The end where I begin.

di Jaredsveins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Do you feel cold and lost in desperation? ***
Capitolo 2: *** I've felt this way before, so insecure. ***
Capitolo 3: *** I’m a nightmare dressed like a daydream. ***
Capitolo 4: *** Look into my eyes, it's where my demons hide. ***
Capitolo 5: *** You complete me. ***
Capitolo 6: *** Sometimes I feel like you've known me forever. ***
Capitolo 7: *** No, I’ve never seen anything quite like you. ***
Capitolo 8: *** Everything is made to be broken. ***
Capitolo 9: *** The war within me pulls me under. ***
Capitolo 10: *** Don't waste your time on me you're already the voice inside my head. ***
Capitolo 11: *** Don't let me drown. ***
Capitolo 12: *** The end where I begin. ***



Capitolo 1
*** Do you feel cold and lost in desperation? ***


Salve a tutti! Mi presento a chi non mi conosce e non ha mai letto di conseguenza qualcosa scritta da me. Mi chiamo Federica, ma chiamatemi pure Feffe. Shippo Destiel a mai finire e questa è la prima long su quei due esseri pucci (shh non l'ho detto davvero) che butto giù, quindi spero che venga fuori qualcosa di carino e spero con tutto il cuore che mi facciate sapere cosa ve ne pare.
Ci vediamo al prossimo capitolo!

-Feffe


1. Do you feel cold and lost in desperation?

 

No one knows what it's like
To feel these feelings
Like I do
And I blame you
No one bites back as hard
On their anger
None of my pain and woe
Can show through

Behind blue eyes – The Who

 

20 Marzo 2007

 

La pioggia batteva violentemente contro i vetri della finestra, il vento soffiava attraverso gli spifferi e entrambi i suoni creavano così gli unici rumori presenti nella casa ormai silenziosa. Silenziosa perché non vi era più nessuna vita ad abitarla. Mezz'ora prima c'era, ma adesso tutto quel che era rimasto erano dei corpi senz'anima e delle pozze di sangue che li circondavano. Solo uno di loro si era salvato, perché si trovava a casa di amici. Solo uno di loro che ignaro di tutto, aprì la porta di casa e urlò di esser tornato. Ma nessuno rispose, nessuno disse nulla perché semplicemente nessuno era lì ad aspettarlo. Non più.

“Mamma? Papà?” Il ragazzo sbuffò e immaginò che tutti dovessero già essere a letto. “Sammy?” Si recò nella camera del fratello e un urlo gli morì in gola, perché non poteva credere ai suoi occhi e si augurò di avere le allucinazioni. Perché, se non le avesse avute, avrebbe voluto dire che il corpo dilaniato sul pavimento era davvero di suo fratello. Avrebbe voluto dire che i suoi occhi riversi all'indietro e vuoti erano reali.

“Sammy..” Si avvicinò e si inginocchiò per terra, stringendo i pugni nei jeans e gemendo di orrore quando si rese conto di non star sognando. Perché avrebbe voluto svegliarsi e scoprire che quel che stava vivendo era solo un incubo, uno di quelli che ti fa svegliare con l'angoscia ma che dopo un po' ti lascia stare. Avrebbe voluto non esser mai uscito da casa quella sera, perché almeno sarebbe toccata la stessa sorte a lui e non avrebbe dovuto sopportare quel dolore che si stava facendo spazio in lui.

La puzza di sangue gli stava ormai impregnando le narici, il silenzio era troppo rumoroso in quel momento. E dentro se sapeva bene che, se fosse andato nella camera adiacente a quella, avrebbe trovato uno spettacolo altrettanto terribile.

E volle verificare ciò, alzandosi e reggendosi a malapena in piedi mentre vedeva offuscato per le lacrime che gli erano salite agli occhi. Spostò la porta della camera da letto e appena vide il resto, urlò.

Sua madre giaceva sul letto che ormai era impregnato dal sangue, gli occhi erano chiusi e una ferita era aperta all'altezza del cuore. Suo padre aveva il volto tumefatto, era irriconoscibile e stava per terra supino, senza vita, con una ferita come quella della madre ma all'altezza dello stomaco.

Dean sentì la testa girare e le gambe lasciarlo, infatti crollò sul pavimento e tutto ciò che seguì quel momento fu il buio.

Quando si risvegliò, trovò il suo amico di famiglia Bobby a consolarlo.

Pianse tanto, come mai in vita sua e promise a se stesso che avrebbe scoperto chi era stato a fare una cosa del genere. Promise a se stesso che dopo quel giorno, non avrebbe più perso tempo a piangere, ma a combattere. E così fu, non versò nemmeno una lacrima nemmeno ai funerali. Semplicemente, rimase a fissare le tre bare che venivano abbassate sotto terra, serio. E combatté per tanto tempo, per mesi e mesi fino a quando non si scoprì chi fu a uccidere la sua famiglia. Una persona che nemmeno Dean conosceva e che scoprì aveva dei debiti con John, suo padre. Era stata tutta una schifosa questione di soldi. Dean sapeva che, qualsiasi somma di denaro suo padre dovesse a quell'uomo, non sarebbe mai stata equivalente al valore di tre vite. Perché da quel giorno in poi non ci sarebbe più stato nessuno ad aspettarlo a casa, non ci sarebbero più stati i litigi con Sam, le risate, gli abbracci, la consapevolezza di poter contare sul proprio fratello. Non ci sarebbe più stata sua madre a consolarlo quando stava male, a dirgli quanto lo amava e ad aiutarlo con le prime cotte. Non ci sarebbe più stato suo padre ad aiutarlo a difendersi dagli idioti che lo avrebbero preso un giro a scuola, non ci sarebbe mai più stato un padre che lo avrebbe aiutato a diventare un uomo. Ci sarebbe solo stato lui contro il mondo.

 

 

20 Marzo 2015

 

Castiel si trascinò al banco in fondo alla classe stanco, sbuffando e poggiando la testa sul braccio ora disteso sulla superficie dura. Ultimamente studiava come una macchina e non aveva più tempo per niente, ma era l'ultimo anno e doveva prendere quel fottutissimo diploma. Non leggeva da giorni e si sentiva già in astinenza, non era nemmeno riuscito a comprare il CD per cui aveva messo i soldi da parte. I suoi lo asfissiavano, dicendogli che se non fosse uscito da scuola con un voto decente, col cavolo che lo avrebbero mandato in vacanza nelle Maldive.

Sorrise tra se e se, pensando a quanto sarebbe stato bello svegliarsi, affacciarsi e trovare attorno a se il mare cristallino. Ma i suoi pensieri furono interrotti dall'ingresso del suo amico in classe, Dean Winchester.

Era un ragazzo okay, anche se a volte Castiel si sentiva in imbarazzo perché quel ragazzo era un tipo molto riservato e quindi in certi momenti non sapeva come comportarsi. Si conoscevano da ormai due anni, ma avevano iniziato a legare davvero negli ultimi mesi per via di un episodio successo in mensa.

Degli idioti lo avevano attaccato chiamandolo checca di merda e Dean era intervenuto, dicendogli di andare a farsi fottere e presentandosi a lui con un sorriso. Castiel ne era rimasto molto sorpreso, perché anche se sapeva difendersi da solo, nessuno lo aveva mai fatto per lui e gli aveva fatto davvero molto piacere.

Quel giorno, però, aveva qualcosa di diverso, era più serio del solito e questo scosse Castiel che si chiese subito cosa potesse esser successo. Erano amici, ma nessuno dei due si confidava mai con l'altro. L'unica cosa che Cas sapeva dell'altro, era che viveva con un amico di famiglia e l'altro sapeva di lui solo della sua omosessualità. A lui sarebbe piaciuto moltissimo parlare con Dean della propria vita, solo che per una volta in cui lui gli fece una domanda, il ragazzo era scattato come una molla e gli aveva detto in modo per niente gentile, di farsi gli affari suoi. E da quel giorno parlarono di tutto, ma non delle loro famiglie.

“Buongiorno!” Lo salutò allegro Castiel.

“Mh, ciao.” Dean fece un cenno e si sedé accanto a lui, sbuffando scocciato.

“Qualcosa non va?”

“Che ti importa scusa?” Rispose secco, senza guardarlo.

Cas si zittì subito e sospirò, sapendo che non avrebbe potuto chiedergli nulla e si guardò attorno cercando di concentrarsi su altro, mentre la classe si riempiva piano piano.

Dopo dieci minuti la lezione iniziò e entrambi i ragazzi non si parlarono nemmeno un po', con un leggero disappunto di Castiel. Avrebbe davvero voluto sapere cosa turbava Dean per poterlo aiutare, ma non gli aveva risposto in modo molto carino e non gli andava di discutere con nessuno, soprattutto con lui.

“Scusami.”

Quella parola arrivò inaspettata alle orecchie di Cas che sgranò gli occhi, voltandosi verso l'altro. “Cosa?”

“Scusami, non avrei dovuto risponderti in quel modo. E' che oggi è..”

Castiel guardò Dean in aspettativa e poté sentire il suo cuore battere all'impazzata, perché sarebbe stata la prima volta in cui l'amico gli avrebbe detto cosa non andava.

“Niente, lascia perdere.”

“No, adesso me lo dici.” Lo punzecchiò Castiel, dandogli dei colpetti con la penna sul fianco con l'intento di far ridere l'altro.

“No, davvero..non è nulla.” Dean si alzò e chiese il permesso di uscire, recandosi fuori nel momento in cui il professore gli disse di sì.

Cas incrociò le braccia e scosse il capo confuso, pensando che prima o poi avrebbero parlato per bene.

 

Finita la lezione, Castiel si recò fuori dall'istituto per andare sul prato a leggere un libro per distrarsi, visto che i suoi pensieri erano tutti concentrati su Dean Winchester. E poi quelli erano gli unici momenti in cui poteva fare qualcosa che gli piaceva. Tra una lezione e l'altra. Quindi si sedé, poggiò la schiena su un albero e iniziò a leggere tranquillamente, non accorgendosi dell'amico che si stava avvicinando a lui.

“Disturbo?”

Il ragazzo chiuse il libro e negò con il capo, facendo spazio a Dean per farlo appoggiare al tronco dietro loro. “Comunque sei strano forte eh.”

“Perché?” Il biondo aggrottò le sopracciglia e inclinò il capo.

Castiel pensò che fosse adorabile. “Oh beh, perché prima sei scontroso, poi scherzi, poi stai per dirmi qualcosa e ti zittisci, uscendo dalla classe. E ora eccoti qui. Sicuro di non soffrire di un disturbo della personalità?”

Dean scoppiò a ridere insieme a Castiel e gli diede un pugno sul braccio per scherzare. “Sono sicuro. E' solo che non sono abituato a parlare dei miei problemi agli altri.”

“E' che non sei abituato ad avere amici, in realtà.”

E Dean sapeva che aveva ragione.

Castiel era il primo vero amico che riusciva ad avere dopo molti anni e non era abituato a sfogarsi, a confidarsi con qualcuno oppure a ricevere consigli. Lui credeva di riuscire a star bene da solo, senza il bisogno di nessuno perché, secondo lui, i rapporti rallentavano le persone. Dean pensava che avere qualcuno al proprio fianco, fosse una debolezza perché se si teneva a qualcuno, si era più vulnerabili. Perciò era sempre stato solo, non aveva mai cercato nessuno illudendosi di star bene quando invece sapeva benissimo che, in fondo, tutti avevano bisogno di qualcuno per riuscire a essere felici anche con tutti i rischi che avrebbe comportato.

E così conobbe Castiel, quel ragazzo che a volte definivano strano per via della sua omosessualità anche se non dichiarata; quello stesso ragazzo che invece di allontanarsi da lui ed evitarlo quando lo insultava, si avvicinava di più e gli diceva di capire la sua rabbia; quello stesso ragazzo che lo sopportava e supportava; quel ragazzo che non sapeva del passato di Dean; quel ragazzo a cui non aveva mai raccontato della sua vita.

“Beh, sono amico tuo.”

“Touché.”

Dean si mise a ridere e chiuse gli occhi poi, godendosi il vento che gli stava colpendo il viso.

“Cosa c'è che non va Dean?”

Si sentì toccare la spalla dall'amico che aveva appena parlato piano, come se avesse quasi paura di chiederglielo.

“Non è necessario che tu lo sappia.”

“Ma io voglio solo aiutarti, credimi.”

“Se lo sapessi, non cambierebbe nulla. Quindi non te lo dico.”

“Tenerti tutto dentro non ti aiuterà.”

“E parlarne a te sì?”

Castiel sospirò e negò con il capo, ritirando la mano dalla spalla di Dean e riaprì il libro, cercando di immergersi di nuovo nella lettura e tentando di far finta di nulla. Gli dispiaceva vedere Dean stare male e non poterlo aiutare. Faceva sempre di tutto per farlo ridere e anche se ci riusciva, c'era sempre quella sfumatura di tristezza negli occhi dell'amico che non riusciva a farlo star sereno.

Dean si sentiva in colpa ogni volta che dava risposte come quelle a Cas, perché in fondo voleva riuscire a sbloccarsi ma la verità era che parlare della tragedia della sua famiglia lo avrebbe costretto a ricordare tutto per filo e per segno. Sentire uscire dalle sue labbra parole come “i miei sono morti e anche mio fratello” sarebbe stato troppo e poi, ogni volta che pensava di essere pronto per dirle, si ritirava sempre per paura di esser visto con pena o per paura di non farcela.

“Cas, mi dispiace okay? Ma non voglio annoiare nessuno con i miei problemi, non mi va proprio.”

“Non annoieresti nessuno, stai tranquillo. Ma va bene così, un giorno me ne parlerai.”

Castiel era infastidito e Dean era riuscito a capirlo dal tono che usò e la cosa lo fece arrabbiare. “Cosa vuoi che ti dica?”

“Niente!” Castiel chiuse il libro con forza e si alzò, dando le spalle all'altro e respirando profondamente. “Ora devo andare, ho lezione.”

Dean scosse la testa confuso e al tempo stesso arrabbiato. Non sarebbe mai riuscito a capire il rapporto che aveva con quel ragazzo. Perché alla fine o litigavano, oppure stavano bene o entrambe le cose insieme. “Dipende tutto da me? Dipende dal mio essere schivo e riservato?” Si alzò e aprì le braccia di lato.

Castiel non rispose e continuò a camminare, stringendosi il libro al petto. Adesso era lui che aveva bisogno di stare da solo. Era arrabbiato.

“Rispondi, dannazione!” Il biondo lo prese per il braccio una volta dopo averlo raggiunto e lo costrinse a voltarsi per guardarlo in faccia. “Dipende da questo?”

“Lasciami.” L'altro si divincolò dalla presa che si faceva sempre più forte e ciò gli portò alla mente un ricordo che ormai aveva sotterrato nella sabbia, un ricordo che lo faceva rabbrividire e a cui non dava importanza da ormai molti anni. A Castiel venne il panico.

“No, tu adesso mi rispondi.”

“Dean, ti ho detto di lasciarmi..” La voce del moro si fece un sussurro e sentì un peso allo stomaco al tempo stesso, quando con uno strattone tentò di sfuggire a Dean che invece lo prese anche per l'altro braccio, stringendo la presa con enfasi.

“Non te ne vai se non mi rispondi. Mi sono rotto di questa situazione! Che razza di amicizia è la nostra?!”

“Non è colpa mia se va così!” Castiel esplose e gli urlò contro. “Lasciami cazzo!”

Dean sgranò gli occhi sentendolo e lo lasciò andare improvvisamente, facendolo barcollare indietro e facendogli fare qualche passo per riuscire a stare in equilibrio sui suoi piedi.

Cas corse via e si infilò subito in bagno, chiudendosi dentro uno di questi e sedendosi sul water per poi prendersi subito la testa tra le mani. Le immagini che aveva cercato di non ricordare più stavano riaffiorando nella sua mente ed erano dolorose, taglienti. Il ragazzo infilò le dita tra i capelli, stringendoli nei pugni e ripetendo in continuazione “no”, dondolando avanti e indietro sul posto per almeno cinque minuti. Doveva calmarsi assolutamente.

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Capitolo 2
*** I've felt this way before, so insecure. ***


Buonsalve a tutti! Innanzitutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito e che hanno messo la mia storia tra le seguite, siete molto carucci, aw.
Beh, avrei dovuto pubblicare questo capitolo domenica, ma per vari problemi non avrei potuto essere puntuale e quindi ho pensato bene di anticipare. Da questo capitolo in poi penso che ne metterò uno a settimana, oppure ogni cinque giorni, dipende anche dagli impegni che avrò con la scuola. Anzi, vi chiedo scusa in anticipo semmai non dovessi rispettare le scadenze in futuro, ma quest'anno sono di esami e quindi potrei suicidarmi prima. No dai scherzo..(forse)
ANYWAY, vi lascio al capitolo. Grazie ancora e buona lettura!
-Feffe


2. I've felt this way before, so insecure.

 

There's something inside me that pulls beneath the surface
consuming, confusing.
This lack of self-control I fear is never ending
controlling, I can't seem.

Crawling – Linkin Park

 

Non seppe per quanto tempo rimase chiuso in quel bagno, sapeva solo che il suo compagno di classe Gabriel era entrato lì chiamando il suo nome e chiedendogli se fosse lì dentro. Castiel non rispose e iniziò a fare dei respiri profondi, smettendo di sussurrare parole sconnesse tra loro e iniziando a pensare che doveva seriamente calmarsi, altrimenti avrebbe avuto una crisi.

Dean invece lo stava cercando da almeno venti minuti, non riuscendo a trovare l'amico da nessuna parte e iniziando a preoccuparsi. Poi vide Gabriel uscire dal bagno e ci si fiondò dentro, pensando che forse potesse esserci Castiel. “Cas?”

Il ragazzo sussultò sentendo la voce dell'altro e poggiò una mano dove poco prima lo aveva afferrato, mordendosi il labbro mentre una lacrima gli graffiò il viso prepotentemente.

“Cas andiamo, so che sei qui..” Ed era vero. Perché qualche settimana prima avevano litigato di nuovo e lui si era andato a rifugiare lì per minuti immensi.

Castiel sospirò profondamente e si schiarì la gola, alzandosi sulla gambe malferme e uscendo dal bagno immaginando di non avere per niente un bell'aspetto.

“Woh, che faccia..ti senti bene?”

E senza rispondere si piegò in due, non riuscendo a fare un altro passo e dando di stomaco, strizzando gli occhi. Poté sentire l'amico imprecare e tenergli subito i capelli, insultando un ragazzo appena entrato nella stanza e dicendogli di non stare impalato a guardare, ma di chiamare qualcuno dall'infermeria. Sentiva delle fitte alla testa a ogni sforzo che faceva per svuotarsi del tutto e si aggrappò al braccio di Dean per sostenersi, altrimenti sarebbe caduto per terra. Non gli capitava una crisi del genere da anni e riaverla non era per niente bello. Si sentiva debole e appena finì era imbarazzato da morire, perché la solita orda di curiosi era lì a guardare.

Denise, l'infermiera della scuola, andò da Castiel e con l'aiuto di Dean lo portò in ambulatorio e lo fece stendere su un lettino. Quella donna era stata come una seconda madre per lui nell'arco di quei cinque anni, perché conosceva bene la famiglia di Castiel ed era capitato che passassero qualche festa insieme o qualche compleanno. Quella donna sapeva tutto di lui e immaginava il motivo del suo malessere, difatti era dispiaciuta e al tempo stesso spaventata perché non voleva rivedere quel povero ragazzo soffrire come anni prima. Pensava che avesse superato quell'ostacolo ma alla fine aveva ragione la gente quando diceva che il passato, alla fine, veniva sempre a galla e questo era ciò che era successo a Castiel.
“Cassie, come ti senti?” Gli prese una mano e gli sorrise dolcemente, solleticandogli il viso con i suoi capelli lunghi quando avvicinò il viso al suo per scrutare la sua espressione non appena aprì gli occhi.

“Ho un saporaccio in bocca..”

“Provvediamo subito.” La donna prese la macchinetta della pressione per misurargliela e vedendo che l'aveva bassa, gli diede una bustina di zucchero. “Si può sapere perché devi sempre farti prendere dal panico?”

E Castiel la guardò supplicante, spostando gli occhi verso Dean che li stava osservando sentendosi un po' a disagio.

Denise capì e si zittì, inviandogli uno sguardo del tipo “poi ne riparliamo”.

Il terzo si avvicinò a loro confuso e guardò poi l'amico. “C'è qualcosa che dovrei sapere?”

“No, niente.” Tagliò corto Castiel e scese dal lettino barcollando.

“Il cavolo, adesso me lo dici.”

“Di nuovo Dean? Lasciami in pace per oggi.” Sibilò.

Il ragazzo ci rimase per quell'atteggiamento e per quella risposta, per la seconda volta in quella mattina. Non era da Castiel comportarsi in quel modo, non era da quel ragazzo che spesso perdonava tutto a tutti e che non si arrabbiava mai. Era evidente che qualcosa non andava e doveva essere qualcosa di grosso per farlo reagire in quel modo.

Castiel andò poco dopo in segreteria e uscì prima da scuola, trovando sua madre fuori che era stata sicuramente avvisata da Denise. Appena la vide sospirò di sollievo, corse da lei con passo malfermo e le gettò le braccia al collo appena la raggiunse, stringendola come se fosse l'unica cosa che potesse tenerlo in vita.

“Che succede?” Hannah lo avvolse con le braccia e lo portò in auto.

“Sono ritornati mamma, quei brutti pensieri.”

La donna sgranò gli occhi non appena si sedé e prese suo figlio tra le braccia nuovamente, stringendolo con forza a se e dicendogli che ce l'avrebbe fatta a superarla anche quella volta. Perché Castiel era un ragazzo forte e niente avrebbe potuto scalfirlo.

