Amori in tribunale

di Kade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Problemi con la legge ***
Capitolo 2: *** Proposte indecenti ***
Capitolo 3: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 4: *** Quando il gioco si fa duro... ***
Capitolo 5: *** Cuori infranti, cuori in costruzione ***
Capitolo 6: *** Primi passi ***



Capitolo 1
*** Problemi con la legge ***


primo capitolo


Capitolo Uno

"Problemi con la legge"







Nihonbashi, quartiere di Chuo, Tokyo - Ore 09:12


In quella fredda mattina di Novembre anche il sole aveva deciso di rifugiarsi dietro uno spesso strato di nuvole. Il cielo minacciava di scatenare un temporale coi fiocchi, ma i giornalisti e i fotografi delle maggiori televisioni giapponesi non sembravano avere nulla da temere. Armati di microfoni, macchine fotografiche professionali, cineprese e ombrelli, sostavano di fronte ad un imponente palazzo di trentaquattro piani, in attesa di qualcosa. O di qualcuno. La struttura in vetro e acciaio, sottile come un giunco, sembrava quasi osservare la folla di gente come un essere umano potrebbe fare con un mucchio di formiche agitate.
D'un tratto la folla di persone si mosse, captando un movimento dietro l'immensa porta automatica scorrevole. Un uomo alto e slanciato uscì dall'edificio, scortato dai poliziotti verso una macchina poco distante. I giornalisti scattarono in avanti, decisi ad intercettare l'oggetto del loro morboso interesse.

"Signor Taisho, la città intera è sconvolta dalla rivelazione del suo coinvolgimento nel..."

"Sesshomaru Taisho, vorrebbe fare una dichiarazione alle nostre telecamere?"

"Signor Taisho, sembra impossibile che Ikeda-sama abbia..."

I poliziotti si fecero largo tra la folla, scortando l'uomo verso la vettura. Sembravano infastiditi, eppure il disagio trasmesso dallo sciame di giornalisti pareva non avere alcun potere sul signor Taisho, che si limitò a guardare davanti a sé, ignorando le numerose domande e la massa di corpi che li seguiva come api verso il miele. Entrò in macchina, deciso a fissare un punto indeterminato del poggiatesta di fronte a sé. Uno dei poliziotti sospirò e accese il motore, cercando di farsi spazio attraverso i giornalisti e i fotografi che avevano deciso di piazzarsi di fronte alla macchina.

"SPOSTATEVI, DANNAZIONE!"

Cominciò ad urlare, ottenendo subito l'allontanamento della massa di gente.
Il signor Taisho, dal canto suo, sedeva tranquillamente sul sedile posteriore, osservando con una perfetta maschera di indifferenza il paesaggio dal finestrino. Le vetrine dei negozi scorrevano numerose sotto i suoi occhi, ma la mente era rivolta altrove. Solo un'ora prima si era ritrovato nel suo ufficio all'ultimo piano tre poliziotti, armati di pistole di servizio e mandato d'arresto. Se due ore prima gli avessero detto che avrebbe vissuto una situazione del genere, probabilmente si sarebbe fatto una grassa risata. Ed è da dire che lui non sorrideva praticamente mai, figuriamoci farsi delle grasse risate.
Aveva deciso di avvalersi del diritto di parlare solo in presenza di un avvocato, approfittando dei propri diritti. E questa sarebbe sembrata agli occhi dei più una decisione azzeccata, almeno se il suo caro avvocato non avesse deciso proprio il giorno prima di andare in vacanza a Mosca con tutta l'allegra famigliola. Sospirò impercettibilmente. No, a quanto pare non c'era nulla che gli andasse bene in quel periodo. 
E, proprio mentre pensava a queste cose, cominciò a piovere.







Jinbocho, quartiere di Chiyoda, Tokyo - Ore 09:29



"Mh... Che ore sono?"

La voce impastata dal sonno del suo ragazzo le giunse alle orecchie. Non potè fare a meno di sorridere, mentre finiva di mettere il rossetto rosso sulle labbra e si apprestava a tornare in camera da letto per recuperare la giacca del tailleur nero.

"Le nove e mezza. Devi svegliarti, Sango ti aspetta."

Gli stampò un bacio freddo sulle labbra, non curandosi di togliergli il segno provocato dal rossetto. Compose in fretta un sorriso e osservò il ragazzo sollevarsi le coperte fino al mento, cercando di ignorare l'orario. Kohaku era sempre stato un dormiglione, a differenza sua.

"Forza, Kohaku. Questa sera non ho voglia di sentire le tue lamentele su quanto Sango sia dura con te... Ha tutte le ragioni del mondo, visto che razza di fratello pigro e ritardatario si ritrova!"
Aggiunse, per poi afferrare la giacca e la valigetta in ecopelle nera.
"Io vado! A stasera!"

Non si fermò a sentire il saluto del suo fidanzato e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Il cielo grigio piombo di quella mattina era capace di metterle una tristezza immensa addosso. Si diresse rapidamente verso la propria utilitaria, una Suzuki Swift blu metallizzata, comprata con grandi sacrifici. Mise in moto e accese la radio, sintonizzandosi sulla frequenza che trasmetteva il radiogiornale del mattino. Dal momento che non aveva mai tempo per comprare un quotidiano, l'unico modo per essere sempre aggiornata su ciò che succedeva in Giappone e nel mondo era ascoltare la radio. Uscì dal parcheggio in retromarcia, facendo un cenno con la mano a Kaede, la sua anziana vicina di casa intenta a potare i cespugli, e si mise sulla carreggiata.

"E' con grande stupore che annunciamo che Sesshomaru Taisho è stato arrestato questa mattina e portato via dal suo ufficio nel quartiere di Nihonbashi, Chuo. Il signor Taisho è accusato di speculazione edilizia e di favoreggiamento alle attività della Yakuza, la più grande organizzazione mafiosa giapponese. Si sospetta che l'imprenditore abbia avuto numerosi contatti con i maggiori capi mafiosi e questa, insieme ad altre accuse, ha portato all'arresto dell'uomo d'affari e al suo trasferimento alla stazione di polizia sotto la supervisione del tenente Takumi Hiroito. Gli aggiornamenti su questa notizia saranno presto disponibili per l'edizione delle 20:00."

Cominciò a tamburellare le dita sul volante, il piede calcato sull'acceleratore. Aveva prestato una blanda attenzione al servizio del radiogiornale, concentrata com'era sulla guida. Conosceva Sesshomaru Taisho. Non perché fosse un uomo famoso e apparisse spesso sui giornali, ma piuttosto perché, talvolta, le erano capitati sotto gli occhi i fascicoli delle denunce che l'imprenditore aveva collezionato nel corso degli anni e che la ragazza aveva dovuto portare al suo capo, cioè all'avvocato personale di Taisho-san. La polizia ci sarebbe andata giù pesante quella volta. Il reato di speculazione, per uno come Sesshomaru, poteva essere accantonato con una bella somma di denaro, ma il favoreggiamento alla mafia significava solo avere un grosso, grossissimo problema.

Giunta in ufficio e sistematasi sulla sedia di fronte alla scrivania, cominciò a dare una lettura ad alcuni fascicoli e a battere qualche appunto al computer. La giornata trascorse velocemente e in tranquillità, vista l'assenza del capo, e la ragazza riuscì a svolgere il suo lavoro in santa pace.
Alle sei e mezza raccolse tutte le sue cose, chiuse con uno scatto la valigetta e si diresse verso l'uscita dell'ufficio. Allungò la mano verso la maniglia, ma lo squillo del suo telefono la distrasse. Tirò fuori il Blackberry dalla tasca del cappotto lungo color crema e osservò il display, le sopracciglia scure aggrottate.
Numero sconosciuto.
Era forse qualcuno che intendeva divertirsi facendo scherzi stupidi? O un operatore di quei dannati call center in cerca di persone a cui proporre nuovi contratti? Decise di rispondere e fugare così ogni dubbio.

"Pronto?"

"Buonasera. Parlo con la signorina Rin Ogawa?"
Il suo interlocutore aveva una voce chiara e un accento particolare.

"Sì, sono io."

"Mi chiamo Koga Murakami. Spero di non disturbarla. Ha cinque minuti di tempo da dedicarmi?"

"Non c'è problema, ho appena finito di lavorare. Mi dica pure."

"Bene. L'ho contattata per una questione spinosa e che, temo, solo lei possa risolvere ora come ora, vista la sua ovvia posizione* e l'ammirazione che l'avvocato Sakamoto nutre per lei."
Fece una piccola pausa, come se stesse prendendo fiato per dirle qualcosa di spiacevole.
"La chiamo a nome di Sesshomaru Taisho."






*La "ovvia posizione" fa riferimento al fatto che Rin, lavorando nello studio dell'avvocato personale di Sesshomaru, sia adatta a lavorare al caso, anche perché, come dice lo stesso Koga, l'avvocato Sakamoto nutre grande rispetto per lei.







~ Angolo Autrice

Ciao a tutti!
Dopo un mese di elaborazione ho finalmente deciso di pubblicare il primo capitolo della mia nuova Long Fiction. Una Rin/Sesshomaru ambientata ai giorni nostri, con una trama che, spero, possa piacervi e appassionarvi. Era da tanto che cercavo di elaborare i personaggi e l'andamento dei vari capitoli. E' stata dura, davvero. Non ricordavo quanto fosse difficile, visto che l'ultima long che ho pubblicato risale ad alcuni anni fa.
In attesa dei vostri commenti,

Giulia




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Capitolo 2
*** Proposte indecenti ***


Secondo capitolo


Capitolo 2
"Proposte indecenti"







"La chiamo a nome di Sesshomaru Taisho."


Rin trattenne il fiato e sbarrò leggermente gli occhi. Sesshomaru Taisho, uno degli uomini più importanti di Tokyo e uno degli imprenditori edili più famosi del Giappone, aveva dato l'ordine di chiamarla. Che cosa avrebbe mai potuto volere uno come lui da una come lei? Si diede mentalmente della stupida e lasciò che un sorriso le increspasse le labbra rese vermiglie dal rossetto.

"Oh, è molto divertente! Per un attimo ci ho quasi creduto!"
Rise piano, ascoltando Koga sospirare sconsolato.

"Non sto scherzando, signorina."
Aggiunse l'uomo con una voce così seria che Rin, suo malgrado, gli prestò maggiore attenzione.
"Il signor Taisho in persona mi ha chiesto di contattarla per chiederle se sarebbe così gentile da recarsi il prima possibile alla stazione di polizia. Si tratta di una questione piuttosto urgente e, se ha visto i telegiornali, sa a cosa mi riferisco."

"No, mi ascolti un attimo: ho già un appuntamento per stasera. Devo andare a cena fuori con il mio fidanzato e non posso disdire assolut-"

"Questo non sarà un problema. M'impegnerò io stesso per contattare il suo fidanzato e avvisarlo del fatto che la sua presenza è richiesta qui. Il signor Taisho è disposto a pagarla profumatamente se sarà qui entro mezzora. E' questione di vita o di morte. Sul serio."

La ragazza prese un respiro profondo e decise di credergli. Quell'uomo non sembrava in vena di scherzi. Lo poteva dedurre dal tono di voce basso, profondo e caratterizzato da una vena di preoccupazione appena percettibile. Annuì distrattamente, senza pensare al viso deluso del suo ragazzo, che contava su quella cena per dirle chissà cosa. Era stato molto misterioso, ma Rin non aveva indagato oltre, preferendo aspettare la serata tanto attesa. Kohaku era stato così emozionato solo per due occasioni: questa cena e la vittoria degli Yomiuri Giants nell'ultimo campionato di baseball e la ragazza, dal canto suo, non voleva assolutamente rovinare tutto. Ma lei era una donna capace di organizzare i propri impegni e di riconoscere quali erano le priorità... E poi doveva ammettere di essere piuttosto curiosa su cosa il signor Taisho dovesse dirle di così urgente da farla precipitare in fretta e furia alla stazione di polizia.

"Va bene. Arrivo subito, mi dica solo l'indirizzo preciso."
Si avvicinò nuovamente alla scrivania e, preso un post it e una penna, annotò il numero civico della stazione di polizia dove avrebbe dovuto recarsi.
"Tra venti minuti sarò lì."

In realtà non sapeva cosa l'avesse spinta a mettersi in macchina e a rinunciare alla cena con Kohaku, ma poteva affermare con certezza di essere dannatamente curiosa su cosa ci fosse sotto in tutta quella storia. Scacciò il volto del fidanzato dalla propria mente per concentrarsi sulla strada. Il traffico era notevole, visto che molte persone staccavano dal lavoro a quell'ora, ma riuscì ad arrivare comunque in venticinque minuti circa alla stazione di polizia. Trovò un parcheggio per un puro colpo di fortuna e, ringraziando i Kami, afferrò borsa, giacca e chiavi e scese dalla vettura, innescando l'antifurto. Si diresse spedita verso l'ingresso della stazione di polizia e rivolse un saluto cortese al poliziotto appostato vicino all'entrata.

"Buonasera! Sono stata chiamata da Sesshomaru Taisho..."

"Ah sì, il signor Taisho... prego, mi segua."
L'uomo in divisa si alzò e la condusse lungo un intrico di corridoi tutti uguali, con le pareti piastrellate e il pavimento in legno consumato. Giunto di fronte ad una stanza, aprì seccamente la porta a vetri e la invitò con un braccio ad entrare. In quelle quattro pareti, bianche e spoglie, seduto su una sedia di legno traballante e con un alone di superiorità che lo circondava dalla testa ai piedi, c'era Sesshomaru Taisho. Vestito di tutto punto in completo gessato grigio antracite, rivolse un'occhiata indifferente a Rin, che fece il suo ingresso nella stanza e gli rivolse un sorriso di circostanza.
Quell'uomo la metteva a disagio e ciò traspariva in maniera fin troppo evidente. Si soffermò per un attimo ad osservare il viso dell'imprenditore: candido e perfetto, adornato da due profondi occhi dalle sfumature dorate, da una voglia a forma di mezzaluna di un rosa tenue sulla fronte, dal perfetto naso alla greca e da due labbra pallide e sottili. I capelli erano una cascata di puro argento e sembravano fini e morbidi come seta; il corpo, per quello che Rin poteva vedere, era muscoloso e, tuttavia, non troppo gonfio, come se Sesshomaru fosse frutto del disegno di un artista d'ispirazione classica. Poteva immaginare i suoi muscoli, guizzanti e scattanti, sotto il tessuto della camicia bianca e la sua pelle candida come la neve, senza alcun difetto ad intaccarla. Le braccia parevano forti e, in qualche modo, rassicuranti. Aveva una certa eleganza nel vestire e sembrava che quegli abiti gli fossero stati cuciti addosso, tanto si adattavano bene alla sua fisicità.
Era così incantata nell'osservare l'uomo e la perfezione del suo corpo che quasi non si rese conto del suo sopracciglio sollevato.

"Sta sbavando."

La ragazza si maledisse più e più volte, mentre cercava di ricomporsi e assumere un'espressione meno ebete di quella che, a quanto pare, aveva manifestato finora. Si avvicinò al tavolo di legno e si sedette sulla sedia di fronte a lui.

"Ehm... Buonasera, signor Taisho. Ho fatto il prima possibile... Sa, il suo assistente mi ha pregato di arrivare in fretta e furia. E io ho corso come una disperata e probabilmente mi beccherò una multa, visto che penso di aver visto il flash dell'autovelox, ma dal momento che-"

"Faccia silenzio."

Rin si zittì immediatamente, sentendo su di sé una patina di gelo che aveva tutta l'aria di essere emanata da Sesshomaru stesso. Abbassò lo sguardo. Quell'uomo aveva una strana quanto disarmante capacità di metterla in soggezione solo guardandola. Appoggiò la valigetta sulla scrivania, tanto per non stare con le mani in mano, aspettando che lui si decidesse a dirle cosa diavolo poteva volere uno come lui da una come lei.

"L'ho fatta chiamare per una questione piuttosto importante. Oggi ha seguito i notiziari?"
Rin annuì e lasciò che continuasse. Aveva l'impressione che a Sesshomaru Taisho non piacesse molto parlare: lo poteva intuire dal tono freddo e formale di voce e da un certo sforzo nel mettere insieme una frase, come se gli costasse fatica farlo.
"Bene. Allora sa che sono stato arrestato e condotto qui con l'accusa di speculazione edilizia e di favoreggiamento alle attività mafiose della Yakuza. Queste accuse, queste stronzate, mi costringeranno a presenziare ad un processo, che avrà inizio tra due mesi e tre giorni. Sicuramente si starà chiedendo cosa c'entra lei in tutto questo. Sbaglio?"

