Come Facciamo Una Famiglia

di Supreme Yameta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Visita in Ospedale ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno Del Grande Eroe ***
Capitolo 3: *** A Cena con Naruto e Hinata ***
Capitolo 4: *** Il Momento delle Responsabilità ***
Capitolo 5: *** Hiashi Hyuga: Padre, Suocero e Nonno ***



Capitolo 1
*** Una Visita in Ospedale ***


 

Salve a tutti! Ebbene sì, potete crederci o meno, ma anche io ho deciso di omaggiare la più splendida coppia dell’universo creato dal maestro Kishimoto con uno dei miei piccoli lavori. Sono assolutamente certo che abbiate già letto delle storie peggiori di questa, ma anche moltissime che saranno reputate migliori ed è una cosa perfettamente lecita; comunque, uno intanto ci prova a mettere in parole qualche sua idea, forse ci azzecca pure e riesce a intrattenere i lettori: lo spero proprio.

 

 

Passiamo adesso a questa storia. Si tratta di una raccolta di eventi che possono coinvolgere la vita dei nostri due beniamini, spero di riuscire a essere divertente abbastanza da tenervi incollati al racconto. Del resto, non voglio anticipare nulla, per tanto vi lascio alla lettura.

 

 

Sakura era appena entrata nel laboratorio analisi dell’ospedale, era sommersa dagli impegni, dopo che Tsunade le aveva affidato la direzione dell’ospedale del villaggio, per tanto, Sakura doveva accertarsi che ogni cosa funzionasse a dovere. La vita di un medico non l’aveva mai impensierita, sebbene ci fossero orari massacranti e la massima reperibilità, persino per lei, nella posizione di dirigente che ricopriva.

Tuttavia, in quel periodo la sua mente andava oltre alle scartoffie, poiché quella fase della sua vita, si stava dimostrando essere la più bella di tutte, sia a livello professionale, che a livello personale. La sua relazione con Sasuke andava a gonfie vele, nonostante le continue assenze di quest’ultimo per lunghi periodi, tuttavia, di quei tempi, Sasuke era piuttosto presente al villaggio e a lei faceva molto piacere passare del tempo con lui. Proprio per quella ragione, Sakura non riusciva a non pensare alla proposta che Sasuke le aveva fatto quel mattino, prima che si recasse a lavoro.

«Non riesco ancora a credere che Sasuke mi abbia proposto di andare a cena. In pubblico poi. Che bello! Sta finalmente iniziando a esternare i suoi sentimenti.» pensò Sakura tutta contenta.

La sua mente venne distolta dal richiamo di un collega.

«Qui ci sono i documenti che mi avevate chiesto. Tutti i risultati sono positivi.» disse l’uomo.

Sakura allora tornò alla realtà, un poco triste dal fatto che dovesse anteporre il suo spirito da ragazzina innamorata a quello di donna in carriera.

Sakura afferrò le cartelle e sorrise al collega.

«Grazie mille, dottor Mibari.» disse la ragazza.

Inoltre, nel tentativo di volere risultare educata e premurosa nei confronti dei suoi subordinati, la dirigente dell’ospedale, dottoressa Sakura Haruno, si mise a fare delle domande personali.

«Allora. - incominciò. Come sta sua moglie, Yumiko? E il lavoro?»

Il dottor Mibari si staccò lentamente dal suo microscopio e osservò il superiore con tono abbastanza sorpreso, gli avevano sempre parlato del rude temperamento della dottoressa Haruno, tanto che era considerata persino peggiore del Quinto Hokage, quindi mai si sarebbe immaginato un tale tatto da una come lei.

«Molto bene. Grazie per l’interessamento, dottoressa Haruno.» rispose l’uomo imbarazzato.

A troncare la situazione imbarazzante, toccò a un’altra collega che era appena entrata nella stanza.

«Tojuro, hai finito con le analisi della signora Uzumaki?» domandò la dottoressa Himayama, ginecologa.

Solo quando la donna dette una migliore occhiata all’interno della stanza, notò la presenza dell’alto dirigente e scattò subito sull’attenti.

«Buongiorno, dottoressa Haruno!» tuonò la dottoressa Himayama.

«Buongiorno, dottoressa Himayama. Come va?» disse Sakura.

Sakura fissò la donna. Non riusciva affatto a capire il motivo per cui i suoi sottoposti la temessero così tanto, c’entrava forse il fatto che avesse demolito una parete di cemento armato con un pugno, in risposta di un ultima fesseria compiuta da Naruto? Non ne aveva assolutamente idea, ma forse doveva trattarsi appunto di questo.

«Molto bene, grazie, dottoressa. Stavo prendendo solo delle analisi per la mia paziente.» rispose la ginecologa.  

Una volta detto questo, la dottoressa Himayama si rivolse nuovamente il collega.

«Quindi? Sono pronte, Tojuro?» domandò insistente la donna.

Il dottor Mibari cercò sulla catasta di cartelle che era sulla sua scrivania ed estrasse una cartella. Aprì leggermente il fascicolo per leggere il nome e si rivolse alla collega.

«Parli della paziente Hinata Hyuga in Uzumaki?» domandò l’uomo.

«Esatto.» rispose la ginecologa.

D’un tratto, Sakura ebbe un sussulto. Perché Hinata si era sottoposta a delle analisi? Ma soprattutto, perché non l’aveva chiamata? Ci avrebbe pensato lei. Sakura allora si sentì in dovere di occuparsene di persona, poiché c’era qualcosa che la insospettiva.

«Le spiace se do un’occhiata alla cartella, dottoressa? - domandò Sakura. Sa, in realtà la signora Uzumaki è una mia amica e vorrei capire il motivo di queste analisi.»

In un altra occasione, la dottoressa Himayama avrebbe mandato al diavolo una collega di pari rango, ma la richiesta proveniva da un peperino come la dottoressa Haruno, che inoltre era anche un superiore, perciò non poteva opporsi.

Una volta presa la cartella, Sakura spulciò per bene ogni dato riportato sopra; la conclusione a cui giunse fu incredibile.

«Ma questo è impossibile!» tuonò Sakura sbalordita.

Pochi secondi dopo, Sakura era corsa verso la stanza in cui attendeva la cara amica e vi si chiuse dentro. Sakura era totalmente sconvolta da quello che aveva letto e non sapeva proprio come comunicare tale risultato all’amica; doveva farsi forza.

Hinata fu molto sorpresa di vedere l’amica palesarsi nella stanza così all’improvviso.

«Che ci fai qui, Sakura?» domandò preoccupata Hinata.

Sakura sembrava molto agitata; doveva essere successo qualcosa.

La dottoressa Haruno si voltò verso la sua amica, sempre più agitata e sventolando la cartella che mostrava il motivo per cui era così sconvolta.

«Ora spiegami il perché, Hinata! Dimmi perché non sei venuta da me, invece che andare da un medico di quart’ordine? Ti ho fatto qualcosa? Non siamo più amiche?» tuonò la rosa.

Hinata si sentì subito sopraffatta dal senso di colpa e iniziò subito a scuotere il capo, poi afferrò il braccio dell’amica, nel tentativo di arrestare la sua rabbia.

«Scusami tanto, Sakura. Il fatto è che non volevo disturbarti, solo per un lieve malore. Sei così impegnata.» disse Hinata.

Sakura sbuffò offesa.

«Sei veramente una stupida. Come se non avessi tempo per aiutare un’amica! Che non succeda più!» tuonò la rosa.

Hinata arrossì vistosamente, dopodiché calò il capo.

«Ti chiedo scusa.» disse la corvina.

Sakura fermò il suo delirio nevrotico, si era accorta che l’amica fosse sull’orlo delle lacrime, poiché si sentiva veramente in colpa per averle recato una tale offesa, così Sakura decise di darci un taglio e non fare più preoccupare Hinata; nelle sue attuali condizioni, le si poteva perdonare tutto.

Sakura si sedette nella poltrona di fronte a Hinata e le sorrise.

«Sono io a dovermi scusare. - disse Sakura. Ho esagerato.»

Una volta riacquistata la calma della conversazione, Sakura si trovò in evidente svantaggio, per quanto riguardava la comunica dei risultati delle analisi, a cui si era sottoposta l’amica.

«Allora… - iniziò Sakura. Ho qui i risultati delle tue analisi, ma prima di comunicarteli, posso chiederti del motivo per cui hai deciso di farle?»

«Beh, sai com’è. Sono un paio di settimane che non mi sento bene, ho continui sbalzi di temperatura e un appetito piuttosto sviluppato. La notte non dormo bene e al mattino mi si abbassa la pressione. Così, ho deciso di fare queste analisi.» comunicò Hinata.

Tutto aveva un senso, pensò la dottoressa Haruno. I risultati che avevano riportato le analisi, andavano per filo e per segno a combaciare con i sintomi appena descritti dalla paziente.

«Naruto che dice? Ha provato ad aiutarti?» domandò la dottoressa.

Hinata allora scosse il capo.

«Purtroppo, Naruto è in missione da una settimana, dovrebbe tornare fra qualche giorno. - rispose la Hyuga. Non ho avuto modo di dirglielo.»

«Beh, allora mi sa che dovrai farlo, non appena tornerà. La situazione è seria.» replicò Sakura.

Probabilmente, Sakura aveva utilizzato un tono di voce piuttosto inquietante, poiché la mente di Hinata cominciò a viaggiare, verso le ipotesi di malattie inguaribili che avrebbero distrutto una vita che finora poteva definire perfetta.

«Di che si tratta?» domandò ansiosa la donna.

Sakura chiuse il fascicolo che stava spulciando e fissò in faccia l’amica. Aveva preso la decisione di comunicare i risultati delle analisi, utilizzando un approccio che esisteva da amica ad amica. Sakura sapeva che Hinata era un tipo abbastanza suggestionabile, quindi doveva riuscire a trovare le parole giuste per dare la notizia.

«Senti, Hinata… - cominciò la dottoressa. Tu e Naruto… Ecco… Voi due, da quando siete sposati?»

Hinata ignorò il motivo di una domanda del genere, specie in una situazione così ansiosa come fosse quella, così ricca di mistero e preoccupazioni.

«Quasi un anno. Ma perché me lo chiedi?» domandò Hinata.

La dottoressa Haruno era riuscita a spezzare il ghiaccio, era convinta che parlare di quelle cose, le avrebbe permesso di risalire lentamente al momento in cui, la stessa paziente sarebbe giunta alla possibile soluzione delle sue analisi.

«Un anno, eh? Beh, sono veramente contenta per voi. - commentò Sakura. E le cose vanno bene fra voi due? Naruto ha smesso di fare l’idiota? Ti tratta bene?»

Hinata non riusciva proprio a capire dove l’amica volesse andare a parare, ma decise di assecondarla, forse perché voleva ricordarle che, nonostante la malattia che le stava per comunicare, aveva al suo fianco un uomo che la amava, una famiglia unita e tanti fedeli amici.

«Va tutto bene. - rispose contenta. Certo, sto cercando di correggere le abitudini alimentari di Naruto, alle volte senza successo, ma ti assicuro che non potrei mai rinunciare né a lui, né a questa fase della mia vita.»

Sakura allora le sorrise, poi, all’improvviso, il suo viso divenne paonazzo, come se fosse in procinto di fare una considerazione che la metteva in evidente imbarazzo.

«E dato che siete sposati da quasi un anno. - cominciò la rosa. Voi… Ecco, avete già consumato il matrimonio, no? E se sì, lo fate abbastanza spesso?»

Fu il momento per Hinata di diventare rossa come un pomodoro. Un tempo, parlare di quelle cose, persino di fronte a un’altra donna, l’avrebbe messa talmente in soggezione, che si sarebbe gentilmente astenuta, ma non più, proprio perché la sua vita sessuale era iniziata proprio con il matrimonio ed era stata una delle esperienze più belle che avesse mai vissuto. Tutto era avvenuto, proprio come aveva sempre immaginato. Quella volta, Naruto era stato dolcissimo, era impacciato tanto quanto lei, ma abbastanza deciso da aiutarla a superare la sua titubanza, in quella pratica bellissima che stava facendo con l’uomo che amava.

L’evidente rossore dell’amica, dette la risposta che Sakura stava cercando, così, ella decise di porre la sua ultima domanda.

«Ah, bene. - commentò imbarazzata Sakura. E dimmi, usate delle “protezioni”, quando fate l’amore?»

«Intendi il… Preservativo?» domandò titubante la corvina.

Quell’ultima parola venne pronunciata a bassa voce dalla signora Uzumaki, impaurita, come se uno sconosciuto entrasse all’improvviso in quella stanza e udisse quanto aveva appena detto.

Sakura invece non ci fece molto caso, forse perché, essendo un medico, era abituata a parlare di cose del genere; in realtà, lei era in grado di alzare un muro mentale che le impediva di immedesimarsi nelle persone: pura e semplice deformazione professionale.

«Anche la pillola, è lo stesso.» specificò la rosa.

Una domanda che dette tanto a cui pensare a Hinata, poiché sinceramente, quando capitava di far l’amore, sia lei che Naruto erano presi da una tale foga, che spesso dimenticavano di cenare o che il giorno dopo dovessero andare a lavoro; era quindi un’ipotesi più che possibile.

«Beh, ecco… Penso di sì.» rispose incerta la paziente.

Udendo quella risposta, Sakura storse il naso.

«Pensi? Fammi capire, non controllate?» domandò suscettibile la dottoressa.

Hinata iniziò a sudare freddo. Le era stata messa una pulce nell’orecchio che non riusciva proprio a rimuovere. L’ultima volta che lei e suo marito erano stati teneramente insieme, non era sicura che Naruto avesse usato il preservativo e lei non prendeva la pillola, perché le faceva male.

«Ecco, io non ricordo.» rispose preoccupata la corvina.

Che cosa avevano fatto? Che il fato la stesse punendo per essere stata troppo avida di lussuria? E dire che lei era convinta di non aver fatto nulla di male, dato che tutto avveniva sotto il sacro vincolo del matrimonio. Nella mente di Hinata si infittirono diverse strambe ipotesi di qualunque tipo. Malattie veneree. AIDS. Cancro. Nuove e tremende malattie. Sterilità.

Che cosa avrebbe detto a Naruto? E se non lui non la volesse più, in quanto malata? Che avrebbe fatto allora? Non poteva vivere senza di lui, non più oramai.

Il suo pensiero venne distolto all’improvviso dall’amica Sakura, la quale aveva notato il suo evidente disagio.

«Tutto bene, Hinata?» domandò Sakura.

Allora Hinata, vittima di così tanti timori, si mosse con una decisione tale da far impaurire la stessa Sakura. Solo Naruto l’aveva vista così seria e decisa e quelle rare volte, vedeva bene dal starle alla larga, pena passare la notte sul divano; una volta era pure successo.

«Non va affatto bene, Sakura. - iniziò decisa Hinata. Voglio sapere che cosa c’è scritto in quelle analisi. Tutti questi giri di parola mi stanno uccidendo!»

Intimidita dal tono di quest’ultima, la dottoressa Haruno tirò un lungo respiro, affinché potesse trovare le parole adatte per comunicare la notizia; in realtà, sperava che Hinata non ci restasse secca.

«Bene, Hinata. Se è questo che vuoi, te lo dirò tutto in un fiato.» preannunciò Sakura.

Doveva dirlo! Ora! Erano solo tre parole. Soggetto, verbo e complemento. Perché le veniva difficile pronunciare quelle parole? Dov’era finito tutto il suo grande coraggio? Se Sasuke fosse stato lì, probabilmente l’avrebbe presa in giro fino al giorno della sua morte.

«Allora?» insisté la signora Uzumaki.

«Sei incinta!» tuonò Sakura.

Lo aveva detto. Ancora non ci credeva che lo aveva fatto e in un modo tanto semplice e il meno imbarazzante possibile. Sakura aveva chiusto gli occhi, nel momento in cui aveva parlato, alzò lo sguardo, dopo qualche secondo, scontrandosi con il volto dell’amica.

Hinata era rimasta immobile, come se fosse vittima di una tecnica paralizzante molto potente e nessuno dei richiami di Sakura, aveva sortito alcun effetto.

Incinta? Incinta! INCINTA! incinta.

Una parola che poteva significare un’unica cosa. Magari, il suo cervello avrebbe metabolizzato meglio, qualora avesse spezzato questa parola in una parafrasi.

Lei era incinta, per tanto, significava che aspettava un bambino, ovvero che nel suo grembo era nata una vita, frutto del rapporto sessuale che aveva avuto con suo marito. In pratica, dentro di lei c'era una piccola creatura, la quale, fra nove mesi all'incirca, si sarebbe sviluppata in un bambino o in una bambina: suo figlio o sua figlia.

Sarebbe diventata mamma. Lei sarebbe stata la madre dei figli di Naruto, del suo Naruto. Era ciò che aveva sempre sognato, no?

All’improvviso, sentì un grosso peso sul petto, una pesantezza che la tirò verso il basso, oscurandole la visuale. Si trattava di un peso invincibile, caldo come il magma e insormontabile. Poi il buio.

 

L’Angolo Dell’Autore

Bene, lettrici e lettori. Siamo giunti alla conclusione del primo capitolo. Spero che la lettura sia stata di vostro gusto e spero che sia un ottimo intrattenimento, nell’attesa del capitolo dell’altra storia. Auspico che sarete in gran numero a chiedere di produrre un secondo capitolo, perché a me, è piaciuto molto produrre del materiale del genere.

Con la presente, vi saluto.

Alla prossima,

Yameta

 

 

Anticipazioni

 

«E voglio ancora farti i miei più cari auguri! Sono certa che sarai una mamma con i fiocchi.»

«Lo spero.»

«Mi chiedo come la prenderà Naruto, non appena lo saprà. Hai già pensato a come dirlo, senza fargli venire un infarto?»

«Molto probabilmente. Quell’idiota si metterà a urlare come un ossesso per tutto il villaggio. Mi sembra già di udire quella sua maledetta voce squillante.»

          


 

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Capitolo 2
*** Il Ritorno Del Grande Eroe ***


Ci siamo! Non avrei mai immaginato che il primo capitolo sia piaciuto così tanto, sono veramente contento di ciò, per tanto, farò tutto ciò che è in mio potere per produrre un capitolo all’altezza del precedente. Vi chiedo scusa, ma troverete delle incongruenze con le anticipazioni dello scorso capitolo, ma purtroppo ho notato che le cose di cui volevo parlare, si sono dilungate fin troppo e quindi, dato che non vorrei fare lunghi capitoli, ho deciso di cambiare le anticipazioni del primo capitolo e di inserire quest’ultime in questo capitolo. Scusatemi tanto.
Non vi voglio togliere altro tempo con il mio farneticare, perciò vi auguro una buona lettura del capitolo.