 

Dean entrò a casa sbattendo la porta, ignorando il rimprovero di Bobby. Era furioso per l'intera situazione ma soprattutto lo era con se stesso, perché l'unica persona, al di fuori di quell'omone di fronte a lui in quel momento, a cui importava davvero di lui era Castiel e lui era riuscito a farlo stare malissimo. Perché aveva perfettamente capito che la causa del malessere dell'amico, era lui. E questo gli faceva male, perché anche se gli costava molto ammetterlo, teneva moltissimo a quel ragazzo. E ciò gli faceva rabbia, perché lui era Dean Winchester e non si perdeva in smancerie tra amici. Per lui era anche inutile averne. Eppure eccolo lì a star male e a farsi i complessi a causa di un ragazzo di 18 anni e dai capelli corvini. Dannazione, era anche più piccolo di lui di due anni. Non che l'età fosse poi così rilevante.

“Che diavolo ti prende, idiota?”

Dean alzò gli occhi al cielo e imprecò a bassa voce, maledicendosi perché non riusciva mai a tenergli nascosto nulla. “Non ho niente.”

“Oh se per te entrare a casa sbattendo la porta e ignorandomi vuol dire non avere niente allora va bene, non hai niente.” Disse sarcastico l'uomo.

“Indaga quanto vuoi vecchio, tanto non ti dico niente.” Gli fece l'occhiolino e si mise a ridere notando lo sbuffo di Bobby a quell'aggettivo. Sapeva che lo odiava.

“Oh mi scusi principessina Deanna.”

Dean gli alzò il medio e andò poi a chiudersi in camera, ridendo piano tra se e se.

Dio, perché non poteva essere così sempre? A scherzare con quell'uomo che lo aveva praticamente cresciuto per un bell'arco della sua vita e prendendosi in giro a vicenda? Invece no, lui doveva avere quei tremila complessi che lo facevano stare da schifo e che lo infastidivano in continuazione. Soprattutto nell'ultimo periodo e quell'accaduto con Castiel era stato la goccia.

Cosa aveva Dean che non andava?

Se lo chiedeva spesso. Si guardava attorno vedendo i suoi compagni felici a scherzare, che si abbracciavano nei loro rari momenti di dolcezza estrema e sereni. Li invidiava, ecco perché non li sopportava. Perché loro sapevano vivere la propria vita con tranquillità, non facendosi problemi se si affezionavano a una persona. Lui invece no. A un aneddoto vi erano mille domande e nessuna risposta. A ogni gesto di affetto vi era una reazione di difensiva e quelle rare volte in cui si lasciava andare, si ritrovava due minuti dopo a cambiare umore per il semplice fatto che non voleva farsi vedere vulnerabile. Perché per lui dare affetto voleva dire essere vulnerabili, perché la gente spesso e volentieri si approfittava della bontà di Castiel e lui, prendendo l'esempio dell'amico, si tirava indietro anche con chi lo meritava. Come con Cas, appunto.

Chissà come stava Castiel in quel momento. Chissà se lo stava odiando e chissà cosa diavolo gli era preso. Stava pensando in continuazione alla domanda che gli aveva posto l'infermiera. “Perché ti fai sempre prendere dal panico?” E questo sempre a Dean non risultava, perché da quando conosceva l'amico lo aveva visto nervoso, al massimo, ma mai in quello stato da sentirsi addirittura male. Ciò voleva dire che c'era qualcosa di più sotto, qualcosa di grave che Dean avrebbe tanto voluto scoprire. E non per curiosità, ma per aiutare Castiel e stargli vicino.

Ecco un'altra cosa che lo faceva andare su tutte le furie di se stesso: era incoerente. Il problema era che gli capitava solo con Cas. Un momento prima pensava che faceva bene ad essere scostante, ma un attimo dopo si sentiva in colpa e voleva aiutarlo. Un attimo prima gli diceva di farsi gli affari propri in modo per niente carino, e un attimo dopo era da lui a cercare di sciogliere la tensione. Quel ragazzo lo confondeva e non riusciva a spiegarselo nemmeno lui, perché non gli era mai successo prima. Negli anni precedenti, se iniziava ad affezionarsi a qualcuno, lo mandava via. Invece con Castiel era tutto diverso, non riusciva a mandarlo via e anche se fosse non voleva farlo. Lo voleva accanto a se come amico, come confidente, solo che lo stava facendo soffrire e quei sentimenti contrastanti dentro lui non lo aiutavano per niente a stare sereno.

 

“Gabe, che c'è?”

“Questa sera Meg fa una festa a casa sua, vuoi venire?”

“A far che? Sai che il casino non fa per me.”

“Lo so, ma almeno fai qualcosa di diverso, dai!”

Il tono implorante dell'amico lo fece ridere. “Non è che hai paura di non rimorchiare e quindi di rimanere solo?”

“Ma che..assolutamente no!”

Rise ancora di più quando si rese conto di aver centrato il punto. “Oggi sono stato poco bene, infatti sono andato via prima. Non credo che..”

“Il cavolo, forza Cas!”

“Se mi sento male davanti a tutti giuro che ti uccido. Ci vediamo lì.” E detto ciò, dopo aver ascoltato Gabriel esultare, riattaccò con un sospiro profondo. Aveva intenzione di rimanere tutta la sera a casa a leggere ma, a quanto pare, aveva appena trovato qualcosa di nuovo da fare e forse lo avrebbe anche distratto.

Durante il pomeriggio si era calmato per fortuna, anche se ogni tanto si ritrovava a pensare ma gli bastava metter su le cuffie o vedere un film per distrarsi.

Si alzò e aprì l'armadio, grattandosi il mento con l'indice e storcendo la bocca indeciso. Cosa poteva mettersi per non sembrare un perfetto idiota? Castiel non era un tipo che amava le feste, soprattutto se organizzate da una ragazza come Meg. Attraente ma troppo perversa alle volte, faceva sempre battutine e quando ne aveva l'occasione gli toccava sempre il culo e lo imbarazzava molto. Non era abituato a ricevere molte attenzioni, non di quel tipo almeno. Sapeva benissimo che quella ragazza avrebbe voluto portarselo volentieri a letto, ma non faceva per Castiel anche se a volte si era soffermato a pensare a lei in quel modo e gli era anche piaciuto. Ma anche in quel modo, le voleva bene nel suo piccolo. Erano amici e per Cas sarebbero sempre rimasti tali.

Poi infine optò per un paio di pantaloni blu, una camicia bianca e dei mocassini. Scompigliò i capelli, mise un po' di profumo e prese il cellulare per avvisare Gabriel che stava arrivando ma trovò un messaggio di Dean.

'Cas, come ti senti? Mi dispiace molto per il mio comportamento oggi, non volevo ferirti.'

Sospirò leggendolo e lo chiuse senza rispondergli. Non era più arrabbiato, ma per quel giorno non voleva pensare più a quella mattina e improvvisamente non vide l'ora di trovarsi alla festa.

Aveva decisamente bisogno di cambiare area.

 

“Castiel, è un piacere vederti..” Meg si avvicinò a lui e gli lasciò un bacio vicino le labbra di proposito, facendogli poi l'occhiolino una volta dopo essersi allontanata un po' da lui, quanto bastava per guardarlo bene. “Sei sempre uno schianto!”

“Anche tu non stai male.” Le sorrise educatamente lui, grattandosi i capelli imbarazzato. “Bella casa, comunque.”

“Mh, non sai quanto è bella la mia camera da letto..”

“Meg, dai..” Castiel rise diventando bordeaux e ringraziò il cielo quando vide Gabriel fare a spallate con le altre persone per raggiungerli con il disappunto della ragazza.

“E' qui la festa?” L'amico diede una pacca sulla schiena a Castiel e gli fece l'occhiolino. “Tutto bene?”

Castiel annuì e poi andò con Gabriel al tavolo degli aperitivi. Presero due bicchieri di vodka alla menta e li sbatterono piano, buttando poi tutto il contenuto giù. Il primo strizzò gli occhi e tossicchiò piano, dandosi dei pugni sul petto. Non ci era per niente abituato.

Un attimo dopo si ritrovò in mezzo a tanti corpi che si dimenavano tra loro, ballando come dei matti e ridendo tra loro perché si consideravano molto buffi. Allora anche lui provò a lasciarsi andare, iniziando a muovere i piedi e ancheggiando leggermente i fianchi, non rifiutando Meg che lo abbracciò attorno al collo. Alla fine era solo un ballo.

Ma era di Meg che si parlava in fin dei conti, infatti gli mise le mani sui glutei e se lo spinse contro senza fare troppe cerimonie e sussurrandogli all'orecchio quanto lo trovasse sexy. Poi gli sbottonò i primi tre bottoni della camicia e ammiccò, dicendogli che in quel modo era molto meglio.

Castiel ringraziò il cielo che le uniche luci lì dentro fossero quelle a intermittenza, così nessuno avrebbe notato il rossore sulle sue guance. Si sentiva un idiota.

Distolse lo sguardo da quello della ragazza e in quel momento due occhi attirarono la sua attenzione. In mezzo alla confusione, vide quei due occhi che fino a quella mattina aveva guardato con rabbia.

Che diavolo ci faceva Dean lì?

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Capitolo 3
*** I’m a nightmare dressed like a daydream. ***


Salve a tutti! Sto pubblicando questo capitolo per miracolo, dato che il pc non si accendeva più e adesso mi ha fatto la grazia di funzionare. Infatti, pensavo che non sarei riuscita ad aggiornare in tempo, invece grazie alla mia insolita fortuna, ci sto riuscendo! Quindi, se non dovessi esser puntuale per la scuola, potrebbe anche essere per problemi "tecnici". Anche se entro la settimana prossima risolverò il problema, ma non si sa mai!
Ringrazio sempre coloro che seguono la mia storia e che recensiscono e vi lascio alla vostra lettura. Spero come sempre di non deludervi.
Alla prossima!

-Feffe

 
3. I'm a nightmare dressed like a daydream.
 
 
“Oh my God, who is she?”
I get drunk on jealousy
But you’ll come back each time you leave.
Blank Space - Taylor Swift
 

Dean notò subito lo sguardo di Castiel in mezzo agli altri e la sua bocca si aprì in un enorme sorriso. Andò da lui e notò con disappunto che era insieme a Meg, quella ragazza non gli piaceva per niente e non la sopportava. Non per niente a scuola era chiamata “bocca di rose” e chissà come mai. E la cosa peggiore era che l'aveva sempre tra i piedi, dato che erano compagni di classe.

“Winchester.”

“Scansati.” Aggrottò le sopracciglia appena la rossa si mise tra lui e il suo amico per separarli.

“Non rompere, non vedi che stiamo ballando?”

“Beh io devo parlare con Castiel.”

“Chissene frega.”

Dean strinse i pugni e prese un respiro profondo, se solo non fosse stata una ragazza le avrebbe dato molto volentieri un pugno.

“Meg, aspetta.” Cas mise gentilmente una mano sulla spalla della ragazza, stringendogliela piano e facendole un sorriso. “Lasciaci parlare un attimo, poi torno subito da te.”

La ragazza sbuffò e poi li guardò, ma rivolgendo uno sguardo diverso a entrambi. Uno di sfida a Dean e uno dolce ma che nascondeva malizia a Castiel e quel che fece dopo lasciò scioccati i due. Meg si sporse in avanti dopo aver preso il viso di Cas e poggiò le labbra sulle sue, premendosi poco a lui e chiudendo gli occhi. Lui, dal canto suo, fece un verso di sorpresa e rimase immobile non sapendo cosa fare e colto alla sprovvista.

Dean invece sentì una fitta allo stomaco davanti quella scena, distogliendo lo sguardo e stringendo i pugni con forza per contenere la rabbia. Non sapeva nemmeno lui perché gli stesse dando tutto quel fastidio, alla fine non era affar suo quel che faceva il suo amico. Fatto stava che avrebbe tanto voluto prendere quella sgualdrina e insultarla in tutti i modi possibili e immaginabili.

Castiel sbatté le palpebre diverse volte prima di riprendersi dopo che la ragazza se ne andò, sentendosi abbastanza confuso e sorpreso. “Ma che cavolo..”

“Adesso possiamo parlare?” Dean alzò lo sguardo e usò un tono per niente garbato.

“Dimmi.”

Afferrò l'altro per il braccio e lo portò fuori, lasciandolo andare appena notò il suo irrigidirsi.

“Potresti smetterla di farlo? Mi da fastidio!” Castiel lo spinse e prese un respiro profondo, toccandosi il punto in cui prima c'era la mano di Dean.

“A me sembra ci sia qualcosa di più Cas, che diavolo ti succede?”

“Tu togliti questo vizio di merda di afferrarmi.”

“Okay, scusami va bene?” Dean sospirò e gli diede un buffetto sulla spalla accennando un lieve sorriso subito dopo. “Vuoi dirmi che ti è successo?”

Castiel si calmò un po' vedendo il suo amico più tranquillo. “Non posso Dean e soprattutto, non voglio. Quando tu inizierai ad aprirti con me, allora anche io lo farò con te.”

Dean sospirò e si grattò la nuca con una smorfia. Quindi era quello il problema? Un capriccio del tipo “voglio sapere i tuoi segreti altrimenti ti attacchi”?

“Dean, per me il rapporto umano è molto importante e se stai pensando che voglio sapere tutto perché sono un impiccione non farlo, perché non è così. Il problema è che io mi sono accorto, dal primo momento in cui ti ho visto, che nonostante tu sorrida, sotto sotto stai male. C'è qualcosa che ti turba e che automaticamente turba anche me, perché mi rendo conto che non sei te stesso e che non riesci ad aprirti.”

“Io non mi apro con gli altri, perché non voglio fare pena a nessuno.”

“Non mi faresti pena, posso assicurartelo.”

“Cas, forse un giorno riuscirò a dirti tutto, ma non adesso. Non ancora.”

Castiel sospirò e annuì, facendo per dire qualcosa ma venendo interrotto da Meg che corse da lui prendendogli la mano, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. “Devo andare.”

“Va bene, ci vediamo domani allora.”

“A domani.”

E detto ciò, Dean rimase lì a guardare il suo amico allontanarsi. Si poggiò alla ringhiera e chiuse gli occhi, poggiando le mani dietro se per sostenersi e sentendosi improvvisamente nervoso. Aveva bisogno di sfogarsi in qualche modo e dentro se sapeva qual'era il modo migliore in mezzo a tante ragazze. Prese un bel respiro e aprì gli occhi, incontrando con questi il corpo di Lisa, una ragazza del quarto anno che gli rivolgeva spesso molte attenzioni e con cui a volte si ritrovava a parlare e scherzare. Sapeva bene che lei non cercava delle storie serie e che voleva divertirsi, quindi era praticamente fatta. Il problema principale era che il motivo del suo nervosismo non era la conversazione appena avuta con Castiel, ma l'aver assistito a quel bacio tra lui e Meg. Gli aveva dato davvero fastidio e quindi adesso si sentiva strano. Lui era etero, dannazione. Non gli piacevano affatto i ragazzi e doveva dimostrarlo a se stesso portandosi a letto quella bella ragazza.

Si avvicinò lentamente e le fece un sorriso malizioso mentre andava da lei. “Lisa.”

“Guarda un po' chi c'è. Dean!”

“Vuoi ballare?” Le sorrise e andò con lei in mezzo agli altri, mettendole le mani sui fianchi e iniziando a muoversi a tempo di musica con la ragazza. Dentro se si sentiva ridicolo, ma aveva bisogno di distrarsi e in quel momento quello gli sembrava il modo migliore. E poi doveva ribadire a se stesso la sua eterosessualità. A lui piacevano le ragazze e non il contrario. Era andato sotto le coperte con molte nella sua vita e di certo un paio di occhi celesti e un sorriso bello come il sole non lo avrebbero distolto da quell'attività fisica, come la definiva lui.

La ragazza poggiò le mani al suo petto e lo accarezzò, sorridendogli maliziosa. “Immagino che tu non sia qui da me per un semplice ballo, l'ho capito subito dal tuo sguardo.”

Dean rise e si strinse nelle spalle, ammiccando. “E' così evidente?”

“Diciamo di sì, ma a me non dispiace per niente.”

Il ragazzo si avvicinò di più e quando l'altra poggiò le labbra alle sue, lui chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quel bacio e cercò di distogliere i suoi pensieri da Castiel. Le strinse i fianchi e la premette contro se, approfondendo il bacio e schiudendo le labbra iniziando a giocare con la sua lingua. Lisa iniziò a indugiare con le mani sotto la maglietta di lui che la fermò prontamente, staccandosi un po' e ridendo. “Vuoi farlo qui davanti a tutti?”

“Scusami, ma non ti so resistere.”

Dean la prese per mano e la tirò a se, camminando in mezzo agli altri spintonandoli un po' per avere il passaggio libero. Appena ebbe la visuale libera da tutti quei corpi, riuscì a incontrare lo sguardo di Castiel che non era di certo tranquillo, in quanto sembrava deluso e soprattutto a Dean non sfuggirono per niente i pugni stretti dell'amico vicino ai fianchi.

Cas non poteva credere ai suoi occhi, non si aspettava un comportamento del genere da parte di Dean. Vero era che ogni tanto gli aveva parlato dei suoi successi con le ragazze, ma non lo aveva mai visto all'opera e gli era sembrato un altro. Non era più quel ragazzo schivo e riservato, anzi..gli era sembrato uno di quei soliti coglioni popolari che facevano cadere ai piedi tutti e tutte. E Castiel sapeva bene il motivo di quel fastidio, era geloso. Quel ragazzo gli piaceva davvero molto, ecco perché faceva di tutto per capirlo e si ritrovava a pensarlo spesso. Ormai era palese che si stava innamorando di Dean Winchester.

Solo, chi era davvero Dean Winchester?

 

Non ebbero nemmeno il tempo di arrivare nella camera di Dean che tutti i loro vestiti erano già sparsi sul pavimento. Si baciavano con foga e si strusciavano tra loro, lasciando andare degli ansimi profondi. Lui chiuse gli occhi appena Lisa scese con le labbra sul suo petto, iniziando a lasciargli dei baci umidi che lo fecero fremere. Chiuse gli occhi e le mise una mano sui capelli, accarezzandoglieli gentilmente e immaginando che fossero quelli di Castiel. Quei capelli neri che gli piacevano da morire, soprattutto quando li portava scompigliati. Improvvisamente le labbra di Lisa furono quelle di quel ragazzo che lo stava confondendo giorno dopo giorno, lei divenne Castiel nei suoi pensieri. Si lasciò andare all'immaginazione e si morse il labbro, mentre stava iniziando ad apprezzare molto il servizietto che la persona tra le sue gambe gli stava regalando. Ormai era perso nel piacere, tanto da non rendersi conto di star sussurrando il nome sbagliato.

“Cosa c'entra lui adesso?”

Dean sgranò gli occhi e si sedé immediatamente, guardando Lisa che era sorpresa ma al tempo stesso divertita.

“Ah Dean, Dean..possibile che tu sia così scemo?”

“Come?”

“Mi hai chiamata Castiel.”

Il ragazzo deglutì a vuoto e si morse il labbro, facendo una smorfia imbarazzata e divenne rosso per la vergogna. Era mortificato.

“Okay, adesso ne parliamo io e te.” La ragazza si coprì con il lenzuolo insieme a lui e gli diede un buffetto sul naso.

Dean dal canto suo era confuso. Come poteva esser tranquilla e non arrabbiarsi? Lei stava facendo un lavoretto stupendo e lui l'aveva chiamata CASTIEL. Nemmeno con il nome da donna sbagliato, ma con il nome di un uomo. Se fosse successa a lui una cosa del genere sarebbe andato su tutte le furie.

“Perché ti ostini a fingerti etero?”

La domanda arrivò diretta e lui si strozzò con la saliva, iniziando a tossire e ormai il rossore sulle sue guance era permanente. “Ma c-cosa dici?”

“Oh su Dean, è palese! Sei cotto di Cas.”

“No, a te si è cotto il cervello. Sei matta?” La voce del ragazzo si alzò.

“D, non c'è nulla di male nell'avere un'attrazione verso una persona dello stesso sesso. Anche a me piacciono le ragazze per esempio, fino a due giorni fa sono stata a letto con una. Ogni tanto bisognerebbe sperimentare, sai?”

“Beh ma non fa per me, io sono etero.”

Lisa lo stava fissando scettica e poi si mise a ridere, lanciandogli i vestiti addosso. “Vai a prendere la persona con cui vorresti essere davvero. Forza.”

“E' qui che voglio essere. Su questo letto e con..”

“Castiel.” Terminò la ragazza accanto a lui. “Forza, muovi il culo.”

E Dean sospirò, chiudendo gli occhi e sentendo la stanchezza di tutta la giornata impadronirsi di lui. Doveva davvero seguire il consiglio di Lisa?

E senza rendersene nemmeno conto e ignorando il sonno, sospirò profondamente e si alzò, iniziando a rivestirsi piano piano. Era inutile prendersi in giro, era molto attratto dal suo amico e se c'era una persona con cui avrebbe voluto essere sotto le coperte, quella era proprio Castiel. Voleva toglierlo dalle braccia di quell'arpia di Meg e abbracciarlo, dicendogli cosa provava veramente e sperando che non scappasse da lui. Ma non era molto sicuro di come sarebbe andata a finire, visto che fino alla mattina stessa avevano litigato e non sapeva quanta voglia potesse avere Castiel di stare insieme a lui, soprattutto dopo lo sguardo che gli aveva rivolto mentre era con Lisa.

“Vai, poi mi ringrazierai!”

“Ti odio.”

Lisa si mise a ridere e gli fece l'occhiolino. “Dai, vai.”

“Ah, Lisa..”

“Non lo dico a nessuno, tranquillo.”

Le sorrise e poi uscì da casa e si strinse nella giacca, salendo sulla sua piccola e guidando verso casa di Castiel. Accese lo stereo e le note di heat of the moment riempirono l'abitacolo, facendogli muovere la testa a ritmo di musica e mettendosi a cantare e cercando di tranquillizzarsi. Quella sera, se tutto fosse andato come lui prevedeva, sarebbero cambiate molte cose e avrebbe fatto un enorme passo avanti.

