I am my own worst enemy

di Rowan936
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Demone [Primo passo] ***
Capitolo 2: *** Angelo [Secondo passo] ***
Capitolo 3: *** Fratello [Terzo passo] ***



Capitolo 1
*** Demone [Primo passo] ***



Disclaimer
: Supernatural e i personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric Kripke, Warner Bros Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della fanfiction è una canzone di Robert Pettersson. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
 
 
 
*    *    *
 
Demone [Primo passo]
 
 
 
Uno speciale ringraziamento alla mia Cas
per aver betato il primo capitolo.
Probabilmente non avrei neppure pubblicato, altrimenti.
 
 
Alla larga da Crowley.
Dean se lo è ripetuto mille volte da quando Caino ha pronunciato la sua profezia¹, mentre, impegnato a prodigarsi in sorrisi talmente larghi che gli fanno male le guance, dichiara “Sto bene” e finge di non vedere quanto Sam lotti per trovare una soluzione.
Non posso farci niente, solo cercare di resistere il più a lungo possibile, si ripete, perché tentare di rassegnarsi a una morte imminente – non è che non ci sia già passato – è più facile che continuare a illudersi di potersi salvare. Sa che non c’è soluzione: glielo ha confermato Caino, che è morto annegando nella sua stessa follia, trafitto dalla lama gemella del marchio che porta il suo nome.
Ha visto i suoi occhi, Dean, e sa di avervi scorto solo follia e sete di sangue.
Sa di essere già stato come lui, non molto tempo prima, quando la morte non lo ha accolto costringendolo a un destino peggiore: è diventato una creatura non diversa da quella che ha ucciso sua madre tanti anni fa e che ha dato inizio a tutto quanto.
Non ne ha parlato con Sam: preferisce fingere di aver dimenticato l’assenza di emozioni, la leggerezza che ha provato quando l’anima non pesava più su di lui con tutte le colpe che si attribuisce da solo, l’assoluta mancanza di terrore nel sapere suo fratello in pericolo.
Ricorda che una parte di lui ancora lottava, che un briciolo di umanità, quello che guidava le sue dita sul pianoforte facendogli intonare le strofe di Hey Jude, lo faceva sentire come se quello non fosse del tutto il suo posto.
Persino Crowley lo ha capito: « Perché non fai a tutti noi un grandissimo favore e ti schieri da una parte?! » gli ha urlato.
Dean lo ha fatto quando ha dato la Prima Lama a Castiel.
Ogni tanto ci pensa, a quell’arma maledetta che gli apparterrebbe per sfortunato diritto, ma subito tenta di concentrarsi su altro: cerca articoli di cronaca nera che suggeriscano la presenza di un caso, va a prendere due birre e ne porta una a Sam solo per lasciare che la voce di suo fratello copra i suoi pensieri, si butta sul letto con le cuffie alle orecchie e la musica talmente alta che la testa minaccia di esplodergli da un momento all’altro.
Sta adottando la prima soluzione quando Sam lo raggiunge di corsa, il volto deformato dalla preoccupazione e il telefono ancora in mano.
Quello non è mai un buon segno.
« Che è successo? » domanda Dean, e a dire il vero è quasi grato di avere una distrazione, qualunque essa sia.
« Crowley. » gli risponde Sam. « Crowley ha preso Cas. Vuole la Lama. »
« Figlio di puttana. » ringhia Dean, afferrando il coltello di Ruby appoggiato sul tavolo.
 
Mentre guida ignorando spudoratamente ogni limite di velocità – un tizio che ha quasi tamponato gli impreca contro; Dean, per tutta risposta, gli mostra il dito medio senza nemmeno fermarsi; « Dean » « Sbaglio o abbiamo fretta, Sam? » –, si accorge che le mani gli tremano leggermente e il Marchio brucia, come a voler sottolineare la propria presenza.
Non ucciderlo. Non devi ucciderlo. Si ripete, come un mantra.
Se avesse mai imparato a fidarsi di se stesso, forse sarebbe tranquillo, ma soprattutto in quelle circostanze non scommetterebbe un dollaro sulla propria capacità di autocontrollo.
Non ucciderlo.
 
 
*
 
 
Dean non ricorda ogni dettaglio dello scontro.
Ricorda di essere entrato in un edificio pericolante, di aver trovato Castiel legato a una sedia nel mezzo della stanza, conciato decisamente male per un Angelo del Signore che ha recuperato i suoi poteri², ricorda di aver stretto il coltello di Ruby un po’ troppo forte tra le dita e di aver cominciato a chiamare Crowley a gran voce, mentre Sam si avvicinava cautamente all’angelo, aspettandosi un’imboscata.
Poi, i ricordi di Dean si fanno confusi: il re dell’Inferno si è fatto vedere, ha detto qualcosa che il cacciatore non riesce a ricordare, poi Castiel, ancora sulla sedia e a poca distanza da lui, ha aperto gli occhi, mugugnando qualcosa con una smorfia di dolore ed è come se Dean avesse cominciato a vedere tutto rosso.
Dopo, ha la mani ricoperte di sangue, schizzi scuri sui vestiti e un cadavere sotto di sé.
Prova rabbia e non riesce a fermarsi, anche se Sam lo chiama, anche se una parte di lui lo sta insultando per quello che ha appena fatto, anche se devono portare Castiel al bunker il prima possibile.
Uccidi, uccidi, uccidi.
È un impulso incontenibile, una voce che gli parla e lo guida nelle sue azioni, spingendolo a continuare a infierire sul corpo immobile sotto di sé.
Affonda, uccidi. Se lo merita.
Gli piace, si sente bene, meglio di quanto non sia stato da tempo.
« Dean! Dean, fermati. »
Uccidi, uccidi.
« Dean! Smettila, Dean! »
Sam. Giusto, Sam.
Il suo fratellino.
Sammy.
È come se tornasse a vedere dopo infiniti istanti di completo buio: prima mette a fuoco le proprie mani che stringono la lama tinta di sangue fino all’elsa, poi il volto deturpato di Crowley. Sente il mondo crollargli addosso, e forse è per questo che non si accorge del rumore prodotto dall’arma che gli sfugge di mano.
Posa lo sguardo su Sam, che lo fissa con occhi spalancati di terrore, sorreggendo Castiel che lo guarda a sua volta. A Dean pare di vedere negli occhi dell’angelo la consapevolezza di quello che dovrà fare.
 
