si può essere felici

di _eri_05_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


~~Capitolo 1
-Ciao tesoro!- e così mi salutarono i miei genitori. ero insieme alla preside di quel collegio, credo si chiami Miss. Blanket, o qualcosa del genere. Eh si, i miei genitori mi hanno spedito in un collegio, dicendo che ero troppo ribelle. Io avrei voluto frequentare un’ accademia musicale, la musica è sempre stata la mia passione, ma non melo hanno permesso. – Signorina Stoessel questo è il suo numero di stanza, alloggierà con due ragazze, ma non si faccia condizionare- la preside mi risvegliò dai miei pensieri, e  mi diede una chiave. Mi stavo chiedendo cosa volesse dire con quel “non si faccia condizionare”, ma non feci in tempo a domandarglielo che era già andata via. Così salii al secondo piano, dove c’ erano i dormitori. Mentre ci arrivavo non incontrai nessuno, dovevano essere tutti a lezione. Dio che silenzio in quelle classi! Io non ci sarei mai riuscita! Credo che da qui ne uscirò matta.  Mentre pensavo a come sarei potuta uscire di lì, arrivai di fronte alla mia stanza. Da dentro si sentiva una dolce melodia, qualcuno stava suonando una chitarra!  Al solo sentir quel suono gli occhi mi si illuminarono, quanto amavo la chitarra!                                                                     Piano piano aprii la porta ed entrai in quella che è la mia nuova stanza. Vidi una ragazza seduta sul letto, è lei che sta suonando la chitarra. Ha dei lunghi capelli neri, occhi marroncini e indossa un vestitino rosa. C’è anche un'altra ragazza, lei invece fa un ritmo con le mani, ed è bionda con gli occhi color nocciola. Appena entrai smisero di suonare  e mi guardarono con fare interrogatorio. Io allora dissi loro che ero nuova e sarei stata la loro compagna di stanza, e mi presentai. A quel punto mi fecero un bellissimo sorriso, che io ricambiai e si presentarono. La ragazza con i capelli neri si chiamava Lodovica, ma si faceva chiamare Lodo, mentre la ragazza con i capelli biondi si chiamava Mercedes, ma si faceva chiamare Mechi. Dopo questo “giro di presentazioni” subito dissi loro che quella melodia con la chitarra era fantastica.   –anche a te piace la musica?- mi chiese Lodo. –è da quando ho 8 anni che faccio canto, e studio chitarra e pianoforte da quando ne avevo 10, la musica è sempre stata parte di me, soprattutto il canto.- risposi io. –mi stai facendo incuriosire! Facciamo così: ti sistemi e poi ci fai sentire qualcosa, e magari parliamo un po’, così ci conosciamo meglio!- disse Mechi, le mie nuove compagne già mi stavano simpaticissime, ma avevo ancora un dubbio… - ma voi non dovreste essere a lezione a quest’ ora?- mi azzardai a chiedere. – dopo ti spiegheremo anche questo, ora non te lo possiamo dire, ma ora sistemati poi ci sediamo qua e ti raccontiamo tutto- mi disse Lodo. Beh, non avevo altra scelta che sistemare tutto per attendere quella risposta. Così, mentre Lodo suonava la chitarra e Mechi canticchiava sopra quella melodia, iniziai a sistemare le mie valigie.     Dopo circa 20 minuti finii di sistemare tutto. Mi stesi sul letto esausta, ma Mechi voleva assolutamente sentirmi cantare e suonare qualcosa, così presi la chitarra da Lodo e iniziai a suonare una canzone che conoscevo bene. Era una canzone che mia zia mi cantava sempre da quando ero piccola. Tanto ero assorta nei miei pensieri che neanche mi ero resa conto di aver già finito di cantare, e quando sollevai lo sguardo vidi una Lodovica e una Mercedes con la bocca più aperta di un ippopotamo quando sbadiglia. Sembrarono pian piano svegliarsi da quello stato di trance in cui erano cadute, e Lodo a quel punto disse – hai una delle voci più belle che io abbia mai sentito- intanto Mechi annuiva a ogni parola di lodo. Io invece ringraziai Lodo. Mechi a quel punto mi chiese –hai scritto tu questa canzone?- - bene, quindi iniziamo con la mia storia!