Dopo un quarto d'ora fu davanti casa del suo amico. Scese dall'auto, andò alla porta e bussò, stringendosi nelle spalle quando il proprietario aprì la porta e fece una smorfia sorpresa.

“E tu che ci fai qui?”

Dean fece un passo avanti e non rispose, prendendo il viso di Castiel e studiandolo attentamente.

I suoi occhi azzurri erano sgranati, le labbra schiuse per la sorpresa e il respiro ridotto a un piccolo sospiro quando la bocca di Dean fu sulla sua. Chiusero entrambi gli occhi e il biondo sbatté al muro l'altro, dopo aver chiuso la porta con un calcio. Lo prese da sotto le gambe e presto la sua vita fu circondata da queste, premendosi contro Castiel che aveva iniziato ad ansimare sulle sue labbra. Dean sentiva il sangue ribollire nelle vene e la testa girare, talmente intenso era ciò che stava provando.

Presto le magliette di entrambi furono sul pavimento, i loro petti si toccarono e Dean iniziò e strofinare il bacino contro quello dell'altro quando lo sentì gemere per quel contatto.

Il resto venne da se.

Alle magliette fecero presto compagnia anche le scarpe, poi i pantaloni e infine il loro intimo. Erano nudi e stretti tra loro, mentre presto avevano iniziato a muoversi insieme e il più grande notò che il volto dell'altro stava diventando sempre più sfocato, come se stesse scomparendo. Fino a che non sparì del tutto e al posto di Castiel comparve il soffitto di casa sua. Si ritrovò con un'erezione stretta nei boxer e con una Lisa dormiente accanto a lui. Doveva essersi addormentato mentre stavano parlando.

“Dio..” Il ragazzo strofinò una mano sul viso e sospirò, rendendosi conto del sogno che aveva appena fatto.

Era inutile continuare a mentire a se stesso. Castiel gli piaceva come amico e voleva risolvere le cose tra loro, ma fisicamente lo attraeva come nessuna ragazza al mondo aveva mai fatto.

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Capitolo 4
*** Look into my eyes, it's where my demons hide. ***


Ed eccomi qui con il quarto capitolo!
Volevo informarvi che ho appena finito di scrivere l'ultimo e sono quasi in lacrime, perché scrivere questa storia mi è piaciuto davvero molto. Ma non temete, ho già tante idee che mi frullano per la testa e potrei già aver iniziato a scrivere qualcos'altro, chissà. uwu
Beh comunque poi si vedrà, ancora dopo questo ci sono ben otto capitoli, dato che in tutto sono dodici.
Anyway, non mi perdo più in chiacchiere e spero che questo capitolo vi piaccia.
Un abbraccio!

-Feffe


4. Look into my eyes, it's where my demons hide.

 

Don’t want to let you down
But I am hell bound
Though this is all for you
Don’t want to hide the truth.

Demons – Imagine Dragons

 

Castiel arrivò a scuola con due occhiaie da far paura e con la voglia di vivere pari allo zero. Si mise al suo posto e chiuse gli occhi poggiando la testa sul banco, il professore stava ritardando e lui sperava non arrivasse proprio.

Dean entrò poco dopo in aula e andò accanto al suo amico, scompigliandogli i capelli con la mano. “Hai fatto le ore piccole con Meg?”

Castiel lo fulminò all'istante e mosse una mano a mezz'aria. “E tu con Lisa?”

Il biondo si morse il labbro colto in fallo e nonostante si sentisse nervoso da morire, scherzò con gli altri ragazzi della classe controvoglia per evitare lo sguardo di Cas, fino a quando il professore di storia non entrò in classe con la sua solita voce squillante.

Iniziò a spiegare il nazismo e ogni tanto fulminava chi disturbava la lezione, mentre Castiel sospirava ascoltando i piani che quel pazzo aveva fatto in passato. Donne, bambini, handicappati, tutti nei lager perché considerati inferiori e non solo loro, ma anche gli omosessuali.

E lì si aprì una grande risata da parte di Gordon, un ragazzo di colore che non stava simpatico praticamente a nessuno. “Faceva bene Hitler e togliere di mezzo quei froci.”

“Come scusa?” Il professore si alzò in piedi e batté una mano sulla cattedra. “Non si usano certi termini quando ci sono io e soprattutto, non si dicono queste cose. Ti rendi conto della crudeltà delle tue parole?”

“Cosa vuole prof? Se lo meritavano, no?”

“Sei proprio una testa di cazzo.” Quelle parole riempirono la classe e tutti gli alunni si girarono sorpresi verso chi aveva appena parlato. Castiel si era alzato in piedi e lo aveva detto con un tono talmente calmo che stonava con quell'insulto.

“Oh certo, la checca si sente attaccata.”

Lo ignorò. “Quindi secondo te quel pazzo faceva bene?”

“Ovviamente.”

“Beh allora dovresti sapere che il tuo amico uccideva anche la gente di colore. Vero?”

Gordon si zittì all'istante e Castiel continuò. “Quel che dovresti capire tu e molte altre persone, è che siete voi che fate questi discorsi a rovinare la società e non di certo due persone dello stesso sesso che si amano.” Lo fissò impassibile e se avesse avuto il potere di incenerire le persone, lo avrebbe usato su quello stupido. “Ah e per la cronaca, io sono davvero gay.” E detto questo si sedette con nonchalance, come se non avesse detto nulla e divertendosi nel sentire i suoi compagni fare un verso di sorpresa e poi un applauso, accompagnato da dei fischi.

Dean invece guardava Castiel sconvolto, non riuscendo a credere alle sue orecchie ed ai suoi occhi. Se avesse potuto, gli avrebbe fatto uno statua e avrebbe tanto voluto essere tranquillo come lui su quell'argomento. Dopo essersi svegliato quella notte non aveva più dormito praticamente ed era stato per ore intere a pensare e ripensare al suo sogno e alle parole di Lisa. Aveva capito che lo attraeva anche l'altro sesso e non poteva continuare a negarlo a se stesso, come se nulla fosse. Perché non c'era niente di male nel preferire un ragazzo, nel provare qualcosa per lui e lo aveva capito rimuginandoci un po', ma avendone la conferma in quel momento, grazie a Castiel.

Tre ore dopo, i due andarono in mensa per mangiare ma in realtà si misero a parlare di tutto e di più, ma senza fare alcun riferimento al giorno prima. Era come se non fosse successo nulla.

Almeno fino a quando Meg non si avvicinò al tavolo.

“Buongiorno!”Si sedé in braccio a Castiel che sospirò esasperato.

“Meg, adesso basta dai.”

“Perché? Ieri ti sei comportato malissimo lasciandomi lì..”

“Non hai sentito che gli piacciono gli uomini?” Dean intervenne e fulminò la rossa che sbuffò, alzandosi dalle gambe di Castiel.

“Ti odio Winchester!”

I due ragazzi si guardarono non appena lei se ne andò e scoppiarono a ridere, per poi farsi seri piano piano.

“E tu e Lisa?”

“Siamo stati insieme tutta la notte..”

Castiel strinse i pugni sotto il tavolo e annuì in silenzio, iniziando a giocare con il cibo sul piatto con la forchetta. Improvvisamente non aveva più tanta voglia di mangiare. Era incredibile quanto quel ragazzo lo influenzasse.

“E abbiamo dormito.”

Il ragazzo alzò lo sguardo confuso. “Come? Non avete..?”

“Nada.” Dean negò con il capo e poi prese un bel respiro, facendo per parlare quando poi suonò la campana. “Ne riparliamo all'uscita.”

 

Castiel stava aspettando Dean, poggiato al cancello della scuola e ricevendo delle pacche e dei complimenti da parte dei suoi compagni. Wow, se lo avesse saputo prima che la reazione sarebbe stata quella, avrebbe parlato prima della sua omosessualità. Non che nessuno non lo sospettasse.

“Eccomi, possiamo andare.”

“Andare? E dove?”

“Fidati di me.” Dean gli sorrise e gli fece cenno verso la sua piccola che stupenda spiccava tra tutte le altre automobili. L'aprì e si mise al posto del guidatore, accendendo la radio che fece partire i Guns e aspettando che il suo amico entrasse nel veicolo. Aveva intenzione di parlargli davvero subito dopo scuola, ma non sapeva dove e gli era venuto un posto in cui amava andare quando voleva stare da solo. Lì avrebbero avuto di certo più privacy.

Nessuno dei due parlò durante il tragitto, uno perché si sentiva nervoso e l'altro semplicemente non sapeva cosa dire perché non riusciva proprio a immaginare dove Dean lo stesse portando. Aveva detto che era una sorpresa e quindi era una cosa del tutto nuova per Castiel che non era abituato a riceverne. Si sentiva piuttosto libero dopo la sua confessione davanti la classe, finalmente avrebbe potuto essere se stesso. Mentre pensava, i due arrivarono a destinazione e quando Castiel scese dall'auto non poteva credere ai suoi occhi.

Davanti a lui c'era un prato immenso pieno di fiori e con un bel lago al centro, da cui un gatto stava bevendo. Il cielo rifletteva sull'acqua cristallina e c'era un silenzio religioso che fece venire voglia al ragazzo di rimanere lì per tutta la vita. Era bellissimo quel posto.

“Che te ne pare?”

“E' stupendo!” Castiel sorrise e andò alla riva del lago, piegandosi e toccando l'acqua che si verificò tiepida.

Dean lo raggiunse e sorrise, sedendosi e guardando il ragazzo accanto a se. I suoi lineamenti erano rilassati e contenti al tempo stesso, gli occhi gli brillavano e i capelli scompigliati gli cadevano sulla fronte.

“Come mai mi hai portato qui?”

“Perché devo dirti una cosa e volevo che fossimo solo io e te visto che prima non ho potuto dirti nulla.”

“Mh, devo preoccuparmi?”

“Dipende.” Dean strinse i denti e si mise a ridere mentre lo diceva, stringendosi nelle spalle e sentendo delle fitte allo stomaco che in quel periodo erano sempre più frequenti quando era accanto a Castiel, le famose farfalle allo stomaco. “Però ti prego di non interrompermi.”

L'altro annuì e sorrise, nonostante iniziasse ad avere paura di quel che l'amico stesse per dirgli.

“Ieri se non è successo niente con Lisa c'è un motivo. E quel motivo sei tu.” Prese un bel respiro e proseguì. “Prima di conoscerti ero completamente solo, avevo solo Bobby e non pensavo che sarei mai riuscito a sentirmi come sto con te. A volte mi rendo conto di essere troppo freddo e scostante, mi rendo conto di essere praticamente uno stronzo da picchiare ma non lo faccio per ferirti. Lo faccio per proteggerti.” Dean non riusciva più a fermarsi, ormai era un fiume in piena e pensò che doveva approfittarne per dire tutto quel che provava. “Vorrei proteggerti da tutto quel che c'è dentro me, perché sono sicuro che non ti piacerebbe. Tuttavia, sono qui e sto per dirti quel che volevi sapere.”

In quel preciso istante Castiel trattenne il respiro. All'inizio sembrava che Dean stesse per dichiararsi e invece stava per raccontargli qualcosa della sua vita e lui lo apprezzò moltissimo. Gli stava finalmente dimostrando che si fidava davvero.

“Ti sarai reso conto che non parlo mai della mia famiglia e che mi innervosisco quando mi chiedi qualcosa inerente a questo. Beh ecco, io non ho più una famiglia Cas. Tutto quel che ho è Bobby. Sette anni fa tornando a casa, ho trovato i miei genitori e mio fratello..” Dean deglutì e abbassò lo sguardo, vedendo gli occhi sgrananti di Castiel. “morti. Erano morti Cas e cazzo, ha fatto male. Ha fatto un male assurdo e tutt'ora se ci penso mi viene voglia di suicidarmi. Mi viene voglia di spaccare il mondo e incazzarmi da morire ma poi mi rendo conto che è inutile, perché niente li riporterà più indietro.”

Castiel ascoltava e non intendeva interrompere Dean, soltanto si avvicinò a lui e lo abbracciò forte. Lo strinse con talmente tanta forza da sentire male alle braccia ma non gli importava. Adesso tutto era più chiaro, adesso capiva davvero cosa turbava il suo amico.

“Vorrei solo che fossero qui..” Sussurrò il biondo e si lasciò andare contro Cas, mordendosi il labbro e lottando contro se stesso per non far uscire le lacrime.

“Shh..” Castiel gli prese il viso e lo guardò negli occhi, sfiorandogli le guance con le dita e cercò di fare una piccola risata per sciogliere la tensione, ma ciò che gli uscì fu un suono roco e strano. “Perché mi piacciono sempre i ragazzi incasinati?”

Dean fece una risata amara, mentre una lacrima ribelle scese lungo il suo viso.

“Tu non hai idea di quanto mi dispiaccia tutto questo, D. Se solo potessi prendere tutto quel dolore che hai dentro, lo porterei in me e non mi fregherebbe nulla di star male. A me basterebbe vedere te sorridere. Perché sei tu che mi fai felice ormai e cavolo, mi sento uno stronzo per tutte le brutte cose che ti ho detto e per tutte le volte in cui mi sono arrabbiato perché non hai mai voluto parlarmene. Adesso capisco tutto e io sono qui, okay? Sono qui perché io t..”

E Dean lo interruppe, poggiando le labbra alle sue con spinta, talmente tanto da ritrovarsi sopra Castiel. Poggiò le mani ai lati del suo viso e chiuse gli occhi quando non incontrò alcun tipo di ribellione o fastidio dall'altra parte. Poggiò il petto a quello del suo amico e si lasciò andare, pensando che non aveva mai dato un bacio migliore di quello. Perché adesso quel ragazzo sapeva del suo passato e non era scappato, non lo aveva guardato con pena, al contrario gli aveva detto che gli sarebbe stato accanto facendolo sentire importante. Facendolo sentire qualcuno. Si stava aggrappando a lui come se fosse la luce alla fine del tunnel.

Castiel riconobbe in quel bacio la disperazione che Dean portava dentro, tutta la frustrazione e la voglia trattenuta che aveva di lui.

“Wow..” Sussurrò Cas appena si separarono e poi si mise a ridere.

“Cas, non cambiare mai..” Dean poggiò la fronte a quella dell'altro e sospirò, chiudendo gli occhi e stringendolo tra le sue braccia con forza. Temeva che fosse tutto un sogno e voleva tenerlo con se in ogni caso. “E' grazie a te se sono riuscito a parlare di tutto questo..”

“No, è merito tuo.” Sussurrò l'altro, prendendogli il viso e sorridendogli. “Dean Winchester, non conoscerò mai più un ragazzo forte come te. So che è scontato da dire, ma se un giorno quella forza dovesse venire a mancare io sarò qui. Noi due combatteremo insieme, ci diplomeremo e saremo felici insieme, come una vera coppia.” Solo dopo Castiel si rese conto di quel che aveva detto e sgranò gli occhi. “Cioè, non che noi..”

Dean lo zittì con un altro bacio, accarezzandogli il braccio con una mano e prendendo la sua con l'altra, intrecciando le dita alle sue.

Dunque era di questo che parlava Bobby quando gli diceva che sfogarsi gli avrebbe fatto bene? Era questo che intendeva quel vecchio burbero quando gli diceva che nella vita amare qualcuno non fosse così male come lui pensava? Era questo che intendeva quando gli diceva di non disgustarsi di quel che era, ma piuttosto di essere orgoglioso dell'uomo che piano piano stava diventando? Chissà se i suoi genitori fossero stati fieri di lui, chissà cosa avrebbe detto Sammy sapendo che invece di una cognata avrebbe avuto un cognato. Chissà cosa avrebbero pensato sapendo che Dean dopo sette anni era finalmente riuscito a sfogarsi e parlare di loro.

Adesso che lo aveva detto a qualcuno era come se il suo dolore fosse meno pesante, era come se un pezzetto fosse andato via e al posto suo si fosse piazzata la speranza che non tutto era perduto, che tutto sarebbe andato per il meglio per arrivare alla tanta agognata felicità. E per giungere a quest'ultima aveva bisogno di Castiel che in quel momento lo stava stringendo a se come se fosse l'unica cosa che lo tenesse ancora in terra.

“Voglio stare con te.”

Dean non rispose e lo strinse ancora, sentendo l'altro ricambiare.

Entrambi chiusero gli occhi non dicendo più nulla. Solo si limitarono ad ascoltare i propri respiri e i propri battiti diventare piano piano più stabili.

Dean non sarebbe mai più rimasto solo, non con Castiel al suo fianco.

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Capitolo 5
*** You complete me. ***


Hola Mishamigos! Oggi ho studiato tutto il giorno e ho la testa non fusa, ma di più porca miseria. Quindi perdonatemi per eventuali errori, eventuali distrazioni ecc. Non mi dilungo, ma vi dico solo di godervi questi capitoli di pace perché poi sarà l'inferno. LOL E prima possibile risponderò alle recensioni!
Alla prossima. uwu

-Feffe


5. You complete me.

 

Until we find our way
in the dark and out of harm,
You can run away with me
anytime you want.

Summertime - My Chemical Romance

 

C'era un silenzio paradisiaco attorno quel lago, l'unico rumore presente era il cinguettio costante degli uccellini o qualche animale che saltando qua e là, faceva muovere l'erba.

Castiel era prono, stava leggendo un libro mentre aspettava Dean che in quel momento era con Bobby per aiutarlo a sistemare un'automobile. Quel giorno non c'era scuola e si erano dati appuntamento dove una settimana prima erano arrivati a un gradino più alto. Non stavano ancora insieme e purtroppo, come temeva Castiel, non c'erano stati altri baci dopo quelli. La cosa lo turbava molto, perché pensava di aver sbagliato qualcosa ma non appena vedeva il sorriso di Dean tutto taceva, il mondo smetteva di esistere e anche i suoi stessi pensieri diventavano silenziosi, lasciandolo respirare. Però quando era solo ci rimuginava un po' troppo e ci stava anche male, perché quel giorno era stato troppo bello e avrebbe voluto riviverne uno uguale.

“Eccoti!”

Castiel alzò lo sguardo dal libro e gli sorrise, inclinando il capo. “Com'è andata?”

“Bene, a parte che ho sporcato Bobby di grasso e me ne ha dette di tutti i colori.”

Il ragazzo si mise a ridere e si sedé, mettendo il libro nella borsa. “Sei sempre il solito cretino.”

“Comecomecome?” Dean prese l'amico per il braccio e si alzò, strattonandolo verso se e bloccandogli i polsi dietro la schiena.

Castiel avvampò per la vicinanza e non riuscì a guardarlo negli occhi, abbassando lo sguardo sul petto del ragazzo davanti a se che si muoveva regolarmente assecondando il suo respiro. “S-sei un cretino, è la verità.”

“Perché adesso non ti agiti?”

“Mh?” Castiel alzò subito lo sguardo confuso.

“L'ultima volta che ti ho afferrato in questo modo hai dato di matto e te ne sei andato. Avresti praticamente voluto uccidermi.”

“Oh, quello..” Il ragazzo si morse il labbro e sospirò, stringendosi nelle spalle. “Un semplice attacco di panico. Dipende dalle circostanze. Quella volta stavamo litigando e mi sono spaventato, tutto qui.”

Dean sgranò gli occhi e poi si mise a ridere, lasciando andare Castiel. “Non ti avrei mai fatto del male Cas, lo sai.”

“Sì ma tu sei più forte di me.” In realtà c'era qualcosa in più sotto e Dean lo sapeva bene, infatti cercò di indagare ma non con troppa insistenza.

“In senso metaforico o pratico?”

“Entrambi. Guarda che spalle hai tu!” E Castiel gliele prese, stringendogliele e accennando a un sorriso.

Allora il biondo si piegò poco sulle ginocchia, mettendo il piede sinistro un po' in avanti e stringendo gli occhi di poco, puntando lo sguardo sull'altro. “Colpiscimi.”

Cas sgranò gli occhi e si mise a ridere, pensando che Dean stesse per forza scherzando e quando invece lo vide serio sbatté le palpebre più volte, chiedendosi cosa diavolo gli saltasse in mente. “Perché mai dovrei?”

“Tu colpisci.” Dean fece un improvviso passo in avanti e rise soddisfatto quando, facendo per dare un pugno sullo stomaco a Cas, questi lo bloccò prontamente con un verso di sorpresa.

L'ultimo si mise a ridere appena si rese conto di quel che il suo amico stava cercando di fare.

In quei giorni avevano parlato molto di loro stessi, imparando a conoscersi davvero e in un momento di confessioni aveva parlato a Dean di tutti quegli stronzi che lo pestavano perché lo vedevano “diverso”. Castiel si sentiva debole fisicamente rispetto a loro, rispetto a tutti. Era il classico ragazzo che a parole riusciva a zittirti, ma se iniziavi ad usare le mani non era in grado di difendersi. Almeno, questa era la convinzione di Castiel. Perché Dean sapeva bene quanta forza fisica, e non solo morale, ci fosse nel suo amico. Lo si vedeva dai muscoli delle braccia, dalla sua postura statica quando intratteneva un discorso con altre persone. Lui era forte, solo che si sottovalutava troppo.

“Fatti sotto, schiappa.” Dean lo provocò e si ritrovò a fare un salto indietro quando l'altro si sbilanciò in avanti, cercando di afferrargli la camicia.

Castiel fece un sorriso divertito e negò con il capo, incrociando poi le braccia. “Dai, è una stronzata.”

“Eddai Cas, forza! Giochiamo un po' e sfoghiamoci.” Il ragazzo si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. Proprio quel che Castiel aspettava.

Afferrò la mano di Dean, bloccandogliela dietro la schiena e girandosi un po' mise una gamba tra quelle del suo amico che lo fissava sbigottito, visto che l'altro lo aveva completamente bloccato. “Mai abbassare la guardia.” Sussurrò Castiel, con il naso vicino alle labbra di lui per via dei pochi centimetri di differenza. Alzò il viso e gli sorrise soddisfatto, notando l'espressione sorpresa del ragazzo davanti a lui.

Forse Dean aveva ragione, poteva difendersi tranquillamente dagli altri stronzi. Anche se negli ultimi anni nessuno lo aveva più pestato.

