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Lista capitoli: Capitolo 1: *** What is love? *** Capitolo 2: *** Excuse me, would you like to dance? *** Capitolo 3: *** Would you like to have a cup of tea? *** Capitolo 4: *** Tell me, what's your favourite colour? *** Capitolo 5: *** Who is your cute friend? *** Capitolo 6: *** Who won? ***
Gabriella
fissò lo schermo del suo computer, su cui spiccava una pagina bianca tranne che
per il titolo del compito che doveva svolgere per la sua professoressa
d’Inglese.
Tamburellò
con le dita contro la sua guancia, pensando furiosamente a cosa scrivere.
-Cos’è l’amore,- rilesse mentalmente per l’ennesima volta –Scrivi un tema su cosa è per te l’amore. Facile a dirsi. Che provi
a scriverlo lei!-
Sbuffò e
si mise le mani tra i capelli. Aveva sempre pensato che fosse la Darbus quella strana. Ora invece aveva la conferma che
anche la Swinton lo era.
Si alzò ed
accese lo stereo, magari la musica l’avrebbe aiutata a buttare giù quella
misera scaletta.
Purtroppo,
la sua stazione preferita stava trasmettendo un pezzo rap,
e lei la spense con rabbia.
Era
incredibile. Gabriella Montez non aveva mai problemi
con i compiti!
Disperata,
si distese sul letto, prendendo il cellulare e premendo il tasto di chiamata
rapida uno.
Attese ad
occhi chiusi, uno, due, tre, quattro squilli, finchè finalmente al quinto la chiamata fu accettata: “Pronto?”
Lei
sospirò: “Ciao. Ti disturbo?”
“No, affatto. Sono appena tornato
dagli allenamenti. Tutto a posto, piccola?”
“Sì. Cioè,
no.”
La voce di
TroyBolton, capitano della
squadra di basket nonché suo ragazzo da ben tre mesi, si fece preoccupata: “Gabby, non capisco. Stai male, è successo
qualcosa?”
Gabriella
si mise a sedere sul letto: “No, no, io sto benissimo. È solo… ho problema di
scuola.”
Ci fu
silenzio per qualche istante: “Tu? Cioè,
voglio dire, vai benissimo in qualsiasi materia, com’è possibile che tu abbia
un problema?”
La ragazza
si mise a ricalcare i disegni della sua coperta con un dito, imbarazzata: “Hai
presente il compito della Swinton? Ecco, non riesco a
farlo. Non so cosa scrivere, cavolo!”
Troy
ridacchiò: “Ti farebbe sentire meglio
sapere che io l’ho già fatto?”
La mora
sgranò gli occhi: “Davvero? Cos’hai scritto?”
“Lo saprai domani, piccola. Mistero. Ora vado
a farmi una doccia. Ti chiamo dopo, okay?”
E prima
che lei potesse ribattere, chiuse la comunicazione.
Lei si
accigliò. Cosa diavolo aveva scritto Troy in quel
compito da non poterglielo nemmeno dire?
###
Troy
sorrise, appoggiando il cellulare sul lavandino. Era strano sentire Gabriella
parlare di difficoltà con la scuola. Soprattutto quando lui era riuscito a
terminare il compito in meno di mezz’ora.
Si tolse
la maglietta dei Wildcats e la gettò nel cesto della
roba sporca, aprì poi il getto d’acquafece per entrare, quando il telefono
vibrò.
Sul
display lampeggiava la scritta nuovo
messaggio ricevuto.
Lo aprì e
rise di nuovo: Ti prego ti prego dimmi
cos’hai scritto, sono in panico! xoxo
Subito
digitò la risposta: Coraggio, Gab, non è così difficile, se ci pensi. A dopo xoxo
Ripose il
cellulare e s’infilò sotto la doccia, sospirando rinfrancato.
Ma il
pensiero della sua povera ragazza che non riusciva a finire un compito
sull’amore lo fece scoppiare a ridere di nuovo.
###
“Bene,
ragazzi, prendete posto alla svelta.”
La voce
squillante della professoressa Swinton riempì tutta
l’aula di Inglese.
Gabriella
sospirò pesantemente, sedendosi al suo banco sulla destra. Era rimasta sveglia
tutta notte, e ciò che aveva concluso era stato… niente.
“Per oggi,
dovevate scrivere un tema su cosa è per voi l’amore,”
riepilogò la professoressa “E ora vorrei che qualcuno di voi venisse qui e
leggesse ad alta voce il suo compito.”
Gli
studenti tacquero improvvisamente.
La
professoressa scannerizzò la classe, finchè i suoi occhi non si posarono su un ragazzo dagli
occhi blu in terza fila: “Signor Bolton, lei che ne
dice?”
Troy
sospirò e rise insieme ai suoi compagni di squadra: “Se proprio insiste, prof…”
“Insisto,
insisto,” gli fece cenno con la mano di raggiungerla
“Forza, venga qui e ci faccia sognare.”
Tutti
ridacchiarono e il capitano dei Wildcats si mise in
piedi davanti alla cattedra e si schiarì la voce: “Cos’è l’amore,” lesse “Un tema del vostro
amato TroyBolton.” e giù altre risatine.
Tossicchiò
di nuovo, ed incominciò seriamente: “Alcuni dicono che l’amore è il sentimento
più bello del mondo. Altri, che l’amore ti fa soffrire. Qualcuno, ha detto che l'amore è una nebbia fatta d'un vapore di
sospiri: disciolta. E' un fuoco che sfavilla nelle pupille degli innamorati.
E qualcun altro mi ripete che l’amore non è altro che un battere del cuore, un
arrossire di guance e uno sfiorare di labbra.
Ma in
realtà, per me, l’amore è spiccare il volo. Correre su un campo da golf
innaffiati dagli idranti, e nuotare in una piscina dopo l’orario. È segnare un
canestro da tre punti dedicandolo solo a quella
persona in mezzo alla folla agitata. È arrampicarsi a qualunque ora sopra un
albero per raggiungere un balcone sempre aperto. È nascondersi dietro un
carrello con delle scope ed osservare di nascosto i provini di uno spettacolo.
È cantare in quello spettacolo.
È vedere
il suo sorriso brillare tra gli altri, stringerla tra le braccia ed essere
ricambiato, non volerla mai vedere piangere e sperare che sia sempre felice.
Amore è sapere
che ci sarà sempre e per sempre, amore è una cosa che per quanto tu lo voglia non puoi combattere.
Io credo
di essere stato così fortunato di averlo trovato già adesso. Ed è una
sensazione tanto meravigliosa che non ho intenzione di lasciarla andare via
tanto facilmente. Perché l’amore, per me, è quella ragazza che nella mia classe
di Inglese siede nella seconda fila a destra. L’amore, per me, è Gabriella Montez.”e
terminò, guardando negli occhi la ragazza.
La classe
rimase silenziosa, le ragazze con un sorriso sognante, i ragazzi con una
smorfia tra il divertito e l’ammirevole.
Gabriella,
invece, sentì gli occhi riempirsi di lacrime, incredula.
Poi si accasciò sul banco ed iniziò a piangere come una fontana, coprendo il
viso con i capelli neri.
Troy
si accigliò, preoccupato. Va bene le lacrime, ma non di quella portata.
Corse ad
inginocchiarsi di fianco a lei, accarezzandole la schiena: “Gabby,
che c’è che non va? Non ti è piaciuto?”
Lei scosse
la testa, mugolando qualcosa, ma non smise di piangere.
Il ragazzo
le scostò i capelli dal viso, cercando di farle alzare la testa: “Allora perché
piangi?”
La mora si
limitò a gettargli le braccia al collo, facendogli perdere l’equilibrio,
cosicché il capitano dei Wildcats si dovette sedere
per terra con lei in braccio.
Lanciò
un’occhiata preoccupata a Taylor, dall’altro lato
della classe, ma lei scosse la testa per indicargli che non sapeva niente.
“Gabriella,
calmati, ci stai facendo preoccupare,” esclamò “Mi
vuoi spiegare?”
Finalmente
Gabriella lo guardò, gli occhi e le guance arrossate: “P…pe…pe…” singhiozzò e prese un respiro “Perché io non me lo
merito!”
Troy
rise, sistemandole una ciocca corvina dietro l’orecchio: “Perché non dovresti
meritarlo?”
“P-perché io non sono nemmeno riuscita a-a farlo, quel
cavolo di tema, mentre il tuo è così
bello, così dolce, e-e io n-non sono all’alte…altezza
di una cosa del genere!”
“Ooh, Gabby,”
il castano prese a cullarla, sorridendo “Se te l’ho scritto, vuol dire che lo
meriti, no?”
“Davvero?”
pigolò lei dall’incavo del suo collo.
Il
capitano annuì: “Giuro.”
“Signorina
Montez, ci siamo calmati?” la professoressa Swinton infine intervenne.
Gabriella
si asciugò il viso con le mani e si alzò in piedi, aiutando poi il suo ragazzo:
“Sì, mi scusi, professoressa.”
“Bel
compito, Bolton, ci ha impressionato,” tutta la classe, compresi Troy
e Gabriella, ridacchiò “Ora, se non le dispiace, vorrei sentire la sua
risposta, Montez.”
La ragazza
arrossì: “Ehm… in realtà non sono riuscita a fare il compito.”
La Swinton sorrise: “Bene, credo che dopo aver
sentito la dichiarazione del suo ragazzo, lei può anche svolgerlo qui, a voce
alta. Coraggio.”
La mora
sospirò e pensò un attimo a cosa poter dire. Poi, all’improvviso, un sorriso
illuminò il suo volto.
Si girò
verso Troy e gli saltò in braccio, regalandogli il
bacio più appassionato che entrambi avessero mai ricevuto.
“Ragazzi,
vi prego!” sbottò subito Chad, coprendosi gli occhi e
scatenando risate da tutti i loro compagni.
Gabriella
si staccò e poi, sempre sorridendo, si rivolse all’insegnante: “Ecco,
professoressa. Questo è amore.”
Fine
Okay,
questa era veramente una fic mielosa, una fluffy come
dicono in America XD Non so nemmeno da dove mi sia uscita.
È
la prima di una serie di 22 one-shot ispirate da 22
domande che ho letto su una maglietta. Come vedete, ogni fiction è incentrata
su una di queste domande. E non ci sono collegamenti tra le varie fic, è una raccolta XD
Capitolo 2 *** Excuse me, would you like to dance? ***
Excuse me, would you like to dance
Excuse me, would you like to dance?
[Dedicata alla mia
compagna Armony_93, con tanto affetto. Perché le Chaylor non devono sparire.]
Nessuno al
mondo avrebbe mai potuto dire che Chad Danforth fosse una persona timida. Anzi,
era tutto il contrario: solare, carismatico, espansivo, irriverente, testardo,
scherzoso e vice-capitano della squadra di basket.
Ecco
perché nessuno dei suoi amici riusciva a capire come mai non avesse ancora
invitato nessuna ragazza al ballo di San Valentino, l’argomento più discusso di
quei giorni.
Anche in
quel momento, nella mensa, non si parlava d’altro, e il loro tavolo era
particolarmente accalorato dalla presenza di Sharpay Evans.
“San
Valentino è la festa degli innamorati,”
spiegava impaziente per l’ennesima volta “Quindi la palestra deve essere addobbata di rosa!”
“Scordatelo,
Evans,” sibilò Chad “La palestra dei Wildcats non diventerà una specie di
bomboniera.”
La bionda
roteò gli occhi: “Non è la palestra dei
Wildcats,” fece una smorfia, come se quelle parole la disgustassero “E’ la
palestra della scuola. Ed io, come presidentessa del comitato e come
vice-presidentessa del Drama Club, dirigerò tutte le operazioni per il ballo. E
le decorazioni saranno rosa.”
L’intera
tavolata di amici sospirò disperata: “Shar, almeno non esagerare e metti
qualche altro colore!” pregò Gabriella Montez, comodamente abbracciata al suo
ragazzo Troy Bolton “Del bianco e del rosso, magari. Così saranno sia i colori
dei Wildcats, sia quelli di San Valentino!”
Lei fece
finta di ignorarla e proseguì: “Poi ci saranno tanti palloncini appesi al
soffitto, ed un grande cuore scintillante di fronte all’entrata!”
I ragazzi
si guardarono negli occhi, iniziando a rimpiangere quell’avvenimento.
“Ah, e non
saranno ammessi jeans!” si voltarono scioccati verso di lei.
“Come niente jeans?” boccheggiò Jason Cross, giocatore
dei Wildcats.
Tutte le ragazze
si unirono alla bionda: “Pensavate forse di partecipare al ballo di San
Valentino vestiti come se fosse un semplice sabato pomeriggio?” ridacchiò
Kelsie Nielson, la compositrice della scuola.
“Beh, in
effetti…” ammise Zeke Baylor.
Sharpay
gli scoccò un sorriso smagliante: “Se osi presentarti vestito così, al ballo ci
andrai da solo.”
“Quindi…
dobbiamo metterci la giacca e la cravatta?” domandò Troy, e Gabriella annuì:
“Esatto!”
Chad
sbattè la fronte contro il tavolo: “Questa festa sta diventando un incubo.”
