy, battendo una mano sulla coperta per incoraggiarlo. Gajeel, senza farsi vedere da Levy, gli diede il via libera con un cenno del capo, poiché la ragazza sembrava essere tornata in sé … almeno per il momento.
 
<< Ti facevo più coraggioso, Lily >> lo canzonò Gajeel, ghignando di fronte alla faccia corrucciata dell’amico Exceed.
<< Senti da che pulpito. Tu sei terrorizzato da lei. Dov’è finita la tua sfrontatezza di fronte al nemico? >> gli rispose per le rime Lily.
<< Io non ho paura di Levy, gatto. Solo … è mio dovere accontentarla. Anche se i suoi sbalzi d’umore mi fanno impazzire e non la capisco proprio … >> si difese Gajeel.
<< Non vedo l’ora che questo supplizio finisca >> sospirò Lily, seduto sul tavolo di Gajeel alla Gilda.
<< Magari oggi è stata l’ultima volt … >>
<< GAJEEEL! >> sentirono l’urlo di Levy, seduta sulla sedia a dondolo all’altro capo della stanza, farsi largo fra gli schiamazzi e le urla da rissa dei nakama.
<< La prossima volta, pensaci due volte prima di farci un bambino … >> lo rimproverò sotto voce Lily, disperato e arreso, mentre Gajeel sbatteva la fronte sul tavolo, sfinito.
 
“Non avremo mai pace … “

 
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Scusate l’attesa, ma mi voluto un po’ per riordinare le idee e decidere, oltre al fatto che lavoro in contemporanea su tre cose diverse e non sempre mi ci metto. E quelle volte che lo faccio anche con scarsi risultati.
Bene, bando alle ciance! Per il prompt del 7° Step ringrazio nalu lover, che sperava in una Levy “Erza Style” … spero di essere riuscita a renderla almeno un decimo tirannica quanto la rossa della Gilda.
Ringrazio anche MaxBarbie e Alechan86, che puntualmente commentano e mi fanno i complimenti! Grazie mille ragazze!!
Un grande abbraccio a tutti voi che mi seguite, ci “leggiamo al prossimo step, il penultimo, e molto probabilmente con il prompt di Alechan86, “nome”.

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Capitolo 9
*** 8° Step ***


La primavera era solo ai suoi iniziali mesi ma il caldo estivo non si era fatto attendere molto e per le vie di Magnolia, alla prima settimana di Maggio, serpeggiava un’afosità tale che gli abitanti boccheggiavano in t-shirt e pantaloncini in cerca di refrigerio. I laghi e i parchi, per non parlare delle strutture balneari della zona, erano stati presi d’assalto e le strade del centro non potevano essere più desolate, all’infuori di qualche abitante avventuratosi fino alle gelaterie.
I maghi della gilda cittadina non ne volevano sapere di andare a lavorare, a combattere in missioni stancanti che promettevano sudate disidratanti, con un tempo del genere – i più fortunati, Natsu e Lucy, si erano arraffati l’unica missione da svolgere nei paraggi ai piedi delle montagne a Nord, dove l’aria, molto meno afosa che in città, refrigerava i villaggi sottostanti – e perciò, fra chi se ne restava in casa, chi in gilda, chi in fuga verso il freddo – Gray era scappato a gambe levate, seguito da un’allegra e sognante Juvia – si erano tutti presi una vacanza.
Master compreso, acciambellato su un materassino nella piscina della Gilda, attorniato da qualche suo figliolo – e deliziandosi della vista mozzafiato delle sue maghe in costume da bagno -.
Gajeel, Levy e Lily erano fra questi
Il ventre della ragazza, ormai tondo e prominente, gonfiava a vista d’occhio e Levy, abituata a un corpo minuto, snello e poco formoso, incespicava goffamente verso un lettino libero, più che propensa a farsi un sano sonnellino ristoratore e al diavolo il chiasso dei compagni.
Gajeel la seguiva come un’ombra, attento che non inciampasse e Lily si era premurato di portarle un thè freddo: ora che le voglie e l’umore altalenante della ragazza sembravano essersi date una calmata, l’Exceed era più propenso di stare al suo fianco ma lui e Gajeel restavano all’erta.
 
Non fosse mai che la tirannica Levy tornasse alla ribalta, più affamata e nevrotica che mai.
Ma Poryulsca era stata chiara: Levy doveva regolarsi con la dieta suggeritale e non abbuffarsi come un maialino – o come Salamander, per intenderci -.
 
