The other story of us

di Maty2002
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non mentire, Mangle ***
Capitolo 2: *** Di motorini incriminati e consegne a domicilio ***
Capitolo 3: *** Prigioniero ***
Capitolo 4: *** Oscurità ***
Capitolo 5: *** Una banda di pazzi ***
Capitolo 6: *** Paura ***



Capitolo 1
*** Non mentire, Mangle ***



Premessa: ho solamente aperto il videogame una volta e l'ho richiuso in un secondo, poiché sono una fifona a livelli bestiali e sono anche molto impressionabile.
Comunque, girovagando su internet, mi sono imbattuta in alcune fan art riguardanti questo gioco e, incuriosita, sono andata a controllare la trama su Wikipedia.
Scoperta la storia ho gironzolato un po’ tra storie e disegni vari, giungendo alla fine ad un amore incondizionato per questi fuori di testa, che la mia sanissima mente ha deciso di trasporre in una versione umana.
Ho deciso di mettere l’avviso OCC per sicurezza, anche se nessuno può sapere come potrebbero essere questi personaggi in una versione umana, più sana di mente, a mio parere.
 
In poche parole...
Gli animatronics –ormai non più animatronics-, hanno un passato traumatico alle spalle e questo ha portato loro ad avere ancora qualche caratteristiche bambinesche, poiché la loro fanciullezza è stata strappata a loro fin troppo velocemente.
Dopo la loro infanzia hanno ricevuto una misteriosa chiamata per entrare a far parte del Freddy Fazbear’s pizza.
Una volta iniziato a far parte nello staff, dovranno dimenticare il loro passato e vivere con nuovi ruoli a loro assegnati, affrontando giornate strane, dolci e anche un po' tristi.
Spero di avervi incuriosito...




Non mentire, Mangle
 
Con i suoi occhioni, uno verde e uno azzurro, il suo smagliante sorriso, la sua pettinatura zeppa di meches bianche rosa e il suo carattere strampalato tanto quanto lo stile, Mangle era una delle persone più apprezzata dello staff.
Aveva un’infinita pazienza, che metteva totalmente a disposizione dei bambini dell’area giochi, reparto di cui era solita occuparsi.
Non le interessava granché il fatto di terminare ogni turno con gli abiti imbrattati di colore o un paio di lividi per essere corsa da una parte all’altra senza alcun ritegno, poiché era una delle poche persone dello staff d apprezzare veramente il suo lavoro.
Inoltre era sempre pronta a confidarsi con Chica o a blaterare per ore con Marionette.
Tutti le raccontavano i loro problemi e lei, come una botte di ferro, ascoltava, non giudicava e non permetteva a nessuna parola di sfuggirle dalle labbra.
Era veramente una ragazza solare, sorridente e briosa, nessuno poteva resistere alla sua ondata di energia e quasi nulla la turbava... quasi.
C’erano alcuni pomeriggi, soprattutto quelli in cui venivano organizzati compleanni, in cui le venivano affidati bambini piccoli e lei era più che contenta di seguirli e di poter ammirare ogni volta l’ingenuità dell’infanzia.
Ma a volte, ignari, giungevano a domande che la mettevano in difficoltà... che la turbavano.
-Perché hai questa linea sulla spalla?
-Cos’è questo segno sul braccio?
E sotto tutte quelle pressanti interpellanze, Mangle si limitava ad aprire le labbra in un sorriso tirato, cambiando immediatamente discorso o ridacchiando e rispondendo semplicemente che erano tatuaggi.
Così come ogni sera, dopo aver passato intere ore a distogliere i bambini da quelle domande e a far tacere i più grandi –e molto meno ingenui- con occhiatacce, la giovane si sedeva sui gradini dell’uscita secondaria del locale, per poi osservare con aria affranta quel solitario lampione accanto a lei.
E, ogni volta, una figura le si avvicinava, flemmatica, e si sedeva al suo fianco, senza proferir parola.
Con una semplice occhiata d’intensa, la forte e solare Mangle scoppiava in un pianto silenzioso, appoggiandosi appena all’individuo al suo fianco.
Così come silenziosa era la loro attrazione.
Lui, cioè Bonnie, non era mai stato considerato un gran consolatore, ma in quei momenti, con lei, riusciva a tirar fuori il meglio del suo carattere.
E anche lui, come Mangle, aveva tanto da dimenticare del proprio passato, dai soprusi alle ferite ingiuste.
E ciò che si crepa non si riesce quasi mai ad aggiustare.
E le crepe della giovane erano lunghe cicatrici, cicatrici che l’impossibilitavano a scordare l’infanzia.
La serata passava così, finché Mangle, con passo incerto, non si alzava in piedi e lasciava che sul suo volto s’imprimesse un triste sorriso, per poi sparire all’interno del locale.
Quella era la sua maniera per ringraziare quel ragazzo così serio e indifferente, ma che sapeva dare tanto.
E a Bonnie bastava anche solo quel semplice gesto, era il massimo che tra loro due potesse svilupparsi.
Erano troppo diversi per stare insieme.
La luce e il buio non posso e non potranno mai fondersi...
Forse.
 

Angoletto dell'autrice fallita.

Okay... ho seriamente bisogno di uno psichiatra!
Perdono tutti i veterani di questo gioco per averlo straziato così tanto, per aver usurpato questa terra a me sconosciuta!

prega in ginocchio di non essere uccisa in maniera truce dagli scrittori di questa sezione.
Mi scuso per gli errori della trama, per quelli grammaticali e per questi personaggi così OCC!
Ma io quando ho una fissa non riesco a spegnerla finchè non disegno o scrivo qualcosa su di essa! X(
Mangle mi piace particolarmente (ma mai quanto Foxy, ovvio... XD) e con Bonnie mi è sempre sembrata una coppia azzeccata.
Nella mia storia inoltre lui è così apatico e stizzoso, mentre lei è solare, allegra e amichevole... gli opposti si attraggono!
Ho anche ideato una grafica per questi personaggi, ma lascio a tutti la possibilità d'immaginarli come meglio credono nella loro mente :)
Al massimo pubblico i disegni su Deviantart e il gioco è fatto XD
Comunque, spero che questo capitolo sia gradibile e spero si sia capito il riferimento ad un'infanzia persa = morti da bambini.
Ora vi lascio e poso qui per terra un sacco di pomodori e verdure varie, a vostra completa disposizione!
L'ignorante di FNAF sparisce dalla scena dopo aver pubblicato una storia OCC fino alla punta dei capelli e che sarebbe meglio inserire tra  gli originali.
Alla prossima!!