 
*
 
 
Dean insiste per mettersi a guidare, anche se Sam continua a fissarlo con quell’aria preoccupata che, purtroppo, è più che giustificata.  Sistemano Castiel sui sedili posteriori e il maggiore dei Winchester gli lancia un’occhiata di tanto in tanto.
« Tutto okay là dietro? » domanda a un certo punto, giusto per spezzare il silenzio calato nell’Impala e perché non gli piace che l’angelo chiuda le palpebre come se volesse dormire o fosse morto.
« Sto bene. » assicura Castiel, peccato che la sua voce sia appena udibile.
« Non capisco: » ammette Dean « credevo fossi tornato a essere un incredibile guerriero di Dio o roba simile… Com’è che Crowley ti ha catturato così facilmente e ridotto in quello stato? »
« La Grazia che possiedo in questo momento… Non è mia… » spiega l’angelo « E si… Consumerà… Prima o poi… »
« Tieni duro, ci siamo quasi. » li interrompe Sam, lanciando un’occhiataccia della serie “Lascialo in pace ora, ne parliamo dopo” al fratello.
Dean, per una volta, gli dà retta.
 
 
First, first you’d kill Crowley– There’d be some strange mixed feelings on that one,
but you’d have your reason, get it done, no remorse.³
 
 
 
 
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¹ Riferimento all’episodio 10x14, quando Caino dice a Dean che è destinato a uccidere prima Crowley, poi Castiel e infine Sam, perdendo definitivamente la sua umanità.
 
² Dean non ha avuto a che fare con Castiel a inizio stagione, quando è quasi morto perché la Grazia rubata si stava consumando, e non mi pare che gli sia mai stato spiegato il funzionamento di tutta questa storia della Grazia esauribile. Se invece mi fosse sfuggito, chiedo perdono e vi prego di farmela passare come licenza poetica :)
 
³ Caino, Supernatural 10x14 “The Executioner’s Song
 
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Angolo autrice
Mmh. Allora. Dunque. Salve *agita la mano*
Questa è la prima storia in questo fandom, ma diciamo che visto che almeno quaranta minuti di ogni mia giornata sono dedicati a una puntata di Supernatural era solo questione di tempo prima che mi decidessi a pubblicare qualcosa.
Dunque. Questa fanfiction è un what if? che vede Dean perdere la sua lotta contro il Marchio, come predetto da Caino. Mi auguro vivamente che nella serie si salvi (dai su, succederà, siamo ottimisti), ma intanto io ho scritto la versione tragica della cosa. Perché io adoro Dean e per questo deve soffrire. Come se non patisse già abbastanza nel canon.
Si tratta di una mini-long che, vi anticipo, dovrebbe durare tre capitoli (gli altri due saranno un po’ più lunghi rispetto a questo). Vi avverto inoltre che non ci saranno coppie all’interno della fanfiction, essendo più un’introspettiva su Dean, ma sappiate che io shippo Destiel. Ho cercato di mantenere il rapporto platonico, ma non sono certa di esserci riuscita come si deve.
Essendo poi la mia prima storia nel fandom, è possibile probabile che abbia combinato qualche disastro con la caratterizzazione. Anche perché Dean va fuori di testa qui. Quindi, avvisatemi se ritenete che sia necessaria la nota OOC. Ovviamente le critiche costruttive sono sempre bene accette, non sono Chuck, io.
Bene, grazie a chiunque sia arrivato fin qui, cercherò di aggiornare tra cinque/sette giorni al massimo :)



 

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Capitolo 2
*** Angelo [Secondo passo] ***


Disclaimer: Supernatural e i personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric Kripke, Warner Bros Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della fanfiction è una canzone di Robert Pettersson. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
 
 
 
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Angelo [Secondo passo]
 
 
 
 
« Non significa niente, Dean. » continua a ripetergli Sam, mentre Castiel riposa in una stanza del bunker. « Dovevi farlo. »
Dean lo guarda storto, perché sanno entrambi che sta mettendo.
Avrebbe potuto sconfiggerlo senza ucciderlo, avrebbe potuto metterlo fuori gioco per il tempo sufficiente a portare via Castiel. Avrebbe potuto per lo meno evitare di continuare a pugnalare il suo cadavere, in ogni caso.
Invece no, ha perso il controllo e lo sanno entrambi.
« Non dire cazzate. » sbuffa Dean, ingurgitando un sorso di... Cos’è quella roba? Boh, è alcolico, quindi va benissimo.
Si sente strano.
Strano, non solo arrabbiato con se stesso perché sta mandando tutto a puttane, non solo spaventato perché il prossimo sulla lista è Castiel: ha come la sensazione che quella stretta allo stomaco nel ripensare al cadavere sotto di lui non sia dovuta solo al disastro che sta combinando.
Non prova affetto nei confronti di Crowley, di questo almeno è abbastanza certo.
Quell’abbastanza non dovrebbe stare lì.
Non ha dimenticato ciò che ha fatto quando era un demone e ricorda di aver passato una quantità di tempo tremendamente lunga con il re dell’Inferno. Ma, soprattutto, ricorda che Crowley ha dimostrato di tenere a lui, nella maniera perversa in cui un demone può tenere a qualcuno, per lo meno. Dean ricorda la sensazione di essere privo di anima e sentimenti, ed è certo che non gliene fregasse un granché di quello che Crowley provava per lui. Però, gli piaceva la sua compagnia, in qualche modo.
E forse è anche per questo che si sente una merda, al momento.
« Dean? Mi stai ascoltando? »
Dean alza lo sguardo su di lui e Sam lo fissa con quegli occhi spaventati che somigliano tanto a quelli del bambino che di notte gli toccava il braccio perché aveva avuto un incubo e voleva stare nel letto con lui.
« Dean, non è sbagliato quello che hai fatto, okay? Era… Era necessario, ed è di Crowley che stiamo parlando! » insiste il minore dei fratelli, con convinzione. Dean è combattuto tra il desiderio di abbracciarlo e prenderlo a pugni.
Opta per una sana menzogna.
« Ma sì, forse hai ragione. » concede, con un mezzo sorriso.
Dai, Dean, puoi fare di meglio.
Il sorriso si allarga.
« Vado a togliermi ‘sti vestiti di dosso. » annuncia, lasciando la bottiglia ormai praticamente vuota sul tavolo. Mentre si allontana, sente lo sguardo di Sam fisso sulla sua schiena.
 