Hinata riprese lentamente conoscenza, dopo un tempo immemore, in cui era caduta in un sonno molto profondo. Quando si destò, era distesa in uno dei letti dell’ospedale, nella medesima stanza in cui aveva conversato in precedenza con Sakura. Solo dopo aver realizzato dove si trovasse, Hinata ricordò le motivazioni per cui aveva perso conoscenza e si maledisse per non essere riuscita a rimuovere quella pessima abitudine, nemmeno in una situazione bellissima come quella. Sakura le aveva annunciato una notizia incredibile: era incinta.

Al solo pensare a quella dichiarazione, il suo cuore continuava a battere forte e pensare a quella bellissima prospettiva nella quale, un giorno non molto lontano, avrebbe avuto fra le braccia il frutto dell’amore scaturito fra lei e Naruto; quanto sperava che fosse un piccolo Naruto in miniatura da coccolare e viziare, in maniera tale da dargli quella figura materna che a lei era sempre mancata.

Con una gioia immensa, la neo mamma accarezzò il proprio ventre con dolcezza e sorrise. Le venne automatico provare subito quell’amore smisurato che caratterizza ogni madre per il proprio piccolo.

«Ti amo...» sussurrò.

Una frase che in vita sua aveva detto solo al suo Naruto, ma che ora la stava estendendo anche alla piccola creatura che aveva creato insieme all’uomo che amava; non c’era nulla che poteva rovinare quel momento: nulla.

A un certo punto, uno strano grugnito attirò l’attenzione di Hinata, la quale si voltò verso l’origine di quel piccolo rumore, dirigendo lo sguardo verso la finestra della stanza. Essa era adornata da delle tende trasparenti, che permettevano al paziente di avere una chiara visione della bellezza del mondo esterno, tuttavia, Hinata riconobbe che ci fosse qualcosa che non filasse per il verso giusto.

Come mai, c’erano delle tende di un colorito troppo scuro? Stonavano troppo.

In quel momento, degli occhi apparvero dalla parte più oscura della stanza.

Hinata ebbe un sussulto e si nascose fra le lenzuola.

Allora la voce parlò, forse dispiaciuta per averla fatta spaventare.

«Rilassati, Hinata. Sono io, Sasuke.» annunciò la voce.

Hinata tirò giù le lenzuola lentamente, trovandosi di fronte l’espressione cupa di Sasuke Uchiha.

Di certo, per quanto la gente potesse dire che Sasuke fosse un bel giovane uomo, Hinata era sempre stata inquietata dalla sua presenza. L’oscurità che lo accompagnava non era mai svanita e questo non la faceva mai sentire al sicuro, specie quando Sasuke la osservava con il suo sharingan e il suo rinnegan dritto in faccia.

Lo stesso Sasuke era ben conscio che spesso impauriva la gente, ma purtroppo non poteva farci nulla; era la sua faccia.

«Scusami, non avevo intenzione di spaventarti.» disse l’Uchiha turbato.

Hinata allora si sentì in colpa, perché probabilmente Sasuke doveva essersi sentito in colpa per averla fatta spaventare, per tanto, tentò di sdrammatizzare l’evento, minimizzandolo più di quanto non dovesse essere fatto.

«Non preoccuparti. È anche colpa mia, sono troppo suggestionabile.» commentò imbarazzata.

All’improvviso, Hinata si bloccò. Quindi Sasuke aveva sentito e visto tutto quello che lei aveva fatto, non appena si era svegliata; forse aveva frainteso che il suo “ti amo” fosse indirizzato a lui, anziché al suo bambino.

Che vergogna! Da quel momento in poi, Hinata non sarebbe più riuscita a guardare Sasuke in faccia.

Tuttavia, Sasuke non era certo una persona che non capiva la mente di coloro con cui stava parlando, quindi aveva per lo più immaginato quello che stava frullando nella testa di Hinata.

«Rilassati, Hinata. Ho capito che ti riferivi al bimbo che c’è nel tuo grembo.» la bloccò Sasuke.

Delle parole che diedero a Hinata quel sollievo che tanto stava ricercando, dopodiché questa si alzò dal suo giaciglio e si mise addosso la sua giacchetta.

«Scusami tanto, Sasuke. Sai com’è, sono ancora un poco stravolta.» commentò imbarazzata la donna.

«Non preoccuparti. - rispose l’altro. Ma sei sicura di stare bene? Dovresti riposare ancora un po’.»

«Sto bene. Ho solo voglia di andare a casa.» rispose Hinata con un sorriso.

Poi però a Hinata venne un dubbio che prima non si era posta; come mai Sasuke era lì? E dov’era Sakura? Glielo chiese.

«È stata Sakura a chiedermi di vegliare su di te. Lei aveva una riunione importante con gli altri dirigenti dell’ospedale.» rispose l’Uchiha.

Dopo aver sentito tale dichiarazione, Hinata si sentì tremendamente in colpa per aver vincolato Sasuke a qualcosa che sicuramente non gli andava, anche perché non vi era niente di grave.

«Mi dispiace molto, Sasuke. Non volevo trascinarti nei miei guai.» si scusò la corvina.

L’Uchiha comprese che era stato poco indelicato, in quel momento si chiese come facesse Naruto a gestire una persona tanto problematica come Hinata, ma forse, doveva chiedersi del contrario; forse erano così differenti, che per questo il loro rapporto funzionava.

«Va bene così. Tanto ero venuto qui per aspettare che Sakura terminasse di lavorare.» disse Sasuke.

«Ho capito. Beh, ti ringrazio lo stesso per aver vegliato su di me.» disse la corvina.

Hinata allora si diresse verso la porta della stanza, dopodiché si voltò verso l’Uchiha.

«Sono contenta che tu sia tornato al villaggio, Sasuke. Non hai idea di quanto Sakura sia felice. Sono certa che anche Naruto sarà molto contento di vederti.»

Sasuke non ne sembrò affatto contento, anzi tutt’altro.

«Tienilo a bada. Ho altro da fare.» replicò secco Sasuke.

Hinata non fece caso a quella gelida risposta. Sapeva benissimo che il rapporto che esisteva fra suo marito e Sasuke era particolare; entrambi avevano una maniera alquanto particolare per dimostrare l’affetto reciproco, ma comunque si consideravano migliori amici e questo era un ottimo risultato, considerati i loro trascorsi.

«Comunque… - aggiunse improvvisamente Sasuke. Congratulazioni. Spero che il bambino non prenda nulla della deficienza di quella testa quadra.»

Hinata invece sperava tutto il contrario, ma si guardò bene da non raccontarlo a Sasuke, anche perché probabilmente sarebbe apparso disinteressato a quello che pensava; già, era proprio intimorita da Sasuke.

Prima ancora che potesse uscire dalla stanza, ecco che Sakura fece il suo ingresso, trovandosi di fronte alla cara amica.

«Ah bene, ti sei svegliata!» esordì la dottoressa.

«Parlò capitan ovvio...» fu il commento distratto dell’Uchiha.

La dottoressa Haruno si catapultò al fianco del suo uomo, congelando il suo sguardo con un solo cenno.

«E la stavi anche lasciando andare via, anche se ti avevo ordinato di non farla uscire. Sei proprio un cattivo ragazzo, Sasuke.» ribatté ironica la rosa.

«Tu non mi hai ordinato niente. - replicò Sasuke. Semmai, me lo hai chiesto.»

Sakura allora gli dette un colpo di sedere, ammiccando un sorriso divertito, al quale lo stesso Sasuke ricambiò inaspettatamente.

«Ti va bene che sono curioso di vedere come va a finire stasera.» sbottò Sasuke.

Prima ancora che Sakura rispondesse, Sasuke le fece notare che non erano soli; Hinata era ancora lì e che lui avrebbe preferito morire assiderato, pur di mostrare il suo lato umano ad altri fuori da Sakura.

«Sakura...» bofonchiò l’Uchiha.

Allora la dottoressa si ricordò all’improvviso a che cosa alludesse l’amato e si rivolse alla cara amica.

«Scusami tanto, Hinata. Immagino che vorrai tornare a casa e rimuginare per bene quello che hai scoperto.» disse la dottoressa Haruno.

«Beh, non mi dispiacerebbe. - replicò Hinata. Il sapere che starò per diventare mamma, ha reso questa giornata, la più sconvolgente della mia vita.»

Sakura si avvicinò all’amica e le prese entrambe le mani, sfoggiando un sorriso carico di tutta la gioia possibile.

«E voglio ancora farti i miei più cari auguri! Sono certa che sarai una mamma con i fiocchi.» esultò la dottoressa Haruno.

La neo mamma arrossì, dopodiché, com’era di sua consuetudine, quando era in imbarazzo, si mise a giocherellare con le sue dita.

«Lo spero.» rispose Hinata.

«Mi chiedo come la prenderà Naruto, non appena lo saprà. - sbottò Sakura. Hai già pensato a come dirlo, senza fargli venire un infarto?»

Non aveva ancora pensato a ciò. Hinata apparve realmente preoccupata al modo, in cui avrebbe annunciato a Naruto che era in attesa di un bimbo; chissà come l’avrebbe presa?

«Molto probabilmente. - intervenne Sasuke. Quell’idiota si metterà a urlare come un ossesso per tutto il villaggio. Mi sembra già di udire quella sua maledetta voce squillante.»

Sakura gli dette un colpetto sul petto.

«E smettila! Naruto è maturato molto, e il merito è tutto di questa santa donna che hai di fronte.» spiegò la rosa con un ghigno.

Questo era sicuramente vero, ma Sasuke dubitava che Naruto non avrebbe fatto qualcosa di megalomane, a seguito di quella notizia; lo conosceva così bene che avrebbe potuto giocarsi tutti i suoi averi, pur di avere ragione.

«Vedremo...» sbottò lui cinico.

«Comunque, Hinata. - sbottò Sakura. Prima che tu vada, voglio ricordarti che da questo momento in poi, dovrai sottoporti a molti controlli e dovrai seguire una dieta specifica. Perciò fa attenzione a non fare sforzi eccessivi da ora in poi e niente missioni!»

«Ah, ok.» sbottò la corvina.

Sakura portava con sé dei piccoli volumi sull’argomento, che aveva prelevato dalla nursery dell’ospedale. Dopo aver preso i testi da una borsa, li porse all’amica.

«Mi sono permessa di prenderti diversi testi per le neo mamme. Fidati, qui c’è tutto quello che ti serve. Inoltre, ho già scelto un’ottima ginecologa che ti possa seguire e ho già preso appuntamento con lei fra due settimane.»

Hinata prese i testi e li mise in una borsa che portava con sé; li avrebbe divorati, non appena sarebbe giunta a casa.

«Ti ringrazio, Sakura. Sei una vera amica.» disse Hinata.

«Figurati. - replicò la rosa. Anzi, se ti dovesse servire qualcosa, qualunque cosa, basta chiamarmi sul cellulare, a qualunque ora. Sarò subito da te.»

«Tranne stase.... AHIA!» intervenne Sasuke.

L’Uchiha non era riuscito a completare la sua frase, poiché aveva ricevuto un colpo di tacco sul piede a opera della sua ragazza; che motiva c’era di privarlo anche di un piede, oltre che di un braccio?

«Va tutto bene, Sasuke?» domandò preoccupata HInata.

«Sì. - mentì l’altro. Ho solo avuto un crampo muscolare.»

«Ah, ok. Beh, fa attenzione. - disse Hinata. Comunque, vi lascio. Vado a casa. Buona serata.»

«Grazie, Hinata. Anche a te.» disse Sakura.

Una volta che la signora Uzumaki uscì dalla stanza, Sasuke e Sakura rimasero da soli, avendo così occasione di parlare tranquillamente fra di loro.

«Era proprio necessario colpirmi in questo modo?» piagnucolò l’Uchiha.

«Solo se dici tutte queste fesserie. Non hai il minimo tatto.» replicò acida l’Haruno.

Sasuke diresse il suo sguardo verso di lei, fissandola per tutto il tempo che serviva per farla sentire a disagio; dopotutto, sapeva benissimo come soggiogarla al suo volere e non serviva nemmeno il suo sharingan.

«Non trattarmi come quella testa quadra. Io ho dei privilegi nei tuoi confronti che non voglio condividere con nessuno, nemmeno con le tue amiche. Stasera, tu sei solo mia.» disse Sasuke.

Sakura era in tilt; non poteva far nulla, quando Sasuke le diceva tutte quelle parole così belle. Ogni volta che le udiva, si scioglieva come un budino davanti al sole.

Sakura si avvinghiò a lui, fino al punto da udire il battito del suo cuore e iniziò a dondolarsi fra le sue braccia.

«Ma come fai a essere così irresistibile?» domandò sarcastica lei.

«Questione di charme.» rispose lapidario il moro.

Sakura alzò lo sguardo per fissarlo dritto negli occhi.

«Beh, direi che funziona egregiamente.»

Sasuke lo sapeva benissimo, poiché non si sarebbe mai esposto in quel modo, se non avesse saputo che Sakura era vulnerabile a delle moine del genere che, fra l’altro, lui detestava pronunciare, non perché non ci credesse, ma perché gli procuravano un enorme imbarazzo.

Di una cosa, Sasuke Uchiha era sicuro: non si sarebbe mai mostrato in imbarazzo a nessuno. Per questa ragione, decise di cambiare argomento.

«Finito il lavoro?» chiese vago.

Tuttavia, Sakura non era affatto una stupida e aveva capito che cosa era successo.

«Cos’è, ti vergogni di parlare con me di queste cose?» domandò ironica la rosa.

«Lo sai benissimo.» replicò seccato il suo uomo.

«Già. - sorrise Sakura. Per questo adoro stuzzicarti in questa maniera.»

Fu il turno di Sasuke di sorridere.

«Sei veramente una peste.»

 

*

«Finalmente si torna! Si torna al villaggio! Sì! Sì!» esultò festoso Naruto Uzumaki.

La squadra ninja stava percorrendo i boschi della nazione del fuoco a velocità media, in direzione del loro villaggio, dopo due lunghe settimane di lontananza dai loro affetti.

Naruto era in compagnia di Shikamaru e Sai, in realtà ci sarebbe dovuto essere anche Chouji, ma questi era sospettosamente rimasto al villaggio della Nuvola per delle “questioni urgenti”, come le aveva definite lui e quindi non li aveva seguiti.

«Siamo di buon umore, eh? - commentò Sai. Ieri sera non eri così pimpante, che è successo? Ti è cresciuto il pippolo in una notte?»

«Va’ a cagare, Sai! - replicò con un dito medio l’Uzumaki. Non mi farò rovinare la giornata dai tuoi commenti del cazzo!»

Il ninja dalla pelle bianca aveva la sua risposta pronta a scoccare.

«Vedi che sei sempre fissato con i peni? Io sto bene con il mio. Che posso farci, se la natura non è stata caritatevole con te.» replicò Sai.

Naruto continuò a ignorarlo, riempiendo la sua mente di tutti i pensieri felici possibili.

A seguito di quella rivelazione, Shikamaru non poté fare a meno di esporre un suo pensiero.

«Cavoli, ma non farai così anche con Ino?»

«Oh, no. - rispose prontamente Sai. Credo che la mia Ino mi ammazzerebbe, se parlassi così di fronte a lei.»

«Sì, ha queste tendenze. - commentò il Nara. Non pensavo proprio che il matrimonio la cambiasse, di fatti così è stato.»

«Beh, forse, ma ci sono momenti in cui vale la pena stare con lei, te lo assicuro.» replicò Sai.

Una risposta del genere era perfettamente comprensibile udirla da un uomo innamorato della propria moglie, tuttavia nel modo atono con cui Sai lo aveva detto, alle volte si doveva riflettere se intendesse veramente quello che voleva dire, o se invece stava mentendo; la sua espressività ancora non lo aiutava a trasmettere quello che provava.

«Permetti una domanda, Sai?» fece Shikamaru.

«Sarebbe?» domandò l’altro.

«Ma Ino lo capisce quando menti, rispetto quando sei sincero? O sei solo tremendamente fortunato a non far mai scoprire le tue intenzioni? Perché se è così, ti prego insegnamelo.» chiese il Nara.

Sai si mise a ridere, in effetti l’espressione turbata del ninja con il codino era veramente esilarante.

«Deduco che le cose non vadano bene fra te e Temari.» commentò Sai.

«Non è per quello. - precisò Shikamaru. È che proprio mi rompe le palle, la maggior parte del tempo. Non posso dormire. Non posso fumare. Non posso giocare a shougi. Non posso fare praticamente nulla a casa mia e mi viene detto che sono uno scansafatiche. È addirittura peggio di mia madre!»

«Beh, un po’ scansafatiche lo sei, ammettilo.» specificò Sai.

Il Nara fece un’espressione schifata, poiché sentiva che il suo interlocutore non aveva ben compreso il suo punto di vista.

«Non è questo il punto! - tuonò Shikamaru. Io ho paura che un giorno Temari mi aizzi contro suo fratello, o peggio, che nel sonno mi ammazzi, senza nemmeno me ne accorga. È troppo autoritaria!»

«E te la sei addirittura sposata! Forse hai qualche istinto suicida, non credi, Shika?» s’intromise Naruto.

No. Shikamaru sapeva benissimo perché si era spostato con Temari e di certo, non lo aveva fatto perché gli piacesse essere comandato a bacchetta, come un tempo lo era stato suo padre con sua madre; forse anche per quella ragione, dato che i suoi modi erano estremamente equivalenti a quelli di sua madre, questo però non lo avrebbe ammesso mai, tuttavia con il tempo scopriva che non poteva fare a meno di averla accanto, soprattutto nelle rare volte in cui le sorrideva; quei momenti valevano quanto tutto l’oro del mondo.

Nonostante ciò, c’erano altri momenti in cui Shikamaru avrebbe preferito farsi fustigare vivo, pur di stare lontano da lei e vi erano differenti motivi che lo spingevano a nascondersi per un po’: doveri, lavori faticosi, visite di cortesia, shopping e soprattutto il sesso; quel sesso per cui Shikamaru sarebbe stato sempre ricattato da Temari.

Al solo ripensare a tutte quelle cose, Shikamaru si era indispettito fino al punto tale da prendersela con Naruto.

«Vorrei ricordarti che siete stati tu e Hinata a iniziare questa storia dei matrimoni, solo perché non potevate aspettare più! È da quel giorno che Temari mi lasciava messaggi implici per spingermi a chiederle di sposarla e credimi, non è stato un bel periodo. Non potevo nemmeno farmi una doccia, senza rischiare di trovare delle carte bombe al posto dell’asciugamano!»

Ovviamente, Naruto non prese bene una risposta del genere, ma si avviò comunque a controbattere con tutto il suo spirito focoso.

«Beh, noi ci amavamo e ci siamo subito chiesti perché non farlo ora? Che cambiava, scusa? - sbottò l’Uzumaki. E poi, non tirare questa storia di fronte a Hinata, che poi lei ci resta male e poi devo venire a spezzarti le gambe, intesi, Shikamaru?»

Subito dopo, lo sguardo dell’Uzumaki si spostò in direzione di Sai.

