Quel giorno, cambiò la vita di entrambi.

di LauraPalmerBastille
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di esami troppo vicini, biglietti poco gentili, ma cavalieri pronti a difendere. ***
Capitolo 2: *** Di occhiali rotti, lenti troppo fastidiose e decisamente troppi contatti. ***
Capitolo 3: *** Di maglie con scritte ambigue, botole della morte e labbra troppo seducenti. ***



Capitolo 1
*** Di esami troppo vicini, biglietti poco gentili, ma cavalieri pronti a difendere. ***


Quel giorno, cambiò la vita di entrambi.

Okay, prima di iniziare, non è una storia a molti capitoli. 
Insomma, al massimo saranno tre o quattro.
Ma volevo farlo, non ci sarà tragicume qui.
Buona letturaa. <3

 

35 giorni prima.

Nico odia sentirsi osservato. Sentire gli occhi delle persone addosso lo fa sentire a disagio, come sotto esecuzione. È per questo che ha sempre provato a non farsi notare. Vestiti neri, camminata lenta e a testa bassa. Occhiali da nerd -rigorosamente neri – a dividerlo dal mondo e poche parole per essere abbastanza distanti da una parvenza di vita sociale.
È anche per questo che Nico tende ad isolarsi in qualsiasi luogo esso si trovi. Anche nella biblioteca dove ogni pomeriggio studia e dove, adesso, sta leggendo il manuale del secondo esame di filosofia che dovrà sostenere tra due settimane. E, da asociale sociopatico quale è, ha optato, ovviamente, per il posto più lontano ed isolato dal resto del mondo.
Eppure si sente osservato, ed è una sensazione snervante.
Alza lo sguardo, sistemandosi con fare nervoso gli occhiali. Butta un'occhiata alla ragazza che è a due tavoli distante da lui, ma capisce che non è lei a provocargli quella strana sensazione. Non ha mai alzato lo sguardo dai libri su cui è china da quasi due ore.
No, sono un altro paio di occhi a metterlo a disagio. Solo che lui non li trova.
Dietro di lui c'è solo la parete, ed in quella parte di biblioteca ci sono solo lui ed altre due persone. Chi lo sta osservando?
'Nessuno, ti stai immaginando tutto' gli risponde la sua mente, facendolo sospirare. Lo studio gli sta dando alla testa. Deve starsi immaginando tutto sul serio.
Forse Jason ha ragione quando gli consiglia di uscire di più.

 

27 giorni prima.

Nico si sta pulendo gli occhiali sulla maglia, quando l'oggetto dei suoi pensieri da due mesi a quella parte varca la soglia della porta, facendolo arrossire immediatamente.
Abbassa la testa per non far notare il suo colore scarlatto, mentre il ragazzo gli passa dietro la sedia, per riuscire ad arrivare al tavolo dall'altra parte della stanza. Nico, cercando di non farsi notare, lo osserva sedersi vicino ad una ragazza bionda ed un altro ragazzo castano, per poi sorridere.
Una strana fitta gli stringe lo stomaco, facendogli stringere i pugni.
Ebbene si, questa è la grande verità. Nico Di Angelo- nonché nostro sventurato protagonista- è immancabilmente ed irrimediabilmente gay. E pur essendo terrorizzato dai contatti con altri esseri umani, il suo cuore non riesce a smettere di battere forte ed il suo stomaco di rivoltarsi quando quella chioma scura e quegli occhi verde acqua gli passano di fronte gli occhi.
Più volte si sarebbe voluto schiaffeggiare davanti a tutti, per rimproverarsi del suo comportamento da quattordicenne con gli ormoni a palla alla sua prima cotta. E più volte ha dovuto reprimere l'istinto di dare capocciate al muro fino a togliersi dalla testa quel 'maledettissimo ragazzo etero decisamente fuori dalla sua portata visto che è troppo bello e troppo etero accidenti a lui e ai suoi occhi ipnotizzanti troppo etero anche quelli' .
Si rimette gli occhiali, per poi buttare un'ultima occhiata al ragazzo dall'altro lato della stanza. Osserva le sue fossette quando sorride, quei suoi capelli mori in cui vorrebbe affondare le mani, quegli occhi -o meglio, pozzi- verdi in cui affoga ogni volta.
Percy Jackson. Capo della squadra di nuoto agonistico, nonché ragazzo più popolare della scuola.
Nico affonda il viso tra le mani.
Perchè?
Al mondo ci sono circa sette miliardi di persone. Essendo due i sessi, dimezziamo questo numero. Tre miliardi e mezzo. Calcolando però che in molti paesi si usa avere solo un figlio, il primogenito, e solitamente di sesso maschile, la percentuale degli uomini si alza. Ma visto che le donne vivono in media di più, il che con questa conta non centra assolutamente niente, possiamo affermare che nel mondo ci sono circa tre miliardi e seicento milioni di uomini.
E tra questi tre miliardi e seicento milioni di uomini, Nico di quale poteva prendersi un'irrimediabile cotta?
Del più etero tra di loro.

 

20 giorni prima.

Nico si ritrova sugli spalti della piscina dell'università. Cappuccio a coprirgli il volto, occhiali neri come se fosse in missione segreta, e tanta- decisamente tanta- voglia di non farsi notare.
Fissa insistentemente i muscoli tonici di Percy che, sulla pedana, aspetta il fischio del coach per buttarsi in acqua ed iniziare l'allenamento. Si incanta su quelle braccia muscolose e perfette. Per un secondo ha quasi paura di star sbavando senza ritegno, quando le risatine di due ragazze dietro di lui lo distraggono.
Si volta e, fortunatamente, si accorge che non stanno ridendo di lui e della sua bava. In realtà i loro sono urletti di gioia e di eccitazione per la stessa cosa che sta facendo battere il SUO di cuore: il corpo di Percy.
Le squadra da capo a piedi, per poi mordersi a sangue il labbro per la rabbia. Gli da fastidio che quelle due possano mostrare il loro apprezzamento per quel ragazzo senza vergogne, mentre se lui mostrasse anche il minimo interesse si ritroverebbe con la testa nel water per i prossimi due semestri.
Continua a fissare le braccia e le gambe di quel ragazzo muoversi in acqua veloci e, nello stesso momento, sensuali. Le sensazioni che pervadono il suo corpo sono troppe per essere descritte.
Eccitazione, palpitazione, sudorazione, irritazione, troppe.
Sa solo che quando il commento “Dei, se me lo farei in tutte le posizioni quel tipo” della ragazza dietro di lui gli arriva all'orecchio, è l'ultima goccia che fa traboccare il vaso.
Si alza in piedi di scatto, rosso di rabbia. Si volta verso le due oche, mordendosi il labbro.
“Smettetela di sbavare su quel tipo! Non sceglierà mai voi, come non sceglierà mai me! Siamo troppo poco per lui!” quasi urla, gesticolando. “Ma vi sentite quando parlate!? Quando Dio ha consegnato l'intelligenza voi due dove eravate? Al cesso!?”
E con questo, la prospettiva di rimanere nell'ombra di Nico, andò totalmente perduta.

