In metro con amore

di softkitty
(/viewuser.php?uid=157431)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


In metro con amore

 

Prologo

 

07.26

Nicky sorrise all'orologio. Era in perfetto orario, come sempre. Ricontrollò la borsa, per assicurarsi di avere tutto, poi uscì di casa.

Chiuse la porta con due mandate, come sempre, e scese le scale.

Al dodicesimo gradino incrociò, come sempre, la signora del terzo piano ed il suo bavoso cane che le auguravano una buona giornata.

Una volta arrivata al piano terra, si chiuse il portone del condominio alle spalle ed inspirò la fresca aria primaverile, mentre i rintocchi delle campane della chiesa poco distante le dicevano che, anche quella mattina, era in perfetto orario: 07.30

Per Nicky la puntualità era fondamentale. Non sopportava che le persone fossero costrette ad aspettarla e odiava con tutta se stessa essere in ritardo e dover fare le cose di corsa.

Una volta, quando era solo una bambina, sua madre le disse che era tradizione nei matrimoni che la sposa si facesse attendere dallo sposo. Nicky inorridì al pensiero del povero sposo solo e agitato all'altare e si promise che, se mai un giorno si fosse sposata, sarebbe stata puntuale e non avrebbe fatto invecchiare precocemente il povero disperato che avrebbe accettato di passare con lei il resto della vita.

Ecco perché Nicky si alzava sempre molto prima del necessario: adorava avere il tempo di svegliarsi con calma, fare la doccia in tutta tranquillità e gustarsi la sua colazione senza doverla trangugiare in fretta e furia.

Vista dall'esterno poteva sembrare più metodica e abitudinaria della signora del terzo piano e del suo bavoso cane. E forse lo era davvero, sotto certi punti di vista.

Quella mattina, come tutte le altre mattine, Nicky passeggiò tranquillamente fino alla fermata della metro e seguì il flusso di persone che, decisamente molto più frettolose di lei, correvano per non rischiare di essere in ritardo.

Raggiunse la panchina e si sedette al solito posto, guardandosi attorno.

C'era la tacchettina che, come sempre, ignorando le mille insidie dei mezzi pubblici e della pavimentazione della metro, indossava un paio di scarpe con il tacco a spillo alte abbastanza da far formicolare i piedi di Nicky al sol vederle.

C'era il nonnino che, come ogni mattina, dopo aver acquistato il solito quotidiano, prendeva la metro per andare a casa di sua figlia e badare ai suoi due nipotini.

C'era anche Oneweek, l'impiegato che sceglieva i completi in base al giorno della settimana. Nicky lo osservò per un istante.

Completo beige? Martedì!

Qualcosa stridette nella sua testa. Quel giorno non era martedì, era mercoledì. E il mercoledì era il giorno del completo grigio, non beige. Nicky strabuzzò gli occhi, sbalordita. In più di sei mesi, non lo aveva mai visto sbagliare un completo, mai. Doveva essere successo qualcosa di veramente strabiliante quel giorno per far sì che Oneweek abbandonasse l'assodato schema di completi per la settimana.

Nicky trattenne un sorriso per evitare di sembrare una sociopatica che sorrideva da sola come un'idiota. Soprattutto perché, seduta accanto a lei, c'era Mrs Mondo.

Mrs Mondo era una signora con molti più anni di quanti ammettesse di averne, che si imbustava in leggings e canottiere attillati ai limiti dell'immaginabile, per andare a correre nel parco di fronte al bar dove lavorava Nicky. Sempre truccata come se dovesse andare alla cerimonia per la consegna degli Oscar, perfettamente pettinata e con le scarpe coordinate ai vestiti e allo smalto. Piena di tintinnanti braccialetti e con il suo immancabile mp3 rosa shocking, molto più adatto ad una teenager che ad una Milf come lei.

Nicky si alzò in piedi e si avvicinò alla linea gialla che delimitava lo spazio entro cui sostare e attese qualche secondo che le porte del vagone si aprissero e la lasciassero passare.

Si diresse verso il posto che di solito occupava, ma notò con fastidio che quella mattina non era libero. Seduto sul terzo seggiolino a sinistra dopo le porte, c'era un ragazzino di 14, forse 15 anni con la cartella sulle ginocchia e lo sguardo nervoso.

Probabilmente ha impiccato, pensò Nicky. Così, non senza maledirlo mentalmente, si costrinse a scegliere un palo al quale attaccarsi per non cadere rovinosamente a terra.

Restò saldamente aggrappata al suo appiglio per 8 fermate, poi si avvicinò alla porta. Come al solito, insieme a lei scesero Mrs Mondo, il nonnino e Oneweek, ciascuno con un diverso passo.

Oneweek sembrava quasi volare su per le scale mobili, cercando disperatamente di raggiungere la cima il prima possibile, Mrs Mondo lo tallonava per contemplargli il fondo schiena (veramente degno di nota, si ritrovò ad ammettere Nicky), mentre il nonnino e lei si posizionarono sui gradini rispettando la velocità delle scale mobili.

«Buongiorno Nicky»

«Buongiorno Signor Walsh, come sta?»

«Io bene, tu?»

«Anche io! Nonostante la primavera sia iniziata da un pezzo, l'allergia quest'anno sembra darmi tregua»

«Sei fortunata, la mia Brenda invece non fa altro che starnutire e piangere!». Il signor Walsh parlò per qualche istante di sua figlia, poi i due si salutarono e si diressero ciascuno verso la propria destinazione.

«In perfetto orario come sempre, Nicky». La giovane varcò la soglia del bar e trovò Missy, la sua capa, indaffarata a preparare un cappuccino.

«Buongiorno Missy». La giovane sparì nel retro per depositare la borsa e mettersi il grembiule.

Una nuova giornata aveva inizio.

Il locale di Missy era decisamente particolare. Non era un semplice bar, ma non era neppure un vero e proprio pub. Era un mix tra i due, proprio come la proprietaria aveva progettato. Una volta Missy le aveva raccontato di essere stata molto indecisa su che tipo di locale aprire: un bar, tranquillo e accogliente o un pub, caotico e spartano. Così decise di creare una via di mezzo. Se nelle ore diurne infatti Missy's era un bar caldo e dall'atmosfera familiare grazie alle luci e al profumo di brioche fresche e caffè, la sera si trasformava in un pub molto rustico e pieno di giovani con l'aiuto di luci soffuse e impianto stereo.

Nicky adorava il turno che la teneva occupata dalle 8 di mattina alle 16 perché era quello più tranquillo, doveva barcamenarsi tra caffè, cappucci, sandwich e hamburger, ma non aveva a che fare con ragazzi casinisti ed ubriachi. Inoltre così poteva trascorrere le serate con il suo ragazzo, Noah.

Noah era un brillante dentista che da poco si era messo in proprio ed aveva aperto il suo studio privato. Si erano conosciuti ad una festa qualche anno prima ed avevano iniziato a vedersi quasi per caso qualche volta in gruppo, dato che all'epoca una delle amiche di Nicky frequentava il migliore amico di Noah. Il loro amore non era scoppiato all'improvviso, era sbocciato lentamente ed insieme lo avevano coltivato con pazienza ogni giorno nonostante le mille difficoltà.

Noah infatti, oltre ad avere un rispettabilissimo lavoro, era anche il figlio di un ricco imprenditore della città che non vedeva di buon occhio la relazione con Nicky. La ragazza infatti non proveniva da una famiglia famosa o ricca. Era la figlia di un macellaio e di una maestra d'asilo, cresciuta tra l'affetto dei genitori e le mille difficoltà economiche. Non che i suoi genitori le avessero mai fatto mancare qualcosa, ma sicuramente non aveva avuto la vita privilegiata di Noah. A lei non era mai pesato, aveva avuto un'infanzia felice, senza bisogno di lezioni di equitazione, scuole private o domeniche pomeriggio trascorse nei golf club.

I genitori di Noah, invece, erano certi che Nicky fosse solo un'arrampicatrice sociale decisa ad accalappiarsi il loro ingenuo figliolo per mettere le mani sul loro patrimonio e fare la bella vita.

Nonostante fossero passati oltre tre anni da quando Noah e Nicky avevano ufficializzato la loro relazione, i coniugi Parker non avevano mai smesso di scrutarla con ostilità a di sperare, neppure troppo segretamente, che Noah rinsavisse e mandasse a quel paese quella giovane arrivista figlia della classe operaia (descrizione che la futura suocera aveva usato per definire Nicky in uno slancio di puro affetto).

Nonostante tutto però la relazione tra i due, tra alti e bassi, continuava.

«Un caffè macchiato e una brioche vuota, grazie». Nicky si riscosse dai suoi pensieri e sorrise cordiale a Oneweek, seduto di fronte a lei, con la sua consueta aria professionale ed i suoi occhiali rettangolari dalla montatura nera.

«Subito». Si voltò e si mise all'opera. Quell'uomo apparentemente metodico (almeno nel vestire), era molto fantasioso nelle sue ordinazioni. Passava da Missy tutti i giorni, ma Nicky non lo aveva mai sentito fare due volte la stessa ordinazione.

Caffè nero e brioche alla crema.

The, latte e brioche integrale al miele.

Cappuccino e brioche alla marmellata di ciliegie.

«Ecco, tenga». Gli porse la sua ordinazione e riprese ad riempire i contenitori di bustine di zucchero, pensando che, forse, anche nelle scelte di caffè e brioche che Oneweek faceva, ci fosse una certa schematizzazione. Doveva solo scoprire quale.

Nicky lo osservava con lo stesso sguardo clinico con cui osservava le altre persone che sostavano con lei alle fermate della metro, cercando di intuire qualcosa in più su ciascuno di loro.

Oneweek però era un osso duro. Era difficile riuscire ad intuire quanti anni avesse. 25? Forse 26? Sembrava molto giovane, ma osservando la ventiquattrore che si portava sempre appresso, un po' lisa e certamente non all'ultimo grido, forse non era così giovane come sembrava.

Non portava anelli e ciò le fece pensare che non era sposato, ma non escludeva la presenza di una eventuale fidanzata.

Sicuramente non era gay. Lo aveva visto almeno in un paio di occasioni lanciare rapide occhiate al fondoschiena di Benny (la cameriera con cui solitamente divideva il turno) e quest'ultima giurava che lo aveva visto osservare con molto interesse anche il suo, di sedere.

«Quant'è?»

«Sono quattro e dieci».

Oneweek aprì il portafogli e lasciò una banconota da cinque vicino alla cassa. «Tieni pure il resto»

«Grazie, buona giornata». Uscì senza neppure degnarla di uno sguardo, come al solito.

***

«Signor Parker, c'è suo padre in sala d'attesa». Noah, che si stava lavando le mani per uscire a pranzo, si bloccò.

«Ti ha detto cosa vuole?»

«Pranzare con lei»

«Grazie Nelly, puoi andare a pranzo anche tu, se vuoi». Nelly era una simpatica signora di mezza età che, da giovane, aveva lavorato presso la casa dei Parker come baby sitter di Noah e che il giovane stesso aveva deciso di assumere come segretaria nel suo studio dentistico. «E ti ho detto mille volte di chiamarmi Noah e darmi del tu, per favore!»

«Non in presenza di suo padre, signor Parker». La donna gli fece l'occhiolino ed uscì dallo studio, lasciando Noah ad affrontare Edward Parker.

«Buongiorno figliolo»

«Ciao papà, a cosa devo questa visita?».

L'uomo fece un sorriso. «Adesso un padre ha bisogno di un motivo per venire a trovare il proprio figlio?»

«Conoscendoti sì, perciò, cosa ti porta da queste parti? Hai bisogno di una panoramica?»

«Assolutamente no! I miei denti sono perfetti! Ti va se andiamo a pranzare insieme?».

Noah avrebbe tanto voluto rispondere negativamente, ma annuì, deciso a scoprire cosa suo padre avesse in mente.

I due pranzarono tranquillamente, chiacchierando di argomenti banali e privi di sostanza, fino a che Edward non decise che era giunto il momento di arrivare al nocciolo della questione.

«Che programmi hai per questo fine settimana?».

Noah lo fissò con circospezione. «Non saprei, perché?»

«Tua madre ha organizzato una piccola festa al golf club e vorrebbe che tu partecipassi».

Il giovane fece un sorriso falsamente dispiaciuto: «Mi dispiace, ma non posso. Nicky domenica lavora»

«Magnifico! Allora sei libero di venire»

«Papà, ti ho appena detto che...»

«Ho sentito. Ma non è richiesta la presenza di quella ragazza. Tua madre vuole te».

Noah si indispettì. «Quella ragazza? Sono tre anni che la frequento e ancora la chiami quella ragazza

«Andiamo, ragazzo! Non prendertela!»

«Invece me la prendo, eccome!»

«Tua madre ci tiene a fare bella figura, vuole che la famiglia sia unita»

«Nicky è parte della famiglia»

«Quella sciatta ragazzina non farà mai parte della famiglia Parker. Ti accorgerai presto che non è adatta a te»

«E perché mai, di grazia?»

«Credi davvero che una semplice cameriera sia adatta a te?»

«È solo un lavoro temporaneo, si è laureata da poco e sta cercando un lavoro migliore»

«E con una laurea in...». Edward si bloccò. «In cosa si è laureata?».

Il figlio lo guardò, torvo. «Lettere»

«Lettere? E secondo te troverà davvero un altro lavoro?». La voce di Edward era carica di sarcasmo.

«Farà il lavoro che sceglierà di fare, non sarò io a impedirglielo»

«E quando dovrai presenziare alle cene in famiglia, cosa dirai? Che la tua fidanzata sta servendo birre e hamburger in uno squallido pub?»

«Non lavorerà lì per sempre. Con il mio stipendio vivremo benissimo senza bisogno che lei si sacrifichi»

«Certo, povera figliola, non vogliamo che le si spezzi un'unghia, vero? Quella ragazza sta con te solo per i soldi e non è adatta a te, tu hai bisogno di una donna presente e votata alla famiglia, non di una stracciona che vuole fare l'indipendente»

«Papà, ora basta. Salutami Willa e dì alla mamma che domenica non ci sarò e che non mi dispiace per niente». Si alzò dal tavolo e lasciò delle banconote accanto al bicchiere, poi uscì per tornare al suo studio e dimenticare la discussione con suo padre.

Perché diamine non riuscivano ad accettare Nicky nella loro famiglia? Ok, non era ricca. E allora? Le persone non andavano giudicate dal conto in banca, ma dal loro cuore e Noah era sicuro che il cuore di Nicky gli appartenesse.

Certo, non erano tutte rose e fiori, ogni tanto litigavano, ma poi l'amore che provavano l'uno per l'altra li portava a ricongiungersi.

Non abitavano insieme, ma si vedevano tutti i giorni e trascorrevano praticamente tutte le notti insieme. Non appena Nicky avesse trovato un lavoro migliore, avrebbero comprato una casa e sarebbero andati a convivere. Questi erano i piani di Noah.

Peccato che qualcosa non fosse andato come sperava. L'entusiasmo che era seguito alla laurea di Nicky era scemato con il tempo, mentre l'attesa per un incarico come supplente in una scuola si faceva lunga e snervante. Erano passati sette mesi dalla laurea e la situazione non si era ancora sbloccata. Nicky aveva accettato quel lavoro come cameriera per non rimanere con le mani in mano e per portare a casa qualche soldo e pagare le bollette, ma sperava di riuscire a trovare qualcosa di meglio.

Le settimane positive, in cui Nicky terminava il suo turno alle 16, e quelle negative, nelle quali finiva a mezzanotte e il tempo da passare con Noah era davvero limitato, si alternavano come i periodi di felicità e quelli in cui battibeccavano più frequentemente.

E i motivi scatenanti erano sempre gli stessi: Nicky non era all'altezza delle aspettative della famiglia di Noah.

Il giovane dentista, pur di passare più tempo con lei la aveva suggerito di mollare il lavoro e di trasferirsi da lui, certo che fosse una soluzione geniale. La reazione di Nicky però era stata tutto fuorché entusiasta. Accettare avrebbe voluto darla vinta a Edward e Kelly Parker che non attendevano altro che l'occasione per dimostrare al loro adorato figliolo quanto la ragazzina che amava fosse solo un'opportunista senza scrupoli. Inoltre, anche se non l'aveva mai confessato neppure a Noah, non voleva abbandonare la casa che i suoi genitori le avevano lasciato. Avrebbe preferito di gran lunga che Noah si trasferisse da lei e non viceversa. Ma di quel dettaglio ancora non avevano parlato e ciò faceva impensierire ancora di più Nicky.

Più volte Noah si era chiesto se la loro storia d'amore valesse la pena di essere continuata e la risposta che si era dato era sempre la stessa: Sì. Un giorno arrivò a chiedersi cosa sarebbe successo quando la risposta a quella domanda sarebbe cambiata, ma preferì non pensarci.

Anche Nicky si era posta più volte quella domanda, chiedendosi se non fosse il caso di lasciare Noah per evitare di rovinarlo. Poi si rispondeva che, se Elizabeth Bennett e Mr Darcy erano riusciti a stare insieme nonostante le diversità economiche e le ostilità della di lui famiglia secoli prima, perché nel XXI secolo loro non avrebbero potuto?

«Nicky, c'è il tuo principe».

La ragazza, che stava asciugando le ultime tazzine, alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere Noah entrare nel locale. «Ciao tesoro»

«Noah!». La ragazza aggirò il bancone e lo raggiunse per dargli un rapido bacio sulle labbra. «Sei in anticipo!»

«Non ti preoccupare, se mi fai un caffè, lo bevo mentre ti aspetto». La giovane tornò al suo posto e gli preparò il caffè. «Com'è andata oggi?»

«Solito, tu?»

«Mh, poteva andare meglio»

«Qualcosa è andato male?»

«Ho pranzato con mio padre». Nicky sospirò sconfitta. «Vuole che domenica vada al golf club perché mia madre ha organizzato chissà quale evento». La ragazza non disse nulla e continuò a riordinare, in attesa che scattassero le 16 e potesse uscire di lì. «Ovviamente gli ho detto che non potevamo perché tu lavori e lui mi ha gentilmente informato che la tua presenza non è richiesta».

Nicky accusò il colpo senza troppi drammi, quelle parole ormai per lei erano una consuetudine. «L'avevo immaginato». Si strinse nelle spalle. «Perché tu non vai?»

«Lo sai il perché».

La ragazza guardò l'orologio e lanciò uno sguardo a Missy che le diede il via libera per uscire. Una volta all'aria aperta, i due raggiunsero l'auto di Noah e poi l'appartamento di Nicky. «Non hai detto nulla»

«Secondo me dovresti andare»

«Perché mai dovrei passare la domenica al golf club?»

«Perché là c'è la tua famiglia»

«Famiglia che odia la donna che amo»

«Noah, lo so che è difficile, però loro sono i tuoi genitori. Saranno pieni di difetti e più spocchiosi di Lucius e Narcissa Malfoy, ma sono gli unici genitori che hai». Fece un mezzo sorriso. «E poi pensa a Willa»

«Le piacerebbe rivederti»

«Lo so, magari in settimana, quando tua madre non potrà beccarci, altrimenti penserà che sto cercando di portare Willa sulla cattiva strada, magari di convincerla a drogarsi o peggio a farsi un tatuaggio o un piercing».

Noah scoppiò a ridere e la abbracciò. «Che ne dici se la invito domani sera a cena?»

«Potremmo andare al fast-food qui vicino, così potrà ingozzarsi di patatine fritte»

«Accetterà subito». Il giovane abbassò lo sguardo. «Davvero secondo te dovrei andare?»

«Noah, devi decidere tu. Io non voglio e non posso obbligarti, solo che... Sai che non sono la loro fan numero uno, però sono i tuoi genitori». Nicky odiava con tutta se stessa i coniugi Parker per il loro atteggiamento snob nei suoi confronti, per il modo in cui mettevano Noah nella situazione di dover scegliere tra lei e la famiglia, ma non avrebbe mai fatto nulla per convincerlo a tagliare i ponti con loro.

Nicky, che aveva perso entrambi i genitori, non sopportava l'idea che Noah potesse ignorarli. Non erano i genitori migliori del mondo, ma erano pur sempre la sua famiglia e Nicky non voleva che, un giorno, Noah si trovasse nella posizione di rimpiangere le sue scelte.

«Chiamiamo Willa, dai». Noah prese il telefono ed avviò la chiamata. «Ciao sorellina, come stai?»

«Bro! Finalmente ti fai sentire! Papà è rientrato incazzato nero! Che gli hai detto?»

«Non fare la finta tonta, sai già perché abbiamo discusso, piuttosto... Domani sera ti va di venire a cena con me e Nicky? Andiamo a mangiarci un bel doppio cheeseburger»

La ragazzina sospirò abbacchiata: «Sai che non posso! Domani ho scuola e mamma non mi lascerà mai uscire». Sbuffò. «E poi mamma e papà ora sono incazzati con te, quindi figurati se mi lasciano»

«Mi dispiace, volevo vederti!»

«Anche io, mi mancate! Perché non passate domani a casa?»

«Perché mamma cercherà di convincermi a venire domenica e sicuramente si comporterà da schifo con Nicky e non ho voglia di sopportarla»

«Allora ci vediamo... Quando?»

«Ti chiamo domani, va bene?»

«Certo! Salutami Nicky».

Noah riattaccò e guardò Nicky, scura in volto. «Non viene»

«Avevo intuito, mi dispiace». Quella sarebbe stata sicuramente una serata no.

 

Il mio angolo.

Buonasera a tutti :)

Se siete arrivati a leggere sino a qui, complimenti per il coraggio e grazie per aver resistito :)

Cosa ne pensate? Schifo? Non schifo?

Sarei più che felice di poter leggere i vostri pareri, per sapere se vale la pena che la storia venga continuata o se è il caso che la cancelli e la cestini.

Se l'esito dovesse essere positivo, ci sentiamo per l'aggiornamento settimana prossima. Martedì o mercoledì al massimo.
Grazie mille a tutti :*

 

Abraçada,

Softkitty

Come sempre, ringrazio Iansom per avermi dato il coraggio di pubblicare e per aver sopportato i miei sproloqui <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


In metro con amore

 

Capitolo 1

 

07.27

Ecco come iniziare male una giornata. Ritardo. Un minuto di ritardo. Nicky salutò rapidamente Noah che dormiva ancora nel suo letto e uscì di casa facendo i gradini a due a due per recuperare tempo.

Aveva dormito male quella notte, colpa dei mille pensieri che le affollavano la mente.

Colpa di Edward e Kelly Parker.

«Attenta!». Un braccio la bloccò prima che potesse attraversare la strada, con il semaforo arancione.

«Era arancione, ma grazie lo stesso». Nicky si voltò per ringraziare la persone che l'aveva placcata e si trovò davanti Oneweek. «Grazie»

«Di niente, stai più attenta la prossima volta». Nicky si stizzì per il tono di quell'avvertimento, non era una bambina. Si limitò a sorridere e guardare di fronte a sé, in attesa che il semaforo tornasse verde.

Raggiunse la stazione della metro con Oneweek che le camminava poco dietro, tallonandola. Quella mattina era troppo nervosa per sedersi accanto a Mrs Mondo, perciò rimase in piedi. Con Oneweek accanto.

La metro arrivò con qualche minuto di ritardo e Nicky si stizzì ulteriormente per quell'attesa, salì e si aggrappò al paletto, ben decisa a restare in piedi per calmarsi un po'. Dal vetro di fronte a lei poteva vedere il riflesso di Oneweek, seduto dietro di lei. Di nuovo.

Le stava guardando il culo?

Si girò di scatto e lo vide osservarla senza scomporsi, impassibile e serio. Ciò la fece innervosire ancora di più.

Scese una fermata prima e fece il resto del tragitto a piedi per sbollire la rabbia. Quando arrivò da Missy's era totalmente calma. Quasi.

«Ti ha dato un passaggio Noah, oggi?»

«No, sono scesa alla fermata prima». Si legò il grembiule e si voltò, trovandosi di fronte Mrs Mondo.

«Cappuccino deca con latte di soia, non bollente, con molta schiuma e una spruzzata di cacao magro sopra».

Sarebbe stata una lunga giornata.

Per fortuna, a risollevarle il morale c'era Benny. Quella ragazza era un'ottima fonte di distrazione. Bastava dare il via ad una conversazione su qualsiasi argomento e lei ci si sarebbe buttata a capofitto.

Ancora ricordava la chiacchierata che avevano fatto qualche settimana prima, riguardo al suono del timer del suo forno. Avevano iniziato con un'invettiva contro il campanello spacca-timpani ed erano finite a parlare di quanto bello sarebbe se, anziché il solito trillo, ci fosse la voce sexy e ammaliante di Johnny Depp a sussurrare “Sono caldo e pronto per te, vieni a prendermi”. Decisamente meglio!

Quel giorno invece, lei e Nicky stavano parlando di animali da compagnia e, poco dopo, si erano ritrovate a pensare di proporre una legge che obbligasse ogni persona ad avere un criceto o un coniglietto nano o una cavia peruviana.

«Sono animali dolcissimi, farebbero venire voglia a chiunque di sorridere e coccolarli! La gente sarebbe meno incazzata se avesse sempre un cricetino a portata di carezza!».

Nicky scoppiò a ridere per la serietà con cui Benny stava difendendo la sua idea.

«Non credi che sarebbe... problematico portarsi sempre addosso un criceto?».

La ragazza la fissò stupita: «Problematico un criceto? Neville Longbottom portava con sé un rospo! Cosa vuoi che sia un criceto?». Per un solo instante, Nicky immaginò di vedere tutte le persone entrare nel locale con un criceto. In testa, in mano o magari... Oneweek con un criceto nel taschino!

***

«Ciao Willa!». La ragazzina, che stava studiando, alzò lo sguardo e sorrise a suo fratello.

«Noah!». Si alzò e corse ad abbracciarlo. «Non ti aspettavo! Come stai? E Nicky? Perché non è venuta?»

«Ma che domande, cara! – disse Kelly scendendo le scale e raggiungendo i figli – Sarà sicuramente in quella bettola a lavorare».

Willa non disse nulla, ma strinse il braccio al fratello, in segno di avvertimento.

«Vorrei dire che è un piacere vederti, mamma, ma non sono molto bravo a mentire»

«Noah caro, così mi ferisci! Lo sai che ti voglio bene. E voglio il tuo bene. E quella ragazza non lo è»

«Mamma, non sono ancora arrivato e vuoi già iniziare?». Allargò le braccia. «Coraggio, parla pure»

«Domenica al golf club c'è una festicciola per l'anniversario dell'iscrizione di tuo padre, vorrei che tu e Willa partecipaste»

«E Nicky?»

«Tuo padre mi ha detto che gli hai confermato che domenica lavorerà. Non è così?»

«Certo, ma potrebbe venire per il dopocena».

Kelly storse il naso, contrariata. «Non c'è bisogno che si disturbi»

«Non è un disturbo. Mi raggiungerà volentieri»

«Non voglio che venga, così è più chiaro?».

Noah si alzò dalla sedia e sorrise a sua sorella. «Bene mamma, sei stata chiarissima. Ora vado»

«Sii puntuale domenica»

«Non ti preoccupare, mamma. Non c'è bisogno che mi aspetti, non verrò». Diede un bacio a Willa. «Fai la brava, ti chiamo stasera».

Uscì da quella che doveva essere casa sua con i nervi a fior di pelle. Odiava lo snobbismo di sua madre che credeva di essere ancora nel 1800. Nicky era intelligente, simpatica, gentile, arguta, aveva mille qualità, perché mai avrebbe dovuto interessarsi del suo conto in banca?

Entrò nel bar con il fumo che gli usciva dalle orecchie.

«Ciao Noah, Nicky è in bagno»

«Grazie Missy»

«Il solito?»

«No, niente caffè, sono già abbastanza nervoso»

«Mh, allora mangiati un po' di cioccolato!». Gli lanciò un cioccolatino, facendogli l'occhiolino. «Eccola qui, la nostra Nicky! Coraggio, fila a casa. Oggi siete entrambi nervosetti»

«Grazie Missy». Una volta usciti, i due decisero di fare una camminata. «Come mai sei nervoso?»

«Sono passato a salutare Willa e c'era mia madre». Si strinse nelle spalle. «Solite cose». Si allentò un po' il nodo della cravatta. «Domenica non andrò al golf club».

Nicky sospirò. «No?»

«No, se non vogliono te, non andrò neppure io»

«Per me non è un problema, lo sai»

«Lo è per me»

«Ma...».

Noah si fermò, alzando il tono di voce: «Lo so! Loro sono i miei genitori! Ma non è che perché i tuoi sono morti, allora io devo per forza accontentarli in tutto e per tutto!».

Nicky rimase interdetta. «Scusami tanto se sto cercando di evitare di sfasciarti la famiglia! Scusa, eh!»

«Non sta a te decidere!»

«Ottimo, decidi da solo, allora! Io me ne vado a casa a farmi una doccia!». Gli voltò le spalle e si scese le scale che l'avrebbero portata alla metro, fumante di rabbia.

Ok, era arrabbiato, ma perché doveva prendersela con lei? E che bisogno c'era di tirare in mezzo i suoi genitori? Se voleva ferirla, quello era indubbiamente il metodo migliore.

Arrivò alla banchina e trovò Oneweek, vestito con il completo del martedì, poggiato con una spalla al muro. Quell'uomo era una persecuzione quel giorno!

Lo vide spostarsi più avanti e notò un accendino cadergli dalla tasca. Nicky si chinò a raccoglierlo ed allungò il passo per salire e raggiungerlo.

«Ti è caduto questo».

Oneweek afferrò l'accendino, rigirandoselo tra le dita. «Non è mio»

«Ti è caduto dalla tasca».

La guardò dritto negli occhi e, per la prima volta, Nicky si accorse che erano meravigliosamente azzurri. «Ma io non fumo»

«Se sei un piromane non sono affari miei. Comunque bastava dirmi 'grazie'».

Oneweek la fissò, cercando di trattenere un sorriso. «Grazie»

«Di niente, stai attento la prossima volta». Nicky pronunciò quella frase con sarcasmo e orgoglio, fiera di se stessa per essere riuscita a pareggiare i conti almeno con quello sconosciuto. Non si avvide, però, del sorriso divertito che si formò sulle labbra di Oneweek.

***

«Nicky, stasera usciamo! Andiamo a farci quattro salti nel nuovo discopub che hanno aperto, dai!»

«Guarda che io domani lavoro!»

«Se è per quello, pure io! Dai, non faremo tardi!»

«Ma è mercoledì, come può essere aperto?»

«Siccome l'hanno appena inaugurato, questa settimana è aperto tutte le sere!»

«Va bene, passa a prendermi per le 21. Se non ci sei, me ne torno di sopra!». Nicky riattaccò ed aprì l'armadio, alla ricerca di qualcosa da mettere per uscire con la sua amica pazza e probabilmente qualche sua altrettanto pazza compagna di corsi.

Si mise un vestito grigio, come il suo umore, e infilò i piedi in un paio di ballerine nere. Era truccata, i capelli erano in ordine. Sì, si disse, così poteva andare.

Alle 21 chiuse, puntuale come sempre, il portone di casa. Contro ogni previsione, la sua amica scelse in quel preciso istante per arrivare, lasciandola sbalordita. «Che ti è successo?»

«Ciao anche a te, Nicky»

«Stai male? Hai battuto la testa? Sei puntuale!»

«Ti ho sentita poco convinta a venire e ho pensato che saresti stata capace di mollarmi veramente in asso se fossi stata in ritardo».

Nicky ridacchiò, compiaciuta. «Dovrei usare il mio tono acido più spesso!».

Diane la fulminò. «Non ci pensare proprio, è la prima volta che sono puntuale in vita mia! Non sono abituata». Sbuffò, fingendosi infastidita. «Comunque, perché sei così acida?»

«Ho litigato con Noah»

«Fammi indovinare! C'entrano i suoi genitori! Mollalo e falla finita! Quella famiglia ti odia e lui non sa gestire la situazione». La fissò eloquentemente. «Davvero lo ami?»

«Sì, ma inizio a chiedermi se siano sano questo rapporto».

Diane fermò immediatamente la sua amica: «Non pensarci, stasera possiamo divertirci!». Non era il momento di abbacchiarsi con discorsi pesanti ed importanti. Era decisamente meglio farla scatenare.

«D'accordo, ci sto!»

«Così si fa, sorella!».

***

Noah rientrò nel suo appartamento furioso.

Furioso con sua madre per il suo comportamento da stronza.

Furioso con Nicky per il suo irritante comportamento da buona samaritana.

Furioso con se stesso perché non riusciva a trovare una soluzione e finiva con il litigare sempre con entrambe.

Sapeva che quello non era lo stato d'animo migliore per uscire, ma stare in casa lo rendeva ancora più nervoso. Così si fece una doccia e sentì i suoi amici. Forse una breve uscita con loro gli avrebbe fatto bene.

Prese l'auto e raggiunse i suoi amici.

«Che razza di posto è questo?». Noah si sedette al tavolo accanto a Luke e Dave.

«L'hanno aperto questa settimana, è una figata, vero?». Il giovane dentista si guardò attorno, osservando il locale. Sicuramente era moderno, con l'arredamento completamente bianco, il pavimento lucido e le luci soffuse sui tavoli e molto più fastidiose e luccicanti dove c'era la pista.

«Ho visto di meglio».

Dave gli diede una pacca sulla spalla. «Andiamo Parker, non fare il lagnoso!»

«Va bene, va bene! Il primo giro lo offro io!»

«Così si fa, amico!»

***

«Questo posto fa schifo!». Nicky non riuscì a trattenere il commento, non appena fu dentro. «È tutto troppo bianco!»

«Nicky, non abbiamo neppure fatto un giro!»

«Ok, ok! Sto zitta, andiamo a prendere qualcosa da bere». Effettivamente, l'idea che Nicky si era fatta, fu solo confermata dal rapido tour che fecero. Tavoli bianchi, divanetti bianchi, bancone bianco. Era tutto asetticamente bianco. Ma Nicky non disse nulla per evitare che Diane si irritasse.

Era intenta a guardarsi attorno, quando qualcuno le urtò una spalla. «Scusa, non ti avevo vista». Nicky si voltò e si trovò davanti un giovane con un paio di occhi azzurri che, nonostante l'assenza degli occhiali ad incorniciarli, le furono immediatamente familiari. Oneweek.

«Non fa nulla».

Rimase ad osservarla per un istante, scrutandola con attenzione. «Ci conosciamo?».

Possibile che davvero non l'avesse riconosciuta? In effetti, a differenza del look da lavoro, quella sera aveva i capelli sciolti e il trucco era decisamente meno acqua e sapone. E in quel locale le luci erano molto soffuse.

«Non credo».

Oneweek le tese la mano. «Daniel»

«Nicky»

«Posso offrirti da bere?»

«Mi dispiace, ma sono qui con un'amica»

«Se cambi idea, sono al tavolo laggiù con degli amici».

Le fece un mezzo sorriso e si allontanò, proprio mentre Diane si avvicinava con due bicchieri. «Analcolico per me, devo guidare!»

«Grazie, D». Mise la cannuccia tra le labbra e assaggiò la bevanda con cautela. Diane si sbizzarriva a scegliere i cocktail più improbabili. «Dai, andiamo a ballare!»

«No, aspetta! Fammi finire il cocktail, altrimenti farò danno in pista».

Nicky si ritrovò ad annuire, ripensando al giorno del suo diciottesimo compleanno, quando, presa dalla foga dei festeggiamenti, Diane si era dimenticata di avere in mano un bicchiere di Cosmopolitan. La macchia di mirtillo, grande almeno quanto un'anguria, che fece sul vestito della festeggiata, non se ne andò mai più.

«In effetti, visti i precedenti...»

«È capitato solo una volta, per sbaglio!»

«Con me! Vogliamo parlare di Jef?»

Diane mosse la mano come per scacciare un insetto fastidioso. «Non è stata colpa mia! Mi aveva urtata!».

Nicky ridacchiò pensando che Diane avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di negare l'evidenza della sua sbadataggine in ambito di cocktail. «Mh, e cosa mi dici di Sean?»

«Sean? Quella volta è stato tutto volontario! Quello era un laureato con lode in coglionaggine!». Nicky scoppiò a ridere a posò il bicchiere ormai vuoto al bancone, mentre Diane la imitava per poi trascinarla in pista.

Le due amiche trascorsero una breve serata all'insegna del divertimento accantonando, per qualche ora, tutti i problemi.

Mentre Nicky si muoveva a ritmo con la musica, ripensò alle parole di Benny. Un criceto per ogni persona. Non riuscì a trattenere un sorriso, pensando a tutte le persone che c'erano in quel locale con un criceto con cui ballare.

 

Il mio angolo.

Buonasera/buongiorno a tutti :)

Ecco a voi il primo capitolo, cosa ne pensate?

Vorrei dilungarmi, ma sono di fretta!

Mi scuso per eventuali errori.

Grazie a chiunque sprecherà un po' del suo tempo a leggere questa storia e magari anche a lasciare un commento!

Bisous,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


In metro con amore

 

Capitolo 2

 

«Parker, ci vuoi dire cos'è questo muso lungo?».

Noah posò il bicchiere e fulminò Cal, uno dei suoi due migliori amici. «Ho litigato con mia madre per Nicky». Riprese in mano il bicchiere per finire il suo cocktail. «E ho litigato con Nicky per mia madre».

Vincent, l'altro amico, aggrottò le sopracciglia. «Com'è possibile?»

«Lo sai – Noah sbuffò, prima di riprendere a parlare – Nicky non sopporta i miei genitori, ma è disposta a subire le loro angherie piuttosto di reagire».

Cal lo guardò stupito: «Questo non dovrebbe essere un bene? Insomma, così non ti pianta delle grane».

Vincent, al suo fianco, inclinò il capo. «O forse no. Vorresti fosse lei a mandare al diavolo i tuoi genitori al tuo posto! Non hai le palle?»

«Non...». Noah si alzò dal tavolo. «Al diavolo voi due! Vado a prendere una boccata d'aria».

Mentre Noah si allontanava dai suoi amici, Nicky era intenta a ballare e ridere con Diane.

«Hai adocchiato qualcuno, D?»

«Non mi sembra il caso di rimorchiare qualcuno in settimana, domani ho il turno di mattina, sarebbe controproducente». Le fece un sorriso carico di sottintesi. «Però qualcuno sembra aver puntato te»

«Scusa?»

«C'è un ragazzo che continua a fissarti. Ha un'aria familiare»

«L'hai visto da Missy. Quello è Oneweek. Solo che senza occhiali e completo, probabilmente non l'hai riconosciuto».

Diane strizzò gli occhi per focalizzarlo meglio. «In effetti, non ci sarei mai arrivata»

«Se è per quello, non ci è arrivato neppure lui. Prima si è presentato, ma non mi ha riconosciuta»

«Si è presentato? E io dov'ero?»

«A prendere da bere. Mi ha invitata, ma...»

«Non ci credo! Ti ha offerto da bere e hai rifiutato?»

«D, ti devo ricordare che sono impegnata?».

Diane sbuffò. «Dettagli! Con un bel manzo come quello tradire non sarebbe un reato!». Nicky scoppiò a ridere per evitare di annuire e dire qualcosa di compromettente. Quello era decisamente un gran bel pezzo di manzo.

«Io quella ragazza l'ho già vista».

Colin e Finn aggrottarono le sopracciglia. «Quale ragazza?»

«Quella con il vestito grigio che sta ballando proprio...». Si voltò. «Era lì un secondo fa!».

Colin gli batté una mano sulla spalla. «Abbiamo capito che è ora che tu rientri sul mercato, giovanotto. Devi trovare una toppa dove infilare la tua chiave»

«Chiave? Toppa?». Daniel lo fissò senza parole. «Colin, tu e le tue metafore!»

«Preferisci che parliamo di uccelli e nidi? Biscotti e cappuccini? Wurstel e...».

Daniel lo interruppe. «Ho capito il concetto! E comunque non mi sono sognato la ragazza».

Colin e Finn si scambiarono uno sguardo eloquente. «Va bene, avvocato, come preferisci». Il giovane si alzò dal tavolo e decise di sgranchirsi un po' le gambe, anche (o meglio soprattutto) per prendersi una pausa dai vaneggiamenti dei suoi due amici. Voleva loro molto bene, ma a volte erano un po' invadenti.

Si mosse tra la gente evitando di essere calpestato, fino a che qualcosa non lo urtò.

«Scusami!».

Daniel abbassò lo sguardo e si trovò di fronte Nicky, la ragazza che aveva incontrato poco prima. «Non fa nulla, stai bene?». Aveva il volto arrossato e i capelli un poco arruffati.

«Sì sì, è stato un idiota a spintonarmi». Parlava ad alta voce per sovrastare la musica e Daniel si chinò d'istinto verso di lei per evitarle di urlare. Le passò una mano sul fianco per avvicinarla ulteriormente.

«Io ti ho già vista da qualche parte».

La ragazza si strinse nelle spalle e cercò di allontanarsi un po'. «Può darsi»

«Ti va di ballare?».

La giovane si scostò da lui e fece un passo indietro, per riprendere le distanze. «No, non è il caso! Ci vediamo!».

I due ignorarono lo sguardo indagatore che si era posato su di loro e che, in quel preciso istante, si era fossilizzato su Daniel, nella speranza che quest'ultimo prendesse fuoco. Come si permetteva quell'idiota di mettere le mani addosso alla sua Nicky?

Noah si schiarì la voce, ben deciso ad alzarsi e farsi valere, ma lo sguardo interrogativo di Cal lo fece desistere. Dopotutto, Nicky non gli aveva dato motivo di dubitare di lei. Prendere a pugni quell'idiota sarebbe servito solo a farsi buttare fuori dal locale.

Si risedette e si mise a cercare la sua ragazza tra la folla, senza però trovarla.

Nicky infatti era uscita per trovare Diane che si era allontanata per parlare con una sua compagna di corsi.

«Diane! Finalmente ti ho trovata! Ciao Joey, come stai?»

«Io bene e tu? È da un po' che non ci vediamo!». Le tre chiacchierarono tranquillamente, mentre all'interno Noah si prendeva una piccola rivincita su quell'idiota.

Accidentalmente infatti, il contenuto del suo bicchiere finì, per una serie di sfortunati eventi che in alcun modo lo vedevano coinvolto, sulla camicia di Daniel.

«Oh, mi dispiace!».

L'avvocato inarcò le sopracciglia e lo fissò per un istante. Non era mai stato una persona maleducata, ma quel tipo, benché non l'avesse mai visto prima, lo indisponeva a pelle. «Non dispiacerti. Probabilmente il tuo cocktail ha preferito suicidarsi sulla mia camicia, piuttosto che finire nel tuo stomaco». Gli fece un mezzo sorriso. «Lo capisco». Detto ciò gli diede una spallata ed uscì dal locale, mentre Colin e Finn ridevano a crepapelle. Ma, purtroppo per lui, di Nicky nessuna traccia.

***

Giovedì mattina Nicky prese la metro come al solito, ma di Oneweek o Daniel che fosse, non c'era nessuna traccia. Esattamente come di Noah, che non aveva chiamato, non aveva scritto e non si era fatto vedere.

Entrò da Missy e se lo trovò di fronte. «Sono passato da te, ma eri già uscita».

Nicky lo guardò seria e irritata. Se c'era una cosa che non sopportava, era quel genere di sorprese. Preferiva che le questioni private rimanessero tali e che quindi venissero risolte tra di loro e non sul lavoro. «Cosa ci fai qui? Devo lavorare»

«Possiamo parlare un secondo?»

«Possiamo parlare quando stacco? Il bar è pieno e Benny non c'è»

«Certamente. Passo a prenderti dopo, buona giornata, Nicky»

«Anche a te». Lo vide uscire serio e composto come sempre, ma senza il sorriso sulle labbra. Non era quello il momento adatto per intavolare una discussione di quella portata. E soprattutto, il locale di Missy non era il luogo migliore.

E ovviamente, Missy non era il pubblico adatto. Avrebbe sicuramente cercato di farle capire il punto di vista di Noah, per aiutarla, ma quella sua strenua difesa nei suoi confronti non faceva altro che indisporla maggiormente.

«Buongiorno, Nicky».

Quella voce la distolse dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo e si trovò di fronte Oneweek, con il suo completo del giovedì e i suoi occhiali neri. «Buongiorno Daniel».

Le lanciò un sorriso divertito. «Non ci conoscevamo, vero?».

Nicky si strinse nelle spalle. «Era buio». Gli sorrise, cordiale. «Cosa ti do oggi?»

«Stupiscimi». Quelle parole, sussurrate guardandola negli occhi, la fecero arrossire. Nicky annuì e gli diede le spalle, per preparare l'ordine, mentre Daniel continuava ad osservarla.

Ancora si chiedeva come avesse fatto a non riconoscerla. Ok, sul lavoro aveva i capelli raccolti e nessun ciuffo ne fuoriusciva, il trucco era leggerissimo, ma quegli occhi... E quel fondoschiena!

«Ecco, tieni». Gli pose davanti la tazza ed il piattino.

Il giovane assaggiò prima la bevanda e poi morse la brioche. «Mh, cappuccino aromatizzato al caramello e... brioche integrale con crema pasticcera, sensazionale»

«Grazie»

«Posso offrirti un caffè, un giorno di questi?». Di nuovo, quel sorriso strafottente.

«Non credo sia il caso»

«Se non bevi il caffè...»

«Sono fidanzata».

Daniel ridacchiò. «È solo un caffè».

Gli lanciò uno sguardo inquisitorio. «Vuoi essere mio amico?»

«No, è da quando sono entrato che muoio dalla voglia di scioglierti i capelli e baciarti».

Nicky cercò di non arrossire, con scarsi risultati. «Un motivo in più per non accettare, mi dispiace».

Il giovane assorbì in quel momento l'informazione. «Aspetta, tu hai un ragazzo?»

«Sì»

«E la sera lavori qui?»

«Sì, a volte, faccio i turni»

«Idiota».

Nicky si indignò. «Hey! Come ti permetti!»

«Beh, ti lascia qui, la sera, a fare la cameriera in mezzo ad un sacco di marpioni che ti sbavano addosso»

«Sbavare? Non lavoro in un canile. E poi è giusto così, che dovrebbe stare qui a fare?»

«Se fossi mia non ti lascerei qui da sola. Chissà quanti imbecilli ci proverebbero con te, per portarti via da me»

«Fammi capire, se la tua ragazza lavorasse in un pub le staresti addosso sempre per paura di perderla?»

«Precisamente»

«Allora per fortuna non sono la tua ragazza. Saresti soffocante»

«Farei in modo che tu non potessi vivere un solo secondo lontana da me». Abbassò la voce, rendendola più sensuale. «Saresti tu a pregarmi di stare qui con te, per poterti stringere a me in ogni secondo libero»

Nicky arrossì lievemente per il tono che Daniel aveva usato, ma non si lasciò convincere: «Non credo sia sano un rapporto di tale dipendenza»

«Perché non hai mai conosciuto l'amore»

Si spazientì, ma cercò di controllarsi: «Normalmente sono i baristi che illuminano le vite dei clienti con meravigliose perle di saggezza, non il contrario».

«Sei divertente». Detto questo, lasciò una banconota sul bancone ed uscì. Nicky afferrò la tazza ormai vuota e il piattino e si mise a lavarli continuando a borbottare come una caffettiera.

Missy, che aveva ascoltato tutto, ridacchiava. «Ti ha colpita, eh?»

«Assolutamente no. Avrei preferito colpirlo io. Con la tazzina. In testa. Non sopporto le persone troppo piene di sé». Ed era vero. Quel sorriso tronfio proprio non riusciva a digerirlo.

***

Daniel uscì dal bar, senza smettere di sorridere. Quella ragazza era davvero sorprendente, oltre che molto bella. E brava a fare i cappuccini. Non era mai stato una persona così sfacciata, ma quella ragazza accendeva il suo lato più istintivo e strafottente.

Moriva dalla voglia di conoscerla. E non solo platonicamente.

