Romeo & Giulietta

di Capretta_stilosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 3: *** Grigio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


romeo e giulietta

"Non tornerò.Questa è l'ultima volta che mi vedi.Scusami, per tutto.Ti prometto che non soffrirai più per me."disse Romeo freddo.
Cercai di dire qualcosa, ma restai in silenzio a fissarlo.
"Tutto questo non sarebbe mai successo se...è giusto cosi,credimi." Annuii.Capii al volo cosa intendeva.
In fondo se non fosse mai venuto al ballo in maschera, noi due non ci saremmo mai conosciuti e non sarebbe successo tutto questo.
"Addio,Giulietta" sussurrò.
Restai di nuovo in silenzio, lui si voltò e scomparve dietro le piccole case di Verona.
E' meglio così
mi ripetevo ma in cuor mio non avrei voluto altro che lui, solo lui.
Il senso di colpa mi aveva invaso del tutto. Troppe persone avevano rischiato la vita per colpa nostra, non era giusto.
Per colpa del nostro egoismo i conflitti delle nostre famiglie si sono intensificati invece di diminuire.
Che sciocchi, credevamo che facessimo del bene e invece solo sangue sprecato.
Romeo se ne era andato e io ero rimasta lì, sul ponte, immobile.
Si era fatto buio, sarei dovuta rientrare a casa, papà avrebbe sicuramente mandato le sue guardie a cercarmi,
ma invece di prendere il sentiero per casa, rimasi lì a fissare il fiume.
Una scarica di dolore nel petto. Una storia d'amore finita.
E io ancora aggrappata ai fotogrammi di una favola che ho visto nascere in questo ponte e finire qui.
Non so di preciso come o quando io sia tornata a casa, ma ricordo quello che successe più tardi.
"Giulietta, che ti è successo?" Mia madre corse verso di me e le mie gambe crollarono all'istante.
Mi raggiunse pure mio padre "Sono stati loro, vero? Bastardi!"
La gola mi bruciava e non riuscii a dire molto. "No...no...è...finita..."
Mia madre mi abbracciò e mi accompagnò di sopra.
Entrata in camera,la posta si chiuse dietro di me. Mi accasciai al suolo e poggiai la mia guancia sul pavimento freddo che si bagnò con le mie lacrime in pochi secondi.
"Sei felice ora?! L'hai vista?! E' distrutta! Non possiamo smetterla con questa stupida guerra?" mia madre, di sotto, urlava per la prima volta.
"E' meglio così! Tra poco le passerà, è forte. Quei bastardi dei Montecchi, tutta colpa loro." disse aspro mio padre.
Mia madre sbuffò e la conversazione finì lì. Sapeva che se avesse insistito la discussione avrebbe potuto prendere una brutta piega.
Quella notte rimasi sveglia accasciata per terra a fissare il vuoto. Fù la prima volta, ma non l'ultima.

Sono passati due mesi da quella notte.
Ed è tornato tutto come prima: fra una settimana mi sposerò con Paride, è un bravo ragazzo, di buona famiglia e premuroso con me.
Si occupa sempre di me e della mia famiglia. Cerco a volte di ripagarlo con il mio amore ma non posso.
Avrei mai potutuo amarlo? No, questo no.
E credo che Paride in fondo lo abbia sempre saputo. L'avrà capito dai miei sguardi bassi, dai miei sorrisi forzati o dalle mie bugie.
Ma lo sapeva: io non lo amavo, non come amo..amavo lui.







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Capitolo 2
*** Sensi di colpa ***