 
*
 
 
Dopo qualche giorno, Castiel si è praticamente ripreso, anche se ha delle enormi occhiaie da sonno e gli occhi stanchi.
Sam ha provato a dirgli di procurarsi un’altra Grazia, ma la risposta che ha sempre ottenuto è stata sulla linea: « Ho già ucciso troppi dei miei fratelli. »
« Magari Metatron può aiutarti. » suggerisce quella mattina il minore dei Winchester. Dean sta bevendo il suo caffè con gli occhi bassi: sono giorni che evita anche solo di incrociare lo sguardo di Castiel. « È lui che ti ha rubato la Grazia, no? »
« Al momento abbiamo già abbastanza problemi senza correre il rischio di far uscire Metatron di prigione. Se scappasse sarebbe un disastro. » afferma l’angelo e, Dio, Dean ha voglia di prenderlo a testate. Parla come se non ci fosse la sua vita in gioco, o meglio, parla come se non fosse importante.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Stringe la tazza tra le dita, sentendo la stanchezza derivante dalle suo dormire poco e male negli ultimi giorni crollargli addosso con tutto il suo peso.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Sam sta protestando, afferma che la vita di Castiel non deve passare in secondo piano.
Dean ha voglia di tapparsi le orecchie, ma non servirebbe a niente.
Uccidili, uccidili, starai meglio.
« Vado in bagno. » annuncia, alzandosi forse un po’ troppo in fretta.
 
 
*
 
 
« Dean. »
Si volta verso la porta.
« Ehi, Cas. » dice, con forzata allegria. Vattene, vattene via. « Non dovresti dormire a quest’ora? »
« Sono un angelo. »
« Con una Grazia malandata. »
Castiel tace per qualche istante e Dean quasi si pente di averci scherzato su.
« Anche tu dovresti dormire. » dice però l’angelo, prima che l’idea di scusarsi prenda davvero forma nella mente del cacciatore. Vattene, Cas, vattene.
« Sto… Cercando di capire se c’è un caso qui. » gli spiega Dean, battendo un paio di colpetti sul portatile aperto di fronte a lui, e non è una bugia.
« Sembri stanco. » gli fa notare Castiel.
« Senti da che pulpito. »
« Io ho una Grazia che si sta consumando dentro di me, quindi, se hai finito di cercare di sviare il discorso sulla mia condizione, potremmo parlare un po’ dei tuoi incubi, invece? »
Dean deglutisce di fronte allo sguardo decisamente poco amichevole dell’angelo e si rende conto che, sì, Grazia malandata o no, Castiel è sempre in grado di psicoanalizzarlo senza alcun problema.
« Non è nulla di nuovo, Cas. » concede, riluttante.
« Che cosa sogni? »
« Perché ho la netta sensazione che tu lo sappia benissimo? »
La replica quasi ringhiata cade nel silenzio. Castiel lo fissa senza dire una parola, e Dean si passa una mano sulla bocca.
« Cas. » comincia, e la voce gli esce roca. « Ricordi che cosa mi hai promesso, vero? »
L’angelo attende qualche istante prima di rispondere. Dean lo detesta per questo.
« Certamente. »
« Lo farai, non è vero? »
« Forse non sarà necessario. »
« Lo farai? »
Dean non vuole bugie o false rassicurazioni, solo la conferma che Castiel manterrà la sua promessa e lo spedirà all’Inferno con qualunque mezzo, qualora le cose dovessero mettersi male. E succederà, ne è certo.
L’angelo sospira, ma annuisce.
« Grazie, amico. » gli sorride Dean, e si sente un po’ sollevato, perché magari non sarà direttamente responsabile dell’uccisione della sua famiglia, quando già sulle sue spalle gravano le morti di molti dei suoi cari.
Castiel esita, poi gli augura la buonanotte e sguscia via nella penombra del corridoio.
« ‘Notte, Cas… » mormora Dean, tornando a navigare su Internet alla ricerca di una distrazione per i prossimi giorni.
 
 
*
 
 
Non è riuscito a dormire come si deve né a trovare qualcosa da uccidere per i successivi quattro giorni. Un paio di volte, insieme a Sam, è andato a visitare qualche scena del crimine nella speranza che ci fosse un caso, ma non hanno mai trovato niente e dunque Dean si domanda dove diavolo siano tutte quelle schifezze soprannaturali, che di solito sbucano come funghi, quando gli servono.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Ha paura di essere sul punto d’impazzire e ha come l’impressione che se non bevesse quantità industriali di caffè non riuscirebbe neppure a reggersi in piedi. O magari sì, ripensando a come l’insonnia sia un problema già presentatosi in passato, ad esempio al suo ritorno dall’Inferno o dopo la “morte” di Castiel e quella vera di Bobby poco dopo.
L’angelo non gli ha più parlato, da quella notte.
O meglio: Dean lo ha accuratamente evitato e Castiel non ha opposto resistenza, forse per prepararsi a fare quel che deve o forse perché ha finalmente imparato a rispettare gli spazi personali – pfft, figuriamoci.
« Dean, vuoi che guidi io? Magari è il caso che tu dorma un po’. » suggerisce Sam, mentre sono sull’Impala di ritorno dal terzo falso allarme – Un caso, maledizione, non potete darmi uno stupido caso?!
« Nah. » nega Dean. Uccidi, uccidi, uccidi. Ti sentirai meglio, basta che tu li uccida. « Passami il thermos: un po’ di caffè e sono a posto. »
« Dean, non dormi da giorni, non credere che non lo sappia. » lo rimprovera Sam, con un’occhiataccia che il maggiore dei fratelli coglie solo con la coda dell’occhio, impegnato com’è a far finta di concentrarsi sulla strada.
« Non dire sciocchezze, ieri ho dormito. » Per un’ora e mezza complessiva, forse.
« Dean– »
« Oh, andiamo, passami quello stupido thermos e chiama Cas per vedere se è tutto okay. » lo interrompe il cacciatore, allungando la mano come incoraggiamento.
Sam sbuffa, passandogli il caffè ed estraendo il telefono.
« Certo che potresti anche telefonargli tu, una volta tanto, visto che insisti perché lo chiami in continuazione. » borbotta, ma Dean non lo sta ascoltando.
Uccidi, uccidi, uccidi.
 
