Una donna

di SabrinaSala
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Il rifiuto ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Affermazione ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Il rifiuto ***


Capitolo 1 – RIFIUTO
 
“E’ questo che significa essere donna? Solo questo?”
Oscar avvertì le lacrime seccarsi sulle guance ardenti, il sale pizzicarle la pelle, insinuarsi tra le labbra serrate. Aveva smesso di piangere, finalmente. Non aveva fatto altro in quei maledetti giorni… prima Fersen, poi questo.
Lentamente, il respiro tornava regolare. Calmo, profondo... Il cuore gonfio di tristezza. Lei vuota. Sfinita.
Cosa le faceva più male? Il rifiuto di Fersen, l’idea di non poter cambiare la propria natura, troppo fragile per piacerle, o l’inaspettata dichiarazione di André, aggressivo e prepotente con non era mai stato?
Difficile capire quale sentimento avesse la meglio… Avvilita. Umiliata. Furiosa. Ecco come si sentiva.
La testa sul cuscino,  immobile sul letto dove lui l’aveva lasciata prima di congedarsi… Nelle orecchie la sua  voce rotta dal pianto a prometterle che mai più, mai più le avrebbe fatto una cosa del genere…  
Dopo la discussione, le urla, la stanza era piombata nel silenzio. Il lembo di stoffa bianca della sua camicia, pallido cimelio di un’aggressione sventata,  scivolato a terra accanto al letto.
Oscar, gli occhi ancora sbarrati di chi proprio non capiva, strinse lievemente il bordo del lenzuolo che copriva pudico le sue nudità. Avvampò al pensiero dello  sguardo febbricitante di André sul suo seno esposto. Primo uomo ad averle messo gli occhi addosso, le mani addosso… ad aver sigillato le sue labbra con un bacio, duro, urgente. Avrebbe voluto urlare, afferrarlo ancora per il bavero, schiaffeggiarlo e sfidarlo urlandogli in faccia tutto il proprio rancore. Come aveva potuto ferirla in quel modo! Ferire il suo orgoglio, gettare tra le spine il suo amor proprio, con le parole prima ancora con quelle azioni assurde e sconsiderate… Proprio lui che doveva conoscerla meglio di chiunque altro.
Si massaggiò i polsi, valutando la forza di André. Il moto di ribellione lasciò il posto alla costernazione e per un attimo vinse la vergogna.  Aggrottò la fronte. Chi era l’uomo che le stava accanto? Dove e quando aveva smesso di essere il suo caro amico d’infanzia e si era trasformato in un amante respinto? In un uomo dalla forza bruta e dal desiderio incontrollabile? Dov’era stata lei per non accorgersi di niente, per non aver colto mai neppure un segnale… Una vita passata tra gli uomini e non si era accorta di niente!
Quando aveva smesso, quell’uomo, di vederla come una sciocca e capricciosa ragazzina un po’ avventata e aveva iniziato a guardarla con gli occhi dell’amore? Facendole l’oggetto del suo desiderio, un desiderio fedele e profondo?
Abbassò le palpebre pesanti.
André…
Indugiava anche lui sui suoi tratti come lei indugiava su quelli di Fersen? Soffriva come lei nell’essere ignorato mentre anelava solo uno sguardo, un cenno, un sorriso?  
Un cerchio alla testa le impediva di ragionare lucidamente. Più cercava di non pensare e più le immagini di loro due assieme si paravano davanti ai suoi occhi stanchi, innervosendola perché rivestite di un nuovo e sconcertante significato…
Cosa aveva detto? Non riusciva nemmeno a pensarci. Impossibile! E il dolore diventava ancora più forte mescolandosi ad un malessere incomprensibile.
“Vivi come una donna, Oscar!” le aveva urlato quel giorno lontano… Che fosse già innamorato di lei? Già da allora?
Le risate e le discussioni, i duelli, la complicità e quella cara, vecchia intimità che c’era tra loro. Il cameratismo…  Bugie! Tutte bugie?
Provò una rabbia sorda.
Come aveva potuto mentirle in quel modo… Come! E accompagnarla sempre, prendersi cura di lei, vederla struggersi d’amore per un altro, umiliarsi per un altro, mentre lui…
Stupido! Stupido André!
Non poteva nemmeno odiarlo… Sofferenti entrambi per un amore impossibile.
Come lei aveva colto l’attimo per rivelare i propri sentimenti al conte di Fersen così lui, vedendosela scivolare via di mano, quella sera,  era stato colto dal panico. Lo capiva… lo capiva fin troppo bene. Adesso.
“Come hai potuto, André…” mormorò “Come hai potuto resistere a tanto…”
Non poteva odiarlo… No. Eppure non poteva amarlo.
Emise un sospiro leggero.
Perché essere donna faceva tanto male?
Non era tutto più semplice per un uomo? Padrone della propria vita, dei propri desideri… indipendente da tutto e da tutti.  Libero di scegliere e di vivere…
Si sollevò dal letto.  Raggiunse l’ampia vetrata che dava sul cortile interno del Palazzo e tirò con uno strattone i pesanti tendaggi rimanendovi aggrappata per un breve istante. Strinse la mano sulla stoffa morbida. Forse André aveva ragione… Una donna sarebbe rimasta sempre una donna… Una rosa non sarebbe mai diventata un lillà… Lei, Oscar, sarebbe sempre rimasta  Oscar. Un uomo. E nessuno avrebbe più scorto in lei la giovane donna che moriva in quello stesso istante, annegando tra le lacrime del suo cuore…  

