이름없는 깊은 생각 Part 1 (Untitled thoughts part 1)

di Supernavy97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** To die, to sleep, to dream ***
Capitolo 2: *** When the sun shines ***
Capitolo 3: *** When you say nothing but all ***
Capitolo 4: *** What's a name ***
Capitolo 5: *** Tomorrow ***
Capitolo 6: *** Faith ***



Capitolo 1
*** To die, to sleep, to dream ***


Changmin

[1/5]
Changmin

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Untitled thougths part. 1

-  to die, to sleep, to dream  -

 

 

Changmin non aveva mai pensato di diventare un cantante: all'età di dieci anni qualcuno aveva già deciso per lui e la possibilità di riflettere, di scegliere, di cercare la sua strada nel mondo, non l'aveva mai avuta.

Aveva accettato un futuro che non sentiva suo, forse per compassione di quella madre che lo pregava in ginocchio, assicurandogli il successo, forse perchè i compagni intorno a lui sembravano cosi felici di intraprendere quel cammino che un po' la invidiava quella sincera aspettativa; e così, senza soffermarsi troppo, cominciò a percorrere quella strada dai confini già segnati, seguendo le orme di qualcun'altro, nonostante l'orizzonte apparisse ancora sfocato e il ragazzo si ripromise di disegnarne lui stesso le forme, sebbene arte non fosse mai stata la sua materia prediletta.

Changmin impara poco a poco, e col tempo si ritrova ad apprezzare quella voce soave che esce melodiosa dalle sue labbra, quella a cui non aveva mai dato molta importanza, ma che ora incanta le orecchie e il cuore di milioni di persone. Impara il significato di lavoro, resistenza, dolore, cerca sul vocabolario le parole che non ricorda o che non ha mai saputo e chiede spiegazioni su quelle che anche dopo una definizione non riesce ancora a comprendere; è quello che accade con 'sogno', le sopracciglia si inarcano e sul volto si dipinge un'espressione spaesata, confusa, fino a quando una mano familiare gli accarezza la spalla e una voce dolce gli svela il più ovvio dei segreti

Ma quando Changmin inizia a sognare il mondo intorno a lui decide che è troppo tardi e gli si rivolta contro all'improvviso. Gli strappa di dosso la gioia di vivere e quelle emozioni che aveva appena scoperto, lasciandogli solamente incertezze e una cascata infinita di lacrime trasparenti.

Changmin ha perso il suo 'manuale d'istruzione per la vita' e dopo mesi deve ancora ripetersi di non guardare indietro, che è troppo doloroso e lui non ha più voglia di soffrire; si appunta su un nuovo quaderno le cose da non fare, quelle pericolose, quelle che rischiano di mandarlo in frantumi, eppure i ricordi tornano da soli, contro il suo volere; si morde il labbro cercando di resistere, ma i demoni sigillati nella sua memoria sono troppo forti, e si uccide, Changmin, il ragazzino che si fingeva un adulto, tra le onde del passato, in un baratro cosi profondo che nemmeno i raggi del sole riescono a raggiungere.

Il colore scuro lo spaventa e non riesce a dare un nome a quella paura che gli divora l'anima; cerca uno spiraglio di luce, un soffio da seguire per uscire dalla disperazione in cui è caduto.

 

Ma nel buio della solitudine le lucciole non brillano.

 











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Capitolo 2
*** When the sun shines ***


jaejoong

[2/5]
Jaejoong

 

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Untitled thougths part. 1

- when the sun shines -

 
 

Jaejoong torna a casa sotto un cielo senza stelle, quella sera; sopra di lui un manto scuro ricopre la metropoli, ma non dà nessun segno di volersi illuminare.
Si muove lento, un passo dietro l’altro: le gambe pesano e si lasciano trasportare sull’asfalto faticosamente, scontrandosi con tutto quello che trovano al loro passaggio, mentre la mente galleggia leggera nella fresca aria notturna, persa tra i ricordi ed un passato che continua a farsi vivo, ad esigere la sua parte in questo presente che nessuno si aspettava, che nessuno voleva.