«E la stessa cosa riguarda te e chiunque altro, chiaro? La mia Hinata non si tocca!» dichiarò autoritario Naruto.

Il tono di Naruto ammetteva ben poche repliche, anche perché Sai e Shikamaru lo conoscevano bene, quindi potevano stare certi che l’amico avrebbe davvero realizzato la sua minaccia, qualora si fossero sviluppate tali ipotesi nella realtà. Naruto Uzumaki poteva essere amico di tutti, poteva dare la vita, se solo un amico ne avesse bisogno, ma non bisognava mai toccargli tre cose: il ramen, sua moglie e il villaggio.

«Io non ho nemmeno fiatato.» disse Sai in sua difesa.

Invece Shikamaru ebbe l’ardire di continuare ad argomentare su questo punto, ma dato che lui era molto intelligente, era in grado di colpire punti che ammansivano rapidamente l’Uzumaki.

«A parte che non lo faresti mai, qualora Hinata venisse a sapere di queste minacce. E poi ti sei anche sposato, perché altrimenti tuo suocero si sarebbe messo in mezzo e non avresti potuto fare nulla di compromettente. Ammettilo, Naruto.»

Colpito e affondato. Tuttavia, Naruto, che un tempo si sarebbe messo a urlare ancora più di prima, adottò un comportamento molto più pacato che, più che essere un risvolto della sua maturazione, era anche l’influenza della sua pacata moglie che aveva effetto sul suo animo.

«Ognuno ha le sue croci, Shikamaru. Io ho il signor Hyuga e tu hai Gaara e Kankuro.» replicò l’Uzumaki.

Al solo sentire il nome dei suoi due cognati, il viso di Shikamaru si contorse in una smorfia.

«Non me ne parlare. Con la scusa che Temari è incinta, quei due vengono molto più spesso al villaggio, soprattutto Gaara e credimi, non è bello.» commentò il Nara.

«Strano. - aggiunse Sai. Il Kazekage non dovrebbe essere sempre impegnato a fare le cose da Kage? Come fa ad andare e venire dal suo villaggio?»

«Credimi, Sai. Non ne ho la più pallida idea.» rispose prontamente il Nara.

L’ingresso del villaggio divenne visibile agli occhi dei tre shinobi. Naruto esordì il suo ritorno con un forte urlo che persino le montagne udirono. Shikamaru ovviamente lo colpì con forza alla nuca, rammentandogli la gravità del suo gesto sconsiderato, dopodiché il trio, fra un battibecco e l’altro, giunsero al cospetto del Sesto Hokage per fare rapporto.

Il Sesto Hokage, Kakashi Hatake, era seduto sulla poltrona e osservava con tranquillità quelli che un giorno sarebbero divenuti la classe dirigente del villaggio della Foglia; provava tanta paura per il futuro che stava giungendo, perché quei tre gli sembravano tutt’altro che pronti, soprattutto Naruto.

«Bene. Direi che tutto il villaggio adesso sa che siete tornati. Com’è andata la missione? E Chouji che fine ha fatto?» domandò l’Hokage.

«Beh, Chouji è dovuto rimanere al villaggio della Nuvola per completare degli affari. Mi sono preso la briga di dargli il permesso di restare, dato che ero il capitano. Spero che non ci siano problemi.» spiegò Shikamaru.

L’Hokage sospirò amareggiato. Che bambini che erano.

«Non so proprio come fare con voi. Si vede che è la primavera e che sboccino nuovi amori. State perdendo tutti quanti la testa.» commentò Kakashi.

«Beh, maestro, lei è ancora single ed è molto più vecchio di noi. Non pensa che sia arrivato il momento di metter su famiglia?» domandò Naruto ridacchiando.

Per Kakashi fu molto deprimente sentirsi dire una cosa del genere, poiché, se ci rifletteva, Naruto aveva pienamente ragione, tuttavia, dal suo punto di vista, c’erano molte clausole di cui tener conto.

«Naruto. Ho a stento il tempo per dormire e tu pensi che possa andare a rimorchiare? Nella mia posizione per giunta? Ti ricordo che sono l’Hokage.» spiegò Kakashi.

Naruto ci sguazzò in quella domanda, non aspettava altro per rispondere a modo suo.

«Beh, maestro. Forse è arrivato il momento di mettersi da parte e nominare il Settimo Hokage. Io sono disponibile.»  

Tutti i presenti rotearono lo sguardo per l’ennesima volta. Non c’era occasione in cui Naruto domandasse a Kakashi quando avesse intenzione di ritirarsi dalla carica di Sesto Hokage, nominandolo così come successore. Chiunque sapeva che dopo Kakashi, sarebbe stato Naruto il nuovo Hokage, anche perché tutti gli abitanti del villaggio volevano ciò.

Certe volte, però, Naruto sembrava che pregasse che a Kakashi capitasse qualcosa di brutto, pur di accelerare i tempi e la cosa era estremamente inquietante; soprattutto, perché Kakashi non aveva alcuna intenzione di rassegnare le sue dimissioni.

«Ti ringrazio per l’interessamento, ma ho ancora tanto da dare come Sesto Hokage. - ribatté Kakashi. Prima pensa a farti crescere la barba e a comportarti in maniera più matura, forse poi potrò considerati un uomo e prenderti in considerazione per un futuro MOLTO lontano.»

La discussione fra maestro e allievo sarebbe potuta andare avanti per ore, se solo Shikamaru trovasse passare quel tempo lì ancora più seccante del tempo che avrebbe impiegato dallo scappare da Temari.

«Comunque, maestro. Penso che per domani mattina, se mia moglie non mi uccide nel sonno, le farò avere il rapporto della missione.» dichiarò Shikamaru.

«Ah, bene. - replicò l’Hokage. Ma non voglio il rapporto da te, voglio che sia Naruto a produrlo.»

Subdolo e calcolatore. Il Sesto Hokage si stava lentamente riprendendo dagli smacchi che aveva subito e lo stava facendo con una sottile perfidia, dato che sapeva benissimo che Naruto era una frana con cose del genere.

Infatti Naruto non l’aveva affatto presa bene.

«Ma perché io?!» piagnucolò il biondo.

«Semplice. - rispose Kakashi. Perché lo decido io e perché te lo sto ordinando. Ha senso no?»

«Ma veramente io volevo portare Hinata fuori a cena questa sera! Non posso fare quel dannatissimo rapporto!» sbuffò Naruto.

A Kakashi non interessò proprio. Dato che Naruto sarebbe divenuto Hokage, doveva imparare a farsi carico anche di responsabilità minime e improvvise, per tanto, Kakashi aveva di recente deciso di metterlo sotto torchio, in modo da trasformalo in un futuro Hokage con i fiocchi.

Al piagnucolio dell’allievo, Kakashi rispose con nochalance, facendo addirittura spallucce.

«Che vuoi farci, mio caro ragazzo. C’est la vie

Dopodiché Kakashi si fece più serio e fissò l’allievo.

«Domani, voglio quel rapporto sulla mia scrivania e non azzardarti a farti aiutare da Hinata o da chiunque altro o saranno guai.» minacciò l’Hokage.

Naruto sbuffò nuovamente, dopodiché si avviò verso l’uscita mormorando qualcosa a bassa voce.

«Dannatissimo ricattatore autoritario. Crogiola nelle tue maledette viscere, tiranno.»

Kakashi parve udire qualcosa, sebbene non comprese del tutto le offese che gli erano state appena lanciate.

«Hai detto qualcosa, Naruto?» domandò l’uomo.

Naruto scattò sull’attenti, preoccupato dall’essere stato scoperto, poi si voltò verso il superiore e cominciò a tirar fuori scuse assurde, pur di non farsi scoprire; chissà che cosa avrebbe potuto fargli se avesse scoperto quello che aveva appena detto.

«N-niente, maestro! Stavo solo pensando a come organizzarmi.» sbottò Naruto.

Kakashi decise di lasciar correre, così congedò i tre subordinati, i quali si avviarono verso casa proprio, dopo un rapido saluto reciproco; le loro mogli li attendevano con ansia, ognuna a modo suo.

«Se non mi vedete più, significa che mi sono piantato un kunai in gola per sfuggire a Temari.» disse Shikamaru, prima di andare via.

«Suvvia, Shikamaru, non penso che sia grave. - intervenne Sai. Almeno non dovrai fare il rapporto.»

«Come se fosse una tragedia quel cavolo di rapporto!» sbottò il Nara.

A seguito di quell’affermazione, Naruto ebbe un lampo di genio.

«Senti, Shikamaru, amico mio. Dato che per te non è un problema, non è che potresti scriverlo tu il rapporto? Mi faresti un grande favore!» propose l’Uzumaki.

«Scordatelo, Naruto. - replicò il Nara. La mia vita è già una seccatura eterna, ci manca solo che l’Hokage si accorga che hai barato e che se la prenda anche con me. Dovrai sbrigartela da solo.»

Naruto non la prese affatto bene.

«Bell’amico che sei! Andate al diavolo!» sbottò l’Uzumaki.

Naruto era così arrabbiato che se ne andò via, senza nemmeno salutare i suoi amici. Magari avrebbe trovato consolazione dall’unica persona che non lo avrebbe mai abbandonato.

Sai e Shikamaru lo videro allontanarsi all’orizzonte e si scambiarono un’occhiata reciproca.

«Strano. - commentò improvvisamente Sai. Come mai non lo ha chiesto anche a me?»

Shikamaru non ebbe nemmeno bisogno di rispondere, il motivo era più che ovvio.

«Probabilmente perché Naruto non ti affiderebbe nemmeno un puntaspilli.» replicò Shikamaru.

Non vi era altro da aggiungere, tranne quello di andarsene via e non vedersi per un paio di giorni, prima di un’azzuffata in generale; era giunto il momento di arrivare sulla soglia di casa propria e annunciare il proprio arrivo alla rispettiva consorte.


L’angolo dell’autore

Naruto e le sue farneticazioni. Devo dire che non so chi sia il più complessato fra Naruto e Shikamaru, anche se quest’ultimo fa subito pensare che il suicidio sia l’unica soluzione al regime del pugno di ferro di Temari; ovviamente ci sono molte sfumature sul suo rapporto con la moglie, ma diciamo che solitamente la crosta esterna è caratterizzata da litigi: contenti loro.

Per quanto riguarda Kakashi, spero che abbiate colto le sue intenzioni di volere preparare per bene il suo successore, in vista del giorno in cui sarebbe divenuto Settimo Hokage; questa tematica la voglio analizzare molto bene e metterla in contrapposizione con la formazione della famiglia Uzumaki. Avrete una chiara idea di questa tematica, nei capitoli successivi.

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Grazie come sempre per la lettura e alla prossima.

Yameta

 

P.S. Scusatemi ancora per il disguido delle anticipazioni.

 

Anticipazioni

«È proprio un bel posto. Ma non era necessario, veramente.»

«Non devi nemmeno dirlo. Tu meriti il meglio.»

«Naruto, che ti succede? Di solito, quando propongo di andare da Teuchi, tu non obietti mai.»

«Beh, penso che qualche volta, ci faccia bene fare una cosa diversa dal ramen. So che adori questi posti.»

«E chi te lo ha detto?»

«Sei mia moglie. È normale che sappia molte cose su di te.»

«È stata Hanabi, vero?»

«G-Già...»


 


 

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Capitolo 3
*** A Cena con Naruto e Hinata ***


Gentilissime lettrici e gentilissimi lettori. Nuovo capitolo. Probabilmente sarà passato un bel po’ di tempo, prima che possiate leggere questo annuncio, dato che mi sono focalizzato prettamente sulla ff principale e sugli esami universitari; soprattutto su questi ultimi. Abbiamo lasciato Naruto che giungeva a casa, quindi, in questo capitolo, il nostro eroe dovrebbe scoprire che sarebbe diventato padre. Secondo voi, come la reagirà alla notizia?

Lo scopriremo in questo capitolo.

Buona lettura.


Naruto stava ancora cercando un modo per risolvere in maniera brillante il cavillo creato da Kakashi; quanto avrebbe imparato a tenere a freno la lingua, magari sarebbe riuscito a evitare di farsi appioppare il rapporto della missione.

Quando Naruto giunse di fronte all’uscio di casa propria, rimosse dalla mente quella piccola incombenza per ammirare casa propria; una bella abitazione, con tanto di giardino che Hiashi Hyuga aveva donato alla figlia e al proprio genero, in occasione del loro matrimonio.

Naruto e Hinata adoravano molto quell’abitazione, poiché essa rappresentava il loro nido d’amore, all’interno del quale avrebbero potuto dar vita a una famiglia e vivere una bellissima vecchiaia. Entrambi avevano investito molto denaro, rendendo la casa sempre più bella e con un giardino ricco di moltissime piante, dato che la botanica era un hobby che li accomunava, anche se con pratiche differenti. Inoltre, dalla veranda si poteva godere di una splendida vista di tutto il villaggio, inclusa la montagna degli Hokage; Naruto e Hinata passavano molte sere a coccolarsi al chiaro di luna, proprio di fronte a quel panorama.

Naruto aprì la porta ed entrò in casa, annunciando immediatamente la sua presenza all’inquilina.

«Sono a casa, Hinata!» tuonò Naruto tutto pimpante.

Naruto si tolse subito i sandali e si diresse in cucina, dalla quale aveva udito la voce della sua consorte, che di fatti era proprio lì dentro a sorseggiare una tisana ai fiori balsamici.

«Ciao, amore mio.» la salutò Naruto.

Hinata allora si alzò e corse fra le braccia del suo caro maritino; era quasi una settimana che non si vedevano e per lei era proprio un sollievo averlo accanto a sé.

«Mi sei mancato.» disse Hinata.

La donna si era accoccolata dolcemente sul suo petto, dando così l’impressione di non avere la minima intenzione di staccarsi; nemmeno a Naruto dispiacque.

«Anche tu mi sei mancata molto. I giorni lontano da te sono stati un’agonia senza fine. Pensa che stavo pure per far uscir fuori Kurama, pur di velocizzare il tutto.» disse Naruto.

A quelle parole, Hinata alzò il capo, preoccupata.

«Non lo hai fatto veramente, giusto?» domandò sospettosa.

«No. Shikamaru me lo ha impedito.» replicò sbuffando il marito.

Hinata sospirò. Per fortuna che c’era Shikamaru in quei momenti, altrimenti Naruto chissà che poteva combinare.

«Ma che importanza ha adesso?! - tuonò Naruto. L’importante è che ho fatto ritorno e che possiamo passare una splendida serata assieme!»

«Che bello...» sospirò sognante la sua consorte.

Stavano veramente bene. Erano abbracciati l’un l’altro, immersi in un idilliaco piacere fisico e spirituale che non avrebbero mai voluto interrompere; peccato che lo stomaco di Naruto non si fosse messo in mezzo con un forte brontolio.

Naruto arrossì vistosamente; era veramente mortificato.

«Scusami, tesoro. Non mangio qualcosa di decente da stamattina.» si giustificò Naruto.

Hinata allora si mise a ridere, dopodiché si staccò dal consorte, avviandosi verso il frigorifero.

«Ti preparo qualcosa. Ho pranzato da mia sorella, quindi non ho preparato nulla per oggi. Ti faccio una bella omelette?»

A Naruto luccicarono gli occhi dalla commozione; era proprio un uomo fortunato ad avere una consorte così premurosa nei suoi confronti. Naruto le dette persino un bel bacio.

«Sei veramente insostituibile!» sbottò il biondo.

Un tempo, Hinata sarebbe morta, dopo ricevere così tanto affetto, tuttavia si era allenata molto a non collassare, stando a contatto con Naruto; il fatto che avessero inoltre raggiunto la massima espressione del loro amore, era una marcia in più che le permetteva di esprimere tutto il suo amore per Naruto, senza dar peso all’eccessivo imbarazzo.

«G-Grazie. - rispose Hinata. Tu siediti e lascia che ci pensi io a coccolarti.»

Una volta che Hinata portò il pasto in tavola, Naruto lo divorò in pochissimi bocconi; lui adorava molto la cucina della moglie, di fatti si era promesso di fare attenzione con la linea, perché altrimenti un giorno avrebbe iniziato a ingrassare e non gli andava proprio.

«Sei una cuoca fantastica, Hinata! Non saprei rinunciare a nessuno dei tuoi manicaretti!» sentenziò l’Uzumaki.

Hinata sorrise tutta contenta per il complimento, dopodiché si voltò, prendendo un piatto che aveva messo di fronte al marito; dentro vi erano dei broccoli lessi con un filo d’olio.

Naruto fissò il piatto come se gli fosse stata inflitta la più grave e truce delle pene.

«Cos’è ‘sta roba?» domandò.

«Tutta la fibra che ti serve. Immagino che in questi giorni, ti sia dato alla pazza gioia con le scatole di ramen istantaneo e avrai saltato le tue dosi di fibra, quindi adesso rimediamo.» spiegò Hinata.

Naruto imprecò mentalmente; come aveva fatto a scoprirlo? Eppure aveva comprato e nascosto le scatole di ramen nella massima segretezza. Proprio non riusciva a capire perché Hinata godesse nel torturarlo in quella maniera lì, certe volte lo trattava come un bambino o peggio, come un anziano.

Naruto fissò nuovamente il piatto con i broccoli, poi si rivolse di nuovo alla moglie.

«Ma devo proprio?» domandò con l’espressione di un bambino.

«Per favore, Naruto, ne va della tua salute. Fallo per me, ti prego.» rispose Hinata con tono implorante.

E se Hinata chiedeva di fare un sacrificio solamente per lei, Naruto non aveva scelta, doveva mangiare quei broccoli, volente o nolente. Prese la forchetta, la sollevò in alto, poi la fece cadere in picchiata sul primo broccolo che aveva di fronte, lo infilzò e infine lo portò alla bocca. Il suo odore era nauseabondo, al punto tale che Naruto stava quasi per svenire; solo il viso ansioso di Hinata lo sosteneva in tale impresa, così lo mangiò.

Seguì un altro boccone, poi un altro ancora.

«Com’è?» domandò Hinata.

«Buonissimo! - rispose Naruto fra un boccone e un altro. È la cosa più buona che abbia mai mangiato. Altro che ramen di Teuchi!»

Una clamorosa bugia. Lo sapeva Naruto. Lo sapeva Hinata. Era molto probabile che il signor Teuchi, il quale si trovava dall’altra parte del villaggio a fare i fatti propri, avesse percepito la bestemmia appena pronunciata dal suo miglior cliente di sempre e gli fosse venuto persino un colpo al cuore.

Intanto, Naruto sapeva che doveva ultimare il piatto a ogni costo; dopotutto, lo stava facendo per Hinata.

Una volta completato il gravoso compito, Hinata tolse via il piatto vuoto, dopodiché baciò sulla fronte suo marito, tutta contenta per quello che era riuscito a fare.

