see me in the mirror

di Beckett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1x01 Pilot ***
Capitolo 2: *** 1x02 Il principio ***
Capitolo 3: *** 1X03 - Il bianco e il nero. ***
Capitolo 4: *** 1x04 Tante cose da dire. ***
Capitolo 5: *** 1x05 - Il colorito. ***
Capitolo 6: *** 1x06 Sono qui, mi vedi? ***
Capitolo 7: *** 1x07 Affamati ***
Capitolo 8: *** 1x08 Migliori. ***
Capitolo 9: *** 1x09 Disturbia ***
Capitolo 10: *** 1x10 Dopo il mio sangue ***



Capitolo 1
*** 1x01 Pilot ***


NINA DOBREV E' KATHERINE MIDDELTON. 

EMMA WATSON E' ELIS EVERWOOD

SAM CLAFLIN E' MAX MILLER. 


1x01. – Plot.


7 gennaio, 2015.
“ Cosa pensi di fare stasera? Domani comincerà la scuola, Katherine. Abbiamo l’ultima notte, l’ultima notte prima di ricominciare l’ultimo anno di liceo. Spara qualunque cosa.”

Katherine guardò Elis perplessa. Quasi come si guarda una pazza.
Elis era la sua migliore amica, e Katherine non avrebbe saputo proprio cosa fare senza di lei. Erano le classiche ragazze scuola-chiesa, che poi tra queste due parole ci passavano tante altre cose del tipo festini notturni, ragazzi, nemici. Questa era un’altra storia. O forse è la storia che è raccontata.

“ Max mi ha proposto una delle sue solite uscite notturne ad Atlanta. So che Atlanta è lontana ma, insomma”
Prima che potesse continuare Elis le tappò la bocca, e con un gridolino, invocando mezzo mondo, disse sì, e iniziò a saltare.

“ Cosa indosserai stasera Katherine?” lo disse con un volto quasi soddisfatto. Anzi, era soddisfatta del tutto.
“ Io so che tu ami Atlanta perche ami Jackson.”

Jackson era un ragazzo di Atlanta amico di Katherine e all’oscuro dell’esistenza di Elis. Ma quello lo avrebbero superato, sarebbero passati a un livello superiore, se solo Elis avesse potuto passare la sua ultima notte di libertà ad Atlanta. Se solo avesse potuto.

“Cos’è che ci ferma Katherine?”
“Insomma, Max da poco ha preso la patente. Lo sai che anche se ha diciotto anni, ha proprio paura dell’auto e delle autostrade in generale. E so che è un atto coraggioso prendere la patente per portare le proprie amiche ovunque, ma si sa come finiscono queste cose. Elis, Max non la sa portare l’auto! E a noi hanno sequestrato la patente. Io non mi fido di Max.”
“ Ma Katherine, insomma. Siamo o no sue amiche? Dobbiamo dargli coraggio e in quanto migliori amiche di Max Miller, noi, be’, dovremmo fare un piccolo sforzo. Sì, piccolo.”
“ Piccolo sforzo? Stiamo, in pratica, annunciando la nostra morte. Come la mettiamo con i nostri cari genitori?”
“ Abbiamo mentito così tante volte che sarà un gioco da ragazzi anche questa volta.”
“ Elis, da quando i miei genitori hanno scoperto che alla festa di fine anno ho guidato in stato di ebbrezza, io un po’ di paura l’avrei.”
“ Katherine, sei una sciocca. Come vuoi superare l’ultimo anno e il college se hai paura di andare ad Atlanta?”
“ Elis, si trova a quattro ore da qui.”
“ E noi supereremo queste quattro ore. Insieme. Fidiamoci di Max, e facciamo fiorire questa coppia: Io e Jackson.”

Katherine la guardò. La guardò come si guardano le persone folli. Elis in fondo un po’ folle lo era. Alla fine scoppiarono in una grande e sana risata, ogni loro conversazione finiva così. Sarebbero andate ad Atlanta e avrebbero coronato il sogno di Elis, conoscere Jackson Tawson.
“ Ci ha incastrato.” Esordisce Katherine.
“Quanto è dispotica. Ma lo sai che io non sono molto bravo alla guida Kat, ho quella fobia che hanno tutti i ragazzi della mia età. Io odio le auto.”
“Insomma Max, solo tu hai paura di portare l’auto, hai 18 anni, cioè insomma. Ma non dobbiamo parlare delle tue fobie. Ma di te che non sai guidare e stasera andremo ad Atlanta. Come guiderai per quattro ore?”
“ Farò un corso accelerato di guida per persone con fobie. Non lo so Kat, non lo so. So soltanto che dovevi dire un categorico no alla tua cara amica Elis.”
“ Prima di tutto alla NOSTRA amica Elis. Seconda cosa, tu mi hai proposto di andare ad Atlanta, Max. Tu.”
“ Io scherzavo. Io, io ero ironico. Io sono sempre ironico, è una delle mie tante qualità che tu non capirai mai Kat. Domani, comincia la scuola, io voglio andare a scuola non voglio morire per mano mia.”
“ Perché io voglio? No, io non voglio se te lo stessi chiedendo. E ora cosa facciamo?”
“ Ora vai a comprarti qualcosa da indossare stasera. Andiamo ad Atlanta.”

Erano le 7:30 di sera e Katherine si stava preparando, con un po’ di timore di come sarebbe andata a finire la serata, ma allo stesso tempo felice, forse perché stava coronando il sogno della sua amica. Quella amica un po’ pazza ma a cui teneva tanto e non l’avrebbe mai fatta sentire sola. Lei sarebbe andata ad Atlanta, in fondo cosa sarebbe potuto succedere? Max doveva andare piano, doveva guidare con prudenza e non doveva bere. Sarebbe filato tutto liscio.

“ Sei pronta?” questa voce risuonava dall’altra stanza. C’era mamma Katy.
“ Sì. Ora scendo.”
“ Kat, sbrigati che Max ci sta aspettando fuori con l’auto.” Elis esordì così, quasi si fosse dimenticata che c’erano due adulti in stanza e che non avrebbero tanto amato l’idea di un Max Miller al volante.
“ Max guida? Ma Max non era quello che provava disgusto verso le auto?”
“ Oh, insomma. Katy, sono con me non preoccuparti.”
“ Ma io proprio di questo mi preoccupo Elis. Fate attenzione, già abbiamo sequestrato le vostre patenti. Non ci metto niente a sequestrate anche quella di Maxy.”
“ Maxy starà attento. Vero Elis?” subentrò Katherine, per un sostegno morale.

“ Per poco non ci faceva scoprire la piccola e cara Elis.”
“ Cominciamo bene la serata.”
“ Dove siamo diretti?” quasi volesse scherzare Elis.
“ Elis ti ammazzo. Siamo diretti ad Atlanta dal tuo amato Jackson.”
“ Oh grazie a Dio, Kat. Pensavo che mi avreste portato in qualche locale qui vicino, giusto perché Max è un fifone.”
“ Non sono un fifone. Ho paura. Io, insomma, ho una certa fobia che nessuno può capire perché ai giorni d’oggi tutti portano l’auto. Ma voi siete mie amiche e mi incanalate coraggio.”
“ Eh?!”
“ Andiamo.”

Risuonava la musica di Taylor Swift nell’auto dei tre moschettieri. Erano quasi ad Atlanta, ad un passo dalla città che li avrebbe accolti nell’ultimo sabato libero prima dell’inizio della scuola.
Baby i’m just gonna shake shake, shake, shake it off, shake it off
“ Vedi? Vedi come si diverte? Era impossibile dirle di no!” sussurrò queste parole Katherine all’orecchio di Max.
“ Ma io sto sudando. Sto sudando sul serio, non sono mai capitato nel traffico, mai.”
“ Maxy, ma come hai superato l’esame di guida? Questa domanda mi pervade da quando sei venuto a casa mia e tutto contento mi dicesti che ti avevano promosso. E’ molto meno complicato il traffico che la strada libera.”
“ Kat, ma se avessi bevuto e non lo sapessi? Potrei essere arrestato per guida in stato di ebbrezza, come te insomma.”
“ Non sono stata arrestata. E tanto meno non ero ubriaca. Sì, non ero del tutto lucida, ma dai.”
“Non hai scuse. Ci fermiamo a fare benzina, dillo alla tua amica pimpante.”
“ Alla nostra amica pimpante.”

“ Prendo qualche bibita per il viaggio?” disse Max mentre faceva il pieno alla sua auto.
“ Ma se siamo quasi arrivati, dai sali in macchina. Ce la vediamo appena arriviamo lì, prendiamo qualcosa in qualche locale.”
“ No, Kat. Nei locali ti riempiono sempre il bicchiere di pasticche che non dovremmo assolutamente prendere. Quindi compro qualche bibita, almeno io che devo guidare anche al ritorno.”
“ Muoviti almeno, sono già le dieci e mezza.”
“ Sì capo.”

“ Due succhi di frutta in bottiglia, grazie.”
“ Dieci dollari.”
“ Dieci dollari? Per due bottiglie di succo?”
“ Li vuoi o non li vuoi bamboccio?”
“ Ho solo cinque dollari, gli altri li ho in auto. Se ti lascio questi cinque e prendo solo una bibita?”
“ Ne hai chieste due sfigato. Prendile entrambe e non farti più vedere qui, potrei cambiare idea e venirti a cercare e romperti la testa. Potrei farlo. Ho un bastone nella stanza dietro il negozio, va via.”
“ Oh, grazie.” E poi corse fino all’auto Maxy, già abbastanza impaurito nel superare la sua fobia per l’auto. Avrebbe superato tutte queste paure. Aveva diciotto anni, un gioco da ragazzi guidare fino ad Atlanta e tener testa ad un venditore un po’ fatto.

“ Quella testa di cazzo!”
“ Cos’è successo Max?”
“ Andiamo via di qui, quello stronzo mi ha fatto pagare cinque dollari per un succo di frutta in bottiglia, e mi ha anche minacciato. Come se non fosse abbastanza che sto guidando fino ad Atlanta per vedere l’altra testa di cazzo di Jackson Tawson.”
“ Smettila Maxy.” Rispose di rimando la piccola Elis che era intenta a cantare le canzoni di Taylor Swift.
All’improvviso comparve la testa di un uomo di mezza età, pelato e con una folta barba. Un personaggio di quei film horror cult che negli anni ’80 andavano così di moda. Agli occhi dei tre il suo viso parve arrabbiato, quasi volesse mordergli la testa ad uno ad uno. Ma non lo fece, non arrivò a questo punto.
“ Peccato che la testa di cazzo abbia ascoltato, moccioso. Bevilo tutto. Ti farà bene un po’ di eccitazione per questo tuo viaggio con queste due puttane.”
“ Non parlare così alle mie amiche. Puoi tenertelo questo tuo succo di frutta, sarà anche scaduto.”
“ Max sta zitto.” Lo bloccò Katherine.
“ Arrivederci ragazzi. Non fate danni. Giovani e spensierati. A quest’età si finisce sempre dietro le sbarre.”
“ Che stronzo.”
“ Maxy, smettila.”
“ Smettila? Ci ha augurato esplicitamente la galera.”
“ Max, era un vecchio fatto di brutto. Davvero dai conto a cosa dice? Dai bevi un po’. Ti è venuto cinque dollari questo succo, hai bisogno di bere.”
“ E se realmente c’è qualcosa al suo interno?”
“ Certe volte sei più stupido di me.” Intervenne d’improvviso Elis che, da dietro, fremeva dalla voglia di arrivare ad Atlanta.
Max lo bevve tutto, ignaro, o quasi, delle parole del vecchio anni ’80.
“ Rinfrescante.”
“ e soprattutto analcolico Maxy.”

Proseguirono il viaggio per Atlanta. Jackson Tawson era a pochi passi da Elis e lei era eccitatissima. Quasi stesse per incontrare il suo personaggio di soap opera preferito.
“ Inutili semafori.” Imprecò poi Max.
“ So che sei nervoso Maxy, ma i semafori sono utilissimi mio caro.”
“ Kat ho bevuto quella roba schifosa e mi gira lo stomaco. Quasi volessi vomitare.”
“ E vomita, guido io, d’accordo?”
“ Non fare la stupida Kat, non hai la patente. Qui ad Atlanta girano poliziotti ogni due secondi, ci ritroveremo davvero dietro le sbarre. Ho progetti migliori per il mio futuro, quasi quasi ci vedo Yale.”
“ Ti senti bene?”
“ Mi gira un po’ la testa, ma siamo arrivati, non ci metto niente a posare l’auto in qualche parcheggio sicuro.”
“ Ragazzi, c’è un signore che vuole venderci dei fazzoletti, che devo fare?” si immischiò nella conversazione Elis.
“ Mandalo al diavolo.”
“ Dagli queste monete, e non badare a Maxy, quella roba gli ha fatto davvero male. Non erano meglio le pasticche dei locali?”
“ Kat, penso che anche qui dentro c’era qualche stupefacente. Mi sento male e sballato. Manda al diavolo questo stronzo Elis!”
“ Sta calmo Max, è un povero signore in mezzo alla strada. Non ci sta importunando.”
“ Sì che lo sta facendo. Il semaforo è verde e noi non ci muoviamo per questo idiota?”

Così che Max cominciò a correre, ed è così che cominciò la loro storia.

“ Max per la miseria, rallenta.” Urlò d’altro canto Katherine, impaurita dall’eccitazione che cresceva nel corpo di quest’ultimo.
“ Non riesco a fermarmi. Non ci riesco, mi sento male Kat, sento che da un momento all’altro posso vomitare e perdere il controllo.”
“ Come se non lo avessi già perso” urlò da dietro Elis impaurita di ciò che poteva accadere.
“ Quello stronzo. Ha messo qualcosa in quella stupida bibita che volevo per forza bere. Kat, ho paura.”
“ Rallenta Maxy, rallenta. Non puoi andare a 150 su una strada così stretta. Sta attento Maxy, sta attento!”
“ Kat non ci riesco, non mi funzionano i comandi ed io sto sballato come nessuno in questo momento.” Max cominciò a piangere e si vide sul volto dei tre una grande paura, quasi si stesse realizzando la disgrazia che aveva appena mandato il vecchietto.
E così fu. Il vecchio bastardo tanto torto non aveva.
Lui aveva ragione. “Giovani e spensierati. A quest’età si finisce sempre dietro le sbarre.”
E loro sarebbero finiti molto presto in una cella. In una galera. In una vera e propria galera.

“Max, per Dio, c’è gente che sta passando sulle strisce pedonali.”
“ Smettila di mettermi pressione Elis, ho capito. Sto cercando, sto cercando di calmarmi. Io ci sto provando.”
“ Vuoi che guidi io?” domandò Kat.
“ Per farci arrestare Kat? Ci sono dei poliziotti vicino quella sbarra. Non voglio la galera.”
“ Preferisci morire Elis? Maxy non sta bene, c’era polvere di qualche roba schifosa in quel succo.”
“ Kat, ho un’idea. Guarda, guarda lo scontrino. Ci sarà scritto il numero di questo negozio di merda. Denunciamolo.”
“ Sei pazza Elis? Dovremo chiamarlo, sì. Ma per chiedergli che cazzo c’era qui dentro.”
Katherine compose il numero che c’era sul retro dello scontrino. E, dall’altra parte della cornetta, rispose un uomo. Un vecchio. Quel vecchio bastardo che gli aveva prenotato un posto sicuro all’inferno.
“ Pronto chi è?”
“ Sono Katherine. Siamo quei ragazzi. Quelli lì che ti hanno preso a parole.”
“Bel modo di iniziare una conversazione Kat, bel mondo. Se prima voleva ucciderci, ora lo fa di sicuro.” Disse Elis preoccupata.
“ AH, quei famosi giovani. Dimmi.”
“ Sono quella che tu hai definito puttana. Bene, amico. Che diavolo c’era nella bibita? Max sta male, ha i vomiti, e sembra quasi drogato. Siamo sulla statale, lui corre come un pazzo, e per poco non facciamo strike di persone. Dimmi cosa c’era.”
“ Polvere di fate?”
“ Fa il serio.”
“ Forse gli avrò dato la bibita sbagliata. Probabilmente i cinque dollari non mi bastavano, ed odio i mocciosi che mi prendono per il culo. Li odio sul serio. Ma poi siete giovani, spensierati e sicuramente dei ricconi dei quartieri alti. Qualcuno vi pagherà la cauzione.”
“ In che senso? Noi non andremo in carcere per colpa di uno stolto come te.”
“ Stolto? Di uno stronzo Kat, uno stronzo.” Urlò d’altro canto Elis.
“ Ma ne siete sicuri?” e poi staccò il telefono il vecchio bastardo.
“ Ha attaccato”
“ Kat, quel signore ci sta seguendo da quando lo abbiamo incontrato ai semafori.”
“ Quel diavolo.” Urlò Max.
“ Va via, va via.”
“ Ho bisogno di aiuto ragazzi, sono un povero barbone che vaga per le strade di Atlanta.” Pregò questo ragazzo, più o meno alto, barbuto e povero e vestito di stracci e coperto di fumo e malinconia.
“ E’ una strada deserta Maxy, non accostare. Non provarci.” Disse Kat.
“ Non ci penso nemmeno. Sono passato per questa strada proprio perché non c’è nessuno e posso correre senza problemi. Anzi puoi guidare tu. Io non voglio fare altri danni, mi sento solo male. Fermiamoci in quel motel e paghiamo con i soldi che ci restano.” Rispose Max.
“ Come facciamo con questo pazzo?”
“ Elis, gli hai voluto dare i soldi e ora subiamolo. Max, scendi dall’auto e facciamo cambio. Guido io. Non c’è nessuno che può controllarci.”
“ Voglio allontanarmi da questo stronzo. Corri stronzo, corri. Che sennò muori.” Urlò Max.
“ Fai il serio Max, non sono battute da fare.”
“ Muori bastardo.” Concluse Max.
E il bastardo morì.
“ Max, che cosa hai fatto?!” Elis urlò e si sfogò in un pianto disperato quasi preferisse morire che guardare quella scena. Katherine tremò soltanto. Non riuscì a piangere. Vide soltanto quel corpo morto che giaceva a terra, privo di vita, morto. In un mare di sangue. Tanto sangue, e con una gamba completamente distaccata da tutto il corpo. Vide questa scena e non andò più via dalla sua mente. Smise di respirare ed Elis smise di urlare. Qualcuno li aveva visti e qualcuno era pronto a minacciarli pur di farli andare in carcere. Qualcuno ci sarebbe riuscito. Quel qualcuno. Quel vecchio bastardo aveva ragione; così giovani, così spensierati e così ricchi. Finiscono sempre così, dietro le sbarre. Un lieto fine che lascia tutti senza parole.
“ Non diremo nulla di tutto ciò.” Concluse con un filo di voce Max.

FINE PLOT.
 

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Capitolo 2
*** 1x02 Il principio ***


1x02. – Il principio.

UN MESE PRIMA.
7 dicembre, 2015.
“ Katherine dovresti smetterla di andare a dormire così tardi per poi far tardi la mattina, sai?” disse la mamma di Kat, Katy. Era molto apprensiva e sicuramente Katherine era la sua figlia femmina preferita, ed era la sua primogenita, ed in quanto tale, veniva viziata tanto, sin dalla tenera età Kat non si era mai fatta mancare nulla fino ad oggi e al suo ultimo anno di scuola. Dopo si sarebbe ritrovata alla UPENN perché amava l’università della Pennsylvania. Ignara, ovviamente, di ciò che sarebbe accaduto un mese dopo.

“ Ricordami che ora ho fatto ieri?” rispose assonnata Katherine.
“ Forse le tre, forse le quattro, so soltanto che la mamma di Elis mi ha chiamato e affannando mi ha detto: ‘ Le nostre figlie sono state arrestate per guida in stato di ebbrezza Katy, potevano morire per Dio. E noi qui a casa a farci i nostri sporci comodi, dobbiamo prendere provvedimenti.’ “
La mamma di Elis è sempre così preoccupata. Non eravamo ubriache, certo non ero al massimo della mia lucidità, ma, mamma, se non fossi stata per niente lucida avrei preso un taxi. Io adoro le feste di NON fine anno, lo sai. Si, c’ho dato un po’ la mano, ma stavo bene ed ero in grado di guidare. Accetto qualsiasi tipo di punizione. Vai. Spara.” Risposte Katherine entrando nel bagno e preparandosi per il suo quotidiano e monotono giorno di scuola. Monotono sarebbe stato normalmente, ma ritrovarsi su tutti i giornali locali non faceva mica un bel effetto per una diciottenne.

Elis Everwood e Katherine Middelton arrestate per guida in stato di ebbrezza.

Loro cosa ci avrebbero guadagnato? Fama da cattive ragazze? Non era a questo che aspiravano.

“Dovrei come minimo romperti la testa. Ma poi finirei anch’io sul giornale della città. Quindi, io e tuo padre abbiamo deciso di sequestrarti la patente e nessuna festa e nessun festino per un mese cara mia. Ma non potevi nascere come Cassidy Sparks? Lei davvero rappresenta al meglio il detto ‘tutta casa e chiesa.’ Non è che io ti voglia a messa tutte le mattine, ma almeno ti voglio a casa tutte le mattine, sobria e senza mandati d’arresto.”
“ Hai pienamente ragione. La fine di Blair Woldorf la lascio a qualcun altro. Io preferisco la UPENN ed un buon curriculum, non giovano per niente al mio rendimento scolastico, cara madre.”
“ Katherine, non mi fai con questi tuoi discorsi da Cassidy Sparks. C’è una sola Cassidy Sparks in questa città e non sei tu.”
“ Per Natale ti regalo lei come figlia, madre, te lo giuro.”
“ Niente madre, niente paroloni dell’800. Alle feste, per un mese, hai chiuso.” E così fu fino al 7 gennaio.

FLASHFORWARD.
“ Io cosa dirò ai miei genitori? Dirò di aver ucciso un uomo, perché questo è appena successo Kat, abbiamo ucciso un uomo. Maxy ha ucciso una persona. Un povero barbone che voleva soltanto qualcosa per mangiare e per coprirsi dal freddo in questo inutile e schifoso sabato che avrei preferito evitare. Abbiamo ucciso una persona innocente, ragazzi. Era innocente.”

Elis fece questo discorso con gli occhi gonfi e pieni di lacrime, con le mani che le tremavano e quasi fosse distesa a terra prese tra le mani il viso del barbone ormai privo di vita e se lo mise vicino al petto, pregò tanto sperando forse in un miracolo e sperando che lui, da un momento all’altro ritornasse in vita, ma non fu così. Era inutile. Era morto. Max lo aveva ucciso, lo avevo investito.

“Sta calma Elis. Troveremo una soluzione, nasconderemo il cadavere, getteremo l’auto nel lago vicino alla statale e ci rifugeremo in un motel. Domani ci faremo venire a prendere dal fratello di Max, racconteremo qualcosa su come sia scomparsa l’auto e ci creeremo un alibi. E’ un barbone, Elis. Non ha una famiglia, non ha persone che lo aspettano a casa, nessuno lo cercherà. Tenteremo di dimenticare, e pregheremo per lui. Siamo stati stronzi ma non è stata colpa nostra. Siamo giovani e stupidi e siamo sballati.”
“ Io non nascondo un cadavere, io non getto l’auto di Max in un lago e di certo non mi creo un alibi sapendo che ho ucciso un uomo innocente. I soldi questa volta non ci salveranno il culo, Kat. Questa volta non abbiamo guidato in stato di ebbrezza e non ci hanno cacciate dalle feste, questa volta l’abbiamo fatta grossa.
Max, cazzo, perché sei stato così inetto.”

Max era assente. Aveva la fobia dell’auto, ma questa sarebbe passata in secondo piano nel momento in cui avrebbe realizzato di aver ucciso un uomo, volontariamente.

“ Max, perché lo hai fatto?”
“Io non lo so. Io non volevo farlo. Io non lo so.”


FINE FLASHFORWARD

“ Perché poi tu non ci pensi, ma questo è il nostro ultimo anno di liceo e dobbiamo far domanda a tantissimi college. Perché io voglio frequentare uno dei migliori college e far parte di quelle confraternite che Dio solo sa cosa si fa e cosa si beve e come ci si diverte. Del tipo ‘ho un esame ma mi scolo una bottiglia di vodka e non ci penso’
“ Elis, che ha detto tua madre di quello successo ieri?”
“Kat, intendi stamattina? No perché forse tu non ricordi, ma siamo tornate a casa alle quattro e mezza sbronze fino al midollo, con un mandato di arresto, delle manette e con delle facce che non ti dico. Questo lo so perché ho più memoria di te. Ma per il resto tutto apposto, sono stata perdonata. Ma mi ha ritirato la patente, tutta colpa di tua madre che ha suggerito questa brillante idea alla mia. Solo che, a differenza della tua, la mia cara mammina non mi ha privato delle feste perché ho cercato di ammaliarla e, a differenza tua, ci sono riuscita. Quanto siamo differenti.”
“ Che dicono i giornali?”
“ I giornali ancora niente. Il giornalino della scuola dice l’impossibile. Siamo sulla bocca di tutti, quasi facessimo parte del film La lettera scarlatta o qualcosa del genere. Certo non è bello trovare sui giornali la figlia del sindaco che si scola quattro bottiglie di vino bianco e poi se ne va in giro tipo Lindsay Lohan. Ma non è nemmeno bello trovare la figlia del procuratore, in questo caso tu, scolarsi sette bottiglie di vino bianco e poi andarsene a spasso con la sua Lamborghini manco fosse Paris Hilton. Ti faccio notare che io preferisco sempre Lindaey Lohan a Paris.”
“ Mi sorprende davvero tanto il tuo ottimismo dopo quello che è successo ieri o stamattina, non lo so, non ricordo nulla.”
“ Kat, non è la prima volta che guidiamo con tanto tanto vino in corpo. La differenza sta nel fatto che questa volta siamo state beccate, e che per almeno un mese dovrai andare alle feste di nascosto. Ma vabbè, supereremo anche questa. Ecco perché io sono Lindsay comunque.” Mentre lo disse, indicò un volantino che era poggiato sul giornalino della scuola dove c’era la foto di Elis e quella di Kat.
“ Sono Lindsay perché anche nelle foto dove sono palesemente sbronza ho classe e stile, come solo una vera riccona sa fare. Ci vediamo a trigonometria, baci cara.” E andò via lasciando Katherine nei suoi mille pensieri.

“ Non pensavo che avere due migliori amiche pericolose e colpevoli fosse così bello. Poi mi domandi perché io abbia la fobia per le auto. I giornali e l’accaduto parlano per me.”
Max Miller l’abbracciò e la confortò in tutti i modi possibili e nei canoni in cui lui era capace di confortare una ragazza.
“ Grazie Maxy, mi sei d’aiuto. Questo mese lo dedicherò al cambiamento.”
“ Illuminami Middelton. Illuminami.”
“ Ti renderò partecipe della mia fervida teoria. Questo mese senza festini e altro sarò una persona completamente nuova. Mi dedicherò a tutt’altro e non rappresenterò più la Paris Hilton della situazione. Io non sarò più Paris Hilton.”
“ Ma che storia è?”
“ Una lunga storia. Diciamo no a Paris Hilton. Io cambierò e tu prenderai la patente. Mese dei cambiamenti.”
“ Cambiamenti non miracoli Kat.”
“ Maxy, sei l’unico maschio in questa scuola che non ha il coraggio di prendersi la patente per questa stupida fobia. Io credo di odiarti.”
“ Abbassa la cresta Paris.”
“ Io non sono Paris. Io cambierò. Ma che poi Lindsay Lohan è più bella ed è vero, più di classe.”
“ Ma poi mi racconti tutto o ti assecondo per il resto della giornata?”
“ Opto per la seconda scelta. Questa parte della nostra vita non cambierà. Assecondami, sempre.”

FLASHFORWARD

“ Dovremmo andare in quel motel!” indicò un motel vicino la strada Elis.
“ No, El. Opto, e son sicura di avere ragione, un motel il più lontano possibile da qua. Io non voglio proprio accostare a questa strada Elis.” Rispose prontamente Katherine.
“ Peccato che ci siamo accostate qui, che abbiamo ucciso un uomo e che stiamo facendo finta di niente. Come fate a stare così tranquilli? Penso che sverrò.”
“ Nervi saldi Elis, troveremo una soluzione e un alibi. Aiutatemi a spostare il corpo.”
“ Le impronte Katherine. Il DNA. Il tutto, ci beccheranno in un secondo. Non ricordi nemmeno una lezione di criminologia con il professore Pakkins?”
“ Scusami se non sono stata così attenta come dovevo. Che cazzo facciamo allora?”
“ Bruciamo il corpo. Brucerà lui e porterà con se il nostro DNA.”
“ Si diamine. Elis ha ragione.”
“ Ah Max, tu sei vivo.”
“ Io non realizzo ancora di aver ucciso un uomo.”
“ Nemmeno io.” Rispose e concluse Kat.