Aveva sempre riscosso un certo successo con il genere femminile e aveva avuto almeno un paio di relazioni durature, ma visto come si era conclusa l'ultima, aveva preferito prendersi una pausa. Almeno finché non aveva conosciuto Nicky. Aveva cercato di ignorarla, ma da quando l'aveva afferrata per evitarle di attraversare la strada e poi l'aveva vista in quel locale, qualcosa era scattato. L'aveva vista davvero. La voleva.

La sua storia con Lindsay era finita qualche mese prima, ma da allora Daniel aveva deciso di stare un per un po' alla larga dal genere femminile. Lindsay infatti, sembrava più interessata a ciò che una relazione con un giovane come Daniel comportava, piuttosto che a Daniel stesso. Inizialmente, forse per stupidità o forse per comodità, il giovane avvocato non se ne era reso conto. Con il passare delle settimane, però, il reale oggetto dell'interesse di Lindsay fu più che evidente e la fine della loro storia fu più che scontata.

Non che Daniel si fosse realmente innamorato di lei, o che il suo cuore fosse spezzato. Semplicemente, non sentiva la necessità di rimettersi in gioco. Forse perché fino a quel momento, nessuna lo aveva colpito particolarmente.

Almeno fino a Nicky.

La bella cameriera che, per pura educazione, gli dava del lei. La stessa che, con ogni probabilità, non conosceva il suo cognome.

Per fortuna.

***

«Ciao». Nicky uscì dal locale e trovò Noah ad attenderla. «Com'è andata oggi?»

«Bene, grazie, tu?»

«Bene». Sospirò. «Senti... Mi dispiace per quello che ti ho detto ieri, io...». Si bloccò. «Mi dispiace»

«Sai cosa mi fa più incazzare? Avrei preferito che mi dicessi di farmi i cazzi miei, che quelli erano i tuoi genitori ed erano affari tuoi. Invece sei stato talmente gentile che mi hai rinfacciato, come se fosse una colpa, che i miei genitori sono morti»

«Te l'ho detto, mi dispiace. È solo che tu sei sempre così... irritantemente corretta!».

Nicky si spazientì. «Cosa dovrei fare? Dirti che tua madre è una stronza? Lo sai già. Dirti che tuo padre è una merda e non vede l'ora che tu mi scarichi? Non c'è bisogno di fartelo sapere. Dirti che dovresti mandarli al diavolo per me? Scordatelo, non lo farò mai»

«No, non... non lo so cosa voglio. So solo che tu continui a difenderli, nonostante loro ti odino»

«E mi dispiace, ma non mi schiererò mai contro di loro. Non voglio metterti nella posizione di dover scegliere tra loro e me».

Noah la prese tra le braccia. «Mi dispiace».

Nicky si lasciò abbracciare, ma non ricambiò. «Anche a me, per come ti sei comportato»

«Dimmi che posso rimediare»

«Io...».

Noah si staccò bruscamente da lei. «Ero arrabbiato! Ho detto delle cose che non pensavo». La guardò tristemente. «Ma se...». Sospirò. «Ti chiamo per domenica, va bene? Anzi, se preferisci passare al golf club, mi faresti un enorme onore, ti prego. Nonostante quello che pensano i miei genitori, io vorrei averti al mio fianco»

«Ci penserò. Prima dovrei lavorare, non so a che ora finisco, né se sarò stanca o meno». Noah annuì e le diede un leggero bacio sulle labbra, che Nicky non approfondì.

«Ciao Nicky».

 

Il mio angolo.

Buonasera sparuti lettori, come va?

Come sempre, sono di frettissima, ma ci tenevo a postare il capitolo.

Spero che non ci siano errori e che qualche anima pia abbia qualche secondo da spendere per farmi sapere cosa pensa della storia. Solo una piccola precisazione: i nomi dei due amici di Daniel (Colin e Finn) sono presi da "Una mamma per amica", come dimenticare i due pazzi amici di Logan? XD

Ringrazio tutti i coraggiosi che continuano a leggere.

Abraçada,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


In metro con amore

 

Capitolo 3

 

Al contrario dei giorni precedenti, quando Nicky quella mattina arrivò in metro, si trovò Oneweek di fronte, sorridente, ben sveglio e assolutamente deciso a non ignorarla.

«Buongiorno Nicky»

«Salve, Daniel»

«Vieni – la prese per mano – ci sono due posti liberi». La giovane fu letteralmente trascinata e si sedette accanto a lui. Cercò di ritrarre la mano, ma Daniel non glielo permetté, intrecciando le loro dita.

«Lasciami». Il giovane mollò la presa, ma non perse il sorriso. «Quando possiamo vederci?»

«Noi non ci vedremo»

«Mi permetto di dissentire, ci vediamo tutti i giorni»

«Perfetto, fattelo bastare»

«No».

Nicky strabuzzò quegli splendidi occhi che Daniel adorava e lo fece sorridere. «Daniel, non voglio uscire con te. Sono fidanzata»

«Non ti sto chiedendo di sposarmi, solo un caffè»

«Per permetterti di provarci? No, grazie»

«Hai paura che, se io ci provassi, cederesti, vero?».

Nicky rise, esasperata. «No, sono felice con il mio ragazzo e non vedo il motivo di rovinare tutto per uscire con un borioso e tronfio come te». Ma mentre pronunciava quelle parole, sentì l'incertezza insinuarsi tra i suoi pensieri. Felice con il suo ragazzo? In quel preciso istante non poteva definirsi esattamente felice.

Daniel, ben lontano dall'offendersi, scoppiò a ridere. «Coraggio, questa è la nostra fermata». Nicky si alzò per prima e si avvicinò alla porta. Quando la metro si fermò, la giovane scese, seguita da Oneweek che ghignava, osservandola. E non solo.

«Coglione!».

Nicky si voltò e gli diede uno spintone.

Daniel la guardò con un sorriso che di innocente e pentito non aveva assolutamente nulla. «Che ho fatto?»

«Mi hai palpato il culo!»

«E non me ne pento. È fantastico»

«Cafone!». Allungò il passo per scrollarsi di dosso quell'individuo odioso e il suo sorriso da pugni. Fortunatamente riuscì a sgusciare tra le persone che uscivano dalla metro e ad allontanarsi abbastanza per arrivare al locale senza doverlo sopportare oltre.

Ma la bella giornata ancora doveva iniziare.

«Nicky, cara, ho un problema!»

«Dimmi, Missy»

«Mi ha appena chiamata Benny. Dovrebbe fare il turno questa sera, ma purtroppo ha preso la febbre e non può, non è che...».

La giornata andava di bene in meglio! «Se vuoi posso coprire metà del suo turno, fai iniziare più tardi Venice, così può fare chiusura».

Missy la abbracciò. «Sei un angelo!»

«Concordo».

Nicky si voltò di scatto, trovandosi davanti Daniel. «Cosa ti do?»

«Il tuo numero»

«Guarda». Nicky prese le liste del locale e gli parlò con estrema calma, come si fa con un bambino. «Qui trovi tutto quello che puoi ordinare. Quello che non è scritto, non lo avrai»

«Peccato». Daniel le lanciò uno sguardo ostentatamente ammiccante. «Stupiscimi»

«Non credo ti convenga. Oggi riceveresti una brioche vuota e un caffè nero aromatizzato con sputo».

Daniel ridacchiò. «Per lo sputo dovrò pagare un extra?»

«Sei impossibile!». Nicky si allontanò per servire un paio di clienti appena entrati, lasciandolo con Missy.

«Ragazzo, te la sei scelta tosta!»

«Ho notato!». Daniel guardò verso la porta. «Hey, scusi, chi è il ragazzo con cui sta parlando ora?».

Missy si voltò e vide... «Quello è Noah Parker, il suo fidanzato».

Daniel storse il naso. Ci mancava giusto quel lampione tra i piedi. Sì, era proprio un lampione: alto, magro e con un cespuglio in testa. Non gli era mai stato simpatico. Inoltre Nicky meritava sicuramente qualcuno di meglio.

La vide tornare dietro il bancone. «Passo di qui quando stacchi, così prendiamo la metro insieme».

La ragazza aprì la bocca per rispondere, ma Missy la precedette. «Mi dispiace, dongiovanni, ma Nicky oggi finisce più tardi!»

«Allora buona giornata ad entrambe!». Uscì con il sorriso sulle labbra e un nuovo programma per la serata.

Nicky fece un leggero cenno col capo, voltandosi poi per prendere una tazza dal ripiano. Purtroppo però urtò Missy e poco dopo si sentì il rumore di porcellana infranta sul pavimento.

«Ma p...». Nicky aprì la bocca per imprecare, ma lo sguardo di fuoco di Missy la bloccò. Sapeva quando odiasse che i suoi dipendenti usassero parolacce durante il turno. «...er la bacchetta di Merlino!».

Quelle parole però fecero ridere di gusto qualcuno.

«Daniel! Cosa ci fai qui?». Era rossa per l'imbarazzo.

«Ho dimenticato il telefono». Ghignò. «La bacchetta di Merlino, eh?». Ed uscì di nuovo, ridendo a crepapelle.

***

Noah gettò i guanti nel cestino e si lavò le mani. L'ultimo cliente della mattinata se n'era appena andato e lui poteva godersi il pranzo in santa pace. Non aveva voglia di uscire dallo studio, così prese la sua ciotola di insalata e si diresse nell'ufficio. Di solito a quell'ora approfittava per chiamare Nicky e scambiare quattro parole, ma quel giorno non lo fece. Dalla litigata di due giorni prima, qualcosa si era rotto tra di loro e non poteva non darsi la colpa di quella rottura. Nicky era una persona forte ed indipendente e lui era riuscito a ferirla usando l'unico argomento che si era ripromesso di non tirare mai fuori in un discorso: la famiglia. Per Nicky quello era un tasto dolente e lo sapeva. Ma aveva ignorato il suo cervello che gli intimava di stare zitto e aveva sparato quella cattiveria gratuita sui suoi genitori. Voleva solo capisse che non tutti erano fortunati come lei, non tutti avevano o avevano avuto due genitori buoni e comprensivi. I coniugi Parker, sicuramente, non lo erano.

Ora doveva riconquistare la fiducia della donna che amava, ma come? Forse darle del tempo era davvero la cosa più sensata da fare. Quell'improvvisata quella mattina era solo servita a confermare che era ancora ferita.

Stava ancora pensando a lei, quando suo padre entrò nell'ufficio.

«Sapevo di trovarti qui, figliolo». Ecco come rovinarsi il pranzo.

***

«Missy, io stacco, va bene?»

«Certo, tesoro! E grazie per il favore»

«Non ti preoccupare, a domani!». Prese la borsa ed uscì dal locale, salutando Venice. Si chiuse la porta alle spalle e si avviò verso la metropolitana per tornare a casa e farsi, finalmente, una doccia.

«Non puoi prendere la metro a quest'ora!».

Nicky sobbalzò e si voltò di scatto, scoprendo solo in quel momento la figura poggiata al muro. «Daniel! Sei un coglione»

«Ti ho spaventata?». Ghignò. «Scusa, non volevo. Sai – aggiunse cercando di rimanere serio – dato che sei così in confidenza con Merlino e la sua bacchetta, pensavo che il mio Materializzarmi all'improvviso non ti spaventasse».

La giovane lo fulminò con lo sguardo, cercando di mascherare l'imbarazzo. «Sei insopportabile». Riprese a camminare, ignorandolo.

«Non puoi prendere la metro ora, è pericoloso»

«La metro è sempre pericolosa, indipendentemente dall'orario e poi – aggiunse squadrandolo con sarcasmo – mi sembra che ci sia gente poco raccomandabile anche fuori dalla metro»

«Andiamo Nicky! Io – e si indicò il volto – sarei poco raccomandabile?»

«Non ti conosco»

«Questo non per colpa mia. Ti invito ad uscire, ma tu continui a rifiutare i miei inviti, ferendo il mio cuore».

Nicky scoppiò a ridere. «Daniel, davvero, non hai nessun'altra da importunare? Il mare è pieno di pesci, il prato è pieno di fiori, scegli la metafora che preferisci, però lasciami stare. Non uscirò con te»

«Lascia almeno che ti accompagni a casa»

«Non serve»

«Sì, invece».

La giovane allargò le braccia, esasperata. «Chiamerò un taxi, va bene?»

«Lo chiamo io». Nicky si dovette arrendere all'insistenza cavalleresca di Daniel e rimase con lui in attesa del taxi.

«Mi spieghi perché sei qui con me?».

Il giovane le sorrise, prendendola in giro. «Stiamo aspettando il taxi».

La ragazza sbuffò e fece roteare gli occhi, scocciata. «Perché stai aspettando il taxi con me?»

«Perché non è ancora arrivato». Lo sbuffo di Nicky lo fece gongolare: si divertiva un mondo ad irritarla.

«Ok, non parlerò più»

«Preferisci che facciamo altro? Basta dirlo, eh!»

«Daniel, seriamente, non hai nessun altro da importunare?»

«Non ti sto importunando, ti sto facendo compagnia mentre aspetti il taxi»

«Che tu hai chiamato! Se non lo avessi chiamato ora io sarei quasi a casa e tu saresti...». Si bloccò per un istante. «Non con me»

«Probabilmente sarei alla stazione di polizia, sotto interrogatorio per aver permesso ad una cameriera ingenua di prendere la metro a quest'ora della notte»

«Quanto sei drastico»

«Tu non li leggi i giornali?»

«Leggere i giornali? Assolutamente no, di solito prendo le pagine e le inzuppo nel latte la mattina». Daniel sgranò gli occhi e Nicky non poté trattenere le risate per quell'espressione a dir poco sconvolta. «Stavo scherzando»

«L'avevo intuito, piccolo genio. Ero solo sorpreso perché hai fatto una battuta». Fece una smorfia. «Non che facesse ridere, però hai fatto una battuta! Vuol dire che un po' ti sono simpatico»

«Se non puoi combatterli, unisciti a loro».

Daniel sfoderò il suo miglior sorriso da schiaffi. «Oh, io e te possiamo unirci tutte le volte che vorrai. In qualunque posto e posizione tu preferisca».

Nicky spalancò la bocca, pronta ad una replica indignata, ma, per fortuna di Daniel, fu anticipata dall'arrivo del taxi.

«Grazie, Daniel». Gli lanciò un'occhiataccia. «Spero che almeno così dormirai tranquillo»

«Certo». Le si avvicinò fulmineo e le accarezzò il viso. «Buonanotte, Nicky».

***

Il sabato fu per Nicky abbastanza tranquillo. Noah arrivò al bar a fare colazione e fu felice di vederlo. Nonostante il diverbio che avevano avuto, sapeva di amarlo e non poteva nasconderlo. Tuttavia, voleva che le cose tra di loro, almeno per il momento, si allentassero per evitare ulteriori litigi a causa dei coniugi Parker. Quell'argomento era tabù. Entrambi lo evitavano come la peste, per evitare di trovarsi ancora ad urlarsi addosso. Nicky sapeva che quella tregua sarebbe durata poco, infatti...

«Vieni domani, vero?»

«Noah, non credo sia il caso, perché dovrei venire?»

«Perché sei la mia fidanzata. Se un giorno ci sposeremo dovrai abituarti a queste cose».

La giovane inarcò le sopracciglia, fiutando puzza di Parker Senior. «Quali cose?»

«Golf club, ricevimenti, party esclusivi»

«Fammi capire... Dovrei diventare come... tua madre

«No, però dovresti essere in grado di organizzare eventi e stare tra le persone che contano. Sono pur sempre un Parker. Un giorno le imprese di famiglia saranno in mano mia e di Willa, dobbiamo mantenere...»

«Ok, frena». Nicky lo bloccò, certa che il suo fiuto non avesse fallito. «Hai passato il venerdì a pranzo con tuo padre, vero?»

«Sì, ma...». La giovane fece una smorfia: la puzza di vecchio snob era fin troppo riconoscibile per lei.

«Si capisce, ti ha infilato in testa un sacco di fesserie».

Noah si irritò. «Stai insinuando che io non sappia ragionare da solo?»

«No, stavo solo...»

«Le cose che ho detto, le penso davvero! Nonostante tu creda che io odi quel mondo, a me piace. Mi piacciono gli eventi, le sarete e il golf club»

«Noah, stai...».

Noah si passò una mano sul viso, stanco. «Sono nervoso, scusami. È solo che... Questa situazione mi sta facendo esaurire. Per di più – aggiunse passandosi una mano tra i capelli – oggi ho dovuto preparare tutte le fatture e sai quanto odi i numeri. Decisamente non mi ha aiutato a calmarmi». Fece un respiro profondo. «Ci vediamo domani al golf club, vero? Devo andare a ritirare lo smoking in tintoria». La guardò per un istante. «Ti prego, vieni. Fallo per me».

Cosa doveva fare?

A completare il quadro, Diane, convinta che Nicky dovesse andare per forza al golf club per riscattarsi e far schiattare la suocera, la trascinò per negozi alla ricerca dell'abito adatto per il giorno successivo. Non che non le piacesse fare shopping. Ma farlo con Diane era decisamente molto più stressante. Perfezionista non era abbastanza per descrivere la sua migliore amica. Minuziosamente maniacale forse calzava un filino di più.

Proprio un sabato tranquillo.

L'unica nota positiva fu l'assenza nei paraggi di Daniel.

 

Il mio angolo.

Buonasera cari sparuti lettori, come va?

La storia merita di essere continuata secondo voi?

Mi auguro di ricevere qualche commento, positivo o negativo che sia.

Ringrazio tutti coloro che leggono la storia e continuano ad inserirla tra le seguite/preferite/ricordate.

Bisous,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


In metro con amore

 

Capitolo 4

 

Daniel sbuffò e si sistemò la cravatta. Odiava quegli stupidi eventi. E odiava il golf club. Ma quella volta sarebbe andato volentieri: voleva studiare il lampione e vedere la sua Nicky. Aveva origliato abbastanza i discorsi di Nicky al bar per essere sicuro che quella domenica sarebbe stata presente. Come poteva non approfittare della situazione?

La giornata passò con estrema lentezza. Quei pomeriggi erano tutti uguali. Soliti discorsi, solite persone, solito catering... Per fortuna con lui c'erano Colin e Finn, gli amici di sempre.

«Sono proprio curioso di vedere questa meraviglia per cui ci hai fatti venire qui ad ammazzarci di noia, anziché stare al pub a guardare la partita».

Finn annuì: «Sì, voglio proprio vedere il motivo per il quale mi sono dovuto inserire nei discorsi delle signore per captare qualcosa riguardo la sua relazione col lampione»

«Che hai captato?»

«Dicono che la tua Nicky è orfana ed è una poveraccia e sta con lui solo per i soldi ed il nome prestigioso». Daniel serrò i pugni. «Hey! Io ti ho solo riferito quello che dicono. Inoltre, sembra che Kelly ed Edward Parker stiano facendo di tutto per far ravvedere il loro povero figliolo prima che si trovi fregato per sempre».

Daniel sorseggiò lo champagne, guardando con mal celato disgusto le persone attorno a lui. «Che gente di merda. Credono di essere migliori solo per quattro spiccioli»

«Concordo con te, amico. Inoltre, sembra che ci sia anche la ex del lampione questa sera. Appena rientrata dal Portogallo dopo due anni a fare non so cosa». Il giovane annotò mentalmente tutte le informazioni e si guardò attorno, per vedere se la sua Nicky fosse già arrivata.

***

Noah prese un bicchiere a caso ed assaggiò il contenuto.

Chissà se Nicky sarebbe venuta.

Non l'aveva trattata molto bene, doveva ammetterlo, però... Quella situazione iniziava a pesargli. Probabilmente era solo uno stress temporaneo, ma...

Scolò anche il secondo bicchiere.

«Ciao Noah». Il giovane dentista si voltò, trovandosi di fronte...

«Angie?»

«Proprio io!». Gli si gettò tra le braccia. «Sono tornata».

Lui ed Angie erano stati insieme all'incirca quattro anni prima. Inutile dire che le rispettive famiglie all'epoca fossero al settimo cielo e programmassero feste di fidanzamento e nozze. Peccato che poi Angie avesse deciso di tradire Noah. Così i due si erano lasciati ed era iniziato un estenuante tira e molla, terminato definitivamente con l'entrata in scena di Nicky.

«Come stai? Come te la passi? Quando sei tornata?». Era più bella di quanto ricordasse. I capelli biondi erano schiariti dal sole portoghese che aveva abbronzato elegantemente anche il suo colorito, facendo risaltare i suoi occhi neri.

«Sono tornata ieri e ho saputo della festa di tua madre, non potevo assolutamente mancare! Dai, vieni, sediamoci un po' a parlare».

Ancora intontito per essersela trovata davanti così all'improvviso e non perfettamente lucido a causa dell'alcol, Noah la seguì e si sedettero ad un tavolo abbastanza isolato per chiacchierare un po'.

Mentre la signora Parker ghignava, elegantemente nascosta dal calice di champagne.

***

Nicky strinse la pochette che aveva in mano, mentre entrava al golf club. Andiamo, si disse, stai solo entrando nel recinto delle tigri all'ora dell'aperitivo! Cosa vuoi che sia?

Nella sua testa si formò l'immagine di Timon e Pumba vestiti da hawaiani che ballavano la hula per attirare l'attenzione delle iene. Decisamente, quelle erano più iene che tigri.

Maledisse il suo senso dell'umorismo e varcò la soglia. Come da copione, c'era un sacco di coppie di mezza età. Gli uomini, panzuti e con barbe e pizzetti perfettamente curati, parlavano di politica ed economia in piccoli capannelli, mentre le loro adorate mogli spilla-soldi si aggiornavano sugli ultimi scandali dell'alta borghesia e sui colori che sarebbero andati di moda a Parigi quell'estate. Nessun iena parve fiutare l'entrata in scena di carne fresca, così Nicky poté rimanere in disparte ad osservare gli ospiti, alla ricerca di Noah. Ignara che almeno tre paia d'occhi la stessero osservando.

***

«Eccola». Sentendo pronunciare quella parola, Colin e Finn si voltarono in sincrono, osservando la donna che aveva rubato l'attenzione del loro migliore amico.

Indossava un abito monospalla verde scuro che le arrivava fino al ginocchio, stretto fin sotto il seno e che ricadeva poi delicato e per nulla volgare sui suoi fianchi e sul suo sedere, scivolando senza problemi fino all'orlo ondulato svolazzante. I capelli erano raccolti in una treccia laterale che le copriva, almeno parzialmente, la spalla lasciata nuda dal vestito.

«Wow! Danny ti sei scelto una gatta!»

«Che gran gnocca! Hai il mio appoggio! Fregala al lampione!». Gli diede una spintarella per incoraggiarlo a raggiungerla, ma qualcuno fu più veloce di lei.

Una ragazzina raggiunse Nicky, sorridendo radiosa. «Nicky! Sei venuta!»

«Willa!». Le due si abbracciarono. «Sei bellissima!»

«Anche tu! Hai scelto un vestito che ti sta una favola». Le due scambiarono qualche convenevole, poi Nicky chiese di Noah. «Credo sia dentro! Vieni, andiamo a cercarlo»

«Mi accompagni? Ti adoro! Mi perderei in questo posto, da sola!».

Willa ridacchiò. «Ti capisco! Anche a me all'inizio metteva un po' paura. Poi ho capito che non è il posto il problema, ma la gente». Si zittì. «A proposito, mi dispiace per quello che mia madre...»

«Non importa, almeno, non a me»

«A Noah invece sì?»

«Non lo so, ultimamente abbiamo litigato parecchio per questa cosa».

Willa annuì sconsolata. «Mamma sa essere insopportabile».

Nicky sollevò l'indice, sventolandoglielo sotto il naso, a mo' di ammonimento. «Non dire queste cose, altrimenti pensa che sia io a portarti sulla cattiva strada». Le due risero complici, ma si bloccarono quando sentirono dei passi.

Noah comparve qualche metro davanti a loro e Willa aprì la bocca per chiamarlo, ma il nome del fratello le morì sulle labbra, appena vide che teneva per mano... «Angie?».

Videro il giovane sospingerla contro il muro e bisbigliarle qualcosa nell'orecchio. Lei ridacchiò e poi si sporse per baciarlo, mentre Noah le passava una mano tra i capelli e una sul sedere.

Nicky fece un paio di passi indietro, senza far rumore e poi sparì dietro l'angolo, seguita da una Willa disperata.

«Nicky, perdonami ti prego, ti giuro che non ne sapevo niente, io...».

La ragazza si fermò. «Cucciola, Willa...». La abbracciò, cercando di non crollare davanti a lei, non meritava di sentirsi in colpa. «Lo so che tu non c'entri, stai tranquilla. Ti voglio bene come alla sorellina che non ho mai avuto». Si asciugò dal viso le lacrime che le impedivano di vedere la piccola Parker nitidamente.

«Mi dispiace, Nicky... Non so cosa...»

«Non fa nulla. Ora sorridi e torna alla festa, ok? Io preferisco andarmene»

«Sei sicura che non vuoi che venga con te? Non voglio lasciarti sola!»

«Willa...». La abbracciò di nuovo. «Se lasci la festa ora succederà un pandemonio e non voglio che tu finisca in mezzo al casino»

«Sei sicura?»

«Sì, non preoccuparti per me, chiamo un taxi». Ho solo il cuore a pezzi.

«Chiamami, per qualsiasi cosa»

«Solo una cosa, non dire a Noah che mi hai vista e che...».

Non riusciva neppure a dirlo. Willa si limitò ad annuire con aria triste e colpevole e ad osservarla allontanarsi in fretta e furia fino a sparire verso l'ingresso.

Nicky ormai piangeva, incapace di controllarsi. Attraversò la hall, decisa ad uscire da lì il prima possibile.

«Nicky! Nicky! Nicole!». Sentì qualcuno afferrarla per un braccio. «Hey! Non si usa più salutare?».

Non si voltò a guardarlo, vergognandosi di sé per la figura pietosa che avrebbe fatto, mostrandosi in lacrime. «Ciao Daniel, stavo per andarmene»

«Esco anche io»

«Lasciami, per favore».

Daniel le lasciò il braccio. «Mi spieghi che...?». Ma quando la vide in lacrime, rimase di sasso. «Perché piangi? Hey». La bloccò di nuovo e cercò istintivamente di abbracciarla per confortarla.

La ragazza si scostò bruscamente. «Lasciami!»

«Nicole! Dimmi perché piangi!»

«Non mi chiamo Nicole e ora mollami, per favore». Usciti dal club, Nicky si sedette sul muretto, dettando l'indirizzo perché il taxi la andasse a prendere. «Lasciami in pace». Avrebbe voluto dare un tono deciso a quella richiesta, ma la sua sembrò più una supplica.

Daniel la fissò dritto negli occhi. «Nicky, voglio sapere che diavolo è successo là dentro».

Solo a ripensare a ciò che Nicky aveva visto, altre lacrime le riempirono gli occhi e le mozzarono il respiro in gola. «Daniel, p-per f-favore, lasciami in pace». Fece qualche respiro profondo per calmarsi. «Sto già abbastanza di merda così»

«Nicky...». Le passò le mani sulle guance, ma lei si ritrasse istintivamente. Sentire le mani di Daniel addosso la faceva sentire una traditrice, esattamente come Noah. «Ok, non ti tocco, però...». La guardò sconsolato. «Cosa posso fare per aiutarti?».

Si passò il dorso nella mano sugli occhi, per togliere le lacrime, ignorando il trucco che sicuramente stava colando. «Alzarti, rientrare alla festa e toglierti dai piedi»

«Non ti lascio qui, hai bisogno di...».

Nicky si alzò di scatto, furibonda. «Bisogno di cosa? Di te? Grazie per il pensiero, ma io non ho bisogno di niente e soprattutto di nessuno. Tornatene dentro, Daniel».

Il giovane la guardò impotente. «Starò qui in silenzio finché non sarà arrivato il taxi, voglio saperti al sicuro»

«Non mi...»

«Serve a me». Rimase accanto a lei, a distanza, poggiato al muretto, entrambi con lo sguardo fisso sul viale d'ingresso. Quando l'auto accostò, Daniel si alzò in piedi. «Fai buon viaggio».

La giovane si limitò ad annuire e mormorare un «Grazie». Poi chiuse la portiera e il taxi ripartì. Sapeva di aver sfogato ingiustamente la sua rabbia su Daniel, ma in quel momento non era stata in grado di ragionare lucidamente.

Daniel rientrò al golf club deciso a scoprire cosa avesse fatto piangere in quel modo Nicky, ma non dovette attendere molto prima di trovare la risposta.

Colin gli si avvicinò con l'aria di chi aveva appena scoperto un segreto federale e non vedeva l'ora di farlo sapere al mondo intero. Quel ragazzo era una comare. «È successo un macello!»

«Cosa?»

«Il lampione è stato beccato dalla sorella a scoparsi la ex nel bagno delle donne».

Lo sguardo di Daniel si indurì. «Sei sicuro?»

«Sì, me lo ha detto uno degli uomini della sicurezza, Lewis, sai quello che prima lavorava per mio padre! Ha dovuto separare Willa e Angie. Pare che nessuno abbia assistito, però. Quindi lo sappiamo solo noi e... loro».

In quel momento sopraggiunse anche Finn: «Kelly Parker era furibonda! Non si vedeva così da quando si era scoperto che il suo adorato maritino si scopava la segretaria sulla scrivania che lei gli aveva regalato per il compleanno». Per un solo istante Daniel si chiese come facesse Finn a sapere tutte quelle cose, ma decise che glielo avrebbe chiesto in un'altra occasione.

«Io gli spacco la faccia».

Ma Colin e Finn lo bloccarono subito. «Non ci pensare nemmeno!»

«Voi non avete visto come piangeva»

«Frena. Con che scusa vai a spaccargli la faccia? Vuoi dirgli che muori dietro alla sua donna? Non è il caso. Lascia perdere, per ora. Goditi la sua disfatta e pensa che da domani la tua adorata Nicky sarà single».

***

Nicky si chiuse la porta di casa alle spalle e andò in bagno.

Il viaggio in taxi l'aveva aiutata a sfogare dolore, rabbia e delusione. Oltre a farla sembrare un'idiota agli occhi del tassista che le lanciava continue occhiate curiose dallo specchietto.

Sicuramente doveva apparirgli una stupida sciacquetta che si struggeva di lacrime per un'unghia scheggiata. Molto Jenny Humphrey.

Che bella figura!

Aveva pianto e dato fondo a tutta la sua scorta di fazzoletti di carta, poi il dolore aveva lasciato posto alla rabbia.

Cieca rabbia per il comportamento di quel maiale a due zampe che aveva giurato di esserle fedele. Con che coraggio si era gettato addosso a quella zoccola? Diamine! Era stata quella Angie a spezzargli il cuore anni prima, tradendolo e lui faceva lo stesso con lei?

E poi c'era stata la delusione. Delusione nei confronti di Noah che si era comportato in maniera meschina. Delusione per se stessa che aveva riposto amore e fiducia in un individuo che non meritava neppure di essere chiamato uomo. Aveva ripetuto infinite volte di amarla, ma l'amore che diceva di provare per lei era stato eclissato da... Da cosa? Dal suo desiderio nei confronti di Angie? Dalle pressioni della sua famiglia? Dal pensiero che forse lei fosse davvero troppo poco per lui?

Aveva amato un uomo che probabilmente non l'aveva mai apprezzata fino in fondo. Forse quella non era stata neppure la prima volta. Forse... Richiuse quei pensieri in un angolo della sua testa, decisa ad ignorarli. Era troppo doloroso pensare all'ipotesi che Noah l'avesse tradita per tutta la durata della loro storia.

Alla fine della metabolizzazione, Nicky aveva capito di essere di nuovo single. Certo, non ufficialmente, ma era questione di poche ore, prima che accadesse l'inevitabile. Non riusciva neppure a pensare di essere toccata di nuovo da lui. Verme schifoso.

Doveva tenersi occupata per evitare che la sua mente elaborasse nuove devastanti teorie.

Accese il pc e controllò gli aggiornamenti su facebook. Diane aveva pubblicato le foto che aveva scattato durante la serata al nuovo discopub. Ne vide una in cui era uscita discretamente e decise che era ora di cambiare la foto del profilo che, guarda caso, la ritraeva abbracciata a Noah. Decise anche di cambiare l'immagine di copertina scegliendo, al posto delle loro mani intrecciate, la sua scena preferita del film Il Grande Gatsby: Leo con il calice alzato.

Prese il cellulare e chiamò Diane. «Ciao D, come va?»

«Io bene! Tu piuttosto? Come mai non sei alla festa?»

«Perché ci sono andata, ma evidentemente la mia presenza non era necessaria, visto che il mio fidanzato si è trovato un'altra da scopare».

Diane le ruppe un timpano: «Cosa?»

«Hai capito benissimo». Le fece un breve riassunto di quanto successo e passò i dieci minuti successivi a sentire gli insulti che Diane rivolgeva a Noah.

«Nicky, mi dispiace tanto»

«Anche a me, ma sopravvivrò, non credi?»

«Certo che sì. Che bello, ora che sei single, finalmente potremo rimorchiare insieme! Era una noia dover scegliere i ragazzi da sola in discoteca!».

Nicky scoppiò a ridere e salutò la sua migliore amica, ringraziandola per essere così pazza e divertente.

Sapeva di poter contare su Diane e sulla sua famiglia, sapeva che li avrebbe avuti accanto, sempre e comunque.

Ma ciò non le permise lo stesso di passare una notte tranquilla.

Nonostante i mille ostacoli, lei aveva creduto nella sua storia con Noah e scoprire in quel modo che lui aveva gettato la spugna – o forse non ci aveva mai creduto – le faceva male.

 

Il mio angolo.

Bonsoir mes amis!

Avete infartuato? Spero vivamente di no! State festeggiando o limando i coltelli per venirmi a cercare?

Solo qualche noiosa e doverosa precisazione:

il balletto di Timon&Pumba, per chi non avesse colto, è tratto da “Il re leone”;

Jenny Humphfrey è uno dei personaggi (a mio parere il più odioso e lagnoso) della serie GossipGirl.

Ringrazio tutti gli stoici che resistono e continuano a leggere i miei capitoli, i santi che trovano qualche minuto per lasciare un commento e i coraggiosi che inseriscono la storia tra le Preferite/ricordate/seguite.

Abraçada,

Softkitty

ps Spero non ci siano errori!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


In metro con amore

 

Capitolo 5

 

Il mattino successivo, Daniel non trovò Nicky sulla metro ed inizialmente se ne preoccupò. Poi però fece mente locale: quella settimana le toccava il turno di pomeriggio, perciò non l'avrebbe incrociata. Rimase un po' deluso da quella constatazione e decise che avrebbe fatto un salto da lei magari dopo aver staccato dal lavoro. E magari anche in serata con Colin e Finn. Sì, avrebbe fatto così.

Nicky nel frattempo si era svegliata e aveva fatto una lunga doccia rigenerante, per iniziare la giornata con il piede giusto. Si legò i capelli bagnati, si vestì comoda ed aprì l'armadio, aveva una missione da compiere: togliere tutti i vestiti e gli oggetti di Noah da casa sua.

Piegò con cura i pantaloni e le magliette e li mise in un vecchio borsone malandato, poi passò al bagno che fu ripulito da lamette, schiuma da barba, dopobarba, spazzolino e tutte le cianfrusaglie che Noah aveva lasciato in giro. Per l'ora di pranzo, quando era sicura che Noah sarebbe venuto da lei per cercarla, visto che aveva ignorato messaggi e chiamate, era tutto piegato e imbustato.

Sentì dei rumori dalla porta: qualcuno aveva inserito le chiavi nella toppa. O almeno, ci aveva provato, visto che, data la presenza delle chiavi di Nicky, le altre non entravano. Fece un respiro profondo. La battaglia stava per iniziare.

Al mio segnale, scatenate l'inferno.

«Arrivo, chi è?»

«Sono Noah! Sei viva!». Gli aprì e lo lasciò entrare. «Potevi rispondere a una delle mie chiamate o a un messaggio».

Nicky inarcò le sopracciglia. «Perché?»

«Come perché? Perché ti cercavo!».

La ragazza allargò le braccia. «Eccomi qui, mi hai trovata»

«Fai la spiritosa?»

«No, sono solo curiosa di sapere perché mi cercavi».

Noah la guardò sbalordito, come se la ragazza che aveva di fronte fosse stata pazza. «Ieri non sei venuta». Nicky si morse a sangue la lingua per evitare di dire che in effetti il problema non era che lei non fosse venuta, ma che fosse venuto lui e non con lei. Noah chinò il capo. «E dobbiamo parlare»

«Ti ascolto».

Noah la guardò negli occhi. «Prima di tutto, voglio dirti che mi sento uno schifo e che quella di ieri è stata la più grossa cazzata della mia vita. Ti amo e mi dispiace di aver fatto ciò che ho fatto, ma sono pronto a fare qualunque cosa per noi».

Nicky storse il naso... Noi? Davvero esisteva ancora un noi? «Cos'hai fatto?»

«Ieri, alla festa c'era anche Angie, la...».

Lo interruppe, con un moto di disgusto: la conosceva perfettamente. «Non c'è bisogno di spiegarmi chi sia. La conosco»

«E io ero confuso, su di te, su me, su noi...». Noah si bloccò e deglutì. «Abbiamo iniziato a bere e ricordare i vecchi tempi e...».

Lo incalzò, cercando di accorciare l'attesa. «E...?»

«Abbiamo scopato nel bagno del club».

Nicky se lo aspettava. Aveva visto quali erano le premesse dell'incontro, ma aveva sperato fino all'ultimo che Noah le dicesse di essersi fermato prima, di non aver... di non averla tradita. Aveva visto, aveva creduto di essere pronta per attutire il colpo e non soffrirne troppo. Ma faceva male lo stesso.

«Nicky...»

«No». Fece un profondo respiro, alla ricerca della calma e della forza necessarie per parlare e per evitare di piangere. «Ieri ho staccato dal lavoro prima, sono corsa a casa, ho fatto la doccia in un lampo e mi sono preparata per venire al golf club». Noah la fissava colpevole. «E ci sono pure arrivata, ma non ti ho trovato. Così ho incrociato Willa e abbiamo iniziato a cercarti insieme, per farti una sorpresa». Il giovane sbiancò. «Inutile dire che la sorpresa me l'hai fatta tu. Così, dato che la mia presenza non era né richiesta né tanto meno gradita, me ne sono tornata a casa»

«Perché non mi hai fermato?». La voce di Noah era carica di dolore.

«Io avrei dovuto fermarti?». Lo guardò con disgusto: davvero stava dando la colpa a lei? «Già solo vederti con lei era stato un colpo al cuore. Tradire non vuol dire solo scopare con qualcun altro. Mi hai tradita nel momento in cui hai deciso di passare il tuo tempo con lei. Mi hai tradita quando le hai infilato la lingua in bocca e la mano sotto il vestito».

Il giovane le si avvicinò. «Dimmi cosa posso fare per rimediare, Nicky, ti prego»

«Niente, Noah». La ragazza si asciugò gli occhi. «Chiudiamola qui».

La guardò disperato: «Cosa? No! Nicky, io ti amo!»

«E mi amavi anche ieri mentre ti scopavi la tua ex in un bagno?».

Quella domanda fece gelare Noah sul posto. «Io... Ho sbagliato, ma non voglio perderti, sei troppo importante per me»

«Mi hai già persa, Noah. La nostra storia è finita».

Il giovane dentista rimase fermo per un istante a fissare il pavimento davanti a sé. «Perché non vuoi darmi un'altra possibilità?»

«Perché hai tradito la mia fiducia, mi hai spezzato il cuore e hai calpestato la nostra storia per una troia che qualche anno fa si era comportata nella stessa maniera nei tuoi confronti. Ti basta?»

«È stato uno sbaglio»

«No. Uno sbaglio è rompere una tazzina, uno sbaglio è prendere lo yogurt alla fragola anziché quello alla ciliegia. Scopare una donna che non è la tua fidanzata nel bagno di un golf club non è uno sbaglio, è una bastardata!».

Noah la fissò avvilito. «Tu non sbagli mai?»

«Certo, ma ti assicuro che non mi è mai capitato di scoparmi qualcuno per sbaglio! Mai!»

«Non ha significato nulla»

«Per me invece ha significato tutto». Lo guardò dritto negli occhi, senza riuscire a smettere di piangere. «Non mi ami veramente, non sono abbastanza ricca per te, non sono abbastanza bella, non sono abbastanza elegante, non sono abbastanza»

«No». Noah cercò di avvicinarsi, ma la giovane si ritrasse. «Non è colpa tua, io... Potrai mai perdonarmi?»

«Come puoi chiedermelo? Sei riuscito a dimostrarmi che quello in cui ho creduto e per cui ho lottato per 3 anni era solo un'illusione. Mi hai mai amata, Noah? O era solo per il gusto di far infuriare tua madre? Sono stata la tappabuchi mentre la donna che tua madre ha scelto per te era in giro a scoparsi mezzo Portogallo?». Noah chinò il capo, senza dire nulla. «Ho solo una domanda a cui ti pregherei di rispondere: era la prima volta che mi tradivi?».

Noah sgranò gli occhi, incredulo. «Che persona credi che sia? Non ti ho mai tradita con nessuna prima di ieri sera! E, se me ne dessi l'occasione, ti dimostrerei che non succederebbe mai più»

«Certo, fino a quando tua madre non organizzerà l'ennesimo party al quale inviterà lei e non me. Così litigheremo di nuovo e tu te la scoperai»

«No – le disse con calore, cercando di accarezzarle il viso – non lo farei mai»

«Mi fa schifo solo pensare che le mani con cui ora vorresti toccarmi ieri erano...». Si interruppe, ingoiando un boccone amaro come l'arsenico. «Vattene di qui, non voglio più vederti»

«Nicky...»

«Lascia stare...». Gli indicò la cucina. «Là ci sono due borsoni con le cose che avevi qui».

Noah le lanciò un ultimo sguardo triste e colpevole, prima di prendere la sua roba e raggiungere la porta. «Ti porterò le tue cose stasera al locale».

Una volta che la porta si fu richiusa, Nicky si lasciò cadere sul divano, distrutta. Aveva cercato di essere forte, ma alla fine non era riuscita a comportarsi come avrebbe voluto. Si era lasciata andare alle lacrime anche di fronte a Noah, mostrandogli, nonostante tutto, quanto lui l'avesse ferita.

In quell'istante suonò il campanello. Nicky si alzò e, controvoglia, aprì la porta. A travolgerla fu una valanga che la stritolò in un abbraccio. «Diane!»

«Sapevo che saresti scoppiata». La abbracciò ancora più forte. «Non ti lascio sola»

«Grazie»

«Hey – disse imitando la voce di Matthew McConaughey – siamo tu ed io contro il mondo, ricordi?».

Nicky ridacchiò tra le lacrime. «Ti voglio bene». E gliene voleva davvero un mondo. Se biologicamente Nicky non aveva più una famiglia, poteva contare su una famiglia adottiva: quella di Diane. Quando suo padre era morto, infatti, un paio di mesi prima che lei compisse 18 anni, i coniugi Cassidy si offrirono come tutori legali di Nicky in attesa che raggiungesse la maggiore età. L'avevano accolta a braccia aperte in casa loro e l'avevano trattata come una figlia. E, nonostante non abitasse più con loro, ma fosse tornata nella casa che era stata sua e dei suoi genitori ormai da anni, era sempre invitata da loro per una cena una volta alla settimana.

«Stasera i miei vorrebbero che venissi a cena»

«Non posso! Inizio alle 16 e stacco a mezzanotte»

«Allora li avviso, così mamma non prepara il polpettone! Quando puoi venire?»

«Facciamo... mercoledì? Dovrebbe essere il mio turno di riposo per questa settimana»

«Va bene!». Le due trascorsero il pranzo a chiacchierare e, quando Diane se ne andò, Nicky sembrava molto più rilassata e serena di qualche ora prima.

Con quella serenità latente si preparò per uscire di casa e prendere la metro. L'aria era tiepida e piacevole sul viso e la fece sospirare, sorridente.

Per la prima volta da quando aveva visto Noah con quella zoccola, si sentì... libera.

Libera da Noah e dai suoi orari.

Libera da Kelly Parker e le sue frecciatine al vetriolo.

Libera da Edward Parker e le sue continue allusioni al suo inesistente patrimonio.

Era libera di...

...Andare da Missy's per una nuova giornata di lavoro.

***

Noah entrò nella villa dei suoi genitori per parlare con Willa e cercare di sistemare, almeno con lei, il casino che si era creato la sera prima.

«Willa? Ci sei?». Nella casa risuonò il silenzio più totale. «Willa?»

«Che cazzo vuoi?».

Noah rimase spiazzato dall'espressione che vide sul volto della sua sorellina. Rabbia, delusione e disgusto. «Volevo chiederti scusa per ieri sera»

«Per quale motivo esattamente? Perché non mi hai praticamente rivolto la parola per tutta la sera? Perché ti sei ubriacato? Perché ti sei lasciato avvicinare da quella troia? Perché quando vi ho beccati in bagno ti sei preoccupato più per lei che per me?»

«Mi disp...»

«Risparmia il fiato. Non voglio sentirti. Sei come mamma e papà. Ti interessano solo i soldi e il prestigio del nostro cognome». Lo guardò con una delusione tale da far stringere il cuore di Noah in una morsa di dolore. «Sei come loro».

Noah chinò il capo, sentendosi un verme. «Willa, non è vero»

«Non mentirmi. Sarò piccola, ma non sono idiota. Hai tradito Nicky! Porca puttana, Noah, Nicky! E per di più con Angie! Come hai potuto fare una cosa del genere?».

Noah aprì la bocca per rispondere, ma fu preceduto dalla voce di sua madre, comparsa da chissà dove. «Noah, sei passato, che piacere!». La signora Parker scrutò sua figlia. «Tu signorina dovresti essere in camera a studiare. Sei in punizione. Come ti è venuto in mente di aggredire la povera Angie?»

«Povera Angie? Quella è una puttana». Kelly trasalì, sentendo la sua dolce figliola parlare così sboccatamente. «Non c'è bisogno che mi dica di tornarmene in camera. Ci vado di mia spontanea volontà, non voglio passare troppo tempo con voi. Non voglio rischiare di essere contagiata dalla vostra mentalità di merda».

Detto ciò, tornò al piano di sopra, lasciando madre e figlio da soli.

«Come stai, Noah?».

Il dentista notò immediatamente la piega soddisfatta delle labbra di sua madre. «Quanto ti fa felice questa situazione?»

«Avevo invitato Angela nella speranza che vi riavvicinaste gradualmente. Di certo non credevo finiste a fornicare nel bagno del golf club». Gli lanciò uno sguardo severo. «Potevi almeno portartela a casa, insomma, farsi beccare non è stato... elegante. Per fortuna nessun ospite l'ha scoperto».

Noah guardò sua madre con disprezzo. «Nicky mi ha mollato e tutto per colpa...».

Kelly lo bloccò, ridendo. «Non dare la colpa a me e tuo padre. Sei stato tu a tradire quella che definivi – si lasciò sfuggire una smorfia – la tua fidanzata». Sospirò, rilassata. «Francamente è un sollievo che tu abbia smesso di vederla. Hai bisogno di una donna a modo al tuo fianco».

Noah si alzò in piedi. «Avete rovinato tutto!».

Kelly Parker non si scompose minimamente. Al suo fianco comparve suo marito, di rientro dopo una giornata passata in ufficio. «Noi? Noi abbiamo solo invitato la figlia di un vecchio amico, che è appena rientrata qui. Sei tu che ti sei scopato la figlia di Chester, sii uomo e assumiti le tue colpe. Non scaricare i tuoi errori su di noi»

«A proposito di colpe – aggiunse Kelly con rimprovero – dovrai scusarti con Angela per il comportamento selvaggio di tua sorella. Invitala a cena»

«Non se ne...»

«C'è un tavolo prenotato per le 20 a nome Parker al Royal»

 

 

Il mio angolo.

Buonasera, cari lettori, tutto bene?

Questo capitolo è stato abbastanza ostico da scrivere. Quando si parla di una rottura non è mai semplice riuscire a rendere i sentimenti dei personaggi come si vorrebbe.

