I am my own worst enemy di Rowan936 (/viewuser.php?uid=245278)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Demone [Primo passo] ***
Capitolo 2: *** Angelo [Secondo passo] ***
Capitolo 3: *** Fratello [Terzo passo] ***
Capitolo 1 *** Demone [Primo passo] ***
Disclaimer:
Supernatural e i
personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric
Kripke, Warner Bros
Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della
fanfiction è
una canzone di Robert Pettersson. Questa storia non è stata
scritta a scopo di
lucro.
* * *
Demone [Primo
passo]
Uno speciale
ringraziamento alla mia Cas
per aver betato il primo capitolo.
Probabilmente non
avrei neppure pubblicato, altrimenti.
Alla larga da
Crowley.
Dean
se lo è ripetuto mille volte da quando Caino ha pronunciato
la sua profezia¹, mentre,
impegnato a prodigarsi in
sorrisi talmente larghi che gli fanno male le guance, dichiara
“Sto bene” e
finge di non vedere quanto Sam lotti per trovare una soluzione.
Non posso farci
niente, solo cercare di resistere il più a lungo possibile, si ripete,
perché
tentare di rassegnarsi a una morte imminente – non
è che non ci sia già passato
– è più facile che continuare a
illudersi di potersi salvare. Sa che non c’è
soluzione: glielo ha confermato Caino, che è morto annegando
nella sua stessa
follia, trafitto dalla lama gemella del marchio che porta il suo nome.
Ha
visto i suoi occhi, Dean, e sa di avervi scorto solo follia e sete di
sangue.
Sa
di essere già stato come lui, non molto tempo prima, quando
la morte non lo ha
accolto costringendolo a un destino peggiore: è diventato
una creatura non
diversa da quella che ha ucciso sua madre tanti anni fa e che ha dato
inizio a
tutto quanto.
Non
ne ha parlato con Sam: preferisce fingere di aver dimenticato
l’assenza di
emozioni, la leggerezza che ha provato quando l’anima non
pesava più su di lui
con tutte le colpe che si attribuisce da solo, l’assoluta
mancanza di terrore
nel sapere suo fratello in pericolo.
Ricorda
che una parte di lui ancora lottava, che un briciolo di
umanità, quello che
guidava le sue dita sul pianoforte facendogli intonare le strofe
di Hey Jude, lo faceva
sentire
come se quello non fosse del tutto il suo posto.
Persino
Crowley lo ha capito: « Perché
non fai a
tutti noi un grandissimo favore e ti schieri da una parte?!
» gli ha
urlato.
Dean
lo ha fatto quando ha dato la Prima Lama a Castiel.
Ogni
tanto ci pensa, a quell’arma maledetta che gli apparterrebbe
per sfortunato
diritto, ma subito tenta di concentrarsi su altro: cerca articoli di
cronaca
nera che suggeriscano la presenza di un caso, va a prendere due birre e
ne
porta una a Sam solo per lasciare che la voce di suo fratello copra i
suoi
pensieri, si butta sul letto con le cuffie alle orecchie e la musica
talmente
alta che la testa minaccia di esplodergli da un momento
all’altro.
Sta
adottando la prima soluzione quando Sam lo raggiunge di corsa, il volto
deformato dalla preoccupazione e il telefono ancora in mano.
Quello
non è mai un buon segno.
«
Che è successo? » domanda Dean, e a dire il vero
è quasi grato di avere una
distrazione, qualunque essa sia.
«
Crowley. » gli risponde Sam. « Crowley ha preso
Cas. Vuole la Lama. »
«
Figlio di puttana. » ringhia Dean, afferrando il coltello di
Ruby appoggiato
sul tavolo.
Mentre
guida ignorando spudoratamente ogni limite di velocità
– un tizio che ha quasi
tamponato gli impreca contro; Dean, per tutta risposta, gli mostra il
dito
medio senza nemmeno fermarsi; « Dean » «
Sbaglio o abbiamo fretta, Sam? » –, si
accorge che le mani gli tremano leggermente e il Marchio brucia, come a
voler
sottolineare la propria presenza.
Non ucciderlo. Non
devi ucciderlo.
Si ripete, come un mantra.
Se
avesse mai imparato a fidarsi di se stesso, forse sarebbe tranquillo,
ma
soprattutto in quelle circostanze non scommetterebbe un dollaro sulla
propria
capacità di autocontrollo.
Non ucciderlo.
*
Dean
non ricorda ogni dettaglio dello scontro.
Ricorda
di essere entrato in un edificio pericolante, di aver trovato Castiel
legato a
una sedia nel mezzo della stanza, conciato decisamente male per un
Angelo del
Signore che ha recuperato i suoi poteri²,
ricorda di aver stretto il coltello di Ruby un po’ troppo
forte tra le dita e
di aver cominciato a chiamare Crowley a gran voce, mentre Sam si
avvicinava
cautamente all’angelo, aspettandosi un’imboscata.
Poi,
i ricordi di Dean si fanno confusi: il re dell’Inferno si
è fatto vedere, ha
detto qualcosa che il cacciatore non riesce a ricordare, poi Castiel,
ancora
sulla sedia e a poca distanza da lui, ha aperto gli occhi, mugugnando
qualcosa
con una smorfia di dolore ed è come se Dean avesse
cominciato a vedere tutto
rosso.
Dopo,
ha la mani ricoperte di sangue, schizzi scuri sui vestiti e un cadavere
sotto
di sé.
Prova
rabbia e non riesce a fermarsi, anche se Sam lo chiama, anche se una
parte di
lui lo sta insultando per quello che ha appena fatto, anche se devono
portare
Castiel al bunker il prima possibile.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
È
un impulso incontenibile, una voce che gli parla e lo guida nelle sue
azioni,
spingendolo a continuare a infierire sul corpo immobile sotto di
sé.
Affonda, uccidi. Se
lo merita.
Gli
piace, si sente bene, meglio di quanto non sia stato da tempo.
«
Dean! Dean, fermati. »
Uccidi, uccidi.
«
Dean! Smettila, Dean! »
Sam.
Giusto, Sam.
Il
suo fratellino.
Sammy.
È
come se tornasse a vedere dopo infiniti istanti di completo buio: prima
mette a
fuoco le proprie mani che stringono la lama tinta di sangue fino
all’elsa, poi
il volto deturpato di Crowley. Sente il mondo crollargli addosso, e
forse è per
questo che non si accorge del rumore prodotto dall’arma che
gli sfugge di mano.
