E Venne Il Tempo In Cui Nerfarono I Pala Retri

di K i m b e r l y
(/viewuser.php?uid=14749)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Tauren Druid ***
Capitolo 3: *** Undead Rogue ***
Capitolo 4: *** Blood Elf Warlock ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


"La dipendenza è una malattia cronica recidivante, una modalità patologica d'uso della sostanza che conduce a menomazione o a disagio clinicamente significativi"
Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders (1995),
American Psychiatric Association

"Tutti i peccati danno dipendenza,
e il punto terminale della dipendenza è ciò che viene chiamato dannazione"
Wystan Hugh Auden


"Sbam! Non esiste una real life, ma soltanto away from keyboard"
Temo on MSN



Dipendenza da alcool, cibo, fumo, droghe, sesso.
Dipendenza da lavoro, shopping, televisione.
Dipendenza da videogioco.
Ma anche dipendenza da te.
Dalle piccole cose che ora mancano troppo.



Dedicato a tutti coloro che giocano a World of Warcraft.
Un grazie speciale a Temo, storico compagno di banco a cui spetta
l'ingrato compito di istruirmi pazientemente su stralci di mmorpg.
Enjoy the reading.



E Venne Il Tempo In Cui Nerfarono I Pala Retri



xXx Kim xXx





Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tauren Druid ***


Una verità imposta si vieta umanamente di essere vera.
Ogni preconcetto dato per eterno e incorruttibile esala
l'odore fetido di Dio e della tirannia.

Raoul Vaneigem




Mi piace, quando sorridi.
Sulla tua guancia sinistra compare una sottile ruga d'espressione, una lieve increspatura lattiginosa che rende unico quel labile e sporadico gesto.
La labbra rosee si tendono, l'arcata superiore si atteggia in una strana posa sghemba, il viso abitualmente ricordato si illumina di una luce nuova, in un'espressione che tenta imitazione, un arrendevole senso di gratificazione, tanto è l'appagamento che regala quel piccolo gesto, pur dalle sembianze così esili ed apparentemente elementari.
Le gote candide, scarni zigomi incolori si pennellano di un piacevole rossore leggero ma uniforme, reale compiacimento dal tenue retrogusto imbarazzato, di chi non è avvezzo a svelare cioè che veramente è, a mettere a nudo il suo proprio essere mediante una sola movenza lievemente percettibile della bocca.
Le iridi scure, quelle profonde cavità ammaliatrici, dense e pastose pietre bollenti color cioccolato, incastonate incandescenti tra ciglia nere, inconsapevoli della loro assurda bellezza. Pozzi senza fondo oscuri e arcani in cui addentrarsi, perdersi e straziarsi, incredibilmente roventi e piene di tutto ciò che è, per cui vale la pena.
Fervidi mondi celati ai più, attimi in cui sono persi nel mondo, nere e pesanti scuri che vietano l'ingresso, attimi in cui si impregnano nei tuoi occhi, bruciano di un fuoco impastato al petrolio, li intrappolano in una salda tresca intimidatoria, dominano le tue iridi, le sodomizzano tronfiamente.
Quando le labbra si piegano all'insù, queste finalmente si distendono, brillano di una rara scintilla, lasciano scaturire flebili raggi di pensieri sfocati, permettono di leggere il folle pizzico di felicità del momento.
Una luce nuova, intensa, solennemente abbagliante. Ti dona.
Sei così vero, quando lo fai.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Undead Rogue ***


Mi ricordo uno strano tipo che odiava tutti gli uomini.
Quelli potenti perchè sfruttavano e umiliavano i deboli,
e quelli deboli perchè si lasciavano sfruttare e umiliare.