- dissi io sorridendo, e entrambe annuirono incuriosite, così iniziai a raccontare –sinceramente non ho molto da dire. Da piccola ero una dolce e affettuosa bambina, come tutte, questo soprattutto grazie a mia zia… mia zia sin da quando io ero piccola mi è sempre stata vicino, i miei erano quasi sempre fuori per lavoro, e con me restava sempre lei. È proprio in quel periodo che mi cantava sempre questa canzone, a me piaceva tantissimo, a volte la cantavamo anche insieme. Era bellissimo cantare con lei. Ma poi un giorno… ci fu un incidente. Lei rimase ricoverata in ospedale per quasi un mese, era in condizioni gravissime, e io, che avevo solo dieci anni, non potevo neanche entrare a vederla perché i medici melo impedivano. Ogni notte continuavo a pregare che in qualche modo guarisse, che potessimo ritornare a cantare, e ogni giorno cantavo quella canzone, che in qualche modo mi faceva sentire vicino a lei… ma poi un giorno ci chiamarono dall’ ospedale. Lei non cel’ aveva fatta. Pur essendo piccola in un istante capii tutto. Lei non c’era più. Da quel giorno sono diventata un’ altra persona. Non ridevo né scherzavo con nessuno, mi sono chiusa in me stessa. Ma soprattutto ero diventata intrattabile per i miei genitori. io e miei genitori non siamo mai andati d’ accordo, e quel fatto ha peggiorato ancora di più la situazione… questo andò avanti per parecchi anni, fino a che i miei non presero la decisione di spedirmi qui, decisione a cui io non mi opposi, perché tanto non avevo motivo per stare ancora a casa, e ora eccomi qua.- finii di parlare quando ormai non riuscivo quasi più a trattenere le lacrime. Raccontare questo fatto in modo così superficiale mi era pesato tantissimo, figuriamoci se avessi dovuto raccontarlo con tutti i dettagli… no. Non voglio pensarci. Mi decisi a sollevare lo sguardo e vidi Lodo e Mechi che mi guardavano con tristezza, per lo meno erano sincere, lo si vedeva dai loro occhi. Ad un certo punto di slancio mi abbracciarono. Finalmente avevo trovato delle vere amiche, con loro si che sarei stata bene, magari sarei anche riuscita a far riemergere un po’ della vera Tini, chissà. Quando sciogliemmo l’ abbraccio io dissi un semplice “grazie”, non c’ era altro da dire. – dio Tini, la tua è davvero una brutta storia… mi dispiace tanto per te e… per tua zia- mi disse Lodo, io allora le feci un timido sorriso, che venne ricambiato. –dai ora racconta un po’ tu!- le dissi, cercando di eliminare quell’ atmosfera triste che si era crata. – beh… io sono stata adottata quando avevo tredici anni, questo perché i miei genitori erano drogati, alcoolizzati… insomma un po’ di tutto. Così fui presa dagli assistenti sociali, e data ad un’ altra famiglia. Per me fu un periodi orribile. Io volevo i miei veri genitori che, nonostante tutti i problemi che avevano, mi volevano bene, e provavano ad essere dei genitori migliori, senza riuscirci, ma ci provavano. Ma gli assistenti sociali non hanno voluto sentire ragioni. Mi hanno portata via dalle uniche persone che mi volevano bene, e mi hanno portato in una famiglia di sconosciuti. La nuova casa era molto bella, e  i miei “nuovi genitori” erano molto simpatici, ma io proprio non riuscivo a capacitarmi di quell’ allontanamento. Ero sempre scontrosa con loro, ogni volta che cercavano di intraprendere una conversazione io cercavo una scusa, ero ribelle, non volevo sentire ragioni, come te mi sono chiusa in me stessa e ero fuori dal mondo, passavo notti a piangere e a sperare di rivedere i miei genitori… ma questo non successe mai. L’ anno scorso i miei “nuovi genitori” decisero di spedirmi qui, dicendo che ero la figlia più orribile che si poteva avere, ma sinceramente mene fregava ben poco. Arrivai qua circa sette mesi fa, proprio all’ inizio dell’ anno, dove conobbi Mechi e altri ragazzi, che ti presenteremo di sicuro. Abbiamo creato un gruppo. In questo gruppo tutti abbiamo una brutta storia dietro, ma siamo tutti come fratelli. Ci distinguiamo dagli altri, passiamo tutti i giorni spensieratamente. In questo collegio nessuno può essere espulso, quindi passiamo le giornate a fare scherzi ai professori e queste cose. Ma la cosa che ci accomuna più di tutti… è la musica. Tutti noi amiamo la musica. Abbiamo chiesto “gentilmente” alla preside una sala dove poter suonare in santa pace, e li ci ritroviamo tutti i giorni a degli orari precisi, e cantiamo, suoniamo, balliamo, ridiamo e scherziamo. In quei momenti ci dimentichiamo tutte le cose brutte,  e pensiamo solo a divertirci e a fare quello che amiamo- Lodo disse tutte queste cose tutto d’ un fiato, io nella mia mente pensavo che sarebbe stato il gruppo perfetto per me. Brutto passato, ribelle, e amante della musica. La mia descrizione. Avrei tanto voluto far parte di quel gruppo… - Tra poco arrivano qua in stanza i nostri tre migliori amici, così teli presentiamo e poi ti presenteremo in seguito il resto del gruppo, di cui tu entrerai di sicuro a far parte!- mi disse Mechi, quasi mi avesse letto nel pensiero. Non feci neanche in tempo a controbattere che bussarono alla porta, - AVANTI!- urlarono Lodo e Mechi all’ unisono.