Posa
lo sguardo su Sam, che lo fissa con occhi spalancati di terrore,
sorreggendo
Castiel che lo guarda a sua volta. A Dean pare di vedere negli occhi
dell’angelo la consapevolezza di quello che dovrà
fare.
*
Dean
insiste per mettersi a guidare, anche se Sam continua a fissarlo con
quell’aria
preoccupata che, purtroppo, è più che
giustificata. Sistemano
Castiel sui sedili posteriori e il
maggiore dei Winchester gli lancia un’occhiata di tanto in
tanto.
«
Tutto okay là dietro? » domanda a un certo punto,
giusto per spezzare il
silenzio calato nell’Impala e perché non gli piace
che l’angelo chiuda le
palpebre come se volesse dormire o fosse morto.
«
Sto bene. » assicura Castiel, peccato che la sua voce sia
appena udibile.
«
Non capisco: » ammette Dean « credevo fossi tornato
a essere un incredibile
guerriero di Dio o roba simile… Com’è
che Crowley ti ha catturato così
facilmente e ridotto in quello stato? »
«
La Grazia che possiedo in questo momento… Non è
mia… » spiega l’angelo « E
si…
Consumerà… Prima o poi… »
«
Tieni duro, ci siamo quasi. » li interrompe Sam, lanciando
un’occhiataccia
della serie “Lascialo in pace ora, ne parliamo
dopo” al fratello.
Dean,
per una volta, gli dà retta.
First, first you’d
kill Crowley– There’d be some strange mixed
feelings on that one,
but you’d have your
reason, get it done, no remorse.³
________________________________________________________________
¹ Riferimento
all’episodio 10x14, quando Caino dice a Dean che è
destinato a uccidere prima
Crowley, poi Castiel e infine Sam, perdendo definitivamente la sua
umanità.
² Dean non ha
avuto
a che fare con Castiel a inizio stagione, quando è quasi
morto perché la Grazia
rubata si stava consumando, e non mi pare che gli sia mai stato
spiegato il
funzionamento di tutta questa storia della Grazia esauribile. Se invece
mi
fosse sfuggito, chiedo perdono e vi prego di farmela passare come
licenza
poetica :)
³ Caino,
Supernatural
10x14 “The Executioner’s
Song”
________________________________________________________________
Angolo autrice
Mmh.
Allora. Dunque. Salve *agita la mano*
Questa
è la prima storia in questo fandom, ma diciamo che visto che
almeno quaranta
minuti di ogni mia giornata sono dedicati a una puntata di Supernatural
era
solo questione di tempo prima che mi decidessi a pubblicare qualcosa.
Dunque.
Questa fanfiction è un what if? che vede Dean perdere la sua
lotta contro il
Marchio, come predetto da Caino. Mi auguro vivamente che nella serie si
salvi
(dai su, succederà, siamo ottimisti), ma intanto io ho
scritto la versione
tragica della cosa. Perché io adoro Dean e per questo deve
soffrire. Come se
non patisse già abbastanza nel canon.
Si
tratta di una mini-long che, vi anticipo, dovrebbe durare tre capitoli
(gli
altri due saranno un po’ più lunghi rispetto a
questo). Vi avverto inoltre che
non ci saranno coppie all’interno della fanfiction, essendo
più
un’introspettiva su Dean, ma
sappiate
che io shippo Destiel. Ho cercato di mantenere il rapporto platonico,
ma non
sono certa di esserci riuscita come si deve.
Essendo
poi la mia prima storia nel fandom, è possibile
probabile che abbia
combinato qualche disastro con la caratterizzazione. Anche
perché Dean va
fuori di testa qui. Quindi, avvisatemi se ritenete che sia
necessaria la
nota OOC. Ovviamente le critiche costruttive sono sempre bene accette,
non sono
Chuck, io.
Bene,
grazie a chiunque sia arrivato fin qui, cercherò di
aggiornare tra cinque/sette
giorni al massimo :)
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Capitolo 2 *** Angelo [Secondo passo] ***
Disclaimer: Supernatural e i
personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric
Kripke, Warner Bros
Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della
fanfiction è
una canzone di Robert Pettersson. Questa storia non è stata
scritta a scopo di lucro.
*
*
*
Angelo [Secondo
passo]
«
Non significa niente, Dean. » continua a ripetergli Sam,
mentre Castiel riposa
in una stanza del bunker. « Dovevi farlo. »
Dean
lo guarda storto, perché sanno entrambi che sta mettendo.
Avrebbe
potuto sconfiggerlo senza ucciderlo, avrebbe potuto metterlo fuori
gioco per il
tempo sufficiente a portare via Castiel. Avrebbe potuto per lo meno
evitare di
continuare a pugnalare il suo cadavere, in ogni caso.
Invece
no, ha perso il controllo e lo sanno entrambi.
«
Non dire cazzate. » sbuffa Dean, ingurgitando un sorso di...
Cos’è quella roba?
Boh, è alcolico, quindi va benissimo.
Si
sente strano.
Strano,
non solo arrabbiato con se stesso perché sta mandando tutto
a puttane, non solo
spaventato perché il prossimo sulla lista è
Castiel: ha come la sensazione che
quella stretta allo stomaco nel ripensare al cadavere sotto di lui non
sia
dovuta solo al disastro che sta combinando.
Non
prova affetto nei confronti di Crowley, di questo almeno è
abbastanza certo.
Quell’abbastanza
non dovrebbe stare lì.
Non
ha dimenticato ciò che ha fatto quando era un demone e
ricorda di aver passato
una quantità di tempo tremendamente lunga con il re
dell’Inferno. Ma,
soprattutto, ricorda che Crowley ha dimostrato di tenere a lui, nella
maniera
perversa in cui un demone può tenere a qualcuno, per lo
meno. Dean ricorda la
sensazione di essere privo di anima e sentimenti, ed è certo
che non gliene
fregasse un granché di quello che Crowley provava per lui.
Però, gli piaceva la
sua compagnia, in qualche modo.
E
forse è anche per questo che si sente una merda, al momento.
«
Dean? Mi stai ascoltando? »
Dean
alza lo sguardo su di lui e Sam lo fissa con quegli occhi spaventati
che
somigliano tanto a quelli del bambino che di notte gli toccava il
braccio
perché aveva avuto un incubo e voleva stare nel letto con
lui.