FINE FLASHFORWARD

“ Buongiorno ragazzi, io sono il prof Pakkins. Vi insegnerò quel poco che vi serve per non essere arrestati.” Scoppiò una grossa risata nell’aula. Era proprio simpatico quel Pakkins.
“ Scherzi a parte, vi insegnerò quel minimo che bisogna sapere per chi ha scelto il corso di criminologia. Diciamocelo, era il meno peggio tra quello di ceramica e quello di matematica avanzata. Quindi sì, questa materia è stata scelta per essere la meno peggio, ma io cercherò di farvi ricredere.”
“ Professor Pakkins una domanda.”
“ Anche due, signorina?”
“ Signorina Elis Everwood professore.”
“ Che nome interessante. Bene, Everwood, dimmi tutto.”
“ Mi chiami Elis.” El era sempre molto aperta con i professori giovani e, dato che, il prof. Pakkins si era da poco laureato si presumeva avesse una ventina d’anni. Perfetto per una come Elis.
“ Mettiamo che io uccida un uomo.”
“ Signorina Everwood, ucciderebbe mai un uomo?”
“ No, ovvio che no.”
“ Allora perché me lo chiede?”
“ Pensavo che l’intento di questa displina fosse proprio rispondere a queste tipo di domande, mi scusi.”
“ Perdonami Elis, io non ti ho detto che è una domanda non corretta, io ti ho domandato del perché di questa domanda. Fa tutto parte del gioco Everwood. E’ questo che faccio, v’insegno questo.”
“ Questo cosa?” chiese Elis, quasi rapita dai suoi discorsi e dai suoi occhi. Pakkins aveva proprio fatto centro.
“ V’insegno a capire il perché delle vostre domande, a darvi delle risposte magari con il mio aiuto, ma principalmente a ragionarci con la propria testa. Bene, partiamo da qui signorina Elis Everwood. Io sono Mick Pakkins ed insegno criminologia agli studenti dell’ultimo anno di liceo. Cosa vuole da me?”
“ Mettiamo che io uccidessi un uomo, volontariamente. Mettiamo che lo investo. Voglio crearmi un alibi, da dove parto?”
“ Perché vuole partire dalla fine signorina Everwood?”
“ In che senso? Non la seguo.”
“ Non può uccidere un uomo volontariamente e crearsi un alibi senza essersi prima occupata del corpo e dell’auto con cui l’ha investito.”
“ E quindi? Da dove parto?”
La conversazione ormai si era spostata da Pakkins a tutta la classe a Pakkins ed Elis Everwood.
“ Bruci il corpo, in modo tale che bruci anche il DNA. Il suo DNA signorina Everwood, o ha intenzione di portarsi dei complici?”
“ Non lo so. Io questo non lo so. Perché dovrei bruciare il corpo? Io non l’ho toccato il corpo, l’ho solo investito con l’auto.”
“ Lei crede? Lei è così sicura che quando arriverà a compiere un omicidio dalla disperazione non toccherà il corpo? Cercherà di rianimarlo, lo prenderà tra le mani per essere sicura che sia morto, lo sposterà da una parte all’altra della strada. Ci sarà più DNA suo che della vittima stessa.”
Elis rimase, per la prima volta, senza parole. Quella lezione l’aveva cambiata. Ed aveva capito che Pakkins era un ottimo alleato per un omicidio. Ma questo, non sarebbe mai accaduto.

“ Mi sono innamorata.”
“ Chi è il fortunato?” rispose Katherine ad Elis.
“ Sono io la fortunata ad averlo trovato Kat. Il professore Mick Pakkins.”
“ Il professore Mick Pakkins sarebbe?”
“ Sarebbe il nostro professore di criminologia. Sarebbe proprio lui.”
“ Da quando io sarei iscritta a criminologia?”
“ Da ora Kat.” E nel dirlo, scrisse il nome dell’amica tra le iscrizioni dei corsi di criminologia.
“ Grande.”

FLASHFORWARD

“ Vorremmo prenotare una stanza per una notte.” Disse Katherine alla signorina che era dietro al bancone intenta a sistemare delle cartacce.
“ Non è possibile una notte. In questo motel si parte da due notti signorina.” Rispose lei prontamente, quasi fosse un copione da leggere. Come se Katherine non fosse la prima ad aver chiesto una sola notte.
“ Non è possibile prenotare per una sola? “
“ No signorina.”
“ Ragazzi” chiamò Katherine “non è possibile prenotarne una. Dobbiamo partire da due in su, come facciamo? Che raccontiamo ai nostri genitori?”
“ Ci parlo io.” Disse, poi, Elis.
“ Mi scusi, piacere sono Elis Everwood figlia del sindaco di Mainland, una piccola cittadina che nemmeno conoscerà ne sono certa. Ma mi creda si trova a tante miglia da qui e noi abbiamo bisogno di dormire e cos’ è meglio se non un motel a buon prezzo?”
“ Certamente signorina Everwood, quante notti?”
“ Una la ringrazio.”
“ Non è possibile farne una, mi dispiace.”
“ Noi ne desideriamo una, la ringrazio. Guardi che potrei addirittura esiliarla da Mainland se lei non mi da solo e soltanto UNA notte. Signorina?”
“ Cortez.”
“ Signorina Cortez, io e i miei due amici vogliamo una notte in questo motel che devo dire molto accogliente.”
“ Non facciamo prenotazioni da una notte mi dispiace.”
“ Anche a me dispiace dover chiamare mio padre e prendere provvedimenti su questo piccolo e sporco motel. Mi faccia la prenotazione da una notte Cortez, me la faccia.”
“ Io dovrò parlare con il titolare per vedere se è possibile fare questa eccezione mi scusi.”
“ Vada e mi raccomando.” Elis la guardò con degli occhi di sfida, ma sapeva, in cuor suo, che da un momento all’altro quegli occhi sarebbero scoppiati a piangere. Per un attimo aveva dimenticato che aveva appena ucciso un uomo. Purtroppo per un solo attimo, dopo il pensiero ritornò e ci restò per tutta la notte.

“ Allora Elis?”
“ Vuoi il resoconto di questa serata? Abbiamo appena ucciso un uomo, io sto palesemente costringendo questa povera donna a darmi una cazzo di stanza per una cazzo di notte, giusto il tempo di poterci togliere il sangue di dosso e di poter inventare una scusa plausibile da dire ai nostri genitori e giusto per crearci una cazzo di alibi che non servirà a niente. Verremo presi e marciremo in galera.”
“ Elis smettila. Qualcuno può ascoltarci, chiudi il becco.”
“ Chiudilo tu Katherine. Forse voi sapete controllarvi di più rispetto a me. Mi complimento, vivamente, ma io non ci riesco. Io ho ucciso un uomo e non riesco, io non ci riesco. Io non riesco a parlare.”
“ Vieni qui El, vieni.” E poi Katherine abbracciò Elis a lungo, fino a che il telefono di quest’ultima non squillò.
( Emma Watson è Elis Everwood) 

“ Chi è Elis?” domandò Kat.
Ci vediamo domani? Mick.
“ Pakkins.”
“ Chi è Pakkins?”
“ Mick Pakkins!” con gli occhi che guardavano fisso il muro Elis si rese conto che non avrebbe mai e poi mai potuto mentire ad un professore di criminologia.
“ Il prof Pakkins? Quel Pakkins?” domandò perplessa Kat.
Elis annuì

FINE FLASHFORWARD

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Capitolo 3
*** 1X03 - Il bianco e il nero. ***


1x03.  – Il bianco e il nero.
“ Non ti sto chiedendo niente mamma.” Si aprì così la mattinata di Katherine e Katy.
“ Non so perché ma questa scena penso di averla già vissuta. E’ un categorico no, lo sai?”
“ Ma è la festa di Becca Pakkins, cosa vuoi che succeda? E’ Becca Pakkins! ”
“ Non la conosco, a maggior ragione tu da questa casa non esci.” Rispose con un categorico NO Katy, e questo proseguì fino alla cucina.
“ Mamma, ho diciotto anni sai che potrei uscire da un momento all’altro da questa casa e così tu non mi rivedrai più?”
“ Che dolce novella. E quando succederà tutto questo? A breve?”
“ Mamma!! Ti sto chiedendo UNA festa di UNA persona, se tornerò a casa sbronza e priva di sensi non andrò da nessuna parte mai più.”
“ Non amo le tue promesse, e quindi indovina? NO.”
“ Da chi vuoi che ti faccia convincere? Chiamo Connor se vuoi.”
“ Non mi serve l’approvazione di Connor amore, tu non andrai a quella festa.”
( Nina Dobrev è Katherine Middelton) 

Connor era il fratello minore di Katherine che era andato a vivere a Denver per potersi creare una nuova vita. Lui odiava Mainland, diceva che era un piccolo paesino e che non avrebbe mai trovato fortuna lì. Cercò l’approvazione dei genitori per anni, e quando la ottenne, uscì subito di casa e comprò il primo biglietto per andare a Denver e lasciare finalmente quel paesino PER VECCHI.

“ Connor ha potuto lasciare questa città a sedici anni ed andar a vivere con i nonni e poter vivere una nuova vita, ed io che ti sto chiedendo di andare alla festa di Becca Pakkins, cioè nulla, non posso?”
“ Non mi sembra che Connor sia mai stato arrestato per giuda in stato di ebbrezza. Non mi sembra nemmeno che Connor sia stato scoperto con degli stupefacenti nel bagno della scuola e, non mi sembra che lui sia stato cacciato da due scuole, prima di trovare la pace, finalmente, nella scuola di Mainland.”
“ Innanzitutto quella droga non era mia, quante volte devo dirtelo? Io non mi drogo.”
“ Staremo a vedere.”
“ Mamma! Quella droga era di Lucy. Quella spaccona di Lucy che si drogava e mi faceva nascondere la sua cocaina nella mia stanza.”
“ Perché quando parliamo di questo sei pronta a mettere in mezzo Lucy, SEMPRE?”
“ Perché è la verità.”
“ Ti avrei creduto, prima. Ora che mi ritrovo un mandato di arresto sulla tavola, vicino alle arance, no, non ti credo più.”

Katherine prima di arrivare a Mainland e trasferirsi con tutta la famiglia, viveva a New York perché il padre aveva trovato un posto fisso a Manhattan, nel quartiere alto della Grande Mela.
Lì il padre trovò fortuna e ricchezza e quindi decisero di trasferirsi stabilmente a New York. Kat frequentò un istituto privato nel centro solo femminile, mentre Connor uno interamente maschile.
In quel collegio Katherine conobbe Lucy Davis, divenne la sua migliore amica in poco tempo. Lucy era molto ricca e il padre lavorava nella Borsa di Wall Street, era un broker, comprava e vendeva azioni. Erano cose serie. La mamma lavorava in TV, era la conduttrice di un noto telegiornale locale. Entrambi non erano mai a casa, quindi decisero di mandare Lucy in un collegio per sole donne, perché quest’ultima aveva una vera e propria ossessione per i maschi, non era malata, non aveva nessun tipo di problema, era solo attratta dagli uomini.
Lucy e Kat erano compagne di stanza, quando la mala sorte ci lascia lo zampino, insomma.
Kat era molto vulnerabile all’epoca perché il padre non era mai a casa, e lei non era abituata a non vederlo mai, la madre cercava lavoro e cercava di crearsi una vita a New York frequentando quasi sempre eventi di ogni genere per conoscere e avere agganci solidi nel mondo del lavoro. Insomma, in quella casa viveva solo la badante e i fine settimana erano dedicati a Connor e Kat, quando e se tornavano dal collegio.
Kat, insomma, era molto vulnerabile e molto sola. Decise di seguire le orme della forte e divertente Lucy.
Si sa, queste cose non vanno mai bene. Lucy si rivelò una drogata e una ragazza completamente sola che poteva contare soltanto su quella roba che la faceva stare bene quelle ore, giusto per combinare qualche guaio e poi ritornare se stessa. Kat decise di provare ma se ne pentì poco dopo perché si rese conto che non era quello che voleva nella vita. Non voleva ambire a vivere sotto i ponti e a spendere tutti i suoi risparmi in droghe come faceva la sua amica Lucy.
Si ritrovò, però, ben presto nei guai.
Kat decise di non voler avere più a che fare con Lucy e quindi chiese un cambio di allogio. Lucy però aveva bisogno di nascondere la propria droga dato che i genitori avevano scoperto da poco la sua tossicodipendenza.
La sua dipendenza era passata dall’essere ossessionata dagli uomini all’essere ossessionata dalla droga.
Quindi Lucy chiese un favore a Kat e poi le promise che si sarebbe liberata di lei il giorno stesso. Lei voleva che Kat nascondesse la sua droga nella sua stanza del collegio. Quest’ultima lo fece, era così ingenua ed era davvero piccola. Fu beccata qualche giorno dopo e fu cacciata dall’istituto assieme a Lucy.
La famiglia Middelton quindi aveva appena ricevuto la prima batosta della Grande Mela, ma questa fu una delle prime disgrazie che colsero i quattro. Il padre di Kat perse il lavoro, Connor decise di lasciare il collegio per stare più vicino alla sua sorella “drogata” e la mamma di Kat perse tutti i contatti con persone importanti del posto. La famiglia decise di trasferirsi e andare a vivere in un piccolo paesino nel Maryland, per poter cambiare vita e soprattutto ambiente. Sarebbe andato tutto a meraviglia: Katy avrebbe trovato lavoro facilmente, il padre di Kat sarebbe stato assunto come procuratore, Connor avrebbe lasciato la città e sarebbe andato a vivere dai nonni a Denver e Kat avrebbe frequentato una buona scuola del posto lontana da ogni tentazione che portavano le grandi città. Questo fino a quando non conobbe Elis, ma questa è un’altra storia.

“ Quindi devo dire no ad Elis? Quel categorico NO che tanto temo?” chiese Katherine con un volto sconvolto dalla serietà della mamma. Non era mai stata così realmente seria Katy con sua figlia.
“ Esatto amore. Tu non esci da questa casa a costo di incatenartici.”
“ Ne saresti capace?”
“ Chiedilo a tuo fratello.”
“ Tu veramente lo hai fatto?”
“ Chiama Connor se hai il coraggio.”
“ Non ci tengo. Mamma te lo chiedo per l’ultima volta, è Becca, posso andare?”
“ Ma quando me la regali Cassidy Sparks come figlia?”
“ Presto, molto presto.”

FLASHFORWARD

“ Che vorrebbe Pakkins da te?” domandò Kat con aria sconvolta.
“ Sono successe parecchie cose dall’ultima volta che ho parlato con te delle mie cose Kat.”
“ Quindi aspettavi che uccidessimo un uomo per dirmi che messaggi con il professore Pakkins?”
“ Certo che no Kat, però devi ammettere che ci siamo allontanate molto questo periodo e io allora ho evitato di dirti certe cose, te lo prometto che non avrò più segreti con te, sei la mia migliore amica.”
“ Ci credo che ora condividerai tutto con me. Condividiamo il sangue di un uomo sulle maglie, condividiamo la morte di un povero barbone e se non troviamo un alibi che regga condivideremo anche la stessa cella.” Kat lo disse in modo quasi ironico. Era stanca di quella situazione e non sapeva come uscirne fuori.
“ Scusami. Spero che questo mio rapporto con Pakkins non ci dia dei problemi più di quanti già ne abbiamo.”
“ Rapporto?? Tu mi stai dicendo che hai fatto qualcosa, e ti prego non dirmi cosa, con Pakkins e non mi hai detto nulla solo perché ci siamo allontanate in questo periodo?”
“ Tu non venisti alla festa di Becca e quella sera successero un bel po’ di cose.”
“ Ah, bene.. Quindi io non so che frequenti Pakkins perché non sono venuta con te ad una stupida festa?”
“ Io, io non frequento il professor Pakkins. Sai che a me piace da morire Jackson.”
“ Non vorrei interrompere questa discussione tra amiche del cuore, ma lo sto facendo sì, comunque non vorrei interrompervi ma qui abbiamo un problema. Ho investito un uomo ed è morto, sì è morto. Abbiamo bisogno di una camera e abbiamo assolutamente bisogno di un alibi, perché, probabilmente vi sembrerà strano, ma a me darebbe un po’ fastidio tornare a casa e dire ai miei che ho ucciso un uomo. Perché vorrei iscrivermi a Yale, sposarmi, avere una famiglia, vivere con i sensi di colpa per sempre ma non andare in galera.”
“ Max sei inopportuno.”
“ Ah Elis voi parlate di Pakkins e di quanto ti sia piaciuto andare a letto con lui, ed io sarei l’opportuno?”
“ Tu cosa?” intervenne sconvolta Kat “tu cosa avresti fatto?”
“ Non è successo niente di tutto ciò Kat, te lo giuro. Io e Pakkins mai. Non è mai successo, è Max che sta delirando come, insomma, sta facendo da inizio serata.”
“ Lo spero per te che non sia vero.” Rispose prontamente Kat.
“ Sì Kat, te lo giuro.”

FINE FLASHFORWARD


“ Non posso El. Penso che mia madre questa volta faccia sul serio, divertiti da Becca.” Disse Kat mentre era al telefono con Elis.
“ Da quando mamma Katy fa sul serio?”
“ A quanto pare da ora.”
“ Esci di nascosto, non è la prima volta che lo fai, qual è il problema?” domandò Elis.
“ Il problema non c’è, è che voglio che mia madre ponga più fiducia in me come fa con Connor. Ti ricordi il fatto di Lucy e la droga?”
“ Come poterlo dimenticare. Appena facemmo amicizia fu la prima cosa che mi raccontasti” e cominciò a ridere ricordando quei bei momenti da sedicenni.
“ Bene, lei pensa ancora che io all’epoca mi drogavo nei bagni del collegio con Lucy, ma non è assolutamente vero. Io non ho mai fatto uso di stupefacenti, mai. Lei non mi crede perché non ha abbastanza fiducia in me e io la voglio. Voglio guadagnarmi la sua fiducia, e se facessi un passo falso non me lo perdonerei, quindi non vengo alla festa di Becca. Non sai quanto vorrei venirci e bere come non abbiamo mai fatto ma l’importante per me, in questo momento, è ritornare la figlia modello che ero una volta.”
“ Spero che tu sappia che non è tanto facile guadagnare la fiducia di tua madre dopo quello che è successo l’altro ieri. Siamo state arrestate Kat.”
“ Lo so Elis, grazie di ricordarmelo. Ma proprio perché so che sarà difficile io cercherò di fare attenzione e di non disubbidirla più.”
“ Sei credibile quanto Max che dice che la settimana prossima si iscriverà a scuola guida.”
“ OK Elis ti svelo un piccolo segreto, oltre la fiducia io vorrei avere indietro anche la mia cara patente. E quindi se non mi dimostro un po’ la figlia modella quale vorrebbe che io sia non riavrò mai la mia cara patente.”
“ Insomma, per tutto il mese sarai la Cassidy Sparks che tanto odiamo?”
“ Esatto amica mia, esatto.”

“ Non verrà, Max.” questo lo disse Elis mentre era intenta a prepararsi per la festa a sorpresa di Becca Pakkins ed era intenta a parlare a telefono con Maxy Miller.
“ Non ci credo, Katherine che ubbidisce a sua madre. Questa mi è nuova.”
“ A chi lo dici, tu cosa indosserai per la festa?”
“ Capisco che Kat non venga e che quindi a te serve un’amica per poter parlare di queste cose, ma ricorda, io non sono quell’amica.”
“ Come sei antipatico. Anche i maschi si vestono per le feste, no?”
“ Ovvio, ma di certo non chiedo consigli alle mie amiche e non li do.”
“ Antipatico Maxy. Nessuna donna ti prenderà mai.”
“ Ti ringrazio Elis, davvero te ne sono grato.”

FLASHFORWARD
“ Signorina Everwood” la chiamò da dietro al bancone la signorina Cortez, quella che era spaventata di essere esiliata da Mainland. In fondo nessuno era mai stato esiliato da quella piccola cittadina.
“ Mi dica Cortez, mi dica.”
“ Abbiamo la disponibilità di una stanza per una notte per lei e per i vostri amici. Mi tolga una curiosità, però.”
“ Mi dica tutto.”
“ Cosa la porta qui? E’ venuta fino ad Atlanta da un piccolo paesino nel Maryland per dormire una sola notte nel motel meno costoso della città?”
“ Vedo che si è informata.” Rispose sospettosa Elis.
“ Ma sa, m’informo sempre di chi ha i vestiti sporchi di sangue. Prego, mi segua, da questa parte.”
“ Mi scusi?” domandò perplessa e con un filo di voce la signorina Elis Everwood.
“ La sto dirizzando verso la vostra stanza.” Rispose Cortez.
“ Io, io, devo chiedere ai miei amici se va bene questo posto per quando ci verrà a prendere il fratello di Maxy.”
“ Maxy?”
“ Sì, il mio amico. L’altro ragazzo sporco di sangue, mi correggo, che lei crede sia sangue ma è solo una macchia di ketchup che non andrà via facilmente.” E poi sorrise Elis, quasi sicura di cosa stesse dicendo. Era sicura. Elis stava credendo alla sua stessa bugia. Ma come biasimarla, tutti avrebbero preferito credere alle bugie che affrontare la realtà.
“ Avete fatto baldoria con il ketchup signorina Everwood?”
“ Mi dica, è un’altra delle sue curiosità che non vede l’ora di togliersi? Rimanga con il dubbio e faccia il suo lavoro ovvero quello di dare le chiavi della stanza e di imparare a memoria un copione per i clienti che verranno dopo.”
“ Peccato che non ci venga quasi mai nessuno qui. Ecco perché ho così tanto tempo libero e così un poco stipendio. Non ho niente da fare, e la mia curiosità verso gli stranieri cresce sempre di più.”

FINE FLASHFORWARD


“ Elis, guarda, c’è anche David O’Connel a questa festa. Dio, le peggiori bevute c’ho fatto assieme a quel tizio.”
“ Maxy, tu sai che io adoro parlare con te dei tuoi vecchi ricordi ma ora non è proprio serata.”
“ Tu adori parlare con me dei miei vecchi ricordi?” domandò Maxy.
“ NO.”
“ E allora perché …” Elis scomparve tra la folla e Max non potè continuare a parlare perché presto si sarebbe ritrovato da solo a bere Barbon con David O’ Connel.

“ Auguri Becca!” la prima a parlare fu Elis.
“ Auguri per?” domandò stranita Becca. Innanzitutto perché non l’aveva mai vista prima e seconda cosa perché non aveva mai avuto una discussione con Elis.
“ Presumo sia il tuo compleanno.”
“ Presumi male ragazza di cui non conosco nemmeno il nome.”
“ Oh, io sono Elis Everwood, frequento l’ultimo anno, piacere.” Un sorriso a 32 denti uscì dalle labbra di El.
“ E a me non interessa.”
“ Immagino che non sia stata tu ad invitarmi a questa festa.”
“ No infatti.”
“ Poche parole la ragazza.”
“ Non è che sono di poche parole, è che non voglio spendere fiato con te.”
“ Continui con questi complimenti. Bene scusa. Potrei almeno sapere chi mi ha invitato a questa stupida festa?”
“ Non mi interessa. Non dovrebbe interessare nemmeno a te. Bevi, divertiti. “
“ Qualcosa di sensato è uscito da questa chiacchierata. Bene, dove posso trovare qualcosa da bere? Preferibilmente forte.”
“ Ricordami il tuo nome?” domandò Becca.
“ Elis Everwood.”
“ Ma tu sei la tipa che è su tutti i giornali locali per aver bevuto con quell’altra svampita della sua amica ed esser stata arrestata per giuda in stato di ebbrezza? Sei il mio mito. Da grande voglio essere te.”
“ Io non saprei come comportarmi. Tu ricordami dove posso trovare qualcosa da bere, forte, fortissimo.”
“ E’ lì in fondo. Ciao.” E poi Elis sentì come sottofondo la voce di Becca che raccontava alle sue amiche di aver incontrato quella svampita che assieme alla sua amica è stata arrestata per giuda in stato di ebbrezza.
“ Essere ricordata solamente per questo, grande.” Pensò Elis e brindò alla sua salute.

“ Sai che non dovresti essere l’idolo di ragazzine che frequentano appena il terzo anno di liceo?” disse una voce dietro le spalle di Elis.
( Emma Watson è Elis Everwood) 
“ Professor Pakkins! Che sorpresa! Aspetti, lei come fa a sapere di Becca che mi ha chiamato mito?” domandò stranita Elis ma comunque felice di vedere un volto familiare a quella festa così noiosa.
“ Rebecca è mia sorella.”
“ Rebecca chi?” domandò.
“ Rebecca sarebbe Becca. Insomma quella ragazzina spocchiosa con cui hai parlato poco fa è mia sorella e frequenta il terzo anno di liceo dove io insegno ed è affascinata da te e dalla tua amica, non chiedermi il perché.”
“ Non potrebbe essere affascinata ad una come me?” mentre lo disse cominciò a sorridere. Un bel sorriso. Quei sorrisi che si fanno solo quando sei felice di vedere una persona. Lei era felice in quel momento, nessuno l’avrebbe più smossa da li.
“ Certo che sì. Ma è meglio che lasci ai grandi questo tipo di fascino.” Elis arrossì e tanto.
“ Oh sono pienamente d’accordo.”
“ Cosa ti porta qui signorina Everwood?”
“ Dato che siamo in un ambito non scolastico, presumo che siamo a casa tua, possiamo anche darci del tu senza usare questi paroloni come SIGNORINA, SIGNORE.”
“ Elis perdonami, sono abituato a parlare così con tutte le donne che mi si avvicinino, sono un uomo d’altri tempi. Altre epoche.”
“ E’ davvero così vecchio?”
Lui sorrise.
“ Ah no, sono giusto un po’ più grande di te e ho una sorella di sedici anni solo perché mia madre non è una persona che ama stare con un uomo stabile.”
“ Ed ora dov’è tua madre?”
“ Qualcuno dice tre metri sottoterra, qualcuno dice tre metri sopra il cielo. Punti di vista.”
“ Mi, mi dispiace.”
“ Non dispiacerti, doveva andare così, no? O almeno credo. Insomma quando partecipi a più di tre funerali consecutivi capisci che l’unica cosa che puoi dirti in questi casi è che doveva andare così. Ma penso che a te non interessi molto delle morti che ci sono state nella mia famiglia, quindi, parlami di te. Cosa ti porta a casa mia?”
“ Penso di essere una ragazza che ama ogni tipo di festa anche alle feste dove non sono invitata, di solito mi imbuco a quest’ultime. Ma questa, stranamente, era con l’invito e quindi l’ho atteso e, stranamente, è arrivato. Ma tua sorella Becca non mi ha invitato quindi diciamo che sto scoprendo chi è stato il colpevole.”
“ Presente. Sono in arresto?”
“ Sei stato tu? Perché mi hai invitato?”
“ Perché sono così poche le due ore che ci da la scuola per conoscerci e quindi ho approfittato della notorietà di mia sorella per conoscere le persone che mi interessano. E, se vuoi saperlo, l’unica persona che mi interessava e che era sulla lista delle persone da conoscere eri tu. E quindi, eccoci qui. Probabilmente dopo questo scapperai, ma non troppo lontano, dato che domani ci rincontreremo in classe. Questa mi è uscita da vero stalker.”
“ Oh no per niente. Mi piace essere una persona affascinante ed essere sulla lista di persone affascinanti come lei. E le ho dato del lei perché non si merita un TU. Sa cosa intendo? E’ così bello parlare con lei che mi verrebbe da parlare sempre così, in modo professionale.”
“ Sono incantato signorina Everwood.” E poi le baciò la mano.
“ Vede? Fa tutto così anni ’20. Io amo gli anni ’20 e amo parlare con lei dandole del lei. Questa festa sta avendo una buona riuscita.”
“ Vorrei poter parlare con LEI, signorina Everwood a lungo, forse tutta la notte, ma il dovere da ventenne mi chiama. Qualcuno si sta scolando il mio Barbon. Ed io lo pago così tanto che spendo un intero stipendo da insegnante per il Barbon. Capisce? Se un giorno la paragonerò al mio Barbon, quel giorno dovrà sentirsi onorata, quel giorno le starò dichiarando il mio amore. Sono come Cenerentola, devo proprio scappare. A domani signorina Everwood, si faccia vedere in giro, non mi costringa ad invitarla a tutte le feste spocchiose di mia sorella.”
“ Mi farò vedere ed aspetterò il tanto atteso paragone con il suo Barbon , signor Pakkins.”
(Adam Brody è Mick Pakkins)

FLASHFORWARD
“ Il sangue ci ha smascherati.” Disse Elis ai suoi compagni di disavventura.
“ Che intendi?” domandarono.
“ A breve ci saranno dei poliziotti fuori questo motel. Domani dobbiamo sloggiare e tornarcene a casa, ha capito tutto.”
“ Chi?”
A questa domanda Elis indicò la signorina Cortez che, probabilmente, era al telefono con qualcuno che presto sarebbe venuto ad interrogare i tre. Qualcuno sapeva, non erano più al sicuro.

FINE FLASHFORWARD

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Capitolo 4
*** 1x04 Tante cose da dire. ***


1x04 – Tante cose da dire.

