Romeo & Giulietta di Capretta_stilosa (/viewuser.php?uid=62629)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 3: *** Grigio ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
romeo e giulietta
"Non
tornerò.Questa è l'ultima volta che mi
vedi.Scusami, per tutto.Ti prometto che non soffrirai più
per me."disse Romeo freddo.
Cercai di dire qualcosa, ma restai in silenzio a fissarlo.
"Tutto questo non
sarebbe mai successo se...è giusto cosi,credimi."
Annuii.Capii al volo cosa intendeva.
In fondo se non fosse mai venuto al ballo in maschera, noi due non ci
saremmo mai conosciuti e non sarebbe successo tutto questo.
"Addio,Giulietta"
sussurrò.
Restai di nuovo in silenzio, lui si
voltò e scomparve dietro le piccole case di Verona.
E' meglio così mi ripetevo ma in cuor mio non
avrei voluto altro che lui, solo lui.
Il senso di colpa mi aveva invaso del tutto. Troppe persone avevano
rischiato la vita per colpa nostra, non era giusto.
Per colpa del nostro egoismo i conflitti delle nostre famiglie si sono
intensificati invece di diminuire.
Che sciocchi, credevamo che facessimo del bene e invece solo sangue sprecato.
Romeo se ne era andato e io ero rimasta lì, sul ponte,
immobile.
Si era fatto buio, sarei dovuta rientrare a casa, papà
avrebbe sicuramente mandato le sue guardie a cercarmi,
ma invece di prendere il sentiero per casa, rimasi lì a
fissare il fiume.
Una scarica di dolore nel petto. Una storia d'amore finita.
E io ancora aggrappata ai fotogrammi di una favola che ho visto nascere
in questo
ponte e finire qui.
Non so di preciso come o quando io sia tornata a casa, ma
ricordo quello che successe più tardi.
"Giulietta, che ti è successo?" Mia madre corse verso di me
e le mie gambe crollarono all'istante.
Mi raggiunse pure mio padre "Sono stati loro, vero? Bastardi!"
La gola mi bruciava e non riuscii a dire molto.
"No...no...è...finita..."
Mia madre mi abbracciò e mi accompagnò di sopra.
Entrata in camera,la posta si chiuse dietro di me. Mi accasciai al
suolo e poggiai la mia guancia sul pavimento freddo che si
bagnò con le mie lacrime in pochi secondi.
"Sei felice ora?! L'hai vista?! E' distrutta! Non possiamo smetterla
con questa stupida guerra?" mia madre, di sotto, urlava per la prima
volta.
"E' meglio così! Tra poco le passerà,
è forte. Quei bastardi dei Montecchi, tutta colpa loro."
disse aspro mio padre.
Mia madre sbuffò e la conversazione finì
lì. Sapeva che se avesse insistito la discussione avrebbe
potuto prendere una brutta piega.
Quella notte rimasi sveglia accasciata per terra a fissare il vuoto.
Fù la prima volta, ma non l'ultima.
Sono passati due mesi da quella notte.
Ed è tornato tutto come prima: fra una settimana mi
sposerò con Paride, è un bravo ragazzo, di buona
famiglia
e premuroso con me.
Si occupa sempre di me e della mia famiglia. Cerco a volte di ripagarlo
con il mio amore ma non posso.
Avrei mai potutuo amarlo? No, questo no.
E credo che Paride in fondo lo abbia sempre saputo. L'avrà
capito dai miei sguardi bassi, dai miei sorrisi forzati o dalle mie
bugie.
Ma lo sapeva: io non lo amavo, non come amo..amavo lui.
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Capitolo 2 *** Sensi di colpa ***
Mi stavo abituando all'idea
del matrimonio, Paride probabilmente era la persona più
adatta a me, anche se non era lui
che volevo.
Ma del resto, non si può avere tutto dalla vita.
Una settimana, solo sette giorni e sarei diventata una donna sposata.
Al posto mio, altre ne sarebbero state entusiaste, ma io non lo ero.
Mamma stava organizzando tutto e nonostante mi fossi raccomondata di
non voler fare le cose in grande,
lei aveva invitato un terzo della popolazione di Verona.
Povera, infondo lo faceva per il mio bene, voleva solo vedermi felice e
sopratutto sposata.
Ero la loro unica figlia e avrei dovuto portar avanti il nome dei
Capuleti;
e probabilmente temeva che diventassi come mia cugina Charlotte: sola e
triste..
Era una bellissima ragazza,un fisico stupendo, indescrivibile, i
capelli biondi, splendenti, lisci e lunghi;
ma la madre le faceva sempre legare quei capelli splendidi in una
banale coda di cavallo.
"Deve essere sempre
ordinata e composta" diceva lei. La odiavo quando diceva
così.
Era una
ragazza stupenda, con tanta voglia di vivere, di divertirsi ma
soprattutto di amare;
ma a qualcuno non andava bene questo suo modo di essere: sua madre.
Orgogliosa, falsa e invadente. Sono gli unici aggettivi adatti per
descriverla.