PS: dovrei anche aggiornare la raccolta di Total Drama... già! XD



 
 
 

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Capitolo 2
*** Di motorini incriminati e consegne a domicilio ***


 
Di motorini incriminati e consegne a domicilio
 
Quando quella mattina  il proprietario del Freddy Fazbear Pizza entrò fischiettando nel retro del locale, con  un sorriso smagliante e un mazzo di chiavi in mano, lo staff non poté non cogliere l’aria di novità che aleggiava nel ristorante.
E ancora di più le stranezze aumentarono quando si presentò davanti ai ragazzi con un aspetto alquanto agitato.
-Ho una meravigliosa notizia per voi!
Aveva annunciato, allargando le braccia e mostrando un altro sorriso abbastanza ambiguo.
Di fronte a lui Bonnie roteò gli occhi, mentre Freddy ingoiò l’ultimo boccone della consistente colazione.
-Ha deciso di chiudere questa catapecchia?- domandò il ragazzo vestito completamente di viola, per poi sbuffare nel ricevere una sonora risata come risposta.
-Ma certo che no!
I guadagni sono alle stelle, perché mai dovrei chiudere i battenti? Inoltre, se non te lo ricordi, finiresti anche tu con il didietro sull’asfalto.
Ovvio, se t’interessa ancora il giro in cui eri da piccolo, a te l’onore di uscire per primo!
Nel sentire quelle parole Bonnie arrossì appena.
-Comunque, ieri sera ho ragionato a lungo, finché non sono giunto a questa conclusione... il locale è nel suo periodo migliore, soprattutto grazie agli spettacoli e alla riapertura del Pirate’s Cove, perché non far fruttare ancora di più i guadagni?
E allora, ecco, l’illuminazione!
Non è magnifica l’idea di trasportare direttamente a casa del cliente le pizze, con una semplice telefonata? Sì, è vero, sono un genio con la G maiuscola... ma tralasciando questo particolare, ecco perché ho acquistato un motorino e la licenza per questa attività!
Bonnie guardò con aria di sufficienza il capo, per poi troncare il suo entusiasmo con un lapidario
-E chi dovrebbe guidarlo quell’aggeggio?
-Suvvia, non fare il complicato, è ovvio che questa parte spetterà a voi!
Chi vuole prendersi l’incarico per primo?- domandò infine il proprietario della pizzeria, squadrando il suo personale con aria allegra.
-Io no di certo, non voglio mica andarmi a schiantare- rispose secco Bonnie alzando poi le spalle e subito venne sostenuto da Mangle.
-Certo, e se poi si facesse male, come farei a vivere senza il mio Bon Bon?- detto questo scompigliò i capelli del ragazzo, naturalmente molto entusiasta del gesto.
-Io potrei sfondare il sellino- ridacchiò Freddy e subito dopo di lui parlò Chica:
-Io non ho la patente, perciò mi astengo.
Alla fine tutti si voltarono verso Foxy, l’unico a non aver proferito parola.
-Hey, perché mi guardate così?
Ah, già, se volete vado io! Sono un asso con le moto!
-Ma non hai una mano- sentenziò Bonnie, guardando con aria interrogatoria il rosso.
-Da piccolo andavo in bicicletta senza mani, che problemi vuoi che ci siano? Inoltre sono già un pirata, perché non diventarlo anche della strada?
E a quelle parole, accompagnate da un sorriso ebete, Bonnie non poté fare a meno che darsi una manata in fronte, sconfortato.
Perché in quell’individuo c’era una concentrazione di stupidità così elevata?
 
Quella stessa sera arrivò la prima ordinazione.
Allo squillare del telefono, Mangle si era subito catapultata su di esso, per poi segnare rapida la richiesta e passarla a Foxy, che dalle quattro del pomeriggio aspettava impaziente il “grande” momento.
-Peggio di un bambino di tre anni- sussurrò a denti stretti Bonnie, subito dopo la partenza del collega.
Il ragazzo guardò un attimo il suo orologio da polso, su cui erano segnate le 8:30 di sera, e con un sorriso beffardo tornò all’interno del locale.
 
 
Ore 8:45
Tutto filava liscio.
Freddy era sul palco e si stava perdendo in uno dei suoi monologhi “comici”, almeno secondo il suo parere.
Tra i tavoli filava veloce Mangle, che ogni tanto si fermava a scompigliare i capelli al bambino di turno con fare amichevole, per poi tornare a portare le pizze ai vari commensali, insieme a Marionette.
Balloon Boy era all’entrata principale, mentre cercava di consegnare palloncini a bimbi di cinque anni ben più alti di lui, che si limitavano a spintonarlo o a fargli scendere il cappellino a visiera sugli occhi, facendolo imprecare in dieci lingue diverse.
Dietro le quinte invece sedeva Bonnie, intento ad accordare la chitarra e a sbuffare nel sentire il farfugliare agitato di Chica, visibilmente in ansia per l’amico.
 
 
Ore 9:15
Ecco, l’agitazione iniziava a farsi sentire.
Chica era intenta a portare le pizze ai vari tavoli, ma l’angoscia per Foxy iniziava a farla inciampare e a farla andare a sbattere molto facilmente.
Bonnie ridacchiava tra sé e sé, cercando di non far notare al pubblico la sua perversa felicità mentre si esibiva davanti ad esso.
Freddy, quale novità, si stava ingozzando di nascosto di altra pizza, dato che raggiungere lo spuntino di mezzanotte era un’impresa impossibile.
Ballon Boy si era rassegnato, e sedeva corrucciato sul marciapiede di fronte al locale, mentre Mangle e Marionette continuavano il loro lavoro, talvolta controllando il grosso orologio a muro e sospirando.
Il capo era anche lui indispettito dal ritardo, ma sapeva camuffare al meglio la sua irritazione.
 