 

17 giorni prima.

Nico sbuffa esasperato, togliendo l'ennesimo bigliettino idiota dal banco della biblioteca dove di solito studia. Lo legge, per poi sistemarsi meglio gli occhiali.
“Sono Gay ma non riesco a dirlo agli altri. Se ti va una sveltina contattami, bel maschione” diceva. Ne aveva ricevuti anche altri, ma finchè le cose si fermavano ai bigliettini derisori poteva anche accettarlo. Che poi quei bigliettini, di derisorio, avevano ben poco. Quelle battute sembravano prese dalle ultime pagine di un fumetto scadente.
Di certo Nico non poteva immaginare che una sola sfuriata potesse cambiargli la vita in tale modo. Ma si sa, la fortuna non è decisamente dalla parte del nostro povero Di Angelo.
La sorte ha voluto, infatti, che la sua sfuriata fosse rivolta proprio alle due ragazze più pettegole dell'università, altro che le redattrici della rivista “Gossip & Università” che si era sempre rifiutato di comprare.
La sua grande fortuna, quindi, lo aveva fatto ritrovare l'indomani mattina sulla prima pagina di quello stramaledetto giornale, sotto al titolo scritto in grassetto formato quarantotto maiuscolo iper visibile: “GAY A SCUOLA? NICO DI ANGELO E LA SUA COTTA PER PERCY JACKSON.”
Nico si era chiesto come avessero fatto le persone a capire che proprio lui era Nico Di Angelo, non essendovi la foto sul giornale e non avendo quasi nessun amico. L'unica cosa che sperava, era che quella notizia non fosse arrivata alle orecchie del malcapitato.
Dei, non solo era invisibile ai suoi occhi, ma adesso era anche un “povero ragazzino innamorato del culo di Percy Jackson senza speranza di successo.”
Eppure pensava che a quell'età le persone fossero maturate. Insomma, chi credeva che a 20 anni i suoi coetanei si divertissero ancora a prendere in giro il gay di turno?
E poi, insomma, bigliettini? Davvero? È questo il massimo della pressione psicologica che sanno fargli?
E poi ' bel maschione'. Chi è che usa ancora quel termine?
Accartoccia il foglietto, per poi buttarlo nel cestino. Apre il libro e si perde nei meandri della filosofia.
Poi, tutto d'un tratto, la sensazione ritorna. La testa gli formicola, ed un brivido freddo gli scende giù dal collo fino alla base della schiena.
Alza immediatamente la testa, guardandosi intorno per trovare quei maledetti occhi che lo scrutano continuamente mentre studia. Questa volta è da solo in quell'aera della biblioteca, non capisce proprio chi possa essere.
Stufo di quella situazione, chiude con un tonfo il libro, lo rimette dentro la borsa e si alza scocciato dalla sedia.
Ormai nemmeno più la biblioteca è un luogo tranquillo per lui.

 

15 giorni prima.