Carl William Brown



Mi piace, quando fumi.
Sei lì, seduto su una sgangherata panchina di legno umido, secca padrona del fazzoletto di verde circostante, il silenzioso testimone dello scorrere delle nostre vite.
Sposti il peso su di una coscia, e infili calmo una mano in una tasca, cercando il solito pacchetto di Lucky Strike nella confusione inusuale strizzata nella tela. Lo apri piano e con insolita eleganza passiva, sfili una sigaretta con il solo ausilio delle labbra, il naso che sfiora i filtri ordinatamente allineati, inspirando l'odore leggero del tabacco tritato, appagante piacere quotidiano.
Chiudi invece rapido il pacchetto, lo riponi automatico al suo posto, ripetendo la stessa manovra in cerca dell'accendino nero occasionalmente presente nella tasca sinistra.
Repentino, porti l'aggeggio alle labbra e con un unico scatto comandi la barcollante fiamma bluastra di accendere il cilindro bianco, pericolosamente ondeggiante vicino al ciuffo nero spruzzato di carminio, amabile maschera che cela il tuo caratteristico profilo aguzzo.
Inspiri disteso la prima boccata, iniettando nei polmoni quel rivolo di nicotina, consueto e ormai antico rituale di cui non ti puoi nostalgicamente privare, lo tieni sfrontato nella gola e con un soffio finalmente appagato lo liberi nell'aria. Le labbra piegate nella tua sola smorfia sghemba, il velo grigiastro che aleggia intorno al tuo viso si disperde fucage e impercettibile nel freddo della sera, gli occhi puntati a terra e un accenno di labile risata spenta che sbotta dalla tua bocca sottile. Il braccio si solleva di poco, un tocco deciso con l'indice diafano destro, la cenere scivola sul terreno umido e compatto, scarto morto di un corpo che brucia. Sollevi piano il capo, la banda che prima ti impediva la visuale scivola di lato e mostra il tuo volto.
Le iridi cupe mirano il cielo color della notte trapuntato di puntini luccicanti, stelle sfocate sciolte nell'aura zaffira.
La luna osserva lo scorrere del tutto sottostante illuminando il tuo pallore cereo stregatamente inquietante.
Un giorno, anche tu sarai libero come quelle.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Blood Elf Warlock ***


Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole,
dell'apparenza, del sentimento e della volontà.
Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo,
essa penetra in noi come l'aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni,
ci riempie, ci domina totalmente, non c'è modo di opporvisi.

Il profumo, Patrick Sunskind



Mi piace, il tuo odore.
Sai di fresco, di pulito, di maglietta bianca appena stirata.
Per alcuni versi un effluvio asettico, senza alcun retrogusto dolciastro o amarognolo o piccante ad intaccare la sterile quiete.
Esci di casa sbattendo la porta, salti noncurante lo scalino della soglia e ti butti a capofitto nella vita tronfia e piena, una zaffata di quel profumo solo tuo lasciata dietro come una scia invisibile, una fragile strada offuscata impregnata di te.
L'ho sentito anche quella volta.
E' entrato arrogante nelle narici, salito impellente nel setto nasale, scoppiato nel cervello fino ad annebbiare ogni scia di oscillante razionalità.
Quella fredda mattina, infilando un maglione pesante e riaffiorando dal colletto con i capelli arruffati, un messaggio lampeggia inatteso sul display del cellulare.
Ho bisogno di te.
Sopracciglia corrucciate, i denti che battono sulle labbra, un fugace pensiero attraversa il traffico delle strade della mia mente brulicante di domande.
Un' altra riga di lettere allineate di un foglio multimediale, un invito ad un'effimera uscita in corridoio, l'urgenza di esprimere qualcosa ancora ignoto a voce, sputar fuori quello che si contorceva nella tua testa.
Un respiro, le gambe tremanti e varco la porta, le figure intorno sono sfuocate, inopportunamente fastidiose.
Ti vedo lì, in mezzo al tutto, girato noncurante di spalle.
Un cenno di una sagoma lì di fianco e ti volti di scatto, ritto, puntellato sulle gambe secche.
Occhi ardenti, la piega del tue solite labbra inconsuete, le ossa delle mani diafane.
Ti muovi, ti piazzi davanti a me, sento il tuo cuore che martella sotto il cotone nero, le tue iridi dilaniano le mie facendole urlare di dolore.
Dolore d'amore, socchiudi la bocca, un soffio cristallino.
"Ti amo"
Le credenze cedono, la realtà si capovolge, l'endorfina scoppia dal cervello. 
Un anch'io sussurrato, braccia al collo, labbra in preda ad un sorriso di pura felicità liquida.
Oro colato.

Il mio naso freddo sul tuo collo, i capelli che solleticano la fronte, la familiare tranquillità ritrovata.
E quel profumo che si impadronisce del mio corpo, della mia anima, dei miei pensieri.
Quell'aroma unico, perfetto, ritrovato.
Odore di te che nostalgicamente non passerà mai.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=295926