«
Dean, non è sbagliato quello che hai fatto, okay?
Era… Era necessario, ed è di
Crowley che stiamo parlando! » insiste il minore dei
fratelli, con convinzione.
Dean è combattuto tra il desiderio di abbracciarlo e
prenderlo a pugni.
Opta
per una sana menzogna.
«
Ma sì, forse hai ragione. » concede, con un mezzo
sorriso.
Dai,
Dean, puoi
fare di meglio.
Il
sorriso si allarga.
«
Vado a togliermi ‘sti vestiti di dosso. » annuncia,
lasciando la bottiglia
ormai praticamente vuota sul tavolo. Mentre si allontana, sente lo
sguardo di
Sam fisso sulla sua schiena.
*
Dopo
qualche giorno, Castiel si è praticamente ripreso, anche se
ha delle enormi
occhiaie da sonno e gli occhi stanchi.
Sam
ha provato a dirgli di procurarsi un’altra Grazia, ma la
risposta che ha sempre
ottenuto è stata sulla linea: « Ho già
ucciso troppi dei miei fratelli. »
«
Magari Metatron può aiutarti. » suggerisce quella
mattina il minore dei
Winchester. Dean sta bevendo il suo caffè con gli occhi
bassi: sono giorni che
evita anche solo di incrociare lo sguardo di Castiel. «
È lui che ti ha rubato
la Grazia, no? »
«
Al momento abbiamo già abbastanza problemi senza correre il
rischio di far
uscire Metatron di prigione. Se scappasse sarebbe un disastro.
» afferma
l’angelo e, Dio, Dean ha
voglia di
prenderlo a testate. Parla come se non ci fosse la sua vita in gioco, o
meglio,
parla come se non fosse importante.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Stringe
la tazza tra le dita, sentendo la stanchezza derivante dalle suo
dormire poco e
male negli ultimi giorni crollargli addosso con tutto il suo peso.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Sam
sta protestando, afferma che la vita di Castiel non deve passare in
secondo
piano.
Dean
ha voglia di tapparsi le orecchie, ma non servirebbe a niente.
Uccidili,
uccidili,
starai meglio.
«
Vado in bagno. » annuncia, alzandosi forse un po’
troppo in fretta.
*
«
Dean. »
Si
volta verso la porta.
«
Ehi, Cas. » dice, con forzata allegria. Vattene,
vattene via. « Non dovresti dormire a
quest’ora? »
«
Sono un angelo. »
«
Con una Grazia malandata. »
Castiel
tace per qualche istante e Dean quasi si pente di averci scherzato su.
«
Anche tu dovresti dormire. » dice però
l’angelo, prima che l’idea di scusarsi
prenda davvero forma nella mente del cacciatore. Vattene,
Cas, vattene.
«
Sto… Cercando di capire se c’è un caso
qui. » gli spiega Dean, battendo un paio
di colpetti sul portatile aperto di fronte a lui, e non è
una bugia.
«
Sembri stanco. » gli fa notare Castiel.
«
Senti da che pulpito. »
«
Io ho una Grazia che si sta consumando dentro di me, quindi, se hai
finito di
cercare di sviare il discorso sulla mia
condizione, potremmo parlare un po’ dei tuoi incubi, invece?
»
Dean
deglutisce di fronte allo sguardo decisamente poco amichevole
dell’angelo e si
rende conto che, sì, Grazia malandata o no, Castiel
è sempre in grado di psicoanalizzarlo
senza alcun problema.
«
Non è nulla di nuovo, Cas. » concede, riluttante.
«
Che cosa sogni? »
«
Perché ho la netta sensazione che tu lo sappia benissimo?
»
La
replica quasi ringhiata cade nel silenzio. Castiel lo fissa senza dire
una
parola, e Dean si passa una mano sulla bocca.
«
Cas. » comincia, e la voce gli esce roca. « Ricordi
che cosa mi hai promesso,
vero? »
L’angelo
attende qualche istante prima di rispondere. Dean lo detesta per questo.
«
Certamente. »
«
Lo farai, non è vero? »
«
Forse non sarà necessario. »
«
Lo farai? »
Dean
non vuole bugie o false rassicurazioni, solo la conferma che Castiel
manterrà
la sua promessa e lo spedirà all’Inferno con
qualunque mezzo, qualora le cose
dovessero mettersi male. E succederà, ne è certo.
L’angelo
sospira, ma annuisce.
«
Grazie, amico. » gli sorride Dean, e si sente un
po’ sollevato, perché magari
non sarà direttamente responsabile dell’uccisione
della sua famiglia, quando
già sulle sue spalle gravano le morti di molti dei suoi cari.
Castiel
esita, poi gli augura la buonanotte e sguscia via nella penombra del
corridoio.
«
‘Notte, Cas… » mormora Dean, tornando a
navigare su Internet alla ricerca di
una distrazione per i prossimi giorni.
*
Non
è riuscito a dormire come si deve né a trovare
qualcosa da uccidere per i
successivi quattro giorni. Un paio di volte, insieme a Sam,
è andato a visitare
qualche scena del crimine nella speranza che ci fosse un caso, ma non
hanno mai
trovato niente e dunque Dean si domanda dove diavolo siano tutte quelle
schifezze soprannaturali, che di solito sbucano come funghi, quando gli
servono.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Ha
paura di essere sul punto d’impazzire e ha come
l’impressione che se non
bevesse quantità industriali di caffè non
riuscirebbe neppure a reggersi in
piedi. O magari sì, ripensando a come l’insonnia
sia un problema già
presentatosi in passato, ad esempio al suo ritorno
dall’Inferno o dopo la
“morte” di Castiel e quella vera di Bobby poco
dopo.
L’angelo
non gli ha più parlato, da quella notte.
O
meglio: Dean lo ha accuratamente evitato e Castiel non ha opposto
resistenza,
forse per prepararsi a fare quel che deve o forse perché ha
finalmente imparato
a rispettare gli spazi personali – pfft,
figuriamoci.
«
Dean, vuoi che guidi io? Magari è il caso che tu dorma un
po’. » suggerisce
Sam, mentre sono sull’Impala di ritorno dal terzo falso
allarme – Un caso, maledizione, non
potete darmi uno
stupido caso?!
«
Nah. » nega Dean. Uccidi, uccidi,
uccidi.
