SAINT SEIYA NEXT GENERATION

di Aldore1n
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SEMPLICEMENTE LIAM ***
Capitolo 2: *** Puoi Chiamarlo Semplicemente Cosmo ***
Capitolo 3: *** Finalmente i Rinforzi ***
Capitolo 4: *** Un Gold Saint ***
Capitolo 5: *** Costui è Proprio Un Diavolo ***
Capitolo 6: *** Il Vecchio Compagno Di Bevute Del Jamir ***
Capitolo 7: *** Non Voglio essere La Più Debole ***
Capitolo 8: *** La Next Generation Deve Prendere Il Volo ***
Capitolo 9: *** I Super Droni ***
Capitolo 10: *** Il Cavaliere D'Acciaio ***
Capitolo 11: *** Vi Lancio Una Sfida ***
Capitolo 12: *** Sei Mei Ten - I Punti Vitali Della Stella ***
Capitolo 13: *** Il Tetto Del Mondo ***
Capitolo 14: *** Big Bang ***
Capitolo 15: *** Destinazione : Isola di Cuba ***



Capitolo 1
*** SEMPLICEMENTE LIAM ***


INTRODUZIONE
 
 
Prima che vi addentriate nella lettura del mio scritto, vorrei raccontarvi un po' di una delle protagoniste della storia, ovvero la splendida Artemide , dea della caccia, del tiro con l'arco , delle iniziazioni femminili e della luna crescente. Non tutti sanno che la dea, figlia del sommo Zeus e Leto, aiutò la madre a partorire suo fratello gemello Apollo non appena nacque. Tutto ciò avvenne a Delo, una meravigliosa isola vagante che altri non era che sua zia Asteria, tramutata in quello stato da  Zeus; infatti ella rifiutò il re degli dei in un suo tentativo di possederla. La dea Artemide, venerata in tantissime città dell'antichità, soleva starsene nei boschi accompagnata da sessanta Oceanine e venti Ninfe, dono di suo padre. Amante della caccia, ricevette in dono dai Ciclopi, un arco portentoso sotto i colpi del quale cadevano senza vita i corpi di chi la offendeva. Per la sua ira vennero trasformati in orsi e cervi molti personaggi storici, come ad esempio Atteone, Siproite e la stessa ninfa Callisto. Ora che sapete queste poche cose, spero che la vostra curiosità sia stata stuzzicata e magari che leggiate qualche testo sull'antica Grecia, oppure cerchiate qualche informazione su questo meraviglioso personaggio che ripropongo in chiave ultramoderna e inedita. Detto ciò vi lascio alla mia fan fiction sui Saint del maestro Masami Kurumada e ricordate sempre di far bruciare il vostro cosmo.
 
 
 
  
CAPITOLO I
 
SEMPLICEMENTE LIAM
 
 
 
L'anno 2823 è conosciuto da tutti i cittadini del mondo come l'anno della distruzione. Una nuova Guerra Sacra si era appena conclusa e anche l'ultimo dei coraggiosi e fortissimi Saint di Atena lasciò questo mondo per salvare la sua protetta. Quando anche la reincarnazione della dea dipartì poco dopo, a causa di una malattia mortale, il mondo fu martoriato dalle guerre e dalla distruzione nate dalla sete di conquista dell'uomo che, senza freni inibitori, cancellò quasi la metà della popolazione vivente. Per più di un secolo non si seppe più nulla dei Cavalieri, i valorosi guerrieri che non usavano armi nella lotta e difendevano la libertà e così, anche il loro nome fu dimenticato.
Nell'anno 2982 qualcosa cambiò. I confini delle varie nazioni cominciarono a delinearsi nuovamente e si entrò in una nuova fase dell'umanità. L' America ricominciò la grande ricostruzione, che grazie all'avanzata tecnologia di quel periodo, fu veloce e sbalorditiva. La famiglia Temis, di chiare origini greche, possedeva la maggior parte della nazione, regnando incontrastata nel lusso. Il capostipite di tale casata, il celeberrimo Ceo Temis, grande ingegnere ed inventore dell'energia Polaris, la quale alimentava ogni dispositivo esistente all'ora, generò, insieme con la moglie Febe, due splendide figlie che chiamarono Delia e Anna. Le due bambine crescevano felici nella loro tenuta di New York, circondate dall'affetto dei loro cari, fino a che una misteriosa infezione non colpì la città mietendo numerose vittime. L'epidemia cessò solo alcuni anni dopo e fra i bersagli del batterio responsabile del morbo, ci furono anche Ceo e Febe. Le giovani fanciulle, ormai adolescenti, furono affidate ai quattro fratelli Temis, che presero il controllo delle fabbriche e degli enormi possedimenti del defunto Ceo, amministrandole con grande avidità e tirannia. A causa di ciò, negli impianti di produzione dell'energia Polaris a New York ci fu una ribellione dei dipendenti, che non riuscivano più a mantenere le loro famiglie. A dispetto delle leggi vigenti, il tumulto fu placato dall'esercito privato della famiglia Temis, il quale estirpò ogni impulso di ribellione con la forza. I poveri dipendenti furono costretti a lavorare disumanamente per il resto della loro vita.
Nell'anno 3000 le giovani eredi della famiglia Temis, Delia e Anna, compirono rispettivamente 17 e 18 anni e quella sera avrebbero tenuto una meravigliosa festa nel maestoso giardino della loro tenuta sulle colline fuori città in onore della sorella maggiore. Nonostante la pressione degli zii, le due bellissime ragazze decisero di frequentare l'ultimo anno di liceo nella scuola di New York insieme agli altri ragazzi della città. Anche se tenute sotto strettissima sorveglianza, amavano quelle giornate trascorse fra i banchi di scuola, anche se venivano evitate da tutti per via della loro discendenza. Anna, la sorella maggiore, era di animo nobile come il defunto padre. Capelli di seta biondi adornavano il viso fine e chiaro, mettendo in risalto gli splendidi occhi azzurri, mentre Delia, molto più fredda e decisa, aveva capelli neri corti e occhi scuri, come la madre. Entrambe, quel giorno, indossavano l'uniforme della scuola composte da gonella grigia , camicia bianca con foulard e stivali alti neri. La campanella trillò per alcuni secondi ed una voce automatica invitò gli studenti ad entrare nelle rispettive aule per l'inizio delle lezioni. Qualche secondo dopo, dalla grande porta metallica elettronica, correndo a più non posso, entrò un giovane americano dalla folta capigliatura castana , dagli intensi occhi color nocciola e dal fisico asciutto, anch'egli in tenuta scolastica, ma con dei jeans strappati ed usurati in vari punti e la camicia che gli usciva alla rinfusa dai calzoni. Anche la sua cravatta nera era annodata male e indossata molto approssimativamente. Sotto il suo braccio stringeva alcuni volumi e su uno di essi si intravedeva la scritta "Corso di Algebra Avanzato". Proprio quando stava per raggiungere la sua aula impattò con qualcosa cadendo rovinosamente sul pavimento di gomma azzurra.
« Santo cielo che dolore » fece il giovane toccandosi il capo con ambo le mani e stringendo gli occhi «ho sbattuto contro una roccia!» .
« Non una roccia, ma semplicemente contro il mio bodyguard » rispose altezzosamente Delia avvicinandosi.
« Mi prenda un colpo, tu sei, tu sei…» cercò di accennare in preda al panico.
« Esatto, sono Delia Temis e ti consiglio di raccogliere le tue cianfrusaglie e sparire dalla mia vista».
« Subito signorina Temis» le disse timorosamente.
« Perdona mia sorella Liam, lei è sempre troppo dura con gli altri, specie coi ragazzi » esordì dando una mano a raccogliere i libri sul pavimento Anna.
« Signorina Anna, non credo dobbiate…» accennò il bodyguard curvandosi verso lei, ma venne subito interrotto.
« Ippolito ti prego, lascia che lo aiuti, non ha fatto nulla di male e non è pericoloso come vedi» fece Anna ironicamente.
« Signorina Anna, voi conoscete il mio nome?» chiese meravigliato il giovane studente.
« Certo che lo conosco, sei al corso di Algebra con me da diversi mesi, dove hai la testa oggi?».
« Giusto, giusto, avete perfettamente ragione, ma io ecco, sapete» farfugliò prima di abbassare il tono della voce « non è cosa di tutti i giorni proferire con una Temis».
La porta automatica dell'aula si spalancò in un secondo e una grassa signora dai capelli strettamente legati vestita di grigio fuoriuscì nel corridoio per accertarsi di cosa stesse accadendo e di chi erano quelle voci che distraevano gli altri studenti.
« Signor Ippolito cosa è successo, questo scansafatiche di Liam le sta arrecando fastidi? Se è così lo punirò subito! » esclamò con voce stridula e fastidiosa.
« Nulla di tutto ciò signora Lewis, Liam è solo inciampato e io lo stavo aiutando a rialzarsi » rispose Anna in difesa del compagno.
« Ovvio che caschi mentre cammina, guarda che razza di scarpe porta! » fece mentre osservava gli anfibi sporchi e usurati del giovane « Ti ho già detto mille volte di indossare la divisa in maniera consona, se continuerai così farò rapporto al preside».
« Mi scusi signora Lewis, domani sarò a posto » poi avvicinandosi ad un orecchio di Anna le sussurrò «Grazie!».
La giornata scolastica passò senza troppi intoppi e finalmente l'ultima campanella diede il via libera allo sfogo degli studenti che si riversarono fuori dalle aule per ritornare a casa. Uscito dall'aula di Scienze Avanzate, Liam scrutava ovunque per cercare Anna, ma la folla era troppa. Poi in lontananza vide un uomo alto in giacca nera e occhiali scuri che doveva essere sicuramente Ippolito, la loro sentinella. Divincolandosi riuscì a raggiungere il gorilla e davanti a lui scorse i biondi capelli della ragazza che cercava.
« Anna aspetta! » gridò nel tentativo di attirare la sua attenzione, ma fu violentemente fermato dal braccio destro di Ippolito.
«Ragazzino, non sfidare troppo la sorte e lascia perdere Anna ».
« Volevo solamente augurarle buon compleanno».
«Riferirò io alla signorina, ora levati dai piedi» finì mentre con forza lo scaraventava al suolo.
«Maledetto di un gorilla, mi hai fatto male!» disse prima di accorgersi che erano già andati via.
Quella sera Liam non riusciva a prendere sonno. Pensava e ripensava alla mattinata trascorsa a scuola, ad Anna e Delia e al perfido Ippolito. Si chiedeva come mai una ragazza così dolce e solare come Anna Temis, potesse vivere rinchiusa e senza amici in un palazzo, seppur maestoso e degno di una regina. Forse era vero che la ricchezza faceva la felicità e ordinò al suo corpo di dormire immediatamente. La sua microscopica casa era nella periferia nord della città, settore occupato prevalentemente dagli operai delle fabbriche di Polaris. Il padre, infatti, era uno dei lavoratori che si occupava dell'estrazione dell'energia e quella notte era di turno ai rettori e lo sarebbe stato fino al giorno dopo. La madre era morta per via della misteriosa malattia quando era ancora un bambino, la stessa che uccise i genitori di Anna. Era cresciuto praticamente da solo, per via dei lunghissimi orari lavorativi del padre, che vedeva sporadicamente. Per questo motivo si isolava e non aveva alcun amico con cui passare il tempo. Il vecchio Bob gli rimproverava sempre di farsi dei compagni e di non cacciarsi nei guai, ma lui amava l'avventura e il rischio. Furono proprio questi due elementi che lo portarono ad una tremenda decisione: in quella insonne notte avrebbe rivisto Anna e gli avrebbe dato gli auguri, in barba al suo gorilla. In men che non si dica indossò il suo jeans strappato e i suoi anfibi consumati insieme ad una t-shirt rossa a maniche corte. In sella alla sua astro bike, una sorta di bicicletta volante alimentata a Polaris, percorse tutto il quartiere fino ad arrivare in collina. Su un'altura, isolata da tutto il resto, si erigeva la tenuta dei fratelli Temis che quella sera risplendeva illuminata dalle luci. La festa del diciottesimo compleanno delle due sorelle doveva essere ancora in corso e quella era un'ottima occasione per incontrarla. Liam poggiò la sua astro bike sul fianco di uno dei muri di cinta, e con agilità scavalcò la barriera atterrando morbidamente sul prato retrostante. Non vedendo alcuna sentinella, di soppiatto si avvicinò alla tenuta e per sua sorpresa vide  affacciata ad una finestra del piano superiore la sconsolata Anna con lo sguardo perso nel vuoto. Per attirare la sua attenzione senza essere scoperto si arrampicò su di un grande albero a pochi metri di distanza da dove lanciò alcuni sassolini. Con viso terrorizzato Anna vide il compagno fare grandi cenni con le mani per farsi notare.
« Sei forse impazzito! Se ti scoprono ti faranno del male, vai via subito » gli rimproverò la ragazza con voce strozzata.
« Non prima di averti augurato buon compleanno» fece lui mantenendo a stento l'equilibrio.
« Va bene, ho capito, ora allontanati da qui, ci vediamo domani al corso di Algebra».
Così fece. L'indomani arrivò presto, una nuova giornata di sole caldo illuminava New York dando la sveglia ai cittadini. Con piacevole sorpresa, Liam intuì che il padre era rincasato, sentendo l'odore dei suoi squisiti pan-cake. Scattando di corsa in cucina salutò il suo vecchio e cominciò a sbranare la morbida colazione.
«Sai papà, ho conosciuto una ieri e non potrai mai immaginare di chi si tratta» disse con voce goffa per via del grosso boccone che ancora masticava.
«Finalmente ai seguito il consiglio del tuo papà e ti sei fatto un amico! Ed è anche una ragazza da come sento. Coraggio, dimmi chi è».
«Sicuro di volerlo sapere, sappi che non ti piacerà».
«Suvvia figliolo, peggio dei tuoi soliti guai non potrà mai essere, sputa il rospo».
« Si tratta di Anna Temis, la figlia del tuo defunto capo. Magari posso chiedere a lei di farti alleggerire i turni di lavoro…» proferiva come un fiume prima di essere bloccato repentinamente.
« Figliolo ti prego di non frequentare la signorina Temis, ti supplico!»
« Papà, che ti prende, lei non è come gli altri, è buona e sincera».
« Smettila subito e stammi ad ascoltare! La famiglia Temis non è più quella di una volta. Ci costringono a fare cose terribili per i loro perfidi scopi. Molti miei amici sono morti per la loro smania di potere. Anna sarà pure una brava ragazza, questo posso comprenderlo, ma ciò che la circonda è troppo pericoloso. Promettimi…».
«Papà, ma io».
« Promettimi, dicevo, che lascerai in pace la signorina Temis e ti farai altri amici».
Tristemente Liam dovette accettare e promise al genitore di non frequentare più la bella ragazza.
Qualche giorno più tardi Liam se ne stava seduto sotto un albero, nel cortile della sua scuola. Sgranocchiava un tramezzino con del prosciutto e maionese perso nei suoi pensieri. Dal giorno della promessa fatta al padre evitava perfino di incrociare lo sguardo di Anna. Tuttavia quel giorno notò che, stranamente, le due sorelle non si presentarono alle lezioni , stuzzicando la sua curiosità. Fino ad allora non avevano mai mancato ad una lezione. Uscito di scuola si diresse nei pressi di Time Square, la maestosa piazza illuminata da centinaia di schermi con al centro l'enorme grattacielo dei Temis che sovrastava gli altri edifici. Era la sede degli uffici dell'Energam INC, la prestigiosa multinazionale che vendeva al mondo intero Polaris e dove lavoravano gli zii di Anna. Si fermò solo per un istante a fissare le tante finestre di vetro, sperando, magari, di intravedere la sua compagna, ma non ci riuscì. Così riprese il suo cammino, in sella alla sua astro bike per le affollatissime strade newyorkesi , divincolandosi fra la miriade di ultra-machine, auto e camion volanti a propulsione Polaris, prodotte sempre dall'Energam. Ad un certo punto si accorse che due lussuose auto nere lo seguivano da un po' e accelerando repentinamente cominciò un tentativo di seminarli. Purtroppo le veloci fuoriserie nere lo tallonarono fino a che non si ritrovò in un vicolo cieco. Le portiere dai vetri oscurati si aprirono e ne fuoriuscirono diversi energumeni vestiti in abito nero, tutti somiglianti ad Ippolito. Sulle loro giacche spiccava il logo della Energam, una luna splendente.
« Cosa volete da me , perché mi seguite?» chiese Liam stringendo i pugni e scendendo dal suo mezzo di trasporto.
« Tu sei Liam, giusto, ci manda il signor Ippolito».
« E cosa vuole da me quel gorilla? ».
Non vi fu risposta, poiché un pugno fortissimo all'addome fece inginocchiare sull'asfalto il giovane ragazzo che cominciò a tremare dal dolore.
« Ti consigliamo di non fiatare e di ascoltare per bene» riprese il misterioso assalitore sfilando dalla tasca interna della giacca un piccolo dispositivo rotondo che teneva nel palmo di una mano.
Lo strano congegno si attivò emettendo un fascio luminoso dal quale apparve un ologramma. Si trattava di Ippolito, che guardava dal suo ufficio di Time Square ciò che avveniva.
« Ti avevo già detto di non sfidare la sorte stupido ragazzo curioso. La signorina Anna desidera non essere disturbata da mosche come te » fece la voce microfonata del gorilla.
« Di cosa parli, io non ho fatto nulla» aggiunse Liam con fatica, col ventre ancora pulsante di dolore; ma la sua frase altro non fece che procurargli altro dolore, poiché un calcio lo tramortì ancora una volta.
« Ti abbiamo detto di stare zitto se non vuoi che ti facciamo fuori. Ora ascolta le parole del signor Ippolito».
La voce del crudele bodyguard tornò a diffondersi per il microfono dello strano comunicatore:
« Le nostre telecamere hanno visto che ti sei infiltrato a casa delle signorine alcuni giorni fa. Non siamo così sciocchi da farci prendere in giro da un ragazzino. Ora non ci resta altro che spegnere l'ardore della ribellione che cresce in te. Qui c'è una persona che ti vuole salutare».
Lo sguardo di Liam si sbarrò quando vide in quelle immagini il padre tenuto con forza in ginocchio da altri due scagnozzi della Energam.
«Papà!» urlò con tutta la sua forza il giovane.
«Ragazzo mio, non ti preoccupare e si forte. Non ti incolpo di nulla. Vivi felice la tua vita» poi la visuale passo ancora una volta su Ippolito.
« Maledetti codardi, lasciate mio padre lui non ha fatto nulla!» esclamò mentre le lacrime rigavano il suo volto.
«Per la tua insolenza tratterremmo qui per sempre il tuo amato vecchio, sperando di non rivedere mai più il tuo viso. Buona giornata signor Liam».
Con un ronzio di sottofondo il video si arrestò e il comunicatore si spense. I misteriosi uomini cominciarono a salire nuovamente sulle proprie vetture quando Liam si levò da terra attirando la loro attenzione.
«Portatemi subito da mio padre»
«Non ti è bastata la lezione, vuoi che ti faccia sputare sangue? Sarai subito accontentato» fece uno degli scagnozzi riavvicinandosi minaccioso.
Il pugno partì rapido, ma per grande stupore di tutti fu parato dal giovane studente con una sola mano.
«Che succede, come fai ad avere tutta questa forza?».
«Non lo so e non mi interessa, so solo che se non mi ridate mio padre vi riempirò di botte» disse con lo sguardo che pareva infuocato.
Anche al suo corpo stava succedendo qualcosa di strano, poiché fu circondato da una sottile aura azzurra.
«Che trucco è mai questo! Chi sei veramente! Lasciami subito il pugno!» urlò l'energumeno vestito di nero.
« Io sono semplicemente Liam, ora ridammi mio padre!!» urlò prima di colpire l'uomo e scaraventarlo decine di metri più in la.
Il giovane non poteva credere a ciò che aveva appena fatto, osservava il suo pugno, ancora avvolto da quella strana energia azzurra. Gli altri membri dell' Energam accorsero quasi subito e si lanciarono contro di lui, ma riuscì ad evitarli muovendosi con velocità inaudita. Non sapeva cosa gli stesse accadendo, ma con quella forza poteva fare tutto, tuttavia dopo alcuni istanti, col crescere della sua sicurezza, vide svanire la portentosa aura. Fu allora che gli uomini in nero cominciarono a percuoterlo fino a ridurlo senza forze, fino a che una nuova voce fece il suo ingresso in quell'isolato vicolo.
«Andromeda: Sonic Chain!» tuonò una splendida ragazza dai capelli rosa e dalla salopette di jeans e immediatamente delle catene apparvero e ferirono gli uomini in nero.
«Che razza di arnesi sono quelli! Ragazzina, deponi subito le catene e non impicciarti, altrimenti saranno guai anche per te» esclamò uno degli scagnozzi di Ippolito mentre si portava una mano sul taglio che si era aperto su una spalla.
« Gli unici che vedo nei guai siete voi! Andate via e lasciate stare questo ragazzo, o il prossimo colpo vi farà molto male » continuò la strana ragazza mentre formava una grossa bolla di chewingum con la bocca e si avvicinava al corpo immobile di Liam.
«Coraggio, facciamo fuori anche lei!» tuonò con rabbia l'uomo in nero ferito e tutti i suoi colleghi lo seguirono avvicinandosi con accortezza alla giovane.
«Crop Circle» bisbigliò la ragazza e dalle sue braccia, due spesse catene cominciarono a formare anelli concentrici intorno a lei e a Liam, come se fossero lunghissimi serpenti di ferro.
« Prendiamola!»
Come aveva ben detto il misterioso personaggio femminile , il colpo che investì gli uomini in nero non appena misero piede nella trama formata dalle catene, fu devastante. I loschi membri della Energam furono spazzati via e ridotti in fin di vita. Qualche istante dopo Liam aprì gli occhi, ancora confuso e si ritrovò disteso su una branda, col volto e le braccia fasciate con un uomo anziano che sedeva vicino a lui.
 
ANGOLO DELL'AUTORE
 
Buonasera amici lettori. Forse vi ricordate di me per il mio original fantasy chiamato Radamanthis Quest, ma se è la prima volta che mi leggete, tanto piacere. Questa è la prima fan fiction che scrivo e spero vi piaccia. Amo il manga Saint Seiya e questo vuole essere un tributo al maestro Kurumada. Seguitemi anche su facebook alla pagina Radamanthis Quest o su twitter cercando @Radamantisquest (senza h). Cercherò di pubblicare spesso e in seguito gli errori grammaticali e di sintassi verranno puliti da un e-reader. Se ne vedete in giro vi prego di segnalarli che li correggerò subito. Lasciatemi un commento se volete oppure scrivetemi su facebook. I link li metterò anche lì quando usciranno i capitoli successivi. Buona lettura e bruciate il vostro cosmo! 

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Capitolo 2
*** Puoi Chiamarlo Semplicemente Cosmo ***


CAPITOLO II
PUOI CHIAMARLO SEMPLICEMENTE COSMO
 
 
La testa pulsava e gli arti erano ancora molto dolenti per via delle percosse. Più volte Liam tentò di rialzarsi, ma la voce rauca e rassicurante di quello strano vecchio, dai lineamenti chiaramente orientali, dal buffo copricapo di paglia bucherellato e dalla camicia azzurra con motivi floreali, gli consigliava di rimanere calmo ed aspettare. Ogni tanto gli capitava di vedere anche la strana ragazza dai capelli rosa che  gli pareva uscita da uno di quei vecchi film del ventesimo secolo visti a scuola nell'aula di Storia Antica. Si domandava spesso chi fossero e come mai lo avessero salvato dagli uomini dell'Energam, ma quando ricordava il nome della multinazionale, cadeva in uno stato di depressione profondo, che lo privava anche dell'appetito. Voleva solamente riprendere le forze e salvare suo padre quanto prima. Dopo circa due giorni, dalla porticina di legno della stanza, fece nuovamente capolino la ragazza dai capelli rosa, che portava con se un vassoio metallico con sopra una dozzina di piccoli tramezzini. Si avvicinò decisa al sonnecchiante Liam e lasciò cadere la gamella sul petto fasciato del giovane che immediatamente scattò dalla sua posizione supina.
« Che cosa ti prende, sei forse impazzita!» gli urlò strofinandosi il busto velocemente.
«Dovrai pur mangiare qualche volta, quindi non lamentarti e divora quei sandwich se vuoi rimetterti al più presto» gli disse portando la mano ai fianchi e facendo scoppiettare l'ennesimo palloncino di chewingum.
«Ti ringrazio del pensiero, chiunque tu sia, ma non sono dell'umore giusto per mangiare».
«Fa come vuoi, la vita è tua, se sapevo che eri così rammollito ti avrei lascito in balia di quei tipi vestiti di nero».
«Aspetta un momento, vuoi dire che sei stata tu a portarmi via? Com'è possibile, sei solo una ragazzina».
Sentendo quella parola , la giovane eroina si catapultò ai bordi della branda puntando un dito contro la fronte di Liam.
« Non osare mai più chiamarmi ragazzina, bamboccio! Ora mangia quei tramezzini o giuro che ti concio per le feste».
«Calma, calma, ho capito, non c'è bisogno di ricorrere alle maniere forti. Potrei sapere almeno il tuo nome?».
«Rebecca» gli rispose sbuffando.
«Bene Rebecca, io mi chiamo Liam. Tante grazie per avermi salvato. Ho visto che accanto a me c'era anche uno strano vecchietto, è forse tuo nonno?».
La ragazza scoppiò a ridere intensamente per alcuni secondi, poi, tornata seria, si sedette su una piccola sedia traballante che era posta sotto uno scrittoio. Poggiando il suo petto sullo schienale si sbilanciò leggermente in avanti fissando il ragazzo.
«Ascoltami bene Liam, prima che risponda alle tue domande, veramente non hai idea di perché sei qua?».
«Che domande sono, certo che so perché sono qua!» rispose meravigliato «Mi avete salvato da quei gorilla, ecco perché mi trovo seduto su questa branda tutto fasciato».
«Questo lo capisco» continuò Rebecca masticando più violentemente il chewingum «ma ricordi cosa ti è successo quando ti sei scontrato con quei tipi?».
«Ti riferisci a quella strana luce azzurra che usciva dal mio pugno? Allora tu sai che cos'è! Ti prego dimmi come posso usare quell'energia!» sbraitò inginocchiandosi sul materasso.
« Certo che sei proprio un testone ignorante! Non capisco come un tipo come te possa usare il Cosmo».
«Ehi ,frena un secondo. Che cos'è questo cosmo?».
Il discorso fra i due giovani fu interrotto dal vecchio uomo che fece il suo ingresso nella stanza. La camicia fiorita sventolava disordinatamente su di un largo pantalone di colore blu, tenuto stretto in vita da una corda. I piedi, rugosi e grossolani, erano rigorosamente scalzi. Con passo leggermente claudicante, aiutandosi con un vecchio e lungo bastone di bambù, l'anziano signore si soffermò ai piedi della branda di Liam.
«Vedo che ti sei ripreso ragazzo mio, le cure della mia Rebecca sono servite» fece con la sua solita voce rassicurante.
"Altro che cure, a momenti mi ammazzava" avrebbe voluto dire, ma la curiosità gli tolse la parola e così lasciò che fossero gli altri a parlare.
«Maestro, davvero costui è ciò che dite?» chiese Rebecca.
«Volete piantarla un momento con tutto questo mistero e dirmi finalmente chi siete?».
«Abbi un po' di rispetto per il maestro, stupido bamboccio!» tuonò la giovane ragazza, ma poi il suo fervore venne smorzato dalla risata vibrante dell'anziano uomo.
«Hai perfettamente ragione ragazzo mio, ma abbi la bontà di aspettare qualche istante. Mi presento, sono il maestro Murasama e se sei qui è perché siamo stati richiamati dal tuo intenso Cosmo».
«Intenso cosmo? Signor Monosaia..»
«Maestro Murasama!!» sbottò Rebecca inferocita.
«Certo, certo, ho capito, maestro Murasama. Io non ho idea di cosa sia questo cosmo di cui parlate. So solo che devo rialzarmi e salvare mio padre tenuto prigioniero da quei farabutti».
«Ve lo avevo detto maestro, è solo uno sprovveduto. Non ha idea di chi sia veramente» aggiunse la ragazza sempre più infastidita.
«Calma ragazza mia, è normale che non sappia ancora chi sia. Forse non ricordi che anche tu, quando ti trovai in una fattoria nell'America del Sud, facesti fatica a capire?».
«Sarà, ma io non sono una bambocciona come lui».
«Vi prego maestro, spiegatemi cosa sta succedendo. Se sapete come tirare fuori dal mio corpo quella portentosa forza, vi supplico di insegnarmi».
«L'ardore non ti manca giovanotto. Ora siediti e ascolta, ti spiegherò ogni cosa, ma ho bisogno che tu ti concentri».
«Sono tutto orecchie!».
«Ogni cosa in questo mondo, persino le galassie, i pianeti, le pietre, gli alberi, l'aria e i mari sono stati creati da un'esplosione cosmica chiamata Big Bang. Con questo voglio dire che persino tu possiedi una piccola parte di quell'energia all'interno del tuo corpo. A tale forza sono stati attribuiti vari nomi di cui  avrai sicuramente sentito parlare. Molti la chiamano Mantra, altri Aura, chi ancora Chakra, ma tu puoi chiamarla semplicemente Cosmo. Se un essere vivente impara a controllare questa portentosa energia, facendola esplodere come un piccolo Big Bang, potrà realizzare cose straordinarie, come disintegrare una roccia con un pugno, correre come un lampo, spostare oggetti e persino comunicare con un altro essere vivente».
Lo sguardo di Liam divenne attonito, non poteva credere alle parole di quell'uomo bizzarro. Ogni tanto si voltava verso Rebecca per accertarsi che non fosse uno stupido scherzo, ma ben presto si rese conto che i suoi salvatori facevano sul serio.
«Quindi voi siete convinti che un pugno di un uomo sia in grado di fare tutto ciò?».
«Esatto figliolo; e col giusto allenamento anche molto di più» gli rispose l'anziano togliendosi il buffo copricapo e scoprendo una testa rugosa con pochi capelli bianchi che spuntavano disordinatamente.
«Voi siete tutti matti!» fece Liam facendo sussultare Rebecca. La mano del maestro fermò ,però, la giovane nel tentativo di prendere a schiaffi il testardo studente di New York. « Non ho mai visto nessun essere umano fare tali cose, a meno che non sia un personaggio della televisione o un robot soldato dell'esercito americano, quindi piantatela di prendermi in giro e fatemi uscire da questa stanza!».
«Aspetta Liam, ti prego. Osserva solo per un secondo e dopo sarai libero di scegliere» poi ,voltandosi verso Rebecca , fece un cenno d'intesa.
La ragazza corse di volata nella stanza accanto e ritornò quasi immediatamente. Avvolte sugli avambracci c'erano delle catene che penzolavano a pochi centimetri dal vecchio pavimento di piastrelle grigie. Liam non capiva ancora cosa stava accadendo e accontentando il vecchio maestro stette a guardare. La giovane ragazza del Sud America chiuse gli occhi entrando in uno stato di concentrazione profonda. Dopo alcuni istanti un'aura del tutto simile a quella che il giovane americano vide circondare il suo corpo durante l'aggressione da parte degli scagnozzi di Ippolito, veniva sprigionata e penetrava lungo le catene di ferro che cominciarono a muoversi tintinnando. Liam sbalzò all'indietro per lo spavento quando osservò quella lunga fila di maglie arrugginite muoversi sinuosamente come un serpente ,intrinseche di energia di colore viola.
«Basta così Rebecca» fece il maestro sollevando una mano e le catene ritornarono ad essere corpi freddi e inanimati.
«Cos'era quella cosa che hai fatto? Chi siete veramente?» domandò sconcertato il ragazzo.
«Noi siamo Saint , la futura generazione dei Cavalieri di Atena e quello che hai visto era il mio Cosmo» rispose la ragazza.
«Non essere spaventato figliolo. Anche tu possiedi un incredibile Cosmo che aspetta solamente di essere liberato. Tu sei un Saint proprio come Rebecca».
Le parole stentavano ad uscire dalla bocca del costernato giovane , ma la sua curiosità ,stuzzicata da quella visione, prese il sopravvento.
«Io un Cavaliere?».
Passarono alcuni giorni e la vita a New York procedeva frenetica come al solito. Migliaia di persone si riversavano per la città per raggiungere i loro posti di lavoro usando i numerosi taxy-overcraft dall'inconfondibile colore giallo e nero, oppure l'ultramoderna metropolitana sospesa a propulsione Polaris o semplicemente passeggiando sui larghi marciapiedi. Al 74 piano del grattacielo Energam INC si sentì il tintinnio del cicalino  del super ascensore che percorreva la dorsale dell'intero edificio. Le porte argentate si aprirono lasciando passare Ippolito e due uomini in nero. Il bodyguard della famiglia Temis si diresse a passo spedito verso la scrivania di una bella donna sulla trentina, presa a limarsi le lunghe unghia smaltate di rosso. Alzando lo sguardo per un secondo, la donna si rese subito conto di chi aveva davanti e repentinamente scagliò sul tavolo da lavoro la lima consumata e balzò in piedi.
«Signor Ippolito, da quanto tempo. Accomodatevi. Il signorino Delo l'attende nel suo ufficio».
La porta automatica si spalancò immediatamente e alle sue spalle si intravide il lussuoso studio che essa custodiva. Un'elegante moquette rossa adornava un ambiente minimale ed elegantissimo. Alla fine della stanza, una spessa scrivania di cristallo limitava lo spazio antistante all'enorme vetrata che dava sull'intera Time Square e faceva parere le persone piccoli puntini colorati che si muovevano disordinatamente. In piedi in un angolo, sorseggiando una tazza di thè, un giovane uomo alto e biondo, dal fisico levigato e dallo splendido completo bianco osservava il panorama stando in silenzio. I tre uomini in nero entrarono e la porta alle loro spalle si richiuse immediatamente. Si fermarono al centro della stanza e si inginocchiarono.
«Signorino Delo, abbiamo delle importanti notizie da darvi» fece Ippolito guardando verso il basso.
«Ti ascolto» rispose gelidamente.
«I Saint hanno fatto i loro primi passi uscendo allo scoperto. Alcuni nostri uomini sono stati spediti in infermeria dopo essersi imbattuti in due strani ragazzi».
« Bene Ippolito, sai come procedere».
«Tuttavia signorino, non è tutto qui. Uno di quei luridi cavalieri ha avuto contatti con milady Anna. Si è persino intrufolato nella vostra villa durante la festa del diciottesimo compleanno della signorina».
Il corpo di Delo cominciò a tremare dalla rabbia e ad essere pervaso da una strana energia nera con sfumature vermiglie e facendo spaventare gli uomini di Ippolito che, invece, pareva essere non meravigliato; poi ,calmandosi, finalmente si voltò verso i suoi uomini lasciando vedere il suo giovane e forte volto e i meravigliosi e grandi occhi verdi.
«L'avvento delle dee sorelle è ormai prossimo. Non dobbiamo lasciare che la nostra amata Anna cada nelle mani di quei pazzi. Porta immediatamente le due ragazze sull'isola di Cuba. Usa pure tutti gli uomini e i robot che vuoi per proteggerle, ma non fallire o la mia ira sarà rivolta verso di te Ippolito».
«Come desiderate mio signore! E dei Saint? Cosa facciamo con loro».
«Lascia pure che vengano fuori, me ne occuperò personalmente se necessario. Sai benissimo che se "lui" lo venisse a sapere saremmo costretti a distruggere tutto quello per cui abbiamo lavorato fin da ora ».
«Benissimo signorino, partirò questa notte stessa».

 
ANGLOLO DELL'AUTORE
 
Rieccomi col secondo esaltante capitolo di questa eccitante fict. Per prima cosa volevo ringraziare tutti i numerosissimi lettori che in soli due giorni hanno assaltato il capitolo uno e mi hanno recensito. La mia forza siete voi. Spero di pubblicare sempre così spesso. Fatemi sapere i vostri pareri, se vi piacciono le nuove mosse e i nuovi personaggi, i loro nomi , gli scenari, insomma, fatemi sapere se c'è qualcosa che cambiereste o se vi piace così. Continuate a seguirmi anche su facebook alla pagina Radamanthis Quest o su twitter mettendo la spunta su @Radamantisquest (senza h). Buona lettura e come sempre bruciate il vostro Cosmo!! 

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Capitolo 3
*** Finalmente i Rinforzi ***


CAPITOLO III
FINALMENTE I RINFORZI
 
 
Liam ci mise un paio d'ore per assimilare il racconto del maestro Murasama, ma anche se non credeva ancora a quelle strane storie sui Saint,  decise di accettare l'aiuto di quelle persone che tuttavia lo avevano salvato pur non conoscendolo. Alzatosi dal letto, si sfilò le bende che gli impedivano alcuni movimenti e con sua sorpresa, si accorse che le ferite si erano già quasi tutte rimarginate. "Che diamine mi sta succedendo" si domandò, ma decise che sarebbe stato meglio sbrigarsi ad apprendere i segreti dell'energia chiamata Cosmo che lo avrebbero sicuramente aiutato a salvare il padre prigioniero dell'Energam. Indossata nuovamente la sua maglietta rossa e i suoi vecchi anfibi, si portò immediatamente fuori dalla sua stanza e da lì prese una piccola scala a chiocciola metallica che lo condusse al piano inferiore. Quasi subito si accorse di trovarsi in una specie di hangar ipertecnologico. Sulle pareti che delineavano l'ampia rimessa erano affissi grandi schermi di vetro ultrasottili che quasi sicuramente fungevano da monitor per avanzati computer; c'erano anche scrivanie e macchinari di vario genere che riempivano i vari spazi caoticamente. Sembrava di essere in una stazione spaziale abbandonata. Sporgendosi da uno dei pannelli divisori che dovevano comporre i vari uffici, il ragazzo vide Rebecca e il maestro Murasama conversare poco distante. 