La giovane
Evans gli diede delle confortanti pacche sulla schiena: “Danforth, di che ti
preoccupi? Puoi anche non venire, tanto non hai nessuna accompagnatrice.”
“SHARPAY!”
esclamarono arrabbiate le altre cinque voci.
Lei alzò
le mani in segno di difesa: “Che ho detto? È vero!”
“Cosa è
vero?” Taylor McKessie, presidentessa del Club di Scienze, li raggiunse
sorridendo “Chad, stai male?”
“Oh, no,
tranquilla,” Sharpay agitò la mano nell’aria “Si sta solo dolendo del fatto che
non ha nessuna accompagnatrice per il ballo di San Valentino e che quindi
nessuna potrà apprezzarlo quando per la prima volta in vita sua indosserà un
vestito decente.”
“Ah,
certo. Beh, non si aspetterà mica che le ragazze gli cadano dal cielo, giusto?”
ridacchiò nervosamente e poi guardò Gabriella “Andiamo? La riunione del Club
inizia tra dieci minuti.”
La sua
migliore amica si alzò, salutò velocemente e poi insieme si avviarono verso il
laboratorio di chimica.
Quando si
furono allontanate, Troy sospirò e strinse la spalla del suo amico, ancora
steso sul tavolo: “Solo invitala fuori, amico. Non aspetta altro.”
Chad si
tirò su di scatto: “Chi, McKessie? Ma cosa dici…”
Il
capitano roteò gli occhi e si alzò: “Fa come vuoi. Poi non venire a
lamentarti.”
“Povero,
piccolo, Danforth…” canticchiò Sharpay, sistemandosi i boccoli grazie allo
specchietto portatile “Ha paura ad invitare fuori le ragazze.”
“Ehi! Io
non ho paura!”
La bionda
lo guardò di sbieco: “Ah no? E allora perché sei l’unico ancora scoppiato?
Perfino mio fratello ha invitato Martha!”
Ryan le
arrivò alle spalle, con aria truce: “Non capisco cosa c’entri.”
La sorella
si girò a regalargli un sorriso smagliante: “Perché ho sempre sospettato che tu
fossi gay finchè non ti ho scoperto sotto al letto i poster di Jessica Alba e Playboy.”
Il ragazzo
divenne rosso accesso, mentre i loro amici si scambiavano degli sguardi
disperati. Sharpay era impossibile.
“Comunque
questo non mi aiuta.” borbottò Chad, ricongiungendo la fronte al tavolo.
Zeke gli
strinse il braccio, e si alzò in piedi: “Coraggio, amico. È ora
dell’allenamento. Ci manca solo che tuo padre si arrabbi perché siamo in
ritardo, Troy.”
“Giusto,”
Troy annuì e tirò il suo migliore amico per l’altro braccio “Muoviti, Danforth.
Più tardi penseremo ad una soluzione.”
###
“Tanto non
mi inviterà mai!”
Gabriella
roteò gli occhi dietro gli occhiali protettivi all’ennesimo bisbiglio di
Taylor: “Sì che ti inviterà! Dagli tempo!”
Taylor
sbuffò: “Di tempo ne ha avuto abbastanza, mi pare. Ci sono i cartelloni del ballo
fuori da due settimane! E se ne parla da inizio Gennaio!”
La sua
amica si morse il labbro, incerta su cosa dire, mentre versava del reagente in
una soluzione: “Oh… ehm… beh, dai, Tay, lo sai che è… timido!”
La ragazza
di colore sbattè con più violenza del necessario lo sportello del frigorifero
dove tenevano le sostanze chimiche, facendola sobbalzare, e le lanciò
un’occhiata raggelante: “Gabriella,” e già l’utilizzo del suo nome per intero
le fece comprendere di aver detto la cosa sbagliata “Puoi dire tutto di Chad Danforth, tranne che sia timido. Lo vedi anche tu come si
comporta con quelle galline!”
“Vuoi dire
le cheerleader?”
“Sono la
stessa cosa. Dovrebbero rivoluzionare il dizionario e aggiungere a gallina la nota vedi cheerleader.”
Gabriella
sorrise e passò un braccio attorno alle spalle della sua migliore amica: “Dai, Tay,
non fare così. Vedrai, troveremo una soluzione.”
###
“Danforth,
sei un emerito imbecille.”
Chad alzò
gli occhi al cielo al rimprovero di Sharpay: “Evans, non incominciare. Me lo
sono già detto da solo.”
“Allora
forse non te lo sei detto abbastanza!” la bionda spalancò le braccia “Cosa
diavolo hai nel cervello? Sempre se ce l’hai, un cervello, naturalmente!”
esclamò sarcastica.
“Non devi
andare a ballare con Zeke?” ribattè lui.
Sharpay
sospirò esasperata: “Sei veramente senza speranza. Divertiti, tutto solo. Saluti!”
Lo sguardo
color del mogano la seguì mentre si mescolava alla folla in una nuvoletta rosa
e raggiungeva il suo cavaliere per il ballo.
Già,
esatto. Era ormai la sera del Ballo di San Valentino, e ora lui si trovava
nella palestra, rosa, vestito in un
completo nero, da solo.
E, beffa
delle beffe, Taylor era accompagnata. Da un certo Billy Norton,
che lui non aveva mai sentito nominare finchè, facendo delle ricerche, non
aveva scoperto che era membro della squadra di pallanuoto della scuola. Lui nemmenosapeva che c’era una squadra di pallanuoto, alla East High.
Sibilò
irritato e guardò la coppia che
sostava al tavolo con i cibi, proprio sotto la gradinata di destra. Taylor
stava ridendo, probabilmente ad una battuta, e Billy le stava troppo vicino per
i suoi gusti.
Lo squadrò
da lontano. Non sembrava tanto più alto di lui, e nemmeno tanto più muscoloso.
Magari avrebbe potuto incontrarlo dopo la festa, nel parcheggio della scuola…
Scosse la
testa. No, non era la cosa giusta. Taylor non ne sarebbe certo stata contenta.
Ma anche lei, perché diavolo aveva accettato l’invito di quel Billy?? Non era
nemmeno il suo tipo! Era biondo, da quando in qua Taylor aveva un debole per i
biondi??
Strinse il
pugno. Sapeva benissimo perché lei aveva accettato l’invito di quel tipo. Per
il semplice fatto che lui non l’aveva
invitata. Aveva rimandato giorno dopo giorno, finchè, quando al limite della
sopportazione Troy con un calcio l’aveva spinto fino al tavolo della mensa dove
erano tutti seduti, aveva sentito Taylor raccontare alle ragazze che Billy
l’aveva invitata e lei aveva accettato.
-Stupido.- si disse –Sei uno stupido,
emerito idiota senza palle.-
“Tutto
solo, Chad?” una voce acuta e nasale lo distrasse all’improvviso
dall’insultarsi autonomamente.
Si girò e
vide Becky, il caposquadra delle cheerleader, che gli
sorrideva voluttuosamente. Accennò ad un saluto con la testa: “Ehilà.”
Becky
gli si avvicinò, fasciata in un abito nero che ne esaltava la magrezza
scheletrica: “Come mai non hai nessuna ragazza con cui ballare?”
“Non mi
piace ballare.”
“Oh, che
peccato,” la (finta) bionda cheerleader gli prese le mani, tirandolo
leggermente verso di lei “Perché a me questa canzone piace molto.”
Chad si
sottrasse dalla presa: “Becky, sei venuta al ballo
con Josh, quindi ballala con Josh.”
e prima che lei potesse replicare, si dileguò.
Si rifugiò
dalla prima coppia di amici che trovò, ovvero Troy e Gabriella, che si stavano
riposando seduti sugli spalti.
“Ehi,
Chad,” lo accolse con un sorriso la ragazza “Scappi dalle cheerleader?”
“Già,” lui
sorrise impacciato, passando una mano tra i riccioli ribelli “Come sta andando
il vostro ballo?”
“Bene.
Troy è riuscito a pestarmi i piedi solo cinque volte. E siamo qui da un’ora e
mezza.” rise Gabriella, guardando il suo ragazzo che si grattava imbarazzato la
nuca.
“Lo sapete
tutti che non so ballare il valzer o cose simili.” borbottò.
Chad e
Gabriella ridacchiarono, poi lo sguardo dolce di lei si posò sul ricciolino:
“Lei voleva davvero che tu la invitassi, Chad.”
Il numero
otto dei Wildcats staccò gli occhi dalla ragazza bruna al tavolo del buffet e
lo spostò su quella a lui più vicina: “Come?”
La ragazza
annuì: “Taylor. Sperava sul serio che tu le chiedessi di venire al Ballo con
te. Billy è stato l’ultima spiaggia.”
Lui
abbassò lo sguardo, sorridendo: “Per una volta, il mio tempismo non è stato
impeccabile. Stavo per chiederglielo, quel giorno in mensa, ma poi l’ho sentita
raccontarvi dell’invito di Norton.”
“Puoi
sempre chiederle un ballo adesso.” Troy scosse le spalle con nonchalance.
Chad alzò
un sopracciglio: “Amico, tu lasceresti che Gabby ballasse con qualcuno che non
sei tu e che nemmeno è uno dei tuoi amici?”
Gli occhi
blu oceano si scurirono, ed un braccio muscoloso volò a stringere la vita della
mora: “Ma che c’entra? Billy e Taylor mica stanno insieme.”
“Non vuol
dire. Sono andati al Ballo insieme.”
Un lampo
attraverso il viso del capitano dei Wildcats: “Scommettiamo?”
Il suo
migliore amico si accigliò: “Cosa?”
“Che
adesso io vado là e ballo con Taylor. Tu intanto puoi ballare con Gabriella, e
credimi, è un grande onore.”
La
suddetta alzò gli occhi al cielo: “Smettetela di comportarvi come due bambini,
per favore.”
“Affare
fatto, amico.” Chad tese la mano destra, che Troy prontamente strinse:
“Offrirai tu da bere per tre sabati consecutivi. Altrimenti, offro io.”
Annuì e
guardò il suo amico allontanarsi, raggiungere Billy e Taylor, sfoderare il
sorriso da Capitano_della_squadra_di_basket_e_ragazzo_più_famoso_della_East_High_che_oltre_al_naso_ti_può_distruggere_la_reputazione_in_due_secondi
[Anf, pant, che
sorriso ragazze XD Nda], parlottare un pochino e poi prendere la mano di
Taylor e condurla trionfante in mezzo alla pista da ballo.
La
mascella del ricciolino si spalancò. Non era possibile. Ce l’aveva fatta. Che
razza di uomo era Billy Norton se lasciava andare via
così il suo appuntamento? Per di più ad uno come Troy, che stendeva qualsiasi
essere di sesso femminile nel raggio di tre chilometri!
Gemette, e
la risata di Gabriella lo fece voltare verso di lei.
“Lo sai
com’è fatto,” esclamò la ragazza “Chi rifiuterebbe mai una cosa del genere a
Troy Bolton, o Chad Danforth? Sarebbe la sua rovina.”
Chad sospirò
e le tese la mano: “Andiamo a ballare, Gabby.”
“Sei più
bravo di Troy,” gli sussurrò ridendo mentre ballavano “Lui mi avrebbe già
pestato i piedi.”
Lui
ridacchiò: “Però è la che controlla che io mi stia comportando bene.”
Gabriella
si voltò a guardare il suo ragazzo, che mentre ballava con Taylor lanciava loro
degli sguardi: “Geloso!” gli mimò con le labbra, e lui alzò gli occhi al cielo.
Quando
anche quella canzone terminò, tutti e quattro si rincontrarono sotto gli
spalti.
Taylor
abbracciò la sua migliore amica: “Come sta andando?”
“Bene, i
miei piedi si stanno ristabilizzando, grazie a Chad
che sa come condurre la sua damigella.”
Troy fece
finta di offendersi ed incrociò le braccia: “Allora la prossima volta vacci con
Danforth, al Ballo.”
“Sempre
che ti inviti…” il sibilo di Taylor fu appena udibile, ma le orecchie del
diretto interessato lo captarono lo stesso.
La mora
rise e tirò il suo ragazzo per la cravatta nera: “Andiamo, signor Bolton, sono
certa che questa canzone la sa ballare.”
E Chad e
Taylor rimasero da soli in un imbarazzante silenzio. Anzi, gelo tra loro due.
“Ehm…
forse è meglio che torni da Billy.” borbottò la ragazza.
“McKessie,
aspetta!” Chad la prese per un polso, impedendole di allontanarsi. Lei lo
guardò interrogativa, così continuò “Ehm… ti andrebbe di ballare?”
Taylor
arrossì di botto, senza un motivo preciso, e deglutì rumorosamente: “Va-va bene.”
La presa
del ricciolino si spostò dal polso alla mano, insieme si diressero nel centro
della palestra e si unirono alle decine di coppie.
Iniziarono
a ballare, e dopo qualche secondo Chad sentì la ragazza che si rilassava contro
di lui: “Gabriella ha ragione, sai ballare meglio di Troy.”
Il ragazzo
ghignò: “Ci sono tante cose che so fare meglio di Troy.”
Taylor
ridacchiò: “Uuh, ne sono convinta, Mister Modestia.”