Lasciata dal marito, ha sempre trattato Charlotte come un burattino.
Qualsiasi cosa facesse non andava bene, ma lei non si
lamentava mai, sorrideva come suo solito,
con la sua semplicità e ubbidiva agli ordini della madre.
Un giorno, a casa sua gli chiesi incuriosita:"Come ci riesci?"
Mi guardò stupita "A
fare cosa?" "A
sopportarla! Lo so è brutto da dire, ma ti tratta sempre
peggio!" risposi.
Accennò una risata, sorridendo disse:"Semplice, quando trovi la
persona giusta per te,
con la quale scapperesti
in capo al mondo, che rischieresti tutto per lui, il resto conta ben
poco."
La guardai stupita e diffidente, avevo solo otto anni e non capivo il
significato di quelle parole.
"Un giorno capirai"
aggiunse sfoderando un sorriso ammagliante.
Forse aveva ragione, ma allora perchè tra me e Romeo era finita?
Probabilmente non ero io
quella giusta per lui.
O forse Charlotte si era sbagliata, in fondo cosa le aveva portato
l'amore? Dolore e solitudine.
Ripensando tutto questo decisi di andare a trovare Charlotte, non la
vedevo da anni e poi, ero curiosa di sapere come aveva fatto a ridursi
così.
Scendendo le scale di casa incontrai Paride, appena tornato dal lavoro.
"Dove vai di bello?"
mi chiese dolcemente baciandomi sulle guancie.
"Vado a trovare una
vecchia amica, Charlotte, hai presente?" risposi.
Mi guardò preoccupato "Ah,
si ho capito, non sapevo foste amiche."
In quel momento mi sentii terribilmente in colpa, l'avevo trascurata,
ci era sempre stata per me e io da ingrata l'ho abbandonata nel momento
del bisogno.
"Fai attenzione per
strada." aggiunse. Annuii e mi affrettai a uscire.
Aprendo la porta, mi ritrovai di fronte a un paesaggio raccapricciante.
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Capitolo 3 *** Grigio ***
3 capitolo
Era tutto così diverso, così terribilmente inquetante.
Il prato verdeggiante che circondava la mia casa sembrava scomparso,
al suo posto, un grigio pietra aveva invaso il mio splendido giardino.
Tutto così spento, persino il cielo era diverso. Non
più azzurro,ma grigio.
Gli uccelli erano silenziosi, il loro canto era una melodia
stupenda ma anche questo era scomparso.
"Non ti aspettavi questo paesaggio, vero?" una voce dolce dietro di me,
come se sapesse perfettamente come mi stessi sentendo vedendo tutto
questo.
Mi girai ma non ce n'era bisogno, sapevo benissimo chi fosse.
Martina, la mia nipotina preferita.
Una bimba intelligentissima e molto astuta. Era l'unica a capire al
volo le mie emozioni, i miei comportamenti, otre a lui naturalmente.
"Cos'è successo?" chiesi.
"Non lo so di preciso, ma la mamma ha detto che a causa dei conflitti
tra Montecchi e Capuleti,
i giardinieri e gli altri dipendenti ora
fanno da guardia al castello, trascurando i fiori e i giardini."
Aveva gli occhi spenti, non sapevo cosa dire, la rabbia e la
frustazione mi toglievano le parole.
Una lacrima scese sul suo viso e una fitta al cuore mi travolse.
Mi guardava, il suo sguardo triste mi faceva sentire terribilmente in
colpa,
noi avevamo alimentato l'odio tra le due famiglie e ora tutti ne
pagavano le conseguenze.
Egoista,egoista,egoista. Entrambi egoisti.
Ma ora cosa si poteva fare per rimediare a tutto ciò? Mi
rifiutai di pensarlo. Me lo proibivo.
Sarà come se non fosse successo niente le sue parole erano
state
chiare, perchè pensare a qualcosa che non esisteva
più?
Io con Paride e lui con Rosalina. Ognuno per la sua strada.
Martina mi abbracciò "Prima o poi tutto si
risolverà per il meglio" la rassicurai.
"Lo spero" mi rispose triste mentre raggiungeva la madre che la stava
chiamando.
Guardai l'orologio, le quattro e un quarto, era meglio mettersi in
cammino, era inverno e quindi verso
le cinque si sarerbbe già
fatto scuro in cielo e non mi andava di girare per le strade di Verona
al buio.
Salii in sella al cavallo e partii verso casa di Charlotte.
Gli alberi ai miei lati scomparivano velocemente a causa della
velocità eccessiva con cui galoppavo,
erano spenti e non curati, i colori accesi e caldi che hanno sempre
dominato i campi e il paesaggio di Verona,
erano scomparsi, al loro posto c'era solo e sempre grigio.
Grigio. Che razza di colore è il grigio? Non ispira
nè gioia, nè speranza, nè calore,
nè freddo. Niente di niente.
Vuoto e spento. Come del resto mi sentivo io.
Vuota e spenta.
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