ma se l'amore fa male, allora perché passiamo la vita a cercarlo?

di _Dreamer97
(/viewuser.php?uid=816470)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Vanessa ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: E nessuno ti abbraccia mai. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Perché tu mi mancheresti comunque. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Ho il tuo sorriso incastrato negli occhi. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 : Jeremy ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Potrebbe essere dannatamente sbagliato. ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


"Piacere Jeremy." aveva gli occhi verdi e i capelli ricci e castani. Rimaso a fissarlo per un po' come un'idiota.
"Ohw, piacere io sono Vanessa." Mi sorrise. Dio, quanto era bello.
Rimanemmo li a prendere un caffè insieme, mentre aspettavamo che la campanella suonasse.
Lo avevo notato da quando ero in questa scuola, al primo anno. E ora lui era all'ultimo mentre io ero al quarto, e che si fosse accorto di me mi pareva così surreale.
Poi la campanella suonò e le nostre strade si divisero.
Salii in classe e andai a sedermi accanto a Sara e Stefano come mio solito, ma decisi di non dire niente di quanto successo, che poi io stavo ancora male per Mattia. O almeno credo.
Sara mi passò il telefono: "Guarda qua, lo stronzo sta già assieme ad un'altra!"
"Ma dai Sara, è una 2000 ha 4 anni in meno di lui, boh io non ho parole. Sapevo che il mio ex ragazzo fosse un coglione ma ripiegare su una di 14 anni mi fa davvero pena. Bah!"
Sara annuì senza dire una parola e poi la lezione di matematica ebbe inizio.
Per tutta la durata del tempo avevo fissi in testa gli occhi verdi di Jeremy ed il suo sorriso, ma non dovevo farmi illusione poiché tutti sapevano che razza di coglione fosse quel ragazzo che prendeva le ragazze e le gettava via come se niente fosse, quindi perché avrebbe dovuto prendersi davvero per me? L'ultima cosa di cui necessitavo era uno stronzo che mi facesse soffrire, porca troia, dovevo riuscire a togliermi le sue espressioni mentre parlava dalla testa.
Così come il suo modo di passarsi le mani fra i capelli.
Dio quei capelli. E Dio, quelle mani. E i suoi occ..
"Vane!" strillò Sara.
E io sobbalzai: "Oh sono due ore che ti chiamo.. ci sei?"
"Si, scusa. Che c'è?"
"Non lo so, sei strana.. assorta nel tuo mondo. È successo qualcosa? Forse la storia di Mattia con la 2000 ti ha sconvolta?"
"Forse sì, giusto un po'. Ma comunque non è per quello, è solo che stanotte non è che ho dormito molto, quindi sto un po' una merda." mentii.
"E dormi che tanto mo ci sta chimica"
"Meglio di no che già vado male e le sto sul cazzo. Se poi mi metto pure a dormire quella mi fa fuori."
Sara rise, e la lezione di chimica proseguì esattamente come quella di matematica. E così tutte le altre lezioni.

All'uscita di scuola, mentre camminavo con Stefano, passai di fronte a Jeremy che mi fece un cenno salutandomi mentre con Matteo erano circondati da 100 ragazze. E io, anche se un po' infastidita dalla loro presenza, ricambiai il saluto.
"Da quando parli con quello?" domandò Stefano sorpreso
"Boh, da oggi, perché?"
"No beh, sai che i ragazzi di questa scuola non è che mi stiano particolarmente simpatici!"
"Sì, lo so."
Annuì e salimmo sul pullman. Per tutto il tragitto dal pullman a casa mia io e Stefano ascoltammo la musica, poi gli scoccai un bacio sulla guancia ed entrai in casa.
Salutai mia madre e mi diressi in cucina per prepararmi da mangiare.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


"Vane!"
Mi voltai e vidi Jeremy salutarmi con la mano e il fiatone.
"Ei Jeremy!" gli sorrisi.
"Che corsa."
Risi e lui fece lo stesso. "Devi dirmi qualcosa?" gli chiesi infine io.
"Eh? No, ti ho vista e anziché stare con le altre, ho pensato di venire da te."
Ecco, ci siamo, stava iniziando a provarci esattamente come faceva con le altre prima di "gettarle via".
Jeremy aveva la fama dello spezzacuori a scuola, e forse era proprio per questo che tutte erano pazze di lui, perché si sa che lo stronzo piace a tutte. Ma io non ero come le altre, per quanto quel ragazzo mi attraesse non volevo farmi prendere da lui, era l'ultima cosa di cui avessi bisogno.
"Senti Jeremy, sei un bel ragazzo eh, non lo nego. Ma io non voglio stare al tuo gioco, io non cascherò ai tuoi piedi come ogni singola ragazza qui, non ne ho la minima intenzione. Sia chiaro."
Scoppiò a ridere: "Ok, quindi sarà un'impresa?"
"Io direi che in realtà è proprio impossibile."
"Niente è impossibile per me."
Scoppiai in una risata sarcastica. Che pallone gonfiato: "Ma che idiota che sei. Peggio di quel che credevo!"
Lui sorrise, strizzò l'occhio e se ne andò. Che deficiente, che menoso, che coglione. Rimasi lì, in mezzo al corridoio, con un'espressione allibita. Ma che razza di problemi aveva quel ragazzo?
Mi avviai in classe sempre più sorpresa.
Trattare le donne come se fossero oggetti.. ma cos'era, una moda per caso? Com'è che incontravo sempre teste di cazzo del genere?
Mentre Stefano mi raccontava di quanto fosse preso da Sonia, io continuai a rimuginare sull'odiosa convinzione di Jeremy. Come poteva credere che tutte le ragazze accettassero quel suo modo di essere?
"Vane mi ascolti?"
"Si Ste, vai avanti" e continuò a parlare, nonostante credo che sapesse che non stavo ascoltando una parola di tutto quel che stesse dicendo.
All'intervallo Jeremy abbandonò delle ragazze che facevano le cretine per venire da me, mentre ero in fila alle macchinette.
"Bionda, hai cambiato idea?"
"Jeremy, non cambierò idea. Ma chi ti credi di essere?"
"E dai sei così bella anche da incazzata."
Risi in maniera isterica: "Oh certo, credi di convincermi così?"
Mi cinse un braccio intorno alla spalla.
"Evita di toccarmi, grazie."
"Ma come siamo scontrose!"
"Mi fai salire i nervi."
Il contatto con la sua pelle mi dava la pelle d'oca. Provavo un'attrazione fatale per lui, ma non potevo darlo a vedere. Speravo solo che mi lasciasse stare, anche se non sembrava che lo avrebbe fatto presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Cosa vuoi che ti dica Marty? Mi tratti come se fosse colpa mia!"
"Sai quanto sono stata male per Jeremy, ma questo non ti trattiene dal provarci!"
"Io ci provo? Ma stai scherzando? Quel coglione piace a tutte e non so proprio cosa ci troviate in lui, apparte l'aspetto fisico. È un grande stronzo Martina, e non è colpa mia se ci hai scopato e ora stai male!"
"Sei una stronza, Vane. Da te non me lo aspettavo!"
Ero su tutte le furie: "Ascoltami bene ora. Quel cretino ci prova con tutte, tutte quante e lo sai meglio di me. Te la stai venendo a prendere con l'unica della scuola che fino ad ora lo ha respinto." non ascoltai neanche una parola di quello che disse ed andai nella classe di Jeremy.
"Esci." Gli dissi secca.
"Qualche problema bionda?" mi disse sorridendo.
"Sei un bastardo, Jeremy. Ti odio. Ho litigato con Martina per colpa tua! Crede che io ci provi con te."
"E dov'è il problema scusa?"
Sbottai. "Dov'è il problema? Ma che razza di problemi hai? Ho litigato con una mia compagna di classe perché è stata male a causa tua! Perché ci hai scopato e poi l'hai gettata via! E ora hai anche il coraggio di chiedermi dove sia il problema?"
"Dove vuoi arrivare, Vanessa?" disse lui con tono del tutto tranquillo.
"Lasciami in pace, Jeremy."
"No."
"Perché?"
"Perché tutte sognano il mitico Jeremy, e quelle che possono averlo non possono rifiutarsi."
"Mettiti in testa che io non sono "tutte", e tu per me non sei mitico, al contrario. Ti compatisco, povero e ridicolo Jeremy." gli dissi a pochi centimetri dal suo viso.
Sorrise, ed era così bello. "Tu mi vuoi più di quanto voglia credere, piccola e bellissima Vanessa."
"Sei ridicolo." ribadii io.
"E tu sei stupenda."
Sbuffai e me ne andai, non avrei fatto il suo gioco, non gli avrei dato ciò che voleva.
Per quanto fosse incredibilmente bello e persuasivo, non lo avrei fatto.
Avevo una dignità e una reputazione che dovevo mantenere a tutti i costi, e nonostante Jeremy mi piacesse (e non poco), non potevo permettergli di aggiungere il mio nome alla lista di ragazze usate.
Avevo visto la sofferenza negli occhi di Martina quando capì di essere una delle tante, negli occhi di Giulia, in quelli di Dalila, Cristina e tante altre ragazze che Jeremy aveva trattato come se fossero dei giocattoli del quale si era stancato dopo poco tempo.
Jeremy era così vuoto e superficiale, che mi faceva pensare che forse dietro a tutti i suoi comportamenti ci fosse qualcosa in più, qualcosa che volevo sapere. Ma non potevo sporgermi, perché se solo lo avessi fatto avrei rischiato di innamorarmi di lui e poi soffrire come un cane abbandonato sul bordo della strada.