La ragazza, arresasi alla realtà di trovarsi alla mercé di un bambino scalpitante e troppo attivo, stava leggendo ad alta voce un libro per bambini, regalo di Lucy, e ogni tanto lanciava qualche occhiata a Gajeel e Lily, occupati a sfidarsi in una gara di apnea.
Lily, nelle sue sembianze di mastodontica pantera, tornò a galla appena prima di Gajeel e il Dragon Slayer esultò per la vittoria, facendo balzare dallo spavento Max, subito dietro di lui; Lily lo squadrava torvo, dandogli dell’infantile in uno sbuffo infastidito.
<< Il tuo papà è proprio un bambino, Pagnotta >> sorrise Levy al ventre, accarezzando il bambino che scalciava.
Da qualche mese Gajeel aveva preso l’abitudine di soprannominare il bambino con quel nomignolo, non sapendo ancora il sesso – malgrado lui fosse ostinatamente convinto fosse femmina -, come memo, credeva lei, del modo assurdo e imbarazzante con cui sua madre gli aveva rivelato la sua esistenza.
Però pronunciava quel nome con una tale dolcezza e un tale amore devoto che anche lei e Lily, inconsciamente, cominciarono a usarlo.
Presto, comunque, avrebbero dovuto risolvere un gran problema e ormai il tempo scarseggiava per adempiere quella mancanza: dovevano ancora decidere il nome. Maschio o femmina che fosse.
Altrimenti si sarebbero trovati il giorno del parto fra le mani il piccolo o la piccola “Pagnotta Redfox” e non poteva condannare suo figlio a un tale destino infausto.
Aveva comunque qualche reticenza a consigliarsi con Gajeel: i nomi insoliti, imbarazzanti e completamente senza senso che la fantasia dal sarcasmo bastardo del suo ragazzo poteva sputar fuori, la terrorizzavano.
Insomma, lei era condannata a “Gamberetto” e “Pagnotta”, seppur dolce, lasciava qualche perplessità a chi non conosceva tutta la storia.
<< GAJEEL! >> chiamò, forse troppo ansiosa, il suo ragazzo.
Si accorse troppo tardi del suo errore perché, subito dopo, lo vide sbiancare e, acciuffando un rimpicciolito Lily per la collottola, travolse chiunque si frapponesse fra lui e l’argine della piscina, per poi correre quasi in scivolata verso di lei.
<< Che hai? Stai male? Hai fame? >> la mitragliò di domande ansimate, stringendo Lily in una morsa soffocante.
<< Gajeel … stai uccidendo Lily >> gli fece notare lei, occhieggiando il musetto ormai blu dell’Exceed. Gajeel lo guardò stranito e se lo lasciò scivolare dalle dita al che Lily, stordito, si coricò su un fianco di Levy, ringraziandola.
<< Sei la mia disgrazia, Gajeel >> gracchiò Pantherlily, fulminandolo.
<< Si sì, sono la cosa peggiore che potesse capitarti nella tua gloriosa vita da soldato. Me l’hai già detto >> tagliò corto il Dragon Slayer << Allora Levy, perché hai urlato così? Mi è preso un colpo >>
<< Non solo a lui >> mormorò Lily.
La ragazza arrossì e si scusò:
<< Scusa tesoro … è che stavo pensando. Non abbiamo ancora scelto un nome per il bambino … >>
<< BambinA, Levy … sarà femmina >>
<< Sì, come ti pare. Comunque rimane il fatto che non possiamo chiamarlo “Pagnotta” all’infinito. Perciò … e mi costa parecchio dirlo … hai qualche idea per i nomi? >>
Gajeel si accigliò – “Farò finta di non aver sentito il tuo commento, gamberetto” – e mise su l’espressione più pensierosa che riuscisse a tirar fuori con quel baccano da pazzi che lo attorniava.
Si sedette poi ai piedi dello sdraio, incrociandovi sopra le braccia muscolose per poggiarvi la testa, il naso a pochi millimetri dal fianco di Levy: con la sua fine vista da drago, non fu difficile notare il bambino in movimento, le piccole dita premere sulla superficie della pancia tonda.
<< Che guardi con tanta attenzione? >> li chiese dolcemente Levy, mentre passava una mano fra i folti capelli carbone del ragazzo.
<< La mano della bambina >> borbottò << … magari mi viene l’ispirazione >>.
Il ragazzo vide con la coda dell’occhio Lily poggiare il mento sulla protuberanza tondeggiante di Levy e subito dopo beccarsi una pedata dal bambino che lo fece sobbalzare – “Che dispettosa” si lamentò – e Gajeel rise di lui.
<< E’ bello forte >> sbuffò Levy per la fitta sentita a causa del calcetto, accarezzando con una mano le orecchie di Lily e con l’altra la pelle tesa del ventre.
<< E che ti aspettavi? E’ la mia bimba. E’ una Dragon Slayer >> s’inorgoglì Gajeel, ghignando, per poi lanciarsi in una tiritera eccitata:
<< Avrà un nome tosto, di carattere. Dovranno tremare al solo sentir parlare della figlia di Kurogane e Gamberetto >>.
Lily si schiaffeggiò la fronte per la totale stupidità dell’amico e Levy lo guardò accigliata:
<< Non credi di esagerare? Dopotutto sono la madre, magari non sarà spaventoso come sostieni >> replicò la maga.
<< E’ proprio per questo che ne sono sicuro >> mugugnò sottovoce Gajeel, punteggiando con l’indice i fianchi di Levy.
<< Come prego? >>
<< No, niente gamberetto. Hai ragione tu >> si premurò di difendersi Gajeel, sotto gli occhi atterriti di Lily – pronto alla fuga da un’eventuale furia assassina di Levy – e quelli minacciosi della maga.
<< Comunque, non ti viene in mente niente? >>
<< Non ancora. Suggerimenti? >> borbottò, mentre fissava attento l’impronta di un piedino prendere fugacemente forma sulla pelle di Levy.
<< Beh … >> rifletté la ragazza << … magari mi posso orientare sui nomi di qualche personaggio di un lib … >>
<< Neanche per idea >> la fermò Gajeel.
<< Perché no? >> chiese Lily, curioso.
 << La mia bambina non avrà il nome di qualche principessa piagnona e di qualche disperata vogliosa di uomini, come le tizie dei tuoi libri >> si schifò Gajeel, scuotendo la testa.
Levy arrossì, infervorandosi, e lo colpì in faccia – “Te lo meriti, idiota” lo sgridò l’Exceed – con il libro di Lucy.
<< Guarda che non tutte le mie eroine sono così! >>
<< Ma quelle di quei romanzetti rosa sul nostro scaffale sì >> si giustificò il ragazzo, massaggiandosi il naso.
<< Tutt’altro! Tu non hai idea del loro valore, di quello cui sono disposte, di quello che provano >> s’infiammò Levy.
<< Ehi gamberetto >>
<< Gamberetto un corno! Tu credi che le donne siano deboli e bisognose di costante aiuto, vero? Che non siano all’altezza di chissà cosa? Pensi questo anche di me? >> lo accusarono gli occhi lucidi, a uno schiocco di dita dal pianto, di Levy.
Gajeel e Lily la guardarono sconvolti e l’Exceed si premurò d’abbracciarla, facendo segno col capo al ragazzo di intervenire, in qualsiasi modo.
Il Dragon Slayer la fissò allibito, in completo panico: Levy, come al solito a causa degli ormoni, gli aveva messo in bocca parole non sue, impegnandosi ne confonderlo e lasciandolo senza via di scampo dal suo umore impazzito.
 
