Anche le femmine giocano a calcio

di Claudiac91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jody Harper ***
Capitolo 2: *** Nuova vita ***
Capitolo 3: *** Taglio netto ***
Capitolo 4: *** A confronto ***
Capitolo 5: *** La semifinale ***
Capitolo 6: *** Un nuovo ruolo ***
Capitolo 7: *** La brutta notizia ***
Capitolo 8: *** Confessioni ***
Capitolo 9: *** Pezzi di vita ***
Capitolo 10: *** Imprevisti ***
Capitolo 11: *** Sentimenti ***
Capitolo 12: *** Opportunità ***
Capitolo 13: *** Avventura ***
Capitolo 14: *** Un soggiorno impegnativo ***
Capitolo 15: *** Buon compleanno Jody ***
Capitolo 16: *** Gesti inaspettati ***
Capitolo 17: *** Buona la prima ***
Capitolo 18: *** Scene ***
Capitolo 19: *** Forse si,forse no ***
Capitolo 20: *** Una pietra sopra ***
Capitolo 21: *** Ciao Benji ***
Capitolo 22: *** Ancora ***
Capitolo 23: *** Verità nascoste ***
Capitolo 24: *** Nuove confessioni ***
Capitolo 25: *** Separati ***
Capitolo 26: *** La proposta ***
Capitolo 27: *** La prima volta ***
Capitolo 28: *** Dubbi e notizie ***
Capitolo 29: *** Incertezze,programmi e scoperte ***
Capitolo 30: *** Ostacoli ***
Capitolo 31: *** Sorprese ***
Capitolo 32: *** Espressioni ***
Capitolo 33: *** Presente ***
Capitolo 34: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Jody Harper ***


Non ero mai stata particolarmente legata alla mia vecchia famiglia.
Probabilmente, anzi sicuramente, perché era come se non ne avevessi avuta una. Fino ai dodici anni sono cresciuta senza conoscere l’affetto genitoriale. La mia educazione dipendeva da tutori scelti accuratamente da mia madre e che cambiavano in continuazione. Colui che durava sei mesi al massimo poteva ritenersi da guiness dei primati. Lo ammetto, io non sono stata di certo uno zuccherino. Il continuo via vai di facce nuove mi abituavano alla scadenza dei rapporti. Andando avanti cominciai ad impormi di non affezionarmi. Non avevo amici nemmeno nella scuola privata alla quale ero stata iscritta. Non sapevo come rapportarmi con le persone e, a dirla tutta, non ne avevo nemmeno voglia. Ero viziata, arrogante, presuntuosa, incapace di dare un qualsiasi gesto di affetto. Ma più di tutti, sola. Alla solitudine ci si può abituare, specie se si è cresciuti in un ambiente in cui non godi della compagnia dei tuoi genitori nemmeno alle famose cene natalizie. Da piccola mi chiedevo sempre che motivo c’era avermi, se fondamentalmente non mi avevano mai voluta. Stando alle voci di corridoio, mio padre non era mai stato un santo. Andò via di casa poco più che maggiorenne, con molta fortuna cacciò un’impresa che lo portò ad essere un riccone. Sposò una qualsiasi presa quasi dal bel mezzo della strada,interessata prevalentemente ai suoi possedimenti e la mise incinta. Giusto per non lasciare tutto ciò che aveva faticosamente costruito a mani estranee. Credo che quello fosse stato il suo unico pensiero nei miei riguardi.
L’eredità era ciò che mi riguardava.
Tuttavia il suo successo aveva un prezzo,che a lui stava benissimo. Al mondo, purtroppo, esistono persone che pur di ottenere ciò che vogliono, sarebbero capaci di mandare all’aria un’esistenza condivisa con quella che si definisce famiglia. Lui lo fece,e a quanto pare senza nessun rimpianto. Nonostante ciò tra i miei genitori, è quello che più ricordo quasi volentieri. Come ho spiegato, non era un padre degno di nota, ma di lui conservo un ricordo particolare. Una sera d’estate,il mio tutore dell’epoca aveva a disposizione la serata libera, mia madre (che tra l’altro vedevo raramente) era ad una delle sue solite feste organizzate dalle pettegole del suo club e,stranamente,mio padre era a casa. Fu una delle poche volte che cenammo assieme,solo io e lui.Non parlava molto,mi faceva qualche domanda standard sulla scuola. Ancora oggi non saprei dire che cosa gli fosse passato per la mente,ma a fine cena mi propose di uscire con lui. Accettai dopo averci pensato un paio di minuti in silenzio. Uscimmo ad un orario in cui solitamente ero già a letto da un po’. Dopo un quarto d’ora di viaggio con la sua preziosissima Volvo, arrivammo dinanzi ad una sede. Lasciò le chiavi al parcheggiatore ed entrammo. Capii subito che si trattava di una sorta di centro sportivo aperto solo ai soci iscritti ai vari club,di cui faceva parte anche mia madre. Mi fece aspettare seduta al bar,facendomi servire un buon gelato,mentre lui si allontanò con un paio di persone che,come lo videro,gli andarono incontro. Tutto questo facendo come se io non ci fossi. Dopo una ventina di minuti venne a chiamarmi,quando alzai lo sguardo verso di lui lo trovai in tenuta sportiva.
Precisamente per il calcio.
Mi condusse nell’area delle panchine che affacciava al campo,separati da una rete altissima,a cui si poteva assistere tranquillamente alla partita che sarebbe avvenuta in pochi momenti. Dopodichè entrò in campo e cominciarono a giocare. Delle ragazzine erano sedute poco distanti da me e capii che dovevano essere le figlie di qualche tizio che giocava insieme a lui. Non ci volle molto per comprendere che quella non era una partita per giocare semplicemente, ma per affari. Nonostante ciò osservando l’espressione di mio padre, potevo dire di vederlo quasi contento, oltre che divertito. E a dire il vero,mi divertii anch’io.
Sembrava affascinante poter calciare un pallone senza qualcuno che ti rimproveri per averlo fatto,rincorrerlo come una trottola, cercare di segnare. Dopo più di un’ora la partita si concluse con la vincita della sua squadra. D’altronde si sapeva,lui non perdeva mai. Quando vidi le ragazzine alzarsi ed incamminarsi verso l’uscita ne seguii l’esempio. Tuttavia fui richiamata in lontananza da mio padre
 
-”Jodelle!”-
 
Mi voltai stupita e notai che era l’unico rimasto in mezzo al campo,col pallone sotto il piede,che mi faceva segno di raggiungerlo. All’istante esitai,ma poi lo raggiunsi entrando in campo. Non capivo cosa volesse.
-”Ti piace il calcio,Jodelle?”- mi chiese.
 
Alzai le spalle,come per dire”non lo so”. Mio padre fece un mezzo sorriso
 
-”A me si e tanto”.-
 
Iniziò a palleggiare e nel frattempo continuava a parlare
 
- ” Sai quando avevo la tua età,dopo l’economia,il calcio veniva subito dopo. Crescendo non ho potuto occuparmene più di tanto,ma come hai visto,ogni tanto mi concedo il pallone ”-
 
Alzai un sopracciglio, guardandolo titubante
 
- ” Ma tu non fai le partite di calcio per divertirti ”- dissi senza pensarci due volte.
 
Smise di palleggiare. Si diresse verso me e si abbassò,così che i nostri visi potevano essere uno di fronte all’altro.
 
-”Il calcio è come un affare. Se perdi non sei adatto allo scopo,ma se vinci..”- si rialzò - ” allora niente e nessuno può fermarti ”-
 
Si allontanò avvicinandosi ad una delle porte munite di rete.
 
-”Dai vieni”-
 
Lo guardai a bocca aperta -”Cosa?”- chiesi.
 
-”Facciamo due tiri”- mi disse col sorriso divertito e ironico.
 
-”Ma io non so giocare…”-
 
Scoppiò a ridere,e a dirla tutta non capivo cosa ci fosse di così divertente
 
-”Dovrai pure imparare,non credi?”-
 
Rimasi un po’ sul mio posto,ma poi annuii e lo raggiunsi. Non so per quanto tempo siamo stati lì a giocare insieme e a farmi insegnare il calcio,a me ancora oggi sembrava essere passata una vita.Fu da allora che mi dedicai a questo sport. Col tempo mi accorsi che più che attaccare,preferivo difendere la mia area. Così quando tornavo a giocare con mio padre, lui era l’attaccante ed io il difensore o il portiere, poiché mi erano concesse le mani.
Nel campo sembravamo padre e figlia.
Al di fuori eravamo estranei.
Questo era peggio della solitudine. Davvero. La mia vita monotona e solitaria fu totalmente sconvolta dalla morte dei miei genitori. A quanto ne so fu l’alcool la causa. Dovevano andare insieme ad una delle solite feste organizzate da mia madre, ma mio padre cominciò a prendere rinfreschi prima del tempo nell’immenso salone di casa. Doveva essere perso davvero per imboccare la corsia sbagliata e schiantarsi completamente contro un’altra macchina. Non ci fu niente da fare per loro. Morirono sul colpo. Quando mi svegliarono per darmi questa notizia, non piansi subito. Non sapevo se le mie fossero lacrime di tristezza per la loro morte, o per la consapevolezza che ero rimasta veramente sola. Al funerale conobbi quello che era mio zio ,nonché fratello di mio padre. Fu l’unico della sua famiglia a presentarsi, aggiungendo il fatto che anche loro erano orfani dei genitori ormai da tempo. La settimana dopo il funerale lo vidi spesso a casa mia, si occupava delle faccende legali, ma più di ogni altra cosa di me. Mi disse che sarei stata sotto la sua tutela, ma a casa sua con sua moglie e suo figlio. Avrei cambiato scuola, ambiente, stile di vita. Non esistevano più tutori, servizi né altro di estremamente comodo. Lui si sarebbe occupato di me come un padre fa con sua figlia, ma al tempo stesso sarei dovuta divenire responsabile e rimboccarmi le maniche. Mio zio abitava a Nankatsu nella Prefettura di Shizuoka. Possedeva un modesto ristorante tutto compreso nel piano terra, mentre al secondo piano abitava con la sua famiglia. Durante il viaggio, oltre alle questioni scolastiche, discutemmo sulla sua vita, come fu allontanato da mio padre verso cui non ebbe mai il coraggio di riavvicinarsi, della donna che aveva sposato e che amava, ed infine di suo figlio. Anche lui giocava a calcio, ed amava il ruolo di difensore. Mi disse che faceva parte di una squadra, la New Team,e che da poco si stava rivedendo dopo anni di umiliazioni e sconfitte. Una volta arrivati in città, l’autista ci lasciò fuori la casa dove ad attenderci c’erano mia zia e il figlio. Mi somigliava un po’ all’epoca. Crescendo ognuno ha preso i propri lineamenti, ma non sarebbe difficile pensare che siamo parenti. Cugini. Quando scesi dalla macchina, stettimo un po’ a fissarci, finchè, sotto incoraggiamento della madre,mi tese la mano e si presentò
 
-”Ciao,io sono Bruce,Bruce Harper”.-
 
Lo stesso cognome mi fece sorridere divertita. E’una stupidaggine probabilmente,ma sapere che altri,oltre a mio padre,avevano il mio stesso cognome,mi faceva sentire parte di una famiglia. Ricambiai la stretta di mano.
 
-”Ciao io sono Jodelle,Jodelle Harper”-
 
Mi guardò titubante -”Jodelle?Ma che nome è?”-
 
Fu immediatamente rimproverato dai miei zii,ma non ne fui offesa,anzi. Durante il viaggio mio zio mi aveva parlato del suo carattere un po’ burbero e lamentoso,ma al tempo stesso aveva un gran cuore.
 
-”Dobbiamo trovare una soluzione allora…”- dissi sorridendo.
 
Bruce mi sorrise a sua volta -”Ti serve un nomignolo…che ne dici di Jody?”-
 
-“Jody…”- ripetei a bassa voce,ma subito dopo esclamai -”Si!Si,mi piace!”-
 
Scoppiammo tutti a ridere per la cosa. Mio zio prese le valigie, mentre Bruce e mia zia mi fecero entrare in casa. Così stava cominciando la mia nuova vita,con una variante. Non sarei stata più Jodelle, la solitaria ricca ragazzina. Da quel momento in poi ero Jody, la cugina di Bruce, con la passione per il calcio.
 

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Capitolo 2
*** Nuova vita ***


Una volta arrivata passai tutta la serata a farmi presentare dai familiari. Vi erano persone imparentate anche con mio padre,di cui non ne sapevo l’esistenza fino ad allora. Erano piuttosto curiose nei miei riguardi e qualcuno notò anche la somiglianza che io avevo con lui. Ed in effetti era così. Oltre i lineamenti, avevo il suo stesso taglio d’occhi, ossia a mandorla, con la differenza che i suoi erano chiari, mentre io tutt’ora ho un semplice castano. Lo stesso colore dei capelli, neri, ma essendo ragazzina mi piaceva portarli molto lunghi. Per quanto riguarda mia madre,non scherzo se dico di ricordarla a stento. Lo zio m’ impose di dover fare visita al cimitero di tanto in tanto, perché erano pur sempre i miei genitori.
La bontà ed il perdono non facevano parte della loro persona,e lui non voleva che io crescessi allo stesso modo.
Far finta di niente,come se non fossero mai esistiti non mi avrebbe portato da nessuna parte.
Oggi posso dire che è così.
Soltanto il giorno dopo riuscii a disfare le valigie e sistemarmi nella stanza che avrei condiviso con Bruce. La casa non era molto grande, ma i miei zii mi promisero che al momento opportuno mi avrebbero sistemato in una camera tutta per me. La cosa non mi pesava,nonostante l’avvertimento di Bruce che, quando dormiva, russava. Mi disse che mi avrebbe aiutato coi bagagli, ma più che aiutare restava seduto sul letto ad aprire le valigie e curiosare con le mie cose, riempiendomi di domande alquanto incuriosito. All’epoca avevo indumenti molto costosi,cosa di cui lui si meravigliò. Ma la meraviglia più grande fu quando,aprendo uno dei tanti borsoni,trovò il mio pallone da calcio. Mi viene ancora da sorridere nel ricordare l’espressione stupefatta,la bocca aperta con quel pallone tra le mani.
 
-”Che c’è?”- chiesi.
 
Rimase un attimo in silenzio,giocherellando con il pallone
 
-”Papà non mi ha detto niente”-
 
-”Beh”- dissi -”non c’è stato il tempo di dire nulla su di me”-
 
Mi guardò pensieroso,poi sorrise appena
 
-”Non ti ci vedo in una partita di calcio. Cioè…sei piccolina e magra”-
 
Devo essere sincera,la cosa mi toccò
 
-”Per questo motivo sono molto veloce,forse anche più di te. Anche le femmine giocano a calcio”-
 
Rise -”Può darsi,ma non ce la faresti a marcare un ragazzo. Ci scommetto.”-
 
Fui io a ridere -”Non scommettere con me,se c’è una cosa che ho ereditato sicuro da mio padre è la sicurezza”-
 
Non rispose subito,ci penso’ su e sembrava quasi trattenuto per ciò che voleva dire
 
-”Forse perché non ti sei mai trovata in una situazione di conflitto.A quanto ho capito hai sempre vissuto nella solitudine,come fai a sapere di essere sicura se non hai mai provato il brivido del rischio?”-
 
Lo guardai senza dire nulla. Aveva ragione.
La mia sicurezza era nata grazie alla campana d’oro in cui ero vissuta fino al giorno prima,senza mai avere un confronto,senza mai lottare o mettermi alla prova.
Mi sentii a disagio dopo quelle parole da lui dette. Accorgendosi della cosa si scusò. Gli regalai un piccolo sorriso,che sembrò accendergli una lampadina in testa,visto che spalancò gli occhi e cacciò un sorriso con tutti i denti che aveva in bocca.
-”Visto che giochi a calcio anche tu, non potrai fare a meno di frequentare i miei amici!” -
 
Uscì dalla camera e dopo nemmeno un paio di minuti tornò con un borsone.
 
-” Prendi le cose più comode e sportive che hai ”-
 
Feci come mi disse senza batter ciglio. Mi prese per mano e mi trascinò fuori la porta della camera.
 
-” Ma....dove andiamo? ”- chiesi non capendo il suo comportamento.
 
Oltretutto non avevo finito di disfare le valigie.
 
-” Dai miei amici, nonché la mia squadra ” -
 
Per almeno un quarto d’ora fui trascinata da Bruce. Mi condusse in un posto che doveva essere un centro sportivo,con molti campi da calcio. Ci avvicinammo ad un gruppetto di ragazzi,tutti con la stessa maglia. Era quella della New Team. Tra loro vi era una ragazza,coi capelli scuri e a caschetto, vestita in modo sportivo. Quando Bruce chiamò la loro attenzione questi si voltarono. Ma i loro sguardi non si soffermarono direttamente su di lui, bensì su di me. Dato che ci tenevamo per mano uno di loro esclamò ”Ti sei trovato la ragazza?”. Ciò provocò le risate altrui, facendomi arrossire.
 
-” Ma che dici idiota! ”- esclamò mio cugino -”Lei è mia cugina. Chiamatela Jody ”-
 
Smisero di ridere.
Oserei dire che in alcuni dei loro sguardi c’era un sottile velo di pietà nei miei riguardi.
Forse era peggio della battuta fatta precedentemente. Uno di loro si fece avanti e mi tese la mano
 
-” Ciao,i o sono Holly ”-
 
Ricambiai la stretta sorridendogli e presentandomi. Il resto del gruppo fece lo stesso. Conobbi Tom, Alan, Paul e la ragazza col taglio corto. Si chiamava Patty e a primo impatto non sembrava molto contenta di conoscermi. Ma quando Holly le chiese di accompagnarmi agli spogliatoi per poi raggiungerli in campo, le brillò una strana luce negli occhi. Da lì compresi. Mi condusse nello spogliatoio dove mi cambiai, indossando una semplice tenuta sportiva. Mi chiese un po’ di me,ed io feci lo stesso con lei. Era una tifosa sfegatata della Newppy, da prima che si formasse la New Team per il campionato. Non sembrava una di quelle tifose che seguono il calcio solo per i ragazzi.Lei capiva davvero .Amava il calcio,ma non lo praticava come me. Senza preamboli le chiesi se era la ragazza del capitano,nonché di Holly. Arrossì immediatamente dandomi una risposta negativa con un filo di voce. Risi
 
-” Tranquilla,non toccherò il tuo capitano ”-
 
Il rossore sparì poco a poco dal suo volto e mi sorrise, quasi come se fosse sollevata, o forse lo era nel vero senso della parola. Una volta vestita uscimmo dallo spogliatoio per raggiungere la squadra sul campo. Avrei visto mio cugino all’opera per la prima volta. Mio zio durante il viaggio mi aveva parlato molto della nuova squadra che si era venuta a creare in vista del campionato. Mi sarebbe piaciuto giocare se solo si fossero formate delle squadre miste. Cosa che non sarebbe mai accaduta.Patty mi informò delle condizioni della squadra,del fatto che avevano vinto l’ultima partita per la semifinale che si sarebbe svolta contro la Mambo. Una squadra molto temuta,poiché non solo era stata confermata la presenza del capitano, Julian Ross, un calciatore considerato ammirevole a livello nazionale,ma anche perché il portiere della New Team, Benji, uno dei portieri più forti che avesse mai conosciuto,era ancora infortunato. Ad essere sincera avevo sentito parlare di Julian Ross, poiché oltre a giocarci col pallone,andavo ad informarmi su tutto ciò che riguardava il mondo del calcio. Ma a parte questo non avevo mai sentito parlare di nessun altro,in particolare di questo Benji. Ma se Patty si era espressa al punto tale da ritenerlo uno dei migliori,un motivo doveva pur esserci. Ci sedemmo sulla panchina a bordo campo e seguimmo l’allenamento della squadra.In alcuni momenti Bruce era oggetto di riso. Ma Holly era straordinario nel gioco. Lo stesso si poteva dire del suo amico, Tom, con la quale formavano una coppia d’attacco perfetta. Non potevo dire lo stesso del portiere Alan, capace si,ma poco reattivo,e molto lento. Ad allenamento finito i ragazzi cominciarono a scherzare con me e Patty, invitandoci a fare qualche tiro in campo. Siccome Bruce non riusciva mai a trattenersi,confessò ad alta voce che giocavo anch’io. La cosa suscitò oggetto di insistenza nei miei riguardi.Dopo un po’ accettai di entrare in campo, Patty preferì rimanere tranquillamente seduta in panchina. Ma prima che potessi mettere piede sul campo,una voce alle mie spalle mi bloccò
 
-”Che state combinando?”-
 
Mi voltai,trovandomi un ragazzo col berretto in testa, molto alto, dalle spalle larghe, capelli e occhi neri. Degli occhi il cui sguardo mi sembrò molto inteso. Intervenne Patty alzandosi dalla panchina, mentre alcuni membri della squadra si avvicinarono.
 
-” Jody lui è Benji il portiere di cui ti ho parlato prima. Benji lei è Jody, la cugina di Bruce ”-
 
Tesi la mano e lui la strinse. In confronto alla mia era grandissima. Dopo che le nostri mani si lasciarono chiese :
-” Sei un nuovo acquisto della squadra forse? ”-
 
Alcuni risero,e io dopo un attimo di esitazione ribattei  
-”Stavo entrando giusto per fare due tiri “ -  
 
Fu lui a farsi una mezza risata -” Tu giochi? ”-
 
Lo guardai quasi riducendo gli occhi a fessure - ”Anche le femmine giocano a calcio” -
 
Era la seconda volta in quella giornata che mi toccò dire quella frase. Non capivo tanta euforia per una ragazzina che dà quattro calci ad un pallone. Il confronto con Benji fu interrotto dall’intervento di Holly che chiese al suo compagno come stesse. Cominciò a parlare della visita,delle buone probabilità della sua presenza in campo per la finale,nel caso avessero vinto contro la Mambo. Dopo dei minuti di discorsi seri,l’attenzione ritornò su di me e sui famosi tiri da fare in campo insieme ai ragazzi. Non per modestia,ma non me la cavavo male in difesa. Perfino il mister aveva posato la sua attenzione su di me. D’altronde una ragazzina con un buon palleggio non si vede tutti i giorni. Ma gli occhi che più sembravano imbarazzarmi erano quelli del portiere. Ogni tanto rivolgevo lo sguardo verso di lui. Ad ogni sguardo qualcosa nello stomaco si contorceva. Se ne stava a bordo campo,in piedi,con le braccia incrociate e uno sguardo serio
 
-” Vizio di famiglia quello del calcio,Jody” - esclamò Bruce a fine gioco
 
- ”Ne dubito Bruce ” - intervenne Patty.
 
Scoppiammo tutti a ridere e con la coda dell’occhio vidi che anche Benji aveva allungato un angolo della bocca.
 
*
Tornati a casa, i miei zii mi informarono della mia iscrizione a scuola l’indomani stesso, assicurandosi di farmi selezionare nella stessa classe di Bruce. Con l’inizio della scuola,potevo dire che la mia nuova vita stava per cominciare davvero. Prima di tornare a casa fui invitata dal mister che nel caso mi fossi presentata di nuovo,non gli avrebbe procurato dispiacere, anzi. Magari potevo prendere il ruolo di assistente manager. Quando dissi della cosa a mio cugino,ne fu entusiasta. Non avrei mai pensato che dalla solitudine sarei passata ad essere circondata in pochissimo tempo da persone che non avevo mai visto in vita mia. Sul tardi andammo a letto,e quando chiusi gli occhi rivivendo le scende della giornata che avevo appena trascorso,ricordavo ben volentieri gli occhi di Benji.

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Capitolo 3
*** Taglio netto ***


Dalla nullafacenza assoluta,piena di servitù,ordini e desideri,ero passata a diventare anche cameriera.E la cosa non mi dispiaceva,anche perchè ero stata io stessa ad offrirmi come aiuto al ristorante.Restare lì a guardare i miei zii e Bruce al lavoro mi faceva risentire come in disparte.Di nuovo.Così uscii dal resto della cucina e mi avvicinai a mia zia.Era una donna molto in carne e formosa,con una massa di capelli ricci che per il lavoro aveva raccolti in una coda bassa.Poche volte,posso dire,di averla vista vestita in modo elegante,dato il suo dedicarsi completamente al lavoro.
 
-”Voglio darvi una mano!”- le dissi senza preamboli.
 
Mia zia mi guardò incredula -”Ma Jody”- ribattè
 
Non le diedi il tempo di dire altro,presi i vassoi sporchi dalle sue mani e li portai in cucina,dove sarebbero stati lavati da Bruce.
 
-”Dove posso trovare un altro grembiule?”-
 
Lui si voltò verso me,stette un po’ a fissarmi,dopodichè mi sorrise divertito.
 
-”Apri quello sgabuzzino,dovrebbero essercene un paio”-
 
Ed infatti ne trovai uno.Lo indossai e mi sentivo come eccitata per la cosa.
 
-”Come mi sta?”- chiesi
 
-”Benissimo”- intervenne mio zio con altri piatti e vassoi da dover lavare -”Visto che ci darai una mano,ti consiglio di cominciare dalle cose più semplici”-
 
Annuii
 
-”Sono arrivati altri clienti,va da loro e prendi ordinazioni.Dopo che hai ordinato,porti loro da bere nel frattempo che aspettano di poter mangiare”- aggiunse
 
Prima di uscire guardai Bruce che mi sorrise divertito -”Non fare guai”- disse.
 
Io risposi semplicemente facendogli la linguaccia,presi carta e penna e mi diressi all’interno della sala.
 
*
 
 
Era passato qualche giorno e la mia nuova vita si svolgeva tra scuola,lavoro,calcio.Quest’ultimo in modo indiretto,visto che non giocavo,ma mi bastava restare in panchina con Patty a vedere la squadra allenarsi in vista della prossima partita.Il mister,una volta rivista,mi chiese dove avevo imparato a muovermi col pallone.Non gli parlai molto di come imparai,mi limitai a rispondere”Mio padre”.Probabilmente sia lui che i ragazzi sapevano della mia storia,primo perché quando Bruce mi presentò a loro come sua cugina,mi regalarono occhiate colme di tristezza e pietà.Secondo l’allenatore non disse altro data la mia superficiale e secca risposta.Bruce era un bravo ragazzo,ma in quanto a bocca larga era imbattibile.Mi chiedevo se anche Benji sapesse di me.Quando l’avevo conosciuto non era stato pietoso come gli altri.O forse lo sapeva,ma poco gli importava.Non che io volessi la pietà di qualcuno,chiariamoci.Mi ritrovai a fissarlo dalla panchina dove ero seduta,lui se ne stava sempre a bordo campo,con lo sguardo molto serio,e il suo solito berretto in testa.Cosa insolita,dal momento che non avevo mai visto un portiere giocare con un cappellino in testa.Non che lo avessi ancora visto giocare,ma Patty mi disse che non lo toglieva mai,nemmeno in partita.Ma come faceva?Tutt’oggi non saprei rispondere alla domanda.
 
-”Lo guardi spesso”-
 
Patty mi risvegliò dal silenzio che si era venuto a creare guardando il portiere.
 
La guardai -”Cosa?”-
 
Lei rise.-”Ho notato questo piccolo particolare”-
 
Mi sentii le guance calde,stavo arrossendo -”Ma no…è solo…no ti sei impressionata”-
 
Continuò a ridere -”Se lo dici tu!”-
 
Ai ragazzi fu concessa in quel momento una pausa.Patty preparò subito la scorta di asciugamani e bottiglie d’acqua,ed io la aiutai.Erano esausti,in particolar modo Bruce
 
-”Vuoi smetterla di finire sempre fuorigioco?”- gli dissi a mo di rimprovero -”a causa tua si sono sprecate parecchie occasioni,vedi di non fare lo stesso errore anche in partita!”-
 
Non disse nulla,ma mi guardò quasi in cagnesco.Mentre Holly sembrava una cavalletta che non riusciva a star ferma in nessun modo.Un po’li invidiavo.Doveva essere una bella sensazione praticare lo sport che ami fino allo sfinimento,insieme a persone che ti vogliono bene.
 
-”Grazie Patty”disse Holly quando la ragazza gli passò asciugamano e bottiglia -”Come farei senza te!”-
 
La piccola manager arrossì facendo un timido sorriso.Non potevo che sorridere anch’io.
 
-”Sei fortunato”- intervenni rivolgendomi ad Holly -”Non si trovano professioniste come lei”-
 
Entrambi mi sorrisero
 
-”Già”- disse il capitano -”è una sorta di sorella maggiore per noi e soprattutto per me”-
 
Dopo questa affermazione il sorriso scomparve dal volto di Patty,e anche dal mio.Negli ultimi momenti di pausa si limitò ad annuire e fare sorrisi forzati,mentre gli altri chiacchieravano tra loro riguardo le tecniche e le mosse da adottare nella partita,ormai,imminente.Quando l’allenamento riprese ci sedemmo.
 
-”Non prendertela”- le dissi -”Ancora deve capire”-
 
Mi guardò malinconica -”Non ci si può mica innamorare di una sorella maggiore?”- disse.
 
Non seppi cosa dire,mi limitai ad accarezzarle il braccio.Sembrava voler trattenere le lacrime.
 
-”Credo che”- disse alzandosi -”andrò un attimo in bagno”-
Mi sorrise appena.Annuii e le sorrisi a mia volta.La guardai allontanarsi man mano,finchè non sparì del tutto dalla mia vista.Non potevo capire come ci si sentiva in una situazione del genere,potevo solo immaginare cosa significasse.D’altronde un po’ mi ci sono ritrovata anch’io,coi miei genitori.
 
-”Che succede?”-
 
Mi voltai e quando vidi Benji poco distante da me,mi sistemai dritta con la schiena restando seduta
 
-”Hem”- balbettai -”Niente!”-
 
Mi guardò titubante e si sedette al mio fianco sulla panchina
 
-”Sembrava che volessi consolarla”-
 
Non sapevo cosa dire.Scossi il capo -”Non era così,stavamo solo…”-
 
-“Parlando di Holly”- mi interruppe.
 
A quel punto non dovetti far altro che ammettere,e lui fece una piccola risata divertito
 
-”Oliver sarà anche un campione nel campo da calcio,ma in quello amoroso non è di certo un bomber”-
 
Risi per quella sua affermazione e mi guardò compiaciuto.
 
-”Direi che è così”- dissi -”L’hanno capito tutti tranne lui”-
 
Fece spallucce -”Tempo al tempo e capirà.Per ora è meglio che si concentri sulla prossima partita”-
 
Non aveva tutti i torti
 
-”Sai”- disse -”non te la cavi male”-
 
Allargai la bocca in un grande sorriso -”Dici?”-dissi -”Pensa che il mister mi ha chiesto di diventare aiutante manager…eh…credo che accetterò!”-
 
-“Non faresti male”-
 
L’arrivo di Patty lo fece rialzare dal mio fianco e si diresse di nuovo a bordo campo,assumendo la sua solita posizione.
 
-”Hey”- disse Patty risedendosi -”che vi siete detti?”-
 
Preferii non dire nulla del discorso riguardante lei e il capitano,così le parlai del fatto che anche Benji aveva acconsentito alla mia presenza nella squadra.
 
-”Ritienilo un vero complimento”- affermò -”Solitamente Benji è irremovibile”-
 
Sorrisi senza manco accorgermene e ricominciai a fissarlo da lontano.Ricevetti una sua gomitata che mi fece sobbalzare e quando mi voltai a guardarla scoppiò a ridere.Capii al volo il motivo.Non potei far altro che ridere a mia volta.
Quando l’allenamento fu concluso,i ragazzi come il resto del team erano soddisfatti del loro lavoro.C’erano buone probabilità di poter superare la semifinale,ma al tempo stesso si cercava di restare coi piedi per terra.Si tratta sempre della squadra di Julian Ross.Tuttavia non si restava mai a lungo sui discorsi seri,per questo uno di loro insistette di nuovo a fare qualche tiro insieme.Non sapevo se sentirmi un fenomeno da baraccone,o lusingata dalle insistenze dei ragazzi.Ma ogni volta che me lo si chiedeva,non rifiutavo mai.Accosentii anche quella volta,ma non feci in tempo ad avvicinarmi al campo.
 
-”Dovreste concentrarvi,piuttosto che perdere il tempo così!”-
 
Benji non era d’accordo alle distrazioni che si venivano a creare a causa mia.Rimasi allibita.Da un momento all’altro aveva cambiato del tutto modo nei miei riguardi.Se in un primo momento ,seduti insieme sulla panchina aveva provocato le mie risa,in un secondo mi provocò delle fitte alle stomaco.
 
-”Ma che diamine dici?”- intervenne Bruce -”Non facciamo niente di male!”-
 
Posai una mano sulla spalla di mio cugino,era facile fargli saltare i nervi,e non volevo che succedesse.O meglio,non volevo che succedesse con Benji.
 
-”Di certo la Mambo non perderebbe tempo a far giocare la propria manager!”- ribattè Benji    ”Sempre se ne è capace”.
 
A quel punto decisi che non era più il caso di trattenermi.
 
-”Qual è il tuo problema?”-chiesi con un tono di sifda.
 
Posò il suo sguardo su di me
 
-”Il problema è la distrazione”- rispose -”Ok,sei brava quindi?”-
 
Mi sentii offesa.Non solo mi stava considerando una perdita di tempo per i suoi compagni di squadra,ma considerava la mia capacità in modo molto superficiale.Lui mi piaceva.Bastava,come dimostrazione,il fatto che non potevo fare a meno di guardarlo.Ma l’essere colpita nell’orgoglio non potevo accettarlo.
 
-”Cosa vuoi che faccia?”- gli chiesi.
 
Volevo saperlo davvero.Non capivo a cosa era dovuto quel suo brusco intervento.Al fatto che era un maschilista?Che non dovevo più presentarmi lì?Ma se fino a poco tempo prima aveva detto che me la cavavo e che avrei fatto bene ad accettare la proposta del mister.
 
-”Un conto è fare la manager,un altro è fare la ragazzina che sa giocare a pallone”- disse
-”Se facessi seriamente parte della squadra potrei anche capirlo,ma non lo sei.Non sei una giocatrice,sei solo brava a palleggiare.A guardarti sembri una ragazzina come tante,tutta carina coi lunghi capelli al vento”-
 
Istintivamente mi portai una mano ai miei capelli.Non dissi nulla
 
-”Benji”- intervenne Holly -”non ti sembra di esagerare?Era per scherzare”-
 
Benji sbuffò -”Perdete pure tempo,ma non frignate se vi ritroverete a perdere!”-
 
Detto ciò se ne andò lasciando il campo.Bruce mi si avvicinò
 
-”Non prendertela”- mi disse -”Oggi gli girano storte e se la prende con te.E’ tipico del suo carattere”-
 
Annuii facendo un mezzo sorriso.Quando fu sera,ero come immobilizzata nel guardarmi allo specchio.Mi ritrovavo nella situazione di confronto che non avevo mai avuto fino ad allora.Mi ero invaghita di un ragazzino che a stento mi guardava o rivolgeva la parola,e quelle poche volte che lo faceva cambiava in un batter d’occhio.Non immaginavo fosse così volubile,e non immaginavo che lo fosse proprio con me.Volevo fare l’esperta di calcio,ma tutto ero tranne che quello.Forse aveva ragione.A guardarmi sembravo una classica ragazzina carina con poco cervello.Come dimostrare che non era così?Dovevo forse cambiare il mio aspetto?L’idea non mi sembro così malvagia.Andai alla ricerca di un paio di forbici grandi.Quando le trovai,tornai in bagno.L’unico insegnamento dato da mio padre è stato il calcio,e non avrei più permesso a nessuno di darmi delle critiche anche su quello.Poco alla volta,i miei capelli cadevano nel lavandino.Quando finii mi guardai allo specchio con un sorriso di soddisfazione.Nel riflesso c’era la nuova Jody.
 
 

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Capitolo 4
*** A confronto ***


Ovviamente la mia pazzia dei capelli lasciò qualcuno basito.Erano molto corti.Mia zia,che in un primo momento era rimasta di stucco,si complimentò.Non si può dire lo stesso di Bruce.Non sembrava entusiasta del mio nuovo look,primo perché gli piacevo com’ero prima,secondo sapeva benissimo che la mia era una reazione causata dall’avvenimento accaduto il giorno precedente.Io mi sentivo bene.Come se con quell’azione avessi dato un taglio col passato a tutti gli effetti.Può sembrare una sciocchezza,ma era così.Ero libera.Rinata.Pronta per ricominciare.Lo stupore non poteva mancare per alcuni componenti della squadra.C’era chi non aveva dato importanza alla cosa e chi,invece,sembrava sorpreso.In particolar modo Patty.Non mi chiese il motivo di tale scelta,ma ho sempre pensato che in fondo lo sapesse.Chi meglio di lei poteva capirmi.Ci trovavamo nella stessa situazione.Invaghite e,molto probabilmente,non ricambiate.Ci vollero parecchi anni per capire che,invece,sarebbe stato l’esatto opposto di come pensavamo all’epoca.Quando accompagnai Bruce agli allenamenti ero più silenziosa del solito.Restavo quasi muta,seduta sulla solita panchina ad osservare i ragazzi allenarsi.Scambiavo giusto qualche chiacchiera con Patty di tanto in tanto,ma  inerenti al calcio e alla partita ormai prossima.Mancavano solo un paio di giorni alla temuta sfida e la tensione cominciava a sentirsi.Il mister pressava i ragazzi molto più del dovuto e con lui anche Benji.Era impossibile smuoverlo dalla posizione che assumeva come al suo solito.Quel giorno cercai di guardarlo il meno possibile,facendo quasi come se non fosse presente.Non so dire se si era accorto della mia finta indifferenza nei suoi riguardi.Finta perché mi piaceva a prescindere da ciò che era successo.Tuttavia credevo che più gli stavo alla larga,almeno per quel tempo,meglio era,così da non creare disguidi inutilmente all’interno della squadra.Si sapeva che se qualcuno tentava di puntarmi il dito contro,cosa che fortunatamente non successe se non per Benji,Bruce sarebbe intervenuto per difendermi.E io non volevo questo.Non volevo disaccordi a causa mia.Ero appena arrivata,avevo da pochissimo cominciato la mia nuova vita.Non potevo rovinare tutto con le mie mani.Durante le pause mi limitavo a sorridere e scambiare opinioni con mio cugino o con Holly al massimo,ma niente di più.Nonostante il mio modo di comportarmi,dentro ero un po’ emozionata.Meno di quarantotto ore e avrei visto per la prima volta la squadra all’opera.Mi incuriosiva la coppia vincente,composta da Holly e Tom.Anche mio cugino suscitava in me un certo interesse,dubitavo che nel campo delle sfide sarebbe stato il solito pigro e lamentoso che era.Sicuramente durante la partita si sarebbe accesa in lui la luce della competizione,l’adrenalina giusta per partire alla carica e giocare al meglio.Credevo in lui e credevo nella squadra.Quanto avrei voluto farne parte davvero,giocare e provare a difendere,o anche segnare.Non mi era mai stata data la possibilità di una simile esperienza.Come ho detto,quando giocavo a calcio era esclusivamente con mio padre.Mi chiedevo se lo sport ci avrebbe in qualche modo riavvicinati,se fosse vissuto più a lungo.Ero consapevole del fatto che fuori dal campo da gioco per lui non esistevo,ma sperare non faceva del tutto male,anche se si venivano a creare false illusioni.Pensavo spesso a mio padre.Era inevitabile non pensarlo avendo il pallone da calcio continuamente davanti agli occhi.Quando,a volte,davo una mano al ristorante e vedevo le coppie formate da padre e figlia,mi veniva un’insolita malinconia.Non so cosa avrei dato per esaudire tutti i miei desideri.Giocare in una squadra,mio padre sugli spalti che mi acclama e dopo,a prescindere dal mio risultato,portarmi a mangiare in un intimo ristorantino come quello dello zio.Col tempo,e crescendo,ho soffocato i miei desideri.E con loro le mie domande.Era inutile dannarsi così.Tanto valeva concentrarmi sul futuro.Il passato non potevo più recuperarlo.
 
*
 
 
 
 
C’erano delle volte in cui avevo bisogno di isolarmi.Chi come me ha vissuto un’infanzia solitaria,l’essere circondato improvvisamente da una marea di persone lo destabilizza.La cosa non mi dispiaceva,anzi,avevo sofferto fin troppo la solitudine.Quest’ultima,però,ogni tanto si rifaceva sentire in me come una necessità,una voglia di staccarsi per un momento dalla realtà che mi circondava e schiarirmi le idee altrove.Una sera,in cui mio zio mi aveva già dato il consenso di terminare il mio turno a lavoro,decisi di prendere il pallone e uscire.Non mi piaceva avvisarli e,soprattutto,falli preoccupare inutilmente.Così,dopo aver convinto Bruce di coprirmi con la promessa che sarei rientrata presto,li salutai con la scusa di andare a letto.In camera salivo solo per prendere il mio pallone,ormai quasi sgonfio,dopodichè me ne uscivo.In una delle sere in cui la mia voglia di solitudine si impossessava di me,avevo scoperto un piccolo parco lì vicino.Di sera non c’era mai nessuno,oltretutto il cancello era chiuso con tanto di catenaccio.Ma la cosa non mi fermava.Dopo che lanciavo il pallone dall’altra parte,scavalcavo.Fortunatamente le sbarre non erano a punta così non rischiavo di farmi male.Spesso andavo lì,restavo un’oretta a palleggiare e fare qualche tiro,e senza indugiare troppo ritornavo a casa.Nessuno si era mai accorto delle mie scappatelle,grazie a mio cugino.Ma non mi avrebbe coperto per molto,data la sua preoccupazione.Come dargli torto.Capitò che una sera il parco non era isolato del tutto.In lontananza vidi una sagoma calciare un pallone contro un albero.La sfera,dopo aver colpito l’albero,tornava esattamente nel punto in cui era stato lanciato,e la persona lo parava.Inizialmente stetti al mio posto ad osservare.A causa del buio della sera e della poca luce dei lampioni,non capivo a chi poteva appartenere quella sagoma.Così mi feci coraggio e mi avvicinai,lasciando il mio sgonfio pallone nel punto in cui era caduto.Solo quando fui vicinissima mi accorsi che si trattava di Benji.Era una sorpresa.E non poco piacevole.Non si accorse subito della mia presenza,stetti un po’ ad osservarlo.Solo quando il pallone,invece che tornare dal suo padrone,cambiò rotta giungendo ai miei piedi,si accorse di me.Si stupì della mia presenza.In un primo momento rimase sulle sue,fissandomi,come se stesse focalizzando che fossi realmente io la persona dinanzi a lui.Ricambiavo lo sguardo in silenzio,aspettando una sua reazione.Poi mi rivolse la parola
 
-“Che ci fai qui?”-chiese.
 
-“Potrei farti la stessa domanda”-affermai.
 
Dopo quel suo modo nei miei riguardi,non gli avrei più permesso di sopraffarmi di nuovo.Mi ero forzata di cambiare,e non solo nell’acconciatura,ma anche dentro.A nessuno interessava una fragile ragazzina.In particolar modo se quel”nessuno”si trattava di Benji Price.Si aggiustò il cappello,sospirando.
 
-“Non dovresti allenarti”- aggiunsi -”sei infortunato.”
 
Si avvicinò,prendendo la palla col piede e mantenendola sotto il suo controllo.Non mi guardava.
 
-“Lo so”- disse -”venire qui è l’unico modo”.
 
Gli tolsi la palla dal piede e cominciai a palleggiare.Finalmente alzò lo sguardo verso di me,osservandomi.
 
-“I tuoi cosa dicono?”- chiesi
 
Lo guardai con la coda dell’occhio mentre palleggiavo.Fece un sorriso amaro
 
-“I miei non si ricordano nemmeno che esisto.Nessuno sa che vengo qui.”-
 
Smisi di palleggiare e gli passai il pallone.Lui lo prese prontamente.Cominciò a giocare allo stesso modo.
 
-“Anch’io vengo di nascosto qui.”- dissi.
 
Un”mhh”fu la sua risposta.Dopo qualche minuto lo presi per un braccio e lui smise di giocherellare.
 
-“Dai giochiamo!”- esclamai -”Io tiro e tu cerchi di parare”-
 
Mi guardò titubante -“Sei seria?”- mi chiese.
 
Mollai la presa.
 
-“Perché hai paura?”- chiesi con un sorriso di sfida.
 
Lui rispose al mio sorriso malizioso.
 
-“Dovresti averne tu”- ribattè.
 
Mi avviai tra due alberi,lui mi seguì con lo sguardo.
 
-“Questi due busti”- dissi indicando gli alberi che si trovavano ai miei lati -”saranno i tuoi pali.Io tirerò e tu dovrai cercare di parare.”-
 
Mi raggiunse prendendo posizione -“Contenta tu”- bisigliò.
 
Mi feci un po’ più distante da lui pronta a calciare.
 
-“Pronto?”-gli chiesi.
 
Si limitò ad annuire.Diedi il primo calcio.Parò facilmente e mi restituì il pallone.Secondo.Parato anche quello.Terzo.Quarto.Quinto.Tutti parati senza difficoltà
 
-“Tutto qui?”- chiese con ironia,con un mezzo sorriso sul volto.
 
Ridussi gli occhi a fessure.Diedi un calcio più forte e anche quello fu parato.Tuttavia il mio tiro lo aveva colpito al petto,e vidi che strinse i denti.
 
-“Tutto bene?”- chiesi.
 
Annuì di nuovo -“Se fai altri tiri come questo”- disse -”forse potresti anche sperare di segnare”-
 
Calciai ancora,finchè,non so come,il pallone gli sfuggì dalle mani,entrando nella sua area.Avevo fatto gol.Avevo segnato a Benji Price.Risi divertita e lui mi guardò corrucciato
 
-“Non gioire per così poco,se fossimo stati in un campo da calcio non ci saresti mai riuscita”-
 
Mi avvicinai -”Intanto” –dissi -”ti ho segnato”-
 
Gli feci la linguaccia. Si lasciò andare ad una breve risata.Non so quanto tempo era passato,ma era,ormai,giunto il momento di andar via.
 
-“Credo sia il caso che io vada”- affermai -”e forse dovresti anche tu”-
 
Si rigirò il pallone tra le mani
 
-“Resterò qui ancora un po”- disse -”tanto nessuno mi aspetta”-
 
Tentai di risollevare la situazione
 
-“Io devo proprio”- sbuffai -”altrimenti chi lo sente Bruce.Già è tanto che mi copre”-
 
Mi avviai nella direzione in cui avevo scavalcato,quando Benji mi richiamò.Non aveva mai pronunciato il mio nome da quando ci conoscevamo.Mi diede una strana sensazione.Mi voltai a guardarlo.Avrei giurato che i suoi occhi neri mi stessero penetrando in quel momento.
 
-“Cosa?”-gli chiesi.
 
-“Non mi hai detto perché vieni qui”- disse incuriosito.
 
Non immaginavo di suscitargli curiosità,anche se minima.
 
-“Non so come spiegarlo”- dissi
 
-“Prova”- ribattè.
 
Restai in silenzio.Non sapevo nemmeno come spiegargli,ma a prescindere non avrebbe mai potuto comprendere.Uno come lui,poi.
 
-“Senti lascia perdere ok?”- esclamai quasi come un rimprovero.
 
Non gli diedi tempo per ribattere che velocemente mi diressi nella parte dove avevo scavalcato.Lanciai il pallone dall’altra parte e di fretta scavalcai il cancello.Quando misi i piedi a terra guardai nel punto in cui avevo lasciato Benji.Era rimasto lì,immobile,a fissarmi.Poi mi diede le spalle e sparì nel buio.

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Capitolo 5
*** La semifinale ***




alve a tutti!Volevo ringraziare coloro che seguono semplicemente questa mia piccola pazza storia,sperando che sia ad ogni capitolo,di vostro gradimento.Volevo ringraziare particolarmente Sesshy_chan per il supporto datomi.Ah finalmente ho risolto il problema dell'html!Scusatemi se vedrete che la mia storia non rispecchierà al 100% quella del manga.Posso solo basarmi sull'anime,poichè non posso approfondire i particolari.Buona lettura a tutti!


La sera in cui incontrai Benji al parco non cambiò il tipo di rapporto venutosi a creare tra di noi.Non saprei nemmeno se definirlo rapporto,quello che avevamo all’epoca.Tornata a casa,andai a letto con la mente che metteva in atto mille film,in cui immaginavo scene che non sarebbero mai accadute,col cuore pieno di speranza.Ovviamente non potè mancare il rimprovero di Bruce riguardo il mio comportamento,minacciandomi che non mi avrebbe più coperta se lo avessi rifatto.Dopo quella sera gli promisi che non sarei più uscita di nascosto.Quell’incontro mi fece riflettere su come potesse essere realmente la vita di Benji.La sua affermazione riguardo i genitori mi fece capire che anche lui,in un certo senso,soffrisse dell’assenza della famiglia.Esattamente come era successo a me.Nonostante il fatto che,in apparenza la sua vita fosse perfetta,ossia ricco,carino,calciatore promettente,popolare,nel più profondo dei segreti egli soffriva.Almeno lui aveva avuto fin da subito avuto degli amici.Alla vigilia dell’imminente partita,c’era ben poco da scherzare nel campo.L’ottimismo dettato soprattutto dal capitano non mancava,ma si sentiva la tensione come su un filo di un rasoio.Ci furono anche delle piccole discussioni riguardo le tecniche da adottare,gli schieramenti da presentare e varie cose tipiche di una partita di calcio.D’altronde stavamo parlando della semifinale.Si era saputo che il temuto Julian Ross,il principino del calcio e capitano della squadra avversaria,la Mambo,avrebbe giocato l’intera partita.Cosa insolita visto che il calciatore giocava solo qualche minuto di partita.Nessuno conosceva il reale motivo.La maggior parte di noi credeva che nel suo modo di fare fosse complice la presunzione,ma probabilmente aveva sentito parlare della bravura di Holly per fare una decisione del genere.Per quanto riguarda Benji,a parte un sorriso e qualche occhiata,non avemmo molto di cui parlare.Sembrava quasi che non volesse riaprire il discorso del nostro casuale incontro della sera precedente.Inoltre cosa c’era da dire?
 
Il fatidico giorno della semifinale arrivò.Non sapevo come trattenere l’emozione di Bruce.Temevo che la sua adrenalina potesse infierire sul suo modo di giocare.Sicuro pensai che non avrebbe potuto fare a meno di prendere la palla in pieno volto.Mio cugino aveva questa piccola particolarità calcistica,di cui non avevo mai trovato senso logico.Quel giorno feci la conoscenza della madre di Holly,Maggie ,e il loro amico,oltre che ospite nella loro casa,Roberto.Patty mi aveva parlato di loro in una delle nostre lunghe ed amichevoli chiacchierate mentre assistevamo agli allenamenti.Essendo completamente persa di Holly,era normale sapere quasi tutto della sua vita.Ogni ragazza innamorata si informa.Maggie mi sembrò fin da subito una donna dolcissima,oltre che a mio parere molto carina,cortese e socievole,proprio come Patty mi aveva descritto.Riguardo Roberto,non ci entrai in confidenza,cortese anche lui,ma restò sulle sue.Di lui sapevo solo che veniva dal Brasile,e che era ospite in casa Hutton grazie alla generosa disponibilità del padre di Holly,Michael ,che lo aveva salvato da un suicidio dopo una delusione calcistica.Avrei conosciuto Michael solo un po’ di tempo dopo,dato che era sempre in viaggio per mare,a causa dei suoi impegni lavorativi. Mentre entrambe le squadre erano ancora negli spogliatoi,mi sistemai vicino al campo insieme ad una Patty versione”capo ultras”,munita di bandiere e striscioni,insieme alla sua comitiva di tifosi,rappresentata da ragazzini appassionati di calcio,vittime dell’euforia della ragazza e,purtroppo,del tutto incompetenti per questo sport.La madre di Holly e Roberto preferirono rimanere seduti comodamente sugli spalti,insieme agli altri spettatori.Tuttavia di Benji non si vedeva nemmeno l’ombra..Cominciai a dubitare della sua presenza.Alan avrebbe giocato al suo posto.Quando le squadre entrarono in campo e poco dopo l’arbitro fischiò l’inizio del match,sentii una morsa allo stomaco.Per la prima volta mi trovavo dinanzi ad una vera partita di calcio,che non fosse la solita giocata fatta da mio padre e dai suoi amici-colleghi.Si sentiva l’odore della competizione nell’aria.Julian era un vero asso del calcio.Vedendolo giocare coi miei occhi potevo realmente realizzare il perché di tante aspettative su un giocatore come lui.Ma Holly non era da meno.Per quanto cercavano di difendere la propria area,senza escludere le pallonate in pieno volto di Bruce,il principino realizzò due goal.La coppia vincente della New Team tentò di rimontare segnando,ma non bastava.Stava per concludersi il primo tempo quando al mio fianco sentii una presenza.Mi voltai e mi trovai Benji e,per la prima volta,lo vidi vestito di jeans e camicia,la testa non coperta dal suo berretto.In quel modo era ancora più carino del solito.Non riuscii a dirgli nulla che intervenne Patty,sorpresa quasi quanto me della comparsa improvvisa dell’infortunato portiere,chiedendogli il motivo per cui fosse lì.Semplicemente non se la sentiva di restare a casa e sperare da lontano in una vittoria della sua squadra.Desiderava che la New Team vincesse e,soprattutto,disputare la finale contro Mark Lenders e la Muppet.Di quest’ultima squadra Bruce me ne aveva accennato qualcosa,a cominciare dal fatto che persero contro di loro nel girone di apertura.Prima di allora,Benji si era già infortunato,precisamente nella partita di qualificazione.L’arbitro fischiò la fine del primo tempo e le squadre tornarono negli spogliatoi.Mi alzai e,quasi correndo,fuori dagli spalti con l’intenzione di raggiungere la mia squadra.Una mano afferrò la mia alle mie spalle.Mi voltai di scatto e mi ritrovai,ancora una volta,Benji,che mi aveva seguita.Scosse il capo.
 
-”E’ meglio che non vai”- disse -”la tua presenza potrebbe distrarli.Soprattutto per tuo cugino che sembra su di giri oggi”-
 
Lo guardai a bocca aperta.Per la seconda volta da quando lo avevo conosciutomi aveva fatto sentire come un peso venuto dal nulla.Non ero una tipa a cui saltavano facilmente i nervi,ma troppe provocazioni non mi avrebbero fatto fare la figura della statuina.Mi liberai con uno scatto non poco gentile dalla sua stretta.
 
-“Mettiamo le cose in chiaro”- dissi -“non capisco quale sia il tuo problema nei miei confronti e nemmeno voglio saperlo,ma non puoi darmi ordini facendomi sentire come un peso sul tuo stomaco!Pensavo che l’altro ieri avrebbe cambiato qualcosa,ed invece sei il solito pallone gonfiato!”-
 
Mi guardò con occhi sgranati.Ma stavolta aveva superato il limite.Potevo accettare il suo caratteraccio una volta,ma non la seconda.Non dopo quel poco tempo passato assieme in segreto.Dopo la mia sfuriata abbassai lo sguardo,fissando il pavimento.Mi aspettavo una contro risposta di Benji,fatta di offese e parole poco delicate.Invece calò il silenzio.Rialzai lo sguardo  e lui era lì,immobile,gli occhi fissi su di me.Passò qualche secondo o minuto,non saprei dire,che lui sospirò.Mi mise una mano sul capo.Sopresa di un simile gesto,il colore del mio viso raggiunse quello di un fresco pomodoro.Benji Price mi aveva dato una carezza.Quando la tolse mi regalò un sorriso.
 
-“Dai torniamo dagli altri,ragazzina”-
 
Annuii,dimenticando del tutto le mie intenzioni di raggiungere la squadra.Mentre lo seguivo a ruota,si fermò di colpo.Si voltò di nuovo a guardarmi
 
-“Comunque sia”- disse -”tu non sei un peso sul mio stomaco”-
 
Dopo quell’affermazione,le farfalle nel mio di stomaco cominciarono a svolazzare.
 
La partita si concluse con la vittoria della New Team per 4 a 3.C’erano stati degli attimi di panico in cui,non solo Ross pareva sentirsi male toccandosi continuamente il petto,ma il nostro capitano sembrò del tutto bloccato.Incapace di poter reagire agli attacchi di quello della Mambo.Soltanto una strigliata da parte di Benji,la pioggia d’un colpo,sembrarono risvegliarlo.Mi chiedevo cosa avesse creato quel blocco.Ma la causa era dovuta alla manager della Mambo.Senza dubbio.La squadra volle fare baldoria nello spogliatoio,dove potemmo entrare anche io e Patty,cercando di comportarci come al solito davanti a scene in cui alcuni componenti restavano in mutande senza pudore.La madre di Holly invitò me,Bruce e Patty a cena.L’invito fu esteso anche a Benji che,cordialmente,rifiutò.Dopo la nostra piccola discussione,speravo che le cose tra di noi migliorassero.Mi sarebbe bastata un’amicizia,cercando di averci a che fare il più possibile.Non volevo illudermi,ormai avevo accettato il fatto che mi piacesse e che non aveva fatto nulla per farlo.Non avrei preteso di piacergli a sua volta.Ero convinta che non potevo rientrare nei suoi interessi.Al contempo,però,potevo sentire i suoi occhi dal castano scurissimo,guardarmi nascostamente.

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Capitolo 6
*** Un nuovo ruolo ***


*Salve di nuovo a tutti!Ammetto che in pochissimo tempo ho pubblicato il sesto capitolo,ma ero d'ispirazione e ne ho approfittato.Ancora una volta voglio ringraziare coloro che leggono questa storia,e in modo particolare,la mia ormai amica Sesshy_chan per darmi,ogni volta,il suo supporto.Ci tengo,inoltre,a sottolineare che tutto ciò è frutto della mia fantasia è che ho solo preso in prestito i personaggi di questo straordinario manga/anime.Buona lettura a tutti!
 
 
Casa di Holly consisteva in una graziosa villetta,molto più spaziosa e luminosa rispetto a quella di Bruce.Un giardino,due piani,ampie stanze.Quella cena la ricorderò sempre come quelle delle notizie galattiche.Dinanzi a dei piatti gustosi,cucinati dalle esperti mani di Maggie,vennero dette le cose che,almeno per me,non mi sarei aspettata.Dopo una lunga conversazione in cui si era parlato per più di un’ora della vincita contro la Mambo,di giudizi da parte di Roberto su ogni singolo calciatore,complimenti di Patty e di Maggie a tutta la squadra,il capitano della New Team sparò un paio di bombe.La prima,conseguenza di una domanda di Bruce,era che Holly si era completamente bloccato durante la partita a causa della manager della Mambo.La ragazza,presentatasi come Amy Aoba,gli aveva quasi supplicato di far vincere la sua squadra.Questo perché Julian Ross aveva una malformazione cardiaca e,molto probabilmente,non avrebbe giocato altre partite per i prossimi anni.Quella di quel giorno sarebbe stata,quindi,l’ultima partita per il capitano della Mambo,senza poter sapere se fosse stato possibile,un giorno,rivederlo sul campo.La cosa mi intenerì,soprattutto perché,come molti altri,avevo mal giudicato Ross,credendo che la sua fosse solo presunzione riguardo la sua bravura.Ma poco dopo Holly diede la seconda bomba.Forse quella peggiore.Affermò che Roberto gli aveva promesso che nel caso la New Team avesse vinto il campionato,contro la Muppet,sarebbero partiti insieme per il Brasile.Da quando aveva conosciuto Roberto,Holly aveva nutrito questo desiderio.Il calcio era la sua vita e non gli sarebbe importato andare in un paese straniero come unico conoscente il suo ospite.Gli bastava il suo pallone da calcio.Dopo quell’affermazione nessuno disse nulla,a parte Bruce che esprimeva la sua invidia,in senso buono,nei confronti del suo amico.Una sorta di lusinga molto apprezzata da Holly.Io mi limitai ad osservare le reazioni degli altri con la coda dell’occhio.Patty guardava il suo piatto continuando a mangiare tranquillamente.Ma potevo ben comprendere che dentro si sentiva una strettissima morsa allo stomaco.Maggie,invece,continuava a servire e sparecchiare allo stesso tempo,dando giudizi riguardo i pasti che aveva preparato,uscendo totalmente fuori tema.Persino il brasiliano rimase muto,e la cosa mi sorprese non poco.Il suo viso rimase impassibile,gustando la roba servita a tavola,senza aggiungere nulla riguardo ciò che era stato detto da Holly.La mia impressione fu che non sembrava del tutto convinto della cosa.Altrimenti perché non dire nulla?Ma le bombe non erano finite.Quando dissi al capitano che la cosa mi aveva intristito nel caso di una sua partenza,lui rispose che non sarebbe stato l’unico ad andare via.Sgranai gli occhi.A volte non si rendeva conto di regalare gratuitamente docce fredde alle persone,piuttosto che rassicurarle
 
-“Perché chi andrà via?”-chiesi
 
-“Tom”- rispose -“ha deciso di seguire il padre in uno dei suoi viaggi.Fa l’artista e ha l’abitudine di non fermarsi a lungo in un posto”
 
-“Mi sono dimenticato di dirtelo?”-intervenne Bruce.
 
Annuii guardandolo scettica.Holly aggiunse che non sapevano ancora dove si sarebbe diretto Tom.Tutte queste partenze avrebbero sicuramente recato dispiacere a tutti.Sapevo di non conoscerli benissimo,ma cominciavo a considerarli degli amici.Non tanto gli altri componenti dato che non avevo con questi molta confidenza.Ma con Holly stava nascendo un bel rapporto di amicizia,grazie anche a mio cugino.Decisi di far scomparire quella sorta di tensione venutasi a creare dando la mia di notizia.Il mister della New Team,Peter,che mi aveva fin da subito notata,mi aveva chiesto a partita terminata di svolgere ufficialmente il ruolo di manager almeno per la finale.La cosa suscitò commenti positivi,persino Roberto sembrò favorevole.In tal modo riuscii a risollevare la situazione.
 
*
 
La finale da lì a qualche giorno si sarebbe svolta.In quanto manager della squadra,piuttosto che aspettare ad allenamenti finiti Bruce senza far nulla,avevo dei compiti da svolgere.Questi consistevano nel far trovare pulite e ripiegate le divise di ogni componente della squadra,assicurarmi che la valigetta delle medicine in caso di infortunio o malessere fosse sempre piena di scorte,e,a campo libero,riprendere tutti i palloni utilizzati durante gli allenamenti.Tuttavia non mi limitavo a svolgere le mansioni tipiche di una manager.La mia passione per questo sport mi induceva ad interessarmi a studiare gli avversari che la New Team avrebbe incontrato prossimamente.Mi ero procurata i video delle partite svolte dalla Muppet,e li guardavo la sera in camera,con sottofondo il russare incessante di Bruce.Nonostante quest’ultima fosse già stata sfidata dalla mia squadra,ero convinta che qualche osservazione in merito non avrebbe fatto male.La mia attenzione calò in particolare sul bomber della Muppet,Mark Lenders.Era dotato di un tiro a mezz’aria molto violento,per essere solo un ragazzino,ed era spesso in grado di segnare dal limite dell’area,dagli angoli e sotto pressione.Non mancavano,inoltre,i tiri di testa.Cercai di comprenderne anche il carattere,siccome avevo pensato che questo potesse influire sul tipo di gioco di un calciatore.Mark era tenace,ma anche molto egoista.Motivo forse di utilizzare molta violenza nei suoi tiri.Sembrava che il gioco per lui fosse solo una ricerca alla continua vittoria.Cosa che non avevo riscontrato,ad esempio,su un giocatore come Holly.Ottimista,altruista,ma al tempo stesso decisivo.Un calciatore come Mark aveva la capacità di influenzare una squadra,infatti la sua spalla,Denny Mellow,nonostante il suo essere un giocatore completo,era soggiogato.Si capiva dal fatto che non intraprendesse azioni senza il consenso del capitano.Le mie osservazioni furono apprezzate dal mister che,prima degli allenamenti o durante le pause,dava le informazioni da me raccolte all’intera squadra.Una sera,ad allenamenti finiti,tornai nel campo dopo aver messo le tute nelle lavatrici disponibili grazie al centro sportivo.Cominciai poco alla volta a raccogliere i palloni.Il mio sguardo fissò un pallone che si trovava perfettamente dinanzi alla porta.Si trovava in fuori area.Presi la rincorsa e gli diedi un bel calcio.Il mio istinto aveva avuto la meglio.Tuttavia il pallone non entrò in rete,che un Benji Price lo parò facilmente.Rimasi stupita della sua comparsa dal nulla.Non mi ero accorta che c’era anche lui o forse,era entrato in campo poco dopo di me.Gli sorrisi e lui ricambiò in modo beffardo.Gli occhi scuri che mi fissavano,sotto il suo solito berretto.Un giorno gli avrei chiesto perché la fissazione di indossarlo.Dal giorno della partita contro la Mambo,dopo quella discussione,non avemmo più occasioni di parlarci.Io ero distratta dal mio ruolo di manager,lui dai suoi allenamenti da poco ripresi,guarito l’infortunio.
 
-“Come mai sei ancora qui?”-gli chiesi.
 
Mi passò la palla con un calcio.Iniziai a palleggiare.
 
-“Volevo allenarmi un altro po’”- rispose.
 
Presi la palla con le mani e la misi nel recinto di ferro in cui era destinata insieme alle altre.
 
-“Perché non andare nel parco?”-chiesi ancora.
 
Prese anche lui un paio di palloni e si avvicinò,mettendoli a posto.
 
-“E’ chiuso al pubblico definitivamente”- rispose -“non vorrei cacciarmi nei guai se mi trovassero”-
 
Lo guardai.Poi cominciai a vagare per il campo per raccogliere gli altri palloni.Lui fece lo stesso.
 
-“Non sei costretto”- dissi
 
-“Ormai sono qui”-
 
Raccogliemmo i palloni in silenzio.Anche se non ci parlavamo mi piaceva quella situazione che,improvvisamente,si era creata.Era come sentirlo vicino.Quando finimmo spinse il carrello fino a portarlo al suo posto.
 
-“Grazie”- ringrazi con un sorriso.
 
Non disse nulla,ma rispose solo al sorriso.Si stava per avviare agli spogliatoi,quando lo richiamai
 
.-“Benji!”-
 
Lui si fermò e si voltò di nuovo a guardarmi curioso.
 
-“Quella sera al parco”- chiesi -“perché parlasti in quel modo dei tuoi?”-
 
Sembrò del tutto sorpreso alla domanda.
 
-“Ma non ho parlato dei miei”- rispose -“ho solo dato un’affermazione”-
 
Non ero soddisfatta della risposta.
 
-“La domanda è:perché?”-insistetti.
 
Lui sospirò.Rimase un attimo a pensarci su.
 
-“Pensano sempre a lavorare,non vengono mai alle mie partite”-disse.
 
Il suo sguardo pareva intristirsi.E la cosa mi scaldò il cuore.Mi piaceva tanto anche in quello stato.
 
-“Ascoltami”- dissi -“so che io e te non siamo amici e non ho nessun diritto di farti queste domande-“Smisi un attimo di parlare per assicurarmi che mi stesse seguendo.Ed era così,continuai quindi.-“Penso che tu sappia che i miei genitori sono morti giusto?-
 
Mi confermò con un gesto della testa.
 
-“Porterò il grande rammarico di non aver mai fatto nulla per aggiustare le cose.Io non voglio pensare che non ti vogliano bene.Finchè sei in tempo aggiusta ciò che non va”-
 
Restò a fissarmi.Il volto assunse un’espressione infastidita
 
-“Hai ragione”- disse -“non hai diritto con me”-
 
Sospirai come sconfitta.Il mio interesse nei suoi confronti mi aveva spinto a dargli consigli che a lui non importavano o peggio.Sospirai di nuovo
 
-“Infatti”- dissi a voce bassa e delusa.
 
Gli diedi le spalle per incamminarmi,ma la sua voce mi bloccò
 
-“Però grazie,ragazzina”-
 
Lo disse con un filo di voce,ma io lo avevo sentito benissimo.Quando mi voltai lui era già avviato agli spogliatoi.Sorrisi arrossendo.Benji aveva il suo carattere spavaldo,ma io credevo che in lui,anche se nascosto,c’era del tenero.I miei pensieri mi avevano completamente rapita,dato che non sentii minimamente la presenza di mio cugino che,per riportarmi alla realtà,mi regalò un colpo di mano in fronte.
 
-“Hey!”- esclamai portandomi una mano in fronte
 
-“A cosa pensavi?Non mi hai visto arrivare né sentito!E sei tutta rossa!”-
 
A quell’affermazione non potei far altro che arrossire di più.

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Capitolo 7
*** La brutta notizia ***


*Ciao a tutti!In un attimo ho scritto questo capitolo approfittando del fatto che l'ispirazione in questi giorni non mi è mancata!Spero che sarà di vostro gradimento ancora una volta.Volevo ringraziare coloro che seguono questa storia e l'hanno inserita tra le preferite!Ne sono davvero onorata!Non mi resta che augurarvi"Buona lettura!".Un bacio forte*
 
In quel periodo non mancavano le continue visite di un assistente sociale,il quale constatava se la mia famiglia era realmente all’altezza di poter badare a me.Questo perché i miei genitori non avevano lasciato nel testamento,nel caso di una loro mancanza,a chi dovevo essere affidata.La loro sicurezza li aveva anche convinti dell’eternità.Chi si occupò della cosa,pensò che affidarmi a mio zio,unico componente rintracciabile della famiglia di mio padre fosse una buona cosa.E non si sbagliava.Probabilmente era stato colpito dal senso umano e provare a verificare come sarei stata in una nuova situazione domestica,tra l’altro miei veri parenti,piuttosto che sbattermi senza tregua da una famiglia affidataria all’altra.Il fratello di mio padre,era stato subito pronto ad occuparsi di me,una volta saputa la morte dei miei genitori.Senza volerci guadagnare nulla.Infatti la grande casa in cui abitavo prima sarebbe appartenuta a me e,una volta compiuta la maggiore età,avrei potuto farne quello che volevo.Venderla,abbatterla,viverci.No,quello no di certo.All’ultimo incontro,prima che si concludesse definitivamente la procedura legale,raccontai entusiasta la quotidianità che vivevo con estrema serenità.I miei zii si erano sin da subito preoccupati di iscrivermi in una scuola,assicurandosi che fossi entrata nella classe del figlio,erano premurosi e presentissimi nelle mie attività.Avevano anche accettato con gioia quella di manager della squadra per il campionato.Vista dall’assistente strizza cervelli un ottimo stimolo per superare il trauma che mi ero portata.Si era anche stupito del mio nuovo look e complimentato,poiché,l’ultima volta che mi aveva vista,portavo ancora i capelli molto lunghi.Istintivamente,quando notò la cosa,accarezzai le piccole punte che mi ricadevano sul collo,facendo un piccolo sorriso.Se solo avesse saputo la causa di quel mio nuovo taglio,ossia un piccolo portiere da strapazzo.L’assistente era un uomo di mezza età,con occhiali spessi e qualche capello bianco,segnava tutto sulla sua cartellina.Era molto cordiale,ma al tempo stesso distaccato.Quando finimmo l’incontro,stringendo la mano ai miei zii e dandomi una carezza sul capo,ci assicurò al cento per cento la mia entrata effettiva in famiglia.Poco tempo e sarei diventata la Jodelle Arper di Nankatsu a tutti gli effetti.Nel frattempo che si attendeva il verdetto,la mia vita si svolgeva tra scuola,cene da Holly e viceversa,ruolo di manager della New Team,uscite con Patty.Riguardo il lavoro,i miei zii avevano assunto dei nuovi dipendenti,in modo tale da poter lasciare Bruce e me liberi.Questo anche per non intralciare in qualche modo la procedura legale.L’assistente,infatti,aveva consigliato l’esclusione mia e del figlio riguardo il lavoro.Almeno per quel periodo.Non aveva importanza il fatto che ero stata io stessa ad offrirmi per aiutarli.Ma ero minorenne,in prova e per questo non potevo far altro che stare al gioco.Dopo la vincita della semifinale,la squadra raddoppiò il lavoro degli allenamenti.Avevo anche la possibilità di constatare la bravura di Benji.Prima della venuta di Holly,gli si era creato il mito di portiere imbattibile.Cosa che mi provocò della risa,poiché si stava parlando solo di un ragazzino.Fatto sta che sembrava diverso nei miei confronti.E quando si scherzava pareva,anche,stare allo scherzo nei miei riguardi.Capitava che dopo gli allenamenti mi divertivo a fare qualche tiro con i ragazzi ancora arzilli dopo un duro allenamento e,ogni tanto,cercavo di segnargli.Ovviamente non ci riuscivo.Particolarità di quel rapporto che si era creato era che,per lui,non ero Jody,come per chiunque altro,ma”ragazzina”.Quando ne parlai con Patty,ormai mia confidente,era convinta come me che Benji fosse come un ghiacciolo.Poco alla volta sapeva sciogliersi e facendo scoprire della sua persona qualità sorprendenti.Un comportamento simile l’aveva avuto con Holly e gli altri,scoprendo che mio cugino lo odiava senza indugio,e lo stesso Patty,ma poi le cose erano cambiate fino a divenire amici.Avevo convinto il mister a farla diventare una sorta di vice manager,poiché ne sentivo il bisogno.Oltretutto lei era sempre presente agli allenamenti a prescindere dal fatto che non ci aveva nulla a che fare.Mentre sistemavamo,le nostre chiacchierate avevano come argomenti principali le nostre cotte.Ammise senza preamboli di esserlo completamente di Holly,per quanto mi riguarda mi ci volle un po’ per confessare che Benji mi piaceva davvero.La cosa che ci accomunava era,però,che non avremmo potuto sapere se i nostri sentimenti erano ricambiati.Anche se Patty mi disse che un pizzico ci credeva al fatto che potevo piacere al portiere.Ma più di tanto decisi di non dare importanza al suo credo.Per quanto riguarda la squadra,Benji aveva dato il ruolo di capitano definitivamente ad Holly,per la grande capacità con cui aveva condotto la squadra alla finale in sua assenza.Destino volle che qualche giorno prima della finale,si sarebbero sapute le mie sorti per l’affidamento.Sia io che Bruce eravamo ottimisti,convinti del fatto che sarei entrata a far parte della famiglia Arper una volte e per tutte.Non sembravano dello stesso umore i miei zii,che non nascondevano la loro preoccupazione.Manco si trattasse del giorno del giudizio.Ma d’altronde erano adulti,mentre io vivevo la mia spensieratezza di una tipica ragazzina della mia età.Il mattino in cui dovetti andare in tribunale con i miei zii,Bruce andò a scuola.Non faceva loro piacere che uno dei due saltasse un giorno scolastico,ma per quel giorno mi era dovuto.Insieme a noi due venne la madre di mia zia,ossia la nonna di Bruce,che sarebbe stata di lì a poco anche la mia,conosciuta la prima sera che arrivai,ed,inaspettatamente,anche Maggie.Dopo avermi conosciuta,aveva avuto un incontro con mia zia e sin da subito erano diventate ottime amiche.Inoltre anche Maggie era in quella città da poco tempo e non aveva avuto ancora l’occasione di fare molte amicizie.Si aggiungeva il fatto che,dopo aver saputo del mio passato,si era intenerita più del dovuto nei miei confronti,prendendo a cuore la questione legale.La cosa non durò molto ed il giudice mi affidò definitivamente alla mia nuova famiglia.I miei zii erano ormai diventati genitori a tutti gli effetti.La notizia volò in un colpo alle orecchie di tutti,alle famiglie dei miei zii,agli amici e al vicinato.Dati i vari impegni si decise che la domenica sera di quella settimana,si sarebbe tenuta una festa,in onore del nuovo e definitivo componente della famiglia Arper,ossia io.Per l’occasione ebbi la possibilità di invitare chi volevo.Nella mia testa già vi era una lista di persona a cui avrei voluto dire della cosa,uno specialmente.
 
Alla festa sarebbe stata invitata l’intera squadra della New Team,mister compreso.Questo per accontentare Bruce visto che era amico con tutti,poiché,fosse stato per me,avrei invitato poche persone,quelle con cui ero entrata più in confidenza.E Benji.La sera stesso in cui fu data la decisione per le mie sorti,ad allenamenti finiti,corsi da lui per dirgli della cosa.
 
-“Come mai questo invito?”-mi chiese.
 
Non si aspettava di entrare a far parte dei festeggiamenti,ma usai la scusa che Bruce voleva presente tutta la squadra.E ciò includeva automaticamente anche lui,anche se prima dell’arrivo di Holly,erano stati acerrimi nemici.Date le mie insistenze accettò,assicurato anche dalla presenza del suo caro capitano.Per l’occasione indossai un vestito non troppo lungo,giallo canarino,con maniche larghe e delle ballerine nere con dei piccoli swaroski dello stesso colore che brillavano.Mia zia mi aveva regalato un paio di perle,piccole,adatte per il mio taglio di capelli.Bruce fu costretto a malincuore ad indossare un abito elegante per la serata.Un evento così non capitava tutti i giorni.Mi stavo dando le ultime occhiate allo specchio nella camera che condividevamo,quando rientrò avvertendomi dell’arrivo delle persone.Insieme scendemmo per raggiungere gli invitati appena arrivati nella grande sala del ristorante che era stato chiuso al pubblico e addobbato di decorazioni con tanto di striscione con scritto”Benvenuta in famiglia Jody!”.Di quest’ultimo ci fu lo zampino di Patty.Era risaputo che fosse una maestra riguardo striscioni e bandiere.Lei fu tra i primi ad arrivare.Graziosa nel suo abito rosa chiaro,di modello simile al mio e due ballerine bianche con tanto di fiocco al cui centro vi era una perlina.Quando mi vide mi abbracciò calorosamente,dandomi anche un bacio forte sulla guancia.La sala man mano si riempiva di persone,ognuna delle quali veniva a congratularsi.La mia faccia era vittima di baci e pizzichi.Quasi un’ora dopo cominciavo ad allarmarmi poiché la squadra era presente insieme al mister,ma mancavano all’appello Holly,Tom e Benji.Dei primi non avevo dubbi sulla presenza,persino Patty ne era sicura.Del terzo cominciavo ad avere qualche dubbio.Per quel poco di tempo passato assieme,avevo compreso che parte del carattere di Benji consisteva nel fatto di non partecipare alle feste stando in mezzo ad una marea di persone,preferendo di gran lunga la solitudine.Ma la mia ansia si calmò quando vidi arrivare Holly insieme ai suoi genitori,Roberto e Tom.Quella sera feci la conoscenza di Micheal,il padre di Holly,che insieme a Maggie,avanzò immediatamente verso di me,abbracciandomi e congratulandosi.Inutile dire che sin da subito il signor Hutton mi era piaciuto.Fu poi il turno di Holly e Tom che,all’unisono,mi circondarono in un grande abbraccio,con l’aggiunta scherzosa di Bruce e Patty.Non potei non ridere.Ma quando con la coda dell’occhio vidi una sagoma familiare,smisi di ridere.Con delicatezza mi sciolsi dall’abbraccio soffocante e mi diressi subito nella sua direzione.Era carinissimo nel suo abito formale,composto da un pantalone nero e una camicia bianca ben abbottonata.Anche quella volta aveva messo in disparte il suo berretto sportivo.
 
-“Cominciavo a credere che non saresti venuto”-gli dissi con un sorriso.
 
Lui ricambiò-“Perché non avrei dovuto?”-.
 
Nel mio stomaco probabilmente volavano almeno un centinaio di farfalle le cui ali erano di tutti i tipi di colori conosciuti al mondo.Allungò una mano e io la strinsi.Era il suo modo silenzioso per dire”Congratulazioni”.Ci raggiunsero anche gli altri componenti della squadra e i miei zii,che conobbero Benji in occasione del campionato,molto tempo prima di me.Cercavo il più possibile di non staccarmi da lui con la scusa di stare insieme ai ragazzi,ma spesso venivo chiamata dai miei nuovi genitori che,di volta in volta,mi presentavano amici e persone del vicinato che non avevano ancora avuto il piacere di fare la mia conoscenza.Due chiacchiere,un sorriso e ricorrevo subito da lui.L’essere una trottola che ritornava sempre nella stessa direzione provocava le risa di Patty,dinanzi alle facce stupite degli altri che non potevano capire.La serata passò tra risate,chiacchiere,nuove conoscenze e scambi di battute.Non perdevo l’occasione,inoltre,di incrociare gli occhi di Benji,regalandomi ogni volta un movimento accelerato del mio cuore.Sembravo proprio una stupida ragazzina cotta e,considerando la mia d’età,lo ero davvero.Quasi alla fine della festa trovai il momento opportuno per parlare un paio di minuti da sola con lui.Ad un certo punto,infatti,si allontanò dal gruppo per servirsi da bere nella lunghissima tavola del buffet preparato accuratamente.Lo seguii allungando un bicchiere.Mi servì l’aranciata che aveva preso.
 
-“Allora”-chiesi-“come va?”-
 
Volevo aprire un discorso che non fosse inerente al calcio,dato che era stato secondo argomento principale della festa.Al primo c’ero io.Lui bevve un sorso e io feci lo stesso,aspettando una sua risposta.
 
-“I miei verranno alla finale.O almeno uno dei due”-
 
Spalancai gli occhi sorpresa e contenta al tempo stesso.
 
-“Davvero?”-esclamai -“Quindi hai seguito il mio consiglio?”-
 
Fece segno di si col capo e sorrise a sua volta.
 
-“Non l’avrei detto,ma si.Ho seguito il tuo consiglio,ragazzina”- Scandì bene l’ultima parola.
 
Non mi dispiaceva il fatto che mi chiamasse in quel modo.Lo vedevo come un nomignolo pieno di intimità che solo noi due,nel nostro strano rapporto d’amicizia,potevamo comprendere.
 
-“E’ stato più semplice di quanto pensassi”- continuò- “in particolar modo con papà.Gli è dispiaciuto non essere venuto alle partite fino ad ora,ma mi ha assicurato la sua presenza alla finale”-
 
Allungai un braccio e poggiai la mano sul suo.
 
-“Sono davvero contenta per te”-gli dissi sorridendogli con dolcezza.
 
Per qualche secondo restammo a guardarci in silenzio,lui stupito di quel contatto e io col mio sorriso sulle labbra.Non so cosa avrei dato per alzarmi sulle punte e dargli un bacio a stampo.Ruppe il silenzio.
 
-“Ho già parlato con gli altri di una cosa e credo di volerne parlare anche con te.Dopotutto sei la mia manager”-
 
Annuii curiosa.
 