Ti sentirai meglio, basta che tu li uccida. «
Passami il thermos: un po’ di
caffè e sono a posto. »
«
Dean, non dormi da giorni, non credere che non lo sappia. »
lo rimprovera Sam,
con un’occhiataccia che il maggiore dei fratelli coglie solo
con la coda
dell’occhio, impegnato com’è a far finta
di concentrarsi sulla strada.
«
Non dire sciocchezze, ieri ho dormito. » Per
un’ora e mezza complessiva, forse.
«
Dean– »
«
Oh, andiamo, passami quello stupido thermos e chiama Cas per vedere se
è tutto
okay. » lo interrompe il cacciatore, allungando la mano come
incoraggiamento.
Sam
sbuffa, passandogli il caffè ed estraendo il telefono.
«
Certo che potresti anche telefonargli tu, una volta tanto, visto che
insisti
perché lo chiami in continuazione. » borbotta, ma
Dean non lo sta ascoltando.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
*
Trema,
forse per il freddo, però sente le guance in fiamme e il
Marchio che brucia
sulla pelle.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
La
mano tremante s’infila nella giacca alla ricerca del
cellulare: deve chiamare
Sam, lui di certo saprà cosa fare, Sammy può
aiutarlo…
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Riesce
ad afferrare il telefono, ma quando fa per avviare la chiamata
l’apparecchio
gli esplode tra le mani e schizzi di sangue gli colpiscono il viso
insieme a
brandelli di carne.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Magari,
se prega abbastanza forte, Castiel può raggiungerlo e
aiutarlo.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Spalanca
la bocca per chiamare l’angelo, può anche
abbassarsi a congiungere le mani e
borbottare quelle poche parole che ricorda del Padre Nostro, se proprio
è
necessario, ma deve funzionare per
forza.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Cas!
Cas!
Nella sua mente il
richiamo è forte e chiaro, ma non riesce a far uscire la
voce. Cas, ho bisogno di te. Cas!
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Continua
a tremare, nessuno viene ad aiutarlo. È solo e ha voglia di
uccidere.
Quando
spalanca gli occhi, Dean è ancora solo e quella voglia
malsana non se n’è
andata.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Rimane
sdraiato sul letto, le gambe attorcigliate alle lenzuola e la maglia
zuppa di
sudore appiccicata alla pelle, in attesa che passi o che il bisogno
scemi fino
a divenire quantomeno sopportabile.
Non
succede niente.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Con
il cuore che martella in petto, si alza più velocemente che
può, cadendo
praticamente a terra con il lenzuolo ancora attorcigliato attorno a una
gamba.
Respira affannosamente mentre attraversa al buio il corridoio fino a
giungere
in cucina a tentoni.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Si
china sul lavandino e si butta in faccia dell’acqua fredda,
cercando di
recuperare la propria lucidità mentale –
l’ha mai avuta?
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
«
Ciao, Dean. »
Nel
sentire quella voce, il cuore del cacciatore smette di battere per un
istante,
mentre il terrore gli deforma il viso. Si volta, e le ginocchia quasi
cedono
quando riconosce la figura di Caino in piedi a non troppa distanza da
lui, con
un sorriso storto sulle labbra.
«
Tu– Tu sei– Io ti ho– Non puoi–
» farfuglia Dean.
Caino
continua a sogghignare gli istanti necessari perché il
Winchester recuperi la
lucidità mentale sufficiente a scagliargli contro una sedia
e filarsela verso
la stanza di Castiel.
«
Cas! » chiama Dean, spalancando la porta senza troppi
complimenti e trovando
l’angelo sdraiato sul letto.
«
Dean » replica Castiel, issandosi sui gomiti. « Che
cosa succede? »
«
Dove hai messo la Lama, Cas? Mi serve quella maledetta cosa!
» esclama il
cacciatore, chiudendosi velocemente la porta alle spalle e girando la
chiave.
Come se servisse a qualcosa, poi, ma al momento pensare razionalmente
non gli
riesce.
«
Cosa? Che stai dicendo Dean? » domanda Castiel, mettendosi a
sedere e
aggrottando le sopracciglia.
Dean
ha voglia di prenderlo a pugni.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
«
Porca puttana, Cas, c’è Caino di là, mi
serve quella– Oh Cristo, Sam! Devo
avvertire Sam! »
Dean
fa per voltarsi e correre in camera di suo fratello, ma Castiel lo
afferra per
un braccio.
«
Che cosa stai facendo?! » gli urla in faccia il cacciatore.
Non può stare lì:
Sam è ancora a letto, probabilmente ignaro di tutto, e Caino
gira per la casa; Dio, come ha
potuto essere così stupido
da non avvertire immediatamente suo fratello?! Magari perché
pensava che
Castiel gli avrebbe subito detto dove trovare la Lama, magari
perché era troppo
impegnato a cercare di capire come ammazzare quel figlio di puttana,
magari–
«
Dean. » lo chiama Castiel,
afferrandogli entrambe le braccia e parlandogli con una tale calma che
il
cacciatore prova un’irrefrenabile voglia di staccargli la
testa a morsi – Sam è di
là, devo andare da lui, devo
avvertire Sammy – « Dean, calmati. Caino
è morto, Sam non è in pericolo. »
Dean
emette un grugnito di frustrazione, strattonandolo per liberarsi.
«
Cazzo, lasciami! Non capisci, Caino– »
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
«
È morto, Dean! » Ma perché non capisce?
– Uccidi,
uccidi, uccidi – Perché non lo lascia
andare a salvare suo fratello? – Uccidi,
uccidi, uccidi – Proteggerlo è – Uccidi, uccidi, uccidi
– il suo
compito, maledizione! – Uccidilo,
uccidilo ora! – « Cerca di calmarti,
sicuramente hai avuto un in– »
Dean
non ce la fa più e gli molla un pugno in faccia, cercando di
approfittare
dell’attimo di debolezza dell’avversario per
sgusciare via dalla sua presa, ma
Castiel riesce a trattenerlo per un braccio.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
«
Lasciami, bastardo, lasciami! »
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
«
Dean, cerca di calmarti! »
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
«
Ti ho detto di lasciarmi! » urla Dean, cercando di sovrastare
i suoni che
gl’incasinano la testa.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
«
Dean, è tutto a posto, va tutto bene. »
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Con
la coda dell’occhio, vede il pugnale angelico che Castiel
tiene sul comodino.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Nemmeno
si è reso conto di averlo afferrato – «
Dean! Cas! Che cosa succede?! » –, che
lo sta puntando contro all’angelo.