Quanto costava scusarsi, a un tipo orgoglioso come lui …
Ma per lei, questo è altro …
 
<< Ohi gamberetto, non volevo offenderti. Sono solo personaggi di libri, sono immaginari. Se ci tieni tanto a scegliere un nome per la bambina fra quelli, fai pure >> mormorò impacciato, cercando di essere il più delicato possibile.
Levy singhiozzò appena, scrollando le spalle e stringendo Lily al petto.
<< Non è così per me >> sussurrò lei.
<< Che vuoi dire? >>
<< Per me non sono solo personaggi immaginari, che vivono avventure immaginarie e vite immaginarie. Sono persone vere, che provano emozioni vere, palpabili attraverso la storia. La ragazza piagnona, come la chiami tu, ha perso tutto e tutti ed è sola e quella … ninfomane, come pensi che lei sia, vuole innamorarsi e provare tutto quello che l’amore per un uomo ha da offrire. C’è la contadina che riscatta il suo onore con fatica e lavoro, c’è la maga che salva un regno dalla rovina sacrificando la sua vita, c’è la regina che governa saggiamente rinunciando ai suoi desideri e c’è la guerriera in cerca di avventure. Dimmi adesso, ti sembrano tanto diverse da noi? Deboli? Tanto “finte”? >>
 
Levy, si rese conto Gajeel, aveva sempre avuto la capacità di sorprenderlo con la sua intelligenza e la sua conoscenza, con quella dolcezza e quell’amore che provava per lui – pensava a volte – più che immeritato.
Ma quella volta lo lasciò senza parole.
Aveva sempre sottovalutato la sua passione per i romanzi, declassificandoli a mero hobby; sapeva che erano una significativa parte della sua vita – dopotutto, alla morte dei suoi genitori, i libri le avevano letteralmente salvato la vita, insegnandole la sua magia – e poteva capire quello che leggeva semplicemente osservando le sue espressioni e le sue smorfie, ascoltando i suoi sospiri e le sue imprecazioni improvvise.
Ma non avrebbe mai creduto che si sentisse legata a quel modo con quei mattoni di carta e inchiostro, come un filo, un legame sottopelle forte come l’acciaio, che considerasse quelle “persone” astratte come amici di lunga data.
 