Per questo capitolo, ho solo una nota: la frase di Matthew McConaughey citata da Diane, appartiene al film “La rivolta delle ex” ;)

Ringrazio tutti gli stoici che resistono e continuano a leggere i miei capitoli, i santi che trovano qualche minuto per lasciare un commento (se ci saranno) e i coraggiosi che inseriscono la storia tra le Preferite/ricordate/seguite.

Bisous,

Softkitty

ps Spero non ci siano errori!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


In metro con amore

 

Capitolo 6

 

«Buongiorno Missy! Ciao Benny!». Le due rimasero ad osservarla a bocca spalancata, mentre Nicky entrava nel locale con un sorriso raggiante.

«Hai fumato?»

«Sei ubriaca?»

«Donne di poca fede, sono solo... felice».

Missy lanciò a Benny uno sguardo d'intesa. «Quella lì si deve essere fumata tutta l'erba del quartiere». Benny ridacchiò e annuì. «Si può sapere come mai sei così... euforica?».

Nicky scosse il capo, sorridendo. «Non sono euforica»

«Insomma – disse Benny dandole un pizzicotto – ci vuoi dire che succede? Ti sposi?»

«No!»

«Sei incinta? Oh, che bello! Un piccolo Noah in miniatura». Missy era già partita in quarta e andava assolutamente fermata.

«No! Non mi sposo e non sono incinta. Io e Noah ci siamo lasciati».

Le due sgranarono gli occhi: «Cooosa?»

«Sì, beh...». Raccontò loro cos'era accaduto (grazie anche al fatto che il locale fosse deserto) ed attese che le due commentassero.

Missy si lanciò in un'invettiva spietata contro Noah per primo e contro gli uomini in generale che preferivano ragionare con il loro uccello che non con il cervello.

«Io però non ho capito una cosa». Benny fissava la collega con scetticismo e proseguì. «Hai beccato il tuo ragazzo a scopare un'altra, vi siete mollati dopo più di tre anni di relazione... E hai un sorriso enorme stampato in faccia. Cosa ci nascondi?»

«Solo... Mi sento libera. Non devo più pensare alle beghe con i suoi genitori per il mio status, non dovrò più litigare per degli stupidi centrotavola o per gli orari del mio lavoro! Non dovrò più lottare contro gli sguardi carichi di disprezzo dei miei suoceri e con le occhiate scoraggiate di Noah».

Benny sgranò gli occhi, sorpresa: «Che stronzi snob di merda!»

«Puoi dirlo forte». Nicky si voltò per salutare il cliente che era appena entrato e si trovò davanti... «Daniel»

«Nicky». Le sorrise, cercando di intuire di che umore fosse. «Come stai?»

«Bene, grazie, tu?». Nicky si impose di non pensare alla scena pietosa che gli aveva offerto la sera prima al club.

«Bene, anche io. Ti trovo – la guardò con stupore – raggiante».

Suo malgrado, Nicky si ritrovò ad arrossire. «Grazie. Cosa ti porto?»

«Fammi un hamburger e una birra, tra poco dovrebbero arrivare un paio di amici e c'è la partita». Detto ciò, si andò ad accomodare ad un tavolo. E solo in quell'istante Nicky si accorse che Oneweek (era strano pensare che Daniel e Oneweek fossero la stessa persona) non indossava un completo, ma un normalissimo paio di jeans (ah, che fondoschiena fantastico!) ed una polo.

«Subito». Mentre tagliava un pomodoro per inserirlo nell'hamburger, una domanda si insinuò nella testa di Nicky, scuotendola come fosse uno shaker. Cosa ci faceva Daniel al club, domenica?

Benny la raggiunse al banco. «Nicky, ti sta uscendo il fumo dal cervello, perché sei così pensierosa? È per quel figo che è appena entrato? Ti mangia con gli occhi! Ed ha un culo da urlo».

La ragazza si finse scandalizzata. «Benny!». Poi ridacchiò. «Lo so, l'ho visto il suo fondoschiena!»

«Hai capito la santarellina!». Nicky le diede una gomitata giocosa, poi mise l'hamburger sul piatto e prese la birra, posizionò tutto sul vassoio e si diresse da Daniel.

«Ecco, tieni»

«Grazie! Stasera come torni a casa?».

Nicky si morse il labbro, non ci aveva pensato. Di solito la sera veniva Noah a prenderla in auto e si recavano al di lui appartamento, ma quella sera... O meglio da quella sera non sarebbe più venuto.

«Ahm, prenderò un taxi»

«Bugiarda, non lo farai»

«E allora?»

«Ti porterò a casa io, non ti lascio prendere la metro da sola a quell'ora»

«Non se ne parla! Potresti essere un serial killer, tu!»

«Nicky, sei sempre così gentile con le persone che vogliono darti una mano?»

«No, riservo tutta la mia gentilezza agli aiuti non richiesti!».

Daniel morse l'hamburger. «Mh, è ottimo».

Nicky assunse la sua miglior faccia da poker. «Ci ho sputato dentro».

Il giovane, anziché indignarsi, deglutì il boccone e si passò la lingua sulle labbra. «Devi essere squisita».

La ragazza divenne più rossa dei pomodori che aveva appena tagliato. «Sfacciato!». Sbuffò esasperata e si voltò, giusto in tempo per vedere Noah entrare con il borsone che Nicky gli aveva dato quel pomeriggio.

«Ecco». Glielo poggiò di malagrazia di fronte. «Questa è la tua roba»

«Grazie Noah».

Il giovane lanciò un'occhiata al tavolo di Oneweek. «Mi hai rimpiazzato in fretta».

La ragazza sgranò gli occhi, indignata. «Sei scemo?»

«E io che mi sentivo perfino in colpa! Invece tu hai voltato pagina in fretta. Stavi già flirtando con quello. Dimmi, è forse per questo che hai colto l'occasione di mollarmi?».

Nicky si sentì oltraggiata da quelle allusioni. «Questo è assurdo. Tu che hai scopato con la tua ex mentre eravamo ancora insieme mi rinfacci di aver parlato con un cliente?».

Noah alzò le mani in segno di resa e le voltò le spalle, per uscire dal locale. La ragazza rimase ad osservarlo e lo vide raggiungere Angie e passarle un braccio attorno alle spalle, prima di riprendere la loro passeggiata.

Un'orribile sensazione si fece largo nel petto di Nicky. Noah, il ragazzone che le aveva giurato amore eterno, il penitente che quella mattina era arrivato da lei implorandola di perdonarlo perché la amava e non poteva vivere senza di lei, se n'era appena andato via con quella zoccola. Davvero valeva così poco per lui quello che c'era stato tra di loro? Erano davvero state solo parole, le sue?

Nicky si sentì un'idiota per aver donato così tanto ad una persona così... Non trovava neppure aggettivi per descrivere Noah ed il suo comportamento. Sapeva solo che il cuore ora le doleva, come se Noah lo avesse preso in mano e stretto fino a farne uscire tutto il sangue e ciò che di buono c'era stato tra di loro.

Finita, nel peggiore dei modi.

«Nicky, tutto bene?».

La giovane si riscosse e guardò Missy che la scrutava attentamente. «Sì, no... Posso fare cinque minuti di pausa? Torno subito». La proprietaria del locale annuì e Nicky si diresse verso il retro del locale, ma urtò un ragazzo. «Scusa». Non lo guardò neppure in faccia e corse fuori.

Il ragazzo guardò il suo amico e si strinse nelle spalle, poi insieme raggiunsero Daniel.

«Hey Dan, si può sapere che hai fatto alla tua dolce metà? È appena corsa via sconvolta».

Daniel fissò Colin e Finn. «È appena stato qui il suo ex con quella troia».

I due sgranarono gli occhi e poi annuirono comprensivi. Colin guardò il suo amico: «Vai da lei».

Ma Finn stroncò sul nascere l'ipotesi. «Sta già tornando».

Daniel si voltò ad osservarla e si stupì di trovarla totalmente padrona di sé e non in lacrime o turbata come la sera precedente.

Infatti, quando poco dopo raggiunse il loro tavolo con il blocchetto delle ordinazioni, aveva un sorriso cordiale a illuminarle il viso. «Buonasera ragazzi, cosa vi porto?».

Finn le fece un mezzo sorriso: «Un hamburger ed una birra rossa»

«Per me – Daniel la guardò dritto negli occhi – delle patatine fritte».

Colin, senza staccare gli occhi dalla partita, disse: «Per me quello che hanno ordinato loro». Nicky aprì la bocca, ma fu preceduta da lui: «Sì, sia hamburger che patatine. E anche la birra». La ragazza si allontanò da loro, non prima di sentire Daniel dire: «Sei una fogna, Colin!».

La osservò per tutta la serata, senza prestare la minima attenzione alla partita che Colin e Finn invece seguivano senza perderne neppure un secondo. Era indubbiamente molto bella, ma era anche... Daniel non riusciva a spiegarsi a parole cos'avesse Nicky di tanto particolare da colpirlo. Sapeva solo che non riusciva a togliersela dalla testa.

***

Noah uscì da Missy's con una rabbia cieca in corpo. Nicky si lasciava corteggiare da quell'imbecille – quello del discopub – dopo poche ore dalla loro rottura, incredibile! Aveva pensato – sperato – di trovarla in lacrime e distrutta dal dolore, pronta a fare un passo indietro rispetto alla decisione di chiudere la loro storia, e invece l'aveva trovata rilassata e sorridente. Fino a 10 minuti prima era più che convinto di mollare Angie prima della cena con una qualsiasi scusa, ma in quel momento non era più tanto certo di voler passare la serata (e la notte) da solo. Ecco perché aveva sputato in faccia a Nicky la presenza di Angie. Voleva vederla soffrire, esattamente come lui si era sentito tradito vedendola ridere con l'imbecille del discopub.

***

Daniel si alzò per andare a pagare il conto e captò una parte del discorso tra lei e l'altra cameriera.

«Per quanto mi riguarda, non voglio più avere a che fare con nessun riccone! Sono tutti degli str...». Ma si interruppe quando vide Daniel. «Dimmi»

«Sono venuto a pagare il conto»

«Paghi per tutti e tre?».

Daniel si finse disperato: «Sì, oggi, ahimè, è il mio turno di pagare»

«Sono 26 e 70».

Mentre apriva il portafogli, il giovane approfittò per parlarle. «Allora, il nostro caffè?»

«Daniel...». Gli diede il resto. «Davvero, non mi sembra... opportuno».

Il giovane aprì la bocca per parlare, ma Missy, sbucata da chissà dove, lo anticipò. «Nicky, perché non ne parlate fuori? Puoi andare, per oggi hai finito».

Nicky sgranò gli occhi, mancava ancora mezz'ora. «Ma...»

«Niente ma! Settimana scorsa hai fatto 4 ore in più, quindi vattene!».

Senza diritto di replica, Nicky fu costretta a prendere le sue cose ed uscire dal locale, con Daniel sempre accanto. Senza i suoi amici, magicamente scomparsi.

«Ora posso sapere perché non vuoi prendere un caffè con me?».

Nicky si strinse nelle spalle. «Non voglio deludere le tue aspettative»

«Aspettative?». Daniel sembrava confuso. «Che aspettative credi che io abbia?»

«Non importa, le deluderei lo stesso. Sprecheresti solo tempo»

«Perché?»

«Perché – alzò il pollice per iniziare a contare – se vuoi una scopata e basta non ti conviene provarci con me, perché non la do al primo che capita. Se vuoi – e alzò l'indice – una trombamica, mi dispiace, ma non sono il tipo che intrattiene relazioni senza sentimenti. Se invece cerchi – ed alzò anche il dito medio – una relazione seria, io ne sono appena uscita e non ho le energie e la voglia di iniziarne un'altra tanto presto»

«E se volessi esserti amico?»

«Non vuoi, me lo hai già detto»

«Posso aspettare»

«No che non puoi. Io ora ti direi che non posso sapere quanto tempo impiegherò a riprendermi e tu mi risponderesti che non importa perché sei disposto ad aspettare. Così inizieremmo a frequentarci, tu con la certezza che prima o poi mi aprirò e io già sotto pressione perché saprei che tu ti aspetteresti qualcosa. Poi tu ti stuferesti di aspettare e inizieresti a recriminare sui miei tempi e andrebbe a finire che litigheremmo. Non funzionerebbe, davvero».

Daniel scoppiò a ridere di gusto. «Hai mai provato a scrivere la trama di un film catastrofico? Saresti in grado di arrivare alla fine del mondo partendo da un'unghia scheggiata».

Nicky gli lanciò uno sguardo di fuoco. «Simpatico»

«Mai quanto te, Nicky». Era di fronte a lei e non smetteva di fissarla. «Perché non proviamo a uscire ogni tanto? Senza impegni, aspettative o scadenze, ci conosciamo e vediamo come va».

La ragazza chinò il capo. «Ho bisogno di tempo». Fece un sospiro profondo. «Come avrai capito, la storia con il mio ex è finita... oggi. Non...». Lo guardò in viso. «Non sono pronta per nuove relazioni, di nessun tipo».

Daniel sgranò gli occhi. «Oggi?»

«Sì, non si era capito? Già domenica avresti dovuto intuire che...».

Certamente non poteva dirle che sapeva già tutto. «Ti ho vista piangere, ma non pensavo che...»

«Vederlo con un'altra non è esattamente il sogno di una vita». Fece un sorriso mesto. «Cosa ci facevi al club? Sei un socio?»

«Assolutamente no. Ho accompagnato un amico». Si sentiva un idiota fermo immobile davanti a lei. «Io non scappo. Ci vedremo comunque tutti i giorni, possiamo... iniziare così?»

«Io...»

«Quattro chiacchiere sulla metro, due battute mentre bevo il caffè, tutto qui»

«Va bene». Vide Daniel aprirsi in uno splendido sorriso. «Ma – e il sorriso si spense, quando vide lo sguardo minaccioso della giovane – prova a palparmi il culo ancora una volta senza il mio permesso e ti assicuro che non riuscirai a farlo una terza»

«Promesso!». Le strinse la mano. «Ora vieni, ti accompagno a casa»

«Cosa? No!»

«Nicole, non fare la bambina, dai!»

«Smettila di chiamarmi Nicole, non mi chiamo Nicole»

«E Nicky allora da dove verrebbe?»

«Te lo dico se mi lasci andare a casa in metro»

«Non se ne parla!»

«Allora rimarrai con questa curiosità per sempre».

Daniel rimase per un nanosecondo in silenzio, combattuto, poi trovò la soluzione. «Se ti lascio andare a casa con la metro, tu mi dirai il tuo nome?»

«Sì»

«Bene, andiamo!»

«Cosa? Dove?»

«A prendere la metro». Le lanciò il suo solito sorriso strafottente. «Non mi hai detto che non sarei potuto venire»

«Stronzo»

«Su, su! Coraggio, sputa il nome!».

La ragazza sbuffò contrariata e poi sussurrò: «Dominique».

Daniel sgranò gli occhi e spalancò poco elegantemente la bocca. «Dominique? Dominique? Davvero?»

«Sì»

«E tu ti fai chiamare Nicky?». Lei si strinse nelle spalle, ma non disse nulla. «Tu per me da oggi sei Dom»

«Dom?»

«Dom! Come Vin Diesel in Fast and Furious».

Nicky bloccò la sua camminata. «Mi stai paragonando ad un ammasso di muscoli pelato?»

«No, ti sto paragonando ad un genio della guida spericolata e delle gare clandestine»

«Ah beh – lo fissò con palese sarcasmo – detto così suona proprio meglio, eh!». Arrivarono alla fermata della metro ed attesero.

«E così hai beccato il tuo ragazzo con un'altra?».

Nicky inclinò il capo e lo fissò contrariata. «Non sono affari tuoi».

Daniel la fissò dritto negli occhi: «Di me ti puoi fidare»

«Ahm». Prese un respiro profondo. «In realtà è questo il problema: non so se posso fidarmi di te. Ho riposto la mia fiducia in un – ingoiò tutti gli insulti che le affollarono la mente – ragazzo che mi ha tradita e ora pensi che io abbia il coraggio e la voglia di riporla in una persona che neppure conosco?»

«Non posso dirti che so quello che provi, perché mentirei. Però posso dirti quello che so: so che mi piaci e che vorrei conoscerti meglio. Vorrei approfondire il nostro rapporto, ma non ti farò pressioni». La ragazza si strinse nelle spalle, quasi indifferente. «Perché non mi credi?»

«Sono solo parole, le possono dire chiunque. Se io ora ti dicessi...». Si schiarì la voce. «Il nostro incontrarci in questo momento è un segno del destino, ci siamo incontrati per un motivo preciso, perché siamo fatti l'uno per l'altra e non sono disposta a perdere questa occasione. Non sono disposta a perdere te per colpa delle mie insensate paure. Tu non sei lui». Daniel aprì la bocca per parlare, ma fu preceduto. «Mi crederesti? Sono solo parole, Daniel. Chiunque può mentire»

«Non mi scoraggi, così». Le sorrise, cedendole il passo per salire sulla metro. «Vorrà dire che sarà il tempo a parlare per me»

«Non...».

Il giovane la ammonì con lo sguardo. «No. Non smontare anche questa battuta. Altrimenti ho finito le frasi da film da usare!». Nicky, suo malgrado, scoppiò a ridere. «Finalmente una risata! Credevo di non sentirla più»

«Eccola, questa è un'altra frase da film. Fammi indovinare, hai un libricino dove le annoti tutte?»

«Libricino?». Daniel si finse indignato. «Ormai siamo nell'era digitale! Ho un documento sul mio smartphone. Lo tengo aggiornato». Vederla ridacchiare gli fece risollevare il cuore. Finalmente, dopo le lacrime, la rabbia e il cinismo, ricompariva la Nicky – o meglio Dom – che lo aveva colpito.

«Hey? Tutto a posto?»

«Sì, certo!». Non si era neppure reso conto di essersi incantato ad osservarla. «Tra quante fermate dobbiamo scendere?»

«La prossima, genio! È la tua stessa identica fermata»

«Oh, giusto». Ritornarono in superficie e una fresca brezza li accolse, facendo stringere Nicky nella sua giacchetta. «Hai freddo?»

«Daniel, sei un cliché vivente!». Il ragazzo la fissò senza capire. «Andiamo – gli lancio uno sguardo eloquente – Hai freddo?».

Solo in quell'istante ricollegò tutto. «Ma io dicevo sul serio!». Si discolpò con il sorriso sulle labbra. «Ti ho vista rabbrividire! Per una volta non era voluto!»

«Bene». Si fermò. «Non ti ringrazierò per avermi accompagnata, perché mi hai fregata con la storia del nome, perciò... Buonanotte».

Daniel le si avvicinò, ma, non appena la vide irrigidirsi, si bloccò. «Buonanotte Dom. A domani».

A discapito di quanto Daniel le aveva augurato, quella di Nicky non fu una buona notte. A tormentare il suo sonno ci furono parecchi incubi nei quali, a farla da padroni, c'erano Noah ed Angie.

 

 

Il mio angolo.

Buonasera, cari sparuti lettori, tutto a posto?

In questo capitolo abbiamo un tenacissimo Daniel che riesce a strappare la promessa di qualche chiacchiera a Nicky (finalmente scopriamo come si chiama XD)

Un grazie a tutti gli irriducibili che resistono e continuano a leggere i miei capitoli, i misericordiosi che trovano qualche minuto per lasciare un commento (se ci saranno) e gli impavidi che inseriscono la storia tra le Preferite/ricordate/seguite.

Abraçada,

Softkitty

ps Spero non ci siano errori!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


In metro con amore

 

Capitolo 7

 

«Allora, Dan, racconta! Com'è andata?».

Daniel scrutò Colin che, di fronte a lui poggiato alla porta del suo ufficio, lo fissava con impazienza. «Cosa ci fai qui?»

«Passavo da queste parti...»

«Sei un pettegolo!». Risero entrambi, poi Dan raccontò all'amico della serata precedente.

«Wow, il lampione l'ha proprio fatta a pezzi»

«Sì, ma non importa. Ora ci sono io»

«E bravo il nostro Danny! E poi basterà mostrarle il tuo cognome e ti spalancherà...»

«No! Ha già detto che con i ricconi non vuole avere nulla a che fare. Se le dicessi la verità ora scapperebbe a gambe levate»

«Ma...»

«Glielo dirò, solo... Non ora. Non è il momento adatto»

«E quindi cosa farai? Interpreterai la versione moderna de Il principe cerca moglie?».

Daniel si poggiò allo schienale della sua poltroncina. «No, ho solo bisogno che lei inizi a fidarsi di me... Non voglio perderla per un pregiudizio»

«Secondo me, sbagli! E se te lo dico io, vuol dire che stai facendo una cazzata colossale». Daniel non disse nulla, così Colin spostò la conversazione su argomenti più leggeri e poi si salutarono.

Daniel osservò a lungo la targhetta splendente sulla porta del suo ufficio.

Daniel S. Fisher Morris – Studio Legale Morris e figli

***

«Nicky, che brutta cera che hai! Dormito poco?».

Certamente Missy non era dotata di tatto. «Buongiorno anche a te, Missy. Sì, ho faticato a prendere sonno»

«Brutti pensieri?»

«Decisamente»

«Vedrai, ti passerà. A proposito – le porse un sacchetto di carta – per te».

Nicky lo aprì e trovò dentro una brioche alla crema. «Grazie Missy, non...»

«Oh, no no! Non sono stata io, leggi». La ragazza voltò il sacchetto.

Ti auguro una dolce giornata

Buon lavoro,

Dan

«Ma che...?»

«Non è stato carino? Quanto sei stata con quel Noah? Due anni? Tre? Non aveva mai fatto niente di simile!». Missy aveva già gli occhi a cuoricino, mentre si lanciava nel racconto di quella che sarebbe stata la sua appassionante storia d'amore con Daniel, che sarebbe culminata con un matrimonio da favola e quattro gemelli, tutti belli come i due genitori.

Nicky rinunciò a contraddirla e diede la brioche a Benny, che, ignara di tutto, la divorò in un istante.

Sapeva di doversi sentire lusingata per quel piccolo gesto, ma... C'era un ma che neppure lei riusciva a spiegarsi. Le dava fastidio che quel ragazzo, per quanto bello e simpatico, si prendesse queste libertà nei suoi confronti. Stava violando il suo spazio vitale. Aveva bisogno di respirare.

Un'ora dopo il suo arrivo, Daniel fece il suo ingresso nel locale. Benny lo salutò cordialmente, Missy gli rivolse un sorriso smielato e Nicky fece una piccola smorfia di fastidio.

«Ciao Dom»

«Daniel»

«Come stai?»

«Bene, tu? Cosa ti porto?»

«Bene, grazie. Preparami uno spritz, per favore». La ragazza gli voltò le spalle e si mise all'opera. «Allora, piaciuta la brioche?»

«L'ho data a Benny».

Daniel si stupì. «Perché? Era per te»

«Lo so, ma non mi andava. Così piuttosto che buttarla...». Si strinse nelle spalle.

«Non hai gradito il gesto? Sii sincera, per favore»

«Non particolarmente. Non c'era alcun bisogno di farlo»

«Volevo solo che sapessi che ti penso». Eccola, la prima frase fatta del giorno. Normalmente sentendosi rivolgere queste parole, la ragazza del film romantico avrebbe trattenuto il fiato, sarebbe arrossita e avrebbe distolto lo sguardo dal suo principe azzurro. Ma lei non era in un film romantico e, soprattutto, lei era Nicky.

«Non disturbarti troppo. Credo tu abbia sicuramente qualcosa di più importante a cui pensare»

«Può darsi, ma sicuramente non altrettanto affascinante».

Nicky gli posò il calice davanti. «Senti, Daniel... Non avevi detto che avremmo fatto due chiacchiere ogni tanto e che mi avresti lasciato vivere la situazione con i miei tempi? Bene, perché a me invece sembra che tu ci stia provando spudoratamente»

«Dom – sorseggiò un po' del suo aperitivo – se ci stessi provando seriamente con te, saremmo già nel retro a darci dentro».

La ragazza accusò malamente il colpo. Davvero la reputava una ragazza facile? «Vado a servire gli altri clienti»

«Non c'è nessuno»

«Vado a pulire i tavoli». Uscì da dietro il bancone e si diresse verso i tavoli, ma Daniel fu più svelto di lei ed allungò un braccio per bloccarla. «Lasciami, devo lavorare»

«Che ti ho detto per farti incazzare così? Non era mia intenzione...»

«Non sono incazzata, ora togli la tua mano dal mio braccio».

Si liberò dalla presa e pulì minuziosamente tutti i tavoli del locale, facendoli splendere come mai prima di allora. Quando tornò al bancone, era quasi rilassata.

«Stasera passo a prenderti in auto, così ti riporto a casa». La calma acquisita in quei minuti si dissipò immediatamente.

«Non serve, Daniel»

«Ma...»

«Per favore, lasciami in pace. Non sei mio padre! Non devi preoccuparti così».

Il giovane chinò il capo. «Volevo solo essere gentile»

«Non c'è bisogno che tu mi faccia da balia, Daniel, davvero. Ti ringrazio per le attenzioni e le premure che mi rivolgi, però...»

«Voglio solo che tu sia al sicuro».

Nicky aprì la bocca per parlare, ma Missy la precedette. «Zucchero, sarei più tranquilla anche io. Prima veniva Noah a prenderti, ma ora... la metropolitana la sera non è un bel posto da frequentare. Soprattutto da sola».

La ragazza si sentì con le spalle al muro. Missy era abilissima a giocare sporco. «Daniel, sei sicuro che per te non è un problema?»

«Mi farebbe piacere»

«Allora... va bene».

Daniel si alzò dallo sgabello. «Allora passo questa sera, arrivederci Missy! A più tardi, Dom». Pagò ed uscì, lasciandola in balia della sua datrice di lavoro.

«Che gentiluomo!»

«Sì, sì. È educato, gentile, premuroso e tutto quello che vuoi, però non...». Si bloccò, incerta su cosa dire. «La storia con Noah è...»

«Zucchero, prenditi tutto il tempo che ti serve. Ho la netta impressione che quel ragazzo non mollerà l'osso molto facilmente»

«Mi stai paragonando ad un osso?». Nicky si finse indignata, ma poi scoppiò a ridere. «Stanno arrivando dei clienti, vado a lavorare! Non vorrei che la mia capa mi licenziasse». Missy le sorrise bonaria e la osservò allontanarsi con il blocchetto delle ordinazioni e la penna stretti in mano. Era proprio una brava ragazza.

***

Nicky mise anche l'ultima sedia sul tavolo e andò a prendere il secchio ed il mocio per pulire il pavimento, mentre Benny finiva di passare la scopa.

Quando tornò nel locale, ad attenderla c'era Daniel. «Ciao Dom»

«Daniel, sei in anticipo». Gli mostrò lo spazzettone. «Dieci minuti e ho finito»

«Non ti preoccupare, fai con calma». Rimase ad osservarla pulire il pavimento, ipnotizzato dai suoi movimenti. O meglio, ipnotizzato dal suo fondoschiena. Come avrebbe fatto a resistere?

«Ecco fatto. Sono pronta». Nicky era di fronte a lui con la borsa in spalla e una enorme felpa sotto braccio. «Ciao Benny, a domani! Buonanotte Missy». Le due li salutarono e la coppia poté uscire dal locale. «Daniel, non sei obbligato a...»

«Dom, non pensarci neppure. Voglio darti un passaggio».

La ragazza sbuffò sconsolata. «Grazie». Daniel si fermò di fronte ad un'automobile decisamente poco economica. «Wow, è tua?»

«Sì, sali. Non ti mangia».

Nicky salì, molto meno rilassata di prima e decisamente più guardinga. «Non ci conosciamo per niente».

Il giovane la guardò sorridendo. «Lo so, per questo volevo uscire con te, per conoscerci meglio»

«Mi chiamo Dominique Stanton, detta Nicky. Ho ventidue anni e lavoro da Missy's»

«Mi chiamo Daniel Stephen Fisher, ho ventisette anni e sono un avvocato»

«Avvocato?»

«Sì, mi sono laureato un paio di anni fa e ora lavoro in uno studio legale»

«Caspita!». Nicky non era per nulla entusiasta, sentiva puzza di guai. «La tua famiglia deve essere orgogliosa di te»

«Tantissimo, soprattutto perché non hanno dovuto sborsare un centesimo per il college, visto che ho vinto un borsa di studio». Quel commento la fece parzialmente tranquillizzare. Forse la sua famiglia non era ricca sfondata. Forse. «Tu invece?»

«Io? Sono laureata in Lettere, alla ricerca di un lavoro. Per poter pagare le bollette per ora lavoro da Missy»

«Fratelli o sorelle?»

«No, sono figlia unica. Tu?»

«Ho un fratello maggiore. Si chiama Nelson ed è sposato con Terry. Lui è un avvocato come me, mentre la mia santa cognata era una brillante farmacista»

«Era?»

«Sì, da quando è rimasta incinta e poi ha partorito, ha deciso di occuparsi esclusivamente di Taylor»

«Taylor? Taylor come Taylor Momsen o Taylor come Taylor Kinney?». Daniel si voltò a guardarla, interrogativo. «Femmina o maschio?»

«Oh! Maschio!»

«Allora Taylor come Taylor Kinney»

«Dovrei sapere chi è?»

«Certo che sì! È un attore. Hai mai visto The Vampire Diaries?». Il giovane scosse il capo. «Chicago Fire?»

«Nemmeno»

«Sei un caso disperato!». Sospirò, fingendosi sconsolata. «Beh, è il futuro marito di Lady Gaga»

«Il mio nipotino non sposerà una come Lady Gaga!». Il tono era sconvolto. «Non glielo permetterei!».

Nicky finse innocenza, mentre rideva sotto i baffi. «Andiamo, cos'hai contro Lady Gaga?»

«Ma l'hai vista? A mio fratello prenderebbe un colpo se tra qualche anno Taylor gli presentasse un elemento del genere». La ragazza scoppiò a ridere per la seria preoccupazione di Daniel che, dal canto suo, non poté non unirsi a quella risata contagiosa. «Credo che dirò a mio fratello di cambiargli il nome. Gli suggerirei Brad»

«Brad?»

«Sai com'è, se si porta a casa prima una come Jennifer Aniston e poi Angelina Jolie...».

Nicky rise di nuovo. «Dovevo immaginarlo». Si guardò attorno. «Ecco, questa è la nostra fermata della metro. Posso scendere qui»

«Non essere sciocca. Ti accompagno a casa, se mi dici dov'è»

«Viale dei Ciliegi, 17»

«Simpatica, Mary Poppins, vuoi volare a casa con l'ombrello? O ti accontenti di questo mezzo per comuni mortali?»

«Mica tanto per comuni mortali! Non tutti se lo possono permettere». Gli lanciò un'occhiata significativa. «Comunque abito in quel condominio laggiù». Daniel lo raggiunse ed accostò. «Grazie per il passaggio, ma davvero, non era necessario»

«Lo era. Così ho passato un po' di tempo con te»

«Ah! Ah! Frase da film»

«Ops! Beh, allora...». Si bloccò guardandola in quegli occhi verdi. «Ci vediamo domani»

«D'accordo Daniel. A domani, buonanotte». Si chiuse la portiera alle spalle ed entrò nel suo condominio accompagnata dal rumore dell'auto di Daniel che si allontanava nella notte.

***

Daniel parcheggiò l'auto nel garage e salì nel suo appartamento, aveva bisogno di rilassarsi. L'aveva avuta così vicina, così... E non l'aveva baciata.

Il diavoletto sulla sua spalla sinistra lo guardava carico di delusione e compassione, mentre l'angioletto alla sua destra gli lanciava sguardi carichi di ammirazione.

Aveva fatto la cosa giusta? Probabilmente sì, perché era troppo presto. Perché Dom si sarebbe ritratta, perché l'avrebbe fatta scappare a gambe levate e per mille altri motivi più che validi. Però si sentiva un idiota. Almeno in parte. Aveva bisogno di bere. Decisamente.

E fu il suo angioletto a dargli una pacca sulla spalla, come a dire: vedrai che il tempo ti ripagherà.

 

 

Il mio angolo.

Buonasera, cari e devoti lettori, tutto bene?

Eccoci alle prese con Dan e Dom. Quante di voi vorrebbero essere al posto di Nicky? ;)

Un grazie a tutti i santi che resistono e si ostinano a leggere i miei capitoli, i misericordiosi che trovano qualche minuto per lasciare un commento (se ci saranno) e i coraggiosi che inseriscono la storia tra le preferite/ricordate/seguite.

Bisous,

Softkitty

ps Spero non ci siano errori!

Risponderò alle recensioni passate, presenti e future asap! :*

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


In metro con amore

 

Capitolo 8

 

Nicky si svegliò tardi quella mattina e si prese tutto il tempo necessario per alzarsi con calma e prepararsi a pulire casa. Non che fare i mestieri le piacesse da morire, però la casa necessitava di una bella pulita almeno una volta a settimana, se voleva evitare di navigare nella polvere e di essere sfrattata dagli acari.

Si armò di pazienza, stereo, spolverino e guanti e iniziò la sua personale battaglia contro la polvere. Doveva eliminarne ogni più piccolo granello, sterminando ogni singolo minuscolo acarino che aveva deciso di mettere su famiglia tra i suoi soprammobili. Sarebbe diventata una serial killer di acari. Già si immaginava come una moderna Godzilla che distruggeva le loro piccole abitazioni scatenando il panico e mietendo vittime a tappeto. Nessuno sarebbe sopravvissuto.

Qualche ora e uno spolverino più tardi, Nicky si ritenne soddisfatta del risultato. L'appartamento riluceva come uno specchio e la proprietaria si meritava una doccia, prima di andare a cena dai coniugi Cassidy.

Fare le pulizie l'aveva aiutata a non pensare a Noah e Angie e soprattutto a Daniel. Non voleva ripensare alla sera precedente, alle risate che si erano fatti in auto mentre la riportava a casa. E più di ogni altra cosa non voleva ripensare a quanto si fosse stupita della galanteria di Daniel che aveva mantenuto le distanze e non aveva provato a baciarla, neppure sulla guancia.

Si era comportato egregiamente.

Ma quanto c'era di vero in quel suo trattenersi?

Le tornarono alla mente le parole di qualche giorno prima.

No, è da quando sono entrato che muoio dalla voglia di scioglierti i capelli e baciarti

Si era trattenuto per lei? Avrebbe preferito andare oltre?

Come poteva pretendere da lei che gli si affidasse di sua spontanea volontà, senza impegni e senza pressioni? Non era in grado di farlo perché sapeva cosa voleva Daniel, ma non ciò che invece desiderava lei. Era troppo presto, troppo confusa, troppo e basta.

Il suo cuore non era ancora guarito dalle ferite che Noah gli aveva inferto e il suo cervello aveva attivato la protezione totale, per permettergli di riprendersi ed evitare ulteriori danni.

E il suo cervello in quel momento le diceva che frequentare Daniel era decisamente una pessima idea.

Indossò scarpe da ginnastica, jeans e t-shirt ed andò dal fiorista prima di andare al cimitero. Nicky andava a trovare i suoi genitori una volta alla settimana, deponeva un mazzo di fiori e restava qualche minuto ad osservare la foto di Alan e Sarah Stanton nella speranza che, ovunque essi fossero, il suo pensiero potesse raggiungerli.

La tappa successiva era casa Cassidy. Quando suonò il campanello, ad aprire fu Elizabeth Cassidy che la abbracciò senza darle il tempo di aprire bocca. «Dominique cara!». Le posò un bacio sul capo ed inspirò il suo profumo, proprio come sua madre aveva sempre fatto quando era piccola.

«Ciao Elizabeth! Ti sono mancata?».

La donna la guardò posandosi le mani sui fianchi. «Non sai quanto! Settimana scorsa non sei venuta!»

«Lo so, ma Benny è stata malata e ho dovuto coprire metà dei suoi turni. Mi dispiace»

«Non importa, vieni! Diane è appena arrivata e Peter sta sfornando la sua torta segreta».

Peter ed Elizabeth Cassidy erano i suoi secondi genitori. Erano stati accanto a lei e a suo padre quando sua madre era morta e da quel momento non li avevano più lasciati. Inizialmente Nicky aveva pensato che tutte le attenzioni che riservavano loro, gli inviti a pranzare o cenare insieme servissero per non far sentire a lei la mancanza di sua madre. Col senno di poi, capì che lo avevano fatto non solo per lei, ma anche per evitare che suo padre andasse in pezzi, chiudendosi nel ricordo del suo amore ormai perduto.

«Dominique, come sta Noah?». Quella domanda di Peter la riportò bruscamente alla realtà.

Elizabeth lo fulminò con lo sguardo, mentre Diane sgranò gli occhi, allarmata. «Papà!»

«Ci siamo lasciati». Nicky sorseggiò un po' d'acqua. «Diciamo che lui ha preferito concentrarsi su altri esseri di sesso femminile»

«Che gran figlio di...!». L'imprecazione di Peter fu sovrastata dalle risate di Diane per la faccia scandalizzata della madre. «Scusate»

«Non importa. In fondo non avresti detto nulla di sbagliato! Ora sono single e decisamente non in cerca dell'anima gemella». Per fortuna il discorso fu abilmente sviato da Diane che invitò il padre a tagliare la torta e mangiarla.

La torta segreta di Peter Cassidy era il dolce immancabile che mangiavano ogni volta che pranzavano o cenavano insieme. Benché la ricetta non fosse così segreta, il dolce altro non era che una torta al cioccolato con marmellata di albicocche, era una tradizione dei Cassidy che l'uomo di casa la preparasse per le riunioni di famiglia. Peter le aveva raccontato che quello era un modo per dimostrare alla propria consorte la gratitudine per la sua devozione alla famiglia ed il rispetto per il duro lavoro di moglie, madre e casalinga. Peter aveva visto suo nonno prepararla per anni ogni settimana e, come lui, anche suo padre l'aveva preparata ogni domenica nella quale Peter, Elizabeth e Diane erano a pranzo dai suoi genitori. E così avrebbe fatto lui ogni volta che Diane e Nicky avrebbero accettato i loro inviti. E lo avrebbe insegnato al marito di Diane. E anche al marito di Nicky, perché, benché non fosse una Cassidy di sangue, Dominique era per lui ed Elizabeth come una figlia.

Alla fine della serata Nicky uscì da casa Cassidy con lo stomaco pieno di cibo e con il cuore pieno di affetto.

Elizabeth accompagnò le due giovani alla porta, guardandole sconsolata. «Dovremo aspettare un'altra settimana prima di rivedervi?»

«Credo di sì – disse Nicky stringendosi nelle spalle – vi chiamo appena saprò quale sarà il mio giorno libero settimana prossima».

Diane abbracciò la madre. «Mamma, sei sempre la solita»

«Coraggio tesoro – Peter comparve dietro la moglie e le sorrise bonario – le nostre piccole hanno spiccato il volo, è giusto che abbandonino il nido».

Elizabeth lo fulminò con lo sguardo. «Oh, smettila di prendermi in giro e fila a preparare la tisana per dormire. Ciao ragazze! Ricordatevi di chiamarci, ogni tanto».

Nicky e Diane ridacchiarono e si allontanarono tranquille. «I tuoi genitori sono proprio forti»

«Sì, sai, quando li vedo così uniti, nonostante siano passati...». Si bloccò, facendo mentalmente il conto. «Quasi trent'anni da quando si sono conosciuti, penso che hanno avuto una gran fortuna ad incontrarsi»

«Lo credo anche io! Sono perfetti insieme»

«Tu piuttosto? Come stai?».

Nicky rimase in silenzio per qualche secondo prima di rispondere. «Sto». Sospirò. «Ho passato momenti migliori, ma non è una tragedia. Anzi, credo che alla fine sia un bene che sia finita. In questi giorni ho scoperto lati di Noah che non credevo esistessero e che assolutamente non mi sono piaciuti. Quindi, meglio aver scoperto tutto ora, piuttosto che... dopo»

«Sei incredibile, riesci sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno. Non so come tu faccia, ti invidio!».

Nicky decise di stemperare la tensione. «Andiamo! Diane Cassidy, figlia dell'ex primario di cardiochirurgia, nonché docente nel college più prestigioso dello stato Peter Cassidy invidia me? Questa sì che è buona!». Diane le diede una gomitata e scoppiò a ridere. Erano amiche anche per questo. Nonostante infatti la famiglia Cassidy fosse economicamente più florida, rispetto agli Stanton, non erano mai stati particolarmente avvezzi a tutte le stramberie dei ricconi (come le definiva Peter) come golf club, lezioni di piano o di galateo. Non che Diane fosse una zoticona, ma decisamente non era una snob come... meglio non fare paragoni.

«Ti va di andare a fare colazione domani?»

«Certo, purché non sia troppo presto, Diane»

«Tranquilla, domani ho il turno all'ospedale di pomeriggio». Diane si stava laureando in ginecologia ed ostetricia ed il suo corso di studi prevedeva un tirocinio di mille miliardi di ore, la maggior parte delle quali spalmate durante la notte. «Facciamo che ci vediamo per le 10 e andiamo da Barry»

«Ok, però non dirlo a Missy, altrimenti mi licenzia». Nicky le fece l'occhiolino e la salutò, scomparendo dietro l'angolo e dirigendosi verso il suo condominio.

Adorava quelle serate in famiglia, le ricordavano che, nonostante i suoi genitori fossero morti, non era sola e aveva ancora delle persone che la amavano come una figlia e una sorella.

***

Il mattino successivo, Nicky fu svegliata dal telefono.

«'nto»

«Nicky, ti ho svegliata? Scusa! Volevo dirti che questa mattina non posso venire a fare colazione! Mi hanno appena cambiato il turno e inizio tra dieci minuti».

La giovane cercò di registrare le parole dell'amica. «Mh, va bene, buon lavoro». Chiuse la comunicazione e guardò la sveglia. 6.50

L'avrebbe picchiata. Molto lentamente.

Quando si sarebbe svegliata. Sprofondò di nuovo tra le lenzuola per un'altra ora, prima di alzarsi ed andare a fare la spesa. L'orario ideale per entrare nel supermercato e non dover fare slalom tra mille carrelli e passeggini, era quello di apertura.

Diane la prendeva sempre in giro, dicendo che aveva le abitudini di una vecchia zitella, ma Nicky non sopportava di dover fare la coda alla cassa inutilmente, non tollerava i bambini che toccavano qualunque cosa sporgendosi dai carrelli e soprattutto odiava l'ansia e la fretta che tutti sembravano avere all'ora di chiusura.

Prese il suo carrello ed iniziò a vagare per tra gli scaffali, seguendo la lista che aveva scritto la mattina precedente.

«Nicky?».

La ragazza alzò lo sguardo e si trovò davanti un ragazzo dall'aria familiare, dai capelli rasati e gli occhi castani. «Non credo di conoscerti»

«Oh, scusa! Sono Finn un amico di Daniel».

I due si strinsero la mano. «Ora ricordo! Hamburger e birra rossa»

«Sì, sono io!». Rise. «Anche tu qui a fare la spesa? Non ti ho mai vista»

«Di solito vengo sempre a quest'orario, così evito il caos».

Finn alzò le mani teatralmente, in segno di resa. «Confesso! Sono io ad essere fuori orario! A dir la verità, con il lavoro che faccio, non ho un orario o un giorno fisso».

«Che lavoro fai?»

«Sono un medico». Le sorrise. «Solo che la gavetta è lunga. E i turni al pronto soccorso massacranti»

«Immagino»

«Come va con Danny?»

«Dottore, credo tu abbia già tutti gli elementi per fare una diagnosi! Non hai bisogno che te ne parli io, sbaglio?»

«Touché! Speravo di scucirti qualche informazione!»

«Troppo ingenuo, dottore!»

«Bene, ora è meglio che vada! Mi ha fatto piacere vederti, Nicky! Salutami Danny e mi raccomando, dagli una possibilità! È un ottimo ragazzo». Le fece l'occhiolino e si allontanò. Che strambo personaggio!

Raggiunse casa carica di borse e sistemò tutta la spesa, soddisfatta di non essersi dimenticata nulla, come al solito.

Mangiò in tutta tranquillità e poi si preparò per andare al lavoro. Quel giovedì il cielo era limpido e Nicky decise che avrebbe fatto quattro passi, la metro quel giorno non l'avrebbe vista. Camminava assaporando il profumo dell'aria primaverile, quando vide di fronte a sé...

«Willa!»

«Nicky! Ti ho trovata!». Le si fiondò tra le braccia. «Mi sei mancata! Come stai?»

«Io bene, tu?»

«Vorrei scappare da casa mia! Quel coglione di mio fratello sta frequentando di nuovo quella zoccola di Angie! E mia madre e mio padre sono al settimo cielo! Non fanno che dire quanto sia bella Angie, quanto sia ricca la sua famiglia, quanto sia perfetta per Noah...»

«Willa, calmati». Le sorrise dolcemente. «Vieni, andiamo da Missy, devo iniziare il mio turno, se vuoi puoi stare lì per un po'»

«Grazie Nicky». La abbracciò di nuovo. «Posso stare da te?»

«Non se ne parla. Ti manca pochissimo al finire la scuola e diventare maggiorenne. Poi potrai scegliere un campus lontano e trasferirti. Lo sai che non posso tenerti con me»

«La vita fa schifo»

«Non essere così cinica, dai»

«Odio la mia famiglia»

«Ma è pur sempre la tua famiglia». Le accarezzò i capelli. «Ora vieni, Missy sarà felicissima di vederti». E, come Nicky aveva pronosticato, la proprietaria del locale fu entusiasta di rivederla e la riempì di attenzioni e di muffin, facendola divertire come una pazza.

«Nicky, ora devo andare a casa»

«Corri, non vorrai arrivare in ritardo». Le strizzò l'occhio. «Chiamami quando vuoi»

«Grazie Nicky! Ti voglio bene!». Le schioccò un bacio sulla guancia e corse via.

«Certo che quella ragazza è così diversa da suo fratello».

Nicky annuì al commento della sua capa. «Sì, è un angelo. Se non somigliasse così tanto a Noah, penserei che sia stata adottata». Si asciugò le mani. «Vado a pulire quel tavolo»

«Aspetta un secondo, zucchero! Non mi hai detto com'è andata con quel giovanotto?»

«Mi ha riaccompagnata»

«E...?».

Nicky sbuffò, fingendosi esasperata: «Quanto sei indiscreta, Missy»

«Ormai sono vecchia e fuori dal mercato! Lasciami divertire a fare la pettegola!»

«Non è successo nulla»

«E allora perché ieri è arrivato qui convinto di vederti?»

«Perché non gli ho detto che era il mio giorno libero»

«E perché non glielo hai detto?».

Nicky si strinse nelle spalle. «Non me lo ha chiesto». Prese la spugna e sgusciò via, prima che Missy potesse ribattere.

Il turno fu un delirio. Quella sera sembrava che nulla fosse più interessante di Missy's e il mondo si era riversato in quel locale, affollandolo.

Nicky, Venice e Missy furono più che contente di vedere la mezzanotte avvicinarsi. Pulirono tutto da cima a fondo, facendolo tornare al suo splendore originario.

«Ragazze, siete state bravissime questa sera!»

«Grazie Missy, ora però io me ne vado a casa! Ho bisogno di una doccia e di una bella dormita! A domani! Buonanotte anche a te, Venice»

«Notte Nicky»

«Notte zucchero». Uscì dal locale e si avviò alla metro. Non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura, ma si era aspettata di vedere Daniel entrare nel locale per farle un saluto. Invece non si era presentato.

Sospirò. Forse aveva capito che con lei sarebbe stata una battaglia persa. Aria. Finalmente.

Arrivò a casa sua e chiuse il mondo fuori, come al solito. Quello era il suo rifugio e niente era più gratificante per lei del silenzio e della pace che la attendevano varcata quella soglia.

***

«Oggi ho visto Nicky». Finn buttò lì quell'affermazione con indifferenza, mentre osservava di sottecchi Daniel.

Come prevedibile, l'amico si ingozzò con la birra ed iniziò a tossire. Quella sera non erano andati al locale dove lavorava la ragazza, per esplicita richiesta di Dan.