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Affermazione ***


Capitolo 2 – AFFERMAZIONE
 
Oscar si rassettò l’uniforme, passando le dita sottili sugli stessi bottoni che mani più grandi e frenetiche avevano slacciato solo qualche ora prima.
Nell’intimità del proprio alloggio, aveva finalmente il tempo di raccogliere i pensieri, le idee…
Scoprì il sorriso che le increspava le labbra e si diede tacitamente della sciocca accorgendosi poi che anche i suoi occhi sorridevano nella penombra della stanza. Si passò una mano tra i capelli ancora scarmigliati ripulendoli dei fili d’erba che vi si erano aggrappati, tenaci. Sorrise ancora. Non poteva farne a meno. Era un impulso irrefrenabile. Un moto istintivo. Cercando di ricomporsi, si impose una maschera severa, un’aria crucciata. Attraversò con due lunghe falcate la stanza fino a raggiungere la finestra. Nel cortile della caserma, due soldati parlottavano tra loro sviscerando chissà quale argomento… Fissando quelle uniformi blu, il pensiero corse immediatamente a lui… al suo uomo… al giovane e affascinante soldato che quella notte l’aveva fatta sua. Donna per la prima volta.
Sentì il rossore imporporarle le guance. Si rimbrottò. Diamine! Non era più una ragazzina… e a dire il vero non lo era mai stata, non nel vero senso della parola. Eppure, quella sensazione di euforia mista ad un pizzico di imbarazzo non voleva abbandonarla. Il pensiero tornò ad André… All’uomo che aveva prima rifiutato freddamente e poi cercato. Voluto. Era stato tutto così naturale… Loro due soli, staccati dal gruppo. E la sensazione che tutto il suo mondo fosse lì, quella notte, in quel bosco immerso in un’ oscurità  appena rischiarata dal chiarore incostante delle lucciole… E il suo mondo era lì, davvero. Perché André era lì. Come sempre, al suo fianco. Guardarlo negli occhi, chiedergli perdono e confessargli il proprio amore era stato un tutt’uno. E il suo silenzio, il suo sguardo innamorato, erano valsi più di mille parole… Poi il suo profumo, le sue mani, il suo corpo giovane e vibrante, il solletico dei suoi capelli sulla pelle nuda… Avvampò. Possibile le mancasse già così tanto? Illogico. Eppure…
Socchiuse le palpebre e le sembrò di avvertire ancora quelle dita sfiorarle il collo prima che la mano accogliesse la sua nuca, stringendo forte i suoi capelli biondi, come a volerla trattenere, assicurandosi che non se ne andasse, sfuggendogli ancora. Le labbra dolci e voraci ricoprirla di baci ardenti. Il suo cercarla, con l’urgenza di un uomo innamorato e disperato… felice e incredulo al limite della follia. E come se non fosse stata la prima volta, la prima volta di tutto, il suo corpo rispondere senza alcun indugio prima seguendo, poi conducendo quella danza rituale.
Morire e rinascere ogni volta tra le braccia di un uomo. Il suo respiro. I suoi gemiti… Questo significava essere donna?
Accaldata, Oscar portò le mani dietro la schiena, dritta come un fuso, e continuando a seguire il gesticolare dei due soldati in cortile ripensò alla propria vita e alle scelte che l’avevano condizionata.
“Una rosa sarà sempre una rosa, non sarà mai un lillà…”  quante volte aveva ripensato a quelle parole con astio inespresso. Quante volte aveva rinnegato la propria natura nel tentativo di rincorrere una qualche idea di libertà, ma forse solo nel vile tentativo di non soffrire? Non soffrire più, per amore…
“Una rosa sarà sempre una rosa…” mormorò e la consapevolezza di essere donna, di esserlo sempre stata, si ammantava ora di una singolare serenità.
Uno scalpiccio di passi nel corridoio la distrasse da quei pensieri. Voltandosi, fissò la porta per qualche istante prima di raggiungere la scrivania, intingere la penna nel calamaio e vergare un paio di righe su di un foglio che poi assicurò in una busta chiusa con la ceralacca. Lasciò la busta sul piano di legno scuro, in bella vista. Qualcuno gliel’avrebbe consegnata…
Si assicurò la spada al fianco sinistro, un gesto consueto, e si avviò alla porta.
La Francia stava preparandosi a vivere i momenti più difficili di tutta la sua lunga Storia… Momenti che avrebbero cambiato la vita di milioni di persone per sempre.
Lei, a momenti, avrebbe rivisto André… Il suo André.

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