<< Va bene gamberetto. Ho capito l’antifona. E non credo assolutamente, ormai più da parecchio, che le donne siano mammolette, che tu soprattutto lo sia >> le sorrise << Erza mi ha fatto il culo innumerevoli volte, conosco Juvia da una vita e so, al contrario del ghiacciolo pervertito, quanto può essere pericolosa, di Mirajane non ne parliamo nemmeno, la Bunny-girl sopporta Salamander e ci va a letto … >>
<< GAJEEL! >>
<< … e solo per questo ha tutta la mia compassione e rispetto. Ha parecchio fegato. Ma tu sei mille volte migliore di loro >> la ignorò, concludendo che sì, con quelle finali belle parole smielate si era fatto perdonare.
Levy gli sorrise, afferrandogli il mento per avvicinarlo a sé e poterlo baciare. Gajeel accarezzò una guancia arrossata di Levy e saggiò le sue labbra morbide con pazienza, godendosele senza fretta, giocando con esse e rincorrendo i suoi sospiri.
 
<< Ehi, voi due. Io sono ancora qui >> si lamentò Pantherlily.
Gajeel si separò dalla bocca di Levy con un ringhio seccato, spiaccicando la sua grossa mano sul muso dell’Exceed – “E taci una buona volta” -, ancora stretto da un braccio della ragazza, che rise imbarazzata.
<< Ok … >> sospirò poi Gajeel, sedendosi nuovamente sul pavimento << … il nome della bimba? >>
<< Non ti arrenderai mai all’eventualità che possa essere maschio, vero? >> lo prese in giro Lily.
<< No, mai >> gli rispose lesto.
<< Allora gamberetto >> si rivolse alla ragazza << a quale grandioso eroe dei tuoi libri dobbiamo ispirarci per scegliere il nome della bambina? >>
Levy sembrò pensarci su, un dito sulle labbra e lo sguardo perso per l’enorme stanza, gli echi delle risate dei nakama nelle orecchie. Stava vagliando le migliaia di nomi di eroi ed eroine che ammirava di più, i più significativi, i più onorifici, dal suono dolce e musicale, dalla forte fierezza che desiderava il Dragon Slayer.
Poi sorrise a Gajeel – in trepida attesa – e si chinò su di lui, le labbra a solleticarli un orecchio, sussurrandogli divertita …
 
 
<< Non te lo dico >>
 
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Ooh ma sto capitolo è stato un parto!! Il gentilissimo prompt di Alechan86 doveva essere “Nome” ma, andando avanti con la storia, ho preferito cambiarlo in “Il libro dei nomi” ( per me ha un suo senso, per voi non saprei. La mia mente è contorta manco fosse quella di un super cattivo psicopatico ).
E vi ho pure fregato non rivelando né nome né sesso. Sono proprio st...za. Praticamente un cap inutile, non sono arrivata a niente!!
(Era tutto calcolato, comunque  B)  )
Bene signori, direi che stiamo arrivando al capolinea – e direte voi “Finalmente”, considerando che la Gajevy Week è finita un secolo fa e io ancora devo finire il cap finale -. Ma sooon dettagli.
Ma voi, che ne pensate? Sarà maschio e o quella benedetta femmina che Gajeel è così ostinato a credere?
Ringraziamenti per i commenti precedenti!!
Alechan86: ho amato scrivere di Lily terrorizzato ( secondo me, vedeva Levy come un tuono pronto ad esplodere, e lui è terrorizzato a morte dai tuoni), sono contenta che l'abbia trovato divertente e spero davvero che questo cap ti sia piaciuto tanto!
MaxBarbie ( la mia sensei delle Gajevy): a quella cosa dell’anello di cipolla non smettevo nemmeno io di ridere, pensavo al Mc donald’s quando l’ho scritto! Grazie mille per trovare sempre il tempo di scambiare qualche chiacchiera e di commentare! Non vedo l’ora di leggere le tue prossime storie!
Grazie a tutti quelli che seguono e leggono (anche a chi ci inciampa per sbaglio). Grazie a tutti e spero di potervi accontentare presto con l’ultimo cap (e chiudiamo finalmente questa tiritera di Gajevy senza fine)!! Un abbraccio, Tammy.

