As a little pebble in the shoe's sole.

di UiHamayu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VII (pt.1) ***
Capitolo 9: *** VII (pt.2) ***
Capitolo 10: *** VII (pt.3) ***
Capitolo 11: *** VIII ***
Capitolo 12: *** IX ***
Capitolo 13: *** X ***
Capitolo 14: *** XI ***
Capitolo 15: *** XII ***
Capitolo 16: *** Epilogo //00// ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


//I primi capitoli non sono un gran che (nonostante li abbia un minimo ri-editati), sono la prima a rendermene conto e a criticare i loro innumerevoli difetti, ma, come anche dall'esterno mi hanno detto, più avanti il tutto ingrana meglio. Sarei felice se continuaste a leggere. Grazie mille della vostra attenzione!//


 

Avete presente quando uno di quei sassolini fastidiosi vi si incastrano nelle fessure sotto la suola della scarpa?

Per quanto essi possano essere piccoli e inconsistenti vi daranno fastidio, come quando qualcuno mastica a bocca aperta proprio accanto al vostro orecchio, o come delle unghie che graffiano contro una lavagna, si faranno sentire, e alla fine avrete una sola scelta: fermarvi per cacciare via, con qualsiasi oggetto nei dintorni che sia capace di aiutarvi nell'intento, quel maledetto ciottolo dalla vostra calzatura.

 

Questo concetto è l'unico che può riuscire a spiegare ciò che provai la prima volta che lo vidi a scuola, un sentimento che perpetuò per anni nell'osservare un mezz'uomo gentile e premuroso con tutti, troppo, cortese anche con chi, come me e i “miei amici”, lo trattava male senza alcun motivo in particolare, se non quel fastidio irrazionale che ci causavano i suoi atteggiamenti, i suoi modi di fare educati, o più semplicemente il suo essere lui: sempre a stare a seguire i professori e le loro noiosissime lezioni, perfino quelle più pesanti, in maniera quasi ossessiva. Sempre a prendere appunti, ad intervenire durante le spiegazioni e durante la altrui interrogazioni, perennemente a studiare, studiare come un matto, però in maniera così tranquilla, placida, come se in una vita non ci fosse altro che quello eppure come se la cosa non gli pesasse.

Una persona sempre disponibile, qualsiasi cose gli venisse chiesta, anche la più noiosa, (per intenderci si parla di quelle per le quali chiunque avrebbe fatto carte false pur di non averci nulla a che fare). Un ragazzo sempre così dannatamente immacolato e perfetto nel suo candore, mai tentato da un bel culo o da un paio di tette, non ho mai visto il suo sguardo seguire una ragazza né nessun'altro; eppure c'erano dei momenti in cui ho percepito qualcosa di molto diverso, di così presente, come il suo timido osservarmi da lontano: o almeno ho sempre avuto questa impressione.

Per lungo tempo questo ciottolo bruno è rimasto incastrato immobile nella suola della mia scarpa, ma col tempo si è spostato, si è inclinato, ha cambiato posizione, con calma, facendosi sentire, però, sempre più presente, pronto a sbilanciarmi ad ogni passo ma senza mai farmi cadere; pronto a far sorgere in me innumerevoli dubbi e perplessita.
Che sia quest'”angelo lentigginoso”, entrato con calma e attenzione nella mia vita, venuto qui per farmi crescere e maturare? Per aiutarmi a migliorare giorno per giorno? O che nella sua compagnia si nasconda ancora qualcosa di più? Qualcosa di nuovo che non ho mai provato prima?
 




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Non so come ringraziare quell'anima buona di Gidan- Kuroki per questa splendida art, e sono due giorni che c'ho il doki doki a causa sua(??)
OMG e nulla, ancora grazie uugh ;u; <3

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Capitolo 2
*** I ***


-Buongiorno ragazzi- pronuncia con tono annoiato il professore entrando in aula

-Buongiorno professor Weilman!- ricco di inutile entusiasmo procede a rispondere uno degli alunni

-Buongiorno Bodt, anche oggi entusiasta come al solito eh? Magari fossero tutti come te!- volge uno sguardo in qualche modo carico di disprezzo verso di me senza cercare di nasconderlo in alcun modo, l'intera classe si volta per osservare la mia reazione

-Perchè mi sta guardando così, professore?- 'Che nervoso' Se si aspetta che me ne stia qui zitto zitto senza rispondere a tono si sbaglia di grosso!

-Cos'è, hai forse la coda di paglia Kirschten?- accenna un sorriso affatto piacevole da vedersi, come se non stesse aspettando altro ma allo stesso tempo come se avesse paura di qualcosa 'ma di che cosa, poi?' - Hai fatto i compiti per casa? Guarda che ti mando alla lavagna! O dal preside! Comunicherò, ad ogni modo, a casa del tuo comportamento!

-Col cazzo, prof! Vado al bar.- 'Quello stronzo vigliacco, ha occhi solo per “il primo della classe”, quel frocetto di merda'.


Percorrendo i corridoi della struttura scolastica raggiungo il bancone in marmo vecchio e oramai consumato di quella sottospecie di bar presente al suo interno

-Scusi, può darmi un accendino e un panino wurstel e patatine? Con salse.- poggiandomi, con la naturalezza di chi è solito farlo, con entrambe le braccia scoperte sulla rinfrescante superficie

-Non dovrei vendertelo l'accendino, il preside lo ha vietato, senza considerare che sei ancora minorenne, Jean, qui siamo dentro ad una scuola superiore, non è difficile capire cosa vorresti farci..- prepara il panino nel mentre esprime la sua solita e inutile opinione, sforzandosi di parlare in italiano corretto.

-Se non me lo da lei allora andrò dal negozio a due passi da qui, non sarebbe affatto un problema, e poi potrei così prendere un po' d'aria- mi avvio

-Aspetta, aspetta! Ahh.. - sospira chiudendo per qualche istante gli occhi e corrucciando la fronte solcata da rughe d'espressione miste a quelle dell'età- Un giorno mi farai cacciar via!- 'che brav'uomo' penso ancora una volta nella mia vita -Comunque, com'è che oggi sei già fuori alla prima? Di solito resisti almeno un po' di più..

-Quel cogl- -mi trattengo- il professore, il professore e quella checca, Bodt Marco, non li sopporto, quest'ultimo in dettaglio, oggi hanno cominciato a rompere fin dal “buongiorno”: buongiorno un cazzo proprio!- l'altro ride di cuore

-Jean Jean Jean, quando crescerai? Mi fai sempre fare quattro risate però!- dandomi qualche mascolina pacca sulla spalla, rischiando di farmi cadere in terra le patatine fritte ricoperte di salse dai colori più svariati 'come piace a me' da dentro il panino

-Non è per quello che sono qui, anzi mi chiedo perchè continuo a venirci! E in più stia attento, se mi cadono ne pretendo di nuove, e non ho alcuna intenzione di aggiungere anche solo uno spiccio in più per averle!

-Se vieni qui è di certo perchè alla fine sei un bravo ragazzo e non vorresti uscire dalla scuola per nessun motivo; per quanto riguarda il resto: tranquillo, è nella mia politica risarcire il cliente in caso di “danni” causati dal ristoratore stesso, non preoccuparti- continuando a mantenere in volto un'espressione rasserenata e sorniona

-Mi lusinga così dicendo, ma mi sta davvero sopravvalutando- con in volto stampata la consapevolezza

-Ah sì? Beh, forse allora hai ragione- 'vorrei sapere cosa cazzo ha sempre da ridere quest'uomo, sembra ubriaco i tre quarti delle volte che gli si rivolge la parola, poi'

-Tch- addento finalmente il panino, oramai poco meno che tiepido

-Comunque vorrei sapere dove metti tutti questi accendini, dato che non li usi.

-E cosa ne saprebbe lei?!- 'maledetto, deve proprio smetterla di farsi i cazzi di tutti, specialmente i miei!'

-No, niente, niente- 'non le riguarda che fine facciano i miei accendini..' penso riluttante all'idea che lo si scopra- Ah, ad ogni modo, guarda, infondo alle classi c'è Jaeger, credo stia cercando di attirare la tua attenzione- mi fa cenno di guardare infondo al corridoio con la sua testa.

'Lì al fondo si può ammirare un esemplare, grazie al cielo unico, di coglionEren in una delle sue migliori danze tribali dell'attaccar briga. Ma pensa davvero che basti un dito medio e qualche altro gestaccio per attirare zuffa?' lo ignoro durante il suo intero tragitto continuando a conversare con il banconiere

-Faccia da cavallo, come butta? Già fuori alla prima ora, wow, davvero complimenti!- fermandomisi ora vicino inizia a battere le mani simulando un sentito applauso

-Eren, non sono in vena, se ci tieni a quel “bel” visino che ti ritrovi vedi di andartene affanculo, prego- senza neanche guardarlo e continuando a riempirmi la bocca

-Ti sei svegliato con la luna storta eh? Povero Jeanbo della mamma!- fa piegandosi in avanti per raggiungere ed inquinare il mio raggio visivo

-Ragazzi, finitela, dai- esasperato pronuncia sottovoce, per non attirare attenzioni, l'adulto al di là del bancone

-Eren!- lo prendo, irritato, per il colletto della sua maglia verdignola dopo aver terminato il panino

-Lasciami e fammi tornare in classe, la smetto, non sono uno scapestrato come lo sei diventato te, Jean, ti preferivo coglione e basta, sai? Hai dimenticato, poi, che da qualche mese frequento karate? Per autodifesa è ok, sai?

-Non me ne fotte, Eren, ti faccio il culo a prescindere!- in agilità e stazza gli sono sempre stato superiore

-Ragazzi! Aspettate almeno di essere fuori dalla scuola! Un'espulsione non ve la caccia nessuno se vi picchiate ancora qui dentro! E poi le collaboratrici scolastiche di certo non si divertirebbero a raccogliere altri denti, credetemi!- aggiunge la seconda parte come per sdrammatizzare; la prima, invece, è assolutamente vera, e Mikasa lo sa, i suoi istinti protettivi la spingono quindi all'azione immediata

-Eren.- pronuncia con tono piatto e suo caratteristico. Mi sta bloccando con forza, non sento più il sangue arrivare alla mano

-P-per oggi tornatene in classe Jaeger, non vorrei che il professore Ackerman se la prenda con te- allento la presa e la bruna mi lascia istantaneamente di conseguenza, mi strofino il polso arrossato al pantalone appena li vedo lontani, concentrati su loro stessi, ricambiandosi sguardi disinteressati. Sospiro con un sorriso amaro stampato in volto 'so che non potrò mai averla per davvero'

-Bello, davvero, avere paura di una ragazza tanto carina, eh Jean?- ride ancora, come se non fosse successo assolutamente nulla poco prima: questo, passato l'iniziale infastidimento, fa in modo che io stesso non ci dia troppo preso

-E' peggio di un rodeo, quella- seguo con lo sguardo le sue curve sinuose e le sue forme perfette fino a che non la vedo entrare nella sua aula, subito dopo l'aspirante suicida.

-Ti piace, eh?- cazzo, sarò sicuramente arrossito, meglio allontanarmi in fretta

-A dopo Hannes- con la bocca piena d'aria

-A dopo- risponde lui, con un tono di chi “c'è già passato”, quel tono sereno e malinconico al tempo stesso di chi, per quanto riguarda la giovinezza, non ha rimpianti.



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//ri-editato//


//Non so voi come possiate evderla ma io sto cominciando a meditare sul fare una statua alla Gidan- Kuroki che fa questi disegni super bellissimi e e e e nulla, solo un enormissimo grazie, davvero ;u;//

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Capitolo 3
*** II ***


'Finalmente sul tetto della scuola, qui nessuno può venire a rompere i coglioni.'
Mi stendo col viso rivolto al cielo azzurro e limpido, sopra la mia giacca leggera stesa a terra e sotto l'unica ombra presente lassù, mettendo poi le braccia incrociate dietro la testa comodamente.

-..Che palle..- dico quasi si tratti di un sospiro rumoroso, per poi socchiudere gli occhi e abbandonarmi alla brezza leggera, 'fin troppo fresca per un'estate afosa qual'è questa' penso tra me e me provando, per un solo attimo, un brivido su tutta la pelle.
'Non vedo l'ora che questa fottuta scuola finisca, ne ho le palle piene! E poi.. beh.. infondo mia madre è in buoni rapporti col preside Pixis e, agendo da puttana, non dovrà impegnarsi troppo per farmi passare anche quest'anno.. il ragionamento fila eccome' tentando di autoconvincermene


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-Tsk-

'Uscito da qui non dovrò più vedere questi professori di merda, che fottuta liberazione! Poi potrò far sparire dalla mia vita anche quell'idiota di Jaeger, sperando che non mi segua anche in campo universitario o meglio lavorativo..!' ringhio leggermente ricordando il suo perenne arrivare ad almeno un posto prima di me in qualsiasi contesto 'senza poi neanche una motivazione, eh!' a fianco alla sua rivoltante immagine mi appare in testa in rapida successione quella della ragazza che lo accompagna sempre e ovunque vada 'beh, in effetti devo ammettere che mi mancherà il bellissimo culo di Mikasa..' asciugo la saliva dall'angolo della bocca 'a proposito di culi... quel leccaculo di Bodt... che cazzo, perchè mi viene sempre in mente lui?! No che non mi mancherà, affatto! Perchè diamine non riesco a togliermi dalla testa quel suo sorriso così da innocentino che mi fa tanto incazzare?! Chi.. anzi, che cazzo è?! Ma che cazzo vuole?! Sarà mica un fottuto angelo sceso in terra?!? E' un fottuto angelo?!!?' grido nella mia mente, le vene ai lati della mia testa si gonfiano leggermente in un folle e interiore getto d'ira, tiro un profondo respiro, simile a quello che potrebbe fare un toro durante un rodeo -Dannazione!- do una piedata tutt'altro che delicata al muro che, essendo vecchio e poco curato, lascia parte di pittura e intonaco a sgretolarsi, a sbriciolarsi, per poi cadere a terr-

-MA CHE CAZZ- tossisco- VENTO DI MERDA!- grido carico di rabbia, con furore, continuando poi a tossire rumorosamente per buoni altri dieci minuti, mettendomi in piedi ripiegato in avanti con una mano stretta in un pugno poggiata contro la parete che si era appena vendicata del mio calcio. Ho gli occhi lucidi a causa della polvere entrata anche in quest'ultimi -Va bene, va bene, ho capito, parete, la smetto! Scusami..- do ad essa una pacca amichevole volgendovi uno sguardo raddolcito.

'Ma che cazzo sto facendo, sul serio ho appena domandato scusa ad una parete?'

Con ancora qualche rimasuglio di sostanze superflue, se non nocive, all'interno della mia gola, emetto versi sconosciuti al genere umano.

-Scusa! Sei Kirschtein? Jean Kirschtein, vero?- una voce irrompe, ma non una voce qualsiasi.. questa voce... mi è fin troppo familiare, non sarà mica, quella voce? Mi volto relativamente intimorito

 

-.............- 'cosa.. che ci fa lui qui? Proprio lui ..' sbianco
-Oh, forse ho sbagliato persona, scusa il disturbo allora, posto giustificarmi unicamente col fatto che durante le lezioni non ho il tempo di stare con i compagni e di interagire con loro e per questo non li ho ancora bene in mente, in più tendono un po' ad escludermi, ma d'altronde come biasimarli? Sono infatti io il primo convinto del fatto che sia meglio così ecco, per loro sarei solo un peso e un fastidio, non sono propriamente una persona simpatica o divertente. Comunque.. uhm, stavo dicendo, e scusa per la parentesi che ho fatto poco prima, pensavo fossi tu Jean Kirschtein, ma evidentemente mi sbagliavo, scusami ancora- sorride cordialmente e in visibile imbarazzo 'Ma quanto parla, oddio, e ora..si avvicina? Che cazzo vuole? Aiuto!'

-Se-senti un po' tu, d-da quand'è che sei qui?- Gonfio il petto assumendo la mia ormai tipica espressione aggressiva, indietreggiando giusto di qualche centimetro, essendo alquanto sul “chi va là”
-E-ehm, p-più o meno da quando hai tirato un calcio alla parete, m-ma non era mia intenzione spiarti! Davvero!- agitandosi fin troppo nelle parole, nello sguardo, ma mantenendo un aspetto placido 'Così dannatamente.. puro? Che nervi, verginello dei miei stivali, e poi ha visto praticamente tutto! Dannazione! Proprio lui, poi! Ora si che si farà un mucchio di amici, quelli che stanno nella cerchia di Eren soprattutto, quando andrà a raccontarlo in giro!'
-Allora, non so cosa può esserti sembrato, ma stai certo che non è come sembra, chiaro?- 'forse posso ancora tirarmene fuori'

-Eh, perchè, hai fatto qualcosa di sbagliato? Semplicemente il tuo apparato respiratorio ha disperatamente tentato di espellere ciò che era stato causato dall frizion- - 'ma è una enciclopedia in versione audio-libro o cosa?' lo interrompo

-Wowowowowo, Bello, calmati, davvero- gesticolo in maniera impeccabile 'ma che problemi ha? E non si è fatto neppure una risata?! E poi perchè è rosso in viso da quando ha iniziato a parlarmi?'

-D-d'accordo, uhm, ancora scusa..- abbassa lo sguardo mordendosi, probabilmente senza volerlo, il labbro inferiore

-No prob- enuncio io, tirato

'Che nervoso.'
-Senti..- 'e ora che cazzo vorrà ancora?' - ..so che ci siamo appena conosciuti, anzi, nemmeno quello praticamente, ma mi sembri pallido e- con ritrovata luce nello sguardo, e senza che il rossore abbandoni il suo viso, avvicina una delle sue mani verso di me 'non azzardarti ad allungare ulteriormente quella mano, non toccarmi la fottuta spalla, no no no, fermo! F e r m o.'

-Marc- Bodt! Alt, fermo là, sto bene, tranquillo, ora puoi andartene- faccio segno con la mano, come si potrebbe fare con un animale domestico ai giorni d'oggi o con una cameriera qualche secolo addietro

-Ah? Conosci il mio nome quindi? Sei nella mia stessa classe allora! Ad ogni modo, soprattutto per questo, piacere, come hai appena detto, Marco Bodt, e tu sei..?- mi ricompongo e mi spolvero i pantaloni da dietro e sulle gambe anche dai lati, per poi afferrare e scrollare il gilet che aveva poco prima fatto da tramite e al con tempo da interruzione tra me e la pavimentazione, indossandolo.

-Jean Kirschtein- tutto d'un fiato

-Ah, quindi sei tu! Ti stavo cercando!- 'Cosa? Ti ho trattato male per tutti e due i quadrimestri e ignorato fin da quando sei salito quassù e tu ora stai a sorridere, ma che cazzo c'ha in testa! Non lo sopporto proprio! Non ti incazzi mai tu? Come vorrei chiederglielo..!'
-Allora? Che vuoi? Passa al dunque.- Passo al dunque io per primo 'Che palle dover avere a che fare con questo qui'

-Bene, ecco.. il professore Weilman mi ha mandato qui..

-Il professore può andare a farsi fottere

-..ma veramente..

-E tu appresso a lui. Non mi interessano quattro stronzate raccontate da un vigliacco di merda che non ha neanche le palle di venirmi dietro o di farmi quantomeno una nota sul registro!

-Non dovresti parlare così degli altri, specialmente di una persona più grande di te..- esprime secondo i suoi valori in un tono sorpreso e interdetto

-Ancora qui? Vedi che ti starai perdendo parte delle preziose lezioni, eh, attento, questi 10 minuti potrebbero costati l'anno! Se non l'intera carriera scolastica e non!- con violento sarcasmo

-D-dici sul serio? Eppure è il professore che mi ha mandato, non credevo che potesse farmi una cosa del genere..- appare così sconsolato.. 'è umano anche lui? Anche lui ha del senso dell'umorismo? Allora gli reggerò il gioco'

-Eee già, questi uomini di un tempo, non sai mai cosa puoi aspettar..ti..- 'che cos'è che avrà?' E' diventato un cencio -Bodt?- lo chiamo

-I-io.. ora come farò? Non credevo che una cosa del genere avrebbe potuto interferire di tanto sui miei studi.. sulla mia vita, e adesso? Beh, però in effetti è sbagliato stare qui sul tetto durante gli orari di lezione, anzi, sarebbe sbagliato comunque sostare qui, aaah, merito il carcere! Il carcere!- ha le mani letterelmente nei capelli, manca poco che li tiri via, a quanto pare è davvero un bravo attore 'che ne sia appassionato? Il cinema e il teatro, eh?' aspetta, si sta accasciando a terra?

-Ehi Bodt, che ti prende? Non ti senti bene? Starai facendo sul serio..?- gli punzecchio la spalla con l'indice mettendomi piegato sulla punta dei piedi rivolto a lui

-Ora come farò? Come?!- Si volta verso di me scoprendo il volto dalle braccia con le quali fino a poco prima si era coperto mostrandomi gli occhi pieni di lacrime e tirando su col naso sottile

-Ehy.. ma.. vedi che..- mi gratto la nuca rasata, 'che situazione surreale!' Tanto da renderla imbarazzante! -stavo, beh, io stavo scherzando ecco, non mi aspettavo che tu reagissi così, insomma eheh..- Ora mi ammazza.
-D-davvero stavi soltanto scherzando?- ha aggrappato entrambe le sue mani al mio gilet di pelle nero, almeno ha smesso di piangere così, che imbranato..

-Si, tranquillo- esito, ma poi gli passo una mano tra i capelli, scompigliandoli leggermente, guardando subito dopo altrove e mettendomi l'altra mano davanti la bocca, 'poco fa sembrava davvero disperato, ha davvero così pochi strumenti per potersi proteggere dal mondo esterno?'

-T-ti ringrazio, o meglio, mi scuso ancora una volta! Sono venuto quassù e non sto facendo altro che crearti problemi uno dopo l'altro, s-se ti lasci dire questa cosa giuro che tolgo immediatamente il disturbo!- si rialza e si stropiccia gli occhi, per poi spolverare le toppe rosa confetto, assolutamente poco adatte ad un ragazzo del liceo, che hanno i suoi jeans bianchi all'altezza delle ginocchia; mi rialzo anch'io
-Uff, e va bene, spara- lo guardo con un sopracciglio sollevato, lui si ricompone del tutto, preparandosi quindi a parlare
-Il professore.. uhm, dati i tuoi voti non proprio sufficienti vorrebbe che.. insomma, ti trovassi un tutor negli studi, però ha detto che lui è troppo impegnato per farlo quindi..

-Che vigliacco del cazzo- a queste mie parole il lentigginoso si schiarisce la voce come per rimproverare le mie parole

-..insomma, vorrebbe che io ti aiutassi negli studi- 'COSA? C O S A? Proprio lui.. però, mh, chissà perchè, per la prima volta dall'inizio dell'anno non ho quell'impellente voglia di prenderlo a pugni, di togliergli dalle mani quel quaderno merdoso color glicine che sta abbracciando e di buttarlo nel cesso seguito dal suo stesso proprietario, strano'
-E ovviamente tu non hai problemi a farlo..- dico con tono nuovamente sarcastico, seppure in maniera più moderata rispetto a prima: figurarsi se il qui presente Mr.perfettino può addirittura evitarsi una seccatura e non leccare il culo ai superiori.
-Beh, in realtà mi dispiace per te, anche perchè.. come hai avuto modo di vedere poco fa- un peperoncino sarebbe di un rosa tenue in confronto al suo volto in questo preciso momento -non sono abituato a stare con molta gente e sono una persona abbastanza stupida..- 'stupido lui? Che ha i voti più alti dell'istituto? E per di più in tutte le materie?' - ..quindi, nel caso tu accettassi, dovresti adeguarti. In più a quanto so non è certo studiare un'attività che si svolge tra amici..- 'E da quand'è che saremmo amici? E poi, che cazzo, è ancora del tutto rosso, davvero, ci rinuncio a capirlo'

-..per me è ok- la mia bocca si è coordinata alle mie corde vocali per parlare tutta da sola, potrei giurarci

-Dici sul serio?- sorride gaio

-Si, no prob- ribadisco secco
 

Non capisco.

Mi ero appena detto che mi sarei arreso nel cercare di capirlo, di comprenderlo e invece, me misero, sono qui a fissarlo, a scrutarlo, perchè sono troppo curioso per non farlo. Mi contraddico da solo, eppure.. voglio conoscerlo di più.. sempre di più da oggi. Non penso di essere mai stato interessato a conoscere tanto qualcuno prima ad ora.
Avrà davvero una vita così in solitudine da non sapere come si scherza?

Sento il bisogno di scoprirlo, di capire perchè questo mezz'uomo si comporta così.

E anche un po' sento il bisogno di proteggerlo da tutti quelli dei quali fino a cinque minuti fa bollati facevo parte anch'io, quelli che lo trattano male senza cercare di capirlo, senza avergli parlato neppure una volta, senza nemmeno averlo guardato in faccia se non con un profondo, radicato e altrettanto insensato disprezzo.

Continuo a non capire questi miei dannati istinti, queste strane e sconosciute emozioni, questi improvvisi ed avventati interessi nei suoi riguardi.. Ma forse conoscerlo meglio sarà la chiave per comprendermi, per capire cosa sto provando realmente.
Dannazione, che nervi.

//ri-editato//

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Capitolo 4
*** III ***


-Allora... per risolvere questo devo.. mh.. spostare il 3 in parentesi?- chiedo esitante indicando con un paio di piccoli colpi il luogo da me descritto con la gomma della matita che stavo usando

-Si! Esatto!- Cos'ha da sghignazzare? Si può davvero essere tanto felici per qualcun'altro così spontaneamente? Per di più per così poco!
-Allora.. la soluzione mhhh..- 'la soluzione..' - ...- mi avvicino col viso al foglio sul quale stavo scrivendo e seguo l'esempio svolto per arrivare al risultato, fatto ciò con uno scatto mi ritrovo in piedi con la sedia spinta conseguentemente verso dietro, sbatto quasi in faccia a Bodt il quaderno -..E' questo?! E' giusto?!!
-Si, esatto esatto! Complimenti!- prende il quaderno e ricontrolla tutti i passaggi seguendo le varie operazioni col dito per non perdersi nel disordine che vi regnava mantenendo sul volto un'espressione sorridente 'beh, fatto sta che preferisco di gran lunga vederlo sorridere per me piuttosto che a starsene tutto solo a sorridere alle spiegazioni dei prof.'
-Evvai! Sono un genio! Un genio! G e n i o. Se avessi saputo che era tutto così semplice avrei studiato fin dall'inizio AH-HA - gesticolo tutto preso
-Sono d'accordo con la seconda parte dell'affermazione, avresti dovuto studiare fin dall'inizio, sei un ragazzo intelligente, Jean- mi ricompongo e mi schiarisco la gola imbarazzato rendendomi conto della situazione per poi rivolgermi dalla parte opposta a dove era seduto colui il quale mi ha fatto alzare praticamente tutti i voti da 2 a 7, in tutte le materie! 'O meglio quasi, tutte eccetto scienze motorie, lì ho il 9 da sempre'.
-...cioè, volevo dire, uhm..- mi siedo, ehi, aspetta, dov'è la sedia? Perchè sto cadendo? Istintivamente mi aggrappo al tavolo afferrando però una della braccia di Bodt che si attingeva a poggiare sul tavolo il quaderno rimettendolo difronte alla mia postazione
-Waah!- cado all'indietro e lui appresso a me -Che cazzo di male al culo!- Tento di alzarmi ma mi accorgo del peso sopra di me e anche del braccio incastrato sotto la mia schiena, quest'ultimo sfilato subito dopo.
-Ahi ahi- si strofina il gomito stando ora in ginocchio.. o meglio, praticamente a cavalcioni su di me
-Ehi, voi due lassù, tutto bene? Guardate che dovete studiare, non fare la lotta! Devo salire per caso?-
- N-no mamma! Va tutto bene, non preoccuparti! Stiamo studiando!- risponde arrossendo e rivolgendo lo sguardo alla porta, come se questo cambiasse la distanza che separava la sua camera dalla cucina al piano di sotto
-Si, non si preoccupi signora Bodt, è solo colpa mia!- aggiungo per assumermi la responsabilità, che poi.. non siamo mica bambini, in fondo ho quasi 17 anni! Che diavolo significa “devo salire?” aah.. dev'essere una cosa genetica essere indietro coi tempi..
-Jean, tutto apposto?- mi guarda continuando a reggersi il gomito destro con la mano sinistra.
-Andrebbe meglio se non avessi le palle schiacciate da una certa persona qua sopra!- sbuffando imbarazzato per poi guardarlo negli occhi con sguardo beffardo
-A-ah! Oddio scusami! N-non volevo!- mi passo la mano tra i capelli subito dopo essere stato alleggerito dal peso di quel ragazzo 'che poi non pesa troppo data la sua stazza'.
-No, anzi, scusa tu- mi metto seduto all'indiana sorridendo e masaggiandomi là sotto da sopra i pantaloni 'sarò anche un “ragazzaccio”, ma mi dispiace veramente' -Stai bene?
-Mi fa solo un po' male il braccio, ma niente di grave penso..- si guarda ancora il gomito, seguendo il suo sguardo faccio lo stesso
-Ehi, amico! Devi metterci del ghiaccio, guarda là com'è super-gonfio! E non sono passati manco cinque minuti!- mi alzo e mi appresto a sollevare il suo braccio per poter controllare meglio
-Ahia Jean! Fai piano! E comunque è “nemmeno”, non “manco”
-Ma ti sembra il momento di farmi la ramanzina?! E comunque l'ho solo sfiorato, bello...- mi abbasso io per non procurargli altro dolore -Non sarà mica slogato? O peggio rotto?- annuncio solenne sentendomi in colpa, infondo era realmente colpa mia.
-N-non penso.. voglio dire, non mi sono mai rotto nulla in vita mia..-
-Questo non vuol dire che non possa essere successo ora!- lo afferro per il polso sbuffando
-Mi fai male Jean!
-Oddio, scusa, ho s-sbagliato! Mh!- No, non è il momento di imbarazzarsi, potrebbe essere una cosa seria! -Porgimi l'altro- serio
-L-l'altro?

-Si, amico, l'altro, l'altro braccio!- sbuffo nuovamente
-Mh..- fa come gli ho chiesto arrossendo 'cos'avrà sempre da arrossire'
-Andiamo!- afferro nuovamente il suo polso, ora quello giusto, e inizio a correre verso le scale -devi farti controllare! Almeno da tua madre!- 'Ora che ci penso ho il battito accellerato nonostante abbia appena iniziato a correre, e poi fa parecchio caldo qui..' mi tiro dal lato opposto al mio corpo il collo della maglia per farmi aria 'sarà che non sono allenato..' -attento alle scale, eh!- scendiamo di corsa per poi raggiungere la cucina
-Signora Bodt, scusi il disturbo, ma per sbaglio di sopra siamo caduti e..
-Allora davvero stavate facendo la lotta?- Sorride amaramente, sembra contenta da una parte.. 'mah'
-N-no mamma! Ti giuro!- ha gli occhi in lacrime? E' davvero così pericolosa questa donna tanto simpatica da renderlo in questo stato?
-Ehi ehi, che ti prende Marco, più cresci e più diventi piagnone? Ahahah- gli da una pacca tra le spalle dopo essersi avvicinata 'Wow, ora che li guardo assieme, sono davvero due gocce d'acqua.. avrà preso solo le lentiggini dal padre? E poi chissà dov'è, non l'ho mai visto da quando sono venuto qui, eppure ci sono venuto un mucchio di volte a studiare.. Dopo gli chiedo.'
-M-ma mamma! Io sono un'uomo ormai! Ho 17 anni, quasi 18! Non devi t-trattarmi così!- arrossisce ancora con gli occhi sempre lucidi non sapendo a chi dividere il suo sguardo tra me e la madre 'aspetta.. 17 anni? E' più grande di me?'
-Aaah, ho capito- la madre gli fa un occhiolino -allora, come mai siete scesi così di fretta?
-Ecco, v-vede signora Bodt, io stavo cadend-
-E come mai? Non si studia da seduti? E' questo il tuo tipo di ragazzo Marco?- con tono falsamente misto tra rimprovero e delusione
-M-mamma!
-Va bene, va bene, scusa- sorridendo torna a rivolgere lo sguardo verso di me, ora nel pallone
-In realtà è colpa mia se suo figlio si ritrova un amico come me, ma ora, uhm, insomma- mi mordo il labbro pensando a come spiegare la situazione senza apparire come un completo idiota -siamo caduti e suo figlio si è fatto male al braccio!
-Fai vedere- ancora col sorriso torna a rivolgere lo sguardo al figlio, uno sguardo comunque per tutto il tempo carico, se non strabordante, d'amore 'ha anche gli occhi come sua madre..'
-Gh- stringendo i denti per il dolore alza il braccio mostrandolo alla madre
-Su, sei un uomo o no? Non fare questi versetti da femminuccia!
-S-si..!- la madre osserva il braccio mentre Marco deglutisce arricciando il naso
-C'è una leggera slogatura- il suo sguardo si incupisce, o meglio.. cambia all'improvviso- dobbiamo andare a metterci delle fasce, ringrazia di avere una madre che se ne intende, al pronto soccorso avremmo dovuto fare un sacco di fila!- brontola 'caratterialmente però sono praticamente agli antipodi!' -Vado a prendere del ghiaccio-
-Si mamma..- ha un'espressione leggermente addolorata 'deve far male.. e pensare che è tutta colpa mia'
-Beh, andiamo in bagno, lì c'è più luce, e dici al tuo amico di aspettarci fuori se..- gli sussurra qualcosa all'orecchio 'e se non fosse una semplice slogatura? Ora magari glielo dice all'orecchio per non farmi preoccupare.. E se peggiorasse? Cosa dovrei fare? E' il mio unico vero amico e gli vado a combinare di questi casini? Davvero bravo Jean, i miei più sinceri complimenti' I miei pensieri vengono interrotti
-an! Jean! Ehi Jean, devo andare dillà! Hai sentito la mamma, no?-
-Ah, si, scusami, ti aspetto di sopra allora..- lo guardo accennando un sorriso velato dal rimorso.
-Piccioncini, ve la date una mossa o no?- 'Piccioncini?' -Devo prendere una motosega per far si che quelle due mani si separino?- Abbasso lo sguardo, è vero, le nostre mani erano strette l'una nell'altra, mi stacco istantaneamente, forse anche fin troppo bruscamente
-M-mi scusi! E scusami anche tu Marco! Vi aspetto di sopra!- faccio un deciso cenno d'assenso e a passo svelto me ne risalgo in camera sua col volto del tutto rosso
-A dopo!- aggiunge Marco sorridendo nonostante il dolore 'si, so che sta provando dolore, ed è tutta colpa unicamente mia'.

'Da quand'è che mi pongo tutte quelle domande sul suo conto? No, anzi, con lui è da sempre così.. piuttosto, da quand'è che ci tenevamo per mano? Ero certo di avergli preso il polso per scendere.. E poi.. perchè reagisco così? In fondo non è successo nulla digrave, lui sta praticamente bene.. allora perchè sono così angosciato? A causa di Marco.. e pensare che fino a mezz'ora fa l'ho sempre chiamato per cognome, ugh-
E in più sento che il mio viso è in fiamme! Il mio cuore a mille! Che diavolo significa tutto questo?!'
Rannicchiato a terra ai piedi del suo letto mando infine la testa all'indietro, cercando di mandar via tutta quella marea di pensieri che mi assalivano e cercando, perchè no, di calmarmi e di svuotare il mio stomaco rumoroso data quella marea di farfalle che se n'erano poco prima impossessate.
'Va tutto bene, Jean'
Sospiro.