“Mi sfidi,
McKessie?” la prese in giro ridendo.
Un lampo
divertito passò negli occhi color cioccolato della ragazza: “E chi lo sa,
Danforth.”
Le labbra
del numero otto si spalancarono in un sorriso, e all’improvviso Taylor si
ritrovò piegata in un casqué che le strappò un grido
di sorpresa.
“Wow…”
esalò quando si fu ripresa “Come hai fatto?”
Chad la
ritirò su, stringendola a sé: “L’hai detto tu che so ballare bene.”
“Già…” i
loro sguardi s’incatenarono, e si bloccarono nel bel mezzo della pista,
noncuranti delle strane occhiate che venivano loro lanciate.
“Perché
hai aspettato fino adesso per chiedermi di ballare con te?” sussurrò Taylor,
una luce forte negli occhi.
Il
ricciolino strinse maggiormente la presa attorno alla sua vita: “Non…non lo so.
Forse pensavo che non avresti accettato.”
Lei
sbuffò: “Allora Sharpay ha ragione quando dice che sei stupido.”
Il ragazzo
fece una smorfia malefica e poi, per la prima volta in tutta la serata, fece la
prima cosa che gli passò per la testa: si abbassò ed unì le loro labbra.
Sentì
Taylor sorridere contro il suo bacio, mentre incrociava le braccia dietro al
suo collo e lasciava che venisse approfondito.
Ma
all’improvviso, si udì un rantolo collettivo, incredulo e disperato, e la
musica si fermò, cosa che li costrinse a separarsi.
L’intera
folla li stava guardando, chi scioccato, chi sollevato e felice. E, vicino
all’entrata, Billy Norton con la bocca spalancata.
“Beh,
allora? Che state guardando? Ritornate a ballare, forza!” la voce potente e
divertita di Troy risuonò per la palestra, e il suo migliore amico potè giurare
che si stesse trattenendo dallo scoppiare a ridere.
“Andiamo.”
Chad prese di nuovo Taylor per mano e la condusse fuori, mentre la musica ripartiva.
Prima di uscire, però, incrociò lo sguardo azzurro del suo ‘quasi-fratello’
e lo ringraziò con un muto movimento di labbra, al quale lui ricambiò con un
cenno.
Raggiunsero
la fontana e vi si sedettero, scoppiando poi a ridere.
“Oddio,
che vergogna, tutte quelle persone che ci guardavano!” ansimò Taylor tra le
risa, piegata in due “E Billy! Poveretto, mi dispiace…”
“A me no.”
La ragazza
lo fissò per un istante, poi eruppe di nuovo in delle risa convulse.
Il
ricciolino si grattò la matassa di capelli che aveva: “Che c’è, è vero! Sono
mille volte meglio io di lui. Giusto?”
Ma l’unica
risposta che gli arrivò fu un bacio.
Fine
Ed
ecco qui la prima Chaylor della raccolta! Spero che vi sia piaciuta, prometto
che non sarà l’ultima!
Grazie
a chi ha recensito What is love? :
lovely_fairy: bah, ochetta, io la rileggo ma non mi convince XD Però è sempre
così, tranne rarissime eccezioni! Io sarei la prima a cui verrebbe un infarto,
comunque ^^ Bacioni!
Angels4ever: Troy ha commosso
tutti XD *me fa tifo per lui* Grazie e a presto!
Titty90: *me contenta che ha
commentato, in primis* Il fascino maschio, eh?? Sentila, lei XD Dimmi che non
ti piacerebbe che uno come Troy ti leggesse una roba del genere XD Povera
Gabby, sii clemente! Ricordati che erano in classe U_U Ti ha soddisfatto la
domanda due? Bacione sister a presto!
Tay_: questa secondo me ti
è piaciuta molto ^__^ ci sono due risposte alla tua domanda: 1) Perché io sono
una strega malvagia e subdola che ti sta incantando con i miei poteri (mwahah); 2) perché le troyella sono magnifiche XD Kiss
Romanticgirl: Spero che anche
questa sia stata all’altezza! Baci
Ciokina14: sono rimasta
indietro, mi devi aggiornare su Luca, eh!!Tranquilla, anche se a volte non recensisco, le tue fic le leggo sisi XD
Solo che a volte rimango un po’ indietro (anche qui) quindi mi perdo, devo
rileggere e non recensisco mai ^^ Sorry XD A presto dear bacio!
Armony_93: grazie davvero, ma chere. Tranquilla, per i tuoi amati papiri c’è sempre
tempo, ma sappi che io li aspetto e li leggo sempre molto volentieri. Come le
tue fic, d’altronde. Questa è la tua Chaylor.
Che ti ha commosso ancora prima di essere letta XD Grazie, compagna di
ripopolamento XD A presto.
La
prossima spero arriverà a breve, e vi preannuncio che sarà Troyella. Ma con
qualche sorpresuccia, credo. ^^
Un
bacione a tutte e scusate se vi faccio aspettare Wildcats forever!
Capitolo 3 *** Would you like to have a cup of tea? ***
Domanda numero 3 conclusa XD Troyella, of course
Would you like to have a cup of tea?
Gabriella
entrò stancamente nel suo locale preferito, mettendosi in fila per comprare una
tazza di caffè bollente.
Quella era
l’ennesima mattina che iniziava come una giornataccia. E sapeva che
probabilmente non sarebbe migliorata.
Pagò e si
sedette al suo solito tavolo, vicino alla finestra. Come se un po’ di Sole le
avesse potuto risollevare l’umore.
Era a
nemmeno un quarto del bicchiere, che la sedia davanti a lei venne
spostata, ed un abbagliante miscuglio di rosa e biondo le comparve davanti agli
occhi: “Sapevo che ti avrei trovata qui.”
Sbuffò:
“Vengo qui da anni.”
Sharpay
sorrise: “Appunto. Come stai?”
“Come vuoi
che stia?”
“Abbassa
la cresta, Montez, non stai parlando con Danforth.”
La mora
sospirò: “Scusa, Shar. Ma non è facile, lo sai. Stavolta, dopo cinque anni, è
finita sul serio.”
La bionda
la guardò storta: “Come se durante questi cinque anni non vi foste lasciati
almeno venti volte. Io ancora non capisco cosa ci trovavi in lui.”
Gabriella
le lanciò un’occhiataccia, e l’amica riprese, alzando le mani: “Che c’è, è
vero! Sai quanti ce ne sono meglio di lui? E fidati, io lo conosco bene.”
“Per
forza, è tuo fratello…”
“Sì,
esatto, e per quanto possa piacermi l’idea che tu possa diventare mia sorella,
sono contenta che tra voi due sia finita. Tu sei troppo in gamba per Ryan,
Gabby. Basta vedere con chi è andato questa volta.”
Lei fece
girare tristemente il cucchiaino nella sua tazza: “Hai intenzione di girare il
coltello nella piaga ancora per molto, Sharpay?”
Sharpay
sospirò: “Sto solo cercando di dirti, tesoro, che è ora che tu guardi avanti.
Sei stata con una mezza calzetta -per non dire altro- di ragazzo dal penultimo
anno di liceo, e l’unica cosa che ti ha portato è stato del dolore. Coraggio, hai
ventidue anni, sei stupenda, ancora perdi tempo con Ryan?”
“La
critica della monogamia adolescenziale non vale, visto che tu e Zeke state
insieme dal secondo anno di liceo.”
“Zeke non
mi ha fatto le corna venti volte.”
La mora la
guardò: “Adesso sei cattiva, Sharpay.”
“Mi sembra
l’unico modo per farti ragionare. È sempre così con te, Montez. Spingerti giù
dal precipizio, altrimenti non impari mai a volare.”
Gabriella
sospirò: “Dov’è adesso?”
Sharpay si
alzò, lo sguardo duro: “Non ho intenzione di dirtelo. Fattene una ragione,
Gabby. Non puoi perdonarlo di nuovo. Questa volta no. Ma
penso che non tornerà più. Taylor gli ha fatto capire che non è molto il
benvenuto, ora come ora.”
Annuì: “Ti
serve una mano per i fiori o qualcosa del genere?”
Il sorriso
della bionda si addolcì: “Non ti preoccupare di quello. Adesso pensa a stare
bene. Ti chiamo se ho bisogno, e per dirti quando ci sarà la prova del vestito
delle damigelle.”
L’amica
annuì di nuovo e si lasciò baciare su una guancia, prendendo poi un lungo sorso
di caffè.
Appena
Sharpay fu uscita, Gabriella si accasciò sul tavolino ed iniziò a piangere,
coprendosi il volto con i lunghi capelli neri. Non aveva mai pensato che
sarebbe stata così male.
All’improvviso,
sentì una mano posarsi sulla sua spalla, ed una voce calda e preoccupata
chiederle: “Ti… ti senti bene?”
Alzò lo
sguardo ed incontrò gli occhi più blu che avesse mai visto,
più blu di quelli di Ryan. Senza quasi che se ne accorgesse, le
si bloccò il respiro: “Uhm… sì, grazie…”
Il ragazzo
sorrise: “Scusa se mi permetto, ma non mi sembra. Ti serve qualcosa?”
Lei scosse
la testa e si asciugò le guance, riappoggiandosi allo schienale: “Mi servirebbe
che qualcuno ricomponesse i cocci della mia vita.”
“La tua
amica ti ha proprio distrutta!”
Gabriella
ridacchiò: “Diciamo che è stato di più suo fratello… scusa, ma tu chi sei?”
“Troy,” le tese la mano “Molto piacere.”
“Gabriella.
Non ti ho mai visto qui, eppure ci vengo spesso.”
Troy
scosse le spalle: “Ho iniziato a lavorare qui da una settimana. E sono io che
non ho mai visto te.”
“Non sono
uscita molto, in questa settimana.”
“Capisco.”
la fissò, e Gabriella arrossì leggermente. Era davvero
un gran bel ragazzo, con degli spettinati capelli castano chiaro che gli
cadevano sugli occhi blu. Mentre lei nemmeno voleva pensare a che aspetto
aveva.
Afferrò un
tovagliolino dal contenitore in fronte a lei e cercò di risistemarsi.
“Va
meglio?”
La mora
fece per rispondere di sì, ma un’ondata di tristezza la prese di nuovo
all’improvviso, e scoppiò a piangere ancora.
Troy si
inginocchiò al suo fianco: “Ga-Gabriella, calmati,
per favore. Senti, ti va una tazza di the? Non penso che il caffè sia molto
adatto, date le circostanze.”
Lei annuì,
il ragazzo si alzò e ritornò poco dopo con una tazza fumante: “Ecco, attenta
che è bollente.”
Gabriella
la prese con mani tremanti, singhiozzando per calmarsi. Il liquido caldo le
passò velocemente nella gola, ma non le fece male.
“E’
successo qualcosa di così brutto?”
Guardò da
sopra il bordo quel ragazzo sconosciuto eppure così gentile: “Dipende dai punti
di vista.”
“E il tuo
qual è?” le domandò, sedendosi nella sedia occupata poco prima da Sharpay.
La ragazza
scrollò le spalle: “Quella di una tradita per la ventesima volta dal ragazzo
che ha avuto dal penultimo anno di liceo.”
“Però,” Troy sorrise “Mi dispiace.”
“Anche a
me. E se ci fosse Sharpay, direbbe che le dispiace perché ho buttato cinque
anni di vita.”
“Perdonami,
ma non so chi sia questa Sharpay.”
Gabriella
sorrise: “La mia amica che era qui con me prima. Un giorno la conoscerai.”
“Ah, la bionda in rosa,” il castano si accigliò
“Perché un giorno la conoscerò?”
“Perché
diventerà un’attrice di talento. Lo è sempre stata. Deve scegliere tra
Hollywood o Broadway.”
“Aspettative
modeste.” Gabriella lo osservò un secondo e poi scoppiò a ridere, per la prima
volta in una settimana: “Già, molto.”
“E tu?
Cosa vuoi fare da grande?”
“Sono
pediatra,” la mora prese un altro sorso “Mi sono
appena laureata.”
“Complimenti,
allora!”
“Grazie.
Tu?”
Troy
sorrise: “Giornalista sportivo. In realtà, il mio grande sogno era giocare a
basket da professionista, nell’NBA, ma mi sono fregato il ginocchio, così ho
ripiegato sul giornalismo. Sempre dentro lo sport, almeno.”
“Uno dei
miei migliori amici gioca a basket. Scommetto che lo conosci.”ridacchiò lei.
Lo sguardo
blu si fece curioso: “Davvero? Chi è?”
“Chad
Danforth.”
Il castano
spalancò la bocca: “Non ci credo! Tu conosci Chad Danforth?!”
Gabriella
annuì: “Ci conosciamo dalle elementari. Lui e la mia migliore amica stanno
insieme dal liceo. E Sharpay, la bionda in rosa, tra due settimane si sposa con
Zeke Baylor.”
Il ragazzo
la fissò un attimo, poi scoppiò a ridere: “Gabriella, sarai la mia fonte
d’informazione preferita. Ecco perché quella biondina aveva un’aria familiare.”
Lei
arrossì a quella specie di complimento, e si riconcentrò sulla tazza mezza
piena.