«Ci voleva così tanto? Non senti che già il tuo intestino sta iniziando a lavorare meglio?» domandò la donna.

Più che altro, se Naruto non avesse bevuto litri di acqua per accompagnare i broccoli, il suo intestino avrebbe rigettato persino i pasti consumati con la buon anima del maestro Jiraiya.

Ovviamente, Hinata sapeva benissimo che il marito si era sforzato moltissimo, pur di farla contenta anche per quella piccolezza, così decise di dargli un ulteriore premio inaspettato; dopotutto doveva pur coccolarsi l’uomo che le era tanto mancato.

«Vado a prepararti un bagno caldo, va bene? Tu intanto riposati.» disse all’improvviso Hinata, sparendo dalla stanza.

Naruto sospirò amareggiato, al solo pensiero di quei dannati broccoli, dopodiché si ricordò che non aveva ancora svuotato il suo zaino, quindi si era avventurato all’ingresso, appunto per svuotarlo del suo contenuto e riporlo nello sgabuzzino.

Hinata lo raggiunse qualche minuto dopo.

«È tutto pronto. Puoi andare quando vuoi.» annunciò la corvina.

«Ottimo! - gioì l’Uzumaki. Che aspettiamo, andiamo!»

Il giovane uomo afferrò la mano della giovane donna e la tirò a sé verso il piano superiore.

«A-Aspetta, Naruto! Che vuoi fare?» domandò preoccupata la Hyuga.

«Che domande! Voglio fare un bel bagno con te!» rispose pimpante l’Uzumaki.

Dapprima Hinata provò a sottrarsi con tante scuse da quella proposta, poiché ogni volta era in tremendo imbarazzo, quando si mostrava nuda al suo amato e quando lo vedeva nudo; tuttavia, la sua titubanza non ebbe lunga durata, lasciando posto appunto al desiderio di voler fare un bel bagno con il suo amato.

Il bagno di casa Uzumaki/Hyuga non era eccessivamente grande, ma c’era abbastanza posto per una bella vasca da bagno con impianto doccia incorporato, un grande lavandino e un armadietto bianco, all’interno del quale vi erano asciugamani e accappatoi.

I due consorti aveva scoperto di recente il piacere di fare un bagno assieme, accompagnati da schiuma e candele profumate tutte attorno alla vasca; un consiglio di Ino a Hinata, per far iniziare e terminare una serata in maniera egregia.

Naruto era dietro Hinata, entrambi coccolati dai fumi del vapore balsamico e coperti dalla capiente schiuma; entrambi erano nella pace dei sensi.

«Che bello...» commentò Hinata beatamente.

«Hai proprio ragione. È il massimo.» aggiunse Naruto, nel medesimo stato.

Approfittando della pace che avevano appena raggiunto, i due consorti ne approfittarono per parlare un poco di quello che era successo, mentre non si erano visti.

«Sai che Sasuke è qui al villaggio?» domandò retorica la corvina.

«Davvero? - fece Naruto. Sakura sarà al settimo cielo. Almeno così non rischia di uccidere qualcuno. Quando c’è Sasuke, diventa tenera come un agnellino.»

«Potremmo organizzare una bella cenetta qui da noi e invitarli. Sarebbe carino.» propose Hinata.

«D’accordo. - rispose Naruto. Basta che non mi metti vicino a quel maledetto borioso, altrimenti mi passa l’appetito.»

«Suvvia, Naruto. Non è bello parlare in questa maniera di un tuo caro amico, specie se non è presente.» commentò Hinata.

«Meglio per lui che non sia presente in questo momento. Lo ammazzerei, se solo si azzardasse a spiarci. Con quei dannati occhi, figurati se non ne sarebbe capace.»

Hinata scoppiò a ridere; con Naruto era sempre uno spasso, non ci si annoiava mai.

«Che io sappia, la visione radioscopica ce l’ha solo il byakugan, quindi stai tranquillo, caro. E poi, Sasuke non mi sembra il tipo per fare queste cose.»

Naruto sbuffò; c’erano dei momenti in cui non riusciva proprio a tollerare il comportamento di Sasuke. Perché diavolo non lo veniva a salutare qualche volta, che gli costava?        

«È che tu non lo conosci bene come me. Quello lì è talmente stronzo, che sarebbe addirittura capace di trapiantarsi un byakugan, pur di farmi un dispetto!»

Hinata rise ancora di più e Naruto la accompagnò, poiché entrambi erano veramente felici di vedere l’altro così divertito.

«Però devi ammettere che è cambiato molto, rispetto ai tempi della guerra. - commentò Hinata. Ho visto come si comporta con Sakura, è veramente premuroso anche con lei.»

«Perché, io non sono premuroso con te?» domandò sospettoso Naruto.

Hinata si voltò subito verso il consorte e gli baciò la guancia.

«Tu sei il migliore, è diverso.» rispose la corvina.

I due consorti ripresero a parlare del più e del meno. Naruto raccontò della sua missione, dei continui commenti indelicati di Sai e dei vaneggiamenti di Shikamaru sul suo matrimonio retto da una tiranna. Poi fu il turno di Hinata, la quale però decise che non era quello il luogo e il momento per dare all’amato la fantastica notizia che era incinta, per tanto si era limitata a parlare del più e del meno.

«Ieri pomeriggio sono passati dei fattorini con le poltrone che abbiamo ordinato. Sono veramente belle, sai, tesoro?»

«Non le ho ancora viste. - replicò Naruto. Ma sono certo che saranno fantastiche, con tutti i soldi che abbiamo speso per prenderle.»

«Fidati. Quando tornerai a casa dopo una lunga missione e ti rilasserai un poco su di loro, capirai che ne è valsa la pena.» certificò la moglie.

Una piccola pausa. Qualche carezza. Qualcuna anche di troppo e in luoghi non necessari. Qualche gemito. Bacio. Altro bacio. Lingua. Spasmi sempre più forti.

A un certo punto, Hinata si bloccò; non potevano proprio adesso, non con il bambino.

«Che succede?!» domandò Naruto.

«N-Nulla… - rispose la moglie. S-solo che… Non possiamo.»

Hinata maledisse se stessa per essere stata catturata in una situazione del genere, poi si vergognò tantissimo per essere una cattiva moglie e una madre degenerata che seriamente pensava di fare “quelle cose”, come lei le chiamava, con il bambino sul suo grembo.

Naruto era il ritratto della disperazione; e dire che ci sperava proprio.

«E perché?» domandò successivamente l’Uzumaki.

Hinata doveva pensare in fretta a una scusa plausibile che spiegasse il suo coinvolgimento iniziale e il risultato finale della loro piccola liason; inoltre doveva essere una bugia con i fiocchi, in maniera tale che persino lei avrebbe iniziato a crederci.

«Ecco… È quel mese, sai.» disse la corvina.

Il che, se fosse stato vero, non si sarebbe fatta nemmeno il bagno, ma questo Naruto non lo sapeva.

Infatti, Naruto fissò la moglie con lo sguardo perso nel vuoto.

«Quel mese? Che significa?» domandò incerto.

Hinata sospirò. Certe volte Naruto la metteva in situazioni così imbarazzati che non sapeva mai come reagire prontamente.

«Insomma... - ripeté nuovamente. “Quel mese”.»

Finalmente Naruto sembrò capire e la notizia lo traumatizzò a tal punto da volersi suicidare; niente sesso. Zero. Out. Fai da te. Fuori. Tuttavia, Naruto tentò ugualmente di non darlo a vedere; Hinata ci sarebbe rimasta male.

«Ah… ehm… capisco.» mugugnò lui.

Era venuto a crearsi quel silenzio imbarazzante che mai doveva venirsi a creare, perciò Naruto decise di prendere il toro per le corna e di abbracciare teneramente la moglie nella posizione in cui erano rimasti.

«Almeno ti posso coccolare?» domandò con aria bonacciona.

Hinata sorrise; per risolvere quel tipo di cavilli, Naruto era certamente il migliore dei compagni.

«Di quello non mi potrei mai stancare, amore mio.» rispose lei.

Nessuno dei due poté dire con l’esattezza quanto tempo fosse passato da quando erano entrati in vasca, solo quando l’acqua iniziò a raffreddarsi, capirono di avere esagerato e che probabilmente era già pomeriggio inoltrato.    

«Accidenti come vola il tempo.» commentò Naruto.

I due coniugi si alzarono contemporaneamente dalla vasca e si asciugarono fra altre dolci attenzioni reciproche, le quali proseguirono anche in camera da letto, quando le cose divennero nuovamente scottanti e Hinata si ritrovò costretta a fermare il suo uomo.

«Ah, già, vero...» aveva risposto con nonchalance il marito.

Hinata gli accarezzò la guancia, maledicendosi ardentemente per lasciarsi trasportare in quel modo; in parte, era anche colpa sua che si lasciava prendere fin troppo la mano. Erano gli ormoni impazziti, tipici della gravidanza.

«Mi dispiace, tesoro.» disse dispiaciuta Hinata.

Per qualche minuto, si era andato a creare un silenzio imbarazzante che aveva messo a disagio entrambi, fino a quando Naruto non ritenne vitale cambiare argomento, prima che l’imbarazzo prendesse il sopravvento.

Naruto aprì l’armadio e cominciò a rovistare fra i suoi vestiti.

«Tesoro dov’è il mio completo da sera? Non lo trovo più!» domandò l’Uzumaki.

Hinata rimase sorpresa da quella domanda, dato che Naruto odiava indossare quel completo elegante, proprio perché si sentiva “stringere dentro”, com’era solito affermare. Invece, Hinata adorava come gli calzasse bene, gli dava un senso di maturità che la faceva sciogliere come un budino.

Restava comunque il fatto che Naruto non amava per nulla indossare quel completo, che cosa stava succedendo? Era il caso di indagare.

«Perché lo cerchi?» domandò la donna.

«Come perché? - domandò retorico il marito. Per metterlo, no?»

«Questo l’ho capito. - sbottò Hinata. Ma tu odi quel vestito, perché mettertelo?»

Naruto sbuffò, gli sembrava una domanda poco pertinente con la sua richiesta.

«Perché a te piace, no? E poi nel posto in cui dobbiamo andare stasera, mi dicono che si devono indossare questi abiti, quindi...»

Hinata arrossì. Quanto adorava suo marito, quando faceva quelle piccolezze così dolci che le facevano palpitare forte il cuore dalla profonda emozione.

In quel momento, però, a Hinata venne un dubbio su quanto appena udito. Che lei sapesse, non dovevano andare da nessuna parte quella sera.

«Naruto, ma dov’è che dobbiamo andare questa sera?» domandò Hinata.

A quel punto, l’uomo espose il suo tipico sorriso sornione, poi si avvicinò alla moglie e le scompigliò i capelli, intanto che ridacchiava fra sé.

«È una sorpresa!» replicò il marito.

Hinata sbuffò, ancora rossa in viso per essere presa in giro in quella maniera dal suo uomo. Moriva dalla voglia di sapere dove sarebbero andati quella sera e nonostante tutte le volte che ci provò, non riuscì mai a cavare un solo indizio da parte del marito nelle ore successive.

«E va bene! Ti dico solo che non stiamo andando da Teuchi!» annunciò Naruto, dopo l’ennesima domanda.

Di sicuro, Hinata era sicura di questo, nel momento in cui Naruto chiedeva del suo abito da sera; il marito non si faceva scrupoli di andare a mangiare ramen da Teuchi persino in pigiama o in mutande, asserendo che fossero bermuda e che uscisse conciato così per colpa del caldo; peccato che la volta che lo disse era pieno inverno.

«Uffa! Da quando sei così misterioso?» domandò Hinata.

Naruto intanto stava osservando con fare criptico la cravatta nera che aveva in mano; non aveva proprio idea di come fare ad annodarla, dopodiché si voltò verso la moglie, chiedendole di aiutarlo.

«Tesoro, che c’è di male se c’è un po’ di mistero fra di noi? Secondo me, è divertente.» sbottò nel mentre il marito.

Hinata riassettò il suo uomo per bene, poi riprese a sbuffare.

«Nulla! Però, a saperlo prima, mi sarei preparata meglio per uscire.»

Naruto si infilò la giacca e Hinata lo guardo mentre se l’abbottonava; aveva voglia di saltargli addosso e farlo suo in quel momento. Gli ormoni da donna incinta avevano nuovamente messo a dura prova la povera Hinata, la quale fu dunque obbligata ad abbassare lo sguardo per l’imbarazzo.

Naruto allora si avvicinò di nuovo a Hinata e le sollevò il viso con entrambe le mani.

«Adoro quando fai questa espressione. Sei troppo caruccia!» dichiarò l’uomo.

Ancora imbarazzo per Hinata, la quale non riusciva proprio a resistere dai pensieri sconci che non erano per nulla tipici di lei.

«Dai, s-smettila. D-devo ancora scegliere che vestito m-mettere.» replicò Hinata con evidente imbarazzo.

«Per me puoi uscire anche così. Sei bellissima.» dichiarò Naruto.

Hinata era in accappatoio, chiunque avrebbe detto che non poteva uscire di casa con solo un accappatoio addosso, ma Hinata era abituata a queste dichiarazioni del marito, anzi, le adorava proprio, le piaceva tanto essere corteggiata in quella maniera, come fosse la loro prima uscita insieme; ogni complimento di Naruto era come toccare il paradiso con la punta di un dito.

«Non ci metterò molto, aspettami sotto, ok?» disse Hinata.

Naruto intanto pensò che doveva pur pensare al rapporto da consegnare a Kakashi il giorno dopo, dato che lo stava tralasciando per uscire con la sua Hinata, così decise di iniziare a mettere su qualche riga.

«Va bene, vado a guardare un po’ di TV!» dichiarò Naruto.

Naruto non voleva che Hinata si sentisse in colpa, per via dei suoi errori, dovuti alla sua linguaccia nei confronti di Kakashi. Sarebbe uscito con sua moglie, avrebbero passato una bella serata e al loro rientro, mentre Hinata sarebbe andata a dormire, lui avrebbe fatto quel dannato rapporto.

«Stramaledetto spaventapasseri pervertito!» tuonò mentalmente il ragazzo, rivolto al Sesto Hokage.

Hinata non impiegò tanto tempo per prepararsi e quando scese, trovò il marito seduto in tavola, intento a sistemare delle carte in tutta fretta, dando così l’impressione di stare nascondendo qualcosa.

«C’è qualcosa che non va?» domandò Hinata.

Naruto si alzò di scatto e iniziò a mescolare i fogli sul tavolo, sbrigandosi ad assemblarli in una piccola risma di carta e a riporli in un angolo della cucina.

«Niente! Niente! - tuonò Naruto. Allora, siamo pronti?»

Hinata pensò che il marito stava agendo in maniera molto strana, ma forse lo stava facendo solo per dimostrarle che era capace di essere romantico più di quanto non lo sarebbe stato Sasuke; forse Hinata aveva fatto male a parlare del rapporto fra Sasuke e Sakura, dato che Naruto aveva la mania di prendere tutto in competizione, quando si trattava di Sasuke.

«Wow. Sei davvero bellissima!» sbottò improvvisamente Naruto.

L’uomo si era soffermato sull’uscio di casa per osservare meravigliato la propria moglie e la maniera così semplice e splendida, con cui si era vestita per quell’uscita improvvisata. Un bel vestitino color lavanda con un maglioncino beige e una borsetta, tacchi, un filo di trucco, rossetto color carne e capelli raccolti. Naruto non poteva chiedere di meglio.

Hinata allora si mise a giocherellare con le dita, com’era suo solito agire quando era in imbarazzo, tuttavia, sebbene un tempo sarebbe svenuta, dopo un complimento del genere da parte di Naruto, con il tempo aveva imparato a dominare le sue emozioni ed era in grado di rispondere a quell’affetto con altrettanto.

Hinata si avvicinò al marito e gli aggiustò la cravatta fuori posto.

«Devo essere bella quanto il mio bel maritino, no?» disse la donna.

Quella volta fu Naruto ad arrossire vistosamente, dato che più di lei, lui non era mai stato abituato a tanti complimenti e tutt’ora non era in grado di reagire in maniera egregia.

Fra di loro nascevano molti silenzi imbarazzati, perché ogni cosa era sempre risultata nuova ai loro occhi, quando si approcciavano a un avvenimento assieme. Sicuramente, non era la prima volta che uscivano assieme, ma ogni volta c’era un qualche elemento differente dall’altra che conferiva quell’aria magica alla situazione.

Si stava facendo tardi, Naruto quindi porse a Hinata il suo braccio, quello che teneva avvolto nelle bende.

«Andiamo, mia bella signora?»

Hinata chiuse la porta di casa e si avviò verso il marito, avvolgendo con affetto il suo possente braccio.

Successivamente, i due coniugi si avviarono verso la meta prefissata da Naruto. Il ristorante da lui scelto era situato nel quartiere più esclusivo del villaggio, quello in cui la vita mondana si mescolava a una certa classe di avventori che non si ponevano mai dei problemi economici nella loro vita. Il luogo era inoltre affollato da coppiette sorridenti che magari erano nel medesimo luogo per le stesse ragioni degli sposini, i quali proseguirono per le vie del luogo, venendo tempestati di saluti da parte degli abitanti; dopotutto, Naruto Uzumaki era l’eroe del villaggio e vantava il rispetto di tutti gli abitanti, senza alcuna eccezione.

«Naruto, sei sicuro di non voler andare a mangiare ramen da Teuchi? - domandò improvvisamente Hinata. Qui i locali mi sembrano molto costosi.»

Fin dal loro primo appuntamento, Hinata aveva notato che Naruto tentava di stupirla ogni volta di più, non perché volesse vantarsi con lei, anche perché Hinata lo conosceva come le sue tasche, dopo tutto il tempo passato insieme, ma perché voleva che il tempo passato insieme fosse unico e indimenticabile; un gesto d’amore, vero amore. Hinata non poteva che essere orgogliosa di Naruto, anche se alle volte esagerava.

«Nah, è tutto sotto controllo. Spero che hai fame, tesoro. Mi hanno detto che in questo posto cucinano veramente bene!» disse Naruto.

Erano giunti a destinazione. Il locale si chiama “Finesse de la Feiulle” ed era uno dei locali più esclusivi del villaggio, nel quale solo l’Hokage sembrava godere di un posto fisso che non veniva mai occupato da nessun’altro avventore.

Naruto aveva dovuto implorare Kakashi per concedergli quell’onore, così avrebbe fatto passare una serata memoriabile a Hinata, per questo era stato mandato in missione lontano dal villaggio per tutto quel tempo. Kakashi era stato spietato, sfruttando quella promessa per qualunque cosa e Naruto aveva sopportato indomito, poi, però, guardare l’espressione meravigliata di Hinata, mentre si accomodavano nel loro tavolo d’onore, aveva fatto dimenticare qualunque fatica a Naruto, il quale era giunto a un’unica spiegazione al suo attuale stato d’animo.

«Ne è valsa la pena.» pensò soddisfatto.

