Omnia vincit amor

di Lady_purosangue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sotto al tramonto ***
Capitolo 2: *** Tutto sta cambiando ***
Capitolo 3: *** L'ora del giudizio ***
Capitolo 4: *** Ora siamo clandestini ***
Capitolo 5: *** L'ufficio ***
Capitolo 6: *** Lettere ***
Capitolo 7: *** Il giudizio della famiglia ***



Capitolo 1
*** Sotto al tramonto ***


Sotto al tramonto



Rose Weasley uscì dallo spogliatoio dello stadio, guardandosi intorno furtivamente.
Era quasi il tramonto e si pentì di non essersi portata dietro una maglia più pesante.

"Puoi uscire, non c’è nessuno" disse Rose, passandosi una mano tra i capelli nel tentativo di riordinarli, mentre a passo svelto si dirigeva verso il castello.

Dietro di lei, un ragazzo snello e dai biondi capelli, si richiuse la porta alle spalle e la seguì.
Contrariamente alla ragazza, se la stava prendendo con comodo: con le mani in tasca e un’espressione assolutamente rilassata, camminava tranquillamente, incurante del ritardo in cui si erano inevitabilmente ritrovati.

"Malfoy, vuoi muoverti?" lo rimproverò lei, che si trovava già parecchi metri avanti a lui "E’ tardissimo.

Una delle cose che detestava più di tutte era essere in ritardo. Soprattutto quando la causa del ritardo non dipendeva da lei.

"Di che ti preoccupi, Weasley?" le fece eco Scorpius Malfoy "Siamo due prefetti, non possono mica punirci."

Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo: se l’avesse vista suo padre le avrebbe detto che era tale e quale a sua madre.

"Appunto. Sono un prefetto, per cui devo dare il buon esempio" disse Rose, bloccandosi per aspettarlo, soddisfatta della risposta "E arrivare in ritardo non è tra questi."

Lui la raggiunse, con un evidente ghigno dipinto sulla faccia.
Rose corrugò la fronte, preoccupata.
Non era mai un buon segno quando lui assumeva quella espressione.
Significava che stava per sferrare un colpo basso.

"Mi sembrava che qualcuno fosse troppo distratto fino a poco fa, per preoccuparsi di essere in ritardo…"
Ecco, appunto.
Rose arrossì, sorridendo. Se lui pensava di metterla fuori gioco con una frecciatina di seconda categoria, si sbagliava di grosso.

"Adesso non saremmo in ritardo se qualcuno avesse scelto un posto un po’ più vicino per incontrarci!"

Lo fissò, soddisfatta. Su questo non avrebbe potuto dire nulla.
Uno a zero per Rose Weasley.

"Ti ricordo che tu avevi proposto la Foresta Proibita!" le ricordò lui, inchiodandola con il suo sguardo di ghiaccio "Non mi sembra che tu sia nella posizione per poter criticare."

Magari… facciamo uno pari.
Rose sbuffò, sconfitta.

"Oh, taci Malfoy!" disse, riprendendo a camminare "C’era rimasta solo la Foresta, le altre me le avevi bocciate tutte! E datti un’aggiustata… hai la camicia mezza fuori dai pantaloni!"

Lui scroccò una sonora risata.

"Cos’è Weasley, ti preoccupi che la McGrannit possa togliermi dei punti per la mia scompostezza?" le chiese afferrandola per un braccio e facendola voltare.

"Ti ricordo che siamo dei prefetti" disse lei, aggiustandogli la cravatta verde e argento leggermente allentata "Non mi serve la McGrannit per toglierti dei punti!"

Scorpius rise di nuovo. Gli piaceva quando lei assumeva certe prese di posizione.
Si avvicinò alla ragazza, scostandole i capelli ramati dal collo.

"Allora mi toccherà arruffianarmi questo prefetto, per evitare una punizione" le sussurrò in un orecchio.

Prese a baciarle il collo ma lei fu abbastanza rapida da scostarsi, evitando di lasciarsi trasportare.

"Scorpius, ti prego! Ci chiudono fuori. Davvero, io non… "

Ma stavolta Scorpius fu più rapido di lei. Prima che Rose potesse rigettarsi in una ramanzina da perfetta e responsabile studentessa, le tappò la bocca con la propria.
Dopo un breve tempo di reazione, lei posò le mani sul petto di Scorpius e lo spinse indietro.

"Ti stavo parlando, Malfoy!" gli disse arrabbiata "Non puoi baciarmi mentre ti parlo!"

" il problema è che tu parli sempre, Weasley!" rispose lui, come se fosse una scusa accettabile.

Lei fece un lungo sospiro.
Si frequentavano da poco dopo l’inizio del loro sesto anno, quindi circa quattro mesi.
E se all’inizio, il fatto di incontrarsi di nascosto era quasi eccitante, a quel punto stava diventando… faticoso.
Anzi, Rose si chiedeva spesso perché continuassero a nascondersi.
E’ vero che per sette anni se ne erano dette a vicenda di tutti i colori, quindi la gente era abituata a vederli battibeccare piuttosto che in atteggiamenti… intimi?
Poi c'era la questione Beatrice.
Si, perché il bel rampollo Malfoy era ufficialmente fidanzato con Beatrice Diana Nott, purosangue serpeverde di nobile famiglia che al dire di molti era una persona vendicativa.
Sul polpaccio sinistro portava il pugnale della ormai defunta Bellatrix Lestrange che le donava un'aria abbastanza spaventosa; ed era anche per quello che la bruna era soprannominata la venere nera.
La sua bellezza aveva pochi rivali: lunghi capelli corvini sempre pettinati in riccioli perfetti, occhi colore dell'asfalto, labbra rosso sangue, pelle talmente diafana da brillare al sole e una innata compostezza ed eleganza inculcatagli fino dalla tenera età.
Era con lei che Rose aveva a che fare.
Una perfetta purosangue.
Per questo motivo, Rose e Scorpius avevano deciso di comune accordo di vedersi lontano dagli occhi degli altri, in modo da non dover dare spiegazioni.
Ma a quel punto, il nascondersi stava dando più problemi che altro.
Per Rose, almeno. A Sorpius, infatti, sembrava che la situazione non gli costasse alcuna fatica, tutt’altro.
Rose ignorò la sua frecciatina e riprese a camminare.

"Dove vuoi che ci vediamo domani?" le chiese Scorpius, raggiungendola "Risparmiami il campo delle zucche e simili. Potremmo vederci alla serra, mi pare che domani pomeriggio non ci siano lezioni di erbologia."

"Domani non posso" rispose lei, con tono distaccato "Ho il turno di ronda al quarto piano. Però…" aggiunse voltandosi per guardarlo in faccia "Puoi sempre venire a farmi compagnia" concluse sorridendogli maliziosa.

Lui fissò i suoi occhi grigi contro di lei e per un momento Rose pensò che stesse prendendo in considerazione l’idea. Ma a quel punto, Scorpius sembrò riscuotersi.

"Andiamo, Weasley! Vuoi farci beccare?"
Lei lo guardò male. In quel momento Rose capì che la situazione andava risolta. Subito.
Si girò verso di lui, le mani piantate sui fianchi, i grandi occhi scuri ridotti a fessure.
Malfoy si chiese se fosse il caso di scappare velocemente verso il castello, che non era molto lontano.
Lei non sarebbe mai stata tanto veloce da raggiungerlo, dopotutto.

" E chi dovrebbe beccarci, di grazia?" gli chiese Rose.

In quel momento Scorpius capì che Rose voleva litigare; i segnali c’erano tutti. Aveva persino detto di grazia. Male, molto male.
Ma tutti sapevano che Malfoy non era famoso per la sua accondiscendenza.

"Vuoi che ti faccia un elenco?" Le chiese "Che ne dici della moltitudine di parenti che ti tiene sotto controllo?"

Rose sbarrò gli occhi, stupefatta.

"Cosa? Non è vero!" protestò "Non è vero che mi controllano!"

"Ah, no?" fece lui scettico, contento di aver trovato un argomento in grado di spiazzarla "Vuoi farmi credere che tuo fratello non ti controlla?"

Rose scoppiò in una risata cristallina "Hugo? Scusa… ce lo hai presente mio fratello? Ha occhi solo per il Quidditch e… il cibo."

Scorpius sospirò infastidito, d’altronde non poteva darle torto.

"Comunque rimangono sempre Lily, Dominique…"

"Ma figurati, sono le mie migliori amiche! Mi appoggerebbero su qualsiasi cosa."

Il Serpeverde deglutì a fatica, consapevole che la situazione si stava mettendo abbastanza male.
Ma poi, un nome attraversò la sua mente come un fulmine. E un ghigno si dipinse sul suo viso.

