Capture it. Remember it.

di marrymezayn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Avviso: Questa non è altro che "The best is yet to come" la prima storia che io ho scritto ma dal punto di vista di Zayn. Avevo promesso che ve l'avrei scritta e ecco qui il primo capitolo. Se volete leggere le tre storie già completate, andate sul mio profilo e troverete la "reale" storia. Ci vediamo in fondo.

Questa FF non è a scopo di lucro.
© Keyra è un personaggio originale e come tale ne detengo i diritti. E si, anche il nome è sotto copyright mio. 



Occhi color ambra.
Occhi color ambra che scrutavano. Scrutavano quel sole che, tipicamente veniva nascosto dalle nubi folte del clima tipico inglese. A volte percepiva quanto gli mancasse il calore del sole sulla pelle, quel calore che ti riscalda fin dentro le ossa facendoti sentire coccolato. In Inghilterra quella cosa succedeva veramente poco, visto il clima che c’era.
Ma non si lamentava, di certo amava di gran lunga il freddo che il caldo soffocante. Quel caldo che ti toglie il fiato, che ti fa sempre avere la pelle imperlata di sudore, che ti fa attaccare gli indumenti addosso. Il caldo che ti impedisce di uscire se non prima delle cinque di pomeriggio. Quel caldo che ti fa sudare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Si, decisamente preferiva il freddo.
Dalle labbra semi chiuse gli usci un sospiro frustrato, scrutando ancora fuori dal finestrino. A lui, quel viaggio studio manco gli andava di farlo. Solo che, se non andavi allo scambio culturale – che poi, parliamone. Che diavolo di scambio culturale era se entrambi le classi erano inglesi? Stupidi presidi incompetenti – avevi l’obbligo di frequenza a scuola. Quindi tanto valeva andare allo scambio culturale, visitare Londra e altre cagate varie.
L’idea che quello scambio culturale era stato creato solo per far conoscere nuova gente, altri stili di vita, lo innervosiva. A lui a cosa doveva interessare dello stile di vita di una città grande come quella Londinese? Se voleva uno stile di vita frettoloso si sarebbe trasferito a Londra, no?
Percepì, oltre ai suoi pensieri cupi, il rumore del segnale d’aereo. Alzò gli occhi e notò che il segnale delle cinture allacciate era acceso. Stavano incominciando l’atterraggio. Lo notava anche dal fatto che si sentiva le orecchie tappate.
«Il capitano vi chiede gentilmente di allacciare le cinture in quanto stiamo per iniziare l’atterraggio!» sussurrò una voce rauca al microfono dell’aereo. Nei secondi dopo si sentì lo scatto di diverse cinture chiudersi, rivelando che molta gente se l’era tolta anche avendo avuto molte turbolenze in quel volo.
Sentì una carezza sulla mano e dopo aver sbattuto le ciglia, ricadendo nel mondo dei vivi si girò a guardare la sua ragazza seduta al suo fianco. Lei fece un sorrisetto dolce, lui ricambiò con un sorriso a labbra strette.
«Uff! Non sai come sono scocciata che il mio specchietto è nella valigia. Il trucco è a posto?» lo sguardo del ragazzo sfiorò il viso della bionda, annuendo debolmente. Si domandò ancora perché ci stesse insieme. Ok che faceva dei bocchini da Oscar, tanto che ogni volta che terminava di farglielo si ritrovava a pensare ad una scenetta. Lui che, tenendo in mano un premio d’oro, si avvicinava al microfono e parlava: “e il premio per il miglior bocchino va a.. Sophie! Complimenti tesoro hai una bocca che la raccomando” ma andiamo..
Era stupida come una capra. Povere capre comunque, venivano sempre paragonate a tipe come quella. E poi a lui le bionde neanche piacevano, oltretutto.
Tutto ciò che riusciva a pensare quella mente ottusa era se il suo trucco o i capelli fossero a posto. Oltre al fatto che era la fidanzata di uno dei ragazzi più richiesti nella scuola o almeno così dicevano. Ora, non che volesse fare il presuntuoso ma, era un bel ragazzo e a quanto pare l’aria misteriosa che aveva faceva impazzire chiunque dentro la loro scuola.
Non che gli interessasse ovviamente. Tutte stramaledettissime galline o oche giulive che volevano solamente finire nel suo letto per dire “ehi, Zayn Malik mi ha sbattuto!” e a lui quello non gli interessava. Stava con Sophie perché, a parte che faceva dei bocchini sensazionali, ma anche perché se lei parlava solo del trucco o dei capelli, lui riusciva benissimo ad ignorarla e pensare ad altro. Quindi due cose a favore di Sophie: faceva bocchini da dieci e lode, e anche se chiacchierava come una macchinetta lui riusciva a non incularsela minimamente.
Quando le ruote dell’aereo si posarono sull’asfalto della pista di atterraggio crollò di nuovo nel mondo dei vivi, notando che Sophie parlava di quanto odiasse che, quando prendeva l’aereo, le si elettrizzavano i capelli.
Cosa stava dicendo prima?
Non aveva sentito un’h di quello che quelle labbra divine avevano detto.
Mentre lei continuava a parlare – dicendo cose senza alcun senso, e che Zayn non ascoltò – riuscirono a prendere i bagagli a mano e scendere dall’aereo. Finalmente venne richiamata da un’amica e dopo averlo salutato con un bacio pieno di saliva, lo lasciò da solo.
Si avvicinò a lui Louis, dandogli una pacca sulla spalla. Ma aveva dieci minuti per starsene in santa pace?
«Ehi amico! Sei contento?» Chiese entusiasta Louis, sprizzando felicità da tutti i pori. Era una settimana che il ragazzo non smetteva di essere così allegro, dicendo che aveva una buona sensazione su quella vacanza.
Notate la sottile differenza? Zayn la vedeva come una tortura greca mentre Louis come una vacanza. Alzò le spalle, facendo uscire un mugugno dalle sue labbra e continuando a camminare verso quello che era l’aeroporto.
«Senti quant’è bella l’aria di Londra!»
«Percepisco solo del fottutissimo smog. Tanto, tanto smog! E non siamo neanche a Londra!»
Louis non venne minimamente contagiato dal tono macabro di Zayn.
«Felicità amico! Felicitààà!» e corse via, saltando sulle spalle di Harry che lo prese al volo, incrociando le mani sotto al sedere di Louis per sorreggerlo.
Era sempre di più la voglia di risalire sull’aereo e aspettare che ripartisse per tornarsene a casa. Non gli interessava se sarebbe rimasto quattro settimane da solo, ma lui a Londra non voleva starci. Per niente proprio!
«Vi ricordo che dovete sempre ringraziare, non dare disturbo alla famiglia che vi ospita. Cercate di essere invisibili.»
«Allora che cazzo ci facciamo qui?»
Si ritrovò a dire sbuffando mentre prendeva la sua valigia dal rullo, sentendo la professoressa parlare.
Appena tutti ebbero la propria valigia cominciarono ad avviarsi verso l’uscita dove, sicuramente, li aspettavano i ragazzi che li avrebbero ospitati. Sperava seriamente di finire con una di quelle persone invisibili, che non gli avrebbero maciullato le palle per chiacchierare, per prendersi il tea come due femminucce o cose simili.
Le porte che separavano loro dall’uscita si aprirono, rivelando la solita massa di gente che attendeva amici o familiari che arrivavano. Si guardò un po’ intorno, notando che i ragazzi c’erano e al collo portavano dei fottutissimi cartelli con sopra scritto il nome del proprio compagno. Ma si poteva essere più ridicoli?
Quando trovò il decerebrato mentale che aveva il suo nome scritto sul cartello, si avvicinò e senza troppa felicità nella voce si presentò. Questo lo squadrò da testa a piedi mentre porgeva la mano per ricambiare la presentazione. Già gli stava sulla punta del cazzo, doveva ammetterlo. Voleva tornare a casa, si!
Colse una strana sensazione sulla schiena che lo fece stranire un pochino. Avete presente quando vi sentite osservati? Ecco, quella era la sensazione che sentiva su di sé, come se qualcuno lo stesse perforando con lo sguardo.
Dopo essersi messo al fianco del suo compagno – Tommy, ‘zzo di nome – si guardò un po’ intorno cercando di capire chi lo guardasse in quel modo così fastidioso. Perché se sentiva quella sensazione, qualcuno doveva starlo a guardare.
E con i suoi occhi ambrati solcò l’aria, scrutando ogni viso di tutti quelli che erano lì. Alla fine captò lo sguardo che lo stava puntando. Occhi color petrolio, neri come la notte. Un paio di occhi così neri da fargli passare un brivido su tutta la spina dorsale. Ciglia scure che incorniciavano quegli occhi così tenebrosi, seri e paurosi, ma stranamente belli. E oltre le ciglia, guance dipinte di un leggero rosato, labbra che sembravano appartenere ad un angelo, capelli così castani scuri da sembrare quasi neri.
Quale stupido dio si era privato di un angelo così perfetto, mandandolo sulla terra? Quella ragazza sembrava uscita da un dipinto del ‘500, con quella pelle che sembrava morbida anche da lontano, lucida e di un leggero color rosato.
La vide schiudere le labbra rosse che davano l’impressione di essere morbide e tremendamente calde mentre l’amica al fianco le tirava la manica come i bambini piccoli.
Sbatté le ciglia cercando di far ricollegare il cervello perché, insieme al suo cuore, erano andati in tilt. Notò come il suo cuore aveva preso a battere così forte quasi da perforare la gabbia toracica e cadere a terra, lasciandolo privo di quell’organo.
Le labbra si schiusero mentre uno sbuffo gli usciva da esse. Non poteva credere ai suoi occhi.
E si accorse poco dopo dello sguardo strano che quel viso angelico portava. Non lo aveva notato subito, ma ricollegando il cervello notò che lo stava guardando ad occhi sbarrati, tra il sofferente, il dispiacere e anche incredulità. Quando la ragazza si rese conto che aveva ricambiato lo sguardo, abbandonò per prima la briglia sui loro sguardi intrecciati, abbassando gli occhi e torturandosi le mani. E un tiepido colorito si dipinse sulle sue guance facendogli capire che si stava vergognando. Si ritrovò a pensare che, quel colorito su un altro paio di guance non sarebbe mai stato bello come stava divinamente su quelle della ragazza. Mai nessun colorito era stato così bello a parer suo.
Spostò lo sguardo sul suo compagno, riprendendo fiato dalle labbra schiuse.
No, aspettate. Che diavolo era successo in quei pochi secondi? Sbattendo le ciglia si rese conto che non era passato poi chissà quanto tempo da quando aveva scoperto chi fosse a guardarlo. E allora perché aveva la sensazione che il tempo si fosse fermato, mentre si guardavano? A quel pensiero sentì un altro brivido scivolargli giù sulla spina dorsale. Che strano..
Niall arrivò poco dopo per salutarlo. «Ehi amico, ci vediamo stasera ok? Sii gentile, mi raccomando!» Spostò lo sguardo sul suo amico, annuendo.
«Tutto bene? Sei leggermente bianco! E ce ne vuole!» Niall rise da solo della sua battuta, che doveva ammetterlo, non faceva ridere nessuno. Lui in primis.
«E’ in questi momenti che mi domando come io possa essere tuo amico, Niall! Le tue battute sono scadenti.» Lo ribeccò ma con tono dolce, non riuscendo ad essere uno stronzo con il bell’Irlandese.
Il biondo sorrise, facendosi ricambiare poco dopo. «Lui è il tuo compagno?» Lo vide sporgersi a stringere la mano al suo compagno, lasciando così la visuale libera e, senza volerlo, si ritrovò di nuovo a cercare i suoi occhi. Ed eccola lì, ancora a guardarlo. Ma questa volta se ne stava appoggiata alla sua amica, con una faccia da funerale. Chissà che cosa passava nel suo cervello, chissà a cosa stava pensando.
Niall tornò alla sua postazione, occupandogli la visuale. Sospirò.
«Tu invece con chi sei capitato?» Domandò con tono sempre dall’oltretomba, non del tutto interessato in verità a sapere con chi fosse finito uno dei suoi quattro migliori amici.
Niall si girò, cercò il suo compagno e glielo indicò. Seguì la traiettoria del suo dito, finendo di nuovo a fondersi negli occhi color petrolio della ragazza.
«Lei. Si chiama Keyra!» Destino? Fato? Culo? Non lo sapeva, ma tutt’un tratto si ritrovò a pensare che quello scambio culturale non sarebbe stato poi così male.
«Keyra, mhm?»
«Già! Ok, devo andare che è il padre dell’amica di Keyra, Mary, ci sta aspettando! A stasera!»
E corse via, senza neanche aspettare una risposta dal moro che guardava Niall correre incontro alla fantomatica ragazza. Quindi si chiamava Keyra. Che nome curioso. Era la prima volta che lo sentiva pronunciato così e soprattutto con la y e non con la i.
Strano come la padrona che lo portava. Curioso, come i suoi occhi.
«Andiamo? Mio padre ci aspetta!» Annuì e, dopo aver schioccato la lingua, si ritrovò a sorridere debolmente mentre si dirigevano verso chissà dove.
Mentre si sedeva nei posti dietro del grande macchinone appartenente a quel ciucciacazzi del suo compagno di scambio, pensò ancora alla ragazza dell’aeroporto.
“Si chiama Keyra. Non è più la ragazza dell’aeroporto” gli fece notare la sua coscienza.
“Non la conosco ancora per chiamarla per nome.. Sarà la ragazza dell’aeroporto finché non ci parlerò”
Si.. ci avrebbe parlato o magari avrebbero fatto parlare i loro corpi.
 
 
La casa non era un granché. Una casetta in periferia di Londra, tutta bianca, la casa tirata a lucido, si vedeva lontano un miglio che la madre era una maniaca del controllo. Neanche sua madre, ed era un tutto dire, era così ossessionata da mettere il telo di plastica sul divano per non farlo rovinare. La stanza era piccola, non grandissima ma almeno avrebbe dormito da solo senza avere tra le palle quel sfracellacazzi del suo compagno. E poi c’era la sorella. La sorella un anno più piccola di loro, che se la sarebbe volentieri sbattuta sul tavolo della cucina mentre tutti dormivano impeccabili nel loro letto.
Così, a sfregio si sarebbe trombato la sorella, solo per levarle quell’aria da santarellina che era nient’altro che apparenza. Perché, se la madre ottusa com’era non si era accorta che quella che indossava Lory era una maschera, lui appena l’aveva vista aveva captato gli ormoni che fuoriuscivano dalle sue labbra per presentarsi.
L’aveva praticamente mangiato con lo sguardo appena l’aveva visto, aveva stretto la sua mano tanto da fargli capire che aveva una voglia di farsi fottere che le arrivava fin dentro le viscere. E, senza rendersene conto, si era ritrovato ad alzare un lato delle labbra in una tacita domanda: “vuoi essere fottuta?” e lei aveva risposto al sorriso che urlava “Oh si Zayn, fottimi”.
Strano come nessuno – ne la madre pazza, ne il padre asessuato che era in carenza di sesso dal 1518 e con una voglia che gli andava a braccetto, ne tantomeno il coglione con cui doveva vivere per settimane - si fosse accorto di quella chiacchierata silenziosa.
Si ritrovò a pensare che con la ragazza dell’aeroporto quello scambio di “fottimi!” “Si ti fotto fino a farti urlare” non era successo. Come mai? Di solito riconosceva le zoccolette che non vedevano l’ora di farselo schiantare nel corpo, ma con lei non aveva avuto quella sensazione. Dai, aveva pensato che in tutte le donne ci fosse una parte dove erano delle frivole, zoccole e che non vedevano l’ora di sbandierare in giro nella scuola che si erano scopate chissà chi. Ma con la ragazza dell’aeroporto niente.
Non aveva avuto nessuna sensazione e questo lo lasciò totalmente senza fiato. Non ci credeva neanche lontanamente che quella ragazza non avesse un lato da ragazza facile. Tutte, e ripeto tutte, ce l’avevano.
Comunque, tornando a quella famiglia di sclerati – a quanto pare la sorellina finta santa era l’unica sana di cervello – sentì qualcuno bussare alla porta della sua stanza. Dopo un assenso per far entrare chiunque era andato a rompergli i coglioni, si ritrovò la sagoma ancora bambinesca di quella piccola zoccola che era la sorella di Tommy.
Rimase steso sul letto, tornando a guardare il soffitto. Eccola lì. Appena aperta la porta era stato investito da una valanga di ormoni impazziti. Non che gli dispiacesse eh, ma andiamo.. Era appena arrivato ed era ancora scombussolato dal volo.
«Mio fratello voleva sapere se volevi farti una doccia prima di andare alla cena con i compagni!»
«Mi dispiace honey, non appagheremo oggi il tuo istinto di scoparmi nella doccia!»
rispose sempre con quel tono di sufficienza, sapendo bene perché era lì, perché non fosse venuto quel ritardato mentale a chiedergli se voleva farsi una doccia. Girò la testa verso di lei, guardandola da sotto le ciglia lunghe. Era arrossita, da brava pudica. Potevano fare le zoccolette in giro quanto volevano, ma se venivano scoperte a fare pensieri peccaminosi, allora arrossivano. Queste ragazze di oggi, che strane che erano.
Si alzò con una spinta di reni e mentre lei continuava a guardare il pavimento rossa come la vergine Maria, lui cercò i vestiti nella valigia per farsi la doccia. Scelti i vestiti da mettersi per quella serata e il cambio, si diresse verso il bagno passando proprio di fianco a Lory. Si fermò, la scrutò dall’alto e poi abbassandosi quel tanto per arrivare al suo orecchio, le parlò: «non ti preoccupare cucciola. Ti fotterò, e penso proprio di farlo sul divano, togliendo la plastica a quel sussurro la sentì tremare come una corda di violino nelle mani di un violinista, che – delicato ed esperto – aveva scelto proprio il punto giusto per farla vibrare. La vide alzare la testa e, ad occhi sbarrati lo guardò mentre si inumidiva le labbra. Sorrise, sapendo come giocare con una donna. Per lui, le donne erano un libro aperto.
Avendo tre sorelle sapeva capirle più di qualsiasi altra cosa e con questo dono che dio gli aveva donato, aveva imparato a giocarci, aveva imparato quali punti toccare o cosa dire per farle eccitare. A volte bastava solamente qualche parola, proprio come in quel caso.
Per lui sarebbe stato più appagante sbattersela sul tavolo della cucina, facendola piegare a novanta gradi su di esso, ma sapeva anche che quella ragazzina non vedeva l’ora di rischiare. E cosa c’era di più rischioso che togliere la plastica da un divano immacolato e farsi fottere su di esso, all’oscuro di tua madre che magari dorme nella stanza al piano di sopra?
Prese la ciocca di capelli che le ricadeva di fronte al viso e, con un gesto lento e ben studiato, portò la ciocca dietro l’orecchio. Fece poi scorrere i polpastrelli sulla pelle delicata dietro l’orecchio, facendola tremare ancora. Sorrise, soddisfatto di vedere le gambe stringersi leggermente mentre il respiro di lei si inclinava.
Vedendo lo sguardo adulatore misto all’impazienza, sorrise ancora, usando la tattica del “guardami e muori” per poi dirigersi a fare la doccia.
Con l’acqua che scivolava sulla sua schiena, cominciò ad insaponarsi il corpo con il suo bagnoschiuma, fischiettando una canzone di Bruno Mars.
Non era stronzo come ragazzo, semplicemente amava il sesso. Come ogni uomo su quel pianeta. A differenza però degli altri uomini, lui aveva il mondo delle donne nelle mani. Non c’erano sante e se c’erano bastava giocarci un pochino, fargli scoprire quale divina cosa era il sesso per farle scatenare. Le sante si trasformavano in quelle che avevano più voglia di cazzo. Non era un donnaiolo, semplicemente amava fottere. Fottersi bionde, fottersi castane, fottersi tutte le donne che, in un modo o nell’altro, desideravano finire nel suo letto.
Non si poteva neanche dire che era un puttaniere, perché non aveva mai obbligato nessuna a finire nel suo letto, tutte – nessuna esclusa – si erano donate a lui su un piatto d’argento. In un modo strano e a lui oscuro, sembrava che le ragazze captassero in lui qualcosa di meraviglioso. Forse il fascino del mistero, forse il fascino del forestiero. Fatto sta’ che tutte quelle che l’avevano voluto erano finite nel suo letto. Dire che era il donnaiolo di turno era sbagliato, non aveva una lista lunghissima di donne che si era portato a letto, ma ce n’erano. Non si diceva mai di no a del sano sesso o ad un pompino se queste se la facevano sotto, se si ritiravano in ritirata all’ultimo secondo. Il pompino ci scappava sempre!
Quando uscì dalla doccia, si mise l’asciugamano legato in vita e con l’altro tolse il vapore acqueo formatosi sul vetro.. Mezz’ora dopo, Zayn Jawaad Malik era pronto e profumato per andare a cena fuori. Controllò per l’ultima volta i capelli ingelatinati, la camicia e uscì, prendendo i vestiti sporchi e dirigendosi verso la camera.
«E’ un figo Cissy!» si fermò dietro la porta che dedusse fosse la stanza della rossa. «Ha detto che mi si farà sul divano, una di queste sere! Te lo giurooo!» continuò, mentre Zayn, del canto suo sorrideva. Morta di cazzo! E mentre se ne andava verso la sua stanza, sentì anche un: «tu stasera dormi qui, così lo vedi! Te l’assicuro che è un figo!» lasciò i vestiti nella valigia, per poi scendere le scale e fermarsi in soggiorno. Amber faceva la maglia seduta sul divano - non sarei così tranquillamente seduta dove fotterò tua figlia minore, sai? – e quell’ameba del padrone di casa se ne stava seduto in poltrona, sempre foderata di plastica vi pare?, a fare zapping con il telecomando. Una famiglia di morti viventi, togliendo la figlioletta.
Sentì dei passi frettolosi scendere le scale e appoggiato al muro attese. «Mamma, Ciss..» le parole le morirono in gola quando vide che Zayn attendeva lì suo fratello, diventando di nuovo rossa come un peperone. La donna si girò a guardarla, sorridendo in quel modo amabile che gli dava il voltastomaco.
«amore di mamma.. Cissy cosa?» Sentì altri passi e capì che era quel decerebrato mentale che scendeva per raggiungerlo. Si staccò dal muro, continuando a sorridere in modo più che divertito. Si mise il giacchetto, la sciarpa rigorosamente nera, sperando di sentir finire la frase di Lory.
«Può venire a dormire qui?»
«Devo chiamare sua madre! Non si sa mai che ha deciso di scappare.. La chiamerò e le chiederò il permesso, ok?»
«Ma mamma.. abbiamo quasi sedici anni..»
«Devo chiamare sua madre!»
e quel tono quasi da pazza non ammetteva repliche. Aprì la porta di casa, salutando il trio con un gesto del capo dopo che Tommy avvisava che sarebbero tornati di lì a due ore.
Lo vedeva molto, molto lungo quello scambio culturale.
 