E mentre ero assorta nei miei pensieri venni spinta contro il muro da qualcuno.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"Ma che cazzo fai oh!" mi voltai furiosa verso Martina.
"Tu non ci provi eh?" non era in lei: "Ti ho vista a due millimetri dal suo volto!"
"Ma tu sei pazza, psicopatica ed esaurita!" in tutta risposta mi tirò un pugno in faccia.
Sentii il sangue caldo sgorgare dalle labbra e, dopo averlo pulito con la manica della felpa, le dissi con tono fermo: "Non permetterti mai più a mettermi le mani addosso."
Jeremy che mi vide in quelle condizioni, corse da noi: "Vane che è successo?"
"Stammi lontano." lo scansai e continuai a guardare Martina.
"Ma che problemi hai?" Sbottò lui indirizzandosi a Martina.
"Tu sei un fallito che mi ha fatto tanto soffrire e ora che una persona che consideravo amica ci prova con te io non dovrei prendermela?" domandò lei prendendo a pugni il petto di Jeremy e risultando del tutto ridicola, per lo meno ai miei occhi.
Prima che avessi il tempo di ribattere, Jeremy l'afferrò per i polsi e le disse con tono incazzato ma basso: "Beh te la stai prendendo con la persona sbagliata. Vanessa è stata l'unica qui a opporsi a me, ed è per questo che la voglio più di quanto volessi te, o Cristina, o Maria, o Alessia o qualunque altra ragazza. Sapevi che per me eravate solo sesso, non ti ho mai detto di amarti, nè tantomeno di provare qualcosa per te. Quindi ora sparisci." le lasciò i polsi e lei, dopo averlo guardato per qualche nano secondo con gli occhi pieni di lacrime e senza dire una parola, se ne andò.
Poi si rivolse a me: "Stai bene?"
"Sì." risposi secca.
Ma quando feci per andarmene, lui mi afferrò per un braccio e mi disse guardandomi negli occhi: "Si può sapere perché ce l'hai così tanto con me?"
"Perché sei uno stronzo Jeremy." risposi io tenendo lo sguardo.
"Hai sentito il discorso che ho fatto?"
"Si e con ciò? Ora credi forse che io cada ai tuoi piedi? Ho capito a quale gioco stai giocando e non ho la minima intenzione di farti vincere. Bla bla bla, sei bravo a parlare e sai? Sembrava quasi che tu ci tenessi davvero a me.. Mi fai pena. Non sarò sulla tua lista, non ci sarà il mio nome sotto a tutti quelli delle "donne-oggetto" usate da te. E ora lasciami." tolsi bruscamente il braccio dalla sua presa ferma e me ne andai lasciandolo senza parole.
Davvero mi faceva così stupida? Mi dava sui nervi la sua arroganza, la sua presunzione, la sua convinzione di essere superiore a tutti quando invece era solo un bambino viziato abituato ad avere tutto ciò che desiderasse. Era così dannatamente sexy e irritante allo stesso tempo. Lo detestavo, lo detestavo da morire.
Mi precipitai fuori in cortile per accendermi una sigaretta e vidi Stefano venire verso di me con aria preoccupata.
"Oh, che t'è successo?" disse con gli occhi spalancati.
"Martina mi ha tirato un pugno." dissi quasi in modo naturale: "Hai l'accendino?"
Me lo porse e poi disse: "Ma che la nostra Martina?"
"Sì" mi accesi la sigaretta restituendogli l'accendino.
"Ma perché?"
Feci un tiro: "Non lo so.." buttai fuori il fumo e ripresi a parlare: "è convinta che io ci provi con Jeremy, quando io neanche lo sopporto."
"Ma anche se fosse non è un buon motivo per prenderti a pugni." ribattè Stefano.
"Ma che ne so quella è tutta scema."
Poi spegnemmo la sigaretta e andammo in classe.
***
Mentre ero alla fermata con Stefano ad attendere che arrivasse il pullman, sentii una voce maschile chiamarmi al mio fianco.
"Che cosa vuoi Jeremy?" domandai secca.
"Solo sapere come stai.." il suo tono era premuroso, ma di certo non mi avrebbe fregata.
"Bene." risposi continuando a guardare dritto di fronte a me.
"Ok io vado, ciao Vane. Ciao Ste."
Stefano ricambiò il saluto con un cenno della mano, mentre io non dissi niente.
Poi arrivò il pullman e il viaggio proseguì con la musica.
Quando arrivai a casa, scivolai velocemente in camera per non sentire le domande di mia madre riguardo al mio viso, mi avrebbe tartassata la sera, quando mi avrebbe visto, ma in quel momento non ne avevo proprio voglia.
Accesi il pc e eseguii l'accesso su Facebook e, mentre scorrevo sulla Home, mi apparve una foto in cui era stato taggato Jeremy mentre si baciava con due ragazze contemporaneamente in discoteca. Patetico.
Sotto la foto vi erano commenti come:
"Sei un campione frate!" o anche "Vai Jey, scopatele tutte" e poi "Ma sei un Dio ahahaahh", messaggi che a leggerli mi davano la nausea.
Il pensiero che esistesse un ragazzo così vuoto, superficiale e privo totalmente di valori, ideali e dignità mi dava il voltastomaco.
Così spensi il pc e afferrai l'ultimo libro regalatomi da papà che oramai non vedevo da qualche mese.
Ma poichè non riuscivo a concentrarmi sulla lettura a causa della squallida immagine di Jeremy con quelle due ragazze che mi vagava nella mente, decisi di andarmi a fumare una sigaretta in giardino, e stetti un po' lì insieme ai miei amatissimi cani.
Il vento freddo e consumato mi fece bruciare la ferita che avevo sulle labbra e gli occhi mi si riempirono di lacrime alle quali non avrei permesso di scendere.
Per lo meno non lì e non in quel momento.
Non senza prima aver capito per quale stupido motivo avessi così voglia di piangere e prendere a pugni il mondo.
L'immagine di Jeremy e le ragazze continuava ad essere ben chiara nella mente, così come i suoi occhi preoccupati per me, e quelli feriti di Martina.
Il tempo passava e io continuavo a rimanere lì a fissare il vuoto, assorta nei miei pensieri, con le cuffie nelle orecchie e non mi accorsi nemmeno che mia madre mi stava chiamando per la cena.
Proprio come previsto mi tartassò di domande su cosa mi fosse successo, e mi diede dolore quando mi toccò la ferita e, difatti, mi scostai bruscamente.
"Nulla mamma, non avevo visto dove camminavo e ho preso una facciata al muro."
Forse non ero molto credibile ma lei fece finta di credermi.
La cena proseguì in silenzio ed, una volta terminato di mangiare e aver messo i piatti in lavastoviglie, andai a sdraiarmi sul letto mentre parlavo su whatsapp con Sara.
"Sara, ora vado a letto. Notte, a domani <3 "
"A domani tesoro :* <3 "
Chiusi whatsapp e mi misi a fissare il soffitto nel buio più totale.
Continuavo a pensare a Jeremy, a quelle ragazze.
E scoppiai a piangere, in silenzio.
"Lo odio" ripetevo a me stessa mentre intanto maledicevo che me ne stessi innamorando.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5: Vanessa ***