"E James? Non puoi negare che ti teneva costantemente sotto controllo."

"Ecco, appunto! Mi teneva sotto controllo. Dopo che l'ho minacciato di fargli saltare la faccia ha smesso"

“Dannazione” pensò Scorpius. Aveva tralasciato quel piccolo particolare.

"Questo non significa nulla" ribattè lui "Avrà lasciato questo incarico ad Albus…"

Rose non sapeva se ridere o innervosirsi. Aveva sempre reputato Scorpius una persona notevolmente intelligente, anche se nei primi anni non erano andati troppo d’accordo, ma adesso lui stava tirando fuori delle scuse assurde.

"Albus?" ripeté lei "Malfoy, ma ti senti quando parli? Stiamo parlando di Albus! E’ praticamente un fratello per me, mi appoggerebbe sempre."

Scorpius scoccò la lingua guardando da un’altra parte.
Una folata di vento freddo li fece trasalire. Vide Rose incrociare le braccia per proteggersi dal freddo, ma sembrava che non avesse alcuna intenzione di mollare la conversazione. I lunghi capelli rossicci le svolazzavano da una parte all’altra, mentre Rose lo fissava in attesa di una risposta.

"Un fratello… sì, come no…" disse Scorpius a mezza voce, ma abbastanza forte da poter essere sentito da Rose.

"Che vuol dire?" disse lei, confusa "Ti dispiace spiegarti?"

Scorpius comprese che non aveva più tanta scelta. Ormai era in ballo e doveva ballare.

"Senti, Weasley…" iniziò, evitando di guardarla "Ti posso assicurare che quando Albus ti guarda non lo fa con gli occhi di un fratello!"

Rose scoppiò di nuovo a ridere "Evidentemente lo fa con quelli di un cugino, allora!"

"Sì, sì. Scherza pure, tu…" disse Malfoy, tirando un calcio ad una pietra là vicino, facendola schizzare lontano.

"Andiamo, Scorpius!" disse lei, ridacchiando. Scorpius era visibilmente a disagio, condizione che non gli si addiceva assolutamente.

"Aspetta!" lo bloccò "Sei geloso!"

Rose vide Scropius strabuzzare gli occhi, dietro il ciuffo biondo che gli cadeva sulla fronte.

"Cosa?" le disse, tirando fuori le mani dalle tasche in un gesto di sorpresa "Stai scherzando?"

Ignorando il freddo che stava diventando particolarmente pungente e rassegnandosi al pensiero che ormai avevano perso la cena, Rose gli si avvicinò e gli passò le braccia intorno al collo.

"Ho detto che sei geloso" ripeté convinta "Ammettilo."

Rose si alzò sulle punte dei piedi per avvicinarsi maggiormente al suo viso. Sfiorò delicatamente la guancia di lui con il naso, sussurrandogli l’ultima parola nell’orecchio.
Dopo un attimo di esitazione, dovuta alla momentanea perdita di lucidità, Scorpius reagì, circondandole i fianchi con le sue lunghe braccia.

"Tu vaneggi, Weasley. Non sono geloso" confermò lui, posandole un bacio sul collo.

"Ammettilo, Malfoy" insistette lei, piegando il collo sotto il tocco di Scorpius.

Lui sorrise "E poi per quale motivo dovrei essere geloso?" riuscì a chiederle, mentre spostava la sua attenzione dal collo alla mandibola di Rose "Tu sei mia."

Quest’ultima affermazione gli costò un potente pugno sulla spalla che pose fine al momento idilliaco.

"Sei il solito Serpeverde arrogante!" lo rimproverò lei, allontanandosi.

Lui alzò le sopracciglia. Sapeva che se si fosse messo a ridere, lei si sarebbe infuriata.

"Fino ad oggi ti piaceva il Serpeverde arrogante…" commento malizioso.

"E poi, io non sono di nessuno!" proseguì lei, ignorandolo.

Lui non disse nulla, ma continuò a fissarla con un sorrisetto fastidioso stampato sulla faccia.

"Quindi… mi sembra che l’elenco dei miei familiari, nonché potenziali spie, sia finito, Scorpius" constatò, sentendosi vicina alla vittoria "Non mi sembra che nessuno tra loro ci controlli, o sbaglio?"

Lo guardò passarsi una mano tra i capelli biondissimi, che tornarono magicamente al loro posto (cosa che Rose, con i suoi, non avrebbe potuto mai fare).

"Non sbagli" confermò lui "Ma rimane comunque, tutto il resto della scuola."

Rose stava per rispondergli a tono, ma d’un tratto si rese conto che non avrebbe risolto nulla lo stesso.
Meglio rinunciare subito ed evitare di sollevare un polverone, piuttosto che… non voleva neanche pensarci.
Gli occhi azzurri di Rose si posarono severi sulla figura disinvolta di Scorpius, che la stava fissando con altrettanta intensità.
Dopo un’ultima occhiata, la ragazza girò sui tacchi e a passo svelto riprese il suo cammino verso il castello, senza aggiungere altro.
Di certo non era quella la reazione che Scorpius si aspettava. Solitamente era lei che voleva avere l’ultima parola, non che la ottenesse sempre, ma di solito non mollava facilmente.
Una sensibilità che non era assolutamente caratteristica di Scorpius, gli fece comprendere che lei si era arrabbiata per qualcosa.
Tutto stava nel comprendere cosa fosse il “qualcosa”, pensò continuando a guardare la ragazza che, impettita, si allontanava da lui.
Sfruttando nuovamente la sua agilità da giocatore di Quidditch, la raggiunse in poche falcate, sbarrandole la strada.

"Weasley, fermati! Aspetta un attimo…" disse afferrandole un polso; lei però si divincolò, superandolo "Aspetta, Weasley! Dai… ti prego, Rose!"

Lei si bloccò, sorpresa dal fatto che lui l’avesse chiamata per nome.
Era una cosa che non accadeva spesso; evidentemente, aveva sempre pensato Rose, il chiamarsi per nome implicava un certo tipo di legame intimo che lui non voleva mostrare agli altri.

“Come tutto il resto”, si ritrovò a pensare Rose, amareggiata.

"Si può sapere che succede?" intervenne Scorpius, grato del fatto che lei si fosse fermata "Perché sei scappata così?"

Rose incrociò le braccia, assumendo la chiara posa alla Hermione Granger.

"Immaginavo che la conversazione fosse finita, visto che mi sembravi molto fermo sulle tue decisioni" disse lei, cercando di nascondere la sofferenza nella sua voce.

Scorpius corrugò la fronte "Senti Rose, mi sembrava che avessimo deciso insieme, all’inizio della nostra relazione… di tenere la cosa per noi. Non capisco perché ti sei arrabbiata, ora."

Dalla sua espressione spaesata, Rose intuì che il ragazzo non aveva davvero capito niente.
E la cosa la fece innervosire ancora di più.

"Allora te lo dico io perché mi sono arrabbiata" fece, avvicinandosi a lui minacciosa "Perché mi viene da pensare che tu stia con me solo per fare incazzare tuo padre!" lo vide sgranare gli occhi, ma non gli diede il tempo di emettere suono "Immagino che tu stia tenendo la notizia da parte per poter sganciare la bomba nel momento giusto!" gridò "Sai che bella ripicca sarebbe… fidanzato con una Weasley! A tuo padre verrebbe un colpo!"

Rose si fermò a riprendere il fiato, rossa in volto.
Il vento gelido continuava a scompigliarle i capelli, mentre il Sole era quasi del tutto scomparso, cedendo il suo posto alla notte.

"Hai finito?" le chiese Scorpius, senza scomporsi minimamente.

Lei continuò a guardarlo in cagnesco "Sì."

"Bene. Era ora."

Questa frecciatina gli costò un’altra occhiataccia, ma Scorpius non ci badò affatto.
Le si avvicinò e con una mano le scansò i capelli dalle spalle, portandoglieli indietro, felice che lei non lo respingesse.

"Se avessi voluto far incazzare mio padre, gli avrei detto da un bel po’ che sono innamorato di una Weasley, non trovi?"

Lo disse con una tranquillità tale che Rose dovette ripetersi più volte quella frase a mente, chiedendosi se fosse giusto ciò che le sembrava di aver capito. Rimase lì, di fronte a lui, a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.

"Niente ripicca, quindi" riuscì infine a dire. Pensò che qualsiasi altra ragazza, di fronte ad una dichiarazione del genere, avrebbe cercato qualcosa di più fantasioso da dire. Magari più romantico, anche.

Lui annuì, celando un sorrisetto "Perspicace, Weasley."