«Siete qui. Che cos'è questo posto?» domandò roteando il capo.
«Bene figliolo, vedo che ti sei rimesso in sesto, perfetto. Questa è l'ex base della fondazione Sado, una comunità di scienziati e ingegneri vecchia più di mille anni. Voci dicono che appartenesse ad un uomo giapponese potentissimo legato alla nobile casata dei Kido».
«Che fine hanno fatto gli scienziati? Sono anche essi a conoscenza dei Saint di cui parli?» continuò un sempre più curioso Liam.
«Sono stati per la maggior parte catturati da una società che tu conosci bene» fece inserendosi nella discussione Rebecca.
«L'Enegram INC!».
«Esattamente. Hanno costretto gli uomini della fondazione a fornire tutte le conoscenze fino ad allora accumulate. Si dice che grazie alle loro scoperte si è potuta generare l'energia Polaris. E non è tutto. Gli uomini della fondazione Sado crearono con molta fatica ed impegno una lega leggerissima e allo stesso tempo indistruttibile. Tale materiale fu usato per costruire delle meravigliose Armature del tutto simili a quelle di un Saint!» continuò spiegando la ragazza.
«Aspetta un attimo, di che armature stai parlando?».
Il maestro Murasama si avvicinò , allora, ad uno schermo e ne sfiorò col dito il bordo facendo apparire su di esso delle immagini che spostava e posizionava a piacimento con le mani.
«Devi sapere giovane Liam che fin dai tempi del mito, la dea Atena fu circondata da questi valorosi Cavalieri che avevano il compito di difendere la pace sulla Terra. Questi coraggiosi uomini non avevano armi a loro disposizione, ma potevano contare solo su una Sacra Armatura chiamata Cloth. Tali vestigia, create dalla polvere di stelle, fornivano una protezione dagli attacchi mortali che avrebbero sicuramente ucciso i Saint. Ogni Cavaliere di Atena era protetto da un'armatura diversa appartenente ad una precisa costellazione. Facendo ardere i loro Cosmo interagivano con corazza diventando invincibili».
«Saint, Cloth, Cosmo, Atena! Comincio a non capirci più un tubo» fece Liam grattandosi la folta capigliatura. 
«Questo perché sei un bamboccione!» esclamò Rebecca sbuffando.
«Non preoccuparti, presto tutto sarà chiaro. Quello che dobbiamo fare ora è insegnarti a governare il tuo Cosmo».
«Se questo servirà a diventare fortissimo, mettiamoci subito al lavoro; ho un padre da salvare!».
Nonostante la grande forza di volontà e i duri allenamenti del maestro Murasama, Liam non riusciva ancora a domare la sua forza interiore; con i pugni cercava di spaccare uno dei pilastri di cemento che sorreggeva l'hangar, ma si procurava solo ferite ed escoriazioni. Una sera, cenando coi suoi nuovi compagni, spossato dal duro allenamento e dalle continue umiliazioni infertegli da Rebecca, il giovane ragazzo decise di prendersi una pausa e se ne stava a guardare le stelle da una piccola finestra posta a qualche metro d'altezza su una delle pareti. Sembrava triste e sconsolato per i fallimenti e così il maestro Murasama gli si avvicinò silenzioso poggiando una mano sulla spalla destra dell'allievo.
«A cosa pensi?» gli sussurrò il vecchio uomo.
«Penso a tutto quello che mi è capitato fino ad ora! A mio padre, ad Anna, alla scuola. Fino a qualche giorno fa ero un semplice studente newyorkese ed ora mi trovo in una vecchia rimessa ad imparare strane dottrine sul cosmo. Mi chiedo tanto se davvero possegga una tale energia o quello che Rebecca ha visto è stata solo un'illusione».
«Non devi abbatterti figliolo, sappi che Rebecca non ha sbagliato. Non è facile essere un Saint di Atena e questo è solo uno degli ostacoli che incontrerai sul tuo cammino».
«Maestro, più volte avete pronunciato il nome della dea. Possibile che un personaggio dell'antichità esista sul serio? E poi chi sarà mai la sua reincarnazione?».
«Questo non lo so figliolo, ma se l'energia dei Saint si è riaccesa vuol dire che la dea Atena presto farà la sua apparizione. In quel momento noi abbiamo il compito di proteggerla. Per ora non preoccuparti e pensa solo a concentrarti».
 
Spronato dalle parole di Murasama ,l'indomani Liam si gettò a capofitto negli allenamenti. Se ne stava ore ed ore a meditare fermandosi solamente per mangiare qualche tramezzino preparato dalla compagna.
«Così non va ragazzo!» gli diceva il vecchio maestro «Devi focalizzare il Cosmo al tuo interno e concentrarlo nel tuo pugno. Solo così potrai disintegrare questo pilastro».
«Le parole sono semplici, maestro, ma mettere in pratica ciò che dite mi sembra quasi impossibile».
«Nulla è impossibile se c'è la volontà dello spirito. Forse hai solo bisogno di capire bene cosa voglio dire» continuò l'anziano giapponese strofinandosi il mento «Ora ascolta; ogni cosa è composta da atomi, anche l'aria che respiriamo. Queste microscopiche particelle sono legate fra loro tramite energia. Non devi far altro che usare la tua forza interiore per spezzare quei legami. Coraggio, chiudi gli occhi, concentrati e prova di nuovo».
«Vediamo un po' se ho capito; devo focalizzare la mia forza e farla crescere nel mio pugno» spiegava a se stesso chiudendo gli occhi «devo spezzare il legame fra gli atomi, devo spezzare il legame fra gli atomi…» concluse abbassando il tono della voce ad ogni ripetizione.
Improvvisamente, senza che il giovane allievo di Murasama se ne accorgesse, il Cosmo azzurro fece la sua comparsa. Anche Rebecca, stupita, si bloccò a guardare. Il maestro se ne stava ammutolito per non turbare quello stato di trans in cui il suo allievo si era calato e dopo qualche istante il pugno di quest'ultimo partì deciso sgretolando dopo un secco boato la colonna di cemento armato.
«Santi numi, ci sono riuscito, avete visto maestro, è caduto giù come pastafrolla, avevate ragione!» sbraitava eccitato saltellando per tutto l'hangar.
Il maestro si concesse una grassa risata e anche Rebecca si lasciò sfuggire un languido sorriso. In quello stesso pomeriggio, Liam tentò molte volte la sua nuova tecnica, governandola sempre meglio. Giunta mezzanotte, convinto dal maestro a riposare, cadde in un sonno profondo e finalmente sul suo viso ritornò il sorriso. Prima che anche Murasama si ritirasse nella sua piccola stanza al piano superiore dell'hangar, venne intercettato da Rebecca.
«Ascolti maestro, pensa veramente a ciò che mi ha detto il giorno in cui percepimmo per la prima volta il Cosmo di Liam?» chiese la ragazza.
«Hai assistito anche tu all'ardore della sua energia mia cara, ma se il nostro giovane allievo sia o meno il Saint appartenente alla costellazione di Pegaso ci sarà svelato solo quando risveglierà completamente il suo Cosmo. Per ora non ci resta che sperare».
«Ha ragione come sempre maestro ed anche se così non fosse, in fondo non mi dispiace che il bamboccione sia con noi!».
Dopo una settimana giunse il fatidico giorno; oramai Liam controllava a sufficienza il suo Cosmo ed era giunta l'ora che liberasse il padre dalle grinfie di Ippolito e dell'Energam. Quella stessa sera, lui e Rebecca si diressero spediti verso la fabbrica di Polaris nel quadrante settentrionale della città. La fredda illuminazione notturna rendeva quei luoghi poco sicuri e soggetti alle scorribande di piccole gang del luogo. Dopo un paio di isolati giunsero a destinazione. Davanti a loro si erigeva la recinzione che delimitava l'area dello stabilimento composta da tre grandi e luminosi edifici metallici con alle spalle un'alta canna fumaria da cui sbuffeggiava calmo un bianco fumo.
«Cerchiamo di non attirare troppo l'attenzione, altrimenti si creerà troppo caos. Non dobbiamo farci scoprire» mormorò Rebecca.
«Mi chiedo perché il maestro non è con noi, sicura che sta bene?» chiese sconsolato il giovane.
«Non preoccuparti, lui sa cavarsela anche senza di noi e poi vorrà metterti alla prova. Quindi vedi di non deluderlo o ti ammazzerò di allenamento!».
«Capito, capito, non c'è bisogno di scaldarti tanto. A proposito, da dove cominciamo?».
«Hai detto che tuo padre è addetto all'estrazione. Quindi, suppongo sia tenuto prigioniero nel suo settore di competenza, ossia in direzione di quella grossa canna fumaria. Da li escono i gas di scarto derivanti dalla creazione dell'energia Polaris».
«E tu come fai a sapere tutte queste cose?» si stupì .
«Non capisco da dove tu sia uscito! Ricordi tutti quei computer all'hangar? Li ho accesi e ho curiosato, tutto qui. Ora muoviamoci».
Non ci misero molto a scavalcare l'inferriata che dava nell'ampio cortile della fabbrica. Linee gialle percorrevano l'asfalto liscio segnando percorsi vari. Seguirono lentamente uno di quelli che portava verso la ciminiera. Data l'ora tarda, in giro non si vedeva nessuno. Improvvisamente, arrivati all'altezza della prima palazzina, una delle catene di Rebecca cominciò a tintinnare.
«Che succede?» bisbigliò appena Liam.
«Abbiamo compagnia, la mia catena ha rilevato un nemico» rispose la ragazza alzando un braccio e osservando i piccoli movimenti della sua fedele amica metallica.
«Vuoi dire che quella cosa arrugginita riesce a scovare i nemici? E' fantastico!».
«Silenzio ora, loro sono qui».
«Quale piacevole sorpresa» fece rimbombando una voce misteriosa ancora celata nell'ombra «due meravigliosi Saint di Atena che si fanno avanti valorosamente. Ditemi, cosa vi porta all'interno di questa squallida fabbrica?».
«Quello che facciamo non è affar tuo. Piuttosto chi sei tu che ti nascondi e ci rallenti il passo» rispose Rebecca spalleggiando il suo compagno.
«Come osate introdurvi nel mio territorio e offendermi in questa maniera stupidi mocciosi arroganti. Questa sarà la vostra tomba. Cyborg fateli fuori!».
Dopo l'ordine impartito dalla misteriosa voce, una schiera di lucenti robot fece il loro ingresso da varie direzioni uscendo da porte scorrevoli poste nei ventri delle tre palazzine della fabbrica. Avevano una forma umanoide e dagli avambracci sporgevano delle canne simili a bocche di fucile. Dalla loro testa si intravedeva una sorta di luce rossastra racchiusa da un casco metallico liscio e lucido.
«Attento Liam. Questi androidi sono fatti della lega della fondazione Kido. Sono resistentissimi e non sarà facile fare breccia nelle loro corazze e distruggerli. Inoltre hanno quella specie di tubi da cui proiettano un raggio energetico pari ad un colpo di un Saint» spiegò Rebecca.
«Dannazione, siamo nei guai fino al collo, sono tantissimi e ci stanno circondando!» esclamò Liam preparandosi all'attacco.
«Non essere avventato o sarai sconfitto. Dobbiamo giocare di squadra. Stai pronto, al mio segnale usa il tuo Cosmo per annientarne qualcuno, io penserò alla difesa».
«Bene» continuò il giovane facendo scoppiettare le sue nocche «proverò a buttarne giù qualcuno».
«Croop Circle» pronunciò Rebecca disponendo in tanti anelli concentrici la sua catena.
I robot partirono subito alla carica puntando verso loro i pugni ,lanciarono potenti colpi ad energia Polaris di colore rosso come il loro nucleo. Tuttavia i colpi si infransero tutti sulla tintinnante catena arrugginita che vorticosamente si mise a danzare intorno ai due Saint.
«Coraggio Liam, stendili!».
«Con molto piacere».
L'attacco del giovane fu rapidissimo e il suo pugno, dalla sfavillante energia celeste, penetrò nella corazza robotica distruggendo il drone che cadde in terra in mille pezzi.
«Fuori uno!» esclamò il ragazzo accarezzando il suo pugno.
«Presto rientra nella barriera» urlò Rebecca pronta a ricevere un nuovo attacco.
Per alcuni minuti la tattica dei due compagni sembrava funzionare perfettamente, ma, purtroppo, il numero dei robot sembrava non esaurirsi e così, dopo l'ennesimo colpo, lo spossato Liam non riuscì a nel suo intento, scalfendo solo in parte il robot che lo afferrò per un braccio.
«Dannazione, lasciami subito brutto ammasso di circuiti» fece stizzito mentre cercava di divincolarsi dalla presa.
«Liam attento! Maledizione, hai esaurito le energie brutto bamboccione. Andromeda: Sonic Chain!» urlò Rebecca facendo partire una delle sue catene ricoperte da una scintillante aura rosa.
Il bersaglio fu centrato in pieno e Liam tornò ad essere libero, ma i robot avevano diviso i due amici costringendoli a lottare separatamente.
«Rebecca cosa faccio, sono troppi e i miei colpi sono troppo deboli».
«Non so che dire Liam, se solo il maestro fosse qui ci direbbe cosa fare».
«Non è giusto» fece il ragazzo «loro hanno queste stupide corazze durissime. Se solo avessimo le Cloth di cui parlava il maestro avremmo vinto facilmente».
«Purtroppo le Sacre Armature sono andate disperse» continuò Rebecca mentre distruggeva altri due androidi «Se pure fossero qui, solo io potrei indossarla, poiché ho risvegliato la mia costellazione guida».
«Che cosa? Costellazione guida?» chiese Liam schivando vari attacchi e tornando con fatica accanto alla compagna.
«Esatto, costellazione guida. La mia è quella di Andromeda e mi protegge infondendomi la sua forza. Quando risveglierai completamente il tuo Cosmo anche la tua costellazione si rivelerà fornendoti una potenza incredibile e permettendoti di usare una Cloth specifica. Per ora dobbiamo arrangiarci».
«Ti chiedo scusa Baky» le disse chiamandola in quel modo per la prima volta «ti sono solo d'impiccio».
«Come diavolo mi hai chiamata? Guarda che mi fai arrabbiare! Andromeda: Sonic Chain» ridisse distruggendo altri due robot.
Le cose andavano sempre peggio e i due compagni erano arrivati al punto di non reggere più il confronto con la moltitudine di droni che affollavano il cortile accerchiandoli in una morsa strettissima.
«Mi sa che abbiamo perso Liam, sono io che ti chiedo scusa!»
«Non posso crederci, la grande Rebecca che chiede scusa!» tuonò una nuova voce che fece voltare i robot «Cygnus: Perfect Frost!».
Per lo stupore dei due Saint gli androidi dell'Energam vennero per la maggior parte congelati.
«Rozan: Raising Dragon!» urlò un'altra voce molto più graffiata e profonda della prima e subito un'enorme drago verde apparve distruggendo in un sol colpo tutti i robot ghiacciati.
«Non ci posso credere, ma che sta succedendo?» fece stupefatto Liam.
«Finalmente i rinforzi» rispose la ragazza ritraendo la barriera.
Dal fumo nero che si alzava dai rottami comparvero delle figure. Si trattava di due giovani ragazzi, uno dai lineamenti orientali indossante un kimono bianco e basse scarpe nere, l'altro, biondo e dal colorito candido, vestito con polo blu e pantalone scuro, dai caratteri decisamente europei. Si soffermarono a pochi passi dai due guerrieri a braccia conserte.
«Liam sono lieto di presentarti Kenzo, Saint della costellazione del Dragone e Dimitri della costellazione del Cigno».  

 
ANGOLO DELL'AUTORE
 
Salve a tutti amanti dei Saint, eccovi il terzo capitolo della mia nuova saga. fatemi sapere se vi aggrada e come trovate le nuove combo. Seguitemi come sempre su facebook alla pagina Radamanthis Quest o su twitter mettendo la spunta a @Radamantisquest (senza h). Bruciate il vostro cosmo!

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Capitolo 4
*** Un Gold Saint ***


CAPITOLO IV
 
UN GOLD SAINT
 
 
 
 
"Questi da dove sbucano fuori" pensò Liam fra se, osservando quegli strani ragazzi provenienti da posti molto lontani dalla sua New York. "Sono distante anni luce dalla loro forza" continuava a ripetersi senza sosta. Nel frattempo Rebecca ruppe gli indugi andando a stringere la mano dei due soccorritori. Sembrava conoscerli da molto tempo, visto come sorrideva e scherzava con loro e soprattutto pareva aver calato, seppure per un istante, la sua maschera da dura in loro presenza. 
 
« Chi è costui? » disse il ragazzo asiatico in perfetto americano.
 
« Scusami Kenzo » rispose Rebecca « ero così sorpresa di vedervi che quasi mi dimenticavo di lui. Vi presento Liam. Lui è un nuovo allievo del maestro Murasama ».
 
« Così era suo il cosmo che abbiamo percepito insieme al tuo» aggiunse l'atletico russo giocherellando con la testa di un drone col piede.
 
« Esatto Dimitri , lui non ha ancora risvegliato la sua costellazione guida, ma è sicuramente un Saint di Atena ».
 
« Molto piacere ragazzi e grazie di averci salvato » fece timidamente Liam.
 
« E' compito di noi Saint proteggere i più deboli » proferì a braccia conserte il cavaliere del Dragone.
 
« Cosa vuoi dire con debole? Ti conosco da alcuni minuti e già fai il gradasso!  » esclamò Liam infastidito dalle parole del serio asiatico.
 
« Non essere scontroso tu » gli rimproverò con tono materno Rebecca « Purtroppo Kenzo ha ragione, io e te siamo i più deboli attualmente. Devi sapere che per loro, arrivare a quel livello ,non è stato per nulla semplice. I loro maestri li hanno sottoposti ad allenamenti mortali! ».
 
« Cosa? Anche loro hanno un maestro? Io pensavo fosse lo stesso Murasama ad averli allenati ».
 
« Ti sbagli Yankee » disse inserendosi nel discorso Dimitri, il quale aveva conservato un forte accento dell' est Europa « il mio maestro è il fortissimo Boris, mentre Kenzo è il pupillo del celebre sensei Masami».
 
« Beh, sono contento per voi, ma io non conosco nessuno dei due. Quello che so e che mio padre è ancora rinchiuso in questa maledetta fabbrica» brontolò acidamente colpendo col pugno destro il palmo dell'altra mano.
 
« Resta calmo Liam, è quello che stavo spiegando a Dimitri e Kenzo. Ora proseguiremo con le ricerche. Dobbiamo restare concentrati, il tipo misterioso col vocione se ne sta ancora nascosto da qualche parte » concluse Rebecca invitando il gruppo a muoversi verso la ciminiera.
 
I quattro seguirono la piccola strada al centro della fabbrica. Poco più avanti ,una segnaletica gialla con la scritta "Extractors " ( estrattori) confermò l'esattezza del loro percorso.
 
« Eccoci all'entrata del settore produzione ed estrazione. Tuo padre deve trovarsi lì dentro » spiegò sagacemente Rebecca prima che la sua catena cominciasse nuovamente a tintinnare.
 
« Che aspettiamo, non perdiamo altro tempo, liberiamolo!» esclamò Liam sfondando con un suo pugno la spessa porta metallica accartocciandola.
 
L'interno, ampio e freddo , era zeppo di larghi pilastri grigi. Il posto sembrava essere disabitato e si udivano solo rumori di macchinari e il fruscio di grosse ventole per l'areazione.
 
« Dove sono finiti tutti gli operai ? » chiese il giovane americano alla compagna.
 
« Forse sono tenuti sotto chiave da qualche parte, continuiamo a cercare ».
 
Non fecero molti passi in avanti prima che la catena di Rebecca ritornasse a muoversi freneticamente.
 
« Il nemico è qui e deve essere anche molto forte» sussurrò Kenzo ai compagni.
 
« Vi faccio i miei complimenti giovani Saint. Non è da tutti spazzare via un'intera armata di droni guerrieri in così poco tempo. Purtroppo sono rammaricato, ma il vostro cammino termina qui» fece nuovamente la misteriosa voce.
 
« Continui a blaterare , ma non ho ancora visto la tua brutta faccia. Che ne dici di venire fuori e vedertela con me? » domandò il giovane newyorkese ad alta voce.
 
« Non sottovalutare il tuo avversario bamboccione, non ricordi gli insegnamenti del maestro?!» gli rammentò la Saint di Andromeda dandogli un colpetto dietro la nuca.
 
« Dovresti dare ascolto alla tua amichetta giovane Liam. Non siete nelle condizioni di battermi, nemmeno dopo un allenamento di cento anni ».
 
« Dimmi subito dov' è mio padre se vuoi che non ti prenda a calci! ».
 
Le acide parole del ragazzo non dovettero piacere al misterioso uomo della fabbrica visto che dopo pochi istanti questi fece partire un potente attacco energetico che sbalzò via per qualche metro i quattro guerrieri.
 
« Che assurda potenza» disse Kenzo rialzandosi immediatamente « Dimitri, hai visto da dove è arrivato l'attacco?».
 
« Purtroppo no amico mio, è stato velocissimo. Se non lo individuiamo subito, sarà difficile prevedere le sue mosse ».
 
« Cosa c 'è piccoli Saint? Non fate più i gradassi ora che siete volati zampe all'aria?» continuò ridacchiando l'uomo.
 
« Dimitri ora ci penso io a trovarlo con la mia nuova tecnica » fece Rebecca allungando le braccia «Scanner! » esclamò facendo partire le sue due catene che cominciarono a volteggiare per l'intera struttura.
 
« Nuova tecnica? Spiegati meglio » disse Liam.
 
« È semplice! Uso il mio Cosmo per cercarne un altro di natura ostile. Una volta individuata la fonte energetica, la mia catena lo colpirà, anche se dovesse trovarsi in un 'altra dimensione».
 
« Magnifico! Chi sono i deboli ora?! » concluse Il giovane americano lanciando un'occhiata sarcastica a Kenzo.
 
« Trovato!» urlò Rebecca quando vide le sue catene arrestarsi di colpo e rimanere sospese rigidamente.
 
Un rumore acuto proveniente da una delle colonne più lontane attirò i loro sguardi. Una sorta di copricapo dalle lunghe corna color platino dondolava ancora sulle bianche piastrelle che componevano il pavimento. Dopo non molto un battito di mani echeggiò per tutto l'ambiente e finalmente il misterioso uomo fece la sua comparsa. I ragazzi non potevano credere a ciò che avevano davanti; un tipo alto, dai corti capelli marroni e gli occhi neri si stava avvicinando verso loro racchiuso in una magnifica corazza dello stesso colore delle corna dello strano copricapo. 
 
« Sono sorpreso. Nessuno fino ad oggi era riuscito a strapparmi via l'elmo. Questo spiega molte cose sui timori del signorino Delo».
 
« Finalmente ti fai vedere farabutto, ma cosa diamine indossi? » disse Liam facendo scoppiettare le sue nocche.
 
« Siamo nei guai fino al collo » aggiunse Kenzo preoccupatissimo « dobbiamo ritirarci immediatamente».
 
« Cosa ti prende? Non mi dire che il pupillo del maestro ha paura di un uomo racchiuso in un po' di latta. Abbiamo già distrutto centinaia di resistenti droni, faremo la festa anche a lui! ».
 
« Non capisco come il vecchio Murasama abbia preso uno come te sotto la sua ala» fece Kenzo non perdendo di vista l'avversario.
 
Spazientito, Liam prese per il colletto del kimono il giovane cavaliere asiatico, ma venne immediatamente fermato da Rebecca e da Dimitri.
 
« Stupido ragazzo di città, non osare mai più sfiorarmi o saranno guai. Dovevo lasciarti in mano a quei robot » sbottò Kenzo.
 
« Nessuno ti aveva chiesto nulla fanfarone!» ribatté l’altro.
 
« Cosa vedono i miei occhi! Compagni che litigano. Siete così banali che ho deciso di distruggervi subito con la mia tecnica.
 
« Kenzo, Liam, ora piantatela e mettetevi dietro di me, la catena ci proteggerà ».
 
« Non capisco cosa vi spaventa. Lui è solo e noi in quattro. Inoltre voi siede dotati di una potenza straordinaria. Chi mai potrebbe tenervi testa? » fece il giovane americano.
 
« Tu non riesci ancora a percepire lo schiacciante Cosmo malvagio che emana costui. In più lui è protetto da quella che sembra essere una Cloth. Se così dovesse essere, noi non avremmo scampo. Senza un'armatura che ci protegge, saremo spazzati via all'istante» spiegò Dimitri mettendosi alle spalle della compagna che cominciò a formare la barriera con le catene.
 
« Non ti serviranno a nulla quei ridicoli affari. Io Atteone , cavaliere Naturale del Cervo , vi disintegrerò tutti insieme. Powerful Gored!» tuonò facendo partire il potentissimo attacco dall'aura vermiglia.
 
L'impatto con le catene della giovane Saint fu terribilmente duro e quasi immediatamente le fedeli amiche della guerriera furono disintegrate. I quattro cavalieri furono scaraventati nuovamente in aria atterrando rovinosamente al suolo. Quello che sembrava aver avuto la peggio fu proprio Liam che restò immobile privo di sensi. Con fatica, Kenzo e Dimitri, poco distanti tra loro, si rimisero in piedi posizionandosi davanti a Rebecca ferita gravemente alle braccia.
 
« Tutto bene amica mia? » chiese l'asiatico mettendosi in una strana posa da combattimento.
 
« Il suo attacco... sembra quasi che un intero branco di cervi infuriati si sia abbattuto sulla mia barriera. Le mie catene sono ridotte in polvere e ho le braccia fratturate. Sono completamente fuori dai giochi. Fortunatamente il mio Croop Circle ha attutito il colpo facendoci sopravvivere, almeno per ora» spiegò la guerriera.
 
« Bene Atteone, la sorte ci ha concesso un'altra possibilità. Ora tocca a noi. Prendi il mio attacco. Rozan: Raising Dragon!».
 
« E non dimenticare il mio; Cygnus: Perfect Frost ».
 
I potenti colpi dei giovani Saint di Atena furono scagliati decisi verso il nemico, che,malgrado ciò, ostentava una certa sicurezza in quello che stava per fare. Infatti, con l'uso di una sola mano, riuscì a bloccare entrambi gli attacchi deviandoli su una parete vicina che esplose all'impatto.
 
« Impossibile!» esclamò Kenzo « Costui è dotato di una forza troppo grande per noi ».
 
« Sciocchi, vi avevo avvertito. Senza le vostre armature siete piccole formiche sotto i miei piedi. I vostri colpi viaggiano a malapena alla velocità di Mach 1 (1190 km/h). Per me siete come dei bradipi addormentati, mi fate pena. Ora sparite. Powerful Gored!».
 
Questa volta anche i due coraggiosi cavalieri furono messi al tappeto feriti mortalmente. Il crudele Atteone rideva a crepapelle mentre si avvicinava lentamente verso Rebecca che si pietrificò dal terrore. Il rumore della corazza al suolo rimbombava ad ogni passo fino a che, la giovane guerriera non sentì il freddo tocco dell'armatura nemica sul suo collo.
 
« Quale spreco di bellezza» fece Atteone stringendo sempre più la presa mentre sollevava da terra la povera ragazza « Saresti dovuta scappare mentre i tuoi amichetti mi attaccavano».
 
« Noi Saint ... » cercava di dire mentre soffocava «noi Saint non abbandoniamo mai gli amici».
 
Anche nel torpore in cui era caduto, Liam riusciva ugualmente a sentire le parole della sua compagna. Non sapeva spiegarsi il perché, ma nonostante fosse privo di sensi capiva tutto ciò che stava accadendo. "Devo fare qualcosa, qualunque cosa" pensava, ma il suo corpo non rispondeva; poi ,ad un tratto, gli parve di sentire un'altra voce . Si trattava del maestro Murasama che in qualche modo stava comunicando con lui.
 
" Figliolo, cosa ti prende, perché non liberi la tua energia come ti ho insegnato".
 
« Maestro, siete voi. Com'è possibile? Voi non siete qui, come fate a parlarmi ».
 
" Non ricordi cosa ti dissi sul Cosmo?. Chi lo governa può fare cose incredibili, persino comunicare telepaticamente".
 
« Capisco, ma io non sono bravo come Rebecca, Kenzo e Dimitri. Non so come liberare il Cosmo e risvegliare la mia costellazione guida».
 
" Non abbatterti, tu non sei debole come credi. Coraggio, libera la tua energia come dice il tuo cuore. Ricorda che tuo padre ti aspetta".
 
« Giusto, mio padre. Grazie maestro, se sopravvivrò, prometto di impegnarmi al massimo per diventare il numero uno fra i Saint».
 
Liam non sapeva ancora se quelle parole erano frutto della sua mente ancora sotto shock , oppure se il suo Cosmo aveva interagito col maestro Murasama, ma qualcosa nel suo cuore era scattato. Ora voleva ardentemente salvare Rebecca e i suoi compagni e liberare suo padre. Lo desiderava con tutto il suo spirito, tant'è che la sua energia cosmica iniziò a sprigionarsi. L'aura azzurra cresceva sempre di più avvolgendo vorticosamente il suo corpo ancora immobile. Tale vigore fu avvertito anche da Atteone che si voltò assistendo ad una scena incredibile: Liam si stava rialzando e alle sue spalle era comparsa un'aura enorme a forma di cavallo alato che sembrava infondergli forza.
 
« È vero allora, sei davvero il cavaliere di Pegaso» bisbigliò silenziosamente Rebecca prima di svenire per l'asfissia.
 
« Mi prenda un colpo, sei vivo! Da dove attingi tutta questa forza? Come puoi generare un simile Cosmo anche senza la tua Cloth?» chiese stupito il cavaliere del cervo.
 
« Non ho idea di come ci riesco. So solo che adesso ho una gran voglia di prenderti a pugni. Lascia stare Rebecca!!».
 
« Non illuderti moccioso, anche se il tuo Cosmo ringhia, sei solo un gattino per me. Coraggio fatti sotto».
 
« Come preferisci! ». 
 
Liam scattò contro il nemico cercando di colpirlo, ma era troppo lento e i suoi pugni venivano schivati con facilità. Atteone , allora, attaccò il giovane cavaliere sferrando un terribile gancio destro che lo fece schizzare via rispedendolo al tappeto. Nonostante il dolore e il rigo di sangue che colava dal labbro, Liam si rialzò ancora, ma il risultato era sempre lo stesso. Ogni qual volta che andava alla carica finiva con l'essere colpito duramente.
 
" Non puoi attaccare così " fece nuovamente una voce rimbombando nella sua testa.
 
« Che cosa? Sei Kenzo! Tu sei a terra svenuto, come fai a... » disse, ma fu interrotto dal continuare di quella voce.
 
" Non c'è tempo per le spiegazioni. Ascolta Liam, con la tua attuale potenza puoi farcela, solo che sbagli il metodo con cui affronti l'avversario ".
 
«Bene sapientone, e cosa dovrei fare ora? ».
 
" Devi lanciare un attacco deciso, colpendo il nemico con centinaia di colpi al secondo, non con uno solo come stai facendo ".
 
« Centinaia di volte al secondo, sei impazzito per caso? È impossibile».
 
« Con chi parli ragazzino, stai forse impazzendo per via delle ferite? Sei finito, ti sterminerò col mio attacco».
 
« Maledizione, se mi colpisce è la fine! Kenzo aiutami come devo fare?».
 
" È semplice Liam, focalizza il tuo l'obbiettivo, concentra il tuo cosmo ruggente nei pugni e colpiscilo ripetendo più volte l'attacco, come se corressi con tutta la tua forza".
 
« Ora ho capito! Prendi questo Atteone!».
 
L'attacco del giovane Saint si scatenò veementemente sull'avversario che fu costretto a lasciare la presa sul collo dell'inerme Rebecca che cadde sul freddo pavimento. La velocità dei colpi aumentava sempre più ogni qual volta il ragazzo dava libero sfogo alle sue energie e ben presto superarono la barriera del Mach 1, costringendo Atteone ad usare entrambe le mani.
 
« Dannato ragazzo, ora sono stanco, non posso fare brutta figura col signorino Delo. Powerful gored!».
 
Proprio quando sembrava che Liam stesse per prendere il sopravvento , la terribile forza del cavaliere naturale esplose rabbiosa investendo nuovamente il coraggioso Saint che venne ferito gravemente. L'aura azzurra svanì di colpo quando, stremato, il giovane riperse i sensi.
 
« Sei stato incredibile moccioso, persino la mia Natural Armor ha subito alcuni danni. Credo sia meglio eliminarti o credo che in futuro potresti recare parecchi fastidi al signorino» fece avvicinandosi al corpo immobile del giovane.
 
« Basta così cavaliere naturale del cervo! Non osare levare un sol dito su quel ragazzo! » esclamò una voce rauca e sconosciuta.
 
« E tu chi sei per darmi degli ordini ò misterioso uomo? » chiese voltandosi in più direzioni Atteone.
 
La voce non replicò , ma davanti all'attonito cavaliere naturale fece la sua comparsa un imponente personaggio dalla dorata e splendente armatura, avvolto in un bianco mantello.
 
«Tu sei, tu sei... Un Gold Saint» disse Atteone schiacciato dal potentissimo Cosmo che si stava sprigionando.
 
« Esatto mio sprovveduto amico, e se vuoi salva la vita va subito via. Dì al tuo padrone che presto verremo a liberare Atena dalle sue grinfie ».
 
« Siete dei pazzi, i quattro fratelli non ve lo permetteranno mai, loro sono superiori persino a dei Gold Saint come te. Tuttavia mi ritirerò, sarei un pazzo ad affrontarti, perciò addio».
 
Atteone sparì immediatamente mentre l'uomo dalla dorata armatura si inginocchiò a prestar soccorso al povero Liam. 
 
« Coraggio ragazzo mio, non morire! ».

 
angolo dell'autore
 
Salve bella gente, spero stiate tutti bene. Eccomi col nuovo capitolo di saint seiya ng. come al solito vi invito a lasciare un commento se volete, anche negativo. seguitemi sempre sui social ai soliti indirizzi. un grazie particolare a little_lot, Pegasus90 e tutti quelli che mi hanno recensito. buona lettura e fate bruciare il vostro cosmo!

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Capitolo 5
*** Costui è Proprio Un Diavolo ***


CAPITOLO V
 
Costui è proprio un diavolo
 
 
 
 
La luce filtrava dalle palpebre appena aperte e si conficcava come uno spillo nella dilatata pupilla di Liam. Era ancora confuso , i ricordi si accavallavano disordinatamente, le immagini gli apparivano sbavate e irregolari. Riusciva a sentire solo una voce distintamente che ripeteva senza sosta le stesse parole: «Non mollare». Tale frase gli pareva dettata da un animo triste e irrequieto, ma era l'unico elemento a cui poteva rimaneva aggrappato per non sprofondare nuovamente in quell'oscuro oblio da dove era appena risalito. Col passare delle ore la vista migliorava abituandosi alla luce e quei bordi sfocati che aveva davanti presero, via via, sempre più forma.
 
«Papà!» disse con voce troppo flebile per essere percepita ,dopo un lieve e dolorante sussulto.
 
«Figliolo, mi riconosci? Sono io, tuo padre! Coraggio riprenditi, sono qui accanto a te» gli rispose portando una sua mano fra i folti capelli del figlio.
 
"Che succede, cosa ci fa lui qui?" pensava mentre ricadeva in uno stato di semi incoscienza."Ho capito. Sto sognando! E' stato tutto frutto della mia fantasia. Murasama, Rebecca, i Saint… me lo devo essere immaginato, ma allora perché non mi sveglio? Che stia forse morendo?" si chiese prima di riassopirsi. Passò un altro giorno. Questa volta gli occhi affrontarono la luce impertinente della mattina con più decisione. Liam tentò di muovere prima una mano, poi l'altra prima di rendersi conto che fosse sveglio; cercò anche di rimettersi in piedi, ma una fitta dolorosa al ventre glielo impedì. "Deve essere la malattia" si diceva, ma il suo sguardo si posò inevitabilmente su quella piccola stanzetta molto familiare. I pensieri furono spazzati via con l'aprirsi della porta da cui entrò il padre. Colto da stupore improvviso, il premuroso Bob lasciò cadere la bacinella piena d'acqua che gli serviva per inumidire la fronte del convalescente figlio.
 
«Sia benedetto il cielo, sei sveglio ragazzo mio!?» fece avventandosi come un'aquila sulla sua preda e con gli occhi umidi «Sapessi come sono stato in ansia! Ora sei di nuovo qui con me» gli sussurrava singhiozzando ad un orecchio.
 
«Mi fai male» tentava di dirgli, ma l'affettuosa morsa paterna non sembrava cessare.
 
Stettero per un po' da soli, lontani dal caotico succedersi degli eventi. Ebbero modo di raccontarsi molte cose, l'attacco dei droni, la prigionia nella fabbrica, gli assurdi piani di conquista della famiglia Temis. Finalmente Liam capì che tutto quello che aveva vissuto fino ad allora non era un sogno, ma la dura realtà e ben presto, anche i ricordi più recenti riemersero, specialmente quello in cui si vedeva faccia a faccia con Atteone.
 
«Papà, dimmi una cosa, come hai fatto a liberarti? Io sono stato battuto dal nemico» chiese mestamente, girando il capo sul cuscino.
 
La risposta, tuttavia, non arrivò dal padre, ma dal maestro Murasama che proprio in quel momento fece il suo ingresso nella piccola stanzetta:
 
«Ci hai fatto spaventare figliolo, ma a quanto vedo il tuo Cosmo ti sta già guarendo».
 
«Maestro, dunque eravate veramente voi a parlarmi tramite la mente?» chiese osservando lo sguardo del padre aggrottarsi per via di quelle strane parole «Come stanno Rebecca e gli altri?».
 
«Sei il solito fiume in piena» rispose scoppiando in una grassa risata l'anziano uomo «I tuoi compagni stanno bene, si sono ripresi già da qualche giorno. Rebecca è ancora un po' frastornata, ma è già alle prese con gli allenamenti. I loro Cosmo più sviluppati gli hanno permesso di riprendersi più velocemente rispetto a te».
 
«Mi fa piacere, sono stato totalmente d'impaccio, ma voglio rimediare allenandomi. Sapete maestro, sono contento che tutto ciò non sia stato solo un sogno, perché ho una grande voglia di prendere a calci quel cavaliere naturale dei miei stivali».
 
Il buon Bob osservava gli occhi di suo figlio ardere di vitalità. Era spaventato da ciò che aveva visto e da ciò che stava sentendo, ma molto lo preoccupava il destino che attendeva suo figlio e che il saggio Murasama gli aveva accennato una volta giunti all'hangar qualche giorno prima, quando fu liberato da uno strano uomo racchiuso in una splendente armatura d'oro. Evitava di farsi domande a cui difficilmente avrebbe dato una risposta, quindi si limitava a stringere la mano bendata del suo giovane figlio e a stargli accanto.
 
«Papà ,scusami» riprese a dire Liam «devi essere frastornato da tutti questi strani dialoghi, ma devi sapere che…».
 
«Non dire nulla, ti prego. Il tuo maestro mi ha già raccontato tutto. Io sono solo felice che tu sia vivo».
 
Il giovane cavaliere non disse nulla e lasciò che il suo vecchio lo stringesse in un altro caloroso abbraccio. Trangugiato un fresco bicchiere d'acqua, con l'ausilio di alcune stampelle meccaniche che aveva trovato accanto alla sua branda, si alzò e insieme al padre ed al maestro uscirono dalla stanza. Appena fuori, Liam non potette fare a meno di osservare quel grande viavai di persone dal camice bianco che riempivano il laboratorio sottostante. I computer erano nuovamente in funzione, e da un grosso schermo posto al centro dell'hangar si poteva vedere lo scorrere d'immagini di un telegiornale.
 