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Capitolo 10
*** 9° Step ***


Stolto sconsiderato imbecille cretino scemo deficiente idiota stupido rincoglionito egoista tonto fesso inutile testa di cazzo”
 
“Merda!”
 
“Dio, persino Natsu non sarebbe stato così imprudente e avventato“.
 
Gajeel si malediva usufruendo di ogni parola conosciuta del suo vocabolario, ormai arricchito dalla presenza di Levy, e correva a perdifiato lungo il sentiero boscoso che conduceva alla casa della dottoressa isterica.
Aveva portato a termine la missione presa due giorni fa con successo e aveva giustamente lasciato la sua donna fra le zampe e le amorevoli cure di Pantherlily, lasciandola comunque – a malincuore – senza la sua protezione.
Lui, che fino a quel momento era stato più di un’ombra che un asfissiante e premuroso compagno: si era sentito come parte di Levy, come se potesse avvertire lui stesso il peso di quella creatura nel grembo della ragazza – ma sapeva bene essere solo l’ansia di vederla al più presto – e si era sentito orgoglioso di sé, per una volta.
E invece …
 
Aveva adocchiato quella missione già da un po’ ma gli impegni con Levy, le missioni giornaliere e quelle di spionaggio per conto del Master, le voglie improvvise e il non volersi perdere un solo calcetto della bambina lo avevano reso restio ad accaparrarsela.
Ma aveva proprio bisogno di staccare la spina.
Né aveva parlato con Levy e lei, comprensiva, lo aveva incoraggiato; per lui era quasi una vacanza e la ragazza lo aveva capito. Sorridendogli, lo aveva spinto fra le braccia di un lavoro facile, svelto, per nulla preoccupante.
Lui, però, non aveva capito niente.
Nonostante la vicinanza quasi simbiotica instauratosi all’inizio della loro relazione e rafforzatasi durante la gravidanza, non aveva notato quegli occhi leggermente preoccupati, non aveva avvertito nell’aria quel qualcosa che non faceva quadrare i conti, quella strana sensazione che anticipava il nuovo.
 
Levy l’aveva sentita invece, perché scalpitava senza freni nel suo ventre e lui l’aveva ignorata.
 
Il panico si era impadronito di lui: Levy gli aveva confermato che si sarebbe fatta trovare alla Gilda al suo ritorno e lui, passo svelto e una voglia inestinguibile di stringerla a sé, si era affrettato a raggiungere Fairy Tail. Lì, invece del sorriso di bentornato di Levy, si trovò di fronte al viso preoccupato di Kinana, la donna di quella lingua biforcuta di Cobra, che lo informava di non angosciarsi: a Levy si erano rotte le acque a metà mattina e la maggior parte dei ragazzi aveva perso la testa. Fortunatamente Lily e il Master, sostenuti da Erza, avevano placato gli animi e la prontezza di portarla da Poryulsca.
Tutti in massa.
In uno sprazzo di pietà verso di lei – non la soffriva proprio, quella schizzata zitella - poté solo immaginare quanta gioia e amore avesse elargito quella donna a quella manica di squinternati.
 
Scorse la casa di Poryulsca che il cielo rosso e rosa lasciava spazio alla sera e a qualche scintillante stella intrepida e vide le figure del nutrito gruppo di nakama attendere notizie davanti alla porta, chi sbirciava dalla finestra – come Erza e Mira – e chi invece se ne stava tranquillo in attesa: Natsu era seduto su un tronco d’albero caduto, Lucy sulle ginocchia che stringeva Happy al petto, Wendy e Charla al loro fianco tendevano le orecchie verso la porta chiusa, attente ad un richiamo della maga medico e Gray, Juvia, Lisanna e Cana e i restanti maghi lì attorno sospiravano in attesa.
 
<< Gajeel-kun! Finalmente! >> urlò contenta Juvia non appena notò la folta chioma mora dell’amico.
<< Da quanto aspettate? >> ansimò il ragazzo, riprendendo fiato. Il cuore batteva all’impazzata nel suo petto in ansia e preoccupato, l’adrenalina che scorreva nelle vene del Dragon Slayer però l’elettrizzava.
Sarebbe nata da un momento all’altro.
Sarebbe nata la bellissima bambina che sognava da mesi, il granchietto blu delle sue fantasie a occhi aperti, il suo piccolo drago dal sorriso di fata, tale e quale a quello della sua nanerottola madre.
Non si era certo fatto convincere da nessuno, nemmeno dalla ragazza, che ci fosse il cinquanta per cento di probabilità che fosse maschio.
 