A Rin sembrava che quel "sbaglio?" fosse stato detto più per circostanza che per altro, come se Sesshomaru fosse un uomo abituato a non sbagliarsi mai e ad esserne consapevole. Sospirò impercettibilmente e annuì di nuovo.
"Sì, mi stavo chiedendo questo. E mi chiedevo anche come mai ha contattato me anzichè Sakamoto-san, il suo avvocato."

Sesshomaru le rivolse un'occhiata a metà tra lo sdegno e l'indifferenza, come se non solo il fatto di parlare, ma più che altro il fatto di "parlare con lei" gli desse un fastidio immenso.
"Si dà il caso che Sakamoto sia in vacanza a farsi spalmare olio abbronzante sulla schiena insieme alla moglie e ai suoi marmocchi pestiferi e che mi abbia espressamente detto di rivolgermi a lei in caso di problemi. Ora è chiaro?"

La ragazza aprì leggermente la bocca, un'espressione stupita sul volto.
Il suo capo era uno stronzo e ora aveva la prova per dimostrarlo. Tra tutti coloro che lavoravano in ufficio aveva scelto lei e, anche se una voce nella sua testa le suggeriva che forse avrebbe dovuto sentirsi orgogliosa, ora poteva soltanto dire di essere incazzata come una iena. Aggrottò le sopracciglia, cercando di mascherare la furia che stava cominciando a divampare in lei come un incendio.

"Capisco... Quindi lei intende dire che io dovrei..."

"Mi sembra chiaro. Sarà lei ad assistermi durante il processo e ad occuparsi della mia difesa."
A Rin sembrò di cadere in una specie di voragine senza fondo, in un buco nero dal quale non sarebbe mai potuta riemergere. Tra tutti gli uomini che avrebbe potuto difendere le era toccato Sesshomaru Taisho, un imprenditore ricco e viziato con la passione per le donne e una collezione di denunce che avrebbe fatto invidia ad uno dei delinquenti più incalliti dei bassifondi di Tokyo. Si accorse di avere di nuovo la bocca aperta e di sembrare più una ragazzina stupida che un avvocato serio e preparato, quindi cercò di ricomporsi in fretta.

"Sì, certo... Allora..."
Aprì la valigetta con uno scatto e tirò fuori alcuni fogli e una penna, assumendo immediatamente un atteggiamento pratico.
"Anzitutto ho bisogno di avere il fascicolo del caso per poterlo studiare con calma. Poi lei dovrà raccontarmi tutto quello che sa su questa faccenda. Sono un avvocato della difesa e dovrò fare di tutto affinchè la giuria possa essere convinta della sua innocenza."
Sesshomaru fece un cenno d'assenso, fissandola negli occhi. Oro fuso dentro il cioccolato. Rin provò uno strano brivido, ma decise di ignorarlo.
"Devo metterla in guardia, però: lei dovrà essere estremamente sincero con me. Se non dirà tutto ciò che sa, non potrò aiutarla come si deve a risolvere la questione."
Le parve di sentire una specie di sbuffo fuoriuscire dalle labbra dell'uomo, ma poi, guardando il suo volto serio e freddo come il ghiaccio, ritenne di averlo immaginato. Come poteva un dio come lui abbassarsi ad una cosa tanto futile come sbuffare? No, era impossibile. Si soffermò a guardarlo e gli donò un piccolo sorriso d'incoraggiamento.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi, signor Taisho."

"Le sembro preoccupato?"
Domandò freddamente Sesshomaru, staccandosi dallo schienale e togliendosi la giacca. La camicia bianca lasciava poco spazio all'immaginazione, visto il tessuto fine e semi-trasparente, e Rin si rese conto che sarebbe stato molto difficile per lei riuscire a concentrarsi su ciò che doveva dire. In fondo non era così semplice articolare un sostantivo, un verbo e un complemento senza impappinarsi come un'allocca.

"Ehm... Bene, sì. Cominciamo. Mi racconti come si sono svolti i fatti."

E Sesshomaru cominciò a raccontare, il tono di voce più gelido dell'iceberg che aveva fatto affondare Jack, Rose e il Titanic con tutti i passeggeri.
Quando Inu no Taisho, padre di Sesshomaru, era morto, aveva lasciato al figlio le redini della Taisho Industries e una grande quantità di soldi da gestire. Le finanze andavano alla grande e tutto sembrava andare per il meglio. Circa un mese prima di essere arrestato, l'uomo era stato contattato dal suo commercialista per una serie di problematiche all'interno dei conti dell'azienda. A quanto pareva, infatti, erano spuntati negli archivi aziendali un gruppo di appartamenti che Sesshomaru non ricordava di aver comprato, acquistati con una somma minima da proprietari precedenti e valutati con almeno il doppio del valore originario. Il fatto lo aveva insospettito, ma non abbastanza per indagare oltre. Affidò al commercialista il compito di sistemare la questione e continuò con il proprio lavoro, fino a quando tre poliziotti non avevano invaso il suo ufficio e gli avevano messo le manette per portarlo lì, in quella lurida stazione di polizia che puzzava di cavolini di Bruxelles.

Rin annotò tutto quello che poteva essere utile e, dopo aver finito di scrivere, sollevò lo sguardo su Sesshomaru. Sembrava che il fatto di trovarsi in una stazione di polizia e di avere sulla testa due accuse di importanza non indifferente non lo interessasse più di tanto. La ragazza non sarebbe riuscita a provare ad immedesimarsi in lui neanche se avesse realmente voluto, visto che lei, da lurida umana mortale, non poteva neanche immaginare quanto cose del genere fossero inutili agli occhi di una divinità scesa in terra come lui.
"E con questo ho più o meno capito perché l'abbiano accusata di speculazione. Ma come si spiega l'accusa di favoreggiamento alle attività della mafia?"

"A quanto pare gli appartamenti risultanti negli archivi aziendali sono stati utilizzati dalla Yakuza. La polizia crede che io abbia usato soldi sporchi per permettere alla mafia di avere luoghi sicuri e a basso costo dove far girare gli affari."
Rispose l'imprenditore, sciogliendo la presa delle mani affusolate e portando una di esse sulla superficie del tavolo.
"Come mio difensore desidero che lei faccia alcune indagini per capire chi c'è dietro tutta questa storia. D'accordo?"

Rin lo osservò con una punta di risentimento sul viso. Per quanto potesse essere famoso, influente e stragnocco, Sesshomaru Taisho non aveva alcun diritto di dirle come svolgere il suo lavoro. Si soffermò a guardarlo dritto negli occhi, trovandovi il vuoto. Strano come le iridi di quell'uomo non trasudassero altro che pura, semplice e gelida indifferenza, come se tutti gli esseri umani non fossero altro che pedine di uno schema più grande nelle sue mani e come se il mondo dovesse piegarsi ai suoi desideri. Volitivo, in un certo senso. In tutto e per tutto. Distolse lo sguardo, mascherando ancora una volta un brivido che le era corso lungo la spina dorsale, e ricacciò indietro la risposta maleducata che avrebbe voluto tanto propinargli.

"Perfetto. Mi metterò subito in contatto con un mio amico e collega per creare una strategia... Nel frattempo, in qualità di suo avvocato, le consiglio di sottostare agli ordini ricevuti. Stia a casa e faccia fare agli altri le commissioni necessarie..."
Si fermò un momento, sospirando.
"Posso immaginare quanto sia frustrante per lei... Ma più la sua condotta sarà ottima, più possibilità avremo di farla uscire indenne dal processo. Va bene?"
Sesshomaru si limitò ad annuire, il viso come una maschera di solido vetro.
"Bene... Ora dovrei andare. Ho il numero di Koga, il suo assistente, salvato nel cellulare. Eventualmente mi metterò in contatto con lui. Per quanto riguarda la strategia e le altre pratiche, credo che ci vedremo molto spesso in queste settimane, signor Taisho."

L'uomo la osservò alzarsi, afferrare la valigetta e dirigersi verso la porta con passo rapido.
"Koga le darà presto l'indirizzo di casa mia."
Rin si voltò e lo guardò stupita, senza badare al fatto di sembrare un pesce bollito.

"L'indirizzo di casa sua?"
Domandò in un soffio, schiarendosi subito dopo la voce.

"Sì, l'indirizzo di casa mia."
Confermò con tono annoiato e un sopracciglio ancora una volta inarcato.
"Dal momento che sono confinato fra quattro mura e lei dovrà elaborare con me una strategia, mi sembra ovvio che l'unico posto in cui possiamo incontrarci sia casa mia."
Ora si poteva scorgere un'aria vagamente divertita nella voce dell'uomo, che sembrava intento a pensare qualcosa che Rin non riusciva ad afferrare. Si chiese cosa stesse macchinando. Ebbe una risposta subito dopo.
"O forse si aspettava qualcosa di più? Magari una cena o un incontro passionale nel mio letto?"

Rin si lasciò cadere di mano la valigetta, rossa di rabbia e con una vena pulsante sulla fronte. Ma come si permetteva quello stronzo di un dio greco bello come il sole? Stava insinuando che lei, una donna fedele, dai sani principi e fidanzata da ben quattro anni, fosse interessata minimamente ad andare a letto con lui? Bugie. Bugie e cattiverie.

Ma è impossibile. Le bugie non hanno un fondo di verità. Quindi quelle che dice non sono bugie, cara Rin. E lo sai anche tu.

Cercò di ritrovare la calma e di mantenere un tono fermo e calmo.
"Per mia fortuna non sono così disperata, Taisho-san. Sono fidanzata da anni, ormai, e non vedo perché lei abbia potuto pensare una cosa del genere. Se non le dispiace, io vado. Arrivederci."
Recuperò la valigetta, girò di tacchi e aprì la porta per uscire. Per andare via da quell'uomo che, anche se in modo ironico e disinteressato, le aveva istigato il dubbio nel petto.










"Amore, sei tu?"
La voce di Kohaku arrivò attutita dalla cucina e Rin, dopo aver appoggiato il cappotto e la valigetta sul divano rosso del salotto, lo raggiunse, i tacchi che producevano un ticchettio forte sul parquet lucido.

"Sono io!"
Esclamò una volta giunta in cucina. Si trovò davanti uno spettacolo davvero buffo. Kohaku era coperto da capo a piedi di farina e aveva le mani immerse in un impasto colloso e di uno strano colore, un misto tra giallo vomito e marrone ruggine dei tubi di scarico delle fogne di Tokyo. Scoppiò a ridere vedendolo in quelle condizioni e non smise nemmeno quando lui le rivolse un'occhiata di traverso.
"Ahahah... Oddio, sei favoloso! Sarebbe bellissimo immortalarti in una foto..."

"Sei cattiva! Stavo facendo una torta per il nostro anniversario. E' oggi e stamattina non ci siamo neanche fatti gli auguri."
Rin smise immediatamente di ridere. Aveva dimenticato il loro anniversario... Aveva dimenticato una data così importante, eppure Kohaku non sembrava arrabbiato. Riconobbe una luce particolare nei suoi occhi, che trovò arrossati. Probabilmente aveva pianto. Rin si morse il labbro inferiore, dispiaciuta oltre ogni limite e anche, in un angolo recondito del suo animo, infastidita. Perché Kohaku doveva sempre piangere? Ogni volta che avevano litigato, forse due o tre volte in quattro anni di relazione, lui si era messo a piangere come una fontana, facendola sembrare la bastarda di turno. A volte si chiedeva se fosse davvero un uomo o se fosse rimasto all'età della pubertà, quando le emozioni esplodono senza poter essere controllate, come un fiume in piena. Era lei troppo cinica o lui troppo infantile? Forse altre ragazze avrebbero apprezzato quel lato di Kohaku, manifestazione della sensibilità e della dolcezza del ragazzo, ma lei trovava il tutto fin troppo stupido. Probabilmente era anche per questo motivo che aveva cominciato a sentirlo distante. Come se lei fosse cresciuta e lui fosse rimasto anni e anni indietro. Mantenne un atteggiamento pacato, ma il tono di voce tradiva la stanchezza e il leggero fastidio.

"Kohaku... Mi dispiace! Sono stata presa dal lavoro e da altre cose... Scusami..."

"Tranquilla... Lo posso capire. Non devi scusarti..."
Quelle parole la buttarono giù e la scossero in modo spiacevole. Da quando tutto questo aveva cominciato ad irritarla? Ignorò la domanda della sua coscienza e gli rivolse un sorriso. La stava facendo di nuovo sentire come la stronza della situazione. Decise di cambiare argomento

"Bene... Che torta volevi fare?"

"Ah, la torta al cioccolato che ti piace tanto. Quella col cuore di fondente!"
Rin diede un'occhiata all'impasto e rise ancora, le sopracciglia fini inarcate.

"Ti ringrazio comunque per il pensiero!"
Si sporse in avanti e gli posò un bacio sulla guancia. Si voltò per andare in camera a cambiarsi, ma si sentì afferrare il polso. Si girò e si trovò davanti un Kohaku dal volto serio e pensieroso.
"Devi dirmi qualcosa?"

"Io... Sì, ecco..."
Il ragazzo cominciò a balbettare e, ad uno sguardo curioso di Rin, si fece forza e prese un bel respiro.
"La torta era solo una parte della sorpresa. Dentro avrei voluto mettere una cosa..."
Si voltò verso il piano di lavoro di marmo alle sue spalle e prese qualcosa, tenendola tra le mani giunte dietro la schiena, di modo che Rin non potesse vedere. Lei gli rivolse un sorriso circospetto, ma lasciò che continuasse.
"Ormai sono quattro anni che stiamo insieme, Rin, e mi sembra il momento più adatto per chiedertelo. Abbiamo vissuto tante esperienze e ho imparato ad amarti sempre di più ogni giorno di questi quarantotto mesi insieme. La mia vita è cambiata da quando ti ho conosciuta. E' cambiata in meglio, a dire la verità. Ti amo tanto, amore. Lo sai... Per questo vorrei chiederti una cosa..."
S'inginocchiò di fronte alla ragazza, che lo guardò dall'alto con uno strano sguardo. Un misto di terrore e di stupore che donava così poco ai suoi caldi occhi castani.



"Rin, vuoi sposarmi?"











~ Angolo dell'autrice

Ciao, belli e belle!
Sono tutta un fremito per questa storia e, anche se sono passati solo due giorni da quando ho pubblicato il primo capitolo, ho deciso di aggiornare subito. Ringrazio le persone che hanno lasciato una recensione e che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate. E' sempre un immenso piacere poter leggere che apprezzate gli sforzi della sottoscritta! :) Vi voglio tanto bene, anche se ci conosciamo e se mi considerate al pari di una cacca di piccione.
Un bacio e alla prossima!

Giulia









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Capitolo 3
*** Faccia a faccia ***


Cap 3 - Amori in tribunale





Si sentiva come sospesa in un limbo di sensazioni che variavano dallo spiacevole al terribile. Osservò la propria immagine riflessa nello specchio del bagno, lambita appena dalle tenue lucine che adornavano il mobiletto in cui era incassato l'oggetto riflettente. Gli occhi erano privi della luce dalla quale erano solitamente caratterizzati, i capelli sembravano un ammasso di rovi intricati e la pelle era pallida, smunta, tendente al verdastro. 
Gli aveva detto di sì. Aveva risposto affermativamente alla proposta di matrimonio di Kohaku. Nonostante tutti i problemi di cui lei stessa, per prima, era consapevole e nonostante il fatto che non provasse più i sentimenti di una volta, aveva accettato di sposarlo. E ora non poteva tornare indietro, non dopo che Kohaku si era abbandonato alla felicità e aveva messo su un sorriso così abbagliante da sembrare una lampadina al led.
Sospirò amaramente e cominciò a lavarsi i denti, ancora scossa per ciò che era successo. Mentre fregava la chiostra di denti bianchi con lo spazzolino blu elettrico, pensò a quanto quella giornata era stata penosa. Tra la proposta di matrimonio inaspettata (e non tanto desiderata) e quello gnocconzo (incrocio tra gnocco e stronzo) di Sesshomaru Taisho, aveva toccato il fondo più buio e abissale della storia.

"Sì, mamma! HA ACCETTATO!"

Rin sollevò gli occhi al cielo, fermando la mano che reggeva lo spazzolino. La voce di Kohaku era così alta da bucare le pareti e a quanto pare il ragazzo era intento a informare la cara e dolce futura suocera sull'esito del piano. Quasi le venne da piangere pensando al macello in cui si era così sbadatamente cacciata, ma ormai il danno era fatto e doveva rassegnarsi all'idea di sembrare felice. Non che non amasse Kohaku... Semplicemente in questo periodo aveva rivalutato molte cose e l'idea di sposarlo non aveva fatto capolino neanche per un secondo nel suo cervello.