«Chi sono tutte queste persone?» disse spontaneamente il ragazzo.
 
«Quasi dimenticavo figliolo! Questi sono gli scienziati appartenenti all'ex fondazione Sado che avete liberato dalla prigionia dei fratelli Temis. Grazie al loro aiuto, finalmente potremo trovare Atena».
 
In quel momento, accalappiandosi come un koala, Rebecca fece la sua comparsa investendo il povero Liam, che urlò dalla fitta dolorosa che dilaniò il suo corpo.
 
«Sei forse impazzita Becky? Ho le ossa ancora tutte rotte!» esclamò il giovane americano stringendo i denti.
 
«Avanti, non fare il rammollito. Sono solo contenta di vederti!!» fece la ragazza mostrandogli un grande sorriso.
 
«Da quando sei così gentile nei miei confronti?».
 
«Che vuoi insinuare!?» tuonò tramutando repentinamente il suo sorriso in uno sguardo rabbioso «vuoi forse che ti rispedisca sulla tua branda mezzo morto?».
 
«Ecco, ora ti riconosco!» concluse facendo sorridere tutti.
I quattro scesero dalla scala che li separava dal laboratorio e si misero a guardare lo schermo gigante che dominava l'ambiente. Nonostante il segnale visivo non fosse dei migliori, si riuscivano ad intravedere delle sigle in rosso in basso a destra. Si trattava della CNN, emittente principale in tutta New York. L'inviata, una bella donna bionda sulla quarantina, discuteva di ciò che i filmati mostravano alle sue spalle. Tafferugli, fuochi, cariche dei droni poliziotto stavano mettendo a soqquadro l'intera città.
 
«Che cosa gli prende alla gente? Perché si scontrano con la polizia?» chiese il giovane.
 
A rispondergli fu uno degli scienziati, un uomo alto e brizzolato, dai neri occhiali spessi e dalla barba incolta.  
 
«E' colpa della famiglia Temis. Hanno dichiarato di essere stati attaccati dai ribelli quando siete venuti a liberarci. Ora la polizia è sulle tracce di quattro giovani ragazzi che sarebbero a capo del movimento della rivolta ».
 
«Perché avrebbero detto una menzogna del genere?» chiese ingenuamente Liam.
«E' semplice » replicò Bob «per usare la polizia e i suoi robot. Vogliono trovare questo posto senza muoversi dalle loro sporche poltrone di pelle!».
 
«Esattamente» aggiunse lo scienziato «Fortunatamente questo luogo è abbastanza lontano dalla città e difficilmente ci troveranno. Tuttavia non possiamo restare rintanati come conigli per sempre ed è per questo che io e i miei colleghi vi aiuteremo nella vostra ricerca».
 
«Tutto ciò è meraviglioso signor…».
 
«Dottor Caius Smith, giovane Saint. A proposito, grazie per averci tirato fuori da quella prigione».
 
«Io non ho fatto nulla doc» concluse, prima di rivolgersi nuovamente al suo maestro «Non vedo Kenzo e Dimitri. Si stanno allenando da qualche altre parte?».
 
Anche questa volta il maestro non emise una parola poiché fu Rebecca a rispondere per lui:
 
«I nostri compagni sono partiti in missione».
 
«Cosa? Quale missione? E perché noi siamo qui allora, dobbiamo raggiungerli subito!».
 
Questa volta fu il vecchio Murasama a placare l'animo scalpitante del giovane Saint:
 
«Tu e Rebecca resterete qui ad allenarvi. Vi sottoporrò ad un allenamento speciale. Solo dopo potrete raggiungere i vostri due amici, sempre che non ritornino prima».
 
«Maestro, questa è pura pazzia, avete visto in che tipi di nemici ci siamo imbattuti. Kenzo e Dimitri avranno bisogno di man forte».
 
«Liam ora basta e da ascolto al tuo maestro!» fece Bob richiamando all'ordine suo figlio.
 
Il giovane Saint non lo aveva mai visto così inferocito e così decise di desistere e seguire le istruzioni del suo mentore.
 
«Solo una domanda maestro. Posso sapere almeno di che tipo di missione si tratta?» continuò il ragazzo.
 
«La tua curiosità supera addirittura la tua impertinenza, ma se servirà a concentrarti te lo dirò. Si tratta di una speciale missione di recupero» spiegò spazientito il maestro appoggiandosi ancor più sul suo bastone.
 
«Liam ascolta, Kenzo e Dimitri si sono offerti per recuperare le nostre Cloth. La fondazione li sta coadiuvando nelle ricerche. Tutto quello che sappiamo e che ora sono diretti verso l'Europa» accennò Rebecca aiutandolo a camminare.
 
«Vuoi dire che le nostre armature si trovano disperse da qualche parte nel vecchio continente? Quei due, pensano sempre di essere i migliori! Coraggio maestro, non dovete mostrarci il nuovo allenamento?» concluse scaraventando via infastidito la stampella che lo coadiuvava nel cammino.
 
 
Qualche giorno dopo…
 
 
Migliaia di kilometri ad est dalla caotica America, su un supersonico jet, Kenzo e Dimitri attendevano dal computer che pilotava il loro mezzo di trasporto, il segnale per lanciarsi. Il volo non era stato molto lungo, solo qualche manciata di minuti per lasciare quella che una volta si chiamava Grecia, dove si era stabilito un piccolo drappello di scienziati ancora fedeli alla fondazione Sado e raggiungere il grande specchio d'acqua che componeva il Mar Mediterraneo. Molto era cambiato dall'ultima guerra mondiale. L'Italia era stata completamente rasa al suolo dall'esercito Americano ed ora, col trattato delle nazioni, faceva parte del sistema governativo della nuova Germania; infatti, delle antiche nazioni del millennio precedente, solo tre erano riuscite a sopravvivere inglobando quelle più piccole e piegandosi alla volontà del nuovo continente e cioè, oltre a quella tedesca, anche la Russia, chiamata ora NURSS e la Cina, conosciuta meglio col nome di Stato Orientale Mondiale. Le culture e le varie etnie andarono mescolandosi ,fondendosi fra loro e perdendo ciò che un tempo le caratterizzava. Nell'anno 3000 distinguere un Giapponese da un Cinese era praticamente impossibile, tranne per qualche piccolo clan disperso che ancora lottava  per i suoi costumi, ma che veniva emarginato dal resto della popolazione e punito dalle rigide leggi. Era proprio da uno di questi agglomerati che proveniva Kenzo. La voce robotica del sistema di pilotaggio partì improvvisamente, facendo sussultare il povero Dimitri che sonnecchiava accovacciato nel suo piccolo sedile:
 
«Prepararsi al lancio, contatto visivo isola di Stromboli fra 15 secondi»
 
Il countdown scattò immediatamente e i due compagni indossarono velocemente le loro tute alate, gentilmente fornite dall'ex fondazione Sado. Il portello blindato si aprì scuotendo l'intera pancia del jet che cominciò a tremare. Scaduto il conteggio, saltarono nel vuoto azionando le loro tute e planando fino alla fumante isoletta vulcanica.
Atterrarono morbidamente sulla spiaggia settentrionale dove abbandonarono il loro equipaggiamento per poi velocemente sparire verso il cono del vulcano, trovandosi dopo poco alle sue pendici. La terra brontolava ancora, segno di attività magmatica recente. Anche la temperatura aumentava passo dopo passo e questo sembrava infastidire non poco Dimitri.
 
«Cosa c'è amico mio, problemi?» fece il cavaliere del dragone impegnato ad evitare un tagliente masso lavico.
 
«Nulla di cui preoccuparti Kenzo; e solo che odio il caldo, tutto qui» gli rispose l'amico, asciugandosi il sudore che copioso gli bagnava la fronte.
 
«L'entrata del vulcano dovrebbe essere nei paraggi. Una volta dentro dovremmo stare attenti alla lava. Concentriamo il Cosmo sui nostri corpi per evitare di scottarci e di inalare gas velenosi» spiegò l'orientale.
 
Arrivati più o meno a metà del monte, i due intravidero l'apertura nella roccia da cui fuoriusciva una grossa quantità di vapore. Entrarono senza difficoltà nella scura feritoia che ben presto li condusse in una grandissima conca dominata da un mare di magma in ebollizione.
 
«Dannazione, il calore è insopportabile. Sicuro che le Cloth si trovino in questo posto maledetto?» disse il russo portandosi una mano a copertura del viso.
 
«Gli scienziati hanno detto che dopo la distruzione dell'isola di Kanon nella vecchia Grecia, i Saint dovettero trovare un nuovo luogo per rinforzare le loro armature. Si narra che questo vulcano erutti fin dal tempo del mito, segno dell'immensa forza degli dei e che la sua lava abbia poteri miracolosi. Non ci sono dubbi che sia questo il posto dove sono nascoste le Cloth».
 
Improvvisamente, i due compagni furono attirati dalla comparsa di un enorme Cosmo a pochi passi da loro. Non potevano credere ai loro occhi quando videro un uomo, a petto nudo e dai lunghi capelli grigi, stare seduto su una roccia sotto una cascata di magma incandescente.
 
«Guarda Kenzo! Quello è un essere umano! Che ci fa lì in mezzo? Com'è possibile che resista al calore e alle fiamme» fece Dimitri indicando il punto esatto con l'indice.
 
«Non so chi sia o cosa stia facendo, ma deve trattarsi di un Saint, un fortissimo Saint» fece Kenzo avvicinandosi alla sponda del mare di lava.
 
" Chi osa disturbare la mia meditazione? Andate via prima che la mia ira si abbatta su di voi".
 
«Ci parla attraverso il Cosmo, è senza dubbio un cavaliere» bisbigliò Dimitri al compagno.
 
«Chiunque tu sia ascolta, siamo qui per prendere le nostre sacre Cloth. Non vogliamo disturbare la tua meditazione, ma per favore, dicci dove sono nascoste e andremo subito via» spiegò Kenzo.
 
La terrà cominciò a tremare sempre più violentemente prima che la voce nelle loro menti tornò a farsi sentire.
 
"Cosa vi fa pensare che vi lasci toccare con le vostre sudice mani le sacre armature? Non ve lo ripeterò ancora una volta, abbandonate questa isola e non fatevi più vedere".
 
«Mi dispiace amico, ma purtroppo non possiamo tornare a mani vuote. I nostri compagni ci attendono per salvare Atena» disse il Saint del Cigno.
 
La misteriosa figura , dopo tali parole, si levò dalla sua postazione. La lava gli scorreva su tutto il corpo, non procurandogli alcuna ferita. Si avvicinò al ciglio di terra che delimitava la conca e giunse a pochi metri dai due compagni che si misero subito in posizione di difesa.
 
«Sciocchi mocciosi, non avete idea di ciò che dite. Nominare la dea Atena in questo luogo, davanti al mio cospetto… la vostra stoltezza non ha limiti, pagherete le vostre vite!!» esclamò colpendoli con la sola forza del suo Cosmo, scuotendo il braccio destro.
 
I due cavalieri furono sbalzati su delle rocce alle loro spalle che si distrussero all'impatto. Dopo alcuni secondi, tuttavia, si rimisero in piedi pronti al contrattacco.
 
«Costui è proprio un diavolo! Ha una forza incredibile. Gli è bastato un alito del suo Cosmo per metterci al tappeto. Gli scienziati non ci avevano detto nulla a riguardo, o sbaglio?» fece Dimitri scuotendo la sua maglietta blu .
 
«Non dobbiamo indugiare oltre amico mio, Liam e Rebecca ci aspettano, non possiamo fallire» disse stringendo i pugni «Lascialo a me, mentre io lo attacco, tu cerca le armature» concluse strappandosi il kimono bianco e mostrando un fisico scolpito e ben educato alle battaglie.
 
«Sicuro di farcela?».
 
«Vai, non preoccuparti, devo riuscirci a tutti i costi» poi rivolgendosi al nemico «Ora assaggerai la mia tecnica! Rozan :Raising Dragon!».
 
Approfittando del colpo del compagno, Dimitri scattò alle spalle del nemico per cercare di individuare le Cloth nascoste, ma si bloccò per via di un fortissimo e caldissimo vento proveniente dal misterioso uomo della montagna che nel frattempo aveva già respinto il Drago scagliato da Kenzo.
 
«Siete solo dei vili cavalieri di basso rango. Ora vi spazzerò via col battito delle mie ali: Burning Wings!».
 
Questa volta i due Saint di Atena finirono dritti nel lago di magma affondando nell'ardente liquido. Il misterioso uomo della montagna finalmente si calmò e si diresse nuovamente verso il sedile roccioso posto sotto la cascata, ma non appena mise un piede nel letto di lava si accorse che il Cosmo dei suoi ospiti indesiderati non si era spento, anzi stava divampando nel cuore della montagna. Qualche istante dopo, interamente avvolti nelle loro brillanti auree, riapparvero i due Saint di Atena, pronti alla carica.
 
«Maledetto diavolo, non sarà un po' di calore a metterci fuori gioco, prendi questo. Cygnus: Perfect Frost!».
 
L'uomo prese il colpo in pieno e venne rinchiuso in uno strato spessissimo di ghiaccio, che nonostante l'altissima temperatura, non accingeva a sciogliersi.
 
«Ecco fatto Kenzo, cerchiamo le nostre Cloth» disse Dimitri ansimando per la fatica.
 
«Non è finita qui amico mio, purtroppo il suo Cosmo non si è spento, anzi, sta aumentando a dismisura!» spiegò l'orientale.
 
Come anticipato dal Saint del Dragone, il misterioso uomo dai grigi capelli tornò a farsi sentire nelle loro menti:
 
"Se questa è la vostra potenza, non avete alcuna speranza. Ora conoscerete il terrore. Nirvana!".
 
La spessa coltre di ghiaccio si disintegrò all'istante e i due Saint furono colpiti da un attacco unico e silenzioso, quasi impercettibile che li paralizzò e li catapultò in una sorta di trans. Nelle loro menti, immagini spaventose si formavano sfruttando le debolezze del loro subconscio e della loro intimità. Dopo non molto, cedendo al dolore, si accasciarono al suolo con le mani che stringevano le tempie.
 
«Non vi dannate ragazzini, la morte sopraggiungerà presto, le vostre menti si frantumeranno e la vita lascerà i vostri corpi!».
 
«Io non farei tanto il gradasso uomo delle caverne» fece una voce proveniente dall'apertura che portava all'esterno della montagna «Smetti subito di tormentare i miei amici».
 
«Benissimo, un altro topolino impertinente! Coraggio vieni pure fuori e salva i tuoi amici, chiunque tu sia».
Accettando l'invito del nemico, il giovane guerriero dai folti capelli castani e dalla rossa t-shirt, fece il suo ingresso saltando da una roccia ed espandendo il suo Cosmo lanciò prepotente il suo attacco:
 
« Pegasus: Shooting Stars!».
 
Pugni simili a stelle cadenti investirono l'uomo della montagna che venne tramortito e scaraventato su una parete rocciosa.

 
ANGOLO DELL'AUTORE

 
Salve a tutti amici lettori, con non poca fatica vi posto il quinto capitolo, sperando di stuzzicare la vostra fantasia. Grazie a tutti quelli che ogni giorno mi fanno visita e mi lasciano le recensioni. Siete la mia forza di volontà. Come sempre vi invito ad aggiungermi Su facebook e twitter cercando Radamanthis Quest. Buona lettura e bruciate il vostro Cosmo

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Capitolo 6
*** Il Vecchio Compagno Di Bevute Del Jamir ***


CAPITOLO VI
Il vecchio compagno di bevute del Jamir
 
 
Liam raggiunse velocemente i due compagni, ancora chini al suolo, straziati dal devastante colpo del misterioso uomo della montagna. Il gorgoglio del magma dominava ogni suono e l'odore acre di zolfo infastidiva il naso del giovane newyorkese che se non fosse stato ricoperto dal suo Cosmo azzurro, sarebbe sicuramente morto per l'esposizione ai gas velenosi ed al forte calore. Mentre soccorreva i suoi amici, non poteva non pensare al suo attacco di pochi istanti prima. Finalmente non sarebbe più stato di peso nelle battaglie ora che aveva risvegliato completamente la sua costellazione guida e poteva proteggere chi amava. «Coraggio ragazzi, dovete reagire» faceva scuotendo i loro busti ricurvi, ma non riusciva ad ottenere alcuna risposta. Non sapendo che fare, decise di provare l'unica cosa che gli era venuta in mente e cioè parlare con loro attraverso il Cosmo e sperare che gli insegnamenti del maestro Murasama dessero i loro frutti. "Il vecchietto ha detto che per dialogare con la mente bisogna percepire le auree amiche ed estendere il proprio Cosmo verso queste" farfugliava nella sua mente "Vediamo un po' cosa riesco a fare". Socchiuse gli occhi per attimo, cercando la concentrazione che gli serviva per rilevare le energie amiche. Tutto gli pareva più amplificato, persino il battito del suo cuore e ben presto si rese conto che quelle pulsazioni non erano solo le sue, ma anche quelle di Kenzo e Dimitri. Seguendo quel flebile suono, finalmente le vide; due splendide auree ,una di un intenso verde smeraldo, l'altra di un freddo e accecante bianco. Le due energie, tuttavia , erano turbate da una strana presenza, ma questo non fermò il giovane cavaliere che continuò ad espandere il proprio Cosmo fino ad invadere quello dei compagni. Dopo non molto, non sapendo quale fosse il prossimo passo, fece quello che più spontaneamente gli suggerì l'istinto e cioè parlare:
"Kenzo, Dimitri, mi sentite? Sono io Liam".
Attese qualche secondo, ma anche questa volta non ebbe risposta. "Forse sbaglio qualcosa" si disse, ma non perdendosi d'animo ripeté l'operazione :
"Amici, sono io. Forza, rispondetemi, non so come aiutarvi".
Questa volta un debolissimo bisbiglio fu intercettato dalla sua mente, una frase detta così debolmente che ci mise un po' per decodificarla e che diceva "Stai attento, lui è vivo!".
Riaperti gli occhi di scatto, cercò di capire il senso di quelle parole voltandosi verso il punto in cui si era schiantato l'uomo della montagna investito dal suo Shooting Stars. Il terribile urto con la roccia aveva sollevato molta polvere e fuliggine e quasi non si era accorto di quell'enorme e minacciosa aura che lo stava per schiacciare mentre il nemico avanzava verso lui.
«Miseriaccia, sei ancora in piedi! Eppure ti ho colpito in pieno» fece il cavaliere di Atena con tono spavaldo mentre si rimetteva in posizione di combattimento.
«Povero illuso, credevi che qualche pugno scagliato a velocità supersonica potesse abbattermi? Mi hai solo colto di sorpresa, tutto qui. Non pensavo che oltre a quei due mocciosi laggiù ce ne fosse un altro nascosto fra le rocce. D'altro canto il tuo Cosmo era troppo debole per essere percepito dal sottoscritto » rispose l'uomo sghignazzando e portandosi i lunghi capelli grigi dietro la muscolosa schiena.
« Non mi farò prendere in giro da un eremita mezzo nudo che ama troppo le terme da starsene in un vulcano a farsi il bagno. Quindi ti consiglio di liberare subito i miei amici o ti farò molto male» continuò battendo alla sua maniera il pugno destro sul palmo della mano sinistra.
«Voi venite nella mia casa, disturbate la mia meditazione, pronunciate con negligenza il nome della dea Atena e pretendete che vi consegni le sacre armature. Siete solo dei vili che meritano di perire!».
Pressata da un enorme Cosmo, la terra cominciò a creparsi e a tremare fortissimamente, quasi ad annunciare un'eruzione imminente. Liam a stento si teneva in piedi, ma non perdeva di vista il suo avversario, che ora muoveva le braccia in una sorta di danza. Alle sue spalle, enorme ed infuocato, apparve uno strano uccello dalle lunghe piume pronto a librarsi in volo con le ali spalancate.
«Assaggerai la mia collera moccioso. Phoenix: Burning Wings!».
Il furioso attacco colpì in pieno l'incredulo Liam che inizialmente cercò di contrastare quell'assurda potenza, ma poi dovette cedere venendo catapultato nel lago di magma.
«Ora mi libererò anche di voi altri, in modo tale da chiudere questa assurda faccenda e tornare ai miei allenamenti» fece l'uomo dirigendosi verso Kenzo e Dimitri.
Era lì, col suo corpo scultoreo, il braccio levato ritto come una spada, pronto a colpire i due malcapitati cavalieri. Il palmo della mano aveva quasi raggiunto il collo di Kenzo quando il suolo , quasi come bombardato da un raid aereo, riprese a tremare molto più di prima. Il misterioso uomo alzò lo sguardo verso la conca colma di lava e vide che essa si stava gonfiando al centro. Da sotto il vermiglio mantello infuocato, avvolto dal suo intenso Cosmo, risalì Liam con lo sguardo colmo di rabbia. Subito alle sue spalle si formò l'alato cavallo Pegaso che ben presto riempì tutta la camera magmatica.
«Non posso permettere che tu faccia del male ai miei compagni! Anche se dovessi dare la mia vita, giuro di salvarli. Sappi che ogni volta che mi colpirai io mi rialzerò fino a che non riuscirò a sconfiggerti. Coraggio, prova a fermare questo. Pegasus:Shooting Stars!».
«Non so come tu sia riuscito a sopravvivere, ma sappi che su di me la stessa tecnica non funziona due volte!» esclamò l'uomo della montagna parando ogni pugno di Liam e muovendosi alla stessa velocità dei suoi colpi.
La battaglia stava entrando nel suo culmine. Il cavaliere di Pegaso aumentava sempre di più la velocità del suo attacco e ben presto superò di molto il Mach 1. Il misterioso uomo cominciò ad incassare qualche pugno , ma la sua grande forza gli permetteva di non cedere e man mano si avvicinava a Liam che dopo un po' dovette desistere e fermare le sue stelle cadenti.
«Ti faccio i miei complimenti ragazzo. Ho sbagliato a sottovalutare il tuo Cosmo. Tuttavia hai fatto male i conti. Vedi, io sono abituato al calore ed ai fumi di questo vulcano ed uso una piccolissima parte di energia per difendere il mio corpo, al contrario di te che hai usato una spropositata quantità di aura per attaccare e creare lo scudo».
«Non preoccuparti per me » disse ansimando Liam «Io ho energia da vendere e te lo dimostrerò! Continuo a dirti di lasciare stare i miei compagni o sarà peggio per te!».
« Come vuoi ragazzo, assaporerai le paure del tuo subconscio, le stesse che tormentano i tuoi preziosi compagni. La tua mente si frantumerà!».
«Ma quanto blateri! Fatti sotto».
«Eccomi: Nirvana!».
Era buio ora. Liam non sentiva più il caldo asfissiante della montagna. Era precipitato in un sonno dolce e sublime. Poteva vedere suo padre Bob correre spensierato in un verde bosco in lontananza. A scappare dalle sue amorevoli braccia, una figura femminile, dai lunghi capelli castani a lui molto familiare. Si trattava di Charlotte , la sua bellissima madre. Era viva, chissà come, chissà perché. La malattia letale che l'aveva strappata giovanissima dal mondo non segnava più il suo candido volto lentigginoso. Bob la riuscì ad afferrare e si tuffarono sul soffice tappeto di erba e margherite avvinghiati in un tenero abbraccio. Liam correva verso di loro piangendo a dirotto. Voleva abbracciare sua madre ancora una volta. Non gli interessava più di nulla, né dei cavalieri né di Atena. Ancora per una volta voleva assaporare il calore del corpo materno e respirare il buon profumo dei liscissimi capelli della premurosa Charlotte. Li raggiunse facilmente e li vedeva lì, rotolandosi e scambiandosi teneri baci. "Mamma" cercava di dire, ma la voce non veniva fuori. Così si lanciò su di loro, ma la bella visione mutò repentinamente tramutandosi in uno spaventoso scenario. Charlotte divenne simile ad una zombie e la sua mano destra scavava nel petto del morente Bob. Liam rimase paralizzato e cercava di gridare qualcosa, ma ,ancora una volta, non riuscì a dire nulla. In quel momento, con gli occhi sgranati, Liam cadde ai piedi del perfido uomo della montagna cedendo al terribile Nirvana.
«Non so chi tu sia ragazzo, ma nonostante la mia tecnica ti avesse raggiunto, un tuo colpo è riuscito a fare breccia nella mia difesa rompendomi una costola. Per il tuo coraggio ti finirò in modo indolore e rapido. Addio cavaliere» fece l'uomo dai grigi capelli rialzando il braccio destro, mentre con l'altro leniva il pulsare della ferita infertagli dall'avversario.
Proprio come era  accaduto qualche attimo prima, quando il suo palmo stava per mettere fine alla vita di Liam, il misterioso uomo si bloccò. Sentiva una fitta gelida alle gambe, e il suo corpo si stava lentamente congelando. Abbassò lo sguardo e vide Dimitri che stringeva le sue caviglie mentre sprigionava il suo freddissimo Cosmo.
«Non posso credere ai miei occhi! Come hai fatto a liberarti dal Nirvana?» chiese cercando un modo per sottrarsi alla morsa del ghiaccio.
«E' stata la voce del nostro compagno a salvarci! Lui ci ha parlato tramite la mente, facendoci capire che ciò che vedevamo erano solo illusioni. Pagherai per tutto quello che ci hai fatto. Usare i nostri ricordi più cari per ferirci è da vile!» rispose il biondo cavaliere del cigno.
«Ammirevole » continuò l'uomo «ma ancora una volta dovrò spazzare via le vostre ambizioni. Già una volta ho dissolto il tuo ghiaccio con le mie fiamme. Cosa ti fa pensare che non ti ucciderò subito?» aggiunse cominciando a spaccare la coltre gelida amplificando il suo potere.
Con non poca fatica, uno dei suoi piedi fu nuovamente libero e cominciò ad inveire sulla schiena del povero Dimitri più volte. Anche se il dolore era lancinante, il russo non cedeva bruciando sempre di più il suo Cosmo. Finalmente, dopo alcuni istanti, anche Kenzo intervenne in suo soccorso, bloccando con una stretta potentissima le braccia del nemico afferrato alle spalle.
«Siate maledetti mocciosi, cosa credete di fare? Anche in due siete poca cosa».
«Chi dice che siamo solo in due? Noi siamo i cavalieri di Atena e insieme raggiungeremo la vittoria. Vai Liam, colpiscilo!» urlò alla fine il cavaliere del dragone incrementando la sua energia combattiva per tenere saldo l'avversario.
«Con molto piacere amico mio. Pegasus: Shooting Stars!».
«Come hai fatto a…» riuscì a dire l'uomo prima che una luce intensissima avvolgesse tutti.
«Basta così cavalieri, non è fra di voi che dovete combattere. Il nemico è fuori che aspetta» fece una nuova voce esordendo poco distante.
I pugni di Liam si infransero su una sorta di muro cristallino e attratti da quella voce così calda e seria tutti smisero di combattere. Voltandosi verso l'uscita della caverna videro un altro uomo sprigionare una calma aura racchiuso in una splendente armatura d'oro.
«Non posso credere a ciò che vedo!» disse stupefatto Kenzo «Costui emana un'aura così forte. Eppure non mi sento minacciato, anzi potrei addirittura calare il mio Cosmo davanti a lui».
«Ragazzi, non mi dite che quella è una Gold Cloth?» fece Dimitri lasciando andare l'uomo dai capelli grigi.
«Esattamente cavaliere di Cygnus, il mio nome è Shui, Gold Saint dell'Ariete. Potete stare tranquilli ora, il mio allievo Angel non vi attaccherà più».
 
«Che cosa? Vuoi dire che questo tipo è un tuo adepto?» chiese Liam lanciando una lunga occhiataccia all'uomo della montagna.
 
«Bada a come parli moccioso! Siete salvi solo per volere del sommo Shui, altrimenti vi avrei sterminati tutti!».
 
«Cosa vai farneticando? Se non era per quella specie di barriera saresti finito a terra stecchito!» esclamò il Saint di Pegaso avvicinandosi minaccioso ad Angel.
 
Le risa molto composte del cavaliere d'oro raffreddarono gli spiriti, tant'è che finalmente l'ascia di guerra fu sotterrata.
 
«Tu devi essere l'allievo di Masami-san» affermò avvicinandosi al cavaliere del dragone « Le tue tecniche Rozan sono inconfondibili» disse il Gold Saint sfilandosi l'elmo e mostrando, oltre ad un giovanissimo e bellissimo volto dai caratteri orientali, lunghi capelli bianchi e due pittogrammi rosa a forma sferica posti fra le sopracciglia.
 
«Egregio Cavaliere, come conoscete il mio maestro? Chi siete veramente?» rispose Kenzo con una domanda.
 
«Come dici? Possibile che il mio buon amico Masami-san non ti abbia mai raccontato del suo vecchio compagno di bevute del Jamir?».
 
«Perdonatemi, ma se mi avesse accennato almeno una volta il vostro nome me ne sarei ricordato. Per giunta, rammenterei se mi avesse detto di conoscere un cavaliere d'oro».
 
«Io non capisco, come fa a conoscere il tuo maestro Kenzo? E' troppo giovane per essere suo amico, non credi?» suggerì Liam inserendosi nel discorso.
 
«Ti ho già detto di moderare il linguaggio o ti ammazzo!» tuonò Angel indispettito ,dando le spalle al gruppo.
 
Un nuovo sorriso apparve sul volto del cavaliere d'oro.
 
«Piccoli Saint, sono ancora molte le cose che non sapete e che imparerete lungo il vostro percorso, ma non è questo il momento per storielle inutili. Voi siete giunti in questo remoto posto per un motivo, giusto?».
 
«Esatto sommo Shui » rispose Kenzo «Siamo qui per recuperare le nostre Cloth e usarle per il recupero della dea Atena, ancora nelle mani del nemico».
 
«Benissimo, se è così, venite. Vi consegnerò le vostre armature».
 
«Maestro, siete sicuro che costoro meritino le sacre vestigia di bronzo ?» disse Angel ancora furente.
 
«Mio caro allievo, hai visto coi tuoi occhi la loro forza e i loro sentimenti. Insieme sono in grado di grandi cose. La nuova generazione di Saint deve prendere il volo e liberare la nostra Atena».
 
«Fate ciò che ritenete opportuno. Io me ne vado, addio mocciosi; salutatemi la dea Atena quando la incontrerete» concluse sparendo velocissimamente con uno scatto.
 
«Dovete perdonare Angel, lui non voleva farvi del male. Gli ho chiesto io di proteggere questo luogo dai nemici» spiegò Shui.
 
«Quindi, se ho ben capito, lui è un cavaliere proprio come noi. Ha una forza davvero spaventosa, degna di un maestro del vostro calibro. Non per niente siete un Gold Saint» disse Kenzo rimettendosi il Kimono malconcio.
 
«Esattamente figliolo, lui è il Bronze Saint della Fenice e si allena da anni con me. Ben presto anche voi crescerete e sprigionerete una potenza pari alla sua. Ora richiamerò le vostre Cloth. Esse giacciono al centro della camera magmatica dello Stromboli. Ammirate!»
 
Con un cenno della mano, il sommo cavaliere di Aries fece riemergere dalla roccia fusa tre meravigliose armature, una a forma di piccolo drago verde, l'altra a forma di Cigno argenteo e la terza a forma di cavallo alato, anch'essa argentata, ma con rifiniture rosso fuoco. Le Cloth, straripanti di energia, percependo il Cosmo dei tre guerrieri si scomposero in tanti pezzi che si agganciarono sui loro corpi. Stupiti da ciò che percepivano nei loro corpi, i tre compagni se ne stavano immobili stupiti da ciò che percepivano dentro di loro.
 
«Così questa è la mia sacra armatura! La Cloth di Pegaso. Sento che potrei abbattere qualsiasi nemico».
 
«Ora che le vostre armature vi hanno riconosciuto, siete pronti ad affrontare i vostri avversari. Andate giovani cavalieri della speranza, riportate la dea Atena al suo posto. Noi ci rivedremo, un giorno».
 
«Grazie di tutto sommo Shui, appena vedrò il maestro Masami gli porterò i vostri saluti» concluse Kenzo.
 
I tre compagni, dopo i saluti, sparirono rapidamente. Con loro portarono anche una quarta armatura, quella di Andromeda, che Liam aveva chiesto al cavaliere dell'Ariete insistentemente. Quando fu solo, Shui si avviò presso l'uscita e prima di abbandonare la camera magmatica disse:
 
«Sicuro che non vuoi andare con loro Angel? Potresti essere felice con quei ragazzi».
 
«Sapete benissimo che non vi abbandonerò mai. Verrà il tempo in cui combatterò al loro fianco, ma non sarà questo il giorno».
 
«Fa come vuoi ragazzo mio, sappi che non mi devi nulla e sei libero di andare quando vorrai. Sono anni ormai che guardi le tue sacre vestigia aspettando il giorno in cui le indosserai, pensavo avessi voglia di…»
 
«No grazie, continuerò a sviluppare il mio Cosmo a Stromboli. Quel ragazzino, Liam, mi ha insegnato che forse non sono così forte come pensavo».
 
«Sagge parole figliolo, il nuovo cavaliere di Pegaso è proprio un tipo interessante!».
 
angolo dell'autore
 
Salve amici, ecco il mio nuovo aggiornamento. Volevo avvisarvi che per circa una settimana non pubblicherò poichè parto per Budapest e non saprei come postare. Devo staccare un po' la spina dal lavoro ed avevo bisogno di una vacanza. Appena torno, vi prometto di inserire subito gli aggiornamenti. Potete tenervi aggiornati anche su Facebook alla solita pagina che ormai conoscete. Grazie per i vostri consigli e ele vostre recensioni, siete come sempre la mia forza. Dimenticavo... bruciate il vostro cosmo.

 

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Capitolo 7
*** Non Voglio essere La Più Debole ***


CAPITOLO 7
 
NON VOGLIO ESSERE LA PIÙ DEBOLE
 
 
 
Dal piccolo finestrino del jet supersonico, richiamato tramite un micro gps , Liam osservava l'enorme distesa d'acqua sfrecciare sotto di se. Non era la prima volta che volava, ricordava, infatti, di un piccolo viaggio fatto col padre Bob per andare a trovare alcuni parenti in quello che una volta era il Canada. Rimase meravigliato dal meraviglioso colore blu dell'Oceano Atlantico , sfumature alle quali non era abituato, essendo le coste newyorkesi molto inquinate dalle numerosissime fabbriche. Ogni tanto si voltava verso la propria scintillante Cloth, posta a pochi passi da lui, per contemplarla ed immaginare chissà quali avventure. Osservava quel meraviglioso cavallo alato eretto sulle zampe posteriori con le ali spalancate pronto a volare ,pronto a supportarlo nelle numerose battaglie che lo attendevano.
 
« Ehi amico, se continui a guardarla in quel modo finirai per consumarla » fece Dimitri tenendosi con un braccio alla piccola poltrona marrone su cui era seduto il compagno « A proposito, non ho avuto ancora modo di ringraziarti per il tuo intervento sull'isola di Stromboli ».
 
« Non preoccuparti Dim » rispose affibbiando al biondo russo un nomignolo, come era solito fare «voi siete i miei compagni, non potevo fare altrimenti che venire in vostro soccorso».
 
Il cavaliere del cigno si lasciò sfuggire un languido sorriso di stima poi incuriosito da un suo pensiero disse:
 
« Forti le tue stelle cadenti! È stato il maestro Murasama a suggerirti la tecnica?».
 
« Santo cielo!!» esclamò Liam quasi come colpito da un fulmine.
 
« Che ti prende ora?».
 
« Nulla di cui peoccuparti Dim, solo che il maestro mi ucciderà una volta giunti all'hangar!».
 
« E per quale motivo?».
 
« Lui non sa che sono venuto in vostro supporto, anzi, mi aveva più volte intimato di non essere avventato. Sicuramente sarà su tutte le furie e come lui pure mio padre e Beky».
 
« E si, amico mio, credo proprio che ti servirà l'armatura, specie contro la furia di Rebecca. Ehi Kenzo, si può sapere a cosa stai pensando? È da quando abbiamo lasciato l'isola che non apri bocca» domandò Dimitri voltandosi verso la postazione dell'altro compagno.
 
« Giusto Ken, non vorrai mica fare l'eremita come quell' Angel? » aggiunse il giovane newyorkese.
 
« Perdonatemi, non volevo isolarmi; è solo che non riesco a togliermi dalla testa le parole del sommo Shui».
 
« Ti riferisci a quando ci ha detto che ci sono ancora molte cose che non sappiamo?» domandò il russo.
 
« Esattamente. Ancora non capisco come un ragazzo come lui possa essere il maestro di Angel, ma ancor di più sono curioso di sapere come faceva a sapere della gioventù del mio sen sei. Dovrebbe avere circa 80 anni in più, invece sembra avere la nostra età » spiegò l'orientale.
 
« Io invece mi chiedo chi o cosa ci ha salvati dalla fabbrica. Com' è possibile che siamo usciti vivi dopo che Atteone mi aveva quasi ucciso ?» disse Liam appoggiandosi col capo sul poggiatesta del sediolino appena avanti a lui.
 
« Sapete che vi dico? Che ci facciamo troppe domande a cui non daremo nessuna risposta per ora. Quindi propongo di non pensarci più di tanto. Come ha detto quel cavaliere d'oro, tutto ci sarà chiaro col tempo. Per ora consoliamoci col fatto che abbiamo recuperato le nostre Cloth».
 
« Sagge parole Dimitri » aggiunse il cavaliere del dragone molto più rilassato in volto « a proposito, Liam non vorrei essere nei tuoi panni ora che incontreremo Rebecca!».
 
Una sonora risata rimbombò per tutto il jet che nel frattempo lambiva i confini americani. L'aeromezzo atterrò non molto distante dall'hangar in una zona schermata dai radar ed isolata. Rapidamente i quattro compagni raggiunsero la loro base passando per un fitta boscaglia , ma poi si bloccarono di colpo, attirati da una strana presenza che infestava quel luogo.
 
« Percepite anche voi quest'aura negativa?» chiese Kenzo.
 
« Si, forse non siamo soli. Dobbiamo sbrigarci a raggiungere l'hangar. La situazione non mi piace» rispose Dimitri.
 
I tre compagni avanzarono più lentamente, facendo attenzione a non emettere rumori, ma qualcosa celata nell'ombra attivò la sua trappola. Come per magia i lunghi pini che componevano il bosco cominciarono a muoversi e a contorcersi strappando via dalle schiene dei tre cavalieri i contenitori metallici contenenti le loro Cloth disperdendole nelle folte chiome.
 
« Dannazione, le armature! Che diamine succede? » urlò Liam avvicinandosi ai suoi compagni.
 
« Buongiorno piccoli Saint. Chiedo scusa per lo spavento, ma mi occorrevano gli scrigni con le vostre corazze. Non vorrei allungare più di tanto la mia missione» echeggiò una voce che sembrava provenire da ogni parte dell'anfratto.
 