"Ti ha tirato un pugno?" Sara era scioccata.
"Esatto, dice che ci provo con Jeremy e cose." ribattei.
Lei scoppiò a ridere: "Proprio tu che lo detesti!"
"Già!" risi con lei.
Quanto mentii a lei, quanto cercai di mentire a me stessa.
"Proprio tu che lo detesti." mi ripetei in testa... talmente tanto da esserne innamorata.
Forse era vero, forse odio e amore erano divisi da un sottilissimo filo, ma io non avrei ceduto, non gli avrei dato quella maledettissima sensazione di aver vinto. Anche se lo avessi voluto, non sarei neanche riuscita ad avere un rapporto sessuale con lui.
Sono Vanessa Muriaci e ho 18 anni. Non ho rapporti sessuali da settembre del 2013, ciò significa dai miei 16 anni, dal giorno in cui persi la verginità, quindi.
La mia prima volta non fu esattamente normale, ma bensì fu traumatica. Ero nella mia taverna, era il 18 settembre del 2013, il sole fuori splendeva, i miei cani giocavano felici, e io ero sul divano con il mio telefono. Nessuno in casa. Quando poi sentii la porta della taverna aprirsi pensai immediatamente che erano i miei cani, ma poi la porta si chiuse, e a chiave. Walter venne verso di me, il suo aspetto era strano, era come se mi volesse sua, ma Walter era un mio amico, uscivamo nella stessa compagnia, non mi avrebbe mai fatto nulla di male. O così credevo.
"Che ci fai qui?!" domandai io, la sua espressione assetata mi faceva un po' paura, ma l'idea di quel che mi sarebbe accaduto di li a poco non mi era neanche passata per l'anticamera del cervello.
"Sono venuto a trovarti." mormorò.
Io avevo un ragazzo di cinque anni più grande di me, si chiamava Martin: era argentino, dolcissimo e io lo amavo.
Ma a Walter poco importava.
Si sedette accanto a me e iniziò ad accarezzarmi un braccio.
"Ti voglio.." mi sussurrò nell'orecchio.
Io provai ad allontanarmi, ma lui mi prese baciandomi con foga.
Dopo averlo respinto, vidi il suo volto arrossarsi per la rabbia, e mi tirò un pugno.
Io caddi all'indietro sul divano, il mio naso sanguinava, ma poco importava.
Lui mi levò i pantaloni e io giuro che cercai di fermarlo, ma lui era più forte di me.
Poi mi spostò le mutande, e mi infilò violentemente il membro, violando la mia intimità, riducendo ad un niente gli sforzi fatti per restare vergine.
Avevo i polsi bloccati, e lui era su di me, io gli implorai di smettere, e intanto piangevo, ogni spinta faceva sempre più male, finchè io non smisi di piangere e pregai Dio che quel calvario finisse.
Poi tutto finì, mi prese una sigaretta dalla borsa e se ne andò, portandosi via con sé qualcosa che mai nessuno mi avrebbe ridato, la mia prima volta.
Scoppiai in lacrime, non so per quanto piansi prima di alzarmi, ancora nuda apparte le mutande, ed andai in bagno per lavare il mio intimo.
Le mutandine erano sporche di sangue, quanto male mi fece lavare via quel sangue da sola, dovetti essere più forte che mai.
Mi guardai allo specchio, vergognandomi per quanto successo, assegnando a me la colpa di ciò che mi era appena accaduto.
Non so per quanto tempo non uscii di casa, ne quanto tempo mi ci vorrà a superare questo, visto che spesso lo vedo e davvero pochi sanno quanto mi è stato fatto.
Lasciai il mio ragazzo di lì a breve perchè, per quanto lo potessi amare, non riuscivo neanche più a guardarlo in faccia.
Il volto di Walter prendeva vita su qualsiasi ragazzo incrociassi.
Mi dispiacerà sempre per il male recatogli, per avergli detto testuali parole:
"Martin, non ti voglio. Non ti amo più, sinceramente non me ne frega più un cazzo di te, voglio solo che tu sparisca dalla mia vita, non voglio vederti mai più."
Ma poi il suono della campanella mi risvegliò da questi ricordi.