 
«Ehi! Ciao Zayn..» sorrise in direzione di Niall, scrutandosi intorno tra il gruppetto di gente che era già arrivata all’appuntamento. Se c’era Niall, c’era la ragazza dell’aeroporto. Eccola lì, che giocava a “chi si prende prima il pollice” con la sua amica. Sembravano due ragazzine di tre anni mentre si mordevano il labbro per la concentrazione.
Sentì la pacca di Louis sulle spalle e tornò a guardare il gruppo, facendo un sorriso di circostanza. Vide Tommy mettersi al fianco di un amico e cominciare a parlare. Lo scrutò bene vedendolo parlare così tanto. Con lui non era stato poi così eloquente mentre andavano all’appuntamento. Meglio così, pensò.
«Bene, ora che ci siete entrambi, venite che vi presento Keyra!» sussurrò Niall con tono contento, spingendo sia lui che Liam verso la fantomatica ragazza dell’aeroporto. Quando l’irlandese la richiamò, lei smise di giocare con la sua amica. «Ho vinto!» la vide lanciare uno sguardo bruto alla sua amica, a mo’ di avvertimento.
«Ho vinto, stacci Keyra!» disse la sua amica, battendo le mani con entusiasmo, mentre la ragazza dell’aeroporto le puntava in faccia un dito come a farle capire che la teneva d’occhio, e detto questo finalmente si girò – non che gli dispiacesse quella panoramica del suo fondoschiena – rivelando così il suo viso. La vide perdere la rabbia e la concentrazione, lasciando posto alla stessa espressione che aveva avuto poche ore prima. La guardò da sotto le ciglia, studiando ogni suo respiro e ogni suo movimento. Si guardarono per qualche secondo negli occhi, poi lei si riprese e spostò lo sguardo su Liam, sfoggiando un sorriso perfetto e una dentatura altrettanto perfetta, bianca come la neve.
«Voi dovreste essere gli amici di Niall..» Il canto degli angeli, ce l’avete presente? Non era niente in confronto alla sua voce. La voce della ragazza era come un battito di ali, come la pelle di un bambino appena nato. Liam fu l’unico ad annuire, arrossendo in perfetto stile vergine al suo sorriso da urlo. Si strinsero la mano, lei si presentò pronunciando il suo nome con tono celestiale.
Perché si stupì che possedesse una voce così calda e che sembrava accarezzarti, per poi avvolgerti, coccolarti, e cullandoti verso le braccia di morfeo?
Finalmente staccò gli occhi da Liam per incontrare di nuovo i suoi.
Color dell’ambra contro il colore del petrolio, uno scontro di colori ma che gli aveva fatto stringere le viscere. E di nuovo, dopo un attimo di incredulità, si ritrovò a donare anche a lui un sorriso da urlo.
«E tu sei..?» La continuò a scrutare da sotto le ciglia, cercando di capire cosa le passasse per il cervello ma non vi riuscì. Alla fine, rendendosi conto di aver perso in partenza, sorrise sfoggiando – senza rendersene conto – uno dei sorrisi più rari che appartenevano a Zayn Malik.
«Zayn, piacere!» e allungò la mano come un drogato di fronte alla sua dose di cocaina, come un fotografo di fronte al tramonto più bello, come un pittore di fronte ad un paesaggio che toglie il fiato.. Zayn era desideroso solamente di scoprire se la sua pelle fosse calda come gli era apparsa in aeroporto. Appena le loro mani si strinsero, percepì una debole scossa sui polpastrelli. Non era una scossa di elettricità, era.. non sapeva come spiegarla, ma lo fece tremare come una corda di violino. Solo allora, lì in un qualsiasi posto di Londra si rese conto di cosa provassero le donne quando lui le toccava, giocando con loro.
«Piacere mio Zayn, Keyra!» rispose sempre con tono sicuro ma con una inclinazione di ansia che arrivava da qualche parte dentro di lei, per poi lasciargli la mano. Si ritrovò stranito a pensare che non voleva lasciare quel calore corporeo, che se avesse potuto le avrebbe preso la mano e l’avrebbe stretta per tutta la sera, accarezzandole il dorso disegnando cerchi senza senso. Ma purtroppo il contatto, per quella sera, cessò.
I suoi due amici presero a chiacchierare mentre lui continuava a guardarla in un modo o nell’altro. Per abitudine spostava lo sguardo, si faceva una panoramica della situazione, ma poi tornava a fissare quei lineamenti. Rimaneva appoggiata alla sua amica, sorridendo e ogni tanto lanciandosi sguardi d’intesa con Mary, che avrebbero capito solo loro. Sembrava che quelle due si conoscessero meglio di se stesse. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, doveva ammetterlo. Sembrava seriamente il dipinto perfetto di qualche artista italiano del ‘500.
Niall e Liam presero a parlare dei rispettivi compagni.
«E’ un morto vivente cazzo!» Crollò sul mondo dei vivi, sforzandosi di spostare lo sguardo da Keyra a Liam, passandosi poi la lingua sulle labbra sentendo stranamente la sua gola secca.
«Chi, il tuo compagno?» domandò la mora, verso Liam.
«Il moro con il piercing al sopracciglio.. Come si chiama? Per quanto chiacchiera mi sono già dimenticato il suo nome!» le due ragazze si guardarono e fecero un sorriso più che bastardo. Chissà di chi parlavano. Cercò il fantomatico ragazzo con lo sguardo, trovandolo poco dopo. Era l’unico con il piercing al sopracciglio. E, si sbagliava, o assomigliava tremendamente a lui?
«Lucas! Beh si, è un morto che cammina!» Niall e Liam, insieme a Mary risero a quella frase e quando tornò a guardare il gruppetto, notò che Niall stava sorridendo a Keyra. “oh mio dio, Niall vuole provarci” si ritrovò a digrignare i denti, provando un profondo fastidio a quel pensiero.
«Amoreee..» “cozza allo scoglio in arrivo, cozza allo scoglio in arrivo” e gli si attaccò, per l’appunto, come una cozza allo scoglio sul braccio. Si girò, dopo aver lanciato un altro sguardo a Niall e Keyra, ricevendo uno sguardo da entrambi. In tutto quello Louis e Harry si unirono al gruppetto. Le fece un sorriso, buttò uno sguardo verso Keyra e la vide a squadrarla da testa a piedi, mentre tornava a guardare Sophie, facendole un sorriso per poi girarsi a parlare con Louis. E continuò a parlarci fin quando non arrivarono tutti, non si misero d’accordo e partirono verso il ristorante dove avrebbero cenato.
Continuò ad avere Sophie attaccata al braccio per tutto il tragitto, ma senza pensarci chiacchierava con Louis controllando di tanto in tanto la tipa dell’aeroporto.
“Keyra, si chiama Keyra”
“Keyra, va bene!”
Stava parlando con la sua amica, poi si erano uniti altri due. Staccando il cervello dal discorso senza senso di Louis, cercò di ascoltare quello che stava succedendo due posti avanti a lui. Vide la faccia di Keyra cambiare almeno dieci volte in un minuto. Da divertita a seria, da seria a incazzata, da incazzata a infastidita, da infastidita a “ora vi uccido”. Si ritrovò a sorridere vedendola dirigersi verso Niall e chiedendogli qualcosa. Prese a camminare con lui, ma poco dopo Mary si avviò da lei, disse qualcosa facendo incazzare Keyra. La vide prendere a calci e schiaffi giocosi i suoi compagni che se la ridevano allegramente. Lei sembrava seriamente incazzata, ma non capiva se stavano sfottendo o altro.
Notò come Niall la guardasse cercando di capire, la vide gesticolare vergognosa qualcosa e poi, ridere fragorosamente a qualcosa. E di nuovo, per non si sa quante volte in quelle poche ore, si ritrovò a domandarsi come una ragazza potesse avere anche una risata favolosa. Se la rideva di gusto, buttando indietro la testa e battendo le mani una volta, aprendo la bocca quel tanto per lasciar uscire la risata divertita. Il collo teso, con pelle d’alabastro in bella vista e il minuscolo pomo d’Adamo che si muoveva insieme alle corde vocali. Divina. Non c’era nient’altro modo per spiegare la sua risata.
E, senza rendersene conto si sentì le viscere, il basso ventre scaldato da un calore che non aveva mai sentito, mai percepito in tutta la sua vita. Ma che diavolo succedeva?
Sicuramente era il viaggio ad averlo stancato. Una notte di sonno lo avrebbe sicuramente rimesso in sesto.  


Note dell'autrice: Voi chiedete io vi dono. Per la felicità di qualcuno e lo scazzo di altri, vi presento The best is yet to come dal punto di vista di Zayn Malik! Un applauso al ragazzo.
Ammetto che scrivere dal punto di vista di Zayn è divertentissimo. Non sono pochi i film che mi sono fatta sulle scene scritte sull'altra storia e pensare dal punto di vista di Zayn. Così ho pensato a scriverla veramente ed ecco cosa ne è uscito fuori. 
Se ve lo state chiedendo si, Zayn è un pezzo di merda. E volgare. Tanto volgare. Voi vi immaginavate che amava i bocchini? Io no, finché non l'ho scritto. Mi piace scoprire sto personaggio quindi mi divertirò parecchio a scrivere questa storia dal punto di vista di Zayn.
A differenza di Keyra (che se ne accorge solamente nella terza) Zayn percepisce subito la scarica elettrica quando si toccano. E si, l'abbiamo già perso ragazze. Bisogna dirlo.
La storia si basa su uno Zayn che deve lottare contro i suoi sentimenti e il vecchio Zayn che è un volgare di prima categoria.
Ah, un'altra cosa. A differenza di quelle dal punto di vista di Keyra, per Zayn ce ne saranno 2 di storie. Anche perché scriverne tre non mi conviene. (:
Spero che sia di vostro gradimento e.. non so, fatemi sapere se sto esagerando o.. boh! Se non volete queste storie o.. ma che ne so! Ditemi quello che volete. Un bacio ai pupi e ciauzzzzzzzzzz! ♥

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Alla fine la sera prima non erano poi tornati così presto come avevano detto a quella pazza della madre di Tommy. Quando, dopo essersi vestito, scese in cucina, si ritrovò la famiglia al completo che faceva colazione con l’aggiunta della famosa Cissy che era andata poi a dormire a casa loro. A differenza delle due ragazzine, il padre e la madre non lo degnarono di uno sguardo mentre scivolava nel posto libero vicino a Cissy, scrutandola da sotto le ciglia castane. Aveva seriamente pensato che Lory era una puttanella? Bene, si sbagliava allegramente. La famosa Cissy era più zoccola di Lory. Ci si vestiva proprio da puttanella, mettendo in risalto il seno non grandissimo con un reggiseno imbottito.
Mentre prendeva posto al tavolo, si accorse di come si passava la punta della lingua sul labbro inferiore, in una tacita richiesta.
«Desideri del caffè, caro?» domandò la madre, facendolo ricadere nel mondo dei vivi.
«La ringrazio!» sussurrò mentre versava il caffè ancora prima che lui acconsentisse. Questo voleva dire caffè o caffè. Niente tea, niente latte. Caffè! Ma come mai non era finito insieme a Keyra? Era sicuro si sarebbe divertito ancora di più. Destino infame.
Prese a fare colazione in silenzio, sentendo le due ragazzine cinguettare tra di loro, ridacchiando di qualcosa che a lui era oscuro. Ma poteva immaginare. Fece colazione in silenzio, ascoltando distrattamente la televisione che mandava un telegiornale mattutino. Quando terminò prendendo lo zaino e indossando il giacchetto, si accorse che nel tragitto verso scuola ci sarebbero state anche le due ragazze. Con calma apparente cominciò a camminare, pensando che di lì a poco li avrebbero salutati ma alla fine se le ritrovò dietro fin dentro la scuola. Subito corsero dalle loro amichette, mentre loro si dirigevano verso Louis, Harry, Niall, Keyra, Mary e i rispettivi compagni.
«Buongiorno!» sussurrò, scrutando Keyra muovere la spalla per far svegliare Mary. Lo stava facendo già da prima che arrivasse lui, intuì perché continuò anche dopo aver posato lo sguardo nero su Zayn. Si guardarono, lei fece un altro sorriso da urlo poi arrivarono anche gli altri.
«Scusa, hai una sigaretta?» La mora si girò e, dopo aver bruciato con lo sguardo il tipo perché la stava toccando, si scrollò e lo guardò attentamente.
«Ho scritto in fronte “tabaccaio”?» Si domandò come una ragazza come lei potesse cambiare tono ed espressione così velocemente. Se due minuti prima gli aveva sorriso con dolcezza, in quel momento sembrava quasi trasformata. Possibile che avesse una doppia personalità?
«Vesti firmato e non hai otto sterline per comprarti le sigarette? Sparisci Gelo. Guardò il ragazzo che aveva chiesto la sigaretta scrutarla ad occhi sbarrati, incredulo come cinque persone in quel gruppetto. Poi la mandò a fare in culo, facendola scattare come una molla. Era pazza. Mary, la sua amica, dovette fermarla perché parve che lei volesse andargli sotto per affrontarlo.
«Ciao ragazzi, ciao Keyra Arrossì quando il tipo che gli assomigliava arrivò da loro e salutò, sussurrando il nome di Keyra come se fosse una preghiera. Non si perse neanche un secondo di quello scambio. La vide guardare Mary, stampandosi in faccia un’espressione incredula.
«Ahhh! Allora la lingua ce l’hai! E pure le corde vocali, cazzo che sorpresa! Ti credevo muto da un anno a questa parte!»
«Visto che i nostri compagni sono amici, credo che dovremmo abbassare l’ascia di guerra, finché loro sono qui!»
E di nuovo si presentò il gelo in quel gruppetto. Chi la conosceva scosse la testa, mentre lei perdeva colorito in faccia. Si leggeva lontano un miglio che era incazzata come una biscia.
«Ascia.. di guerra?» Mary la bloccò sul muretto dove sedeva, mentre la campanella salvava in calcio d’angolo quel ragazzo.
La vide scacciare la presa di Mary e cominciò a camminare verso l’edificio scolastico. Subito, l’amico di Keyra – quello con cui aveva scherzato la sera prima - si girò a guardare Lucas.
«Ma sei un coglione allora!» sentì dire il compagno di Louis proprio verso Lucas.
«Fattelo dire amico: stai sbagliando tutto con quella ragazza! Hai sbagliato in passato e ora non puoi chiedere a lei di essere ‘amici’.»
«Dobbiamo, visto che i nostri compagni sono amici!»

Sentì l’amico ridere fragorosamente, scuotendo la testa. «E tu ci stavi insieme? Dio Lucas, non hai proprio capito un cazzo di Keyra!»
Alzando le sopracciglia a quel dibattito, si diresse in classe e si mise seduto al fianco di Louis, che sedeva al fianco della mora. Ancora sprizzava furia da tutti i pori, stava parlando con Mary.
«Per favore Keyra? E’ un anno che provo a parlarci e poi mi viene a dire di ricominciare a parlare come niente fosse. Col cazzo!» Bel caratterino la tipa, ma dubitava seriamente che fosse davvero così stronza. Con quel visetto non poteva essere una stronza patentata, se lo sentiva.
La lezione cominciò. Non era proprio una lezione ma più un conoscersi. Non stette lì ad ascoltare, troppo impegnato a guardare Keyra che scriveva chissà che cosa su un quaderno.
Le due ore passarono abbastanza velocemente ma più il tempo scorreva più quella ragazza sembrava una bestia in gabbia. Notò curiosamente come solo quando uscirono da scuola Keyra si riprese un pochino.
Strana, strana davvero la ragazza.
 