<< Te la sei presa comoda, ferro rugginoso. Siamo qui da stamattina, e ancora niente bimbo >> gli rispose Natsu, poggiando la fronte sulla schiena di Lucy.
<< Poryulsca non ci ha detto nulla, neanche una minima cosa. Dentro c’è il Master con Pantherlily … >> lo informò Erza, apparendo improvvisamente dietro di lui << … perché non vai dentro anche tu? >> gli domandò con un sorriso.
 
Gajeel non mosse nemmeno un muscolo e, con ogni probabilità, smise anche di respirare: che fare?
Era terrorizzato all’idea di assistere al parto; a sentire Alzack, fu terrificante quello di Bisca: erano terribilmente giovani quando nacque la piccola Asuka e Bisca l’aveva ovviamente voluto al suo fianco.
L’avesse mai fatto!
La giovane partorente l’aveva azzannato d’ingiurie delle più scurrili, minacciandolo di trasformarlo in un formaggio bucherellato a forza di proiettili e gli aveva rotto un paio di dita, rischiando pure di menomarlo, così da stroncare la sua carriera di mago pistolero.
Alzack rabbrividiva ancora al ricordo.
 
<< Chiodo storto, ci sei? >> gli sventolò una mano davanti agli occhi vacui Gray.
<< Lascia stare. Ci penso io >> intervenne Titania, alle sue spalle. Gray si fece da parte, sghignazzando, già pregustando le botte che la maga avrebbe riservato a Gajeel.
E non tardò a essere accontentato.
 
<< SVEGLIATI IDIOTA! >> urlò nel suo orecchio la ragazza, pestandolo tanto da far prendere alla terra sotto di loro la forma del Dragon Slayer << LI’ DENTRO C’E’ LEVY, CAPISCI? LA NOSTRA LEVY! CHE SOFFRE COME UNA DISPERATA PER FAR NASCERE IL VOSTRO BIMBO! E TU HAI PAURA!? MUOVI QUELLO STUPIDO CULO FLACCIDO E PORTALO DENTRO, CON UN PO’ DELLA TUA VIRILITA’! STAI PER DIVENTARE PADRE! >>.
I coraggiosi maghi di Fairy Tail non poterono far niente per fermare la furia di Erza – beh, più precisamente, ci tenevano a restare vivi -. E Gray e Natsu non avrebbero mai rinunciato a quello spettacolo.
<< Basta Erza. Ti sei sfogata abbastanza >> la voce del Master bastò a placare la maga, che ansiosa chiese notizie di Levy, gli amici attorno a loro in attesa quanto lei.
<< A momenti nascerà … >> rispose commosso, cercando di trattenere le lacrime – “La nostra Levy-chan, una mamma … ma ci pensate?” sussurra fra i singhiozzi il vecchio -. Si ricompose in fretta, avvicinandosi a Gajeel, steso immobile al suolo, parecchio ammaccato.
<< Forza ragazzo, è ora di tirare fuori le palle e affrontare faccia a faccia tua figlia >> gli fece coraggio, porgendogli una mano per aiutarlo – come quella volta … -.
Gajeel non se lo fece ripetere certo due volte e, deglutendo intimorito, si avviò verso la porta lasciata aperta, da cui intravide un sorridente ma notevolmente nervoso Lily.
 
<< Dice che ce la farà Master? Un bimbo piccolo nelle mani di Gajeel mi preoccupa un po’ >> sussurrò Erza, ma invece di ottenere una risposta precisa, il Master le dedicò un sorriso a trentadue denti che brillò d’orgoglio e fiducia, attenuando le sue preoccupazioni.
 