 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Da quella porta entrarono tre fighi da paura. Il primo era castano sia di occhi che di capelli, e aveva un ciuffo altissimo che gli stava d’ incanto. Era magro e portava un paio di jeans blu e una maglietta bianca. Il secondo aveva gli occhi azzurro-verde e i capelli neri un po’ in disordine, che gli davano un aria un po’ da duro, come anche i vestiti. Indossava un paio di jeans neri con una catena appesa in vita, e una maglietta bianca con sopra una giacca nera in pelle, piena di borchie. Era alto e di sicuro doveva avere anche un bel fisico. Il terzo era il più bello dei tre. Aveva i capelli castani con il ciuffo, era alto e anche lui doveva avere un fisico da urlo. Indossava un paio di pantaloni grigi, una maglietta blu e una giacca bianca, doveva essere appena tornato da fare attività fisica, perché sembrava abbastanza accaldato (ma comunque bellissimo). Ma la cosa che mi colpì di più di lui furono i suoi occhi: erano di un verde bellissimo, verde smeraldo. Erano gli occhi più belli che avessi mai visto. Per un momento i nostri sguardi si incrociarono, ma poi io abbassai lo sguardo, sicura che se avessi continuato a guardarlo non avrei più smesso. La voce del ragazzo con le borchie mi riportò alla realtà. – ciao a tutte! chi è questa bella ragazza?- disse riferendosi a me. Io allora alzai lo sguardo e mi presentai. – ciao, mi chiamo Martina e sono nuova, sono la loro compagna di stanza- gli dissi stringendogli la mano. – piacere, io mi chiamo Diego, il ragazzo più bello del collegio- mi disse baciandomi la mano. –forza Diego non dire queste scemenze! Piacere, io sono Ruggero- mi disse il ragazzo col ciuffo e occhi castani, spostando Diego e stringendomi la mano. – io sono Martina, come avrai già capito- gli dissi con un sorriso, che venne subito ricambiato. Solo allora mi resi conto che il ragazzo con gli occhi verde smeraldo mi fissava ancora, e piano piano mi si avvicinò. – Ciao, io mi chiamo Jorge- mi disse sorridendo. “Oddio quel sorriso… il più bello che avessi mai visto direi…” pensai mentre ricambiavo. – bene, visto che vi siete già presentati, direi di dire subito che Martina entrerà sicuramente nel gruppo, e ora capirete il perché- disse Mechi, alzandosi dal letto e dandomi la chitarra. I tre ragazzi mi guardavano perplessi, mentre Lodo e Mechi mi lanciavano sguardi come dire “dai, canta!” così mi sedetti, presi coraggio e iniziai a suonare la canzone di poco prima, “soy mi mejor momento”. Mentre cantavo sentivo gli sguardi di tutti poggiati su di me, ma in quel momento non ci facevo caso. Ogni volta che cantavo quella canzone pensavo ai bei momenti passati con mia zia, e inconsciamente mi misi a sorridere, quasi con le lacrime agli occhi. Quando finii di cantare alzai lo sguardo, e vidi Lodo e Mechi che quasi si commuovevano. Invece i tre ragazzi sembravano sorpresi, soprattutto Jorge, che non la smetteva di guardarmi… non che mi desse fastidio eh – wow, Martina… hai una voce davvero stupenda!- mi disse Ruggero, mentre Diego annuiva alle sue parole. – si, Ruggero ha ragione, hai una voce stupenda, e poi hai cantato con sentimento, sentivi quello che cantavi, e questa è una dote che solo pochi hanno- Jorge finalmente disse qualcosa, quanto era bella la sua voce… -quindi?- disse Lodo –può entrare?- disse Mechi. – ma che domande sono, mi sembra ovvio che è si, si vede che ha passione per la musica, e si vede chiaramente che ha tutte le qualità, se così si possono chiamare, per entrare nel nostro gruppo, quindi io dico di si. – anche io !- dissero all’ unisono Jorge e Ruggero, facendomi spuntare un sorriso da un orecchio all’ altro. Ero arrivata da neanche tre ore, e già ero dentro un gruppo, il gruppo che più mi apparteneva. Mentre tutti “festeggiavamo” bussarono alla porta. Lodo andò ad aprire, e da li entrò la preside. Appena vide Lodo e tutti gli altri passò dalla faccia sorridente a una faccia abbastanza arrabbiata – Comello! Lambre! Blanco! Pasquarelli e Dominguez! Che diamine ci fate qui! Dovreste essere in classe!