Sta lottando, ma nessuno lo vede, nessuno nota lo sguardo sconsolato di chi si vorrebbe arrendere, per strapparsi alla sofferenza, ma non può farlo perché la meta finale va raggiunta, ad ogni costo.
Alza gli occhi nella notte, domandandosi il motivo di tanto dolore: dai litigi, alla separazione, ai loro volti sempre più lontani, e quel nome che non può più pronunciare, ma che anche oggi gli è sfuggito dalle labbra.
Perchè non va più bene, non sono più loro.
Eppure Jaejoong tiene forte, stringe i denti e va avanti, inseguendo quel sogno che non si decide ad abbandonare.

Sono in tre, ma manca sempre qualcosa; a volte i sorrisi sono così sinceri che per un attimo lo dimentica, a volte la stretta sulla sua mano è così salda che quel pensiero viene soffocato, ma sono tutte finzioni, inutili tentativi di nascondere una realtà che è proprio di fronte a loro, impossibile da evitare, e all’alba quando si sveglia e non c’è nessuno ancora pronto a trasportarlo nel suo mondo fittizio, questa lo travolge e fa male, fa dannatamente male.
Sono ancora li, insieme e da soli, statue in marmo ed alberi in fiore che provano di nuovo a toccare il cielo; batte una mano contro il petto e si ripete di avere fede, che tutto, un giorno, tornerà come prima.

Ma appena varca la soglia di casa, la sua corazza invisibile si rompe, le gambe cedono e il letto della grande stanza diventa la sua tomba; Jaejoong quasi non riesce a respirare, le lacrime cadono copiose e scivolano veloci sulle guance per poi bagnare il cuscino del grande letto. Ansima e il petto segue i suoi movimenti: si alza e si abbassa, confuso, senza seguire un ritmo costante. Il fiato è irregolare e gli occhi ormai arrossati vengono strizzati in continuazione, per cercare di alleviare il dolore, forse, ma l'effetto che ottiene è esattamente quello opposto.
La pelle diafana si irrita a forza dei troppi strofinamenti e le coperte sono diventate fantasmi contro i quali combattere; invisibili, imbattibili.
Jaejoong soffre in silenzio, da solo, quando non c'è nessuno a cui aggrapparsi, nessuno che possa aiutarlo a fuggire; soffre quando la memoria prende vita e fantasia e realtà non riescono più a distinguersi: Jaejoong soffre quando sa di non poter essere salvato.
Si pugnala dall'interno, rigettando l'anima racchiusa nel suo corpo: si rifiuta.

Rifiuta se stesso, dal sangue alle ossa, dai pregi ai difetti, il sorriso cosi bello e l'animo cosi gentile. Rifiuta il suo passato, gli errori, le decisioni prese e quelle non prese, quelle mani che forse bastava si allungassero solo un altro po' perchè riuscissero a sfiorarsi.
Rifiuta il sole che continua a illuminargli il viso, i ricordi felici che ormai non sente più appartenergli e ancora gli sguardi, gli scherzi, le risate e quelle melodie che continuano a perforargli le orecchie: lo cullano la notte e lo accompagnano durante il giorno, lo seguono ovunque e ogni qual volta pensa di essere riuscito a liberarsene, tornano, sempre, come un boomerang sonoro incapace di andarsene.
Sussurrano piano durante le crisi, quando nemmeno i calmanti riescono a far effetto, e come l'acqua nel deserto, compiono il miracolo.

 La guerra nella sua mente cessa e Jaejoong si calma, finalmente; il respiro torna regolare, gli spasmi si riducono cosi come le lacrime mentre si asciuga il viso ancora tremante.
Il mondo attorno a sé smette di girare, le immagini si mettono a fuoco e le visioni che aveva creato tornano nel suo inconscio, chetandosi, almeno per ora.
Si lascia scivolare sul pavimento e socchiude le palpebre, allargando le braccia e disegnando figure immaginarie sul pavimento, come quelle che aveva sempre visto fare sulla neve.
Prova ad immaginare un futuro, uno qualsiasi purché gli permetta di guardare avanti; poi si porta una mano al petto, là dove batte, e stringe, accennando un debole sorriso.