I suoi nakama non lo deridevano più, non lo schernivano, non avevano nemmeno voglia di cominciare una sana rissa per distendere i nervi tesi. Gli sorridevao e lo incoraggiavano.
Erano lì per lui, per loro, per il bambino che stava arrivando ed fu sicuro, ci avesse scommesso la sua dignità di Kurogane – già ampliamente fottutasi ogni qual volta Levy chiacchierava con le amiche – che l'avrebbero aiutato – magari facendosi anche due risate – a crescere quella marmocchia, a non farle del male, a renderla una degna maga di portare il marchio di Fairy Tail e rendere fiera la Gilda di avere fra le proprie fila una promettente Dragon Slayer. La sua bambina.
<< Forza amico … >> non fece in tempo a dirgli Lily che, alle orecchie di Gajeel e dei suoi compagni, arrivò acuto e sferzante un grido di Levy.
Il tempo di un battito di ciglia, un respiro trattenuto espirato, l’ultimo gemito di Levy … ed eccolo.
Il pianto della bambina si fece sentire potente fra quelle quattro mura di legno.
Vibrava di vita, quella voce stridula, di una nuova vita che non aspettava altro che avventure e risse, risate e battaglie.
Aspettava di cimentarsi in un’antica e potente magia, aspettava di immergersi nella fantasia d’inchiostro fresco e carta ingiallita.
Aspettava di crearsi un suo cammino. E lui e Levy e Pantherlily sarebbero stati lì per scansarle dalla strada gli intoppi, senza abbandonarla. Farsi amare sarebbe stato facile per lei.
Ma per il suo futuro ci sará tempo. Contava averla finalmente fra le braccia e guardarla sognare.
Non vedeva l’ora di innamorarsi anche dei suoi occhi.
<< LEVY! >> urlò Gajeel che con ampie falcate raggiunse la camera dove era stata portata la ragazza. Ignorò Poryulsca che gli intimava di uscire – con un sorrisone grande quanto Fiore ad abbellirle il viso grinzoso di rughe -, ignorò le urla di giubilo degli amici fuori, ignorò Lily che lo seguì come un’ombra perché, ai suoi occhi, l’unica cosa degna della sua attenzione era Levy distesa sul letto, il lenzuolo sgualcito e martoriato dalle sue mani arrotolato ai suoi piedi, la sottana che lasciava in bella vista le sue gambe. Sudata, arrossata, senza forze. I capelli scompigliati come onde di mare in una tempesta, il respiro affannato e gli occhi che fissavano il corpicino del figlio fra le braccia del medico; Poryulsca l’aveva appena coperto con una copertina chiara e glielo stava porgendo alla sua brusca entrata.
<< Guarda Gajeel >> sospirò Levy, le lacrime che le inondavano un viso che più bello e splendente in quel momento non l’aveva mai visto. Levy non poteva essere più meravigliosa ai suoi occhi, con il loro bambino in braccio.
Gajeel lentamente si avvicinò al letto, la vista leggermente offuscata.
Chi se ne frega se Kurogane piange. E’ nata sua figlia, che vadano tutti al diavolo! Che lo vedano pure frignare come una marmocchia!
<< Mi dispiace amore … >> cominciò Levy, confondendolo.
<< Cosa? >>
<< Te l’avevo detto che non dovevi esserne così sicuro … guardalo >> gli sorrise la ragazza, scoprendo un poco la coperta, mostrandogli il viso di suo figlio.
Un maschietto.
Il granchietto cielo dei suoi sogni non è nato.
Ma un piccolo drago gli è caduto fra le braccia e non importa che si sbagliasse – ma è sicuro che glielo rinfacceranno fino alla morte – perché ci sarà tempo per avere anche quella.
<< E’ un maschietto >> sorrise ebete il ragazzo, allungando un dito, premendolo delicatamente sulla guancia del figlio che smise di urlare, calmato dal calore materno.
<< Come lo chiamiamo? >> chiese subito. Serviva un nome alla svelta, perché lui aveva pensato solo a quelli femminili. Non si aspettava mica un maschietto!
Levy ammirava meravigliata il viso rosso del suo bambino. E Gajeel capì al volo: lei aveva già la riposta. Levy se lo sentiva, e aveva pensato a tutto. Il suo gamberetto pronto a tutto.
<< Iroh* >> sussurrò dolcemente, avvicinando il naso del bambino al suo, baciandolo leggermente.
<< Iroh? Iroh Redfox. Mi piace. E’ un nome forte, gli casca proprio a pennello >> le diede ragione Gajeel, soddisfatto << Chi è però? Un guerriero cazzuto dei tuoi libri? >> s’incuriosisce poi, volendone sapere di più.
Levy rise, una risata liberatoria che portò via il peso, la stanchezza e la fatica patita, rinvigorendola.
<< No, affatto. E’ il nome di mio nonno >> confessò lei, sorridendo commossa << ero molto piccola quando è morto, ma ricordo perfettamente che è stato lui a insegnarmi a leggere e scrivere, a parlarmi dei libri su cui studiare la mia magia e di Fairy Tail. Me ne ha fatto innamorare, della lettura. E’ merito suo se sono quella che sono, adesso. Se sono arrivata qua, con te e con il piccolo, lo devo inizialmente a lui. Mi ha salvato la vita. E sono certa che Iroh poterà con onore il suo nome >> pianse Levy, al suo ricordo. Lily si arrampicò su letto per vedere meglio il piccolo e sorrise a Levy, toccato dalle sue parole.
<< Lo farà certamente gamberetto >>
E fu sicuro, in quel momento, che ci sarebbe stato un motivo in più – come se quelli che già avevano in lista non sfiorassero l’infinito – per amare quel bambino.
 