 
*
 
 
Trema, forse per il freddo, però sente le guance in fiamme e il Marchio che brucia sulla pelle.
Uccidi, uccidi, uccidi.
La mano tremante s’infila nella giacca alla ricerca del cellulare: deve chiamare Sam, lui di certo saprà cosa fare, Sammy può aiutarlo…
Uccidi, uccidi, uccidi.
Riesce ad afferrare il telefono, ma quando fa per avviare la chiamata l’apparecchio gli esplode tra le mani e schizzi di sangue gli colpiscono il viso insieme a brandelli di carne.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Magari, se prega abbastanza forte, Castiel può raggiungerlo e aiutarlo.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Spalanca la bocca per chiamare l’angelo, può anche abbassarsi a congiungere le mani e borbottare quelle poche parole che ricorda del Padre Nostro, se proprio è necessario, ma deve funzionare per forza.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Cas! Cas! Nella sua mente il richiamo è forte e chiaro, ma non riesce a far uscire la voce. Cas, ho bisogno di te. Cas!
Uccidi, uccidi, uccidi.
Continua a tremare, nessuno viene ad aiutarlo. È solo e ha voglia di uccidere.
 
Quando spalanca gli occhi, Dean è ancora solo e quella voglia malsana non se n’è andata.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Rimane sdraiato sul letto, le gambe attorcigliate alle lenzuola e la maglia zuppa di sudore appiccicata alla pelle, in attesa che passi o che il bisogno scemi fino a divenire quantomeno sopportabile.
Non succede niente.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Con il cuore che martella in petto, si alza più velocemente che può, cadendo praticamente a terra con il lenzuolo ancora attorcigliato attorno a una gamba. Respira affannosamente mentre attraversa al buio il corridoio fino a giungere in cucina a tentoni.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Si china sul lavandino e si butta in faccia dell’acqua fredda, cercando di recuperare la propria lucidità mentale – l’ha mai avuta?
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Ciao, Dean. »
Nel sentire quella voce, il cuore del cacciatore smette di battere per un istante, mentre il terrore gli deforma il viso. Si volta, e le ginocchia quasi cedono quando riconosce la figura di Caino in piedi a non troppa distanza da lui, con un sorriso storto sulle labbra.
« Tu– Tu sei– Io ti ho– Non puoi– » farfuglia Dean.
Caino continua a sogghignare gli istanti necessari perché il Winchester recuperi la lucidità mentale sufficiente a scagliargli contro una sedia e filarsela verso la stanza di Castiel.
« Cas! » chiama Dean, spalancando la porta senza troppi complimenti e trovando l’angelo sdraiato sul letto.
« Dean » replica Castiel, issandosi sui gomiti. « Che cosa succede? »
« Dove hai messo la Lama, Cas? Mi serve quella maledetta cosa! » esclama il cacciatore, chiudendosi velocemente la porta alle spalle e girando la chiave. Come se servisse a qualcosa, poi, ma al momento pensare razionalmente non gli riesce.
« Cosa? Che stai dicendo Dean? » domanda Castiel, mettendosi a sedere e aggrottando le sopracciglia.
Dean ha voglia di prenderlo a pugni.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Porca puttana, Cas, c’è Caino di là, mi serve quella– Oh Cristo, Sam! Devo avvertire Sam! »
Dean fa per voltarsi e correre in camera di suo fratello, ma Castiel lo afferra per un braccio.
« Che cosa stai facendo?! » gli urla in faccia il cacciatore. Non può stare lì: Sam è ancora a letto, probabilmente ignaro di tutto, e Caino gira per la casa; Dio, come ha potuto essere così stupido da non avvertire immediatamente suo fratello?! Magari perché pensava che Castiel gli avrebbe subito detto dove trovare la Lama, magari perché era troppo impegnato a cercare di capire come ammazzare quel figlio di puttana, magari–
« Dean. » lo chiama Castiel, afferrandogli entrambe le braccia e parlandogli con una tale calma che il cacciatore prova un’irrefrenabile voglia di staccargli la testa a morsi – Sam è di là, devo andare da lui, devo avvertire Sammy – « Dean, calmati. Caino è morto, Sam non è in pericolo. »
Dean emette un grugnito di frustrazione, strattonandolo per liberarsi.
« Cazzo, lasciami! Non capisci, Caino– »
Uccidi, uccidi, uccidi.
« È morto, Dean! » Ma perché non capisce? – Uccidi, uccidi, uccidi – Perché non lo lascia andare a salvare suo fratello? – Uccidi, uccidi, uccidi – Proteggerlo è – Uccidi, uccidi, uccidi – il suo compito, maledizione! – Uccidilo, uccidilo ora! – « Cerca di calmarti, sicuramente hai avuto un in– »
Dean non ce la fa più e gli molla un pugno in faccia, cercando di approfittare dell’attimo di debolezza dell’avversario per sgusciare via dalla sua presa, ma Castiel riesce a trattenerlo per un braccio.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Lasciami, bastardo, lasciami! »
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, cerca di calmarti! »
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Ti ho detto di lasciarmi! » urla Dean, cercando di sovrastare i suoni che gl’incasinano la testa.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, è tutto a posto, va tutto bene. »
Uccidi, uccidi, uccidi.
Con la coda dell’occhio, vede il pugnale angelico che Castiel tiene sul comodino.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Nemmeno si è reso conto di averlo afferrato – « Dean! Cas! Che cosa succede?! » –, che lo sta puntando contro all’angelo.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, fermo– »
Uccidi, uccidi, uccidi. Uccidi, uccidi, uccidi.
Quando affonda la lama nel torace di Castiel, tutto finalmente diventa silenzioso, come se qualcuno avesse all’improvviso tolto l’audio. Le orecchie di Dean fischiano, un’animalesca furia gli deforma il volto mentre affonda il pugnale fino all’elsa.
Castiel lo guarda a occhi spalancati, la bocca impastata di sangue e una punta di sconcerto sul viso pallido – Colpi alla porta, spallate probabilmente; Dean non le sente; « Dean! Dean, qualunque cosa tu stia facendo, fermati! Dean! »
Una parte di Dean urla, l’altra gioisce. Non riesce a sentire la prima, è stata silenziata come le voci che lo incitavano – altre spallate; la porta inizia a cedere.
Rigira la lama nella ferita, sente la presa sul suo braccio farsi sempre più debole. Castiel gorgoglia qualcosa, forse il suo nome – « Dean! Dean! Fermati! »
Il cacciatore estrae la lama, lo sguardo indugia sul sangue fresco, mentre l’angelo si accascia ai suoi piedi.
La porta cede, Dean sussulta, l’arma celeste cade a terra con un tintinnio orrendo.
« C-Cas? »
L’audio non sembra voler ripartire, l’unica cosa che riesce a sentire sono i battiti sordi del suo cuore che tenta di sfondargli il petto.
No, no, no. Ti prego, no.
« Cas! »
Afferra quello stupido trench che Castiel indossa anche di notte, lo tira su di peso nella speranza di individuare qualche segno di vita, ma tutto quello che trova sono due occhi chiusi e una macchia scarlatta al centro del petto immobile.
Per favore, per favore, no.
« Cas. »
Lo scuote, ignorando il dolore alle ginocchia su cui sta appoggiando tutto il peso, anche se è stupido e non serve a niente.
« Cas »
Si sente afferrare da dietro e un paio di braccia lo trascinano via. Continua imperterrito a pregare un Dio sul quale non ha mai fatto affidamento, perché in fondo quello lì è uno dei suoi figli e, andiamo, non lo lascerà morire così, per la sua debolezza.
Ma questa volta nessuna forza divina resuscita l’angelo caduto.
 