Volevano ucciderlo senza neanche saperlo. Alzò quel tanto lo sguardo e guardò una delle ruote panoramiche più alte e grosse che aveva visto in vita sua. Ok, era il London Eye, ma dannazione quanto cazzo era alto? E soprattutto, era sicuro? No perché sotto a quella cazzo di ruota c’era il Tamigi e porca troia era grosso, freddo e pieno di acqua.
Chi conosce Zayn sa che non ama l’acqua e il nuotare. Anche perché è una vera sega nel farlo. Poche volte era finito in piscina e quasi affogato.
«Scherzi? Con la sfiga che mi ritrovo, si staccherà e finiremo nel fiume. Oppure si blocca!»
Si girò a guardarla, ricadendo sul mondo dei vivi. Avete presente il panico? Ecco, Keyra era il panico in persona.
«Allora farai compagnia a Zayn nel panico.» Si girò ancora a guardare l’irlandese, scrutando quel viso angelico e domandandosi che droga aveva assunto. Lui lì sopra non ci saliva neanche con Megan Fox nuda.
I due si girarono a guardarlo e, sentendosi un tantino osservato li scrutò.
«Se porti sfiga davvero, io lì sopra con te non ci salgo.» Avvisò tornando a guardare quell’imponente ruota panoramica. Ruota della morte no? Era più carino come nome, e sicuramente era più adatto alla situazione.
Senza essere troppo presente mentalmente allo sclero di Keyra, continuava a camminare seguendo gli altri. Di certo non si sarebbe messo lì a piagnucolare dalla paura, anche se si stava altamente cagando sotto per la fifa. Ricadde sul mondo dei vivi solamente quando il corpo di Keyra gli sbatté addosso.
La guardò con il panico dipinto in viso e, stranamente, capì che erano in due in quella barca. Si stavano entrambi cagando sotto e lo sapevano.
«Siamo ancora in tempo per scappare.» Se ne uscì ad un tratto, guardandolo. Era seria? Dal viso sembrava di si, ma non ne era poi così sicuro.
«Al mio tre?» Domandò senza nemmeno rendersene conto. Un sorriso delicato si disegnò sulle labbra da sturbo di Keyra, che annuì.
«Uno..» Sussurrò, sempre guardandola. Si stava preparando a correre, che carina. «Due..» Anche lui guardò un secondo i suoi amici che, ignari, non sapevano che quei due si erano messi d’accordo per scappare. «Tre..» E cominciò a correre, così forte da dimenticarsi per un attimo che in quella corsa non era da solo. Si girò a guardare Keyra che, ovviamente, era rimasta indietro e rallentò pronto a prenderla per mano se necessario. Appena i loro amici si resero conto della cosa, li inseguirono.
Gli uscì una risata mista a nervosismo mentre scavalcavano le transenne delle casse. «Corri corri.. ci stanno raggiungendo!» Non era lui quello lento come una lumaca. Se non fosse stato per lei, Zayn era già scappato via alla velocità della luce. E per la lentezza di quella ragazza si fecero prendere. Con entrambi che si dimenavano dalla presa di Louis, che rifece la strada all’inverso, chiedendo permesso alle persone che stavano dietro al loro gruppo.
Fu troppo tardi quando si rese conto che erano praticamente arrivati. «Cazzo..» Ansimò, sia per il fiatone che per la paura. E con uno spintone venne spinto dentro alla cuccetta insieme a Keyra e le porte si chiusero.
Raggiunse quasi gattonando la panchina, sedendosi e subito venne affiancato da Keyra. La paura era troppa anche solo per pensare che era dentro, da solo, ad una cazzo di cuccetta con Keyra. Poteva conoscerla meglio ma.. porca troia si stava letteralmente cagando sotto.
Si girò a guardarla, nel panico più totale.
«Ok, sto per entrare nel panico.» Ammise la mora, ricambiando lo sguardo. Erano la paura in persona. Certo che erano stronzi i loro amici. Che diamine! Loro avevano paura e, oltre a stare lì sopra, stavano pure da soli. Da soli con il loro panico.
Non erano proprio da soli, ma erano gli unici a cui aggrapparsi per la fottuta paura.
«Non fai le foto?» Scosse la testa, cercando di non pensare che stava sopra al London Eye, che si trovava sopra ad un fiume ed era Ottobre. Se fosse caduto quel coso come minimo moriva. Moriva mentre cadeva. Moriva dalla paura.
Cazzo!
Qualcuno dentro a quella cuccetta disse qualcosa che a lui, in quel momento, non interessò e a cui non diede peso.
«Non lo farai cadere, vero?» Chiese, girandosi a guardarla. Per un secondo si dimenticò anche di essere dentro ad una cazzo di cuccetta nel London Eye e si gustò una Keyra vicinissima a lui. Dopo la sera prima, quella era la prima volta che la vedeva da così vicino. Anzi, forse era anche più vicino della sera prima.
E notò come i suoi occhi non fossero neri, ma castani. Le labbra erano morbide, lo si capiva anche senza toccarle. Il nasino era contornato da lentiggini che lui prima di allora non aveva notato. Era decisamente deliziosa. E quel rossore sulle sue guance gli mandava in pappa il cervello.
«No, spero di no. E se succede andrò all’inferno per aver portato te con me.» La sentì rispondere ma non trovò nulla con cui ribattere. Solo una risatina nevrotica gli uscì dalle labbra come risposta mentre Keyra si sdraiava sul sedile inusato.
«Uhh! Guarda.. Si vede tutta Londra!» Si girò a guardare quelle tre persone che non si stava neanche calcolando. E Keyra si alzò di scatto dal sedile su cui si era appena stesa, girandosi come lui a guardarli.
«La finite cazzo? Si, si vede tutta Londra. E’ Londra, non Gesù Cristo!» Tutte e quattro le persone – le tre persone e Zayn – si girarono a guardarla. La scrutò attentamente e lo sentì quel sorriso nascere sulle sue labbra mentre scrutava il viso ora incazzato di Keyra. In viso si sentiva che aveva un’espressione incredula per quelle parole. Dai, quale ragazza si sarebbe permessa di trattare così male dei turisti che erano solo affascinati dalla città?
Ovviamente solo Keyra Smith.
E poi si lasciò andare ad una risata di cuore, una di quelle risate che raramente erano collocate a Zayn Malik, facendosi guardare dagli occhi curiosi della mora. Per quanto rise quasi non gli fecero male i muscoli della pancia. E terminò di lì a pochi secondi, guardando incuriosito la ragazza che continuava a scrutarlo come se fosse un alieno.
Ricambiò lo sguardo, notando ogni piccola sfumatura di castano nei suoi occhi e le sorrise, ricevendo in risposta un sorriso timido. Poteva una persona avere tante facce in una sola facciata? Insomma, cambiava sfacciatura ogni tre secondi facendolo sentire un idiota. Perché non sapeva mai quale Keyra sarebbe uscita. Poteva essere dolce oppure una stronza. E poi c’era la timida, che dio, lo mandava al patibolo. Era il secondo giorno che la conosceva e già era pazzo di lei.
Questo non lo rese contento. Per niente.
Fece per girarsi a guardare i loro amici nella cuccetta al fianco, ma Keyra prese il suo viso e gli fece cambiare visuale.
«Uhhh! Guarda il Big Ben!» No, non lo guardava perché dannazione aveva ancora sentito quella scarica strana a contatto con quella ragazza. Ma che diavolo era?
E a quanto pare lei non si era assolutamente accorta di niente.
«Che cazzo ha da guardare quello?» Chiese quando tornò a guardare verso i loro amici e notando come quel deficiente patentato li guardava. Sorrise, alzando un lato delle labbra capendo poco dopo. Era geloso. Beh, sai che ci faceva con la sua gelosia? Ci si puliva il culo.
Notò come Keyra si era girata a guardare di chi parlasse e come, con tranquillità un’espressione incazzata si disegnasse sulla sua faccia.
«Stronzo!»
La guardò attentamente dopo quelle parole, ma lei si era persa a guardare fuori dal finestrino, sbadigliando di tanto in tanto.
Cercò per tutto il giro di trovare un qualcosa da dire. Ma più ci provava più le sue idee per attaccare un discorso con quella ragazza gli sembravano idiote. E dire che fino a quel giorno mai nessuna lo aveva pensato come idiota. Però con lei ci si sentiva. E neanche gliel’aveva detto che era idiota. Semplicemente bastava un suo sguardo per farcelo sentire. E la cosa era davvero frustrante.
«Siete stati insieme?»
«Scusa?»
Domandò di rimando Keyra, a quella stupida domanda che le fece.
Vide come, lentamente, si girava a guardarlo. «Con sopracciglio monco! Ci sei stata insieme?»
«Si.» Fredda e coincisa. Per un secondo gli passò un brivido per la schiena capendo che non aveva attaccato bene bottone. Amen! Ormai avevano preso a parlare, doveva continuare.
«E ora che cazzo vuole?» Chiese, scrutandola.
«Rompermi l’anima. Beh, ci sta riuscendo!» Faceva tutto da sola. Rispondeva e si convinceva da sola. Non era normale quella ragazza, nono!
La vide sbattere le ciglia in modo lento, guardandolo. E si ritrovò per la trecentesima volta a perdere il filo conduttore dei suoi pensieri. Come potevano quelle ciglia essere così lunghe? Dio, perché gliel’aveva fatta conoscere?
Annuì, non sapendo bene come rispondere a quella frase. Non che non lo sapesse, più che altro era che non sapeva proprio formulare – almeno in quel momento e sotto quello sguardo – un pensiero di senso compiuto.
L’unica cosa che voleva, in quel momento, erano le sue gambe allacciate al suo bacino con Keyra che invocava il suo nome. Oh si, cazzo quanto gli sarebbe piaciuto farle urlare a pieni polmoni il suo nome.
E si, ci sarebbe riuscito.
 
 
Passò la boccetta d’acqua a Keyra, seduta al suo fianco. Era più bianca di lui dopo quel giro sul London Eye e a pensiero suo, non era mai stata così bella. Anche se la conosceva solo da due giorni.
«Bevi, ti farà bene!» Sussurrò e lei allungò la mano tremolante verso di lui, ringraziandolo con lo sguardo. Le sorrise e lei rimase a guardarlo con le sopracciglia inarcate, pensando a chissà che cosa.
La guardò sorseggiare la bevanda lentamente, poi sorridendo gli ridiede la boccetta.
«Che ne dite se ce ne andiamo a cena fuori?» Chiese Lucas proponendo quella cosa dal nulla. Alzò lo sguardo e lo fissò, vedendo che guardava proprio loro cinque. Che cazzo voleva quello? Si girò a guardare Keyra che stava discutendo con Niall se fosse stanco o no. Lui rispose che no, non lo era e poco dopo i due annuirono. Tommy non si fece problemi dicendo subito di sì con un’alzata di spalle. Non tutti accettarono. O meglio, nessuno. Solo loro cinque e i rispettivi compagni.
«Ciao amore, ci vediamo domani!» Sophie si avvicinò e gli lasciò un bacio sbavoso sulle labbra. La guardò e con un sorriso finto ricambiò, sentendo lo sguardo curioso di Keyra su di loro. Quando Sophie se ne andò con la sua rispettiva compagna, si girò a guardare la sua vicina di posto e la trovò a pensare, chissà a che cosa.
Nella mezz’ora successiva si diressero ad un piccolo ristorantino Italiano – per la gioia di Niall - del quartiere della scuola.
Finì seduto vicino a Niall – come al solito – e dall’altra parte con Lucas. E di fronte? Alzò lo sguardo e deglutì vistosamente. Keyra era seduta di fronte a lui, del tutto ignara che lui quella sera avrebbe mangiato solo aria.
Quando la mora alzò lo sguardo, si stranì guardando prima lui e poi il suo vicino. E poco dopo borbottò qualcosa a Mary che fece lo stesso sguardo e annuì a qualcosa detto da Keyra. Solo lui si accorse di quelli sguardi, così si girò a guardare Lucas che di profilo era dannatamente diverso da lui, ma di fronte era quasi simili.
«Sono io che sto viaggiando o io e il mio vicino ci assomigliamo?» Chiese conferma a Niall che, ridacchiando da chissà che cosa, annuì.
«Si, vi assomigliate. Neanche ti immagini quanto.» Arricciò le labbra e tornò a guardare Keyra, che chiacchierava allegramente con Mary e con Louis, seduto al suo fianco. Rideva spensierata come se niente fosse.
Felicemente libero dalla non presenza di Sophie, poté divertirsi e scrutare attentamente la ragazza seduta di fronte a lui. Certo che era proprio carina, pensò. Non riusciva a notare niente in cui, come nelle altre ragazze, gli dava fastidio.
Ad esempio in tante ragazze dava fastidio come si toccavano i capelli a tavola o come mangiavano, come masticavano la gomma o come parlavano con la bocca piena. Lei sembrava non rientrare in nessuno di questi. Finiva prima di masticare il suo boccone e se proprio doveva parlare si metteva la mano di fronte la bocca, evitando così di far vedere cosa stava masticando. Forse neanche se ne rendeva conto di quel gesto. Non era un mettersi una mano di fronte alla bocca come quando si sbadiglia, ma più un gesto incondizionato.
Lei si era legata i capelli prima di cominciare a mangiare. Lei si puliva la bocca in un gesto delicato. E pensare che non sembrava per niente delicata. O meglio, lo sembrava ma poi aveva quel carattere forte.
Era tutto un enigma. Poteva sembrare una piccola timida principessina o una scaricatrice di porto. Sapeva cosa poteva dare fastidio alla gente e lo evitava, senza neanche accorgersene. Era… Perfetta!
«La stai fissando!» Crollò sul mondo dei vivi e si rese conto che Niall aveva ragione. Si, la stava fissando e anche insistentemente. Arrossendo leggermente in zona guance si girò a guardarlo, trovandolo a sorridere maliziosamente.
«Mi ha notato?»
«Lei no, ma Mary si!»
Ammise il biondino, tornando a tagliare la sua pizza. Lui non riusciva manco a respirare, mentre Niall riusciva a mangiare. Perché?
Arrossì ancora di più e, accarezzandosi il viso tornò a guardare la sua pizza, ancora intatta. O meglio… Quando gliel’avevano portata?
Con un sospiro prese forchetta e coltello, cominciando a tagliare una fettina. E alzò ancora lo sguardo, solo quello, per guardare come mangiava la pizza.
Perché si, a Zayn dava fastidio anche come alcune ragazze mangiassero la pizza. Alcune si sporcavano tutte le dita di olio, pur di mangiare. Altre si sporcavano i vestiti. E altre…
E altre che, come lei, usavano la forchetta e coltello per mangiare la pizza. Senza sbavarsi, senza sporcarsi ed essendo totalmente carine. Dio, c’era una cosa che gli avrebbe fatto ribrezzo di quella ragazza? Non sembrava possibile, ma fino a quel giorno non l’aveva trovata.
«Zayn…» Di nuovo. Era successo di nuovo. Si ritrovò a ringhiare all’avvertimento di Niall che, sentendolo, cominciò a ridacchiare. «Prima o poi ti becca.» Lo avvisò.
«Non dovevate farla sedere davanti a me, allora!»
Si fece una gran forza per tenere gli occhi su quella cazzo di pizza e ci mise più del dovuto a mangiarla. La tentazione di alzare lo sguardo e fissare Keyra era tanta. Ma con quel visetto davanti, come poteva Niall pensare che riuscisse a rimanere tranquillo? Era una tentazione.
Niall di tutto quello non doveva manco sapere che... Ora che ci pensava! Niall sapeva? Si girò a guardarlo e, sentendosi osservato ricambiò lo sguardo.
«Cosa?»
Sospirò. Forse Niall aveva capito tutto. «Non dirlo a nessuno.» Quasi lo ringhiò, facendolo ridacchiare. Lo vide avvicinarsi, come per dirgli un segreto.
«Stai tranquillo amico, non lo dirò a nessuno!»
Senza rendersene conto si ritrovò a sorridere e tirare un sospiro. Sapeva che Niall quando diceva una cosa, la faceva. Tornò a mangiare, alzando di tanto in tanto lo sguardo.
Quando terminò di mangiare, allungò le gambe sotto il tavolo e si stiracchiò non prima di essersi massaggiato la pancia. Alzando lo sguardo, notò che Keyra lo stava fissando. Chissà che le passava in quel cervello. L’espressione era così seria che quasi ebbe paura che stava pensando qualcosa di male su di lui.
La guardò mentre si allungava per prendere la sua tazzina di caffè, sorridendo. Andava incontro ai camerieri, come se capisse quanto fosse fastidioso lavorare con una tavolata.
«La vuoi finire di scopartela con lo sguardo?» Quasi non sputò tutto il caffè su Keyra, a quel sussurro. Si girò alla sua sinistra, guardando Harry che, appoggiato sulla sua spalla, guardava proprio Keyra.
«N-Non me la..» Ma venne bloccato dallo sguardo di Harry che lo guardò con un sopracciglio alzato. «Ma tu che ne sai!» Mosse la mano e terminò il suo caffè, sentendo qualcuno sbattere sul suo piede. Alzò lo sguardo e incontrò quello di Keyra, che sorridendo timidamente si scusò.
«No, scusa te!»
E con una mano di fronte all’orecchio, impedendo a Keyra di vedere quello che diceva, Harry disse un: «No, scusa se mi ti vorrei scopare violentemente su questo tavolo!»
Quasi non lo mandò a fare in culo con tanto di calci, spingendolo via rosso come un peperone. Alzò lo sguardo, preoccupato che lei avesse sentito ma stava giocando con Louis a non si sa quale giochetto.
Quando uscirono dal ristorante si diressero in un parchetto, continuando a chiacchierare divisi in gruppetti. Seduto su una panchina, con le braccia rigorosamente stese sullo schienale, guardava Keyra e Mary chiacchierare sulle altalene. Era davvero così tanto difficile avvicinarsi a lei? Possibile che doveva avere tutto quel ben di dio di fronte e non poterlo toccare?
Mentre fumava, Louis gli chiese di andare con lui e venne trasportato fino alle altalene, richiamando gli altri. Ed eccolo lì a urlare che bisognava farsi tutti insieme una foto. Alzò gli occhi al cielo, roteandoli, esasperato.
«Non fare quella faccia Malik!» Sbraitò Louis, incazzoso. Sorrise alzando le mani e mettendosi dietro a Mary, che girandosi a guardare Keyra gli lanciò uno sguardo freddissimo. Ricambiò con un sopracciglio alzato e venti minuti dopo si ritrovò seduto ancora sulla panchina a fumare come un dannato.
«Hai da accendere?» Levò gli occhi dal sassolino che guardava e sentendo quella voce quasi non svenne. Annuì e stirandosi un poco lo prese dalla tasca, donandoglielo. La scrutò attentamente mentre accendeva quella sigaretta, pregando il buon dio di essere quella sigaretta. VOLEVA ESSERE UNA SIGARETTA! QUELLA!
Che segaiolo che era. Un dannato segaiolo che sarebbe tornato a casa e, nella silenziosa camera si sarebbe sparato un segone su quella scena, immaginandosi Keyra a fargli un..
«Grazie!»
«P-Prego!»
Gli uscì una voce roca, che cancellò con un tossicchiare leggero, mentre riprendeva l’accendino. La mora si sedette al suo fianco, senza chiedere il permesso. Era stata bellamente cacciata dalle altalene da Louis e Harry.
Si irrigidì tutto e notò che il suo braccio era ancora sullo schienale della panchina, proprio dietro la schiena di Keyra. Ma lei non era appoggiata ad esso.
«Piaciuta la cena?»
“Con te davanti è stata divina!” «Molto.» Rispose, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Lei si girò a guardarlo, appoggiando il mento al lato della spalla e scrutandolo.
«Cosa c’è?» Chiese, sentendosi studiato da quello sguardo. Si ritrovò a deglutire rumorosamente e notò il cuore pompare come un pazzo nelle sue orecchie. Keyra sorrise e scosse la testa, tornando a guardare gli altri chiacchierare.
«Foto foto fotoooo!» Si avvicinò quasi correndo Lou, che slittò sul fango e tornò da loro, che si erano entrambi rizzati con la schiena.
«Oddio Boo, sei veramente stressante!»
«Malik non rompere sennò..»
«Sennò cosa?»
Lo sfidò, sghignazzando.
«Sennò sai che sono uno stronzo e che troverò qualcosa su cui ricattarti. Voglio una foto di voi due, posso averla?»
«No!»
Esordì con tono coinciso.
«Eddaiii..Eddaiii!» Alzò gli occhi al cielo, esasperato. Quell’uomo sapeva come rompere i coglioni, decisamente.
«Malik, diamogli questa foto sennò lo castro seduta stante se non smette di atteggiarsi da gallina strozzata.» Si girò a guardare Keyra che, con faccia incazzata stava guardando male Lou, che ora saltellava tutto contento.
«Gallina isterica!» Borbottò lei, in direzione di Lou.
«Oca giuliva!» Rispose quello, con un sorriso. E proprio mentre lei metteva su una faccia da offesa, Lou scattò la foto. Peccato che lui era venuto sicuramente girato verso di lei, a guardarla con quello sguardo che si sentiva.
Lo sguardo di un ritardato mentale. Litigarono per due minuti su quella foto, poi Lou gliene concesse un’altra con facce decenti.
Mentre tornava a guardare il ragazzo fermo di fronte a loro, la sentì avvicinarsi un pochino e si irrigidì. Anche lì la guardò con la coda dell’occhio, vedendola sorridere ampiamente. Dio, che sturbo che era quella ragazza.
Quando si rese conto del flash era troppo tardi. Lou guardò lo schermo e fece una smorfia. Sospirò.
«Malik, sei veramente inguardabile!»
Lo sguardo che gli lanciò bastò a farlo sorridere. Quanto lo odiava. No, non era vero.
«Dici lo stesso quando ti guardi allo specchio, vero?»
La risata di Keyra lo interruppe nel guardare male Lou che, come lei, scoppiò a ridere. E di nuovo si ritrovò a guardarla come un angelo caduto dal cielo, incredulo. Rimase inerme mentre lei se la rideva sguaiatamente verso Lou. «Te l’ha detto Tomlinson.» Facendo incazzare il suo amico, ovviamente in modo giocoso. Presero a bisticciare come due femminucce, cosa che lo fece sorridere.
L’idea che una sua battuta aveva fatto ridere Keyra lo fece sentire al settimo cielo e notò anche che, il suo freddo cuoricino si era letteralmente sciolto sotto la sua risata. Forse aveva una piccola speranza di farsela amica.
Prima amica poi…

Note dell'autrice: YO! Ecco il secondo capitolo di questa stooooooooooria! Tutte contente che ho deciso di scriverla. Quanto amore che siete. Una cosina: I primi capitoli (ovviamente) saranno molto simili a quelli che ho già scritto dal punto di vista di keyra. Ma poi cambieranno, ci saranno pezzi che non conoscete, che dal punto di vista di keyra non ho scritto. O meglio, che lei non ha "capito". O non intenzionata a pensarli come cose importanti. E' come se quella fosse un diario segreto di keyra, questo invece fa vedere il punto diversamente. Zayn è già bello che cotto e per lui tutte le scene insieme a lei sono importanti.
Qui troviamo, come detto, una nuova scena. Una scena che Keyra non ha ritenuto importante di "raccontare". Per lui invece è importantissima perché capisce che è un segaiolo di prima categoria. AHAHAHAHAH!
Spero che il capitolo vi piaccia. Aggiornerò il 28, per chi se lo chiede ♥ Tanto amore per voi! 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 
"E' tutto scritto ed è qui dentro, e viene tutto via con me."