<< BASTA FARE CASINO! HANNO BISOGNO DI RIPOSO, LEVY E IL BAMBINO! PERCHE’ DIAVOLO POI SIETE VENUTI IN MASSA QUI? ANDATE VIA, SPARITE DALLA MIA VISTA!! >> si sentì l’urlo spazientito di Poryulsca in tutta la foresta, mentre i loro nakama festeggiavano bevendo, fra grida e risate e anche, notò dalla finestra Gajeel, ballando danze improponibili e imbarazzanti.
Vide Poryulsca armarsi di bastone e rincorrere un Gray nudo come un verme, con Juvia alle calcagna. Natsu rideva di lui, Cana beveva senza sosta in compagnia del Master e Lucy e Wendy si rifugiarono dietro un albero insieme con Lisanna.
<< Pagnotta crescerà in mezzo a dei suonati. Come glielo evitiamo gamberetto? >> proferì all’improvviso il Dragon Slayer, non sapendo se ridere di loro o inquietarsi.
<< Non ne ho idea Gajeel >>.
 
 
E chi se ne frega se sembrerai più debole. Non avrai mai più tanta forza come adesso, pronto a spaccare il mondo. Solo per loro.
 
E chi se ne frega di quanti bastardi si metteranno in mezzo al vostro cammino, in quanti marceranno contro la vostra agognata felicità. Te li mangi a colazione quelli come loro.
 
E chi se ne frega degli sguardi intimiditi degli altri, dei loro sussurri alle tue spalle. Ti basta guardare l’amore di lei, l’affetto di Lily e l’orgoglio di tuo figlio.
 
Ti basteranno l’amicizia e la fedeltà di Pantherlily e sapere che gli affideresti – e lo fai anche ora – tutto quello cui tieni, sicuro che se ne prenderà cura quasi quanto te.
 
Ti basterà tenere la mano di tuo figlio e di quelli che verranno, insegnare loro a fare errori e a rimediarvi.
 
Ti basterà per tutta la vita tenere lei fra le braccia, fino alla fine dei tuoi giorni.
 
Perché ti faresti pestare da Erza decine di volte, per convincerti che meriti di starle accanto. Che il suo amore può salvarti per altre vite.
 
Perché rifaresti quei faticosi nove passi con lei altre dieci, cento, mille volte … sempre che Levy sia d’accordo.
 
“E non ci metterei la mano sul fuoco”, raccomanda la voce di Pantherlily.
 
 
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Oddio Oddio Oddio, ho davvero finito la Fic!!
E’ stata una goduria scriverla, mi sono divertita e commossa, mi è piaciuto da matti potermi cimentare nei vari prompt e cercare un modo per inserirli in un contesto sensato.
E ringrazio davvero tutti quelli che hanno seguito e commentato, in primis – e gli altri non me ne vogliano – MaxBarbie e Alechan 86, che mi hanno accompagnato fin dal primo cap. Mi dispiace ragazze, ma il pupo è un maschietto!!
Con questo vi saluto, è stato liberatorio scrivere questa Gajevy perché per parecchio desideravo raccontare una storia tutta loro e finalmente l’ho fatto. Con un passo da lumaca, ma sono arrivata alla fine!!
Ragazzi, ancora grazie e ci “leggiamo” prossimamente!!
Un abbraccio, tammy!
 
*Iroh: beh che dire … l’ho scelto per l’ovvia assonanza con la parola “Iron” (ma vaii, Capitan Ovvio che è in me!) e anche per un altro motivo … qualcuno di voi conosce Avatar – The last airbender? Vi ricordate dello zio di Zuko? Il vecchio pacioccone, amante del tea, tanto saggio e calmo da far concorrenza a Silente, cazzuto come pochi (per me lo era, e parecchio. Amavo quel vecchio!). Beh, non appena ho pensato a un nome da cercare al bambino, mi è venuto in mente lui. Non chiedetemi spiegazioni perché, giuro, non ve lo saprei nemmeno dire. Ripensandoci meglio, cercando un motivo del perché mi sia arrivato in mente lui, mi sono venute in testa tante idee: magari Gajeel sarebbe stato un padre come Iroh lo è stato per Zuko (scartata subito, Gajeel è un’altra pasta di cazzutaggine); magari il bambino sarebbe stato un piccolo saggio dalla pace interiore iper sviluppata che tira fuori le zanne al momento opportuno … poi l’illuminazione. Il probabile nonno di Levy.
Ed ecco spiegatavi brevemente l’Odissea che mi ha portato alla scelta di “Iroh” e alla sua motivazione.

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