Alla ricerca della tua anima

di Anna Lee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** L'Antinferno ***



Capitolo 1
*** Quando tutto ebbe inizio ***


La gente correva all’impazzata, c’era troppo caos.
Bambini per strada che piangevano nella speranza di ritrovare i genitori, uomini e donne di ogni età che rubavano tutto ciò che capitava davanti, alcuni anziani che chiedevano una mano ai passanti per velocizzare il passo, altri, rassegnati, si erano lasciati andare al loro destino. E poi c’eravamo noi, un gruppetto di ragazzi che fino a qualche minuto fa stava facendo una bella partita a basket, e che poco dopo si era ritrovato in mezzo alla folla impazzita cercando di scappare. A quale scopo poi...
Non c’era modo di scappare. Eravamo in trappola. Basta, finita. Game over.
L’uomo aveva per anni giocato con la natura e adesso la natura gli si stava rovesciando contro. Lo avevano predetto, loro lo sapevano. Ci avevano avvisato, ma nessuno ci aveva creduto. Pensavano tutti che fosse la solita bufala stile ‘’21 dicembre 2012’’, ed invece questa volta era tutto vero. Si sono presi gioco di noi, sin dal Medioevo, con sta storia dell’Apocalisse che prima o poi sarebbe arrivata, ma la gente con tutti questi falsi allarme non ci credeva più, e adesso che realmente la storia si era avverata tutti se ne stavano tranquilli a bere un caffè al bar o a giocare in un parchetto a basket, come nel nostro caso.
Ma non era questo a spaventarmi, non era per quel numeroso sciame di meteore che avevo paura, io avevo paura di perdere la mia famiglia, i miei amici che in quel momento erano con me, ma soprattutto avevo paura di perdere la mia amata Beatrice.
Se me ne dovevo andare da questo mondo, dovevo farlo insieme a lei.
Non dovevo fare altro che cercarla, provavo a chiamarla ma non c’era campo, e pensare che l’ultima volta che l’avevo sentita al telefono quella mattina ci avevo litigato per le solite sciocchezze, e come al solito per colpa mia.
Quindi mi sentivo in dovere di cercarla. DOVEVO trovarla. Per chiederle scusa, per dirle quanto ero stato stupido, per dirle quanto la amavo. E una volta trovata l’avrei baciata come se non ci fosse stato un domani.
In questo caso era davvero così.
Mi ero fermato, i miei compagni se ne erano accorti, mi avevano dato del pazzo per quello che stavo per fare, ma a me non importava. Non c’era via di scampo comunque. Li avevo salutati, ma più che saluto era più un addio.
Lo avevano capito dal mio sguardo, ma io speravo in quell’ addio un arrivederci.
Mentre correvo in direzione opposta alla folla, dei meteoriti incominciavano a schiantarsi su case e palazzi, la gente incominciava ad essere sempre più spaventata, le Forze dell’Ordine avevano ormai perso completamente il controllo, tant’è che loro stesse se la stavano dando a gambe levate. La città era in delirio, non sapevo nemmeno se Beatrice stesse a casa sua ad aspettarmi, ma io dovevo tentare.
Dovevo provarci.
Stavo alzando il passo, quando ad un certo punto avevo visto un pezzo di meteorite venire verso di me. Invece per mia grande fortuna mi aveva sorpassato, sentivo la scia di vento bollente che il masso aveva portato dietro di sè, avevo come la sensazione che la mia pelle per un attimo bruciasse.
Poi avevo sentito un botto in lontananza che aveva fatto esplodere una macchina, la terra tremava a causa dell’impatto, mi ero girato per vedere cosa fosse successo, persone morte a terra, i loro corpi erano avvolti dalle fiamme, compresi quelli dei bambini. Poi mi ero reso conto che tra quei corpi c’erano anche i miei compagni.
Mi sembrava l’inferno.
Non avevo tempo nemmeno di piangere, un secondo in più avrebbe potuto farmi perdere Beatrice per sempre. Oppure l’avevo già persa. Questo non potevo saperlo.
Preferivo non saperlo.
La casa di Beatrice era quasi vicina, il mio cuore accelerava i battiti, non sapevo cosa avrei potuto fare se non l’avessi trovata lì ad aspettarmi. Probabilmente mi sarei sentito perso, avrei perso ogni speranza di rivederla.
Invece era proprio lì, ad attendermi. In quel momento una scarica di emozioni mi aveva pervaso tutto il corpo, non potevo crederci. Pensavo fosse un’allucinazione, e invece era tutto vero. Lei era lì, per me.
Aveva rischiato di morire pur di aspettarmi.
Mi ero messo a correre, lei non mi aveva ancora visto, così mi ero nascosto dietro di lei per farle una sorpresa, e l’avevo abbracciata. All’inizio si era spaventata, presa alla sprovvista, ma poi quando si era accorta che ero io, aveva ricambiato l’abbraccio, stringendomi più che poteva. Mi guardava negli occhi, bagnati dalle lacrime, poi le avevo preso il viso e accarezzandolo, l’avevo baciata.
Le nostre lingue s’intrecciavano, non volevano staccarsi per un attimo, avremmo continuato all’infinito, ma il boato dello schianto di un altro meteorite ci aveva fatto ritornare con i piedi per terra. Avevamo capito che dovevamo muoverci, non sapevamo dove andare, ma era pericoloso stare fermi lì.
Mano per mano, camminando tra le macerie, cercavamo di trovare un posto sicuro dove stare. In realtà per trovarlo avremmo dovuto prendere un’astronave spaziale e andarcene da questo pianeta, ma ovviamente ciò non era possibile.
Dovevamo affidarci al nostro destino, non importava quale destino fosse, l’importante era stare insieme a lei, qualunque cosa sarebbe accaduta.
Avrei fatto di tutto per proteggerla.
Ma per quanto era stato grande il mio sforzo, ciò non era bastato per salvarla, per salvarci. Un meteorite di grosse dimensioni si era schiantato a poca distanza da noi, l’impatto era stato così violento che per noi non c’era stato nulla da fare. Il mio corpo bruciava, insieme a quello di Beatrice, ma nonostante tutto continuavo a tenerle la mano, non l’avrei mai lasciata andare. L’avrei stretta fino alla fine, fino a quando non riuscii a sentire più nulla, le mie forze mi stavano abbandonando.
Contro la mia volontà, la mia mano aveva lasciato la presa, e poi discese il buio.
 