Rimasero
in silenzio per qualche istante, poi Troy esclamò con voce calma: “Non ci
pensare, Gabriella. Penso di non avere abbastanza the.”
La mora
rise: “Vorrei non pensarci. Ma non ci riesco.”
“Ti va di
parlarne? Magari con un perfetto sconosciuto che non può giudicare è più
facile.”
Gabriella
prese fiato: “Ci conosciamo dalle elementari. È sempre stato gentile, ma con me
lo era in particolare. Ci siamo messi insieme il penultimo anno di liceo.
All’inizio andava bene, ma poi… poi abbiamo iniziato ad essere in molti nella nostra relazione. Troppi. Ho
fatto finta di niente, la prima volta, poi non ce l’ho
più fatta e ci siamo lasciati, per poi rimetterci insieme una settimana dopo.
Siamo andati avanti così per cinque anni. Finchè, all’ennesima ballerina
brasiliana, ho detto basta.”
“Devi aver
avuto molta pazienza.”
Lei
scrollò le spalle: “Lo amavo. Pensavo che lui fosse quello giusto.”
“Dove l’ha
trovata la ballerina?”
“E’ un
coreografo. È famoso, nel suo campo.”
Troy
schioccò la lingua: “Che idiota. Nessuna ballerina brasiliana potrebbe
compararsi con te. Non sa quello che ha perso.”
La mora
arrossì di botto: “Grazie. Però non mi conosci abbastanza per
dirlo.”
Lui
ghignò: “Diciamo che ho occhio per le ragazze.”
Gabriella
rise e gli lanciò un’occhiata eloquente: “Oh, capisco.”
“Ehi, non
pensare male!” il ragazzo si grattò imbarazzato la nuca.
“No,
tranquillo!” all’improvviso, lo squillo di un cellulare risuonò tra di loro
“Scusa, è il mio…” la mora prese la borsa e ci frugò
dentro, estraendo poi il telefono squillante.
Fissò il
display e sbiancò: “E’ lui.”
Prima che
potesse fare qualsiasi cosa, Troy le prese il cellulare dalle mani e rispose:
“Pronto? No, in questo momento Gabriella è impegnata. A fare cosa? A prendere
una tazza di the con me. Chi sono io non penso siano affari tuoi. Saluta la
ballerina!” e riattaccò.
La ragazza
lo guardò incredula: “P-perché l’hai fatto?”
Lui fece
spallucce: “Perché tu non avresti mai avuto il coraggio. Ci saresti ricascata e
saresti stata male di nuovo.”
Lei alzò
un sopracciglio, incrociando le braccia al petto: “Normalmente, in questi casi,
mi arrabbio. Ma stavolta, grazie.”
“Di
niente.”
Gabriella
lanciò uno sguardo all’orologio e sospirò: “Ora devo andare, tra un’ora inizio
il turno all’ospedale. Quanto ti devo?”
Troy alzò
le mani: “Assolutamente niente. Offre la casa.”
“No, dai,
per favore, dopo tutto il casino che ho combinato…”
“Gabriella,
sul serio, è stato un piacere. Facciamo che la prossima volta offri tu,
d’accordo?”
Sorrise,
accigliandosi: “La prossima volta?”
Il castano
le regalò un sorriso brillante e le digitò qualcosa sul cellulare: “Questo è il
mio numero, se hai bisogno.”
Lei
osservò il contatto appena creato, sorridendo ancora di più: “Allora… grazie.”
“Grazie a
te.” l’aiutò ad alzarsi e le diede un bacio sulla
guancia.
Gabriella
arrossì, sorrise, ed uscì lentamente dal negozio.
###
La luce
della Luna e dei palazzi entravano dalla finestra, insieme al rumore del
traffico lungo le strade.
Era seduta
sul letto, già in pigiama, ma non riusciva a prendere sonno, e stava
giocherellando con il telefono, roteandolo tra le dita.
Aveva
passato tutta la giornata con Sharpay e Taylor a scegliere la disposizione dei
tavoli e dei fiori, visto che mancava poco meno di una settimana al matrimonio.
Ed era stata così impegnata che non era nemmeno riuscita ad andare al suo bar
preferito… e scambiare quattro chiacchiere con Troy.
Non sapeva
perché, ma quel ragazzo l’aveva colpita. Aveva qualcosa, nel suo carattere, nel
suo sguardo, nel suo sorriso, che
l’ammaliavano. Non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhioni blu e quel
ghigno smagliante.
Guardò la
sveglia sul comodino, le cifre rosse segnavano le dieci e mezza della notte.
Non era nemmeno così tardi come aveva pensato.
Prese il
cellulare e scorse la rubrica, fino ad arrivare al numero che le interessava.
Con un
sorriso ed il cuore che le batteva più forte del normale, spinse il tasto di
chiamata ed attese finchè, dall’altra parte, non risposero: “Pronto Troy? Sono
Gabriella. So che è tardi, ma mi chiedevo… ti andrebbe di prendere una tazza di
te?”
Fine
Domanda
numero 3 conclusa XD Troyella, of course. Spero vi sia
piaciuta, ci ho messo un po’ a scriverla, ascoltando sempre in ripetizione Starway to heavendei
mitici Led Zeppelin, nella versione con i Pink Floyd. Ve la consiglio, sia l’originale che questa, sono un’ottima
base per scrivere XD
Thanks to:
lovely_fairy: bah, non lo so, ochetta. Sono stupide, secondo me ^^
Grazie e a presto!
Tay_: per
questo passerai dalla parte Troyella, vero tesoro????? XD
Romanticgirl: grazie, era da un po’
che non ne scrivevo e sono contenta sia venuta fuori
bene XD
Armony_93: ci ho messo un po’ a
leggere la recensione, ma mi ha riempita di felicità XD Sono contenta che ti
sia piaciuta così tanto, compagna ;) A quando un tuo
aggiornamento?
Angels4ever: Grazie mille, a
presto!
Ciokina14: Troyella, visto?
Anche se tu, furba, sapevi già la trama a grandi
linee, e spero che ti abbia soddisfatta abbastanza!
Titty90: ma tu continua a
farle così le recensioni, che mi piacciono molto XD Carina lei, con gli
occhioni a cuore, mi associo pure io ^^ Sapevo che Sharpay ti sarebbe piaciuta
*ghigno* Poi non ho capito una cosa. Hai scritto “Però era ovvio che Chad sa ballare meglio ù.ù Lui
è Chad Danforth, mica un giocatore dei Wildcats qualsiasi no?? ù.ù” . stai forse dicendo che
Troy Bolton è un giocatore dei Wildcats qualsiasi?!? *me nasconde coltellaccio
dietro la schiena* Ah, per la cronaca, quello
si chiama Billy, poverino XD TROYELLA mi raccomando! Kiss
Non
so quando arriverà la prossima, non so ancora come
ambientarla XD E sono bloccata pure con Wildcats
forever, scusate, ma è tosta tirare avanti XD
Capitolo 4 *** Tell me, what's your favourite colour? ***
E finalmente arriva anche la domanda numero 4 XD A questo ritmo, non le
finirò mai XD
Tell me, what’s your favourite colour?
Tutti,
alla East High di Albuquerque, detestavano e temevano la Detenzione della
signora Darbus.
Era il
modo più subdolo e maligno di punire gli studenti, solo perché magari
preferivano studiare gli schemi delle loro squadre piuttosto che prendere
appunti su Blake o Poe.
C’erano
passati tutti almeno una volta, durante i loro quattro anni nella scuola. Era
un’istituzione, e nemmeno il più bravo e perfetto studente riusciva a
scamparla.
Quel
minimo quarto d’ora -quanto ti andava bene- era l’incubo di ogni alunno, perché
in quei corti, effimeri quindici minuti, potevi davvero fare di tutto.
Figuratevi
quando la detenzione appioppata ha la durata di due ore.
###
Gabriella
Montez sospirò forte, facendo svolazzare alcune ciocche di capelli davanti al
viso.
Cinque
minuti. Erano passati solo cinque minuti da quando quella pazza psicopatica
della sua insegnante di teatro l’aveva chiusa in quell’aula, con l’ordine di
rimanerci per due ore.
Uno sbuffo
scocciato la fece voltare alla sua destra, verso il suo compagno di punizione:
“Che incubo.”
Castano
chiaro, con due occhioni blu, Gabriella lo conosceva bene, come tutti alla East
High: era Troy Bolton, capitano della squadra di basket e ragazzo più gettonato
della scuola.
Era la
star della scuola, e perfino lei, che faceva parte delle secchione, sapeva chi
fosse.
Era lui
che non sapeva chi fosse lei.
Lo udì
sbuffare di nuovo, e poi borbottare: “Quella donna è pazza.”
Gabriella
sorrise, giocherellando con un pennello: “Però è furba. Ci mette in detenzione
solo per costringerci a lavorare alle scenografie del musical.”
Troy
sbuffò per la terza volta: “Mio padre mi ucciderà. Così perdo gli allenamenti.”
La ragazza
non rispose, concentrandosi sul recipiente di vernice, cercando di aprire il
coperchio.
All’improvviso,
il barattolo le fu tolto e stappato dalle mani forti del ragazzo: “Ecco qui.”
Alzò il
viso ed arrossì nell’incontrare lo sguardo azzurro: “G-grazie.”
“Di
niente,” Troy si sedette nella sedia di fronte alla sua “Forza, meglio iniziare
prima che torni la Darbus.”
Incominciarono
a dipingere in silenzio, accompagnati solo dal rumore dei pennelli, finchè il
castano chiese: “Ehm… allora… qual è il tuo colore preferito?”
Gabriella
lo osservò per un istante e ridacchiò: “Perché me lo chiedi?”
Lui
scrollò le spalle: “Dobbiamo passare insieme la prossima ora e quaranta, e il
tempo passa più in fretta se si chiacchiera, giusto? E poi, siamo circondati da
secchi di vernice colorata, quindi mi sembrava l’idea migliore.”
La ragazza
rise: “Giusto. Il mio colore preferito è l’azzurro. O il blu, dipende dai
momenti. Il tuo?”
Troy
ghignò: “Rosso.”
Lei alzò
un sopracciglio, dipingendo una stellina: “Rosso Wildcats, deduco. Cos’altro
aspettarsi dal nostro capitano?”
“Il rosso
potrebbe anche essere il colore di Babbo Natale!”
“Sì,
certo!” Gabriella scoppiò a ridere, osservando quel ragazzo che le sorrideva di
ricambio.
Le voci di
corridoio e le cheerleader e qualunque essere di sesso femminile (e non solo)
non avevano affatto torto. Troy Bolton era uno schianto.
“Sono così
prevedibile?”
La mora
scosse la testa: “No… è solo che sei famoso.
Insomma, chi è che non conosce Troy Bolton?”
Il ragazzo
intinse con più forza del necessario il pennello nella vernice gialla: “Solo
perché sono famoso non vuol dire che mi conoscono sul serio.”
Gabriella
lo guardò da sotto una ciocca di capelli neri: “Hai ragione. Però, sai
benissimo che qui a scuola sei uno degli argomenti preferiti. Hai addirittura
un poster gigante in mensa e nel corridoio est. Tutti sanno chi sei e come sei
fatto. Sono io la donna del mistero.”
“Tu sei
Gabriella Montez, fai parte del Decathlon Scolastico e avete vinto le ultime
due competizioni. Sei un genio della matematica e sei la migliore amica di
Taylor McKessie.” le elencò senza indugio Troy, facendole spalancare la bocca.
“Co-come
fai a sapere tutte queste cose?” boccheggiò sconvolta.
Il
capitano dei Wildcats sorrise e scosse le spalle: “Diciamo che siedo dietro di
te sia a Francese che a Matematica. E diciamo anche che il mio migliore amico
Chad ha una cotta segreta per la tua migliore amica Taylor, e praticamente non
fa altro che chiedere informazioni in giro. Ma tu non sai niente, Chad mi
ucciderebbe.”
Lei rimase
basita per un istante, per poi ridacchiare: “Aspetta. Vuoi dire che un giocatore di basket ha una cotta per una
secchiona?”
“Che c’è
di male?”
La mora
scrollò le spalle: “Per me niente, ma in questa scuola contano molto delle cose
come lo status quo.”
“Cretinate,”
bofonchiò il ragazzo “Se due persone si piacciono, non dovrebbero tenere conto
a che ‘gruppo’ appartengono. Esistono le persone, non le categorie.”
Gabriella
lo fissò con ammirazione: “Credo che tu sia uno dei pochi a pensarla così.
Benvenuto nel club.”
Troy
sorrise: “Devo prenderlo come un complimento?”
Lei rise,
concentrandosi su un punto che proprio non voleva saperne di diventare dello
stesso colore di ciò che gli stava attorno: “Se vuoi.”
“D’accordo.”
Rimasero
in silenzio, che però non era pesante, ma anzi piacevole.
“Potresti
utilizzare questo tempo per aiutare il tuo amico. Taylor non è certo una
persona facile.” ironizzò poi la ragazza.
Il Wildcat
ridacchiò: “Chad ne sa qualcosa. Ogni volta che le si avvicina, non so come ma
finiscono sempre per litigare. Credo che sia una questione d’orgoglio. Ma… lei
che pensa di lui?”