Mi stavo abituando all'idea del matrimonio, Paride probabilmente era la persona più adatta a me, anche se non era lui che volevo.
Ma del resto, non si può avere tutto dalla vita.
Una settimana, solo sette giorni e sarei diventata una donna sposata.
Al posto mio, altre ne sarebbero state entusiaste, ma io non lo ero.
Mamma stava organizzando tutto e nonostante mi fossi raccomondata di non voler fare le cose in grande,
lei aveva invitato un terzo della popolazione di Verona.
Povera, infondo lo faceva per il mio bene, voleva solo vedermi felice e sopratutto sposata.
Ero la loro unica figlia e avrei dovuto portar avanti il nome dei Capuleti;
e probabilmente temeva che diventassi come mia cugina Charlotte: sola e triste..
Era una bellissima ragazza,un fisico stupendo, indescrivibile, i capelli biondi, splendenti, lisci e lunghi;
ma la madre le faceva sempre legare quei capelli splendidi in una banale coda di cavallo.
"Deve essere sempre ordinata e composta" diceva lei. La odiavo quando diceva così.
Era una ragazza stupenda, con tanta voglia di vivere, di divertirsi ma soprattutto di amare;
ma a qualcuno non andava bene questo suo modo di essere: sua madre.
Orgogliosa, falsa e invadente. Sono gli unici aggettivi adatti per descriverla.
Lasciata dal marito, ha sempre trattato Charlotte come un burattino.
 Qualsiasi cosa facesse non andava bene, ma lei non si lamentava mai, sorrideva come suo solito,
con la sua semplicità e ubbidiva agli ordini della madre.
Un giorno, a casa sua gli chiesi incuriosita:"Come ci riesci?"
Mi guardò stupita "A fare cosa?" "A sopportarla! Lo so è brutto da dire, ma ti tratta sempre peggio!" risposi.
Accennò una risata, sorridendo disse:"Semplice, quando trovi la persona giusta per te,
con la quale scapperesti in capo al mondo, che rischieresti tutto per lui, il resto conta ben poco."
La guardai stupita e diffidente, avevo solo otto anni e non capivo il significato di quelle parole.
"Un giorno capirai" aggiunse sfoderando un sorriso ammagliante.
Forse aveva ragione, ma allora perchè tra me e Romeo era finita? Probabilmente non ero io quella giusta per lui.
O forse Charlotte si era sbagliata, in fondo cosa le aveva portato l'amore? Dolore e solitudine.
Ripensando tutto questo decisi di andare a trovare Charlotte, non la vedevo da anni e poi, ero curiosa di sapere come aveva fatto a ridursi così.
Scendendo le scale di casa incontrai Paride, appena tornato dal lavoro.
"Dove vai di bello?" mi chiese dolcemente baciandomi sulle guancie.
"Vado a trovare una vecchia amica, Charlotte, hai presente?" risposi.
Mi guardò preoccupato "Ah, si ho capito, non sapevo foste amiche."
In quel momento mi sentii terribilmente in colpa, l'avevo trascurata, ci era sempre stata per me e io da ingrata l'ho abbandonata nel momento del bisogno.
"Fai attenzione per strada." aggiunse. Annuii e mi affrettai a uscire.
Aprendo la porta, mi ritrovai di fronte a un paesaggio raccapricciante.


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Capitolo 3
*** Grigio ***


3 capitolo Era tutto così diverso, così terribilmente inquetante. Il prato verdeggiante che circondava la mia casa sembrava scomparso,
al suo posto, un grigio pietra aveva invaso il mio splendido giardino.
Tutto così spento, persino il cielo era diverso. Non più azzurro,ma grigio.
Gli uccelli erano silenziosi, il loro canto era una melodia stupenda ma anche questo era scomparso.
"Non ti aspettavi questo paesaggio, vero?" una voce dolce dietro di me, come se sapesse perfettamente come mi stessi sentendo vedendo tutto questo.
Mi girai ma non ce n'era bisogno, sapevo benissimo chi fosse.
Martina, la mia nipotina preferita.
Una bimba intelligentissima e molto astuta. Era l'unica a capire al volo le mie emozioni, i miei comportamenti, otre a lui naturalmente.
"Cos'è successo?" chiesi.
"Non lo so di preciso, ma la mamma ha detto che a causa dei conflitti tra Montecchi e Capuleti,
i giardinieri e gli altri dipendenti ora fanno da guardia al castello, trascurando i fiori e i giardini."
Aveva gli occhi spenti, non sapevo cosa dire, la rabbia e la frustazione mi toglievano le parole.
Una lacrima scese sul suo viso e una fitta al cuore mi travolse.
Mi guardava, il suo sguardo triste mi faceva sentire terribilmente in colpa,
noi avevamo alimentato l'odio tra le due famiglie e ora tutti ne pagavano le conseguenze.
Egoista,egoista,egoista. Entrambi egoisti.
Ma ora cosa si poteva fare per rimediare a tutto ciò? Mi rifiutai di pensarlo. Me lo proibivo.
Sarà come se non fosse successo niente le sue parole erano state chiare, perchè pensare a qualcosa che non esisteva più?
Io con Paride e lui con Rosalina. Ognuno per la sua strada.
Martina mi abbracciò "Prima o poi tutto si risolverà per il meglio" la rassicurai.
"Lo spero" mi rispose triste mentre raggiungeva la madre che la stava chiamando.
Guardai l'orologio, le quattro e un quarto, era meglio mettersi in cammino, era inverno e quindi verso
le cinque si sarerbbe già fatto scuro in cielo e non mi andava di girare per le strade di Verona al buio.
Salii in sella al cavallo e partii verso casa di Charlotte.
Gli alberi ai miei lati scomparivano velocemente a causa della velocità eccessiva con cui galoppavo,
erano spenti e non curati, i colori accesi e caldi che hanno sempre dominato i campi e il paesaggio di Verona,
erano scomparsi, al loro posto c'era solo e sempre grigio.
Grigio. Che razza di colore è il grigio? Non ispira nè gioia, nè speranza, nè calore, nè freddo. Niente di niente.
Vuoto e spento. Come del resto mi sentivo io.
Vuota e spenta.

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