"Oh…" fece lei, confusa e spiazzata allo stesso tempo "E allora… perché?"

A quel punto tanto valeva chiarire la situazione una volta per tutte. Non aveva senso continuare a lasciarla in sospeso.
Lui sembrò rabbuiarsi; distolse lo sguardo, dandole le spalle.

"Perché sono un egoista."

Non potendolo guardare in faccia, Rose non ebbe la possibilità di notare l’espressione di forte amarezza che stava attraversando il viso di Scorpius.
Rimase comunque basita da quella affermazione; non era tipico di Malfoy esprimere le proprie debolezze, anzi.
Era sempre stato consapevole della sua bellezza, del suo fascino, della sua intelligenza e non sprecava occasione per vantarsene.
Ma i pensieri di Rose furono interrotti nuovamente dalla voce melliflua del Serpeverde.

"Sono un egoista, Rose, perché preferisco tenerti nascosta, piuttosto che doverti dividere con gli altri…"

Rose rimase in attesa, le braccia incrociate strette, sapendo che Scorpius non aveva ancora finito il suo discorso. E infatti…

"E lo faccio perché… quegli altri riuscirebbero a convincerti del fatto che potresti avere di meglio, Rose. Qualcosa di meglio di un Serpeverde… di un Malfoy."

Rose a quel puntò comprese che con gli “altri”, Scorpius alludesse alla sua famiglia.
Animata da un’inaspettata sensazione di sollievo, Rose si fece più vicina a lui e lo abbracciò da dietro, posando il capo sulla schiena di lui.

"Non voglio che tu debba scegliere tra me e la tua famiglia, Rose" disse lui "Non voglio perché ho paura di quella che potrebbe essere la tua scelta. E per questo sono un egoista."

Di fronte a tanta sincerità, Rose non riuscì a fare a meno di sorridere. Sciolse l’abbraccio e gli andò di fronte, circondandogli il collo con le braccia. Evitando lo sguardo di lei, Scorpius rispose all’abbraccio, circondandole i fianchi.
Rose inclinò la testa per trovare i suoi occhi grigi, sfuggenti.

"La mia famiglia non mi chiederebbe mai di scegliere" disse Rose, sicura.

Lui scosse la testa, sospirando.

"Tu non ti rendi conto. Le nostre famiglie si odiano da secoli, Rosie, da secoli! A tuo nonno verrebbe un colpo se sapesse che stiamo insieme… e tuo padre, prima mi ucciderebbe e poi si farebbe venire un colpo!"

Rose, suo malgrado, non poté fare a meno di ridacchiare.

"Mio padre mi ama, Scorpius. E di conseguenza, ama le persone che amo" disse arrossendo "Anche perché, altrimenti, dovrebbe fare i conti con mia madre."

Questa volta anche Scorpius si sciolse in un sorriso.

"Quindi… il problema è risolto" disse alzandosi sulle punte dei piedi, per avvicinarsi maggiormente a lui "Concordi?"

La risposta di lui arrivò all’istante. Stringendo maggiormente la stretta intorno ai fianchi di Rose, la spinse ancora di più verso di sé, andando a colmare la poca distanza che era rimasta tra i loro volti.

"Concordo" soffiò lui, percependo le labbra di lei distendersi in un sorriso sotto il suo tocco.
Ma ben presto, un rumore indistinto li interruppe.
Scoprius si allontanò repentinamente da lei, guardandosi intorno nel buio. La sua abilità di Cercatore si mostrò utile anche in quella situazione.

"Hei tu, ragazzino!" disse rivolto verso un cespuglio poco lontano da loro "Esci fuori, ti ho visto!"

Rose tentò di aguzzare la vista, seguendo la linea visiva di Scorpius, ma non riusciva a vedere assolutamente nulla. Eppure, Scorpius continuava imperterrito a fissare la schiera di cespugli che costeggiava il castello.
Fu allora che una strana figurina sbucò dal groviglio di foglie e mano mano che veniva alla luce, Rose riconobbe un bambinetto del primo anno, che aveva incrociato qualche volta nei corridoi.

"Marmocchio, che ci fai in giro a quest’ora?" disse Scorpius, gelido. Il ragazzino era visibilmente terrorizzato. Nessuno, tantomeno quelli del primo anno, avrebbero voluto trovarsi faccia a faccia con Scorpius Malfoy.

Probabilmente, pensò Rose ridacchiando, il bambino stava vedendo concretizzato il suo incubo peggiore.

"Io… io…" balbettò il bambinetto "Io volevo… volevo… riprendere il m-mio libro di e-erbologia… per finire il c-compito… l’ho d-dimenticato nella serra e v-volevo… riprenderlo."

"E dimmi, ragazzino, di che Casa sei?" proseguì Scorpius.

"Tassorosso" sibilò il bambino, impautito "Ma… io… non ho visto niente! D-davvero… non ho visto niente, lo g-giuro!"

Un guizzo divertito attraversò lo sguardo di Scorpius, che si voltò a guardare Rose, alzando le finissime sopracciglia bionde.

"Ah, quindi non hai visto niente, eh?" chiese Scorpius. Rose dovette nascondere dietro di lui per evitare di farsi vedere ridere.

"No… no, signore!" mentì il ragazzino, con una certa convinzione "Io non ho visto nulla… lo giuro, signore… niente… non dirò n-niente…"

Scorpius schioccò la lingua. Il bambinetto trasalì. Rose per poco non soffocava dalle risate, contro la schiena di Scorpius.

"Allora facciamo una cosa, marmocchio" disse Scorpius "Tu adesso te ne torni dritto dritto alla tua sala Comune e non dici niente a nessuno."

Il ragazzino annuì freneticamente, arretrando.

"Meglio così" disse Scorpius "Altrimenti la Caposcuola Weasley sarà costretta a toglierti molti punti" questa affermazione gli costò uno schiaffò sul braccio da una divertita Rose "E adesso smamma!"

Inutile dire che il ragazzino non se lo fece ripetere due volte. Filò via alla velocità della luce.

Con un sorrisetto divertito si voltò nuovamente verso Rose.

"Che spasso che sono i novellini del primo… "disse pensoso, sfiorandole una guancia.

"Lo dicevo Malfoy: sei il solito arrogante! E poi da quando sono Caposcuola?!"fece, ma non c’era traccia di rimprovero nella sua voce.

Lui rise, tirandola verso di sé "Va bene" acconsentì lui, con un ghigno "Ma tu allora sei mia, Weasley. Mi dispiace per te, ma ormai è ufficiale."

Un fremito di gioia la fece rabbrividire, mentre con un certo interesse si concentrava nuovamente sulla labbra morbide di lui.



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Capitolo 2
*** Tutto sta cambiando ***




Tutto sta cambiando



La stanza delle necessità aveva assunto lo stesso aspetto della sala comune dei Serpeverde, succedeva sempre così quando Beatrice vi entrava; perché infondo si sentiva protetta solo in quel luogo.
La sala era un sotterraneo lungo e basso con le pareti e il soffitto di pietra, da cui, appese a delle catene, pendevano lampade rotonde e verdastre.
Di fronte a lei, in un camino dalle sculture elaborate, scoppiettava un fuoco contro cui si stagliava il profilo di un divano in pelle nero.
James non era ancora arrivato; allora la bruna si andò a sedere e con un veloce gesto della bacchetta un disco incominciò a girare.
Ci vollero poche note per capire di cosa si trattasse: l'inverno di Vivaldi.
Beatrice adorava la musica classica e nonostante fosse molto giovane conosceva la maggior parte delle musiche di compositori Babbani.
Si, era un paradosso.
Lei una purosangue incallita ma adorava la musica Babbana e non l'avrebbe mai sostituita con quelle specie di orribili surrogati magici; ma infondo lei era tutto un paradosso.

La porta alle sue spalle si aprì e abbassando la musica disse in tono freddo: "Sei in ritardo"

"Buona sera anche a te" rispose allegro James ignorando le parole della serpeverde.

Il giovane Potter si andò a sedere accanto alla bruna.
Il cuore di Beatrice perse un battito; non riusciva a capire come potesse essere innamorata di lui.
In fondo loro erano gli opposti perfetti, le due facce della stessa medaglia.
Lui grifondoro sfegatato, orgoglioso e presuntuoso; lei serpeverde purosangue, furba e bugiarda.
A vederlo sembravano appartenere a due mondi diversi: Beatrice era seduta in maniera elegante; con la schiena dritta e le mani in grembo. Mentre James era sdraiato con i piedi sul basso tavolino da tè, la cravatta annodata malamente, il maglione sgualcito e i capelli scomposti.

"Ho delle novità" disse James dopo alcuni minuti di silenzio.