-“Ho sempre parlato con mio padre e Marshall,il mio allenatore,di voler apprendere il calcio in un altro paese.Europeo”- Si fermò come per assicurarsi che lo stessi seguendo.Ed era così,solo che non capivo dove volesse andare a parare.In senso metaforico,intendo.-“Dopo la finale forse andrò via.Mi è stato trovato un ingaggio per andare ad Amburgo.Si trova nella Germania Ovest.”-
 
.Il sorriso scomparve dal mio volto.Attese una mia reazione che tardò ad arrivare.Scioccata mi forzai di sorridere e con tutto il buon senso mi congratulai con lui.Non essendo stupido si era accorto che qualcosa non andava,ma si limitò a farmi un mezzo sorriso e ringraziarmi.Non sapendo più come andare avanti la situazione di silenzio e imbarazzo che si era venuta a creare,gli dissi che sarei mi sarei assentata di poco per andare in bagno.Lui annuì e raggiunse il gruppo.Mi chiusi in bagno a chiave.Giusto in tempo per non dare spettacolo,visto che appena diedi le spalle a Benji,le lacrime scesero inevitabili sulle mie guance,rosse per la collera.Avevo accettato la partenza di Holly,persino quella di Tom.Ma con Benji come avrei potuto fare?Non era una semplice amicizia,la mia,nei suoi confronti.Sapevo di non poter andare oltre,di dovermi fermare al limite che io stessa mi ero imposta.Ma l’idea di lui,in un altro paese,senza avere più la possibilità di vederlo,uccideva come una mitragliatrice tutte le farfalle che,fino ad un attimo prima,volavano beate dentro me.Dopo qualche minuto sciacquai il viso con un po’ d’acqua fredda.Non potevo restare per il resto della serata chiusa in bagno a piangere,quindi mi sforzai di recuperare l’umore di prima.Quando uscii incontrai per il corridoio Bruce
 
-“Hey!”- disse -“Benji mi ha detto che eri andata in bagno.Comunque alcuni vanno via ti cercavo perché devi salutar…”-si bloccò quando il suo sguardo si focalizzò con attenzione sui miei occhi.
 
Erano rossi e gonfi.L’acqua fredda non aveva dato loro l’effetto che speravo.
 
-“Tutto ok?”- chiese preoccupato.
 
-“Si”-risposi con un filo di voce.
 
Il suo scrutarmi insistente mi fece capire che non gli bastava una semplice risposta,così decisi di aggiungere altro
 
-“Sono solo un po’…emozionata.Ormai sono tua sorella.Si.”-
 
Gli sorrisi e lui fece lo stesso,il suo volto assunse un’espressione sollevata.
 
-“Lo sono anch’io sai.Lo sono stato dal primo momento in cui mi hanno detto che saresti rimasta qui con noi”-
Rimanemmo un attimo in silenzio,poi allargò le braccia con un largo sorriso.Mi ci tuffai facendomi stringere e stringendo forte a mia volta.Tuttavia un’ultima,piccola lacrima scappò.
 

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Capitolo 8
*** Confessioni ***


*Un saluto a tutti!Ecco per voi pronto,appena uscito dalla penna,l'ottavo capitolo.Come sempre voglio ringraziare tutti quelli che seguono la storia e mi scrivono complimentandosi.Siete troppo buoni,davvero!Un ringraziamento a Sesshy_chan per essere sempre presente con le sue positive e calorose recensioni,e a wispy25,per le belle parole e l'essersi nominata mia fan!Grazie di cuore a tutti,anche a chi si limita semplicemente a leggere senza scrivermi nulla.Godetevi la lettura,sperando di essere nuovamente all'altezza delle vostre aspettative.Un bacio*




Fino al giorno della finale,avevo mantenuto una debita distanza dal portiere.Lo evitavo in tutti i modi in cui si può evitare una persona.D’altronde lui non si accorse di nulla.Come poteva,gli ero indifferente.Altro che le convinzioni di Patty.Se pure fossero state veritiere,non aveva più importanza.Il tempo di finire il campionato e avrebbe preso un aereo per andarsene in Germania.Egli aveva anche specificato”ovest”,entusiasta.Fortunatamente l’argomento della partenza di Benji non era gettonato all’interno della squadra,data l’euforia dell’attesissima finale contro la Muppet di Mark Lenders.Oltretutto non sarebbe stato l’unico ad andar via e i componenti della combriccola si erano,ormai,abituati all’idea delle varie partenze.Holly sarebbe andato in Brasile con Roberto,Tom,invece,aveva saputo della destinazione decisa dal padre.La meta era Parigi,in Francia.Decisione dovuta dal fatto che il padre di Tom,come disse Holly,era un’artista e una città europea come Parigi aveva molto da dare in ambito artistico/culturale.Decisi di non farmi travolgere dai sentimenti,ma quando sei una dodicenne,priva d’esperienza, per ogni cosa storta,ci si sente crollare il mondo addosso.Ero convinta che,una volta sparito davanti ai miei occhi,l’avrei dimenticato in pochissimo tempo.Ero piccola,giovane e non passavo inosservata per l’altro sesso.Mi capitava,infatti,di ritrovare spesso lettere d’amore in cui ragazzi che mi avevano vista a scuola e di cui io non sapevo nemmeno l’esistenza,confessavano i loro sentimenti nei miei riguardi.Vorrei dire che la cosa mi entusiasmava come ogni ragazzina della mia età.Ma non era così.Le confessioni mi lasciavano del tutto irremovibile,probabilmente perché ero totalmente catapultata nel mondo calcistico.Aggiungendo il fatto che,in quel mondo,c’era Benji Price.L’arrogante ragazzino che dal primo momento,era stato capace di farmi perdere completamente il senno.A prescindere dall’età.Tuttavia ero,quel giorno,concentrata completamente per la partita.Pronta ad ogni richiamo da parte del mister,il quale mi incaricava di fare questo o quell’altro.La tensione era alle stelle,persino un tipo ottimista come Holly pareva non essere tranquillo.Non sapevo se la sua fosse voglia di vincere per poi ottenere la partenza nel paese brasiliano o se si trattava semplicemente di una soddisfazione personale.Il giorno dopo della festa in mio onore,avevo detto a Patty dell’imminente partenza di Benji.A malincuore lei mi confessò di averlo saputo prima di venire,ma non voleva rovinarmi la serata.Come darle torto.Io non avrei saputo fare di meglio.Fatto sta che poteva comprendermi,ci ritrovavamo sullo stesso piano.Rassegnate a dimenticare quei ragazzini che ci avevano fatto prendere una bella cotta.E ci eravamo pericolosamente scottate.Mi disse che non avrebbe avuto intenzione di dire ad Holly dei suoi sentimenti.Non voleva essere ricordata da lui come una stupida che si era presa una cotta per l’amico sbagliato.Fui pienamente d’accordo.Credevo di volere la stessa cosa.Era inutile confessarmi a Benji.Punto primo non sarei stata comunque ricambiata.Punto secondo non sarebbe servito.Lui sarebbe andato via,per rivederlo poi chissà quando,e io non potevo farci nulla.Il mattino della finale non ebbi molto tempo per pensare a ciò che provavo,il ruolo di manager mi teneva impegnatissima.Prima dell’entrata delle squadre in campo,abbracciai ognuno di loro per augurio.Anche Benji ricambiò il mio abbraccio.
 
-“Buona fortuna”-gli dissi semplicemente.
 
-“Tranquilla,ragazzina”-rispose.Sentii come una scossa.
 
*
 
 
 
La partita sembrò interminabile.La Muppet si rivelò una squadra non poco temibile,riconoscendo che il capitano Mark era un osso duro.Erano,inoltre,aiutati dal fatto che in squadra rientrò il portiere Ed Warner,assente nelle partite precedenti,che sembrò essere un miracolato per le impossibili parate.Più volte Holly aveva cercato di segnargli,dopo che i tempi regolamentari finirono uno a uno.Sfortuna volle che Tom,durante il gioco,aveva subito un brusco intervento da parte di Mellow,la spalla di Lenders.Costretto ad uscire dal campo per un po’,gli dovetti fasciare la caviglia sinistra più volte,per far si che il sangue smettesse di scorrere.Verso la fine del match,dopo aver convinto il mister e costatando la situazione critica della partita,rientrò,fornendo ad Holly una serie di assist.Ma solo alla fine la New Team si era,finalmente aggiudicata la vittoria,con un goal del capitano.La partita terminò,quindi,due a uno.Con le lacrime agli occhi corsi ad abbracciare mio cugino e il mio capitano,seguita a ruota da Patty e dalla schiera dei piccoli tifosi che,anche in quell’occasione,non avevano smesso un solo momento di fare il tifo.Cercai con lo sguardo Benji che era assalito dagli abbracci dei suoi compagni,ridente e gioioso.Cosa molto sportiva fu il fatto che i componenti di entrambe le squadre si complimentarono tra loro.Dovetti ricompormi nel mio ruolo poiché,subito dopo,ci fu la cerimonia di premiazione.Venne assegnata ad Holly la bandiera della vittoria e quando la sventolò in segno di vittoria,si alzò un boato di schiamazzi e applausi.Maggie,che era scesa correndo dagli spalti su cui era seduta,affiancandomi,senza smettere di piangere,continuava a ripetere quanto fosse orgogliosa del suo bambino.Successivamente ci fu una classifica dei migliori giocatori del campionato,e vennero nominati molti della New Team,tra i quali,oltre al capitano,Tom e Benji,anche Bruce,Paul Diamond.Sentii anche i nomi di Lenders,Yellow,Ross,Callaghan e i gemelli Derrick.Degli altri giocatori,come Callaghan e i fratelli Derrick,non avevo fatto conoscenza,visto il mio tardo arrivo,riconoscendoli a malapena di viso.Finita la cerimonia,sul campo c’erano persone sparpagliate ovunque,mischiandosi tra giocatori,parenti,amici e qualche giornalista.Da lontano vidi Benji che stringeva la mano ad un uomo.Non potei vedere benissimo,visto che la visione era disturbata dal continuo via vai di persone senza una meta ben precisa.Decisi di avvicinarmi,ma l’uomo era già andato via,lasciando Benji con la sua medaglia appesa al collo.Quando si accorse del mio sguardo,mi sorrise e si avvicinò.Gli sorrisi a mia volta,un po’sorpresa.
 
-“Visto?”-esclamò trionfante.
 
Risi
 
-“Come ci si sente ad essere un campione?”-gli chiesi,imitando con la mano un microfono e porgendoglielo vicino al viso.
 
-“Sono abituato ad essere un vincente”-rispose facendomi l’occhiolino e stando al gioco.
 
Il nostro piccolo teatrino fu interrotto dal brusco intervento di Bruce che gli diede un sonoro schiaffo dietro al collo,facendo cadere il suo preziosissimo berretto.-
 
“Ma se quando è arrivato Holly ti è stato fatto il mazzo!”-
 
Ci furono una serie di risa e applausi,ma Benji reagì tranquillamente,prendendo il berretto da terra e riposandoselo con cura sul capo.Il nome di Holly mi portò istintivamente a cercarlo con  gli occhi.Dopo il nostro abbraccio alla fine della partita,non avevo più avuto occasione di parlargli.Quando lo trovai,cominciai ad avvicinarmi a lui con grandi passi,seguita da Bruce che mi teneva per mano.Quando era felice,sapeva essere molto mieloso.Ma la faccia rabbuiata di Holly,insieme a quelle dispiaciute della madre e di Patty,mi bloccarono.Bruce andò a sbattermi contro non aspettandosi che mi fermassi in quel modo.Quando,dopo avermi guardato interrogativo,focalizzò lo sguardo su Holly,si avvicinò preoccupato,seguito da me
 
-“Che succede?”-chiese.
 
Non ebbe subito risposta,finchè intervenne Patty
 
-“Roberto è andato via.Senza di lui”-
Spalancai la bocca incredula a ciò che avevo appena sentito.Tornai a guardare Holly che,con le lacrime che sembravano voler cedere,stringeva tra le mani una lettera,rileggendola più volte,come per trovare un senso logico a ciò che gli stava accadendo.Sotto incoraggiamento della madre e di Patty,si avviarono alla macchina,dove avrebbero cercato di raggiungere Roberto all’aereoporto,prima che si imbarcasse.Li guardai sparire da lontano,quando mi si affiancò Benji.
 
-“Cosa è successo?”-mi chiese.
 
Anche gli altri compagni di squadra ci raggiunsero,avendo assistito alla scena.Bruce spiegò loro della cosa.Quando terminò con le spiegazioni,mi tornò in mente l’immagine di Benji che stringeva la mano all’uomo che era solo riuscita ad intravedere.Mi voltai a guardarlo
 
-“A proposito”- chiesi -“ti ho visto che stringevi la mano ad un uomo”-
 
Avrebbe potuto tranquillamente rispondermi che dovevo farmi gli affari miei,ma mi regalò un sorriso soddisfatto
 
-“Era mio padre”- rispose -“ha mantenuto la promessa”-
 
Si dilatarono i miei occhi per lo stupore,seguito dalla contentezza.
 
-“Benji,ma è meraviglioso”- gli dissi,posandogli una mano sul braccio.
 
Lui annuì,non facendo caso,in un primo momento,al contatto.Poi,poco alla volta,il sorriso si dileguò dal suo volto,spostando lo sguardo sulla mia mano poggiata sul suo braccio.La tolsi,quasi inconsapevole del mio gesto.
 
-“Scusa”-mormorai sotto voce.Mi fece un piccolo sorriso,poi tornò a fare baldoria con gli altri.
 
*
 
 
Per festeggiare la vittoria,il mister prenotò una sala immensa in un locale non molto lontano dalla prefettura.Oltre alla vincita,la festa consisteva in un saluto generico a Benji e Tom.Il primo sarebbe partito l’indomani stesso,mentre il secondo doveva occuparsi degli ultimi preparativi col padre,prima di lasciare il Giappone per,poi,volare in Francia.Per quanto riguardava Holly,non era riuscito a raggiungere Roberto e a salutarlo,poiché l’aereo era già decollato.Disse che nella lettera,Roberto aveva scritto di non aver mai avuto la minima intenzione di portarlo in Brasile.Doveva crescere calcisticamente e non solo,ma restando con la sua famiglia.La cosa non potè far altro che rallegrare Patty,la quale non sarebbe stata costretta a dire addio al suo capitano.Non potevo ritenermi dello stesso umore.Alla festa,infatti,me ne restavo spesso in disparte,guardando da lontano Benji e scambiando qualche parola quando ero dovuta ad interagire in una conversazione.Improvvisamente Patty mi afferrò per la mano-“Accompagnami in bagno”-Annuii seguendola.Mentre uscivamo dalla sala potei sentire mio cugino fare una demente battuta sul perché le femmine vanno insieme in bagno,provocando schiamazzi alquanto fastidiosi.Quando ci chiudemmo nella toilette,Patty cercò di tirarmi gli angoli della bocca come per forzarmi un sorriso.Senza riuscirci.
 
-“Dai Jody”- disse -“E’ l’ultima sera,non puoi startene con quel muso.Vuoi che ti ricordi così?”-
 
Alzai le spalle e mi voltai allo specchio guardando il mio riflesso e fingendo di sistemarmi i capelli.A dire il vero non volevo guardarla negli occhi o sarei scoppiata a piangere-
 
“Tanto non mi ricorderà a prescindere”-dissi sconfortata.
 
La mia amica sospirò e incrociò le braccia al petto -“Devi dirglielo”-disse.
 
Spalancai gli occhi e mi girai guardandola scettica
 
-“Cosa?”-chiesi,convincendomi di aver capito male.
 
Ricambiò il mio sguardo quasi come per sfidarmi
 
-“Devi dirgli quello che provi.Avanti Jody che hai da perdere?Almeno potrai dire di non aver rimpianti!”-
 
Scossi il capo,passandomi una mano tra i corti capelli.
 
-“Patty”- dissi quasi spazientita -“non serve.Non voglio più parlarne”-
 
Sospirò di nuovo e alzò le mani in segno di resa-“Mi arrendo”-
 
Mi lisciai la gonna del mio vestito color panna.Anche quella sera avevo indossato le perline regalatemi da mia zia.Tornai a guardare Patty che,a sua volta,guardava me sconsolata,quasi come se fosse tornata al punto di partenza.
 
-“Tu non volevi dire nulla ad Holly”-le dissi.
 
Lei annuì-“Si –disse -“era così.Ma come hai detto tu,meglio non parlarne ancora”-
 
Mi diede le spalle e uscì dal bagno.Dopo un’ultima occhiata allo specchio,come per assicurarmi che la mia faccia fosse ancora intatta,uscii anch’io.Per tutta la notte non chiusi occhio,tormentata dalle scene della sera precedente.Dal discorso con Patty alla fine della serata,quando,prima di andar via con Bruce e i miei zii,strinsi la mano a Benji per salutarlo definitivamente.
 
-“Ci si vede,ragazzina”-mi disse.
 
Mi ci volle tutta la buona volontà per forzarmi di sorridere e non scoppiare a piangere.Al mattino avevo una brutta cera,mi vestii controvoglia e non feci nemmeno colazione.Durante il tragitto per andare a scuola,Bruce era ancora euforico della vittoria,cominciando ad immaginare la folla di ragazzine urlanti che lo aspettavano all’ingresso.Io non stavo ad ascoltarlo,ma avevo la mente da tutt’altra parte.
 
”Diglielo,diglielo,diglielo”.
 
La vocina nella mia testa mi tormentava.Non so cosa mi spinse a fare quello che stavo per compiere.Di colpo mi fermai e destai Bruce dalle sue auto-lodi.
 
-“Bruce!”-
 
Lui si voltò stupito -“Cosa c’è?”-chiese.
Mi ci volle un po’ prima di raccogliere tutto il mio coraggio
 
-“A che ora parte Benji?”-
 
Rimase un attimo in silenzio,pensandoci
 
-“Alle dieci credo.Perchè?”-
 
Il mio sguardo si focalizzò sull’orologio che faceva da testa ad un palo per strada.Erano ancora le otto.Potevo farcela,pensai.
 
-“Bruce io non posso venire a scuola”- gli dissi -“Devo fare una cosa”-
 
Rimase imbambolato,ma quando mi vide tornare indietro,correndo,urlò il mio nome incapace del tutto di muoversi perché completamente scioccato.Corsi un po’ e arrivai su una strada su cui era segnata la striscia per la fermata del bus.Feci velocemente il biglietto ad un edicola che si trovava lì vicino e mi misi ad attendere,impaziente,l’autobus.Dopo che ne passarono due,finalmente arrivò quello che mi interessava.Salii con uno scatto felino.Il tragitto che mi avrebbe portato all’aereoporto fu più lungo di quanto pensassi.O forse era solo la mia agitazione a far sembrare la strada interminabile.Verso le nove circa,orientandomi con l’orario dai vari orologi per strada e sui polsi delle persone,arrivai a destinazione.Una volta entrata guardai il tabellone che segnava le varie partenze.L’aereo di Benji avrebbe fatto una destinazione diretta a Berlino e da lì,in qualche modo,sarebbe andato ad Amburgo.Sentii lo speaker che invitava i passeggeri del volo per la Germania a completare il check in.Corsi,guardandomi intorno e andando a sbattere più volte contro le persone che mi imprecavano contro.Non riuscivo a trovarlo e stavo per perdere le speranze.Mi fermai piegandomi su me stessa e poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.Quando mi raddrizzai,mi passai il braccio sulla fronte per asciugarmi il sudore.Guardai in un punto vuoto poi il mio cuore cominciò ad accelerare.Lo vidi vestito in tenuta sportiva e col suo solito berretto,insieme a quello che doveva essere Marshall,il tizio di cui mi aveva parlato,un uomo alto,con capelli tendenti al grigio e un paio di occhiali.Dovevano aver terminato il check in,quando li vidi allontanarsi.Marshall aveva due biglietti pronti in mano.Ripresi a correre per poterli raggiungere-
 
“Benji!”-gridai-“Benji!”-
 
Al secondo tentativo si voltò,sentendosi chiamare.Rimase sbalordito mentre mi fissava a bocca aperta venirgli incontro.Lo stesso stupore veniva trapelato dal volto dell’uomo che lo affiancava.Benji mi si avvicinò a passo svelto.Una volta raggiunto,mi fermai dinanzi a lui col fiatone.
 
-“Jody”- chiese con un tono sinceramente sorpreso -“Ma cosa ci fai qui?”-
 
Non dissi niente subito cercando di riprendere fiato.Feci un lungo sospiro,poi ebbi il coraggio di aprire bocca
 
-“Dovevo dirti una cosa”-
 
Mi guardò curioso.Marshall poco distante da noi,alle sue spalle,guardava l’orologio ed impaziente batteva il piede a terra,come se stesse seguendo un ritmo.
 
-“Mi mancherai Benji- “gli dissi d’un fiato- “E un giorno ti segnerò da fuori area”-
Il volto stupito di Benji si distese e lui rise di gusto
 
-“Dovrai allenarti duramente”-mi disse.
 
Mi scrutò facendomi arrossire.Per qualche secondo rimase muto ed immobile a fissarmi.Poi allungò una mano per accarezzarmi le piccole punte dei capelli.
 
-“Quando ci rivedremo avrai di nuovo i lunghi capelli al vento”-
 
Fu io a ridere.Aveva usato la stessa frase quando litigammo la prima volta.Solo che lo disse senza nessun tono di scherno.
 
-“Benji”-intervenne Marshall poggiandogli una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione più del dovuto-“Dobbiamo andare”-
 
Lui di girò verso di lui e annuì.Poi tornò a guardami
 
-“Devo andare”-disse.
 
Annuii
 
-“Ciao,ragazzina”-
 
Sorrisi-“Ciao Benji”-
 
Mi diede le spalle e si incamminò con Marshall.Da lontano li vidi consegnare i biglietti e scendere le scale mobili.Fissai la sua figura,fino a quando non sparì totalmente dalla mia vista.Cominciai a piangere,asciugandomi con la manica della maglia.Dopo quella volta non vidi più Benji per molto tempo.

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Capitolo 9
*** Pezzi di vita ***






*Salve a tutti ed ecco pronto,per vostra gioia,il nono capitolo.Devo dei particolari ringraziamenti a:Sesshy_chan per essere,ormai,la mia amica che non smette di seguire questa storia e lasciarmi,ogni volta,una positiva recensione; wispy25,la mia dolce fan accanita,per i complimenti che non risparmia nei miei riguardi ed aver messo questa storia come sua preferita; lavinia77,per la calorosa recensione,sperando di riceverne un'altra anche per questo capitolo; startoftheeast(spero di aver scritto bene xD),alias Greta,e mia nuova amica,soprattutto per i consigli.E un grazie anche a tutti quelli che si limitano a leggere questa storia.Grazie a voi ho la forza di poter attrarre l'ispirazione adatta!Buona lettura!


Bruce confessò della mia bravata ai miei zii.Per una settimana intera non potevo uscire di casa,se non per andare a scuola.L’avevo fatta davvero grossa e non avevo diritto di dare loro torto.Mio cugino mi mise alle strette,facendomi rivelare il motivo del mio comportamento di quel giorno.Gli raccontai ogni minima cosa successa tra me e Benji,dal casuale incontro nel vecchio parco fino al momento in cui avevo marinato la scuola per raggiungerlo in aeroporto.Descrissi quelli che erano i miei sentimenti all’epoca,e lui quasi si pentì di aver fatto la spia ai genitori.Si era intenerito dopo quello che gli dissi,ma mi consigliò calorosamente di dimenticare il portiere.Si aggiungeva il fatto che c’era anche Holly da consolare.Per qualche giorno non si era abituato all’idea di non avere Roberto in casa sua.Ed io non mi abituavo all’assenza di Benji.Il campionato si era concluso e la squadra,rimasta unita,si riuniva di tanto in tanto,per qualche partita amichevole,a cui partecipavo volentieri.Due settimane dopo la partenza di Roberto,Holly ricevette una chiamata direttamente dal Brasile,e da lì si ricucì il loro rapporto,dopo la delusione subita.Successivamente egli mantenne i contatti,nonostante la distanza,anche con Tom e Benji.Di quest’ultimo,però,cercavo di sapere il meno possibile.Non mi andava di ascoltare ciò che Holly veniva a conoscenza,in quanto poteva capitargli di tutto nel nuovo paese in cui si era trasferito.A cominciare dal fatto che avrebbe potuto benissimo trovarsi una ragazza.Certo a me non mancavano le storielle.Per i tre anni successivi,infatti,nonostante avessi già qualche sorta di ammiratore a scuola,questi sembrarono aumentare dopo la grande venuta che ogni donna,in vita sua,deve inevitabilmente aspettarsi.Il ciclo.Ammetto che mi venne piuttosto tardi,dato che nella mia classe,era l’unica,dopo Patty,a non aver ancora avuto il”salto di qualità”.Potevo sentire giorno dopo giorno,il mio corpo cambiare.All’età di quindici anni,ero più alta rispetto a quando ne avevo dodici.Il seno mi crebbe fino ad arrivare alla quarta taglia,e speravo che non mi crescesse più del dovuto,perché a me non piaceva davvero.I fianchi mi si erano allargati,ma avevo un sedere non molto grande.Gli occhi mantennero il taglio a mandorla come da bambina.Cambiamento fondamentale per me,però,era la crescita dei miei capelli.Se tre anni prima li avevo ridotti al minimo,a liceo iniziato mi erano cresciuti da essere quasi lunghi a come li avevo un tempo.Per questi avevo una vera e propria fissazione.Dovevo tenerli sempre perfetti,puliti,liscissimi,curandoli coi migliori prodotti.Questi includevano maschere,cristalli liquidi per le doppie punte,e l’abitudine di spazzolarli ogni sera,prima di andare a dormire.Quando ero costretta a tagliarli,come giustamente si ritiene fare,il parrucchiere non doveva osare oltre il mezzo dito.Tutto il resto del mio corpo,per me,veniva dopo.A parte questo,avevo vissuto i tre anni che seguirono con la massima spensieratezza.Subito dopo la fine del campionato,arrivò l’estate.Quell’anno ebbi la mia prima vacanza in famiglia.Almeno una settimana in agosto,i miei zii prendevano le ferie,chiudevano il ristorante,e sceglievano una meta al mare.Col tempo la mia famiglia strinse sempre più i rapporti con quella di Holly,con cui nacque una solida amicizia,cominciandolo a considerare quasi un fratello.Io,lui e Bruce facevamo tutto insieme.Persino dormire.Per due estati consecutive le nostre famiglie organizzarono anche le vacanze estive affittando una grande casa al mare,in occasione del fatto che,per quel periodo dell’anno,tornava Micheal per le ferie.Spesso includevo Patty,in modo tale da tenerla vicino al suo amato capitano che,però,sembrava proprio non svegliarsi.A proposito di calcio,dopo la vincita della New Team,Holly ricevette la proposta di entrare nella squadra della Toho,ma rifiutò,restando nella nostra.Ci entrò Mark Lenders,con la quale disputammo la finale dei campionati successivi,battendola per due volte di seguito.Io avevo mantenuto il ruolo di manager,affiancata dall’instancabile Patty,e da Arthur,un timido ragazzo,dalla bassa statura e con grossi occhiali.Mi ci volle un po’ prima di diventargli amica,avendolo conosciuto all’inizio come un semplice tifoso appartenente alla schiera del capo ultras,alias Patty.Non era praticante del calcio,ma era un’ottima spalla per quanto riguardava le tecniche ed altro.La mia seconda fissa,dopo i capelli,era questo sport.Vivevo di famiglia,amici e calcio.Conservai l’abitudine di dover studiare gli avversari,il loro tipo di gioco e le varie tattiche che adottavano durante gli incontri.Mi capitava anche di andare a vederli giocare di persona,seguita a ruota da Holly,che non teneva mai a freno la sua curiosità.Non saprei dire quanti quaderni,e non solo,avevo consumato data la mia terza fissazione,ossia quella di prendere appunti su tutto ciò che ritenevo utile.A scuola capitava che,invece di seguire durante le lezioni,elaboravo schemi fondamentali per le partite da affrontare.Puntualmente mostravo i miei lavori al mister,che non sembrava mai dispiaciuto della cosa,fornendo ogni volta,informazioni da me fornite sugli avversari alla squadra,durante gli allenamenti.Almeno tre o quattro volte a settimana,aiutavo in disparte Holly,a perfezionare le sue tecniche e i tiri insegnatogli da Roberto,prima che lasciasse il Giappone.Ogni giorno che passava,la sua bravura aumentava.Ero convinta che sarebbe presto diventato il miglior giocatore del paese,e che questo era troppo piccolo per il suo talento.Oltre al ruolo di manager,avevo assunto anche quello della”piccola Cupido”.Cercavo,infatti,di fargli aprire gli occhi riguardo Patty,ma invano.Col tempo divenne molto carina e molto più femminile,ma aveva comunque il suo carattere da maschiaccio,nonostante avesse lasciato il posto di fidato capo ultras,per prendere quello di vice-manager.Riguardo la sfera sentimentale,come detto precedentemente,non mi mancavano i ragazzi.Tuttavia nessuno di loro erano più importanti del calcio o dei miei amici.Mi sembravano tutti monotoni e noiosi,ma soprattutto non apprezzavano lo sport per la quale davo il cuore,preferendo,la maggior parte,le arti marziali.A lungo andare,Benji non era più oggetto delle mie lunghe conversazioni con Patty,la quale credeva,come Bruce,che me l’ero scordato.Credevano male.Mi ero rassegnata all’idea di non avere più niente a che fare con lui.Ma quante volte,nel cuore delle notti in cui il sonno pareva non prendere il sopravvento,recuperavo le foto in cui c’era,osservandolo.Mi chiedevo che aspetto avesse,se fosse diventato bravo come desiderava,se aveva altri amici.Quando Holly apriva un discorso in cui c’era lui di mezzo,cambiavo immediatamente argomento,ma nessuno pareva farci caso più di tanto,in quanto,chi sapeva,credeva che non mi interessava più.Una volta,durante un pomeriggio di intenso studio calcistico,durante gli incontri con Holly,nel campo dove spesso andavamo insieme a giocare tra amici,mi disse di aver sentito Benji il giorno precedente e che aveva chiesto di me.Alzai lo sguardo dal mio schema su cui stavo accuratamente lavorando,fissando Holly stupita
 
-“Ha chiesto di me?”- chiesi,come per assicurarmi che avevo ben sentito.
 
Il mio capitano annuì non curante -“Si”- rispose -“gli ho detto che stai bene e che sei sempre un’ottima manager”-
 
Alzai un sopracciglio -“Tutto qui?”-
 
Fece spallucce -“Si.Perchè cosa dovevo dire?”-
 
Riabbassai lo sguardo,tornando al mio lavoro -“Niente”- dissi a voce bassa –“Tom invece?”-
 
Come sempre,sviai il discorso.Non volevo illudermi,d’altronde poteva capitare di venirgli in mente,chiunque mi avrebbe difficilmente dimenticato,dopo il gesto che avevo compiuto.A parte la mia serena quotidianità,capitava che il passato tornava a bussare alla mia porta.Regolarmente una volta al mese,di domenica mattina,mio zio mi portava nel cimitero dove i miei genitori erano sepolti.Non mi capitava mai di piangere,mentre guardavo le loro lapidi,ma sentivo una stretta morsa allo stomaco che,puntualmente,nell’arco della giornata,mi faceva scomparire l’appetito.Se ne parlava ventiquattr’ore dopo di toccare cibo.Non che abitualmente fossi una gran golosa.Oserei dire che mangiavo giusto per spirito di sopravvivenza.Non parlavo mai dei miei e nessuno mi chiedeva di loro,se non era per il fatto che,più crescevo,e più mio zio mi diceva di ricordargli il fratello.L’ultima volta che me lo disse,non ebbi una bella reazione,ma fu necessaria affinché non mi disse più della somiglianza con mio padre.Oltre alle tradizionali visite,non volevo ricordarli.Ero contenta,invece,del fatto che,spesso per strada,scambiavano me e Bruce per fratelli.Nel periodo adolescenziale,ci somigliavano parecchio,con la differenza che i suoi lineamenti erano effettivamente maschili e la carnagione molto più scura della mia.Gli capitava,a volte,di frequentare delle ragazze,scaturendo in me una gelosia,che invece,sembrava mancare in lui nei miei riguardi.Trovavo sia lui che Holly molto carini,oltretutto stavano sviluppando un bellissimo fisico grazie ai duri allenamenti che svolgevano.Era primavera,e stavamo frequentando le superiori da un po’,quando la squadra si trovava nuovamente ad affrontare il campionato,per poter vincere il titolo di campioni,per il terzo anno di fila.Fortunatamente ero in classe coi miei preziosi amici e mio cugino,oltre ad alcuni componenti della New Team,come Ted Carter e Jhonny Mason.Dopo le lezioni,nel pomeriggio,la squadra si riuniva per gli allenamenti.Un giorno mi stavo dirigendo al campo della scuola,a passo svelto.Dato il tardo arrivo dell’insegnante di tedesco,la lezione automaticamente terminò oltre l’orario previsto.La scuola a cui ci eravamo iscritti dava agli studenti la possibilità di scegliere,per qualche ora a settimana,un laboratorio da seguire.Si trattava,quindi,di un’attività extracurriculare,che permetteva di guadagnare crediti necessari per il punteggio del diploma.Scelsi di studiare una lingua straniera,oltre l’inglese,che era automaticamente compreso nel  piano di studi,e dall’opzioni fornite,scelsi il tedesco ad occhi chiusi.Ovviamente non era una coincidenza.Quando giunsi al campo,i ragazzi erano già in tenuta sportiva e discutevano animamene del campionato in arrivo.Conoscevamo alcuni avversari con la quale ci scontrammo negli incontri precedenti.Tuttavia vi erano delle nuove punte in alcune squadre,divenute oggetto dei miei studi calcistici.Bruce mi vide arrivare,ma si accorse che,alle mie spalle,c’era Patty,che si affrettava a raggiungerci.
 
–“Eccole,finalmente!”- esclamò quasi urlando.
 
Mi voltai accorgendomi solo in quel momento della presenza della mia amica
 
–“Anche tu in ritardo?”- le chiesi.
 
Annuì,ancora col fiatone per la corsa –“Un forno non voleva accendersi.Un disastro!”-
 
Patty aveva scelto come attività extra,di applicarsi all’arte culinaria.Per il resto della squadra,invece,il calcio bastava e avanzava.Consapevole del ritardo imprevisto,cacciai subito dalla borsa la cartella in cui conservavo gli schemi da seguire per gli allenamenti,che variavano ogni giorno.
 
–“Non hai nemmeno ripreso fiato che già ti metti all’opera!”- disse Bruce.
 
Gli regalai un’occhiataccia –“Ed è quello che dovreste fare anche voi!”- risposi a tono.
 
Il suo sarcastico versetto ”uuuh” provocò le risa di tutti.
 
 –“Dai che non puoi lamentarti,svolgono sempre un ottimo lavoro-“ intervenne Patty.
 
–“Si”- disse mio cugino –“soprattutto Holly,grazie alle tue cure!”-
 
Ci furono altre risa che provocarono il rossore sul volto della mia amica che scattò inseguendo Bruce,il quale tentava di sfuggire alle sue minacce.Inutilmente.Risi scuotendo il capo.Erano fantastici,i miei amici.
 
*
 
Riuscimmo a battere con una tripletta l’Otomo,in cui il nuovo acquisto,Patrick Everett,vecchio compagno di squadra della New Team,diede del filo da torcere alla difesa.Non feci la sua conoscenza tempo addietro poiché andò via prima del mio arrivo in città.Giocatore di talento,con un preciso tiro.Ma non necessario per battere il mio capitano.La nostra rivale principale,la Toho,si era facilmente qualificata,nonostante la misteriosa assenza del capitano,Mark Lenders,che,stando alle voci di corridoio,a causa dei suoi inaccettabili comportamenti,rischiava il posto.Nel frattempo il nostro campionato stava procedendo bene e l’ottimismo era alle stelle.Ma la sfortuna volle metterci i bastoni tra le ruote.Durante la partita contro la Hirado,Holly subì una brusca spallata da parte del difensore Clifford.Essendo letteralmente grosso,sembrava poter schiacciare gli avversari con un solo piede.Nonostante il dolore alla spalla,Holly riuscì a segnare una doppietta e successivamente,con una grande giocata della coppia Jhonny e Ted,la New Team segnò il terzo e definitivo goal,aggiudicandosi la vittoria.Non demmo particolare attenzione alla spalla di Holly,in quanto lui stesso affermò di sentirsi in forma.Sbagliavamo tutti,poiché,dopo la vittoriosa partita della semifinale contro la Flynet di Philip Callaghan,il problema divenne serio.La spalla gli faceva talmente male che questi non riusciva a tenersi dritto.Subito dopo il match,lo portammo dal medico di squadra che,dopo la visita,affermò che la New Team doveva fare a meno di lui per la prossima partita.Cominciò a salire il panico,in quanto la finale,contro la Toho per giunta,si sarebbe svolta il giorno successivo.Holly prese a discutere col medico ed il mister,ritenendo di poter giocare tranquillamente e che la preoccupazione nei suoi riguardi fosse eccessiva.Negli altri il pessimismo cominciò a reprimerli.Stanca di ascoltare le discussioni tra i miei compagni e il medico,mi allontanai,per poter mettere,anche solo per un momento,il mio cervello in black out.Impresa impossibile,visto che il panico si stava impossessando anche di me.Sconsolata  sbuffai e mi sedetti a terra,con la schiena poggiata al muro del corridoio che avevo svoltato,per non farmi vedere.Poggiai la fronte sul palmo della mano,come per tenere a freno i mille pensieri che mi stavano perseguitando.Non mi sarei mai aspettata che il giocatore fondamentale della squadra si infortunasse.Questo faceva saltare tutti i miei piani.Tutti i miei schemi di gioco,prevedevano come protagonista in campo Holly,e data la sua probabile assenza,avrei dovuto lavorare la notte stessa per poter trovare delle alternative.Nessuno poteva sostituire il capitano,pertanto credevo di poter essere sul punto di scoppiare in lacrime.Il fallimento della squadra era il mio.Feci un lungo sospiro,cominciando ad elaborare a mente,con occhi chiusi per concentrarmi,le tattiche da far seguire agli altri componenti.Ma i miei pensieri vennero interrotti da una presenza.Qualcuno si era messo ad osservarmi.Ero troppo nervosa ed impegnata mentalmente,per essere oggetto di contemplazione.
 
–“Non è il momento”- dissi brusca allo spettatore,senza curarmi di guardarlo.
 
–“E’ così che si tratta un amico,ragazzina?”- Spalancai gli occhi a sentire l’ultima parola.Quella parola.Dopo”quella persona”,nessun altro mi aveva chiamato in tal modo.Era stata l’unica.Quasi timorosa alzai lentamente lo sguardo.La mia prima visuale furono le lunghe gambe,coperte dai pantaloni della tuta.Man mano arrivai a focalizzare la persona che avevo capito di avere di fronte.Sorriso beffardo,le braccia incrociate,la spalla sinistra appoggiata al muro.Solito segno di nota era un berretto che indossava sul capo.Rimasi imbambolata per qualche secondo,senza togliergli gli occhi di dosso –“Benji”- dissi con un filo di voce.

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Capitolo 10
*** Imprevisti ***


*Data la mia ispirazione,ecco per voi il decimo capitolo!Spero che vi piaccia!Ancora una volta voglio ringraziare le recensioni lasciate dalle mie carissime amiche,che non mancano mai in quanto cortesia e simpatia.Grazie grazie grazie!Buona lettura!Un bacio*


Avevo sbattuto più volte le palpebre,per constatare che la persona che mi stava davanti,fosse realmente Benji.Erano passati tre lunghi anni,e lui era decisamente diverso.Ancora più alto di quanto ricordassi,per non parlare della larghezza delle spalle.Stava assumendo i lineamenti di un uomo,ma il viso era ancora quello di un ragazzo.I neri capelli erano,come sempre,coperti da un berretto.E gli occhi scuri che potevano passarmi dentro,avevano conservato la stessa intensità.
 
–“Sembra che hai visto un fantasma-“ disse spezzando il silenzio.
 
Mi ripresi da quella sorta di shock e mi alzai,ponendomi dinanzi a lui.La differenza d’altezza tra i due era notevole.
 
 –“Sei l’ultima persona che mi aspettavo di vedere”- affermai.
 
Sorrise di nuovo,scrutandomi a sua volta.
 
–“Sei cresciuta”-
 
Cercai di non arrossire per il suo sguardo inquisitorio.
 
–“Quando sei tornato?”- chiesi quasi balbettando.
 
Era da tempo che non mi capitava di essere nervosa per la sola presenza di qualcuno.
 
–“Due giorni fa”- rispose –“la mia squadra,la Grunwald,deve disputare un’amichevole e mi hanno convocato.Volevo venire subito a trovarvi,ma sono stato impegnato”-
 
Annuii.Senza saperlo,aveva passato quarantotto ore a poca distanza da me.
 
–“Scommetto che vuoi vedere Holly”- gli dissi convinta.
 
Ed infatti non mi sbagliavo.Mentre lo conducevo in infermeria,disse che si era informato riguardo la sua vecchia squadra,grazie anche al fatto che Holly,nelle loro lunghe mail,gli forniva ogni tipo di informazione.Aveva assistito alla partita contro la Flynet,ma aveva capito,pur non sapendo,che c’era qualcosa che non andava nel suo amico.Gli spiegai del problema alla spalla,cominciato dopo la partita contro la Hirado e che poco alla volta era peggiorato,non rendendocene conto.Arrivati fuori l’infermeria,la squadra era ancora intenta a discutere sostendendo il capitano,contro i pareri del medico e del mister.Per poco Paul Diamond non strozzava il primo.Ma quando Holly si accorse della persona che mi affiancava,spalancò occhi e bocca il misto di sorpresa e gioia
 
–“Benji!”- esclamò venendogli incontro.
 
Fu subito seguito a ruota dagli altri,che circondarono il loro ex compagno di squadra,con tanto di strette di mano,pacche sulla spalla e domande euforiche.Dovette spiegare le stesse ed identiche cose dette a me fino a qualche attimo prima.Quando l’atmosfera si acquietò dopo la sorpresa,Benji passò alle cose serie,riferendosi ad Holly
 
–“Avevo capito che qualcosa non andava in te.Jody mi ha detto del tuo problema alla spalla”- disse guardandomi per un momento.
 
Mantenni lo sguardo basso.
 Il capitano sospirò –“Non vogliono che giochi domani”-ed automaticamente si voltò a guardare il medico
 
–“Sono venuto con l’intenzione di portarti dal medico della mia squadra,il dottor Stein”- disse Benji.
 
A sentire quel nome,fu il turno del dottore a stupirsi
 
 –“E’ un importante autorità della medicina sportiva”- affermò.
 
Io non ne avevo mai sentito parlare e sicuramente nemmeno gli altri,visto che tutti loro parvero cadere dalle nuvole.Incrociai lo sguardo con quello di Patty,che mi guardava interrogativa,come se volesse capire il mio stato d’animo.Entusiasta,Holly volle seguire il consiglio di Benji,trovando il consenso sia da parte del medico che del mister.Quest’ultimo mi incaricò,in quanto manager,di accompagnarlo e prestare attenzione a quello che il dottore avrebbe detto.Mi diede una cartellina in cui erano contenuti le analisi della sua spalla di Holly e una lettera scritta da lui,da dover consegnare all’interessato.Benji spiegò che il residence dove alloggiavano si trovava a quasi un’ora di distanza da lì,spiegando accuratamente la zona,date le insistenti domande del mister.
 
–“Mentre aspetteremo loro notizie,ci riuniamo per discutere di domani!”-
 
Nessuno dei componenti fiatò.Se Holly sarebbe mancato alla finale,bisognava mettere in atto nuove tattiche.Prima di andar via,mi avvicinai a Patty
 
–“Raggiungici”- le dissi.
 
Lei si limitò ad annuire.Poi mi voltai verso Bruce che,vedendo la preoccupazione sul mio volto,mi fece l’occhiolino come per incoraggiarmi.Gli sorrisi.Una volta usciti,prendemmo un taxi e io ero seduta in mezzo ai due ragazzi.Holly alla mia destra e Benji a sinistra.Mi sentivo come un pesce fuor d’acqua,in quella situazione,in particolar modo quando entrambi si misero a conversare,riprendendo alcuni argomenti delle loro mail.Tutti questi ruotavano attorno al calcio.Benji divenne padrone della conversazione,raccontando alcuni aneddoti,risalenti all’inizio del suo trasferimento.I ragazzi della sua nuova squadra non avevano accettato ben volentieri il suo arrivo,e di conseguenza,si ritrovava spesso ad essere vittima di scherzi poco simpatici e delle pallonate che subiva ad ogni allenamento.Gli avevano dato il soprannome di”figlio del Sol Levante”.
 
Sorrisi ironica –“Poetico”- dissi –“devo ammetterlo”-
 
Provai un po’ di pena nei suoi confronti.Cercavo di mettermi nei suoi panni,immaginando un trasferimento in un paese sconosciuto,derisa dalle persone.Sicuramente non era stato facile per Benji,ma aveva resistito e faceva parte ufficialmente della Grunwald.Il suo talento e la bravura erano stati tali da confermarlo nel ruolo di portiere all’interno della squadra.I tedeschi non si sarebbero aspettati di trovarsi un giapponese.Disse che solo dopo un po’,riuscì ad essere accettato dai nuovi compagni,grazie al rapporto di amicizia che era nato con il capitano della sua squadra,Karl Heinz Schneider,promessa del calcio giovanile tedesco e soprannominato il Kaiser.
 
 –“Karl Heinz Schneider”- ripetei ad alta voce,cercando di memorizzare a mente il nome,dato che mi ritrovavo priva di carta e penna,con la pronuncia che avevo acquisito durante le lezioni di tedesco.
–“Si,si pronuncia così.Brava!”- mi disse Benji,sorpreso della cosa.
 
Feci l’indifferente,guardandolo con la coda dell’occhio
 
–“Ho scelto il tedesco come attività extra a scuola”-
 
La notizia sembrò fargli riflettere.Restò qualche secondo a fissarmi,poi riprese il suo discorso,rivolgendosi nuovamente ad Holly
 
–“Credo che tu potresti diventare il giocatore più forte del paese.E solo giocando all’estero potresti imparare di più”- disse.
 
Holly lo ringraziò
 
–“Era quello il suo intento,ma se ricordi Roberto andò via”- intervenni senza pensare a ciò che avevo appena affermato.
 
Solo dopo me ne resi conto e mi voltai a guardare il mio amico –“Scusa”-
 
Lui sorrise e scosse il capo,poi spostò nuovamente la sua attenzione su Benji,che non aveva finito di raccontare.Disse di essere venuto alla conoscenza di alcuni giocatori europei,come il francese fantasista Pierre Le Blanc,o il portiere italiano Gino Buffetti.Nominò altri giocatori del Sud America,ed io cercavo di segnare a mente tutti quei nomi.Un giorno,forse,mi sarebbero serviti.Mi prudevano le mani,questo perché non ero abituata a restare senza i miei aggeggi per prendere appunti.D’altronde era la mia seconda fissa.Il viaggio continuò con le osservazioni di Holly riguardo il campionato da poco iniziato,e le notizie che circolavano su Mark Lenders,il quale rischiava di grosso il posto per non essersi comportato adeguatamente secondo il mister della Toho.Giungemmo a destinazione.Il residence era immenso.Sembrava più un vero e proprio centro sportivo.O forse lo era davvero.Quando mi stavo accingendo a scendere dall’auto,notai che Benji mi stava mantenendo la portiera e solo quando ero scesa,la chiuse.Un gesto galante.Salimmo al terzo piano con l’ascensore e dopo aver imboccato un lungo corridoio,ci fermammo dinanzi ad una porta.Appesa c’era la targa col nome del dottore.Holly era non poco preoccupato e si toccava la spalla sinistra.
 
–“Hey”- gli dissi dolcemente togliendoci la mano dalla spalla –“Stai tranquillo,andrà tutto bene”-
 
Lui annuì ed io lo abbracciai delicatamente,ricambiata.Quando ci ricomponemmo mi accorsi che Benji ci stava squadrando in strano modo,poi bussò alla porta.Questa fu aperta da quello che doveva essere il dottor Stein.Un uomo anziano,panciuto e un po’ calvo.Portava dei baffi,ormai bianchi,che mi ricordarono quelli del  padre di Holly,Michael.Solo che i suoi erano ancora nerissimi.Salutò Benji e scrutò me ed Holly attraverso i suoi occhiali rotondi.
 
 –“Vi ho portato il mio amico,come avevo detto”- disse il portiere.
 
Lui annuì e si rivolse al mio capitano –“Bene.Accomodati.Voi ragazzi aspettate fuori”-
 
Holly seguì il dottore dentro lo studio.Stavo per ribattere che dovevo esserci anch’io,avanzando con un piede.Ma fui bloccata da una stretta presa al mio braccio sinistro.Guardai Benji sorpresa.
 
–“Lasciali fare-“ disse.
 
Mollò il braccio ed io istintivamente mi ci portai la mano destra,massaggiando il punto in cui mi aveva presa.Guardai la porta che si era chiusa e sospirai.Benji si appoggiò con braccia incrociate al muro.Io al suo fianco,avevo,invece,lo sguardo rivolto fuori,ad osservare il paesaggio che mi si presentava alla vista.Non avevo notato che di fronte all’edificio c’era un immenso parco.Mi portò alla mente,quello in cui incontrai Benji e che dopo quella volta non ci avevo più messo piede.
 
–“Sei molto affettuosa con lui”- mi disse,scostandomi dai miei pensieri.
 
–“Si,è il mio migliore amico”- risposi,continuando a tenere lo sguardo al di là del vetro.Ero più che sicura che mi stesse osservando.
 
–“Mi sono perso molto”- aggiunse.
 
Sempre senza guardarlo diedi le spalle alla finestra,poggiandomi con le mani dietro la schiena e fissando la porta dello studio del dottor Stein.
 
–“Non fraintendere”- gli dissi.
 
Piombò il silenzio per un po’,al punto che potevamo sentire i respiri di uno e dell’altro.
 
–“Cosa hai fatto in questi due giorni?”- gli chiesi improvvisamente.
 
Parve pensarci su e poi rispose
 
 –“Ho cenato la sera del mio arrivo coi miei genitori a casa mia.Ci mancavo da tre anni,visto che erano sempre loro a venire ad Amburgo.-“
 
Cominciai ad annodare un capello intorno al dito.
 
–“Quindi questa è la prima volta che torni in Giappone”- gli dissi guardandolo con la coda dell’occhio.
 
Lui annuì.A constatare da quello che aveva detto,il rapporto coi suoi genitori era stato mantenuto.Certo erano sempre i suoi genitori,non volevo credere che tutte le persone ricche al mondo fossero fredde ed indifferenti verso i propri figli.
 
 –“ E ti sei fatto come amico il Kaiser”- aggiunsi,marcando bene l’ultima parola.
 
La prese a ridere. –“Si”- disse –“in apparenza sembra un duro,ma se lo conosci è un bravo ragazzo.Ho passato l’estate scorsa insieme alla sua famiglia.Anche se al momento non stanno passando un bel periodo”-
 
Lo guardai,curiosa.Ricambiò lo sguardo e dalla mia faccia,capì che volevo saperne di più
 
 –“Il padre di Karl”- aggiunse senza che chiedessi nulla –“è stato esonerato dall’Amburgo.La moglie ha chiesto il divorzio e lui è costretto a vedere uno psicologo a causa delle sue crisi emotive.-“
 
Non aprii bocca,facevo a mente una lunga riflessione su come,in ogni parte del mondo,ci fossero i problemi,pronti ad assalirti dietro l’angolo.Poi osservai Benji.Era dannatamente carino dagli.Non avrei pensato che rivedendolo,mi avrebbe fatto lo stesso effetto di quando lo conobbi da ragazzina.Come si suol dire,lontano dagli occhi,lontano dal cuore.Si accorse del mio sguardo,stava per dire qualcosa,quando fu distratto da altro.
 
-“Eccovi!Non sapevo più dove cercarvi!”-
 
Mi voltai riconoscendo la voce familiare di Patty.
 
Portava la borsa di ricambio di Holly.Chissà se Bruce era già tornato a casa,pensai.
 
–“Allora?”- chiese.
 
–“Ci vuole tempo,il dottore lo sta visitando”- rispose Benji.
 
Lei sbuffò,lasciando la borsa per terra e poggiando la fronte sulla mia spalla destra.Le accarezzai i capelli
 
 –“Calma”- le dissi.
 
Come per Holly col calcio,Patty non riusciva ad essere lucida quando si trattava di lui.Col tempo il suo sentimento andava sempre più rafforzandosi.Non esisteva nessun altro ragazzo.Eppure le avances non le mancavano.Era molto carina a mio parere.Non aveva segni particolari,ma adoravo i suoi occhi castani,incorniciati dalle lunghe ciglia.I capelli,dello stesso colore,avevano sempre lo stesso taglio,ossia un caschetto.In quel periodo le punte le arrivavano fino alle spalle.Non era molto formosa,ma presentava un fisico magro e slanciato.Era più alta di me.
 
–“Sta di fatto”- disse Benji –“che Holly è ancora più forte di quanto ricordassi.Un vero campione”-
 
Patty alzò la testa,rimettendosi dritta.Il nome di quel ragazzo era come un allarme per le sue orecchie.
 
–“Se devo credere a quello che dicono,anche tu sei diventato molto bravo.L’esperienza in Germania ti ha migliorato”- gli disse,sorridendogli.
 
Tuttavia,nonostante il complimento,Benji divenne serio
 
–“Infatti,anch’io pensavo così.Ma vedendo giocare Holly,ho capito di essere indietro rispetto alla sua preparazione”-
 
Rimasi perplessa per quell’affermazione.Il ragazzino arrogante,aveva lasciato il posto ad un altro,maturo e cresciuto.L’esperienza in Europa,probabilmente,non lo aveva migliorato sono nello sport.La porta dello studio si riaprì.Holly si accorse della presenza di Patty che,subito,gli andò incontro dandogli la borsa
 
–“Patty che sorpresa!”- le disse.S
 
orrisi soddisfatta.Ancora una volta,il mio ruolo da piccola Cupido era entrato in azione.Poi mi avvicinai anch’io
 
–“Novità?”- chiesi.
 
Holly scosse il capo –“Avrò i risultati tra un po’,dobbiamo aspettare”-
 
Sia io che Patty sospirammo.Mi passai una mano tra i lunghi capelli,pensierosa.Mi avrebbe aspettata una notte d’intenso lavoro.Benji si fece avanti
 
–“Venite vi porto a fare una passeggiata”-
 
Tutti e tre lo guardammo scettico,poi lo seguimmo fuori dall’edificio.Il sole era tramontato,ormai,e le luci dei pali per la strada si erano accesi.Camminammo per almeno cinque minuti,raggiungendo un campo da calcio.Benji spiegò che la sua squadra in trasferta,aveva la fissa di doversi allenare anche di sera,senza l’occhio vigile dell’allenatore.Sul campo vi era la squadra della Grunwald al completo.La maggior parte dei giocatori erano altissimi,con capelli biondi e occhi chiari,dai caratteri tipicamente occidentali.
 
–“Se fosse stato qui”- disse Benji riferendosi ad Holly –“ti avrei presentato Schneider.Ma sta partecipando ai campionati juniores e non è potuto venire”-
 
Holly sgranò gli occhi –“Un vero fuoriclasse”-
 
Mi assegnai di cercare informazioni su questo calciatore,quando avrei avuto tempo.Mi stava incuriosendo.
 
–“Magari un giorno dovrai giocare con lui”- dissi rivolgendomi ad Holly.
 
Dal campo un ragazzo chiamò Benji che,urlando,presentò in tutta risposta Holly all’intera squadra.Conseguì una serie di applausi ed incoraggiamenti nei confronti del mio amico.Lui arrossì,salutando con la mano.Un ragazzo gli lanciò il pallone e lui prontamente lo stoppò,per poi ricalciarlo al punto di partenza.
 
–“Dirò loro che non puoi fare due tiri,nel frattempo fai da spettatore”- gli disse Benji facendogli l’occhiolino.
 
S’incamminò verso l’entrata del campo ed io lo seguii.Quando se ne accorse si bloccò di colpo e per poco non gli andavo a sbattere contro.
 
–“Vuoi forse giocare?”- chiese ironico.
 
Scossi il capo –“Non oggi.Voglio solo vedere da vicino”- risposi.
 
Poi mi voltai dove avevo lasciato Holly e Patty,che si erano comodamente seduti.Lui parve capire
 
 –“Sicura che non vuoi fare qualche tiro?Sono innocui”- mi disse.
 
Risi –“No davvero”- dissi.
 
Entrammo insieme nel campo,lui corse subito in porta,io mi sedetti sull’erba non molto lontana dal bordo campo.Chiacchierò per qualche minuto con un paio dei suoi compagni,i quali,davano ogni tanto un’occhiata nella mia direzione.Poi cominciarono nuovamente ad allenarsi.Non avrei potuto constatare la sua bravura solo per qualche parata,ma mi sembrava molto più agile e non c’era un tiro che non riuscisse a bloccare,mettendosi alla pari con gli altri giocatori.Mi chiedevo come facesse anche in quel momento a giocare col suo berretto.Questa sua abitudine era rimasta col tempo.Lo osservavo e,diamine,mi piaceva.Ma non si trattava solo dello stesso piacere di tre anni prima,paragonabile ad un amore platonico.Ad attirarmi a lui,nell’istante in cui lo fissavo,era il suo imponente fisico,non ancora soddisfatto della sua evoluzione.Mi morsi più volte il labbro inferiore,cercando di scacciare i pensieri poco casti che mi attraversavano la mente.Avevo provato attrazione fisica per altre persone,ma non nello stesso modo in cui la stavo provando per lui.Fisicamente parlando non mi ero mai concessa.Non ero una santarellina,sarei ipocrita,ma nessuno mi aveva presa al  punto tale da farci l’amore,attrazione fisica o meno.Improvvisamente,i nostri sguardi si incrociarono.Mi fissava dritta negli occhi ed io non volevo che smettesse.Solo un grido –“Attenta!”- mi risvegliò da quell’atmosfera.Appena in tempo,stoppai,alzandomi con uno scatto,una palla che si era pericolosamente diretta nella mia direzione.La rilanciai dal punto in cui era venuta.Tornai a guardare Benji,che sorrideva compiaciuto di quella mia mini azione.La sua attenzione,però,fu attirata dall’avvicinamento di uomo,vestito di giacca e cravatta,che gli bisbigliò qualcosa all’orecchio.Lui annuì e potei leggere il labiale”Danke”.L’uomo si congedò da lui dandogli una pacca sulla spalla.Poi urlò ad Holly che i risultati erano pronti.Lui,Patty ed io scattammo e a passo svelto ritornammo,con Benji,dal dottore.Questi ci permise di entrare insieme ad Holly,che si era seduto dinanzi al medico.Potevo capire la sua ansia dal movimento delle sue dita che tamburellavano sulle ginocchia tremolanti.Io Patty e Benji rimanemmo in disparte,in attesa quanto lui dei risultati.
 
-“Dunque”- disse il medico –“Non hai portato particolari conseguenze alla spalla,ma ti sconsiglierei di giocare”-
 
Si fermò,alzando lo sguardo su Holly che,immobile,restava attento ad ogni parola.
 
–“Tuttavia”- continuò –“posso aiutarti a risolvere la cosa in qualche modo”-
 
Holly gli sorrise –“Ve ne sarei grato!Devo a tutti i costi giocare la partita domani”- esclamò.
 
Il dottor Stein annuì –“Certo,potrai farlo se non sforzerai troppo la spalla”-
 
Sui nostri volti comparve il sollievo
 
–“Hai sentito Holly?”- esclamò allegramente Patty avvicinandosi al capitano –“E’ tutto risolto!”-
 
Un colpo di tosse del medico,riattirò l’attenzione.
 
–“A patto che”- aggiunse –“giocherai solo per quarantacinque minuti”-
 
 
 
 
Attendevamo fuori dall’edificio il taxi che Benji aveva chiamato,per farci riportare a casa.L’umore non era dei migliori.Pensavo che era meglio avere Holly anche solo per un tempo,che non averlo affatto in partita.Tuttavia avrei passato la notte a modificare qualcosa dei miei schemi.Avrei telefonato al mister,una volta tornata a casa,per riferirgli di tutto e convincerlo che sarebbe stato opportuno far giocare Holly direttamente nel secondo tempo.Con le braccia incrociate lo osservavo.Era sconsolato e Patty cercava di tirargli su il morale,stringendogli le mani e dicendogli cose che,dalla posizione in cui mi trovavo,non potevo sentire.Mi faceva male la testa.Sbuffando,mi passai una mano tra i capelli.
 
 –“Non saprei dire chi è più nervoso tra te e Holly”- disse Benji,che si era posizionato al mio fianco,le mani nelle tasche della tuta,osservando la coppia non molto distante da noi.
 
–“Non ci voleva”- dissi.
 
Avevo l’umore a terra.
 
-“Sii ottimista,buttandoti giù in questo modo non risolverai niente”- mi disse,rivolgendo lo sguardo su di me.
 
Mi limitai a guardarlo a mia volta,senza dire nulla.La mia faccia parlava da sé.Benji sospirò,poi mi sorrise e posò la mano sul mio braccio,facendo un po’ di pressione,come per consolarmi.Ricambiai il suo sorriso.Ma poco dopo questo scomparve,lasciando posto ad un’espressione di perplessità,poiché la mano di Benji,grande,e che poteva tranquillamente circondare il mio braccio,sembrava non volersi staccare.Lui si accorse del tocco alquanto prolungato e ritirò la mano,imbarazzato.Non saprei dire se la mia era stata impressione,ma mi sembrava di vedere le sue guance assumere un po’ di colore.Con un tempismo perfetto,per salvarci da quell’imbarazzante situazione,arrivò il taxi.Patty si mise al centro,ed io e Holly ai suoi lati.
 
–“Verrò a vedervi domani”- disse Benji che manteneva la portiera del taxi aperta.
 
–“Davvero?”- esclamammo io ed Holly all’unisono.Patty mi guardò con occhi spalancati.Il mio viso poteva prendere fuoco in quell’istante.
 
Holly rise,seguito da Benji –“Si.Mi raccomando eh?”- detto ciò la chiuse,nel punto in cui io ero seduta.
 
Man mano che ci allontanavamo,mi voltai e vidi Benji rientrare nell’edificio,ormai minuscolo alla mia vista.Sospirai.Avevo perso il conto di tutti i miei sospiri fatti in quella giornata
 
–“Si risolverà tutto Jody”- disse Holly,guardando serio davanti a sé.
 
Patty mi guardava e aveva ben capito che,stavolta non si trattava di calcio

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Capitolo 11
*** Sentimenti ***


*Ciao a tutti!Lo so ci ho messo un pò,ma finalmente anche questo capitolo è pronto!La mia scarsa ispirazione mi ha fatto indugiare parecchio,ma ora spero che possa piacervi!Un bacio a tutti!*
 
 
Quella stessa notte lavorai duramente per rielaborare ogni piano.Avevo rivisto qualche azione della Toho nei video di cui ero venuta in possesso,per riuscire a trovare altri punti deboli che magari erano sfuggiti al mio occhio attento.Avevo convinto il mister a riservare Holly direttamente per il secondo tempo.Per quanto concerneva il primo,dovevo inventare tutt’altro.Quando tornai a casa era piuttosto tardi,ma fortunatamente non scatenai l’ira dei miei zii,in quanto Bruce aveva spiegato loro dell’accaduto.Mio cugino mi aspettò sveglio e gli informai su ogni cosa.Tralasciando i particolari sentimenti che riemergevano con un filo di lussuria nei confronti di Benji.Oltretutto lui non mi chiese nulla a riguardo ed io colsi la palla al balzo,scostando la sua attenzione interamente sulla partita del giorno dopo.Ad un certo orario gli consigliai di addormentarsi,mentre io avevo del lavoro da sbrigare.Passate le tre di notte,mentre Bruce era in coma profondo,chiusi ogni cosa per mettermi finalmente a letto.L’adrenalina che avevo in corpo non mi permise di addormentarmi subito,pensando alla giornata e al mio improvviso incontro con Benji.A mente lucida,mi ero stupita di me stessa su come,qualche ora prima,stessi letteralmente divorando il portiere con gli occhi,facendomi prendere dall’ormone adolescenziale.Nel ripensare ai suoi occhi e il momento in cui mi aveva toccato il braccio,sentivo qualcosa muoversi al di sotto della mia pancia.Non sapevo se fosse eccitazione,ma mi imposi subito di non pensarci e concentrarmi,piuttosto,sulla finale.Il mattino dopo,sia io che Bruce scattammo dal letto,nervosi ed emozionati al tempo stesso.Quando si trattava di disputare un incontro,non c’era sonno che potesse farci riaddormentare.Cosa del tutto opposta quando si trattava della scuola.Dopo una breve colazione,prendemmo un bus al volo per raggiungere la meta destinata.I miei zii ci avrebbero raggiunto in tempo prima dell’inizio del match.Durante il tragitto non parlammo molto.Era come un rito prima di ogni partita.Lui se ne stava seduto,con le cuffie del suo cellulare nelle orecchie,sentendo la radio.Lo rilassava molto.Io rileggevo i miei schemi,a volte correggendoli.Tuttavia la mia mente tornava a riflettere sull’argomento”Benji”,chiedendomi se si fosse realmente presentato come aveva detto.Dopo una ventina di minuti circa,arrivammo al centro sportivo dove si era deciso per la partita.Eravamo tra i primi della squadra,ma come sempre,Holly ci aveva preceduto,con l’inseparabile Patty.
 
–“Come va?”- gli chiese Bruce non appena lo vide.
 
Il sorriso sul volto del mio capitano non mancava nemmeno in una situazione come quella.
 
–“Bene.Sono fiducioso”-
 
Guardai Patty la cui espressione traspariva una nota preoccupazione.Lei mi rivolse un sorriso,che io ricambiai.Poco a poco la squadra si completò.Consegnai i miei schemi al mister che,rivolgendosi alla squadra,spiegò come la partita doveva essere da questa giocata.Come avevo previsto,nel privo tempo la squadra avrebbe fatto a meno di Holly,mentre gli ultimi quarantacinque minuti avrebbero previsto un tipo di gioco da me suggerito che lo prevedeva come protagonista.Ted Carter aggiunse di aver sentito parlare un paio di giocatori della squadra avversaria,nel cui discorso c’era l’assoluta certezza che Mark Lenders avrebbe giocato,nonostante la scarsa convinzione del mister della Toho.La cosa non spaventava Holly,dato che lo aveva soprafatto fin troppe volte.Io,invece,non ero del tutto tranquilla.Ad un certo punto bussarono alla porta e quando Patty andò ad aprire,ci ritrovammo nello spogliatoio Benji,seguito da colui che doveva essere Freddy Marshall,il suo allenatore di fiducia.Non lo ricordavo affatto,visto che l’avevo visto solo all’aeroporto tre anni prima,di sfuggita.Sicuramente avevo notato,però,all’ora come in quell’istante,la sua antipatia.
 
 –“Come va ragazzi?”- chiese Benji.
 
Anche se si era capita che la sua domanda era rivolta direttamente ad Holly.Quest’ultimo sembrava essere l’unico ottimista della squadra,in quanto nessuno rispose in modo decente alla domanda del loro ex compagno.Alla vista di Benji,il mio cervello aveva mancato ogni connessione,ripensando automaticamente al giorno precedente,e l’attrazione cominciò di nuovo a farsi sentire.Mi diede una breve occhiata,poi prima di congedarsi,informò che avrebbe assistito alla partita insieme al dottor Stein,che si ritrovava già comodamente seduto sugli spalti,ad attenderlo.Restammo in un religioso silenzio prima di entrare in campo.Anche gli anni scorsi eravamo tesi,ma non come in quei momenti.Patty sembrava sul punto di scoppiare a piangere ogni qual volta che Holly le rivolgeva la parola,Arthur,il piccolo aiutante,puliva di continuo i suoi occhiali.Bruce imprecava contro gli avversari,non risparmiandone uno.Jhon Mason non restava un secondo immobile.Il mister beveva un caffè dietro l’altro.Insomma,nessuno era di ottimo umore.Quando le squadre entrarono in campo,io ero poco distante dalla linea bianca,con lo schema su cui era segnato il tipo di gioco del primo tempo,in mano,e una penna,pronta ad annotare tutto quello che ritenevo utile.Holly rimase seduto in panchina,affiancato da Patty,pronta ad alzarsi ogni volta che ce n’era bisogno.Mi voltai verso gli spalti alla ricerca di facce conosciute.Riconobbi in prima fila,vicino al campo,Maggie,la madre di Holly,che mi salutò affettuosamente sventolando la mano,ed io la ricambiai con un largo sorriso.Al suo fianco i miei zii,emozionati di assistere alla terza finale di fila.Seduti poco più dietro,c’erano Benji,ai cui lati erano seduti Freddy Marshall,che aveva indossato gli occhiali da sole,e il dottor Stein.Mi rivoltai,concentrandomi sulla partita.L’arbitro fischiò il calcio d’inizio.Alle mie spalle sentii un boato proveniente dal pubblico,e le urla d’incoraggiamento dalla panchina,su cui tra tutte spiccava quella del capitano.Già dopo i primi minuti di gioco,il mister mi si affiancò,sbraitando sui miei compagni per gli errori commessi.Mark Lenders sembrava una tigre affamata.La sua squadra giocava in modo nettamente superiore,dato che la nostra soffriva dell’assenza del capitano.La difesa sembrava fare acqua da tutte le parti,in quanto mio cugino,senza le tattiche di Holly,si sentiva completamente perso.Riuscì a difendere l’area,tuttavia,prendendo qualche solita pallonata in pieno volto.Ma il nostro portiere,Alan,non aveva come sempre,i riflessi necessari,affinché potesse parare.Dopo quarantacinque minuti di sofferenza,in cui Lenders tirò a segno tre reti,la squadra si ritirò nello spogliatoio più mogia che mai.Cosa avrei mai potuto fare per risollevare loro il morale?Ma non ne avevo bisogno,perché il solo fatto che Holly sarebbe ritornato in campo avrebbe sistemato ogni cosa.La pausa dopo la fine del primo tempo si concluse con un rimprovero da parte del mister,per le molteplici disattenzioni.Ma sembrò lui per primo rasserenarsi con l’entrata del capitano.Dall’espressione di Holly potevo capire che non si sentisse del tutto in forma.Ma come aveva promesso,avrebbe giocato quella partita a tutti i costi.Dopo l’inizio del secondo tempo,Lenders segnò il quarto goal di fila.Il suo attimo di gloria non durò a lungo,poiché Holly gli rispose segnando a sua volta,un potente tiro,trascinando Warner,il portiere della Toho,dentro la porta.Il mio umore migliorò in un baleno.Sapevo che se Holly c’entrava una sola volta,ci sarebbero stati un susseguirsi di reti.E dato che conoscevo come un copione il mio capitano,non mi sbagliavo.Oltretutto stava seguendo esattamente lo schema che gli avevo mostrato giorni prima,con tanto di azioni.Durante tutto il secondo tempo,Holly recuperò il risultato,portando la New Team al pareggio.L’arbitro fischiò la fine del secondo tempo e,siccome si era concluso con un pareggio,automaticamente si passava ai supplementari.Quando Holly uscì dal campo,aveva il volto della sofferenza.Patty gli corse incontro assistendolo.Il mister le ordinò di portarlo in infermeria,nel frattempo che vi era lo spacco prima di cominciare nuovamente a giocare.Rivolgendo lo sguardo verso gli spalti,vidi il posto dove Maggie era seduta vuoto.Probabilmente stava raggiungendo il figlio.Premurosa com’era nei suoi confronti,non sarebbe rimasta a guardare.Poi il mio sguardo si posò su Benji.Stranamente non ci aveva raggiunto né alla fine del primo tempo,né in quel momento,rimanendo da spettatore.Sfruttai il tempo rimasto per spronare la squadra e riprendere in qualche modo Bruce,stanco ed affaticato,facendogli dei massaggi ed asciugandogli la fronte insistentemente.
 
–“Resisti manca poco!”- gli dissi incoraggiante.
 
–“Ora capisco perché lo chiamano la tigre”- scimmiottò Bruce,ancora affannato per le corse che aveva dovuto fare.
Poco prima che cominciassero i supplementari,rientrò Holly seguita a ruota da Patty.Il poco tempo rimasto passò in fretta.Abbracciai calorosamente mio cugino,per dargli coraggio,data la sua delusione nell’aver giocato in modo mediocre.Lui ricambiò l’abbraccio,sussurrandomi di non preoccuparmi.Le squadre si disposero nuovamente in campo,finchè l’arbitro fischiò l’inizio del primo tempo supplementare.
 
 
Mi guardavo allo specchio,intenta ad osservare ogni minimo particolare,pronta a rimediare un qualsiasi difetto.Ma difetti non ne avevo.Non quella sera almeno.La finale si era conclusa con un pareggio delle squadre,così entrambe si aggiudirono il titolo del campionato.Una cosa del genere era rara,e per questo fu molto più commovente rispetto ai due campionati precedenti.Quando l’arbitrò fischiò la fine definitiva dell’incontro,i componenti di entrambe le squadre si abbracciarono,congratulandosi l’un l’altro.I due capitani si scambiarono le maglie ed insieme,alzarono la bandiera data.Per i primi sei mesi sarebbe toccata alla Toho possedere la bandiera della vittoria,mentre per gli altri sarebbe stato il turno della New Team.Nel momento della celebrazione,Patty aveva dato libero sfogo a tutte le lacrime che aveva dovuto trattenere nell’arco della mattinata.Ed io,senza nemmeno accorgermene,feci lo stesso.Corsi abbracciando Bruce,stringendolo così forte che mi implorò di allentare la presa,perché si sentiva soffocare.Poi quasi saltai in braccio al mio capitano,che per poco non crollava a causa del mio peso.Mentre lo stringevo,lui mi disse un lieve”Grazie”.Mi ringraziava per tutto quello che avevo fatto per lui,dallo stargli vicino all’aver convinto il mister a farlo giocare.Quando mi staccai da lui,scossi il capo,dicendogli che,chi doveva ringraziare,doveva essere Patty.Lui che in un primo momento mi guardò confuso,si diresse da lei e,attirandola a sé,la strinse forte.Non credo che Patty si aspettasse una reazione del genere.Il rossore del suo viso la faceva somigliare ad un peperone,considerando anche il fatto che,in quell’istante,Holly era svestito della maglia,il che le procurava un piacere fisico non indifferente.Si trattavano comunque di ormoni adolescenziali,non eravamo fatti di pietra.Ci fu un’invasione di campo,di persone che avevano assistito,un vero miscuglio di tifosi delle tifoserie.Maggie,in lacrime,baciava ogni punto facciale del figlio.I miei zii,orgogliosi come non mai,abbracciarono me e Bruce all’unisono.Mia zia mi aveva completamente bagnato il viso,date le sue calde lacrime,oltretutto già bagnato di suo a causa delle mie.Quando mi sciolsi dall’abbraccio,vidi che in campo era entrato anche Benji,che aveva raggiunto Holly e Patty insieme al dottor Stein,mentre Freddy Marshall aveva fatto volentieri a meno.Presi Bruce per mano e mi avvicinai a loro,sfoggiando il mio sorriso migliori e sventolando i capelli.
 
 –“Chi è la manager migliore del campionato?”- chiese Holly ironicamente,passandomi un braccio intorno alla spalla,mentre con quell’altra stringeva Patty.
 
Mi passai una mano tra i capelli e sbattei le ciglia con fare disinvolto –“Io,ovvio.E per il terzo anno di fila”- dissi
 
–“Hey!”- esclamò Patty,fingendosi offesa –“Ed io non conto niente?”-
 
Risi.
 
-“Oh lasciala stare!”- intervenne Bruce –“Ha il suo attimo di gloria.Così facendo non farà che aumentare i suoi ammiratori!”-
 
Tutto questo dinanzi agli occhi di Benji che,restava in silenzio ad osservarci,mentre il dottor Stein si era allontanato per parlare coi mister delle due squadre.Lo guardai,con un sorriso malizioso
 
–“Allora”- gli chiesi –“che ne pensi?”-
Lui ricambiò lo sguardo,limitandosi a fissarmi in un primo momento.Poi sorrise a sua volta
 
–“Della partita o di te come manager?”-
 
Mi liberai dalla stretta di Holly e mi avvicinai ponendomi dinanzi a lui,dritta
 
–“Se si sta parlando di me”- dissi.
 
Mi fissò negli occhi –“Sei modesta,ragazzina”-.
 
Non gli dissi nulla,ma gli feci un altro dei miei sorrisi maliziosi.Ne stavo facendo uno anche nel momento in cui mi fissavo allo specchio.I mister delle due squadre avevano deciso di darsi ai festeggiamenti,organizzando un evento insieme,in un locale che fosse idoneo,appena fuori dalla prefettura.Per l’occasione,avevo indossato una semplice maglia color panna,semi trasparente,a maniche lunghe e leggermente scollata.Un paio di shorts neri e due ballerine dello stesso colore.Avevo curato i miei capelli più del solito e indossato le preziose perle di mia zia,regalatemi tre anni prima.
 
–“Sei carina”- disse Bruce entrando in stanza.
 
Indossava un paio di jeans dal chiaro colore,ed una camicia blu,che risaltava sulla sua carnagione.
 
–“Anche tu”- ricambiai il complimento,sorridendogli.
 
Scendemmo e,coi miei zii,ci sedemmo in macchina per arrivare al locale scelto.Ero particolarmente euforica,poiché Benji sarebbe stato presente,sotto invito della sua ex squadra,dopo aver giocato l’amichevole con la Grunwald quel pomeriggio stesso.Il giorno precedente non era sicuro della sua presenza,ma in mattinata,Patty mi disse a telefono che aveva saputo della sua venuta.Sapevo che il giorno dopo sarebbe tornato in Germania e quindi avevo intenzione di non passare inosservata ancora una volta.Giunti alla meta,entrammo nel locale.La sala in cui avevano allestito era spaziosa,ben illuminata dai lampadari appesi al soffitto e con una lunga tavola su cui vi era il buffet. Bruce corse dalla nostra squadra già presente da molto.Holly chiacchierava animamene con Mark Lenders,il quale sembrava molto più simpatico e meno aggressivo fuori dal campo.Io mi guardai intorno alla ricerca della persona interessata.Tuttavia Patty e Maggie,che erano impegnate in una conversazione,si accorsero di me e dei miei zii salutandoci con la mano.I miei zii raggiunsero la madre di Holly,mentre Patty,vestita elegantemente con un abitino verde chiaro,mi venne incontro.
 
–“Come sei carina”- le dissi scoccandole un bacio sulla guancia.
 
–“Tu non sei da meno”- mi rispose sorridendomi.
 
Insieme ci avvicinammo ai capitano della squadre che,inevitabilmente,discutevano di calcio.Salutai Mark ed altri due componenti della Toho che ci avevano raggiunto con una stretta di mano,mentre Holly mi abbracciò.Era carinissimo,con un classico pantalone nero e camicia bianca.Patty si sarebbe rifatta gli occhi.Dopo che il buffet fu aperto,un dj,chiamato apposta per la serata,mise della buona musica,e subito presi Patty,raggiungendo le persone che già si erano date da fare al centro della sala.Poco a poco,le persone cominciarono a ballare scatenandosi.Altri,invece,preferirono restare nella loro rigida posizione.Mentre ero intenta a ballare con Holly che mi faceva da cavaliere,si voltò per caso e qualcosa attirò la sua attenzione.Si allontanò scusandosi.Sempre restando al passo di musica,lo seguii con lo sguardo.Aveva raggiunto appena entrato,Benji,vestito anche di lui di jeans e camicia bianca,seguito da Marshall.Li vidi conversare a lungo,fin quando mi decisi di raggiungerli,approfittando che quell’antipatico dell’allenatore personale si era allontanato.Ancheggiando mi diressi dritta nella loro direzione
 
–“Benji!”-esclamai,sfoggiando un sorriso malizioso –“Ce l’hai fatta allora”-
 
Lui mi guardò un attimo sorpreso,come Holly,della mia improvvisa venuta spavalda.Poi annuì
 
 –“Già”-
 
 Mi forzai di mantenere il sorriso da quella secca risposta
 
–“Com’è andata la partita?”-
 
A quel punto fu lui a sorridere in modo beffardo
 
–“Abbiamo vinto.Perchè avevi dubbi?”- disse fissandomi.
 
Mantenni il contatto visivo,senza batter ciglio –“Oooh complimenti”-
 
Si limitò a sorridermi,poi altre persone si avvicinarono,rompendo totalmente il nostro filo diretto.Per tutta la serata mi sentivo come una fallita.Egli era circondato continuamente da amici e adulti che gli facevano mille domande sul suo soggiorno in Germania,sulla partita dalla sua squadra disputata ed altro ancora.Io restavo in disparte ad osservarlo da lontano.Aveva il solito modo distaccato e freddo,nonostante il sentimento di amicizia che provava nei confronti degli ex compagni di squadra.Mi morsi più volte un il pollice destro,per il nervoso.
 
–“Continui così e lo consumerai”- mi disse Patty,al mio fianco,che mi guardava perplessa.
 
Maggie e i miei zii erano poco distanti,intenti a discutere allegramente col mister.
 
–“Mh?”- feci voltandomi a guardarla.
 
–“Perché non vai a parlargli?- mi chiese.
 
Spalancai gli occhi –“Cosa?No!”- Rise portandosi una mano davanti alla bocca.
 
Non potei che ridere a mia volta.La sua risata era contagiosa.
 
–“E’ curioso”- mi disse,dopo aver smesso.
 
Tornai ad osservare il portiere.
 
–“Chi?Benji?”- chiesi,guardandola con la coda dell’occhio.
 
Scosse il capo –“No.E’ curioso che dopo molto tempo ti possa ancora piacere.”-
 
Sospirai,guardandolo nuovamente. –“Cosa posso fare?”-
 
Più che una domanda,la mia era un’affermazione.
 
Patty mi poggiò una mano sulla spalla,sospirando.Poi si allontanò raggiungendo il tavolo del buffet per bere qualcosa.Poco dopo Benji raggiunse il mister,ancora occupato a parlare con Maggie e i miei zii.Mormorò qualcosa e strinse la mano ad ognuno di loro.Poi passò a Patty.Parlarono un paio di minuti,poi lei si alzò sulle punte per abbracciarlo e dargli un bacio sulla guancia.Bruce mi passò un braccio attorno alle spalle
 
–“Sta andando via?”-gli chiesi.
 
Lui bevve il bicchiere di succo d’arancia che aveva in mano. –“Si.Domani mattina partirà presto”-
 
Ci venne incontro.
 