A quel pensiero Castiel deglutì e lasciò subito andare Dean che approfittando di quel momento lo bloccò da dietro, stringendolo forte così da non farlo muovere e alzandolo da terra, ridendo quando lo sentì urlare per la sorpresa.

“Oh no, ti prego!” Il moro si rese conto di quel che il suo amico voleva fare e non gli piaceva per niente.

Strinse la presa mentre si dimenava tra le sue braccia, intanto lui avanzò verso il lago e senza pensarci due volte, lo buttò in acqua piegandosi in due dalle risate quando vide un Castiel fradicio riemergere. Se ci fosse stato qualcuno lì con loro o nelle vicinanze, sicuramente si sarebbe bagnato tutto visto che la povera vittima per la rabbia diede dei pugni sulla superficie dell'acqua, bagnando anche Dean.

“Ti odio cazzo!” Castiel uscì e cercò di essere arrabbiato con l'altro, ma non ci riuscì e invece lo abbracciò, inzuppando anche lui.

D stette al gioco e ricambiò l'abbraccio, ridendo a crepapelle accorgendosi delle varie imprecazioni del suo amico. Risata che gli morì in gola quando quest'ultimo si tolse la maglietta per strizzarla. Eh no, Castiel non era per niente mingherlino.

I muscoli delle braccia erano contratti per via del movimento che stavano facendo, la pancia si alzava e abbassava velocemente a causa del respiro e gli addominali erano visibili di profilo. Non erano pronunciatissimi, ma delineati abbastanza di far partire certe fantasie nella mente di Dean che adesso aveva la gola secca.

Castiel con la coda dell'occhio se ne rese conto e allora decise di essere davvero sfacciato per una volta. Trattenne una risata e slacciò i pantaloni, abbassandoli e strizzando anche quelli, mettendoli poi sull'erba insieme alla maglia. 'Tu fai lo schizzinoso e io ti provoco.' Pensò, mentre prese gli elastici dei boxer girandosi di spalle. Si guardò attorno attentamente, mordendosi il labbro con soddisfazione appena si rese conto di essere davvero solo, non c'era nessuno lì con loro. Erano solo loro due.

Dean invece stava lì imbambolato, ad occhi sgranati e con il fiato sospeso ma non più per le azioni di Castiel, ma per quel che c'era sulla sua schiena. Sulla sinistra di questa vi erano delle bruciature, sembravano quasi di sigaretta e una cicatrice sbucava appena sotto i boxer sulla natica destra. “Cas, cosa hai lì?”

Se aveva pensato che Dean non avrebbe detto nulla, si era sbagliato di grosso. Il ragazzo si girò verso lui, sospirando esasperato e aprendo le braccia di lato. “Sono quasi nudo davanti a te e tu pensi a quegli stupidi segni?!”

“Era solo una domanda..”

Castiel sospirò e annuì, facendo poi un lieve sorriso. “Non fa niente, è lecito chiedere.”

Dean si sedé sul prato e batté piano una mano accanto a se, incitando il suo amico a sedersi e così fece.

Il moro cercò di nascondere la sua delusione, perché il suo intento non era far nascere delle domande in Dean, ma più che altro ottenere delle risposte.

“Che ti è successo?”

Allora Castiel sospirò e si strinse nelle spalle. Ormai tanto valeva dirgli la verità.

Cas era stato adottato all'età di otto anni da Hannah e suo marito Kevin. Lui proveniva da una famiglia con molti problemi, visto che sua madre era morta nel partorirlo e il padre non glielo aveva mai perdonato. Chiamava Cas bastardo, dandogli dell'assassino e dicendogli che se lui non fosse mai nato, sua moglie sarebbe stata lì con lui per farlo felice. Gli diceva di essere un peso, di non volergli bene e che forse vederlo morto non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto. Quei segni glieli provocava lui quando lo picchiava e purtroppo accadeva spesso, soprattutto negli ultimi anni. Fino a quando una vicina di casa si rese conto della situazione e chiamò la polizia, ma quel bastardo se la cavò con una semplice denuncia. Ma dopo qualche giorno, combinò qualcosa di veramente grosso di cui Castiel non era mai venuto a conoscenza, semplicemente perché alla polizia non era sembrato il caso fargliela sapere data la sua età, e allora suo padre fu arrestato e Castiel fu dato in affido provvisorio a un collegio, per poi rimanerci permanentemente quando quel pazzo si suicidò in cella. Per lui fu molto difficile affezionarsi ad Hannah e Kevin, inizialmente aveva persino paura di abbracciare le persone, era davvero spaventato dai contatti fisici ma grazie a loro era riuscito a superarlo ed a convivere con quei segni sulla sua pelle. Ecco perché si era spogliato senza problemi davanti a Dean. Perché ormai aveva imparato ad accettarsi e aveva voltato pagina, anche se a volte quei pensieri riaffioravano violenti e lo facevano stare male.

“Come quella volta a scuola..” Dean mormorò. Non poteva credere alle sue orecchie, adesso iniziava a capire molte cose, molte delle debolezze di Castiel. Ed era arrabbiato ma non con lui, ma con quel bastardo che era stato causa di sofferenza per il suo amico. In quel momento Dean pensò che forse era stato proprio il destino a farli incontrare, perché entrambi si completavano a vicenda. Cas aveva tutto ciò che a Dean mancava e Dean aveva tutto ciò che a Castiel mancava.

“Adesso capisci perché mi è venuto il panico? Se scherziamo va bene, so che è tutto un gioco..ma quella volta stavamo litigando, tu eri arrabbiato, io ero già nervoso, poi mi hai afferrato e Dean mi sono spaventato davvero. Ed ecco perché non mi difendevo da quegli stronzi e non faccio a botte; prima di tutto perché lo ritengo molto sbagliato e poi perché la violenza non mi piace.”

“Io non ne avevo idea, mi dispiace davvero.”

“Siamo sfigati al massimo, non è vero?”

“No.” Dean sospirò e guardò Castiel negli occhi, scompigliandogli i capelli accennando a un sorriso. “Mi hai rotto le palle per sfogarmi e adesso tu lo fai con me.”

“Ma sto bene.”

Il biondo guardò l'altro ovvio e tutto quel che ricevette in risposta fu uno schizzo d'acqua sul viso. Dean si mise a ridere e decise che per quel giorno era meglio non parlarne più, a quanto pare per Castiel era stato un gran passo avanti dirlo a qualcuno.

E così era, visto che non amava molto parlare di quelle cose. Perché le rifiutava categoricamente. Per lui i suoi genitori erano solo due, Hannah e Kevin. Il suo vero padre per lui non esisteva per quel che era stato, mentre per sua madre, beh, non aveva alcun ricordo di lei e poteva solo esserle riconoscente per averlo messo al mondo.

“Tu sei troppo asciutto, cosa dobbiamo fare?”

“Oh niente!” Dean scoppiò a ridere quando Castiel cercò in tutti i modi di afferrarlo per buttarlo nel lago, ma con scarsi risultati. Al contrario, fu lui a ritrovarsi in acqua e a sbuffare insoddisfatto. Non solo aveva mandato per aria il suo piano di provocarlo, non gli permetteva nemmeno di vendicarsi.

“Dai, vieni qui.”

“Non ci penso neanche.”
“Togli i vestiti se proprio non vuoi bagnarli! Dai, facciamo un bel bagno.”

Dean rise tra se e se appena sentì Castiel esultare quando si tolse la prima scarpa. Poi tolse anche l'altra, guardando il suo amico davanti a se mentre si sfilò pantaloni e maglietta.

Dire che Cas era rimasto proprio imbambolato era un eufemismo. Dannazione, quel Winchester era davvero perfetto. Seguì con gli occhi ogni muscolo, ogni angolo della sua pelle e non riuscì a non soffermarsi tra le gambe del suo amico, stringendosi i pugni sotto l'acqua per trattenersi dal saltargli addosso. Lo attraeva da morire, che poteva farci?

Il biondo si tuffò, facendo chiudere gli occhi all'altro per via degli schizzi. L'acqua era tiepida, piacevole da sentire sulla pelle e immediatamente pensò che forse quel bagno non era stata poi una brutta idea.

“Idiota.” Castiel lo spinse non appena D gli scompigliò i capelli, facendolo ridere.

“Sei incredibile..”

“Cosa?”

“Hai appena finito di raccontarmi qualcosa di importante come quel che ti è successo e adesso sei tranquillissimo. Come fai?”

Il moro fece una risata, stringendosi nelle spalle e dicendo come se fosse ovvio “Il passato è passato, non bisogna attaccarsi troppo. Dobbiamo vivere alla giornata.”

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Capitolo 6
*** Sometimes I feel like you've known me forever. ***


Ed eccoci di nuovo qui! Avrei dovuto aggiornare ieri, ma per problemi dovuti alla scuola non ho potuto, quindi scusatemi per questo giorno di ritardo. cwc Sapete com'è, sono al quinto anno. *si dispera*
Anyway, semmai non dovessi aggiornare entro martedì prossimo datemi per morta bc of Supernatural. Yup, perché l'ultima puntata sarà puro dolore e lo sapete bene. Lo sappiamo tutti.
Alla settimana prossima! (forse lol scherzo dai.)

-Feffe


6. Sometimes I feel like you've known me forever.


You’re my escape when I’m stuck in a small town,
I turn you up whenever I feel down.
You let me know like no one else
that it’s ok to be myself .

This song saved my life – Simple Plan

 

I gemiti riempivano la camera da letto, gli ansimi solleticavano le gole di entrambi e la testiera del letto sbatteva contro il muro a causa delle loro spinte. Non sapevano neanche come avevano fatto a finire in quella stanza, tra quelle lenzuola e a fare del sano sesso.

Castiel era bloccato dal corpo di Dean che gravava su di lui come una roccia, ma non gli dispiaceva per niente. Di solito era abituato ad avere le redini in mano, ma decise di lasciarsi andare a quel ragazzo bellissimo davanti a lui. Stavano parlando di cibo e poi si erano ritrovati con le bocche incollate tra loro, intente a scambiarsi un bacio intenso che poi si era trasformato in quell'amplesso piacevole che entrambi desideravano non finisse mai. Ma si sa, a tutto c'è una fine, infatti Hannah irruppe nella stanza e li scoprì, sgranando gli occhi.

E fu anche la reazione di Castiel, dopo essersi svegliato con un'erezione che soffocava nei jeans.

Fece un sospiro profondo e si passò una mano sul viso, sentendosi un completo idiota. Dio, quei sogni erano sempre più frequenti. Desiderava da morire Dean, ma così dava l'idea di essere una ragazzina assetata di sesso. Dava l'idea di volerlo solo per quello e invece non era affatto così, quel ragazzo gli piaceva davvero tanto.

Ma che diceva..la parola “piacere” era decisamente riduttiva. Castiel Novak, 18 anni, si era innamorato perdutamente di Dean Winchester. Se ne accorgeva dal suo pensare sempre a quel ragazzo, dal suo avere la testa tra le nuvole, dal suo svegliarsi la mattina solo perché sapeva che lo avrebbe rivisto. E poi c'era stato quel bacio che lo aveva reso il ragazzo più felice al mondo e rimuginandoci un po', capì perché Dean non riprendeva il discorso.

Castiel aveva sempre saputo di essere gay, mentre per l'altro non era stato così facile e forse lasciarsi andare del tutto non era ancora semplice per lui. Per questo voleva fargli una sorpresa per fargli capire che poteva essere se stesso, che lui lo avrebbe aspettato e che non provava una semplice simpatia. Voleva che Dean sapesse quanto lo amava, voleva che sapesse quanto era importante per lui averlo al suo fianco.

 

“Buongiorno D!”

“Cas!” Il ragazzo rise incredulo trovandolo davanti la porta di casa con un cesto da picnic in mano.

Castiel lo alzò e gli rivolse un sorriso smagliante. “So che domani abbiamo un compito importante, ma una pausa prima non sarebbe l'ideale? Vieni con me al lago?”

Dean sorrise radioso e annuì, meravigliandosi sempre di più della genuinità e della dolcezza di quel ragazzo. Quei piccoli gesti lo convincevano sempre di più che aveva proprio bisogno di una persona come Castiel nella sua vita, una persona che gli faceva capire quali fossero le cose belle. Anche se Dean pensava non potesse esserci una cosa più bella di Castiel.

“Potevi dirmi che eravamo a piedi, prendevo le chiavi della macchina!”

“Nah, una bella passeggiata non ha mai fatto male a nessuno.”

D scosse il capo e rise mentre camminava con il suo amico, sentendosi sereno e leggero come una piuma. Effettivamente ci voleva una bella pausa. Lui non era un ragazzo molto studioso e già stare con il naso sui libri per più di due ore lo rendeva estremamente nervoso, di fatti poi chiudeva tutto. Si chiedeva come facesse Castiel a stare anche un giorno intero a studiare, sapendo che fuori avrebbe potuto fare cose molto più divertenti.

“Hai studiato?”

“Mh, domanda di riserva?”

“Dean, il nazismo non si studia da solo!”

“Ma che bisogno c'è di studiarlo? Basta solo dire che Hitler era un pazzo omicida.”

Castiel annuì concordando con lui e abbassando poi lo sguardo sulla mano del suo amico. Avrebbe tanto voluto prenderla, stringerla e intrecciare le dita alle sue, camminando fiero a testa alta per far capire a chiunque li stesse guardando che erano una coppia. Ma sapeva che sarebbe stato troppo per Dean, in pubblico almeno. Infatti Cas pensò che appena sarebbero entrati nella zona di campagna, avrebbe provato a fare quel gesto, sperando di non mettere troppo a disagio l'altro. Ma diamine, si erano baciati..una stretta di mano non era nulla in confronto. E poi, se doveva far capire a quel cocciuto che non c'era niente di male ad amare qualcuno o a dimostrargli affetto, doveva pur fare qualcosa del genere.

Appena furono nella zona di campagna e a guardarli non c'era nessuno, avvicinò la mano a quella di Dean e la prese, stringendola e rivolgendogli un sorriso timido.

Lui lo guardò sorpreso, alzando il braccio per poter osservare le mani strette tra loro. La cosa che lo sorprese di più, fu che non si sentì affatto infastidito da quel gesto, anzi fu felice che Castiel lo avesse fatto. Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo per primo, perché non era abituato a niente del genere ma sapeva che con quel ragazzo dolcissimo, ci avrebbe fatto l'abitudine prima o poi. Quindi intrecciò le dita alle sue e continuò a camminare tranquillamente, sorridendo quando all'orizzonte vide il lago su cui stava iniziando a riflettersi il tramonto.

“E' bellissimo.” Castiel tirò fuori il cellulare e posò la cesta sul prato, facendo una foto al panorama e poi una a tradimento a Dean, ringraziando la velocità dell'oggetto nel fare fotografie dato che si girò subito di spalle per non esser preso.

“Ti butto in acqua con quell'affare se lo rifai!”

Castiel si mise a ridere e poi stese la tovaglia per terra, tirando fuori dei tramezzini, del succo, dell'acqua, un po' di frutta e mettendo la lanterna dal cellulare per fare un po' più di luce.

“Però, se non ti conoscessi direi che hai programmato tutto!”

Cas arrossì e addentò un pezzo di pane senza rispondere, pensando 'infatti è così'.

Mangiarono in silenzio e Dean contemplò il cielo dopo essersi steso sull'erba fredda, seguito dal suo amico che però non stava dicendo una parola e pensò che lo stesse facendo apposta, perché quel silenzio non era uno di quelli imbarazzanti che si spera finiscano subito; ma al contrario era uno di quelli in cui si pensava e ci si rendeva conto dei cambiamenti e della piega che la propria vita stava prendendo.

Dean, per la prima volta, sentì il bisogno di esser abbracciato da qualcuno, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare senza dire una parola. Quindi si girò su un fianco, tirò Castiel a se e poggiò la testa al suo petto, sospirando rilassato non appena questi iniziò a fare su e giù con la mano sulla sua nuca, baciandogli i capelli ogni tanto.

Lui avrebbe tanto voluto baciarlo, accorciare quella distanza tra loro e non limitarsi a un contatto come un abbraccio. Ma sapeva che era già molto per Dean, perché per la prima volta un gesto del genere stava venendo da parte sua e ne fu felicissimo. Quel semplice abbraccio partito da lui, equivaleva a un bacio dato da parte di Castiel. D si stava finalmente aprendo ed era proprio quello l'obiettivo del moro, voleva che il ragazzo che amava sapesse di poter essere se stesso, di poter richiedere affetto perché lui glielo avrebbe sempre dato, di non aver paura ad aprirsi perché non lo avrebbe mai giudicato negativamente.

Dean invece pensava che avrebbe tanto voluto alzare il viso e poggiare le labbra su quelle del ragazzo che lo stava stringendo, ma qualcosa lo bloccava. E si infuriava con se stesso perché si erano già baciati, ed era partito tutto proprio da lui. Però pensava che prima o poi, tutto quello sarebbe finito nonostante fosse felice, nonostante si sentisse leggero e libero. Aveva paura di perdere Castiel e allora non sapeva come comportarsi, non sapeva cosa fare per fargli capire che quella sua rigidità non era un rifiuto, ma una richiesta di aiuto ad essere agevolato. E quell'agevolazione era arrivata con quella visita a sorpresa e con quel picnic.

“A cosa pensi?” La voce roca del ragazzo interruppe i suoi pensieri.

“A niente..”

“Dean..” Castiel lo strinse più forte a se e gli accarezzò la schiena lentamente, parlandogli con calma. “Ormai ho imparato a conoscerti e stai mentendo.”

Dean sospirò e poi si mise a ridere, incontrando lo sguardo apprensivo di Castiel. “Perché vuoi saperlo?”

“Perché mi importa sapere come stai. Voglio che tu sia felice.”

Il ragazzo sentì un tuffo al cuore e se non fosse stato orgoglioso, si sarebbe commosso lì davanti perché semplicemente, non si sarebbe mai aspettato in tutta la sua vita di sentire delle parole come quelle rivolte a lui da parte di qualcun altro. Allora reagì d'istinto e prese il viso di Castiel, poggiando la fronte la sua e sussurrando. “Cosa mi stai facendo?”

Il suo cuore fece una capriola a quelle parole e sorrise lievemente, poggiando le mani sui fianchi di Dean. “Mi sto solo prendendo cura di te.”

“Sono adulto e vaccinato, potrei farlo da solo..”

“Potresti..” Il tono di voce si abbassò e le labbra di entrambi si fecero sempre più vicine. “Mi dispiace per l'altro giorno, non avrei dovuto dire certe cose..tipo quella della coppia. E' solo che quando sono felice tendo a dire certe cose..”

Dean si mise a ridere e negò con il capo, tenendo il tono basso. “Ho bisogno che tu mi dica una cosa.”

Castiel annuì e rimase in silenzio, aspettando che l'altro parlasse.

“Dimmi che ti ricorderai sempre di questi momenti e che non mi abbandonerai come la mia famiglia.”

“Mai.” Negò con il capo e gli prese le mani. “Non ti abbandonerò mai e sbagli, perché Sam, tua madre e tuo padre non ti hanno abbandonato. Sono solo andati in un altro posto e sono sicuro che sono felici.”

Dean chiuse gli occhi che diventarono lucidi all'istante dopo quelle parole, non riuscendo quasi più a trattenersi e sentì tutte le emozioni trattenute travolgerlo. Sentì i muscoli rilassarsi, il cuore farsi più leggero e sentì il bisogno di non trattenersi più. Sentì che doveva lasciarsi andare. “Vorrei baciarti..”

“Fallo diamine, fallo.” Il tono di Castiel era un misto tra il sorpreso e il disperato, perché non aspettava altro da Dean.

Il biondo prese il viso dell'altro e rimanendo ad occhi chiusi poggiò le labbra su quelle morbide e calde di Cas, accarezzandogli le guance con i pollici. Il cuore iniziò a tamburellargli con forza dentro il petto, iniziando a pompare sempre più sangue che gli fece fare un respiro profondo prima di iniziare a cercare la lingua dell'altro quasi con urgenza, come se potesse scappare o sparire da un momento all'altro.

Castiel strinse le braccia attorno alla vita di Dean e inclinò il capo, riuscendo a gustare la bocca dell'altro. Non gli sembrava nemmeno vero, aveva paura che stesse sognando talmente tanto che senza farne accorgere a Dean, si diede un pizzicotto sulla gamba e mettendosi a ridere sulle sue labbra quando si rese conto di non essere in un sogno, come in uno di quelli che lo avevano tormentato dal primo momento in cui aveva conosciuto quel ragazzo. Quella era la realtà e non era mai stata bella come in quel momento. Baciare qualcuno non era mai stato così bello.

Dean pose fine a quel contatto e si mise dietro Castiel abbracciandolo e facendolo poggiare al suo petto, adagiando il mento alla sua spalla. “Grazie.”

L'altro non rispose e sorrise semplicemente, accoccolandosi al suo petto e accarezzandogli un braccio pigramente, osservando il cielo che ormai era diventato scuro e puntellato da delle stelle luminose. Castiel non aveva mai condiviso un momento come quello con nessuno, non aveva mai visto il tramonto o il cielo con qualcuno. Era molto speciale.

“Non avrei mai pensato di trovarmi a fare un picnic con qualcuno, a pomiciare come un completo idiota.”

Cas si mise a ridere e negò con il capo, dando un leggero schiaffo sulla gamba del ragazzo. “Pensi che siamo idioti? Davvero?”

“Non proprio idioti..però io mi sento un po' scemo. Non sono abituato a niente del genere, mi sa di cosa troppo sdolcinata.”

“E ti da fastidio?”

“No, ecco perché mi sento uno scemo.”

Castiel rise ancora e girò il viso verso lui, dandogli un bacio leggero sulle labbra e poi tanti altri sul mento, sulle guance, sulla fronte, sui capelli e poi sul collo, in cui indugiò con la lingua sul pomo di Adamo, per poi accoccolarsi a lui come se niente fosse dopo aver sentito Dean sospirare.