Spazio dell'autrice. 
Ricordo ancora una volta che la fic è dedicata alla mia senpai ;A; <3
Cooooomunque, nulla, forse sto facendo svolgere il tutto troppo velocemente? Ma uuugh-
Colpa della cortezza dei capitoli *non smetterà mai di lamentarsene*
E nulla, spero che anche questo capitolo possa piacervi mjhgf
Se vi va lasciate una recensione~

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Capitolo 5
*** IV ***


-Sembri contento, Jean- mi guarda sorridendo come sempre, ricambio il suo sguardo continuando a camminare con le braccia incrociate dietro la testa e senza riuscire a trattenere un sorriso da orecchio a orecchio che riempie il mio volto in questo giorno, l'ultimo della crudele agonia chiamata scuola 'almeno per un pò'
-Waah~ Sembrava non dovesse finire mai 'sta tortura e invece sono stato addirittura promosso senza bisogno di trucchetti!- 'Che poi avevo già preavvisato mia madre di dover fare cose con il preside ..e lei come reazione mi ha tirato dietro uno dei suoi zoccoli, tch' -Ed è tutto grazie a te, Marco! Come potrò mai sdebitarmi?- con fare teatrale
-Sdebitarti? Ma non ce n'è bisogno, l'ho fatto con piacere. Avere un amico è già un enorme premio, credimi.- Chiude per qualche istante gli occhi sorridendo per poi guardarmi, arrossisco, continua a guardarmi
-Beh? Arrossisci? Non ti sarai mica innamorato di me, vero Jean?- avvicinando il suo viso al mio, con un espressione inaspettatamente maliziosa; arrossisco nuovamente spalancando gli occhi
-E-ehm, i-i-io e-ecco, n-non.. c-cioè, v-volevo dire..- ma cosa cazzo sto dicendo
-Vedi che stavo scherzando- mi mette una mano sulla spalla divertito, sciogliendo tutti i muscoli del mio corpo in tensione per quella situazione
-Ah,A.. AHAHAH, certamente, vale lo stesso per me, pff, ce ne vorrà ancora molto di tempo prima che l'allievo riesca a superare il maestro, mio caro Marco- forzandomi un'espressione convinta da “vecchio saggio” per sdrammatizzare la situazione 'da quand'è che si sono invertiti i ruoli qui?'
-Hai ragione, ma faccio progressi, non credi?- mi guarda con gli occhi lucidi d'emozione mentre attende una mia risposta 'che carino, sembra un cagnolino che fa le feste' sorrido bonariamente socchiudendo poi leggermente le labbra pensando a che parole usare
-Si- 'wow Jean, profondo come pensiero' lo guardo arrossendo ancora, seppur leggermente, questa volta per la mia idiozia 'e pensare che volevo dire qualcosa di carino' mi gratto la nuca con lo sguardo perso tra i miei pensieri
Dopo poco, ritornando in me, lo guardo girando gli occhi verso di lui e continuando a camminare, ora nuovamente con un'espressione serena in volto. 'Certo che.. ha davvero un bel profilo..' il mio sguardo scende partendo dalla fronte ampia, fino alla punta del naso estremamente proporzionato e armonioso nel complesso, per poi soffermarsi sulle sue labbra, due labbra scure 'e morbide, sembrano estremamente morbide..' mi mordo involontariamente le mie continuando a guardarlo durante il tragitto che, come al solito, stavamo percorrendo per arrivare dalla scuola fino alla stazione.
Un impatto relativamente violento.
-Scu..si
Mi sbilancio all'indietro senza però cadere e, dopo aver passato un braccio sul viso e successivamente coperto gli occhi dal sole, alzo finalmente lo sguardo. 'Merda'
-Stai un po' attento a dove guardi, Kirschtein- quello sguardo sottile eppure spesso affidabile lo riconoscerei ovunque e, per come sta messo ora, decisamente accigliato, meglio tentare di calmare le acque.
-R-Reiner! C-ciao!- gli batto un paio di volte la mano sulla mastodontica spalla a essa corrispondente prendendo a ridere nervosamente

-Inutile che cambi discorso, sei andato addosso a Mom, dovresti fare attenzione- con uno sguardo di rimprovero inciso sul volto
-M-Mom? Intendi per caso Berthold?- dico io alzando ulteriormente lo sguardo e riconoscendo uno dei due che gli stavano di fianco
-Esatto. Potevi fargli male.- sospira girando un braccio attorno a “Mom” 'Mom..Mom? Ma come cazzo gli è venuto in mente a quello?'
-Pfft.. c-cioè- parlando a fatica e cercando di trattenere il più possibile le risate- farò attenzione, non c'ho urtato di proposito, scusa Berth- guardandolo, il nomignolo 'Mom', mi passa per la testa -AHAHAHAHAHAHAHAHAH- scoppio in una fragorosa risata piegandomi praticamente in due
-Ehi, bello, la smetti?- una voce femminile ed estremamente fredda e decisa, o mio.. Annie, non avevo fatto caso che fosse lì

-A-Annie..!- guardandola in un certo senso con terrore, tutti conoscono i suoi precedenti, quando Berth le ha fatto conoscere Reiner lui era con Eren, non so bene cosa le abbiano detto, ma non credo esista persona, qui al Trost Academy, che non sappia che figura di merda abbia fatto fare a quel finocchio suicida e al biondone.
-D-dai, Fluff! Dad! Calmatevi! Non è il caso di fare la ramanzina a Jean, non ha fatto niente di male, era solo concentrato a guardare Marco, e poi nemmeno io facevo troppa attenzione a dove camminavo..- aggiunge Berthold con la sua voce che inietta in qualche modo calma a qualsiasi situazione, sudando e guardando prima Reiner e dopo Annie 'Fluff e Dad, se non fossero loro li prenderei per il culo all'infinito per questa storia' sposto per un attimo il mio sguardo su Marco, che era stato in silenzio per tutta la durata del discorso, tutto rosso mi stava guardando con gli occhi leggermente più aperti e attenti del solito 'del solito... diciamo che in classe è sempre molto attento, ma quello è un altro discorso', a questo punto io, ripetei inconsciamente nella testa le parole di Mom //era concentrato a guardare Marco// 'Oh mioddio...' arrossendo 'sicuro che sono arrossito'
-S-senti Mo- Berthi, va bene così, ti ringrazio m-ma non serve che tu ti metta in mezzo oltre- dico io partendo a parlare quasi urlando per poi riappianare man mano il tono delal voce e gesticolando, tentando invano di coprire il mio volto dallo sguardo di Marco
-A-ah, va bene Jean, però cerca di stare più attento la prossima volta, potevi sbattere contro il lampione qui a fianco, e non sarebbe stato altrettanto indolore- sorridendo bonariamente aggiunge lo spilungone, il “gigante buono”
-Allora noi andremmo- aggiunge Annie, probabilmente in imbarazzo per le parole del compagno, per quanto ciò non trasparisse minimamente dalla sua espressione, bensì dalla punta delle sue orecchie, totalmente rossa.
-Alla prossima Jean, ciao Marco- conclude Reiner sorridendo al suo strano modo per poi incamminarsi e dare una pacca probabilmente troppo inconsapevolmente violenta alla spalla di Marco, che si vede costretto ad avanzare con un piede per non trovarsi buttato giù a terra, quest'ultimo torna subito a sorridere salutando con la mano i ragazzi, che aveva 'finalmente', citandolo, conosciuto sotto mia presentazione tempo prima.
Ancora scosso in qualche modo mi voltai come se qualcosa fosse rimasto in sospeso. Si erano fermati appena qualche metro dietro di noi e Berthold era nel bel mezzo di una delle sue pacate ma taglienti ramanzine, quelle per le quali sudava ancora più del solito per concentrarsi e per poter quindi scegliere le parole più adatte al contesto:

-Fluff, no, Reiner Braun, quante volte devo dirti che non devi dare in escandescenze per delle piccolezze simili? Stai tranquillo, nonostante non sia massiccio quanto te so cavarmela, dopotutto sono arrivato all'età che ho senza particolari problemi, no?- guardandolo da vicino, con un espressione dolce ma allo stesso tempo rigorosa
-S-si, però sei sempre troppo pacifico, gli altri potrebbero sfruttarti e..- solo quando era in compagnia di quei due Reiner diventava improvvisamente un'altra persona, non più un compagno affidabile e premuroso, apparentemente freddo, ma un ragazzo come tanti, che ha voglia di lamentarsi e gioire semplicemente.
-Non preoccuparti, va bene?- sorride passandosi la maglia sulla fronte imperlata di sudore come a tamponare per poi chinarsi e schioccargli un bacio sulla fronte prendendogli entrambe le mani tra le sue, entrambi arrossiscono. Intanto Annie con le braccia incrociate attendeva quella che sicuramente anche per lei sarebbe stata una ramanzina.
-E tu Dad, Annie, tesoro..- guardando ora lei -quante volte dovrò ripeterti di essere gentile con gli altri? E' inutile essere aggressivi e chiusi, dovresti sorridere più spesso- dice lui facendole cenno di sorridere -sorridi alla vita!- aggiunge con l'intonazione di qualche spot pubblicitario dimenticato; lei, nonostante lo sguardo rivolto altrove, fece come le era stato suggerito, arrossendo nuovamente, sempre a suo modo
-Contento, Mom?- sbuffa Reiner
-Cos'è, sei geloso Fluff?- con tono aggressivo ma allo stesso tempo amichevole aggiunge Annie
-Ahhh..- sospira Bertholdt, oramai da anni in parte rassegnato ai loro comportamenti- ancora?- guardando il biondo e poi tornando a posare lo sguardo sulla ragazza, baciandola subito dopo alla francese per qualche lungo istante. Mi imbarazzo nel vedere quella scena e mi volto deglutendo, subito dopo sento un altro schiocco, quindi mi volto ancora una volta vedendoli ora incamminarsi mano nella mano, tutti e tre assieme, torno quindi a guardare avanti a me 'nessuno sa che tipo di rapporto leghi quei tre, c'è chi dice che si lascino andare in orge, ma non mi sembrano i tipi, fottute voci da corridoio.. anche se devo ammettere che non ho ancora ben definita in testa la loro sessualità o assemblaggio di coppie, so solo che stanno sempre insieme, ma basta questo, sono brave persone fatta eccezione per Annie' facendo spallucce ritorno al mio contesto, per poi tornare a concentrarmi su Marco, aveva lo sguardo fisso su quei tre, che si allontanavano, sul suo viso, leggermente arrossito e colpito dal sole v'era un'espressione di infinita dolcezza, come se fosse intenerito dal loro comportamento, concentrando ulteriormente il mio sguardo, sfidato dal sole, noto una lacrima scendergli lungo la guancia lentigginosa per poi essere portata immediatamente via dal vento. Restai a camminare qualche passo dietro di lui, guardando la sua figura semplice e maestosa al contempo, in silenzio per il resto del tragitto, con una sensazione strana addosso.. come se vederlo a quel modo mi avesse appesantito il cuore in quella giornata che fino a poco prima mi sembrava a dir poco stupenda 'forse stai crescendo un po', Jean'.
Dopo esserci salutati ognuno di noi è tornato alla propria casa.
 

'E ora? Per quale motivo dovremmo vederci ora che è finita la scuola?'
 

La mia testa è piena di pensieri simili a questo mentre, con le cuffie alle orecchie, aspetto di arrivare alla mia fermata, per poi scendere senza riuscire a concentrarmi su altro, senza pensare che finalmente era finita la scuola, che sarei andato in vacanza in chissà quale lussuosissimo albergo, o che avrei potuto dedicarmi a ciò che mi piace per quanto tempo avrei desiderato. La mia testa, per tutto il tempo, ha continuato invece a formulare problemi, ma allo stesso tempo senza trovare una soluzione valida, senza trovare una risposta alle domande che continuavano ad avvicendarsi, sovrapporsi, accumularsi nella mia testa.
 

Mentre percorro la parte di tragitto in pietra che forma il vialetto di casa mia, al quale sono arrivato senza nemmeno accorgermene, come è usuale, e di quella vicini, realizzo finalmente cos'è che sentivo sotto al piede già da un pò, cos'è che produceva quel rumore fastidioso ad ogni passo, rumore che ha interrotto costantemente i miei pensieri; cos'è che faceva scivolare in avanti il mio piede ogni volta che lo poggiavo sul terreno per dare un passo. Un piccolo sasso, un ciottolo, si era incastrato chissà quando e chissà da quando e dove, sotto la suola della scarpa.
Fermandomi e strisciado poi la mia schiena sul tronco di un ciliegio ricco di frutti del mio giardino, lancio lo zaino praticamente vuoto a una parte qualsiasi attorno a me, mi siedo di spalle alla mia abitazione alzando infine il viso, con i miei occhi tra i rami posso scorgere il cielo azzurro, decorato di qualche bianca e paffuta nuvola qua e là.
Non voglio togliere quel sassolino dalla mia scarpa, sento che è l'unica cosa che può tenermi collegato a Marco, Marco.. quale piacere nel pronunciare quel nome, inizio a sussurrarlo per non so quanto per poi tacere ancora, immergendomi nuovamente e totalmente tra i miei pensieri.
'Mentre prima consideravo lui un fastidio, come un ciottolo può esserlo in queste situazioni, ora sento distintamente che, come per l'appunto una piccola selce incastrata sotto la soletta può portare instabilità e strane incertezze a l'interezza di un soggetto, così Marco, ua sola, piccola persona nel mondo, colui il quale era divenuto ed è tutt'ora il mio migliore amico, ha portato dubbi e incertezze nella mia vita, ma anche uno strano gorgoglio nel mio stomaco, e un irrefrenabile, insistente e perpetua felicità del tutto incontenibile, dei sentimenti ,insomma, del tutto nuovi, sentimenti che la mia superficialità e paura avevano sempre impedito di portare a galla, lui ha modificato la mia intera persona insinuandosi quasi per caso nella mia vita e prendendo, senza usare la forza, ma con gentilezza, dolcezza, indulgenza e tenerezza, un ruolo importante e insostituibile nella mia anima, in ogni mia azione quotidiana c'è qualcosa di diverso, qualcosa di lui'.

-Sai, ciliegio- continuando a guardare in alto e stringendo tra i pugni serrati l'erba verde da poco rasata e umida -credo proprio di essermi innamorato seriamente per la prima volta in vita mia-

'Dovrei smetterla di parlare con gli esseri inanimati, eh, Marco?'
 

Infilo con naturalezza una mano in tasca e lì, spiegazzata, uno dei miei ricordi oramai più cari, una foto. Una foto scattata per scherzo da Connie e Sasha, durante il compleanno di quest'ultimo, stampata poi “per non dimenticare quanto siamo stati stupidi da giovani” hanno detto loro in coro al momento di consegnarcele.
A furia di passare tempo con Marco avevo imparato a conoscelo meglio, e lui aveva fatto lo stesso con me, 'riusciamo ad intenderci con una sola occhiata', conoscevo le sue abitudini, molto di lui, se avessi avuto un minimo di talento artistico avrei potuto disegnarlo qui su due piedi, ad occhi chiusi, semplicemente ricordandolo.
'Di tutto quello che abbiamo fatto e che siamo diventati nel, seppur poco, tempo passato assieme è davvero.. davvero rimasta solo una foto? Passati gli esami non ci rivedremo davvero più? Solo.. solo una foto scattata ad un bar resterà di noi..? Non potremmo vederci.. per qualche altro motivo, Marco?'

Mi si illuminarono gli occhi, un'idea fulmineamente aveva conquistato il consenso di ciascuno dei miei neuroni, prendo il telefono dalla tasca e mi appresto a scrivere un messaggio.

 

 


Largo dell'autrice
Beh, che dire, finalmente sono tornata e ho terminato il capitolo ;u; Mi scuso infinitamente con coloro che seguono la fic fin dal principio e che hanno dovuto attendere tanto per leggere ;0; Ad ogni modo spero che questo capitolo possa piacervi almeno un pò e vi sarei grata se lasciaste una recensione, qualsiasi sia il suo contenuto, alla prossima~

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Capitolo 6
*** V ***


“Marco, so che questo non è l'inizio più indicato per un SMS, ma lascia che ti spieghi, davvero, non sono pazzo! O meglio forse si, ma”
 

'Jean, cosa.cazzo.stai.scrivendo?' cancello tutto e mi concentro nuovamente
 

“Sai, meraviglioso Marco, sei il primo che mi attrae così tanto e non fisicamente, cioè, non sto dicendo che sei brutto, anzi, hai proprio un bel culo, almeno quanto quello di Mikasa, ma”

'No no no no! Poi penserà che io sia un maniaco, non va affatto bene.. anche se ha davvero un bel culo.' mentre cancello mi ritrovo qualche goccia di sangue sullo schermo del telefono 'cazzo, era da quando ho smesso di sfogliare riviste erotiche da ragazzino che non mi usciva sangue dal naso' arrossendo dopo essermi reso conto dell'entità dei fatti mi volto e prendo a pulire prima il mio naso, tamponandolo, e poi lo schermo, con un fazzoletto di carta che avevo, compagno solo della sua stessa confezione, di qualche penna e matita e un quaderno all'interno dello zaino.
Tiro un profondo respiro e torno a guardare, con una carota di carta nella narice destra, lo schermo del mio telefono. 'Sono buttato qui da un bel pezzo oramai, comincia a rinfrescare'. Subito dopo aver pensato ciò un'espressione di sgomento compare sul mio volto.

“voglioso Marco rmottre sì£% bel culo, almeno nt quello di Mikasa”
Messaggio inviato alle 18:30, 20 Giugno 20XX

Restai qualche minuto a “contemplare” il tutto.
'E' uno scherzo vero? Non ho inviato davvero un messaggio del genere, no?'

Cominciai ad avere degli scatti di risa pressocchè isteriche.

'Non ci credo, davvero, non voglio crederci'

Una voce femminile mi chiamava da fuori il cancelletto del giardino, torno a guardare avanti a me e trovo mia madre con un'espressione stanca e preoccupata in volto
'Jeanbo, cosa ci fai qui a borbottare tutto da solo? Comincia a fare fresco e hai solo una canotta addosso, anche se è praticamente estate devi mantenerti sano..' commenta dirigendosi successivamente alla porta d'ingresso dopo un lungo sospiro poggiando poi le buste e accingendosi a trovare le chiavi. Mi alzo e la raggiungo trascinandomi dietro lo zaino semi-vuoto per poi prendere le chiavi dalla tasca dei miei pantaloni a fantasia militare ma grigi.

-Lascia, faccio io- apro la porta, prendo le buste e le porto in cucina
-E da quand'è che ti preoccupi tanto che io non mi affatichi? Vuoi per caso comprato qualcosa o robe del genere?- con tono in qualche modo divertito ma comunque di rimprovero, insomma, il tono di una madre che ha la pretesa ma anche un po' la coscienza di conoscere davvero bene il proprio figlio 'o almeno la sua scorza'
-No, niente di simile- mi volto sorridendo, almeno con le labbra per poi passarle vicino, carezzarle una guancia con la mano sinistra, darle un bacio sulla fronte e infine dirigermi in camera mia sospirando. Lì metto lo zaino in un angolo per poi stendermi sul letto a pancia all'insù incrociando le braccia sul mio stomaco, dopo qualche minuto tolgo la carta intrisa di sangue oramai secco dal naso per poi farle fare canestro nel cesto della spazzatura di fianco alla disordinata scrivania. Sospiro nuovamente. Chiudo gli occhi. Mi appisolo.

Sento improvvisamente il telefono squillare sulla melodia di 'Give me love' di Ed Sheeran, ci metto un po' a realizzare cosa stia accadendo, infondo è così che ci si ritrova da appena svegli.
'A parte che mi chiedo da quando ho una canzone del genere sul telefono e perchè poi come suoneria, mi manca la mia LIAR.. ah, giusto, Marco..' intanto concentro gli occhi sullo schermo del telefono, appena recuperato grazie ad una attenta ricerca del mio palmo '”Marco”, si è lui che mi ha passato la canzone mettendola come suoneria al mio telefono “Marco” MARCO MI STA CHIAMANDO AL TELEFONO'

-Oh cazzo!- sussulto involontariamente facendo fare qualche capriola in aria al mio cellulare per poi riafferrarlo saldamente e rispondere prima che parta la segreteria dall'altra parte e prima di poter pensare a cosa dover dire e a come dover giustificare il messaggio inviato poco prima.
-M-M-M-M-Marco! Buonasera! Cioè..! Ciao, si, ecco, ciao uhm..-
-Jean, ti senti bene?- con un tono dolce e preoccupato
-S-si, certo, ma ti pare, infondo ci siamo visti nemmeno una cinquina d'ore fa!Ahahah ah..-
-Ecco, va bene se lo dici tu- sono certo che stia sorridendo, Dio quanto vorrei vederlo 'in effetti però sono passate davvero poche ore da quando non ci vediamo, quello che dico a lui dovrebbe essere ciò di cui dovrei riuscire a convincere me stesso'
-Mi è.. arrivato un mess- volevo dire, SMS, sì, (è così che si dice, no Jean?) beh, insomma, non ho capito bene ciò che intendevi..scusa!-
-E' così che si dice, sì, ad ogni modo non devi preoccuparti, voglio dire, insomma- 'cosa? Cosa voglio dire? Stavo cercando una scusa per vederti quando mi sono messo a pensare al tuo culo di marmo e mi è uscito sangue dal naso, sangue che ha macchiato lo schermo del cellulare incasinando un messaggio da maniaco sessuale? Che mi sono innamorato di te ma non sono capace nemmeno di flirtare via telefono probabilmente per paura di perderti? No, non mi sembra il caso' -beh, insomma, ho.. mi è caduto il cellulare e nel riprenderlo si è inviato quello strano messaggio, ehm- 'Sei un genio, Jean, un vero genio' complimentandomi interiormente con me stesso, simulo una stretta di mano piena di orgoglio davanti lo specchio attendendo con un'ansia nascosta che il mio “prezioso amico” risponda
-Oh, c-capito, menomale, cioè, mi spiace che il tuo telefono abbia rischiato di restarci secco, intendo.. v-volevi dirmi qualcosa riguardo Mikasa?-
-N-no, niente del genere ecco, insomma- 'E ora cosa dovrei inventarmi?'
-Mh?-
-Ecco, ti va di ,uhm, vederci qualche giorno di questi?- 'Oddio, ora penserà che mi accollo, aah, quanto sono stupido!' tirandomi una botta alla nuca
-Certamente! Sai, già stavo pensando a come avrei potuto passare l'estate senza di te essendo così abituato ad averti intorno!-

-A-ah si?- avvampo
-Si! Sai, Jean qua, Jean là, stai sempre attorno ai miei pensieri quindi non riuscivo a pensare ad altro se non al fatto che avevo bisogno di vederci durante le vacanze, ovviamente solo se questo non è un disturbo per te, cioè, sono così invadente, scusami!-
-M-ma che dici?!- 'Ovvio che no'
-S-scusa, sapevo sarei sembrato invadente, se non indecente..-
-Eh?-
-Nel senso.. allora.. ci si rivede a scuola..?- 'EH?'
-MARCO-
-Si?- Fa con tono sconfortato
-Domani-
-Domani?-
-Alla stazione dei treni-
-I-incontrarci intendi per caso?- con un tono speranzoso in maniera assolutamente poco antisgamo
-Ce-certo che sei scemo, si, domani, alle sette del mattino alla stazione, ok?-

-Si, ci sarò!-
-Bene- con tono dolce non adatto al mio personaggio
-A domani allora!-
-Si- apro la bocca per poi richiuderla ripetendo queste azioni più volte, riattacco
'Wow'

E' passata la notte e, come mi aspettavo sin da quando gli ho chiesto di uscire, non sono riuscito a chiudere occhio.

'Posso considerarlo il nostro primo appuntamento infondo, no?' rifletto arrossendo.
E per di più è dalle cinque che sono sul luogo dell'appuntamento a far compagnia ai barboni. 'Al mattino fa comunque freddo' penso stringendomi tra le spalle lasciate nude dalla mia canotta dall'aspetto lercio 'forse, anche se è la mia preferita e il mio portafortuna, avrei dovuto mettere qualcosa di più adatto al cotesto, in realtà sarei ancora in tempo a tornare a casa a cambiarmi.. no, ho il mio orgoglio da uomo'.
Manca ancora un'ora buona al suo arrivo. 'Chissà come sarà vestito lui'.
'E che diamine, sembrano proprio i pensieri di una ragazza in quei fumetti tutti rose e fiori pieni di sbriluccichii' mi strofino l'indice e il medio di entrambe le mani alle tempie tentando di sciogliere i nervi.
Continuo a guardarmi attorno con occhi arrossati dal sonno e contornati dallo scuro delle occhiaie, sbadigliando di tanto in tanto; la figura di Marco in lontananza, sembra un miraggio, deve proprio esserlo 'anzi, no, sarebbe proprio da lui presentarsi un'ora prima ad un appuntmento, che scemo' sorrido sbadatamente, al suo seguito una figura scura e poco definita si avvicina a grande velocità superando in un soffio l'uomo dei miei sogni, seguito da una ragazza, anche lei di corsa, bionda e di una statura e fisico poco imponenti.
-Fermati! Fermati!- continua a gridare, mi alzo, o meglio stacco dallo schienale della panca sulla quale ero poggiato e fermo la ragazza, aspetta, no, il ragazzo per un braccio.
-Armin!?- esclamo in tono interrogativo come a chiedere spiegazioni
-Ah! Jean! Ti prego, quell'uomo ha rubato il cibo al mio nonno, lasciami andare, devo fermarlo!- strilla continuando, affannato, a guardare quella figura scura ogni secondo più lontana

-Ma se tu non riesci neanche a tenere a bada il cane di testa di cazzo Eren, come pretendi di fermare quello?- guardandolo in un misto di indifferenza e rabbia e preoccupazione per la sua condizione presente e del relativamente rasente avvenire -E poi quello che ti ostini a chiamare nonno, meglio conosciuto come barbone del binario nove, non può fare di nuovo “la spesa”?-
-Jean! Non ho tempo di darti spiegazioni ora: devo riuscire a fermarlo!- mi guarda con uno sguardo deciso seppure le lacrime continuavano a rigargli il volto 'deve essere una cosa davvero importante per lui se è disposto a rischiare tanto in prima persona'
-Ah, va bene, ti darò una mano-
-Posso farcela da solo!-
-Non dire stronzate, torna da tuo nonno, farò in fretta, ok?- lo guardo con un breve sorriso alquanto forzato per poi concentrarmi subito dopo sull'inseguimento 'mi mancava questo tipo di divertimento, questa adrenalina, è da un po' che non posso divertirmi così' e senza pensare ad altro mi lancio alla rincorsa del soggetto sospetto.
-Ehy tu, ti sei messo contro la persona sbagliata!-

Si ferma d'un tratto praticamente sgommando, dal suo profilo in parte coperto ho potuto scorgere solo un ghigno non proprio amichevole

-E tu, ragazzino, cos'è che vorresti fare? Essere l'eroe della stazione? Per quel ragazzo? Che sei, frocio? Oppure ti piacciono i vecchi?-

-Non dica stronzate e mi ridia ciò che ha preso all'anziano

-Assolutamente- continuando con un tono ricco di sarcasmo

-Le persone come lei sono quelle che mi fanno incazzare di più- faccio schioccare le nocche delle dita e poi il collo
-Che c'è, non hai mai fatto qualcosa semplicemente perchè ti andava?-
-Cosa sta dicendo?!-
-Chi è il vero nemico qui? Le calamità naturali o..- lo interrompo
-Mi fa davvero incazzare!-
-Non importa quanto io possa infastidirti..- mi lancio contro di lui pronto a sferrare un calcio all'altezza dello stomaco
-Mi ridia ciò che ha preso!- mi afferra per la gamba lanciandomi verso un palo di ferro qualche metro distante, la mia schiena dolorante nella sua interezza
-..il mondo va così, è il più forte a vincere- un gatto coraggioso o estremamente ingenuo decide di passare proprio in quel momento di fianco a noi, forse pensando sia il momento giusto, gestendo a distanza dai suoi cuccioli, li fa camminare avanti in fretta attendendo che l'uomo vestito di nero distolga lo sguardo da loro.
Quest'ultimo prende la mamma gatto per la collotta e poi torna a guardarmi -vedi questo gatto?- dice carezzandogli il muso
-Lo lasci!- mi guarda per poi voltarsi dalla parte opposta
-E' sempre il più forte, o il più furbo a vincere, questa è una lezione che bisogna imparare con le buone o con le cattive- dei versi atroci dall'altra parte 'quel povero gatto, come diavolo fa a fare tutto questo senza una minima variazione nell'espressione? E poi.. cosa dovrei fare ora? No, aspetta, quel gatto è la mia occasione per..' mi lancio contro l'uomo prendendo in mano un ferro arruginito dalle macerie dei lavori di ristrutturazione della vecchia stazione, il tempo di raggiungerlo che quello si volta, ancora sorridendo, con uno scatto; una fitta al fianco sinistro, vi metto la mano accasciandomi, del sangue, molto sangue, perdo i sensi: da quel momento non ricordo niente se non l'aver sfruttato quella bestia per un mio tornaconto personale, la coscienza che sulla terra esistono persone così immotivatamente crudeli e il desiderio di rivedere il “mio” Marco, quel ragazzo tanto bello e gentile che, ahimè, si era ritrovato ad assistere a una scena simile.

'Scusatemi'


Un nuovo risveglio. Ancora una volta uno strazio di risveglio. Uno strano calore e peso sulle gambe, quando però provo ad alzarmi un forte dolore all'addome mi spinge a restare steso
-Ac..cqua- riesco a farfugliare con la bocca impastata e un filo di voce, cercando di attirare l'attenzione della persona addormentata col busto ai piedi del mio letto

-Ah, Jean.. ti sei svegliato!- quegli occhi pieni di lacrime e quell'espressione profondamente e sinceramente dispiaciuta da bimbo appena sveglio sono a dir poco inconfondibili
-Ma..co- mi si butta praticamente al collo stringendomi, facendo comunque attenzione a non farmi male 'è sempre lo stesso'
-Jean! Jean! Jean! Ero così preoccupato!- 'Non fare così, Marco, oppure non riuscirò a trattenere le mie di lacrime'
-E-ehy, bello, tranquillo, sto bene- 'una piccola bugia non ha mai fatto male a nessuno'
-N-non è vero! E pensare che è tutta colpa mia, Jean, eppure adesso sono così felice, temevo avresti potuto smettere di respirare da un momento all'altro! Jean! Jean!- continua a ripetere il mio nome
-Marco così..- continuo a sussurrare con la poca voce che riesco a portare fuori dal corpo -..così..- 'troppo tardi' penso; inizio a singhiozzare come un lattante che non può ottenere un giocattolo dopo averlo desiderato per molto tempo e avendolo addirittura visto a pochi centimetri da se, tra le mani del proprio fratellino -Marco..- lo stringo piano con le poche forze che ho in corpo.

Quella stretta vigorosa che non mi aveva mai avvolto prima ora mi riempie prendendo tutto lo spazio rimasto vuoto a causa delle lacrime, che non accennano a smettere di scendere o di aumentare.

Spazio d'autrice

E quindif inalmente sono riuscita a scrivere e pubblicare quest'altro capitolo, vorrei dire cose come 'la storia si avvia alla conclusione' E INVECE
Comuqnue, ringrazio chi mi segue comuqnue nonostante l'assoluta indecenza dei primi capitoli //fin troppo brevi, non che questi ultimi siano tanto meglio// e l'infinità di tempo che intercorre tra la pubblicazione di un capitolo ed un altro, giuro che mi impegno a non metterci molto, ma a quanto pare non riesco molto bene eee già-
Ad ogni modo boh, davvero, spero possiate gradire e magari se lasciaste una recensione ve ne sarei molto grata ;u;)/
E quindi nulla, grazie ancora e spero di "risentirci" presto ;u; <3

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Capitolo 7
*** VI ***


Abbiamo pianto fino a prosciugarci, abbiamo pianto entrambi delle calde e salate lacrime condite da sentimenti contrastanti tra loro che per la prima volta si trovavano costretti a stare vicini, così tanto da sgorgare fuori sotto forma di sincerità a gocce.

Non piangevo in questo modo da tempo immemore, eppure in quel momento non mi ero sentito affatto in imbarazzo, anzi, era come se fossi al sicuro, avvolto da un guscio che mi possa proteggere da tutto ciò che c'è di brutto “all'esterno”, mi sentivo così felice, mi sento così sereno, sono così rilassato, come se ogni dolore provato non fosse mai esistito, percepisco solo ciò che c'è di positivo nell'aria, dall'odore di un caffè caldo fuori la porta, alle morbide piume che riempiono il cuscino dietro la mia schiena.

Passò qualche minuto, poi ancora qualche altro, tempo scandito solo dal sottofondo di un orologio ad energia solare appeso al muro di quella camera bianca e sterile, poi, il cambiare del paesaggio fuori dalla finestra, mi fece intuire che a passare ormai era stata qualche ora, diverse ore, abbiamo smesso oramai di piangere da un bel pezzo, eppure nessun dottore è ancora stato avvisato del mio risveglio, ne alcun centimetro si è insinuato tra la distanza praticamente inesistente dei nostri corpi, ancora stretti l'uno all'altro in un silenzioso abbraccio.

-Ehy, Marco..- a furia di passare, quel tempo, aveva fatto in modo che io mi rimettessi un minimo in forze 'o forse è stato semplicemente Marco e la sua calda presenza?'
-M-mh?- fa lui con la voce leggermente tremante e chiusa di chi non separa le labbra da un bel po'
-Sai, sono felice che tu sia rimasto qui con me- stringendo la presa, quantomeno per come e quanto posso
-Jean..- sussurra, ma non vuole aggiungere altro 'chissà a cosa starà pensando?'
 

Dei passi in rapido avvicinamento alla porta della camera, istintivamente ci separiamo tornando ciascuno al proprio posto, di scatto, gli infissi ben oleati fanno in modo che l'entrata sia libera e accessibile in men che non si dica.

-Jean!- la voce di mia madre riecheggia squillante
-Mamma?- la guardo accennando un sorriso di autorimprovero 'sò di essere stato sconsiderato'
-Oh Jean, Jean, quanto mi hai fatto preoccupare! Non ne hai idea, non sei tornato a casa per un giorno intero senza avvisare! Il tuo telefono suonava a vuoto e nessuno dei tuoi conoscenti aveva tue notizie, poi finalmente quel ragazzetto, Al..Arfu.. Armin, lui, sia lodato il cielo e quel ragazzo benedetto, mi ha detto dove ti trovavi! Ho avuto tue notizie solo questa mattina!- avventandosi addosso a me, stringendomi con impeto, senza attenzione a dove potesse farmi male o meno, senza alcun riguardo, ma con tutto il suo amore 'è una persona grezza, ma ha un cuore grande'

-M-mi fai male..- con un filo di voce, ma con tono velato da affetto

-Scusami tesoro!- si stacca, finalmente 'è stato imbarazzante, soprattutto davanti a Marco.. non ho il coraggio di voltarmi a guardarlo, se ha appreso la lezione che gli ho assegnato, di certo starà sghignazzando divertito, tsk' -Come ti senti? Vuoi qualcosa da bere? Ti fa male la ferita? Come è successo?-

-Ehm.. ecco, per quanto riguarda il “come”, stavo inseguendo un ladro, eheh..- mi arriva un violento coppino dietro la nuca

-Ma ti sembra normale mettersi ad inseguire un malvivente tutto da solo?!-

-Ma come, sono qui come eroe nazionale, protettore dei poveri e degli anziani, e tu mi ripaghi con questo invece che con del budino al cioccolato taglia Big con doppia panna?- guardando ad un ipotetico orizzonte e facendo con una mano il saluto militare

-Aaahh, non cambierai mai, ho capito, ho capito, ora vado allora- sorridendomi e sospirando rassegnata al mio comportamento infantile.

 

Il dottore si accertò di aver compiuto i dovuti controlli sulla mia persona, affermando, poi, di potermi fare uscire già praticamente da ora, a patto che io mi fossi cambiato le bende almeno due volte al giorno disinfettando la ferita e controllando i punti. Ovviamente acconsento.

Il dottore si congeda e nuovamente, nella camera, restiamo soli io e Marco.

-Scusa per il trambusto- mi concedo di conferire, voltandomi verso il diretto interessato, era ora intento a guardare giù dalla ampia vetrata
-Nessun problema, anzi sono felice che non sia nulla di grave, già questa sera potrai dimetterti, ne sono felice- sorridendomi
-Già..- sorridendo, ancora più imbarazzato, ancora una volta -sai, mi spiace di aver rovinato così il nostro appuntamento, cioè ovviamente appuntamento tra amici, eh, che ti aspettavi, cioè, so che tu puoi essere considerato la purezza fatta a persona, e lo sei d'altronde, però, ah, ecco- 'sono sicuro che dalla mia fronte stia uscendo fumo, non so secondo quale strana alchimia o legge della fisica, ma sto fumando'

-Jean, tranquillo, avremo altre occasioni, non preoccuparti- il suo sguardo, che per un attimo si incontra col mio, è abbagliante e dolce 'cazzo quanto vorrei baciargli quelle palpebre delicate'

-Marco- senza neanche pensarci, dopo aver pronunciato, scandendolo, il suo nome, allungo una mano per toccarlo, per sapere che è lì, a sostenermi, che non se ne andrà. Lui si avvicina con tranquillità.
Era lì, è qui, davanti a me, i suoi capelli scuri, la sua carnagione affumicata, le sue lentiggini, i suoi occhi color castagna, le sue labbra, il suo corpo intero, lì, davanti ai miei occhi -Marco- ripeto ancora una volta come per ottenere un'ulteriore certezza, una certezza del fatto che non svanirà da un momento all'altro, che il suo sorriso, le sue mani grandi e curate, i suoi abbracci rassicuranti e le sue parole confortanti non se ne andranno via. 'Non voglio perderlo per niente al mondo' penso.

Arrivato il pomeriggio la porta si aprì nuovamente, anche se con un'energia diversa di quella che avevano impiegato le infermiere frettolose fino a tutto quel giorno, a presentarsi davanti agli occhi increduli di me e Marco, infatti, è un ragazzino biondo e gracile: Armin.
-E-ehi..- dice in visibile imbarazzo restando in piedi sulla porta, scambio uno sguardo con Marco, che torna a sedersi su una delle tre sedie azzurro ghiaccio fissate giusto sotto l'ampia finestre 'probabilmente si è allontanato per non mettere in ulteriore disagio il piccolo Armin, tipico da lui'
-Ciao biondino, cos'è, hai intenzione di restare sulla porta ancora allungo?- prendendolo in giro

-Ah, si!- scuote la testa per poi portarsi sulla destra i capelli dietro l'orecchio, si avvia verso di me per poi sedersi delicatamente su uno sgabello di legno e ferro messo di fianco al comodino affiancato al letto nel quale ero costretto 'che gay..ah, aspetta, parlo io' accenno un ghigno di autocommiserazione per poi prendere un respiro e tornare in me con una certa tranquillità.
-Allora, cos'è tutta questa formalità?- cotinuando a parlare con un tono che è un misto tra lo scherno e la voglia di vederlo a proprio agio, come lo si è tra amici, come lo siamo sempre stati; tira un grosso sospiro e inchinandosi leggermente in avanti inizia a parlare un po' a raffica guardando il vuoto
-Jean, davvero, non so da dove cominciare per scusarmi, prima di tutto sono stato stupido a seguire quell'uomo, poi, per di più ho coinvolto un amico, e guarda un po' come è andata a finire, giuro che non volevo accadesse una cosa simile, insomma, scusami davvero, mi sono lasciato prendere dal panico, non riuscivo a pensare lucidamente a come dovessi comportarmi, ho odiato, per un momento, quell'uomo che aveva agito a quel modo, e poi ho odiato me stesso, per essere così fragile, eppure.. eppure non sono riuscito a dare un passo! Appena sono riuscito a sbloccare i miei muscoli e a correre non ho pensato più, non pensavo sarebbero rimaste coinvolte persone esterne, non era assolutamente mia intenzione, davvero!-

-Armin, la mia ti sembra la faccia di una persona arrabbiata o comunque triste? Essendo così vicino a minchietta-Eren dovresti sapere bene come è una persona quando è arrabbiata o comunque in preda a qualsivoglia emozione non proprio equilibrata, no?- mi guarda con i suoi limpidi occhi azzurri oramai tanto umidi da specchiare la mia immagine
-S-so che magari potrai non essere arrabbiato, ma-
-Armin, non c'è problema, tu non hai fatto nulla di sbagliato, questo -faccio io accompagnando le mia parole con un gesto che indichi la zona ferita- non è dipeso da te, non è una tua responsabilità ne tanto meno una colpa, perciò non preoccuparti, va bene?-
-Ma Jean, sei sicuro che vada bene così?- stringendo i pugni sulle sue ginocchia
-Si, va bene così, non voglio che il tuo animo vada in preda ai sensi di colpa lasciandosi divorare, Ok? Ok.- sorrido per rassicurarlo
-V-va bene, allora vedrò di non darmi troppe colpe, però.. è grave?- volgendo lo sguardo alla ferita coperta da garze e indumenti
-No no, affatto, pensa tu che mi potranno dimettere oggi stesso! E in più la piccola mi ha già fatto guadagnare un bel budino al cioccolato e un ..- orgoglioso della cosa annuncio, il biondo accenna una risata
-..Un?- fa incuriosito 'finalmente si è calmato, almeno, anche se non posso certo dirgli che ho ottenuto un abbraccio e le attenzioni di Marco, no?'
-Eheh.. un abbraccio strizza-budella da parte di mia madre, quello si che mi ha distrutto!- scherzandoci su e cambiando il discorso
-Ahahah, ho capito, ne sono felice, almeno per quanto lo si può essere in simili situazioni, sai, avrei anche voluto avvisare tua madre il prima possibile ma non riuscivo a rintracciarla, comunque davvero, ancora una volta voglio ripetertelo: mi spiace

-Ad ogni modo è inutile stare a rimuginare su avvenimenti del passato, no?

-In effetti hai ragione, ma sono davvero dispiaciuto- continuerà a scusarsi ancora per un bel po', ne sono certo. Armin restò lì a conversare per ancora qualche momento, poi se ne andò, con un'espressione finalmente meno tesa sul volto.
-Sai, Marco, ora ci manca che arrivi mio padre e siamo appos- - mi volto, quel fagotto di lentiggini era con la testa poggiata sulla sua stessa spalla, le braccia incrociate tra loro armoniosamente e le gambe divaricate, il mio sguardo si fissa per una manciata di secondi sul suo.. pacco 'spero di non dover stare sotto, più in là' arrossisco per il mio stesso pensiero, poi torno a guardare il suo viso,così sereno 'chissà quando si è addormentato..'
 

La porta della camera viene nuovamente aperta: è l'infermiera che si è presa cura di me spiegandomi diligentemente come avrei dovuti agire una volta a casa, seppure apparendo sempre in qualche modo annoiata e infastidita da ogni tipo di imprevisto o commissione aggiuntiva, e che mi aveva servito quella merda di cibo della mensa dell'ospedale.
Lei è una di quelle persone che in un qualche modo, nonostante il loro continuo sarcasmo riescono a metterti subito a tuo agio, una di quelle che comprende la situazione alla perfezione eppure finge d'essere estremamente superficiale affrontando con questa sua potente arma ogni problema che le si piazza di fronte: una ragazza tirocinante che, con i suoi metodi, riesce ad arrivare dove preferisce senza particolari problemi e senza doversi affaticare.
-Kirschtein, sono felice che tu stia meglio, vuoi qualcosa per cena? Abbiamo brodo di pollo e patate accompagnati da gelatina verde al broccolo e yoghurt dalla fragola da bere!- sorridendo come nelle peggiori reclami dei materassi
-Eheh.. dato che, appena mia madre torna, posso andare, preferirei cenare a casa; non si disturbi, signorina Hitch..- giustificandomi 'non voglio un boccone in più di quella robaccia disgustosa'
-Ah-ha- avvicinandomisi con fare d'intesa o comunque di comprensione- tranquillo, ho capito- mi fa l'occhiolino poggiando con naturalezza il gomito sul letto e sedendosi dove prima era stato Armin in maniera non particolarmente educata ma comunque accattivante , il suo sguardo seducente e di burla si sposta ora su Marco -e quindi infine è crollato?
-A quanto pare..- guardandolo con occhi languidi, sento uno sguardo addosso, che mi legge, mi scruta, mi volto nuovamente verso Hitch che, come pensavo, mi sta osservando
-Pfft..- contenendosi per molto poco tempo -AHAHAAHAHAH- iniziando a ridere in modo sguaiato e tirando pugni silenziosi al materasso sul quale ero semi-steso
-C-c-c-cosa c'è?!- arrossendo esclamo, mantenendo, ad ogni modo, la voce bassa, per non svegliare l'altro 'ammesso che il fracasso che sta provocando questa qui non lo abbia già fatto'
Cercando di riprendere un minimo di ritegno e tenendosi lo stomaco per le risate prende a guardarmi posando ora il gomito sul letto e il mento sulla mano ad esso collegata, sfiorandosi maliziosamente la labbra con l'unghia laccata del mignolo sinistro

-E quindi è così, eh?
-Così come?!- faccio io “gridando sottovoce”
-E' il tuo ragazzo? Ho indovinato, vero?- con un'espressione estremamente acuta
-Veramente no.. purtroppo- sussurrando quest'ultima parola, rattristandomi d'un botto senza nemmeno saper spiegare propriamente il perchè
-Ah no? Allora è un amore a senso unico? Eppure credo che lui non avrebbe problemi a stare con un'altro del suo stesso sesso, cioè- gesticolando un minimo e indicandolo con un fare di naturale e disinteressato disprezzo, non tanto per un qualche pregiudizio, quanto per una presa di posizione immotivata e arbitraria rispetto a tutte le persone e situazioni.
-N-non vedo perchè dovrei parlare di cose del genere con te..- dandole del tu con la confidenza che si può avere senza problemi con una ragazza della propria stessa età
-Andiamo, secondo te chi ha permesso a un non-parente di restare nella camera tutto il tempo? O ancora chi ha fatto in modo che non entrassero altri pazienti sul letto di fianco al tuo, almeno per quest'oggi? Aaah, sono curiosa, butta fuori tutto, amico- con tono allusivo e curioso
-...- sospiro per poi prendere aria nei polmoni, riempiendoli, inspirando profondamente -in effetti non ho potuto parlarne con nessuno, e poi spero di non dover rivedere un'infermiera per un bel po', quindi si, vada per per la grande rivelazione da te tanto attesa..- pronuncio rendendomi conto di avere davvero un disperato bisogno di non tenermi tutto dentro.
Dopo circa tre quarti d'ora, riassumendo il tutto, avevo esplicato a grandi linee la situazione, condendola con termini volgari e pensieri altamente personali.
-Quindi le cose stanno così, huh?- fa lei col suo solito tono acido

-A quanto pare..