Gabriella
scoppiò a ridere: “Ehi, questi sono segreti da migliori amiche!”
Troy le
fece una smorfia supplichevole: “Dai, per favore! Tu non hai idea di quanto sia
stressante avere Chad cotto a puntino che ti ronza attorno con le sue paturnie!
Sei l’unica che può aiutarmi!”
Ma la mora
scosse la testa: “A volte l’amore è una
pistola carica!” decantò con un sorriso.
Il castano
alzò un sopracciglio, stupito: “Alice Cooper?”
Lei si
morse il labbro: “E’ così strano?”
Troy
scoppiò in una risata fragorosa: “Ah, sei forte, Montez. Non mi sarei mai
aspettato che ascoltassi Alice Cooper. Pensavo di essere uno dei pochi. Insieme
ai rockettari, certo.”
Gabriella
arrossì: “Vedi, sono la donna del mistero. E ti dirò di più: sono anche una
grande fan dei Guns ‘n’ Roses e dei Led Zeppelin.”
Il sorriso del capitano si allargò sempre più:
“E chi non li conosce? Sono semplicemente magnifici! Canzone preferita?”
E
continuarono così, per tutto il resto del tempo, che volò come se niente fosse,
facendosi domande stupide sulle loro preferenze, finchè il suono della chiave
girata nella toppa non li interruppe.
“Bene,
spero che abbiate ponderato e lavorato, in queste due ore, miei cari.” la
figura imponente della professoressa Darbus si stagliò sulla soglia, facendoli
voltare entrambi.
Troy
deglutì: “Sissignora.”
La Darbus
sorrise: “Bene, a questo punto potete anche andare. Ci vediamo domani.”
“Arrivederci!”
i due ragazzi si alzarono e sfrecciarono fuori dall’aula, senza ripensarci, e
camminarono velocemente fino a quando non si sentirono abbastanza sicuri da
rallentare.
“Allora
siamo d’accordo,” esclamò il castano “Combineremo un’uscita per Taylor e Chad
sabato pomeriggio, al centro commerciale, alle quattro.”
“Perfetto.”
Gabriella sorrise e guardò fuori dalle grandi porte della East High, in
imbarazzo.
Troy si
grattò la base della nuca, schiarendosi la gola: “E… ehm, dopo che li abbiamo
lasciati, io e te cosa facciamo?”
Gli occhi
della mora s’illuminarono: “Beh… al centro commerciale hanno aperto un nuovo
negozio di CD. Magari possiamo vedere se hanno qualcosa di Alice Cooper. Sempre
se ti va, ecco.”
“Certo che
mi va!” rispose in fretta lui, troppo in fretta forse “Volevo dire… mi sembra
un’ottima idea.”
Lei sorrise,
con le guance che si tingevano di rosa: “Allora… ci vediamo domani, Troy.”
“A domani,
Gabriella.” le fece un cenno con la mano, e la osservò uscire dalla
scuola.
###
Gabriella
percorse sorridendo il corridoio che l’avrebbe portata alla sua prima lezione
di quella mattina, Storia, stringendo i libri al petto e ricambiando ogni tanto
il saluto di qualcuno.
Entrò
nell’aula quasi semivuota e si avviò al suo banco, accigliandosi.
Perché
sopra di esso era stata lasciata una rosa blu, con un biglietto: Penso sia il tuo colore preferito, giusto?
;) Vieni durante la pausa sul tetto, nella serra del Garden Club. Ti aspetto,
T.
“Che hai
da sorridere così?” Gabriella sobbalzò al suono della voce della sua migliore
amica, e nascose il fiore dietro la schiena: “N-niente!”
Taylor
alzò un sopracciglio, scettica: “Devo ripeterti per l’ennesima volta che non
sai mentire? Che ti succede? Che nascondi dietro la schiena?”
La mora
arrossì: “Q-quale schiena?”
Anche il
secondo sopracciglio di Taylor si sollevò: “Mi stai prendendo in giro,
Gabriella? Perché non sono dell’umore adatto, quell’idiota di Danforth mi ha
appena fatto arrabbiare.”
La sua
migliore amica le mise una mano sulla spalla, sorridendo: “Oh dai, non dire
così. Non è così male, in fondo.”
Taylor apparve
ancora più scioccata: “Sto parlando con Gabriella Montez o con una sua sosia? Prontooo?? Stiamo parlando di Chad
Danforth, il più imbecille di tutti quegli imbecilli del basket!”
Gabriella
sospirò: “Tay, non dovresti generalizzare così. Esistono le persone, non le
categorie.”
“Va bene,
ci rinuncio,” la castana scosse la testa “Non so cosa tu abbia fatto
stamattina, ma ripassa quando starai meglio.”
La sua
amica ridacchiò e si sedette al suo posto, giocherellando con la rosa tra le
dita.
Mai quell’ora
passò più lenta; le lancette dell’orologio sembravano non spostarsi mai.
Finalmente,
la campanella suonò, e Gabriella scattò fuori, pervasa da una strana gioia che
non sapeva cosa fosse.
Non le
poteva già piacere Troy Bolton!
Insomma, si erano parlati per due ore in tutto l’arco di quei tre anni alla
East High. Togliendo alcune rarissime occasioni in classe.
Corse
attraverso i corridoi affollati, raggiunse le scale del tetto con il fiatone e
lo vide, appoggiato alla ringhiera che guardava in giù, verso di lei.
Sorrise,
arrossendo: “Ciao. Grazie per la rosa.”
Troy
ricambiò: “Di niente.”
Teneva una
mano nascosta, e non appena lei si avvicinò, scoprì che quella mano conteneva
un enorme mazzo di rose blu: “Merito del Garden Club,” confessò imbarazzato lui
“Spero ti piacciano.”
Gabriella
afferrò i fiori con gli occhi che brillavano, fissandoli estasiata: “Sono
bellissime, grazie. Il blu è il mio colore preferito…” mormorò, alzando lo
sguardo e arrossendo nel vedere che i suoi occhi erano del blu più meraviglioso
che avesse mai visto.
Il ragazzo
ghignò: “Lo so.”
La mora si
accigliò: “Ma… perché?”
Stavolta
fu il turno di Troy per arrossire: “Ehm… vedi Gabriella… quando ci siamo
parlati, in detenzione… in un certo senso, ti ho mentito.”
“Come?”
“Beh…” il
capitano dei Wildcats si grattò la nuca “Ecco, insomma… ti ho raccontato che
sapevo tutte quelle cose su di te perché a Chad piace Taylor e non fa altro che
chiedere informazioni. Il che è vero, ma… io sapevo tutte quelle cose perché a
me… a me piaci tu.”
Gabriella
rimase a bocca aperta, così lui continuò: “E quando la Darbus ti ha messo in
detenzione perché ti era squillato il cellulare, beh, anche io ho fatto
squillare il mio per poterci finire insieme a te. Mi era sembrata l’occasione
migliore per stare un po’ insieme a te senza che tu ti insospettissi, visto che
non ci siamo mai parlati. E adesso non so come tu possa reagire, perché io e te
non ci conosciamo per niente, e…”
“Troy,” lo
interruppe lei ridendo “Ora stai parlando a vanvera.”
“Scusa,” sorrise
imbarazzato, senza smettere di grattarsi la nuca “Faccio così quando sono
agitato.”
Gabriella
fissò i fiori, accarezzando lentamente i petali. Con la coda dell’occhio,
poteva vederlo spostarsi nervosamente da un piede all’altro, in attesa che lei
dicesse qualcosa.
“Sai che
non sarà facile, vero?” domandò dopo un po’.
Il ragazzo
corrugò la fronte: “Cosa?”
“Io e te,
o anche Chad e Taylor. Insomma… con lo status quo, e tutto il resto.” spiegò
cauta.
Troy le
prese la mano, facendola arrossire: “A te importa?”
La mora
scosse la testa: “No, dico per te. Non so come la possano prendere gli altri a
sapere che il ragazzo più gettonato della East High sta con una secchiona.”
Lui le si
avvicinò di un passo, incatenando i loro sguardi: “Ci faranno l’abitudine.”
Gabriella
sorrise nervosa: “Prevedo un suicidio di massa delle cheerleader.”
Troy
ridacchiò, e prima che lei se ne rendesse conto, poggiò le labbra sulle sue.
Lei ci
mise ben poco a rispondere, quando si staccarono rimasero fronte contro fronte,
a sorridere.
“Immagino
che dovrò ringraziare la Darbus.” scherzò il ragazzo.
“Oh, già,”
replicò lei “Dipingendole tutto il cielo delle scenografie di blu.”
Fine
E
finalmente arriva anche la domanda numero 4, che mi pare un po’ una cretinata
XD A questo ritmo, non le finirò mai! XD
La
canzone di cui parlano Troy e Gabriella è Love’s
a loaded gun di Alice Cooper. Vi
consiglio di ascoltarla perché è bellissima, ma credo vi piacerà solo
(purtroppo) se siete delle rockettareXD
Grazie
a:
Romanticgirl: io sono stata colpita
al primo sguardo in HSM XD Per non dire la scena iniziale del 3, e quella
finale, e… XDXDXD
Faboulous95: devo dire che anche
io sono particolarmente fiera della terza domanda ^^
Tay_: lo so, mi è
dispiaciuto un po’ fare Ryan così. Ma mi serviva ai fini della Troyella, di cui
tu ormai sei una fan dichiarata, che ti piaccia o no! *risata malefica* No, le
Chadpay no, ti prego! XD
Angels4ever: l’Amore con la
maiuscola non arriva alla nostra età, purtroppo. Succede solo nelle favole. O
nelle botte di culo XD Non parliamo di scuola, please, che mi uccide ^^
Lovely_fairy: no, dai, povero Ryan,
nel terzo film si riscatta un casino. Come ho detto a Tay_, mi è dispiaciuto
farlo così “cattivo” nella terza domanda. Spero anche questa ti abbia
soddisfatta, ochetta ^^
Armony_93: compagna, io per te
non ho mai parole abbastanza. Mi viene solo un ‘grazie’ che però vorrebbe
racchiudere tutto. Quindi non ti offendere se le mie risposte/recensioni sono
un quarto delle tue XD Prometto che mi sbloccherò. E, purtroppo, non sono
affatto sovrumana. Se lo fossi, avrei molti meno problemi XD Ps: non sei mai su
msn, come mai?
Ciokina14: di questa eri
totalmente all’oscuro credo XD Ma non della mia vita privata, ormai ^^ Acqua in
bocca, mi raccomando XD
Titty90: lo so che Ryan non ci
stava molto, ma mi andava di fare una cosa diversa ^___^ E tu quando
ricomincerai a saziare la mia sete di
Troyella?? XD Tivibi!
Heroine3010: grazie di cuore XD
Spero di sentirti sempre!
La musica rimbombava all’esterno della casa, avvolgendo il giardino e
disperando i poveri vicini che ancora dopo anni non erano abituati.
Fili di luce colorata si srotolavano lungo il tetto e attorno alle
colonne della veranda, invasa da belle ragazze in abiti corti e tacchi e
ragazzi dall’aria spavalda in camicia.
Un’auto si fermò proprio davanti al vialetto, e la ragazza seduta al
posto del passeggero si morse il labbro, preoccupata: “Troy, ma sei sicuro?”
Il guidatore si slacciò la cintura e la guardò: “Tay, stai tranquilla.
Chad è il mio migliore amico, ed è un casinaro assurdo, una persona in più non
gli cambia niente. In più, penso che potresti anche piacergli.”
Taylor gli lanciò un’occhiataccia: “Oh, ma per favore. Devo ancora
capire perché ho accettato il tuo invito.”
Troy ghignò, scendendo dalla macchina: “Perché sono il tuo migliore
amico e non ti andava di passare un sabato sera in casa, per di più nella nuova
e cattiva città di Albuquerque.”
La ragazza dai capelli scuri alzò gli occhi al cielo e lo seguì lungo
il viale, entrando in quella casa sconosciuta dove la musica era sparata a
palla.
Dall’altra parte della sala, Chad, un ragazzo dai capelli afro e
padrone di casa, si avvicinò al tavolo dei viveri, dove sostava una bella
ragazza mora dall’aria preoccupata: “Dovrai berne cinque, di quelli, se vuoi
scioglierti un po’.”
La ragazza guardò il bicchiere che teneva in mano e sorrise: “Scusa,
Chad, non è che non sia una bella festa, è solo che… lo sai come sono fatta,
non sono una festaiola.”
Chad ghignò e le riempì ancora il bicchiere: “E’ per questo che c’è il
tuo grande amico Chad, Gabby.”
Gabriella ridacchiò: “Per farmi ubriacare alle feste? Sono arrivata da
tre ore ad Albuquerque e già mi vuoi cacciare nei pasticci.”
Lui scosse la testa: “No, voglio solo farti conoscere nuove persone, e
non lo farai certo se passi tutta la sera nell’angolino. Quindi, rilassati e
bevi quello che vuoi.”
La mora alzò gli occhi al cielo e prese un altro sorso, sotto lo
sguardo divertito e compiaciuto del suo amico.