FLASHFORWARD

“ Mi stai dicendo che la signorina Cortez ha scoperto tutto quello che è successo?” domandò perplessa e preoccupata Katherine.
“ Non ti sto dicendo questo Kat. Lei ha notato il sangue che abbiamo sui vestiti, e sarebbe stato da sciocchi non notarlo. E’ evidente. Quindi io penso che dovremmo confessare.” Rispose prontamente Elis.
“ Cosa hai mente? Elis tu sei pazza. Io non confesserò mai alla polizia e tanto meno a quella Cortez o come diavolo si chiama, ci porterebbe da un momento all’altro alla centrale di Atlanta. Volevo passare una serata qui ma non l’intera notte e per lo più in galera.”
“ Ha ragione Max, Elis. Io non confesserò quello che è successo ad una persona a me sconosciuta.”
“ Kat, ragiona con me per una volta. Ormai siamo dentro, no? Abbiamo ucciso un uomo e penso che questo sia ben chiaro a tutti. Probabilmente Max lo ha fatto volontariamente perché era sotto l’effetto di qualche stupefacente a noi sconosciuto, quindi non abbiamo una scusa per quel che abbiamo fatto, non potremo difenderci in alcun modo, non avremo l’aiuto di nessuno. Nessun avvocato può salvarci il culo in questo momento, la cauzione sarà altissima perché saremo accusati anche di omissione di soccorso, il che è vero. Saremo fottuti, io, tu, Max, i miei genitori, i tuoi e quelli di Max. Tutti.
Quindi se ci pensi ci serve un’alleata in questa folle serata di merda.” Concluse Elis.
“ Mi stai dicendo che questa Cortez, che avrà all’incirca l’età di mia madre che ha un lavoro di merda, che sicuramente ha una famiglia che l’aspetta sana e salva a casa, possa aiutarci? A fine di che cosa? Ci metterà solo in ulteriori guai.”
“ Pensaci Kat, cazzo. Pensaci. Sono le due di notte e noi siamo ancora qui, ci sono squilli incessanti di telefoni, i miei genitori saranno furiosi e i tuoi altrettanto, per non parlare di quelli di Max. Quindi la miglior cosa sarebbe avere una copertura. Quale? Far chiamare Cortez, inventarci una palla, bella grossa, e dir loro che passeremo la notte qui. Ci inventeremo che è la sorella di qualche sfigato di un nostro amico, faremo una videochiamata se servirà e noteranno il viso adulto che ha Cortez e si rassicureranno. Dai, sono i nostri genitori, per quanto possono essere intelligenti non capiranno mai che è una bugia.”
“Quindi noi mettiamo in pericolo la nostra alibi del cazzo che, tra l’altro, nemmeno abbiamo, per far credere ai nostri genitori che siamo al sicuro e che passeremo la notte dalla sorella di una nostra amica che manco esiste?”
“ Pensaci Kat.” S’intromise Max “ Elis tutti i torti non ha. Ci saremo tolti dalle palle il dubbio dei nostri genitori. Avremo un alibi. La nostra alibi è questa Kat. Cazzo Elis, tu sei un genio.”
“ Scusatemi ragazzi, io vorrei potervi capire. Vorrei essere eccitata come lo siete voi in questo momento, noi dovremo confessare tutto a Cortez solo per crearci un alibi? Se ce la creiamo senza l’aiuto di persone al di fuori della faccenda? Non voglio mettere altre persone innocenti in pericolo.”
“ Kat, siamo già dentro fino il collo. Cortez è già nostra complice nel momento in cui ci ha dato la stanza per dormire. Cortez c’è dentro. Se avesse chiamato la polizia, noi a quest’ora saremo già con le manette alle mani. Lei c’è dentro quasi quanto noi. Sarebbe l’ideale.” Rispose quasi illuminata da quel che aveva pensato, la piccola Elis.
“ E il piano quale sarebbe?” domandò Kat.
“ Il piano è semplice Kat. Diremo tutto a Cortez, la convinceremo ad aiutarci, chiameremo i nostri genitori, ci creeremo un alibi ed il gioco è fatto.”
“ In cosa consiste l’alibi Elis?”
“ Se mai dovessimo essere chiamata a testimoniare, dato che, tutti sanno ormai che la sera dell’omicidio noi eravamo qui, diremo che eravamo a casa di Cortez, una nostra amica, conosciuta a scuola, conosciuta in un cazzo di bar d’Atlanta. I nostri genitori faranno vedere la videochiamata fatta con noi quella sera, cioè stasera, lei testimonierà ed il gioco è fatto. Non possono non credere al sindaco della città ed al procuratore distrettuale. Katherine siamo ricche, siamo famose, i nostri genitori hanno una miriade di conoscenze, la corte si fiderà di loro. Poi noi abbiamo la testimonianza: la videochiamata. Questa avverrà proprio questa sera, così che capiranno che noi quella sera ci trovavamo per caso nei paraggi dell’omicidio ma che ovviamente non sapevamo che era morta una persona, dato che l’assassino aveva nascosto tutte le prove. Cazzo Katherine, siamo ragazzi ricchi e stupidi che il sabato sera vogliono divertirsi in una grande città. Perché arrivare a noi? A quale scopo? Abbiamo con noi i migliori avvocati, le migliori conoscenze di Mainland, abbiamo i soldi. Abbiamo tutto. Perché prendere proprio noi? Cortez ci servirà per completare un piccolo tassello ma importante del nostro alibi.”
(Nina Dobrev è Katherine Middelton) 
“ Signorina Cortez?!” aprì la discussione proprio Katherine.
“ Mi dica.” Rispose.
“ Non vorrei sembrarle troppo invadente ma, potrei sapere il suo nome?”
“ Dammi del tu cara. Insomma, siamo solo noi qui dentro. I vostri abiti sono così sporchi e voi siete così preoccupati. Qualcosa vi spaventa?”
“ L’ho fatta prima io la domanda.”
“ Sì, ma non sono io quella sporca di sangue.”
Katherine la guardò con aria di sfida, ed era convinta che la signorina Cortez non era una semplice ragazza che risiedeva dietro il bancone del motel, e che prendeva quei quattro quattrini che le permettevano di vivere. Era molto più di questo. Probabilmente era dell’FBI o della CIA o probabilmente avrebbe voluto fare quel mestiere, o semplicemente era una persona che guardava molti polizieschi in tv.
“ Io non so se sei innamorata di Law e Order e quindi vedi del sospetto in ogni cosa. Ma questa volta ti do ragione, questa volta c’è di più che delle semplici macchie di sangue che non andranno via facilmente. Hai ragione, ci hai sgamati. Siamo ragazzini stupidi che si divertono ad uccidere le persone. Ora, per cortesia, il suo nome?”
“ Lydia Cortez. Altro?”
“ Ti dispiace venire con me ed i miei amici nella nostra stanza? Dovremo parlarti in privato.”
“ Cosa? Volete uccidermi? Volete il mio sangue sui vostri vestiti? Collezionate sangue di gente innocente?”
“ Se non ti muovi, le prossime macchie di sangue saranno le tue.” Rispose Kat.
Elis e Max a quelle parole rabbrividirono, Katherine si era calata nella parte così bene che sembrava quasi reale. Loro avrebbero fatto finta di essere dei cattivi ragazzi per far intimorire Lydia Cortez, ma Katherine questa volta faceva proprio sul serio. Era così impaurita e preoccupata che avrebbe fatto qualunque cosa pur di non finire nei guai, avrebbe ucciso persone innocenti se ne avesse avuto la necessità. Si stava trasformando in un serial killer con i fiocchi o era solo una ragazza spaventata che avrebbe fatto qualunque cosa pur di non finire dietro le sbarre?

“ Sono qui. Allora?” domandò Lydia un po’ impaurita dalle parole di Kat.
“ Confessiamo tutto, qualunque cosa, a patto che tu ci dia una mano in questo grande casino.” Cominciò Elis. Questa parte fu affidata a lei. Quella di convincere l’innocente e farlo diventare inconsciamente un complice.
“ Voi parlate. Io sono qui per ascoltarvi, prego.” Rispose Lydia.
“ Sei un agente in borghese? Sei dell’FBI,CIA? “ domandò El.
“ Nessuna della due cose. Sono una ragazza che lavora in questo stupido motel ad Atlanta, ho due figli piccoli e mio marito lavora fuori per guadagnare quei soldi che non potrei mai guadagnare io in dieci anni di lavoro duro. Altro?”
“ Ci stai mentendo?”
“ Questo non lo saprete mai. O vi fidate o mollate. A voi la scelta.”
“ Non sai quanto vorremmo mollare Lydia, ma le condizioni non ce lo permettono. Bene, partiremo dall’inizio.”
“ Oh, no no. Elis, giusto Elis? Sai ho un buon udito. Comunque cara, io so che voi avete ucciso una persona, il sangue non è kethcup e di certo non siete dei killer seriali che uccidete a mezz’aria tutti quelli che vi capitano davanti, siete dei poveri ragazzi impauriti che eravate fatti di brutto e che ‘per caso’ avete ucciso un uomo. Giusto?”
Loro annuirono timorosamente.
“ Io voglio sapere questa persona che fine abbia fatto.”
“ Partiremo da lì.”  Ed Elis cominciò a parlare dell’accaduto.

5 ORE PRIMA

“ Il corpo è lì a terra Max, come facciamo a bruciarlo?” domandò impaurita Elis e in un mare di lacrime.
“ Gettiamo l’auto nel lago, come vi ho detto io poco fa, no?” chiese Kat.
“ Ragazze, riflettiamo. Come possiamo bruciare un corpo senza che nessuno se ne accorga?” a concludere fu Max.
“ E’ facile. C’è un bosco qui nelle vicinanze, insomma siamo nella parte più sperduta di Atlanta, appena vediamo questo posto,andiamo , bruciamo il corpo e scappiamo via. L’ideale. L’auto opto per il lago.”
“ OK Kat, calmiamoci. Come trasportiamo il corpo fino al bosco senza che nessuno se ne accorga? E’ sabato sera, anche nelle parti più sperdute c’è gente.”
“ Max” continuò Elis “abbiamo l’auto per questo. Trasporteremo il corpo dove abbiamo detto e poi scenderemo fino al lago. Quando vediamo che la macchina è al punto giusto per affondare, andremo via e troveremo un motel dove poter riposare e pensare ad un ottima alibi.”
“ Giusto, l’auto.”

“ Penso sia quello il bosco dell’Atlanta Street.” Disse Katherine a Max e lo indicò con il dito ricoperto di sangue fresco della vittima.
“ OK, scendiamo tutti?”
“ No Max, io resto qui in auto e tu e Katherine andrete ad appiccare il fuoco. Qualcuno deve restare in auto.”
“ Quindi noi andiamo.” Disse Max “tu sta attenta.”

“ Kat” disse con un filo di voce Max mentre i due erano intenti nel chiudere definitivamente la faccenda del corpo.
(Sam Claflin è Max Miller) 
“ Dimmi Max.”
“ Qualunque cosa accada voglio che tu sappia che nessuno ci potrà mai dividere. Insomma, abbiamo condiviso il vasino, abbiamo condiviso qualunque cosa. E’ vero che tu sei venuta a Mainland qualche anno fa, ed è anche vero che prima che venissi tu io ero uno sfigato che era perdutamente innamorato di Elis. Ma da quando tu sei arrivata nella nostra scuola ma soprattutto nella mia vita, io sono cambiato. Mi hai reso una persona migliore e mi hai fatto credere in me stesso come nessuno ha mai fatto in tutta la mia vita. Sai che grazie a te ho avuto il coraggio di mandare la domanda d’ammissione a Yale? E cazzo sì, so che non mi accetteranno mai, ma io ho c’ho provato perché tu mi hai implorato di farlo. E io spero che sia ancora valida la proposta di poter andare al college insieme, di poter sposarci insieme, di poterci creare una vita insieme in un posto lontano da qui. Io voglio che i miei figli diventino migliori amici dei tuoi, e voglio che ogni domenica nel giardinetto di casa mia prepariamo i migliori barbecui della città. E per l’appunto, vivremo in una villetta a Los Angeles e che sicuramente affaccerà sulla scritta di Hollywood, così che i miei figli possano andare a vedere le prime di tutti i loro film preferiti. Io voglio vivere così e so che ogni notte sognerò questo barbone morto sul ciglio della strada. So che vivrò con i sensi di colpa e con il pentimento di non essermi costituito quando ho potuto, ma non voglio che i miei figli sappiano che il loro padre era un assassino. E che ai suoi diciotto anni ha ucciso una persona. Io non voglio vivere così. Preferisco che i miei figli pensino che sia un bugiardo piuttosto che un assassino. Non voglio scrivere sul curriculum, che manderò ad altri college, di aver ucciso un uomo volontariamente, perché io mi sentivo così bene quando l’ho buttato sotto con la macchina, mi sentivo di essermi tolto un peso dallo stomaco. Io non avevo il coraggio di dirlo perché mi sembrava cattivo pensarlo figurati dirlo, ma con te non voglio avere segreti, tu sei la mia migliore amica, tu mi hai salvato e tu mi hai convinto a spedire la domanda all’università più prestigiosa del paese. E non fa niente se tu andrai ad Harvard ed io a Yale e saremo nemici per la pelle, io ti vorrò sempre bene perché tu sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Tu sei quella cosa bella che ti arriva quando stai per crollare. Ed io ora sto per crollare, io già sono crollato perché ho ucciso una persona e mi sono sentito bene, ed ho coinvolto la persona più importante della mia vita in questa mia stupida pazzia, ho coinvolto Elis, il mio primo amore, ho coinvolto voi. L’unica cosa bella che ho. A me dispiace. Ma so che questo dispiacere ha il sapore di falsità, perché è così. A me non dispiace avervi coinvolto, perché anche situazioni come queste, vissute con voi, hanno un non so che di positivo. Noi ce la faremo. Siamo giovani e stupidi ma non vivremo l’uno senza l’altro.”
“ Sto pensando a quando finiremmo tutti dietro le sbarre. Io per difenderti dirò ogni singola parola che tu mi hai detto ora. Perché sei stato sincero, e qualche volta la sincerità ripaga. Insieme Max, sempre.”


“ Probabilmente invece di appiccare il fuoco staranno facendo la brace.” Si disse tra se e se Elis.
All’improvviso squillò il telefono, El si impaurì ma poi sul suo volto uscì un espressione di felicità, quasi dimenticandosi di quel che era successo pochi minuti fa. Era Mick. Mick Pakkins.
“ Pronto?!”
“ Sono Mick, Elis dove sei?” domandò dall’altra parte della cornetta.
“ Sono ad Atlanta Mick, sono uscita con i miei amici. Sai domani si torna dietro ai banchi.”
“ Hai ragione. E’ solo che ti ho chiamato tantissime volte e non ho mai avuto una risposta. Sono paranoico e so che hai una vita al di fuori di me, ma almeno volevo sapere se andava tutto bene.”
“ Non preoccuparti Mick, va tutto per il meglio. Ci stiamo divertendo solo un po’, le solite cose che fanno i ragazzi della nostra età. Bere, parlare e ridere.” Elis era davvero convincente. Sarebbe stata un ottima bugiarda, nessuno mai l’avrebbe messa nei guai. Il fatto era che Elis Everwood non doveva temere la gente, doveva temere se stessa e le sue debolezze che da un momento all’altro l’avrebbero fatta cedere.
“ Non bere troppo, non divertirti troppo e non parlare troppo. Non fare tardi El, domani c’è scuola.”
“ Sei mio padre o sei il mio ragazzo?” domandò Elis sorridente.
“ E che quando non sei con me non so cosa possa succederti. So che hai diciotto anni e che questa è la tua vita e questo è il tuo sabato sera. Di certo non lo passi come me che sto correggendo i compiti, però preferirei che tu stessi a casa a leggere un libro o a vedere un film.”
“ Fidati di me, non sarà un bicchiere di troppo a farmi finire nei guai. Ci vuole ben altro.”
“ Come un omicidio?” mentre Pakkins lo disse cominciò a ridere divertito.
“ Scusa?” Elis si bloccò e divenne d’improvviso fredda, perché aveva paura che qualcuno sapesse e lo stesse dicendo a tutti. Era diventata paranoica. Ma come non biasimarla, era una situazione folle e stava solo peggiorando.
“ Stavo scherzando El. Alludevo alle nostre interessantissime lezioni di criminologia.”
“ Sì, hai ragione. E’ che sono tanto stanca e vorrei tornare a casa, solo che Max è andato a scolarsi una bottiglia di vodka in un locale insieme a Katherine, ed io sono sola in macchina, aspetto che vengano. Penso proprio che chiameremo un taxi. Credo che stiano venendo, devo lasciarti Mick, a domani.” Rispose El.
“ Una domanda El.”
“ Dimmi Mick.”
“ Non glielo hai ancora detto?”
“ No, ma appena torniamo a casa, con calma, gli dirò tutto. Saranno i primi e sicuramente gli ultimi a sapere di noi. Non voglio avere altri segreti con loro, ormai condividiamo troppe cose per poterli tenere all’oscuro della mia situazione sentimentale. A domani Mick, buonanotte.”
“ Buonanotte El, a domani.”
Quel domani sarebbe arrivato, ma sarebbe stato diverso. Con quel sabato sera, il ritorno per El e gli altri sarebbe stato brusco. Tornavano cambiati e sicuramente più maturati ma con la coscienza sporca e con l’anima di un uomo che li avrebbe tormentati per il resto della loro vita.

“ Allora? Avete fatto quella cosa ?” domandò Elis.
“ Sì, tutto risolto. Abbiamo bruciato il corpo, non resta più niente di lui. E’ finita.”
“ E’ appena iniziata Katherine.” Disse Max.
“ Il corpo è scomparso Max. Non esiste più nessun corpo, è completamente andato.”
“ Esisterà per sempre nella mia testa e nei miei ricordi. Abbiamo bruciato il corpo dell’uomo ma non la nostra memoria. Non è finita finchè non ci costituiamo.” Disse Elis spaventata.
“ Che stai dicendo El?”
“ Kat, non sto dicendo che dobbiamo costituirci, sto dicendo che non finirà finché non si concluderà la storia. Questa è solo una piccola svolta di un grande problema.”
“ Ci manca l’auto” disse Max “ci manca l’auto e con questo abbiamo concluso.” E poi finì.

 
5 ORE DOPO
“ Che storia commovente, quasi mi viene da piangere.” Disse Cortez dopo aver ascoltato le confessioni dei ragazzi. Dopo aver saputo che fine aveva fatto il corpo e che fine aveva fatto la loro auto. E dopo aver capito che non si giocava con il fuoco e che ormai lei c’era dentro. C’erano tutti dentro.
“ Hai saputo tutta la verità. Aiutaci.” Disse con aria disperata Max, quasi volesse piangere da un momento all’altro.
“ Perché dovrei aiutare degli assassini?” domandò insospettita Cortez.
“ Perché ci hai dato la tua parola.” Disse Elis furiosa
“ Non ho dato la mia parola a nessuno. Come potrei fidarmi di tre ragazzini ricchi e spocchiosi con indosso sangue di un povero innocente. E se io vi dessi la mia parola, se io vi aiutassi, e poi mi ritroverei dietro le sbarre? Perché io sono quella povera, quella che non può permettersi un buon avvocato e quella che, sicuramente, verrà colpevolizzata. Voi siete ricchi e avete tante conoscenze, in un modo o nell’altro vi salvereste il culo. Non è così che funziona la giustizia? I poveri in galera, i ricchi fuori dalla bufera. Come posso essere certa che voi non mi abbandoniate a metà percorso? Come posso fidarmi di voi?”
“ Tu questo non lo potrai sapere mai. O ti fidi o molli.”
“ Io mollo Elis.” Disse Lydia Cortez e fece per alzarsi, ma fu fermata. Fu fermata da Katherine che aveva in mano una pistola palesemente carica. Gliela puntò alla testa e Lydia si bloccò, non andò più a prendere il telefono per poter chiamare la polizia e confessare il loro omicidio, fu costretta a sedersi perché Katherine era intenzionata a sparargli una pallottola nel cervello. Lei era seria e furiosa come non mai, Kat piangeva dalla disperazione e urlava senza fermarsi. Lydia alzo le mani e le poggiò dietro la sua nuca. Cominciò a piangere ed Elis vide le sue mani tremare.
“ Aiutaci o ti sparo.” Urlò Katherine, era seria. Aveva le mani che le tremavano e si vedeva lontano un miglio che non aveva mai maneggiato una calibro 87. Ripeteva quella frase in continuazione tra le urla di Lydia speranzosa che qualcuno potesse sentirla. Ma lo aveva detto stesso lei: nessuno andava ad alloggiare in quel motel. C’erano solo loro.
“ Dove cazzo hai preso quella pistola, Kat?” domandò Elis spaventata.

“ C’è una parte della storia che non vi ho raccontato. Quando io e Max abbiamo bruciato il corpo, ci siamo fermati in un market da quattro soldi che vendeva tutta merda e che di certo non aveva telecamere. Ho comprato una pistola. Era un market illegale. Vendeva roba illegale. E’ un incentivo Elis. Volevo proteggermi, volevo essere protetta da qualcosa oltre che da qualcuno. Lydia Cortez non può privarci del nostro futuro. Max mi aveva parlato di Yale e della villetta che affacciava sulla collina di Hollywood, tu eri così felice di vedere Jackson Tawson e di concludere il tuo ultimo anno di liceo. I miei genitori erano felici e Connor era ritornato per il ringraziamento. Io volevo proteggervi e volevo proteggermi. Voglio proteggere il nostro futuro, ed è per questo che avevamo bisogno di una pistola, ma so che non avreste mai accettato e quindi ho fatto le cose per conto mio.”
Loro la guardarono sbalordita ma non proferirono parola. In fondo aveva ragione, era un incentivo. Non avrebbero mai fatto del male ad una persona, era solo per essere sicuri e protetti da persone come Lydia Cortez. Ma alla fine lo avrebbero capito che per convincere una come la Cortez a collaborare, non gli servivano solo pentimenti e sensi di colpa ma anche un oggetto bello pericoloso come una pistola.
“ Vi aiuterò. A patto che non facciate del male a me o alla mia famiglia o a chiunque altro. Che devo fare?” disse Lydia Cortez piangendo disperata.
“ Aiutaci a crearci un alibi e nessuno si farà del male e nessuno andrà in galera. Sarà tutto finito.”
“ Voi siete dei mostri.” Urlò Lydia.
“ Ci stiamo proteggendo. Solo questo.” Disse Elis.
(Emma Watson è Elis Everwood)

“ Ciao mamma, ciao papà.” Disse con aria divertita e spaventosamente felice Katherine.
“ Katherine, ma dove diavolo sei? Sono le due e mezza, Atlanta non è dietro l’angolo. Quando torni?” urlò dall’altra parte Katy.
“ Sono a casa di una mia amica, Lydia Cortez. Io adoro quella ragazza, mi ascolta sempre quando ho bisogno di dirle qualcosa. Dormiremo qui, dillo ai genitori di Max e di Elis. Ci ha ospitate perché si è fatto abbastanza tardi e siamo tutti brilli. Non lo hai detto stesso tu che quando sono poco lucida non devo guidare?”
“ Hai ragione. Ma questa ragazza dov’è? Fammela almeno conoscere.” Disse Katy sorridendo, ignara di tutto in fondo.
“parlaci, ora.” Bisbigliò Kat.
“ Buonasera signora, stia tranquilla. Stasera dormono da me, domani ve li porterò sani e salvi a casa. Qui va tutto per il meglio.” Disse Lydia un po’ tremolante.
“ OK, può bastare Lydia, grazie.” Disse Kat
“ Ciao mamma, ci vediamo domani. Ti voglio bene.” E poi chiuse la videochiamata e spense il telefono.
L’espressione di Kat mutò, nuovamente. Era una maestra in questo. Aveva imparato, dopo quella esperienza, a saper mentire non solo con parole ma anche con le espressioni. Tornò seria, tornò di nuovo spaventosa, tornò, però, di nuovo preoccupata. Quasi faceva paura ad Elis e Max. Si stava trasformando in un killer seriale. Non era più un gioco e lei non era più la ragazzina preoccupata di prima. Lei era seria e metteva in gioco la sua sanità mentale pur di uscirne pulita.
“ Ben fatto Lydia. Possiamo lavorare insieme, mi sei quasi simpatica.” E poi sorrise. Un sorriso cattivo. Quei sorrisi che non ti fanno sorridere per niente.

FINE FLASHFORWARD

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Capitolo 5
*** 1x05 - Il colorito. ***


1x05  - Il Colorito.
“ Il sole splende su Mainland oggi, miei cari compaesani. Ebbene si, una nuova era sta per arrivare in questo piccolo paesino del Maryland, signori. Davvero una nuova era.” Risuonava questo dalle tv dei cittadini di Mainland. Ebbene, le elezioni del nuovo sindaco di questa città erano alle porte, e tutte le persone si apprestavano a votare e a farsi votare, soprattutto. Alla luce di questi nuovi avvenimenti, il pluripriemiato sindaco Eremy Everwood era pronto a leggere, di nuovo, il suo discorso in tv dinanzi a così tanta cittadinanza.
“ Sono stato sindaco di questa città per ben 8 anni. Ho quasi regnato su questo posto. Attualmente sono il sindaco di Mainland e spero che possa continuare ancora questa mia predominanza sugli altri candidati. Probabilmente con queste continue vittorie mi avete fatto capire che, QUESTA CITTA’ MI AMA. Ed io, AMO VOI. A breve conoscerete il vostro nuovo sindaco, spero di accompagnarvi, nuovamente, in questa grande avventura chiamata vita e in questa grande città chiamata Mainland. Il sindaco Eremy Everwood vi ringrazia e vi augura buon pranzo.”


“ Sembra di stare agli Hunger Games. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore. Per quanto io adori il signor Eremy Everwood e per quanto io adori Elis e la sua famiglia, penso che abbiamo bisogno di un nuovo sindaco, sembra quasi una dittatura.” Disse Katherine, appena sveglia e con il latte che le usciva dalle labbra. Quella mattina tutti i cittadini si erano fermati almeno un attimo, si erano seduti sulle loro comode poltrone e avevano ascoltato il discorso del sindaco di Mainland che ormai era trasmesso su tutte le reti locali. Stava davvero dominando quell’uomo!

“Dai Kat, non dire così. A me piace tanto Eremy come sindaco e penso che voterò proprio lui, gli altri candidati sono, per l’amor di Dio, osceni!” rispose prontamente Katy che era intenta a cucinare le sue famose frittelle del lunedì mattina.
“ Oh beh, mi fido di te, donna. Sai, ieri mi ha chiamato Elis e mi ha detto che stasera o domani saranno ospiti di un programma televisivo di cui non ricordo il nome, ci sarà lei e McKenzy.”
“ Il fratellino di Elis sarà intervistato? Il piccolo McKenzy? Be’ dovrò rivedere le mie preferenze per miglior sindaco.”
“ Continuo a fidarmi di te, donna. Continuo.”


“ I giorni che odio di più della scuola.” disse annoiata Elis mentre si incamminavano verso la High Becker School.
“ Illuminami.” Rispose Kat.
“ Sono quelli dove ci sono le elezioni del sindaco. Ora tutti mi chiederanno che piano di lavori ha mio padre in serbo per questa città, ma che ne so io? So solo che non ho nessun abito da indossare per la cerimonia pre – elezioni. Il Prada lo metterò stasera quandò farò l’intervista, ma non posso presentarmi alla cerimonia con lo stesso abito, capisci? Se mio padre trovasse una soluzione, ecco che lo voterei ad occhi chiusi.”
“ Problemi esistenziali Elis.” Rispose ridacchiando Max.
“ Parlando di cose serie” continuò “stasera ci sarò anch’io a questa stupida premiazione – cerimonia dedicata al sindaco della città e ai neo. Farò un intervista, perché sai gestisco il giornale della scuola e queste cose sono importanti. Ho due inviti, presumo che pensino che io abbia una dama, peccato che non sia così. Ma, presumono anche che io abbia due migliori amiche e che una è già la figlia del sindaco, quindi non ha bisogno di inviti. Quindi, Katherine Middelton, verresti con me alla cerimonia di premiazione del sindaco?”
“ Dì di sì, dovresti.” Con tono pacato disse Elis. Come quei vocii che ti ritrovi quando il tuo ragazzo ti fa la proposta di matrimonio e c’è gente che ti fa da sottofondo, sperando che tu dica sì.
“ Mi si scioglie il trucco così, smettila di farmi proposte improvvise mentre siamo fuori scuola. Sai potrebbero pensare che io sia incinta e che tu mi stia facendo una proposta di matrimonio solo ed esclusivamente per il bambino che ho in grembo. Ma sì, ci vengo con te a questa cosa. I miei sarebbero venuti comunque, perché ho scoperto di essere anch’io abbastanza famosa in questa città. Mio padre qualche volta, agli occhi della stampa, diventa ricco ed importante.”
“ Ah be’, il mio sempre.” Rispose e concluse così Elis mentre si avviava verso il corso di inglese.