–“Bruce”- disse stringendogli la mano e dandogli una pacca sulla spalla –“in gamba eh?”-
 
Mio cugino,liberandomi dalla sua stretta,gli rispose con l’occhiolino e un ampio sorriso.Lui ricambiò il sorriso.Dopodichè il suo sguardo si focalizzò su di me.Dal mio viso non trapelava nulla.
 
“Jody”- disse.
 
Allungò una mano e io la strinsi senza fiatare.La mia mano scompariva nella sua stretta.
 
 –“Ci vediamo”- aggiunse.
 
Io annuii e sorrisi a malapena.Mi lasciò la mano e si diresse a gran passo verso il gruppo di ragazzi che fino a qualche momento prima lo aveva circondato per tutta la serata.Ci furono una serie di fischi e applausi,finchè Benji si liberò dal loro amichevole massacro per dirigersi verso l’uscita,con Freddy Marshall che lo attendeva a braccia incrociate.Successivamente scomparvero dalla visuale.Guardai Patty che mi stava già fissando.Dopo qualche secondo mi fece segno di”si”con la testa.Mi si accese un campanellino nella testa.Senza pensarci due volte,mi diressi verso l’uscita,sotto gli occhi strabiliati di Bruce,che mi chiedeva a voce alta cosa stessi facendo.Non lo sapevo neanche io.Solo che dovevo far presto.Quando sorpassai l’uscita,mi diressi immediatamente nell’area del parcheggio,sperando nel fatto che fossero venuti alla festa con una macchina.Per fortuna non mi sbagliavo.Quando entrai nell’area parcheggio potevo vedere la sagoma di Benji attendere all’erta,mentre poco distante il suo allenatore stava accendendo la macchina,con tanto di fari
 
–“Benji!”-urlai.
 
Lui si voltò e quando mi vide corrergli dietro,mi guardò con espressione stupefatta.
 
–“Jody?”- disse e mi venne incontro.
 
Nel correre la mia ballerina inciampò su un sasso e lui mi prese giusto in tempo per non andare a sbattere letteralmente a faccia a terra.
 
–“Grazie”- dissi staccandomi dalla sua presa e ricomponendomi,passandomi una mano tra i capelli.
 
Con un grande sospiro ripresi fiato.Guardai in lontananza Marshall che ci osservava e nel frattempo aveva spento il motore dell’auto,con le dita che tamburellavano sul volante.
 
–“Sembra che ogni volta che vado via tu debba rincorrermi”- affermò con un sorriso divertito.
 
Lo fissai per un momento
 
–“Già,questo perché eri totalmente circondato dagli ammiratori!”- dissi ironica.
 
–“Se volevi parlare un po’ perché non ti sei avvicinata?”- mi chiese.
 
Alzai le spalle.Rimasi in silenzio.
 
–“Allora?”- mi incitò.
 
Mi stava fissando negli occhi.Ecco di nuovo quella strana eccitazione.
 
–“Sono migliorata sai?”- dissi –“Posso tranquillamente segnarti da fuori area”-
 
Rise.E di gusto. –“Ah ragazzina”- disse quando si calmò dalle risa –“Non sai proprio dire le bugie”-
 
Di nuovo ci guardammo.Lui prese le punte dei miei capelli,giocandoci
 
–“Sono cresciuti”- affermò –“Ora puoi sventolarli”-
 
Fu io a ridere,mentre si limitò a sorridere.Poi lasciò andare i capelli.Avrei dovuto dirgli quello che provavo.Che in quei tre anni non lo avevo dimenticato.Che in fondo l’avevo sempre aspettato,perché sapevo che prima o poi l’avrei rivisto.Stavo per aprire bocca,quando la macchina di Freddy accostò
 
–“Andiamo Benji”- gli disse quasi come un ordine.
 
Lui annuì,poi tornò a guardarmi.
 
–“Devo andare,torno in Germania domattina”-
 
Sospirai.
 
 –“Non è che ti troverò all’aeroporto?”- scherzò.
 
Risi ancora e scossi il capo.Adoravo il suo sorriso.
 
–“Ci vediamo allora”- disse –“ragazzina”-
 
Marcò bene l’ultima parola,poi salì in auto.Quando partì,la vidi allontanarsi per poi sparire nel buio della strada.Incrociai le braccia e sbuffai.Ancora una volta lui era andato via ed io non ero riuscita ad esprimere i miei sentimenti.Avrei dovuto dimenticarlo presto,perché probabilmente lo avrei rivisto dopo altri tre anni o peggio.Mai più.Mi asciugai una lacrima che era scappata,scivolando sulla mia guancia arrossata per la collera.Sospirai,mi sistemai i capelli e ritornai dentro.Sconfitta.

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Capitolo 12
*** Opportunità ***


I mesi che seguirono dopo il campionato li dedicammo per la maggior parte allo studio.Le nostre solite uscite non mancavano e soprattutto il calcio non si metteva in secondo piano,nemmeno dinanzi agli impegni scolastici.Come sempre,finite le lezioni,la squadra si riuniva per allenarsi,ma non c’era quella adrenalina dei mesi scorsi.Nonostante il mio ruolo di manager,avevo più spazio per altre cose dato che le partite da schematizzare erano,ormai,concluse.Mi ero quasi pentita di aver scelto il laboratorio di tedesco.Questo mi faceva pensare a Benji,più del dovuto.Ero sicura che mai sarei riuscita a dirgli quello che provavo,ma più di tutto,che mai  lui mi avrebbe ricambiata.I giorni successivi,dopo averlo salutato senza concludere nulla ancora una volta,la mia mente spremeva le meningi per convincermi che dovevo lasciar perdere.Se lui fosse stato un minimo interessato,o almeno se avesse apprezzato quello che avevo fatto tre anni prima,non si sarebbe limitato a domandare di me ad Holly come una cosa venutagli al momento all’improvviso.Si sarebbe fatto vivo,tre anni prima o dopo non aveva importanza.Avrebbe chiesto di me,direttamente alla mia persona.Potevo solo credere di non avergli mai suscitato interesse,e più passavano i giorni,più mi convincevo della cosa.Se in un futuro prossimo lo avessi incontrato di nuovo,avrei dovuto mantenere una fredda distanza,limitandomi alla cortesia nei suoi riguardi.Quando tornammo a casa a festa conclusa,Bruce mi mise alle strette,facendomi nuovamente confessare i miei sentimenti per il portiere.E come tre anni prima,mi consigliò di dimenticarlo.Per lui non faceva al mio caso.Non saprei dire se me lo diceva perché lo pensava davvero,o se c’era ancora la vecchia rivalità che si faceva sentire.Eppure tante volte riprendevo le vecchie foto,osservando il suo volto ancora bambino.A parte questo eterno dilemma,la mia vita trascorreva tranquilla come al solito.Mio zio vinse un concorso per un posto di lavoro,precisamente alle poste.Lo aveva fatto perché,ormai,aveva affermato di non poter dipendere esclusivamente dal ristorante,non sapendo cosa ci avrebbe riservato il futuro.Questo rimase aperto,ma con orari e giorni ben stabiliti,diretto da mia zia,alla quale fu intestato.Oltretutto io e Bruce stavamo crescendo e presto avremmo avuto altre esigenze che avevano come conseguenza delle spese in più.Se da bambini potevamo arrangiare,ora dovevamo pensare seriamente a come mantenerci.Fortunatamente non avevano fatto mai mancare nulla,né a me né al figlio.Per abitudine,andavamo alcune domeniche mattine a visitare la tomba dei miei genitori.Era quasi come un obbligo per me.Ma quando mi ritrovavo di fronte alle loro lapidi,osservavo di continuo,immobile,quella su cui c’era il nome di mio padre.A mio zio non mancavano mai le lacrime.Le mie,invece,sembravano inesistenti.Avevo quasi paura di me stessa,per quella sorta di indifferenza che provavo.Dovevo però ammettere che,se non fosse stato per mio padre,non mi sarei mai interessata al calcio,e forse non avrei il tipo di vita meravigliosa che,da tre anni,stavo trascorrendo.Se prima ero una ragazzina insicura e priva di affetto,l’amore che avevo ricevuto aveva fatto acquisire in me una sicurezza innata.Col tempo si era creato un forte legame con quelli che erano i miei genitori a tutti gli effetti.Per sbaglio chiamai una volta mia zia “mamma”,mentre eravamo seduti a tavola a cenare.Subito dopo mi scusai.Lei rise e mi fece una delicata carezza.Delle volte cercavo di sforzarmi di ricordare qualcosa di mia madre,invano.Il volto di mio padre,invece,mi compariva nella mente come una fotografia.Non avrei potuto dimenticarlo nemmeno se lo avessi voluto.Come sempre c’erano le lunghe cene a casa di Holly,con i manicaretti preparati dalle mani di Maggie che,quando era al corrente che il marito sarebbe presto tornato,era solita preparare enormi torte al cioccolato per la contentezza.Io non le rifiutavo mai.Patty invece,non avendo come lei diceva la mia stessa fortuna nel non ingrassare,preferiva mangiarne qualche briciola per poi fare il digiuno totale il giorno dopo.Si faceva dare tantissime ricette da Maggie,in modo tale da metterle in atto nel suo corso di cucina che frequentava a scuola.Per talento e per consiglio,stava diventando un’ottima cuoca.Riguardo i suoi sentimenti,lei mi confessò che preferiva restarsene buona ad aspettare che prima o poi qualcosa nella testa di Holly si sarebbe mosso e che lui si sarebbe accorto finalmente delle calorose attenzioni da parte della manager preferita.Era fermamente convinta quando lo diceva ed io non potevo che rimanere nel dubbio.Forse avrebbe avuto più fortuna lei,che a modo suo aveva dato grandi dimostrazioni verso il suo capitano,che io.Avrei potuto rincorrere Benji quante volte volevo,ma sarei tornata sempre al punto di partenza.A causa dei miei impegni scolastici,visto che avevo intenzione di studiare seriamente per alzare molto di più la mia media,il mister,sotto consiglio di Patty,accettò altre due aiutanti per la squadra.Una era Evelyn,la sua migliore amica con la quale non avevo mai avuto molto a che fare.A dirla tutta manco ci tenevo.Era graziosa a suo modo.Notai che Bruce nei suoi riguardi era fin troppo gentile e la cosa mi provocò un leggero fastidio.D’altronde ero stata l’unica ad essere al centro della sua attenzione.L’altro nuovo acquisto era Susy,una tipa piuttosto trasandata.Per un periodo pensavo seriamente che si faceva di qualche sostanza stupefacente per la troppa frenesia con cui faceva le cose.Soprattutto quando nei paraggi c’era Holly.Sotto sotto la cosa mi dava molto da riflettere.A queste toccò il lavoro sporco che consisteva nel pulire i palloni dopo averli recuperati uno ad uno ad allenamenti conclusi,e a lavare e stirare le divise.Tutto ciò sotto l’occhio vigile di Patty.Secondo Bruce era impressione,ma io credevo che loro non mi vedessero di buon occhio.Probabilmente il mio stato da prediletta per l’allenatore ed il rapporto che avevo col capitano e Bruce,dava loro del filo da torcere.A me bastava semplicemente ignorarle e limitarmi a salutarle quando ero costretta.Patty insisteva che dovevo cercare di creare con queste un tipo di rapporto amichevole.Ma io le rispondevo che a me bastava lei come amica e questo la faceva sorridere come una bimba.La mia bimba,la mia migliore amica.Lei soffriva un po’ del fatto che il tipo di rapporto che avevo con Maggie,non l’avevo con sua madre,con la quale c’era grande rispetto,ma sempre con una nota di distanza.Più volte le avevo spiegato che contro la madre non avevo assolutamente nulla,anzi,ma non era nata quella cosa al naturale come invece era capitato con Maggie.Era tutta una questione di feeling.E con la madre di Holly ne avevo da vendere.Era un pomeriggio come tanti quando stavo tornando dal mio laboratorio per dirigermi verso il campo della scuola.Come al solito,l’insegnante di tedesco aveva ritardato,aggiungendo alla lezione un quarto d’ora in più.I ragazzi erano intenti a giocare in campo.Quando Bruce mi vide si avvicinò correndo.Lo accolsi con un sorriso.Lui si fermò col fiatone
 
–“Vai dentro subito!Il mister deve parlarti”-
 
Sbattei le palpebre perplessa,poi annuii e mi diressi nell’ufficio,mentre lui tornava a giocare.Entrai direttamente senza bussare e ci trovai solo le tre ragazze intente a parlare animamente di qualcosa che le aveva eccitate.O forse Susy aveva passato loro della droga.
 
–“Che succede?”- chiesi,posando borsa e il resto.
 
Patty mi venne incontro con un gran sorriso
 
–“Il mister ha ricevuto una telefonata dalla Federazione Calcio Giapponese”-
 
La guardai invitandola a continuare
 
–“Tra qualche giorno si presenterà uno dei loro inviati per parlare direttamente con la squadra”- continuò.
 
–“Ah”- dissi –“e non si sa di cosa si tratta?”-
 
Patty scosse il capo,ma il solo fatto che veniva un componente della Federazione Calcio Giapponese,c’era da restare euforici.Forse avevano adocchiato il talento di Holly e volevano proporgli qualcosa.In passato rifiutò la borsa di studio della Toho,ma sarebbe stato solo un pazzo a declinare proposte molto più interessanti.
 
–“Dov’è il mister?”- chiesi,sedendomi comodamente sulla sua sedia che aveva dietro la scrivania,sfogliando il giornale presente.
 
–“E’ dovuto uscire per un impegno.Ci pensi Jody?Che cosa vorranno mai?”-
 
Patty si era seduta sulla scrivania,con le gambe che ciondolavano.
 
Alzai le spalle.
 
–“Secondo me c’entra qualcosa con Holly”- intervenne Susy,che era intenta a bere un caffè della macchinetta.
 
L’unica novità da lei portata.
 
 –“Può darsi”- dissi continuando a sfogliare il giornale,senza alzare lo sguardo verso di lei –“ma non è detto”-
 
Non mi piaceva dare soddisfazione alla gente.Figuriamoci con certa gente.Fossi stata in Patty,avrei tenuto gli occhi aperti.Qualche giorno prima avevo scoperto,grazie a lei,che Susy era la cugina di Clifford Yuma,il colosso della Hirado che provocò l’inizio del pericoloso infortuno di Holly.Motivo in più per cui non mi stava molto simpatica.
 
–“Ma si sa quando verrà questo inviato?”- chiese Evelyn che era intenta girare i canali della tv alla ricerca di un programma interessante.
 
–“Non che io sappia”- le rispose Patty –“Magari ce lo dirà il mister”-
 
Si mise a gambe incrociate sulla scrivania fissando anche lei la tv,mentre io allungai le mie per appoggiarci i piedi,impegnata a leggere un articolo sportivo.D’improvviso la porta si spalancò,ma non al punto tale da attirare la mia attenzione.Il mister era tornato e aveva con sé un mazzo di fiori in una mano e una busta nell’altra.
 
–“Jody fammi la cortesia di farti inviare i fiori a casa e non qui!”- esclamò.
 
Patty si alzò in piedi e fece un balzo dalla scrivania per prendere da mano del mister il mazzo di fiori
 
–“Ragazze quante volte devo dirvi di non maltrattare questa scrivania?”- ci rimproverò.
 
–“Questo è il secondo che ti arriva in una settimana”- disse Patty non curando il rimprovero.
 
Alzai lo sguardo spostando di poco il giornale per osservare i coloratissimi fiori tra le braccia della mia amica.Sospirai e tornai alla mia lettura.
 
–“I piedi!”- disse il mister,scacciando i miei piedi poggiati sulla scrivania con una mano.
 
 –E il mio giornale!”- mi strappò il giornale da mano e lo guardai con un sorriso divertito.
 
Poi mi alzai e lo feci accomodare sulla sedia dove lui sprofondò sospirando.
 
–“Voi ragazze mi farete diventare matto!”-
 
Ridemmo per quell’affermazione.Il mister era una brava persona,nonostante lo sguardo severo dietro i suoi occhiali.Scuro di pelle e con già i capelli bianchi,apparentemente incarnava il personaggio di zio cattivo delle commedie.
 
–“E’ da parte di Josh del laboratorio di tedesco”- disse Patty leggendo il biglietto,dopo aver sistemato i fiori in un vaso,accanto ad un altro che avevo precedentemente ricevuto.
 
Sbuffai prendendo una ciocca di capelli per arrotolarla attorno al dito
 
–“Gli ho prestato un libro una volta ed ora è impazzito!”- dissi scocciata
 
 –“Ma se sei tu a farglielo credere!”- disse Bruce che entrò magicamente in ufficio seguito da Holly e Ted.
 
Scoppiarono tutti in una fragorosa risata.Presi il giornale per lanciarglielo contro.Ma senza cogliere l’obiettivo.
 
 
 
Eravamo tutti nell’ufficio dell’allenatore ad attendere il tipo della Federazione Calcio.Avevamo liberato la stanza per sistemare una marea di sedie,lasciando solo la scrivania del mister.Tre bottiglie d’acqua erano state lineamente sistemate  di essa e la macchinetta spostata in un angolo,ma pronta all’uso in qualsiasi momento.I ragazzi erano seduti intenti a discutere sulla novità che avrebbe portato l’uomo in questione,mentre noi ragazze in piedi,per esaudire immediatamente ogni ordine del mister,che attendeva l’arrivo dell’uomo fuori.Patty chiacchierava del più e del meno con le altre due ragazze,mentre io me ne restavo poggiata con le spalle al muro e braccia incrociate,osservando mio cugino ed Holly che ridevano di qualche battuta fatta dal primo.Il mister era stato avvisato il giorno precedente di questa visita e subito abbiano dovuto organizzare,perché colti alla sprovvista.Per quel giorno io ed altri fummo costretti ad assentarci dalla lezione dei nostri rispettivi laboratori,ricevendo una sorta di giustifica da parte del mister,in modo tale da non avere spiacevoli conseguenze.Dopo qualche minuto di attesa la porta si aprì e subito piombò il silenzio nella stanza.L’uomo,piuttosto alto,con capelli lunghi fino alle spalle castani e un paio di occhiali scuri,entrò serio,seguendo il mister che lo fece accomodare dietro la scrivania.Questo ringraziando affermò di preferire restare in piedi per avere una migliore visuale.Cacciò dalla cartella che portava una serie di fogli.Li sistemò con cura sulla scrivania,poi alzò lo sguardo sui ragazzi seduti.
 
–“Ragazzi”- cominciò il mister –“vi presento il signor Kirk Parson della Federazione Calcio Giapponese.”- si fermò assicurandosi che tutti noi lo seguissimo.Si schiarì la voce e continuò –
“E’ venuto fin qui per parlarvi di un’importante iniziativa.Prestate attenzione!”-
 
Detto ciò,con un gesto della mano invitò il tipo a parlare.Questi lo ringraziò.Prese un paio di fogli e si pose,facendo qualche passo,dinanzi alla scrivania.
 
–“Salve a tutti.”- disse con tono deciso –“Inutile presentarmi visto che ci ha già pensato il vostro gentile allenatore Gunnell.Passiamo al sodo”- Lesse per qualche secondo ciò che stava scritto su uno dei fogli,poi rialzò lo sguardo –“La Federazione Calcio Internazionale ha deciso di aprire un campionato a livello mondiale per giocatori al di sotto dei quindici anni.Se mi trovo qui ora,è perché alcuni di voi saranno scelti per far parte della nazionale giovanile giapponese.”
 
Immediatamente si alzò un brusio,dove riconobbi la voce stupita di Bruce che si voltò a confabulare coi compagni seduti alle sua spalle
–“Ragazzi!Per cortesia silenzio!”- intervenne l’allenatore.
 
Quando la situazione si acquietò,Parson continuò con un sorriso
 
–“Il campionato si terrà a Parigi,in Francia,ma penso che questo lo sappiate.Comunque”- abbassò nuovamente lo sguardo per leggere qualcosa dal secondo foglio –“A breve i giocatori interessati saranno avvisati.Non so dirvi con quale mezzo.Purtroppo non siamo stati in grado di prendere subito delle decisioni,ma io e il signor Freddy Marshall,che ormai fa parte della Federazione,non vi faremo aspettare oltre.Tuttavia”- si fermò,spostando lo sguardo verso noi ragazze appartate di lato,come per non ingombrare.Avevo cambiato espressione dopo aver sentito il nome dell’allenaore di Benji. –“Posso dirvi con certezza che è stata scelta per l’occasione una persona che si occuperà di tutto quello che sarà necessario per la squadra.Diciamo una manager.Ecco.”-
 
Io e Patty ci guardammo interrogative.Lei alzò le spalle e all’unisono tornammo a guardare l’uomo.
 
–“Jodelle Harper giusto?”- chiese.
 
Gli sguardi di tutti si posarono su di me facendomi arrossire
 
–“Si”- risposi con un filo di voce,staccandomi dal muro e mettendomi dritta.
 
–“Sei la cugina di Bruce Harper,il difensore di questa squadra”- disse.
 
Automaticamente gli occhi si posarono su mio cugino che fece uno stupido sorriso imbarazzato per tutta quell’attenzione.Poco dopo si ripassò a me.
 
Parson avanzò –“Jodelle Arper,te la senti di diventare la manager della nazionale?”- 

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Capitolo 13
*** Avventura ***








*Ecco pronto per voi il nuovo capitolo.Spero che vi piaccia.Voglio ringraziare come sempre ogni singola persona,dalle mie amiche a quelli che conosco meno,per il supporto datomi,i mille complimenti e recensioni positive.Grazie a chi ha inserito questa storia tra le seguite,preferite e da ricordare.Grazie!Un bacio!*


A quella domanda non risposi subito.Non per mancanza di voglia,ma per mancanza di tempo.Patty,infatti,battè le mani eccitata urlando”Accetta”,facendo indietreggiare il povero Parson per la paura.Bruce si era alzato con un scatto gridandomi –“Che aspetti Jody?”- provocando una serie di fischi e applausi.Quasi come per liberarmi da quell’imbarazzante situazione annuii a Parson che con un sorriso allungò una mano per stringere la mia –“Benvenuta in squadra,Jodelle”- .Qualche giorno dopo questi mi consegnò la lista dei convocati ufficiali.Con piacere avvertii mio cugino Bruce,il mio capitano Holly e il nostro portiere Alan.Per quanto riguardava gli altri ci avrebbe pensato Parson ad avvertirli.Sarebbero stati miei futuri compagni di squadra Mark Lenders,Denny Yellow e Ed Warner della Toho.Philip Callaghan,Patrick Everett,Clifford Yuma(per la gioia di Evelyn),Ralph Peterson,un giocatore dell’Artic,e Tom Becker.Riguardo quest’ultimo Holly ne fu entusiasta,tanto da scrivergli immediatamente una mail alla quale ricevette subito risposta.Parson era stato alcuni giorni prima dell’incontro a Parigi,dove aveva proposto a Tom di entrare in nazionale.Dopo aver indugiato un po’,aveva accettato.Nella mail scrisse di attenderci con ansia in Francia,visto che erano ormai tre anni che non lo vedevamo.Parson mi diede anche una lista con nomi di calciatori stranieri che avrebbero partecipato al campionato mondiale,e tra i vari nomi riconobbi quelli di cui Benji parlò l’ultima volta che venne in Giappone.Karl Schneider,il Kaiser della Germania,il fantasista Pierre Le Blanch,che Tom doveva probabilmente conoscere,l’argentino Diaz ed altri ancora.Ma nell’informarmi sui vai giocatori,una domanda mi attraverso la mente come un fulmine.Era mai possibile che Benji non fosse stato convocato per la nazionale?I miei dubbi crebbero quando,alla conferenza stampa per la presentazione della nazionale organizzata dalla Federazione Calcio,Parson affermò che Freddy Marshall sarebbe stato il nostro mister.Aveva un lungo curriculum di esperienze,in quanto aveva allenato molte squadre straniere,principalmente europee,tra cui quella in cui aveva trovato un ingaggio per Benji.Sorpresi,ci informarono che Julian Ross,il principe del calcio dal cuore di vetro,avrebbe coperto il ruolo di vice-allenatore.Non era il caso di rischiare a causa del suo malessere che lo aveva fatto stare lontano dal campo per molto tempo.Parson ci avrebbe accompagnato in questa nuova avventura,ma restando al di fuori dello staff tecnico.Per la conferenza ci fecero vestire in modo elegante.I ragazzi con pantalone lungo,giacca e cravatta.Colore scelto,blu scuro.Io indossavo una gonna a tubino dello stesso colore con tacchi bassi,una camicia bianca e raccolsi i capelli in un morbido chignon sotto consiglio di mia zia.Per rendere il mio viso più consono alla situazione.Era la mia prima conferenza e dovevo fare una bella prima figura,almeno in apparenza.Quel giorno stesso scoprii che anche gli altri miei compagni della New Team come Ted Carter,Jhonny Mason e Paul Diamond avrebbero fatto parte della squadra.Furono convocati anche i gemelli Derrick,coi quali feci subito amicizia per la loro simpatia.Anche Lenders non era male,se sapevi prendere il toro per le corna.Anche se nel suo caso in quanto ad animali si parlava di tigre.Fuori dal campo erano tutti gentili e socievoli,probabilmente per la mancanza di tensione e rivalità che,invece,influiva sul gioco.Marshall affermò che prima di recarci a Parigi,avremmo passato un brevissimo periodo in Germania,per disputare un’amichevole contro la Grunwald,la squadra di Benji.Fui consapevole in quel momento,che volente o nolente,lo avrei rivisto,ma mi ero promessa di mantenere le distanze nel caso ci avessi avuto a che fare.Finita la conferenza,Marshall mi chiamò per parlare in privato.Non mi andava molto a genio,ma era il mio mister e non potevo far altro che cercare di andarci d’accordo.Finito il campionato non avrei avuto di nuovo a che fare con lui.Volle presentarmi Julian Ross,con il quale avrei avuto molto lavoro da eseguire.Entrambi,secondo il mister,avevamo buon occhio nell’osservare le tattiche e gli schemi adottati dai giocatori avversari.Il piano era unire le nostre forze per consentire ai nostri giocatori di giocare al meglio.Julian fu immediatamente cordiale,e mi strinse calorosamente la mano,presentandosi.Quando fummo congedati da Marshall,ci dirigemmo assieme fuori dalla stanza dove si era tenuta la conferenza,chiacchierando allegramente su quello che ci aspettava. –“Credo che ci troveremo bene insieme,Jodelle”- mi disse cortese.Gli regalai un ampio sorriso –“Ti prego chiamami Jody”- gli dissi.Julian rise –“Ok.Se insisti”- Gli spiegai che era stato molto tempo prima Bruce a darmi quel nomignolo,dato che il mio nome per intero non gli piaceva.Ormai mi ci ero abituata e quasi non davo più peso alla cosa.Ero stata la prima ad accettare con piacere il nuovo nome datomi da mio cugino.La nostra chiacchierata fu introdotta dall’intervento di Bruce che ci vide da lontano –“Hey ragazzi!”- Ci voltammo entrambi nella sua direzione.Lui,Holly e gli altri si erano riuniti fino a formare un gruppetto,discutendo animamente e per cogliere l’occasione di conoscersi meglio. –“Julian cos’è questa storia come vice allenatore?”- chiese senza preamboli Bruce.La sua domanda conseguì un silenzio immediato e tutti si concentrarono su Julian. –“Beh”- rispose –“non mi hanno potuto convocare come giocatore.Parson mi ha proposto questo incarico ed io ho accettato senza pensarci due volte!”- Ci furono una serie di commenti come “hai fatto benissimo” e “farai un ottimo lavoro”.Julian ringraziò tutti e continuò –“Almeno così potrò partecipare in qualche modo e godermi questa esperienza”- Furono tutti d’accordo con la sua affermazione.Bruce mi cinse le spalle con un braccio in una stretta mozzafiato –“E poi ad aiutarti ci sarà Jody.Anche se è una ragazza tu puoi trattarla tranquillamente come un maschio qualsiasi”- Risero tutti ed io cercai di pestare un piede a Bruce,che pronto grazie ai suoi riflessi,spostò il piede,facendomi mancare l’obiettivo.Ciò provocò altre risa e mio cugino mi liberò,dandomi poi un pizzico sulla guancia.Per fare la finta offesa,tolsi brusca la mano e misi il broncio. –“Bruce lasciala stare”- esclamò Holly.Lo guardai facendo un’espressione angelica.Mi avvicinai a lui,aggrappandomi al suo braccio.Uno dei gemelli Derrick fischiò e ci furono ancora risa. –“Non fraintendete la cosa”- disse Bruce –“non è lei la futura ragazza di Holly”- Ci furono dei versi sorpresi a mo di sfottò e questa volta scoppiai a ridere anch’io,nel vedere il volto di Holly infiammarsi per la vergogna.La nostra commedia fu bruscamente interrotta dal richiamo di Marshall che invitava Holly a raggiungerlo al piano di sopra. –“Holly raggiungici al bar dopo!Chi vuole fare uno spuntino?”- intervenne Philip.Nessuno si tirò indietro e ci dirigemmo tutti al bar per ingozzarci.Non ce ne era uno antipatico in quella combriccola.Persino il gigante Clifford,cugino di Evelyn,era molto simpatico,facendomi ricredere del tutto sulla sua persona.Oltretutto entrò molto in confidenza con Bruce,prendendolo in giro di continuo e affermando che mio cugino avrebbe riscaldato la panchina.Bruce che non si teneva nulla,gli rispondeva a tono che,se fosse stato per lui,penserebbe a mangiare di meno.Ma Clifford non si offese.Ridemmo molto quel giorno,ma purtroppo l’allegria non si trattenne a lungo.Holly ci raggiunse dopo un po’,scuro in volto e,quasi in lacrime,ci disse che il mister gli aveva vietato di partecipare al ritiro prima dei mondiali.Sia io che gli altri cercammo di risollevare il suo umore,affermando che doveva pensare prima alla sua salute per partecipare con noi al campionato più forte di prima.Un po’ alla volta,il suo stato d’animo si risollevò,grazie anche all’intervento di Patty che,la sera stessa,raggiunse me,Bruce e Holly al ristorante di mia zia,con l’intento di offrirgli una cena.Mentre stavamo cercando di consolare Holly tra stupide battute ed altro,mia zia si intromise dandomi una lettera che era stata trovata nella cassetta fuori la porta. –“Per te,da parte di un certo Josh”- disse.Me la mollò in mano e sgattaiolò nel retro,in cucina.Rimasi imbambolata a fissare quella lettera che mantenevo.Dopo qualche istante di silenzio tutti,eccetto io,ridevano a crepapelle.Avrei giurato di sentire da lontano una risata soffocata che proveniva dal retro.Sospirai sconfitta da quell’umiliazione e sorrisi nel vedere Holly ridere con le lacrime agli occhi.Almeno una cosa buona quel Josh l’aveva fatta.Per le due settimane successive,ci dedicammo agli ultimi impegni scolastici e alla nazionale.Quest’ultima nell’ultimo periodo si riuniva spesso,per giocare delle amichevoli.Una contro una squadra under diciotto,dove giocavano colossi universitari.L’altra contro la Toho,la squadra di Lenders.In entrambe le occasioni,la nazionale vinse grazie alle doppiette di quest’ultimo,convincendo Julian di uno schema d’attacco che mi aveva mostrato.Dovevo ammettere che le sue capacità di vice allenatore non avevano deluso.Marshall mi ordinò di restare al fianco di Holly fino al giorno della partenza per la Germania.Per lo studio tecnico Julian avrebbe arrangiato tranquillamente da solo.Le nostre forse erano necessarie a campionato iniziato.Così,mentre la mia nazionale era intenta ad allenarsi e giocare le sue amichevoli,io accompagnavo Holly costantemente dal medico della squadra,un uomo simpatico e cortese che,con molta pazienza,si occupò del problema alla spalla.Il dottore affermò che Holly avrebbe potuto partecipare senza preamboli al campionato mondiale.Tuttavia,dopo ogni visita questo sembrava sempre scoraggiato.L’unica cura era Patty.Non sembrava che quella cosa nella sua mente di cui Patty mi parlò si sbloccasse del tutto,ma il fatto che cercasse lei ad ogni difficoltà mi faceva pensare che,forse,le speranze della mia amica non erano del tutto inutili.In quei giorni,non mancavano mai i miei pensieri su Benji.Consapevole di doverlo incontrare,non ero sicura di riuscire a rimanere indifferente dinanzi alla sua presenza.Ma dovevo riuscirci.Tanto che non avrebbe mai avuto occhi per una come me.A facilitare le cose nell’ultima settimana prima della partenza,fu un breve rientro a casa di Micheal,il padre di Holly,che sembrò riuscire far tornare il sole dopo la tempesta iniziale.Purtroppo né io né Bruce passammo molto con lui,impegnati più che mai nei nostri nuovi ruoli,ma almeno c’era Patty.Ero molto dispiaciuta di cominciare quell’esperienza senza di lei.Per un paio di volte avevo anche pensato che chi meritava realmente quell’opportunità non ero io,ma lei.Patty era tifosa e sostenitrice della squadra da molto prima del mio trasferimento.Gli ultimi giorni a Nankatsu,mentre ero intenta a preparare i bagagli,lei che se ne stava seduta sul mio letto ad osservarmi.Quando mi accorsi dell’insistenza del suo guardo,le chiesi cosa avesse.Lei alzò le spalle e sospirò –“Mi mancherete.Tutto qui”- L’abbracciai calorosamente –“Anche tu!E’ ingiusto partire senza te”- Quando ci sciogliemmo dall’abbraccio mi guardò seria –“Tieni d’occhio Holly.Non deve innamorarsi di nessuna francesina”- mi disse puntandomi l’indice contro.Anche il mio volto assunse una seria espressione e annuii –“Tranquilla”- le dissi.Ci fu un attimo di silenzio in cui una squadrava il serio volto dell’altra.Poi scoppiammo a ridere.Continuai a preparare la mia valigia e lei notò che stavo cercando di sistemare un particolare vestito. –“E questo?”- mi chiese. –“Ah”- risposi –“Marshall mi ha avvertita che probabilmente organizzeranno una sorta di festa galante per l’inizio del campionato.Non mi piace granchè”- Annuì e non disse altro.
 
 
 
 
Mi voltavo spesso nel guardare Holly che,da lontano,ci osservava allontanarci.Era venuto in tempo prima dell’imbarco,per poterci salutare e affermare che ci avrebbe raggiunto a Parigi.Mark gli regalò la maglia della nazionale col numero dieci,provocando in lui un’emozione tale da  farlo piangere.Cercavo di rincuorarmi nel sapere che presto ci avrebbe raggiunto in Francia.Ma prima di Parigi,la nostra prima tappa era Amburgo.Non saremmo rimasti per più di un paio di giorni,il tempo di disputare un’amichevole contro la Grunwald.In aereo il mio posto era accanto a quello di Julian che,avendo il finestrino vicino,mi permetteva di tanto in tanto di sporgermi per guardare le nuvole.Bruce era seduto la fila dietro tra Philip e Clifford,e si fece l’intero viaggio a sonnecchiare.Io,invece,approfondii la mia conoscenza con Julian.Mi raccontò del brutto periodo passato a riprendersi dopo l’ultima partita giocata con la sua squadra.Gli faceva male stare lontano dal campo da calcio,ma resisteva sperando in cuor suo di giocare il prima possibile.Mentre mi raccontava,notai che nominava spesso il nome di Amy,la manager della Mambo,con cui non avevo nessun tipo di conoscenza,se non di vista.Quando glielo feci notare,lui arrossì come un peperone,provocandomi una risata.Per togliersi da quella posizione d’imbarazzo chiese di me.Gli raccontai un po’ della mia quotidianità,dagli impegni scolastici a quelli calcistici.Del paio di ammiratori che mi ritrovavo e del mio rapporto con Bruce e Holly.Di come i miei zii si commossero nel sapere che io e il figlio avremmo partecipato ai mondiali.Ma non aprii bocca sui miei genitori.Da ragazzo intelligente,non mi chiese nulla a riguardo e le nostre conversazioni proseguirono tranquillamente fino all’atterraggio in Germania.Arrivammo a Berlino e in fretta prendemmo i bagagli per imbarcarci sull’aereo per Amburgo.Dopo due ore,atterrammo e un bus messo a nostra disposizione ci portò in albergo.Marshall mi aveva avvertito che sia in Germania che in Francia,avrei avuto una camera singola.Ero l’unica ragazza del gruppo e non potevo,secondo la sua opinione,dividere la stanza nemmeno con Bruce.Avrebbe giocato la mia privacy.Contento lui.La prima notte all’estero,la passai quasi in bianco.Un po’ per il fuso orario e un po’ per il fatto che,il giorno dopo,avrei rivisto Benji.Il mister consegnò a me e Julian,durante il viaggio,la lista dei giocatori che avrebbe composto la formazione della squadra tedesca.Come portiere,avrebbe giocato Benji.Dovevo rimanere fedele alla mia promessa.Resistere pochi giorni,trattandolo con sufficienza.A quanto avevo capito,non era stato convocato per la formazione della nazionale,quindi dopo l’amichevole,non l’avrei rivisto per molto.Dormii giusto qualche ora per essere poi svegliata bruscamente da Bruce,che col suo bussare poteva quasi sfondare per terra la porta.Mi sentivo rimbambita,ma mi feci forza e mi alzai.Mi preparai in poco tempo indossando la tuta della nazionale,con tanto di felpa.Avevo piuttosto freddo,nonostante eravamo a inizio di giugno.Eppure in Giappone ero abituata al clima umido.Bevvi un semplice caffè a colazione,al tavolo occupato dall’intera squadra.L’hotel si trovava vicino al centro sportivo dove la squadra tedesca ci stava aspettando,quindi non ci mettemmo molto ad arrivare.Il centro sportivo della Grunwald era spettacolare. –“Accidenti ragazzi”- disse Bruce quasi sottovoce per lo stupore. –“Questo centro appartiene totalmente alla Grunwald?”- chiesi al mister. –“Si”- mi rispose –“hanno quindi campi da calcio,più uno da tennis e rugby”- Ci fu un mormorio di commenti positivi. –“Benji si è potuto allenare qui per tre anni!”- esclamò Ted.Il sentirlo nominare mi provocò un brivido.Ma non era niente in confronto alla morsa allo stomaco che ebbi un istante dopo.Dopo l’affermazione di Ted,alle nostre spalle qualcuno disse un “Puoi dirlo forte”,facendo voltare tutti.Indossava la tenuta sportiva della Grunwald,col suo inseparabile cappello.Il suo sorriso era capace di sciogliermi,a dovevo controllarmi. –“Ciao Benji!”- Bruce e gli altri della New Team gli andarono incontro,felici di rivederlo. –“Ma guarda”- disse Benji –“hanno scelto anche te Bruce?”- Mio cugino lo guardò corrucciato –“Che vorresti dire?Che non lo meritavo?”- Scoppiarono a ridere,mentre io rimanevo nella mia posizione di cera,tra Marshall e Julian.Mark avanzò verso il portiere –“Come va Benji?”- chiese con un tono di sfida e un sorriso beffardo.Benji ricambiò tono ed espressione –“Va tutto a meraviglia Mark.Te invece?”- Mark indugiò un po’ –“Bene.Mi sono duramente allenato e come promesso ti segnerò da fuori area”- Benji rise –“Va bene.Vedremo nella partita di oggi”- I ragazzi scherzarono sulla sfida che era nata tra i due,facendo commenti e fischi di incoraggiamento.Persino Marshall rise di gusto nell’assistere a quella situazione.Dopo un po’,il portiere posò lo sguardo su di me.Ero rimasta impassibile e mi sforzavo molto nel restare indifferente. –“Se non sbaglio”- disse avvicinandosi –“anche un’altra persona mi ha promesso di segnarmi da fuori area”- Potei sentire gli sguardi di tutti addosso. Lo fissai senza batter ciglio. –“Jodelle”- intervenne Marshall alla mia sinistra,sorpreso –“Non sapevo giocassi”- Alzai le spalle con fare indifferente –“E non se la cava male,la ragazzina”- gli disse Benji,sorridendo.Allungai gli angoli della bocca a mò di sorriso.Il suo,invece,scomparve,lasciando posto ad un’espressione perplessa. –“Avanti Benji!”- Ancora una volta Bruce richiamò l’attenzione –“Portaci a fare un giro turistico”- Lui smise di fissarmi e si voltò in direzione di mio cugino annuendo.Si avviò e tutti lo seguirono.Restai ferma sul mio posto,con la testa piena di pensieri.Il primo round era andato.Ero riuscita a rimanere fredda ed impassibile. –“Jody?”- Julian mi risvegliò dalle mie riflessioni.Era già avanzato,ma si accorse della mia assenza –“Si!Vengo!”- gli dissi con un sorriso,affiancandomi a lui.In quell’istante cominciai a sentire la mancanza di Patty.Quanto mi costava quel portiere
 
 
 

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Capitolo 14
*** Un soggiorno impegnativo ***


*Spero di non avervi fatto attendere troppo e che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!Grazie alle mie amiche che non smettono mai di recensire e a tutti quelli che seguono!Un bacio a tutti e buona lettura!*
 
Quel pomeriggio la mia nazionale ebbe una durissima sconfitta.Il morale era sotto i piedi.Senza Holly,non c’era un gioco lineare,e nonostante i talenti come Mark o Philip,la Germania ci aveva battuto segnando cinque reti consecutive.Vidi per la prima volta il famoso Kaiser,un ragazzo altissimo e bellissimo,dai biondi capelli e gli occhi azzurri.Quando lo vidi rimasi letteralmente a bocca aperta.Per non parlare della sua capacità di gioco.Era uno dei migliori che avessi mai visto.Non credevo che le voci fossero così veritiere nei suoi riguardi.Segnò una tripletta e provocò un piccolo inA farmi sentire,poi,peggio di come stavo,fu il fatto che Benji,durante la partita,aveva incitato la sua squadra deridendoci.Ci aveva chiamato dilettanti e squadra mediocre.Ciò aveva scatenato l’ira di Mark e per poco non succedeva una rissa.Unico spiraglio di luce fu la venuta improvvisa di Holly,che ci aveva raggiunto facendoci una sorpresa.Il medico gli aveva consentito di anticipare la partenza,così,piuttosto che dirigersi direttamente a Parigi,aveva deciso di venire ad Amburgo.Nonostante ciò,il buon umore era durato poco e a pezzi la squadra se ne andò negli spogliatoi a leccarsi le ferite.Non ebbi voglia di sentire le loro lamentele.Ma Benji si era rivelato un arrogante senza ritegno,per offendere senza indugi i suoi vecchi amici.Non credevo che la Grunwald lo influenzasse al tal punto.Eppure non riuscivo a comprendere.Quando era rimpatriato,tutto sembrava fuorché uno sbruffone.Lo avevo anche considerato maturo,ma effettivamente mi stavo sbagliando.Motivo in più per stargli alla larga.In fondo,un paio di giorni,e non lo avrei rivisto per molto tempo.La mia autostima,infine,era come morta.Mi avevano sempre lodato per le mie capacità di osservazione,ma mi ero resa conto,che al di fuori del mio paese non valevo nulla.Se non avevo modo di studiare i calciatori,non potevo rendermi conto delle loro potenzialità al momento opportuno.Forse persino il mister mi aveva sopravvalutata e quel ruolo non era adatto a me.Avrebbero dovuto scegliere qualcuno molto più competente e con esperienza.La sera in albergo,ce ne stavamo quasi tutti nell’immenso salone.Nessuno aveva voglia di discutere della brutta figura subita.Anche in Giappone seppero,dato che ognuno di noi era costretto a chiamare i proprio genitori,nel mio caso zii,per avvertirli anche se e quando andavamo in bagno.Durante l’incontro Julian aveva segnato qualche appunto,mostrandomeli.Non sarebbero,però,serviti a molto,se la mia squadra non si fosse riscattata.
 
–“La mancanza di Holly si avverte in campo”- affermai.
 
Julian annuì e si alzò dal comodo divano,riprendendosi le schede.
 
–“Ci riprenderemo la rivincita vedrai”- mi disse,poi si avviò in ascensore senza aggiungere altro.
 
Bruce aveva trovato grazie all’aiuto della tizia della hall un gioco di società,dove tutti quelli col cervello di bambino,partecipavano animamente e tra questi non mancarono i gemelli Derrick e Clifford.Se non altro era un modo per distrarsi.Holly,seduto al mio fianco,girava i canali della tv satellitare,senza riuscire a trovare un programma con una lingua che riuscisse a comprendere.Io,invece,non sentendo bene il volume della televisione,leggevo i titoli dei vari programmi,traducendoli a mente.In quel momento pensai che se avessi saputo,avrei trovato un’altra attività extra,piuttosto che fissarmi col tedesco per mantenere vivo il mio amore platonico.Nessuno aveva parlato della rissa che si era quasi venuta a creare,in primis Mark che se ne stava chissà dove ad indugiare su stesso.Come me,credo che nessun altro si aspettasse un comportamento come quello che aveva avuto Benji durante la partita.Il pensiero mi faceva innervosire.Così mi alzai e presi la felpa che Bruce si era tolto nell’euforia del suo gioco da tavola e poggiato sul divano accanto.Uscii fuori a prendere un po’ d’aria.Faceva piuttosto fresco la sera,più di quanto non sentissi normalmente durante il giorno.Quel tipo di clima probabilmente non era adatto alle mie ossa.Entrai nell’ampio giardino di proprietà dell’hotel facendo una passeggiata,persa nei miei pensieri.Poco dopo trovai Mark che dava calci furenti ad un pallone,preso da non so dove.Questi rimbalzava su un povero albero e tornava nel punto in cui era stato calciato.Come immaginavo,stava indugiando sui suoi errori.A quanto pare faceva parte del suo carattere,l’autopunirsi.Solo dopo qualche minuto si accorse della mia presenza.Osai quasi dire che stesse arrossendo nel momento in cui si era accorto che lo stavo guardando,come un oggetto da studiare.
 
–“Non mi ero accorto che eri qui”- disse prendendo il pallone sottobraccio e avvicinandosi.
 
Gli andai incontro sorridendo –“Ho notato”- gli dissi -“Sei arrabbiato vero?”-
 
Abbassò lo sguardo annuendo.Gli poggiai una mano sulla spalla.
 
–“Abbiamo sbagliato tutti Mark,non solo tu”-
 
Tornò a guardarmi e,vedendo il mio sorriso di conforto,mi ricambiò.Gli presi la palla e mi incamminai nel punto in cui stava tirando.
 
 –“Dai giochiamo un po’”- gli intimai.
 
Mi guardò perplesso,ma poi mi seguì in silenzio.
 
–“Hop”- tirai il pallone verso di lui con un leggero calcio che prese ad occhi chiusi.
 
–“Dovresti tirare più forte”- disse,ripassandomi il pallone con delicatezza
 
–“Non vorrei farti male”- gli dissi ripassandogli a mia volta la palla –“Siete tutti sotto la mia tutela”-
 
Riuscii a farlo ridere per quell’affermazione.Continuammo a palleggiare zitti,ma sembrava che quel piccolo gioco riusciva nel mio intento di farlo rilassare.Non continuammo a lungo,poiché fummo interrotti da un terzo incomodo che stava assistendo alla scena.Stranamente si trovava senza berretto,ma sempre vestito di tenuta sportiva.
 
–“Ah Benji”- disse Mark interrompendo i passaggi.
 
La palla rimase sotto il mio piede,mentre io scrutavo il nuovo arrivato.
 
–“Come mai sei qui?”- gli chiese la Tigre avvicinandosi a lui.
 
Si sfilò le mani dalle tasche,passandosene una tra i capelli.
 
–“Marshall mi ha chiamato per vedermi.E’ in camera sua?”-
 
Mark non gli rispose subito,e lo fissò.Poi con un’alzata di spalle rispose indifferente
 
–“Se io sto qui cosa posso saperne?”-
 
 Dopodichè si congedò,dicendomi che sarebbe rientrato in camera.Annuii sorridendogli,poi cominciai a palleggiare da sola,convinta del fatto che Benji l’avesse seguito.Ed invece lui era dove l’avevamo trovato,a fissarmi mentre giocavo con me stessa.Si avvicinò ed io smisi di palleggiare spostando il mio sguardo sul suo viso.All’ombra della luna lo trovavo bellissimo. –
 
“Tre anni fa facesti lo stesso con me”- disse –“Ora è lui il tuo amico di giochi?”-
 
Sbattei le palpebre non capendo dove volesse arrivare.
 
–“Sei geloso forse?”- gli chiesi e tornai a palleggiare da sola.
 
Con una mano,Benji s’impossessò della palla,interrompendo la mia giocata.
 
–“No”- disse –“ma ho come l’impressione che tu ce l’abbia con me”-
 
Scostai i capelli,cercando di riprendermi dalla sorpresa di quell’affermazione
 
–“Perché pensi questo?”-
 
Si portò la palla sottobraccio.
 
–“Oggi sei stata così fredda.Eppure se non ricordo male l’ultima volta che ci siamo visti mi sei corsa dietro”-
 
Sospirai,un po’ offesa da quello che aveva detto
 
–“Strano non avere il cagnolino che ti corre appresso,vero?”- chiesi ironica.
 
Lui scosse il capo facendo un’espressione sconcertata
 
–“Come sei cinica Jody”- disse –“
 
E tu arrogante”- ribattei.
 
Rise
 
–“Arrogante io?Non sono stato io quello che si è promesso di segnarmi da fuori area”- affermò
 
–“Non sono stata io quella che ha deriso i suoi amici”- dissi pronta,incrociando le braccia.
 
Rimase muto,e ci squadrammo a vicenda
 
–“Ho dovuto per spronarli”- disse.Fu il mio turno a ridere
 
–“Ci sono modi e modi di spronare le persone,Benji”-
 
Scosse nuovamente il capo
 
–“Me l’ha chiesto Marshall”- disse.
 
Alzai gli occhi al cielo –“Si”- dissi –“diamo la colpa al mister adesso”-
 
Rimanemmo in silenzio per un po’.Poi mi consegnò il pallone.
 
–“Sbaglio o dovevi farmi vedere quanto sei diventata brava?”-
 
Lo fissai scura in volto.Poi gli riconsegnai il pallone
 
–“Stavolta gioca da solo,Benji”-
 
E mi allontanai,dirigendomi dritta in albergo,senza che potesse dire altro.
 
 
 
 
 
Guardavo un punto nel vuoto,seduta sugli spalti.Holly poggiato sulla ringhiera,in silenzio come
me,ad osservare i giocatori della nazionale italiana in campo,intenti ad allenarsi..Holly sbuffò attirando la mia attenzione.Ma non gli chiesi nulla.Lui si voltò
 
–“Non vedo l’ora di giocare”- disse con uno sguardo afflitto.
 
Chissà quanto tempo ci sarebbe voluto prima che Marshall gli avrebbe permesso di giocare nuovamente.Non sapendo cosa dirgli,sospirai e mi alzai affiancandolo e guardando il campo.Restammo in un religioso silenzio.
 
–“Holly!”- una voce ci risvegliò.
 
Benji ci aveva raggiunto e sorridente,si avvicinò.
 
–“Benji”- disse Holly incredulo –“cosa fai qui?”-
 
Rise –“Dovrei chiedertelo io,non dovresti giocare contro la nazionale italiana?”-
 
Sospirai forte e tornai a sedermi.Anche gli italiani avevano deciso di passare un breve periodo ad Amburgo,poiché si era saputo che,il presidente del centro sportivo tedesco,essendo amico dell’allenatore italiano,gli aveva proposto del soggiorno,una volta saputo che noi giapponesi ci saremmo presentati.
 
–“Il mister non vuole farmi giocare”- rispose Holly scontento –“Vuole essere prudente”-
 
Benji fece un’espressione tra lo stupito e l’arrabbiato. –“Si ostina ancora a non farti giocare?”- chiese.
 
Sospirai nuovamente
 
–“Ti ricordo”- dissi attirando daentrambi le loro attenzioni –“che ha subito un grave infortunio alla spalla.Vogliamo forse fargli finire il campionato prima del tempo?”-
 
Sul loro volto comparve un’espressione perplessa.Benji parve riflettere un attimo
 
–“Nonostante la brutta figura con la Grunwald vi ostinate a non farlo giocare.Non avete nessuno degno che lo sostituisca”- ribattè.
 
Alzai un sopracciglio,guardandolo torva.Non solo ci aveva deriso,ma in quell’istante stava facendo anche il maestrino.Con me.
 
–“Ovvio”- dissi con un antipatico tono –“nessuno può sostituire un talento come Holly.E quei pochi che possono competere con lui,come Mark o Philip,non sono abituati a giocare nel suo ruolo.Non ci vuole mica un genio”-
 
Holly era rimasto sorpreso dal mio modo di fare.Probabilmente in tanto tempo che ci conoscevamo,non mi aveva vista agguerrita in molte occasioni.E quel momento era da immortalare.
 
–“E’ tutto ok Jody”- mi disse.Poi si rivolse a Benji –“Oggi giocheranno meglio”- affermò.
 
Benji sospirò –“Ne nei proprio sicuro?”-
 
Notai che i miei compaesani stavano rientrando in campo,uno più allegro dell’altro,ironicamente parlando.Mi ero stufata di sentire i suoi negativi giudizi,così mi alzai e con fare noncurante,senza guardarli in faccia,mi diressi a raggiungere la squadra.Stavano tutti contemplando gli italiani,che in quanto a fisicità,non avevano molto da invidiare agli altissimi tedeschi. 
 
–“Non mi va di fare un’altra brutta figura”- affermò Clifford,osservando la squadra avversaria con timore.
 
Bruce fece un sospiro sconsolato –“Dopo i tedeschi gli italiani.Anche questa non sarà una partita facile”- disse mogio.
 
Gli passai una mano sulla schiena per consolarlo.Poco dopo ci raggiunsero Holly e Benji,quest’ultimo accolto con sorpresa
 
–“Che ci fai?”- chiese Philip.
 
Benji fece un sorriso beffardo e si sistemò il berretto –“Difenderò la porta”- affermò.
 
Tacquero tutti guardandolo interrogativi.
 
 –“Parteciperò anch’io al campionato del mondo,insieme a voi.Come portiere”- continuò. –
 
“Cosa?”- esclamò Ed,che si sentì subito minacciato da ciò che avevamo appena scoperto.
 
–“Cosa?”- ripetei io,scioccata,lasciando perdere totalmente le consolazioni per mio cugino.
 
Lui non disse altro a riguardo,limitandosi ad osservarci.
 
–“Dov’è il mister?”- chiese,dopo qualche minuto di silenzio.
 
–“A parlare con l’allenatore italiano”- gli rispose Philip
 
–“Perché Holly non trova spazio nella squadra?”- chiese ancora,dandogli un breve sguardo al suo fianco.
 
–“Spazio?”- chiesi,quasi adirata.
 
Lui mi fissò di nuovo
 
–“Ma quale spazio!”- cominciai ad alzare la voce,attirando perfino le attenzioni degli italiani poco distanti –“Te l’ho detto ha avuto un grave infortunio!Si deve aspettare!”-
 
Gli altri annuirono convinti anche loro delle mie parole.
 
–“Perché?”- ribattè Benji.
 
Proprio non voleva comprendere.
 
–“Perché il mister ha deciso così e basta!”- intervenne Mark,al quale pure sembrava stesse per saltargli la mosca al naso.
 
Incrociai le braccia,guardando il portiere furiosa.
 
–“E’ un idiozia!”- esclamò.
 
Spalancammo la bocca per quell’affermazione.
 
 –“Idiozia?”- cominciavo a sentire le guance prendere fuoco.Stava davvero esagerando.
 
Mi avvicinai minacciosa,ma Bruce mi cinse la vita con le sue braccia trattenendomi.Era la seconda volta in due giorni che Benji rischiava seriamente di sentire le mani addosso.Allungando il braccio sinistro,indicò la squadra italiana
 
–“Loro stanno ridendo di voi.Senza Holly non potete nulla”-
 
Guardammo gli italiani che,effettivamente,ci stavano osservando divertiti.Esasperata mi liberai dalla stretta di Bruce e andai a sedermi in panchina,dove Julian stava scrivendo qualche appunto.Con un sonoro sbuffo mi sedetti e lui mi guardò curioso per quel mio stato.Non mi chiese nulla e tornò al suo lavoro.Dopo un po’ Holly si sedette alla mia sinistra,osservando nuovamente il campo,pensieroso.Mi toccavo i capelli nervosa,battendo il piede per terra a ritmo e guardavo Benji allontanarsi dal resto della squadra per venire a sedersi in panchina.Precisamente alla mia destra.Quando si sedette,istintivamente mi spostai quasi attaccandomi ad Holly che si voltò a guardarmi senza capire.Solo dopo una ventina di minuti,il mister tornò,richiamando Julian e chiedendogli di far avvicinare tutti gli altri.Annuì
 
–“Ragazzi venite qui per favore!”- a voce alta chiamò tutti e questi si avvicinarono alla panchina.Il mister si assicurò che eravamo tutti presenti,poi parlò –“Torniamo in albergo!”-
 
Stupiti,cominciammo a tormentarlo di domande.
 
Scattai in piedi avvicinandomi a lui e gli tirai una manica della camicia –“Ma perché?”-
 
Si levò gentilmente dalla mia stretta e scosse il capo
 
–“La squadra italiana si rifiuta di giocare”-
 
La cosa ci lasciò basiti.
 
–“Per quale motivo?”- chiese Bruce.
Il mister lo guardò per un secondo fisso.
–“Non vogliono sporcarsi le maglie con dei dilettanti.Su andiamo in albergo”- disse.
 
–“Ma chi si credono di essere?!”- esclamai,furiosa il doppio di come ero prima.
 
–“Hanno detto questo?”- chiese Bruce incredulo.
 
Tutti si girarono a guardare i giocatori della squadra italiana,che avevano ancora lo stupido sorriso dipinto sul volto.
 
–“Come si permettono di trattarci in questo modo?”- esclamò Philip furente.
 
Alcuni italiani cominciarono ad avviarsi fuori dal campo,uno di loro ci salutò con la mano,a mò di sfottò.
 
–“In tanti anni di calcio non ho mai visto un comportamento così vergognoso”- disse Benji,almeno arrabbiato quanto gli altri e me.
 
–“Dannazione!”- esclamò Mark,quasi urlando.
 
Poi accadde tutto in un attimo.Holly era corso in avanti,con la palla ai suoi piedi.Cominciò a correre nella direzione degli italiani.
 
–“Holly”- urlai correndogli dietro –“ti farai male!”-
 
Ma lui non demordeva –“Lo vedremo se ne varrà la pena!”- urlò.
 
I componenti rimasti della squadra italiana si voltarono curiosi e lo videro correre loro contro.Uno di questi cercò di marcarlo,senza riuscirci.A quel punto,stupita,mi fermai dall’inseguimento e fissai la scena che si stava creando.Altri tre marcatori cercarono di bloccare la sua corsa,ma fecero altrettanto fiasco.Bruce,Ed e altri corsero sulla linea per seguire da vicino,senza invadere il campo. 
 
–“Vai così Holly!”- esclamò mio cugino.
 
Dopo aver superato gli altri marcatori,Holly corse dritto verso la porta,dove un biondo portiere si era messo in posizione pronto per parare.Solo che non parò.Gli tirò un potente e secco tiro,che andò direttamente in rete,lasciando il portiere di stucco ed immobile nella posizione da lui assunta precedentemente.Gli italiani erano senza parole.Bruce raggiunse Holly in campo abbracciandolo,seguito dagli altri che si complimentarono con lui per l’azione.Raggiunsi quell’abbraccio umano che si era venuto a creare,sorridendo.Il mio amico aveva dato una dimostrazione che anche il Giappone poteva essere temuto.Mark e Philip,che avevano assistito dalla panchina,si avvicinarono
 
–“Non importa se sei stato infortunato”- disse Mark–“la tua presenza è fondamentale!”-
 
A malincuore dovetti annuire.
 
–“Lo avevo detto”- alle mie spalle,Benji ci aveva raggiunto –“Non potremo fare a meno di Holly”-
 
Mi voltai a squadrarlo e vidi il solito arrogante sorriso sul suo volto,mentre si osservava con gli occhi vittoriosi.Ridussi i miei a due fessure,poi me ne tornai in panchina.
 
Il giorno dopo,sarebbe stato l’ultimo per il nostro soggiorno tedesco,e nel pomeriggio,avremmo disputato un’altra amichevole.Nostra avversaria era la Routborg,una squadra tedesca che aveva acquistato da pochissimo tempo Karl Heinz.Mi ero informata il giorno precedente riguardo i calciatori tedeschi che avrebbero partecipato al campionato mondiale.E Karl era uno di quelli.Aveva allegramente nominato il suo tiro,quello che aveva calciato per ben tre volte due giorni prima contro di noi,il tiro del fuoco.Non riuscivo a capire il motivo per cui lui ed altri dovessero necessariamente battezzare le loro azioni.Contenti loro.Con lui ci sarebbe stato Herman Kaltz,amico stretto di Benji da come avevo anche se di poco notato,che contro di noi fungeva da fulcro da cui partivano le azioni,tra cui anche quelle del biondo capitano.Dal fisico massiccio,simile a quello di Clifford,era in grado di mettere una barriera tra il calciatore e l’area da difendere.Sia lui che Karl mi davano un senso di antipatia,per il loro modo di fare freddo.Mi chiesi come Benji era diventato loro amico.A quanto mi aveva raccontato,ce ne era voluto un po’ prima di stringere amicizia,ma una volta divenuti amici non si erano più persi di vista.Al punto tale che l’estate scorsa avevano passato assieme le vacanze.Sicuramente Karl soffriva della situazione famigliare.Leggendo qualche articolo in madre lingua,a colazione,mi informai sul padre di Karl.Ex giocatore della nazionale tedesca.Fu esonerato dall’Amburgo a causa di un litigio e la stampa in quel periodo non ne parlò molto bene.Ciò aveva portato al divorzio con la moglie,madre di Karl.Al momento era alla ricerca di un aggancio per potersi riscattare.Nel frattempo ci stava pensando il figlio.Questi se ne stava seduto sugli spalti,accanto a Benji,con cui  confabulava senza mai togliere gli occhi di dosso ad Holly,che si stava riscaldando in campo.Era il suo primo giorno con la maglia della nazionale,dato che finalmente Marshall gli aveva consentito di giocare.Osservai Benji le cui attenzioni erano rivolte alle chiacchiere con l’amico tedesco.Le cose non sarebbero andate come io avevo previsto.Avrei dovuto vederlo per tutta la durata del campionanto,visto che ci aveva dato la notizia bomba riguardo la sua entrata in squadra.La sera prima avevo chiesto spiegazioni al mister,il motivo di tale decisione e come mai né io né Julian ne eravamo al corrente.Julian al mio fianco annuiva non proferendo parola.Marshall si limitò a rispondere –“Perché ho deciso così”- Risposta secca che non richiedeva altre interferenze.Mi sedetti in panchina.Julian aveva pronte carta e penna per segnare di tutto,mentre il mister restava seduto tranquillamente alla mia sinistra.Mi aveva incaricata per quel giorno di occuparmi di eventuali infortuni e avevo preparato il kit di pronto soccorso.Visti i comportamenti nei nostri riguardi,non sapevamo mai cosa aspettarci.Ma di certo un brusco infortunio su uno dei nostri calciatori non ci avrebbe sorpreso.L’arbitrò fischiò l’inizio della partita.Anche se si trattavano di soli pochi minuti,già si vedeva ad occhio un modo di agire della squadra totalmente diverso rispetto al precedente.Holly guidava facilmente il gioco,seguito in continuazione da Mark e Denny,che gli coprivano le spalle.Bruce in difesa aveva ripreso tutta la sua energia e voglia competitiva.Clifford,insieme a mio cugino,era una vera e propria barriera umana.Dopo i primi quindici minuti,Holly corse in avanti,con Mark a seguito.Ci furono vari passaggi tra i due,con l’intento di scartare i marcatori che senza successo cercavano di bloccarli.Un ultimo passaggio di Mark per Holly,gli permise di segnare.Julian segnò sulla sua scheda soddisfatto.Con la coda dell’occhio notai che anche il mister pareva rilassarsi,ma rimanendo nella posizione dura.Holly e Mark si scambiarono una breve stretta di mano ed il gioco proseguì.C’era da ammettere che i tedeschi erano velocissimi.Uno di loro riuscì ad entrare in area,e tirò.Philip con un colpo di testa bloccò il pallone,che rimbalzò finendo tra i piedi di un altro tedesco.Questi tirò nuovamente,ma Ed riuscì a parare.Subito passò la palla a Bruce che la lanciò a centro campo.Paul la stoppò passandola a Jhonny che a sua volta la diede ad Holly.Nuovamente il capitano passò in contropiede,sempre seguito da Mark.Passò a quest’ultimo che non fece manco arrivare la palla che tirò un forte calcio al pallone.Finì facilmente in rete e la squadra tedesca era sotto di due goal.Il primo tempo finì con questo risultato.Entusiasta,corsi incontro a mio cugino,stritolandolo.Marshall si complimentò con tutti,ma pretendeva la stessa grinta anche nel secondo tempo.Quando ricominciarono a giocare,i tedeschi sembravano ormai persi,non riuscendo ad anticipare nessuna delle azioni della nostra squadra.Non ci volle molto che anche Philip segnò il terzo e decisivo goal.La partita si concluse con tre reti del Giappone,che si era riscattato dalle cattive opinioni,prendendo la prima vittoria in Europa.Sugli spalti gli spettatori si alzarono applaudendo,stupiti dal risultato.Abbracciai ognuno di loro,specialmente Holly,Ogni squadra aveva bisogno del suo campione.E lui era il nostro.Il mio.Già sapevo quale sarebbe stata la reazione di Patty quando avrei scritto la mail da inviarle.Ai festeggiamenti si unì anche Benji,che si era separato da Karl,per raggiungerci.Fece complimenti a tutti e affermando che insieme avrebbero formato una bella squadra.Poco modesti insomma.La sera stessa a casa avevano saputo della nostra prima vittoria.I miei zii mi avevano passato Patty al telefono e per poco non mi spaccava un timpano per come urlava dalla gioia.Marshall ci aveva convocato nel salotto per parlare della partenza per la Francia il mattino dopo.Ci furono vari commenti di felicità per la partenza.A come avevo capito nessuno aveva mai messo piede a Parigi.Purtroppo non avevamo avuto modo di visitare Amburgo,ma il mister ci assicurò che ci sarebbero stati giorni liberi,a cominciare dal giorno successivo.Seduto sul divano di fronte c’era Benji che chiacchierava animamente con Bruce e Julian seduti al mio fianco.Non avevo prestato ascolto alla conversazione,restando in silenzio e osservare il volto di Benji senza neanche rendermene conto.
 
–“E tu?”- mi chiese d’improvviso,rivolgendosi a me e svegliandomi dallo stato di perdizione in cui mi ritrovavo.
 
–“Cosa?”- chiesi spalancando gli occhi,non capendo a cosa si riferisse.
 
–“Stavamo dicendo di andare a visitare la torre domani”- intervenne Bruce
 
–“Oh”- dissi con stupore
 
 -“Sei d’accordo?”- mi chiese Benji.
 
Annuii arrossendo e abbassando lo sguardo.Quando lo rialzai,lui mi stava ancora fissando.
 
 

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Capitolo 15
*** Buon compleanno Jody ***


*Eccoci qui!Dai che non ci ho messo molto!Sarò ripetitiva,ma grazie di cuore,alle mie amiche che mi recensiscono sempre,ad Alessandro e quelli che hanno messo tra i seguiti e i preferiti la mia pazzia!Fatemi sapere cosa ne pensate.Un bacio a tutti!*
 
Il mattino dopo,mentre attendevamo il nostro volo per Parigi,ero intenta a cercare informazioni sui giocatori francesi,sul portatile prestatomi da Marshall.Mi aveva dato il nome di un calciatore francese convocato all’ultimo momento.L’atleta in questione era Luis Napoleon.Grande talento,ma famoso per la sua fissa nel commettere falli di ogni tipo.Spesso nelle partite aveva provocato la sua espulsione dal gioco.Per giocare in tal modo doveva avere sicuramente un carattere poco facile e basato sul nervosismo,pensai.Solo da un paio di giorni il ct della nazionale francese Carbonara aveva dichiarato la sua convocazione in una conferenza stampa.Aveva giustificato la sua decisione affermando che la squadra giovanile francese non fosse del tutto al completo.Così Napoleon aveva suscitato interesse per le qualità tecniche.Cliccando nella sezione immagini ed osservando le foto,si poteva benissimo dire,a sol vederne l’espressione,che era un tipo tutto pepe.Andai poi ad informarmi sul capitano francese,Pierre Le Blanc,del quale ero già a conoscenza grazie a Benji,quando quella volta in taxi parlò riguardo le promesse del calcio europeo.Di bell’aspetto per i suoi delicati lineamenti a constatare dalle foto e di buona famiglia,in quanto a ricchezza.Tecnicamente parlando si trattava di una mezzapunta.Considerato dalla stampa il fantasista del calcio champagne,il cui termine stava a significare di tipo artistico.Chiusi internet e segnai le informazioni raccolta sul blocco degli appunti,quando d’improvviso Bruce mi interruppe chiudendomelo e sedendosi al mio fianco con la solita espressione allegra sul volto.
 
–“Allora”- mi chiese –“come hai intenzione di festeggiare?”-
 
Lo guardai perplessa,sbattendo un paio di volte le palpebre per riuscire a comprendere quella domanda
 
–“Non abbiamo ancora vinto il campionato”- gli risposi –“non c’è nulla da festeggiare.Abbiamo solo vinto contro i tedeschi”-
 
Il sorriso dal suo volto sparì,lasciando posto ad un’espressione incredula.Lo guardai fisso un paio di minuti.Forse ci era rimasto male dalla mia risposta.Non riuscivo a capire.
 
–“Se vinceremo”- continuai –“potremo festeggiare quanto vuoi”-
 
Bruce continuò a guardarmi scettico,poi cominciò a ridere.
 
–“Ah Jody”- disse –“sei incorreggibile”-
 
Poi si alzò e si diresse nuovamente dai gemelli e Denny con cui stava chiacchierando già da prima.Continuai a guardare nella sua direzione con mille punti interrogativi che piombavano nella mia testa.Sospirai e scossi il capo lasciando totalmente perdere mio cugino e tornando ai miei appunti.D’improvviso istintivamente alzai lo sguardo per osservare Benji che parlava con Paul e Clifford,ridendo delle battute di quest’ultimo.Aveva un bel sorriso.Anche se mi ero decisa a stargli lontana,niente poteva impedirmi di guardarlo.Inaspettatamente i nostri sguardi si incrociarono ed io abbassai immediatamente il mio rivolgendomi ai miei appunti.Potevo sentire i miei zigomi prendere colore.Ero stata beccata mentre lo osservavo,niente di più imbarazzante.A togliermi da quella situazione di imbarazzo fu Holly,che si sedette al posto che prima Bruce aveva occupato.
 
–“Lavori?”- mi chiese.
 
Annuii senza alzare lo sguardo e continuando a scrivere.
 
–“Ieri scrissi una mail a Tom”- disse –“Mi ha dato appuntamento ad un posto e non ho idea di dove si trovi.Posso?”- chiese allungando le mani per prendere il portatile.
Glielo porsi gentilmente.Poi chiusi il blocco degli appunti mettendoli in borsa insieme alla penna.Almeno per quel giorno poteva bastare.Successivamente li avrei fatti vedere a Julian e insieme avemmo lavorato riguardo gli schemi e le tattiche.Mi alzai dirigendomi al bar per prendere un caffè.Mi piaceva in modo particolare di mio,ma prenderlo in Germania,era uno sfizio per me.Avevano preso l’abitudine di metterlo in bicchieri di carta con tanto di tappo proprio come si vedevano nei film americani.Una volta preso stavo pagando alla cassa,quando da dietro un lunghissimo braccio diede la banconota alla cassiera al mio posto.Mi voltai stupita e mi ritrovai Benji che aveva in mano lo stesso caffè.Mi spostai in modo tale da permettergli di prendere il resto.Quando finì di pagare si voltò a guardarmi.
 
–“Grazie”- gli dissi con un sorriso –“Ma non dovevi”-
 
Scosse il capo ricambiando il sorriso –“Sono pur sempre un gentiluomo”- disse.
 
Risi sorseggiando un po’ del mio caffè.
 
–“Non immaginavo ti piacesse il caffè europeo”- disse,dopo aver sorseggiato parte del suo.
 
–“A differenza della tradizione giapponese,preferisco il caffè al thè”- affermai.
 
Fu lui a ridere. –“Ti troveresti bene in Europa”- affermò.
 
Annuii regalandogli un altro sorriso.Tornammo in silenzio bevendo il nostro caffè dal nostro gruppo.Bruce me lo strappò di mano per bere senza chiedermi nulla.Dopo averlo assaggiato esclamò un “bleah” restituendomelo con la stessa poca delicatezza con cui l’aveva preso.
 
–“E poi sarei io l’incorreggibile”- affermai guardandolo torva e riafferrando il bicchiere.
 
Alcuni risero.Poi mi rivolsi a Benji –“Vado a sedermi”-
 
Lui annuì e io mi accomodai nel posto di prima.Holly aveva finalmente trovato il posto dove doveva incontrare Tom.Era un parco non molto distante dalla torre,dove saremmo inevitabilmente andati.Data la giornata libera ne volevamo approfittare per fare i turisti.
 
–“Sei emozionato?”- chiesi,passandogli una mano sulla spalla.
 
Mi guardò felice –“Si”- rispose –“Insomma,abbiamo questa opportunità e giocheremo con Tom.Non lo vedo da tre anni”-
 
I suoi occhi erano illuminati per la gioia.Lo guardai sorridente e finii di sorseggiare il mio caffè.
 
 
Parigi era favolosa.Non smettevo di guardare ogni angolo della strada con gli occhi dello stupore.Lo stesso valeva per gli altri.Nessuno di loro come me aveva mai messo il naso fuori dal proprio paese.Ritrovarsi lì,a quindici anni,in un paese famoso come la Francia per partecipare ad un campionato del mondo,era un’emozione indescrivibile.Avevamo fatto una breve sosta al residence,giusto il tempo di posare le valigie per poi buttarci per strada.Bruce aveva comprato i tipici e colorati biscotti francesi,i cosiddetti macarons,che non avevano il gusto squisito come lasciavano intendere.Li mollò a Clifford che,incurante del tipo di gusto,li divorò senza batter ciglio.Ted si era fissato con le foto.Non potevamo fare un passo che ci scattava foto di ogni tipo.Per non parlare di quelle fatte al mondo che ci circondava.Foto al bateau mouche,agli artisti di strada,ai negozi.Per non parlare delle francesi.I gemelli Derrick al passaggio di ogni ragazza carina esclamavano divertiti un”Ullallà”di apprezzamento,provocando le rise degli altri.Mancavano solo le mie.A metà strada Holly decise di separarsi da noi per andare all’appuntamento con Tom.
 
–“Ma ti perderai la visita alla torre”- esclamò Bruce.
 
Holly fece un’alzata di spalle –“Vi raggiungerò dopo.Con Tom”- disse.
 
–“Vuoi che venga con te?”- gli chiesi.
 
Scosse il capo –“Tranquilla”- rispose –“Non mi perderò”-
 
Altrimenti chi la sente a Patty,pensai.
 
Ci salutò e si avviò in direzione del parco che aveva rintracciato su internet.Dopo un po’ di cammino arrivammo ai piedi della Torre Eiffel.Veniva il torcicollo a furia di guardare in alto.Salimmo,godendoci tutti i piani presenti.Quando arrivammo all’ultimo potemmo ammirare il panorama della capitale francese.Passavo entusiasta da una vetrata all’altra per gustare con gli occhi ogni parte di quella vista.Gli altri erano sparpagliati per il piano.Chi si gustava qualcosa al bar come mio cugino,chi vedeva i souvenir e Ted che scattava altre mille foto,prendendomi ogni tanto come soggetto.Notai ad un certo punto che Benji era uscito fuori nel terrazzo che permetteva una vista senza vetri,dato che era stato liberato dal gruppo di turisti che l’aveva invaso.Mi decisi a raggiungerlo.In fondo chiacchierare con lui non era proibito dai limiti da me imposti.Anche se senza accorgermene li stavo superando,comportandomi irrazionalmente.
 
–“Hey”- dissi richiamando la sua attenzione.
 
Si voltò e mi sorrise brevemente,poi tornò ad ammirare il panorama.Mi affiancai a lui poggiando le mani sulla ringhiera e contemplando il paesaggio.
 
–“L’avresti mai detto?”- gli chiesi.
 
Mi guardò –“Cosa?”- chiese.
 
–“Da Nankatsu a Parigi”- dissi.
 
Fece una breve risata.
 
–“Parla per te”- disse –“Io sono stato tre anni ad Amburgo”-
 
Alzai gli occhi al cielo e scossi il capo. –“L’uomo di mondo”- commentai ironica.
 
Poi sospirai –“Peccato che non siamo riusciti a visitarla”- affermai.
 
Si poggiò poco alla ringhiera continuando a fissarmi
 
–“Non vi siete persi molto”- disse –“Almeno secondo me”-
 
Spostai lo sguardo su di lui e ci fissammo entrambi per qualche secondo
 
–“Ormai è casa tua no?”-
 
Annuì –“Si.Finito il campionato ci tornerò.Anche se non sarà lo stesso senza Schneider”- disse.
 
Mi venne in mente come un lampo l’immagine di quel bellissimo calciatore.
 
–“Ah proposito”- chiesi –“sbaglio o i tedeschi partiranno stesso domani mattina?”- 
 
-“Si”-rispose –“Karl non era d’accordo nel ritardare di molto la partenza,visto che come arrivano dovranno correre allo stadio per la cerimonia di presentazione”-
 
Dicendo ciò mi aveva ricordato degli impegni del giorno dopo.Il mattino dopo avremmo partecipato alla cerimonia di apertura del campionato e in quanto manager mi spettava il compito di portare la bandiera del mio paese.La sera stesso ci sarebbe stata una festa galante,o almeno così mi aveva detto Marshall.Purtroppo non avevo portato un vestito che mi facesse impazzire,ma d’altronde si trattava di una semplice formalità. –“Non ha torto il tuo amico”- mi limitai a dire.Guardai di nuovo il panorama e lo stesso fece lui.Non so dire per quanto tempo rimanemmo lì,quasi in cima alla torre in silenzio,a goderci lo spettacolo.D’un tratto sospirò e si sistemò il berretto.
 
–“Torniamo dentro?”- mi chiese,dandomi una breve occhiata.
 
Annuii.Ma mentre lui si stava avviando,io rimasi sul posto a fissarlo.Quando si accorse che non lo stavo seguendo si fermò e si voltò a guardami con un’espressione interrogativa.
 
–“Benji”- dissi.
 
Si mise di fronte a me curioso del mio improvviso comportamento.
 
–“Perché non mi hai mai cercata?”- chiesi d’un soffio.
 
Spalancò gli occhi rimanendo muto dinanzi a quella domanda.
 
–“Per due volte ti ho rincorso”- continuai –“ti sei mai chiesto il perché?O ti è almeno importato?”-
 
Lui rimase ancora sbalordito per quelle parole.Poi divenne serio e sospirò di nuovo
 
–“Jody”- disse con un filo di voce –“perché avrei dovuto?”-
 
Ed il mio cuore si lacerò.Ero stata una stupida.Fino all’ultimo come in quel momento in cui ero lì dinanzi a lui a fissarlo senza poter ribattere.Avevo deciso di non rispettarmi,di farmi del male,di illudermi.Quella volta che lo avevo inseguito all’aeroporto per lui non contava nulla.Era stato il gesto di una stupida ragazzina.Il guardare le sue foto non era mai servito a niente.L’averlo rivisto.I suoi sguardi su di me.L’averlo nuovamente rincorso la sera della festa.Tutto quello che gli avevo dimostrato non aveva importanza.Una semplice occhiata o un semplice caffè pagato mi avevano fatto inutilmente sperare.Lui abbassò lo sguardo,poi mi diede le spalle e rientrò.Nel frattempo Bruce mi stava venendo incontro con la bocca piena
 
–“Jody”- disse –“dovresti provare questi.Sono più buoni rispetto a quelli colorati che abbiamo preso prima.Comunque”- ingoiò prima un paio di biscotti che aveva infilato in bocca senza ritegno
 –“Holly ci aspetta con Tom al residence.Che dici andiamo?”-
 
Lo guardai e annuii senza dire nulla.Indugiò un po’ nel guardarmi.Poi mi cinse le spalle col suo braccio e insieme raggiungemmo gli altri.
 
 
Il residence era immenso e molto ben arredato.Oltretutto era strettamente collegato con un centro sportivo il cui scopo era quello di ospitare le squadre che arrivavano dall’estero.Quando tornammo vedemmo Tom che quella sera sarebbe rimasto con noi per cenare.Era cresciuto tantissimo in altezza ed era a mia opinione diventato molto carino almeno quanto Holly.Ci scambiammo un breve abbraccio più qualche chiacchiera.A tavola raccontò del suo soggiorno a Parigi che ormai conosceva come le sue tasche da ben tre anni.Alla cena si era unito anche Parson che discuteva con Marshall riguardo gli impegni e le sfide dei prossimi giorni.Io parlavo con chiunque tranne che con Benji e soprattutto cercavo di non incrociare mai il suo sguardo.Eppure di tanto in tanto mi sentivo come se mi stesse fissando.Tom dopo cena ci lasciò poiché doveva rincasare,affermando che ci saremmo visti il giorno dopo per la cerimonia d’apertura.Quando andò via,ci riaccomodammo nella hall per poter parlare ancora animamente tra di noi.Tuttavia il tempo passava e l’orologio segnava ad un certo punto quasi mezzanotte.Mi ero sorpresa di come Marshall non aveva fatto caso all’ora.Prima di partire aveva affermato che la prima regola con lui era andare a letto presto,visto che per un atleta era fondamentale.Oltretutto eravamo tutti minorenni nonché quindicenni e sotto la sua tutela.Ma né lui né Parson aprirono bocca a riguardo.A tre minuti dalla mezzanotte,Bruce si alzò improvvisamente insieme ad Holly,attirando l’attenzione di tutti.
 
–“Vi starete chiedendo come mai siamo ancora qui riuniti”- disse.Jhonny fece una piccola pernacchia e scoppiammo tutti a ridere.
 