Vai a Londra e ti aspetti chissà che cosa quando ti vengono a dire “facciamo una festa a casa di Selena” e tu vai, tutto contento ma ti ritrovi a pensare che quella è come le feste che davano loro ad Holmer Chapel.
Annoiato come non mai, appoggiato al tavolo si guardava intorno. Già metà della gente era ubriaca, lui invece sperava. Sperava che il suo bel faccino facesse capolinea in quella stanza, prima o poi. Ma oramai erano le dieci di sera e dubitava fortemente che quella ragazza sarebbe arrivata alla festa.
«Amore, ti annoi?» Chiese Sophie, attaccandosi a lui come una cozza allo scoglio. Alzò gli occhi dal bicchiere, fermandosi a guardare il viso di Sophie. Ora, provava solamente ribrezzo nel guardarla. Prima aveva pensato che fosse carina come ragazza, ora si rendeva conto del cerone che aveva in viso. Come minimo erano due chili in più per tutto il trucco che aveva in faccia.
Mentre Keyra.. Era semplice. Certo, anche lei metteva il fondotinta, ma era di un colore uguale alla sua pelle, e le rendeva la pelle morbidissima. Non si faceva quegli occhi così marcati. Solo poca matita e un filo di rimmel. La naturalezza. Mentre quella ragazza era già tanto se non veniva presa come pagliaccio in un circo.
Le spalle si mossero da sole, alzandosi e riabbassandosi.
«Vogliamo salire in camera?»
«No. Non mi va!»
«Dai amore..»
Gli si strusciò addosso facendogli fare una smorfia. Quale parte del ‘no, non mi va!’ non le era entrata in quella caccola di cervello? Fece per ribattere ma udì il suono del campanello e guardò verso la porta, speranzoso.
E quando la porta fu aperta, si rivelò una Keyra con un sorriso da sturbo seguita da Niall, Mary e Danielle.
La guardò farsi avanti salutando con un sorriso i visi conosciuti e con un gesto della testa quelli non conosciuti. Venne acclamata dai suoi amici, mentre lui rimaneva lì a guardarla con Sophie che si strusciava sulla sua erezione, cercando di attirare l’attenzione.
Quella che fece nei minuti successivi fu una radiografia completa della mora che era appena entrata in casa. Indossava uno Jeans stretto ma non troppo, che lasciava intravedere quelle curve morbide anche solo guardandole. Ai piedi portava un stivaletto con quel tanto che bastava per darle qualche centimetro in più, sopra invece portava un maglioncino verde smeraldo che, anche lui, fasciava le sue forme. Al collo, un collo di lana.
La vide sorridere ampiamente a qualcosa che le diceva Niall, poi salutare gli altri ragazzi e fare un gesto con la testa a lui che ricambiò in silenzio. Si diresse fuori e lui non si perse un movimento della ragazza.
‘Dio. Dire che era una dea era poco. Raramente aveva visto una donna muoversi così bene su un tacco come quello che portava lei. Ferma in balcone notò come le sue gambe fossero perfette. Tanto perfette da avere i famosi tre buchi. Dannazione a lei e le sue gambe chilometriche che immaginò avere legate al bacino mentre si spingeva in lei così rudemente da farla piangere.
Scacciando quel pensiero poco casto, tornò a guardare Sophie.
«Sophie. Non ho voglia, lo capisci?» Si, ancora si strusciava su di lui a tempo di musica. Peccato che lui non gliel’avrebbe dato. Non quella sera. Voleva scopare con Keyra, non con Sophie. Era Keyra che voleva far urlare di piacere. Era il nome di Keyra che voleva invocare mentre toccava l’apice del piacere. Era Keyra che si voleva fottere.
La ragazza con uno sbuffo si scostò e se ne andò, lasciandolo lì come un anima in pena. Harry si avvicinò a lui mentre Louis seguiva Keyra. Si girò a guardare il riccio, con un’espressione di astio dipinta in viso.
«Amico, tutto bene?»
«Non conosco più il significato di ‘bene’ da quando quella ragazza è entrata nella mia vita.»
La indicò con la testa, facendo girare Harry che, dopo aver capito, sorrise formando così quelle fossette che mandavano in delirio tutte le ragazze. Harry era quello che lui chiamava ‘il dolce.’ Nel suo cervello era un cupcakes perché una bellezza così non poteva esistere davvero. E se non fosse stato etero, cazzo se non avrebbe sbavato dietro a quel ragazzo insieme a metà scuola.
«Keyra?» Domandò con ovvietà, continuando a sorridere.
«Già. Keyra. O Dea del sesso, perché porca troia da quando la conosco non faccio altro che pensare a lei e me che trombiamo selvaggiamente!» La risata irruenta di Harry invase la sala, facendosi guardare in modo depresso da Zayn.
«Benvenuto nel club, biondo!» Lo sfotté.
«Me la farei ovunque.»
«Ti sei già fatto una sega pensando a lei?»
«Non ancora! Perché tu si?»

Ancora la risata ruvida di Harry si infranse nella stanza, mischiandosi alla musica e lo vide scuotere la testa.
«Quando succederà dimmelo, perché significa che sei fottuto!» E dandogli una pacca sulla spalla lo lasciò lì da solo, a rimuginare su quella frase. Sapeva cosa voleva dire Harry Styles. Se si fosse mai fatto una sega pensando a Keyra significava che lei non gliel’avrebbe data. E mai era successo che qualcuna che lui volesse, non gliela desse. Zayn Malik si prendeva tutto ciò che voleva. Ma l’idea di fare sesso con Keyra gli sembrava un’idea irraggiungibile. Chissà come mai.
Quello che successe di lì a pochi minuti mandò i suoi poveri ormoni in totale subbuglio. Si alzò e raggiungendo gli altri si gustò la scena di Keyra che inveiva contro quel deficiente patentato di Lucas. Non restò lì a sentire ogni particolare frase detta dai due, ma si beò solamente del tono incazzato di Keyra, del modo in cui si muoveva, come leggiadra camminava su quei tacchi, come le sue labbra abbracciavano il bicchiere e mandavano giù il contenuto.
E vedere Keyra inveire contro quel coglione era una delle cose più sensuali che avesse mai visto in tutta la sua vita. Si perché sprizzava sesso da ogni parte del corpo quando era così irruenta. Oddio, possibile che appena apriva bocca, in ogni modo possibile, lui faceva pensieri perversi su quella ragazza?
Non era possibile. Gli ispirava seriamente del sesso selvaggio e la cosa cominciò a preoccuparlo perché lui aveva un’attività fisica formidabile. Scopava a destra e manca, ma a quanto pare non bastava per bloccare i pensieri peccaminosi su quella ragazza.
“Dio, guardala. Sfido chiunque a non scoparsela nel peggiore dei modi” Pensò dentro se stesso, scrutando quel fisico e quel viso ora inviperito. Ma cosa inviperito, era totalmente incazzato.
Ritornò a pensare normalmente solamente quando Keyra e la sua ira lasciarono la stanza. E come se ci fosse un tasto on e off, Zayn tornò a pensare lucidamente.
«Non so te, ma io mi vado a sparare una sega su questa scena!» Si avvicinò Harry, parlandogli a tono basso per farsi sentire solo da lui. Stava scherzando, vero? Lo guardò, ma non vide divertimento su quel viso. Lo scrutò male e sospirando si ritrovò a pensare che Harry non sarebbe mai stato l’unico che si sarebbe fatto seghe su Keyra.
Se tutti erano – e lo erano fidatevi – perversi come loro due, era fottuto. Metà popolazione inglese si era fatto seghe pensando a Keyra.
«Non so quale santo l’abbia mandata su questo mondo, ma non biasimo il suo futuro ragazzo. Cazzo che caratterino!» E detto questo se ne andò, facendo un discorso di sola andata anche perché Zayn era tutt’altro che lucido. Ancora pensava in malo modo a come scoparsi Keyra.
Quando la ragazza tornò in sala, era tutto tranne che lucida. Era totalmente, incondizionatamente ubriaca. E non si divertì mai come quella sera a guardarla fare una serie di cose che, in una normale ragazza, neanche passavano per il cervello.
Una ragazza ubriaca ballava, si pomiciava mezzo mondo, mentre lei andava in giro con Louis – altrettanto ubriaco per farle compagnia – a dare i “free hugs”. E ne ricevette uno anche lui.
«Posso abbracciarti?»
«Non si chiedono gli abbracci al Free Hugs! Se vuoi darlo, lo dai. Punto!»
La ribeccò Louis, rimanendo in mezzo a loro due. Keyra lo guardò, con gli occhi lucidi di alcool e aprì le braccia per farle capire che poteva abbracciarlo.
Dio gliel’aveva mandata buona, eccome. Non aspettava altro.
«Louis, ho visto una ragazza invocare un abbraccio!» Disse una balla al volo, vedendo Louis urlare che chiunque chiedeva un abbraccio glielo si donava.
“Si, ciao Louis. Smollaci!” Pensò mentre Keyra delicatamente, come una bambina piccola, si adagiava tra le sue braccia. E di nuovo il tasto off mandò in corto circuito tutto il resto.
Eccolo lì, altamente fottuto già al terzo giorno che la conosceva. Il loro primo abbraccio e forse l’ultimo. Il profumo delicato di lei gli invase le narici, tanto da farlo quasi ubriacare. Gli occhi si bearono del colore sulle sue guance, che si accentuò appena posò le mani sui suoi fianchi. Si godette il calore che lo invase quando lo guardò negli occhi, sorridendo debolmente.
«Hai un buon profumo!» La sentì sussurrare, scrutandolo. Sorrise a quelle parole mentre se la stringeva ancora di più addosso. Era così piccola, sembrava così fragile quanto le ali di un colibrì. Quando in realtà era una leonessa.
Una strana sensazione alla bocca dello stomaco lo invase. Sembrava un esercito di elefanti che calpestavano il suo stomaco. E lì, con Keyra tra le braccia, capì quel che aveva letto in milioni di poesie e libri. Definivano quella sensazione che stava provando lui, per la prima volta, come “le farfalle nello stomaco”. Più che farfalle per lui erano elefanti, perché le farfalle erano troppo delicate per spiegare al meglio quella sensazione.
La sentì cercare di sciogliere l’abbraccio, ma la bloccò piegandosi quel tanto per arrivare al suo orecchio.
«No, aspetta!» Bisbigliò al suo orecchio così piano che dubitò che l’avesse sentito con tutto quel casino intorno a lui. E lei tornò a stringere di nuovo le braccia intorno alla sua vita. «Ancora due secondi, ti prego
«V-Va bene.» Balbettò lei in risposta, affondando la faccia nella sua camicia. L’aveva sentita tremare tra le sue braccia e non seppe bene per quale motivo.
Non aveva la forza di abbandonare quell’abbraccio. Se fosse stato per lui – e solo l’idea lo fece tremare – sarebbe rimasto in quell’abbraccio per il resto della sua vita. Si, perché ci stava da dio. Certo, ovviamente quelle sensazioni non gli piacevano da provare sulla sua stessa pelle, ma non c’era nessun altro luogo dove volesse essere in quel momento. Neanche lo sfiorò l’idea di portarsela a letto. Voleva solamente continuare in eterno ad averla tra le braccia.
Ma si sa, le cose più belle hanno una fine.
E anche quell’abbraccio terminò, dopo che con tutta la forza di cui era padrone se l’allontanò dal petto, per guardarla in viso. Era rossa come un peperone. Forse per l’alcool che scorreva nelle sue vene, forse per altro. Semplicemente, era deliziosa.
«Grazie!»
La vide mimare con le labbra e sorridendo, la lasciò andare. Prima o poi si lascia andare anche ciò che ci fa stare bene. E’ sempre stato così e ahimè anche a lui toccava.
E per il resto della serata fu tutto una nuvola rosa e arcobaleni. Ci mancavano gli unicorni e in quel caso avrebbe capito di essere fottuto. La guardò come mai aveva visto in vita sua una ragazza, si divertiva a ballare con Louis, come stavano brindando alle disgrazie della vita con bicchierini vuoti pensando sicuramente che c’era dell’alcool dentro. Ma non avevano nessuna bottiglia di alcool vicino.
Era raggiante. E da quello che poteva notare anche la sua amica non l’aveva mai vista così. Si stava divertendo in un modo tutto suo.
La vide litigare con Louis per Harry, che se la rideva allegramente guardando quei due. Insomma, anche da ubriaca lo stava stupendo parecchio.
E arrivò il momento di portarla a letto, perché cominciava seriamente a perdere colpi. Niall si avvicinò alla ragazza, provando a prenderla per il gomito ma lei mise su un faccino da cane bastonato perché non voleva andare a letto.
«Dai su Keyra, è tardi..» Sentì dire Niall mentre si avvicinava ai due. E lei borbottò che non aveva sonno.
«Lascia.. ci penso io!» Propose a Niall che, girandosi a guardarlo, alzò le spalle e lo lasciò da solo con Keyra.
«Zayn!» Gli si buttò completamente addosso, facendolo ridacchiare da quell’abbraccio uscito male. Si passò un braccio di Keyra sulle spalle, poi cominciò a camminare verso le stanze al piano di sopra.
«Ciao Zayn!» Disse mentre la conduceva verso la stanza.
«Ciao Keyra!»
«Come stai?»
«Io bene, tu non tanto!»
«Sto benissimo. Sono solo un po’ brilla!»

Si fece una risata a quella frase e lei si girò a guardarlo così ammaliata da farlo azzittire.
«Sai che hai una bellissima risata? Mi fa sciogliere..» La guardò per un secondo, pensando che stesse scherzando. Ma era tutta seria. «E i tuoi occhi.. oh i tuoi occhi Zayn.. ci annegherei dentro. Cioccolato puro!» Aprì la porta e tenendola con un fianco fece entrare Keyra che, barcollando, andò a sedersi sul letto.
«Cioccolato puro?»
«Shi.. i tuoi occhi mi incantano!»
«Sembrano parole di un’innamorata!»
la prese in giro, sedendosi al suo fianco. Lei alzò le spalle, facendole ricadere giù con un colpo solo.
Rimasero in silenzio per diversi minuti, mentre lui trovava una scusa plausibile per parlare. Ma cosa parlava? A cosa serviva parlare? Keyra non era brilla, ma proprio ubriaca.
«Zayn.. tu che sei un uomo.. che c’è in me di sbagliato?»
Si girò a guardarla. Era serissima. Possibile che credesse che in lei ci fosse qualcosa di sbagliato? Cosa in lei era sbagliato? Nulla. Era perfetta. Era dannatamente perfetta e se ne rese conto in quel momento, cercando un qualsiasi cosa pur di risponderle. Ma non trovò una risposta.
«Niente di te è sbagliato, Keyra!»
«E’ carineria questa, sai? Lo so che sono tutta sbagliata! Lo dici per farmi piacere!»
«No, lo dico perché lo penso. Non dico ciò che non penso!»

Lei si girò a guardarlo, con quegli occhioni castani lucidi di alcool. Anche da ubriaca risultava perfetta. Com’era possibile?
«E allora perché nessuno mi ama?»
«Intendi quel cretino lì sotto?»
indicò il pavimento come a volerle far capire che parlava di Lucas. Lei annuì, muovendo le mani come per dire ‘così e così’.
«Perché è un cretino, per l’appunto. Non riesce a cogliere le migliori cose di te.»
«E quali sono?»
Non si stavano spingendo troppo in là? Ma anche se rispondeva, Keyra avrebbe ricordato? Ne dubitava fortemente. Era ubriaca persa.
«La tua risata, la tua faccia da schiaffi, la tua faccia da cucciola indifesa. I movimenti del tuo corpo, le gambe, i fianchi. Sono sicuro che hai anche le fossette di venere. I capelli, il modo in cui giochi con i capelli quando ti stai vergognando, il modo in cui ti arrotoli la ciocca di capelli sul dito quando stai a lezione. Il modo in cui ti mordi il labbro inferiore quando ti senti rimproverata. Il modo in cui passi la lingua sulle labbra per inumidirle. Il rossore. ‘Dio, dio il tuo rossore sulle guance è eroina allo stato puro. Lo adoro. La risata, l’ho già detta? E’.. Allegria allo stato puro. La tua linguetta taglia e cuci. Le tue battutine. Le tue insicurezze. Il modo in cui tieni testa a tutti. Il modo in cui ti proteggi da tutto il mondo. Tutto di te è il meglio. E chi non lo capisce è solo un coglione! Lucas in primis.»
Si girò a guardarla, trovandola con gli occhi sbarrati. Perché quella faccia? Ripercorse con la mente il suo discorso e si diede mentalmente del coglione. Come aveva potuto dire tutto quello? Come si era permesso a lasciarsi andare così tanto? Ora lei sapeva tutto. Dannazione. E anche lui stesso ora sapeva la verità su quello che pensava di Keyra.
«wow..» La sentì dire, incredula delle sue parole.
«Si, wow..» Rispose, girandosi e guardandola. «Nessuno si deve permettere di farti sentire una nullità. Perché non lo sei. In un modo tutto tuo, tu sei perfetta. E sono sicuro che, al mondo, c’è qualcuno in grado di amarti con tutto se stesso.»
«E dov’è?»
«Non lo so, ma c’è.»
«Non chiedo tanto..»
la vide alzare le mani e schiaffeggiarsi delicatamente le gambe in un gesto frustrato. «Voglio solo un principe azzurro.. ma questo ha decisamente perso la strada per arrivare da me.»
Crollò di nuovo il silenzio mentre entrambi pensavano a quelle parole. Voleva un principe azzurro? Sorrise dolcemente a quella rivelazione, incredulo che in fondo Keyra era una ragazzina che aspettava un qualcosa che non si sarebbe mai presentato. Perché lui in primis sapeva che al mondo non c’erano principi azzurri. Persone portate ad amarti con tutto se stesso si, ma principi azzurri no.
«Un po’ come il gufo che deve portarmi la lettera di Hogwarts. Sono cinque anni che aspetto. S’è perso pure lui!»
Si girò a guardarla e scoppiò a ridere così forte da stupirsi lui stesso per tutta quell’ilarità. ‘Dio! Quella ragazza aveva anche il dono di essere una persona simpatica, in grado di portare una persona come lui a ridere con il cuore. E non tutti potevano dire che erano in grado di far ridere Zayn Malik. Anzi, lo erano ben poche.
«Mi fai morire.» Se ne uscì, guardandola con dolcezza.
«Ok, domani ti compro una bara extra così che stai comodo. Ti avrò anche fatto morire, ma voglio che chi muore per le mie battute sia comodo nell’aldilà» Sorrise a quella frase, detta con tono impastato e forse senza un vero senso. Ma sorrise.
Lei si girò a guardarlo, ancora, perdendosi a pensare a chissà che cosa.
«Non è facile farti ridere, vero?»
«Decisamente no.»
Ammise più a se stesso che a lei. E lei sorrise dolcemente.
«Mhm..»
La guardò cambiare espressione in due minuti. Da divertita diventò serissima, arricciando labbra e corrucciando anche le sopracciglia. Chissà a cosa pensava nella sua mente invasa dall’alcool.
«A cosa pensi?»
«Alla ragazza che avrà il privilegio di farti sorridere. Sarà davvero fortunata ad avere tutto questo da te. Avrà vinto il Jackpot del superenalotto se riuscirà a farti ridere.»