“Ehi, non puoi fermarti adesso.”

“Tu mi hai fatto dannare per un bacio, ora ti attacchi!”

D scoppiò a ridere e tirò Castiel indietro, portandolo sotto se e iniziando a fargli il solletico, divertendosi a guardarlo mentre si contorceva a faceva dei versi osceni che avrebbero dovuto essere delle risate.

“Ti odio!”

“Anche io!” Esclamò Dean e poggiò di nuovo le labbra alle sue, abbracciandolo forte e sorridendo.

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Capitolo 7
*** No, I’ve never seen anything quite like you. ***


Saaaaalve a tutti! Sono sopravvissuta al finale di stagione. *fa un sospiro di sollievo*
Pubblicare questo capitolo è stata un'impresa, in quanto ho dovuto cancellarlo e riscriverlo tutto perché non ero soddisfatta di quel che ne era uscito prima. E nemmeno adesso sono molto soddisfatta, ma sapete..vado avanti con cautela altrimenti mi insultate. No dai scherzo, lol.
Sususu, vi lascio alla vostra lettura.

-Feffe


7. No, I’ve never seen anything quite like you.


I think I want you more than want.
And no I need you more than need.
I want to hold you more than hold,
when you stood in front of me.

Never seen anything quite like you – The Script

 

Castiel si svegliò in un bagno di sudore, il pugno stretto nella maglietta a sinistra e il respiro pesantissimo. Aveva caldo, troppo. Si alzò e aprì la finestra, trovandosi investito da un colpo di vento che lo fece barcollare leggermente ma non ci badò. Si sedé sul bordo della finestra e prese dei respiri profondi, chiuse gli occhi e sussurrò a se stesso di stare tranquillo. Negli ultimi giorni era andato tutto benissimo con Dean, ma c'era qualcosa che gli diceva che sarebbe accaduta una cosa orribile e non voleva pensarci, non voleva farsi influenzare e invece eccolo lì, a stare male come un idiota e senza un motivo. Non c'era niente che potesse andare storto, perché con Dean andava tutto bene, non aveva avuto ripensamenti dopo quel giorno al lago ed era tranquillo. Allora perché stava morendo d'ansia?

“Cristo Castiel, ti vuoi dare una calmata?” Sussurrò e si alzò, barcollando appena ebbe un capogiro e cadde per terra, sbattendo la testa sul pavimento. Il dolore fu lancinante e sperò con tutto il cuore che non gli stesse uscendo sangue, ma lui era molto fortunato in quelle cose, talmente tanto che appena si toccò la testa aveva del rosso sulla mano. Sospirò e si trascinò in bagno, bagnandosi la testa e rabbrividì per il gettito freddo, ma sospirando di sollievo quando si rese conto che la ferita era un semplice taglietto.

“Cas, che succede? Ho sentito un botto e sono corso qui..”

Il ragazzo alzò lo sguardo e fece un salto indietro quando si ritrovò faccia a faccia con suo padre. Una cosa normalissima, dato che a volte Kevin soffrire di insonnia e non dormiva. Solo che davanti a lui non c'era Kevin, ma suo padre defunto.

“Cosa..cosa ci fai qui? Tu sei morto..non puoi essere qui.”

“Castiel ma che dici? Sono io!” L'uomo si avvicinò a lui.

Cas indietreggiò ancora e appena si ritrovò con le spalle al muro iniziò a piangere istericamente, non era possibile. Lui era morto. Non avrebbe potuto essere il contrario. Si sentì afferrare per le braccia e si dimenò in quella presa forte che aveva iniziato a strattonarlo.

“Castiel!”

L'urlo gli fece mancare l'aria e appena davanti a se trovò un Kevin con gli occhi sgranati, lo sguardo sconvolto e un'espressione preoccupata si riscosse, piegandosi in avanti e negando con il capo. “Non è possibile, lui era qui..”

“Lui chi?”

“Mio padre, lui..”

Kevin sospirò e lo portò al piano di sotto, facendolo sedere sul divano e dandogli un bicchiere d'acqua. Osservò Castiel mentre beveva e gli accarezzò la schiena. Era da molto tempo che loro figlio non aveva delle visioni del genere, praticamente un bel po' di anni. Certo, ci pensava ogni tanto e ne parlavano, ma non era più successo che Castiel vedesse quel mostro che era stato suo padre nel volto di Kevin. “Va meglio?”

“Sì..non so cosa mi sia preso, mi dispiace davvero tanto.”

“Non fa niente, vuoi parlarne?”

“No, sto bene.”

E detto ciò lo salutò, andando in camera e mettendosi a letto, chiudendo gli occhi. Tutta la paura che aveva provato si era trasformata in rabbia dopo quell'attacco. Perché anche quando tutto andava bene lui doveva avere sempre dei problemi? Non poteva semplicemente andare tutto per il meglio? Se lo meritava dopo tutto quel che aveva passato.

E non capiva nemmeno il motivo di tutta quell'ansia, perché non era successo niente di negativo che potesse portarlo a quel che era appena successo. Anzi, dopo essersi detti di odiarsi qualche giorno prima, aveva invitato Dean a restare a casa da lui, ma lui aveva rifiutato perché doveva aiutare Bobby con delle cose prima di andare a dormire, ma erano rimasti al telefono fino a tardi. Avevano parlato anche di quel che erano: una vera e propria coppia. Se ci pensava impazziva ancora di gioia, perché gli era sempre piaciuto Dean, poi si era innamorato e adesso stavano insieme. Finalmente poteva dire che quel ragazzo era suo e viceversa, poteva finalmente essere felice insieme a lui. Tra l'altro, il ragazzo non poté fare a meno di dirlo a sua madre non appena fu tornato a casa, ovviamente dopo aver chiesto a Dean in precedenza se poteva dirglielo. Inutile dire che Hannah ne fu felicissima e anche Kevin, che gli diede delle pacche sulla schiena e si congratulò. Li adorava. Avevano anche parlato su come vivere la loro storia all'esterno e con grande sorpresa di Cas, D gli disse di comportarsi come una vera coppia anche a scuola, aggiungendo che così si sarebbe abituato prima a quella nuova situazione e che le cose fatte di nascosto non gli piacevano. Da un lato Castiel ne fu felice, ma dall'altro era un po' preoccupato perché non sapeva come avrebbe reagito Dean nel momento in cui qualcuno li avrebbe criticati. Ma voleva dargli fiducia ed era sicuro che sarebbe riuscito a fregarsene.

Allora cosa era che lo preoccupava così tanto? Cosa era che lo portava ad essere così negativo?

Sospirò e prese il cellulare guardando l'orario, erano le otto del mattino e ringraziò il cielo che fosse sabato, quel giorno non avevano scuola e ciò voleva dire che Dean sarebbe andato da lui di sera. Aveva proprio bisogno di vederlo.

'Buongiorno, sappi che ti aspetto. Sii puntuale che la pizza si fredda!' Glielo inviò e sorrise lievemente, tranquillizzandosi al pensiero che sarebbe stato con lui quella sera.

 

“Mi raccomando eh, non bruciate la casa!”

“Mamma, ho 18 anni, non 2!” E detto questo le lasciò un grande bacio sulla guancia, chiudendo poi la porta quando se ne andò. Quella sera sia Hannah che Kevin avevano una cena di lavoro, quindi lui e Dean avrebbero avuto casa libera. Non che Castiel volesse fare qualcosa di sconcio, no no. Se lo ripeteva in mente cercando di convincersi ma in realtà sapeva che avrebbe tanto voluto trovarsi tra le braccia di Dean senza vestiti e..

Si siede uno schiaffo sul viso e sbuffò, non doveva fare certi pensieri. Proprio no. Accese lo stereo facendo partire i The Script e sistemò al meglio il soggiorno, i bagni e la camera. A Dean non aveva assolutamente accennato quel che gli era successo, perché non voleva farlo preoccupare e perché semplicemente non voleva più pensarci. In quel momento la cosa più importante era che lo avrebbe rivisto, perché gli mancava anche se non lo vedeva solo dal giorno prima.

“And your eyes are in your eyes and my heart’s in our hearts. Sometimes words just ain’t enough for this love that’s more than love..” Castiel cantava insieme a Danny e sorrideva ritrovandosi in ogni parola di quella frase, per poi sgranare gli occhi e sentire il cuore uscire fuori dal petto quando bussarono alla porta.

Dio, si sentiva come una fottuta ragazzina alle prese con la prima cotta.

Corse ad aprire e si illuminò quando lo vide.

Era bellissimo, come sempre. Aveva messo una giacca di pelle, una maglietta degli ACDC e dei jeans un po' strappati sulle ginocchia. “Vuoi rimanere lì imbambolato o invitarmi a entrare?”

Castiel si fece da parte rosso in viso e si mise a ridere, chiudendo la porta quando l'altro fu dentro.

Dean lo tirò subito a se e lo abbracciò, dandogli un bacione sulle labbra. “Mi sei mancato.”

“Anche tu!” Il tono che uscì al moro fece ridere l'altro, che gli scompigliò i capelli e a cui non sfuggì la smorfia che fece il ragazzo.

“Che succede?”

“Nulla, questa notte sono caduto dal letto e ho sbattuto la testa.” Mentì Cas e si mise a ridere, sentendosi in colpa. Odiava dire bugie, ma voleva davvero evitare.

“Il solito idiota.” Dean gli baciò la fronte. “Allora, mangiamo?”

“Oh, sei proprio un orso. Sei appena arrivato e già pensi a mangiare, vergognati!” Lo punzecchiò su un fianco e poi scappò in cucina, ridacchiando quando Dean tentò di acchiapparlo.

La tavola era già pronta e la pizza fumante era sul piano della cucina, emanava un profumino che fece venire l'acquolina in bocca a entrambi i ragazzi. Fecero per sedersi a tavola quando una canzone in radio fece paralizzare Castiel e comparire un'espressione maliziosa sul viso del suo ragazzo.

“I wanna fuck you like an animal, I wanna feel you from the inside..”

“Oh però, lasci che sia la musica a parlare?”

“Cos-NO!” Castiel corse a spegnere lo stereo e tornò in cucina a sguardo basso, non riusciva a guardare Dean negli occhi per la vergogna. Lui nemmeno la conosceva quella canzone, diamine! Ma poi che sfiga, proprio in quel momento doveva partire? Chissà cosa avrebbe pensato adesso Dean.

“Ehi, a me piace quella canzone! Perché hai spento?”

“Ma smettila e mangia.” Borbottò Cas, mettendo due fette di pizza nei piatti di entrambi e sussurrando un “pervertito” prima di sedersi.

L'altro si mise a ridere e iniziò poi a mangiare, fissando Castiel che ancora era rosso per la vergogna. Lo trovava semplicemente adorabile con quell'espressione corrucciata, i capelli scompigliati, le guance gonfie per il cibo e rosse. Perfino la bocca resa lucida dall'olio della pizza era bella da vedere sul viso di quel ragazzo. E Dean ancora si sorprendeva quando pensava quelle cose, perché tutto avrebbe immaginato nella sua vita, ma non di finire con un ragazzo ed essere davvero felice. A scuola era stato un po' difficile, perché tutti ormai parlavano di loro e Dean semplicemente odiava essere al centro dell'attenzione, ma non gli importava perché c'era Castiel con lui. L'unico vero problema sarebbe stato dirlo a Bobby senza fargli venire un infarto. Anzi non pensava sarebbe stato tragico per lui, ma sicuramente inaspettato e quindi voleva dirglielo con calma. A parte che gli avrebbe dato sicuramente dell'idiota per non avergliene parlato subito. In quel periodo della sua vita stavano cambiando moltissime cose, soprattutto in lui. Era più sciolto con Castiel, si comportava come un normale ragazzo con la persona che gli piaceva e quel giorno si era addirittura ritrovato a pensare a quando lo avrebbero fatto la prima volta. La domanda che si fece fu “chi sarà attivo e chi passivo?” e dopo essersela chiesta si era dato dello stupido, perché doveva essere l'ultima cosa a cui avrebbe dovuto pensare. Ormai era passata una settimana da quando erano diventati una vera e propria coppia e non gli dispiacque per niente accorgersi che quel ragazzo davanti a lui era suo, tutto suo. Poteva abbracciarlo, baciarlo e stringerlo quanto e quando voleva. E la cosa più sorprendente in tutto ciò era che Dean con Castiel stava provando cose che con delle ragazze non aveva mai provato. Con Cas si stava mettendo un gioco, stava cambiando e stava iniziando a vedere l'omosessualità in modo diverso. Non era assolutamente mai stato omofobo, aveva una mentalità molto aperta. Solo che prima vedere due ragazzi baciarsi gli avrebbe fatto un po' strano, invece adesso per lui era più normale che guardare un ragazzo e una ragazza farlo.

“Sei ancora tra noi?” Castiel si mise a ridere dopo aver superato quel momento di imbarazzo.

Dean si riscosse e sorrise, annuendo. “Scusami, stavo pensando.”

“A cosa?”

Sul suo viso si fece spazio un'espressione maliziosa e pensò a quanto amasse provocare Castiel e vederlo arrossire per le sue parole. Quindi diede voce ai suoi pensieri. “Ma quando lo faremo, chi sarà l'attivo e chi il passivo?”

Cas si strozzò con la sua stessa saliva e iniziò a tossire forte, dandosi dei pugni sul petto e pensando di aver sentito male. Doveva per forza essere così. “P-potresti ripetere per favore?”

“Dai che mi hai capito! Ormai stiamo insieme, prima o poi dovremo farlo..”

“Beh certo ma..non è ancora presto? Voglio dire, hai accettato questo lato di te da poco e poi diamine, non puoi chiedermi queste cose in questo modo! Dov'è finito il ragazzo chiuso che conoscevo?”

“Cas, con te posso essere me stesso ed ecco come sono io quando mi sento a mio agio. Faccio doppisensi, provoco in continuazione e non lo avresti mai detto, ma adoro ricevere e dare coccole e segna questo giorno nel calendario, perché non lo ammetterò mai più ad alta voce.”

Castiel sgranò gli occhi, nel giro di un'ora lo aveva fatto così tanto che temette di vederli rotolare per terra. “Dean Winchester, sei una continua scoperta.”

“E ti dispiace?”

“No, è solo che sei..diverso. Sto scoprendo un'altra parte di te. Cioè, sapevo che eri un pervertito eh perché lo vedevo con le altre ragazze, ma con me eri tutto timido e chiuso.”

“Beh ti ripeto, ormai sono a mio agio.”

Calò il silenzio nella camera e Dean non disse più nulla, guardando il suo ragazzo che davanti a se si stava contorcendo sulla sedia per il nervosismo.

Cas era ancora sorpreso per quella domanda, era sorpreso del cambiamento di Dean. Rispetto a una settimana prima era proprio diverso. Era sempre Dean, solo molto più sfacciato e la cosa non gli dispiaceva. A volte il suo essere timido lo metteva a disagio.

Il silenzio iniziò a farsi fin troppo pesante anche per lui che lo interruppe. “Quindi, tu vuoi essere attivo o passivo?”

“DEAN!”

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Capitolo 8
*** Everything is made to be broken. ***


8. Everything is made to be broken.


And all I can taste is this moment
and all I can breathe is your life,
'cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight.


Iris – Goo Goo Dolls

 

La cucina era un completo disastro.

Piatti di vetro rotti sul pavimento, cibo sui muri, sedie ribaltate e acqua su tutto il tavolo. Adesso come avrebbe ripulito quel casino? Mettersi a bisticciare con Dean non era stata una buona idea. Dopo quella domanda imbarazzante lo aveva praticamente insultato per cambiare discorso, perché non riusciva a rispondergli in quel momento. Era ancora sorpreso. E il biondo aveva reagito buttandogli addosso dell'acqua e così avevano dato inizio ad una guerra e adesso la cucina era una vera e propria discarica.

“Vorrei ucciderti, guarda che macello.” Castiel si mise le mani in testa e sospirò esasperato.

Dean si mise a ridere e lo abbracciò da dietro, baciandogli la guancia e strofinandoci poi il naso su. “Dai, ti aiuto a pulire e poi andiamo in camera.”

“Dovrai farti perdonare, lo sai?”

“Mh, ho già qualche idea.”

Cas arrossì e si mise a ridere, staccandosi a malincuore dal ragazzo per prendere uno strofinaccio e iniziare poi ad asciugare il tavolo e il pavimento dopo. Si sbracciò e raccolse il vetro da terra, buttandolo nella pattumiera e rimettendo le sedie con i piedi sul pavimento. Poi, buttò il cartone della pizza e infine pulì i piatti sporchi.

Dean invece aveva ringraziato il cielo che i muri della cucina di Cas fossero con le mattonelle, quindi rimuovere lo sporco non fu un problema. Anche perché pulire non faceva per lui.

“Bene, adesso che abbiamo sistemato mi sento più tranquillo!” Castiel sorrise e chiuse gli sportelli da cui aveva preso i prodotti per poi urlare quando si sentì alzare dai fianchi, ritrovandosi sulla spalla di Dean a imprecare e ridere allo stesso tempo.

Questi rise con lui e gli diede una pacca sul sedere, seguendo le sue indicazioni e raggiungendo così la camera di Cas. Lo mise giù e si meravigliò della semplicità di quella stanza. C'erano un paio di foto appese qua e là ma non si soffermò a guardarle bene, un quadro che raffigurava un tramonto sopra il letto, i muri erano azzurrini e la mobilia bianca. Era davvero molto carina. Andò a sedersi sul letto e si mise a ridere notando che sul soffitto erano appese delle stelline, come quelle che al buio diventano fluorescenti. “Oh il piccolino ha bisogno delle stelle per dormire!”

“Ma la vuoi piantare?” Castiel prese un cuscino e glielo tirò in pieno viso, ridendo e andando poi a sedersi accanto a lui, stringendosi nelle spalle. “Avevo solo nove anni e mi piacevano!”

Dean sorrise e gli scompigliò i capelli, com'era solito fare. Si soffermò a guardarlo e piano piano si fece serio, pensando di esser davvero fortunato perché aveva un ragazzo bellissimo e dolcissimo. Era soprattutto per quello che era riuscito ad aprirsi in quel modo con Cas.

Fece scendere la mano sulle guance di lui, accarezzandogliene una con il pollice che poi poggiò sulle labbra, facendogliele dischiudere. Si avvicinò e socchiuse gli occhi, mentre poggiò la bocca alla sua, dandogli un bacio casto e lento. Voleva fare le cose per bene con Castiel e poi si sentiva un po' nervoso, perché sarebbe stata la prima volta con un ragazzo e non con uno qualsiasi, ma con Castiel.

Cas chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi, sentendosi improvvisamente agitato. Aveva immaginato quel momento per così tanto tempo che adesso non gli sembrava vero stesse accadendo. Gli circondò il collo con le braccia appena Dean lo portò a sedersi sui suoi fianchi, accarezzandogli le braccia con fare lento.

Entrambi tremavano leggermente, un po' per i brividi dell'essere così vicini e un po' per le emozioni nuove che entrambi stavano provando. Castiel aveva già avuto esperienze, ma mai con qualcuno di cui era perdutamente innamorato. In quel momento si sentiva davvero bene, perché non c'era nessun altro posto in cui avrebbe voluto essere se non lì, tra le braccia di Dean.

Questi infilò le mani sotto la maglietta di Cas con fare esitante, come per chiedergli il permesso e lo poté sentir fremere quando gli sfiorò i capezzoli con la punta delle dita. Poi scese sulla pancia e sui fianchi e li accarezzò piano, alzandogli poi la maglietta e sfilandogliela lentamente e del tutto, scompigliando i capelli dell'altro che stava già ansimando.

“Tutto bene?” Chiese Dean.

“Dovrei chiederlo io a te.”

“Sto bene Cas, sto dannatamente bene.” E detto questo lo fece stendere sotto se, mettendosi sopra lui e abbracciandolo forte, stringendolo come se avesse paura che potesse scappare da qualche parte.

Castiel lasciò le labbra di Dean scendendo sul suo mento e baciandolo, sentendo la barba appena cresciuta solleticargli la lingua quando percorse con quest'ultima il collo, solleticandolo quasi. Percepì una vibrazione provenire dalla gola dell'altro per via del verso basso che si lasciò sfuggire. Gli tolse la maglietta con calma, sfiorandogli poi con le dita gli addominali e baciandogli entrambe le spalle, poggiando le mani all'altezza delle natiche. Voleva goderselo tutto e amare quel corpo come amava Dean. Afferrò piano i bottoni dei jeans glieli aprì, guardandolo degli occhi in una richiesta muta a cui ricevette risposta con un cenno da parte del biondo che mosse i fianchi per aiutarlo appena li tirò giù, sfiorandogli le gambe nel farlo.

Dean sentiva il cuore galoppare dentro se senza sosta, Castiel stava facendo tutto con tanta di quella dolcezza e calma che lo spiazzò. Temendo di risultare rude, si stese sotto lui e lo guardò dal basso, aiutandolo a togliersi i pantaloni e anche l'intimo.

Non pensava che avrebbe mai considerato il corpo di un ragazzo perfetto. Perché così era Castiel ai suoi occhi. Era bellissimo, dai suoi occhi profondi alle sue spalle piegate leggermente in avanti per la postura, dai suoi fianchi alle sue gambe. Non aveva mai visto niente di più bello.

“Posso?” Cas prese l'elastico dei boxer di Dean e lo guardò, sorridendogli lievemente.

Dean annuì e appena fu nudo davanti al ragazzo, non si sentì per niente a disagio. Il fatto che avesse i suoi occhi puntati addosso non lo scalfiva per niente e dentro se ne fu sorpreso, non si aspettava tutta quella tranquillità. Forse era grazie a Castiel, gli stava venendo tutto così naturale che temeva di esser intrappolato di nuovo in uno dei suoi stupidi sogni.

Il moro fotografò nella sua mente quell'immagine perfetta davanti a lui, talmente tanto che dischiuse le labbra estasiato. La perfezione esisteva e aveva il nome di Dean Winchester. “Sei bellissimo..”