Colin gli diede delle pacche sulla schiena e guardò Finn scuotendo il capo: «Amico, un po' di tatto! Vuoi far morire il nostro Danny prima del tempo?».

Finn scrollò le spalle, con tutta la noncuranza di cui disponeva. «Era per fare conversazione. Tanto Danny ha detto che vuole allentare la presa, perciò...».

In effetti, Daniel aveva pensato di rallentare un po'. Fosse dipeso esclusivamente da lui, probabilmente Nicky sarebbe già stata sua. Ma, purtroppo per lui, Nicky non era dello stesso avviso. Stava molto sulle sue e non apprezzava particolarmente i suoi tentativi di farla sentire importante. Forse quello di cui aveva bisogno era spazio. E anche un po' di tempo. Deciso a portare avanti questa sua idea, Daniel non si era presentato al locale quel giorno. Il diavoletto sulla sua spalla sinistra però, ci tenne a precisare che non era solo quello il motivo per il quale, in un certo senso, le aveva dato buca. Gli costava ammetterlo, ma era rimasto male il giorno precedente quando, entrando sorridente nel bar, non l'aveva trovata. Era il suo giorno libero e non si era degnata di dirglielo.

Si riscosse da quei pensieri e fissò Finn. «L'hai vista? Posso sapere dove?»

«Al supermercato vicino a casa mia. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere»

«E...?». Daniel era visibilmente curioso.

«E basta»

«Finn, non fare lo stronzo»

«Mh – si finse indeciso – credo di volerti sentir dire che ti interessa, prima di continuare a parlare»

«Ok, ok!». Sbuffò. «Mi interessa sapere di Nicky. Ora parla»

«Mi ha detto che va sempre di mattina a fare la spesa, così incontra meno gente e basta». Si illuminò. «No! Scherzavo! Le ho anche detto di darti una possibilità».

Colin scoppiò a ridere, mentre Daniel mollò l'hamburger che aveva in mano. «Non ci credo»

«Giuro che gliel'ho detto»

«Sei un cretino».

Colin si intromise: «Concordo con Danny».

Ma Finn si batté una mano sul petto, orgoglioso. «Mi ringrazierai».

 

 

Il mio angolo.

Buonasera, sparuti lettori, tutto bene?

Scusatemi se non mi dilungo, ma sono moolto incasinata! Spero di riuscire a postare, settimana prossima!

Un grazie a tutti i santi che resistono e si ostinano a leggere i miei capitoli, i misericordiosi che trovano qualche minuto per lasciare un commento (se ci saranno) e i coraggiosi che inseriscono la storia tra le preferite/ricordate/seguite.

Abraçada,

Softkitty

ps Spero non ci siano errori!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


In metro con amore

 

Capitolo 9

 

«Nicky, sei pronta per un week-end di fuoco?».

La ragazza sorrise alla collega. «Certo, sono nata pronta, Benny. Tu piuttosto?»

«Non sono mai pronta per affrontare la bolgia del fine settimana!». Aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma si bloccò a causa della persona che era appena entrata nel locale. «Mi sa che hai visite»

«Cosa...?». Nicky si voltò e si trovò davanti Noah. «Ciao».

Era teso e arrabbiato. «Lascia stare mia sorella»

«Scusa?»

«Oh, andiamo!». La fissò esasperato. «Non fare l'ingenua! So che l'hai vista!»

«E allora?»

«Allora? Willa è una bambina e non deve frequentare cattive compagnie!».

Per Nicky fu come ricevere uno sputo in faccia. «Cattive compagnie? Io sarei una cattiva compagnia per Willa?»

«Fino alla settimana scorsa, voleva frequentare l'università qui, ora, come per magia, vuole andare dall'altra parte della nazione»

«E cosa c'entro io?»

«Scommetto che l'hai convinta tu! Vuoi vendicarti allontanandola da me? Sei patetica».

Nicky fece un respiro profondo, cercando di soffocare la voglia di fargli del male fisico. «Se hai finito di renderti ridicolo ed incolparmi di cose che non ho fatto e non farei mai, sei pregato di uscire da questo posto. Devo lavorare».

Noah sgranò gli occhi, incredulo. «Hai il coraggio di negare?»

«Tu stai chiedendo a me se ho il coraggio? Cazzo Noah, ti ascolti quando parli? Siamo stati insieme 3 anni e hai il coraggio di pensare che farei una cosa del genere? Io? Tornatene dalla tua cazzo di famiglia e dalla tua adorata zoccola. Willa è più matura di te. Sa scegliere e non ha bisogno che qualcuno le dica cosa è meglio per lei. Se ha deciso di andarsene è perché non sopporta tua madre e tuo padre, ma pensava di avere un appoggio in te». Le fece un sorriso amaro. «Che però hai deciso di rientrare all'ovile ed adeguarti ai loro desideri». Lo vide impallidire, ma non fermò la sua arringa. «Se ne vuole andare a chilometri di distanza perché non sopporta la sua famiglia. E non è assolutamente colpa mia se siete un branco di ricchi snob idioti più interessati alle apparenze che ai desideri di Willa». Lo guardò schifata. «E, per quanto io sia d'accordo con la sua decisione, non sono stata io a darle quell'idea. Il fatto che voi la reputiate incapace di decidere da sola la dice lunga su quanto poco la conosciate e quanta poca fiducia abbiate in lei». Gli indicò la porta. «Ora, se hai finito di lanciare false accuse e di offendermi, ti pregherei di toglierti dai piedi. Insudici l'aria».

Noah cercò di riprendere il controllo di sé. «Sì, me ne vado. Angie mi aspetta». La guardò negli occhi. «Stai lontano da Willa». Nicky non si prese neppure il disturbo di controbattere e voltò le spalle definitivamente a Noah e a tutto ciò che aveva condiviso con lui, chiedendosi come avesse fatto a passare tre anni della sua vita ad amarlo. Come aveva potuto essere così stupida? Chi era Noah Parker? Il ragazzo dolce che aveva avuto accanto o lo stronzo che l'aveva distrutta negli ultimi giorni?

«Tutto bene?». Missy le posò una mano sulla spalla, sorridendole incoraggiante. «Vuoi andare a casa?»

«Tutto a posto. Sono pronta per lavorare, Missy!». Le fece un sorriso, molto simile ad una smorfia di dolore, e sparì tra i tavoli prima che la sua capa potesse contraddirla.

Accantonare i suoi problemi fu relativamente facile.

Concentrati sul lavoro.

Un hamburger senza cetrioli e birra scura per il tavolo 4

Patatine fritte con ketchup, maionese e Cola light per il tavolo 1

Quella sera, Daniel e i suoi due amici Colin – la fogna – e Finn – lo svitato del supermercato – presero posto allo stesso tavolo che avevano occupato qualche sera prima.

«Hey, Nicky! C'è il tuo spasimante al tavolo 9!».

La ragazza emise un gemito di sofferenza. «Ti prego, servilo tu!».

Benny ridacchiò. «Va bene, ma sappi che mi devi un favore!».

Quando Daniel alzò lo sguardo dal menù, rimase deluso trovandosi davanti una cameriera che non era Nicky. Che lo stesse evitando? La cercò con gli occhi per tutto il locale e la trovò che trasportava un vassoio carico di boccali di birra ormai vuoti. No, si disse, era solo indaffarata. Ma non c'era solo quello. Sembrava triste. Sorrideva ai clienti, ma il suo non sembrava un sorriso sincero e neppure un sorriso di cortesia. Era un sorriso spento.

Si era ripromesso di lasciarle spazio, ma come poteva non andare da lei per chiederle perché stava così?

«Terra chiama Daniel!».

Il giovane si riscosse. «Che c'è?».

Colin scoppiò a ridere. «Non importa, continua pure a contemplare la tua bella!». Daniel era troppo concentrato su di lei per trovare una risposta a tono.

***

«Ciao Dom».

La giovane non si sorprese molto di trovarlo fuori dal locale ad attenderla. «Ciao Daniel»

«Come stai?». La ragazza si strinse nelle spalle e tirò le labbra cercando di sorridere. «Vuoi... parlarne? Qualunque sia il problema, se vuoi ti ascolto».

«Non servirebbe a niente». Nicky sospirò, stanca e con il morale a terra. «Mi sto chiedendo che razza di persona ho amato per tre anni»

«Non fa bene tenersi tutto dentro»

«Non prenderla come un'offesa – Nicky gli fece un debolissimo sorriso – ma non mi piace parlare dei miei problemi. Raccontare tutto a qualcuno non mi aiuta a stare meglio e non aiuta l'ascoltatore a farmi stare meglio. Non sopporto gli sguardi di pietà o compassione»

«Cosa posso fare per te? Vederti così non mi fa stare bene».

Suo malgrado, Nicky sorrise dolcemente. «Non ti devi preoccupare così per me. So cavarmela da sola»

«Perché non mi hai detto che mercoledì era il tuo giorno libero? Vuoi – deglutì rumorosamente – volevi evitarmi?».

La ragazza scosse il capo, guardandolo negli occhi. «No. È solo che quando mi hai riportata a casa... mi hai fatta distrarre e non mi è più venuto in mente di dirtelo».

Daniel espirò, vagamente sollevato da quella confessione. «Posso accompagnarti a casa?». Nicky lo guardò di traverso, aprendo la bocca per rifiutare. «Per favore». Odiava sentirsi così sulle spine, sempre sull'orlo del baratro, senza sapere se Nicky si sarebbe chiusa a riccio o avrebbe accettato. Ma sapeva che Dom non stava passando un bel periodo, aveva bisogno di tempo e non l'avrebbe forzata.

«Va bene».

I due salirono in auto e tra di loro calò il silenzio. Almeno fino a che Daniel non lo ruppe. «Finn mi ha detto che ti ha incontrata al supermercato»

«Vero»

«Mi dispiace per quello che ti ha...»

«Non preoccuparti. Ho notato che è un tipo un po'... eccentrico. Non mi da l'idea che sia uno con molti peli sulla lingua»

«A volte vorrei non l'avesse proprio, la lingua».

Nonostante la stanchezza e l'umore a terra, Nicky tirò le labbra in un debole sorriso. «Grazie Daniel»

«Per avere un amico idiota? Non c'è di che!».

Il sorriso della giovane si allargò. «Per avermi dato un passaggio. Per non avermi forzata a parlare. Per i tuoi tentativi di risollevarmi il morale».

Daniel accostò appena fuori dal suo condominio. «Siamo arrivati»

«Grazie». Nicky si sporse un pochino e gli lasciò un bacio sulla guancia, stupendolo non poco. «Ci vediamo»

«Senti...». Daniel parve esitare. «Mi daresti il tuo numero di telefono? Così possiamo sentirci»

«D'accordo». Afferrò il cellulare che le porse e salvò il suo numero. «Ci sentiamo. Buonanotte, Daniel».

Chiuse la portiera e gli dedicò un ultimo sorriso, prima di chiudersi il portone del condominio alle spalle.

Buonanotte Dom

Dolci sogni

Dan

Nicky lesse il messaggio e trattenne il fiato per un istante.

Buonanotte anche a te

***

«Ricominciamo daccapo». Diane la fissò per un istante. Era seduta sul tappetto del salotto di fronte a Nicky e la osservava con curiosità. «Quel coglione di Noah si è davvero presentato da Missy per impedirti di vedere Willa?»

«Sì»

«E tu l'hai rimesso al suo posto, alla grande». Le diede una pacca sulla spalla, con un sorriso carico di soddisfazione. «Ben gli sta a quello stronzo!». Sorseggiò il suo the. «Certo che non ci vediamo per una settimana e succede il pandemonio! Sei meglio di Gossip Girl».

Nicky ignorò la battuta. «Spero solo che non abbia fatto questa scenata anche a Willa. Non si merita tutta questa merda»

«Non può essere così idiota!». Nicky inarcò le sopracciglia. «Ok, ripensandoci, potrebbe. Ora però – e lanciò all'amica uno sguardo pieno di curiosità – parlami di Daniel».

Nicky sbuffò. «Non c'è nulla da dire. È stato solo gentile con me e ora... ci stiamo conoscendo»

«Intimamente?»

«Diane!». La fulminò con lo sguardo. «Certo che no! Non...».

Diane la interruppe. «Ho capito, è un cesso epocale. Probabilmente con le luci basse al pub l'ho visto male»

Lo sguardo di Nicky fu più che eloquente, Daniel non era brutto, anzi... «No!»

«Allora è gay»

«No!».

Diane perse la pazienza: «E allora perché diamine non ci fai un giro?»

«Perché non è il momento giusto!»

«Nicky, ascoltami bene». La guardò negli occhi, seria come non mai. «Ti aspetta dopo il lavoro, ti accompagna a casa, ti fa ridere. Ha parlato di te ai suoi amici. E non ti ha ancora sfiorata». Fece una pausa carica di significati che Nicky non colse. «Siete a tanto così – e avvicinò le punte di pollice ed indice fin quasi a farle sfiorare – dal diventare migliori amici. E se lo friendzonerai ora, te ne pentirai in futuro»

«Come fai a dirlo?»

«Andiamo! Dall'occhiataccia che mi hai lanciato quando ho insinuato che fosse un cesso ho capito che è tutt'altro. In più è simpatico, gentile e si preoccupa per te... e almeno un pochino ti interessa, altrimenti lo avresti già mandato al diavolo, non negare»

«Quindi?».

Diane sbuffò esasperata. «Quindi lui sta rispettando i tuoi spazi, in attesa che sia tu ad avvicinarti a lui. Tu sei troppo codarda ad avvicinarti perché hai paura di soffrire, perciò, se la situazione rimane questa, scivolerete entrambi nella friendzone e addio intensa scopata di avvicinamento!».

Nicky la fissò, a metà tra il divertimento e l'esasperazione. «Diane!»

«Io ti ho avvisata!»

«Lo so, però non...». Si bloccò. Non... cosa? Il rapporto che si era creato con Daniel le andava bene così com'era. Per il momento. «Ora bevi il tuo the andiamo a comprare il camice che ti serve! Così magari mi distraggo e tu la smetti di friggermi il cervello!»

***

Nicky chiuse il telefono e sbuffò. Diane le aveva appena comunicato che quella sera avrebbe avuto il turno in ospedale e perciò non poteva uscire con lei per vedere la partita. Per la divertita disperazione di Elizabeth e per la soddisfazione di Peter, infatti, entrambe le ragazze erano appassionate di calcio.

La giovane meditò di starsene a casa e guardarla da pc, ma poi decise di cambiarsi e andare da Missy. Era più divertente vederla in un pub pieno zeppo di gente.

Raggiunse il locale in anticipo, per potersi scegliere il tavolo migliore, ma, quando entrò, lo trovò già occupato.

«Ragazzi, fuori dalle balle, questo tavolo è mio!».

Colin, Finn e Daniel scoppiarono a ridere. «Scordatelo dolcezza, questo è il tavolo migliore per vedere la partita».

Nicky fulminò Colin con lo sguardo, prima di ridacchiare. «Primo: 'dolcezza' lo dici a tua sorella, caro Collie. Secondo, so perfettamente che questo è il posto migliore per vedere la partita, secondo te perché altrimenti vi avrei chiesto di togliervi?».

Daniel batté una mano sulla spalla dell'amico, prima di rivolgersi a lei. «Dom, vuoi vedere la partita? Siediti con noi, non ti mangiamo». La ragazza si finse sconsolata e prese posto accanto a lui. «Viene anche Diane?»

«No, mi ha chiamata poco fa per dirmi che le hanno prolungato il turno». Scrutò il bancone. «Vado ad ordinare, così saluto Venice e Missy. Volete qualcosa?».

I tre risposero in coro: «Birra!».

Lo sguardo che Missy le rivolse quando le fu di fronte, fu molto stupito: «Che ci fai tu qui?»

«Ciao Missy! Sono qui per vedere la partita»

«E non sei qui per passare la serata con quel bel giovanotto dagli occhioni azzurri, vero?».

Nicky si finse indignata. «Missy!». Risero entrambe. «Posso ordinare?». La capa annuì. «Quattro birre e un fish and chips, grazie!».

Quando fu di rientro al tavolo, le squadre stavano entrando in campo. «Appena in tempo, Dom!».

Al momento della lettura delle formazioni, Daniel fischiò sentendo il nome del centrocampista preferito di Nicky. «Che hai contro il numero 9?»

«Parli sul serio? È un pensionato!».

Nicky gli lanciò un'occhiata assassina. «Non ti azzardare! Se abbiamo vinto l'ultima Champions League, è soprattutto grazie a lui!».

Colin e Finn, seduti con loro, assistevano allo scambio di battute con attenzione, mentre i due sembravano ignari della presenza del pubblico.

«Ed ecco il fischio d'inizio!». La voce del telecronista bloccò la loro scaramuccia e il quartetto si concentrò sul maxi schermo.

Guardare la partita con Daniel, Colin e Finn era decisamente divertente. I commenti e le imprecazioni che lanciavano erano assolutamente all'altezza di quelli di Peter e Diane, non c'erano dubbi.

«La partita si sta avviando alla conclusione e sembra che nulla possa più schiodare il risultato dallo zero a zero, ma...».

Il resto della frase fu sovrastato dalla voce di Colin che urlò: «Punizione, arbitro!».

«La squadra di casa ha un'opportunità interessante, quando mancano due minuti più recupero al fischio finale. Punizione da 30 metri, chi si incaricherà della battuta? Sembra che i giocatori stiano decidendo...». Il cronista lasciò la frase in sospeso. «Ecco! Il numero 9 sta posizionando il pallone. Sarà lui a battere?».

Daniel si mise le mani nei capelli. «No, lui no!».

Nicky gli diede una gomitata, ma non disse nulla, continuando a tenere gli occhi puntati sul match. «Ci siamo, l'arbitro fischia, ecco la rincorsa e... GOOOOOAL!». Nicky si alzò dalla sedia esultando come una pazza, mentre Colin e Finn facevano lo stesso.

Daniel si alzò e la prese tra le braccia. «Abbiamo vinto!».

La ragazza si scostò ridendo. «Giù le zampe, giovanotto! Non hai niente da dire riguardo al marcatore?»

«E va bene – sospirò rassegnato – avevi ragione tu, è un ottimo giocatore e lo ha dimostrato con questa fantastica punizione!».

Colin li interruppe. «Sì sì, va bene, ma ora lasciaci abbracciare la nuova membro del gruppo!». Nicky fu stritolata a turno dai due amici. «D'ora in poi dovrai guardare tutte le partite con noi! Abbiamo vinto!».

La giovane guardò Daniel sorridendo un po' incerta e fu ripagata dal suo sorriso smagliante. , pensò Daniel, sarebbe stato fantastico guardare con lei tutte le partite.

 

 

Il mio angolo.

Buonasera, anime pie, tutto bene?

Eccomi qui a torturarvi! Un altro capitolo per mostrare quanto possa nuocere la cattiva influenza snob.

Un grazie a tutti i santi che resistono e si ostinano a leggere i miei capitoli, i misericordiosi che trovano qualche minuto per lasciare un commento (se ci saranno) e i coraggiosi che inseriscono la storia tra le preferite/ricordate/seguite.

Bisous,

Softkitty

ps Spero non ci siano errori!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


In metro con amore

 

Capitolo 10

 

«Non ci credo! Piove!».

Nicky osservò Daniel entrare da Missy come un fulmine, con la sua ventiquattrore sulla testa.

«Daniel, siamo in primavera, gli acquazzoni sono normali».

Il giovane la guardò fintamente scocciato. «Scommetto che in quella borsa da Mary Poppins che ti porti sempre dietro c'è un ombrello»

«Certo che c'è». Gli fece un sorriso ironico. «Ma non credo possa tenere al riparo una persona così piena di sarcasmo come te»

«Dooom!». Daniel sporse il labbro inferiore. «Non ti faccio pena?».

Nicky scoppiò a ridere. «Il tuo tentativo di corrompermi fa pena». Sospirò, fingendosi sconsolata. «Però, siccome sono una persona buona, altruista, gentile, educata e magnanima ti ospiterò sotto il mio ombrello»

«Quanta gentilezza vostra grazia!»

«Lo so, lo so! Sono troppo buona!». I due uscirono dal locale, schiacciati sotto l'ombrello di Nicky.

«Certo che potevi prendere un ombrello più gran...». Daniel non riuscì a finire la frase, perché si trovò sotto l'acquazzone: Nicky aveva spostato l'ombrello. «Hey!»

«Scusa – disse la giovane con sarcasmo e gli occhi che le brillavano di divertimento – ma il mio ombrellino è talmente piccolo che non riusciamo a ripararci entrambi!»

«Andiamo! Ho gli occhiali! Davvero lasceresti sotto la pioggia una persona che porta gli occhiali?»

«Coraggio lagna, vieni a ripararti!». Raggiunsero l'entrata della metropolitana a braccetto. «Se hai un'auto, perché vieni al lavoro in metro? Ti eviteresti la pioggia»

«Ma rimarrei imbottigliato nel traffico. Non ci penso neppure ad usare l'automobile nelle ore di punta! Impiegherei il doppio del tempo». Nicky si ritrovò ad annuire. «E tu?»

«Io non ho la patente». Daniel avrebbe voluto approfondire l'argomento, ma l'arrivo della metro li interruppe, facendo scivolare la conversazione su argomenti più leggeri.

***

In effetti, il rapporto che i due avevano era evoluto con il passare dei giorni e delle settimane.

«Allora, dove passerai le vacanze? Vai a trovare i tuoi?».

Quella domanda aveva spiazzato Nicky, che si era trovata ad irrigidirsi. «No, non credo proprio. I miei genitori sono morti».

Daniel era rimasto di sasso per un istante, dandosi dell'idiota per quell'affermazione. «Perdonami, non lo sapevo».

La ragazza si era stretta nelle spalle. «Non potevi saperlo, non te ne avevo mai parlato. Mia madre è morta in un incidente stradale quando avevo 6 anni. Mio padre invece è morto per un cancro quando ne avevo quasi 18».

«Deve essere stato terribile»

«Quando è morta mia madre ero piccola, non capivo cosa stesse succedendo. Mio padre e la famiglia della mia migliore amica mi sono stati vicino in ogni momento. Loro sono diventati la nostra famiglia. Poi quando si è ammalato anche mio padre... è stata dura. Fortunatamente, quando è morto, i genitori di Diane si sono offerti come miei tutori legali, così non sono dovuta finire in riformatorio. Quando ho compiuto 18 anni ho lasciato la loro casa e sono tornata nella mia. Vivo tutt'ora lì»

«Allora abiti accanto ai tuoi genitori adottivi?»

«No, loro si sono comprati una villetta poco fuori città quando Diane li ha lasciati per frequentare il college». Fece un piccolo sorriso. «Tu invece che farai nelle vacanze?»

«Colin e Finn hanno organizzato un viaggio in Brasile. Poi passerò qualche giorno a farmi strapazzare dal mio nipotino»

«Da come ne parli, lo adori».

Daniel si aprì in un sorriso molto dolce. «Come potrei non adorarlo?». La fissò per un lungo istante. «Sai, mi sembri molto più felice di prima». Esitò un istante prima di parlare. «Ti manca il tuo ex?».

Nicky piegò leggermente il capo verso destra, squadrando il suo interlocutore, prima di rispondere. «Se ci fossimo lasciati pacificamente, probabilmente mi mancherebbe. Ma per tutte le stronzate che ha fatto nell'ultimo periodo, decisamente no, non mi manca. Come potrebbe mancarmi un essere del genere?»

«Sei forte»

«Non è questione di forza. Solo che...». Sospirò. «Non sono queste le vere tragedie della vita. È solo un coglione che non merita il mio tempo e i miei sentimenti. Non è stata una grossa perdita».

Daniel si perse ad osservarla. «Sai, ti ammiro».

Nicky si alzò dalla panchina, fuori da Missy. «Ora però basta stronzate!». Gli fece l'occhiolino. «Io devo lavorare e credo anche tu».

Daniel guardò l'orologio e annuì. «Tra mezz'ora ho appuntamento con un nuovo cliente»

«Allora faresti bene ad andare! La prima impressione è molto importante»

«Agli ordini, mademoiselle». Le fece un pomposissimo inchino con annesso baciamano e si allontanò, lasciandola stordita e sorridente.

***

«E così sei una persona metodica». Nicky sorrise ed annuì, mentre Daniel, seduto di fronte a lei, ghignava. «Non l'avrei mai detto»

«Anche tu sei metodico».

Il giovane sgranò gli occhi. «Io? Metodico? Non è vero!»

«Ma se – e lo scrutò attentamente – hai un completo per ogni giorno della settimana!».

Daniel spalancò la bocca e la fissò allibito. «Te ne sei accorta? Allora – e le lanciò un sorriso malizioso – mi osservavi da un bel po'»

«Certo!». Nicky lo ammise candidamente. «Come osservo tutte le persone che prendono la metro con noi il mattino. Ci sono il nonnino, la tacchettina e Mrs Mondo».

Daniel scoppiò a ridere seguito da Nicky, annuendo convinto. Senza bisogno che gli spiegasse chi fossero, era riuscito a ricollegare i soprannomi ai personaggi. «E quale sarebbe il mio soprannome?».

La risata di Nicky si bloccò all'istante. «Soprannome?»

«Andiamo! Hai dato un soprannome a tutti, ce ne sarà stato uno anche per me»

«Assolutamente no!».

L'espressione di ostentata innocenza di Nicky non lo convinse. «Non mi freghi, sputa il nome»

«Neppure sotto tortura. Mi porterò il soprannome nella tomba!».

Nella mente di Daniel passarono molte immagini di lui che torturava Nicky. Si riscosse immediatamente, sperando che la ragazza non si fosse accorta di nulla.

«Confesso, anche io sono un metodico di prim'ordine»

«Finalmente ammetti la tua colpa!». Nicky gli diede un calcetto e scoppiò a ridere. «Ogni tanto fa piacere trovare qualcuno con il mio stesso problema!»

«Dovremmo formare un gruppo di sostegno»

«Come gli alcolisti anonimi?»

«Sì, una cosa simile». Si schiarì la voce. «Ciao, sono Daniel e sono un metodico compulsivo». Nicky scoppiò a ridere, appoggiandosi allo schienale e passandosi una mano sulla pancia.

Quanto era bella mentre rideva?

La prese per mano ed insieme scesero dalla metro. «Ci vediamo domani»

«Certo! A domani, Daniel! Buona serata». Nicky si allontanò sorridente, mentre Daniel lottava contro l'impulso di inseguirla, raggiungerla e baciarla.

***

Daniel passava ogni istante libero da Missy, seduto al bancone per approfittare di ogni secondo per parlare con Nicky.

«Invece i tuoi genitori?».

Quella domanda l'aveva un po' spiazzato. «Sono sposati da 36 anni»

«Wow, devono essere un bell'esempio per te e tuo fratello»

«Sì, sono molto innamorati. La prima volta che Terry ha pranzato con noi, ha detto che sembravamo una famiglia da pubblicità di biscotti». Rise, ricordando il suo tono shockato. «Dopo il pranzo si corresse. Non sembravamo una famiglia così, lo eravamo davvero». Inclinò il capo. «In effetti lo siamo ancora»

«Si vede. Ti brillano gli occhi quando parli di loro. E anche del tuo lavoro».

Nicky si allontanò un istante per prendere un ordine, poi tornò da Daniel che riprese a parlare. «Ho la fortuna di fare il lavoro che ho sempre sognato, come potrei non essere felice?». La ragazza portò al tavolo i tre aperitivi. «Stasera c'è la partita. Credo che io, Colin e Finn passeremo di qui»

«Credo che sarò da queste parti, questa sera! Almeno fino a mezzanotte se non voglio essere licenziata». Daniel rise e poi le si avvicinò per darle un bacio sulla guancia e voltarle le spalle per andare nel suo ufficio.

***

Nicky rientrò nel locale sospirando. Cosa c'era di sbagliato in lei?

Senza che se ne potesse rendere conto, Daniel era diventato per lei qualcosa di importante. I loro incontri alla fermata della metro, le chiacchierate seduti l'uno accanto all'altra... Perfino le battute che si scambiavano mentre lei vagava per il locale per pulire i tavoli e lui, seduto al bancone, la prendeva in giro, definendola La Cenerentola del pub.

E poi... Non poteva negare quanto Daniel fosse bello.

Si era accorta di come la fissava, ogni tanto. Non era lo sguardo di un amico, quello. E allora perché non riusciva a lasciarsi andare? Sapeva, era sicura, che Daniel non volesse una semplice amicizia da lei.

No, è da quando sono entrato che muoio dalla voglia di scioglierti i capelli e baciarti

E allora perché non riuscivano a togliersi da quella situazione di stallo?

Ma la domanda vera a cui doveva dare una risposta era: davvero voleva uscire da quella situazione di stallo?

Prese il cellulare e digitò il messaggio, inviandolo prima di pentirsene.

-L'invito per il caffè è ancora valido?-

Con quel messaggio, per Daniel si aprì una nuova situazione.

Era la richiesta di un appuntamento?

Nicky si sentiva realmente pronta ad uscire con lui? O era ancora confusa?

Nonostante tra di loro si fosse instaurato un rapporto decisamente stretto, tra lui e Nicky c'era un muro che impediva loro di iniziare una storia d'amore.

Daniel voleva abbattere quel muro, ma non sapeva come fare. Voleva smontarlo, mattone dopo mattone, con gentilezza, ma Nicky sembrava avere una scorta di cemento per evitare che il muro si indebolisse. Aveva anche pensato di bombardarlo, ma non voleva che Nicky rimanesse ferita dall'esplosione.

Come diavolo doveva comportarsi?

«Daniel, tesoro, che c'è che ti preoccupa? È un caso?».

Il giovane fece un breve sorriso a sua madre che si era presentata nel suo ufficio per un saluto. «No, mamma. Il lavoro è a posto»

«Allora si tratta di una donna?»

«Mamma, non...».

La signora Fisher Morris bloccò il figlio. «Ho capito! Sei troppo grande per parlarmi di queste cose»

«Non è quello. È solo che è complicato. Lei ha appena chiuso una storia importante perché lui l'ha tradita»

«Non saresti mio figlio se non ti impelagassi in queste storie difficili!». Gli accarezzò i capelli. «Pensa che quella pettegola di Teena Bryce mi ha detto che il figlio di Emily Parker è appena stato mollato da...». Quando vide lo sguardo del figlio, Miranda Fisher in Morris ammutolì. «È lei?». Daniel annuì, senza dire una parola. «Daniel...»

«No, fermati. Non dirmi che non è adatta a me, che...».

Miranda lo interruppe. «Non lo farei mai, lo sai che non interessano stronzate come il conto in banca. Volevo solo dirti di essere sincero e onesto con lei. Deve aver già sofferto molto». Quella frase gettò Daniel, se possibile, ancora più nello sconforto. Voleva che Nicky si aprisse con lui, ma era davvero una mossa saggia? Dopotutto neppure lui le aveva detto proprio tutto riguardo se stesso.

Doveva vederla e parlarle, immediatamente.

***

-Certo, passo a prenderti domani per le 9, ti va?-

Nicky lesse il messaggio e sorrise. Forse non era la sola a volere che le cose si evolvessero.

-Perfetto! A domani ;-)-

Poggiò il telefono e si lasciò andare ad un sospiro, che Benny intercettò subito. «Cosa ti tormenta, giovane amica?»

«Nulla. Domani vedo Daniel»

«Sai che novità! Vi vedete tutti i giorni»

«No, domani ci vediamo per un caffè».

Benny spalancò la bocca. «Un appuntamento? Dannazione! Ha vinto Diane!».

Nicky la fissò confusa. «Diane? Vinto?»

«Abbiamo fatto una scommessa! Secondo lei il vostro primo appuntamento sarebbe stato dopo meno di un mese dal suo discorso sulla friendzone, mentre secondo me sarebbe avvenuto molto più tardi! Ha vinto lei! Devo pagarle un massaggio da Jacques!».

La giovane guardò la collega allibita. «Voi due scommettete sulla mia vita privata?». Si finse profondamente offesa. «Che cazzo di amiche che ho!». Nicky sbuffò, ignara che qualcun altro, poco distante da lei, stava avendo la stessa conversazione.

«Fatemi capire!». Daniel lanciò uno sguardo truce ai suoi amici. «Voi due avete scommesso sull'andamento della mia storia con Dom?». I due annuirono con nonchalance. «Siete due...»

«Grandi amici!». Colin si alzò e abbracciò Daniel. «Ti voglio bene, amico! Mi hai fatto vincere 4 domeniche di cene gratis davanti alla partita!».

Finn sospirò tragicamente. «Bell'amico di merda! Sei sempre stato una lumaca quando si trattava di muoverti con le ragazze, proprio ora ti dovevi svegliare? Andrò in rovina»

«Così impari a scommettere contro di me!». Risero insieme. «E comunque, è stata lei a chiedermi di uscire».

Nel salotto calò il silenzio più totale.

«Scusa?»

«Dom mi ha invitato a prendere un caffè insieme».

Colin si sedette di fianco a Daniel e gli passò una mano attorno alle spalle. «Daniel, amico mio. Va bene che siamo nel XXI secolo, c'è la parità dei sessi e tutte quelle stronzate.. Però tu ti sei fatto tagliare le palle!».

Finn scoppiò a ridere sguaiatamente, mentre Colin scuoteva il capo con rassegnazione e Daniel passava con lo sguardo dall'uno all'altro e viceversa.

«Avete finito di ridere di me?». Si alzò dal divano. «La prima volta che ci siamo parlati le ho proposto di andarci a bere un caffè insieme, ma poi è successo tutto il casino con il lampione e l'idea è stata accantonata. Poco fa mi ha chiesto se l'invito fosse ancora valido».

Colin sospirò sollevato. «Allora le hai ancora le palle! Non le hai tagliate, imbustate ed inviate a lei!».

Daniel si tastò il cavallo dei pantaloni. «No, sono ancora qui».

Finn ridacchiò. «Per fortuna!». Guardò l'orologio. «Tra poco devo iniziare il turno! Ci sentiamo domani, dopo il tuo appuntamento, Casanova! Vai e colpisci! Salutami Nicky!». Guardò Colin. «E tu, stronzo, vedi di non metterti a stecchetto per rimpinzarti la domenica, chiaro?».

 

 

Il mio angolo.

Bonsoir! Come state? ;)

Finalmente, arriviamo al tanto sospirato primo appuntamento ufficiale tra i due. O meglio, siamo alle porte del primo appuntamento. Evidentemente, il discorso di Diane sulla friendzone ha funzionato! Lei ha vinto un massaggio ;) e Colin 4 cene gratis! XD

Non ho note da aggiungere, ringrazio solo chi legge la storia, chi la inserisce tra preferite/ricordate/seguite e chiunque voglia dedicarmi 5 minuti del suo tempo per una recensione!
Spero non ci siano errori, in caso, sorry!

Abraçada,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


In metro con amore

 

Capitolo 11

 

Dovevano incontrarsi alle 9 di mattina. Come cazzarola doveva vestirsi?

Era anche il suo giorno libero, perciò dopo il caffè con Daniel, si sarebbe diretta a fare la spesa. Certamente niente di scomodo, altrimenti come avrebbe fatto a portare le borse?

Indossò un paio di pantaloni beige attillati e una camicetta bianca come le ballerine che aveva ai piedi. Si guardò allo specchio e sbuffò, spogliandosi. Non doveva andare ad un colloquio di lavoro. Sembrava troppo professionale.

Passò in rassegna l'armadio, alla ricerca di qualcosa di adatto da indossare, poi si fermò e si diede dell'idiota. Doveva solo bere un caffè con Daniel.

Si infilò un paio di jeans a sigaretta, mise una maglietta azzurra svasata e svolazzante e un paio di ballerine dello stesso colore. Si truccò leggermente e legò i capelli in una morbida treccia.

Alle 9 in punto, Daniel arrivò sotto casa sua.

«Buongiorno Dom»

«Ciao Daniel». Si sporse a lasciargli un bacio sulla guancia. «Sei puntuale»

«Come un orologio svizzero». Le sorrise. «Ti senti in colpa se non andiamo da Missy?»

«Assolutamente no! Almeno nel mio giorno libero non voglio entrare in quel locale». Ridacchiò. «Non fraintendermi, adoro Missy e il mio lavoro, solo che ogni tanto è bello staccare»

«Concordo con te». Mise in moto e le lanciò uno sguardo curioso. «Non mi chiedi dove ti porto?»

«Assolutamente no!»

«Ti piacciono le sorprese?»

«No, non le sopporto. Ma immagino che tu non mi voglia dire dove stiamo andando, perciò non te lo chiederò, per non darti soddisfazione».

Daniel sorrise, soddisfatto. «Sei diabolica»

«Solo un pochino!». Nicky ridacchiò. «Non devi andare in ufficio oggi?»

«Mi sono preso mezza giornata libera».

Nicky si accigliò. «Non ti sei messo nei casini per un caffè, vero? Avremmo potuto ved...»

«Tranquilla Dom, è tutto sotto controllo! Non verrò licenziato».

Le fece l'occhiolino e la giovane sbuffò. «Non porti gli occhiali»

«Non sono cieco, di solito li metto quando devo lavorare per evitare di sforzare gli occhi, sai tra pc e documenti». Nicky si morse la lingua per evitare che il pensiero che si era formato nella sua testa prendesse forma ed uscisse dalle sue labbra. Quegli occhiali davano a Daniel un'aria molto seria e professionale. Molto molto affascinante. Ma non lo avrebbe sicuramente ammesso con lui. Mai.

«Come stanno Colin e Finn?»

«Quei due stronzi? Benissimo!».

Nicky rise. «Stronzi? Perché mai?»

«Hanno scommesso su quanto tempo avremmo impiegato per uscire insieme». La giovane spalancò la bocca. «Lo so, sono due...».

Ma fu interrotto. «Non ci posso credere! Diane e Benny hanno fatto la stessa identica cosa!»

«Magnifico. Diane e Benny non dovranno mai incontrare Colin e Finn. Assolutamente mai. Non voglio pensare a cosa sarebbero in grado di ideare, insieme».

Nicky annuì convinta. «Dovremo allearci per evitare che si alleino».

Pochi secondi dopo, Daniel parcheggiò l'auto e i due scesero per poi entrare in un piccolo e accogliente bar dall'insegna luminosa e vintage.

«Cosa vi porto ragazzi?». A parlare era stata una signora sui 40 anni, sorridente e dall'aria gentile.

«Per me un caffè nero, grazie»

«Per me un cappuccino e un muffin al cioccolato, per favore». Daniel sorrise sorpreso e Nicky rispose con un sorriso soddisfatto. «Non guardarmi così. Ti aspettavi una schizzinosa che mangia quanto un passerotto?»

«Assolutamente sì! Se già al primo appuntamento non ti sprechi a fingere di essere un tenero uccellino, chissà cosa mangerai quando ti inviterò a cena! Dovrò fare gli straordinari per offrirtela!». Si finse inorridito ed entrambi scoppiarono a ridere.

Daniel si perse un istante ad osservarla. I capelli morbidamente acconciati in una treccia imperfetta, gli occhi luccicanti a causa del troppo ridere, la bocca coperta da una mano per arginare le risate. Era bella.

«Hey, ti sei incantato?». Nicky gli sventolò una mano davanti agli occhi e Daniel scosse il capo, riprendendosi.

«Sei bella».

La giovane storse le labbra in una smorfia, ma non poté evitare alle sue guance di arrossire lievemente. «Ahm...».

Daniel ghignò, soddisfatto. «Ti ho messa in imbarazzo?».

Nicky sbuffò. «È solo che non so mai come rispondere». Daniel inarcò le sopracciglia, così la ragazza proseguì. «Se rispondo con un semplice 'grazie', sembra che io pensi veramente di essere bella, quando secondo me non ho niente di speciale. Se rispondo 'non è vero', sembra che io sia così piena di me da voler ricevere ulteriori complimenti. Se rispondo con qualcosa come 'anche tu', sembra che lo dica solo per pareggiare il conto. Se scrollo le spalle e non dico niente sembro una menefreghista che non risponde ai complimenti».

Daniel sorrise. «Il tuo cervello fa mai qualche pausa? Intendo, tra l'ipotesi di una catastrofe e l'altra».

Nicky lo guardò, fingendosi inorridita per quella domanda. «Assolutamente no, ti pare?»

«In effetti non saresti tu»

«Mi stai dando della cervellotica?»

«Solo un pochino».

Nicky aprì la bocca per rispondere, ma l'arrivo della cameriera con il loro ordine la bloccò. «Salvato dal muffin!».

Daniel unì le mani davanti al viso, in un gesto di preghiera. «Siano benedetti i muffin al cioccolato!». Nicky ne prese un morso e sospirò. «Buono?»

«Divino, provalo!».

Glielo porse e il giovane avvocato diede un morso esattamente nello stesso punto. «Mmmh, sensazionale». Si leccò le labbra, osservandola con malizia.

Nicky inarcò le sopracciglia, fissandolo con studiata indifferenza. «Bevi il tuo caffè, Dongiovanni!».

«Agli ordini!». I due rimasero in silenzio per un po'. «Posso chiederti una cosa? Non sei obbligata a rispondermi»

«Se stai per chiedermi un rene, la risposta è no». Daniel la guardò inorridito. «Stavo scherzando! Cioè, non proprio, vorrei tenermeli entrambi, i reni, non si sa mai!». Si morse il labbro per bloccare il suo delirio. «Chiedi!»

«Mi chiedevo come mai non hai un'auto»

«Oh, questa è facile». Sorseggiò il suo cappuccino, prima di riprendere. «Nel periodo in cui avrei dovuto iniziare a frequentare la scuola guida, mio padre ha iniziato a stare poco bene. A quel punto tutto il resto è passato in secondo piano». Si strinse nelle spalle. «Poi tutte le mie energie e anche parecchi risparmi sono stati convogliati nello studio per laurearmi».

«E i tuoi tutori...?»

«Peter ed Elizabeth si sono offerti più volte di darmi una mano, ma io ho sempre rifiutato». Fece un debole sorriso. «Mio padre mi ha sempre insegnato a non fare il passo più lungo della gamba e io volevo farcela con le mie forze, volevo che lui e mia madre fossero orgogliosi di me». Nicky fece una pausa, durante la quale Daniel si chiese se fosse quello il momento giusto per dirle la verità su se stesso e il suo ingombrante cognome, ma la ragazza parlò prima che il cervello del giovane potesse decidere. «Ma ora basta argomenti seri, per favore! Parliamo di qualche stronzata!»

«Ho un paio di boxer a fantasia muffin».

Nicky rischiò di soffocarsi con il cappuccino. «Giura!»

«Parola d'onore!»

«Voglio assolutamente vederli».

Daniel le fece un sorriso malizioso. «La tua è una proposta indecente?»

«I tuoi boxer sono indecenti!».

Il giovane ridacchiò. «Touché!». Guardò l'orologio: purtroppo era già quasi ora per lui di rientrare in ufficio. «Cazzo»

«Cosa c'è?». Nicky seguì il suo sguardo. «Sei in ritardo per colpa mia? Lo sapevo che non dovevamo vederci in set...».

Daniel sovrastò la sua predica. «Non sono in ritardo. Ho solo sbuffato perché è quasi ora di andare, ma io vorrei passare ancora del tempo qui con te»

«Oh». La giovane scrollò la testa. «Sarà il caso di andarcene, allora».

Il giovane avvocato le sorrise, mentre si alzavano e pagavano, prima di uscire dal piccolo bar. «Ti hanno mai detto che sembri un cane quando scuoti la testa così?»

«No – rispose, inarcando le sopracciglia – questa è la prima volta, grazie del complimento!»

«Figurati! È un piacere»

«A titolo informativo, sono stata vaccinata, non ho la rabbia e non ho né pulci, né zecche»

«Allora posso farlo a cuor leggero!»

«Fare co...?».

La domanda di Nicky si perse sulle labbra di Daniel. Il giovane la colse di sorpresa, posando la bocca sulla sua, in un dolce e intenso bacio a stampo. Si allontanò di pochi millimetri, lasciando che i loro nasi si accarezzassero. Nicky schiuse le labbra per sospirare, sorpresa da quell'assalto e Daniel ne approfittò per baciarla di nuovo, insinuando la lingua nella sua bocca.

Sentiva il sapore del cappuccino e del cioccolato del muffin che aveva appena mangiato, era dolcissima e deliziosa.

Nicky, dal canto suo, accantonò la sorpresa e rispose al bacio sporgendosi verso di lui e assaporando il gusto di quelle labbra che la stavano reclamando con una dolcezza infinita, facendola sciogliere.

Avrebbe anche voluto abbracciarlo, ma l'assalto improvviso di Daniel l'aveva colta totalmente impreparata. Una mano era occupata dal cellulare, mentre l'altra era impegnata a reggere la borsa. Rimase con le mani a mezz'aria, senza sapere come fare ad uscire da quell'impasse.

Daniel si separò con dolcezza da lei e riaprì gli occhi lentamente, trovandola imbarazzata di fronte a sé. «Stai bene?». Fece un ghignò malizioso. «Ti ho stordita così tanto?»

«Dammi un secondo». Sotto lo sguardo incuriosito ed attento del ragazzo, Nicky mise il cellulare nella borsa e la borsa sulla spalla sinistra, poi tornò a guardarlo negli occhi. «Ora va meglio». Prese la mano destra di Daniel e se la posò sul fianco, afferrò la sinistra e se la mise sulla guancia, stringendogli delicatamente il polso. La sua mano libera gli accarezzò il collo con una lieve pressione per invitarlo ad abbassarsi.

Daniel sorrise trionfante e si avvicinò di nuovo alle labbra della giovane che questa volta poté rispondere al bacio come voleva e accarezzarlo senza nessun intralcio.

Finalmente poté sentirla partecipare al bacio e toccarlo. Gli strinse la mano sul fianco per spingerla ad avvicinarsi ancora di più e Nicky si trovò dolcemente premuta contro di lui; gli accarezzò la nuca e sorrise sulle sue labbra.

«Dom». Daniel si aprì in un sorriso mozzafiato, che non aveva nulla a che fare con i sorrisi – mezzi ghigni – strafottenti e pieni di sé che le dedicava per farla innervosire.

«Dan». Si scostò da lui con lentezza. «Se ti azzardi a fare un'uscita da film romanticone, sappi che ti mollo qui e me ne vado».

Il giovane scoppiò a ridere. «Sei sempre la solita». Le passò un braccio attorno alle spalle, stringendosela addosso. «Andiamo, ti riaccompagno a casa».

«Non serve che mi riaccompagni, devo passare a pagare le bollette, dal fiorista e poi credo farò un salto da Peter ed Elizabeth»

«Omaggio floreale per i padroni di casa?»

«Oh, no. Sono per i miei genitori, vado tutte le settimane al cimitero».

Daniel si diede mentalmente dell'idiota, possibile che non ci potesse arrivare da solo? «Vuoi che ti accompagni?»

«No». Entrambi rimasero sorpresi dal tono secco che usò. «Non fraintendermi, ma... è una cosa privata, ho bisogno di tempo prima di...». Si interruppe, cercando di fare ordine nella sua testa. «Lo so che non sarebbe una vera presentazione, ma...»

«Tu la vedresti come tale. Tranquilla, Dom, ti capisco, non sono offeso!».

Nicky espirò, sollevata. «Per fortuna!». Gli passò la mano attorno alla vita per abbracciarlo meglio. «Ora però fila al lavoro! Non voglio che ti strapazzino per colpa mia».

Daniel si chinò a baciarla di nuovo. «Se il risultato è questo, mi farei strapazzare tutti i gior... Ahia! Perché mi hai dato un pizzicotto?»

«Frase da film, Danny». Gli fece la linguaccia. «Vai ora»

«Ti va se stasera ci vediamo?»

«Ti chiamo appena mi libero. Questa sera sono a cena da Peter ed Elizabeth»

«Fammi uno squillo, così passo a prenderti».

Nicky si trattenne dal declinare il passaggio. «Ti chiamo io». Daniel si sporse di nuovo a baciarla, stringendola a sé. «Ciao Danny, buona giornata».

 

 

Il mio angolo.

Buonasera!

Mi scuso per il forfait di settimana scorsa, sono stata imperdonabile.