 
Da qui inizia la nostra storia. 

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Capitolo 2
*** L'Antinferno ***


Mi sentivo disperso, non avevo idea di dove mi trovassi.
Il mio primo pensiero era rivolto a Beatrice, che non era più lì con me.
Mi guardavo attorno, ero in uno strano posto, avvolto dalle fiamme, pieno di anime disperate che si lamentavano delle loro torture chiedendo pietà.
Che ci facevano delle anime qui? Che ci facevo io qui?
Non ero mica morto …
Poi mi ero ricordato, del meteorite, di Beatrice e dei nostri corpi che bruciavano.
Della mano stretta a lei fino all’ultimo secondo e del buio che discese subito dopo.
Poi guardandomi, mi ero accorto che anch’io ero un’anima come loro … quindi questo era l’inferno?
Cosa mi sarebbe capitato in un posto così terribile? Avrei fatto anch’io la fine di quelle anime, oppure? Oppure avrei cercato Beatrice. Si, era quello il mio scopo, trovarla, così come in vita, anche ora che ero morto il mio obiettivo era trovarla e stare insieme a lei. Avevo intravisto una strana creatura, supponevo che fosse un demone, aveva le sembianze di un caprone che camminava su due zampe, con le corna lunghe e lo sguardo minaccioso. Era diretto verso di me, incominciavo ad avere paura, ma non riuscivo a tremare. Si era messo di fronte a me, guardandomi fisso con i suoi occhi gialli, dopodiché decise di presentarsi:

‘’Io sono Samael, uno dei demoni che ti condurrà a Minosse, affinché lui possa giudicarti per decidere quale sia la tua sorte nell’Inferno, dovrai seguirmi o sarà peggio per te.’’

La sua voce era inquietante, se avessi avuto ancora un corpo sarei svenuto a terra, come fece Dante Alighieri nelle sue cantiche.
Pensandoci, quelle di Dante non erano fandonie.
Avendo studiato la Divina Commedia, avrei potuto usarla come mappa per guidarmi tra i gironi dell’Inferno e degli altri due regni dell’aldilà.
Guardandomi attorno, supponevo che mi trovassi nell’Antinferno, dove si trovavano gli ignavi e gli angeli che rimasero neutrali nella rivolta di Lucifero contro Dio.
Come scrisse Dante nell’opera, vedevo i condannati correre senza tregua, dietro un'insegna che non rappresentava nulla, mentre venivano punti da vespe che li facevano sanguinare e mangiati dai vermi attirati dal sangue. Era uno spettacolo che avrei preferito non vedere, ne avevo sempre sentito parlare, ma mai avrei pensato che fosse così terribile vederlo con i propri occhi.
Andando più avanti, eravamo finalmente arrivati al famoso fiume Acheronte, c’erano un mucchio di anime ammassate. A questo punto il demone che fino a quel momento mi aveva accompagnato si era fermato, dicendomi:

‘’Il mio compito con te è finito, ora dovrai aspettare insieme a queste anime dannate l’arrivo di Caronte, egli ti condurrà con la sua barca verso Minosse. Sappi che chiunque tenti di fuggire verrà punito severamente, la sua anima verrebbe dilaniata a tal punto da distruggerla per sempre.’’

Una volta detto ciò, si era voltato di spalle ed era sparito nel nulla.
Le sue parole mi fecero scoraggiare a tal punto da perdere ogni speranza di ritrovare Beatrice. C’erano demoni dappertutto, sarebbe stato impossibile riuscire a passare inosservati. Avrei voluto piangere, ma non potevo. Non avevo più lacrime da versare. Mi ero unito alla massa di anime, aspettando con ansia l’arrivo di Caronte. Avevo aspettato un bel po’, poi avevo visto sbucare dalla nebbia del fiume una barca con un demone dalle sembianze di un vecchio con una lunga barba e gli occhi rosso fuoco. Era lui.
Le anime incominciavano a spintonarsi tra di loro, cercando di salire sulla barca, per fortuna ero riuscito a salire in tempo, non ci era voluto molto a riempirla tutta, dopodiché Caronte con dei colpi di remo aveva mandato via chiunque tentasse di salire. Una volta che le anime si erano calmate, Caronte riprese a remare, potendo così navigare tra le acque del fiume.

 

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