- urlò ad un certo punto. Ora iniziavo a capire, avevano semplicemente marinato le lezioni! E loro che da come ne parlavano sembrava fosse un segreto di stato! – si rilassi un po’ signora preside, che sennò le vengono le rughe!- commentò Jorge, più tranquillo che mai. Dovevano essere abituati, visto che erano tutti calmissimi. Io a stento mi trattenevo dal ridere! La preside era furiosa, girò i tacchi e uscì. Appena se ne andò scoppiarono tutti a ridere, io compresa. Mi sentivo davvero bene con loro. – ahahah dai ora basta! Abbiamo l’ incontro con gli altri, e dobbiamo fa conoscere a tutti Martina!- disse dopo qualche minuto Mechi, e così tutti insieme ci incamminammo verso quel posto misterioso. –certo che la preside era davvero arrabbiata!- dissi ad un certo punto a Jorge. – ma quello è niente presto ti ci abituerai- mi rispose lui mentre mi osservava con i suoi occhi e mi sorrideva. Dio, doveva essere vietato dalla legge quel sorriso! Intanto eravamo arrivati davanti ad una porta, e Lodo bussò. Da dentro si sentì una voce che chiedeva la “parola d’ ordine”, mi sentivo come in quei film polizieschi ahah. Lodo disse una parola mai sentita prima, credo che sia la “misteriosa parola d’ ordine”. Venne ad aprirci una ragazza. Era molto carina. Aveva i capelli pieni di boccoli, lunghi e rossi, e dei grandi occhi marroni. Mi guardò un attimo con fare sospetto, ma poi Lodo le disse una cosa all’ orecchio, e allora mi fece un sorriso e tutti entrammo. L’ interno era molto accogliente. Le pareti erano due verdi e due azzurre, sparse per tutta la sala c’ erano delle poltroncine e delle sedie, tutte colorate, e in fondo alla stanza c’ era un piccolo palco, dove, al lato, era posizionato un bellissimo pianoforte nero e in fondo c’ era una batteria rossa. Giù dal palco, invece c’ erano degli altri strumenti, come qualche chitarra e una tastiera, di quelle con tutti quei pulsanti che io non ho mai capito come funziona. In quelle poltroncine c’ erano seduti alcuni ragazzi. – Ciao a tutti! Lei e Martina e sarà una nuova componente di questo gruppo, vi assicuro che ha un talento naturale in ogni cosa che abbia a che fare con la musica, particolarmente nel canto!- disse Lodo indicandomi. Allora quei ragazzi si presentarono. Per primo si alzò un ragazzo non particolarmente alto, con un berretto colorato e degli occhi marroncini. – piacere, io mi chiamo Facundo- mi disse sorridendo. – piacere mio, io sono Martina, ma puoi chiamarmi Tini- risposi con un sorriso. Poi si avvicinò un’ altra ragazza, che da come si comportava sembrava molto timida, lei si chiamava Alba; infine si avvicinò la ragazza che ci aveva aperto la porta, e con un gran sorriso mi disse – ciao Martina, io sono Candelaria, ma puoi chiamarmi Cande- mentre si presentava, un ragazzo entrò di corsa dalla porta, di sicuro dimenticata aperta. –scusate per il ritardo!- disse ansimante. Sembrava avesse appena corso la maratona! – Non preoccuparti Nicolas, anche noi siamo appena arrivati. Oh, lei è Martina, farà parte del nostro gruppo- disse Diego a quello che credo si chiamasse Nicolas. Mi avvicinai e lui mi strinse la mano. – Dai forza Tini! Siamo curiosi di sapere come canti!- disse Cande. – oh vi assicuro che ha una voce fantastica!- disse Jorge facendomi arrossire. – dai forza che siamo curiosi di sentirti!- mi disse Facundo. Io allora salii sul palchetto e andai al piano, questa volta decisi di cambiare canzone, decisi di cantare “Someone Like You”, di Adele. Quella canzone mi piaceva davvero tantissimo. Mentre cantavo il ritornello alzai lo sguardo, e vidi tutti che mi guardavano incantati. Mi fermai su tutti gli sguardi, ma uno in particolare mi bloccò, quello di Jorge. Quegli occhi mi fregavano sempre, continuammo a guardarci per un po’, poi distolsi lo sguardo, guardando i tasti del pianoforte che stavo suonando. Mi è sempre sembrata una cosa magica che delle semplici corde collegate a dei semplici tasti potessero creare così tanta musica. Finii di catare e tutti mi applaudirono, io allora ridendo andai al centro del palco e feci un inchino, e tutti scoppiammo a ridere. –Tini hai davvero una voce fantastica!- mi disse Cande a bocca aperta. – io ve lo avevo detto!!- disse Jorge, usando un tono da saputello che fece scoppiare tutti di nuovo a ridere. –grazie! ora però voglio sentire a voi!- dissi.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