Nico apre la porta dei bagni maschili con lo sguardo rivolto verso il libro di filosofia che ha in mano. L'esame sarà tra circa un'ora, e tutto lo studio che ha fatto in queste due settimane sembra essergli volato via non appena ha riaperto il libro.
'Bello' pensa, richiudendosela dietro senza guardare. 'Gay, senza speranza col ragazzo che mi piace, ed anche sega all'università. Potrebbe andare meglio?'
Sta per dirigersi a tentoni verso la porta del bagno che ha di fronte, quando qualcosa lo afferra per il colletto della sua vecchia giacca nera. Cade a terra rovinosamente, ed il libro gli cade dalle mani per l'impatto. In un primo momento non riesce a mettere a fuoco le persone che lo fissano da sopra.
Poi, dopo qualche attimo, dei ciuffi biondi entrano nella sua visuale, insieme ad un sorriso cattivo.
“Tu sei Nico Di Angelo, vero?” chiede il ragazzo che ha di fronte, con tono derisorio. Nico non lo ha mai visto, eppure il suo viso gli è familiare.
“Dipende” risponde, massaggiandosi la testa. “Cosa cercate da lui?”
Il tizio centrale scoppia a ridere, per poi aggrottare le sopracciglia. “Che scortese, mi presento. Io sono Ottaviano, piacere. Sono il capo squadra del club di scacchi, sicuramente mi conoscerai” ammette con tono fiero, passandosi una mano in mezzo ai capelli.
Nico alza le sopracciglia, per poi scuotere la testa. “No, mi dispiace, non seguo gli scacchi” ammette, provando ad alzarsi in piedi. “Adesso, se si può, dovrei andare in bagn--”
“Abbiamo letto l'articolo su di te” continua il ragazzo, sghignazzando. “Hai ricevuto per caso qualche nostro bigliettino?”
Nico assottiglia gli occhi, per poi sbuffare. “Eravate voi ad inviarmi quelle frasi idiote?”
Ottaviano gli lancia un'occhiata offesa, per poi gonfiare il petto. “Idiote!? Siamo rimasti svegli fino all'una per inventarle! Il giorno dopo quasi non riuscivamo a studiare per l'ora fatta la sera prima!” esclama, per poi sorridere e battere il cinque agli altri due ragazzi sghignazzando.
Il moro li osserva, apre la bocca per controbattere, ma poi la richiude. Quei tizi sono così senza speranza che quasi ha paura di offenderli, provando a difendersi.
“Avete ragione” ammette, alzando le spalle. “Mi avete davvero ferito nel profondo. Ci ho pianto davvero molto per il 'Ma tua mamma lo sai che sei gay?'. Ma quello che mi ha ferito di più è stato il 'tanto rimani zitello'. Quello ha bruciato proprio tanto.”
Il ragazzo alla destra di Ottaviano esulta, sorridendo. “Sapevo che la mia era la migliore!”
Nico lo fissa, per poi scuotere la testa.
“Adesso posso andare a fare il mio esame?” chiede, provando a rialzarsi. Ottaviano gli preme una mano sulla spalla, facendolo rimanere per terra.
“Oh no, Di Angelo, adesso rimarrai qui a sentire altre battute che non abbiamo fatto in tempo a scriverti nei bigliettini!”
“No, ragazzi, davvero, ho un esame e--”
“Ma quando tua madre ti cucinava i wurstel li mangiavi o ci facevi qualcos'altro?” urla il ragazzo alla sua sinistra, ridendo.
Nico si volta a fissarlo, sconcertato. “Cosa? Smettetela, ho un esame di filosofia importante” dice, sospirando.
“Chissà la madre come glieli doveva togliere di mano!” esclama l'altro, scoppiando poi a ridere. Una risatina alta, che da fastidio a Nico più del dovuto.
Sta per alzarsi e reagire, quando una figura più grande e decisamente massiccia entra nel bagno.
“Cosa sta succedendo qui?” chiede, con quella sua voce bassa e penetrante. Nico lo fissa sorpreso, e le sue guance diventano immediatamente rosse. Vorrebbe voltarsi dall'altra parte per non far notare il suo colorito, ma non potrebbe mai perdersi Percy Jackson in persona che lo difende da quei tre tizi.
“State infastidendo questo ragazzo?” chiede Percy, alzando un sopracciglio. Ottaviano perde colorito, non appena si rende conto della differenza di muscoli tra lui e Percy.
“N-No. Noi siamo vecchi amici, stavamo scherzando, non è vero, Nico?” balbetta, per poi voltarsi a fissarlo.
Nico è costretto a staccare gli occhi dalle braccia del ragazzo, per fissare la faccia spaventata di Ottaviano. “Io nemmeno vi conoscevo” ammette, alzando le spalle. “Mi avete spinto a terra ed insultato. Non siamo decisamente amici.”
E basta una sola occhiata di Percy, per far scappare quei tre ragazzi senza emettere un fiato.
Nico sbuffa, per poi sistemarsi meglio gli occhiali ed alzarsi in piedi. Il più grande entra dentro la stanza, richiudendosi la porta dietro.
Male. Decisamente male. Il cuore di Nico parte a battere all'impazzata.
Quando Percy si piega sensualmente per raccogliere il suo libro, il più piccolo crede di svenire lì, sul momento. Per un secondo non gli sembra nemmeno una cattiva idea perdere i sensi. Chissà, magari Percy, con la sua indole da eroe, si sentirebbe costretto a fargli la respirazione bocca a bocca?
Peccato che sarebbe incosciente in quel momento, quindi sarebbe decisamente inutile.
Poggia la schiena al muro, facendo finta di nulla.
In realtà il suo corpo è scosso da brividi caldi che gli fanno mancare il respiro. Ed il suo cuore. Accidenti, il suo cuore sembra uscire fuori dal petto.
“Penso ti sia caduto” dice il ragazzo, porgendogli il libro. Nico osserva il suo sorriso, quelle fossette in cui ha sempre desiderato affondare un dito. Per un secondo è tentato di farlo. Poi si rende conto che sembrerebbe un pazzo maniaco, se lo facesse.
Quindi si limita a prendere il libro e a levargli la polvere che gli si è attaccata sulla copertina.
“Grazie” dice, riaprendolo. Vorrebbe dire di più, ma le parole gli si bloccano in gola.
“Io sono Percy” si presenta il più grande, allungando una mano. “Percy Jackson. Piacere di conoscerti. Tu sei?”
Il cuore di Nico, dal battito accelerato che aveva, si ferma completamente. Osserva la mano di Percy, ed un moto di gioia gli pervade il corpo.
Gli ha chiesto chi è. Forse non ha letto quello stupido articolo. Forse per lui, Nico è solo un ragazzino strano e macabro che ha salvato da tre teppistelli decisamente sfigati.
Osserva la mano che il ragazzo gli porge, per poi alzare lo sguardo. “Sono Nico, Nico Di Angelo” dice, senza però assecondare la presa.
Il ragazzo annuisce, sorridendo. Ritira la mano e scuote la testa. “Sei un tipo difficile, eh?”
Il più piccolo fa spallucce. “Mamma mi ha sempre detto che sono speciale.”
Percy scoppia a ridere, passandosi una mano in mezzo ai capelli. “Tua madre aveva decisamente ragione. Hai detto che hai un esame, vero?”
Nico annuisce, sistemandosi gli occhiali nel solito tic. “Filosofia. Non ricordo nulla.”
Il più grande butta un'occhiata al libro, per poi alzare le sopracciglia. “Oh, ma questo esame io già l'ho dato! Dicono che il professore faccia sempre le stesse domande!”
Gli occhi di Nico si accendono. “Davvero? E tu le sai?”
Percy sorride sincero, alla reazione bambina dell'altro. Annuisce, per poi incamminarsi verso la porta. “Ti accompagno e te le dico, okay?”
Il viso già rosso di Nico si infiamma ancora di più, facendolo quasi imbarazzare. “Okay” sussurra, raggiungendo l'altro ragazzo.

 

Angolo mio.
Oookay! Non chiedetemi come è nata questa cosa, non saprei rispondervi. So solo che una mattina mi sono svegliata con l'idea di voler fare una fanfiction "conto alla rovescia"
ED ECCOLA QUI!
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate dell'idea, e sapere se vale la pena andare avanti uwu
Come potete notare questa volta niente cose drammatiche, anzi. Credo che la crew di Ottaviano con le sue battute scadenti sia finita nel demenziale hahahaha!
Eh boh, basta, questo!
Un bacione, LauraPalmerBastille. <3

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Capitolo 2
*** Di occhiali rotti, lenti troppo fastidiose e decisamente troppi contatti. ***


Quel giorno, cambiò la vita di entrambi.

14 giorni prima.