Intanto, Hinata osservava meravigliata il posto. Aveva sentito solo per nomina il “Finesse de la Feiulle”, perché Ino una volta c’era andata con Sai e aveva raccontato alle amiche che era uno dei ristoranti più romantici e sensuali che avesse mai visitato. Ovviamente, le altre amiche erano rimaste molto gelose della sua avventura e avevano pregustato il giorno in cui i loro partner le avrebbero portate in quel posto. Hinata non aveva la minima idea di come avrebbe potuto raccontarlo alle amiche, senza che i loro compagni non finissero sulla forca.

Naruto intanto osservava il menù alla ricerca di piatti invitanti, ma non capiva la strana lingua in cui erano scritti, quindi si arrese e spostò la sua attenzione sulla silenziosa moglie; un terribile dubbio si insinuò nel suo cuore.

«Perché non dici nulla, Hinata? Non ti piace questo posto?» domandò Naruto preoccupato.

«È proprio un bel posto. Ma non era necessario, veramente!» rispose prontamente la donna.

«Non devi nemmeno dirlo. Tu meriti il meglio.» sorrise il marito.

Naruto aveva iniziato a scostare la camicia fissata sul suo collo, un’evidente segno che stava soffrendo come non mai quell’elegante prigionia, eppure stava resistendo. Hinata non capì perché stesse facendo tutto questo.

«Naruto, che ti succede? Di solito, quando propongo di andare da Teuchi, tu non obietti mai.» domandò Hinata sospettosa.

«Beh, penso che qualche volta, ci faccia bene fare una cosa diversa dal ramen. So che adori questi posti.» rispose il marito, sforzandosi di sorridere.

Un indizio niente male. Poche erano le persone che sapevano che le piaceva quel posto; era il caso di indagare.

«E chi te lo ha detto?» domandò Hinata.

Naruto deglutì, mostrando i primi segni di perplessità; che cosa doveva dirle adesso? E se la verità non le fosse andata a genio? Meglio una piccola bugia per salvare la faccia.

«Sei mia moglie. È normale che sappia molte cose su di te.» rispose Naruto sulla difensiva.

Quella piccola bugia avrebbe avuto l’effetto sperato ai loro primi appuntamenti, ma adesso Hinata sapeva benissimo quando Naruto le voleva nascondere qualcosa, come il ramen istantaneo nello scantinato o dentro quelle orrende pantofole, un regalo di Sakura e Sasuke che Naruto non metteva mai, proprio perché erano un “regalo di Sasuke”; nascondigli astuti, ma che non potevano sfuggire al byakugan.

«È stata Hanabi, vero?» ipottizò la donna.

Colpito e affondato. Naruto adesso doveva dimostrare di avere almeno la dignità di ammettere la sconfitta, per tanto immerse il viso nel menù e dette la sua risposta con evidente imbarazzo.

«G-Già...» sussurrò.

«Scusami, tesoro. - aggiunse subito dopo Naruto. Il fatto è che Hanabi mi ha detto che ci tenevi così tanto a venire che ho pensato che ti avrebbe fatto piacere.»

A quel punto, Hinata sorrise, dopodiché accarezzò la mano di Naruto, attirandone lo sguardo su di sé.

«Grazie. - sussurrò contenta. So che anche per l’eroe del villaggio non è facile ottenere un posto qui, però ci sei riuscito comunque. E poi, io volevo venire qui con te e con nessun’altro.»

«Quindi ho fatto bene?» domandò con sospetto l’Uzumaki.

«Hai fatto benissimo!» sorrise Hinata.

Giunse il cameriere, prenotarono con qualche fatica, dato che Naruto non capiva un accidenti di quello che c’era scritto sul menù, quindi Hinata aveva dovuto fungere da traduttrice per lui e consigliarlo nella scelta più iper-calorica possibile; se lo era meritato.

Quando giunse il suo turno nella scelta, Hinata, che in altre situazioni avrebbe preso un piatto leggero, si era appena ricordata che adesso doveva mangiare per due e che stava iniziando ad avere molta fame, per tanto ordinò lo stesso piatto del marito e si divorò anche tre dessert tutti ricchi di cioccolato e crema chantilly, sotto lo sguardo allibito del marito che non l’aveva mai vista mangiare così tanto: inutile dire che il conto invece fu molto salato.

«Questa volta ci hanno spennato per bene!» commentò Naruto all’uscita del locale.

«Beh, questo posto è famoso anche per i suoi prezzi molto alti.» aggiunse Hinata dispiaciuta.

Il conto era così salato perché Hinata aveva mangiato molto più di Naruto, quindi il ristoratore non si era fatto alcuno scrupolo per punire l’ingordigia della donna e farsi i quattrini.

Hinata osservò il misero contenuto del portafogli del marito e tentò di alleviare il danno, facendo buon viso a cattivo gioco.

«Dai, tesoro. Almeno abbiamo mangiato bene!»

Naruto fece una smorfia di dolore, quelle cose così strane erano davvero buone, ma lui preferiva di gran lunga la cucina tradizionale; quella, secondo lui, non la batteva nessuno.

«Però, la prossima volta andiamo in un posto in cui so cosa mangio. Non si capiva un accidenti!» sbottò il marito.

Hinata sorrise vivamente alla battuta e si catapultò sul braccio bendato del marito, coccolandolo.

«La prossima volta lo scelgo io il locale, va bene?» domandò scherzosa.

Naruto allora ricambiò il sorriso e non pensò più al trauma appena subito; nessuna somma di denaro poteva equiparare il sorriso della donna che tanto amava.

Naruto si mise a sghignazzare.

«Chissà perché, ma so dove vorrai andare la prossima volta...»

Ovviamente il locale a cui Hinata si riferiva era il chiosco di ramen del signor Teuchi, luogo in cui vi erano diversi ricordi della loro vita; lì avevano mangiato per il loro primo appuntamento e sempre in quel luogo, Naruto aveva chiesto a Hinata di sposarlo.

Improvvisamente, a Hinata balenò un’idea in mente che volle esporre al suo consorte.

«Chissà se il chiosco è aperto a quest’ora...»

Naruto era incredulo, dato che Hinata era sempre stata attenta alla quantità di cibo che ingeriva, mentre ora dava l’aria di avere una voracità da fare invidia persino a lui: quel comportamento lo stava iniziando a preoccupare.

«Sicura di stare bene, Hinata? Sei strana questa sera.» commentò Naruto.

Hinata si sorprese per quella domanda e chiese le dovute spiegazioni.

«Perché? Ho fatto qualcosa di male?»

«Beh, non ti ho mai visto mangiare così tanto. - spiegò Naruto. Non vorrai forse metterti in competizione con me?»

Hinata tirò un profondo respiro, forse era giunto il momento di confessare quello che aveva tenuto finora nascosto. Il cuore palpitava all’impazzata e la sua mente stava tentando di elaborare una maniera efficace e meno imbarazzante possibile.

Un lampo di genio. Hinata prese per la mano il marito e lo condusse verso un punto da lei visto in lontananza; lì avrebbe detto tutto quanto.

«Vieni con me.» lo invitò la donna.

Naruto si ammutolì. La sua mente si era persa nel bellissimo viso della sua giovane moglie, come se fosse divenuta ancora più bella in quei pochi secondi in cui aveva perso la concentrazione; la seguì come un ebete verso una panchina lì vicina a dove si trovarono e rimasero in silenzio per qualche istante, dopodiché Hinata si sedette sulla panchina e tirò a sé il marito, facendolo inginocchiare in modo tale da potergli afferrare dolcemente la nuca per avvicinarla al suo grembo.

Naruto non aveva capito nulla di quello che stava succedendo, ma sentiva che quella situazione di torpore era magnifica, sebbene ignorasse le ragioni che avevano spinto Hinata a comportarsi in questa maniera.

«Lo senti?» domandò improvvisamente Hinata.

Solo in seguito a quella domanda, Naruto si destò dal suo sonno immaginario per guardare perplesso la donna.

«Che cosa dovrei sentire?» chiese lui.

Hinata si morse il labbro, stava ancora tentando di raccogliere abbastanza coraggio per confessare il suo segreto, però si era resa conto che era molto difficile trovare le parole adatte, senza che l’emozione prendesse il sopravvento.

«Qualche giorno fa, ho fatto delle analisi in ospedale. - raccontò Hinata. I medici hanno trovato qualcosa dentro di me.»

In un secondo momento, Hinata si rese conto che aveva forse detto qualcosa che avrebbe fatto confondere ulteriolmente il suo amato, di fatti andò proprio così. Naruto si era alzato di soprassalto e aveva iniziato a toccarla allarmato che potesse avere qualunque malattia.

«Che cos’hai, Hinata?! Ti devo portare in ospedale?! Non fare scherzi!» tuonò Naruto.

«Ma no, tesoro. Sto bene, non preoccuparti. - lo tranquillizzò Hinata. Dai, torna ad ascoltare.»

Naruto eseguì nuovamente la richiesta e questa volta si concentrò nuovamente per cercare di capire al meglio quello che la consorte voleva dirgli.

«Ci sono!» dichiarò a un certo punto.

Hinata tirò un sospiro di sollievo. L’emozione provata era così tanta che alle volte si sentiva mancare e avere Naruto così vicino, generava una serie di meccanismi emotivi così altalenanti che si sentiva ribollire il sangue; un’alta manifestazione della sua gravidanza?

A un certo punto, Naruto alzò lo sguardo, serio come lo era in una battaglia.

«Hai una specie di mostro dentro di te?» domandò apprensivo.

Hinata sospirò; certe volte l’innocenza di Naruto era così disarmante che persino lei ne rimaneva stupefatta, ciò nonostante non avrebbe fatto a meno di quel suo modo di essere, perché la faceva sempre ridere: infatti, Hinata era scoppiata a ridere.

«Che c’è da ridere?» domandò Naruto spazientito.

«Scusami, tesoro, è che sei troppo divertente, davvero!» rispose la moglie ridendo.

Naruto allora sbuffò; tutto quel mistero stava iniziando a farlo innervosire.

«Io non ci sto trovando nulla di divertente!» sbottò l’uomo.

Hinata provò ad arrestarsi, in maniera tale da ricomporsi e non risultare antipatica. C’era un malinteso da risolvere, prima che Naruto iniziasse a immaginare qualsiasi cosa sconveniente.

Naruto si era alzato.

«Torniamo a casa, spiritosona?» domandò l’uomo alla moglie.

Hinata aveva compreso che quello era il momento di vuotare il sacco, si caricò di coraggio e dette la notizia tutta ad un fiato, pensando che dirlo velocemente, la avrebbe imbarazzata di meno.

«Dentro di me c’è un bambino. Il nostro bambino.» disse Hinata tutto ad un fiato.

Naruto non aveva perso di vista quel messaggio ed era rimasto imbambolato per qualche secondo, in maniera tale da elaborare al meglio la rivelazione appena ricevuta. Shock totale. Uno sguardo all’indietro. Hinata era ancora imbarazzata, seduta sul suo posto che si accarezzava il ventre. Lui non riusciva a crederci.

Naruto si avvicinò nuovamente alla moglie e si chinò nella posizione originaria della conversazione.

«Vu-vuoi dire che io… e che tu… Che noi...» mormorò Naruto confuso.

Naruto non riusciva nemmeno a dirlo. Non poteva essere vero.

Hinata aveva capito il suo disagio e reagì di conseguenza, dato che lei si era già abituata all’idea, avendo avuto molto più tempo per riflettere sul ruolo che in futuro avrebbe ricoperto. La donna gli prese la mano bendata e la avvicinò nuovamente sul suo ventre.

«Il nostro bambino vuole sentire il calore del suo papà.» dichiarò Hinata.

Naruto era scoppiato a piangere, per lui significava molto quel momento, dato che rappresentava l’alba per la famiglia che non aveva mai avuto finora e che il suo rapporto con Hinata gli avrebbe dato.

Naruto accarezzò il ventre della moglie con affetto, ancora sbalordito per quello che stava crescendo al suo interno e che, fra pochi mesi, avrebbe chiamato figlio e che lo avrebbe chiamato papà: un bambino a cui dare una serenità e una famiglia che a lui era sempre mancata. Naruto baciò con passione la moglie, la quale ricambiò immediatamente al bacio, lasciandosi trasportare dalla felicità dell’avvenimento.

«Ti amo.» disse subito dopo.

«Anche io.» ricambiò la donna.

La felicità era alle stesse. Carezze, baci, risate e tanti sospiri di sollievo.

Poi, a un certo punto, Naruto aveva preso in braccio la sbalordita moglie e si era messo a correre verso una meta ignota, saltando da un tetto all’altro.

«Ma che fai, Naruto?» domandò imbarazzata la donna.

«Aspetta e vedrai!» tuonò l’uomo.

Doveva trattarsi di qualcosa di tremendamente appariscente da farla morire dall’imbarazzo, Hinata lo aveva già capito, ma non aveva nemmeno provato a replicare, dato che, in un momento del genere, non c’era altro da fare.

In pochi istanti, i coniugi erano giunti sulla montagna degli Hokage, atterrando sulla testa del Quarto Hokage; ciò che accadde dopo fu abbastanza prevedibile.

«UDITE! UDITE, GENTE DEL VILLAGGIO! IL VOSTRO FUTURO SETTIMO HOKAGE E LA SUA BELLISSIMA MOGLIE STANNO PER DIVENTARE GENITORI!! GIOITE! GIOITE!!» urlò Naruto a squarciagola.   

Hinata aveva nascosto il viso nel petto del marito, stava morendo dalla vergogna, dato che Naruto continuava a urlare e la gente del villaggio, che stava dormendo, gli stava urlando contro per smetterla.

Persino Kakashi non si era trattenuto. L’uomo aveva aperto la finestra del suo ufficio e aveva iniziato a rimproverare l’allievo.

«Qui c’è gente che sta lavorando! Va’ a gioire in mezzo alla foresta, maledizione!!»

Il Sesto Hokage sapeva benissimo che l’allievo avrebbe continuato fino all’alba, se fosse stato previsto nei suoi piani, e che nessuno sarebbe stato in grado di farlo smettere; sperò che Hinata avrebbe fatto qualcosa, così lui avrebbe ripreso a lavorare.

«Ah, dimenticavo… - aggiunse l’uomo. Tantissimi auguri!»

Subito dopo, l’uomo chiuse con forza la finestra e tornò ai suoi complessi documenti.

Nel frattempo, Naruto si spostò dall’altra parte della montagna degli Hokage, mentre la gente continuava a urlargli contro.

«Mi sa che questa volta ho esagerato. - commentò Naruto. Scusami.»

Hinata emerse dal suo nascondiglio e per la prima volta si trovò a dissentire con la dichiarazione del marito.

«No. - rispose Hinata. Hai fatto benissimo.»

Naruto fissò la moglie con sorpresa, dopodiché le sorrise.

«Sono felice, Hinata. Ed è tutto merito tuo.» dichiarò l’uomo.

Hinata allora afferrò il marito per la cravatta, in maniera tale da avvicinare il viso al proprio, seguì un altro dolce bacio.

«Sono io che ti devo ringraziare, amore mio. Questo bambino avrà tutta la felicità che merita.»

Sì. Si sarebbero impegnati a fondo per quel bambino, concentrando tutte le loro forze sulla sua crescita e sulla sua felicità. Il duro lavoro di un genitore stava per avere inizio.


L’angolo dell’autore

 

Finalmente ci sono riuscito, gente. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e sono certo che avrete molte considerazioni da fare. Con questo messaggio non vorrei aggiungere altro, per tanto vi ringrazio per la lettura e vi saluto.

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Il Momento delle Responsabilità ***


Salve a tutti!
Sono molto contento che vi sia piaciuto il precedente capitolo, inoltre sono certo che molti di voi si siano chiesti che cosa sarebbe avvenuto dopo questo capitolo; in effetti, anche io ho pensato molto a come proseguire la storia, per questa ragione ho impiegato così tanto tempo per la stesura del capitolo. Il motivo dei ritardi è anche dovuto all’alternanza della scrittura dei capitoli fra questa e l’altra storia, e dato che questi capitoli sono più brevi, ho deciso di produrre due capitoli per questa storia, per poi dedicarmi alle Uzumaki Chronicles.

Comunque, lasciando perdere questa futile discussione, vi lascio al capitolo, senza anticipare nulla; mi sono reso conto che anticipare parti del capitolo precedente non è una buona cosa, per tanto non lo farò più: spero che non sia un problema.

Buona lettura a tutti! Spero che il capitolo vi piaccia.


Kakashi aveva appena concluso la lettura del rapporto consegnato quella mattina da Naruto. Ciò che aveva visionato, lo aveva in qualche modo segnato in maniera indelebile, poiché non riusciva ancora a trovare le parole necessarie per recensire quanto letto in maniera consona e pertinente.

Naruto era di fronte a lui, in attesa del suo commento e questo non tardò ad arrivare, non appena Kakashi depositò il fascicolo sulla propria scrivania e  poggiò i gomiti sul tavolo, per usarli come sostegno per il resto del corpo.

«Che dire...» sospirò l’Hokage.

L’attesa era troppo snervante, persino insostenibile, però non poteva reggere il confronto con il silenzio regnante nella stanza.

«Beh, se dicesse qualcosa, andrebbe meglio.» commentò Naruto con impazienza.

«A che ora ti sei messo a fare questa relazione?» domandò sospettoso l’Hokage.

Naruto tossì, nervoso; era stato preso con le mani nel sacco per avere anteposto il suo dovere per passare il suo tempo con la moglie, dunque il rapporto lo aveva scritto al suo ritorno a casa, nel cuore della notte, afflitto dai morsi del sonno.

«Beh, non penso sia importante. - si giustificò Naruto. La relazione è qui, no? Posso andare adesso? Avrei una certa fretta.»

«Naruto! - lo riprese Kakashi. Credi che sia uno scherzo? Non puoi presentarti, per giunta in ritardo, portandomi una relazione del genere! Non si capisce nulla, con una calligrafia illeggibile e una struttura del discorso inesistente. Non posso credere che alla tua età, tu non sappia ancora stilare un rapporto! Sei un jonin!»

Naruto rimase in silenzio per tutta la durata del rimprovero, poi, non appena si azzardò a rilasciare un commento, venne subito fermato.

«Non ammetto repliche! - tuonò Kakashi. Devi darti una mossa, ragazzo mio. Non sei più un ragazzino, adesso sei un uomo e per tanto devi diventare più responsabile.»

«Beh, ecco. - commentò Naruto. Sa che non la burocrazia non vado tanto d’accordo. La trovo dannatamente noiosa.»

«Se vuoi veramente diventare Hokage, avrai a che fare con la burocrazia ogni giorno della tua vita. Fare l’Hokage avrà anche il suo prestigio, ma è anche un lavoro molto impegnativo e che richiede pazienza.» spiegò il Sesto Hokage.