"Cosa?" Chiese curiosa.

"Guarda" dichiarò James lanciando delle foto sul tavolo in mogano.

Beatrice si avvicinò al ragazzo e prese le foto.
Le rigirò più volte tra le esili dita, provava un certo disgusto nel vedere il suo "fidanzato" abbracciato a quella traditrice di una Weasley.

"Allora?" Chiese il giovane Potter.

"Come le hai avute?" Gli domandò la ragazza allontanando le foto il più possibile dalla sua vista.

"Sai anche io ho i miei tirapiedi" rispose malizioso.

"un grifondoro che sfrutta altri esseri umani?" Rise.

"Non siamo tutti uguali...era un tasso del primo anno...una preda facile...è bastato un'autografo" dichiarò serio James.

Beatrice sorrise, la stanza delle necessità li cambiava.
Li rendeva più veri.
Ogni volta che metteva piede li si sentiva più forte e lasciava cadere quella maschera di pura freddezza che la caratterizava.
Anche a James capitava una cosa simile; però non lo dava a vedere.

"Ora cosa facciamo?" Chiese James puntando i suoi occhi nocciola in quelli grigio scuro di Beatrice.

"Spediscile. Ma usa un gufo della scuola; non devono capire chi le ha inviate." Disse.

Poi prese una busta di pergamena e inserite le foto dentro le porse al giovane.

"E tu che fai?" Chiese curioso.

"Vado a litigare con il mio fidanzato. Ormai le serpi ci sentono tutte le sere, sarebbe strano se non lo facessimo anche oggi." Dichiarò seria la bruna.

"Io vado. Non vorrei rimanere chiuso fuori"

James si alzò e pochi secondi prima che aprisse la porta si sentì chiamare. Beatrice si alzò velocemente in piedi e si fermò accanto alla porta.

"Grazie" dichiarò scoccandogli un bacio sulla guancia.

Lui rimase per qualche secondo imbambolato, poi si voltò e uscì con ancora il ricordo delle labbra fredde e morbide di Beatrice sulla guancia.
La ragazza attese qualche minuto poi uscì dalla stanza.
Il corridoio era vuoto, ma Beatrice si guardò intorno circospetta soppesando ogni minimo rumore.
Quando fu sicura di essere sola imboccò le scale per il dormitorio di Serpeverde.
Erano le dieci e mezza e la sala comune era meno animata del solito; ormai i cinque fuochi si stavano spegnendo.

"Beatrice!" La chiamò una voce alle sue spalle.

La ragazza si voltò e dirigendosi verso la voce.
Una ragazza con la pelle ambrata la stava guardando; accanto a lei sedeva un ragazzo.

"Scusa Sophia ma non ti avevo visto" disse la bruna avvicinandosi agli amici.

"Dov'eri finita?" Gli chiese la ragazza.

"Cercavo Scorpius" rispose assumendo una finta espressione triste.

"Io non l'ho visto" subentrò il ragazzo dagli occhi scuri.

"Non capisco come tu faccia" disse Sophia ponendo una mano su quella di Beatrice "se fossi in te lo avrei già mollato"

"Siamo fidanzati ufficialmente" si giustificò.

La ragazza sbuffò stringendo le braccia al petto, insoddisfatta della risposta dell'amica.

"Sophia non è così semplice" constatò il giovane. "Altrimenti lo avrebbe già fatto"

La serpeverde stava per rispondere quando la parete del sotterraneo si aprì.
Una ragazzo dai capelli platino entrò e vedendo gli amici si recò subito da loro.

"Ti ho cercato tutta la sera! Dov'eri finito? " chiese arrabbiata Beatrice.

"Dovevo studiare ero in bibblioteca" rispose sedendosi accanto a lei.

"Sono passata ma non c'eri" mentì lei.

Non era mai andata in biblioteca ma era sicura che Scorpius non vi avesse mai messo piede.
Beatrice uno, Scorpius zero.

"Si vede che non mi hai visto" ribatte arrogante.

"Smettila immediatamente di usare quel tono con me!" Protestò la ragazza.

"calmi voi due" cercò di intromettersi Sophia.

Ma i due ignoravano completamente le parole dell'amica; continuavano a litigare ad alta voce e ormai metà della sala di Serpeverde li guardava.

"Sono stufa!" Gridò Beatrice.

"Stufa? Tu sei stufa? Cos'è vuoi degli altri regali?" La provocò.

"Non mi interessano i tuoi regali! Vorrei solo passare più tempo conte cosa che che ultimamente succede raramente" Urlò.

"Sei solo una principessa viziata!" Dichiarò.

"E tuo un'arrogante pavone!" Disse voltandosi e marciando velocemente verso il suo dormitorio.

Tutti erano cascati nel tranello; ormai mancava poco.
Un'altro giorno e sarebbe stata libera; niente più rigidi protocolli da seguire e noiose routine.
Avrebbe finalmente potuto amare senza confini.


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Capitolo 3
*** L'ora del giudizio ***




L'ora del giudizio




Quella domenica mattina un misto di emozioni si concentravano nell'anima della fredda Beatrice.
Eccitazione, felicità, ansia, sollievo erano queste le sensazioni che provava; e ognuna di esse tentava di sopraffare le avversarie senza riuscirci.
La ragazza si diete un leggero schiaffo sulla guancia e il sorriso che troneggiava sul viso angelico svanì dalla sua vista.
Assunse un espressione triste e indifferente, poi scese per fare colazione.
Arrivata nella sala grande un forte vociare l'accolse, i quattro tavoli erano un fitto di teste che parlavano allegramente.

Nella confusione non fece nemmeno caso alla voce di Sophia che la chiamava: "Bea! Bea! Sei sorda?"

"non ti sentivo" si giustificò la bruna sedendosi di fronte all'amica.

"Se lo stai cercando è la giù." Gli disse l'amica indicando Scorpius seduto un paio di posti più in là.

"Deve venire a chiedermi scusa in ginocchio e strisciando sui gomiti" rispose con risentimento, prendendo un bicchiere di succo.

"Finalmente l'hai capito!" Sentenziò.

"Capito cosa?" Chiese curioso il ragazzo dagli occhi scuri sedendosi accanto a Sophia.

"Non sono affari suoi Signor Zabini" Ridacchiò la ragazza.

Una specie di sorriso si dipinse sul volto di Beatrice.
Theo, era questo il nome del ragazzo e Sophia erano fidanzati da tre anni; ma nonostante stessero insieme da molto tempo lei non li aveva mai visti litigare.
Molte volte invidiava la loro felicità; lei e Scorpius non si sono mai voluti bene.
Il loro era un fadanzamento di convenienza, o almeno lo definivano così le loro famiglie.
All'inizio Beatrice aveva tentato di ribellarsi, ma poi aveva deciso di arrendersi al suo triste destino di moglie tradita, fino a quando un grifondoro orgoglioso non si mise sul suo cammino.
James con i suoi modi arroganti e allegri l'aveva rapita; fino a poco tempo prima pensava che per lei amare non sarebbe mai stato possibile, ma aveva torto.
Pensare che tutto era cominciato per caso; serpeverde e grifondoro si stavano fronteggiando e la preside aveva considerato Beatrice, Scorpius, Rose e James i responsabili della lotta.
Quella punizione costrinse la ragazza a sostituire i turni dei prefetti con Rose, finendo così a litigare con il bel Potter, mentre il suo fidanzato se la spassava con la rossa.
A volte il destino riserva delle dolci sorprese.

"Si è pentito di quello che ha detto...dovevi vederlo ieri sera...ha moltissimi sensi di colpa" disse Theo in difesa dell'amico dopo qualche minuto di silenzio.

"Non mi interessa" rispose acida la bruna.

"Brava Bea. Ignorarlo! " la incoraggiò l'amica mordicchiando un biscotto.

Il ragazzo si diede un colpo sulla fronte e poi si mise a scuotere il capo.
Vedendo quello strano teatrino Beatrice si mise a ridere di gusto, lasciandosi trascinare dall'allegria dell'amica.
Tra fruscii e sbatter d'ali, centinaia di gufi planarono dalle finestre in alto, portando lettere e pacchetti ai destinatari e spruzzando i ragazzi seduti a far colazione con una pioggia di goccioline d'acqua; evidentemente fuori pioveva forte.
Beatrice, dovette spostare in fretta il suo succo d'arancia per fare spazio al suo adorato barbagianni che reggeva nel becco una copia zuppa della Gazzetta del Profeta e la tendeva verso la padrona.
La giovane la prese e dopo averlo accarezzato dolcemente il suo animaletto partì volando fuori dalle alte finestre.

