Lodevole fedeltà, passione colpevole

di Krystaliaan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Resistere ***
Capitolo 2: *** Fuga ***



Capitolo 1
*** Resistere ***


Non l’aveva mai guardata in quel modo; si era sempre dimostrato interessato a lei senza però eccedere nell’esplicitare quanto la trovasse attraente e  di spirito, per quanto piccolina e un po’ ingenua. Acerba, sotto certi punti di vista; così si era infatti dimostrata.
Aveva innocentemente confessato quanto lo tentasse l’idea di lei, sinuosa ed esile figura, stesa sotto le sue lenzuola, nonostante fosse felicemente fidanzato. Annabelle, per tutta risposta, aveva urlato contro di lui tutto il suo disprezzo, impetuosa e furente, orgogliosa e testarda, velenosa e inviperita.
Che pretendeva quella bambolina? S’illudeva forse di poter competere, ai suoi occhi, con la sua ragazza? Nemmeno la conosceva bene; avrebbe dovuto invece sentirsi lusingata dalle sue attenzioni.
Nessuna gli avrebbe mai strappato via l’intesa che avevano raggiunto lui e Beatriz in quegli anni; avrebbe potuto definirla sua sorella. Una sorella parecchio sexy, sicuramente. Non c’era riso migliore di quello che prorompeva benevolo dalla bocca di lei quando, dopo aver dormito assieme come due innocenti angioletti, Gabriel si alzava e la guardava con un occhio semichiuso, infastidito dalla luce, e i capelli irrimediabilmente arruffati e spettinati.
 
-Tesoro mio sei assolutamente inguardabile!
 
Lo conosceva troppo bene; sapeva quanto ci tenesse all’integrità fisica, soprattutto ai lucidissimi capelli neri, e si divertiva a farlo imbestialire. Ci riusciva molto bene, infatti; peggio per lei, la punizione era sempre terribile.
 
-Oh ma davvero, Beatriz? Accidenti vorrà dire che…
 
Finivano sempre in un groviglio di gambe, biancheria e lenzuola bianche. Fare l’amore con lei era come un gioco malizioso, mai inficiato dalla noiosa abitudinarietà che caratterizza i rapporti coniugali. Per di più, nonostante lui fosse “inguardabile” la mattina, i baci di Beatriz erano carichi di fervore e le sue urla lussuriose (Oh, Gabriel!) riverberavano per tutto il pianerottolo. Si vede che tanto  antiestetico non doveva essere.
 
Era sempre stato un traditore seriale. Il sesso era irresistibile, un’attrazione alla quale non poteva sottrarsi. Gli bastavano un bel corpo e uno sguardo penetrante, abbinati, chiaramente, a un’intelligenza sopraffina, e già non riusciva a trattenersi; quella donna doveva essere sua. Non lo considerava nemmeno un male, del resto era naturale; quale essere umano non prova pulsioni per più persone in contemporanea? Inoltre, è noto come le passioni violente vadano soffocate del tutto o soddisfatte subito e Gabriel optava sempre per la seconda alternativa. Almeno, fino a quel momento.  Beatriz sembrava incarnare tutto ciò di cui necessitava; così bella e di successo, così libera e indomabile, eppure docile e gentile. Una donna navigata, con esperienze simili alle sue alle spalle e che condivideva con lui la stessa professione di violoncellista. Musicisti eccellenti, lui americano e lei spagnola, a casa si dilettavano a gareggiare scherzosamente tra loro con esibizioni virtuosistiche. Finivano sempre per pareggiare; non vi erano tra loro discrepanze significative, né nel suono né nella tecnica.   
Anche questo rendeva Beatriz speciale; navigavano insieme in un oceano di spartiti, in una casa sottosopra, da artisti. Forse era ora di sperimentare una vita vera, senza dilettevoli scappatelle. Beh, ci stava provando; e se ci fosse riuscito, sicuramente quella vita sarebbe stata con lei.
 