No, non poteva dirgli quelle cose che si scioglieva. Anzi, più che sciogliersi si liquefaceva su quel letto per l’emozione. «Sarà fortunata almeno quanto chi riuscirà a farsi amare da te, con tutta te stessa.»
Si guardarono negli occhi, così seriamente da perdere il filo conduttore a quella serata. Si, perché in quel momento non c’erano minuti, secondi o ore. C’erano loro e questo bastava.
Abbassò lo sguardo e si fissò a guardare quelle labbra schiuse, come se lo stessero invitando a baciarla. Sembravano richiamarlo a sé, con una dolce cantilena che gli prometteva di incontrare Allah.
«Fallo.» Tornò a guardarla negli occhi e corrucciò le sopracciglia a quel sussurro.
«Cosa..?»
«Fallo..»
Ripeté a mo’ di cantilena, sempre sussurrandolo. Un sussurro anche se erano soli e senza musica. Se l’avesse fatto, e sapeva che intendeva quello, non ci sarebbe più stato modo di salvarsi. Lui lo sapeva nel profondo di se stesso che, se toccava quelle labbra, non sarebbe tornato a galla. Sarebbe affondato, lentamente, trascinato giù da qualche cosa.
Ma lo fece, perché lo desiderava con tutto se stesso. Desiderava provare a rendersi conto che quelle labbra erano davvero morbide come apparivano. Posò le sue labbra su quelle di Keyra e il mondo precipitò. Lentamente, ma precipitò. E stranamente, non aveva voglia di spostarsi. Voleva farsi prendere in pieno dal mondo e farsi del male. Lì, con lei praticamente alla sua mercé, voleva che il mondo lo investisse e gli facesse male. Quel male a cui non c’è rimedio, quel male che ti distrugge dall’interno lentamente, come una malattia degenerativa. Lo voleva e se lo stava prendendo quel male.
Il sapore di alcool lo invase, ma ci passò su. Passò su anche al fatto che praticamente l’aveva capito semplicemente guardandolo. Aveva capito cosa volesse fare e raramente succedeva. No, rettifico. Non era mai successo. Era sempre rimasto lucido e non aveva permesso a nessuno di leggerlo. Lei ci era riuscita, senza che neanche lui lo volesse.
Lasciò perdere quel cazzo di esercito sullo stomaco, lasciò perdere anche la sensazione di benessere su quell’ammasso che chiamava cuore. Si beò solamente di quelle labbra che, morbide come aveva sempre pensato, lo cullavano verso il paradiso terrestre. Si, fino a quel momento non credeva possibile che il paradiso terrestre esistesse. Ma doveva rimangiarsi di nuovo le mani. Esisteva e erano le labbra di Keyra. Si beò delle mani di Keyra nei suoi capelli, che li stringevano delicatamente mentre si metteva a sedere sulle ginocchia per intensificare il bacio.
Lui invece, rimaneva immobile.
Schiacciato da quell’ammasso che chiamava mondo. Che strane sensazioni; non sapeva se esserne contento o no. In fondo aveva sempre sperato di provarle, ma da una parte non voleva. Non in quel momento, con una ragazza conosciuta grazie ad uno scambio culturale e che sapeva, prima o poi avrebbe dovuto lasciare. Ma non gli interessò, non in quel momento.
Rispose a quel bacio tornando attivo con il cervello, affondando la mano nei suoi capelli castani e spingendo di più la testa di Keyra sulla sua, permettendo così alle loro labbra di fondersi ancora di più, se possibile. Voleva fondersi con lei in ogni modo che conosceva. E quello era uno.
La mora gli sfilò la maglietta, così rapidamente che neanche se ne accorse. Ma seguì i suoi gesti, in totale balia di quella ragazza e delle sensazioni che gli stava donando. Alzò le braccia e si ritrovò a petto nudo. Tremò leggermente quando le mani di Keyra si posarono sul suo petto. Notò come i polpastrelli della ragazza spingevano sulla sua pelle, come cercavano di calcolare e toccare ogni pezzo. Quasi saltò quando la sentì passare sui fianchi. Erano il suo punto debole, ma lasciò scivolare anche quello.
Con poca difficoltà l’alzò dalla fine del letto per farla stendere e, senza troppe cerimonie si stese su di lei, tenendosi saldamente ancorato al materasso per non pesarle addosso. Ma più lui cercava di fare il carino, più lei faceva la rude. Spinse le mani sulla sua schiena, facendolo crollare sul suo corpo. Sospirò sulle sue labbra e sentendola gemere ricollegò il cervello.
«Che cazzo sto facendo?» Si chiese staccandosi e guardandola. Lei, appoggiata al cuscino e con i capelli aperti a mo’ di ventaglio su di esso, lo guardava con gli occhioni pieni di domande.
«Non farò sesso con te.. non da ubriaca!» Si maledisse, e lei perse tutte le domande che gli stava facendo con lo sguardo, prendendo un’espressione triste.
«Neanche tu mi vuoi?» Chiese con voce febbrile. E lì capì che Keyra non voleva fare sesso con lui. Il “neanche” la fregò. Capì che non era voluta quella cosa. Che lei non vedeva lui, ma quel deficiente che stava di sotto a scoparsi chissà quale gallina invece che lei. Vedeva Lucas in lui e questo bastò a farlo incazzare come una belva. Non era una seconda scelta per nessuno, tantomeno per quella ragazza.
«Tu non vuoi fare sesso con me.»
«Certo che voglio.»
Rispose, a mo’ di sfida.
«Tu vedi lui in me.» Sputò velenoso.
E a quello, però, non rispose. Si alzò da quella posizione, guardandola come se fosse un mostro. Stava per usarlo! Si stava facendo usare da una donna. Ma dove era arrivato?
La vide chiudere gli occhi, forse per trattenersi dal piangere. «No. Voglio solo essere amata e-e.. tu con quelle parole, m-mi ci hai fatto sentire.» Il tono era più che da bambina, tanto che non riuscì a non crederle. In fondo il vino veritas, no?
Si piegò quel tanto per sfiorarle le labbra e lei riaprì gli occhi, ora tristi. Si sentì uno schifo solo a vedere quello sguardo, sapendo che era stato lui a farla stare così.
«Sei ubriaca.»
«No.»
«Si!»
Ridacchiò, sentendola sbuffare da quel ‘si’. «Non faremo niente, stasera. Non sono questo schifo di uomo da farmi una donna ubriaca. Ne riparliamo domani, e se vorrai ancora essere amata e sentirti amata, basterà dirmelo. E lo farò.»
La vide passare lo sguardo da un occhio all’altro, poi alzò una mano buttando fuori il mignolo.
«Promesso Zayn Malik? Mi prometti di farmi sentire amata?» Sorrise dolcemente.
Alzò un braccio e mettendo il peso tutto sull’altro, strinse il mignolo di Keyra.
«Lo prometto.»
E dentro di sé, lo promise anche a se stesso.
 
Quando si svegliò guardò al suo fianco, dove Sophie dormiva prendendo quasi tutto il letto. Quante volte le aveva detto che non voleva dormire con nessuno? Perché lui parlava e la gente non l’ascoltava? Odiava stare a discutere quindi decise di lasciar perdere quel discorso.
Si mise seduto sul letto, grattandosi la faccia per il sonno. Dormire due ore non era stata una bella pensata. Soprattutto perché non avrebbe più recuperato quelle ore perdute. Che Allah lo aiutasse.
E svegliarsi al fianco di qualcuno era altrettanto fastidioso. Lui odiava dormire con persone al fianco. Non era portato a restare accoccolato nel letto insieme ad un amico o la sua ragazza. Sophie sapeva che odiava dormire con qualcuno al fianco e lei cosa faceva? Si metteva a dormire con lui. Mannaggia quella miseria oh!
Scese dal letto e svegliò anche Harry e Louis, che con un po’ di moine dopo dieci minuti si alzarono.
Un po’ troppo rincoglionito si diresse verso la cucina, ma in fondo a se stesso percepiva una felicità inadeguata. Forse perché aveva conosciuto quel poco quella ragazza tanto enigmatica ma anche perché finalmente sapeva dove puntare per avvicinarla. Voleva un principe azzurro, e lui gliel’avrebbe dato. Qualche moina e sarebbe stata sua. Però era anche vero che, da una parte, l’idea di provare quelle sensazioni non gli faceva piacere. Certo, era in grado di amare, ma più teneva lontano le donne meglio era. Perché le donne erano portatrici di guai, anche se non potevano saperlo. Come riuscivano loro a distruggere un uomo non ci riusciva nessuno.
Quando entrarono nella cucina, aspettandosi – almeno lui di trovarla vuota visto quanto era presto - notò che c’erano già gli altri seduti al tavolo a fare colazione. Si fermò per alcuni secondi sulla porta, notando Keyra seduta proprio davanti a lui, tutta scombussolata dal post-alcool e anche dal sonno. Per un attimo seppe benissimo di avere in faccia l’espressione più ebete su quel mondo.
Si riscosse solamente quando, Louis ancora fatto di alcool, non lo colpì per sbaglio facendolo risvegliare da quello stato di trance.
Si sedette e prelevò un cornetto mentre ascoltava Niall raccontare a Keyra quella che, la sera prima, era stata una delle serate più sconvolgenti della sua vita.
E in un attimo tutto crollò. Proprio come si era sentito crollare la sera prima.
Perché capì che Keyra non si ricordava un’h della sera precedente e al tempo stesso, non ricordava cosa era successo tra di loro.
Si sentì tradito.
L’unico portatore di un segreto che, per quanto pesasse, gli stava togliendo il fiato.
«Zayn è tornato dopo un’ora.» Stava dicendo Harry, con una nota di malizia nel tono. Lo percepirono tutti quella punta di maliziosità, ma non le due ragazze sedute con loro. Ancora non erano ‘amiche’ a loro tanto da riuscire a notare quando c’erano momenti di solo uomini. Quei momenti in cui te ne esci con frasi imbarazzanti.
Non pensava che gli altri se ne fossero accorti o almeno pensava che non ci avevano ricamato sopra niente di ‘strano’.
Ma si sbagliava.
Lei alzò gli occhi nei suoi, incredula. La guardò, serio in viso e in fondo al cuore si sentì incazzato verso di lei.
«Sei stato tu a portarmi a letto?» “Ci stavo per riuscire, ma tu eri ubriaca, stronza!” Pensò e non fece altro che annuire.
Cercò di capire se stesse mentendo, se stesse fingendo di non ricordare nulla. Perché non voleva crederci al fatto che lei non ricordasse nulla di tutto quello che si erano detto, che era successo. Perché era tanto, quello che era successo tra di loro.
O almeno per lui.
“Vediamo..”
«Ci ho messo tanto perché non si voleva addormentare. Saltava sul letto e abbiamo anche fatto a cuscinate.» Spiegò, sempre guardandola. La vide arrossire in zona guance, facendogli credere che lei sapeva che fosse una balla. Ma sperava male. Perché davvero Keyra non ricordava nulla di quella serata.
E lo capì quando si scambiò uno sguardo con la sua amica, che le andò incontro.
«Si lo fa anche con me. Ogni volta che vado a dormire da lei, facciamo a cuscinate. Le piace!»
Scrutò attentamente Mary e si accarezzò il viso lentamente. Perché l’aveva aiutata? Perché aveva detto quella cosa? Possibile che avesse azzeccato in pieno il divertimento di Keyra quando era lucida? Oppure semplicemente la sua amica le era andata incontro per salvarla?
Spostò lo sguardo in quello di Keyra, che sorrise felice. E continuò a guardarla mentre lei riprendeva a mangiare, del tutto tranquilla. Ma non fu l’unico a bloccarsi nel guardarla. Fu anche Mary a scrutarla attentamente, passando lo sguardo da Keyra a lui. Come se sapesse.
Ma come faceva a sapere se lui aveva fatto addormentare Keyra ed era rimasto lì a guardarla per ben venti minuti? Come potevano aver chiacchierato e Keyra averle raccontato cos’era successo?
Possibile che stava andando ad intuito? Possibile che la sua amica sapesse cos’era successo senza aver parlato con Keyra? No.
O forse si, visto lo sguardo di rammarico che gli donò.
La mora alzò lo sguardo, sicuramente sentendosi osservata così insistentemente da entrambi. Guardò prima la sua amica, poi lui. E rendendosi conto del suo sguardo preoccupato, pensieroso, spostò gli occhi su Niall e prese a parlare con lui.
«Che hai?» Domandò Niall, vedendolo così corrucciato. Scosse la testa, nello stesso momento che una sedia strusciava sul pavimento e qualcuno correva chissà dove. Spostò ancora lo sguardo e notò che quella persona era Keyra.
«E’ andata a vomitare, vero?» Chiese Louis, verde in faccia. Mary annuì e con un sospiro si alzò, scusandosi. Rimasero chiuse in quel bagno per dieci minuti, mentre i suoi amici facevano discorsi che, in quel momento, non erano importanti per lui come capire che diavolo succedeva in quel bagno.
Si avvicinò al bagno, dicendo ai suoi amici di stare in silenzio e si appoggiò con l’orecchio al legno per ascoltare.
«Dimmi che mi sono vomitata l’anima perché ho capito male.» Stava chiedendo Keyra, con tono da funerale. E entrambi capirono che Mary non avrebbe risposto. «Merda.. merda.. merda!»
«Non sono sicura!»
Incominciò Mary. «Ci ha messo tanto a tornare e la scusa delle cuscinate è banale. Tu appena vedi un letto crolli. Ed è tornato con la maglietta al contrario.»
Sorrise a quella frase. Rendendosi conto che stava lì da troppo tempo si era rinfilato la maglietta al volo senza guardarsi allo specchio.
«Magari sentiva caldo!»
“O magari stavamo per farlo!” Si ritrovò a sorridere a quel pensiero, continuando a sentir chiacchierare le due. Mary propose a Keyra anche di chiederglielo e lei si fece una risata, uscendosene poi con un “No.”
Tornò al tavolo, sotto gli sguardi curiosi dei suoi amici.
«Noi dobbiamo parlare!»
«Voi dovete farvi una valanga di cazzi vostri.»
Rispose monotono, guardandoli uno ad uno.
«Che è successo ieri con Keyra?» Domandò Louis, curioso. Perché per primo lui non aveva creduto alla balla delle cuscinate. Forse Keyra non era tipa da fare a cuscinate, ma lui sicuro non era il tipo che rimaneva con le mani in mano. E tutti sapevano che aveva fatto pensieri sconci su di lei.
Alzò le spalle, sentendo la porta del bagno aprirsi. Louis gli puntò un dito addosso, facendogli capire che non finiva lì il discorso.
Quando uscì Keyra era stravolta. E mai, per il resto della mattinata, alzò lo sguardo nel suo. Lo evitò.
Da una parte fu felice di quella cosa. Perché si sentiva a nudo sotto il suo sguardo, ma al tempo stesso lo infastidì e anche parecchio.
Perché capì subito che Keyra non lo guardava perché aveva ricollegato tutto. Non sapeva come avesse fatto a ricollegare ogni cosa, ma aveva la pulce nell’orecchio ora. E lì seduto in macchina, a guardare fuori dal finestrino mentre lui e Tommy tornavano a casa, capì che aveva una piccola possibilità di giocare con lei.
Sarebbe sicuramente andata da lui per chiedergli cosa era successo in quella stanza e non poteva non prendere la palla al balzo. Avrebbe giocato un pochino con lei, facendole conoscere l’arte del dubbio.
Perché doveva penare. Si, si era sentito tradito dal fatto che lei non ricordasse uno di quei momenti così rari da parte sua, che doveva fargliela pagare. E ci sarebbe riuscito. Giocando.
Peccato che il ragazzo non sapesse che, giocare con il fuoco, prima o poi ti porta al bruciarti. E quando sei bruciato, la guarigione è lunga. Senza togliere che le bruciature, le ferite da fuoco, non passano. Ti rimangono impresse sulla pelle per il resto della tua vita e con esse, la consapevolezza che non puoi farci più niente per guarire.
 
 
Sbatté le ciglia e al tempo stesso si rese conto che, per la trentesima volta stava rileggendo la stessa pagina, stesso rigo, stessa parola. Non riusciva a concentrarsi, il che era un dramma. Significava che nel suo piccolo cervellino bacato c’era qualcosa che gli frullava troppo da distrarlo così tanto dalla sua lettura.
Cinque lettere. Un nome: Keyra.
Si grattò le palpebre con due dita, poi chiuse il libro capendo che non avrebbe capito un cazzo di ciò che stava leggendo. A che serviva leggere se non capiva? Buttò il libro sul letto, guardando il soffitto per alcuni minuti. Poi, annoiato, decise di scendere di sotto per fare uno spuntino.
E quando aprì la porta, la casa era stranamente silenziosa. Scendendo per le scale, incontrò Tommy che saliva. La porta di casa aperta.
«Io sto andando dalla mia ragazza!» Lo guardò senza rispondere. «I miei sono via fino a stasera. Ti dispiace se me ne vado?»
«No, vai tranquillo, tanto fra poco esco con Niall!» Spiegò con tono strascinato, entrando in cucina. Lo sentì salutarlo e poi andarsene, lasciandolo da solo. Gli disse che c’era sua sorella e che se gli serviva qualcosa poteva chiedere a lei.
Guardò la porta di casa per alcuni minuti, domandandosi se quella famiglia fosse normale. Possibile che avessero lasciato una ragazzina di quasi sedici anni in una casa con uno sconosciuto? Erano tanto idioti?  
O almeno Tommy. Si fidava a lasciare quella da sola con lui. Forse pensava che era ancora vergine, ma Lory era tutto tranne che vergine.
«Sti cazzi!» Pensò ad alta voce, entrando in cucina e aprendo il frigo. Lo scrutò e lo chiuse, prendendo poi un biscotto dal piattino poggiato sul tavolo. E con quello in bocca, entrò in salone, togliendo la plastica dal divano e buttandola per terra, sedendosi e accendendo il televisore.
Cominciò a fare Zapping, ma senza trovare niente di entusiasmante. Così si ritrovò a sbuffare, sdraiandosi sul divano e sbadigliando. Quella notte aveva proprio dormito una merda, aggiungeteci pure che si era svegliato con Sophie al fianco non aveva aiutato per niente. A volte si domandava perché stava con una come quella, ma con tante domande si rispondeva che era quello che si meritava. Comportandosi da perfetto stronzo non si meritava di certo una persona che lo amasse. Era questo quello che pensava di se stesso. Anche se avrebbe voluto avere una di quelle storie come i suoi nonni. Divertente e piena d’amore.
Peccato che l’amore tra i suoi cari nonnini, non esisteva. Era rara e di certo non andava a lui. Cupido sicuro non avrebbe scagliato la sua freccia “bella e piena d’amore” su di lui.
Cercò come sempre di pensare al futuro, ma come sempre non riuscì a vederlo. Non riuscì ad immaginarsi sposato con due figli – come avrebbe voluto lui – e ritornando a casa da sua moglie, venire acclamato dai suoi figli.
Sospirando si sentì veramente uno schifo. L’idea di voler qualcosa e di non averla, e mai l’avrebbe avuta lo fece sentire ancora più frustrato.
Senza rendersene conto si appisolò lì sul divano, coccolato dai pensieri macabri che gli riempivano il cervello.
Venne svegliato da qualcosa di bagnato sulle sue labbra e aprì di scatto gli occhi, scrutando quelli azzurri di fronte a lui.
«Ciao!» Disse quella, tutta contenta.
«Non mi pare di averti dato il fottuto permesso di baciarmi!» Sussurrò con tono freddo, facendola ritrarre. Ecco un altro risveglio del cazzo nella stessa giornata.
«Ma io pensavo che..»
«Tu non pensavi proprio a niente. Vuoi fare sesso con me? Va bene, ma non devi mai e ripeto mai baciarmi!»