-Beh, e cosa hai intenzione di fare? Non vorrai startene fermo e zitto a girarti i pollici, no?
-Voglio, prima di tutto, sapere cosa prova lui per me, poi, magari, potrei provare a.. beh, hai capito insomma- arrossendo involontariamente
-Capisco, capisco.. anche se non concordo affatto con un metodo del genere, io mi butterei al collo di chiunque mi possa piacere, senza pensarci due volte, fino a convincerlo a stare con me, facendolo irrimediabilmente pendere dalle mie labbra..

-Ma tu lo fai di già..-sottolineo
-Ah, ahahah, già, hai ragione- con un'espressione sarcastica, come se sapesse che sarei arrivato a dirle questa cosa, della quale, a quanto pare, va tanto orgogliosa
-Ad ogni modo la situazione e il contesto sono totalmente diversi in questo caso
-Si, ma l'obbiettivo finale è lo stesso a conti fatti, no?

-Ma qui stiamo parlando di me, non di te- sbuffando ammetto
-Meh- fa lei, come ad essersi di punto in bianco annoiata- sappi che lui, anche se non so quanto possa interessarti o esserti d'aiuto, è stato qui, in questa stanza, senza mangiare nulla e uscendovi solo per andare al cesso, da quando sei entrato, non ha dormito nemmeno un attimo, dovevi vedere quanto era preoccupato, ti ha osservato tutto il tempo senza accusare la minima voglia di andare via, penso che ora sia sfinito e sia crollato giù a dormire, o meglio che sia riuscito a farlo, solo perchè ti ha visto rasserenato, penso proprio che tu abbia qualche chance, sai?
-D-dici sul serio?!??- faccio io gasandomi e voltandomi verso di lei contorcendo l'intero mio busto, ignorando il dolore; il suo sguardo deciso incrocia il mio, le sue labbra si sono dischiuse, sta per emettere un suono, un suono che non ho mai sentito 'per la prima volta qualcuno sosterrà apertamente i miei sentimenti!'
-E che ne so io, non me ne fotte niente, sono qui solo per fare la vita facile scopandomi il principale o cose del genere, a chi metti il cazzo in culo dipenderà solo da te, bello- si alza sprezzante e, ridacchiando, si avvia all'uscita per poi rivolgermi un occhiolino prima che la porta si chiuda del tutto
'La mia fiducia nell'umanità..' penso demoralizzato osservando il vuoto davanti a me.

Dopo qualche ora, passate principalmente a dormire, sento nuovamente la voce di mia madre 'sarà al telefono col babbo?' apro gli occhi e torno a guardarmi attorno
-Ehy- faccio, mi fa cenno di aspettare due minuti, il tempo che chiudesse la chiamata.
Intanto cerco con lo sguardo Marco, non trovandolo.
-Allora, Jeanbo della mamma, cosa mi dici? Come ti senti? Sicuro di non voler restare qualche altro giorno in ospedale? Per sicurezza..-
-No, no, tranquilla, non preoccuparti, mi vesto e andiamo.. ah, a proposito, il...ragazzo che era qui prima..-
-Ah, intendi forse Marco?- 'incredibile, mia madre ricorda un nome di una persona al di fuori della famiglia e che non sia qualche sua amica! E' una data da annotare sul calendario universale, questa!'
-L-lui, si..

-Dopo averci fatto due chiacchiere e avergli porto le mie scuse e ribadito i miei ringraziamenti più volte, gli ho chiesto di tornare a casa sua, dato che anche i suoi saranno certamente preoccupati; ma mi ha spiegato che, ahimè, suo padre è morto in guerra subito dopo che la moglie avesse partorito il loro secondo figlio che, ora, studia in una accademia lontana da qui, e che la madre, in questo periodo, è appunto andata a trovarlo, mentre lui è rimasto qui per passare un po' di tempo liberamente con gli amici, studiare in totale tranquillità e quant'altro; ma queste cose le saprai già, no?- fa sorridendomi, sentendomi un po' perso date quelle notizie che non avevo mai avuto l'occasione di chiedere e poi sentir dire direttamente da Marco,impiego un po' di tempo nel rispondere
-Ahahah, certo che si..

-Ad ogni modo è davvero un tesoro di ragazzo, è anche addirittura rimasto qui tutto il tempo da quando sei arrivato, sarà stato anche grazie a lui che non ti si è aggravata la situazione, sai: inoltre abbiamo scambiato il numero di telefono in caso succedano altre cose del genere, non sei felice?
-Ma mamma..
-Ad ogni modo, davvero, chissà se ha alla ragazza, se non fossi sposata e avessi trent'anni di meno ci proverei sicuramente, è proprio il mio tipo- scherzando; sentendomi in imbarazzo mi ruoto, anche se ha fatica, a pancia in giù, sprofondando il viso nel cuscino
-Esci che devo cambiarmi, ma'- dico senza dare importanza a come possa essere uscita una frase parlata da una bocca compressa su un cuscino
-Si, si.. ma sei sicuro di farcela? Vuoi una mano, tesoro?- giro il viso in modo da prendere aria e da essere più comprensibile
-Non ho mica due anni..
-Ma tanto sono io che ti ho fatto, no? Quindi che problema c'è?? Non devi mica vergognarti! Ricordo il tuo fringuellino a memoria! Ahahahah
-A parte il fatto che è ben cresciuto dall'ultima volta che puoi averlo visto tu..- farfuglio infastidito -Ad ogni modo, mai e poi mai!
-Aaahhh, e va bene, come preferisci..- la porta fa rumore nuovamente, questa volta ad entrare è Marco stesso con un bicchiere di cioccolata calda semi-vuoto in mano
-Ho per caso interrotto q-qualcosa?- arrossendo fa lui dirigendosi direttamente, di già, nuovamente verso la porta per tornarsene fuori 'sono così felice che non se ne sia andato'
-No no, affatto, Marcobo, Jeanbo doveva giust'appunto cambiarsi, ma da me non vuole farsi aiutare, non è che gli daresti una mano tu? Tra ragazzi magari vi capite meglio- esplica i suoi pensieri mia madre facendo spallucce 'ti prego dici di no, ti prego dici di no, ti prego dici di-'
-Ah, si, certo, se per Jean non è un disturbo non c'è alcun problema!- risponde Marco sorseggiando l'ultimo sorso della bevanda e buttando via, nel piccolo cassonetto, ciò che era rimasto dell'oramai accartocciato bicchiere di carta 'grazie Marco, grazie di non aver ascoltato la mia mente, e figurati se può dispiacermi anche solo lontanamente starti attaccato tanto da avere contatti fisici prolungati'
-Ti ringrazio tanto Marcobo, sei davvero un ragazzo d'oro!- esclama dandogli una pacca sulla spalla per poi uscirsene serena e tranquilla dalla stanza mia madre.
-E-ecco Marco, scusa se è così invadente..- 'è per questo che non te l'avevo presentata prima in effetti..'
-Nessun problema, è una persona cordiale!- aggiunge lui tutto contento
-Beh, felice che non ti abbia fatto scappare..- faccio io in tono melodrammatico per tentare di eludere il mio nervosismo divenuto a fior di pelle -comunque posso anche cambiarmi da solo, almeno credo-
-No, non te lo lascerò fare per nessun motivo al mondo! - con un'espressione decisa e ferma che poco si addice al suo essere
-V-va bene allora..- deglutisco imbarazzato, tentando di preparare psicologicamente me stesso a ciò che stava per accadere.
Mi si avvicina, prendendo il mio braccio, dal lato opposto a quello della ferita, per poi porre quest'ultimo sulla sua spalla,attorno al suo collo
-Va bene così? Riesci ad alzarti?- 'tra un po' esplodo, me lo sento'
-S-si, grazie, perfetto così- mi sollevo a fatica sentendo tirare tutta la zona addominale principalmente, appendendomi di peso, conseguentemente del tutto, a Marco -peso, eh?

-No, affatto- sorride come se non si stesse sforzando affatto, mi alzo lentamente del tutto dal letto e, dopo aver sgranchito un minimo le articolazioni, mi sorreggo alzato alla sponda di ferro presente ai piedi del letto, tirando verso me con la mano i vestiti

-Ti do una mano?- chiede, prima ancora che io possa dare una qualsiasi risposta, lo trovo dietro di me, a slacciare con attenzione e cura i fiocchi del mio camice

-A-aspetta almeno che mi metta le mutande..!- 'ma cosa stai dicendo, Jean? Hai fatto la doccia completamente nudo con chissà quanti ragazzi tra uno spogliatoio e un'altro e ora ti vergogni per una cosa simile?'
-S-si! Scusami!- lo sento voltarsi dalla parte opposta a quella dove sono io, il grembiule, ormai comunque slacciato, mi scende morbidamente sulle spalle, sforzandomi mi infilo la biancheria pulita piegandomi in avanti,ripongo poi il camice sul letto, disordinatamente.
-Ecco, fatto- giro il viso verso di lui e lo trovo a voltarsi ora, proprio incontro a me, tutto rosso in volto
-M-Marco che ti prende? Non ti senti per caso bene?!- senza riuscire ad avvicinarmi a lui, non potendo separarmi dalla ringhiera del letto
-S-s-s-s-sto bene, nessun problema!- esclama con un tono di voce eccessivamente alto e strizzando entrambi gli occhi con impeto nel dirlo
-C-calmati, Marco!- faccio io, tentando di tranquillizzarlo
-Si signore!- grida lui avvicinandosi con i movimenti sciolti quanto quelli di un robot telecomandato ai miei vestiti, apre il mio pantalone dalle sua pieghe per poi porgermelo
-Ho.. bisogno di due mani per metterlo, puoi reggermi, per favore.. chissà che cazzo mi hanno iniettato..- faccio io arrossendo e guardando altrove
-T-ti reggo!- fa lui, ora finalmente contenendo la sua tonalità di voce; ho il cuore dal battito terribilmente accelerato!

Mi prende per la parte più in basso dei miei fianchi posizionandosi dietro di me, mi stringe la zona interessata tremando leggermente, arrossendo a mia volta ulteriormente inizio ad infilarmi i calzoni 'questo silenzio mi mette fin troppo in imbarazzo..'

tiro su i pantaloni e vi inizio ad applicare la cinta cigolante ereditata dalla giovinezza di mio padre
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAH- una fragorosa risata femminile da appena dentro la camera, oltre la porta, irrompe questo momento
-Hi-Hitch!- riconosco fin da prima di voltarmi -Non è come sembra, giuro!- col viso leggermente sudato per le risate e le lacrimone agli occhi la ragazza aveva appena sfogato davvero apertamente i suoi sentimenti riguardo al scena che si era trovata davanti
-Ero venuta ad aiutarti, ma vedo che non ce ne è bisogno- parla a fatica, degli anfratti di risata sono udibili tra una sua parola e un'altra, se ne esce scuotendo la testa in cenni di dissenso alquanto eccessivi e sbattendosi le mani sulle cosce continuando a ridere sguaiatamente. Intanto mi volto, del tutto rosso, verso di Marco col mio viso
-Marco!- esclamo, una figura rossa e non bene definita ha preso il posto di colui che era poco prima dietro di me, mi volto poggiandomi al letto per poi fargli aria per come posso con le mani, gli sbottono i primi due bottoni della giacca 's-starà respirando?'
Tutto ad un tratto il suo mento si posiziona sulla mia spalla, le sue mani salgono sui miei pettorali, per poi chiudersi un una sorta di pugni molto lenti.

-M-Marco..?- faccio io, arrossendo e avvertendo un brivido sulla pelle nuda che l'altro sta toccando
-E' stato.. imbarazzante- sussurra 'va bene che io non sono poi tanto meglio, ma non mi aspettavo potesse reagire così.. alla fine dei conti, e per fortuna, per quanto possa fargli conoscere il “mondo di oggi” rimarrà sempre il solito Marco' sorrido dopo aver preso coscienza del fatto
-Dai, va tutto bene, ok?- enuncio abbassando la mia bocca al suo orecchio; le sua mani scorrono ancora sul mio torso nudo per poi stringermi in un abbraccio impossibile per me da ricambiare data la mia posizione -ehy Marco..- sussurro preoccupandomi, lo sento respirare con coscienza, mi rilasso, si rialza e ricompone poco dopo tornando a guardarmi.
-Dobbiamo.. finire di vestirti, Jean..- bofonchia lui, ancora in leggero imbarazzo
-Si, infatti- sorrido
Torna a reggermi per poi aiutarmi anche nell'indossare la mia felpa scura, portatami direttamente da casa da mia madre per far si che io mi preservi dal freddo acuto di alcune serate estive.

E' finalmente o purtroppo arrivato il momento di tornare a casa, io e Marco percorriamo i corridoi dell'ospedale verso l'uscita fianco a fianco, scherzando tranquillamente tra un passo ed un altro, sapendo che là fuori aspettavano mia madre e il suo autobus, che ci avrebbero separati per quella sera 'vorrei stare ancora con lui ancora' pensavo ripetutamente mentre ci dirigevamo alle porte automatiche della struttura.
-Grazie di tutto, Marco, sono felice che tu mi abbia fatto compagnia- dico guardandolo, come al solito, dal basso all'alto, e, in questo caso, dritto negli occhi suoi scuri, sorridendogli riconoscente
-Non c'è di che, Jean, sono felice di esserti stato vicino e che non ti sia accaduto nulla di troppo grave o irreparabile, ecco, mi fa solo piacere poter stare in tua compagnia, dico davvero

-Quando ci vedremo la prossima volta?- faccio io stranamente senza esitazione, senza neanche doverci pensare su, nemmeno per un attimo
-Domani? Salvo se non sei morto ovviamente, signore eroe della patria
-Tch, non prendermi in giro, ti ho già detto che ti ci vorrà un bel po' per poter anche solo sperare di superare il maestro- addentrandoci nella zona di spazio compresa tra i sensori della porta dell'ospedale, che quindi si apre automaticamente scorrendo, gli do una leggera gomitata -a domani- sorrido lezioso confermando le sue parole

-A domani, Jean.

Ognuno si avvicenda per la propria strada, io entro in macchina e lo osservo fino a che non lo vedo scomparire in lontananza attraverso lo specchietto retrovisore della automobile di mia madre; lui verso la fermata del bus, a pochi metri di distanza dall'ingresso stesso.

 

'Non vedo l'ora che arrivi domani, non vedo l'ora che arrivi con tutto il cuore, non credevo che essere innamorati, proprio come nei film, fosse possibile
A dire il vero non credevo particolarmente nemmeno nell'amore, se non solo come un'attrazione prevalentemente fisica che tutti si ostinavano a chiamare con un nome più di classe, più raffinato. Per di più detestavo questo mio compagno di classe, mi infastidiva altamente, mentre ora è una presenza a dir poco necessaria all'interno della mia vita. Mi rende felice, mi rende così felice.. Non vedo davvero l'ora di rivederlo, di parlare di nuovo con lui!

Quanto vorrei baciarlo..'


Spazio dell'autrice
Ragazzi, RAGAZZI o avete assolutamente idea di da quanto tempo avessi iniziato questo capitolo, detest essere così ritardataria, ma Oo p s
E quindi nulla, spero vogliate perdonarmi ;u;
Ad ogni modo finalmente sto scrivendo capitoli di una lnghezza accettabile e sono felice *D*
Ringrazio chi continua a seguire e sopratutto a lasciare recensioni a questa fic, mi fa davvero tanto piacere leggerle <3
Sono successe un po' di cosette da quando ho iniziato a scrivere, penso sia per questo se notate differenze dis crittura rispetto all'inizio '<'
Ad ogni modo la storia si starà mica sviluppando verso il prossimo step? Miseeero eue
Spero di riuscire a scrivere e pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile e ciò che avete letto vi sia piaciuto ;A; 
Alla prossima~
 

 

 

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Capitolo 8
*** VII (pt.1) ***


'Non avrei mai immaginato di dormire così bene 'sta notte..' sorrido crugiolandomi nel pensiero che quest'oggi avrei visto, di nuovo e allo stesso tempo finalmente, Marco.
E questa volta senza compiti, parenti, amici, scuola, ladri, ospedali o ferite di mezzo.. almeno così spero.
Avevamo avuto diverse occasioni per stare assieme tutti soli durante questi ultimi mesi, ma mai da quando mi sono accorto dei reali sviluppi a livello sentimentale del rapporto.
Lo telefono con tranquillità, in maniera che appare a me per primo assolutamente non addetta alla mia persona.
Molteplici squilli arrivarono al mio orecchio attento ad ogni emissione di qualsivoglia rumore da parte del cellulare, poggiato sul piano al di sotto dello specchio di fronte al quale sto lavandomi con acqua fresca.

Uno, due, tre, quattro, cinque e poi ancora sei; poco dopo la segreteria telefonica.
'Non gli sarà mica successo qualcosa mentre rincasava?!?' agitandomi, dopo un paio di chiamate a vuoto, inizio a pensare.

'Non sarebbe affatto da lui non rispondere al telefono ben due volte di seguito, dovrei andare a casa sua a controllare forse..?'
Mi butto con impeto dell'acqua gelata in volto, per poi spalancare gli occhi come del resto il mio riflesso bagnato, nel mentre avvicinandomi alla superficie di vetro di fronte a me fino a distanziarla di soli pochi centimetri, così pochi da appannare l'immagine, prima nitida, della mia figura.

'Calma, devo mantenere la calma, non lo avrà sentito, sicuramente sarà stato così'
Soffio con il naso arrossendo leggermente per il mio comportamento per la prima volta fin troppo protettivo. Con espressione decisa in volto, poi, prendo in mano il mio telefono per poi dirigermi, ancora a petto nudo e con sole le mutande e i calzini leggeri addosso, sul mio letto, dove mi siedo con una gamba a ciondoloni e l'altra piegata fino ad avere la piota contro la coscia della gamba opposta alla sua di provenienza e il torso e la schiena ingobbiti in avanti, fissando lo schermo luminoso del cellulare.
Riprovo a chiamare per almeno altre tre o quattro volte, senza ottenere alcun risultato differente dai precedenti. Decido allora di lasciare un messaggio alla segreteria telefonica, seppure con tono marcatamente fasullo, per nascondere la crescente preoccupazione: -Ehy, c-ciao Marco.. scusa se sto insistendo tanto nel telefonarti, è che.. ecco, dato che oggi dobbiamo vederci, si, insomma, dovremmo metterci d'accordo per il luogo e l'ora.. insomma, ecco, beh, appena puoi richiamami per favore, si, allora ciao-
Riattacco orgoglioso delle mie parole.
Prendo a svolgere le mie attività giornaliere dell'estate, per distrarmi nell'attesa di una risposta: guardarmi allo specchio, giocare a dei picchiaduro alla playstation, mangiare schifezze a più non posso, fare qualche esercizio fisico per rinforzare i miei splendidi e curatissimi muscoli, provare a pensare a nuove acconciature che possano piacere alle ragazze per poi tornare a portare, come sempre,la stessa.. 'però, forse, se..se cambiassi acconciatura a Marco potrei piacere..?' senza neanche pensare a quanto possa essere stupida una simile cosa mi avvio di fronte allo specchio nuovamente, iniziando ad armeggiare, utilizzando pettini, gel e phon.
Il primo risultato è uno scopettone in testa 'qualche tempo fa lo portai, fu un periodo da dimenticare della mia vita, che orrore'
nuovamente mi attrezzai per modificare quel groviglio color sabbia posto sulla mia testa, questa volta a scorgersi è una acconciatura piatta tirata da un lato, un po' come quella del preside della scuola, Erwin Smith 'che mi possa colpire un fulmine se dovessi uscire con una simile cosa addosso, non voglio assolutamente che i miei capelli somiglino al suo parrucchino!'

continuo a provare e a riprovare, ottenendo tra le più strambe e orrende acconciature, fino a quando, dopo essere ancora una volta tornato a scompigliare i capelli, dopo varie cotonature, ciò che si presenta davanti ai miei occhi è una sorta di batuffolo rigido e quanto basta sollevato, leggermente inclinato, dalle punte, su un lato 'forse da questa cosa potrebbe uscirne un qualcosa che non sia troppo male..' scompiglio leggermente la struttura che si era venuta a creare, rendendola più naturale 'cazzo Jean, sei proprio un figo' mettendomi in diverse e molteplici pose davanti lo specchio 'con questi capelli perfino la Ackerman,anzi, puntiamo ancora più in alto, la Leonhardt cadrebbe immediatamente ai miei piedi! Con Marco vai a passo sicuro!'
Sento il telefono squillare, prima di raggiungerlo il mio sguardo ricade sulla sveglia digitale posta sul mio piccolo comodino: sono passate più di quattro ore da quando ho lasciato il messaggio in segreteria.
Preso il telefono in mano vengo a scoprire che colui che mi stava chiamando e quindi finalmente rivolgendo le sue attenzioni era proprio Bodt 'che sollievo' scorro il dito sullo schermo per rispondere alla telefonata con un lieve ma incontenibile sorriso a piegarmi verso il basso il centro delle labbra
-Pronto, Marco?- faccio io, con finta sorpresa
-Jean! Si, sono io, e quindi.. scusa se non ti ho risposto prima!- con tono relativamente alto ma poco ingranato, come se non connettesse bene le sue parole ai suoi pensieri
-Ti sei... per caso svegliato da poco..?- faccio io, incuriosito
-Aah.. beccato..- chiunque, anche a distanza di chilometri, avrebbe potuto capire che è in totale imbarazzo adesso
-Allora buongiorno, dormiglione
-Ah, buongiorno a te!- 'e pensare che se qualcuno avesse dato a me del dormiglione, a quest'età, un bel pugno nei denti non glielo avrebbe risparmiato nessuno'
-Woah! Non credevo potessi dormire tanto perfino tu!- schiettamente sorpreso esclamo, sentendomi anche leggermente in colpa 'infondo è a causa mia se non ha dormito molto la scorsa notte'
-..nemmeno io sinceramente, è che mi sono soffermato a pensare a certe cose.. eppure sono andato al letto solo alle nove e ventitre..- 'perfino il “tre” era necessario da ricordare?'
-Addirittura..- trattenendo le risate che sentivo riempirmi la gola
-So che è ben tre minuti dopo rispetto all'orario solito, però ero troppo pensieroso per accorgermene in tempo..!- inizio a ridere
-Ahahahahah!
-E ora non r-ridere!- ovviamente continuo, lo sento balbettare al di là dell'apparecchio telefonico, mentre tenta invano di dirmi qualcosa, quindi, preso dalla tenerezza, finalmente riesco a smettere; mi asciugo le lacrime che erano scivolate fuori per le troppe risate
-Va bene, va bene, la smetto- espongo all'altro; tengo ora con entrambe le mani il telefono, inclinando al contempo lievemente la testa da un lato

-E grazie..- accenna un verso che lascia intuire stia sorridendo, spontaneamente e senza alcun rammarico -..comunque volevo chiederti come si usa la “segreteria telefonica”, mi è arrivato un messaggio nel quale era scritto che vi c'era un messaggio da parte tua, ma non sapendo di cosa si trattasse non ho fatto nulla uhm.

-Ah, allora.. è un po' come un coso.. un posto più o meno, nel quale le persone, col telefono, se quell'altra persona che stanno cercando di chiamare non risponde, possono lasciare un messaggio vocale per trasmettere comunque ciò che hanno da dire
-Oh, capito, wow, sembra bello -'deve essere un vero genio per aver compreso al primo colpo le mie parole'
-Beh, alla fine i messaggi vocali si possono mandare anche da Facebook o Whatsapp, quindi non c'è nulla di emozionante, direi; anzi lo definirei un modo scomodo per comunicare
-Facebook lo conosco.. ma Guatzzap? Cos'è?- 'amo il modo con cui si interessa a tutto ciò che non conosce'
-E' Whatsapp. E' una applicazione per il telefono dalla quale si possono mandare quasi gratuitamente messaggi (vocali o meno), video, immagini e blablabla
-Ohh, non pensavo esistesse una simile cosa!- con lo stesso entusiasmo che potrebbe provare un cane vedendo per la prima volta nella sua vita i colori 'ma dove vive, poi, per non averne mai sentito parlare?'
-Già, dovresti scaricarlo anche tu, sai?- con tono serio e saccente
-Ma non so farlo! Tutte le cose che ho qui al telefono- per qualche momento le sue parole appaiono più lontane, starà dando un'occhiata allo schermo -le hai scaricate tu, Jean

-Beh, allora siamo sempre in tempo a provvedere, eh.

-Si, grazie, ne sarei compiaciuto

-Ancora con questi termini antidiluviani?
-..ne sarei.. felice..?

-Bene.- qualche attimo di silenzio, accompagnato dal ronzio tipico di due telefoni in comunicazione. Eppure non mi sento a disagio come mi sarei sentito con chiunque altro nel non dire nulla, anzi, avverto una tenue quiete disseminatasi nell'aria
-Comunque, Jean, se mi hai lasciato un messaggio.. dato che non lo ho ascoltato, non è che potresti dirmi cos'è che avevi bisogno di chiedermi?
-Ah, giusto, praticamente riguardo ad oggi, dato che dovremmo uscire.. per metterci d'accordo riguardo alla data e all'ora..
-Si, allora, ti dispiacerebbe se ci trovassimo davanti casa mia? Devo ancora lavarmi
-Oh- 'che invito audace' ironicamente penso- per me va più che bene, quando però?
-Quando preferisci..
-Mezz'ora?
-Tra mezz'ora dici.. si, però magari dovrai aspettare un po' affinchè io sia pronto..
-Nessun problema, allora mi metto in marcia e ti lascio a prepararti in pace, per ora, a dopo
-Si, a tra poco Jean.

Riattacchiamo circa contemporaneamente. Resto col telefono stretto tra le mani e gli occhi semichiusi per qualche minuto, poi, con un sonoro 'oissa', mi metto in piedi e mi incammino dopo essermi stiracchiato. Saluto prima di uscire mia madre, che stava pulendo come al suo solito la casa.
Sull'autobus nessuna sorpresa, se non il fatto che fosse puntuale, una volta tanto.
Arrivato alla mia meta mi dirigo verso la casa di Marco: con una conseguente leggera sensazione di piacere mi rendo conto di poter percorrere la strada dalla fermata alla sua residenza anche ad occhi chiusi, con la più totale sicurezza.
'Ebbene si, Jean, è arrivato il momento, finalmente' busso battendo le nocche di una delle mie mani sul legno bianco della porta
-Un attimo!- si sente gridare da non troppo lontano, all'interno della casa.

La porta si apre, a presentarmisi davanti è un Marco come non l'avevo ancora mai visto: capelli scombinati, la peluria scura e non sgradevole bella che esposta, boxer sorprendentemente mascolini, una canottiera a righine sottili e verticali, e una schiumetta bianca alla bocca, quest'ultima accessoriata da uno spazzolino azzurro. Ma la cosa che mi colpisce di più, tra tutte queste novità, è l'odore di pelle, non una puzza, non un profumo, bensì l'odore di pelle che contraddistingue ciascuno di noi, un odore che in questo momento mi è nuovo, ma che vorrei divenisse l'odore di casa, più in là.

Un fischio di comico apprezzamento sibila fuori dalla mia bocca. Lui arrossisce leggermente, come anche me d'altronde, quindi, dopo aver strofinato la suola delle scarpe sul tappeto beige augurate il benvenuto, 'WELCOME', all'ingresso, entro.
-Fiao Hean- fa lui parlando senza accennare a togliere lo spazzolino di bocca
-Un “fiao” a te Marco- continuando a guardarlo divertito come fossi un bambino
-Fiihsco e accivo- si dirige nel bagno al piano terra di casa sua. In quello stesso momento il mio sguardo, in qualche modo involontariamente, ma non proprio direi, scende nella visuale raggiungendo le sue natiche sode, il suo teso mandolino. Alzo la testa per evitare scomode fuoriuscite di liquido viscoso e rosso dalle mie narici, come mi era capitato, già pronte a fare bella mostra al mondo dei miei poco casti pensieri. La sua sagoma esce dal mio campo visivo.
Dopo qualche momento si sente dell'acqua scrosciare e poi nuovamente la sua voce, ora chiara.
-Se vuoi intanto puoi guardare la tv, il telecomando dovrebbe essere sul divano verde.
-Ah, ok, tu comunque fai con comodo, non preoccuparti.
-Va bene, grazie.
-Ma di nulla- spostandomi da dov'ero raggiungo il telecomando e apro il televisore, scorro i canali con disinteresse fino a che non capito su un servizio nel quale si parlava di chissà quale grande opera realizzata nel nostro istituto, a parlare era il professore della classe di Jaeger, Levi Ackerman, rinomato per il suo carattere non proprio tra i più gentili.
-Ci dica, professor Ackerman, cosa ne pensa di quest'opera realizzata dai suoi alunni sotto la sua supervisione che ha riscosso questo grande successo? Vuole parlarci di come è stata realizzata? Della sua utilità?
-Veramente no.-
in quel momento ho potuto distintamente distinguere il gomito del preside Smith urtare la spalla del professore, un leggero risolino è la mia ovvia reazione.
-Ahahah- fa l'intervistatrice visibilmente irrigidita a causa del probabile nervosismo che deve aver risvegliato quella risposta -che gran senso dell'umorismo quest'uomo, per un attimo c'ero cascata!- fa, tentando di riprendere la situazione in pugno, con contegno

-Tch..- guardando altrove con un'espressione contrariata poi prosegue l'insegnate -l'opera è semplicemente il risultato del lavoro attento e curato dei più volenterosi alunni delle mie classi, ma in realtà la supervisione non è stata la mia, ma di quella pazza puzzolente, quindi non vedo cosa dovrei commentare, mi hanno costretto a venire qui- con tono indubbiamente seccato
-Scusatemi il ritardo! Signorina Brazenska, preside Smith, professore Ackerman e voi altri alunni!- delle grida provenienti da una donna castana e occhialuta, con i capelli non propriamente puliti o pettinati e un passo affatto femminile 'La professoressa Zoe, colei di cui stava parlando il professore, senza ombra di dubbio' -ho avuto dei problemi con la mia scimmia d'allevamento! Non voleva scollarsi di dosso! Oh, ma siamo già in diretta, bene, così non si perderà altro tempo!- spingendo via il professore più basso, ancora più contrariato per la presenza e la presa di posizione dell'altra.
Il restante servizio sembra non avere una fine, la professoressa non vuole smettere di parlare, ancora ancora e ancora, approfondendo ogni singolo elemento di ciò che era stato realizzato, impiegando talmente tanto tempo da costringere l'intervistatrice biodo platino a far spegnere la telecamera al suo cameramen per poi poter andare, da tutt'altra parte, a terminare il servizio con gli alunni, lontano da “quella pazza”, sfruttando i pochi minuti rimanenti. Sullo sfondo di Armin, Mikasa ed Eren inquadrati, la scena di un preside che rimprovera due dei suoi sottoposti: uno totalmente indifferente, almeno all'apparenza, che non appena ha l'occasione se ne torna a pulire le sue classi; l'altra a brontolarsi per non aver terminato di esporre le sue idee e studi.
Essendo stato troppo tempo fermo mi sgranchisco il collo e, nel farlo, noto la figura di Marco che, da qualche metro di distanza mi osservava. Non aspettandomelo caccio un grido acuto e a dir poco femminile, col cuore in gola.

-Dio, Marco! Mi hai fatto prendere un colpo!
-S-scusa..- anche lui, per la prima volta, inizia a ridere, non con cattiveria, ma per il profondo divertimento che gli avevo insegnato a provare quando qualcosa fa ridere senza fare male a nessuno. La cosa mi fa assolutamente piacere, per cui il momento di panico poco prima vissuto e il successivo innervosimento scompaiono del tutto, riprendo a sorridere. L'altro intanto, con passo non troppo deciso, si avvicina al divano, quindi io, che ero esattamente nel centro, gli faccio posto.
-Scusa davvero, Jean, è che avevi un'espressione..carina, non volevo disturbarti- ora scusandosi con ritrovata sincerità, di lui caratteristica
-Tranquillo- 'aspetta.. aspetta, a s p e t t a. Ha detto che avevo “un'espressione carina”? Non sono pazzo vero?' -M-Marco, hai detto.. cosa hai detto poco fa?

-Ahh, sapevo che avrebbe potuto infastidire un termine come 'carina' ma non avrei potuto definire altrimenti ciò che ho visto, è per questo anche che ho esitato nel dirlo

-Quindi hai proprio detto “espressione carina”?- faccio io fingendo di concentrarmi sul televisore per far sbollentare il rosso acceso che si era impossessato del mio viso
-Si, ho detto così- deglutisce arrossendo a sua volta, ci stiamo adesso guardando, entrambi in imbarazzo
-Ma allora..- 'no, no, no! Se lo fai questa potrebbe essere l'ultima volta che lo vedi, Jean! Rallenta i tuoi istinti! Non puoi chiedergli se gli piaci, diamine!' passano degli istanti, molto lunghi, molto silenziosi, durante i quali ci guardiamo con occhi spaesati e i visi arrossati d'imbarazzo 'Così non va affatto bene! La piega che sta prendendo questa situazione non va affatto bene! Devo fare qualcosa o non sarò capace di resistere a questi occhioni grandi e limpidi, a quelle lentiggini rossicce, a quei capelli bruni, alla sua pelle appena scura, alle sue labbra' mi avvicino leggermente a lui, ancora, ancora ed ancora di più senza riuscire a frenarmi. 'No Jean, no!' Sono ora alla distanza di un respiro da lui. Allungo le mani ai suoi fianchi e mi butto a cavalcioni su di lui quindi, con alcuna esitazione, inizio a solleticarlo.
-Ahahah! No, aiuto, Jean, ti prego! Ahahah!- non è affatto capace di non soffrirne, ride tanto e genuinamente 'quanto lo amo' l'unico pensiero che mi sfiora
-E quindi, com'era la mia espressione?- per distrarmi dai miei stessi pensieri

-C-carina!- ribadisce increspando la fronte in un'espressione decisa, sopprimendo le risate in quel momento di pausa dal movimento delle mie dita
-Com'era? Non ho forse sentito bene?- riprendendo a stuzzicare i suoi fianchi, poi le ascelle, il collo e un po' dove capitava, tenendolo bloccato con le mie gambe al divano, standogli di sopra, senza lasciare che i suoi contorsionismi lo aiutassero nello sfuggire dalla sua “punizione”
-C-carina! Si!- ridendo ridendo insiste, continuando a muoversi
-Penso proprio che dovrei andare dall'otorino, mi sembra di aver sentito ancora una volta la parola “carina”, puoi ripetere cortesemente?
-..pff, va bene, va bene, mi arrendo, non ce la faccio più! Era un'espressione fica, si, assolutamente fica!- annuncia alzando ora le grandi mani in segno d'arresa, lo libero dalla mia presa. Mettendomi seduto lo guardo e parlo con tono nuovamente saccente
-Ecco, ora va be..ne
-Qualcosa non va, Jean?- le sue parole mi appaiono assolutamente poco consistenti rispetto all'entità del problema che mi era lievitato in mezzo alle gambe

-Devo.. andare in bagno, Marco!- come un fulmine mi lancio dritto in bagno, tenendo sempre le spalle verso l'altro, in qualche modo, sbattendomi per la fretta la porta dietro, quindi mi accascio scivolandovi con la schiena -dannazione!- dico sottovoce per poi alzarmi, chiudere la porta a chiave e sedermi sopra il water. 'Se aspetto un po' passa, devo solo mantenere la calma, uno, due, uno, due' respiro a ritmo dei numeri che sto contando tra me e me, mi rilasso leggermente 'ora si risolve tutto' da fuori la porta, a bussare, è adesso Marco
-Ehy, Jean, tutto bene? Mi spiace se ti ho detto qualcosa che possa averti infastidito- sento distintamente le sue mani poggiarsi, aperte, assieme alla sua fronte, contro la superficie di vetro oscurato, opaco e decorato della porta
-N-non è quello che pensi, davvero!- senza aspettare che io concluda il mio discorso mi interrompe riprendendo a parlare; ora è la sua schiena ad essere poggiata contro la porta
-E' che mi sento sempre come se ciò che dico, a te in particolare intendo, possa essere sbagliato; come se ogni mia parola susciti in te qualche emozione negativa, che ti mette in agitazione, che ti infastidisce.. eppure sei l'ultima delle persone che vorrei mai e poi mai ferire..
-Ma Marco..- sussurro; intanto il grosso problema all'interno delle mie mutande si era risolto, ed ero intento a riaggiustarmi per uscire da quella gabbia di ceramica il prima possibile, per parlargli quantoprima faccia a faccia
-..sei il primo, in tutti questi anni, che si è interessato a me, ad avvicinarsi a me, non per un qualche profitto personale, ma bensì per diventare ed essere davvero amici. Forse sei, infatti, l'unico al mondo che posso definire tale per davvero, che posso immaginare così vicino a me, eppure.. eppure ogni volta che ti parlo, ultimamente, tu reagisci in qualche modo strano, passando dall'essere dolce all'essere teso e rigido nei miei riguardi, non riesco a capire a cosa pensi, Jean..- mi sciacquo le mani, scarico, senza pronunciare alcuna parola. Vedo la sagoma scura, fino a poco prima schiacciata contro il vetro della porta, allontanarsi, sparire, sento dei respiri affananti da fuori, sblocco la serratura. Davanti a me, ora, si presenta un Marco che avevo visto altre volte, in lacrime, in lacrime come sempre, ma questa volta per me, o meglio, per noi, per il nostro rapporto.
Senza nemmeno provare a pensare a quale potesse essere il comportamento più giusto mi avvicino a lui, gli bacio una guancia, lo stringo stretto, mi allontano un attimo col viso e, volendo contenermi, gli bacio per un attimo il collo, poi salgo sulle punte dei piedi e gliene schiocco un'altro sulla guancia, lo stringo nuovamente, più forte, ancora singhiozza, seppure con maggiore regolarità rispetto a poco prima.

-Marco, tu non puoi neanche immaginare quanto possano essere importanti le parole che hai pronunciato poco prima per me, questa sera ti manderò un messaggio su quell'applicazione che hai detto di voler scaricata, lì ti spiegherò per bene il perchè del mio comportamento, puoi “resistere” fino ad allora?- mi stacco guardandolo, con un mezzo sorriso, dal basso all'alto

-V-va bene, Jean- ora sorride anche lui, con i contorni degli occhi e la punta del naso, però, inumiditi.
-Oh, finalmente, bene, allora adesso si può uscire, no?- dandogli le spalle mi avvio verso la porta della sua abitazione, tirando su con il naso mi segue, afferrando le chiavi metalliche con l'agilità di chi sa perfettamente dove è riposto un qualcosa.

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Capitolo 9
*** VII (pt.2) ***


Appena fuori dalla porta ci mettiamo a discutere su quale fosse la migliore meta da raggiungere durante la nostra uscita e su quali attività ci sarebbe piaciuto svolgere.