FLASHFORWARD
“ Davvero hai così poco da dirci?” domandò Max a Lydia. Erano in una stanza del motel, da soli. Kat ed Elis erano impegnate a parlare di come uscire da questo totale casino mentre Max doveva “badare” alla vittima nonché complice che era nella stanza tremolante e molto arrabbiata.
(Rachel Bilson è Lydia Cortez)
“ Questo è tutto. Sono sposata ed ho due figli che domani mi vorranno trovare fuori l’uscio di casa mia con i soliti regalini che gli porto da lavoro, ma questa volta cosa dovrò portargli? Dovrò dirgli che incosciamente sono coinvolta in un omidicio dove non c’entro niente?”
“ Hai ragione. Ma nessuno è realmente coinvolto, è stato uno stupido incindente che ho commesso e queste sono le conseguenze.”
“ Sono le tue conseguenze Max, sono le vostre. Non le mie.”
“ Avresti chiamato la polizia. Elis dice che ci avresti coperti dall’inizio, ma io non ci credo. Nessuno copre degli assassini.”
“ Avrei chiamato la polizia.”
“ E perché io non sarei potuto tornare a casa felice solo perché tu avresti chiamato la polizia e mi avresti fatto andare dietro le sbarre?”
“ Perché sei tu quello che deve pagare, non io.”
“ Lydia, è stato un incidente. Uno stupido incidente! Non volevo realmente buttare sotto quel barbone, non volevo imbavagliarti e legarti alla sedia, non volevo che tu mentissi e che io mentissi ai miei genitori, non volevo lavare i miei abiti perché sporchi di sangue umano. Ma queste sono le conseguenze del tutto. Ho dovuto.”
“ Ora che sai che io non chiamerò la polizia, ora che sai che avete una pistola dalla vostra parte, ed ora che sai che non smuoverò un dito. Mi slegheresti?”
“ Io non posso Lydia.”
“ Ti credevo l’unico normale. Elis che è totalmente pazza e fuori controllo e piange in continuazione, Katherine che è un’assassina, perché, diciamocelo, l’unica ad avere la faccia da serial killer è lei. Mi sembravi quello apposto. Quello che avrebbe liberato una povera vittima che è diventata complice, quindi parte di voi, no? Pensavo davvero che mi avresti liberato. Credevo nella tua bontà e nella tua normalità nonostante questa gran pazzia.”
“ Sono stato io ad uccidere l’uomo. Io ero alla guida ed io ho l’ho buttato sotto. Sono stato io. Bontà in cosa?”
“ Negli occhi.  Avevi quegli occhi che ispiravano bontà. Mi sarò sbagliata.”
“ Raccontami di te. Di te veramente.”
“ Sono del Kansas ed i miei genitori si sono trasferiti ad Atlanta quando avevo 12 anni. Per me fu un trauma perché io non li so gestire questi traslochi improvvisi, poi mettici che mio padre andò via di casa quando io avevo 13 anni. Una cosa dietro l’altra. Quando il mondo ti crolla letteralmente addosso. Queste cose le superai però, andai al liceo e mi creai la solita vita da liceale. Sai, feste, ragazzi, alcol. Questo era il bello di esere giovani. Il bello di essere vivi per almeno una sera e poter provare qualunque cosa ci fosse in circolazione perché  ‘ Ehi, ho 16 anni non me ne frega un cazzo se domani i miei dovranno pagare la bolletta della luce o dovranno pagare l’assicurazione, queste responsabilità non mi appartengono’. Poi come qualsiasi studente che si rispetti sono andata al college, ho studiato ed ho conosciuto quello che sarà poi mio marito. Ho trovato lavoro in questo stupido motel da quattro soldi ed ora vivo, continuo a vivere. Certo mi sveglio con la consapevolezza che non potrò più pensare che non ho nessuna responsabilità, perché non è così. Devo pagare le bollette e l’assicurazione è una delle mie priorità in questo momento. Ma la vita è bella anche quando si è adulti, le gioie della vita sono quelle che, mano mano che cresci, maturi e non pensi più ai festini e ad i ragazzi. Si matura con il tempo, ed io lo sto facendo.”
“ Io sono ancora a metà del tuo racconto. Ho 18 anni e le responsabilità non mi sfiorano nemmeno. Ho genitori ricchi, ho una casa a Mainland dove vivono tutti ricconi, frequento una buona scuola e sono a capo del giornale della scuola, sono a capo delle recite che si fanno in teatro, sono a capo del comitato studentesco, sono a capo di tutto tranne della mia vita. Ho tanti crediti e potrei frequentare qualsiasi università io voglia. Voglio andare a Yale ma mi è quasi impossibile, in quel posto c’è gente molto più capace di me. C’è gente che è a capo di qualunque cosa ed io non faccio nemmeno la metà di quel che fanno loro, ma mi va bene così. Katherine mi ha dato la spinta a mandare la domanda d’ammissione a Yale, e sì se mi prendono non posso permettermi nessun errore sul mio curriculum.”
“ Ti piace così tanto Katherine?”
“ Oh no, no.” E poi rise “siamo solo buoni amici, ma non proviamo nulla di più. Lei ha una sua vita sentimentale ed io una mia. Ti confido che poco tempo fa impazzivo per Elis, ma sono affascinato da donne più grandi di me … qualche volta.”

“ Sono sposata e, soprattutto, mi hai legata a questa sedia, non penso che sia un buon modo per corteggiare le donne.” E risero tanto, probabilmente dimenticandosi della situazione.

FINE FLASHFORWARD
“ Ci rincontriamo” disse Pakkins vedendosi di fronte Elis.

“ Siamo a scuola. Sarebbe strano non incontrarci.” Rispose sorridendo.
“ Mi piace anche per questo signorina Everwood. Mi distrugge sempre. Amo le donne che mi distruggono. Quei castelli che mi costruisco in testa, quelle cose da professore spocchioso di criminologia che tutti idolatrano, che tutti vorrebbero emulare, quelle cose lì, lei me le distrugge. E’ capace di distruggermi.”
“ Ed è un bene?” domandò
“ Sa’, il Barbon mi distrugge eppure io amo il Barbon. Veda lei.”
“ Mi sta paragonando al suo Barbon, ora, non so lei, ma qualche giorno fa mi ha confidato che se mai dovesse fare una cosa del genere starebbe palesemente dichiarando il proprio amore.”
“ Vedremo. Stasera ha programmi?”
“ Sfortunatamente sì. Mio padre è il sindaco e c’è quella stupida cerimonia di premiazione a cui  non ci andrei volentieri. Ma, devo.”
“ Ci sarò anch’io. Come può non esserci un professore spocchioso come me?”
“ Spocchioso è un eufemismo.”
“ Lei sa come distruggermi.”
“ E’ il primo a dirmelo. Ma, soprattutto, è il primo a non chiedermi di mio padre e del suo piano di lavoro che ha in serbo per questa città.”
“ Oh no, odio la politica. La politica massacra la poca intelligenza che è rimasta all’essere umano. Amo leggere ed amo bere. E probabilmente se suo padre fosse uno scrittore la tartasserei. Ma fortunatamente suo padre è il sindaco, quindi la mia concentrazione è tutta su di lei.”
“ Questo mi lusinga.”
“ Ci vediamo stasera allora signorina Everwood.” Poi arrivò al suo orecchio e poggiò le sue labbra lì, Elis temè uno svenimento ma fortunatamente non fu così.
“ Ho bisogno del tema che vi ho chiesto sugli omicidi” disse Pakkins all’orecchio di Elis “la scusa del professore affascinato da una sua alunna non funziona. Il tema.” E poi se ne andò.


“ Ma se ci intervistano dobbiamo dire che siamo una coppia? Quelle coppie ricche?” domandò Kat a Max mangiando il suo sandwich al tonno sul porticato della scuola.
“ Possiamo dire che siamo amanti, oh amano queste storie i giornalisti.” Rispose Max mordicchiando il suo panino.
“ Adoro questa vita. Cioè, un normale adolescente stasera guarderà 16 anni e incinta su MTV, mentre io andrò ad una cerimonia. Certo non sono gli Oscar ma ci arriveremo piano piano.”
“ Kat, ma un reale accompagnatore nemmeno te lo trovi? Non possiamo sempre accompagnarci a vicenda.”
“ Mi stai cacciando dal nostro contratto ‘accompagnatori a vita’ Maxy?”
“ Non oserei mai. Ma, ti serve un ragazzo. Elis se la cava da sola ma tu…”
“ Stai insinuando che io non mi so gestire quando non ho un ragazzo al mio fianco? Potrei alzarmi da questo muretto ed andarmene, ma c’è così un bel sole che resto. Solo per questo. Hai bisogno anche tu di una ragazza Maxy.”
“ Sì ma tu di più.”
“ Ma io ho te, sei il mio migliore amico. Ho un migliore amico come accompagnatore e come consigliere per i vestiti che indosserò. Meglio di questo.”
“ Non sono gay. Io vi odio. OK, vi ho come amiche ed è giusto. Ma ho tanti altri amici maschi e gioco nella squadra di football della scuola, ho avuto tre ragazze e sono maschio. Dall’alto verso il basso. Soprattutto verso il basso. Non potete trattarmi da gay, io non sono gay.”
“ Sicuro?” cominciò a ridere Kat al suono di queste parole.
“ Io vi uccido.”

FLASHFORWARD
“ Tutto apposto con la prigioneria?” urlò da fuori Elis.
“ Vi state proprio divertendo.” Disse dalla stanza Lydia a Max.
“ Troviamo il lato positivo in tutte cose. Dovresti farlo anche tu.”
“ Dimmene uno.”
“ I miei occhi. Sono il lato positivo dell’essere prigioneria in questa stanza del motel.”
“ Sai che quando tutto sarà finito mio marito ti ammazzerà di botte?”
“ Queste cose non usciranno da questa stanza, ovviamente.”
“ Cacasotto.” E fu la prima volta che Lydia Cortez, in quella serata, rise.
“ Il lato positivo. Vedi?”
“ Non avete sonno? E’ quasi mattina, che avete intenzione di fare? Tornare a casa con il trucco sbavato e tutti sporchi?” domandò Lydia.
“ E’ questo il punto. Non torneremo.” Disse Elis entrando nella stanza.
“ Dove pensate di alloggiare?” domandò Lydia.
“ Da te.” Concluse Kat.
“ Oh no, no. Voi avete intenzione di venire a stare da me per quanto?”
“ Solo per un’altra notte.”
“ No Katherine. Io sono dei vostri, vi ho coperto con i vostri genitori, voi però mi avete promesso di non dare problemi a me e alla mia famiglia.”
“ Non daremo alcun problema, una sola notte e poi ritorneremo a Mainland, il tempo di preocurarci un auto.”
“ Per favore.” Disse Elis.
“ Ce lo devi.”
“ Ultimamente vi devo tutto. E non vi conosco nemmeno.”
“ Ti prego Lydia. Andremo via appena scadrà la seconda notte, e tu lascerai questo motel almeno per un giorno giusto per non destare sospetto. Cioè insomma non c’entra ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. Cogli il lato positivo, potrai dire a tuo marito delle mie avance, no?”
“ Una notte.” Rispose Lydia.


FINE FLASHFORWARD
“ Questo posto è enorme.” Disse incantata Katherine alla vista della sale nel quale si sarebbe tenuta la cerimonia di premiazione.

“ Chissà dove sarà Elis.” Rispose Max, anch’egli molto elegante come la sua compagnia.
“ Starà facendo qualche intervista e finalmente potrà dire il piano di lavoro che ha in serbo suo padre per noi cittadini. Sai, nessuno glielo ha chiesto. E’ davvero strano.”
“ Tu credi?”
“ Oh sì.”
“ C’è anche il nuovo amore nascosto di Elis, il professore Pakkins.”
“ Quell’uomo. Odio quell’uomo. Il tema sugli omicidi, che tra l’altro era perfetto e privo di errori ortografici, ho avuto B. Non ci avevo messo emozioni e sentimenti. In quel tema dico esplicitamente che ho ucciso un uomo e devo metterci emozioni e sentimenti? Se mai dovesse capitarmi comincerei a piangere, l’unica emozione, l’unica.”
“ Spero di non esserti accompagnatore anche quando commetterai un omicidio.”

“Cosa pensa di suo padre che è nuovamente candidato a sindaco della città?”
“ Per me, mio padre, è un esempio. Pochi come lui, adoro quest’uomo.” Disse Elis alle telecamere di tanti telegiornali locali ed ai microfoni di altrettanti telegiornali.
“ Pensa che suo padre possa farcela?”

“ Lo spero per il paese. Spero che possa farcela perché lui merita di essere sindaco di questa città e noi meritiamo un sindaco come lui. Sono 8 anni che è in carica, ormai non è più una possibilità ma una certezza. Mi dovete scusare, ma ho bisogno di bere.”
“ Va pure cara, non bere troppo.”
“ Oh no, papà, no.”
“ Questo è tutto, per il momento, dal red carpet della cerimonia di premiazione del nostro sindaco e dei nostri probabili sindaci.

“ Qualcosa di forte, grazie.” Chiese Elis al barman di quel posto.
“ Qualcosa di forte per due, sir.”
“ Finalmente un volto familiare. Non trovo Katherine e nemmeno Max ed i miei genitori mi sono familiari ma ora non posso guardare le loro facce. Basta.”
“ Felice di vederti anche per me, Elis.” Disse sorridendo Mick Pakkins.
“ Scusami.”
“ Come se la sta passando la star del momento?”
“ Sono stanca e questi tacchi mi stanno uccidendo, ma per il momento tutto per il meglio. Il vestito che indosso è bellissimo e questo mi soddisfa abbastanza da non farmi pensare a tutti i dolori.”
“ Parlavo di tuo padre…” rispose ridendo Mick.

“ Oh Dio! Mi sconforta il fatto che tu chieda di mio padre e non di me, ma ho un PRADA e quindi mi passano tutti i mali.”
“ Continui a distruggermi. Ma la star sei anche tu ora, quindi passo.”
“ Sono sempre la star io, capisci.”
“ Modesta.”
“ Sono stanca e voglio andar via da questo posto.”
“ Ma? Sai in questo momento hai la faccia di una che sta dicendo sono stanca e voglio andar via da questo posto MA… Sto aspettando.”
“ Ma c’è un ottimo Barbon qui, dovresti assaggiarlo.”
“ Distruggi. Distruggi sempre.”
“ Ed oltre al buon Barbon ad un PRADA e a tanti fotografi che aspettano che ripassi sul red carpet, ci sei tu. Affianco a me. Che aspetta un drink e che sta impersonificando il professore spocchioso quale è.”
“ Ora sì.”
“ Signori, il vostro drink.” Li interruppe il barman.
“ Alla tua.” Disse Mick alzando il bicchiere.
“ Alla mia.”
“ Dovevi rispondere diversamente ma mi piaci per questo.”
“ Oh, lo so.”

“ Quello è il figlio di un imprenditore riccone di Atlanta.” Disse Max rivolgendosi a Kat mentre erano seduti su dei salottini.
“ Quello che sta parlando con mio padre?” domandò Kat.
“ Esatto quello. Mio padre ed il suo nei fine settimana vanno a giocare a golf insieme. Una volta andai a cena da lui, non immagini che casa. Ma a noi ricchi queste cose non stupiscono, però … che casa!”
“ Penso che andrò a parlare con lui.”
“ Ti piace?”
“ Penso che andrò a parlare con lui per scoprire se mi piace come tipo.”
“ Potrei finalmente esimermi dal lavoro di tuo accompagnatore. Vedo la luce.”
“ Zitto Maxy.”

“ Papà.” Kat poggiò la mano sulla spalla del padre.
“ Vi presento la mia piccolina, Katherine Middelton. Ho due figli, lei che è la maggiore e poi mio figlio Connor che, attualmente, vive dai nonni perché ha intrapreso una carriera scolastica a Danver.”
“ Piacere piccola. Questo è mio figlio, frequenta una scuola ad Atlanta, nulla di impressionante.”
“ Jackson Tawson. Incantato.”
“ Piacere.”
( Jack Falahee è Jackson Tawson)
“ Noi vi lasciamo comunicare da buoni padri quale siamo. Ti va di andar a prendere qualcosa da bere?”
“ Il procuratore non dice mai di no ad un ottimo drink.”
E così lasciarono soli Katherine ed il suo nuovo amico, Jackson Tawson.
“ La famosa Katherine Middelton.”
“ Sarei famosa?”
“ Diciamo che per la tua fama da cattiva ragazza, abbastanza.”

“ Sai cose che io non so?”

“ So che hai spacciato droga in un collegio femminile a New York, so che sei stata arrestata per guida in stato di ebbrezza ultimamente e so che sei stata cacciata da un paio di scuole. Tu queste cose le sai?”
“ Sì, ma diciamo che mi spetta saperle. Tu, invece, che scusa hai?”
“ Figlio di un imprenditore. Ricco. Cacciato da sette scuole consecutivamente e spacciato droga in un collegio maschile di Atlanta, ah, arrestato otto volte per giuda in stato di ebbrezza e per spaccio e per aver quasi ucciso un uomo. M’informo di chi mi fa concorrenza.”
“ Oh Jackson, non arriverò mai ai tuoi livelli. Emularti non è il mio obiettivo nella vita.”
“ Avevo così voglia di conoscerti. Non sapevo a chi paragonarti, se ad un effettiva cattiva ragazza o ad una che vuole apparire così solo perché ricca.”
“ E come ti sembro?”
“ Ancora devo inquadrarti. Mi ci vorrà del tempo.”
“ Prenditi tutto il tempo che vuoi.”
“ Nel frattempo prenderò un drink, quelle cose forti che ti strafanno, quelle cose lì. Ciao bellissima. Un piacere. Incantato e affascinato da te, ma sai cosa?”
“ Cosa?”
“ Sono così competitivo. Ed odio le persone che vogliono imitare le mie gesta. E tu, credo proprio che voglia farlo. Quindi la bellezza che mi attrae a te passa in secondo piano. Il fascino che provo verso il tuo accento così americano anche e il mistero che si cela dietro quegli occhi così belli ha la meglio.”

E Jackson Tawson lasciò il campo.

“ Che stronzo!” disse Katherine sedendosi sulla poltrona che aveva lasciato poco fa.

“ Antipatico?” domandò Max.
“ Peggio. INGLESE!”
“ Oh inglese no. Meglio gay che inglese.”
“ Decisamente. Peccato che non sia gay ma che, al contrario, sia un dannato affascinante inglese.”
“ Ah, tutto il peggio che potevi trovare. Bello e dannato INGLESE.”

“ Ringrazio tutti per questo premio. Ora ne conto 9 sulla mia libreria dei trofei. Vi ringrazio e spero che possiate fare la scelta migliore per questo nuovo sindaco che vi rappresenterà. Ricordate VOI AMATE ME ED IO AMO VOI, popolo di Mainland. Alla vostra.” Rispose così a tutti i complimenti fatti, Eremy Everwood. E prese il suo premio. Non c’era scampo. Avrebbe regnato per altri 20 anni se ne avesse avuto la possibilità.
“ Oh Dio, scendi da quel palco.”
“ Scenderà. E’ tardi, abbiamo bisogno di dormire, noi cittadini di Mainland.” Rispose Pakkins.
“ Hai ragione. Per quel tema, io non ho proprio avuto tempo, capisci? Trucco, parrucca, abito. Dovevo farmi bella.”
“ Sei già bella.” Rispose Pakkins ad Elis.
“ Non ti distruggo, questa volta no. Troppo bello per essere distrutto. Quindi per il tema è un ‘ rimandiamolo alla settimana prossima’ ?”
“ No, per il tema no.”
“ Dovrò studiare tutta la notte per quel tema!”
“ Ti terrò compagnia con il pensiero, va ora.”

“ Pa’!” chiamò Kat al suo caro e amato padre nonché procuratore distrettuale della città e per un attimo famoso e ricco.
“ Dimmi.”
“ Ma quei tipi sono di Atlanta?”
“ Oh no, sono venuti in America per lavoro. Sono inglesi, inglesi fino al midollo.”
“ Com’è che non mi sorprende?”
“ E’ l’accento.”
“ L’accento.”
“ L’accento uccide tutti. Io e tua madre ne siamo una prova. Ho scoperto il suo accento inglese ed ora abbiamo due figli e siamo sposati da 20 anni.”
“ Auguri.”

“ Ci rincontriamo, dolcezza.” Disse Jackson con il suo stupido accento inglese.
“ Siamo ad una festa, non credi sia normale?”
“ Mh, sì abbastanza.”
“ Dovrei prendere il cappotto, ti sposti?”
“ Che brutte maniere avete voi americani.”
“ Oh sì, Dio salvi la Regina, ora ti sposti?”
“ E che brutti stereotipi. Ben venga che la salvi ma non mi toglierò così facilmente dalla tua vista.”
“ Ti preparo un tè alle tre se vuoi, ma ora ho bisogno del mio cappotto.”
“ Continui con gli stereotipi?”
“ Vedo che non funzionano, continui ad essere qui.”
“ Oh voi americani. La limousine mi aspetta, spero che questa non sarà l’ultima volta che ci incontreremo. Magari ad Atlanta in un bar o magari a Mainland tra una settimana per la conclusione delle elezioni del sindaco. Opto per la seconda. Non vedo l’ora di vederti.
“ Mi disgusti.”
“ Incantato.”


FLASHFORWARD

“ Casa mia è a due ore da qui. Penso  che dovremmo andare già ora.” Disse Lydia.
“ La tua auto?” domandò Max.
“ Nel parcheggio dei dipendenti, ecco le chiavi.”
“ Andiamo io ed Elis all’auto e ci fermeremo fuori il motel, voi aspettateci qui.”
“ Posso fidarmi?” chiese Lydia sospettosa.
“ C’è Max qui, non abbandoniamo Max.”

“ E’ quella l’auto. La noto perché è talmente brutta che solo la Cortez potrebbe comprarla.”
“ Oh bene.”
“ Ragazze, che ci fate qui?” d’improvviso si sentì una terza voce, una voce maschile e sicuramente non era quella di Max. Le due si voltarono prontamente pensando al peggio.
“ Jackson?!” dissero incredule le due.

“ Mi siete mancate anche voi.”

FINE FLASHFORWARD
 

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Capitolo 6
*** 1x06 Sono qui, mi vedi? ***


 ( NINA DOBREV E' KATHERINE MIDDELTON) 
 (EMMA WATSON E' ELIS EVERWOOD)
( SAM CLAFLIN E' MAX MILLER) 

1x06 – Sono qui, mi vedi?

 
L’ultimo giorno di scuola era quello più importante per uno studente, soprattutto se era l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale. Erano pronti i preparativi per il ballo che si sarebbe tenuto la sera seguente. Il comitato studentesco fremeva dalla voglia di poter far vedere il tema che avevano scelto quest’anno e di annunciare con soddisfazione che anche quest’anno sarebbe andato tutto alla grande. Il passaggio di fiaccola era pronto. Sarebbe stato davvero tutto perfetto per gli studenti della High Becker School.
Sarebbe stato il giorno del passaggio delle fiaccole, quelli di quinto avrebbero passato la loro fiaccola a quelli di terzo. Era l’evento dell’anno e nessuno al mondo se lo sarebbe perso.

“ Credi che mia mamma mi faccia uscire per andare al ballo?” chiese Kat alla sua amica che era intenta ad allestire la sala dove si sarebbe tenuto il ballo di inverno. Sia Max che Elis facevano parte del comitato studentesco. Elis perché era stata due volte reginetta indiscussa del ballo e Max perché ambiva a tanti punti di credito nella sua vita, ed è proprio lì che si conobbero.
La prima volta che Elis fu premiata reginetta del ballo fu proprio al suo primo ballo in quella scuola. Era il primo anno ed era piccola ma già molto aperta con tutti, ed era già ricca e già famosa e probabilmente non le mancavano i problemi sia all’interno della sua famiglia che al di fuori. Max era il solito nerd che aveva tanti soldi e un conto in banca da far girare la testa. Solo che, da nerd quale era, non voleva né il denaro né dei genitori ricchi e potenti ma voleva partecipare solo ai suoi incontri di studio con i suoi amici nerd e prendere tanti punti di credito da andare a finire, un domani, a Yale.
I due si incontrarono al primo anno, nell’aula d’informatica dove solitamente si tenevano gli incontri del comitato studentesco. Certo quest’ultimo era completamente spaccato in due: da un lato c’erano le amiche di Elis e la reginetta suprema che solo al primo anno aveva già conquistato la corona d’alloro che tutti desideravano, e questo era un record. Dall’altro c’era il gruppo formato dagli scagnozzi matematici cervelloni di Max e da Max stesso. I due non combaciavano per niente, ma non si sa come andarono molto d’accordo a tal punto di cambiare qualcosa in ognuno di essi. Max diventò più presentabile ed addirittura più affascinante che le ragazze quasi gli cadevano tra le braccia, Elis diventò più intelligente e meno oca e questo le fece acquistare maggiori punti sia con le università ma anche con le sue amiche, che non la vedevano più come la capobanda delle Mean Girl.
Il terzo anno di scuola fu quello decisivo per questo strambo gruppo.
Fu il secondo anno che Elis vinse la corona, fu l’anno dell’amore dichiarato di Max verso quest’ultima e fu l’anno in cui arrivò una ragazzina piena di denunce e di delusioni alle spalle: Katherine.
“ C’è una nuova ragazza El, è venuta qui a Mainland dalla Grande Mela, hanno detto che è bellissima, potrebbe anche prendere il tuo posto di reginetta del ballo e di reginetta del cuore di Max.”  dicevano a quel tempo le amiche di Elis e probabilmente da qui che nacque un grande astio tra le due. Elis Everwood non voleva farsi rubare il posto da una ragazza di New York, ma era consapevole che proveniva da una grande metropoli ed era bellissima, questo l’avrebbe fatta vincere in partenza. Ma aveva qualcosa che Katherine non poteva avere così facilmente: Elis Everwood era la regina indiscussa. Ma non solo della scuola, non solo del quartiere, ma dell’intera città. Elis Everwood era LA regina, e tutto questo non poteva essere sostituito da New York o da qualunque altra cosa che Katherine Middelton aveva da offrire a quella città.
 | flashback |
sono qui, mi vedi?” domandò Elis alla nuova ragazza.
“ oh scusami, è solo che sono nuova da queste parti e non conosco ancora nessuno e soprattutto non so dove si va per i bagni. Provengo da un collegio femminile, il bagno lo avevo praticamente dentro la mia stanza. Piacere comunque, Katherine Middelton.”
“ Lo so, lo so. Io sono Elis Everwood ma questo avresti dovuto saperlo immagino. Se vuoi te li mostro io i bagni.”
“ Oh no, ti ringrazio. Non mi piace essere accompagnata da qualcuno che non conosco, sai ho visto così tanti film che so che quelle come te ad una come me farebbero solo del male. Ne ho avuto già abbastanza. Sono stufa del male che provocano le finte amiche. Sai provengo da un collegio femminile e il liceo l’ho visto solo nei film. Ora però sono pronta e so che erano tutte fesserie quelle che subivo al collegio, niente a che vedere con le superiori. Spero tu possa capire del perché io non mi avvicini a tipe come te. E’ stato un piacere a mai più.”
Elis rimase lì impalata per molto tempo, Kat era già andata via e probabilmente aveva già trovato la strada per i bagni.
Elis non ci aveva capito molto di quella conversazione, avevo solo capito che quella sarebbe diventata la sua migliore amica. Perché le teneva testa, ed Elis adorava chi le teneva testa.
“ A mai più.” Risuonò la voce di El, ancora sbalordita.
|
fine flahback |


“ Ma sei venuta alla cerimonia di premiazione del sindaco, perché non dovresti venire al ballo?” domandò El.
“ Ma quella cosa era per vecchi, tutti vanno alle cose dei vecchi.”
“ Oh sì, hai centrato il punto Kat, lo hai centrato completamente.”
“ Sai è che ho un vestitino nuovo che vorrei tanto poter indossare al ballo, potrei rubarti il posto.”
“ Non ridere. All’epoca ero una bambina, tutte le bambine sognano di essere la reginetta almeno per un giorno. Tu sei anormale. E comunque ora non mi candido nemmeno più, sono una degli anziani ormai, lascio spazio a quelle ragazzine bruttine del primo e secondo anno che sono complessate perché hanno dei brufoli enormi. Io a quell’età non avevo brufoli.”
“ Ora l’anormale sei tu.”