"Dobbiamo ancora decidere la data, ma non credo di riuscire ad aspettare per mesi... tra due mesi?! Ah, sarebbe bellissimo!!"

Quasi si strozzò col dentifricio. Due mesi?! Ah no, qui c'era bisogno di un intervento rapido e mirato! Se quella sottospecie di cupcake zuccheroso della mamma del suo ragazzo aveva certe malsane idee, era necessario estirparle dalla sua scatola cranica il prima possibile. Rin si sciacquò velocemente la bocca, spense le lucette del bagno e si precipitò in salotto, dove Kohaku continuava a blaterare inconsciamente di vestiti da sposa e fiori.
La ragazza cominciò a gesticolare, imponendogli di rivolgerle l'attenzione e di chiudere la chiamata. Bisognava dire stop a quel delirio. Il ragazzo la ignorò beatamente e Rin, con gli occhi sbarrati, afferrò il cordless con forza.

"Salve, signora.... Ehm, mi dispiace, ma io e Koohaku dobbiamo parlare... Arrivederci, tante care cose!"

Schiacciò il tasto rosso del telefono e lo buttò rabbiosamente sul divano, per poi rivolgere un'occhiata omicida al suo ragazzo.

"Due... mesi?!"
Lui la guardò come se fosse una schizzata in fuga da un manicomio e annuì pacificamente.

"Ma sì, amore! Non sarebbe fantastico? Dopotutto è il nostro sogno!"
La giovane donna dovette fare uno sforzo immenso per non urlargli contro e dirgli che quello non era affatto un suo sogno. No, meglio trattenersi.

"Tesoro..." esordì, la voce quasi un tremolio e un sorriso tirato sulle labbra. "Non credi che sarebbe una decisione un po' affrettata? Dopotutto mi hai appena fatto la proposta e per organizzare queste cose servono mesi e mesi..."

"Mamma mi ha detto che mobiliterà il club di briscola per aiutarla nell'organizzazione, perciò non devi assolutamente preoccuparti."
Le rivolse un sorriso smagliante (il famoso sorriso da lampadina al led) e l'abbracciò, dandole un bacio sulla fronte, mentre Rin rimase immobile come uno stoccafisso.
"Aaaah, sei sempre la mia polemica preferita, tesoro mio! Ora vado a letto... Ti aspetto..."
Con un ultimo sorriso e uno sguardo pseudo-tentatore più simile a quello di un bradipo assonnato, il ragazzo si diresse verso la camera da letto, lasciando Rin in balia del terrore più assoluto.







La camicia e il jeans scuro calzavano a pennello sul suo corpo scolpito, creando un contrasto cromatico affascinante tra la sua pelle nivea e il colore dei suoi abiti. Rimirò la sua immagine allo specchio per qualche secondo, prima di abbandonare la camera da letto e dirigersi verso la cucina. La cameriera, una donna sulla sessantina di nome Kaede, con la quale aveva scambiato sì e no cinque parole in tre anni di servizio, aveva preparato la colazione per lui e l'aveva lasciata sul bancone in marmo bianco della cucina in stile americano ultramoderna. Il pasto consisteva in una ciotola di macedonia composta da kiwi, ananas, fragole e melone, accompagnata da un bicchiere di succo d'arancia rossa e una tazza di caffè lungo con latte. Quella era la sua colazione abituale, che preferiva consumare in solitudine. Come per il resto dei pasti, d'altro canto.
Riflettè per un momento sulla situazione precaria in cui si trovava. Avendo avuto modo di collezionare parecchie denunce nel corso degli anni, era consapevole del fatto che la giuria sarebbe stata poco incline al perdono qualora si fosse trovato ad affronare un processo. Sì, perché non era assolutamente scontato che si sarebbe arrivati ad un punto tanto critico. Sperava (internamente) che quella ragazza fosse un buon avvocato e non una sprovveduta. La questione era estremamente delicata, dal momento che la giustizia giapponese era molto severa sui casi che riguardavano le relazioni con la mafia.
Si sedette sullo sgabello bianco e nero posto vicino all'isola della cucina e afferrò il cucchiaio. Mangiò con lentezza, assaporando il gusto della frutta. Chi lo avesse visto in quel momento avrebbe sicuramente fatto fatica a credere ai propri occhi, visto che Sesshomaru Taisho era un uomo che sembrava provenire da un altro pianeta ed era poco avvezzo a farsi vedere da estranei in atti come il mangiare. Bevve un sorso del caffè lungo e stava per lanciarsi sul succo quando qualcuno suonò al campanello. 
Sapeva già chi si trovava oltre la porta, ovviamente, visto che nessuno tranne Kaede e Kouga aveva mai fatto il suo ingresso in quel luogo. La domestica arrancò verso la porta, maledicendo silenziosamente le sue gambe malandate, e salutò cordialmente la nuova arrivata.

"Mi segua, prego."
L'uomo udì dei passi nel corridoio dal pavimento in parqué che collegava l'immenso salone alla cucina. Smise di mangiare, ma rimase comunque seduto compostamente sullo sgabello, la schiena dritta e gli occhi attenti.
Dal corridoio emersero Kaede e quella ragazza, Rin Ogawa. Qualche giorno fa, durante il loro primo incontro, Sesshomaru aveva faticato a trattenere un sorriso di scherno. Lui non era uno incline a mostrare le sue emozioni e sensazioni, ma doveva ammettere che quella ragazza era piuttosto divertente, considerato il fatto che andava nel panico ogni minuto e che aveva mostrato un interesse fisico nei suoi confronti.

"Buongiorno, signor Taisho! Si ricorda di me?"
Trattenne a fatica l'impulso di risponderle in malo modo. Come poteva essersi dimenticato? Si erano conosciuti appena qualche giorno prima.

"Non soffro di Alzheimer, signorina Ogawa. Non ho nemmeno trent'anni."
La risposta fece arrossire la giovane e Sesshomaru non potè bloccare il pensiero di quanto fosse carina quella ragazza.
"Si sieda" Aggiunse, indicandole con la mano grande e affusolata lo sgabello dall'altro lato dell'isola. Rin si sedette e Kaede, da brava domestica, le chiese se gradisse qualcosa. L'avvocato notò il bicchiere di succo all'arancia rossa con la coda dell'occhio e lo indicò con il capo bruno.

"Lo stesso, grazie."
La donna anziana fu veloce e nel giro di mezzo minuto aveva portato a termine il suo compito ed era andata via, lasciando i due soli. Rin aprì la valigetta ventiquattrore e tirò fuori una cartelletta contenente un mazzetto di fogli, cominciando a osservarli e a sfogliarli.
"Bene, signor Taisho, ho avuto modo di leggere i fascicoli del caso e devo dirle che siamo in alto mare. Detto quest-"

"Da questa affermazione posso dedurre che o lei è un pessimo avvocato o la situazione è più grave di quel che sembra."
Replicò freddamente Sesshomaru, facendo sollevare lo sguardo alla ragazza.

"Opterei per la seconda supposizione, Taisho-san. Ora, se non le dispiace, vorrei andare avanti."
La risposta secca lo fece rimanere di stucco (sempre internamente), gli occhi dorati fissi in quelli marroni di Rin. Lo stava sfidando? Eppure, durante il loro incontro risalente a qualche giorno fa, aveva avuto modo di notare, per quanto frettolosamente, che lei sembrava più imbarazzata di fronte a lui che altro. D'altro canto, poi, Sesshomaru era un uomo d'affari cinico e calcolatore, abituato ad essere obbedito, servito e riverito da tutti quanti.  La risposta di Rin lo aveva lasciato per un attimo basito e lei aveva quindi approfittato per riportare l'attenzione sull'argomento precedente.
"Ho assoldato un tecnico informatico specializzato per controllare la contabilità della sua società e abbiamo scoperto che, purtroppo, il sistema è stato perpetrato da qualcuno. Un hacker." Fece una pausa, le labbra chiuse in una linea retta. "E' proprio questo il problema, però. Se quest'hacker si dimostrasse così bravo come crediamo, allora sarebbe davvero molto, molto difficile riuscire a ottenere gli indirizzi ip e quindi verificare da quale postazione ha effettuato l'accesso."

Sesshomaru annuì freddamente, capendo la gravità della situazione.
"Possiamo però fare delle supposizioni... " Continuò Rin, scostando una ciocca di capelli ribelle dagli occhi. "L'attenzione dell'hacker si è concentrata sul mercato immobiliare, che, da quanto so, è una delle parti fondamentali del business della Taisho Industries. Si tratta, inoltre, di locali commerciali situati nel quartiere di Kabukicho, uno dei più malfamati di Tokyo. Da qui è evidente il collegamento con la mafia, che svolge i suoi traffici illegali proprio in quel polo cittadino."
Il modo di parlare di Rin era così diretto e catalizzante che Sesshomaru si trovò quasi assorbito dalle sue parole. Gli piacevano le persone che non si perdevano in chiacchiere.
"Propongo di cominciare con le ricerche. Il nostro ufficio legale ha già preso accordi con la polizia per andare fino in fondo a questa storia." Rin si alzò leggera dallo sgabello, la gonna del tubino nero che non impediva i suoi movimenti eleganti e misurati. Sesshomaru si perse per un momento nello spacco laterale dell'abito, che mostrava la pelle delicata e rosea della coscia. Stay focused, Taisho.
"Ora devo andare in studio. Le raccomando nuovamente di stare in casa e non mettere piede fuori per nessun motivo... Ho come l'impressione che qualcuno stia cercando di incastrarla, signor Taisho. Qualcuno di abbastanza potente da riuscire a non lasciare le sue tracce o così sembra."

"E sarà suo compito capire chi è costui."
Replicò Sesshomaru, gelido quanto un chicco di grandine, alzandosi e avvicinandosi alla donna.




Lo vide alzarsi dallo sgabello e avvicinarsi a lei. Mentre il suo corpo scolpito si faceva sempre più vicino, la ragazza lasciò che le labbra si semi-aprissero e gli occhi si disponessero in linea d'aria col suo petto, le cui linee di demarcazione erano visibili attraverso il tessuto sottile della camicia. Sentì le guance andare in fiamme e il cuore cominciare a martellare così forte che per un attimo aveva paura fosse udibile. Si era fatto ancora più vicino, il braccio teso verso di lei e gli occhi dorati che la osservavano dall'alto del suo metro e novanta. Rin si sporse in avanti senza neanche accorgersene, il piede ora appoggiato al suolo in punta, come se volesse protendersi verso di lui.
Il profumo di lui arrivò alle sue narici, inebriandola dai capelli alle dita dei piedi. Sembrava che il fatto di essere fidanzata fosse una cosa di ben poca importanza in quel momento. E poi, a ben pensarci, ce l'aveva ancora con Kohaku per il progetto del matrimonio-lampo. Egli si protese ancora di più in avanti e si abbassò, il viso all'altezza di quello di Rin... Mancavan pochi centimetri per lambire le sue labbra.

'Così pochi centimetri...', pensò l'avvocato, socchiudendo leggermente gli occhi e abbandonandosi al nulla più assoluto.

"Sta per avere una sincope o cosa?"

Il suono della voce la risvegliò in modo più brusco di quanto avrebbe mai potuto fare una secchiata d'acqua gelida. Sbarrò gli occhi e lo trovò proprio davanti a lei, un sorrisetto ghignante sul suo bellissimo volto e il bicchiere di succo d'arancia precedentemente servitole da Kaede. Era immobile, ancora protesa verso di lui. 

"Sapevo di causare un certo effetto sulle donne, ma non credevo di avere un tale potere."

Rin si alzò in tutta fretta e prese a raccattare il cumulo di fogli sparsi sul piano di marmo, la sua mente che vagava oltre e le faceva sentire in modo assoluto il peso della propria stupidità. 'Kami-sama, Kami-sama, Kami-sama... Ma che cosa volevi fare, Rin?! Anzi... Cosa speravi che facesse lui? Baka!!' Ripose tutto quanto dentro la valigetta nera, consapevole di dover affrontare ancora una volta il volto ghignante di Sesshomaru.

"Si è fa-fatto proprio tardi... Sì sì... De-de-devo andare..."
Detto questo evitò di fissare l'uomo e si diresse spedita verso il corridoio. Uscì di casa in tutta fretta, senza neanche salutare la domestica che l'aveva così gentilmente accolta in casa o perfino Sesshomaru. Corse, per quanto glielo permettessero i tacchi neri, verso la sua Suzuki Swift e, dopo aver acceso il quadro e aver ingranato la marcia, uscì dal vialetto quasi sgommando.

'Stupida, stupida Rin! Sei una baka! Maledetto il giorno in cui hai deciso di accettare il caso. E maledetto tu, Sesshomaru Taisho! Non potevi essere una sottospecie di scorfano coi bubboni in faccia?! Noooo, dovevi essere un adone bellissimo e stramaledettamente stronzo... non vedo l'ora che tutto questo finisca...'




Sesshomaru, nel frattempo, stava ancora osservando il corridoio della cucina, centellinando casualmente il succo d'arancia, gli occhi dorati che emenavano un barlume di stupore.

'E io che volevo solo prendere il succo che aveva lasciato...'






» Angolo dell'autrice


Vi prego, non fatemi del maleee! :(
So che non aggiorno da tanto tempo, ma purtroppo gli impegni universitari mi tengono lontana da questo sito per fin troppo tempo. Questa storia mi piace davvero tanto: amo scriverla e rileggere ciò che il mio cervello ha partorito... per questo vorrei davvero essere più costante nell'aggiornare, ma tant'è...

Detto questo, passiamo ai ringraziamenti:

Zonami84 ¤  Ciao, carissima! :3
                    Oh, mi fa piacere sapere che la storia ti piace! E' sempre un onore per un'autrice, anche se alle prime armi, sapere che ciò che si
                    scrive appassiona i lettori. Spero che tu abbia la pazienza e la voglia di leggere anche questo terzo capitolo.
                    Un bacio! :*

Samirina ¤    Oh, ma salve, cara! *-*
                    Come tu ami l'ironia, anche io la stra-amo! Secondo me è una sorta di espediente che non dovrebbe mai mancare né nella vita né
                    in ciò che si scrive. Ahahahah sappi che ho adorato scrivere quella parte :3 E anche in questo capitolo spero tu possa trovare
                    qualcosa che ti sia piaciuto. Sono pronta a ricevere critiche/complimenti/pomodori in faccia. Un bacione grandissimo!

Lilixsana ¤    Ciao, tesorino!
                    Leggere la tua recensione mi ha fatto taaaantissimo piacere. Ricevere dei responsi positivi fa sempre bene, lo ammetto. E'                                 gratificante! :) Ahahahah lo soo, sono davvero molto cattiva, ma la suspanse è la base di ogni storia che si rispetti, no? Ammetto
                     anche che questo suspanse è durata molto più del solito, visto che per vari motivi non ho potuto aggiornare... Spero comunque
                    che questo mio immenso ritardo non ti abbia privata del piacere di leggere la mia storia. Un bacio grande e fammi sapere che
                    ne pensi! :D :D :D

Serin88 ¤      Hello there! :)
                    Ricevere una recensione da te è un onore, visto che ti vedo da un bel po' bazzicare qui su EFP e so che più o meno conosci bene
                    il fandom di InuYasha. Beh, devo dire che faccio del mio meglio per rendere Sesshomaru il meno possibile OOC, ma credo che
                    quando si scriva una AU sia necessario tener conto del fatto che, per forza di cose, molti aspetti del carattere di un personaggio
                    debbano essere cambiati, per quanto sia una sofferenza farlo. Questo vale più che altro per un carattere come quello del nostro
                    Sesshomaru, mentre per quanto riguarda Rin sappiamo tutti quanti che è molto più facile da adattare a diversi contesti.
                    Che dire di più? Ti ringrazio tantissimo per la recensione e per i complimenti! Un bacione grande! :D

Chocola_22 ¤   Ciaoooo! :D
                        Eeeeh, alla fine Rin ha accettato. E' stata un po' codarda, lo ammetto. Spero che anche questo capitolo ti abbia soddisfatta! :D

Piccola Rin ¤   Hola! :D
                      Già, Sesshomaru in questa storia sarà un pochino sopra le righe quando si tratterà di provocare Rin e metterla in imbarazzo.                              Di certo è consapevole di essere estremamente sexy e di avere tutte le carte in regola per farlo. Un bacio! :D

Maysun ¤    Carissima, ciao! :3
                    Sesshomaru è il sogno erotico di chiunque, credo. E' bello, intelligente, stronzo e quant'altro. Sappi che per anni è stato il mio                             uomo ideale... Ed è stato uno shock quando ho capito che non esisteva. Povera me. Infanzia distrutta :(
                    Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo! :D :D :D Un bacio!