Non sapeva perché ma non gli piaceva baciare nessuno. Anche con Sophie i baci erano minimi. Ma forse poteva sembrare uno sdolcinato, ma per lui i baci erano essenziali per la persona che si ama. Non per fare sesso. Il bacio era qualcosa di.. importante. Che si donava ad una persona a cui vuoi bene, non alla prima che ti capita a tiro. Il sesso per lui era normale, perché in fondo se dio li aveva creati per concepire, un qualcosa significava. Ma il bacio è qualcosa che si condivide con una persona con cui vuoi condividerlo. Non un gesto necessario per concepire.
Era difficile da spiegare il suo punto di vista, ma lui era uno di quelli che non amava donare baci a destra e a manca. Lui voleva baciare solamente la persona che avrebbe amato, per far capire alla gente che era sua, per far capire a lei che gli apparteneva. Era uno geloso dei baci. Quasi si sentiva di tradire la sua futura donna per un bacio. Per lui quello era molto più che importante di una scopata. E raramente baciava le sue ragazze.
Un miscuglio di salive che gli davano fastidio, il fatto di avere le labbra sempre gonfie dopo i baci, il fatto di dare troppa importanza a quel gesto per darlo a chiunque.
E con un pensiero del genere, quando baciava non ci metteva neanche impegno. Poco gli interessava di far credere all’altra che era un dio con quelle labbra. Non gli interessava. Loro volevano un bacio, lui rispondeva. Lui voleva riservarlo a quella futura ragazza che gli avrebbe rubato il cuore.
Si ritrovò venti minuti dopo a guardare quella ragazzina piegata su di lui, sotto suo consiglio, a fargli un bocchino. E pure quella volta ci riuscì a farselo fare da una perfetta estranea, facendolo ridacchiare. Anche se non era brava come tante altre. Usava troppo i denti, facendogli arrossare la pelle delicata del suo amico.
«Ehi, fa piano cazzo!» Sbottò, gemendo e lei alzò gli occhi come per scusarsi. Sbuffando sonoramente da quel morso che gli aveva dato, la fece stendere e in meno di mezz’ora tutto era finito. Aveva esaudito il suo desiderio, ora poteva andarsene a fare in culo dalle sue amichette.
«Ho detto..» Ansimò scostando la testa e guardandola male quando provò a baciarlo ancora. Perché cristo iddio non lo capivano? «..Niente baci!» E con altre due poderose spinte, facendola urlare come una gallina che sta per essere uccisa, versò il suo seme nel preservativo. Due profondi respiri e uscì da lei, che rimase su quel divano a guardarlo. Si tolse quella trappola mortale che aveva e indossando i boxer se ne andò com’era venuto. Venuto, in tutti i sensi.
Entrò in bagno per farsi una doccia, buttando nel secchio il preservativo e assicurandosi che fosse coperto bene da un fazzoletto. Poi entrò in doccia, sciacquando via la sensazione di aver tradito. Ma non Sophie. Chiunque c’era dietro l’angolo ad aspettarlo.

Spazio dell'autrice: Ma ciao bella gente. ♥
E dopo tanti capitoli, dove sicuramente voi vi siete domandate che cosa cazzo era successo in quella stanza, in quella situazione, eccovi tutta la scena. Spero che vi piaccia. Spero che soddisfi i vostri pensieri passati. (:
Voi ve lo sareste immaginato uno Zayn che non amava i baci? Ahahahahah. Si ragazze. Se vi state domandando se non è un cucciolo di foca... E' un fottuto cucciolo di foca che non aspetta nient'altro che amare ed essere amato. Sono quasi commossa dalla pucciosità di questo ragazzo. #js.
Come al solito mi sto innamorando ancora di più del "mio" Zayn. Perché è mio. Ha qualcosa che mi appartiene e mi piace pensarlo così. Scrivendo solo su Keyra non avevo pensato mai dal punto di vista di Zayn. Di solito sono sempre le ragazze ad innamorarsi prima. Qui invece no. Zayn è già bello cotto a puntino, solo che fa fatica a crederlo. 
Non ricordo se l'ho già detto. Ma i primi capitoli saranno molto simili a quelli di Keyra, poi però cambieranno. Ovviamente ce ne saranno altri in cui anche Zayn li ritiene "importanti" come Keyra. Quindi troverete alcuni pezzi uguali all'altra storia. Ma tanti altri nuovi. Dal quinto, vi aspettano più scene non considerate "importanti" da Keyra. 
Il prossimo aggiornamento sarà il: 4 Settembre. ♥

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


«Sta arrivando Lucas con il suo compagno. Poi andremo insieme di fronte al museo.» Alzò gli occhi dal suo libro, guardando il suo compagno. E poi, come se nulla fosse, alzò le spalle in una mossa di noia.
Poi però si ricordò che Lucas era il compagno di Liam quindi fece un sorriso, felice di poter chiacchierare con quello che riteneva il suo migliore amico. Certo, voleva un gran bene a tutti e quattro i ragazzi, ma Liam era pur sempre Liam. Era la sua fatina delle azioni buone, che lo riportava sulla buona strada quando faceva casini. Era la sua spalla, quando aveva bisogno di sfogarsi. Anche se quelle erano rare come volte.
Tornò a leggere, aspettando impaziente l’arrivo del suo amico perché, sinceramente, in quella casa erano tutti dei folgorati e voleva parlare con qualcuno che aveva il retrogusto di ‘amico’.
Se non fosse stato per quel chiodo fisso sarebbe già andato all’aeroporto e sarebbe tornato a casa.
Qualcuno bussò alla porta e si tolse gli occhiali mentre acconsentiva a far entrare la persona. Liam fece capolinea tra la porta e lo stipite.
«Malik…» Disse a mo’ di saluto.
«Payne. E’ così bello vedere una faccia amica!»
Quello entrò e dopo aver chiuso la porta si diresse verso il suo letto, sedendosi poi successivamente. Lo scrutò e sorrise debolmente. Liam aveva un’espressione corrucciata, come se non capisse il vero significato di quelle parole. Delicatamente diede un pugno sul suo braccio, facendo fare una smorfia da cucciolo al castano.
«Che dici?» Domandò per chiacchierare un po’ con il ragazzo appena arrivato.
«Niente! Mi sta sul cazzo il mio compagno…» Ammise, portandosi poi una mano alla bocca quando si rese conto di aver detto una parolaccia. Guardò Zayn con sguardo dispiaciuto.
E non poté fare a meno di ridere dalla sua faccia. Certo, aveva sentito Liam usare parolacce, ma di solito le usava quando era incazzato. Per il resto usava termini come “accipigna” o “cavoletti di bruxelles”.
«Tranquillo Lee. Anche a me!»
Si alzò dal letto e si diresse all’armadio per trovare qualcosa da mettersi. Scrutò i suoi vestiti e poi prese un paio di Jeans e una maglietta a maniche lunghe, con sopra uno di quei giacchetti che lo caratterizzavano.
«Il mio o il tuo ti sta sul cavolo?» Chiese ad un tratto il castano, facendolo così girare a guardarlo. Sorrise sotto i baffi.
«Entrambi?» Si fecero una risata e si cambiò di fronte a Liam, tanto erano abituati. Poche volte si erano visti completamente nudi e nessuno di tutti e cinque provava più vergogna. Harry più di tutti.
«Perché Lucas ti sta sul cavolo?»
Sapeva dove voleva andare a parare Liam. Lo conosceva troppo bene e sapeva che quei giri di parole servivano solo ad arrivare al punto di arrivo. Ed era semplice: Keyra.
«Me la voglio scopare Liam. E non serve che fai tutti questi giri di parole.»
Si girò sulla spalla per guardarlo vedendolo arricciare le labbra. «Te la vuoi scopare? E l’altro giorno non andava bene?»
«Era ubriaca!»
Gli fece notare, togliendosi la felpa che indossava.
«Quindi…?»
Il tono che usò fece sorridere Zayn. Perché in fondo aveva ragione… Quindi?! Non si era fatto problemi in passato a scoparsi qualcuna sotto l’effetto dell’alcool.
E allora perché con lei non ci era riuscito? Perché non era riuscito a portare a compiersi ciò che desiderava di più?
«Sono fidanzato…»
«Ritenta. A questa cavolata non ci credo.»

Non era l’unico a conoscere Liam. Anche il suo amico lo conosceva e sapeva che non si faceva problemi in nessun caso. Se voleva portarsi a letto qualcuno, lo faceva. Fidanzato o non.
Sospirando si sedette sul letto, di nuovo, al fianco di Liam che si girò a guardarlo preoccupato.
«Non me la sono sentita.»
«Ti piace?»
Gli chiese, monotono.
Quella domanda rimase ad alleggiare per la stanza fin troppo tempo per i suoi gusti. Ma in realtà non sapeva bene cosa rispondere. Gli piaceva Keyra?
«Può piacermi una persona che ho conosciuto da meno di una settimana?»
«Si.»
«Può piacermi una persona con cui praticamente non ho scambiato molte parole?»
«Si…»
Continuò tranquillo.
«Può piacermi una ragazza che basta che entri nella stanza e io divento stupido?»
«Mhm.. Si!»
«Allora sono fottuto!»
Rispose con uno strascico di depressione nella voce che fece avvicinare ancora di più Liam a lui. Lo sentì appoggiare un braccio sulle spalle, come se volesse consolarlo.
«Amico.. Non c’è niente di male a farti piacere una ragazza. Keyra è molto carina…» Provò a consolarlo mentre lui rimaneva con le mani nei capelli depresso. Perché per quanto si rendesse conto della situazione, per lui era impossibile come cosa. Era una settimana che la conosceva e già si ritrovava fottuto.
«Non è solo carina… Ha un qualcosa di caratteriale che mi attira. Dovevi vederla in stanza Lee..» Rialzò la testa e si girò a guardarlo, vedendolo sorridere. Forse da una parte Liam era anche felice che provasse qualcosa per Keyra. Ma nessuno dei due sapeva che cosa avrebbe comportato quella discussione.
«Cosa mi sono perso?» Chiese incitandolo a raccontargli.
Si lasciò andare ad un piccolo racconto, soffermandosi sulla dolcezza che aveva provato nel sapere che Keyra cercava il principe azzurro. Poteva anche darglielo un principe azzurro, ma la realtà era che mentre lì con Liam riusciva ad ammettere una cosa tanto delicata, con Keyra gli passava la voglia di fare il dolce e farle cucire quella bocca deliziosa a suon di frecciatine.
«E’ di una dolcezza unica.»
«Addirittura?»
Lo sfotté con tono dolce, facendolo sorridere.
«Fidati… Se superi quella barriera da stronza acida, troveresti un qualcosa di unico. Mi ha chiesto di amarla.. Ok, era ubriaca ma…» Si guardarono negli occhi, solcando l’anima dell’altro leggendovi cose che non avrebbero sicuramente detto a voce. Ma bastavano quegli sguardi. «..ma il vino veritas, vero?»
Lo vide annuire, delicatamente.
«Abbiamo un problema però..»
«Quale?»
«Sophie!»
Tornò a guardare il pavimento, sperando di trovarci una risposta a quello che si domandava da giorni. Come poteva lasciare Sophie, una certezza nella sua vita da quasi un anno, per un qualcosa che non era sicuro di provare? Ok, provava qualcosa per Keyra ma… Se era solo una cosa passeggera?
Per quante bastardate aveva fatto a Sophie, le voleva bene. Nel minimo di quel parolone, ma gliene voleva. E se non apriva quella bocca che aveva, era anche dannatamente carina come ragazza. Stupida come un caimano, ma o tutto o niente.
Poteva lasciarla per buttarsi su Keyra? No. Non aveva quel coraggio.
Non era pronto a fare un passo tanto azzardato e sconsiderato.
Ed evitando alla larga la situazione, decisa che doveva cambiare discorso. Liam era uno che ti permetteva di cambiare discorso, ma non dimenticava nulla. Prima o poi sarebbe tornato a chiederti di nuovo la stessa domanda. Ma lui aveva bisogno di tempo per capire cosa voleva e forse, nel profondo, Liam lo sapeva.
Non era di certo uno di quei ragazzi che si lancia dall'aereo con il paracadute chiuso. Lo apre direttamente dentro l'aereo, fregandosene della gente che gli sta dietro. Prima se stesso, poi gli altri. E quando sei egocentrico al massimo, beh.. L'unico tuo amico è il pensiero. Il poter decidere con la tua mente cosa fare. Lui ci rimuginava solo più degli altri, perché non gli piaceva sentirsi dire 'te l'avevo detto'. 
«Hai detto “abbiamo!”»Fece notare all’amico che sorrise.
«Quello che tocca te, Zayn, tocca anche me. Quindi si.. Abbiamo!»
Come avrebbe potuto fare senza quel ragazzo? Non ne aveva la più pallida idea.
 
Era incazzato. E non poco. Perché quella stronza neanche l’aveva guardato in faccia quando era arrivata. Si era messa a scherzare con Louis e Harry, senza calcolarlo minimamente. La cosa lo fece alquanto incazzare, visto che stava lì a bramare attenzioni da lei come se fosse un ragazzino di due anni.
Voleva le attenzioni da lei, come mai e poi mai aveva chiesto ad una ragazza. E lei, anche se lui stava lì a bramare di chiacchierare un po’ con lei, Keyra faceva tutt’altra cosa senza incularselo di striscio.
Voi non sareste incazzati? Beh lui lo era. Così disse una cosa a Sophie, dicendole che tornava subito ma quella se ne fregò altamente, chiacchierando con la sua amichetta.
Fece due passi e si affiancò a Keyra, che si girò a guardarlo con quello sguardo dubbioso.
«Oh ti si è staccata da dosso. Un bel passo avanti!» Esordì con un sorriso, scherzando. Scherzava. Si permetteva di scherzare quando era lei, brutta stronza, che non si ricordava un cazzo di quella sera.
«Che c’è.. Sei gelosa per caso?» Domandò, alzando un sopracciglio, deciso a vedere fino a che punto si poteva spingere. E lei rimase a bocca aperta, incredula di quella frase. Ma ci mise ben poco a tornare sul mondo dei vivi e rizzando la schiena ridacchiò.
«Ti piacerebbe!» Sbottò, facendolo sorridere. Eccola lì la tipetta dura su cui si aspettava di sbattere da un momento all’altro. Il carattere fintamente forte di Keyra. Doveva lottarci e ci sarebbe riuscito.
Tornò a camminare, con le mani nelle tasche dei jeans, scrutandola con la coda dell’occhio. Stava tutta corrucciata a pensare a chissà che cosa, per poi sentirla sospirare. Pure quando sospirava era decisamente carina. Maledetta.
«A cosa pensi?» Si ritrovò a domandare, non rendendosene neanche conto. In fondo si, era furioso con lei, ma da una parte ancora voleva conoscerla per quella che era, non per quella che appariva.
«A nulla!» Rispose secca.
Niall, poco distante da loro, si girò e guardandoli fece un ok con la mano. Alzò un sopracciglio e sospirò. Conosceva abbastanza Niall da sapere che tra loro due c’era qualcosa di più.
Voleva giocare, farle capire chi comandava in quel gioco. Perché se lei credeva che si fosse fatto mettere i piedi in testa, non aveva proprio capito un cazzo.
«Ti sei ripresa dall’altro giorno?» Chiese con finto interesse. Nel suo cervello aveva già la vittoria in mano.
La vide annuire con un leggero rosso sulle guance che non fece altro che mandare il suo cuore in subbuglio. Sorrise, intenerito dal fatto che fosse arrossita. Era sicuro che lei sapeva che stavano per prendere quel discorso.
Ridacchiò.
«Che cazzo hai da sorridere?» Alzò le spalle e si girò a guardarla. Il rosso sulle sue guance era aumentato, forse per il fastidio che stava provando.
«Mhm.. Niente pensavo!» Ammise, sempre guardandola. Voleva catturare ogni sua espressione.
«A cosa?»
«A quando ti ho accompagnato a dormire.»
Continuò.
«Facevo tanto ridere?» “Oh Keyra!” La guardò e sentì la voglia di abbracciarla per consolarla dentro di sé, ma non lo fece. Pensava seriamente che fosse stata 'comica'? Ok, lei era sicura che lo fosse stato. Ma il racconto di un'amica non era di certo la verità. E l'idea che lei si vergognasse di essere apparsa ai suoi occhi come una persona comica lo fece sorridere mentalmente. Era dolcissima come cosa. O no?
Era comunque ancora incazzato con lei.
«Beh per uno serio come me.. Si!» Tornò a guardarla con la coda dell’occhio e la vide corrucciare la fronte. Deliziosa. Stava cercando di trovare un modo per farsi dire di più.
«Ma che ho fatto di strano? Insomma ho fatto a cuscinate con te e saltato sul letto. Queste cose le faccio anche da sobria!»
Eccola lì la sua vendetta. Sorrise e la guardò. «Ho tenuto per me le altre cose. Era meglio non raccontarle a nessuno.» La scrutò e seppe di averla fatta arrossire. Perché per lei, quella era un si grosso quanto una capanna. Per i restanti minuti rimase a battibeccare con lei, facendole capire che mai la verità sarebbe uscita dalle sue labbra. E quando si ritrovò a salire le scale, girandosi a guardarla, capì una cosa.
«Fottiti!» Gli urlò dietro, incazzata.
«Dai, forse stasera trovo un po’ di tempo anche per te!»
E ridendo da solo si ritrovò a pensare che si sentiva leggero come una piuma. Stava bene, si era divertito in meno di venti minuti. Per un attimo aveva scollegato il cervello e si era fatto un film lungo quanto una quaresima, su loro due. Loro due da vecchi, che bisticciavano su cosa dare da mangiare ai figli.
Scosse la testa cancellando quel pensiero ed entrò nel museo, cercandola con lo sguardo. Era incazzata seriamente. Aveva fatto incazzare Keyra ma, sinceramente, non gli mise paura. Anzi.. Lo emozionò sapere che l’aveva scossa e le aveva fatto capire chi era a tenere le redini. Lui sapeva cos’era successo e di certo, dopo quella reazione, non avrebbe detto mai cosa era successo in quella stanza.
Vi immaginate a dire di nuovo tutte quelle cose su di lei? Che vergogna.
Nei minuti successivi tornò al fianco di Sophie, che guardava come lui le statue di cere mano nella mano. Ma era stato uno stupido credendo di aver sistemato la cosa con Keyra. Perché quella tornò e attaccò l’unica cosa dove vacillava.
«Il tuo ragazzo se la fa con le altre mentre tu magari stai facendo altro.» La sua voce tuonò nella stanza mezza vuota. Era seria e c’erano delle sfumature di bastardaggine in quella voce.
Rimase lì a guardarla parlare come una perfetta stronza di fronte a Sophie, che, poverina, non capiva neanche una frase di quelle dette da Keyra. Sembrava idiota, mentre Keyra sembrava una guerriera. Un leone, che ruggiva per far capire che con lei non si scherzava.
Sophie si girò verso di lui, come per chiedergli spiegazioni. E sempre guardando Keyra, parlò. «Non crederle baby! Non lo farei mai.»
La sua ragazza tornò a sorridere, fidandosi di lui e sbagliando. Lui sorrise in direzione di Keyra che però non demorse.
«Oltre che puttaniere anche bugiardo. Bell’affare che ti sei presa!» Aveva osato dargli del puttaniere e del bugiardo? Ma tu guarda che testa di cazzo! Un brivido di puro odio gli passò sulla spina dorsale, mentre stringeva i denti.
«Torno subito.» E fottendosene di Sophie raggiunse Keyra, che guardava la statua della regina.
«Mi vuoi per caso morto?» Si girò a guardarlo, non stranita dal fatto che fosse lì. Sorrise del tutto tranquilla. Cosa che lo snervò. Possibile che quella stronza avesse davvero deciso di giocare con lui?
«Chi io? No, non mi permetterei mai.» Continuava a sorridere, sicura di ciò che stava facendo. Però sbagliava, perché quando Zayn voleva, poteva essere uno stronzo. E lo sarebbe stato con lei, ve l’assicuro.
Fece un profondo respiro. «E il pezzo di poco fa?»
Non rispose subito ma fece una cosa che lo mandò al patibolo. Sbatté le ciglia, come una cerbiatta, incantandolo del tutto. E per un nano secondo si dimenticò anche di respirare, sentendo una parte di lui svegliarsi e di lì a due minuti non fece altro che immaginarsi a scoparsela con violenza. Porca. Puttana!
Non poteva sbattergli così in faccia quegli occhioni, cazzo.
«Se ti aspettavi che non giocavo anche io.. Beh, Malik.. Hai sbagliato proprio persona con cui fare i tuoi giochetti.»
Si guardarono attentamente, mentre la voglia di scoparsela passava in secondo piano e la rabbia in primo. Ma tu guarda quella pezza di merda! Ora voleva anche giocare. Ok. Voleva giocare? E allora avrebbero giocato.
«Ok puoi fare quello che vuoi, ma tanto non mi lascerà.»
«Vedremo.»
Era sicura che quella gallina l’avesse lasciato? Ah! Era proprio simpatica. Non lo avrebbe permesso, soprattutto perché non voleva perdere quella bocca. E così, la guardò, sorridendo.
«E comunque qualunque cosa tu faccia, io non ti dirò mai se siamo stati a letto insieme o no! Puoi anche chiamare il papa ma ti assicuro che niente uscirà dalle mie labbra.» La ragazza ghignò facendogli un attimino tremare le gambe. Perché una parte di lui gli stava dicendo di andarsene a gambe levate, non prima di averle detto tutta la verità e finire di giocare lì?
Perché sentiva che si stava fottendo con le sue stesse mani?
«Sei tu che pensi che mi interessi quella risposta!! Ok, pensalo ma io lo sto facendo solo per rovinarti la vita. È così divertente, non te lo puoi manco immaginare!» Non riuscì a rispondere altro, e ghignando se ne andò, tornando al fianco di Sophie che lo acclamò con un bacio. Per tutto il museo rimase a pensare a quella cosa, sentendosi le viscere contorte dall’ansia. Per un motivo o per l’altro si sentiva che Keyra l’avrebbe fottuto. In tutti i sensi.
E che i giochi abbiano inizio!
 