"Non la leggi?" Chiese Sophia vedendo che la bruna aveva abbandonato la sua copia sul tavolo.

"Non ora. Se vuoi prendilo" rispose.

"Grazie" dichiarò la ragazza dalla pelle ambrata prendendo il giornale.

Nel frattempo molti giovani studenti erano venuti a conoscenza della nuova coppia di Hogwarts e si erano formati dei gruppetti che discutevano tra loro e indirizzando periodicamente degli sguardi; chi verso il tavolo di Serpeverde, chi in direzione dei Grifondoro.

"Oh San Salazar!" Dichiarò scioccata Sophia.

"Che c'è?" chiese tra il preoccupato e il curioso Beatrice.

Ormai era arrivato il momento e un fluido eccitante la percorreva dalla testa ai piedi.

"Niente" dichiaro indecisa l'amica. "Solo stupidi gossip"

"Fai leggere sono curiosa" ribattè.

"Meglio di no" la fermò Theo, che si era affacciato sul giornale tenuto aperto dalla fidanzata.

"Dai!" Continuò la bruna "cosa ci può essere di male?!"

"Io te lo do" dichiarò Sophia chiudendo la copia della Gazzetta e porgendola all'amica, ma prima di lasciarla in sua mano aggiunse "ricorda Bea l'assassinio è punito con Azkaban"

Beatrice si mise a ridere e prese il giornale.
Lo posizionò sul tavolino in mogano e lo aprì lentamente.
Una grande foto di Scorpius e Rose che si baciavano comparve al centro della pagina e un titolo a caratteri cubitali dichiarava: Scorpius Malfoy e Rose Weasley sarà amore?
Sul viso della serpeverde si disegnò un ghigno di disgusto.
Chiuse lentamente il giornale e senza dire nemmeno una parola si alzò lentamente, troppo lentamente, molti occhi si voltarono verso di lei spaventati.

"Bea ti prego non ucciderlo! È pur sempre un purosangue!" Gli urlò alle spalle Sophia mentre la bruna si dirigeva verso il suo fidanzato.

Con passo deciso e quasi militresco risalì il tavolino; mostrando a tutti la sua eleganza.
Si, perché Beatrice riusciva ad incantare tutti anche quando era minacciosa e naturalmente non perdeva mai la sua nobile compostezza.
Nel frattempo, dall'altro lato della sala, avveniva il finimondo; un gruppo indistinto di teste rosse, punteggiata da alcuni isolati esemplari con capelli castani o biondi, stavano assedianodo la povera Rose.
Beatrice si fermò.
Scorpius si ergeva in tutta la sua statura d'innanzi a lei; la mano destra tra i capelli biondi e gli occhi ghiaccio che scrutavano il pavimento.
La bruna estrasse il pugnale argentato dal fodere, e a quella vista si levarsi alcuni gridolini, ma lei non fece ciò che tutti si aspettavano.
Dopo aver fissato per qualche secondo la luce risplendere sul metallo lo prese e lo avvicinò al collo.
Una collana argentata si infrange al suolo, risuonano come una monetina.
L'occhio smeraldo di un piccolo serpente fissava vuoto il volto della sua vecchia padrona, come se volesse vederla per l'ultima volta.
Un nuovo tintinnio, più forte del primo risuonò nella sala grande, questa volta a terra era finito un bellissimo e antichissimo anello in smeraldo appartenuto alla famiglia Malfoy da generazioni e generazioni.

"Addio Malfoy" dichiarò con voce sprezzante Beatrice.

Si voltò e percorse tutta la sala grande inseguita dagli sguardi dei curiosi, sorpresi dal suo gesto.

Arrivata all'esterno della grande sale una mano l'afferò per il polso dicendo: "fammi spiegare"

La bruna si voltò di scatto e liberandosi dalla stretta urlò: "non mi toccare traditore del tuo sangue!"

"Bea...Ti posso spiegare..." aggiunse con voce bassa Scorpius.

"Non mi chiamare Bea!" Sentenziò lei voltandosi.

"Lasciami spiegare!" Urlò stufo il biondo.

"Non voglio sentire oltre" rispose la bruna "io e te non siamo più fidanzati e mai più lo saremo, ma penso che questo non ti interessi, infondo hai la tua Sanguesporco!" Sputò la giovane.

"Lei non è una sangue sporco" rispose andando gli incontro.

"Non importa." Continuò lei "ora vattene!"

Un gruppo di studenti si era radunato intorno a loro e li scrutavano curiosi dell'esito della lite.
Le porte di legno scuro erano alle spalle di Scorpius e a quella vista Beatrice ebbe un illuminazione.
Alzò il braccio in cui teneva ancora il pugnale e lo fece roteare in aria.
Una massa argentata si andò a conficcare nel legno per metà, ma prima ferì lievemente il ragazzo.
Un rivolo di sangue vermiglio gli scendeva dall'orecchio andando a sporcare i capelli biondi e la camicia bianca.
La piccola folla incominciò ad agitarsi e prima che se ne accorgessero Beatrice si era già dileguata.


Angolo autrice:


Ciao a tutti!
Come avrete letto nella presentazione per questa storia erano previsti tre capitoli, ma l'ispirazione mi ha colpito è ho deciso di allungarla.
Quindi al prossimo e ultimo capitolo.
Baci,
Lady_purosangue


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Capitolo 4
*** Ora siamo clandestini ***




Ora siamo clandestini




Beatrice era tranquilla e rilassata.
Le sensazione che aveva provato quella mattina avevano ormai lasciato la sua mente e la freddezza l'aveva nuovamente animata.
Era nella stanza delle necessità da quando aveva litigato con Scorpius; li era al sicuro, protetta da tutto e da tutti.
In quel luogo riusciva a sentirsi libera, anzi, ora era libera.
Il suo amore non era più legato ad un pezzo di carta, finalmente poteva scrivere il suo futuro senza che nessuno muovesse i fili della sua vita.
Dei passi famigliari giunsero alle sue orecchie.

"Ciao James" lo salutò la bruna.

"O Merlino!" Dichiarò sorpreso il giovane sedendosi accanto alla ragazza "Beatrice Nott mi ha salutato! Devo segnarlo sul calendario"

La ragazza si mise a ridere e poi rispose: "non pensavo che avessi così poca memoria da dover scrivere anche se sei andato al bagno"

James si mise a ridere e così facendo mostrò i suoi denti bianchissimi.
La giovane si beò di quella voce che sapeva essere dolce e dura allo stesso tempo.

"Hai una mira perfetta" disse dopo un pò il giovane grifondoro porgendo il pugnale argentato alla bruna.

"Ho fatto di meglio" si lamentò lei prendendo l'arma tra le esili dita e ponendolo nel fodero del polpaccio. "Comunque grazie per avermelo riportato"

"Di niente" dichiarò passando la mano tra i capelli spettanti.

"È strano sai" dichiarò la bruna "pensavo di sentirmi in modo diverso dopo quello che abbiamo fatto ma..."

"Sensi di colpa?" Chiese James sorridendo.

"No!" Si affrettò a dire Beatrice, ma vedendo il volto incredulo del ragazzo aggiunse in un sussurro: "si, forse hai ragione..."

"È normale" rispose il grifondoro.

Due occhi argento si alzarono e ingrociarono lo sgardo nocciola del ragazzo.
Il cuore di Beatrice incominciò a battere più velocemente e il respiro si fece pesante.

"Mi sarei aspettata una battuta tagliente da parte tua" dichiarò la serpeverde.

James pose le sue calde mani su quelle fredde della bruna e disse: "a volte si cambia"

"Hai ragione" aggiunse senza sapere cosa dire Beatrice.

"Sei stupenda" sussurrò all'orecchio della giovane, poi gli pose un bacio sul collo.

La serpeverde sentiva il cuore uscire dal petto e premere contro la cassa toracica, come se la pressione atmosferica fosse aumentata.
Le labbra rosse si incresparono in un sorriso e una dolce fossetta fece capolino sulla guancia sinistra.
James spostò un'onda nera dietro l'orecchio della ragazza, lasciando così scoperta la fronte.
I loro visi erano vicini e le labbra si potevano sfiorare.
Un secondo, e quelle non furono più solo labbra.
Fu passione, travolgente, fuoco, dolcezza e incredibile sensualità.
James cominciò con dolcezza, accarezzando piano le sue labbra con le sue, così morbide e fredde.
Una mano nei capelli, e approfondì il bacio una seconda volta, le loro lingue danzavano, si rincorrevano e cervanano.
La passò sulle sue labbra, mentre premeva con quelle morbide e paradisiache labbra sulle sue.
Beatrice reclinò il capo all’indietro, cominciando a giocare con la sua lingua, dolcemente e con una certa timidezza, che dovette piacergli molto, a sentire quel tocco delizioso nei suoi capelli, e sulla sua guancia.
Non insistette con la passione, e giocò anche lui, rispettando il suo ritmo.
Mentre il suo cuore rallentava.
James si staccò lentamente, di malavoglia, gli occhi ancora puntati nei suoi, del solito nocciola, sempre bellissimo, però.
Lasciò ricadere la mano sui fianchi, il respiro ancora corto, come se avesse corso.