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Capitolo 4
*** Quando il gioco si fa duro... ***


Capitolo 4
Capitolo Quattro
"Quando il gioco si fa duro..."




Era ormai ora di cena e Rin Ogawa era stremata. E pensare che non aveva fatto chissà cosa per sentirsi così stanca, se non trovarsi a pochi centimetri dal viso etereo, affascinante e orgasmico di Sesshomaru Taisho, suo attuale cliente dall'alto potenziale erotico. 
'Basta, Rin. Devi riprenderti. E' uno stronzo, non può piacerti uno stronzo. Insomma... se stai con Kohaku, un motivo ci sarà...'
Erano questi i pensieri della giovane avvocato, che, dopo esser scesa dalla macchina debitamente parcheggiata nel vialetto della casetta che divideva con Kohaku in una zona residenziale di Tokyo, si apprestava ad avvicinarsi alla porta d'ingresso in legno di noce levigato. Girò la chiave di metallo dorato nella toppa e spinse la porta, la mano sulla maniglia, totalmente impreparata allo spettacolo che le si palesò subito davanti.
Decine e decine di piccole candele inondavano la stanza con la loro luce soffusa e nell'aria c'era un profumo di cioccolato misto a qualcos'altro che la ragazza, su due piedi, non seppe identificare; il pavimento in linoleum bianco del salotto era cosparso di petali di rose rosse e, al centro della stanza, erano stati posti un mucchio di soffici cuscini rossi e bianchi; e, per finire in bellezza (più o meno), sdraiato sui cuscini, a petto nudo e con i jeans a vita bassa neri e un paio di calzini che potevano essere definiti "antisesso", c'era Kohaku. I suoi occhi languidi incontrarono quelli allucinati di Rin.

"Eih, tesoro... Buonasera!"

Il tono voleva essere seducente, ma richiamava piuttosto la voce "virile" che lo zio di Rin aveva dopo un calcio propinatogli dal piccolo Akira nei testicoli alla festa di Natale di due anni fa. La ragazza, dal canto suo, sembrava sconvolta. Gli occhi roteavano qua e là tra Kohaku, i petali e le candele come se non fossero capaci di identificare ciò che avevano davanti.

"Non essere timida..." aggiunse il ragazzo, dando un colpetto sui cuscini accanto a sé. "Vieni qui."

Rin posò la valigietta sul pavimento accanto alla porta, un mezzo sorriso stralunato quanto i suoi occhi che ora compariva sul suo viso.

"Kohaku... Oddio, ma questo..."

"Non dovresti essere così stupita, tesoro." esordì il fidanzato, mentre Rin prendeva posto accanto a lui. "Vedi, dal momento che ho rovinato la sorpresa della torta che ti piace tanto, ho pensato di rimediare... con un po' di dolcezza." Afferrò il vassoio accanto a sé che Rin non aveva avuto modo di notare. Vi erano posati sopra un cestino di fragole e due ciotole, una ripiena di salsa al cioccolato fondente e l'altra di panna montata, soffice e vellutata.

"Oh, Kohaku... Non dovevi, lo sai. Chissà quanta fatica hai fatto per preparare tutto questo..."
'Come se ti importasse', commentò la vocina nella sua testa. In realtà si sentiva piuttosto in colpa per altro. Sì, proprio in quel momento, un momento in cui la sua attenzione sarebbe dovuta convergere totalmente su Kohaku, spuntò nella sua testa il volto seducente di Sesshomaru. L'adone, la bellezza classica personificata in un uomo dall'atteggiamento arrogante, freddo, rigido. E mentre gli occhi dorati del suo cliente sexy si facevano strada nella sua psiche, divorandola dall'interno, ecco che il senso di colpa fece la sua comparsa, riportandola alla realtà con fatica. Come poteva guardare negli occhi Kohaku dopo oggi?
'Codarda! Diglielo!', urlò la vocina. 'Abbi il coraggio di dirgli che non vuoi sposarlo!'
Sembrava più facile a dirsi che a farsi, in realtà. E sì, Rin si sentiva una perfetta, stupida codarda. Perché sapeva di non volere tutto questo, ma non riusciva a raccogliere il coraggio per confessare al suo fidanzato la dura e cruda verità. Perciò, ancora una volta, accantonò i pensieri, la vocina e il bellissimo volto di Sesshomaru in un cantuccio della sua coscienza e sorrise al ragazzo.
"... ma sono contenta che tu l'abbia fatto."

"Sono contento anche io di averlo fatto. E' il minimo che potessi fare per festeggiare il fatto che tu abbia accettato la mia proposta."

Kohaku afferrò una fragola e la intinse nella salsa al cioccolato. Assicurandosi di far colare tutto il cioccolato fuso per non sporcare i cuscini che aveva preso in prestito da una delle amiche del circolo di briscola della mamma, imboccò Rin, la quale mangiò senza fiatare. E dopo aver dato un morso alla fragola, realizzò quanto il suo fidanzato fosse vicino. La vicinanza del volto di Kohaku non le suscitava neanche lontanamente tutta quella marea di sensazioni (fisiche ed emotive) che aveva provato poco più di un'ora fa con Sesshomaru, ma proprio mentre il pensiero stava per formarsi pienamente nel suo cervello, lo spinse via. Si lasciò baciare, la mano di lui che accarezzava il collo morbido della giovane. Scostò il colletto della camicia nera e cominciò a lasciarle una scia di baci umidi e tutt'altro che passionali partendo dalla clavicola fino alla giugulare. La spogliò dei suoi abiti e Rin lo lasciò fare, pronta per un rapporto sessuale che, sapeva già, non l'avrebbe resa totalmente partecipe come, internamente, avrebbe voluto.

Il sesso era uno dei punti più critici della relazione con Kohaku. Dopo essersi appena messi insieme, la loro intesa sessuale era abbastanza vivida, anche perché prima di lui Rin aveva fatto sesso solo altre due volte con un ragazzo della sua scuola e, quindi, non aveva tanta esperienza in materia. Ma dopo un anno di relazione le cose avevano cominciato a farsi più difficili man mano che si andava avanti e la ragazza si era resa conto di non provare più piacere nel rapportarsi sessualmente con Kohaku. Da qui l'idea che fosse proprio il sesso una delle cause scatenanti della crisi che, secondo lei, si era insediata come una serpe nell'idillio di coppia. Dal canto suo Kohaku, che sembrava trovarsi sulla nuvoletta rosa della fantasia e dell'amore, non sembrava essere consapevole del tormento che affliggeva Rin da anni e, anzi, godeva della sua compagnia ogni giorno di più e sentiva di aver toccato il cielo con un dito ogni volta che stava con lei. 
Mentre la mano di Kohaku si appropinquava vogliosa alle sue parti intime, Rin si preparò mentalmente all'idea di dover fingere ancora una volta il proprio piacere. Durante ogni rapporto sessuale ringraziava di essere donna, condizione genetica che l'asteneva dal dover veramente provare piacere, visto che poteva più o meno fingere che le piacesse sul serio. Le dita di Kohaku esplorarono vogliose la sua intimità e Rin cominciò a emettere dei mugugnii imbarazzanti, atti a simulare un piacere inesistente. Si sentiva piuttosto stupida, ma era necessario. Non aveva la minima voglia di litigare con Kohaku e, anche se sapeva quanto fosse incommensurabilmente stronza, non riusciva a cavare fuori il coraggio per dirgli come stavano le cose veramente. Chiuse gli occhi.

"Ti piace, tesoro, eh?"

'Sì, certo! Come un calcio nella vagina.', commentò la vocina della sua coscienza.
"Mh mh..." assentì Rin, appoggiando la schiena ai soffici cuscini e cercando di lasciarsi andare. Chissà come e perché, risollevò le palpebre che aveva precedentemente chiuso e, per uno scherzo dell'immaginazione, vide il volto di Sesshomaru al posto di quello di Kohaku. E anche il suo corpo o, almeno, quello che sperava ardentemente fosse il suo corpo. Richiuse nuovamente gli occhi color cioccolato e scosse la testa, cercando di scacciare via quella graditissima visione. No, la sua immaginazione non poteva propinargli certi scherzi in momenti come questi. Non era possibile! Riaprì gli occhi e vide di nuovo Kohaku. Emise un sospiro impercettibile di sollievo, ma, quando si voltò verso il cestino di fragole (decisamente più orgasmiche dell'apparato genitale del suo fidanzato!) e di nuovo verso il suo ragazzo, rivide Sesshomaru.

'Cazzo! Non ne posso più!'

Afferrò l'avambraccio di Kohaku, la cui mano stava ravanando nel torbido con la delicatezza e la bravura di un opossum, e gli sorrise.

"Tesoro, devo andare in bagno! Mi scappa!"
Che scusa idiota. Sì, davvero. Complimenti, Rin, sei sempre stata la più furba! Si alzò facendo leva sulle braccia, si risistemò la gonna nera che il suo fidanzato aveva sollevato per raggiungere il fuoco dei suoi lombi e si diresse verso il bagno, senza rivolgere un'occhiata a Kohaku, il quale, inconsapevole, ricominciò a mangiare fragole con la panna.
Giunta nei pressi del bagno, Rin si chiuse dentro la stanza e si appoggiò alla porta, la testa bruna tra le mani.

Era sconvolta, stanca e stupita. Sconvolta dall'imminenza del matrimonio, stanca di essere la ragazza di un uomo che probabilmente non amava più e stupida dalla forza con cui il volto di Sesshomaru ottenebrava in parte la sua mente. Come poteva essere possibile? Era attraente (per non essere volgari) e affascinante (per non dire altro), ma niente di più. Non lo conosceva nemmeno o, almeno, conosceva quella parte di lui che appariva sui quotidiani e sui telegiornali. Appariva (o era?) come uno sbruffone arrogante e stronzo. E Rin odiava gli stronzi. Eppure non riusciva a fare a meno di pensare a lui, a quanto pare, soprattutto dopo l'incontro di oggi. Doveva decisamente darsi una calmata e rimettere a posto i suoi pensieri o la questione sarebbe finita nel peggiore dei modi. Inoltre si trattava pur sempre di un suo cliente e non aveva intenzione di mettere a rischio il possibile lieto fine di un caso come questo, la sua carriera o la sua nomea per un'attrazione fisica (senza precedenti, sì, ma pur sempre tale). Si rese conto con stupore che aveva gli occhi umidi, ma non riusciva a capire per quale motivo. Per le bugie nei confronti di Kohaku? Per aver immaginato un rapporto sessuale con Sesshomaru? Per il matrimonio "che non s'aveva da fare"?
Aveva decisamente bisogno di un'amica con cui confidarsi. E chi meglio di...?










"Riiiin! Sono quiiii!"
La mano di Jakotsu attirò l'attenzione della giovane avvocato, che sorrise alla sua vista e si avvicinò per abbracciare la sua "amica".
"Oh, tesoro mio, mi sei mancata così tanto! Forse mi sei mancata anche più di quel bel fustacchione di Shinji. Ti ricordi di lui, vero? Aaaah, bei tempi quelli in cui giocavo con la sua mercanzia..."

Rin rise senza riuscire a trattenersi. Jakotsu le era mancato davvero. Nonostante fosse molto raro riuscire ad avere una conversazione seria con lui, era un ragazzo capace di dispensare sempre saggi consigli, che più volte avevano dato i loro frutti nel corso degli anni. Erano amici dai tempi del liceo e, anche se non si vedevano così spesso come avrebbero voluto, erano sempre in contatto.
Jakotsu scostò dagli occhi castani un ciuffo di capelli neri sfuggito dal codino e accompagnò Rin a uno dei tavolini del piccolo bar francese dove avevano deciso di incontrarsi. Il luogo era abbastanza tranquillo, situato in un quartiere abbastanza distante dal centro di Tokyo, e si respirava davvero l'aria dei cafè europei.

"Questo posto mi fa venire sempre voglia di baguette..." Il ragazzo colse al volo l'occhiata di Rin e il doppiosenso che aveva appena espresso.  "No, non la baguette maschile. La baguette baguette!"
Risero entrambi e approfittarono della presenza di un cameriere sulla cinquantina dai grossi baffi castani per ordinare due caffè lunghi caldi, una mezza baguette con burro e marmellata per Jakotsu e un croissant alla crema per Rin. Dopodiché aspettarono che arrivasse ciò che avevano rischiesto e, nell'attesa, parlarono di tutto e di più.

"E tu poi che gli hai detto?" chiese Rin, soffocando una risata.

"Ah, gli ho fatto capire che con Jakotsu non si scherza. L'ho lasciato legato al letto e gli ho detto che sarei andato a farmi trastullare da un altro, possibilmente più bello e possibilmente più dotato di lui." rispose il ragazzo ed entrambi risero sonoramente.
Arrivarono le ordinazioni e i due amici di vecchia data cominciarono a mangiare, lasciando per un attimo che il silenzio s'interponesse tra di loro. Rin si rese a malapena conto di avere lo sguardo perso per aria e che la crema del cornetto che stava stringendo con forza era ormai in procinto di lanciarsi nel vuoto verso il marciapiede.

"Quello sguardo non promette nulla di buono..." sospirò Jakotsu, osservando Rin e scuotendo la testa.

"Quale sguardo?"

"Quello che hai sul tuo bel visino, tesoro mio. Ti conosco..." aggiunse, notando che la ragazza stava per negare. "... so bene quando sei preoccupata per qualcosa. Ormai ti conosco bene, quasi come la mercanzia di Shinji."

Lei sorrise e osservò il tacito invito negli occhi dell'amico a dirgli che cosa non andava.
"Io e Kohaku ci sposeremo a breve."
La reazione di Jakotsu fu proprio quella che aveva immaginato. Quasi si strozzò con il caffè lungo e strabuzzò gli occhi verso Rin.

"Cosaaaa?!" esclamò, incurante del fatto di aver provocato la rotazione di molte teste verso di loro. "Tu stai per sposare quell'ameba sessualmente apatica?"
Rin gli intimò di abbassare la voce e poi chinò il capo, consapevole della verità che Jakotsu, per anni, gli aveva sempre ripetuto. Ovviamente lui sapeva tutto della crisi ormai insita nel rapporto di coppia tra i due soon-to-be-married, ma, nonostante le avesse sempre dato molti consigli, tra i quali quello di scappare prima che fosse troppo tardi, lei non gli aveva mai dato retta.
"Oddio, Rin... Mi spiace..." il caro amico abbassò la testa a sua volta, seriamente dispiaciuto per la sorte della sua migliore amica. "So bene che non avrai mai il coraggio di lasciarlo, perciò dobbiamo solo aspettare che, casualmente, incontri qualcun altro che ti faccia perdere la testa. Come nei migliori film trash romantici! Ah ah ah!" rise della propria battuta, ma smise subito quando vide che Rin lo guardava con quegli occhioni intrisi di colpevolezza. E lui capì al volo.
"Ma... ma... tu... hai già... incontrato qualcuno..."

Rin annuì. Sì, poteva dirlo almeno a Jakotsu. Sesshomaru Taisho era ormai un chiodo fisso. Anche questa mattina si era svegliata pensando a quel bellissimo volto di fine porcellana, ai suoi occhi dorati profondi e freddi come il ghiaccio, ai muscoli del torace che aveva avuto modo di intravedere dalla sua camicia semi-sbottonata.
"Sì, ma non devi dirlo a nessuno, Jako. Anche perché è solo attrazione fisica, niente di che."

"Basta anche solo quella, tesoro mio. Anzi, sai che c'è? E' la peggiore. Perché si insinua come un tarlo nel cervello e non lascia più la sua tana finchè non viene soddisfatto. E non parlo a livello intellettivo e culturale..." Sul volto del ragazzo comparve un ghigno smisurato.

"Ma smettila! Guarda, dopo ieri non voglio più pensare a lui in quel senso."
Fatto. L'aveva detto. Aveva semi-confessato la sua défaillance. Jakotsu, le cui orecchie erano capaci di captare pure gli ultrasuoni, costrinse l'amica a farsi raccontare tutto quanto e la povera sciagurata, suo malgrado, confessò tutto quanto. Al termine del racconto gli occhi di Jakotsu sembravano quelli dell'elfo domestico Dobby di Harry Potter e Rin era più depressa di Kohaku dopo una delle tante sconfitte dei Tokyo Yakult Swallows, la sua squadra di baseball preferita.
"Jako... non so più cosa fare..."

Jakotsu osservò l'amica, ora serio come lo era stato poche volte.
"Sai benissimo che la cosa migliore sarebbe quella di confessare a Kohaku che non provi più niente per lui. Nonostante io detesti profondamente quella specie di putto animato saltellante e gioioso, non merita di essere preso ancora in giro. Sì, Rin, lo hai preso in giro." aggiunse, cogliendo lo sguardo ora leggermente infastidito della ragazza.