«Se sta cercando di farmi paura, non ci riuscirà. Non rinuncerò al mio sogno, nemmeno se c’è tutto questo parlare noioso.» dichiarò Naruto.

«Bene! - commentò l’Hokage. Allora dovrai dimostrarmi che hai le carte in regola per potere diventare un ottimo Hokage.»

A seguito di quella dichiarazione, Kakashi si era alzato dalla sua postazione e si era procurato una sedia che poggiò accanto alla sua scrivania, dopodiché egli spostò alcuni dei suoi documenti, in maniera tale da lasciare lo spazio necessario per un altro individuo; il tutto sotto lo sguardo interrogativo di Naruto.

Successivamente, Kakashi si rivolse all’allievo.

«Bene! Accomodati. Vediamo se possiamo migliorare il tuo stile di scrittura.»

Naruto era allibito, non riusciva proprio a capire dove volesse andare a parare il suo maestro con quell’atteggiamento, l’unica cosa di cui si era reso conto, era che sarebbe stato coinvolto in un menage di noia assoluta in qualcosa che odiava sinceramente e a cui stava per essere obbligato a fare.

Naruto si lasciò cadere di peso sulla sedia. Kakashi fece altrettanto, tornando alla sua postazione, dopodiché passò al giovane uomo una risma di fogli bianchi e una penna.

«Riscrivi nuovamente il rapporto. - spiegò Kakashi. Non sto mica chiedendo la luna, voglio solo che tu mi faccia un rapporto della tua ultima missione e lo voglio fatto bene, non come quello che mi hai presentato prima.»

«Ma è proprio necessario, maestro?» domandò Naruto con una nota di scetticismo.

Kakashi sospirò; certe volte Naruto sapeva essere irritante di chiunque altro. Di conseguenza, Kakashi si persuase che fosse necessario chiarire per bene le sue intenzioni, in maniera tale da non udire mai più una domanda sciocca come quella.

«Ascolta bene, Naruto. - cominciò l’Hokage. Sappiamo benissimo tutti quanti che il mio successore sarai tu. Tutta la gente del villaggio vuole te come Hokage, ma non sei ancora pronto per diventarlo e il compito di trasformarti in un grande Hokage spetta a me. Devo prepararti a dovere.»

«La ringrazio per il pensiero, maestro. Ma credo che penserò a questo problema, non appena diventerò Hokage.» replicò Naruto seccato.

«Ti ostini ancora a parlare in questa maniera tanto infantile? E stai pure per diventare padre! Vuoi veramente dare l’impressione del lavativo a tuo figlio?» proseguì Kakashi.

Non c’era nulla da fare; Kakashi ci sapeva fare fin troppo bene con le parole e sapeva benissimo dove colpire il suo interlocutore, facendo presa sui suoi sentimenti.

«Certo che no! - sbottò Naruto. Mio figlio o mia figlia, quello che è, avrà il più grande Hokage di tutti!»

«Un giorno forse, se la smettessi di fare il bambino e ti rimboccassi le maniche. Forse allora potranno veramente considerarti in questa maniera.» specificò Kakashi.

Naruto sbuffò amareggiato. Lui sapeva benissimo che il maestro Kakashi aveva perfettamente ragione e non voleva affatto che Hinata o il loro bambino avessero a che fare con uno scansafatiche che urlava ai quattro venti di diventare Hokage, ma che alla fine non ci riusciva, perché non si applicava in ciò che serviva per raggiungere quell’obiettivo. Naruto aveva fatto così tanta strada per giungere fino a lì e di certo non poteva arrendersi adesso; dopotutto era la sua filosofia ninja.

Nonostante quel fervore, il lavoro di ufficio era qualcosa che andava aldilà della semplice determinazione e Naruto presentava parecchie difficoltà in quel campo.

«Non è servito a nulla salvare il mondo due volte, ora devo fare pure queste cose! Maledizione!» tuonò il biondo esasperato.

«Non lamentarti e inizia a lavorare. - lo rimproverò Kakashi. Finché non finisci questo lavoro, non ti alzerai da quella sedia. Ci siamo capiti, Naruto?»

Un ordine secco e che non ammetteva repliche. Naruto sapeva benissimo che l’uomo che aveva di fronte non era solo il suo maestro, il che comportava di già una forma di rispetto smisurata, perché altrimenti lui non sarebbe mai giunto a quel livello di prestigio fra i ninja, ma si stava rivolgendo anche all’Hokage, quindi persino lui poteva trasgredire ai suoi ordini entro un certo limite: la parola dell’Hokage è legge.

«E va bene!» bofonchiò seccato l’Uzumaki.   

Naruto aveva deciso di riversare tutta la sua determinazione sul compito da svolgere, però, per quanto fosse determinato, la sua capacità di elaborare i concetti e metterli per iscritto non era delle migliori. In quel momento, Naruto ringraziò il cielo che non ci fosse Sasuke, perché altrimenti lo avrebbe preso in giro a vita e successivamente sarebbero sicuramente finiti alle mani, com’era loro solito.

A un certo punto, quando Naruto era giunto alla descrizione della scena centrale della missione, quella dello scontro con i mercenari che avevano affrontato, la sua confusione divenne tale che dovette distaccarsi dal testo. A quel punto, gli venne automatico fissare le azioni del maestro Kakashi, il quale sembrava avere problemi ben più gravi dei suoi.

«Va tutto bene, maestro? Non ha una bella cera.» domandò Naruto.

«Sto solo avendo qualche problema su una questione di un ponte e sulla giurisdizione fra Foglia e Cascata. Quelli della Cascata sono veramente dei tipi troppo rigidi e mi stanno dando qualche grattacapo.» spiegò Kakashi.

«E Shibuki non dice nulla a riguardo? Posso parlarci io, se vuole.» disse il biondo.

«Non ti ascolterebbe e lo sai bene. - replicò Kakashi. Potrete anche essere amici, ma Shibuki, proprio come Gaara, deve anteporre l’amicizia per gli interessi del suo villaggio.»

Naruto sbuffò; non condivideva affatto quel tipo di mentalità.

«Che scemenza! Se siamo amici, che senso ha trattarsi in maniera diversa? Anzi, penso che potremmo arrivare prima a una soluzione pacifica.»

Kakashi sospirò; magari fosse così semplice, ma purtroppo una visione del genere poteva realizzarsi nelle favole. La politica era un mondo ricco di tensioni perenni, con sotterfugi a cui bisognava stare attenti, altrimenti si poteva finire davvero molto male, specialmente in un’epoca come la loro, in cui i villaggi ninja stavano andando lentamente al disarmo militare, dovuto all’eccessiva pace e la crisi economica aveva colpito un poco tutti.

«Tu sei stato capace di unire le cinque grandi terre in un solo ideale e questo è già un risultato incredibile. Unire il mondo, ahimè, temo sia impossibile.» commentò l’Hokage.

«Non può dirlo, finché non ci prova!» ribatté Naruto.

Kakashi sorrise; aveva sempre apprezzato la focosa determinazione che Naruto metteva in tutto ciò che faceva, a eccezione dei rapporti da consegnare ai superiori, in certi casi, addirittura, lo invidiava molto. Tuttavia, quella di cui stavano parlando, era una battaglia impossibile da vincere per chiunque.

Inoltre, in quel momento, c’erano questioni molto più urgenti da sistemare. Prima di tutto, gli screzi con gli altri Kage dell’alleanza, i quali, nonostante tutto, dovevano pur sempre mantenere l’interesse del loro villaggio, ponendolo addirittura prima del benessere dell’alleanza ninja.

Seguivano i villaggi emergenti che volevano una fetta dei territori delle cinque grandi terre ninja in modo da potersi affermare nel panorama internazionale, per tanto vi erano sempre problemi geopolitici da trattare.

In più le tensioni interne, dato che il villaggio della Foglia aveva bisogno di evolversi per passare a una nuova era di modernità; i tempi stavano cambiando e non si poteva più vivere di sole commissioni ai ninja. Kakashi si stava impegnando per rendere la Foglia un importante snodo commerciale, sfruttando l’enorme prestigio e influenza di cui godeva, e al territorio di cui disponeva.

Tante le questioni lasciate in sospeso, per colpa di evidenti problemi con gli altri stati. Tanti i problemi che sarebbero rimasti, anche quando avrebbe passato la carica al Settimo Hokage.

Kakashi fissò Naruto e si chiese se sarebbe stato pronto ad affrontare tutto ciò; per fortuna, Shikamaru sarebbe rimasto al suo fianco, ma il grosso del lavoro, avrebbe dovuto farlo sempre lui e non vi era alcuna scappatoia.

«Per ora finisci quel rapporto e non pensare a cose più grandi di te.» ordinò l’uomo.

Naruto impiegò un’ora, prima di finire tutto il rapporto. Consegnò il risultato finale a Kakashi, il quale lesse tutto alla massima velocità e bocciò nuovamente quanto letto.

Naruto quindi fu costretto a ricominciare da capo, cercando di essere più chiaro possibile.

«Aiutami, Kurama! Sto impazzendo!» sbottò disperato il giovane uomo, urlando alla bestia che si celava dentro di sé.

Kurama, la volpe a nove code, che passava solitamente le sue giornate a dormire o a discutere con il suo amico Naruto o con i suoi fratelli, aveva risposto in maniera passiva alla richiesta di aiuto.

«Devi sbrigartela da solo, Naruto. Non hai capito che Kakashi ti sta mettendo alla prova?»

«Ma io ho fame! Non posso più resistere, Kurama!» si lamentò il ragazzo.

Kurama stava quasi per mettersi a piangere; era mai possibile che Naruto fosse così infantile certe volte? Come aveva fatto a sopportarlo per vent’anni, senza essersi tagliato le vene almeno una sola volta?

«Sei proprio un bambino! Quanto ti deciderai a crescere?!» tuonò la volpe.

Così, Naruto lanciò una fitta di imprecazioni contro l’indegno amico e si rimise a lavoro, cercando questa volta di riuscire nell’impresa, prima che il demone della noia e quello della fame si impadronissero di lui e lo soggiogassero.

All’improvviso, qualcuno bussò alla porta dell’ufficio dell’Hokage: si trattava di Hinata.

«Buongiorno, nobile Hokage. Disturbo?» salutò la giovane donna.

«Oh, buongiorno, Hinata. Entra pure.» rispose Kakashi.

Non appena la donna vide il consorte seduto accanto all’Hokage, impegnato nella mansione di scrivere come un disperato, capì subito che c’era qualcosa che non andava e si rese conto finalmente del motivo del considerevole ritardo del marito di quella mattina.

Non appena la vide, il marito spostò lo sguardo verso di lei; aveva proprio l’aria di voler scappare da quel posto a qualunque costo, ma non poteva, poiché la propria incolumità fisica ed economica era minacciata dall’autorità del Sesto Hokage.

Hinata tentò di fare qualcosa per aiutarlo.

«Naruto dobbiamo andare a fare quella visita, quanto perdi ancora?» domandò innocente la donna.

Ovviamente Naruto non riuscì a cogliere l’inganno e reagì come da prassi.

«Quale visita?» domandò infatti esterrefatto.

Kakashi sospirò amareggiato; l’idiozia di Naruto era certe volte rasente l’imbarazzo.

Hinata lo amava troppo per pensare a una cosa del genere e subito si premurò subito di salvare la situazione.

«Massì, dai che ti ricordi! Abbiamo una visita dal dottore per il bambino!»

Hinata si sentiva veramente male a dire le bugie, anche se si trattava per il bene del suo Naruto. In realtà, la visita dal medico era prevista per la prossima settimana, ma questo l’Hokage non lo sapeva.

Hinata invece ignorava che prendere in giro Kakashi non era un compito facile.

Infatti Kakashi si trattene dal ridere, ammettendo fra sé di essere in un certo senso anche invidioso della fortuna di Naruto di avere una consorte tanto affettuosa nei suoi confronti. Tuttavia al dovere non si doveva scappare, era una massima priorità.

«Mi fa veramente piacere che cerchi di proteggere Naruto, ma lui ha delle responsabilità da mantenere, quindi ti chiedo di non coprilo, anche perché non sei per niente brava a mentire.» disse l’uomo.

Finalmente, Hinata capì di essere stata scoperta, per tanto si arrese e fece un breve inchino per indicare tutto il suo dispiacere.

«Sono mortificata!»

«Non ti preoccupare, Hinata. Eri in buona fede.» la tranquillizzò Kakashi.

Dopodiché Kakashi si premurò a dare una sonora pacca sulla schiena all’allievo.

«Piuttosto che metterti a fare il cane bastonato, affrettati a completare il rapporto, testa quadra.»

Naruto allora calò la testa e si rimise a lavoro.

«Sì, maestro.» sibilò lui.

Nel frattempo che Naruto continuava la sua mansione, Kakashi ne approfittò per discutere con Hinata.

«Dato che sei qui, colgo l’occasione per fare gli auguri anche alla futura mamma. Mi raccomando, prenditi cura di questo bambino, proprio come fai con questo bambinone qui accanto.»

Naruto sbuffò seccato dal commento, mentre a Hinata non sfuggì una risata che si trovò ad arrestare immediatamente per non far sentire il marito ancora più in imbarazzo.

«La ringrazio, maestro.» rispose la donna.

Poi Kakashi decise di passare a una questione più tecnica dell’argomento appena proposto.

«Da quando sei incinta?» domandò l’Hokage.

«Quattro settimane.» rispose Hinata.

Kakashi aveva sempre considerato i ragazzi di quella generazione come se fossero figli suoi, per tanto aveva sempre avuto un debole per loro, nonostante mascherasse tutto con la sua severità; soprattutto con Naruto, dato che lo aveva visto crescere, diventare un grande ninja e un uomo. Era normale preoccuparsi anche per Hinata, la quale non era solo la moglie del suo allievo, ma era stata anche lei un’allieva a sua volta, benché indiretta, quindi le sue premure erano più che giustificate.

«Sai bene che è un tuo diritto chiedere un congedo per maternità dalle missioni. So che in questo periodo di crisi finanziaria, le missioni che ci sono vanno a ruba, ma lo dico per la tua sicurezza e sono certo che anche Naruto sia d’accordo con me.» spiegò l’Hokage.

Entrambi i giovani genitori erano stati colti di sorpresa, dato che non avevano per nulla pensato a queste cose più serie, anche perché erano passate solo poche ore da quando Naruto aveva scoperto di stare per diventare padre, mentre Hinata aveva trascorso le giornate a sognare i suoi giorni con il marito e il frutto del loro amore nelle sue fasi di crescita.

«Sinceramente non ci avevamo ancora pensato a queste cose.» commentò immediatamente Hinata.

«Proprio così, maestro. - intervenne Naruto. Forse se ci da’ qualche giorno per pensarci su.»

«Vi conviene discuterne allora. - commentò l’Hokage. Ora che state per diventare genitori, molte cose cambieranno nella vostra vita. Purtroppo, io sono la persona meno indicata per darvi dei consigli in merito, dato che non ho figli, ma conosco tutti i diritti di cui godete in questa situazione, dato che ho rivisto tutte le leggi del villaggio a tale merito.»  

Naruto e Hinata si scambiarono uno sguardo preoccupato; avevano sorvolato una miriade di cose sull’aspetto di essere genitori. Non avevano considerato l’aspetto economico, tanto meno quello lavorativo, perché sicuramente per Hinata era un rischio considerevole andare in missione nel suo stato; ciò comportava che le entrate della coppia sarebbero diminuite e in un periodo di crisi come quello, in cui le missioni ninja erano poche, causa la pace, come avrebbero fatto a mantenere il loro bambino?

Hinata era estremamente preoccupata da quei grandi problemi che le erano stati messi davanti, ma non si perse completamente d’animo. Naruto era comunque riuscito a darle quel senso di sicurezza di cui aveva bisogno, limitandosi esclusivamente a sorriderle.

«Ce la faremo sicuramente. Ci dia giusto il tempo di valutare la situazione e faremo tutto ciò che serve.» dichiarò Naruto.

Hinata si sentì colta da un gioioso senso di sollievo; era sempre così, quando si trattava di affrontare un problema assieme a Naruto. La soluzione esisteva sempre, era solo necessario impegnarsi fino a trovarla: insieme.

«Tolgo il disturbo allora.» dichiarò Hinata.

La giovane mamma aprì la porta dell’ufficio e fece per andarsene, ma prima si rivolse al marito.

«Io vado a trovare mia sorella, Naruto. Ci vediamo lì?»

Naruto sbuffò; se la moglie stava andando a trovare sua sorella, significava anche che, quando l’avrebbe raggiunta, l’intero clan Hyuga lo avrebbe scansionato interamente, in modo da capire se la loro nuova situazione potesse assicurare la sicurezza economica e sanitaria della loro principessa. Naruto si sentiva già addosso lo sguardo indagatore di suo suocero.

«Va bene, tesoro. Ci vediamo più tardi.»

L’uomo lanciò un bacio volante alla moglie, la quale si mise a ridere per quella piccola dolcezza ricevuta e ricambiò il gesto, prima di andarsene via, verso la sua meta prefissata.

Una volta che la moglie se ne andò, Naruto sospirò sollevato e si rimise a lavoro, sotto lo sguardo invidioso di Kakashi.

«Certo che sei veramente fortunato. Sembrate molto felici.» commentò l’uomo.

Naruto stava continuando a scrivere con immensa concentrazione; la discussione appena affrontata lo aveva stimolato a impegnarsi con più serietà per le mansioni che l’Hokage gli voleva affidare; per questa ragione, Naruto non prestò molta attenzione alle parole del suo interlocutore.

«Maestro, ho quasi finito!» dichiarò a un certo punto il giovane uomo.

Kakashi rimase estremamente sorpreso da quella dichiarazione, tanto che non riusciva nemmeno a credere a quello che l’allievo era riuscito a fare solo con qualche parola seria a tu per tu. Naruto aveva un’espressione seria, proprio come quando combatteva seriamente, per tanto Kakashi era certo che questa volta, Naruto avrebbe svolto un lavoro migliore.

Trascorse all’incirca un’ora, dopo l’ultima discussione avuta. Kakashi aveva avuto la possibilità di concludere tutte le pratiche in priorità per quella mattinata e stava addirittura iniziando a sentire i morsi della fame; quel giorno gli andava del ramen al chiosco di Ichiraku. L’Hokage sguadrò per bene il suo allievo, il quale era ancora concentrato sulla stesura del rapporto e non accennava affatto ad arrestarsi.

«Ebbene, Naruto?» domandò Kakashi.

A un certo punto, Naruto posò la penna sul tavolo e lo porse a Kakashi. Questi si prodigò immediatamente a leggere il rapporto e a stentò non credette che quello che stava leggendo fosse farina del sacco di Naruto; non sembrava proprio.

Kakashi lanciò un’occhiata sospettosa all’allievo; allora era in grado di fare veramente bene le cose, quando veniva spronato per bene.