« Chi diavolo sei! Riconsegnaci subito le Cloth o ce le riprenderemo facendoti molto male!» tuonò il cavaliere di pegaso ottenendo ,però, solo risate.
 
« Sciochi moscerini. Il prode Atteone mi aveva detto che avrei trovato dei fastidiosi ribelli. Dimmi ,cavaliere di Pegaso, ti fanno ancora male le ferite che il mio capo ti ha inferto?».
 
« Liam stai calmo e non cedere alle provocazioni del nemico. Non facciamoci prendere dallo sconforto, dall'ultima volta siamo migliorati parecchio ed ora anche tu sei un Saint completo» disse Kenzo sbarrando lo scatto d'ira del compagno con un braccio.
 
« Sagge parole piccolo Drago. Tuttavia senza le vostre corazze non durerete molto contro un avversario come me, Gordon, cavaliere naturale della foresta! Dark Woods! »
 
L'attacco fu repentino. Gli alberi cominciarono a inveire contro i tre compagni che dovettero subito dividersi per evitare i velocissimi rami scagliati dal nemico.
 
« Credi che qualche alberello possa fermarci? Pegasus: Shooting Stars! ».
 
Le stelle cadenti del cavaliere di Atena cominciarono a distruggere i primi alberi che tuttavia non arrestavano il proprio movimento e ben presto accerchiarono Liam bloccandolo alle spalle. Nonostante bruciasse una grande quantità di Cosmo, il cavaliere di pegaso si accorse che non riusciva più a liberarsi da quella cintura di legno e liane, irrobustite da una strana energia.
 
« Di cosa diamine sono fatte queste maledette piante? La mia energia non le scalfisce neanche ».
 
«Liam stai attento! La foresta è infestata dall'energia negativa di quel Gordon. Non sono normali alberi, bensì sembrano essere le estensioni delle sue braccia» spiegò Kenzo evitando numerosi attacchi.
 
« Ti faccio i miei complimenti piccolo Drago, a quanto pare sei tu la mente del gruppo. Sappi ,però , che ti sbagli per un certo senso. Gli alberi non sono il prolungamento delle mie braccia, in realtá io stesso sono la foresta! Prison of Trees!».
 
Il nuovo attacco del cavaliere naturale formò una grandissima rete di rami che intrecciandosi formarono una sorta di gabbia che ben presto catturò gli altri due Saint.
 
« Siamo nei guai Kenzo, nemmeno il mio ghiaccio pare indebolire il legno di questa gabbia».
 
« Dobbiamo riuscire a scovare Gordon. Solo attaccando lui potremmo vincere» continuò il saggio orientale .
 
« E come farete a scovarmi? Siete in trappola, verrete linciati a morte dalle mie amate piante e così potrò tornare dal grande Atteone a ricevere il giusto compenso. Morite! Mortal Lynching!».
 
Così come aveva anticipato il crudele Gordon, i tre compagni furono tempestati di legnate e stretti nella morsa della vegetazione. Sembrava quasi finita se non fosse stato per l'aiuto inaspettato di Rebecca che sopraggiunse poco dopo.
 
« Scanner! » urlò la Saint di Andromeda lanciando una nuova catena che ben presto si conficco nella corteccia di una grande quercia posta al centro della foresta « Trovato!».
 
Il Mortal Lynching si arrestò lasciando cadere al suolo i tre compagni privi di sensi. La quercia si spaccò facendo trapelare il suo contenuto. Il cavaliere naturale era finalmente uscito allo scoperto mostrandosi nella sua armatura marrone ricurva, simile a pezzi di legno levigati dal mare. Era alto e magro, un naso aquilino sporgeva dal massiccio elmo e folte sopracciglia marcavano la sua fronte.
 
« Abbiamo un'altra ospite. Accomodati pure ragazzina, sei la benvenuta. Presto raggiungerai i tuoi amichetti » fece avvicinandosi a Rebecca
 
« Non credo proprio brutto mascalzone. E non chiamarmi mai ragazzina».
 
« Quale vigore da un così dolce visino. Peccato. Il tempo delle chiacchiere è finito. Dark Woods».
 
« Ho già visto la tua tecnica , con me non funzionerà. Andromeda: Croop Circle!».
 
« Vedremo mia cara! Forza miei adorati alberi, catturate questa ragazzina impertinente!».
 
La vegetazione si avvicinava inesorabile a Rebecca, che racchiusa nel suo vorticoso guscio di catene sembrava avere un piccolo vantaggio, ma ben presto la morsa cominciò ad essere troppo forte e la giovane Saint fu fatta prigioniera.
 
« Non capisco, dove ho sbagliato? Eppure ho visto chiaramente la tua tecnica».
 
« Povera stolta, hai sbagliato i tuoi calcoli. Senza la tua Cloth non hai abbastanza energia per fermarmi. Ora basta chiacchierare, vai dai tuoi compagni. Mortal Lynching!».
 
I colpi partirono decisi e la Saint di Andromeda fu scaraventata a molti metri di distanza. I segni dello scontro erano già visibili sul suo volto, dove un rivolo di sangue fuoriusciva dal labbro inferiore. Adagiata sotto uno spesso tronco cercava di rialzarsi, ma il dolore non gli permetteva di rimettersi in piedi. " Non è giusto, non posso fallire solo perché costui indossa una corazza. Non voglio essere la più debole, non voglio!!" pensava sconfortata amplificando sempre più il suo Cosmo. Gordon si avvicinava sornione e sghignazzante pronto a sferrare il colpo di grazia quando vide la grande nebulosa di Andromeda, col suo splendido colore viola , crescere impetuosa alle spalle della sua avversaria. L'immenso Cosmo sprigionato da Rebecca , espandendosi per tutta la foresta, compì il miracolo,  richiamando la Cloth dispersa nella chioma di un albero lontano. La corazza si divise nelle sue componenti e si agganciò al sinuoso corpo della ragazza , lasciandola senza parole. La calda energia del suo nuovo Cosmo ribolliva nel suo corpo e i suoi occhi si sgranarono alla visione di due nuove e splendide catene che fasciavano i suoi avambracci.
 
« Questa...questa è...» farfugliava per l'emozione.
 
«Maledetta ragazzina come hai fatto a richiamare l'armatura? Ora sparisci! Mortal Lynching!» esclamò il cavaliere naturale richiamando frettolosamente a se tutte le sue energie.
 
Lanciando uno sguardo infuocato al suo avversario , Rebecca non si lasciò sorprendere rispondendo all'attacco nemico:
 
« Andromeda : Sonic Chain ».
 
Rami e piante scagliati da Gordon furono ridotti a brandelli, così come la sua armatura naturale che andò in mille pezzi trafitta da centinaia di colpi di catena. Il crudele nemico cadde al suolo ferito a morte e l'aura negativa sulla foresta svanì. Nel frattempo i tre giovani Saint catturati da Gordon ripresero i sensi e , sorpresi da ciò che videro, andarono immediatamente a congratularsi con la loro eroina.
 
« Sei grande Beky! » urlò Liam facendogli segno di battere il cinque, ma come risposta ebbe una terribile occhiataccia rabbiosa.
 
« Brutto bamboccione che non sei altro, ci hai fatto preoccupare a morte! A tuo padre gli è quasi venuto un colpo quando non ti ha trovato in camera » disse al cavaliere di Pegaso Rebecca sferrando un forte pugno sulla sua testa.
 
« Sei forse impazzita? » borbottò strofinando vorticosamente la mano nella folta capigliatura « Ti ricordo che ora indossi un'armatura! A proposito, come hai fatto a recuperarla dalle manacce di quel farabutto? »
 
« Non ho idea, non sapevo nemmeno che la mia Cloth era qui. Ho semplicemente bruciato il mio Cosmo il più che potevo e dopo qualche istante mi sono ritrovata protetta dalle sacre vestigia di Andromeda ».
 
« Deve essere stata richiamata dalla tua aura » spiegò Kenzo osservando la meravigliosa corazza magenta «Il maestro Masami mi aveva accennato ad una cosa simile durante gli allenamenti».
 
« Comunque sia, con la nostra nuova potenza, siamo in grado di battere il nemico» aggiunse Dimitri .
 
« Che ne facciamo di Gordon? » domandò Rebecca .
 
« Forse possiamo ricavare delle informazioni da quel brutto ceffo. Forza andiamo!».
 
Il cavaliere naturale giaceva ancora a terra ansimante quando fu raggiunto dai quattro cavalieri di Atena. Gli fecero alcune domande sulla famiglia Temis e su Atteone, ma non ottennero altro che silenzio. Purtroppo, dopo pochi minuti, sotto gli occhi attoniti di tutti, il corpo del nemico si volatilizzò nel nulla non lasciando alcuna traccia.
 
« Che stregoneria è mai questa?!» disse Liam
 
« Deve aver usato un teletrasporto o qualcosa del genere» puntualizzò Dimitri.
 
« Io non credo amici miei. Il teletrasporto non può essere nascosto in una tasca» spiegò Rebecca. Il modello più piccolo prodotto raggiunge le dimensioni di un piccolo zaino.
 
« Rebecca ha ragione » aggiunse Kenzo « non è stata una macchina a portare via Gordon. Seppur per un solo brevissimo istante, mi è parso di percepire una terribile energia negativa. Non so chi o cosa l'abbia sia partita, ma posso dirvi che superava persino quella del sommo Shui.
 
« Come dici? Stai forse dando di matto amico mio? Come fai a dire un'assurdità simile? Shui è un Gold Saint e non c'è nulla di più forte di un cavaliere d'oro. Sicuramente ti sei lasciato suggestionare» disse Dimitri.
 
« Sentite, è inutile continuare a restare qui a parlare fra di noi. Ormai il dado è tratto. Recuperiamo gli scrigni con le Nostre Cloth e torniamo all'Hangar. Magari il maestro Murasama saprà qualcosa ».
 
« Liam ha ragione, dobbiamo andare subito a fare rapporto al maestro » concluse Rebecca.
 
La grande porta scorrevole si aprì seguita da un suono grave di un allarme. Il lampeggiante giallo posto su uno dei lati dell'apertura si attivò mentre il cancello scorreva su un binario lentamente. I quattro Saint entrarono immediatamente e furono accolti dagli scienziati che esultarono nel vedere che la missione di recupero era andata a buon fine. Anche Murasama si fece sfuggire un lieve sorriso guardando la sua allieva indossare la sacra armatura tanto ambita. Anche se sapeva che al figlio provocava imbarazzo, Bob non potette fare a meno di abbracciarlo.

 
angolo dell'autore
 
Rieccomi qui col nuovo aggiornamento. Scusatemi, ma la vacanza a Budapest ci voleva. Ora che ho ricaricato le batterie sono più carico che mai. Spero vi piaccia la nuova parte e comunque vi invito sempre a farmelo sapere qui o su facebook o su twitter. Ormai sapete come e dove trovarmi. Buona lettura e bruciate il vostro cosmo.

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Capitolo 8
*** La Next Generation Deve Prendere Il Volo ***


CAPITOLO 8
 
LA NEXT GENERATION DEVE PRENDERE IL VOLO
 
 
 
 
Seduta davanti il suo grande ed elegante scrittoio, la malinconica Anna sfogliava con la punta del dito le pagine arricciate del suo diario di scuola. Amava annotare con penne colorate varie frasi dettate dal suo istinto e da quell'implacabile voglia di far emergere il suo io interiore, cosa che i suoi severi tutori le avevano spesso proibito coi loro strani modi di fare, nonostante fossero molto disponibili verso lei e sua sorella. Con la loro straordinaria premura avevano fatto in modo che nulla gli mancasse dal giorno in cui l'amato padre le aveva lasciate. Ora una strana vocina nella mente della maggiore sembrava voler sconvolgere quel naturale equilibrio che si era costruito nel corso degli anni.
 
 " Perché ti hanno portata qui, lontano dalla scuola che tanto ami?" mormorava la sua mente.
 
" Gli zii sono uomini terribilmente affaccendati per via del loro lavoro, non posso recare loro fastidio coi miei capricci" rispondeva a se stessa.
 
 " Sicura di essere felice? Lo sai che ora hai 18 anni e sei libera dai vincoli legislativi che ti legavano ai voleri dei tuo tutori" continuava la vocina insinuandosi sempre più in profondità.
 
 " Questo lo so, ma io devo pensare anche a mia sorella. non posso abbandonarla, lei ha soltanto me".
 
 "Lei ha soltanto te, questo è vero, ma hai mai pensato a te stessa? Nessun amico, nemmeno un lontano parente che possa ascoltare i tuoi sfoghi, nessuno che soddisfi la tua voglia di libertà".
 
 " Taci ti prego, tu sei solo una stupida voce nella mia testa, la mia vita è perfetta così. Presto dovrò aiutare gli zii nella gestione delle aziende, non posso sottrarmi al mio destino, io sono una Temis".
 
" Giusto una Temis, lo stesso appellativo che ha fatto scappare quel ragazzo. Come si chiamava? Giusto si chiamava...".
 
« Liam!! » esclamò riemergendo dai suo pensieri, tenendo stretta fra le dita una pagina di diario con una frase scritta in azzurro:
 
" Caro diario,
oggi sono felice, forse è la prima volta che qualcuno non ha paura di me, del mio pesante cognome. Ho chiacchierato con uno strano ragazzo che frequenta la mia classe. Quando lo vidi per la prima volta tre anni fa pensai che fosse il solito scapestrato, ma questa sera , sfidando i miei zii e i suoi gorilla, è venuto da me per darmi gli auguri per il mio diciottesimo compleanno. Forse è il regalo più bello che mi potessero fare. Per la prima volta , dopo la morte di mio padre, ho sorriso. Lo dico solo a te, che sei il mio più caro amico, lui si chiama Liam".
 
Le sue gote erano bagnate da calde lacrime che gli rigavano il sottile viso ed arrossavano i bellissimi occhi azzurri.
 
« Che ti prende sorellona? Perché piangi? »
 
« Delia sei qui! Mi hai spaventato ».
 
« Ancora a scarabbocchiare su quel tuo diario? Sai sono anni che non fai altro che scrivere su quei vecchi ed obsoleti taccuini. Non sarebbe meglio evolversi e comprarsi uno di quei bellissimi  e-diary che fanno vedere in tv? Se vuoi posso dire ad Ippolito di fartene avere uno subito».
 
« Ti ringrazio, ma non disturbiamo Ippolito per queste cose. preferisco continuare ad usare la carta ».
 
« Fa come vuoi » fece inarcando le spalle rassegnata  « però sono curiosa di sapere che cosa scrivi. Fammi vedere » concluse strappando dalle mani della sorella con un improvviso scatto l'agenda.
 
« Delia ferma, ridammi subito il diario. Non sono affari tuoi!! » urlò Anna cercando invano di riprendere il prezioso libricino.
 
« Solo una sbirciatina, dai! Non fare la prepotente con la tua sorellina » disse sfogliando rapidamente le pagine con l'indice mentre col corpo si schermava dalle braccia di Anna.
 
Quello che sembrava un normale momento fra ragazze mutò quasi subito in una tesa situazione. Delia lesse fra quei colorati appunti una frase che la raggelò facendo cadere il taccuini sul pavimento. Voltandosi verso la sorella come una furia la guardò con i suoi enormi occhi neri che sembravano lanciarle dardi d'odio.
 
« È così? Voi andare via? Vuoi lasciarmi sola? ».
 
« Cosa dici? Che te lo fa pensare? Hai letto quello che ho scritto oggi?» rispose Anna raccogliendo il diario.
 
« Non mentirmi!!! » tuonò in preda all'ira Delia.
 
« Ascolta sorella, quello che scrivo è solo uno sfogo. Non voglio andare via veramente, non potrei mai lasciarti sola. Non potrei mai...»
 
« Taci!! » esplose violentemente emanando una strana aura nera con sfumature vermiglie e facendo sussultare l'incredula Anna.
 
« Delia che cos'hai? Cos'è questa strana energia che ricopre la tua pelle ».
 
« Ti ho detto di stare zitta! Sappi che non mi lascerai mai, che ti piaccia o no! Tu rimarrai sempre al mio fianco, per sempre! » esclamò autoritaria sorridendo tetramente.
 
« Cosa ti sta succedendo ? » chiese Anna disperata  incominciando a piangere copiosamente per la preoccupazione « Lascia che ti aiuti » continuò allungando cautamente una mano verso la sorella.
 
« Non toccarmi!! » sbottò Delia lasciando fuoriuscire dal suo corpo una grande quantità di aura e colpendo la sorella che per l'impatto cadde violentemente per terra.
 
In preda ad uno strano terrore, Anna chiuse gli occhi sperando che sua sorella si calmasse, poi, fortunatamente, l'ingresso di Ippolito fiondatosi nella camera, interruppe quello strano fenomeno. Delia svenne immediatamente , ma venne presa al volo dal suo servitore che la sollevò fra le sue forti braccia.
 
« Sta bene signorina Anna? » domandò l'uomo in nero.
 
« Io sto bene Ippolito, ma Delia... Non capisco... Cosa le è capitato? Cos'era quella strana aura nera che la ricopriva? ».
 
« Ora si calmi signorina. Si deve riposare. Mi occuperò io di sua sorella».
 
« No aspetta, dobbiamo chiamare un elio-soccorso, ha bisogno di cure!».
 
« Le chiedo scusa signorina, ma insito. Mi occuperò io di tutto. Lei deve restare qui. Porterò sua sorella dai signorini immediatamente ».
 
« Va bene ,ma fa presto. Informami subito sulla situazione ».
 
« Come desidera ».
 
Il gorilla uscì rapidamente dalla bella stanza  al secondo piano della maestosa villa  situata al centro di un atollo poco distante dalle coste dell'isola di Cuba. Mordendo l'angolo del cuscino e bagnando la sottile fodera di seta rosa, la povera Anna rimase sola con un crescente senso di colpa che attanagliava il suo cuore. Fra un singhiozzo e l'altro, stringendo i denti, diede sfogo al suo animo sensibile con una frase :
 
« Se solo tu fossi qui con me...»
 
A miglia di distanza dalla calda isola nell'Atlantico, i quattro Saint erano a colloquio  con il maestro Murasama e gli scienziati. Nonostante i loro sforzi, non erano riusciti ancora ad ottenere informazioni sulla persona che racchiudeva in se l'anima della dea Atena né, tantomeno, il suo potente cosmo si era rivelato. Cercavano un segno, qualunque cosa potesse dare loro una strada da seguire. Liam si era per un attimo isolato da quel enorme groviglio di domande che tutti si facevano. La sua attenzione era stata catturata dal notiziario della sera che stava trasmettendo la CNN sul grande schermo al centro dell'hangar:
 
«... la polizia è ancora alla ricerca dei quattro giovani che hanno fatto irruzione nella fabbrica a nord della città di New York e che hanno devastato un intero plotone di droni sentinella appartenenti all'Energam INC. L'amministratore delegato del potente colosso produttore della preziosa energia Polaris vuole lanciare un messaggio a tutti i cittadini della Grande Mela, affinché tutti possano dare una mano nelle ricerche. Dal suo ufficio nel grattacielo posto in Time Square, siamo collegati con la nostra inviata Sandra Martinez. Ci sei Sandra? ...» 
 
L'immagine televisiva cambiò e un volto di una giovane giornalista apparve nella parte destra dell'ultramoderno studio dell'emittente.
 
« ... Buona sera dall'ufficio del signor Preston Atteon, amministratore delegato delle fabbriche Polaris della nostra città. Signor Atteon, lei voleva dire qualcosa a tutte le famiglie newyorkesi in ascolto, dico bene? ...».
 
Accanto all'inviata fu inquadrato un uomo di bell'aspetto, il quale viso raggelò il sangue nelle vene del Saint di Pegaso. Non potendo trattenersi, Liam disse ad alta voce:
 
« Quello è Atteone!!».
 
« Che ti prende bamboccione, quante volte ti abbiamo detto di ascoltare in silenzio ciò che ti diciamo. Non è il momento di guardare la televisione questo!».
 
« Calma Rebecca, Liam ha ragione. Quello in televisione è il nostro nemico, colui che ci ha attaccato nella fabbrica di Polaris » fece Kenzo erigendosi a difesa del compagno.
 
« Doc, la prego, alzi al massimo il volume » disse Dimitri chiamando lo scienziato col nomignolo che gli aveva dato il compagno.
 
«... Egregi cittadini, vi prego di prestare ascolto a ciò che vi dico. Chiunque abbia informazioni su questi quattro giovani ...» esordì Atteone facendo comparire in sovrimpressione le foto dei quattro Saint ricavate dalle immagini di sicurezza delle telecamere della fabbrica «... ripeto, chiunque veda o sappia qualcosa su questi ribelli, è pregato di riferirlo alla polizia chiamando il numero che vede apparire sotto di me. Se aiuterete me e la famiglia Temis a combattere la fiamma della ribellione, sarete rocompensati profumatamente. Ricordiamo che chiunque si ribelli al nostro volere verrà punito severamente dalle leggi in vigore...».
 
« Che crede di fare quel maledetto? Così ci fa passare per delinquenti. Possibile che nessuno si rende conto che i Temis sono dei tiranni spietati? ».
 
« Calmati figlio mio, purtroppo la famiglia detiene il controllo dell'intera nazione. Anzi, della maggior parte della Terra. Nessuno può infrangere le loro regole, se non vuole essere marcato come ribelle e siccome la maggior parte dei cittadini americani lavora per le fabbriche di Polaris che li sfama, nessuno oserà disobbedire ».
 
« Tuo padre ha ragione Liam » aggiunse Kenzo         « persino nel mio paese hanno paura dei Temis. Tuttavia credo che da questo notiziario abbiamo ricavato una notizia».
 
« Cosa intendi con quello che hai appena affermato?» domandò Murasama.
 
« Io credo che la famiglia nasconda molto più di quello che vuol lasciar vedere. Solo il fatto che quel cavaliere naturale lavori con loro, mi lascia pensare che probabilmente sia immischiata con la vicenda della nostra Atena ».
 
« Credo che Kenzo abbia ragione » aggiunse Dimitri « Pensiamoci un attimo. Quando sono apparsi per la prima volta questi cavalieri? ».
 
« Da quando abbiamo fatto irruzione nella fabbrica di Polaris, insomma da quando abbiamo usato il nostro Cosmo » rispose Rebecca sedendosi su uno sgabello « anzi, a pensarci bene abbiamo problemi con l'Energam da quando Liam ha mostrato per la prima volta il suo potere a quei gorilla vestiti di nero».
 
« Ora che mi ci fai pensare è vero, ma loro si sono arrabbiati con me da quando ho fatto irruzione nella loro villa per dare gli auguri ad Anna» spiegò loro il Saint di Pegaso sedendosi a sua volta sul pavimento gommato ,incrociando le gambe e le braccia.
 
« Tu cosa? » domandò incredulo Bob spalancando a più non posso gli occhi che sembravano voler schizzare dalle orbite per la rabbia.
 
« Aspetti signore, ci penso io a picchiare il bamboccione! » fece Rebecca alzandosi di scatto dalla sedia e strofinando le nocche del suo pugno.
 
« Aspettate un secondo, io non ho fatto nulla di male. Quel brutto bodyguard che ha sempre incollato a dosso non mi ha nemmeno permesso di salutarla a scuola, la tiene distante da tutto e tutti, quasi fosse un tesoro preziosissimo! ».
 
« Figlio mio, quante volte te lo devo dire, lei è una Temis, non puoi avvicinarti ad un membro della famiglia come se nulla fosse. Già mi sorprende come gli zii di quelle due povere ragazze abbiano dato loro il consenso di frequentare una scuola pubblica» gli rimproverò il padre.
 
« Bèh papà, io credo che ti sbagli. Sarà anche una Temis, ma è pur sempre una persona che merita di avere dei compagni. Sbaglio o mi hai sempre rimproverato di farmi degli amici perché non ne avevo».
 
Tutti osservavano il fervore emanato dal giovane newyorkese nel pronunciare quelle parole, persino Rebecca dovette ammettere a se stessa che quella volta il suo compagno non si stava sbagliando. Restarono per qualche secondo in silenzio,ma poi Murasama ruppe gli indugi.
 
« Ascoltate bene quello che vi sto per dire. Forse ho capito cosa nascondono i Temis ».
 
« E da cosa lo avete dedotto maestro?» chiese Kenzo.
 
« Semplice, perche sono circa 15 anni che osservo quella famiglia e cioè da quando il Cosmo della nuova generazione di cavalieri ha cominciato a manifestarsi. In tutto questo tempo ho raccolto informazioni di ogni genere, ma fino ad oggi non ero venuto a capo di nulla. Dopo il racconto di Liam qualcosa ha acceso la mia curiosità » spiegava tenendo incollati gli sguardi di tutti quasi fosse una calamita « Le giovani figlie di Ceo Temis, il grande magnate dal cuore gentile e puro, sono state tenute sempre sotto una strettissima sorveglianza. Un giorno, quando voi eravate ancora dei bambini, incontrai le piccole sorelline che giovano al Briant Park. Con loro c'era sempre una figura vestita di nero che non le perdeva mai di vista. Ad un certo punto una delle due bimbe fece rotolare vicino ai miei piedi una pallina colorata. Io la raccolsi e la stavo consegnando alla dolce piccoletta che piangendo disperata  mi veniva incontro. Non appena sfiorai la sua candida manina quell'uomo fece la sua comparsa senza che nemmeno me ne accorgessi. Ricordo bene che mi urtò un braccio e da li percepii qualcosa di insolito. Nonostante apparisse  calmo e gentile ,dentro di se nascondeva una terribile energia negativa, che ringhiava famelica sotto quella cera da bravo ragazzone. Da quel preciso istante , nascosto nell'ombra, ho osservato tutti i loro spostamenti. E bene, credo che la nostra amata Atena si sia reincarnata in una delle due bambine».
 
Lo stupore crebbe in maniera smisurata dopo il racconto del vecchio maestro. Tuttavia Liam non pareva d'accordo:
 
« Andiamo maestro, state parlando delle mie compagne di scuola. Me ne sarei accorto se una delle due fosse stata, come dire, particolare».
 
« Io credo che invece il maestro sia nel giusto » disse inserendosi Kenzo « pensaci bene amico mio. Tu non eri ancora in grado di percepire il Cosmo e anche se Atena si fosse mostrata non l'avresti capito. Poi come spieghi quest'improvviso interessamento della famiglia verso di te? Di sicuro hanno capito che dentro di te stava per Sbocciare la forza di un Saint e si sono preoccupati di eliminarti».
 
« Bene allora. Se pure fosse vero ciò che dite, che facciamo ora? Non so nemmeno dove sia Anna. A scuola non potevo parlare con lei e nelle ultime settimane nemmeno l'ho vista in aula. Pensavo fosse malata o impegnata con la sua famiglia ».
 
« Io non amo fare teorie, ma se cerchiamo delle conferme, credo sia meglio andare là!» esclamò Dimitri indicando con la mano destra l'alto edificio in televisione con la grossa insegna luminosa "Polaris".
 
« Maestro cosa  ne dite?» fece Kenzo voltandosi verso il saggio anziano.
 
« Ormai l'intera città vi cerca, non è sicuro uscire fra la cittadinanza. Rischieremmo di mettere in pericolo degli innocenti».
 
« Dimenticate una cosa maestro, ora abbiamo le nostre Cloth che potranno celare le nostre identità. Se agiamo di notte, con l'aiuto di una buona strategia, potremmo raggiungere Atteone e fargli sputare il rospo» spiegò Rebecca.
 
« E vai!!!» esplose gioioso Liam « Andiamo a fare la festa ai cattivi».
 
« Tu vedi di star calmo bamboccione o te la rompo quella zucca vuota»
 
« Agli ordini Beky, questa volta non farò nulla di avventato».
 
« Giovani Saint, permettete di aiutarvi con la tecnologia della fondazione. Ne sarei felicissimo».
 
« A quanto pare le mie parole non serviranno a fermarvi. Meglio così, la Next Generation deve prendere il sopravvento. Atena ne sarebbe fiera» concluse Murasama lasciandosi sfuggire un lungo sospiro.
 
« Bene Cavalieri, prossimo obbiettivo la torre Polaris!» esclamò Liam carico come non mai.

 
angolo dell'autore
 
Come vi avevo promesso su facebook e twitter eccomi qui con il nuovissimo aggiornamento. Trattasi di un capitolo di transizione, necessario affinchè capiate alcuni elementi, dunque vi chiedo scusa se non avete trovato i tanto amati combattimenti con le skill. Fatemi sapere cosa ne pensate. Ringrazio tutti i lettori e le lettrici incallite come Little_Lotte LuxLuxis Sasha e i tanti che non conosco. Grazie mille per il vostro supporto. A presto e fate bruciare il vostro cosmo.

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Capitolo 9
*** I Super Droni ***


CAPITOLO 9
I SUPER DRONI
 
 
 
«Mi sente professore? Siamo dentro».
 
«Forte e chiaro Kenzo. L'aria in cui vi trovate è il parcheggio sotterraneo. Sopra di voi ci sono ben 200 piani. I sensori infrarossi del nostro satellite rilevano fonti di calore attribuibili ad esseri umani al piano 178. Dovrebbero essere circa una dozzina».
 
«Cosa mi dice dei droni sentinella?».
 
«Attualmente i rilevatori magnetici di Polaris installati sotto i vostri elmi non rilevano fonti di attività robotica. Se ci sono robot nelle vicinanze, al momento risultano non attivi ».
 
«Va bene professore, per ora è tutto. Ci dirigiamo al tunnel di areazione del grattacielo come stabilito. Passo e chiudo».
 
«Ricevuto Kenzo, in bocca al lupo».
 
Era sera inoltrata. Il piano per raggiungere Atteone era appena iniziato. Grazie all'avanzata tecnologia della fondazione Sado, i Saint di Atena erano riusciti a fare breccia nel sorvegliatissimo grattacielo dell'Energam, sfruttando un vecchio condotto fognario che scorreva proprio sotto l'edificio. Risalendo per uno dei tombini posti lungo la superficie dell'ampio garage, Kenzo e Dimitri riuscirono a passare inosservati. Tramite dei super captatori cimice satellitari, ascoltando le conversazioni che si tenevano quotidianamente negli uffici del palazzo, la fondazione era riuscita a capire che quella sera, l'amministratore delegato Preston Atteon e alcuni imprenditori locali , si sarebbero fermati fino a tardi per una riunione. Sulla vetta di un grattacielo attiguo, nascosti dietro un enorme schermo luminoso che pubblicizzava una famosa bevanda energetica, attendevano impazienti Liam e Rebecca.
 
«Non capisco perché dobbiamo restarcene qui, mentre quei due se la spassano» proferì sconsolato il cavaliere di Pegaso seduto alla sua maniera a gambe incrociate.
 
«Non essere impaziente. Sai benissimo che l'ultima cosa che ci serve ora è scatenare un putiferio. La gente innocente non deve essere coinvolta» lo ammonì con tono materno Rebecca racchiusa nella sua armatura di Andromeda «Dobbiamo essere pazienti ed aspettare il segnale di Kenzo e Dimitri. Se il nostro piano andrà in porto, vedrai che limiteremo al minimo i danni».
 
Nonostante la spiegazione avrebbe convinto anche i più scettici, a Liam sembrava non andare giù, ma sapeva che disobbedire ad un ordine della  compagna gli sarebbe costato non poco dolore.
 
All'interno del condotto che erogava l'aria condizionata nei vari luoghi dello stabile, Dimitri precedeva il Saint del Dragone nella scalata verso l'alto. Le pareti di alluminio, ricoperte da un sottile strato di polvere nerastro ,erano scivolose al tal punto che più di una volta i due cavalieri avevano rischiato di cadere. Provati dalla fatica e schiacciati dalla gravità e dal peso delle loro lucenti corazze, cercavano di non ansimare per non allertare le sentinelle robot. Ogni manciata di metri potevano osservare, attraverso delle grate di sfogo, a che punto della scalata erano giunti.
 
«Dovremmo esserci Kenzo. Ho contato 178 piani. Non vedo movimenti ».
 
«Bene amico mio, usciamo di qui. Questa polvere mi infastidisce non poco».
 
Toccando con un dito la grata, Dimitri riuscì a congelare lo strato metallico. Dopo un altro leggero tocco, senza emettere il minimo rumore, la grata andò in frantumi. I piccoli pezzetti di ghiaccio caddero sulla spessa moquette porpora che rivestiva il pavimento del lungo corridoio che li assorbì nella propria trama. Con un salto felino i due cavalieri balzarono dal condotto. Controllarono più volte il lungo sentiero che si trovarono davanti, senza scorgere alcun nemico e decisero, con un cenno del capo, di proseguire la missione.
 
«Bene, sono arrivati quasi a destinazione » disse con un pacato cenno d'esultanza il dottor  Caius Smith seguendo lo svolgersi delle operazioni dal computer che aveva davanti.
 
Alle sue spalle, frementi nel loro religioso silenzio, c'erano Murasama e Bob che guardavano quei quattro puntini rossi lampeggiare sul sottile schermo di vetro temperato. Il piano era allo stesso modo tanto semplice quanto pericoloso. Una volta raggiunto gli uffici del signor Atteon, i Saint all'interno dell'istituto avrebbero dovuto catturare il nemico e portarlo all'Hangar per interrogarlo. In caso di fallimento anche Rebecca e Liam sarebbero intervenuti catapultandosi all'attacco dal loro nascondiglio. Tuttavia Bob non era tranquillo. Le mani erano divenute umide di sudore per via della tensione accumulata. Sfregava entrambi i pollici  inconsciamente e lo sfregolio creato attirò l'attenzione del saggio maestro che gli stava alla sinistra.
 
«Devi avere fiducia in loro Bob » paternamente disse «Sono ragazzi in gamba, soprattutto Liam. Contrariamente agli altri, tuo figlio non ha ricevuto un vero e proprio addestramento per diventare un Saint. Mi chiedo ancora fino a che punto il suo potere possa arrivare».
 
Il sorriso nervoso del genitore valse come una risposta e le mani sembrarono dare un po' di respiro alle articolazioni. Dopo qualche attimo una comunicazione radio arrivò diffondendosi nelle casse dell'apparato elettronico.
 
«Qui Kenzo. Le lentine gps sono attive? Come faccio ad usarle?».
 
Il professor Smith non perse tempo e pigiando su un piccolo bottoncino di plastica attivò l'output:
 
«Gps attivo. Per visualizzare la planimetria 3D con i target basta mettere a fuoco il puntino che vedi in mezzo alla tua pupilla. I fasci nervosi del tuo occhio, tramite le loro microscariche elettriche attiveranno la plano-visuale».
 
«Ricevuto professore, chiudo».
 
«Un'altra cosa Kenzo! Nelle lenti ho aggiunto un sensore ad infrarossi con visuale termica e notturna. Non si può mai sapere cosa vi aspetta. Si attiveranno in automatico in caso di bisogno. Da adesso in poi sarà meglio restare in silenzio radio. I droni possono captare anche le frequenze schermate come la nostra. Ricordate sempre che sono creature inventate da noi» concluse lo scienziato rischiacciando il piccolo pulsante rosso che smise di illuminarsi.
 
La plano-visuale disturbava non poco gli occhi dell'orientale di certo non abituato a quella tecnologia infernale. Un senso di nausea disturbava il suo stomaco, ma stoicamente continuava a seguire il target lampeggiante che ora, come riportavano le piccole cifre in alto a destra, distava solo 25 metri. Districandosi in vari corridoi, in quello che sembrava più un labirinto elegantissimo che un palazzo con uffici, raggiunsero una porta nera con all'esterno una scrivania. Sul piano del tavolinetto, molto ordinato e pulito, notarono un dispositivo video con uno schermo e una sorta di tablet ultramoderno incorporato allo stesso. Una placca in oro portava inciso delle parole : Mss Clark.
 
" Deve essere l'ufficio di un pezzo grosso " ipotizzò tramite il Cosmo Dimitri "Guarda che lusso. Questa placchetta potrebbe sfamare un'intera famiglia. Cosa dice il rilevatore?".
 
"Pare che ci siamo. Atteone deve essere in quell'ufficio. Vorrei passare alla visuale termica per vedere quanti uomini troveremo all'interno . Se ho ben capito come funziona quest'aggeggio devo focalizzare i puntini opzione che compaiono sullo sfondo del mio occhio. Ecco fatto!".
 
L'ambiente era divenuto di colore blu con varie sfumature viola. Secondo la scala delle temperature riportate a lato in quella nuova modalità visiva, gli oggetti che emanavano una scarsa quantità di calore apparivano di quelle tonalità, ma quando Kenzo si voltò in direzione della porta nera riuscì a scorgere diverse figure variopinte che si muovevano. La forma era quella di esseri umani e la bocca, gli occhi, la punta del naso e delle orecchie erano di un colore giallo intenso, mentre le altre parti sfumavano dal rosso all'arancione. Il Saint del Dragone riusciva a distinguere ben dieci persone sedute a quello che doveva essere un lungo tavolo, mentre altre due figure restavano in piedi ai lati della stanza pressoché immobili. Era giunto il momento di fare irruzione e catturare il nemico.
 
"Rapido e veloce amico mio, fra poco questo posto brulicherà di nemici " spiegò Kenzo telepaticamente e dopo alcuni istanti la porta automatica si spalancò interrompendo la riunione.
 
Il signor Atteon era proprio di fronte a loro, seduto al centro della fila attigua alla grande vetrata che dava su Time Square. Le luci dei led colorati delle pubblicità dei vari edifici della piazza rendevano quella visuale suggestiva e pittoresca. Tutti tacevano e si chiedevano chi fossero quegli strani tipi racchiusi in armature colorate.
 
«Cosa sta a significare questa pagliacciata Preston? Chi sono questi mocciosi travestiti da robot?» chiese sarcasticamente un membro del gruppo d'affari in elegante completo grigio gessato, camicia bianca e cravatta di seta nera, dal capello leggermente brizzolato,ma dallo sguardo severo e magnetico.
 
«Nulla di cui preoccuparsi Richard . Hai presente il test di cui ti parlavo poco fa? Ebbene, ti presento le cavie dell'esperimento» rispose Atteon alzandosi dalla comoda poltrona di pelle nera a sospensione magnetica.
 
«Come osi chiamarci cavie razza di farabutto!» sbottò irritato Dimitri marcando quelle parole con un forte accento russo «Ti conviene venire con noi senza ribellarti. Come vedi ora abbiamo le nostre Cloth e tu sei disarmato ».
 
La risata grave e potente di Preston Atteon sembrava infastidire anche i suoi importanti ospiti. Sul volto di un anziano uomo dallo stravagante abito bordeaux apparve persino una smorfia di irritazione per lo scomposto modo in cui l'amministratore delegato derideva quegli strani ragazzi.
 
«Un po' di contegno Mr Atteon, non mi pare il modo di comportarsi per un galantuomo del suo calibro » fece schizzinoso un altro uomo dal fisico minuto, posto all'estremità sinistra della tavolata, in abito marrone molto alla moda, intento a depositare uno scampolo di cenere dello spesso sigaro cubano nel posacenere di cristallo che aveva davanti.
 