–“Grazie Jhon”- disse mio cugino guardandolo per poco con un’espressione infastidita
–“Come dicevo,col consenso del mister abbiamo allungato la nostra comedie per uno scopo preciso.Holly”-
 
Si voltò a guardare Holly che annuì e uscì.Bruce lo seguì e le luci furono spente.Dopo qualche minuto ritornarono entrambi con una torta e le candeline col numero sedici.Bruce cominciò a canticchiare la canzone di buon compleanno seguito a ruota da tutti.Quando terminarono mio cugino poggiò la torta sul tavolo proprio dinanzi a me,che ero rimasta letteralmente a bocca aperta.Avevo totalmente dimenticato il mio compleanno.Quale persona normale avrebbe fatto una cosa del genere?
 
–“Avanti Jody”- mi incitò Holly –“spegni le candeline”-
 
Spensi le due candeline a forma di numeri con un soffio.
 
La luce si riaccese e tutti applaudirono.Cominciarono tutti a darmi gli auguri di persona.
 
–“Non sapevo fosse il tuo compleanno”- disse Mark dandomi un breve abbraccio
 
–“Già”- affermai –“nemmeno io”-
 
Quando Benji si avvicinò allungò una mano senza fiatare e io gli diedi una stretta forse troppo decisa.Ma lui non parve accorgersene.
 
–“Momento regali”- esclamò Bruce che nel frattempo era riuscito dalla cucina per entrare con tra le mani una grande scatola bianca,chiusa da un gigantesco fiocco rosso.
 
Tolsi lentamente il fiocco,ma prima che potessi aprire la scatola,Bruce mi bloccò
 
–“Nel caso non ti piacerà-“ disse –“dovrai lamentarti con Patty”-
 
Lo guardai perplessa,per poi tornare ad aprire il mio regalo.Scartai la carta che aveva ricoperto un bellissimo vestito,nero,con scollatura a forma di cuore,senza spalline.Sul busto vi erano le paillettes luccicanti.Questo cucito ad una gonna che sembrava ricordare il tutù di una ballerina.Lo osservavo a bocca letteralmente spalancata.Guardai nuovamente mio cugino,che mi stava sorridendo soddisfatto per la mia reazione.
 
–“Patty era sicura della taglia.Visto che non ti piaceva il vestito che hai portato per la cerimonia,ci ha suggerito questo tipo di regalo”- affermò guardando per un momento Holly,che mi sorrideva entusiasta.
 
Avevo quasi le lacrime agli occhi –“Non so cosa dire”- dissi.
 
Bruce si avvicinò e mi abbracciò –“Buon compleanno Jody”- mi sussurrò all’orecchio.
 
Avevo lui.I miei amici.E la mia famiglia.Una cotta non corrisposta non contava nulla
 
 

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Capitolo 16
*** Gesti inaspettati ***


*Ed ecco pronto il nuovo capitolo!Dai non vi ho fatto aspettare!Volevo precisare una cosa.Parlerò di un nuovo personaggio,Monique.Chi ha letto la mia one-shot "Principe",saprà benissimo di chi si tratta.A parte questo,ancora una volta grazie di cuore a tutti coloro che mi commentano e che hanno inserito questa storia tra i preferiti,i seguiti e da ricordare!Grazie grazie grazie!Buona lettura e spero che anche questo capitolo vi piaccia!Un bacione e tutti!*




La sopresa del mio compleanno non potè durare a lungo in quanto Marshall aveva dato anche troppo tempo.Ci ordinò di andare tutti a dormire,dopo avermi rinnovato calorosamente gli auguri con una solida stretta di mano.Il mattino seguente ci alzammo di buon ora,per poi recarci alla cerimonia d’apertura del campionato.Avremmo visto tutti i giocatori che avrebbero partecipato al campionato.Non sapevo tutti i nomi e tutti i volti,ma qualcuno l’avrei sicuramente riconosciuto.Giungemmo allo stadio della capitale,dove aveva sede la squadra di calcio del Paris Saint-Germain.Quando lo vidi rimasi sbalordita.Lo stadio poteva contenere ben almeno cinquanta mila persona.Avevo letto anche superficialmente una guida in cui si parlava del Parc des Princes,e seppi che era stato costruito intorno alla seconda metà del Novecento,dato che l’inaugurazione si tenne nel 1972.I campi ad Amburgo mi erano sembrati enormi,ma non avevano niente a che riguardare con quello francese.Chissà quanto doveva essere emozionante giocare in quel campo,pensai all’epoca.Oggi posso dirlo felicetemente.Ma tornando alla mia storia,non fui l’unica ad esserne sorpresa.Bruce per poco non sarebbe scoppiato in lacrime dalla felicità ed Holly avrebbe potuto ospitare tutte le mosche di Parigi per quanto aveva aperta e larga la sua bocca.Ci avevano disposto in fila indiana.Io in quanto manager,guidavo la fila,subito dietro di me c’era Holly,dato il suo ruolo di capitano.Una tizia alta e dai capelli castani,mi consegnò la bandiera del Giappone,mormorando velocemente qualcosa in inglese,sul fatto che quando avrei sentito”Japan”,dovevo incamminarmi seguita dai miei compagni.Marshall ci avrebbe osservato dalla zona degli spalti riservata agli allentatori e ai tecnici,insieme a Parson.Guardandomi attorno avevo,come previsto,riconosciuto alcuni calciatori.Dai tedeschi ai francesi e per concludere i simpatici italiani,col loro portiere perfetto,Buffetti.Tanto perfetto che Holly gli aveva facilmente segnato.Il giorno dopo saremmo capitati nel girone d’apertura proprio contro di lui e l’Italia.Alcuni ragazzi,come l’argentino Diaz,erano molto particolari esteticamente parlando per le caratteristiche del loro volto e dei colori.Per non parlare di alcune manager.Non ce ne erano molte,oserei dire quattro o cinque.Ma solo alcune attirarono la mia attenzione e non solo.Avanti a noi c’era la fila dei francesi che in quanto padroni di casa sarebbero entrati in campo per primi.La loro manager,una ragazza praticamente identica a Pierre Le Blanc,che quel mattino aveva stretto amichevolmente la mano di Tom,era di una bellezza finissima.Non molto alta,ma con lunghi capelli biondi e gli occhi di un verde luminoso.Nonostante le poche curve,col suo snello fisico,sapeva muoversi con grazia ed eleganza.Avevo notato che aveva regalato uno sguardo a Tom piuttosto freddo.Probabilmente si conoscevano da prima di quel giorno.Tra i giocatori francesi disposti in fila,avevo riconosciuto Louis Napoleon.Rispetto alla foto,dal vivo meritava molto di più,anche se suscitava una grande antipatia.C’era poi la manager argentina.Scurissima di pelle,lunghi capelli di un castano nocciola molto intenso ed occhi dello stesso colore.Molto formosa,con fianchi larghi.Quando sorrideva mostrava dei denti bianchissimi.A giudicare del veloce bacio a stampo scambiato con Diaz,doveva trattarsi della sua ragazza.Infine la manager tedesca.Avrei giurato nell’istante in cui la vidi,di non aver mai visto una ragazza più bella di lei.Nonostante le altre manager meritassero,lei le superava tutte.Altissima,magra,ma le curve non le mancavano.I capelli le arrivavano quasi al sedere,lisci e ben pettinati.Gli occhi si avvicinavano all’oro,incorniciati ad lunghe ciglia nere.Tuttavia sembrava piuttosto rigida e fredda,dato che dal viso non le vedevo trasparire nessun tipo di emozione.D’altronde i tedeschi erano famosi per questo.Il capitano Karl,infatti,sembrava stare molto sulle sue con una forte serietà,anche se si era lasciato un momento andare ad effusioni amichevoli con Benji.Quest’ultimo si trovava in penultima fila,dato che era chiusa con la presenza di Julian.Non gli avevo rivolto la parola dal giorno precedente sulla torre e non avevo intenzione di farlo.Avrei fatto in modo che nemmeno lui potesse avvicinarsi a me.Diedi una rapida occhiata alla sua direzione.Stava chiacchierando con Ed,senza accorgersi del mio sguardo.Quando lo distolsi tornai a guardare la bellissima tedesca che intanto le avevano consegnato la bandiera della Germania.La mia attenzione si spostò su Karl Heinz,che da dietro,la fissava non poco.Forse anche il Kaiser non aveva resistito al fascino di quella meraviglia.Holly mi diede un piccolo colpo leggero sulla spalla per farmi voltare. –“Non guardarla troppo o si sciupa”- disse ironico.Risi –“Hai visto com’è bella?”- gli dissi,tornando a guardarla. –“Anche tu e Patty lo siete”- affermò.Tornai immediatamente a guardalo,sorridendo divertita.Non avevo dato molto conto del suo complimento nei miei riguardi,ma per aver nominato Patty. –“Ah”- dissi quasi ridendo –“così anche Patty è bella eh?”- Arrossì un po’ e mi diede una piccola spinta per farmi voltare in avanti.Bruce che aveva scoltato tutto scoppiò in una fragorosa risata,facendo voltare qualcuno lì vicino.Scossi il capo alzando gli occhi al cielo mantenendo il mio sorriso.Finalmente lo speaker dal campo aveva cominciato a chiamare le squadra e come avevo precedentemente detto,la Francia era la prima.Dopo la Germania e l’Italia,venne il nostro turno.Feci un profondo respiro e mi incamminai,seguita meccanicamente da tutti gli altri.Quando entrai ridussi gli occhi a due fessure per l’intensa luce emanata dal sole.Sugli spalti,i cui posti erano stati totalmente occupati,si sentivano grida di ogni tipo e di ogni lingua.Guardavo intorno sorridendo emozionata come quando una bambina apre il suo regalo di Natale.Ero stata fortunata a partecipare a quell’esperienza.Ed a soli sedici anni.
 
Nervosa cercavo di riaggiustarmi l’abito,chiusa nel bagno dell’elegantissimo locale parigino dove si teneva la festa galante per la cerimonia d’apertura del campionato mondiale.Non mi ero accorta che c’era una sorta di cartellino all’interno,precisamente dove l’abito poggia sul fianco sinistro.Mi aveva dato per tutto il tempo un gran prurito e invece di dirigermi nella sala della festa con gli altri mi ero chiusa in bagno,per potermene liberare.Ma concluso il fatto,non riuscivo a chiudere del tutto la cerniera sulla schiena.In albergo avevo fatto chiamare Bruce,ma dal bagno non avrei potuto.Mentre sbuffando cercavo di allungare il braccio quanto più potevo,bussarono alla porta.Sospirando aprii lentamente e mi ritrovai la stupenda manager tedesca.Portava un bellissimo vestito rosso porpora lungo,con tacchi dello stesso colore che la facevano sembrare più alta del dovuto.Anch’io li avevo indossati dello stesso colore del mio vestito,dato che dovevo abbinarli con quello che avevo portato con l’intenzione di indossarlo per l’evento.L’avevo osservata in silenzio dalla testa ai piedi con tanta ammirazione.Lei non sembrò infastidita,ma dopo l’essere stata studiata in silenzio per più di un minuto si schiarì la voce. –“Darf ich reinkommen?”- Tradussi mentalmente la frase.Mi aveva chiesto se poteva entrare.Ovviamente dopo averla lasciata fuori la porta mi feci da parte,arrossendo. –“ ‘schuldigung”- le dissi –“nimm platz”- Avevo chiesto scusa e l’avevo invitata ad accomodarsi.Lei mi sorrise e chiuse la porta.Si mise dinanzi allo specchio per osservarsi.Prese dalla pochette argentata un rossetto del colore del vestito per poi passarselo sulle labbra.Nel frattempo io cercavo in tutti i modi di chiudere quella maledetta cerniera.Si accorse del mio disagio.Rimise il rossetto a posto e mi si avvicinò.Capendo cosa voleva fare,stetti ferma e spostai i capelli per presentarle la schiena.Avevo fatto una mezza coda e creato dei ricci alle punte con l’arricciacapelli prestatomi da Patty.Sul viso un trucco molto leggero.La tedesca,invece,aveva lasciato i suoi capelli lisci sciolti come l’avevo vista la prima volta,mentre sul volto si era truccata in modo piuttosto pesante per la sua età.Con non molta fatica mi chiusa la cerniera.Feci un sospiro di sollievo e mi voltai a guardarla sorridente –“Danke”- la ringraziai.Ricambiò il mio sorriso –“Bitte”- mi rispose. Poi mi diede le spalle ed uscì dal bagno.Prima di fare lo stesso,mi diedi un’ultima occhiata allo specchio.Probabilmente mi ero persa il discorso d’apertura di un imprenditore francese che aveva collaborato sull’idea del campionato giovanile,ma non aveva importanza.Mi sentivo bellissima con quello splendido vestito.Era stata un’idea di Patty quel regalo di compleanno.Quella volta che mi aveva osservata a fare le valigie,aveva compreso che il vestito che avevo intenzione di portare non mi entusiasmava.Conosceva bene le mie taglie,dato che si avvicinavano alle sue.Avevo portato con me le perle di mia zia da indossare.Le utilizzavo sempre per occasioni del genere e mai le avrei sostituite.Erano il mio primo regalo.Uscii,dirigendomi nella sala.Ma mentre camminavo,sentii in un corridoio una voce femminile,sicuramente francese a giudicare dall’accento.Poi si aggiunse una voce maschile.Giunsi all’inizio del corridoio e mi nascosi dietro un pilastro.Potei riconoscere le spalle di Tom che discuteva in francese con quella che doveva essere la manager della Francia.Era splendida nel suo abito verde,che ricordava i suoi occhi,lungo fino alle ginocchia e i capelli biondi perfettamente tenuti in un basso chignon.Non saprei dire di cosa stessero discutendo,finchè lei esclamò esasperata “Merde” e si incamminò nel punto in cui ero nascosta.Sentii Tom dire “Monique”,ma lei non si voltò continuando a camminare.Mi misi in modo tale da non farmi vedere.Nè lei,né Tom mi scoprirono.Rimasi per qualche altro minuto lì,nascosta,scioccata per quel che avevo visto.A quanto avevo capito,Tom aveva una tresca con la manager francese,probabilmente sorella di Pierre Le Blanc data la somiglianza,e il cui nome era Monique.Lentamente mi diressi nella sala.Era maestosa,illuminata,con tantissimo cibo francese da sfamare un’intera colonia e della musica adolescenziale.Avrei dovuto dire a qualcuno quello che avevo visto.Per sfogo e per far condividere il mio shock.Diedi un’occhiata in giro per trovare i miei compagni.Marshall era intento a discutere con altri mister di altre squadre.Mark era in un angolo insieme a Ed e il suo amico fedele Denny ad esaminare attentamente tutti i calciatori presenti,borbottando tra loro.Ted e Jhonny avevano un particolare interesse nel mangiarsi con gli occhi le belle ragazze europee e non solo che passavano davanti ai loro nasi.Il resto delle persone che conoscevo erano sparpagliate nei dintorni.Notai Bruce,Julian e Holly chiacchierare animamente e allegramente non molto lontani dal buffet.Mi diressi veloce nella loro direzione.Avevo attirato la loro attenzione chiamandoli e quando stavo per avvicinarmi,andai a sbattere contro una spalla.Per non farmi cadere quello che doveva essere un ragazzo aveva allungato un braccio cingendomi la vita.Alzai lo sguardo e mi accorsi solo allora che mi ero ritrovata tra le braccia di Louis Napoleon.Nel suo elegante abito,con tanto di giacca e cravatta e una bianca camicia era davvero carino.Con l’altra mano manteneva un bicchiere e a sentire dall’odore l’avrebbe sicuramente corretto con un po’ d’alcool di nascosto.Mi risistemai raddrizzandomi con la schiena,guardandolo di nuovo in volto.Il mio era rosso per l’imbarazzo –“Pardon”- mi disse e io allungai gli angoli della bocca per sorridergli.Un altro giocatore della Francia gli aveva poggiato un braccio sulla spalla,bevendo un sorso dal suo bicchiere e osservandomi da capo a piedi.Cosa che mi fece arrossire ancora di più.Bisbigliò qualcosa nell’orecchio di Napoleon che rise,tornando a guardarmi con insistenza. –“Mademoiselle”- disse –“tu es charmante”- Non capivo perfettamente il francese dato che non l’avevo mai studiato,ma l’ultimo termine significava un complimento ed abbassando lo sguardo risposi un timido “Merci”.I ragazzi risero di nuovo per poi allontanarsi.Mi voltai per guardare nuovamente Napoleon che intanto aveva anche lui voltato il capo per guardarmi ancora.Sorrisi per dirigermi finalmente dai miei amici,che nel frattempo avevano assistito a tutta la scena. –“Sbaglio o hai appena sbalordito Louis Napoleon il simpaticone?”- disse ironicamente Julian,continuando a mangiare dal suo piatto.Sospirai alzando le spalle,pensando ancora a ciò che era accaduto prima. –“Holly”- disse Bruce –“dobbiamo imparare qualche termine francese,così possiamo abbordare le ragazze quando torneremo”- Holly e Julian risero –“Fatti insegnare qualcosa da Tom”- disse il primo.Una lampadina si era accesa nella mia testa.Mi ero completamente scordata di dire loro di Tom e Monique.Quando stavo per riaprire bocca,alle mie spalle una voce fin troppo familiare era entrata nella conversazione esclamando –“Cospiri coi francesi adesso,ragazzina?”- Mi voltai guardandolo.Era vestito elegantemente per l’occasione. –“Cosa?”- chiesi.Sicuramente aveva assistito anche lui al mio scontro-incontro con il francese –“Non pensavo ti piacessero i francesi”- continuò,ignorando la mia domanda,osservandomi duro.Lo guardai torva –“Perché ti importa?”- dissi con antipatia.Ci guardammo in silenzio con gli altri che osservavamo senza dire nulla.Poi la musica in sottofondo partì con una nuova canzone.Diaz e la sua fidanzata avevano aperto le danze. –“Bruce”- dissi afferrando mio cugino per il braccio –“voglio ballare!”- Bruce che si stava letteralmente ingozzando,dovette a malincuore mollare il piatto pieno di delizie del buffet in mano a Julian,che insieme ad Holly rise per la comicità del suo viso.In pista c’era anche Monique,abbracciata a Pierre che di tanto in tanto guardava furtivamente Tom,impegnato a ridere e scherzare con alcuni componenti della squadra.Poco dopo anche la bellissima tedesca raggiunse la pista,invitata da un calciatore italiano alle danze.Non sembrava però molto entusiasta.Sia io che Bruce cominciammo a divertirci seriamente,dato il ritmo della canzone.Con la coda dell’occhio vidi il capitano della nazionale francese allontanarsi dalla pista con Monique,che nel frattempo uscì dalla sala.Spostando lo sguardo su Tom,notai che non si era accorto di nulla.La canzone stava giungendo al termine abbassando di volume,per poi iniziare un ritmo lento –“Bruce”- dissi attirandogli l’attenzione –“c’è una cosa che ho scoperto su Tom”- Lui mi guardò interrogativo –“Che?”- Stavo per spiegargli tutto se non fosse stato che d’improvviso Benji gli mise una mano sulla spalla –“Ti do il cambio.Quel poveretto di Julian ha ancora il tuo piatto”- Bruce gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla –“Mi racconti dopo”- disse voltandosi a guardarmi mentre mi faceva l’occhiolino.Lo guardai ad occhi spalancati allontanarsi mentre ritornava felicemente al suo cibo,immobile sul mio posto.Poi fissai Benji che allungò una mano ed io con un sospiro contrariato l’afferrai.Avrei potuto andarmene,ma non lo avevo fatto.Poggiai le mani sulle larghe spalle,mentre mi cinse la vita con le grandi braccia. Cominciammo a dondolare ed io non dissi nulla.Dopo un po’ di silenzio,lui ruppe il ghiaccio –“Ammetto di non essere stato gentile ieri con te”- disse d’un tratto.Lo guardai con aria mista di rimprovero e confusione.Perchè mai parlare di quello che era successo sulla torre?Soprattutto se sapevo che per lui i miei sentimenti non avevano alcuna importanza. –“Ci ho fatto l’abitudine”- gli dissi secca –“Ti devo delle spiegazioni”- disse.Sbuffai scuotendo il capo –“Non devi spiegarmi nulla”- affermai –“Jody”- continuò deciso –“io ho apprezzato il tuo gesto.Davvero.Ma ho sempre avuto solo il calcio nella mia testa”- Tornai a guardarlo.Mi stava indirettamente dicendo che non aveva tempo di affezionarsi a qualcuno.Come il giorno precedente,pensai che ero stata una povera illusa.In fondo in quei tre anni l’avevo sempre ed inconsciamente aspettato.Credevo che sarebbe tornato prima o poi per poter rivelare i miei sentimenti ed essere sicura che ricambiasse.Ma a quindici anni chiunque si sarebbe immaginata una storia d’amore. –“Parli come un adulto”- gli dissi critica –“ e non hai nemmeno sedici anni”- Rise di quella che poteva sembrargli una mia battuta nei suoi riguardi –“Sei tu l’adulta tra noi due”- Alzai gli occhi al cielo per quell’affermazione deficiente. –“Non sapevo che oggi era il tuo compleanno”- Magari avrebbe segnato un cuoricino sulla data 3 luglio sul calendario,pensai ironica –“Ora lo sai”- dissi con noncuranza facendo spallucce.Continuammo a ballare in silenzio,finchè la musica cessò.Non ne partì un’altra subito dopo,così che tutti in pista applaudimmo.Il deejay alzò una mano a mò di ringraziamento.Spostai lo sguardo su Benji che nel frattempo mi stava guardando a sua volta. –“Allora”- dissi –“grazie del ballo”- Lui annuì.Non saprei dire cosa gli fosse passato per la testa in quel momento.Si avvicinò,abbassandosi di poco per poter avvicinare il suo viso al mio.Poi mi diede un bacio sulla guancia –“Buon compleanno Jody”- disse con una voce sottile.Senza che aspettasse una mia reazione,mi diede le spalle e si allontanò.Rimasi ferma ancora sconvolta per quello che aveva fatto.Non era un bacio vero,ma era pur sempre un bacio.Mi toccai sul punto in cui le sue labbra avevano toccato la mia pelle.Sembrava quasi che bruciasse.Potevo ancora sentire quel tocco.Non avevo la più pallida idea di quanto ero rimasta ferma a pensare a ciò che era successo.Mi aveva lasciata così.Con un mezzo bacio rubato e tanta confusione nella mia testa.

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Capitolo 17
*** Buona la prima ***


*Lo so ci ho messo molto,ma gli impegni ormai non potranno farmi pubblicare i capitoli velocemente.Intanto godetevi questo!Un ringraziamento come sempre a chi mi ha commentato e a chi ha aggiunto questa storia tra i seguiti!Ne sono onorata!Un bacione a tutti!*
 
 
 
Finita la galante cerimonia,andai a letto con la testa che scoppiava.Avrei dovuto aspettare soltanto il mattino dopo per poter svelare a Bruce quello che avevo visto riguardo Tom,dato che non riuscivo a togliermi di mente l’immagine di Benji che mi stampava un bacio in piena guancia.Tuttavia la mia adrenalina si acquietò dopo una notte di sonno tranquillo.Prima di scendere per consumare la colazione,passai in camera di Bruce,ancora in veste notturna,visto che Holly si stava prolungando al bagno.Gli raccontai nei minimi dettagli ciò a cui avevo assistito,ma l’unica reazione di mio cugino fu una risata maliziosa.Lo guardai senza capire
 
–“Cosa c’è da ridere?”- gli chiesi.
 
Bruce scosse il capo –“Alcuni di noi già sanno”- disse.
 
Rimasi stupita.Nel frattempo Holly era uscito dal bagno,vestito della sua tuta della nazionale,e in concomitanza Bruce si alzò per entrarci.Ma prima che potesse chiudere la porta,si rivolse ad Holly
 
–“La nostra manager ha saputo di Tom”- e dandosi ad un’ultima risata,sparì chiudendo la porta.
 
Holly si sedette al mio fianco sul letto di Bruce.
 
–“Come l’hai saputo?”- mi chiese.
 
Alzai le spalle –“Li ho visti.Ieri.Quando stavo tornando dalla toilette”-
 
Annuì. –“Quindi la ragazza in questione sarebbe Monique Le Blanc?”- chiesi.
 
–“Si”- disse –“Tom ne ha parlato con me ed altri.Non sono in buone situazioni adesso.Lei non voleva che giocasse contro suo fratello”-
 
Sbattei le palpebre sconcertata.Chi ragazza potrebbe mai chiedere ad un presunto fidanzato di non partecipare ad un’opportunità come il campionato giovanile del mondo,solo perché andrebbe contro il fratello?
 
 –“Che senso ha?”- esclamai,quasi con tono infastidito.I
 
l solo pensiero che una persona a me vicina potesse cercare di mettersi tra me e le mie possibilità mi dava su i nervi.
 
 –“A quanto ho potuto capire”- disse Holly –“Monique è molto orgogliosa.Come Pierre.Quando conobbe Tom non gli disse nulla di suo fratello.E’ venuto a sapere di lui soltanto da poco.Ma non so dirti altro,poiché non mi è stato spiegato ogni cosa”-
 
 In quell’istante Bruce uscì dal bagno vestito anche lui con la tuta
 
–“Ah”- esclamò –“per fortuna io non ho di questi problemi”-
 
Mi alzai dandogli un’occhiata curiosa
 
–“Che vorresti dire?”-
 
A quel punto fu Holly a farsi scappare una risata,facendomi voltare nella sua direzione stupita.Le guance di Bruce cominciarono a colorarsi
–“Niente”- disse subito –“scendiamo ho fame”-
 
Con tale calcio d’angolo si salvò.Ma mentre stavamo uscendo dalla stanza,mio cugino si fermò di colpo e si voltò a guardarmi con sospetto.Io ed Holly guardavamo,invece,lui sorpresi.
 
–“Parlando un momento di te”- disse –“perché Benji ti ha baciata?”-
 
A quel punto furono le mie guance a prendere colore.
 
–“Non significa niente Bruce,e se proprio vuoi saperlo devi chiederlo lui”-
 
Detto ciò mi infilai velocemente nell’ascensore lasciandoli sull’uscio della porta.Metà della squadra,insieme a Marshall e Parson,si era già data all’opera,servendosi dell’abbondante colazione.L’allegria era ogni tanto spezzata da una nota di tensione,dato che quel pomeriggio si sarebbe svolta la nostra prima partita di campionato.Se fosse andata bene saremmo andati avanti.Ma in caso contrario,avremmo dovuto fare le valigie ancor prima di viverci realmente quell’esperienza,poiché era la dimostrazione che non eravamo capaci di simili sfide.Mi avvicinai al tavolo del buffet per servirmi un cappuccino.Quando allungai una mano per afferrare una tazza,andò a contrastarsi contro un’altra molto più grande della mia.Ritirai la mano,scusandomi immediatamente mentre mi voltavo a guardare la persona che avevo disturbato.Non saprei dire la morsa nello stomaco di che tipo era quando constatai che la persona di fronte a me era Benji.Non avevo pensato a come avrei dovuto comportarmi una volta incontratolo,dopo quel gesto inatteso della sera precedente.Era ovvio che per lui anche quello non avrebbe contato nulla poiché si limitò a sorridermi,prendere la sua tazza ed allontanarsi.Fissai la sua schiena,mentre si serviva per poi riaccomodarsi al tavolo tra Ted e Jhonny.
 
–“Sbrigati o farai tardi”- la voce di Julian,accostatosi d’improvviso alle mie spalle mentre si stava servendo,mi risvegliò e seguii il suo consiglio.
 
Nemmeno mezz’ora dopo,infatti,eravamo sul campo per poter dare gli ultimi allenamenti prima dell’imminente partita che si sarebbe svolta a poche ore di distanza.Per la prima volta dopo tre anni il tandem d’oro della New Team si riuniva per giocare nuovamente insieme.Stavolta,però,nella nazionale.Gli anni non avevano permesso né ad Holly né a Tom di perdere il loro feeling nel gioco.Questi durante l’allenamento diedero spettacolo delle loro capacità che,unite,facevano faville.Ad ogni rete segnata da Holly,il resto della squadra non conteneva la frenesia.Nel frattempo il mister mi aveva consegnato la scheda con tanto di formazione.Io a mia volta gli avevo dato le informazioni necessarie sugli avversari italiani.Era l’Italia del portiere perfetto Buffetti ad essere la nostra prima avversaria sul piano mondiale.Quando il mister diede la pausa,ebbi l’incarico di spiegare ai miei calciatori le particolarità di alcuni giocatori della squadra italiana.L’attenzione si concentrava soprattutto su Buffetti ,dato che si aggirava attorno la leggenda di portiere imbattibile,futuro numero uno d’Europa.Quando gli allenamenti ripreso,mi risedetti comodamente in panchina a ricontrollare tutte le schede contenenti gli schemi,frutto di lavoro insieme a Julian.Di tanto in tanto alzavo lo sguardo ed inevitabilmente i miei occhi si posavano su Benji,preso completamente dagli allenamenti.Quel ragazzo non mi faceva capire nulla.Prima gli sguardi provocatori,poi si allontanava comportandosi come un deficiente contro la mia squadra,poi diceva di non voler niente da me sulla torre ed infine se ne era uscito con un bacio.Sulla guancia si,ma pur sempre un bacio.Nemmeno i miei amici più cari o Bruce mi regalavano gesti del genere.Mi ero illusa molto dopo averlo rincontrato dopo tre anni di lontananza,persino l’averlo rincorso alla festa per la vincita del campionato mi aveva dato un briciolo di speranza.Dopo l’ennesimo colpo di rete della coppia d’oro,ci furono altri fischi ed applausi di approvazione.
 
–“Insieme saremo forti come una volta”- esclamò Tom riferendosi al suo capitano.
 
Ed i miei sentimenti erano forti come una volta,pensai.
 
 
 
 
 
L’ansia che provavo ad ogni inizio partita della New Team non era niente in confronto a quella che stavo provando,poco lontana dalla linea del campo francese,in piedi.Potevo leggere la preoccupazione sui volti di ognuno,tra quelli presenti in campo e chi invece era seduto in panchina.Marshall,in piedi al mio fianco,sbatteva il piede a ritmo,sbuffando e guardando di continuo l’orologio.Dopo qualche minuto di attesa che sembrava interminabile,finalmente gli schieramenti delle due squadre fecero il loro ingresso in campo.Un boato si alzò tra la folla presente sugli spalti.Avevo notato che la maggior parte degli spettatori erano ragazzi,nostri coetanei,o comunque poco più grandi di noi.D’altronde un campionato mondiale di calcio giovanile non poteva che attirare giovani appassionati da tutto il mondo.Una parte degli spalti era completamente occupata da nostri connazionali,probabilmente persone che si trovavano in Francia da molto tempo o che erano venute a Parigi appositamente.Dopo la stretta di mano dei due capitani,l’arbitro fischiò il calcio d’inizio.La mia squadra dava molta pressione,nonostante l’Italia mantenesse il possesso palla.Potevo vedere da lontano,le imprecazioni di Bruce grazie al labbiale.Dopo aver scartato i nostri difensori,il numero quattro dell’Italia,avanzò seguito da tre compagni.Anche se avevano iniziato da pochi minuti,l’Italia regalava agli spettatori un vero e proprio spettacolo.Il numero quattro passò la palla al compagno,che subitò tirò.Ed riuscì a parare senza troppa difficoltà.La squadra giapponese ripartì all’attacco e quella italiana aveva messo su un muro difensivo.Holly riuscì a smarcarsi,ma quando ebbe palla,fu circondato da due italiani,uno dei quali lo colpì alla caviglia,facendolo barcollare e infine cadere.L’arbitro fermò il gioco,fischiando il fallo a favore del Giappone.Holly si rialzò e fortunatamente non si era fatto nulla.Tuttavia il gioco veniva spesso fermato dall’arbitro dato che il mio capitano aveva subito altri due falli.Al terzo,l’arbitro cacciò il tanto atteso cartellino giallo.Da lì,infatti,i calciatori italiani calmarono i bollori della rivalità.Ma un campione come il mio capitano poteva essere fermato solo coi falli.L’arbitro diede la punizione per il Giappone,ed Holly insieme a Philip,corse in avanti.Tre calciatori italiani si lanciarono sulla palla,ma il capitano la passò a Philip.Quest’ultimo calciò,dritto verso la porta.Buffetti parò senza smuovere la sua espressione di superiorità.Una volta parato,passò la palla ad Holly.Era senz’altro una provocazione.Il capitano giapponese caricò il destro e lanciò un potente tiro.Buffetti fu costretto a parare con due mani,bloccando la palla proprio sulla linea.
 
–“Che classe!”- esclamò Benji,facendomi saltare.
 
Non mi ero accorta che si era messo al mio fianco per osservare meglio la partita.Dopo alcuni minuti di gioco,l’arbitro fischiò la fine del primo tempo con un risultato di zero a zero.In fretta presi gli asciugamani,mentre Julian distribuiva le bottiglie d’acqua.C’era positività tra i ragazzi.Il fatto che il primo tempo nessuna delle due squadre era riuscita a segnare,faceva comprendere che si trovavano sullo stesso livello.E non era cosa da poco per persone prive di esperienza a livello internazionale.Mi avvicinai ad Holly per dargli l’asciugamano.Era piuttosto provato per quei primi quarantacinque minuti,ma al tempo stesso soddisfatto.Niente gli dava vita più della sua passione per il calcio.
 
–“Se solo Patty fosse qui”- gli dissi con un sorriso.
 
Lui ricambiò –“Già”-
 
Mentre ero in Francia,dopo aver parlato con lei tramite le mail che ci mandavamo o qualche chiacchierata breve in webcam quando c’era la possibilità,pensavo che meritava più di me quel ruolo che mi era stato offerto.Mi ero ripromessa che avrei fatto carte false per la mia squadra,proprio come avrebbe agito.
 
–“Buffetti stava per cedere dopo il tuo destro”- aggiunsi –“se gliene spari un altro vedrai che cederà”-
 
-“No”- una voce estranea si aggiunse alla nostra conversazione.
 
Benji si avvicinò,guardando Holly senza mai distogliere lo sguardo
 
 –“Serve un’azione furba.Con Philip hai già tentato.Credo che ci voglia un contropiede insieme a Mark”-
 
Holly annuì –“Giusto”- disse –“Non ci avevo pensato prima”-
 
Detto ciò mi restituì l’asciugamano ringraziandomi e si diresse verso Mark,probabilmente per parlargli di un nuovo attacco da operare.
 
Guardai Benji scettica –“Meno male che c’è Mr Price coi suoi consigli”- dissi ironica.
 
Fece spallucce –“Scusa ragazzina”- disse,mettendomi una mano sulla spalla sinistra –“ma ho più esperienza di te”-
 
Preferii non ribattere quindi tornai in panchina a sistemare gli asciugamani usati.Dopo una quindicina di minuti il gioco riprese.Con l’inizio del secondo tempo,l’Italia cominciò subito a pressare.La palla venne catturata da Holly che seguito da Mark cercò di correre in contropiede,ma invano.Un difensore italiano s’impossessò della palla,calciandola in centro campo,dove un suo compagno la stoppò per partire contro la nostra porta.Non riuscirono a fermarlo e di conseguenza segnò.Ci ritrovammo sotto di un goal.Come Benji aveva previsto,bisognava giocare di furbizia piuttosto che partire in quarta.Preoccupato,Marshall fece entrare Tom al posto di Jhonny,così che la nuova formazione doveva adottare un gioco che mettesse in risalto la coppia d’oro.Dopo una lunga neutralità,Tom,Mark ed Holly corrono verso la porta avversaria.Dapprima Mark tentò di segnare,ma la palla fu parata da Buffetti che non riuscì a bloccarla tra le mani.Questa andò a rimbalzare e Holly tirò facendo una rovesciata.Ma anche questa fu parata.Quando Buffetti passò la palla al compagno,questi non la tenne a lungo dato che fu ripresa nuovamente dal capitano.Piuttosto che tentare di segnare,passò a Tom che avanzò.Un calciatore italiano si lanciò su di lui,ma appena in tempo,Tom la passò ad Holly,che tirò a volo ed infine segnò.Immediatamente l’umore salì alle stelle.Quel goal servì a ricaricare la squadra,in quanto Bruce e Clifford,non facevano passare oltre la linea.Più difensori si accalcarono su Tom ed Holly,non riuscendo comunque a bloccarli.Guardandoli giocare era come se il tempo non fosse mai passato.Era come tornare ai tempi della primissima New Team,quando divenni manager solo nell’ultimo periodo,che aveva vinto il campionato.I minuti passavano e nonostante i continui attacchi realizzati dalla mia squadra,il risultato restava sul pareggio.Stavo cominciando a credere che saremmo passati ai supplementari.Ma proprio agli sgoccioli della partita,Holly e Tom diedero un’altra delle loro azioni,ed approfittando di una distrazione di Buffetti,Tom passò la palla a Mark,che nel frattempo,si era posto in avanti.Con uno dei suoi tiri,riuscì a segnare la rete.Buffetti aveva in un primo momento parato con la mano destra,ma non riuscì a pararla.L’arbitro fischiò la fine della partita.Era finita due ad uno per la mia nazionale.Senza accorgermene metà delle persone presenti in panchina si erano alzate affiancando me e Marshall a bordo linea.Corsi in campo ad abbracciare mio cugino,che dall’espressione si capiva che era distrutto.Holly quasi piangeva dalla felicità.Poco Buffetti,seguito da altri connazionali,si avvicinò,dando la mano al mio capitano che,sorridendogli,la strinse.
 
 –“Mi dispiace per esserci comportati male ad Amburgo”- disse il portiere perfetto,con uno strano accento inglese –“Buona fortuna per la prossima partita”-
 
Holly e gli altri lo ringraziarono.Poi gli italiani si allontanarono salutandoci con la mano.
 
–“Andiamo a ringraziare i nostri tifosi”- esclamò Benji,sorridente come non mai.
 
Questi andarono dinanzi agli spalti dove c’era il pubblico giapponese,per poi inchinarsi come ringraziamento.Un gesto tipico del nostro paese,segno misto di saluto e ringraziamento.Un’ora dopo le docce erano state fatte negli spogliatoi dello stadio,ed alcuni tra cui Benji,si erano già accomodati tra gli spalti per assistere alla partita della Francia quel pomeriggio stesso.Lo spogliatoio era completamente vuoto,poiché si erano tutti precipitati a sedersi.Cercavo tra le mie borse e quella di Bruce il taccuino su cui prendevo tutti i miei appunti durante le partite.Ma solo dopo aver cercato invano,mi accorsi che me ne ero dimenticata in albergo,troppo presa dalla partita.Con un gran sospiro,rimisi tutto in ordine accuratamente nelle borse e mi sedetti su una panca di legno.Avrei dovuto assistere alla partita facendo uso della mia memoria fotografica.Poi d’un tratto i miei pensieri si scostarono su Benji.Era un tormento.La sua freddezza era incomprensibile.Mi chiedevo se nel periodo in Germania,trattava così le sue ammiratrici.Sfidavo chiunque a rimanere indifferente al suo fascino da duro.D’un tratto mi accorsi di una presenza.La porta degli spogliatoi era stata lasciata aperta e potevo intravedere con la coda dell’occhio una sagoma sull’entrata.Quando mi voltai,constatai che di fronte avevo Monique Le Blanc.
 

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Capitolo 18
*** Scene ***


*Lo so ci ho messo un pò anche per questo capitolo,ma come già dissi gli impegni mi occupano molto tempo.Ammetto anche di non sapere come concludere il capitolo appena pubblicato,ma finalmente stamattina mi è arrivata la giusta ispirazione.Ringrazio come sempre tutti coloro che mi lasciano una recensione,a partire dalle mie amiche e in particolare ad Ariell889.Detto ciò,spero che vi piaccia.Un bacione a tutti*
 
 
Per lo stupore non mi alzai dalla panchina su cui ero seduta.Fissavo ad occhi spalancati Monique che pareva sorpresa almeno quanto me.Oserei dire che per qualche minuto di troppo eravamo rimaste in quel silenzio troppo imbarazzante.Mentre ci osservavamo,notai il modo in cui era vestita.Perfettamente elegante,nessuno avrebbe mai pensato che di lì a poco avrebbe dovuto sostenere la squadra padrona di casa in campo.Dovevo ancora una volta ammettere che era una ragazza non poco bella.Quel giorno portava i capelli ondulati.Gli occhi verdissimi leggermente truccati e sulle guance due scocche rosa che le intenerivano il viso.Portava un abito non molto aderente sul corpo magro,azzurro,e due ballerine bianche ai piedi.Potevo ben comprendere il motivo per cui Tom aveva perso la testa.Dovette accorgersi dell’insistenza del mio sguardo dato che il silenzio  fu spezzato da un suo sospiro.Dopo mormorò un semplice “pardon”,per poi darmi le spalle,pronta a lasciare lo spogliatoio.Mi alzai di scatto e la chiamai per nome.Si voltò stupita,tornando a guardarmi.
 
–“Come conosci il mio nome?”- mi chiese,nella mia lingua.
 
Non parlava perfettamente giapponese,ma era riuscita a farsi comprendere senza preamboli.
 
–“Come conosci il giapponese?”- le chiesi senza rispondere alla sua domanda di un attimo prima.
 
Le scappò un sorriso.
 
 –“L’ho studiato sin da bambina.Feci anche un viaggio a Tokyo.Sono affascinata dalla cultura orientale.”- affermò facendosi prendere da un’improvvisa chiacchiera amichevole.
 
Per non parlare dei giapponesi,pensai.
 
–“Immagino che Tom ti ha aiutata”- dissi.
 
Il sorriso scomparve dal suo volto.Annuì. –“Ero venuta per parlargli”- disse.
 
Feci spallucce –“Avrà già preso posto sugli spalti”-supposi.
 
Annuì di nuovo.
 
–“Devo andare adesso”- disse
 
–“Dirò che l’hai cercato”-
 
Mi sorrise ed io ricambiai con gentilezza.
 
–“Monique”- aggiunsi subito –“Non so quali siano i vostri problemi,ma non è giusto ostacolare Tom”-
 
Ridusse gli occhi a due fessure,osservandomi seria,cercando di comprendere probabilmente il motivo di quell’affermazione.
 
–“Cosa ti ha detto Tom?”- mi chiese con tono infastidito.
 
Scossi il capo –“Nulla”- risposi –“ma non ci vuole molto per comprendere la vostra situazione.Vi vidi alla cerimonia d’apertura”-
 
Spalancò gli occhi.Le sue guance passarono da rosa ad un rosso peperone.
 
–“Ti piace?”- mi domandò rimanendo sullo stesso tono.
 
Stavolta fu io ad essere sorpresa.Scoppiai a ridere.
 
–“Ma no!”- esclamai –“non pensare questo.E’ un mio amico.Lo dico per voi”-
 
 Ed involontariamente la mia mente pensò a Benji,facendomi smettere di ridere.Monique abbassò lo sguardo,mordendosi le labbra ed incrociando le braccia al petto.Per un attimo pensai che sarebbe scoppiata a piangere.Cosa che non accadde.Frugai nella mia borsa sotto lo sguardo interrogativo della bella francese.Presi il cartellino di riconoscimento col mio nome inciso,di riserva e datomi da Marshall,nel caso avessi perso l’originale.Ma essendo stata sempre un tipo piuttosto preciso,mi era difficile perdere le cose.Soprattutto se non appartenevamo a me.Tale oggetto serviva per potermi allontanare e ritornare sul campo quanto volevo,purchè lo avevo sempre con me,dal valore pari ad una carta d’identità.Glielo consegnai e lei lo prese non comprendendo il mio gesto.
 
–“Nel caso vorrai parlare mentre saremo qui.Non si sa mai”- le dissi.
 
–“Non credo di usarlo,ma te lo consegnerò prima che tu vada via.”-
 
Stava per lasciare lo spogliatoio,quando di colpo si bloccò tornando a rivolgersi a me
 
 –“Merci”- disse sorridendo appena.
 
Poi andò via sparendo dalla mia vista.Mi sedetti sulla panchina nuovamente.Senza volerlo mi ero quasi trovata in una tresca amorosa.Comincia a pensare a come avrei dovuto dire a Tom della cosa,quando mi trovai Bruce che come un tornado entrò nello spogliatoio.
 
–“Sei ancora qui?”- mi chiese allarmato –“Ti stavo aspettando da almeno tre quarti d’ora.Benji ha occupato i posti.Muoviti”-
 
Mi afferrò per un polso facendomi alzare e costringendomi a seguirlo.Meccanicamente muovevo le mie gambe.Ma la mia testa era concentrata su Tom,Monique e Benji.Se non era per mio cugino,sarebbe stato uno dei miei ultimi pensieri della giornata.
 
–“Che mi sono persa?”- gli chiesi,liberandomi dalla sua stretta e seguendolo autonomamente.
 
–“La Germania ha battuto il Canada per quattro a zero.Schneider ha realizzato una tripletta”-
 
Assunsi una seria espressione mentre lo ascoltavo –“E Uruguay-Belgio?”- chiesi
 
–“Tre a uno.Tripletta di Victorino”- rispose.
 
–“Siamo circondati dai campioni”- dissi sbuffando perdendo un po’ della mia positività.
 
–“Ed ancora non abbiamo visto la Francia”- aggiunse Bruce.
 
Raggiungemmo gli spalti e ci accomodammo sui posti occupati dai nostri compagni nel frattempo.
 
–“Hey”- esclamò Holly –“ti eri persa?”-
Mi limitai a sorridergli affettuosa,notando che Benji sedeva al suo fianco.Non mi degnò di uno sguardo e cercai di fare altrettanto.Le squadre avversarie entrarono in campo.Una folla di ragazzine prese in preda agli ormoni alla vista di Pierre cominciarono a strillare termini come “bellissimo” e “meraviglioso”.Una non molto lontana da dove eravamo seduti poteva spaccarmi i timpani se avesse voluto.Mi chiedevo osservandole se fossero lì perché ammiravano il capitano della nazionale francese come calciatore o divo del cinema.Stava di fatto che sembravano un ammasso di galline senza cervello.In lontananza,fece il suo ingresso anche Monique che si affiancò all’allenatore francese.Si era legata i biondi capelli e si era munita di scheda e penna.Con la coda dell’occhio cercai di guardare Tom,per vedere il tipo di reazione.Ma restava nella sua silenziosa serietà,osservando il campo.Da dietro,Julian mi passò carta e penna.
 
–“Visto che non sei munita”- disse con un sorriso.
 
Presi l’occorrente e gli feci l’occhiolino –“Grazie tesoro”- I
 
stintivamente mi voltai,constatando che Benji mi stava guardando come se volesse fulminarmi con gli occhi.
 
 
 
 
La Francia aveva vinto grazie ai goal segnati dal capitano francese e da Louis Napoleon,entrato in panchina solo in un secondo momento.Mi ero quasi scordata dello scontro avuto con lui alla cerimonia d’apertura perché presa dal famoso gesto del portiere della mia squadra.A quanto pareva,però,anche l’attaccante francese si era completamente dimenticato di me,dato il suo essere circondato dalle ammiratrici che si dividevano tra lui e Pierre.Come ogni ragazza,avevo apprezzato l’attenzione,sebbene minima,dell’arrogante francese.Ma la cosa finì lì.Non ero così stupida da andarmi ad invaghire del primo che capitava.Eccezione fatta per il portiere giapponese.In alcuni momenti l’assenza di Patty si sentiva.Solo in quel periodo potei comprendere a pieno il significato del suo soprannome,”Anego”,che nella mia lingua sta a significare “sorella maggiore”.Avrei voluto ascoltare i suoi consigli,darci ai pettegolezzi e stare un po’ con lei.La lontananza e gli impegni del campionato mi consentivano a malapena di poter parlare con i miei zii,di conseguenza spesso dovevo limitarmi con le mail per la mia amica.Alla fine di ognuna di queste,aggiungevo un post scriptum con tanto di “Tranquilla.Holly è sotto controllo!” Mi chiedevo anche come stava trascorrendo il tempo libero.Oltre me aveva amiche come Evelyn,ma ero sicura che sentiva la mancanza mia e di Holly in particolare.Lei stesso me lo confermava nelle sue risposte.Le avevo appena inviato una mail,quando bussarono alla porta.Dissi un “avanti”a voce alta e Bruce entrò seguito da Holly e Tom.Chiusi il portatile e lo poggiai sul comodino,alzandomi dal letto.Sulla via del ritorno al residence avevo accennato a Bruce del mio incontro con Monique.Mi aveva consigliato di doverne parlare direttamente con Tom,dato che era l’interessato della cosa.Così,alzandomi dal posto in cui ero seduta sul pullman,lo raggiunsi invitandolo a restare per cena e per poi venire da me per parlargli.Così dopo aver cenato e scritto la mia mail,come avevo previsto e chiesto,era venuto in compagnia di mio cugino e del mio amico.
 
–“Allora”- disse –accomodandosi sulla sedia della scrivania –“di cosa dovevi parlarmi?”-
 
Mi sedetti ai piedi del letto con Holly al mio fianco,curioso quanto l’amico di ascoltare ciò che avevo da dire.Bruce,invece,che già era a conoscenza di tutto si stese sul letto,ristroppicciando le lenzuola e si mise a giocherellare col mio portatile appena riacceso.
 
–“L’ho appena spento!”- lo rimproverai voltandomi a guardarlo,distratta dal suo gesto.
Inarcò un sopracciglio –“Devo ancora inviare una mail ad Evelyn!L’hai avuto solo tu in questi due giorni!”- disse.
 
A quel punto anche Holly,voltandosi,e Tom concentrarono la loro attenzione su di lui
 
–“Chi è Evelyn?”- chiese l’ultimo.
 
Bruce si sentì in difficoltà
 
–“La sua futura fidanzata a quanto pare”- dissi provocando le risa di Holly.
 
Mio cugino mise il broncio –“Pensa a ciò che devi dire!”- esclamò per poi dedicarsi completamente al computer,evitando lo sguardo di ognuno.
 
Sospirai scuotendo il capo e tornai seria per riguardare Tom,che nel frattempo,aveva assunto la stessa espressione.
 
–“Monique è venuta negli spogliatoi”- dissi d’un soffio.
 
Spalancò la bocca –“Come fai a..”- ma si interruppe,spostando lo sguardo da me a Holly.
 
Quest’ultimo si grattò il capo imbarazzato
 
–“Non è colpa sua”- mi affrettai a dire –“Vi avevo visti alla cerimonia e il giorno dopo gli ho chiesto spiegazioni”-
 
Holly annuì alla mia affermazione,come per giustificarsi.
 
–“Cos’era venuta a fare negli spogliatoi?”- chiese Tom,tornando a guardarmi –“Non mi parla da giorni”-
 
Feci spallucce. –“Non so”- risposi –“sicuramente per parlare con te.Dovresti andare da lei”-
 
Tom fece una risata amara –“Non direi”- disse –“non ho niente da dirle”-
 
Sospirai.
 
–“Forse”- intervenne Holly –“dovresti solo ascoltare ciò che ha da dire.Magari ha capito di aver sbagliato”-
 
Fu la volta del nostro amico nel lasciarsi ai sospiri.Incrociò le braccia al petto e guardò a terra per qualche minuto.
 
–“Che ore saranno in Giappone?”- chiese d’un tratto Bruce,ricomparendo sulla scena con quella domanda del tutto fuori luogo alla situazione che si era venuta a creare.
 
–“Perché?”- domandò perplesso Holly.
 
–“Non capisco cosa fa Evelyn ogni volta che cerco di contattarla-“ rispose –“Non risponde mai subito”-
 
Alzai gli occhi al cielo e mi girai nuovamente a guardalo
 
–“Bruce”- dissi –“non possono rispondere subito,il loro momento della giornata non combacia col nostro!E poi perché ti accanisci tanto?”-
 
Mi guardò quasi in cagnesco –“Perché ti accanisci tu?”- rispose a tono –“Sei troppo gelosa!”-
 
Spalancai gli occhi,le guance che cominciarono a prendere fuoco
 
–“Io gelosa?”- esclamai alzandomi minacciosa dal letto.
 
Non potei muovere un passo che mi arrivò un cuscino in piena faccia.Holly e Tom scoppiarono in una fragorosa risata ed io,imbarazzata,restituì il cuscino a Bruce,lanciandoglielo.Ma lo schivò senza problemi,anche lui preso dal ridere.Corrucciata mi misi a sedere incrociando le gambe ed aspettando che i tre la smettessero di ridere.Quando tornò la quiete,proseguì un momento di silenzio.
 
Poi Tom si alzò –“Devo parlarle”- disse
 
–“Mi sembra giusto”- constatò Bruce chiudendo il portatile ed alzandosi dal letto.
 
–“Ti accompagniamo giù”- disse Holly.
 
Usciti dalla mia stanza,scendemmo con l’ascensore ed accompagnammo Tom fino all’uscita del residence.Attraversammo l’ampia hall dove erano sparpagliati alcuni dei compagni di squadra.Tom salutò tutti per poi uscire definitivamente.Io,Bruce ed Holly raggiungemmo i componenti della combriccola.Io mi sedetti di fianco a Julian che stava animamente conversando con Philip e Benji,mentre Holly prese posto accanto a quest’ultimo.Bruce fece spaventare i gemelli Derrick alle prese con una partita a scacchi contro Clifford che rise nel vedere la faccia spaventata e buffa dei due fratelli.
 
 –“Hai risolto la questione con Tom?”- mi chiese d’un tratto Julian,interrompendo la conversazione in cui era impegnato.
 
Sgranai gli occhi –“Chi te l’ha detto?”- chiesi,ma nemmeno un secondo dopo mi volai ad osservare Holly che per la seconda volta in quella sera dovette grattarsi il capo come segno di imbarazzo.
 
Lo guardai con rimprovero.Per quanto potesse essere buono,non era capace di tenere la bocca chiusa.Non si poteva dire diversamente di Bruce.
 
–“Andrà a parlarle”- affermai,capendo che gli ascoltatori sapevano benissimo della cosa.
 
–“Dannati problemi di cuore”- sbuffai ,lasciandomi andare sul divano,poggiando la schiena sui morbidi cuscini.
 
Subito mi voltai verso Julian –“Scusa Julian”-
 
Lui mi sorrise gentilmente e scosse il capo.
 
–“Di che stavate parlando?”- chiese improvvisamente Holly
 
–“Dei nostri dannati problemi di cuore”- rispose Philip,facendo l’occhiolino a Julian.
 
–“Oh”- esclamai,rimettendomi dritta con la schiena pronta ad ascoltare.
 
–“Sono cosa tra ragazzi”- affermò scherzosamente Philip.
 
Mi passai una mano tra i lunghi capelli,sbattendo le palpebre con fare di superiorità.
 
–“Guardate il lato positivo”- affermai –“sono una ragazza potreste chiedere consiglio a me”-
 
Sia Julian che Philip fecero un profondo sospiro che lasciarono me ed Holly basiti.Per qualche minuto calò il silenzio.Osservavo i volti dei due ragazzi,coperti da un velo di tristezza.Probabilmente anche loro soffrivano per qualcuno.Julian mi aveva parlato in aereo di Amy,ma di Philip non conoscevo assolutamente nulla.Anche loro come Tom,dovevano trovarsi in una non semplice situazione.Per me era una scoperta.Non avrei pensato che dei ragazzini,sconosciuti tra l’altro,potessero provare emozioni e sensazioni pari alle mie.Dovetti ricredermi sul falso mito in cui le ragazze,nell’età adolescenziale,sono più aperte ai sentimenti rispetto ai ragazzi.Già il campionato era difficile,figuriamoci affrontare situazioni in cui si giocavano i sentimenti.
 
–“E’ più complicato di quanto pensassi”- dissi,scambiandomi una veloce occhiata con Holly che sembrava come me curioso e preoccupato al tempo stesso. –
 
“Parlavamo proprio di questo”- aggiunse Julian –“delle complicazioni”-
 
-“Tu invece?”- intervenne improvvisamente Philip,guardandomi con un sorriso malizioso,che influenzò anche l’espressione di Julian,voltatosi curioso nella mia direzioni.
 
–“Io cosa?”- chiesi tradita dalla voce dato che stavo entrando nella sfera dell’imbarazzo.
 
Probabilmente stavo arrossendo in quell’istante,poiché sentivo lo sguardo di Holly,anche lui interrogativo,cercando di evitare gli occhi di Benji.
 
–“Una ragazza come te deve pur avere un fidanzato”- affermò Philip.
 
Involontariamente i miei occhi incontrarono quelli di Benji.Dopo lo scambio di sguardi tra noi,abbassò il suo,comportandosi come se fosse indifferente alla cosa.Spostai il mio sguardo sui due ragazzi incuriositi e dopo un profondo sospiro,presi coraggio
 
–“Ci sarebbe un ragazzo.Ma dubito che possa mai accadere qualcosa.Quindi non spreco il mio tempo”- dissi.
 
Sui volti di Julian,Philip ed Holly comparve un’espressione perplessa,mentre Benji aveva rialzato lo sguardo.Non so cosa avrei dato per capire cosa gli passasse per la testa.
 
–“Ed è quello che dovreste fare anche voi!”- affermai,riprendendo le mie posizioni –“Ci aspetta una nuova partita”-
 
-“Giusto!”- esclamò Holly entusiasta non appena avevo aperto l’argomento calcio.
 
Così riuscii a togliermi da quella situazione,dato che i ragazzi cominciarono a chiacchierare della partita disputata dalla Francia e dei rivali che avremmo dovuto incontrare,molto probabilmente,in futuro.Sorridente ascoltavo le loro conversazioni,dando di tanto in tanto una breve occhiata a Benji,che interveniva spesso con dei commenti.Ai dialoghi si unirono anche Mark,Denny,Ted e Jhonny,che erano usciti per una breve passeggiata.Quando Clifford,i gemelli e Bruce smisero di giocare,fu anche la loro volta.Dopo almeno un’ora di discussioni e battute,stavo cominciando a sentire la testa piena
 
–“Bruce”- gli dissi tirandogli un po’ della sua felpa –“voglio uscire un po’!Fammi compagnia!”-
 
Ma dalla sua espressione potevo ben capire che non mi avrebbe accontentata –
 
“Ma dai!Perchè non vai da sola?”-
 
Gli misi il broncio –“Ma fuori è buio!”- esclamai
 
–“Lo so”- disse –“siamo di sera”-
 
La sua superficiale risposta provocò alcune risa.Sbuffai,attorcigliando una ciocca di capelli attorno all’indice sinistro,auto-convincendomi che sarei dovuta andar sola.
 
–“Vengo io”-
 
Alzai gli occhi verso l’ultima persona che mi sarei aspettata potesse pronunciare una frase del genere.Annuii e senza dire nulla mi alzai dirigendomi verso l’uscita,voltando appena la testa dietro di me assicurandomi che mi stesse seguendo.Quando uscimmo il contatto con l’aria umida mi provocò un brivido e mi strinsi nella mia enorme felpa,che mi vestiva fino alle ginocchia,coperte dal pantalone aderente della tuta.Insipirai tutto l’ossigeno,chiudendo gli occhi e cercando di rilassarmi.
 
–“Ci voleva”- dissi riaprendo gli occhi e notando che mi stava osservando con una seria espressione sul volto.
 
Da quella volta che mi baciò non era più capitato che rimanessimo soli.Un po’ perché il caso così aveva voluto,e un po’ perché entrambi cercavamo di evitarci.Almeno personalmente parlando.
 
–“Ti stressi troppo”- disse allargando gli angoli della bocca –“sei solo una ragazzina,non hai tante energie in quel corpo esile”-
 
Assunsi un’espressione da finta offesa,avvicinandomi e dandogli un leggero pugno sul suo braccio.Ovviamente lui non sentì neanche il solletico.
 
–“Hai una forza da fare invidia”- affermò sarcastico.
 
Mi passai una mano tra i capelli,dandomi ad un atteggiamento altezzoso
 
–“Tu,invece,mi prendi anche troppo in giro”-
 
-“No dico sul serio”-
 
Lo guardai senza capire.Allargò il suo sorriso
 
–“Non è semplice fare la manager di una nazionale.Studiare schemi di giocatori mai visti.Ti ci vedo come futura Talent Scout”-
 
Ricambiai il sorriso.Indirettamente o meno,mi stava facendo un complimento.
 
–“Grazie,ma credo che mi stai sopravvalutando”-
 
Scosse il capo,aggiustandosi il berretto
 
–“Non sono l’unico a pensarlo.E poi a quanto abbiamo visto alla cerimonia hai colpito un certo giocatore”-
 
Istintivamente la mia mente mi riportò alla scena in cui ebbi uno scontro con Luis Napoleon
 
–“Ma dai!”- esclamai –“E’ una sciocchezza”-
 
Poi dopo poco mi feci seria –“Piuttosto”- dissi –“Mi sono chiesta da quella sera del mio compleanno il motivo del tuo gesto”-
 
Si irrigidì,come per mettersi sulla difensiva.Non rispose subito,parve prima riflettere sulla risposta che doveva darmi.Guardo il cielo parigino,colmo di stelle brillanti.Quando tornò ad incrociare il mio sguardo,tornò a sorridermi
 
–“Era una sorta di regalo.Lo meritavi in fondo”-
 
-“Certo”- gli dissi con un filo di voce.
 
Non mi era piaciuta la sua risposta.Per niente.Mi dava l’impressione come se fossi stata un cane che dopo la lunga corsa della caccia,aveva come premio il biscotto dal suo padrone.Una metafora esagerata probabilmente,ma descriveva esattamente il mio stato d’animo in quel momento.
 
–“Comunque”- continuò –“ti ammiro.Davvero.Anche quella volta,quando Holly si fece male.Gli sei stata accanto,non invadendo lo spazio di Patty”-
 
Feci una piccola risata,risollevando di poco il mio umore pensando alla mia amica e per il suo amore immenso nei confronti del nostro capitano
 
–“Non potrei mai”- affermai.
 
Restammo in silenzio per un po’,ad osservare il cielo di un blu chiarissimo.Nonostante l’umidità,si stava benissimo.
 
–“Coraggio”- disse Benji,interrompendo quella pausa –“torniamo dentro”-
 
Annuii.Ma prima che potesse muovere un muscolo mi avvicinai a lui più del dovuto.Mi guardò confuso non capendo cosa avevo intenzione di fare.Mi alzai sulle punte,data la nostra differenza d’altezza.Poggiai le mani sulle sue grandi spalle e posai le labbra sulla sua guancia sinistra,quasi come se volessi semplicemente sfiorarla.Lui aveva inclinato di poco la testa come per permettermi di compiere senza intoppi il mio gesto.Quando mi riabbassai,mettendo completamente i piedi al suolo,la sua confusione era aumentata.
–“E questo?”- mi chiese.
 
Ma il suo tono era calmo.
 
Gli sorrisi –“Lo meritavi”- e senza aggiungere altro,gli diedi le spalle,incamminandomi verso l’entrata del residence.
 
Non saprei dire se mi stesse seguendo subito o se rimase lì imbambolato,nella sua totale confusione.
 


*
 
 
Il cielo di Monaco è spesso scuro e nuvoloso.Un po’ ricorda quello della mia patria,famosa per la sua interminabile umidità.I pensieri ed i ricordi mi avevano invaso la mente.Da un paio di giorni ero confusa,frustrata e,più di tutto,ansiosa.Avevo ottenuto tutto quello che si potesse desiderare nella vita,eppure mancava qualcosa.E senza quest’ultimo non riuscivo a dar un senso a tutto.Nonostante la mia giovinezza,la bellezza,un lavoro che mi dava la possibilità di essere indipendente,la famiglia e le nuove amicizie,quello che doveva essere il mio amore di sempre mi lasciava perplessa.Continuamente.Patty,invece,aveva già raggiunto l’apice della felicità.A soli ventitrè anni si ritrovava ad essere sposata e non ci mancava poco al suo parto.Madre di due gemelli.Non riuscivo ad immaginarmi in nessun modo lei ed Holly genitori.Ma d’altronde cosa poteva impedire loro di aggrapparsi alle loro gioie quanto prima possibile.Per non parlare di mio cugino.Di lì a poco avrebbe compiuto il grande passo.
 
–“Ci pensi troppo Jody”- mi dice Kathrin,continuando a battere sulla tastiera del computer.
–“E’ da l’altro ieri che sei sempre riflessiva,pensa ad aiutarmi con questo documento!”-
 
Con un sospiro distolgo il mio sguardo dalla finestra e mi avvicino  
 
–“Mi hai chiesto la stessa cosa dieci minuti fa ed ho fatto lo stesso”- dico con un leggero tono di noia –“E’ completo!Invialo e non se ne parla più”-
 
E finalmente acconsente alla mia richiesta.Dopo che salva il file del documento,si alza avvicinandosi al distributore del caffè –“Macchiato?”- mi chiede,anche se già sa la risposta
 
–“Si”- le rispondo semplicemente,sedendomi sulla poltrona che aveva lasciato.
 
Calda,testimonianza della sua presenza.La bellissima tedesca mi consegna il mio caffè e sorseggia il suo,sedendosi di poco sulla scrivania.
 
–“I ricordi vero?”- La sua è più un’affermazione che una domanda –“Capita anche a me”-
Dice facendo spallucce
 
–“Oh”- dico con un tono di finta ammirazione e sorpresa –“la fidanzata del Kaiser si lascia andare ai convenevoli”-
 
Ride.Sa di essere tra le due,quella col sangue più freddo,dal cuore meno tenero.
 
–“Siamo umani Jody”- dice –“Ah proposito,il mio Kaiser ha detto che ci aspettano per pranzo.Ma il tuo fidanzato ha deciso di cambiare posto per oggi”-
 
Sbuffo alzando gli occhi al cielo –“Il mio fidanzato si è fissato che giù alla nostra mensa non ci vuole più mangiare”- dico scocciata.
 
Kathrin scoppia a ridere –“Ci credo!”- esclama –“Come avresti reagito se avessi trovato un capello nella tua minestra?”-
 
E continua a manifestare il suo divertimento alla cosa.Per poco non mi lascio andare anch’io alle risa,ripensando alla sua faccia disgustata quando fece l’amara scoperta
 
–“Sono cose che capitano-“
 
–“Non a Benji Price,portiere indiscusso del Bayern Monaco”- dice fingendo un’aria di superiorità
 
-“O a Karl Heinz Schneider,capitano e cannoniere,indiscusso,del Bayern Monaco.Non immagino come avrebbe reagito”-
 
Alla mia affermazione,immagina per un momento la scena.
 
–“Probabilmente avrebbe reagito diversamente da Benji-“
 
Dopo qualche altra chiacchiera ci rimettiamo a lavoro finchè non giunge l’ora di pranzo.Quando la lancetta dell’orologio segna la mezza,sia io che Kathrin spegniamo i nostri computer e cominciamo a prendere l’occorrente da sistemare nelle nostre borse
 
–“Prima di tornare dobbiamo fare ancora quelle fotocopie”- mi dice mentre si specchia nel suo mini specchietto tascabile.
 
Rispetto a quando la conobbi durante il torneo di Parigi.la sua bellezza era maturata.Si era lasciata alle spalle l’aspetto di bella adolescente per poi essere una bellissima donna.Una delle più desiderate di tutta la Germania.Una come lei non poteva che avere al suo fianco un ragazzo bello e di successo come il Kaiser della nazionale tedesca.Spesso le loro facce si ritrovavano sulle copertine delle riviste o paparazzati durante le nostre passeggiate.Anch’io e Benji eravamo vittime dei gossip.Cosa per cui non riesco mai a prendere l’abitudine.Kathrin,invece,e persino Patty,non sembrano darci peso.Il mio cellulare vibra ed istintivamente sorrido a leggere il nome sul display.Rispondo senza dargli tempo di dire nulla
 
–“Scendiamo”- ed dopo avermi risposto “ok”,attacchiamo.
 
Prendo la borsa e la giacca e mi avvio all’uscita quando i miei occhi si posano per un momento sulla foto presente sulla mia scrivania.Me,Benji,Holly,Patty,Bruce ed Evelyn.Felici.Adolescenti.Da poco assieme,tutti come coppie.In una delle nostre estati.Passo l’indice sulla foto,come per fare una carezza
 
–“Jody!”- mi chiama esasperata Kathrin che mi aspetta sull’uscio della porta.
 
Senza dire nulla la raggiungo,chiudiamo a chiave la stanza del nostro ufficio e raggiungiamo i nostri rispettivi fidanzati.

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Capitolo 19
*** Forse si,forse no ***


*Eccomi di nuovo qui!Stavolta non vi ho fatto aspettare,sono stata buona!Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.Un ringraziamento alle mie amiche che non si assentano mai nelle recensioni,a coloro che hanno inserito la storia tra le preferite e i seguiti!Giuro che giunti alla fine vi ringrazierò uno per uno!Un bacio a tutti*
 
 
 
Una volta scese,io e Kathrin troviamo dinanzi all’uscita della sede i nostri fidanzati ad attenderci.Il mio è intento a guardare il cielo grigio come se stesse aspettando che prima o poi una goccia cada,avvertendoci di un’imminente pioggia.Quando riabbassa lo sguardo e mi vede,mi regala uno dei suoi soliti sorrisi beffardi.Lo ricambio e dolcemente mi avvicino a lui,alzandomi sulle punte dei piedi per baciargli leggermente le labbra,quasi a sfiorarle.
 
–“Se avete finito,io mi vorrei avviare”- ci interrompe Kathrin cominciando a percorrere la strada,stringendo la mano di Karl.
 
Senza dire nulla,li seguiamo mano nella mano.Giungiamo ad uno dei ristoranti dove spesso pranziamo anche solo io e la mia collega,quando decidiamo di non voler accontentarci di un pasto della mensa,data la vicinanza da dove lavoriamo.Veniamo accolti con calore dal proprietario,uscito apposta dalla cucina quando viene avvertito da un dipendente del nostro arrivo.Non tutti hanno il lusso di ospitare due giocatori del Bayern Monaco con le rispettive fidanzate.Soprattutto se sono state quest’ultime a condurre il posto alla fama,nonostante l’aspetto casareccio.Ma è proprio per questo che mi piace.Ricorda molto il piccolo ristorante di mia zia.Piccolo,caldo ed accogliente.Dopo i vari convenevoli,il proprietario si allontana a causa degli impegni che lo richiamano,augurandoci un buon pranzo.Veniamo immediatamente serviti.Sia Benji che Karl hanno ordinato un’insalata,mentre io e Katrhin per oggi passiamo alla carne.Nel pomeriggio hanno un altro allenamento e non possono ingozzarsi.Da brave fidanzate ordiniamo qualcosa di genuino così che non facciamo venir loro voglie di nessun tipo.
 
 –“Prima ho letto la mail di Bruce”- mi dice d’un tratto Benji,poggiando il lungo e possente braccio sullo schienale della mia sedia –“E’ proprio convinto eh?”-
 
-“Già”- mi limito a dire,gustando una fetta di pane tedesco.
 
–“E voi due?”- chiede Kathrin,poggiatasi completamente sul petto di Karl,la sua testa sfiorata dal mento del ragazzo –“quando avrete intenzione?”-
 
Poso la fetta di pane.Improvvisamente l’appetito viene meno.
 
–“Quando il tuo fidanzato farà il suo di passo”- risponde a tono Benji,sorridendo maliziosamente al suo compagno di squadra
 
–“Stronzo di uno giapponese”- gli dice Karl,guardandolo torvo finchè ridono.
 
Io mi limito a fare un sorriso,sforzandomi.
 
–“Ridi è gratis”- mi dice la tedesca,notando il mio poco entusiasmo.
 
–“C’è qualcosa che non va?”- mi chiede Benji,spostando la chioma di capelli dalla mia spalla.
 
Scuoto il capo –“No”- rispondo –“Sono solo stanca.Tutto qui”-
 
Una ciocca mi viene sistemata dietro l’orecchio
 
–“Hai ragione”- mi dice –“ma appena avremo la pausa di campionato per l’amichevole della nazionale andiamo a passare un weekend da qualche parte”-
 
-“Bravi”- interviene Karl –“mentre io sarò a sudare”-
-“E io costretta a guardarti”- aggiunge Kathrin,dandogli un bacio sulla guancia.
 
Finito di consumare il pranzo,usciamo dal ristorante,pronti a prendere strade opposte
 
–“Non fate tardi stasera”- gli dico passandogli una mano sulla guancia
 
–“Se il mister non ci farà il culo verrò presto.Non preoccuparti ragazzina”- dice,coprendo la mia mano con la sua.
 
E’grandissima,la mia è invisibile a confronto
 
–“Ti ricordo che stai parlando di mio padre”- gli rimprovera Karl.
 
Benji gli fa l’occhiolino.Dopo esserci salutati,io e Kathrin ripercorriamo la via di ritorno per l’ufficio.
 
–“Ah le fotocopie!”- dice ricordandosi dei documenti e frugando nella borsa –“Quando hai smesso di perderti nei tuoi pensieri avvertimi!”- mi rimprovera con questa battuta.
 
Ma non sarà una sua parola a farmi smettere.Non smetto da un paio di giorno ormai.Ed involontariamente,i miei pensieri ritornano tra i ricordi.
 
 
*
 
 
I giorni passavano in fretta e il campionato andava sempre più verso la fine.Alcune squadre furono,ormai,eliminate.L’Italia senza Buffetti non era riuscita a recuperare la sua posizione perdendo cinque a zero contro l’Argentina,in cui Diaz aveva privilegiato in quanto a bravura.Fu il turno della mia squadra nell’affrontarlo.Partita non facile.Avevo passato i giorni prima della competizione a studiare insieme a Julian,le tattiche e le particolarità di quel giocatore.In campo era un vero animale.Tuttavia mostrava una parte romantica del suo gioco,dato che,ad ogni goal segnato,lo dedicava alla sua graziosa fidanzata,nonché manager della squadra argentina.Contro di noi riuscì a realizzare in pochi minuti una tripletta,ma fortunatamente Mark e i gemelli Derrick riuscirono ad accorciare le distanze,concludendo il primo tempo tre ad uno a favore dell’Argentina.Iniziato il secondo fu ancora grazie a Mark che arrivammo al pareggio.La partita sembrava del tutto equilibrata,nessuna delle due squadre riusciva a prevalere sull’altra.Ma nel finale,Marshall fece entrare il nostro asso nella manica.Per la prima volta dopo anni,il principe del calcio dal cuore di cristallo,Julian,entrava in campo,con la maglia della nazionale.I nostri compagni rimasero sbalorditi da tale scelta,alla quale io,invece,ero già preparata.Nei giorni in cui analizzavamo gli schemi da seguire,infatti,egli mi confessò della decisione del mister con entusiasmo nel caso in cui il Giappone si sarebbe trovato in difficoltà.Purtroppo o per fortuna,la sua presenza fu essenziale.Poco prima che scadesse il secondo tempo,Julian segnò così che la partita si concluse quattro a tre a nostro favore.Per poco non mi venivano le lacrime agli occhi.La mia squadra era in semifinale.Sorte volle che dovevamo affrontare la Francia,padrona di casa e favorita del campionato.Fino a quando non scoprimmo che la Germania si era già qualificata come finalista.L’ottimismo dei francesi andò a sfumarsi.La sera stessa in cui la squadra tedesca vinse la competizione per la finale,Schneider e un certo Franz Dexter,che avevo già notato durante il ritiro ad Amburgo,ed Herman Kaltz si presentarono al residence per dare la notizia di persona a Benji,nel pieno dell’allenamento.Quest’ultimo sembrò contento per i suoi amici della cosa,garantendo loro che saremmo stati noi gli avversari per il titolo mondiale.Le loro conversazioni avvennero in tedesco,ma per me non fu un problema.Feci anche da traduttore a chi non comprendeva una parola.Ma quando Benji presentò la squadra ai tedeschi,fortunatamente questi conoscevano l’inglese così che non ci furono problemi per la comunicazione.In Giappone è la seconda lingua più parlata,dopo la nostra.Holly si mise subito in avanti,stringendo calorosamente le mani del bellissimo biondo e dei suoi compagni,seguito poi da tutti gli altri.Dopo qualche chiacchiera,Marshall li richiamò al loro dovere e subito si rimisero ad allenarsi,lasciando però la possibilità a Benji di restare ancora un po’ coi suoi amici.Io me ne stavo in disparte ad osservare a pochi passi di distanza la scena.
 
 –“Ragazzina”- mi richiamò Benji sorridente –“Vieni,non mordono mica”-
 
Allungò il braccio destro per invogliarmi ad avvicinarmi.Così mossi qualche passo verso di loro ed il portiere mi cinse le spalle col suo braccio.
 
–“Ragazzi”- disse –“lei è Jodelle.La mia manager”-
 
Non avevo avuto modo né di presentarmi né di comunicare con loro durante il soggiorno.Quando Benji pronunciò il mio nome per fare la presentazione,Dexter sbarrò i suoi grandi occhi cerulei,fissando prima me per poi spostare lo sguardo sul portiere e fare una smorfia maliziosa
 
–“Jodelle?Ma scherzi?Pensavo fosse una racchia!”-
 
A quel punto Herman scoppiò in una fragorosa risata,mentre Karl scosse il capo sospirando per la poca delicatezza del suo compagno.Guardai Benji interrogativa ed infastidita al tempo stesso
 
–“A quanto pare mi conoscono già molto bene”-
 
Stranamente il portiere sembrava trovarsi in difficoltà.
 
–“Diciamo che”- mi spiegò sottovoce nella nostra lingua –“ho raccontato loro qualche nostro aneddoto”-
 
Sbuffai,togliendo scocciata la sua mano dalla mia spalla.Herman continuò a ridere seguito da Dexter,mentre Karl sorrise divertito e malizioso al contempo,osservandoci.
 
–“Come hai fatto a restare indifferente a questo zuccherino?”- chiese Dexter avvicinandosi e prendendomi la mano –“Tranquilla zucchero,se lui non ti vuole ci sarà qualcuno disposto ad accontentarti”- e dopo avermi fatto l’occhiolino,mi baciò la mano.
 
–“Hey”- gridò Bruce dal bel mezzo del campo interrompendo il suo allenamento –“giù le mani!”-
 
A quel punto il tedesco fece un paio di passi indietro e alzando entrambe le mani,si rivolse a Bruce,sorridendo divertito –“Scusa bello!”- gli gridò come risposta.
 
–“Non farci caso”- disse Benji attirando la mia attenzione –“è fatto così”-
 
Mi passai una mano tra i capelli e sospirai.Il mattino dopo,Marshall ci aveva concesso di passarlo liberamente,costringendoci agli allenamenti soltanto nel pomeriggio.Così la squadra si sparpagliò in giro per la città.Holly non aveva ancora fatto visita alla torre da quando eravamo approdati in Francia,e fu accompagnato da Tom e da qualcun altro.Riguardo Benji,invece,ricordo solo che approfittò del tempo libero per andare a trovare a sua volta i vecchi compagni della Germania,anche loro non impegnati dagli allenamenti per quell’arco di tempo.Io e Bruce eravamo seduti su una panchina di un parco non molto lontano dalla torre,a mangiare i biscotti colorati parigini che avevamo imparato ad apprezzare col tempo.Alcuni dei nostri compagni non erano molto distanti da noi,mentre palleggiavano sul prato o ciondolavano per perdere tempo.Stavamo osservando divertiti le capriole effettuate dai gemelli che,per le loro spettacolari acrobazie,intrattenevano le persone che passavano di lì per caso,alcuni per curiosità,altri perché avevano riconosciuto i calciatori della nazionale giapponese.Distolsi lo sguardo dalla scenetta comica ed osservai mio cugino,intento ad ingozzarsi,mangiando un biscotto dopo l’altro e a ridere ad ogni mossa effettuata dai gemelli.
 
–“Bruce”- lo chiamai per poter attirare la sua attenzione
 
–“Mph?”- chiese,non potendo aprire la bocca perché troppo piena.
 
–“Perché non mi hai detto niente di te ed Evelyn?”-
 
Smise subito di masticare,ingoiando il groppo che aveva in gola.Si pulì il muso con la manica della giacca,passandosi poi la lingua sulle labbra per togliere i residui delle briciole.Gli occhi fissi davanti a se
 
–“Non è successo nulla”- rispose calmo –“o almeno non ancora”-
 
Spostai la massa di capelli sulla spalla destra,passandoci le mani per accarezzarli.
 
–“Però io mi sono sempre confidata con te.Tu non fai lo stesso”-
 
In quel periodo soffrivo un po’ del fatto che Bruce,almeno nella sfera sentimentale,preferiva parlarne con altri come Holly piuttosto che con me.Stavamo crescendo e lui sentiva il bisogno di staccarsi per un attimo da me e dedicarsi alle sue faccende ormai da ometto.Un po’ come quando all’inizio della nostra convivenza avevo la necessità di isolarmi e passeggiare da sola di sera,lontano da tutto,dalla mia nuova vita,per ricordarmi chi ero in realtà.Ma ovviamente non era la stessa cosa.Si trattava semplicemente del fatto che lui faceva sentire il distacco tra noi,la differenza tra maschio e femmina,cominciando a trattarmi non più come un fratello acquisito,ma come una sorella.Una donna.A volte non mi concedeva nemmeno di dormire nel letto insieme,come da bambini,con la scusa che stavamo scomodi.Avevo,però,capito che lo faceva per marcare il suo territorio.Richiuse i biscotti nella busta di plastica e annodò il nastro in modo che non cadessero.Poi finalmente alzò lo sguardo su di me
 
–“E’ diverso,io sono un ragazzo.E poi è da tempo che tu non fai lo stesso con me.Insomma a parte Josh di cui non ti importa nulla,non senti il bisogno di parlare con me”-
 
-“Mi importa di Benji”- affermai interrompendolo –“E sento la necessità di parlarne con te.Ma tu hai sempre messo un muro su questo argomento”-
 
Il suo volto espresse un’aria perplessa e stupita –“L’avevo capito che ti piaceva.Di nuovo”-
 
Accavallai le gambe ed incrociai le braccia al petto,guardandomi le scarpe.
 
-“Jody”- disse poggiando la mano su una mia coscia –“obiettivamente posso solo dirti di lasciar perdere perché non ne vale la pena”- fece una pausa,cercando di comprendere se lo stessi ascoltando nonostante avessi lo sguardo rivolto in basso –“ma i sentimenti sono i tuoi e posso solo dirti di far quello che ti senti.Vedi me non sono sicuro di ciò che prova Evelyn,ma provare non costa nulla.No?”-
 
Sospirai con gli occhi che mi luccicavano.Non volevo guardarlo perché ero certa che sarei crollata
 
–“Solo che io ci ho già provato.E non ci ho guadagnato nulla”-
 
Mi morsi il labbro inferiore per trattenermi.Bruce mi passò una mano tra i capelli,risistemandoli dietro le spalle
 
–“Mi tocca passare dalla parte di Benji adesso.Noi ragazzi spesso siamo ottusi e ignoranti,non capiamo certi segnali e se li capiamo preferiamo far finta di nulla.Holly ne è un esempio”-
 
 A quel punto lo guardai sbalordita
 
–“Holly?Vuoi dire che..”- e non continuai perché mio cugino annuì sorridente
 
–“E quando ha intenzione?”-
 
Fece spallucce
 
–“Non lo so,ma tu”- disse puntandomi un dito sulla fronte –“non dirai niente.Anzi fai come se non ti avessi detto nulla.A parte la cosa sul tuo portierone”-
 
Annuii sorridendo appena.Bruce si ricompose poggiando la schiena sullo schienale della panchina e passandomi i biscotti imbustati.Riaprii la busta e ne presi uno,mangiandolo piano.
 