Il ragazzo non rispose e si limitò a sorridergli, non sapendo esattamente cosa dire. Se fosse stata una ragazza di cui non gli importava avrebbe risposto con qualcosa di sconcio, ma con Castiel non poteva. Cosa avrebbe potuto rispondergli? Si piegò in avanti e poggiò nuovamente le labbra alle sue, portandolo a stendersi del tutto su di se e trattenne il respiro per un attimo quando sentì le loro intimità sfiorarsi ed entrare in contatto. Con una mossa esitante spinse i fianchi contro quelli dell'altro, strisciando contro lui e provocando un sospiro ad entrambi.

Castiel gli prese una mano e ne baciò il palmo, continuando quel lento movimento che piano piano si fece sempre più veloce e più intenso, facendo aumentare il respiro di Dean che notò con gioia si stava lasciando andare. Sentire quel contatto così intimo era bellissimo. Inclinò il capo e gemette il suo nome quando il biondo prese la sua intimità in mano, iniziando a massaggiarla piano.

Dean osservò il suo ragazzo attentamente, muovendo la mano un po' impacciato ma questo non sembrò dare fastidio a Castiel che al contrario iniziò ad assecondarlo con un movimento dei fianchi. Si sporse e gli baciò il collo, succhiandone poi una parte e mordendola quando Cas iniziò a fare la stessa cosa a lui, solo con più maestria.

Dopo poco tempo i gemiti di entrambi iniziarono ad aleggiare nella camera, riempiendo il silenzio.

“Dean, aspetta..” Castiel si fermò dopo un po' e gli diede un bacio sulle labbra ansimando ancora. “Non voglio venire così.”

Dean annuì e in quel momento ciò che gli aveva chiesto a tavola ci stava, ma non riuscì a rompere quel momento perfetto con una domanda così stupida. A lui sarebbe andata bene in ogni caso, anche se essere passivo avrebbe comportato sicuramente del dolore.

“Voglio che sia tu a prendermi.” Castiel rispose a quel quesito muto e scese dal letto, mettendosi a cercare dentro un cassetto sotto gli occhi curiosi di Dean che sgranò accompagnati dalle sue labbra che formarono una O perfetta quando capì.

Il ragazzo aveva preso un tubetto che lui immaginò essere del lubrificante. Tese le mani verso quelle di Cas e lo prese, aprendo il tubetto e mettendosi un bel po' di olio sulla mano.

“Posso anche farlo io, se vuoi.” Castiel lo guardò comprensivo, pensando che lubrificarlo per Dean sarebbe stato troppo ma la negazione che ricevette in risposta lo sorprese e lo fece arrossire al tempo stesso.

Dean poggiò una mano sul petto di Cas appena fu vicino a lui e con l'altra sporca di lubrificante andò ad accarezzare l'apertura del ragazzo dopo avergli fatto alzare una gamba. Lo osservò attentamente mentre infilò lentamente l'indice, sentendo l'anello di muscoli stringersi attorno al suo dito e accorgendosi della smorfia che fece Castiel.

“Ti fa male?”

L'altro negò con il capo e gli diede un bacio sulle labbra, incorniciandogli il viso con le mani. Man mano che le dita dentro se diventavano due e poi tre, il bacio si faceva più intenso e il respiro più pesante, affannoso.

Quando Dean lo sentì rilassato prese un respiro e sostituì le dita con la sua erezione, stringendo forte a se il ragazzo e lasciando andare un respiro profondo quando fu dentro lui.

Castiel separò le labbra dalle sue e aprì la bocca in una smorfia di piacere e mise le mani sui capelli di Dean che stava respirando velocemente come lui. Non iniziò a muoversi fino a quando non fu lui a farlo, perché voleva davvero lasciargli tutto il tempo possibile per farlo abituare a quell'emozione nuova.

D non si sentiva per niente a disagio, solo un po' estraneo a quel nuovo contatto ma si abituò presto, iniziando a ondeggiare i fianchi contro il bacino di Castiel che lo assecondò quasi subito. Dean lo osservò. Gli occhi chiusi, il labbro inferiore fermo tra i denti, il pomo di Adamo che andò su e poi giù quando l'altro deglutì e lasciò andare un gemito di piacere.

Era meraviglioso.

Cas aprì gli occhi e prese il viso di Dean quando si accorse che lo stava guardando, ricambiando lo sguardo e perdendosi in quegli occhi che amava tanto. Continuò a muoversi con lui e poi aumentò la velocità delle spinte, prendendogli le mani e poggiando il petto a quello di lui, intrecciando le dita alle sue mentre i movimenti si facevano via via più intensi e i gemiti diventavano più forti, quasi come suppliche.

“Dean..”

“Cas..”

Entrambi si chiamavo, si stringevano forte tra loro, si muovevano fino a diventare una cosa sola. Era così che si sentivano, come una persona sola, talmente tanto stavano bene in quel momento. Entrambi avrebbero voluto che quella sensazione di unicità non finisse mai.

Quando il piacere travolse entrambi, si strinsero fortissimo e si lasciarono andare uno contro l'altro, felici e appagati. Nessuno dei due disse nulla, perché semplicemente non c'era bisogno di commentare. Era stato tutto perfetto e Dean si sentiva così bene che aveva voglia di urlarlo al mondo.

Poco dopo Cas si alzò, posando il lubrificante nel cassetto e andando poi sotto le coperte con Dean. Lo abbracciò forte e chiuse gli occhi, sorridendo rilassato. “Mi sento bene.”

“Anche io, davvero.”

“Come è stato?”

“Non me lo aspettavo così..”

“Che vuoi dire?”

“E' stato bello. Molto. Tanto bello.”

Castiel si mise a ridere e si rilassò grazie alle carezza che Dean gli fece sui capelli, fino ad addormentarsi.

Il ragazzo se ne accorse dal respiro del moro che si fece più profondo e pesante, gli lasciò un bacio dolce sui capelli e rimase a fissare il soffitto, pensando a quanto fosse stato meraviglioso. Poi si alzò poco dopo, cercando di far meno rumore possibile per evitare di svegliare Castiel che nel sonno abbracciò il cuscino, rannicchiandosi e farfugliando qualcosa. Dean sorrise e cercò poi i suoi boxer nel buio, aiutandosi con la luce del cellulare e appena li trovò li indossò. Non era poi così stanco, quindi decise di osservare meglio le foto appese al muro.

Una ritraeva Castiel con Hannah e Kevin al mare, sotto c'era una data: 22 Agosto 2012. Dean sorrise, era così carino con quelle guancione piene e quel sorrisino innocente. A sinistra c'era una foto di Cas da piccolo, poteva avere al massimo qualche anno e Dean lo trovò adorabile. Poi, si girò e andò all'altra parete, paralizzandosi non appena vide l'altra foto appesa al muro.

C'era una donna che teneva in braccio Castiel, sorridente. Ma non fu lei che sconvolse il ragazzo, ma l'uomo accanto a lei, l'uomo che Dean in vita sua si era augurato di non vedere mai più, l'uomo che, se solo Dean ne avesse avuto l'opportunità, avrebbe ucciso con le sue stesse mani.

Che cosa ci entrava Castiel con colui che aveva assassinato la sua famiglia?



*sbuca fuori spaventata* Okay, adesso mi odiate tutti e non vi posso nemmeno dar torto, ma io sono cattiva. SCUSATE.
Per scrivere questo capitolo ci ho messo un bel po', perché volevo che fosse tutto perfetto e spero che lo sia anche per voi. Io mi ritengo soddisfatta. (stranamente)
Beh, come reagirà Dean dopo questa scoperta? Scapperà? Chiederà spiegazioni? Andrà fuori di testa? Lo scoprirete nella prossima puntata.(?)
Al prossimo capitolo. *fugge*

-Feffe

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Capitolo 9
*** The war within me pulls me under. ***


*arriva correndo* Eccomi! Non so come io stia facendo a pubblicare adesso ma hey, ho un attimo di pausa dallo studio e sto aggiornando. Non ho nemmeno riletto il capitolo, quindi perdonatemi per qualche svista..vi adoro. Grazie a tutti e niente, vi adoro. (di nuovo)
-Feffe


9. The war within me pulls me under.

 

It finds me,
the fight inside is coursing through my veins.
And it's raging
the fight inside is breaking me again.

Nothing and everything - Red

 

Dean indietreggiò fino a poggiarsi con la schiena al mobile dietro se, deglutendo e sbattendo le palpebre più e più volte, sperando che una volta rialzate l'immagine al muro sarebbe cambiata. Invece no, continuava a rimanere lì immobile e gli occhi di quel bastardo erano sorridenti, come lo erano quelli di Castiel, anche se dietro si nascondeva della malinconia. Spostò lo guardo sulla figura che dormiva rilassata, ignara di quel che stava accadendo dietro lui. Si sentiva male, amareggiato e tradito in un certo senso. Come poteva una persona come Cas, avere a che fare con quello lì? Perché mai ne teneva una sua foto appesa al muro? Senza pensarci due volte si rivestì velocemente, cercando di non far rumore perché se Castiel si fosse svegliato, non sarebbe nemmeno riuscito a guardarlo in faccia per quanto era sconvolto. Scese di corsa e cercò un foglio, scrivendoci poi sopra “Ho avuto un imprevisto e sono dovuto andare via.”

Sapeva bene che se non voleva far sospettare niente al ragazzo, avrebbe dovuto essere meno freddo ma proprio non ce la faceva a mentire con lui. E poi, anche se avesse voluto non ne avrebbe avuto la forza. Quando uscì da casa il vento lo investì con prepotenza ma se ne infischiò, mettendo una mano davanti gli occhi e iniziando a correre verso casa. Dopo una decina di minuti sentiva il fiato farsi sempre più corto, gli occhi erano diventati lucidi e le gambe stavano tremando talmente tanto che Dean temette di cadere per terra da un momento all'altro. Appena arrivò a casa entrò facendo rumore di proposito, perché aveva bisogno di svegliare Bobby e infatti quest'ultimo lo raggiunse con i capelli scompigliati e dei calzoni ridicoli. Se Dean non fosse stato così scombussolato, avrebbe riso per mezz'ora. Invece tutto quel che riuscì a fare, fu prendere per le spalle l'uomo e strattonarlo. “Cosa sai della famiglia Novak?”

“Dean ma che diavolo..”

“Rispondimi!” Il ragazzo urlò.

Bobby capì che la cosa era seria e allora fece sedere Dean, passandogli un bicchiere d'acqua e sedendosi subito accanto a lui. “Mi spieghi cosa è successo?”

“Non sono affari tuoi. Voglio sapere cosa sai di quella famiglia.”

Bobby si grattò la barba e fece uno sbuffo, andando nel suo studio e uscendo con una carpetta tra le mani con su il nome “Novak”.

Dean la prese subito e ringraziò il cielo per il lavoro di Bobby, ovvero il poliziotto. Quando c'era stato il caso Winchester, lui aveva lavorato per risolverlo e quel che aveva appena dato al biondo era tutto ciò che gli era rimasto, anche se non avrebbe potuto averlo.

Dean aprì la carpetta e una serie di fogli inutili si presentarono davanti a lui, tra cui dei documenti che certificavano l'essere colpevole di quel bastardo. Si chiamava Michael. Il ragazzo evitò di guardare la foto, perché solo guardarlo in faccia gli faceva venire il volta stomaco. Tra i documenti trovò uno che elencava i vari reati di quell'uomo, tra cui la denuncia di cui gli aveva parlato Castiel. Quell'essere era un mostro, aveva fatto cose orribili e a Dean dispiacque non averlo davanti per picchiarlo. “Mi auguro tu stia bruciando all'inferno.” Sibilò a bassa voce, sotto lo sguardo vigile di Bobby.

Aveva paura che sarebbe esploso da un momento all'altro, anche non era ancora riuscito a capire il perché di quel comportamento. Doveva esser per forza successa qualcosa che aveva portato Dean a riprendere quella notte che gli aveva reso la vita uno schifo. Sistemò i fogli in silenzio, mettendoli sul tavolo impolverato di fronte al divano e sgranando gli occhi quando trovò una foto di un bambino, ovvero Castiel, tra quelle scartoffie. Adesso iniziava a capire.

“Dean, è per Castiel?”

Dean si irrigidì a quella domanda e strinse i pugni, annuendo silenziosamente e cercando di calmare il tremore che lo stava percorrendo.

“Non voglio prendere le sue difese, ma non penso che lui sapesse nulla di tutta questa storia, se sei arrabbiato per questo. Ricordo che quando il caso fu chiuso, il mio collega aveva ricevuto l'ordine di non far sapere nulla dell'accaduto al figlio. E beh, adesso ho scoperto chi è questo ragazzo.”

“Non mi interessa Bobby, è sempre suo figlio.”

“E vuoi fargliene una colpa? Stai scherzando?” Bobby era incredulo, non poteva prendersela con quel povero ragazzo.

Dean semplicemente non rispose, si alzò e andò in camera, chiudendo la porta a chiave e spegnendo il cellulare quando iniziò a squillare. Si era accorto che se n'era andato. Il ragazzo pensò che a scuola non ci avrebbe messo piede per almeno una settimana piena, anche se ahimè sapeva bene Bobby avrebbe fatto storie. Dentro se, nel profondo, sapeva che non aveva senso prendersela con Castiel, ma già solo il fatto che avessero un legame di sangue in comune gli faceva accapponare la pelle. E lui c'era pure andato a letto.

 

Due giorni dopo

 

Cas controllò il cellulare per l'ennesima volta, sbattendo poi piano la testa sul banco scocciato e sempre più frustrato. Non aveva notizie di Dean da quando gli aveva lasciato quello stupido biglietto e iniziava davvero a preoccuparsi. Era andato addirittura a casa sua per vedere se fosse tutto okay, ma gli aveva aperto un uomo sui sessanta che gli aveva detto di chiamarsi Bobby e di non sapere dove fosse il ragazzo, ma che stava bene perché si sentivano. Il fatto che stesse bene lo rincuorò, ma non il fatto che ignorasse le sue chiamate ed i suoi messaggi. Non sapeva cosa fosse potuto accadere, l'unica cosa che gli venne in mente fu che Dean potesse essersi pentito di quel che avevano fatto e quel pensiero gli spezzava davvero il cuore. Gli sembrava così tranquillo, così a suo agio che un possibile ripensamento da parte sua non gli aveva nemmeno sfiorato la mente. Quindi cosa poteva esser successo di così grave da farlo sparire? Ci aveva davvero ripensato e adesso non voleva più vederlo? Aveva pensato che lo avrebbe aspettato, ma ormai dopo due giorni non ce la faceva più, quindi decise che era il momento giusto di andare a casa sua e farlo rintracciare a Bobby, inventando una scusa per farlo venire. E così fu. Dopo scuola andò da lui, l'uomo lo chiamò e in mezz'ora Dean fu lì.

“Finalmente.” Castiel fece un sospiro sollevato appena lo vide e si avvicinò, bloccandosi quando lo vide indietreggiare immediatamente, con un'espressione seria in volto.

Bobby se ne andò lasciandoli soli e Dean pensò che gli conveniva davvero andarsene, perché avrebbe voluto strozzarlo per averlo incastrato in quel modo.

“Che succede? Ti chiamo e non rispondi, ignori i miei messaggi..”

“Ho avuto da fare.”

“Così tanto da non potermi filare per nemmeno un attimo? Davvero Dean? Sei un codardo, lo sai? Se ti sei pentito, almeno dimmelo in faccia e non scappare come un idiota!”

“Tu non sei nella posizione di giudicarmi.” Sibilò il più grande, guardando l'altro con astio. “Dovresti vergognarti più che altro.”

Castiel non riusciva davvero a capire. “Ma perché dovrei vergognarmi? Che ho fatto?”

“Chi cazzo è l'uomo nella foto in camera tua? Quella in cui sei piccolo e sei in braccio a una donna.”

Dean lo sapeva bene purtroppo, ma voleva sentirlo dire da lui.

“Perché vuoi saperlo?”

“Castiel, chi cazzo è.” Lo fissò e fece un passo verso lui, afferrandolo per un braccio e fregandosene se gli avesse fatto venire un attacco di panico. Non era niente in confronto a come si sentiva lui in quel momento.

“M-mio padre..” Castiel sentì una fitta allo stomaco e appena Dean lo lasciò andare malamente, spingendolo sul divano e bloccandolo sotto se, iniziò a sentire la testa girare.

“E con tutto quel che ti ha fatto, perché tieni una sua foto?”

Castiel abbassò il capo, cercando quasi di nasconderlo tra le spalle e guardandolo intimorito. “E' stata Hannah a insistere per farmela tenere lì.”

“E lo sai che tuo padre ha ucciso la mia famiglia?”

E dopo quella domanda il mondo si fermò. Castiel non sentì più nulla, nemmeno l'aria venirgli meno. Riusciva solo a sentire quelle parole che rimbombavano nelle pareti della sua testa, facendo sempre più rumore, facendolo diventare sempre più piccolo. In quel momento capì tutto; capì il motivo per il quale Dean lo stava evitando in quel modo; capì tutto e si sentì solo più male.

“Dean io non lo sapevo, te lo giuro..mi dispiace.”

“Le tue stupide scuse non li riporteranno mai indietro!” Urlò Dean, alzandosi e rivoltando una sedia per terra con forza, rompendola in due pezzi.

Cas iniziò a spaventarsi vedendolo in quello stato, nei suoi occhi stava iniziando a vedere quelli di quell'uomo che gli aveva fatto del male nel corso della sua vita. In quel momento il suo ragazzo lo odiava quanto l'uomo che lo aveva messo al mondo. E faceva male. Ed era ingiusto, perché Castiel non avrebbe mai dovuto pagare per colpa degli errori commessi da suo padre. Non se lo meritava. “Dean, ti prego..calmati e cerca di ragionare. Mi dispiace da morire per quel che hai passato e mi scuso per mio padre, mi scuso per tutto il dolore che ti ha causato..” Ed era sincero, perché nessuno avrebbe mai dovuto perdere la propria famiglia in quel modo. “Ma non è colpa mia, ti prego non addossare a me le sue colpe perché io non c'entro niente. Non ne sapevo nulla, ero solo un bambino..”

“Fare la vittima non servirà a niente Castiel.”

“Il mio intento è farti ragionare, non fare la vittima.”

“Sto ragionando e sono arrivato alla conclusione che non voglio più vederti. Cambierò posto in aula, non ti guarderò nemmeno più in faccia. Io e te non saremo più niente.”

Quelle parole fecero male, più di qualsiasi tortura potessero infliggergli. Avrebbe preferito esser perseguitato ancora e ancora, piuttosto che sentire quelle cose orribili. Avrebbe preferito sparire e non tornare mai più, piuttosto che avere lo sguardo carico d'odio di Dean addosso.

“Ti prego, non dire così..non è colpa mia.”

“Già l'essere figlio di quel figlio di puttana macchia le tue mani del sangue della mia famiglia.”

Dean prese un respiro profondo e si rese conto troppo tardi di aver davvero esagerato appena vide le spalle di Cas iniziare a tremare, i pugni stringersi uno all'altezza del fianco e uno sul petto. Vide una lacrima cadere sul pavimento, per poi esser risucchiata dal tappeto. Lo aveva distrutto, letteralmente.

Cosa aveva appena fatto? Cosa gli aveva appena detto? Perché non pensava mai prima di agire? Perché doveva essere così stupido e impulsivo? Che colpa poteva avere una persona come Castiel? Che colpa poteva avere un ragazzo come lui? Era sempre disponibile con tutti, gli era sempre stato vicino nel bene e nel male, lo aveva sempre aiutato a sbloccarsi e non lo aveva mai lasciato solo nonostante tutto. Invece lo aveva appena paragonato a un uomo che non faceva altro che picchiare suo figlio, costringendolo anche ad assistere a scene terribili; lo aveva paragonato ad un assassino. Aveva dato a Castiel dell'assassino.

Lui era così sconvolto che non si rese nemmeno conto di quel che fece in seguito, fu come se tutto gli venisse da se. Si avvicinò, puntò gli occhi su quelli di Dean sbattendosene altamente di star piangendo e gli piantò un pugnò in pieno viso, con talmente tanta forza che poté sentire la pelle del labbro inferiore del ragazzo tagliarsi in profondità. Lo fissò impassibile quando lo vide cadere a terra, con i pugni stretti e le spalle che non volevano saperne di smettere di tremare. Si sarebbe aspettato di tutto da Dean, ma mai un ragionamento del genere. Mai.

“Spero che tu ragioni in questi giorni e ti renda conto delle stronzate che hai detto Winchester, perché l'hai combinata grossa questa volta e credimi, non ci sarà più nessuno a consolarti quando sarai solo. E non scomodarti, sarò io a cambiare posto in aula, se non classe direttamente pur di non vederti più.” Gli uscì una risata amara mentre negò con il capo, distogliendo lo sguardo perché ormai guardare quegli occhi lo faceva stare solo peggio. “Ma come ho fatto a innamorarmi di te?” E detto questo gli diede le spalle, andando alla porta e chiudendosela alle spalle. A ogni passo che faceva, poteva sentire il proprio cuore sgretolarsi e diventare poltiglia. A ogni passo che faceva, poteva sentire l'odio verso suo padre crescere sempre di più, per quanto fosse possibile.

“Sei morto e ancora mi rendi la vita un inferno.”

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Capitolo 10
*** Don't waste your time on me you're already the voice inside my head. ***


AMATEMIIIIIIIIIH. Okay smetto.
I know, sto aggiornando in anticipo ma la settimana prossima iniziano gli esami e dubito che potrò trovare qualche minuto per rileggere il capitolo e pubblicare. Quindi ho deciso di farlo adesso (anche se in realtà dovrei fare diritto..........)
So che mi odiate dopo l'ultimo che ho pubblicato e spero non mi odiate ancora di più dopo questo. *sguardo colpevole*
Anyway, torno al mio amato diritto.
Alla prossima!