Udendo quelle parole , Atteon si infervorò non poco, lanciando un terribile sguardo minaccioso al suo ospite e facendolo sussultare. L'amministratore delegato si accostò alla sedia di William Mc Connor, almeno così si leggeva dalla targhetta di plastica posta sul tavolo in corrispondenza dell'uomo, lo toccò su una spalla  palpando l'imbottitura della giacca. Un sorriso ingenuo apparve sul volto ben curato dell'ignaro uomo d'affari che non si rese conto di essere avvolto da una strana aura vermiglia.
 
«Ora basta stolte donnicciole in ghingheri. La vostra voce, persino l'odore delle vostra colonia mi irrita. Ora resterete in silenzio a guardare l'esperimento se non volete fare la fine del nostro amato Mc Connor » spiegò mentre le ossa dell'imprenditore cominciarono a rompersi schiacciate da una potenza inaudita.
 
«Si fermi Atteon, cosa sta facendo al signor Mc Connor?» cercò di intervenire Leondor Paranossis, un'altro membro della riunione, molto più giovane dei suoi colleghi, dalla curata capigliatura castana e dal pizzetto meticolosamente delineato.
 
«Non una parola ho detto signori miei!» tuonò Atteon facendo rimettere al suo posto Paranossis.
 
Senza nemmeno emettere un gemito di dolore per via dell'enorme pressione esercitata dal terribile uomo dell'Energam, il povero Mc Connor si accasciò sulla sua poltrona lasciando cadere il sigaro che , ancora vivo ,bruciò la pregiata stoffa della moquette porpora del gradevole ufficio. Avendo finalmente avuto l'attenzione dei suoi ospiti, Atteon fece qualche passo verso i Saint che, ancora increduli, non riuscirono a proferir parola. Con la suola di cuoio del mocassino nero lucido, l'amministratore delle fabbriche Polaris spense ciò che rimaneva del cubano. Le mani erano tenute in tasca, segno di calma e superbia. Il sorriso inquietante sfidava la pazienza dei due cavalieri di Atena, passati in posizione di combattimento e pronti a qualsiasi mossa.
 
«Veniamo a noi mocciosi. Se siete qui questa sera non è certo per portarmi via. Sono stato io a porgervi una trappola per i miei scopi ».
 
« Cosa vai blaterando Atteone! Sei chiaramente in svantaggio. Non potrò mai perdonarti per quello che hai fatto a quell'innocente » disse Dimitri mostrando il pugno destro.
 
«Calma giovane Cigno. Non scaldarti o la tua anima di ghiaccio potrebbe sciogliersi. Non prendertela per quello sciocco di Mc Connor. Lui è più colpevole di molte altre persone sulla faccia della terra. Per via del suo scarso amore per la natura, ha inquinato il 30% delle foreste dell'intero globo facendo estinguere specie animali ed ecosistemi ».
 
Le parole del nemico ferirono il sensibile animo dei due Saint che cominciarono a domandarsi come avesse fatto quell'uomo così minuto a rovinare tutta quella flora e quella fauna. Anche se provati, non potevano distrarsi e tornarono concentrati sull'obbiettivo.
 
«Colpevole o no, nulla ci da il diritto di togliere la vita. Te lo ripetiamo un'ultima volta Atteone, arrenditi e vieni con noi» fece Kenzo.
 
«Ti sbagli cavaliere del Dragone, sono io che ve lo ripeto. Se siete qui stasera è perché mostrerò ai miei gentili ospiti di cosa sono capaci i membri della potentissima famiglia Temis » poi portando la mano destra all'orecchio corrispondente continuò «attivate i super droni».
 
Un bip continuo dell'impianto radio-coclideo richiamò all'attenzione il Saint del Dragone. Riattivando la plano-visuale si accorse che decine di puntini rossi si avvicinavano a grande velocità verso di loro. Si trattava di droni robot sentinella. Contemporaneamente uno spessissimo vetro si eresse a protezione dei membri della riunione e dello stesso Atteone che tornò a sedersi. «Godetevi lo spettacolo» proferì ai suoi ospiti incrociando le mani e poggiando i gomiti sul tavolo. Le pareti dell'ufficio scomparvero nel pavimento azionate da meccanismi elettronici. Tutto il piano 178 divenne un enorme ring da combattimento.  Il rumore inconfondibile delle sentinelle robot invase il silenzio di quei corridoi e dopo poco l'intera area era gremita dei pericolosi androidi.
 
«Credi che un mucchio di rottami possa fermarci Atteone? Ora che vestiamo le nostre sacre vestigia niente ci spaventa. Osserva il potere di Atena! Cygnus:Perfect Frost!»
 
La temperatura scese immediatamente sotto lo zero e il vetro che proteggeva gli uomini dell' Energam si cristallizzò rivestendosi di una sottilissima patina ghiacciata. I robot furono investiti dal freddissimo potere del Saint del Cigno e si bloccarono immediatamente.
 
«Tutto qui quello che sanno fare questi super robot di cui ti riempi la bocca caro Preston? Fermati da un po' di freddo» disse un altro membro della riunione che tuttavia si pietrificò impaurito incrociando lo sguardo dell'amministratore delegato.
 
«Dimitri ,aspetta! I droni non sono stati distrutti nonostante il Perfect Frost. Ricevo ancora il loro segnale».
 
«Cosa? E' impossibile! Nulla può resistere ai miei ghiacci, anche se fatto di ferro».
 
A dimostrazione delle parole del Saint del Dragone, le super sentinelle riuscirono a spaccare la coltre di ghiaccio e appena libere, spararono colpi potentissimi dal loro cannone alimentato ad energia Polaris. Ci volle tutta l'abilità di Kenzo per salvare l'incredulo cavaliere del Cigno che altrimenti avrebbe preso in pieno le cannonate.
Lo scudo del Dragone era ancora fumante, ma sembrava non aver minimamente risentito dell'incredibile urto.
 
«Grazie Kenzo» riuscì a stento a dire il russo «Non credevo che fossero tanto forti».
 
«In effetti non lo erano qualche tempo fa, quando li affrontammo nella fabbrica. Qualcosa di strano deve averli potenziati a tal punto».
 
«Ti faccio i miei complimenti giovane Dragone » fece Atteone tramite un dispositivo di comunicazione «Come al solito ti dimostri il più saggio del gruppo. Questi che avete davanti non sono i soliti droni sentinella. La loro lega metallica è stata completamente cambiata incrociando i dati sottratti alla fondazione Sado e quelli degli ingegneri dell'Energam sparsi per il mondo. La loro corazza è persino più resistente di una Natural Armour e i loro colpi sono equiparabili a quelli di voi sudici Saint. Chi è ora ad essere in svantaggio?» concluse ridendo a crepapelle.
 
Sull'edificio attiguo Liam aveva ormai perso la pazienza. Era passato troppo tempo da quanto aveva salutato i suoi compagni ed anche Rebecca cominciava a mostrare i primi segni di preoccupazione. Giocherellava nervosamente con piccoli ciottoli che aveva trovato nelle vicinanze di un grande motore per il condizionamento dello stabile. Ogni tanto il suo sguardo cadeva sulla splendida facciata in vetro del grattacielo Polaris in cerca di un segno della presenza di Kenzo e Dimitri.
 
«Vedrai che stanno bene. Avranno avuto dei contrattempi. Presto ci contatteranno per dirci che l'operazione di infiltrazione si è conclusa » gli disse la compagna «Vedi? Le catene di Andromeda se ne stanno buone. Questo vuol dire che Atteone non è ancora entrato in gioco ».
 
«Non lo so Beky. Il mio istinto mi dice continuamente che c'è qualcosa che non va. E se la tua catena si sbagliasse?».
 
«Lo ha mai fatto fino ad ora?»
 
«Sarà!Insomma Kenzo!!! Che cosa stai combinando?» fece spazientito Liam alzandosi con un balzo dalla posizione in cui si trovava.
 
Al piano 178 si era sollevato un gran nuvolone di fumo che veniva filtrato dai dispositivi di areazione della struttura. I droni erano riusciti a battere i due Saint che giacevano distesi sul pavimento provati dalla fatica e sfiancati dal dolore.
 
«Dannazione Kenzo, dobbiamo chiamare subito i rinforzi» disse con difficoltà Dimitri tastando con le labbra il soffice pavimento.
 
«Sai benissimo che sarebbe una pazzia. Sarebbero sconfitti anche loro» spiegò l'acciaccato Kenzo tentando strenuamente di rialzarsi.
 
Il sapore ferroso del sangue non lo spaventava, ma i droni lo avevano accerchiato ed erano pronti a sferrare l'ultimo potente attacco.
 
«Venderò cara la pelle maledette scatole meccaniche!» esclamò l'orientale raccogliendo le ultime forze per scagliare il suo potente colpo.
 
Quando sembrava essere giunto l'apice della battaglia, qualcosa infranse i vetri di una delle finestre del corridoio divenuto ring. Due figure rotolarono vorticosamente sulla moquette ricoperte da piccole schegge quadrate. I rinforzi erano giunti lo stesso, Liam e Rebecca erano pronti alla battaglia.

 
angolo dell'autore

 
Buona sera amici lettori e lettrici. Com mio stupore vi posto il nuovo aggiornamento della saga. Avrete notato sicuramente molta più azione è un tocco di fantascienza. Spero vi piaccia. Vi lascio altrimenti vi ammorbo. Buone cose e a presto. Grazie come sempre a Little_Lotte , Luxis e Sasha che sono diventate ( con mia gioia immensa) delle fan davvero splendide. Grazie grazie grazie è un onore scrivere per voi.

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Capitolo 10
*** Il Cavaliere D'Acciaio ***


CAPITOLO 10
IL CAVALIERE D'ACCIAIO
 
 
Uno sbuffo di vento gelido entrò prepotente dalla vetrata infranta del grattacielo Polaris. I fumi della battaglia, ora, fuoriuscivano verso l'esterno anche da lì. Liam si scrollò di dosso le ultime schegge di vetro mentre Rebecca si lanciò immediatamente a protezione dei compagni feriti posti qualche metro più avanti. «Croop Circle »  le portentose legate ai suoi avambracci crearono diversi cerchi intorno a loro, racchiudendoli in un guscio protettivo invisibile ad occhio nudo. Il Saint di Pegaso avanzava lentamente con passo felpato e testa alta verso la grande vetrata, alle spalle della quale il signor Atteon e i suoi ospiti di alto rango si stavano godendo lo spettacolo dei super droni. La moquette porpora assorbiva i rumori della brillante armatura argentea del cavaliere di Atena, mentre un'aura azzurra e calda cominciò a circondare il resto del suo corpo. Liam si fermò a pochi passi dalla spessa barriera che lo separava dal suo nemico. Lo sguardo che gli lanciò fu carico d'ira e l'aria si riempì di elettricità. Gli uomini d'affari ebbero come un sussulto percependo, forse, la pressione che si stava esercitando fra quello strano ragazzo in armatura e l'amministratore delegato. Questi, dopo un attimo fugace di meditazione, cominciò a battere le mani fortemente, voltandosi, ad intervalli regolari, anche verso i propri ospiti che impauriti applaudirono di loro volta.
«Entrata ad effetto fantastica signor Liam, degna di un film d'azione» disse attraverso la diffusione sonora.
« Atteone ti consiglio di richiamare immediatamente i tuoi droni e di arrenderti se non vuoi che venga lì a prenderti a calci. Forse pensi che un po' di vetro possa tenere lontano un Saint? »
« Avventato come sempre, ragazzino. I tuoi amichetti non ti hanno insegnato le buone maniere? Dimmi una cosa, qui con voi c'è pure quel Gold Saint? ».
«Non so di cosa stai parlando, ma non osare mai più nominare i miei compagni. Pagherai per il male che hai fatto ».
«Male dici? Vi ricordo che siete stati voi a fare irruzione nel mio grattacielo. Poco male, avevo calcolato anche la tua presenza e quello della tua amichetta in catene. Prenderete parte anche voi all'esperimento dei super droni ».
«Maledetto farabutto, ti ho già detto di non nominare i miei compagni!».
Il pugno partì deciso, carico d'energia. Fendeva l'aria a velocità inaudita verso il vetro che già tremava. Un lampo abbagliante accecò per un attimo tutti i membri della riunione. Quando riaprirono gli occhi videro un super drone che bloccava con la sua fredda mano meccanica l'ancor ardente montante del Cavaliere di Pegaso. Il tintinnio dei metalli che strofinavano fra loro era acutissimo. Il braccio del ragazzo tremava per lo sforzo mentre , coi muscoli ancora tesi e i denti stretti in una morsa , tentava di vincere il robot che non si muoveva di un millimetro. L'unico occhio, rosso come un grande rubino , posto al centro della liscia testa nera, emetteva un finissimo ronzio, mentre il diaframma posto al suo interno si allargava e si restringeva.  Poco dopo la sentinella cominciò a vincere quell'enorme pressione e a spostare il Saint. Se non fosse stato per l'armatura, la presa del drone gli avrebbe sicuramente strappato una mano. Liam decise di fare un balzo all'indietro per allontanarsi dal nemico e studiare al meglio la situazione. Pur non percependo alcun Cosmo in quei freddi corpi umanoidi, aveva testato la loro straordinaria forza.
« Non abbiate paura miei cari ospiti. Come vedete i miei super droni non permetteranno a nessuno di toccare la barriera di vetro. Dico bene Cavaliere di Pegaso? » si beffeggiò di lui Atteone « Coraggio, eliminate tutti gli intrusi! ».
Sincronizzati alla perfezione, tutte le sentinelle obbedirono all'ordine dell'amministratore delegato portando in avanti il braccio destro e caricando i loro cannoni di energia. Il sibilo del flusso di Polaris che si andava concentrando nel calibro dell'arma era udibile persino a distanza. Dopo un boato, l'intero campo di battaglia fu invaso da una luce bianchissima e poco dopo una coltre spessissima di fumo riempì ogni spazio vuoto. I quattro cavalieri erano stati colpiti in pieno dalla spaventosa potenza dei droni, ma Atteone e i suoi increduli ospiti non potevano ammirare ancora l'epilogo della battaglia.
« Azionate il sistema di areazione immediatamente » disse Atteon portando la mano destra all'orecchio corrispondente per attivare l'impianto radio.
Si udì chiaramente un rumore meccanico alcuni istanti dopo e i fumi biancastri cominciarono a venire assorbiti da rumorose e grosse ventole fuoriuscite dal soffitto. Quando la visuale fu nuovamente sgombra il perfido Atteone, dando le spalle alla barriera, sorridendo come mai in vita sua si rivolse ai membri della riunione con soddisfazione :
«Ammirate! Ammirate amici miei la potenza della famiglia Temis.  Grazie a questi splendidi robot la nostra azienda sarà proiettata verso un nuovo e glorioso futuro. Nessuno ci potrà fermare, nessuno!» esclamò prima di essere deriso da Leondor Paranossis.
Lo sguardo dell'amministratore delegato si incendiò dalla rabbia. In un attimo afferrò per la cravatta di seta blu l'elegante uomo d'affari fino a sollevarlo diversi centimetri dal pavimento. L'aura vermiglia riapparse e prima che potesse colpire a morte chiese:
«Prima di raggiungere Mc Connor, dimmi, tutto ciò le provoca divertimento signor Paranossis?».
«Lei ha frainteso Mr Atteon » rispose soffocando l'uomo mentre cercava con le mani di liberarsi dalla possente stretta «vi consiglio di voltarvi!».
Atteone ruotò lo sguardo verso il campo di battaglia e comprese solo ad allora le parole  di colui che stava per eliminare.
«Cosa diamine è successo qui?!» constatò lasciando cadere Paranossis sulla sua poltrona.
La scena sembrava congelata nel tempo. Tutti i droni erano stati ridotti a brandelli. Le loro corazze perforate e dilaniate e i quattro Saint in piedi davanti la vetrata. Liam giocherellava con la testa di un super drone lanciandola di qualche centimetro come una pallina da tennis ,atterrando ogni volta precisa nella sua mano sinistra. «Sorpreso Atteone? » chiese spavaldo « ora veniamo a prenderti».
Lo spesso vetro antiproiettile venne ridotto ad una manciata di minuscoli frammenti quadrati. Per lo spavento, gli otto uomini d'affari si nascosero sotto il tavolo da lavoro pregando di aver salva la vita. Ora Liam era faccia a faccia contro il nemico, diviso solo da qualche centimetro d'aria.
«Come avete fatto a distruggere i miei droni?».
«Tu ci sottovaluti Atteone » rispose Kenzo « Forse da soli non avremmo mai potuto sconfiggere quei robot, ma il vero potere dei Saint nasce dall'amicizia. Ora arrenditi e vieni con noi ».
« Stupidi mocciosi!» riprese a ridere « non mi avrete mai. Powerfoul Gored! ».
La potente ed improvvisa tecnica del cavaliere Naturale si scagliò contro i quattro compagni che furono scaraventati all'indietro come  colpiti da centinaia di incornate di cervi furiosi. Solo grazie alle Cloth ne uscirono indenni, ma quando si rimisero sulle proprie gambe notarono immediatamente che Atteone era scomparso.
«Dannato codardo! Ha approfittato dell'attacco a sorpresa per scappare! » sbottò in collera Dimitri frantumando con un pugno una delle pareti vicino a, lui.
« E' andato ai piani superiori! » urlò qualcuno da sotto il tavolo.
Era Leondor Paranossis che si rialzò scuotendo la sua bella giacca color caffè e stringendo il nodo windsor della cravatta. I quattro cavalieri accorsero da lui per ricevere informazioni più dettagliate.
«Sta bene ? » gli chiese Rebecca accertandosi che non fosse ferito.
«Io sto benone. Piuttosto siete voi che avete subito quel mega attacco. Siete stati davvero in gamba, Atteon era su tutte le furie!».
«Mi dispiace interromperla signor…»
«Paranossis cavaliere di Pegaso, Leondor Paranossis, molto piacere».
«Come fa a sapere che sono il Saint di Pegaso?».
«Vi spiegherò tutto dopo. Dovete raggiungere Quel brutto ceffo e fermarlo. Ha già combinato troppi guai. Ha usato un teletrasporto per raggiungere i piani superiori ».
«Sicuro che sia andato lì? Non possiamo rischiare di farlo scappare» .
 « Non preoccuparti cavaliere del Dragone. Oggi pomeriggio gli ho attaccato sulla giacca un trasmettitore gps. Credo che il Professor Smith abbia dato a te il sistema oculare di rilevamento, giusto?»
«Come fai a…» voleva dire Kenzo, ma si rese conto che avrebbe sprecato solo secondi preziosi.
«Coraggio, usate le scale che troverete verso nord, vi condurranno al duecentesimo piano. Proteggerò io i membri della riunione e mi occuperò degli ospiti che stanno per arrivare».
«Quali ospiti? » domandò automaticamente Liam.
A rispondergli fu ,però, Kenzo il quale fu allertato dal suo sistema oculare dell'arrivo di centinaia di super droni.
«Come farai a resistere? Non sei nemmeno un Saint. Non possiamo lasciarti da solo».
«Sei gentile Cigno bianco, ma non sono così debole come pensate ».
L'uomo dal preciso pizzetto scoprì il polso destro lasciando fuoriuscire uno stupendo orologio vintage. Sul bianco quadrante si poteva leggere la scritta Rolex con una sorta di corona che doveva rappresentare la casa costruttrice .Schiacciò uno dei pulsanti di cui era composto il quadrante e dopo un bip qualcosa infranse la vetrata che dava su Time Square. I minuscoli frammenti vitrei cascarono verso il basso creando una sorta di danza luccicante nella notte. Dall'apertura passò una sorta di valigia metallica non molto grande che atterrò delicatamente nelle mani di Paranossis. «Godetevi lo spettacolo » disse ai quattro amici sorridendo e toccando il freddo involucro color platino. Dopo un istante, la valigetta si aprì lasciando uscire quella che sembrava a tutti gli effetti un'armatura dal profondo colore blu. I vari pezzi si assemblarono racchiudendo interamente l'uomo d'affari. Persino gli occhi furono coperti da una piastra azzurra che si chiuse di scatto quando l'elmo fu ben saldo al suo corpo. I quattro Saint Rimasero a bocca aperta udendo quel che Paranossis, attraverso un diffusore vocale elettronico, gli disse:
«Vi presento il Cavaliere D'Acciaio ».
 
Le scale di emergenza dell'edificio furono trovate molto rapidamente. Paranossis aveva trasmesso a Kenzo tutti i dati e la posizione gps riguardanti Atteone che aveva ottenuto ed ora, il target luminoso nella sua plano-visuale era ad una distanza approssimativa di 10 metri.
« Ci siamo, è dietro a questa porta » asserì l'orientale indicando la larga porta grigia con all'apice una piccola insegna luminosa col numero 200.
« Dobbiamo fare attenzione. Quell'uomo è pericoloso. Propongo di studiare un piano d'attacco » suggerì Dimitri.
« Al diavolo i piani. Lasciate che prenda a calci quel farabutto» aggiunse col suo fare impulsivo Liam, mostrando il pugno destro.
«Quante volte te lo devo ripetere bamboccione, non siamo in un film. Atteone è troppo importante per le nostre ricerche ».
« Credi che non lo sappia Beky!!» ruggì il newyorkese «Ti ricordo che lui ha tentato di portarmi via mio padre e a cercato più volte di farci fuori. Non permetterò mai più che qualcuno ci faccia del male, mai!».
Rebecca guardò con sorpresa il volto del compagno. Gli occhi sembrano eruttare fiamme e il suo corpo sembrava racchiudesse un intero universo in esplosione.
« Faremo come dice Liam questa volta » disse Kenzo appoggiando la mano sinistra sulla spalla del brioso compagno «Io e lui andremo in avanscoperta, mentre tu e Dimitri ci sarete di supporto. Così facendo resteremo comunque uniti. Coraggio, muoviamoci».
Le parole del Dragone trasmisero una certa calma negli animi degli altri tre Saint. Sapevano che l'orientale era l'unico in grado di gestire l'estro del Saint di Pegaso e comandare una squadra data la sua spiccata ed innata intelligenza. Liam sfondò la porta con un calcio ben assestato. Il duecentesimo piano si presentò scuro e silenzioso; c'era un enorme spazio vuoto e un odore di erba bagnata, come se una leggera pioggia primaverile avesse irrorato un campo, lasciando ,al suo passaggio, quei piacevoli odori di muschio e fiori. Sul pavimento c'era qualcosa di strano e se ne erano accorti entrambi muovendo i primi passi in quello strano luogo. Calpestavano qualcosa di morbido, molto più soffice della moquette bordeaux che rivestiva i corridoi piani inferiori. «Erba!» sussurrò Liam che si era inginocchiato a tastare la superficie. Strappando un piccolo filamento e portandolo sotto al naso, si accorse subito di cosa si trattava. La visuale notturna del sistema di navigazione oculare di Kenzo si attivò quasi immediatamente. Lo sfondo si fece completamente verde, mentre le pareti e qualche strano oggetto davanti a loro veniva elaborato con un colore scuro, quasi come fossero ombre. Di Atteone ,però , non vi era alcuna traccia.
« Dannazione, con tutta questa oscurità non riusciremo mai a trovarlo. Se solo Beky fosse stata con noi avremmo potuto usare la sua catena» osservò spazientito il Saint di Pegaso.
« Non preoccuparti. Dobbiamo avere pazienza. Lui è qui, ne sono certo. Non senti anche tu una strana energia da qualche parte? » fece rassicurandolo il cavaliere del Dragone.
Fecero un'altra dozzina di passi in avanti restando in posizione di allerta per non farsi sorprendere. Udirono in lontananza un gocciolio, simile all'acqua che filtra dalle caverne calcaree su delle stalagmiti. Poi un qualcosa li allertò. Un suono, simile ad un rametto spezzato dalla pressione di un passo, li distrasse e proprio in quel momento qualcosa li assalì, ferendoli ad una spalla.
« Tutto bene Liam» chiese il cavaliere in armatura verde smeraldo rialzandosi con un atletico movimento delle sole gambe.
« Benone, non preoccuparti. Cosa diamine è stato? ».
«Non ne ho idea, il rilevatore non mi ha segnalato nulla e di Atteone non vi è traccia».
«Devono essere i super droni, per loro è facile rendersi invisibili alla tecnologia ».
«Ti sbagli, nel sistema oculare vengono rilevate le scie elettromagnetiche dell'energia Polaris che alimenta quei robot. Se fossero stati loro me ne sarei accorto».
« Se non sono nemmeno quei rottami, allora cosa ci ha attaccato?».
«Non lo so amico mio, ma credo che qualunque cosa sia non abbia finito. Sento nuovamente quell'energia negativa crescere nell'ombra » concluse il cavaliere del Dragone mentre si metteva spalla a spalla col compagno.
Numerosi attacchi si abbatterono sui due guerrieri che cominciavano a risentire dei primi segni della fatica. Anche se restavano in difesa, consumavano molto Cosmo per cercare di limitare i danni e le ferite. Stanco di incassare solamente, Liam si scostò dal compagno cominciando a concentrarsi profondamente.
«Cos'hai in mente Liam?» chiese Kenzo.
«Nulla amico mio, ma sono stufo di fare la bella statuina. Se c'è qualcosa in questo posto lo colpirò con le mie stelle cadenti. Tu fatti da parte e sta pronto».
Il Cosmo di Pegaso si levò alto illuminando con le sue sfumature azzurre parte di quello strano luogo. Grazie a quell'aura Kenzo ebbe modo di osservare la morfologia del duecentesimo piano. Si trattava di una vera e propria radura di montagna, con tanto di prato, rocce e persino una sorgente d'acqua.
«Pegaso: Shooting Stars!» esclamò Liam ruotando vorticosamente su se stesso e facendo esplodere i suoi colpi.
Le scie luminose dei pugni del cavaliere ricoprirono ogni spazio a tal punto che perfino lo stesso cavaliere del Dragone dovette prestare attenzione per non essere colpito. Quando Liam si fermò ansimante nulla pareva essere accaduto.
«Maledizione! O qui ci sono i fantasmi o non ci capisco più nulla» asserì il giovane newyorkese.
Un altro rumore, questa volta più marcato e grave li attirò alle spalle. Questa volta nessun attacco li sorprese, ma il fastidioso suono di una familiare risata li indispettì alquanto.
«Stupidi cavalieri. Come siete ridicoli. Non sapete che noi cervi possiamo vedere anche di notte? Fate troppo affidamento sui vostri cinque sensi ed è bastato privarvi di uno solo di questi per cadere nella mia trappola».
«Sei solo un vigliacco Atteone! Fatti vedere immediatamente» ringhiò Liam.
«Vigliacco dici? Non direi. Piuttosto cavaliere di Pegaso, come farai a fermare questo? Powerfoul Gored!».
Le incornate del cervo si abbatterono precise e rapide sul cavaliere di Atena che finì su una roccia fracassandola. Tentò di rialzarsi, ma un rigo di sangue caldo proveniente da sotto l'elmo gli bagnò il viso facendolo perdere conoscenza.
«Liam ,No! Che tu sia maledetto cavaliere. Assaggerai la furia del Dragone. Rozan: Raising Dragon!».
Il drago nascente si levò dal suo pugno contorcendosi nello spazio. Con sorpresa dell'avversario, la tecnica fu scagliata con precisione e ci volle tutta l'abilità del cavaliere naturale per sfuggire alla potenza devastante di Kenzo.
«Come sempre ti faccio i miei complimenti. Hai visto dov'ero grazie alle stelle cadenti del tuo compagno che hanno illuminato questo posto. Purtroppo hai consumato molte energie e il tuo attacco non ha raggiunto una velocità tale da sorprendermi. Ora che sei esausto perirai! Powerfoul Gored!».
Nonostante la ferma convinzione di Atteone, il colpo non fu mai scagliato, poiché il nemico fu bloccato dall'arrivo alle spalle di Dimitri che congelò le sue gambe paralizzandolo. Senza perder tempo, il cavaliere del Cigno espanse la sua fredda aura illuminando il perfido avversario. Atteone indossava la sua Natural Armour e nei suoi occhi spiccavano due congegni dalle azzurre lenti che gli davano la possibilità di muoversi nel buio vedendo come un animale della notte.
«Rebecca tocca a te!» urlò Dimitri subendo alcuni terribili colpi alla schiena.
«Con immenso piacere Dim. Andromeda:Sonic Chain!».
Le catene danzanti colpirono l'amministratore delegato fracassando in più punti la robusta armatura bronzea. Nella sua bocca, il pericoloso nemico, sentiva il sapore acido del sangue e fitte dolorossissime lo attanagliavano mentre cercava di sollevarsi. In quel momento le luci del duecentesimo piano si accesero e finalmente la vasta radura artificiale si mostrò in tutta la sua maestosità.
«Che razza di posto è? Una vallata di montagna in un grattacielo in pieno centro di New York? Solo i Temis potevano essere così megalomani» disse Rebecca richiamando le sue catene.
Kenzo si era precipitato dallo sfortunato Liam , ancora incosciente, mentre Dimitri si era accostato al nemico per tenerlo a bada.
«Sciocchi mocciosi » proferì tossendo sangue Atteone «Credete che catturandomi saprete qualcosa da me? Non avete idea di che cosa avete scatenato».
«Risparmia le forze per l'interrogatorio brutto musone. Vedremo una volta giunti al nostro campo base se parlerai o no» gli rispose Dimitri.
Purtroppo i problemi dei quattro Saint non erano ancora finiti. Dal pavimento spuntarono delle aperture metalliche da dove apparvero dei super droni pronti a far fuoco, ma grazie all'intervento improvviso del signor Paranossis, sopraggiunto dal fondo dell'enorme stanza, il pericolo fu scampato.
«Fate largo cavalieri, loro sono miei. Iron Shock!» esclamò il cavaliere d'acciaio polverizzando facilmente con una sorta di energia rossa i robot.
«Signor Paranossis , ce l'ha fatta! E' salvo!» gioì Rebecca.
« E' stato un gioco da ragazzi!» aggiunse l'uomo aprendo il suo elmo meccanico « Allora Atteon, come ti senti a stare per una volta zampe all'aria?».
«Tu? Come hai fatto a distruggere le mie così facilmente. Nemmeno questi mocciosi ci sono riusciti da soli. Chi sei veramente?».
«Povero Mr Atteon, è dura essere battuto. Sono anni che io e la fondazione Sado ti stiamo alle calcagna. Credevi che con la tua nuova tecnologia avresti governato il mondo intero, ma ti sbagliavi. I droni restano sempre delle macchine, anche se molto evolute. Questi ragazzi sono semplicemente stati sorpresi. Sappi che nessun androide può sconfiggere un Saint di Atena».
«Signor Paranossis, così lei appartiene alla fondazione?» chiese Dimitri.
«Vi prego amici, chiamatemi Leo, mi farete sentire vecchio altrimenti » spiegò divertito « Esatto, sono un infiltrato. Spacciandomi  per un uomo d'affari interessato alla tecnologia Polaris ho potuto studiare i progetti di questi pazzi dei Temis. Grazie alle informazioni raccolta abbiamo potuto sviluppare delle leghe e delle armature molto più potenti ed evolute. Il Dottor Caius Smith mi aveva informato della vostra missione e così , eccomi qui».
«Maledetto imbroglione pagherai per tutto ciò!» esclamò dopo l'ennesimo colpo di tosse «Tutti pagherete. Il signorino Delo vi farà pregare di non essere mai nati».
«Ti riferisci a Delo Temis? Quel damerino in frac ? Non essere sciocco Atteon.
La frese di Leondor Paranossis fu appena conclusa, quando al centro della radura, dopo un bagliore luminosissimo, fece la sua comparsa un altro strano individuo, racchiuso da una magnifica armatura di onice. Il mantello bianco accuratamente posto alle sue spalle lambiva appena lo strato d'erba del suolo. Il magnifico elmo, simile ad un diadema , veniva tenuto fra il fianco e l'ascella. Era alto e nonostante gli addominali scolpiti nella sua corazza, sembrava possedere un fisico di tutto rispetto. I capelli biondi, lisci come fili di seta non troppo lunghi e  ben pettinati, adornavano un volto fine e candido da dove spiccavano due grandi occhi azzurro cielo. L'uomo si avvicinava lentamente senza emettere alcun fiato. I Saint si misero subito in guardia anche se non percepivano alcuna minaccia imminente. Leondor Paranossis lo osservò bene e quando capì di chi si trattava fece appena in tempo a sussurrare il suo nome «Delo Temis!» prima che un devastante fragore luminoso lo investì disintegrato l'armatura d'acciaio sotto gli occhi esterrefatti dei cavalieri di Atena.
 
angolo dell'autore
 
Buonasera a tutti gli amici che mi seguono. Come promesso sui social, torno con un nuovo eccitantissimo aggiornamento. Nuoi personaggi, nuovi misteri e tanta azione. Vi è piaciuto? Mi sono fatto perdonare della poca azione del capitolo 9? spero di rendervi felici ad ogni rigo, perchè in questa storia ci sto mettendo tutto me stesso. Ormai scrivo ovunque, anche mentre cammino :-)) Vi lascio con qualche dubbio doveroso. Ci vediamo al prossimo aggiornamento. Ringrazio tutti i nuovi recensori e anche ai soliti irriducibili. Grazie anche per il sostegno su facebook e twitter. Siete la mia forza. Fate bruciare il vostro cosmo...