"Dimmi che non è un sogno" dichiarò la bruna puntando i suoi occhi asfalto.

"È tutto reale te lo assicuro" Ridacchiò.

Beatrice all'improvviso scoppiò a ridere.

"Che c'è?" Chiese curioso il ragazzo allontanandosi leggermente per osservarla meglio.

"È che è strano! Fino a quattro mesi fa eravamo come cane e gatto...e ora..." disse un pò sognante la ragazza.

"Tutto può cambiare" dichiarò il ragazzo.

Beatrice appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo e chiese: "ora siamo come tua cugina e Scorpius; clandestini"

"Sì" sentenziò James voltandosi a guardare la bruna negli occhi. "Ma noi abbiamo un nascondiglio migliore"

Poi si avvicinò nuovamente e la baciò; le loro labbra si assaggiavano e le lingue si muovevano in una sensuale danza, propio come le fiamme del fuoco che si avvolgono e cercano, per poi separarsi.


Angolo autrice:


Questo è l'ultimo capitolo della storia.
Spero vi sia piaciuto.
Ma tranquilli, questo non è tempo di disperarsi; infatti mi sono molto affezionata a questa storia e ho deciso di creare una serie dal titolo omonimo; che, naturalmente continuerà a parlare dei nostri protagonisti.
Baci,
Lady_purosangue


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Capitolo 5
*** L'ufficio ***



L'ufficio




Beatrice avanzò per corridoi deserti, anche se dovette nascondersi rapidamente dietro una statua quando la strana professoressa di divinazione comparve dietro un angolo, borbottando tra sé.
Mescolava un mazzo di carte dall'aria sudicia e le leggeva camminando.

"Due di picche: conflitto" mormorò, oltrepassando il punto dove la bruna si era rannicchiata.

"Sette di picche: presagio nefasto. Dieci di picche: violenza. Regina di picche: una giovane bruna, forse nei guai, una a cui non piace colei che interroga le carte..."

Si fermò di botto, sull'altro lato della statua.

"Be', questo non può essere esatto" sbottò irritata, e Beatrice la sentì rimescolare il mazzo con vigore e ripartire, lasciandosi solo un sentore di lavanda alle spalle.

Aspettò finché non fu sicura che se ne fosse andata, poi riprese a correre e raggiunse il punto del corridoio del settimo piano dove un isolato gargoyle si ergeva contro la parete.

"Mandragola" disse Beatrice.

Il gargoyle si spostò con un balzo; la parete alle sue spalle scivolò di lato rivelando una scala a chiocciola mobile di pietra, che con un costante movimento circolare trasportò la bruna fino alla porta col battente d'ottone dell'ufficio della McGranitt.
Beatrice bussò.

"Avanti" disse la voce della preside.

"Buonasera, professoressa" salutò con freddezza Beatrice, entrando nell'ufficio.

"Ah, buonasera, signorina Nott. Siediti" la accolse con un sorriso.

Lo sguardo della serpeverde vagava furtivo per lo studio, sperando di non incontrare gli occhi della preside.
L'ufficio circolare aveva l'aspetto di sempre: i delicati strumenti d'argento sbuffavano fumo e ronzavano su tavolini dalle gambe sottili; i ritratti dei passati Presidi sonnecchiavano nelle loro cornici; e la magnifica fenice, Fanny, appollaiata sul suo trespolo dietro la porta, osservava Beatrice con poco interesse.
Le prime volte che Beatrice vi aveva messo piede la piccola creatura era stata attratta dalla sua presenza, ma ormai dopo sei anni e innumerevoli convocazioni, la fenice considerava la giovane Serpe come una persona di casa.

"Immagino che lei sappia perché é qui" dichiarò severa la McGranitt.

"Non pensavo che lasciare un fidanzato, per motivi più che ovvi fosse una cosa da punire" rispose acida Beatrice.

"Non é quello che ha fatto, ma come lo ha fatto" si corresse la preside assumendo un'espressione austera.

"Avrei potuto fare di peggio...le assicuro che mi sono trattenuta" sentenziò la bruna.

"Da quanto tempo non rivedo una purosangue così!" Sentenziò uno dei quadri alle spalle della McGranitt.

Il quadro di Silente lo fece tacere dicendo: "Phineas fai parlare per carità"

"Sono questi i modi di trattare un vecchio?" Chiese mettendo il broncio "e per di più un Black!"

"Per piacere smettetela!" Dichiarò tranquilla la preside, facendo tacere il battibecco.

"Mi duole Signorina Nott ma sarò costretta a ritirale il suo pugnale" sentenziò.

"Non può! É stata lei stessa ad acconsentirmi di tenerlo a scuola" sputò leggermente alterata.

"Se non avesse ferito il signor Malfoy potrebbe tenerlo...ma visto l'accaduto è meglio non rischiare" Si giustificò la preside.

"Ha fatto solamente il suo dovere...un tempo capitava di peggio ai traditori..." aggiunse Phineas Nigellus dal suo quadro.

"Non siamo più nel mille e settecento Phineas" commentò Silente.

La preside assunse un'espressione truce e i due quadri taqquero all'istante.

"Le stavo dicendo che deve consegna il pugnale" continuò.

Beatrice puntò i suoi occhi grigi in quelli della preside e disse: "È un cimelio di famiglia e non me ne separerò e poi, se pensa che io possa ferire o mutilare quel grande stronzo di Malfoy dovrà togliermi qualunque oggetto abbia a tiro."

"Il ragionamento non fa una piega! Grande ragazza!" Commentò all'istante Phineas.

"Risparmiaci i tuoi discorsi da purosangue e vattene a Grimould Place." Sentenziò disgustato Piton.

"Si Phineas, segua il consiglio di Piton o sarò costretta a togliere il suo quadro" aggiunse la preside McGranitt.

La figura dell'ometto scomparve dalla cornice ma a Beatrice venne da ridere udendo le parole di Phineas: "Sono un rinnegato...ecco cosa sono...un rinnegato...non c'è più il rispetto d'un tempo...quando ero giovane nessuno avrebbe mai osato..."

"Preferisco comunque toglierle un'arma che può diventare pericolosa" rispose seria.

"Io, non per vantarmi, ho una mira perfetta, non manco mai i bersagli, avrei potuto benissimo uccidere Malfoy, ma non l'ho fatto." Dichiarò calma Beatrice.

Poi spostò un ricciolo corvino dietro l'orecchio e aggiunse: "Il mio odio per lui é grande, ma non lo ucciderò mai perché non voglio finire in prigione per un pezzente del genere."

"Sono sicura che lei non voglia finire ad Azkaban ma temo, visto i suoi precedenti scatti d'ira, che possa ferire uno dei miei studenti" continuò accigliata.

Beatrice taqque per un po', poi dichiarò: "ponga sul pugnale un'incantesimo. In modo da renderlo sicuro."

"Non è per niente una brutta idea." Sussurrò tra sé e se la preside.

La professoressa tese la mano e la ragazza le porse il pugnale scintillante.
Muovendo elegantemente la bacchetta la preside pose degli incantesimi, poi, dopo averlo rigirato tra le dita come se fosse una tarantola lo porse alla giovane.

"Signorina Nott, visto gli attuali avvenimenti ho deciso di non imporle nessuna punizione"

A quelle parole la giovane alzò gli occhi grigi al soffitto e sospirando disse in un fil di voce: "la ringrazio"

Beatrice odiava scusarsi e mai, come in quel momento, quelle semplici parole l'avevano ferita.
Fin dalla tenera infanzia le avevano insegnato che non doveva inchinarsi a nessuno, esclusa la sua famiglia, ma pultroppo, arrivata ad Hogwarts aveva compreso, che non si poteva essere sempre i migliori.
Il silenzio era calato nello studio e l'unico rumore che si udiva era Fanny che era intenta a spiumarsi.

"Posso andare?" Chiese Beatrice con il suo solito tono freddo.

La preside, che stava fissando fuori dalle grandi finestre parlò: "voi siete una ragazza così intelligente, se solo foste più responsabile!"

"Cosa intende dire?" Chiese alterata la bruna avvicinandosi con il busto verso la scrivania.