–bene! Allora sarai la prima ad ascoltare la nostra nuova canzone, abbiamo quasi finito di comporla e ci abbiamo lavorato parecchio!- disse Ruggero a dir poco entusiasta. Si posizionarono tutti e poi iniziarono a suonare e cantare. Wow erano davvero bravissimi! Il testo della canzone era molto bello, parlava della solidarietà e dell’ uguaglianza. Non ci sono né migliori né peggiori. Quando smisero di suonare io applaudii entusiasta – è bellissima questa canzone!- dissi. –grazie Tini, ma è ancora da finire!- mi disse Mechi. –che ne dite? Ci mettiamo a lavoro? Ora abbiamo una mente in più, sarà sicuramente più facile!- disse Jorge. Così avvicinammo quelle poltroncine in modo da formare un cerchio, e iniziammo a pensare a come terminare quella canzone. –le avete già dato un titolo?- chiesi. –no, non ci è venuto in mente niente…- mi rispose Nicolas. –se per voi va bene io dico che si potrebbe chiamare “ser mejor”, in fondo questa canzone dice che non ci sono né migliori, né peggiori, e credo che il suo significato sia proprio “essere migliori”, impegnandosi e lavorando duro per conquistare quello che si vuole- dissi io, sorprendendomi di me stessa per quello che avevo appena detto. –SIII mi piace “ser mejor”, suona bene! Tini sei proprio un genio- mi disse Ruggero, facendo scoppiare a ridere tutti per il tono eccitato che aveva usato. –ahah si anche io ahah sono d’ accordo con ahah Ruggero ahahah!- disse Jorge, che non la smetteva più di ridere. La sua risata era contagiosa, e infatti appena smise di parlare tutti scoppiarono nuovamente a ridere, più forte di prima, tranne Ruggero che, poverino, non capiva il motivo per cui stavamo ridendo. Dopo tante risate e chiaccherate varie, riuscimmo finalmente a terminare la canzone. Ormai si era fatto tardi, ed era già ora di pranzo. Così uscimmo dalla NOSTRA sala(che bello poter dire che quella stanza era un po’ anche mia) e ci incamminammo verso la mensa della scuola. Arrivammo lì tutti in gruppo, urlando e ridendo, per poi entrare in mensa e trovare un silenzio di tomba. Si sentiva solo il rumore delle posate sul piatto e qualche bisbiglio. Ma come facevano a parlare a voce così bassa! pensavo talmente tanto ai possibili modi di rimanere così in silenzio, che non mi resi conto che tutti gli occhi erano puntati su di me. –allora ragazzi, lei è la vostra nuova compagna, che vedo, con mio disappunto, che si è già fatta condizionare da quel gruppetto di ragazzini maleducati e ribelli, che sanno solo strimpellare e cantare da mattina a sera…- disse la preside guardandoci quasi con disprezzo. – senta un po’ signora preside. Non è certo lei che mi dice cosa devo fare, quindi se io voglio far parte del loro gruppo, ne farò parte. Lei non sa quello che abbiamo passato prima di venire qui. Lei non sa quanto per noi sia importante la musica. Forse non si rende conto che la musica per noi è la nostra unica salvezza, che senza di essa forse ora non saremmo qui. Lei non sa niente di noi. Quindi non le consiglio di giudicare le persone senza conoscerle. E ora con permesso…- dissi queste cose tutto d’ un fiato, per poi andarmi a sedere all’ unico tavolo vuoto, dove poco dopo mi raggiunsero i miei nuovi amici, ancora sorpresi delle mie parole. mi aveva fatto talmente arrabbiare quello che aveva detto quella strega… ma davvero tenevo già così tanto ai miei nuovi amici? Si, forse si. Solo in una mattinata ho conosciuto un gruppo di amici che mi ha fatto ridere. Da quanto tempo non ridevo così? Da troppo tempo ormai. Loro invece mi fanno dimenticare tutti i problemi, forse perché so che in fondo siamo tutti un po’ uguali. Tutti abbiamo sofferto, e questo mi fa stare un po’ meglio. Fatto sta che avevo il dovere di difenderli. In fondo sono miei amici, no? – Tini che hai?