-Beh, allora dov'è che si va?- faccio io aspettando la risposta di colui che è intento nel chiudere a chiave la porta
-Non saprei proprio..
-Beh, ma questa zona la conosci meglio tu, no? Oppure hai intenzione di spostarci?

-No no, hai ragione, sei venuto fin qui.. sarebbe da sciocchi tornarsene indietro

-Già- gli sorrido, anche se le sue spalle, di certo, non gli permetteranno di vederlo 'meglio' -quindi, mio signore, mi mostri la strada- con tono ironico, inchinandomi leggermente e facendo il gesto del cappello tolto dal capo, guardandolo ora in volto; sorride coprendosi le labbra con una mano, leggermente imbarazzato ma comunque divertito
-Direi di andare a farci un giro in centro, poi si può passare da qualche gelateria o cose così, no? Tra le mete uscite fuori dalla ricerca di ieri, queste erano tra le più gettonate.-

-Ricerca?

-Beh, dato che non sono mai uscito con qualche amico da solo, ieri ho ricercato su internet un po' di informazioni, ho forse sbagliato?
-No no, assolutamente, anzi sono proprio curioso di vedere cosa ne uscirà fuori!- esclamo, egoisticamente contento di essere il suo unico amico
-Oh, perfetto, per un attimo ho pensato di aver detto qualcosa di imbarazzante..- arrossendo leggermente 'dopotutto non ha tutti i torti'
-Tranquillo, puoi dire quello che vuoi con me- strofinandogli una mano sul dietro del torace
-Oh, ti ringrazio. Mi sento un po' più tranquillo da quando hai smesso di volermi imporre del tutto ogni cosa che appartiene al linguaggio o alle abitudini “moderne”

-Eheheh- grattandomi la nuca, sentendomi in un misto tra disagio e consapevolezza della mia stessa colpevolezza
-Comunque per raggiungere il centro c'è un po' da camminare, e sotto al sole per di più, spero non ti dispiaccia troppo- preoccupandosi
-No no, affatto, infondo non abbiamo nessuna fretta, no? E in più ci sono un po' di nuvole a coprire il sole, e tra le loro e le ombre degli alberi, cazzo se ce la possiamo fare
-Oh, ne sono sollevato- 'oramai non reagisce più con un'espressione disgustata alle mie parolacce, penso sia una cosa che dipende dal tacito accordo che fa in modo che io ne dica molte meno, specialmente in sua compagnia'
Ci incamminiamo. Ciò che circonda la casa di Marco sono prati, terre coltivate o allevamenti, strade sterrate o con asfalto rovinato e vecchio, e infine famiglie che abitano in ville dalla deliziosa architettura, seppure ciascuna molto distante da ogni altra nei dintorni. Un frinire di cicale e il cinguettio d'uccelli accompagna quest'ambiente non propriamente moderno, con, come simboli di parità col tempo del resto dello stato, solo qualche allarme ai cancelli, dei cavi per la linea telefonica, dei lampioni, qualche disseminato telefono pubblico e un paio di cabine per la realizzazione di fotografie per le fototessere, una relativamente vicina alla casa dei Bodt, l'altra quasi vicina al centro, mi aveva fatto notare Marco. Proprio mentre eravamo prossimi alla prima di queste, delle gocce fresche iniziarono a scontrarsi con la nostra pelle, i nostri abiti e gli oggetti tutti circostanti, aumentando di intensità e volume ogni secondo che trascorre, causando il silenzio degli animali che fino a poco fa celebravano la stagione e provocando lo scrosciare tipico degli acquazzoni estivi.
-Ehy, Marco, hai idea di dove potremmo ripararci?- chiedo io alzando la voce per far in modo che raggiunga l'altro
-Ehm, ehm, aaah, ecco,ehm, lì?- fa lui indicando con un dito quella che poco prima avevo notato: la cabina per fototessere
-Si, mi sembra perfetto- rispondo correndovi all'interno, ignorando quella leggera fitta alla ferita inflittami pochi giorni prima, aprendo poi la tenda blu e affacciandomi leggermente nell'aspettare l'altro, facendogli segni con una mano di sbrigarsi ad entrare; dopo qualche fatale attimo, per il suo restare asciutto, finalmente si mette in moto correndo, con una splendida forma, verso l'interno della “scatola parallelepipedale” che avevamo imposto a noi stessi come momentanea meta.

-Sei fradicio!- lo rimprovero; mi guarda affannato, piegato sulle ginocchia per riprendere fiato -certo che non sei per nulla portato alla corsa, eh?- tornando ad un tono acido, ma mio abituale, non riuscendo, guardandolo, a trattarlo con la durezza che desideravo utilizzare nel richiamo

-Beh, non l'ho mai amata particolarmente, quindi.. eheh- si ricompone sedendosi sullo stretto sgabello circolare fissato al pavimento di gomma
-Oh, capisco, capisco.. -mi guardo attorno, effettivamente devo ammettere che, nonostante la presenza del bruno, mi annoia estremamente dover stare in piedi a non far nulla, anche se poi non così allungo 'e in più è proprio il suo essermi così forzatamente vicino a rendere il tutto imbarazzante. Non ho avuto il tempo di prepararmi psicologicamente, ecco.'

-Jean, mi sono seduto senza pensare, non è che vuoi sederti tu?- fa per alzarsi

-Non preoccuparti
-Non'è che vorresti venirmi in braccio, allora?- con tono titubante
-Se è un problema per te non forzarti, c-capito?- avvicinandomi 'non mi dispiacerebbe affatto poterlo fare, ma lui non deve sospettare assolutamente nulla di me, quindi devo contenermi, si, necessariamente'

-No, è che magari più che altro è un problema per te, ecco..
-No no no, allora, con permesso, eh- mi siedo sulle gambe dal femore lungo di colui che era in mia compagnia, sistemandomi -dimmelo se peso troppo -aggiungo
-Affatto, quasi non ti sento- mi sorride, rassicurante come al solito
-Sicuro?

-Sicuro.
Passa qualche minuto e i nostri respiri sottili si intrecciano al rumore della pioggia, che oramai cade sul terreno bagnato, non più arido come lo si poteva definire poco prima.

Un' idea mi bazzica per la testa.

-Non è che ti va di fare qualche foto? Dato non smette di piovere, intendo. Infondo comunque ci siamo..
-Oh, sarebbe.. carino?
-Ma oggi non sai dire altro?
-E' che.. non saprei come altro definire una cosa simile, e in più mi vien fuori naturale
-Aaah- sospiro scuotendo la testa in azioni di dissenso
-Che c'è?- fa lui, sento i muscoli delle sue gambe in tensione 'quasi pulsano'
-Nulla, nulla. Quindi, ti va di fare queste foto? Si o no sono le due possibilità di risposta- specifico per evitare altre imbarazzanti uscite

-Si, senza ombra di dubbio, mi farebbe davvero molto piacere in effetti
-Perf- dico tutto d'un pezzo 'come diavolo fa a rendere qualcosa come un “si” tanto delicata da far venir voglia di mettere la testa sotto terra come uno struzzo in preda al panico ascoltandolo?' prendo a leggere le istruzioni sul pagamento e sul come realizzare le foto, che sono scritte e stampate sulle pareti interne in blu -bisogna inserire le monete nella fessura qui a destra e- vengo interrotto da una voce tremante
-J-Jean, io non ho monete, pensando che saremmo andati al centro ho portato solo banconote..
-Eh?
-S-scusami!
-Ma no, avrei comunque pagato io, sai?- emetto uno sbuffo d'aria dal naso
-Beh mi spiace comunque, magari avremmo potuto fare a metà..
-Penso ce ne saranno, di occasioni, per fare a metà di qualcosa- 'ho davvero appena detto una simile cosa? Maledizione, che idiota sono'

-I-in che senso?

-Ah, nulla, dimentica ciò che ho detto!- arrossendo- beh, allora, cominciamo a fare queste foto?- inserisco diverse monete, senza nemmeno contarle -i-in posa- metto entrambe le mani a formare un paio di corna, Marco si limita a sorridere, la macchinetta interna scatta; parte quindi il conto alla rovescia per il secondo scatto: io metto la lingua di fuori, inarcando un sopracciglio; lui fa una sottospecie di sorriso, ora mostrando tutti i suoi bianchissimi 'e bellissimi' denti; manca ancora una foto: metto una delle mani a mò di pistola rovesciata sotto al mento, non riesco a vedere cosa stia facendo invece Marco, ma sicuramente niente che non somigli alla sua tipica, classica e scontata espressione 'come se queste siano le foto di un album di famiglia o del college... Famiglia.. beh, chi lo sa, magari un giorno davvero queste piccole ma preziose foto faranno parte di un album di famiglia' porto una mano davanti alla mia bocca, preoccupandomi di coprire il più possibile la reazione a ciò che mi era appena passato in testa, lo scatto.
-Qualcosa non va, Jean? Hai la nausea?- mi chiede

-No, niente affatto- appare sulla mia bocca un sorriso forzato

-Oh, bene..

-Ah, giusto,le foto, le foto- ripete due volte con tono interrogativo- da dov'è che usciranno?
-C'è scritto che escono dallo sportellino qui fuori -entrambi ci guardiamo negli occhi, con una espressione di leggero sgomento

-LE FOTO!- gridiamo all'unisono, ci alziamo di scatto e io mi affaccio a guardare di fuori

-Non sono sulla parte frontale della macchinetta, credo che, se vogliamo salvarle, dovremmo girare proprio dall'esterno
-Ma così potresti buscarti un raffreddore!

-Non preoccuparti, ho degli anticorpi super potenti e resistenti- mi vanto
-Ah, si?- con un'espressione come infastidita

-Certamente- concludo -ad ogni modo che ne dici di farci una tirata fino a casa tua da veri super-eroi quali siamo? Non accenna a smettere, e non ho intenzione di stare in questo spazio angusto fino alle nove di sera
-Beh, direi che si può fare- si alza deciso

-Allora, ci sei?- mettendomi in una posizione di corsa
-Si, assolutamente- sorride, stranamente divertito.

La sua mano stringe ora la mia.

'Perchè? Perchè mai?'

'Cosa significa?'

'Come dovrei reagire?'
-Ehm, Marco..?

-Cosa c'è?

-La mano.. ecco..
-T-t-t-ti infastidisce? E' che vedo molti bambini farlo, e non avendolo mai fatto, ecco,- va per distaccarsi imbarazzato- credevo di potermelo permettere adesso- trattengo la sua mano stretta alla mia
-Va bene così.- senza guardarlo direttamente, per evitare di mostrargli il colore che ha assunto il mio volto
-Grazie.- stringe la presa a sua volta, portando l'altra mano libera, chiusa, all'altezza del suo petto
-Allora siamo pronti. Partenza, via!

Con uno scatto corriamo, tenendoci stretti per la mano, a prendere le foto, che finiscono infilate frettolosamente sotto la mia maglia, quindi proseguiamo sotto la pioggia, ancora costantemente fitta, verso l'abitazione di Marco.
Arrivati sotto al soppalco di legno che precede e copre l'ingresso, sul quale la pioggia urta, creando un odore di legname umido, di foresta, entrambi ansimiamo leggermente, affaticati per la grossa velocità con la quale ci eravamo mossi, tenendoci ancora la mano. Siamo entrambi fradici, dalla testa ai piedi, eppure entrambi non nascondiamo il sorriso che riempie il mio e illumina il suo viso.
-Fiu, ce l'abbiamo fatta
-Si, fortunatamente- mi guarda- Allora.. predo le chiavi- quello che per me era stato un po' un sogno, finisce, di botto, senza addolcimenti: la sua mano si separa dalla mia, un po' come quelle realistiche illusioni che, al mattino, vengono interrotte da una sveglia o dalle grida di una madre, che ci riporta alla realtà, bella o brutta che sia. Apre la porta, facendo prima quattro giri di chiave, entriamo.
-Brr- emetto io, seppure involontariamente
-Dobbiamo metterci addosso qualcosa di asciutto, oppure, con tutto che è estate, un bel raffreddore non lo leva nessuno
-Beh, ma io non ho vestiti di ricambio- obietto non proprio discretamente
-Te ne presto di miei, ovviamente.

-A-ah si?

-Certo, andiamo in camera?
-Ti.. seguo- non saprei spiegare esattamente cosa sto provando in questo momento, sento solo il mio cuore agitarsi, tanto da sentirmelo in gola.
Arrivati al piano superiore ci dirigiamo alla camera di Marco, senza neppure accorgermene lo precedo, nell'entrarvi.
Tutto perfettamente in ordine, come sempre, tutto posizionato in modo da non creare in alcun modo disturbo all'occhio, che sia più o meno attento nell'osservare.
-Hai qualche tipo di preferenza? Ti ricordo comunque che i gusti miei e tuoi sono fondamentalmente diversi, specialmente nel vestire.
-Va bene qualsiasi cosa, davvero.

-Intanto prendi questo asciugamano comunque- me lo porge sorridendo, inizio a tamponare l'acqua dalla mia pelle, osservando la sua espressione pensierosa -short di jeans e una maglia a mezze maniche gialla? Non li uso quasi mai, ma dovrebbero essere non troppo lontani dal tuo stile, ne troppo vicini al mio. Me li hanno regalati qualche compleanno fa, anche se suppongo ti possano andare un po' grandi ecco..
-Va bene qualsiasi cosa- ripeto -nessun problema- lo guardo ancora
-Bene, allora vada per questo completo- mi passa gli abiti poco prima descritti
-Ma grazie. Dove mi cambio?

-Beh, dove preferisci, anche qui, basta che non poggi gli indumenti bagnati sul letto o sul tappeto per piacere- impegnato nelle sue ricerche gesticola, senza guardarmi
-Aehm, vaaa beeene.- sedendomi piano sul letto per non forzare troppo la ferita, inizio a cambiarmi
-Trovato, finalmente!- esclama. Incuriosito guardo nella sua direzione, riuscendo solo a scorgere la sua sagoma accovacciata difronte ad una cassettiera
-Che hai trovato?- non riuscendo a contenere la mia voglia di sapere di cosa possa mai trattarsi
-Questo!- si alza di scatto parandomi davanti uno di quei pigiamoni larghi e con il sopra e il sotto uniti, quelli giapponesi.. -il mio kigurumi da koala!- 'kigurumi, giusto'
-Perchè mai hai una cosa del genere?- rido parlando

-Cos'è, sei per caso geloso?- guardandomi con un solo occhio, tenendo l'altro chiuso, tentando evidentemente di emularmi

-Ma che fai?!- rido più fragorosamente di prima, prendendolo in giro
-Mi piace, lo trovo figo.- ora più serio, mascherando l'imbarazzo con la convinzione nelle sue parole 'aspetta, ma..'
-Sai? In questo caso potresti anche usarlo, l'aggettivo “carino”- gli sorrido
-Ah- diventa un peperone
-Dai, dai!- scoppio a ridere; intanto lui si alza e viene a sedersi di fianco a me sul letto, arrossisco anche io ammutolendomi
-Dovresti smetterla d-di ridere così sguaiatamente, mh- mi guarda per farmi intuire che le sue parole non erano serie
-Si, ha proprio ragione, mio signore- sento ora il suo sguardo fisso su di me -cosa c'è?
-La.. la ferita, fa male?

-Vuoi dare un'occhiata?- gli si legge negli occhi che non vedrebbe l'ora
-Eh? Dici sul serio? Si può? Non è che è pericoloso, vero?
-No, affatto, anzi se mi dessi una mano a cambiare le bende..
-Mi farebbe piacere allora!- esclama

-Bene, mi sciolgo le bende, tu intanto cambiati pure, ci vuole comunque un po'
-Ricevuto!- con gioia inizia a sfilarsi gli abiti partendo dalle scarpe e andando a salire; i miei movimenti, già non troppo agili in questo contesto, diventano ancora più impacciati, data la mia distrazione nell'osservare il suo corpo per la prima volta praticamente nudo, le sue spalle e i suoi fianchi pieni di lentiggini 'vorrei baciarle, una ad una' nel mentre che lo osservo lui va per rivestirsi, quando si infila il suo “costume”, cappuccio compreso, mi guarda nuovamente, sembra voglia dirmi qualcosa, ma poi la sua espressione cambia subito, dopo che il suo sguardo si è abbassato di un po'
-Ehy, Jean! Non stai sciogliendo nulla con quel braccio, smettila di girarlo a vuoto..!- mi fa notare
-Oddio, giusto, giusto!- scuoto la testa per ricompormi e per smettere di fissarlo
-Sei senza speranza per quanto riguarda il prendersi nella giusta misura e nel giusto modo cura di te..- sentenzia esasperato
-G-già.. eheh, immagino sia così- riavvolgo le bende e mi volto verso di lui, ruotando anche le gambe, per non mettere a rischio i punti
-Woah!- esclama avvicinandosi al mio torso col viso e il suo sguardo attento

-...- 'mantieni la calma, non sta pensando a nessuna delle cose che passano per la testa te, lui ti vede semplicemente come un amico, chiaro?'

-P-posso per caso toccare?

-Ehm..

-Oddio, che domanda, ovvio che non posso

-No, hai frainteso, puoi eccome, solo fai piano per cortesia, è ancora relativamente fresca, ecco.

-C-chiaro! Allora procedo, eh- con le sue delicate dita strofina intorno e poi sulla stessa ferita; non è affatto doloroso, contro ogni aspettativa 'continuo a pensare che sia il suo contatto, o meglio anche la sua sola presenza, a rendere tutto più semplice, bello, e meno doloroso attorno a me, ne sono convinto anzi'
Continuo a non fiatare per qualche minuto, poi, lui si distacca
-E' davvero incredibile!
-Tu dici? A me non sembra nulla di speciale- predo a infilare i pantaloni, lui intanto mi assicura le garze parlando intanto, afferro la maglia quando termina
-E' incredibile come il corpo umano possa reagire a ferite del genere, come gli studi di anni e anni sul corpo umano abbiano portato a ciò che abbiamo raggiunto oggi.. è davvero del tutto straordinario!
-Oh, da questo punto di vista sembra davvero bellissimo- 'è grazie a questo suo modo di vedere le cose che ora io sono qui, senza materie da dover recuperare a scuola: ogni cosa, persino la più noiosa, attraverso i suoi discorsi, sembra magica, scintillante, meravigliosa' mi infilo finalmente la maglia, poi riposiziono, come d'altronde aveva fatto Marco, l'asciugamano sulle mie spalle, per evitare che dai capelli gocciolasse acqua nuovamente addosso a noi. Alzandomi noto che la casacca che sto indossando mi arriva fino a sotto il cavallo e che il pantalone tende a scendermi, lo tiro su
-Hai bisogno di una cintura?
-A quanto pare..
-Prego- me ne porge una di cuoio marrone appena afferrata e tirata fuori dal cassetto del suo comodino, la indosso stringendola per bene
-Ora si che mi sento meglio
-Già, lo stesso vale per me.
-Ci vorrebbe proprio qualcosa di caldo da bere
-Vado subito a mettere l'acqua per il tè, tanto so che ti piace. Ah, e i tuoi vestiti bagnati sono tutti qui, vero?- solleva una massa umida e scura dal pavimento.
-Si, il tè mi piace e si, questo è tutto, ma se vuoi ti aiuto a portarli in lavanderia
-No, tranquillo, si tratta solo di un paio di rampe di scale infondo, e non pesano particolarmente, quindi nessun problema; e poi non devi assolutamente affaticarti, l'ha detto il dottore

-Va bene, va bene. Nessuno sforzo.
-Perfetto. Ora scendo- sento i suoi passi giù dalle scale, mi alzo e, volgendo altrove il mio sguardo, mi ritrovo davanti ad uno specchio che riprende l'intera figura di un uomo. Osservandomi non posso far a meno di esprimere degli apprezzamenti sul mio aspetto da “uomo combattuto” e pieno di stile. Peccato che parte di essi sia fuoriuscita dai confini della mia mente, trasformandosi in parole
-Porca puttana, Jean, sei un cazzo di bonazzo!- pronuncio ad alta voce, apprezzando in questo specifico frangente lo stile simile a quello di alcuni cantanti che seguo e ammiro.

-Hai detto qualcosa, Jean?- sento una voce maschile e profondamente perplessa proveniente dai piedi della scala 'merda'
-N-no! Tranquillo!- rispondo, sudando freddo, con tono stridente.
-Devo essermelo immaginato allora, scusami, torno ad occuparmi del tè, appena puoi scendi

-S-si!- lo sento allontanarsi, 'pericolo scongiurato' mi dico.

Tornando a guardare verso il letto, mi accorgo di un foglietto fuoriformato e bianco, costellato di gocce d'acqua, steso sul pavimento dove prima erano ammucchiati i miei abiti; mi accingo a raccoglierlo e, nel farlo, mi rendo conto che non si tratta d'altro se non che delle foto poco prima scattate di me e Marco.

Le osservo, una prima volta con superficialità, poi quasi scannerizzandole con gli occhi, partendo dall'alto in basso. Dopo aver esaminato le prime di queste due, soffermandomi sulla bellezza per me travolgente di Marco, giungo alla terza, inconsciamente curioso di sapere com'è che si era messo in posa: mi stava fissando, sorridendo, con un lieve rossore ad evidenziargli non poco le guance. Arrossisco a mia volta.

'No Jean, non farti strane idee, non devi, siete solo amici, amici e niente di più'

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Capitolo 10
*** VII (pt.3) ***


Ad ogni modo, dopo aver visto quelle foto prendo forza e, sentendomi estremamente euforico, mi alzo e mi dirigo verso la sottostante cucina, qui trovo il brunetto intento a inserire le foglie di tè nelle tazze piene di acqua bollente e fumante.
-Qui da te non usate le bustine?

-Mia madre è sempre stata appassionata delle piante, specialmente quelle che producono foglie da tè, difatti ne abbiamo piantate diverse in una piccola serra nel retro del giardino della casa; per lei utilizzare le bustine e come profanare un tempio, e quindi ho preso anche io quest'abitudine - ascoltandolo guardo attentamente i suoi movimenti precisi e affatto titubanti
-E' lei che ti ha istruito a riguardo allora!
-Si, assolutamente, conosco a memoria tutte le tipologie di tè conosciute- andandone orgoglioso
-Oh..

-C-che cosa?- mi guarda attendendo una mia risposta e porgendomi la tazza, facendomi cenno di dirigerci a sedere sul divano 'so che non mentirebbe mai, ma..'
-Non ci credo, non puoi conoscerle tutte!- bevendo poi, con intensità, dalla ampia tazza dalle decorazioni natalizie il tè 'lo ha preparato con le sue mani ooooh, nettare divino'
-Se vuoi posso dirti tutto ciò che mi chiederai- fiducioso nelle sue possibilità come mai prima ad ora
-Allora.. che ne dici se cerco immagini di foglie su internet e poi tu devi dirmi il loro nome? O qualcosa del genere, comunque.
-Va bene, però cerchiamo di sbrigarci, non vorrei che i capelli bagnati ci facciano ammalare- con un'espressione preoccupata in volto
-Va bene, sarò rapidissimo~ E comunque possiamo anche proseguire in bagno
-Effettivamente hai ragione, allora prima finiamo di bere e magari cominciamo direttamente lì, che ne pensi?

-Si, ottima idea- sorseggio la bevanda con la schiena appoggiata contro il bracciolo del divano, rivolto con il davanti verso Marco: il suo profilo dal naso rosso e il contrasto col vapore bianco emergente dalla tazza lo rendono magnifico più di quanto possa esserlo normalmente; i capelli bagnati e le microscopiche gocce d'acqua che adornano le sue ciglia nere, lunghe e incurvate da cerbiatto, lo rendono pieno di fascino e infine il sapore dolce del tè da lui preparato mi riempie la bocca, mentre l'odore le narici 'tutto ciò mi dona un piacevolissimo tepore, dentro e fuori, come vorrei trascorrere ogni giorno così, d'ora in avanti'.

Terminato il tè entrambi ci alziamo e, dopo aver riposto le tazze su un ripiano di granito di fianco al lavello, ci dirigiamo nel bagno
-Jean, posso asciugarti i capelli?- mi chiede guardandomi

-Ehm..si, va bene- rispondo esitante 'non mi aspettavo una simile richiesta'

-Oh, bello! E' che prima ti ho fatto rovinare quell'acconciatura, vorrei almeno un minimo non fartelo pesare, mh- 'quindi ci aveva fatto caso..?'
-Mica è colpa tua, non governi certo il tempo meteorologico, no?- lo guardo

-Si, cioè, no, ma

-MARCO- grido lanciandomici contro -CHE COSA MI NASCONDI? -scuotendolo in maniera tragi-comica dopo essermi lanciato a terra
-Ahahahahahah Jean, dai, ahahahahah- ride con una naturalezza diversa da quando lo aveva fatto in precedenza 'ultimamente, per me, vederlo ridere di cuore, devo ammettere, non è più una rarità' ora ride in una maniera tale da rendermi debole tanto da stragli immobilizzato e ancora rannicchiato davanti, osservandolo un po' intontito, sicuramente rosso dalla testa ai piedi, totalmente incantato
-Dovevi dirmelo prima, sai?- mi alzo sbuffando per poi sorridere e voltarmi di spalle -va bene se mi metto qui a sedere per farmi asciugare i capelli?

-Si, si, basta che non c'è acqua a terra
-No, via libera- mi siedo -però asciuga prima i tuoi di capelli, non vorrei che alla fine sia proprio tu ad ammalarti

-Va bene..- si asciuga in fretta i capelli che, con il potere di una qualche forza mistica, tornano, con solo un paio di colpi di spazzola, alla loro solita perfezione 'la riga al centro precisissima rimane ancora un mistero da svelare però'.

Si volta ora verso di me, sorridendo
-Hai qualche preferenza? -facendomi, con i gesti, intuire che stia parlando del modo col quale dovrà asciugarmi i capelli

-Ti sarei grato se potessi asciugarli rivolgendo il getto verso avanti
-Quindi verso il tuo viso?
-Si si, esatto
-Dimmi se ti brucio
-Non lo farai.. piuttosto, ora che ci penso, sei pronto per il quiz, mr.Lentiggine?
-Senza ombra di dubbio, Signor.Ilparrucchieremihasbagliatolatintamamipiaceanchecosì- 'hai capito tu come se la cava oramai' quasi commuovendomi, vedendo come il mio “lavoro” abbia dato i suoi frutti

-Bene, allora cominciamo- dopo aver ricercato qualche risultato su internet mostro la preparazione dallo schermo del cellulare all'altro, che intanto passa con la finezza e le attenzioni di una madre la mano nei miei capelli, indirizzandoli verso dove gli avevo richiesto -Questo?

-E' facile, tè verde
-Beh.. questo?
-Tè bianco
-Quest'altro?

-E' il tè Oolong
-E questo?

-Tè nero
-Questo non lo indovini di sicuro
-Tè aromatizzato
-Mhh.. ed ora?

-Tè pressato
-Ma.. non ci credo, magnifico, se indovini quest'altro meriti un premio, dovresti andare al Guinnes World Record, sai?
Proprio sul più bello se ne vanno le tacche di campo, seguite da quelle della linea internet del wi-fi e dal rumore del phon

-Deve essere saltata la corrente per la pioggia- si guarda attorno, deve essere una cosa che capita spesso data la sua reazione per nulla sconvolta; intanto la luce prolungata delle giornate estive consente ancora di poterci guardare in volto
-Che peccato..

-Già.. ci stavo prendendo gusto- 'deve essere un suo potere il trasformare sotto forma di parole, senza esitare, ogni mio pensiero'

-Dici che i bus passano con le strade allagate e senza i fari a illuminare le strade?- preoccupandomi per quanto riguarda il mio ritorno a casa

-Uno dei grandi difetti del vivere in un posto simile è proprio quello che spesso si viene lasciati fuori dal mondo, di solito non si può far altro che aspettare in questi casi..
-Oddio, allora devo fermarmi a dormire da te..?
-Immagino di si, spero non sia un grosso problema, magari per ora puoi avvisare a casa dal fisso, quello funziona comunque
-Te ne sarei grato, penso che con un'altra paura a rapida successione dopo quella della scorsa volta mia madre potrebbe rimetterci le penne- rido amaramente
-Guarda, il telefono è appena qui a fianco alla porta appena esci sulla destra, utilizzalo pure, intanto io mi assicuro che tutti gli interruttori siano spenti

-Aspetta- faccio io

-Cosa c'è?- fa lui staccando la presa del phon e avvolgendogliela col cavo tutt'attorno, per poi riporlo

-Posso continuare con le domande?- chiedo guardando le punte dei miei piedi
-Eh? Ma non si è spento il wi-fi? Hai forse internet al cellulare? Anche se dubito possa prendere..
-No, non serve

-Mh?

-Marco, dov'è tuo padre?

-Ma... questo cosa c'entra, Jean?- il suo tono di voce si abbassa, sembra come se parlare di una simile cosa lo renda nervoso

-Perchè non mi parli mai della tua famiglia?

-Eh? Ma cosa stai dicendo, scusami ma non capisco proprio..
-Marco, voglio conoscere qualcosa in più su di te, oppure non riuscirò mai a capirti..!

-A capirmi?
-Si, si.. voglio capirti..

-Alza lo sguardo e incontra i miei occhi se vuoi una risposta
-Ma questo cosa c'en- vengo interrotto dalla sua mano sotto al mio mento che mi inclina la testa -se vuoi che te ne parli, guardami, per favore

-V-va bene..- arrossisco, facendo ciò che mi ha chiesto
-Allora, mio padre.. lui, beh, non c'è più.

-Scusa per come te lo ho chiesto..- 'e pensare che lo sapevo pure di già, sono davvero una pessima persona a voler fargli rivangare certi ricordi'

-No, tranquillo, non potevi saperlo- 'ecco, ora si che mi sento in colpa'

-...- abbasso nuovamente lo sguardo

-Qualcos'altro?- torno a guardarlo, mi sta sorridendo, senza allontanarsi da me ma senza sembrare minaccioso
-Hai.. qualche altro parente stretto? Tua madre ha un nuovo compagno? E..

-E come è morto mio padre, giusto? Te ne parlerò, ma solo perchè sei tu. Tienilo a mente e, per cortesia, non farne voce ad alcuno.
-...

-Mio padre era un generale, un uomo del tutto rispettabile, il mio eroe che ha combattuto per una patria che non era nemmeno la sua, morendo.- i suoi occhi si inumidiscono leggermente ma, allo stesso tempo, fanno trasparire una leggera rabbia -mia madre ha promesso fedeltà a mio padre, difatti il suo cuore appartiene a lui, è una così splendida persona da non poter “tradirlo” neppure volendo, neanche ora che sono passati anni ed anni: noi Bodt siamo delle persone molto romantiche alla fine dei conti, anche se non penso che questa sia una cosa buona.. e per finire, si, ho un fratello più piccolo. Lui, a differenza di me, ha preferito percorrere altre strade, profondamente differenti rispetto alle mie, studia fuori nonostante la sua tenera età, vivendo nella casa di alcuni zii. E' tutto?

-Grazie Marco- faccio io, tirando col naso, capendo per la prima volta come possa sentirsi Marco difronte a qualcosa che non si aspetta
-Dai, Jean, che fai, sono io quello che singhiozza qui!- dandomi una leggera pacca sulla spalla

-Si, giusto giusto giusto- riprendendomi- scusami e grazie ancora, eh

-Nessun problema, se si tratta di te sento di poterlo fare- mi sorride dolcemente -allora io procedo col controllo, tu non dovevi telefonare a tua madre?

-Ok, ora vado- telefono a mia madre che, nonostante le sue iniziali lamentele, alla fine comprende la situazione e desiste dall'idea di dover far venire l'autista di famiglia a prendermi, con l'accordo però che la mattina successiva, verso le otto, davanti la porta dell'abitazione sarebbe stata parcheggiata un'auto ad attende per riportarmi indietro 'ora il vero problema è: come dovrei comportarmi un'intera notte da solo con Marco? Con tutte le cose che stanno succedendo oggi inizio a pensare che “il colpo” possa venire a me, piuttosto che a mia mamma'.

Tornato dal suo giro di controllo Marco sosta davanti alla asciugatrice

-Che fortuna, aveva appena finito il ciclo d'asciugatura, i vestiti sono asciutti!
-Davvero?- mi avvicino a quell'aggeggio tanto strano per me, che mai ho svolto in vita mia lavori di casa
-Peccato che non posso stirarli..- piegandosi per raccoglierli poi richiudendo il portello
-Ma non penso sia tanto necessario alla fine dei conti, dai
-Dei vestiti non stirati sono come degli articoli da collezione spizzicati, sai?

-Non saprei..- sentendomi in imbarazzo: non ho nemmeno mai visto degli abiti non stirati, effettivamente, ma di certo non ho intenzione di dirglielo
-Dai, guarda, indosseresti mai qualcosa di ridotto così male?- mostrandomi la mia maglia piena di grinze
-Effettivamente no..
-Appunto!- 'amo anche il suo essere così diretto con me, come pochi al mondo sanno fare, senza ringhiarmi contro, ma cercando di farmi comprendere punti di vista diversi dai miei, estremamente limitati'

-Ma ora dove li mettiamo?
-Possiamo riporli al piano di sopra in camera, dici che va bene?
-E' casa tua, sei tu il padrone
-Beh, allora.. - gonfia il petto- ..andiamo.

Salendo le scale una piccola palletta bianca si separa dal resto dei panni
-Marco, è caduto qualcosa
-Potresti raccoglierlo?

-Ok- mi accingo a prenderlo e, facendolo, mi rendo conto che si tratta delle mutande di Marco
-...Marco, ma tu le hai le mutande là sotto?- gli chiedo mentre era intento a riporre in qualche posto il vestiario, dopo che eravamo abbondantemente ritornati all'interno dei confini della sua stanza
-No, perchè?

-...- 'Ma sul serio non ha le mutande?? E poi lo ammette così facilmente??! Ma ancora peggio: possibile che mentre lo fissavo, intento a cambiarsi, non me ne sia accorto?!??!'

-Guarda che se vuoi puoi toglierle anche tu..- mi guarda con l'espressione di chi si sente in colpa, probabilmente per non avermelo chiesto prima

-N-non è questo il punto!- lo indico con in mano la mutanda, cosa che contribuisce all'accrescersi mio imbarazzo

-E allora cosa c'è?- fa perplesso

-L-l-l-lascia perdere!- lancio la mutanda nel cassetto rimasto aperto dietro le spalle di Marco

-Wow, ottimo canestro, Jean!- applaudendomi

-M-mi sento un po' male- mi metto seduto sventolandomi con la mano, mi si siede di fianco

-Cosa ti senti? Non è che hai preso la febbre? Sei tutto rosso!- 'sento, sinceramente, che se quell'altro continua così non arriverò a domani mattina' sento una mano sulla fronte

-Aaaah! M-Marco, ti assicuro che sto bene, era solo un modo di dire il mio, sì sì, assolutamente ah ah ah- concludendo con la risata più finta che sia mai stata prodotta dalle mie corde vocali

-Ma Jean, mi sembri caldo- ora a strusciarsi contro la mia fronte è la mano di Marco, deciso a controllare la mia temperatura; sentendomi per un attimo mancare dalla troppa emozione mi lascio cadere all'indietro sul letto e, ovviamente, l'altro appresso a me
-Sto bene, davvero!- volgendo il mio sguardo al soffitto, cercando di distrarmi, per quanto possa essere difficile non far caso ad un altro che, ancora una volta, finisce sopra di te

-Giura che non ti senti male- tenendomi i polsi fissi e bloccati e mettendosi col viso, più in alto, in corrispondenza del mio
-G-g-g-g-giuro! Giuro! Giuro!- 'ora esplodo'

-Uff.. e va bene, mi fido..- con un'espressione rasserenata si ritira, tornando a stare seduto come lo era prima, io rimango immobile.

Qualche secondo dopo torna a parlare.
-Senti ma come ci sistemiamo per al notte? Mio fratello non vuole si entri in camera sua e lo stesso vale per mia madre; ti va di stare nel mio letto? Io me ne vado sul divano.

-No ma.. non voglio che tu ti scomodi, vado io sul divano

-Ma no, non è un disturbo per me, figurati

-Non mi va di immaginarti da solo di sotto, Marco.

-Ma se mi avesse dato fastidio non te lo avrei proprio proposto..

-Questo non cambia mica le cose..!

-E allora come si fa?

-S-stiamo entrambi nel letto?

-Ma è un letto da infanzia, a pena ci entro io in lunghezza..

-E quindi...

-Dai, davvero, resta tu qui su..

-Aspetta, trovato! Andiamo entrambi sul divano!

-Eehhh?

-Si, è perfetto!- sospira rassegnato all'idea che non sarei di certo rimasto nel suo letto

-E vada per il divano, prendo le coperte e i cuscini, tu vuoi stare dentro o fuori?

-D-dentro o fuori?- inghiottisco tutta la saliva che ho in bocca

 

Un tuono, poi un altro. E intanto mi ritrovo fuori, all'esterno, dal lato del divano opposto a quello della spalliera, con una gamba e un braccio di Marco addosso, stretto da lui come fossi un suo pupazzo, e, ovviamente, con gli occhi sgomentati e iniettati di sangue, senza alcuna voglia di spegnersi, come se avessero vita propria.
'Ti prego cervello, lasciami dormire. Davvero, te ne prego, non posso affrontare una notte sveglio a tre centimetri dal viso di Marco' continuo ad osservarlo, le mie preghiere non vengono accolte per tutto il tempo 'ti prego, fammi dormire, fammi dormire oppure..' lo guardo, ancora e ancora, da così vicino da potermi permettere di contare ogni sua lentiggine e di trovare, fra loro, costellazioni.

'Chiudetevi occhi, chiudetevi, o non risponderò delle mie azioni'

Il suo petto che sale e scende, l'aria che emette il suo naso e le sue labbra semiaperte 'le sue labbra, le sue labbra, le sue labbra' non riesco a smettere di guardarle, di desiderarle, come fossero l'unico cibo di cui ho bisogno di nutrirmi

-Scusami, Marco..- sussurro.

Chiudo gli occhi e lo bacio, con delicatezza, ma senza scollarmi per un po', ripetendo questo gesto più e più volte, senza riuscire a smettere, cosciente del pericolo che stavo correndo, eppure del tutto preso dalle mie stesse azioni, completamente avvolto dai miei desideri, oramai da molto, troppo tempo repressi. Lo bacio sulle labbra, ancora, ancora, ancora, ancora, ancora e ancora, come un disco rotto, con un'espressione che vacilla da quella che dipende dalla felicità del contatto a quella della coscienza che tutto ciò è solo come un rischiosissimo sogno, nel quale mi piacerebbe rimanere intrappolato per ancora molto tempo.
Di più, di più, voglio ancora più Marco, voglio ancora di più del suo gusto attualmente agrodolce, del suo odore confortevole, della sua pelle morbida e liscia, del suo contatto, del suo essere, della sua persona, voglio amarlo, voglio che lui lo sappia, voglio che lui lo senta, voglio che tutti lo sappiano, voglio che lui mi ami, voglio..

Subito dopo uno dei miei numerosi baci si muove, preso dal panico io allora raggelo, allontanandomi rapidamente, guardando con occhi ancora più sbarrati di prima il suo viso, ora non più perso nelle mie voglie, bensì colto improvvisamente dall'imbarazzo accumolatosi in quei momenti da me poco prima vissuti.

-Jean..- sussurra, nel sonno fortunatamente, il mio nome.

'Che cosa starà sognando? A cosa starà pensando?' Nuovamente queste domande si affollano nella mia testa.

-Ti amo, Marco- rispondo sottovoce, sperando che i miei sentimenti, ancora celati, possano in qualche modo raggiungerlo.
 

Ovviamente mi sono ritrovato a passare la intera nottata in bianco, alternando involontariamente le mie sensazioni tra loro, un po' come può farlo una donna incinta in preda a sbalzi ormonali; al mio “risveglio”, ad attendermi, oltre alla automobile guidata da uno chauffeur di famiglia, due enormi occhiaie viola e un fortissimo bruciore agli occhi, rimasti quasi perennemente aperti, spalancati, per tutta la notte.



Spazio d'autrice
Ebbene si, mi sono ritrovata a dover dividere in più parti questo capitolo, ma spero non vogliate farmene una colpa ;A;
Prendetela piuttosto come un regalo di Natale(??)

Ad ogni modo ho anche un altro avviso: ho ri-editato i primi capitoli.