"All'inizio non era così. All'inizio lo amavo."

"Hai detto bene: all'inizio. Ma dopo un anno non provavi più nulla di profondo per lui e ora sono passati ben cinque anni dall'inizio della vostra storia. È ora di darci un taglio. Un taglio netto." Il ragazzo sospirò e finì in un sorso il suo caffè. "Anche perché non penso che tu voglia sposarti e passare il resto della tua vita con un ragazzo per cui non provi più nulla."

Rin cominciò a riflettere seriamente, sapendo che Jakotsu aveva ragione su tutto. Gli rivolse un piccolo sorriso di gratitudine e gli strinse la mano curata e delicata come quella di una donna.
"Ci penserò... meno male che ci sei tu, Jako."

"Assolutamente, tesoro. Sennò chi penserebbe a rinnovare il tuo cassetto della biancheria intima? Se fosse per te useresti solo quei patetici mutandoni da nonna antistupro."










"... attraverso alcune operazioni informatiche, siamo giunti alla conclusione che il signor Sesshomaru Taisho è stato incastrato da qualcuno che ha l'intenzione di fargli perdere la totale credibilità economica e finanziaria che egli ha avuto per tutti questi anni. È tutto per oggi, grazie a tutti e arrivederci."

Rin scese dal piccolo podio dove aveva parlato ai giornalisti per circa dieci minuti. Aveva risposto ad alcune domande e aveva fornito informazioni criptiche alla stampa, di modo da avere un po' di respiro per i giorni a venire. I giornalisti la seguirono, armati di microfoni e telecamere, ma la ragazza, attorniata dai bestioni tatuati della sicurezza, si sentiva protetta e indenne dalla furia nozionistica di quei cani assetati di sapere.
Venne condotta verso l'uscita e fin dentro la limousine nera dai vetri oscurati di proprietà di Sesshomaru. Si sedette sul sedile di morbida pelle nera e quasi le venne un colpo quando si trovò davanti niente meno che il proprietario della vettura.

"Signor Taisho!" esclamò, una mano sul petto coperto dalla giacca nera e dalla camicia bianca. La gonna nera a tubino sembrava averle bloccato la circolazione da quanto era stretta. Si sistemò meglio sul sedile. "Non dovrebbe essere qui. Le avevo raccomandato di stare dentro casa. Se i giornalisti la vedessero o riconoscessero a chi appartiene questa macchina-"

"Non ho alcun interesse verso ciò che potrebbero dire i giornalisti. Avevo urgenza di parlare con lei."

Rin si zittì immediatamente, attendendo che l'uomo andasse avanti. Il suo sogno erotico era a un metro e mezzo da lei e quasi poteva sentire le guance andare a fuoco. Lo osservò, ora seria.
"Mi dica."

"Stamattina ho ricevuto sulla casella di posta elettronica una mail anonima. Il messaggio è un aforisma di Pavlov. 'Non essere un mero registratore dei fatti, ma cerca di penetrare il mistero della loro origine'."
Lo sguardo di Sesshomaru era più gelido del solito. Un lucicchio nelle sue iridi fece intuire a Rin che era discretamente stupito e infuriato per questa mail anonima. La giovane non seppe per un momento cosa dire, anche se era segretamente contenta del fatto che l'uomo, prima di rivolgersi alla polizia, avesse pensato a lei.

"Suppongo sia una sorta di indizio..." si espresse Rin, dopo essersi schiarita la voce. "C'è qualcosa nel suo passato o qualcuno che possa essere riconducibile a questo messaggio?"

Sesshomaru non si fermò neanche a pensare per un momento. No, non c'era nessuno, almeno che lui ricordasse. E lui aveva un'ottima memoria.
"No, nessuno. Ma, come le ho detto qualche giorno fa, è compito suo capire chi c'è dietro a tutto questo." aggiunse freddamente, facendo ora cenno all'autista di muoversi. "Vai verso la casa della signorina Ogawa."

"Non c'è bisogno, ho la macchina parcheggiata qui vicino."

"Ho già provveduto a farla riportare a casa sua." La fissò dritto negli occhi. "La pagherò il doppio di quanto già pattuito se riuscirà a risolvere il caso entro due mesi da oggi. Ho bisogno di liberarmi di questo... peso... il prima possibile."

Rin annuì, ma dentro di sé il suo cuore aveva dato accesso a una piccola crepa. La poteva sentire e faceva male. Possibile che lui avesse piuttosto intenzione di liberarsi di lei? Eppure non era successo nulla che potesse far pensare alla nascita di un sentimento negativo di Sesshomaru nei suoi confronti. Si erano visti tre volte e già lui non la sopportava più?
"Farò del mio meglio per riuscire a chiudere il caso il prima possibile."
La macchina correva nel traffico e i due passeggeri stettero in silenzio per il resto del tragitto. Eppure non era un silenzio così imbarazzante, anzi... Arrivati di fronte alla villetta in cui abitava, Rin pose fine al silenzio e guardò Sesshomaru.
"La ringrazio per il passaggio. E' stato gentile da parte sua."

"Mh." assentì l'uomo d'affari, perfetto nel suo completo blu scuro, i capelli lisci legati in una coda alta.

Rin gli sorrise un'ultima volta e si fece aprire lo sportello dall'autista, che era nel frattempo sceso e aveva fatto il giro della limousine. La ragazza stava per posare il tacco sull'asfalto del marciapiede antistante il vialetto, quando un movimento alle sue spalle le arrivò alle orecchie. Sentì il suo calore ancora prima che la sua mano le stringesse il polso. Era morbida e calda e la sua presa era al contempo ferma e delicata. Rin si voltò, gli occhi leggermente sgranati, e vide che Sesshomaru aveva la schiena protesa verso di lei e un piccolo, quasi impercettibile sorrisetto che gli arcuava le labbra sottili.

"A domani, signorina Ogawa."
Disse semplicemente, la voce ora quasi priva del suo solito tono freddo e scostante. La lasciò andare e Rin rimase in piedi mentre l'autista si riposizionava al posto di guida e andava via, portando con sé il momentaneo calore dell'uomo che la stava facendo impazzire.



'Sesshomaru...'









Angolo dell'autrice


Eccomiiii! :)
Stavolta i miei tempi di aggiornamento sono stati decisamente più brevi. Domani mi libererò dell'esame più terribile del mio corso di laurea, Letteratura Spagnola, e devo ammettere che non vedo l'ora. Avrò molto più tempo per scrivere e aggiornare questa storia che mi sta appassionando ogni giorno di più. Ho scritto questo capitolo tutto d'un fiato e sono davvero orgogliosa di ciò che la mia mente ha prodotto. E fidatevi, è una sensazione che non mi capita spesso di provare.

Passiamo ai ringraziamenti, adesso :)


rafxsulfusxsempre »  Ciao, cara! :D
È sempre una gioia sapere di scrivere qualcosa che piaccia davvero ai lettori e che magari li catturi. La cella di detenzione spero sarà un po' meno buia e triste con questa storia ahahahah :D Sì, spesso Kohaku e Rin vengono messi insieme, ma è proprio questo il punto che ho deciso di usare per il tipo di coppia che rappresentano. Rin è una ragazza vitale, passionale e Kohaku, invece, è più calmo e l'ho sempre visto come un romanticone sensibile. Nah, non sono proprio fatti per stare assieme. Ed ecco qui che entra in gioco Sesshomaru, bel tenebroso dal cuore apparentemente gelido come un iceberg che sembra stia facendo impazzire Rin.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi! Un bacio :)


the queen of darkness
»   O. Mio. Dio.
La tua recensione mi ha lasciata più che basita. Mentre la leggevo sembravo un pesce in astinenza d'aria. Sei davvero tanto, tanto dolce! Per un'autrice come me, alle prime armi e dalle mille insicurezza, è davvero un balsamo sapere che la propria storia è capace di far emozionare, di divertire i propri lettori. E anche venire a sapere che forse "Amori in tribunale" è una delle poche storie decenti sulla coppia RinxSesshomaru è davvero magico. In veste di lettrice spesso mi tuffo nella ricerca di alcune storie che possano saziare la mia sete di romanticherie per questa coppia, ma non trovo altro che fanfiction caratterizzate da una pessima grammatica e da un'originalità infima. Anche io, come te, adoro le Au, che trovo davvero molto più appassionanti e anche più difficili da scrivere. Sì, perché i personaggi di un manga/anime come InuYasha sono, a mio parere, particolarmente difficili da collocare in un mondo parallelo, in un'età storica diversa da quella del Giappone feudale. In passato ho scritto un'altra storia, sempre Au, ed è in quel momento, subito dopo il primo capitolo, che mi sono resa conto di quanto sia arduo riuscire a far ambientare personaggi di un certo tipo (come lo stesso Sesshomaru) in un'era più moderna, fuori dal solito contesto temporale.
Detto questo, ti ringazio ancora una volta per i complimenti sulla grammatica e sulla prosa. Ogni tanto, mentre rileggo i capitoli, mi pongo mille domande tipo "E questo si dice così?" o "Ma esiste questa parola in italiano?", ma diciamo che, negli anni, ho imparato a comportarmi come una "beta di me stessa".
Ahahahah Sesshomaru col mitra! Sarebbe davvero affascinante vederlo in un contesto bellico, molto più realistico e coinvolgente. Immagina il nostro bel demoone di ghiaccio con la divisa da militare... (sbava come Rin nel primo capitolo). Aaaaah, a volte mi rendo conto di essere più maniaca di Jakotsu!
E stai tranquilla per quanto riguarda la recensione. So benissimo che cosa significa magari non avere tempo per lasciare un commento a una storia, perciò sappi che, quando ti sentirai in vena di scriverne una, io sarò qui a leggerla con tanto piacere (magari la commenterò anche con Rosita, la gallina ispanica).
Un bacione e grazie ancora, sei stata gentilissima e molto dolce! <3


serin88
»    Ehilà, carissima! :)
Ahahah sì, Rin sembra felice come se avesse appena ricevuto un pacco bomba a casa sua. Kohaku sarà capace di risvegliare i suoi istinti animaleschi o continuerà a farla sprofondare nel limbo della depressione sessuale? Chissà! Tutto è possibile in questa storia.
Ti ringrazio ancora una volta per la recensione! Un bacione e a presto! :D


stivecoppolaXD
»   Ciao! :D
Un nuovo recensore all'attivo. Ti ringrazio per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti faccia sorridere. Se così non fosse, sono pronta per la pubblica umiliazione. Un bacio!


heart
»   Hello! :)
Ti ringrazio davvero e sapere che questa fanfiction ti faccia sorridere mi riempie di gioia. Un bacione e fammi sapere che ne pensi di questo nuovo capitolo, se ti va! :D





KaDe




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Capitolo 5
*** Cuori infranti, cuori in costruzione ***


Capitolo 5
Capitolo 5
Cuori infranti, cuori in costruzione





Rin uscì dalla caffetteria antistante l'ufficio dove lavorava, un bicchiere di caffè macchiato in una mano e un settimanale dall'alto contenuto trash nell'altra. La sua attenzione era stata totalmente attirata dall'articolo di prima pagina, in cui figurava Sesshomaru Taisho, vestito con un completo nero di Armani e affiancato dalla sua bellissima ex-moglie, Kagura Wakahisa. Il volto diafano e bellissimo di lui sembrava quasi annoiato e le luci dei flash gli avevano fatto assottigliare leggermente gli occhi dorati. La donna al suo fianco, invece, sembrava totalmente a suo agio coi paparazzi: le sue labbra rosse e carnose, gli zigomi alti, il trucco pesante sugli occhi e le sue curve fasciate da un abito rosso di Balenciaga la facevano apparire come il sogno di tutti gli uomini. Rin era convinta che tutte le dive e le donne famose in genere avessero un qualche strano segreto di bellezza, che, se fosse stata una di loro, si sarebbe premurata di condividere con tutte le altre donne del mondo. Lei, che era sempre stata una ragazza normale, la classica ragazza della porta accanto, non vedeva queste persone come dei modelli da seguire, ma non poteva fare a meno di invidiare la loro eterea bellezza. 
Jakotsu avrebbe definito Kagura un "tenero esemplare di cagna in calore", ma Rin non poteva fare a meno di porsi altri dubbi, molto più esistenziali e molto più infantili. Non faceva altro che chiedersi come Sesshomaru avrebbe mai potuto guardare una come lei. Insomma, tra la sua ex-moglie e lei c'era un abisso più profondo della Fossa delle Marianne. Sospirò, osservando per un'ultima volta la ex-coppia al tempo (forse) felice, e stava per buttare il quotidiano in un cestino della spazzatura, quando una frase catturò il suo sguardo.


'SESSHOMARU NO TAISHO - TALE PADRE, TALE FIGLIO?
PARLA KAGURA WAKAHISA, L'EX-MOGLIE'

Sesshomaru Taisho, rampollo dell'azienda fondata quarant'anni fa da Inu no Taisho, vecchia volpe dai tanti nemici ormai in pensione,
è ai ferri corti. Le accuse di speculazione sull'edilizia e di favoreggiamento alle attività della Yakuza sembrano
aver portato il giovane imprenditore sul lastrico sociale: la sua credibilità è sul filo del rasoio e, da quanto abbiamo
scoperto attraverso fonti note del mondo imprenditoriale, il numero delle recessioni dai contratti stipulati col direttore della Taisho
Industries sarà quanto mai elevato qualora venisse condannato. Lo stesso, come i nostri lettori ricorderanno di certo, era capitato anche al padre di Sesshomaru Taisho. "The Big Boss", come si era soliti chiamarlo quando teneva ancora le redini dell'azienda, era stato accusato a sua volta di speculazione nel campo edile e, nonostante non si siano mai trovate prove, anche di contatti "intimi" con la Yakuza.
Sembra che quest'anno non abbia portato bene all'imprenditore: tra il
divorzio dalla moglie, la nota top-model Kagura Wakahisa, e quest'ultima vicenda pare che la vita di Sesshomaru Taisho stia per crollare
come un castello di carte. La nostra giornalista, Yura Kita, esperta come poche di gossip sulle celebrità, si è recata presso la villa
in cui abita proprio l'ex-moglie di Sesshomaru per porle alcune domande.

D: Signora Wakahisa, il riappropriarsi del suo cognome di famiglia è un modo per tagliare definitivamente i ponti con Sesshomaru Taisho?
R: Esattamente. La relazione con Sesshomaaru è stata travagliata e questi ultimi cinque anni hanno messo alla prova la mia pazienza
in una maniera in cui nessuno aveve mai fatto. Ora sono felicemente single e pronta per dedicarmi alla mia carriera di modella.

D: E ci sono già delle novità piccanti in arrivo? Il nostro giornale, "Good Morning, Japan", sarebbe lieto di svelare la news in anteprima mondiale.
R: (risatina) Beh, per ora non c'è nulla in vista... diciamo. Ma preferirei non parlare della mia vita privata.

D: Per stavolta la lasceremo libera di astenersi dal rispondere. (risatina) Piuttosto, potrebbe darci una sua opinione rispetto alle accuse
che sono state imputate al signor Taisho? Avrà sicuramente sentito la novità...
R: Certo, ne ho sentito parlare. Le posso soltanto dire che, per quanto non faccia fatica a credere che il mio ex-marito possa
aver fatto le cose di cui è stato accusato... beh, non sapevo molto sui suoi affari. Ma sono certa che la giustizia farà tutto il possibile per
scoprire la verità. In ogni caso, se si scoprisse che è realmente coinvolto in tutto ciò, non nego che per me sarebbe una sorta di "rivalsa" e anche un bel bottino sul conto in banca.


Rin non finì nemmeno di leggere l'articolo e buttò il quotidiano nel cassonetto, luogo quanto mai appropriato, visto che era tutta spazzatura. Scoprì di avere le mani strette a pugno. Quella zoccola d'alto borgo di Kagura Wakahisa aveva gettato ulteriore fango sull'immagine già compromessa di Sesshomaru, peggiorando ulteriormente le cose. Ora non solo si doveva fronteggiare un processo abbastanza complesso, ma anche l'opinione pubblica che riteneva l'imprenditore una specie di criminale. Attraversò la strada ed entrò nel palazzo dove si trovava lo studio legale in cui lavorava. Entrò nell'ascensore e premette il pulsante del 22esimo piano. Attese con pazienza che quella scatola metallica salisse fluidamente fino al piano prescelto e poi uscì. Salutò con un cenno Ayame, segretaria dello studio e sua amica, e si avvicinò a lei.

"Eih, Rin! Come te la passi? Ho saputo della bella notizia... E sappi che sei una stronza, non mi hai neanche chiamato per dirmelo! Gran bell'amica..."