 
Ore 10:00.
Okay, l’ansia si era tramutata in panico, per alcuni.
Mangle continuava a scorrere veloce tra i tavoli, ma il suo bel sorriso iniziava a spegnersi sul suo volto, e la stessa cosa riguardava Marionette.
Chica stava per rischiare il collasso e nemmeno le cinque bombole d’ossigeno trovate nel retro del locale riuscirono a ridonarle il respiro.
BB si era addormentato sul marciapiede, con in mano ancora una decina di palloncini colorati.
Freddy, povero ragazzo dal verme solitario, diceva di sfogare la sua preoccupazione in altre pizze, che intanto masticava con foga.
La testa di Goldie spuntava ogni tanto dal corridoio, forse un poco –ma solo un puntino- allarmato per l’assenza di Foxy.
Nelle stesse condizioni di Chica c’era il proprietario, più che altro in patema per il nuovissimo e costosissimo  motorino finito nelle mani di quel disgraziato.
E Bonnie era stranamente in ansia per l’amico, se così poteva essere chiamata la persona che ogni giorno sperava di veder ingoiata da uno squalo tigre...
 
 
Ore 11:15
Eccolo, finalmente!
Proprio quando il locale stava per chiudere i battenti, un ragazzo dai capelli rossi entrò, con un sorrisetto nervoso e un aspetto alquanto malconcio.
-Che diavolo hai fatto in tutto questo tempo?!- tuonò il capo, mentre Foxy ridacchiò teso e si grattò il collo, facendo vagare lo sguardo per tutta la stanza.
Subito dopo venne trascinato a forza nell’ufficio del proprietario, la cui porta venne chiusa con forza.
E, dietro di essa, tutti i ragazzi iniziarono a origliare le pazze spiegazioni del pirata.
-In poche parole, stavo andando a consegnare le pizze, quando un poliziotto mi ha fermato e mi ha fatto una multa per aver superato il limite di velocità massima, una per non avere le condizioni fisiche adatte alla guida e anche una per l’abbigliamento poco adatto al ventunesimo secolo –che poi, quella divisa azzurra è ridicola, come può criticare l’eleganza del diciottesimo secolo?
Comunque... alla fine sono riuscita a svignarmela e a continuare il viaggio, ma come potevo aspettarmi che uno stupidissimo gatto mi si bloccasse in mezzo alla strada?
Dopo aver frenato bruscamente, però, la macchina dietro mi è venuta addosso... e le ammaccature è meglio se le sorvoliamo.
Poi, finalmente, sono riuscito ad arrivare all’indirizzo, ma ho sbagliato casa e mi ha aperto una vecchia, che nel vedere l’uncino mi ha preso a randellate con una borsetta –che poi, che cavolo ci faceva con una borsa in mano per aprire alla porta?
Finite le botte, sono riuscito a raggiungere il palazzo giusto, ma era una topaia e quasi non ci rimettevo la vita su quelle scale pericolanti.
Comunque, quando stavo per consegnare le pizze ad una coppia che mi guardava con un’aria abbastanza pazzoide, la vecchiaccia di turno –sono sempre delle rompipalle le vecchie alle dieci e trenta di sera, gliel’assicuro- mi ha indicato e mi ha preso a mazzate con il bastone da passeggio, poiché mi aveva scambiato per il suo ex marito –cacchio, non pensavo di  sembrare così vecchio... forse dovrei tagliarmi un po’i capelli, ma non so.
E le pizze sono pure cadute per terra!
Alla fine me ne sono andato, ma ho perso il controllo del motorino e sono finito in una viuzza di periferia, dove il gattaccio di prima s’è vendicato con alcuni suoi amichetti per averlo quasi stirato.
Alla fine ho deciso di fare l’autostop e... taa daa, eccomi qui!
-E il motorino??
-Ehm, non ha fatto una bella fin...
-Fuori!
E quando la porta si spalancò, Foxy trovò i suoi amici a fischiettare per il corridoio, con un’aria molto innocente.
 
 
Poco dopo...
-Ahi!
-Dai, non piagnucolare, è solo un po’ di disinfettante!
-Lo so, ma brucia!- esclamò Foxy, guardando con un aria da cucciolo bastonato Chica, intenta a dargli una mano a sterilizzarsi le diverse ferite di guerra ottenute in tutta quella scorribanda.
-Comunque... grazie Chica- aggiunse dopo, con tono molto più dolce.
Dietro di lui la giovane, occupata a passare un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante su un graffio lungo la schiena del rosso, arrossì peggio di un peperone, per poi farfugliare un “di niente”appena udibile.
E accanto alla tenera coppietta, con un’aria disgustata in volto, se ne stava Bonnie, seduto su quello stesso divano e nemmeno lui consapevole del perché.
Dopotutto lui odiava Foxy!
Ma se c’era di mezzo Chica...no, no, meglio cambiare discorso!
Comunque, era anche abbastanza divertito dalle lamentele del “coraggioso” pirata, e non riusciva a non trattenere una risata ogni tanto.
-La prossima volta credo proprio che lo farà qualcun altro questo lavoro, sempre se ci sarà un’altra volta!- sghignazzò il coniglietto –sì, era talmente occupato a sfottere l’amico da dimenticarsi di cambiarsi d’abito.
-Di certo non sarai tu a guidare il motorino, non arrivi nemmeno al sellino, amico- gli rispose di rimando Foxy, squadrandolo con aria beffarda.
-Ah ah, che ridere- disse infine Bonnie, tagliando corto la discussione alzandosi dal divano e allontanandosi con aria composta verso la sala della guardia notturna.
Eh già, scambiare quattro chiacchiere con Mike, davanti ad una tazza di caffè bollente, era la tattica migliore per fregarsene di pirati, bionde adorabili e motociclette incriminate! 



Angoletto dell'autrice fallita
Povero Foxy, ho eliminato la parola furbizia dal suo vocabolario... e pensare che è una volpe XD

Dopo lo scorso capitolo, abbastanza malinconico, pubblico questa one-shot nonsense alla decima potenza... sul serio, un pirata vestito come nel diciottesimo secolo, che fa consegne a domicilio e viene malmenato da vecchiette sul genere di quella di Madagascar? 
Sì, ho raggiunto questo livello di stupidità XD
Inoltre ho letteralmente martoriato il mio personaggio preferito, ma questi sono solo dettagli XD
Bonnie prova un "leggero" astio per Foxy, ma nei prossimi capitoli forse uscirà in rilievo il suo lato più "umano".
Ah, volevo solo avvisare che Toy Chica, Toy Bonnie e Toy Freddy saranno personaggi moolto secondari, anche perchè potrei andare in pappa a gestire tutto questo staff (che poi hanno tutti lo stesso nome XD).
Ora devo andare, spero che questo capitolo sia gradibile...
Alla prossima!