- mi disse Jorge con tono premuroso (aww che carino!) – niente non preoccuparti, è che non sto molto bene…- dissi. Infatti mi era venuto un po’ di mal di testa, non so neanche io il perché – se vuoi ti accompagno in stanza, si vede che non stai bene, sei pallidissima!- mi rispose lui.. –ok va bene, con un po’ di riposo magari mi sentirò meglio- e come potevo dirgli do no? - ragazzi! Io accompagno Martina in stanza, non si sente molto bene. Tra poco torno!- disse lui rivolgendosi agli altri, che mi guardavano con una faccia preoccupata. – ok Jorge. Tini riprenditi, poi tra poco arriviamo anche io e Mechi!- mi disse Lodo. Così andammo ai dormitori parlando del più e del meno. Quando eravamo praticamente arrivati, ebbi un capogiro più forte degli altri, ma che cavolo avevo? Forse ero solo stanca per il viaggio… fatto sta che mi ritrovai fra le SUE braccia, e quando riaprii gli occhi, incontrai i suoi… sarei voluta restare così per ore, ma mi limitai a dire un semplice “grazie” e a rimettermi in piedi, con il suo aiuto –di niente, dai, tieniti a me, che se no cadi di nuovo- mi disse lui sorridendo. Ricambiai il sorriso e lui mi circondò la vita con il suo braccio, mentre io avevo entrambe le mani appoggiate sulla sua spalla. Così arrivammo nella mia camera. Mi ero appena seduta sul letto. Lui invece rimaneva in piedi. Ad un certo punto gli si illuminarono gli occhi, e si avvicinò al comodino. Si fermò davanti e prese un libro. Ma non uno qualunque. Il mio libro. Me lo regalò mia zia quando avevo circa 9 anni, e da quella volta non mene sono più separata. Lui passò le mani sopra la copertina del libro. Ne sembrava quasi stregato. Poi si girò di scatto. –dove lo hai preso?- mi chiese stupito. – me lo ha regalato mia zia, quando avevo circa nove anni. ma perché me lo chiedi?- gli risposi io. – questo libro… lo ha scritto… mio fratello. Lo pubblicò circa dieci anni fa. Lui amava scrivere, era la sua passione. Ma pultroppo i miei non erano d’ accordo, soprattutto mio padre. Dicevano che scrivere era una perdita di tempo, e che se voleva fare qualcosa nella vita non doveva fare lo scrittore. Ma mio fratello… non gli diede retta. Pubblicò questo libro, e quando mio padre lo scoprì lo cacciò via di casa. Io avevo undici anni, e il mio fratellone mi mancava tantissimo, avevamo fatto tante cose insieme. Eravamo davvero inseparabili, facevamo tutto insieme… ma purtoppo non lo rividi mai più. Seppi qualche anno dopo che si era suicidato. I suoi amici hanno cercato di fermarlo ma… non ce l’hanno fatta. Ci dissero che era stanco di vivere, e, il giorno del funerale, il suo migliore amico si avvicinò a me, e mi diede una lettera, dicendomi di averla trovata sul tavolo della sua casa. Quando tornai a casa, fra le lacrime, lessi l’ unica cosa che mi rimaneva di lui, quella lettera. La ho letta talmente tante volte che la ho imparata a memoria. Da quel giorno, dopo che la lessi, qualcosa in me cambiò. Ero diventato incontrollabile e irascibile. Non volevo più avere a che fare con nessuno. I miei genitori non mi capivano più, e decisero di mandarmi qua. Ora sono in questo collegio da circa un anno. Per fortuna ho trovato dei grandi amici. Ma mi capita ancora di pensare a mio fratello ogni tanto, per questo il libro mi ha colpito in questo modo.- disse tutto con uno sguardo triste, e amareggiato. Teneva i pugni chiusi, segno che fosse anche arrabbiato. Si vedeva che non mi aveva raccontato tutto, ma mi sembrò ovvio visto che ci conoscevamo da neanche un giorno. Ora è seduto sul letto, con le mani nella faccia. Cosa faccio? Lo abbraccio? Ma si… così lo abbracciai. Lui alzò lo sguardo e mi sorrise tristemente, poi ricambiò l’ abbraccio. Non so perché, ma sentivo una specie di piacevole scossa elettrica, un brivido che mi percorre tutta la spina dorsale. Si sta davvero bene tra le sue braccia… siamo stati così per un po’, senza parlare. In questi casi le parole non servono. Ad un certo punto si aprì la porta, ed entrarono Mechi, Lodo e Cande. Come ci videro, si bloccarono sulla porta. Io allora sciolsi l’ abbraccio. Jorge mi guardò confuso, ma poi anche lui vide le ragazze. –io tolgo il disturbo. Ciao ragazze! Tini mi raccomando, riprenditi!