Rin strabuzzò gli occhi e scosse la testa, un sopracciglio sollevato ad indicare la sua confusione.
"Mi son persa qualcosa? Di che bella notizia parli?"

"Ma del matrimonio, scema! Guarda qui..." e mise sotto il naso della giovane una partecipazione di matrimonio. Il cartoncino bianco era adornato da ghirigori dorati e una scritta in corsivo nera compariva al centro del foglietto.


Rin Ogawa e Kohaku Shizuka
FINALMENTE SPOSI

La cerimonia si celebrerà il 22 Gennaio 2013
nella Cattedrale di Santa Maria (Bunkyo, Tokyo).
Gli invitati sono attesi nello Sheraton Miyako Hotel per il pranzo.



Rin era senza parole. Come si era permesso quell'idiota del suo fidanzato? Come diavolo aveva osato? Era sconvolta, stupita e mostruosamente incazzata. Era quasi tentata di prendere il telefono, chiamare Kohaku e urlargli contro che non voleva sposarlo, mai, né in questa vita né nella prossima. Ma si disse che doveva stare calma, fare un bel respiro e provare a ri-allineare i suoi fottutissimi chakra.
Dopo aver calmato i nervi per qualche istante, si accorse che Ayame la osservava con uno sguardo a metà tra l'interrogativo e il felice.

"Oh, Rin, sono così felice per te! Ma... perché fai quella faccia?"

Ayame era una sua grande amica, ma era anche amica di Kohaku e, proprio per questo motivo, Rin faticava a confidarsi con lei. Ma, dal momento che Jakotsu non era presente in quel momento, aveva deciso di aprirsi un pochino di più con la rossa.

"È solo che... insomma, non abbiamo concordato la data assieme... e... non pensavo, insomma..."

"Beh, ma era anche ora, no? State insieme da cinque anni, era scontato che prima o poi vi sposaste. E meglio prima che poi!"
Le fece il segno di vittoria con l'indice e il medio della mano destra, accompagnandovi un'occhiolino complice. Sì, sembrava decisamente che Ayame fosse mille volte più felice di Rin, la quale appoggiò nuovamente la partecipazione di matrimonio sul bancone dietro il quale lavorava l'amica.

"Sì sì... Ora credo che andrò in ufficio..."

Avete presente i cartoni animati in cui il protagonista viene colto dalla depressione e cammina a testa bassa, con mille righine blu e un mega-gocciolone sulla testa? Ecco, ora immaginate la stessa situazione con Rin. Camminò tristemente, trascinando i piedi, verso il suo ufficio e, una volta arrivata, si fiondò dentro e sprofondò nella poltrona in pelle nera. Sembrava quasi che nulla potesse risollevarla dalla brutta situazione in cui si era cacciata. Decise di catapultarsi con tutta se stessa sul lavoro, perciò afferrò la sua valigetta e depose sulla scrivania in legno di tek una pila di scartoffie. Si mise a leggere, un'estremità della penna in bocca e la mano destra che reggeva la testa bruna. Forse era passata una mezzoretta quando qualcuno entrò nel suo ufficio senza neanche degnarsi di bussare. Sollevò lo sguardo e trovò davanti a sé niente meno che Jakotsu. I suoi occhi mandavano lampi e le sue labbra erano strette in una linea dura. Aveva la fronte patinata da un velo di sudore, come se avesse corso... il che era grave, dal momento che il ragazzo odiava correre perché gli faceva venire le vampate come se fosse in menopausa.

"Che. Cazzo. Significa?"
Si avvicinò con uno scatto alla scrivania e sventolò il cartoncino bianco della partecipazione proprio davanti agli occhi di Rin, che, a causa della vicinanza, erano diventati leggermente strabici.
"Due mesi? Due mesi?!"

"Jako... Lascia che ti spieghi..."

"La mia migliore amica si sposa tra due mesi e io non sono stato messo al corrente della cosa?!" cominciò a respirare forte, cercando di riprendere aria. "Cazzo, Rin..." fece ora, in tono più calmo, prendendo posto su una delle poltroncine color crema di fronte alla scrivania dell'amica. "Non gli hai ancora detto che non lo ami più? Non capisci che ti stai rovinando con le tue stesse mani?"

Rin sospirò, la testa china. Sì, era perfettamente consapevole di tutto ciò, ma, come si era detta più volte nel giro di quei giorni, era una codarda fatta e finita. Non riusciva minimamente a trovare il coraggio di confessare al suo ragazzo che non lo amava più, che non voleva sposarlo e che, tra l'altro, nella sua testa vagava ineluttabilmente il volto di un altro uomo.
"Lo so... Sono una perfetta idiota. Anzi, sono una vera stronza..." aggiunse, rendendosi conto di quanto calzasse meglio quell'appellativo. "È solo che ho una tremenda paura di ferirlo in modo così profondo da spezzare il suo cuore in mille pezzi, Jako..."

"E il tuo cuore? A quello non ci pensi?!" ribattè l'amico, incrociando le braccia al petto fasciato da una maglietta aderente lilla. "Tesoro, sei una delle persone più buone e gentili che io conosca, ma so anche che meriti di essere felice. E se Kohaku non ti fa sentire in questo modo, allora significa che non è l'uomo per te." La guardò con comprensione, una mano che andò rapida a stringere quella dell'amica. "Rin, devi dirglielo. Devi farti forza e confessare tutto quanto. Prima che sia troppo tardi..."

Rin annuì, consapevole. Doveva smettere di essere una vile codarda e tirare fuori gli attributi.
"Hai ragione, Jako! Giuro che stasera glielo dirò. Quando tornerò a casa, gli dirò tutto quanto. Promesso."

"Così ti voglio." sorrise il ragazzo, dandole un colpetto d'approvazione sul dorso della mano. "Ora devo andare, ho lasciato un bel ragazzo prestante in totale nudità nel mio appartamento solo per venire a sgridarti... e poi dici che non ti voglio bene."
Si alzò, fece il giro della scrivania e strinse Rin in un abbraccio. Erano quelli i bei momenti di cui la ragazza faceva tesoro, quegli attimi fuggenti in cui Jakotsu metteva da parte le cazzate e le dava tutto l'affetto che le serviva per tirarsi su. Lui c'era sempre e di questo lei gliene era immensamente grata.

"Grazie, Jako!" disse Rin, sorridendo sulla sua spalla. Si sciolsero dall'abbraccio nello stesso momento e lui, dopo averle donato un ultimo sorriso, andò via, lasciandola ai suoi pensieri.







"Non voglio sposarti."

Il volto di Kohaku fu attraversato da varie emozioni diverse nel giro di un istante: prima speranzoso, poi stupito, sconvolto, triste, rassegnato, arrabbiato, incazzato come una iena.
"Cosa significa?"

"Significa quel che significa, Kohaku. Non sono più innamorata di te..."
Rin cercò di non abbassare lo sguardo e di mantenere le iridi fisse in quelle del suo fidanzato (o, se vogliamo essere più precisi, ex-fidanzato). Fece fatica a sostenere la delusione perfettamente visibile negli occhi e nel volto del giovane, ma, chissà come, ci riuscì. Fu un'impresa titanica.

"Tu... mi stai lasciando... quando tra due mesi dobbiamo sposarci?"
Kohaku quasi balbettava dalla rabbia che scuoteva come un terremoto il suo animo solitamente calmo.
"Tu mi stai dicendo che non mi ami più? DOPO TUTTO QUELLO CHE HO FATTO PER TE?! CAZZO!"

Rin ora era spaventata, dal momento che non aveva mai visto il ragazzo così infuriato in tutta la sua vita. E poteva dire di conoscerlo come le sue tasche, visto che in cinque anni avevano avuto modo di scoprire ogni lato l'uno dell'altra. Si sentì in colpa, ma decise di restare ferma nelle sue decisioni.
Ma, in un attimo, sembrò che Kohaku avesse riacquistato un minimo di lucidità. Ora nei suoi occhi c'era solo tristezza.

"Rin... Ho fatto qualcosa di male? Qualcosa per cui ti sei arrabbiata e non me ne hai voluto parlare? Possiamo rimediare... Come abbiamo sempre fatto..."

"No, Kohaku..." rispose la ragazza. "Non è nulla di tutto questo. Io... non provo più amore nei tuoi confronti. Ti voglio bene e-"

"Sai che cosa ci faccio con il tuo bene?" la interruppe lui, ora un sorrisetto sprezzante sul volto. "Non voglio più sentire altro... me ne vado."
Non lo fermò. Osservò un punto preciso del muro, mentre lui prendeva il cellulare, il portafoglio e le chiavi della sua macchina. Non lo guardò neanche quando lui le lanciò un'ultimo sguardo, triste e speranzoso al contempo, ma sentì solo il tonfo forte della porta che si chiudeva alle sue spalle.

E cominciò a piangere, il sorriso di Kohaku ormai un ricordo lontano.










Centellinava il whiskey d'annata, le iridi dorate fisse sulla tv a schermo piatto 46 pollici. Il notiziario delle 20:30 era appena terminato e così anche la giornata di Sesshomaru. Quella ragazza lo aveva stancato... Si sentiva prosciugato, come se tutte le energie accumulate in quei giorni chiuso in casa lo avessero abbandonato del tutto. Era sdraiato sul divano del salotto, il petto totalmente visibile grazie alla camicia bianca sbottonata. La testa era altrove, tra le preoccupazioni e i drammi portati da quella settimana così infausta per la sua carriera. Quel pomeriggio aveva ricevuto una telefonata da un suo socio in affari, ex-amico di suo padre, che lo aveva educatamente mandato a fanculo, dicendogli di non voler più intrattenere rapporti d'affari con lui, vista la sua reputazione e le nuove accuse che gli erano state rivolte. Si sentiva davvero a pezzi, ma il suo volto di ghiaccio non era anatomicamente capace di esprimere qualsiasi tipo di emozione, perciò sembrava quello di sempre.
Si alzò dal divano e si recò in cucina, dove prese la bottiglia di whiskey e ne versò ancora nel bicchiere.

Chissà cosa stava facendo il suo avvocato... Sperava che si stesse seriamente occupando del caso, comunque. Sakamoto, quell'idiota, gliel'aveva raccomandata caldamente, dicendogli che era estremamente zelante, precisa e brava nella sua professione. Le aveva chiesto espressamente di cercare di portare a termine il tutto entro due mesi. Le aveva anche detto che era necessario finire in fretta perché voleva liberarsi al più presto di tutto questo stress. 
In realtà la vera motivazione era un'altra, ovvero il fatto che in quei giorni si era soffermato spesso a pensare a lei.

Non poteva negare quanto fosse incredibilmente bella. I suoi capelli bruni sembravano morbidi al tatto e aveva desiderato toccarli per saggiarne la consistenza soffice; gli occhi erano allungati, grandi e profondi, capaci di far trasparire tutte le emozioni; il suo profumo era pregnante, tanto che lo aveva sentito con estrema precisione in quell'ultimo tragitto in macchina insieme; e le sue labbra... carnose, morbide, rosse e perfette.
Si sentiva pateticamente attratto da lei, come un quindicenne in piena crisi ormonale, e aveva fatto una grande fatica nel trattenersi dallo spogliarla e dal toccarla in quella limousine.
Chiariamo, quella di Sesshomaru era una pura e semplice infatuazione fisica. Nulla di più. Ma sembrava così permeante e incalzante dal far sì che i suoi pensieri si soffermassero su di lei più del dovuto.

"Sesshomaru... Perché ti sei alzato?"

Una voce interruppe il filo della sua immaginazione, ma non si voltò verso la fonte. Quella ragazza, quella Sara, gli si avvicinò e gli circondò la vita con le braccia esili, stringendosi a lui e facendogli sentire i senti piccoli e sodi sulla schiena muscolosa.
"Arrivo. Tu vai."

Ma lei non se ne andò. La mano percorse il suo ventre, carezzandolo, fino a giungere alla sua virilità. Cominciò a praticare un massaggio molto sensuale e lui, senza volerlo, lasciò che un sospiro varcasse le sue labbra sottili.
"Oppure potremmo stare qui... Che ne di-"

Non le fece terminare la frase. Si voltò di scatto, la prese per i fianchi e la sollevò di scatto, spalmandola sul piano in marmo dell'isola. La fece stendere, scostò quella misera camicia da notte, trovandola nuda e pronta per lui. La penetrò senza aspettare, facendola gemere.


Una minima parte del suo cervello aveva un'altra donna in testa. E per questo, nel più profondo del suo cervello, si sentì in colpa.









Angolo dell'autrice

Buonsalveee! :D
Ho aggiornato decisamente prima del previsto. L'esame è andato benissimo e ho concluso la sessione estiva nel migliore dei modi. Ora mi aspettano due mesi di puro divertimento e relax, visto che il 27 Settembre partirò per l'esperienza Erasmus Studio in Polonia. Ovviamente, qualora decidessi di prolungare la storia per più capitoli del previsto, farei di tutto per poterla portare avanti anche durante la permanenza all'estero. Mi sento incredibilmente orgogliosa anche di questo capitolo, che è un po' un aggiornamento di transizione e di anticipazione per il prossimo, dove ci saranno risvolti più consisenti che potrebbero potenzialmente soddisfare qualche lettore (spero). :D
Ma passiamo ai ringraziamenti :)


rafxsulfusxsempre »  Ciaaaao! :)
Ahahah diciamo che un rospo morto è più sensuale di Kohaku, ecco! Ho riso davvero tanto scrivendo lo scorso capitolo e mi fa piacere sapere che ho fatto comparire un sorriso anche sul tuo volto. Adoro le storie comiche e spero di essere riuscita nell'intento di farvi divertire sul serio! Sono orgogliosa del modo in cui ho fatto mollare quei due. Eh sì, perché non se ne poteva più di vedere Rin depressa e infelice e l'ameba antisesso circondato da angioletti volanti e confetti da matrimonio. Dovevamo darci un taglio netto.
Sesshomaru spera di finire presto perché si sta rendendo seriamente conto del fatto che Rin lo sta attraendo sempre di più. Ovviamente solo a livello fisico, ma è pur sempre un inizio. Era una motivazione un po' diversa dalla tua, ma spero che ti abbia soddisfatto comunque. :)
Un bacione e grazie mille per la recensione! <3


thequeenofdarkness »   Hello, dear! :D
Oddio, mi fa davvero piacere leggere certe parole. *-* Mi sento rincoglionita come un Kohaku (credo diventerà un nuovo modo di dire o chissà che)! E sapere che secondo te la trama è una tra le più avvincenti che tu abbia mai letto... beh, sappi solo che mi sento orgogliosa come poche volte mi son sentita nella vita. Potrei mettermi a spargere petali e zucchero, ma penso che sarebbe una visione troppo rivoltante anche per un leccalecca umano come Kohaku. Ahahahahahah giuro che ho riso moltissimo per l'epiteto "ananas senza ciuffo"! Sei troppo forte, mia cara! :D
La tifoseria ci sta sempre, soprattutto se parteggia per quel bel cannellone di Sesshomaru, schierato contro l'arancino di riso di nome Kohaku.
Sesshomaru è il God of Sex. E' il Brad Pitt dei manga. E' il vibratore umano più famoso dell'Ovest. Non si può non amarlo, davvero! <3
Jakotsu è da galera, ma fa ridere come pochi. La sua arguzia e il suo intelletto gay lo rendono un personaggio versatile e amatissimo dalla sottocritta.
Eeeeh, qui qualcuno "ha fatto all'amore", ma non con la nostra Rin. Sara, come in tutte le belle SesshomaruxRin che si rispettino, è la zoccolona vogliosa e repressa che cerca di conquistare il nostro bel Polaretto, il quale, dal canto suo, la usa per spegnere il fuoco dei suoi lombi (e che lombi!). :D
Detto questo, tesoro mio, sappi che ti adoro immensamente e che le tue recensioni mi fanno quasi urinare addosso dalle risate e mi procurano un sorriso a trentadue denti stile Kohaku after-propostadimatrimonioindesiderata. <3
Un bacione eeeenorme!


heart »  Ma ciao! :3
Kohaku, pace all'anima sua, è un personaggio odiato dal 99,9% della popolazione, purtroppo. Soprattutto se in coppia con la nostra Rin. Jako ha le idee ben chiare su ciò che vuole la sua migliore amica e, come abbiamo avuto modo di vedere, non ha paura di aprire bocca. C'è da dire che se non ci fosse lui probabilmente a quest'ora quei due sarebbero infelicemente sposati. :/ 
E Sesshomaru... Beh, lui è Sesshomaru. Un dio greco sceso in terra per tentare Rin.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere! Un besito :)


chiara_chan 
»   Eih! :D
Ti ringrazio dal più profondo del cuore per avermi fatto sapere che la storia ti piace. Tutte queste gratificazioni potrebbero farmi sciogliere come una medusa lasciata al sole. :3 Jakotsu è epico: se non esistesse, bisognerebbe davvero inventarlo! Ottimo confidente e migliore amico, siamo certi che senza di lui Rin sarebbe probabilmente ricoverata in un ospedale psichiatrico in seguito alla sovraproduzione di zuccheri causa vicinanzadikohaku :D
Un bacione e alla prossima!