 

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Capitolo 3
*** Prigioniero ***


Prigioniero

Era tanto, tanto stufo.
Stufo di quel covo polveroso e fatiscente.
Stufo dell’oscurità che lo circondava e che si mescolava troppo bene al suo silenzio imposto.
Stufo di sentire le voci dei bambini e il parlare allegro della gente all’interno della pizzeria, dall’altra parte.
Stufo di quella barriera, che andava ben oltre ad un tendone viola e ad una minaccia.
Era diventato un prigioniero incatenato alla sua stessa casa.
Non poteva oltrepassare il sipario, né aveva la possibilità di vedere gli altri, nel retro del locale.
Gli era stato imposto, ma si era anche obbligato, a rimanere nell’oscurità più completa, a ragionare su ciò che aveva fatto e su ciò che sarebbe accaduto se non fosse stato fermato.
 
Non stava a lui decidere, doveva lasciare che ad occuparsene fossero forze maggiori di lui.
Non doveva urlare a squarciagola contro quell’uomo, mentre esso si apprestava a strattonare, anzi, rapire, un bambino nel retro della pizzeria.
Non doveva attaccarlo, non doveva seguire il suo istinto... non poteva darla vinta al suo buonsenso.
Doveva aspettare che forse il bimbo si salvasse, che, forse, qualcuno riuscisse a sventare il rapimento.
Magari doveva anche telefonare alla polizia e attendere che, forse, dopo svariati minuti, arrivasse sulla scena del crimine, per poi ripartire nell’accorgersi che il sequestro era già avvenuto.
E dopo tutto ciò, doveva solamente tornare nel locale e scordare l’accaduto, fregandosene del bambino e della sua sorte.
No, non riusciva ad imporsi di pensarla in quel modo.
Ciò che è giusto lo è solo in parte, la restante rimane alle accuse, ai ripensamenti e agli oppositori.
Ma solo il pensiero di aver allontanato quel bambino dal suo destino, a violenze fisiche, mentali o a tutto ciò che poteva accadergli, spazzava via le insicurezze e gli ridonava una flebile speranza.
Tra tutti gli sbagli umani, forse aveva compiuto il più nobile.
 
Perché permettere che un' altra tragedia dilagasse sul nome del locale?
Già Bonnie era stato immesso in un circolo di droga da bambino, perché far ripetere una simile esperienza?
Già Chica aveva subito degli abusi sessuali neanche all’età di undici anni, perché lasciare che un altro mostro sfogasse il suo istinto su un ragazzino?
Già Freddy era stato allontanato dalla sua famiglia insieme al fratello, per poi vedere i suoi genitori, venuti a salvarlo, essere trapassati dai proiettili, perché far compiere un altro infimo destino?
E poi, diverso, improbabile e impossibile, era invece il suo passato.
Una nave di contrabbandieri e un bambino di sette anni, ma chi diavolo l’aveva rinchiuso lì dentro, a subire angherie e privato della sua famiglia?
Aveva visto scorrere troppo sangue in quel luogo, il suo sangue.
Era stato rapito e spedito su quella nave, e solo un killer, un pazzo, un mostro poteva compiere un simile gesto.
E quell’assassino incombeva su di lui, come un ombra silenziosa, dalla sua nascita.
Sceglieva con estrema attenzione le sue vittime e, in un modo o nell’altro, le perseguitava per l’eternità.
E Foxy sentiva ancora lo sguardo di quel sadico su di lui ogni volta che le cicatrici tiravano la sua pelle e lo obbligavano a fermarsi e a ricordare.
Quegli sfregi erano delle catene e il proprietario di esse l’assassino della sua infanzia.
Quando questo accadeva, qualcuno, quasi sempre Chica, lo sosteneva e riusciva a spazzare via quelle dolorose memorie.
Ma, chiuso nel Pirate’s Cove, chi lo aiutava a superare la paura?
 
Dentro quell’orrendo covo non poteva fare altro che rannicchiarsi in un angolo e urlare, urlare tutta la sua frustrazione, la sua rabbia e il suo dolore.
Sentimenti che poi, una volta scontata la pena, sapeva già che avrebbe mascherato con un sorriso e una battuta allegra.
Piangeva in silenzio, con il terrore di essere preso per un codardo, per quel bambino che ancora cercava di crescere dentro di lui, ma  che inciampava sempre nello stesso punto.
Ma se nessuno sentiva le rumorose grida, chi poteva cogliere il silenzioso dolore?
Finita la crisi non poteva fare altro che avvicinarsi mestamente al sipario, astutamente bloccato, e aspettare che Chica, some al suo solito, passasse accanto a lui fischiettando, per poi frenare la sua allegria e fermarsi proprio di fronte al tendone.
-Non sei solo.
Bisbigliava sottovoce, allontanandosi di nuovo con un sospiro quasi inudibile.
“Non sei solo” però era incompleto... “Sono accanto a te”era l’eterna parte mancante.
 
E così il tempo scorreva, inesorabile.
Erano poche le volte in cui poteva uscire dalla sua prigione, e non bastavano mai a ridonargli la speranza.
 In quel periodo di solitudine e di ragionamento, però, non faceva altro che insultarsi, a scovare giorno dopo giorno altri difetti in lui.
Era permaloso, irascibile e aggressivo all’occorrenza.
Ingoiava il dolore, ma raggiunto il limite massimo di sopportazione esplodeva, e lasciava sfogare tutta la sua rabbia.
Non aveva il controllo delle sue azioni e il più delle volte feriva la gente con le sue stesse parole.
Lasciava dei morsi profondi, che trafiggevano proprio dove la vittima era più fragile, colpendo in pieno il suo punto debole.
E così si convinse di essere un mostro, una persona orribile che si nascondeva dietro la maschera della dolcezza.
Questo sono io¹, si diceva, e nulla potrà cambiarmi
Ma subito dopo cambiava idea e passava il tempo a controbattere contro la voce della sua mente.
Contro la voce del mostro che popolava il suo presente.
 