-Feffe


10. Don't waste your time on me you're already the voice inside my head.

 

Where are you? And I’m so sorry,
I cannot sleep I cannot dream tonight.
I need somebody and always
this sick strange darkness
comes creeping on so haunting every time.

I Miss You – Blink 182

 

Quando Dean entrò in classe trovò gli occhi di tutti puntati addosso, tranne l'unico paio che avrebbe voluto rivolto verso se, ovvero quello di Castiel che aveva mantenuto la parola. Non era più all'ultimo banco accanto a lui dove adesso sedeva Gabriel, ma al primo accanto a Meg. Proprio accanto a quella vipera doveva andarsi a mettere? Sospirò e andò a sedersi, facendo un sorriso tirato al suo nuovo compagno di banco e mettendosi poi ad osservare Cas. La testa era abbassata tra le spalle che erano ricurve, le mani strette tra loro e lo sguardo fisso sulla lavagna davanti a se. Che fine aveva fatto il suo sorriso? La sua compostezza e la sua spensieratezza? Erano semplicemente andate via e tutto a causa sua.

Dean non se lo sarebbe mia perdonato, mai.

Il moro si voltò verso Meg che aveva appena iniziato a parlargli. “Come scusa? Non ascoltavo.”

“Ti ho chiesto se ti andava di uscire insieme oggi. Sai, come due amici normali..”

Castiel si accigliò e poi si mise a ridere. “Meg, non posso credere che tu ci stia provando dopo l'ultima volta. A me piace altro..” E senza volerlo guardò Dean che in quel momento stava scrivendo qualcosa su un foglietto. Sospirò e distolse nuovamente lo sguardo, incontrando quello supplicante della ragazza.

“Oh andiamo Cas..”

“Meg, ho detto di no.” L'espressione seria la fecero demordere e sbuffò, rivolgendo poi la sua attenzione al professore di matematica che aggrottò le sopracciglia accorgendosi di qualcosa di diverso nei posti, ma non si pronunciò e iniziò a spiegare.

Quel giorno Castiel aveva un aspetto terribile, talmente tanto che quando la mattina si vide allo specchio provò quasi vergogna nel dover uscire da casa. Non aveva chiuso occhio tutta la notte, piuttosto era stato davanti al pc a guardare Death Note e nel farlo aveva pensato che sarebbe stato figo avere un quaderno come quello, che avrebbe volentieri utilizzato contro qualcuno. Quasi se ne sorprese, perché lui non era il tipo da fare quei pensieri cattivi ma la conversazione con Dean sentì che lo cambiò profondamente, da quel giorno sarebbe stato un'altra persona. Perché essere troppo buoni alla fine non portava a niente, solo a un'enorme sofferenza perché alla fine si veniva calpestati, come se non si fosse altro che oggetti da usare quando più conveniva. Non voleva diventare uno stronzo senza cuore, ma nemmeno sarebbe stato espansivo come prima. Sarebbe cambiato anche nel suo modo di vivere, sarebbe uscito di più, avrebbe legato con più gente e da quel punto di vista il cambiamento poteva essere solo un giovamento. Ma non per tutto, in quanto non aveva più intenzione di amare nessuno. Voleva diventare indifferente all'amore, come non lo era mai stato prima. Decise che semmai avesse dovuto avere a che fare con Dean in qualche modo, lo avrebbe trattato come un comune compagno di classe.

“Novak!” L'urlo del professore lo fece sussultare e scattò in piedi quando gli disse di raggiungerlo alla lavagna. Una cosa che odiava di quell'uomo, era che se ti vedeva anche solo un attimo perso nei tuoi pensieri, ti richiamava subito e ti faceva continuare la spiegazione. Fortunatamente per Cas, lui era il classico alunno che riusciva benissimo a capire la lezione a primo impatto, quindi riuscì a risolvere l'esercizio, rivolgendo poi uno sguardo ovvio al professore.

“Posso sedermi adesso?”

“Novak, sarebbe un problema per te dare qualche ripetizione a chi non ha la sufficienza?”

Dean sgranò gli occhi e rivolse tutta la sua attenzione al professore, fissandolo come in una supplica muta perché porca miseria, tra le persone con l'insufficienza c'era anche lui e sarebbe stato un bel problema. Era sicuro che Castiel avrebbe rifiutato.

“Okay, non c'è problema.” Il ragazzo fece spallucce e poi andò a sedersi, senza degnare di uno sguardo il biondo che era scioccato e molto confuso.

Fino alla sera prima gli aveva detto che non avrebbe mai avuto più niente a che fare con lui e adesso accettava di aiutare nella materia le persone in difficoltà, tra cui lui. E Castiel sapeva bene che c'era anche lui tra questi, perché spesso lo aiutava e durante le verifiche soprattutto.

“Perfetto, allora vediamo un po' chi ha dei brutti voti qui.” Il professore controllò e appena fece l'elenco, erano solo due persone. Ovvero Dean e Meg.

Dean sospirò. Poteva andare peggio di così?

 

“Secondo me è destino, Cassie.”

“Che vuoi dire?”

“Non accetti di uscire con me, ma staremo comunque insieme di pomeriggio per studiare. Anche se ci sarà quella palla al piede di Winchester, ma non mi importa. Per me è fondamentale stare con te.”

Castiel sospirò esasperato e poi negò con il capo, prendendo poi con le sopracciglia aggrottate il bigliettino che trovò nell'armadietto. 'Ti devo parlare. - Dean'

Lo appallottolò e lo buttò poi nella pattumiera, consapevole di avere lo sguardo del mittente puntato addosso e Dean sospirò, chiudendo gli occhi dopo aver poggiato la testa al muro.

“Non avevi le palle di dirmelo in faccia che dovevi parlarmi?”

Dean sobbalzò e si strinse il libro di arte addosso, facendo poi un respiro profondo. Lo aveva proprio fatto spaventare. “No, è che pensavo non volessi parlarmi subito..”

“E allora perché mi hai lasciato questo stupido biglietto? E poi credevo di esser stato chiaro, meno ti parlo e meglio è.”

“Allora perché hai accettato le ripetizioni?”

“Perché fino a prova contraria sarò anche un assassino..” Sibilò e puntò un dito contro Dean. “Ma aiuto gli stronzi che hanno difficoltà a scuola. Al di fuori di qui, non avremo alcun contatto io e te. Saremo solo due compagni di classe. Sempre che tu voglia aiuto da un essere come me.”

Il ragazzo sospirò mortificato. “Cas..”

“Allora, che volevi? Perché quel bigliettino?” Tagliò corto il moro.

Dean evitò la domanda. “Questo pomeriggio possiamo vederci? Ne parliamo tranquillamente e non davanti occhi indiscreti..” Fece cenno verso Meg che li stava osservando.

Castiel ebbe un'idea e negò con il capo, facendo spallucce e alzando la voce per farsi sentire dalla rossa. “Mi dispiace, oggi sono impegnato con Meg.”

Dean tossì sorpreso e sgranò gli occhi, abbassando il tono che si fece sibilante. “Che devi farci con quella lì?”

“Non è affar tuo. Allora, cosa devi dirmi?”

Quell'atteggiamento di indifferenza lo fece innervosire e allora negò con il capo, senza rispondere e andandosene, lasciando Castiel lì che rimase impassibile, mentre dentro se in realtà si sentiva morire. Da un lato avrebbe voluto correre da lui e abbracciarlo, dicendogli che lo avrebbe perdonato con il tempo..ma non sapeva quanto potesse essere vero. Perché quella notte aveva meditato sul perdonarlo, perché purtroppo Castiel era una persona impulsiva e diceva cose che non pensava quando era arrabbiato. Tuttavia, appena pensava di metterci una pietra sopra, si ricordava di quanto quelle parole gli avevano fatto male e quindi si tirava indietro, pensando che cambiare fosse la cosa migliore. Ma perché era così difficile? Perché il destino doveva essere così beffardo? Perché non c'era altra spiegazione, quella era tutta colpa del destino che si stava prendendo gioco di lui, ridendo a crepapelle fino alle lacrime. Aveva riso di lui quando era nato, facendo morire sua madre; aveva riso di lui facendogli conoscere Dean; aveva riso di lui dandogli un padre che non era altro che l'assassino della famiglia del ragazzo che amava più di ogni altra cosa. Ma tutto doveva cambiare ormai, perché se il fato voleva che andasse così, allora era così che doveva andare realmente. Il passato non poteva esser cambiato e semplicemente non poteva rimuginarci per sempre, ecco come era riuscito in un certo senso a “superare” la sua infanzia tremenda, ma il modo con cui Dean lo aveva macchiato di un crimine così grave anche se in un momento di rabbia, lo aveva ferito.

“Quindi usciamo insieme questo pomeriggio?” Meg strillò, prendendolo sottobraccio e poggiando la testa alla sua spalla.

Castiel sospirò e annuì, circondandole le spalle con un braccio. Forse uscire non sarebbe stato poi così male. Forse si sarebbe distratto un po'.

“Dove mi porterai?”

“Dove vuoi tu, possiamo andare al cinema se ti va, ho sentito che ci sono dei film molto carini.”

“Uh e staremo a pomiciare al buio?” Sussurrò la rossa, accarezzandogli un braccio lentamente.

Era inutile, quella ragazza era inarrestabile e non si sarebbe mai arresa a quanto pare.

“Cas, hai mai baciato una ragazza sul serio?” Meg lo fermò per il braccio e lo fece sedere al suo posto.

La risposta era no. A parte quel bacio rubato dalla ragazza davanti a lui, non aveva mai baciato nessun'altra ma non perché non ne aveva mai avuto l'occasione, anzi. Aveva avuto molte corteggiatrici, ma nessuna lo attirava abbastanza.

“Ehm..”

“Lo sapevo, no!”

“Beh, allora? Dove sta il problema?”

“Come fai a dire di essere gay se non hai mai avuto esperienze con una donna? Dai!”

“Meg, ti prego non iniziare!” Alzò gli occhi al cielo.

“No Cassie davvero. Ora, lascia stare che io mi farei sbattere da te anche su questo banco, però dovresti davvero provare e qui hai qualcuno che sarebbe molto felice di darti una mano.”

Castiel avvampò a quella frase e la fulminò immediatamente, facendola ridere.

Era inutile, per quanto cercasse di essere duro e cattivo, non riusciva a smettere di essere adorabile anche se inconsciamente, pensò Meg. Si era accorta che qualcosa non andava con Dean, era palese anche dal fatto che avevano cambiato posto e a quanto le avevano detto, lui e Dean si erano baciati a scuola e Cas aveva dichiarato che erano una coppia e quando lo dissero alla ragazza, questa ringraziò di non esser andata a scuola quel giorno, perché altrimenti avrebbe avuto una crisi di pianto davanti a tutti. Meg si faceva vedere come una dura, come una ragazza a cui non importava degli altri ma la verità era che era innamorata di Castiel. Voleva solo la sua felicità, solo che lo dimostrava nel modo errato e dava un'idea sbagliata di se. E sapeva che infondo Cas ci teneva a lei, però solo come un'amica e le faceva male. Perché anche lei avrebbe voluto una possibilità ma non lo avrebbe mai detto espressamente, glielo avrebbe solo fatto capire in tutti i modi. Voleva solo provare a baciarlo, a fargli capire che non esisteva solo Dean.

“Ti fa davvero così schifo?”

“Non è che mi fa schifo, è che non mi sentirei a mio agio.”

“Io so mettere la gente a proprio agio, soprattutto in queste situazioni.”

Castiel la guardò ovvio e si mise poi a ridere. “Oh certo, come no!”

“Vedrai Novak, ci divertiremo al cinema.”

E in quella frase Meg non ci mise assolutamente della malizia, anzi cercò di essere il più sincera possibile perché già solo il fatto che lui avesse accettato di uscire con lei era un enorme passo avanti. Era già una possibilità.

Alla fine della lezione se ne andarono insieme, a braccetto e la notizia dell'uscita dei due si diffuse velocemente, dato che un dubbio nacque nella testa delle amiche della rossa che confermò la notizia. E ovviamente le pettegole non ci misero nulla a diffonderla tra i compagni di classe, facendola arrivare fino alle orecchie di Dean che appena lo seppe sentì una fitta di gelosia enorme, talmente tanto che diede un pugno al muro appena arrivò a casa, pur sapendolo visto che Castiel glielo aveva detto esplicitamente. Era un idiota. Lo era davvero. Era a tanto così dal costruirsi il suo paradiso terrestre con Castiel e invece se lo era fatto scappare a causa del passato. Avrebbe voluto tornare indietro e cambiare tutto, invece ormai era tutto inutile. Era tutto perduto.

Castiel invece andò a casa e pranzò, litigando con Hannah quando le disse con chi sarebbe uscito. Non per Meg, ma perché sapeva i gusti del figlio e aveva capito perfettamente che quella di Cas era tutta una tattica per dimenticare Dean. Ma il ragazzo fu irremovibile e dopo pranzo andò a prepararsi, mettendo dei pantaloni di velluto beige, i mocassini marroni e una maglietta dello stesso colore a maniche corte, portandosi dietro anche la giacca semmai avesse sentito freddo.

Ormai erano giunti ad aprile e il tempo stava cambiando.

Uscì e in poco tempo fu da Meg che lo accolse con un grande abbraccio appena lo vide, stringendolo forte a se e sentendosi al settimo cielo quando lui le porse delle rose.

“Per non essere esperto con le donne, sai almeno come viziarle.”

E detto questo si avviarono verso il cinema, con una Meg molto felice e con un Castiel che sotto sotto si sentiva nervoso.

Stava iniziando ad avere dei ripensamenti e non andava bene.

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Capitolo 11
*** Don't let me drown. ***


E rieccomi qui, sono sopravvissuta alla prima e alla seconda prova..sto sperando di sopravvivere anche alla terza e all'orale ma shh, lol.
Passiamo alle cose serie, questo qui come alcuni di voi sanno, è il penultimo capitolo e mi piange il cuore davvero, perché sentirò la mancanza di tutti voi MA non finirò affatto di scrivere, in quanto ho già una OS iniziata, una che devo iniziare e una long in mente. (Destiel OBV) Quindi..uu
Ora vi lascio alla vostra lettura, un bacio!

-Feffe


11. Don't let me drown.

 

Who will fix me now?
Dive in when I'm down?
Save me from myself
Don't let me drown
Who will make me fight?
Drag me out alive?
Save me from myself.

Drown – Bring Me The Horizon

 

Castiel aveva ragione ad essere impaurito nell'aver accettato di uscire con Meg.

Non per lei, ma semplicemente perché non era abituato a degli appuntamenti perché alla fine era quello; un appuntamento a cui aveva accettato di andare solo per non pensare a Dean. E si sentiva uno stronzo, perché stava praticamente usando quella ragazza. E la cosa peggiore era che Meg lo aveva capito e nonostante la cosa la ferisse stava cercando di fare finta di nulla sempre di più. E grazie a Cas si rese conto di cosa volesse dire esser usata dalla gente per i suoi comodi.

“Cosa andiamo a vedere?”

“Beh, sai..è uscito The Avengers.”

“Andata!”

La ragazza accettò entusiasta e appena furono al cinema, poggiò la testa sulla spalla di Cas che le sorrise lievemente, sentendosi comunque terribilmente fuori luogo. Aspettarono per una decina di minuti che iniziasse il film e poi stettero in silenzio e con grande sorpresa di Castiel, Meg non gli prese affatto la mano come immaginava. Fu piacevole, come guardare un film con un amico e poi The Avengers era proprio una figata.

“Era meraviglioso, poi hai visto che figo Captain America?”

“E Tony no?”

Risero insieme appena uscirono dal cinema e poi Castiel diede una piccola spinta alla ragazza ridendo quando gli disse di esser adorabile quando era spensierato. Anche se per Meg, Castiel lo era sempre, anche quando era arrabbiato.

“Cas, ti stai divertendo?”

Il ragazzo annuì e le sorrise.

“Certo, anche se ho accettato solo per non pensare a Dean.” Scimmiottò Meg facendo arrossire l'altro, colto in fallo. La ragazza lo disse di proposito illudendosi di ricevere una risposta del tipo “non è vero” oppure “ma dai!”

“Meg, mi dispiace..io..”

“Cas, perché non vuoi darmi un'opportunità? Sono io?”

Castiel negò con il capo e sospirò, non sapeva nemmeno lui cosa risponderle per non ferirla. Ormai sapeva bene cosa provasse quella ragazza per lui, quindi qualsiasi parola avrebbe potuto farle del male e se c'era una cosa che lui odiava, era far star male qualcuno. Ma la risposta era solo una e sapeva bene che non poteva dargliela, anche perché dirlo ad alta voce avrebbe fatto soffrire anche lui.

“E allora cosa è? Dimmelo dannazione!” La ragazza alzò la voce e i suoi occhi diventarono lucidi.

Castiel sgranò i suoi e tese una mano verso lei, per asciugarle una lacrima che era appena scesa. “Ascoltami..”

Meg scacciò la sua mano e distolse lo sguardo, mentre la voce iniziò a tremarle. “Vorrei capire perché la gente mi evita sempre come la peste. Perché è così difficile per te amarmi, Cas? Io..io ti ho amato dal primo momento in cui ti ho visto e ho fatto di tutto per migliorare, per essere diversa almeno ai tuoi occhi. Invece no, deve esserci quello stronzo di Winchester in mezzo.”

Lui non sapeva cosa dire, perché Meg aveva ragione su tutto e negare lo avrebbe reso solo più ridicolo. Quindi si limitò a lasciarla sfogare, desiderando di sparire a ogni parola che usciva dalle labbra della ragazza davanti a lui.

“E tu lo ami, quell'idiota che non ti dimostra niente e ti fa solo soffrire. Cosa trovi in lui eh?”

“Meg, mi dispiace davvero tanto. Io..”

E per l'ennesima volta non lo fece finire di parlare e gli voltò le spalle, correndo via e lasciandolo lì come un idiota.

 

Dean sbuffò per la centesima volta e cambiò di nuovo canale, quella sera non facevano proprio nulla di interessante in televisione. Nulla che fosse tanto interessante dal non far pensare a Cas e Meg insieme in un appuntamento romantico.

“Dannazione.” Ringhiò a bassa voce ripensando alla freddezza con la quale il ragazzo in questione si era rivolto a lui. Possibile mai che non ne faceva una giusta? I rapporti con la gente non facevano proprio per lui.

“Mamma avrei bisogno di te..” Lo sussurrò senza rendersene conto. Come non si rese conto di ritrovarsi fuori casa con il fiatone mentre aveva iniziato a correre verso il cimitero.

Non andava mai lì, perché gli metteva troppa tristezza ed era terribilmente difficile per lui guardare quelle lapidi fredde che non gli trasmettevano altro che dolore. Però in quel momento sentiva il bisogno di andarci, perché aveva bisogno di inginocchiarsi davanti le loro foto e parlarci, sperando che lo ascoltassero dall'aldilà, sempre se esistesse una vita dopo la morte.

Appena fu arrivato sospirò, togliendo dalla superficie fredda delle foglie secche e pulendo poi le foto di John, Sam e Mary con un fazzoletto. Erano bellissimi e avrebbe voluto tanto poterli abbracciare in quel momento, più di ogni altra cosa. Quando si svegliava la mattina e scendeva di sotto, poteva ancora sentire il profumo dei biscotti che preparava Mary se andava aldilà con l'immaginazione; poteva sentire la tv parlare con un John che tifava per una partita di basket; e poi poteva sentire Sam che si lamentava pregando lui di giocare insieme a palla. Poteva ancora rivivere quei momenti, ma una volta riaperti gli occhi era sempre una pugnalata al cuore trovare la cucina vuota; la tv spenta e nessuno a chiedergli di giocare con lui. Era sempre difficile ritornare con i piedi per terra e rendersi conto che ormai tutto quello era irraggiungibile.

“Visto che casino sto combinando, mh?” Sfiorò la foto di Sam con le dita, mordendosi il labbro. “Sammy, mi dispiace per tutte le volte in cui ho rifiutato di giocare con te, per tutte le volte in cui ti ho detto di non rompere quando volevi parlare con me dei bei voti che prendevi a scuola. Però semmai lo volessi fare di nuovo, sarò qui a giocare con te..okay?” Senza rendersene conto aveva iniziato a piangere inevitabilmente, era da troppo tempo che non parlava con loro ad alta voce, non solo nei suoi pensieri. Poi sfiorò la foto di Mary. “Mamma, se solo fossi qui potresti darmi una mano. Non so se lo sai ma c'è un ragazzo che mi sta facendo impazzire. Si chiama Castiel ed è bellissimo, ha i capelli neri e degli occhi celesti in cui ti perdi appena li guardi. E dannazione, penso proprio di essermi innamorato di lui..quanto vorrei condividere con te tutto questo.” Poi fu il turno di John. “E tu papà, chissà cosa penseresti di tutto questo. Hai sempre cercato di farmi crescere come un uomo forte e invece guarda quanto sono debole. Lascio che il passato mi butti giù, coprendomi completamente e rendendomi un completo idiota. Non sono bravo a far nulla..mi dispiace se ti sto deludendo in qualche modo.” Tirò su con il naso e in un sussurro cadde in ginocchio. “Scusate se vi ho delusi.”

 

Castiel camminava per i fatti suoi, non aveva assolutamente intenzione di tornare a casa. Voleva solo fare una bella passeggiata lunga e pensare a cosa far per risolvere quel fardello. Era innamorato di Dean, ma lui lo aveva ferito e quindi si era aggrappato a Meg che adesso lo odiava sicuramente e non le dava nemmeno torto.

Come aveva potuto farlo? Alla fine era solo colpa sua se erano in quella situazione, perché sarebbe bastato perdonare quel ragazzo e abbracciarlo forte. Tutta la rabbia che aveva provato in quel momento, era improvvisamente diventata delusione verso se stesso. Come aveva potuto diventare così? Usare gli altri per i proprio scopi non era di certo tra le sue virtù.

“Oh, guarda chi c'è!”

“Lasciatemi in pace.”