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Capitolo 11
*** Vi Lancio Una Sfida ***


CAPITOLO 11
VI LANCIO UNA SFIDA
 
 
Il tintinnio dei frammenti della Steel Cloth formò una sorta di suono armonioso, quasi piacevole mentre il corpo dilaniato dalle ferite del coraggioso Paranossis fluttuava a pochi centimetri dal manto erboso che rivestiva il duecentesimo piano del grattacielo Polaris. Lo scienziato cadde  rovinosamente battendo la testa e il busto su una sporgenza rocciosa poco distante dal gruppo dei giovani Saint. Non un tremore e nemmeno una smorfia di dolore sembrava animare il corpo dell'infiltrato che ora giaceva immobile nel suo stesso sangue. Dimitri aveva gli occhi sgranati, l'animo turbato da centinaia di pensieri. Non conosceva per nulla quello strano uomo dal pizzetto perfettamente lineare, ma sapeva ,in cuor suo, che quell'orribile atto di crudeltà a cui aveva assistito non poteva rimanere impunito. Così il Cigno si voltò, non curante di ciò che gli stava accanto e dimenticando per un attimo tutto ciò che aveva imparato fino a quel giorno. Nella sua mente non udiva più i consigli dell'inseparabile Kenzo o della dolce Rebecca, aveva rimosso persino il coraggio e la determinazione di Liam il giorno in cui, nell'isola di Stromboli, venne salvato proprio dal giovane cavaliere di Pegaso. Nel suo cuore aveva celato tutto l'amore e tutta la passione che lo avevano reso Saint di Atena. Ora il suo corpo bruciava di rabbia e allo stesso tempo il suo gelido e pungente cosmo divampava senza controllo. Le ali del Cigno tornarono a solcare la volta del duecentesimo piano. Qualche chicco di neve, danzando dolcemente nell'etere, si posò sulle armature dei combattenti, evaporando all'istante per via delle loro auree combattive. «Dimitri non farlo!» tentò di dirgli la Saint di Andromeda, ma ormai nulla più poteva fermare il biondo amico che, col pugno proteso in avanti e i muscoli tesi, diede fondo a tutte le sue energie concentrandole nella sua tecnica micidiale.
«Perfect Frost!».
I grandi cristalli a cinque punte fendevano la gelida aria la cui temperatura era scesa di molti gradi sotto lo zero. Con una prontezza di riflessi degna di un atleta, Rebecca fece appena in tempo a ripararsi dietro una roccia vicina per evitare di essere colpita dal dirompente potere del suo compagno. Anche Kenzo , col suo resistentissimo scudo del Drago, fece da schermo sia a Liam, ancora privo di sensi, che a se stesso. L'attacco colpì il cavaliere avvolto dalla corazza di onice verde che tuttavia sembrava non preoccuparsi più di tanto di ciò che stava accadendo. Il suo sguardo era sereno, quasi assente per certi versi. Le pupille erano ben dilatate nei grandi occhi azzurri, quasi come se fosse in una sorta di trans. Una luce fortissima, bianca come le nevi del nord avvolse tutti. Dopo che l'attacco cessò , Dimitri riaprì gli occhi che aveva serrato per il grande sforzo. Le ciglia si arricciarono e la bocca si aprì leggermente quando vide che l'avversario aveva parato con la sola forza del palmo della mano sinistra il suo miglior colpo. L'energia glaciale si concentrò formando una sorta di sfera luminescente ed opaca fino a scomparire. Gli altri Saint non potevano credere a ciò che era accaduto. Quell'attacco lanciato con così grande foga e potenza, fermato dalla sola spinta di un arto. Chi era costui che sembrava superare persino un Gold Saint? Lo stupore , tuttavia,fu subito spazzato dalle parole del cavaliere del Dragone che, spinto dal suo infallibile istinto fece appena in tempo ad urlare qualcosa al compagno:
«Dimitri va via di lì!».
Vane furono le parole, appena intercettate dall'orecchio del russo. Il silenzioso e letale contrattacco del nemico era già partito. Bastò semplicemente un cenno del dito indice della mano destra per frantumare l'argenteo pettorale delle sacre vestigia del Cigno fino a lacerare la T-Shirt blu che stava appena al di sotto penetrando nello sterno.  Dimitri non sentì alcun dolore. Si limitò a chinare il capo per guardare il suo corpo. Le mani si erano strette al torace quasi a sfiorare il contorno irregolare del foro che si era creato al centro del suo petrro. La sua mente era confusa e si chiedeva come fosse possibile che la sacra Bronze Cloth si fosse sgretolata come semplice roccia con la sola forza di un dito. La risposta, però, non fu mai data a quel quesito. Le ginocchia avevano già toccato terra e le mani si adagiarono dolcemente ai lati del busto. Con un leggero tonfo , il giovane cavaliere si ritrovò a terra, col sapore dell'erba come ultimo ricordo.
«Dimitri!!!!!» Il Dragone aveva dato fondo a tutta la sua voce e la gola pulsava per lo sforzo. Gli occhi erano colmi di lacrime facendo spostare di qualche millimetro la lente per la plano-visuale e rendendo tutto sbiadito. Con le dita della mano mano destra, Kenzo  la tolse via e dopo aver asciugato un grosso lacrimone , cercò con lo sguardo Rebecca. La vide , con lo sguardo disperato, ancora protetta da una roccia che aveva la sommità congelata. Era a pochi passi da lui. Facendo attenzione, adagiò Liam al suolo e si rimise in piedi. Avvicinandosi alla compagna gli porse una mano alla quale lei si aggrappò trovando la forza di rialzarsi. Le gambe gli tremavano ancora dalla disperazione.
«Ti prego Rebecca, qualunque cosa accada tu proteggi Liam» fece l'orientale bruciando con lo sguardo il misterioso nemico ancora fermo al centro della finta radura.
«C-Cosa vuoi fare´?Non vorrai mica …» disse dando sfogo alle lacrime prima di essere energicamente interrotta.
« Ascolta, ti prego! Fa come ti dico!».
Rebecca non poté fare altro che assecondare la richiesta del compagno e accorrere da Liam. Ben presto il suo Croop Circle li avvolse a protezione.
«Non so chi tu sia maledetto, ma ciò che hai appena fatto lo pagherai con la vita. Io, Kenzo, sacro Saint di Atena , carpirò la tua vita per vendicare i miei compagni. In guardia!».
Nonostante la minaccia, l'impassibile uomo dalla maestosa corazza non accennò ad alcuna risposta. Rimaneva immobile ad osservare il cavaliere del Dragone che con le braccia disegnava una sorta di cerchio. Il suo Cosmo, color smeraldo, era traboccante d'ira e fuoriusciva impetuoso dal suo corpo.
«Assaggerai la rabbia del grande Dragone Nascente delle cascate. Rozan: Raising Dragon!» tuonò portando il destro in avanti mentre con l'arto sinistro, con annesso l'infrangibile scudo, proteggeva il busto.
Il Drago si contorceva ringhiando verso il suo obiettivo. Le fauci erano spalancate e pronte a divorare la preda con gli affilatissimi denti che fuoriuscivano dalla mascella. L'impatto fu devastante e molti detriti furono scagliati per aria dall'onda d'urto. Rebecca attivò le sue catene per non essere investita dalla furia distruttrice della tecnica del compagno. Quando tutto finì poté osservare il verdetto dello scontro ; Il famigerato pugno del drago nascente si era infranto nello stesso punto del Perfect Frost ed ora Kenzo aveva la mano bloccata dalla stretta del nemico. La Sacra armatura scricchiolava stritolata dall'enorme pressione e dopo alcuni istanti venne frantumata e con essa anche l'arto del giovane cavaliere. Un urlo dilaniante squarciò il silenzio del momento. Rebecca non aveva mai visto il compagno in tali condizioni, anzi, poteva ben affermare di non aver mai visto Kenzo lamentarsi per nulla. Assistendo inerme a quella scena, la Saint di Andromeda scoppiò in lacrime che, percorrendo l'intero volto, cadevano numerose sul capo di Liam.
«Ti prego, lascialo stare!» singhiozzò in preda alla disperazione la dolce combattente.
Come sempre, il misterioso cavaliere non disse nulla e dopo alcuni secondi si limitò ad appoggiare il palmo della mano destra sullo scudo del drago. Dopo un boato , Kenzo fu spazzato via. Il suo scudo era ridotto in mille pezzi e il suo avambraccio sinistro mutilato da gravissime fratture. Anche parte della sua armatura fu danneggiata , presentando numerose crepe. Disteso supino sulle sponde del piccolo stagno artificiale, perse i sensi sconfitto. L'oscuro nemico spostò lo sguardo verso Rebecca, ancora inginocchiata al suolo accanto al cavaliere di Pegaso persa nello sconforto in un mare di lacrime. Per la prima volta da quando era entrato decise di muovere qualche passo e lo fece proprio in direzione della Saint di Andromeda.
«Cosa vuoi fare? Non ti avvicinare!» urlava disperata nel tentativo di arrestare quella crudele marcia.
Sapeva che non avrebbe potuto farcela contro un mostro di tale potenza, ma non poteva venir meno alla parola data a Kenzo e cioè proteggere Liam ad ogni costo. Almeno lo avrebbe fatto fino alla sua sconfitta. Così decise di tentare il tutto per tutto lanciando la sua catena d'attacco al massimo della potenza:
« Andromeda: Sonic Chain!».
La catena squarciò l'aria zigzagando verso l'avversario, ma interruppe la sua corsa a pochi millimetri dal suo volto. La fedele amica di Rebecca si trovò paralizzata magicamente, rigida come il marmo. Non passò molto prima che , con un cenno degli occhi, la portentosa offensiva del cavaliere in rosa venne ridotta in un mucchio di maglie spezzate. « E’ finita» sussurrò a se stessa Rebecca chiudendo gli occhi mentre il pugno destro del nemico la stava per colpire. Quel brevissimo istante sembrò infinito, ma nulla accadde. Quando la Saint di Andromeda riaprì gli occhi, vide Liam stare eretto davanti a lei in sua protezione avvolto dal suo radioso e potente Cosmo azzurro mentre con la forza di entrambe le braccia bloccava il gancio dell'oscuro avversario.
«Non posso crederci, ti sei ripreso!» esclamò Beky, ma ben presto si accorse che il solo Cosmo muoveva il corpo dell'amico ancora sopito e privo di sensi.
La forza dirompente che proveniva dallo spirito del giovane newyorkese fece arretrare di qualche passo il nemico. Questa volta qualcosa sembrò cambiare nel suo marmoreo viso inespressivo. Una ruga, seppur non molto pronunciata, faceva capolino in mezzo alle due chiare sopracciglia, segno che lo sforzo stava aumentando. "Devo aiutarlo " pensò Rebecca assaporando un margine di speranza e così cominciò a concentrare la sua aura nell'unica catena rimasta. Tuttavia non ebbe il tempo di scagliare nuovamente la sua tecnica poiché, stanco della situazione, emanando un forte urlo, il misterioso e malvagio cavaliere spazzò via entrambi i Saint che finirono molto distanti al suolo battuti. Chi ebbe la peggio fu proprio Liam che aveva la Cloth quasi del tutto distrutta poiché, nell'ultimo impeto della lotta, riuscì a fare da scudo alla compagna.
Pulizia era stata fatta, tutti i valorosi guerrieri di Atena erano stati sconfitti. Proprio quando se ne stava per andare, il terribile nemico vide un leggero movimento del corpo di Rebecca. Volendo estirpare definitivamente la vita di quei ragazzi, si apprestò a concludere la sua missione di morte. Dopo un breve attimo si ritrovò a sormontare l'esile figura del cavaliere in rosa. Notò che era ancora viva, come aveva intuito. Il suo ventre si dilatava ancora, segno che la vita non aveva ancora abbandonato quel corpo. Tese ancora una volta la mano verso di lei, afferrando il fine collo e sollevandola con la sola forza di un braccio. Rebecca , seppur priva di sensi, tornò a sentire le fredde mani del nemico sul suo corpo. Quando anche la speranza sembrò aver abbandonato il duecentesimo piano del grattacielo che dominava Time Square, un lampo dorato scosse l'aria attirando l'attenzione del cavaliere dall'armatura in onice.
« Ti conviene lasciare la ragazza Delo, se non vuoi cominciare una battaglia infinita. La polizia è qui sotto. Cosa si domanderanno quegli uomini vedendo uno dei fratelli Temis, racchiuso in una strana corazza , mentre mette fine alla vita di quattro giovani ragazzi e di un suo illustre socio in affari? » fece una nuova voce, molto calda e sicura.
Ci furono attimi di silenzio, poi , finalmente, il misterioso nemico, il cui nome era stato appena rivelato, per la prima volta si pronunciò :
« Tu credi di potermi fermare sommo Gold Saint di Capricorn
Era un suono graffiato, molto elegante ed armonioso, a rispecchiare proprio il carattere del potente cavaliere in onice.
«Vedo che la mia fama mi precede» continuò sorridendo beffardamente il Gold Saint dai lunghi capelli corvini, gli occhi scuri e profondi ed il fisico atletico « Tuttavia so benissimo quanto sei potente ed è per questo che per farti desistere ho portato un amico, dico bene Gold Saint di Leo ? ».
Un altro cavaliere dalla lucente armatura d'oro e dal grande tatuaggio raffigurante un antico samurai posto sull'avambraccio destro  fece il suo ingresso apparendo improvvisamente. Da sotto l'elmo, spiccava un viso magro e giovane nonostante un ciuffo di capelli brizzolati. Avevano usato il teletrasporto psicocinetico, abilità sfruttata da molti Gold Saint. La stretta sul collo di Rebecca aumentò per la rabbia, ma dopo alcuni momenti di tensione, Delo decise di mollare la presa facendo cadere al suolo la povera Saint di Andromeda.
«Vedo che cominci a ragionare Generale» gli disse il Capricorno, dal curioso elmo cornuto « Ora torna dalla tua padrona e dille che presto noi Saint di Atena verremo a riprenderci ciò che ci appartiene».
«Stolti!» esclamò dopo una lunga ,ma composta risata Delo « Credete veramente di poterci battere? Non avete idea di ciò che vi aspetta » poi dopo una pausa brevissima riprese « Venite, venite pure da noi. Vi lancio una sfida! La vostra Atena giace con gli altri miei fratelli su un atollo dell'isola di Cuba. Se riuscirete ad arrivare sani e salvi alla villa dove la teniamo prigioniera ,sarò ben lieto di lasciarla nelle vostre sporche mani. Vi farò ricevere al più presto una mappa , fino ad allora vi conviene desistere dall'idea di approdare sulla calda isola».
Delle voci sembravano provenire dall'esterno della radura. Era una squadra di S.Q.U.O.T. e alcune unità robotiche del 911 che facevano irruzione nelle sale del grattacielo attirando l'attenzione dei combattenti.
«Ora devo proprio andare » riferì Delo muovendo rapidamente un braccio verso l'alto.
«I Ragazzi Leo!» urlò il cavaliere d'oro del Capricorno intuendo le losche intenzioni del nemico.
Infatti, una potente onda d'energia si abbatté nella radura distruggendo la maggior parte del territorio. Alla velocità della luce, i due Gold Saint riuscirono a proteggere i giovani cavalieri.
«Tutto bene amico mio?» domandò il Saint di Capricorn .
« Io sto bene, ma i ragazzi sono ridotti molto male. Dobbiamo portarli subito all'Hangar per farli curare. Fortunatamente Delo non si è accorto della vita che ancora alimentava i loro cuori» rispose il compagno mentre adagiava sulle proprie spalle Kenzo e Dimitri.
« Quel tizio è davvero incredibile. I fratelli Temis posseggono un Cosmo spaventoso, persino più potente della nostro».
«Bando alle ciance amico mio, teletrasportiamoci via di qui. Credo che abbiamo compagnia».
E così fecero, lasciando i poliziotti sbalorditi da tanta devastazione.

 
angolo dell'autore
 
Disdetta ,trementa disdetta, o meglio sconfitta, tremenda sconfitta. Questo è stato un capitolo molto tormentato per me, lo devo ammettere. Spero vi sia piaciuto come gli altri. Vi lascio con un po' di suspance per il prossimo aggiornamento. Volevo ringraziare un'altra lettrice: doctormadness. sei proprio una madness a leggerti tutti i capitoli in una volta sola, ma comunque ti ringrazio ancora tanto tanto. un saluto speciale va come sempre a little_lotte e alle sue bellissime drabble su saint. Ricordate amici che leggete, che la mia forza siete sempre e solo voi. Grazie.ah! dimenticavo: fate bruciare il vostro cosmo.

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Capitolo 12
*** Sei Mei Ten - I Punti Vitali Della Stella ***


CAPITOLO 12
SEI MEI TEN - I PUNTI VITALI DELLA STELLA
 
 
Al largo della costa settentrionale di Cuba, quella più prossima alle Bahamas, un lembo di terra emerge dal blu dell'Oceano Atlantico, come una roccia in un immenso deserto di sabbia. Quel lieve baffo sabbioso, lungo poco più di 12 Km e largo 2 , chiamato con  il nome di Cayo Santa Maria,  fa parte di un paradisiaco arcipelago, il Sabana Camaguey. Questa terra, ancora selvaggia ed incontaminata dalla tecnologia famelica dell'uomo, fu acquistata da Ceo Temis qualche anno prima della sua prematura dipartita. «Un regalo alle mie due regine» disse chiamando a se le piccole Anna e Delia « Un gioiello degno della vostra bellezza. Vi faccio dono di una delle perle del Jardines del Rey » concluse in perfetto idioma Cubano. Le fanciulle, emozionate, passavano le loro estati bagnate dal sole rovente e coccolate dalla morbida e soffice sabbia ocra mentre, nelle ore più calde, si crogiolavano all'ombra della splendida villa dai lucenti marmi di Carrara, sorseggiando latte di cocco e esotiche prelibatezze. Un giorno Anna, correndo spensierata verso le acque cristalline e basse della spiaggia, inciampò sui suoi stessi piedi. Il pianto della bimba spaventò la servitù, ma a calmare tutti ci pensò lo statuario padre, dalla barba leggermente accentuata, i capelli come fili d'oro inumiditi dal mare e dagli immensi occhi azzurri. Era in vacanza quel week-and  di luglio e si stava rilassando sulla sua vecchia sdraio di tela rossa, cercando di allontanare lo stress lavorativo. Accorse subito dalla figlia , piegandosi su di lei e asciugando col pollice i grossi lacrimoni che le scorrevano dagli occhi.
«Suvvia Anna, non è niente, smettila di piangere. Ti sei solo spaventata non è così?» le sussurrò teneramente in un orecchio.
La tenera bimba, rincuorata dalle parole del genitore, si calmò e le esili braccine circondarono il collo del premuroso Ceo.
 «Si papà, non è nulla» rispose cercando di trattenere un altro grosso gocciolone sgorgante da un occhio.
«Bene allora, continua pure a giocare, ma sta attenta».
« Papà , posso dirti una cosa senza che Ippolito mi senta? ».
« Santi numi » fece sorridendo l'uomo « Certo che puoi. Hai paura che il signor Ippolito ti strappi via la lingua?» domandò cercando di afferrare giocosamente con due dita le labbra della figlia.
«No» fece sorridendo a sua volta divertita da quel buffo gioco «Ma non voglio che mi senta. Lui mi dice sempre che mi devo comportare da perfetta Lady».
«Ed ha ragione mia cara. Presto sarai tu a rappresentare la famiglia Temis nel mondo e il buon Ippolito non fa altro che insegnarti le buone maniere. Ora però dimentichiamoci un attimo dell’educazione, siamo in vacanza dopotutto. Cosa volevi dirmi?».
Anna si strinse alla faccia del padre, portando la piccola bocca vicino ad un orecchio. Stringeva forte, molto forte, tant'è che Ceo riuscì a sentire i tremori del corpicino e il calore delle lacrime che nuovamente tornarono a fuoriuscire.
«Mi manca tanto la mamma» bisbigliò teneramente.
«Lo so piccola mia, manca tanto anche a me » le rispose abbracciandola con veemenza mentre anche i suoi grandi occhi blu si arrossavano. «Facciamo una cosa, la villa che ti ho regalato non ha ancora un nome. Ti va di dargliene uno? Puoi scegliere quello che vuoi e io farò mettere la più grande targa di marmo all'esterno, in modo che tutti possano leggere»
Anna alleviò la morsa e sorrise «Io non ho bisogno di scegliere. Voglio che si chiami come la mamma!».
«E sia figlia mia, da oggi in poi la dimora estiva prenderà il nome di Villa Febe. Sei contenta? Ora va, dirò subito al signor Ippolito di provvedere».
« Evviva! Corro a dirlo a Delia!» esultò felice mentre saltellava verso la spiaggia in cerca della sorellina.
Gli anni erano scivolati via in fretta, ma quei ricordi erano ancora vividi e chiari nella mente di Anna, che ora guardava dalla sua finestra in ferro battuto  la grande epigrafe con inciso il nome della maestosa dimora. Il sole era quasi tramontato e il turchese del cielo aveva lasciato posto al pervinca del tramonto. Da quella posizione riusciva a vedere anche il mare, calmo e luccicante, come un'enorme colata di pittura dalle tante sfumature. Si sentiva tremendamente sola da quando aveva litigato con sua sorella Delia che non aveva più rivisto da alcuni giorni. Ippolito la teneva segregata nella sua stanza promettendogli, ogni volta che entrava per servire il pasto alla protetta , di portarle notizie sulla salute di Delia. Stava per distendersi nuovamente sul soffice letto, ancora disfatto dalla mattina, quando sentì un rumore che la incuriosì. Si avvicinò alla porta , un grande rettangolo di legno massello intarsiato da ghirigori floreali e smaltata di un piacevole verde pastello. Si appollaiò su un angolo e appoggiò l'orecchio alla fredda superficie dell'ingresso e udì l'inconfondibile voce graffiata di uno degli zii. "Bene!" pensò fra se "Chiederò direttamente a zio Delo. Sono stanca di aspettare". Ai pensieri susseguirono immediatamente i fatti. Anna sgusciò via dalla stanza correndo con tutta la forza che aveva nelle gambe per sfuggire all'uomo in nero subito dietro alla porta.
«Dove va signorina? Torni subito indietro!» urlò il gorilla accennando ad un breve scatto.
Anna riuscì a discendere per la grande scalinata marmorea che conduceva al piano inferiore di Villa Febe e subito incrociò lo sguardo del parente. Era elegantissimo quel giorno, in uno splendido e fresco abito di lino bianco.
«Zio Delo, che fortuna che tu sia qui! Ti prego dimmi come sta Delia. Sono giorni che mi tengono chiusa nella mia stanza e sono preoccupata da morire».
Delo la guardò molto freddamente e fu ancora più glaciale quando Anna abbracciò il suo tutore. Le sue braccia rimasero ferme sui fianchi senza contraccambiare l'affetto della nipote.
«Non dovresti stare qui, ritorna subito in camera tua» le disse con tono severo.
«Ti chiedo perdono zio, ma sono molto preoccupata. Delia aveva una strana energia nera che la circondava, poi è svenuta e…. Per favore, dimmi solo come sta».
«Non devi preoccuparti di nulla. Delia è in buone mani e presto verrà a trovarti».
Dopo alcuni istanti, anche Ippolito fece la sua comparsa:
«Mi perdoni signorino. Sono stato appena avvertito dal mio uomo della fuga improvvisa della signorina. Lasciate pure che riconduca miss Anna nei suoi alloggi».
«Aspetta Ippolito, io non voglio stare chiusa in quelle quattro mura. Non sono una prigioniera!».
Lo sguardo di Delo cambiò improvvisamente divenendo tetro e infervorato. Dal suo corpo cominciò a sprigionarsi un'aura nera del tutto simile a quella emanata dalla sorella qualche giorno prima.
 
«Ma che succede a tutti?» chiese in lacrime Anna arretrando di qualche passo spaventata.
«La prego signorino, vada pure nella stanza principale, i suoi fratelli la stanno aspettando. Penserò io a tutto».
Il glaciale Delo non disse una sola parola. L'aura scomparve e il suo volto tornò ad essere calmo mentre si allontanava dall'ingresso della villa per raggiungere i fratelli. Ippolito prese per un braccio  Anna che tentò di liberarsi, ma la stretta era ferrea e le procurò non poco dolore .
«Come osi farmi del male! Lasciami subito il braccio!» esclamò colpendo con un secco schiaffo sulla guancia l'uomo in nero.
Ippolito si aggiustò i rotondi occhiali che nascondevano i sottili occhi, la sua presa aumentò di vigore facendo sussultare la ragazza che dovette arrendersi alla forza bruta.
«Lo dirò agli zii, ti farò sbattere fuori!».
«Non credo che ai suoi zii interessino le lagne di una ragazzina viziata. Ora le conviene seguirmi senza troppe storie».
«Ho detto di lasciarmi!» tuonò Anna colpendo nuovamente il gorilla e facendogli volare via gli occhiali.
Gli occhi dell'uomo in nero si fecero rossi dalla rabbia e, seppur piccoli e sottili, ora si potevano vedere chiaramente le iridi di un intenso nero , scure così come l'energia che ora stava sprigionando.
«Anche tu! Ma che sta succedendo, qualcuno mi aiuti!» gridò senza che nessuno la soccorresse.
«Ti conviene fare silenzio ora o la mia ira si abbatterà su di te. Ti chiuderò in quella tua sciocca cameretta dove marcirai fino a quando i tuoi zii non mi ordineranno di lasciarti uscire e se tenterai di scappare ordinerò ai miei uomini di distruggere l'epigrafe col nome di tua madre a cui tieni tanto».
«Liam aveva ragione, sei proprio un verme schifoso!».
«Liam? Ti riferisci a quel moccioso ficcanaso di New York. Ti farà piacere sapere che lui non fa più parte di questo mondo».
Udendo quelle parole, Anna cadde in una sorta di catalessi. Aveva perso il suo unico amico e la sua libertà in un istante ed ora si sentiva il mondo crollargli addosso. Senza fare più resistenza si lasciò trasportare nella sua camera, dove fu chiusa. Con l'ultimo lembo di lucidità, si lasciò cadere sul morbido materasso avvolto da candide lenzuola di seta bianca mordendosi il labbro e piangendo a dirotto.
 
 
Seduto su una sedia, Bob si dondolava nervosamente cercando di distrarsi e non contare i secondi che passavano. Davanti a lui, immerso in una grande vasca con del liquido verdastro, galleggiava il figlio Liam. Una maschera grossa e nera gli ricopriva la bocca e il naso e gli dava ossigeno regolarmente. Grosse bolle di anidride carbonica fuoriuscivano ad intervalli regolari dalle alette di sfiato dell'apparecchiatura di sopravvivenza ad immersione. Dei sofisticati computer monitoravano i parametri vitali del giovane cavaliere allertando una squadra di scienziati non appena uno dei valori scendesse al di sotto della soglia di allerta. «Maledetta sirena!» così la definiva ogni volta il sensibile genitore, battendo le grosse mani sulla scrivania. Da qualche giorno, tuttavia, la "maledetta sirena" sembrava essersi dimenticata di Liam,rendendo molto ottimista il professor Caius Smith. «Presto si risveglierà mio buon amico» affermava ogni volta con maggior insistenza il dottore, ma fino ad allora il coraggioso guerriero giaceva immobile dondolato dal liquido curativo.
«Già sveglio Bob? Gradisce una tazza di caffè?».
Il professor Smith entrò nella sala tenendo fra le mani una tazza di plastica bianca ancora fumante.
«Oh professore, è lei. La ringrazio, ma preferisco di no».
«Deve pur mettere qualcosa sotto i denti, altrimenti quando proverà a riabbracciare suo figlio sverrà privo di forze».
Lo sguardo di Bob si fece più cupo mentre abbassò gli occhi verso il pavimento.
«Mi dica la verità dottore. Ormai è passata una settimana e mio figlio non ha ancora dato cenni di ripresa. Quante sono le possibilità che si svegli dal coma?».
Caius Smith fece un giro intorno alla vasca, alta circa 3 m e dal diametro di 2. Osservò attentamente il corpo nudo del giovane Saint, prima di dare una risposta.
«Vede mio buon amico, la medicina ha fatto passi da gigante grazie alla nanotecnologia. In questo liquido starter nuotano miliardi di micro robot che rigenerano i tessuti organici di un corpo umano. Tuttavia non esiste nulla al mondo in grado di guarire la mente. Liam ha subito una forte commozione celebrale, questo è vero, le sue fratture, seppur numerose sono state saldate magnificamente, ma a preoccuparmi non è il suo stato clinico. Il maestro Murasama ha provato a parlare con lui tramite il Cosmo, ma a quanto pare è stato respinto. Suo figlio sta bloccando di proposito la sua aura non so per quale ragione».
«Vuole dire che si risveglierà quando riuscirà a sprigionare la sua forza nuovamente?».
«Non sono un Saint mio buon amico, non so darle una risposta. Posso solo pregare che tutto fili liscio».
Il portale automatico che faceva da ingresso alla sala si aprì poco dopo . Rebecca, ancora fasciata alle braccia e alla fronte entrò sorreggendo Kenzo, claudicante per via di una frattura alla gamba. Era stata la prima a riprendersi dopo la battaglia anche grazie all'aiuto di Liam che aveva limitato i suoi danni facendogli da scudo. Il Saint del Dragone aveva una vistosa apparecchiatura sul braccio sinistro, quello dove era agganciato l'ormai distrutto scudo infrangibile della sua Cloth. All'interno dello strano congegno si poteva osservare un liquido azzurro fluorescente.
«Ragazzi, siete venuti a trovare Liam?» chiese Bob accennando un leggero sorriso.
«Come va oggi dottore? Ci sono segni di ripresa?» chiese Kenzo .
«E' stazionario, come sempre » rispose Caius Smith  « Piuttosto dimmi, come va il braccio figliolo? A quest'ora il liquido ricostruttivo deve aver rigenerato quasi tutto il tessuto osseo e la pelle».
« Il dolore è sparito. Grazie a lei e alla sua tecnologia potrò riavere il mio braccio. Anche il pugno destro è guarito perfettamente grazie ai suoi macchinari».
«Eri messo male! Qualche anno fa avresti perso il braccio. Non oso immaginare quale sia la potenza dei nemici» osservò il professore.
«Già! Il mio scudo del Drago è ridotto in mille pezzi. Senza di esso sarei stato polverizzato».
Rebecca non diceva una parola. Stava incollata con il viso al sottile strato di vetro della vasca ad osservare il compagno giacere immobile con le braccia sospese nel liquido.
«Dovevo essere io al posto suo. Mi sento così inutile» mormorò .
Bob si avvicinò alla ragazza toccandole una spalla e facendola voltare di colpo. In quel momento sconfortante si fecero forza entrambi, quasi come se fossero padre e figlia.
«Non dire così ragazza mia. Liam ti vuole bene e non vorrebbe sentire tali sciocchezze».
«Grazie Bob » fece versando calde lacrime «Vedrai che a breve tornerà a fare il gradasso».
Passarono altri due giorni senza nessun risultato, poi nel pomeriggio, la "maledetta sirena " tornò a rimbombare forte nell'Hangar attivando Caius Smith e i suoi uomini. Il professore fu il primo a catapultarsi nella sala di degenza per vedere cosa i suoi macchinari dicessero. Notò subito che la frequenza cardiaca era balzata alle stelle.
«Presto, portatemi una fiala di calmante, il cuore sta andando in fibrillazione!» urlò ai suoi uomini.
Anche Bob entrò ansimando nella stanza chiedendo a destra e manca cosa stesse accadendo a suo figlio.
«Maledizione, non si arresta! Così facendo il suo cuore si spaccherà! Altro calmante, coraggio».
«Caius cosa sta succedendo? La prego mi risponda!».
«Non ne ho idea Bob, il cuore di Liam sembra impazzito. Se non lo fermiamo subirà un infarto del pericardio».
«Lasciate fare a me!» esclamò Murasama appoggiato al suo bastone di bambù entrando nella sala medica «Penserò io al suo cuore, toglietevi di torno».
«Maestro è sicuro che…»
«La prego Caius, si sposti. La medicina non può fare nulla in questa situazione».
«D'accordo , faccia pure tutto ciò che vuole » concluse lo scienziato.
Murasama si concentrò socchiudendo gli occhi. Dopo un breve istante una calda aura dorata cominciò a circondare il suo corpo. Kenzo e Rebecca rimasero increduli per ciò che stavano ammirando.
«Che Cosmo possente» puntualizzò sospirando il nipponico cavaliere del Dragone.
Il braccio di Murasama si levò a mezzo busto e dal dito indice partì un raggio energetico che distrusse la vasca medica e facendo riversare tutto il contenuto verdastro.
«Cosa fa maestro? E' forse impazzito?» urlò Bob andando incontro al vecchio uomo.
«Aspetti Bob , lasci fare a lui» fece Caius arrestando la sua minacciosa avanzata. «Dobbiamo aver fede».
«Ma così lo ucciderà!» tuonò Bob.
Il vecchio Murasama scagliò in totale 13 colpi  sul corpo dell'inerte Liam che ora giaceva disteso a terra coperto solo da un sottile costume nero.
«Mi vuol spiegare cosa significa tutto ciò?» disse rabbioso Bob prendendo per la camicia il vecchio uomo e strattonandolo.
«Bob si fermi! Guardi Liam, si è svegliato!».
Era proprio così. Il cavaliere di Pegaso aveva nuovamente aperto gli occhi ed ora con le mani cercava di strapparsi via la maschera di sopravvivenza.
«Maestro,cosa ha fatto? Mi spieghi» domandò Kenzo ancora stupefatto.
Semplice figliolo, ho riattivato i suoi  Sei Mei Ten (Punti Vitali della Stella). Il suo Cosmo è stato liberato. Coraggio, corri ad abbracciare il tuo amico. Io devo riposare le mie povere gambe.
«Un'ultima cosa la prego. Lei è…» tentò di chiedere.
«Non sono forse le stelle ad alimentare il nostro Cosmo? Ora va dal tuo compagno» concluse dandogli le spalle per lasciare quel luogo.
Erano state strane parole, misteriose e quanto mai insensate, ma Kenzo, assaporandone ogni sillaba, aveva capito e decise di assecondare la volontà del vecchio uomo. Si unì all'abbraccio collettivo per celebrare la guarigione dell'amico accantonando, per il momento, il segreto di quella frase, la stessa che ogni mattina il suo venerabile maestro Masami gli ripeteva ad ogni suo quesito.
 
angolo dell'autore
 
Buonasera a tutti amici e amiche lettori e lettrici. Ecco il tanto atteso aggiornamento. Capitolo un poco povero di combattimenti ,ma tanto importante per la trama. Spero vi sia piaciuto con quei particolari un po' futuristici a che prendono un po' spunto da un altro mio grande amore, Dragonball (avete notato la vasca , no?). Vi auguro buon divertimento e vi invito a visitare iol nuovissimo blog dedicato al libro con tantissime immagini ed elementi riguardanti questa magnifica avventura. Lo trovate a questo indirizzo : www.saintseiyanextgeneration.worpress.com con tante altre sorprese! Spero vi aggradi. Come sempre vi invito a scrivermi ciò che non vi piace. Buon continuo e come dico sempre, bruciate il vostro cosmo!

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Capitolo 13
*** Il Tetto Del Mondo ***


CAPITOLO 13
IL TETTO DEL MONDO
 
 
Furono momenti gioiosi ed allegri. Adagiato su una comoda poltrona a gravitazione e avvolto da una termocoperta osmotica, Liam riposava il suo corpo. Tutti i muscoli gli dolevano ed aveva trovato difficoltà a rimettersi in piedi con le proprie forze. «Non preoccuparti ragazzo, sei stato una settimana nella vasca rigenerativa, i tuoi fasci muscolari si sono atrofizzati un po', ma vedrai che dopo qualche esercizio ti riprenderai immediatamente» gli disse uno scienziato esaminandolo con uno strano arnese simile ad uno scanner che emanava un fascio di luce blu su tutta la sua pelle.
Bob era lì con lui e gli teneva una mano con lo sguardo di un bambino che aveva ritrovato i genitori dopo essersi perso.
 «Bene il rilevatore non mostra imperfezioni nei tessuti. La guarigione è al 100%» concluse spegnendo la piccola scatoletta elettronica.
«Coraggio ora, tutti fuori colleghi. Lasciamo Liam alle cure dei suoi amici e di suo padre. Il nostro lavoro è finito. Domani procederemo alla riabilitazione muscolare» ordinò Caius Smith.
«Grazie dottore» disse Bob lasciandosi vincere dall'emozione.
«Non è me che deve ringraziare, ma il maestro Murasama. Ora si calmi ».
Ci volle circa un'ora per raccontare al cavaliere di Pegaso cos'era accaduto, di come era andata la battaglia e di come si erano misteriosamente ritrovati all'Hangar poi, ancora con la testa che gli pulsava per via di un'emicrania e con la voce ancora graffiata per via dei tubi che lo tenevano in vita nella vasca, cercò di prendere la parola:
«Quindi, ancora una volta, siamo vivi per miracolo, ma non sappiamo chi o cosa ci ha tirati fuori da quell'inferno».
Per un istante Kenzo distolse lo sguardo da quello del compagno. Voleva rivelargli le sue scoperte, ma non aveva ancora prove a sufficienza per trasformarle da congetture a verità. Così decise di mantenersi sul vago e lasciare che sia Rebecca a parlare.
«Non sappiamo nulla Liam» fece la ragazza dalle mani fasciate «Io sono stata la prima a risvegliarmi e mi sono già ritrovata qui. L'ultima cosa che ricordo e di te che mi facevi da scudo mentre quel Delo ci attaccava. Altro non saprei dirti».
Quasi come un lampo che squarcia il cielo, gli occhi di Liam cominciarono a ruotare in cerca di qualcosa:
«Non vedo Dimitri. Lui sta bene , non è vero?».
I volti dei compagni e del padre Bob si fecero più cupi, velati da uno strato di angoscia e tristezza che furono subito carpiti dal giovane cavaliere.
«Cosa vi prende? Non mi dite che…».
«No Liam, no! Lui è ancora fra noi. Purtroppo la sua ferita è molto grave e i dottori non riescono ad aiutarlo» spiegò Rebecca.
«Come non riescono? Hanno queste macchine per rigenerare e guarire, cos'ha la ferita del nostro amico da non poter essere curata?» continuò a chiedere Liam.
«Lascia che risponda io » fece Kenzo fermando la Saint di Andromeda «Purtroppo la causa della gravità della ferita è proprio Dimitri stesso».
«Che vuol dire ? Non capisco».
«Ti spiego. Per fermare la sua emorragia mortale ha innescato un meccanismo di autodifesa. In pratica , prima di perdere i sensi entrando in coma è riuscito con le mani a congelare il suo cuore. Il problema è che solo Dimitri può sciogliere quello strato di ghiaccio freddissimo. Non esiste nulla al mondo di così caldo da fondere quell'involucro».
« Continuo a non capire Ken. Se lui resta in coma per via della ferita, come farà a svegliarsi e a sciogliere il ghiaccio che attanaglia il suo petto? È un paradosso, un cane che si morde la coda! ».
 
Il cavaliere del Dragone fece un breve sospiro posando per un attimo lo sguardo sul macchinario che cingeva il suo avambraccio, poi Rebecca cercò di rasserenarlo.
 
« E' inutile stare qui a discutere. In qualche modo troveremo la soluzione e salveremo Dimitri. Lui è forte e starà bene, ora dobbiamo solo pensare a riprenderci dalle ferite ». 
 
Per qualche secondo l'animo turbato del giovane Saint di Pegaso sembrò trovare pace in quelle parole. Sapeva in cuor suo che Dimitri avrebbe continuato a combattere la sua battaglia personale ed avrebbe vinto. 
Lo slash della porta automatica annunciò l'ingresso di qualcuno. Liam strabuzzò gli occhi e vide la figura di Liondor Paranossis avanzare claudicante con due robuste gambe meccaniche che lo sostenevano in posizione eretta. Il rumore che emanava quell'agglomerato di circuiti e meccanismi somigliava molto a quello di un drone sentinella.
 
« Leondor è lei! Cosa le è capitato? » fece il newyorkese sollevando leggermente il busto dalla poltrona.
 
« Salve Liam, allora è vero che ti sei completamente ripreso. Appena ho saputo mi sono catapultato qui, anche se sono lento come un bradipo ora ! » rispose sorridendo per la battuta fatta a se stesso « Non badare a questo grosso e spartano esoscheletro, me ne costruirò  uno più bello e silenzioso appena avrò un po' di tregua ».
 
« Le sue gambe sono... Lei è...» balbettò nervosamente per via del disagio.
 
« Si giovanotto, sono uno storpio, dillo pure liberamente. Purtroppo i danni subiti alla mia colonna vertebrale sono troppo gravi anche per la tecnologia moderna. Ora non pensarci. Di sicuro non potrò lottare accanto a voi la prossima volta, ma ho già dato incarico al professor Smith di costruire una nuova super armatura coi dati ricavati dall'ultimo scontro. La prossima corazza sarà molto più resistente e i prossimi cavalieri d'acciao molto più forti. Dobbiamo dare spazio ai giovani! ».
 
Liam ritrovò il sorriso spinto dall'ondata di ottimismo che quel bizzarro scienziato di Paranossis aveva portato e con un piccolo sforzo si alzò dalla poltrona aiutato dal padre.
 
« Un'altra cosa ragazzi » aggiunse Leondor svoltando verso sinistra dopo aver inclinato un piccolo joystick nero « Ho analizzato attentamente le vostre Cloth e non ci sono belle notizie ».
 
« Perchè, cosa è successo alle nostre corazze ? » chiese il newyorkese arricciando le sopracciglia.
 
« Purtroppo sono seriamente danneggiate amico mio» gli rispose Kenzo « Nella loro attuale situazione non ci saranno molto d'aiuto contro i nemici, specie se dovremo affrontare guerrieri del calibro di quel Delo Temis».
 
« Maledizione! Professor Paranossis, lei non può fare nulla per ripararle in qualche modo? ».
 
« Sono spiacente Rebecca» disse lo scienziato scuotendo il capo « Il materiale di cui sono fatte trascende le conoscenze terrene. Abbiamo provato di tutto, ma nulla sembra interagire con quelle corazze».
 
«Dunque tutto è perduto! Senza le sacre vestigia siamo troppo in svantaggio » fece Liam battendo i pugni sulla poltrona a gravitazione.
 
«Non tutto!» esclamò il maestro Murasama appena ritornato nella sala.
 
«Maestro è lei! Grazie per...» tentò di dire il cavaliere di Pegaso, ma le parole del vecchio uomo lo bloccarono immediatamente.
 
«Non c'è bisogno che tu dica nulla figliolo. Ora ascoltate attentamente ciò che ho da dirvi » . Fece una grossa pausa ed ebbe gli sguardi di tutti dritti su di lui «Esiste un luogo sperduto situato a 7000 m di altezza sulla cima dell' Himalaya , fra quelli che erano i confini della vecchia India e della Cina, ora sotto il dominio dello Stato Orientale Mondiale. Un luogo remoto, sferzato da venti gelidi e circondato da gole anguste e crepacci di cui non si vede il fondo. Si dice che l'aria sia talmente rarefatta che solo i suoi abitanti possano sopravvivere. Tale luogo è chiamato Jamir ».
 
«Jamir. Ho già udito questo nome, sull'isola di Stromboli. E' lì che vive il sen-sei Shui, Gold Saint di Aries» spiegò Kenzo.
 
«Esattamente. In quelle aspre terre, su di un promontorio chiamato Tetto Del Mondo , sorge un tempio. Si narra che i Cavalieri di Atena andassero in quel luogo per chiedere agli abitanti del Jamir di riparare le loro Cloth».
 
«Benissimo allora! » esclamò battendo i pugni a suo modo Liam « Se è li che dobbiamo andare io sono pronto ».
«Datti una calmata bamboccione!» fece Rebecca colpendolo al capo con uno dei suoi pugni e facendolo schizzare dal dolore «Non vedi che hai ancora bisogno di cure! Non hai sentito il maestro, quella è una zona pericolosissima per gli sprovveduti come te».
 
« Rebecca ha ragione Liam, dovrai aspettare. Ti sei appena ripreso ed hai bisogno di riabilitare il tuo corpo » disse Bob.
 