 

 
Without a doubt, tomorrow will come.

I just want to tell you that tomorrow will always come.

 

 

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Capitolo 3
*** When you say nothing but all ***


yoochun

[3/5]
Yoochun

 

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Untitled thougths part. 1

-  when you say nothing but all -

 

 

Yoochun muove le dita sulla tastiera, lentamente, passando dai tasti bianchi a quelli più scuri con gesti sicuri e armoniosi, seguendo lo schema immaginario che legge nei pentagrammi degli spartiti e che sempre gli lascia quel retrogusto amaro che non riesce a mandare via.
Socchiude gli occhi mentre la melodia si fa più vivace, più intensa e le mani iniziano a scorrere più veloci, adattandosi al nuovo ritmo; le preoccupazioni si allontanano, svanendo lontano in una nuvola di fumo e una dolce serenità si fa spazio nella stanza, scacciando l’aria pesante e tetra che prima aleggiava.
Il ragazzo se ne accorge e si rilassa, ascoltando le sue emozioni uscire sotto forma di musica; parla spesso Yoochun, e si muta altrettanto, ma dei suoi strani silenzi pochi sono riusciti a comprenderne il significato, pochi sono riusciti a notare quando i suoi occhi imploravano aiuto, ma le sue labbra rimanevano serrate, quando una risata celava un pianto e le parole non erano mai sufficienti per esprimere tutto quello che si portava dentro.

Il canto gli aveva permesso di sfogarsi, di lasciarsi andare, ma non era stata che una breve pausa, la quiete prima della tempesta, e ora, immerso nei violenti tornadi della sua vita, si ritrovava ad affrontare una realtà troppo vera, troppo vicina a lui, ormai disarmato.
Cantare, adesso, fa male.
Ridere brucia la gola, piangere soffoca gli occhi, e il solo respirare lo asfissia.
Pensava che l’asma fosse terribile: l’aria che lottava per entrare nei suoi polmoni, senza successo mentre lui agognava la vita, ma questo, questo era molto peggio: l’aria entrava e rimaneva, stagnava, per poi andarsene e ritornare ancora più sporca.
Yoochun vorrebbe difendersi, trovare un modo per sopravvivere, ma Jaejoong continua a ripetergli che non ha senso sopravvivere se poi non si riesce a vivere davvero e lui ormai non sa più a chi credere, a chi affidarsi, a chi voler bene.
Si guarda intorno e vede i suoi compagni cadere insieme a lui, li vorrebbe aiutare, ma la sua barca è forse quella che sta imbarcando più acqua e come potrebbe salvare gli altri quando è proprio lui il primo a stare affogando.

Il ritmo rallenta e i movimenti con lui, fino a cessare, in un battito d’ali.
Si alza, chiudendo la tastiera e abbandonandosi sul letto; la notte è sopraggiunta da un po’, ma quella sera il gusto zuccherato della musica aveva quasi nascosto le vecchie cicatrici, come in primavera, quando i petali di ciliegio ricoprono le strade della capitale, profumandola.
Il sogno, però, svanisce: la mezzanotte rintocca e l’incantesimo si scioglie, rianimando gli spettri del passato e riprendendo a torturarlo con i ricordi e quel passato che non si decide a cancellare definitivamente e in fondo lo sa che non è nemmeno quello che desidera.
In fondo lo sa che vuole solo prendere il telecomando della sua vita e tornare indietro nel tempo.

In fondo lo sa, Yoochun, che non riuscirà mai a dimenticare.

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Capitolo 4
*** What's a name ***


yunho

[4/5]
Yunho

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Untitled thougths part. 1

- what’s a name -

 

Yunho trema nel freddo inverno che congela Seoul; si stringe nel cappotto e batte i denti, sistemandosi meglio la sciarpa di lana.
Le stagioni sono cambiate in fretta quest'anno, e il ragazzo non ha fatto in tempo a mettere via i vestiti estivi che già il vento aveva iniziato a ghiacciare le strade della capitale.