Castiel riconobbe la voce di Gordon e Nick, i due idioti spacconi della classe e poi quella del suo amico Gabriel. Erano poco più avanti a lui. Avrebbe potuto girare l'angolo e far finta di nulla, se solo non fosse stato che quei bastardi avevano appena aggredito il suo amico con degli insulti.

“Ehi!” Corse lì e si mise subito davanti Gabe che sospirò e gli mise una mano sulla spalla, dicendogli che era tutto ok.

E col cavolo che lo era; perché sapeva il motivo di quell'aggressione. Erano degli omofobi schifosi che se la stavano prendendo con un omosessuale, era un film che aveva già visto in prima persona.

“Che carino, protegge la sua ragazza.”

“Andatevene subito.” Cas fissò entrambi i ragazzi minaccioso, sentendo già il cuore iniziare a pompare più forte. Aveva l'impressione che non sarebbe finita bene, affatto.

“Altrimenti che fai? Chiami la mamma?” Scimmiottò Gordon.

“Ho detto andatevene. Adesso.” Sibilò e strinse i pugni, facendo un passo indietro non appena Nick cercò di spingerlo.

Sarebbe riuscito a tenergli testa con le parole, ma fisicamente? No e lo sapeva bene. Cas avrebbe perso in partenza. Cazzo, perché quei demoni dovevano sempre riemergere e fargli venire il panico?

“Cosa c'è? Hai paura?”

E prima che potesse rispondere, il pugno allo stomaco arrivò forte come una coltellata che lo trapassò da parte e parte. Si piegò in due e svuotò la cassa toracica con un unico sospiro, chiudendo gli occhi e sentendo l'ansia impadronirsi di lui all'istante.

“Smettetela!” Gabriel si avventò sui due ragazzi che lo spinsero forte addosso a Castiel, che cadde insieme a lui sul pavimento per poi correre via. “Cazzo..” L'amico prese subito per le spalle il moro che aveva appena iniziato a tremare con gli occhi pieni di lacrime.

“No, lasciami..ti prego.” In quel momento Cas non vedeva Gabe, ma il volto di suo padre che aveva un bastone in mano. Quello era il ricordo peggiore che gli era rimasto e lo stava per rivivere e avrebbe tanto voluto cacciarlo via, ma non ci riusciva. Era troppo.

Quindi sentì il dolore del primo colpo sul braccio, poi quello sulla schiena e infine quello sullo stomaco. Sentì i capelli diventare umidi per il sudore, le sue urla da bambino che pregavano quell'uomo di smetterla perché gli stava facendo male. Si rannicchiò per terra e pianse forte, sussurrando a suo padre che non era colpa sua se era andata com'era andata, che lui non era un assassino. Non era colpa sua. E invece del bastone poi furono i piedi a colpire il corpo esile di Cas, facendolo contorcere sul pavimento e lasciandolo poi paralizzato.

“Amico, amico!” Gabriel urlò in preda al panico appena Castiel aveva iniziato a tremare forte e piangere. Iniziò a strattonarlo ma quando si rese conto che la situazione non migliorava chiamò subito la prima persona che gli venne in mente. Il cellulare squillò per una decina di secondi e la voce di Dean in quel momento gli parve la più bella del mondo.

“Dimmi Gabe.”

“Dean, corri subito qui! Siamo vicino al Metropolitan, Castiel sta avendo una crisi e non si calma..ti prego corri!” Appena posò il cellulare cercò di far calmare l'amico ma era impossibile, perché anche se gli occhi erano aperti erano persi nel vuoto e delle parole sconnesse uscivano dalla sua bocca. “Dannazione, dannazione!” Urlò.

 

Dean rimase a fissare lo schermo del cellulare stordito e sperando di aver capito male perché, se così non fosse stato, avrebbe voluto dire che Castiel si trovava da tutt'altra parte e che stava decisamente male. Si iniziò a guardare attorno in preda al panico, era tardi e ormai i mezzi pubblici non erano più a disposizione. Tornare a casa per prendere la macchina sarebbe stata una doppia perdita di tempo e allora capì che non gli restava altro che correre.

Quindi iniziò, corse più veloce che poté e non fece nemmeno caso alla stanchezza, al dolore ai muscoli, al dolore per via della caduta che fece quando inciampò su una pianta, semplicemente divenne insensibile a tutto ciò. L'unica cosa viva in lui era la preoccupazione per Castiel, non voleva che stesse male e si maledì trentamila volte, perché se non fosse stato così idiota, in quel momento sarebbe stato proprio con lui.

Nella sua mente iniziarono ad affiorare delle immagini spiacevoli e cercò di cacciarle via, doveva pensare solo a raggiungerlo e ad aiutarlo, qualunque cosa gli stesse accadendo.

“Finalmente!” Urlò forte appena vide in lontananza la scritta rossa del cinema, aumentando di più se possibile la velocità e perdendo un battito quando vide un Gabriel che strattonava Castiel. Un Castiel perso, come se fosse morto. Non si muoveva, l'unico movimento che riusciva a vedere da lontano era il suo continuo tremare. Doveva sbrigarsi e in fretta anche.

“CAS!”

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Capitolo 12
*** The end where I begin. ***


Salve a tutti.
Purtroppo e sottolineo, PURTROPPO, siamo arrivati alla fine di questa fan fiction che ho amato scrivere e che ho amato farvi leggere. Mentirei se vi dicessi che non mi mancherete, perché mi mancherete molto ma come ho già detto, ho molte idee che mi frullano per la testa e che prima o poi butterò giù.

Voglio ringraziarvi uno per uno per il sostegno, l'amore e la fiducia che avete avuto in me continuando a seguire questa storia.
Ringrazio chi ha recensito.
Ringrazio chi non lo ha fatto ma ha messo la FF tra i preferiti, tra le seguite o tra le ricordate.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuta dall'inizio alla fine e che spero continueranno sempre a farlo, perché io cercherò di non deluderli.
Pubblicare questa storia è stato stupendo e anche scriverla, quindi per me finirla oggi è un colpo al cuore, davvero. Ma come vi ho già detto, non smetterò assolutamente di scrivere, perché io vivo per questo.
Adesso smetto di dilungarmi ma concludo con un enorme grazie anche alla mia famiglia del gruppo “Destiel is on”, perché mi aiutano ogni giorno a stare bene e a credere in me.
Grazie a tutti, vi amo.
-Feffe

12. The end where we begin.

 

Now I'm alive and the ghosts are gone.
I've shed all the pain, I've been holding on.
The cure for a heart is to move along,
so move along, so move along.


The end where I begin – The Script

 

Appena Gabriel si sentì spingere dall'altra parte non gli importò, semplicemente sospirò di sollievo nel vedere Dean davanti a Castiel.

Il biondo lo prese per le spalle e cercò il suo sguardo, sentendo il tempo fermarsi e cercando di non farsi prendere dal panico. Doveva farlo ritornare in se. “Cas, sono io..sono Dean.”

“N-non..non è colpa mia.”

“No, non è colpa tua..va tutto bene. Sono qui.” Strinse la presa sulle spalle e poi gli prese il viso, poggiando la fronte alla sua e cercando di parlare con calma nonostante si sentisse morire. “Sono Dean, sono qui davanti a te. Guardami Castiel, guardami!” Alzò la voce sperando di attirare la sua attenzione ma era inutile.

Cas vedeva quelle immagini vivide davanti i suoi occhi, le urla di suo padre sovrastavano una voce che in sottofondo aveva iniziato a farsi spazio nella sua mente, in quel ricordo terribile. 'ono ean..', 'avanti te..', 'uarda'. E poi iniziarono a farsi più chiare, quella voce iniziò a sovrastare quella di suo padre. Quell'uomo urlava e il ragazzo urlava di più, fino a farlo ritornare nella realtà.

“Ti prego Cas, ti prego!”

E Castiel finalmente lo vide, mise a fuoco e ritornò con i piedi per terra e con la mente dove doveva essere realmente. “Dean..”

“Dio grazie..” Dean lo guardò ad occhi lucidi e gli diede un bacio sulle labbra per il sollievo, per poi guardare Cas con un sorriso lieve sulle labbra. “Sei qui con me?”

Castiel gli buttò le braccia al collo e si lasciò andare in un pianto ininterrotto, stringendolo con talmente tanta forza da sentire il proprio corpo diventare quasi un'unica cosa con quello di Dean. Quel ragazzo era riuscito a ripescarlo da quell'oceano di agonia e lo aveva salvato dall'annegare, lo aveva salvato per l'ennesima volta e cazzo, non gliene importava niente di quel che era stato, di quel che gli aveva detto. Gli importava solo di essere tra le sue braccia e di amarlo come mai aveva fatto con nessun altro.

“Cas mi dispiace così tanto per tutto, io non penso quel che ti ho detto..”

“Lo so, lo so..” Gli prese il viso e continuò a piangere, facendogli un sorriso nonostante stesse singhiozzando ininterrottamente. “Ti ho già perdonato.”

 

Appena entrarono a casa Dean aiutò Castiel a stendersi sul divano di casa sua cercando di fare meno rumore possibile, dato l'orario e dato che Bobby stava già dormendo. Cas lo aveva pregato di non portarlo da lui perché visto il suo stato, non se la sentiva di rispondere alle domande che i suoi gli avrebbero posto vedendolo tutto trasandato e pallido in volto.

Dean andò in cucina e preparò una tisana rilassante, portandola a Castiel che la prese e la trangugiò in pochi sorsi. Aveva solo bisogno di una bella dormita e poi tutto sarebbe andato meglio.

“Cas, dobbiamo parlarne però..”

“Non ora, per favore.”

Lo guardo supplicante che gli rivolse non lo fece obiettare e anzi lo zittì, perché in quegli occhi era presente il grande fardello che il ragazzo si portava dentro da molti anni ormai. A Dean dispiaceva moltissimo vederlo in quello stato, avrebbe voluto fare qualcosa di più per farlo distrarre ma non gli veniva nulla in mente. Nella sua vita, non era abituato a consolare la gente e il massimo che sapeva fare era dire qualche parola di incoraggiamento e dare un abbraccio. E sapeva che tutto quello con Cas non bastava, sapeva la richiesta muta che c'era dietro quello sguardo. Aveva capito dal primo momento in cui il ragazzo era tornato in se, cosa voleva davvero. E Dean glielo avrebbe dato, se ne sarebbe fregato di quel che era successo nel passato. Fanculo quel pazzo omicida; fanculo il passato e un bel benvenuto al presente. Fanculo i pregiudizi; fanculo la vergogna; fanculo l'esitazione; fanculo tutto.

Castiel aveva bisogno di lui e lui aveva bisogno di Castiel per stare bene.

Quel ragazzo lo completava e non poteva affatto lasciarselo scappare, per nessun motivo al mondo. Aveva capito che non avrebbe mai voluto passare un altro giorno lontano da Cas, non voleva più sentirsi da solo quando la persona che poteva farlo stare finalmente bene era a pochi passi da lui, non voleva più lottare da solo. Era stanco di tutto, voleva solo godersi il momento e vivere alla giornata, come gli aveva risposto Castiel al lago, quando aveva scoperto il suo passato.

Perché doveva continuare a trattenersi a malincuore e non lasciar parlare i propri sentimenti? Perché doveva mandare via da se quel che per la prima volta lo stava facendo arrivare alla felicità? Castiel era l'unico ragazzo che non gli aveva voltato le spalle quando aveva iniziato a conoscere il suo carattere; era l'unico vero amico che Dean avesse mai avuto nella sua vita; Castiel era colui che con un abbraccio lo faceva stare bene; era colui che con una semplice parola era capace di cambiargli la giornata; era colui che faceva finta di stare bene quando Dean lo trattava male; era quel bambino forte che era stato maltrattato da piccolo; era quel bambino che era cresciuto e che era diventato la meraviglia che era adesso.

Castiel era il ragazzo che amava e voleva dirglielo. Voleva dimostrarglielo. Voleva curare le ferite aperte di quell'amico che da quel giorno in poi sarebbe stato qualcosa di più e per davvero, senza ripensamenti o ostacoli. Se lo sarebbe goduto al cento per cento.

“Comunque grazie Dean, se non fossi arrivato tu..”

“Shh, va tutto bene. Hai detto che non vuoi parlarne, giusto?”

Castiel gli sorrise lievemente e lo prese per la manica tirandolo e facendogli capire di stendersi accanto a lui.

“No, andiamo in camera mia. Però piano, che se Bobby si sveglia poi sentilo.” Dean alzò gli occhi al cielo.

Cas si mise a ridere si alzò, barcollando leggermente e trovando subito il sostegno sulle braccia di Dean che lo fece poggiare al suo petto, stringendolo in un abbraccio e poi prendendolo, facendogli fare un verso sorpreso.

“Ma che fai?”

“So che non è molto virile farsi prendere in braccio da un altro ragazzo, ma a te importa?”

Castiel si mise a ridere e negò con il capo, affondando il viso nell'incavo del collo di Dean e lasciandoci su un bacio innocente, lasciandosi trasportare in camera. Appena sentì la superficie morbida del materasso sotto se, prese il viso del biondo e poggiò le labbra sulle sue, sentendo un peso andare via dallo stomaco quando egli ricambiò il bacio, stendendosi accanto a lui e incorniciandogli il viso con le mani.

“Dean, devo dirti una cosa..” Sussurrò l'altro una volta dopo aver poggiato la testa al petto del più grande. “Spero tu non scappi via dopo ciò che sto per dire ma non ce la faccio più a trattenermi, soprattutto dopo quel che è successo poco fa.” Lasciò un bacio lieve sulle labbra del ragazzo e poi lo guardò negli occhi. “Ti amo.”

Dean sentì il battito del proprio cuore accelerare all'istante dopo quelle parole. Quindi quel “ma come ho fatto a innamorarmi di te?” era sincero. Era vero.

Pensava che non avrebbe mai sentito nessuno dirle a lui, perché pensava che fosse impossibile che qualcuno potesse provare qualcosa di così forte per lui. Eppure stava succedendo, qualcuno e non una persona qualunque, ricambiava i suoi sentimenti ed era una sensazione meravigliosa. Si sentiva come un bambino a cui avevano regalato un pacco di caramelle in quel momento, era talmente felice che niente avrebbe potuto rovinare il suo umore. Quindi era questo che si provava quando qualcuno ti amava? Erano quelle le sensazioni da cui Dean era scappato per molto tempo? Che idiota era stato.

“Ti amo anche io.” Sfiorò il viso di Cas e mentre lo disse sentì la propria voce tremare ma non ci badò, perché era la prima volta in cui diceva quelle parole a qualcuno e gli sembrava quasi incredibile che stessero uscendo dalle sue labbra, ma stava accadendo e non poteva essere più perfetto.

Il tempo per Castiel si fermò, gli orologi smisero di far rumore con il ticchettio delle lancette che segnavano il tempo che passava, i rumori attorno a loro erano scomparsi ed era rimasto solo il suono della voce di Dean che ripeteva quelle parole meravigliose nella sua mente. Temeva di star sognando, talmente tanto che si diede un pizzicotto sulla coscia e quando si rese conto di esser nella realtà, buttò le braccia al collo al ragazzo davanti a lui e iniziò a ridere. Temeva che Dean lo prendesse per pazzo, ma non aveva assolutamente parole perché era stato tutto inaspettato. Dean era sempre stato schivo, era già molto se gli diceva “ti voglio bene” qualche tempo prima e invece gli aveva detto di amarlo. Glielo aveva detto davvero. Era incredibile quanti cambiamenti avesse fatto quel ragazzo, quanti passi avanti avesse fatto ed era orgoglioso di lui e felice di sapere che era anche un po' grazie a lui se Dean ci era riuscito.

Il biondo fece una smorfia offesa e incrociò le braccia. “Ti fa ridere?”

Castiel alzò lo sguardo velato di lacrime e continuò a sorridere come un ebete, negando con il capo e dando un bacione a Dean. “Sono solo felice. E incredulo. E felice. E ancora incredulo..ma felice!”

Allora si mise a ridere anche lui e lo abbracciò forte, poggiando la fronte a quella di Cas. “Farò di tutto per dimostrarti che le mie parole sono vere.”

“Ma io ci credo, non hai bisogno di dimostrarmelo.”

“Non mi importa, voglio farlo comunque..perché non ti lascerò mai più da solo, non sarai più in grado di farti venire dubbi perché io farò di tutto per non creartene.” Dean si fece serio. “Tu sei il ragazzo con cui voglio stare e non me ne frega niente di quel che tuo padre ha fatto. Perché lui era un bastardo, mentre tu sei perfetto e non faresti del male nemmeno a una mosca.”

“Sei la cosa più bella che mi potesse capitare..”

Il biondo sorrise e poi si morse il labbro imbarazzato quando il suo stomaco brontolò. Quella sera per l'ansia non aveva mangiato molto e adesso stava morendo di fame, sempre nei momenti meno opportuni.

“Hai fame eh?” Castiel ridacchiò e lo strinse forte tra le braccia.

“Aspettami qui, okay?” Dean si alzò imbarazzato e corse al piano di sotto, facendosi un panino con il tonno e divorandolo praticamente sia per la fame e sia per non lasciare Cas da solo per troppo tempo. Appena finì andò a lavare i denti e quando entrò in camera sorrise addolcito, trovando il suo ragazzo addormentato e abbracciato a un cuscino. Si avvicinò, si stese e lo coprì insieme a lui che si accoccolò al suo petto, facendo un verso rilassato. Presto chiuse gli occhi e si addormentò anche lui.

 

Appena Dean aprì gli occhi fu accolto da un profumino delizioso che penetrò nelle sue narici, attivando subito quei sensori nel suo cervello che lo connetterono alla parola “cibo”. Si sedé e appena non trovò Castiel accanto a lui temette che potesse esser andato via, quindi si alzò in fretta e barcollando andò al piano di sotto, illuminandosi in un enorme sorriso per lo spettacolo che si era prostrato davanti i suoi occhi.

La tavola era apparecchiata con cura, c'erano due piatti messi uno di fronte all'altro con le prospettive posate ai lati. C'era del succo d'arancia nei bicchieri e il tutto messo insieme era perfetto. E ancora più perfetto era quel che c'era anzi, chi c'era davanti ai fornelli.

Castiel aveva delle cuffie alle orecchie e stava canticchiando a bassa voce “shake it off” di Taylor Swift e muoveva i fianchi a tempo, mentre faceva saltellare la crêpe dentro la padella con maestria. Se la cavava molto bene.

Dean si mise a ridere e quando vide il ragazzo non voltarsi, sorrise sornione. Quindi non lo sentiva, eh? Si avvicinò lentamente a lui e poi circondò la vita di Castiel con le braccia che fece un salto e un verso sorpreso, lasciandogli mentre un bacio sul collo.

“Dean, mi hai spaventato!”

“Colpa mia.” Si mise a ridere e appena lo fece girare si abbracciarono, dandosi un bacio sulle labbra.

“Buongiorno orso.”

“Orso?”

“Dovresti sentire come russi.”

“Huh?! Davvero?!”

Castiel scoppiò a ridere e negò con il capo, spingendo Dean dalle spalle e facendolo accomodare a tavola. “Allora, adesso stai fermo qui e io ti faccio mangiare la crostata più buona e le crêpes più buone al mondo.”

Gli occhi del biondo si illuminarono alle parole “crostata” e “crêpes”. Annuì quasi ipnotizzato e rimase zitto zitto a guardare il suo ragazzo che riprendeva a cucinare.

A Cas la sera prima, quando aveva sentito lo stomaco di Dean brontolare, era venuta immediatamente l'idea di preparargli una squisita colazione il giorno dopo. Però la mattinata non era iniziata in modo ottimale, in quanto si era scontrato con Bobby appena uscito dalla camera di Dean e si era beccato una bella conversazione imbarazzante. Quell'uomo era davvero molto simpatico e Cas aveva subito capito come aveva fatto Dean a venire su così bene. E dalle cose che gli disse, era chiaro che Bobby aveva capito cosa ci fosse tra Dean e Cas ma non ne sembrò infastidito, anzi. Era andata piuttosto bene.

Mentre ripensava a quel che gli era successo, riempì le crêpes di nutella e le mise sui rispettivi piatti, tagliando poi una fetta di crostata per entrambi e servendola insieme al resto.

Dean non tardò ad assaggiare il dolce e fece un gemito deliziato appena ne mandò giù il primo morso. “Mh, ti amo..”

Castiel scoppiò a ridere e si mise a mangiare, sentendo la sua gioia crescere sempre più ogni volta che vedeva Dean mangiare senza problemi e facendogli tantissimi complimenti. Gli avevano sempre detto di esser bravo a cucinare, ma detto dagli altri non valeva quanto le parole del suo ragazzo.

Cavolo, quanto era bello poter dire “il mio ragazzo”. Era bellissimo rendersi conto che tutto ciò che aveva aspettato per tanti anni, era finalmente suo. Dean gli era sempre piaciuto dal primo momento, aveva sempre desiderato essere suo amico e poi qualcosa di più. E quasi gli veniva da ridere a pensare come tutto era iniziato, come fosse cresciuto in quel periodo e come finalmente potesse mandare a fanculo la tristezza e urlare di essere felice. Di aver trovato qualcuno che lo amava.

'Mi hai tolto tutto ma nonostante questo, guarda cosa ho adesso.' Pensò il ragazzo appena Dean si alzò, andando da abbracciarlo e dandogli un bacio sui capelli.

“Grazie per la sorpresa Cas.”

Castiel gli sorrise e si alzò, prendendo Dean per mano e portandolo in camera da letto poco dopo. Non disse più nulla, da quel momento in poi furono i gesti a parlare. Piano piano i vestiti andarono via, i baci che si davano diventavano sempre più intensi e la loro voglia di amarsi aumentava.

Perché si andava solo in una direzione, si andava solo verso la crescita di quel sentimento che entrambi provavano l'uno per l'altro. Ormai era solo un crescendo che nessuno avrebbe più arrestato, perché avevano bisogno di completarsi.

Quella storia era la fine di tutte le sofferenze, la fine di tutti gli ostacoli che li avevano messi alla prova.

Era la fine da dove iniziavano.

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