Chad si girò poi verso l’ingresso, dove catturò l’attenzione di Troy,
il suo migliore amico, che stava entrando insieme ad una bella ragazza.
Troy gli fece un cenno con la testa e si avvicinarono l’un l’altro,
sorridendo.
“Ehi, capitano!” lo salutò il ricciolino, dandogli un cinque “Ce l’hai
fatta ad arrivare!”
Troy sorrise: “Bella festa, amico. Scusa il ritardo, ma sono dovuto
andare a prendere un’amica.”
L’altro alzò le sopracciglia: “Chi sarebbe quella tua amica così
carina?”
Il suo amico rivolse gli occhi al cielo: “Lo sapevo che ti sarebbe
piaciuta. È Taylor, quella ragazza di cui ti ho parlato. Si è trasferita qui ad
Albuquerque, ed ho pensato che sarebbe stata una bella occasione per farle
conoscere un po’ di gente.”
“Hai fatto benissimo.” rispose Chad, osservando quella brunetta che
stava sulla porta “E’ davvero uno schianto. Taylor… quella che incontravi tutti
gli anni in montagna, giusto?”
“Proprio lei. Ma, Chad… non fare lo scemo con lei, hai capito?”
Il suo migliore amico lo fissò: “Parola di Wildcat, Troy.”
“Bene,” Troy annuì “E la tua
amica carina, invece, chi è?”
Chad si girò verso il tavolo delle bevande: “Ti riferisci a Gabriella?
Ti ho parlato di lei, è la sorella della futura moglie di mio fratello.”
“Non mi avevi detto che era così bella, amico. Avresti dovuto invitarmi
quando tuo fratello passava di casa con la sua fidanzata!”
Il ricciolino lo osservò scettico: “Sei stato con Sharpay fino ad un
mese fa, amico.”
Il capitano della loro squadra di basket scosse la testa: “E adesso
Sharpay sta con Zeke, quindi non ci sono problemi. Me la presenti?”
Chad gli puntò un dito contro il petto: “Solo se prometti di fare il
bravo con lei. E se mi fai conoscere Taylor.”
Troy ghignò: “Ci vediamo tra cinque minuti al tavolo.”
###
“Chad… quello è il tuo amico
Troy?” sussurrò spaventata Gabriella, guardando con la coda dell’occhio un
ragazzo che si stava avvicinando sorridendo, con a mano una ragazza dall’aria
imbarazzata.
Chad la guardò curioso: “Sì, perché?”
L’amica boccheggiò: “Perché è…è… è wow.”
“Oh mio Dio,” sospirò il ragazzo “Non ci posso credere. L’hai visto da
cinque secondi e sei già caduto nell’incantesimo di Bolton.”
Gabriella arrossì vistosamente, ed ingurgitò in un colpo solo il resto
del suo drink, giusto in tempo perché arrivassero Troy e Taylor.
“Ciao!” salutò lui con un gran sorriso “Il mio nome è Troy, piacere. È
lei è Taylor. Taylor, lui è Chad, quell’idiota del mio migliore amico.”
Chad ghignò: “Lo stesso per te, Bolton. Piacere, Taylor,” sorrise
stringendole la mano “Lei è la mia amica Gabriella.”
Quest’ultima, se possibile, divenne ancora più rossa nel notare in modo
in cui Troy la stava fissando, e balbettò: “E’ un piacere conoscervi.”
Taylor sorrise timidamente: “Vale lo stesso per me.”
Cadde uno strano silenzio imbarazzato tra loro quattro, perfino i due
ragazzi erano incerti su cosa dire o cosa fare.
“Ehm… come ti sembra la festa, Taylor?” domandò infine il padrone di
casa.
“Oh, è molto bella. C’è tanta… gente.” balbettò la castana.
Troy le strinse la mano, per tranquillizzarla: “C’è più o meno tutta la
scuola. Le feste di inizio estate di Chad sono sempre così.”
“La East High, giusto?” domandò Taylor.
Chad annuì, orgoglioso: “La migliore scuola di Albuquerque. Come la
conosci?”
Lei scrollò le spalle: “Mi ci trasferisco a settembre.”
“Davvero?! Anche Gabriella!”
Tirata in causa, nonostante cercasse di farsi notare al minimo, la mora
fece di sì con la testa: “Già. Ho deciso di venire a vivere con mia sorella
maggiore, e siccome lei si sposa a settembre e si stabilisce ad Albuquerque, ho
scelto di andare in una scuola dove conoscevo già qualcuno.”
Troy ghignò: “Sai, Gabriella, mi dispiace molto che diventerai parente
di uno scemo come Chad.”
“Non credergli, non sa cosa farebbe se non ci fossi io!” ironizzò il
suo migliore amico.
Il capitano dei Wildcats si portò una mano alla fronte con aria
drammatica: “Oh, la mia vita sarebbe perduta.”
Chad fece una smorfia: “Eww, ti prego, evita di comportarti come
Sharpay.”
Taylor lanciò un’occhiata a Gabriella, che ridacchiava per la scemenza
di quei due, e si sorrisero a vicenda.
“Allora tra qualche mese saremo compagne di scuola.” osservò la ragazza
di colore.
L’altra annuì: “Già, mi sento molto più rinfrancata. Sai, io non sono
un tipo molto… festaiolo, ecco.”
“Ti capisco. Nella mia vecchia scuola, ero il capitano della squadra di
Decathlon, e non ero tra i più in, se
capisci cosa intendo.”
“Assolutamente. Ehi, ero anche io capitano del Decathlon, e
presidentessa del club di Chimica!”
Taylor sgranò gli occhi: “Ma dai! Allora potremmo parteciparvi insieme!
Sempre che ci sia, a questa famosa East High.”
“C’è, tranquilla. Mi sono informata, prima di iscrivermi. Sembra una
scuola piena di cose da fare. Anche se, a sentire Chad, la cosa più importante
è la squadra di basket.”
L’altra alzò gli occhi al cielo: “Non me ne parlare. Troy non fa altro che raccontare dei ‘suoi’
Wildcats.”
Gabriella ridacchiò: “Dovresti sentire Chad. Giuro che pronuncia le
parole ‘basket’ e ‘Wildcats’ minimo cento volte al giorno!”
“Parlate male di noi?” Troy sbucò all’improvviso tra di loro, facendole
sobbalzare.
“Già!” risposero in coro, ridendo.
Il castano fece un broncio da bambino che fece sciogliere Gabriella:
“Che cattive che siete. E noi che volevamo offrirvi da bere.”
“Chi v’impedisce di farlo?” rise Taylor.
Allora Chad allungò ad entrambe un bicchiere colmo di liquido rosso:
“Ecco qua. Sciogliete il vostro cuore di ghiaccio.”
Le due ragazze si sorrisero di nuovo e fecero tintinnare i bicchieri
l’uno contro l’altro.
###
Gabriella si asciugò le mani nell’asciugamano rosa che sapeva
appartenere a sua sorella e si sistemò i boccoli neri. Al di fuori della porta
del bagno si udiva il tunztunz della
musica a palla; ormai la festa era al suo apice, e lei non poteva negarlo, si
stava divertendo tantissimo.
Aveva conosciuto qualche altro amico di Chad, ma senza dubbio il suo
preferito era Troy. Quel ragazzo aveva qualcosa di magico che l’attirava… come,
d’altronde, attirava tutta la popolazione femminile presente. Forse era il
carisma, forse il sorriso a mille watt, forse quegli occhioni blu… fatto sta
che Gabriella, ogni volta che le rivolgeva la parola, sentiva le guance farsi
rosse e il cuore perdere un battito.
Scosse la testa: -Possibile,
Gabriella, che cadi subito per un ragazzo che conosci da un paio d’ore? –
si domandò mentalmente –Sai che novità.-
si rispose poi subito.
Beh, almeno Troy non aveva iniziato a provarci come un disperato non
appena l’aveva vista, al contrario di tutti quegli altri che aveva conosciuto.
Le venne da sorridere, e aprì la porta, rimescolandosi al casino. Cercò
con gli occhi una certa testa cespugliosa, ma ne trovò solo una color sabbia.
“Troy,” gridò, cercando di sovrastare la musica “Sai dov’è finito
Chad?”
Lui scosse la testa: “No, io stavo cercando Taylor, per caso l’hai
vista?”
“No, mi dispiace! L’ho persa mezz’ora fa!”
I due si guardarono negli occhi, e non gli ci volle molto a fare due
più due. Chad più Taylor.
Troy sospirò: “Vieni con me.” la prese per mano -facendola quasi
svenire- e la condusse verso l’uscita, sgomitando tra i corpi accaldati che
ballavano, che si baciavano, che barcollavano ubriachi.
Il tramonto stava ormai svanendo, lasciando spazio alla penombra della
sera fresca di inizio giugno.
L’aria piacevolmente fredda li colpì all’improvviso, donando ad
entrambi una sensazione di piacere… o era solo la vicinanza dell’altro?
“Aah,” sospirò il ragazzo “Che bello. Si soffoca là dentro.”
Gabriella annuì: “Pensi che siano qui fuori?”
“Beh, ho fatto il giro di
tutta la casa. L’ultimo posto che mi rimane da controllare è questo… sempre che
tu sia pronta ad ampliare la tua conoscenza in campo di relazioni tra uomo e
donna.”
La mora fece una smorfia scandalizzata: “Che cosa?!?”
Troy scoppiò a ridere: “Tranquilla, Gabriella! Volevo solo dire che, di
solito, nel giardino si appostano le coppiette che non trovano posto in casa!”
Lei lasciò scappare il fiato che aveva trattenuto: “Ah, ecco. Okay,
penso di poterlo affrontare.”
Le scoccò quel magnifico sorriso: “Andiamo, allora.”
Scesero i gradini della veranda, sempre mano nella mano, e si avviarono
per il giardino.
In effetti, ad ogni angolino disponibile Gabriella notava delle coppie
in atteggiamento molto intimo. Non
potè fare a meno di arrossire, anche per la vicinanza del ragazzo.
All’improvviso, Troy si fermò e lei si schiantò quasi contro la sua
schiena muscolosa (non che le sarebbe dispiaciuto, dopotutto.).
Guardò nella sua stessa direzione, e all’unisono esclamarono: “Eeew.”
Contro un albero, vicino al garage del signor Danforth, stavano Chad e
Taylor, impegnati nella nobile arte dell’esplorarsi a vicenda le bocche.
Gabriella spostò lo sguardo, imbarazzata, mentre Troy commentò con un
ghigno: “Però, hanno fatto presto.”
“Non sarebbe meglio lasciare loro un po’ di privacy?” bisbigliò la
ragazza, di un evidente color prugna.
Senza aggiungere altro, il castano la portò dall’altra parte del
giardino, fortunatamente sgombra, e si sedettero sulla veranda, lasciando
penzolare le gambe nel vuoto.
Lei gli lanciò un’occhiata e sorrise, concentrandosi poi sul terreno.
Troy, invece, osservò il suo profilo, il modo in cui i boccoli le
circondavano le spalle e come il vestito bianco le fasciasse il corpo
proporzionato e ben fatto.
La sentì sospirare e la vide chiudere gli occhi mentre una folata di
vento la investiva con dolcezza: “Che meraviglia…”
Sorrise ed abbassò gli occhi anche lui, concordando tra sé, ma non sul
vento.
“Chad parla sempre tanto di te,” alzò la testa, incontrando quei due
occhioni color cioccolato “Sei un po’ come suo fratello maggiore.”
Troy sorrise: “O anche il contrario. A volte quel testone può essere
davvero saggio. Anche se non sembra.”
Gabriella ridacchiò: “Lo so bene. La prima volta che l’ho visto, mi è
sembrato uno stupido. Mi ci sono voluti due minuti per ricredermi. È scemo, ma
è speciale.”
“Cos’è, ti sei presa una cotta per lui?” la prese in giro il ragazzo,
ma avvertì una punta di gelosia toccargli il cuore.
“Oh, no, tranquillo! Non vedo in lui altro che un amico, o un
fratellone.”
“Bene.” Gabriella lo guardò interrogativa, così lui si affrettò a
continuare “Ehm, no, dicevo per… per Taylor! Sai, non sarebbe bello se a voi
due piacesse lo stesso ragazzo, e visto che adesso quei due sono là che… ecco,
e allora…”
La mora sorrise: “Certo, capisco.”
Troy abbassò la testa, imbarazzato e stupito. Lui, che di solito non aveva problemi con le ragazze (ed evviva la
modestia, come gli diceva sempre Taylor), si trovava in difficoltà con
Gabriella, temeva sempre di fare delle figuracce e di dire cretinate… come
quella.
Il problema, se lo era davvero, era che lei gli scatenava delle
reazioni strane. Era come se lo ipnotizzasse.
Ora capiva quello che un’ora prima gli aveva detto Chad riguardo a
Taylor… solo che Chad, evidentemente, non si era fatto prendere dal panico.
Oppure, era molto meno gentiluomo di lui. Sì, decisamente la seconda.
“Dove ti trasferirai con tua sorella e Josh?” domandò, tanto per non
rimanere in silenzio.
Gabriella si guardò attorno, poi puntò verso destra: “Verso di là. È
una casa marrone, con la veranda bianca, a due piani. La mia camera ha un
balcone bianco immenso, con davanti un albero antichissimo e pieno di foglie.