“ Ti faccio una domanda.” Cominciò così Kat appena tornò da scuola.
“ Dimmi amore.” Rispose la mamma.
“ Vorrei andare al ballo di inverno.”
“ Aspetterai quello d’autunno Kat.”
“ Ma hai visto che sto diventando più brava e soprattutto più tranquilla. Alla cerimonia non ho toccato alcolici, non ho guidato e non sono andata da nessuna parte con nessuno. C’eravamo solo io e Maxy ad ascoltare il discorso del sindaco e a prenderlo giusto un po’ per il culo.”
“ Giusto, Maxy.” Disse la mamma di Kat pensierosa.
“ Che stai escogitando?”
“ A meno che Maxy non sia gay, lui ha una cotta per te. E con lui tu stai bene, non fai guai, ti comporti da signorina per bene e soprattutto non bevi. E, a meno che tu non stia intraprendendo la vita monacale, hai una cotta per lui. E quando hai una cotta per qualcuno tu stai bene, tu non fai guai, tu ti comporti da signorina per bene e soprattutto TU e sottolineo TU non bevi. Andrai al ballo di inverno a patto che tu ci vada con Maxy. E che stia TUTTO il tempo con Maxy.”
“ Vorrei chiarire giusto due cose. Io non provo nulla per Maxy e lui non prova nulla per me. Siamo semplici amici che si divertono quando escono e che, probabilmente, ci facciamo del bene l’uno con l’altro. Ma Maxy si è appena liberato dall’amore che lo avvolgeva verso Elis non è pronto per un altro “amore per la propria migliore amica”. Ma tornando alle cose serie, andrò con Maxy al ballo, ci puoi scommettere. Oh grazie mamma, grazie.”
“ Credimi che tra poco ci saranno delle pagine su Facebook dedicate a voi. Io sarò la fondatrice.”

FLASHFORWARD
“ Tu che ci fai qui Jackson?” chiese spaventata Kat dopo aver visto Jackson Tawson parcheggiare proprio dietro di loro nella notte.
“ La domanda sarebbe rivolta a voi, ma comincio io. A quest’ora dovrei essere a dormire è vero, ma ho litigato con i miei poche ore fa e mi hanno cacciato di casa, sì proprio così. Avevo bisogno di un posto dove dormire, e per un attimo ho pensato a te Kat, ma poi ho deciso di fare la cosa più intelligente ed andare in un motel, almeno finché le cose non si calmino a casa mia. Ora tocca a voi, che ci fate nel cuore della notte ad Atlanta?”
“ Elis voleva vederti.” Rispose prontamente Kat con un filo d’ansia che le trapassava il volto.
Elis si girò verso Katherine e probabilmente stava seriamente pensando di buttarla nel fiume assieme al cadavere. Ora toccava ad Elis Everwood, la bugiarda per eccellenza.
In fondo Katherine era quella che incuteva di più paura, Max era il killer ma allo stesso tempo colui che rassicurava tutti e poi c’era Elis, quella bugiarda.
“ Oh be’, sì, insomma, sì. Sai che io ho una cotta per te da così tanto tempo e insomma…” Elis mentre parlava tentennava un po’, probabilmente perché si rifaceva agli occhi il suo fidanzato Mick Pakkins e quindi non le uscivano davvero le parole.
“ temporeggia El, io chiamo Max.” le disse abbassa voce Kat.
“ In realtà io non sapevo nulla Elis.” Disse stranito Jackson.
“ Be’ ora lo sai. Sono perdutamente innamorata di te Jackson Tawson.”
“ Non so cosa dirti…”
“ Tu no, tu … tu niente. Sono io quella che pensava che potesse esserci un futuro con te, invece sono stata una stupida. Me ne farò una ragione ma tu dovresti andare a casa a dormire e pensare a tutta questa assurda faccenda.”
“ Sì ma … certo che di cose assurde ne succedono nella propria vita. Ma volevo dirti che tu sei una bellissima ragazza El, sei stupenda e c’è stato forse un momento in cui ho pensato a te come qualcosa in più ad un’amica. Ma io sono innamorato di un’altra persona che purtroppo non sei tu. Non volevo di certo dirtelo qui o probabilmente dirtelo mai ma… “
D’improvviso Elis vide passare la macchina di Lydia con a bordo i tre ragazzi, stranamente Kat ce l’aveva fatta e soprattutto Elis capì di essere un ottimo distrattore. Ma allo stesso tempo si rese conto che Jackson non poteva vederli in quelle condizioni, avrebbe sicuramente chiesto delle spiegazioni che nessuno avrebbe potuto dargli, almeno per ora.
Così lo baciò. Elis Everwood aveva coronato uno dei suoi piccoli, grandi sogni: baciare Jackson Tawson sotto la pioggia il giorno in cui uccise per la prima volta una persona.
Probabilmente l’ultima parte non era proprio così, ma doveva accontentarsi di quel poco.

Fu un bacio lungo e appassionato, un bacio che si vede nei film anni ’50, e che nessuno dei due si aspettava.
“ Perché?” la domanda uscì spontanea dalla bocca di Jackson.
“ Prendilo come un addio.”

E poi ridendo andò via ed entrò in auto senza che Jackson se ne accorgesse.
“ Lo hai baciato!” disse incredula e forse un po’ arrabbiata Kat.
“ L’ho baciato. Quello che non sei riuscita a fare tu in un mese, l’ho fatto io in una notte.”
“  Poi ti chiedi perché la chiamano la regina indiscussa.” Concluse Max ridacchiando.

FINE FLASHFORWARD
“ Ci vengo al ballo El.”
“ Menomale Kat, temevo veramente di dover andare al ballo d’inverno da sola. E’ il nostro ballo. Tre anni fa a quest’ora stavi partecipando al tuo PRIMISSIMO ballo d’inverno, io avevo baciato Max e poi avevo vomitato e poi ho vinto. Queste cose non si dimenticano.”
“ Che belle quelle serate.” Rispose dall’altra parte della cornetta Kat.
“ Dimmi che ti serve.”
“ Delle scarpe, oggi devo andare in quel negozietto che si è appena aperto, comprerò qualcosa lì.”
“ Vorrei poterti accompagnare, ma devo finire certe cose oggi a scuola. Il brutto di essere la reginetta indiscussa. Ci vediamo direttamente stasera, caso mai passo da te.”
“ Va bene El.”

“ Vado a comprare le scarpe, ci vediamo dopo.” Disse con un tono di voce molto alto Katherine alla mamma Katy.
“ Hai chiamato Maxy? Lo hai costretto ad invitarti al ballo?”
“ Lo convincerò. Anche se penso che accetterà senza problemi, sono così bella, tutti vorrebbero passare una serata con me.”
“ Ogni qual volta che c’è il ballo d’inverno esce una parte di te che io odio, quella di Elis Everwood.”
“ Ognuno di noi ha un Elis Everwood nell’anima.”


“ Adoro guardarti con una busta di Prada tra le mani, mi ricorda che anche tu a volte diventi ricca. E che il mio stalkeraggio forse ne vale la pena.” Disse Jackson Tawson dal finestrino della sua Lamborghini, intento a guardare Katherine mentre camminava per le strade di Mainland.

“ Che ci fai qui?” domandò Kat quasi fosse disgustata dalla sua presenza.
“ Ti dico, dovevo venirci alla premiazione del nuovo sindaco per via di mio padre e delle sue conoscenze. Ma tu, Katherine Middelton hai tutti quei pregi che io odio e quei difetti che io amo, e quindi sono qui. In questa cittadina dimenticata da Dio. “
“ Dovresti ritornare in quella città purtroppo ricordata da Dio.”
“ Dici cose senza senso.” E cominciò a ridere, aveva così un bel sorriso che costrinse Kat a restare sul marciapedi a parlare con lui.
“ Non m’importa.”
“ Non riesci ad argomentare. Ma forse il fatto che io sia inglese ti provoca imbarazzo? Se farai qualche errore giuro che non ti correggerò, ma permettimi di parlarne con i miei amici inglese al thè delle tre.”
“ Sai quanto potrei ridere per quello che hai appena detto? Il thè delle tre? Sul serio?”
“ No è che mi mancavano gli stereotipi. Almeno parlavi, certo parlavi usando stereotipi ma era divertente.”
“ Non parlo con te solo perché non voglio parlarti. Semplice, dovresti capirlo al primo segno che una donna quando non ti parla è perché non vuole.”
“ Non sono mai stato rifiutato, mi sono nuove queste cose.”
“ Sembra tanto di essere in un film dove la ragazzina innocente non riesce a dichiararsi a quello bello e affascinante con la reputazione da cattivo ragazzo. Peccato che non sia un film e che io non sia innamorata di te.”
“ E peccato che tu non sia la ragazzina innocente dei film del duemila. C’è una competitività tra di noi.”
“ Ho smesso di fare quel tipo di guai e di assomigliare a te. Se permetti…”
“ Non permetto. Ho così voglia di parlare con te Katherine Middelton, perché mi snobbi?” e continuava a ridere. Kat adorava il suo sorriso ma non voleva essere presa in giro da uno così. Non voleva essere presa in giro da un inglese.
“ Mi fai immaginare cose cattive in questo momento. Smettila di rendermi quella che non voglio essere.”
“ E’ proprio questo il bello. Tra di noi intendo. Tu mi fai essere tutto quello che non vorrei essere con una persona qualunque. Mi rendi vulnerabile. Io invece ti rendo ciò che tu stai cercando di non essere più. Ma sei tu. E tu sei così.”
“ Ci siamo appena conosciuti.”
“ Ci credi nei colpi di fulmine?”
“ No. Grazie a te, no.”

“ Io sì. Grazie a te, sì. Penso che sia stato un colpo di fulmine o probabilmente il solito fascino da cattiva ragazza che proviene dalla Grande Mela. C’è quel qualcosa che mi fa stare ancora qui, incollato su questo marciapiede, con una Lamborghini nuova di zecca che probabilmente avrebbe dovuto sfrecciare sulle grandi autostrade di grandi città. Ma sono a Mainland cercando di provarci con una ragazza che pensa che gli inglesi ogni sera cantino il loro inno e che ogni venerdì pomeriggio alle tre bevano il thè. Una ragazza che vive di stereotipi e che odia gli inglesi. Ma chi c’ha guadagnato? Io o te?”
“ Lo hai detto stesso tu. Io odio gli inglesi. Chi pensi ci abbia guadagnato?” e poi sorrise alle parole che aveva appena detto Jackson.
“ Hai ragione. Ci hai guadagnato te. Ci rivediamo presto amore.” E poi andò via sfoggiando un grande sorriso.
Kat, inconsapevolmente, continuava a ridere. Ignara che Jackson era andato via, lasciandola, nuovamente, senza parole.


“ Devi accompagnarmi al ballo domani.” Disse Kat a telefono con Max.
“ Dovrei farmi pagare, sai?”
“ Sei la persona più dolce del mondo e doman ti comprerò tutto quello che vuoi.”
“ La lista è lunga.”
“ Magari ti moderi Maxy. Vestiti bene e ti prego non fare l’asociale.”
“ Ma quel Tawson? Quello no?”
“ Mamma ha detto che solo se mi accompagni tu posso andare, e che ci vuoi fare.”
“ Ah quindi mi stai dicendo che sono il rimpiazzo? Ma com’è che ti sopporto ancora?”
“ Perché tu mi ami. E no, non sei il mio rimpiazzo. Sei la mia scelta. Sempre.”
“ Ma quanto sei ruffiana. Ti accompagno solo perché m serve un nuovo orologio, abbastanza costoso.”
“ Quindi solo per questo mi accompagneresti?”
“  Sì. Forse anche perché sei la mia terza scelta, dopo Angelina Jolie e Jennifer Aniston.”
“ Stupido.”

FLASHFORWARD
“ Questa è casa mia. Benvenuti.” Disse Lydia
“ Il benvenuto delle quattro del mattino. Adoro.” Disse Elis sfinita e senza nemmeno chiedere il permesso a Lydia si sdraiò sul divano.
“ No ma fai pure.” Disse la Cortez in modo sarcastico.
“ Abbiamo una pistola. BUM e questa casa diventa nostra.” Replicò Elis.
“ Ci sono i piccoli, per favore.”
“ Tuo marito?” domandò Max.
“ Mio marito, be’ mio marito non è qui.”
“ Questo lo avevo capito, intendevo, dov’è ora?”
“ E’ a lavoro. Io sarei dovuta venire ore fa e dargli il cambio, si vede che pensava che fossi arrivata. C’è una camera degli ospiti sopra che utilizziamo solo quando viene mia suocera. Potete dormire lì, ci sono due letti, non so, divideteveli come volete.”
“ Non ho mai visto una casa così brutta.” Disse Elis, be’ la reginetta indiscussa anche per questo.
“ Comunque grazie.” A parlare fu Kat. El e Max erano già al piano di sopra a sistemarsi per la notte.
“ Non c’è di che.”
“ Sul serio, grazie.”
“ Vorrei poterti dire che per me è stato un piacere, perché infondo non c’è nulla di male ad ospitare tre ragazzini del Mainland, sul serio. La compagnia di Max mi è davvero piaciuta, Elis non è male e tu, su di te ci si può lavorare. Ma poi mi ricordo che vi ho ospitato soltanto perché ho scoperto che voi avete ucciso un uomo e lo avete buttato in un lago a peso morto. Vorrei poter dimenticare tutto e ricrearmi una storia in mente e vivere la situazione più felicemente ma non ci riesco. Quindi scusa se non riesco a dirti che è stato un piacere per me ospitarvi, ma proprio non ci riesco.”
“ E’ un passo, sai? Qualche ora fa ci avresti mandato a quel paese.”
“ Sono troppo stanca per farlo. A domani Katherine.”
“ A domani.”
FINE FLASHFORWARD
“ Che ci fate qui?” ad aprire la porta fu Katy che si vide sull’uscio i due amici di Kat.
“ Abbiamo saputo della lieta notizia del ballo d’inverno volevamo festeggiare.”
“ El sarei lieta se tu festeggiassi a tre metri di distanza da mia figlia, Maxy entra pure.”
“ Quanto ti adoro Katy.”
“ Non sai quanto ti adori io. Kat è in camera sua.”

Toc! Toc!”
“ Entrate ragazzi. Stavo sistemando un po’ di cose, avevo intenzione di passare per Atlanta in questi giorni.”
“ Atlanta?” domandò El.
“ Mi ispira Atlanta.”
“ Fammi indovinare, domani ci fai giocare a Polo e ci fai bere il thè alle tre?” domandò scherzosamente Max.
“ Voi americani con questi stupidi stereotipi.”
“ Ma sta bene?” domandò Elis rivolta a Max.
“ E’ innamorata.”
“ Innamorata di chi?” Elis voleva quasi morire. Max era a conoscenza di qualcosa che Elis non sapeva ancora.
“ Dell’amore.”
“ Queste risposte le danno le mie amiche quando non vogliono farmi sapere di chi sono innamorate. Il che lo accetto perché non m’importa minimamente di quelle quattro oche. Ma tu sei tu Kat, ho bisogno di sapere.”
“ Questa è la prima cosa che mi dici che più si avvicina ad un ‘ti voglio bene’” disse Katherine ridendo.
“ E allora?” nervosamente rispose El.
“ Allora non sono come quelle quattro oche. Sono innamorata delle cose belle. Innamorata di voi due perché tre anni fa a quest’ora ci stavamo divertendo sulla pista da ballo nonostante non ci conoscessimo. Innamorata di te El, perché il nostro primo incontro è stato disastroso ma ora ci lamentiamo l’uno dell’altra ma poi difficilmente sappiamo stare lontane. E sono innamorata di Maxy, non nel senso in cui pensa mia mamma..” a quelle parole Max fece una smorfia ed una faccia stranita accompagnata da una risata.
“… sono innamorata di lui perché lo conobbi proprio in quei giorni che era malato d’amore per te. Oggi è il nostro anniversario. Oggi ci siamo conosciuti. Oggi di tre anni di fa diventavamo quel che siamo ora. Vi voglio bene ragazzi.”
“ Sei fantastica.” Dissero all’unisono.

FLASHFORWARD
“ Ma secondo voi lo posso utilizzare il telefono? Giusto per assicurarmi che a casa sia tutto apposto.” Disse Max mentre si stava togliendo tutto quel sangue e quello sporco da dosso.
“ Giustamente alle quattro del mattino ti aspetti che qualcuno ti risponda?” domandò El.
“ Io ci provo.” Max uscì dal bagno e prese la cornetta, ma ci sentì una voce. Era la voce di Lydia che parlava con qualcuno, probabilmente il marito. Max però si lasciò incuriosire e restò incollato alla cornetta. Non voleva un altro uomo per Lydia.
“ Nick non posso parlarti in questo momento.” Sentì questo Max.
“ Chi sono?” rispose il signore.
“ Dei bravi ragazzi, non preoccuparti Nick.” Rispose lei.
“ Hai detto loro del lavoro che intraprendi? Gli hai parlato di tuo marito, fammi indovinare.”
“ Gli dirò la verità quando mi fiderò di loro. Erick e Mason staranno bene.” Probabilmente i suoi due figli.
“ Racconti fesserie a tutti Lydia. A tutti.”
“ Non posso dirgli la verità ora come ora. Hanno una pistola e sembra che facciano sul serio, tu fidati di me.”
“ La verità la vuoi sapere? La verità è che non hai un cazzo di marito ma Erick e Mason sono dei figli che non avresti dovuto avere. Hai 20 anni Lydia, i miei nipoti non stanno bene lì. Li rivoglio qui, al sicuro. Quella casa l’ho comprata solo per te, non per loro. Li rivoglio al sicuro.” Max da quelle parole capì che questo certo Nick non era altro che suo fratello, ma soprattutto capì che Lydia non era colei che diceva di essere.
“ Almeno un’altra settimana insieme a loro, appena questi ragazzi andranno via io te li riporterò a Philadelphia. Te lo giuro.”

“ Tutto apposto Maxy?” domandò Kat.
Max era incollato al telefono con un volto decisamente preoccupato.
“ Sì alla grande. Vado, vado a prendere qualcosa da bere.”
“ OK.”

“ Ciao Max” disse Lydia quasi dimenticandosi della chiamata di poco fa.
“ tuo marito?” domandò Max.
“ ti ho detto, è a lavoro.”
“ Lydia, TUO MARITO?!”
“ Non alzare la voce con me ragazzino.”
“ Strano che a dirmelo sia una RAGAZZINA di 20 anni. Perché questo sei, no? Una ragazzina di 20 anni che ha avuto dei figli da un padre sconosciuto e che, soprattutto, non ha un marito. Questo sei giusto? Io, io mi ero aperto a te, mi ero aperto davvero. Tu mi hai fatto credere tutte queste stronzate per cosa? PER COSA LYDIA?!”
“ Hai ascoltato la chiamata con Nick?” disse lei tremolante.
“ Intendi la chiamata con tuo fratello che rivuole assolutamente i tuoi figli che non hanno un padre? Intendi quella? Sì, l’ho ascoltata dall’inizio alla fine. Potrei pensare che la pazza psicopatica in questa casa sia tu e non più noi.”
“ Posso spiegarti, sul serio.”
“ Non le voglio le tue spiegazioni. Mi sono fidato di te, mi sono fidato cecamente di una che voleva chiamare la polizia. Ero affascinato da te, dalla tua storia, da tutto ciò che circondava la tua persona. Ora non me ne frega, non me ne frega più niente di te e del tuo passato. Voglio soltanto ritornare a casa sano e salvo e non voglio ritornarci in manette. Se tu prometti di chiudere quella tua cazzo di bocca io prometto di non raccontare a nessuno che tieni dei bambini in casa quando non dovresti averli tu ma tuo fratello. Però promettimi anche che i tuoi cazzo di figli ritornano al rispettivo tutore. Sono dei bambini Lydia.”
“ Non urlare ti prego, io, io amo i miei bimbi.” Urlò dopo un po’ la Cortez in un mare di lacrime.
“ Sei pazza.”
“ Sono pazza d’amore per i miei figli. Non condannarmi per questo.”
“ Non potrei mai condannare. Ho appena ucciso una persona. Ma non ti lascerò commettere lo stesso mio sbaglio.”
“ Non ucciderei mai i miei bambini.”
“ E allora riportali da tuo fratello.”
“ Io, io, non voglio.”
“ Tu devi. Buonanotte.”
Max andò via lasciando Lydia in un mare di lacrime e tremolante.

FINE FLASHFORWARD
 

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Capitolo 7
*** 1x07 Affamati ***


1x07 – Affamati.
( Nina Dobrev è Katherine Middelton)
( Emma Watson è Elis Everwood)
( Sam Claflin è Max Miller) 

“ Pronti? “
“ Per cosa?”
“ IL BALLO, STASERA, KAT!”
“ Perdonami Elis, pensavo che fossi preoccupata per l’esame imminente di trigonometria.”
“ L’esame di  storia americana, Kat.”
“ Oh, almeno sai il nome del tuo esame, un bel gran passo avanti.”
“ Pakkins mi ha dato delle dritte, sai com’è, non posso sbagliare proprio gli esami finali di maggio.”
“ Io vorrei cominciare a chiederti tante di quelle cose, su questi buoni propositi, sul fatto che tu sappia che a maggio ci siano gli esami finali, ma poi tu dici Pakkins e non PROFESSOR PAKKINS e, insomma, mi fai pensare solo una cosa: Il professore Mick Pakkins? Quello?”
“ Tu, tu, che ne sai. Te la fai con gli inglesi!”
“ Io?! Io odio Maxy.”
“ Grazie a Maxy che ho saputo di Jackson Tawson, e quand è che me lo farai conoscere?”
“ Mai.”
“ Grazie tante amica.”
“ Ma ti pare che io possa stare insieme a qualcuno e non dirtelo?”
“ A questo punto sì, mi pare. Ma sorvoliamo su questo tuo grande tradimento, lo porterai al ballo?”
“ Sei completamente pazza.”
“ Lo porterò io allora.”
“ Cosa?”
“ Lo porterò io al ballo, a questo Jackson Tawson. Numero di telefono, grazie.”
“ Numero di telefono? Cosa? Sei pazza. E no, non ce l’ho il numero di telefono.”
“ Oh, gli manderò un’email. Come ai vecchi tempi.”
“ Vecchi tempi? Ma … “
“ Ma voglio conoscere Jackson Tawson.” Sorrise e andò via, verso il suo esame di storia americana. Sapeva il nome, era un grande inizio.


“ Max?!”
“ Max non c’è.”
“ Max quanto sei stupido? So che sei tu a parlare e che sei sul porticato della scuola, ci sono anch’io.”
“ Volevo passare una giornata felice senza Katherine Middelton.” Disse in modo sarcastico Max e rivolgendo il suo volto verso lei.
“ E tu saresti mio amico.”
“ Ed io sì, sarei tuo amico. Dimmi tutto.”
“ Perché hai parlato di Jackson Tawson a Elis? Glielo avrei detto io…”
“ No, non glielo avresti detto.”
“ No, infatti. Ma sai com’è, vorrebbe subito conoscerlo, vorrebbe mettere subito una buona parola su di me ed io odio queste cose, Maxy.”
“ Avrei voluto tanto dirglielo io, così almeno litigavamo. Ma, niente, lo ha letto lei dai messaggi che mi mandi ogni pomeriggio. Ogni pomeriggio per la miseria! Non ne salti uno.”
“ Io ti odio. Hai così tanta voglia di litigare con me? Bene, abbiamo litigato.”
“ Uh là là, che notiziona! Allora posso andare, ciao.”

“ Ti odio Maxy.” Urlò dall’altra parte Kat.
“ Non ti sento.” Urlò di rimando Max.

FLASHFORWARD

“ Mi sono permessa di prepararvi qualcosa per colazione.” Cominciò così il secondo giorno da assassini dei tre ragazzi. Quella notte fu lunga. Quel sabato sera fu assolutamente infernale. Quel giorno, nonostante fosse domenica, dovevano tenere dei corsi a scuola post- feste natalizie, quelli del quinto anno ovviamente. I tre ragazzi non ci sarebbero stati. Erano ad Atlanta a miglia lontani dalle loro case e dalla loro scuola.
“ Come va, assassini?” cominciò così la giornata di Elis. Era un sarcasmo post- esaurimento. Prima o poi quel sarcasmo avrebbe lasciato il posto al pianto e al dolore e all’accettazione di quel che, purtroppo, avevano fatto.
“ Buongiorno Max.” disse Lydia con un sorriso che, però, non fu ricambiato.

“ ‘Giorno a te.”
“ Ragazzi, pensate che oggi passerà la notizia alla televisione?” domandò Kat. L’assassina. Quella che ci stava diventando, insomma.
“ Non credo passi oggi. Ma penso che i giorni seguenti ci sarà un via vai di poliziotti fuori al motel. Nonostante voi abbiate tolto di mezzo il corpo e l’auto, il sangue c’è ancora sulla strada, e non penso che questo passerà in secondo piano.”
“ Grazie Lydia. So che tu provi odio spropositato verso i nostri confronti… “
“ giustificato, ovviamente.” Rispose di sottofondo la Cortez
“.. ma, pensavo che da parte tua ci fosse più positività.” Continuò El.
“ Purtroppo, questa volta non ci vedo nulla di positivo in quello che è successo.”
“ Abbiamo ancora la pistola, possiamo far fuori tre o quattro poliziotti ed è fatta. Ormai c’abbiamo fatto l’abitudine, no?!” domandò sarcasticamente Elis, sfoggiando un grande sorriso.

“ Smettila El. Dobbiamo trovare qualcosa di concreto da dire ai detective che verranno ad interrogarci. Perché lo faranno. Interrogheranno sicuramente Lydia, è una dei dipendenti di quel motel, e lei era di turno a lavoro quella sera.”
“ Ieri sera. Ieri abbiamo ucciso una persona, mica tanto tempo fa.”
“ Ti ringrazio El. Comunque, i poliziotti ci vedranno in casa sua e vorranno delle spiegazioni, io che ne so. Insomma, finiremo ben presto nei casini. Dobbiamo fare qualcosa.”
“ Mi avevate promesso che sareste affondati insieme a me. Perché io non c’entro un cazzo in tutto  questo, no?! Quindi a voi dovrebbero interrogare, mica a me? Però, sì, sarei stata interrogata ugualmente, con la differenza che ora so chi sono gli assassini. Bene, qual è il piano? Spero ci sia un piano.” Domandò preoccupata Lydia.
“ Prima di tutto devi presentarti calma, e ovviamente tu dirai che eri a lavoro però che non hai sentito nulla, perché ti trovavi in una stanza a rifare il letto di qualche signora che aveva appena lasciato il motel. Questa stanza si trovava infondo a tutta la sala e quindi il rumore dell’auto che è andata a sbattere contro il corpo dell’uomo non lo hai per niente sentito. Hai sentito solo delle urla, ovviamente non sai se erano urla maschili o femminili perché, in quella zone, molto spesso, ci sono urla di ragazzi, quindi non ti sei applicata più di tanto. Comincerai così.” Disse Elis con tono calmo, quasi dimenticandosi del sarcasmo che le pervadeva l’animo qualche minuto primo.
“ Chissà quante volte avrai fatto fessi i professori Elis.” Rispose estasiata dalle parole di El, Lydia.
“ Oh, una decina in tutta la mia carriera scolastica.”
“ Sul serio?” domandò Ly.

“ Oh sì, anche questa è una bugia. Una dozzina, forse.”
“ Lei la prendo nel mio team nel caso dovesse succedere qualcosa.” Disse infine Lydia.
“ Una sola cosa non quadra nel discorso. Le urla dei ragazzi? Perché?” domandò curiosa Kat.
“ Insomma quella parte di Atlanta penso sia abbastanza isolata e malfamata. Capitano ragazzi drogati che cominciano ad urlare senza un motivo reale. Lo facevo io, ai tempi della buon vecchia Elis Everwood drogata.”
“ Ti drogavi?”
“ Oh quelli erano altri tempi Cortez, altri tempi.”
“ Quante cose dovrò scoprire ancora di voi?!” domandò accigliata Lydia.
“ Quante cose dovremo ancora scoprire di te.” Rispose di rimando Max, alludendo alla nottata precedente.

FINE FLASHFORWARD
“ Non ci vado al ballo.”
“ Oh grazie a Dio. Ti ho detto che Max ti fa bene.” Rispose Katy con un dolce sorriso.
“ Fammi finire. Non ci vado al ballo con Maxy, ho scoperto oggi a scuola che preferisce litigare con me invece che ascoltarmi.”
“ Qualcuno te lo ha detto.” Rispose Katy.
“ Andrò al ballo con Jackson Tawson, papà ha detto che è brava gente quella lì. Posso?”
“ Scommetto che lo inviterà Elis se non lo farai tu. La buon vecchia competizione tra le due.”
“ No che non è così.” Katy la guardò per circa cinque minuti “… o forse lo è” continuò Kat.
“ O con Max o con nessuno.”
“ Va bene, mamma, va bene.”

“ Dovrai venire con me al ballo. Mamma ci ha costretto.”
“ Tua mamma ha costretto te ad andare al ballo con ME, perché si fida solo di ME. Immagino che di Jackson non si fidi minimamente. Va bene, lo accetto. Andremo al ballo insieme.”
“ E quindi non mi odi Maxy?”
“ Come potrei.” E rise.

FLASHFORWARD
“ Lydia?!” chiamò Maxy dalla cucina.
“ Dimmi.” Le luccicavano gli occhi al suono della voce di Max. Forse l’aveva perdonata per quel grande casino che stava facendo Lydia con i suoi figli, con il suo finto marito e con la sua falsa identità. O forse no.