Mi farebbe piacere se voleste rileggerli ;; (anche se comunque ancora non mi soddisfano quanto vorrei, e potrei tornare a modificare dall'inizio alla fine)
Come sempre mi scuso per le tempistiche di pubblicazione e mi auguro che possa esservi piaciuto ciò che ho scritto!
Mi farebbe davvero piacere se voleste lasciarmi una recensione, di qualsiasi genere <3
Alla prossima <3

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Capitolo 11
*** VIII ***


-Allora, Jean, come è andata?- appena uscito dalle porte dell'inferno mi ritrovo uno stangone prestante e bruno davanti 'beh, bel modo per riprendersi però'
-...- le mie labbra non riescono ad articolare comunque nulla, il trauma appena subito è stato senz'altro troppo forte perchè le mie capacità possano sostenerlo 'ora un anno sabbatico non me lo toglie nessuno, giuro'
-..J-Jean?- mi guarda confuso
-...- lo guardo a mia volta con occhi persi nel vuoto, gli poggio una mano sulla spalla, con un'espressione non propriamente descrivibile seria.

-...- mi guarda a sua volta, ora più confuso che mai, inclinando la testa da un lato, leggermente
- Credo....passato...- continuando a fissare il vuoto, ripensando all'esperienza poco prima vissuta 'Essere circondati da professori pronti a farti lo sgambetto ogni tre per due per punirti i lunghi anni di insurrezione, o meglio anarchia, non è certo il massimo'

-Q-QUINDI CE L'HAI FATTA?- carico di entusiasmo grida senza accorgersene Marco, attirando l'attenzione di tutti attorno che ci rivolgono i loro sguardi; tutti eccetto le vittime sacrificali che ancora dovevano entrare in quella sala del demonio.. compreso Connie, sì, il nanetto rasato che stava balbettando, agitandosi, davanti alla commissione, incitato da dietro le quinte dai gesti eccessivi, completi di fascetta con nome dell'altro sulla fronte, di Sasha 'mi chiedo con che faccia sostengano di non stare assieme' volgo, dopo questi brevi pensieri, il mio sguardo nuovamente, dalla porta semiaperta dalla quale avevo assistito alla scena, al volto dell'altro che mi era vicino

-Shhht!- le mie azioni reagiscono prima ancora dei miei stessi pensieri: metto una mano a tappare la bocca dell'altro, trascinandolo poi via da quel luogo; io con in faccia stampata un'espressione di totale imbarazzo mascherato da un sorriso evidentemente fasullo, lui con gli occhi ancora illuminati che teneva spalancati e luccicanti da quando gli avevo dato “la bella notizia” qualche istante prima..

Arrivati appena fuori la struttura lo prendo, stringendolo per un polso come era già capitato, e lo tiro verso il retro della scuola

-Marco..

-Mh?- lo guardo, i miei occhi riprendono vita, riprendono a vivere più che altro
-Marco..

-Qualcosa non và..?- chiede, osservando la mia espressione, che era mutata improvvisamente
-Marco!

-C-che cosa?
-Diavolo, no! Non puoi gridare così, soprattutto in un posto simile!- lo rimprovero, guardandolo dritto nelle palle degli occhi
-Ah, oddio, perdonami, non l'ho fatto di proposito.. non volevo metterti in difficoltà!- inchinandosi leggermente in avanti in segno di scuse e arrossendo, sospiro scuotendo in movimenti di disaccordo la mia testa, con una mano a coprirmi al fonte 'che scemo è'

Sospiro ancora.
-Beh, fa nulla, come se niente fosse, d'accordo?

-Ne sarei felice- mi sorride socchiudendo leggermente le palpebre 'Ah, colpi bassi, mayday, mayday! Oggi il signorino qui presente si sta proprio dando da fare per farmi affondare'
Entrambi scoppiamo a ridere, seppure, probabilmente, per motivi diversi, eppure in totale sintonia l'uno con l'altro.
-Che ne dici di andare a festeggiare la mia “non-bocciatura” da qualche parte?- lo sprono ad una risposta affermativa, seppure comunque già certa, prendendolo praticamente sottobraccio -offro io!- sottolineo

-Come potrei rifiutarglielo, sir.- fa lui gonfiando il petto e prendendo una posizione eretta e decisamente più imponente della mia, sempre continuando a tenermi sottobraccio; con una certa solennità nelle espressioni dei nostri volti ci incamminiamo con il mento in alto, il petto in fuori e la pancia in dentro 'chissà quand'è che abbiamo iniziato a scherzare così'

 

-Un cono a cioccolato e nocciola e poi..- guardo Marco
-Mh.. u-un.. frappè al cocco, grazie- la signora del bar ci guarda compiaciuta 'probabilmente più per i suoi incassi imminenti che per altro' per poi consegnarci ciò che abbiamo richiesto, accompagnato da un “Altro?” di rito prima della stampa dello scontrino.

Dopo aver pagato, usciamo dal locale e, camminando e mangiando al contempo, giriamo a vuoto cercando inconsciamente una panchina all'ombra sulla quale sostare a fare il nulla più assoluto.
-Sai Jean- fa lui interrompendosi per tirare su con la cannuccia il contenuto del suo bicchierone di tanto in tanto, mantenendo lo sguardo abbassato- sono davvero, davvero, davvero, davvero lieto per la tua incombente promozione

-Lieto eh?- gli faccio dandogli una gambata per sottolineare il sarcasmo nel tono della mia voce, scuotendolo così. 'Ci siamo appena seduti eppure già comincia a usare il suo fascino da peluche parlante e istruttivo... Diamine che pensiero del cazzo'
-Eddai..- sorride lui, intento a terminare, con un rumore in un certo senso fragoroso, la bevanda poco prima ordinata
-Hai già finito?!- faccio io, visibilmente sbalordito dalla velocità con la quale aveva ingerito la sostanza
-Sì, direi di sì..- osserva ora il cono mezzo sciolto tra le mie mani -e, sai, dovresti sbrigarti anche tu se non vuoi che il marro' del cioccolato macchi i tuoi indumenti- facendomi cenno con la testa
-Oooo cazzo! Cazzo cazzo cazzo!- alzo il cono gelato e inizio a leccare via dalla mano e dalla cialda tutto ciò che era colato senza che me ne accorgessi in tempo, sento ora uno suo, di sospiro di rassegnazione
-Certo che non cambieremo mai, non più di tanto- sopraggiunge un suo pensiero così semplice e scontato eppure altrettanto profondo e dalle mille sfumature.

Intento in ciò che stavo facendo tendo unicamente le mie orecchie alle sue parole, interessandomene -voglio dire, entrambi ci siamo.. come dire.. amalgamati non è il termine giusto, ma quasi.. ci siamo..

-Legati?- faccio io, ora voltandomi verso di lui, serio
-Legati.. sì, suppongo si tratti di questo, di un legame. Ci siamo legati l'uno all'altro così tanto e in così poco tempo, eppure restiamo sempre fondamentalmente diversi..
-Beh.. ma credo.. credo questo sia normale..- faccio io tornando a tentare di salvare il salvabile della porzione che avevo stretta tra le mani
-Sì, ovvio, bisogna rimanere se stessi ma.. beh, ho sempre ammirato molto i rapporti che la gente riesce a creare; ho sempre osservato molto i comportamenti degli altri e, puntualmente, sono persone simili tra loro, o almeno con un obbiettivo in comune ad avvicinarle..

-Ti seguo- per sottolineare che non avessi dedicato la mia attenzione ad altro
-Noi.. noi invece siamo totalmente diversi, ora magari un po' meno.. ma cos'abbiamo in comune realmente? Nulla..

-E ora che non dobbiamo più studiare assieme, cosa ci può tenere vicini?- aggiungo io, spontanemanete, un mio pensiero che diventa parole 'quindi anche lui si fa di questi problemi?'

-All'incirca
-Dici quindi che chi è diverso non può.. non può essere amico?- leggermente preoccupato domando
-No, no, assolutamente, non questo, difatti se dovessi perderti penso che avvertirei una fitta incredibile e permanente al mio cuore, al suo interno, nel centro precisamente- fa lui voltandosi con l'intero busto verso di me e gesticolando: la mano destra,che sostiene il bicchiere svuotato, è ora all'altezza del suo cuore e vi batte contro più volte, rendendo così meglio l'idea. Il suono di quei colpi sul suo petto è tenue e caldo -ma piuttosto- arrossisco nel frattempo, voltandomi per un attimo dall'altra parte, più che altro per sbollentare, per poi tornare a concentrarmi su di lui e sulle sue parole che, col tempo, avevo imparato ad ascoltare, a capire- solo.. magari se i nostri sentimenti si affievoliranno non avremo un motivo di continuare ad essere amici.. e quindi nulla ci potrà aiutare a ritrovare la voglia di risolvere le cose..

-Non.. non ti seguo, non vedo perchè dovremmo avere una tale visione negativa delle cose, detto da te quasi mi spaventa ciò: se insieme stiamo bene allora va bene, no?- dico guardandolo perplesso e leggermente preoccupato, grattandomi il cranio 'la sua espressione non mi piace, sembra angustiato terribilmente da tutto questo'

-Ma.. ma se le cose dovessero cambiare..?- Insiste insicuro sul discorso, tornando a perdere il suo sguardo davanti a se e a sedersi con la schiena premuta allo schienale della panca; giocherella nervosamente, con le mani, con l'ormai accartocciato bicchiere.
-...- 'ma che gli prende ora' -quindi..- penso per un altro po' a quale possa essere la cosa più giusta da dire- per te andrebbe bene se qui, adesso, in questo preciso momento, stringessimo una promessa? Ti sentiresti più sereno e sicuro, più leggero, così facendo?- mettendomi accovacciato su me stesso mi posiziono davanti a lui per incrociare il mio sguardo col suo, per invadere il suo campo visivo con la mia figura, poggio quindi entrambe le mie mani sulle sue ginocchia

-...una promessa?- è sorpreso come rare volte capita di vederlo

-Sì, una promessa.. ci stai? E se non dovessimo mantenerla.. che ci cadano pure tutti i capelli che abbiamo in testa- sorrido

-Ma sono importantissimi per te!

-Appunto, quindi c'è da fidarsi, no?
-... accetto- dopo un attimo di esitazione queste parole sfuggono dalle sue labbra, i suoi occhi mirano nuovamente altrove rispetto a me

-Allora.. che ne dici di: 'promettiamo solennemente di farci compagnia per il resto della vita e di non abbandonarci mai, qualunque cosa accada, sempre.' ? Basta?- gli porgo il quinto dito, sporgente rispetto al resto della mano semichiusa.

-Staremo assieme fino alla fine..?- fa lui titubante, sempre senza incrociare il mio sguardo
-Come ho appena detto, sempre. Sai bene che non sono certo il tipo da rimangiarsi la parola data.- In meno di un attimo, dopo ciò che ho proferito, il suo mignolo è intrecciato al mio. Sorrido stringendo la presa, quindi lo guardo in volto: sta piangendo ancora una volta.
-Ehy ehy ehy ehy eeeehy, non ci siamo affatto, che sono queste lacrimone adesso? Certo che tua madre ha proprio ragione, eh! Più passa il temp- 'cosa?'

Le sue labbra calde e un po' screpolate contro le mie, per un attimo.

'E' accaduto davvero o me lo sono immaginato? Starò mica cazzo impazzendo?? Eppure queste lacrime calde sul mio viso non appartengono a me'

-Mar..co?- lo guardo, con gli occhi strabuzzati dalla sorpresa: entrambe le sue mani gli coprono la bocca, il bicchiere che prima stringeva è ora buttato in terra, mosso solo dal vento leggero. Ci guardiamo, lui smettendo di lacrimare e io, invece, senza ancora aver capito cosa fosse appena realmente successo.
-Shcusha- fa lui senza sollevare le mani violentemente premute sulla parte bassa del suo volto, è visibilmente in imbarazzo, è scosso, come pure lo sono io, eppure lo è in una maniera diversa dal solito, non riesco a dire nulla '..qualche tempo fa non lo avrebbe fatto.. e se lo avesse fatto sarebbe di certo corso via a razzo. Invece adesso è qui, tremante come una foglia, ma ancora qui. Che sia rimasto per tenere fede alla nostra.. alla nostra promessa?'
'Effettivamente è strano anche che io sia qui così relativamente tranquillo, se ciò fosse accaduto qualche mese fa lo avrei respinto con violenza, se fosse accaduto anche solo qualche ora fa lo avrei allontanato.. che ci sia realmente qualcosa di potente tanto da tenerci così vicini in quella promessa?'

-...ehm.. e.. insomma- farfuglio confuso agitando le mie iridi 'credo di star impazzendo! Cosa significa questo??!'
-N-non volevo!- ora piange un'altra volta, con le braccia buttate lungo i propri fianchi e il volto rivolto verso il cielo azzurro dell'estate, gli occhi grondanti serrati e senza smettere di tirare sù col naso
-T-tranquillo.. eheh eheh eh- imbambolato e intontito mi rialzo barcollando per qualche istante prima di riprendere il controllo del mio corpo totalmente, dopo aver scosso la testa; fatto ciò non riesco comunque a stabilizzare altrettanto quello della mia mente, che ora viaggia per conto suo e a mille all'ora, accellerata almeno tanto quanto i miei rinnovati battiti cardiaci
-Non era.. cioè, sì, ma non era mia intenzione.. Non.. non so come scusarmi, non ho giustificazioni..- tenendo gli occhi fissi al pavimento, un po' come un bimbo in attesa della sua punizione, cosciente delle sue birbanterie
-..no, davvero, nessun problema- torno a sedermi al suo fianco, prendendo fiato. 'Seppure lui lo abbia fatto con innocenza, per me è diverso, devo un attimo riprendermi anche se non voglio lasciarlo a vedere'

Nuovamente le nostre gambe si sfiorano, seppure questa fosse stata una cosa sempre naturale e senza alcun significato ora appare leggermente diversa e amplificata. Sento il suo sguardo pesare sul mio profilo -Sai, devo ancora scaricarti quella roba per il cellulare, non te ne sei scordato, ne sono certo- cambio discorso 'è meglio per entrambi'
-...- piange almeno il triplo più fragorosamente del solito, se non almeno di poco prima

-Ehmbè?- è ora una gomitata a scuoterlo 'devo impegnarmi di più o qui finisce che torna a casa o in queste condizioni o pieno di baci'
-S-sì, devi ancora scaricarmi quella roba, e grazie, uuuugh- versi incomprensibili e infantili accompagnano il silenzio dei successivi venticinque minuti circa.
-Ora ti sei calmato, bimbo?- lo prendo in giro con tono esasperato
-M-mh..- mi guarda con le labbra tremanti e gli occhi ancora pieni di lacrime da piangere
-Mi smolli il tuo telefono o devo inscenare una rapina?
-Mh..- mi passa il cellulare, lo sblocco 'è così piacevole poterlo fare senza inserire alcuna password. Marco, sei davvero fantastico.' un mezzo sorriso, illuminato dal basso dallo schermo del cellulare, accompagna i miei pensieri
-Beh, allora, qui ci si dovrebbe poter allacciare alla rete del corso..- mi guardo attorno come cercando conferma

-Mmh..- mi sta ancora guardando, di certo lo sta facendo 'io intanto mi collego'
-Bene, è fatta!

-Mh

-Oh, bene..- vado nello store specifico del suo telefono e metto a scaricare l'applicazione, mi volto a guardarlo. Ma non l'avessi mai fatto! Davanti a me un ““uomo”” tutto rosso in faccia che trattiene il fiato da chissà quanto. Gli tiro una botta al centro della schiena, prende finalmente aria: seppure non col più delicato dei metodi, l'obbiettivo era stato raggiunto.
-...

-Ora hai fatto un fioretto del silenzio per espiare le tue colpe o cosa?
-...- fa cenni di no con la testa
-Dai, è stato imbarazzante per entrambi ecco, non ti sta bene essere perdonato?- cercando di alleggerire nuovamente l'atmosfera mi atteggio

-...

-Dai, Marco..- ora lo guardo fisso nei suoi occhi arrossati e lucidi -..vuoi che mi vendichi allora? Basta che poi mi parli..

-...- 'continua a non rispondere..?'

-Eeeehy, c'è nessuno in casa Bodt?- busso piano sulla sua fronte, l'unica reazione che ottengo è l'aumento del numero di battiti delle sue palpebre -Mr.Lentiggine, cosa vuoi quindi? Eeehy- gli sventolo davanti la faccia una mano -Marco!- 'vuole ingaggiare una nuova battaglia? Ebbene così sia.'

Gli schiocco un bacio di durata praticamente nulla, per di più sbagliando mira e beccando la parte di pelle che sta sopra la bocca, labbro superiore compreso. Lo guardo fisso e in silenzio a mia volta 'Di certo non mi lascerò battere da uno così, oh, ne va del mio orgoglio, l'imbarazzo non esiste per me in questo momento' lui arrossisce, i suoi occhi si spalancano rendendosi più grandi di quanto già non siano normalmente.

-J-Jean?

-Quindi sa parlare, Mr.Lentiggine? C'avevo perso le speranze oramai

-...

-AH NO ora parli, e che diamine! P a r l a

-...- 'ma non è che..' -Vuoi che.. che ti baci ancora..?- 'cosa diavolo dico, oooo no, voglio sotterrarmi, certo che non dirà di sì!'

-...- guarda altrove

-I veri.. i veeeri- ribadisco e ripeto con tono più alto e allungando le vocali- ..uomini non rifiutano mai le sfide.

-..e.. e questo cosa c'entra?- ora sta esplicitamente trattenendosi dal ridere

-Tu mi hai lanciato una sfida, io la ho accolta, touchè

-..pff..gh- 'si trattiene, si trattiene ancora!'

-Ehmbè? Cosa c'è, i veri uomini combattono per il loro orgoglio e per la loro virilità con l'utilizzo della propria forza. O forse era per la propria donna che..- scoppia a ridere 'finalmente.. sento come se d'un tratto mi fossi liberato di cento chili di peso' lo accompagno nella risata

-Quindi vuoi una sfida, combattente?- mi chiede sorridendo come se avesse ritrovato il suo solito equilibrio

-Beh, sei tu che hai cominciato, non io!- brontolo affatto rancoroso
-Capito..- sorride ancora una volta, tenendo socchiusi gli occhi si avvicina e ora è lui a schioccarmi un bacio, di nuovo. Entrambi torniamo a sorridere facendoci prendere dall'adrenalina della sfida e dall'emozione in generale del momento; ci ritroviamo in ginocchio l'uno difronte l'altro.

-La metti così, ah? Audace come mossa, ma non mi batterai..!- azzardo
-Beh, vedremo- ridacchiando sotto ai baffi risponde abilmente
Ora è il mio turno di baciarlo, questa volta centro in pieno le sue labbra paffute.

-Un punto a me, adesso.- facendo un verso altezzoso e muovendo verso l'alto il mio mento e una delle mie spalle al contempo
-Non è ancora detta l'ultima parola, però..- 'noi maschi non possiamo assolutamente smentire la voce dell'eccessiva competitività. Perfino Marco si lascia trasportare tanto, rispetto ai suoi parametri, da questo genere di cose'
Ora è lui ad avvicinarsi, al termine del suo turno, prima di allontanarsi, tocca con la punta della lingua le mie labbra, sussulto.

-E questo?

-Punteggio doppio.

-Dannazione- 'conosce le regole del mio gioco meglio di me medesimo'

Ora è nuovamente il mio turno, ricambio, con impeto, i nostri nasi si arricciano autonomamente scontrandosi di piatto l'uno contro l'altro.
-...per questo io toglierei uno, eh. Ma il primo brucia.

-Sì, ovvio, lo sapevo, per questo l'ho fatto, così quando sbaglierai non avrai alcuna scusa, ah-ha- esulto asciugandomi con il dorso della mano la fronte sudata. Lui si siede con le gambe all'indiana 'così sta più comodo, lo so, me lo ha detto lui'
-Mh, intelligente come mossa, azzardata ma intelligente.
-Come ogni mia idea d'altronde- entrambi ridiamo nuovamente

-Ora ..tocca a me, no?- inclinando leggermente la testa si avvicina col viso. Si blocca un attimo prima di sfiorarmi, tanto vicino da poter avvertire l'aria emessa dal suo naso sulla mia pelle,poi mi bacia, questa volta per qualche tempo in più. Si separa da me e sorride ancora. Lo guardo, incaponito sulla mia posizione 'finchè si può bisogna provare a vincere, e questo caso non è da meno'

Senza spiccicare una parola sorrido beffardo a mia volta per poi mettere una mano sotto al suo mento e baciarlo qualche momento dopo.

Proprio in quell'istante una voce da me 'purtroppo' ben conosciuta mi chiama a qualche metro di distanza dalla panca sopra la quale siamo seduti io e Marco. 'Oooh merda'

-Ehy biondino, ti stai facendo consegnare il tuo premio di consolazione per non aver passato l'esame?- Ymir con il suo braccio sinistro attorniato alle spalle di Historia avanza con passo deciso verso di noi

-Aaah, maledizione a te, ma che cazzo dici poi!- rispondo quasi ringhiando

-Non mi sembra il caso di scaldarsi tanto, lo sai che dico ciò che penso e basta, no?- non appena mi accingo a rispondere lei inizia a baciare con ardore la sua ragazza, tanto per esplicare il concetto che di ciò che volevo dirle non le importava assolutamente nulla. Dal canto suo, la piccoletta, è diventata tutta rossa in volto e, subito dopo, distanzia l'altra

-Delle volte mi chiedo seriamente che ci sto a fare con una come te, Ymir.- fa lei rimproverandola e sbattendosi il vestito con naturalezza con entrambe le mani, come se fosse impolverato 'probabilmente solo per distogliere l'attenzione di noi, suoi interlocutori, dal suo imbarazzo, aaah~ quanto la capisco'

-Me lo chiedo anche io- due voci squillanti mi risopondono di contro

-E tu stai zitto!- mi gridano entrambe 'non intromettersi mai nelle discussioni di due ragazze, è la prima regola per cercare di non farsi odiare e per sopravvivere.. l'avrò forse dimenticato per colpa di quella Ymir, che di femminile ha soltanto, e stento ogni volta a crederci, la ben nascostissima patata?'

Durante i successivi minuti io e Marco, scambiandoci ogni tanto simultaneamente un paio di sguardi tra il divertito e il rinunciatario, attendiamo pazientemente che le ragazze smettano di discutere.

-Scusateci, ragazzi- sorride cordialmente la biondina, che aveva risolto la situazione con la bruna attraverso un bacino sulla punta del naso.

-Nessun problema- si fa avanti con intraprendenza Marco, che di certo non le aveva mai conosciute prima di allora

-Oh.. tu sei quel Marco quindi, eh?- dopo un leggero sguardo lanciatomi la piccoletta torna a sorridere a quello seduto di fianco a me sulla panca

-Mh?- Fa lui perplesso, verso che riesce ad essere l'onomatopea perfetta della mia espressione facciale.

-Domani ci siete?- sopraggiunge quella donnaccia dalla carnagione sempre-abbronzata

-Dove?

-Dallo zio di Connie, la festa per gli esami. Non penso che uno come lui possa far problemi se porti il tu amichetto, per questo ho parlato al plurale

-Sii delicata- le sussurra la bionda

-Marco- si corregge sbuffando

-Beh, tu che ne dici?- guardo Marco, la sua espressione trasognante dice tutto

-C-credo, c-cioè.. s-se no è un disturbo, ecco, insomma, mi f-f-farebbe piacere

-Sì,beh, allora date pure la nostra presenza

-E che saremmo, le tue schiavette? Muovi il culo e vai a dire che ci sei, porca troia

-Ymir!- la rimprovera, ora ad alta voce, l'altra

-Che c'è? Noi abbiamo da... da fare quella cosa dietro il colonnato! Non abbiamo certo tempo per le stronzate di questi due pivellini innamorati alle prime armi e per i loro ordini da pesaculo patentati

-Aaah, andiamo via prima che ti prendo a pugni- arrossendo leggermente la bionda ci fa cenno di saluto con la mano sorridendo e si tira fuori dalla discussione trascinandosi, per la cravatta nera, “l'amica”.

-Mi è passata la voglia di fare a gara.. quella va troppo oltre con i pensieri- mi metto seduto stendendo le gambe in avanti, aperte e carezzandomi la parte rasata di capelli sulla nuca arrossendo un poco

-Uhm, sì, effettivamente- ride sobriamente, sistemandosi in una posizione consona

-Sai cosa? Hai vinto tu, vuoi qualche premio?

-No no, mi va bene così, mi sono solo lasciato trasportare dalla competizione.. non voglio niente

-Già, che idioti siamo..- entrambi leggermente imbarazzati ora

-Che.. che tipo.. che tipo di festa è quella di domani..?- mi chiede balbettante

-Una qualunque, niente di straordinario

-...E' che non sono mai stato ad una festa..- 'o, come sei sensibile Jean' mi complimento mentalmente per il mio estremo tatto

-Scusami.. -lo guardo, sembra solo un po' preoccupato -praticamente, beh, ci si ritrova con diversa gente, si mangia qualcosa, occasionalmente si svolgono dei giochi o dei balli di gruppo, insomma, si passa del tempo in compagnia e qualcuno ti offre da mangiare

-In compagnia..- ripete

-Poi ovviamente non si è obbligati a stare con tutti, eh.- lo guardo sorridendo

-E com' è che dovrei vestirmi?

-Come vuoi, specialmente se siamo da Connie.. sai che ti dico, questa sera prendo opinioni in giro e te la mando per messaggio dall'applicazone, ok?

-Te ne sarei infinitamente grato

-Oh, ma nessun problema, piuttosto devo ancora restituir- MERDA! È tardissimo! Devo scappare, scusa Marco, ma mia madre mi lancia gli zoccoli appresso se non torno in tempo per pranzo almeno oggi, ci sentiamo stasera, ciaoo- corro via dirigendomi verso l'autostazione dopo avergli letteralmente lanciato contro il suo telefono

 

Arriva in conclusione la sera.

'Ora sono deciso. Non.. non posso attendere oltre, e poi quello che è accaduto oggi.. insomma, magari.. magari non andrà per il peggiore dei modi possibili.. e alla fine dei conti, uff, sì, quella promessa vale anche per lui, quindi..'

prendo un respiro profondo e, passeggiando avanti e indietro per la camera ansiosamente, prendo il telefono in mano.

Senza fermarmi fisso la chat con Marco, col quale avevo parlato per la prima volta lì qualche ora prima per dirgli ciò di cui aveva bisogno.

'Dovrei.. chiamarlo? Beh, ma a quel punto tanto varrebbe vedersi di persona... no no no, troppo imbarazzante.. e se gli mandassi un messaggio? Tanto posso anche spezzettarlo e cambiare idea nel mezzo dato che 'sta roba è praticamente gratis.. No, che dico, sono un vero uomo.. messaggio vocale forse? Ma magari non renderebbe l'idea.. Oh, trovato!'

Arrivo davanti uno specchio a misura all'incirca umana e mi posiziona a metà tra il vetro e il legno. E' riflessa unicamente la mia parte sinistra del corpo, scatto una foto.

'Beh, sì, questa può anche andare, infondo l'importante è che gli arrivi il messaggio...'

Usufruendo di una qualche applicazione scrivo sulla foto “Senza di te mi sento così, a metà. Vuoi essere il mio BF?”

'Beh, più chiaro di così non si può, perfetto,ora.. ora mi basta mandarglielo, con.. con un semplice click...'

resto lì a fissare il cellulare per un bel po', come se da questa scelta dipendesse il mio intero avvenire.. 'in effetti.. in effetti è così' deglutisco

Invio la foto, quasi senza rimproverarmi nulla.

spazio autrice
Sono così felice di come sta procedendo questa pubblicazione uugh- 
Spero vogliate continuare a seguirmi e vi sarei grata se lasciaste una recensione con i vostri pareri ;u;
Alla prossima <3

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Capitolo 12
*** IX ***


 “Ehy Jean.. credevo fossimo già BF :)”

 

'E questo messaggio? Come dovrei interpretarlo? Possibile che sia stato davvero così semplice? Davvero? E mi sono fatto, per tutto questo tempo, tanti problemi per nulla? Avrei dovuto dichiararmi davvero molto tempo fa.. ad ogni modo.. allora.. oddio, non so che dire, che bello'

mi porto una mano alla fronte per poi tirarmi su i capelli dalla fronte, restando ora con la mano sopra il mio cuoio capelluto, senza smettere, intanto, di fissare la schermata del mio cellulare, aperta sulla chat con Marco.
-Woooh- emetto senza capacitarmi di ciò che è effettivamente scritto davanti ai miei occhi, rileggendolo senza tregua, temendo che non sia vero.
Resto fermo, in piedi, nella stessa posizione, assurdamente incredulo, esterrefatto.
-WOOOOOOOH- dopo qualche decina di minuti inizio a correre e saltare energicamente per la camera, senza riuscire a sfogare le emozioni tumultuose che si agitano dentro al mio corpo, -PORCA TROIA SII', CHE CAZZO, PORCA PUTTANA, Sì Sì Sì!-

-JEAN!

...

-AH!- grido per la sorpresa a mia volta, vedendomi alla porta, oramai spalancata, mia madre, con in mano una padella ancora ardente (sentore della sua rabbia, abbondante quanto basta da farle abbandonare i fornelli armata) e uno di quegli sguardi così infuriati ed infervorati da non poterli dimenticare, mai.

'Probabilmente assistendo alla scena dall'esterno, i questo momento, mi starei pisciando dal ridere, ma non è questo il caso.'

-Cosa significavano quella raffica di imprecazioni strillate a quel modo una dopo l'altra?!

-Ehm.. ecco, io, eehm- 'non ho idea, una volta tanto, di cosa potrei mai risponderle'

-Allora? Nemmeno quando giochi ai videogiochi fai così!

-E'.. uhm.. successa una cosa

-Così brutta!?

-Al contrario.- sospira rassegnata dopo la mia sommessa risposta, per poi uscire dalla mia camera scuotendo la testa-..la porta!- le segnalo, chiedendole, in pratica, di venire a richiuderla

-Alzati e chiudila da te, tesoro!- queste parole, gridate, rimbombano per la casa. Immediatamente mi alzo per richiudere la porta, quindi, tornato indietro, mi butto sul letto, con un sorriso beota stampato a fuoco sul volto.

-Marco..- chiudo gli occhi e, come capita a tutti, senza neanche accorgermene, mi addormento.

 

Arrivate circa le sei di pomeriggio sento, confusamente, il mio telefono squillare, quindi mi sveglio e rispondo, dall'altra parte della cornetta c'è Connie.

-Ehy bro, 'stasera ci sei?- intanto, in sottofondo, si sente Sasha gridare qualcosa piena di festosità nel tono della voce.

-Credo.. di sì, sì, ci sono

-Marco mi ha già dato conferma- li sento entrambi ridere 'aspetta..'
-Hai il numero di Marco?

-Già già, a quanto pare- fa Connie divertito

-Ehy, Jean, stai attento questa sera, che non si sa mai come possono andare le cose!♪- ridono ancora
-Sasha cosa intend- vengo interrotto

-Allora ci si vede alle nove dalla taverna di mio zio, ti ricordi come arrivarci, no?

-Sì, nessun problema

-Allora a dopo- riattaccano senza darmi il tempo di rispondere in alcun modo

-...a..dopo..?- resto un po' stranito dalle loro parole insensate ma, dopo essermi ricordato della loro insita stupidità, decido di non dargli conto.

-Meh- apro il 3DS e inizio a giocare all'ultima edizione di Pokèmon, così, per passare il tempo

'il mio ragazzo' mi ripeto mentalmente, leggermente in imbarazzo.

 

Senza neanche il tempo di accorgermene è arrivata l'ora della festa.

Sono in automobile, accompagnato solo dal 'aggiungerei stranamente' taciturno autista. Arrivati a metà strada, un pensiero mi sfiora la mente

'ma Marco sicuramente dovrà prendere un autobus per arrivare, dato che la madre è fuori gioco.'

-Oluo, ferma un attimo la macchina, accosta

-Uff, sì, sì, e non sono certo stupido, poteva anche evitare di sottolineare l''accosta', non vorrete mica insegnarmi il mio lavoro..- 'si stava trattenendo dal parlare o cosa?' dopo aver accostato ha continuato a borbottare come al solito, ma, appunto per questo, e anche essendo io preso da altre cose, non gli do particolarmente peso 'ma di certo non deve pensare che io non stia sentendo'

-Guarda che Petra tanto va dietro ad un altro, al professore della mia scuola che tu tanto ammiri, e, se anche tu tornassi prima a casa, non ti filerebbe comunque- digitando sul telefono il numero di Marco alzo il vetro che separa la zona passeggeri da quella dell'autista, quest'ultimo è visibilmente innervosito dalle mie parole; poco prima che il vetro si chiuda sento distintamente la sua lingua stretta fra i denti 'come al solito' mi ripeto ancora una volta

-Pronto? Qui Marco- accenno una risata

-Ah, idiota, sono io, Jean

-Ciao!- 'non mi aspettavo sarebbe rimasto così tranquillo.. b-beh, non devo essere da meno' conto fino a dieci per riprendere i nervi saldi, poi riprendo

-Senti, tu come stai messo per andare alla festa?

-Ho appena finito di prepararmi e stavo giusto per andare alla fermata! Non sono in ritardo, vero?

-Maddai, tranquillo. Piuttosto ..non ti dispiacerebbe se venissi a prenderti, vero?

-Ma no, non disturbarti, mi ha già fatto piacere la tua chiamata, infondo fino alla fermata sono solo due passi..

-Ma è pericoloso la sera, aspettami

-Davvero, tranquillo,tanto non rischio di essere violentato, non sono una ragazza, anzi

-A parte che.. che non si sa mai..- arrossisco- dai, non farti pregare e rincorrere, mi aspetti?.. per favore

-E-ehm se insisti così allora.. sì, ti aspetto e accetto volentieri, in effetti fa un po' freddino questa sera

-Ecco, così ti voglio, a dopo- sorrido guardando fuori dal finestrino le auto correre via sulla strada illuminata artificialmente

-A dopo, e grazie ancora Jean!- riattacco di botto, mordendomi un labbro per la tensione accumulatasi nel nascondere l'imbarazzo durante la telefonata.

Dopo qualche minuto, preso per rilassarmi, mi rimetto in vista dell'autista.

-Prima di andare dallo zio di Connie dovresti portarmi dove mi sei venuto a prendere l'altra volta.. quando ti ha mandato mia madre, diamo un passaggio a.. ad un mio amico.

-FINO A LA SOTTO??!

-Esatto.

-Ma-

-Ah, ah, ah, guarda che posso sempre telefonare chi sai tu se non ti muovi- mostrandogli il mio telefono cellulare alla stessa maniera di come si potrebbe mostrare una pistola nel fodero della giacca appena scostata .

-Va bene, va bene, vado- mi risponde sospirando sonoramente

 

Nuovamente mi ritrovo a telefonare Marco.

-Guarda che sono di sotto- gli annuncio. Sorrido nuovamente guardando languidamente verso l'ingresso della sua abitazione

-Che velocità!- esclama

-Non potevi aspettarti di meno da me! Vieni?

-A-arrivo!- vedo la luce della sua stanza e poi quella della sala a piano terra spegnersi da fuori le tende delle finestre e, prima ancora che potessi realizzarlo o concentrarmi quanto basta per allontanare il telefono dalla guancia, mi ritrovo lui davanti. Apro lo sportello e scendo.

-Prego, ma'am- chinandomi appena
-Umpf- atteggiandosi a gran signora e facendo il gesto dello scialle mandato indietro sulla spalla, entra in macchina, per poi ridere sottovoce coprendosi il volto con la mano -con permesso..- lo sento dire. Entro a mia volta.

-Woah, ti sei proprio messo in tiro, eh?- indossa un pantalone blu tenuto su con un paio di bretelle a tinta, scarponi neri di media altezza, una camicia a mezze maniche bianca con linee blu notte disposte a formare quadri molto larghi e dai contorni sottili e infine un papillon rosso a incorniciare il tutto.

-Beh, mi pareva doveroso ecco..

-Ahahahah, guarda che siamo comunque tra di noi, eh

-Lo so, lo so, ma non avevo altre idee non conoscendo bene le dinamiche..- arrossendo leggermente 'lo vedo proprio teso'

-Dai, comunque stai benissimo- gli batto un paio di volte una mano sul petto per incoraggiarlo, intanto eravamo già lontani dalla sua casa.

 

-Siamo arrivati- pronuncio abituato al luogo; Marco, di tutta risposta, si spalma con la faccia contro al finestrino, stendendosi in parte su di me e guardando di fuori, attendendo che la vettura venga parcheggiata.

'Tu stai a cuccia' mi dico rimproverando mentalmente l'amico in mezzo alle mie gambe, abituato a dare di matto quando c'è signor. Lentiggine nei dintorni.

-Wooh..- sibila

-Ti piace?- dissimulo e faccio poi svanire i miei pensieri

-Non sai quanto!- esclama entusiasta osservando la struttura anticheggiante in mattoni rossicci e l'enorme insegna illuminata da neon lampeggianti e colorati.

-Beh, menomale- lo prendo in giro aprendo poi lo sportello e uscendo dalla vettura; lui fa lo stesso, chiudendo poi la portiera in questione e salutando cordialmente l'autista, visibilmente sorpreso da questo gesto 'tanto tra cinque secondi tornerà a tentare di farsi invano il figo, rendendosi così più antipatico di quanto possa esserlo già nella norma'

-Entriamo?

-C-certo!- apro la porta e subito, scansando i tavoli, mi reco alla saletta nella quale solitamente svolgiamo i nostri festini, entrato lì tutti si ammutoliscono fissandomi

-Beh?- nessuna risposta. Batto un paio di colpi con le mani come per risvegliarli.

Ancora nulla.

Entra qualche momento dopo Marco 'si sarà messo a salutare tutti quelli che ha incontrato sul suo percorso' rifletto, giustificandomi il suo breve ritardo.

Appena la sua intera figura è all'interno e la porta viene chiusa alle sue spalle tutti scoppiano in una grossa risata. Guardo ancora una volta il bruno: è totalmente in imbarazzo.

-Beh, allora, la finite o no?!- grido per farmi sentire, facendo cenno verso colui che ho vicino con la testa per sottolineare di smetterla
-Sìsì, scusaci tutti- fa Connie alzandosi dal tavolo sul quale era comodamente sdraiato fino a qualche istante prima.

-Ma che vi è preso?- faccio io avvicinandomi scioltamente verso la folla e ai tavoli intorno quali erano seduti

-Nulla nulla- fa lo stesso tappetto che aveva parlato poco prima ridendo sotto i baffi -EHY, MARCO, VIENI UN PO' QUI A SEDERTI- agitando le braccia continua, salendo in piedi sul tavolo, a chiamarlo, senza tregua 'mi sento così osservato' noto

-A-ah, sì, certo- risponde il lentigginoso; facendosi forza da solo si avvicina al tavolo, trovando posto soltanto ad un angolo del tavolo, verso la parete, costretto a sedersi tra la fine della panca e Armin

-C-ciao Armin!- li guardo 'per fortuna si metterà a suo agio prima, stando a fianco a lui'

-Ciao Marco, è da un po' che non ci si vede, eh?- fa Armin stranamente sciolto

-Ha già cominciato..- sussurro

-E' già al terzo calice, di quelli grossi

-Spero non si spogli come l'altra volta..- tiro una gomitata scherzosa al piccoletto, che scoppia a ridere stringendosi la pancia

-Ehy, Armin, 'sta sera vedi di tenerti addosso almeno le mutande! AHAHAH

-Connie!- lo rimproverano in coro Mikasa ed Eren

-Il mio bambino.. non ricordavo di averlo cresciuto così- con espressione apatica e abbassando lo sguardo si esprime l'asiatica, riferendosi alla testa di cocco

-Beh, infondo non è stata certo colpa tua, ma di quell'idiota- fa il brunetto lanciandomi un fazzoletto unto e appallottolato contro

-Ma cosa dici, se proprio.. una puttana!- grido di tutta risposta alzandomi in piedi e sbattendo entrambe le mani aperte, con violenza, contro il tavolo. Ciò che v'è sopra traballa e tutti riprendono a guardarmi di sottecchi, ora però senza più sghignazzare

-Sei appena arrivato e già vuoi fare zuffa, frocio?

-Che cazzo hai detto?!

-Perchè, non è vero?

-Cosa, che sei una puttana?!!?