–“Vorrei che tu mi prometta una cosa”- disse improvvisamente dopo qualche minuto di silenzio.
 
–“Si”- dissi senza pensarci due volte.
 
Mi sarei buttata anche nel fuoco per lui.Metaforicamente parlando.
 
–“Quando torneremo a Nankatsu,vorrei che tu sia più gentile con Evelyn.Vedrai che ti piacerà proprio come piace a me.E smettila con la tua gelosia.Lo sai che ti voglio bene!”-
 
Gli strinsi una mano –“Te lo prometto”-
 
Bruce è stato,dopo mio zio,il primo uomo a starmi accanto,ad accogliermi a braccia aperte.L’assenza di mio padre mi aveva colpito fortemente,tanto da voler cercare sempre protezione da parte sua.Per quanto il padre o anche Holly si dessero da fare con me,nessuno poteva sostituirlo.Nessuno mi dava quel senso di rifugio come me lui.In fondo battezzò la nuova Jodelle.Ero e sono la sua Jody.Stavamo ritornando all’atmosfera di quiete e divertimento,quando fece una faccia infastidita,portandosi la mano destra sulla pancia.Quando me ne accorsi gli chiesi cosa aveva.
 
–“Ho mangiato troppi biscotti!”- esclamò alzandosi in piedi –“ho bisogno del bagno”- e detto ciò corse senza meta alla ricerca di una toilette.
 
I gemelli e Clifford che nonostante la lontananza parvero capire il problema di mio cugino,risero di gusto buttandosi a terra e mantenendosi la pancia per il dolore che le loro risa provocarono.Con questi avevamo formato un bel gruppo,a differenza di altri,poiché c’era molta complicità e avevano la stessa testa calda e scherzosa di Bruce.Anche se io non ero da meno.Patty aveva la fama di avere un carattere da maschiaccio,ma probabilmente risultava spesso molto più femminile di me.Per precauzione richiusi i biscotti nella busta.Non si poteva mai sapere.Nel pomeriggio,dopo un leggero pranzo a base di verdure,ci dedicammo agli allenamenti.A distanza di quarantotto ore si sarebbe svolta la semifinale contro la Francia.Holly non stava più nella pelle per l’emozione.Mentre assistemmo ad una partita dei francesi,seduti sugli spalti,si alzò facendo improvvisamente il tifo per Pierre Le Blanc.Cosa alquanto insolita per un giocatore che sapeva essere un rivale nel campionato.Ma lui era fatto così.Umile,sincero e buono.Sapeva riconoscere il talento e la bravura degli altri giocatori e se poteva cercava anche di incoraggiarli.Spesso gli oggetti delle sue adulazioni non capivano il suo modo di fare,ma il capitano francese,accortosi delle manifestazioni del mio di capitano,alzò una mano nella sua direzione come per ringraziarlo,sorridendogli con gentilezza.C’era da ammettere che era un capitano elegante.E non solo nel gioco.La mia squadra doveva concentrarsi sul suo modo di giocare,essendo un fantasista del calcio champagne.Mi preoccupava piuttosto Luis Napoleon,per la fama di essere un giocatore aggressivo,che spesso lo penalizzava nelle partite come avevo notato.Nell’amichevole ad Amburgo,Holly aveva subito diversi falli e non volevo che il francese potesse accanirsi contro di lui.Tuttavia pensai al lato positivo della cosa e cioè che se Napoleon avesse commesso uno dei suoi errori,si sarebbe bruciato da solo.Quando il mister diede il momento di pausa per poi assentarsi per prendere un caffè,approfittai insieme a Julian per spiegare loro i comportamenti da adoperare.L’obiettivo principale era Pierre e senza lui,Napoleon non avrebbe avuto nessun assist per permettergli di segnare.La maggior parte sembrava essere d’accordo sulle mie valutazioni,ma Benji,che era rimasto tra i pali della sua porta,parve esserne contrariato.Potei capirlo dalla sua espressione ironica quando avevo affermato che Napoleon non poteva essere un problema se si marcava per bene il capitano francese.
 
–“Credo che tu lo stia sottovalutando”- disse –“E’ capace di compiere azioni da solo senza aver bisogno l’aiuto di uno dei suoi compagni”-
 
Ridussi gli occhi a fessure sfidandolo con lo sguardo.I suoi di un nero intenso non si staccavano dai miei.
 
–“Lo abbiamo osservato tutto il tempo”- intervenne Julian in difesa delle nostre opinioni –“Ma da solo non ha mai combinato nulla.Riesce a segnare solo se gli procurano un assist”-
 
Sorrisi soddisfatta dall’intervento del vice allenatore.Non ero l’unica a pensare ciò e dato che le mie opinioni combaciavano con lui,almeno per quella volta Benji doveva tenere la bocca chiusa.Ma mi sbagliavo.Dopo che si sistemò il berretto,parve riflettere su ciò che aveva da dire riguardo la questione.Gli altri lo osservavano pronti ad ascoltare un’altra delle sue.
 
–“E’ proprio qui che vi sbagliate”- affermò –“I giocatori europei sono diversi dai giapponesi.Pensavo che l’avevate capito.Calciatori come Napoleon possono prenderti alla sprovvista.Potrebbe realizzare un contropiede grazie a se stesso o a qualcun altro mentre tutti noi perdiamo tempo a concentrarci su Le Blanc!-“
 
Osservai i volti dei miei compagni
 
–“Forse non ha tutti i torti”- disse Philip riflettendo sulle sue parole
 
-“O forse dobbiamo trovare un modo per concentrarci su entrambi”-
Sorrisi a mio cugino che cercava sempre in un modo o nell’altro di trovare il giusto equilibrio su tutto ciò che mi riguardava.
 
–“Ad ogni modo direi che è inutile perderci in chiacchiere.Riprendiamo gli allenamenti”-
 
Guardai di nuovo Benji scettica
 
–“Il mister non ha ancora dato la fine alla pausa”-
 
Mi fece un sorriso malizioso –“I campioni non aspettano di finire le pause.Si allenano e basta”-
 
-“Fino a ieri la pensavi diversamente.Incredibile come cambi opinione in una notte”-
 
Sentii una risata soffocata da parte di qualcuno alle mie spalle,ma non ci diedi peso.
 
–“Dai riprendiamo”- Holly per la quale ogni occasione era buona mettere il calcio in ogni discussione cominciò a palleggiare e fare qualche tiro.
 
E Benji era pronto a parare ogni volta.Gli altri man mano seguirono il suo esempio.Dall’altra parte del campo invece c’era Ed tra i pali,anche lui sull’attenti per ogni tiro.Julian nel frattempo andò a sedersi in panchina,riaprendo la cartellina con i nostri documenti e cominciando a riscrivere su un foglio.Una palla si accostò ai miei piedi.Fu più forte di me.Presi la rincorsa con questa.Arrivai appena fuori area quando calciai con la tutta la carica e l’adrenalina che avevo in corpo.Anche se sopreso,Benji riuscì a parare,ma notai che aveva stretto i denti per lo sforzo.
 
 –“Jody?”- mi chiese Bruce preoccupato,avvicinandosi –“Tutto bene?”-
 
Continuai a fissare il portiere negli occhi con aria di sfida che dal canto suo non demordeva
 
–“Si”- risposi e mi avviai in panchina,sedendomi accanto ad un titubante Julian,che aveva osservato la scena ad occhi spalancati,come il resto della nazionale giapponese.
 
Ad allenamenti conclusi,alcuni erano rimasti con me in campo a raccogliere i palloni.Quando questo si stava pian piano svuotando,mi riaccomodai per sistemare le schede dimenticate da Julian in disordine,tra un appunto e l’altro.
 
–“Ti aspetto dentro”- mi urlò Bruce da lontano ed io annuii senza alzare lo sguardo,intenta nel mio lavoro.
 
Poco dopo sentii una presenza accostarsi dinanzi a me.Smisi con ciò che stavo facendo e alzai il capo.Benji mi guardava serio,pronto a menarsi in un’altra discussione  
 
–“Hai tentato,ma non ce l’hai fatta”- disse senza che gli chiedessi nulla.
 
Feci un sorriso amaro e tornai al mio lavoro,riabbassando lo sguardo
 
–“Avrai un altro aneddoto da raccontare ai tuoi tedeschi.Hai altro da dire?”-
 
Ma non ebbi risposta poiché mi sentii afferrare al polso destro.Con la forza mi tirò su avvicinandomi a lui.I fogli furono sparsi per terra.Alzai lo sguardo accorgendomi che i nostri visi erano troppo vicini.La sua stretta era solida,ma non mi faceva male.Anzi.Lo osservavo negli occhi nerissimi,non capendo dove volesse andare a parare.Dopo alcuni interminabili secondi,mi trascinò con sé davanti alla porta dove per tutto il pomeriggio si era allenato.Mollandomi appena fuori la linea dell’area,raggiunse il carrello pieno di palloni per poi rimettersi tra i pali.Mi passò il pallone con un calcio che io stoppai senza problemi.
 
–“Avanti”- mi incitò –“tieni fede alla tua promessa ragazzina!”-
 
Mi feci seria,quasi arrabbiata e subito tirai un calcio alla palla.Lui riuscì a parare e mi rispedì il pallone.Nemmeno il tempo di stopparlo che glielo tiravo di nuovo.Al quarto tiro dovette tuffarsi per poter parare.La palla non gli si bloccò tra le mani e tornò nella mia direzione.Presi la rincorsa e tirai un potente calcio e lui non fece in tempo a rialzarsi.La palla gonfiò la rete.Lentamente si rialzò
 
–“Spero che tu possa vivere felice ora”- gli dissi ironica.
 
Si sistemò il berretto –“Posso dire lo stesso”- disse –“L’ho fatto per te”-
 
Alzai gli occhi al cielo e andai a prendere la palla all’interno della rete.Mi avviai verso il carrello seguita da lui.Quando lo riposai,mi voltai a guardarlo.
 
–“Mi chiedo perché devi sempre obiettare ciò che dico”- gli chiesi indirettamente,come un’affermazione.
 
–“Te l’ho detto”- disse con un sorriso beffardo –“ho più esperienza di te”-
 
Feci un lungo sospiro,mettendomi le mani sui fianchi
 
–“Ti senti meglio?”- mi chiese.
 
Annuii. –“Ricordi quella volta quando mi trovasti in quel parco abbandonato,vero?”- mi chiese ancora d’un tratto.
 
Lo guardai sconcertata,sbattendo le palpebre senza comprendere e feci segno di si con la testa.
 
–“Ho voluto fare lo stesso con te.Aiutarti a sfogare la tua rabbia”-
 
E stranamente,non so il motivo tutt’oggi,quella strana eccitazione che si era accesa mesi prima in me quando lo osservavo,si riaccese.Probabilmente erano di nuovo gli ormoni adolescenziali che si facevano risentire.Gli diedi una pacca sulla spalla con fare goffo
 
–“Vai a fare la doccia”- gli dissi –o farai tardi”-
 
Mi allontanai lasciandolo lì per tornare ai documenti sparsi sull’erba.Ma il pensiero di lui che faceva la doccia,non fece che peggiorare la situazione ormonale.
 
 

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Capitolo 20
*** Una pietra sopra ***


*Ciao a tutti!In un batter d'occhio ecco per voi pronto un nuovo capitolo!L'ispirazione è padrone di me e quindi vale la pena approfittarne!Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!Devo precisare che i personaggi non sono i miei,ma di Yoichi Takahashi.Purtroppo per lui la mia mente contorta ha deciso di rovinargli la festa!Grazie a tutti coloro che mi seguono e alle mie ormai amiche che sono sempre presenti con le loro recensioni.Un bacio grande a tutti!*
 
 
Lo stomaco si contorceva per il nervoso.Tutte le partite disputate prima di allora sembrarono non valere nulla.Avrei sfidato chiunque a tenere i nervi saldi durante una semifinale.Fortunatamente gli altri sembrarono non basarsi troppo sull’emotività così da restare del tutto concentrati sulla partita.Se in altre occasioni si osava azzardare un probabile risultato basandosi esclusivamente sui propri occhi,da spettatore esterno,quel giorno non avrei mai saputo dire se la nostra squadra poteva superare la Francia o meno.Non avevo mai partecipato ad una partita così difficile e ricca di emozioni al tempo stesso.Ad inizio partita Holly aveva subito portato la squadra in vantaggio,ma Pierre Le Blanc pareggiò facilmente.Dopo il secondo goal,ne segnò un terzo su rigore.Sia Mark che Holly si diedero da fare in un paio di contropiede mozzafiato,così da poter portare il risultato sullo stesso piano.Tuttavia,come aveva previsto Benji,nonostante si marcasse a tutta forza il capitano francese,Luis Napoleon riuscì a realizzare una rete senza l’aiuto dei suoi compagni,portando la Francia nuovamente in vantaggio.Con l’entrata in campo di Tom,riuscimmo ancora una volta a pareggiare per il rotto della cuffia,fin quando l’arbitro non fischiò la fine dei novanta minuti.I due tempi supplementari che seguirono,non servirono a sbloccare il risultato che finì ancora col risultato di quattro a quattro.Unica alternativa furono i rigori.Avrei giurato che da un momento all’altro l’aria poteva venirmi a mancare.Cercavo,però,di mostrarmi fredda,avendo le mie reazioni sotto controllo.Avevo il compito di tenere alto il morale dei miei compagni e se crollavo io di conseguenza potevano crollare anche loro,uno dietro l’altro.Bruce cercava spesso il mio sguardo,come per trovare un incoraggiamento.Io non gli staccavo mai gli occhi di dosso.Nonostante era molto bravo nel gioco,si vedeva lontano un miglio che la carica emotiva poteva esplodergli in qualsiasi momento.A differenza di Holly che,invece,sembrava scacciare ogni preoccupazione.Lo si capiva dal fatto che spesso era sorridente,dimostrazione della sua felicità nel giocare in quel campo,contro i campioni che si ritrovava.Insieme agli amici di sempre,per giunta.Marshall non muoveva un muscolo dalla sua posizione di cera,gli occhi fissi sul campo,pronto a dare ordini a destra e a manca.A volte voltavo lo sguardo verso i compagni seduti in panchina,il cui volto esprimeva preoccupazione,frenesia e curiosità.Ma quando fu il momento di iniziare i rigori non riuscii più a controllare la calma.Mi ero avvicinata alla linea bianca alla quale dovevo restare a debita distanza per non rischiare di essere cacciata dal campo.Unii le mani come per pregare,mantenendo lo sguardo fisso sui miei compagni disposti in fila.Come se non bastava,Ed aveva subito un infortunio alla mano,e il mister era pronto per farlo sostituire da Benji.Ma Ed promise di farcela così che Benji restò seduto in panchina senza opporsi alla decisione del suo compagno.Era la sua occasione e lui capì che non poteva togliercela proprio all’ultimo momento.Il primo a calciare fu Pierre Le Blanc,che senza troppi preamboli,segnò.Sbuffai,passandomi entrambe le mani tra i capelli.Pierre mandò un bacio in direzione della sorella che come me si era avvicinata al campo quanto poteva,intenta ad esultare per l’eccellente azione del fratello.Fu il turno di Mark che,grazie al suo potente tiro,riuscì a farla franca al portiere francese così da segnare.Ma la tensione restava alle stelle.Sia Philip,Tom che i due giocatori della Francia,il numero undici e quattro,segnarono,portando il risultato sempre sul pareggio.Fu il turno di Julian,che anche per quell’occasione fece il suo ingresso,riuscendo poi a realizzare il rigore.Contro ogni previsione,al turno di Luis Napoleon,la Francia non riuscì a portarsi in vantaggio.Nell’istante in cui il francese prese la rincorsa per calciare il pallone,avevo coperto il viso con le mani,poiché la mia buona volontà stava cedendo poco a poco.Ma il sentire l’esultanza dei miei compagni dalla panchina,mi fece capire che ciò che prevedevo non si era avverato.Riaprendo gli occhi e focalizzando lo sguardo sul campo,capii che Napoleon aveva sbagliato il rigore,grazie ad una parata estrema di Ed.Tutto era nelle mani di Holly.La speranza si riaccese in me.Incrociai le braccia al petto,mordendomi il labbro,in attesa di scoprire come sarebbe finalmente terminata quella partita da infarto.Holly segnò.Eravamo in finale.I miei compagni si accalcarono attorno al capitano,per gioire di quel risultato ottenuto faticosamente,e non c’era soddisfazione più grande.I nervi cominciarono a sciogliersi e poco alla volta tornai a rilassarmi,tirando un sospiro di sollievo.Entrai in campo,con l’intenzione di avvicinarmi ai miei compagni.Da lontano notai la reazione di Napoleon,che per poco non scoppiava in lacrime,e di Monique,che era corsa a consolare il fratello,abbracciandolo.Sembrava,però,che avesse più bisogno lei di consolazione che lo stesso Pierre.Tom assistette alla scena,ma non mosse un muscolo.Così Monique,dopo avergli dato un ultimo sguardo,uscì dal campo.Bruce mi venne incontro e il mio volto si illuminò.Mi abbracciò così forte da alzarmi da terra.Io lo stringevo con tutta la forza che mi era rimasta in corpo.
 
–“Bravo Bruce”- gli sussurai all’orecchio –“ci sei riuscito”-
 
Sentii che scosse il capo –“Ci siamo riusciti”- mi corresse.
 
Annuii continuando a restare tra le sue braccia.Quando sciogliemmo quell’interminabile abbraccio,cercai Holly con lo sguardo,ancora completamente circondato dagli altri.Quando i nostri occhi s’incrociarono,mi alzò il pollice come segno di vittoria ed io risposi con un ampio sorriso.Per un attimo avevo voltato lo sguardo su Benji che in contemporanea fece lo stesso,ma mi limitai a sorridergli e a voltarmi subito,riconcentrandomi su mio cugino.Quando tutti i ragazzi si recarono negli spogliatoi per andare a cambiarsi ed altro,io e il mister raggiungemmo Parson in una specie di enorme sala,dalla quale aveva assistito alla partita,insieme ad altre persone.Dopo avermi dato una breve carezza sul capo,strinse la mano di Marshall e accomodati sul morbido divano davanti ad un caffè,discutemmo allegri della partita appena vinta.Improvvisamente la porta si aprì piano,ma né il mister,né Parson ed altri presenti avevano fatto caso alla cosa,talmente presi dalle loro conversazioni.Quando mi voltai,riconobbi da subito la sagome di Monique Le Blanc.Con una scusa mormorai un permesso,alla quale il mister non diede particolare attenzione e uscii dalla sala,chiudendomi la porta alle mie spalle.Monique sembrava dispiaciuta,com’era giusto dato che la sua squadra,in cui il fratello era capitano aveva perso contro un paese sottovalutato da tutti i partecipanti del campionato.I biondi capelli erano raccolti in una coda alta e per la prima volta era,ai miei occhi,vestita in tenuta sportiva.
 
 –“Cosa ci fai qui?”- le chiesi.
 
Estrasse dalla borsa il cartellino che giorni prima le avevo dato.Me ne ero totalmente dimenticata.Grazie a quello era riuscita a raggiungere la sala dove mi ero comodamente seduta.
 
 –“Merci”- mi disse –“Mi è servito”-
 
Ripresi il cartellino e me lo infilai in tasca.Marshall non avrebbe mai dovuto sapere del mio gesto o mi avrebbe linciata viva.
 
–“Sei qui per parlare con Tom vero?”-
 
Annuì e la condussi,invitandola a seguirmi,fino agli spogliatoi dove probabilmente la mia squadra era intenta a farsi la doccia.Potevamo però sentire il baccano e gli ululati allegri,facendomi istintivamente sorridere divertita.Monique,invece,aveva assunto un’espressione perplessa.Mi feci avanti e bussai forte alla porta dello spogliatoio.Sentii che per un attimo i ragazzi avevano smesso di fare baccano e Bruce aprì piano la porta.Quando mi vide stava per uscire,coperto solo dai pantaloni,ma si accorse appena in tempo dell’altra presenza femminile al mio fianco.Spalancò gli occhi e si rifugiò dietro la porta
 
–“Che ci fai lei qui?”- mi chiese.
 
Feci spallucce –“Fai uscire Tom”-
 
Dando un’ultima occhiata alla francese,annuì e rientrò chiudendo la porta.Nemmeno cinque minuti dopo,Tom uscì,coi capelli ancora bagnati e le guance rosse.Probabilmente era uscito da pochissimo dalla doccia calda.Si era cambiato indossando la tuta di riserva,con lo stemma della nazionale.Quando vide Monique non disse nulla,nonostante lei lo avesse accolto con un timido sorriso.Tom mi poggiò una mano sulla spalla
 
–“Grazie”- disse con un filo di voce e lo sguardo serio.
 
Gli sorrisi incoraggiante e scossi il capo.Stava per allontanarsi con Monique,quando questa di colpo si bloccò,cercò nella sua borsa e afferrò una serie di fogli,sistemati accuratamente in una bustina di plastica trasparente.Mi si avvicinò,consegnandomi la cartella.
 
 –“Prends ce,je t’en prie”- mi disse –“ti servirà”-
 
Scettica,presi l’oggetto dalle sue mani e la ringraziai.Mi sorrise e poi raggiunse Tom,che la cinse le spalle con un braccio ed insieme voltarono l’angolo per poi sparire.Nel frattempo mi accomodai su una fila di sedie di ferro lì vicino cominciando a sfogliare i fogli consegnatemi.Erano appunti,note e tutto ciò che riguardava la squadra tedesca,ormai imminente avversaria per la finale.Sbalordita mi persi nella lettura,notando la premura con cui la bella francese aveva messo su quel lavoro.A quanto pare come me aveva la fissa di apprendere tutto quello che le si parava dinanzi agli occhi quando riguardava il calcio.Evidentemente si sentiva in debito con me per esserle stata d’aiuto così da consegnarmi quei preziosissimi dati che mi avrebbero fatto risparmiare non poca fatica.Presa da questi non mi ero accorta che i miei compagni erano usciti dallo spogliaotio,puliti e profumati,ancora immersi nella loro allegria.
 
–“Che ci fai lì?”- mi chiese mio cugino avvicinandosi insieme ad Holly e Philip.Scattai all’in piedi
 
–“Dov’è Julian?”- chiesi non curando di dargli una risposta
 
–“E’ dentro,ma puoi entrare sono tutti vestiti”- mi rispose Holly,guardandomi curioso.
 
Annuii,e mi feci spazio tra gli altri.Involontariamente andai a sbattere contro il corpo marmoreo di Benji che per non farmi perdere l’equilibrio mi afferrò per un braccio.
 
–“Scusa”- gli dissi,sorpresa della cosa.
 
–“Che ti prende?Perchè corri?”- mi chiese,non capendo il motivo di tanta fretta.
 
Mi liberai dalla sua stretta –“Non ho tempo,devo parlare con Julian”- e senza aggiungere altro mi affrettai ad entrare nello spogliatoio.
 
Julian era intento a sistemare le ultime corse in borsa,chiacchierando animamente con Clifford,che si stava allacciando le scarpe da ginnastica.Quando il vice allenatore alzò lo sguardo incuriosito gli misi davanti al naso la cartellina,con un sorriso soddisfatto.
 
 
 
Dopo cena,eravamo tutti seduti,mister compreso,nell’immensa hall del residence,intenti a discutere della finale che si sarebbe svolta il giorno successivo.La tensione era altissima,ancora più di quanto non lo fosse stata nel caso della semifinale,ma si cercava di guardare il lato positivo.Eravamo in finale,avevamo sconfitto la favorita e padrona di casa.Già essere arrivati a quel punto era una grandissima soddisfazione.Ma chi conosce,come me,Holly&co sa benissimo che nessuno di loro si accontenta del minimo.Questi tendono al massimo,anche a costo di rompersi le ossa.Il mister spiegava loro i comportamenti adeguati da assumere per la partita,dopo essersi interessato ad ascoltare me e Julian dei dati che avevo ricevuto,apprezzando il lavoro svolto dalla francese.Decise anche che al posto di Ed,avrebbe giocato Benji,dato che il portiere della Toho si era infortunato e non era il caso di fargli sforzare la mano destra più del dovuto.Dopo l’ennesimo avvertimento,Marshall si congedò,intimandoci di non stare troppo sugli allori e chiuderci presto in camera per un sonno riposante.Alcuni seguirono subito il suo esempio,come Mark o Philip,quest’ultimo immerso nei pensieri nei confronti di Jenny.Questa,sua attuale moglie,aveva assistito sugli spalti alla semifinale,e si fece notare da Philip che,non appena se la ritrovò davanti,la baciò senza intoppi.Dopo le varie presentazioni,mi spiegarono che Jenny era partita per la Francia a causa del trasferimento del lavoro del padre,ma che alla fine delle vacanze estive sarebbe rimpatriata,tornando nella città natale sua e di Philip.Bruce cercava di alleggerire la tensione,scambiando battute con Clifford,il gigante buono,e raccontando barzellette,con la grande partecipazione dei gemelli.Io conversavo con Julian,riguardo le cose che avevamo letto,Holly e Benji,con cui non avevo più scambiato una parola a parte quello scontro,restavano ad ascoltarci in silenzio,curiosi di ciò che dicevamo.Al suo fianco Tom che per quella sera si era trattenuto più del previsto,sembrava pacato e tranquillo,non sapendo comunque ciò che era successo da lui e Monique.Ma la sua tranquillità mi fece comprendere che con la francese aveva finalmente risolto.
 
 –“Non riesco però a comprendere il motivo per cui la sorella di Le Blanc ti abbia dato i suoi schemi”- disse d’un tratto Julian,seduto sul divano con gambe accavallate e i fogli tra le mani,intento a sfogliarli lentamente.
 
–“Diciamo che me lo doveva”- dissi con fare indifferente,facendo l’occhiolino a Tom,che mi sorrise radioso.
 
–“Che hai fatto Jody?”- mi chiese Holly alla quale non era sfuggito il mio sguardo d’intesa con l’amico della coppia d’oro.
 
E probabilmente non era stato l’unico ad averci fatto caso
 
–“Niente”- mi limitai a rispondere sorridente.
 
Lo sguardo di Holly esprimeva poca credenza nella mia risposta,ma da buona amica erano affari di Tom,per cui non avrei detto una sola parola sull’argomento.Dopo nemmeno un’ora decidemmo che era il caso di ritirarci nelle nostre stanze.Quando mi alzai dal divano,involontariamente,mi ritrovai di nuovo dinanzi a Benji,che era seduto fino ad un momento prima,sul quello opposto.Per un attimo lo guardai nei suoi occhi nerissimi,ma distolsi lo sguardo,scusandomi appena.Lui si sistemò il berretto,calandoselo sugli occhi ed abbassando lo sguardo.Salutando brevemente tutti,mi diressi nella mia camera qualche piano sopra,seguita da Bruce ed Holly che dormivano in una camera non molto distante dalla mia.Praticamente si ritrovavano sullo stesso corridoio.Questo perché Marshall aveva consentito alla mia richiesta di far dormire mio cugino nelle vicinanze,così per una qualsiasi emergenza potevo correre da lui.
 
–“Dormite bene”- dissi loro –“Se voi non vi agitate,io non mi agiterò”-
 
Bruce sospirò,la preoccupazione dipinta sul volto –“E’ una parola”- disse.
 
Holly gli diede una leggera pacca sulla spalla –“Dai Bruce!”- esclamò –“Non essere pessimista”-
Annuii convinta anch’io delle parole del mio capitano.Dopo esserci augurati la buona notte a vicenda,chiusi la porta della camera a chiave.Cominciai a spogliarmi,quando bussarono alla porta.Alzai gli occhi al cielo,convinta che Bruce a causa della tensione,sentiva l’esigenza di parlare ancora un po’.Lo faceva a volte quando,la sera prima di una partita troppo importante,dopo che ci eravamo messi a letto per dormire,tornava a risvegliarmi perché bisognoso di comunicazione.E il mattino stesso con le cuffie nelle orecchie per ascoltare la radio.Feci spallucce,era fatto così.Girai la chiave nella serratura e riaprii la porta.Ma mi ritrovai l’ultima persona che mi sarei aspettata.Benji,privo di cappello,con solo indosso il pantalone della tuta e la maglia blu scuro a mezze maniche,si era presentato fuori la mia porta.
 
–“Benji?”- chiesi incredula,più a me stessa che a lui,per autoconvincermi che dinanzi a me avevo realmente Benjamin Price.
 
–“Scusa”- disse,dando un rapido sguardo al mio corpo –“stavi per andare a letto?”-
 
Istintivamente rivolsi un’occhiata a me stessa,ed ero rimasta,con la canotta,i pantaloncini e i piedi nudi.Non mi sembrò una blasfemia.Tornai a guardalo
 
–“Si,ma entra pure”- gli dissi.
 
Si passò una mano tra i capelli neri,spettinandoseli –“Non vorrei che Marshall…”-
 
Aprii la porta per fargli segno di entrare,interrompendolo
 
–“Tranquillo”- dissi –“Non se ne accorgerà”-
 
 Il mister aveva la stanza proprio di fronte alla mia.Questo perché non avrebbe concesso a nessuno di accostarsi alla mia porta,per qualunque motivo,a meno che non fosse stato Bruce.Infatti quando Tom venne con Holly e mio cugino,dovettero guardarsi le spalle per non beccarsi una strigliata.Ero sotto la sua tutela e non avrebbe concesso che un adolescente preso dalle prime fasi ormonali avrebbe approfittato di me.Un pensiero carino,dovevo ammetterlo.Col lungo andare del campionato mi ero ricreduta sulla sua persona,ritenendolo un uomo molto disponibile oltre che professionale.Raccolsi la felpa che mi ero tolta da terra e le scarpe per poterle sistemare.Benji rimase impalato,appena all’entrata della stanza,osservandomi
 
–“Allora?”- lo incoraggiai senza voltarmi –“Cosa dovevi dirmi?”-
 
Tossì come per schiarirsi la voce –“Il campionato sta per concludersi”- iniziò.
 
Aprii la valigia intenta per prendere la borsa della toilette e la poggiai sul comodino
 
–“Si”- dissi –“ti ascolto”- intenta a non guardarlo
 
–“Vorrei che tu stai ferma ad ascoltarmi.E a guardarmi”-
 
Mi fermai di colpo lasciando perdere la valigia e i vestiti.Mi voltai a guardarlo ed era serio.Con un sospiro,mi sedetti sul bordo del letto,proprio di fronte a lui,ed accavallai le gambe,fissandolo,intenta ad ascoltarlo.
 
–“Meglio?”- chiesi.
Lui annuì –“Si grazie”- rispose.
Fece un lungo sospirò poi continuò –“Il campionato sta per finire”- ripetè –“e credo di non averti dato delle spiegazioni”-
 
 Inarcai un sopracciglio –“Riguardo cosa?”- chiesi
 
–“Riguardo noi”- rispose subito.
 
Non dissi nulla e lui ne approfittò –“Io ti ammiro.Come manager e come persona.L’ho fatto dal primo momento.Sei sempre la solita ragazzina che si preoccupa dei suoi amici.Ti sei preoccupata addirittura per me sui miei,quella volta al parco o quando mi hai rincorso all’aeroporto”- si fermò per convincersi che lo stessi seguendo.
 
Io muta lo fissavo ad occhi spalancati.
 
–“Ho capito tutto quando mi hai rincorso al parcheggio alla festa.Sei splendida,quando ti ho rivista per la prima volta ho pensato che eri diventata bellissima.Mi dava anche fastidio che potevi avere confidenze con altri”-
 
Arrossii a quel complimento che mai mi sarei aspettata cominciando a trovarmi in difficoltà.Mi alzai,passando il peso da una gamba all’altra per togliermi dalle questo stato di imbarazzo,continuando a fissarlo
 
–“E poi”- continuò –“dai tutto per il calcio.Se tu fossi stata un ragazzo ti avrei sfidato senza pensarci due volte”-
 
 Risi per quella sorta di battuta –“Ma dai Benji”- dissi abbassando lo sguardo.
 
–“Ragazzina”- mi richiamò ed io tornai a fissarlo –“Io apprezzo tutte le attenzioni che mi hai dato,davvero”- sospirò di nuovo.
 
Una stretta cominciò a darmi fastidio allo stomaco
 
–“Ma?”- aggiunsi,convinta che il discorso doveva subire una piega negativa.
 
I suoi occhi neri non si staccavano dai miei castani
 
–“Ma a quindici anni non so cosa voglio a parte giocare.Vivrò ad Amburgo e non tornerò a Nankatsu per chissà quanto.Tu hai la tua vita lì.”-
 
Mi bloccai riflettendo sulle sue parole.Ed aveva ragione.Io avevo la mia vita,lui la sua.Mi conveniva ricordarmi di lui,una volta finito il campionato,come uno per il quale avevo una cotta da ragazzina.Gli sorrisi con tutta la falsità possibile
 
–“Certo”- gli dissi –“Non capisco perché ti sei scomodato per dirmi tutto questo.Domani il campionato finirà e finalmente tornerò a casa mia”-
 
Allungai i muscoli delle braccia,con un strano sorriso dipinto sul volto.Non saprei dire se in quel momento lui capisse o meno che non stavo dicendo sul serio,ma che il mio era un modo per riprendermi dopo quella doccia fredda
 
–“Quindi siamo sempre amici?”- mi chiese.
Sbattei le palpebre con fare indifferente e annuii.Mi avviai alla porta e la aprii invitandolo così ad uscire
 
–“Scusa”- gli dissi –“ma sono stanca e voglio dormire.Dovresti fare lo stesso anche tu se non vuoi fare cilecca domani”-
 
Uscì dalla stanza,ma prima di andar via allungò una mano –“Buonanotte ragazzina”-
 
Gliela strinsi con poco interesse –“Notte”-
 
Poi andò via e mi chiusi subito dentro la stanza,rigirando la chiave.Mi inginocchiai,poiché sentivo le gambe molli.Senza che me ne accorgersi le lacrime scendevano calde sulle guance.Cercai di asciugarle,trattenermi,ma non ci riuscì.E tra un singhiozzo e l’altro diedi libera sfogo alla mia delusione.

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Capitolo 21
*** Ciao Benji ***


*Lo so vi ho fatto aspettare!Ma che volete farci,gli impegni mi hanno invasa!Ecco finalmente pronto il nuovo capitolo!Come sempre ringrazio chi legge questa storia,le mie amiche che non mancano mai di recensire e in particolare a BPsggk per avermi lasciato la sua prima recensione e aver inserito la storia tra le preferite!Spero di non deludervi!Un bacione forte a tutti!*
 
Strano a dirsi,ma il mattino dopo mi sentivo come rinata.Finalmente era entrata in me la consapevolezza di dover dimenticare il portiere una volta e per tutte.Poco più di ventiquattro ore l’avrei salutato per poi rivederlo chissà quando.Ironicamente pensai volentieri mai più.Il pianto avuto la sera prima della gara mi era servito.Presto avrei ripreso la mia vita a Nankatsu,avrei rivisto la mia famiglia,Patty e Maggie che senza dubbio pensai ci avrebbero accolto a braccia aperte,fieri della loro nazionale giovanile giapponese.A colazione trovai i miei compagni rilassati e di buon umore,ed era la giusta carica per affrontare la finale.Persino Marshall,nonostante la tensione,sembrava soddisfatto,congratulandosi più volte coi suoi ragazzi e dicendo loro di essere fiero per il solo fatto di aver raggiunto quel traguardo.Benji mi salutò ed io feci altrettanto senza curarmi troppo di dovergli parlare.D’altronde cosa c’era da dire?La partita si sarebbe svolta nel pomeriggio,di conseguenza passammo l’intera mattinata ad allenarci e dare gli ultimi ritocchi alle tattiche dovute.A proposito di ciò,a fine allenamento,il mister ci fece richiamare per ascoltare Benji.Questo d’un tratto,ci consegnò una serie di fogli su cui c’erano i dati dei giocatori che dovevamo affrontare.
 
 –“In questi tre anni ho raccolto informazioni varie su di loro,avendo a che fare da vicino”- spiegò,mentre eravamo intenti a leggere.
 
Mi sentii colpita un po’ nell’orgoglio,dato che quello era stato per quasi tutta l’estate il mio lavoro.Era come se in quel momento stesse cercando ancora una volta,di mettersi un gradino più sopra rispetto alla mia posizione.Probabilmente la decisione del mister di farlo giocare come titolare al posto di Ed gli aveva fatto montare un po’ la testa.O almeno era quello che volevo pensare.Dando una rapida occhiata ai dati,constatai che non erano molto differenti da quelli raccolti da Monique.
 
–“Beh”- dissi –“Non ci sono molte novità rispetto a quello che ho spiegato ieri”-
 
Lui mi fissò –“No certo”- rispose alla mia provocazione.
 
Avevo imparato che sia il Kaiser che Dexter erano destri,e il secondo giocava spesso a centro campo.Otto volte su dieci si buttava sul corridoio della fascia sinistra,rischiando nella maggior parte dei casi di perdere il controllo della palla.Se fosse accaduto anche quel giorno,i miei compagni non avrebbero avuto troppe difficoltà ad impossessarsi della palla
 
–“Oltretutto”- continuai –“Qui non ci sono dati sul portiere”- Sfogliai i fogli alla ricerca di qualche informazione sul calciatore,ma invano.
 
–“Questo perché Muller non è un calciatore conosciuto nemmeno in Germania.E’ noto come il portiere misterioso”- spiegò.
 
Tutti lo guardammo scettici.D’improvviso la squadra tedesca aveva sostituito il portiere che aveva giocato fino a due giorni prima con un altro.Il chè rendeva preoccupante la situazione.Il mattino volò e il pomeriggio arrivò senza nemmeno che me ne accorgessi.Una piccola stretta allo stomaco cominciava a farsi sentire man mano che si avvicinava l’ora dell’inizio partita.Prima della loro entrata in campo,abbracciai forte Bruce ed Holly augurando loro buona fortuna con tutto il bene che provavo per loro.Meritavano la vittoria,proprio come io desideravo.Fu la partita più emozionante e divertente di tutto il campionato.Il capitano della Germania era un fenomeno,e forse non avevano torto se lo consideravano il più forte calciatore europeo.Presto sarebbe diventato professionista a livello internazionale.Oltre al gioco,ammisi ancora una volta che era davvero bellissimo.Certo non era stato l’unico bel ragazzo di tutto il campionato,dato che giocatori come Le Blanc,Napoleon,Buffetti e lo stesso Holly non avevano nulla da invidiargli a livello estetico.Tuttavia aveva un fascino che sapeva attirarti.Il suo atteggiamento da duro,la professionalità e quant’altro lo rendevano un potenziale principe azzurro dei propri sogni,dati i colori che lo caratterizzavano.Pensai che chiunque ci sarebbe cascato nella ragnatela.Tuttavia quando vedevo Benji giocare,ogni dannata volta,l’avrei divorato con gli occhi.Tutti gli attimi in cui quando lo guardavo mi veniva in mente di tutto fuorché la partita,scuotevo il capo in modo tale da risvegliarmi e ricompormi.Ero la manager della nazionale,non potevo perdermi in effusioni adolescenziali.La Germania andò subito in vantaggio con un tiro di Schneider,ma nemmeno cinque minuti dopo Tom segnò il pareggio,ribattendo di testa un passaggio di Holly.Tempo dopo Mark segnò il secondo goal,ma il Kaiser pareggiò senza preamboli.La mie preoccupazioni su Muller erano infondate,dato che era un portiere,si bravo,ma non era impossibile segnargli.Il secondo tempo fu un massacro.Essendo in parità,entrambe le squadre avevano cacciato gli artigli,pronte a tutto pur di vincere.La Germania non mollava un solo momento.Spesso riusciva a superare la difesa di Bruce,Philip e Clifford,ma Benji era sempre pronto a parare,aiutato continuamente da Tom,che era passato stranamente in difesa.Durante la partita notai le particolarità del gioco di Kaltz,il caro amico di Benji.L’avevo sottovalutato,concentrandomi del tutto sul Kaiser.Si stava rivelando uno dei pilastri fondamentali per la squadra,poiché quando avanzava,con il vantaggio della sua grandezza fisica,difficilmente lo si poteva bloccare,passando poi la palla al capitano che tentava di segnare,senza riuscirci.Sembrava come se Benji avesse ormai imparato a memoria il giocatore tedesco,tanto da prevedere ogni sua mossa.Stavamo rischiando il peggio ed ebbi un tuffo al cuore quando Kaltz,dopo aver realizzato un contropiede,calciò un pallonetto,lasciando Benji impreparato poiché gli era andato incontro col fine di rubargli la palla.Ma il giapponese ebbe la lucidità di reagire.Con l’agilità di un felino,si tuffò e prese in tempo la palla,prima che questa sorpassasse la linea.Tirai un sospiro di sollievo.Marshall alle mie spalle si sbottonò le maniche della camicia per l’agitazione.Benji passò la palla ad Holly che subito partì in contropiede.Gli andò incontro Schneider,ma riuscì a sbloccarsi.Finchè Katlz si gettò su di lui facendo fallo sul mio capitano.A causa del brusco intervento Holly rimase per terra,ma non per questo l’arbitro non fermò il gioco.Il Kaiser,dopo aver ricevuto la palla con un abile passaggio,tentò di segnare,ma grazie ai riflessi di Benji non ci riuscì.Holly finalmente si alzò,dopo minuti di ansia estrema,e corse con Tom che aveva ricevuto la palla dalla nostra porta.Andarono insieme contro la porta riuscendo a sbaragliare la difesa.Tom passò ed infine Holly segnò.Mi ci volle un po’ per capire che eravamo campioni del mondo.Che quelli nel campo che si abbracciavano con foga erano i nuovi campioni.Solo quando vidi Bruce corrermi incontro connessi il cervello.Mi afferrò per i fianchi alzandomi da terra
 
–“Abbiamo vinto Jody!”- esclamò.Una lacrima scese mentre lo guardavo con occhi e bocca spalancati.Eravamo i campioni del mondo.
 
Dopo la consegna delle medaglie e l’innalzamento della coppa per mano del capitano,che si scambiò la fascia con uno sportivissimo Schneider,avvicinatosi per congratularsi con la squadra,ci furono festeggiamenti per tutto il giorno.Una marea di chiamate arrivarono dal Giappone.Sia mia zia che Patty erano scoppiate in lacrime per la gioia,dicendo che avrebbero organizzato una grande festa non appena avremmo rimesso piede a Nankatsu.Le acque si calmarono sono ad un certo orario del pomeriggio,quando la maggior parte era ormai esausta di urlare o scattare in qualche capriola della felicità,io ero immersa nella preparazione delle valigie.Il mattino seguente avremmo preso un aereo che ci avrebbe riportato a casa.Mancavamo da quasi due mesi.Avremmo passato le ultime settimane d’estate a rilassarci e gioire della nostra vincita.Dopo quella fantastica esperienza la mia vita avrebbe ripreso la normale routine alla quale ero abituata da tre anni a quella parte.D’un tratto mi bloccai.Sistemai accuratamente il vestito della cerimonia nello scatolo per poi inserirlo in valigia e mi sedetti sul morbido letto.La sera prima avevo reagito in modo falsissimo ad una respinta di Benji,se così la si poteva definire.Avevo accettato la cosa mostrandomi ai suoi occhi come indifferente ad un discorso in apparenza inutile per me.Aveva detto che ero bellissima,certo.Ma il calcio veniva prima.I suoi sogni venivano prima.Eravamo ragazzini ed entrambi non sapevamo cosa sarebbe accaduto il giorno dopo.Mi piaceva come quando un ragazzo ti piace quando a sedici anni.Anch’io avevo degli obiettivi e dopo quell’ultimo giorno parigino mi sarei dimenticata di lui.O almeno avrei provato.I miei pensieri furono interrotti da Holly che bussò alla porta ed entrò.
 
–“Tutto bene?”- mi chiese,sorridente più che mai.Annuii ricambiando il sorriso
 
–“Cosa c’è?”- chiesi.
 
Si grattò il capo –“Bruce ha problemi con la valigia”- rispose –“Verresti a darci una mano?”-
 
Sospirai,scuotendo il capo ridente e raggiunsi Bruce nella sua stanza,che sembrava più un campo di battaglia che la camera di un residence.Tra uno scherzo e l’altro lo aiutai coi preparativi.Era bello vedere mio cugino all’apice della felicità.Non avrebbe sicuramente mai pensato di arrivare a giocare ad un torneo mondiale a Parigi.Da ragazzino perdente era diventato il miglior difensore del campionato.Ai miei occhi appariva in quell’istante come il migliore del mondo.Meritava tutta quella felicità.Volevo tutto il buono che c’era su questa Terra per lui.E se la sua felicità poteva aumentare col mettermi da parte e sostenerlo riguardo Evelyn l’avrei fatto.Proprio come gli avevo promesso.Mi venne in mente,osservandolo mentre scherzava gioioso e con qualche altro compagno arrivato in camera,quando lo vidi per la prima volta.Non aveva gradito il mio nome.Il nome ”Jodelle” era per lui troppo impegnativo,serio.Da che potevo ricordare non c’era stata una sola volta che non mi aveva chiamato semplicemente Jody,o delle volte anche solo “Jo”.La nostra ultima serata parigina arrivò presto.Nell’aria cominciava a sentirti un po’ di malinconia.Concluso il viaggio avremmo dovuto salutare molti dei nostri compagni come Julian,Philip e Mark.Per non parlare di Tom che sarebbe rimasto in Francia per ancora chissà quanto.Ci eravamo promessi a vicenda di mantenere i contatti tra noi.Quella che doveva essere una tranquilla solita serata ebbe una novità.Ci ritrovammo nella hall l’intera nazionale giovanile tedesca,con tanto di valigie e borse del calcio.Benji,col quale per tutto il tempo non scambiai una parola,si avvicinò chiedendo spiegazioni.I poveri tedeschi si erano ritrovati a fare i conti con le stanze allagate,dato che il residence dove alloggiavano,poco distante dal nostro,aveva subito un danno ai tubi dell’acqua.A guardarli facevano tenerezza.Non solo avevano perso il campionato per il rotto della cuffia,ma si erano ritrovati anche in un disastro domestico,costringendoli a cambiare alloggio all’ultimo momento.Notai la faccia scocciata della bellissima manager,accostatasi di fianco all’allenatore per non essere disturbata da nessuno dei calciatori.Al momento della cena,per la prima volta in tutto il campionato,consumammo le pietanze con la squadra tedesca,accomodatosi all’opposto del nostro lungo tavolo.Facevano un baccano assurdo,tanto da disturbare noi giapponesi,seduti tranquillamente al nostro tavolo,con Marshall che sembrava piuttosto infastidito.Questi chiamavano in continuazione Benji,affinché si unisse a loro.E quando,sotto consiglio di Holly,si alzò per raggiungerli e cenare con loro,ci fu una serie di schiamazzi e urla d’incoraggiamento.Dal mio posto lo osservavo.Era come vivere una metafora.Lui che si alza,va via e raggiunge quello che era diventato il suo mondo,del tutto differente dal mio.Io non ero altro che un puntino lontano del suo universo.E non avrei trovato posto per molto tempo ancora.
 
 
 
Fissavo quel poco scorcio di panorama della città che si poteva intravedere dalle grandi vetrate dell’aeroporto con nostalgia.Senza accorgermene era passato tantissimo tempo da quando avevamo cominciato,eppure in me era ancora fissa e lucida la mia immagine di portabandiera all’interno del campo.Tornati a casa avrei salutato tutte le persone con cui avevo stretto un rapporto d’amicizia,al di là della professionalità.La sera prima,avevamo passato il tempo gironzolando per Parigi,come per darle un ultimo saluto.Benji era costantemente coi suoi compagni della Germania,e persino quel giorno sarebbe stato insieme a loro.Infatti avrebbe preso un aereo che li avrebbe portati prima a Berlino,e poi da lì,si sarebbe spostato ad Amburgo insieme agli amici concittadini.Mi andai a sedere su un posto accanto a Julian,nel frattempo che attendevamo la chiamata per il nostro volo.Con lui mi ero promessa di mantenere i contatti e da buona amica,gli avevo consigliato di affrontare i suoi problemi di cuore.Quelli sentimentali,s’intende.Poche volte mi aveva parlato di Amy,ma in quel briciolo di confidenza,avevo capito che teneva tantissimo a quella ragazza,di cui non riuscivo affatto a ricordami il volto.Quando la nominava i suoi occhi brillavano di una strana luce.In una mia più profonda fantasia,m’immaginavo Benji,con gli occhi lucenti d’amore,quando parlava di me.Ma dovetti reprimerla più volte,prima di rassegnarmi definitivamente.Dopo un’attesa snervante.la speaker chiamò il nostro volo.Con un sospiro mi alzai.L’avventura stava per concludersi.Ma il momento straziante fu quando Benji si avvicinò per poter salutare tutti.Dopo varie pacche sulle spalle,strette di mano ed occhiolino,abbracciò calorosamente Marshall,dicendogli che si sarebbero sentiti presto.Poi passò a me.Gli feci un sorriso forzato e allungai una mano per stringere la sua.Ma lui,sorridendo,si chinò di poco per baciarmi la stessa guancia che le sue labbra avevano toccato la sera della cerimonia d’apertura.Arrossii,restando nuovamente stupita per quel gesto.
 
–“Ciao ragazzina”- disse.
 
Annuii. –“Ciao…Benji”- ricambiai.
 
Poi dopo un’ultimo sguardo mi diede le spalle e si allontanò,tornando dagli amici che lo attendevano poco distanti.Non potei sentire i saluti urlati dai miei compagni di squadra nei suoi riguardi.Avevo le orecchie che tintinnavano di un fastidioso ronzio,col cuore che batteva sempre più veloce.Lui si voltò e salutò ridendo gli altri con la mano.Quando i nostri occhi s’incrociarono ancora una volta,abbassai lo sguardo ed incrociai le braccia al petto.Per quella volta non l’avrei rincorso.Non mi sarebbe servito a nulla.

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Capitolo 22
*** Ancora ***


*Rieccoci!Finalmente ho buttato giù questo capitolo per cui l'ispirazione sembrava non arrivare!Vi piacerà?Lo spero proprio!Come sempre ringrazio tutti quelli che mi scrivono in privato,alle mie amiche che mi lasciano una recensione e chi soltanto legge!Un bacione e tutti*
 
 
I quattro anni che susseguirono furono i più belli e spensierati.Tuttavia dovetti sbattere il muso contro alcune mancanze.Holly andò in Brasile subito dopo la licenza,prendendola in anticipo,nonostante fosse fidanzato con Patty ormai da molto.Tornati in patria dopo il campionato,infatti,si dichiarò alla mia amica,dopo aver affrontato un ragazzo della nostra scuola che la voleva a tutti i costi.Questo era il campione di pugilato,che le faceva insistentemente la corte.Non aveva accettato i suoi innumerevoli rifiuti,così da volersela prendere direttamente con Holly.A mio parere la sua era più una sfida su chi fosse la vera stella della scuola,piuttosto che per il cuore di Patty.Un po’ la invidiavo.E non poco.E’ il sogno di qualsiasi ragazza essere l’oggetto conteso e desiderato tra due uomini.Specie se uno dei due è il ragazzo di cui sei innamorata da sempre.Stessa sorte sentimentale,ma con un percorso molto più tranquillo,fu quello di Bruce.Ci volle un po’ prima che si dichiarasse apertamente ad Evelyn,ma quando lo fece,non ci fu più nessun’altra per lui.Come gli avevo promesso,mi sforzai di essere amichevole con lei,e poco a poco nacque un’amicizia.Come temevo,Bruce ed io ci allontanammo sul punto di vista confidenziale.Preferiva sempre parlare con gli amici delle sue questioni di cuore,piuttosto che con me,ed io feci lo stesso,non volendo un rapporto unidirezionale sul quel fronte.Inoltre,lo sgabuzzino di fianco alla sua stanza,divenne la mia.Tempo addietro i miei zii affermarono che prima o poi avrei avuto una stanza tutta per me a tempo debito.Piccola,ma accogliente.Lì avevo tutta la mia pribavy di cui avevo bisogno.Anche se a malincuore,la conseguenza era dormire lontana da Bruce.Su tutti gli altri,invece,era un fratello vero e proprio.C’erano alcune volte,infatti,che quando non riuscivo a dormire,presa dai troppi pensieri,andavo in camera sua in punta di piedi,e senza svegliarlo,mi accostavo vicino a lui,nel letto.Quando fu il momento della mia maggiore età,come l’avvocato di mio padre espresse molti anni prima,le proprietà dei miei genitori erano passate a me.Dovetti tornare per la prima volta dopo molto tempo nella casa in cui avevo vissuto la mia triste infanzia.Tutto rimase com’era stato lasciato.I mobili strapieni di polvere coperti da un telo,ormai consumato.Girovagavo per la casa insieme ad un pomposo avvocato e un agente immobiliare,con Bruce e mio zio che non si staccavano un attimo da me.Il secondo che mi ripeteva costantemente all’orecchio di fare quel che mi sentivo.E quello che credevo fosse giusto,era vendere il tutto.Non avevo alcuna ispirazione a tenermi stretto quel materialismo che rievocava dei brutti ricordi in me.Sentii una strana morsa allo stomaco nel rivedere la mia immensa stanza e quella dei miei genitori.Sotto consiglio di mio zio,prendemmo solo oggetti che potevano esserci utili.Il resto preferii venderlo.Avevo intenzione di consegnare il ricavato a miei zii,come per pagare un debito di tutti quegli anni che mi avevano accudito e cresciuta come una loro figlia.Ma questi non vollero accettare nulla,preferendo di gran lunga farmi mettere da parte tutta quella somma per un futuro rassicurante.Nel frattempo la mia vita,sentimentale e non,procedeva regolare.Studiare,fare la manager,gli amici,il calcio,la famiglia.Riguardo quest’ultima la famiglia di Holly si allargò.Maggie rimase incinta e nacque un bellissimo bambino,nonché identico al mio capitano,il cui nome fu “Daichi”,che nella nostra lingua sta a significare grande terra.Ricordo ancora l’ansia che vivevamo tutti,nella sala d’attesa,mentre attendevamo che Maggie partorisse.Siccome Michael era in viaggio,lasciando una nave priva di guida nel bel mezzo dell’oceano per correre a Nankatsu,mia zia entrò con lei in sala parto.Non saprei descrivere l’emozione che provai nel vedere una piccola vita che era appena uscita dalla pancia di una delle donne che più ammiravo.Tentai per un attimo di immedesimarmi nel ruolo di madre,che tiene la sua creaturina tra le braccia per la prima volta.Quel pensiero mi spaventò ed immediatamente lo tolsi dalla mente.Il giorno della partenza di Holly,invece,fu uno strazio.Mio zio scoppiava in lacrime una continuazione,mia zia,invece,si preoccupò di donargli un cestino di mele per il viaggio.Aveva scelto la frutta come spuntino perché era fissata col cibo salutare.Patty gli consegnò un paio di scarpini da calcio,rosso nere,proprio come piacevano a Bruce.In cambio Holly le regalò il suo pallone.Un gesto insignificante in apparenza,ma che per uno come lui valeva molto.Solo chi lo conosceva poteva comprenderne l’importanza.La separazione dei due innamorati fu dolorosa.Prima di imbarcarsi sull’aereo,Holly le sussurrò “Non dimenticarmi”,e con le lacrime agli occhi la mia amica gli rispose un commovente “Mai”.Persino Daichi quel giorno se ne stava irrequieto tra le braccia di Michael,come se stesse capendo in quell’istante che il suo fratellone stava partendo per poi tornare chissà dopo quando.Qualche giorno dopo,di sorpresa,ci ritrovammo Tom.Il padre aveva accettato un incarico in città,un po’ per allargare il mestiere e un po’ per accontentare il figlio,che aveva sempre desiderato tornare a Nankatsu e rigiocare nella nostra squadra.Con Holly assente e Bruce capitano,non riuscimmo più a vincere il campionato nazionale,la cui finale si disputava come per tradizione con la Toho di Mark Lenders.Nonostante nessuno poteva sostituire il mio capitano,con Tom nacque un rapporto particolare.Andavamo d’accordo,eravamo molto amici ed era sempre cortese nei miei riguardi.Spesso mi capitava di uscirci assieme nei fine settimana o anche dopo le lezioni,quando non avevamo gli allenamenti,poiché Bruce era impegnato con Evelyn,mentre Patty,delle volte,era vittima di attacchi nostalgici,dato che doveva vivere la sua relazione lontana dall’innamorato.A differenza di quello che era capitato a me,sia Patty che Holly,nonostante la giovane età,riuscivano comunque ad andare avanti.Tempo prima invece,mi era stata negata ogni possibilità di relazione.Ma scacciavo subito ogni volta quel pensiero,cercando di non dover pensare a lui.Dopo il torneo non lo avevo più sentito o visto.Ed era meglio.Perchè non mi sarebbe servito a nulla.Riguardo Tom,invece,si era separato da Monique.Lei non aveva accettato di dover vivere una relazione a distanza,non rispettando quelli che erano i desideri di lui.Pensai che probabilmente Tom aveva fatto più che bene a tagliare i ponti con lei.Non solo non si era comportata degnamente durante il torneo di Parigi,ma era contraria persino ad un ritorno in Giappone.Azioni del genere stavano a significare che una ragazza di quel calibro era più interessata ai propri di interessi che a quelli della persona a lei vicina.Si può dire,quindi,che non ero l’unica sfigata in amore.Sarei bugiarda se dicessi che non avevo uno straccio di corteggiatore.Anzi,ne avevo molti.Quel poveretto di Josh,dovette arrendersi una volta e per tutte.Non per modestia,ma sono sempre stata una bella ragazza e questo non era sfuggito agli occhi delle persone che incontravo durante il mio cammino.Persino Tom,una sera,mentre eravamo usciti in gruppo in un locale,fece degli apprezzamenti nei miei riguardi.Non lo presi sul serio in quel momento,ma quando la cosa si ripetè qualche sera dopo cominciai a farmi un paio di conti.Io ero una ragazza,attraente,intelligente,simpatica.Lui un ragazzo.Bel ragazzo,lo dovevo ammettere.Gentile,spontaneo e affatto monotono.Una coppia di amici così rischiava di diventare una coppia.E devo confessarlo.Un paio di volte il pensiero mi aveva sfiorato la mente.E cominciò quasi a diventare fisso quando una volta,per poco,non stavo per baciarlo.Un pomeriggio d’estate,precisamente il giorno del mio compleanno,eravamo andati a pranzo da Patty,dato che aveva casa libera ed aveva intenzione di prepararmi un pranzo coi fiocchi come regalo.Il laboratorio d’arte culinaria le era servito molto.Inizialmente aveva invitato solo me,Eevelyn e Bruce,ma di conseguenza l’invito si estese,portando mezza squadra in casa sua.Ted aveva portato delle scatole con bottiglie di vino,prese dal padre che aveva una proprietà in campagna e la cosa cominciò a sfuggire di mano.A me in primis.Non sono mai stata un’amante del bere o dell’alcool,ma ero influenzata al momento dal resto dei miei amici che,felici,bevevano,e bevendo,diventavano ancora più felici.Volli fare la spaccona e seguire il loro esempio,ma al quarto bicchiere cominciavo a delirare.Ridevo e non dicevo nulla di sensato.Quando stavo allungando il braccio per riempirmi il quinto,la mano di Tom mi bloccò il polso.Lo guardai stupefatta,voltandomi nella sua direzione.
 
–“Vieni”- disse,facendomi alzare –“Andiamo a prendere un po’ d’aria”-
 
Mi condusse nel giardino,ma non ebbi l’effetto che sperava.L’aria d’estate era abbastanza calda e non mi aiutava a farmi passare la sbronza.Cominciai a percorrere ogni centimetro di quello spazio verde,mentre Tom si accomodò su una sedia,fissandomi divertito.Era uno dei pochi,insieme a Patty,a non essersi beccato l’allegria del vino.
 
–“Ti sta passando?”- mi chiese,facendomi sobbalzare.
 
Risi,non perché ero divertita,ma perché non riuscivo a fare altro.Intrapresi uno strano balletto,girando su me stessa più volte
–“No”- risposi,fissando il cielo azzurro e privo di nuvole.
 
Avevo le guance arrossate e la fronte sudata.La bradellina del mio top cadde,scivolando lungo il braccio e facendo penzolare pericolosamente anche l’altra.Tom parve accorgersene,dato che si alzò avvicinandosi.
 
–“Jody”- mi richiamò –“Attenta”-
 
Risi di nuovo,poi improvvisamente persi l’equilibrio e stavo per cadere,sentendo le gambe molli.Lui mi prese al volo,afferrandomi per i fianchi.Poggiai le mani sulle sue spalle per cercare di far fermare la mia testa che continuava incessantemente a girare.Alzai lo sguardo su di lui e solo allora mi accorsi di quanto i nostri visi fossero vicini.Le mie guance aumentarono di colore.Probabilmente se avessi avuto più coraggio,mi sarei alzata sulle punte e lo avrei baciato.Ma non andò così.Tom fece un colpo di tosse,come per riprendersi,poi mi alzò la bradellina caduta,risistemandomela per bene sulla spalla.Balbettai un grazie,riabbassando lo sguardo.Lui sospirò
 
–“Dai”- disse dopo qualche secondo di silenzio –“Torniamo dentro”-
 
Dopo quel giorno il nostro rapporto continuò ad andare avanti come se nulla fosse accaduto.Quando ripresi la mia lucidità mi scusai con lui per la cosa,ma non ci diede peso,restando amici come prima.Dopo l’ultima gara dell’ultimo campionato delle superiori,anche lui andò via.Ebbe una proposta da una squadra francese e senza neanche indugiare troppo,accettò.Avrebbe approfittato anche del fatto di poter studiare medicina in Francia.Oltre al calcio,la sua aspirazione era quello di diventare medico.Magari dopo la carriera calcistica,avrebbe intrapreso quella da medico sportivo.Non fui dispiaciuta come con Holly ,o peggio ancora Benji,ma un pizzico di malinconia lo provai.Tuttavia nonostante la lontananza,mantenemmo costantemente i rapporti,scrivendoci delle mail e telefonandoci ogni tanto.Per quanto mi riguarda io mi iscrissi ad un master per frequentare dei corsi di fisioterapia.Durante i miei anni dedicati al calcio,avevo imparato molte cose riguardo il corpo umano,tanto da rimanerne affascinata.Bruce,invece,si buttò sul lavoro.Qualche volta dando una mano a mia zia,e altre volte intraprendendo lavori con contratti a tempo determinato,senza mai abbandonare il calcio.Dopo il torneo,avevo incontrato in alcune occasioni Julian,con la quale non avevo mai smesso di curare il rapporto.Si era fidanzato con la sua adorata Amy che dopo un po’ ebbi il piacere di conoscere.A primo impatto pensai che era la ragazza giusta per il principe dal cuore di cristallo.Spesso nelle nostre zone veniva anche Clifford,dato che era divenuto cugino acquisito di Bruce,dopo aver cominciato la sua relazione con Evelyn.Da lui venimmo a conoscenza del fatto che Mark era andato in Italia,per giocare in una squadra del Piemonte.Lui come altri, avevano mantenuto i rapporti,a differenza mia che,finito il torneo,non avevo più avuto modo di sentirlo e incontrarlo,se non durante le gare.In quel tempo era strano non poter più vivere quotidianamente il mio rapporto con Holly.Dopo la sua partenza lo avevo visto pochissime volte.Ed ogni volta per me era un ragazzo nuovo.Ma quell’amico che avevo conosciuto anni prima,sincero e leale,non svaniva mai.Insomma,i miei giorni scorrevano così.Finchè un giorno ebbi una chiamata da Parson.Inaspettatamente,mi chiese di raggiungerlo in una sede sportiva,in cui non ero mai stata,lasciandomi indirizzo e quant’altro.Pensai che di sicuro avrebbe dovuto parlarmi di qualcosa che riguardasse il calcio,dato che con lui non avevo avuto rapporti di nessun tipo se non nettamente professionale quattro anni prima.Dato che era primavera in quel periodo,mi vestii di un semplice jeans,e una nera maglietta non molto pesante e con scollatura,con sopra una giacca a vento dell’identico colore,per darmi un tocco elegante.Lasciai i capelli sciolti e lunghi,appena lavati e un trucco leggero sul viso.Quel giorno saltai appositamente le lezioni per incontrarlo.Dato che Bruce era impegnato col lavoro,non avrei potuto approfittarne per chiedergli un passaggio con l’auto,così presi il pullman.Dopo quasi un’ora di viaggio a causa del traffico,arrivai alla sede.Ebbi una morsa allo stomaco nell’osservarla.Solo allora la riconobbi.Era la stessa alla quale erano iscritti i miei genitori.Feci un respiro profondo ed entrai.Dato che era aperta solo per i soci,dovetti avvicinarmi alla reception per avvertire del mio appuntamento con Parson.Con finta gentilezza,il tizio che accoglieva gli ospiti all’ingresso,mi condusse nella sala bar,dove l’uomo mi attendeva seduto ad un tavolo.Stava leggendo un giornale sportivo e quando lo chiamai per attirare la sua attenzione,alzò lo sguardo.Mi sorrise e si alzò per stringermi la mano
 
–“Jodelle”- disse,sorridendomi gentilmente –“è un piacere rivederti.Come sei cresciuta”-
 
 Lo ringraziai ricambiando il sorriso,mentre il tipo che mi aveva condotta da lui si congedò.Poco dopo arrivarono due caffè con un piatto di biscotti.
 
–“Mi sono permesso di ordinarti del caffè macchiato”- disse –“Se non ricordo male è quello che più ti piaceva”-
 
Annuì,zuccherando la mia tazza –“Si,è stato gentile”-
 
Sorseggiai un po’ del mio caffè,poi riposai la tazza sul tavolo.
 
–“Mi dica”- gli chiesi,osservandolo seria –“A cosa devo questo incontro?”-
 
Parson pensò rifletterci.Bevve il suo caffè,poi dopo aver posato la tazza ed essersi pulito delicatamente con un fazzoletto,prese ad osservarmi.
 
–“Sono passati ormai quattro anni dal torneo,ed ancora oggi la nazionale giapponese è conosciuta come i giocatori del periodo d’oro”- cominciò.
 
Annuii per dar segno che non stessi perdendo neanche una parola.
 
–“Oliver Hutton adesso si è trasferito in Spagna”-
 
Ed era vero.Solo da pochi mesi,Holly aveva deciso di passare al calcio europeo,dopo essersi formato con quello brasiliano sotto l’esperta visione di Roberto.
 
–“Mark Lenders è in Italia”-continuò
 
–“E Tom in Francia,dopo aver vinto il titolo di campione emergente”- aggiunsi,riprendendo la tazza per bere un altro po’ di caffè.
 
–“Esatto.”- affermò Parson puntandomi l’indice contro –“E Benjamin Price,il primo ad emigrare all’estero,adesso sta giocando ancora nella Grunwald e sta dimostrando all’Europa tutto il suo valore”-
 
Nel sentire quel nome non dissi nulla,limitandomi a sorseggiare.
 
–“E’ ora che tutti questi giocatori puntino ai vertici mondiali”-
 
Tornai a fissare Parson,divenendo nuovamente seria.
 
–“E tanto per cominciare è necessario che sconfiggano l’Olanda”-
Spalancai gli occhi –“L’Olanda?”- chiesi per avere una maggiore conferma,nonostante avessi sentito benissimo.
 
Annuì.L’Olanda,anche se ai tempi del Torneo di Parigi,non superò l’eliminatorie,nel corso del tempo era diventata una squadra calcistica di alto livello,con campioni che si sono formati in alcune parti del mondo.
 
–“Ho intenzione di organizzare un’amichevole contro l’Olanda,in vista del prossimo campionato del mondo che si terrà in Giappone”-
 
Parson era un tipo esigente e aveva molta influenza all’interno della Lega Calcio Giapponese.I mondiali si sarebbero svolti di lì a poco,ma in quel periodo il pensiero quasi non mi sfiorava.Poi fui invasa dalla curiosità.
 
–“Mi scusi”- chiesi d’un tratto –“ma perché dire a me tutto ciò?”-
 
Fece un sorriso –“A breve ci sarà la formazione della nuova nazionale,e questa avrò bisogno di un manager.E a chi dovrei chiedere se non alla quella dei campioni in carica?”-
 
Strabuzzai gli occhi,indicando me stessa col dito.Parson annuì sorridendo divertito.Per la seconda volta di fila,stava ponendo la fiducia in me.-“Accetti Jodelle?”- mi chiese allungando una mano.
 
–“Ma certo!”- risposi entusiasta,alzandomi di poco per stringergliela.
 
Quando ci ricomponemmo tornò serio
 
–“Dovresti cominciare a studiare qualcosa riguardo questa squadra,sai alcuni componenti sono pericolosi”-
 
Inarcai un sopracciglio non comprendendo la sua affermazione. –“In che senso?”-
 
Ma non mi rispose,che il suo sguardo,dietro le lenti scure si spostò su qualcosa alle mie spalle.Mi voltai incuriosita e la visuale mi lasciò priva di parole.Ancora una volta dovevo incontrarlo in quel modo.Colta di sorpresa.Altissimo,con spalle talmente larghe che mi ci sarei persa tra le sua braccia.Gli intensi occhi neri che mi squadravano,i capelli dello stesso colore nascosti in un berretto.Vestito di tuta,ma io l’avrei trovato bellissimo anche con un sacco della spazzatura addosso.La pelle leggermente abbronzata.Al suo fianco,un uomo che gli somigliava.Probabilmente si trattava del padre e Parson mi diede la conferma.
 
–“Benji,Mr Price.Eccovi”-
 
Si alzò per avvicinarsi e stringere loro la mano.Notai che i polsi di Benji erano saldamente fasciati.Dopo i convenevoli gli sguardi di entrambi gli uomini Price si soffermarono su di me.Mi alzai presentandomi e stringendo la mano prima del Price Senior e infine del figlio.
 
–“Ciao ragazzina”- mi disse,accennando un sorriso,che involontariamente ricambiai.
 
–“Scusate un momento”- s’intromise il padre di Benji,presentatosi come William
 
-“Sei la figlia di Jason,per caso?”- E il mio cuore cadde in un abisso a quella domanda.

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Capitolo 23
*** Verità nascoste ***


*Ciao a tutti!Dai che stavolta ho fatto prestissimo!Ero così ispirata che non ho potuto fare a meno di scrivere questo capitolo!Vi piacerà me lo sento!Come sempre voglio ringraziare tutti coloro che seguono questa storia,alle mie amiche wispy25 e Ariell889 che non smettono mai di regalarmi le loro splendide opinioni.Un ringraziamento anche Rogue per avermi recensito per la prima volta e a Genz per le sue splendide parole!Non avrebbe senso il tutto senza il vostro supporto!Ovviamente un ringraziamento va anche a chi si limita a leggere,occupando un pò del loro tempo.Vi auguro una buona lettura!Un bacione a tutti*
 
 
D’istinto feci un passo indietro,osservando l’uomo che mi aveva rivolto quella bizzarra e fastidiosa domanda.Non era più alto di Benji,e sembrava molto più esile,ma i lineamenti e gli occhi dello stesso nero intenso faceva comprendere ad un miglio di distanza che si trattasse del padre.Ben vestito,con già i capelli grigi e la pelle che dava i primi segni dell’invecchiamento.Tuttavia,oggettivamente parlando,si trattava di un bell’uomo.Affascinante e con modi di fare eleganti.Sospirai,cercando di acquisire coraggio
 
–“Cosa vi porta a pensare ciò?”- chiesi,con un basso tono di voce.
 
William Price sorrise appena.Si passò una mano tra i capelli,come era solito fare il figlio,e tornò ad osservarmi.
-“Il solo fatto che mi rispondi così mi dà la conferma”-
Mi diede una rapida occhiata dall’alto in basso –“Gli somigli molto”-
 
Spalancai gli occhi a quell’affermazione.Incrociai le braccia al petto assumendo un’espressione infastidita.
 
–“Si”- dissi –“me l’hanno detto”-
 
Nel frattempo Parson e Benji osservavano la scena incuriositi.Il primo spostò lo sguardo da me al padre rivolgendosi poi a quest’ultimo –“Come conoscevi suo padre?”- gli chiese,nettamente curioso.
 
William alzò le spalle e sorrise nostalgico –“Eravamo soci.Una brava persona”-
 
Senza riuscirmi a controllare,scoppiai in un’amara risata
–“Forse non lo conosceva poi così bene!”- esclamai.
 
 
Il sorriso scomparve dal volto dell’uomo,che si limitò poi a scrutarmi serio.Restammo in silenzio per qualche minuto,fin quando non intervenne Parson
 
–“Signori”- disse –“credo che ci stia sfuggendo di mano il vero motivo per cui siamo qui”-
 
Benji annuì –“Sono d’accordo.Ci accomodiamo?”-
 
Approfittando della loro interruzione non proferii parola.Parson ripetè bene o male le stesse cose dette a me negli ultimi trenta minuti di conversazione prima dell’arrivo dei Price.Mentre conversavano la mia attenzione si spostò nuovamente sui polsi fasciati di Benji.Probabilmente,o anzi sicuramente,pensai che aveva subito un infortunio.Lui parve accorgersi dell’insistenza del mio sguardo
–“Si,mi sono infortunato”- affermò.
 
Spostai lo sguardo sul suo volto,arrossendo lievemente.
–“Che ti è successo?”- gli chiesi.
 
Sospirò,poggiando la schiena contro lo schienale della poltroncina
 
–“Durante un’amichevole”- rispose –“Contro la Colonia”-
 
Rimasi sospresa.Mi chiedevo come avesse potuto ricevere un infortunio del genere durante una partita amichevole.E soprattutto chi era il lancia cannonate da procurare delle conseguenze del genere.
 
–“La Colonia?E chi è stato?”- chiesi di nuovo
 
–“Stephan Levin”- rispose Parson –“Uno di quei giocatori che prima ho considerato pericolosi.Dovrai dare molta attenzione su di lui”-
 
Benji si rabbuiò,osservandosi i polsi –“Infatti non è andata a finire come speravo”-
 
Provai un senso di pietà nei suoi confronti.
 
–“Nonostante ciò”- esclamò Parson,riferendosi al portiere –“la tua presenza è necessaria per la nuova nazionale giapponese under venti”-
 
Spalancai di poco la bocca.Così,ancora una volta,avrebbe fatto parte della nazionale.E io sarei stata la sua manager.Una serie di domande angosciose cominciarono a martellarmi.Sarei stata capace di restare al suo fianco ancora,cercando di tenere a freno i miei sentimenti?Ero adulta ormai,ma dopo averlo rivisto in quel modo,nel mio stomaco era nato un vortice di emozioni,come una bambina alle prime armi quando vede per puro caso il ragazzino per cui ha una cottarella.Pensando tra me e me,dopotutto,non ero poi così esperta.Avevo frequentato altre persone,ma i miei pensieri erano gli stessi di anni prima.Nessuno mi aveva trasportato o influenzato al punto tale da starci assieme.In tutti i sensi.Sbirciavo Benji con la coda dell’occhio,rimanendo ogni volta affascinata dal suo profilo.Stava completamente abbandonando i lineamenti da adolescente per fare spazio a quelli marcati di un uomo.Un uomo bellissimo.
 
–“Che ne pensi Jodelle?”- mi chiese Parson improvvisamente.
 
Mi risvegliai dai miei pensieri,ed arrossendo per essere stata colta di sorpresa
–“Si?”- chiesi,imbarazzata.
 
Benji sorrise sotto i baffi,metaforicamente parlando,mentre il padre mi guardava interrogativo.Sbattei le palpebre per riacquisire contegno nel guardare Parson.
 
–“Dicevo”- disse –“Di aspettare che l’arrivo di Hutton in patria,prima di dover dare la comunicazione ufficiale”-
 
Annuii –“Ce…certo!”-
 
Parson sospirò e risistemò delle carte che aveva esposto al tavolino
 
–“Signori”- disse –“ci rivedremo alla prossima!”-
 
Si alzò ed io,Benji e il padre facemmo lo stesso.Strinse la mano a tutti,poi prima di congedarsi,mi avvertì che avrebbe fatto chiamare un taxi.Lo ringraziai.Quando andò via,stavo per salutare entrambi i Price,quando il più grande dei due mi trattenne.
 
–“Jodelle”- disse –“Vorrei invitarti a cena”-
 
Lo guardai stupita e perplessa. –“Cosa?”- chiesi titubante.
A Benji scappò un sorriso.William,arrossendo lievemente,alzò le mani
 
–“Non fraintendere.Vorrei solo fare due chiacchiere riguardo tuo padre”-
 
Lasciai spazio ad un’espressione seria –“Cosa c’è da dire?”-
 
Infilò le mani nelle tasche dell’elegante pantalone –“Credo che ci sono molte cose che tu debba sapere su di lui”- affermò.
 
Stessi per un po’ ad osservarlo,senza curarmi di rispondere.
 
–“Ci sarà anche mio figlio,non saremo soli.Purtroppo mia moglie è fuori città,altrimenti te l’avrei presentata”- aggiunse.
 
Sospirai –“Certo.Verrò volentieri”-
 
Dopo qualche altro minuto di chiacchiera,mi lasciò il loro indirizzo.
 
–“Devo andare ad attendere il taxi”- dissi,cercando di liberarmi da quella situazione che mi stava solo creando spossatezza.
 
–“Benji accompagna Jodelle fuori.Non vorrai lasciarla sola”- disse.
 
–“Ma non c’è bisogno!”- affermai subito alzando di poco il tono di voce.
 
Qualcuno presente nella sala bar si voltò,curioso.
 
 –“Ragazzina,così spaventi le persone”- scherzò Benji sorridendo divertito.
 
Anche William sembrò godersi la scenetta.Una volta convinta,strinsi la mano di Mr Price salutandolo e mi diressi all’uscita con Benji.
 
 –“Sei venuto fin qui apposta per Parson?”- chiesi curiosa,mentre camminavamo.
 
Scosse il capo –“A causa di questo infortunio ne ho approfittato per tornare a casa.Quando Parson l’ha saputo mi ha chiamato”-
 
-“Capisco”- dissi.Arrivammo fuori la sede,ma del taxi ancora nessuna traccia.
 
–“E tu?”- mi chiese poi,osservandomi –“Cosa mi racconti?”-
 
Lo guardai per un momento,incrociando il suo sguardo,ma distolsi subito il mio,non essendo capace di tenergli testa.
 
–“Studio.Fisioterapia”- dissi,guardando un punto fisso nel vuoto davanti a me
 
–“Fantastico”- commentò –“Immagino che la tua scelta si colleghi comunque al calcio”-
 
Annuii –“Logico.Come potrei stare senza?”-
 
Lo guardai con la coda dell’occhio e notai che stava sorridendo.Istintivamente lo feci anch’io.
–“Si anch’io”- disse.
 
Mi girai per osservarlo appositamente –“So che giochi ancora nella Grunwald”- -
 
“Già”- rispose –“Io e Kaltz siamo parte dei pochi superstiti”-
 
Feci mente locale nel ricordare a mente l’amico appena nominato.Subito dopo arrivo il taxi.Con un gesto galante Benji mi aprì la portiera secondaria.Mi accomodai e prima che chiudesse ci guardammo per un momento
 
–“Ci si vede stasera”- gli dissi.
 
Lui mi fece l’occhiolino –“A stasera,ragazzina”-
 
Detto ciò sbattè la porta e il taxi partì,una volta informato l’autista della destinazione.Osservavo le strade fuori dal finestrino.Sospirai sorridendo poi come una stupida.Avevo pensato a lui in quegli anni di separazione.Era strano sentirsi chiamare ancora in quel modo.La cosa più strana era che ogni volta che lo rincontravo,lui appariva ai miei occhi in un modo puntualmente diverso.La nostra conoscenza era avvenuta a tappe.A differenza di Bruce,Holly o Patty,lui era sempre una sorpresa per me,non potendo constatare la sua persona,tantomeno l’aspetto.La prima volta che lo conobbi era un bellissimo ragazzino.La seconda un adolescente nella fase della sua crescita.Quella terza volta era quasi un uomo.Il potere che avevano quegli occhi neri nel penetrarmi non l’avevamo mai perso.In tutto quel tempo.Poggiai la testa,sbattendola di poco,sul freddo vetro del finestrino.Sospirai nuovamente convincendomi che di Benji Price non mi sarei mai liberata….
 
Tornata a casa raccontai le novità ai miei zii e a Bruce.Erano entusiasti della cosa.Soltanto l’ultimo arrivati ad un punto della conversazione,parve perdersi nei suoi pensieri,celando sul volto un velo di preoccupazione.Il fatto che Parson si stesse mobilitando per la nuova nazionale giapponese,gli riempiva la mente di domande e dubbi.Uno di questi era il timore di non ottenere un posto in squadra.E a dire il vero anche il mio.Altri come Holly,Tom e Mark avevano ricevuto offerte e si erano dati la possibilità di emigrare altrove.Lo stesso Benji da piccolissimo.Stessa sorte non era capitata a lui.Cercai inzialmente di rincuorarlo in qualche modo,affermando che il suo momento doveva semplicemente ancora arrivare.Ma quando compresi di non aver avuto l’effetto sperato su di lui,gli promisi che se non avesse avuto il ruolo in squadra da difensore,avrei rifiutato quello da manager.Mi guardò sorpreso.Non si aspettava che rinunciassi ad una nuova opportunità per una sua assenza.Lo abbracciai forte,ricambiata,assicurandogli che senza lui non sarei andata da nessuna parte.La mia nazionale comprendeva mio cugino.Senza lui in squadra,non avrei mosso un dito.Poi,quando restammo soli,gli dissi di Benji e del padre,William,che mi aveva riconosciuta data la somiglianza con mio padre.
 
–“Non avrei mai immaginato che il padre di Benji Price avesse a che fare con lo zio Jason”- affermò,riflettendo,portandosi una mano sul mento.
 
Rabbrividì.Poche volte Bruce aveva pronunciato il nome di mio padre,con l’appellativo di “zio Jason”,dato che mi dava fastidio parlare dei miei genitori.Oltretutto,nonostante l’avesse visto pochissime volte nella sua vita,gli era rimasta l’impronta dello zio.Nonostante l’accaduto.Questo perché con gli anni,venni a sapere,che i miei genitori avevano conosciuto Bruce e sua madre,mentre io avevo vissuto nell’ombra,priva di una famiglia e della conoscenza degli altri miei parenti.
 