Spazio autrice:
Ciao a tutti, scusate se in questo capitolo non c'è stato niente rispetto alla storia tra Jeremy e Vanessa, ma penso che sia giusto far sapere un po' a tutti che personaggio sia Vanessa. In questi capitoli ho voluto raccontarvi un po'
della mia storia, cosa che continuerò a fare. Grazie a tutti, e recensite pleaaaase!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Quella mattina avevo solo voglia di prendere il telefono e lanciarlo fuori dalla finestra, per quanto mi irritava il suono di quella dannatissima sveglia.
Mi sedetti sul letto rassegnata che, cazzo, era ancora settembre.
Sveglia alle 6.30, doccia, vestiti, lavaggio denti e faccia, trucco e colazione con ringo in macchina... routine che si ripeteva oramai da troppi anni, non mi sembrava di fare altro da tutta la vita.
Mentre mnia madre si lamentava per l'ennesima volta di mio padre mentre guidava, io non feci che pensare a Jeremy circondato di ragazze, non feci che pensare ai suoi occhi preoccupati quando mi vide ferita, non feci altro che pensare a quanto ci fosse rimasto male quando lo avevo trattato in quel modo.
Ma alla fine era il suo modo di fare, si era abituato così tanto ad avere qualsiasi cosa desiderasse, che non aveva neanche preso in considerazione l'idea che qualcuna potesse respingerlo.
Ma la cosa peggiore di ciò era il dolore che provavo io nel respingerlo, e questo mi dava sui nervi perché era inaccettabile che io mi sentissi in quel modo per via di uno sfigato di quel calibro.
Quando arrivai a scuola, mi accesi una sigaretta e lo vidi lì con Dylan, mi guardò per un istante che mi parvero anni e mi sorrise, io me ne resi conto prima che potessi sorridere e rovinare tutto.
Lo guardai male e mi girai a guardare Stefano, cosciente che di me a Jeremy non importava affatto... giusto?
Spensi la sigaretta e entrai a scuola.
Mi sedetti da sola su uno dei divanetti giu, misi le cuffie e le lacrime inondarono i miei occhi, ma io non le feci scendere.
Mi venne in mente mio padre, quello che avevo prima con lui era qualcosa di semplicemente fantastico, qualcosa che nessun altro avrebbe potuto capire ed ora che papà non abitava più con me,  io ne ero sollevata perché ogni giorno litigava con mamma, ma da una parte mi sentivo anche morire perché ora quella donna me lo stava portando via.
"Ehi Vane tutto bene?" il braccio di Jeremy era avvolto sulle mie spalle e i suoi occhi mi scrutavano.
"Sì.." mormorai prima di realizzare che in realtà quelle lacrime erano scese, e metà scuola mi stava osservando.
Jeremy mi abbracciò ma io mi liberai dicendogli: "Lasciami."
Prima che potessi salire le scale però, lui mi afferrò prendendomi per le spalle, mi girò e mi abbracciò e io a quel punto non volli liberarmi.
Iniziai a piangere a singhiozzi, lasciandomi abbracciare dalle braccia di Jeremy e per quanto potesse essere sbagliato o stupido, mi sembrava la cosa più giusta del mondo.
Non mi importava niente che gli altri ci vedessero, non mi interessava cosa avrebbe pensato Martina se ci avesse visti, non mi interessava del mio impormi di stargli alla larga. In quel momento le sue braccia erano l'esatto luogo in cui volevo stare.
Le mie mani erano appoggiate al mio viso che non smetteva di espellere lacrime o di sobbalzare per via dei singhiozzi.
Jeremy mi sussurrava parole incomprensibili, fino a che io non smisi di singhiozzare.
Mi staccai da lui, mi asciugai le lacrime. "scusa", mormorai e me ne andai.
Lui mi urlò dietro, ma io non mi voltai... mi vergognavo terribilmente per aver pianto, e detestavo non aver mantenuta la mia stessa promessa.
Salii in classe e misi le cuffie, uscendo solo due minuti durante la ricreazione.
Odiavo quella scuola e quasi tutta la gente che la frequentava, odiavo quasi tutti i miei compagni di classe e non vedevo l'ora di terminare.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Jeremy mi raggiunse mentre ero seduta al bar della scuola da sola.
Aveva gli occhi stanchi e la pelle pallida.
"Come stai?" mi domandò.
"Bene." mentii: "Tu piuttosto?"
"Starei meglio se tu mi dicessi che hai. Ti vedo sai? Hai gli occhi spenti e arrabbiati, e sfoghi tutta la tua ira su di me, che oggettivamente non ti ho fatto proprio nulla."
"Lasciami in pace Jeremy." risposi io, voltandomi dall'altra parte.
"Posso sapere che cosa ti ho fatto Vanessa?"
Non riposi.
"Vane.." ripetè lui appoggiandomi con delicatezza la mano sulla spalla.
Sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime.
"Dannazione Jeremy, tu non mi hai fatto niente, semplicemente ho già i miei problemi e non voglio che ad essi ti aggiunga tu" gli dissi.
Lui provò ad abbracciarmi ma io mi scansai bruscamente e lo spinsi via.
"Io voglio solo aiutarti.." Mormorò.
Avrei tanto voluto credergli, davvero, ma non potevo, non ci riuscivo proprio.
"No, non è vero." risposi io.
E prima che potesse aggiungere altro, io me ne andai.
Uscii dalla scuola in lacrime con le cuffie nelle orecchie e finii in un parco.
Urlai così forte, così dannatamente forte che credo che mi sentì chiunque fosse nei paraggi.
E piansi così tanto da perdere il fiato, da non riuscire più neanche a respirare.
Per Jeremy io ero solo una scommessa che aveva fatto con se stesso, e mai e poi mai gli avrei permesso di vincere, per quanto potesse essere persuasivo con i suoi occhi verdi e quel sorriso perfetto.
Avevo già un padre diventato improvvisamente assente per sua figlia, una madre disattenta e terribilmente triste e sola, uno stupro che mi stava divorando l'anima e altri dannatissimi problemini dei classici adolescenti per permettere che anche lui potesse iniziare a complicare la mia stupidissima vita.
Mi maledicevo per quanto male mi facesse quel ragazzo nonostante io stessi facendo di tutto per tenerlo al di fuori della mia vita, ma la verità forse era che Jeremy già ne faceva parte.
Perché per quanto mi sentissi stupida, l'unica cose che volevo in quel momento era un suo abbraccio, perché altre braccia non sarebbero mai state come le sue.
In quel momento lui era l'ultima cosa che volessi nella mia vita, ma l'unica di cui avessi bisogno e questo era apparentemente così stupido e fottutamente sbagliato.
Non potevo permettermelo, non potevo permettermi un errore così banale.
Passai ore seduta su una panchina con la musica che continuava imperterrita ad andare.
Erano le 18.02 quando decisi di andarmene, così mi alzai in piedi ma al terzo passo senti una mano che mi fermò per un braccio.
Terrorizzata mi voltai e vidi i suoi occhi spaventati, mi tolsi una cuffia.
"E tu che ci fai qui?" domandai sorpresa.
"Dalle 14.00 che ti cerco, piccola." rispose Jeremy.
Lo abbracciai così forte e spontaneamente che oltre a lui, ne fui sorpresa anche io.
Dopo qualche secondo lui ricambiò l'abbraccio.
"Come stai?" domandò con la voce più dolce del mondo.
"Meglio." risposi, ripromettendomi che non lo avrei mai più riabbracciato.
Dopo qualche secondo mi allontanai.
"Scusami." dissi con gli occhi bassi.
"Non devi scusarti ogni volta che mi abbracci, lo sai?" mi afferrò una mano, ma io la tolsi immediatamente.
"Non si ripeterà più." dissi guardandolo negli occhi.
"D'accordo." sorrise: "Però posso almeno accompagnarti a casa?"
Annuii.
Quando arrivammo all'inizio della mia via io dissi: "Ok grazie, ciao."
"Aspetta Vane."
Mi voltai nuovamente verso di lui: "Che cosa c'è?"
Mi diede una bacio sulla guancia, e spero non si fosse accorto di quanto fossero diventate rosse in quel momento.
"Perché lo hai fatto?" domandai perplessa.
"Se non mi vuoi come ragazzo prova almeno ad accettarmi come amico.. Non voglio farti del male, voglio solo che tu sappia che mi importa davvero di te."
Annuii.
"Ciao Jey." dissi.
Ricambiò con un sorriso.
Vaffanculo, me ne stavo innamorando.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8: E nessuno ti abbraccia mai. ***