¹ riferimento alla frase “It’s me”, molto frequente nel gioco.



Angoletto dell'autrice fallita
Ciao a tutti!
Okay, questo capitolo non  poteva mancare XD
All'inizio doveva essere una breve flashfic, ma dato che sono logorroica, beh, si sono aggiunte un paio di parole in più.
Spero di aver reso al meglio i sentimenti di Foxy, la paura, la rabbia e la frustazione per la sua prigionia e per il suo passato tormentato.

Ho cercato di rendere il più attuale possibile la storia del morso, visto che non ce lo vedo a staccare a morsi il lobo frontale di una bambina, in vesone umana, perlopiù XD
Inoltre c'è anche una piccola anticipazione del passato di alcuni degli altri ragazzi, ma ho lasciato il tutto sotto un alone di mistero, soprattutto per creare una sorta di collegamento con alcuni dei prossimi capitoli.
Le varie parti mancanti dove si spega il perchè Foxy è stato rinchiuso e altri particolari che possono elaborati al termine, non li ho precisati, soprattutto per lasciare un'iterpretazione quasi totalmente personale al lettore.
... Quanto amo Foxy, con il suo carattere dalle mille sfaccettature! Questo credo di averlo già detto XD
Alla prossima!

PS: eliminata la parte "fallita" per non essere uccisa da... "chi sa chi"! XD

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Capitolo 4
*** Oscurità ***


Oscurità
                                                                
Bonnie aveva paura del buio.
 
E non era una di quelle semplici fobie che si dicono in compagnia, quando bisogna snocciolare qualche difetto della propria personalità per risultare più simpatici e umani, ma uno di quei terrori che ti accompagnano per tutta la vita e gravano sulla mente.
E lui non era solamente spaventato dall’oscurità, ma dai rumori che accompagnavano il calare del sole, dagli strani cigolii delle stanze e dal passare delle macchine accompagnato da qualche colpo di clacson.
Perché, infondo, la sua fobia era quella di non avere il completo controllo della situazione.
E, sotto le tenebre, non riusciva a distinguere ciò che lo circondava, non riusciva a mantenere la calma e ad imporsi nella situazione con fare pacato.
Era quello il suo cruccio.
Era quello, il suo più grande problema.
 
Gli altri molte volte lo prendevano in giro, gli dicevano di non comportarsi come un bambino, ma più le battute si susseguivano, più le sue paure si accumulavano.
E quella già grande fobia dell’oscurità, si espandeva come una macchia d’olio.
Come potevano permettersi di insultarlo senza sapere nemmeno il perché del suo timore?
Come potevano sapere che lui temeva il buio e tutte le sfaccettature solo per i ricordi del suo passato?
No, loro sarebbero riusciti a comprendere solo le loro problematiche.
Perché immedesimarsi in qualcun altro è più facile dirlo, che metterlo in atto.
 
Non era colpa sua se la vista della notte gli bruciava la mente, lo obbligava a chiudere gli occhi con forza e a barricarsi in un angolo lontano, lontano dalla ragione e da sguardi indiscreti.
Ma ogni volta che abbassava le palpebre, altro non vedeva se non l’oscurità, e questa lo bloccava, lo pietrificava in quell’angolo della sua camera impedendogli di raggiungere quel maledettissimo interruttore della luce.
E in quegli attimi nella sua mente scorrevano veloci una marea di flashback che si accavallavano uno sull’altro.
Il ricordo di un ragazzino in piedi sul ciglio della strada, ad aspettare i soliti acquirenti di quelle sostanze che era obbligato a vendere per non morire.
Il ricordo sempre di quel ragazzino, picchiato a sangue e coperto d’insulti se non riusciva a raggiungere il prezzo migliore per quella merce.
Il ricordo di quel ragazzino, cioè lui, obbligato a crescere assumendo droghe non volute e osservando con aria di sottomissione il passare di quell’uomo, quel mostro dal cappellino viola e gli occhi neri come la pece.
Finita la crisi riusciva, barcollante, ad accendere la luce.
Infrangere quell’oscurità era la sua unica via di fuga.
 
Ma la cosa che più odiava era far vagare lo sguardo nel buio, sentendosi incapace di comprendere ciò che lo circondava.
Non sapeva perché, ma quell’effetto gli ricordava fin troppo bene quello delle sostanze stupefacenti che erano iniettate a forza nel suo corpo di bambino.
Sguardo vacuo, incapacità di ragionare.
Ecco perché odiava la stupidità e l’improvvisazione.
Sì, era proprio una di quelle paure prive di un vero senso, ma che nascono da un trauma indelebile.
Una di quelle fobie che trovi spesso, ma che non sono mai approfondite.
 
Ma, come per tutte le paure, una piccola via d’uscita, una specie di “porta” per una sorta di “giardino segreto”, c’era.
E quell’ancora di salvezza aveva il nome di Mangle.
Lei, con quell’inconfondibile aria priva di logica, con quel suo spirito traboccante d’iniziativa anche per le cose più futili, era l’unica che riuscisse a far rialzare Bonnie dal  suo stato d’angoscia.
Appariva sempre,  bussando alla porta o sgusciando, in maniera ignota, dalla finestra che stranamente era sempre aperta.
Lui spiegava semplicemente che la teneva spalancata solo per far circolare l’aria, visto che si moriva dentro quel locale, ma Mangle non ci vedeva chiaro in quella storia.
Una volta entrata, lei sorrideva e sussurrava un “Hey, Bon Bon, che ti succede?” divertito, per poi trascinare il giovane fuori dalla stanza.
Inspiegabilmente, dopo si trovavano sul tetto del locale ad osservare il cielo stellato.
Bonnie non si chiedeva nemmeno come ci fosse arrivato e perché si fosse lasciato trascinare da quella matta in una simile attività del tutto inutile.
Lui sapeva semplicemente che con Mangle era così, nulla con lei aveva apparentemente un senso logico, ma in verità racchiudeva mille significati e mille incoraggiamenti.
Perché ella comprendeva con una semplice occhiata, sapeva scavare oltre l’aspetto e raggiungere il cuore, di cui aveva la chiave.
Mangle non basava il proprio pensiero sulle apparenze e nascondeva tutto il suo sapere dietro ad un’ ingegnosa follia.
E la notte passava così, con Bonnie rannicchiato in un angolo ad osservare insieme all’amica la volta celeste, quasi senza proferir parola.
Tanto non servivano inutili frasi piene di falsa compassione ad aiutare il giovane, a lui bastava solamente Mangle e quel suo mondo fuori di testa.
E a Mangle bastava semplicemente sapere di possedere con gelosia la chiave del cuore dell’amico.
 