serin88
»   Ciao, bella! :3
Il mio intento, per quanto forse imbarazzante quanto i calzini di Kohaku, era proprio quello di farvi sorridere per un po'. A quanto pare con te ci sono riuscita e questa è la gratificazione migliore che potessi ricevere! :D Sì, in effetti quella specie di opossum saltellante si sarebbe dovuto svegliare un attimino e cominciare a farsi qualche domanda, ma si sa, i maschi non sono esattamente la rappresentazione della furbizia. Soprattutto se ingenui come Kohaku. :)
Chissà che intenzioni ha Sesshomaru... Per ora abbiamo visto che comincia a pensare a Rin in modo vago e superficiale e che preferisce spassarsela con Sara, la bitch per eccellenza di tutte le SesshomaruxRin che si rispettino. Tranquilla, non sei l'unica che sbava dietro il Polaretto! ahahahah è davvero troppo sensuale per passare inosservato.
Ci hai preso, cara :3 Da brava autrice stronza e calcolatrice, non dirò aaaassolutamente nulla della storia! Ma mi piacerebbe ricevere le vostre supposizioni sul proseguio di "Amori in tribunale", sarebbe interessante.
Un bacione e a presto! <3


blackgirl91
»   Carissima! :3
Prima di rispondere alla tua recensione, ti ringrazio per avermi aggiunta sul gruppo di Facebook e anche per aver messo la storia tra le Seguite. E' una gioia sapere di scrivere, di produrre, di ideare qualcosa che possa piacere, soddisfare, allietare i lettori. Quello di InuYasha, purtroppo, è un fandom caduto in rovina da qualche anno e (parlo da lettrice) sono trascorsi letteralmente anni dall'ultima volta che ho letto qualcosa di decente qui. E mi dispiace, perché fino a qualche tempo fa c'erano autrici che davvero meritavano di essere definite tali e storie che catturavano il mio animo di lettrice come poche volte era successo!
Sesshomaru in versione AU è il mio preferito, così come il suo fare coppia con Rin. :D Ahahahah Kohaku è un pene messo in piedi (traduzione di un detto sardo che si usa per indicare l'inutilità di qualcuno :3) e penso che in coppia con Rin diventi un essere umano detestabile quanto un ago in un occhio ahahah :D E c'è anche Jako, sì! Sempre pronto a fare battute e a fornire a Rin una spalla su cui piangere.
Che ne pensi della rottura tra la nostra protagonista e l'ameba saltellante? Mi raccomando, fammi sapere presto! Un bacione <3












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Capitolo 6
*** Primi passi ***


Capitolo 6 Amori in tribunale

Capitolo 5
"Primi passi"




Il trillare della sveglia la fece desistere dall’intenzione di continuare a dormire. Si stropicciò gli occhi e si costrinse a sollevare le palpebre, nonostante il terrore dettato dalla luce accecante del sole. Si era completamente dimenticata di chiudere le persiane della grande finestra della camera da letto e per un buon motivo.

Sì, perché nonostante avesse ponderato a lungo quella decisione e avesse speso gran parte del tempo a elaborare un discorso quantomeno accettabile, il ricordo della reazione avuta la sera prima da Kohaku continuava a martellarle il cervello in maniera inarrestabile. Per carità, era convintissima di aver fatto la cosa giusta. Si era resa conto che i sentimenti per lui non erano più come quelli di una volta e che il fatto che stessero ancora insieme era frutto dell’abitudine, della routine che ormai si era insediata nella sua vita. Ma quando ripensava al volto del suo ex fidanzato dopo la confessione, le si formava un groppo alla gola che sembrava non voler andare via.
Si fece forza e scacciò via le lenzuola di cotone bianco, decisa a preparare una colazione che potesse sollevarle il morale almeno un po’.

Si diresse verso la cucina e cominciò a trafficare tra i vari scaffali, recuperando gli ingredienti utili alla preparazione dei pancakes. In venti minuti aveva preparato una pastella densa e dall’ottimo aspetto e, dopo varie cotture in una padella in cui aveva fatto sciogliere del burro, si mise a trafficare con lo sciroppo d’acero. Afferrò la forchetta, pronta per addentare il primo pezzo di quella prelibatezza, quando il suono del campanello la bloccò.

Diede un’occhiata all’orologio da polso argentato. Le otto e trenta del mattino. Chi poteva essere a quell’ora? Non di certo Jakotsu, che sapeva benissimo quanto Rin diventasse irritabile se disturbata prima delle dieci in un giorno festivo. Si alzò dallo sgabello imbottito e si avviò verso la porta. Guardò nello spioncino e strabuzzò gli occhi.
Sesshomaru.

“Merda…” sibilò piano, chiudendo lo spioncino con uno scatto.


Che cosa ci faceva quell’arrogante, borioso e incredibilmente sexy homo sapiens sapiens là fuori? Appoggiò la schiena alla porta e si guardò intorno, sconvolta. Il soggiorno era un macello: vestiti sulla poltrona, una bottiglia di vino vuota e due bicchieri, di cui uno solo sporco, sul tavolino di vetro (idea di Kohaku, che sperava in una seratina romantica con la sua ex-metà, la quale lo aveva ampiamente deluso con la sua rivelazione scioccante), un plaid giallo canarino con fenicotteri rosa appallottolato sul divano e un piatto con avanzi di English Breakfast sul pavimento. Insomma, di certo non era un luogo adatto ad accogliere degli ospiti.

“So che è in casa. Vedo l’ombra dei suoi piedi.”

Rin notò un velo di divertimento nella voce di Sesshomaru e, dopo un sospiro lungo e sofferto, si premurò di aprire la porta. L’homo sapiens sapiens indossava un completo grigio antracite di ottima fattura, adornato da gemelli d’argento e da una cravatta blu scuro di seta. La sua espressione era fredda e impassibile, ma un leggero movimento all’angolo destro della sua bocca fece intuire quanto godesse della situazione.

“Buongiorno, signor Takahashi…” salutò Rin, stando comunque di fronte alla porta. Non voleva che l’uomo vedesse in quali condizioni versava casa sua, ma sapeva anche che, prima o poi e per pura cortesia, avrebbe dovuto farlo entrare.
“Che cosa la porta qui a quest’ora del mattino?” chiese l’avvocato, non mancando di far trapelare una nota accusatoria nel tono di voce.

“Le ho portato dei documenti che penso possano interessarle. Sono i dati delle operazioni finanziare effettuate dalla mia azienda fino a due settimane fa. Il responsabile del settore contabilità me li ha fatti recapitare ieri sera. Credo voglia dare loro un’occhiata.”
Lo vide adocchiare il soggiorno oltre la sua testa e Rin sospirò per un momento, allontanandosi dalla porta e lasciando tacitamente che si prendesse la libertà di entrare dentro casa sua. Afferrò i documenti che Sesshomaru le stava porgendo e li tenne tra le mani.

“Ha fatto colazione? Posso offrirle qualcosa?” domandò Rin, ricordandosi delle buone maniere. Maniere che certo quell’arrogante di un iceberg non meritava solo per il fatto di essersi presentato a casa sua a quell’ora indecente.

“Del caffè.” rispose lui, notando la bottiglia di vino e i due calici di vetro. Il grazie, ovviamente, era un optional. “Serata romantica andata male?

Rin strabuzzò gli occhi per un momento, quindi si voltò verso di lui. “Come, scusi?”

Sesshomaru fece cenno con un piccolo movimento della testa alla bottiglia e ai bicchieri. “Solo uno dei bicchieri è stato usato. Deduco che uno dei due non abbia avuto l’occasione di bere…” O che lei abbia un fidanzato immaginario. No, questo non lo disse a voce alta.

La ragazza gli rifilò una lunga occhiata penetrante, quindi si voltò e cominciò ad armeggiare col caffè, che versò in una tazza azzurra, la quale venne posata sul tavolo della cucina con un tonfo sordo.
“Mai pensato di fare il detective?” domandò stizzita.

“Ha trascorso la serata in solitudine. Nulla di cui vergognarsi.” affermò Sesshomaru, piegando un angolo della bocca nella parvenza di un ghigno divertito. Da una parte non poteva che gioire, visto il suo recente e quantomeno inaspettato interesse verso quella donna. Interesse che il suo lato più orgoglioso voleva soffocare, invano.

“Potrei dire lo stesso di lei. Se avesse trascorso la serata in compagnia, probabilmente non avrebbe abbandonato il letto per venire qui a casa mia." A rompere le palle. Ma anche lei preferì evitare di dire ciò ad alta voce.

"Touchè." Disse soltanto, seguendo Rin verso la cucina, dove la osservò alle prese con la macchinetta del caffè. Aveva mani piccole e delicate, dal colorito pallido, capaci di compiere movimenti aggraziati. Per un attimo si fermò ad immaginare le mani dell'avvocato sul suo petto, che toccavano non troppo pudicamente il ventre, sempre più giù.
Si riscosse in fretta quando Rin le mise davanti una tazza arancione colma di caffè nero di fronte a sé, quindi prese a bere a piccoli sorsi, osservando la giovane donna aprire il fascicolo e leggere i documenti con attenzione.

"C'è un'incongruenza nella tabella degli estratti conto di Settembre dell'anno scorso. Un trasferimento dell'ammontare di un miliardo e duecentomilioni di yen a un conto criptato di Hong Kong. Si mette male... " Disse a un certo punto Rin, scuotendo la testa e posando il fascicolo sul bancone, mentre Sesshomaru era in trepidante ascolto. "La presenza di questo conto offshore è un grosso problema, dal momento che adesso dovremo occuparci di risalire all'intestatario... e per fare ciò, dovremmo teoricamente chiedere alla divisione dei Crimini Finanziari e a quella dei Crimini Informatici di poter accedere ai loro database."

"Teoricamente?" domandò Sesshomaru, inarcando un sopracciglio, chiaramente confuso dall'uso dell'avverbio.

"Esatto. Se chiedessimo loro aiuto, probabilmente ci vorrebbero mesi e mesi spesi tra commissariati e questioni burocratiche. Accedere al catalogo dei conti in possesso dall'Agenzia Nazionale di Polizia equivale a perdere il processo per insufficienza di prove valide. L'unica soluzione..." continuò Rin, versando una tazza di caffè anche per sé. "... sarebbe quella di agire in modo un po'... anticonvenzionale?"

"Vorrebbe dire illegale?" Sesshomaru era abbastanza stupito dalla proposta dell'avvocato, la quale gli stava consigliando senza tanti problemi di fottersene e agire attraverso mezzi poco raccomandabili, soprattutto per uno nella sua situazione. Ma, nonostante tutto, ascoltò ciò che lei aveva da dire.

"Se vuole metterla in questi termini. Ho un amico, grande esperto di computer, che ci potrebbe aiutare." Con esperto intendeva dire hacker, ecco. "Potrebbe risalire all'intestatario del conto nel giro di una settimana o poco più. L'ho già visto all'opera, so che ci potrebbe aiutare sul serio."
L'espressione sul suo viso, convinta e ottimista, fece desistere Sesshomaru da qualsiasi rimostranza. L'uomo annuì, dando il suo silenzioso permesso alla giovane donna di agire. La guardò sorridere e bere un goccio di caffè, per poi prendere il cellulare dalla borsa lasciata sul bancone dal giorno prima e cercare il numero che le serviva nella rubrica. Dopo averlo trovato, premette il tasto di chiamata e attese.
"Miroku!" esclamò a mo' di saluto. "Tutto bene e tu? ... Sango? Se la sta cavando bene coi bambini? ... Eh, immagino. Ascolta, ho bisogno di chiederti un favore immenso. Potresti venire a casa mia verso le cinque di questo pomeriggio? ... Oh, ti ringrazio! Allora ti aspetto... Ahahah! A dopo!" 
Chiuse la telefonata con un sorriso sulle labbra, quindi si voltò verso Sesshomaru, che la osservava serio.
"Ha detto che verrà qui. Preferisco spiegargli le cose di persona, piuttosto che attraverso un telefono. Dopotutto è probabile che chi l'ha incastrata stia tenendo d'occhio non solo i suoi tabulati telefonici, ma anche quelli delle persone più vicine a lei in questo momento. Appunto per questo vorrei chiederle anche di scrivere una lista di persone con cui ha avuto contatti frequenti in questo periodo."

"Sono solo due nomi: il suo e quello di Koga." rispose brevemente, il volto come una maschera di ghiaccio, finendo con un sorso il caffè e lasciando la tazza sul bancone. Avrebbe dovuto fare anche il nome di Sara, la puttana con la quale aveva trascorso qualche notte in quest'ultimo periodo. Ma ne valeva davvero la pena? In realtà non era che uno sfogo per lui, non di certo qualcuno a cui avrebbe potuto confidare chissà che. Non che Sesshomaru si confidasse, parliamoci chiaro. "Tornerò qui alle cinque." Si voltò e uscì dall'appartamento, lasciando Rin perplessa.

Ma che gli era preso? Tutt'a un tratto si era come gelato sul posto (più del solito, in effetti), mettendo un muro alto e implacabile tra di loro. Eppure era quasi sembrato a suo agio in quella casa, accanto a lei, mentre beveva il caffè. Rin si rese conto di aver perso il sorriso che aveva accompagnato quasi tutta la telefonata con Miroku, lasciando il posto a un velo di tristezza sul viso causato dall'improvviso mutamento di Sesshomaru. Forse la richiesta di avere accesso alla sua lista contatti era stata interpretata come una violazione della sua privacy. Ma cosa ci poteva fare lei? Alla fine era parte del suo lavoro quello di conoscere ogni più piccolo e sordido segreto del cliente del momento e Sesshomaru, nonostante la sua alterigia e a dispetto della sensazione di calore che sembrava inondarle il ventre ogni volta che incrociava il suo sguardo, non faceva differenza. Perciò che se ne facesse una ragione fin da subito, perché Rin non lo avrebbe trattato diversamente dagli altri. Ma il pensiero che le venne in mente mentre beveva gli ultimi sorsi di caffè, il pensiero che sembrava in realtà più veritiero, era il fatto che probabilmente Sesshomaru le stava mentendo. 





"Rin, mia cara, diventi più bella ogni giorno che passa!"
La ragazza abbracciò forte Miroku, il quale, pensando di non essere stato visto, allungava la mano sul suo fondoschiena, pronto a palpeggiarla. Rin gli diede uno schiaffo sul volto, lasciandogli cinque dita stampate sulla guancia.

"E tu, invece, non sei cambiato per niente!" esclamò severamente, incrociando le braccia sul petto. In realtà, oltre alla vena da maniaco che sembrava non essere sparita col matrimonio e coi figli, il ragazzo non era mutato neanche nell'aspetto: aveva ancora i capelli neri raccolti in un codino basso, gli occhi brillanti e vivaci di un blu profondo e la corporatura magra ma tonica di chi sembra aver appena superato l'adolescenza. "Come stai? Come ho potuto vedere, non hai perso le tue tendenze da maniaco..."

"Il matrimonio è una cosa bellissima, ma non fa miracoli." disse scherzoso, prendendo posto sul divano del salotto. "Sango sta bene, non ha ancora smesso di darmi cinquine. Eppure dovrebbe aver capito che il mio sfiorare le donne è una dimostrazione di ammirazione per le loro infinite qualità intellettive..." scosse la testa, sconsolato, quindi sorrise, mostrando i denti candidi e regolari. "I bambini, invece, sono la dimostrazione che i gemelli possono essere diversi tra loro. Akira è molto più tranquillo e pacato di Yumi, che è una vera e propria peste. Sango è preoccupata che possa avere dei problemi quando comincerà le medie. Per ora gli insegnanti dicono che, per quanto abbia delle grosse potenzialità, il fatto di essere così scalmanata la penalizza parecchio..."

"Sono sicura che troverete un modo per risolvere il tutto. Yumi è una ragazzina in gamba, vedrai che si darà una calmata. Basterà l'arrivo di un ragazzo che le piaccia per farla calmare. Fidati."