 
And then you’d kill the angel Castiel.
Now that one, that I suspect would hurt something awful.¹
 
 
 
 
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¹ Caino, Supernatural 10x14 “The Executioner’s Song
 
 
 




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Capitolo 3
*** Fratello [Terzo passo] ***


Disclaimer: Supernatural e i personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric Kripke, Warner Bros Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della fanfiction è una canzone di Robert Pettersson. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
 
 
 
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Fratello [Terzo passo]
 
 
 
 
Non c’è mai stato nessun Caino.
Dean suppone che una parte di lui lo sapesse, in fondo, eppure non vuole crederci. Perché se il pericolo fosse reale, la colpa forse sarebbe un po’ meno sua. Continuerebbe a ingurgitare quantità indecenti di alcool e a detestarsi anche più del solito, ma almeno Sam potrebbe giustificarlo raccontando una mezza verità, potrebbe dirgli che gli eventi lo hanno spinto a perdere il controllo, potrebbe tirare su una debole difesa per l’assassino che è.
Ma non c’è mai stato nessun Caino e la colpa è interamente sua.
Ha ucciso Castiel senza alcun motivo, ingannato da un’allucinazione, guidato dal mostro che si annida nel suo petto.
Non sa con che coraggio sia rimasto a guardare il corpo dell’angelo bruciare, in piedi di fianco a Sam che piangeva e non diceva una parola.
La situazione dovrebbe essere invertita, non può fare a meno di pensare, i pugni stretti e la voglia di mettere sotto sopra il bunker, con quelle voci che al momento è riuscito a relegare in un angolo della sua mente come sottofondo. Castiel dovrebbe fissare la sua pira insieme a Sam, che dovrebbe cercarsi una ragazza con cui cominciare una vita normale, quella che ha sempre voluto, mentre Dean dovrebbe marcire all’Inferno, dal quale forse l’angelo non avrebbe mai dovuto salvarlo.
Ma il Marchio gli avrebbe permesso di morire, o lo avrebbe trasformato di nuovo in un demone? Be’, i demoni si possono uccidere, no? Ma lui non era proprio un demone, più un Cavaliere Infernale… Non importa, avrebbe funzionato, in qualche maniera.
Può ancora funzionare.
 
Non si sono parlati molto, lui e Sam.
Dean sa che non lo incolpa per quanto successo, ma è il loro classico modo di affrontare i lutti: tacciono, mentre Sam cerca l’occasione giusta per parlare con il fratello che evita accuratamente di dargliene modo.
Anche se questa volta è diverso, perché il maggiore dei Winchester non ha nessun diritto di piangere quella morte, visto che sono state le sue mani ad affondare la lama.
« Non sei stato tu, è stato il Marchio » gli direbbe sicuramente Sam, ma Dean non sa che farsene di quelle menzogne.
 