Comunico a quanti desiderano continuare a leggere, che purtroppo (o per fortuna), sono costretta a postare a settimane alterne.

Ringrazio chi continua a seguire la storia, vorrei dilungarmi, ma non ne ho il tempo.

Un caloroso abbraccio a tutti e Buon Natale!

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


In metro con amore

 

Capitolo 12

 

«Qui qualcuno mi sembra al settimo cielo». Daniel, che stava andando nel suo ufficio, fu bloccato dal fratello maggiore che lo vide passare nel corridoio. «L'appuntamento è andato bene?»

«Ciao Nelson, buongiorno anche a te». Si poggiò allo stipite della porta e sorrise all'avvocato seduto alla scrivania. «Sì, direi che è andato bene»

«Si vede, hai un sorriso degno della migliore pubblicità per dentifrici sbiancanti». Daniel scosse il capo senza riuscire a nascondere il divertimento. «Quando ce la presenterai? Terry è molto ansiosa di conoscere la splendida ragazza che ti ha rubato il cuore»

«Non esageriamo!»

«Dopo Lindsay...». Nelson si strinse nelle spalle.

«Andiamo, Lindsay era solo una grande approfittatrice. Non ero innamorato». Non se l'amore è ciò che provo ora per Dom. Ma quella considerazione preferì tenerla per sé.

«Per fortuna! Era insopportabile! Il pensiero che avrei potuto averla come cognata mi fa rabbrividire»

«Addirittura?». I due fratelli risero di gusto. «Vado nel mio ufficio, ho qualche ora da recuperare»

«Non sperare di cavartela così! Sei prenotato per pranzo!».

Daniel sbuffò e salutò il fratello, certo che il suo interrogatorio non sarebbe stato l'unico della giornata.

***

Nicky uscì dal fiorista con un enorme mazzo di girasoli, diretta al cimitero. Si sentiva... leggera. Aveva lasciato Daniel da pochi minuti e ancora non era riuscita a realizzare appieno ciò che era successo.

Sentiva ancora il sapore di caffè e di giovane avvocato sulle sue labbra ed era... bellissimo. Il modo in cui l'aveva baciata, la dolcezza con cui l'aveva stretta, la passione con cui la osservava...

Dan...

Non si era accorta di quanto le fosse entrato dentro fino a che non si erano baciati. La verità, le doleva ammetterlo per il suo orgoglio, era che Daniel si era insinuato nei suoi pensieri e nel suo cuore giorno dopo giorno. Con ogni viaggio in metro, con ogni aperitivo e con ogni battuta, Daniel Stephen Fisher aveva creato un solco nel muro che si era costruita attorno (o forse aveva riparato la crepa che si era formata nel suo cuore?) ed era diventato importante per lei.

Nicky si riscosse dai suoi pensieri, ma non abbastanza velocemente da evitare di scontrarsi con la passante che la travolse in pieno.

«Oddio, mi dispiace, non ti avevo vista!».

Nicky si rialzò da terra, con il sangue ghiacciato nelle vene. Aveva riconosciuto quella voce. Possibile che con tutte le persone che avrebbero potuto travolgerla, dovesse essere proprio lei la colpevole?

«Non fa nulla».

Quando la giovane posò lo sguardo su Nicky, le sue pupille si dilatarono per la sorpresa. «Nicky Stanton»

«Angela Chester».

Angela 'Angie' Chester fece ondeggiare la sua curatissima chioma bionda, mentre sorrideva raggiante. «Che piacere rivederti».

Nicky si trovò a tirare le labbra in un sorriso esasperato, senza dire nulla. Tutta la sua forza di volontà era concentrata sui suoi arti per evitare di prenderla a calci o pugni. O magari entrambi contemporaneamente. Insieme ad una bella testata. E anche a uno sputo.

«... Noah sia così felice con me, ora».

La giovane captò solo le parole finali. «Spero tanto siate felici insieme, mia cara. Credo che siate molto più simili di quanto voi stessi possiate immaginare».

Il sorriso impostato di Angie fu rapidamente sostituito da un'espressione che forse doveva essere minacciosa. «Come scusa?»

«Ho detto – Nicky scandì ogni singola parola con lentezza, guardandola negli occhi – che vi auguro di essere felici, insieme»

«Sai – Angie assunse un tono velenoso – ieri sera Noah si stava giusto chiedendo che fine avessi fatto. Lavori ancora in quella bettola?»

«E così passate la serata a parlare di me? Deve piacerti un sacco sentire Noah parlare della sua ex, chiedendosi dove sia e cosa stia facendo, anziché dedicarsi a te. Devi essere davvero una fidanzata modello per riuscire ad accettarlo. Voglio dire – si strinse nelle spalle con studiato disinteresse – molte fidanzate sarebbero gelose, altre farebbero delle scenate. Tu invece no, i miei complimenti». Riportò l'attenzione sul mazzo di girasoli, miracolosamente intatto. «Bene, io vado! Ciao!».

La sorpassò, allontanandosi senza fretta. Aveva avuto la sua piccola rivincita su quella zoccola.

Si aprì in un sorriso smagliante ed entrò nel cimitero, più che felice di fare visita ai suoi genitori. Gettò i fiori della settimana precedente e sistemò con cura i girasoli al loro posto.

Rimase per un istante a contemplare le foto sorridenti dei suoi genitori, sperando che, ovunque essi fossero, potessero vederla.

Uscì dal cimitero poco dopo e raggiunse il cancello giusto in tempo, prima che il suo cellulare iniziasse a squillare. «Nicky! Sono io»

«Ciao D, avevo intuito che eri tu. Sai, mi esce il tuo nome sul display»

«Ah ah, che simpaticona. Ti ho chiamata perché ho un problema»

«Sono tutta orecchie»

«Mi hanno cambiato il turno! Inizio alle 13 e sa il cielo quando finirò! Non riesco a venire a pranzo e neppure a cena dai miei»

«Non ti preoccupare, io sono già quasi arrivata, li avviso io! Buon lavoro!». Riattaccò e si incamminò verso casa Cassidy. Aveva voglia di passare l'intera giornata con Peter ed Elizabeth. Una giornata in famiglia, ogni tanto, ci voleva.

***

Daniel si prese la testa fra le mani e sbuffò. Come diavolo poteva dire a Dom che aveva omesso parte del suo cognome e della sua vita?

Piccola, il mio cognome per esteso è Fisher Morris. Sono il figlio di Grayson Morris, il fondatore dello studio legale più importante della città.

No, così non funzionava.

Nicky, cara, ti ricordi quando mi hai chiesto che lavoro faccio? Bene, sono un avvocato e lavoro nello studio legale di mio padre, Grayson Morris.

Sbatté la testa sulla scrivania, disperandosi.

Una parte di sé gli diceva di stare tranquillo perché Nicky avrebbe sicuramente capito, avrebbe accettato la situazione senza troppi drammi.

L'altra parte, quella più razionale, gli diceva che sarebbe stato un massacro e che Dom l'avrebbe piantato sui due piedi, senza voltarsi indietro.

Come doveva agire?

***

«Dominique, tesoro! Per fortuna ci sei almeno tu. Diane mi ha appena chiamata per dirmi che non verrà».

Nicky scosse il capo con finta disapprovazione. «Che figlia ingrata!».

Le due donne risero, attirando l'attenzione di Peter. «Ciao Nicky! Come stai?»

«Bene, voi? Vi sono mancata in questa settimana?»

«Tantissimo, cara. Come sta quel giovanotto? Daniel?». Nicky spalancò la bocca. «Diane ce ne ha accennato l'altra sera. Dice che sei piuttosto presa e che lui è un osso duro»

«Siamo usciti questa mattina per un caffè». Spiegò in breve come si erano conosciuti e quale fosse il loro rapporto.

Elizabeth sgranò gli occhi. «Vuoi farmi credere che questo giovanotto non ha allungato le mani fino ad oggi?»

«Ehm, sì»

«Wow! Che resistenza!».

Peter le tappò la bocca. «Scusala! Ogni tanto ha queste uscite fuori luogo». Ridacchiò. «Comunque non ha tutti i torti»

«Lo so, ha rispettato i miei tempi ed è...». Si zittì, cercando le parole giuste. «Mi trovo bene con lui. Più che bene. Però ci sto andando con i piedi di piombo, non voglio correre»

«Fai bene, tesoro». Elizabeth le accarezzò i capelli. «Sei giovane, hai tutto il tempo del mondo».

I coniugi Cassidy la intrattennero per tutto il giorno, chiacchierando amabilmente di qualsiasi cosa e divertendola con i loro spassosi battibecchi. Erano davvero una coppia perfetta.

«Ciao».

Nicky sorrise al telefono, sentendo quella voce. «Ciao Dan, come stai?»

«Sono stanco morto, oggi ho avuto un pomeriggio da incubo, tu?»

«Decisamente più rilassata e meno stanca di te! Sono stata con Peter ed Elizabeth»

«Vuoi che passi a prenderti?».

La giovane scosse il capo, prima di rispondere. «No. Sei stanco, stai a casa e riposa».

Daniel sospirò al telefono. «Dom, per me non è un sacrificio, tutt'altro!»

«Dan, non...»

«Mi dai l'indirizzo? Potremo discutere in macchina più tardi».

Nicky si intestardì. «No». Non voleva essere un peso per Daniel, o peggio, un obbligo.

«Dom, per favore, voglio vederti». Sospirò. «Ho bisogno di vederti per assicurarmi che il nostro appuntamento di questa mattina sia reale e non un'illusione»

«Madison street, 39». Quando Nicky chiuse la telefonata e si voltò, trovò Elizabeth e Peter ad osservarla. «Che c'è?»

«Viene a prenderti?»

«Ehm... sì».

Peter fece un cenno di approvazione con il capo, mentre Elizabeth fece un largo sorriso. «Che bravo ragazzo».

***

Madison Street, 39.

Quella era la residenza del dottor Cassidy.

Daniel si diede una manata in faccia. Peter ed Elizabeth, come aveva fatto a non arrivarci subito?

Peter ed Elizabeth Cassidy erano due amici di vecchia data dei suoi genitori. Non si sentivano molto spesso, ma era loro abitudine incontrarsi qualche volta l'anno, impegni lavorativi permettendo, per cenare insieme. Sua madre e Elizabeth si sentivano telefonicamente quasi tutte le settimane.

Fortunatamente, lui e Diane, la figlia dei Cassidy, erano esonerati da quegli incontri. Così almeno, Diane non sarebbe stata un problema. Almeno così sperava.

Accostò di fronte alla villetta e inviò un sms a Dom.

Pochi istanti dopo, la giovane uscì, seguita dai coniugi Cassidy, che rimasero sulla soglia ad osservarla mentre si avvicinava a lui.

«Ciao». Nicky chiuse la portiera e si voltò, sorridendogli. Daniel le passò una mano sulla guancia e poi la avvicinò a sé per baciarla. Era lì, con lui. E lo stava baciando. Era reale.

«Buonasera, Dom».

La ragazza sbuffò, fingendosi scocciata e poi si allacciò la cintura. «La smetti di chiamarmi così?»

«Perché? A me 'Dom' piace»

«Perché ti piace così tanto?»

«Suona bene». Mise in moto. «Dove andiamo?».

Nicky aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotta dal suono del suo cellulare. «Scusa un secondo, è Diane – accettò la chiamata – D, dimmi!»

«Ho finito ora il turno e ho incontrato una persona che vi conosce! Sei con Daniel?»

«Sì»

«Perfetto, ci vediamo da te tra 10 minuti». E riattaccò prima di darle il tempo di recepire il messaggio.

Daniel la osservò, incuriosito. «Tutto a posto?»

«Non ne ho idea. Andiamo a casa mia, va bene? Diane ha detto che ci vediamo lì tra poco. Non so cos'abbia in mente». Il giovane annuì e mise in moto. L'idea di passare del tempo in compagnia, anziché solo con lei, era ottima. Non sapeva quanto avrebbe resistito prima di saltarle addosso.

«Com'è andata la giornata?»

«Abbastanza bene, a te?».

Daniel fece un sorriso strafottente. «Scommetto che hai pensato a me tutto il giorno».

Nicky, tutt'altro che imbarazzata, sorrise e rispose con tono esageratamente sdolcinato: «Certamente. Non vedevo l'ora di rivederti. Ho contato i secondi che hanno tenuto le nostre labbra separate».

L'avvocato scoppiò a ridere e le poggiò una mano sul ginocchio. «Quanta dolcezza, tesoro mio»

«La tengo tutta per te, orsacchiottino del mio cuore»

«Orsacchiottino?».

Nicky cercò di non scoppiare a ridere. «Meglio cucciolotto?». Daniel scosse il capo, rabbrividendo. «Zuccottino? Pasticcino? Cioccolatino? Zuccherino?».

Daniel le tappò la bocca con la mano. «Cioccolatino? Pasticcino? Scommetto che muori dalla voglia di assaggiarmi. Devo sembrarti molto invitante».

Benché Nicky avesse cercato di sembrare indifferente, Daniel poté percepire il suo imbarazzo dal calore emanato dalle sue guance. «Forza Dongiovanni, parcheggia e scendiamo».

I due chiusero le portiere, poi Daniel si avviò verso il condominio, ma fu bloccato dalla mano di Nicky che lo strattonò. «Cos...?».

Un secondo dopo, Nicky posò le labbra sulle sue e lo baciò, dolce e delicata. Prima che potesse allontanarsi, fu bloccata dalle braccia di Daniel che si avvolsero attorno alla sua vita e la strinsero a lui. Le sue mani le accarezzarono la schiena, lente ed estremamente calde e scesero fino a chiudersi sul sedere di Nicky. «Fantastico». Il mormorio di Daniel la fece ridacchiare. «Coraggio, andiamo a casa tua». La coppia raggiunse l'ingresso del condominio di Nicky e trovò ad attenderli...

«Diane? Finn?».

Diane abbracciò rapidamente l'amica e diede un amichevole pugno sulla spalla a Daniel. «Piacere Daniel! Nicky avevi ragione, è proprio un gran bel pezzo di manzo!».

Finn scoppiò a ridere, mentre Nicky sospirava sconsolata e le sopracciglia di Daniel raggiungevano l'attaccatura dei capelli per lo stupore.

«Dan, lei è Diane, la mia ex migliore amica». La giovane posò lo sguardo su Finn. «Immagino non ci sia bisogno di presentarvi, sbaglio?»

«No, ci siamo conosciuti all'ospedale». Finn stava per aggiungere qualcosa, ma la sua attenzione fu richiamata da un fischio. «Oh, Colin! Finalmente sei arrivato! Benny, ci sei anche tu?».

Nicky inclinò il capo e fissò i due che erano appena arrivati. «Ciao Colin, ciao Benny! Anche voi da queste parti?».

Colin si strinse nelle spalle. «Finn mi ha chiamato, così, dato che ero da Missy e Benny ha finito il turno, è venuta con me»

«Bene – disse Daniel, sorridendo sotto i baffi – che ne dite di salire?». Prese Nicky per mano e si avviarono alla porta.

Quel gesto però non passò inosservato a nessuno dei quattro amici. Mentre Colin, Diane e Benny rimasero in silenzio, attendendo di essere comodamente spaparanzati sul divano per tempestare la coppia di domande, Finn non resistette. «Nicky! Finalmente hai ceduto al fascino del nostro Danny?».

Il giovane medico ricevette uno scappellotto da Diane. «Stupido! Non potevi aspettare 10 secondi?»

«E perdere l'occasione di essere il primo a metterli in imbarazzo?».

Mentre i quattro battibeccavano tra di loro, Nicky ridacchiò ed aprì la porta di casa, mormorando «Begli amici di merda, abbiamo!»

«Concordo con te».

La ragazza accese tutte le luci e invitò gli ospiti ad accomodarsi. «Prendo le birre!». Andò in cucina ed aprì il frigorifero per prendere la confezione da sei, per fortuna aveva fatto spesa poco tempo prima! Aprì il cassetto per prendere l'apribottiglie, ma fece in tempo ad aprirne solo una. Due braccia la avvolsero, facendola sobbalzare.

«Daniel!». Il giovane non le rispose, troppo impegnato ad abbracciarla e baciarle il collo. «Daniel, le birre...»

«Le porto io, farò il cameriere!». Nicky scosse il capo con rassegnazione e finì di aprire le bottiglie, mentre Daniel portava quelle già aperte. Voleva posporre il più possibile il momento dell'interrogatorio.

Aveva sperato di parlare separatamente con Benny e con Diane, invece, non solo erano insieme, ma a completare il quadro c'erano anche Colin e Finn.

«Allora...». Diane aprì la bocca non appena Nicky e Daniel furono seduti sul divano. «Avete qualcosa da dirci? O passiamo direttamente alle domande libere?».

Nicky posò la birra sul tavolino e li fulminò con lo sguardo. «Silenzio stampa. Siete delle comari»

«Danny, amico mio – Colin si inginocchiò di fronte a lui – dimmi che almeno tu ci dirai qualcosa!».

Ma Daniel, esattamente come la sua ragazza, sorrise e scosse il capo.

«Andiamo! Non potete fare così!»

«Siete degli insensibili!»

«Crudeli!»

«Siamo vostri amici!». Le proteste si alzarono contemporaneamente, riempiendo l'appartamento.

Nicky si girò verso Daniel e si sporse per baciarlo, facendoli ammutolire. Nel preciso istante in cui Daniel le avvolse la vita e approfondì il loro bacio, permettendo alle loro lingue di incontrarsi, Benny e Diane fecero degli urletti deliziati e Colin e Finn fischiarono e batterono le mani.

«Questo – disse Nicky separandosi da Daniel, che la guardava sbavando – è tutto ciò che potrete ottenere stasera».

Benny alzò la sua bottiglia, in segno di brindisi. «Comunque, è di più di quello che ci aspettavamo. Congratulazioni!».

Diane si alzò. «Bene, ora però passiamo alle cose serie! Io e Finn siamo venuti qui perché lui – e lo indicò – non crede che tu abbia Hotel». Senza aggiungere altro, sparì nel corridoio e ricomparve poco dopo con la scatola in mano.

«Non ci posso credere!». Finn era entusiasta. «Non ci gioco da quando avevo 13 anni! Possiamo giocare? Nicky? Per favore!».

La ragazza si alzò dal divano e portò il gioco sul tavolo della sala. «Vuoi anche scegliere il colore della macchinina?»

«Certo che sì! Io voglio quella gialla!».

Scoppiarono tutti a ridere e presero posto attorno al tavolo.

Nicky fece per sedersi sulla sedia, ma Daniel la bloccò e la trascinò sulle sue ginocchia. «Che ne dici di fare la banca con me? Tanto si può giocare solo in quattro»

«Va bene! Ragazzi – si rivolse al gruppo – io e Danny facciamo la banca!».

Mentre Benny, Diane, Finn e Colin si litigavano i colori delle macchinine, il giovane avvocato passò le braccia attorno alla vita di Nicky, accarezzandola. «Dom...».

La ragazza si poggiò meglio a lui e sorrise. «Fai il bravo, Danny, sto contando i soldi!»

«Bene – Finn, euforico, li interruppe – abbiamo scelto! Possiamo iniziare?».

Ben presto il quartetto fu talmente preso dal gioco, da ignorare le attenzioni che Daniel e Nicky si dedicavano. Brevi baci, dita che si intrecciavano, carezze sulle cosce...

«Dom...». Daniel abbassò il tono di voce e le parlò nell'orecchio. «Se continuiamo così, quello del President non sarà l'unico grattacielo in piedi».

Nicky scoppiò a ridere, facendo distrarre i quattro che la guardarono interrogativamente, senza capire cosa fosse accaduto.

«Chi vuole altre birre? O – disse alzandosi – volete qualcosa da mangiare?».

«Per caso hai dei pop corn, Nicky?». Finn la guardò speranzoso. «Li adoro»

«Vada per i pop corn!». Si diresse nuovamente in cucina, pedinata da Daniel. «Hey – finse di rimproverarlo, mentre impostava il timer del forno a microonde – hai lasciato i bambini incustoditi?».

Le si avvicinò in un battibaleno e la baciò. «Questo – disse poggiandole entrambe le mani sul sedere – ha bisogno della mia custodia»

Nicky si sporse per baciarlo di nuovo, ma si bloccò a pochi millimetri dalle sue labbra. «Che stupido che sei».

Daniel ghignò, ma non poté replicare, perché dalla sala giunse la voce di Benny. «Banca! Banca! Banca! Serve la banca! Finn si sta intascando tutti i soldi!».

Nicky ridacchiò, vedendo l'espressione sconfitta di Daniel. «Su, corri, altrimenti faranno danni».

L'avvocato le prese il viso tra le mani. «Non riesco a starti lontano». Le diede un bacio rapidissimo ed uscì dalla cucina, lasciandola sola e imbambolata.

La serata proseguì tra furti di denaro e risate, fino a che Diane non posò lo sguardo sull'orologio. «Cazzo, è tardi!». Si susseguirono assensi e i quattro amici salutarono e uscirono dall'appartamento di Nicky, con la promessa di tornarci molto presto per terminare la partita.

«Allora – Daniel prese la parola, mentre la giovane sistemava le sedie – siamo sopravvissuti!»

«Direi anche abbastanza bene, no?». Gli si avvicinò, sorridendo. «Daniel...»

«Dom...». Le prese il viso tra le mani. «Che c'è?».

Nicky prese un respiro profondo. «Non voglio sembrare...». Chiuse gli occhi per un istante e li riaprì, fissandoli in quelli del suo avvocato. «Sono felice».

Daniel ghignò. «Felice?»

«Di come si sono evolute le cose tra di noi».

Il ghigno sul volto dell'avvocato si allargò. «Anche io». Le diede un dolce bacio, sospirandole sulle labbra. Doveva mantenere il controllo e non bruciare le tappe. Sì, doveva, ma... Nicky gli passò le braccia attorno ai fianchi, abbracciandolo mentre si baciavano. «Dom...». Si separò da lei senza però lasciarla. «Che ne dici di farmi fare un giro della casa?».

La ragazza ridacchiò e annuì, pensando che un tour della casa, forse, avrebbe raffreddato l'atmosfera. Nicky perciò lo prese per mano e lo trascinò per tutto l'appartamento. Dalla cucina alla sala, dal bagno alla camera da letto.

«E così tu dormi qui». Daniel scrutò con attenzione la camera matrimoniale: era vecchio stile e decisamente molto semplice. «Era la camera dei tuoi genitori?»

«Sì, quando sono tornata a vivere qui, dopo aver compiuto 18 anni, sono rimasta a dormire nella mia stanza, ma quando poi io e Noah ci siamo messi insieme...». Si strinse nelle spalle e non proseguì, forse notando l'irrigidimento di Daniel.

Sapeva che il lampione e la sua Dom avevano fatto sesso, ma vedere il letto in cui...

Scosse il capo energicamente, cercando di scacciare dalla mente quell'immagine.

«Forse è meglio se usciamo...». Nicky lo trascinò fuori e chiuse rapidamente la porta. «Dan, mi...». Le altre parole rimasero in fondo alla sua gola, stroncate sul nascere da Daniel che l'assalì, baciandola con foga.

«Dom». Le strappò un gemito, spingendola contro la parete ed addossandosi a lei. «Dimmi che sei solo mia, che quel coglione non conta più nulla, che...». Mi ami, come ti amo io. «Ora esisto solo io».

Nicky si lasciò andare contro di lui, con il cuore che batteva all'impazzata. «Per me Noah non conta più nulla da quella sera al golf club. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma so che ora ci sei solo tu...». Nel mio cuore. «Per me».

Daniel sospirò soddisfatto e la baciò di nuovo. «Credo sia il caso che me ne vada». Posò la fronte su quella della ragazza. «Domani devo essere in tribunale presto».

Nicky chiuse gli occhi. «Non c'è bisogno di...».

L'avvocato non la fece finire. «Non sto cercando scuse, Dom. Domattina ho un'udienza e se faccio tardi mi tagliano le palle. Rimarrei più che volentieri, ma forse è meglio così. Non voglio correre troppo».

Alla giovane scappò un sorriso. «Da quando sei così pragmatico?»

«Sono un avvocato, sono pragmatico per natura!». Sospirò. «Ora però è meglio che vada, altrimenti...»

«Ok! In bocca al lupo per l'udienza di domani». Nicky si sporse per baciarlo e abbracciarlo prima di lasciarlo andare. «Buonanotte, Danny»

«Notte, Dom».

 

 

Il mio angolo.

Buonasera!

Sono lieta di annunciarvi che, per questo capitolo, non ho note!

Ringrazio tutte le persone che, nonostante i ritardi vari, continuano ad avere fiducia in me e ad attendere con pazienza che io pubblichi.

Grazie a tutti coloro che inseriscono la storia tra le preferite/ricordate/seguite. Ringrazio anche tutti coloro che hanno lasciato e/o lasceranno in futuro un commento.

Auguro a tutti un 2015 felice e soddisfacente. Buon anno! :* :* :*

Abraçada

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


In metro con amore

 

Capitolo 13

 

Nicky prese il cellulare che aveva appena smesso di vibrare e lo guardò con un sorriso, certa di trovarvi un messaggio di Daniel.

Mi manchi,

Noah

La giovane sbatté le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco meglio il display. Perché, sicuramente stava leggendo male. Non poteva essere Noah. Spense e riaccese il cellulare nella speranza che quel messaggio scomparisse, ma lo trovò nuovamente lì a fissarla.

Non aveva motivo di rispondergli: non aveva nulla da dirgli. Posò il cellulare sul comodino, ma quello vibrò di nuovo.

Buonanotte, Dom

Quello, fortunatamente, era Daniel.

Notte, Dan :*

***

Daniel si gettò di peso sul letto, troppo su di giri per riuscire a dormire. Ancora stentava a credere che Dom finalmente si era aperta a ciò che provava. Se solo ripensava alle sue labbra...

Scosse il capo con decisione, cercando di non focalizzare la sua attenzione su particolari che avrebbero reso vana la doccia fredda di poco prima.

Ancora non gli era chiaro come avesse fatto a separarsi da lei e tornare a casa anziché rimanere contro quella parete con lei e continuare a baciarla e...

Si mise il cuscino in faccia e fece un paio di respiri molto profondi per evitare di schizzare in piedi, prende l'auto e tornare da lei.

Sapeva che erano solo all'inizio, sapeva di dover andare piano per evitare di farla scappare a gambe levate, ma moriva dalla voglia di assaporare tutto di lei, di stare sempre con lei, di averla sempre attorno, di condividere tutto con lei, di...

Un fastidioso peso gli si posò sullo stomaco. Non era stato del tutto sincero con lei e doveva rimediare il prima possibile. Assolutamente. Non poteva rischiare di perderla. Non ora che l'aveva trovata.

***

Quando Nicky quella mattina aprì il portone del condominio di casa sua, alle 07.30 in punto, come suo solito, non si aspettava di certo di trovarsi di fronte...

«Dan, cosa ci fai qui?»

«Secondo te?». Le si avvicinò e la baciò delicatamente, facendo sfiorare i loro nasi. «Buongiorno Dom».

La ragazza si aprì in un sorriso soddisfatto. «Buongiorno Dan»

«Vieni – la prese per mano – la metro non aspetta»

«E io che pensavo fossi venuto in auto!»

«Assolutamente no! Mi piace prendere la metro con te». Le sorrise, malizioso. «Così posso baciarti tutto il tempo»

«Non se ne parla. Non mi piace dare spettacolo». Lo riprese per mano e lo trascinò per strada mentre continuava a protestare come un bambino. «Basta capricci, su!».

Raggiunsero la metro e attesero che arrivasse. Mentre Dan la abbracciava, Nicky si guardò attorno e vide gli altri habituès osservarli. Tacchettina dedicò loro solo un breve sguardo, prima di tornare al suo blackberry, Mrs Mondo sembrava volerla incenerire, probabilmente perché aveva puntato il sexy avvocato già da un pezzo, il Nonnino invece le strizzò l'occhio, regalandole un sorriso soddisfatto.

«Vieni, c'è posto per entrambi». Ma Dan, anziché trascinarla, la sospinse approfittandone per lasciare una lunga carezza al suo sedere senza essere notato.

La ragazza scosse il capo, rassegnata. «Danny, ti sembra il caso?»

«Non potevo non farlo – le si avvicinò per poi sussurrarle all'orecchio – hai un culo tentatore»

«Avvocato, non ti distrarre!» lo riprese bonariamente. «Devi essere concentrato per la seduta di oggi».

I due scesero alla solita fermata e raggiunsero Missy's. «Ti chiamo appena ho finito»

«Se non ti rispondo, vuol dire che non ti voglio sentire». Nicky scoppiò a ridere per la faccia di Dan. «Scherzavo! Vuol dire che c'è gente al locale e non riesco a fare una pausa»

«Sei perfida! Ti prendi gioco di un povero inn...». Si bloccò, allarmato per ciò che stava per dire. «...ocente».

Nicky emise un sospiro mentale di sollievo e gli diede un bacio. «In bocca al lupo, avvocato»

«Buon lavoro, Dom».

***

«Qui qualcuno mi deve raccontare di ieri». Quella fu la frase di benvenuto di Missy.

«Buongiorno capa!». Nicky si preparò mentalmente a doverle raccontare tutto. Sapeva perfettamente che tacere sarebbe stato inutile. Benny, che avrebbe fatto il turno al pomeriggio le avrebbe comunque spifferato ogni cosa.

Santa pazienza!

***

Daniel afferrò il cellulare che squillava, sicuro che la voce che avrebbe sentito sarebbe stata quella di Dom.

«Dom, ti mancavo già?»

«Buongiorno anche a te, tesoro della mamma».

Merda, era sua madre! «Ciao mamma! Come stai?»

«Io bene e tu? Papà mi ha detto che oggi eri in tribunale»

«Sì, abbiamo vinto la causa! Nessun centro commerciale nel centro storico»

«Oh, tesoro, bravissimo!». La voce della donna era carica di orgoglio materno. «Sei proprio bravo come tuo padre!»

«Grazie mamma, senti...». Si bloccò. Voleva approfittare dell'orario favorevole per chiamare Dom, ma non voleva essere maleducato.

La donna ridacchiò per l'impazienza del figlio. «Aspetta prima di riattaccarmi in faccia, ti devo chiedere una cosa!».

Beccato! «Non lo farei mai, lo sai!»

«La ragazza che stai frequentando...».

Dan la interruppe. «Si chiama Nicky».

La donna si aprì in un sorriso. «Non sapevo quale nome usare, tu la chiami Dom!»

«Sì, è una cosa tra... noi». Deglutì, pensando che un noi, finalmente, esisteva. «Dicevi?»

«Si è laureata da poco in Lettere, vero?»

«Certo, perché?»

«La docente che tiene il corso pomeridiano estivo di lingua con i bimbi del 4 anno non può occuparsene e Bettie mi ha chiesto se conosco qualcuno che abbia disponibilità immediata»

«Chiamo subito Dom! Grazie mamma! Ti adoro!»

«Giovanotto, frena! Non sai nulla, dammi il suo numero di telefono e la chiamerò io»

«Ma...»

«Tranquillo, non farò nessun commento su di voi. La chiamo perché mi interessa sapere se è disposta ad accettare il lavoro. Quando me la vorrai presentare, la conoscerò come tua ragazza. Per ora è Nicky, la candidata numero 1 a gestire il corso pomeridiano»

«Grazie mamma!». Sospirò, sollevato. «Solo... Lascia che la chiami io, prima, così la avviso»

«D'accordo, fifone!».

Daniel si passò una mano sui capelli e poi avviò la chiamata. Calma e sangue freddo.

«Pronto?». La voce di Dom lo fece sorridere immediatamente.

«Ciao Dom! Come stai?».

La ragazza si accigliò per il tono formale che aveva usato. «Bene, grazie. Tu?»

«Bene, senti...». Inspirò ed espirò. «Ti interesserebbe un lavoro alla scuola pubblica Saint Pancras?».

Nicky rispose incredula. «Stai scherzando?»

«No, mia madre conosce la preside e...»

«Frena! Le hai chiesto...?»

«No! Solo che le ho detto che ti sei laureata da poco e la docente che doveva tenere il corso ha dato forfait e serve qualcuno...». Si fermò e prese fiato per l'ennesima volta, prima di sganciare la bomba. «Ti scoccia se ti chiama mia madre? Così ti spiega tutto»

«Tua – deglutì rumorosamente – madre?»

«Eh, sì. Ma non preoccuparti! Non ha mai mangiato nessuno. Inoltre mi ha assicurato che ti tratterà come una candidata al lavoro, non come la mia...».

Nicky inspirò bruscamente. «La tua...?».

Daniel si fece coraggio. «...ragazza»

«E così – rispose la giovane, sorridendo – sarei la tua ragazza»

«A quanto pare!»

«Non si usano più i bigliettini con scritto “Vuoi essere la mia ragazza?” e i quadratini con “sì” e “no”?».

Daniel ridacchiò. «Non fare molta ironia, piccola! Appena riattacco io, ti chiamerà mia madre».

Nicky si mordicchiò le unghie. «Stronzo!»

«Mi adori! Ora però devo tornare al mio lavoro. Ci sentiamo dopo». Fece una breve pausa. «Se sopravvivi»

«Ah ah ah, ma quanto sei simpatico! Ci sentiamo dopo». Lo imitò nel fare la pausa. «Se avrò ancora voglia di sentirti dopo aver sentito tua madre».

***

Nicky riattaccò e, con mani tremanti, posò il cellulare sul bancone, mentre cercava di tornare in sé. Sua suocera la stava per chiamare.

Un momento! Suocera? No! Era la madre del ragazzo che stava frequentando, non sua... suocera!

«Nicky, tutto a posto?». La voce di Missy la raggiunse facendo breccia tra panico ed agitazione.

«Sì, sì! Ti dispiace se faccio 10 minuti di pausa? Mi dovrebbe chiamare una persona»

«Certo che puoi, ma è tutto a posto? Sei pallida»

«Certo! Non ti preocc...». Ma si bloccò, quando il cellulare riprese a squillare. «Vado». Prese il cellulare e uscì per sedersi su di una delle panchine appena fuori dal locale. Forza e coraggio. È solo la mamma di Daniel. «Pronto?»

«Nicky? Sono Miranda, la mamma di Daniel»

«Buongiorno signora. Daniel mi ha appena detto che mi avrebbe chiamata»

«Quel ragazzo è impossibile! Aveva paura che ti mangiassi viva».

Nicky si chiese se quello fosse un rischio reale, ma preferì non esternare i suoi dubbi. «Dan però non è stato chiarissimo sul motivo della chiamata»

«Vedi, conosco la preside del Saint Pancras e mi ha appena contattata. La docente del corso estivo pomeridiano di lingua purtroppo non può occuparsene, perciò alla preside servirebbe qualcuno qualificato e con disponibilità praticamente immediata»

«Non...». Quello che le uscì dalle labbra fu un roco gorgoglio, così Nicky si schiarì la voce e riprovò a parlare. «Mi piacerebbe tantissimo, signora, ma... non credo di essere qualificata. Mi sono laureata da poco, non ho esperienza e...»

«Sciocchezze!». La interruppe. «L'esperienza si fa sul campo! E quale modo migliore che passare un'estate circondata da studenti di 10 anni? Naturalmente avrai uno stipendio regolare, l'assicurazione sanitaria e tutto il resto. È un'ottima occasione. Devi solo dire di sì e darò il tuo nominativo alla preside per un colloquio preliminare».

Come poteva lasciarsi sfuggire un'occasione del genere? «Non so come ringraziarla!»

«Non ce n'è bisogno, cara. Spero solo di poterti conoscere di persona presto!»

«Oh, ehm...».

Miranda ridacchiò, sentendola in difficoltà. «Non ti preoccupare! Prendetevi il vostro tempo! Non ho fretta»

«Grazie mille signora. Per tutto»

«Di niente, Nicky, ti farò contattare dalla preside Bettie Fowler entro sera!». Nicky riattaccò e si afflosciò sulla panchina. Era uscita incolume dalla prima telefonata con la madre di Daniel. E aveva un lavoro. Quasi.

«Missy, dovrei parlarti un istante!». Lo sguardo che la donna le dedicò le fece capire che il tono che aveva usato non era tranquillo e rilassato come avrebbe voluto. «Ahm...»

«Zucchero, respira. Sembra tu stia per svenire»

«No, è solo che...». Le spiegò per filo e per segno ciò che era successo poco prima. «Quindi, se io colloquio va bene, io potrei avere questo lavoro per l'estate, se non ti...»

«Non dire fesserie, zucchero! Hai studiato tanto per laurearti! Devi cogliere al volo l'occasione! Esporrò immediatamente un cartello per trovare un'altra ragazza per l'estate. E se alla fine dell'estate non dovessi trovare altro, avrai il tuo posto qui».

Nicky si sporse ad abbracciare la sua datrice di lavoro. «Grazie Missy, grazie!». La abbracciò di nuovo e poi corse a servire un cliente, con un sorriso degno di Julia Roberts.

***

Daniel varcò la soglia del locale con un po' d'ansia. Sua madre era stata molto criptica circa la telefonata a Dom, perciò non sapeva cosa aspettarsi.

«Eccolo qui il giovanotto che mi vuole portare via la mia bambina!».

Daniel sorrise, vendendo che Missy era di buon umore. «Mi dichiaro colpevole!». Si guardò attorno. «Dov'è la Cenerentola?»

«Si sta già cambiando, un attimo e sarà dal suo principe».

Pochi secondi dopo, infatti, Nicky fece la sua comparsa. «Dan!». Contro tutte le previsioni che l'avvocato aveva fatto nella sua testa, Dom lo raggiunse e lo abbracciò. «Grazie!».

Il giovane la strinse e poi ridacchiò. «Grazie? E ancora non hai visto nulla!»

«Dai, dongiovanni, usciamo!». Lo prese per mano. «Ciao Missy! Grazie di tutto». I due uscirono dal locale e si diressero alla metro, come al solito. «Grazie davvero, Dan. Questo corso è molto di più di quello che speravo. La Preside mi ha detto che, se a fine corso sarà soddisfatta, mi terrà come prima scelta per le supplenze!»

«Te lo meriti! Hai studiato per questo, non è giusto che ti spacchi la schiena in un pub. Tutti hanno diritto ad un'occasione»

«Se non ci fossi stato tu, probabilmente io non l'avrei avuta»

«Che ne dici se andiamo a cena per festeggiare?»

«Fish and chips?».

Daniel scosse il capo, fingendosi inorridito. «Assolutamente no! Ti porto in un ristorante a mangiare del cibo decente».

Nicky lo fulminò con lo sguardo. «Che hai contro fish and chips?»

«Niente, ma ogni tanto si può cambiare»

«L'importante è che non mi porti a mangiare pesce crudo! Proprio non mi piace».

Dan le sorrise, accarezzandole il viso. «D'accordo, Cenerella. Ti passo a prendere in auto per le 19, va bene?»

«In auto?». Si finse delusa. «Ma se sono Cenerentola, pretendo una carrozza a forma di zucca!».

Il giovane ridacchiò. «Temo dovrai accontentarti della mia auto»

«Ma che razza di principe sei?». Sbuffò teatralmente. «Non esistono più i principi di una volta!»

 

 

Il mio angolo.

Bonsoir!

Anche per questo capitolo, non ho note con cui assillarvi XD

Ringrazio tantissimo tutti coloro che stoicamente resistono e leggono la storia, la inseriscono tra le preferite/ricordate/seguite e tutte le anime pie che hanno o vorranno lasciare un commento ai capitoli!

Bisous,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


In metro con amore

 

Capitolo 14

 

«Quel ragazzo è da sposare!».

La voce di Diane risultò soffocata, dato che era infilata quasi completamente nell'armadio dell'amica alla ricerca di un abito adatto alla serata.

«Diane, stai cercando un vestito o l'ingresso per Narnia?»

«L'ingresso per Narnia, mi pare ovvio! Devo acciuffare il Principe Caspian, è un figo pazzesco!». Riemerse con il viso arrossato e tutta spettinata. «Niente da fare. Dovrò cercare da qualche altra parte!».

Nicky sgranò gli occhi. «Non ci pensare neppure! Sceglierò uno degli abiti che ho!».

Diane la guardo perplessa. «Io stavo parlando dell'ingresso per Narnia. Il vestito c'è!». Le porse una gruccia, dalla quale pendeva un abito rosa antico, attillato che le sarebbe arrivato appena sopra il ginocchio.

«Non se ne parla! Vado a cena, non ad un matrimonio».

L'amica la guardò seria. «Ha detto che ti porta a mangiare del cibo decente. Secondo te, il cibo decente si trova nelle tavole calde?». Alzò una mano prima che Nicky potesse aprire bocca. «Non rispondere»

«Ok, ok! Però quello mi sembra esagerato! Se poi mi porta davvero in una tavola calda che figura faccio?». Diane afferrò il telefono di Nicky ed avviò la chiamata.

«Non ti dirò dove andremo, Dom»

«Ottimo! Però puoi dirlo a me!».

Daniel rimase un secondo in silenzio, sorpreso di sentire la voce di Diane, anziché quella di Nicky. «Diane? No, non lo dirò neppure a te, altrimenti glielo spiffereresti subito»

«No, fosse stato per me, non ti avrei neppure chiamato, ma sto cercando di convincere la tua Cenerentola ad indossare un abito che però lei ritiene troppo elegante per la serata. Quindi, non dirmi dove la porterai di preciso, ma dammi un'idea del posto, così potrò farla vestire adeguatamente»

«Hey!». Nicky la fulminò. «Farmi vestire? Non sono la tua bambola!».

Sentendo la sua dolce principessina, Dan scoppiò a ridere. «Niente ristorante di lusso, è un caldo e accogliente ristorante di cucina tipica. Niente candelabri d'argento o pinguini che versano il vino»

«Ok, ho afferrato il concetto! Grazie Daniel». Chiuse la chiamata e si voltò verso la sua migliore amica. «Nicky cara, si ritorna a Narnia!».

Detto ciò, Diane si infilò nuovamente nell'armadio, alla ricerca del vestito perfetto. «No»

«Cosa? Non sento, alza la voce, ci sono i rami di pino carichi di neve che attutiscono i rumori!»

«Esci da lì! Il principe Caspian lo cercherai un'altra volta, versione arrapata di Susan Pevensie». Nicky la prese per un braccio e la tirò fuori, facendola finire con il sedere per terra. Scoppiò a ridere talmente di gusto che le ci volle qualche istante, prima di riuscire a parlare senza singhiozzare come una pazza. «Ora tu stai lì e mi guardi mentre mi preparo. Non sono Cenerentola e tu non sei la fata turchina! È solo una cena, non mi devo mica sposare!»

«Obbedisco! Posso almeno andare in cucina a prendere un succo o una limonata? Fa un caldo pazzesco!». Quando Diane rientrò nella stanza, trovò poggiato sul letto un vestito senza maniche, color panna con una fantasia floreale sobria e dai colori pastello, stretto in vita con una cintura grigia in vernice e con la gonna larga e svolazzante.

«Wow».

Nicky si voltò verso l'amica, cercando di nascondere un sorriso. «Solo “wow”? Non dici altro, Miranda Prisley?»

«Non...» Diane si bloccò, recependo con un secondo di ritardo il modo in cui era stata chiamata. «Hey! Non sono una vecchia arpia!»

«Vecchia no, ma arpia...» Nicky non proseguì, ma le lanciò uno sguardo molto eloquente.

«Credo mi cercherò una nuova migliore amica».

Diane, con un'espressione ostentatamente oltraggiata, si voltò per andarsene, ma fu fermata. «Dai, lo sai che scherzo! Sei un'arpia solo in ambito di abbigliamento, per il resto sei quasi normale»

«Faccio finta che le tue scuse non facciano così schifo e le accetto, ma sappi che dovresti impegnarti un po' di più!»

«Farò meglio la prossima volta, promesso! Allora – disse indicando il vestito – che te ne pare? Può andare?»

«Certo che sì, è bellissimo! Non hai più bisogno di me per quanto riguarda i vestiti, a quanto pare»

«Magnifico, allora puoi and...».

Ma Diane stroncò il suo invito sul nascere. «Non se ne parla, mia cara Cenerentola. Altrimenti saresti capace di uscire di casa con le ballerine. O peggio – aggiunse fulminandola – con quegli orrendi sandali infradito piatti». L'ultima parola fu pronunciata con disgusto, quasi stesse parlando di un enorme brufolo carico di pus.

«Non sono orrendi, sono...»

«Non provare a dire la parola comodi, potrei non rispondere di me»

«Diane, lasciami almeno le ballerine! Non voglio camminare come un'idiota per tutta la sera»

«Ma non cammini come un'idiota, te le cavi...» una serie di colpi di tosse assolutamente involontari le impedirono di continuare. «In campo chiuso, senza scale e per brevi tratti te la cavi bene!»

«Ma non so dove mi porta!»

«Devi andare a cena, non alla maratona di New York»

«Appunto, devo andare ad una cena, non alla consegna degli Oscar!». Diane aprì la bocca per replicare, ma Nicky la zittì. «Non ci provare. Metto le ballerine, stop».

L'amica la guardò supplicandola. «Posso almeno piastrarti i capelli?»

«D, conosci bene i miei capelli. Guarda che ore sono. Non ce la farai mai»

«Che palle! Non posso fare niente?».

Nicky ridacchiò per il tono ostentatamente lamentoso dell'amica. «Fammi da supporto morale»

«Farò di meglio! Ti interrogherò su Daniel!»

«Non se ne parla»

«Allora, se non vuoi parlarmi di Danny, dimmi cosa fate quando siete insieme»

«Per ora nulla di vietato ai minori, D»

«Davvero?»

«Davvero, ma...». Nicky sospirò, lasciando la frase in sospeso e Diane quasi sputò la limonata sul copriletto dell'amica, colta da un'illuminazione.

«Vuoi andarci a letto!»

«Non necessariamente a letto»

«Eccola qui la mia amica sporcacciona! Mica vorrai consumare al ristorante. Insomma, sarebbe meglio consumare la cena al ristorante e poi... consumarvi a vicenda da qualche altra parte»

«Ma come sei spiritosa oggi. Comunque intendevo l'auto. Con quella che si ritrova, probabilmente i sedili posteriori sono più comodi del mio materasso»

«Addirittura? Allora potresti prenderlo... in considerazione!» Scoppiò a ridere per la sua battuta, prima di aggiungere: «Hai dei preservativi nella borsa?»

«Dei? Diane, quanti credi che ce ne servano?»

«Ah, mia cara – le rispose con aria da donna di mondo – quello ti mangia con gli occhi! Di certo sparerà più di una cartuccia! Non vede l'ora, è caricato a pallettoni, te lo dico io!»

«A proposito, anche tu sembri... su di giri! Da quant'è che non prendi aria?»

«Troppo! Solo che con questi cavolo di orari all'ospedale, è impossibile trovare il tempo di andare a caccia di uccelli»

«Potresti sempre fare l'ornitologa ed osservare quelli che ci sono in ospedale. Magari trovi qualche esemplare di falco pellegrino ben nascosto sotto i camici»

«Falco pellegrino?».

Nicky le strizzò l'occhio: «Rapace, sempre pronto a cogliere la preda... di sorpresa!»

«In effetti, non hai tutti i torti! Potrei sempre capitare accidentalmente nello spogliatoio maschile quando c'è un possibile falco pellegrino e approfittarne. Da domani Diane-ornitologa entrerà in osservazione!» inclinò il capo, scrutando l'amica che si truccava. «A proposito di osservazione – aggiunse agguantando phon e spazzola – qui c'è qualche ciuffo che deve essere domato!»

***

Mentre Nicky si preparava per l'appuntamento, Daniel non se la passava di certo meglio.

A casa sua, infatti, erano magicamente comparsi Nelson e Terry.

«Allora, fratellino! Stasera la porti a cena, eh? Mamma ci ha detto tutto». Daniel imprecò a mezza voce, scatenando l'ilarità della coppia. «Dai, non prendertela, sai com'è la mamma»

«No, so come siete voi due! Siete un'associazione a delinquere. Dovreste fare gli investigatori! Come riuscite voi a ottenere informazioni, nessuno!»