Entrò nella stanza e guardò la ragazza ferma di fronte al lavandino, mettendosi una pasticca in bocca.
Quella sera era a casa dinonsochi e avevano cenato tutti insieme. Da quel pomeriggio, quando avevano discusso, lui e Keyra non si erano scambiati poi così tante parole. Si erano guardati male ma per il resto niente di che.
In quel momento stavano guardando un film e Keyra si era alzata andando chissà dove, sussurrando chissà cosa alla sua amica. Mary aveva annuito, seduta al fianco di Niall a guardare la televisione, incuriosita dal film.
E lui dicendo a Sophie che andava al bagno aveva preso la palla al balzo per cercare la ragazza. La trovò, per l’appunto, in cucina.
«Ti fai di anfetamine?»
La vide saltare sul posto e tossire. La fissò avvicinandosi, vedendola colpirsi lo sterno per far scendere l’acqua. Si era quasi strozzata bevendo.
«Ma sei matto ad entrare così? Quasi non mi facevi prendere un accidente!» Domandò la ragazza posando il bicchiere sul lavabo, per poi sciacquarsi le mani. Dopo aver strappato un pezzo di carta lo guardò da testa a piedi.
«Chi ti dice che non era quello il mio intento?»
«Beh, in quel caso mi dispiace, Malik!»
Sorrise debolmente.
«Ti fai di anfetamine?» Richiese.
«E se anche fosse?»
«Potevi offrire!»
Alla faccia di lei si ritrovò a ridacchiare, visto che lo stava guardando con gli occhi sbarrati. Quando capì che la stava prendendo per il culo assunse un’aria del tutto inviperita, forse offesa dall’essere stata presa in giro.
«Non sei simpatico per niente Malik!»
«Mi ferisci così!» Le rispose, portandosi una mano al cuore. Keyra arricciò le labbra e mise su un broncio da far invidia ad un bambino. Era deliziosa in quella posa e lui sentì il cuore sciogliersi a quella vista. Come poteva apparire così stronza quando in realtà sotto sotto era di una dolcezza impressionante?
Poteva sembrare una stronza, ma lui sapeva e sospettava che quel caratteraccio nascondeva qualcosa di più. Un qualcosa che non era possibile scoprire se non era lei stessa a permettertelo.
«Stai male?»
«Eh?»
«La pillola che hai appena preso, Keyra!»
Sussurrò, vedendola crollare dal suo mondo fantastico.
«Oh no.. No, era solo la pillola anticoncezionale.»
Quale donna non si vergognava di dire che prendeva la pillola anticoncezionale? E poi… Ma Keyra era fidanzata? Aveva capito da giorni che Keyra non era vergine. Uno: per le battutine che faceva alludendo al sesso. Due: perché se ne usciva con certi doppi sensi da paura. E tre: perché si muoveva fin troppo sicura a confronto di una persona che, magari non ha fatto sesso.
«Non sei contento?»
«Per quale motivo, scusa?»
«Se mai avessimo fatto sesso, non avrai pargoli in giro per casa.»
La vide sorridere e per un secondo si dimenticò tutto. Perché dio donava sorrisi del genere alle ragazze, dando poco autocontrollo a loro maschi? Poteva morire per un semplice sorriso? Era deliziosa e avrebbe voluto baciare quelle labbra per il resto dei suoi giorni. Perché fin dentro se stesso desiderava solamente tornare a baciare quelle labbra che, in quella stanza, lo avevano fatto arrivare al patibolo e al tempo stesso toccare il cielo con un dito.
«Chi ti dice che non voglio pargoli?» “Da te soprattutto?”
La vide alzare un sopracciglio. Pensava di fargliela, ma l’aveva stupita e la cosa lo fece sorridere. Lei lo guardò e per un secondo non rispose, poi sospirò.
«Non procreerei con te neanche se fossi l’ultimo uomo rimasto sulla terra Zayn! Vuoi dei piccoli egocentrici? Chiedi alla bionda ossigenata di darteli.» Si fermò per un secondo, teatralmente. Lui invece non faceva altro che pensare ‘ora la bacio così chiude quella bocca deliziosa’ e più lo pensava e più voleva farlo. E dire che neanche gli piacevano i baci a lui. Ma quando si parlava di quel paio di labbra, allora le cose cambiavano. Se fosse stato per lui ci si sarebbe cucito le labbra su quelle di Keyra.
«Egocentrici e senza cervello. Un mix distruttivo!»
Focalizzò il suo volto e sorrise. «Ma almeno lei mi ha per sé…»
Si, forse era stato azzardato come passo. Infatti lei lo guardò come se fosse feccia, poi ridacchiò. E teatralmente si avvicinò a lui, posando una mano sul suo braccio e facendogli sentire – ancora – quella mini scossa sotto al suo tocco.
“Calmati Zayn. Puoi resisterle. Puoi farlo e..”
“Posso?”
“Si!”
“No! Dio, come faccio? Non ce l’ho la forza. Guardala… Mi capisci?”

«Ti ho appena detto che non ti prenderei neanche se fossi l’ultimo uomo su questa terra, Malik!» Ghignò e lui non fece altro che pensare a quanto volesse baciarla. A quanto gli sarebbe piaciuto accarezzare ancora la lingua di lei con la sua, lentamente, in un gioco di intreccio, saliva e voglia. «Lavati le orecchie la mattina, ok?»
Detto questo lo lasciò lì da solo, come un allocco e Zayn non poté fare nient’altro che appoggiarsi al tavolo, stringendo il bordo con tanta di quella forza da sentire il sangue in circolazione nella mano, diminuire. Lui non era abituato a quelle sensazioni. Non era abituato ad essere impotente di fronte ad una ragazza. Era abituato ad essere lui il burattinaio. Ma in quella situazione era solo un lurido burattino che si faceva guidare dai suoi ormoni. Pensò che forse doveva solo portarsela a letto e tutto sarebbe terminato.
Ma in fondo a se stesso sapeva che non era così. Che se solo avrebbe giocato troppo vicino al fuoco, si sarebbe scottato. E il fuoco era il sesso con lei. Poteva ritenersi pronto di bruciarsi?


Note dell'autrice:
Si, lo so. dovevo aggiornare tipo un mese fa. Lo so, non serve che mi odiate per questo. Ma non avevo ispirazione per questo capitolo. Infatti si vede, perché è uscito una merda. Purtroppo non sto passando un bel periodo. Non voglio parlarne assolutamente, ma capitemi. Più in là dirò anche che succede, ma sinceramente per adesso preferisco starmene in silenzio.
Dico solo che una persona a me cara sta molto, molto male. Non ho il cervello di aggiornare due storie. In quanto questa è solo la storia ricreata dal punto di vista di Zayn, l'ho lasciata lì a marcire. In fondo sapete come va a finire. Le cose non cambiano. Io sto scrivendo questa storia perché mi fa piacere dirvi anche cosa passa nel cervello di Zayn. Di tutte le sue frustrazioni e altro, ma la storia è sempre quella lol.
Scusate per il capitolo minuscolo. Scusate per il ritardo.
E dovrete scusarmi ancora, perché dubito che riuscirò ad aggiornare presto al prossimo capitolo. Chi vuole parlare con me, può contattarmi su:
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Tanto amore a tutte ♥ Scusatemi davvero regà per l'immenso ritardo.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Guardò fuori dalla finestra e sbuffò. Stava tirando un vento della madonna di fuori e non c’era niente che lo faceva stare chiuso come il brutto tempo. Era un tipo meteorologico e tutti lo sapevano. Anche se dentro a quella stanza non era da solo, era come se ci si sentisse.
Tutti si erano riuniti a casa di Lucas, chi a studiare e chi a cazzeggiare. Ovviamente i loro compagni erano chini sui libri mentre loro stavano cazzeggiando allegramente. Un genio di professore aveva messo una verifica il giorno dopo e i ragazzi di Londra avevano pensato bene di unire il divertimento allo studio. Si erano riuniti in una delle tante case con i loro rispettivi compagni e ora stavano studiando mentre loro facevano tutt’altro. Lui era seduto con Sophie sul divano, appoggiato al bracciolo e con lo sguardo posato alla fine del lungo tavolone.
Piegata sui libri, non si stava nemmeno rendendo conto che praticamente poteva dirle anche quanti punti neri aveva in faccia, per quanto l’aveva guardata.
E la cosa divertente? Era che Sophie non si rendeva conto neanche che stava fissando Keyra da più di due ore.
Come pochi giorni prima si era imbambolato a guardarla vivere. Ogni cosa che faceva, non rispecchiava quelle cose che Zayn odiava sulle ragazze. Era perfetta ed ogni giorno che passava si rendeva conto che si, forse, si era innamorato di lei.
«Uh… E’ uscita la puntata nuova di “16 anni incinta”.»
Spostò in tempo lo sguardo su Sophie, perché anche Keyra alzò la testa dai suoi libri per guardarla. Sbatté le ciglia e la fissò come se fosse un folletto.
La guardò prendere il cellulare e mettere la puntata su di esso, senza preoccuparsi che dietro di loro c’era un tavolone di studenti e una vipera iper incazzata.
Tornò a guardare Keyra e la vide sbuffare più e più volte da quelle cornacchie che erano le protagoniste del programma. Ma quando la ragazza nel video cominciò ad urlare per il dolore del parto, lui sbiancò e pensò seriamente di andare a vomitare.
Non sapeva se era davvero così un parto – magari era finzione – ma quelle urla arrivavano direttamente dalla figlia del diavolo, non da un essere umano.
«Potresti gentilmente metterti le cuffiette? Ci sono delle fottute persone che cercano di studiare.» Entrambi si girarono a guardarla, incazzata come una biscia da quelle urla disumane. Sophie borbottò qualcosa e alla fine si mise le cuffiette, perdendosi nella puntata.
«Dimmi te se io devo sentire la figlia del diavolo avere un bambino! Stupida gallina dal cervello dimezzato.»
«Ammettilo che le hai fatto mettere le cuffiette perché hai paura dei parti.» La schernì Mary, dal centro del tavolo. Keyra mise su la faccia di una bambina piccola.
Per quello prendeva la pillola anticoncezionale?
«Non ho paura del parto, ma quando partorirai tu sarò lì a godermi la scena di te che fai uscire un melone dal tuo di sotto.» Mary sbiancò, mentre Keyra la guardava tutta contenta di averla impressionata. Nascosto dalla mano, si ritrovò a sorridere debolmente.
«Io non partorirò mai.»
«Oh no, tu sarai la prima delle due a partorire. Io te l’ho detto che morirò mangiata dai miei ventisette gatti.» Mary la guardò male, poi tornò a piegarsi sui libri ma poco dopo sbatté una mano sul libro.
«Merda non riesco più a studiare pensando al mio parto. Farà così male come sembra?»
La mora, senza neanche alzare la testa dal suo libro, continuò a scrivere ma rispose un: «Tesoro bello… Non partorirò neanche sotto tortura. A costo di lasciarmelo dentro.» Mary scoppiò a ridere, fragorosamente. «E comunque prima devi avere rapporti sessuali con qualcuno. Il che non comprende baciarsi.»
Poi, alzando la testa dal libro, guardò Mary con occhi critici. «Sai che i bambini non nascono sotto i cavoli, non vengono portati dalla cicogna e che soprattutto non serve solo darsi un bacio per averlo?»
La sua amica la guardò male e alzando poco delicatamente il dito medio, le rispose. «Sei simpaticissima, davvero. Parla l’assatanata di sesso.»
«Touché.» Il discorso terminò lì, almeno per il momento. Ignare che le stesse sentendo, tornò a leggere il suo libro quando poco dopo Sophie si tolse una cuffietta e lo guardò.
Sentendosi osservato, alzò gli occhi in quelli della sua ragazza e alzò un sopracciglio.
«Se ti dicessi che sono incinta, tu come ti comporteresti?»
No, momento. Non se ne poteva uscire con quelle domande, lì come se non ci fosse tanta altra gente intorno a loro. Per poco non cominciò a sudare freddo.
Fece per tornare a leggere senza rispondere, quando Niall parlò per lui. «Lui vuole un minimo di tre figli.» Spiegò, guardando la televisione. «Non è così Zaynie?»
«Si.»
«Tre figli mi sembrano eccessivi. Io se fa così male ne voglio solo uno.» Sophie pensava seriamente che sarebbe stata lei la madre dei suoi figli? Ahah. Ma non diciamo baggianate.
Essendo nato in una famiglia numerosa, a lui tutti i figli unici stavano sulle palle. Forse perché sapeva quanto fosse bello avere delle sorelle con cui giocare e scherzare quando hai un periodo no. Non avrebbe mai fatto un solo figlio, perché lui stesso non poteva immaginare la propria vita da solo, senza quelle tre rompiscatole delle sue sorelle.
La guardò e Niall parlò ancora. «Non si discute. Zaynie ne vuole tre e tre ne avrà. Sappiamo tutti che si prende sempre ciò che vuole.»
«Vada per tre allora.» Stucchevole come decisione. Avrebbe accettato tre figli pur di averlo. Mamma mia.
«Si, qui quo e qua.» E girandosi a guardarla, la freddo con lo sguardo ma gli uscì una mezza risatina, facendole alzare lo sguardo dal libro. Incredibile come quella ragazza avesse sempre una risposta divertente a tutto. Sophie, sentendola parlare, si girò a guardarla.
«Almeno a me darà un figlio. A te non ti si prende neanche il barbone sotto casa.»
Spostò lo sguardo tra Sophie e Keyra, che la fissava da dietro la montatura degli occhiali. Aspetta… Da quanto se li era messi?
Keyra la fissò e rimase tre e dico tre secondi in silenzio, a guardarla semplicemente. Non con sfida, non con rabbia. Semplicemente a guardarla. «Si ma almeno io non avrò comprese nel prezzo anche le corna.»
«Keyraaa…» La ribeccò Mary, la pacifista. La diretta interessata guardò la sua migliore amica, gonfiando le guance come una bambina che viene interrotta nel suo gioco preferito. Il biondino ridacchiò.
Quando vide che Sophie tornava a guardare la puntata, sospirò debolmente. Ma non perché si stesse parlando di un immaginario figlio suo e di Sophie – e solamente all’idea gli vennero i brividi – ma perché… Lui di fronte a Keyra così stronza non aveva capacità di risposta. Era del tutto in balia di quella ragazza e della sua stronzaggine.
«Key, non vuoi dei figli?» Chiese Niall, subito guardato male da Zayn. Perché non si cuciva quella boccaccia maledettamente irlandese?
La mora alzò gli occhi al cielo, e tornò a studiare. «Non credo al matrimonio. E con questo non credo che al mondo ci sia qualcuno in grado di sopportarmi per più di due minuti consecutivi.» Niall lo guardò, serio, poi quando ricambiò il suo sguardo lo vide sorridere. «Quindi si, vorrei dei figli ma finché manca la materia prima credo che non ci saranno problemi.»
«Magari è dietro l’angolo.» Ora ammazzava quel ragazzo se non si stava zitto. «E magari è…»
«Qualcuno vuole del tea?» Sperava seriamente che Niall non stava per dire qualcosa su di lui, ma ringraziò Louis che entrò in stanza come un tornado, interrompendo quella cosa. E scuotendo la testa, sospirò ringraziando il cielo dell’arrivo del suo amico.
Venti minuti dopo, era seduto in finestra con le cuffiette nelle orecchie a guardare fuori la gente che passava.
Perché tutti intorno a loro erano decisi sul proprio futuro? Lui non sapeva neanche che avrebbe fatto il giorno dopo e gli altri sapevano chi avrebbero sposato, quale lavoro avrebbero avuto e quanti figli desideravano. Lui vedeva una macchia d’olio sul suo futuro e non riusciva a schiarirsi le idee.
La vita con lui era stata strana… Sentiva che non avrebbe avuto un futuro bellissimo come, chiunque su quella terra, si aspettava. Lui sapeva che avrebbe ricevuto indietro tutto l’odio che aveva dato in quegli anni. Sapeva che una persona come lui non si poteva aspettare un futuro roseo come quello dei suoi nonni, ad esempio.
Zayn Malik, nel profondo di se stesso, amava la relazione che i suoi nonni avevano. Era un amore antico, che non si vedeva facilmente in giro a quei tempi; le persone in quel periodo facevano di tutto, tranne che amarsi. E lui era una di quelle persone che contribuivano a non donare amore alla gente, per paura più che altro.
Non era in grado di dare amore, ma semplicemente perché non sapeva cosa fosse l’amore; aveva un concetto troppo perfetto di amore, per donarlo a qualcuno che a parere suo non si meritava. Per esempio Sophie non si meritava quell’amore che aveva visto negli occhi dei suoi nonni. Semplicemente perché non lo amava come diceva. Sapeva benissimo che Sophie stava con lui solamente perché aveva l’etichetta addosso di bello e dannato.
Ma lui non era quello che voleva; lui voleva una persona che lo accettasse per com’era, non per quello che tutti dicevano che era. Voleva una persona in grado di stringergli la mano quando aveva bisogno di affetto e aveva bisogno di una persona che gli tenesse testa per quando aveva i suoi attacchi di scazzo. Una persona che non si lasciava abbindolare dal suo essere gentile, ma che capisse che in fondo a quella barriera c’era una persona che voleva solamente coccole ed essere amato.
A volte quando faceva questi pensieri si sentiva un po’ checca… Non che avesse niente contro i gay, ma si sentiva una femminuccia. Per questo non diceva a nessuno cosa gli passasse per il cervello.
Quando, smettendo di pensare a quella cosa, si rese conto della tipica sensazione di qualcuno che lo guardasse, si girò e si ritrovò Keyra a fissarlo. Non aveva neanche avuto bisogno di cercare chi lo stesse guardando; era quasi sicuro di saperlo e infatti era così. La vide arrossire e abbassare di nuovo lo sguardò sul suo libro.
Dio, quel rossore sulle sue guance erano qualcosa di divino ed era una fottuta droga per lui. Era stata beccata a fissarlo con la bocca aperta, il che lo fece sorridere. Certo che quella ragazza era proprio strana.
 