–“Comunque mi hanno invitata a cena”- gli informai –“puoi accompagnarmi?”-
Rimase per un momento sbalordito,poi riacquistò lucidità,annuendo –“Solo fino a casa loro”- rispose –“poi esco con Eevelyn”-
 
La sera arrivò velocemente.Avevo passato il resto del tempo a decidere cosa indossare.Alla fine optai per un pantalone nero,un top bianco e una giacca dello stesso colore del pantalone che mi coprisse le spalle.Nel guardarmi Bruce scoppiò in una fragorosa risata,esclamando quanto sembrassi una cameriera.Salendo in auto,lo invitai a tacere e partimmo.Dopo pochi minuti di viaggio,arrivammo alla meta prevista.Non c’era stato bisogno di dirgli l’indirizzo,poiché lui già conosceva casa Price.Prima del mio arrivo,infatti,da bambino,data la loro rivalità,si metteva con gli altri a sbirciare,con l’intento di scoprire qualcosa di più sull’imbattibile portiere.Al pensiero mi venne da ridere,ma mi trattenni.Scesi dall’auto e lo ringraziai
 
–“Se vuoi ti accompagno”- disse.
 
Scossi il capo –“No tranquillo,non far aspettare Evelyn”-
 
Ci salutammo brevemente e lui partì di nuovo.Sospirai dinanzi alla maestosa villa presentatami davanti agli occhi.Tutto provavo,tranne che un senso di ammirazione.La mia vecchia casa era quasi identica.Elegente,enorme,con elementi che la facevano sembrare ricca in tutto.Un cancello di ferro battuto color oro,ai lati della vila vi erano dei prati all’inglese.Cespugli ben curati che si disponevano paralleli ed in fila ai lati di un viottolo che conduceva all’entrata principale.Bussai al citofono e subito il cancello si spalancò.Percorsi mogia il tragitto,fino a quando un uomo,non molto anziano,ma nemmeno così giovane,mi accolse all’entrata aprendomi e facendo un piccolo inchino.
 
–“Benvenuta signorina,Mr Price la sta aspettando”-
 
Imbarazzata ricambiai il saluto e fui condotta in un immenso salone.Mentre camminavo curiosavo con lo sguardo l’ambiente attorno a me.Arricciai il naso,come segno di disgusto.Tutto mi ricordava la ricchezza di un tempo che non mi aveva procurato nessuna felicità.Cominciai a sentire un leggero disagio che subito non ebbe tempo di espandersi alla vista di Benji.Quando si alzò dal comodo divano,vestito di jeans e maglioncino blu scuro,su cui era seduto,un cane nero,proveniente da non so dove mi venne incontro.Non mi abbassai per accarezzarlo,nonostante scodinzolasse annusandomi i piedi e facendomi le feste.Non ero mai stata molto amante degli animali.
 
 –“Jhon fuori”- ordinò delicato,ma secco Benji.
 
Notai brevemente che aveva cambiato fasciature ai polsi.La bestiolina lo guardò con occhi languidi,abbassando le orecchie,poi uscì dal salone.
 
–“Scusa”- disse –“Non pensavo che potesse darti fastidio”-
 
Si pose dinanzi a me,facendomi constatare ancora una volta la nostra differenza d’altezza.
 
–“Non mi ha dato fastidio,solo non sono molto amante dei cani.O gli animali.In generale”- dissi.
 
Abbassai lo sguardo,sentendo un leggero imbarazzo.Poi mi feci e coraggio e chiesi
–“Tuo padre?-
 
Si passò una mano tra i capelli. –“Ecco.Non c’è”- disse.
 
Il colore delle sue guance si avvicinò al rossiccio.
 
Strabuzzai gli occhi –“Cosa?”- chiesi perplessa.
 
–“E’ dovuto andare via per lavoro,ma mi ha pregato di non rimandare la cena”- rispose –“Devo darti delle cose a cui teneva farti vedere”-
 
Annuii,punzecchiata dalla curiosità.Mi fece accomodare su un lato del divano,mentre frugava in un cassetto di un mobile antico,marrone scuro.Ne uscì fuori una cartella che mi consegnò.Nel frattempo l’uomo che mi aveva aperto la porta,porto due drink analcolici con degli stuzzichini,affermando che la cena sarebbe stata servita a breve.Lo ringraziai,poi spostai l’attenzione sulla cartella tra le mie mani,appena consegnatami.Sentii un brivido nel leggere la calligrafia di mio padre sulla copertina.Jason.Feci un profondo sospiro,poi la aprii.Benji si era accomodato al mio fianco,sorseggiando il suo drink e sbirciando il contenuto sui fogli.In primis comparvero documenti di ogni tipo,contratti in cui c’erano le firme di mio padre e quella di William.Poi ebbi un sussulto al cuore.Ne uscirono fuori delle foto.Tra queste,oltre quella dei miei genitori il giorno delle loro nozze e di lui che giocava a calcio,c’era una foto che mi ritraeva appena nata.Mi coprii la bocca spalancata con una mano.Gli angoli degli occhi cominciarono a bruciare.Cercai di resistere al pianto.Sfogliando il mio cuore ebbe un altro tuffo.Su dei fogli in cui vi erano degli appunti disordinati,agli angoli vi erano scarabocchiati il mio nome e quello dei miei genitori.Jason e Margareth all’interno di un cuore disegnato a malapena.Poi il mio scritto per intero e in minuscolo,sparpagliato.Sfogliando ancora trovai delle lettere.Mio padre e quello di Benji che si scambiavano delle lettere era l’ultimo pensiero che mai potesse balenarmi nella mente.Eppure era successo.In una di queste,scriveva il suo disagio nel non riuscire ad creare un legame con me,consapevole del fatto che mi lasciassero,sia lui che la moglie,troppo tempo da sola.La conseguenza era il nostro freddo rapporto.In un’altra ancora,aveva scritto che stava cominciando ad avvicinarsi a me grazie al calcio e di come ci divertivamo assieme.Nell’ultima rimasta,invece,era a disagio.Si sentiva preoccupato di un affare che non riusciva a concludere con un loro socio e credeva di calmare le sue ansie con l’alcool.Lo stesso che portò sia lui che la moglie alla morte.A peggiorare le cose,c’era il fatto che Margareth,mia madre sembrava sempre e comunque del tutto disinteressata ad entrambi.La cosa non faceva che procurargli una sofferenza maggiore.A parte qualche altro documento,non c’era altro.Chiusi la cartella e mi lasciai andare poggiando la schiena sul morbido schienale del divano.Mi scoppiava la testa a furia di pensare.Mille dubbi mi assalivano.Cosa voleva dimostrarmi in quel modo William Price?Che mio padre in realtà era un uomo buono,ma incapace di relazionarsi a me?O alla mamma?Ciò comunque non giustificava il suo pessimo comportamento nei confronti della sua famiglia,dei miei zii.Non riuscivo a comprendere quale fosse il fine di quell’uomo.Benji,in silenzio,posò il bicchiere sul vassoio e mi guardò preoccupato
 
–“Non bevi niente?”- mi chiese.
 
Scossi il capo,fissando un punto fisso nel vuoto.Lanciai di poco la cartella sul tavolino dinanzi al divano e sbuffai ributtandomi con la schiena all’indietro.Mi passai una mano tra i lunghi capelli,tormentandomi di domande.
 
–“Se ci fosse stato mio padre ti sarebbe stato tutto più chiaro”- affermò Benji,non togliendomi lo sguardo di dosso.
 
Scossi di nuovo il capo
 
–“No non credo”- dissi –“Nessuno può sapere cosa passava per la testa di mio padre.Neanche il tuo per quanto fossero confidenti”-
Restammo in silenzio per un po’.Dopo qualche minuto rientrò l’uomo anziano che ci avvertiva della cena.Benji annuì alzandosi,ma io restai ferma e seduta.Mi guardò interrogativo.Ricambiai lo sguardo,malinconica
 
–“Scusami,ma non ho fame”- dissi –“non più”-
 
Fu colto di sorpresa e congedò l’uomo,avvertendolo nel caso avessimo voluto cenare.Si grattò il capo,trovandosi in difficoltà
 
–“Beh cosa ti va di fare?Non puoi restare lì in eterno a riflettere”-
 
Lo osservai,mentre rifletteva sul da farsi.
 
–“Che ne dici di un giro turistico della casa?”- mi chiese ad un tratto.
 
Sospirai ed annuii –“Si”- risposi –“Magari riesco a distrarmi”-
 
Così mi condusse in giro per la casa.Ovunque c’erano testimonianze del lusso.Dai mobili costosi ai quadri appesi alle pareti ed archi a sesto acuto che separavano i vari corridoi.Salimmo al piano di sopra,dove c’erano le stanze più intime.Una che il padre utilizzava nei suoi momenti di privacy e relax,una per la madre,destinata completamente alla cura estetica e la loro camera da letto.Per ultima,alla fine del lungo corridoio,aprii la porta della sua camera.Prima di varcare la soglia lo guardai scettica.Si accorse della cosa
 
–“Non pensare a male”- disse,accennando un sorriso –“sei la prima ragazza che vede la mia camera”-
 
Fui sorpresa –“Ah si?Non l’avrei mai detto!”- esclamai,allungando gli angoli della bocca a mò di sorriso malizioso.
 
Fece spallucce –“Sono andato via ad undici anni e per tre anni di fila non sono tornato.Questa è la prima volta dopo il Torneo che ritorno a Nankatsu.Non ci ho vissuto io in questa camera,figuriamoci se avessi potuto portare qualcuno”-
 
Risi,rendendomi conto che effettivamente non aveva tutti i torti.
 
 –“Ciò non vuol dire che in Germania non sia stato con nessuna”- aggiunse,con tono da spaccone.
 
La cosa mi infastidì.Se la poteva risparmiare.Lo fulminai con lo sguardo e per tutta risposta fece una breve risata tra i denti.Tirai su col naso ed entrai.La stanza era enorme e illuminata da una lampada di cristallo appesa al soffitto che avrebbe fatto invidia a Maria Antonietta.Il letto ad una piazza e mezzo,stile baldacchino.Anche quello della mia vecchia casa era dello stesso tipo.Grande,freddo e mi faceva sentire piccolissima oltre che sola.Spostai lo sguardo guardandomi attorno.Un’alta finestra,verniciata di bianco,che aprendola conduceva ad un piccolo balcone.Poco distante vi era un’ampia scrivania,su cui erano disposti in fila e ben ordinati dei libri di tedesco.Al di sopra vi era una mensola con un’altra serie di manuali di ogni disciplina.Appese alle pareti c’erano molte fotografie.Alcune ritraevano Benji da bambino,già carico di cappello e guanti da portiere.In un’altra c’era tutta la squadra della New Team dopo la vincita.Nell’angolino comparivo anch’io,minuscola rispetto ai miei compagni.Sorrisi nostalgica.Altre ancora lo ritraevano insieme ai suoi genitori.Per la prima avevo un’idea di come fosse la madre di Benji.Sicuramente invecchiata rispetto alle foto,ma notai che non si somigliavano particolarmente,se non per le labbra e il taglio d’occhi.Obiettivamente parlando non mi sembrava una gran bellezza di donna,ma nemmeno da buttare del tutto.Le brutte erano altre.Mi rabbuiai,ripensando alle foto che avevo appena visto.Quando morirono e andai via non mi ero curata di procurarmi nulla che potesse ricordarmi il mio passato.Con la loro morte avevo deciso di tagliare tutti i ponti con ciò che riguardava.Eppure un senso di vuoto in quell’istante si fece spazio in me.Quel vuoto che fino ad allora i miei zii avevano riempito con le loro premure.Constatai solo allora,per la prima volta dopo anni,che i miei zii restavano comunque i miei zii.Volente o nolente i miei genitori,coloro che mi misero al mondo,erano stati Jason e Margareth.Mi coprii il viso con entrambe le mani.Tutta la tristezza che avevo cercato di trattenere fino a quel momento stava per venire a galla.Benji mi si avvicinò,posandomi una mano sulla spalla sinistra.
 
–“Ragazzina?Stai bene?”- mi chiese premuroso.
 
Lo guardai e una lacrima scese sulla mia guancia arrossata per la collera.Con un movimento del pollice me l’asciugò.Tuttavia non tolse la mano,poggiandola completamente sulla mia guancia.Era così grande che poteva coprirla tutta.Aprii di poco le labbra,sopresa da quel gesto.Nell’osservarlo potevo capire che egli stesso era stupito da ciò che stava facendo.Mi persi nei suoi occhi neri,intensi,che mi penetravano,come se potessero leggere senza preamboli il dolore che mi stava mortificando.Poggiai la mia mano sulla sua,piccola a confronto.Gli sorrisi.E lui fece lo stesso
 
–“Sei bella anche quando piangi”- affermò,sottovoce.
 
Il controllo non faceva più parte di me.Mi avvicinai,circondandogli il collo con le braccia.Stesso movimento fece lui,con la differenza che mi invase i fianchi.Poi cercai le sue labbra che immediatamente si unirono alle mie unendosi in un bacio.

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Capitolo 24
*** Nuove confessioni ***


*Vi ho stupiti vero?So che non vi immaginavate di poter leggere già un nuovo capitolo!Eccovi accontentati!Avevo l'ispirazione giusta,per fortuna!Come sempre un ringraziamento a tutti,le splendide persone che ogni volta mi recensiscono,a chi mi scrive e chi si limita a seguire questa storia!Un bacione a tutti*
 
Fu lungo,intenso ed immensamente romantico.In tutti quegli anni non avevo mai immaginato come fosse un bacio di Benji.Ma fu capace di sciogliermi il cuore.Non so come fece il mio corpo a resistere alla forma solida per non passare a quella liquida.Sentivo il sangue pulsare nelle vene ed il cuore che batteva così forte che,se avesse potuto,mi si sarebbe scoppiato nel petto.Mentre le nostre bocche erano unite,poco a poco,stringeva sempre più la presa attorno alla mia vita,facendomi ad un certo punto,sussultare per pizzico di dolore.Staccò subito le labbra dalle mie per potermi osservare e comprendere il motivo del mio gesto.Imbarazzata,ma restando tra le sua braccia,abbassai lo sguardo e poggiai la fronte sul suo petto,come per nascondermi.
 
–“Ti ho fatto male?”- mi chiese.Scossi il capo senza mai alzarlo.
 
Ci poggiò sopra il mento e immaginavo che stesse sorridendo in quel momento.Passò un po’ di tempo,ma non abbandonai la mia posizione.Ero troppo presa dalla vergogna per poterlo guardare negli occhi e a dirla tutta mi piaceva restare stretta nel suo abbraccio.Il fisico si era ingrandito rispetto a quando disputammo il torneo.Le spalle era divenute ancora più larghe di quanto ricordassi.Aveva messo su molta massa muscolare e l’altezza non gli era mai mancata.Mi sentivo piccola,tanto che avrebbe potuto sovrastarmi facilmente.Ma anche protetta.Quelle braccia robuste e muscolose che mi stringevano erano come una cintura di protezione.Mi morsi il labbro inferiore.Avevo il suo sapore.E mi piaceva dannatamente.
 
–“Prima o poi dovrai riprenderti ragazzina”- affermò d’un tratto.
 
Mi feci coraggio ed alzai lo sguardo su di lui,guardandolo dritto negli occhi,senza mai abbandonare il mio posto.
 
–“Com’è successo?”- chiesi.
 
Mi guardò interrogativo.Probabilmente non si aspettava una domanda del genere.Ma mi era balenata nella mente e senza pensarci l’avevo girà pronunciata.In passato avevo faticato tanto per ricevere sue attenzioni.Lo avevo rincorso più volte per poter farmi notare ed esprimergli i miei sentimenti.Senza che me lo aspettassi,senza considerare che forse potesse avere,nel rivedermi,cresciuta e matura,un briciolo di interessamento nei miei riguardi.Accennò un sorriso
 
–“E’ successo”- rispose –“Non ti è piaciuto forse?”- chiese poi,divenendo improvvisamente serio.
 
Il rossore del mio viso aumentò per l’imbarazzante domanda
 
–“Ma certo!E’ che non pensavo tu…cioè non pensavo che io…”-
 
Mi liberai dalla sua stretta e cominciai a tormentarmi una ciocca di capelli,fissando un punto fisso e cercando di formale un discorso logico a ciò che volevo intendere.Rise.
 
–“Ti stai creando un problema che non c’è ragazzina”- disse.
 
Lo guardai,accennando un sorriso che mi ricambiò.Dopo qualche attimo di silenzio,il mio stomaco prese a brontolare.Rise di nuovo
 
 –“A quanto pare ti è servito per farti tornare la fame!”- esclamò.
 
Mi portai una mano sulla fronte,sorpresa ed ancora imbarazzata.In una situazione del genere,il brontolio del mio stomaco era l’ultima cosa che avrebbe potuto rendere il tutto ancora più romantico.
 
–“Dai”- mi disse,allungando verso di me una mano –“Andiamo a cenare”-
 
Osservai prima la mano e poi lui.Poi,sorridendo,l’afferrai e mi feci condurre fino ad un altro ampio salone,dove una tavola di legno ben lucidato era stata accuratamente apparecchiata.Comparve l’anziano di prima che fu avvertito di farci servire le pietanze.Ci accomodammo.Galantemente,mi spostò la sedia per farmi sedere.Una volta seduta,andò a mettersi di fronte al mio posto.Sospirai.Ero felice.Non riuscivo a smettere di sorridere.Probabilmente in quell’istante dovevo avere una faccia da ebete,perché lui rideva ogni qual volta incrociava il mio sguardo.E in alcuni casi la sua risata era contagiosa.Oltretutto tra i miei ricordi era fin troppo serio,nonostante la giovane età,e vederlo così spensierato,forse grazie a me e al bacio che ci eravamo scambiati,scacciò via quella tristezza che si era poco prima impadronita di me.Ci servirono e mentre gustavamo il cibo,cominciammo a parlare del più e del meno.Scherzavamo e ridevamo su qualche aneddoto del passato,tipo di quando mi tagliai i capelli appositamente perché mi aveva definita come “tutta carina coi lunghi capelli al vento”.O di quando mi mollò un bacio in piena guancia durante la cerimonia d’apertura a Parigi.Volli sottolineare il suo antipatico atteggiamento nei miei riguardi.Alzò le mani in segno di resa,senza smettere di ridere,come per darmi la conferma di ciò che avevo affermato.Per non parlare delle volte che lo avevo rincorso all’aeroporto o al parcheggio,in cui affermò che nessuna ragazza,perché in Germania ne aveva avute eccome,gli aveva dato una dimostrazione del genere.
 
–“In che senso?”- gli chiesi,mentre tagliavo la mia fetta di carne arrosto.
 
Bevve un sorso d’acqua riflettendo su cosa rispondere
 
–“La maggior parte si struscia addosso o avrebbe provocato in tutt’altro modo.Tu sei un’altra cosa Jody”- affermò –“Avrei dovuto capirlo subito”-
 
Lo guardai per un momento,poi mi riconcentrai sulla mia pietanza.E sorrisi nascostamente.Mentre continuarono a servirci,passammo a parlare di calcio.Del fatto che Holly e Mark fossero emigrati per apprendere maggiormente lo sport e della proposta fatta a Tom da una squadra francese.Istintivamente pensai alla sua immagine,ma la scacciai subito,cercando di non darlo a vedere.Poi si mise a parlare della sua vita ad Amburgo,del fatto che ormai era diventato un tedesco a tutti gli effetti,ma che mai avrebbe rinunciato alle tradizioni da giapponese.Infine,una volta servito il dolce,si passò al discorso genitoriale.Mi raccontò che col tempo si era avvicinato maggiormente ai due genitori,più di quanto avesse fatto da adolescente,grazie anche all’aiuto di Marshall.Sorrisi quando lo nominò.Inizialmente mi era antipatico,ma con l’avvento del torneo,avevo conosciuto tutto un altro tipo di persona.Oltretutto se a Benji stava così caro un motivo doveva pur esserci.Poggiai la schiena sullo schienale della sedia,coprendomi la pancia con entrambe le mani,intrecciandole.Lo guardai e gli sorrisi.Lui fece lo stesso.Finchè non divenne serio.Inarcai un sopracciglio
 
–“C’è qualcosa che non va?”- gli chiesi,perplessa.
 
Scosse il capo –“No”- rispose –“mi chiedevo,però,come sarebbe stata la tua vita se i tuoi fossero ancora vivi”-
 
Fui scossa da quella risposta.Abbassai lo sguardo.
 
–“Scusami”- si affrettò a dire –“non dovevo dire..”-
 
-“Tranquillo”- lo interruppi,rialzando lo sguardo e regalandogli un sorriso.Sospirò rasserenato e si alzò.
 
Feci lo stesso e cingendomi le spalle col suo braccio,ci dirigemmo in salotto.La cartella di mio padre era ancora presente sul tavolo.Quando ci accomodammo sul divano,la ripresi,sfogliandola nuovamente.
 
–“Credo che sia il caso che te la tieni”- disse.
 
Lo guardai –“Ma a tuo padre potrebbe dare fastidio”- affermai.
 
Scosse il capo –“Ma no,altrimenti non te l’avrebbe fatta nemmeno vedere”-
 
Annuii e tornai a concentrarmi sul contenuto della cartella.Improvvisamente fece la sua comparsa il cane che scodinzolante si diresse verso il proprio padrone che lo accarezzò caloroso.Così mentre io mi rileggevo le cose viste prima,lui mi lasciava il mio spazio,giocando con Jhon.Apparentemente non sembrava,ma io sapevo che lo stava facendo per lasciarmi la mia privacy.Ed era un bel gesto il suo.Il tempo passò senza che me ne accorgessi.Quando la lancetta dell’orologio a pendolo appeso in salotto fece scoccare la mezzanotte ebbi un sussulto per lo spavento.
 
–“E’ già così tardi?”- esclamai,più a me stessa che per fare una domanda diretta.Mi alzai di colpo
 
–“Non ho avvertito Bruce”-  dissi poi cacciando fuori il cellulare e cercando il suo nome tra le chiamate.
 
Anche Benji si alzò,smettendo di accarezzare Jhon che sonnicchiava beato sul tappeto vicino alle sue gambe.
 
–“Ti riporto io”- affermò,coprendo il cellulare con la mano.
 
Lo guardai e senza dire nulla annuii.Poco dopo eravamo in una gigantesca auto nera,di cui tutt’oggi non ricordo il modello,poiché io e gli autoveicoli non andiamo molto d’accordo.Lui alla guida ed io al lato del passeggero,osservando il panorama fuori dal finestrino e sbirciando di tanto in tanto nella sua direzione.Tra le mani avevo la cartella di mio padre.Aveva insistito affinché la tenessi così che potessi tenerla per me.Dopo un po’ arrivammo fuori casa mia.Slacciai la cintura della sicurezza e mi spostai di poco nella sua direzione
 
–“Grazie per il passaggio”- dissi.
 
Mi sorrise –“Dovere”-
 
Entrambi non dicemmo più nulla e cademmo nel classico momento imbarazzante di due persone che devono separarsi dopo essersi scambiati un bacio.O altro.Poi mi feci coraggio
 
–“Hai da fare domani?”- chiesi d’un tratto.
 
Annuì–“Avrei un po’ di impegni e una visita col medico sportivo della federazione”- rispose.
 
–“Oh”- commentai,abbassando lo sguardo
 
–“Ma la sera sono libero.Potremmo uscire “- aggiunse,sorridendo.
 
Rialzai lo sguardo con gli occhi che brillavano e sorrisi a mia volta –“Si,potremmo”- dissi.
 
–“Devi darmi il tuo numero ragazzina,altrimenti come si fa?”- disse.
 
Risi per la cosa detta da lui e ci scambiammo i numeri
 
–“A domani”- lo salutai,aprendo la portiera della macchina con l’intento di scendere.
 
Ma prima che potessi poggiare il piede al suolo,mi sentii tirare per un braccio.Mi voltai e immediatamente le labbra di Benji s’incollarono alle mie.Inizialmente fui sorpresa,poi ricambiai il bacio.Ci staccammo ed entrambi sorridemmo
 
–“Scusa”- disse –“ma dovevo proprio farlo”-
 
Sospirai e gli scoccai un ultimo bacio a stampo per poi scendere definitivamente dall’auto.Attese che fossi sulla soglia di casa con la porta semi aperta e solo quando lo salutai con la mano,rimise in moto la macchina.Chiusi la porta e sospirai beata,poggiando schiena e testa su quella.Dal corridoio comparve mio zio
 
 –“Jody”- disse –“Sei tornata!Quel scapestrato di Bruce ancora non vuole vedere la via del ritorno”-
 
Feci spallucce,togliendomi le nere ballerine che avevo indossato per quella sera e lasciandole all’ingresso.Proseguii a piedi nudi,sorridendo come non mai.La cosa non sfuggì a mio zio
 
–“Sei felice o sbaglio?”- mi chiese incuriosito e divertito al tempo stesso.
 
–“No non sbagli!”- esclamai,voltandomi verso di lui e allargando le braccia per distendere i muscoli.
 
In quell’istante si accorse della cartella che tenevo nella mano sinistra.
 
 –“E quella?”- chiese,indicandola con un gesto del capo.
 
Divenne serio,e solo dopo capii che aveva letto il nome del fratello ed aveva riconosciuto la sua calligrafia.
 
–“Ah”- dissi,consegnandogliela –“Era di papà”-
 
La prese e la mano tremava appena
 
–“Puoi leggerla se vuoi”- gli assicurai.
 
Scosse il capo,accennando un triste sorriso –“E’ tua”- si limitò a dire.
 
Dopo avermela restituita,mi sorpassò per andare al piano di sopra,ma prima che potesse proseguire per il primo gradino lo richiamai
 
–“Zio mi racconti di lui?”-
 
Si voltò sorpreso,guardandomi con la bocca spalancata.
 
–“Cosa?”- mi chiese con tono stupefatto.
 
Sapevo che ci sentiva ancora benissimo,e stava cercando una conferma.
 
Annuii –“Vorrei che mi parlassi un po’ di lui”- confermai.
 
Si grattò il capo confuso,poi con un cenno del capo mi invitò a seguirlo in cucina.Mi accomodai a tavola,mentre lui prendeva da un mensola uno scatolone colorato che poggiò sulla tavola.Ma prima di sedersi,prese poi dal congelatore un gelato al caramello e due cucchiai.Lo guardai interrogativa.Fece spallucce
 
–“In momenti del genere aiuta”- disse.
 
Quando si sedette aprì lo scatolo.Non avrei mai pensato che i ricordi suoi e di mio padre fossero racchiusi lì.
 
–“Quando morì ho preso alcune cose che aveva portato con sé quando andò via di casa”- cominciò a raccontare –“Aveva solo diciotto anni.Arrabbiato col mondo,ma più di tutti con se stesso”-
 
Aprii la vaschetta gelato e insieme cominciammo a servirci della fredda pietanza.Mi narrò di quando erano bambini,del loro essere inseparabili.Tuttavia mio nonno era molto severo con lui dato che era il più grande dei due figli.Spesso litigavano,infierendo entrambi sul loro rapporto già rovinato dai caratteri incompatibili.A peggiorare la situazione fu il fatto che venivamo trattati in modo totalmente diverso e che mia nonna,loro madre,non facesse nulla per risollevare la situazione.Questo perché il comportamento duro era riservato solo nei confronti di Jason.Dopo l’ennesimo litigio in casa,in cui mio nonno cacciò di casa mio padre dopo che era stato accusato di essere un poveraccio,andò via per non tornare mai più.Anche se inizialmente lui e mio zio tennero i contatti,poco poco mio padre preferì sparire,facendosi vivo solo qualche estrema volta.Un esempio,restare vicino a mio nonno poco prima della sua morte.Sfortuna volle che subito dopo anche mia nonna lo seguisse,così che rimasero orfani.Mio zio cercò in tutti i modi di far riaffiorare i rapporti,ma invano.Lo sentì per la prima volta dopo anni,quando venni alla luce.Tuttavia non avrebbe mai permesso a nessuno di loro di avvicinarsi a me.Cosa che invece non capitò a Bruce.Egli aveva conosciuto mio padre che era molto piccolo e non aveva nessun ricordo in particolare della sua persona.Mi raccontò poi dei suoi hobby.Amava il calcio e spesso ci giocava con gli amici.Tra i due era quello più ambito dalle ragazze.Ridendo narrò di come quante volte il fratello gli soffiasse le ragazze,dato che si avvicinavano a mio zio solo per avere a che fare con mio padre.Risi della cosa,mentre gustavo il gelato.Sfogliammo poi varie foto e attestasti acquisiti a scuola da lui.Improvvisamente Bruce entrò in cucina facendoci sobbalzare.Notò il disordine presente sul tavolo,ma senza chiedere nulla,augurò ad entrambi la buonanotte e salì in camera sua.Mio zio mi consigliò di andare a letto,ci avrebbe pensato lui a mettere in ordine.Mi alzai,ma prima di andar via,presi la cartella di mio padre e gliela consegnai.L’afferrò guardandomi scettico
 
 –“Meriti più di me di averla”- gli dissi.
 
Non disse nulla,ma si limitò a sorridermi.Gli regalai uno dei miei sorrisi,poi salii in camera mia.Mi sedetti sul letto,sfilandomi la giacca che avevo tenuto per tutta la sera.Guardai la stanza al buio e la mia attenzione si spostò su una scatola di carta infilata nello spazio tra il muro e la scrivania.Dentro c’era il pallone sgonfio che portai con me la prima volta che entrai in quella casa.Sorrisi nel pensare alle parole di mio zio.Anche mio padre amava il calcio.Quel pallone datomi da mio padre molti anni prima era stato l’unico suo regalo che avevo realmente apprezzato.Sospirai e presi il cellulare dalla tasca per scrivere un messaggio.Neanche due minuti dopo ricevetti risposta e sorrisi come una bambina.Benji mi aveva risposto “Ti penso anch’io.Vai a dormire,ragazzina”.Sospirai nuovamente beata e cominciai a spogliarmi per indossare il pigiama.Mi misi a letto,ma il sonno non prendeva il sopravvento.Ero troppo euforica e felice per quello che era successo.Ma non mi riferivo solo al bacio con Benji e a ciò che stava nascendo tra noi.Da quando ero entrata a far parte della mia nuova famiglia,non avevo mai chiesto nulla sui miei genitori.Era stata la prima volta quella sera.Forse conoscevo solo il lato oscuro di loro e dovevo sforzarmi di poter trovare anche quello luminoso.Tutto il mio odio nei loro confronti non sarebbe servito a nulla.Mio zio mi disse che non voleva che usassi la cattiveria per diventare come loro ed allontanarmi da chi amo.Ed aveva ragione.Se volevo trovare la pace in me stessa,dovevo riuscire a perdonarli.Mi alzai e in punta di piedi mi diressi in camera di Bruce.Stava russando,ma infilandomi nel suo letto,lo svegliai e si girò di scatto.
 
–“Jody”- disse con tono ancora dormiente –“che vuoi?”-
 
Risi –“Benji Price mi ha baciata”- gli confessai.
 
Si mise a sedere sul posto con un sacco,sbarrando gli occhi –“Hai baciato Benji?”-
 
Scossi il capo,conservando comunque il sorriso sul mio volto –“Lui ha baciato me.Due volte!”-
E risi di nuovo.
 
Bruce si premette il dito sulle labbra per farmi abbassare il tono.Mi misi le mani sulla bocca per soffocare le risa.Si grattò il mento
 
–“Visto che è la notte delle confessioni”- disse –“L’ho fatto con Evelyn!”-
 
Smisi di ridere e mi misi a sedere anch’io.
 
 –“Hai fatto l’amore con Evelyn?”- chiesi sconvolta.
 
Annuì –“Ma solo una volta”- aggiunse.
 
–“Quando è successo?”- gli chiesi curiosa.
 
Fece un colpo di tosse,imbarazzato –“Stasera”-rispose con un filo di voce.
 
Spalancai la bocca –“Cosa?Credevo che voi aveva già consumato le lenzuola!”- esclamai sorpresa.
 
Scosse il capo –“Voleva aspettare il momento giusto…Fosse stato per me…”- commentò.
 
Restammo in silenzio per un po’,ristendendoci,uno al fianco dell’altra.Potevamo sentire reciprocamente i nostri respiri
 
–“Com’è stato?”- gli chiesi,d’un tratto.
 
Mi guardò –“Bellissimo.Spero che sarà così anche per te”- rispose.
 
Poi mi diede le spalle,stendendosi su un fianco
 
–“Notte Jody”-
 
Mi rannicchiai vicino alla sua schiena,circondandogli la vita col mio braccio destro –“Notte Bruce”- gli augurai.
 
Un po’ alla volta,avvertivo il sonno.Chiusi gli occhi,lasciandomi cullare dal suono del respiro forte di mio cugino.Quella notte sognai di fare l’amore con Benji.

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Capitolo 25
*** Separati ***


*Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo,pronto per deliziarvi!O almeno spero!Questa volta,voglio dare particolare attenzione alle critiche.Non che non lo accetti,per carità,possono essere costruttive ed utili.Vorrei,però,sottolineare che si tratta di una storia inventata dalla sottoscritta e se può capitare che qualche evento non combaci con la storia originale di Capitan Tsubasa,non fatemene una colpa.Si tratta pur sempre di una semplice fanfiction,scritta per puro piacere,non per altri scopi.Chiarito questo punto,voglio dare l'ennesimo ringraziamento a tutti coloro che mi supportano e seguono questa storia,incoraggiandomi ogni volta con le loro splendide opinioni,pubbliche e private.In particolare alle mie amiche.Un bacione a tutti*
 
 
 
Al mio risveglio,mi ritrovai sola nel letto di Bruce.Molto probabilmente era uscito presto a causa del lavoro.Avevo un leggero mal di schiena,sicuramente causato dal fatto che,ormai,in quel letto non ci andavamo più comodi come da piccoli.Una volta alzatami,andai in camera mia.Trovai un paio di chiamate perse di Patty e un messaggio.Ma fui sorpresa e contenta al contempo che questo era stato inviato da un’altra persona.Mi augurò il buongiorno e mi avvertì che avrebbe passato la mattinata dal medico sportivo per farsi controllare i polsi.Poi richiamai Patty che si ritrovava già in compagnia di Evelyn,invitandomi a prendere un caffè al centro.Capii al volo che la ragazza doveva confidarsi riguardo la sua prima volta con mio cugino.Sorrisi beffarda tra me e me.Non sarebbe stata l’unica a portare novità quel giorno.Mi vestii in tempo record e uscii,salutando velocemente mia zia,unica superstite in casa.Anche per quel giorno avrei saltato lo studio.Non avevo la concentrazione necessaria.Dopo un po’ arrivai alla caffetteria,dov’ero solita andare con le amiche e trovai ad un tavolino un po’ più apparato Patty ed Evelyn,intente a sfogliare il menù.Le salutai allegra facendole sobbalzare.
 
–“Levati questo vizio!”- esclamò Patty,nervosa.
 
Odiava quei miei modi di fare,ma non li avrei di certo abbandonati.Anzi,mi divertivano.Mi accomodai e cominciai a leggere un menù,sospirando beata.Evelyn mi guardò interrogativa
 
–“Ti vedo particolarmente contenta,o sbaglio?”- mi chiese.
 
Scossi il capo –“No,non sbagli”- affermai.
 
A Patty scoppiò una breve risata
–“E’ il momento di confidarci allora.Chi comincia?”- chiese.
 
Scherzando,facemmo il tocco e quella che andò sotto fu proprio lei.Ma prima che potesse parlare,il cameriere si avvicinò al tavolo prendendo le nostre ordinazioni.Nemmeno il tempo di allontanarsi che queste già erano pronte.
 
–“Allora?”- le chiesi,gustando il mio caffè macchiato e mettendomi dritta con la schiena,per concentrarmi su ciò che aveva da dire.
 
Sospirò e stette in silenzio per qualche secondo.Poi alzò lo sguardo su me ed Evelyn,alternando la focalizzazione.
 
 –“Holly mi ha chiesto di raggiungerlo in Spagna.Vorrebbe che andassi lì almeno per una settimana”- disse.
 
–“Ma è giusto!”- affermò Evelyn,mentre immergeva lo zucchero nel suo cappuccino –“Non vi vedete da un po’,e credo sia arrivato il momento di andare lì.E poi è la scusa adatta per visitare il posto”-
 
Annuii,trovandomi d’accordo con le parole della fidanzata di Bruce,ma Patty non sembrò dello stesso parere.
 
 –“Vallo a dire a mia madre”- disse –“Sapete com’è fatta.Ma più di tutti sono io quella bloccata”-
 
Inarcai un sopracciglio,non capendo cosa volesse intendere –“Bloccata in che senso?”- chiesi curiosa.
Patty scosse il capo –“Ho sempre fatto quello che mi aveva chiesto-“ confessò –“Ma adesso chiedermi di andare lì,anche solo per sette giorni,quando sa che economicamente dipendo dai miei genitori è troppo.Sto pensando seriamente che,in linea massima,mia madre non ha poi tutti i torti.”-
 
Sospirai,finendo di bere il mio caffè.Lo stesso fece Evelyn.Rimanemmo in silenzio per un po’,riflettendo sulla giusta risposta da dare.
 
–“Conosco Holly almeno quanto te”- intervenni,interrompendo il silenzio –“Non ti chiederebbe mai di fare qualcosa che non sta nelle tue capacità.Magari basta che metti qualcosa da parte e parti appena ti è possibile.Secondo me ti stai creando troppi problemi”-
 
Patty mantenne lo sguardo fisso sulla tazza del suo caffè espresso,ancora fumante,ascoltando ogni singola parola di ciò che le avevo detto.Per non ribattere subito,stava a significare che ci stava pensando su.
 
–“Stranamente sono d’accordo con Jody”- affermò Evelyn dal canto suo –“Ormai sono anni che state insieme e se metti qualcosa da parte potrai andare tranquillamente in Spagna.Non subito,ma almeno tra un paio di mesi circa.”-
 
Stranamente perché,anche se sotto richiesta di Bruce,mi ero avvicinata alla sua fidanzata,generalmente parlando non andavamo d’accordo.Non c’erano mai state litigi o scenate inutili per i nostri disaccordi.Semplicemente avevamo un punto di vista diverso su tutti i fronti o quasi.Non che ad oggi le cose siano differenti.Certo,siamo amiche,ci rispettiamo reciprocamente.Ma è da quando la conosco che questo “disagio”,se così posso definirlo,non si modifica.Io il sole,lei la luna.Difficili da combaciare.
 
–“Non lo so”- rispose Patty –“devo pensarci bene.Nel frattempo non voglio dargli false illusioni”-
 
Annuimmo entrambe.
 
–“Beh”- disse improvvisamente,tornando al suo buon umore –“A chi tocca adesso?”-
 
Istintivamente spostai lo sguardo su Evelyn e quando i nostri sguardi s’incrociarono sorrisse,arrossendo appena.
 
–“Oh va bene!”- esclamò –“parlo io!”-
 
Sorrisi,mentre Patty scoppiò piano le mani eccitata da ciò che stava per ascoltare,nonostante non fosse a conoscenza di nulla.
 
 –“Ieri sera…io e Bruce…”- ma non continuò,che Patty fece un breve strillo che fece voltare altre persone sedute a tavolini non molto lontani dal nostro.
 
Io ed Evelyn la guardammo di sbieco.Arrossì e mormorò uno “scusate”.
 
–“Avete capito no?”- chiese la ragazza di mio cugino.Tuttavia non ebbi una reazione sorpresa come si aspettava,e cominciò ad osservarmi scrupolosa. –“Qualcosa mi dice che già lo sapevi”- disse,riducendo gli occhi a fessure per riuscire a leggere la mia espressione.
 
Sospirai e alzai le mani –“Confesso”- dissi –“Bruce me l’ha detto ieri quando tornammo”-
 La fidanzata incrociò le braccia al petto sbuffando –“Lo sapevo!”- esclamò –“Non riesce proprio a stare zitto!Non poteva aspettare che te lo dicessi io!”-
 
Le diedi un piccolo pizzico sulla guancia,ridendo –“Ma non prendertela con lui”- dissi –“In verità me l’ha confessato dopo che gli ho parlato”-
 
-“Parlato a proposito di cosa?”- intervenne Patty,divenendo seria e curiosa.
 
-“Di una cosa…ma continuiamo a far parlare Evelyn”- dissi,indicando la ragazza seduta l mio fianco poco distante.
 
Si sistemò una ciocca dietro i capelli castani e sorrise entusiasta –“Ammetto che gli ho fatto aspettare tanto”- disse –“ma ne è valsa la pena”-
 
Patty annuì,sorridendole amichevolmente –“Ti capisco.Io provai la stessa identica cosa.Non c’è niente di più bello poi farlo con chi ami”-
 
Istintivamente guardai altrove,palesemente imbarazzata.Ero un’adulta ormai,ma un passo indietro rispetto a loro.Pensai tra me e me che sarebbe giunto anche il mio momento,prima o poi
 
-“Quindi sei uscita anche tu ieri?”- aggiunse d’un tratto Patty,spostando l’attenzione verso me.
 
Annuii,sorridendo come un ebete e sentendo le guance prendere calore.A quel punto Evelyn si avvicinò con la sedia per accostarsi alla mia e guardarmi bene in volto
 
–“Jody”- mi chiese minacciosa Patty –“cos’hai fatto?”-
 
Mi passai una mano tra i capelli e sorrisi ripensando alla sera precedente.Sospirai come un’innamorata –“Sono stata a casa Price”- dissi –“E Benji mi ha baciata”-
 
-“COSA?”- esclamarono incredule le due ragazze,facendo voltare nuovamente gli altri clienti.
 
Qualcuno stava anche cominciando ad innervosirsi,gettando occhiatacce verso il nostro tavolo.
 
 –“Com’è successo?”-
 
-“E com’è stato?”-
 
-“Non avrete mica proceduto oltre?”-
 
-“Non mi sarei mai aspettata ciò!Tu e Benji Price!”-
 
Alzai le mani per farle tacere.Si erano messe come due pappagalli ed io non riuscivo a soddisfare nessuna delle loro curiosità.Così,una volta tranquillizzate,spiegai loro tutta la faccenda,partendo dall’incontro con Parson ed anticipando loro la notizia sul prossimo campionato del mondo.Poi della venuta di Benji e suo padre,del motivo per cui si trovava qui,del suo invito a cena,del fatto che mio padre ed il suo erano colleghi e del bacio.
 
–“E stasera”- conclusi soddisfatta –“usciremo.”-
 
Evelyn mi osservava a bocca spalancata e con occhi sognanti,mentre Patty si era poggiata sullo schienale della sedia e mi guardava a braccia incrociate.
 
–“Certo che sono le coincidenze della vita”- commentò Eveleyn,ripresasi dallo stupore –“tuo padre ed il suo che erano colleghi”-
 
Annuii,passando poi lo sguardo sull’altra mia amica che non aveva ancora detto la sua.Il che era strano
 
–“Vorrei sapere un tuo parere a riguardo”- le dissi,incoraggiandola a parlare.
 
Abbassò per un momento lo sguardo,poi tornò a guardarmi -“Mi fa riflettere il fatto che sia successo tutto all’improvviso”- disse.
 
Sbattei le palpebre confusa –“Cioè?”- chiesi –“Spiegati meglio”-
 
Sospirò e si mise dritta a sedere –“Anni fa ti dissi che un minimo sicuramente gli piacevi,ma mi sembra strano che improvvisamente si accorge di te e ti bacia.Temo che voglia semplicemente approfittare di te per poi tornarsene in Germania contento del suo passatempo”-
 
Mi sentii colpita e ferita dalle sue parole.Non riuscivo a comprendere il motivo per cui mi stesse dicendo quelle cose –“Dovresti incoraggiarmi”- le dissi –“sei mia amica”-
 
Sospirò di nuovo –“Ti dico ciò proprio perché sei mia amica.Apri gli occhi Jody!”- disse
–“Sappiamo che è un ragazzo serio e quant’altro,ma la domanda è quanto può esserlo con te?Ancora poco e se ne tornerà in Germania.Chi ti dice che non stroncherà la cosa sul nascere come ha fatto quattro anni fa?”-
 
Ad occhi spalancati fissavo la mia amica.Non riuscivo a credere che proprio la persona da cui mi aspettavo più entusiasmo,in realtà,mi stava demoralizzando.Avrei voluto che mi dicesse di essere felice per me.Che finalmente qualcosa si stava realizzando tra me e lui.Perchè lei sapeva che io ci pensavo.Sempre e comunque.Sapeva tutto.Dal primo momento che lo vidi.Nel modo in cui io pensavo a Benji,lei pensava ad Holly.Pensai che era pure ipocrisia da parte sua.Solo perché aveva avuto la fortuna di stare col suo amato molto più tempo prima di me,aveva la possibilità di potermi dire quelle cose?No,non lo accettavo.E non lo feci.
 
–“Ho scordato che il principe azzurro l’hai trovato solo tu”- commentai sarcastica.
 
Evelyn alternava lo sguardo tra me e l’altra,incapace di poter gestire la situazione o intervenire.Patty sbuffò
 
–“Jody non si tratta di trovare il principe azzurro.Si tratta che non sei nella posizione di poter già sognare una storia d’amore con Benji Price.Diamine vacci cauta”-
 
Fu il mio turno quello di sbuffare.Chinai il capo,chiudendo gli occhi e contando fino a dieci mentalmente per non esplodere.La collera mi stava invadendo e sarei scoppiata a piangere nel bel mezzo della caffetteria se avessi potuto.Ma non dovevo.Rialzai lo sguardo,guardandola seria e delusa.Scossi il capo
 
–“Può darsi che sia come dici tu.Nel frattempo io mi godo il momento con lui.Ma se la cosa continuasse e lui mi chiedesse di andare a trovarlo ad Amburgo,non ci penserei due volte!”-
Detto ciò mi alzai,lasciai dei soldi sul tavolo per non tenere in debito il mio caffè ed uscii senza dar loro il tempo di dire altro.Sentii da lontano Evelyn che mi chiamava ad alta voce.Qualche cliente si voltò per l’ennesima volta,incuriosito della scena che era venuta su.Corsi per il marciapiede fino ad arrivare velocemente alla fermata dell’autobus e prenderlo al volo.Per tutto il giorno evitai entrambe accuratamente.Nonostante le chiamate e i messaggi,non mi andava di conversare.Soprattutto con Patty.Ma solo quando vidi la chiamata del portiere,con una piccola luce negli occhi,premetti per la prima volta in quella giornata il tasto verde per accettare la chiamata.La sera stessa venne a prendermi.Indossai un vestito elegante e nero per l’occasione.Lo salutai radiosa e affascinata dal suo stile casual,con jeans chiaro,camicia e giacca.Tutta la rabbia di quel giorno era sparita alla sua vista.
 
 
I quindici giorni seguenti dal nostro incontro,li passammo quasi del tutto assieme.Se non ci si vedeva la sera,la mattina.Se non la mattina,il pomeriggio.Se si poteva non ci separavamo mai.Volevo godermi ogni istante dei nostri momenti.Per troppo tempo avevo sognato e sperato di poter far parte del suo mondo.Troppi anni ero rimasta ferma al mio posto,immaginando a come poteva essere passare il tempo con lui.Entrare nei suoi pensieri,far parte dei suoi progetti,anche di una sola giornata.E dopo che finalmente ed improvvisamente,tutto questo si stava avverando,non avrei permesso nemmeno al pessimismo della mia migliore amica di rovinarmi tutto.Con Patty ci fu un chiarimento solo il giorno dopo la nostra discussione.Sotto consiglio di Evelyn,ammise che era stata troppo dura nei miei riguardi e nel caso anche di Benji.Volle giustificarsi che era sotto pressione per la relazione a distanza che ormai stava vivendo da molto tempo e che quell’invito di Holly,di raggiungerlo in Spagna anche solo per poco,l’aveva spaventata.Questo perché,a differenza dell’esperienza da me,Bruce e dallo stesso fidanzato vissuta,non aveva mai lasciato Nankatsu.O almeno non aveva mai lasciato il Giappone.Il rapporto con Benji era particolarmente spensierato.Certo,non era il ragazzo più romantico del mondo,ma mi trovavo bene.Non c’erano pressioni tra noi o discorsi seri.Fatta eccezione per il calcio e la mia famiglia.Mi raccontò di aver avuto un primo infortunio giocando contro l’Olanda,dopo aver indossata eccezionalmente la maglia tedesca.I polsi peggiorarono duante la partita Amburgo-Colonia.Fui del tutto sorpresa del fatto che aveva indossato la maglia nazionale tedesca,come un componente della Germania vero e proprio.Ma lo stupore aumentò quando mi accompagnò alla mia solita visita domenicale al cimitero dov’erano sepolti i miei genitori.Mio zio era vittima dell’influenza del momento,e né la moglie né il figlio erano disposti ad accompagnarmi per altri motivi.Per la prima volta in tanti anni,portai loro dei fiori.Mi spaventava condividere il mio passato con Benji.Forse perché il mio stesso passato spaventava me.Mi spiegò che si sentì come in debito nei miei riguardi,dato che molti anni prima,lo incoraggiai a parlare coi suoi genitori.Non mi chiese nulla su loro e di questo tutt’oggi gliene sono grata.Ebbi la possibilità a quel tempo di poter avere un confronto con William,per nulla dispiaciuto del fatto che mi ero impossessata della cartella mostratami.Mi narrò qualche aneddoto su mio padre e mia madre,a volte anche deliziandomi.Incontrammo anche un paio di volte Parson,in entrambe le occasioni accompagnato da Marshall, con cui scambiammo amichevolmente qualche chiacchiera.Si era anche complimentato con me per l’offerta propostami.Lo ringrazia,senza per esultare troppo.Avevo promesso a me stessa e a Bruce,che se non fosse stato scelto per la nazionale,non sarei stata più disposta a rifare da manager.Tuttavia,più si avvicinava il giorno del ritorno in Germania di Benji,più le parole di Patty mi risuonavano limpide nella testa.Aveva forse ragione?Nonostante il suo gesto nobile,una volta tornato ad Amburgo si sarebbe dimenticato di me?Non l’avrei mai potuto sapere prima.Quante volte questi tormenti mi corrucciavano,facendomi assentare a volte,nonostante la presenza fisica.Non riuscivo a dare una definizione al nostro rapporto.Sembravamo una coppia,ma non lo eravamo a tutti gli effetti.Forse la nostra era pura e semplice frequentazione.Una purezza che,tra l’altro,stava per macchiarsi.Una sera,infatti,dopo una cena insieme,mi aveva riaccompagnata a casa.Bruce era con Evelyn,mentre i genitori erano usciti per far visita ad un loro parente.Lo invitai ad entrare senza alcuna malizia,volendogli far vedere semplicemente casa mia.Rise divertito alla vista della mia minuscola stanza,ma non mi offesi.Tuttavia per restare al gioco gli diedi un piccolo colpo sulla spalla,ma lui mi afferrò per il polso attirandomi a sè.Circondami la vita con il braccio,mi strinse,per poi baciarmi.Gli gettai le braccia al collo,rispondendo al bacio.Ma quando la sua mano,scese dalla mia schiena per raggiungere il fondoschiena,lo allontanai con uno scatto.Mi guardò perplesso e a dirla tutta lo ero io stessa.
 
–“Scusa”- gli dissi subito,mortificata.
 
Scosse il capo,passandosi una mano tra i neri capelli –“No tranquilla.Ho sbagliato io”-
 
Chinai il capo,rossa in viso,e tormentandomi una ciocca.
 
–“Ragazzina…”- mi disse d’un tratto Benji,osservandomi sospreso più da se stesso che da altro,come se gli fosse passato un lampo di genio nella mente.
 
Alzai di poco lo sguardo,incrociando il suo. –“Tu sei…?”- mi chiese,indicandomi con l’indice della mano destra.
 
Annuii capendo perfettamente,e riabbassai lo sguardo,mettendomi una mano in pieno volto per nascondermi.
 
–“E’ un problema per te?”- gli chiesi.
 
Si avvicinò e mi fece alzare il capo,ponendomi la mano sotto il mento –“No ragazzina”- mi disse dolce –“succederà solo quando sarai pronta”-
 
Gli sorrisi appena,non comprendendo a pieno le sua parole.Dava per scontato che tra me e lui sarebbe successo?
 
 
Gli ultimi giorni passarono velocemente.Il giorno della sua partenza lo accompagnai in aeroporto,dato che sia William che la moglie,che tra l’altro non avevo ancora conosciuto,erano perennemente fuori a causa dei loro affari.Persino Marshall,che lo avrebbe raggiunto in Germania qualche giorno dopo,non riuscì ad essere presente.Così toccò a me.Quando entrammo in aeroporto stavo rivivendo il momento in cui lo avevo rincorso.Solo che quella volta lo stavo accompagnando io.Passammo il tempo tra i vari negozi e al bar,mentre attendevamo la chiamata per il suo volo,dopo che fece anche il check in.Poi la speaker diede l’annuncio.Col cuore in gola,mi autoconvinsi che era giunto il momento di salutarlo.Di nuovo.
 
–“Devo andare”- disse.
 
Annuii,sforzandomi di sorridere,ma ci riuscivo poco.E lui se ne accorse.Si abbassò di poco per avvicinare i nostri visi.Mi alzai sulle punte e gli circondai il collo con le braccia per poi baciarlo.Mi strinse a sé e restammo fin quando la speaker non diede il secondo annuncio.Lo spinsi via delicatamente e sorridendo
 
–“Vai,non vorrai perdere l’aereo”-
 
Ricambiò il sorriso e si aggiustò la visiera,spostata di poco a causa del nostro abbraccio.
 
-“Ti chiamo quando atterro.Comportati bene senza me.”- disse –“ragazzina”-
 
Marcò bene l’ultima parola,provocandomi una risata divertita.Poi mi diede le spalle e s’incamminò.Da lontano vidi che consegnò il biglietto ad una tipa che lo invitò ad entrare nel tunnel che lo avrebbe condotto poi in aereo.Prima di entrarvi si voltò,mi salutò con un cenno del capo ed io ricambiai alzando di poco la mano.Finchè scomparve dalla mia vista.Sospirai sconsolata.Quella separazione sarebbe stata molto più difficile rispetto alle altre.Non stavo lasciando Benji consapevole della sua indifferenza dei miei riguardi.Era diverso.Stavamo diventando un noi,poco alla volta.Girai su i tacchi per avviarmi all’uscita,giurando a me stessa che in quel posto ci sarei tornata solo quando lui sarebbe dovuto tornare da me.Ed io sarei rimasta lì ad aspettarlo,a braccia aperte,come avevo sempre fatto.

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Capitolo 26
*** La proposta ***


*Pronto,prontissimo il nuovo capitolo.Come mi sono felice quando ho l'ispirazione giusta e riesco a scrivere.Ma lo sono ancora di più quando leggo le vostre recensioni,le vostre opinioni in privato!Grazie di vero cuore.Un bacione a tutti*
 
Vivere la mia quotidianità lontana da lui era uno strazio vero e proprio.Mi aspettavo di riuscire a sopportare la lontananza,dato che per anni ero vissuta senza sapere nemmeno una minima parte della sua vita in Germania.Ma quelle tre settimane,o quasi,passate assieme mi avevano invaso d’amore.Quello che avevo nascostamente desiderato,improvvisamente,era arrivato.O nel suo caso,tornato.Ripensavo spesso a quella sera in camera mia,quando preso dall’ormone allungò un po’ troppo la mano per i miei gusti.Se avevo intenzione di continuare a frequentarlo,mi sarei dovuta aspettare una cosa del genere.Sarei bugiarda se dicessi che non lo desideravo.Quell’eccitazione al di sotto della mia pancia che era cominciata molti anni prima,si stata rivelando di nuovo.Tuttavia,frequentazione era un parolone per il nostro rapporto.Sentirlo semplicemente a telefono per orari assurdi,in cui solitamente dormivo o facevo ben altro portava a stressarmi.Ma dovevo resistere.Non sapevo quando l’avrei rivisto,temevo di dover aspettare fino all’inizio del nuovo campionato mondiale,ma lui mi promise che sarebbe riuscito a tornare prima.In qualche modo voleva prendersi le ferie,magari usando la scusa dei polsi.Anche se da un lato la cosa mi faceva estremamente piacere,dato che sentivo la sua voglia di stare con me,dall’altro mi sentivo in colpa.Non avrei voluto che per colpa mia doveva venire meno ai suoi impegni calcistici.Chi poteva ben comprendermi era Patty,che dopo il piccolo incidente di percorso,sembrò tornare l’amica di sempre,rendendosi conto di essere stata troppo dura nei miei riguardi.E non solo.Aveva giudicato Benji,basandosi su delle ipotesi che non erano nettamente certe.Oltretutto lo conosceva da molto più tempo di me,anche se per tanti anni non lo avevamo visto e pensavo che per quel poco che sapeva di lui,riuscisse a provarne stima.Quando le acque si calmarono,potei comunque contare sulla sua spalla per i miei pianti isterici.E lei sulla mia.Ben sapevo che soffrisse della lontananza di Holly almeno il doppio,rispetto alla mia quantità di sopportazione.Spesso mi diceva che dopo le loro telefonate,non faceva che annegare di continuo nella tristezza.Per di più mi confessò che,a volte,credeva che soffrisse solo lei per la cosa e che Holly fosse molto più sereno,grazie al fatto che faceva solamente quello per cui era nato.Giocare a calcio.Non ero d’accordo con lei.Conoscevo il mio amico.Il fatto che aveva,e che abbia tutt’oggi,sempre il sorriso pronto per tutti,non faceva di lui un indifferente,un menefreghista.Holly cerca di non smascherare le sue frustrazioni o di far preoccupare inutilmente qualcuno che gli è caro.In quel caso era Patty,la sua pupilla da proteggere.Credevo,anzi ero certa,che lui soffrisse almeno quanto lei.Forse anche di più,chi può dirlo.Insomma,ci consolavamo a vicenda.Lei con la mente che volava in Spagna,io in Germania.Nei miei giorni lontana da lui andai anche a sfogliare i manuali di tedesco utilizzati durante il laboratorio alle superiori.Fortunatamente non lo avevo rimosso,fatta eccezione per qualche regola.Non sapevo realmente il perché di quella voglia improvvisa di ripetizione,ma mi sentivo come se prima o poi mi sarebbe servito spolverare la lingua straniera che mi ero forzata di amare per lui.Quando lo scelti come attività extra,all’epoca,nessuno ci aveva fatto particolarmente caso,a parte forse Patty,che però non aveva mai espresso il suo parere a riguardo.Quella minuscola scelta rilevante della mia vita,mi faceva sentire come legata in qualche modo a lui.Come se potessi rincorrerlo ancora,senza smettere mai di dimenticarlo.Non mi ero mai pentita di aver cercato di dargli,nel corso degli anni,delle dimostrazioni riguardo i miei sentimenti.Ancora oggi penso,che se potessi,tornerei indietro e rifarei tutto.A volte aspettare,può valerne la pena.Bruce dovette spifferare della mia presunta relazione ai miei zii.Inutile dire che la cosa mi fece andare su tutte le furie.Aveva ragione la sua ragazza che non sapeva tenere a freno la lingua,ed io che lo avevo anche difeso.Questo perché mi sentivano spesso di notte,parlare al telefono e mio zio una sera a tavola,prima che sapesse di Benji,mi chiese se fossi fidanzata con un carcerato.
 
-”Si sa fanno cose ambigue”- commentò.
 
Per poco non mi andava di traverso la cena.A proposito di mio cugino,non mi appoggiava particolarmente.Come aveva sempre fatto d’altronde,quando si trattava del portiere.Non riuscivo a comprendere se la sua diffidenza su noi fosse ancora legata al fatto che molti anni prima erano acerrimi nemici.O se era realmente preoccupato per il mio status sentimentale.Probabilmente la verità stava nel mezzo.Ma non ero comunque soddisfatta del suo atteggiamento.Io ero gelosa di Evelyn,ma avevo fatto degli sforzi pur di accontentarlo,avvicinandomi a lei e diventandoci amica.Sicuramente avevo scoperto una bella persona in lei,ma non mi sarei mai permessa di cucire un rapporto se non fosse stata per la sua richiesta.Avrei voluto che anche lui facesse degli sforzi per me.Che si sforzasse di essere felice per me.Non gli chiedevo altro.Un giorno,però,litigammo.Era un pomeriggio come tanti in cui,io non avevo voglia di aprire libro,lui aveva le ore libere dato che non era di turno per il suo lavoro del momento.Eravamo in camera mia,lui intento sul mio letto a giocare col pallone sgonfio regalatomi da mio padre,rischiando più volte di rompermi qualcosa.Io al computer,che rispondevo alle varie mail arrivatemi.Quando non potevo parlare con Benji,eravamo costretti a scambiarci delle mail.Per fortuna cose del genere non avvenivano per più di due giorni di fila,ma solo in casi estremi,tipo quando aveva un ritiro o quando io ero impegnata con il master.Entusiasta,dopo aver scritto una lunga lettera elettronica al mio amico Julian,incoraggiandolo riguardo i suoi problemi di cuore,che stava quasi per togliere del tutto,aprii la mail del mio…fidanzato?Quando finii di leggere,dovetti rifarlo almeno un altro paio di volte,per comprendere a pieno il significato delle sue parole.Feci un profondo sospiro,buttandomi con la schiena pesantemente sulla sedia e facendo voltare Bruce.Si mise a sedere,senza lasciare mai tra le mani il pallone deformato.
 
–“C’è qualcosa che non va?”- mi chiese,scrutando il mio volto divenuto privo di colore.
 
Mi girai guardandolo allibita. –“Benji”- dissi solamente.
 
Inarcò un sopracciglio e si alzò,gettando il pallone in un angolo e chinandosi per leggere.Dovette concentrarsi sulla mail una seconda volta,per capire se era reale ciò che il neo tedesco aveva scritto.Si rivoltò a guardarmi a bocca spalancata
 
–“Che hai intenzione di fare?”- mi chiese.
 
Scossi il capo alzando le spalle –“Non lo so”- risposi –“Cioè,tutto mi sarei aspettata tranne che questo”-
 
Indicai con l’indice la mail ancora aperta.Si mise le mani nelle tasche della tuta,poggiandosi di poco contro la mia scrivania
 
–“Secondo me state correndo troppo.E’ assurdo”- commentò.
 
Mi ricomposi con la schiena,mettendomi dritta
 
–“Cosa te lo fa pensare?Non mi sembra assurdo.Anche Patty raggiungerà Holly in Spagna.Il fatto che mi abbia chiesto di andare ad Amburgo per qualche giorno,non è correre troppo”-
 
Fece una breve risata che non fece che aumentare la mia ira nei suoi riguardi
 
–“Jody!”- esclamò –“Quanto vi siete frequentati?Due settimane?Tre?Mi fa piacere che vi stiate sentendo e quant’altro,ma addirittura raggiungerlo lì per una semivacanza!Patty e Holly stanno insieme da tanto,è più che lecito che le chieda di andare in Spagna”-
 
Scossi il capo e mi alzai di scatto,cominciando a camminare su e giù per la stanza e passandomi le mani tra i capelli.
 
–“Dovresti appoggiarmi.E invece cosa fai?Non sei altro che ostile a questa relazione!”- esclamai.
Fece spallucce
 
–“Chiamiamola tale poi”- disse –“E se permetti,con quali soldi ti paghi il biglietto aereo?E tutto il resto?”- Strabuzzai gli occhi per quella domanda fuori luogo.
 
–“Ma che domande fai?”- gli chiesi stupefatta –“Fai sul serio?I soldi?Ma chi sei tu mio padre?”-
 
Ridusse gli occhi a due fessure,incrociando le braccia al petto
 
–“No,certo.Ma se il tuo fosse qui la penserebbe allo stesso modo”- rispose.
 
Non ci vidi più.Mi avvicinai e gli mollai un sonoro schiaffo in piena faccia.Istintivamente si portò una mano sul punto in cui l’avevo colpito,guardandomi sospreso.A dire il vero anch’io ero sorpresa di me stessa.Non era mai successa una cosa del genere tra noi prima di allora.Sentii gli angoli degli occhi bruciare,sforzandomi di non scoppiare a piangere.
 
–“Non dovevi farlo Bruce”- dissi,con la voce tremante –“Sei un fratello per me,dovresti venirmi incontro”-
 
Sbuffai e scossi il capo,delusa dalla sua “non risposta”.Presi giacca e borsa e mi avviai alla porta
 
–“Dove vai?”- mi chiese,avvicinandosi.
 
Lo fissai dall’alto in basso –“A prendere una boccata d’aria”- risposi –“E la mia decisione di andare o meno ad Amburgo non dovrà interessare né a te né ai tuoi genitori”-
 
Detto ciò,aprii la porta e la richiusi sbattendola.Scesi velocemente le scale e per poco non andai a scontrarmi contro mia zia.Le mormorai un “scusa” per poi proseguire ed uscire.La sentii chiedermi ad alta voce cosa fosse successo,ma non le diedi retta.Quel breve contatto e una rapida occhiata le erano bastate per farle comprendere che qualcosa non andava.Mi fermai un momento,voltandomi come per assicurarmi che nessuno mi stesse seguendo.Quando constatai che era così,tirai un sospiro di sollievo.La mano punzecchiava e si era leggermente arrossata.La fissai,sentendo una stretta morsa allo stomaco.Mi ero quasi pentita di aver commesso un gesto simile,ma poi,ripensando alle fredde parole di mio cugino,misi da parte la pietà.Riflettei un attimo su dove andare per schiarirmi le idee.Feci mente locale.Patty era impegnata per quel giorno e aveva già i suoi problemi per la testa.Evelyn,nemmeno se mi avessero pagato.Avrebbe difeso a spada tratta il suo fidanzato.Con gli altri non mi confidavo particolarmente.Poi una lampadina s’illuminò nella mia mente,facendomi istintivamente sorridere.A passo svelto,imboccai la strada per raggiungere casa di Holly.
 
Era da un po’ che ci mancavo.Dato che lui era perennemente fuori paese,in poche occasioni riuscivo ad andarci.Oltretutto con la nascita del fratellino,non ero nella posizione di poter andare quanto mi pareva.Anche se a Maggie non avrebbe dato nessun fastidio.E me lo dimostrò anche quel giorno.Quando aprii la porta e mi vide sulla soglia per poco non mi stritolava col suo abbraccio caloroso.
 
–“Bambina mia!”- esclamò.
 
Ricambiai con fatica la stretta,dato che mi aveva quasi immobilizzato gli arti superiori
 
–“Entra!Stavo giusto facendo la torta al cioccolato che ti piace tanto!”-
Gettai giacca e borsa sul divano del salotto e mi chinai per schioccare un bacio in piena fronte a Daichi,intento a giocare con le costruzioni.Sorrisi quando notai che stava costruendo un campo da calcio.Mi guardò con i suoi occhini,identici a quelli di suo fratello maggiore,sorridendo brevemente per poi tornare al suo gioco.Mi alzai e raggiunsi la madre in cucina,concentrata a controllare in continuazione il suo dolce.Un buon profumo si aggirava nell’aria.Mi accomodai sulla sedia di legno e la osservavo.Da qualche anno a quella parte,non mi erano mancate le premure materne da parte di mia zia.Tuttavia,come precedentemente pensai,la donna che mi aveva messo al mondo,in un modo o nell’altro,non poteva essere sostituita.Negli ultimi tempi mi capitava di immaginare come fosse stata mia madre nei vesti di una donna come Maggie.Magari che mi preparava un dolce.D’un tratto si sfilò i guanti e si avvicinò,sedendosi sulla sedia opposta alla mia e regalandomi una piccola carezza sulla guancia.Chiusi gli occhi e sorrisi beata per quel dolce contatto.
 
–“Allora qual buon vento ti porta?”-
 
Sospirai abbassando di poco lo sguardo
 
–“Ho litigato con Bruce”- dissi.
 
Annuì –“Qualcosa mi dice che non si tratta solo di questo”- aggiunse.
 
Così svuotai il sacco,raccontandole ogni dettaglio del mio ambiguo e saltuario rapporto con Benji.Inizialmente rimase stupita nel sentir nominare la persona che più occupava i miei pensieri.Poi restò attenta su ogni parola da me detta.La conversazione fu,però,interrotta dal suono del forno,che la fece scattare,pronta a prendere la torta finalmente pronta.Nemmeno cinque minuti dopo,evamo tutti e tre seduti a tavola a gustarci quella delizia.Ovviamente io feci il bis.Solo quando Daichi tornò nel salotto a giocare,mi espose la sua opinione.
 
–“Tesoro”- disse –“sai che ti appoggio in tutto.E penso che questa cosa che lui ti abbia chiesto di raggiungerlo lì sia magnifica”-
 
Sorrisi,arrossendo.Erano le parole che volevo sentirmi dire.
 
–“Capisco che Bruce provi un pizzico di gelosia,come l’hai provata tu,ma penso che devi prenderla alla leggera.Ti ha chiesto solo di andare ad Amburgo per qualche giorno,non di sposarlo.Siete giovani,godetevi il tempo nel miglior modo possibile!”-
 
 Detto ciò,iniziò a sparecchiare e io mi accinsi per darle una mano,ma il suo sguardo di rimprovero mi fece riaccomodare.
 
–“Credo che ci andrò”- dissi d’un tratto –“Anche Patty andrà in Spagna.Lo sapevi?”-
 
Annuì sorridente
 
–“Ma certo!Mio figlio mi aveva chiesto un parere.Sono stata io ad incoraggiarlo.Ed è per questo che incoraggio anche te”-
 
Quando finì di sistemare ci accomodammo in salotto,lei sul divano ad osservare gioiosa me e Daichi che giocavamo,anche se in modo ridotto,a calcio.Quel piccoletto era Holly in miniatura.Bello,solare e con la passione per lo sport.La sua fotocopia.Nel frattempo,Maggie mi raccontava del suo matrimonio,della vita da mamma e del fatto che soffrisse della lontananza del suo primogenito.Chi madre voleva vedere il figlio partire?Pensai tra me e me che probabilmente la mia non avrebbe avuto problemi.Verso sera,nonostante la sua insistenza nel farmi restare anche a cena,andai via.Dopo avermi dato un altro abbraccio mozzafiato mi raccomandò di fare la scelta giusta e,soprattutto,di tornare presto.Tornai a casa,con la pesantezza che era volata via del tutto.Col sorriso avrei parlato ai miei zii e comunicato loro la mia decisione.Sarei partita per Amburgo.Si trattava solo di qualche giorno e ormai potevo scegliere da sola.Sulla strada verso casa riflettei sulle parole di Bruce,riguardo l’aspetto economico della cosa.Ma avevo un bel po’ di risparmi messi da parte,grazie alle somme ricavate dopo la vendita delle proprietà dei miei genitori.Non avrei sperperato tutto,ma almeno non avrei dovuto chiedere denaro ai miei tutori.Quando rientrai li ritrovai tutti in cucina,pronti per una cena appena servita
 
–“Eccoti!”- esclamò mia zia,mettendosi le mai sui fianchi –“Ti ho chiamato almeno due volte!”-
 
Feci spallucce –“Avrò la vibrazione”-
 
Il mio sguardo s’incrociò con quello di Bruce.Non c’era ira nei suoi occhi,ma avvertivo la stessa freddezza di prima.Spostai lo sguardo da lui ai miei zii.Questi ultimi mi osservarono interrogativi,sul fatto che ero rimasta stranamente all’erta.
 
–“Devo parlarvi”- dissi.
 
E per la seconda volta in quel giorno dissi tutto quello che c’era da dire.Spiegazione conclusa,non risposero subito.Mio zio si grattava il mento,riflettendo,mentre la moglie mi osservava pensierosa.Bruce continuava a cenare,restando col capo chino e non proferendo parola.Poi suo padre sospirò
 
–“Direi che è precoce come cosa.Ma farti da muro non servirebbe.Se hai deciso così va bene.Ma voglio pagarti io il viaggio”-
 
Scossi il capo –“Non se ne parla.Faccio da sola.Comunque grazie,avevo bisogno del tuo appoggio”-
 
Diedi un’ultima occhiata a mio cugino che non si azzardava a guardarmi
 
–“Vado di sopra,non ho fame-“ dissi.
 
Mia zia annuì –“Va bene cara.Te ne metto un po’ da parte nel caso ti viene fame”- disse.
 
La ringraziai,poi lasciai la cucina per dirigermi in camera mia.Quando mi misi dinanzi al computer,eccitata,scrissi la mia risposta a Benji.Una volta premuto invio,sospirai felice e mi buttai sul letto,fissando il soffitto.Sarei andata ad Amburgo.Per stare con lui.Perchè me l’avevo chiesto.Avrei urlato per la gioia se avessi potuto.

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Capitolo 27
*** La prima volta ***


*Dopo un lungo periodo,finalmente sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo!Tranquilli,la storia prima o poi sarà conclusa,non la lascerò in sospeso,come molti temono.Mi giustifico,poichè sono stata presa dagli affari della vita lontana dal mondo virtuale!Ma meglio tardi che mai,no?Spero vi piaccia.Un bacio a tutti*
 
Nelle settimane successive mi preparai senza interruzioni alla partenza.Patty era già volata per la Spagna,anticipando il volo con grande sorpresa del suo fidanzato.Quando seppe che Benji mi aveva proposto di raggiungerlo ad Amburgo,parve riflettere sul fatto di aver indugiato fin troppo a quella di Holly.A volte essere troppo riflessivi non aiuta.Si deve rischiare nella vita.Il portiere era entusiasta della mia venuta,anche se come al solito non esternava molto i suoi sentimenti,ma ero più che sicura che fosse felice.D’altronde era stato lui stesso a proporre.Le uniche grosse spese da affrontare furono i biglietti dell’aereo,dato che per l’ospitalità ci avrebbe pensato lui.O almeno fu quello che dissi ai miei zii.Preferii evitare di dire loro che sarei stata a casa sua.Certe discrezioni vanno mantenute nella privacy.Anche se credo tutt’oggi che un paio di calcoli se li erano pur fatti.Riguardo Bruce,non ci furono miglioramenti dal giorno del nostro litigio.Bastò una notte per farmi pentire del mio gesto.Volevo comprendere il fatto che forse non pensava realmente quello che aveva detto,su mio padre se fosse stato vivo.Avrei voluto avvicinarmi a lui,per cercare di chiarire,ma la sua freddezza ed indifferenza mi convincevano a restare sulle mie.Come mi aspettavo,Evelyn non gli diede che ragione,giudicandomi per lo schiaffo inopportuno,dato che lui si era semplicemente preoccupato per me.Ma come mio cugino,lei non poteva comprendere.Oltretutto non era presente al momento della discussione,quindi poteva solo sapere la versione del fidanzato.In quanto alla mia non avevo voglia di doverla esporre.Mi importava solo poter mettere fine a quella sorta di guerra fredda che si era venuta a creare tra noi due.Mai era successa una cosa simile prima di allora.Sicuramente c’erano stati dei litigi di cui non ricordavo,dato che non avevano molta importanza.La rabbia durava poco,pochissimo e dopo era tutto come prima.Ma quella volta non fu così.Non riuscivo a comprendere il motivo per cui ritenesse opportuno restare distante da me.Ritenevo inoltre esagerata la sua reazione.Ok,gli avevo mollato uno schiaffo.Ma quanti gliene aveva dati Evelyn senza che lui battesse ciglio?Forse la mia posizione nella sua sfera sentimentale non mi permetteva di farmela passare liscia?Secondo la madre,dovevo lasciar correre.Anche se non sembrava,Bruce era orgoglioso e probabilmente il mio gesto lo aveva destabilizzato.La conseguenza era il farsi desiderare.Parlai della cosa anche con Benji.Non amava fare schieramenti,ma capiva il motivo della mia azione.Lui al posto mio gli avrebbe tirato un pugno,altro che schiaffo.Non che in passato non se le fossero date di santa ragione,prima del mio arrivo a Nankatsu.Mi disse di lasciar perdere e di cercare di risolvere la cosa una volta tornata in patria,dopo la mia vacanza in Germania.Magari la lontananza lo avrebbe riportato sulla strada pacifica.Solo che io non sarei riuscita a partire senza avere un confronto con lui.Infatti,la sera prima della mia partenza,dopo cena,andai in camera sua con l’intento di parlargli.Timorosa bussai alla sua porta e senza aspettare risposta entrai.Era steso sul suo letto,intento ad ascoltare musica e a leggere uno dei suoi fumetti.A quanto sapevo,quella sera non avrebbe visto Evelyn dato che era vittima dell’influenza.Mi osservò chiudere la porta alle mie spalle e accomodarmi ai piedi del suo letto,senza dire nulla.Poi con uno sospirò,tolse le cuffie dalle orecchie e lanciò il fumetto in un punto qualsiasi della stanza.
 
 –“Dobbiamo parlare”- gli dissi,rompendo il silenzio.
 
Incrociò le braccia dietro la testa ed accavallò le gambe –“Parliamo”- ribattè,mantenendo un tono distante.
 
Sospirai e mi passai una mano tra i capelli,guardando per un momento un punto fisso a terra.Poi rialzai lo sguardo su di lui
 
–“Mi dispiace”- dissi.
 
Inarcò un sopracciglio –“Per lo schiaffo?”- chiese
 
–“Per tutto”- risposi.
 
Si mise a sedere con un sonoro sbuffo e si passò una mano in viso.
 
–“Jody non so cosa dire.Veramente”- disse.
 
Mi avvicinai,posandogli una mano sulla spalla e accarezzandogliela
 
–“Bruce da quando sono venuta ad abitare in questa casa,mi sei sempre stato vicino.Mi hai accolto immediatamente,hai fatto si che facessi parte della tua vita e sei diventato un fratello per me”-
 
Fece un’amara risata
 
–“Ed è proprio perché sei come una sorella che mi preoccupo per te”- m’interruppe –“Ma a quanto pare vuoi sentire solo ciò che ti fa più comodo”-
 
Scossi il capo,scostando via la mano.
 
–“Vorrei solo che mi appoggiassi.Io ho fatto degli sforzi per te”- dissi.
 
Alzò gli occhi al cielo
 
–“Che gran fatica essere civili con la mia fidanzata,vero?”- commentò ironico.
 
Sospirai –“Non dire così”-
 
Mi guardò torvo –“E cosa dovrei dire?Vai Jody,corri in Germania dall’uomo dei tuoi sogni.Attenta che non ti molli.L’ha fatto prima,può farlo anche ora”-
 
Spalancai gli occhi,incredula a quello che avevo ascoltato.
 
–“E’ questo quello che ti preoccupa?Che mi pianti in asso dal giorno alla notte?”- gli chiesi.
 
Fece spallucce
 
–“E’ dal giorno alla notte che si è scoperto innamorato di te.Io resterei coi piedi di piombo.E’ un bravo ragazzo,è bello,tutto quello che vuoi.Ma ricorda che rimane uno stronzo.Hai fantasticato così tanto in questi anni sull’idea di averlo,che potresti restare delusa dalla realtà”- rispose.
 
Scossi di nuovo il capo
 
–“Non dovresti parlare così di lui”- dissi –“E’ un tuo amico e compagno di squadra”-
 
Annuì –“Appunto”- disse –“Ed io ai miei amici dico sempre quello che penso di loro.E poi non sarei così sicuro riguardo al compagno di squadra.Parson non ha ancora fatto sapere nulla sulla prossima formazione”-
 
Si ristese sul letto,sbuffando ancora una volta.Non aveva tutti i torti.Era passato molto tempo dal mio incontro con Parson e,successivamente con Marshall,ma della formazione non si sapeva ancora nulla.Holly e Tom dalla Francia avevano già saputo qualcosa a riguardo.Dimostrazione che sarebbero stati indispensabili di nuovo per la nuova nazionale giapponese under diciannove.Forse era stressato per motivi personali e il fatto che stesse aspettando il posto in squadra non faceva che aumentare le sue ansie.Pensai che il suo sfogo nei miei riguardi,era avvenuto in modo involontario.Anche se non avevo ottenuto ciò che volevo,avrei cercato di comprenderlo,sforzandomi.E’ quello che si fa con le persone a cui vuoi bene.Mi stesi al suo fianco,accoccolandomi e poggiandogli la testa sul petto.Inaspettatamente mi cinse la vita con un braccio.Sorrisi.
 
–“Non devi preoccuparti per questo”- dissi –“Entrerai in squadra”-
 
Sospirò –“E se non sarà così?”- mi chiese,quasi con tono disperato.
 
Alzai di poco il capo per guardarlo negli occhi –“Rinuncerò al ruolo.Te l’ho promesso”-
 
Gli regalai un breve sorriso che non ricambiò,e poggiai di nuovo la testa sul suo petto.Restammo in silenzio per un po’,in cui sentivamo soltanto i respiri reciproci o qualche rumore in lontananza proveniente dal piano di sotto o dalla strada.
 
–“Bruce”- dissi d’un tratto –“abbiamo fatto pace?”-
 
Non lo osservavo,ma ero sicura che stesse sorridendo –“Si,abbiamo fatto pace”-
 
E senza dire nulla,mi limitai a sorridere.
 
*
 
 
 
 
Dopo otto ore di viaggio,ero atterrata a Berlino.Poi m’imbarcai su un treno che mi portò finalmente ad Amburgo.Era fredda ed umida come la ricordavo,ma sentii un immenso calore alla vista del mio ragazzo.Mi attendeva seduto su una panchina di legno,all’interno della stazione,nei pressi della zona d’arrivo dove i passeggeri scendevano dai vari treni.Quando i nostri sguardi s’incrociarono,mi sorrise venendomi incontro.Mollai le valigie a terra e gli saltai addosso,incrociando le braccia attorno al suo collo e baciandolo.Ricambiò,ma si staccò subito,facendomi ricomporre.Notai le guance leggermente arrossate per l’imbarazzo,mentre si guardava intorno per accettarsi che non avevamo dato troppo nell’occhio.Sorrisi tra me e me,trovando tenerissima la cosa.Prese le mie valigie e ci dirigemmo verso la sua macchina,parcheggiata poco distante,una volta usciti dalla stazione.Durante il tragitto verso casa sua,parlammo del più e del meno.La conversazione stava prendendo una seria piega quando mi chiese di mio cugino,ma senza voler dare troppa importanza al discorso,sviai la cosa.Volevo concentrarmi solo su di noi.Dopo un po’,parcheggiò l’auto e mi ritrovai dinanzi a quella che era la casa di Benji ad Amburgo.All’esterno consisteva in una piccola villetta a due piani,alla quale si accedeva passando per un piccolo cancello di ferro battuto e un breve vialetto che conduceva alla porta di legno.Superato l’ingresso si entrava direttamente in un vasto salotto che,tramite un arco di pietre,si collegava direttamente alla cucina.Subito dopo c’era un piccolo bagno.Il piano superiore consisteva nella sua grande camera da letto,con tanto di materasso ad una piazza e mezzo,ed un altro bagno,decisamente enorme,rispetto a quello del piano inferiore.Tutto sommato,non era arredata in modo sfarzoso come quella di Nankatsu,ma sicuramente non era una villetta da quattro soldi.Probabilmente Benji non teneva all’arredamento.Quando posò la mia valigia sul suo letto,la domanda mi uscì spontanea
 
–“Dove dormirò?”- chiesi.
 