Aprii Facebook e andai sul profilo di Jeremy, cosa assolutamente errata da fare.
Trovai certe cose che mi fecero partire l'embolo di diventare una serial killer:
"Amore fatti sentire", "Cucciolino mio mi manchi", "Santo Cielo Jey, diventi sempre più bello", "Ok so che non ti conosco, ma sei perfetto *-*" e altre cose di questo genere.
Ovviamente io da stupida e infantile ragazzetta gelosa (che non voleva neanche ammettere di esserlo), andai a vedere i commenti solo perché ero proprio curiosa di vedere cosa Jeremy avesse risposto a quelle insulse puttanelle e, dandomi più fastidio del normale, vidi che volavano cuori a destra e amori a manca come se fosse acqua.
E capisci che in quei casi non puoi fare altro che rassegnarti perché i ragazzi come Jeremy non cambieranno MAI, era assolutamente ridicolo credere che per me lo avrebbe fatto.
Che poi io lo sapevo che sarebbe andata così, anche se forse mi stavo facendo un po' di film mentali, ma chissene frega.
Poco prima che chiudessi Facebook, però, Jeremy aggiornò il suo stato, scrivendo:
"Her eyes." e mi fece sobbalzare, sia perché non mi aspettavo che Jeremy sapesse tradurre "i suoi occhi." in inglese, sia perché chissà che forse era anche lontanamente, riferito a me.
"Non illudiamoci." mi dissi da sola: "Non gliene importa niente... e neanche a te."
A furia di ripeterlo forse mi sarei convinta, prima o poi, che non me ne importasse niente davvero di quello stupido ragazzo dagli occhi e il sorriso più belli dell'intero universo.
Poi mi misi a dormire e non ci pensai più.
La mattina seguente mentre ero fuori a fare colazione, lo vidi avvicinarsi a me.
"Buongiorno Vane!" mi salutò lui.
Io ricambiai con un cenno del capo.
Dopo qualche minuto di silenzio lo guardai e vidi che mi stava scrutando.
"Che c'è? Sono forse sporca?" domandai io.
"No" rispose lui ridendo.
"E allora cosa c'è?" feci seria io.
"Ti stavo guardando.. sei piccola, così piccola.."
"Dai Jeremy, non iniziare a sfottere." lo interruppi io.
"Se magari mi fai finire.." disse lui con tono dolce.
Lo guardai : "Dimmi."
"Piccola, sei così piccola e nessuno ti abbraccia mai."

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Una volta mi ritenevo forte ed invincibile, credevo di poter abbattere qualsiasi cosa e di poter superare qualunque ostacolo mi si parasse davanti.
Poi un giorno mi accorsi di essere fragile, di crollare per niente, di avere una perenne paura di me stessa e degli altri. Vidi nella mia persona tutto ciò che avevo sempre rinnegato e detestai chi stavo diventando (o che ero già) e mi chiesi se sarebbe mai arrivato qualcuno a proteggermi da me stessa perché niente, e dico niente, mi faceva male quanto me ne facevo da sola. Po.i un giorno Jeremy si presentò a me e io, anche solo per un secondo, pensai che forse era proprio lui quel qualcuno, ma poi mi ricordai chi fosse realmente quell'angelo dai grandi occhi verdi.
Mi resi conto che stavo restando sola e questo era per causa mia, perché io rispondevo male a tutti, perché non ero più quella di prima, ora nella mia vita le uniche persone rimaste erano Sara, Stefano, Michael e... Jeremy. Non lo so, con Jeremy mi sentivo meno sola, era come se fosse diventato parte importante della mia vita, e avrei voluto che fosse stato lo stesso per lui, ma a Jey non importava delle ragazze, proprio per niente.
"Di te gli importa.." disse la vocina maligna nella mia testa.
Se c'è una cosa che credo di non aver mai detto a nessuno è che io ho due vocine interiori... una che tende ad illudermi (quella maligna appunto), e un'altra che è più realista.
Poi il suono della campenella mi ricordò che ero a scuola, e uscii per andare alle macchinette.
"Ciao Vane." la voce di Dylan mi risvegliò dai miei pensieri.
"Ehi Dylan." risposi.
"Come sta Jey?" mi chiese lui preoccupato.
"Perché?" chiesi a mia volta preoccupata.
"Come non hai saputo di sua nonna? Era ricoverata da mesi ormai, il problema è che Jey ci era davvero affezionatissimo."
"Merda." risposi :"Grazie Dylan."
Mi firmai una giustifica di uscita anticipata e me ne andai di corsa da scuola.
Mi precipitai giù dalle scale e uscii in fretta dalla scuola.
Presi un pullman e, non appena arrivata dove abitava Jeremy, gli suonai il campanello.
Lui mi aprii con gli occhi rossi e gonfi e non appena mi vide disse sorpreso: "E tu che ci fai qui?"
"Mi dispiace tanto per quello che ti è successo." risposi io come se fossi bloccata lì.
Lui mi guardò per un po' senza dire nulla e io tenni lo sguardo basso.
Quando poi alzai lo sguardo vidi i suoi occhi che si stavano riempiendo di lacrime.
Non sapendo cosa fare, mormorai: "Forse è meglio che vada.."
Ma prima che potessi andarmene, lui mi tirò a se, stringendomi fortissimo e iniziando a piangere.
"Ti prego, resta." disse debole.
E io ricambiai l'abbraccio.
Amavo quel ragazzo, era inutile negarlo, lo amavo da morire, lo amavo da vivere e negarlo avrebbe significato mentire a me stessa.
E forse non era così, ma credo mi volesse bene anche lui..
Dopo due o tre minuti si staccò da me dicendomi: "Scusa piccola, non volevo."
Io gli sorrisi: "Ora sei tu che ti scusi senza alcun motivo."
Ricambiò il sorriso e mi disse: "Entra."
Entrai in casa dove non c'era assolutamente nessuno, oltre al cane ed alla sua gatta.
Un po' spaesata decisi di sedermi sul divano, ora avevo seriamente paura che iniziasse a provarci.
"Vuoi acqua, coca-cola o del vino?" domandò lui andandosi a versare un bicchiere d'acqua.
"No grazie." risposi io.
Dopo aver buttato il bicchiere si sedette accanto a me e credo abbia notato la mia espressione spaventata perché sorrise, e mi disse: "Tranquilla piccola, non ho intenzione di portarti a letto."
Feci un sospiro di sollievo e il suo pitbull venne da me per farsi accarezzare.
Se c'è qualcuno che amo con tutta me stessa, quei qualcuno portano il nome di "animali".
Jey mi scrutava sorridendo..
"Che succede?" domandai io.
"Beh, credo proprio che tu un po' di bene me ne voglia." disse lui guardandomi negli occhi.
Io lo guardai per qualche secondo, prima di realizzare che sorrisoe che espressione da ebete avessi addosso.
Girai lo sguardo e lui mi attirò a se.
"Sai, speravo veramente che tu venissi." mi diede un bacio tra i capelli e io mi sentii improvvisamente felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10: Perché tu mi mancheresti comunque. ***