« Sam. »
È entrato nella camera di suo fratello senza neppure bussare, facendogli prendere un mezzo infarto.
« Dobbiamo parlare. » annuncia, sistemandosi in piedi di fronte al letto su cui Sam è seduto. Lancia un’occhiata alla stanza spoglia e non gli piace che suo fratello non abbia personalizzato la propria camera, ora che hanno una casa.
Sam annuisce, incitandolo con un cenno a parlare.
« Tu sai dove si trova la Prima Lama? » domanda Dean, senza troppi giri di parole, e gli occhi di suo fratello si rabbuiano.
« Dean– » comincia Sam, ma viene subito interrotto.
« Non voglio ammazzarci nessuno. » afferma il fratello.
« E allora che cosa vuoi farci? » domanda Sam, e suona sarcastico. A Dean fa male, perché in qualche modo la vede come una manifestazione della rabbia di suo fratello per la morte di– Non riesce nemmeno a pensarci.  Dovevo portarmi dietro una bottiglia di birra.
« Quell’arma è l’unica cosa che possa farmi fuori. » spiega Dean, con calma surreale. « Ecco cosa voglio farci. »
Come si aspettava, Sam scatta all’improvviso in piedi, gli occhi spalancati e un grosso “Scordatelo” scritto in fronte.
« Stai scherzando. » sbotta, incredulo.
Dean sbuffa, roteando gli occhi con fare esasperato, quando in realtà vorrebbe afferrare suo fratello e rivoltarlo come un calzino, perché, davvero, anche un idiota capirebbe che quella è l’unica soluzione. Lui ci è arrivato, no?
« Sam, pensaci: » dice, ed è incredibile come riesca a simulare calma. « se la Prima Lama ha ucciso Caino, può uccidere anche me. »
« Non è quello il problema, e lo sai benissimo. » ringhia Sam. Dean non capisce come possa lottare ancora per lui dopo quello che è successo – quello che ha fatto.
« Andiamo, Sammy! » sbotta. « Non c’è altra soluzione! »
« Ne troveremo una. Come sempre. »
Dean sente gli occhi bruciare per la rabbia e la frustrazione.
« Non dire cazzate! Io ho– Ho ucciso– »
La voce di Dean si spezza e Sam abbassa lo sguardo. Il maggiore dei fratelli si passa una mano sul volto, con un sospiro stanco.
« Sammy, » dice, per l’ennesima volta. « mi sono spinto troppo oltre, okay? Sono fuori controllo. »
« Dean– »
« Crowley… Crowley posso accettarlo. Crowley era un demone, avevo giurato di ucciderlo tempo fa e non era nulla per me. Ma… Questo… Quello che ho fatto è troppo, Sammy. Ho oltrepassato la linea. »
« Possiamo sempre… Non lo so, possiamo trovare qualcosa. Non è troppo tardi. » tenta Sam, ed è disperato. A Dean la sua espressione ricorda tremendamente quando il suo tempo stava per scadere e i mastini infernali mandati per lui raschiavano la porta in attesa di riscuotere il debito. Anche allora pensava di essere senza speranza.
E lo era, in effetti, sarebbe rimasto a marcire all’Inferno per l’eternità, se Castiel–
Dean si obbliga a non pensare all’angelo, lancia a Sam un’occhiata triste, con un accenno di sorriso sulle labbra, poi mormora: « Non mi hai ancora detto se sai dove ha nascosto la Prima Lama. »
« No. » risponde Sam, in fretta.
Dean teme che gli stia mentendo.
« Davvero, no. » ripete suo fratello « Cas… Riteneva che sarebbe stato più sicuro non dirmi niente. »
Dean ignora la fitta al petto nel sentire quel nome, e annuisce, non ancora sicuro che quella sia la verità.
« Allora dobbiamo trovarla. » annuncia.
 
 
*
 
 
Si è praticamente barricato in camera sua a spremersi il cervello per cercare di capire dove possa trovarsi la Prima Lama. E anche perché ogni volta che si trova insieme a Sam, a distanza da pochi giorni dal suo ultimo omicidio, prova l’irrefrenabile desiderio di ammazzarlo a mani nude.
Non tanto perché è lui, quanto perché sente il bisogno fisico di ammazzare qualcosa.
Ma non può perdere tempo a cercare un caso che gli permetta di sfogarsi: deve assolutamente individuare quella maledetta lama, perché la situazione potrebbe degenerare da un momento all’altro.
Ha il terrore di svegliarsi un giorno e trovare Sam morto ai suoi piedi, con un coltello piantato nel petto. Che cosa farebbe allora? Cercherebbe la Prima Lama per farla finita, forse. O magari sarebbe già troppo lontano dalla sua umanità per fare la cosa giusta.
 
Seduto sul letto con il computer sulle gambe, Dean sospira. Chiude il portatile, posando lo sguardo sulla sedia a non molta distanza dal suo letto. L’ha messa lì perché Castiel ha – aveva – il vizio di “vegliare su di lui” durante la notte. Almeno così poteva stare seduto.
Dean, è tutto a posto, va tutto bene.
La voce dell’angelo gli rimbomba in testa, ed è incredibile che in uno dei suoi ultimi momenti Castiel stesse cercando di rassicurarlo. Una volta gli ha detto di non servire lui, ma Dio e il Paradiso. Allora perché si è sempre comportato come il migliore degli angeli custodi?
E lui, in ogni caso, che cosa gli ha dato in cambio? Lo ha ammazzato.
Dean.
È stata la sua ultima parola, un sussurro strozzato che a malapena gli è arrivato alle orecchie.
Dean tira su la manica destra della camicia e osserva il marchio sulla propria pelle. Inizia a grattarlo con le unghie, come a volerlo cancellare. Sa di non poterci riuscire: è stato Castiel a dirgli che non si tratta di una cosa solo fisica.
« Cas… » mormora Dean, e chiamarlo fa male. « Non so dove ti trovi ora. Se in un qualche Paradiso per angeli, o… O magari in una specie di Purgatorio, non lo so. »
Non hanno incontrato altri angeli in Purgatorio, solo Leviatani, Vampiri… Magari gli angeli non hanno un aldilà, dopotutto, perché non dovrebbero morire. Magari per loro tutto finisce, semplicemente.
Non vuole pensarci.
« Non sono nemmeno certo che tu possa sentirmi. Mi auguro che… Che tu sia felice su una nuvola, o qualcosa del genere. »
Si sente stupido, perché quasi spera che Castiel possa apparire dal nulla da un momento all’altro, che Dio alla fine lo abbia ascoltato.
« Io… Mi dispiace. Mi dispiace, è tutta colpa mia. E siete sempre voi altri a pagarne le conseguenze. »
Non fa altro che combinare disastri su disastri e il prezzo qual è? La vita delle persone a cui tiene. Loro muoiono e lui, che dovrebbe essere morto da tempo, da quando suo padre ha venduto la sua anima perché avesse salva la vita, è ancora lì, a fare danni.
« Se mi puoi sentire… Non lo so, ti prego, fai qualcosa per aiutarmi a trovare quella lama e farla finita. Ho… Ho bisogno di aiuto. »
Detesta pregare, lo fa sentire debole e vulnerabile. Ma non è la prima volta che si mette lì e si rivolge a Castiel, perché se Dio ha smesso di curarsi di loro da chissà quanto, quell’angelo ha passato tanto tempo al suo fianco. E sì, ha commesso degli errori, ma sempre con le migliori intenzioni, e ha comunque sempre cercato di rimediare.
Ma, in ogni caso, lui dovrebbe starsene zitto.
« Cas… Mi dispiace, cazzo, mi dispiace tantissimo. »
« Ti fa sentire meglio? » ha chiesto una volta a Castiel, che tentava disperatamente di ottenere il suo perdono prima di morire, scusandosi sinceramente.
« No. » gli ha risposto l’angelo. « A te? »
« No. »
E anche ora, da solo in una stanza vuota, con gli occhi disperati e la bocca colma di inutili “Mi dispiace”, non si sente sollevato dopo aver rivolto quella preghiera a chi, per colpa sua, forse ha cessato completamente di esistere.
 