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
«
Dean, fermo– »
Uccidi,
uccidi,
uccidi.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Quando
affonda la lama nel torace di Castiel, tutto finalmente diventa
silenzioso,
come se qualcuno avesse all’improvviso tolto
l’audio. Le orecchie di Dean
fischiano, un’animalesca furia gli deforma il volto mentre
affonda il pugnale
fino all’elsa.
Castiel
lo guarda a occhi spalancati, la bocca impastata di sangue e una punta
di
sconcerto sul viso pallido – Colpi alla porta, spallate
probabilmente; Dean non
le sente; « Dean! Dean, qualunque cosa tu stia facendo,
fermati! Dean! »
Una
parte di Dean urla, l’altra gioisce. Non riesce a sentire la
prima, è stata
silenziata come le voci che lo incitavano – altre spallate;
la porta inizia a
cedere.
Rigira
la lama nella ferita, sente la presa sul suo braccio farsi sempre
più debole. Castiel
gorgoglia qualcosa, forse il suo nome – « Dean!
Dean! Fermati! »
Il
cacciatore estrae la lama, lo sguardo indugia sul sangue fresco, mentre
l’angelo si accascia ai suoi piedi.
La
porta cede, Dean sussulta, l’arma celeste cade a terra con un
tintinnio
orrendo.
«
C-Cas? »
L’audio
non sembra voler ripartire, l’unica cosa che riesce a sentire
sono i battiti
sordi del suo cuore che tenta di sfondargli il petto.
No,
no, no.
Ti prego, no.
«
Cas! »
Afferra
quello stupido trench che Castiel indossa anche di notte, lo tira su di
peso
nella speranza di individuare qualche segno di vita, ma tutto quello
che trova
sono due occhi chiusi e una macchia scarlatta al centro del petto
immobile.
Per
favore, per
favore, no.
«
Cas. »
Lo
scuote, ignorando il dolore alle ginocchia su cui sta appoggiando tutto
il peso,
anche se è stupido e non serve a niente.
«
Cas »
Si
sente afferrare da dietro e un paio di braccia lo trascinano via.
Continua
imperterrito a pregare un Dio sul quale non ha mai fatto affidamento,
perché in
fondo quello lì è uno dei suoi figli e, andiamo,
non lo lascerà morire così,
per la sua debolezza.
Ma
questa volta nessuna forza divina resuscita l’angelo caduto.
And
then you’d kill
the angel Castiel.
Now
that one, that
I suspect would hurt something awful.¹
________________________________________________________
¹ Caino, Supernatural
10x14 “The Executioner’s
Song”
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Capitolo 3 *** Fratello [Terzo passo] ***
Disclaimer:
Supernatural e i
personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric
Kripke, Warner Bros
Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della
fanfiction è
una canzone di Robert Pettersson. Questa storia non è stata
scritta a scopo di lucro.
* * *
Fratello [Terzo
passo]
Non
c’è mai stato nessun Caino.
Dean
suppone che una parte di lui lo sapesse, in fondo, eppure non vuole
crederci.
Perché se il pericolo fosse reale, la colpa forse sarebbe un
po’ meno sua.
Continuerebbe a ingurgitare quantità indecenti di alcool e a
detestarsi anche
più del solito, ma almeno Sam potrebbe giustificarlo
raccontando una mezza
verità, potrebbe dirgli che gli eventi lo hanno spinto a
perdere il controllo,
potrebbe tirare su una debole difesa per l’assassino che
è.
Ma
non c’è mai stato nessun Caino e la colpa
è interamente sua.
Ha
ucciso Castiel senza alcun motivo, ingannato da
un’allucinazione, guidato dal
mostro che si annida nel suo petto.
Non
sa con che coraggio sia rimasto a guardare il corpo
dell’angelo bruciare, in
piedi di fianco a Sam che piangeva e non diceva una parola.
La situazione
dovrebbe essere invertita, non
può fare a meno di pensare, i pugni stretti e la
voglia di mettere sotto sopra il bunker, con quelle voci che al momento
è
riuscito a relegare in un angolo della sua mente come sottofondo.
Castiel
dovrebbe fissare la sua pira insieme a Sam, che dovrebbe cercarsi una
ragazza
con cui cominciare una vita normale, quella che ha sempre voluto,
mentre Dean
dovrebbe marcire all’Inferno, dal quale forse
l’angelo non avrebbe mai dovuto
salvarlo.
Ma
il Marchio gli avrebbe permesso di morire, o lo avrebbe trasformato di
nuovo in
un demone? Be’, i demoni si possono uccidere, no? Ma lui non
era proprio un
demone, più un Cavaliere Infernale… Non importa,
avrebbe funzionato, in qualche
maniera.
Può ancora funzionare.
Non
si sono parlati molto, lui e Sam.
Dean
sa che non lo incolpa per quanto successo, ma è il loro
classico modo di
affrontare i lutti: tacciono, mentre Sam cerca l’occasione
giusta per parlare
con il fratello che evita accuratamente di dargliene modo.
Anche
se questa volta è diverso, perché il maggiore dei
Winchester non ha nessun
diritto di piangere quella morte, visto che sono state le sue mani ad
affondare
la lama.
«
Non sei stato tu, è stato il Marchio
» gli direbbe sicuramente Sam, ma Dean non sa che farsene di
quelle menzogne.
«
Sam. »
È
entrato nella camera di suo fratello senza neppure bussare, facendogli
prendere
un mezzo infarto.
«
Dobbiamo parlare. » annuncia, sistemandosi in piedi di fronte
al letto su cui
Sam è seduto. Lancia un’occhiata alla stanza
spoglia e non gli piace che suo
fratello non abbia personalizzato la propria camera, ora che hanno una
casa.
Sam
annuisce, incitandolo con un cenno a parlare.
«
Tu sai dove si trova la Prima Lama? » domanda Dean, senza
troppi giri di
parole, e gli occhi di suo fratello si rabbuiano.
«
Dean– » comincia Sam, ma viene subito interrotto.
«
Non voglio ammazzarci nessuno. » afferma il fratello.