«Sì, non c’è male. - commentò Kakashi. Almeno è sicuramente meglio di quello che mi hai portato. È qualcosa di più professionale.»

Quel commento fece illuminare il viso di Naruto.

«Dice sul serio?!» domandò esaltato il ragazzo.

Kakashi annuì, dopodiché aprì un cassetto della sua scrivania ed estrasse un libro che Naruto conosceva fin troppo bene, dopodiché l’Hokage si rivolse all’allievo.

«Hai ancora molta strada da fare, però devo ammettere che sei stato bravo. - disse l’uomo. Tuttavia, hai ancora molte lacune e il mio consiglio è quello di leggere molto per imparare a scrivere bene. Per questa ragione, ti presterò la mia copia del Paradiso della Pomiciata.»

La reazione di Naruto a quella proposta non fu delle più rosee.

«Perché mai devo leggere questo libro noioso? L’ho già letto mentre viaggiavo con l’Eremita Porcello!» sbottò seccato.

«Questo libro non è noioso! - replicò l’Hokage con trasporto. La tua sfortuna è stata che hai letto questo libro quando eri ancora un moccioso, ma adesso che sei un uomo e per giunta sposato, ti assicuro che sarà un’ottima lettura!»

Kakashi mise con forza il libro fra le mani di Naruto, dopodiché si premurò di fissarlo dritto negli occhi, al punto da incutergli timore.

«Voglio essere chiaro su questa cosa. Ti sto prestando una cosa molto importante per me, se solo ti azzardi a rovinarmelo o peggio ancora a perderlo, ti giuro che ti sbatto nelle segrete del villaggio e ti faccio torturare da Ibiki.»

Naruto impallidì a quella minaccia, proprio perché aveva la netta sensazione che Kakashi intendesse sul serio quelle minaccie.

«V//va bene, maestro.» rispose lui intimidito.

All’improvviso, Kakashi cambiò atteggiamento, si alzò dalla sua poltrona e con fare molto allegro si rivolse nuovamente all’allievo.

«Benissimo! Che ne dici adesso di andare a prendere qualcosa da mangiare da Ichiraku? Ho una fame da lupi.»

Sia il complimento che la minaccia di prima erano stati immediatamente dimenticati da Naruto, dato che la prospettiva di andare a pranzare da Ichiraku era la cosa migliore del mondo per lui, quindi il ragazzo si era già avventurato all’ingresso della magione dell’Hokage, trascinando con sé il capo villaggio in direzione del chiosco di ramen.

Quando maestro e allievo giunsero al locale, non tardarono ad accomodarsi su un tavolo per venire accolti direttamente da Ayame Ichiraku.

«Guarda un po’ chi è venuto a trovarci! Naruto e l’onorevole Hokage. Bentornati!» li salutò la donna.

«Hey, Ayame! Ti siamo mancati?» domandò scherzoso l’Uzumaki.

Ovvio che Naruto le era mancato, dato che rappresentava una delle fonti indispensabili per il sostentamento economico del locale. Ayame era una donna molto interessata all’aspetto manageriale della sua attività, nonostante si rapportasse con un caro amico e con il capo villaggio.

«Moltissimo e tantissimi auguri, futuro paparino!» rispose la donna.

Subito dopo, Ayame iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa, ma non riuscendo a trovarla, chiese le dovute spiegazioni ai suoi affezionati clienti.

«Dov’è Hinata? Perché non l’hai portata? Volevo farle gli auguri.» disse la donna.

«È da sua sorella. - raccontò Naruto. Ma come fai a sapere della bella notizia?»

«Naruto. Hai dimenticato che ieri notte ti sei messo a urlare a squarciagola che stavi per diventare padre? Lo sapranno tutti.» domandò sarcastico l’Hokage.

Naruto allora si grattò la nuca, imbarazzato e si mise a ridere con tutto fragore.

«Eh, scusatemi. Ero troppo felice. Lo sono tutt’ora in effetti.» rise il giovane padre.

«Una volta tanto, fa bene fare delle pazzie. Sei scusato.» replicò Ayame divertita.

I due uomini ordinarono quanto desiderato, così Ayame poté andare in cucina a lasciare la loro comanda per occuparsi degli altri clienti.

Durante l’attesa, Naruto e Kakashi ebbero dunque tempo per discutere.

«Mi sembra ancora strano sentirlo, ma tu stai per diventare padre.» commentò Kakashi.

«Ha detto la stessa cosa del maestro Iruka, quando l’ho incontrato stamattina. Avete veramente tanta fiducia in me, vero, maestro?» sbottò Naruto leggermente offeso.

«Dai non prendertela, ragazzo mio. Dopotutto ti abbiamo visto crescere ed è naturale sentirsi orgogliosi di ciò che sei diventato.» rispose Kakashi.

«Dice davvero? Non mi sta prendendo in giro?» domandò perplesso l’altro.

«Certo. Anche se rimani la solita testa quadra.» specificò l’Hokage.

I due commensali ci risero su, mentre sorseggiavano dell’acqua in attesa che arrivasse quanto ordinato. Durante l’attesa, Kakashi aveva addirittura richiesto del saké, con il quale intendeva brindare alla salute del futuro nato. Dopo che i due ne bevvero un sorso, la conversazione proseguì.

«Ora che ti guardo, mi sembra di rivedere l’espressione esaltata di tuo padre, il giorno in cui mi aveva comunicato che tua madre era incinta di te. Hai proprio la sua stessa gioia dipinta in volto e sono certo che in questo momento sono fieri di te.» commentò Kakashi.

Naruto apprezzava moltissimo quelle parole; per lui significava molto, perché quel bambino rappresentava una nuova speranza di avere una bella famiglia che purtroppo lui non aveva mai avuto.

«Questo bambino. - dichiarò Naruto. Avrà tutto ciò che io non ho potuto avere. Una famiglia e una vita serena. Sia io che Hinata non siamo cresciuti in una famiglia unita, perciò vogliamo che questo bambino sia felice.»

«Lo sarà sicuramente.» commentò speranzoso Kakashi.

Dopodiché, l’Hokage aveva deciso di esporre all’allievo una considerazione più seria.

«Non dimenticare comunque che Hinata potrebbe correre dei rischi. Dopotutto tu sei una persona molto importante e ti sei fatto parecchi nemici. Le assegnerei delle guardie del corpo per quando non ci sei tu.»

Naruto non era riuscito a trattenere una piccola risata a seguito di quel commento.

«Conoscendo gli Hyuga, dubito che non lo abbiano già fatto. E poi, Hinata non ha bisogno di guardie del corpo. Ci sarò sempre io con lei.»

«Non sempre. - precisò Kakashi. Non dimenticare che hai le tue responsabilità e che da ora in poi ti metterò sotto con il lavoro.»

Naruto s’incupì; l’incubo non era ancora finito.

«Ma perché mi fa questo, maestro?! Io voglio stare accanto a mia moglie e nient’altro!»

«Lo farai, ma non sempre. - obiettò Kakashi. Ci sono molte cose da fare, come ad esempio il summit dei Kage del prossimo mese. Ho deciso che sarete tu e Shikamaru ad accompagnarmi.»

Naruto sbuffò amareggiato; un tempo sarebbe stato tutto elettrizzato dalla prospettiva di accompagnare l’Hokage al summit con gli altri capi villaggio, ma adesso non gli interessava affatto: le sue uniche priorità erano Hinata e il bambino.

«Ma devo proprio?» domandò insistente il biondo.

Era una domanda sciocca e infatti Kakashi reagì in maniera autoritaria, in maniera tale da fare capire che non c’era nulla per cui scherzare.

«Questo è un ordine, Naruto.»

Il giovane uomo allora fu costretto a obbedire senza fiatare, trovando alquanto fastidioso il fatto che Kakashi lo facesse apposta per rendergli più difficile la vita.

Tuttavia, Kakashi non fu solamente rigido con l’allievo, ma, data la situazione della moglie, aveva anche deciso di venirgli incontro.

«Dato che non hai ancora riscattato i giorni di ferie dal tuo viaggio con il maestro Jiraiya, ti congedo libere queste due settimane della fine del mese. Usale con saggezza.» dichiarò l’Hokage.

Il viso di Naruto si illuminò di gioia; quella sì che era una bellissima cosa. Naruto avrebbe approfittato di quelle due settimane di riposo per passare tutto il tempo con la sua adorata mogliettina e gli amici: sarebbe stato bello, prima di tornare a lavorare intensamente con l’Hokage.

«La ringrazio moltissimo, maestro!» tuonò Naruto all’apice della gioia.

Erano appena giunte due grosse scodelle di ramen fumante che il cameriere aveva poggiato di fronte ai due commensali, per poi tramandare loro un messaggio dal cuoco, il signor Teuchi Ichiraku, il quale aveva omaggiato i due, offrendo quel piatto per festeggiare la lieta notizia della paternità di Naruto.

Dopo avere ringraziato, Kakashi si rivolse al cameriere.

«Ringrazi moltissimo il signor Teuchi da parte di entrambi. Gli chieda poi se potesse avvicinare al nostro tavolo, non appena ha qualche minuto libero. Ci terremmo a ringraziarlo personalmente.»

«Sarà fatto, nobile Hokage.» rispose il cameriere, prima di congedarsi.

Naruto e Kakashi si lanciarono una rapida occhiata, dopodiché afferrarono le bacchette, immergendole all’interno della coppa fumante.

«Beh, maestro. Buon appetito!» tuonò Naruto.


L’angolo dell’autore

 

Ci sono riuscito anche questa volta, amici miei. Non pensavo affatto di riuscire a concludere questo capitolo, considerando gli esami che devo superare in quei giorni molto vicini. Spero comunque che la lettura sia stata di vostro gradimento.

Ci vediamo alla prossima!

Yameta

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Capitolo 5
*** Hiashi Hyuga: Padre, Suocero e Nonno ***


Salve a tutti, ragazze e ragazzi e bentornati a questo nuovo capitolo della storia. Ho visto che i precedenti capitoli sono piaciuti veramente tanto e di questo ne sono contento, spero di riuscire sempre a mantenere l’interesse in voi. Non ho altro da dire, miei cari, quindi vi lascio alla lettura.


Hiashi Hyuga era sempre stato un uomo dal carattere autoritario ed era in grado di conservare la calma anche nelle situazioni più disperate, proprio perché era stato abituato a usare la sua razionalità per risolvere qualunque problema gli si parasse davanti. Tuttavia, questo ragionamento non poteva essere applicato all’avversità in questione, poiché coinvolgeva le sue figlie e alle loro vicende sociali.

Anche Hiashi aveva appreso la notizia della gravidanza della figlia, quando il genero si era messo a urlare come un forsennato nel corso della notte. Questa notizia, diede molto a cui pensare al capo degli Hyuga, il quale si era privato persino del sonno per il resto della notte, tanto che la servitù aveva più volte chiesto consiglio ad Hanabi, pur di risolvere il misterioso disagio del capo clan.

Quel mattino, Hiashi aveva mandato un messaggio alla figlia, chiedendo che venisse a fare visita alla magione del clan Hyuga, poiché il padre aveva intenzione di parlare con la giovane coppia. Tuttavia, l’impazienza dell’uomo dovette scontrarsi dapprima con la figlia minore, Hanabi, con la quale aveva discusso animatamente il mattino, perché Hiashi voleva tenere Hinata segregata in casa, durante tutto il periodo di gravidanza. Hanabi fu abbastanza convincente dal farlo desistere e dal non farlo tornare sull’argomento, anche quando Hinata era giunta alla magione, dopo essere tornata dalla magione dell’Hokage.

Durante il pranzo, Hiashi non poteva fare a meno di osservare con attenzione la figlia, mentre questa discuteva con passione con la sorella a proposito delle azioni di intraprendere in vista dell’arrivo del dono che stava crescendo dentro di lei. Hiashi osservava con attenzione la figlia, alla ricerca di eventuali cambiamenti nel suo fisico ed era molto preoccupato che le potesse venire un qualunque malessere; ciò era da evitare.

Allo stesso tempo, Hiashi non stava ascoltando la discussione fra le sue figlie, in realtà stava riflettendo su alcuni dubbi che erano balenati nella sua mente a proposito dell’assenza di suo genero.

Hiashi reputò fondamentale indagare a tal proposito.

«Dov’è tuo marito?»

La discussione fra le due sorelle si arrestò e quest’ultime spostarono lo sguardo verso l’accigliato genitore.

Hiashi non capì il motivo, ma aveva appena ricevuto un’occhiataccia da parte della sua figlia minore, la quale si erse a difesa del cognato.

«Papà non hai sentito quello che ha detto prima la sorellona? - domandò lei laconica. Naruto è con il Sesto Hokage a lavorare.»

Hiashi sospirò amareggiato, perché non ricordava affatto di avere sentito una cosa del genere. Nonostante ciò, i dubbi nella sua mente non si attanagliarono nemmeno un poco e si premurò di continuare le indagini.

«E ti ha lasciato andare in giro da sola nelle tue condizioni? Che sconsiderato!» sbottò l’uomo.

A seguito di quel commento, Hanabi roteò gli occhi e sospirò amareggiata, pronta a controbattere in maniera consona.

«Papà....»

Invece, fu Hinata a prendere la parola per prima.

«Non dovete preoccuparvi, padre. Sono capace di badare a me stessa, inoltre sono ancora a poche settimane di gravidanza. - replicò la donna. Naruto era molto impegnato con l’Hokage, ma ha detto che ci raggiungerà più tardi.»

Hiashi non doveva sapere che Naruto era rimasto con l’Hokage, perché non era in grado di stilare un rapporto di missione decente, perché altrimenti sarebbe andato su tutte le furie, asserendo che Naruto fosse un tipo tutto muscoli e che fosse ancora un bambino poco cresciuto, di conseguenza avrebbe continuato, asserendo che lo avrebbe evirato, se avrebbe continuato con un atteggiamento infantile.

«Dico solo che sua moglie dovrebbe essere la priorità!» ribatté l’uomo.

Bisognava cambiare subito argomento di conversazione, poiché a Hinata non andava proprio di affrontare quell’argomento, anche perché lei sapeva benissimo che suo padre rispettava molto Naruto come persona e come shinobi, ma certe volte si lasciava sopraffare dal suo vizio di volere tenere tutto sotto controllo.

Hinata aveva deciso di rispondere al padre con la sua tipica gentilezza, volendo tuttavia sottolineare le sue idee in merito dei suoi brontolii.

«Padre dovremmo pur lavorare, non credete?» domandò lei con un sorriso ironico.

Hiashi ingoiò il boccone che stava masticando e si rivolse alla figlia.

«Sono assolutamente d’accordo. Di questi tempi, il lavoro dei ninja non va proprio bene, per questo è necessario che vi applichiate molto nel vostro lavoro. - disse il capo degli Hyuga. Tuttavia, vorrei rammentarti che hai anche la tua parte di eredità da usare.»

«Ho già ribadito che non voglio quel denaro, padre. Anche Naruto ha ricevuto l’eredità dei suoi genitori, ma abbiamo deciso di volercela cavare con le nostre sole forze.» replicò Hinata.

Hiashi sospirò per l’ennesima volta; con il tempo, le sue figlie si erano veramente trasformate. Hanabi era un tempo molto ubbidiente, adesso era in mezzo alla sua fase di ribellione e lo stava facendo impazzire con i suoi modi così irriverenti per nulla consoni al futuro capo del clan Hyuga. Invece, Hinata non aveva mai perso i suoi modi di fare gentili e impacciati, ma con il tempo era divenuta molto testarda, proprio come lui.

Hiashi doveva impiegare molte delle sue forze per tentare di tenere testa alle sue figlie: le liti erano all’ordine del giorno.

«Avrai uno spirito molto gentile, ma anche una testaccia veramente dura. Come se io permettessi che mia figlia viva in una catapecchia!»

«Catapecchia?!» strillò Hanabi con sarcasmo.

Hiashi spostò il suo sguardo verso la figlia minore e la stette a sentire.

«Ma sei mai stato a casa loro, papà? È bellissima!»

A quel commento, Hiashi si lasciò scappare un gesto di sufficienza.

«Non è abbastanza. Nelle tue attuali condizioni, avrai bisogno di strutture consone per il tuo stato. Una donna incinta ha bisogno di una casa per tutte le sue esigenze!»

Le due sorelle si scambiarono uno sguardo reciproco, dopodiché scoppiarono a ridere sotto lo sguardo interrogativo del padre.

«Che cosa ci sarebbe di così divertente?!» sbottò Hiashi.

«Scusa, padre, ma avete proprio un’espressione buffa.» disse Hinata.

«Proprio così! - aggiunse Hanabi. Non ti ho mai visto così preso da una questione, manco fossero quelle vitali per il clan!»

Hiashi non ne seppe il motivo, ma si ritrovò in evidente disagio in quella situazione e anche impreparato a controbattere. Di conseguenza, essendo stato messo alle strette, l’uomo si apprestò a schiarirsi la voce e passare a un argomento differente.

«Allora, sapete già il sesso del neonato?» domandò Hiashi.

A causa di quella domanda, Hinata venne colta da un improvviso desiderio di accarezzare il proprio ventre con dolcezza, come se stesse realmente coccolando il suo bebè. Hinata si ritrovò a pensare per la prima volta al sesso del suo bambino, chissà se era un maschietto o una femminuccia e da chi avrebbe presto?

«È ancora troppo presto, padre.» rispose la futura mamma.

«Io spero che sia una femminuccia!» s’intromise Hanabi.

La ragazza aveva gli occhi sognanti, in preda all’immensa dolcezza che stava circondando la sua vita, a seguito della splendida notizia di stare di diventare zia.

«Davvero?» domandò Hinata.

«Immagina, sorellona. - squittì Hanabi. Una bella bambina con il colore della tua pelle e gli occhi azzurri del fratellone Naruto. Non sarebbe bellissima?»

Hinata si fermò a pensare a un accostamento del genere, in effetti sarebbe uscita fuori una bellissima bambina. Hinata immaginava la bambina che le correva contro per mostrale un disegno della loro famiglia; le si scioglieva il cuore solo a immaginarsela con quei bei occhioni azzurri.

Hinata era partita per il mondo dei sogni e sospirava per la maestosità di quello che stava immaginando.

«I bei occhioni di Naruto...» sospirò la donna.

A quel punto, Hiashi s’intromise nella discussione, ostentando il suo sdegno per tutta quella dolcezza concentrata.

«E perché mai non dovrebbe possedere un byakugan?!» domandò scontroso.

«Papà non puoi negare che abbiamo uno sguardo inquietante con questi occhi tutti bianchi! Gli occhi di Naruto sono molto più belli!» ribatté Hanabi.

«Sciocchezze! - sbottò Hiashi. E poi, perché mai l’infante non sia un maschio?»

Hanabi si mise a sghignazzare con evidente soddisfazione.

«Sapevo che avresti detto una cosa del genere! Ti pare che tu non voglia un maschio! Una femmina è molto meglio!»