"Quel mostriciattolo dovrà passare sul mio cadavere prima di mettere le mani sulla mia Yumi..." rispose Miroku, mettendo su un'espressione imbronciata. Rin rise al dire del ragazzo e alla sua vena iper-protettiva da neo-padre. "Ma ora dimmi... " proseguì lui. "Come va con Kohaku? Ho ricevuto la partecipazione. Congratulazioni, Rin! Inutile dire che Sango ha trascorso mezzora ad emettere gridolini eccitati, per cui se dovessi mostrare segni di sordità precoce, sappi che è tutta colpa della mia adorata mogliettina."

Il sorriso che premeva per comparire sul volto di Rin fu bloccato dal ricordo della notte prima. Kohaku e la sua reazione, perfettamente comprensibile, al rifiuto di Rin di sposarlo. Come dirlo a Miroku? Optò per la verità più pura e schietta. Dopotutto lei e il ragazzo si conoscevano ormai da anni e quel tipo di amicizia che intercorreva tra loro non lasciava spazio a segreti o omissioni.
"In realtà, io e Kohaku ci-"

Il suono improvviso del campanello la interruppe di colpo. Si alzò dal divano e aprì la porta, ritrovandosi di fronte Sesshomaru, fasciato in un paio di jeans scuri e in un maglioncino grigio con un ricamo particolare. 
"Salve, signor Taisho!" salutò educatamente, facendosi da parte per farlo entrare e interponendosi tra lui e Miroku. "Questo è Miroku, l'amico di cui le ho parlato. Stavo appunto per spiegargli il motivo della sua venuta qui..."

"Prego." disse solo Sesshomaru, senza neanche stringere la mano a Miroku e prendendo poi posto sulla poltrona e attendendo con le braccia posate sui braccioli e le gambe accavallate. 
Rin si soffermò per un istante ad ammirare quella visione con la coda dell'occhio, quindi fece un bel respiro.

"Miroku, il motivo per cui ti ho chiamato qui è che ho bisogno di un favore da parte tua... sai benissimo quanto io stimi immensamente la tua decisione di non avere più legami con le tue attività del passato, ma... attualmente sono l'avvocato del signor Taisho e, come avrai certamente sentito, la situazione è abbastanza intricata. Avrei bisogno, perciò, del tuo aiuto per scoprire una cosa che potrebbe aiutarci a risolvere, almeno in parte, la situazione." Attese paziente, sapendo che Miroku avrebbe intuito l'essenza di quello che lei gli stava chiedendo.

"Rin, sai bene che ho deciso di smettere del tutto con l'hackeraggio. Ora sono sposato e ho una famiglia, non posso permettermi di rischiare..."

"Lo so benissimo... davvero! Ma purtroppo agire per vie legali non aiuterà né il mio cliente, che rischia trent'anni di carcere, né me, dal momento che perderò qualsiasi credibilità come avvocato e vedrò la mia carriera disintegrarsi in mille pezzi di fronte ai miei occhi. Ti prego, Miroku... prometto che farò qualsiasi cosa... " si soffermò un attimo a pensare, poi le venne l'illuminazione. "Prometto che farò da babysitter ai bambini tutte le volte che vorrai!"

Alla parola babysitter gli occhi di Miroku s'illuminarono improvvisamente. Rin sfoderò un ghigho soddisfatto. Sapeva benissimo che Miroku e Sango, dalla nascita dei gemelli, non avevano avuto neanche un paio d'ore da trascorrere insieme e in solitudine. Avevano trascorso il loro ultimo anniversario a giocare a Monopoli coi bambini, rinunciando quindi alla cenetta romantica programmata da un mese, perché la ragazza che doveva badare a Yumi e Akira si era ammalata. Rin ricordava bene la delusione di Miroku, che aveva progettato una cena favolosa e un piccolo spettacolo di fuochi d'artificio solo per lui e la moglie.


"Andata."








Fu così che trascorsero i giorni che seguirono. Miroku si presentò a casa di Rin ogni giorno e passò ore e ore a digitare al computer, decriptando codici e inserendo file di numeri dall'aspetto terrificante per chi ignorante in materia. Sesshomaru si assunse il compito di osservatore e di svuotatore della riserva di alcolici del suo avvocato, la quale, dal canto suo, era troppo impegnata a drogarsi di caffeina e a cercare di cavare qualcosa fuori dai documenti del caso per poter badare a ciò che l'altro faceva.
Un giorno, mentre Rin ingurgitava gli ultimi sorsi del suo quinto caffè e Sesshomaru osservava incuriosito una foto della ragazza di quando aveva diciassette anni che era posata su uno scaffale, la tensione venne interrotta.

"Ce l'ho fatta!" urlò quasi Miroku, gli occhi leggermente arrossati dal troppo lavoro al pc e la voce un po' roca per il silenzio che aveva accompagnato quelle ore. "Entrare nel database dell'Agenzia Nazionale è stato un gioco da ragazzi. Dovrebbero proteggere un po' meglio il loro sistema, visto che anche una come Rin ci potrebbe entrare...- Eih!" s'interruppe improvvisamente in seguito allo scappellotto ricevuto dalla ragazza, la quale era in ogni caso consapevole al cento per cento delle sue capacità quantomeno inesistenti al pc. "Comunque... ho trovato questo numero di conto, gestito da una banca privata di Hong Kong, che sembra abbastanza sospetto, perché presenta un codice poco comune e difficilmente hackerabile. Ma ci sono riuscito. Con un clic posso entrare nella lista dei versamenti in entrata per verificare se sia lo stesso conto che avete trovato voi... pronti?"

Rin e Sesshomaru, avvicinatisi a Miroku, annuirono all'unisono dopo essersi scambiati un'occhiata. Sesshomaru faceva ancora fatica a capire tutto ciò, visto che lui non aveva una parte d'azione concreta all'interno di quel caso, ma si era recato a casa del suo avvocato in tutti quei giorni per provare ad avere un'idea dello sviluppo delle cose. Rin, dal canto suo, era più che decisa a dare una svolta a questo caso che la stava facendo impazzire. Aveva consultato i documenti per giorni, senza però trovare niente che potesse aiutarla a smuovere la situazione. Non aveva intenzione di lasciare che no Taisho finisse in galera per tutti quegli anni... aveva bisogno di qualcosa da portare al processo.
Miroku cliccò su un link e digitò un altro codice, quindi riuscì ad entrare nel conto.

"Sono proprio bravo, eh?!" emise una risatina divertita e rilassata, ma di colpo ridivenne serissimo. "Ma... ma che cazz-"
La pagina del conto si era oscurata del tutto e improvvisamente una lunga lista di numeri e simboli in verde chiaro iniziò a tappezzare lo schermo del computer. La scritta "access denied" lampeggiava velocemente e Miroku iniziò a trafficare di nuovo coi tasti, deciso a capire cosa fosse successo. Rin gli teneva il fiato sul collo, chiedendogli che diamine fosse accaduto.
"Il tuo computer... si è bloccato. Non riesco più a digitare! Porca troia!" Miroku si mise una mano sulla fronte, mentre Rin e Sesshomaru si sedettero quasi contemporaneamente sul divano. Tutta la tensione presente fino a poco fa era sparita, lasciando spazio a una tenue disperazione, che crebbe nel giro di pochi minuti. L'unico rumore udibile in quei minuti fu il ticchettio dell'orologio a muro. Miroku, essendosi abbandonato precedentemente sullo schienale della poltrona, si avvicinò di nuovo allo schermo e cominciò a leggere i codici presenti.

"Miroku... cos'è successo di preciso?" chiese debolmente Rin, ravvivando i capelli con la destra, mentre Sesshomaru attendeva silenzioso.

"Qualcuno ha bloccato l'accesso. Evidentemente il conto è collegato a una rete wireless che consente di verificare gli accessi da altre postazioni o quelli sospetti in generale. Potrei risalire all'indirizzo IP, ma dubito che sia rintracciabile, visto il livello di protezione. Ora darò un'occhiata al codice per-" 
Si bloccò di colpo, strizzando gli occhi per vedere meglio sullo schermo. Quindi emise un verso di stupore e infine battè il pugno sul tavolino. "LO SAPEVO! Quel bastardo..."

"Eh?" esclamò interrogativamente Rin, mentre Sesshomaru rimaneva impassibile di fronte a tutto ciò, il bicchiere di whiskey ormai quasi vuoto.

"Vedete qui?" domandò Miroku, indicando una serie di caratteri sullo schermo a Sesshomaru e a Rin. "QKoPuter... è il nome di uno dei più famosi hacker. Ho scritto la mia tesi di laurea su di lui e sulle cazzate che ha fatto durante la sua misera vita."

"Quindi c'è lui dietro tutto questo?" chiese Rin, dando ancora una volta un'occhiata al nome. "E poi che vorrebbe dire quel nickname?"

"Quite Keen On Computer... espressione inglese per indicare quanto lui sia decisamente bravo con la tecnologia. È considerato uno degli hacker introvabili, quelli che dotano i propri computer di firewall e applicazioni che farebbero invidia a qualsiasi sistema informatico in possesso dai governi dei paesi più ricchi. Per quanto sia un bastardo, è un vero e proprio genio."

"Trovalo." disse improvvisamente Sesshomaru, fissando i suoi occhi color ambra in quelli di Miroku, stralunato dalla richiesta diretta.

"Le probabilità che io riesca a trovarlo con quest'attrezzatura sono basse. Dovrei recuperare la mia e-"

"Fallo." insistette Sesshomaru, col suo tono duro e freddo come il ghiaccio. "Fallo e quando sarò assolto da queste accuse ti riempirò di così tanti soldi da non poterli contare. Fallo e garantirò protezione a vita a te e alla tua famiglia. Fallo."

I due uomini si osservarono per un lungo istante, l'uno soppesando la richiesta e l'altro semplicemente attendendo quello che sarebbe di sicuro stato un responso positivo. Rin stava tra i due, lanciando sguardi dall'uno all'altro come se seguisse una partita di silent tennis. Infine, dopo un breve sospiro, Miroku distolse lo sguardo.

"Lo farò."









Angolo dell'autrice



Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace! So che sono passati mesi dall'ultimo aggiornamento, ma sono stata totalmente assorbita dal vortice dell'Erasmus e non ho proprio avuto il tempo materiale per mettermi al pc a scrivere. Ho approfittato di questi pochi giorni di vacanza per raccogliere le idee e devo dire che sono abbastanza orgogliosa di questo capitolo.
Le cose cominciano a farsi più serie. Le accuse imputate a Sesshomaru sono decisamente gravi e la mia totale ignoranza in Giurisprudenza mi avrà sicuramente fatto commettere qualche errore. Prego gli esperti/e di farmi notare qualora avessi sbagliato qualcosa! :) Miroku entra in scena come hacker. Vi piace il suo personaggio? Io lo adoro davvero e spero di aver reso quel pizzico di simpatica perversione in mezzo a tutto 'sto casino. Presto entreranno in scena anche Sango, i due gemellini e InuYasha e Kagome. Ci saranno un po' tutti, insomma.
Ma basta con gli spoilers! Al via le risposte alle recensioni :)



KillerxPenguen_93  >   Grazie mille per la recensione! Sono contenta che la storia ti piaccia e spero che leggerai anche questo aggiornamento. Un bacio! :*



GHOTICdoll  >    Hello! :) Davvero mille grazie per aver scritto la tua opinione su questa storia. Fa sempre piacere ricevere commenti positivi e sapere che i lettori trovano "Amori in tribunale" divertente. In questo capitolo l'umorismo è venuto un po' a mancare, per dare spazio agli sviluppi della storia, ma spero di poter dargli dell'altro spazio nei prossimi aggiornamenti. Un bacione! :)



Zonami84  >    Ciao, bella! Scusami tu per l'immensissimo ritardo. Tra poco avrei festeggiato l'anniversario di questa storia senza aver pubblicato neanche un capitolo. Come ho detto prima, l'Erasmus mi ha presa del tutto, impedendomi di scrivere, ma spero di poter riprendere a farlo prestissimo. :) Eh già, Rin finalmente si è liberata di quella cozza iper-sensibile di Kohaku per passare al più appetibile e sexy leone bianco qual è Sesshomaru. Mica scema la ragazza, eh! Chi non lo avrebbe fatto? :3 Spero tu legga questo capitolo! Mi piacerebbe sapere il tuo parere. :) Un bacione!




The queen of darkness  >     Mia cara, sappi che mi hai quasi fatta finire all'ospedale per un infarto causato dal troppo ridere. Al tuo processo per lesioni aggravate si aggiungerà anche il tentato omicidio. :3 Sì, Rin ha aperto gli occhi e ha capito che in un talent show come "L'avvocato e il sexy man" Kohaku non ci stava a fare proprio una pera cotta. Meglio vertere sul bel Sesshomaru, eh! Almeno c'è sostanza. In tutti i sensi. :3 (*immagini porno sfilano davanti agli occhi di Kade, che si riprende a fatica*)
Eccomi, eccomi. Quando mi hai scritto che padroneggio lo stile giornalistico molto bene ho quasi avuto una sincope. Stavo letteralmente vomitando arcobaleni per quanta dolcezza aveva preso possesso del mio corpo. Sappi che è una delle cose più belle che mi abbiano mai detto come "autrice". Ahahahahah sìììì, stavo godendo anche io! Okay, magari fa un po' pena, ma stigranpeni! Cioè, bella mia, datte 'na svegliata, che Sesshomaru adesso ha puntato i suoi occhietti su un bocconcino di carne di prima qualità come Rin. Ci sarà da ridere nei prossimi capitoli. Non vedo l'ora di mettermi a scrivere! :3
Sesshomaru non ha proprio una coscienza. Lui infila il suo scalpello dappertutto, l'importante è che la tipa sia una bella poponza con le bocce grandi. Se il rapporto è preceduto da una dose di alcool consistente, ancora meglio. Esatto, si sente leggermente in colpa, ma alla fine continua a fare quello che le sue parti basse gli suggeriscono perché non ha anora realizzato (giustamente) quanto Rin stia pian piano entrando nel suo iceberg a forma di cuoricino.
Anche a te rivolgo le mie più sincere scuse per l'immane attesa. ç.ç Mi sento una cacchina volante! Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo. Fammi sapere se ti è piaciuto. :3
Un bacio <3



rafxsulfusxsempre  >   Hello, dearrrr! :3 Ti ringrazio per i complimenti e per l'assiduità con la quale hai letto e recensito gli scorsi capitoli. Mi scuso ancora una volta anche con te per l'attesa e spero che tu possa leggere questo sesto aggiornamento con lo stesso piacere col quale hai letto i precedenti. Risulta sempre emozionante sapere che i lettori adorano le mie storie e questo è sia un grande piacere, sia una grande responsabilità, perché a volte mantenere un certo livello diventa difficile. Spero di esserci riuscita, nonostante tutto! Aspetto una tua recensione con ansia <3 Un bacio anche a te! :D



Serin88  >     Mia carissima Sbrodolina Dolce Cuore! :3
Come stai? Tutto bene? Non invidiarmi per la Polonia. Sì, l'Erasmus è bello, ma dopo tutti questi mesi sto cominciando seriamente a stufarmi di stare qua. Ogni tanto mi metto a pestare mentalmente i piedi e a gridare dentro la mia testa "VOGLIO LA MAMMA" in quattro lingue. :D
Grazie anche a te per la stupenda recensione. Kohaku... eh, non vorrei spoilerare troppo, ma potrebbbe esserci un suo ritorno. Non so ancora come avverrà, ma all'80% ci sarà. Non che questo faccia molta differenza, esatto, ma nella vita non si sa mai quello che potrebbe succedere. I sentimenti giocano spesso in modo strano, quindi mai cantare vittoria troppo presto. :) Jakotsu è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti e credo che la caratteristica di amico gay di Rin, spesso presente nelle fanfiction, sia davvero incredibile. Ecco perché l'ho inserito anche qui, proprio per dare quel tocco di umorismo disinteressato che manca negli altri personaggi. :D Sara è una vera sgualdrinella e Kagura pure, anche se alcune venature del suo personaggio la rendono molto interessante e capace di creare degli sviluppi particolari nella storia. Sesshomaru? Che dire... lui è Sesshomaru. :3
Spero che anche quest'aggiornamento ti sia piaciuto! Un bacione! :*




Heart  >    Credo che il conto dei giorni sia salito a un numero impressionante e per questo mi scuso. Spero che tu non abbia perso interesse nella storia e che possa leggere anche questo capitolo. Mi sento davvero in colpa per aver lasciato passare così tanti mesi senza aggiornare. ç.ç
Aspetto una tua recensione :D Un bacio :*




Chiara_chan  >    Ciao, bella! :) Eh già, gli sviluppi stanno cogliendo i nostri amati personaggi impreparati, ma presto tutto raggiungerà un equilibrio, positivo o negativo che sia. Un bacio anche a te! :D









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