"Che Non siamo più nel medioevo...come sapete bene il sangue che scorre nelle mie vene è uguale al vostro" rispose tranquilla.

Poi muovendo la mano congedò la ragazza.




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Capitolo 6
*** Lettere ***



Lettere





Dalla finestra del dormitorio dei Serpeverde si stagliava un paesaggio meravigliosamente tetro.
La luce verdognola del lago nero penetrava nella stanza, mescolandosi alle lanterne smeraldo che rischiaravano l'ambiente.
Alcune piccole creature guizzavano indifferenti della ragazza che guardava inbamnolata il vetro.
I suoi vispi occhi argento riuscivano a scorgere, nell'oscurità delle alghe una coda di un tritone dalle scuame argentate.
Beatrice sedeva sul suo letto a baldacchino.
I lunghi drappeggi in seta verde proiettavano delle ombre sulle coperte ricamate in argento e costringevano la ragazza a utilizzare una candela, appoggiata sul comodino, per poter decifrare le lettere ingiallite, che erano disposte in pile ordinate.
Avvicinò lentamente una lettera al viso quando le sue due compagne di dormitorio entrarono in camera.

"Bea! Finalmente ti abbiamo trovata!" Sentenziò Sophia.

La bruna alzò pigramente gli occhi verso le amiche e senza dire niente tornò ad osservare i fogli.

"Sai Bea..." dichiarò Marlene sedendosi sul suo letto e incominciando a fissare il suo riflesso sui vetri. "...è da una settimana che tu e Scorpius vi siete lasciati..."

"Non ci siamo lasciati! L'ho lasciato." La interruppe alzando gli occhi dal foglio.

"...scusa, è da una settimana che tu hai lasciato Scorpius, e...non ti ho, anzi, abbiamo mai visto versare una lacrima..." continuò la bionda.

"Malfoy è talmente insignificante, che non merita nemmeno una lacrima" ringhio quasi senza aprire le labbra.

"Ma insomma..." tentò di continuare Sophia.

"State zitte! " urlò la bruna.

Poi con voce più bassa continuò: "Sai Marlene Mordril, io non sono come te, non piango ogni volta che uno stupido palestrato mi lascia."

La bionda ferita da queste parole si alzò di scatto e stava per andare a rinchiudersi in bagno quando Sophia chiese: "Cosa stai facendo?"

Beatrice, felice del cambio di discorso rispose, brandendo la lettera: "Sono le vecchie lettere di mia madre, partono da quando aveva 11 anni e finiscono otto anni dopo la mia nascita...sto creando un libro dove inserirò le migliori e le alternerò a narrazioni e descrizioni scritti da me...voglio che tutto il mondo magico capisca cosa vuol dire essere purosangue."

"Sembra carino! Vero Marlene?" Sentenziò allegra Sophia.

"Si" mormorò la bionda perdendo l'espressione da bambina che fa i capricci.

"Però mi servite" disse Beatrice alzando gli occhi verso le sue amiche "queste lettere nascondono dei grandi segreti e se non mi appoggerete vi capisco..."

"Che generi di segreti?" Chiese dilatano gli occhi scuri Sophia.

La bionda sbuffò e sedendosi sul letto disse: "parlano dei tradimenti di tua madre vero?"

"Del tradimento" la corresse la bruna "mia madre ha tradito mio padre solo con una persona"

"Chi è?" Chiese curiosa Sophia avvicinandosi alle amiche.

"Draco Malfoy ovvi! Come fai a non saperlo!?" Sentenziò Marlene con aria sufficiente.

"Scusami tanto, ma le vostre madri erano migliori amiche" ribattè.

"Ed è propio per questo che tu, Mar, prenderai le lettere che si sono scambiate mia madre e Daphne" esordì Beatrice per calmare gli animi.

"Farò il possibile" disse scrutandosi le mani. "Ma non voglio che il mio nome compaia quando lo pubblicherai"

"Tranquilla, fidati di me" rispose in tono tranquillo.

"Posso leggerla?" Chiese Sophia prendendo una lettera dalla pila.

Beatrice annuì e l'amica iniziò a leggere.


"Caro Draco,

non sai quanto mi abbia fatta felice ricevere la tua lettera! Non mi aspettavo di sentirti tanto presto (ma l’ho sperato), anche se, devo dirti la verità, i miei mi avevano già raccontato che tuo padre non finirà ad Azkaban. Però non sapevano ancora perché lo avessero lasciato andare, hai fatto bene a scrivermelo: che dire, non mi sarei aspettata una tale “galanteria” da Potter!

Tuttavia, ero preoccupata che le cose non andassero comunque molto bene, viste le notizie che mi arrivano questi giorni.
Sai che hanno teso un agguato a Mordil, quello che andava dietro a Daphne?
Solo perché è Serpeverde lo hanno accusato di essere un Mangiamorte ancora in libertà! È veramente assurdo, come diamine si sono permessi?! Tutti a difendere i Sangue Sporco, e poi sono peggio dei Mangiamorte! La guerra è finita, gente, datevi una calmata!

Ora capisco come si sentono gli animali in gabbia, non posso muovermi. Ogni volta che metto un piede fuori dalla villa ho paura di essere aggredita, io, che non mi sono mai fatta sopraffare da nessuno, temo chiunque.
Appena sento dei rumori più violenti incomincio a tremare, e poi non parliamo dei temporali!
Comprendo come Potter e i suoi amichetti si sentissero durante la guerra, e sarà stupido dirlo, ma gli riconosco di essere stati molto coraggiosi.
Data la situazione, ho avuto paura che fosse successo qualcosa anche a te, credevo vivessi recluso a Villa Malfoy; perciò mi ha sollevata sapere che Potter abbia intenzione di rilasciare un’intervista alla Gazzetta sul ruolo che tua madre ha avuto nella vicenda. Il nome dei Malfoy sarà distrutto, ma almeno sarai al sicuro.

Il nostro amore era destinato a naufragare ancora prima di iniziare.
I miei genitori sono mangiamorte, propio come i tuoi, il nostro matrimonio ci metterebbe in pericolo entrambi, e l'ultima cosa che voglio è vederti con la paura negli occhi; propio come durante il nostro sesto anno ad Hogwarts.
Mi ricordo ancora quel ragazzo, che da forte cavaliere si era trasformato in fedele servitore, ma solamente per paura, anzi, terrore.
Ne abbiamo passate tante insieme, e forse siamo stati troppo malvagi; è anche per questo che io non sono la moglie adatta per te.
Astoria è diversa.
Non si è mai schierata in prima linea ed ha sempre lasciato che il suo nome non influisse più di tanto.
Lei sarà la moglie perfetta per te; o forse no, ma per me è meglio pensarla nel primo modo.
In sette anni di scuola ho pensato che io e te saremmo diventati coniugi, ma questa guerra, questa dannata lotta per il potere, ha cambiato le carte in tavola, e chissà chi dovrò sposare!
E tutto solamente per ristabilire l'importanza della mia famiglia. Odio essere me stessa!
Chiunque sposerò, te lo prometto, non avrà mai il mio cuore; gli darò un erede, cosa che addempirà ai miei doveri di moglie, e poi chi lo sa?!
Ho sentito mio padre discutere questa mattina, e ho udito il nome di Theodore Nott affiorargli sulla bocca; spero vivamente che non sia vero, preferirei dividere il mio letto con l'arroganza di Zabini, che con i silenzi e la timidezza di Nott.

Non so bene perché ti stia scrivendo queste cose, dato che fra pochi giorni finalmente ci vedremo.
Avrei potuto risponderti solo che andavano bene l’ora e il posto (casa tua è il posto più sicuro per te adesso), però… Oh, ma chi voglio prendere in giro? Certo che lo so: non farmi sentire per mesi e poi risponderti con un semplice “Ok”? Non sarebbe stato giusto. E ho un sacco di cose da dirti, ma credo che lo farò sabato. Sarà più bello spiegarti con un abbraccio quanto mi sei mancato.


Per sempre tua (che tu lo voglia o meno),


Pansy



"
"Non immaginavo che tua madre fosse così profonda" sentenziò divertita la bionda.

Beatrice si alzò di scatto.
Aver sentito leggere quella lettera le aveva mosso qualcosa dentro, era come se fosse in sintonia con la mente della madre, provava un misto di pietà per quella ragazza ormai diventata donna.
Aveva passato i primi sedici anni della sua vita a comprendere il perché la madre non le volesse bene e in quella manciate di parole riusciva a vedere la risposta.
Sentiva le lacrime pizzicare gli occhi, non poteva farsi vedere così.
Uscì velocemente dal dormitorio, chiudendosi la porta in mogano alle spalle.