Effettivamente, Annabelle era l’imprevisto con cui non aveva ancora fatto i conti e che sapeva, prima o poi, di dover fronteggiare. Aveva però intenzione di resistere; quel pulcino dispettoso non gli avrebbe fatto cambiare idea, nemmeno con i suoi occhioni intriganti né con il suo sorrisetto malevolo. Non l’avrebbe sfiorata neanche con un dito.
 
 

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Capitolo 2
*** Fuga ***


Annabelle  era scombussolata, stanca e terribilmente delusa. Il cuscino s’inondò di lacrime. Gabriel era sempre stato il suo modello, l’aveva sempre ammirato. Annie, giovane violoncellista, l’aveva conosciuto quando si era trasferito a Venezia per gli ultimi due anni di Conservatorio. Aveva sempre esercitato un certo fascino su di lei; certo, in modo molto diverso. L’immagine pressoché inscalfibile di musicista professionale e di talento, però, si era ormai lievemente incrinata.
Non che questo avesse realmente a che vedere con la sua abilità artistica, chiaro. Semplicemente la  sconvolgeva quella sua  naturalezza nell’intraprendere certi discorsi, quella calma nel “tradire a parole”, come si ostinava a definirlo lei.
Non si era mai lasciata andare così con qualcuno; era stata addirittura sguaiata. Aveva lasciato molto alle parole e poco all’immaginazione. Non si sentiva affatto colpevole, ma soffocava nel dispiacere di un orgoglio ferito a sapere ch’era fidanzato.  Soprattutto perché non avrebbe nemmeno potuto provare il piacere del contatto fisico, che le mancava da un po’ di tempo. Proprio ora aveva deciso di non tradire più?  
Accidenti, era tardissimo.
Annie si addormentò lentamente e con dolore, con un chiodo fisso in testa: la mano di lui che le accarezzava la nuca e una cantilena sensuale e un po’ melliflua nelle orecchie :
 
Buonanotte Annie, buonanotte, un bacio, buonanotteAnnieunbaciobuonanotteAnnieunbaciob…
 
 
Annabelle si svegliò, se possibile, ancor più fiacca della sera prima. Quella voce non voleva saperne proprio di andarsene.
Oddio, non era solo animale e istintiva voglia, dissennato impulso. Possibile che provasse dei sentimenti? No, non li provava.
Come avrebbe potuto? Lei era una Miss, tutta delicata e timorosa; sarebbe stato come, per una gazzella, amoreggiare con un leone. Oltre a questo, dettaglio decisamente più rilevante, lo vedeva molto poco e di sfuggita. Dovette però ammettere che “uscire con lui” era il suo sogno segreto, folle e ridicolo, un po’ come “La posta del cuore” o rubriche simili di alcuni stupidi giornaletti da ragazzine, dove illuse mocciosette “confessano” di essere innamorate di Leonardo Di Caprio.
Per una volta si arrese e tornò piccolina; sognò di camminare con aria snob, da vamp, mano nella mano con il suo ragazzo grande, che la portava in giro per il mondo, ad assistere a concerti in meravigliosi teatri, a farle assaporare un po’ di romanticismo, tutta quell’atmosfera fiabesca che invade ogni neonata relazione. Sognò alberghi lussuosi, lenzuola morbide e profumate di fresco, calde coperte, ardenti caminetti accesi, caffè con schiuma di latte, dolci deliziosi. Sognò una vita vera, ingenuamente perfetta e senza limiti; un po’ come quando si incitano i bambini a esprimere i propri desideri, a ipotizzare chi saranno una volta “diventati grandi”, e quelli ridono inventandosi le stramberie più assurde, le fantasie più vivaci. Annabelle sentì il bisogno di farsi trascinare da quel riflusso incontrollato di idee, che la portò lontano, lontano…
dove non soffriva più per un voluttuoso damerino con la fidanzata.
 

 
 
 
 
 

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