 
Entra in un piccolo bar e si rilassa ascoltando la dolce melodia fuoriuscire dalle casse: strano, non pensava mettessero ancora quella canzone.
In poco tempo peró, qualcosa cambia: i ricordi sbucano all’improvviso e gli sbattono in faccia la serenità passata, le voci si uniscono alla musica di sottofondo e le unghie sfiorano la pelle delicata con un po' troppa forza, imprimendosi e lasciando un segno sulla carnagione chiara.
Ma Yunho non piange, non l'hai mai fatto, nemmeno quando la realtà si è trasformata in un incubo e le lacrime premevano forte contro le palpebre, impazienti di uscire.
Eppure dagli occhi scuri del ragazzo non era mai sceso nulla e il suo corpo, poco a poco, era diventato una prigione di sentimenti, troppo piccola per sopportare l'enorme fardello che invece si portava dietro.
Essere un leader non è soltanto un nome, un ruolo, un compito; Yunho leader si era sentito fino in fondo; quando i suoi compagni l'avevano avvicinato un giorno dicendogli che non ce la facevano più, che le cose dovevano cambiare o sarebbero esplosi, e provó a fare l'impossibile, sfidó quel destino che li aveva adagiati sugli allori e che ora aveva deciso di farli affondare.
Ci provó, Yunho, a non lasciare che tutto si frantumasse, ma il filo che li teneva uniti aveva sofferto troppo e quando si spezzó, si spezzarono tutti, senza alcuna eccezione.

 
Yunho non piange, anche se vorrebbe; ma non puó, semplicemente non puó.
Deve resistere: per Changmin che ha deciso di restare, di portare avanti il loro sogno, nonostante i problemi e le mille incertezze; per Jaejoong che ogni notte soffoca i lamenti tra i cuscini urlando il suo nome, quello stesso nome che non sente più da tempo ormai, ma che legge sempre tra le righe delle sue canzoni; per Yoochun che sta diventando un attore, che vorrebbe incoraggiare, essere lì per potergli mostrare il proprio supporto, per potergli dire 'io ci sono'; e per Junsu che manca cosi tanto nei nuovi ritornelli, troppo lunghi per la sola voce di Changmin, troppo uniformi, troppo banali. A lui che non sente più scherzare e di cui non riesce a ricordare quella risata che tanto li divertiva, così strana, così calorosa.

 
Yunho leader si sente oltre ogni limite e lotta contro l'istinto di piangere, di sfogarsi, di lasciarsi andare a tutte quelle emozioni che lo tormentano. Lo fará, ma non ora.
Si sta trattenendo, aspettando il momento in cui tutto tornerà come prima e il palco non sembrerà più cosi piccolo, cosi buio; allora smetterà di combattere e le lacrime saranno così calde da sciogliere persino la neve che ricopre Seoul, persino quella che cadeva quel lontano giorno di dicembre quando tutti erano in casa a godersi i regali del Natale appena passato e nessuno allungava lo sguardo fuori dalla finestra, perdendo quello spettacolo meraviglioso.

Nessuno notò come quell'anno la neve fosse incredibilmente candida, quasi perfetta.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Tomorrow ***


junsu

[5/5]
Junsu

 

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Untitled thougths part. 1

-  tomorrow  -

 

 