«
E allora che cosa vuoi farci? » domanda Sam, e suona
sarcastico. A Dean fa
male, perché in qualche modo la vede come una manifestazione
della rabbia di
suo fratello per la morte di– Non riesce nemmeno a pensarci. Dovevo
portarmi dietro una bottiglia di birra.
«
Quell’arma è l’unica cosa che possa
farmi fuori. » spiega Dean, con calma
surreale. « Ecco cosa voglio farci. »
Come
si aspettava, Sam scatta all’improvviso in piedi, gli occhi
spalancati e un
grosso “Scordatelo” scritto in fronte.
«
Stai scherzando. » sbotta, incredulo.
Dean
sbuffa, roteando gli occhi con fare esasperato, quando in
realtà vorrebbe afferrare
suo fratello e rivoltarlo come un calzino, perché, davvero, anche un idiota capirebbe che
quella è l’unica soluzione.
Lui ci è arrivato, no?
«
Sam, pensaci: » dice, ed è incredibile come riesca
a simulare calma. « se la
Prima Lama ha ucciso Caino, può uccidere anche me.
»
«
Non è quello il problema, e lo sai benissimo. »
ringhia Sam. Dean non capisce
come possa lottare ancora per lui dopo quello che è successo
– quello che ha fatto.
«
Andiamo, Sammy! » sbotta. « Non
c’è altra soluzione! »
«
Ne troveremo una. Come sempre. »
Dean
sente gli occhi bruciare per la rabbia e la frustrazione.
«
Non dire cazzate! Io ho– Ho ucciso– »
La
voce di Dean si spezza e Sam abbassa lo sguardo. Il maggiore dei
fratelli si
passa una mano sul volto, con un sospiro stanco.
«
Sammy, » dice, per
l’ennesima volta.
« mi sono spinto troppo oltre, okay? Sono fuori controllo.
»
«
Dean– »
«
Crowley… Crowley posso accettarlo. Crowley era un demone,
avevo giurato di
ucciderlo tempo fa e non era nulla per me. Ma… Questo… Quello che ho fatto
è troppo, Sammy. Ho oltrepassato la
linea. »
«
Possiamo sempre… Non lo so, possiamo trovare qualcosa. Non
è troppo tardi. »
tenta Sam, ed è disperato. A Dean la sua espressione ricorda
tremendamente
quando il suo tempo stava per scadere e i mastini infernali mandati per
lui
raschiavano la porta in attesa di riscuotere il debito. Anche allora
pensava di
essere senza speranza.
E
lo era, in effetti, sarebbe rimasto a marcire all’Inferno per
l’eternità, se
Castiel–
Dean
si obbliga a non pensare all’angelo, lancia a Sam
un’occhiata triste, con un
accenno di sorriso sulle labbra, poi mormora: « Non mi hai
ancora detto se sai
dove ha nascosto la Prima Lama. »
«
No. » risponde Sam, in fretta.
Dean
teme che gli stia mentendo.
«
Davvero, no. » ripete suo fratello «
Cas… Riteneva che sarebbe stato più sicuro
non dirmi niente. »
Dean
ignora la fitta al petto nel sentire quel nome, e annuisce, non ancora
sicuro
che quella sia la verità.
«
Allora dobbiamo trovarla. » annuncia.
*
Si
è praticamente barricato in camera sua a spremersi il
cervello per cercare di
capire dove possa trovarsi la Prima Lama. E anche perché
ogni volta che si
trova insieme a Sam, a distanza da pochi giorni dal suo ultimo
omicidio, prova
l’irrefrenabile desiderio di ammazzarlo a mani nude.
Non
tanto perché è lui, quanto perché
sente il bisogno fisico di ammazzare
qualcosa.
Ma
non può perdere tempo a cercare un caso che gli permetta di
sfogarsi: deve
assolutamente individuare quella maledetta lama, perché la
situazione potrebbe
degenerare da un momento all’altro.
Ha
il terrore di svegliarsi un giorno e trovare Sam morto ai suoi piedi,
con un
coltello piantato nel petto. Che cosa farebbe allora? Cercherebbe la
Prima Lama
per farla finita, forse. O magari sarebbe già troppo lontano
dalla sua umanità
per fare la cosa giusta.
Seduto
sul letto con il computer sulle gambe, Dean sospira. Chiude il
portatile,
posando lo sguardo sulla sedia a non molta distanza dal suo letto.
L’ha messa
lì perché Castiel ha – aveva
– il vizio di “vegliare su di lui”
durante la
notte. Almeno così poteva stare seduto.
Dean, è tutto a
posto, va tutto bene.
La
voce dell’angelo gli rimbomba in testa, ed è
incredibile che in uno dei suoi
ultimi momenti Castiel stesse cercando di rassicurarlo. Una volta gli
ha detto
di non servire lui, ma Dio e il Paradiso. Allora perché si
è sempre comportato
come il migliore degli angeli custodi?
E
lui, in ogni caso, che cosa gli ha dato in cambio? Lo ha ammazzato.
Dean.
È
stata la sua ultima parola, un sussurro strozzato che a malapena gli
è arrivato
alle orecchie.
Dean
tira su la manica destra della camicia e osserva il marchio sulla
propria
pelle. Inizia a grattarlo con le unghie, come a volerlo cancellare. Sa
di non
poterci riuscire: è stato Castiel a dirgli che non si tratta
di una cosa solo
fisica.
«
Cas… » mormora Dean, e chiamarlo fa male.
« Non so dove ti trovi ora. Se in un
qualche Paradiso per angeli, o… O magari in una specie di
Purgatorio, non lo
so. »
Non
hanno incontrato altri angeli in Purgatorio, solo Leviatani,
Vampiri… Magari
gli angeli non hanno un aldilà, dopotutto, perché
non dovrebbero morire. Magari
per loro tutto finisce, semplicemente.
Non
vuole pensarci.
«
Non sono nemmeno certo che tu possa sentirmi. Mi auguro che…
Che tu sia felice
su una nuvola, o qualcosa del genere. »
Si
sente stupido, perché quasi spera che Castiel possa apparire
dal nulla da un
momento all’altro, che Dio alla fine lo abbia ascoltato.
«
Io… Mi dispiace. Mi dispiace, è tutta colpa mia.
E siete sempre voi altri a
pagarne le conseguenze. »
Non
fa altro che combinare disastri su disastri e il prezzo qual
è? La vita delle
persone a cui tiene. Loro muoiono e lui, che dovrebbe essere morto da
tempo, da
quando suo padre ha venduto la sua anima perché avesse salva
la vita, è ancora
lì, a fare danni.