“ Perché ci sono delle telecamere nelle strade?”
“ Ah… sì. Sì le telecamere sono state messe qualche settimana fa dallo sceriffo Tecken. In tutte le strade di Atlanta, o quasi, ovviamente. Ma comunque non c’è da preoccuparsi, la sera sono quasi sempre spente.”
“ Quindi a che servono se la sera non sono in funzione?”
“ Non ne ho idea, non ho molti contatti con lo sceriffo della città. Mica è Mainland. E’ grande come città, lo sceriffo qui è importante e pochi lo conosco sul serio.”
“ E’ arrivata l’ora di conoscerlo e chiedergli se le telecamere che sono state messe per le strade siano in funzione di notte. Ora.”
“ Che fate? Intendo, se non lo faccio, mi sparate?”
“ Non vedo l’ora di usare questa pistola.” subentrò Kat ascoltando la conversazione tra i due. “Sul serio. E’ da quando l’ho comprata nel supermarket che ho così tanta voglia di usarla. Mio padre sì, lui è un esperto. Vorrei diventarlo anch’io. Sarai la mia cavia, no? Sbrigati Cortez, chiama lo sceriffo Tecken, ORA.”
“ Mi spaventi. Hai queste due personalità che mi confondono. Certe volte sei amabile, altre sei incommentabile. Ma io sono l’ostaggio e voi avete una pistola, siete sempre un passo avanti al mio.”
“ Mi fa piacere che ne tieni conto.”

FINE FLASHFORWARD
“ Da chi ti farai accompagnare al ballo degli studenti?” domandò Mick Pakkins ad Elis, in un bar molto isolato dalla cittadina.
“ Mi farò accompagnare da uno studente.”
“ Chi?”
“ Sei il mio ragazzo? Vuoi sapere proprio tutto?”
“ Non pretendo di sapere qualunque cosa, ma quasi.”
“ Mick, ci vado con un amico di Kat. Oggi gli ho mandato un’email dicendo che ero l’amica di Kat e che voleva conoscerlo e cose varie che fanno i giovani d’oggi, ovviamente. Lui ha accettato, ma solamente perché sa che stasera avrà l’occasione di vedere Katherine, non di certo per me. Ma io, arrivata a questo punto, non m’importa. Ho altri gusti e ambisco ad altri ragazzi, li preferisco uomini ed insegnanti.”
“ Allora non sarei per niente il tuo tipo.”
“ Smettila Mick.” Sorrise dandogli una pacca sulla spalla.
“ Ti adoro.”
“ Mi stai facendo la corte come si faceva nel diciannovesimo secolo?”
“ Illuminami.”
“ Sai, passi dal ti trovo interessante al ti voglio conoscere al ti adoro e al…”
“ Ti amo?”
“ Oh sì insomma, quello si dice dopo anni e anni. Mica ora. A me va bene il ti adoro. Non siamo mai realmente usciti insieme, non abbiamo mai avuto realmente un appuntamento e tu sei il mio professore.”
“ Pensavo volessi fare come fanno i giovani d’oggi, nessun convenevole, dritto al punto. Io sono del diciannovesimo secolo, mi sto adattando a questi tempi moderni.”
“ Ti dirò, amo i primi appuntamenti e odio gli appuntamenti a seguire. Insomma il primo deve essere perfetto, gli altri potranno essere anche una schifezza e potrai addirittura farmi pagare, però il primo deve essere quello bello e quello che ti lascia senza fiato. Io adoro i primi appuntamenti. E di certo il nostro primo appuntamento non sarà in una caffetteria a due isolati da casa mia. Questo per esempio fa schifo.”
“ Lo eliminerò dalla mia lista, grazie.”
“ Fai bene. Ti darò qualche dritta. Iniziamo con la prima.”

“ Andremo per le lunghe allora.”

“ Il nostro primo appuntamento sarà stasera, sotto le stelle a dirci qualcosa di bello. Qualcosa che dicono le coppie.”
“ Siamo una coppia?”
“ Lo siamo?” domandò perplessa El a Mick.
“ Non lo so, come si decidono queste cose? Io sono del diciannovesimo secolo.”
“ Ora non te ne uscire sempre con questa cosa. Sei più vecchio e quindi più saggio, decidi tu. Allora? Siamo una coppia?”
“ Non lo so. Tu che dici?”
“ Non ci siamo nemmeno mai baciati…”
“ E allora? Per me siamo una coppia.”
“ Per me no. Il bacio è importante, non possiamo non baciarci.”
“ Dai smettila. Io dirò, a chi posso, che tu sei la mia ragazza.”
“ Io invece smentirò tutto. Non saremo una coppia fino a stasera.”
“ Siamo in disaccordo. La prima litigata da coppia.”
“ Non siamo una coppia fino a stasera.”
“ Va bene allora. Stasera mi preparo perché finalmente potrò mettere ‘impegnato’ su Facebook.”
“ Smettila. Resta l’uomo del diciannovesimo secolo e non modernizzarti troppo.”
“ Oh no, mai.”
“ Grazie.”

FLASHFORWARD
“ Ho il suo numero. Non chiedetemi come ho fatto, non lo so nemmeno io.” Disse prontamente Lydia e si sedette sul divano insieme agli altri tre.
“ Ho il telefono, dimmi il numero.” Disse Elis un po’ spaventata dall’esito della situazione.
“ Dammi qua! Lo sceriffo Tecken non ti conosce. Ci parlo io.”
“ Oh vai. E’ stata lei tre volte reginetta del ballo ed è lei la figlia del pluripremiato sindaco di Mainland ed è lei che ha ucciso un uomo. Tutto lei. Io sono anche stata arrestata e ti ho detto che ho un passato turbolento.”
“ A me fa piacere che te ne vanta. Ma, possiamo passare alle cose serie?”
“ Chiamalo.”
“ Pronto?!”
Sceriffo Tecken. Lei chi è?”
“ Oh, lei non mi conosce. Sono un cittadino di Atlanta, abito alla Rover Street, volevo sapere se…”
“ Lei voleva sapere cosa? Dove si trova la Rover Street ad Atlanta? Sicura di parlare dell’Atlanta che si trova negli Stati Uniti? Non conosco nessuna Rover Street.”
“ E menomale che doveva parlarci lei perché a me non m’avrebbe riconosciuta.” Sussurrò El disgustata dalla Cortez.
“ In effetti la Rover Street non è molto conosciuta, ma vi assicuro che esiste e che si trova proprio ad Atlanta. Volevo chiederle se è possibile…”
è possibile tutto con lo sceriffo Albert Tecken.”
“ Oh sì, è il mio preferito. Ma comunque…”
Sono il preferito di tutti...

Sa’ quasi tutti mi amano. Intendo quasi solo perché gli assassini che sbatto nel carcere non è che mi amino tanto, ma è il mio lavoro, no? Se non le faccio io queste cose chi può farle? L’FBI? Ci ho lavorato, no, non mi piace per niente. Finti detective che si credono veri detective.”

“ Sì, lo penso anch’io.”
“ Oh allora?!” chiesero all’unisono.
“ Potrei chiederle una cosa? Volevo sapere se le telecamere che ha introdotto in tutte le strade di Atlanta siano in funzione anche di notte.”
Mi pare ovvio! I furfanti e i killer lavorano soprattutto di notte. Penso proprio che lei non faccia questo tipo di lavoro. Mi è arrivato un nuovo caso. Senta questa, senta! Oggi è stato trovato del sangue fresco sulla strada che porta a quei motel che fanno schifo ma dove la gente povera va. Lo stanno analizzando e tra poco ci farà visita anche l’FBI, il caso sembra diverso dai soliti attacchi di animali o da furfanti che rubano nei centri commerciali. Questi lavori sono per i competenti, dicono. Dicono anche che quindi serve l’FBI, io credo di potercela fare da solo. Ma come si dice: al capo non si comanda.”
“ Sanno tutto.” Lydia si lasciò cadere il telefono e cadde per terra. Era fatta, era iniziato. A breve sarebbero arrivati dei detective dell’FBI per interrogarli. Tutto procedeva come si pensava.
Pronto?! Signorina della Street Rover?! Pronto?! … Io comunque l’ho pensato che era uno scherzo telefonico Rick. Non esiste Street Rover ad Atlanta.”

FINE FLASHFORWARD
“ Felice ballo d’inverno!” disse sarcasticamente Max alla porta dei Middelton.
“ Dovrei farmi accompagnare da uno così?”
“ Si, cara, dovresti.” Rispose prontamente la mamma di Kat.
“ Ciao mamma, non aspettarmi sveglia.”
“ Caso mai ti aspetterò alla centrale di polizia. Ultimamente ti vedo sempre lì.”
“ Sei amabile.”
“ Sempre tu, amore.”

“ Hai preso una limousine per questo grande evento?”
“ Affitterò una limousine solo quando c’andrò con la mia ragazza.”
“ Aspetta e spera allora.”
“ Potrei dire lo stesso di te, Kat. Il bell’inglesino non si è fatto vedere ancora?”
“ Perché me lo chiedi? Abita ad Atlanta, come credi che si possa far vedere?”
“ Non lo sai? Elis ha invitato Jackson Tawson al ballo d’inverno. Attenta che non si prenda una cotta per lui, poi dovrete contendervelo.”
“ Ma si sa che vinco io. E, comunque, non mi ha detto nulla. Com’è suo solito. Ma penso che nella testa di Elis ci sia qualcun altro e non il ‘bell’inglesino’ quindi non mi preoccupo. Ma che poi a me non piace, quindi cioè… hai capito?”
“ Mi è difficile non capirti, ormai.”


Erano finalmente arrivati all’evento che tutta Mainland aspettava con ansia, o almeno gli adolescenti di quel paesino, che potevano contarsi sulle dita di una mano. Era tutto pronto: Elis avrebbe vinto una terza corona e finalmente sarebbe diventata la fidanzata di Mick Pakkins – sempre in anonimo – Kat avrebbe, forse, dichiarato il suo amore per il ‘bell’inglesino’ e Maxy avrebbe trovato mai una ragazza?
“ Ci manchiamo da troppo tempo.” Disse sognante Kat.
“ Ci manchiamo dall’anno scorso, e mi sembra pure giusto. Vorrei poter prendere qualcosa da bere. Oh guarda, al bar c’è il professore Mick Pakkins, addio alcolici forti.”
“ Sta arrivando Jackson, ti prego resta.”
“ E ti prego resto.”
“ Donzella, che lieto evento incontrarci anche qui.”
“ Penso ti abbia chiamato la mia amica Elis.”
“ Oh sì, Elis Everwood. Peccato che sia impegnata a flirtare con il professore di letteratura.”
“ Ha un debole per tutti i professori, tranne quelli grassi, vecchi e senza capelli.”
“ Ha un debole per Pakkins in parole povere.” Subentrò Max.
“ Ah non vi ho presentato. Lui è Max, il mio …” Katherine entrò in panico, non sapeva come definirlo. Erano amici, ma Kat in quel momento voleva che fosse qualcosa di più, giusto per far ingelosire un po’ Jackson.
“ Il suo ragazzo. Piacere Max Miller.” E Max l’aveva proprio capita con un solo sguardo.
“ Oh, ragazzo? Che in America sta per fidanzato?” Jackson cercò di sdrammatizzare ma fu un po’ scosso da quella risposta.
“ Esattamente.” Rispose stranita ma felice Katherine.
“ E dimmi, RAGAZZO di Katherine come mai?”
“ E’ l’amore ragazzo, quando incontri l’amore non puoi dire di no.”
“ L’amore verso Katherine Middelton?”
“ A volte può essere un po’ rompi palle, penso più di a volte, ma è una brava ragazza. A me piace stare con lei.”
“ E’ il massimo che sai fare? Te ne potevi scegliere di migliori, Katherine.”

“ Io la amo.” Urlò Max mentre Jackson stava andando via con il suo cocktail analcolico. Ormai era diventata una sfida tra i due. Maxy doveva dimostrare di essere realmente innamorato per far star zitto Jackson.
“ Come?”
“  Io sono innamorato di lei. Cosa che non potrai mai capire perché ovviamente non lo sei mai stato. Perché ogni volta che lei mi sorride, sorridono anche le sue guance. E io adoro le sue guance. Sai sono forse la parte più bella, che però sicuramente non superano le sue braccia. Quando mi abbraccia sembra di essere in un universo a parte, che nemmeno ti spiegherò, perché tu non potrai mai capirlo se non lo provi. Lo dovresti provare. Tutti dovrebbero provarlo, perché è un antidoto a tutti i mali, lo consiglierei se non ne fossi così geloso. Le sue adorabili braccia restano mie come anche i suoi abbracci. Perché alla fine le persone si innamorano in modi misteriosi, sul serio. Ancora non mi capacito come io possa essermi innamorato di lei, ma, hey è successo. E questa cosa non so mica spiegarmela. Però a me piace perché sa sorridere, ha un bel sorriso. Quei sorrisi che quando li vedi dici ‘ hai un bel sorriso’ e non lo dici per educazione ma perché è realmente così. Poi ha delle mani così delicate che anche quando sono sudate a me non fa schifo per niente, perché anche da sudate sono belle. Sai le mani appiccicose che tutti hanno? Lei non le ha, e questo prende punti. Ma gli occhi, vogliamo parlare degli occhi? Penso di non finire se comincio. E’ bella così com’è. E’ bella perché la mattina a scuola mi lascia sempre un sandwich al tonno, perché sa’ che io amo il sandwich al tonno. Perché ogni pomeriggio mi manda un messaggio per dire che sta per studiare. Lei mi da amore.”
“ C’è sempre di meglio. Ma lo apprezzo. Complimenti alla coppia.” E andò via, questa volta era davvero dispiaciuto Jackson.
Mentre i due litigavano su chi era più credibile, Katherine restò lì, impassibile. Era confusa e amata. Due cose che insieme non andavano per niente d’accordo. Era confusa ed amata da Max.
“ Kat?!”

“ Eh?”
“ Sono stato credibile abbastanza?” domandò Max.
Improvvisamente la confusione sparì e con sé porto anche l’amore. Restò solo un grande vuoto.
“ Oh sì. C’ho creduto anch’io. Per un po’.”
“ Dovrei fare l’attore. Sì, dovrei. Vuoi qualcosa da bere?”
“ Mhmh.”

“ Siamo sotto le stelle.” Disse Pakkins ad Elis mentre si gustavano un cocktail lontani il più possibile dalla festa e dagli altri.
“ Siamo io e te, sotto le stelle e manca qualcosa…”
“ Amami.”
“ Scusa?”
“ Ti sto chiedendo di amarmi. Baciami come vuoi, baciami quando e dove vuoi ma amami. Tu pensi che per essere una coppia bisogna prima baciarsi? Prima avere un appuntamento? Bene, facciamolo. Ma sistemati con me. Tienimi tra le tue braccia. Coccolami. Voglio le tue labbra premute sul mio collo per sempre. Prima di andare a dormire e dopo essermi svegliato al mattino. Mi sono innamorato dei tuoi occhi, perché io sono estasiato dai tuoi occhi. Adesso sono innamorato. Baciami come se volessi essere amata. Sarai la mia signorina per sempre. Con te sto provando di tutto, dall’odio all’amore. Non riesco a controllare le mie azioni e i miei sentimenti quando sono con te. Comincio a ridere quando sono solo a casa, poi inizio a sorridere e infine piango. Queste sono le mie emozioni confusionarie. Tutto per colpa tua. Sei la colpa del mio amore spropositato nei tuoi confronti. Passo dalla lussuria alla verità, dalla verità alla lussuria. E penso, anzi sono sicuro, che questo succeda da quando ti ho conosciuto. Sii la mia stella. Baciami ora. Chiudiamola qui e baciami.”
El scoppiò a piangere. Più che altro dalla gioia di aver trovato un uomo come lui. Un vero uomo come lui. Si lasciò cadere tra le sue braccia. Quello fu un lungo ed intenso bacio che non finì subito. Non smisero di baciarsi. Solo quando cominciò a piovere. Allora loro smisero. Ma potevano continuare per sempre. Per sempre le loro labbra premute una sull’altra.


“ Il tuo ragazzo?” chiese Jackson mentre beveva una vodka non ammessa in quel posto.
“ Mi ha lasciato.” Disse Kat sedendosi affianco a lui.
“ Non capisce cosa si è perso.”
Kat sorrise.
“ In realtà siamo amici. Non, non proviamo nulla, assolutamente nulla.”
“ Ma sul serio? E io che credevo che tra un po’ vi sposavate.” E cominciò a ridere.
“ Non ci avevi creduto?”
“ Ma ti dico. Sì. C’avevo creduto, poi ho visto la tua faccia sconvolta, come se non avessi mai sentito quelle parole uscire dalla bocca di Max. Ed ho capito. Però lui ci credeva, ci credeva sul serio a quello che diceva.”
“ Oh no, siamo solo amici. Forse prima nutrivo qualche dubbio, ora però ne sono convinta.”
“ Ma era per farmi ingelosire?”
“ Forse. Ho letto su internet che per far ingelosire un inglese serviva questo.”
“ Dici  cose stupide.”
“ Almeno parlo, no?”
“ Oh sì, lo apprezzo. Ora che farai?”
“ Elis ha vinto per la terza volta consecutiva il titolo di reginetta del ballo, Maxy starà rimorchiando qualche ragazza ed io sono qui. Con te.”
“ Ci resti?”
“ Io… io, non…”
“ Da amici. Assolutamente. Solo amici. Restare qui, a parlare del più e del meno e degli inglesi. Decidi tu l’argomento. Io starò qui ad ascoltarti o a parlare.”
“ Com’è che sei così simpatico?”
“ Com’è che devi distruggere tutto? Resta qui e parlami. Parliamo. Quando diventerò di nuovo antipatico, te lo dirò. Stasera no.”
“ Stasera no.”

FLASHFORWARD
“ scusate il telefono.” Disse Elis agli altri.
“ pronto?”
El? Dove diavolo sei? Ci sono i corsi oggi. Te l’ho detto che c’erano i corsi, i tuoi genitori hanno chiesto dov’eri. I genitori di Katherine hanno detto che sei da un’amica ad Atlanta, ed ora? Quando torni?”
“ Mick sta calmo. Sono da una mia amica e purtroppo ci siamo sbronzati ieri e mi sono svegliata tardi. Lunedì sarò la prima in classe. Ciao.”
“ Mi stai nascondendo qualcosa El?”
No Mick, sul serio. Non ti sto nascondendo niente, te lo giuro. Tutto alla grande. Appena ritorno un grande appuntamento solo per noi due. Ti amo.”
“ Polizia di Atlanta… “ come sottofondo ci furono queste parole che fecero rabbrividire un po’ tutti.
Polizia? Polizia di cosa? El ti prego dimmi la verità.”
“ Mick è la tv. Stai diventando paranoico. A domani, ti amo.”
“ Sì, a domani. Ti amo.”


“ Mi dica?!”
“ Lydia Cortez?” domandò un detective che lavorava lì ad Atlanta in proprio.
“ Sì.”
“ Detective Hell.”
“ Il nome dice tutto…” disse di sottofondo Kat.
“ Che succede?” domandò El preoccupata.
“ Si aprono le danze El.” Concluse Kat sorridendo.
Un sorriso pieno di preoccupazioni.

FINE FLASHFORWARD
FINE EPISODIO

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Capitolo 8
*** 1x08 Migliori. ***


( Nina Dobrev è Katherine Middelton) 
( Emma Watson è Elis Everwood)
( Sam Claflin è Max Miller) 
1x08 – Migliori.

DOPO UNA BREVE PAUSA SEE ME IN THE MIRROR RITORNA.
DA QUESTO MOMENTO IN POI I FLASHFORWARD VERRANNO LETTI COME FATTI ACCADUTI NEL PRESENTE E NON PIU’ FATTI FUTURI.

NON VERRANNO PIU’ MENZIONATI FLASHFORWARD PERCHE’ LA 1x08 RIPRENDERA’ DALLA FINE DEL FLASHFORWARD DELLA 1x07.
 
“ Sono venuto qui, per interrogarla alla centrale di polizia di Atlanta.” Disse prontamente il detective che si era presentato fuori la porta di Lydia.
“ Mi rifiuto di seguirla in centrale se non mi dice esattamente del perché di questa visita.” Rispose Lydia sicura di se. Quasi avesse studiato legge per tanti anni e se ne intendesse di queste cose.
“ Sono desolato ma è costretta a venire con noi, abbiamo un mandato. Stiamo lavorando sul caso di Eremy Gliffer un senzatetto morto la scorsa notte proprio fuori il motel in cui lei lavora.”
“ Non parlerò senza la presenza di un avvocato.”
“ Sicuramente. Cominci a seguirci in centrale o sarò costretto a metterle le manette e non mi va di cominciare così il nostro primo incontro. La aspetterò qui fuori.” Disse e si congedò.
“ Dovresti assolutamente andare, per non destare sospetto.” Disse spaventata Elis.
“ Mantieni la calma El, ci andrò ma dovrete venire anche voi. Da sola in quel covo non ci vado, verrò arrestata in cinque minuti.”
“ E io che pensavo che tra cinque secondi ti avremo trovato in manette. Cinque minuti è un progresso.” Rispose sarcasticamente El. Il sarcasmo era l’unica cosa che le era rimasta. Poteva contare solo su questo e sulla sua bravura a raccontare fesserie ogni giorno.
“ Ragazzi, io vado. Seguitemi con la mia auto, le chiavi sono nello scaffale in cucina.”
“ E i bambini?” domandò allarmato Max.
“ I bambini stamattina sono ritornati da dove erano venuti Max.” e sorrise. Insieme a lei sorrise anche Max perché aveva capito che Lydia aveva fatto la scelta giusta.
Il ragazzo non aveva ancora capito com’era la vera storia di Lydia, quella notte era così arrabbiato che capì poco e niente, ma sapeva che quest’ultima aveva fatto la scelta giusta nel mandare i suoi figli da suo fratello.


“ Abbiamo bisogno di una mano Kat. Le nostre bugie non possono reggere per molto.” Disse El a Katherine cercando una soluzione che, ovviamente, non esisteva. Almeno per il momento.
“ Abbiamo bisogno di tante cose in questo momento. A quest’ora dovremo partire per tornare a Mainland dato che i nostri genitori ci aspettano e anche la scuola ci aspetta dato che abbiamo un ultimo anno da concludere. Abbiamo bisogno di un avvocato che salvi, almeno per il momento, il culo a Lydia che sta andando in centrale. E abbiamo bisogno di Jackson.”
“ Jackson?” chiese El.
“ Si il tuo amore…” disse Max.
“ Oh, sì colui che baciai. Ma comunque arrivando al sodo, perché ci serve Jackson?”
“ Ci sa fare con la legge. E’ uno in gamba.” Disse Kat mentre telefonava quest’ultimo.
“ Piace a troppe ragazze Jackson, a troppe.” Concluse Max.

“ Jackson?!”
“ Sono io. Chi è?”

“ Ti avrei tranquillamente riconosciuto dal tuo stupido accento.”
“ Katherine! Ma che piacere. Se volevi sapere com’era andata la storia con i miei, tutto per il meglio.”
“ Sono felice, sul serio. Oltre a questo avrei un piccolo favore da chiederti.”
“ Tutto per te.”
“ Oh, che dolce… Dovresti venire alla Street Rover di Atlanta numero 120.”
“ Esiste una Street Rover ad Atlanta? Ed io che le conosco tutte non la ricordo..”
“ Non conosce la via ragazzi.” Disse Kat “ da’ a me.” Continuò El.
“ Jackson sono Elis. Senti fatti trovare alla ROVER STREET 120 di Atlanta. Ciao.”
“ Così si fa.” Continuò e concluse El.
“ Sì ma ora verrà qui e noi che abbiamo intenzione di fare? Gli diremo la verità? Ne siete così sicure?” domandò Max mentre cercava le chiavi dell’auto di Lydia. Voleva esserci e voleva sostenerla, non l’avrebbe mai abbandonata. E, oltretutto, voleva saperne di più. Voleva sapere della sua vera vita e dei suoi figli e voleva allontanarsi il più possibile da Atlanta, con lei. Non l’avrebbe lasciata, non ora.
“ Non lo so, a questo non c’avevo pensato. Sai, per me tutti sanno che abbiamo ucciso un uomo, quindi questo problema non me lo ero posto fino ad ora.” Disse Kat preoccupata.
“ Ormai sta arrivando. E, soprattutto, abbiamo bisogno del suo aiuto quindi rimbocchiamoci le maniche e .. vuotiamo il sacco.” Concluse El con una tazza di caffè caldo in mano.

“ Sono qui, pronto per ascoltare tutto ciò che avete da dirmi.”
“ L’inglese è proprio qui fuori la porta.”

“ Mi sa tanto di razzismo nei confronti degli inglesi.” Urlò Jackson da fuori la porta.
“ Lo è, lo è.” Concluse Max.
“ Non gli va giù il fatto che gli abbia rubato le due donne che aveva.” Continuò Jackson ridendosela di gusto.
“ Dobbiamo fidarci di questo stronzo?” domandò Max.
“ Sì Maxy.”

“ Sono tutto orecchie, stupitemi.” Disse Jackson.
“ Possiamo fidarci cecamente di te?” domandò Katherine.
“ Certo che dirà di sì Kat, può mai dirci di no?” rispose prontamente El.
“ Questa volta ha ragione Elis.” Disse ridendo Jackson, poi continuò “.. giuro solennemente di non mentirvi e di non tradirvi. Dai, sputate il rospo.”
“ Lasciateci soli.” Disse Kat “voglio parlargli da sola.”
I due lasciarono il salone e salirono sopra, probabilmente sistemando le loro cose e chiamando i loro genitori per rassicurarli. Per fargli capire in qualche modo che la loro permanenza ad Atlanta si sarebbe prolungata di un po’. Giusto il tempo di capire quale sarebbe stata la loro sorte.
“ Una dichiarazione d’amore?” domandò sorridente Jackson.
“ Abbiamo ucciso un uomo.” Sputò il rospo senza pensarci due volte Kat.
“ Scusa?”
“ Io, Max ed Elis abbiamo ucciso un uomo la notte scorsa ad Atlanta. Lo abbiamo investito.”
“ Stai scherzando vero?”
“ No, è tutto vero. Te l’ho detto senza mezzi termini per non avere ripensamenti. Abbiamo investito e ucciso un uomo. Un tizio al distributore di benzina ha dato una strana bibita a Maxy spacciandola per succo di frutta, probabilmente all’interno c’era qualche pasticca che lo ha fatto sballare a tal punto da fargli perdere il controllo. All’inizio sembrava stesse scherzando e, insomma, eravamo tutti divertiti dalla situazione. Maxy non si era realmente sballato in tutta la sua vita e stava provando qualcosa di nuovo. Poi la cosa è degenerata fino a fargli perdere totalmente il controllo e farlo sbandare con l’auto, ci siamo ritrovati in una strada completamente dimenticata da Dio e c’era questo pover’uomo che cercava di venderci dei fazzoletti solo per tornare a casa con qualche spicciolo che lo avrebbe aiutato a tirare avanti almeno per le prossime ore. Stava piangendo, il suo pianto lo sentivo dall’auto, nonostante il finestrino non fosse abbassato. Sentivo le sue lamentele e diceva che aveva freddo e forse con quelle monete si sarebbe comprato una coperta. Non lo so. So soltanto che Maxy lo ha investito senza pensare alle conseguenze e rideva, rideva senza mai fermarsi. Il bello è che ridevo anch’io. L’unica ad essere sconvolta era Elis, era immobile e non riusciva a respirare, io invece ridevo perché pensavo che da un momento all’altro quell’uomo si sarebbe alzato dall’asfalto e ci avrebbe riso in faccia e sarebbe andato via. Non è stato così. E’ rimasto sull’asfalto fino a che non abbiamo deciso di bruciare il corpo e di buttare l’auto di Maxy nel lago. Prima o poi quell’auto salirà a galla e assieme all’auto saliranno a galla anche i nostri problemi che stiamo cercando di evitare da due giorni. Ho comprato una pistola e stavo per uccidere la dipendente del motel di fronte alla scena del delitto. Lydia Cortez. Ci ha aiutato e così non l’ho uccisa più. Ora lei è nei guai e abbiamo bisogno di qualcuno, chiunque, per farla uscire dai casini. Lei non c’entra. Sono una persona cattiva, più di una volta ho tentato di ucciderla o di uccidere chiunque mi avesse ostacolato il percorso. Ma non voglio finire dietro le sbarre. Ho una vita da condurre e degli studi da finire. Sono cattiva e merito di andare all’inferno ma ora voglio vivere la mia vita a Mainland e non nel carcere di Atlanta. Pagherò i miei peccati all’inferno ma ora no. Ora no, ti prego. Aiutami.”