L’abbiamo scelta io e mia sorella, Gloria.”
Il ragazzo sorrise: “In pieno territorio Wildcat.”
“Perché?”
Il sorriso del castano si allargò: “Abito di fronte a te.”
Lei arrossì: “Ah. Che mondo piccolo.”
“Ti dispiace?”
“No, assolutamente.”
“Se vuoi posso accompagnarti a scuola io, così non devi prendere
l’autobus.”
La mora lo guardò: “Troy. Sono già abbastanza preoccupata all’idea di
andare in una scuola nuova, quindi per favore non ne parliamo.”
“Okay.”
“Comunque, era la scusa per provarci più gentile che abbia mai
sentito.”
Troy la guardò stupito: “Ehi! Io non…” si fermò mentre lei scoppiava a
ridere per la sua espressione “Uffi.”
Gabriella riprese fiato e lo osservò. –Sei così carino quando sei in imbarazzo…-
Il ragazzo sorrise: “Grazie, anche tu.”
Lei divenne bordeaux: “L’ho detto ad alta voce?!”
“Esatto.”
“Oddio,” la ragazza si prese la testa tra le mani “Non ci posso
credere.”
“No, sul serio, è stato dolce.” la tranquillizzò Troy con un sorriso.
“E terribilmente imbarazzante, però.”
“Beh, anche tu sei carina quando sei imbarazzata.”
Gabriella lo spiò da sotto una cascata di boccoli neri: “Hai intenzione
di farmi arrossire ancora per molto?”
Lui rise: “Già, perché sei bellissima quando sei rossa.”
Era ufficiale, a Gabriella Montez stava per venire un infarto:
“D-davvero?”
Troy avvicinò il viso a quello di lei: “Giuro.”
Era così vicino che Gabriella poteva specchiarsi nei suoi occhi, poteva
sentire il suo profumo: “G-grazie…”
Il ragazzo sorrise appena, avvicinandosi ancora di più: “Di niente…”
Le mise una mano sulla guancia, scostandole i capelli, l’attirò a sé,
bruciando gli ultimi millimetri tra di loro.
Gabriella sospirò quando le loro labbra si toccarono, intrecciò le mani
dietro al suo collo e lo strinse ancora di più.
Pochi istanti, e il loro bacio avrebbe potuto benissimo fare la concorrenza
a quello dei loro due amici.
E proprio Chad e Taylor comparvero sulla veranda: “Wow,” commentò il
ricciolino “Fanno le prove per un porno?”
La ragazza si risistemò i capelli scompigliati e gli lanciò
un’occhiataccia: “Chad!”
Lui alzò le mani in segno di difesa: “Ehi, insomma, guardali!”
Taylor lo guardò in cagnesco: “Prima non mi sembravi così dispiaciuto
di essere nella loro stessa situazione.”
“Sì, ma un conto è se lo faccio io, un conto è vedere il tuo migliore
amico con la tua futura cognata.”
“Gabriella non sarà tua cognata!”
“…davvero?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo e lo prese per mano: “Andiamo. Non
mi dovevi presentare qualche tuo amico carino?”
Chad fece una smorfia sconvolta: “Ma come!”
“Tranquillo. Troy mi ha già presentato un amico carino che mi piace
davvero molto.”
“E chi sarebbe?”
Taylor rise, si girò e gli diede un bacio a stampo: “Tu.”
Fine
Ciao
a tutte! Mi è ritornata un po’ d’ispirazione, e oggi pomeriggio ho completato
le ultime quattro pagine di questa shot… quindi praticamente l’ho scritta tutta
^^
Perdonate
la lunga attesa, ma ho troppe cose per la testa, e tanti cali di fantasia ^^ Mi
sono accorta che sono passati ben due mesi dall’ultima volta che ho aggiornato
questa raccolta, ops ^^’’’’
Thanks to:
lovely_fairy: che hanno i Led
Zeppelin?? Sono mitici xD Glieli faccio ascoltare perché mi sembra una Gabby
più tosta del solito :D Bacio ochetta mia
ciokina14: non mi ricordo più su
che cosa non avevo torto, ahah xD Non è divino, dai… diciamo celestiale, ahah (evviva la modestia,
appunto XD) Bacio sorellina!
Angels4ever: scommetto che sei
contenta che alla fine ho aggiornato qualcosa! ;)
Tay_: questa come la vedi?
A me non convince neppure questa!!!! :DD
Romanticgirl: un giorno le troyella
domineranno il mondo (muahahaha :D) grazie mille ;D
Armony_93: *me si commuove*
grazie mia cara. Davvero ti sei riletta tutta WF? Hai coraggio, sorella :D Come
fai ad avere la premiere mondiale di HSM2?? IO NON CE L’HO!! Però ho il 3 in dvd originale ^^ E la mia
collezione si deve espandere ancora, mwahah. A presto tesoro!!
Grazie
anche a solo letto, spero che con la fine della scuola mi ritorni la
creatività!
“Gabriella,
andiamo, non ti sembra di aver fatto la bambina abbastanza?”
“No.”
Taylor
McKessie sospirò affranta, scostandosi la frangetta dalla fronte: “Tesoro, fare
così non ti servirà a niente.”
“Non
m’interessa.”
“Stai
cominciando a far innervosire anche me.”
“Bene.”
Taylor
incrociò le braccia al petto, imitando la posizione della sua migliore amica:
appollaiata su una poltrona, braccia conserte, gambe incrociate ed il broncio.
“Ti stia
comportando come Sharpay.”
“Evviva.”
“Mi vuoi spiegare
qual è il problema?”
Gabriella
non aprì bocca, si limitò a spostare lo sguardo verso un ragazzo alto e
muscoloso alla sua destra.
La sua
amica si accigliò: “Che c’entra Chad adesso?”
“Non è Chad. È il lavoro di Chad.”
Il
suddetto alzò un sopracciglio: “Oh, capisco. È perché, stranamente, il mio
lavoro è lo stesso di T…”
“Non
azzardarti a pronunciare quel nome!” scattò la mora, alzando minacciosamente
l’indice.
Chad
sembrò ripiegarsi su se stesso: “Va bene, va bene, scusa.”
Gabriella
ritornò al suo stato precedente: “Odio quello stupido lavoro. Odio quello
stupido campo. Odio quella stupida palla arancione. Odio quella stupida
uniforme che sempre puzza e che sempre devo lavare. Odio il basket, odio i
Lakers, e soprattutto odio lui.”
“Gabby,”
il ricciolino si chinò verso di lei, ma sempre mantenendo una distanza che
considerava sicura “Questa partita per noi è molto importante. Devi capirci.”
La mora
gli lanciò uno sguardo di fuoco: “E’ più importante di me e di Taylor, Chad?”
“Non
tirare in mezzo me,” l’avvisò la sua amica “Io ci vado, alla partita.”
L’altra si
sistemò meglio in poltrona: “Beh, io me ne starò qui. A leggere qualcosa, a
rilassarmi, e non accenderò la
televisione, perché a me non interessa.”
Chad e
Taylor si guardarono, increduli e inermi.
“E’ uno
stupido egoista,” la sentirono sibilare “Così impara. Non ci vado alla sua
grande partita, ecco. Non me ne frega niente. Può fare il campione quanto
vuole, ma a me non interessa.”
“Dolcezza,
non è il modo migliore per risolvere i problemi. Sono sicura che se tu venissi
con noi…” provò Taylor, ma fu subito interrotta: “Se venissi con voi alla
partita, non farei altro che dargliela vinta! E siccome non voglio, rimango qui. Visto che lui non si interessa di me, io
non mi interesso di lui.”
Chad
sospirò: “Dio, Gabby, ha soltanto saltato un pranzo! E non è nemmeno colpa sua,
il coach ci ha tenuto in palestra fino a tardi per stasera e…”
“Avrebbe
dovuto dire al coach che la sua fidanzata, fidanzata
e sottolineo fidanzata, lo stava
aspettando in uno dei ristoranti più cari di Los Angeles, la cui prenotazione
era fermata da ben due mesi! E lui lo sapeva che ho sempre voluto andarci!”
sbraitò Gabriella.
“Non fare
come Sharpay, Montez,” la riprese il ragazzo “Anzi, a proposito, perché non ci
vai con lei in quel ristorante? Scommetto che ti farebbero entrare non appena
vedrebbero lo scintillio della Regina di Ghiaccio.”
Gabriella
gli scoccò un’occhiataccia: “Chad, capisco che il tuo spirito maschile stia
cercando in tutti i modi di difendere il tuo amico, ma tanto non funzionerà.”
Taylor si
corrucciò: “Da quando sei diventata così permalosa?”
Il suo
ragazzo fece una smorfia da saputello: “Da quando il coach ha intensificato gli
allenamenti.”
Le due
donne lo guardarono, curiose: “E quindi?”
Il
cestista scrollò le spalle: “E quindi Troy è troppo stanco alla sera per…” ma
non riuscì a finire la frase, perché una delle ballerine di Gabriella si
schiantò contro la sua testa “Ahia! Fa male quella!”
La mora
assunse un’espressione omicida: “Ringrazia che mi sono tolta i tacchi, e
credimi, non li avrei indirizzati alla tua testa.”
La sua
amica scosse la testa, lanciando un’occhiata all’orologio che portava al polso:
“Chad, dobbiamo andare prima che il tuo coach cominci a chiamare come un pazzo.
Gabby, sei sicura che non vuoi venire? Guarda che dopo lo rimpiangerai.”
Ma lei
alzò un dito: “Gabriella Montez non rimpiange mai niente.”
Chad si
alzò dal divano bianco, afferrando il suo borsone e roteando gli occhi:
“Seriamente, Gabriella, smetti di passare tutto quel tempo con Sharpay.”
Taylor le
baciò una guancia: “Ti chiamo negli intervalli, d’accordo?”
Gabriella
fece spallucce: “Ti ho detto che non m’interessa sapere. Fosse per me,
dovrebbero perdere.”
Il
ricciolino, che stava già avviandosi fuori dalla porta, sbuffò: “Farò finta di
non averti sentita.”
La sua
ragazza sospirò: “Ciao Gabby, a dopo.”
Dopo il
suono della porta che si chiudeva, scese il silenzio nell’appartamento.
Gabriella sbuffò arrabbiata, sempre seduta nella stessa posizione. L’idea che, forse, i suoi due migliori amici
potessero avere ragione non le sfiorava nemmeno la mente.
Era fissa
nella sua convinzione.
Borbottò
qualche imprecazione in spagnolo che aveva sentito spesso da suo nonno,
fissando con aria truce l’orologio appeso al muro.
Mancavano
poco meno di due ore a quella partita così
importante, e lui era uscito già
da un’ora, dopo la loro litigata.
Tempo
dieci minuti, ed erano sopraggiunti Chad e Taylor per cercare di risolvere la
situazione.
Ma quella
volta, lei era stata irremovibile. Lui
-le veniva il nervoso solo a pronunciare il suo nome- si era dimostrato
egocentrico, egoista e troppo fissato con il basket, quindi lei, per vendetta, non sarebbe andata alla sua
grande partita.
-Perché a
me del basket non me ne frega niente, in fondo,- pensò con aria decisa –Sono
soltanto degli spilungoni che corrono dietro ad una palla. Giusto?-
Giusto?
Sospirò,
scostandosi una ciocca di boccoli corvini dal viso, e sciogliendo le membra
ormai intirizzite per il poco movimento.
All’improvviso,
un ronzio eccitato la avvisò che qualcuno la stava cercando al cellulare.
Afferrò il
telefono e rispose: “Pronto?”
“Hai cambiato idea? Giro la
macchina e vengo a prenderti.”
Chiuse gli
occhi, contando mentalmente fino a dieci: “Tay, non ho cambiato idea. Voglio
stare a casa, non me ne frega niente.”
Sentì la
sua migliore amica ridacchiare: “Le bugie
hanno il naso lungo, Gabby.”
“Non sono
in vena di ripassare le favole Disney, Taylor. È Kelsie quella incinta, non
io.”
“Va bene, va bene. Chiama appena
decidi che hai bisogno di un passaggio per raggiungerci.”
“Puoi
aspettare la prossima glaciazione!” ma Taylor aveva già riagganciato.
Le venne
voglia di lanciare il cellulare contro il muro, ma poi pensò che non sarebbe
servito a niente. Le venne anche voglia di chiamare Sharpay e chiederle di
andare a fare shopping selvaggio, ma poi realizzò che avrebbe soltanto esaurito
tutto il credito della sua carta solo per voglia di sfogarsi, comprando cose
inutili che non avrebbe mai messo.
Così,
decise che l’unico modo per sfogare il suo nervosismo era gridare.
L’urlo
rimbalzò tra le pareti dell’appartamento vuoto, risuonando in una debole eco.
Anche quel tentativo era fallito.
“Resisti,
Gabriella, resisti. Non arrenderti!”
Oh bene,
adesso parlava pure da sola.
###
Una sirena
suonò la pausa del primo tempo, ed i giocatori si accalcarono verso gli
spogliatoi, asciugandosi con gli asciugamani o tirandosi addosso bottigliette
d’acqua.