«
Se mi puoi sentire… Non lo so, ti prego, fai qualcosa per
aiutarmi a trovare
quella lama e farla finita. Ho… Ho bisogno di aiuto.
»
Detesta
pregare, lo fa sentire debole e vulnerabile. Ma non è la
prima volta che si
mette lì e si rivolge a Castiel, perché se Dio ha
smesso di curarsi di loro da chissà
quanto, quell’angelo ha passato tanto tempo al suo fianco. E
sì, ha commesso
degli errori, ma sempre con le migliori intenzioni, e ha comunque
sempre
cercato di rimediare.
Ma,
in ogni caso, lui dovrebbe starsene zitto.
«
Cas… Mi dispiace, cazzo, mi dispiace tantissimo. »
«
Ti fa sentire meglio? » ha
chiesto
una volta a Castiel, che tentava disperatamente di ottenere il suo
perdono
prima di morire, scusandosi sinceramente.
«
No. » gli ha risposto
l’angelo. « A te?
»
«
No. »
E
anche ora, da solo in una stanza vuota, con gli occhi disperati e la
bocca
colma di inutili “Mi dispiace”, non si sente
sollevato dopo aver rivolto quella
preghiera a chi, per colpa sua, forse ha cessato completamente di
esistere.
*
«
Ti ho portato da mangiare. » annuncia Sam, posandogli un
vassoio con un paio di
panini e dell’acqua sul comodino.
Dean
borbotta qualcosa, gli occhi fissi sullo schermo del computer.
È
più di una settimana che non esce da quella stanza se non
per andare a prendere
qualcosa da mangiare in cucina, fare rifornimento di alcolici o andare
in
bagno, e ovviamente suo fratello è piuttosto preoccupato.
«
Dovresti mettere il naso fuori di casa. » propone infatti
Sam.
«
Sono un tantino impegnato. » replica Dean, che sta diventando
pazzo: è arrivato
a navigare a casaccio su Google Maps nella speranza di avere
un’illuminazione
su dove possa trovarsi quella maledetta Prima Lama. E ora deve pure
ricacciare
indietro il bisogno di tagliare la gola a suo fratello.
«
Forse ho trovato un caso. » dice Sam, in tono casuale.
Dean
alza lo sguardo su di lui.
«
Dovresti darmi una mano, invece che cercare casi! » lo
rimprovera.
Sam
rotea gli occhi.
«
Senti, siamo a un punto morto, tanto vale fare qualcosa di costruttivo
nel
frattempo. »
Dean
è tentato, molto.
Ricorda
le parole di Crowley, che una volta gli ha spiegato come il Marchio
voglia
spingerlo a uccidere. Più uccidi,
meglio
ti senti.
Forse
ridurre a brandelli qualche creatura soprannaturale potrebbe aiutarlo.
Forse è
la stessa cosa che sta pensando Sam, visto che insiste tanto.
«
Okay. » concede, chiudendo il computer. « Di che si
tratta? »
*
Dean
si è decisamente pentito della decisione presa: ritrovarsi
circondato da
persone, con una pistola nascosta nella giacca e Sam che fa ipotesi al
suo
fianco, mette a dura prova il suo autocontrollo.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
La
voce è lontana, ma solo perché cerca di isolarla
il più possibile.
Ciò
non cancella però il tremore che gli scuote le ginocchia o
il sudore che gli
solca la pelle e appiccica la camicia al torace. Maledetto completo da
agente
dell’FBI. Perché quei tizi non possono girare in
costume da bagno?
Cerca
di allentare la cravatta, perché per qualche ragione
respirare sta diventando
difficile, e quando uno stupido carabiniere tentenna prima di
permettere loro
di avere accesso alla scena del delitto – « Si
è trattato di un suicido, non
penso sia argomento di vostro interesse. » –, Dean
impiega meno di un secondo a
perdere la calma e afferrarlo per la gola.
«
Dean! » lo richiama Sam, allarmato.
«
Ascoltami bene: » sibila il maggiore dei fratelli, il viso a
pochi centimetri
da quello dell’uomo, ora decisamente terrorizzato. Uccidi, uccidi, uccidi. «
è una brutta giornata, quindi ti conviene
levarti dai piedi e farmi vedere questa fottuta scena del crimine,
altrimenti
ci vado da solo dopo aver scavalcato il tuo cadavere. Sono stato
chiaro? »
Quando
il carabiniere annuisce velocemente, più di una volta, Dean
esita un istante di
troppo prima di lasciarlo andare.
Stringi, stringi,
stringi. Fallo, uccidilo.
*
«
Che cosa ti è successo prima? »
Sono
seduti in macchina, pronti a ripartire alla ricerca di quello che
probabilmente
è un fantasma. Merda, non poteva
essere
qualcosa da trapassare con un coltello, eh?
«
Niente di preoccupante. » assicura Dean.
L’espressione
di Sam la dice lunga su quanto suoni credibile.
«
Davvero. » insiste il maggiore dei Winchester. «
Volevo solo entrare il prima
possibile. E comunque, se la cosa ti preoccupa tanto, invece che andare
a
occuparti di caccie normali dovresti aiutarmi a trovare la Lama.
»
Sam
sbuffa.
«
Dean, non ne abbiamo idea di dove sia. »
Il
fratello lo fissa senza dire una parola, ma sanno entrambi che, in ogni
caso,
Sam non vuole trovare quell’arma, perché
significherebbe vederla conficcarsi
nel petto di chi gli è sempre stato accanto.
Dean
lo sa, perché se la situazione fosse invertita probabilmente
farebbe di tutto
per tenere il suo fratellino alla larga dalla Prima Lama.
«
Andiamo. » sbuffa il maggiore dei Winchester, mettendo in
moto.
È
stato davvero stupido andare a caccia, una perdita di tempo e uno
sfidare la
sorte, perché nella sua mente l’idea di piantare
un pugnale in petto a tutti
coloro che incrociano il suo sguardo suona perversamente allettante.
*
Le
tre vittime che ci sono state finora sono legate da un filo conduttore:
Madison
Thompson, una vedova con un figlio di otto anni.
Con
le loro divise, si sono recati a casa della donna per farle due domande.