Nico entra nell'aula di lezione con lo sguardo puntato verso i suoi occhiali, intento a pulirli. Gli soffia sopra, per poi strofinarseli sulla maglia. È così impegnato in quell'azione, da non notare il fisico scolpito e scultoreo che gli sta venendo addosso.
L'impatto con quei muscoli perfetti è così destabilizzante, da farlo quasi cadere a terra. Fortunatamente però, due forti braccia lo afferrano per le spalle, impedendogli di schiantarsi a terra e perdere ancora di più, se possibile, la sua dignità.
Gli occhiali che aveva in mano, però, gli cadono rovinosamente a terra. Quando questi toccano il pavimento, il rumore che emettono non rassicura in nostro povero -e decisamente poco fortunato- protagonista.
“Nico?” lo chiama il ragazzo che, sicuramente, deve essere il proprietario di quelle meravigliose braccia.
Il più piccolo sente il cuore saltargli nel petto, e la salivazione aumentare nella sua bocca.
“P-Percy?” lo chiama, sfiorando la mano dell'altro ancora poggiata sulla sua spalla.
“Accidenti, ti sono caduti gli occhiali, amico” dice una voce maschile che non riconosce, avvicinandoglisi. Nico apre gli occhi, per poi strabuzzarli.
“Si, i miei occhiali” si lamenta, mentre quelle mani continuano a tenerlo stretto per le spalle facendogli battere il cuore decisamente troppo forte. “D-Dove sono i miei occhiali... non ci vedo.”
“Oh, cavolo...” esclama la voce di prima, con un tono poco rassicurante.
“Cosa succede Grover?” chiede Percy, stringendo la presa sulle spalle del più piccolo.
“Ecco... Ho una brutta notizia da darti, amico” continua, poggiando gli occhiali nella mano di Nico.
Quando questo li indossa, quasi non gli prende un colpo. Se li tasta con le dita, per poi emettere un verso strozzato che, in teoria, dovrebbe essere un urlo.
“Le lenti!” quasi urla, sgranando gli occhi. “Dove sono le mie lenti!”
Grover aggrotta le labbra, per poi passargli nell'altra mano dei piccoli frammenti di vetro. “Penso proprio abbiano fatto una brutta fine, amico.”
“Oh cavolo, Nico” sospira Percy, stringendo la presa sulle sue spalle. “Mi dispiace un casino, è tutta colpa mia!”
Ed il mix di emozioni che pervadono il corpo di Nico quasi lo fanno collassare. Sta per svenire per le mani di Percy sul suo corpo, nello stesso momento vorrebbe prenderlo a testate per avergli fatto cadere gli occhiali ed urlare frustrato per l'intera situazione.
L'unica cosa che fa, però, è quella di sospirare ed infilarsi una mano in mezzo ai capelli. “Dovrò ricomprarli...”
Percy scuote la testa energicamente. “No, te li ricompro io! E' stata colpa mia e—“
“Smettila di fare l'eroe” lo interrompe il più piccolo, guardandosi intorno disorientato. “Ci siamo scontrati, non c'è un colpevole. Ora devo solo riuscire ad arrivare fino alla mia stanza per prendere le lenti a contatto.”
Percy fa scivolare la mano dalla sua spalla fino al suo braccio, stringendolo. “Ti accompagno io!” propone, sorridendo. “Cioè, è il minimo che possa fare dopo averti rotto gli occhiali” aggiunge, dopo l'occhiata confusa di Grover.
Quest'ultimo alza le mani al cielo, scuotendo la testa. “Scordati che prendo gli appunti anche per te, amico.”
“Grover” lo richiama Percy, abbozzando un sorrisetto. “Devo ricordarti di quella volta che ti ho salvato dall'espulsione dopo aver messo la colla sulla sedia a rotelle di Chirone?”
“Siete stati voi due!?” chiede sorpreso Nico, aggrottando le sopracciglia. “Dovrei dirvi che è ingiusto prendersela con le persone svantaggiate in sedia a rotelle... ma dopo avermi bocciato all'esame, non posso che supportarvi e stimarvi.”
Il più grande scoppia a ridere, scuotendo la testa. “Si, abbiamo ottenuto l'appoggio di molti, dopo quell'esame. Quindi non ti sono servite le domande che ti ho suggerito? ”
“No. Lasciamo stare” dice Nico, alzando gli occhi al cielo. “Sono stato due mesi su quel libro, per un misero – ha sicuramente studiato, ma io cerco di più-. Quell'uomo vuole morire di una morte lenta e dolorosa, me lo sento.”
Percy stringe la presa sul suo braccio, facendolo ammutolire di colpo. Si morde forte il labbro, mentre l'impulso di prendergli la mano e stringergliela gli pervade il corpo.
Fortunatamente la voce di Grover lo stabilizza, facendolo tornare alla realtà. “Andate a prendere quelle lenti, prenderò appunti per tutti e due, amici.”
E Nico non ne è sicuro ma, anche con la vista sfocata, è sicuro di aver visto Percy sorridere. Ed ha amato quel sorriso anche questa volta.

 

11 giorni prima.

Nico è chino sui libri, con la mente affollata di parole inutili e gli occhi che gli fanno decisamente male. Se li stropiccia ancora un po', maledicendo quegli occhiali e il ragazzo che glieli ha fatti cadere.
Percy lo aveva accompagnato fino in camera. Il suo braccio e la sua mano poggiati sul suo di braccio, e su quelle stramaledette labbra c'era sempre quel sorriso che lo faceva impazzire.
Ci vedeva sfocato e, se non fosse stato per l'intervento di Percy all'ultimo secondo, avrebbe preso tre armadietti e due pali in piena faccia... ma quel sorriso riusciva a riconoscerlo comunque. Era come se emanasse radiazioni positive che gli facevano battere il cuore all'impazzata.
Erano arrivati in stanza, e Nico non si era nemmeno accorto che Percy aveva parlato dall'inizio del tragitto. Dei, quel ragazzo era spettacolare.
Lo aveva fatto entrare dentro la stanza, per poi condurlo fino al bagno.
Solo gli Dei sanno quanto Nico avrebbe voluto buttarlo sul letto non appena messe le lenti a contatto, e visto quel sorriso chiaramente.
Aveva però stretto i pugni, morso il labbro quasi a sangue e serrato gli occhi per resistere alla tentazione di quel ragazzo. Nico era un ragazzo dannatamente timido e sociopatico, ma a volte non riusciva a controllare i suoi istinti.
“Ormoni” gli aveva detto Jason, quando gliene aveva parlato. “Non chiamarli istinti, sono ormoni impazziti che ti chiedono aiuto. Nico, hai venti anni e non hai ancora fatto nulla con nessuno. Ci credo che stai così.”
Nico, ovviamente, gli aveva dato dell'idiota. Ormoni? Ma per favore. Nico non ha ormoni. Da sociopatico ragazzo timido che è, non possiede quella roba lì. Quella è roba da gente con una vita sociale. Eppure a volte, quando si trova di fronte a quel ragazzo, il corpo gli si pervade di un calore piacevole e vorrebbe un contatto fisico.
Strano, vero? Chi avrebbe mai pensato che avremmo ritrovato 'volere contatto fisico' e 'Nico' nella stessa frase, eh?
Eppure è così. Quindi, per resistere ai famosi ormoni, Nico si era accigliato e aveva gentilmente chiesto al ragazzo di accomodarsi fuori dalla sua stanza.
“Eh?” aveva detto sbalordito Percy, come se uscire dalla sua stanza fosse l'ultima cosa che voleva.“Ho detto qualcosa che non va?”
Nico aveva scosso la testa, per poi socchiudere gli occhi a causa delle fastidiose lenti. “Ho mal di testa, devo riposare. Esci, dai.”
Il più grande lo aveva fissato quasi sbalordito, per poi scrollare le spalle e dirigersi verso la porta. “Poi andiamo a comprare un nuovo paio di occhiali” gli aveva detto, per poi richiudersi la porta dietro.
I giorni però erano passati, le lenti di Nico gli avevano dato ancora più fastidio, e di Percy nemmeno l'ombra. Il ragazzo si era rimproverato così tante volte di aver perso una grande occasione, da essersi convinto di non voler più rivedere Percy.
Per questo adesso, quando sente bussare alla porta della sua stanza, alza un sopracciglio sorpreso.
“Chi è?” chiede, accostando l'orecchio vicino alla porta.
“Sono Percy” risponde il ragazzo da fuori, con voce alta. “Spero di non disturbare ma--” e non fa in tempo a finire la frase, che Nico ha già aperto la porta con forza.
I suoi occhi brillano, come di fronte ad un tesoro, anche se fino ad un attimo prima gli bruciavano.
“P-Percy” balbetta, arrossendo. Non capisce cosa, ma Percy gli sembra più bello del solito. Forse è la maglietta decisamente aderente, od il fatto che abbia i capelli pettinati in maniera diversa. Potrebbe forse influire anche il fatto che sia tornato da lui dopo averlo cacciato malamente. “Cosa ci fai qui?”
Il ragazzo butta un'occhiata al colorito rossastro di Nico, per poi sorridere intenerito. “Ti avevo promesso che ti avrei accompagnato a comprare un nuovo paio di occhiali!”
Il più piccolo aggrotta le sopracciglia. “Percy, me lo hai detto tipo cinque giorni fa, ormai io--” non dirgli che li hai già comprati non dirgli che li hai già comprati non dirgli che li hai già comprati “--stavo per perderci le speranze. Sarei felicissimo di andarli a comprare con te.”
Si morde il labbro non appena queste parole escono dalla sua bocca, ma non poteva rifiutare un invito ad uscire da parte di Percy. No. Decisamente non poteva.