-Jean!

-Che c'è, Jaeger??- vado per oltrepassare il tavolo, quando lo sguardo fulminante di Mikasa mi blocca -lasciamo perdere- mi metto a sedere, buttandomi negligentemente sul posto che da prima occupavo 'almeno per ora'.

L'altro, sfogandosi nel mangiare un pezzo di pane e confortato dalla nera, si distrae immediatamente 'stupido com'è non gli viene certo difficile, immagino'

Io invece continuo a rimuginarci su, guardando il muro e fissando un ragno che cala dal soffitto in lontananza: seguendo il suo percorso mi accorgo che si avvicina, appeso al filo di ragnatela, pericolosamente, più per lui stesso che per la ragazza, a Christa, che stava allegramente pomiciando con Ymir ad una parte non-effettivamente-coperta della sala.

-Kyaaaah!- grida la bionda, praticamente inorridita, accorgendosi della presenza dell'esserino 'proprio come c'era da aspettarsi, chissà questa volta Ymir come punirà chi, o meglio cosa, ha osato interromperle'

-Porca troia, come ti permetti?!- grida la ragazza color noce alterata almeno quanto lo ero io fino a poco prima 'già, ero, almeno così mi sono distratto' rifletto.

Intanto, con un gesto fulmineo, l'inquieta donnaccia afferra l'aracnide impiegando una sola delle sue grandi e ossute mani -vaffaculo!- grida lanciandolo, con una mira perfetta, tra le sbarre a croce di una larga e bassa finestra posta nella zona più alta delle pareti interne della struttura che ci sta ospitando.

-Vai così!- grida in contemporanea, tutto esaltato, Connie 'ha sempre avuto un debole per cose simili'

Una pacca non proprio leggere mi scuote per intero facendomi, poi, anche sputare un po' di ciò che avevo in bocca

-Ma que diabolo!- mi pulisco per poi deglutire e voltarmi

-Fluff! ..volevo dire, Reiner!- mi alzo uscendo dal posto delle sedute per interagire più comodamente con l'altro 'e poi, se dovesse incazzarsi, almeno così sarei più facilitato nella fuga, non che io lo tema, sia chiaro'

-Come butta?- con tono deciso, mi domanda

-A-ah, tutto a posto, ahahah..

-Non è che il piccoletto ti sta dando qualche problema?- prende attorno alle spalle Connie con un possente braccio e col pugno dell'altra mano gli strofina la nuca, ignorando le lamentele dell'altro 'certo che anche lui.. lamentarsi della piega dei capelli quando si è rasati, meh'

-Nope, assolutamente- dando così, alla parzialmente innocente vittima, la possibilità di sfuggire dalle “grinfie” di Fluff

-Menomale, e con Marco? Come va?- nuovamente tutti gli occhi rivolti verso di me, ancora ghigni 'ma cosa.. non capisco davvero che diavolo hanno tutti 'sti qui'

-...C-con Marco cosa?- scoppia a ridere, cosa molto rara, rara perlomeno con altri al di fuori del suo gruppetto, per di più in maniera così esplicita.

-Beh, torno a sedermi- dopo un'altra dolorosa ma amichevole manata sulla mia spalla ed uno sguardo di intesa con Connie, che lacrimava dal ridere, si dirige verso un tavolo, nascosto parzialmente dietro ad una colonna, al quale lo aspettavano Mom e Dad, ovvero rispettivamente Berthold e Annie, intenti ad imboccarsi a vicenda.

Il mio sguardo quindi scorre velocemente sulla folla, tra la quale riconosco Mina e Daz, che saluto con un cenno, senza, nel tanto, smettere di mangiucchiare un po' tutto ciò che mi capita sotto mano

-SIGNORI E SIGNORE- una voce amplificata da quello che dopo mi rendo conto essere un megafono -e Ymir- osa Hannah, abbastanza ubriaca da avere il coraggio di leggere tutto ciò che le è stato suggerito dall'organizzatore del party.

-Attenti a voi- sbraita quella che è stata nominata, seduta con le gambe accavallate e poggiate sul tavolo e il sedere su una panca, mentre una sua mano sbatte un tazzone di birra al piano e l'altra strige “involontariamente” una tetta di Christa, rassegnata alla smania di bere della sua ragazza.

-T-Thomas, continua tu!- si sente Franz, visibilmente preoccupato per la sorte della sua fidanzata se avesse continuato a leggere da quel foglio; nel mentre lo stesso la prende per mano e la trascina fuori di scena.

-V-va bene!- intanto, il ragazzo dai capelli di un biondo a dir poco lucente, improvvisamente interpellato, alzatosi dal suo posto e separatosi dalle sue discrete compagnie, tra le quali riconosco Samuel, si posiziona al centro della sala, al centro dell'attenzione di tutti, e, dopo essersi schiarito la voce, inizia a leggere

-S-signori e signore! E Ymir- viene interrotto da un rutto dell'ultima, nuovamente coinvolta, e da una conseguente risata generale; dunque continua nella lettura -siamo qui per ammirare il duo comico più divertente al .. ma qui è cancellato, Connie?- fa perplesso sporgendosi verso la porta dei bagni della sala

-Ma che diavolo Sash, ti avevo detto di lasciar perdere!

-Ma non mi piaceva!

-Vabbè, lasciamo perdere e muoviti- spinta dalle spalle, ad entrare in scena è Sasha, ora vestitasi con una camicia bianca con maniche corte a sbuffo e un vestito dalla gonna corta e voluminosa a bretelle, il tutto realizzato con una stoffa a stampa di patate, come anche la sua tuba.

Ancora risate.

-Ma come ti sei combinata?!- si sente gridare da una voce non assegnabile a nessuno dei miei conoscenti

-Ed ecco a voi lui, colui che tutti stavate aspettando e colui che ci ha fatto beneficiare, ancora una volta, di questo luogo, Connie Springer! Meglio conosciuto come Mr.Patato!- prosegue lei noncurante dei pareri degli altri.

Ad entrare ora, seguito da applausi divertiti e fischi di acclamazione è Connie, vestito da patata, voglio dire, proprio da patata 'diamine, me lo sognerò la notte, un tubero gigante con braccia e gambe e, per di più, con la faccia di Connie come germoglio nel mezzo!'

-Za-zaan!

-Ma ragazzi!- ancora voci confuse che si mischiano

-Siete proprio fatti l'uno per l'altra voi!- 'chi? Chi è stato il coraggioso ad osare tanto?' guardandomi attorno non riconosco nessuno

-Sai Sash, effettivamente..- 'cosa? Lo sta facendo sul serio?!' chiaramente sorpreso, come credo tutti i presenti; personalmente non avevano mai voluto davvero affrontare l'argomento e ora, in mezzo a tutti, fanno una cosa simile.

La ragazza, intraprendente come sempre, vedendo l'imbarazzo nel parlare dell'amico 'o dovrei definirlo il ragazzo oramai?' bacia, prendendolo per il costume e tirandolo a se, l'altro, che, per tutta risposta, diventa ancora più rosso di prima, spalancando gli occhi.

Applausi vividi riempiono l'aria 'finalmente, quei due idioti ce ne hanno messo davvero tanto di tempo per capirlo'

Terminato il momento entrambi si ricompongono e, tenendosi per mano, riprendono il loro show, aprendolo in bellezza con la frase “Ammetti che sono il tuo sogno erotico vestito così, miss.Patatina”.

'A proposito di dichiarazioni, che starà combinando Marco?'

Mi volto per cercarlo, ma nulla.

-Hai visto per caso Marco?- chiedo a Mikasa, la prima che mi ritrovo vicina, seduta di fianco a me, con la testa di Eren addormentato sulle gambe

-Era con Armin fino ad un attimo fa, controlla infondo al tavolo- fa lei tornando subito dopo a carezzare la guancia del ragazzo 'non lo farebbe mai se fosse sveglio, mi fa quasi tenerezza oramai; e pensare che fino a qualche tempo fa sarei morto di gelosia.. ma non è il momento di distrarsi adesso' mi alzo e inizio ad affrontare la marmaglia di persone che si era attorniata alle due star, al duo comico della serata, che continuava allegramente con il repertorio di battute e sketch.

-Permesso.. permesso- ripeto innumerevoli volte; arrivato in uno spazio nel quale si possa respirare e dal quale io possa avere una buona visibilità, riprendo a guardarmi intorno.

Quando il mio sguardo si concentra sulla zona che Mikasa mi aveva precedentemente indicato, raggelo.

-Mar..- non riesco a pronunciare il suo nome, prendo fiato, quindi mi avvicino rabbiosamente a lui, scavalco senza impedimenti la tavola e lo raggiungo letteralmente in un balzo -Marco!- mi faccio forza, mi ignora.

'Altro che Connie e le patate, questa notte il mio peggior incubo sarà la lingua di Marco intrecciata a quella di Armin!'

Lo scuoto per una spalla, violentemente, senza riuscire a controllarmi o contenermi.

-Ah? Jean, ciao!- i miei occhi si concentrano poco oltre le spalle dei due, che mi sorridono con tutta la innocenza che è loro possibile: ci sono buttati tanti di quei boccali di birra da rendersi incontabili.

-Jean ciao?! Ma ti rendi conto??!- strillo senza dare attenzione a null'altro attorno se non al brunetto perfettamente di fronte a me.

-Eeeh? Che hai adesso? Perchè sei tanto alterato?

-Marco! Ti stavi baciando con Armin, anzi, lo stai facendo ancora!- di nuovo avvinghiati proprio sotto ad i miei occhi

Nessuna risposta, solo filamenti di saliva che colano dalle loro bocche semiaperte ogni qual volta che prendono fiato: due bocche che continuano a scontrarsi, o meglio incontrarsi, permettendo alle reciproche lingue di visitare il palato l'uno dell'altro, di esplorarlo 'per di più prima di me!'

-Porca puttana, Marco! Quantomeno prestami attenzione!- gli strattono una spalla, finalmente si volta verso di me, che sto per piangere dal nervoso

-Non capisco quale possa essere il tuo problema, non credevo che tra amici ci si comportasse così!- mi risponde rabbuiato 'è la prima volta che lo vedo così fuori controllo, ed è la prima volta che io sono così fuori controllo per una sciocchezza simile'

-Amici?- faccio io interdetto

-Va bene, va bene, BF, migliori- singhiozza- migliori amici, contento?- ad interromperci sono le risate da parte di Connie. Alzo lo sguardo e noto finalmente tutta al folla che si era rivolta verso di noi. Guardo il pelato che sia ammutolisce di colpo, realizzando finalmente che non c'è davvero nulla su cui ridere o scherzare.

-Marco..- lo guardo senza capire neanche io cosa sto provando

-Cosa c'è? Non ti va bene nemmeno questo? Non posso neanche immaginare di baciarti?- 'eh?'

-Ma cosa.. che stai dicendo, Marco.. sei ubriaco, scusami per come ho reagito poco prima- 'è chiaro, deve aver frainteso il significato del mio messaggio.. ora mi chiederà un paio di volte scusa e tutto si sistemerà, ma certo, amiconi come prima, anche io mi rilasserò tra un po' infondo, sto facendo una scenata inutile'

-E non ti scuso no, Jean! Ora parlo eccome! Io.. io per la prima volta ho trovato qualcuno che si interessi davvero a me, che mi stia a fianco in modo diverso da tutti gli altri.. io.. ho trovato qualcuno che tenga a me.. Jean io- ora sta singhiozzando, ma non più per l'alcol, bensì per le lacrime, che gli rigano in modo copioso il volto- io penso proprio di essermi innamorato di te! Ed è frustrante dovermi trattenere, è frustrante la paura di perderti, lo è il desiderio di fartelo sapere accompagnato dalla coscienza di non poterlo fare se non voglio perderti! Jean io.. io ti amo! Mi piaci! E non come amico.. non mi basta più!-

'Ora, cosa dovrei fare?'

'Che cosa dovrei rispondere?'

'La cosa più ovvia'

'Devo solo essere sincero'

'Senza ombra di dubbio devo mettere in pratica ciò che sento'

-Marco..- 'no' -Marco ma che cazzo dici?!- 'no, Jean, che stai dicendo tu' -Mi hai preso per un frocio di merda come lo sei te?!!- 'smettila di gridare così, Jean' -Ma scherzi?- 'Jean, smettila, non sei sincero' -Sei totalmente impazzito! Degenerato! -'guarda, lo stai facendo tremare, lo stai facendo sentire un mostro, un indesiderato' -Folle!- 'Sei ancora in tempo a smetterla, puoi ancora recuperare, Jean!' -Esci dalla mia vita!- 'Jean, tu lo ami, ti amo Marco' -Non ti avvicinare a me, non toccarmi mai più neanche per sbaglio, mostro!

-Jean..- sussurra lui, ancora in lacrime -...- il silenzio più totale prevale in ogni millimetro cubo del salone -ho capito- conclude stringendo i denti; si alza in piedi dondolando e corre, con espressione addolorata, o meglio svuotata, verso una porta che da sul retro del locale, in un giardinetto praticamente pubblico ben curato e in penombra a quell'ora di sera.

Mi guardo attorno.

'Cosa è appena accaduto? Perchè tutti mi guardano così? Che ho fatto di male?'

Realizzo le mie parole, come quando si mette a fuoco una fotografia.

'Sono io il mostro'

Poco prima avevo davvero perso il controllo.

'Io.. ho respinto Marco, e nel peggiore dei modi per di più'

Cammino facendo il giro dei tavoli per poi avvicinarmi agli altri.

-Ehy, ragazzi, voi.. voi cosa mi dite..?- con un sorriso, il più finto e forzato che possa esistere, domando. Tutti i conoscenti più stretti, gli amici, almeno quelli coscienti, si avvicinano a me, primi tra tutti Sasha e Connie. La ragazza mi sorregge, senza farlo scorgere agli altri, notando, come solo il suo impeccabile e spiccato istinto può permetterle di fare, le mie gambe tremare.

-Ragazzi, ora l'avete fatta grossa, dovete proprio dirglielo..- la voce garbata e amabile di Historia non mi è mai sembrata tanto greve

-Ecco Jean.. noi..

-Sì, quello che stiamo cercando di dirti è che..- fanno prima Connie e poi Sasha, alternandosi -è colpa nostra se Marco non ha compreso il tuo messaggio..

-Già- completa il ragazzetto

-C-cosa?- con tono distrutto e al tempo stesso indolente domando, alzando lo sguardo, che si agita fra i volti dei presenti

-Ecco.. ci ha chiesto.. ci ha chiesto il significato delle tue parole .. della sigla “BF”

-..si vergognava a chiederlo a te direttamente “lo disturbo già abbastanza”

-E noi non gli abbiamo detto la verità.. pensavamo sarebbe stato divertente..- alzo il tono sovrastando le parole della ragazza patata

-Vi siete divertiti abbastanza adesso? Di cos'altro volete prendervi gioco? I sentimenti delle persone non vi bastano, giusto? Volete vedermi in mutande?- faccio io, iniziando a spogliarmi, totalmente fuori di me -vi accontento subito-

-Jean, ascolta- si introduce adesso nuovamente la biondina -nessuno credeva sarebbe finita così- mi fermo con la camicia nera per metà sbottonata guardandola così carico d'astio e disappunto da spingere Ymir a posizionarsi davanti a quest'ultima

-Ma certo, facciamo le cose senza pensare alle conseguenze!- sbraito

-Ahahahah- sento Armin ridere. Preso dalla rabbia gli salto addosso e gli sferro un gancio destro in pieno volto scaricando in esso tutta la mia rabbia: il biondo, esile e ubriaco com'è, ruzzola a terra, senza perdere quella espressione di placida serenità accompagnata dal rossore che caratterizza molti degli ubriachi a questo mondo.

-Ohi, coglione, ma che cazzo fai?!- mi grida Eren, da poco svegliatosi, correndo incontro all'amico; Berthold, aiutato dai nervi saldi di Reiner, mi tiene fermo da dietro

-Jean, non volevamo! E' inutile prendersela con noi!

-Ah- con un tono enormemente sarcastico -Avete proprio ragione. E sapete che vi dico, io me ne vado. Buona festa!

Senza rivolgere neanche uno sguardo a coloro che erano divisi tra rancore e sensi di colpa me ne esco dalla stanza e successivamente dal locale, sbattendo con foga contro tutto ciò che si para lungo il mio percorso. Mi incammino poi verso una qualche meta sconosciuta.

'L'autista può attendere, dopotutto si starà divertendo a casa, lo chiamo dopo, quando mi sarò calmato, non voglio che dica qualcosa di strano a mia madre, non voglio sentire alcuna domanda, specialmente da lei' proseguo per i miei passi, attraversando vicoli a me estremamente familiari e ignorando gli spacciatori appostati agli angoli o anche i barboni, più o meno anziani, stesi di fianco ai cassonetti dell'immondizia.

'E pensare che anche solo alcuni mesi fa erano questi i luoghi che frequentavo giornalmente.. e ora.. ora invece mi sembrano così tristi e sbagliati'

-Merda- mi lamento, piegandomi contro un muro umido dall'intonaco scrostato, sfilando con un ferretto di scarto trovato per terra un ciottolo dalla suola, tirando poi un calcio al sassolino stesso, cadutomi davanti ai piedi.

'Marco'



spazio autrice
Finalmente riesco a scrivere e pubblicare il nuovo capitolo! Scusatemi tutti le mie tempistiche sballate ngh-
Sinceramente, eccetto il contesto e un paio di scene, questo capitolo ha preso risvolti inaspettati per me per prima- Spero non me ne vogliate(??), anche io ci sono rimasta male(...)
Cercherò di consegnarvi il prossimo capitolo il prima possibile e auspico che questo possa rendere giustizia, almeno un minimo, alle vostre aspettative.
Sempre nella speranza di ricevere qualche recensione a riguardo, vi saluto, alla prossima~ 

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Capitolo 13
*** X ***


-Marco..Marco ma che cazzo dici?! Mi hai preso per un frocio di merda come lo sei te?!! Ma scherzi? Sei totalmente impazzito! Degenerato! Folle! Esci dalla mia vita! Non ti avvicinare a me, non toccarmi mai più neanche per sbaglio, mostro!-
'Tutto ciò fa male'

'Ero un ragazzo di Chiesa fino a che non ho sentito il disgusto del prete la domenica a messa nei miei confronti  e nei riguardi della mia famiglia durante la predica; anche mia madre ha smesso di andarci, nonostante ci tenga, e tutto per colpa mia.. se Dio esiste mi chiedo perchè debba far soffrire la gente creandola in questo modo difettoso. Vorrei non essere mai nato.. e tutto questo non significa forse che allora sono davvero.. così sbagliato? Le persone normali non vogliono dissolversi.
Non avrei mai voluto mettere mia madre in condizione di dirmi “devi essere cosciente che tutto questo ti porterà solo problemi” e “se mai dovrai stare con una ragazza lei potrebbe lasciarti per questo”.. eppure non ho deciso io di innamorarmi anche dei ragazzi. Eppure.. Faccio schifo anche a Jean.. tutto ciò che ha a che fare con me appassisce e muore lentamente, nonostante io tenti di essere e restare positivo.. forse questa è la volta buona che..'

Mi guardo attorno, non mi sento più io, tutto è uguale, ma io non mi sento più me stesso.

'Cosa diranno se non sorriderò più? Cosa accadrebbe se me ne andassi? Nulla, il mondo continuerebbe a girare.'
Dentro me una fitta al centro del petto, come se tutto il resto del mio corpo fosse composto solo da una guaina di pelle ed ossa e vuoto all'interno, svuotato all'interno.
'Ora sto sentendo dolore o non sto provando nulla?'
'Mi ero ripromesso di tenermi tutto dentro, allora perchè l'ho detto? Perchè l'ho urlato davanti a tutti? Perchè, poi, mi gira così tanto la testa? Mi viene da vomitare. Sto piangendo e non riesco a parlare. Vorrei solo non essere mai esistito. Vorrei solo non aver mai visto quell'espressione sul volto di Jean rivolta verso di me.'
'Vorrei solo poter essergli vicino'.

-Jean..- sussurro, cercando la forza di completare una frase di senso compiuto -...- il silenzio è tutto ciò che è presente; non riesco a tenere il mio sguardo rivolto ancora verso quello scosso di Jean, perciò abbasso gli occhi 'sicuramente ora mi odia, lui MI odia' -ho capito- concludo stringendo i denti, finalmente le lacrime smettono di navigare sul mio volto a loro piacimento.

L'aria è così pesante da non permettermi di respirare 'preferisco scappare, non sono mai stato vigliacco, ma non ho alcun appiglio ne speranza, neanche dentro'.

Mi alzo barcollando per la sbroza, che ancora mi possiede del tutto, e mi dirigo, il più velocemente possibile, verso la prima porta che il mio sguardo incrocia. 
Uscito, respiro profondamente.
'Non ho voglia di far nulla'
Per la prima volta nella mia vita sento di capire come si sentono quelle persone che non smettono di ripeterlo.
'Devono davvero essere tristi quelle persone.. dov'è il Marco di turno? Chi mi consolerà? Ah, già, nessuno'.

Inizio a camminare senza una meta precisa. Dopo qualche minuto ricomincio a pensare e mi rendo conto di essere all'interno di un giardino curatissimo, probabilmente quello del ristorante dello zio di Connie. Continuo quindi a camminare fino a che non avverto le mie gambe tremare e l'equilibrio venirmi meno.
-E' davvero bello qui, semplicemente splendido- la natura, mi ha, da sempre, rasserenato; e questa è l'unica cosa che riesco a dire sorridendo, vedo intanto in lontananza una panchina bianca al di sotto di un'arcata di rampicanti, l'unica zona con una lieve illuminazione direttavi sopra. Mi siedo e comincio a fissare il vuoto.
Vuoto.
'Proprio come me'.
'Sarebbe bello portare qui Jean a mangiare un gelato, sarebbe davvero bello'
“Esci dalla mia vita!”
'Sarebbe stato.. davvero bello..'
-Jean..- mi viene spontaneo pronunciare ancora una volta.
Inizio a piangere ancora, con fragore, senza curarmi del rumore che avrei potuto produrre, senza curarmi del fatto che avrei potuto infastidire qualcuno.
'Come si fa a cancellare una persona che è stata al centro dei tuoi pensieri ogni giorno per così tanto tempo?'
'Come si fa a ricominciare dopo aver creduto di poter avere qualcuno di preciso nel tuo futuro ad attenderti e ad accompagnarti?'
-Jea..n- singhiozzo. Tutto ciò mi mette in imbarazzo, ma il lusso della solitudine è proprio quello di poter fare ciò che si vuole.
'Sì ricomincia, vero Marco? Dopotutto sei abituato ad essere abbandonato dalle persone alle quali tieni di più.'
'Le persone alle quali tengo..'
-Papà, vorrei tanto poter piangere sulla tua spalla adesso, sono sicuro che Jean ti sarebbe piaciuto- continuano, copiose, le lacrime.

Il sole mi brucia sul volto, apro gli occhi, non ancora abituati alla luce del mattino. 
Ciò che mi si presenta davanti agli occhi è l'alba più bella che io abbia mai visto.

-
-
-

-Buongiorno, signorino Kirschtein! Ha trascorso una buona serata?
-...come mai così di buon umore, Petra?- cambio discorso assonnato
-..Sai, una persona davvero molto molto speciale ha accettato di prendere un caffè con me!- 'Di certo sta parlando del prof.Ackerman.. che ci vedrà di tanto speciale in lui poi..' 
Sorrido amaramente.
-Sono felice per te- sincero, facendomi scrocchiare le ossa del collo
-Non vedo l'ora di andare. La signora, cioè, tua madre mi ha dato il pomeriggio libero.
-Figurarsi se non l'avrebbe fatto, va matta per le storie d'amore
-M-ma che amore.. mh.. è solo una persona che ammiro moltissimo..
-Sì, la “ammiri” così tanto da voler devolvere la tua anima a lui.. e il tuo corpo anche, giusto?- scherzando
-Jean!- arrossendo
-Dai, dai, lo sai che scherzo. 
-Aaah~ Non vedo l'ora che arrivi oggi pomeriggio..
-Dove vi troverete?
-Davanti la tua ex scuola, all'ingresso principale, lo vado a prendere con la macchina- 'ah, che strano ex-scuola, suona così.. nostalgico.. perchè sento di aver dimenticato qualcosa di importante, poi?'
-Aspetta.. lui non ha la macchina?- trattenendo non molto bene le risate
-Ma per scelta!
-AHAHAHAH! IL PROFESSORE CHE ARRIVA A PIEDI A SCUOLA PFF
-C-c-c-come cavolo fai a sapere che si tratta di lui?!
-Beh.. istinto femminile- facendole l'occhiolino e citandola
-Scemo..- sorride dandomi un buffo con due dita su una guancia.
-E quindi “il principe” va a prendere “la principessa”, eh?
-Hai finito?
-Va bene, va bene, la smetto..
-E poi lui ha la moto, ma essendo un gentiluomo non vuole mettermi a disagio.
-O semplicemente non vuole rischiare che gliela sporchi prima di averti esaminata..- dico sottovoce
-Cosa?
-Nulla, nulla.. ah, ma aspetta, tu sai guidare?
-No, ma Oluo ha accettato di accompagnarmi in auto! E con lui ci saranno anche Erd e Ghunter a sostenermi!
-Woah.. devi essere davvero una tipa socievole per trascinarti dietro tutte quelle persone!- stropicciandomi gli occhi 'povero Oluo, poi'
-Beh, fosse stato chiunque altro allora mi sarei sentita senz'altro in imbarazzo, ma loro.. sono la mia seconda famiglia!- parla la ragazza dai capelli color miele d'arancio, con uno sguardo sdolcinato, spazzando ad un angolo della mia stanza.
-Capisco..- sbadiglio mostrandole, come al solito, le profondità più oscure della mia gola.
-Vuoi per caso che alzi le serrande?- domanda lei
-No, tranquilla, faccio io- alzandomi -piuttosto scusami per non aver messo la mano davanti la bocca
-NON CI CREDO!- esclama. Sobbalzo, nel mentre ero intento a tirare su le tapparelle, per lo spavento.
-Ah?- grattandomi i capelli come uno scimmione pieno di pulci farebbe col suo pelo.
-Certo che da quando conosci quel tuo amico Marco sei cambiato da cima a fondo! Sei molto più educato! Fai passi da gigante!- 'Me lo avesse detto qualcun altro, di certo, avrei reagito male. Ma lei. Come potrei arrabbiarmi con la mia prima cotta da bambino?'
-Ma dai..- rido accompagnandola 'Marco.. Marco?' -CAZZO!
-Ah, beh, non possiamo pretendere tutto dalla vita, infondo.. ma a piccoli passi forse..!- esce dalla stanza ridendo cordialmente come è suo solito fare
-Marco- mastico il suo nome sottovoce. Ignorando l'uscita di scena di lei, totalmente.
'Ma che cazzo ho fatto?'
Mi siedo a terra rannicchiato al muro, mettendo la fronte sulle ginocchia e le braccia attorno alle gambe raccolte, zuppo dei miei sensi di colpa.

-
-
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-Jean, muoviti!
-Uffa, ma', ma che succede?
-Petra e i ragazzi, hanno avuto un incidente!
-Come un incidente!?
-Con l'auto, un tir guidato da un ubriaco gli si è lanciato contro alla rotonda, quella tra l'autostrada e la tua scuola. Non mi hanno detto altro, sbrigati, dobbiamo andare all'ospedale. Ti aspetto in macchina.
-Arrivo!- corro in camera a prepararmi, o meglio ad infilarmi i primi vestiti che mi capitano tra le mani, e scendo il più in fretta possibile le scale. 
I miei problemi personali passano con immediatezza in secondo piano.

Arrivati in ospedale, dopo una corsa nauseante e agitata in automobile, subito chiediamo informazioni: Gunther ed Erd erano morti sul colpo, e non c'era niente da fare, Petra e Oluo erano, invece, in camera attaccati ad alcuni macchinari dai nomi irripetibili; perfino l'imbattibile professor Ackerman era finito sotto i ferri, per fortuna in maniera più lieve degli altri, si era solo fatto male ad una gamba.
Mia madre, che non regge alla vista del sangue, mi chiede di andare a controllare la situazione con un'espressione angosciata in volto e cacciando il suo rosario fuori dalla borsa che si era portata.
Entrato nella stanza vedo Petra stesa e semi-cosciente con gli occhi appena aperti, Oluo messo seduto su un letto pieno di cuscini e il professore su una sedia di fianco ad un letto immacolato. 
“Per ora non possiamo dargli camere singole, non c'è abbastanza spazio” ci avevano riferito al piano sottostante.
Intanto, mentre sto per entrare, nella stanza viene portato su una barella un quarto uomo puzzolete d'alchol; a quel punto mi blocco sulla soglia. 
Oluo, dopo aver aspettato che gli infermieri uscissero, inizia a gridargli contro imprecazioni cariche di dolore e rabbia, incurante dei forzatamente deboli tentativi di Petra di calmarlo. 
In tutto ciò il professore tiene lo sguardo fisso sulla giovane donna: nonostante la sua figura sempre seria, nei suoi occhi, in questo momento, traspare un'espressione afflitta 'Che anche lui provi davvero dell'interesse nei suoi riguardi?' mi viene spontaneo pensare.
'Come sono stato superficiale fino ad ora' autocommiserandomi. 
L'uomo, a quanto pare la causa dell'incidente, quasi del tutto illeso, se non per qualche graffio e livido sparso sul corpo, per tutta risposta si alza in piedi bruscamente, dirigendosi verso il giovane, che imperterrito continua a sbraitare in una maniera che non aveva mai adoperato prima, tanto coordinato da riuscire a non mordersi la martoriata lingua.
La mia osservazione di questa scena è interrotta da un irruento Eren, che, spintonandomi da un lato, entra i camera deciso a bloccare quello, alto almeno un metro e mezzo più di lui.
-Marmocchio, sei proprio sicuro che questa sia la scelta giusta?- lo interrompe, con voce fredda e con la solita inespressività, il professore, dopo aver rivolto uno sguardo all'uomo corpulento e alla donna posizionati, chissà da quanto, dietro di me, che riconosco essere il preside e la professoressa Zoe.
Prima ancora che quest'ultimo possa rispondere in alcun modo o che io possa volgere nuovamente in avanti il mio sguardo, sento due macchinari riprodurre quel suono acuto e  statico che già avevo udito in molti film, il rumore dell'addio definitivo, seguito da una valanga di operatori sanitari tutti di corsa. 
'Resoconto della giornata: un uomo arrestato, quattro persone davvero importati della mia vita scomparse, una ramanzina da parte di Eren e Mikasa, una da mia madre e, come se non bastasse, in omaggio nel pacchetto, la gioiosissima scena dei genitori dei defunti che apprendono la notizia dopo di me e mia madre per un errore burocratico e che sfogano tutti il proprio dolore in diretta. Perfetto. Non vedo come questa giornata possa volgere in peggio'
-E io che credevo che la vita dopo il liceo sarebbe stata tutta rose e fiori- borbotto sarcastico sottovoce, passeggiando per i corridoi impregnati di medicinali dell'ospedale.
Arrivato in una zona dalle pareti allegre inizio a sbirciare all'interno della camere, arrivando così alla conclusione di essere giunto nel reparto dell'infanzia della struttura.
L'interno di una camera più chiassosa attira la mia attenzione, mi sporgo appena e noto tre pagliacci intenti a far divertire i bambini con spettacoli di magia e buffonate varie.
Non nascondo di aver riso anche io animatamente un paio di volte, sono davvero miracolose queste stronzate in certi casi.
Dopo qualche minuto di osservazione dello spettacolo inizio a rendermi conto che quelle voci dalle quali stava sparendo l'effetto dell'elio e quei volti truccati di bianco rosso e blu mi sono estremamente familiari: non si tratta di altri che non siano Sasha, Connie e.. Marco.
'Vedo che si riprende in fretta'.
Faccio un versaccio involontario e prendo per adarmene quando vengo bloccato da quello più basso dei tre.
-Bambini, ed ecco a voi: Il cavallo scontroso, Jeanboy!- un vocio generale di sorpresa.
Il mio sguardo, a questo punto omicida, si dirige verso il rasato che mi aveva coinvolto nella faccenda, soprattutto dato che con lui non sono ancora del tutto in pace.
-Dopo ti ammazzo- gli faccio intendere; vedo chiaramente il suo pomo d'Adamo salire e scendere nell'atto di deglutire.
-Il vostro pagliaccio, mr.Lentigginone, è costretto ad andarsene per stasera- annuncia Sasha, su tutti i bambini si dipinge un'espressione di profonda delusione.
-No! Fratellone, resta un altro po'!- un bambino con una farfalla blu e viola dipinta sulla guancia si trascina, con le sue stampelle, fino ad aggrapparsi ai larghi pantaloni colorati di Marco, che lo prende, sorridendo dolcemente, in braccio.
-Prometto che tornerò..- fa con tono dispiaciuto
-Ma hai per caso litigato con il signor Cavallo?- 'Come ci siamo arrivati a questa storia del cavallo, poi..'
-...in un certo senso..
-Ti ha rubato i giocattoli?- mi fa la linguaccia, resto interdetto
-No no, nulla del genere, è stata colpa mia comunque..
-Ma tu sei troppo bello per essere cattivo!- una bambina con i capelli rossicci e corti raccolti in due codini urla con una vocetta squillante dal suo letto.
-Ahahah, bambini, dai, tranquilli, va bene così- 'Dio, credo di non essermi mai sentito più in colpa di così..'
-Ehy, Jeanboy, cavallino, perchè hai bisticciato con Mr.Lentigginone?
-Ehm..
-Ora dovresti fare qualcosa di carino se non vuoi scatenare l'inferno- mi suggerisce sottovoce Connie sgomitandomi in un fianco
-Cavallino?- riprende il bambino
-Diciamo che.. non lo so bene neanche io..- sorrido amaramente accarezzando i capelli al bambino che mi si è aggrappato, non riuscendo a  stare in piedi, letteralmente al pantalone.
-Ciao Mr. Lentigginone, torna presto!- lo salutano
-Senz'altro bambini- sorridendo se ne esce dalla camera 'ho detto mica qualcosa di così sbagliato?'
-Jeanboy, il fratellone sembrava così triste!
-...
-Anche Jeanboy è triste, scemo!- un'altra bambina rimprovera quello che prima era tra le braccia di Marco
-Ehy bambini, chi vuole vedere come faccio scomparire in un solo boccone questa patata lessa?- con tono entusiasta domanda Sasha, attirando a se l'attenzione di tutti i bambini e facendo cenno a me di seguire Marco. Nuovamente sento tirarmi, dal basso, i pantaloni, mi metto piegato sulle ginocchia.
-Guarda che Mr.Lentigginone ti vuole un bene graaande così!- allargando più che poteva le braccia nel dirlo
-Ah sì?- sorrido reggedolo per i fianchi
-Sì sì, per questo oggi era così triste appena arrivato e anche quando se ne è andato! Devi fare pace, sai come si fa?
-A dire il vero no..- pronuncio prendendolo seriamente
-Guarda, si fa così- mi prende un mignolo con la mano e ci strige attorno il suo -e poi si promette di non litigare più.. poi alla fine magari capita di litigare dinuovo, però..
-Grazie mille, ora Jeanboy e Mr.Lentigginone faranno sicuramente la pace- mettendolo sul suo letto nitrendo prendo poi a correre verso la porta per tentare di raggiungere Marco.
Lo intravedo in una camera piena di armadi e decido di entrarvi.
-Marco- lo chiamo, si volta, poi torna a cambiarsi -Marco!- ripeto
-Scusi, ci conosciamo?- risponde
-Andiamo..
-..?- si volta  a guardarmi come si farebbe con un completo sconosciuto
-..Marco io.. non ti riconosco
-Non vedo come si potrebbe riconoscere una persona mai vista prima, si starà confondendo con qualcun'altro, lei è in cura qui, vero?
-...
-Con permesso- mi sorride e fa per allontanarsi, lo blocco istintivamente per un braccio appena mi volta le spalle per dirigersi all'uscita, senza neanche aver finito di cambiarsi e struccarsi
-Marco abbracciami- si scosta violentemente come mai mi sarei aspettato da lui
-Non toccarmi tu, quando hai detto a me di non farlo, potresti diventare frocio, è contagioso, sai?- riprende a camminare verso la porta senza neanche rivolgermi uno sguardo
-Marco- lo blocco nuovamente
-Cosa?
-Perdonami..
-Forse quello che hai detto ieri sera è la verità, infondo quando si è ubriachi si dice la verità, no?- ancora continua a non guardarmi -e ora la prego di lasciarmi andare.
-Marco ieri ero sobrio.
-Quindi eri serio.
-Io ti..- mi guarda con l'espressione di chi è in attesa. Distolgo lo sguardo.
-Arrivederci.- esce dalla stanza lasciandosi dietro la porta a chiudersi
-..ti amo- sussurro
'Davvero una bella giornata, insomma'

Terminati gli affari da svolgere in ospedale e dopo aver salutato i corpi dei miei grandi compagni di crescita per l'ultima volta, io e mia madre ci dirigiamo, con la tristezza stampata in volto, alla nostra vettura ferma nei parcheggi.

-Jeanboy della mamma, come va? Sembri distrutto..
-Tranquilla, infondo tu sarai sicuramente più giù di me- sospiro rispondendo a mia madre, rivolgendole un sorriso di consolazione e carezzandole il braccio col quale stava cambiando la marcia.
-Grazie figliuolo.. oggi comunque è stata una giornata pesante per tutti.
-Puoi dirlo- guardo fuori -senti.. ti dispiacerebbe se facessi la strada a piedi? Se succede qualcosa ti avviso..
-Sei.. sicuro? Hai visto quant'è pericolosa la strada dei giorni d'oggi..
-Dai, non diventarmi paranoica tutta ad un tratto!- ridacchio in maniera moscia 
-V-va bene.. ma fai attenzione, mi raccomando..
-Sì, tranquilla.
-Allora ciao, Jeanboy.
-Buonanotte.
-Le hai le chiavi, vero?
-Siiì, tranquilla
-Qualche soldo?
-Tutto in tasca- do qualche pacca su quest'ultima
-Allora buonanotte, ancora sicuro?- mi domanda accostando a qualche metro di distanza con la macchina
-Vai!- la incito anche con dei gesti delle mani
-Passa una buona nottata, per come si può; penso che quando rincaserai mi troverai a dormire, ammesso che ci riesca.
-Sì, 'notte- la saluto senza neanche la forza di infastidirmi per la sua apprensione. Aspetto che la macchia si incammini per poi dirigermi dal parcheggio al marciapiede dell'ospedale.
A qualche metro di distanza, lungo la parte iniziale del percorso che avrei dovuto seguire verso casa mia, nella zona d'ombra tra la luce emessa da un lampione ed un altro, in prossimità di una fermata dell'autobus, vedo una sagoma scura accasciarsi a terra di botto. Istintivamente corro a soccorrerla e, sorpresa delle sorprese, si tratta proprio di Marco.
'Proprio l'ultimo che avrei voluto vedere in questo momento.'
-Ciao.. Jean- sussurra dopo aver ripreso i sensi, mentre gli reggo la parte superiore del corpo sollevata e poggiata quindi sulle mie gambe e su un mio braccio.
-Ciao..- non ho idea di come possa vedermi, non ho idea di che espressione io abbia in volto, so soltanto che non sono mai stato così felice di essere stato salutato da un semplicissimo “ciao Jean” e allo stesso tempo che non ho mai avuto tanta ansia pensando a cosa sarebbe potuto avvenire, da ora che lo ho incontrato o anche solo se non fossi stato io a trovarlo lì, a terra, giacente.
-Ce la fai ad alzarti? Ti porto all'ospedale..
-No.. non voglio.
-Come no? Ma sei impazzito??
-Ancora..- mi mordo il labbro, pieno d'amarezza, tanto forte da farlo sanguinare leggermente
-Tranquillo, adesso scherzavo, anche se non so ancora cosa pensi in realtà.. e non è una bella sensazione- si mette seduto, ha le pupille dilatate e gli occhi stanchi e irritati,come se avesse pianto allungo.
-..scusami, davvero, non pensavo tutte quelle cose.. non penso tutte quelle cose.. quelle che ti ho detto ieri.. non so.. cosa mi fosse preso..
-...sì..
-Sì?
-Non sono ancora pronto a perdonarti.
-..Capisco.
-Jean.. mi sento.. debole..
-Ti porto all'ospedale..
-Non voglio..
-Dove vuoi andare allora?
-A casa.
-Ti accompagno.
-Non ce n'è bisogno..
-Sì, vabbè, e io mi chiamo lady Burrito
-Buonasera La..
-Ohi, Marco!- lo scuoto
-Penso di avere la febbre alta..
-Aspettiamo l'autobus.
-Grazie Jean- ci sediamo alla panchina della fermata attendendo l'arrivo del mezzo. Dopo qualche minuto d'attesa la testa di Marco è distesa sulle mie gambe e le sue mani bollenti sono strette alle mie.
'E' troppo caldo, come ha fatto ad ammalarsi così? Eppure soltanto l'altro giorno era in splendida forma'.