Si voltò a guardarmi stupito.Sentii le guance prendere calore dinanzi alla sua espressione.Aveva dato tutto per scontato.
 
–“Qui con me”- rispose titubante “-ma se tu vuoi posso restare sul divano”- 
 
Alzai le mani sventolandole per farlo tacere
 
–“Non ho problemi nel dormire assieme,solo non avevo compreso…ecco”-
 
Abbassai lo sguardo osservandomi per un po’ le punte dei piedi per cercare di non arrossire più del dovuto.Quando lo rialzai notai che aveva accennato un sorriso malizioso.
 
–“Dai corri a farti una doccia e a prepararti”- disse rompendo il silenzio.
 
Annuii,avvicinandomi alla mia valigia e aprendola,cercando quel che mi occorreva.
 
 –“Andiamo da qualche parte?”- chiesi,concentrata a scartare tra le varie cose.
 
–“A cena fuori”- rispose.
 
Feci un piccolo sorriso….
 
–“Con alcuni dei miei amici”- aggiunse.
 
…che scomparve.
 
Mi veniva da sbuffare,ma mi trattenni.Così preso ciò che mi serviva,gli regalai un falso sorriso che probabilmente non aveva colto al volo e mi diressi in bagno.Lui mi avrebbe aspettato seduto comodamente sul suo divano di pelle bianca a girare i canali del suo televisore a schermo piatto e chissà quanti pollici.Quasi furente mi passavo la spugna piena di bagnoschiuma.Non mi aspettavo grandi atti di romanticismo da parte sua.Stavamo sempre parlando di Benji Price.Ma almeno la nostra prima sera assieme ad Amburgo potevamo trascorrerla da soli.Avrei avuto tutto il tempo necessario per fare conoscenza con i suoi amici.E invece no.Doveva sventolarmi all’aria come una coppa davanti ad altre scimmie che nel cervello avevano solo una sfera bianco nera.Con tutto il rispetto per le scimmie.E per la sfera,che tanto amo anch’io.Ma per una ragazza,alle prime armi in una relazione,all’epoca,c’erano cose più importanti del calcio.Ovviamente il portiere non afferrava il concetto.Stavo cominciando a comprendere quello per cui Patty,di tanto in tanto,si lamentava.Probabilmente erano passare un paio d’ore quando finalmente scesi le scale per raggiungere Benji in salotto.Avevo approfittato del tempo datomi per sentire la mia famiglia a Nankatsu e dire loro che stavo bene.Ma come al solito mia zia mi aveva intrattenuta con le sue chiacchiere.Sembrava quasi irritato per aver atteso tanto,ma quando si voltò,sorrise beffardo nell’osservarmi.Per l’occasione avevo indossato un vestito non molto corto,scuro ed elegante,con un paio di scarpe col tacco non molto alto.Avevo raccolto i capelli in un morbido chignon e indossate le famose perline di mia zia.Sul viso un trucco leggerissimo,dato che non è mai stata mia abitudine truccarmi in modo pesante.Si alzò,ed avvicinandosi,mi stampò un bacio in piena guancia
 
–“Sei splendida ragazzina”- esclamò.
 
Lo ringraziai.Quasi quasi la mia stizza nei suoi confronti poteva anche sparire.Bastava che facesse gli occhi dolci e mi scioglievo come un cioccolatino su un caldo termosifone.
 
–“Conviene sbrigarci”- disse poi –“I ragazzi si sono già avviati”-
 
Afferrammo il necessario e tornammo in macchina.Durante il percorso mi disse che alcuni dei suoi amici erano già miei conoscenti,risalenti ai tempi del campionato mondiale under 16.Tra questi c’erano il suo migliore amico Herman Kaltz,e Franz Dexter.Cercai nella mia mente di risalire alle immagini dei ricordi in cui c’erano loro,ma invano.Aggiunse poi che,il famigerato Kaiser,aveva da tempo lasciato Amburgo per trasferirsi a Monaco,nella squadra dove il padre era allenatore,ma che comunque si sentivano assiduamente,mantenendo i rapporti.
 
–“Pensa”- disse –“mi ha chiesto di andare a Monaco”-
 
Strabuzzai gli occhi –“E tu?”- chiesi.
 
Fece spallucce –“Non mi va di lasciare la Grunwald.O almeno non ancora”-
 
Sospirai,ammirando la città dal finestrino.Ero convinta del fatto che potesse far risaltare la sua bellezza alla luce del sole,piuttosto che a quella artificiale.Arrivammo al locale previsto e Benji parcheggiò in un ampio parcheggio.Scese di corsa per aprirmi la portiera.Sorrisi timidamente.Non saremmo stati soli,ma pian piano stavo cominciando ad accettare la cosa ed essere ottimista per la serata.Dopo un breve cammino,giungemmo dinanzi all’entrata del locale,un pub dall’aspetto rustico.Un gruppetto non molto lontano era riunito a chiacchierare amichevolmente,quando uno dei componenti si voltò e alzò una mano nella direzione di Benji
 
–“Finalmente!Ti stavamo aspettando!”-
 
Il portiere sorrise malizioso e mi cinse le spalle con un braccio
 
–“Scusate,ma la mia ragazza aveva bisogno di sistemarsi”- affermò.
 
Arrossii.Aveva detto”la mia ragazza”.Era la prima volta che sentivo dalla sua bocca parole del genere.Gli sguardi di tutti si posarono su di me.Il ragazzo che aveva indicato Benji precedentemente,si avvicinò,regalandomi un sorriso beffardo
 
–“Ci rivediamo Jodelle”- disse,prendendomi una mano e sfiorandola con le labbra
 
–“Hem..non ricordo il tuo nome”- dissi,quasi imbarazzata.
 
Poco distante un altro ragazzo,dal corpo robusto,scoppiò in una fragorosa risata
 
–“Hai sentito Franz?”- esclamò,seguito a ruota da un altro,incollato ad una ragazza,che sembrò anch’essa divertita.
 
Un’altra,invece,non pareva esserlo,restando immobile,con le braccia incrociate ad osservarmi torva.Quello che capii era Franz Dexter,diede una rapida occhiata fulminante a colui che si rivelò Herman Kaltz e tornò ad osservami languido
 
–“Per questa volta ti perdono”- disse,facendomi l’occhiolino.
 
Sorrisi appena,poi Benji mi presentò il resto del gruppo.Stretta la mano di Kaltz,passai a Manfred,il centro avanti della squadra,la sua fidanzata del momento e infine,l’amica invidiosa di Dexter.Inutile dire i nomi delle due pernacchie,tanto non le ho più riviste.Per fortuna.Quando ci accomodammo,le nostre conversazioni si concentravano del tutto sulla novità,ossia Benji Price che aveva una ragazza.Stando ai racconti dei suoi amici,Benji in Germania era un giapponese che piaceva.Sfatando il falso mito di giapponese gracile e basso,grazie al suo fisico possente ed alto,aveva conquistato molto cuori tedeschi.Tuttavia nessuna fanciulla era riuscita ad occupare i pensieri del portiere per più di ventiquattro ore.Faceva quel che doveva e finiva lì.L’unico pregio di tale comportamento era il fatto che Benji fosse un tipo riservato e non andava in giro a parlare allegramente delle sue conquiste,com’erano soliti fare Dexter o Manfred.
 
 –“Beh”- disse d’un tratto Franz,i gomiti appoggiati sul tavolo,e le mani intrecciate,osservandomi con i suoi occhi cerulei ed intensi –“Si vede che il nostro portiere aveva bisogno di una ragazza piccola e delicata”-
 
Arrossii nuovamente e lui mi fece l’occhiolino.
 
Benji mi osservò brevemente –“Ti dirò Franz”- disse –“la ragazzina non è così delicata se la conosci bene”-
 
Lo guardai interrogativa,non capendo dove volesse arrivare.
 
–“Cioè?”- chiese squillante l’amichetta di Dexter,seduta al fianco al calciatore tedesco.
 
–“Dovevate vederla da piccola.Mi sfidò anche a calcio”- continuò.
 
Kaltz rise tra i denti,mentre Manfred spalancò gli occhi –“Questa poi…mi mancava”-
 
Alzai gli occhi al cielo e scossi il capo.Quasi stavo rimpiangendo di essermi fatta passare la rabbia nei suoi confronti dato che stava ritornando.Avrei voluto cominciare la serata quanto più positiva possibile,ma i discorsi fatti mi avevano resa pensierosa.Per tutto il resto della serata non facevo che forzarmi,di ridere,essere interessata agli aneddoti altrui e facendo capire loro di seguirli annuendo di tanto in tanto il capo.Cominciai a tirare un sospiro di sollievo quando,a fine serata,rientrammo in macchina.Mentre Benji guidava,io restavo muta ad osservare fuori dal finestrino,assorta nei miei pensieri.Non mi aveva dato tanto fastidio il suo intervento nei miei riguardi.Aveva fatto di peggio nei miei confronti.Piuttosto i racconti riguardo le sue conquiste.E di come i suoi amici si divertissero sulla cosa.Da ragazza non mi sarebbe piaciuto trovarmi al centro di un discorso una sera qualunque a tavola,dipinta come la vittima di un ragazzo freddo e calcolatore.Mi stavo chiedendo se anch’io avrei avuto la stessa sorte.Se dopo aver ottenuto quello che voleva,mi avrebbe messo da parte come aveva fatto con le altre.Al tempo stesso cercavo di tranquillizzarmi ricordandomi i momenti passati assieme,in cui non poteva fingere.A come si era comportato nei miei confronti dal nostro primo bacio.Ad aggiungersi ai miei pensieri,c’era il fatto che,come avevo sempre ammesso,io ero estranea al mondo di Benji.Non avevamo condiviso molto assieme e di conseguenza era come se fossi gelosa del suo passato.Perchè per me non aveva trovato il posto.Sbuffai e lui mi guardò,spostando poi subito lo sguardo di nuovo alla strada.
 
–“Sei diventata assente ragazzina”- disse –“cosa c’è?”-
 
Feci spallucce e continuai a guardare fuori.Quando parcheggiò,entrai in casa senza aspettare,dirigendomi subito al piano superiore.Con poca fatica mi raggiunse,stando al mio passo.Me la stavo prendendo con lui,e non sapevo nemmeno il motivo.Solo,ero nervosa,e ce l’avevo con lui.Presi l’occorrente per la notte e passai in bagno a cambiarmi.Quando uscii per tornare in camera da letto,lo ritrovai steso a sfogliare una rivista sportiva,con addosso solo il pantalone della tuta.Arrossii e facendo finta di nulla,piegai i vestiti che avevo indossato per la serata,sentendomi ridicola in paragone a lui con la tuta che indossavo per dormire.Non sono mai stata molto amante dei pigiami.Lui mi guardò,si mise a sedere e buttò il giornale in un angolo della stanza.Con calma,spostai le lenzuola e mi stesi,coprendomi.Beffardo,si avvicinò,guardandomi in pieno viso.
 
–“Parlami”- disse.
 
Sospirai,incrociando le braccia al petto e fissando un punto del soffitto senza batter ciglio.Allungò una mano afferrandomi per il fianco sinistro e trascinandomi verso di lui,facendomi stare attaccata al suo busto.Lo guardai nei suoi occhi scuri,che non demordevano.
 
 –“Sto aspettando”- aggiunse.
 
Feci un altro sospiro,dopodichè sputai il rospo,spiegandogli accuratamente quelli che erano stati i miei pensieri per tutta la serata.Dal fatto che mi aspettavo di restare sola con lui al fastidio provato nei racconti sulle sue conquiste.Quando conclusi,si passò una mano tra i capelli sospirando.
 
–“Ma dai ragazzina”- disse –“sono cose passate quelle”-
 
Mi misi a sedere con uno scatto d’ira –“Vorrei vedere te al mio posto”- affermai.
 
Scosse il capo –“Gelosa”- commentò.
 
Alzai gli occhi al cielo e feci per alzarmi,ma lui mi trattenne afferrandomi per un polso e stringendomi a sé
 
–“Ti prometto che trascorreremo tutte le sere finchè sarai qui da soli.Va bene?”-
 
Accennai un sorriso e annuii,circondandogli le larghe spalle con le mie braccia.Sospirai beata,trovando finalmente quel che desideravo.Un contatto con lui.Non so dire con precisione com’è successo.Ci sciogliemmo dal nostro abbraccio.Mi baciò.Ricambiai.E senza nemmeno accorgermene,finii per fare l’amore con lui.Sarei ipocrita nel dire che non me lo aspettavo,perché ero consapevole che con quel viaggio sarebbe successo.Ma non immaginavo che sarebbe successo quella sera e soprattutto con tanta naturalezza.Avevo sempre pensato alla prima volta come qualcosa di programmato,ricco d’ansia e tensione.Invece ero completamente a mio agio.Lui mi faceva sentire così.Non provai molta timidezza nel restare nuda dinanzi ai suoi occhi.Lui era bellissimo,il massimo.Nonostante il dolore,era delicato con me.A volte,ansimando,mi sussurrava la parola “ragazzina” all’orecchio.Non so per quanto tempo durò,ma quando i nostri corpi si separavano,si stese al mio fianco e dopo un po’ si addormentò.Lo osservavo,cercando di concentrarmi su una parte del suo viso per poi riuscire a prendere sonno.Ma ero troppo euforica per dormire.Oltretutto stando ad Amburgo,non avrei potuto parlare nell’immediato con Patty o Bruce e di conseguenza dovevo tenermi dentro le mie emozioni.Mi alzai,cercando di fare meno rumore possibile per non svegliarlo e uscii dalla stanza in punta di piedi.Mi diressi in bagno e,dopo una rinfrescata,mi osservai allo specchio.Nel riflesso era come se vedevo un’altra me.Apparentemente ero la stessa Jody,eppure mi sentivo diversa.Bellissima.Felice.Donna.Mi passai le mani sul viso,sui punti in cui aveva posato le sue labbra,sorridendo.Potevo ancora sentire il suo odore addosso.Sognarlo,aspettarlo,immaginare di stare con lui.In tutti quegli anni era stato un semplice amore platonico.E finalmente stavo vivendo quell’amore che avevo sempre desiderato.

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Capitolo 28
*** Dubbi e notizie ***


*Vi ho fatto aspettare parecchio,e per questo vi chiedo umilmente scusa!Sono stata presa dagli impegni al punto che non trovavo il tempo nè la giusta ispirazione per continuare a scrivere!Ma come si dice:meglio tardi che mai!Ed ecco pronto per voi il nuovo capitolo!Un abbraccio a tutti!Spero vi piaccia*
 
Può sembrare strano,ma durante la mia piccola vancanza,con Benji non stavo ventiquattro ore su ventiquattro.Nella maggior parte dei casi la sera.Sia la mattina che il pomeriggio era impegnato con gli allenamenti della squadra.Così al mattino andavo girovagando per la città,facendo la turista.Il pomeriggio assistevo ai suoi allenamenti.La sera uscivamo.Dopo la nostra prima volta,eravamo stati nuovamente assieme,ed ogni occasione era diversa.Non riuscivo a provare nessun tipo d’imbarazzo,come se fossi stata apposta creata per stare tra le sua braccia.Nuda così come ero stata partorita.Vista la prima esperienza d’uscita con i suoi amici,di cui non fui del tutto entusiasta,preferì organizzare cene esclusive per entrambi.Una sola volta restammo a casa,causa la sua stanchezza dopo un faticoso allenamento,con l’eccezionale partecipazione di Hermann Kaltz.Inoltre quella sarebbe stata la mia ultima sera ad Amburgo.Tra tutti,sembrava quello più composto,anche se di tanto in tanto qualche battutina ammiccante non se la risparmiava.Tuttavia provavo una sorta di simpatia nei suoi riguardi.Oltretutto con me era molto gentile e disponibile.Durante la nostra serata “a tre”,mi raccontava vari aneddoti su Benji.Da quando era arrivato fino alla nascita della loro amicizia,aggiungendo episodi imbarazzanti in cui il portiere non aveva fatto belle figure a causa del suo tedesco “arrangiato”.Fortunatamente,ed intelligentemente,non aveva accennato delle storie con altre ragazze,come invece era successo al pub.E di ciò gli ero grata.Non avrei sopportato l’idea di sentire altre storie del portiere giapponese dal fascino orientale che spezzava cuori di milioni di tedesche in calore.A fine cena,Benji si buttò sul suo bianco divano in pelle,alla ricerca di qualche partita straniera da guardare in tranquillità.Mi diedi da fare per mettere in ordine in cucina,notando che Kaltz si mise all’opera per darmi una mano.Quando infilò i piatti sporchi nel lavello che avevo già riempito di detersivo lo guardai con dolcezza
 
 –“Non c’è bisogno che mi aiuti”- gli dissi –“Va pure ad accomodarti con Benji”-
 
Ricambiò il sorriso –“Quello si sente così stanco che non ti aiuta.Gli ho dato troppe botte oggi”-
 
Mi fece l’occhiolino e risi,mentre indossai i guanti di gomma.Cominciai a strofinare il primo piatto sporco,quando con la coda dell’occhio notai che Hermann non si era mosso dalla sua posizione e restava in silenzio ad osservami.Mi voltai a guardarlo interrogativa,smettendo di pulire
 
–“Devi dirmi qualcosa?”- gli chiesi alquanto curiosa.
 
Lui non rispose subito,continuando ad osservarmi sbattendo le palpebre perplesso.Poi scrollò le spalle e si grattò il mento pensieroso.
 
–“Mi chiedevo come mai ci ha messo tanto”- affermò.
 
Inarcai un sopracciglio,non capendo –“Non capisco a cosa ti riferisci”-
 
Fece una breve risata –“Non ti conosco a pieno,se non tramite qualche ora passata assieme o per quel che Ben mi ha raccontato”- disse –“Ma sai tanto di ragazza della porta accanto.Non si direbbe,ma ogni uomo vorrebbe una donna così”-
 
Strabuzzai gli occhi sorpresa per un commento del genere
 
 –“Ti ringrazio Hermann”- dissi –“Ma forse mi stai sopravvalutando”-
 
Scosse il capo –“Naaa.Ora capisco perché a Ben non piacevano le altre.Ma chissà cosa lo ha fatto scattare all’improvviso”-
 
La nostra conversazione s’interruppe,dato che Benji cominciava a lamentarsi ad alta voce di un portiere che aveva commesso una papera nella partita che stava osservando.Ciò richiamò l’attenzione del tedesco che facendomi un sorriso si congedò da me e andò a sedersi affianco al suo amico.Ricominciai a pulire,ma nella mia testa era rimasta intatta la sua ultima affermazione,cominciando a tartassarmi di dubbi.Come Bruce,Hermann si stava domandando la stessa ed identica cosa.Espressa in modi tra i due del tutto differenti.In effetti era strano.Come mai improvvisamente Benji si era accorto di me nel modo che io speravo?Era stata forse la pietà nei miei riguardi la sera a casa sua?O c’era dell’altro?Ero stata così presa dalla nostra improvvisa e nascente storia d’amore che avevo totalmente chiuso occhi e orecchie e mi ero lasciata completamente andare.Probabilmente Bruce non aveva tutti i torti quando si era arrabbiato.Avevo davvero fantasticato al punto tale,che mi ero scordata della seria realtà di coppia.E se fossi rimasta delusa?E se da u giorno all’altro questa specie di favola poteva finire?Se Benji si fosse scocciato di me come aveva fatto con altre ragazze?Eppure secondo le affermazioni di Hermann,io ero la ragazza perfetta per lui.Motivo per cui non aveva funzionato con le altre.Le mie domande,però,tornavano al punto di partenza:cosa ha spinto Benji ad intraprendere una relazione con me?Troppi se,troppi ma.Sbuffai sonoramente al punto che Benji si voltò ad osservarmi
 
–“Tutto bene ragazzina?Devi venire a darti una mano?”-
 
Scossi il capo senza voltarmi –“No tranquillo.Ho quasi finito”- Mentii.
 
Cercando di scacciare via i pensieri,finii di lavare in cucina,dopodichè mi sedetti sul divano anch’io per osservare la partita ormai giunta quasi alla conclusione.Di tanto in tanto potevo sentire gli sguardi curiosi di Benji,mentre io mantenevo il mio fisso sullo schermo,falsamente attenta ai commenti del dopo partita nella telecronaca sportiva.Non molto tempo dopo,Kaltz decise di andar via.Mi abbracciò goffo per salutarmi,dato che l’indomani sarei partita.Ricambiai commossa l’abbraccio,anche se sembrava che stessi abbracciando un gargoyle biondo.Benji l’accompangò alla porta e dopo una breve chiacchierata si salutarono.Poco dopo tornò ad accomodarsi sul divano e spense la tv.Sospirò poi mi guardò serio.Ricambiai lo sguardo.
 
 –“Sembra che tu voglia dirmi qualcosa”- disse.
 
Mi passai una mano tra i lunghi capelli,osservando per un momento un punto qualsiasi del pavimento,per poi tornare a guardarlo in pieno volto.
 
–“A dire il verso si”- affermai.
 
Accavallò le gambe –“Chiedi pure”-
 
Non saprei dire il motivo,ma già stavo per arrabbiarmi. –“Perché stai con me?”- chiesi.
 
Spalancò gli occhi,del tutto sorpreso da una domanda del genere –“Cosa?”- chiese incredulo.
 
 –“Hai sentito”- dissi seria.
 
Si passò una mano tra i neri capelli e sospirò di nuovo –“Ho sentito,ma non capisco che intendi”-
 
Alzai gli occhi al cielo.
 
–“Significa,perché stai con me.Mi ignoravi del tutto,mi dicesti che non c’era futuro tra noi ed è bastata una sera da te a farti cambiare idea”-
Inarcò un sopracciglio –“Ragazzina ma che ti viene all’improvviso?”- chiese.
 
Il suo tono si stava decisamente alterando,ma mai quanto il mio.
 
Sbuffai e mi alzai,incamminandomi verso le scale
 
–“Perché fai così?”- chiese ad alta voce,alzandosi a sua volta e venendomi dietro.
 
Mi girai di scatto
 
–“Ti ho fatto una sola domanda Benji!Non mi sembra così difficile dare una risposta”-
 
Si grattò il capo,osservandomi tra il curioso e l’infastidito
 
–“Cosa ti ha detto Hermann?”- chiese d’un tratto.
 
–“Niente!”- risposi immediatamente
–“O meglio niente di quello che non pensa anche Bruce!”- aggiunsi.
 
Spalancò nuovamente gli occhi –“Cioè?Cosa pensano lui e Bruce?”- chiese.
 
Incrociai le braccia al petto –“Strano tutto questo amore nei miei confronti,nato all’improvviso”- 
 
-“E quando hai parlato con lui?”- chiese ancora
 
–“Quando mi mandasti l’ e-mail prima di partire”- risposi.
 
Sbuffò –“Fammi capire”- disse,cominciò a fare su e giù per la stanza,mentre io lo seguivo con lo sguardo –“Bruce ti ha fatto un certo discorso.Vieni qui,tutto va bene fin quando anche Hermann non ti mette in testa lo stesso dubbio di tuo cugino e adesso vuoi saperlo da me?”-
 
Scrollai le spalle –“E’ con te che sto a chi dovrei chiederlo?”- chiesi più per fare un’affermazione che una domanda.
 
Si fermò tornando ad osservarmi –“Intanto chiediti tu piuttosto perché prima di farti mettere strane idee in testa non avevi problemi in questa storia”- disse puntandomi un dito contro.
 
Scrollai di nuovo le spalle con fare indifferente –“Forse ero distratta”- affermai.
 
–“Distratta?”- ripetè.
 
Annuii –“Si.Dall’euforia di considerarmi la tua fidanzata”- dissi.
 
Fece una risata ironica –“Sei fuori di testa”- disse –“Tu e gli altri”-
 
Poggiai le mani sui fianchi,sbuffando e cominciando seriamente a stancarmi
 
–“Rispondimi”- dissi.
 
Fece un sonoro sospiro abbassando lo sguardo.Poi lo rialzò su di me –“Non può essere che abbia semplicemente aperto gli occhi quella sera?O forse li avevo già aperti prima,ma non avevo intenzione di fare alcun passo?”-
 
Lo fissai incerta su ciò che stava affermando –“E cosa ti ha spinto a farlo?”- chiesi.
 
–“Jody non lo so!Sarà che mi sono sentito di agire così!O sarà che mio padre mi ha detto di fare un tentativo..” –
 
-“Cosa?”- lo interruppi,incredula a quello che avevo appena sentito –“Tuo padre?William?”-
 
Il mio tono di voce stava sfiorando l’ira funesta. –“Quanti William conosci?”- chiese ironico
 
–“Che cazzo c’entra tuo padre?”- chiesi,senza badare alla battuta di scarso valore.
 
Cominciò ad agitarsi e a battere un piede a ritmo sul pavimento
 
–“Mi ha solo detto che sei una ragazza per cui vale la pena fare un tentativo.Tutto qui”- disse.
 
Incrociai nuovamente le braccia al petto –“Quindi se non fosse stato per lui non avrei fatto nulla!”- affermai –“ E dimmi è stata un’idea sua pure quella di farmi soggiornare qui?”- aggiunsi.
 
–“No quella è stata una mia idea”- rispose.
 
Fui io a ridere in modo ironico –“Oh meno male.Qualcosa dal tuo sacco c’è!”-
 
Detto ciò m’incamminai velocemente al piano superiore,seguita senza problemi da lui
 
–“Non capisco perché ti arrabbi!”- disse afferrandomi per un braccio
 
–“Perché si!”- dissi.
 
–“Non sfidarmi ragazzina!”- affermò preso da una rabbia momentanea
 
–“Altrimenti?”- chiesi minacciosa.
 
–“Altrimenti niente!Non sfidarmi e fammi stare tranquillo!”-
 
Mi lasciò andare e si diresse in camera da letto,sbattendo la porta.Sbuffai rimanendo impalata sul posto.Ero arrabbiata e non sapevo nemmeno perché avevo voluto iniziare quel tipo di discussione.Probabilmente del tutto inutile.Mi ero lasciata influenzare dalle opinioni altrui e volevo una spiegazione plausibile da lui.Poi cominciai a ragionare.Ma mi importava davvero sul come sembrava essersi innamorato di me?O infatuato dal momento che non ci eravamo mai detti “Ti amo” o cose simili.Era vero che mi ero lasciata andare completamente a questa storia nata improvvisamente,ma forse era proprio quello il bello.Il fatto che tutto ciò era successo senza programmi.Un po’ come la storia di Holly e Patty.Anche lei non si era aspettata la dichiarazione da parte del nostro capitano,eppure non si era fatta nessun tipo di domanda.Aveva fatto si che la loro relazione prendesse il suo percorso,senza intoppi o imprevisti inutili.E tutto stava procedendo bene.Perchè allora dovevo essere io quella a farsi i problemi?Perchè dovevo farsi che persone estranee e non mi mettessero dubbi in testa senza alcun motivo valido?L’amore così funziona.E’ irrazionale.Non si sa davvero cosa ci spinge ad amare una o l’altra persona.A preferirla nonostante i difetti o a sognarla la notte.Effettivamente,io non sapevo quale ragione mi aveva spinto ad infatuarmi dapprima,e poi ad innamorarmi di uno come Benji.La bellezza,senza dubbio aveva dato il suo contributo.D’altronde anche l’occhio vuole la sua parte.Per non parlare della passione per il calcio.Lo sport che più di ogni altra cosa mi faceva sentire legata a mio padre.Ma poi conoscendolo c’erano state così tante cose che mi hanno attirato senza più farmi staccare da lui.Solo perché ci aveva impiegato più tempo rispetto alla mia persona ad accorgersi di me,non stava a significare che dovevo sminuire la sua attrazione nei miei riguardi.Risi tra me e me,dandomi un piccolo colpo in fronte.Che stupida che ero stata.Avevo messo su una discussione senza un motivo logico.Non avevo ascoltato Bruce precedentemente,mio fratello acquisito,perché farsi abbindolare da una considerazione di Kaltz che conoscevo a malapena?Mi diressi in camera da letto e aprii piano la porta.Benji era disteso,coperto solo dai pantaloni,intento a leggere la solita rivista sportiva alla quale era abbonato.Mi diede una breve occhiata,poi tornò ad osservare il foglio che aveva davanti.Timida,mi sedetti sul letto osservandolo
 
–“C’è altro che vuoi dirmi?”- mi chiese.
 
Si capiva che era arrabbiato,ma il tono era diverso da prima
 
–“Mi dispiace”- dissi.
 
Tornò a guardarmi,abbassando la rivista.
 
–“E’ stata una discussione senza capo né coda.Che ne dici di archiviare la cosa?”- aggiunsi.
 
Fece un sorriso malizioso.Lanciò la rivista in un punto qualsiasi della stanza e con un braccio,mi cinse la vita facendomi posizionare sotto di lui,mentre si sistemava su di me
 
–“Tu mi farai impazzire,ragazzina”- disse.Poi mi baciò.
 
Le cose belle finiscono presto,e così anche il mio soggiorno tedesco.Fu nuovamente straziante separarmi da lui.Tra i due,però,ero l’unica che lasciava trasparire le sue emozioni,mentre il portiere preferiva non darsi troppo alle smancerie.La discussione della sera precedente fu totalmente dimenticata e nessuno dei due accennò alla cosa.Il viaggio di ritorno fu tranquillo,anche se cominciai a sentirmi nostalgica.Tutto sommato quella vacanza mi era servita.Avevo scoperto le sue abitudini più intime,dal tipo di caffè che beve al mattino alla posizione che assume quando dorme.Cose particolari che negli anni precedenti mi erano sfuggite,non potendolo vivere a pieno.Ero venuta a conoscenza di alcuni aneddoti del suo passato,avevo conosciuto i suoi amici e avevo conoscevo ogni dettaglio del suo corpo quando eravamo insieme tra le lenzuola.Potevo dire,ormai,di conoscerlo a pieno.L’unica nota negativa era la distanza.Insomma,ero diventata la nuova Patty.E a proposito,sarebbe tornata soltanto qualche ora dopo rispetto a me ed io non vedevo l’ora.Non ero riuscita a parlare più di tanto con lei durante il mio soggiorno ad Amburgo.Stessa cosa valeva per Bruce.Avevo un disperato bisogno di confidarmi con qualcuno.Soprattutto dopo che avevo perso la mia verginità.Ad attendermi all’aeroporto c’era mio zio.Lo salutai calorosamente e,seduti in macchina,ci avviammo a casa.Durante il tragitto gli diedi qualche accenno della mia vacanza,ma nulla di più dato che avrei preferito raccontare tutto a tutti al momento della cena.Quando parcheggiò davanti casa,scesi incurante della mia valigia che avrebbe preso lui.Stavo per aprire la porta d’ingresso,quando questa si aprì facendomi sobbalzare.Trovai mio cugino col telefono di casa e l’aria preoccupata.
 
–“Bruce”- dissi,portandomi una mano al petto –“E’ così che mi dai il bentornata?”-
 
Scosse il capo –“Scusami.E’ che vi ho visto dalla finestra così dovevo correre”-
 
Risi –“Eri così impaziente di vedermi?”-
 
Ma lui non sembrò divertito dalla mia battuta.Abbassò lo sguardo e si grattò il capo
 
–“Bruce”- richiamai la sua attenzione.
 
Tornò a guardarmi
 
–“E’ successo qualcosa?”- chiesi,cominciando a preoccuparmi seriamente per il tipo di atteggiamento che aveva subito.
 
 –“Non so come dirtelo”.L’ho saputo solo da poco”- disse.
 
Lo fissai,insistendo con lo sguardo per spingerlo a parlare
 
–“Jody”- sospirò,facendo una pausa.Poi continuò –“Tom ha avuto un incidente”-
 

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Capitolo 29
*** Incertezze,programmi e scoperte ***


*Ho fatto troppo presto,vero?E invece stavolta ho voluto non farvi attendere!Come sempre ringrazio le mie amiche che non mancano mai di recensire,a coloro che seguono e che hanno inserito questa storia tra le preferite.Un grazie anche a chi si limita a leggere.Un bacio a tutti*
 
 
La notizia dell’incidente di Tom mi turbò parecchio.Si trattava di un amico con cui avevo costruito una sorta di rapporto su una base di attrazione fisica,oltre che di un calciatore fenomenale indispensabile per la nuova nazionale giapponese.Parson,infatti,era corso a Parigi,per assicurarsi dello stato di salute del ragazzo.Nel frattempo mi era stata consegnata da lui stesso la lista dei calciatori che avrebbero fatto parte della nuova nazionale,facendomi promettere che non avrei dovuto riferire della cosa a nessuno di questi ed aspettare che i componenti tornassero in Giappone dai vari paesi in cui si trovavano.Anche se Benji sapeva di entrare di nuovo in nazionale già dal primo incontro con Parson.Tra questi,oltre a lui Holly, ed altri,che già avevano fatto parte della squadra,lessi con gioia il nome di Bruce,ancora una volta scelto come difensore.Avrei dovuto,però,far finta di nulla e continuare ad incoraggiarlo che tutto sarebbe andato per il meglio.In fondo mi era concesso,io sapevo già tutto.Patty era tornata dal suo viaggio in Spagna,leggermente abbronzata e potemmo parlare e confidarci su tutto quello che ci era successo rispettivamente.Tuttavia,nonostante l’euforia per entrambe,l’incindente di Tom restava argomento principale di quei giorni.Non gli avevo più scritto da quando Benji era rientrato nella mia vita,ed al tempo stesso lui non si era fatto vivo,dopo non aver ricevuto più risposta.C’era stato qualcosa anche se astratto tra noi,ma non così forte al punto tale da renderlo indispensabile per me e probabilmente lui la pensava allo stesso modo.Fatto stava che più volte avevo aperto il mio portatile per potergli scrivere una mail,ma la pagina restava bianca.Sapevo sue notizie solo tramite gli altri,tra cui Holly che di lì a poco sarebbe tornato in patria.Più passava il tempo,più però la mia mente man mano cominciava ad essere invasa dalla figura di Tom.Uno strano senso di colpa si diffondeva in me.Avevo riaperto l’ultima mail che mi aveva scritto,in cui mi parlava dei suoi studi e della solita vita parigina che trascorreva lì.Avrei dovuto dargli una risposta,se non fosse stato che mi ero completamente distratta dalla telefonata di Parson ed,infine,il mio nuovo incontro con Benji.Avevo dedicato così tanto tempo a questa mia nuova storia,che avevo scordato le altre cose,seppur secondarie.Non c’era da esserne fieri.Ma cosa avrei potuto scrivergli?Sarei stata ipocrita chiedergli sue notizie all’ultimo momento.Per mail per giunta.Se non avevo il coraggio di scrivere,figuriamoci telefonarlo o altro.Bruce aveva già provveduto per sé,ma capendo che qualcosa non andava per quanto mi riguardava,gli aveva mandato i saluti e auguri di buona guarigione anche da parte mia.Mi aveva raccontato che durante la guida,Tom si era chinato per prendere il cellulare caduto ai piedi,proprio vicino ai pedali.Non aveva rispettato lo stop e di conseguenza una macchina gli era andata a finire addosso.Fortunatamente l’altro autista aveva frenato in tempo,così che sia lui che la macchina avevano preso solo botte del tutto guaribili.Avevo ricevuto una telefonata da Parson che mi informava sul fatto che,prima del ritorno di Tom in squadra,avremmo dovuto trovare un degno sostituto,nel frattempo che il calciatore iniziasse la sua faticosa terapia a tempo di record.Tom non aveva intenzione di non partecipare al campionato e stava facendo di tutto per non mancare.Benji al telefono,cercava di rassicurarmi.Comprendeva il fatto che fosse mio amico,ma che non dovevo allarmarmi più di tanto.Ci avrebbero pensato gli altri a farlo guarire.Non avevo,tuttavia,la minima intenzione di raccontargli del feeling che era nato anni prima tra me e Tom.Punto primo,fondamentalmente non era successo nulla.Punto secondo,era inutile mettergli pensieri in testa che non avevano né capo né coda.Ma poi tornavo al punto di partenza.Come dovevo comportarmi?Un pomeriggio ero seduta al tavolo in cucina a fissare la pagina bianca della mail.Di tanto in tanto cercavo di scrivere qualcosa,ma subito dopo cancellavo.Sbuffando chiusi bruscamente il portatile.Mia zia,poco distante da me,era intenta ad asciugare delle posate e mi fissava perplessa.
 
–“Qual è il problema?”- mi chiese.
 
Feci spallucce,sbuffando nuovamente. –“Tom.Non so cosa fare”- dissi.
 
Fece una breve risata
 
–“Perché farsi tanti problemi?Sei stata occupata ultimamente,è normale non aver trovato il tempo di conversare con un amico che si trova dall’altra parte del mondo”-
 
Sospirai –“Con Holly il tempo l’ho trovato”- ammisi.
 
–“Con Holly è tutta un’altra storia”- aggiunse mia zia.
 
La guardai stupida.Tutti i torti non aveva.Nessuno aveva potuto prendere il suo posto,nemmeno dopo la sua partenza in Brasile e successivamente in Spagna.Il mio capitano restava il mio capitano.
 
–“Poi è subentrato Benji”- continuai –“E mi sono totalmente scordata di tutto il resto”-
 
Rise di nuovo –“L’amore è così.Ma ricordo male o con Tom stava nascendo qualcosa?”-
 
Strabuzzai gli occhi e arrossii.
 
–“Non è successo niente!”- affermai,imbarazzata da ciò che aveva affermato.
 
Mia zia smise di asciugare le posate e si mise una mano sul fianco,intenta a fissarmi.Poi spalancò gli occhi come se una lampadina si fosse accesa nella sua mente.
 
 –“Oh”- disse –“Ora è tutto chiaro”-
 
Inarcai un sopracciglio –“Cosa?”- chiesi.Fece una risata maliziosa –“Sei in difficoltà perché c’era un’attrazione tra voi”- affermò –“Benji sa…”-
 
-“No!”- la interruppi alzando il tono di voce –“E non c’è niente da sapere!”-
 
Il mio viso nel frattempo aveva preso completamente fuoco e la cosa non fece che aumentare il suo divertimento.
 
–“Io credo invece che sia il caso che tu gli spieghi come stanno le cose”- disse –“Così da evitare incidenti imbarazzanti quando rivedrete Tom.Non pensi che anche quest’ultimo voglia sapere di te e Benji?”-
 
Presi una ciocca di capelli,arrotolandola intorno al dito
 
–“Credo che poco gli deve interessare quello che faccio”- dissi.
 
Scosse il capo e riprese ad asciugare le posate
 
–“Qualcosa tra voi stava nascendo,poi lui è partito e siete rimasti in contatto.Dopodichè ti sei fidanzata e non hai dato più tue notizie.Io credo che tu debba essere sincera sia con uno che con l’altro”-
 
-“Io invece credo che ingigantisci la cosa.E’ più piccola di quanto sembri”- aggiunsi.
 
Lei rise di nuovo. –“Oh Jodelle,ascolta i consigli di tua zia.Gli uomini possono sembrare superficiali,ma possono essere peggiori di noi donne in certe circostanze.Anch’io ho avuto le mie esperienze prima di tuo zio”-
 
Fui incuriosita –“Ah si?Sei stata con altre persone oltre zio?”-
 
Sorrise nostalgica
 
–“C’è stata solo un’altra persona.Per la precisione,il mio amico d’infanzia.Poi però conobbi tuo zio e lo misi completamente da parte.Ora è a Kyoto,fa l’avvocato,sposato,con tre figli.Ma il punto è che,quando mi ritrovai nella situazione in cui ero divisa tra i due,fui del tutto sincera.Ero attratta da questo ragazzo tanto che a volte riempiva i miei pensieri.Ma poi capii che ero davvero innamorata di tuo zio e così feci la mia scelta.Ora questa è una cosuccia da niente,ma potrebbe essere proprio il tuo silenzio ad ingigantirla”-
 
Restai ad ascoltarla in silenzio,riflettendo su ciò che aveva detto.Le dissi che ci avrei pensato sul da farsi,dopodichè si congedò per andare a sbrigare altre faccende.Scossi il capo sorridendo all’aneddoto da poco narratomi.Avevo sempre immaginato mio zio come l’unico uomo della vita di sua moglie.Ed invece mi sbagliavo.Forse avevo una visione della vita troppo romantica.Sospirai e riaprii il portatile.Stetti un paio di minuti in silenzio a fissare nuovamente la pagina bianca della mail.Mi feci coraggio e cominciai a scrivere.
 
Più i giorni passavano,più i miei impegni aumentavano.Dovevo studiare per il master e al tempo stesso cercare informazioni sull’Olanda e trovare un nuovo giocatore all’altezza di Tom.In quel periodo stressante in cui ero sotto pressione,non cacciavo un bel carattere ed divenivo molto suscettibile.Ma da un lato c’era da comprendermi.Parson aveva lasciato sulle mie spalle un incarico non indifferente.In quanto patria che ospitava le partite della coppa del mondo under venti,non dovevamo assolutamente perdere l’amichevole.L’Olanda avrebbe sicuramente schierato i suoi migliori atleti,e a volte mi sorgevano dei dubbi.I giocatori della mia nazionale,per quanto pieni di talento,sarebbero riusciti a sopraffarla?Parson,che presto sarebbe tornato finalmente in Giappone,era convinto che calciatori come Holly o Mark Lenders avrebbero potuto cambiare le prospettive del calcio giapponese.Oltretutto c’era da aggiungere che erano i campioni in carica dei mondiali under sedici.Parson mi telefonò dandomi una serie di nomi.Di questi dovevo cercare del materiale e sceglierne uno che,secondo il mio umile parere,poteva avere la possibilità di essere preso alle selezioni.Tra lo studio degli esami,la mia relazione da alimentare,l’attesa di una risposta da parte di Tom,trovai quello che cercavo.Riuscii ad impossessarmi di alcuni video di ogni calciatore presente sulla lista ed uno mi colpì particolarmente.Si trattava di un ragazzo che anni prima aveva giocato,anche se brevemente,nel Nevada.Successivamente si era trasferito in Italia dove giocava nelle giovanili dell’Inter.Questo era il secondo club più sostenuto dal paese italiano.A livello continentale si classificava all’ottavo posto tra le squadre con più tifosi in Europa.In stretta concorrenza con la Juventus,la squadra dove Lenders era approdato da qualche anno.Il ragazzo in questione era Rob Denton.A dirla tutta il nome non mi era nuovo,e cercai di sforzarmi per ricordare se in passato avevo avuto a che fare,calcisticamente parlando,con lui.Il Nevada era stata una delle tante squadre battute da Holly,ma di lui in particolare non riuscivo a ricordarmi.Quando finalmente Parson tornò mi diede appuntamento nella sede dove l’avevo incontrato settimane prima.Precisamente quella alla quale i miei genitori erano iscritti.Quando giunsi al tavolino dove era seduto, si alzò e mi strinse cordialmente la mano.
 
–“Allora Jodelle”- cominciò zuccherando il caffè che gli era stato appena servito –“Che novità ci sono?”-
 
Gli parlai di come avevo passato i giorni cercando il giocatore giusto che avrebbe dovuto sopprimere l’assenza di Tom per un po’ e che stando alle mie conclusioni,Rob Denton era perfetto per il ruolo.Annuì versandomi dello zucchero nella mia tazza.Lo ringraziai e ne bevvi un sorso.
 –“Ti dirò”- disse –“speravo proprio che mi dicevi il suo nome.Sono d’accordo.Teoricamente parlando fa parte della generazione d’oro del calcio giapponese,ma il suo trasferimento in Italia non lo ha reso famosissimo”-
 
Posai la mia tazza sul tavolo e sfogliai alcuni documenti in cui vi erano vari dati del giocatore
 
–“Stando a questi appunti e ai video che ho visto” – dissi –“stiamo parlando di uno specialista del palleggio.Veloce e ottimo nella finalizzazione.Ho notato che nelle sue particolari doti vi sono la rovesciata e la finta ad angolo retto”-
 
Parson rise –“Si”- disse –“quest’ultima tecnica l’apprese da Gullit”-
 
Spalancai gli occhi fissandolo –“Il pallone d’oro?”- chiesi stupita.
 
Parson annuì con un sorriso compiaciuto.
 
–“Non mi stupisce allora che sia bravo”- dissi –“è stato allenato da dei campioni.Oltretutto non è semplice entrare nelle giovanili dell’Inter.Un po’ come il nostro Lenders”-
 
Prese il cesto dei biscotti posato sul tavolino e me lo porse.Con un cenno della mano rifiutai sorridendogli come per ringraziarlo.Lui ne afferò uno e se lo gustò
 
–“E’ proprio contro la Juventus che ha perso durante il campionato italiano.Tuttavia è divenuto un idolo dell’Inter e viene soprannominato “Principe del Sole”- affermò.
 
Sorrisi e pensai a Benji.Anni prima mi aveva raccontato,dopo il suo improvviso ritorno in Giappone insieme alla Grunwald,che i suoi compagni di squadra,ai tempi in cui non era del tutto simpatico,era stato chiamato “Figlio del Sol Levante”.
 
–“Ridi Jodelle?”- mi chiese Parson,richiamando la mia attenzione,incuriosito da quel mio divertimento dipinto improvvisamente sul mio volto.
 
–“Oh”- dissi –“questa cosa del soprannome mi ha fatto venire in mente un aneddoto che mi raccontò Benji”-
 
Mi fissò –“Sbaglio o hai intrapreso una relazione con lui?”-
 
Arrossii annuendo –“Come fa a saperlo?”- chiesi.
 
Fece spallucce e sorrise afferrando un altro biscotto –“I pettegolezzi volano presto”- affermò.
 
–“Scommetto che mio cugino c’entra qualcosa”- dissi con tono tra il minaccioso e il divertito.
 
Scosse il capo –“Tutt’altro.Me lo disse Oliver”- disse.
 
Strabuzzai gli occhi.E da quando Holly si interessava a cose così futili come le relazioni altrui?Inoltre non avevo avuto modo di parlargli chiaramente della mia relazione con Benji,ma ben sapevo che sia quest’ultimo che Patty lo avevano già informato da tempo.
 
–“Spero solo che non sarai elemento di distrazione per il portiere”- affermò Parson con un sorriso.
Tuttavia,nonostante la sua espressione tranquilla,sentivo che in quell’affermazione c’era una sorta di avvertimento.Ero la manager della nazionale e non potevo intralciare il percorso sportivo di uno dei giocatori.A maggior ragione se si trattava del mio fidanzato.Scossi il capo,sorridendogli per rincuorarlo
 
–“Non potrei mai.Finalmente si è ripreso dopo l’infortunio con la Colonia e si sta allenando duramente per questo campionato.E poi non sottovaluti la sua concentrazione.Separa la sfera sentimentale da quella sportiva.Quasi quasi dovrei essere gelosa del pallone”- dissi.
 
Rise per la mia battuta.Il resto dell’incontro lo passammo parlando del campionato ormai alle porte,del ritiro della nazionale che presto avrebbe dovuto organizzare e della presentazione in conferenza stampa del prossimo mister.Per quella volta,Marshall avrebbe fatto da spettatore.E di questo un po’ ne ero dispiaciuta.
 
–“Credo che sia il caso di salutarci adesso”- disse Parson dopo lunghi attimi di conversazione.
 
Annuii,raccolsi le mie cose e mi alzai,seguita da lui.
 
-“Ci sentiremo prossimamente per i nuovi programmi da definire”- disse allungando una mano.
 
Tra questi c’era quello di richiamare in patria Rob Denton,ma per quello ci avrebbe pensato lui stesso recandosi direttamente a Milano.
 
–“Certo”- risposi,stringendogliela.
 
Ma invece di andarsene,restò immobile sul suo posto a fissarmi,con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.Non capendo cosa gli stesse prendendo e cominciando a sentirmi in imbarazzo,gli chiesi se aveva altro da chiedermi.
 
–“In effetti si”- rispose
 
Attimo di silenzio.
 
 –“Jodelle hai mai pensato di diventare Talent Scout?”- mi chiese d’un tratto.Sbattei le palpebre confusa
 
–“Talent Scout?”-ripetei.
 
Annuì –“Hai talento.Pensaci su”- mi disse.
 
Dopodichè si congedò.Quando tornai a casa il sole era già tramontato.Non avevo fatto caso che il pomeriggio per quell’incontro era volato.Non appena varcai la soglia d’ingresso Bruce mi si piombò davanti,curioso di sapere com’era andato.
 
–“Allora?Che ha detto?”- chiese ansioso.
 
Feci spallucce,cercando di fare quanto più possibile l’indifferente.
 
–“Si è parlato del più e del meno”- risposi.
 
Inarcò un sopracciglio fissandomi
–“Del più e del meno?Ma avrai saputo qualcosa sulla formazione no?”-
 
Accennai un sorriso,ma cercai di restare seria e mi incamminai in camera mia,seguita da lui come un cagnolino
 
–“Ha preparato zia?Ho una fame”- dissi,aprendo la porta della mia stanza e gettando la borsa sul letto.
 
–“Si adesso ceniamo.Ma non hai risposto alla mia domanda”- disse.
 
Mi sedetti sulla sedia della scrivania per togliermi le scarpe e quando lo feci trassi un sospiro
 
–“Queste ballerine sono troppo strette”- affermai,facendo muovere le dita dei piedi –“Avevi ragione tu,dovevo prendere un numero più grande”-
 
-“Jody!”- mi richiamò mio cugino con un tono disperato,guardandomi con uno sguardo supplichevole.
 
Alzai lo sguardo su di lui e sorrisi.Non dissi nulla,ma mi limitai a fargli un occhiolino.
 
–“E che significa?”- mi chiese,per niente soddisfatto del mio gesto.
 
Sospirai –“Ah Bruce,mi chiedo se tutta questa ansia riuscirai a controllarla per il nuovo campionato”- esclamai.
 
Mio cugino spalancò gli occhi,che si stava riempiendo di speranza.Si avvicinò e si inginocchiò.
 
–“Che intendi dire?”- mi chiese –“Vuol dire che farò parte della squadra?”-
 
Feci di nuovo spallucce –“Attendi e vedrai”- risposi.
 
Fece il broncio e sbuffò.Si alzò e si avviò fuori dalla camera
 
–“Non fare lo scontroso adesso”- gli urlai quasi divertita.
 
Lui si voltò,mi fece la linguaccia ed uscì dalla stanza lasciando la porta aperta.Mi alzai e corsi veloce per affacciarmi al corridoio
 
–“Chiamami quando è pronto!Apparecchi tu vero?”- gli dissi a voce alta.
 
Ma non rispose.Sorrisi,scuotendo il capo.Sapevo che ci aveva sentito benissimo e il suo non rispondermi era un modo per farmi un dispetto.A volte sembravamo così infantili.Mi riaccomodai alla scrivania ed accesi il mio portatile.Volevo dare uno sguardo a qualche documento del master e infine dedicarmi agli appunti che avevo accumulato sul nuovo acquisto della squadra.Per non parlare del fatto che ancora dovevo raccogliere informazioni sulla squadra olandese.Mi chiedevo poi cosa avrebbe detto Benji dopo che gli avrei raccontato dell’incontro con Parson.Quest’ultimo poi che se ne era uscito con la storia del Talent Scout.Io poi?Figuriamoci se una ragazzina come me,come d’altronde il mio ragazzo mi definiva,poteva ambire a tanto.Poi pensai a come ero stata nominata manager della nazionale giapponese per le mie abilità.Qualcosa pur stava a significare.Alzai gli occhi al cielo e sospirai per essermi lasciata andare anche solo per un momento ad una fantasia messami in testa da Parson.Stavo per mettermi al lavoro,quando la casella della mail fece il suono tipo di quando me ne arriva una nuova.Ebbi un tuffo al cuore quando constatai che Tom aveva risposto.

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Capitolo 30
*** Ostacoli ***


*Ma buongiorno!Pronto per voi,sfornato ieri sera,il nuovo capitoletto!Come sempre voglio fare un ringraziamento generale(giusto per non essere noiosa) e sperare che vi piaccia!Un bacio a tutti*
 
 
Le giornate passavano velocemente.Come già dissi,in quel periodo ero molto suscettibile a causa dei mille impegni che mi ero caricata sulle spalle.Solo una sera la dedicai completamente a Maggie,la quale andai a trovare insieme a Patty,la sera prima che suo figlio tornasse a casa.
In un solo giorno,inoltre,sarebbero tornati in patria sia Holly che Benji.Patty sarebbe corsa a prendere il primo in mattinata,io il secondo nel pomeriggio.Nel frattempo Bruce si sarebbe recato nel solito parco con altri ragazzi della vecchia squadra,dove da bambini giocavamo e,prima del campionato under sedici,aiutavo Holly a perfezionare il suo gioco con duri allenamenti.Tutti erano pronti per giocare nuovamente assieme e constatare la bravura dei loro compagni appena tornati dall’estero.Non si sarebbero di certo tirati indietro,conoscendoli,dinanzi ad una proposta del genere.Nemmeno un viaggio di molte ore era capace di frenarli se si trattava di calcio.A loro insaputa,Parson,tornato dall’Italia,sarebbe passato di lì per dire loro di persona che a breve avrebbero ricevuto finalmente la convocazione ufficiale per entrare a far parte della nazionale giapponese.Sicuramente sarebbe stata una giornata positiva per mio cugino.Rob Denton fu informato della sua convocazione e accettò entusiasta.Tuttavia avrebbe raggiunto la squadra direttamente al ritiro previsto,dato che era impegnato col campionato italiano.Quel giorno avrebbero poi saputo tutti del mio ruolo da manager.Fatta eccezione per il mio ragazzo che era già al corrente di ciò.Riguardo lui,avevo deciso che la sera stessa gli avrei raccontato di Tom.Dato che non era successo niente di cui preoccuparsi tra noi,credevo che non si sarebbe arrabbiato o peggio.Eppure avevo una strana sensazione ricca d’ansia che mi contorceva lo stomaco.La stessa che avevo prima di una partita importante.Tom aveva risposto alla mia mail e non era stata particolarmente affettuosa.Tutt’altro.Vi erano righi infiniti in cui venivo “accusata” della mia assenza nei suoi riguardi,del tutto inspiegabile.Aggiungendo il fatto che aveva saputo della mia relazione con Benji e di questo ne sembrava dispiaciuto.Non sapevo,però,se il suo dispiacere fosse causato dal fatto che aveva conservato quella sorta di attrazione che stava nascendo tempo addietro,o se semplicemente avrebbe preferito saperlo da me,dato che mi considerava sua amica,piuttosto che da altri.La mail si concludeva con la sua richiesta di lasciargli i suoi spazi per la guarigione ed evitare di cercarlo.Era deluso da me e il mio insistere non avrebbe fatto altro che alimentare la sua delusione.A dirla tutta,non ero poi così d’accordo col suo discorso.E’ vero ero sparita,ma esprimere il suo dispiacere per la mia relazione,tra l’altro senza una spiegazione logica,era del tutto fuori luogo per me.Era andato via,senza che tra noi fosse successo chissà cosa,e non aveva nessun diritto di esprimere opinioni per quanto riguardava il mio campo sentimentale.Se davvero avesse provato qualcosa nei miei confronti,avrebbe dovuto essere lui per primo sincero ed esprimere ciò che realmente sentiva.Ma oramai io ero di Benji,il ragazzo che da quando avevo messo piede a Nankatsu aveva riempito i miei sogni.Se avessi dovuto fare un paragone,non mi sarei nemmeno sprecata a ragionarci su.Era ovvio che avrei scelto Benji,sempre e comunque.Per tutta la vita.Stavo pensando a mille modi per poter dire tranquillamente al portiere quel piccolo inconveniente.Perchè era ciò che consideravo.Un minuscolo ed inutile inconveniente.Non così importante da ostacolare la mia relazione.Speravo vivamente che Benji avrebbe reagito con freddezza in senso buono,com’era solito fare,anche per quanto riguardava ciò.La mattina passò,stranamente,in fretta,mentre mi occupavo dei vari documenti.Ennesimo regalo di Parson.Quando mi recai all’aeroporto non ci volle molto che l’aereo di Benji era già atterrato in anticipo.Tutto ciò mi dava come l’impressione che il fato voleva affrettare i tempi in modo tale da mettermi subito in confronto con il mio ragazzo e rivelargli quel minuscolo particolare.Quando lo vidi,però,tutta l’ansia che avevo accumulato svanì all’istante.Sorrisi felice e gli andai incontro correndo.Lui mi sorrise,poggiò la valigia a terra e aprì le braccia dove mi tuffai nel mezzo. –“Ciao ragazzina”- mi sussurrò all’orecchio stringendomi forte.Allentai un po’la sua presa,poi mi alzai sulle punte e gli diedi un delicato bacio sulla bocca.
 
–“Ciao amore”- dissi.
 
Inarcò un sopracciglio e fece un’espressione mista tra il divertito e il sorpreso  
–“Amore?”- esclamò  –“Facciamo progressi vedo”-  
 
Risi,ma poi mi resi conto della cosa.Non l’avevo mai chiamato in quel modo.L’euforia mi aveva dato alla testa.O forse l’ansia.Non saprei dire.Prendemmo un taxi al volo e volle passare per la sua villa,data l’esigenza di sistemare i bagagli e farsi una rinfrescata.Durante il tragitto gli avevo narrato dell’incontro con Parson e degli impegni in cui mi ero tuffata.Della convocazione di Denton ed infine del fatto che poi saremmo dovuti passare per il parco,dove avremmo rivisto Holly dopo molto tempo.Arrivati da lui fu calorosamente accolto dal personale che si occupava della casa in assenza della completa famiglia Price e dal suo cagnolone che,ogni volta che lo vedevo,mi sembrava più vecchio.I suoi genitori si trovavano fuori per lavoro.Ovviamente.Dopo varie cerimonie di benvenuto,ci rifugiammo in camera sua.Comiciò a disfare i bagagli ed io ad aiutarlo.Nel frattempo mi raccontava quello che succedeva in Germania.Il giorno prima della sua partenza Karl Scnheider,il Kaiser,era andato a far visita alla sua vecchia squadra,proponendo nuovamente il ruolo di portiere al mio ragazzo nella squadra del Bayern.Ma ancora una volta,ottusamente,aveva rifiutato.
 
–“Non ti capisco”- gli dissi mentre sistemavo nel cassetto le ultime maglie piegate con cura
–“Faresti un gran salto di qualità se entrassi nel Bayern.Cosa ti spinge a restare nella Grunwald?”-
 
Da dietro mi cinse la vita con le sue braccia possenti e mi diede un delicato bacio sul collo
 
–“Lo stesso motivo che ha spinto te ad aspettarmi”- mi sussurrò.
 
Mi fece voltare e mi baciò.Il resto ve lo lascio immaginare…
 
 
Un paio d’ore dopo parcheggiamo l’auto a pochi passi rispetto al campo dove gli altri ci aspettavano.Da lontano,avvicinandomi,riconobbi la sagoma di Holly,affiancato da Patty,preso a ridere e scherzare con mio cugino ed il resto dei ragazzi.
 
–“Vedo che vi siete già dati all’opera!”- commentò scherzosamente Benji ad alta voce facendo voltare tutti piuttosto sorpresi
 
–“Benji!”- esclamò Holly preso dalla gioia.
 
Poi il suo sguardo si spostò su di me –“Jody!”-
 
Si avvicinò e gli andai incontro per abbracciarlo forte.Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che l’avevo visto che nemmeno ricordavo il periodo in cui era tornato in Giappone.L’attenzione si spostò poi su Benji
 
–“Immagino che per tornare sei stato convocato in nazionale”- affermò Bruce,stringendo la mano del mio ragazzo.
 
Questi annuì –“Non sbagli”- disse.
 
Mio cugino sbuffò –“Sia tu che Holly siete entrati in nazionale.Scommetto che sarà lo stesso per Mark Lenders.Se solo fossi del vostro livello…”- Il suo morale cominciò di nuovo a scendere.
 
–“Ma che dici!”- esclamò Holly –“Questo non è vero”-
 
Bruce alzò una mano per farlo tacere –“Sisi come no!”- commentò sarcastico.
 
Mason,anche lui presente quel giorno,fece una battuta che risultò infelice alle orecchie di mio cugino,così cominciarono ad entrare tutti in una discussione alquanto inutile.Tipico di quando erano ragazzini.Anche se in quell’istante non sembrarono del tutto cresciuti…Sospirai alzando gli occhi al cielo.Benji mi cinse le spalle con un braccio
 
–“Sembra di ritornare ai vecchi tempi”- commentò.
 
Gli strinsi una mano –“Eh si..”- risposi,fissando Bruce ed Holly che difendevano i propri pensieri contro un Mason che scoppiava a ridere ad ogni affermazione.
 
Patty recuperò il pallone dal centro del campo –“Ragazzi”- li chiamò attirando la loro attenzione
–“Perché non vi mettete a giocare un po’?”-
 
I loro occhi cominciarono a brillare
 
–“Giusto”- intervenne Benji avvicinandosi a loro –“Potremmo giocare a mezzo campo!”-
 
Poi si rivolse a Bruce
 
–“Perché non mi mostri quello che hai imparato in mia assenza?”- gli chiese quasi con tono di sfida.
 
Sorrise compiaciuto –“Rimarrete colpiti”- rispose.
 
Corse in campo seguito da tutti gli altri.Holly aveva colpito il calcio d’inizio e così si concentrarono sul gioco.Io e Patty ci accomodammo su una panchina nei pressi del campo,osservandoli
 
–“Holly ha fatto passi da gigante”- disse –“Avresti dovuto vederlo in Spagna.Ha imparato altro,oltre alle tecniche insegnategli da Roberto.Tuttavia nonostante sia arrivato in alto è rimasto umile”-
 
Sorrisi –“E non solo lui.Il discorso vale per tutti gli altri.Nessuno si è montato la testa”- dissi.
 
Annuì convinta anche lei delle mie parole –“Ma dimmi”- mi chiese con tono curioso –“Come mai ci avete messo tanti a venire?Holly non ha nemmeno sistemato le valigie che è venuto qui di corsa”-
 
Il mio volto si avvicinò al colore di un pomodoro.Mi guardò sorpresa poi sorrise maliziosa
 
–“Ho capito”- disse.Scoppiò a ridere.
 
–“Non c’è niente da ridere!”- la rimproverai annegata nell’imbarazzo
 
–“Si invece”- ribattè –“Dovresti vederti.Hai una faccia!”-
 
Incrociai le braccia al petto –“Scusa tanto se il mio ragazzo si è lasciato andare a…”- m’interruppi non sapendo come concludere la frase
 
–“Ai bollenti spiriti?”- concluse la mia amica senza smettere di ridere.
 
Sbuffai.Mi diede una pacca sulla spalla
–“Guarda che ti invidio.Holly mi ha dato a stento un bacio”-
 
Feci spallucce –“Sai com’è fatto.E poi non credere che Benji sia molto diverso”-
 
Patty sospirò –“Sono romantici a modo loro”- commentò.
 
Lo sguardo di lei si focalizzò su Benji,posizionato tra i pali e pronto per rubare la palla con un improvviso scatto.
 
 –“L’ha presa bene la cosa su Tom.E’ così tranquillo”- disse.
 
Ma notando che non diedi nessuna risposta,si voltò a guardarmi con occhi spalancati,capendo all’istante.
 
–“Non gli hai detto ancora nulla?”- mi chiese.
 
Scossi il capo.Oltre mia zia,anche Patty era al corrente dei miei pensieri a riguardo.E come lei,credeva che la cosa migliore fosse raccontare tutto.Questo perché le cose potevano complicarsi quando si poteva benissimo evitare.Restammo in silenzio ad osservare la partita che si era venuta a creare.Per distrazione di Bruce,il pallone uscì dal campo.Fu bloccato però da un piede sconosciuto.Ci voltammo incuriosite e sorrisi quando constatai che si trattava di Parson.
 
–“Signor Parson”- esclamò Bruce sorpreso avvicinandosi seguito dagli altri –“Cosa ci fa qui?”-
 
Parson sorrise –“Sono venuto di persona per comunicarvi una notizia importante”-
 
Si voltò a guardarmi –“Grazie per aver mantenuto il segreto Jodelle”- mi disse.
 
Mi alzai e feci un piccolo inchino sorridendogli.I ragazzi mi guardarono sorpresi.Persino Benji non sapeva della sua venuta.Parson si accomodò sulla panchina occupata da me e Patty che ci alzammo per dargli spazio,il resto che lo accerchiava pronti a pendere dalle sue labbra.
 
–“Per caso è venuto qui per parlarci della partita contro l’Olanda?”- chiese Benji serio.
 
–“Hai indovinato”- gli rispose.
 
Holly strinse i pugni –“Sappia che io voglia giocare come titolare a tutti i costi!Non voglio perdere nemmeno un minuto!”- esclamò.
 
Parson sorrise soddisfatto –“Avrei in mente un’idea e mi piacerebbe condividerla con tutti voi”- disse.
 
Diede uno sguardo generale come per assicurarsi che tutti lo fossero concentrati
 
–“Voglio che alcuni componenti della nazionale siano gli stessi che hanno giocato ai mondiali under sedici”- affermò.
 
Quasi tutti spalancarono la bocca per la sorpresa.Sorrisi soddisfatta.
 
–“Diamond,Carter,Mason e Arper.Riceverete la convocazione ufficiale a giorni.Fatevi trovare pronti.”- disse.
A Bruce per poco non veniva un infarto.
 
–“Inoltre”- continuò quello richiamando l’attenzione ancora una volta –“Jodelle sarà la vostra manager.Vi consiglio di seguire ciò che lei vi indicherà prossimamente”-
 
Gli sguardi si posarono su di me.Mio cugino mi guardava perplesso,come se stesse facendo un ragionamento tutto suo nella sua testa.Dopo un po’ Parson andò via,dichiarando che ci saremmo rivisti presto.Sui volti dei nominati all’appello c’era un’espressione mista di sorpresa e tensione.
 
–“E’ paura quella che leggo nei vostri occhi?”- chiese Benji sorridendo loro come per incoraggiarli –“Presto sarete delle stelle del calcio internazionale e diventerete famosi”-
 
Bruce si diede un paio di colpi in faccia come per assicurarsi che non stesse sognando.
 
Holly rise –“A questo punto non ci resta che battere l’Olanda”- esclamò.
 
Tutti annuirono trovandosi d’accordo.I miei occhi s’incrociarono con quelli di Benji e lo stomaco si strinse in una morsa.
 
 
 
La sera stessa,Holly,su insistenza di Maggie,aveva invitato tutti per cena.Compreso il mio ragazzo,che fu accolto calorosamente dai genitori dell’amico e guardato con curiosità da Daichi che,prima di allora,non l’aveva mai visto.Ma non fu l’unico a fare la sua conoscenza,poiché alla serata si unì anche Evelyn,estasiata dal fatto che il suo fidanzato sarebbe stato a breve convocato ufficialmente dalla Federazione Calcio Giapponese.Questi oltretutto cominciò,preso dall’euforia,a darsi delle arie,puntando sul fatto che non poteva la nazionale fare a meno di un difensore come lui.Ogni sua affermazione era seguita da una battuta sarcastica di Patty,che provocava le risa di tutti.La serata proseguì tranquilla e serena.Argomento principale,come sempre,era il calcio,anche se di tanto in tanto,si ascoltavano gli aneddoti di Michael,tornato a casa appositamente per rivedere il figlio.A cena conclusa,io e Benji fummo i primi ad andar via.Insisteva che avrebbe voluto prendere una boccata d’aria,così salutammo tutti e uscimmo da casa di Holly.In auto piombò il silenzio.Ero nervosa e l’ansia della mattina stava tornando,poiché sapevo che quello era il momento adatto per poter dire tutto a Benji.Stavo per prendere coraggio quando,d’un tratto,parcheggiò.Lo guardai confusa
 
–“Perché ti sei fermato?”- gli chiesi.
 
Sorrise. –“Non riconosci questo quartiere?”- mi chiese.
 
Guardai oltre il finestrino.Sulla strada opposta rispetto a dove aveva fermato l’auto c’era il parco chiuso ed abbandonato dove,anni prima,mi intrufolavo.Una sera,inoltre,avevo incontrato Benji per puro caso e ci eravamo messi a giocare,mentre gli davo consigli su come comportarsi con i suoi genitori.
 
–“Andiamo”- disse,scendendo dalla macchina.
 
Ancora più confusa lo seguii.Con facilità scavalcammo e ci addentrammo nel parco.Era alquanto desolato,dato che erano anni che non veniva curato o trafficato.Sospirai
 
–“Che ricordi”- commentai,fissando il punto in cui entrambi giocammo assieme.
 
Benji annuì –“Peccato che non abbiamo un pallone a portata di mano”- disse.
 
 –“Perché volevi giocare?”- gli chiesi sarcastica.
 
Rise –“Io avrei palleggiato un po’ e tu saresti stata a guardarmi”- affermò.
 
Inarcai un sopracciglio –“Avrei giocato con te”- dissi –“Anche le femmine giocano a calcio.Ricordi?”-
 
Rise di nuovo –“Si”- rispose –“Ricordo”-
 
Andò in direzione dell’albero dove si posizionò quella volta
 
–“Mi misi proprio qui”- disse indicando col piede.
 
 –“Già…”- confermai sospirando.
 
Si voltò –“Sei malinconica ragazzina?”- mi chiese sorridendomi con dolcezza.
 
Gli regalai un breve sorriso,poi divenni seria.Lui si accorse che qualcosa non andava e divenne serio a sua volta.Non distolsi i miei occhi dai suoi
 
–“C’è una cosa che devi sapere”- dissi improvvisamente.
 
Non disse nulla,ma ben sapevo che era pronto ad ascoltare.Sospirai nuovamente.
 
–“Si tratta di Tom”-
 
Spalancò gli occhi –“Gli è successo qualcosa?”- chiese lievemente preoccupato.
 
Scossi il capo.
 
–“No lui sta bene.”- risposi –“Ma credo che tu abbia il diritto di sapere”-
 
Si sistemò il berretto.Segno che si stava preoccupando.
 
–“Non riesco a seguirti”- disse.
 
Mi passai una mano tra i lunghi capelli,guardando per un momento a terra.Quando rialzai lo sguardo,cacciai tutta la forza che avevo e gli raccontai tutto.Del feeling che era stranamente nato,degli apprezzamenti reciproci e del bacio che gli stavo per dare il giorno del mio compleanno nel giardino di Patty.Conclusi parlando poi delle mail che ci eravamo scambiati e di come lui era rimasto deluso,chiedendomi i suoi spazi e di non cercarlo.Benji sembrò impassibile.Mi fissava,ma probabilmente nella sua testa c’era un vortice di emozioni.Tuttavia non riuscivo a capire cosa gli frullasse.Rabbia?Delusione?Confusione?Indifferenza?
 
–“Se tu mi dicessi qualunque cosa…”- gli dissi dispiaciuta.
 
Sbuffò –“Cosa dovrei dirti?”- disse alzando di poco il tono –“Mi hai nascosto questa cosa per molto”-
Mi avvicinai prendendogli una mano –“Non significa nulla per me.Poi è successo l’indicente e..”-
 
-“E cosa?”- m’interruppe lasciando la presa. –“Se non significava nulla potevi dirmi tutto dall’inizio”- disse,guardandomi con rabbia.
 
Scossi il capo –“Benji ti rendi conto che da quando sto con te non ci ho minimamente pensato?Proprio perché non ha nessuna importanza.Non l’ha mai avuta”- esclamai.
 
–“Ce l’ha per me adesso”- affermò.
 
Sospirai rivolgendo di nuovo il mio sguardo in basso.
 
–“Ti riporto a casa”- disse.
 
Senza dire una parola lo seguii.Scavalcammo di nuovo il cancello mal ridotto del parco e salimmo in macchina.Per tutto il tragitto nessuno dei due disse nulla.La rabbia cominciò a salire in corpo.Capivo da un lato che ci era rimasto male,ma dall’altro pensavo che aveva preso la cosa con molta pesantezza.Eppure avevo sottolineato che non c’era stato nulla di così grave tra me e Tom,ma a quanto pare lui ragionava solo sul lato negativo della questione.E cioè,che avevo tenuto nascosto ciò.La mia giustificazione?Mi ero totalmente concentrata su di lui che avevo rimosso completamente ogni cosa che non gli riguardasse.Tom era una di quelle cose.Quando giungemmo fuori casa mia non scesi subito.Si voltò a guardarmi e spense l’auto.
 
 –“Vuoi restare qui fino a notte fonda?”- commentò ironico.
 
Lo fulminai con lo sguardo –“Fai lo spiritoso adesso?”- gli chiesi.
 
Rise sarcastico –“Ci sono altri scheletri nell’armadio?”- chiese distogliendo lo sguardo dal mio.
 
Strabuzzai gli occhi e la rabbia aumentò –“Scheletri?Stai facendo un casino per nulla Benji!”- esclamai spazientita.
 
Tornò a guardarmi –“E quello che mi hai appena detto lo chiami nulla?”- ribattè –“Ad Amburgo prendesti la fissazione sul motivo per cui mi sono messo con te e ora vuoi farmi la predica?”-
 
Alzai gli occhi al cielo sbuffando –“Sono due cose completamente diverse”- commentai.
 
–“Non per me!”- disse –“Come ti sentiresti se io avessi avuto una specie di flirt con una mia amica senza dirti nulla?”-
 
Lo guardai di nuovo sfidandolo con lo sguardo –“Non è successo nulla ti ripeto.E comunque sia appartiene al passato.Proprio come le tipe che ti sei fatto ad Amburgo!”-
 
Inizialmente rimase spiazzato per l’ultima affermazione.Lentamente poi riprese il controllo,sospirò e guardò dritto davanti a se.
 
–“Vai a casa”- disse quasi con un filo di voce.
 
Mi avvicinai,costringendolo a guardami
 
–“No se non mi dici che risolviamo tutto”- gli dissi quasi pregandolo.
 
Rimasi ferma nella mia posizione aspettando che mi dicesse qualcosa.Di positivo.Sospirò
 
–“Jodelle”- disse –“Vai a casa”-
 
Mollai la presa e scesi dalla macchina sbattendo la portiera.Entrai senza nemmeno degnarlo di uno sguardo e quando chiusi la porta d’ingresso alle mie spalle,sentii la macchina riaccendersi e partire.Il piano di sotto era completamente al buio,sicuramente i miei zii dormivano e mi diressi in camera mia cercando di fare meno rumore possibile.Notai con la coda dell’occhio la porta della stanza di Bruce aperta.Non era ancora rientrato.Velocemente mi cambiai mettendomi in tenuta da notte e mi sedetti sul letto.I miei occhi si stavano man mano abituando al buio e con lo sguardo percorrevo ogni angolo della stanza.Fin quando non si posò sul pallone sgonfio regalatomi da mio padre,quasi nascosto nello spazio tra la scrivania e il muro.In momenti in cui sono trise o giù di morale,come in quel caso,mi chiedo sempre cosa avrebbe detto se fosse stato qui.Se mi avesse incoraggiato o mi avesse rimproverato per i miei errori.Ma lui non c’era.Non c’è.Non c’è mai stato.I miei pensieri s’interruppero,poiché sentii dei passi provenire dal corridoio.Li riconobbi capendo che Bruce era appena rientrato.Attesi un po’ immobile ed in silenzio al mio posto.Poi mi alzai e mi diressi in camera sua.Quando entrai notai che si era già messo a letto e sentendo la porta aprirsi alzò il capo dal cuscino
 
–“Jody”- disse sorpreso con un tono di voce basso.
 
M’infilai nel suo letto e lui mi fece spazio.Si rigirò su un fianco in modo tale che potesse guardarmi in faccia
 
–“Non riesci a dormire?”- mi chiese curioso.
 
Scossi il capo.Per un momento mi osservò in silenzio.Divenne serio
 
–“E’ successo qualcosa?”- mi chiese di nuovo,ma preoccupato.
 
Feci segno di no con la testa,ma una lacrima traditrice scese sulla mia guancia calda.Me l’asciugò.
 
–“Possiamo parlarne se vuoi”- disse incoraggiante.
 
Gli regalai un piccolo sorriso –“No”- dissi –“E’ stata una bella giornata per te.Non voglio rovinartela così”-
 
Annuì.
 
 –“Me ne parlerai domani allora”- disse.
 
–“Certo”- affermai –“Adesso dormiamo”-
 
Mi diede le spalle e io gli cinsi la vita col mio braccio destro.La nostra solita posizione quando dormivamo assieme.Intrecciò le sue dita con le mie.Cullati dai nostri reciproci respiri,poco alla volta,il sonno prese il sopravvento.

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Capitolo 31
*** Sorprese ***








*Diciamoci la verità!Ci ho messo pochissimo anche stavolta,vero?Sta per iniziare una nuova avventura per i cari personaggi,purtroppo non inventati da me,ma dal grande Takahashi!Spero vi piaccia!Un bacio a tutti!*


Al mio risveglio ero apparentemente tranquilla,ma dentro conservavo una quantità di rabbia che avrei riservato esclusivamente per lui.Se il giorno prima era preoccupata e in preda all’ansia per come avrebbe potuto reagire,quel giorno,invece,pensai che avrebbe fatto meglio a stare all’erta.Perchè stavolta quella che avrebbe reagito male sarei stata io.Avevo sperato invano che la questione di Tom poteva chiudersi definitivamente,ma non era andata così.Da un lato volevo comprenderlo,ma dall’altro volevo essere compresa.Non solo gli ero andata dietro per anni,mi aveva negato ogni possibilità di stare assieme, di fare un tentativo,ma si permetteva anche di accusarmi per avergli nascosto la cosa?Nascosto non lo definivo il termine adatto.Non capiva che avevo completamente archiviato la cosa.Se non fosse stato per l’incidente di Tom,probabilmente questa cosa non sarebbe mai saltata fuori.Nè da parte mia,né da parte di quell’altro che voleva i suoi spazi.E ne avrebbe avuti eccome.Era giunto il momento di finirla di essere la buona della situazione.E avrei cominciato con l’ignorare.Se avesse voluto,mi avrebbe cercata Benji.A dirla tuttaa,era l’ultima persona che poteva proferire parole sul mio comportamento.Lui se l’era spassata ad Amburgo quando non era impegnato e potevo avere benissimo i miei dubbi,piuttosto che fidarmi senza problemi.Decisi che sarei rimasta chiusa in casa a lavorare sulla formazione della nuova nazionale e dedicarmi a qualche video dell’Olanda,almeno per farmi un’idea di cosa si trattasse.Se avessimo battuto una squadra del genere,eravamo allora pronti per il fronte internazionale.Stavolta sarebbe stata tutta un’altra cosa,rispetto al campionato under sedici.Ma la maggior parte dei calciatori giapponesi erano esperti,e non più privi d’esperienza.Anche se gli olandesi potevano batterli in quanto forza fisica.Si trattavano di colossi veri e propri,a giudicare dalle foto,e alcuni dei calciatori giapponesi avrebbero dovuto impiegare il doppio delle proprie forze per marcarli o superarli.Il mio lavoro fu interrotto,quando improvvisamente bussarono alla porta della mia stanza.Noncurante dissi –“Avanti”- convinta che fosse mia zia o Bruce,che quel mattino non avevo visto,ritrovandomi da sola nel suo letto.La porta si aprì e mi voltai nella sua direzione,trovandomi Benji.Sbattei le palpebre perplessa come per assicurarmi che fosse realmente lui.Poi lo stupore diede spazio alla rabbia che fino a quel momento stavo reprimendo per non scoppiare da un momento all’altro.Lo guardai fredda,incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe,rimanendo comodamente seduta sulla mia sedia alla scrivania.Si tolse il berretto e si passò una mano tra i neri capelli.Poi lo risistemò sul capo.
 
–“Bruce mi ha detto che ti avrei trovata qui”- disse d’un tratto.
 
Inarcai un sopracciglio –“Hai parlato con lui?”- chiesi,mantenendo un tono distaccato.
 
La cosa parve turbarlo.Annuì.Sospirai scuotendo il capo.Mio cugino…mai gli affari suoi.Non è mai riuscito in vita a sua a contenersi o tenere a freno la lingua.Come quella volta,non era stato capace di aspettare ed era corso da Benji a chiedere spiegazioni.Sotto sotto,però,credevo che aspettasse anche il momento giusto per affrontarlo,data la sua opinione sulla mia relazione e io gliel’avevo servito su un piatto d’argento.
 
–“Diciamo che non è stata una conversazione civile”- continuò,avanzando per avvicinarsi –“Ha detto che devo smetterla di fare lo stronzo”-
 
Feci spallucce –“Una richiesta impossibile”- commentai.
 
Sospirò –“Ok ragazzina,discutiamo di questa cosa e…”-
 
-“Ieri sera ti avevo dato la possibilità di discuterne”- lo interruppi –“Il solo fatto che ti presenti ora non cambia le cose.Come al solito poi devi essere spinto per fare un passo verso me”-
 
Spalancò gli occhi –“Ma che dici?”- chiese alzando il tono.
 
Presi una ciocca dei miei capelli arrotolandola attorno l’indice destro senza smettere di osservalo.
 
 –“Per stare con me hai ascoltato tuo padre.Per parlare con me hai ascoltato Bruce.Ci sarà mai un’azione spontanea nei miei riguardi da parte tua?”- chiesi poi accennai un sorriso ironico –“Ah si.L’hai avuta.Ieri sera.Hai sbagliato motivazione però.Ritenta,sarai più fortunato”-
 
 Detto ciò,distolsi lo sguardo,cominciando a battere sulla tastiera per tornare al lavoro che stavo elaborando.Si avvicinò con passo felino e mi chiuse il portatile.Dovetti avere i riflessi pronti per evitare che mi chiudesse le dita nel computer.Tornai a guardarlo allibita
 
–“Sei impazzito?”- gli chiesi
 
–“No,tu lo sei”- ribattè –“Ma ti senti quando parli?Pensi che anche la richiesta di venire ad Amburgo sia stata di qualcun altro?”-
 
Mi alzai dalla sedia scostandolo,ma mi bloccò per le braccia,costringendomi a stargli vicina e guardarlo in faccia
 
–“Ragazzina”- disse –“Se ieri ho reagito in quel modo è perché sono stato un illuso”-
 
Spalancai gli occhi per lo stupore,non capendo.
 