Sì, forse Bonnie non aveva poi così tanta paura del buio.
Non con Mangle, almeno.


Angolo autrice

Ciao a tutti!
Se l'altra volta abbiamo parlato di Foxy, oggi pubblico qualcosa su Bonnie!
Tragico, drammatico, palloso... okay, la solita solfa pseudo introspettiva XD
Però, trattando dei sentimenti di Bon Bon (soprannome di proprietà esclusiva di Mangle), non potevo non far entrare nella storia la sua migliore amica!
Amica... seeee, qui gatta ci cova XD
Comunque, spero che questo capitolo possa piacervi e anticipo subito che il prossimo sarà comico, tanto per sdrammatizzare un po' la situazione!
Ora devo andare,
Alla prossima!


 

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Capitolo 5
*** Una banda di pazzi ***


Una banda di pazzi
 
Okay, forse il lavoro di Mike non era il più normale della Terra.
A lui, infimo uomo disperato e alla continua ricerca di un impiego, era toccato il compito di fare la guardia notturna di una banale pizzeria dalla reputazione incerta.
E che sarà mai?
Controllare un po’ i corridoi, bersi un caffè e fottere un Kinder Bueno dal distributore automatico dopo averlo preso a mazzate con una racchetta da tennis.
Sì, insomma, un lavoretto da niente.
Mai dette parole più sbagliate, mio caro e ingenuo Mike.
Il problema era che non era affatto solo all’interno del locale, e i suoi coinquilini erano abbastanza... assillanti, ecco tutto.
Inoltre erano degli eccentrici, dei dementi... e in un modo o nell’altro riuscivano a catapultarlo sempre nelle loro pazze vicende!
Alla fine, seduto sulla sua poltrona girevole con una tazza di caffè bollente in una mano e un taccuino nell’altra, si ritrovava a fare lo psicologo del ristorante!
La parte più complicata, però, era inquadrare ogni ragazzo e comprendere il suo carattere per non trovarsi certe simpatiche sorprese!
Mangle era solita a cantare a squarciagola per i corridoi, correndo come una forsennata per poi andare a sbattere peggio di un ubriaco. Inoltre era parecchio terrificante vedersela dondolare dai lampadari e fissare con sguardo psicopatico le telecamere.
E a Mike non piaceva quella sottospecie di Spiderman, per niente.
Freddy era sempre e solo in cucina, ad affogare le delusioni in una pizza con patatine, doppia mozzarella, funghi, acciughe e perfino Balloon Boy!
Quest’ultimo, soprannominato da Mike BB, più semplicemente Bambino Bastardo o Barile Bimbominkia, era l’essere più petulante, fastidioso e rompiscatole di tutto il locale.
Aveva la simpatica abitudine di comparire sotto la scrivania dell’ufficio di Mike per poi sorride in maniera sghemba e dire un “Ciao!” con quella sua vocina da bambino... see, proprio, aveva la voce di un fumatore incallito imparentato con Godzilla!
Ritornando a Freddy... ormai era conosciuto da tutti come l’orso Yoghi, sia per il suo carattere bonario, sia per il pancione enorme, talmente tanto che i bimbi del locale gli chiedevano di continuo se era incinta.
Comunque, seduta accanto alla mascotte principale,c’era sempre Marionette, la tipica ragazza fan di Macchia Nera e coperta da capo a piedi da borchie e simboli satanici.
Stava incollata al suo cellulare tutto il tempo, rispondendo alle avances dell’orso Yoghi con grugniti e “Sono su Youtube! Non rompere, pezzo d’idiota!”... che poi Mike si domandava sempre che video guardasse con tanto interesse.
La cosa che più odiava di quella ragazzetta smunta e truccata da pagliaccio era la suoneria di quel suo stupido Nokia preistorico, che partiva all’una di notte e sembrava adatta a presentare l’arrivo dello Slenderman.
Sempre sul tema di orsi e dark si passa all’orso Bubu, cioè il fratello minore di quel ciccione di Freddy, e anche l’unica persona in quel locale a fare un’emerita mazza di niente... beh, tranne cercare di far fuori Mike.
Una volta tentò di avvelenargli il caffè, quella dopo cercò di strozzarlo con uno spago da dietro la sedia girevole, l’altra ancora gli spense la luce e si presentò con una mazza ferrata nell’ufficio.
Ma per fortuna interveniva il fratellone, altrimenti, addio Mike!
Poi c’era Chica, la dolce e timida bionda, quella ragazza insicura e silenziosa... col cavolo! Una volta nell’ufficio del guardiano era una logorroica alla decima potenza!
A volte, quando la vedeva trotterellare per il corridoio e avvicinarsi alla porta, sbarrava tutto e stava in silenzio, sperando che, magari, pensasse fosse morto.
 Era veramente stufo di quel blaterare continuo, su Foxy, poi!
Già, Foxy....
Mike odiava con tutto se stesso quell’individuo stupido, ma furbo all’occorrenza.
Faceva apposta a picchiettare le pareti con il suo uncino quando il guardiano si assopiva... che tesoro!
Invece alle tre in punto faceva partire a tutto volume o quel suo motivetto del cacchio oppure la sigla della Pimpa, essere con cui tradiva una certa somiglianza.
Si divertiva a fare nascondino in quel suo covo polveroso, prima fingendo di riposare e l’attimo dopo spalancando la porta è urlando a gran voce “Beccato!” a Mike, puntualmente quando iniziava a dormire saporitamente.
No, non aveva affatto voglia di crescere con la testa...
Era completamente d’accordo con Bonnie sulla sua immensa stupidità!
Beh, con Bonnie aveva creato un certo rapporto d’amicizia.
Era un tipo silenzioso, sarcastico e molto sulle sue, ma che comunque si presentava nell’ufficio ogni sera per scambiare due chiacchiere e sfottere i compagni dalle telecamere.
Ah, che caro ragazzo... l’unico problema era che a volte si allenava fino a tarda sera con la chitarra elettrica e Mike, beh... avete presente la voce di Nyan Cat?
Lui era l’esatta coppia mentre gli urlava di far smettere quella tortura!
 