«Ok, lo ammettiamo – rispose Terry ghignando – morivano dalla voglia di romperti un po' le palle e farti venire un po' di ansia».

Il giovane non nascose il sarcasmo: «Ma come siete carini, grazie di cuore!»

«Figurati! Per te questo e altro! Allora, come ti vesti?»

«Pensavo di ripescare dall'armadio quel vecchio vestito da Casanova che avevo usato per il carnevale a Venezia di un paio di anni fa».

Terry gli si avvicinò e gli pizzicò le guance. «Ma come sei tenerello, Danny! Cerchi anche di fare lo spiritoso per nascondere l'agitazione! Non è tenerello, amore?» aggiunse, rivolgendosi al marito.

«Da morire! Guardalo! Ancora 5 secondi e ci manda al diavolo»

«Ok, torniamo seri – la donna batté le mani un paio di volte – ora io mi occupo del vestiario e del profumo, tu intanto, marito, preparati per il dopo».

Daniel sgranò gli occhi: «Dopo?»

«Non ti preoccupare! Ora fila sotto la doccia, io frugo nell'armadio».

Il giovane le fece l'occhiolino: «Attenta ai giornalini porno, sono nella scatola sotto i maglioni!»

«Proprio dove li tiene tuo fratello! Deve essere un difetto di famiglia!»

Quando fu fuori dalla doccia, Daniel trovò sul letto un paio di jeans scuri ed una camicia azzurra. Sospirò sollevato, niente giacca e soprattutto niente cravatta. Si infilò boxer e pantaloni, ma poi si bloccò con la camicia in mano, vedendo entrare suo fratello.

«Ok, aspetto a mettere la camicia. Non so cosa tu mi voglia dire, ma credo mi farai ammattire. Non voglio partire da casa già sudato marcio»

«In effetti ti volevo parlare proprio delle attività che potreste fare dopo cena per sudare un po'»

«Nelson, per favore, risparmiami le lezioncine su api, fiori e polline! Non me le hai fatte con le altre, perché proprio ora?»

Suo fratello sospirò: «Innanzitutto, dovresti ringraziarmi, perché Terry voleva che scegliessi io l'abbigliamento, così lei avrebbe potuto fare quattro chiacchiere, ma io l'ho convinta che fosse meglio il contrario»

«Siete due pazzi»

«Oh, lo so bene!» Nelson ghignò, poi riprese: «Ok, scommetto che muori dalla voglia di scoparci».

Dal salotto, arrivò la voce di Terry: «Nelson, un po' di romanticismo, cazzo!»

«Fare l'amore con lei. E probabilmente lei sarà della stessa opinione, ma sarà agitata e tu pure. Quindi lei faticherà a venire e tu faticherai a non farlo. Ergo...».

Daniel osservò il pacchetto che Nelson gli aveva lanciato. «Preservativi ritardanti?» lo fulminò con lo sguardo: « Ma quanta fiducia!»

«Dai, era solo per aiutarti!»

«Ok, avete finito con le raccomandazioni?»

«No – disse Terry, sbucando dal salotto – ancora qualcosa: sii semplice! Niente cazzate sperimentali, per quelle avrai tempo più avanti. Vai sul classico!»

«Ok – Nelson trascinò sua moglie verso l'uscita – credo sia meglio che ce ne andiamo! Ciao Danny, vai e colpisci!»

«Fuori!». Daniel li spintonò giocosamente fuori da casa sua, chiudendosi la porta alle spalle. Erano la sua famiglia, ma a volte li avrebbe volentieri strozzati.

Si infilò la camicia, mise un po' di profumo e poi lanciò uno sguardo ai preservativi.

Per un istante pensò di non portarli, per non darle l'impressione sbagliata. Ma se lei avesse fatto lo stesso ragionamento, sarebbe stato nella cacca.

Mettersene uno nel portafogli? Nah, era troppo “piccola, ne ho sempre uno! I preservativi sono come gli antistaminici: non sai mai quando può servirtene uno”

Mettere la scatola in auto? Sarebbe sembrato troppo disperato? Forse. O forse avrebbe riso con lui, al racconto di chi glieli aveva consigliati.

Sì, avrebbe fatto così. Viva la sincerità.

 

Il mio angolo.

Bonsoir!

Come state? Tutto bene?

Nel prossimo capitolo avremo la cena di Dom e Dan, ma prima ho voluto dedicare un po' di spazio alla loro preparazione e alle famiglie strambe che si ritrovano.

Ringrazio tanto tanto tanto tutti gli impavidi che hanno il fegato di leggere la storia, di inserirla tra le preferite/ricordate/seguite e tutte le buone anime che hanno lasciato o vorranno lasciare un commento ai capitoli presenti, passati e futuri!

Abraçada,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


In metro con amore

 

Capitolo 15

 

«Wow». Nicky non riuscì ad aggiungere altro quando si trovò di fronte Daniel con un paio di jeans scuri ed una semplicissima camicia azzurra con le maniche risvoltate fino al gomito. «Ciao»

«Ciao Dom. Sei bellissima». Le posò una mano sul fianco e si sporse in modo da poterla baciare. «Mh». Si separò quando Nicky gli posò una mano sul collo per avvicinarlo. «Meglio se saliamo in auto, non vorrei fare tardi».

Mentre si dirigevano verso il ristorante, Nicky si schiarì la voce. «Grazie»

«Ma se non hai ancora visto il ristorante? Magari ti sto portando in una bettola».

Nicky gli tirò un orecchio. «Stupido. Per il lavoro. So che se non mi avessi suggerita tu, non mi avrebbero mai contattata». Chinò il capo. «Chissà a chi ho soffiato il lavoro»

«A nessuno. Se non fossi piaciuta alla preside, non ti avrebbe mai accettata».

La giovane capì che quello era un vicolo cieco, continuare a parlarne non avrebbe giovato alla serata. «Tua madre è molto... gentile».

Le orecchie di Daniel si drizzarono, in allarme. «Gentile?» chiese incerto.

«Sì, ha detto che non vede l'ora di conoscermi, ma che rispetterà i nostri tempi».

Daniel sospirò con sollievo. «Oh, pensavo si fosse lanciata in qualche strano racconto imbarazzante della mia infanzia!»

«Ce ne sono? Di racconti imbarazzanti della tua infanzia, intendo»

«Assolutamente no!».

Nicky si finse pensierosa. «Potrei sempre chiamare tua madre e chiederglielo»

«Non ti direbbe nulla, è mia madre!»

«Scommettiamo?».

Daniel scosse il capo, inorridito. «Non ci penso proprio!». Assottigliò lo sguardo. «Certo che sei perfida!»

«Io?». Nicky sbatté le ciglia, con fintissima innocenza. «Non è vero»

«Eccoci arrivati, ruffiana». I due scesero dall'auto e Nicky si guardò attorno, curiosa.

«Questo posto c'è ancora?».

Daniel la guardò con stupore. «Lo conosci?»

«Una volta questo posto era gestito da un amico di mio padre. Avevano svolto la leva militare insieme. Io e i miei genitori venivamo sempre qui a festeggiare i loro compleanni».

L'avvocato si gelò sul posto. «Cambiamo ristorante, se vuoi! Non c'è nessun problema. Avrei dovuto chiederti se...».

Ma Nicky gli posò una mano sulla bocca. «Respira. Non è successo niente. Ceniamo qui, sono curiosa di scoprire se c'è ancora l'amico di mio padre». Gli prese la mano ed insieme varcarono la soglia. Il locale era quasi come lo ricordava. L'arredamento era lo stesso, così come la disposizione dei tavoli. Le tovaglie invece erano inevitabilmente cambiate, come il colore delle pareti che da giallo delicato era diventato di un tenue color pesca sfumato.

«Daniel, benvenuto! Ti ho tenuto libero un tavolo in fondo alla sala, così siete più tranquilli».

A parlare era stato un signore di mezza età, sorridente e cordiale. Nicky lo squadrò per un istante. Era decisamente meno capellone e più panzuto di quanto ricordasse, ma era sicuramente...

«Jeremy? Si ricorda di me?». L'uomo si voltò a guardarla, inclinando il capo. «Sono passati parecchi anni, sono...»

«...La figlia di Alan!». La abbracciò calorosamente. «Come stai? Come sei cresciuta! Eri una nanerottola l'ultima volta che ti ho vista!». Si voltò verso la cucina. «Clara, vieni a vedere chi c'è!».

Dopo qualche secondo, dalla cucina comparve una donna con il viso arrossato dal caldo, i capelli perfettamente raccolti ed un sorriso dolce. «Daniel, ciao caro! Come stanno Miranda e Grayson? E Nelson e Terry? Quando sono stati qui ho visto il tuo nipotino! È davvero adorabile!». Continuava a parlare imperterrita, tempestando il povero Daniel di domande, fino a quando Jeremy non le fece voltare il capo. «Dominique! Sei proprio tu? Ma certo che sei tu!». La abbracciò di slancio, asciugandosi gli occhi, sperando inutilmente di non essere vista.

Nicky infatti si apprestò ad aprire la borsa. «Clara, le serve un fazzoletto?»

«No no! Non ti preoccupare, è solo che vederti qui mi ha riportato indietro nel tempo».

Fortunatamente, prima che potesse avviarsi sul viale dei ricordi, Jeremy alleggerì l'atmosfera. «Ma non hai una cucina da dirigere, tu?».

La donna sbuffò leggermente. «Sempre il solito orso! Vado, vado!». Si voltò verso i ragazzi. «Buona cena! E passate a salutarmi quando andate!».

La coppia si diresse al tavolo che Jeremy aveva loro riservato. «Tutto bene?».

Prima di rispondere, Nicky sospirò per riprendere il controllo di sé e delle sue emozioni. «Sì, questo posto è quasi uguale a come me lo ricordavo. Jeremy e Clara sono cambiati solo esteriormente, sono due persone simpaticissime».

Mentre i due attendevano le loro ordinazioni, Dom tempestò Daniel di domande sulla preside della scuola dove avrebbe dovuto lavorare. Voleva conoscerla al meglio, per evitare gaffe di qualsiasi tipo ed essere impeccabile.

Così scoprì che Bettie Fowler era una ex docente di matematica, che era sposata, aveva due figlie e 3 nipotini che adorava. Era intollerante al lattosio e amava le peonie.

«Ok, credo di averti detto tutto quello che so!».

Nicky sorseggiò la sua acqua e sorrise. «Bene, grazie! Mi sono appuntata tutto mentalmente, lunedì saprò come affrontare il mio nemico».

Il giovane scoppiò a ridere. «Nemico? Addirittura? È una persona molto gentile»

«Finché non sarò ufficialmente assunta, non sarà un'amica»

«Sei molto agguerrita, Dom»

«Non voglio sprecare questa occasione». Si strinse nelle spalle. «E poi non voglio far fare brutta figura a tua madre. Dopotutto ci ha messo la faccia».

Daniel le afferrò la mano che aveva appena poggiato il bicchiere sulla tavola. «Hey, calmati! Non devi mica operare il presidente degli Stati Uniti al cuore in diretta mondiale!». Fece una piccola e comica smorfia. «Credo».

Nicky si sciolse in una risata. «In effetti, non credo! Dovrei insegnare inglese, non scienze!». Si schiarì la voce. «Dovrei andare in bagno». Daniel si limitò ad annuire e le lasciò la mano. La osservò allontanarsi e notò, con un certo disappunto, che la gonna di quel vestito era un po' troppo larga e non gli permetteva di intravedere il suo splendido fondoschiena.

Nicky sospirò sollevata, mentre tirava lo sciacquone. Tutta quell'acqua e quelle risate avevano messo a dura prova la sua vescica. Si lavò le mani e le asciugò con cura, poi si guardò allo specchio e tornò in sala. Quando raggiunse il tavolo, vide Daniel alzarsi ed attenderla. Appena gli fu vicina, le passò una mano sulla guancia e la baciò. «Mi sei mancata».

Ridacchiò per stemperare l'imbarazzo. «Sono stata via pochi minuti»

«E sei tornata raggiante!». Le lanciò uno sguardo giocosamente sospettoso. «Cos'è successo in quel bagno?».

Nicky si sedette e si sporse verso di lui, bisbigliando con tono cospiratorio: «Vuoi davvero saperlo?»

«Sì!»

«C'è il dispenser della carta per asciugarsi le mani!».

Daniel rimase interdetto per un istante. «Dom, non vorrei essere... indelicato, ma... ci sono dappertutto, cosa c'è di straordinario?».

Nicky scosse il capo, sconsolata. «Nella maggior parte dei ristoranti e bar e pub e ovunque ti venga in mente, ci sono quegli aggeggi infernali che sparano fuori – la sua espressione divenne totalmente schifata – aria calda». Lo sguardo che il giovane le dedicò le fece capire che ancora non la seguiva. «Aria calda! Asciuga le mani, ma fa seccare la pelle, che poi si screpola!».

Le sopracciglia di Daniel si sollevarono talmente tanto da rischiare di essere inghiottite dai capelli. «Tutta questa gioia per un dispenser di carta?».

Gli occhi della ragazza si ridussero a due fessure. «Precisamente, avvocato. Qualcosa da dire?»

«Assolutamente no! Oh – voltò il capo, espirando comicamente – arrivano le nostre ordinazioni!».

I due cenarono, alternando bocconi e risate, sguardi complici e aneddoti imbarazzanti sui loro amici.

«Fino a quando lavorerai da Missy?».

Nicky deglutì la forchettata di carne e bevve un piccolo sorso d'acqua. «Non lo so ancora, però credo fino a domenica».

Daniel scosse il capo. «Ma non puoi lavorare fino a domenica, se lunedì inizi con il corso!».

Nicky si strinse nelle spalle. «Lo so, ma non voglio mollare Missy nella merda. Se trova una sostituta, sarò libera, se no, almeno per questo weekend, sarò da lei a lavorare. Per me non è un problema». Sospirò. «Mi ha dato un lavoro da quando mi sono laureata, le devo tanto, non potrei mai deluderla così. Non lo merita».

Daniel si trovò, suo malgrado ad annuire. Con il tempo aveva capito quanto Missy avesse aiutato Dom e quanto quest'ultima le fosse grata. Non disse nulla consapevole che, se si fosse trovato nella medesima situazione, avrebbe agito allo stesso modo. La fissò a lungo, meditando su ciò che doveva dirle. Non poteva tacere ancora. «Dom...»

«Dan...». I due parlarono contemporaneamente. «Parla prima tu»

«Non c'è fretta. Dimmi».

Nicky tentennò un istante, prima di parlare. «Mi ha scritto Noah».

Lo sguardo di Daniel si accese di rabbia, ma si trattenne. «Che cosa... voleva?»

«Non ne ho idea. Mi ha scritto che gli manco. E non gli ho risposto». Lo guardò di sottecchi, per cercare di capire cosa stesse pensando. «E non ho intenzione di rispondergli. Ho solo preferito dirtelo perché...»

«Perché?»

«Perché volevo lo sapessi. Per me è totalmente irrilevante, ma non voglio che tu lo venga a sapere nel modo sbagliato. Non mi fido più di Noah e vorrei evitare scene madri da telefilm adolescenziale o inutili fraintendimenti».

Dan ingoiò un boccone pesante come un macigno. Lei era stata... onesta e sincera. E lui?

«Mi fa piacere che tu me lo abbia detto, vuol dire che ti fidi di me»

«E tu?». Nicky lo fissò intensamente. «Tu ti fidi di me?»

«Certamente! Come potrei non farlo?»

«Allora il problema non esiste. Per me Noah non merita nulla».

Daniel si sporse per baciarla, accarezzandole il viso. Stava per aprire bocca per rivelarle ciò che sta per dirle poc'anzi, quando furono interrotti da Jeremy. «Allora, ragazzi! Come vi è sembrata la cena?»

«Ottima, Jeremy!». Nicky gli sorrise con calore. «Ma ora... Clara prepara ancora il tiramisù? Dimmi di sì, ti prego! Lo adoravo da piccola!»

«Certo che sì! Ve ne porto due porzioni?»

«Anche di più!». Jeremy scoppiò a ridere e si allontanò di nuovo.

Daniel si voltò verso Nicky, ma ormai il coraggio per dirle ciò che doveva era sfumato insieme all'atmosfera.

Mangiarono il dolce parlando di calcio e poi uscirono dal ristorante, dopo mille abbracci e baci da parte dei due proprietari. Nicky gli strinse la mano, rilassata e serena come non era da parecchio. Stare con Daniel la rendeva felice: riusciva a ridere e scherzare e fidarsi di lui, voleva baciarlo e accarezzargli i capelli e prenderlo in giro. Era meraviglioso essere così in sintonia con lui.

«Grazie per la bella serata». Daniel si sporse per baciarla e Nicky sorrise, mettendogli una mano sulla guancia. Sapeva che quello era il momento dei saluti, ma all'idea di separarsi da lui, qualcosa dentro di lei protestava animatamente.

Sentì la mano di Daniel posarlesi sulla coscia, accarezzandola con delicatezza e Nicky prese la parola. «Dan, ti va di... rimanere a dormire?»

«Nicky». Daniel prese un respiro profondo ed espirò lentamente, chiudendo gli occhi. «Se rimango... non credo di riuscire a... dormire». Aprì gli occhi e la guardò. «Voglio... non resisterei».

La giovane fece un brevissimo sorriso. «Nemmeno io»

«Davvero?». Daniel le lanciò uno sguardo piacevolmente stupito. «Me ne vado»

«Perché?»

«Perché non...». Lasciò la frase in sospeso, senza sapere come concluderla.

«Non...? Non vuoi?»

«Non so se è il momento giusto».

Nicky allontanò un poco il viso da quello dell'avvocato. «Io non ho ricevuto segni divini, non ho sentito campane suonare a festa e nessun angelo è venuto a farmi visita, però so che voglio andare avanti». Sorrise appena. «Con te».

Daniel si aprì in un sorriso spettacolare e le dedicò un bacio lentissimo e carico di significati. Quando si separarono, la prese per mano. «Andiamo».

 

 

Il mio angolo.

Ed eccoci alla prima uscita seria tra i nostri protagonisti XD

Ho dovuto tagliare qui il capitolo perché altrimenti sarebbe stato troooppo lungo.

Non ho note da aggiungere, se non che anche io, come Nicky, adoro i dispenser di carta nei bagni! XD

Vi ringrazio tantissimo! Grazie a tutti i coraggiosi che continuano a leggere la storia, a tutti coloro che la inseririscono tra le preferite/ricordate/seguite e tutte le sante persone che hanno lasciato o vorranno lasciare un commento ai capitoli presenti, passati e futuri!

Bisous,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


In metro con amore

 

Capitolo 16

 

Al contrario di quanto Nicky si aspettava, Daniel non la spinse contro la porta e non le saltò addosso una volta entrati. Le lasciò girare la chiave nella toppa ed inserire l'allarme e restò ad osservarla, mentre si sfilava le ballerine e le abbandonava accanto alla porta. «Andiamo in camera?»

«Certo». Daniel la seguì. «Lascio andare in bagno prima te»

«Vai pure, prima gli ospiti. Se ti serve lo spazzolino, ce n'è uno ancora nella sua confezione nell'anta alla destra dello specchio. Io intanto ti cerco qualcosa per dormire»

«Non ti preoccupare, di solito dormo in boxer». Mentre il giovane era in bagno ad espletare le sue funzioni fisiologiche, Nicky si svestì ed infilò il pigiama estivo e si legò i capelli in un orrendo cucù sopra la testa. Quando Daniel tornò nella stanza, scoppiò a ridere. «Scusa, hai per caso visto la mia ragazza? Era qui poco fa! Sai, carina, con un bel vestito...».

La ragazza si finse oltraggiata e lo superò, senza degnarlo di uno sguardo. Entrò in bagno e si struccò, si lavò i denti e svuotò il serbatoio (come diceva sempre Peter). Daniel era in piedi e guardava fuori dalla finestra, ma si voltò non appena la sentì arrivare alle sue spalle.

«Tutto a posto?»

«Certo! Non mi sono sdraiato perché non so da che lato dormi»

«Non ti preoccupare, di solito dormo al centro, a croce».

Daniel ridacchiò. «Ottimo, quindi rischio di alzarmi con un occhio nero?»

«Mh, direi di no. Rischi solo di essere accidentalmente – calcò su quella parola – buttato giù dal letto».

Il giovane si finse preoccupato. «Credi che sia più sicuro il divano?»

«Se non temi le molle assassine...». Nicky gli indicò la porta.

«Ormai sono in camera...». I due si fissarono a lungo. Erano entrambi consapevoli che tutto quel chiacchierare fosse solo un modo per cercare di allentare la tensione del momento. Daniel era teso perché moriva dalla voglia di spogliarla, scioglierle i capelli e fare l'amore con lei, ma non voleva rischiare di affrettare i tempi.

Nicky era tesa perché... Scosse il capo, tornando in sé. Lei non era tesa. Quello di fronte a lei, con lo sguardo carico di tormentato desiderio era Daniel. Lo stesso che le aveva palpato il culo in metro. Lo stesso che ci aveva provato spudoratamente, nonostante lei non fosse single. Lo stesso che le era stato amico mentre si riprendeva dalla rottura con Noah. Lo stesso, si disse, che ora occupava ogni suo pensiero.

Nicky si allontanò dalla porta e si sciolse i capelli. Guardò Daniel e sorrise della sua espressione inquieta. Forse avrebbe dovuto dirgli qualcosa, spiegargli che... Che cosa? I sentimenti non andavano spiegati. Lo raggiunse e lo baciò, percependo sulla lingua il gusto del suo dentifricio alle erbe alpine.

Daniel la strinse immediatamente, prendendo le redini del gioco. Si separò da lei solo per un istante, aprendo la bocca per parlare, ma Nicky lo precedette. «Sì, sono sicura, Danny».

L'avvocato la baciò ancora, prima di prenderla per mano e raggiungere con lei il letto.

Avrebbero avuto tutto il tempo – o almeno lo sperava – di sperimentare altri angoli della casa, ma in quel momento, mentre osservava Dom – la sua Nicky – semisdraiata sul materasso in attesa di lui, sapeva che nessun posto sarebbe stato perfetto come quel letto. Lo stesso che aveva accolto il lampione prima di lui, proprio per quello, doveva essere il simbolo della rinascita, di un nuovo inizio. Il loro.

***

Daniel le accarezzò il viso e si spostò, sdraiandosi accanto a Nicky per permettere ad entrambi di riprendere fiato.

Avrebbe voluto trovare qualcosa da dirle, ma il suo cervello era in sciopero e si stava fumando una sigaretta, godendosi i postumi dell'orgasmo. Non riusciva a non pensare a quanto Nicky fosse stupenda. E a quanto fosse fastidioso quel preservativo appiccicoso addosso.

«Vado un attimo in... bagno... il – si indicò l'amichetto incappucciato – sai...». Nicky si limitò ad annuire, cercando di trattenersi dal ridergli in faccia. Nel frattempo, mentre nella sua testa c'era un solo pensiero: ho fatto sesso (o l'amore?) con Oneweek, prese la scatola di salviettine aromatizzate alla citronella e si diede una rapida ripulita e per legarsi i capelli. «Che odore di... limone».

Daniel era rientrato in camera e si era fermato ad annusare l'aria. «Citronella – specificò la ragazza – e serve per tenere lontane le zanzare». Ovviamente, si guardò bene da dove provenisse quella fragranza in quel preciso istante.

Il giovane prese posto accanto a lei e la avvicinò per poterla guardare negli occhi. «Stai bene?»

«Benissimo, tu?»

«Mai stato meglio». Nicky si sporse e lo baciò. «Ora sto ancora meglio». Le passò una mano sulla schiena e la accarezzò fino ai glutei, dove si fermò. Emise un mugolio di approvazione. «Perfetto. Buona notte, mia Dom»

«Buonanotte, Danny»

***

«Mh». Nicky riemerse dal sonno sentendo uno strano ronzio provenire dal comodino. «Cos...»

«Sveglia. Telefono». Daniel si districò da lei e lo afferrò per spegnere la sveglia. Si rituffò sul letto, sbadigliando rumorosamente. «'Giorno».

La giovane, sdraiata accanto a lui si stiracchiò e si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi con le mani, per cercare di svegliarsi. «Buongiorno».

Daniel la agguantò. «Vieni qui». Le accarezzò le guance che recavano ancora i segni del cuscino e le diede un bacio a stampo. «Dormito bene?»

«Mh mh». Nicky si godette le sue lievi carezze sul viso e gli si avvicinò, mettendoglisi a cavalcioni. Sospirò lievemente quando percepì la sua erezione: «Daniel...». Ma si bloccò quando lesse l'ora sulla sveglia accanto al letto. «Cazzo!»

«Sveglissimo!»

«Stupido!» Gli accarezzò il viso, mentre si alzava dal letto. «È tardi!»

Il gemito sofferente di Daniel la fece ridacchiare. «Vieni qui, faremo in fretta, te lo prometto»

«Daniel!». Nicky cercò di fingersi oltraggiata, ma capì di non essersi impegnata abbastanza, quando sentì le mani di Oneweek accarezzarle la schiena.

***

«Visto? Sei in perfetto orario!» Daniel accostò l'auto di fronte a Missy's.

Nicky lo fissò scettica. «Io sono a posto, ma tu sei vestito come ieri sera ed hai i capelli ancora bagnati»

«Non ti preoccupare, ho un vestito di scorta nel mio ufficio. Lo tengo lì in caso di bisogno. Una volta mi sono presentato in aula con la giacca allacciata, nonostante il caldo infernale, perché la mia camicia si era macchiata di caffè»

«Sei scaltro! Oltre che sbrodolone»

«Ma come sei simpatica! Passo a prenderti quando finisci». Si sporse e la baciò. «Non stancarti troppo oggi»

«E tu vedi di non sporcarti il completo di riserva, signor avvocato!».

Nicky entrò nel locale e vide Benny e Missy scrutarla attentamente. La prima aprì la bocca per chiederle qualcosa, ma fu preceduta da un'altra voce.

«Nicky...».

La giovane si voltò e si trovò di fronte... «Noah». Lo guardò con freddezza, aspettando che dicesse qualcosa.

«Possiamo parlare?»

«Veramente dovrei iniziare il turno ora, non posso»

«Per favore». Missy si limitò ad annuire col capo.

«Cosa vuoi?»

«Chiederti scusa per come ti ho trattata».

La giovane rimase interdetta per un istante. «Cosa?»

«Sì, sono stato imperdonabile. Non voglio giustificarmi, voglio solo che tu sappia che – si fermò, alla ricerca delle parole migliori – che non penso veramente ciò che ti ho detto. Per quanto possa risultarti difficile da credere, io ti ho amata davvero e – si interruppe, vedendo le sopracciglia di Nicky inarcarsi e le pupille dilatarsi – e sono un idiota, perché mi sono lasciato trascinare dalla mia famiglia. Probabilmente non ti merito, però... mi manchi». La risposta di Nicky non arrivò, così Noah si schiarì la voce. «Potresti... dirmi qualcosa?»

«Cosa dovrei dirti?». Alzò una mano, prima che lui le rispondesse. «Vorrei solo sapere una cosa»

«Tutto quello che vuoi»

«Perché mi stai dicendo tutte queste cose?»

«Perché avevi ragione sulla mia famiglia e su Angie. Mia madre vuole solo sfruttarmi per un bel matrimonio snob e sofisticato e Angie... anche! Mia madre le ha suggerito di farsi mettere incinta da me, così non potrei tirarmi indietro. È rivoltante». Nicky rabbrividì disgustata, ma non parlò. «Ho mollato Angie e mandato al diavolo i miei genitori. Ora Willa abita con me. Non voglio che stia in quella casa un giorno di più».

In quell'istante, la giovane trattenne il fiato. Eccolo, quello era il suo Noah. Quello che aveva amato. «Credi che sia la decisione migliore?»

«Sì, hanno cercato di usare me come cavallo da riproduzione, non voglio che Willa venga vista come una puledra da far ingravidare dal miglior offerente. È grazie a lei che sono qui. Willa... beh... è stata lei a farmi capire che dovevo scusarmi ed essere sincero con te. Crede che forse potremmo... riallacciare i rapporti»

«Cosa?»

«No! Non tornare insieme, però... sapendo com'erano le cose fra di noi, si sentiva in imbarazzo all'idea di chiamarti o scriverti, così...»

«Che sciocchina! Lo sa che può chiamarmi quando vuole»

«Sì, solo che si sentiva a disagio per colpa di come mi sono comportato. Quindi, spero di aver sistemato la situazione. Almeno per Willa, non chiedo altro»

«La chiamerò io quando stacco, non ti preoccupare»

«E – Noah esitò – noi? Cioè, io e te?»

«Apprezzo che tu sia venuto a scusarti e sono felice di vedere quanto tu tenga a Willa, però non sono pronta a riallacciare i rapporti con te. Non sono neppure sicura di volerlo fare»

«Non fa niente, posso accettarlo. Vorrei solo chiederti una cosa»

«Dimmi»

«Non sentirti limitata nel rapporto con Willa per colpa mia»

«Non lo farò. Ora devo tornare al lavoro, buona giornata, Noah». Fece un lieve cenno con la mano, mentre si allontanava per sparire a infilarsi la maglietta della divisa ed il grembiule.

Quella chiacchierata era stata davvero... destabilizzante. Mai si sarebbe aspettata che Noah si scusasse. Per lei la questione era chiusa da un bel pezzo, ormai.

Se da un lato era felice che Noah fosse rinsavito, dall'altro non sapeva come interpretare quel suo rientro in scena. Davvero lo aveva fatto solo ed esclusivamente per Willa?

Non lo aveva perdonato e, ovviamente, non lo amava più, però sapeva che non avrebbe mai potuto escluderlo totalmente dalla sua vita. Non senza far soffrire Willa. Ultimamente si erano sentite solo per messaggio, perché era partita per le vacanze in Costa Azzurra con le amiche, per festeggiare il diploma, però sapeva che, una volta rientrata, avrebbe voluto vederla. E per Willa sarebbe stato molto più facile se suo fratello e Nicky avessero tenuto un rapporto civile. O almeno un rapporto.

Tutte quelle riflessioni, unite ai clienti che si susseguivano nel locale, aiutarono Nicky a passare il turno evitando gli interrogatori incrociati della sua datrice e della sua collega.

Non scappò però a quello di Diane che si presentò al locale e vi stazionò per tutto il pomeriggio, tempestandola di domande ed osservandola con gli occhi a cuoricino per il suo racconto della serata con Daniel.

***

«Oh oh, qualcuno qui ha fatto baldoria».

Daniel sbuffò e si aggiustò la cravatta, mentre suo fratello entrava nel suo ufficio. «Buongiorno Nelson»

«Buongiorno a te, fratellino! Com'è andata ieri sera? E stanotte?»

«Non ti dirò niente, pettegolo che non sei altro»

«Come vuoi – disse alzando le mani e ghignando – ci vediamo a pranzo! Terry si aggiunge a noi!»

«Che bello!» rispose Daniel con ironia. Nonostante la prospettiva di un pranzo più simile all'interrogatorio di due mastini, non poté bloccare il sorriso che gli si formò sulle labbra al ricordo della notte appena trascorsa con Nicky.

Non vedeva l'ora di tornare da Missy e rivederla.

Ma prima doveva superare gli interrogatori di suo fratello e sua cognata e, quasi sicuramente quelli di Colin e Finn che si sarebbero presentati da lui prima della fine della giornata.

***

«Ciao». Nicky gli lasciò un rapido bacio sulle labbra mentre si allacciava la cintura di sicurezza. «Parti, ti prego, altrimenti Benny e Missy ci bloccheranno qui»

Daniel ridacchiò. «Ora capisco come mai eri così di fretta! Mi vuoi tutto per te»

La ragazza lo fissò con indifferenza: «Se preferisci tornare indietro, ti lascio nelle mani di quelle due»

«Preferisco le tue, di mani». Le ammiccò, spudorato. «Dove andiamo?»

«Va bene casa mia? Ho bisogno di una doccia e di vestiti puliti. Puzzo di patatine fritte»

«Certo, casa tua!»

L'unico pensiero di Nicky nel momento in cui varcò la soglia di casa, fu quello di una doccia, prima di parlare a Daniel di Noah.

L'unico pensiero di Daniel, appena varcata la soglia di casa di Dom, fu quello di accalappiarla e riempirla di baci mentre la spogliava.

Nicky fu colta alla sprovvista dall'assalto di Daniel, così, mentre rispondeva al bacio e cercava di togliersi le scarpe, perse l'equilibrio. Il risultato fu che cadde lunga distesa a terra, trascinando Oneweek con sé e prendendosi da lui una bella zuccata.

«Ahi!»

«Dom – Daniel cercò di trattenere le risate – ti sei fatta male?»

La giovane si massaggiò la fronte. «Direi di no». Così Daniel poté liberare la risata che non riusciva più a bloccare. «Non è carino ridermi in faccia!» Ma anche lei stentava a rimanere seria.

«Sei bellissima, anche con la fronte arrossata». Fu così che, per evitare di cadere nuovamente, fecero l'amore per terra, ridacchiando e scherzando come due ragazzini.

Nicky si fece una doccia rapida e poi lasciò il bagno libero per Daniel che si lavò, mentre lei preparava la cena. «No! Stai cucinando! Volevo portarti fuori a cena!»

«Ieri siamo usciti a cena»

«Ma...»

«Non ti fidi della mia cucina?»

«Te lo dirò dopo che avrò mangiato. Tanto il testamento l'ho fatto»

«Spiritoso. Apparecchia, piuttosto!»

Daniel si meravigliò della bravura della sua Dom ai fornelli. C'era qualcosa che non sapeva fare?

Sospirò, pensando che doveva dirle la verità sul suo cognome, ma le parole gli morirono in bocca, quando Nicky prese la parola.

«Noah è passato al locale, stamattina»

«Cosa voleva?»

«Dirmi che ha mandato al diavolo Angie ed i suoi genitori e che ora Willa abita con lui. E mi ha chiesto scusa per... tutto»

«Che figlio di buona donna!»

«Puoi dirlo forte»

«Tornerai con lui?»

Nicky mollò i piatti nel lavello e si voltò. «Scusa?»

Daniel la fissò dritto negli occhi. «Gli darai un'altra chance?»

«Non vedo perché dovrei»

«Noah è il tuo ex»

«E allora?»

«Non provi nulla per lui?»

«Come puoi chiedermi una cosa del genere? Credi davvero che potrei provare qualcosa per lui? Adesso

«Te lo chied... – Daniel si bloccò – Adesso

«Adesso che ci sei tu nella mia vita, Daniel». Pronunciò quelle parole con tono risoluto. Forse era presto per scoprire le carte, ma non riusciva ad attendere oltre. «Sei importante per me»

Daniel la strinse tra le sue braccia. «Anche tu per me, Dom. Molto importante. E ho paura di perderti»

«Non... Non lo so se durerà tra noi, o no. Però so che voglio impegnarmi perché funzioni»

«Lo farò anche io». Daniel guardò l'orologio. «Però ora è meglio che me ne vada. Missy non ha ancora trovato una sostituta per te, perciò devi lavorare anche domani. Devi riposarti»

Nicky gli pizzicò le guance: «Ma come sei carino! Ti preoccupi per me?»

«Non voglio che lunedì tu sia uno zombie. E poi non ho il ricambio per domani. A dir la verità, ho fatto di proposito. Così so di non potermi fermare»

«Mossa geniale, avvocato. Allora...». Lo accompagnò alla porta. «Buonanotte»

«Buonanotte Dom. ci vediamo domani alla fermata della metro».

Daniel si allontanò nel buio della notte, lasciando Nicky con il cuore leggero.

 

 

Il mio angolo.

Buonasera!

Sono, come sempre, a corto di tempo. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e mi scuso per le attese epiche cui vi costringo.

Vi ringrazio tantissimo! Grazie a tutti i coraggiosi che continuano a leggere la storia, a tutti coloro che la inseriscono tra le preferite/ricordate/seguite e tutte le sante persone che hanno lasciato o vorranno lasciare un commento ai capitoli presenti, passati e futuri!

Abraçada,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


In metro con amore

 

Capitolo 17

 

«Dom – Daniel si stropicciò gli occhi – cosa ci fai in piedi a quest'ora?». Era domenica notte. Anzi, lunedì mattina, molto presto.

La giovane era in cucina e guardava fuori dalla finestra, seduta su di una sedia con le braccia a circondarle le gambe e il mento poggiato sulle ginocchia. Era notte fonda e Daniel si era svegliato non trovandola a letto accanto a lui.

«Sono agitata per domani, non riesco a dormire»

«Vedrai che non sarà così tremendo». Dom inarcò le sopracciglia e lo guardò con poca convinzione, così lui aggiustò il tiro: «Vorrei darti qualche consolazione più convincente, ma il mio cervello è in coma»

Nicky gli sorrise dolcemente, accarezzandogli i capelli: «Torna a dormire, non voglio che domani tu sia uno zombie per colpa mia»

«Nemmeno io voglio che tu sia uno zombie, vieni a letto. Per favore» aggiunse, tendendole la mano. La giovane la afferrò e si alzò dalla sedia. Daniel le prese il volto tra le mani. «Cerca di non preoccuparti. Sarai perfetta, Dom. Io credo in te e devi assolutamente farlo anche tu» le dedicò un mezzo sorriso addormentato. «Batterò anche le mani per salvarti da te stessa. Dato che tu non credi in te, fatina»

Nicky sgranò gli occhi: «Una citazione da Peter Pan? Wow, devi essere bello rincoglionito dal sonno! Dai, andiamo a letto!» Si distesero sul materasso e Daniel la abbracciò, lasciando che lo stritolasse. «Grazie, Danny».

Mentre stava per addormentarsi, Nicky si trovò a pensare che la prima settimana con Oneweek era stata bellissima. E sperò di tutto cuore che, al contrario del suo soprannome, sarebbe durata di più di una settimana sola, con lui.

***

«Dom, respira». Dan scese con lei dall'auto, di fronte alla scuola elementare. «Hai tutto?»

Nicky deglutì e rimase a fissare l'edificio. «Tutto tranne il coraggio di entrare»

«Non fare la fifona, sarai dall'altra parte della cattedra, fatina». Le diede un bacio sulla tempia. «Sai che questa sera ti prenderò in giro per questa tua fifa blu, vero?»

La giovane lo fulminò: «Magari trovo qualche sexy insegnante di matematica e me ne andrò con lui, dimenticandomi del mio sexy avvocato»

«Allora, se questo sarà il nostro ultimo bacio, deve essere memorabile». Daniel si poggiò con la schiena alla sua auto e tirò a sé Nicky, baciandola lungamente, fino a che non la sentì rilassarsi tra le sue braccia. «Sei bellissima ora. E sei pronta per andare»

«Anche tu sembri più rilassato, ora. Ci vediamo stasera?»

«Passo a...» si interruppe, realizzando che lei avrebbe terminato la sua giornata prima di lui. «Ci vediamo a casa tua?»

«Potrei...» Nicky esitò. «Potrei passare allo studio, dopo il lavoro»

«Non è necessario, ci vediamo dopo, va bene?»

La giovane mascherò la delusione ed annuì. «Allora a stasera»

«Ci sentiamo in pausa pranzo. A dopo, fatina».

Forza e coraggio.

Era quello il mantra che Nicky continuava a ripetersi in testa per riuscire a non svenire. Era solo il suo primo giorno di lavoro. Solo. Avrebbe dovuto occuparsi del corso pomeridiano, ma per il primo giorno aveva deciso di presentarsi all'orario di apertura della scuola, per ambientarsi e parlare con la preside.

«Signorina Stanton?»

Sobbalzò, sentendosi chiamare e si voltò, trovando una donna di mezza età che la fissava, sorridendole incoraggiante. «Sì, sono io! Preside Fowler?»

«In carne ed ossa! Coraggio, vieni. Dato che sei in anticipo, ti faccio fare un giro della scuola, così conosci i tuoi colleghi e ti aggiorno su tutto ciò che devi sapere».

Dominique scoprì che la preside Fowler non era così terribile come aveva ipotizzato e non assomigliava affatto alla signorina Trinciabue. Le sue colleghe erano tutte donne (niente sexy professori di matematica, pensò ridacchiando), gentili e disponibili a darle una mano se ne avesse avuto il bisogno.

Passò la mattinata a vagare per l'edificio, con in mano le foto dei suoi alunni con i nomi, per poterli imparare e non fare confusione. Erano 13 ragazzini, niente di più. Non poteva farsi lasciarsi intimidire da un branco di poppanti!

Alle 13 prese il suo sacchetto con il pranzo e si posizionò ad uno dei tavoli che c'erano nel cortile. Non fece in tempo a sedersi, che le squillò il cellulare.

«Daniel!»

«No, sono Elizabeth! Ti disturbo?»

«Assolutamente no! Come stai? E Peter?»

«Benissimo! Stasera ti va di venire a cena da noi? Ci sarà anche Diane, vogliamo festeggiare con te il tuo nuovo lavoro. Perché non inviti anche Daniel? Ti promettiamo che non vi metteremo in imbarazzo»

Nicky non riuscì a trovare il coraggio di guastare l'entusiasmo della sua seconda madre, così si ritrovò ad annuire, rendendola ancora più felice ed elettrizzata.

Finita quella telefonata, decise di chiamare Daniel. «Ciao Dom, come stai?»

«Bene, stavo mangiando, tu?»

«Anche io. Non vedo l'ora di vederti, stasera»

«A proposito di stasera – Nicky prese un respiro profondo – ti va di venire a cena da Elizabeth e Peter? Ci sarà anche Diane. Vogliono festeggiare con me il mio nuovo lavoro. E a loro farebbe piacere che ci fossi anche tu. Anche a me farebbe piacere farteli conoscere». Dall'altro capo del telefono non provenne nessun suono, tanto che Dominique allontanò il telefono dall'orecchio per controllare che non fosse caduta la linea. «Dan?»

«Veramente, io...»

«Ok, non importa. Sarà per un'altra volta, ci sentiamo più tardi! Ora devo andare, le mie colleghe mi reclamano, buon lavoro».

Per la seconda volta in una giornata, Nicky si ritrovò ad ingoiare la delusione per il comportamento di Daniel. Avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per pensarci, ma in quel momento doveva concentrarsi sul suo lavoro. E basta. I problemi e le analisi avrebbero dovuto aspettare il suono della campanella.

«Bene ragazzi, vi presento la maestra Stanton, la vostra nuova insegnante di lingua». La preside le sorrise incoraggiante, mentre la invitava ad entrare in classe.

«Buongiorno, maestra Stanton» risposero tutti i ragazzi in coro.

«Buongiorno ragazzi». Nicky pronunciò quelle parole sorridendo sicura di sé. Non doveva dare segni di debolezza con loro, o l'avrebbero mangiata.

In quelle tre ore con loro, Nicky imparò a conoscerli e gestirli. Più o meno.

Come in ogni classe, c'erano la Barbie (Stacy), il giullare (Leopold), lo svogliato (Brick), la secchiona (Ursula) e tutti gli altri stereotipi degni di un telefilm americano.

Quando finalmente suonò la campanella, i ragazzi la salutarono e si fiondarono fuori per godersi ciò che rimaneva di quel caldo pomeriggio.

***

Daniel picchiò la testa sulla scrivania con violenza, facendo più fracasso del previsto.

«Danny, tutto a posto? Perché stai prendendo a testate la tua scrivania?»

«Nuovo sport, fratellone. Torna pure a lavorare»

Nelson però gli si sedette di fronte. «Che hai combinato?»

«Perché dovrei aver combinato qualcosa, scusa?»

«Normalmente la gente non prende a testate le cose senza motivo»

«Dom mi ha invitato a cena dai suoi»

Il maggiore dei fratelli Fisher-Morris sgranò gli occhi: «Ma non sono morti?»

«Non sono proprio i suoi genitori, ma più o meno. L'hanno accolta quando non le era rimasto più nessuno»

«Quando vai a cena da loro?»

«Mai, credo. Ho esitato e lei...». Si strinse nelle spalle e diede un'altra testata alla scrivania.

«Calmati. Prendi un mazzo di fiori e ti scusi»

«Non posso andare, i Cassidy potrebbero riconoscermi e succederebbe un casino terrificante. Non le ho detto che papà è il fondatore dello studio. Non le ho detto che il mio cognome è Fisher-Morris»

Nelson sospirò: «Si è innamorata di te per quello che sei, non per quello che hai, meglio, no?»

«Quando lo saprà, succederà un casino. Lei e Noah Parker si sono mollati perché la famiglia di lui non la riteneva abbastanza per il figlio»

«La nostra famiglia non è così, Daniel. Faresti meglio a dirglielo subito. Più aspetti, peggio sarà, lo sai, vero?»

«Ho paura di perderla»

«Se ti ama, non scapperà. Però non aspettare che sia troppo tardi. Se lo scopre da sola, saranno cazzi amari. E comunque – disse, avviandosi alla porta – sei un idiota. Ti pare il caso di omettere questo dettaglio?»

«Lasciami sguazzare nell'autocommiserazione per un po'. Devo racimolare tutto il coraggio che ho».

***

«Allora, a che ora arriva Daniel?»

Nicky fece un sorriso tirato. «Non viene. Evidentemente pensa non sia ancora il momento giusto».

Saggiamente, nessun Cassidy – Diane compresa – si azzardò a commentare quell'affermazione o provò a prendere le difese di Daniel. Sarebbe stato un suicidio.

La giovane chiuse nuovamente Daniel fuori dalla sua testa e si godette la serata in suo onore. Diane rise di gusto, sentendole descrivere i suoi alunni e i soprannomi che aveva loro affibbiato. Anche lei era serena: il tirocinio stava proseguendo bene e tutto filava liscio come l'olio.

Nicky sospirò. I suoi secondi genitori erano orgogliosi del traguardo che aveva appena raggiunto e si trovò a chiedersi se lo fossero anche i suoi veri genitori.

Un sorriso triste le attraversò il viso. Le mancavano. Per quanto Peter ed Elizabeth le volessero bene, non erano i suoi genitori.

«Che c'è Dominique?»

Si riscosse dai suoi pensieri e sorrise ad Elizabeth che la stava osservando. «Pensavo ai miei genitori»

La signora Cassidy le sorrise con dolcezza e gli occhi lucidi: «Sarebbero così fieri di te. Sarah probabilmente ti avrebbe strapazzata di baci e ti avrebbe preparato la sua strepitosa torta alle fragole. Tuo padre invece si sarebbe vantato con chiunque di avere una figlia così brava. Ti volevano bene, ti amavano»

«Sento la loro mancanza soprattutto in queste occasioni. Mi chiedo cosa farebbero, cosa direbbero... sarebbero contenti? E della mia storia con Daniel? Per fortuna ci siete tu e Peter. Non vi ringrazierò mai abbastanza per quello che fate per me»

«So che non siamo i tuoi veri genitori e non vorremmo sostituirci a loro, ma ti vogliamo bene lo stesso, come ad una figlia»

Nicky abbracciò la donna: «Ti voglio bene. E non avrei potuto chiedere una seconda mamma migliore di te»

Elizabeth tirò su col naso: «Ora fila a casa e a letto, domani devi lavorare».

Una volta salutati i coniugi Cassidy, Nicky e Diane rimasero sole fuori casa. «Nicky, come va con Daniel?»

La giovane insegnante scrollò le spalle. «Credo bene. Fino a stamattina andava tutto alla grande, ora... non lo so, ma non voglio farmi paranoie per nulla. Voglio parlargli»

«Se ti serve, ho una mazza da baseball nuova di zecca in casa». Le fece l'occhiolino e si salutarono.

Quando Nicky arrivò a casa sua, trovò qualcuno fuori dalla porta ad attenderla.

«Tu cosa ci fai qui?»

«Sorpresa!»

 

 

Il mio angolo.

Buonasera!

Sempre di fretta. I nodi stanno per arrivare al pettine. Sembra ci sia aria di tempesta.

Spero non ci siano errori.

Vi ringrazio tantissimo! Grazie a tutti i coraggiosi che continuano a leggere la storia, a tutti coloro che la inseriscono tra le preferite/ricordate/seguite e tutte le sante persone che hanno lasciato o vorranno lasciare un commento ai capitoli presenti, passati e futuri!