Fu tutto un fiato per Katherine che alla fine scoppiò in un amaro pianto. Cercò di abbracciare Jackson ma lui si scostò.
“ Sai, una volta cercai di strangolare il mio amico nel collegio in cui andavo. Non voleva darmi la sua camicia. Sono stato in un istituto psichiatrico per due anni esatti. Mi sono ripromesso di non commettere più errori di questo genere. Sono ricco sfondato e come ogni ricco che si rispetti ne ho fatti di guai. Ma non sono mai arrivato a tanto.”
“ Ciò vuol dire che non mi aiuterai? Ti prego Jackson. Quando questa faccenda sarà conclusa non vedrai mai più la mia faccia. Andrò via. Giuro.”
“ Ti aiuterò perché mi sono ripromesso tante cose nella vita e una di questa è quella di non abbandonarti mai. Ce ne vorrà di tempo per metabolizzare il tutto. Cavolo sì! Ma ti aiuterò. Farò il possibile.”
“ Grazie. Nessuno lo avrebbe fatto.”
“ E’ vero. Sai com’è, questi sono problemi quotidiani per chi è ricco come noi.”


“ Vorremmo far visita all’interrogata Lydia Cortez.” Chiese Max. Eravamo noi tre più Jackson. Dovevamo concluderla.
“ E’ nella camera 231. Impossibile avere visite in questo momento a meno che non sia il suo avvocato. Appena avranno finito, potrete vederla.”


“ Ha mai visto quest’uomo?” domandò il detective Hell a Lydia. Era la foto del senza tetto, a quanto pare il suo nome era Eremy Gliffer.
(Detective Hell) 
“ No.”

“ Lei lavora al Motel Dispit?”
“ Sì.”
“ Era in servizio la notte del 7 gennaio?”
“ Sì.”
“ Lei è Lydia Cortez?”
“ Sì. Ma che domande sono?”
“ Le domande, qui dentro, le faccio io.”
“ Io esigo un avvocato.”
“ Io esigo silenzio invece. Gliene procureremo uno noi. Ora se permette, possiamo continuare? La pensi a modo mio: si tolga questo dente e vada via. E’ consapevole di non aver fatto nulla? Giusto? E allora per lei sarà una passeggiata rispondere.”
Lydia annui.
“ Che stava facendo la notte del 7 gennaio?”
“ Lavoravo. Com’è mio solito fare, ovviamente.”
“ E non ha sentito nulla? Urla? Auto che si scontravano con un corpo? Spari? ” Domandò Hell.
Lydia ricordò il discorso che le fece poco prima El.
“ Stavo sistemando la camera di una nostra cliente che da poco era andata via. La camera era l’ultima del corridoio, non ho sentito nulla che ha attirato la mia attenzione.”
“ Quindi non ha udito delle urla?”
“ Probabilmente. Ma quel posto è malfamato quindi non ci faccio nemmeno più caso alle urla che sento al di fuori del motel. Era mezzanotte, ragazzini ubriachi, ragazzini drogati.”
“  Quindi lei ignora le urla dei passanti?”
“  Non sto dicendo questo. Sto dicendo che sono abituata a queste urla che si sentono al di fuori del mio posto di lavoro. Quando vado a lavoro e saluto i miei bambini, esco da casa con la consapevolezza di ritornarci. Ho una famiglia, non metto a rischio la mia vita per delle urla di stupidi ragazzini che sento ogni sabato sera.”
“ Vorrei sapere il nome della cliente che è stata vostra ospite quella notte.”
“ Non ricordo il nome.”
“ Non avete tabulati telefonici, dei fogli con scritto sopra il nome della persona che ha prenotato?”
“ Certamente, ma di questo se ne occupava il mio capo. Si è appena licenziato, ha cancellato tutto quello che restava di quei pochi clienti che venivano da noi per la notte.”
“ E quei ragazzi in casa sua, chi erano?”
“ Amici.”
“ Amici?”
“ Esatto. Non sono di qui.”
“ E di dove?”
“ Lo chieda a loro. Non do informazioni private di altre persone che non sono presenti.”
“ Non sono private.”
“ Per me sì. Ora se mi può scusare vorrei poter chiamare i miei figli e dirgli che è tutto apposto. Me lo permette?”
“ Può andare. Ma si ricordi il mio volto, lo vedrà molto spesso.”

“ Allora?!” Max andò verso Lydia che era appena uscita dalla stanza e l’abbracciò.
“ Tutto bene quel che finisce bene. Andiamo via da qui.”
“ Non così in fretta signorina Cortez. Sono ancora tanto curioso di sapere da dove vengono questi tre, quattro ragazzi.” Disse il detective Hell uscendo dalla stanza.
“ Come?” domandò El completamente in panico. Non era una semplice interrogazione da ultimo anno di liceo. Era molto di più.
“ Signorina?”
“ Elis Everwood.”

“ Sarà proprio lei la prima, venga.”
“ Ma non dovrebbe essere come nei film? Non si aspetta l’avvocato?”
“ Come lei desidera.”
“ Nessun avvocato dato dai poliziotti El.” Intervenne Kat “ce la caveremo da sole, almeno oggi che non abbiamo ancora avvisato nessuno. Oggi chiameremo tuo padre e mio padre e li faremo venire qui. Ora dovrai cavartela da sola.”
Così Elis andò verso la stanza dove il detective Hell l’attendeva.


“ Conosce quest’uomo?”
Elis: No.

“ Conosce quest’uomo?”
Katherine: Mai visto prima.

“ Conosce quest’uomo?”
Max: No.

“ Come mai a casa di Lydia Cortez? La sospettata numero 1.”
Elis: Amica di amici.

Katherine: frequento molto Atlanta ed ho molte conoscenze qui.

Max: una nostra amica.

“ Come mai siete ad Atlanta, proprio il giorno dopo la scomparsa di Eremy Gliffer?”
Elis: Eravamo usciti.

Katherine: ultimo sabato sera liberi. Dove passare una bella serata se non ad Atlanta?

Max: Eravamo semplicemente usciti, Sir.

“ Sapevate che ieri Lydia era ancora in servizio la sera in cui voi dite di essere usciti?”
Elis: sì, ci parla spesso del suo lavoro.

Katherine: non mi interesso molto della sua vita lavorativa a dire la verità, ma ci aveva accennato di questo suo turno di notte.

Max: certamente.

“ Il ragazzo fuori con voi, un nuovo componente?”
Elis: il ragazzo di Katherine.

Katherine: un amico.

Max: il ragazzo di Katherine.

“ Spero per voi che questa sia l’ultima volta che vi trovate in una centrale di polizia. Siete ancora giovani per avere questi problemi. Se sapete qualcosa su Lydia Cortez non esitate a dircelo. Non aiutate un’assassina solo perché ve lo ha chiesto o perché vi è amica.”
Elis: non è un’assassina. Non avete alcun tipo di prove. Solo oggi avete ritrovato il sangue sull’asfalto e grazie a quelle cose che fa la scientifica avete capito che era di Eremy Gliffer.

Katherine: ha pienamente ragione. Non esiteremo a chiamarla. Tutto per la legge.

Max: lei non è un’assassina. Non avete abbastanza prove per incolparla.  Vedremo come si evolverà il caso e di chi sarà la ragione. E chi avrà detto la verità.
“ Molte volte, mio caro Max Miller, la verità non si scopre. Molte volte lo si capisce e basta. L’ergastolo lo abbiamo dato a così tanta gente innocente. La pena di morte? Pure.”
“ E ne va fiero?”
“ Vado fiero del mio lavoro che ha il compito di proteggere persone innocenti, non dei problemi che comporta fare ciò.”

“ Allora Max com’è andata?” chiesero i quattro aspettando fuori la stanza.
“ Tutto come doveva andare. Grazie Jackson.”
“ Di niente amico.” I ragazzi andarono via lasciando Jackson e Kat soli.
“ Scusami per averti messo in questo casino.” Cominciò Kat.
“ E’ solo l’inizio. Credi che sarà tutto risolto? Siamo solo alle prime battute. La seconda mossa sarebbe quella di dirlo ai vostri.”
“ Sei completamente pazzo?!”
“ Non quello, ma dire che vi ha interrogato la polizia. Per avere un avvocato e roba varia avete bisogno del consenso dei vostri genitori. E poi non potete restare ad Atlanta per sempre. Oggi dovete assolutamente fare le valigie e tornare a Mainland, la bugia non può tenere per molto.”
“ Non possiamo lasciare Lydia da sola.”
“ Non sarà sola. Abito anch’io ad Atlanta me ne occuperò io. E se ci sarà qualche problema non esiterò a chiamarvi.”
“ Grazie. E grazie anche per le dritte che ci ha dato su come la nostra storia doveva coincidere.” Da qui si dedusse che Jackson ore prima li aveva addestrati per bene. Aveva perfezionato la loro storia e gli aveva detto perfettamente come dovevano comportarsi quando li avrebbero interrogati.

“ Mi puzza tutta questa storia.” Disse Hell ad uno dei suoi colleghi.
“ Dai, Erik. Abbiamo appena aperto questo caso. Non sappiamo ancora nulla su come sia morte, su chi l’abbia ucciso e sui possibili indiziati. Non scagliarti su  di una donna solo perché lavorava lì.”
“ Vado a sensazioni Dan.”
“ Le tue sensazioni possono sbagliare. Come quando condannasti all’ergastolo quella donna che le tue sensazioni dicevano che aveva ucciso tutta la sua famiglia? Quella donna c’è morta in carcere per colpa tua. Smettila di ascoltare le tue sensazioni.”
“ Non ricordarmelo Dan, è stato uno stupido errore che non commetterò più.”
“ Questo stupido errore ha fatto morire una donna Erik.”
La conversazione fu interrotta da altri tre poliziotti allarmati.
“ Detective Hell?!?”
“ Mi dica.”
“ Abbiamo trovato qualcosa nel bosco. Sembrano resti di un corpo. Venga.”
“ Subito. Vedi Dan? Le mie sensazioni non sbagliano mai.”


FINE EPISODIO

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Capitolo 9
*** 1x09 Disturbia ***


1x09 – Disturbia.
( Nina Dobrev è Katherine Middelton)
( Emma Watson è Elis Everwood)
( Sam Claflin è Max Miller.)


“ Katherine Middelton è in arresto per omicidio volontario, per occultamento di prove e per mancato soccorso. Ha il diritto di restare in silenzio. Qualunque cosa dirà potrà essere usata contro di lei in tribunale. 
Ha il diritto di permettersi un avvocato, se non può permetterselo le verrà assegnato un avvocato d' ufficio.”
“ Non sono stata io, ve lo giuro! E’ avvenuto tutto per caso. Max era alla guida, io cercavo solo di fermarlo! Mamma, papà vi prego!” dall’altra parte della casa c’erano mamma Katy e il padre di Kat che cercavano di capirci qualcosa chiedendo al detective Hell cosa fosse appena successo.
Katherine piangeva e non si aspettava che il suo arresto sarebbe avvenuto così in fretta. In fondo le cose si stavano aggiustando pian piano. Si stava facendo aiutare da Jackson e Lydia era ormai scagionata. Pensava di potersi creare un futuro e poter andare avanti con la sua vita, inconsapevole di doverle dire addio da un momento all’altro.
“ Cosa sta succedendo a mia figlia?!” urlava Katy e piangeva disperata, ignara di tutta quella vicenda. Katherine era stata brava, li aveva tenuti all’oscuro per mesi, fino a quel giorno.
“ Sua figlia ha commesso un omicidio.” Disse con calma Hell mentre metteva le manette a Kat che nel frattempo cercava di liberarsi pur di dire la verità, e si chiedeva dove fossero i suoi due amici.
“ Mi dia una spiegazione!” urlava dalla cucina suo padre che era il procuratore distrettuale. Sarebbe servito a qualcosa?
“ Mi ridia mia figlia.” Continuava senza preoccuparsi della figura che stava facendo la sua immagine. Una figlia in arresto per omicidio volontario? Davvero si era arrivati a questo punto?
“ Voglio un avvocato!!” urlava Kat mentre veniva portata nell’auto della polizia. Piangeva, si stava immaginando in una cella e pensava che a quello non sarebbe mai sopravvissuta.
“ Dove sono Max ed Elis?” finalmente le uscì la fatidica domanda che aveva intenzione di fare da quando i poliziotti erano subentrati in casa sua e l’avevano incolpata di un omicidio che era stato fatto da tre persone.
“ Chi sono?” si girò il poliziotto che era alla guida dell’auto, e la guardò stranita.
“ I miei due amici. Max Miller ed Elis Everwood. Anche loro sono stati arrestati.”
“ Ti stai confondendo. Sei stata l’unica ad essere stata arrestata. Il caso Eremy Gliffer è ufficialmente chiuso con il tuo arresto.”
“ Non è possibile. Non è possibile agente.”
“ Cosa non è possibile?” nel frattempo entrò nell’auto il detective Erik Hell con un sorriso a 32 denti. Amava concludere un caso. Sarebbe diventato qualcuno.
“ Max Miller ed Elis Everwood dove sono?” urlò Kat mentre piangeva. Consapevole di non riuscire a svegliarsi da questo dannato incubo.
“ Testimonieranno contro di te, tra una settimana, al processo.”
“ Sono stati loro ad uccidere Eremy Gliffer. Max era alla guida, Elis era proprio dietro di me. C’erano anche loro.”
“ Peccato che quando sono stati interrogati hanno entrambi dato la colpa a te. Avevano un alibi che reggeva troppo per essere distrutta. Erano a Yale per un concorso.”
“ Lydia Cortez?”
“ Testimonierà al banco dei testimoni, al tuo processo.”

“ Io non ho ucciso Eremy Gliffer!” urlava Katherine dall’auto dei poliziotti. O meglio, Katherine urlava queste parole dal suo letto. Sudava fredda e si toccava le braccia. Probabilmente perché pensava avesse le manette. Ma invece no, era nel suo letto, nella sua casa a Mainland. Erano partiti il giorno prima da Atlanta e Max aveva spiegato ai genitori di aver avuto un incidente con l’auto di suo fratello. Nessuno dei tre aveva ancora raccontato l’accaduto della notte scorsa. Semmai li avessero nuovamente interrogati, probabilmente avrebbero svuotato il sacco.
Katherine si svegliò nel silenzio di casa sua. Katy era già uscita per andare a lavoro, lo stesso suo padre.

Però, a differenza di ogni mattina, sentì un buon profumo che proveniva dalla cucina. Qualcuno stava riscaldando dei cornetti al cioccolato, peccato che nessuno dei suoi due genitori era in casa. Inizialmente preoccupata, si alzò dal letto, completamente bagnata dal sudore, e scesa prontamente in salone. Si apprestò ad andare in cucina per controllare la situazione.

“ Elis!” disse sorpresa.

“ C’è scuola oggi. Gli esami.”
“ Già?” domandò stranita Kat.
“ E’ stato bello il weekend ad Atlanta, ma Kat dobbiamo ritornare alla vita reale. Niente più relax. Ci sono gli esami.”
“ Ma che giorno è?” domandò quest’ultima.
“ E’ il 28 maggio. Ci sono gli esami finali, tra una settimana ci diplomiamo Kat, una settimana! Ho detto a Max di comprarmi un bel vestito. Il mio ragazzo deve essere all’altezza.” Disse fiera Elis mentre si apprestava a mangiare un cornetto caldo appena sfornato.
“ Max? Il tuo ragazzo?”
“ Sì, e Jackson il tuo.”
“ Sul serio? E tutto quello che è successo ad Atlanta?”
“ Cosa sarebbe successo?” domandò Elis.
“ Abbiamo ucciso un uomo. Non ricordi?” chiese Kat. Era però sollevata, erano passati così tanti mesi e nessuno aveva ancora parlato di carcere.
“ Oh, ci risiamo!”
Katherine la guardò con uno sguardo interrogativo. Che intendeva?
Elis si avvicinò e poggiò le sue mani sulle braccia di Kat, la guardò fissa e cominciò a parlare. Un monologo. Come se ogni mattina ripetesse le stesse cose.
“ Katherine tu hai ucciso un uomo.” E muoveva la testa per dire sì.
“ Tu non sei andata in carcere.” E muoveva la testa per dire no.
“ Ti abbiamo portato in un centro psichiatrico.”
“ Ti hanno curata. Tuo padre ha pagato per tutto. Ci diplomiamo.”
“ E voi dov’eravate?” domandò Katherine ancora più stranita dalla situazione.
“ Io alle Hawaii con il mio ragazzo. Chi è il mio ragazzo?” domandò Elis a Katherine, sembrava che stesse parlando con una stupida. In effetti Kat si sentiva un po’ così. Lei era rimasta al 7 gennaio e si era ritrovata improvvisamente agli ultimi giorni di scuola. Si convinceva di essere pazza e che in realtà l’omicidio lo avesse commesso da sola, senza l’aiuto di Max ed Elis.
“ Lydia?” a questo punto Katherine era dubbiosa su tutto.
“ Lydia chi?”
“ Cortez.”
“ Ricordi ancora chi ti ha accusato per l’omicidio di quel barbone? Non ti preoccupare, starà da qualche parte ad Atlanta a farsi i cazzi suoi.”
D’improvviso bussarono alla porta.
Elis fece segno a Kat di andare ad aprire, come se la casa fosse sua e Katherine fosse diventata una povera pazza.
Katherine aprì e si ritrovò dinanzi il detective Hell con dei poliziotti dietro di lui.

“ Katherine Middelton è in arresto per omicidio volontario, per occultamento di prove e per mancato soccorso. Ha il diritto di restare in silenzio. Qualunque cosa dirà potrà essere usata contro di lei in tribunale. 
Ha il diritto di permettersi un avvocato, se non può permetterselo le verrà assegnato un avvocato d' ufficio.”
La portarono via. Di nuovo. Elis si alzò prontamente e corse verso la porta.
“ Cosa state facendo?” urlò El mentre cercava il telefono per poter chiamare i genitori di Katherine.
“ Tu hai detto che era tutto risolto!” urlava di rimando la ragazza che ormai era sfinita. Viveva nella paura e nel continuo dubbio.
“ Noi non siamo corrotti come i poliziotti di Mainland.” Rispose con un sorriso a 32 denti il detective Hell. Gli piaceva risolvere i casi, si era capito.
Katherine entrò nuovamente nell’auto dei poliziotti. Il poliziotto che era alla guida era lo stesso del suo sogno. Solo che ora sembrava tutto più reale. Il suo pigiama si trasformò in una tuta da carcere. E questo ogni volta che entrava in quell’auto. Poteva sembrare assurdo, eppure era tutto così reale che Katherine non pensò nemmeno per un minuto che fosse un sogno.
Quel poliziotto, però, aveva un viso familiare. Kat era convinta di averlo già visto, e non si trattava del suo incubo, ma di qualcosa di ancora più reale.
“ Dove mi porta?” domandò la ragazza. Quella domanda nella sua mente le sembrava più sensata.
“ Al penitenziario, dove vuoi che ti porto? Su una stella?”
Kat scoppiò a piangere, consapevole che quella era realtà. O forse no.
“ Io non ho ucciso Eremy Gliffer!” piangeva, urlando queste parole.
“ Si vedrà al processo.” Rispose Hell chiudendo la portiera dell’auto.

Katherine si svegliò, di nuovo. Era un sogno, di nuovo. E Katherine non ce la faceva più. Ripetutamente si svegliava sudata, nella sua stanza, con un forte odore di cornetti al cioccolato.
Quella volta, però, non si ritrovava nella sua stanza a Mainland e l’odore di croissant somigliava più all’odore di una pappetta andata a male.

La ragazza si trovò su un letto che era molto scomodo ed era molto piccolo. Si alzò e si accorse di essere in una cella. Era in carcere. Era stata arrestata, sul serio o forse no? Non sapeva più cosa credere. C’era così dentro che aveva perso la cognizione della realtà. Non sapeva distinguere più niente ed ormai si era convinta di aver ucciso Eremy Gliffer.
“ Dove sono?” domandò ancora stordita.
“ Dove pensi di trovarti? In un carcere.” C’era una seconda donna nella cella. Quest’ultima viveva completamente nel nulla, il suo viso era sopraffatto dalle ombre che c’erano in quella stanza. Si intravedeva appena.
“ Benvenuta all’inferno.” Disse e finalmente si alzò. Aveva una benda all’occhio ma era riconoscibile.
“ Lucy!?” disse Kat sbalordita da quel che aveva davanti.
( Shenae Grimes è Lucy)
“ La tua cara stronza amica Lucy che t’ha fatto cacciare da un collegio. Sono sempre io, un po’ mal ridotta, ma sempre io.”
“ Mi credi se ti dico che non sai quanto mi fa piacere vederti!?”
“ Mh.. sì dai. Vieni qui.” E si abbracciarono. Strano a dirsi dato il loro astio che era nato anni e anni fa. Ma in quel momento un volto familiare per Katherine sarebbe stato sempre qualcosa di buono.
“ Mi prenderai per stupida lo so, ma… perché sono qui?”
“ Dicono che tu abbia ucciso Eremy Gliffer.” Rispose annusando quella pappetta che era stata portata da un poliziotto che vigilava quella parte del penitenziario.
“ E sono stata io?”
“ I tuoi amici dicono di sì, e anche una certa Lydia Cortez. Un certo Jackson Tawson pure. Insomma sono tutti contro di te, non penso che domani al processo verrai assolta.”
“ Mi sono arresa. Posso raccontarti una cosa? In confidenza. Da compagne di stanza, quali eravamo al collegio.”
“ Spara.” Rispose Lucy, disegnando cose senza senso sulla parete. Erano completamente pieni di disegni. Ciò voleva significare che Lu era ormai da anni rinchiusa lì dentro.
“ Questo è il terzo sogno che faccio. O meglio, è la seconda volta che mi sveglio sudata perché ho fatto un incubo. La prima volta sono stata arrestata, la seconda volta, pure. E ora sono qui, e non so quanto questo possa essere reale.”
“ Credimi lo è. Quando ti ritrovi così tanto tempo in una cella, inizi a perdere la testa. Non sai quante volte ho sognato di trovarmi alle Hawaii e invece ero in questo lurido posto.”
“ Lu, non era un sogno. Era troppo reale. Ma da una parte era l’8 gennaio, dall’altra era il 28 maggio. Erano sogni ma erano reali. E ogni volta mi ritrovavo il viso di un uomo alla guida della volante che si voltava verso di me.”
“ Mio padre.” Disse Lucy ascoltando tutto il discorso al quanto contorto e surreale di Katherine. Il bello era che per Lucy tutto ciò aveva un senso.
“ Sapevo di averlo già visto! Ora fa il poliziotto? Non eravate ricchi e famosi?” domandò la ragazza.
“ Manchi da troppo tempo. New York sente la tua mancanza.”
Dopo di che ci fu un lungo silenzio. Katherine era stesa sul letto e cercava di capire che stesse succedendo. Perché non riusciva a svegliarsi da questi incubi che si susseguivano. Eppure era certa che ognuno dei tre portava qualcosa di reale con se. Certo, non pensava di essere diventata una veggente da un momento all’altro, ma sapeva che ognuno di questi portava qualcosa di vero, qualcosa che sarebbe accaduto.
Nel frattempo Lucy era seduta per terra a leggere un libro. Quei libri settimanali che portavano i poliziotti. Giusto per distrarre un po’ i carcerati. Lucy era attratta da ogni tipo di libro. E se anche quelli che leggeva lì non erano il suo genere, doveva adattarsi. Doveva sopravvivere. Il bello è che Lucy nella sua vita aveva sempre sopravvissuto.
Non aveva mai vissuto realmente. Viveva del ‘me la cavo’ e del ‘si sopravvive.’
E questo Kat lo sapeva perché si confidava ogni giorno con Lucy quand’erano al collegio. E anche se lei più volte le ha voltato le spalle, per Katherine, quest’ultima, era la sua coscienza.
Oh sì, era strano, ma era vero.
“ Tu perché sei qui?” il silenzio fu spezzato dalla domanda della ragazza.
“ Ho commesso troppi crimini e sono stata troppe volte scagionata. Ma anche i ricchi, a volte, piangono. Ne sono un esempio vivente.”
Katherine accennò un sorriso. Non le era mai capitato da quando si era trovata in questa sorta di incubo infinito.
“ Mi mancava parlare con te.” Disse Kat, dimenticandosi, almeno per un minuto, di trovarsi in un luogo completamente parallelo alla realtà.
“ Anche a me. Peccato che il tempo stia finendo.”
“ In che senso?”
“ Non è reale Kat. Tutto quello che ti sta succedendo è tutto frutto della tua fantasia. In realtà sei in ospedale. Sei caduta dalla trave mentre facevate educazione fisica. Hai avuto una commozione celebrare e stai dormendo. E’ il tuo subconscio e cose che dice Freud che io non ho mai studiato. Stai semplicemente sognando e tra pochi minuti ti sveglierai, ma, ovviamente, non ricorderai nulla.”
“ Quindi tutto questo non è reale?” negli occhi di Katherine si accese una luce di speranza che non vedeva da tempo. Si rese conto che non era stata arrestata e che era libera. Era, esattamente, libera.
“ In parte no. Realmente hai ucciso un uomo con i tuoi due amici. E poi pensavate che io t’avrei portato guai, be’ non è andata proprio così. Comunque, per il momento, non siete tra la lista degli indagati. Ma la tua amica di Atlanta, Lydia Cortez, sì. Sembra che il detective Hell dia del filo da torcere a quella povera ragazza. Che, tra l’altro, non è chi dice di essere. Non so perché mi trovo qui, ma il tuo subconscio ha voluto questo.”
“ Il mio subconscio ha voluto anche tuo padre ed Elis, Max e Lydia che mi voltavano le spalle. In tutti e tre i sogni.”
“ Hai paura che ti voltino le spalle quelle due pecorellele?”
Katherine annuì. Probabilmente erano dei segnali quelli che gli erano stati dati in questi incubi.
“ Oppure hai paura che sia tu quella che volterà le spalle?”
Kat non rispose.
“ Bene, il mio lavoro qui è finito. Non siamo nel film Una settimana da Dio ed io non sono Dio, ma mi sento un po’ così. E’ tempo di svegliarti Alice, i tuoi genitori t’aspettano.”
“ Non era La bella addormentata?”
“ Cazzo, non sono Dio.”
“ E quando ci vedremo? Dico, quando ti vedrò sottoforma di Lucy e non di coscienza o roba del genere.”
“ Lascia che io vada via. Non verrò mai a Mainland, ma, mai dire mai. Mi manca tanto il tuo fratellino.”
“ Connor? Connor è a Denver.”
“ Ti stupirai di quanto siano vicini Denver e Mainland. Ci tiene troppo per lasciarti in ospedale solo con i tuoi genitori.”
“ Connor è qui?” domandò con gli occhi luccicanti Kat. Fu proprio questo a svegliarla. A svegliarla sul serio.
“ Connor!” Urlò e finalmente aprì gli occhi. Era l’unica cosa che ricordava di tutto il discorso fatto da Lucy poco prima.

“ Oh grazie a Dio!” esclamò Katy e abbracciò la figlia che si trovava nel letto.
“ Che, che giorno è?” chiese Kat ancora molto stanca.
“ L’8 gennaio amore. Ieri sera siete ritornati da Atlanta. Max ci ha detto che avete avuto un incidente e che l’auto è completamente andata. Per quanto riguarda questo” indicò le varie fratture sul corpo di Katherine “ bè questo è frutto della tua incapacità nel fare educazione fisica.”
“ Dov’è Connor?”
“ Connor è andato a prendere qualcosa al bar dell’ospedale. Siamo qui da più di sette ore.”
“ Ho bisogno di parlare con Elis e Max.”
“ Te li faccio venire subito tesoro.” Diede un bacio in fronte a Kat e fece entrare i due.
Il trio si abbracciò e poi Katherine raccontò il suo sogno. I suoi sogni. I suoi incubi.
Il racconto fu lungo, non tralasciò nessun dettaglio. Lucy, il padre di Lucy che si riscontrava in ogni sogno, lei in carcere, Max ed Elis fidanzati – e li scappò una risata mescolata a disgusto – . Raccontò che, in un certo senso, già sapeva che Maxy aveva raccontato ai genitori dell’incidente per non dirgli la verità. Certe cose lei già le sapeva. I due, inizialmente, erano straniti. Ma la situazione era abbastanza strana per tutti.
“ il bello è che tutti mi voltavate le spalle. Quasi fossi solo io la cattiva. E tu, Elis, mangiavi in continuazione cornetti al cioccolato.” Continuò nel suo racconto Kat.
“ Non ti volteremo mai le spalle, mai. E sì, adoro i croissant.” Disse El.
Kat era convinta di questo. Non era convinta di quel che avrebbe fatto lei. Che era ben diverso.
“ Lydia? Jackson? Com’è andata a finire?”
“ Non ti sei persa granché fortunatamente. Lydia vive praticamente in centrale. Ogni giorno nella sala dell’interrogatorio, Jackson ci aggiorna ogni giorno. E poi, sì, c’è una cosa che è abbastanza grande. Ma non è niente di preoccupante.” Disse El.
“ … per adesso.” Concluse Max.
“ Cosa?” domandò Kat preoccupata.
“ Hanno trovato dei resti nel bosco. Ma non si sa ancora se sono di Eremy Gliffer.”
“ Dobbiamo scoprirlo subito.” Katherine fece per alzarsi dal letto ma fu subito bloccata dai due amici.
“ Tuo fratello è venuta apposta da Denver per vederti, i tuoi genitori da stamattina stanno pregando pur di farti risvegliare e noi siamo preoccupatissimi per la tua salute. Oggi non è il giorno in cui penseremo a questo.” Disse Max tenendo stretta la mano della ragazza.
“ Come faccio a non pensarci?”
“ Non pensarci e basta. Quando sapremo qualcosa, sarà Jackson a chiamarci e a dirci tutto. Approposito di Tawson. E’ qui.”
“ E’ stata così grave la mia caduta?” domandò sorridente Kat “c’è mezza Mainland.”
“ Noi ti lasciamo con lui. Non ti preoccupare per il resto. Ce la caveremo, come abbiamo sempre fatto.” Disse El e le diede un bacio sulla fronte. Poi i due lasciarono la sala.