"Vane, io ti adoro e ti ho sempre supportata in ogni tua scelta.." disse Sara: "Però non dovresti fidarti di Jeremy secondo me, non mi convince."
"Hai ragione, per questo voglio di nuovo staccarmi da lui, sto cadendo nella sua trappola." dissi realizzando quanto avesse ragione.
Mi abbracciò e poi cominciarono le lezioni.
Jeremy non era ancora ritornato a scuola, oramai erano passate due settimane ed ogni giorno mi scriveva, e qualche volta ci vedevamo.
"Buongiorno bellissima." mi scrisse alle 10.30
"Ciao Jey, come va?"
"Bene dai, tu?"
"Bene ma... Jeremy, dovremmo riprendere un pochino le distanze, ci stiamo avvicinando troppo."

Ricevetti la risposta all'uscita da scuola.
Jeremy era di fronte a me.
"Perché? Io ti voglio nella mia vita." disse Jey con gli occhi lucidi.
"Il problema è che io ti voglio nella mia... Ma tu sei un donnaiolo Jeremy, e i ragazzi come te non cambiano."
"Permettimi di esserti amico almeno." mi implorò.
Lo guardai per qualche secondo: "No Jey, non posso."
"Perché?"
Non risposi.
Dopo una trentina di secondi, lui sbottò: "Vane, perché cazzo non vuoi neanche avermi come amico?!"
"Perché ti amo, Jeremy!" urlai: "..e non posso accettare di essere amica di un ragazzo che vorrei fosse mio."
"Ma io posso essere tuo.."
"Per quanto, mezz'ora?!" Lo guardai negli occhi: "Non voglio una storia fatta di sesso e altre ragazze Jey, tu non provi ciò che provo io. Tu ed io la pensiamo in modo troppo diverso."
"Vane, so di essere uno stronzo, e si non provo quello che provi tu. Io non ti amo, io non so neanche cosa voglia dire amare. E si, potrò essere tuo per mezz'ora è vero, ci saranno altre ragazze. Se non vuoi, lo capisco. Io sono così e non posso biasimarti, ma io ho un fottuto bisogno di te che non so neanche spiegare."
"Addio Jeremy." sussurrai io con la voce rotta dal pianto.
Lui mi guardò senza dire una parola, e io me ne andai.
Stefano aveva atteso accanto a me in silenzio, e andammo a prendere il pullman tenendoci la mano.
Il vuoto che avevo dentro era qualcosa di inspiegabilmente assurdo, e il pugno che mi chiudeva lo stomaco lo era anche di più.
Non credo di aver sofferto per amore più di quanto soffrii in quel momento, in quei giorni di inferno per me, notti terribili che tra pianti ed emozioni represse mi impedivano anche di dormire.
Jeremy era riuscito a distruggere i muri da me costruiti, anche se non completamente, e distruggere me come non avrei mai voluto.
Mi ero allontanata da lui prima che potessi cadere completamente in trappola, me ne ero innamorata però e pensare che forse in quel momento era a scoparsi un'altra mi stava distruggendo il cuore.
Passarono i giorni, io e Jeremy ci incrociavamo nei corridoi della scuola, lui era sempre circondato da ragazze, incrociavamo gli sguardi senza salutarci, senza scambiarci una parola, ma potevo notare la sofferenza nei suoi occhi, e sono certa che lui vedesse la mia.
Perché noi ci saremmo mancati comunque, anche se non ci fossimo mai conosciuti.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11: Ho il tuo sorriso incastrato negli occhi. ***


Era passato un mese da quando io e Jeremy ignoravamo uno l'esistenza dell'altro.
Apparte per quei nanosecondi che incrociavamo gli sguardi e sorrisi spontanei.
Mi mancavano le sue forti braccia nel quale mi sentivo al sicuro, avevo un vuoto nel petto (proprio all'altezza del cuore) che non so se sarei mai riuscita a colmare.
Avevo i suoi occhi stampati in testa, il suo sorriso incastrato negli occhi, la sua voce che circolava libera ed imperterrita ripetendo la frase "e nessuno ti abbraccia mai."
Ma anche se lo avessero fatto, anche se mi avessero abbracciata, che cosa diavolo sarebbe cambiato se le uniche braccia che riuscivano ad abbracciarmi contemporaneamente mente, cuore e corpo, erano quelle da cui dovevo stare lontana?
Il viaggio in pullman terminò in un tempo che parve qualche minuto per tutti i pensieri che mi tormentavano, per tutti i pensieri che stavano affollando la mia testa.
Seduta fuori da quella maledettissima scuola che odiavo, con una maledettissima sigaretta in mano vidi Jeremy venire verso di me.
"Come stai?" mi domandò sedendosi con me e accendendosi a sua volta una sigaretta.
Lo guardai per un istante: "Come vuoi che stia?"
"Mi manchi.." mormorò lui.
"Anche tu mi manchi, Jey." ogni parola da me pronunciata sembrava essere una tortura, per ogni parola prendevo una piccola pausa: "Ma.. ti ho già spiegato che.."
"Vane, ho il tuo sorriso incastrato negli occhi. Il sorriso che hai fatto a casa mia quel giorno, era così vero quel bellissimo sorriso." spiegò Jeremy: "Ho bisogno di te."
A quelle parole sobbalzai.
"Jeremy.. Non possiamo.."
"Perché no?" domandò frustrato.
"Cosa provi per me?" il dolore che mi provocava quella domanda era qualcosa di assolutamente doloroso poiché già conoscevo la sua risposta.
"Ti voglio bene." ammise.
"Vedi Jey.." gli occhi si gonfiarono di lacrime che non avrei fatto scendere davanti a lui: "Non mi basta. Io ti ho urlato in faccia di amarti, e quanto faccia male essere amica di un ragazzo che vuoi con tutte le tue forze. Jeremy, io non me la sento.. non finchè provo determinate cose per te per lo meno!" mi alzai.
"Vane.." bisbigliò afferrandomi una mano.
Lo guardai e risposi: "Scusami." e andai in classe.
Quante lacrime erano pronte a scendere, lacrime che se fossero scese nessuno avrebbe dovuto vedere.
"Ho il tuo sorriso incastrato negli occhi" ripetei.
Ed effettivamente l'immagine di lui che sorrideva era nitida e viva in me.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Martina e io non ci guardavamo più in faccia da quando aveva saputo che ero innamorata di Jeremy, ma non è che me ne importasse granchè.
L'unica cosa che mi feriva era essere compatita da gran parte della scuola per via dei miei sentimenti.
Tutte c'erano cadute con Jeremy dopo averlo fatto, mentre io manco ci avevo scopato e ci ero rimasta sotto lo stesso.
Mentre camminavo con le cuffie nelle orecchie per il corridoio della scuola venni fermata da Sara.
"Vane, è suonata.. Dobbiamo tornare in classe." mi disse.
Annuii e andai in classe.
Una volta arrivata in classe però, mi accorsi che dovevo fare pipì quindi tornai indietro e trovai Jeremy appoggiato al muro che parlava e rideva con due rosse che non facevano altro che civettare come due sgualdrine.
Lo guardai e proseguii dritto e sentii i suoi passi dietro di me.
"Vanessa!" urlò: "E dai fermati!"
"Che cosa vuoi?" sbottai io con gli occhi pieni di lacrime.
"Mi dispiace.." mormorò avvicinandosi a pochi centimetri dal mio viso.
Mi posò delicatamente una mano sulla guancia e io mi sentii avvampare.
Si avvicinò alle mie labbra e mi ci volle tutta la forza che avevo dentro per allontanarmi bruscamente da lui prima che mi baciasse: "Dispiace anche a me, Jeremy."
Quando mi voltai, lui mi afferrò per un braccio.
"Non toccarmi." dissi senza guardarlo.
Lui mi lasciò e io mi trascinai in bagno a piangere.
Odiavo ciò che mi stava facendo, poi lo sentii mettersi dietro la mia porta.
"Senti, sei libera di credermi o no. Non avevo la minima intenzione di ferirti, mi dispiace tanto Vane. Io non conosco l'amore, non so che sentimento sia, so solo che sentirti piangere a causa mia mi sta davvero distruggendo. Io ci tengo tantissimo a te, non ho mai tenuto così tanto ad una ragazza. So solo che vorrei abbracciarti stretta stretta e dirti che tutto passerà, Vane. Quindi ti prego, abbracciami."
Dopo qualche secondo aprii la porta.
Lui sorrise e mi afferrò, ma io lo fermai prima che potesse farlo.
"Cosa c'è?" chiese sorpreso lui.
Con gli occhi ancora gonfi di lacrime, risposi: "Va' via Jeremy, lasciami in pace."
Chiusi la porta e sentii il rumore dei suoi passi mentre se ne andava.
Ripresi a piangere fino a che non sentii bussare la porta e la voce di Sara che mi disse: "Apri tesoro, ci sono io qui con te."
Aprii la porta, lei mi abbracciò e io scoppiai di nuovo in lacrime.
"Io lo amo Sara.."riuscii a dire a malapena.
"Lo so Vane.. Lo so." disse lei mentre mi passava la mano fra i capelli.
Piansi all'incirca per venti minuti consecutivi, e quando tornai in classe avevo ancora gli occhi arrossati.
Abbracciai Stefano e passai il resto della lezione appoggiata alla sua spalla, pareva proprio che Jeremy amasse ferirmi.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