-

Nico continua a sfregarsi gli occhi, mentre scende dal tram che li ha portati fino al negozio di occhiali più vicino.
“Stai bene?” chiede il più grande, buttandogli un'altra occhiata veloce.
“Non proprio. Queste lenti mi ammazzano” sospira l'altro, grattandoseli con più forza. “Ecco perchè non le ho mai messe.”
Percy si ferma a fissarlo, per poi sorridere. “Peccato, hai un bel viso. E hai degli occhioni neri davvero profondi. Quegli occhiali te li coprono tutti, quando invece sono bellissimi da guardare.”

...BUM!

Avete presente quell'organo pulsante che abbiamo al centro del petto, e che ci fa vivere?
Ecco, è appena esploso nel petto di Nico. Dovrà ricercare i suoi brandelli in giro per l'organismo.
In 0,1 centesimi di secondi, il suo viso passa dal solito pallore biancastro cadaverico al rosso scarlatto versione semaforo fluorescente. La temperatura del corpo gli si alza di almeno 40 gradi, per poi finire sotto lo zero.
“C-cosa?” chiede, per poi strozzarsi con la sua stessa saliva, finendo per tossire. Percy gli batte una mano sulla schiena, e quel contatto non migliora la situazione. Quella mano calda sulla sua schiena lo fa impazzire ancora di più.
Troppo. Decisamente troppo per il suo corpo.
“S-Sto bene!” prova a dire, per allontanare quelle mani dal suo corpo. Potrebbero farlo impazzire. Davvero.
Percy lo guarda stranito, per poi alzare le spalle. “Sicuro tutto bene?” chiede confuso, e gli viene istintivo poggiargli una mano sulla spalla.
Nico fissa quella mano con sguardo truce, per poi deglutire. Socchiude gli occhi, stringe i denti ed annuisce. “S-sicuro...”
Il più grande sorride, e stringe la spalla del più piccolo nella sua stretta. “E allora entriamo.”

-

“Quindi non ti piace proprio nessun modello?” chiede Percy, fissando le montature dentro il negozio.
Nico vorrebbe ammettere che non ne vuole comprare nessuna perchè Jason ne ha già ordinato un altro paio, ma si morde il labbro e scuote la testa.
“Non mi piace nessun modello...”
Percy aggrotta le sopracciglia, per poi indicarne un paio. “Ma questi non sono uguali identici al tuo vecchio modello, scusa?”
Un brivido freddo scende giù per la schiena del più piccolo. Fissa la montatura, per poi mordersi forte il labbro. “Cosa? ha-ha-ha, ma cosa dici. Io quella montatura? Mai e poi mai” ride nervosamente, mordendosi il labbro.
“Signorino Di Angelo?” chiede una voce dietro di loro, facendolo sussultare. “Il signorino ha ragione, quella è uguale alla sua vecchia montatura, lo ricordo bene.”
Il sangue gli si gela nelle vene. Sgrana gli occhi e si pietrifica, mentre sudore freddo gli scende giù per il collo. Fa finta di nulla, stringendo gli occhi.
No. Non adesso. Il destino si diverte così tanto a torturarlo?
“Signorino Di Angelo, cosa ci fa qui?” chiede di nuovo, toccandolo perfino sulla spalla.
Percy si volta a fissarlo, per poi osservare Nico. “Hei” lo richiama. “Penso che stia parlando con te.”
Nico stringe i pugni, per poi stamparsi un sorriso falso in faccia e voltarsi. Si gira con un'espressione di finta gioia -ha ottenuto decisamente un pessimo risultato- e fissa l'uomo che ha di fronte. “Oh, stava chiamando me? Non l'avevo proprio sentita!”
E Nico maledice tutti gli dei che popolano il cielo. Possibile che tra tutti i commessi possibili, lui abbia beccato l'unico che gli ha trovato il modello precedente?
'Commesso Dioniso', recita la targhetta sulla sua giacca. Eccome se se lo ricorda. L'ultima volta che ha comprato la montatura, ne ha provate così tante che scordarsi della sua faccia gli è ormai impossibile. Il destino gli vuole male. Non c'è altra spiegazione.
“Cosa ci fa qui? È successo qualcosa ai suoi occhiali, vero? Mi era sembrato strano che il signorino Jason fosse venuto qui ad ordinarne un altro paio uguale al suo, senza impiegarci anni.”
Percy aggrotta le sopracciglia, per poi fissare confuso il più piccolo. “Chi è Jason?”
Il commesso, che sembra aver notato solo ora il ragazzo, storce la bocca appena incontra il suo sguardo. “Il signorino Jason è un ragazzo per bene, che accompagna qui ogni volta Nico per le sue visite. Ed ha molta pazienza, visto che tendono a dilungarsi.”
“S-Si” balbetta Nico, strofinandosi gli occhi per il fastidio. “E' un mio amico. Ecco io... non sapevo che me ne avesse preso già un altro paio” sussurra, cercando di uscirne vivo.
“Oh, davvero?” chiede sorpreso il commesso. “Deve averle voluto fare una sorpresa.”
Il moro annuisce senza convinzione. Sorpresa? Nico lo ha pregato per giorni di andare ad ordinarglieli. Alla fine ci era andato per disperazione.
“Dovete essere molto amici” afferma Percy, mentre prende una montatura in mano. “Quindi penso questi non ti serviranno...”
Nico si passa una mano in mezzo ai capelli, per poi deglutire. “Ehm... penso proprio di no.”
Percy posa gli occhiali, si volta e lo fissa negli occhi, per poi sorridere sincero. “Per fortuna.. così dovrai aspettare meno tempo per toglierti quelle lenti fastidiose.”
Il più piccolo abbassa lo sguardo imbarazzato, per poi annuire per l'ennesima volta.
“A proposito” continua il più grande, avvicinandosi. “Ti danno fastidio, vero?”
Come di conseguenza, Nico si stropiccia gli occhi a causa di quelle stramaledette lenti. “Un po'” ammette, stringendo gli occhi.
“Aspetta” lo interrompe l'altro, prendendogli il mento tra le dite. Il più piccolo sbarra gli occhi immediatamente, fissando le labbra di Percy che si avvicinano al suo viso sempre più velocemente.
'Aspetta' è il suo unico pensiero, mentre il corpo perde il controllo e quelle labbra sono troppo vicine. 'Ma cosa diamine sta succedendo?'
E quando quelle labbra stanno per toccare le sue, improvvisamente si alzano, fino ad arrivare al suo occhio.
“Aprilo” ordina il più grande, facendogli vibrare il corpo. Nico obbedisce, e spalanca l'occhio. Percy ci soffia delicatamente dentro e, quando ha finito, ripete lo stesso processo con l'altro, per poi allontanarsi con un sorriso scaltro sulle labbra.
“Meglio, vero?” chiede, con una espressione soddisfatta.
E Nico sente tutto attutito. Vorrebbe solo sedersi e capire cosa diamine è appena successo. Ed invece è costretto ad annuire e sorridere, con più confusione in testa di quando è partito.
Questo ragazzo lo farà impazzire.