La reazione del cavaliere di Pegaso fu incontrollata e furiosa. Liberandosi dall'amorevole mano del padre guardò tutti bruciandoli col suo sguardo. Dopo un breve silenzio chinò il capo per riprendere la parola:
 
«Maestro, amici. Domani con o senza il vostro consenso partirò per il Jamir. Porterò con me gli scrigni con le Cloth e le farò riparare».
 
«Figlio mio cosa stai dicendo?».
 
«Lasci fare a me Bob, forse gli serve un altro dei miei pugni» continuò Rebecca sollevando il braccio.
 
«Ora basta! » tuonò colmo di rabbia Liam « Non vedete che non abbiamo tempo da perdere? Dimitri giace in fin di vita, la mia amica Anna è prigioniera di quei pazzi dei suoi zii, voi siete ancora feriti. Cosa accadrebbe se un altro di quei cavalieri naturali si presentasse qui adesso. Ve lo dico io, saremmo spazzati via».
 
« Questa volta Liam ha ragione » accennò il cavaliere del Dragone dopo la sfuriata del compagno.
 
«Che ti prende Kenzo? Ora gli dai corda anche tu? Maestro dica qualcosa anche lei » riprese la Saint di Andromeda.
 
Il vecchio Murasama si sfregò il mento con la mano callosa e dopo qualche istante prese la sua decisione «Purtroppo Liam ha ragione. Siamo in una situazione troppo pericolosa. Dirò al professor Caius Smith di preparare tutto. Protesterà per via della tua situazione clinica, ma credo che il tuo Cosmo avrà la meglio su qualunque medicina. Ora riposati, ti attende una missione molto rischiosa».
 
«Se va lui, andrò anche io!» aggiunse Rebecca.
 
«Questa volta no amica mia» la mano calda del giovane newyorkese sfiorò la sua spalla «Devi rimanere qui. Sei l'unica che potrà difendere questo posto da un attacco. Kenzo è ancora ferito al braccio e alla gamba e non potrà fare molto in caso di pericolo ».
 
«Cosa dici, io…» balbettò con gli occhi che si colmavano di lacrime « Sei il solito impulsivo, vedi solo di non morire».
 
«Tranquilla» fece per rasserenarla « Tornerò presto sano e salvo e dopo andremo a prendere a calci i Temis tutti insieme. Nel frattempo proteggi tutti con le tue catene. Sono le uniche a potervi avvertire in caso di pericolo. Fidati di me! ».
 
La notte passò velocemente e con se portò via le ansie e le paure per quella pericolosa missione. All'esterno dell'Hangar, in uno spiazzo verdeggiante, un piccolo aeromezzo nero lievitava silenzioso a pochi centimetri da terra. Aveva una magnifica forma aerodinamica, con scanalature che percorrevano la sua dorsale fino al lungo e sottile alettone. Le ali, non molto lunghe, ma sottilissime, non raggiungevano i dieci metri di apertura. In cosa, un largo sbocco incandescente faceva da mega propulsore. Tutti erano all'esterno per salutare Liam che per l'occasione indossava una sorta di tuta scura con il marchio della fondazione Sado in rilievo sul petto.
 
«Allora ragazzo, mi raccomando. Hai capito come usare la tuta alare e la plano visuale con le coordinate del Jamir?».
 
«Certo professor Smith. Basta schiacciare il logo sul mio petto e la tuta farà tutto il resto facendomi atterrare sano e salvo. Una volta a terra attiverò la lente nel mio occhio».
 
«Bene, un'altra cosa. Ricorda di non stressare troppo il tuo fisico. Non ti sei ancora ripreso del tutto e i tuoi muscoli appena rigenerati non sopporteranno a lungo le sollecitazioni».
 
«Stia tranquillo, vedrà che starò benissimo».
 
«Sta attento figlio mio e abbraccia il tuo vecchio!» fece Bob stringendo a se il ragazzo.
 
«Dai papà, non davanti a tutti!»
 
Una risata generale si levò dallo spiazzo prima che il reattore alimentato a Polaris cominciò a rombare. Una voce robotica annunciò il conto alla rovescia per la partenza.
 
«Allora io vado. Salutatemi Dimitri» disse aumentando il tono della voce per via del rumore.
 
Kenzo si avvicinò a stringere la mano al compagno con i lunghi capelli neri che gli svolazzavano all'indietro «Abbi cura di te» gli sussurrò prima che il Saint di Pegaso sparì all'interno del veicolo.
 
Rebecca si limitò ad un breve sorriso stando appoggiata con la schiena su una delle pareti dell'Hangar. Il suo cuore era pieno di apprensione per l'amico, ma sapeva che quella era l'unica cosa che potessero fare per riportare Atena fra di loro.
 
Ci vollero poche ore per arrivare dall'altra parte del mondo. Il silenzioso aeromezzo scivolò senza ostacoli fra i cieli fino a sorvolare l'imponente catena dell'Himalaya. Liam si accorse quasi subito della brusca riduzione di velocità e si preparò al lancio che fu annunciato dalla voce robotica del computer di bordo. Un piccolo portello posto sulla pancia del veicolo si aprì emettendo un lieve stritolio meccanico e subito dopo la turbolenza invase la plancia. Liam indossò rapidamente una maschera che ricopriva tutto il suo viso fornendogli ossigeno. Si sentiva molto a disagio poiché ricordava ancora quella strana sensazione che gli aveva procurato la vasca curativa. Riusciva persino a sentire ancora il sapore amaro dei tubi che gli attraversavano la trachea. Senza perdersi d'animo lanciò per primi gli scrigni con le Cloth che avevano una sorte di paracadute automatico. Si sporse leggermente dalla balaustra uscendo al di fuori di essa solo con la punta dei piedi. Guardò di sotto e vide l'immenso massiccio roccioso al di sotto espandersi sotto di lui. Deglutì diverse volte, ma poi si lanciò attivando dopo poco la tuta alare. Planò morbidamente come un gabbiano spinto dalle correnti ascensionali. Il piccolo congegno elettronico installato nella sua tuta in realtà era un potente microcomputer che gli permise un comodo atterraggio. Atterrò su un costone roccioso più o meno regolare. Nonostante il freddo pungente, non vi era traccia di neve, poiché le nuvole erano molto più in basso rispetto la sua posizione. Le poteva scorgere sbirciando nell'enorme precipizio a qualche metro da lui, un abisso scuro ed omogeneo di stratocumuli tempestosi. In un certo verso si sentiva fortunato a non essere atterrato in quell'inferno.
I venti erano forti come aveva descritto il maestro Murasama. Provenivano da ogni direzione potenti ed ululanti. Liam sganciò la maschera e si accorse subito di quanto poco ossigeno ci fosse; fu tentato di rimetterla nuovamente, ma si rese conto che il livello di aria al suo interno era ormai quasi esaurito.  Si sedette sotto una sporgenza rocciosa per un qualche secondo per abituarsi all'altitudine, poi attivò la plano visuale per cercare gli scrigni atterrati chissà dove. L'occhio balzò subito sull'altimetro posto in alto a destra della schermata verde. Segnava 6300m, segno che avrebbe dovuto scalare ancora per arrivare sul Tetto Del Mondo. Vide i quattro puntini rossi lampeggiare sullo sfondo con una freccetta su ognuno ad indicare la distanza da dove si trovava. Erano abbastanza vicini e quello più lontano distava solo 120m. Ogni volta ne trovava uno, schiacciava un piccolo interruttore installato dal Professor Caius Smith in modo tale da attivare il trasporto gravitazionale. In questo modo, i grossi contenitori galleggiavano nell'aria rendendo il trasporto più facile. Ritrovate tutte le armature, Liam diede un nuovo sguardo alla plano visuale per orientarsi. Doveva proseguire verso nord-est per qualche centinaio di metri.  Il freddo era divenuto più pungente, ma la tuta alare lo isolava termicamente. Non ci mise molto a raggiungere quello che sembrava una sorta di ponte naturale molto stretto e sospeso in una vallata di cui non riusciva a vedere il fondo. Si fece coraggio e procedendo a piccoli passi per tastare l'incerta superficie del suolo , si districava cercando di mantenere l'equilibrio per via delle fortissime folate che lo investivano. A mano a mano che avanzava ,si accorgeva che l'impetuosità del vento aumentava e ora, una strana nebbia, cominciava ad avvolgerlo rendendo difficoltosa la visuale. "Dannazione, non vedo nulla. Se non sto attento cadrò di sotto" pensò mentre veniva scosso da un nuovo turbine. Avanzò ancora di qualche passo ma ad un certo punto la roccia sotto i suoi piedi franò lasciando che la gravità lo attirasse nel precipizio. Furono attimi terribili per il giovane Saint che si ritrovò sospeso nel vuoto aggrappato solo ad una corda che lo vincolava agli scrigni. "Sono spiacente, cara montagna. Non mi lascerò certo sconfiggere da te" disse nella sua mente prima di cominciare la risalita con tutte le sue forze. Le braccia gli dolevano moltissimo e fu proprio in quell'istante che si ricordò le parole di Caius Smith. "Non devo sforzare i muscoli. E' facile a dirsi. Coraggio Liam tirati su!». L'ultimo sforzo gli provocò un forte bruciore ai bicipidi, ma alla fine il giovane cavaliere ebbe la meglio. Si aggrappò al primo dei quattro scrigni per riprendere fiato, ma fu più difficile di quel che pensava. L'aria era troppo rarefatta e la vista cominciò ad annebbiarsi. Con la gamba destra cercò di percorrere pochi centimetri, ma la testa cominciò a farsi leggera. "Coraggio, posso farcela!" continuò incitando se stesso. La marcia riprese, l'indicatore segnava 6850 m di altitudine e questo dato sembrò un bagliore nell'oscurità. La nebbia cominciava a diradarsi lasciando filtrare fasci di luce bianchissima un po' ovunque. Per un attimo Liam riuscì a scorgere quello che sembrava la fine del ponte sospeso. Raccolse le ultime forze e si apprestò a concludere quel pericoloso lembo di terra sospesa. Quando fu sul ciglio, accadde qualcosa di insolito che raggelò il sangue nelle vene al coraggioso Saint. Tutte intorno a lui comparvero strane figure scheletriche, dai visi bianco latte e gli occhi sbarrati. Camminavano in fila, silenziose e tetre indossando delle corazze malridotte. Facendosi coraggio, Liam tentò di toccare una delle figure, ma la mano gli trapassò da una parte all'altra il corpo etereo. Un brivido freddo gli percosse la schiena quando capì che si trattava di Cavalieri defunti. "Non è possibile, sto sognando! Devo essere svenuto per via dell'altitudine! Non possono essere spiriti quelli che vedo" fu il suo primo pensiero. Non sapendo cosa fare si limitò ad osservare quei corpi senza vita erranti precipitare nell'abisso scuro della montagna.
 
«Cosa fate! Non andate lì» gli venne spontaneo urlare, ma gli spiriti continuavano a precipitare numerosi. Dopo alcuni istanti l'espressione di Liam cambiò improvvisamente quando una delle entità, sgorgando dal baratro oscuro, afferrò una delle sue gambe. Nonostante la tuta fosse spessa quanto una pelle d'orso, lo sconcertato cavaliere di Pegaso riuscì a sentire le freddissime dita avvinghiarsi alla sua caviglia e tirare. Tentò di scuotere la gamba per allontanare da se lo spirito dai marci denti e dai capelli bianchi come fiocchi di cotone, ma non vi riuscì. Poco dopo altre presenze, arrampicandosi su se stesse, cominciarono a risalire il baratro ed afferrare il giovane newyorkese che ben presto ebbe gli arti inferiori completamente bloccati. La pressione aumentava e poteva sentire le sue gambe cedere da un momento all'altro. Se non avesse fatto presto qualcosa, sarebbe precipitato insieme agli spettri.
 
«Lasciatemi andare! Cosa volete da me. Io devo raggiungere il Tetto Del Mondo!».
 
Le parole non ebbero effetto ed ora , quello che sembrava essere un braccio raggrinzito e consumato dal tempo, si avvinghiò alla corda di sicurezza all'altezza dei fianchi, cominciando a strattonare ripetutamente. Liam si inginocchiò per via del peso eccessivo. Con delle bracciate alla rinfusa cercava di svincolarsi da quelle strane presenza, ma come successe la prima volta, i suoi arti trapassavano i loro corpi. Mancavano solo pochi centimetri e sarebbe precipitato quando decise di reagire tentando il tutto per tutto:
 
«Non mi lasciate altra scelta, io devo proseguire!» tuonò rabbioso bruciando senza freno il suo Cosmo e strizzando gli occhi per lo sforzo.
 
Quando li riaprì tutto era svanito. Gli spiriti se ne erano andati, la nebbia si era diradata completamente lasciando spazio ad un sole accecante e pesino il vento sembrava essersi placato.
 
«Che si sia trattata di un'allucinazione dovuta alla mancanza d'ossigeno?» bisbigliò osservando gli scrigni con le Cloth, poi la vide, maestosa ed alta a pochi metri da lui. Era il tempio in cima al Tetto Del Mondo. Si erigeva su una piccola sporgenza rocciosa in mezzo al nulla. Era una struttura semplice, costruita interamente in pietra. La pianta era esagonale e non molto ampia. La base era molto più grande dei livelli sovrastanti che si rimpicciolivano armoniosamente di volta in volta fino a chiudersi a punta da dove si innalzava un pennacchio sferico. Liam attivò per l'ultima volta la plano visuale per accertarsi di non essere sotto l'effetto di un miraggio, ma il dispositivo confermò la sua posizione. Ce l'aveva fatta, aveva raggiunto quota 7000m ed ora poteva entrare compiere la sua missione. Trascinò con se gli scrigni affannosamente e si soffermò all'entrata della struttura che non presentava nessuna porta. Si guardò intorno cercando di scorgere qualcuno, ma ciò che vedeva erano soltanto leggeri banchi di sabbia che si sollevavano per via di brevi e soffici sbuffi di vento. Slacciò la corda che lo teneva unito alle armature e fece qualche altro passo prima di gridare:
 
«C'è nessuno? Mi chiamo Liam e sono un Saint», ma tutto ciò che ebbe come risposta fu il suo eco espandersi.
 
Decise, allora, di entrare nella torre, ma quando mosse i primi passi, finalmente vide qualcuno apparire dall'oscurità dell'ingresso.
 
«Salve signore. Non volevo disturbare, ma…» il resto delle parole non superò la sua bocca quando si accorse che chi aveva davanti non era un semplice abitante del Jamir, ma un Gold Saint, esattamente quello che era protetto dalla costellazione dell'Ariete.
 
«Cosa ti porta in questo luogo sacro cavaliere?» disse l'uomo dai lunghi capelli color argento.
 
«Maestro Shui è lei? Non si ricorda di me? Ci siamo incontrati all'interno del vulcano Stromboli. Sono colui a cui ha consegnato le vestigia di Pegaso».
 
«So benissimo chi sei» rispose con tono molto severo «La mia domanda era ben altra».
 
«Maestro, vi prego, dovete aiutarmi a riparare le Cloth. Il nemico ci ha…».
 
«Taci! Non posso esserti d'aiuo. Ora lascia questo posto».
 
«Ma cosa dice? Perché non vuole aiutarci. Non è un cavaliere di Atena anche lei?».
 
Il sommo Shui si voltò di spalle e si mosse per rientrare nella Torre. Vedendo ciò, Liam decise di andargli incontro e quando la sua mano stava per sfiorare la spalla destra dell'uomo in armatura dorata, coperta da un candido mantello bianco, fu sbalzato via da una potente aura atterrando malamente qualche decina di metri più indietro. Il giovane Saint di Pegaso era confuso e frastornato. Si rialzò rapidamente asciugandosi il rivolo di sangue che gli sporcava un labbro.
 
«Maestro perché mi ha colpito? Non capisco, che significa questo suo atteggiamento?».
 
Il Gold Saint si arrestò per un attimo proprio sotto l'arco che faceva da ingresso al tempio. Ruotando la testa verso sinistra osservo con la cosa dell'occhio il cavaliere di bronzo ammonendolo nuovamente:
 
«Se oserai nuovamente avvicinarti a questo luogo ti colpirò a morte. Ti ho già detto che non posso fare nulla per te».
 
L'animo di Liam fu pervaso dalla disperazione udendo quelle atroci parole ed ora, accarezzato nuovamente da un flebile filo di vento, rimase paralizzato ad osservare Shui entrare all'interno della Torre. 

 
angolo dell'autore
 
Mi chiedo sempre perchè ogni volta che devo pubblicare l'aggiornamento mi succede un imprevisto. Poco male, spero vi sia piaciuto questo lungo episodio, ci ho messo tutto me stesso. Ringrazio come sempre le mie fan accanite: sasha Little_lotte e Mad che mi danno una ricarica costante. Vi voglio bene anche se non vi conosco personalmente. Vi lascio ora, buon continuo di serata. Bruciate il vosto cosmo, ogni singolo giorno!

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Capitolo 14
*** Big Bang ***


CAPITOLO 14
BIG BANG
 
"Caro diario,
oramai non so neanche più perché continuo a scriverti. Forse lo faccio per non diventare pazza per via della solitudine o perché i miei sensi di colpa attanagliano la mia coscienza. Sono passati dieci giorni da quando gli zii mi hanno rinchiusa nella mia stanza. Ho paura, ho tanta paura, sia per me che per mia sorella. Non so cosa stia accadendo a tutti, ma percepisco un'aria carica di tensione e malvagità. Forse ciò che sento è solo frutto della mia fantasia, forse è il timore che risveglia in me questi brutti pensieri, ma come vorrei che mia madre e mio padre fossero qui a dirmi cosa devo fare. Ogni tanto viene a farmi visita Ippolito, o almeno credo sia lui. Lo odio, con tutta me stessa, vorrei che andasse per sempre via da qui, lontano dalla mia famiglia. Ho il sospetto che ci sia lui dietro tutto ciò che sta accadendo. Ancora non so spiegarmi cosa sia quella sorta di energia vermiglia che ho visto sui loro corpi, ma capisco che non è nulla di positivo. Cosa posso fare per aiutare Delia e gli zii? Sono così sola, così impotente! Ieri , durante il tramonto, me ne stavo affacciata alla finestra ad osservare il cielo e le sue tante sfumature. Nemmeno una nuvola osava rovinare quel meraviglioso dipinto pervinca. Avrei voluto possedere le ali come i gabbiani che la mattina mi svegliano con il loro grido e planare sulla volta celeste e dirigermi lontano da qui. Poi, però, ripenso alle parole di mia sorella… Forse ha ragione lei, sono io che sono crudele a pensare di lasciarla qui, ma il mondo è così bello! Non so ancora nulla delle bellezze della Terra e per una volta vorrei evadere da questo pesante cognome che mi tiene legata qui! Perdonami diario, sono egoista, magari molte persone vorrebbero essere una Temis al posto mio. Non so che fare, anche l'unica persona che mi ha fatto assaporare un angolino di libertà, di normalità, è stato eliminato per colpa mia. Ovunque tu sia Liam, perdonami! Prenderò come esempio il tuo coraggio e uscirò da questa situazione. Te lo prometto, io salverò mia sorella e me ne andrò di qui!" .
Clack! Il rumore del chiavistello che ruotava allontanò Anna dal foglio di carta inumidito dalle lacrime che ancora bagnavano le sue rosee gote. Fece appena in tempo a nascondere ,sotto lo strato di seta bianca delle lenzuola, il piccolo diario nero dove appuntava le sue intimità prima di scorgere Ippolito varcare l'uscio della sua stanza. Il giovane gorilla la vide distesa sul letto, con il capo poggiato sul morbido cuscino.
«Buongiorno signorina Anna, come si sente oggi?» chiese accennando un sottile sorriso inquietante.
« Sto bene!» la voce era ovattata dal morbido guanciale su cui affondava il suo viso « Lascia pure la colazione sul comodino e va via!» concluse sforzandosi di non piangere.
«Anche oggi di buonumore miss Anna! Tuttavia non è la colazione che le porto stamani».
Quelle parole fecero voltare di colpo Anna che si sollevò dal letto incrociando lo sguardo di Ippolito
«Parla ,allora, volete anche farmi morire di fame adesso tu e gli zii?».
«Fraintende l'operato dei signorini mia dolce lady. Nessuno vuole che le sia fatto del male!» rispose inforcando i sottili occhiali dopo averli puliti con un lembo di un fazzoletto estratto dal taschino della sua giacca nera « Forse le farà piacere sapere è convocata per mezzodì, dove pranzerà in compagnia dei suoi zii e di sua sorella».
Lo sguardo di Anna si accese di speranza udendo il resto della frase:
«Non stai mentendo? Davvero pranzerò con loro?».
«Certamente miss Anna. L'ordine mi è stato dato da suo zio Delo in persona. Le do un consiglio. Si tolga da dosso questi stracci sporchi. Indossi qualcosa di più consono ad una Temis e sia puntuale. Di sicuro sarà curiosa di sapere cosa sta accadendo, dico bene? Ora la lascio alle sue faccende, le auguro buona mattinata ».
Per una volta il gorilla aveva portato buone notizie ed ora un fuoco divampante scuoteva l'animo della bella ragazza, la quale corse nel maestoso bagno rivestito in porcellana azzurra ad aprire la doccia. Quel pomeriggio si sarebbe presentata ai suoi parenti più forte che mai e li avrebbe affrontati uno per uno, senza timore. Pensò per un breve istante a Liam e a ciò che aveva scritto nelle pagine del suo diario poco prima "Non lascerò che la paura mi blocchi! I miei zii ascolteranno ciò che ho da dirgli". L'acqua fresca coccolò la sua liscia e candida pelle , bagnando i suoi capelli del colore dell'oro; non le restava che attendere l'ora prestabilita.
Mezzodì fu annunciato dal rintocco di un antico orologio da parete che ornava una delle pareti della principesca stanza di Anna. La bella lady, vestita di un fresco ed elegante vestito di seta bianco, tenuto stretto in vita da una finissima cintura dorata  che metteva in risalto i suoi magnifici occhi azzurri, discese la grande scalinata che portava al piano inferiore ,scortata da due sentinelle in nero che non la perdevano d'occhio nemmeno per un istante. Le porte della sala da pranzo furono spalancate dallo stesso Ippolito che osservava ammiccando la giovane lady con una mano dietro la schiena. La stanza era grande e luminosa. Un ampio balcone spalancato dava sul giardino esterno, verdeggiante e ordinatamente tosato dalla servitù di Villa Febe. L'aria fresca dell'oceano gonfiava ad intervalli le leggiadre tende bianche poste ai lati dei grandi battenti. Al centro della sala padroneggiava un massiccio tavolo di marmo carrarese, antico di qualche secolo come lo era tutto il resto dello stabile. Nonostante la moda nel 3000 desse spazio agli ambienti minimali e alle case ipertecnologiche, molti uomini potenti e ricchi amavano collezionare e riproporre alcuni costumi e mode del millennio precedente come in quel caso. Sulla tavola spiccavano tre grossi candelabri d'argento, con candele bianchissime appena adagiate negli appositi alloggi. Li vide seduti tutti la che aspettavano: sul lato sinistro del commensale sedevano Braurone e Munich , i suoi zii più giovani; il primo, 37 anni, era un tipo schivo e serio dai lunghi e vaporosi capelli chiari e dagli intensi occhi nocciola, il secondo, dalla possente muscolatura , dai cortissimi capelli castani e dall'abbronzatura molto pronunciata la osservava compiaciuto, strofinando il lieve accenno di barba appositamente non rasato. Sulla sponda opposta sedevano gli altri due fratelli del defunto padre, Delo,40 anni da poco compiuti e il maggiore di tutti Spartan , 46 primavere, occhi celesti come il mare, un'ordinata cascata di capelli biondo grano. Quando entrò, questi ultimi due sembravano discutere di un qualche argomento a lei sconosciuto. Poi i suoi occhi furono attirati a capotavola dove, come una regina, la giovane Delia, dal magnifico abito verde smeraldo ed un vistoso diadema tempestato di diamanti che le teneva i liscissimi capelli neri lasciando scoperta la fronte, era intenta a guardarsi le curatissime unghia smaltate dello stesso colore del suo vestito.
«Dolce nipote, finalmente ci onori della tua presenza!» esclamò con tono regale Spartan vedendola giungere con la coda dell'occhio.
«Sarei venuta prima da voi ,caro zio, se solo Ippolito me lo avesse permesso!» rispose seccata Anna, non lasciando che il timore che rodeva il suo animo trapelasse dal suo volto.
«Suvvia nipote» Munich aveva una voce allegra e molto giovanile nonostante i suoi 35 anni e amava la bella vita e le donne «Non pensare più a quel brutto spaventapasseri di Ippolito e siedi in mezzo a noi. Sotterriamo l'ascia di guerra e deliziamoci con le stupende prelibatezze che la cuoca ci sta per servire».
«Delia!» venne da dire subito ad Anna «Come ti senti? Io volevo…».
«Ti prego Anna, fa come dice zio Munich. Dimentichiamo il passato e apriamoci al futuro, abbiamo molto tempo per discutere dell'avvenire».
La giovane sorella maggiore fece come le dissero. Un cameriere scostò la sedia in legno intarsiato e la fece accomodare e subito dopo, in una coppa d'oro gli fu versata dell'acqua fresca.
«Il caldo non mi da tregua quest'oggi» fece Braurone con la sua voce molto femminile, sbottonandosi il primo bottone della camicia color porpora che indossava.
«Questo è perché ti ostini a girare sempre così elegante. Dovresti prendere esempio dal tuo fratellino e lasciare respirare il tuo corpo» disse pavoneggiandosi Munich «Se vuoi potresti indossare una delle mie T-Shirt all'ultimo grido, o hai paura di mostrare la tua candida pelle?».
Quella divertente scenetta famigliare fece tornare il sorriso sul volto di Anna che , seppur per un breve istante, riassaporò la gioia della sua prima adolescenza, quando i premurosi zii erano soliti pranzare e cenare tutti insieme e dare vita a scenette simili.
Il pranzo fu servito appena qualche minuto dopo cominciando da una piacevole ajiaco, una sorta di minestra a base di maiale, pollo , mais  e patate e carne secca di cui i quattro fratelli Temis erano ghiotti. Il rumore delle posate d'argento tintinnava sul servizio di porcellana ad ogni boccone , mentre un sommelier spillava una bottiglia di buon vino rosso d'annata che avrebbe poi servito ai padroni di casa.
«La cuoca si è superata questa volta! Questa minestra è squisita» disse Munich con ancora la bocca colma di carne.
«Sei il solito cafone fratello. Hai scordato le buone maniere?» gli rimproverò il compostissimo Braurone.
«Perdonatemi zii» Anna decise che quel momento era perfetto per porre i suoi quesiti «Potrei sapere che cosa sta succedendo? ».
« A cosa ti riferisci mia cara nipote? » rispose Spartan dopo aver sorseggiato la sua coppa di vino e asciugandosi la barba ben delineata sul suo mento con un bianco tovagliolo di stoffa.
« Ora sono stanca di questa farsa!» esclamò la ragazza piena di furore e con gli occhi pronti a sputare lacrime e alzandosi di colpo «Mi riferisco a tutti voi, al fatto che sono stata segregata nella mia stanza per dieci lunghi giorni, a quella strana energia che mi mette i brividi che esce dai vostri corpi e da quello di mia sorella! Non ditemi che per voi è tutto normale, perché non lo è».
«Suvvia Anna, ora calmati e risiediti. Hai ragione» continuò il più anziano degli zii «Ti dobbiamo delle spiegazioni, questo è vero, ma voglio che resti tranquilla ad ascoltare».
La rabbia e la paura si mescolavano fra loro, ma Anna decise di assecondare lo zio e si riaccomodò sulla larga sedia di legno.
«Bene ragazza mia, ti diremo la verità. E' giunto il momento per questa famiglia di lanciarsi in una nuova era, fatta di potere e dominio. Non molti anni fa il nostro amorevole fratello, il tuo defunto padre, ci ha donato questo grande impero. Tuttavia ci sono troppe cose che turbano i nostri affari e che Ceo non ha mai voluto affrontare a suo tempo. Grazie ai poteri che tua sorella ci ha donato presto ci sbarazzeremo di tutti i nostri nemici e i Temis governeranno il mondo! Tutte le terre saranno unite sotto un unico impero, il nostro!».
Anna guardava sconcertata quell'uomo così elegante e preciso pronunciare parole assurde prive di ogni senso e moralità. Il suo sguardo si posò anche su quello della sorella, sempre presa a osservare la perfezione della sue unghia con lo sguardo glaciale e distaccato.
« So che può sembrare pazzesco cara nipote » fece Munich avvicinandosi a lei «Devi sforzarti di capire che tu e tua sorella siete speciali, legate da un destino molto più grande di quello che immagini».
«Non capisco» questa volta le lacrime non trovarono barriere e sgorgarono copiose svelando tutta la fragilità della giovane Temis « Quello che dite mi fa paura. Voi non siete più gli amorevoli zii di cui ricordo. Siete cambiati nello spirito. Guardo i vostri occhi, sento le vostre parole e mi accorgo di tutto ciò. Anche mia sorella, avete corrotto anche lei nell'anima! Se mio padre fosse qui non avrebbe mai…».
«Tuo padre è morto!!» tuonò Delo interrompendo il suo silenzio tombale. La sua voce graffiata e delicata era divenuta immensamente potente «Quel buono a nulla, sempre a praticare lealtà ed onore non ha fatto altro che rallentare la crescita della famiglia. Ora, però, grazie all'aiuto di tua sorella , potremo rimediare, che ti piaccia o no».
«Coraggio fratellone , diglielo, che cosa aspetti?» disse ridendo e sedendo in maniera scomposta Munich con un legnetto fra i denti.
«Cosa..cosa deve dirmi?» la voce di Anna era così tremolante che le parole risultarono confuse ed ovattate.
«Glielo dirò io se permettete, onorevoli zii» la voce di Delia tagliò di netto la tensione accumulata. Il suo tono era diversa dal solito, più maestoso e sicuro. Si alzò sorseggiando un'ultima volta il suo calice dorato gelando col suo sguardo la povera Anna che rimase ammutolita ad ascoltare «Sorella rallegrati! Gioisci con noi! Siamo state scelte per dominare il mondo».
«Ti prego Delia, così mi spaventi ancora di più! Torna in te, te ne prego e perdonami, non volevo ferirti quel giorno».
«Sciocchezze sorella cara, io non sono in collera con te. Anzi, dovrei ringraziarti poiché hai risvegliato il mio Cosmo dormiente».
«Cosmo dormiente? Di cosa parli?».
«Come? Non hai ancora capito? Io e te siamo la reincarnazione di due dee dell'antichità dagli immensi poteri. La divina Artemis ha scelto il mio corpo per ritornare a dominare gli esseri umani e le  loro terre, mentre la sacra Atena alberga in te ed aspetta solo di essere risvegliata. Coraggio ora, unisciti alla nostra gioia. Mangia e bevi alla venuta di una nuova era».
«Ma ti ascolti quando parli!!» questa volta la rabbia ebbe il sopravvento e Anna si alzò nuovamente «Tutto ciò che dici è una menzogna. Non esiste nessuna dea dell'antichità! Siete stati voi» continuò indicando gli zii uno ad uno «Siete voi la causa della sua mancanza di senno. Cosa le avete fatto?!».
«Ora basta Anna!» esclamò Delia circondata da una densa coltre vermiglia «Non tollero più la tua voce pungente! Sei libera di non credere alle mie parole, ma sappi che se non ti unirai a noi sarai considerata nostra nemica. Ora portatela via, non voglio vederla più!».
Due minacciose figure si avvicinarono al tavolo pronte a scortare fuori l'incredula Anna.
«Aspetta, ti prego! Non puoi pensare veramente ciò che dici. Tu non sei così, non sei la sorella dolce che ho sempre avuto al mio fianco».
Delia avanzò lentamente verso Anna e una volta giunta a pochi passi, le toccò il  viso. Il corpo della maggiore venne come paralizzato e nella sua mente si formarono immagini di sangue e guerra. Vide gli uomini trucidarsi a vicenda, vide le guerre dilaniare il mondo e vide la stessa sorella dominare dall'alto di un trono circondata da quattro possenti cavalieri in armatura d'onice. Quando il suo tocco cessò, anche quelle terribili immagini sparirono e Anna cadde sul freddo pavimento continuando a piangere.
«Ippolito, riporta mia nipote nei suoi alloggi. Assicurati che prepari i suoi effetti personali. Questa sera ci trasferiremo sull'atollo a nord come stabilito. Mi auguro che la Torre Lunare sia pronta come ordinato».
«Certamente signorino Spartan, tutto è pronto» rispose il gorilla sorridendo compiaciuto.
«Molto bene, non ci resta che dare il via al nostro piano e cominciare ad eliminare quei sudici Saint!».
 
Qualche giorno prima, sul Tetto del Mondo nel Jamir…
«Si fermi maestro! Non posso credere che proprio lei ostacoli la nostra missione. Io ho bisogno che voi ripariate le armature a qualunque costo».
Le parole di Liam echeggiarono per la deserta vallata rocciosa sottostante. Il Gold Saint di Aries , tuttavia, sembrò non dare peso a quelle parole e continuò a passo lento la sua avanzata verso l'entrata della Torre.
«Maledizione!» urlò il cavaliere di Pegaso battendo un pugno sullo strato di roccia e frantumando il suolo «Non posso arrendermi ora! Se non vuole ascoltarmi con le buone lo farà con le cattive. Pegasus: Shooting Stars!!».
Le stelle cadenti del giovane cavaliere partirono rapidissime dal suo pugno, ma nessuna sembrò colpire ,nemmeno minimamente, la schiena del Saint dorato che, alla fine, arrestò finalmente il suo avanzare.
«Così sarebbero queste le temibili stelle cadenti di Pegaso, il micidiale attacco che nel passato ha fatto tremare persino gli dei?» proferì in tono solenne Shui « Ridicolo! Con quei colpi non riusciresti nemmeno a fare il solletico a uno dei quattro generali».
«Sarà come dice maestro, ma almeno ho arrestato il suo passo. Sappia che continuerò ad attaccarla fino a quando non cambierà idea» rispose con una riga di sudore che gli scivolava nella tempia.
Finalmente Shui si voltò e tornò a guardare Liam negli occhi:
«Tu non hai idea di ciò che dici ragazzino. Sfidare un Gold Saint equivale a morire. Solo un cavaliere d'oro può abbatterne un altro, non prima di aver combattuto con lui per mille anni!».
Liam deglutì nel sentire quelle parole che lo innervosirono non poco.Ora non poteva più tirarsi indietro se voleva portare a termine la sua delicata missione. Abbassò lo sguardo osservando la terra ocra sotto i suoi piedi. Uno spiffero gelido sollevò una coltre delicatissima di granelli che danzarono per qualche brevissimo istante nell'aria. Poi aprì bocca:
 
« Io non voglio sfidarla, non era questa la mia intenzione sommo cavaliere d'oro» .
 
« Bene, vedo che ti è tornato il buonsenso figliolo, ora vattene via da questo posto immediatamente» disse Shui incrociando le braccia.
 
« Non ho finito! » tuonò Liam generando una chiara e lunga eco « Dicevo che non vorrei sfidarla, ma devo! » ora il suo Cosmo azzurro si librava alto nel cielo del Jamir « I miei compagni mi aspettano ed io ho giurato che sarei tornato quanto prima con le loro Cloth. Non posso deluderli, non posso fallire. Ho troppa gente da proteggere maestro Shui, quindi le chiedo perdono» le braccia di Liam circoscrivevano nell'aria delle traiettorie ben precise fino a comporre la posizione delle tredici stelle della sua costellazione " Sono spiacente professor Caius, ma devo venire meno alla promessa che le ho fatto" pensò  in quell'istante prima di scagliare il suo colpo alla massima potenza « Pegasus: Shooting Stars!!».
 
« Sei uno sciocco ragazzo, il tuo maestro non ti ha insegnato che usare due volte la stessa tecnica su un cavaliere non ha effetto!» Shui schivava ogni pugno supersonico con una maestria tale che sembrava danzasse « Sei lento, troppo lento ed ora tocca a me: Starlight Execution!».
 
Fu un furore di luce e potenza ciò che investì lo sprovveduto cavaliere di bronzo che roteò alcune volte per aria prima di atterrare rovinosamente col volto sull'aspra roccia. Alcune gocce di sangue raggiunsero perfino il candido mantello bianco del Gold Saint sporcandolo in vari punti. Liam non si accorse nemmeno di essere finito a terra, ma le orecchie gli fischiavano e una fitta di dolore dilaniava tutto il suo corpo. Come se non bastasse le ferite curategli dal dottor Smith si erano riaperte e ben presto sentì l'interno della sua tuta inumidirsi. Shui tornò a dargli le spalle facendo volteggiare il suo mantello e riprese a dirigersi verso l'entrata della Torre, mentre il cavaliere di Pegaso cercava con tutte le sue forze di rialzarsi.
 
« Non tentare la sorte  nuovamente ragazzo. Cedi al torpore, recupera le forze e torna da dove sei venuto. Per questa volta ho deciso di risparmiarti evitando di ferirti in punti vitali, ma sappi che se leverai di nuovo il pugno su di me non avrò pietà».
 
" Sono debole,tanto debole" pensava Liam cadendo sempre più nell'oblio " Il suo attacco... Non sono riuscito nemmeno a vederlo partire. Come posso battere un guerriero di tale potenza? Perdonatemi amici, ho fallito la missione! Il torpore mi assale, non sento più dolore o il freddo sul mio volto".
 
L'oscurità lo privò di tutti e cinque i sensi. Riuscì solamente a percepire il pulsare sempre più dolce del suo cuore. Poi, quando tutto fu nero e tetro, sentì una voce nella sua mente, forse un cattivo scherzo dell'agonia che lo rapiva:
 
« Hey tu, ragazzo di bronzo, dico a te» fece quella misteriosa vocina sconosciuta.
 
« Chi sei? Mi parli attraverso il Cosmo?» riabbatté Liam con altre domande.
 
« Che importanza ha di chi sono e come ti parlo, l'importante e che ora mi ascolti. È molto tempo che desideravo parlare con te».
 
« Cosa vuoi? ».
 
« Che impertinente che sei! Vedo che non ti piace per niente chiacchierare. Poco male, nemmeno io sono molto loquace, quindi verrò al punto. Voglio che ti rialzi immediatamente e batti quel Gold Saint».
 
« Impossibile! Riesce a vedere tutti i miei colpi, non ce la farò mai. Il suo Cosmo supera di milioni di volte il mio».
 
« Scusa se ti offendo ragazzo di bronzo, ma sicuro di essere un vero Cavaliere?».
 
« Cosa fai, mi prendi anche in giro ora? Fa pure, tanto so già che sei solo una stupida voce nella mia testa. È probabile che sia morto su quelle montagne già da un pezzo».
 
« Quella tua compagna, come si chiama? Rebecca!! Dico bene? Lei si che è molto saggia a chiamarti bamboccione! Anche tu puoi raggiungere un simile potere se ti concentri. Pensaci un istante Liam. Cosa ti ha detto prima di colpirti il tuo avversario?».
 