I miei genitori non stavano più insieme da un anno oramai, ma quando mio padre veniva a farci visita le urla infestavano ancora la casa.
Per quanto potesse giurare che non fosse così, ero convinta che mia madre nutrisse ancora amore nei confronti dell'uomo che l'aveva distrutta.
Mi chiusi in camera mia con i "Linkin Park" nelle cuffie, sperando che quelle urla finissero presto.. Ma in realtà non so quanto proseguirono: una, due o forse addirittura tre ore. Litigate stupide come: "Perché non mi hai fatto gli auguri al mio compleanno." o "Ma dimmelo che lei c'era già prima che finisse tra di noi", ed ancora: "Mi vergognerei se fossi in te, non sei un uomo."
Non ne potevo più, ogni volta era la stessa identica storia, che si ripeteva da anni ormai.
Pensavo che separandosi la cosa si sarebbe risolta, invece continuavano imperterriti ad urlarsi addosso come due stupidi bambini gelosi dei propri giocattoli. Dannata immaturità, avevano oltre 50 anni e si comportavano come due dodicenni in piena fase ormonale.
Feci ripartire la musica facendomi i cazzi miei, ignorando le urla e l'abbaio dei miei cani.
La maggior parte delle persone quando ascoltano una canzone in scream sentono solo urla, senza accorgersi della rabbia, la sofferenza e il dolore che ripongono in esse, nè tanto meno ne conoscono il significato.
Criticano senza conoscere, giudicando un genere di musica, etichettandolo come 'troppo violento' senza conoscere nulla nel campo.
E fanno così anche con le ragazze che ascoltano generi musicali diversi dai loro, come anche dai miei, etichettando delle ragazze delle sfigate solo perché ascoltano un genere che a loro non piace, e questo è sbagliato.
Ma decisi di non pensare più alle cose che odiavo della società perché forse avrei finito tra 10 anni.
Dopo qualche minuto, mio padre entrò in camera a salutarmi dicendo che la cena era pronta e che lui stava tornando a casa sua.
Dopo mangiato mi feci una doccia e poi me ne andai a letto.
***
Arrivai a scuola e vidi Jeremy seduto da solo a fumare fuori.
Feci finta di non vederlo ma, alla terza volta che urlò il mio nome, fui costretta a girarmi.
"Vieni qua vicino a me, dai."
Esitai, ma poi annuii.
"Allora come stai?" mi chiese curioso lui. I suoi occhi verdi e il suo sorriso avrebbero fatto innamorare chiunque.
"Bene Jey, tu?" domandai.
"Non mi lamento.." fece un tiro, e poi buttò fuori il fumo. Mi toccò la mano e mormorò guardandomi: "Mi dispiace tanto per l'altro giorno, Vanessa. Non volevo ferirti, credimi.. Era l'ultima cosa che avrei voluto fare."
Ritrassi la mano e annuii. Poi in un sospiro dissi: "Ora devo andare Jeremy, Stefano mi sta aspettando. Ci vediamo."
I suoi occhi mi imploravano di restare, ma io non gli diedi ascolto. Le farfalle volavano impazzite nel mio stomaco e mi venne voglia di mangiare un cazzo di insetticida per sterminarle tutte.
Salii le scale da sola, gli occhi di Jeremy continuavano a starmi fissi in testa, la sua voce mi rimbombava nelle orecchie ed il suo sorriso non aveva la minima intenzione di lasciarmi.
Ma cosa nascondeva Jeremy di così terribile per essere arrivato a non conoscere amore?