 
*
 
 
« Ti ho portato da mangiare. » annuncia Sam, posandogli un vassoio con un paio di panini e dell’acqua sul comodino.
Dean borbotta qualcosa, gli occhi fissi sullo schermo del computer.
È più di una settimana che non esce da quella stanza se non per andare a prendere qualcosa da mangiare in cucina, fare rifornimento di alcolici o andare in bagno, e ovviamente suo fratello è piuttosto preoccupato.
« Dovresti mettere il naso fuori di casa. » propone infatti Sam.
« Sono un tantino impegnato. » replica Dean, che sta diventando pazzo: è arrivato a navigare a casaccio su Google Maps nella speranza di avere un’illuminazione su dove possa trovarsi quella maledetta Prima Lama. E ora deve pure ricacciare indietro il bisogno di tagliare la gola a suo fratello.
« Forse ho trovato un caso. » dice Sam, in tono casuale.
Dean alza lo sguardo su di lui.
« Dovresti darmi una mano, invece che cercare casi! » lo rimprovera.
Sam rotea gli occhi.
« Senti, siamo a un punto morto, tanto vale fare qualcosa di costruttivo nel frattempo. »
Dean è tentato, molto.
Ricorda le parole di Crowley, che una volta gli ha spiegato come il Marchio voglia spingerlo a uccidere. Più uccidi, meglio ti senti.
Forse ridurre a brandelli qualche creatura soprannaturale potrebbe aiutarlo. Forse è la stessa cosa che sta pensando Sam, visto che insiste tanto.
« Okay. » concede, chiudendo il computer. « Di che si tratta? »
 
 
*
 
 
Dean si è decisamente pentito della decisione presa: ritrovarsi circondato da persone, con una pistola nascosta nella giacca e Sam che fa ipotesi al suo fianco, mette a dura prova il suo autocontrollo.
Uccidi, uccidi, uccidi.
La voce è lontana, ma solo perché cerca di isolarla il più possibile.
Ciò non cancella però il tremore che gli scuote le ginocchia o il sudore che gli solca la pelle e appiccica la camicia al torace. Maledetto completo da agente dell’FBI. Perché quei tizi non possono girare in costume da bagno?
Cerca di allentare la cravatta, perché per qualche ragione respirare sta diventando difficile, e quando uno stupido carabiniere tentenna prima di permettere loro di avere accesso alla scena del delitto – « Si è trattato di un suicido, non penso sia argomento di vostro interesse. » –, Dean impiega meno di un secondo a perdere la calma e afferrarlo per la gola.
« Dean! » lo richiama Sam, allarmato.
« Ascoltami bene: » sibila il maggiore dei fratelli, il viso a pochi centimetri da quello dell’uomo, ora decisamente terrorizzato. Uccidi, uccidi, uccidi. « è una brutta giornata, quindi ti conviene levarti dai piedi e farmi vedere questa fottuta scena del crimine, altrimenti ci vado da solo dopo aver scavalcato il tuo cadavere. Sono stato chiaro? »
Quando il carabiniere annuisce velocemente, più di una volta, Dean esita un istante di troppo prima di lasciarlo andare.
Stringi, stringi, stringi. Fallo, uccidilo.
 
 
*
 
 
« Che cosa ti è successo prima? »
Sono seduti in macchina, pronti a ripartire alla ricerca di quello che probabilmente è un fantasma. Merda, non poteva essere qualcosa da trapassare con un coltello, eh?
« Niente di preoccupante. » assicura Dean.
L’espressione di Sam la dice lunga su quanto suoni credibile.
« Davvero. » insiste il maggiore dei Winchester. « Volevo solo entrare il prima possibile. E comunque, se la cosa ti preoccupa tanto, invece che andare a occuparti di caccie normali dovresti aiutarmi a trovare la Lama. »
Sam sbuffa.
« Dean, non ne abbiamo idea di dove sia. »
Il fratello lo fissa senza dire una parola, ma sanno entrambi che, in ogni caso, Sam non vuole trovare quell’arma, perché significherebbe vederla conficcarsi nel petto di chi gli è sempre stato accanto.
Dean lo sa, perché se la situazione fosse invertita probabilmente farebbe di tutto per tenere il suo fratellino alla larga dalla Prima Lama.
« Andiamo. » sbuffa il maggiore dei Winchester, mettendo in moto.
È stato davvero stupido andare a caccia, una perdita di tempo e uno sfidare la sorte, perché nella sua mente l’idea di piantare un pugnale in petto a tutti coloro che incrociano il suo sguardo suona perversamente allettante.
 