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Capitolo 7
*** Il giudizio della famiglia ***


~Rose uscì dal portone d’ingresso e si sedette sugli scalini. Respirò profondamente. L’aria era fresca, si erano avvicinate le giornate fredde e buie, ma per lei quello era il profumo della libertà.
Si era pentita di quello che aveva detto la sera precedente a Scorpius, lei gli voleva bene e si sentiva protetta con lui.
Certo, lei e Scorpius dovevano comunque stare attenti: l’unica a scuola che sapeva di loro era sua cugina Lily, e nessuno dei due ci teneva a diffondere la notizia, non così presto, almeno. Se l’avessero saputo a casa…
Un venticello leggero le accarezzò il volto, portandole un profumo che conosceva bene. Si voltò.
Scorpius era dietro di lei: le mani in tasca, i capelli pettinati e gli abiti in ordine. Lo osservò, il sorriso sulle labbra. Era così diverso dai ragazzi che era solita frequentare a casa. Non aveva quel tocco di pazzia che suo cugino Fred mostrava con orgoglio, né l’espressione beffarda di James.


Le si avvicinò.


"Forse è meglio spostarci dall’entrata, non vorrei che MS Pour  venisse a disturbarci".


Si diressero verso il lago, sulla sponda nascosta dagli alberi. Quello era diventato il loro rifugio durante le giornate primaverili, quando ancora la temperatura consentiva loro di studiare all’aperto ma ora si erano dovuti spostare in biblioteca, al loro solito tavolo.


Scorpius si sedette sull’erba ghiacciata, senza preoccuparsi della terra che gli avrebbe sporcato i pantaloni della divisa. Rose gli si sedette sulle ginocchia, appoggiandosi al suo petto.


"Che programmi hai per oggi?"


La rossa si portò la mano di lui in grembo, intrecciando le dita con le sue.


"Non so, quando mi sono alzata Lily e Alice dormivano ancora; poi non le ho viste".


"Sei a mia disposizione, quindi?" sussurrò, appoggiando la testa sulla sua spalla.


Rose rise.


"Dipende da cosa vuoi fare tu" rispose, voltandosi verso di lui.


Scorpius la baciò, lentamente, assaporando le sue labbra. Rose gli gettò le braccia al collo, facendolo quasi cadere all’indietro. Non le sarebbe dispiaciuto passare così tutta la giornata, tra le braccia di lui. Sarebbe stato bellissimo.
Il campanile rimbombò segnando le sette, ancora un'ora e le lezioni sarebbero iniziate.


Rose si staccò con disappunto dal biondo e guardandolo negli occhi disse: "È meglio che vada"


"Di già?" Chiese Scorpius prendendo il polso della ragazza che era già in piedi.


"Si...non devo fare tardi o si insospettiranno" ribattè la rossa posando nuovante le sue labbra su quelle della giovane.


"Io non so se verrò...Beatrice potrebbe uccidermi" dichiarò Scorpius.


"Allora mi toccherà difenderti" ridacchiò la Weasley allontanandosi verso la porta scura.


Intanto era arrivata nella Sala d’Ingresso lasciandosi alle spalle l'aria frizzante. Un ragazzo e due ragazze la stavano attendendo davanti alla Sala Grande.


"Dov’eri finita?" le chiese curioso il giovane moro, andandole incontro.


"Sarà stata a godersi il silenzio mattutino per studiare quello schifo di Storia della Magia, vero Rose?" disse Lily per coprirla.


"E se anche fosse?" ribatté Rose, fingendosi offesa.


Prima che Lily potesse rispondere, s’intromise Alice.


"Tu, Rose, sei strana forte… utilmente studi come se avessi i  MAGO".


Le due rosse si scambiarono uno sguardo d'intesa e la Potter disse: "dai andiamo a mangiare...fino a un minuto fa ti lamentavi che avevi fame. Vero Al?!" .


"Ma io non ho detto niente!" duchiarò il bruno mentre la sorella lo spingeva ad entrare.


"Tu non avrai fame Al ma io si" Disse Alice varcando la porta seguita a ruota da Rose, Lily e un confuso Albus.
Si sedettero alla loro tavola e, chiacchierando, fecero colazione. Dopo pochi minuti, dalle grandi finestre iniziarono ad entrare i gufi con la posta. Una grossa civetta atterrò elegantemente davanti al piatto di Rose, porgendole una copia della Gazzetta.


"Allora cosa c'è di nuovo?" Chiese curiosa Lily.


Propio in quel momento un James Potter assonnato e più scompigliato del solito si andò a sedere accanto alla sorella dicendo: "saranno le solite cazzate"


"Jamie dovresti essere più fiero della Gazzetta, anche mamma lavora lì" si aggiunse Albus.


"Zitto e mangia!" Gli ordinò il maggiore prendendo un pancake e mettendolo nel piatto del fratello.


"Hei! Quello era mio!" Si lammetò il rosso Hugo alzando la testa dal libro di trasfigurazione.


"Quando i qui presenti signori avranno finito con i loro giochi infantili potrebbero fare un po' di silenzio che io e Lili vorremmo leggere la Gazzetta?!" La voce di Rose divenne quasi stridula da quanto aveva dovuto alzare la voce per sovrastare i cugini.


Lily che fino a quel momento era rimasta con le braccia incrociate al petto e un espressione cagnesca sul volto disse: "grazie... e ora Rose leggi, prima che cambino idea."


La rossa fece spazio alla sua copia leggermente bagnata e dopo aver appiattito per bene la parte posteriore del giornale lo girò e fu in quel momento che il mondo quasi gli cascò addosso. Al centro della pagina si ergeva una foto molto eloquente di lei e Scorpius, sormontata dal titolo: SCORPIUS MALFOY E ROSE WEASLEY SRà AMORE?!


Lily notò subito l'espressione terrorizzata della adorata cugina e con preoccupata chiese, poggiandole una mano sulla spalla per riscuoterla dal suo stato di semi coscienza: "cosa succede?"


La rossa alzò i lucidi occhi azzurri e iniziò a muovere le labbra senza che nessuna parola ne fuori uscisse.


"sorella è tutto apposto?" chiese destandosi Hugo.


James, che in cuor suo sapeva tutto, prese di mala grazia il giornale dalle mani tremanti dalle cugina e una volta aperto urlò con finta rabbia: "Cosa?!"


Anche l'attenzione di Albus fino ad ora assonnato venne attratta dal fratello e avvicinandosi a Rose continuò: "Rose che succede?"


"te lo dico io che succede!" urlò arrabbiato James, mentre gli altri Weasley si avvicinavano "nostra cugina ha pensato bene di vendersi al PLATINATO!"


Lily capì immediatamente della gravità della situazione e si avvicinò alla cugina, ignorando le facce ancora sconvolte degli altri cugini.


Hugo era rosso in volto e continuava a ripetere come una litania queste parole: "Malfoy...mia sorella...Malfoy...mia sorella...Malfoy...mia sorella..."


Mille domande rimbalzavano addosso alla rossa Weasley, che continuava a restare ferma immobile; gli occhi lucidi sbarrati e le labbra leggermente socchiuse in un espressione di stupore.
James quasi provò tenerezza in quello sguardo e per non crollare si voltò, giusto in tempo per notare la bella scenetta studiata a DOC da Beatrice. In quel momento si chiese come lui potesse essersi innamorato di lei; si, era bella, ma come molte altre. Aveva avuto molte ragazze durante la sua carriera scolastica, ma mai si era innamorato seriamente di qualcuno. Beatrice era autoritaria e fredda, ma solo all'apparenza, perché con suo grande stupore l'aveva scoperta fragile e tradita nell'orgoglio.


James si destò improvvisamente e dichiarò: "Non ti pensavo così..."


"Non la pensavi come?!" Urlò sua sorella Lily adirata.


"Puttana" continuò per lui Fred.


"E io non vi facevo così cretini e pieni di pregudizi" ribattè la più piccola dei Potter.


"Lily..." sussurrò la cugina afferrando la manica del maglione della rossa. "Hanno ragione..."


"No che non hanno ragione!" Ribattè combattiera.


"Accompagnami in camera..." continuò puntando gli occhi bassi.


Lily prese per mano la cugina e guardando in cagnesco chiunque incontrasse si diresse fuori dalla sala grande.
Appena Rose incominciò a salire gli scalini di pietra ricominciò a respirare in modo regolare e nella sua testa iniziarono a turbinare milioni di domande.


"Cosa fare? Cosa penserà Scorpius? Mio padre mi ucciderà? Sarò disederata?"


"Tranquilla Rosie io sarò sempre con te." Dichiarò Lily ancora rossa in volto per lo sforzo fatto nell'urlare.

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