 
Il cellulare sulla sua scrivania vibrò, facendogli capire che qualcuno lo stava chiamando. Ignorò bellamente quella chiamata, girandosi nel letto e tornando a dormire. Zayn Malik era conosciuto per quello che dorme come un ghiro e non si vuole mai alzare dal letto.
Poco dopo – o almeno era quello che pensava lui – sentì la porta della stanza che veniva aperta.
«Zayn, alzati.» E venne scosso da una mano troppo rude per i suoi gusti. Mosse le gambe, in catalessi, e tornò a dormire. «Dai Zayn, alzati.»
«Che ore sono?» Biascicò in direzione di Niall. Dopo aver sentito che erano come le nove di mattina cercò un modo per ammazzare la sua ragione di vita lì, in quel momento. Perché per lui, Niall, era la sua ragione di vita. L’irlandese l’aveva adocchiato qualche anno prima, e si era messo seduto al suo fianco in classe cominciando a dargli fastidio come un piedipiatti. Non lo aveva lasciato perdere finché non si era lasciato convincere nell’essere suo amico. In realtà quel biondino era entrato nella sua vita in punta di piedi, portando un raggio di sole nell’oscurità. Era impossibile non voler bene a quel ragazzo, perché era un raggio di speranza per chiunque in quel gruppo. Niall Horan era, se possibile, la colla che teneva insieme quei cinque ragazzi tanto diversi tra loro ma che uscivano sempre insieme.
In quel momento però lo voleva morto.
Poco dopo entrarono anche gli altri, cominciando ad urlare e cantare non so che cosa, invogliando Zayn di ammazzarli seduta stante. E quando cominciarono a saltare sul letto pensò che voleva morire. «Va bene, va bene. Mi alzo, rompicoglioni!» E scazzato fino al midollo si alzò, dirigendosi al bagno mentre i suoi amici rompicoglioni ridevano ed esultavano per essere riusciti a svegliarlo.
Ancora con un occhio chiuso dal sonno, venne trascinato chissà dove.
Si ritrovò dopo mezz’ora nella stanza da letto di qualcuno, che capì essere Keyra quando se la ritrovò bellamente addormentata sotto le coperte. Subito si svegliò, rimanendo in disparte a guardare i suoi amici posizionarsi intorno al suo letto, intimidendo gli altri a far piano e non svegliarla.
Quando cominciarono a cantare “tanti auguri a te” si unì, ma rimanendo in disparte a guardare la scena di lei che corrucciava la fronte e si nascondeva di più sotto le coperte. Ma Louis pensò bene di toglierle le coperte, solo per il gusto perverso di farlo andare in iperventilazione e scoprire quel corpicino fasciato da delle culottes e da una canottiera fin troppo stretta. Il castano alzò gli occhi su di lui, che lo guardò male quando si rese conto che la stava fissando.
Si guardò intorno, mentre Keyra litigava con Harry e con Louis che saltava sul letto come un bambino piccolo. Lui invece guardò la parete dietro la scrivania, piena di foto e scritte di citazioni famose. Entrò anche Allison, l’amica conosciuta qualche giorno prima con una torta in mano. Le fissò abbracciarsi e dopo aver spento le candeline, si diressero tutti in cucina.
Nascosto dalla bolgia di gente, si rese conto che per la prima volta in vita sua, una ragazza senza trucco non gli sembrava per nulla malvagia. Aveva gli occhi gonfi dal sonno, assonnati e le labbra sembravano essere leggermente più gonfie. I capelli sfatti dal dormire e quelle guance super rosse. Ma forse erano rosse per il fatto che, anche odiando quelle cose, quei cinque si erano ritrovati a casa sua a farle una sorpresa. La guardò insistentemente, nascosto per bene dal gruppo di persone finché Keyra non si rese conto che la stesse guardando.
Con il coltello in mano, lo guardò e: «Che hai da guardare, Malik?» ‘Dio, quando lo chiamava per cognome gli partivano gli ormoni per quanto odio ci mettesse in quel cognome. Mio dio, ma perché gli era stata fatta conoscere per poi non averla? Ridacchiando scosse la testa e le fece il segno di “dopo te lo dico” e lei spostò finalmente lo sguardo da lui.
La guardò scherzare e ridere con i suoi familiari e amici, poi si avvicinò quando la vide sedersi sulla sedia per bere finalmente il suo caffè.
«Lo sai di essere bellissima struccata e con i vestiti da casa?»
Una gomitata si andò a parare proprio sul suo fianco, che lo fece gemere e poi ridere fragorosamente, mentre lo guardava male.
«Sta zitto coglione.»
Era vero che non poteva sapere che per lui quelle cose erano vere, ma non riuscì a capire perché non lo comprendesse. In fondo non aveva detto niente di male. Ovviamente rispose, o almeno ci provò ma lei gli puntò un dito in faccia e ringhiando gli disse di non continuare quella frase. Ma perché non ci voleva credere?
Scoppiò ancora a ridere di cuore, scuotendo la testa e guardandola rimanere a bocca aperta. Guardò il regalo di Julian verso sua sorella e lo capì tantissimo. Anche lui avrebbe voluto mettere una cintura di castità alle sorelle, ma non era possibile. Loro a quanto pare scherzavano su quella cosa del burqa, ma sapeva che in fondo Julian voleva solo mettere i blocchi ovunque alla sorella per non trovarsela incinta a sedici anni.
«Zayn per favore, potresti andare da Keyra a chiederle se rimane a pranzo?» Alzò gli occhi in quelli della donna, poi annuì.
Salì le scale chiedendosi come mai la madre di Keyra avesse chiesto proprio a lui e non magari a Niall, che era più conosciuto in quella casa. Senza nemmeno bussare, perso nei suoi pensieri, aprì la porta e quello che vide beh…
Gli venne duro come il marmo.
Ora, ragioniamo… In fondo non era neanche nuda, e allora perché il suo corpo aveva risposto in quel modo?
«Bussare è un optional, Malik?» “No ti prego, il cognome no.”
Rimase lì a guardarla come un allocco. Aveva le fossette di venere. Aveva le fottute fossette di venere. Per un secondo la vista si annebbiò, pensando a lui che affondava le dita nelle sue fossette, spingendole il bacino più verso il suo.
E il corpo reagì di istinto. Ad un tratto, i suoi boxer erano troppo stretti per contenerlo. «Terra chiama Zayn, che vuoi?» “Te, piegata a novanta davanti a me, su quel letto” Ah, cristo. Che segaiolo del cazzo che era. Quando si ricoprì, tornò a pensare lucidamente ma non del tutto.
«Che faccia di cazzo che hai!»
«Beh, devo ammettere che la tua schiena ha un certo fascino… La ricordavo bene!» Gli tirò appresso un asciugamano posato sul letto e facendolo ridere di cuore. Era diventata tutta rossa, e ovviamente non era detto a caso quella cosa. E lei lo sapeva.
«Esci immediatamente, stronzo!» E uscì, come gli era stato richiesto, ma continuando a ridere da quel rossore.
Dio, le fossette di venere però no! Rendeva tutto più difficile, questo.
 
 
Vederla entrare nella discoteca fu divertente. Non le piacevano i discorsi, non le piacevano le feste… Non capiva perché avesse questo retrogusto amaro verso il proprio compleanno e si ripromise che un giorno gliel’avrebbe chiesto.
Anche vestita con il jeans e il tacco, era bella. E quel visetto iper incazzato era qualcosa che… Dio, lo mandava in paradiso e lo faceva cadere brutalmente sulla terra. Non sapeva perché, ma Keyra incazzata gli suscitava l’ormone a mille.
Quando si sedette al suo fianco, dimenticandosi anche che aveva lasciato Sophie in un angolo con delle amiche, lei lo guardò male. Anzi, lo fulminò con lo sguardo.
«Guarda non è il momento di litigare, mi rode così tanto che oggi te le passerei tutte.»
«Allora abbassiamo l’ascia di guerra.» Ma sbagliò parole, notò. La faccia che fece gli fece capire che non erano le parole giuste. Se non ricordava male, le aveva dette quel coglione tempo prima. «Scusa.» Si morse il labbro inferiore, preoccupato di averla fatta incazzare ancora di più ma lei cercò di sorridere ma le uscì una smorfia schifata che lo fece ridere. Scambiarono solo qualche altra frase, ma per tutto il tempo lui non fece altro che guardare quelle labbra tinte di rosso. Il rosso era il suo colore, doveva ammetterlo.
Le stava di incanto e vedere quelle labbra tinte di rosso, ricordandone la morbidezza lo fece rimanere senza fiato. Avrebbe voluto baciarla, lì in quel momento. Mentre lei gli stringeva la mano, suggellando quel patto che si erano appena fatti. Si deliziò della scarica elettrica che gli mandò e fissò le sue labbra, ancora.
Erano una droga. E dire che a lui i baci neanche piacevano. Se al mondo avesse dovuto accettare dei baci, li voleva solamente da quelle labbra. Perché erano belle, perché sapevano di buono, perché erano delicate e rudi al tempo stesso. E poi quelle labbra nascondevano quei denti perfetti e bianchi, che gli avevano morso il labbro inferiore più e più volte quella sera. E quella lingua, quella lingua che sognava pure la notte; che avrebbe voluto avere addosso, attaccata addosso.
Vennero interrotti da Mary, che consegnò una busta a Keyra che, senza troppe cerimonie cominciò ad urlare come una pazza perché le avevano portato un vestito più adatto.
Ma tutto si immaginava tranne che rimanesse a bocca aperta quando la vide uscire da quella stanza.
«Cristo…» Ansimò, essendo il primo dei cinque ad accorgersi di quella cosa. Anche gli altri alzarono lo sguardo e, pian piano, si coprirono gli occhi a vicenda. Ma lui spostò la testa di lato, per poterla guardare.
«Dimmelo se te la sei fatta, Zayn.»
«Non sono cazzi tuoi!»
«Si che lo sono; perché in quel caso saresti il mio eroe.»
«Fatti i cazzi tuoi, Louis.» Sbraitò serrando la mascella e continuando a guardarla. E quelle gambe? Ma c’era qualcosa in lei che fosse brutto oppure doveva convivere quelle due settimane con la perfezione fatta in persona?
Non era possibile che non avesse un misero difetto, quella ragazza. Non parlarono troppo quella sera, ma andava bene così. Poteva permettersi di guardarla seduto in un punto dove lei non lo notasse. Poteva guardare le sue forme, farsi i peggio pensieri maliziosi in testa tanto da poter disegnare ad occhi nudi il corpo di lei fasciato da quel vestito. Era divina, e lui era un coglione.
Un coglione patentato che non aveva la forza di avvicinarsi e dirle che era pazzo di lei dopo neanche una settimana.
Fu quando arrivò il momento del discorso che si stupì delle sue parole. E lo guardò anche negli occhi, tanto da fargli tornare la voglia di baciarla. Si morse il labbro inferiore vedendola scendere dal palco, e scollegando il cervello si diresse verso di lei che chiedeva una birra al barista.
Non sapeva come avevano fatto i genitori a permettere quella cosa. C’era solo birra e nessun super alcolico. Ed il massimo di birre che potevi prendere era una. Poi niente più.
Posò una mano sul fianco di lei che si irrigidì lievemente, girandosi poi a guardare chi fosse.
«Che c’è ancora?» Chiese, ma lui era completamente fissato sulle sue labbra. «Mi ha dato il permesso. E’ solo una birra non…»
Rise, perché gli stava dando spiegazioni a lui come se fosse importante per lei. E lei rimase a guardarlo, in quel modo che gli mandava in pappa il cervello. Non poteva guardarlo così, però.
«Va bene, ma prima che vai fuori voglio farti vedere una cosa.» E prendendola per mano la trascinò chissà dove. Non ebbe problemi a trovare un posto un po’ più appartato, come se avesse studiato prima quel luogo e lo avesse trovato perfetto per quel momento. Ma la realtà era che per tutta la sera aveva guardato lei, e lei soltanto lei. Quindi non sapeva precisamente dove la stesse portando e, se effettivamente quel posto era appartato o no.
Si bloccò e girandosi prese il bicchiere di lei e ne tracannò almeno la metà, facendola incazzare come una biscia. Rise, quando terminò di bere e si pulì la bocca con il dorso della mano, ridandoglielo. Non le aveva rubato quel bicchiere per non farla bere, ma per trovare il coraggio di fare ciò che stava per fare.
«Mi stai rovinando la festa.»
«Volevo solo darti il mio regalo.»
«Non voglio reg..» Si piegò e appoggiò le labbra sulle sue, zittendola. Blaterava quella ragazza, a volte. Ma l’adorava per quella che era. Per un momento rimase inerme a quel gesto e per un secondo pensò anche che avesse sbagliato. Forse si era solo fasciato la testa pensando che lei provasse qualcosa per lui. E che, ovviamente, quel bacio era un errore. Ma proprio quando si tirò indietro lievemente, lei affondò le mani nei suoi capelli e…
Si lasciò andare sul muro, posando le mani sui suoi fianchi e stringendoli lievemente, mentre lei si plasmava sul suo corpo come se fosse il pezzo mancante del puzzle. Ci stava a pennello e lui non era pronto ad avere un bacio e un abbraccio all’unisolo. Le chiese l’accesso e lei glielo diede, docile.
Fu un miscuglio di saliva, di labbra e morsi. Con le mani di lei che scivolarono dai capelli che aveva continuato a stringere debolmente, fino a sfiorargli il collo, facendogli passare una scarica elettrica sulla spina dorsale.
Ci sarebbe morto su quelle labbra, ed era molto checca a dirlo… ma era la fottuta verità. Ci voleva prendere la residenza su di lei e staccarsi fu davvero troppo difficile. Ma con quel bacio Keyra gli aveva permesso di capire che no, non gli era indifferente. E che avrebbe potuto baciarla più e più volte da quel momento.
Lei si allontanò delicatamente e lo guardò stranita, con la fronte corrucciata. Invece lui avrebbe voluto solo allungare di nuovo il braccio, prenderla e tornare a baciarla. Ma vennero interrotti da Sophie.
«Ho interrotto qualcosa?» “Ohssì. Ma tornerò presto a baciarla”
«No, stavamo parlando del suo discorso.» Lo sguardo che gli lanciò fu di fuoco, e guardò ancora le sue labbra, mordendosi la sua inferiore per il piacere che stava provando. Le viscere erano diventate come gelatina. «Ancora auguri.» E mano per mano per quella che era la sua ragazza, si allontanò. Non prima di girarsi di nuovo a guardarla. Peccato che non fu girata verso di lui, sennò un bell’occhiolino gliel’avrebbe fatto.
Aveva capito finalmente come ammaestrare la ragazza. Bastava baciarla per farla diventare carne per i suoi denti. E se per averla così docile e non incattivita doveva baciarla, si sarebbe preso molto volentieri questo compito.
Dio gliel’aveva mandata buona, e anche con due labbra in grado di fargli amare i baci. E chi l’avrebbe mai detto.
 
«L’ho baciata.»
«Davvero?» Liam si girò verso di lui, mentre tornavano a casa. Annuì, debolmente e sorrise al suo amico. «Si è fatta baciare? E com’è stato?»
Gli raccontò al volo cosa era successo e Liam rimase a guardarlo con gli occhi sbarrati quando ammise che Sophie poco dopo l’era andato a cercare.
«Oddio e se ti beccava?»
«Avrei trovato il modo per non farmi scoprire. E lei non ha fiatato. Avrebbe potuto spiattellare tutto ma no…»
«Tu sei pazzo amico.»
«Ah se per quelle labbra devo essere pazzo, fidati sarò molto contento di diventarlo.»
«Come bacia?»
«Da dio! E lo dice uno a cui non piace scambiarsi saliva con nessuna ragazza!»
A quelle parole Liam scoppiò a ridere fragorosamente, arrossendo però in zona guance. Dio, quel ragazzo era un santo sceso in terra. Non faceva niente di troppo consono.
«Come faremo adesso?»
«Tranquillo… Troverò qualche cosa pur di tornare su quelle labbra.»
Fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto, doveva tornare a baciare quella ragazza il prima possibile. In fondo Keyra non era diversa dalle altre; solo un po’ più difficile.
«Zayn ha baciato Keyra.»
Il bordello che scoppiò in quella macchina fu qualcosa di micidiale. I suoi quattro amici si misero lì a chiedere come quando e perché, facendosi guardare da lui che rimaneva bellamente seduto al suo posto, scrutandoli attentamente. Ma perché appena uno dei cinque faceva qualcosa di poco consono veniva preso per il culo dagli altri?
«Malikuccio è innamoratooo…» Presero a cantare come dei bambini di due anni, facendogli alzare gli occhi al cielo. Dio, quanta pazienza che ci voleva. 


Note dell'autrice: si, è passato come un anno dall'ultimo aggiornamento ma.. Ehi! u_u ho tante storie attive e devo occuparmi di tutte - e come ripeto sempre ai miei manager, a lavoro: "io sono una." -  aahahhaha
Mi sono bloccata per tanto su questo capitolo, doveva essere diverso ma alla fine sti cazzi e m'è uscito così. So che sono altre scene che conoscete già, ma non ci posso mica far niente se ancora non arrivano quelle che non conoscete. La prima parte della storia dovrà per forza avere scene che già conoscete, a parer mio. Poi oh, se non vi piace amen! ahahahahah
A me fa piacere scrivere dal punto di vista di quest'essere e mi piace rivivere le scene già viste di Keyra ma dal punto di Zayn. E il loro bacio, ci doveva essere.
Non so quando e se aggiornerò mai... Ma lavoro e il tempo è poco.
Inoltre ragazze mie, non per cattiveria però se la storia dal punto di vista di Zayn non vi piace, non vi convince quest'idea... Io non vi sto puntando la pistola alla testa ed obbligarvi a leggerla. Assolutamente potete o non potete leggerla. Io scrivo perché di scene ne ho nel cervello, e purtroppo per liberarlo posso fare solo questo. Scrivere.
In fondo è il mio efp, il mio account e finché non infrango le regole di questo sito, posso permettermi di scrivere. 
Fatto sta che ringrazio chi legge la storia e la commenta, chi la legge e basta... E chi - voi donne sarete fatte sante - aspetta impaziente ogni mio aggiornamento. Ma purtroppo lavorando in un ristorante e avendo 24 ore minime da fare, potete immaginare quanto poco tempo ho di scrivere. Ma appena ho un secondo libero, ecco qui cosa mi esce fuori (lammerda, ma ve la piate ahahahah)
Spero che non mi odierete per questo immenso ritardo e...
Al prossimo capitolo.
Bazingaaa!
Ps: non ho messo i dialoghi in grassetto. Ma devo andare a lavoro e non ho tempo. Lo farò appena possibile. UN BACIO AI PUPI! <3

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