- disse lui. Gli rivolsi un timido sorriso, lui ricambiò e poi uscì dalla porta. Le ragazze mi guardarono con fare sospetto, già sapevo che mi avrebbero fatto l’ interrogatorio. –mi sono fidanzata con Ruggero!- Cande mi salvò dicendo quella frase… aspetta… ODDIO CANDE SI E’ FIDANZATA CON RUGGERO! In meno di un secondo eravamo tutte addosso a lei, abbracciandola, ridendo e congratulandoci. Ma davvero queste ragazze le conosco solo da poche ore? A me sembra di conoscerle da una vita! - vogliamo sapere tutti i dettagli!- disse Mechi. Così ci sedemmo sul letto, e Cande iniziò a raccontare. note autore: ed eccoci qui. terzo capitolo! sono abbastanza felice di come sta andando la storia, anche se questo capitolo non mi convince in particolar modo. comunque c' è stato un pezzo un po' Jortinoso, dove Jorge ha raccontato un po' del suo passato a Tini... chissà cosa diceva quella lettera... e poi... BUM colpo di scena! prima coppietta! Ruggelaria! nel prossimo capitolo si sapranno tutti i dettagli. allora, vi sta piacendo la storia? mi raccomando, recensite in tanti! bye bye!!

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


-allora… tutto è successo ieri, quando tu, Tini, non eri ancora arrivata. Siamo usciti insieme, come ultimamente facevamo spesso. Ma stranamente ieri mi ha portato a mangiare in un ristorante un po’ più lussuoso e, visto che di solito andavamo a mangiare alla Mc, mi ha un po’ sorpreso. Mentre mangiavamo era un po’ ansioso, lo si vedeva da come parlava e da come si comportava, ma decisi di non chiedergli niente e abbiamo continuato a parlare del più e del meno. Finito di mangiare siamo andati a fare una passeggiata. Ad un certo punto, siamo rimasti soli, è stato come se tutto il mondo in quel momento fosse andato via. Eravamo in un bellissimo parco e lui, ad un certo punto, si mette davanti a me e si avvicina sempre di più, e poi… MI HA BACIATA! Io non sapevo che fare, ma alla fine ho fatto quello che mi ha dettato il cuore, e ho ricambiato il bacio. È stato il bacio più bello del mondo, ragazze! Mi sono sentita come in una fiaba! Quando ci siamo staccati, gli ho detto un semplice “ti amo”, e lui in principio ne è rimasto sorpreso, ma poi mi ha detto “anche io ti amo” e poi, mano nella mano siamo tornati qui in collegio, e ci siamo baciati un’ altra volta! Poi ci siamo dati la buonanotte, e quando sono rientrata in stanza, Alba mi ha detto se per caso mi ero fatta di qualcosa, perché avevo una faccia stravolta. A lei ho raccontato tutto subito, ma le ho detto di non dirlo a nessuno. Questa mattina, poco prima che arrivassi tu, Tini, abbiamo deciso con Ruggero che lo avremmo detto a tutti questo pomeriggio, io a voi ragazze e lui ai ragazzi e… niente- disse tutto d’ un fiato, quasi avesse paura di dimenticarsi quello che doveva dire. Noi siamo rimaste a bocca aperta per tutto il racconto, e ora stiamo urlando come quattro pazze! Siamo troppo felici per lei e, anche se conosco da poco sia lei che Ruggero, sono felice che stiano insieme. – ehi ehi! Cosa sono queste urlaa?!?!- una donna che non avevo mai visto prima spalancò la porta, gridando quasi più di noi. –oh, prof! Ma non le hanno insegnato l’ educazione? Si bussa prima di entrare!- le disse Lodo, facendo scoppiare tutte a ridere. Quella signora, però, non ne volle sapere di andarsene, e si avvicinò sempre più al letto dove eravamo sedute. –voi volete farmi diventare pazza! Non permettetevi mai più di mancarmi di rispetto! Forse la preside ve lo permetterà anche, ma io non mi faccio mettere i piedi in testa da delle mocciosette come voi! E ora tutte in direzione, vedrà la preside cosa fare di voi, a patto che non si faccia prendere in giro…- disse lei, facendo poi una specie di risata satanica. Aveva una faccia troppo strana: era rossa come un pomodoro, e aveva un’ espressione arrabbiata e allo stesso tempo esasperata, che faceva morire dal ridere. E infatti qualche secondo dopo ridevamo come delle matte. Poco dopo si aggiunsero anche Diego, Jorge e Ruggero, che, di sicuro avendo ascoltato tutto, entrarono in stanza già con le lacrime agli occhi per il troppo ridere, e si andarono a sedere nel letto accanto al nostro –siete davvero impossibili, non avrete mai un futuro voi ragazzi, sempre a strimpellare. Cosa volete fare? I musicisti di strada? Magari anche col cappellino a chiedere l’ elemosina per comprarvi un tozzo di pane! Fate come vi pare, ma poi ricordatevi che, in quel cappellino, io non ci metterò neanche un centesimo!