L'autobus finalmente, dopo circa venticinque minuti, arriva. A quel punto saliamo, lentamente, e ci sediamo verso gli ultimi posti, sulla sinistra, in modo da stare il più lontano possibile da chi sarebbe potuto restare altrimenti infettato durante il tragitto. Ora la testa di Marco, madita di sudore, e il suo volto a tratti rilassato e a tratti contratto dal dolore, è sulla mia spalla; il calore della sua carne si avverte, lo avverto sulla pelle, è così tanto da riuscire ad attraversare la mia maglia e il mio giubbino, non posso fare a meno di preoccuaparmi per la sua salute. 
'Riuscirò a prendermi cura di lui almeno la metà bene di come sarebbe capace di fare sua madre?'
Mando un messaggio alla mia di mamma, avvisandola che per qualche giorno non tornerò a casa a quanto pare. 
'Spero soltanto che dopo questo periodo le cose possano risolversi, o che quantomeno Marco guarisca, vederlo così è orribile.. voglio davvero che stia bene, anche se preferirei stesse bene con me; chissà se riuscirò a ricevere ancora una volta uno dei suoi smaglianti sorrisi.. ho davvero paura che le mie parole e il tempo che c'è stato di mezzo possano aver distrutto il nostro equilibrio irrimediabilmente'.


spazio dell'autrice
Spero davvero che possa piacervi-
Ecco, diciamo che mi è uscito.. in maniera strana questo capitolo... ma ecco, spero di non deludere coloro che leggono-
Non avendo ricevuto recensioni sto davvero in ansia, mi dispiacerebbe che questo progetto non desse alcun frutto, che non lasci nulla a nessuno *ansia*
Beh, ad ogni modo mi auguro che continuiate a seguirmi, alla prossima~
PS si ringrazia la Chiaretta perchè mi ha prestato la connessione per poter pubblicare ;;--))

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Capitolo 14
*** XI ***


-JEAN MA CHE SIGIFICA “QUALCHE GIORNO”? DOVE SEI? CHE STAI FACENDO?
-...Calmati mamma, ecco..
-E POI ALZA QUELLA VOCE CHE NON SENTO NEANCHE UNA PAROLA! COS'E', CREDI CHE ADESSO CHE OLUO NON PUO' PIU' VENIRTI A PRENDERE DI FORZA CON ERD E GUNTHER PUOI ANDARE DOVE VUOI E QUANDO TI PARE??- 'è una brava donna, ma, come sempre, il tatto non è il suo forte. Eppure in queste situazioni la preferisco così, piuttosto che abbattuta e sconsolata,và'
-Non posso alzare la voce e no.. non si tratta di questo..
-E allora?!
-..devo fare una cosa importante, tranquilla, sarò prudente..
-Cos'è? Ti sei trovato la ragazza?!
-Non proprio..- lei sospira
-..ricevuto.. ma fa attenzione, mi raccomando, altrimenti attivo il GPS del telefono e vengo a prenderti.
-Ma mamma!
-Cosa?
-Allora lo spengo.
-S-scherzavo!
-Ma se non hai un briciolo di senso dell'umorismo.. comunque non preoccuparti, se ho bisogno ti faccio sapere, a dopo, e stai tranquilla- l'ultima cosa che odo prima di riattaccare è un verso di inspirazione che si sarebbe rigettato fuori in urla più forti di quelle che mi avevano dato il buongiorno poco prima e che mi avrebbero, senz'altro, perforato il timpano. 
Riattacco e spengo il telefono prima che possa richiamare.
'Spero non cominci a cercarmi.. beh, tanto nessuno le suggerirebbe di venire qui dopo ciò che è accaduto quella sera'.

Salgo le scale, dal legno lucido e rossiccio, della casa di Marco, dirigendomi in camera sua. Entrato lì lo ritrovo stretto ad un cuscino e in preda alle lacrime, sopra al suo letto 'queste sono lacrime davvero sconsolate'.
-Marco!- mi avvicino in fretta a lui, preoccupato, posando una mano sulla sua spalla. Ciò che riesco a vedere è unicamente la sua schiena semi-scoperta e la sua testa nascosta dal cuscino che soffoca i rumori da lui prodotti.
-Marco..?- domando esitando.
Nessuna risposta, solo altri versi disperati.
-Ehy, che ti prende? Ti fa male qualcosa?- mi siedo da un lato del letto e cerco di sollevare il cuscino, delicatamente, da sopra la sua testa, senza però riuscirci.
-Papà?
-..- non rispondo confuso 
-Papà sei tu?
-..Marco io sono..
-Papà, sai..- sempre restando sotto al cuscino col viso, inizia a parlare; faccio fatica a distinguere le sue parole singhiozzate fuori, ma non ho intenzione di interromperlo.
-Cosa c'è?
-Sono.. tanto triste.. perché te ne sei andato per così tanto tempo? Perchè tutti mi devono trattare male? Perchè vi divertite a farmi affezionare e poi a lasciarmi tutto solo? Mi manchi tanto, sai..
'..Marco..'
-..ti ho aspettato a casa mentre la mamma era in ospedale e tu non sei mai arrivato, ti ho aspettato così tanto.. ti avevo anche preparato dei biscotti.. ma al posto tuo è tornato, stretto tra le braccia paffute della mamma, un bambino.. perché c'hai messo tanto? 
-Scusami di tutto figliolo, ma tieni sempre presente che un giorno ci rincontreremo ancora, ora però riposa- con un tono che non mi appartiene. 'Che strano, è come se non avessi potuto dire altro: le parole sono scivolate fuori da sole, come se a parlare non fossi stato io'.
-Va bene, buonanotte papà. Solo una cosa, potresti farmi compagnia finchè non mi addormento?- gli stringo una mano per rassicurarlo, ricambia la stretta con intensità ma senza farmi male -grazie..- sussurra. Dopo qualche istante il suo respiro cambia 'si è addormentato'.
Sollevo il cuscino, ora senza difficoltà, separandolo dalle mani di Marco.
Finalmente riesco a vedere il suo viso. Al disotto di esso vi è il materasso, avvolto da lenzuola, con zone tondeggianti impregnate e cotrassegnate da un colore più scuro; sulle sue lentiggini invece sono ancora presenti delle linee irregolari e umide provenienti dagli occhi, oramai chiusi; le ciglia, lunghe e brune, sono lucide, come bagnate dalla rugiada; le asciugo con i miei pollici, quindi, sollevatagli la testa, vi pongo al disotto il cuscino.
Gli controllo, prima confrontandola con la mia e poi con un termometro, la temperatura corporea 'è ancora caldo.. ma almeno lo è meno di prima'.
Gli rimbocco le coperte e poi pongo una pezza impregnata d'alcol sulla sua fronte.
-Vedi di riprenderti- con delle lacrime agli occhi, improvvise perfino per me, sussurro.
'E' solo una febbre in questo caso ma.. se dovesse peggiorare? E se morisse anche lui oltre a Petra e ai ragazzi? Con chi resterei? Non voglio che ciò accada.'
Mi stendo al suo fianco avvolgendolo da dietro, restando, però, al di sopra delle coperte. 
Avevo passato la notte insonne, a prendermi cura di un Marco scontroso e disperso nei suoi pensieri, preda di una febbre da cavalli. 
'Non scorderò mai questa calda notte d'estate.. quante ne avrà dovute passare, tenendosi sempre tutto dentro e sfogandosi stretto ad un cuscino inanimato..?'
Lo abbraccio.
-Buonanotte Marco- gli auguro un riposo tranquillo, addormentandomi poco dopo nonostante la luce del mezzogiorno che si insinua a forza tra le fessure oblique delle serrande di legno, chiuse oltre al vetro, dietro alle tende opache della camera.

Mi sveglio, è nuovamente calato il sole. Essendo un luogo un po' isolato dall'esterno non proviene alcuna luce, quindi mi ritrovo ad aprire la piccola lampada posta sul comodino.
Mi guardo attorno stropicciandomi gli occhi. Marco è ancora al mio fianco con la sua pelle pallida in maniera anomala.
'..forse dovrei svegliarlo?' mi domando.
-Cavolo, non so davvero nulla riguardo a questo genere di cose.. sono sempre stato io quello di cui prendersi cura.. dannazione!- stringo i pugni, poi respiro cercando di calmarmi.
'Lo lascio dormire un altro po'.. intanto vedo di preparare qualcosa da mangiare.. vediamo..' scendo nel mentre le scale 'a Marco piace il tè, e quello non fa male.. poi, mh..' rifletto sforzandomi, pensando a qualcosa che io possa essere capace di preparare e che al tempo stesso non causi malori ulteriori a Marco.
-Trovato!- inizio a frugare un po' ovunque, tra gli stipi e nel frigo per gli ingredienti, e in cassetti e recipienti per le posate e i vari attrezzi dei quali avrei dovuto usufruire.
Dopo due ore buone tutto è pronto.
-Però.. sono stato bravo, eh.- complimentandomi con me stesso per le doti culinarie appena dimostrate.
Dopo una scappata al bagno torno nella ampia cucina a giorno e mi rendo conto di tutto il casino che avevo creato.
-Oh mio..- inizio a pulire, per come posso, riponendo ciò che era rimasto sparpagliato e rimuovendo le varie macchie e schizzi.
Mi porto avanti con il lavoro e finalmente il luogo ricomincia ad avere un aspetto gradevole. 'Bene, tra un po' vado a svegliarlo' 
-PORCA TROIA!- grido. Era accaduto ciò che non sarebbe mai dovuto accadere: le ultime due dita del mio piede avevano avuto una violenta collisione con una colonna di mattoni presente nella stanza. Inizia a fuoriuscire del sangue e, saltellando sul piede sano, inizio a strappare scottecs su scottecs per tamponare.
Dei passi lenti giù per le scale.
'Oh no'
-Chi è lì?- una voce impastata domanda.
-E-ehy, Marco, ben svegliato!- esclamo nascondendomi assieme alla carta, che cominciava ad accumularsi e a tingersi in vari punti di rosso.
-Ma dove sei? 
-Ahahah hai visto, è già buio di fuori!
-Quanto ho dormito.. scusa se sei dovuto restare qui per tutto questo tempo- uno sbadiglio poco molesto da parte dell'altro, che sento vagare in giro, probabilmente impegnato nella ricerca della mia persona 'bancone, proteggimi dalla sua vista ancora un po'' lego della carta attorno al mignolo insanguinato e mi avvicino, gattonando, verso il bidone dell'indifferenziata, del quale avevo scoperto l'esistenza la mattina stessa.
-No, nessun problema!- con tono dal volume eccessivamente alto rispondo
-Ma che stai facendo? Perchè la tua voce si sposta?
-Ah, no, è un'impressione tua, sarà per la febbre.
-A me non sembra.. piuttosto sta tranquillo, puoi andare, sto già meglio, grazie ancora di tutto- sento i suoi passi avvicinarsi 
-Ce l'ho quasi fatta- allungandomi verso la mia meta
-A fare cosa?
-No, niente, niente- 'merda, sarebbe troppo imbarazzante dare spiegazioni'
-Trovato!- con lo stesso tono di quando avevo scelto cosa preparare, il ragazzo moro in piedi al mio fianco, stava spazzando via quel briciolo d'orgoglio che mi era rimasto. 
Butto l'abbondante quantità di carta super assorbente nel secchio per poi alzarmi di scatto.
-Eh già- agitandomi
-Che stavi facendo qua sot-
-Ti ho preparato da mangiare!
-E che hai al pied-
-Guarda, è sul tavolo davanti al divano, quello della tv, su su- predo a spingerlo per la schiena verso la zona indicata. Lo sento sospirare rassegnato.
-Non dovevi disturbarti ad ogni modo..
-Era il minimo dopo quello che ti ho fatto..- ci accomodiamo
-Tranquillo ho deciso di perdonar-
-SAI MARCO, DELLE VOLTE GLI UOMINI SI TROVANO A DOVER FARE DELLE SCELTE, E NON VOLEVO DIRTI QUELLE BRUTTE COSE, SE VUOI NON PERDONARMI ANCORA A LUNGO QUINDI SAPPI CHE SONO DISPOSTO AD ASPETTARE!- grido fuori la frase che mi preparavo a pronunciare dalla sera precedente 'ma che cazzo ho appena detto..?'
-..- mi guarda perplesso -ma verament-
-TI PREGO DI ACCETTARE IL PASTO CHE HO PRPARATO, HO CERCATO DI RENDERLO COMMESTIBILE E NON NOCIVO
-SE LO MANGIO LA FINISCI DI URLARE E DI INTERROMPERMI?- mi siedo più comodamente e del tutto imbarazzato acconsentendo col capo e guardando in avanti. Potrei giurare che ogni muscolo del mio corpo è rigido come i fili per stendere i panni in questo momento -grazie- termina il discorso iniziando a ingerire il tutto in una maniera, in qualche modo, frettolosa. Deglutisco.
-Fa così schifo? Guarda che se vuoi puoi lasciarlo..- sospiro, leggermente sconsolato.
-Tutt'altro Jean, è davvero delizioso, sai?
-Ah sì?
-Mai mangiato nulla di più buono. Sono i panini con prosciutto cotto e il tè più buoni che io abbia mai potuto assaggiare!
-N-non prendermi in giro..- arrossisco leggermente vergognandomi
-Sono serio, sarà che li ha preparati la persona che mi piace..- entrambi scoppiamo in una fragorosa risata.
-..quindi.. mi hai perdonato?
-Non riesco a farne a meno..
-Grazie, allora.- mi inginocchio su una gamba e, con tranquillità, prendo una della mani del malato e vi lascio un tocco delle mie labbra. Alzato lo sguardo vedo un Marco tutto rosso in viso impegnato a guardarmi con occhi lucidi di commozione.
-Ho.. ho fatto qualcosa di male?
-N-no è che- tira su col naso -sono felice.
-Effettivamente anche io, sai..- mi metto ora con un ginocchio sul divano, rivolto verso di lui, avvicinando il mio viso al suo -credo proprio.. che tu mi piaccia.. forse anche da prima che tu abbia potuto renderti conto dei tuoi sentimenti.
-Allora.. perchè mi hai detto quelle brutte cose?- abbassa lo sguardo
-Non.. non lo so nemmeno io.. e so, piuttosto, che questo non può giustificarmi ma..
-Va bene così, ho capito, tranquillo.
-...mh- mi avvicino ancora a lui, socchiudo gli occhi pronto a baciarlo.
-Alt!- una mano enorme si impone sul mio viso -ho la febbre, ricordi?
-Ah, sì, giusto, ehm, scusa, io- inizia a ridere di gusto, leggermente rosso in viso, un po' per l'imbarazzo, un po' per la sua temperatura elevata.
-Penso che tornerò a letto..- si alza prendendo il vassoio per portarlo al suo posto in cucina
-Non affaticarti! Ci penso io!- gli prendo di mano il vassoio e lo porto sul bancone della cucina per poi corrergli vicino, salendo con lui le scale, estremamente piano.
-Grazie per questa seconda opportunità, Jean.
-Ma che.. Grazie a te, Marco!- esclamo seccamente.
Il silenzio.
Arriviamo nella sua camera e lui si mette nel letto, iniziando a sfogliare un libro.
-Che leggi?
-Il piccolo principe.
-Mia madre me lo leggeva spesso da piccolo.
-Davvero? E' uno dei miei preferiti. Lo conosco praticamente a memoria..!
-Allora.. ti lascio alla tua lettura.- faccio per andarmene
-Potresti restare finchè non mi addormento?
-C-certo..- prendo la sedia della sua scrivania, la stessa che ero abituato ad usare durante tutte le volte che ero andato a fare ripetizioni il pomeriggio a casa sua durante il periodo scolastico, e la posiziono accanto al comodino, per poi sedermici sopra.
-Stai comodo? Sennò prendi un cuscino nell'armadio. Se hai freddo anche le coperte sono lì.
-Guarda che sei tu quello malato qui, sono io che devo prendermi cura di te, quindi zitto e dormi.- mi alzo per chiudere la luce del lampadario e poi ritorno dov'ero prima.
Ora ad illuminare l'ambiente c'è solo la lampada posta dietro le mie spalle. Osservando Marco noto che, se il suo viso è nascosto sotto le coperte, è perchè è totalmente in imbarazzo 'fa tanto il duro e poi mi cade così, eh?' sorrido.
-Jean, mi daresti la mano?
-Uhm, sì- guardando altrove afferro al sua mano. D'un tratto lo sento piangere -Marco?- mi ritrovo a domandare ancora una volta.
-C-cosa?
-Come cosa?! Perchè piangi? 
-E' che è come se.. la tua mano.. per un attimo mi è sembrata quella di mio padre..
-Vuoi.. ti va di parlarne un po'?
-Entri nel letto con me? So che c'è il rischio che tu ti ammali, ma altrimenti non credo di sentirmi abbastanza sicuro da riuscirci..
-V-va bene..- 'se sapesse che ho passato la notte avvinghiato io a lui..'
Mi metto seduto nel suo letto, con la schiena contro la spalliera e con le gambe distese lungo il materasso. Lui invece tiene la testa sul cuscino e la fronte poggiata al mio fianco; con entrambe le sue braccia è intrecciato alla mia gamba sinistra.
-Ecco.. quando ero bambino.. mio padre.. mio padre era un soldato, poi un generale, il più forte e più bello di tutti. Stava poco a casa, dato che doveva spesso andare a lavoro fuori- lo sento tremare e spingersi contro di me 'deve essere una ferita ancora decisamente aperta e dolente' – mi sembra di avertene già parlato, no..? Ad ogni modo, lui.. quando c'era era sempre una festa. Mi ha insegnato ad andare in bici, a cucinare, perfino a fare centro per andare al bagno- una risata malinconica irrompe, uscendo direttamente dalla sua gola -era il mio eroe e la mia guida. L'unico di cui mi fidavo ciecamente e l'unico al qual parlavo di tutto, dalle ragazze che mi interessavano.. ai ragazzi..
-Forse sono indiscreto ma..
-Se vuoi chiedermi come mi sono accorto che mi interessano anche i maschi.. beh, sappi che non so neanche io precisamente quando è avvenuto.. fatto stà che mi ritrovai la mano di un mio amico delle medie nelle mutande e la cosa non mi dispiacque affatto..- si copre il viso con la coperta
-N-no, Iddio, ma cosa.. no, bleah, non volevo sapere questo- ancora più in imbarazzo di lui mi faccio forza -io intendevo.. sei mai stato con qualche ragazza.. magari che conosco?
-Effettivamente sì..
-E con chi?
-Ehm..
-Puoi anche evitare di rispondere, eh.. eheh
-No, no.. non si tratta di questo.. è che.. è un po' imbarazzante.
-Ah-ha
-Si tratta di.. quella.. ricordi quell'infermiera che ci ha presi in giro all'ospedale dopo che quell'uomo ti aveva accoltellato?
-Si..?
-Ecco, lei probabilmente neanche se lo ricorda, ma è stata la prima e unica ragazza con la quale sono stato, anche se è durata poco. Eravamo troppo diversi.
-...
-Non avrei dovuto dirtelo, vero?
-No è che.. allora.. con quante persone sei andato..oltre? Non voglio sapere i dettagli, sia chiaro!
-..mh..- si ferma a riflettere- quelle con le quali sono andato oltre.. tre o quattro..
-Vuol dire che sei stato anche con altri con i quali non hai avuto rapporti?
-..Ehm, all'incirca...
-Dio, Marco, ma che cazzo..
-C-cosa?- rivolgendomi lo sguardo, in preda al terrore quasi
-Non credevo che un ragazzo timido e a modo come te potesse aver avuto più esperienze di me.
-Ah? Cosa? Davvero?
-..già
-Allora.. ora.. ti rigiro la domanda..- titubante
-Io.. beh..- guardo altrove
-Jean?
-Sono .......
-Eh? Non ho sentito
-Sono ......e..
-Jean, eddai..
-Sono vergine!- incrocio le braccia e guardo altrove
Attimi di silenzio.
-...dai, tranquillo, non.. è difficile...
-Lo so.. a livello concettuale almeno.
-Sei sempre andato dietro a Mikasa, vero?
-Da quando la conosco.
-Ora mi sento.. come fossi.. sporco.
-No.. ugh, cazzo Marco, cazzo.. ma come fai?
-A fare cosa?
-Ad essere così.. innocente.. Che rapporti erano questi, poi?
-Diciamo che sono tutti rapporti risalenti al periodo in cui mio fratello minore stava qui.- ora la sua testa ha il mento su una mia coscia, ma non in modo da farmi male -mi portava in giro con le sue conoscenze, mi faceva diventare, in un certo senso, una persona superficiale, ma a me stava bene, non volevo restare solo.. alla fine, ad ogni modo, le persone che frequentava Isaac erano interessate solo al mio corpo, quindi le delusioni me le beccavo solo io, puntualmente, cascandoci ogni volta, quando il giorno dopo mi dicevano “è stato bello, ma ora addio”. Oramai sono anni che mio fratello sta fuori e già da prima che se ne andasse avevo smesso di stare nel suo giro.. 
-Non sembra una bella persona, senza offesa, eh
-In realtà è una persona splendida, piena di fascino e carisma. Possiede tutte le caratteristiche che io non ho.
-..quindi.. che tipo di persona è?
-Diciamo che se poteva permettersi tutte quelle relazioni, sempre ammettendo che relazioni si possano chiamare a quell'età, era proprio perchè era una persona capace di avere il mondo ai suoi piedi in un solo attimo, con un semplice schiocco di dita.
-Mi piacerebbe conoscerlo un giorno..
-Penso proprio che ti piacerebbe, che andreste d'accordo.. il mio fratellino è davvero splendido, somiglia molto a mio padre poi.. peccato che non abbia mai potuto conoscerlo..
-Mi dispiace.. mi dispiace che tu abbia aspettato tuo padre invano..
-E tu.. come fai a saperlo?
-No, ecco, è che.. sappi solo che io tornerò sempre a casa, ci sarò sempre per te.
-Ti ringrazio- mi stringe all'altezza della vita per poi abbandonarsi sul cuscino
-Dormi bene.
-'notte.
'Il mio Marco.. il mio dolce e tenero, timido Marco se n'è fatti più di me.. tutte quelle persone lo hanno toccato prima di me! Ahhh maledizione, dovrei andare da ognuna di loro per prendermi i ricordi che hanno di lui!'
-Marco?
-Che..che c'è Jean?
-Appena guarisci voglio farlo con te!
-Fare cosa?- assonnato
-Fare.. quelle cose.. 
-Quali cose, Jean? Mi fa male la testa e ho sonno..
-S-scusa.. io.. voglio fare sesso con te praticamente..
-Ah, va bene.
-Tutto qui?!?- scuotendolo
-Con te tutto va bene, ora dormo. A domani.
-...dom..
-Eh?
-Sto dormendo, n-non posso risponderti.
-Jean, ma se stai parlando..
-Ma non è vero.
-Ahh- sospira rassegnato -notte.
-Notte.
'E ora cosa dovrei fare? Sono una cattiva persona se sto intensamente sperando che Marco non si rimetta del tutto?'

Sono passati due giorni e il mese di Agosto sta giungendo al termine.
-Fa un caldo insopportabile.
-Menomale che non ho più la febbre.. è orribile avere la febbre d'Estate.. eppure non mi capita quasi mai d'averla d'Inverno.
-Davvero?
-Il sole.. mi capita fin da quando sono bambino: basta che stia esposto un po' più della norma che svengo e mi ritrovo a cadere malato..
-Allora non dovresti semplicemente evitare?
-Avrei evitato se non fossi stato tentato di suicidarmi per colpa di un certo qualcuno.
-Che cosa hai cercato di fare tu?!?!!
-Sono andato in un luogo isolato dal quale avrei potuto buttarmi di sotto e ho passato un sacco di tempo sotto al sole a pensare a cosa sarebbe stato meglio fare..
-Marco scusami! Io non volevo! Maarcooo! Maaarcoooooooo adsfcgjkil- aggrappandomi al suo collo da un lato
-Dai Jean, staccati.. sto bene ora, no? E sono qui con te, quindi basta.- in qualche modo imbronciato
-Uugh.. mi sento così in colpa...
-E fai bene, anche se mi duole dirtelo. Ora vai a tavola e chiudiamo qui il discorso, non mi va di parlarne..
-Va bene♪ - 'osservarlo ai fornelli, del tutto in forze, mi rende così felice che potrei esplodere'
-Oh, pronto?
-Parli con me, Marco?- mi fa cenno di no mostrandomi il suo telefono.
-Va bene, va bene. A questa notte allora.
-Chi era?
-Mia madre. Torna 'sta notte. Che bello..- con sguardo gioioso
-Oh.. oddio, chissà mia madre come sta... sto qui da ..uno due.. quattro giorni e mezzo ormai!
-E non le hai detto nulla?
-Quasi nulla..
-Oddio Jean..- scuote la testa
-Dici che dovrei chiamarla?
-Te ne prego..
-Va bene. Però vado nell'altra stanza.
-Sì, intanto porto a tavola le cose.

Dopo circa un'ora abbondante, con sguardo smarrito, torno nella sala dove Marco mi aspettava.
-Successo qualcosa di grave?
-..quarantasette chiamate perse..
-Sono parecchie..
-Potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo.
-Eh?!- fa Marco visibilmente preoccupato
-Penso che mia madre mi ucciderà quando tornerò a casa.
-Ma non la credevo capace di un simile gesto!
-Non la conosci abbastanza bene- gli pongo una mano sulla spalla, serio
-Ma Jean.. avevi promesso che saresti rimasto al mio fianco..- fa triste
-Purtroppo non si sfugge al destino!
-Non voglio, Jean!
-Che ne è della tua razionalità adesso, Marco?- faccio, ridendo
-Mi.. mi stavi prendendo in giro?
-Già.
-Scemo!- mi rimprovera.
-Scusami, scusami.. tornerò, ma dopo un mese di reclusione forzata a casa.
-Sei serio adesso?
-Purtroppo..
-Uh.. capisco.. ma dopotutto è comprensibile.. quando te ne vai?
-Domani mattina devo prendere il pullman se non voglio andare in uno di quei campi studio estivi per il resto delle vacanze..
-Così presto.. ad ogni modo quelli sono dei bei posti!
-Per te che sei un genio che si applica nello studio e al quale piace passare intere giornate immerso tra i libri di scuola lo sono senz'altro, ma non per me! Cavolo oh, c'ho quasi diciotto anni e devo ancora stare a sentire a quella megera! Che puttan- un boccone viene introdotto di forza nella mia bocca.
-Ora che posso permettermelo non userò più mezze misure. Non si parla così degli altri in generale e in particolare se si tratta di tua madre!
-Ricevuto, sir!- parlando con la bocca piena
-Ecco, bene. A riposo soldato.- mi sorride pacificamente -si è un po' raffreddato però, mi spiace.
-E' comunque squisito.
-N-ne sono felice.- continuando a osservarmi in maniera placida
-Sei davvero un cuoco provetto!- intervengo per evitare di sentirmi a disagio
-Ugh- arrossisce mentre continua a mangiare.
'Mamma mia quanto è bello.. avrebbero dovuto scolpirlo nell'antica Grecia per quanto è perfetto. E poi guada quel culo, ooh, un miracolo scolpito dagli dei, ma per davvero.'
-Je-Jean, stai sbavado!- mi porge un fazzoletto.
-Oddio, scusa, ero sovrapensiero!
-Ma che stai guardando?
-Ah.. ehm, nulla, assolutamente nulla..
-Jean, ti esce sangue dal naso!
-Oddio, vado un secondino in bagno!
-Ti accompagno?
-N-no, tranquillo!
-Uhm.. ti aspetto allora..
-Continua pure a mangiare!
-Va bene..- entro nel bagno dalla porta di vetro e mi ficco nel naso due carote di carta, poi mi guardo allo specchio.
'Porca puttana, Jean, un po' di contegno! Non puoi di certo fare così ogni volta! Sei proprio un animale!'
Mi schiaffeggio le guance per aiutarmi a riprendermi, quindi attendo che il sangue smetta di fuoriuscire. A quel punto mi sciacquo la faccia e torno finalmente a tavola.
-Sarebbe proprio bello poter stare insieme, noi due, per tanto tempo ancora.
-Ma noi due ci staremo!
-Lo spero davvero.. a proposito, tutto apposto col naso?
-Ah s-sì, certo!
-Ma ti capita spesso?
-Non proprio..
-In che senso?
-Ah, niente, nessun senso, continuiamo a mangiare?
-Certo.- con sguardo sospetto riprende a mangiare.

L'oscurità si è impossessata di tutta la zona e, per passare il tempo, abbiamo deciso di guardare la televisione, facendo a salterello tra un canale ed un altro fino a trovare qualcosa che interessasse entrambi.
-Wow, questa serie è davvero interessante! Non ne avevo mai sentito parlare!
-Ah sì? Eppure è molto conosciuta!
-Beh, lo sai che fino a qualche mese fa non avevo molto amici..
-Ah, sì, giusto, scusa..- ridacchio imbarazzato
-Peccato gli episodi siano così brevi..! Lo trasmettono ogni fine settimana quindi?
-Esatto, dalle otto in poi.
-Penso proprio che comincerò a guardarlo anche io..- sbadiglia
-Hai già sonno?
-Di solito vado a letto.. presto.
-Oddio, non faccio altro che dimenticarmi di un mucchio di cose che mi dici.. scusami
-No, non preoccuparti.
-Che ne dici di dare uno strappo alle regole e restare sveglio ancora un po'?
-A fare che cosa?
-Non so.. anche continuare a guardare la tv, se ti va.
-Non hai proprio sonno, eh?
-Non dormo moltissimo..
-Difatti hai delle occhiaie enooormi.
-Sai che dovresti smetterla di essere così sincero?
-Altrimenti?
-Guarda che questo divano conosce bene i tuoi punti deboli.- faccio io, ricordandomi di un'esperienza che, in parte, avrei preferito dimenticare.
-Ma io non ho punti deboli!- si pavoneggia beffardo, tentando, in qualche modo, di imitare i miei caratteristici atteggiamenti.
-Ah sì?
-Dopotutto con il perfettissimo Jean potrebbe stare solo e soltanto il perfettissimo Marco, no?- continuando ad atteggiarsi
-Ah no, questa non te la faccio passare liscia, io non parlo.. così! E poi abbassa quel mignolo!- lo rimprovero in maniera giocosa
-Quale mignolo?- mi domanda sollevando anche l'altro
-Questo è troppo!- mi esprimo drammaticamente e, dopo essermi posizionato davanti la tv e aver preso la rincorsa, salto addosso a Marco, iniziando, dopo averlo letteralmente buttato disteso sul divano con la mossa speciale della pernacchia sull'addome, a solleticargli i piedi, bloccando con il braccio libero il movimento delle sue gambe.
-Ahahah, aiuto aiuto! Marco a base, Marco a base! C'è un aristocratico che mi sta attaccando!
-Continui ancora a prendemi per il culo, ah?- mi volto ora con il viso verso il suo.
-Certamente, mylord- ora fingendo con un indice di avere i baffi
-Te l'ho già detto che non parlo così!- riprendo a solleticarlo un po' dove capita.
-Non comprendo ciò che sta tentando di comunicare, mylord- ancora prendendomi in giro
-Guarda che le cose possono anche peggiorare, eh
-E in che modo?- senza smettere di ridere, con le lacrime agli occhi, per il solletico che non smetto di fargli
-In questo!- infilo le mani al disotto della sua leggera maglia e continuo -il solletico diretto za-zan!
-Aiuto, non ce la faccio, ahahahaahahah! Pff.. Ahahahahaah!- estremamente di gusto, senza alcuna inibizione o freno alla fragorosità delle sue risate.
-Ti arrendi?- lo guardo fisso negli occhi.
-Ahah..- prendendo fiato e bloccando le proprie risate forzatamente, combattendo con l'istinto di proseguire del suo organismo -certo, certo, mi arrendo, fuu- prende ancora fiato e intanto alza entrambe le mani in segno di resa.
-Ehy Marco..
-Cosa c'è?- tutto sorridente mi domanda
-Posso ..baciarti?
-U-uhm..- arrossisce di botto -certo..
-...- mi avvicino e, dopo aver afferratogli i polsi, posizionati all'altezza della sua testa, lo bacio.
Prima le nostre labbra si sfiorano, un'istante dopo si strofinano le une contro le altre, un momento dopo si assaggiano, poi ancora il bacio si approfondisce. Ansimanti, dopo qualche minuto senza quasi respirare, ci guardiamo dritti negli occhi, quindi riprendiamo a baciarci con ancora più intensità.
-Je..an- sospira lui in uno di quei pochi momenti in cui gli permetto di parlare e prendere fiato
-Marco non.. non posso più trattenermi..- guardando in basso noto che non soltanto tra le mie mutande si fa festa.
-Ma.. ne sei certo? Poi non si torna indietro e ngh- gli sfioro un orecchio con l'indice- e poi questa è anche la tua prima volta..
-E'.. è con te che voglio stare, nessun altro, va bene così.
-V-va bene allora..- mi risponde ansimante, con le lacrime di commozione agli angoli degli occhi -nessuno mi aveva mai detto queste cose prima d'ora.. 
Mi bacia il collo numerose volte, riesco a percepire la sua felicità crescente; di cambio io lascio dei segni rossastri della sua appartenenza a me sul suo collo e sulle sue clavicole, almeno la zona che riesco a scoprire dagli indumenti che ha indosso. 'Quanto lo amo' l'unica cosa che riesco a pensare.
Iniziamo timidamente a sfilarci di dosso i vestiti, che siano i nostri o quelli dell'altro. Dopo esserci reciprocamente osservati, con un misto di sorpresa e ammirazione, la stessa di quando si osserva per la prima volta un'opera d'arte che ci affascina o di quando si ascolta una canzone così adatta a noi da far venire la pelle d'oca, riprendiamo a baciarci, senza volerlo le nostre intimità si sfregano tra loro gentilmente.
'Alla tv parlano di gente anomala, ma a me appare tutto così naturale'.
-Jean..
-C-cosa?- mi mostra due dita insanguinate
-Ti sta uscendo sangue dal naso.
-Merda.. colpa tua.
-Ma.. non mi sembra di averti colpito, scusa- si guarda attorno cercando un qualcosa per asciugarmi.
-Lascia stare.. piuttosto smettila.. smettila di essere così.
-C-così?
-Così bello. E anche di preoccuparti per me.- tutta la superficie del suo viso è rossa ora di imbarazzo. Mi trascino via, con un braccio, il sangue.
-Ma sei tutto macchiato adesso, Jean..- respirando affannato, come d'altronde sto facendo anche io. Entrambi desideriamo unirci.
-Non fa nulla..- sento le sue mani esperte e timide al tempo stesso spostarsi sulla superficie del mio corpo, su ogni millimetro. Di contro io cerco di mettere in pratica ciò che avevo visto in video porno o riviste erotiche tempo addietro. 
-Jean.. però fa un po' male.. non ho la..
-'sta notte non ti muovi da qua sotto, almeno per ora, Marco.
-Ngh- l'unica risposta che gli concedo prima di riempirgli nuovamente la bocca con la mia lingua irrequieta.
Dopo la dovuta e reciproca preparazione, con naturalezza, trascorriamo la serata toccandoci e lasciandoci toccare, esplorandoci, strofinandoci, scoprendoci, strisciandoci l'uno con l'altro, ansimando, chiamandoci per nome, arrivando fino al culmine del piacere, a turno, l'uno dentro l'altro, l'uno con l'altro, l'uno per l'altro.
-Sono sfinito.. Marco..- sussurro stringendomi al suo petto, aggrappandomi praticamente a lui, ora sentendomi in maniera, però, decisamente diversa rispetto a quando lo avevo fatto ore prima.
-Almeno.. t-ti è piaciuto?- farfuglia
-Hai le mani di un angelo.
-Jean!- non ho la forza di guardarlo in volto, ma certamente è arrossito.
-Che c'è..? P-piuttosto, io invece.. sono stato almeno un po' bravo?
-Sei stato perfetto.. è stato diverso, per quanto ne ho memoria, dalle altre volte.- mi carezza
-Uuugh- striscio le file dei miei denti tra loro per le emozioni che si scontrano dentro me.
-Ho proprio bisogno di un bel bagno adesso..
-Ma Marco..- accollandomi a lui più di quanto già non stessi facendo
-Dai, Jean, puzziamo di sudore neanche avessimo corso per dieci ore di fila.
-Uff, ma per forza?
-Tu sei anche ancora sporco di sangue secco- passa un dito sulle mie labbra- Andiamo.. se vuoi, uhm, facciamo il bagno assieme.
-A-allora va bene.
-Quindi alzati, dai..
-Altri cinque minuti..
-Jean..!
-Va bene, va bene mamma Marco.- mi alzo coprendomi l'intimità con entrambe le mani.
Subito dopo, davanti a me, si solleva Marco, totalmente nudo ed impegnato a stiracchiarsi, perfetto in ogni centimetro della sua figura.
-Se ti guardo ho voglia di farlo di nuovo..- sospiro pregando, subito dopo, che non mi abbia sentito.
-Se ti diverte andare in giro senza riuscire a camminare per bene per un paio di giorni..
-M-M-M-Marco!- inizia a ridere, faccio lo stesso dopo di lui.
-Io mi avvio in bagno, arriva appena ci sei.- 'culo divino' lo osservo entrare nel corridoio, con la sua camminata fin troppo regolare, come sempre d'altronde, per poi vederlo sparire nel buio. Sento l'acqua, nel bagno, cominciare a riversarsi per riempire la vasca.
'Non.. non è stato difficile tanto quanto credevo.. è stato.. bello'
-Jean.. senti..- la voce di Marco ferma le mie galoppanti fantasie e rimembranze dei momenti appena trascorsi.
-Cosa c'è?
-Tu mi ami?
Raccolgo i miei e i suoi vestiti da terra e, disordinatamente, li porto nella cesta dei panni sporchi al piano superiore. Quindi mi dirigo in bagno.
-Beh Marco io.. sì.. credo proprio di.. essere innamorato di te.- rispondo prima di ritrovarmi al punto di dovergli rispondere faccia a faccia.
Raggiungo quindi il bagno e mi sistemo i capelli davanti lo specchio con entrambe le mie mani, nascondendo il mio imbarazzo crescente.
-Ne sono felice..- sorride vistosamente
-M-mh..
-Narciso- mi definisce l'altro
-Senti un po', tu..
-Ah, Jean, non è che potresti andare a prendere degli abiti puliti in camera mia, per favore?
-Certamente, qualche taboo?
-No no, hai tutte le libertà di scelta di questo mondo.
-Perfetto.
Salito in camera inizio a cercare prima di tutto della biancheria, quindi prendo un po' le prime cose che, a tatto, nel buio, mi sembrano un pezzo di sopra e uno di sotto a testa.
'Andrà bene così' tra me e me.

Finite di ri-scendere le scale, col cuore in gola, mi attende uno scenario del tutto inaspettato e problematico.



spazio dell'autrice
E' la prima volta che azzardo un po' di più nel descrivere l'atto(??), siate clementi plz ;A;
Ringrazio ancora una volta tantissimo la Yuri (anche se dovrei picchiarla dato che è un editor intransigentissimo(??))
Spero che questo capitolo possa piacervi e appassionarvi e che vi vada di lasciare una recensione ;u;
Ah, tanto per avvisarvi, questo, eh già, è il penultimo capitolo (escludendo la postfazione). Grazie mille a chi ha seguito la storia fino a questo punto <3

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Capitolo 15
*** XII ***


-Marco, sorpresa, siam... Ehy, tu!

Mi guardo attorno perplesso, scioccato, confuso, esitante, scettico e, soprattutto, imbarazzato.
'Uccidetemi, adesso'.

-Sì, tu! Chi diavolo ti ha dato il permesso di girare come mamma ti ha fatto per casa mia?!
-C-casa..tua?