Junsu non aveva mai pensato che una risata potesse fare così male, eppure mentre guarda un vecchio reality nella grande villa di Jeju, una stretta al cuore gli fa tremare le labbra e inumidire gli occhi; il sorriso che vede stampato sul viso del vecchio se stesso lo sorprende, lo spiazza, e quasi non si riconosce in quelle guance paffute e in quella voce calorosa che ora strega il pubblico.
Passano diversi secondi, poi una voce si unisce alla propria, e un’altra ancora, fino a quando si crea una perfetta armonia che gli dà la forza di toccare le note più alte, quelle speciali, con cui riesce a liberarsi delle grida trattenute, e insieme incantano lo studio, ipnotizzando ogni spettatore, che a canzone finita si alza, agitando le mani, ringraziandoli e applaudendo così forte da far quasi tremare le pareti.
Una strana sensazione si muove dentro al petto, fremendo, e Junsu non ha più le forze di mentire: è nostalgia.
L’ha sempre sentita, sin da quando hanno mosso i primi passi oltre la soglia di quella casa che aveva promesso loro fedeltà, ma che li aveva trattati come schiavi, servi, e li aveva abbindolati con futili bugie; all’inizio era convinto fosse solo qualcosa di passeggero, qualcosa che il tempo avrebbe curato, ricucendo la pelle là dove si era strappata, eppure il tempo non ha fatto il suo dovere, le ferite sono ancora aperte e fanno male, dannatamente male.
All’inizio credeva fosse colpa delle novità, dell’improvvisa realtà in cui si era trovato immerso, così diversa, così strana da sembrargli incompatibile; adesso però si è reso conto di cosa sia, di quella mancanza che ha fatto finta di non vedere, per proteggersi, che ha fatto finta di non sentire, ma il vuoto che ora sente è inconfondibile e nemmeno le dolci parole di Jaejoong riuscirebbero a colmarlo.
Jaejoong, anche lui mente.
Lo fa di notte, quando pensa che i suoi lamenti siano coperti dall’oscurità, come se il buio potesse velare tutto, persino i suoni; forse lo pensa davvero, ma la sicurezza che sfoggia non è altro che una maschera e prima o poi sarà costretto a toglierla.
E pure Yoochun, mente.
Lo fa di giorno, quando pensa che lo sguardo della gente sia meno attento, meno inquisitorio; forse lo pensa davvero, ma le sue mani sono sempre insicure e le sue palpebre tremano prima di cantare.
Junsu mentiva, ma probabilmente era quello che lo faceva meno di tutti perché in fondo sapeva che i ricordi sarebbero sempre rimasti li, a fissarlo, ad osservarlo, ad aspettarlo.
E Junsu, ora, non sa più a chi credere, in che illusione cadere; non sa più nemmeno se convenga continuare a mentire o guardare finalmente in faccia quel dolore che hanno sempre nascosto, in qualche modo conservato, perché era l’unica prova di quello che erano stati e che avrebbero voluto continuare ad essere.

Un miagolio lo distrae da i suoi pensieri e solo adesso si rende conto di aver trattenuto il respiro: contrae i polmoni e inspira l’aria fresca di quel pomeriggio, rilassandosi sul divano di pelle. Prende il piccolo gatto tigrato e se lo porta sulle gambe, accarezzandolo, mentre due occhi scuri lo scrutano oltre i piccoli baffi, sembrano quasi dirgli di smettere, che non ha senso trattenersi: sfogati, gli gridano, piangi, gli sussurrano.

 Junsu non sa come poi si ritrovi su un palco, da solo, una tinta rosea sui capelli e una melodia familiare tra le labbra; si ricorda, invece, la sorpresa sul volto dei suoi compagni quando l’hanno sentito provare e le canzoni che intonava erano le stesse che anche loro erano soliti cantare; si ricorda la paura di Jaejoong e i dubbi di Yoochun, ma Junsu non ha più voglia di mentire, Junsu va avanti, e cantare le vecchie ballad ora ha un sapore nuovo, tanto malinconico quanto spettacolare. Le parole escono da sole e c’è un momento in cui le emozioni sono troppe per il suo cuore che non è più abituato, così si lascia andare ad un pianto liberatorio che ferma il tempo, rievocando i sorrisi dimenticati, e spera davvero che un giorno anche gli altri riusciranno a farlo, ad andare avanti.
Chiudere il passato e aprire il futuro.
Perché Junsu lo sa: l’avvenire, ora, promette un cielo sereno.