Troy
Bolton, playmaker e stella emergente dei Lakers, lanciò un’occhiata ai posti a
bordo campo, dove di solito sedevano due brunette di sua conoscenza.
Purtroppo,
quel giorno ne vide solo una, dalla pelle nera e l’aria affranta, che scosse la
testa e le spalle nella sua direzione.
Troy
sorrise triste ed entrò nel cubicolo degli spogliatoi con un sospiro.
Chad lo
raggiunse e gli mise un braccio attorno alle spalle: “Che ci vuoi fare, amico.
Le donne sono fatte così. Non sai quante volte Taylor si è arrabbiata con me
perché ho saltato qualche appuntamento o ho dimenticato qualche assurda
ricorrenza.”
Il suo
migliore amico lo guardò critico: “Ti eri dimenticato il vostro quinto
anniversario, Chad. È logico che Tay non ti abbia parlato per tre giorni.”
“No che
non è logico! E poi comunque ho rimediato subito!”
“Regalandole
una palla da basket autografata dai ragazzi della squadra.”
Il
ricciolino alzò un sopracciglio: “Non sai quanto varrà quella palla, tra poco.”
Troy
sospirò e si accasciò su una panchina dello spogliatoio: “E’ che, tecnicamente, non è stata colpa mia! Ho
cercato di spiegare al coach dell’appuntamento, ma lo sai che non vuole sentire
ragioni…”
“Bolton!”
abbaiò in quel momento l’allenatore “Ti sembra questo il modo di giocare? Avevo
detto tiri da fuori area! Stai
giocando come mia nonna!”
“Lo
perdoni, coach,” ghignò Chad “Problemi di donne.”
Una vena
pulsante comparve sulla fronte dell’uomo: “Ho messo bene in chiaro che i vostri
problemi di cuore non mi interessano. Quindi o giocate come si deve, oppure
finite in panchina per il resto della stagione. D’accordo?”
“D’accordo
coach.” fu la risposta unica di tutta la squadra.
Si
alzarono e si riavviarono verso il campo da gioco, nel silenzio della
concentrazione.
“Bolton,”
Troy si girò al richiamo del suo allenatore, che gli fece l’occhiolino “Regala
un mazzo di fiori alla tua donna. Vedrai che le passa.”
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Gabriella
lanciò un’occhiata nervosa all’orologio al polso. La partita avrebbe ormai
dovuto essere finita. Non che a lei importasse, certo.
Sbuffò,
facendo svolazzare un ricciolo sfuggito allo chignon. Era seduta nel buio del
salotto, sul divano color crema, a fissare lo schermo nero della televisione.
Il telecomando era sul tavolino in vetro davanti a lei, ma si era ripromessa
che non l’avrebbe toccato e così sarebbe stato.
Guardò di nuovo l’orologio; sì, decisamente la partita era
finita. Anche includendo il gioco in overtime.
E allora lui dove cavolo era
finito?
Le dava
fastidio non sapere dove potesse essere; ma solo perché non sapeva di quanta
‘libertà’ avrebbe ancora potuto godere, naturalmente.
Aveva
passato un pomeriggio tutto dedicato a se stessa, concedendosi un bagno caldo e
una manicure. Era riuscita perfino a declinare con cortesia tutte le chiamate
che Taylor le aveva fatto per convincerla a raggiungerla allo stadio.
Prese il
bicchiere di vino bianco che le stava davanti e ne bevve un sorso. A quell’ora
di solito trasmettevano il suo telefilm preferito… ma se accendendo fosse
incappata in un canale sportivo e avesse saputo quello che non voleva sapere?
Meglio non rischiare. In fondo, oramai conosceva le avventure di Carrie e le sue amiche a memoria.
Finalmente,
sentì le chiavi girare nella toppa. Accese in fretta la luce e agguantò una
rivista abbandonata sul pavimento, giusto per fingersi impegnata, e si
risedette proprio mentre lui entrava
in casa e lanciava il borsone per terra.
“Ciao.” le
disse entrando in salotto.
“Ciao.”
replicò lei, senza staccare lo sguardo dalle pagine.
“Non sei
venuta alla partita.”
“No.”
“Quindi
sei ancora arrabbiata?”
“Sì.”
“Quindi presumo
che non ti interessi sapere chi ha vinto?”
“No.”
“Bene.”
“Bene.”
Lo spiò
con la coda dell’occhio mentre saliva le scale, togliendosi la maglietta e
accartocciandola tra le mani. Di solito riusciva a capire, dal suo
comportamento, com’era andata una partita.
L’acqua
della doccia cominciò a scrosciare al piano di sopra. Se avevano perso, Troy
sarebbe stato intrattabile per tutto il resto della settimana. Se, al
contrario, avevano vinto, Troy avrebbe incominciato a festeggiare come un
bambino.
Però,
quella sera lei non aveva colto nessun atteggiamento particolare; soltanto la
freddezza con cui si erano parlati.
Sospirò,
passandosi una mano tra i boccoli corvini. Per una volta, non avrebbe ceduto.
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“Cioè mi
stai dicendo che sono tre giorni che non gli parli, e ancora non hai saputo il
risultato della partita?” Gabriella annuì alla domanda della sua migliore
amica, che sbarrò gli occhi e scosse la testa “Non ci posso credere. Non… non
riesco nemmeno a capire come abbiate fatto!”
La mora
fece spallucce: “Siamo stati incredibilmente bravi ad evitarci. Sabato io sono
andata in palestra, domenica lui si è visto con Chad, ed oggi siamo entrambi
fuori. E non ho mai acceso la TV, né comprato un giornale.”
Taylor le
scoccò un’occhiataccia: “Scusa se te lo dico, ma Chad ha ragione: tu passi
davvero troppo tempo con Sharpay. Ti sembra una cosa normale questa?”
“Finchè
non mi chiederà scusa, io continuerò così.”
“In
realtà, credo che anche tu gli debba delle scuse, Gabby.”
Lei sgranò
gli occhi: “E perché?”
Taylor
sbuffò: “Come perché? Litighi per una sciocchezza, non vai alla partita che
deciderà le sorti del campionato, e perdipiù non gli chiedi nemmeno com’è andata,
e non gli parli per tre giorni? Sì, decisamente credo di sì.”
Gabriella
incrociò le braccia, appoggiandosi allo schienale della sedia: “Ti detesto
quando fai così.”
La sua
amica sorrise: “Solo perché sai che ho ragione. Perché stasera non gli prepari
una bella cenetta, solo tu e lui?”
“Perché
così non farei altro che dargliela vinta!” ma all’occhiata di fuoco che
ricevette, si corresse “Va bene, d’accordo. Vedrò che posso fare.”
“Non
sforzarti troppo, mi raccomando.”
Gabriella
le fece la linguaccia per quella battuta, poi guardò fuori dalla vetrata del
caffè in cui erano sedute, e sobbalzò: “Oddio. Stanno venendo qui! Che ci fanno
qui?”
Taylor si
strinse nelle spalle: “Io e Chad volevamo pranzare insieme. Troy era con lui al
campetto da basket, evidentemente non voleva lasciarlo solo.”
La sua
migliore amica la guardò in cagnesco: “Grazie davvero.”
“Oh,
figurati.” trillò divertita l’altra, salutando con una mano il suo ragazzo per
farsi vedere.
“Ehilà,
bellezze!” esclamò il riccioluto giocatore di basket, nascosto dietro un grande
paio di occhiali “Tutto bene?”
“Benissimo!”
gli rispose la sua ragazza, alzandosi e dandogli un bacio “Io e Gabby abbiamo
fatto un po’ di shopping.”
La diretta
interessata fece un sorriso tirato, evitando di guardare il suo fidanzato, in
piedi accanto a lei.
“Che
novità,” ghignò Chad “Gabby, vuoi mangiare un boccone con noi?”
Gabriella
scosse la testa: “No, grazie, vado a casa. Ho un sacco… di cose da fare.”
“Ti
accompagno.” sentenziò Troy.
Lei
continuò ad evitare il suo sguardo: “Non c’è n’è bisogno, grazie. Prenderò la
metropolitana.”
Il ragazzo
alzò un sopracciglio: “Ho la macchina qui dietro, e carica come sei di buste
non ci entri nemmeno in metro. Andiamo, ti accompagno.”
“Ciaociao ragazzi.” ridacchiò Chad, avvolgendo con un
braccio le spalle di Taylor.
Troy e
Gabriella camminarono fino all’auto in silenzio; lui l’aiutò a caricare i
sacchetti del suo shopping sul sedile posteriore, ma anche quando salirono, non
si scambiarono una parola.
Nel
silenzio iniziarono il loro ritorno verso casa, finchè il ragazzo non accese la
radio. La sua fidanzata lo guardò con la coda dell’occhio: sembrava rilassato,
canticchiava a voce bassa la canzone che veniva trasmessa.
Al termine
di questa, nell’abitacolo rimbombò la voce del dj: “E adesso passiamo allo sport. Ricordiamo tutti la partita di tre
giorni fa in cui i nostri Lakers…”
“Perché
hai spento?” Gabriella si girò stupita verso il suo fidanzato.
Lui la
guardò di sfuggita, con un sorriso: “Credevo che non volessi sentir parlare di
quella partita.”
La mora
boccheggiò un paio di volte: “Ehm… sì, infatti.” lo sentì ridacchiare, e si
accigliò “Che c’è di tanto divertente?”
Troy
scosse le spalle: “Niente. È solo che era da un po’ che non tiravi fuori la tua
testardaggine.”
Lei alzò
un sopracciglio: “E questo ti fa ridere?”
“Sì,
perché so che la stai usando solo per far innervosire me, anche se sai che hai
torto. Ma sai anche benissimo che tanto non funziona.”
Gabriella
ritornò a fissare la strada di fronte a lei: “Questo lo dici tu. Intanto, non
ti ho dato la soddisfazione di voler sapere il risultato della partita. Perché
a me non interessa.”
Ridacchiò
di nuovo: “Certo, certo.”
Finalmente,
l’auto venne fermata nel parcheggio del loro palazzo, e Troy le scaricò le
buste senza ascoltare le sue proteste.
“Guarda
che sapevo fare da sola.” brontolò non appena entrarono in ascensore.
Lui non
rispose, ed entrarono insieme nel loro appartamento. Era palese il fatto che
non si fossero parlati per alcuni giorni, notò Gabriella, visto che i vestiti o
gli oggetti fuori posto appartenevano esclusivamente al suo fidanzato. Lei
certo non si era presa la briga di fargli notare che presto sarebbe rimasto
senza magliette e biancheria, se avesse continuato così.
“Gabriella?”
si girò alla sua voce, con aria scocciata. Era in piedi, appoggiato allo
stipite del bagno, con un’aria strana in volto che la fece preoccupare: “Sì?”
“Ventidue
settembre.”
Gabriella
si accigliò: “Che… che cosa succede il ventidue settembre?”
Troy le si
avvicinò: “Ti ricordi cosa ti ho detto quando ho iniziato a giocare per i
Lakers, all’inizio della stagione?”
Lei
deglutì: “Che quando il campionato sarebbe stato vinto noi… noi avremmo fissato
la data del nostro matrimonio.”
Il suo
fidanzato annuì: “Ventidue settembre.”
Con la
testa che le girava, Gabriella cercò di rimanere in piedi: “Il campionato è già
finito?”
Troy fece
altri tre passi verso di lei: “Con tre partite d’anticipo.”
“E chi…
chi ha vinto?”
La
raggiunse, sorridendo trionfante: “Noi. Sia il campionato, sia l’ultima
partita.”
“Ah.” solo
in quel momento si accorse che, puntualmente, si era arresa. Senza neanche
accorgersene, troppo presa dall’emozione. “Sei uno stronzo.” esalò.
Vide una
scintilla di divertimento, la stessa che lo accompagnava da quando aveva sedici
anni, brillare nei suoi occhi: “E perché?”
“Perché mi
hai fregata. Hai giocato sporco e mi hai fatto sapere chi ha vinto anche se
sapevi benissimo che io non lo volevo.”
Lui
ghignò: “Me l’hai chiesto tu.”
Gabriella
boccheggiò arrabbiata, cercando delle parole pungenti con cui rispondere, ma
prima di poter fare qualsiasi cosa, un paio di labbra morbide si posarono sulle
sue, annullandole qualunque pensiero di rabbia.
Suo
malgrado, si ritrovò ad abbandonarsi completamente a quel bacio, realizzando
solo che presto si sarebbe sposata con il proprietario di quella bocca maliziosa,
di quelle mani forti, di quegli occhi incantevoli, di quegli addominali che
tanto la rendevano gelosa delle sue fan.
Oh, beh.
Se per tutto quello doveva solo lasciarlo vincere qualche volta… poteva anche
starci.
Fine
Miracolo,
ho finito anche questa fic!! Era ferma da mesi, lo so, ma non sapevo come
andare avanti. Poi oggi, in dieci minuti, ho fatto tutto. Spero che soddisfi la
vostra sete mentre aspettate tutti gli altri miei lavori così lenti ;)
Grazie
per aspettarmi sempre, e un altro Buon
compleanno alla mia amore Elly Malfoy ^^