Hanabi si voltò verso la sorella maggiore alla ricerca di un’alleata per la conversazione.

«Dico bene, Hinata?»

La neo mamma invece ribaltò la situazione.

«Beh, sarebbe bello anche un maschietto. L’importante che il piccolo o la piccola siano sani, per il resto mi va bene chiunque.» rispose Hinata.

Sebbene i due familiari concordassero con lei su questo punto, Hanabi si trovò in netto disaccordo con la sorella per non essere stata di sostegno contro il padre.

«Non è questo il punto! Dillo anche tu che ti piacerebbe avere una femmina!» sbottò la ragazza.

Tuttavia, questa volta Hinata non fu d’aiuto alla sorella, dato che ci teneva a ribadire un concetto importante, essendo una futura mamma, pronta a destinare tutto il suo amore alla creatura all’interno del suo grembo.

«Qualunque sia il suo sesso, io lo amerò con tutto il mio cuore.» annunciò Hinata.

Hiashi fu molto contento di udire quelle parole, poiché la sua bambina aveva dato prova che sarebbe stata una splendida madre, proprio come lo era stata sua moglie per il breve tempo che era viva.

Hanabi invece era concentrata sulla questione più superficiale, perché non voleva proprio dare la soddisfazione della vittoria al genitore.

«Che palle però...» si lamentò lei con la sorella.

Quindi Hinata si premurò a rincuorarla come meglio poteva.

«Quando diventerai anche tu madre, allora capirai che cosa voglio dire. Per ora, cerca di essere paziente.»

Hanabi lanciò un rapido sorriso alla sorella e si accoccolò sul suo capezzale, incuriosita dalla piccola creatura che stava crescendo sul ventre della sorella. Successivamente, Hanabi si mise ad accarezzare il loco dove stava crescendo il futuro nato.

«Per ora mi accontento di fare la zia!» dichiarò lei tutta contenta.

«Tempo a tempo.» aggiunse Hinata.

Dopodiché l’attenzione delle sue sorelle si spostò sul padre, intanto che questi stava sorseggiando del the, dopo che i tre avevano ultimato il pranzo. Hiashi si accorse solo dopo di avere lo sguardo delle figlie su di sé e, per qualche ragione a lui sconosciuta, sentì un forte senso di disagio montargli addosso.

«Che c’è?» domandò l’uomo.

Fu Hanabi a prendere la parola.

«Non hai ancora detto nulla sul fatto di stare per diventare nonno. Come mai?»

A seguito della domanda, Hiashi ebbe un blocco. In effetti, non si era molto soffermato sul fatto che, dato che sua figlia avrebbe dato alla luce un bambino, lui di conseguenza sarebbe diventato nonno. In quell’istante, Hiashi si chiese se sarebbe stato all’altezza del ruolo o se sarebbe stato un pessimo nonno, proprio come era stato pessimo come rude padre per le sue figlie. Inoltre, c’era un altro dettaglio su cui la sua mente si soffermò: lui non aveva ancora l’età per diventare nonno, era proprio necessario diventarlo?

Quei pensieri stavano attanagliando la mente di Hiashi a tal punto che si era alienato da tutto ciò che lo circondava. Hiashi non si era accorto dei richiami delle figlie, nemmeno quando Naruto li aveva raggiunti e aveva ricoperto la magione degli Hyuga con la sua voce squillante.

«Allora, come va, paparino?» sbottò Naruto.

Solo quando il genero si sedette accanto al suocero, quest’ultimo era tornato alla realtà e si era finalmente accorto di ciò che si era perso fin da quel momento.

«Ah, sei qui, Naruto. - sbottò l’uomo arcigno. Non ti ho già detto che non devi rivolgerti in questo modo? Per te sono il signor Hyuga, vedi di ricordartelo per l’ennesima volta!»

Naruto prese questo commento molto alla leggera e ci rise su. Ciò dette molto fastidio a Hiashi Hyuga che non esitò nemmeno per un istante a fulminare il genero con il suo sguardo glaciale.

Naruto si allontanò rapidamente dal suocero per andarsi a rifugiare accanto alla moglie; lì sarebbe stato al sicuro dalle perfide grinfie di Hiashi.

«Accidenti! Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato stamattina.» commentò Naruto.

Il commento non sfuggì alle orecchie di Hiashi, il quale non si tirò indietro per controbattere in maniera propria a quanto udito.

«Che cos’hai detto, ragazzo?!» tuonò Hiashi.

Naruto comprese subito del periodo che stava correndo e non perse tempo a rifugiarsi dalla sua dolce moglie.

«Aiuto, tesoro!» squittì il giovane uomo.

Hinata si mise a ridere; ogni volta suo marito e suo padre davano vita a vere e proprio gang che erano veramente divertenti per i presenti, dato che da quando Hinata aveva comunicato di uscire con Naruto Uzumaki, Hiashi era divenuto il padre più geloso del mondo e quindi teneva sempre sott’occhio il compagno della figliola.

«Suvvia, Naruto. Non fare arrabbiare papà che oggi è nervoso.» commentò l’uomo.

Nel mentre, Hiashi donò uno sguardo di pura pena nei confronti del padre di suo nipote.

«Ma guardalo. Grande e grosso e si fa difendere da una donna incinta. Altro che eroe della guerra!»

«Lei mi incute timore certe volte! Non ho mai dimenticato quella volta della katana!» ribatté Naruto.

Durante il primo appuntamento fra Naruto e Hinata, i due giovani innamorati avevano trascorso una splendida serata assieme, avevano passeggiato lungo le strade baciate dal tramonto, dopodiché avevano cenato assieme, infine Naruto aveva accompagnato la sua dama presso casa. In quell’occasione, prima di andare via, Naruto aveva provato a dare un bacio in bocca a Hinata, la quale stava accogliendo con trasporto la sua richiesta; proprio in quel momento, Hiashi Hyuga era comparso dal nulla, armato di un’affilata katana, con la quale aveva immediatamente minacciato il pretendente della figlia, iniziando a corrergli contro con la minaccia di evirarlo: quella era stato sicuramente l’appuntamento che aveva segnato di più Naruto.

Anche Hiashi ricordava benissimo quell’episodio, anche perché si trattò della prima e ultima volta che aveva potuto minacciare il genero. Le sue figlie lo avevano pregato di astenersi da un comportamento del genere, facendo leva appunto sul suo animo orgoglioso; dopotutto, il capo del clan Hyuga non poteva mica abbassarsi a pratiche del genere.

«Stai ancora pensando a quell’episodio? Oramai è acqua passata!» ribatté Hiashi.

Il padre aveva inoltre promesso di riporre la sua katana in un posto sicuro e di non agire più in maniera così sconsiderata; Hiashi Hyuga rispetta sempre le promesse, ma non aveva per nulla smesso di tenere sotto controllo gli appuntamenti della figlia con Naruto.

Naruto non aveva dimenticato nessuno dei suoi appuntamenti ufficiali, nei quali non fosse presente un perentorio messaggio inquietante da parte del suocero.

«Acqua passata lei dice?» fece Naruto sospettoso.

Alla discussione si intromise nuovamente la saccente Hanabi, la quale non si sottrò dall’elencare le innumerevoli volte in cui Hiashi si era intromesso nella vita privata della figlia maggiore, anche quelli di cui nessuno dei due membri della coppia fosse a conoscenza.

«Certo, come no! - proruppe Hanabi. Perché ricordare quella volta al fast food, quell’altra alla festa dei fiori, quell’altra all’anniversario della guerra, l’appuntamento a mare, il viaggio per il villaggio della Sabbia e le innumerevoli volte in cui controllavi le tasche di Naruto alla ricerca di preservativi, droga e alcolici!»

Naruto e Hinata erano sbigottiti; davvero Hiashi aveva li aveva tenuti d’occhio in quella maniera tanto morbosa? Hanabi aveva appena elencato tutti i momenti più belli del loro periodo di fidanzamento, quelli che detenevano i ricordi più intimi e piccanti: gli inconfessabili.

«Padre?! Avete fatto veramente tutto questo?!» domandò Hinata sconvolta.

Hiashi lanciò un’occhiata di rimprovero contro la figlia minore, promettendosi di escogitare la più truce delle punizioni per averlo messo in una situazione tanto scomoda. In seguito, Hiashi spostò lo sguardo sul genero e la figlia, i quali avevano avuto delle reazioni piuttosto comprensibili, considerando quanto avevano scoperto.

Hiashi guardò la figlia. Hinata guardò il padre; era arrabbiata, questo era chiaro. Hiashi poteva giurare di sentirsi a disagio per la prima volta in vita sua.

Era necessario cercare di dare qualche giustificazione, al fine di salvare la faccia e ottenere la comprensione della magnanima figlia e del bell’imbusto di suo marito.

Hiashi dovette tirare fuori tutta la sua magistrale bravura retorica; si schiarì la voce e parlò con la sua tipica calma.

«Ebbene… - iniziò Hiashi. Ciò che ha detto Hanabi è vero. Vi ho tenuti d’occhio, soprattutto Naruto. Dovevo accertarmi che non facesse nulla di poco consono nei confronti di una giovane donna.»

«Ed entrava in casa mia a rovistare nelle mie cose?!» sbottò Naruto.

«Naruto ha ragione. - aggiunse Hinata. Quello che avete fatto ha dell’incredibile! Non avrei mai pensato che possiate spingervi fino a tanto. Sono veramente delusa.»

Hiashi si sentì il sangue gelare. Hinata lo odiava? No, non era certo qualcosa che poteva sopportare, non dopo avere risanato i legami di famiglia, dopo tanta fatica. In quel momento, Hiashi si sentì veramente male, la dura scorza del fiero capo clan stava lentamente crollando, per dare spazio a un uomo con dei profondi sentimenti d’affetto nei confronti delle sue figlie.

«Ecco… Io l’ho fatto perché avevo paura che ti fosse successo qualcosa.» sussurrò Hiashi.

«Con me? Impossibile! Io proteggerò sempre la mia Hinata!» s’intromise Naruto.

A Hinata venne l’istinto naturale di abbracciare il marito con tanto affetto; c’erano cose che non sarebbero mai cambiate, nemmeno per colpa del tempo o degli impegni della gente.

«Non mi riferisco a questo! - sbraitò Hiashi. So che per queste cose ci si può fidare di te, ma io parlo di altre che invece mi fanno dubitare e mi riferisco alla tua mente perversa.»

«La mia cosa?!» sbottò Naruto, sgranando gli occhi.

Il byakugan di Hiashi si attivò.

«Pensi che non lo sappia? Neji mi aveva avvertito che eri solito sbirciare le donne, durante il bagno termale. Non negarlo!» dichiarò Hiashi.

Naruto maledisse mentalmente la buon anima di Neji per essere stato così incorretto, ma sicuramente quello da maledire di più era proprio Hiashi, proprio perché aveva detto delle cose del genere di fronte a Hinata.

«Ma non è vero! Io non faccio queste cose, da quando esco con sua figlia! Ora guardo solo lei!» ribatté l’Uzumaki.

Quel commento poteva anche essere frainteso dai presenti. A delle orecchie più pudiche, ciò significava che Naruto era follemente innamorato della propria moglie, così tanto che i suoi istinti animali si erano cancellati e non guardava nessun’altra donna. Alle orecchie di Hiashi, invece, il commento dava a significare che tutta la perversione del genero era diretta sulla sua preziosa figliola.

Hiashi non ce la fece più e afferrò Naruto per il bavero della maglia, iniziando a strattonarlo con forza; l’uomo era furioso come un toro e la vittima era completamente inerme al suo potere.

«Cos’è che fai a mia figlia, maledetto?!»

Hinata intervenne prontamente in difesa del povero marito, cercando di staccarlo dalle grinfie del furente genitore.

«Per favore, padre. Calmatevi!» squittì Hinata.

«Col cavolo che mi calmo! Questo sciagurato ha osato deflorare la purezza di mia figlia!» tuonò Hiashi furente.

Alche Hinata non ne poté più e decise di tirare fuori gli artigli, pur di mettere fine alla delirante scena.

«Se dovete punire Naruto, allora dovrete punire anche me! Non sarei incinta, se entrambi non fossimo stati coscienti di quello che facevamo e non mi pento di nulla!»

Con quelle parole, Hinata aveva appena assestato un colpo mortale a suo padre, il quale era rimasto talmente scioccato da quanto udito che si era congelato all’istante, senza emettere una singola espressione per tutto il tempo che Naruto impiegò a staccarsi dalle sue mani.

«Mamma mia! Per un attimo ho temuto di non farcela!» sbottò Naruto sollevato.

«Stai bene, tesoro?» chiese Hinata.

«Io sì. È tuo padre ad avere bisogno di aiuto.» disse Naruto.

Hiashi impiegò diversi minuti, prima di riprendersi. Ciò che aveva udito lo aveva talmente segnato che si era lasciato cogliere da un profondo senso di sonnolenza, dovuto evidentemente al desiderio della sua psiche che ciò che stesse vivendo fosse tutto frutto di un incubo. Purtroppo non era così: Hinata era cresciuta, si era innamorata e stava per dare alla luce un bambino; il tempo passava e le cose cambiavano, mentre l’unico che ancora non lo aveva fatto era solo lui.

Hiashi impiegò molto tempo per elaborare l’epifania a cui era giunto, ma non appena ci riuscì, si ricompose e si sedette in maniera composta di fronte ai tre familiari.

«Ho capito, Hinata. - esordì il capo degli Hyuga. Sono veramente colpito dalla determinazione che hai sfoggiato in questo momento. Sei veramente cresciuta. Inoltre voglio scusarmi con te e con Naruto per il mio comportamento indegno, spero che possiate soprassedere a questo mio comportamento, dato dall’apprensione di un padre per le sorti di una figlia.»

La verità era che Hiashi non era pronto ad affrontare tutte queste fasi così delicate dell’essere genitore ed essendo lui l’unica figura di riferimento per la coppia, si era sempre sentito addosso un peso che non pensava di avere. Quanto avrebbe desiderato che sua moglie fosse stata assieme a lui in quel momento; in quella situazione, lei gli avrebbe preso la mano, gli avrebbe sorriso e poi fatto coraggio per affrontare la situazione: proprio come fece Hinata in quel preciso momento.

«Oh, padre. Non dovete preoccuparvi per me, non posso essere più felice, ve lo assicuro. Io sto per diventare mamma e la cosa non potrebbe rendermi più felice.» rispose Hinata.

Hiashi arrossì; la somiglianza fra sua moglie e sua figlia era talmente stupefacente che l’uomo si sentì a disagio e tentò di mantenere una certa distanza dalla figlia, al fine di mascherare le sue emozioni.

Hiashi però non poteva prevedere la domanda che gli pose la figlia in quel momento.

«Padre, ma voi non siete felice di stare per diventare nonno?» domandò Hinata.

Era stato messo all’angolo, obbligato a dare una risposta più che sincera, manifestando allo stesso tempo tutta la sua felicità per una notizia del genere.

«Certo che lo sono!» rispose Hiashi.

«Allora perché siete così nervoso?» continuò Hinata.

Hiashi doveva vuotare il sacco; era giunto il momento.

«Penso che tu sia troppo giovane per diventare madre e che tuo marito sia ancora troppo immaturo per fare il padre! Avete accelerato i tempi, senza pensare alle conseguenze e temo che non siate ancora in grado di fare i genitori.»

Naruto e Hinata rimasero spiazzati da quanto udirono e si ritrovarono impreparati a dare una risposta del genere.

Naruto si limitò a grattarsi la nuca con fare imbarazzato, poi si mise a ridere con nervosismo.

«Perché è una giornata che mi sento dire la stessa cosa anche dal maestro Iruka e dal maestro Kakashi? Sembra che vi siate messi d’accordo.»

«Non c’è nulla da ridere, Naruto!» sbottò Hiashi arcigno.

Il capo del clan Hyuga fissò i due ragazzi, entrambi lo ascoltavano con silenzio e trasporto, considerando quanto fosse importante quello di cui discutevano; persino Hanabi se ne stava zitta in un angolino ad ascoltare.

«Capisci quello che voglio dire? - disse Hiashi. Stai per diventare padre e avrai una responsabilità enorme, molto più gravosa di tutti i compiti che hai svolto prima. Altro che fare l’Hokage!»

Naruto si fece serio; sapeva che cosa dire per convincere Hiashi delle sue buone intenzioni a diventare una persona molto più matura. Kakashi aveva già fatto un ragionamento simile e Naruto aveva già iniziato a ponderare su un cambiamento nei suoi modi, dati i cambiamenti che si sarebbero susseguiti nei tempi successivi.

«Lei ha ragione a dire che sono ancora immaturo e mi sto impegnando per diventare una persona più responsabile, ma non smetterò mai di essere me stesso, nemmeno con mio figlio. Io non ho avuto un padre accanto e non so come comportarmi con un figlio, però ce la metterò tutta per essere il padre migliore del mondo!»

Naruto afferrò la mano della moglie per cercare un supporto che trovò immediatamente, quest’ultima era fiera di lui per quello che aveva detto.

Hiashi rimaneva ancora un poco scettico a tal proposito, sebbene fosse lieto di sentire un tale ragionamento provenire dallo scapestrato genero.

«E come pensi di fare?» investigò Hiashi.

«Questo ancora non lo so! -  rispose Naruto. Ma sono certo che troverò un modo, non appena si presenterà il problema. Sono certo che anche lei mi potrà essere d’aiuto. Dopotutto ha tirato su due splendide figlie e voglio sottolineare splendide soprattutto su una delle due.»

Entrambe le sorelle Hyuga divennero rosso paonazze non appena udirono il complimento e si misero a sorridere estasiate.

Anche Hiashi era rimasto sorpreso; Naruto aveva fiducia in lui per aiutarlo a diventare un ottimo padre, per tanto sia Naruto che Hinata lo reputavano un grande esempio da seguire: Hiashi non poteva essere più contento.

«Bene, allora ti aiuterò. Basta solo che tu me lo chieda.» dichiarò Hiashi.

«Grazie mille, signor Hyuga.» replicò Naruto.

Tutta la discussione si era portata via l’intero pomeriggio e il villaggio della Foglia stava per farsi sommergere dai colori del tramonto, segnalando così agli abitanti che era quasi ora di rientrare nelle proprie case. Anche per i due coniugi Uzumaki si erano resi conto che era quasi ora di tornare a casa propria e stavano quasi per congedarsi, quando Hiashi fece loro l’ennesima domanda che percosse interamente il loro animo.

«Ditemi un po’. Avete già pensato da un nome per il piccolo o per la piccola?»

Per Naruto e Hinata fu il buio più totale.


L’angolo dell’autore

Capitolo concluso! C’è voluto molto tempo per completarlo e spero che sia stato di vostro gradimento. Sto già riflettendo sul prossimo capitolo che inizierò immediatamente a scrivere, così da stare pari passo con questa storia e con l’altra. A voi larga sentenza.

Ciao!

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