“ Si può?” disse Jackson che si trovava sull’uscio della porta.

“ Entra pure.”
“ La malata come sta?”
“ La malata starà bene se tornerà a casa.”
“ E’ così bello stare in ospedale. Ti curano ogni giorno e ti danno da mangiare.” Disse Jackson appoggiandosi sul bordo del letto.
“ Come vanno le cose con Lydia? Il corpo ritrovato nel bosco?” domandò preoccupata. Sperando che almeno Jackson le desse delle risposte.
“ Lydia sta bene. E non si sa ancora di chi sono i resti. Ma non sono venuto da Atlanta fino e qui per parlare di questo. Tu sta tranquilla. Voglio sapere tu come stai.”
“ Sto bene. Io voglio sapere perché oggi, improvvisamente, a nessuno importi dell’omicidio. Fino a ieri eravamo tutti preoccupati, tutti pazzi e tutti con istinti omicidi. Ho comprato anche una pistola!” disse nervosamente.
“ Questo giorno è dedicato a te. Sei in ospedale Kat, al diavolo tutto. Il tema di oggi è Kat deve stare bene. Domani si ritornerà ad essere i pazzi e gli squilibrati di sempre, te lo giuro. Voi non siete per niente sulla lista degli indiziati, tra poco manco Lydia ci sarà più. Devi solo essere paziente e cercare di andare avanti. Almeno oggi. Pensa a te e alla tua salute.”
“ Va bene.”
“ C’è tuo fratello fuori la porta e penso che tu non veda l’ora di vederlo quindi mi dileguo. E poi ritorna a dormire. Si aggiusterà tutto.”
“ Non mi fido del tuo accento inglese. E no, non ho voglia di dormire. Ho dormito abbastanza.”
“ Iperattiva.”
“ Va via.” Sorridendo si lasciarono e finalmente entrò Connor.
“ Non sai quanto mi sei mancato!!” disse Kat cercando di alzarsi per abbracciare suo fratello.
( Evan Peters è Connor Middelton)
“ Anche tu mi sei mancata tantissimo. Non pensavo che il nostro incontro, dopo mesi che non vengo a Mainland, fosse in un ospedale. Ma meglio di niente. La prossima volta vengo per le feste di Natale, la scuola m’ha tenuto impegnato.”
“ Quanto resterai?”
“ Non lo so. Ho scuola e sto seguendo dei corsi per giornalismo a Denver. I nonni ti salutano.”
“ Ho bisogno di te in questo momento. Per favore, resta il più possibile. Non ce la faccio.”
“ Ora sono finalmente qui. Quando me ne andrò, poi ci penseremo. Domani mi farai fare una visita della mia vecchia scuola, ti dirò, un po’ mi manca.”
Katherine scoppiò a piangere. Non riusciva a reggere quella situazione e, se più  volte, si era mostrata quella più forte e quella più furba, stava crollando prima di tutti. E non sapeva se avrebbe retto quel peso. Non riusciva a fingere così bene come Elis e Max e Jackson. Pensava a Lydia e ad Eremy Gliffer. Aveva saputo il suo nome e molto probabilmente quest’ultimo aveva anche una famiglia. Pensava a tutto questo e non al fatto di essere caduta da una trave.
Connor l’abbracciò, ignaro di quel che era realmente successo.
I due restarono così per molti minuti. Erano tutti quegli abbracci mancati che servivano a Katherine. Connor era l’unica cosa buona di quella giornata. Apparte la visita inaspettata e surreale di Lucy sottoforma di coscienza.

Dopo due ore a girare continuamente canale per trovare un programma decente da guardare in quella cella chiamata ospedale, il telefono di Katherine squillò.
Era Lucy.
“ Lucy!” disse Kat.
“ Caterina!” rispose Lucy dall’altra parte della cornetta. Era solita chiamarla così. A volte. Quando le girava.
“ Mi sei mancata!”
“ Oh, che strano effetto sentirtelo dire. T’ho chiamata giusto per sapere come stavi. Sai, ho saputo da fonti che sei in ospedale. Ci tengo sempre a te. Nonostante tutto.”
“ Connor te lo ha detto? Comunque sto bene, piuttosto a te come va?”
“ Quel ragazzino ha ancora una cotta per me, da quando lo baciai quella volta a New York. Io sto benone, si sopravvive.”
“ Sempre.”
“ Qualche volta sempre ci vediamo Caterina, non vedo l’ora di fare una rimpatriata. Una delle nostre.”
“ Non vedo l’ora. Sei sempre a New York?”
“ Sempre. Sfilate di qua, sfilate di la. Si punta sempre in alto. Proprio ora mi stanno chiamando per un servizio fotografico, ci sentiamo.”
“ Sì. Aspetta, ma tuo padre ora fa il poliziotto?”
“ Sì Caterina, ha cambiato lavoro. Si cambia pur di non sprofondare nella monotonia assoluta. Perché?”
“ Curiosità personale.” Kat sorrise. Consapevole di aver ragione. Quei sogni nascondevano frammenti di realtà. E questo la incuriosiva e la faceva rabbrividire al tempo stesso.
Continuò la sua serata guardando stupidi show in tv. Cercava di abbandonarsi alla realtà dei fatti. Cercava di dedicare, almeno quella serata, a se stessa.

“ Hai finito con quel telefono?” domandò un poliziotto.
“ Oh sì, sì. Grazie per avermi fatto usare il mio telefono.” Rispose Lucy.
“ Ringrazia tuo padre. Ritorna in cella.”
“ Subito capo.” In lontananza si vide una ragazza, con una tuta arancione, che si apprestava a ritornare nella sua cella. Questa volta era sola, a farle compagnia non c’era nessuno, c’era solo un libro. Lo stesso che stava leggendo nel sogno di Katherine. Lucy era finita dietro le sbarre e la condanna? Essere stata scagionata troppe volte per errori commessi in passato.
“ Ti ringrazio papà.”
“ Per quale delle tante cose?”
“ Per avermi fatto usare il telefono, Katherine non deve sapere la verità.”
“ Non deve sapere nemmeno che me l’hai fatta incarcerare e le hai fatto vivere praticamente l’inferno?”
“ Lei crede che sia un sogno. Lascia che creda così.”
“ Giusto perché per farla addormentare, l’hai fatta cadere dalla trave del penitenziario. I genitori credono che sia successo a scuola. Ho dovuto confermare tutte le stronzate che mi hai fatto dire, sennò finivo in carcere.”
“ Doveva assaporare la vita da carcerata.”
“ E perché mai?”
“ Perché tra poco la vivrà nel quotidiano. L’ho aiutata a superare tutto.”
“ Facendole credere di trovarsi in un sogno e di trovarsi in prigione per finta, quando era vero?”
Annuì.
Da questa conversazione si dedusse che Katherine aveva fatto tanti sogni e tanti incubi, ma che l’ultimo era reale. Si trovava davvero in una cella per colpa del padre di Lucy e di Lucy stessa. Tutto per abituarla a quello che sarebbe successo realmente giorni dopo.

FINE EPISODIO

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Capitolo 10
*** 1x10 Dopo il mio sangue ***


1x10 – Dopo il mio sangue.
“ E questa è la mensa della Becker High School. Quanto ti è mancata da per niente a per nientissimo?” domandò sorridente Katherine a suo fratello Connor che, nel frattempo, aveva abbandonato i suoi studi Denver per dedicarsi completamente a sua sorella e alla sua famiglia.
“ Questa scuola è molto meglio della mia. Non ci sono i gabinetti.” Disse.
“ Giura?!” chiese sbalordita Kat pensando di distrarsi parlando con suo fratello di cose completamente futili, ma così non fu. Il pensiero fisso della ragazza era Eremy Gliffer e Lydia Cortez.
“ Connor, qual buon vento!” si intromise Elis che era appena uscita dall’aula di criminologia. E no, non per fare criminologia. Per niente.
Per El sembrava che tutto fosse ritornato alla normalità. Jackson li chiamava soltanto per sapere se avessero passato il sabato ad Atlanta o se sarebbe dovuto venire lui a Mainland, Max si stava occupando dell’ultimo articolo del giornalino della scuola e per lei e Mick Pakkins c’erano solo cose positive. Lydia Cortez non li sentiva da tempo ormai, non si sapeva cosa fosse successo a quella ragazza e alla sua vera identità. A sentirla erano solo Max e Jackson.
Max per suo interesse mentre Jackson per questioni legate all’omicidio e alla polizia in generale.
Dopo che Katherine fu dimessa dall’ospedale, per i ragazzi ci furono solo buone notizie. Partendo dai rapporti sentimentali per arrivare a Lydia e all’assoluzione di quest’ultima. Nessuno più credeva colpevole la Cortez, anche Hell ci aveva perso le speranze nel chiudere il caso di Eremy Gliffer.
Katherine però si sentiva ogni giorno di più in colpa nei confronti di Lydia. L’aveva trattata male, l’aveva minacciata di morte e poi non l’aveva aiutata nemmeno personalmente nei suoi interrogatori. Tutta la sua cattiveria nei confronti di quella povera ragazza si era trasformata in frustrazione. Aveva bisogno di chiederle scusa, a tutti i costi. Sarebbe andata fino ad Atlanta – città che non vedeva più dalla notte del delitto – se ce ne fosse stato bisogno.
“ Ma se mi hai visto all’ospedale, e ieri a pranzo, e l’altro ieri a pranzo, e giovedì scorso al locale di fronte casa tua?” Connor era sempre stranito dalle parole di Elis.
“ Non pensavo che restassi più di una settimana qui a Mainland, ci verrei io a Denver, amico mio.” Rispose Elis.
“ Tu hai da fare con il tuo bel professore di criminologia, che ci vieni a fare a Denver? E comunque avevo nostalgia di casa. Si ritorna sempre dove si è stati bene.” E cominciò a ridere, consapevole di aver usato una frase del film che Elis amava tanto.
“ 16 anni e già così saggio. Approposito di Mick Pakkins, avrei da fare delle confessioni, Kat.”
“ Sai cosa?” disse Kat con i suoi mille buoni propositi che viaggiavano nella sua buona testa “ dovremo tutti fare delle confessioni. E quindi ho deciso che oggi andremo tutti a casa di Lydia e faremo tutto quello che avremo dovuto fare da tempo.”
“ Ad Atlanta?” domandò stupida Elis. Erano settimane che non vedevano la Cortez e quella stessa città. Avevano preferito stare lontane per un po’, tranne Max che andava lì regolarmente per far compagnia a Lydia.
“ Lydia? Lydia chi?” chiese Connor.
“ Oh ti piacciono sempre le ragazze eh?”
“ Io davvero non ti capisco Elis. 10 anni che ti conosco, 10 anni a capirti.” Gli diede un bacio sulla fronte e salutò tutti allegramente, Connor restò impassibile a quel bacio affettuoso che gli aveva lasciato El e preferì andar via senza proferire parole. Katherine restò lì a pensare a tutte le scuse che avrebbe dovuto dare a Lydia.


“ Caterina!” disse dall’altra parte della cornetta una voce al quanto familiare. Era Lucy! Ormai le due ragazze avevano appuntamenti fissi per sentirsi a telefono. Da quella chiamata in ospedale non si erano lasciate più. Kat, perché, pensava che Lucy fosse sul serio la sua conoscenza, mentre quest’ultima aveva bisogno di un supporto morale per superare gli anni di galera che le avevano dato, anche se Katherine non sapeva ancora nulla di tutto ciò.
“ Lu! Come vanno le cose lì a New York?”
“ Benone. Si sopravvive. Avevo intenzione di farti visita proprio in questi giorni, ma la mia agenzia mi tiene impegnata fino alla fine dell’estate.”
“ Sul serio? Ma se l’estate non è ancora cominciata! Mi dispiace tantissimo, comunque. Spero che avremo modo di vederci il più presto, sai da quanto non ci facciamo una chiacchierata come si deve? Agganci sempre dopo un tot. di ore, sembra che sei in carcere.” E da qui scoppiò una grassa e sana risata, inconsapevole di dire una mezza verità.
“ E io che pensavo che ci stessi tu dietro le sbarre, mi son dovuta ricredere Caterina!”
“ Dietro le sbarre?” cominciò una risata nervosa che durò per ben due minuti “sono la stessa persona di sempre Lucy, solo con qualche annetto in più e qualche bigliettone da cento nel portafogli.”
“ Come hai detto tu, il dovere mi chiama e i miei minuti son finiti. Figghins vuole delle foto di me che vado in barca, come faccio a dir di no? Ti aspetto per un aperitivo qui nella grande mela.”
“ Puoi contarci, ciao Lu.”
“ Ti ringrazio ancora.” Disse Lucy tornando nella sua cella e posando il suo telefono nello scatolone.
“ Devi ringraziare sempre tuo padre, l’agente. Senza di lui queste bugie non le reggeresti. Fa in modo che tuo padre non venga licenziato solo per farti contenta.”
“ Sissignore!”

Nella cucina dei Middelton si respirava un’aria completamente positiva e felice. Quasi come se tutti sapessero che Lydia Cortez fosse stata scagionata dal caso Eremy Gliffer.

Dalla finestra si udì un suono. Era la voce di Max che gli era andato a fare visita, come era suo solito fare ogni martedì, per il gruppo studio con Katherine.
“ Buongiorno Maxy!” disse Katy contento di vederlo. Era una sorta di divinità paradisiaca che avrebbe aiutato Katherine a ritornare nel mondo dei buoni.
“ Buongiorno signora Middelton. Kat sta di sopra?”

“ Kat sta sempre lì. A rimuginare su qualche omicidio commesso.” E rise.
“ Scusi?”
“ Ho detto omicidio? Sai com’è, oggi non azzecco una parola. Ad ogni modo, ti aspetta sopra con il vostro gruppo di studio. Ma ci sarà del tenero tra di voi e me lo nascondete?”
“ Non si preoccupi signora Middelton, siamo solo amici.”
“ Il contrario Maxy. Non mi preoccuperei se foste fidanzati.”

Max salì al piano di sopra e vide che la camera di Katherine era completamente al buio e che lei era nel letto a farsi quelle buone due ore di completo sonno. Inizialmente fu sopraffatto da una risata più che altro tenera, poi, guardando il suo telefono, si accorse che era acceso e sulla schermata compariva il numero della Cortez.

“ Perché hai intenzione di chiamare Lydia?” domandò nervosamente Max.
A questo punto Katherine si svegliò e senza nemmeno domandargli del perché fosse lì o del perché l’avesse svegliata lo rispose.


“ Ho bisogno di chiederle scusa per tutto quello che le ho fatto passare in queste ultime settimane. Con la morte di Eremy Gliffer, con l’interrogatorio alla centrale di polizia, con le minacce di morte! Maxy, ho bisogno di parlarle!”
“ Lo sai no che non vi vuole più vedere?”
“ Lo so, ed ha tutte le ragioni del mondo. Io voglio soltanto chiederle scusa per tutto quanto, voglio soltanto essere ascoltata per dei pochi minuti, se anche dopo le mie scuse non vorrà più vedermi allora io me ne andrò e non mi farò più viva. Ma glielo devo.”
“ E come hai intenzione di chiederle scusa se manco ti vuole guardare in faccia?”
“ Be’, per quello ci sei tu. Oggi, avevo intenzione di andare a casa sua. Poche, piccole frasi, e me ne andrò. Lo giuro.”
“ E il gruppo di studio?” domandò Max scocciato da questa situazione.
“ Max…”

“ Busso io o bussi tu?” domandò Kat ad Elis. Si ritrovavano fuori la porta della casa di Lydia. Entrambe avevano le mani sudate ed erano un po’ preoccupate della reazione della Cortez. Max, nel frattempo, era a parcheggiare l’auto nel vialone. Avrebbero aspettato lui prima di bussare. Forse Lydia si sarebbe addolcita grazie alla chimica che aveva con Maxy.
“ Bussa Max!!” dissero prontamente le due.
Così lo fece e ad aprire fu proprio lei.


“ Cosa ci fate qui?”
“ Abbiamo bisogno di parlarti. Te ne prego.”
“ Di cosa?” domandò scocciata ed infastidita Lydia.
“ Facci entrare, ti giuriamo che non succederà niente.”
“ L’ultima volta che mi avete giurato una cosa simile stavo per finire dietro le sbarre. Che dite, mi fido? DI NUOVO?”
“ Ti prego Lydia, ascoltale.” Disse Max con tono placato. Sapeva che avrebbe sempre funzionato.
“ Un minuto, non di più.”
I tre entrarono in casa della Cortez. Era rimasto tutto come lo avevano lasciato quella notte. Le stesse mattonelle, lo stesso salone, le stesse tende. Tutto uguale. E quello le faceva rabbrividire.
Elis entrando si ricordò di quella volta che si accasciò sul divano e si chiese che senso avesse vivere dopo aver ucciso un uomo. Max ricordò il momento in cui ascoltò la chiamata tra Lydia e suo fratello e scoprì la verità. Katherine ricordò la pistola e i ricatti. Era diventata una cattiva persona. Era stata davvero una delle più spietate, eppure non erano passati mesi, al massimo qualche settimana dall’ultima volta.


“ Voglio chiederti scusa. Per averti minacciato, per averti messo in questo casino e per non averti dato un aiuto di persona. Volevo farti aiutare da Jackson perché non avevo il coraggio di guardarti in faccia dopo che fosti interrogata.”
“ Com’era? I poveri in galera e i ricchi fuori dalla bufera. Eppure è così.” Disse sorridendo Lydia stanca di tutto quello che aveva passato. Delle settimane passate in centrale, delle settimane a pensare di aver coperto degli assassini. Voleva cambiare vita, completamente.
“ Ascoltami. Scusami Lydia, scusami per tutto. Non meritavi tutto quello che ti era capitato e che ti sta capitando tutt’ora. Spero tu possa perdonarci. E dimenticare.”
“ Non t’assicuro il perdono. Ma sono sicura di non poter dimenticare, tutto quello che è successo. Cercherò di non pensarci, sì. Ma dimenticare?! Dimenticare le settimane d’inferno che ho passato? Dimenticare il fiato sul collo del detective Hell? Quello è impossibile. Io non so come hai passato tu, queste tre settimane, io però non ho vissuto. Ed è brutto per una persona privarsi della propria vita, sai? Non te lo auguro. Nemmeno a te, El. A nessuno di voi. Ma ho deciso, allo stesso tempo, di dover essere leale anch’io con voi. In fondo la vostra porca figura l’avete fatta. Ebbene, ora tocca a me.
Mi chiamo Ursula Lydia Cortez, e vengo dal Messico. Non ho mai avuto un marito, e quei bimbi che avete visto la prima volta che siete entrati in questa casa sono miei ma sono stati concepiti da una relazione, finita male. Anzi, mai cominciata. Ero una barista nel New Messico, mi guadagnavo da vivere, frase che non avrai mai sentito immagino. Comunque, un giorno, quei giorni di spring break, insomma. Un uomo mi violentò. Era ubriaco fradicio ed era uno stronzo, massì che lo era. Da lì restai incinta. I miei figli sono gemelli. Ne sfornai addirittura due. Non avevo mia mamma e mio padre al mio fianco, solo mio fratello. Ora la custodia è la sua. Dicono che io non sia in grado, ma questa è un’altra storia. Li vedo ogni giorno, però. E questo mi basta. Non sono pronta a fare la mamma, anche perché ho qualche anno di differenza con voi, credetemi. Ho deciso di cambiare vita trasferendomi ad Atlanta. Ora la mia vita qui è finita. Dopo questo accaduto non mi sento nemmeno più una cittadina di questa città. Andrò a Parigi, mi sono iscritta ad un college. E non so a voi quanto possa interessare, ma cazzo diciamole tutte le cose ormai. Parto stasera e Max sapeva già tutto. Sì, anche della violenza. Non voglio la vostra compassione, mi farebbe ridere una cosa del genere, dopo una settimana di minacce da parte tua Kat, e tua El. Ve l’ho detto perché non mi piace lasciare le cose a metà.”
“ Dovresti chiederci scusa per aver mentito.” Disse Elis sorridendo.
“ Ma sei seria?” domandò sarcasticamente Lydia.
“ Serissima, URSULA.” I quattro scoppiarono a ridere. Dimenticandosi, per un attimo, di tutto. Del completo disastro.
“ L’unica cosa che posso augurarti è buona fortuna Lydia. Che tu possa trovare la felicità che non hai trovato né qui né in New Messico.”
“ Ti ringrazio. Tutto sommato non eravate poi così tanto male. Apparte le tue uscite da istinto omicida.” E risero di nuovo. Ci furono pochi giorni in cui i quattro ridevano liberamente, forse per la situazione in cui si trovavano, forse perché non erano mai stati così legati. Ma ora lo erano. Dopo quelle confessioni erano tutti legati, e non più da Eremy Gliffer. Non erano legati più da un omicidio ma da una forte amicizia che non li avrebbe mai abbandonati.
“ A questo punto devo dirvi una cosa anch’io…” disse El timorosa “sto con il professore Mick Pakkins. Ormai è un mese, o forse due, o forse tre. Ora penso che sia meglio ritornare a casa!!”
“ ELIS EVERWOOD….” Cominciarono i tre all’unisono..

 

“ Tu che non mi dici di Mick… oh, la pagherai cara mia.” Disse Kat lungo il tragitto verso casa.
“ Non era facile dire di stare insieme ad un professore subito dopo aver ucciso un uomo. Troppi reati in un solo giorno.”
“ Tralasciando la testa vuota di El. Tu Maxy? Intendo, con Lydia?” domandò Kat, ora però era seria.
“ Ma sai com’è quando non è destino lo si capisce subito. Già che c’eravamo conosciuti in quelle circostanze, suvvia. Ma poi la prima volta che le ho parlato è stato perché era il nostro ostaggio, ERA IMBAVAGLIATA! Non avrebbe funzionato comunque. Ha due figli, ha una storia pesante dietro, e ultimamente aveva passato l’inferno, aveva bisogno di cambiare aria. E nella sua nuova aria io non c’ero. Non sono mai stato in programma per una come lei. E per quanto mi piacesse starle vicino, lei ha bisogno di meglio ed io lo stesso. Farà parte sempre di un capitolo della mia vita. Ed io della sua. Ma ora ho cambiato pagina, e lei non c’è più. E’ finito il capitolo, è finito il nostro periodo di merda ed è finito con Eremy Gliffer. E’ finita, ora sul serio. Non pensate che questa sia una cosa positiva?”
Le due sorrisero consapevoli che il loro amico tutti i torti non aveva. Al diavolo tutte le storie finite male, sarebbe andata meglio, anche questa volta.

PENITENZIARIO DI ATLANTA.
“ Lucy, c’è una visita per te.”


“ Perché? Qualcuno sa di me in carcere?” domandò stranita la ragazza al poliziotto, che era anche un suo amico.
“ Il tuo amico Lu, quello con i riccioli.”
“ Ah, ora mi è più chiaro Bobby.”
“ Hai 25 minuti, non di più.”

“ Connor!!” Lucy appena lo vide cercò di abbracciarlo, ma il tutto era impossibile. Erano divisi da una vetrata e potevano parlare solo attraverso un telefono. Almeno si vedevano. E questo era l’importante. Potevano addirittura darsi la mano, ed era un gran passo avanti.


“ Mi manchi! Quando sarà il tuo processo?” domandò Connor preoccupato.
“ Al più presto. Spero solo che mi sconteranno gli anni e non li aumenteranno. Odio questa gabbia e ho voglia di vedere tua sorella e ho voglia di vedere te. Le hai detto che stiamo insieme?” domandò Lucy al ragazzo.
“ Non ancora. Avrò tempo di dirglielo, ora voglio solo che stai bene. Mi manca tutto di te. Torna presto, ti prego.”
“ Te lo prometto Connor, ti prometto tutto. Tu fai star bene Katherine, se lo merita. Ne ha passate tante.”
“ Mi dirai mai cosa ha passato mia sorella in questi ultimi mesi che sono stato a Denver?”
“ Quando sarà pronta te lo dirà stesso lei. Ebbene, Denver. Quando hai intenzione di ritornare a casa?”
“ Dopo il tuo processo. Penso che ritornerò lì e poi ritornerò di nuovo qui. Mainland è comunque casa mia, ci sarà sempre un posto per me.”
“ Mainland è casa tua, ma cosa mi dici di Atlanta? Non potrai dire per altri 3 anni che vai a comprare il pesce ad Atlanta. Sei poco credibile.” E sorrise. Adorava sorridere e lui adorava riuscirci nonostante quelle circostanze.
“ Lucy, si ritorna in cella!” disse un poliziotto che era lì per sorvegliarli.
“ Devo scappare, ti amo.”
“ Sempre.”

“ Il suo passaporto e il suo biglietto, per favore.”
“ Ecco a lei.” Lydia poggiò le sue cose dinanzi al bancone.
“ La sua destinazione signorina Elena Cortez?”
“ Parigi.” Rispose con occhi sognanti. Era diventata un’altra persona. Ora non esisteva più Lydia e nemmeno Ursula, c’era solo Elena. Una nuova lei.
“ Buon viaggio.”
“ La ringrazio.”
Lydia, poi, si sedette su una sedia che si trovava nella sala d’aspetto e aspettava soltanto la chiamata. Era eccitata e allo stesso tempo un po’ malinconica, si lasciava alle spalle tante cose. E queste tante cose le avevano portato sia qualcosa di negativo che qualcosa di positivo. Pensava a Max e pensava che forse, in un'altra vita, ci sarebbe stato un futuro per loro due. Che si volevano tanto. Dal primo sguardo.
D’improvviso squillò il telefono e vide sul display il nome di Max.
“ Ehi!”
“ Lydia. Avevo bisogno di dirti addio, un’ultima volta. Mi mancherai e spero tu possa fare tutto ciò che non hai potuto fare qui.”
“ Lo spero anch’io. Addio Max.”
“ Addio.”
“ E mi raccomando, trattamele bene quelle due. Hanno un cuore così gentile. Io c’ho visto in ognuno di voi un animo così nobile e sembrerà assurdo, ma c’è del buono in ognuno di voi. Mi fai diventare vecchia ogni volta che ti parlo.”
“ C’è del buono anche in te. Non ti dimenticherò mai.”
“ Come potresti? Mi assocerai sempre ai ricordi più brutti della tua vita.”
“ Non è così. Anzi, ti ricorderò come un qualcosa di bello che è arrivato proprio al momento giusto. Ed è per questo che non ti ringrazierò mai abbastanza.”
“ Sembra brutto se ti lascio con un ti amo?”
“ Non c’è frase più appropriata. Dalla prima volta.”
“ Fino all’ultima. Addio Max, ti ho amato. Sul serio.” Dicendo questo sorrideva e singhiozzava allo stesso tempo.
“ Un appuntamento a Parigi nessuno me lo toglie. Non abbiamo avuto il nostro finale, ma in un’altra vita, in un altro corpo forse, io sarò il tuo destino e tu il mio.” Poi rise di gioia.
“ E allora questo non è un addio. Ci rincontriamo in una prossima vita.”
“ Non vedo l’ora.” E attaccò.
A questo punto la vita da Lydia Cortez l’aveva completamente abbandonata. Ora c’era lei, Parigi, e una nuova identità da darsi.
Sorrise piangendo.

“ Ultima chiamata per i passeggeri per il volo di Parigi. Dirigetevi immediatamente all’imbarco numero 32, grazie.”
Lydia alzò i tacchi e arrivò al suo imbarco. Si girò e non vide nessuno. Aveva già lasciato e aveva già detto addio a chi doveva. Ora c’era una nuova vita dinanzi a lei.
“ Posso vedere il suo passaporto e la sua carta d’imbarco? Grazie.”
Dopo di che, lei salì. E Lydia Cortez finì…
DEL TUTTO.
L’aereo della compagnia Americana che era in partenza per Parigi si è schiantato in alta quota contro un aeroplano di linea che si dirigeva, pare, proprio nella parte opposta dell’aereo. Morte 150 persone tra cui francesi ma soprattutto molti americani. Diciamo addio a tutte le persone vittime di questo orrore. Siamo vicini a tutti i familiari. Da Atlanta News è tutto, linea a te Jack.
Queste erano le parole che risuonavano in una vecchia tv del penitenziario di Atlanta. Lucy vide tutto e pregò per quelle povere vittime, ignara che lì sopra c’era proprio quella Lydia Cortez.


FINE EPISODIO

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