Risponderò alle recensioni passate il prima possibile, promesso!

Bisous

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


In metro con amore

 

Capitolo 18

 

Dominique era sorpresa: «Cosa ci fai qui?»

«Volevo farti una sorpresa, ho fallito?»

«Assolutamente no! Fatti abbracciare!» Nicky aprì le braccia e Willa vi si tuffò immediatamente. «Bentornata! Com'è andata in Costa Azzurra?»

«Magnificamente! È un posto meraviglioso, ci devi assolutamente andare. Il mare è stupendo, le spiagge...»

«Coraggio, sali, così mi racconti tutto dentro, ti va?»

Le due entrarono nell'appartamento di Nicky e si accomodarono sul divano. Willa le raccontò della sua vacanza in ogni più piccolo dettaglio, tanto che, alla fine del suo resoconto, Nicky avrebbe potuto visitare la Costa Azzurra ad occhi chiusi, conoscendo ogni negozio, ogni ristorante e ogni via.

«E tu? Qualche novità?»

«Ho iniziato oggi a lavorare alla St. Pancras. Sono una supplente, per ora»

«Davvero? Ma è fantastico! E ti piace?»

«Da morire. All'inizio avevo una fifa tremenda, ma poi...» sospirò e sorrise. «Mi piace stare con questi ragazzini, sono intelligenti, vivaci...»

Willa sorrise, contagiata dall'amica. «Si vede che ti piace, ti brillano gli occhi. Hai visto Noah, di recente?»

«Sì, è venuto a chiedermi scusa e a dirmi che lui ed Angie non stanno più insieme. E che tu vivi da lui»

«E...?»

«Ho accettato le scuse, ma non voglio riallacciare i rapporti con lui. Però per te ci sarò sempre, lo sai, vero?»

«Certo! Ma ci sentiremo anche se non sarò qui?»

Nicky aggrottò le sopracciglia: «Qui?»

«Hanno accettato la mia domanda: frequenterò l'università a Nizza!»

«Oddio! Nizza? Davvero? Wow!» la abbracciò, stritolandola. «Sei contenta?»

«Molto di più! Sono elettrizzata! Non vedo l'ora di mollare la mia famiglia e cambiare nazione. Mi sono innamorata di Nizza e ho deciso di provare a fare domanda. A dir la verità, non avevo molte speranze, invece mi hanno fissato un colloquio quasi subito e mi hanno accettata!»

«Quindi dovrai ripartire? Quando? E dove starai?»

«Ho già fatto domanda per una stanza nel campus. Le lezioni inizieranno ad ottobre, ma mi trasferirò lì un mesetto prima, per iniziare ad ambientarmi»

«Quindi abbiamo ancora qualche mese per vederci»

«Sì, ma non ti libererai di me, quando partirò. Esiste Skype, mia cara»

Nicky sorrise: «Per fortuna siamo una generazione tecnologica. L'idea di sentirci due volte al mese tramite lettera è inaccettabile»

«Avremmo potuto addestrare dei gufi, in alternativa». Le due ridacchiarono, fino a che Willa non si fece di nuovo seria. «E con il tuo nuovo ragazzo?»

«Daniel? Va tutto bene. Stiamo andando con calma»

«Ottima idea! Ma raccontami di lui! Com'è? Che lavoro fa? È bello?»

«Daniel è... affascinante. Porta gli occhiali da vista, ma solo per non sforzare troppo gli occhi quando deve stare al pc. E lo rendono così sexy» fece l'occhiolino all'amica, che scoppiò a ridere. «Ed è un avvocato. Lavora in uno studio poco distante dal quartiere dove c'è Missy's. Ci siamo conosciuti perché scendiamo alla stessa fermata della metro»

Willa si fece pensierosa. «In quelle zone c'è solo lo studio Morris. È uno dei più rispettabili della città. Allora il tuo Daniel deve essere proprio un vero asso, non è facile farsi assumere lì» Nicky sorrise orgogliosa: il suo Danny era proprio un ottimo avvocato. «Come fa di cognome? Magari l'ho sentito nominare. Mio padre si tiene sempre aggiornato sugli avvocati migliori. Non sai mai quando potrebbero servirti» aggiunse, imitando la voce di suo padre.

Nicky scoppiò a ridere di gusto, tenendosi la pancia. «Eri uguale!» ridacchiò ancora un po', riuscendo a riprendersi solo dopo parecchi respiri profondi. «Si chiama Daniel Stephen Fisher»

«Fisher...?» Willa aggrottò le sopracciglia e rimase in silenzio per qualche istante, alla ricerca di qualche informazione nella sua testa. Nicky la vide prima illuminarsi e poi deglutire pesantemente. «Fisher? Solo Fisher?»

«Sì, perché?»

«Nulla. Non l'ho mai sentito nominare, mi dispiace»

Nicky la fissò assottigliando lo sguardo: «Willa, con me non attacca. Cosa sai?»

«Niente, da-davvero!»

«Willa Parker!»

«Nicky, non... non sono sicura di quello che mi ricordo. Non vorrei creare un casino per nulla»

«Se non mi dici nulla, inizierò a farmi dei film mentali su cose terribili. Parla»

La piccola Parker si alzò dal divano. «Prima fammi fare qualche ricerca, ok? Voglio solo essere sicura, prima di aprir bocca».

Nicky tentò invano di ottenere qualche informazione e fu costretta a lasciar andare Willa con la promesse che, non appena avrebbe avuto conferme, le avrebbe detto tutto.

Tutto cosa?

Nella testa di Nicky si affollavano mille ipotesi. Che avesse un torbido passato? Qualche enorme causa persa? Qualche parco nazionale distrutto per costruire un parco divertimenti?

La mente di Dominique era in fermento. Cosa le nascondeva Daniel di così scabroso da far preoccupare Willa? Che fosse un criminale redento? Magari aveva conseguito la laurea mentre era in carcere per omicidio.

Oppure in realtà era sposato ed aveva una famiglia.

Oppure...

Doveva calmarsi. Non poteva continuare così, o le sarebbe partito un infarto nel giro di pochi minuti.

Prese il telefono, decisa a chiamare Daniel, ma poi si fermò. Cosa diamine avrebbe dovuto dirgli? Ciao, cosa mi nascondi?

E poi, la sua mente fece un collegamento.

Daniel non ha voluto che andassi allo studio.

Daniel non ha voluto conoscere Peter ed Elizabeth.

Daniel mi nasconde qualcosa.

E ora? Voleva scoprire cosa lui le nascondesse? O era meglio andare da lui e chiedere spiegazioni? Ma poi... spiegazioni su cosa?

Le scoppiava la testa. E non sapeva cosa fare.

Guardò l'ora. Quasi mezzanotte. Forse poteva farsi una tisana alle erbe per rilassarsi e cercare di dormire.

***

Daniel si girò nel letto, sbuffando. Non riusciva a dormire. Probabilmente Nicky era già tornata dalla cena dai Cassidy. E magari si era aspettata di trovarlo da lei. E magari...

Emise un ringhio di frustrazione. Era stato un idiota. Avrebbe dovuto presentarsi sotto casa sua, chiederle scusa e dirle la verità.

Forse poteva farlo davvero. Guardò l'ora. 1.30. Meglio di no. L'avrebbe svegliata.

Posò di nuovo la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi. E pregando di trovare il coraggio di parlarle.

***

Quella mattina, Dominique si svegliò con due occhiaie enormi e fu costretta ad abusare del correttore, per evitare di sembrare una pazza isterica con manie da serial killer. Il corso di cui si occupava si teneva al pomeriggio, ma una mano era sempre ben accetta anche al mattino, perciò Nicky si recò alla scuola di buon ora per preparare la sua lezione e per scambiare quattro chiacchiere con i colleghi e la preside.

Arrivò l'ora di pranzo e nessuna notizia di Daniel. Perché?

Decise di chiamarlo. «Daniel, buongiorno»

«Ciao Nicky, come stai?»

Nicky? Da quando la chiamava Nicky? «Io bene, tu?»

«Sì, anche io. Ti va di vederci questa sera?»

«Certo»

«Ottimo, ti chiamo più tardi».

Freddo, distante. Cosa diavolo stava succedendo?

Nicky prese qualche respiro per calmarsi e poi digitò un messaggio per Willa: Hai novità?

La risposta fu quasi immediata: Sì, sei sicura di volerlo sapere? Non voglio creare casini

Voleva saperlo? Rispose: Sì, non ti preoccupare, non è colpa tua

Lesse la risposta di Willa e rimase di sasso.

Spense il telefono e gettò gli avanzi del suo pranzo nel cestino. Concentrarsi sul lavoro, ecco cosa doveva fare.

Fu così che, nelle successive tre ore, Dominique si concentrò sui verbi e sul loro spelling, cercando in tutti i modi di farli entrare in testa ai suoi alunni senza minacciarli di morte.

Corresse il breve dettato di fine lezione e notò che ciascun alunno lo aveva svolto alla perfezione. Nessun errore per nessuno di loro. Quando la campanella suonò, gli alunni si precipitarono fuori. Tutti tranne Leopold, che si attardò per rimanere solo con lei.

«Grazie, maestra Stanton»

«Di cosa, Leopold?»

«Non ero mai riuscito ad imparare così tanti verbi correttamente in così poco tempo»

Nicky si aprì in un sorriso meraviglioso e carico di gioia e soddisfazione. «Sono felice, Leopold. Ora però vai. Dopo una lezione così impegnativa, ti meriti di giocare per un bel po' all'aria aperta! Ci vediamo domani»

«Arrivederci, maestra Stanton. A domani!»

***

«Sei un imbecille, cognato!» Terry era lievemente irritata per il comportamento di Daniel. «Ora ti prendi il pomeriggio libero, ti fermi da un fioraio e prendi un bel mazzo di rose rosse, poi corri da Nicky, ti prostri i suoi piedi e le dici la verità, supplicandola di perdonarti per la tua idiozia»

«Ma...»

«Non era una proposta, ma un ordine! Se lo viene a scoprire da qualcun altro, non ti vorrà più vedere. E non potrei darle torto. Perciò muovi quel culo e vai!»

«Vai» concordò suo fratello «Ti copro io con papà».

Fu così che Daniel sgattaiolò fuori dall'ufficio e si fermò da un fioraio, prese un mazzo di rose rosse e si precipitò fuori dalla St. Pancras, per aspettare la sua donna.

«Daniel?» la vide rallentare di fronte a quell'imponente mazzo di fiori, incerta. «Rose rosse? Perché?»

«Ci deve essere un motivo per regalarti dei fiori, Nicky?»

«C'è?»

«Sì»

Ecco, lo sapevo! «Qual è?»

«Ne vuoi parlare davvero qui? Non possiamo andare a casa tua?»

«Perché non da te?»

«Possiamo da te? Per favore».

Il viaggio in auto fu di un silenzio tombale. Nicky sapeva perché Daniel era nervoso. Dal canto suo fremeva dalla voglia di infilargli ogni singola rosa di quel mazzo su per il culo ed estrargliela dalla bocca, ma non avrebbe agito, fino a che lui non avrebbe parlato.

«Ottimo. Siamo a casa mia, ora. Ti dispiace spiegarmi qualcosa? Sto iniziando a preoccuparmi»

Daniel sospirò e rimase in silenzio, passandosi le mani tra i capelli, agitato. Poi decise di parlare. Aspettare sarebbe stato inutile, a quel punto.

«Ti ho mentito»

«Mentito?»

«Il mio nome completo è Daniel Stephen Fisher-Morris. Sono il figlio di Grayson Morris, il proprietario dello studio legale dove io e mio fratello lavoriamo. Lo studio legale che erediteremo quando nostro padre andrò in pensione»

Nicky lo sapeva, Willa le aveva inviato un sms con il nome completo di Daniel (unito alle sue scuse). Sapeva cosa significava che lui fosse un Morris, ma sentirselo dire da lui... faceva un altro effetto. Faceva male.

«Perché, Daniel?»

«Lo sai, il perché»

«Dimmelo, voglio sentirtelo dire»

«Perché tu eri appena uscita da una storia di merda, perché la famiglia di quel coglione ti ha trattata di merda e se io ti avessi detto chi sono... Saresti scappata a gambe levate, senza darmi una possibilità. Senza dare una possibilità a noi»

Dominique abbassò lo sguardo per qualche secondo. «Quindi, te ne sei fregato di me. Delle mie convinzioni, delle mie paure. Hai preferito mentirmi, piuttosto che dirmi la verità»

«Volevo dirtelo»

«Certo, come no» ribatté con sarcasmo.

«Non mi sembrava mai il momento giusto»

«Potevi dirmelo quando ti ho detto che Noah mi aveva scritto. Potevi dirmelo quando ti ho detto che Noah era venuto al bar per chiedermi scusa. Potevi dirmelo quando ti ho invitato a conoscere Peter ed Elizabeth»

«Mi...»

Nicky gli lanciò uno sguardo di fuoco. «Non venirmi a dire che ti dispiace. Io sono stata sincera con te, in ogni istante. Non ti ho mai mentito e non ho mai omesso niente»

«Era un'omissione a fin di bene»

«Quindi, se io non ti avessi detto di Noah per non farti stare in pensiero e tu poi lo avessi scoperto da Missy o da tua madre... saresti stato meglio?»

«No. Ho sbagliato e mi dispiace tantissimo»

«Anche io ho sbagliato. Ho sbagliato a fidarmi di te»

Daniel sgranò gli occhi, allarmato. «No! Non è vero! Non puoi dire così, non è un cognome che cambia ciò che c'è tra di noi, Dominique»

«Non è il tuo cognome il problema. È questione di fiducia e rispetto. Ora mi hai nascosto la tua identità, per il bene della nostra relazione. E più avanti? Mi nasconderai un'amante, per non farmi soffrire? Mi nasconderai il tuo lavoro, per non farci litigare?»

«Non puoi dire così, sai che non lo farei»

«So che l'uomo con il quale ho appena iniziato una relazione mi ha nascosto la sua vita. Ecco perché non volevi che venissi in ufficio. Ecco perché non sei voluto venire a conoscere Peter ed Elizabeth. Ecco perché non mi hai mai portata a casa tua». Il tono di Nicky si fece amaro. «Mi hai tenuta nascosta come fossi...» non terminò la frase, deglutendo tutta la delusione che stava provando.

«Dom» Daniel le si avvicinò e provò a toccarla, ma la giovane si scansò. «Dom, per favore, non è così. Non ti ho tenuta nascosta. Volevo solo che tu fossi sicura di ciò che provi per me»

«Quindi hai aspettato di scoparmi prima di aprire bocca»

«No! Volevo solo...» si bloccò. «Non lo so cosa volevo! So che cercare di dirti la verità è diventato sempre più difficile». Cercò nuovamente un contatto con lei, ma Nicky lo rifiutò nuovamente. «Guardami, per favore»

Nicky alzò lo sguardo su di lui, rimanendo in silenzio. «Perdonami, Dom»

La giovane chinò nuovamente il capo. Era sopraffatta da quella marea di emozioni. Voleva lasciarlo perché le aveva mentito, voleva stare con lui perché lo amava, voleva... Mille pensieri le affollavano la mente e sapeva di dover rimanere da sola per poter razionalizzare tutto e non prendere decisioni affrettate. «Ho bisogno di tempo»

Daniel la guardò, angosciato. «Tempo? Vuoi lasciarmi?»

«Io non...»

«No» Daniel la interruppe. «Non ti lascerò, Dom. Ho fatto una cazzata, lo ammetto. Ma ti amo e non posso pensare di perderti»

Nicky rimase a bocca spalancata. Davvero Daniel le aveva appena detto di amarla? «Mi ami?»

«Sì»

«Ok» disse la giovane, strofinandosi gli occhi «Questo è decisamente troppo. Ho bisogno di riflettere e riposare. Puoi... andartene?»

Daniel la guardò, sconfitto. «Vuoi che me ne vada?»

Voleva che se ne andasse? «Sì. Ti chiamo domani»

«Davvero lo farai?»

«Sì»

«Allora... buonanotte, Dom. E... scusami, ho fatto una cazzata». Le lasciò un bacio sulla fronte ed uscì dall'appartamento, con lo stomaco pesante ed il cuore sanguinante.

 

 

Il mio angolo.

Bonsoir!

Rischio il linciaggio? Devo chiudermi nel mio bunker?

Daniel ha parlato, ma troppo tardi. Ormai il segreto era già stato svelato. E ora?

Cosa passerà nella testa di Nicky?

Come sempre, non posso non ringraziare tutte le persone che continuano a leggere la storia nonostante le mille attese, ringrazio chiunque l'abbia inserita tra le preferite/ricordate/seguite, e ringrazio tutte le anime misericordiose che hanno lasciato e/o lasceranno una recensione. I vostri pareri sono fondamentali, per me.

Mi auguro che non ci siano errori, ma non lo escluderei, poiché non sono riuscita a revisionare il capitolo prima di postarlo.

Abraçada,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


In metro con amore

 

Capitolo 19

 

«Non ci trovavamo per bere durante la settimana dal giorno della mia laurea». Finn sorseggiò la sua birra, perdendosi nei ricordi. «Avevamo bevuto un sacco. Ed eravamo decisamente più arzilli di ora». Lanciò uno sguardo a Daniel che, abbacchiato, fissava il fondo della sua bottiglia, alla ricerca di chissà che cosa.

«Danny – intervenne Colin – vuoi un'altra birra?»

«No, grazie, domani devo essere in tribunale alle 9. Non posso presentarmi sbronzo»

«Ma non puoi presentarti neppure catatonico, altrimenti ti stracciano» disse Finn stringendo le spalle in risposta allo sguardo fulminante che Colin gli lanciò.

«Non sono catatonico, Finn»

«Lascialo dire a me, sono io il medico!»

Daniel abbozzò un sorriso. «Sì, e mi chiedo come diavolo sia possibile che tu ce l'abbia fatta»

«Hey! Non starai dubitando delle mie doti! Piuttosto – aggiunse – chiediti come abbia fatto il nostro caro Colin a diventare ingegnere chimico»

«La vostra – rispose Colin, con ostentata superiorità – è solo invidia»

«E se non vuole più vedermi?»

Quella domanda gli ronzava nella testa da quando Nicky gli aveva chiesto del tempo per riflettere. Cosa avrebbe fatto di fronte ad un suo rifiuto?

«Non fasciarti la testa prima di averla battuta, Danny» gli rispose Colin. «Se ti ama, cercherà di passare sopra alla tua omissione»

«Non lo so, mi sembrava così confusa»

«Confusa?» Finn si sporse dalla sedia, per piazzarsi di fronte a Daniel. «Se è confusa, la cosa peggiore che puoi fare è lasciarle tempo. Non ne caverà un ragno dal buco. Puoi volgere la situazione a tuo favore. Nicky si sente emarginata dalla tua vita? Dimostrale che non è così»

Daniel si illuminò. «La porterò a cena dai miei! Finn, sei un genio!»

«Ragazzi! Frenate! Potrebbe funzionare, ma se Nicky avesse davvero bisogno di tempo? Se la trascini a casa dei tuoi, potrebbe sentirsi pressata»

«Oh – sospirò Daniel – vero, non ci avevo pensato. Cosa devo fare?»

«Ha detto che ti chiamerà domani, giusto?» Daniel annuì. «Ottimo, se non ti chiama, chiamala tu»

«Per fortuna ho parlato con voi e non ho telefonato a Nelson»

Finn si finse indignato: «Noi siamo più simpatici di tuo fratello!»

«E soprattutto, non ti abbiamo strappato le palle, come invece avrebbe fatto la tua adorata cognatina» aggiunse Colin.

«Ora è meglio che me ne torni a casa, devo essere presentabile, domani. Grazie ragazzi e buonanotte». I due lo osservarono allontanarsi con il capo chino e le spalle ricurve. Era decisamente giù di morale.

«Colin, dici che dovremmo parlare con Nicky?»

«Non ci penso proprio! Quella staccherebbe a noi le palle. Sicuramente pensa che abbiamo retto il gioco a Dan»

«Non ha tutti i torti. Quindi – aggiunse Finn – ne rimaniamo fuori?»

«Per ora sì. Se le cose prenderanno la piega sbagliata, allora ci penseremo»

***

Nicky si fece una doccia, nella vana speranza di riuscire a trovare un po' di pace.

Era successo tutto troppo in fretta, era innegabile, ma la giovane non riusciva a convincersi che tutto ciò che era successo con Oneweek fosse sbagliato.

Sembrava passato un secolo da quando lo osservava, come osservava tacchettina e Mrs Mondo, e memorizzava i suoi completi, associati ai giorni della settimana.

Nonostante tutto, Nicky si trovò a sorridere pensando che, da quando si erano conosciuti, Daniel non aveva più rispettato quello schema. In qualche modo, si erano cambiati a vicenda. Avevano entrambi sottilmente cambiato alcune delle proprie abitudini per adeguarsi a quelle dell'altro, creandone delle nuove.

Daniel, dolce, divertente e bugiardo.

Anche se, tecnicamente, la sua non era una bugia, era un'omissione.

Un'omissione importante. Non gli aveva tenuto nascosto il suo segno zodiacale o la presenza di un gatto, ma il fatto di essere il figlio del fondatore dello studio legare Morris.

Una parte di sé non sopportava quella sua omissione, dall'altra però sapeva che se Daniel le avesse rivelato subito il suo cognome, lei sarebbe scappata a gambe levate e non gli avrebbe mai e poi mai dato la possibilità di insinuarsi nella sua vita. Non dopo quello che era successo con Noah e la sua adorabile ex e la sua ancora più adorabile mammina.

E sapeva che quella dell'omissione era una delle poche strade praticabili per avvicinarsi a lei senza rischiare di incappare in muri di pregiudizi.

Quindi poteva allontanarlo perché aveva trovato l'unica via praticabile per avvicinarlesi?

Certo che poteva. Era stato talmente privo di scrupoli da mentirle, pur di raggiungere il suo scopo.

E il suo lavoro? Daniel le aveva giurato di non aver fatto pressioni a sua madre per far sì che assumessero proprio lei, ma, alla luce delle nuove scoperte... le aveva detto la verità?

L'idea di aver ottenuto quel posto solo grazie alle pressioni di Daniel e di sua madre le risultò rivoltante. Quante volte aveva fatto richiesta di poter essere l'assistente di un qualsiasi docente per poter racimolare qualche spicciolo? E quante volte si era trovata a maledire quei maledetti figli di papà che le avevano soffiato il posto?

Lo squillare del suo telefono interruppe le sue riflessioni. «Pronto?»

«Nicky, come stai? Sei incazzata? Stai piangendo?»

«Diane, ciao! Come mai chiami a quest'ora?»

«Ho incontrato Finn e mi ha detto che Daniel gli ha raccontato cosa è successo tra voi. Come stai?»

«Sono stata peggio, non ti preoccupare»

«Vuoi che passi da te? Potremmo fare un pigiama party»

Nicky guardò l'ora. «No, tu sei appena uscita dall'ospedale e devi riposare e io devo andare a letto, altrimenti domattina non riuscirò mai ad alzarmi dal letto»

«Va bene, però... stai bene?»

«Sì, sto bene, D. Va bene se ti chiamo domani all'ora di pranzo? Così chiacchieriamo un po'»

«Magnifico, cerca di dormire e ricordati che, per qualsiasi cosa, io ci sono»

Nicky sospirò, prima di risponderle. «Me lo ricordo, grazie, Diane. Buonanotte».

***

Daniel aprì gli occhi e sospirò, affranto. Aveva dormito poco e male: il pensiero di aver perso Dom lo aveva tormentato per tutta la notte.

Si gettò sotto la doccia gelata per cercare di riprendersi. Aveva un'udienza importante e non poteva permettersi di arrivare in tribunale distratto e impreparato. Altrimenti sarebbe stata una tragedia.

Osservò il cellulare e notò di non aver ricevuto nessun messaggio da parte sua. Si rassegnò ad una lunga giornata lavorativa, quando suonarono al campanello. Per un solo, folle istante, Daniel pensò che fosse Dom. Poi però, si ricordò di non averle mai mostrato casa sua.

«Chi è?»

«Sono tua cognata, pezzo di cretino! Andiamo a fare colazione insieme». Una volta entrati in un piccolo bar, Terry gli lanciò uno sguardo molto molto intenso. «Parli tu, o parlo io?»

«Ho solo una domanda: come diavolo fai a saperlo?»

«Nelson ha incontrato Colin»

«Che razza di comari!»

Terry si fece seria. «Come stai?»

«Da schifo, non si vede?»

La cognata gli batté una mano sulla spalla: «Non infierirò, sei già troppo abbacchiato. Però pensiamo a come potresti rimediare». Daniel le raccontò per filo e per segno l'accaduto. «Ok, si è sentita presa in giro, comprensibile. Ha detto che ti richiamerà lei, giusto? Se non ti richiama, chiamala tu. La trascinerai, se necessario, a casa dei tuoi genitori e ceneremo tutti insieme. Deve vedere che famiglia siamo»

«Ma...»

«Io credo che abbia paura di rivivere quello che ha passato con la famiglia del suo ex. Credi sia facile essere continuamente giudicata per quello che non hai? Ha paura che mamma e papà credano che non sia abbastanza per te. E ha paura che tu ti lasceresti influenzare da loro, come il suo ex. Devi dimostrarle che non deve temere nulla, da quel punto di vista»

«Se me ne darà l'opportunità, glielo dimostrerò» lasciò una banconota sul tavolo e si alzò, sorridendo fiducioso. «Sei la cognata migliore del mondo. Dai un bacio a Taylor da parte mia. Ora scappo, non posso arrivare in ritardo»

***

«Buongiorno signora, posso esserle utile?» Nicky si era avvicinata ad una donna che, borsetta alla mano, stava entrando nella scuola.

«Sono qui per parlare con la preside Fowler»

«Se vuole l'accompagno al suo ufficio, mi segua»

La donna si mise al suo fianco. «Lei è una nuova docente?»

«Tengo il corso pomeridiano di inglese con i ragazzi del quarto anno. È la mia prima settimana»

«Piacere di conoscerti, Dominique»

La ragazza arrestò la sua camminata, voltandosi verso la sconosciuta. Sconosciuta con gli stessi occhi di Daniel. Merda. «Signora Fisher-Morris, che piacere conoscerla»

«Chiamami pure Miranda, non ti preoccupare. Il piacere è tutto mio. Come ti trovi qui?»

«Preferirei darle del lei, se non le dispiace. Adoro questo lavoro, la ringrazio per avermi dato questa opportunità, Daniel deve averla tartassata non poco»

«Assolutamente no, mia cara. Sono stata io a chiedergli il tuo numero. Durante un pranzo si era lasciato sfuggire che ti fossi appena laureata in Lettere, così, quando Bettie mi ha chiamata, ho chiesto a mio figlio»

Nicky rimase per un istante in silenzio. Doveva crederle?

«Beh, grazie lo stesso. Senza di lei, probabilmente non sarei qui»

Miranda le fece un sorriso incoraggiante. «Figurati. Come sta mio figlio?»

Eccola, la domanda che Dominique non voleva le fosse posta. «Bene, direi. Questa mattina doveva essere in tribunale»

La donna cercò di rimanere impassibile, ma non ci riuscì. «So che avete litigato e – aggiunse in risposta al silenzio di Nicky – so anche perché. Daniel non l'ha fatto con cattive intenzioni»

«La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. Ho capito perché Daniel me lo ha tenuto nascosto, ma ciò non toglie che lo abbia fatto»

«So che penserai che sono una madre impicciona, ma vorrei... Daniel è innamorato di te»

Nicky sentì lo stomaco precipitare in zona intestino. «Lo so, me lo ha detto»

«Posso sapere di cosa hai paura, Dominique?»

«Non vorrei offenderla, però preferirei chiarire con suo figlio». Decisamente, non le andava di parlare della sua relazione con la madre del soggetto in questione.

«Non preoccuparti, hai ragione, non dovrei farti tutte queste domande. È meglio che vada a parlare con Bettie. In fondo sono venuta per questo»

«La lascio al suo appuntamento, signora Fisher-Morris. Buona giornata»

«Buona giornata anche a te, Dominique»

Buona giornata un tubo, pensò la giovane. Incontrare la madre del proprio ragazzo poche ore dopo aver discusso con quest'ultimo non era la sua più grande aspirazione. Ma, si disse, una volta passato questo scoglio, che altro poteva succedere?

Trascorse la mattinata a preparare esercizi e fotocopie per i suoi alunni e quasi non si rese conto dell'arrivo dell'ora di pranzo.

Si mise al solito tavolo ed afferrò il suo cellulare per chiamare Diane. Stava giusto per avviare la chiamata, quando qualcosa le picchiettò la schiena. Si voltò ed abbassò lo sguardo per puntarlo su... un nanerottolo con i capelli riccioli e gli occhi scuri. Troppo piccolo per essere un alunno.

«Ciao, tu chi sei?»

«Tay e tu?»

«Io mi chiamo Nicky. Dov'è la tua mamma?»

«Con la nonna». Dom collegò tutte le informazioni alla velocità della luce, ma non riuscì a scampare alla sua sorte.

«Taylor, eccoti! Io e la nonna ti stavamo cercando». Nicky si alzò dalla panchina e sorrise cordialmente alla donna che si trovò di fronte. Capelli castani, ricci e corti, occhi scuri come quelli del figlio ed un sorriso a 32 denti. «Ciao! Spero che mio figlio non ti abbia disturbata»

«Assolutamente no, non ti preoccupare. Terry, giusto?»

«In carne ed ossa e tu, ovviamente, sei Dom».

Le due si strinsero la mano, ma furono interrotte dallo squillare del telefono di Nicky. «Scusami un secondo. Pronto – aggiunse, una volta accettata la chiamata – Ciao Diane, ti posso richiamare io più tardi? Sì, grazie. Buon appetito». Chiuse la telefonata e rivolse nuovamente l'attenzione alla sua interlocutrice che, nel frattempo, si era sbarazzata del nanerottolo, cacciandolo dalla nonna.

«Sono passata di qui per fare un saluto a Miranda e...» si strinse nelle spalle.

«Caspita, quante coincidenze, oggi! Prima la madre di Daniel che passa di qui per caso – calcò molto sulle ultime due parole – per salutare la sua amica e ora anche la cognata passa di qui per caso. Giusto per curiosità, tuo marito e tuo suocero passeranno prima delle 17? Vorrei rientrare a casa ad un orario decente».

Terry, tutt'altro che offesa, scoppiò a ridere. «Non credo che Grayson e Nelson passeranno di qui, non ti preoccupare. Per oggi ti toccano solo le due donne della famiglia»

Nicky inclinò il capo e prese posto a sedere. «Ti dispiace se mangio mentre fai la tua arringa difensiva?»

«Assolutamente no, buon appetito»

«Grazie»

Terry si sedette di fronte a lei ed iniziò a parlare. «Daniel è stato un cretino. Glielo avevo detto che doveva essere onesto con te fin dall'inizio. Non l'ha fatto solo perché aveva paura che tu lo rifiutassi»

«Capisco perfettamente perché lo ha fatto. So che, in un certo senso, è colpa mia. In quel momento ero uscita da una pessima storia e sicuramente, se mi avesse detto di essere chi è, lo avrei allontanato come un appestato. Quello che mi fa incazzare è che ha avuto miliardi di occasioni per dirmelo, ma non l'ha fatto»

«Come sarebbe non l'ha fatto? Mi ha detto di averti detto tutto!»

«Sì, ma quando lo ha fatto, lo sapevo già. Me lo ha detto una mia amica. Daniel mi ha detto tutto solo perché si è sentito messo alle strette»

«Alt! Quindi tu lo sapevi già? Da quanto?»

«Qualche ora. Ho ricevuto il messaggio con l'identità di Daniel nel pomeriggio e la sera abbiamo discusso»

«Daniel è...»

Nicky alzò una mano, per bloccarla. «No, per favore, fermati. Non gettarti in una appassionata difesa di Daniel e non profonderti nell'elenco delle sue mille qualità positive. Non è necessario, lo conosco»

«Quindi? Qual è il problema?»

«Ne parlerò con Daniel, se non ti dispiace»

«Quindi gli parlerai?»

«Certo che sì»

«Quindi sono venuta qui per nulla?»

«Volevi venire qui per manipolarmi ed indurmi a fare quello che volevi? Eri già così sicura che tua suocera avesse fallito?»

«Manipolarti no, volevo solo parlarti di Daniel e conoscerti. Il mio cognatino ha fatto a me e Nelson una testa quadrata parlandoci di te. Quando Nelson mi ha detto di aver incontrato Finn che aveva parlato con Daniel che gli aveva raccontato di ieri sera, non ho resistito. Così ho preso due piccioni con una fava»

«E io che mi aspettavo velate minacce a prendere le distanze dal giovane rampollo di casa Fisher-Morris!»

«Perché mai?»

«Non sono esattamente l'ideale di moglie per un avvocato riccone e di famiglia altolocata»

«Oh, ti prego, non dire stronzate! Non siamo più ai tempi di Jane Austen! Se Daniel ti ha scelta, ha i suoi buoni motivi. A Miranda e Grayson non interessa il tuo conto in banca. E, per quel che vale, neppure a me, Nelson e Taylor»

Nicky fece un sorriso tirato. «I genitori del mio ex non la pensavano così. È per quello che Daniel non ha voluto dirmi nulla. Sapeva che non gli avrei mai dato una chance, non in quel momento, almeno. Ti avrà sicuramente parlato di Noah Parker». Terry annuì. «Inutile che ti rispieghi tutto, anche perché tuo figlio ti reclama»

Dietro la donna, infatti, comparve la signora Fisher-Morris, con Taylor in braccio. «Il principino vuole la sua mamma»

«Vieni qui, tesorino della mamma». Terry lo accolse tra le sue braccia e si alzò dalla panchina. «Mi ha fatto piacere conoscerti, Dom. Spero di vederti a pranzo, una di queste domeniche»

«Arrivederci ad entrambe! Ciao Taylor, fai il bravo». Il piccolo sventolò la mano e il trio si allontanò, lasciandola sola con un mare di pensieri che le vagavano in testa, cozzando l'uno contro l'altro. Proprio ciò che ci voleva prima di iniziare un pomeriggio di lezione con una marmaglia di bambini del quarto anno.

Quando uscì dalla scuola, Nicky era stanca morta, ma determinata. La nebbia che aveva in testa si era diradata ed ora sapeva qual era la decisione da prendere.

Doveva solo comunicarla al diretto interessato.

 

 

Il mio angolo.

Buonasera e buona Pasqua in ritardo!

Questa settimana sono in anticipo, perché domani, con ogni probabilità, non riuscirò a postare.

Prometto che, entro fine settimana, risponderò alle recensioni passate e future (se ce ne saranno).

Come al solito, ringrazio di cuore tutte le persone che continuano a leggere la storia nonostante le mille attese, ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio di inserirla tra le preferite/ricordate/seguite, e ringrazio tutte le anime pie che hanno lasciato e/o lasceranno una recensione. Sapere cosa pensate conta molto.

Spero non ci siano errori, ma non vi assicuro niente, non ho avuto tempo di ricontrollarlo.

Buona Pasquetta!

Bisous,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


In metro con amore

 

Capitolo 20

 

Nicky afferrò il cellulare e lo sbloccò, ma iniziò a vibrare prima che potesse avviare la chiamata. «Pronto?»

«Nicky, sono Missy»

«Missy, tutto a posto?»

«Più o meno, sono al pronto soccorso»

Nicky si allarmò: «Cosa è successo?»

«Benny è scivolata dalla scala in magazzino, ora le stanno facendo gli esami perché ha battuto la testa, ma sembra non sia nulla di grave, ora è cosciente»

«Vuoi che vi raggiunga?»

«A dir la verità mi servirebbe un favore»

«Tutto quello che vuoi»

«Potresti andare al locale? Ho lasciato la ragazza nuova da sola e non credo se la sappia cavare da sola. Non so a chi altro chiedere. Si tratta solo di coprire il turno fino alle 20, poi arriva Venice»

«Non c'è nessun problema, Missy! Volo al locale. Tienimi aggiornata su Benny, per favore»

«Certamente, ti chiamo appena so qualcosa, grazie ancora». La giovane riattaccò e allungò il passo per raggiungere la fermata della metro.

Mentre scendeva le scale, cercò di contattare Daniel, senza tuttavia riuscirci: il telefono era staccato. Che fosse impegnato con il lavoro?

Rimise il telefono nella borsa, decisa a richiamarlo più tardi.

Arrivò al locale di Missy con il fiato corto e si poggiò al bancone. «Ciao! Sono Nicky»

La giovane di fronte a lei si aprì in un sorriso a trentadue denti e sospirò sollevata. «Per fortuna sei arrivata! Io sono Josie, la ragazza nuova e stavo andando in iperventilazione da sola»

«Non ti preoccupare, rimarrò con te fino a che non arriva Venice».

Nicky recuperò una vecchia divisa e la indossò, legandosi accuratamente i capelli. Per sua fortuna, il locale non fu preso d'assalto, così poté spiegare a Josie qualche trucco del mestiere per ottimizzare i tempi e non impazzire del tutto nei momenti di maggior caos. Teneva sempre d'occhio il suo telefono, in attesa di una chiamata di Missy per sapere qualcosa sulla salute di Benny e nella speranza che Daniel la richiamasse o le inviasse un messaggio.

Provò a richiamarlo, senza successo. Così telefonò a Diane che, preoccupata per l'amica in ospedale, disse a Nicky che sarebbe passata a prenderla alla fine del turno così entrambe sarebbero andate a trovarla.

Missy telefonò qualche ora più tardi, sollevata. «Benny sta bene! Non ha niente di rotto, le hanno fatto una risonanza alla testa e sembra che sia tutto a posto. Però per questa notte preferiscono tenerla in osservazione, per precauzione»

«Sta bene? Davvero? Per fortuna! Appena stacco, io e Diane arriviamo! In che stanza si trova?»

«Primo piano, stanza 127»

«Ha bisogno di qualcosa?»

«No, le ho comprato un pigiama al negozio qui accanto, è a posto. A tra poco e... grazie, Nicky».

***

Poco prima delle 20, Venice entrò al locale con sua sorella che, per quella sera, avrebbe sostituito Benny. Nicky salutò loro e Josie ed uscì, trovando Diane fuori ad attenderla, per avere notizie.

Quando arrivarono all'ospedale, trovarono Missy stravolta e Benny sdraiata ed annoiata a letto. «Sto bene! Non capisco perché devo stare qui! E non posso neppure alzarmi»

«Ciao Benny! Noto con piacere che sei polemica e attiva come al solito»

La giovane sorrise, vedendo entrare Diane, seguita da Nicky. «Ragazze, che ci fate qui?»

Nicky le diede due baci sulle guance: «Un uccellino ci ha detto che qualcuno ha battuto la testa. Chissà, magari ora migliori!»

«Ah ah ah. Non mi sei mancata per niente, stronza»

«Ok, nessun miglioramento! Mi sa che ti dobbiamo tenere così come sei, non c'è speranza per te» le rispose Dominique, mentre Diane e Missy ridevano.

«Scusate, disturbo?» A parlare era stato un medico che era appena entrato nella stanza.

Diane e Nicky si voltarono ed esclamarono insieme: «Finn!»

Il giovane si sistemò il cartellino identificativo, gonfiando il petto: «Sono il dottor Janners, signorine». Scoppiarono tutti a ridere.

«Cosa la porta da queste parti, dottor Janners?»

«Stavo per smontare il turno, quando ho letto il nome di Benny sulla cartelletta, così sono passato a fare un giro!»

***

«Cazzo!» Daniel chiuse la chiamata, frustrato. Era la quarta volta che provava a chiamare Dom, ma il telefono era spento.

Nella sua testa prendevano forma le peggiori ipotesi. La giovane lo aveva chiamato un paio di volte e lui non aveva risposto, troppo occupato con un nuovo cliente dello studio. E ora era lei a negarsi. Che si fosse stufata di lui? Forse lo aveva chiamato per dirgli addio. Magari era partita per l'Antartide per studiare i pinguini, magari...

Il telefono squillò e Daniel rispose senza leggere il nome sul display. «Dom?»

«No, Colin»

«Oh» rispose Daniel, abbacchiato.

«Quanto entusiasmo, amico»

«Aspettavo una chiamata da Dom. Mi ha chiamato prima, ma non ho potuto rispondere e ora ha il telefono staccato»

«So io dov'è! Finn mi ha appena scritto. È all'ospedale con Missy e Diane per Benny. Non ho capito cosa...»

«Grazie!» Daniel non gli lasciò terminare la frase e riattaccò. «Mamma, papà, vado da Dom!»

«Va bene! Ma vedi di tornare per il dolce, arriveranno anche Nelson e Terry con Taylor».

L'avvocato fece un rapido cenno di saluto e sgusciò fuori casa, salì in auto e si precipitò all'ospedale.

Coglione. Primo piano, stanza 127

Sorrise, leggendo il messaggio di Colin.

***

Daniel entrò nella stanza senza bussare e con il fiatone.

«Dom!»

La giovane si voltò di scatto e sgranò gli occhi: «Daniel!»

«Benny! Missy! Diane! Finn!» Finn pronunciò tutti i nomi, attirando su di se gli sguardi interrogativi degli amici. «Li ho detti tutti, così risparmiamo tempo, no?» disse, stringendosi nelle spalle.

Diane alzò gli occhi al cielo. «Il solito coglione»

Daniel si avvicinò a Benny e le chiese come stesse. «Benone! Domani mattina potrò tornarmene a casa. Ora però temo che l'orario delle visite sia finito, quindi fuori dalle balle! Tu – e indicò Missy – hai bisogno di dormire, grazie per essere stata qui. Voi due – ed indicò Finn e Diane – avrete un po' di ginnastica da fare, visto che nessuno dei due è di turno stanotte. E voi – terminò rivolta a Daniel e Dom – dovreste fare una bella chiacchierata»

I cinque, colti in castagna, la salutarono ed uscirono dalla stanza, incrociando Colin che entrava con un piccolo mazzo di fiori.

Nicky placcò Diane: «Io e te domani dovremo fare un lungo discorso. E dovrò parlare anche con Benny, a quanto pare! Nessuno mi dice più niente!»

La giovane le diede delle pacche sulla spalla: «Povera piccola esclusa! Domani parliamo, promesso. Ma ora vai da Daniel. Hey – aggiunse rivolta a quest'ultimo – la riporti a casa tu?»

«Agli ordini! Ciao a tutti». I due rimasero soli, di fronte all'auto di Daniel. «Dove vuoi che ti porti?»

«Ti dispiace portarmi a casa? Ho bisogno di una doccia veloce, poi vorrei... parlarti».

***

Una volta a casa di Nicky, la giovane lo invitò ad accomodarsi. «Fai come se fossi a casa tua. Faccio la doccia e arrivo».

Lo vide sedersi sul divano, teso e in ansia. Lo trovò nella stessa identica posizione un quarto d'ora dopo, quando lo raggiunse, dopo aver fatto la doccia ed essersi vestita.

«Potevi muoverti, eh» gli fece un debole sorriso. «Vuoi qualcosa da bere?»

«Nicky» le rispose, supplicandola con lo sguardo. «Basta convenevoli, per favore. Possiamo... parlare?»

La giovane si sedette sul tavolino di fronte a lui e prese fiato. Non era facile. «Ahm...»

«Perché prima non hai risposto alle mie chiamate?»

Nicky si picchiò una mano sulla fronte e si alzò di scatto, schizzando verso la camera, dalla quale riemerse con il cellulare in una mano e il caricabatterie nell'altra. «Mi è morto il telefono, scusa! È che Missy mi ha chiamata quando ero appena uscita dalla scuola, sono andata direttamente al locale e poi in ospedale e...»

«Non fa nulla. Pensavo mi stessi evitando»

«No! Non lo farei mai». Prese nuovamente posto di fronte a lui. «Ti ho chiamato perché volevo vederti per parlarti»

Daniel fece un respiro e la fissò, incerto. «Ok»

«Hai fatto una cazzata, tenendomi nascosto chi sei». Lo vide chinare il capo, colpevole. «Hai tradito la mia fiducia». A quelle parole, le spalle di Daniel si afflosciarono. «So perché l'hai fatto, ma ciò non cambia che sia sbagliato»

«Lo so»

«Ieri avrei voluto scappare il più lontano possibile e non vederti più»

Daniel alzò timidamente lo sguardo: «Ieri? E oggi?»

«Oggi...» Nicky iniziò a parlare, ma la voce le uscì roca, così la schiarì, prima di riprendere: «Oggi... Ti devo fare delle domande. Ho bisogno di sapere...»

«Chiedimi tutto quello che vuoi, Dom»

«Giuri che, se staremo insieme, cercherai di essere onesto e sincero con me? Giuri che non ometterai mai più nulla, per nessun motivo?»

Daniel la fissò dritto negli occhi: «Farò del mio meglio, te lo giuro»

«Mi ami?»

L'avvocato prese le mani di Nicky e le strinse tra le sue. «Sì, ti amo, Dom»

Nicky prese un respiro profondo. Sapeva che quello che stava per fare era un salto nel vuoto, sapeva che quelle parole avrebbero cambiato tutto, ma sentiva la necessità di dirle perché erano vere, ineluttabili.

«Ti amo anche io». Daniel rimase immobile a fissarla, senza parlare. «Daniel?» Il giovane non diede segno di vita. «Dan? Danny? Daniel Stephen Fisher-Morris?»

Finalmente sembrò riprendersi e le strinse appena di più le mani, prima di tornare a guardarla, a vederla. «Sto cercando di capire cosa ho fatto per meritarmi... te»

Nicky buttò fuori tutto il fiato che stava trattenendo. «Sei un coglione»

«Un coglione fortunato» le rispose tirandosela sulle ginocchia e avvolgendola tra le sue braccia per baciarla. «Ti amo»

Nicky sorrise sulle sue labbra, prima di rispondere. «Ti amo. Però dovrai farti perdonare e soprattutto: niente più cazzate»

«Niente più cazzate»

Si baciarono nuovamente, ma Nicky si separò da lui. «Tu sapevi di Diane e Finn? E Colin e Benny?»

«In questo momento ti vengono in mente loro?»

«Rispondi!»

«No, evidentemente, siamo stati troppo impegnati per accorgercene, ma domani farò una bella chiacchierata con entrambi e scommetto che tu farai lo stesso»

«Ovvio! Però domani»

Daniel le passò una mano sul fianco, accarezzandola. «Domani... ora però...» riprese a baciarla.

La ragazza iniziò a slacciargli la camicia, ma Daniel la fermò. Lo guardò confusa: «Non vuoi?»

«Sì che voglio, ma abbiamo una cosa più importante da fare, adesso»

«Cosa?»

«Voglio portarti in un posto»

«Dove?»

«Sorpresa!»

«Ma...»

«Niente ma! Prendi la borsa, chiudi casa e andiamo».

Quando Daniel parcheggiò l'auto all'interno di un enorme garage, la mente di Nicky fu invasa da domande. Che fosse casa sua? Impossibile, le aveva detto di abitare in un appartamento in un centro residenziale poco distante da dove abitava lei, mentre quello era il garage di una enorme villa fuori città.

E poi, la risposta alla sua domanda le arrivò addosso come una secchiata d'acqua gelata.

Casa dei suoi genitori.

 

 

 

Il mio angolo.

Buonasera! :)

Come state?

Si sono riappacificati, contente? Mi dispiace non riuscire a pubblicare con maggior frequenza, spero solo di non crearvi troppo scazzo!

Come al solito, voglio ringraziare tantissimo tutte le persone che continuano a leggere la storia nonostante tutto, ringrazio chiunque abbia avuto il fegato di inserirla tra le preferite/ricordate/seguite, e ringrazio tutti i buoni samaritani che hanno lasciato e/o lasceranno una recensione, per me sono importartissime!

Spero non ci siano errori, ma non vi assicuro niente, non ho avuto tempo di ricontrollarlo.

Abraçada,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


In metro con amore

 

Capitolo 21

 

«Daniel, chi abita qui?»