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 : Jeremy ***


Sono nato nel 1996, in una gelida notte di gennaio.
I miei genitori mi lasciarono in ospedale ed io venni adottato da due ragazzi di 23 e 27 anni, scoprii la verità a 14 anni.
Quando avevo 12 anni ebbi una sorella che morì all'età di due mesi e mezzo, morì soffocata nel sonno... la famosa "morte bianca".
Quando avevo 14 anni, dopo aver scoperto come realmente stavano le cose, scappai di casa e mi rifugiai da un mio amico che aveva 22 anni, non era una cattiva persona, ma frequentava le persone sbagliate. Era in un giro di spaccio, aveva una figlia ed una ragazza, aveva voltato le spalle ai suoi amici per iniziare a condurre una vita normale, si chiamava Luca.
Aveva delle pistole e dei coltelli nei cassetti dei mobili in camera da letto, morì a distanza di due anni con una pallottola impiantata nel cervello.
La mia vita non fu mai semplice, io iniziai a fare lo stronzo.. mi scopavo milioni e milioni di ragazze.
Poi, un giorno, in seconda superiore notai Vanessa, una ragazza timida, dai capelli biondi e gli occhi neri. Vestiva largo, non voleva essere notata, odiava se stessa e il mondo che la circondava.. era così piccola.
Ma era sempre circondata da persone e non riuscivo mai a parlarle, ma ero sicuro che me la sarei portata a letto, nonostante lei non mi degnasse neanche di uno sguardo io mi feci non so quante fantasie su di lei.
Continuai a scoparmi le tipe, più grandi, più piccole, della mia età.. le ragazze della mia scuola me le sono passate quasi tutte.
Un giorno parlai con Vanessa, e mi prefissi l'obiettivo di farcela anche con lei, di scoparmela e buttarla via come avevo fatto con tutte le altre.
Ma Vanessa era diversa, lei non voleva essere una delle tante, ma io ero sicuro che ce l'avrei fatta.
Poi iniziai a provare qualcosa per lei, iniziai a volerle bene, a tenerci... non so, si può definire amore? Che cos'è l'amore? Essere geloso di chiunque si avvicini a lei è definibile amore? Avevo, ormai, come unico desiderio lo starle vicino. E chi se ne frega se non me la fottevo, lei meritava più di questo.
Ma io non ero abbastanza per lei, lei meritava amore e io neanche sapevo cosa significasse amare.
I miei amici mi avevano tradito, mia madre abbandonato, i miei "genitori" mentito, mia sorella era morta, un mio amico pure.. Dopo quante sofferenze il cuore diventa freddo, duro ed insensibile? Non sapevo neanche più se lo avevo un cuore, non lo sapevo.
Io per Vanessa sarei stato solo un'ulteriore sofferenza che andava ad aggiungersi a quelle che già aveva passato, quindi dovevo starle lontano, me lo ripromettevo ogni volta... ma poi la vedevo e sbam, era così fottutamente bella.



Questo capitolo lo ha scritto il mio ragazzo che sarebbe il Jeremy nella storia, spero vi piaccia e le recensioni fatele pubbliche, ne ricevo un sacco per messaggio ahahah.
Grazie mille a tutte/i comunque!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15: Potrebbe essere dannatamente sbagliato. ***


Jeremy mi venne incontro, mentre facevo colazione al bar della scuola, con un gran sorriso.
Mi salutò ed io, impassibile, ricambiai il saluto.
"Come stai piccolina?" chiese lui non perdendo quel bellissimo sorriso.
"Bene, tu?" risposi io ignorando il suo sguardo.
"Bene dai." diede un morso alla sua brioche, masticandola rumorosamente.
Dopo un po' mi decisi ad alzare lo sguardo su di lui: "Jey, posso farti una domanda?"
"Certo, dimmi." rispose guardandomi.
"Ti sei mai innamorato in vita tua?" chiesi pentendomi subito.
"Non ho mai creduto nell'amore, non ho mai avuto fiducia nelle donne."
Perplessa gli chiesi il perché.
"Mia madre mi ha abbandonato alla nascita, e la donna che mi ha cresciuto mi disse la verità quando avevo ormai 14 anni."
"Mi.. dispiace... io, io non ne avevo idea." risposi sentendomi una stupida.
Mi sorrise e toccandomi la mano mi mormorò: "Non preoccuparti."
"Jeremy dico davvero. Se lo avessi saputo non te lo avrei chiesto, ora capisco tutto.."
"Vanessa ne ho cambiate 1000. Non ho mai voluto saperne nulla delle donne, per me sono sempre stati oggetti da usare e poi gettare via.. Ho sempre considerato l'amore come un qualcosa di stupido, roba per deboli insomma." disse guardando altrove.
"Capisco.." dissi abbassando lo guardo.
"Ma tu.." mi guardò: "Credo di essermi innamorato di te."
Alzai lo sguardo nuovamente su di lui senza dire una parola.
"Credo di essermi innamorato di te perché sono geloso di qualunque essere dotato di un pene ti stia attorno, perché non faccio altro che pensare al tuo cazzo di sorriso, perché ogni volta che mi guardi sento lo stomaco sobbalzare.. credo di essermi innamorato di te perché sei bella, e forte, e coraggiosa, una donna con i controcoglioni ed una povera bimba indifesa allo stesso tempo, così dura ma fragile.. Credo di essermi innamorato di te perché ho sempre il desiderio di starti affianco, anche se mi tratti male e sei un'acida di merda ma.. credo di essermi innamorato di te." disse sorridendo.
Quando mi accorsi che un sorriso da ebete mi era comparso in volto, ritrassi la mano e tornai in me.
"Jeremy vorrei tanto crederti, fidarmi di te.. Ma non ci riesco. Sono un casino Jey, ho paura di chiunque, troppe sofferenze, troppe ferite e delusioni. Sono un disastro." corsi via piangendo, fuori a fumare.
Non potevo fidarmi di lui, avevo già avuto troppe sofferenze e Jey era conosciuto per la sua fama da bugiardo cronico, ero quasi sicura che mi avrebbe fatto del male, nonostante mi sembrasse così sincero.
Se la sua capacità recitativa era così alta, avrebbe potuto vincere un oscar.
****
La mattina seguente ricevetti un messaggio da Sara con sopra scritto: "Alle 8.20 ci vediamo davanti all'aula di informatica, è urgente."
Nella mia scuola le lezioni iniziavano alle 8.35, ed io ero terrorizzata da quel messaggio.
Quando arrivai, Sara mi guardava sorridente.
"Che succede?" chiesi perplessa.
"Scusa, ma dovevo." mormorò.
Jeremy apparve alle mie spalle con i miei fiori preferiti, le rose blu.
Si inginocchiò davanti a me.
Le ragazze mi guardavano male, i ragazzi ridevano e io avevo il cuore in gola.
"Vanessa io ti amo. Ti amo da star male, ti amo da star bene. Ti amo così tanto, da voler cominciare una vita, la mia, insieme a te.
Vedi tutto quello che voglio è stare con te."
"L'amore uccide Jey, l'amore ci ferirà." risposi io con gli occhi gonfi, mentre le lacrime cercavano di uscire, io le costrinsi a restare al loro posto.
"Rischiamo, Vane." disse lui alzandosi.
Lo guardai.
Jeremy passò i fiori a Sara e mi afferrò la mano: "Io voglio stare con te, lo sto dicendo davanti a tutta la scuola. Io non voglio nessuna di loro Vane, io voglio te."
"Ma se sono un casino tu non puoi davvero decidere di rimanere." gli dissi guardandolo negli occhi.
"Sono un casino anche io, che credi? Forse hai ragione, l'amore uccide, l'amore ferisce. Ma se lo cerchiamo così a lungo allora qualcosa di buono dovrà pur fare non trovi?"
"Potrebbe essere dannatamente sbagliato, Jeremy!"
"O magari giusto."
Mi baciò, e in quel momento ogni forma di dubbio svanì.
Le lacrime iniziarono a segnarmi le guance, e di tutte le persone lì presenti, non me ne importava più niente.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3027586