-Ah, ehm, ahahah- 'ora svengo, ora svengo, ora svengo'

-Allora? Vedo che le palle ce le hai, no?- mi copro istantaneamente la parte bassa del corpo con i vestiti che avevo preso, tutti appallottolati tra le mie mani -allora, ti decidi a darmi una spiegazione?- davanti ai miei occhi vi è un ragazzo dalla carnagione e il colore dei capelli similissimi a quelli di Marco 'anche fisicamente non è particolarmente diverso.. solo un po' più alto.. l'espressione e gli occhi, azzurri, però sono diversi'
-Isaac!- vedo il suo volto, affascinante e spaventoso, raggrinzarsi in un'espressione sofferente, quindi la sua mano raggiungere il retro della propria nuca, massaggiandola. Dopodichè, dalle sue spalle, illuminata dalla flebile luce dell'atrio, spunta, quasi come un fungo può comparire in autunno sotto agli alberi, un viso da me chiaramente riconoscibile: la madre di Marco.

-Oh, buonasera Jean, vedo che ti tieni in forma~- mi osserva compiaciuta

'E ora? Cosa dovrei rispondere? Avrà capito? Oh, a differenza di Marco è una persona estremamente intuitiva, di certo avrà capito.. allora perchè non è arrabbiata? E quel ragazzo.. quel nome, Isaac, Isaac.. Isa.. ISAAC E' IL FRATELLO DI MARCO, OH MERDA'

-Ah, che sta succ- Oh Isaac! Sei tornato anche tu con la mamma! Non me lo aveva detto!
-Volevamo farti una sorpresa, Marco- risponde sua madre sgomitando il fratello minore, ancora rigido e che, finalmente, distoglie lo sguardo truce dalla mia persona.
-Sì, già, proprio così, e vedo che anche tu ce ne hai fatta una, eh- indicandomi svogliatamente con un pollice, per poi avvicinarsi al suo “fratellone”.
C'è da dire che in tutto questo trambusto, però, l'unica cosa che riesco a notare è Marco, ancora totalmente nudo, che mi sculetta davanti abbracciando la propria famiglia appena rientrata da un lungo viaggio.
-Ah, ecco, quello è, ehm.. eheh- Marco arrossisce grattandosi con un dito la guancia, dando conferma e certezza di ciò che entrambi gli appena giunti avevano sicuramente pensato.
-Beh, io vado a spegnere la macchina, Isaac, tu vieni ad aiutarmi con i bagagli?

-Certo ma'

-Sarai stanco dal viaggio, vado io, d'accordo?- sorride Marco al proprio fratello, pieno di visibile gioia ed orgoglio nei suoi riguardi.
-Oh, allora ok

-Bene, torno sub-

-Fra', i vestiti.

-Uh?.. Oh, ah, oddio, sì, giusto!- corre verso di me che continuo incessantemente a fissargli il pacco che sbatacchia da una parte e dall'altra, arrossendo, ma senza riuscire a distogliere lo sguardo 'Sul serio c'è stato un tempo in cui disgustavo tutto questo e mi concentravo sulla vagina? Oh, Marco, quanto mi hai cambiato, cazzo!'
-T-tieni!- gli spingo contro tutto l'enorme ammasso di abiti, vergognandomi di me stesso.

-Oh, ma non servono tutti a me- mi sorride sfilando via dalle mie mani, con una delle sue, solo alcuni degli indumenti e stringendomi, con l'altra, un polso, come per reggersi in equilibrio 'anche se forse sta, più che altro, reggendo me'.
-Ahahah, giusto- mordendomi un labbro
-Senti, mi aspetti in bagno? Dobbiamo lavarci lo stesso.
-Ah, sì, vado in bagno- dopo essermi infilato inconsciamente la biancheria, resto imbambolato fino a che Marco non inizia a scendere le scale, mostrandomi così le sue meravigliose natiche lentigginose. Man mano che scende si infila su gli indumenti alla bell'e meglio, per poi correre, scalzo, verso l'auto della madre, posteggiata appena oltre il vialetto di casa Bodt.
Mi faccio coraggio e, tenendo lo sguardo basso, mi dirigo verso la mia meta.
-A-allora io vado in bagno, Isaac.- passo velocemente davanti a lui
Un colpo sulla parte bassa della mia schiena.

-Ahio!
-Che gridolino da femminuccia, mi piace.- si avvicina a me, da dietro, ponendomi una mano all'altezza del cuore, per poi iniziare, senza titubanza, a scendere; l'altro braccio è stretto attorno al mio petto. Il suo corpo è così schiacciato al mio da permettermi appena di respirare -anche il tuo odore da animale mi piace, che ne dici di fare una scopata anche con me?- mi morde leggermente la zona superiore dell'orecchio, mentre con la mano posta più in basso delle sue mi sfiora il ventre con un dito; lascio cadere a terra il resto dei vestiti che mi erano rimasti tra le mani.
-Ma cosa..!
-Andiamo, uno con la faccia come la tua non può fare sul serio con quello scemotto di Marco.- accenna una risata maligna
-Ma cosa, ehy, lasciami..- 'se opponessi resistenza forse si farebbe una brutta opinione di me e non mi lascerebbe frequentare Marco.. cosa dovrei fare?'
-Allora? Cosa ne dici? Però io sto sopra, eh, ma a quanto pare non hai problemi a fare il sottomesso, giusto? E' il tuo culetto che me lo ha detto. Ho davvero insegnato bene a quello lì, no?- lascia uno sguardo verso la porta, dalla quale è impossibile vedere ciò che sta avvenendo qui all'interno.
-Porca puttana,fermati e chiudi quella fogna del cazzo, cazzo!
-Eh?- lo spingo via, voltandomi verso di lui.
-Marco ti aveva descritto come una persona fantastica e meritevole di attenzioni, non mi aspettavo fossi questo genere di merda! Lui non è uno “scemotto”! Come ti viene da pensare questo del tuo fratello? Il maggiore per di più, ma non ti vergogni?! E poi che diamine significa che gli hai insegnato bene?! Sono certo che in ciò che ha fatto lui- istintivamente lo prendo per il collo del gilet di stoffa morbida posto al di sopra della sua camicia e lo sbatto contro la parete a me anteriore -in..- arrossisco leggermente, poi riprendo, in maniera decisa, il fiato e, involontariamente sputando fuori un po' di saliva, anche il mio discorso rabbioso -in ciò che ha fatto, che abbiamo fatto, non c'è di certo nulla di tuo, nulla del tuo essere viscido mi ha raggiunto attraverso le sue dolci, dolci mani! Lui ti ha descritto come una persona splendida e invece..- batto un pugno contro la parete -e invece.. che diavolo gli passa per la testa a quell'altro.. sei disgustoso, nulla a che fare col mio Marco, nulla a che vedere.- stringo i denti, tenendo senza fatica il confronto con quegli occhi dal colore del cielo che mi osservano -ora me ne vado nel cesso, non mi importa di quello che dirai poi agli altri- 'già, non mi importa' lo lascio andare -so per certo che Marco si fiderà di me comunque, Isaac.

-Splendido..- lo sento sussurrare appena voltategli le spalle

-Che cazzo hai detto?!- innervosito ruoto nuovamente verso di lui, pronto a sganciargli un pugno in pieno volto. Davanti a me una persona totalmente differente da quella contro la quale avevo appena sbraitato 'è un suo gemello, vero? Non può essere altrimenti! Quello sguardo sveglio eppure benigno.. non può appartenere ad Isaac'

-Prova superata, puledrino- mi strofina una mano tra i capelli, la scaccio via con un gesto brusco, incapace di detestare quel volto tanto simile a quello del mio Marco.
-Puledrino, un cazzo! Guarda che sono più grande di te!- lo fisso ancora una volta, perplesso su come possa essere la stessa persona di qualche momento prima

-Ahahah, va bene, va bene. “Cavallone” è approvato allora? O forse preferisci stallone?
-Ma che cazzo, vuoi le botte?- scrocchiandomi le nocche
-No, no, assolutamente, è che mi somigli troppo ad un cavallo di volto e, essendo più basso di me, mi è sembrato corretto utilizzare un diminuitivo, in tutti i sensi.
-...

-Dai, dai, non te la prendere. E.. scusa per prima.- ancora una volta la sua espressione si modifica totalmente: ora è una persona infinitamente seria.
-Perché mai dovrei scusarti, ah?

-Perché dici? E' che Marco tende a fidarsi troppo facilmente delle persone, per quanto sia ben più grande di me, è ancora ingenuo come un bambino..

-Questo lo sò anche io..

-..In passato lo trasformai in qualcosa che non era mai stato e che tutt'oggi non è, non so se te ne ha parlato..

-Sì, m-me ne ha parlato- 'ohhh, me ne ha parlato eccome. Ma perché un coglione simile doveva venirmi a rovinare l'atmosfera della prima volta?! Mi ricorda tanto una certa persona dagli occhi smeraldo che conosco.. se non fosse per quel viso e per quelle lentiggini.. dannazione'

-..beh, insomma, da quando è morto nostro padre, almeno è quello che mi ha raccontato la mamma, ha sofferto come un cane e si è chiuso in se stesso per un lungo periodo, quindi io, appena presa realmente coscienza delle mie “capacità” ho tentato di risolvergli il problema.. anche se nel modo sbagliato, e lui infatti ne è uscito.

-Ma ogni volta che ho visto il suo sguardo ridente tramutarsi in uno deluso e ancora più triste di prima al mattino, quando la ragazza o il ragazzo che fosse lo lasciava solo dopo una notte di sesso.. ancora non riesco a perdonarmelo. Non mi sei sembrato un tipo affidabile, poi il tuo nome, “Jean”, insomma, tutte queste cose..

-Cos'ha il mio nome che non va??- 'se non fosse il fratello di Marco lo avrei già pestato a sangue, dannazione.'
-N-nulla- deglutisce -ad ogni modo.. volevo testarti..

-Cha cazzo significa? Non ti giustifica.

-Non capisci? Non voglio che qualcun altro ferisca il mio fratellone!- 'anche se nel modo errato, è davvero preoccupato per suo fratello.. mh, che bambinone' sospiro

-Devi.. puoi stare tranquillo. Io.. sono- guardo dritto nelle palle dei suoi occhi- io sono innamorato di lui, innamorato terribilmente, è una sensazione che mi avvolge completamente tra le sue fauci, eppure è piacevole, non posso fare a meno di provarla, lo amo con tutto me stesso, non ho intenzione di abbandonarlo, mai.

Vedo gli occhi del ragazzone davanti a me illuminarsi, quindi me lo ritrovo improvvisamente aggrappato a me.

-Grazie Jean, grazieee~ ohhh JeanJeanJean~ JeanJeanJean~
-Vedo che avete fatto amicizia!- riesco a stento a volgere il mio capo per inquadrare Marco, con un paio di enormi bustoni in mano, che sorride amabilmente.

-Ah, ehm, g-già- tentando invano di scrollarmelo di dosso.
-Ohi, Marco, come lo avete fatto?

-E-eh?- faccio io nel totale imbarazzo

-Isaac, ma che domande sono!- lo vedo arrossire a sua volta, ora il fratello minore è con un braccio attorno al suo, di collo -vedi di comportarti più da uno della tua età, senza strafare come al tuo solito, e ricorda di-

-“di non fare sciocchezze, che la vita è difficile e non può andarti sempre tutto liscio.”- lo cita il fratello; poi all'unisono -“Anche se lo spero!

Entrambi ridono. Come ogni volta che accade, la risata di Marco risuona nelle mie orecchie come potrebbe farlo un coro angelico.

-E-entro in bagno.

-Arrivo, eh- mi rassicura Marco

-F-fai con calma- mi chiudo dietro la porta del bagno, senza però mandate.

'Cosa ho appena detto, iddio'

Arrossendo mi copro il volto con entrambe le mani, quindi sorrido guardandomi allo specchio, sentendomi un completo idiota.

'Va bene così'.

Dopo qualche minuto di osservazione di me allo specchio sento dei passi avvicinarsi.

'Oh, sarà Marco' mi metto con il sedere accostato al lavello, le braccia incrociate e una gamba leggermente flessa, quindi, con sguardo seducente osservo la vasca fumante, pronto a voltarmi, con la stessa espressione, verso colui che sta per entrare.

La porta si apre, aspetto che sia del tutto spalancata per voltarmi, con fare teatrale.

-Ehy Marco- inclinando leggermente il capo

-Jean, di nuovo buonasera!

-O-oh! Signora Bodt! B-b-buonasera! Mi scusi infinitamente per tutta questa situazione- chinandomi in avanti, tentato di prostrarmi a terra per tutti i disagi creati.

-Sù, su, tranquillo, nessun problema.- mi sorride caldamente, per poi posare sopra ad una piccola mensola bianca alcuni asciugamani -ho pesato che ti sarebbero potuti servire, dato che Marco ha già qui i suoi- istintivamente mi pongo una domanda, che fuoriesce dalle mie labbra

-Davvero non le da fastidio?

-Affatto.

-Wow..

-Cos'è? Ti aspettavi una scenata sferzante?

-S-sferzante..

-Sì, insomma, furiosa..

-No, no, questo lo sò, solo.. è proprio ciò che mi aspettavo effettivamente!- con una sincerità altra da me rispondo, grattandomi la parte più corta dei miei capelli.

-Solo.. sinceramente sò questa storia dei ragazzi di Marco da un bel pezzo e.. oddio, ammetto che all'inizio ho provato un grande sconforto ma.. sì, ecco, dopo aver capito che è qualcosa che può renderlo felice, facendomi due conti, non c'ho pensato due volte a lasciargli fare in santa pace- mi pone una mano sulla spalla, ancora sorridente, quindi mi scompiglia i capelli -e poi, nonostante le apparenze, tu mi sembri davvero un bravo ragazzo.- mi bacia la fronte per poi andarsene; passo, subito dopo, una mano tra i miei capelli, tirandomeli il più possibile sul viso.

Non ho idea di che espressione avessi in quel momento ma Marco, sì, proprio lui, appena entrato in bagno subito dopo la madre, scoppia in una grossa risata.

-Jean!

-Ah? Ah! Ah?! Cioè!- continua a ridere

-Ma che hai?? Ahahahahah- senza smettere
-No! Nulla!

-Rilassati!- ora si calma dal suo riso, senza però perdere il buon umore, mi accarezza i capelli

-Ma allora è un vizio di famiglia, eh?- brontolo per sviare il discorso, tornando ad aggiustarmi i capelli, ora davanti lo specchio

-Che intendi?

-Mettermi i capelli a merda intendo!

-Lo faceva mio padre.

-D-dici sul serio?

-Già- guardo il suo riflesso attraverso la specchiera, ancora sorride -ehy Jean, io non so ancora nulla sulla tua famiglia, lo sai?

-Davvero?

-Praticamente sì..
-Beh, niente di che, figlio unico, madre, padre e.. beh, prima c'era anche un seguito ma, lasciamo perdere- 'è una ferita ancora aperta questa per me' ne prendo coscienza solo ora, nel momento in cui i sorrisi sinceri e fraterni di Petra, Oluo, Ghunter e Erd mi ritornano, come un flashback, per la mente -Mio padre vive all'estero, mia madre si prende cura di me: loro si amano tanto da poter sopportare la distanza, ogni volta che si riincontrano sono felicissimi.. e se mia madre avesse l'utero avrei di certo un fratellino per ogni volta che si incontrano, se capisci cosa intendo.- sorrido e al tempo stesso sbuffo bonariamente terminando il breve riassunto.

-J-Jean!- arrossendo

-Lasci che tuo fratello dica quelle cose e io non posso permettermi neanche questo?
-Ho rimproverato anche lui, infatti..

-Hai ragione.. forse sono un po'..

-Un po'?

-N-nulla!

-...- fa lo sguardo triste 'e come potrei mai resistergli se fa così?'

-Geloso, HO DETTO GELOSO! Contento?!

-Ah, grazie Jean- si avvicina a me
-E per che cosa..

-Grazie per esserci- mi bacia improvvisamente 'avrei dovuto intuirlo' penso 'non sono abbastanza allenato', approfondendo il bacio.
-F-facciamo il bagno?- asciugandoci dalle labbra e dal mento la saliva, appena separati, gli chiedo

-Va bene, Jean- chiude la porta a chiave
-C-come ci mettiamo?

-Come preferisci!

-E' che.. un po' mi vergogno..

-Ma davvero?

-Cioè, lo sò che abbiamo scopato e tutto ma.. forse anche per questo..
-Prova a non pensarci, uhm..

-A-allora io.. mi metto qui?

-Come vuoi- faccio per entrare nella vasca -J-Jean hai acora indosso la biancheria..

-Ah? Dici davvero? Che sbadato!- sudando freddo. Mi levo la biancheria e, il più in fretta possibile, mi ficco nella vasca in un punto a caso.
-Se stai al centro non so proprio come mettermi- si sfila intanto il vestiario.

-Oh! Scusami..- chiudo gli occhi per preservare quel poco di casto che resta in me 'eccolo! E' entrato! E adesso? Come funziona?'

-Posso sciacquarti la schiena? E i capelli?- sembra davvero emozionato nella prospettiva di farlo 'come potrei mai rifiutargli anche questo?'

-C-certo..- mi volto, tentando di non far strabordare l'acqua, praticamente arrivata al bordo dopo esserci immersi entrambi all'interno.
-Grazie mille- lo sento allungarsi per afferrare i saponi, poco lontani, quindi ritornare alla sua posizione precedente

-Se vuoi puoi allungarle le gambe.

-Oh, dici sul serio? Grazie ancora!- le sue gambe si stendono al lato dei miei fianchi, un brivido mi percorre -sicuro che stai comodo anche così? -mi domanda notandolo

-Nessun problema- mi volto leggermente per sorridergli

-Sei pronto?

-Come sempre, capitano!

 

Passammo delle ore nella vasca, nonostante la maggior parte del tempo lo impiegammo per ridere, scherzare, fare umorismo sulla nostra oramai iniziata relazione e giocare alla nave o all'attacco dello squalo, e non tanto per lavarci fattivamente.

'Pensavo sarebbe stato un momento imbarazzante e difficile da affrontare senza disagi, ciò nonostante Marco rende tutto molto più semplice nella mia vita, dalle cose più stupide a quelle più importanti, riesce sempre a mettermi di buon umore..'

 

Eppure sapevamo entrambi, durante quello che restava della notte, dopo aver parlato un po' nel suo letto nel quale avevamo dormito assieme abbracciati, che il mattino sarebbe arrivato e che io avrei dovuto necessariamente prendere l'autobus per tornare alla mia dimora.

 

-Buongiorno Marco.- ho sussurrato, per svegliarlo, nel momento in cui mi sono finalmente arreso all'idea che fissarlo mentre dorme è sbagliato.

-Oh, b-buongiorno Jean- arrossendo senza alcun motivo in particolare mi risponde, stropicciandosi gli occhi

-Devo alzarmi se non voglio fare tardi a casa..

-Mmh, lo so sigh- pronuncia una sottospecie di onomatopea che da poco gli avevo insegnato 'ma che scemo..'

-Ma come faccio ad alzarmiii, aiutami tu, Marcoooooo

-Ti aiuterei pure se non fossi diventato l'eucalipto del koala Jean- sorride. Mi rendo finalmente conto di essere del tutto avvinghiato a lui.

-Uaaaah, ma non voglio lasciare il mio albero..!

-Se fai tardi dovrai passare il resto delle tue ultime vacanze da liceale a quei campi estivi dei quali mi hai detto ti ha parlato tua madre..- come per motivarmi

-Allora non torno a casa mai piuuuù- mi lamento in maniera infantile, non riuscendo a farne a meno

-Ma Jean..- mi rimprovera con lo sguardo

-Va bene, va bene, ho capito..!- strofino la testa contro il suo petto -ma ricorda che sei il mio eucalipto, mio e basta, chiaro?- borbotto

-Certamente- ride rassegnato

-Ook, è il momento di alzarsi, Jean- mi metto seduto, sbadigliando e stirandomi. Messo un primo piede a terra incontro una strana consistenza, una voce si solleva.

-Altri cinque minuti..!- ma questo è

-Oh..- si alza anche Marco, e si piega su di me per controllare e dare riprova a ciò che avevamo appena realizzato.

-Isaac..!- Marco si affaccia di sotto e gli bacia una guancia

-A lui dai i bacetti del buongiorno e a meno, eh?

-I-io.. è che.. Jean io- in panico farfuglia qualcosa di incomprensibile

-Mh, tranquillo, dai- un po' ammaccato nel profondo 'infondo è una mia sciocca fissazione, che diamine sto diventando..' compatendomi

-Ugh..- un po' rattristato Marco torna ad osservare il fratello, disteso sul pavimento all'interno di un sacco a pelo fucsia fuori e arancio all'interno.

-Gnuaaaah- si contorce quello “sotto osservazione”, pieno di sonno.

-Devi alzarti, dai..- Marco lo scuote con estrema delicatezza.

'Forse è la mia occasione si riscattare il mio onore'

-Posso?- domando a Marco che striscia nuovamente col suo intero corpo sul letto

-E' tuo.. in tutti questi anni non sono riuscito neanche una volta a farlo mettere in piedi senza l'aiuto di mia madre..

-Ehy, tu- gli assesto un colpo a mano chiusa a pugno sul braccio

-Ahi! Ma che modi!- si mette seduto bruscamente 'tutto al contrario di Marco si muove 'sto qui' neanche il tempo di concludere le lamentele che stavo programmando di esprimere, che la sua testa collide violentemente con la mia.

-Questo è troppo!- prendo il primo cuscino che mi capita sotto mano e lo scaravento con forza contro all'appena sorto Isaac. Come se la cosa non lo avesse scalfito, possibilità non possibile data la forza di collisione dell'oggetto a quella distanza ravvicinata, mi guarda.

-Buongiorno Jean!- con occhi sfavillanti -buongiorno anche a te, fratellone!

-Buongiorno un cavolo! Mi hai distrutto la faccia!- tocco la zona che mi aveva colpito e noto, con poca sorpresa, che vi era un rigonfiamento

-Scusamiiii!- mi abbraccia in maniera violenta

-Così peggiori la situazione!

-I-Isaac..

-Oh, scusami, non volevo!- allargando le braccia in senso di scuse nei miei riguardi colpisce l'occhio di Marco con un dito -scusa fratelloneeee!- gli salta addosso e lo stringe

-Tranquillo, ci sono abituato- fa la linguaccia 'MARCO HA APPENA FATTO LA LINGUACCIA. LO HA FATTO DAVVERO. OMMIODDIO, ORA LA MIA GIORNATA SI' CHE HA UN SENSO!'

-Uff, che antipatico!

-E' solo la verità, e lo sai bene.- 'però non è giusto che il MIO ragazzo con lui sia così accondiscendente e con me così ferreo..!'

-C-che cazzo ci facevi qui, comunque?- tirando al minore una leggera gomitata per attirare la sua attenzione e farlo, al tempo stesso, separare da Marco.

-Mi sentivo solo! Non mi andava di starmene dillà nella mia camera buia quando voi, qui, potevate pomiciare! Oramai di questo buco di città me le sono fatte tutte tante di quelle volte da poter indicare a memoria la posizione di ogni loro neo!

-Isaac!

-Ma che motivazione del cazzo!

-Jean!

-Che c'è?- rispondo simultaneamente con quello col quale stavo bisticciando.

-Che modi volgarissimi di parlare che avete..- scuotendo la testa in senso di diniego

-Umpf- fa il primo che era stato richiamato.

-Scusa Marco- rispondo.
-Ad ogni modo sono rimasto deluso, non avete fatto altro che stare abbracciati e strofinarvi l'uno all'altro durante tutta la durata della notte! Non mi sono divertito affatto! Il mio pisello è triste!

-Ma che diavolo ti aspettavi?!! E poi che diamine, Marco, perchè non compri un bel video porno a 'sto qui?!!- sospira

-Jean, guarda che è tardi..

-Tsk, giusto, per questa volta ti risparmio, piccoletto- faccio alzandomi in piedi e risultando quindi imponente rispetto all'altro, rimasto seduto -ma la prossima volta non avrai scampo!- lo minaccio osservandolo dall'alto in basso. Di scatto un bruco colorato si erge di fronte a me, superandomi di gran lunga nell'altezza.

-Sei davvero fico, Jean!- 'Ma quanto diamine è alto?? grrr'

-M-mh, ovviamente, lo so, non c'è bisogno che tu stia qui a ricordarmelo! E ci vorrà sicuramente molto tempo prima che tu possa raggiungermi!- aprendo le spalle e gonfiando d'aria il petto.

-Marco voglio farmi i capelli come Jean!- guardando, carico di aspettative, il fratello maggiore, appena alzatosi in piedi.

-Beh, devi chiedere alla mamma Isaac! Inutile che cerchi di raggirare gli ostacoli..

-Va bene, vado~- dopo avermi fatto l'occhiolino inizia, saltellando all'interno del suo caldo involucro, a dirigersi vero la camera della madre. Dopo qualche istante lo vediamo passare nella direzione opposta.

-Sarà già in cucina~- mette in chiaro rivolgendomi nuovamente un'occhiolino 'ma che diavolo vuole questo marmocchio??' rosso di rabbia resto fermo impalato a guardare fuori dalla porta.

-Jean, penso che i tuoi vestiti si siano asciugati, andiamo a prenderli?

-Ah! Certo Marco!- mi volto verso di lui tutto pimpante, senza alcun motivo in particolare, se non la gioia di averlo vicino. Mi rivolge uno dei suoi dolcissimi sorrisi di tutta risposta.

 

Entrambi ci dirigiamo a prendere i vestiti, a lavarci e a cambiarci 'Marco ha anche voluto pettinarmi i capelli.. vorrei restassero così per sempre.. e poi gli abiti che indosso odorano proprio come i suoi, di sapone al mughetto, così familiare..'.

Infine, dopo aver salutato tutti, mi avvio, accompagnato del più alto, alla fermata del bus.
-Sai Jean.. anche se prima ce l'avevo con te.. ora.. anche se provo una sorta di rancore nei tuoi riguardi, sento di non poter fare a meno di provare a stare con te.. è che.. Non vorrei ammetterlo, ma ho un po' paura di “innamorarmi” di nuovo di te.- guardando i larghi blocchi che compongono il trasandato marciapiede di quella località di campagna

-Grazie per avermi dato questa ulteriore possibilità Marco, davvero..- non riuscendo a fare a meno di osservare i suoi tratti, oramai fissati sulla mia retina, illuminati dalla calda luce della mattina.

-Mi hai dato troppo, e non sarei comunque riuscito a dimenticarti, purtroppo, quindi..- 'Che si senta intrappolato in questa situazione che gli impongo di vivere?'

'Lui mi rende felice, ma forse io non faccio lo stesso per..'

-Ma come purtroppo? Marco!- brontolo scherzosamente, per mandare via quel peso di cui mi si era riempito il cuore anche solo per quelle sue poche parole, urtandogli con tutto il corpo e sbilanciandolo leggermente verso la strada, occupata soltanto da veloci macchine di passaggio, incuranti del paesaggio e di ciò che accade al di fuori dei loro finestrini.

'Chissà come fanno a restare così impassibili nonostante fuori ci sia.. ci siano così tante belle cose'.

-Marco sono così felice di averti incontrato, non riesco.. non riesco più ad immaginare un futuro senza di te..- guardando verso la recinzione alla mia destra

-Mmh, capisco- non faccio in tempo a guardare l'espressione del suo volto, quelle parole sono state pronunciate con un tono assolutamente apatico.

'Cosa vorrà significare..?'

-Siamo alla fermata, Jean!- mi sorride bloccando la sua camminata

-Di già..- mi distraggo nuovamente dai miei precedenti e torno a guardarlo

-Uff, che palle..

-Dai, infondo non sarà per sempre, no?

-No ma.. come farò a stare tutti quei giorni senza vederti??- scuotendolo atrocemente
-A-ah.. non saprei, dai, non fare così..- abbracciandomi, avvolgendomi

-M-Marco ma che fai, qui i mezzo, ehm..- reprimendo i miei contrastanti istinti di respingerlo e di ricambiare la stretta, resto fermo.

-Va tutto bene.

-Marco io.. credo..- lo guardo 'devo farlo' -ti amo- riesco a leggere la profonda sorpresa nei suoi occhi, che subito iniziano a riversare fuori le emozioni che sta provando attraverso delle lacrime impressionantemente voluminose, nonché copiose nel loro susseguirsi.

-J-Jean..!- piagnucola con voce tremante, continuando a strofinarsi la parte superiore della mano sugli occhi.

-.D-dai, i-insomma, non fare così..- 'è tremendamente carino, così attenta al mio cuore..'

-M-ma tu hai detto.. davanti a me.. e io.. guaaah- continuando ad allagare le sue guance lentigginose 'non posso trattenermi oltre'

-Marco- lo chiamo, mi guarda ancora in lacrime, quindi lo bacio, spingendolo contro il sostegno della tettoietta che ricopre la panchina affiancata al cartello che indica la fermata. Le sue spalle, che urtano alla superficie liscia e fredda per la notte appena trascorsa, si incurvano. Prendo a baciargli il collo, lasciandovi qualche succhiotto, lui lascia fare lievemente ansimante, muovendosi come un'uccellino in cerca di cibo per incontrare nuovamente la mia bocca, che per qualche istante aveva abbandonato la sua. Torniamo quindi a baciarci: lui mantiene entrambe le mani sul mio petto, stringendo la mia maglia tra i palmi e le dita, spingendomi a continuare a consegnargli le mie labbra, ancora e ancora, allungo. Dopo qualche decina di minuti riprende a piangere, senza però interrompersi nell'agire.

-Mar..co- pronuncio riuscendo ad interromperlo, ad interromperci. Posa allora il suo mento sulla mia spalla e mi stringe nuovamente a se.

-Non voglio che te ne vada via..- mi sussurra, quasi come se avesse paura che io possa sentirlo.

-Marco..- lo stringo a mia volta, carezzando la sua schiena attualmente ricurva in avanti.

In lontananza il rumore del motore del pullman che si avvicina a noi.

 

Quella mattina ci è stato imposto di separarci per un periodo che sarebbe durato abbastanza da farci sentire entrambi infinitamente soli, abbastanza da farci sentire quanto la vicinanza dell'altro possa essere necessaria, abbastanza da darci, per l'appunto, una conferma dei nostri sentimenti reciproci.

In questo periodo, però, ci sentimmo ogni giorno via telefono o attraverso le videochiamate, nonostante l'iniziale difficoltà di Marco a comprenderne il più basilare meccanismo.

 

-Sai Jean, devo dirti una cosa- indossando uno sguardo titubante mi annuncia, con tono intriso di timidezza 'o forse timore?' durante una giornata come tante altre, mentre guardavamo assieme la tv nel salotto di casa, aspettando che mia madre portasse la cena, che si era ripromessa di preparare per “Marcobo, il più migliore amico in assoluto di Jeanbo” aveva detto.

-Parla pure, Marco- rispondo sorridente, senza spostare lo sguardo dallo schermo luminoso difronte a noi, privo della possibilità di sapere che cosa aspettarmi da quel sassolino tanto piccolo e al tempo stesso tanto ingombrante nella mia vita, che col tempo aveva preso man mano sempre più importanza all'interno della mia vita, trasformandosi in qualche modo sempre più in una piacevole compagnia me e per le mie giornate.

'Come può una singola persona regalare così tanto? Come può un ragazzo d'oro come lui aver scelto uno come me? Sono così fiero del mio uomo, delle sue lentiggini, della sua bellezza, delle sue azioni estremamente dolci, di camminare al suo fianco, della sua a dir poco enorme innocenza nel modo di pensare.. lo amo così tanto, il mio Marco.. nonostante siano passati questi.. Quanti? Quattro anni? Non riuscirei mai e poi mai ad annoiarmi dei suoi piccoli e grandi gesti, della sua risata, dei suoi movimenti inconsulti, delle nostre abitudini, dei nostri bisticci.. credo di non voler mai più cambiare il paio di scarpe che ho indosso da quando lo conosco, credo di non aver bisogno di alcun arnese per togliere dalla loro suola questo piccolo grande amore'.

-Credo proprio che questa storia non possa avere un seguito se..



spazio dell'autrice
Ed eccoci giunti all'ultimo capitolo di questo progetto durato probabilmente fin troppo(?)
Sono davvero soddisfatta dei miglioramenti fatti andando aventi nello scrivere questa fic ;v; e ringrazio infinitamente ogni singolo lettore che mi ha seguita fino a questo punto!~ <3
Sarei davvero felice se qui voleste lasciare una recensione dicendomi ciò che vi è parso di questo capitolo o del tutto in generale! uvu
(Ad ogni modo, spero il prima possibile, di riuscire a poter mettere davvero il punto a questo progetto attraverso l'epilogo che ho intenzione di inserire eve)
 

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Capitolo 16
*** Epilogo //00// ***


//Spazio dell'autrice.
Questa volta ho voluto scrivere qui all'inizio per non rovinarvi l'umore al termine ;^)
E niente, quasi non ci credo che queste siano le ultime parole che apparterranno a questa storia! ;0;
Eppure eccoci giunti all'ultimissima parte della fic.
Mi rendo conto di aver preferito scrivere in maniera parzialmente criptica il tutto: se doveste aver bisogno di eventuali chiarimenti non esitate a contattarmi, che sia attraverso una recensione o messaggio privato ;u;
Sarei comunque contentissima se voleste lasciare una recensione sottoponendomi eventuali errori o qualunque cosa vi vada di comunicarmi! Spero, inoltre, che vogliate seguirmi anche in futuro. Un grande saluto a tutti, vi lascio alla lettura, e scusatemi per la intro che vi ho imposto davanti agli occhi ;; //








Una giornata come tante, una giornata di primavera, una giornata serena, una giornata inondata da petali variopinti, una giornata dalla temperatura mite, una di quelle che ti regalano la brezza leggera del vento, una giornata nella quale sarebbe andato tutto piacevolmente, tutto con regolarità; una di quelle giornate nelle quali, da quando ti svegli in poi, hai in testa soltanto che tutto andrà come deve andare.

 

'Ho deciso, oggi gli dirò tutto, non voglio tenermi dentro nulla, non gli darò neanche il tempo di rispondere, butterò tutto fuori, infondo non ho nulla da perdere'

'Infondo sò già che non otterrò nessuna risposta'.

-Ehy, Marco, buongiorno.- sorrido guardandolo, steso davanti a me; sorrido sentendo come se il suo imbarazzo, ipoteticamente proveniente dal suo volto coperto, si stesse espandendo nell'aria profumata del mattino -oggi.. oggi mi fa un po' male il ginocchio, sai? Ricordi quando mi hai massaggiato la crema con le tue dolci e grandi mani rugose? Non credevo che sarei stato capace di condividere gli anni della mia vecchiaia con qualcuno, ne tantomeno con un uomo eppure.. eppure.. tu mi hai rubato il cuore, lo hai fatto tuo, lo hai avvolto delicatamente, me lo hai curato ogni volta che ce n'è stato bisogno, un po' come il mio ginocchio, anche quando io mi sono allontanato da te e.. scusa, cazzo, sto dicendo cose insensate.. Ricomincio- prendo fiato inalando la sua vicinanza, sentendone il profumo, profumo di fiori freschi e splendidi -Marco Bodt, sai, la prima volta che ho iniziato a conoscerti per davvero ho subito collegato la tua presenza a quella di un ciottolo incastrato tra le fessure della suola di una scarpa: sei entrato a far parte della mia vita senza che nessuno lo avesse chiesto, inizialmente senza suscitare alcun sospetto, poi iniziando a farmi sentire la tua presenza, a coinvolgermi nel tuo mondo placido, a proteggermi, ad accompagarmi, a sostenermi, ad aiutarmi in ogni momento, a sorridermi con quella tua bocca che.. che ho visitato tante di quelle volte da poterne ricordare ancora il sapore..- sbadatamente, solo per un attimo, perdo il mio sorriso e mi si inumidiscono gli occhi per il tumulto di emozioni che mi travolgono ricordando quelle gioie -“Senza neanche accorgermene, a creare l'utile per rimuovere quel ciottolo dalla mia suola, ero stato io non dicendo a mia madre e a nessuno in generale della mia relazione con te, che ne hai sofferto intensamente” sai, Marco, è questa la prima cosa che ho pensato dopo le tue parole, prima di sbatterti fuori dalla porta di casa mia dopo anni di relazione: in quel momento non sono riuscito a non restare razionale, ad abbandonare i miei consanguinei, profondamente contrariati, scegliendo quella che sarebbe stata una vita serena con te. Oh, Marco, non hai idea di quanto mi hai dato, non hai idea di quanto mi hai fatto star bene, di quanto tu abbia migliorato il mio stato d'animo anche solo rivolgendomi un tuo sguardo calmo, pacato, paziente..

-non hai idea di quanto sia significata, per me, la tua umanità nei confronti di tutti, il tuo rispetto nei miei riguardi, nei riguardi di uno stupido ragazzino biondiccio e attaccabrighe.. Hai visto? Grazie a te sono anche molto migliorato nei modi di parlare e comportarmi..- accenno una risata smorzata, quasi vantandomene -io... mi dispiace.. mi dispiace di non aver avuto la forza di mettere da parte la mia famiglia.. dopo- portandomi una mano sulla fronte e afferrando i capelli bianchi con tracce di una tinta vecchia mesi, che ne coprivano una parte -dopo la reazione di mia madre alla notizia del nostro rapporto, decisamente più intenso e travolgente di una amicizia, non.. non ho avuto la forza di.. di abbandonare ciò a cui mi ero aggrappato per anni, prima del tuo arrivo.. ho avuto paura! HO AVUTO PAURA, MARCO! Ho.. ho avuto paura.. e..- tra le lacrime, alle quali sono oramai abituato -e sono tornato da te giusto in tempo per vederti appassire.. come posso perdonarmelo? Come posso perdonare la mia indifferenza nei riguardi delle parole lanciatemi addosso, con disperazione, da tuo fratello? Come hai potuto, tu, perdonarmelo!? Come hai potuto accogliermi tra le tue pendenti e vecchie braccia, esili come non lo erano mai state in gioventù, dopo tutti gli anni in cui io ti ho abbandonato, convincendomi che fosse la scelta migliore per entrambi, eppure continuando a pensare in maniera egoistica e vigliacca..? Marco io.. aver perso più di un terzo della vita che avrei potuto trascorrere con te è il mio più grande rimpianto..! E pensare che sia stata tutta colpa mia.. e pensare che sia tutta colpa mia mi devasta e scava dentro ogni giorno di più.. Perchè quando un vecchio dagli occhi ambra ti si è presentato davanti all'improvviso dopo eoni, lo hai accolto come se non fosse accaduto niente?!

-Eppure tu non mi avevi mai chiesto nulla.. non avevi preteso nulla di serio da me se non che io facessi coming out, rendendoci liberi.. e io.. io che ho fatto? Ti ho illuso parlandone con mia madre, e poi ti ferito calciandoti via dalla mia esistenza per anni.. Marco.. Marco.. Marco..- continuo a farneticare allungo, inchinandomi sulla sua tomba di marmo, fredda e netta come lo è la morte.

“In memoria di un cuore grande e lentigginoso, amico di tutti e amante di uno” c'è scritto. Leggere quelle parole appannate dalle mie lacrime fa sussultare nuovamente il mio cuore; inizio a tremare, urlando via delle emozioni crudeli, che dal giorno della dipartita dell'altro mi trafiggevano perennemente.

“Marco” continuo a ripetere, a chiamare, a gridare, quasi fino a perdere la voce, che usciva fuori dalle corde vocali di un vecchio ritenuto, da tutti gli sconosciuti in quel momento lì attorno, un pazzo.

 

-Va bene così Jean. Sono stato contento di averti potuto stringere tra le mie braccia ancora per un po' prima di andarmene.

 

Sento queste parole, flautate dal vento, rimbombarmi come un sussurro mandato da lontano nella testa.

 

'E così continui a prenderti cura di me anche da lassù, eh?'

 

Questo l'unico pensiero capace di confortarmi meramente prima che Eren e Mikasa, tenendosi per mano, seguiti da Armin e il suo nuovo ragazzo, venissero a prendermi per accompagnarmi a casa, sostenendomi.

Una casa rimasta vuota fin troppo allungo, quella nella quale abbiamo condiviso tutto, frettolosamente, prima dell'addio definitivo.

 

Sorrido.

 

'Questa sera forse mi sentirò un po' meno solo.'

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