Leggendo tra le righe la mia espressione comprese e continuò –“Ero così illuso di averti in pugno che il pensiero di te con qualcun altro mi ha fatto saltare i nervi.Per di più con Tom.Lui è un nostro compagno di squadra.Mi sono sentito come tradito”-
 
Risi sarcastica e mi liberai dalla sua presa.Poggiai le mani sui fianchi,battendo il piede destro sul pavimento
 
–“E adesso?”- chiesi –“Ti è passata?”-
 
Annuì. –“In verità già da stamattina e stavo per venire,finchè non si è piombato Bruce a casa mia”-
 
Alzai le spalle –“Te lo meritavi.E comunque ciò non vuol dire che è passata la mia di rabbia.Ora come ora ti spaccherei volentieri la faccia”- dissi.
 
Sorrise malizioso –“Dubito che ci riusciresti ragazzina”-
 
Lo guardai con aria di sfida –“Non mi sfidare”-
 
Scoppiò a ridere divertito.Mi sarei lasciata andare anch’io,se non fosse che ero veramente arrabbiata.Quando smise si accomodò sulla sedia da me occupata fino a qualche momento prima riaprendo il portatile.Poi tornò a guardarmi
 
–“Che hai intenzione di fare con Tom?”- mi chiese.
 
Scossi il capo –“Nulla.Non gli devo spiegazioni o altro.A me interessa stare con  la persona che amo”- affermai.
 
Solo dopo qualche attimo mi resi conto di ciò che avevo appena affermato.Anche se indirettamente,gli avevo detto di amarlo.Inizialmente mi guardò stupito,poi il suo volto si distese dando spazio ad un’espressione dolce
 
–“Lo stesso vale per me”- disse sorridendo.
 
Gli regalai un piccolo sorriso.Indirettamente mi stava dicendo “Anch’io ti amo”.Si alzò,avvicinandosi.Quando fummo uno di fronte all’altro,aprì le braccia.Rimasi per un attimo nella mia posizione ferma,poi con un sospiro gli circondai il largo busto con le mie braccia delicate,mentre lui mi circondava la vita con le sue possenti.
 
–“Abbiamo fatto pace ragazzina?”- mi chiese con un filo di voce nell’orecchio sinistro.
 
Feci segno di no con la testa.Rise.Alzai il capo per guardarlo negli occhi
 
–“Sono sempre arrabbiata”- dissi.
 
Ricambiò lo sguardo,sorridendo –“Sono sicuro che ti passerà”- E mi rubò un bacio stampato in pieno sulla bocca.
 
 
Nei giorni seguenti riuscii a concludere parte degli esami del mio master e potermi dedicare completamente alla nuova nazionale.Feci la conoscenza del nuovo mister,Gamo,durante la prima conferenza.Un uomo non molto alto,i cui capelli erano già di colore grigio e occhiali spessi.Caratterialmente parlando era molto severo e puntiglioso,ma preferii non darmi ai commenti,temendo di giudicarlo ancora prima di riuscire a conoscerlo.Proprio come avevo fatto con Marshall.Quest’ultimo,inoltre,era assiduamente presente nella vita di Benji,ma doveva tenersi a debita distanza per quanto riguardava la nuova nazionale,dato che non aveva voce in capitolo.Ma avrebbe assistito all’amichevole come chiunque altro.Qualche giorno dopo la prima conferenza, andammo in ritiro,nei pressi della prefettura di Fukushima,precisamente nel “J village”,noto per i ritiri sportivi.Essendo paese ospitante,non avrebbe dovuto partecipare alle qualificazioni,ma affrontato ottime formazioni più forti sul panorama internazionale che avrebbero superato i turni delle preliminari.L’Olanda era chiamata la regina senza corona.Si trattava di un’ottima avversaria per mettere alle prove le qualità dei calciatori giapponesi.Tuttavia aveva mandato un reclamo alla Federazione Calcio Giapponese.Non avrebbero inviato i giocatori titolari per l’amichevole,credendo che i nostri fossero troppo e scarsi riguardo l’esperienza sportiva,sottovalutandoli senza repliche.Parson,preso dall’ira,si recò in Olanda,prima del ritiro,ma non sapemmo se il suo incontro con la Federazione Calcio Olandese aveva dato i suoi frutti.La notizia arrivò alle orecchie dei ragazzi che,titubanti,discutevano della cosa.A mettere in mezzo l’argomento fu uno dei gemelli.Bene o male la formazione della squadra rispecchiava quella del mondiale under sedici.
 
–“Chi diavolo si credono di essere?”- esclamò Clifford
 
–“Come gli italiani”- commentai,seduta sulla panchina senza distogliere lo sguardo dai miei appunti
 
–“Pensano che non siamo abbastanza forti per giocare contro di loro”- aggiunse Bruce,seduto al mio fianco mentre si allacciava gli scarpini.
 
 –“Forse non hanno tutti i torti”- intervenne Julian.
 
Aveva finalmente e definitivamente risolto i suoi problemi di cuore,così che fu convocato in nazionale come giocatore a tutti gli effetti.Lo guardammo tutti stupiti
 
–“Siamo privi d’esperienza,e a parte il mondiale under sedici non abbiamo mai vinto niente.Ci ritroveremo degli adulti sul campo calcistico,noi in confronto siamo dei ragazzini”- continuò.
 
Mark calciò un pallone furioso –“Chiudi la bocca Julian!”- esclamò –“Non saranno delle riserve a bloccarci!Faremo vedere loro chi siamo”-
 
Scossi il capo alzando gli occhi al cielo per il suo solito comportamento guerresco.
 
–“Mark ha ragione”- intervenne Holly.
 
Fu la volta poi di Benji di intervenire,sostenendo sia Mark che Holly e cercando di risollevare il morale della squadra.Dopo il litigio non affrontammo più il discorso di Tom.Non avevo poi molta voglia,aggiungendo il fatto che non c’era altro da dire.Parson mi aveva chiesto tempo prima di cercare di non distrarlo dal suo percorso calcistico ed io avrei mantenuto fede alla mia promessa.D’altronde anch’io non potevo permettermi distrazioni.Ero la manager della nazionale.Finita la loro discussione,ripresero ad allenarsi ed io mi concentrai nuovamente sui miei schemi,mentre Mister Gamo,rientrato dopo una breve pausa,dava le sue indicazioni a squarciagola.Gli mancava solo una frusta.Gli allenamenti furono interrotti dall’entrata in campo di Parson affiancato da un ragazzo.Alzai lo sguardo e sorrisi compiaciuta.Si trattava di Rob Denton.Il Mister richiamò l’attenzione di tutti e questi si avvicinarono al nuovo arrivato.Mi alzai dalla panchina mettendo da parte gli appunti,raggiungendo il gruppo.
 
–“Vi presento il vostro nuovo compagno di squadra.Gioca nel campionato italiano nelle giovanili dell’Inter”- disse Parson.
 
–“Tu lo conosci?”- chiese mio cugino poco distante da me,rivolgendosi a Clifford,che scosse il capo stupito.
 
-“E’ stato accuratamente scelto dalla vostra manager,quindi se la cosa va male prendetevela con lei”- scherzò Parson e quasi tutti risero.
 
Per un momento incrociai lo sguardo di Benji,che mi aveva fissato in un modo che non saprei definire.
 
Il nuovo arrivato si presentò
 
–“Salve,io sono Rob Denton.Ammetto di non essere famosissimo,ma sono fiero di essere entrato a far parte della nazionale”-
 
Non era particolarmente alto,motivo per cui riusciva ad essere veloce nelle azioni.Aveva una folta chioma castana e la pelle olivastra.Sorrise a tutti contento
 
–“Vedrete,sarò la luce delle vostre speranze,perché io sono imbattibile”-
 
Constatando le nostre espressioni perplesse,rise di gusto aggiungendo che stava scherzando.
 
–“Che tipo strano”- commentò Bruce.
 
–Già”- annuì Philip –“Ma mai quanto te”-
 
Risi per quella battuta mentre mio cugino mi diede un’occhiataccia.Holly si avvicinò al ragazzo presentandosi e stringendogli la mano,osservato dal nuovo arrivato con aria sognante.Anche il resto si avvicinò seguendo l’esempio del capitano.Quando quasi tutti si presentarono,feci qualche passo per avvicinarmi di conseguenza.Rob spostò il suo sguardo su di me e mi venne incontro sorridendomi ed allungando una mano.
 
–“Tu devi essere la manager”- affermò.
 
Annuii ricambiando il sorriso e la stretta
 
–“Jodelle?”- chiese per conferma.
 
–“Si”- risposi –“ma chiamami Jody”-
 
-“E’ un nome stupendo”- disse –“E sei uno schianto!”-
 
Imbarazzata lo ringraziai
 
–“Arrivi tardi Denton”- intervenne Bruce affiancandomi –“E’ già impegnata”-
 
Rob lo guardò sorpreso –“Scusa tanto amico!”- disse sorridendogli –“Non sapevo che fosse già tua”-
 
Alcuni,assistendo alla scena,scoppiarono in una fragorosa risata.Persino Parson e Mister Gamo sembrarono divertiti.Mio cugino alzò una mano
 
–“No che hai capito”- disse. –“Siamo cugini”- intervenni con calma,mentre il mio sguardo andò a posarsi su Benji che poco distante assisteva.
 
Quando di nuovo incrociò i miei occhi sospirò e alzò gli occhi al cielo.
 
–“Ah”- Rob si grattò il capo confuso –“E con chi sei impegnata allora?”-
 
Con un piccolo gesto della mano gli indicai il portiere,che cercando di fare l’indifferente stava indossando di nuovo i guanti per ricominciare ad allenarsi.
 
–“Ma dai!”- esclamò il ragazzo –“Te la fai col portiere?”-
 
A quell’esclamazione risero tutti,fatta eccezione di Benji.
 
 
Conclusi gli allenamenti,mi avvicinai euforica al portiere,prendendolo sottobraccio,mentre il campo si stata svuotando.Tutti,infatti,erano diretti alle docce.
 
–“Che ne pensi?”- gli chiesi,sapendo che andavo così a stuzzicarlo.
 
Inarcò un sopracciglio mentre s’incamminava verso gli spogliatoi con me incollata al suo braccio
 
–“Di cosa?”- mi chiese facendo finta di nulla
 
–“Di Denton ovvio”- risposi sarcastica,sorridendo maliziosa.
 
Si fermò ed io allentai la presa –“Espansivo”- disse –“Forse troppo”-
 
Risi –“Non tutti sono tenebrosi come il Super Great Goal Kipper”- affermai.
 
Mi guardò torvo –“Mi prendi in giro?”- chiese leggermente infastidito.
 
Ciò non fece che alimentare il mio divertimento.Scossi il capo
 
–“Apprezza il carattere solare delle persone,amore”- dissi marcando bene l’ultima parola.
 
Accennò un sorriso –“L’unico apprezzamento della giornata che ho visto è stato verso la mia ragazzina…e non da parte mia”-
 
Sospirai,riafferrandolo per il braccio e poggiando il capo sulla sua spalla,alzandomi di poco sulle punte
 
–“Tanto me la faccio col portiere”- dissi.
 
Rise,stampandomi un bacio sul capo.Poi mi staccai
 
–“Non voglio trattenerti ancora.Corri a fare la doccia”-
 
Mi guardò malizioso –“Se ci tieni possiamo farla assieme”- affermò.
 
Le mie guance si colorarono. –“Chi è l’espansivo adesso?”- chiesi con finto rimprovero,trattenendomi dal ridere per l’imbarazzo.
 
Fece spallucce –“Io posso”- Detto ciò mi fece l’occhiolino per poi darmi le spalle e dirigersi negli spogliatoi.Sospirai beata e tornai in campo.Presi l’occorrente che avevo lasciato sulla panchina per poter raggiungere Benji e mi diressi nella stanza della direzione dove Mister Gamo era solito passare il tempo fuori dal campo,utilizzandola come una sorta di ufficio.Alla fine di ogni giornata mi aveva cordialmente chiesto di dargli gli appunti e le note che prendevo durante il giorno,sia degli allenamenti,sia di quello che riuscivo a sapere sull’Olanda.Arrivata dinanzi alla porta,bussai e quando sentii da dentro “avanti”,l’aprii.
 
–“Mister”- chiamai la sua attenzione sorridente –“ho portato i…”-
 
M’interruppi perché oltre a Parson,nella stanza c’era un’altra persona.Questa stava davanti alla scrivania dove il mister era seduto e mi dava le spalle.Vestito elegantemente,alto,capelli castani e lineamenti delicati.Si voltò e strabuzzai gli occhi per lo stupore
 
–“Tom”- dissi con un filo di voce.
 
 

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Capitolo 32
*** Espressioni ***


*Abbiate pietà!Gli impegni chiamano!Ma finalmente questo nuovo capitolo è pronto!Come sempre ringrazio infinitamente chi mi lascia una recensione,mi segue o si limita a leggere!Dai che manca a poco alla conclusione di questa storia!So già che mi mancherà!Godetevi il capitolo,spero vi piaccia!Un bacio a tutti*
 
Fissavo la scena al centro della stanza,seduta comodamente sulla mia sedia dove mi ero accomodata per cenare,a braccia e gambe incrociate.Tom si ritrovava circondato dalla maggior parte dei ragazzi,sotto le effusioni amichevoli di Holly e di un curioso Rob.Era stato un colpo vederlo d’improvviso nell’ufficio del Mister.Sia quest’ultimo che Parson erano del tutto ignari della sua scappatella in patria.Infatti,approfittando della pausa dalla terapia che avrebbe ripreso solo il prossimo mese,si era imbarcato sul primo aereo per il Giappone.Ma non avrebbe fatto parte della nazionale,a meno che questa non sarebbe arrivata agli sgoccioli del nuovo campionato.Cosa che,poi,avvenne.Prima che interrompessi la sua conversazione col Mister,stava appunto discutendo di ciò.Si aggiungeva il fatto che Gamo non lo considerasse uno degli elementi principale per la squadra,dal momento che lo considerava come un’ombra di Holly.Secondo il mio modesto parere si sbagliava di grosso e a lungo andare il mio pensiero ebbe la conferma.Dopo il nostro incontro fugace,non avevo avuto modo di conversare con lui.Ero rimasta totalmente spiazzata dalla cosa,dal momento che avevo anche deciso di dargli i suoi spazi,così come mi aveva chiesto nella mail.Dopo che avevo consegnato i miei appunti al Mister,mi seguì nella sala della mensa,sotto invito di Parson,senza rivolgermi la parola ed  io feci altrettanto.I miei pensieri s’interruppero quando Benji,seduto al mio fianco,poggiò il braccio destro sulla mia spalla.Sorpresa mi voltai a guardarlo e quando i nostri occhi s’incrociarono ci scambiammo un sorriso.
 
–“A che pensi ragazzina?”- mi chiese con tono pacato.
 
Feci spallucce –“Non me l’aspettavo”- risposi.
 
Tornò a guardare anch’egli il compagno,preso dalle chiacchiere e dalle risate con gli altri.
 
 –“Nemmeno io”- aggiunse –“Ma non mi infastidisce.Non provo nessun rancore”-
 
Allungai gli angoli della bocca e poggiai il capo sulla sua spalla –“Meglio così!”-
Chiusi per un momento gli occhi e quando li riaprii notai che Tom mi stava osservando.
 
Conclusa la cena e le lunghe cerimonie al visitatore inatteso,ognuno si diresse nelle proprie stanze,poiché il giorno seguente sarebbe iniziato un altro e lungo allenamento.Mister Gamo non ammetteva distrazioni e pretendeva che i suoi giocatori si mantenessero leggeri riguardo il cibo e che andassero a letto presto,in modo tale da dormire per le ore necessarie.Come sempre,avevo una stanza tutta per me,dato che all’allenatore non gli era passato minimamente per il cervello di farmi condividere la camera con Benji,nonostante sapesse della nostra relazione.Entrambi accettammo la cosa senza fiatare.Sia io che il portiere non dovevamo permettere alla nostra relazione di influenzarci sul campo professionale.Ero intenta a sistemare le mie varie cartelle compilate quel giorno quando bussarono alla porta.Convinta che fosse mio cugino o il mio ragazzo,andai ad aprire senza chiedere di chi si trattasse.Ma mi ritrovai Tom,davanti a me,ancora vestito elegantemente.Sbattei le palpebre perplessa.Mi diede un rapido sguardo,constatando che ero ancora vestita in modo sportivo.
 
–“Posso aiutarti?”- gli chiesi cercando di restare distaccata.
 
Annuì –“Non credevo fossi ancora sveglia.Comunque vorrei poterti parlare”- disse.
 
Sospirai allargando la porta –“Ok”- gli feci cenno con la testa di entrare,ma scosse il capo.Lo guardai interrogativa
 
–“Andiamo in sala bar.Così non mi sentirò a disagio”-
Annuii,presi una giacca e chiusi la porta.Lo seguii senza dire nulla e arrivati al bar ci accomodammo ad un tavolino non molto distante dal bancone.La sala era completamente vuota se non fosse stato per i due baristi intenti a sistemare le varie cose.A fare da sottofondo c’era la tv,rimasta accesa,che stava trasmettendo un fiction spagnola.
 
–“Desideri bere qualcosa?”- mi chiese. –“Un cappuccino grazie!”-
 
Annuì e si rialzò per avvicinarsi al barista e chiedere l’ordine.Poco dopo si riaccomodò.
 
–“Allora”- cominciai poggiando la schiena sullo schienale ed incrociando le braccia –“Di cosa devi parlarmi?”-
 
Si passò una mano tra i capelli castani dando un rapido sguardo alla tv alle mie spalle,tornando poi a fissare me.
 
–“Credo che dovremmo chiarirci riguardo quello che è successo”- disse.
 
Feci un sorriso ironico -“Certo”-
 
Il barista si avvicinò servendo i nostri ordini,dopodichè si congedò senza dire nulla.Bevvi un sorso del mio cappuccino,mentre lui si zuccherava il caffè.
 
–“Ammetto di non aver preso bene la notizia della tua relazione con Benji”- cominciò –“Ma mi sarebbe piaciuto che le cose fossero andate diversamente”-
 
 Inarcai un sopracciglio,posando la tazza ancora piena sul tavolo. –“Vorrei che ti spiegassi meglio”- chiesi,non comprendendo che cosa voleva intendere.
 
Sospirò. –“Negli anni in cui sono stato di nuovo a Nankatsu stava nascendo una simpatia tra noi due”- affermò.
 
–“Non lo nego”- commentai.
 
–“E mi chiedo come sarebbe andata a finire se io fossi rimasto”- aggiunse.
 
Presi nuovamente la tazza per bere un altro sorso.Lentamente mi gustai il mio cappuccino fino a finirlo del tutto.Quando la risposai sul tavolo,tornai ad osservare Tom che,nel frattempo,era rimasto in silenzio in attesa di una mia risposta.
 
–“In verità questa domanda non mi ha mai sfiorata”- dissi –“Sei andato via senza che fosse successo nulla e abbiamo mantenuto i rapporti come due amici qualunque”-
 
Prese un tovagliolo per pulirsi delicatamente il muso
 
–“Finchè non ti sei messa con Benji”- commentò.
 
–“Arriviamo al dunque”- aggiunsi,cominciando ad innervosirmi –“Parte della tua mail di rimprovero si riferiva alla scarsa considerazione che ti ho dato ultimamente e questo posso comprenderlo.Ma la tua delusione nei confronti della mia relazione non mi sta bene.C’era una simpatia tra noi,ma nulla di più.Nulla che mi spingesse a desiderare di più da te,nemmeno una volta partito”-
Spalancò gli occhi come spiazzato da ciò che gli avevo appena detto.Pian piano si ricompose osservandomi serio
 
–“E se fossi rimasto?”- mi chiese d’un tratto.
 
Fui io a strabuzzare gli occhi.Scossi il capo sbuffando e passandomi una mano tra i lunghi capelli
 
–“Non lo so Tom.Non posso sapere cosa sarebbe successo…So solo che ora ho Benji e non c’è altro che possa allontanarmi da lui”- affermai.
 
Poggiò la schiena sulla sedia -“E’ andata così”- disse sospirando –“Inoltre non sei l’unica ad avere qualcuno nella sua vita”-
 
Incuriosita mi misi dritta a sedere –“Ti sei fidanzato anche tu?”- gli chiesi.
 
Scosse il capo sorridendo. –“Frequentando è il termine giusto”- rispose.
 
Poggiai il mento su una mano continuando ad osservarlo –“Monique?”- chiesi.
 
Rise. –“E’ felicemente fidanzata con uno del suo calibro ora.Per la gioia di Pierre”- commentò sarcastico
 
–“Si tratterà di una prorompente francese allora”- affermai convinta.
 
Rise di nuovo scuotendo il capo –“A dire il vero è giapponese ed abita a Parigi da parecchi anni.La conosco da quando sono approdato in Francia per la prima volta”- disse.
 
Spalancai gli occhi incredula a ciò che avevo ascoltato.
 
–“E la scintilla è scoccata all’improvviso?”- gli chiesi.
 
–“Beh”- rispose,alzando lo sguardo riconcentrandolo sulla tv con aria quasi pensierosa –“mi sono accorto che le sue attenzioni durante il mio ricovero andavano ben oltre l’amicizia…così mi sono detto perche nò?E’ carina,intelligente e molto timida.Mi piace”-
 
Sospirai,quasi sollevata.Poi gli sorrisi
 
–“Mi fa piacere per te”- dissi.
 
Tuttavia non ricambiò il mio sorriso,tornando a guardarmi serio
 
-“Almeno ci siamo chiariti credo”- si limitò a dire.
 
Delusa annuii e mi alzai –“Vado.Domani mi aspetta un’altra giornata di lavoro”- dissi.
 
Si alzò anche lui e mi strinse la mano
 
–“Non credo che le cose torneranno come prima.”- mi disse.
 
Lo guardai interrogativa –“Come prima?”- chiesi.
–“Quando eravamo amici e basta.”- rispose.
 
–“Ah…già”- Con un gesto della mano lo salutai per poi andare via.
 
 
La partita amichevole arrivò presto e si sarebbe disputata nello stadio di Yokohama.Ad assistere la squadra vennero metà dei parenti di ogni singolo giocatore.Tra cui Maggie col piccolo Daichi,in assenza di Micheal ripartito per il lavoro ed i miei zii,quest’ultimi vestiti coi colori della nazionale giapponese.Per non parlare degli amici e delle varie fidanzate.Erano presenti,infatti ed ovviamente,Patty che non vedeva il suo Holly giocare in patria dal paleolitico.Seduta,tra l’altro,al fianco di Amy,la ragazza di Julian,e Jenny,quella di Philip,di cui riuscii a fare la conoscenza solo quella mattina in modo fugace.Non molto distante c’era Evelyn,accomodatasi tra i suoi genitori,affiancati da quelli di Clifford.Persino i vecchi componenti della New Team accorsero allo stadio,tra cui Arthur,riconoscibile grazie agli occhiali le cui lenti erano grosse quanto il fondo di una bottiglia.Parson era comodamente seduto nella tribuna d’onore insieme a Marshall e un esponente della Federazione Calcio Olandese.Riguardo Tom,invece,partì qualche giorno dopo la sua venuta.Come mi aspettavo le cose tra noi rimasero stabili,senza alcun miglioramento.E a dirla tutta a me stava bene così.Amici non me ne mancavano,inoltre non avrei fatto nulla per allontanare Benji da me.Aveva detto di non essere infastidito dalla sua presenza,né di provare rancore,ma in fondo pensavo che il suo orgoglio era almeno “punzecchiato” e non avrei permesso a questo imprevisto di alterare la nostra relazione.Questa proseguiva serena senza intoppi e probabilmente ci saremmo dedicati molto più tempo,se non fosse stato per il campionato imminente.Gli Olandesi,sbarcati in Giappone il giorno precedente,erano dei veri e propri colossi.Nulla a che vedere in foto,anzi quelle non rendevano giustizia.Sospirando,seduta in panchina al fianco del Mister,pensai che sarebbe stata una vera sfida riuscire ad abbattere il muro olandese.Dopo un’attesa interminabile,le due squadre sfilarono sul campo per poi mettersi in riga mentre lo speaker annunciava i nomi di tutti i giocatori,seguito dal numero della maglia.L’adrenalina che solitamente m’invadeva prima di una partita rinacque.Era mancata da anni e quel giorno fece la sua ricomparsa.L’arbitro fischiò il calcio d’inizio e lo stadio scoppiò in un boato.Holly riuscì subito a prendere palla,ma grazie ad una stretta marcatura di un gigante olandese,la perse,così che gli stranieri partirono in contropiede.Nonostante l’altezza,erano molto veloci e persino Bruce aveva difficoltà nel ricorrerli.Philip tentò di sottrarre la palla al biondo calciatore che prontamente la passò al compagno con la maglia numero nove.Quest’ultimo,completamente isolato in area di rigore,riuscì a segnare a Benji,nonostante questi si fosse tuffato per acciuffare la palla.Dopo neanche dieci minuti di gioco,l’Olanda aveva realizzato il goal che li aveva portati in vantaggio sul risultato di uno a zero.Sbuffai scuotendo il capo,mentre Mister Gamo,che fino ad allora era rimasto seduto in tranquillità,si accostò alla linea sbraitando e urlando indicazioni.Un mormorio da parte degli spalti,composto nella maggior parte d’incredulità,si fece spazio nelle mie orecchie.Scossi nuovamente il capo cercando di non farmi distrarre e affiancai il Mister dandogli la cartella che avevo in mano.Ci diede una rapida occhiata e successivamente urlò un nuovo suggerimento in difesa.Non volevo disperare.La partita era appena iniziata e di tempo ce n’era a sufficienza.I miei giocatori ancora una volta non riuscirono a superare l’incredibile cerniera a centro campo degli olandesi che ripartirono all’attacco.Era impressionante il modo in cui i giocatori olandesi attaccassero tutti insieme,prendendosi quasi gioco degli avversari con passaggi micidiali.Il numero undici lanciò un potente tiro che,però,si concluse tra le mani salde di Benji.Sorrisi.Il mio ragazzo rilanciò la palla ad un compagno,ma fu subito rubata da un olandese che senza perdere tempo tentò un altro tiro.Con un scatto felino,Benji tentò di raggiungere la palla,ma la sfiorò appena con le dita.Stava per entrare in rete,quando Holly,con un salto riuscì a scalciarla,mandandola fuori campo.Sia io che il Mister tirammo un sospiro di sollievo.L’Olanda rimise in gioco il pallone.Dopo l’ennesima parata Benji passò a Mark che avanzando di poco,regalò la palla ad Holly.Quest’ultimo fu circondato da tre difensori olandesi e non riuscì in nessuno modo né a smarcarsi né a passarla a Mark che si ritrovava poco distante pronto a partire contro la porta avversaria.Un difensore gliela sottrasse,passandola ad un compagno che,avanzando,tentò un altro tiro contro Benji,il quale parò senza problemi.Passò di nuovo a Mark che riuscì a dirigersi in area di rigore e provare un tiro.Tuttavia fu inutile,dato che il portiere olandese parò semplicemente.Il primo tempo si concluse,e in quell’arco di tempo,il Giappone aveva dimostrato di subire e non poco dalla squadra avversaria.Ci dirigemmo negli spogliatoi e il Mister parlò chiaro coi ragazzi.
 
–“Siamo sotto di un solo goal.Tuttavia se continuiamo a giocare in arretrato l’Olanda avrà sempre spazio per segnare ancora.Julian Ross entra al posto di Mellow e così darà una mano alla difesa.”- disse.
 
–“Dovremmo spostare il baricentro della squadra in avanti,quindi il centro campo giocherà più avanzato.E dovremmo mettere l’attacco olandese in fuori gioco”- aggiunsi,sfogliando le mie carte.
 
–“Fate in modo che mi arrivi il pallone,a tutto il resto penso io!”- esclamò Mark.
 
–“L’Olanda è uno squadrone,ma dobbiamo smetterla di avere paura”- affermò Bruce.
 
D’un tratto Rob Denton saltò sulla panca in legno dello spogliatoio urlando a squarciagola che li avremmo battuti poiché eravamo invicibili.Scettica lo osservai,mentre il Mister alzò gli occhi al cielo.
 
–“Abbiamo quarantacinque minuti”- disse Holly –“Pareggiamo,dopodichè ribaltiamo la situazione!”-
 
Tutti risposero al suo incoraggiamento.Il mio sguardo andò ad incrociarsi con quello di Benji,che per tutto il tempo era rimasto serio senza dire una parola.Gli accennai un sorriso che ricambiò.In un’altra situazione mi sarei avvicinata e lo avrei confortato.Ma in quel momento dovevo mantenere una distanza professionale.Per il bene di entrambi.Tornammo in campo e il secondo tempo cominciò.L’Olanda non aveva effettuato sostituzioni e battè il calcio d’inizio.Holly con un rapido gioco di gambe riuscì a rubare la palla ed ingannare la difesa,passandola a Mark.Fu bloccato da un difensore che non riuscì a mantenerla,presa dai piedi di Ted che senza indugio passò a Philip.Avanzò per un bel tratto,ma la difesa olandese sbaragliò il suo percorso,impossessandosi della palla e partendo in attacco.Con un gioco ineguagliabile,Julian intervenne e fece scattare il fuorigioco.Si prestò ad abbattere la punizione.Passò a Mark che sbaragliò due avversari e partì in contropiede.Credevo che ad un certo punto avrebbe provato a tirare,ma con grande sorpresa mia e di tutti,passò ad Holly che si recò in avanti.Lanciò,ma contro ogni mia aspettativa,il tiro fu parato.Il Mister si voltò verso la panchina
 
–“Denton”- disse –“Riscaldai,entrerai”-
 
L’interessato balzò in piedi e cominciò subito a riscaldarsi.Subito dopo fece la sua entrata in campo,sostituendo Carter.Riuscì immediatamente a prendere palla e partire.Scartò più volte i difensori,facendoli correre.Fu poi fermato con un brusco intervento
 
–“Ma non è fallo?”- chiesi ad alta voce,mentre il Mister diede un’occhiata torva all’arbitro che fece procedere il gioco.
 
Rob si rialzò e rincorse il calciatore fermandolo col corpo.Tirai un altro sospiro di sollievo.Ripreso il gioco,prese nuovamente possesso della palla,correndo in punti non esatti del campo,con la difesa che lo rincorreva senza mai riuscire a fermarlo se non coi falli.Sembrava più un “prendimi se ci riesci” che una partita di calcio.Poi riflettei.Era veloce.Stava sfruttando questa sua dote per stancare la difesa avversaria.Sorrisi tra me e me.Ad un certo punto,Holly e Rob partirono per il contropiede insieme.Tra i due ci furono rapidissimi scambi e il secondo avrebbe passato volentieri a Mark,che nel frattempo si era posizionato in area di rigore.Ma un colosso olandese gli fece fallo così da riuscire a rubare la palla.Diedi uno sguardo veloce all’arbitro che ancora una volta non aveva fermato il gioco.L’Olanda partì contro la nostra porta e un giocatore stava per segnare di nuovo,se non fosse stato per Rob che in un attimo si ritrovò a giocare il ruolo di difensore e prendere in pieno volto la palla che finì tra le braccia di Benji.Strinsi i denti.Temevo che si era fatto del male sul serio.Un po’ mi ricordo Bruce quando prendeva pallonate in faccia e per un attimo pensai se non fosse stato lui stesso a consigliare quella tecnica,se così può essere definita,al nuovo arrivato.Successe tutto in attimo.Benji lanciò la palla a centro campo.Holly la prese per poi proseguire in area di rigore.Scartando un difensore passò a Mark che,con un colpo di testa,passò a sua volta a Rob,giunto dal nulla.Colpì la palla con la testa e segnò il goal del pareggio.Un boato si alzò dallo stadio.Sorrisi soddisfatta,spostando il mio sguardo su Benji che aveva la mia stessa espressione.Neanche cinque minuti dopo,la partita si concluse.Mister Gamo si avvicinò all’allenatore olandese per stringergli la mano.Entrai in campo alla ricerca di mio cugino,mentre giocatori della mia squadra e non si sparpagliavano per il capo a fare reciprocamente varie cerimonie amichevoli.Quando riuscii a trovare Bruce mi fermai sul posto mentre lo osservavo chiacchierare amichevolmente con un giocatore olandese alto il doppio di lui.Ero indecisa se proseguire o meno,quando mi sentii tirare una ciocca di capelli.Mi voltai stupida,ritrovandomi alle spalle Benji,stanco e sudato.
 
–“Pensi a lui e non a me?”- mi chiese,fintamente infastidito,indicando Bruce con un ceno del capo.
 
Risi –“Ma se per tutta la partita non ho guardato che te?”- affermai.
 
Ma non sembrava convinto –“Ne dubito”- disse –“Avevi lo sguardo fisso altrove”-
 
Inarcai un sopracciglio –“Eri attento a me e non alla partita?Ecco perché ti hanno segnato”-
 
Con uno scatto mi cinse la vita con un braccio,facendomi sollevare da terra e avvicinando le nostre guance
 
–“Ti tengo d’occhio ragazzina”- mi sussurrò all’orecchio.
 
Sorridendo gli cinsi il collo con le braccia. –“Ti amo”- gli dissi senza pensarci su,lasciandomi andare a quella dolce sensazione di contatto restando con gli occhi chiusi.
 
–“Ti amo anch’io!”-
 
 
 

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Capitolo 33
*** Presente ***


*Approfittate della mia ispirazione così leggerete il nuovo capitolo appena pronto!Come avete notato tutti i capitoli sono stati narrati in prima persona,dato che la protagonista fa un resoconto di tutti i suoi ricordi.Con questo si torna al presente.Infatti,la nostra Jody,parlerà in prima persona raccontando attimo per attimo quello che le succede!Come sempre ringrazio coloro che mi lasciano sempre una recensione,mi seguono o si limitano a leggere!Un bacio a tutti*
 
La testa fa male.Sarà che ho pensato troppo.O sarà per altro.D’altronde ultimamente sono sempre stanca.E l’altro ieri ho avuto il motivo e la certezza.Sono seduta sul divano a bere il mio thè ai frutti rossi e guardare un programma in tv.Kathrin al mio fianco si sta scolando la seconda birra della serata.Ma lei è abituata.
 
–“Sono tedesca.Mi hanno battezzata nel liquore”- disse il primo periodo in cui eravamo diventate coinquiline.
 
Ha sempre cercato di farmi diventare fan dell’alcool,senza mai riuscirci.L’ultimo tentativo finì nel peggiore dei modi e cioè con la mia testa nel lavandino a vomitare anche i polmoni,mentre lei,mortificata,mi manteneva testa e capelli.
 
–“Glielo dirai?”- mi chiede la tedesca all’improvviso senza staccare lo sguardo dal televisore.
 
Sospiro. –“No non credo”- rispondo.
 
Sbuffa. –“Secondo me ti stai creando problemi inutili”- aggiunge –“Che diamine è il tuo ragazzo”-
 
Alzo gli occhi al cielo scuotendo il capo.Conosco bene il mio ragazzo.E spero con tutto il mio cuore che possa sorprendermi.
 
–“Quando sarò pronta gli parlerò”- dico convinta.
 
Ride –“Attenta che non partorisci prima”- dice –“Sai la pancia prima o poi si vedrà.A meno che tu non voglia….”- e non continua,limitandosi a voltarsi e fissarmi.
 
La guardo a mia volta arrossendo appena e portandomi istintivamente una mano sulla pancia.Non continua la frase perché sa benissimo che quello che affermerebbe sarebbe una cosa mostruosa.E io non voglio questo.Ma so anche che lo fa per spronarmi.E’ come il suo fidanzato.Amano le discussioni e avere la meglio.Bussano al citofono e salto per la paura.Kathrin poggia la bottiglia sul pavimento e con un balzo scende dal divano e corre a piedi nudi a rispondere.
 
 –“Sono arrivati”- mi dice mentre si avvia alla porta.
 
Prima di aprirla mi dà uno sguardo –“Diglielo”- dice.
 
–“No”- rispondo.
 
Sento bussare alla porta e apre.Ed ecco i nostri ragazzi profumati e stanchi dopo un altro duro allenamento.Mi alzo,poggiando la tazza di thè sul piccolo tavolino dinanzi alla tv che spengo.Mi sforzo di sorridere a Benji che lentamente si avvicina e mi dà un leggero bacio sulla bocca.
 
–“Avete già cenato?”- chiede Karl mentre cinge le spalle della sua ragazza che scuote il capo
 
–“Stavamo aspettando voi”- afferma.
 
Benji allunga le braccia per stendere i muscoli,dopodichè mi stringe
 
–“Muoviamoci allora.Sono affamato”- Avvicina la bocca al mio orecchio –“E non solo di cibo”- mi sussurra.
 
Con uno scatto mi libero della sua presa
 
–“Il microonde!”- urlo quasi –“Non abbiamo acceso il microonde!Si raffredderà tutto!”-
 
Il portiere mi osserva ad occhi spalancati e scambia uno sguardo col suo capitano che fa spallucce.Velocemente metto tutte le porzioni precotte a riscaldarsi,mentre Kathrin apparecchia la tavola.I due ragazzi si accomodano
 
–“Ragazzina”- sento gli occhi di Benji fissarmi la schiena –“non scherzavo sulla vacanza.Appena ho la pausa andiamo via.Hai bisogno di rilassarti”- dice con tono preoccupato.
 
Credo che,non essendo stupido,sa benissimo che c’è qualcosa che non va,ma non sa darsi alcun motivo.L’unico forse,è lo stress del lavoro.
 
–“Concordo aggiunge Kathrin sedendosi al fianco di Karl –“Si comporta come una donna isterica durante il periodo di gravidanza”-
 
Le mie guance diventano rosso fuoco.Benji e Karl scoppiano in una fragorosa risata
 
–“Buona questa”- afferma il secondo.
 
Il mio sguardo s’incrocia con quello della mia coinquilina che mi fissa seria.Alzo gli occhi al cielo e scuoto il capo.Con un sospiro,si alza e mi raggiunge con la scusa di prendere i piatti.
 
–“Diglielo”- mi sussurra per poi allontanarsi di nuovo.
 
 
 
Concluso il campionato mondiale under diciannove,c’erano stati dei cambiamenti che avevano totalmente sconvolto la vita di ognuno di noi.In primis, Holly aveva chiesto la mano di Patty e in men che non si dica,si sposarono.Ricordo la fretta nei vari preparativi e la madre della mia amica in preda all’isteria per non poter realizzare il matrimonio che aveva sempre immaginato per la figlia.Per non parlare di Maggie che per poco non le veniva un attacco di cuore quando seppe che suoi figlio si sarebbe sposato a soli diciannove anni.Io ed Evelyn fummo scelte come damigelle,mentre Bruce e Benji fecero da testimoni per lo sposo.Holly confessò che avrebbe voluto chiedere a Tom,ma,per una questione di “coppia”,aveva scelto il portiere dato che si trattava del mio fidanzato.A proposito,Tom si presentò al matrimonio con la sua nuova fiamma.Oserei dire la brutta copia di Patty.Non mi sta neanche così simpatica.Ma pazienza.Con lui non ho più avuto a che fare se non a livello professionale e civile.Da un lato mi dispiace sul serio.Ma dall’altro non posso farci nulla,se lui per primo si sente di comportarsi così.Quando ero presente sull’altare insieme a loro,non riuscivo a frenare le lacrime.Forse non era il matrimonio dei sogni che ogni ragazza spera,ma il volto felice di Patty,e la fierezza di Holly ogni volta che incrociava il suo sguardo,mi dava sempre più la convinzione che loro,erano e sono l’immagine perfetta dell’amore.Dopo il matrimonio passammo una settimana al mare,felici,spensierati ed ancora adolescenti.La foto sulla mia scrivania risale proprio a quella breve vacanza,che rappresentò per la coppia di sposi anche una specie di luna miele.Infatti,non molto tempo dopo,Holly dovette ripartire per la Spagna,dato che il Barcellona lo aveva acquistato.Mi venne un colpo quando,assistendo alla partita trasmessa in tv contro il Siviglia,al suo secondo goal,si mise la palla sotto la maglia per mimare la gravidanza.Ed il giorno dopo una volta chiamata la mia amica,ebbi la conferma.La mia migliore amica incinta e di due gemelli.La loro luce dopo un periodo buio.Questo perché Holly,tempo addietro,era retrocesso in serie b,a causa della presenza in squadra di un nuovo giocatore,Rivaul.Grazie al mio lavoro avevo la possibilità di farlo entrare in una squadra tedesca di serie a che lo avrebbe accolto a braccia aperte.Dovetti anche rinunciare al mio weekend di relax per volare a Barcellona insieme a Kathrin e convincerlo di persona.Ma lui aveva preferito rimanere in Spagna,giurando che se la sarebbe cavata da solo.A malincuore dovetti rinunciare ad insistere,ma fortuna volle che ritornò in prima squadra grazie all’infortunio di Rivaul.Vi starete chiedendo qual è il mio lavoro.Parson mi ha sempre consigliato di intraprendere la carriera di Talent Scout.Beh,tutti i torti non aveva.E’ quello che sono.Kathrin è una mia collega.Entrambe siamo esperte di calcio.Anche lei ci è cresciuta con questo sport,essendo figlia del vice allenatore del Bayern Monaco.Fu una sorpresa vedermela davanti quando stavo visitando l’appartamento in cui ora abito a Monaco.L’ultima volta che l’avevo vista risaliva al campionato under sedici.Negli anni era cresciuta,assumendo i tratti di una donna.E per di più si era fidanzata col Kaiser.Che coppia.Subito entrammo in sintonia,e decidemmo di diventare coinquiline.Successivamente scoprimmo di essere anche colleghe.Così avevo una nuova amica.Nonostante abitasse a Monaco dalla nascita,sentiva l’esigenza di lasciare il suo nido e trovare un appartamento per isolarsi dall’ambiente familiare che in alcuni casi può rivelarsi opprimente e trovarsi più vicina alla sede.Come ci sono finita a Monaco?Concluso il campionato under diciannove,Karl mi parlò personalmente per propormi il nuovo lavoro.Il padre gli aveva dato questo incarico,poiché,oltre alle mie capacità,in particolare era interessato a quelle di Benji che fino ad allora,aveva sempre rifiutato il Bayern.Ma se prendevano me,all’interno della Federazione Calcio Tedesca,lui non avrebbe potuto dire di no.Io ero il punto debole affermò Karl.E la sua affermazione si mostrò poi veritiera.Conclusi il master e decisi di accettare il lavoro.Di conseguenza,lui accettò di entrare nella nuova squadra.Il Bayern Monaco.Anche se ad Amburgo lasciava una parte di se e il suo migliore amico Kaltz.A dire il vero mi si spezzò il cuore ad andare via da Nankatsu.Dai miei undici anni in poi ero rinata,ero entrata a far parte finalmente di una famiglia vera.Il giorno prima della mia partenza mi ero recata al cimitero.Per la prima volta sentivo come una sensazione di dispiacere nel sapere che non avrei più potuto recarmi lì abitualmente come avevo sempre fatto.Promisi alle loro lapidi che sarei tornata.Che non li avrei dimenticati.Che sarei riuscita a perdonarli col tempo.Anche se sapevo in cuor mio che stavo promettendo a me stessa,piuttosto che  a loro.Quando i miei zii e Bruce mi accompagnarono all’aeroporto ebbi il colpo di grazia.Mio zio prese il mio volto tra le mani,costringendomi a guardarlo negli occhi
 
–“So che non vuoi sentirtelo dire.Ma somigli così tanto a tuo padre”-
 
Una lacrima scese sulla mia guancia e lui me l’asciugò.Dopodichè abbracciai mia zia presa in preda ai singhiozzi
 
–“Trova la tua strada Jody”- mi disse –“Qui ci sarà sempre la tua casa che ti aspetta.”-
 
Quando ci staccammo cercai di prenderla a ridere
 
–“Lo spero proprio!”- affermai –“Non dimenticatevi di me”-
 
-“Ma scherzi!”- m’interruppe –“Adottarti è stata una delle cose migliori della mia vita”-
 
Poi fu il turno di Bruce.Mi strinse forte
 
–“Ora chi si intrufolerà nel mio letto di notte?”- mi chiese.
 
Risi –“Credo che Evelyn prenderà volentieri il mio posto”- risposi.
 
Annuì e mi osservò serio –“Comportati bene a Monaco.E lo stesso vale per Price”-
 
Risi di nuovo –“E tu comportati bene nella nuova squadra.Non fare lo zuccone”- ribattei.
 
Aveva ricevuto una proposta da una squadra giapponese di alto livello,in cui Mister Gamo faceva da allenatore.Ma non rimase a lungo dato che subito dopo,grazie ad una buona prestazione durante il campionato,fu acquistato da una prestigiosa squadra a Tokyo.Negli anni aveva ricevuto varie offerte dall’estero,ma nessuna gli aveva particolarmente interessato.So che,però,prima o poi,emigrerà altrove.Ah Bruce….è andato così avanti che quasi non me ne sono accorta.E ora ha intenzione di sposare Evelyn.Di tutto questo lei non sa nulla.Lui,invece,non sa della mia gravidanza inaspettata.Incinta.Io.Tutto ciò è fuori dai miei piani miei e da quelli di Benji.Soprattutto del secondo.A breve concluderà il campionato tedesco ed ha già avuto un fischio nell’orecchio per le Olimpiadi di Madrid.Patty,infatti,teme di partorire in assenza di Holly.Non vorrei fare la stessa fine.Temo una sua reazione.Il famigerato SGGK padre.E’ così impegnato nella sua carriera calcistica che non avrebbe tempo per pensare ad un bambino.Oltretutto come me non ha avuto genitori presentissimi nella sua vita.Anche se William e sua madre sono brave persone dopotutto.Ed io ho avuto l’esempio dei miei zii,come Kathrin mi suggerisce.Ma chi mi dice che potrei essere un’ottima madre?Chi mi dice che non nasca in me un’indifferenza pari a quella dei miei genitori nei confronti di mio figlio?Chi mi dice che lui accetterà questa creatura?Benji non è come Holly.Spesso ci penso.Non ha minimamente accennato ad un matrimonio.Eppure abbiamo partecipato a quelli di molti dei suoi compagni,connazionali e non.Motivo in più per cui essere turbata.Avevo spiazzato la monotonia quando entrai a far parte della mia nuova famiglia.Avevo vissuto esperienze indimenticabili e fatto tesoro di ogni amicizia intrapresa.Mi ero impossessata di un master e avevo accettato un lavoro da favola,sebbene servisse solo a far si che Benji entrasse nella squadra del Bayern.Ma poi era come se il tempo si fosse fermato.Nonostante il lusso in cui vivevamo,i viaggi ed altro ancora,mi sentivo come se la mia vita si fosse trovata in un punto fermo.Senza andare avanti e rimpiangendo gli anni precedenti.Persino quelli in cui non ero relazionata con lui.Per quanto avrebbe voluto vivere così senza una svolta decisiva?Nei miei progetti c’era un matrimonio,ed invece mi ero ritrovata gravida.Ecco cosa succede a dimenticare di prendere una sera l’anticoncezionale.Se solo me ne fossi accorta prima…Patty e Kathrin sostengono che una dimenticanza può succedere e che non è detto che il portiere reagisca male.D’altronde la prima aveva la stessa paura col marito,e si rivelò tutt’altro che incupito.
Anche stanotte non ho dormito bene.Sto cominciando ad avere le nausee,ma non so se è un fattore psicologico o è la gravidanza a procurarmele prima di quanto pensassi.Lancio uno sguardo fuori,la finestra ha la tapparella abbassata di poco e noto che il cielo si sta schiarendo.Saranno le prime luci del mattino,così chiudo gli occhi e mi sforzo per dormire.Almeno un paio d’ore riesco a riposare.Avrei giurato di aver sentito bussare alla porta,ma penso che l’abbia solo sognato.Apro del tutto gli occhi e stendo i muscoli,mentre la mia mente pensa velocemente ai programmi della giornata.E’ sabato mattina e la sera stessa Benji deve disputare un’altra partita di campionato.Del tutto facile,dato che la squadra deve affrontare non era tra le più forti.Si parla inoltre che anche quest’anno il Bayern vincerà lo scudetto.Sento la porta della mia stanza aprirsi e convinta che sia Kathrin mi copro il viso col cuscino per non farmi invadere dalla luce che proviene dall’ampia cucina.Il nostro appartamento equivale a due camere da letto,un bagno e un lato cucina che consiste anche al salotto.Ma non ce ne lamentiamo.Dopotutto lo adoriamo e stiamo anche pensando,un giorno,di comprarcelo.Sento al mio fianco  un peso che si è accomodato.
 
–“Ancora non lo voglio il caffè!”- esclamo,premendo sempre più il cuscino sul volto.
 
Questo mi viene tolto e quando riapro gli occhi mi trovo davanti Bruce.Li spalanco e urlo dalla gioia,circondadogli le braccia col collo.
 
–“Ma non dovevi arrivare domani?”- grido per la felicità della sorpresa.
Kathrin sorridente ci osserva,restando poggiata con la spalla destra sulla porta a braccia incrociate.Indossa la vestaglia,il che significa che probabilmente stava a poltrire nel letto anche lei fino a poco tempo fa.
 
–“Sono riuscito a liberarmi prima e ho preso il primo biglietto aereo”- dice mio cugino ridendo.
 
Mi libero dalla nostra stretta e lo guardo stupida –“Direttamente dalla Corea?”- gli chiedo.
 
Annuisce senza smettere di sorridere.La sua squadra ha disputato un’amichevole con una coreana il giorno precedente e,ovviamente secondo Bruce,la sua ha vinto senza problemi.Ci alziamo dal letto dirigendoci in cucina.Si accomoda al tavolo mentre io e Kathrin prepariamo la colazione.Si chiacchiera del più e del meno.
 
–“Visto che sono arrivato prima”- afferma Bruce –“Devo prenotare subito in albergo”-
 
Mi volto a guardarlo torva
 
–“Ma non esiste!Dormi qui!Almeno questa volta accontentami”- dico.
 
Tutte le volte che è venuto a trovarmi,in alcune con Evelyn,aveva sempre prenotato una stanza ad un residence costoso a pochi passi dalla sede in cui lavoro.Conosciuto tra l’altro per il fatto che ospita spesso personaggi famosi,la maggior parte inerenti al calcio.Ride
 
–“Se per la tua coinquilina non c’è problema”- afferma,dando uno sguardo rapido a Kathrin al mio fianco.
 
Si volta sorridente –“Assolutamente Bruce.Puoi restare tutto il tempo che vuoi”- esclama.
 
Incrocio le braccia al petto e osservo mio cugino soddisfatta,mentre lui scuote il capo senza far scomparire il sorriso dal suo volto.
 
 
Qualche ora dopo,stiamo pranzando in un ristorante al centro della città.Per tutta la mattinata siamo andati in giro per negozi,facendoci prendere dallo shopping.Kathrin,volendo concedermi del tempo da passare con mio cugino,se n’è andata dai genitori.
 
–“Ti sei deciso allora?”- gli chiedo posando il cucchiaino con cui sto gustando il dolce appena servitomi.
 
Annuisce capendo subito a cosa mi riferisco
 
–“Certo che si!”- esclama –“Sono venuto anche per parlarne con te.Anche se ne ho discusso a lungo con Benji”-
 
Abbasso lo sguardo sul mio dolce
 
 –“Mi ha accennato qualcosa”- dico –“Sembra parecchio divertito a riguardo”-
 
Ride. –“Mi divertirò anch’io a prenderlo in giro quando ti chiederà di sposarlo”-
 
Rialzo gli occhi posandoli su mio cugino che alla mia espressione smette di ridere e mi guarda turbato
 
–“Se non ti conoscessi abbastanza”- dice –“Direi che hai qualche dubbio”-
 
Sospiro. –“Non ti sbagli”- affermo.
 
Sorride beffardo –“Credi davvero che non vi sposerete mai?”- mi chiese con tono ironico
–“Andiamo!Succederà quando meno te l’aspetti.Basta pensare a com’è andata tra Holly e Patty”-
 
Faccio un breve sorriso nel pensare ai miei due amici che presto diverranno genitori,ma poi questo scompare.
 
–“Non lo so Bruce”- dico guardando un punto vuoto fuori per quello che la finestra mi permette di vedere. –“Ci sono alcune cose che complicano la situazione”-
 
-“Che intendi dire?”- mi chiede.
 
Capisco dal tono di voce che sta cominciando a preoccuparsi.Torno a guardarlo seria.
 
–“Sono incinta Bruce”- dico d’un soffio.
 
Spalanca occhi e bocca,finchè quest’ultima non si allarga per mostrarmi un ampio sorriso
 
–“Ma è una notizia magnifica!”- esclama ad alta voce facendo voltare per lo stupore qualche persona seduta ai tavoli vicini –“Il portiere non mi ha detto nulla!Sicuramente ha aspettato che tu….”- ma s’interrompe,constatando che sul mio volto non vi è alcuna espressione felice.
 
–“Lui non lo sa”- confesso sospirando. –“Non so come dirglielo”-
 
Si gratta il capo abbassando lo sguardo mentre continuo ad osservarlo.E’ confuso.
 
–“Non capisco”- dice –“Qual è il problema?”-
 
Poggio la schiena sullo schienale della comoda sedia imbottita sbuffando
 
–“Il problema è che sta rincorrendo il quarto scudetto consecutivo.Tra poco cominciano le Olimpiadi di Madrid e andrà su tutte le furie quando saprà della gravidanza.Solo perché ho scordato la pillola per una sera”-
 
Mi passo una mano tra i capelli esasperata.Piangerei se non mi trovassi in un luogo pubblico.
 
 –“Dai non dire così”- mi dice allungando una mano per afferrare la mia –“Probabilmente stai ingigantendo la cosa”-
 
Sospiro guardandolo negli occhi –“Io non so come si cresce un bambino”- aggiungo –“E nemmeno lui.Sai poi che genitori ci siamo ritrovati.”-
 
Sembra rifletterci su,continuando a stringermi la mano.
 
–“Sicuramente i suoi non sono genitori da premio nobel,ma sono comunque brave persone.Per quanto riguarda te non devi farti influenzare da quello che ti è successo in passato.Tu sei buona e non lasceresti mai un bambino al suo destino senza curartene.Mamma e papà ti hanno cresciuta con dei valori.Se non li avessero avuti loro per primi non ti avrebbero mai adottata.E poi dimentichi la parte più importante”-
 
Lo guardo interrogativa,mentre lui lascia andare la mia mano e si stiracchia con un sorriso soddisfatto sul volto
 
–“Sarebbe?”- gli chiedo.
 
–“Uno zio più figo di me dove lo trova questo bambino?”- afferma.
 
Scoppio in una fragorosa risata.E’ sempre il solito.
 
–“Ricordi quando credevi che Benji non ti ricambiasse?”- mi chiede improvvisamente.
 
Faccio cenno di si con la testa.
 
–“Mi sa che ti sbagli anche stavolta.Ti ama e crescerà con te vostro figlio”-
 
Sento una fitta al cuore.Nostro figlio.Porto una mano sulla pancia,dandole una breve carezza.
 
 
La giornata è passata velocemente.Mi ritrovo in camera di Kathrin alle due di notte intenta ad andarmene a dormire.Per questa volya dormiremo assieme,così da lasciare a Bruce la mia camera tutta per sé.La mia coinquilina,stremata,è già stesa sul letto,coprendosi gli occhi col braccio a causa della luce che le procura fastidio.
 
–“Quando Benji ha subito fallo da quel tipo per un momento mi sono spaventata”- afferma con tono sonnolente.
 
Ripenso alla scena.Durante la partita,vinta dal Bayern come tutti ci aspettavamo grazie ad una tripletta del Kaiser,un attaccante della squadra avversaria non si era fermato in tempo andandogli addosso.Ciò aveva procurato un’ammonizione per l’avversario.Ma fortunatamente Benji non aveva recato nessun danno.Dopo la partita siamo andati a cena tutti insieme.Di tanto in tanto sia Bruce che Kathrin mi davano delle occhiate preoccupate.La pizza,infatti,mi aveva procurato della nausea tanto che subito dopo ho dovuto sostituirla con un’insalata leggera per non restare a stomaco vuoto.Il mio ragazzo aveva preso la cosa con semplicità,pensando che forse avevo avuto un leggero attacco allo stomaco.Sospiro e spengo la luce mentre mi infilo nel letto.
 
–“Si anch’io”- rispondo a Kathrin che nel frattempo sta prendendo la via del sonno.
 
Pochi attimi dopo si addormenta completamente.Cerco di fare lo stesso,ma non ci riesco.Sbuffo.Mi giro e rigiro ma niente da fare.Decido di alzarmi,uscendo dalla stanza in punta di piedi.Do’ uno sguardo all’immensa stanza mentre i miei occhi si abituano al buio.Non ho voglia di nulla.Solo di una cosa.Silenziosamente mi dirigo in camera mia e chiudo delicatamente la porta.Mi stendo alle spalle di Bruce che sembra dormire tranquillo.Gli circondo la vita col braccio destro,ma quando incrocia le sue dita della mano con le mie,capisco che è ancora sveglio.
 
–“Non riesci a dormire?”- mi chiede a bassa voce.
–“No”- rispondo.
 
Mi stringo di più a lui.
 
–“Ho paura Bruce”- confesso.
 
Sospira –“Non devi averne”- mi rincuora –“Non sei sola”-
 
Non dico più nulla e chiudo gli occhi.Poco a poco il sonno prende il sopravvento.
 

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Capitolo 34
*** Epilogo ***


*Ed eccoci giunti all'ultimo capitolo!Una parte del mio cuore è rimasta in questa storia!Mi dispiace lasciare la mia Jody,ma prima o poi ogni ciclo ha una sua conclusione.Se sono arrivata fin qui è solo grazie a voi,che in questo momento state leggendo.Sono sempre stata convinta che i giri di parole sono inutili,quindi non mi resta che dirvi grazie,di cuore,per avermi seguito,e dato la soddisfazione di aver regalato piccoli momenti di divertimento.Godetevelo tutto!Lo dedico ad ognuno di voi!Un bacio a tutti*
 
 
Il soggiorno di Bruce è quasi giunto al termine.E’ l’ultima sera,abbiamo cenato fuori e stiamo passeggiando per le strade di Monaco.Il tempo ha dato una tregua alla città,come se sapesse che mio cugino avrebbe fatto visita.Osserva ogni angolo delle strade con meraviglia.Gli è sempre piaciuta,dal primo momento in cui ci aveva messo piede.Un po’ mi ricordò la sua espressione di stupore,quando arrivammo a Parigi.Siamo soli,dal momento che nessuno voleva fare da terzo incomodo.Persino Benji ha deciso di lasciarci i nostri spazi.Giungiamo dinanzi ad un parco.Entriamo e ci accomodiamo sulla prima panchina in legno che troviamo libera.
 
-“Credi che le piacerà l’anello che abbiamo preso?”- mi chiede d’un tratto,osservando le persone che passeggiano.
 
Lo guardo sarcastica –“Con quello che ti è venuto a costare”- affermo.
 
Ride.-“Patty conosce i gusti di Evelyn più di noi,ma non volevo volare fino in Spagna”- dice.
 
Distolgo lo sguardo,mentre osservo le numerose coppie che camminano lentamente prendendosi per mano.
 
–“In verità sei capace di fare qualunque cosa Bruce.”-
 
Alla mia affermazione ride di nuovo -“Ho preferito condividere questa cosa con te”- afferma.
 
-“Se accetta,il che è ovvio,per quando vuoi fissare la data?”- gli chiedo curiosa.
 
Sembra pensarci su. –“Dopo le Olimpiadi”- risponde.
 
–“Così tardi?”- chiedo ancora.
 
Annuisce
–“Voglio un matrimonio fatto bene.Non frettoloso come quello di Holly.Così avremo tutto il tempo per organizzarci”-
 
Il silenzio diviene padrone,mentre osserviamo dinanzi a noi.Noto una ragazza con un pancione,abbracciata a quello che dovrebbe essere il suo fidanzato.Una sensazione di spavento comincia ad invadermi e cerco di calmarmi con un profondo sospiro.Bruce se ne accorge e si volta guardarmi
 
–“Quando hai intenzione di dirglielo?”- mi chiede.
 
Ha notato anche lui la coppia.Faccio spallucce e scuoto il capo.Non lo so.Ecco la mia risposta.Non ho il coraggio.Sospira e osserva il cielo velato di stelle luminose.
 
-“Ricordo quando ti vidi la prima volta”- dice –“Avevi la stessa espressione spaventata”-
 
Mi volto a guardarlo
 
–“E’ così”- affermo.
 
Sorride. –“Quando mamma e papà mi dissero che saresti venuta a vivere con noi feci i capricci”-
 
Strabuzzo gli occhi per la sorpresa.
 
–“Non me l’ha mai detto prima d’ora”- dico,alzando di poco il tono della voce,facendo voltare qualcuno incuriosito.
 
Mai avrei immaginato una confessione del genere.E mai mi ero chiesta come Bruce avesse reagito quando seppe di me.
 
–“Sai”- aggiunge –“Ero l’unico figlio di famiglia e non avevo ben accettato la tua adozione.Holly e Patty erano testimoni delle mie lamentele.Fino a pochi attimi prima del tuo arrivo a Nankatsu avevo anche avuto una discussione con mamma.”-
 
Smette di parlare,tornando a guardarmi,con un sorriso gentile stampato sul volto.
–“Poi però ti vidi e qualcosa scattò in me”-
 
Annuisco stando ben attenta a ciò che mi sta raccontando.
 
-“Eri così piccola e spaventata e pensai che dovevo essere gentile con te”-
 
Inarco un sopracciglio
 
-“Gentile?”- ripeto ironica –“Ma se dicesti che razza di nome è Jodelle?”- Cantileno l’ultima frase cercando di imitare la voce stridula di un bambino capriccioso.
 
Ride di gusto.
 
-“Ammettilo”- dice –“Ti ho migliorato la vita quando ti ho battezzato Jody”-
 
Scuoto il capo e alzo gli occhi al cielo,sorridendo divertita.La sua Jody,penso.
 
-“Sin da piccola hai dovuto portare un peso sulle spalle.Hai conosciuto il dolore troppo presto.Non meritavi anche la mia ostinazione”- aggiunge.
 
Sospiro. –“Anche tuo padre ha sofferto tanto.”- affermo.
 
Annuisce –“Già”- ammette con un bisbiglio.
 
Restiamo di nuovo in silenzio quando d’improvviso mi chiede
 
–“E se Benji ti chiede di sposarlo?”-
 
Il battito del mio cuore accelera.
 
-“Direi di si,non è un segreto”- rispondo –“Ma non ho idea se ha intenzione o meno”-
 
Scoppia in una fragorosa risata e lo guardo con aria di rimprovero
 
–“Cosa c’è da ridere?”- gli chiedo con un tono leggermente infastidito.
 
Scuote il capo.
 
-“ Chissà se Benji mi ama”- comincia ad imitarmi,modificando il tono di voce cercando di sembrare una femminuccia in calore –“Chissà se mi ricambia.Chissà se mi sposerà”-
 
Cerco di colpirlo sul braccio,ma con riflessi pronti si scansa.Il mio viso è arrossato.Colpa della sua deficienza.
 
–“Non preoccuparti Jody”- mi dice facendomi l’occhiolino,smettendo di scherzare –“Quando meno te l’aspetti ti stupirà.Come ha sempre fatto.Quel portiere la sa lunga”-
 
Lo guardo curiosa.E’ fermamente convinto di ciò che dice.Ma tutta questa sicurezza da dove se la fa uscire?Magari ne avessi un quarto di quella che ha lui.
 
–“Se non fossimo cugini ti sposerei io.Una donna come te non si trova facilmente”- afferma.
 
Sorrido divertita.Mi avvicino e poso la mia testa sulla sua spalla.Allunga un braccio cingendo le mie e poggia il mento sul mio capo.
 
 –“Mi hai davvero migliorato la vita Bruce”- affermo.
 
Non posso guardarlo in viso,ma sono più che sicura che in questo momento sta sorridendo.
 
 
I giorni passano,il lavoro mi infastidisce,le nausee aumentano,Kathrin mi mette ansia.Comincio ad avere sbalzi di umore e voglie di ogni tipo.Dal dolce al salato,dal salato al dolce.Se mangio vomito.Se non mangio ho fame.O meglio,abbiamo fame.Sono passate due settimane e ancora non gli ho detto nulla.Andrà a finire seriamente che lo scoprirà quando vedrà la pancia gonfiarsi.A Patty è sfuggita la cosa di bocca ed Holly l’ha saputo.Gli ho sinceramente scongiurato di non rivelare niente a nessuno.Nemmeno i miei zii sanno quello che mi sta accadendo.Bruce per questa volta si sforzerà.E poi è totalmente preso dall’euforia di un prossimo matrimonio,dato che Evelyn ha accettato entusiasta.Il campionato tedesco è in pausa.Giocherà la nazionale tedesca e l’unico impegnato in questione è Karl.Benji voleva prenotare un weekend solo per noi due,ma gliel’ho impedito.Non me la sento.Ora che non è preso dal calcio,le sue attenzioni mi danno quasi su i nervi.Mi sento come se mi stesse perennemente addosso.E’ sempre stato un gran osservatore.Nota tutto,non gli sfugge nulla.Ad aggiungersi alle varie note dolenti,ha insistito affinchè andassi a vivere da lui per i prossimi giorni,dato che a casa sono sola.Kathrin è andata al ritiro con la nazionale,approfittando del fatto che alla figlia del vice allenatore del Bayern,danno trattamenti di favore.Tutto questo solo per stare con Karl.Tuttavia,nonostante la lontananza non smette di chiamarmi e di incoraggiarmi per dire della cosa al portiere.Se continua finirò per ammazzarla seriamente.Ma da un lato la comprendo.E’ sempre stata molto apprensiva nei miei riguardi.Ai tempi del campionato under sedici avrei descritto Kathrin come una ragazza fredda.Fu quasi uno shock trovarmela nello stesso appartamento.Ma quando le proposi di dividerlo,nonostante la conoscevo da pochissimo,accettò volentieri.Mi sorrise sincera e il mio cuore si squagliò.In certi casi mi ricorda molto Patty.Aggressiva se è necessario,ma estremamente dolce quando si tratta di affetto.Grazie alla sua amicizia,non mi sono sentita sola.Avevo Benji certo,ma un’amica può sempre essere utile per il tuo umore.Ne abbiamo combinate di tutti i colori.Non si direbbe,ma a volte è una bambina.Sempre voglia di giocare e scherzare.Quando Patty venne a Monaco per farmi visita,mi sembrava di avere due bimbe in casa.Per non parlare di quando volammo a Barcellona,per convincere Holly a cercare altro quando andò in retrocessione.Fu costretto a dormire sul divano,dato che occupammo la stanza da letto.Sua moglie,la sua migliore amica e la fidanzata di Schneider lo avevano spodestato.
Sono seduta sul letto di Benji.Attendo che la cena sia pronta dato che stasera tocca a lui.Ho chiamato Maggie.Anche se il fuso orario è inconcepibile,mi ha comunque calorosamente accolta al telefono.Avevo bisogno di sentire una voce materna.Non che mia zia non ce l’abbia.Ma il rapporto con Maggie si è sempre basato su una confidenza istintiva,sin dal primo momento che la conobbi.Le ho detto della gravidanza e poco ci mancava che urlasse dalla gioia.Suo figlio e l’amica che aspettano di diventare genitori.Ma constatando il mio silenzio dinanzi alla sua felicità,ha compreso che non sono entusiasta.Ho spiegato che ho paura,riferendomi anche ai miei genitori.Non mi ha risposto diversamente da come hanno fatto gli altri,ma stranamente,detto da lei suonava tutto secondo un’altra melodia.I miei zii mi hanno cresciuta,sono diventata una persona fantastica e di conseguenza sarò una madre eccezionale.Parole sue.Devo solo cacciare il coraggio di dirlo a Benji.Mi alzo sbuffando e percorro un giro per la casa cercando di calmarmi.Ultimamente mi ci vuole poco per agitarmi.Solitamente solo il calcio mi rendeva nervosa.
Casa di Benji consiste in una villetta fatta di un solo piano,con tanto di giardinetto all’entrata.Non molto diversa da quella in cui abitava ad Amburgo,solo che era a due piani.Quando venni a Monaco,la decisione di non vivere assieme fu presa da entrambi.Stavamo per iniziare una nuova vita,e stare assiduamente con lui mi avrebbe dato una sicurezza che,a dire il vero,avevo bisogno di acquisire da sola.Dalla morte dei miei genitori,mi ero sempre poggiata sull’aiuto dei miei zii e questa mia scelta era dettata in parte,anche dal fatto che volevo mostrare loro,che la nipote cresciuta come una figlia poteva cavarsela da sola.Poteva fare a meno del suo fidanzato e vivere con le proprie forze.Volevo dimostrare ciò anche a lui.La “ragazzina” in questione poteva stravolgere il mondo se lo voleva.O almeno così la pensavo.E adesso?I miei pensieri vengono interrotti quando sento da lontano la voce di Benji.Il richiamo ragazzina,mi fa dirigere in cucina.Strabuzzo gli occhi quando vedo che sul tavolo non c’è assolutamente nulla.Dò uno sguardo ai fornelli.Niente.Mi focalizzo su di lui,che sta in piedi poco distante da me,con le mani nelle tasche della tuta.
 
-“Ma non dovevi cucinare tu?”- gli chiedo scettica,inarcando un sopracciglio.
 
Comincio a sentirmi arrabbiata,ma cerco di non fare scenate.Non so se sono io,o il bambino.Il fatto è che sono affamata.Sospira.
 
-“L’intenzione era quella”- risponde –“Ma in verità sono stato tutto il tempo a rimuginare”-
 
Sbatto le palpebre perplessa –“Cosa?”-
 
Abbassa per un secondo lo sguardo,per poi rialzarlo su di me.E’ serio.Ora alla rabbia si sta sostituendo la paura.
 
–“Ragazzina,io….”- e si blocca.
 
Incrocio le braccia al petto,fissandolo preoccupata.
 
–“Benji!”- lo richiamo,quasi come un rimprovero.
 
Sospira di nuovo. –“E’ da un po’ che ci penso”- dice –“e voglio dare una svolta alla mia vita”-
 
Non capisco dove vuole andare a parare.
 
–“Vuoi cambiare squadra?”- gli chiedo,pensando che si riferisse al calcio.Riceve tantissime proposte e le rifiuta.
 
Ha sempre detto di voler restare in Germania,la sua seconda dimora familiare.Scuote il capo.
 
 –“Riguarda la mia vita privata”- afferma serio. –“Riguarda noi due”-.
 
Noi due?Che vuol dire?Gli occhi mi si spalancano e il  battito cardiaco comincia ad accelerare.Faccio un profondo respiro e mi siedo,spostando di poco la sedia in legno.Delle vampate mi invadono.E se Bruce si stesse sbagliando?Ma perché poi mi sto agitando così?Ancora non ha detto nulla che già mi ritrovo in fase da ricovero.Mi è passata la fame.Sarà la gravidanza.Ogni mio sentimento viene amplificato.Altro che ciclo mestruale.Mi passo una mano tra i lunghi capelli e sbuffo.
 
 –“Benji”- dico con tono minaccioso –“ti prego di venire al dunque perché….”- ma m’interrompo guardandolo incuriosita quando afferra la mia mano sinistra posata fino ad un momento prima sulla fronte.
 
Il cuore che stava a scoppiarmi nel petto,man mano sale in gola.Dalla tasca della tuta caccia un anello.Piccolo,ma con una pietra luminosa.Me lo infila all’anulare.
 
-“Ragazzina”- dice –“Vuoi sposarmi?”-
 
La mia bocca è talmente aperta per lo stupore che potrebbe entrarci una colonia di api.Mi ci vuole un po’prima che il mio cervello collega le parole appena udite.Benji.Io.Matrimonio.Dovrei dire di si saltando dalla sedia per atterrare tra le sua braccia felice.Eppure mi viene in mente solo una cosa.La sua presa si fa più forte.Si sta innervosendo?
 
-“Devi dirmi si o no ragazzina”- aggiunge con un leggero tono scoraggiato.
 
Lo guardo perdendomi nei suoi occhi,mentre inarca un sopracciglio cercando di indagare nei miei pensieri nascosti.Alzo le spalle e finalmente gli dò una risposta
 
 –“Sono incinta”-
 
*
 
Distesa sul letto della mia minuscola camera a Nankatsu,cerco di respirare a pieni polmoni l’aria fresca che arriva da fuori,grazie alla finestra aperta.Col braccio destro copro gli occhi,mentre con la mano sinistra mi accarezzo la pancia.Ormai sta crescendo.Secondo Patty le nausee e i giri di capo sono sintomi che possono scomparire dopo i primi mesi.Spero che abbia ragione,perché non ho voglia di vomitare e vedere doppio per gli altri cinque mesi restanti.Le manca pochissimo.La sua pancia è così grande che sembra debba rompersi come una palloncino da un momento all’altro.Non è stata molto entusiasta quando ha saputo che aspettavo un maschio.Nella sua fantasia si era già immaginata uno dei suoi gemelli accoppiato con quella che avrebbe voluto una mia bambina.Ma subito dopo,ridendo,affermò che d’altronde potevo avere benissimo un’altra gravidanza in futuro e che quindi il suo sogno non sarebbe stato del tutto surreale.Sospiro e mi metto a sedere,cercando di riprendere l’equilibrio.I miei occhi indugiano sui due anelli che porto all’anulare.Quello del mio fidanzamento ufficiale sopra,e la fede sotto.Mi piacciono entrambi e non voglio rinunciare a nessuno dei due per un solo giorno.Così li indosso sempre all’unisono.Mi scappa un sorriso se penso al mio matrimonio.Una guerra lampo.Neanche il tempo di dirgli che ero incinta,che tre settimane dopo siamo convolati a nozze.Per lo stupore di tutti tra l’altro.La reazione di Benji,però,non fu molto drastica come me la immaginavo.Certo un bambino non era nei suoi piani,ma prima o poi il pensiero avrebbe sfiorato entrambi.Quando parla della gravidanza usa termini tecnici come se si stesse psicologicamente preparando per una partita.Ma non se l’è fatto dire due volte,quando gli ho chiesto di sposarci quanto prima.Un po’perché a mio avviso era inutile aspettare,a differenza di Bruce che attenderà solo dopo le Olimpiadi di Madrid.Un po’ perché non volevo sposarmi col pancione o con mio figlio tra le braccia.Mi ero promessa che,quando sarebbe nato,non avrei avuto occhi,cuore e tempo che per lui.E la cerimonia nuziale non doveva distrarmi.Con la coda dell’occhio noto una sagoma.Mi volto e gli sorrido.Vestito comodamente in tenuta sportiva,con tanto di berretto,braccia incrociate al petto,spalla sinistra poggiata sullo stipite della porta.Sorriso beffardo.
 
–“Sei ancora tra noi ragazzina?”- cantilena come per prendermi in giro.
 
Quando sto male cerca in tutti i modi di nascondere la preoccupazione e sdrammatizzare la cosa.Andare in ansia non serve a nulla.E Benji Price non è mai stato un tipo ansioso.Per un attimo penso a quando mi aspettava all’altare,vestito con un elegantissimo e costoso smoking,mentre lo raggiungevo scortata sottobraccio da mio zio.Sospiro dandomi una breve carezza sulla pancia
 
–“Il caldo non aiuta purtroppo”- affermo.
 
Inarca un sopracciglio
 
–“Per forza”- ribatte –“Sei chiusa qui dentro,secondo me ti ci vuole una passeggiata”-
 
Alzo gli occhi al cielo.Da quando sono incinta sono diventata esageratamente pigra.Si avvicina mi afferra per una mano,facendomi alzare e mi stampa un bacio in piena fronte.
 
–“Su andiamo!Ti porto in un posto”-
 
Lo guardo interrogativo,ma il suo sorrisino malizioso mi fa comprendere che sarà una sorpresa.Ci dirigiamo al piano di sotto,passando per la cucina.Mia zia è intenta a sfogliare l’album del matrimonio studiandosi ogni qual volta compare la sua figura.In quelle in cui,a sua detta,è venuta male,esprime un commento scettico sulla bravura del fotografo,facendo ridere il marito,seduto sulla poltrona poco distante,mentre si gusta il gelato comprato per quel giorno.Era da tanto che non tornavo a casa.E la riunione dei convocati in nazionale per le Olimpiadi di Madrid organizzata da Parson è stata la scusa ideale per rimpatriare.Eravamo tornati solo da due giorni e sia io che Benji avevamo deciso di restare ognuno a casa propria.Bruce non arriverà prima di domani,così mi ritrovo tutte le loro attenzioni.Avevo passato le ultime ore facendo tutto ciò che per me era stato parte della quotidianità prima di partire per Monaco.Stando al piccolo ristorante,un caffè con Patty ed Evelyn,approfittando dell’assenza di Holly e di mio cugino,incontro al campetto dove eravamo soliti giocare con gli altri compagni della New Team ed infine,una visita al cimitero.In mia assenza,mio zio non era venuto meno alla sua abitudine.
 
–“Jody”- mi richiama la moglie con una voce stridula.
 
Mi avvicino,focalizzando lo sguardo nello stesso punto in cui si trova il suo.Ossia,sulla foto della torta.
 
–“Credi che modificando questa,posso risultare più magra?”- mi chiese.
 
Scuoto il capo sorridendo divertita
 
–“Non capisco questa tua bassa autostima”- affermo –“Stai benissimo in foto così come quel giorno”-
Quel giorno.
 
Mia zia aveva indossato i panni della madre anche per i preparativi al mio matrimonio.In qualche modo è comunque diverso dal figlio maschio.Con Bruce non proverebbe mai la stessa adrenalina che provava nel momento in cui era seduta nel comodo divano del negozio d’Atelier Fiori d’Arancio a Monaco,mentre attendeva di vedermi con l’abito che avevo scelto.Di un bianco non troppo chiaro,stretto al seno e in vita,con maniche ricamate di pizzo e la gonna che scendeva lunga e morbida.Il velo era in programma,ovviamente.Per tradizione mi fece indossare un ferma capelli che utilizzò quando convolò a nozze,dato che la mia pettinatura consisteva in un morbido chignon.Inoltre indossai anche le perline che mi aveva regalato il giorno in cui divenni sua figlia a tutti gli effetti.Ammetto che,per un solo momento,avevo pensato a mia madre.Il matrimonio di una persona dovrebbe essere uno di quei momenti che unisce madre e figlia.Sicuramente,per quel poco che conoscevo di lei,mi avrebbe consigliato le tendenze del momento con fare da snob,sottolineando che non avrei potuto comunque risaltare quanto lo aveva fatto lei.E mio padre?Avrebbe condotto me all’altare?Scuoto leggermente il capo per scacciare via questi pensieri.Benji se ne accorge
 
–“Noi andiamo a fare una passeggiata”- interviene avvicinandosi e cingendomi le spalle con un braccio.
 
Salutiamo i miei zii velocemente e saltiamo in auto.Parliamo principalmente della convocazione di Parson,quando d’un tratto sbatto le palpebre perplessa osservando fuori dal finestrino.Riconosco il quartiere e i miei occhi ricadono immediatamente sul parco.Solo che è diverso.E’ stato ristrutturato.I cancelli sono aperti e da lontano il verde chiarissimo risplende.Persone che entrano o escono.La maggior parte bambini.Benji parcheggia,ha un sorriso soddisfatto stampato sul volto.
 
–“Ieri per caso ci passai e lo notai”- afferma guardandomi per un momento per poi voltarsi verso il parco.Senza dire nulla scendo dalla macchina e lui fa lo stesso.
 
Attraversiamo ed entriamo.Tantissimi fiori sono stati piantati,di colori vivaci.Ai lati della stradina di cemento ancora fresco,sono state collocate della panchine in legno,su cui sono accomodate persone che leggono,o gustano un gelato.Delle coppie si scambiano dolci effusioni o si tengono semplicemente per mano mentre osservano i bambini giocare sulle parti del prato percorribile.Camminando lentamente e tendendoci per mano,arriviamo nel punto in cui da bambini giocammo,ritrovandoci per puro caso.E successivamente,sempre qui,confessai a Benji del mio trascorso con Tom.Una coppia di ragazzini gioca a calcio.La bambina cerca di tirare quanto più forte possibile,mentre il compagno riesce a parare senza ostacoli,sorridendo compiaciuto e prendendo in giro con delle battute,di tanto in tanto,la sua amichetta.Sorrido.Un po’ ricordano me e lui quella sera.Ci accomodiamo su una panchina poco distante e li osserviamo.
 
–“Quando nascerà potremmo portarci il ragazzino”- afferma il portiere d’un tratto.
 
Annuisco non smettendo di osservare la scenetta.
 
–“Credi che giocherà?”- mi chiede.
 
Mi volto a guardarlo e la sua espressione titubante mi fa morire dal ridere.Inarca un sopracciglio
 
–“Ho fatto una domanda stupida?”- mi chiede ancora.
 
Scuoto il capo
-“Credo che non avrà scelta”- rispondo soffocando le risa –“Con due genitori come noi,dovrà uscire per forza con un pallone al posto del cuore”-
 
La mia affermazione lo contagia nel divertimento.Il silenzio si fa padrone.I bambini smettono di giocare e si allontanano,continuando a stuzzicarsi in modo scherzoso.
 
–“Immagina”- gli dico –“Jason alto quanto quel bambino mentre gioca”-
 
Benji mi cinge le spalle e io poggio il capo sulla spalla larga.
 
-“Tutto suo padre ragazzina”- afferma.
 
Alzo gli occhi al cielo e sospiro per poi sorridere beata.Il nome di nostro figlio è stato un argomento delicato.Personalmente parlando non ce n’era nessun in particolare che mi piacesse.Neanche William.Stavo per considerare seriamente il nome di mio zio,quando quest’ultimo,sotto accordo di Benji,mi consigliò di chiamarlo Jason.Mio padre.Ci avevo pensato per pochissimo e avevo subito accettato.E’ come se mio figlio,portando il suo nome,crescendo col nostro amore,gli desse un nuovo valore che per anni avevo cercato di evitare.Una seconda possibilità a lui,che non c’è più.Non ero mai stata particolarmente legata alla mia vecchia famiglia.Probabilmente,o anzi,sicuramente,perché era come se non ne avevo una.Ma poi ho conosciuto l’amore genitoriale,quello che possono darti persone che,al di là dei legami di sangue,ti crescono come figlio proprio.Ed io avrei fatto lo stesso per il mio e di Benji.Adesso ho la mia nuova famiglia.
 
 
Fine  
 

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