L'avvocato scese dall'auto e le aprì la portiera, senza risponderle. «Vieni»

«Daniel, dove mi stai portando?»

Il tono allarmato di Nicky lo fece bloccare mentre la trascinava verso le scale. «Nicky?»

«Daniel, ti ho fatto una domanda, potresti rispondermi, per favore?»

«Voglio presentarti la mia famiglia»

Nicky puntò i piedi e lo fissò allucinata. «Cosa? No!»

«No?»

«Daniel, siamo a casa dei tuoi genitori?»

«Sì»

«Perché?»

«Perché ti amo e voglio vederti con la mia famiglia, perché ne sei parte». Nicky, che non si aspettava una risposta del genere, schiuse la bocca, meravigliata. «Dom?»

«Ho i capelli bagnati. Sono struccata. Ho addosso una tuta. E tu vuoi farmi conoscere i tuoi genitori?»

Daniel le sorrise e le carezzò una guancia: «Sei bellissima»

Nicky lo fulminò con lo sguardo. «Sono un disastro! Non posso presentarmi così ai tuoi! Sei un cretino!»

Daniel aprì bocca per rispondere, ma fu anticipato da un'altra voce: «Daniel, questa ragazza mi piace! Credo che andremo d'accordo». I due alzarono lo sguardo e trovarono Terry che sorrideva, con le mani posate sui fianchi. «Tua madre ha visto l'auto arrivare, non salivi più, così sono scesa a vedere»

«Simpatica come sempre, eh, cognatina?» disse Daniel, che poi si rivolse a Nicky: «Posso presentarti...»

«Ciao Terry, piacere di rivederti»

Daniel la fissò stralunato: «Vi conoscete?»

«La tua dolce cognatina oggi mi ha teso un'imboscata, presentandosi a scuola per conoscermi»

«Cosa?!»

«E lo ha fatto anche tua madre. In effetti – aggiunse Nicky – lo hai fatto anche tu! L'imboscata è un vizio di famiglia?»

Terry scoppiò a ridere e attese che la coppia la raggiungesse in cima alle scale. «Pronta?»

«No! Sono stata portata qui con l'inganno. Terry, aiutami a fuggire. Puoi fingere di non averci visti? Ce la svigniamo in silenzio!»

Ma Daniel non gliene diede l'opportunità: prese Nicky in braccio e sorpassò la donna, entrando finalmente in casa. «Famiglia? Ci siete? Voglio presentarvi la donna che amo»

Nicky rischiò di svenirgli tra le braccia, quando l'avvocato raggiunse il salotto, dov'era riunita la famiglia Fisher-Morris.

Miranda sorrise, alzandosi dal divano. «Benvenuta, Dominique»

Nicky poggiò i piedi a terra e le strinse la mano: «Grazie, signora Fisher-Morris, è un piacere rivederla»

«Zia Dom!»

La giovane si chinò giusto in tempo per acciuffare Taylor che le si era lanciato addosso. «Ciao piccolo! Come stai?»

«Bene! Vieni, ti presento il mio papà» Il bimbo la prese per mano e la trascinò verso un uomo che la scrutava con attenzione.

«Premetto che è stata mia moglie a dire a mio figlio di chiamarti “zia Dom”. Finalmente ci conosciamo, Dominique»

«Piacere di conoscerti, papà di Taylor»

L'uomo ridacchiò: «Puoi chiamarmi Nelson»

«In effetti, credo sia più corto»

«E adesso il nonno!»

Nicky deglutì pesantemente, sentendo le parole del bambino. Quando si voltò, si trovò di fronte un uomo sulla sessantina, con indosso una tuta blu e un sorriso smagliante. «Buonasera signor Morris»

«Piacere mio, benvenuta. Come vuoi che ti chiami? Dominique? Nicky? Dom? Miss Stanton?»

«Uno dei primi tre va benissimo, signor Morris»

«Chiamami Grayson, per favore»

«Tesoro, è inutile. Anche io oggi le ho chiesto di chiamarmi Miranda, ma...»

Il padre di Daniel si voltò verso la moglie: «Quando l'hai vista, scusa?»

La donna diventò rossa come un peperone. «Questa mattina, a scuola»

«Non ci posso credere! Sei una pettegola, tesoro!» disse il signor Morris, dando un bacio sul capo alla moglie, prima di rivolgersi alla nuova arrivata: «Perdonala, non è cattiva, ma è curiosa ai limiti della morbosità. Dovrai abituarti. Se ti servisse un avvocato, io sono più che disponibile!»

Nicky fece un mezzo sorriso, non sapendo come replicare, ma fu salvata dal suo carnefice che la raggiunse, posandole un braccio attorno alle spalle. «Papà, sono io il suo avvocato di fiducia! Mamma, siamo arrivati in tempo per il dolce?»

«Ma certo, tesoro! Vi stavamo aspettando»

La giovane aggrottò le sopracciglia: «Sapevate che mi avrebbe portata qui?»

Miranda sorrise: «Non ne eravamo certi, ma lo speravamo!»

«Se lo avessi saputo, mi sarei vestita in una maniera più consona, mi dispiace»

La donna fece un cenno con la mano: «Siamo tutti comodi, come potrai notare. Beh, tutti a parte Daniel che non si è cambiato. È una cena in famiglia, non una serata di gala. Vestita così vai benissimo»

«Visto?» Daniel glielo sussurrò in un orecchio, mentre si spostavano in un'altra sala.

«Con te faccio i conti dopo».

I sette si accomodarono ad un tavolo, al centro del quale era posta una torta ai frutti di bosco. Miranda la tagliò e ne servì una fetta ciascuno. Mentre tutti erano impegnati a mangiare, prese la parola Grayson Morris.

Ecco, pensò Nicky, parte l'interrogatorio!

«Non ti chiedo che lavoro fai, dato che me lo hanno già spifferato. I tuoi genitori?»

«Sono – deglutì il boccone di torta – morti»

La faccia sbigottita dell'uomo parlò per lui. «Mi dispiace! Daniel non me lo aveva detto, avevo capito che andassi da loro tutte le settimane a cena»

«I miei genitori naturali sono morti, quelli a cui si riferiva Daniel sono i genitori della mia migliore amica. Sono stati i miei tutori legali quando mio padre è morto ed io non ero ancora maggiorenne. Sono importanti come dei genitori, per me»

«Capisco, ti chiedo scusa, non volevo rievocare brutti ricordi»

«Non si preoccupi. Comunque – aggiunse Nicky per stemperare la tensione – forse li conosce: sono Peter ed Elizabeth Cassidy»

«Ma certo che li conosco! È da un sacco che non li vedo, come stanno?»

«Benissimo. Peter finalmente è in pensione e si sta godendo il riposo. Ora credo si stia dando al giardinaggio». Fece una smorfia che provocò una risata nell'uomo. «Per la gioia di Elizabeth»

Miranda intervenne ridacchiando: «Immagino!»

Nicky deglutì la torta: «Mh, è ottima!»

«Grazie, Dominique. L'ho preparata questo pomeriggio, è la preferita di Daniel»

Il giovane, sentitosi chiamato in causa, posò un braccio sullo schienale di Nicky e le lasciò un bacio sulla tempia. «Non svelare tutti i segreti subito, mamma!»

«No no, Miranda, per favore, me li dica pure! Anzi – aggiunse ghignando – mi racconti qualcosa di quando il mio Danny era piccolo»

Daniel tentò di bloccare sua madre, ma la donna fu più veloce e sgusciò al piano di sopra. Terry rise, vedendo la faccia preoccupata del cognato: «Scommetto che tornerà con l'album delle foto»

«Questa me la paghi!» disse il giovane avvocato, rubando un lampone dalla fetta di Nicky.

«Hey! Questo è furto!»

«Ti serve un avvocato, futura cognata? Se vuoi, mi offro io!»

Nicky aprì la bocca per rispondere, ma Daniel la precedette: «Non serve, credo che potremo risolvere in maniera molto più pacifica, senza percorrere vie legali»

La giovane lo fissò con la bocca spalancata e gli diede una gomitata: «Daniel!»

«Eccolo!» disse Miranda, rientrando nella sala, con un enorme album tra le braccia.

«Mamma, vorremmo tanto rimanere, ma si è fatto tardi e...»

«Non lo stia ad ascoltare, abbiamo tutto il tempo del mondo!»

Miranda Fisher-Morris fece un cenno a Nicky e le due presero posto sul divano, con l'album incriminato poggiato sulle gambe. «Anch'io! Anch'io!»

Taylor le raggiunse e tese le braccia verso Nicky che lo sollevò e se lo posò sulle ginocchia, mentre Miranda svogliava le pagine e, per ogni foto, raccontava qualcosa di imbarazzante su Daniel o Nelson.

«Allora, fratellino, ti sei imbambolato?» Nelson diede una lieve spallata a Daniel per attirare la sua attenzione.

«Imbambolato? No!»

«Andiamo, la stai fissando»

«Ok, la sto fissando. È bello averla qui, con voi»

«Ma immagino che ora vorrai sequestrarla» insinuò il maggiore, sorridendo malizioso.

«Non sai quanto» rispose e si allontanò per raggiungere il divano. «Dom, si è fatto davvero tardi»

La giovane alzò lo sguardo dall'album. «Due secondi, il tempo di dare il bacio della buonanotte a Tay e arrivo». Il piccolo infatti sonnecchiava beatamente appoggiato al petto di Nicky. «Piccolo, è ora di fare le nanne»

Taylor si strofinò gli occhietti e venne sollevato da Terry che lo prese. «Mamma, pigiamino»

«Certo, tesoro! Prima però dobbiamo lavarci i denti»

«Zia Dom, mi aspetti?»

«Certo, piccolo»

Dopo che Terry si fu allontanata con il figlio e Nelson, Miranda prese la parola: «Lo hai conquistato»

«Direi che lui ha conquistato me. È un bambino adorabile». Si alzò in piedi. «La aiuto con i piatti»

«Non ti preoccupare, Dominique»

«Mi fa piacere». La giovane si alzò e seguì la suocera in sala per raccogliere i piattini del dolce e portarli nell'enorme cucina. «Questa cucina è... è meravigliosa»

«Ti piace?»

«Dire che mi piace è poco! È un sogno! È spaziosa, ha 5 fornelli! E i ripiani! Ucciderei per poter cucinare in una cucina simile». La giovane aveva gli occhi a cuore e la bava alla bocca.

«Che ne dici di domenica?»

Quella domanda la fece tornare con i piedi per terra: «Cosa?»

«Che ne dici di domenica per cucinare? Potresti aiutarmi a preparare la cena»

«Oh, veramente io... ahm...» Nicky tentennò, non sapendo come uscire da quella situazione.

«Non volevo metterti in imbarazzo!»

Nicky, rossa di vergogna, fu anticipata dall'arrivo di Daniel e suo padre: «Te l'ho detto, Dominique. Mia moglie non è cattiva, ma è curiosa ed invadente, dovrai abituarti»

Miranda lo fissò fingendosi offesa: «Grayson!»

I quattro scoppiarono a ridere e Daniel rispose: «Comunque, domenica sera veniamo a cena»

«In tal caso – aggiunse Nicky – accetto anche l'invito ad aiutarla nella preparazione!»

«Danny caro, la tua donna e tua madre in cucina insieme! Sei rovinato» disse Grayson con una finta espressione terrorizzata.

«Scusate se vi disturbo, ma mio figlio vuole il bacio della buonanotte»

Nicky e Daniel seguirono Nelson su per le scale, fino alla stanza di Taylor.

Daniel gli scompigliò i capelli: «Buonanotte campione»

«Notte zio»

«Buonanotte piccolo» disse Nicky, sporgendosi per baciargli la fronte.

«Notte zia Dom, ti voglio bene»

«Anche io, Tay. Ciao Terry, ciao Nelson». Abbandonarono la stanza, mentre Terry iniziava a leggere una favola della buonanotte. «Andiamo?»

«Sì, il tempo di salutare i miei e andiamo». Nicky annuì e si sporse per lasciargli un rapido bacio sulle labbra. «Mamma, papà! Noi andiamo»

«Di già? Dominique, va bene se ti chiamo sabato? Così decidiamo il menu e vado a fare la spesa»

«D'accordo, per me va benissimo. Grazie per il dolce. Sono felice di avervi conosciuti»

«Il piacere è nostro, Dominique. Siamo felici di averti in famiglia»

Grayson sorrise: «Benvenuta in famiglia!»

Daniel le mise un braccio attorno alle spalle e la strinse: «Ok, basta convenevoli, altrimenti mi si commuove troppo! Buonanotte, ci vediamo domani».

La coppia scese nel garage e salì in auto. «Allora? Che te ne pare?»

«Sono stati gentilissimi. Tuo padre è uno spasso e tua madre è davvero una forza. Nelson e Terry sono una coppia perfetta. Abitano con i tuoi?»

«No, hanno un appartamento in centro, ma di solito, quando siamo a cena dai miei, ci fermiamo a dormire perché facciamo sempre tardi. Come avrai notato, ci sono camere in abbondanza»

«Quindi di solito ti fermi anche tu?»

Daniel le rispose guardingo: «Sì»

«Volevi fermarti?»

«Assolutamente no! E come avrai notato, mia madre ha avuto il tatto di non chiedercelo. Probabilmente mio padre l'ha avvisata». Nicky lo guardò interrogativamente. «Per quanto i miei ti adorino e siano una coppia moderna, non credo che vogliano sentire quello che io e te facciamo»

Nicky divenne più rossa delle fragole che aveva mangiato quella sera. «Oddio! Che vergogna!»

Oneweek scoppiò a ridere: «Vergogna? E di cosa? Siamo maggiorenni e innamorati. E poi – aggiunse sogghignando – come credi che sia nato, io?»

«Oddio, che impressione!» Nicky rabbrividì schifata. «Puoi smetterla? Immaginarmi i tuoi che fanno sesso non mi aiuterà a sentirmi più a mio agio la prossima volta che li vedrò, grazie tante!»

«Ok ok, non parlerò più!» Daniel parcheggiò l'auto nel suo box. «Sei pronta ad entrare in casa mia?»

«Sono nata pronta!»

 

 

 

 

Il mio angolo.

Bonsoir! :)

Come state?

Daniel ha rischiato mooolto grosso in questo capitolo! Nicky sembrava pronta a farlo fuori XD Come vi è sembrata la famiglia Fisher-Morris?

Grazie a tutti per il vostro supporto, per le recensioni, perché inserite la storia tra le preferite/ricordate/seguite e grazie perché continuate a leggere la storia!

Spero non ci siano errori, ma non vi assicuro niente, non ho avuto tempo di ricontrollarlo.

Risponderò alle recensioni passate e future (se ce ne saranno) asap!

Bisous,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


In metro con amore

 

Capitolo 22

 

Varcarono insieme la soglia e Nicky si trovò in un appartamento enorme e ultramoderno. Era ordinato e pulito. E troppo bianco e lucido.

«Wow, sembra di essere entrati nel futuro»

«Ti piace?»

«Preferisco casa mia» disse la giovane, cercando di rimanere neutra. Quella casa non le piaceva, era troppo chiara e asettica. «E comunque – aggiunse, ammonendolo divertita – non cercare di distrarmi. Sono incazzata con te»

Anche Daniel sorrise: «Incazzata?»

«Mi hai trascinata a casa dei tuoi genitori senza avvisarmi!»

«Sapevo che se te lo avessi detto, avresti fatto di tutto per rimandare. Io invece volevo che li conoscessi subito. Niente più temporeggiamenti»

Nicky si guardò brevemente attorno: «Ed è per questo che mi hai portata qui?»

«Anche». Le si avvicinò. «Ti amo» le disse, prima di baciarla. Nicky sorrise e rispose al bacio, lasciandosi guidare dall'avvocato che la sospinse fino al divano, dove si adagiarono.

«Non preferisci il letto, Danny?»

«Lo faremo ovunque tu voglia, Dom. A me basti tu, il luogo non conta» le rispose, accarezzandole i fianchi sotto la maglietta.

Micky sospirò: «Mh, aspetta. Non qui»

«Perché?»

«Il divano è in pelle, avvocato. Non voglio rimanerci appiccicata sopra!»

Daniel scoppiò a ridere, seguito da Nicky. Si sollevò e le tese la mano, per trascinarla nella sua camera da letto. «Meglio?»

La giovane si guardò attorno brevemente, poi puntò gli occhi sul letto e sorrise, avvicinandosi. «Sì, avvocato».

Oneweek la raggiunse e le sciolse i capelli, gettando poi l'elastico sul comodino, accanto alla sveglia. «Ti amo». Si chinò appena per baciarla, assaporando con calma la consapevolezza di averla di nuovo accanto.

Anche Nicky sembrava decisa a godersi ogni millesimo di secondo di quello che doveva essere il loro nuovo inizio.

Si spogliarono a vicenda ed ogni indumento era un ostacolo in meno, verso la riscoperta dell'altro.

Daniel la guardava sospirando, la accarezzava con delicatezza, faticando a credere che Dom fosse lì, con lui, nonostante tutto.

Nicky non riusciva a staccare gli occhi dal volto di Daniel, dalla sua espressione... innamorata. Gli passava le mani tra i capelli, accarezzava i suoi muscoli e si sentiva fremere d'amore per lui.

Quando furono finalmente nudi, Daniel se la trascinò a cavalcioni. Aprì la bocca per parlare, ma Nicky lo precedette e lo baciò, stringendosi a lui. «Ti amo».

«Anche io». Il tempo di prendere le dovute precauzioni e divennero una cosa sola. «Dom...»

La giovane iniziò a muoversi sopra di lui, gemendo il suo nome con crescente ardore, fino a raggiungere l'orgasmo.

«Daniel...» fu un sospiro, un'invocazione, mentre si contraeva attorno al suo membro.

Il giovane la stritolò tra le braccia, soffocando il proprio orgasmo in un bacio. La adagiò tra le lenzuola e rimase tra le sue gambe. «Sei mia, ti amo».

I due rimasero rilassati sul letto.

«Come fa ad esserci così fresco in casa tua?»

Daniel sorrise, mentre Nicky poggiata su di un gomito, gli accarezzava il petto con un dito. «Condizionatore»

«Giusto, dimenticavo che sei un super-ricco»

«Questo super-ricco vorrebbe tanto fare un bagno con la donna che ama»

Nicky si lasciò andare ad un sorrisino compiaciuto, ma poi guardò la sveglia accanto al letto. «Devo tornare a casa»

«Cenerentola, le sorellastre ti aspettano a casa?»

«Spiritoso. Domani devo andare a scuola»

«Che problema c'è? Ti accompagno io, resta qui a dormire»

«Avvocato, fare sesso ti disconnette il cervello» disse Nicky, prendendolo bonariamente in giro. «Non posso fare lezione in tuta, domani»

«E se partissimo prima domani mattina?»

«Mh... affare fatto!»

«Magnifico, ora bagno!»

***

Il mattino seguente, i due si svegliarono di buon'ora e passarono da casa di Nicky per permetterle di cambiarsi e preparare un cambio di abiti da lasciare a casa di Daniel, per ogni evenienza.

Quando raggiunsero la scuola, i bambini erano già dentro e la giovane non poté che ringraziare il cielo per avere le lezioni al pomeriggio.

«Ci sentiamo a pranzo, ok?»

«Certo, ti chiamo appena mi sarò liberata delle mie colleghe»

«Va bene. Senti – aggiunse Daniel, improvvisamente titubante – ti andrebbe di raggiungermi allo studio, quando hai finito?»

«Allo studio?»

«Sì, mi farebbe piacere mostrarti dove lavoro. Da qui non è molta la strada»

Nicky lo fissò incerta: «Sei sicuro?»

«Certo, devi solo prendere la metro e...»

«Stupido! Intendevo di volermi lì»

«Certo! Inoltre – aggiunse, malizioso – la mia scrivania è molto comoda!»

La giovane lo ammonì con lo sguardo. «Non ci pensare neppure! In quello studio ci lavora anche tuo fratello! E tuo padre! Pensa se ci beccano!»

Daniel ridacchiò: «Sarebbe divertente!»

«No, sarebbe imbarazzante. Quindi toglitelo dalla testa, avvocato Fisher-Morris! Ora vado». Si sporse per baciarlo ed augurargli buona giornata, prima di sparire all'interno dell'edificio.

***

La mattinata passò relativamente tranquilla. Nicky chiamò Missy per avere notizie di Benny che, fortunatamente stava bene, ma non ricevette nessun messaggio da Diane. Se inizialmente se ne era meravigliata, poi si rese conto che probabilmente la sua migliore amica la stava evitando per evitare il terzo grado riguardo lei e Finn.

Non cedette alla tentazione di chiamarla, forse aveva bisogno di tempo.

La possibilità di chiamarla, tuttavia, non ci fu, poiché la sua pausa pranzo fu occupata totalmente dalla telefonata di Willa che la aggiornava sui preparativi per il college e che la tempestava di domande su Daniel. Nonostante la piccola Parker si fosse proclamata felice per la relazione, Nicky poté sentire una nota di tristezza nella sua voce: forse, in un angolo del suo cuore, la ragazza aveva sperato che per Nicky e suo fratello ci fosse ancora una possibilità.

Fu proprio per quella telefonata, che Nicky non riuscì a parlare con Daniel.

***

«Buongiorno, signorina, ha un appuntamento?»

A rivolgerle quella domanda era stata una donna sulla quarantina, seduta alla scrivania, all'ingresso dello studio. «Salve, sono Nicky Stanton»

«Mi dispiace, ma qui non c'è segnato nulla»

«Oh, non sono una cliente, sono qui per vedere Daniel»

«L'avvocato Fisher-Morris riceve solo su appuntamento»

«Sono Dominique, la sua ragazza»

La donna si illuminò: «Dom? Prego, in fondo al corridoio»

La ragazza si fermò davanti alla porta, dove la targhetta con scritto “Avvocato Daniel S. Fisher-Morris” splendeva orgogliosa e bussò delicatamente.

«Avanti!»

Nicky entrò e sorrise. «Sorpresa!» disse sfoderando un mazzo di girasoli da dietro la schiena.

Daniel scattò in piedi e circumnavigò la scrivania, raggiungendola. Le prese il viso tra le mani e la baciò. «Dom, finalmente. Mi sei mancata»

«Anche tu!»

«E non mi hai risposto al telefono, però portarmi i fiori per farti perdonare mi sembra eccessivo»

In risposta ricevette una lieve gomitata. «Mi ha chiamata Willa e non me la sono sentita di riattaccarle in faccia»

«Willa Parker? La sorella del lampione?»

«Lei»

Il tono dell'avvocato si fece sospettoso: «Perché la senti ancora?»

«Perché, nonostante Noah, le voglio bene e lei ne vuole a me. E no – aggiunse anticipandolo – non vuole che torni con suo fratello. Ha detto che preferisce te»

Daniel sospirò teatralmente: «Ok, allora mi sta bene! Ma i fiori?»

«Mi chiedevo... ti va di accompagnarmi al cimitero?»

La risposta di Daniel si fece attendere. «Sei... sicura? Insomma, è una cosa importante e...»

«Se non vuoi, basta dirlo»

«Non è questo. È solo che... non voglio che tu lo faccia perché ti senti in obbligo»

«Non è per quello. Voglio solo... averti con me quando andrò da loro. Anche se so che è stupido, mi piacerebbe portarti da loro e...» deglutì, in difficoltà.

«Voglio venire con te, alla loro tomba. Voglio ringraziarli per la vita che ti hanno donato, perché ora sei con me e rendi la mia migliore»

Nicky sorrise, con gli occhi lucidi e lo abbracciò. «Grazie».

Per sua fortuna, Nicky e Daniel non incontrarono nessun componente della famiglia, così uscirono dallo studio legale senza problemi.

Peccato che, i problemi, fossero dietro l'angolo. Letteralmente.

In particolare, quel giorno i problemi erano biondi, stupidi ed odiosi. Ed avevano un nome: Angie.

Nicky maledisse la sua sfiga: possibile che dovesse incontrarla quasi ogni volta che andava al cimitero?

«Guarda chi si rivede! La piccola arrampicatrice sociale!»

«Buongiorno a te, apritrice seriale di gambe»

Daniel, qualche passo indietro, trattenne a stento una risata per quell'epiteto, mentre Angie divenne rossa di rabbia. «Come osi? Stai dando a me della puttana?»

«Sei tu quella che si è scopata un ragazzo fidanzato, non io»

«Credi di essere migliore di me? Andiamo! Lo sanno tutti che ti stai facendo sbattere da Fisher-Morris per accalappiare i suoi soldi!»

Nicky spalancò la bocca per rispondere, ma Daniel fu più veloce di lei e la raggiunse, posandole un braccio attorno alle spalle.

«Non parlare mai più di Dominique in questi termini. Se c'è una zoccola qui, quella sei tu. Si dice che Parker ti abbia mollata. E che la sua dolce mammina non ne sia contenta. Povera Angela. Speravi di fregarlo rimanendo incinta, eh? Invece i tuoi piani sono falliti. E non solo quelli, vero? L'impresa del tuo paparino sembra non passarsela molto bene. Tanto che si vocifera che sia entrata in gioco tu per tenere buono il vecchio Tisher ed evitare il fallimento». La giovane donna lo fissò oltraggiata, ma Daniel proseguì. «Ora sparisci, appesti l'aria. E la prossima volta, sciacquati la bocca, prima di parlare di Dominique. Non sei degna neppure di guardarla, una donna come lei».

Dopo che Angela Chester si fu allontanata, tra i due calò un lungo silenzio.

Silenzio che fu interrotto da Nicky. «Sei stato molto duro, con lei»

«Quella è solo una puttana e non si deve neppure azzardare a pensare quelle cose di te. Ha avuto quello che si meritava»

Dom decise con saggezza di non ribattere, così si limitò a chiedere: «Come sai tutte quelle cose?»

«Mia madre odia la gente snob, ma adora sentire i loro drammi. Dice che è meglio di Beautiful». Dopo una breve risata, i due si presero per mano e raggiunsero il cancello del cimitero. «Sicura?»

«Sicura!»

Una volta dentro, Nicky lo guidò fino alla tomba dei suoi genitori.

Daniel rimase fermo, mentre la giovane si occupata di gettare i fiori secchi e sistemare quelli freschi. Guardò a lungo le due foto e in entrambi i volti vide dettagli di quello della sua donna. Il colore degli occhi, la forma della labbra. Quelle erano le due persone che avevano dato vita alla sua Nicky.

Rimase in silenzio di fronte a loro anche quando Nicky gli si mise a fianco e lo prese per mano.

«Hey». La voce della giovane lo ridestò dai suoi pensieri. «Non... non essere triste». Daniel la fissò, interrogativamente, così si accinse a rispondere: «Hai gli occhi lucidi»

«Non sono triste, sono dispiaciuto»

«Daniel...»

«Sono qui, a pochi passi da loro, ma non posso dire loro grazie per il dono che mi hanno fatto. Non posso dir loro che devono essere orgogliosi della figlia che hanno»

«Daniel...». Solo in quell'istante l'avvocato si voltò verso la giovane e la vide in lacrime.

«Dom, amore, non volevo farti piangere». La prese tra le braccia e la strinse a lungo, cercando di consolarla.

«Hai detto delle parole bellissime»

«Vorrei solo poterle dire a loro»

«Magari loro non ti risponderanno, ma io e mia moglie siamo vivi e vegeti e vorremmo proprio conoscerti».

La giovane coppia sobbalzò, sentendo una voce alle loro spalle.

«Peter, Elizabeth, ciao» disse Nicky, tirando su col naso. «Che ci fate qui?»

«Quello che fate voi. Siamo venuti a salutare Alan e Sarah»

«Daniel, ti presento Peter ed Elizabeth Cassidy. Lui è Daniel, il mio ragazzo»

«Piacere di conoscerti, Daniel. Ragazzi, vi va di venire a cena da noi, stasera?»

Come potevano rifiutare?

 

 

 

 

Il mio angolo.

Bonsoir! :)

Come state?

Le presentazioni non sono ancora finite XD

Grazie a tutti per il vostro supporto, per le recensioni, perché inserite la storia tra le preferite/ricordate/seguite e grazie perché continuate a leggere la storia!

Spero non ci siano errori, ma non vi assicuro niente, non ho avuto tempo di ricontrollarlo.

Risponderò alle recensioni passate e future (se ce ne saranno) asap!

Abraçada,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


In metro con amore

 

Capitolo 23

 

«Sei sicura che non disturbiamo?»

Daniel era seduto sul letto di Nicky, mentre la giovane finiva di prepararsi per andare a cena da Peter ed Elizabeth. Era visibilmente agitato, ma fingeva noncuranza.

«Sì che sono sicura. Ci hanno invitati loro, Dan»

«Ma magari non...»

«Di cosa hai paura, avvocato?» gli chiese Dom, cercando di non ridere. «Occhio per occhio. Tu mi hai presentato i tuoi, ora ti presento i miei»

Daniel sospirò e poi la guardò in viso. «E se non gli piaccio?»

La situazione parve paradossale a Dom: da quando era l'uomo a riempirsi di paranoie?

«Se non dovessi piacere a Peter ed Elizabeth ti mollerò seduta stante, mi sembra ovvio». Daniel aprì la bocca, ma fu preceduto: «Sto scherzando, Dan. Peter ed Elizabeth non si metterebbero mai in mezzo. Certo – si corresse – a meno che tu non sia un serial killer o uno spacciatore. Non lo sei, vero?»

«No, direi di no»

«Ottimo. Allora non corri alcun pericolo»

«Ora sì che mi sento meglio!» le disse, senza nascondere il sarcasmo.

«Daniel, davvero non hai di che preoccuparti. Peter ed Elizabeth sono due persone splendide. Se la tua è solo paura di non piacere loro, puoi stare tranquillo e possiamo andare a cena, se invece non vuoi conoscerli, disdico subito»

«No no! Andiamo. Voglio conoscerli, è solo che...» Le si avvicinò e la strinse in un abbraccio alla ricerca di conforto. «Coraggio, andiamo».

***

La speranza di Daniel di avere in Diane un'alleata preziosa crollò miseramente, quando Nicky gli annunciò che la sua amica sarebbe stata di turno quella sera.

Peter ed Elizabeth li accolsero con il sorriso e si presentarono solo dopo aver abbracciato Nicky.

«Ragazzi, ho preparato l'insalata di pollo, ti piace, Daniel?»

«Certamente, signora Cassidy»

«Per favore, chiamami Elizabeth, prego, accomodatevi».

La cena si svolse lenta ed estenuante, almeno per Daniel, che non riuscì in alcun modo ad entrare nelle grazie di Peter, troppo concentrato ad analizzarlo in ogni dettaglio. Si era già lasciato abbindolare una volta, con Noah, non voleva commettere lo stesso errore di valutazione anche con Daniel. E a nulla gli valsero i tentativi di instaurare una conversazione che non si limitasse ad un paio di battute. Perfino con il calcio aveva fallito miseramente.

«Dom mi ha detto che anche lei tifa per la sua stessa squadra»

«Già».

Neppure la parlantina di Elizabeth era riuscita a risollevare le sorti della cena.

Alla fine della serata, Daniel accolse con gioia la richiesta della sua Dom di andare a casa. Finalmente poteva porre fine alla peggior cena della storia.

Quando furono in auto, l'avvocato sospirò. «Direi che è andata di merda»

«Non esagerare. Io direi che è andata abbastanza bene»

Daniel sgranò gli occhi, mentre si immetteva sulla strada per tornare a casa. «Abbastanza bene? Peter mi odia»

Nicky fece un debole sorriso. «Non ti odia, vuole solo conoscerti meglio. Non voglio difenderlo, è il suo modo di fare»

«Quindi sarà così sempre

«No, vedrai che piano piano andrà meglio». Dominique cercò di mettere convinzione in quelle parole. Doveva andare meglio. «Sei stanco?»

«No, perché?»

«Chiama Finn e Colin. Ci troviamo da Missy. Così c'è anche Benny e Diane ci raggiunge appena stacca, dobbiamo fare quattro chiacchiere»

***

La prima cosa che Diane pensò quando entrò nel locale fu di essere stata fregata.

Si armò di pazienza e raggiunse i cinque al tavolo, sedendosi accanto a Finn. L'interrogatorio stava per avere inizio.

«Ciao D, com'è andata in ospedale?»

«Tutto bene, voi a casa?»

Daniel fece una smorfia, ma Dom lo precedette: «Non siamo qui per parlare di noi, mia cara. Io e Danny moriamo dalla voglia di sapere cosa ci state tenendo nascosto»

Diane fece un sorriso enorme e falso: «Noi? Nulla!»

Daniel ghignò e si rivolse all'amico: «Finn?»

«Mh, sì, dunque... ehm, noi...» si grattò il capo in evidente difficoltà, poi sbuffò: «Abbiamo scopato per caso e poi...»

Ma, ad interromperlo fu Nicky che inarcò le sopracciglia: «Avete scopato per caso?»

«A farla breve ero di turno nel suo reparto – rispose Diane – e c'era un ambulatorio vuoto, noi due flirtavamo dall'inizio del turno e...» si strinse nelle spalle. «Poi abbiamo scoperto di avere amici in comune»

Daniel diede mentalmente dell'idiota a Finn. Ci mancava solo che Peter si incazzasse con lui perché era amico dell'idiota che sua figlia stava frequentando. «E ora?»

«Scopiamo regolarmente» ammise Finn, candidamente.

«Ma quanto sei idiota, Finn?» gli chiese Diane, dandogli una gomitata. «Vado a prendere una boccata d'aria» aggiunse alzandosi dal tavolo.

Il medico si alzò e la raggiunse, mentre l'attenzione di Dom e Dan si posava su Benny e Colin. «E voi due, ragazzi?»

«Ci stiamo frequentando, ma andiamo con calma» rispose Colin.

«E, per essere precisi, non siamo andati oltre a qualche bacio e qualche palpatina innocente» aggiunse Benny, senza riuscire a nascondere l'irritazione.

Daniel si tappò le orecchie. «Alt! Non voglio sapere niente! Non voglio rimanere traumatizzato!»

Mentre i quattro ridevano, Finn e Diane parlavano animatamente fuori.

«Perché ti sei incazzata?»

«Davvero non ci arrivi?» gli rispose. Vedendo lo sguardo stralunato di Finn, proseguì: «Sono affari nostri quello che facciamo nell'intimità. Ti pare il caso di sbandierare quanto scopiamo, dove, come e per quanto tempo?»

«Ma io non ho detto nulla di tutto ciò. Ho solo detto che scopiamo con regolarità». Le sorrise maliziosamente. «Per esempio, non ho detto quanto ti piace quando ti prendo nell'ambulatorio del dottor Spencer, in piedi, contro la porta». Cercò di sospingerla contro il muro, ma Diane si ribellò e lo scansò.

«Sei un coglione. Me ne torno a casa»

Finn la bloccò: «Diane, aspetta! Ti sei incazzata veramente?»

«Lasciami stare, voglio andare a casa»

«Vengo con te»

«Stai pure qui con gli altri, la tua presenza con me non è necessaria»

«Sei in fase premestruale?»

«Vaffanculo, Finn».

Diane si allontanò, mentre Finn le urlava dietro: «Lo prendo come un sì!»

Entrambi scrissero un messaggio agli amici, comunicando loro che si sarebbero sentiti il giorno seguente.

***

«Davvero vorresti che accelerassimo i tempi?»

Quella domanda colse Benny di sorpresa. «In che senso?»

«Non siamo andati oltre a qualche bacio e qualche palpatina innocente» rispose Colin, imitando il tono irritato della giovane. Erano fermi sotto casa di Benny e stavano per salutarsi.

«No, va tutto alla grande»

Colin sorrise sornione e le passò una mano sul collo. «Non hai che da chiedere, bambolina». La baciò, trascinandosela addosso, mentre la sua mano dava una palpatina tutt'altro che innocente al davanzale della giovane.

***

«Benny e Colin sono carini, insieme». Daniel annuì, mentre entrambi si lavavano i denti e sputavano nel lavabo del bagno di casa Fisher-Morris. «Dici che fanno sul serio?»

«Non saprei, e francamente, dopo stasera, non voglio intromettermi o curiosare. Se vorranno parlarne, li ascolterò volentieri, se no, pace!»

Nicky si rabbuiò: «Dici che Finn e Diane hanno litigato pesantemente?»

Daniel si asciugò la bocca, mentre Nicky riponeva il suo spazzolino. «Sinceramente ora non voglio pensare a Diane o Finn o chicchessia. Non voglio neppure pensare al fatto che Peter Cassidy mi mal sopporti. Voglio solo pensare a noi». Il suo sguardo ardeva di amore, mentre le si avvicinava e le sfilava il pigiama.

Nicky chiuse gli occhi e sospirò di piacere, concedendosi di chiudere fuori il resto del mondo e di concentrarsi solo su loro due.

 

 

 

 

Il mio angolo.

Buonasera!

Scusate il ritardo, ma a causa del ponte, non sono riuscita ad aggiornare prima.

Come sempre, sono di super fretta.

Un grazie enorme a chiunque inserisca la storia tra le preferite/ricordate/seguite, a chi legge e a chi investe il suo tempo e le sue energie per lasciare un commento.

Bisous,

Softkitty

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


In metro con amore

 

Capitolo 24

 

Nicky accolse l'arrivo del sabato con una gioia immensa. Finalmente quella settimana era giunta al termine. Non che fosse stata brutta, ma era stata talmente piena di eventi, da renderle necessario dormire almeno fino a mezzogiorno, per poter recuperare le energie.

Sorrise contro il cuscino, senza aprire gli occhi. Non sapeva che ore fossero e non le interessava scoprirlo. Daniel era allo studio per sbrigare un paio di faccende con suo fratello e poi sarebbe passato da lei per pranzare insieme.

Un suono insistente la strappò dal torpore del sonno, riportandola bruscamente alla realtà.

Il suo telefono, quello che suonava era il suo telefono. Emise un grugnito molto poco femminile e lo afferrò al quarto o quinto tentativo.

«Pronto?»

«Buongiorno Dominique, ti disturbo?»

La giovane trattenne il fiato, dandosi dell'idiota. Sua suocera. Si era dimenticata di sua suocera. «Buongiorno signora, non disturba affatto! Come sta?»

«Bene, grazie, tu?»

«Benissimo»

«Se non ti disturbo, vorrei parlare della cena di domani, se sei ancora disponibile per darmi una mano»

«Ma certo che sono disponibile. Ha già deciso il menu?»

Fu così che Nicky trascorse la mezzora successiva. Mezzora per decidere cosa avrebbero cucinato. In effetti, l'apporto della giovane alla scelta fu quasi nullo, poiché si limitò ad annuire ad ogni proposta di Miranda. Era troppo assonnata e confusa per riuscire a connettere e dare qualche alternativa valida.

Per sua fortuna, la donna le disse che avrebbe sfruttato il marito per andare al supermercato e fare la spesa.

Nicky chiuse la telefonata e si gettò di nuovo sul letto, più stanca di prima.

***

«Diane, mi spieghi qual è il problema? È da due giorni che mi eviti»

La giovane continuò a leggere gli appunti riguardanti il paziente Dogson, rispondendo con tono distratto: «Non ti sto evitando, Finn. Ho da fare»

«Non insultare la mia intelligenza, per favore»

«Il problema non si pone, dottor Janners. Lei è totalmente privo di intelligenza».

Finn inarcò le sopracciglia, confuso da quell'insulto. Era incazzata davvero. «Mi spieghi perché mi stai tenendo il muso come una bambina di cinque anni? Davvero è per il fatto che ho detto agli altri che andiamo a letto insieme?»

Dal gruppetto di infermiere che passò loro accanto, si levò un leggero brusio. Avevano sentito tutto. Ciò, ovviamente, indispose ulteriormente Diane.

«Vuoi pubblicarlo sul giornale? C'è ancora qualcuno che non sa che andavamo a letto insieme?»

«Credo che quelli del reparto di neur...» La battuta di Finn si bloccò quasi immediatamente, quando registrò quello che Diane aveva appena detto. «Andavamo? Perché al passato?»

«Come ogni cosa, anche questa... esperienza è giunta al termine»

Finn le prese dalle mani il quadernetto con gli appunti, costringendola a guardarlo in faccia: «Perché?»

Diane lo guardò per un istante, ma non ebbe il tempo di rispondere, poiché ad interrompere la loro pausa giunse la tutor della giovane che la richiamò all'ordine.

***

«Dov'è la mia sexy maestrina?»

Daniel entrò nell'appartamento di Nicky con un sorriso a 64 denti. Aveva ultimato con Nelson le ultime pratiche prima del previsto e aveva sfruttato quel tempo per raggiungere la sua donna in anticipo.

Contava di trovarla ai fornelli, intenta a preparare il pranzo e di assalirla mentre le pietanze ultimavano la cottura. Invece se la trovò di fronte, spettinata, in pigiama e con i segni del cuscino sulla faccia.

«Ciao Daaaan» gli rispose con uno sbadiglio enorme.

«Buongiorno a te, dormigliona!»

Nicky emise un mugolio e lo raggiunse per abbracciarlo e farsi coccolare un po', per svegliarsi meglio. «Sei profumato»

«Nuovo deodorante. Era in offerta»

«Mi piace»

Daniel la strinse, accarezzandole la schiena e sospirando sul suo collo. «Tu sai di more»

«Sapone»

«Che ti va di fare, oggi?»

«Pranziamo, poi decidiamo»

«A proposito di decidere... Colin mi ha detto che questa sera c'è l'inaugurazione dell'apertura estiva di non so quale locale e lui e Benny pensavano di andare»

«E se facessimo qualcosa di più tranquillo? Non vorrei fare troppo tardi, domani devo essere bella sveglia per cucinare con tua madre»

«Per me non ci sono problemi, anzi...» le passò una mano sul sedere. «Decisamente meglio stare soli»

«Maniaco, giù le zampe! Preparo qualcosa da mangiare».

***

Noah lesse il nome sul display e rifiutò la chiamata. Non aveva nessuna voglia di parlare con sua madre. Rimise il telefono in tasca e dedicò nuovamente la sua attenzione a Willa.

«Come va con Nicky?»

«Dopo che le ho chiesto scusa non l'ho più sentita, perché?»

Willa lo aggiornò sulla storia della sua ex con Daniel Fisher-Morris e Noah non poté che sentirsi un idiota. L'aveva persa davvero. «Fratellone, tutto bene?»

«Sì, tutto a posto. È solo che questo pomeriggio ho avuto a che fare con bambini piagnucolanti ed apparecchi e sono esausto»

Willa lo guardò sconsolata: «Mi dispiace che tra di voi sia finita. Però ora la vedo più serena. E poi tu sei stato un coglione epocale»

«Grazie sorellina, ora sì che sto meglio»

«Ho solo detto la verità. Ma sei sempre il mio fratellone e ti vorrò sempre bene. Anche se a volte fai cazzate peggiori delle mie»

«Ma quanto è tenera mia sorella. Ora muovi il culo e vai a prepararti per la festa con le tue amiche, altrimenti non sarai pronta nemmeno per il prossimo week-end»

Willa lo abbracciò e uscì dal piccolo bar, per andare a casa e prepararsi. Suo fratello aveva ragione: doveva sbrigarsi.

Noah rimase seduto con il suo aperitivo analcolico e una miriade di pensieri negativi. Troppo negativi per essere digeriti senza alcol. Nicky. Aveva perso la sua Nicky. No, si corresse con amarezza, non sua, solo Nicky.

***

«Adesso possiamo parlare, per favore?»

Diane sobbalzò e lasciò cadere le chiavi dell'auto, sorpresa e spaventata dalla comparsa di Finn alle sue spalle. «Sei un idiota! Mi è quasi venuto un infarto»

«Difficile. Sei giovane ed in buona salute»

«Simpaticone. Ci si vede»

«No. Parliamo del perché mi stai mollando»

«Per mollarti avremmo dovuto avere una relazione, ma a me non risulta l'avessimo, quindi la questione è opinabile»

«Quindi è questo il problema? Che non avevamo una relazione?»

«No, Finn. Il problema è...» si interruppe e scosse il capo. «Lascia perdere»

«No! Voglio sapere perché sono stato bidonato. A me sembrava che le cose funzionassero»

«Anche a me, sembrava. Ma, evidentemente, non eravamo sulla stessa lunghezza d'onda». Vedendo lo sguardo confuso di Finn, Diane decise di spiegarsi meglio. Forse così poi l'avrebbe lasciata in pace. «La prima volta che abbiamo fatto sesso è stato... solo sesso. Ma poi, quando abbiamo proseguito i nostri incontri, non lo so... mi sembrava che ci fosse qualcosa tra di noi. Non intendo amore, pensavo solo che fossimo... che ne so? Amici? Comunque qualcosa di più di due che scopano regolarmente. Mi sono sentita ferita perché pensavo di essere qualcosa di più di una valvola di sfogo sessuale. Non avevamo parlato di etichette e non era una relazione quella che cercavo, ma speravo... sentivo che stavamo bene, insieme. Evidentemente mi sbagliavo»

Conclusa la sua spiegazione, Diane si voltò e salì in auto, per tornare a casa e autocommiserarsi un po'. Peccato che Finn prese posto accanto a lei.

«Posso parlare io, adesso?»

«Se ci tieni»

«Ho risposto in quella maniera a Dan e Dom perché era la risposta più facile da dare. L'unica che li avrebbe tenuti buoni. Come avremmo potuto rispondere che cosa c'è tra di noi, se non lo riusciamo a capire neppure noi due per primi? Ridurre tutto al sesso è stato più facile»

«Non potevi...»

«Fare cosa? Dire che scopiamo con sentimento? Prima di chiarire con loro, volevo fare chiarezza con te. Ma tu ti sei chiusa a riccio e mi hai ignorato»

«Quindi – si indignò Diane – adesso la colpa sarebbe mia?»

Saggiamente, Finn scosse il capo. Moriva dalla voglia di dirle che sì, in effetti, era tutta colpa sua. Ma sapeva che avrebbe solo fatto una cazzata. «No, abbiamo sbagliato entrambi. Ma possiamo rimediare, no? Io non voglio rinunciare a quello che sta nascendo tra noi. Tu?»

«Neppure io»

«Quindi che si fa?»

«Andiamo a casa mia e riprendiamo da dove ci eravamo interrotti. Mancano ancora il bagno degli ospiti e lo studio, da battezzare»

Finn sorrise sornione. «Medico di professione e battezzatore per hobby. Mi piace!»

***

«Dan, ti amo»

Daniel sorrise ad occhi chiusi, stringendo tra le braccia la sua Dom, nuda e sudata. «Ti amo anche io»

«Se continuiamo di questo passo, avremmo consumato meno energie andando a ballare con Benny e Colin»

Il sorriso sulle labbra del giovane avvocato si allargò: «Mi piace consumare energie con te»

«Anche a me».

Daniel si voltò nel letto, per osservarla meglio. «Sai, non mi hai più detto qual era il mio soprannome, prima che ci conoscessimo»

«Mi dispiace, giovanotto, ma non te lo dirò mai»

«Mai mai?» le chiese, facendo l'espressione da cucciolo abbandonato.

«Mh, non saprei. Magari per qualche prestazione extra, avvocato...»

Daniel la baciò con passione, mentre sorrideva felice. «Sei insaziabile, sexy maestrina. Prima di accontentarti però, andiamo a farci una doccia. Fa caldo e siamo appiccicaticci».

Dopo una rapida tappa in bagno per una rinfrescata, i due si rimisero a letto, felici soddisfatti.

Le loro effusioni furono però interrotte dal suonò del campanello.

«Chi può essere a quest'ora di sabato sera?»

«Vado a vedere, torno subito». Nicky si vestì rapidamente ed aprì la porta, trovandosi si fronte...

 

 

 

Il mio angolo.

Buonasera!

Ecco il capitolo 24. Ci avviciniamo alla fine!

Cosa ne pensate di Diane e Finn?

Chi avrà interrotto Dan e Dom?

A presto col prossimo capitolo!

Un ringraziamento di cuore a chiunque inserisca la storia tra le preferite/ricordate/seguite, a chi legge e a chi investe il suo tempo e le sue energie per lasciare un commento.

Abraçada,

Softkitty

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2839953