- urlò sia a noi ragazze, sia ai ragazzi. Poi girò i tacchi e se ne andò – Tini, ti presento la professoressa Priscilla, la più odiosa di tutte- mi disse Jorge. E tutti scoppiammo di nuovo a ridere. – dovremmo farle uno scherzo, non la sopporto più!- disse Mechi. – Ragazzi, perché siete venuti?- disse Lodo. –oh, niente Dodita, ci stavamo annoiando e siamo venuti a trovarvi!- le rispose Diego. –non chiamarmi Dodita- rispose Lodo, un po’ infastidita. Diego allora iniziò a saltellare per la stanza gridando “DODITA”, fino a quando tra i due iniziò una lotta con i cuscini, anche se più che con i cuscini, era con qualunque cosa trovassero da tirarsi a vicenda! Cande e Rugge, invece, devono essere usciti, saranno andati a sbaciucchiarsi da qualche parte. Ero talmente assorta a osservare Lodo e Diego, che non mi sono neanche accorta del fatto che Jorge mi stesse chiamando. – Tini! Martina? Marti!? MARTINAAA!!- mi urlò Jorge nell’orecchio destro. – Ahi Jorge guarda che ci sento!- mi deve avere perforato un timpano! – si, si vede… comunque… sei pronta? Domani, per te, iniziano le lezioni!- disse lui con molto sarcasmo. –oh si! Non vedo l’ora!- risposi anch’io con sarcasmo. – ahah dai non ti preoccupare. Domani alla prima ora cosa abbiamo?- -matematica…- risposi controllando l’orario scolastico. Lui fece finta di morire e si stese sul letto. Entrambi scoppiammo a ridere, mi trovavo proprio bene con lui! –ehi! Io mi sento sola!- oh già, c’è anche Mechi. –scusa Mechitaa! Ma lo sai che, quando mi fa arrabbiare io sono così! Bene ragazzi, ora via, vogliamo dormire, e se trovate Cande e Rugge dite a Cande di tornare!- disse Lodo prima rivolta a Mechi, e poi ai ragazzi. – A letto!? Ma se neanche avete cenato!?!- disse, Diego abbastanza stupito. – e quindi? Non abbiamo fame! E non controbattere, perché sai cosa ti potrebbe succedere.- ok. Lodo con quello sguardo minaccioso, inizia a farmi paura. – ok, ok. Noi andiamo. Dai Jorge!- Jorge era ancora steso sul mio letto, e quando si sentì chiamare si alzò mugugnando, e poi entrambi uscirono dalla porta. Nel momento esatto in cui i ragazzi uscirono, Lodo tirò fuori da sotto il letto una busta. La svuotò sul letto. Era il paradiso. Era una busta piena di patatine, caramelle, e ogni genere di schifezze, ecco come avremmo cenato! –allora Tini, ti spieghiamo. Noi, come tradizione ormai, ogni martedì ceniamo in camera e ci guardiamo un film, per questo ho detto ai ragazzi che non volevamo cenare in mensa.- ecco. Grazie a Mechi ora mi è tutto più chiaro. Stavamo scegliendo che film guardare quando rientrò una Cande con un sorriso da un orecchio all’altro. Noi tre la guardammo, come a volere spiegazioni. –che film guardiamo stasera?- riuscì a svignarsela con quella domanda, e abbiamo deciso di lasciarla in pace. Eravamo indecise tra “Colpa Delle Stelle” e “Divergent”, alla fine abbiamo scelto Divergent, visto che non lo aveva mai visto nessuno. Passammo una bella serata, e verso mezzanotte decidemmo di metterci a letto. “Domani sarebbe stato il mio primo giorno effettivo al College, non vedevo l’ora! Oggi non è stato per niente male, già ho trovato degli amici perfetti!” E con questi pensieri mi addormentai… NOTA AUTORE: buondiii! si, lo so, non posto da secoli e secoli... il problema è che sono stata per un po' a Barcellona, e poi ho molto da studiare, perché quest'anno ho l'esame di terza media *aiuto* comunque ora vado a dormire, mi raccomando, recensite!

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