« Che ero troppo lento! Quindi tu dici che è solo una questione di velocità? ».
 
« Vedo che cominci a capire giovane ragazzo di bronzo. I Gold Saint sono uomini proprio come te. Il loro potere deriva dallo scagliare i colpi alla velocità della luce».
 
« Ora capisco perché non vedevo i suoi movimenti e i suoi colpi! Ma come posso raggiungere tale potenza? Sono Cavaliere da troppo poco ».
 
 « Ascolta Saint di Pegaso. Anche i cavalieri d' oro si sono dovuti impegnare molto per ottenere le sacre Gold Cloth. Oltre al loro corpo hanno allenato anche il loro spirito per poter raggiungere la velocità della luce. Anche tu possiedi la forza necessaria per poter sfondare la barriera del suono. Fa esplodere il tuo Cosmo generando un piccolo Big Bang e abbatterai chiunque ti si pari davanti, perfino un Goold Saint ».
 
« Quindi è questo ciò che devo fare? Bene, ma perché dovrei ascoltare una stupida vocina?».
 
« Ti rimane , forse, altra scelta per difendere ciò che ami? ».
 
« Suppongo di no».
 
La trave che sosteneva l'ingresso della Torre era a pochi centimetri dalla sua testa quando Shiu si arrestò percependo un Cosmo enorme alle sue spalle. Si voltò rapidamente con gli occhi sgranati e il suo stupore crebbe a dismisura quando vide Liam in piedi avvolto da una tremenda energia azzurra che spazzava via ogni cosa nei dintorni.
 
« Che mi prenda un colpo, non vuoi proprio arrenderti. Da dove tiri fuori questa assurda potenza?».
 
« Non lo so Cavaliere d'oro. La chiami pure forza della disperazione. Sappia che ogni volta che mi colpirà io mi rialzerò e la attaccherò fino a quando il mio corpo non si disintegrerà» la sua aura continuava a gonfiarsi come impazzita « Io porterò a termine la mia missione e lei mi lascerà passare. Brucia mio Cosmo, elevati alto!! Crea il miracolo, esplodi fino a creare un Big Bang! Pegasus: Shouting Stars!!».
 
« Di nuovo quella tecnica! Non hai capito nulla ancora. Contro di me non funziona » urlò Shui cominciando a schivare ogni singolo pugno. « È la tua fine, appena sarai stremato ti colpirò in modo da cancellarti da questo mondo».
 
« E sia cavaliere, non ho nulla da perdere!!».
 
La lotta arrivò al suo culmine. Il Gold Saint di Aries riuscì ad evitare tutti i colpi e giunto in una posizione consona lanciò il suo Starlight Execution. I fasci luminosi di pura energia distruttrice erano diretti , come aveva promesso, ai punti vitali del cavaliere di bronzo che senza nemmeno la sua Cloth a proteggerlo sarebbe stato distrutto . Tuttavia il miracolo accadde. Liam cominciò a schivare prima un colpo e poi l'altro. Li distingueva chiaramente ora . " Vedo i suoi pugni, vedo i suoi pugni! " urlava a se stesso e una volta sorpresa la guardia dell'incredulo Shiu si preparò a sferrare il destro finale mirando al petto dorato.
 
« Ti ho battuto!» tuonò Liam strizzando gli occhi per il grande sforzo mentre il colpo fendeva l'aria a pochi centimetri dall'avversario.
 
« Crystal Wall !! » rispose allargando le braccia come un fulmine il cavaliere dell'Ariete.
 
Un lampo di luce bianchissima, un boato che echeggiò per decine di secondi nella landa desolata e la terra che tremava come in preda al panico. Dopo che tutto tacque, Shui si staccò da una delle pareti della Torre dove il colpo lo aveva ammassato. Nella roccia si aprì una crepa e nel suolo un solco non molto profondo. Liam giaceva privo di sensi poco più avanti col sangue che fuoriusciva dalle orecchie e dal colletto della tuta nera divenuta ormai uno straccio. Il cavaliere d'oro si scrollò le spalle dai detriti che lo ricoprivano e adesso torreggiava sul povero Bronze Saint. Lo osservò per bene e poi disse:
 
« Kir Kir vieni fuori ora».
 
« Eccomi maestro» rispose un giovane ragazzo, alto e snello, dalla folta capigliatura nera e riccia e il colorito ambrato. In mezzo alle due sopracciglia i classici segni delle tribù del Jamir.
 
« Kir Kir, porta il ragazzo nella Torre, curalo e durante la sua convalescenza ripara le Sacre Cloth di bronzo. Ti fornirò io il necessario. Al suo risveglio non fare una parola su di me».
 
« Maestro, lei sanguina!!! » esclamò stupefatto Kir Kir osservando il rivolo di sangue scorrere dalla fronte.
 
« Non è nulla, non temere. Ora va, il ragazzo ha bisogno di cure immediate».
 
Sparì così, usando il teletrasporto, mentre il giovane attendente del dorato maestro sollevava il corpo ferito di Liam.
 
 

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Capitolo 15
*** Destinazione : Isola di Cuba ***


CAPITOLO 15
DESTINAZIONE:ISOLA DI CUBA
 
 
In quelle notti tormentate, Liam sognò, sognò la battaglia con il potente cavaliere dell'Ariete, sognò i suoi pugni sfiorare il Gold Saint senza mai colpirlo, sognò  la strana vocina che parlava nella sua mente e lo invitava a combattere senza mai arrendersi, sognò il suo pugno splendente, avvolto da un accecante Cosmo azzurro, infrangersi centinaia di volte sulla barriera eretta dal maestro Shui, l'infrangibile Crystal Wall; sognò ripetutamente la sua disfatta, assaporandone addirittura il dolore alle ossa e ai muscoli, cadendo sempre nello stesso punto e rialzandosi nuovamente per ripetere all'infinito lo scontro. Quella mattina, però, qualcosa era cambiata. Il suo pugno aveva fatto breccia nella difesa avversaria e dopo uno scintillante danzare di energia, aveva riaperto gli occhi, infastidito da tentacoli di luce che filtravano dal lembo di stoffa che ricopriva una finestra priva di battenti. Quando le pupille riuscirono nuovamente a mettere a fuoco ciò che puntavano, si accorse di non essere solo. Su una sedia scricchiolante, intento a strizzare un panno umido in un recipiente di coccio, sedeva uno sconosciuto ragazzo dalla pelle ambrata e dalla folta capigliatura riccia.
«Uh! Sei sveglio! Era ora, sono tre giorni che dormi» fece con il suo accento orientale.
"Sono vivo, ma ancora una volta devo averle prese. Maledizione" pensò prima di rispondere .«Chi sei?» la voce gli rimaneva strozzata in gola, ma dopo poco, Liam si abituò alle sue condizioni « Che ne è stato del maestro Shui?».
«Non preoccuparti per il maestro, lui sta benone, almeno credo. Piuttosto, tu come ti senti? Credevo che non ti saresti più ripreso, ma a quanto pare possiedi un grandissimo Cosmo. Non è da tutti sopravvivere ad uno scontro con un Gold Saint».
"Allora sono riuscito a contrastare quell'uomo!" pensò ascoltando le parole del misterioso ragazzo vestito con una camicia di lino bianco aperta sul levigato torace e sbiadita dal potente sole del Jamir.
«Comunque io mi chiamo Kir Kir e sono il primo allievo del maestro Shui» continuò.
"Un altro allievo, sarà anche lui un Saint come Angel? Come fa quel ragazzo d'oro ad avere già due attendenti?". «Sei tu che mi hai curato?» domandò tentando di rialzarsi.
«Tranquillo cavaliere, non hai fretta di rialzarti. Sei ancora debole. Si , ho curato le tue ferite. Devi essere un folle ad aver combattuto in quelle condizioni fisiche e senza nemmeno la tua Cloth. Quando ho rimosso la tua strana tuta nera eri devastato dalla testa ai piedi. Tuttavia, come ti ho già detto, la tua energia ti ha completamente guarito, ma ci vorrà del tempo per riprendere le forze, quindi rilassati».
" Già le Cloth, io devo compiere la mia missione!". «Ti ringrazio Kir Kir» fece rialzandosi dallo spesso materasso di fieno ricoperto di lino «Purtroppo non posso permettermi di rilassarmi. Ho un compito da adempiere ».
«Ti riferisci alle Sacre Armature di bronzo che avevi con te?»
«Quindi sai delle armature!» l’ impeto di vitalità scaturito da quella domanda gli fece dimenticare, per un attimo, di essere privo di forze e afferrando con vigore le spalle del povero Kir Kir , scuotendolo velocemente ,gli chiese: «Dimmi, che fine hanno fatto le Cloth? Io devo assolutamente recuperarle e farle riparare da Shui».
«Suvvia, calmati ora! Non c'è bisogno di scuotermi in questo modo. Le tue vestigia e quelle dei tuoi compagni Saint sono già state riparate e ti aspettano al piano inferiore della torre, nel mio laboratorio».
Un lampo di gioia folgorò il giovane Liam che , incredulo, abbracciò con gran forza l'asciutto corpo dell'asiatico.
«E' meraviglioso! Non so davvero come ringraziarti! Finalmente farò ritorno in America e potremo battere i Temis e i loro scagnozzi!» quando ebbe finito la frase, non si rese conto di essersi strappato via tutte le bende , rimanendo quasi nudo.
«Vedo che anche le energie ti stanno tornando, ma non devi ringraziare me. Comunque ti ripeto, faresti meglio a riposarti ancora per qualche giorno» spiegò Kir Kir grattandosi la folta capigliatura corvina.
«Non se ne parla, partirò immediatamente. Ti prego , conducimi in questo laboratorio, in modo da riprendere le Cloth e dimostrare la mia riconoscenza a chi ha compiuto il miracolo».
«Bhè, credo sia inutile tentare di farti cambiare idea! Almeno permettimi di darti degli abiti. Non vorrai mica girare in mutande per mezzo mondo?» concluse facendo arrossire il Saint di Pegaso.
Discesero per la spoglia scalinata a chiocciola fatta di spessi blocchi di roccia grigia consumata dal tempo. Per alcuni momenti, quelle mura sembrarono raccontare millenni di storia e di avventure. Illuminati dalla flebile luce di una torcia intrisa di catrame, i due ragazzi giunsero nel buio laboratorio, una grande stanza dal suolo polveroso e dall'odore pungente di muffa. Kir Kir alzò il braccio con la fiaccola per accendere un nuovo fuoco posto su una sorta di anfora in cima ad una parete. Ne accese almeno cinque prima che Liam potesse scorgere le splendide armature, poste al centro della fredda camera, completamente riparate e splendenti, posate sugli scrigni aperti. Si avvicinò quasi incredulo alle corazze, disposte ad immagine delle loro costellazioni custodi.
«Meravigliose! Posso sentire la loro energia rinata sin da qui. E come se la loro forza mi stesse chiamando».
Quando toccò la sua Cloth, Liam si accorse che c'era qualcosa di strano. Strofinò il pollice e l'indice della mano destra sentendoli umidi e viscosi. Quando la luminosità aumentò per via di altri fuochi accesi, non potè fare a meno di constatare che il liquido che bagnava le sue dita era...
«Sangue!» la voce gli uscì spontaneamente «Le armature sono... piene di sangue! Ma cosa...».
«Non devi preoccuparti Saint di Pegaso. E' perfettamente normale ciò che vedi» cercò di rassicurarlo Kir Kir.
«Ma…, ma a chi appartiene? E perché?».
L'attendente di Shui si avvicinò alle armature accarezzandole una ad una con la sua mano e specchiandosi nei vari pezzi delle corazze. Poi , finalmente, spiegò cosa era accaduto:
«Devi sapere che per riparare una Cloth morta occorrono tre elementi » fece catturando completamente il newyorkese, vestito ora con abiti tipici del luogo «Il primo di essi è un mastro fabbro, che tramite i divini martello e staffa dorati, tramandati da maestro ad allievo, forgi i nuovi pezzi delle corazze. Il secondo elemento è la stardust sand, la famigerata ed introvabile polvere di stelle, prelevata dalle vette più aspre del Jamir. Si narra che tali vette raccolgano direttamente le polveri interstellari poiché vicine allo spazio dove nessun essere umano può sopravvivere. Terzo elemento, quello più importante, che dona nuova vita all'armatura,è il sangue dell'eroe, proveniente da un Saint che, con coraggio, doni i tre quarti del suo fluido corporeo irrorando le corazze».
«Aspetta un momento, hai detto tre quarti? Ma equivale a morte sicura! Nessuno può perderne oltre un terzo. Questo vuol dire che...Dimmi, chi ha donato la sua vita per me e per i miei compagni? Ti prego».
«Non c'è bisogno che ti dica altro amico mio» rispose abbassando lo sguardo «Chiunque sia stato lo ha fatto poiché condivideva la causa per cui combattete per la divina Atena».
«Ma io devo sapere! Non è…».
«Ti prego non insistere. Fai come mi hai detto. Ritorna dai tuoi compagni e liberate la nostra amata dea dai Temis. Il resto è già parte della storia di queste mura».
Liam non aggiunse altro. In fondo al suo cuore aveva già capito cosa era accaduto e lo sguardo del suo nuovo amico ne era la conferma.
« Non ti va di provarla?» chiese Kir Kir ,sfiorando l'elmo che componeva il capo del cavallo alato.
«Certo che mi va! »gli rispose il cavaliere d'oltre oceano stringendo il pugno destro e sollevandolo a mezzo busto.
«Coraggio, allora. Cosa aspetti?».
Liam socchiuse gli occhi e tramite il Cosmo richiamò la sua Cloth la quale si scompose nelle sue componenti agganciandosi al suo corpo dopo una portentosa fiammata azzurra. Quando il cavaliere riaprì gli occhi rimase stupefatto dallo splendore e dalla nuova forma della sua Cloth, completamente color argento e dal magnifico elmo a forma di diadema. Tuttavia, le fattezze non erano le uniche cose ad essere cambiate. In un attimo, il prode Saint si accorse che anche l'energia che emanava era diversa, spropositatamente più potente di prima.
«Un fuoco» disse guardando i palmi delle sue mani «Sento come un fuoco caldissimo invadere il mo corpo. Non un fuoco che brucia le mie carni, affatto! Sento che potrei demolire interamente questa montagna con i miei pugni!».
«Bhè» rispose sorridendo «Ti invito a non farlo, o non ci sarà più un Tetto del Mondo! Mi aggrada che ti sia piaciuta. I danni che avevi subito erano tali che non ho potuto ristabilire la forma originale, così come per tutte le altre Cloth che mi hai portato. Ecco che sono nate il Pegaso di Fuoco, il Dragone della Speranza , il Cigno di Luce e Andromeda la Notte . Ora siete pronti per affrontare il nemico».
«Grazie Kir Kir, di tutto, anche per aver…».
«Ti ho già detto che non devi ringraziarmi. Ora vai. Vola dai tuoi amici e ricorda ciò che hai imparato in questi giorni. Fa bruciare il tuo Cosmo e nessuno potrà fermarti!».
Non ci fu più spazio per altre parole ed ognuno prese la propria strada.
 
Qualche ora prima, all'Hangar.
 
Quella sera Rebecca si soffermò sotto un lungo pino ad osservare le numerosissime stelle che maculavano quel grande tappeto blu che componeva la volta celeste. Cercando di trovare, fra le fronde degli altri alberi, la sua costellazione, pensava a quei lunghi giorni trascorsi dalla partenza di Liam. Si chiedeva come stesse il suo compagno, cosa stesse facendo, se tutto andava bene, ma poi si rese conto che tutte quelle domande non avrebbero avuto una risposta. Decise di rientrare all'Hangar e di fare visita a Dimitri come faceva tutte le sere prima di andare a dormire. Il giovane russo non si era ripreso e le sue ferite interne rimanevano gravissime. Tuttavia era stazionario e sempre controllato dal dottor Caius e dal suo team di scienziati. Quella mattina avevano fatto un nuovo tentativo con la nanotecnologia, ma tutte le micro cellule operaie non erano riuscite a perforare lo strato di ghiaccio che attanagliava il suo cuore. I raggi azzurri dello scanner retinico, posto sulla spessa porta metallica che faceva da ingresso al laboratorio nascosto nella foresta, analizzarono gli splendidi occhi verdi della ragazza. Un bip appena percepibile anticipò l'apertura automatica dei battenti. Prima di salire al piano superiore, dove c'erano le camere di degenza e il suo alloggio,Rebecca intravide Leondor Paranossis e le sue grandi gambe bioniche in fondo ad un laboratorio marchingegnare su una qualche diavoleria. Scintille di vari colori svolazzavano ad ogni tocco del suo attrezzo sul banco da lavoro.
"Tutta questa tecnologia non è in grado di sciogliere del semplice ghiaccio. Quale potere nasconde il tuo Cosmo caro Dimitri?" pensò salendo i bassi gradini metallici.
Poco dopo fu accanto alla branda leggermente inclinata del compagno Saint. Una maschera, simile a quella che indossava Liam quando era stato messo nella vasca curativa, ricopriva l'intero volto del cavaliere. Gli erano cresciuti i capelli, osservò Rebecca, crespi ciuffi biondi che non sarebbero sicuramente piaciuti ad un tipo come Dimitri. Qualcuno, poi, bussò alla porta ed entrò subito dopo. Si trattava di Kenzo. La sua lunga treccia nera dondolava alle sue spalle. Si fermò accanto alla compagna a braccia conserte, come era suo modo di fare. Il suo braccio era completamente guarito grazie alla scienza di Smith e della fondazione. Nemmeno una cicatrice poteva fare da testimone degli scontri avvenuti qualche giorno prima.
«Sapevo di trovarti qui. Il maestro Murasama si chiedeva come ti sentissi. Sono giorni che lo eviti» gli fece notare amichevolmente.
«Non lo evito Kenzo; e solo che non sono dell'umore adatto per parlare di me. Preferisco stare qui con Dimitri. Qualche volta cerco di parlargli con il Cosmo, ma non ricevo alcuna risposta» raccontò con gli occhi lucidi la giovane Saint.
«Non devi preoccuparti. Lui è forte. Ha resistito fino ad oggi e lo farà per i prossimi giorni. Il professor Caius Smith dice che la sua squadra sta preparando dei nuovi nano-robot ancora più efficaci. Vedrai che,in qualche modo, riuscirà a guarirlo».
Rebecca non disse nulla, si limitò semplicemente a sorridergli. Kenzo riusciva sempre a trovare le parole giuste per consolarla e questo la confortava. Poi, mentre il suo sguardo stava per ritornare su Dimitri, l'allarme intrusi dell'Hangar cominciò a ululare per tutto lo stabile. I due Saint si scambiarono un cenno di intesa e si catapultarono al piano inferiore, dove Caius Smith e Paranossis osservavano il grande monitor centrale agitatamente.
«Che succede professore?» chiese il cavaliere del Dragone, primo ad arrivare.
«Droni sentinella» rispose l'arguto uomo di scienza «Circondano tutto l'edificio. Le cimici volanti ad infrarosso li hanno appena intercettati. Non so come ci hanno scovato».
«Dobbiamo intervenire!» esclamò Rebecca toccando la spalla del compagno dalla lunga treccia.
«D'accordo. Professore, voi e gli altri nascondetevi nel bunker interrato. Il maestro Murasama è tornato?».
«Non è ancora rientrato dalla sua passeggiata notturna. Speriamo solo che stia bene» rispose Leondor al posto del collega.
«Mi creda professor Paranossis, il maestro non è tipo da lasciarsi battere da un mucchio di bulloni. Coraggio Rebecca, andiamo a distruggerne un po'!» concluse Kenzo.
«Ok. Solo un secondo. Leondor, ha quella cosa che le ho chiesto?».
«Ma certo ,mia cara. L'ho già preparata da un pezzo. Un mio collaboratore dovrebbe arrivare a breve con la catena speciale che mi hai chiesto. Non sarà forte come quella della tua sacra armatura, ma potrai fare bei danni».
«Bene Rebecca. Tu aspetta qui ancora un secondo. Non appena sarai pronta alla battaglia , scatenati!».
La porta dell'Hangar si aprì sibilando e il lampeggiante giallo balenò nell'oscurità della notte. Intensi fasci bianchi e luminosi irradiarono la zona circostante l'edificio grazie a potenti fari posizionati in cima ad alti tralicci di ferro. I droni erano posizionati in semicerchio pronti a far fuoco coi loro super cannoni alimentati a Polaris. Kenzo fece la sua comparsa a passo lento con le braccia conserte. Guardò attentamente le decine di macchine minacciose.
«Vi conviene tornare da chi vi ha mandati. Questo posto è off-limit » disse alle fredde macchine che non emisero alcun suono.
«Ah ah ah! Belle parole Saint di Dragon, degne di un cavaliere di Atena» una nuovo nemico restava in penombra nelle retrovie ghignando stridulamente.
«Hai intenzione di farti vedere o preferisci che venga a prenderti io? Ho percepito chiaramente il tuo Cosmo malvagio» ribatté Kenzo.
«Non scomodarti ragazzino. Stavo giusto per venire da te» spiegò il misterioso uomo comparendo improvvisamente alle spalle del cavaliere del Dragone.
"Come ha fatto ad aggirarmi? Il suo movimento è stato impercettibile. Costui è da non sottovalutare".
«Allora cavaliere, eccomi qui. Mi presento subito. Il mio nome è Sebastian, cavaliere naturale del Cane da Caccia » spiegò il longilineo personaggio, racchiuso in una scura Natural Cloth dagli spessi ed affilati artigli bianchi fuoriuscenti dagli avambracci.
 Anche il suo rifinito elmo era particolareggiato da zanne di varia lunghezza che nascondevano, in parte, la capigliatura bruna, ma ciò che rendeva tetro quell'uomo, erano i suoi grandi occhi completamente bianchi.
«Cosa ti porta qui Sebastian? ».
« Insomma, voi cavalieri di bronzo non sapete mai nulla!» esclamò sbuffando e facendo volteggiare una delle mani «Sarei felice di parlare con quel Gold Saint di nome Murasama. Lui è qui?».
« Spiacente cavaliere naturale, lui non c'è. Puoi dire a me se vuoi o ti invito ad andare via».
«Di sicuro l'ospitalità non è il vostro punto forte. Poco male. Darò a te la missiva che mi è stata affidata. Essa racchiude le informazioni che stavate aspettando dai signorini Temis».
Lo strano guerriero sfilò da sotto l'armatura un piccolo disco metallico e lo lanciò a Kenzo che lo prese al volo. Si trattava di un disco olografico.
«Ti ringrazio Mr Sebastian. Ora,se non ti dispiace, porta via questi robot».
«Come tu ordini Dragone. Solo che gli ordini ricevuti erano diversi e ai miei padroni non farà piacere sapere di non averli eseguiti alla lettera» disse tornando a sogghignare «I signorini si sono raccomandati che consegnassi il messaggio al Gold Saint Murasama, non ai suoi burattini. Quindi posso anche divertirmi un po'. Droni, liberatemi da questo sudicio ragazzo!».
I droni sibilarono e attivarono le loro potenti armi. Decine di flussi energetici si fiondarono su Kenzo che venne colpito dalla folgore di Polaris.
«Quale delusione per i miei occhi. Un cavaliere così decantato sconfitto in un batter di ciglia da delle macchine» mormorò spazientito risbuffando e scuotendo il capo il crudele uomo.
« Non sottovalutare i tuoi avversari se vuoi vivere più a lungo, cavaliere» Kenzo era uscito incolume dall'attacco, proteggendosi dietro una barriera di intenso Cosmo verde. Ruotando le braccia a suo modo, era pronto a rispondere all'attacco nemico «Rozan: Raising Dragon!».
Il terribile pugno dell'asiatico dilaniò il freddo metallo dei droni mandandoli al tappeto in brevissimo tempo. Quando l'attacco finì, al suolo giacevano rottami che si contorcevano sotto una danza di scintille azzurre e rosse.
«I miei più vivi complimenti Dragone. Il tuo destro soddisfa pienamente la fama che lo precede» disse sorridendo malignamente il cavaliere naturale, calciando via un braccio meccanico piovuto vicino a lui.
«Te lo ripeto Sebastian. Lascia ora questo luogo o combatterò ancora».
«Credo che non lo farò sciocco ragazzino. Non credo che tu sia nella posizione di minacciare qualcuno. Dimmi, senza la tua Cloth , che possibilità hai di battermi? Te lo dico io, nessuna!» ora anche dal corpo del nemico iniziò ad espandersi un'energia vermiglia.
Fu un attimo impercettibile e il pugno destro, contornato dalle lunghe zanne bianche, si levò svelando il suo brutale potere.
«Ravenous Tusks ».
«Solo un attimo cagnaccio dei miei stivali! Andromeda: Croop Circle!» urlò, dopo un grande balzo in avanti, Rebecca, bloccando con la sua nuovissima catena meccanica la pericolosa offensiva nemica.
«Beky! Appena in tempo» sospirò Kenzo «Senza l'armatura, me la sarei vista brutta. Forse se uniamo le forze riusciremo a battere costui».
«Un'altra piccola preda per le mie Zanne Fameliche. Pensate forse di battermi con quella ridicola ferraglia? Non vale la pena nemmeno di sporcarmi le mani. Super droni, venite fuori e distruggeteli».
Dopo il comando, decine di nuovi automi, molto più potenti dei recedenti, uscirono dall'oscurità della boscaglia vicina. I loro occhi rossi scintillavano nella notte, minacciosi e letali così come i loro arti e i loro super cannoni.
«Maledetto, sei un vigliacco!» tuonò Kenzo mettendosi in posizione d'attacco.
«Dici piccolo Saint? In guerra tutto è lecito, o speravi ti lasciassi marciare verso i miei padroni indisturbato? Ora fammi la cortesia di morire alla svelta».
«Sarai tu a perire!» esclamò Rebecca preparando la sua catena.
La battaglia riprese e i super droni , rapidi e sinuosi come esseri umani, circondarono a breve i due guerrieri di Atena avvolti a protezione nelle loro aure. Si limitavano a schivare e a colpire in maniera precisa, per evitare di sprecare preziose energie. Nel frattempo, il cavaliere naturale si avvicinò minaccioso all'ingresso dell'Hangar.
«Fermati, cosa vorresti fare?» gli urlò Kenzo in un disperato tentativo di arrestare il suo cammino, ma la distrazione gli costò caro.
Uno dei droni, approfittando della guardia bassa , lo colpì violentemente alla schiena facendolo rovinare a terra. La sua bocca si riempì di terra e sangue e le orecchie fischiavano per lo shock.
«Kenzo stai attento! Catena ferma quell'uomo!».
La lunga catena obbedì al volere della Saint e si avvinghiò , facendo più giri su se stessa, al braccio sinistro del nemico.
«Povera stolta. Ravenous Tusks!» bisbigliò silenziosamente il cane da caccia frantumando il vincolo che lo teneva bloccato e lacerando stoffa e pelle dalla spalla destra di Rebecca.
I due cavalieri stavano per essere totalmente sconfitti quando dal cielo, splendida e accecante, precipitò una sfera di fiamme celesti. Sul suolo si aprì un largo solco di terra marrone che squarciò il verde manto erboso come una ferita. Quando il caldissimo fuoco si dissipò, Kenzo e Rebecca poterono vedere il loro amato compagno racchiuso nella sua nuova Cloth.
«Non hai sentito i miei amici? Qui non si passa. Pegasus :Shooting Stars!».
I velocissimi pugni, simili a saette lucenti, colpirono in pieno il sorpreso Sebastian che fu scaraventato sotto un albero ,infrangendo addirittura la dura corteccia.
«Liam, non posso crederci sei tu!» gridò Rebecca, liberandosi con un calcio potentissimo di uno dei super droni.
Il Saint di Pegaso ruotò leggermente il capo lanciando un dolce sorriso alla compagna.
«Ciao Beki! Vedo che siete in difficoltà. Vi va di provare le vostre nuove Cloth?» chiese poco prima che, con due pesanti tonfi, gli scrigni con le loro sacre vestigia precipitassero dal cielo.
«Queste sono...Queste sono...» balbettò Rebecca allungando una mano verso il lucente contenitore.
«Droni, non permettete loro di indossare le armature! Distruggeteli, mentre io mi occupo di questo pivello!» ringhiò furente il cane da caccia , rialzandosi e asciugandosi il sangue che gli macchiava la bocca.
I neri automi obbedirono e si lanciarono contro i due Saint ancora privi di corazza, ma proprio in quel momento furono investiti da un secondo attacco di Liam. Forti esplosioni a catena rimbombarono per la foresta ,spaventando gli uccelli nascosti fra le fronde dei pini. Grazie alle Shooting Stars, Kenzo e Rebecca poterono chiamare a se le Cloth. Le varie parti delle rigenerate vestigia si scomposero e si legarono ai corpi dei loro cavalieri. Elmo, pettorali, spalline, avambracci, cintola, cosciali, tutto risplendeva nel cuore della notte. Dragone la Speranza ed Andromeda la Notte erano pronti ad entrare in gioco!
«Incredibile!» fece Kenzo sgranando gli occhi « Il mio scudo. E' tornato persino più resistente di prima. Inoltre sento una strana forza scorrere dentro di me».
«Le mie catene, sono… sono…» disse strabuzzando gli occhi la Saint in rosa.
Alcuni droni sopravvissuti all'attacco di Liam si avventarono contro i distratti cavalieri di Atena , ma non appena entrarono nel loro raggio d'azione, furono fatti a pezzi con semplici e chirurgici colpi.
«Maledetto Pegaso, mi hai fatto arrabbiare prendi questo! Ravenous Tusks».
Le zanne fameliche si scaraventarono sul bersaglio che, con sorprendente maestria, riuscì ad evitare completamente l'attacco, mandando su tutte le furie il nemico».
«Come diamine hai fatto? Dopo i sacri generali, io sono il cavaliere naturale più veloce. Saresti dovuto morire!».
«Due volte lo stesso attacco non funziona su un Saint, questo dovresti saperlo» gli spiegò saccentemente Liam « In oltre, vedo chiaramente la scia lasciata dai tuoi pugni. Arrenditi cagnaccio e torna dai tuoi padroni. Digli che presto verremo a prenderci Atena!».
«Non fare lo spaccone, voi non andrete da nessuna parte. Ravenous Tusks» ripeté il malvagio guerriero, ma ancora una volta la difesa di Pegaso fu inespugnabile.
Tuttavia qualcosa accadde ed inaspettatamente , il prode cavaliere accusò un capogiro genuflettendosi sotto il peso della sua corazza.
«Liam! Sei stato colpito!» urlò Rebecca correndo in suo aiuto.
«No, non è questo. Le mie ferite… Kir Kir me lo aveva detto… Amici, ho bisogno di voi » accennò strizzando gli occhi per lo sforzo.
" Non posso crederci Liam! Sei proprio tu? Sei cresciuto molto. Non sei più il solito bamboccione. Lascia che ci pensiamo noi" voleva rispondergli Rebecca, ma quelle parole non uscirono mai dalla sua bocca.
«Beky, accompagna Liam all'Hangar e lasciate a me questo cane pulcioso» ordinò Kenzo facendosi avanti.
«Sciocco, in tre potreste battermi facilmente».
«Sebastian, credimi. Qui basto solo io. Ora in guardia».
«Stai attento Ken, mi raccomando» gli disse la compagna prendendo un braccio di Liam e passandoselo sul collo per fargli da appoggio. Insieme si allontanarono dal luogo della battaglia.
«Bene Dragone, vedremo chi la spunterà e dopo, prenderò anche i tuoi amici. Ecco che arrivo. Ravenous Tusks!».
«Non hai ascoltato le parole di Liam? Il tuo attacco non può funzionare!»
Le zanne del cavaliere naturale si frantumarono sul resistentissimo scudo verde smeraldo e si udirono le ossa del suo pugno fratturarsi. Le urla dilaniarono la pace della foresta ed altri uccelli volarono via spaventati dal grido acutissimo.
«Ora tocca a me. Assaggia il pugno del drago!».
Fu una vittoria facile. L'armatura del cane da caccia si disintegrò così come la vita di chi la indossava.
Caius Smith accorse alla porta d'ingresso per accogliere Liam. Con lui venne anche Bob e Paranossis. Avevano assistito a tutto lo scontro ed esultato nel vedere il prode cavaliere giungere in loro soccorso.
«Ragazzo mio fatti abbracciare!» esclamò Bob allargando le braccia.
«Papà aspetta! Non avvicinarti!».
«Ma , che ti prende figliolo. Volevo solo…»
«Non è come pensi. Se mi toccassi, la tua mano sarebbe ustionata dalla mia Cloth. Solo Rebecca può farlo, poiché protetta dalla sua corazza. Rimandiamo a dopo gli abbracci. Devo assolutamente vedere Dimitri» spiegò.
«Dimitri? Lui è ancora privo di sensi. Che cosa vuoi da lui?» domandò Rebecca.
«So come sciogliere il ghiaccio che opprime il suo petto!».
«Cosa? E' impossibile ragazzo, abbiamo provato con la fonte di energia più calda al mondo, ma non è stato possibile!» chiarì Paranossis.
«Davvero Leondor? Avete provato anche col calore delle stelle?».
«Liam , sii più chiaro» continuò Rebecca.
«Voi portatemi da lui. Dovete fidarvi di me».
Anche Kenzo li raggiunse poco dopo, al piano superiore. Il giovane Pegaso guardò attonito il volto scarnito del compagno "Non te la stai passando bene amico mio, vero? Ora ti salverò" pensò.
«Allora Liam, dicci cosa hai intenzione di fare»disse il professor Smith.
« Ok doc, ma qualunque cosa io faccia, promettetemi di non intervenire».
«D'accordo, ma se solo sapessimo…».
«La prego professore» lo interruppe Rebecca «Lasciate fare a lui».
«Grazie Beky! Kenzo ho bisogno anche di te. Voglio che sollevi Dimitri e lo reggi».
Incuriosito il compagno obbedì senza battere ciglio. Il Saint del cigno venne scollegato dalla maschera di sopravvivenza e sollevato dal suo letto. I macchinari medici impazzirono e Caius Smith dovette spegnerli.
«Qualunque cosa hai in mente, figliolo, falla subito. Senza ossigeno Dimitri morirà!».
«Farò in un attimo, ora allontanatevi!».
Il gruppo di scienziati e bob obbedirono e presero le distanze. Anche Rebecca fece lo stesso. Sul loro volto si poteva leggere il patos del momento e il nervosismo accrebbe quando poco dopo Liam si concentrò al massimo espandendo il suo Cosmo.
" Ora capisco " pensò Kenzo percependo il tepore proveniente da quella suntuosa energia azzurra "Si prudente amico mio".
«Dimitri , non mi deludere! Torna fra noi!!!».
Il pugno partì, tremendo e preciso. Colpì la zona del cuore, bruciando il bianco camice, ma non la bianca pelle.Kenzo dovette metterci molta forza per non essere catapultato verso il muro.
«Sei uscito di senno ragazzo?» urlò Caius Smith «Così lo hai ucciso di sicuro!».
Liam era ancora ansimante per lo sforzo e non poté rispondere allo scienziato. Tuttavia fu Kenzo a raffreddare l'ira dell'uomo di scienza.
«Professore, aspetti. Lo sento! Sento il suo battito».
Uno degli scienziati accorse con uno stetoscopio e con meraviglia confermò quanto diceva il Saint del Dragone.
«Presto, mettetelo nella vasca rigenerante. Se non ha subito troppi danni si riprenderà subito» ordinò il dottore « Ti porgo le mie scuse giovane guerriero. Questa sera ci hai proprio salvati tutti!».
Passarono due giorni, rapidi e fugaci. L'ingresso dell'Hangar tornò ad aprirsi col solito lampeggiante giallo a fare capolino. I raggi del sole filtravano dalle folte chiome dei pini offrendo giochi di luce spettacolari. Era l'inizio dell'estate oltre che di un nuovo giorno quando tre cavalieri si apprestarono a salire su un aero-mezzo con in spalla gli scrigni con le loro Cloth.
«Aspettate ragazzi! Sicuri di non voler aspettare Dimitri. Non sarete troppo esposti solo in tre?» urlò Paranossis correndo buffamente con le sue nuove biogambe.
«Non si preoccupi Leondor. Vedrà che presto ci raggiungerà lui quanto prima. Per ora deve recuperare le forze nella vasca» spiegò sorridendo Kenzo.
Il piccolo Jet si attivò e la polvere e la terra si sollevarono tutte intorno al velivolo .
« Cinque minuti al decollo. Rotta automatica impostata. Destinazione : Isola di Cuba » gracchiò la voce robotica del robo-pilota.
«Mi raccomando figliolo, torna presto a casa!» sussurrò Bob da dietro un oblò dell'Hangar.
Quella mattina aveva salutato suo figlio a suo modo, lontano dagli altri, in modo tale da non metterlo a disagio come gli diceva sempre. «Vedrai che ce la farò, papà!» gli aveva detto con gli occhi leggermente lucidi, ma questo lui lo sapeva; sapeva che suo figlio sarebbe tornato vincitore con la dea Atena e questo gli fece versare calde lacrime da dietro il piccolo vetro.
«Kenzo, non ho visto il maestro Murasama. Strano che non venga a salutarci» disse Rebecca.
«Tranquilla amica mia. L'ho visto uscire alle prime luci dell'alba. Sicuramente starà pensando a noi da sotto un pino, nel bosco».
Il portellone di ferro si richiuse alle loro spalle e una volta dentro Liam disse ai compagni:
«Coraggio amici, andiamo a prendere a calci i Temis e riprendiamoci Anna!».
«Allora non sei proprio cresciuto!!» tuonò Rebecca colpendolo al capo alla solita maniera!
Le risa dei tre riempirono di allegria il jet che nel frattempo solcava rapido i cieli d'America.
 
 
FINE PRIMO LIBRO
 
angolo dell'autore
 
Buonasera amici lettori e amiche lettrici. Ebbene si, siamo giunti alla fine della prima serie. Proprio ora, mentre vi scrivo, il mio primo libro sui Saint è in stamperia. Per prima cosa volevo ringraziarvi di cuore per le tante letture. In media siete più di 110 a capitolo. Il mio blog va alla grande ( sempre e solo grazie a voi) con ogni giorno tante visite. Vi invito, per chi ancora non abbia dato una sbirciatina, a dare un'occhiata al www.saintseiyanextgeneration.wordpress.com , dove troverete anche tanti disegni fatti da me e tante particolarità che qui non ho potuto mettere. Vi annuncio che , dopo una breve pausa per riposarmi e leggere anche le vostre storie che mi appassionano, comincerò a postare i capitoli del secondo libro. Se volete scoprire come si chiamerà con un piccolo spoiler, vi invito a visitare la pagina facebook ufficiale da domani. Sul social cercate Radamanthis Quest. Vi lascio una buona serata! Bruciate il vostro Cosmo, SEMPRE!

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