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Faith ***


end

 
 

Untitled thougths part. 1

-  faith  -

 

 

Quando Jaejoong sale sul palco della chiassosa Tokyo, un grido di eccitazione si alza dalla grande arena, mentre lo stadio olimpico inizia a brillare di rosso nel buio della notte.
L’adrenalina scorre come sangue nelle sue vene, brucia, e impaziente attende l’inizio dello spettacolo, ma una strana paura lo pervade, improvvisamente; andrà bene?
Le rassicurazioni di Yoochun continuano a risuonargli in testa, ma i suoi sentimenti lo tradiscono, come sempre, e la sua insicurezza si fa nuovamente sentire. Andrà davvero bene?
Respira forte e cerca di calmarsi, avanzando passo dopo passo verso il centro dove un microfono lo aspetta, solo, unico oggetto di scena in quel posto così immenso, e così intimo al tempo stesso; lancia uno sguardo alla folla in delirio prima di avvicinare un dito alle labbra e addormentare tutti con un semplice gesto.
Il grande stadio trema di eccitazione, in silenzio; osserva il volto del ragazzo sul grande schermo e attende che la sua voce dia inizio al concerto tanto agognato.
Ma Jaejoong non parla e muto scruta il suo oceano: così caldo, oggi, così forte.
Non parla, e pensa, invece: ricorda.
Chiude gli occhi e rivede un paese sconosciuto, una lingua straniera, un pubblico che gli volta le spalle; rivive il dolore, la fatica, la paura. Sente la voce tremargli e ancora i dubbi gli assillano la mente, lo spaventano, lo ingannano, ma tutto cambia quando una dolce melodia gli accarezza le orecchie e ora gli occhi si aprono stupiti, come sorpresi sono i visi delle persone davanti a sé: il ritmo prende vita e Jaejoong si lascia trasportare dalla nuova musica, sicuro, confidando nei sorrisi che le fans gli rivolgono, credendo negli occhi colmi di lacrime con cui lo guardando.
L’ha capito adesso, Jaejoong, che sono lacrime di gioia.
I versi si susseguono uno ad uno e quando la sua parte finisce, indietreggia di qualche passo, aspettando più ansioso di prima.
Yunho esce dal retroscena aprendo il grande sipario e continuando la canzone che lui stesso ha iniziato; sussurra le parole tra le labbra che non riescono più a rimanere impassibili e continuano a distendersi verso l’alto, in una sensazione di gioia infinita.
C’è stato un unico urlo, deciso, potente, che ha riempito la grande arena per qualche secondo: era un grido di stupore, felicità e di quell’attesa finalmente ripagata, di quella speranza finalmente diventata realtà e non più uno slogan da usare quando la nostalgia diventava insopportabile.
Jaejoong è fiero di quello che è e di quello che è diventato, è fiero dei suoi spettatori, quelli veri, che non hanno mai smesso di ascoltarlo, di seguirlo, di supportarlo.
È stato un urlo breve, ma intenso, dopo il quale le voci che prima gridavano si sono unite nella calma e leggera melodia che loro stessi stavano intonando.
Changmin è entrato senza che se ne accorgesse eppure la sua presenza ora si sente così tanto che in un attimo riempie gli anni di assenza e quel posto alla sua sinistra che Yoochun ha preso in prestito e che ora, camminando di nuovo sullo stesso palco, gli restituisce; Junsu li raggiunge in tempo per il ritornello, ridendo, e si sistemandosi all’estremo, unendosi alla formazione che per troppo tempo è rimasta incompleta.

Io sono qui, anche adesso, sono ancora qui
Aspettando il giorno in cui potremo incontrarci ancora

Quel giorno di cui adesso respira l’aria e il sapore tanto dolce da riuscire a scacciare l’amara tristezza e la sofferenza del passato.
E quando, finalmente, le mani si uniscono di nuovo, gli sguardi si cercano ancora tra le note di quegli spartiti che tanto hanno amato, e i ricordi smettono di essere dolorosi, il sorriso di Jaejoong non è mai stato così bello.

 

 

 

 

N/d:
Grazie mille a chi ha letto questa mini raccolta, spero davvero che vi sia piaciuta ^^
Se avete qualsiasi commento/critica fatemelo sapere, mi fa molto piacere sentire le vostre opinioni <3
Always keep the faith
Ai-chan

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