Dean
ha voglia di urlare, perché il richiamo suadente nella sua
testa si fa sempre
più forte e ogni parola pronunciata da chi lo circonda
– Sam, Madison, il
bambino… – gli fa venire voglia di zittirli tutti
quanti, strappando loro il
cuore dal petto a mani nude.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
La
sola idea di immergere le dita nel sangue gli fa aumentare la
salivazione, gli
provoca uno strano senso di sollievo ma al tempo stesso incrementa il
suo
bisogno fisico di uccidere.
Sammy, andiamo via,
Sammy, ti prego, andiamo via, urla nella
sua testa.
Ma
fuggire non servirebbe a nulla, perché quel senso di
claustrofobia lo
seguirebbe, gli occhi faticherebbero comunque a mettere a fuoco, le
mani
tremerebbero, i vestiti parrebbero troppo stretti…
«
Agente Lennon¹? »
Dean
impiega qualche istante ad accorgersi che la signora si stia rivolgendo
a lui.
«
Come? » domanda, schiarendosi la voce.
La
signora Thompson gli sorride cordialmente.
«
Gradisce un po’ di the? » ripete.
La
sola idea gli fa ribaltare lo stomaco.
«
No, no, sono a posto. » declina, accennando un mezzo sorriso
sotto lo sguardo
attento di Sam.
Uccidi, uccidi,
uccidi, uccidili tutti quanti.
Dean
non segue l’interrogatorio, impegnato
com’è a cercare di comportarsi
normalmente.
Va tutto bene, hai
passato di peggio,
si ripete, ma non è che questo aiuti, perché la
sua voce è una sola, mentre gli
echi nella sua testa sono tanti.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Fallo, fallo, sai
che lo vuoi.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Ne hai bisogno,
fallo.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Gli
occhi vagano inquieti per la stanza e Dean sente il respiro morirgli in
gola
quando vede Caino in piedi a poca distanza da una parete.
Una
parte della sua testa, quella razionale, ricorda ciò che
è successo al bunker,
gli ordina di distogliere lo sguardo perché sono solo
allucinazioni, ma ha la
voce troppo bassa perché possa coprire le urla nella sua
mente.
Le
mani stritolano i braccioli della poltrona su cui è seduto,
mentre Castiel
appare accanto a Caino, ritto in piedi, l’espressione gelida.
Un pugnale
angelico sbuca dal suo petto, una macchia scura si allarga e alle
spalle
dell’angelo si trova Sam, con l’elsa in mano.
Dean
si alza di scatto, non sa se per correre via da
quell’immagine, dal suo
fratellino con gli occhi gialli e un sorriso storto sul volto mentre
affonda la
lama nella schiena dell’angelo che si è ribellato
per lui, o se per saltare
addosso a Caino o a Sam. Non ne ha idea.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean! Dean, che cosa ti succede? »
Sente
una mano stringersi attorno al proprio braccio, cercando di trattenerlo
dal
fare nemmeno lui sa cosa.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean! »
Cerca
di liberarsi con uno strattone, ma Sam gli afferra anche
l’altro braccio,
cercando d’incrociare il suo sguardo. Dean lo vede con gli
occhi gialli e un
sorriso malato sulle labbra.
«
Dean, guardami! »
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean, sono io! »
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Libera
un braccio, gli assesta un pugno in volto.
Dimentica
di avere suo fratello davanti, ciò che vede è
solo carne, un corpo che pulsa di
vita davanti a lui e che lo invita ad attaccare. È come se
sentisse il cuore di
Sam pompare sangue, come se potesse udire ogni battito, e questo non fa
altro
che aumentare la voglia di affondare le mani nel suo torace.
«
La smetta! »
La
signora Thompson appare alle sue spalle, armata della mazza da baseball
di suo
figlio, gli occhi luccicanti di determinazione. Dean si volta verso di
lei e impiega
poco a strapparle l’arma di mano.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
La
donna inizia a indietreggiare, terrorizzata, urla qualcosa al figlio,
che non è
nel campo visivo del cacciatore.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean, fermo! » urla Sam, tentando di fermarlo.
Riceve
un altro pugno in volto.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Dean
avanza a passi misurati, la mano salda attorno alla mazza, il Marchio
che
brucia e ogni sensazione di soffocamento finalmente svanita.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Sam
gli si getta addosso, cerca di bloccargli le braccia abbastanza a lungo
da
permettere alla donna di sgusciare via e precipitarsi nella stanza del
figlio.
A Dean non importa: potrà ucciderla dopo. Comincia a lottare
contro Sam, in
poco tempo si ritrova sopra di lui, la mazza ancora salda in mano.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean, fermati. Dean, torna in te! » gli dice Sam, cercando di
bloccare il polso
del fratello. Dean gli spezza il braccio.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Sam
lo fissa, ma non lo supplica.
«
Dean » dice solo, e forse è un avvertimento, forse
un addio. Non gl’importa.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Inizia
a colpirlo ripetutamente alla testa, fino a spaccarla, fino a sporcarsi
le
gambe, le mani, il viso, di sangue, fino a rendere il cadavere
irriconoscibile.
Si
sente bene.
L’urlo
terrorizzato della signora Tompson distoglie la sua attenzione dal
lavoro
appena portato a termine. Qualcosa si è spezzato dentro di
lui, qualcuno urla
di dolore.
Non
importa, perché adesso non c’è
più nessuna voce, per quanto flebile, a pregarlo
di non uccidere.
And then! Then
would come the murder you’d never survive,
the one that would
turn you into as much of a savage as it did with me.
Your brother, Sam.²
______________________________________________________________
¹ Omaggio a
John
Lennon, giusto per rispettare l’abitudine di Sam e Dean di
usare nomi di
artisti musicali famosi.
² Caino,
Supernatural 10x14 “The
Executioner’s
Song”
_______________________________________________________________
Angolo autrice
Ecco
il terzo e ultimo capitolo :) La faccina sorridente ci sta
proprio male.
Mmh. Premettendo che non sono affatto convinta di
com’è uscito, spero di non
aver combinato disastri con ortografia/grammatica o la
caratterizzazione o
chissà cos’altro. Avevo una mezza intenzione di
scrivere un quarto capitolo,
come una sorta di epilogo, ma poi ho preferito concludere qui, con
questo Dean
che non è più Dean.
Niente,
un grazie enorme ad Alley e shopi33 che hanno recensito e a tutti
coloro che hanno preferito/ricordato/seguito questa mini-long :)
A
presto!
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