 
*
 
 
Le tre vittime che ci sono state finora sono legate da un filo conduttore: Madison Thompson, una vedova con un figlio di otto anni.
Con le loro divise, si sono recati a casa della donna per farle due domande.
Dean ha voglia di urlare, perché il richiamo suadente nella sua testa si fa sempre più forte e ogni parola pronunciata da chi lo circonda – Sam, Madison, il bambino… – gli fa venire voglia di zittirli tutti quanti, strappando loro il cuore dal petto a mani nude.
Uccidi, uccidi, uccidi.
La sola idea di immergere le dita nel sangue gli fa aumentare la salivazione, gli provoca uno strano senso di sollievo ma al tempo stesso incrementa il suo bisogno fisico di uccidere.
Sammy, andiamo via, Sammy, ti prego, andiamo via, urla nella sua testa.
Ma fuggire non servirebbe a nulla, perché quel senso di claustrofobia lo seguirebbe, gli occhi faticherebbero comunque a mettere a fuoco, le mani tremerebbero, i vestiti parrebbero troppo stretti…
« Agente Lennon¹? »
Dean impiega qualche istante ad accorgersi che la signora si stia rivolgendo a lui.
« Come? » domanda, schiarendosi la voce.
La signora Thompson gli sorride cordialmente.
« Gradisce un po’ di the? » ripete.
La sola idea gli fa ribaltare lo stomaco.
« No, no, sono a posto. » declina, accennando un mezzo sorriso sotto lo sguardo attento di Sam.
Uccidi, uccidi, uccidi, uccidili tutti quanti.
 
Dean non segue l’interrogatorio, impegnato com’è a cercare di comportarsi normalmente.
Va tutto bene, hai passato di peggio, si ripete, ma non è che questo aiuti, perché la sua voce è una sola, mentre gli echi nella sua testa sono tanti.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Fallo, fallo, sai che lo vuoi.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Ne hai bisogno, fallo.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Gli occhi vagano inquieti per la stanza e Dean sente il respiro morirgli in gola quando vede Caino in piedi a poca distanza da una parete.
Una parte della sua testa, quella razionale, ricorda ciò che è successo al bunker, gli ordina di distogliere lo sguardo perché sono solo allucinazioni, ma ha la voce troppo bassa perché possa coprire le urla nella sua mente.
Le mani stritolano i braccioli della poltrona su cui è seduto, mentre Castiel appare accanto a Caino, ritto in piedi, l’espressione gelida. Un pugnale angelico sbuca dal suo petto, una macchia scura si allarga e alle spalle dell’angelo si trova Sam, con l’elsa in mano.
Dean si alza di scatto, non sa se per correre via da quell’immagine, dal suo fratellino con gli occhi gialli e un sorriso storto sul volto mentre affonda la lama nella schiena dell’angelo che si è ribellato per lui, o se per saltare addosso a Caino o a Sam. Non ne ha idea.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean! Dean, che cosa ti succede? »
Sente una mano stringersi attorno al proprio braccio, cercando di trattenerlo dal fare nemmeno lui sa cosa.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean! »
Cerca di liberarsi con uno strattone, ma Sam gli afferra anche l’altro braccio, cercando d’incrociare il suo sguardo. Dean lo vede con gli occhi gialli e un sorriso malato sulle labbra.
« Dean, guardami! »
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, sono io! »
Uccidi, uccidi, uccidi.
Libera un braccio, gli assesta un pugno in volto.
Dimentica di avere suo fratello davanti, ciò che vede è solo carne, un corpo che pulsa di vita davanti a lui e che lo invita ad attaccare. È come se sentisse il cuore di Sam pompare sangue, come se potesse udire ogni battito, e questo non fa altro che aumentare la voglia di affondare le mani nel suo torace.
« La smetta! »
La signora Thompson appare alle sue spalle, armata della mazza da baseball di suo figlio, gli occhi luccicanti di determinazione. Dean si volta verso di lei e impiega poco a strapparle l’arma di mano.
Uccidi, uccidi, uccidi.
La donna inizia a indietreggiare, terrorizzata, urla qualcosa al figlio, che non è nel campo visivo del cacciatore.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, fermo! » urla Sam, tentando di fermarlo.
Riceve un altro pugno in volto.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Dean avanza a passi misurati, la mano salda attorno alla mazza, il Marchio che brucia e ogni sensazione di soffocamento finalmente svanita.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Sam gli si getta addosso, cerca di bloccargli le braccia abbastanza a lungo da permettere alla donna di sgusciare via e precipitarsi nella stanza del figlio. A Dean non importa: potrà ucciderla dopo. Comincia a lottare contro Sam, in poco tempo si ritrova sopra di lui, la mazza ancora salda in mano.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, fermati. Dean, torna in te! » gli dice Sam, cercando di bloccare il polso del fratello. Dean gli spezza il braccio.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Sam lo fissa, ma non lo supplica.
« Dean » dice solo, e forse è un avvertimento, forse un addio. Non gl’importa.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Inizia a colpirlo ripetutamente alla testa, fino a spaccarla, fino a sporcarsi le gambe, le mani, il viso, di sangue, fino a rendere il cadavere irriconoscibile.
Si sente bene.
L’urlo terrorizzato della signora Tompson distoglie la sua attenzione dal lavoro appena portato a termine. Qualcosa si è spezzato dentro di lui, qualcuno urla di dolore.
Non importa, perché adesso non c’è più nessuna voce, per quanto flebile, a pregarlo di non uccidere.
 
 
And then! Then would come the murder you’d never survive,
the one that would turn you into as much of a savage as it did with me.
Your brother, Sam.²
 
 

 
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¹ Omaggio a John Lennon, giusto per rispettare l’abitudine di Sam e Dean di usare nomi di artisti musicali famosi.
 
² Caino, Supernatural 10x14 “The Executioner’s Song
 
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Angolo autrice
Ecco il terzo e ultimo capitolo :) La faccina sorridente ci sta proprio male. Mmh. Premettendo che non sono affatto convinta di com’è uscito, spero di non aver combinato disastri con ortografia/grammatica o la caratterizzazione o chissà cos’altro. Avevo una mezza intenzione di scrivere un quarto capitolo, come una sorta di epilogo, ma poi ho preferito concludere qui, con questo Dean che non è più Dean.
Niente, un grazie enorme ad Alley e shopi33 che hanno recensito e a tutti coloro che hanno preferito/ricordato/seguito questa mini-long :)
A presto!


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