Angolo auuuuuuutriiiice!
BENEH! Mia madre è una persona abbastanza 'sbadata'.
avete presente il fatto dell'ora legale, no? Ecco, non sapendo che GLI OROLOGI DEL TELEFONO SI AGGIORNANO DA SOLI PORCO CRONO lo ha cambiato da sola. Morale? Stiamo due ore avanti.
Quindi, visto che io con i fusorari non ci capisco una cippalippa (?) per una volta ne ho chiesto di svegliarmi.
Morale pt.2? MI HA PRATICAMENTE SVEGLIATA ALL'ALBA CIOE' ERO SVEGLIA PRIMA IO CHE IL RESTO DEL MONDO.
Quindi mi sono detta.. okay, ho tempo che avanza, vai a pubblicare, no?
ED ECCOMI QUI!
Sono davvero felice per le recensioni dell'ultima volta! Sono felice che vi sia piaciuta! E vorrei ringraziare in particolare
rosa nerablu; FigliaDiAde; multifandomiana; EleNina266; Aileen Panda; irispaper29; BlackWendy; Fantasy25 ; MadreDeiDraghi 
per aver recensito *w*
Vi rispondo il prima possibile, lo giuro!
E ho amato le vostre recensioni u.u
Un bacione, LauraPalmerBastille. <3

 

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Capitolo 3
*** Di maglie con scritte ambigue, botole della morte e labbra troppo seducenti. ***


Quel giorno, cambiò la vita di entrambi.

No, no. Questa volta non ho nessuna scusa.
Nessun problema con i fusorari, lutti in famiglia o qualsiasi cosa tragica che possa giustificare il mio ritardo
Sono solo una cattiva persona, e me ne scuso :'c
Però almeno vi ho messo del sano fluff. 
Buona lettura, gente!
LauraPalmerBastille.

7 giorni prima.