Che dire, erano proprio una banda di scriteriati...
Però, quando Mike vedeva Mangle divertirsi a saltellare sui mobili, Freddy mangiare una pizza con allegato BB e cercare di attaccar bottone con Mary, Chica e Foxy fare i piccioncini nel Pirate’s Cove e Bonnie rimuginare se dedicare o meno il suo ultimo orripilante singolo a Mangle... beh, era dopotutto divertito.
Poi però si accorgeva della mancanza di Goldie, e lì allora desiderava il licenziamento...
Ehi, chi ha aperto la porta?


Angolo Autrice
Ed ecco il capitolo demenziale tanto atteso!
Oggi ho veramente poco tempo per scrivere, dato che è tardissimo e devo spegnere il computer!
In poche parole... spero che questo capitolo possa piacervi e che riesca a far scaturire almeno qualche risata, visto che negli ultimi giorni faccio fatica a creare qualcosa sul genere comico.
Mi dispiace, inoltre, per il ritardo con cui ho pubblicato questa one shot e con cui invierò i prossimi capitoli, ma sono finita nel tipico "momento morto", durante il quale hai mille idee ma non riesci ad incanalarle in un capitolo decente.
Okay, ora devo letteralmente scappare,
Alla prossima!!


 

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Capitolo 6
*** Paura ***


Paura

 
L’aveva bellamente preso in giro, pur essendo a conoscenza dei suoi sentimenti.
Il giovane non riusciva a scollare la mente da quella frase, da quelle lapidarie parole che dimostravano quanto fosse idiota lui e bugiarda lei.
Possibile che non rispondesse ai messaggi apposta, non gli rivolgesse più il saluto apposta e che rimanesse sempre accanto a Bonnie apposta?
Ma quali erano i suoi veri intenti?
Ingelosirlo, offenderlo... ridicolizzarlo?
Se era così, aveva centrato in pieno il bersaglio!
Più si scervellava, meno comprendeva il perché la giovane si comportasse in tal modo.
Forse perché aveva paura?
Quel pensiero però non rimase nemmeno un attimo nella mente nel ragazzo, escluso a priori e perciò non calcolato.
Ma pur restando in piedi, appoggiato al muro della sua stanza a fissare l’oscurità più assoluta, non riusciva ad arrivare ad una risposta sensata.
Qualcuno bussò alla porta e al giovane non servì nemmeno alzare lo sguardo per comprendere a chi appartenesse quel picchiettare insicuro.
-Foxy...- pigolò la ragazza, entrando con timidezza all’interno della stanza e richiudendosi la porta alle spalle.
Quell’abito di un giallo intenso, improbabile, si stagliava perfettamente nell’oscurità della stanza, così come i suoi capelli biondi.
-È da un paio di giorni che non ti fai vedere... non hai aperto a nessuno... cosa ti succede?
La voce di Chica era un sussurro indistinto, completamente sommerso dal timore, da un’infondata paura.
La ragazza indietreggiò appena nel vedere lo sguardo del rosso levarsi verso di lei, e poteva accorgersene facilmente date quelle iridi gialle innaturali.
-Cosa mi succede, eh?
Cosa mi succede?!
Quella non era la solita voce di Foxy, era tagliente, traboccante di odio.
Il giovane stava perdendo il controllo.
-Dovrei chiederlo a te, vero?
Tu che in tutti questi giorni mi hai evitato accuratamente!
Io ne ho sofferto, se non te ne sei resa conto!
Oh, vero, eri troppo occupata a scherzare con Bonnie!
E nel frattempo il giovane si era avvicinato lentamente a Chica, schiacciata contro la porta e impossibilitata a muoversi dalla paura, quella che prima era un timore insensato.
Il rosso aveva infine raggiunto alla ragazza, impiantando l’unica mano restante contro la parete accanto a lei con forza.
-Tu non sei così, Foxy, tu sei diverso...
-Diverso?- sul volto del giovane si dipinse un sorriso amaro -
Anch’io pensavo che tu fossi diversa, ma mi sbagliavo eccome!
A quanto pare l’entrata in questo locale, il tuo passato e tutto il resto non ti hanno fatto capire nulla, non capisci niente delle persone che ti stanno accanto!
E, forse, gli insulti che ti affibbiavano, non era poi così sbagliati!
 
Una ragazzina sugli undici anni era  schiacciata contro una parete, mentre un uomo sulla trentina sorrideva malignamente, stringendole il polso e strattonandola a seguirla.
Alla fine, tra urla e  pianti, l’uomo riuscì a trascinarla verso la camera da letto, rispondendo alle sue lamentele con un lapidario “che c’è, hai paura?”, seguito da una risata tagliente.
E il mattino seguente, la bambina sentì che qualcosa di lei si era spezzato e che nulla sarebbe riuscito a colmare quella crepa... aveva definitivamente perso l’ingenuità e la spensieratezza dell’infanzia.
 