La stanza è buia. Tanto buia. Nico è rinchiuso sotto le coperte con la pancia che preme sul materasso, il viso affondato nel cuscino, le braccia ripiegate sotto al suo petto in una posizione insolita e le gambe strette al petto.
Nessuno lo ha mai visto dormire, lui lo ha sempre impedito. Pur non avendo una vita sociale, qualche volta Nico era stato invitato -o meglio, trascinato da persone piú espansive e senza problemi-anche-solo-a-guardare-in-faccia-una-persona-senza-avere-attacchi-di-panico che volevano aiutarlo ad uscire dal suo stato di asocialità e depressione acuta- a dormire da amici, od in campeggio. Lui aveva sempre rifiutato, e non tanto per il dover stare in mezzo alle persone (quella era un'altra motivazione più che valida), ma a causa della sua posizione nel dormire.
Solo Jason lo aveva visto una volta, quando era stato costretto a rimanere a dormire da Nico. Era scoppiato a ridere, cosí tanto che sua sorella Bianca aveva dovuto buttargli dell'acqua fredda addosso per placarlo; e dopo due ore, anche essendo ritornato a casa sua, il biondo lo aveva richiamato per scoppiargli a ridere dall'altra parte della cornetta.
"Sembri uno scoiattolo sotto anfetamine" era riuscito a dire, tra una risata e l'altra. "E poi come fai a respirare?" Nico era arrossito, e si era rinchiuso in bagno, unico luogo dove le risate di Jason riuscivano a non arrivare. Se fosse stato nei panni di sua sorella, per farlo smettere di ridere non gli avrebbe lanciato dell'acqua fredda, ma un mattone. Ed in piena faccia.
Ed è per questo che, non appena sente qualcuno bussare alla sua porta, si alza cosí velocemente dal letto da cadere miseramente a terra con un tonfo. Striscia fino alla porta, con gli occhi ancora socchiusi e una guancia che struscia sul pavimento, per poi alzarsi e poggiare la fronte sulla superficie della porta stessa.
Nico non è abituato a svegliarsi presto. Decisamente no.
"Chi ...ehmgn" mugugna, provando ad aprire un occhio inutilmente.
"Nico? Tutto bene?" dice una voce da fuori, con una nota preoccupata. E se prima Nico aveva difficoltà a chiudere gli occhi, adesso sono ben aperti. Si passa velocemente una mano in mezzo ai capelli mentre con l'altra prende le scarpe, e con gli occhi vaga per la stanza scura cercando cose che potrebbero compromettere ancora di più la sua reputazione da nerd asociale sfigatello.
No, okay, le sue carte di Mitomagia sono ben sistemate dentro al cassetto fuori dalla vista.
"P-Percy" dice quindi, aprendo di scatto la porta. Perfetto. La prima volta ha urlato contro due ragazze che sbavavano sul suo corpo, poi quell'articolo sulla sua cotta, il loro primo incontro è perchè Nico stava venendo bullizzato da degli sfigati, il secondo in cui Percy gli ha fracassato gli occhiali, il terzo per ricomprare gli occhiali fraccassati da Percy pur avendoli già comprati... Perchè non aggiungerne un quarto in cui Nico è in pigiama, con una maglia decisamente oscena con la scritta "Sono un bravo ragazzo.... Solo mentre dormo;)"; nonché regalo di Natale di sua madre?
Dei, al buio non l'aveva notata. Aveva guardato in giro per la stanza cercando cose che potessero metterlo in imbarazzo, quando poi l'aveva proprio indosso. Arrossisce violentemente, nascondendo il viso dietro una mano.
"Uh, stavi ancora dormendo?" chiede il più grande, mordicchiandosi un labbro per trattenere un sorriso. "Mi piace la tua maglia. Sa molto di thug life."
Se possibile, Nico nasconde ancora di più il viso dietro la sua mano, arrossendo.
"Percy, cosa ci fai qui? È prestissimo." Il ragazzo alza un sopracciglio sorpreso, butta un'occhiata al suo orologio ed aggrotta le sopracciglia. "Nico, sono le undici e mezza del mattino."
"Le undici e mezza!?" esclama quindi il più piccolo, sgranando gli occhi. "Mi hai praticamente svegliato all'alba!"
"Ma--"
"Spero per te sia davvero importante il motivo per cui sei qui, Jackson. O dovrei ucciderti."
"Uccidermi?"
Nico annuisce con fare serio, per poi puntare i suoi occhi scuri in quelli verdi e confusi dell'altro. "Hai visto il mio pigiama, non posso rischiare tu vada libero in giro a raccontarlo."
Percy abbozza un sorriso divertito, e Nico sente le gambe tremargli. Dei, quel sorriso. Perchè non è ancora stato ufficializzato come ottava meraviglia del mondo? Al diavolo statue, templi e quei quattro mattoncini Lego incastrati che la gente continua a chiamare piramidi; questa visione è decisamente più paradisiaca.
"Significa che sono in libertá vigilata, da adesso?" chiede il ragazzo, alzando un sopracciglio divertito.
"Non proprio" risponde il piú il più piccolo, passandosi una mano in mezzo ai capelli. "Ho una botola sotto il pavimento della mia camera in cui tengo tutte le persone che accidentalmente mi hanno visto in pigiama. Non la chiamerei libertá vigilata, quella."
E la risata cristallina che esce dalle labbra di Percy lo fa sussultare. Le osserva, e provare a non sbavare diventa dannatamente difficile. Il suo cuore palpita cosí velocemente nel petto, che ha quasi paura l'altro possa sentirlo.
Si sente davvero come una ragazzina alla sua prima cotta. Adesso gli manca solo comprare un album ed attaccarci sopra le foto di Percy, ricoprendole di glitter e cuoricini adesivi. Forse non è nemmeno una brutta idea in fondo, pensa; avrebbe delle foto di Percy da guardare quando vuole. Sgrana gli occhi al solo pensiero, scuotendo la testa.
Una ragazzina alla sua prima cotta è più matura di lui.
"P-Percy" lo chiama quindi, senza smettere di guardare quelle labbra dannatamente invitanti. "Di cosa hai bisogno?
Il più grande smette di ridere, rimanendo peró col sorriso sulle labbra.
"Ho bisogno di te!"

SBEM!

Attacco di cuore, tachicardia, sudorazione in ogni punto anche solo pensabile del suo cuore, brividi, rossore, infarto, e chi più ne ha più ne metta.
Vorrebbe rispondere qualcosa, ma il suo corpo è scosso da cosí tanti brividi caldi che anche solo pensare ad una
risposta con un minimo di senso è impossibile.

"Mnh?" è l'unica cosa che gli esce dalle labbra, provando a fare un'espressione sorpresa. Sta facendo decisamente un pessimo lavoro.
"Tu hai già dato l'esame di matematica base, no?" continua Percy, mettendo una mano nella sua spalla tracolla e tirando fuori un libro decisamente sostanzioso. "Sono settimane che ci provo, e non riesco a fare nessun esercizio. Pensavo potessi aiutarmi."
Nico balbetta qualcosa che, nè Percy nè lui stesso capiscono, per poi fargli cenno di entrare con la testa.
"Cosa?" chiede il più grande, divertito e confuso.
"Entra" gli risponde il più piccolo, rientrando nella stanza. "Io vado a cambiarmi questa maglia."

 

-

 

La vicinanza del corpo di Percy gli fa scorrere dei brividi decisamente troppo caldi per tutto il corpo. Sono seduti vicini sul letto di Nico, ed i loro gomiti e le loro ginocchia si toccano decisamente troppo spesso per il suo fragile corpo.
"Percy, dai, le equazioni di secondo grado non sono cosí difficili" sbuffa il più piccolo, mordicchiando la penna che ha in mano.
"Non lo sono?"
"No, non lo sono."
Il più grande sbuffa, per poi passarsi una mano in mezzo ai capelli. "Capivo la matematica, prima che la mischiassero con l'alfabeto!"
Nico alza gli occhi al cielo, con un sorrisetto sulle labbra. "Sono formule ben precise, non c'è nulla da capire! E poi le lettere in realtà sono dei numeri!"
"Ma allora perchè non le scrivono direttamente a numeri?!"
"Perchè sono incognite, diamine Percy! Il tuo scopo è scoprire proprio che numero valgono! Sono due ore che continuo a ripetertelo!" esclama, alzando le braccia al cielo stressato.
Il più grande mette il broncio, abbassando lo sguardo. "Forse..."
"Forse?" lo incalza Nico, mentre il suo cervello esplode per quel faccino da cucciolo che l'altro ha assunto.
"Forse se avessi una ricompensa per le mie risposte giuste riuscirei a capirla di più!"
Nico lo fissa perplesso, socchiudendo le labbra.
"Una ricompensa?"
"Sì" dice l'altro, annuendo con forza. "Una ricompensa!"
Nico vorrebbe tanto stampargli un bacio su quelle dannate labbra. Quella si, che sarebbe una ricompensa. Per lui, ovvio, ma sempre una ricompensa sarebbe.
"Se rispondo bene, mi premi!" esclama, mettendosi meglio seduto o sul letto. Nico sbuffa. Possibile che gli piaccia un ragazzo del genere? Eppure ai suoi occhi sembra cosí perfetto.
"Okay, ma se sbagli, ho in tasca le chiavi della botola sotto al pavimento."
Percy abbozza un sorriso, per poi portargli una mano in mezzo ai capelli e scompigliarli. "Non ce ne sará bisogno."
"Mh" mugola, mentre quelle mani sui suoi capelli lo fanno rabbrividire. "Allora dimmi, se la x ha una sola soluzione, con che forma geometrica la rappresenti?"
Il più grande è come se smettesse di respirare. Stringe i denti, butta un'occhiata preoccupata al pavimento dove, in teoria, dovrebbe esserci la botola, per poi sospirare. "Una... Parabola?"
"PERCY!" urla il più giovane, balzando sul letto. "RETTA! RET-TA!"
Si rimette seduto sul letto, passandosi una mano sul viso.
"R E T T A, è f a c i l e" gli dice, scandendo le lettere. "Sai da quante ore sono che te lo ripeto?"
Percy mette il labbruccio, per poi poggiare la testa al muro. "È tutto cosí difficile..." "Sai cosa ti aspetta ora?"
Gli occhi del più grande guizzano verso il pavimento, e poi verso la tasca di Nico. "Vuoi mettermi dentro la botola? Nico, ne parli cosí seriamente che inizio a pensare ci sia davvero una botola con dei cadaveri qui sotto."
Il più piccolo fa l'espressione più seria che abbia, per poi spostare lentamente la mano verso la sua tasca.
"Non hai davvero una chiave li" dice Percy, seguendo con lo sguardo il percorso della mano.
"Ne sei davvero sicuro, Percy?"
E quando infila la mano in tasca, al più grande viene istintivo buttarsi sul corpo del più piccolo, ridendo. "Non ti lascerò prendere quella chiave!" urla, prendendogli entrambe la mani e bloccandogliele sopra la testa.
La faccia di Nico diventa in pochi millesimi di secondo cosí rossa, che potrebbe benissimo mettersi a qualche incrocio e sostituire un semaforo. Il corpo di Percy lo sovrasta, sente le sue gambe intorno ai suoi fianchi, le sue mani strette intorno ai suoi polsi e... Dei, il cuore gli sta per uscire dal petto.
I fantomatici "ormoni" iniziano a viaggiare come impazziti nel suo corpo, pretendendo più contatto fisico con quel dannato e meraviglioso ragazzo.
'Nico' gli sussurra una voce in testa, mentre Percy continua a ridere, sovrastandolo. 'Nico, diamine, bacialo e vomitagli addosso il tuo lato gay.'
"P-Percy" sussurra, socchiudendo gli occhi. No, lui non può volere altro contatto fisico.
Lui è Nico nonmitoccareotistaccolamano Di Angelo! Lui le persone dovrebbe schifarle!
"Non posso lasciare che tu mi chiuda in quella botola" ride il più grande, ancora su di lui. "Devo prenderti la chiave!"
"Oddei, Percy" dice, stringendo i pugni. "Non... Non c'è nessuna chiav--" Ma non fa in tempo a finire la frase, che una mano del più grande scende fino alla sua tasca, infilandola dentro.
E tutto dentro Nico muore e rinasce nello stesso momento.
Emana un urletto sorpreso, stringendo i denti.
"Oh." Il verso di Percy lo fa impallidire. Oh? Oh, cosa?
Oh del tipo ommieiddei-ma-sei-eccitato?
Oppure un oh di aspetta-ma-io-sono-in-una-posizione-ambigua-su-di-te.
O anche un oh di sei-rosso-forte-in-faccia-ti-senti-male?
"Ma in tasca non hai nessuna chiave" dice invece, tirando finalmente fuori la mano. Nico affonda la testa nel materasso, chiudendo gli occhi. Adesso può dire di aver provato la sensazione del panico puro.
"Percy" lo chiama, chiudendo gli occhi ancora con più forza. "M-Mi sento poco bene. Puoi uscire?"
Il più grande lo fissa sorpreso, alzando un sopracciglio. "Cosa hai?"
Cosa ha? Nico Di Angelo, gay represso, con una potenziale ossessione compulsiva nei confronti di Percy Jackson, il
quale gli è appena saltato addosso ed infilato una mano in tasca, gli chiede cosa ha?

"Mal di testa."
"Mal di testa? Ma fino a cinque minuti fa stavi ben--"
"Fuori. Adesso" sibila, nascondendo il viso dietro le mani. Dei, deve trovare un modo per uccidere quegli stramaledetti ormoni. Ma come fanno gli altri ragazzi a controllarli? Esiste tipo un addestramento?
Percy assume la faccia più confusa che abbia, per poi scendere riluttante dal letto e rimettere il libro dentro la sua borsa.
"P-Percy" lo chiama il più piccolo, prima che l'altro possa uscire dalla porta. E Nico intravede in lui una nota malinconica, che nasconde dietro quel solito sorriso.
"Si, Nico?"
"Ecco.. Se vuoi, in questi giorni posso continuare a darti una mano con... Insomma, l'esame."
Sulle labbra del più grande si apre un sorriso che, se possibile, destabilizza ancora di più il nostro povero ed innamorato protagonista gay.
"Se ne ho bisogno, ti vengo a bussare" dice, per poi uscire frettolosamente dalla stanza. Nico affonda il viso nel cuscino, ancora rosso in volto, e con dei brividi caldi che gli scuotono il corpo. E sapete cosa significa questo?

Che Percy Jackson si ripresenterà di nuovo nella stanza di Nico Di Angelo.


Angolo autriceee!:D
Eh già, ne è passato di tempo, eh?
Mia madre ed il fusorario questa volta non centrano nulla, lol.
La storia sta prendendo più capitoli del previsto, ma sto amando scriverla. Non so perchè, mi mette allegria!
Detto questo, ho dei ringraziamenti da fare assolutamente!!

AAAAAAALLOOOORA! *srotola il papiro*
No vabby, dai lol.
Andiamo in lista numerata, dai. Vorrei ringraziare:
1- Tutti quelli che leggono la mia storia. Hehehe, si, so che l'hai letta. Si, sto parlando con te che stai leggendo uwu (?)
2- Tutte quelle persone che hanno messo tra le seguite, preferite e ricordate. E' un piacere avere questa storia tra la vostra lista di storie che vi piacce leggere!:3
3- Aileen Panda; MadreDeiDraghi; EleNina266; halfblood__99__silvia; BlackWendy; Fantasy25 per aver recensito l'ultimo capitolo! Siete tanto shasha *^^^*

E dopo tutti questi dilungamenti (?) posso eclissarmi!
Un bacione, LauraPalmerBastille.

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