Bastò solo una attimo.
Chica cadde per terra, in ginocchio, scoppiando in un pianto da troppo trattenuto, mentre Foxy indietreggiò barcollante, sgranando gli occhi come un bambino messo davanti al suo misfatto.
- Che cosa ho fatto...- sussurrò appena, resosi conto di quanto le sue parole avessero morso la giovane, l’avessero ferita.
E in un attimo si abbassò verso di lei, per poi stringerla in un abbraccio e affogarla in una mare di “mi dispiace”.
Chica si aggrappò a quella camicia in alcuni punti strappata, continuando a singhiozzare in silenzio e lui non mollava la presa, continuando a fissare il vuoto e a chiedersi come avesse potuto urlare simili parole proprio a lei, la persona a cui più teneva.
-È solo colpa mia, perdonami, io...
-G-giurami che non lo dirai mai  più.
Domandò in un sussurro la bionda, il cui volto era in parte coperto dalle mani e in parte dalla folta chioma rossa del pirata.
-Te lo prometto.
E con questo la strinse ancora più forte, cercando di non ferirla con quel ridicolo uncino che gli era stato impiantato al posto della mano destra.
I minuti sembravano passare interminabili, sommersi nel silenzio più profondo, in un silenzio innaturale e indisturbato.
Il camminare allegro di Mangle per i corridoi quella sera era inesistente, così come le strazianti prove di Bonnie e il pensare ad alta voce di Freddy.
Tutto taceva, facendo solamente aumentare l’angoscia dei due giovani.
-Sono stato un idiota.
Nel sentire quelle parole Chica alzò lo sguardo, senza però incrociare gli occhi del ragazzo, persi in quella buia stanza.
-Uno stupido, un vero deficiente... sì, Bonnie non sbaglia poi così tanto quando mi chiama così- disse Foxy, lasciando che un sorriso triste gli si dipingesse sul volto.
-Io non avevo il permesso d’insultarti, non posso decidere il tuo comportamento. Non posso importi di volermi bene. Se a te piace Bonnie, è ovvio che tu debba stare con lui e che io debba mettermi da parte. È ingiusto ciò che ho appena fatto... scusa.
E il cuore della bionda si strinse nel sentire quelle parole.
Possibile che il pirata sempre sorridente, allegro e forse anche un po’ stupido, potesse provare sentimenti come rabbia e frustrazione? Nell’incontrare quello sguardo vacuo, perso nei suoi stessi ragionamenti, la ragazza non poteva non rispondere alla sua domanda con un schietto.
-Ma a me non interessa Bonnie... io, anch’io devo scusarmi con te.
A quelle parole Foxy spalancò immediatamente gli occhi, per poi osservare stupito e confuso Chica.
-Io sono stata una codarda, avevo troppa paura di stare accanto a te. Avevo il terrore che tu potessi ferirmi, e questo è un pensiero completamente idiota... sei una persona buona, gentile, non riusciresti mai a maltrattare una persona e a utilizzarla a tuo piacimento. Ma avevo lo stesso il timore di essere di nuovo sfruttata sotto le voglie di un maniaco, e mi faccio schifo anche solo ad averti paragonata a un mostro simile.
La bionda strinse convulsamente un lembo della camicia del giovane, per poi posare la testa sul suo petto e rialzarla un attimo dopo, le guancie arrossate dalla timidezza.
-Ma alla fine non c’è l’ho fatta... io... io ti amo, ma ho anche tanta paura di questo sentimento.
Il cuore di Foxy perse un battito nel sentire quelle parole, ma riuscì a riacquisire parte della calma perduta.
-Io non potrei mai farti del male... affronteremo questa cosa passo dopo passo, spetta a te decidere e...-
il giovane smise di parlare nel sentire la mano di Chica accarezzargli il volto e sobbalzò, sbattendo però la schiena contro la porta dietro di lui.
La sua ansia aumentò vertiginosamente nell’accorgersi che Chica aveva colmato la distanza che li divideva e aveva appena appoggiato le sue labbra sulle sue, in un bacio insicuro, flebile.
La mano di lei sfiorò la cicatrice che copriva l’occhio, per fortuna non offeso, del rosso e continuò lungo il collo, per ritrarsi nel sentire un secondo segno sulla gola che terminava poco oltre il petto.
Foxy allora scostò il viso da quello della ragazza e lei si accorse subito di come i suoi occhi si fossero velati di una nuova tristezza.
-Mi sono salvato per un soffio, su quella nave di contrabbandieri...
Non erano poi così diversi, sotto quell’aria di falsa spensieratezza.
-Ma non siamo qui per rimpiangere il passato, vero? Ora sono qui, vivo, insieme a te, e ciò che è successo è successo!
Detto questo il suo sguardo s’illuminò e sorriso, con uno dei suoi soliti sorrisi un po’ folli e sinceri.
-Sei sempre il solito!- ridacchiò Chica, per poi abbracciare il rosso e posare il capo sul suo petto.
E così passarono la notte, a parlare e a dichiarare con leggerezza i sentimenti da tempo nascosti, completamente indisturbati... forse.
 
Nel frattempo...
-Non dovevo mangiare tutte quelle pizzette, maledizione!
Freddy si stringeva la pancia, seduto scompostamente sulla seconda sedia dell’ufficio del guardiano notturno.
-E quei due hanno la chiave del bagno in quella camera!- piagnucolò successivamente, indicando una delle tante stanze sul maxischermo, dove si stagliavano chiaramente Foxy e Chica.
Accanto a lui Goldie lo squadrava con superiorità, per poi lanciare occhiate divertite a Mike, imbavagliato e legato come un salame sulla poltrona girevole del suo ufficio.
Il prigioniero mugolò qualcosa e subito il giovane dagli occhi neri come la pece interpretò in maniera personale il suo linguaggio.
-Cosa, vuoi un altro giro di catene? Ti accontento subito, amico!
 -Sei malato Goldie, seriamente e inoppugnabilmente malato- sentenziò Marionette, seduta sul bracciolo della sedia dove Freddy continuava a lamentarsi.
-E tu sei sempre il solito mangione scriteriato- ridacchiò subito dopo, scompigliando i capelli della mascotte del locale.
Dietro di loro, con la solita espressione stizzita e arrabbiata, c’era Bonnie, a braccia incrociate e seduto sul pavimento con un diavolo per capello.
-Che bello spiare quei due piccioncini, vero Bon Bon?
Hey, non fare così, dai! Hai ancora me, dopotutto...
E nel sentire le parole Mangle, nascose la testa tra le mani per simulare un gesto d sconforto... ma in verità era più il rossore delle guancie a dover essere coperto!

 

Angolo Autrice
Okay, stasera è veramente tardi! XD
Spero che questo capitolo sia decente, visto che ho dovuto riscriverlo tre volte buone... e ancora adesso mi pare un pastrocchio smielato e con il carattere dei persoanggi stravolto! X(
Spero si sia notato il fatto che Foxy perda failmente il controllo e morda la gente a parole, cioè un riferimento al morso dell' 87.
Che altro dire? Beh, spero di non essere linciata! XD
Alla prossima!!

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