Amori in tribunale di Kade (/viewuser.php?uid=33472)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Problemi con la legge ***
Capitolo 2: *** Proposte indecenti ***
Capitolo 3: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 4: *** Quando il gioco si fa duro... ***
Capitolo 5: *** Cuori infranti, cuori in costruzione ***
Capitolo 6: *** Primi passi ***
Capitolo 1 *** Problemi con la legge ***
primo capitolo
Capitolo Uno
"Problemi con la
legge"
Nihonbashi, quartiere di
Chuo, Tokyo - Ore 09:12
In quella fredda mattina di Novembre anche il sole aveva deciso di
rifugiarsi dietro uno spesso strato di nuvole. Il cielo minacciava di
scatenare un temporale coi fiocchi, ma i giornalisti e i fotografi
delle maggiori televisioni giapponesi non sembravano avere nulla da
temere. Armati di microfoni, macchine fotografiche professionali,
cineprese e ombrelli, sostavano di fronte ad un imponente palazzo di
trentaquattro piani, in attesa di qualcosa. O di qualcuno. La struttura
in vetro e acciaio, sottile come un giunco, sembrava quasi osservare la
folla di gente come un essere umano potrebbe fare con un mucchio di
formiche agitate.
D'un tratto la folla di persone si mosse, captando un movimento dietro
l'immensa porta automatica scorrevole. Un uomo alto e slanciato
uscì dall'edificio, scortato dai poliziotti verso una
macchina
poco distante. I giornalisti scattarono in avanti, decisi ad
intercettare l'oggetto del loro morboso interesse.
"Signor Taisho, la città intera è sconvolta dalla
rivelazione del suo coinvolgimento nel..."
"Sesshomaru Taisho, vorrebbe fare una dichiarazione alle nostre
telecamere?"
"Signor Taisho, sembra impossibile che Ikeda-sama abbia..."
I poliziotti si fecero largo tra la folla, scortando l'uomo verso la
vettura. Sembravano infastiditi, eppure il disagio trasmesso dallo
sciame di giornalisti pareva non avere alcun potere sul signor Taisho,
che si limitò a guardare davanti a sé, ignorando
le
numerose domande e la massa di corpi che li seguiva come api verso il
miele. Entrò in macchina, deciso a fissare un punto
indeterminato del poggiatesta di fronte a sé. Uno dei
poliziotti
sospirò e accese il motore, cercando di farsi spazio
attraverso
i giornalisti e i fotografi che avevano deciso di piazzarsi di fronte
alla macchina.
"SPOSTATEVI, DANNAZIONE!"
Cominciò ad urlare, ottenendo subito l'allontanamento della
massa di gente.
Il signor Taisho, dal canto suo, sedeva tranquillamente sul sedile
posteriore, osservando con una perfetta maschera di indifferenza il
paesaggio dal finestrino. Le vetrine dei negozi scorrevano numerose
sotto i suoi occhi, ma la mente era rivolta altrove. Solo un'ora prima
si era ritrovato nel suo ufficio all'ultimo piano tre poliziotti,
armati di pistole di servizio e mandato d'arresto. Se due ore prima gli
avessero detto che avrebbe vissuto una situazione del genere,
probabilmente si sarebbe fatto una grassa risata. Ed è da
dire
che lui non sorrideva praticamente mai, figuriamoci farsi delle grasse
risate.
Aveva deciso di avvalersi del diritto di parlare solo in presenza di un
avvocato, approfittando dei propri diritti. E questa sarebbe sembrata
agli occhi dei più una decisione azzeccata, almeno se il suo
caro avvocato non avesse deciso proprio il giorno prima di andare in
vacanza a Mosca con tutta l'allegra famigliola. Sospirò
impercettibilmente. No, a quanto pare non c'era nulla che gli andasse
bene in quel periodo.
E, proprio mentre pensava a queste cose, cominciò a piovere.
Jinbocho, quartiere di
Chiyoda, Tokyo - Ore 09:29
"Mh... Che ore sono?"
La voce impastata dal sonno del suo ragazzo le giunse alle orecchie.
Non potè fare a meno di sorridere, mentre finiva di mettere
il
rossetto rosso sulle labbra e si apprestava a tornare in camera da
letto per recuperare la giacca del tailleur nero.
"Le nove e mezza. Devi svegliarti, Sango ti aspetta."
Gli stampò un bacio freddo sulle labbra, non curandosi di
togliergli il segno provocato dal rossetto. Compose in fretta un
sorriso e osservò il ragazzo sollevarsi le coperte fino al
mento, cercando di ignorare l'orario. Kohaku era sempre stato un
dormiglione, a differenza sua.
"Forza, Kohaku. Questa sera non ho voglia di sentire le tue lamentele
su quanto Sango sia dura con te... Ha tutte le ragioni del mondo, visto
che razza di fratello pigro e ritardatario si ritrova!"
Aggiunse, per poi afferrare la giacca e la valigetta in ecopelle nera.
"Io vado! A stasera!"
Non si fermò a sentire il saluto del suo fidanzato e
uscì
di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Il cielo grigio piombo di
quella mattina era capace di metterle una tristezza immensa addosso. Si
diresse rapidamente verso la propria utilitaria, una Suzuki Swift blu
metallizzata, comprata con grandi sacrifici. Mise in moto e accese la
radio, sintonizzandosi sulla frequenza che trasmetteva
il radiogiornale del mattino. Dal
momento che non aveva mai tempo per comprare un quotidiano, l'unico
modo
per essere sempre aggiornata su ciò che succedeva in
Giappone e
nel mondo era ascoltare la radio. Uscì dal parcheggio in
retromarcia, facendo un cenno con la mano a Kaede, la sua anziana
vicina di casa intenta a potare i cespugli, e si mise sulla carreggiata.
"E' con grande stupore
che annunciamo che Sesshomaru Taisho è
stato arrestato questa mattina e portato via dal suo ufficio nel
quartiere di Nihonbashi, Chuo. Il signor Taisho è accusato
di
speculazione edilizia e di favoreggiamento alle attività
della
Yakuza, la più grande organizzazione mafiosa giapponese. Si
sospetta che l'imprenditore abbia avuto numerosi contatti con i
maggiori capi mafiosi e questa, insieme ad altre accuse, ha portato
all'arresto dell'uomo d'affari e al suo trasferimento alla stazione di
polizia sotto la supervisione del tenente Takumi Hiroito. Gli
aggiornamenti su questa notizia saranno presto disponibili per
l'edizione delle 20:00."
Cominciò a tamburellare le dita sul volante, il piede
calcato sull'acceleratore. Aveva prestato una blanda attenzione al
servizio del radiogiornale, concentrata com'era sulla guida. Conosceva
Sesshomaru Taisho. Non perché fosse un uomo famoso e
apparisse spesso sui giornali, ma piuttosto perché,
talvolta, le erano capitati sotto gli occhi i fascicoli delle denunce
che l'imprenditore aveva collezionato nel corso degli anni e che la
ragazza aveva dovuto portare al suo capo, cioè all'avvocato
personale di Taisho-san. La polizia ci sarebbe andata giù
pesante quella volta. Il reato di speculazione, per uno come
Sesshomaru, poteva essere accantonato con una bella somma di denaro, ma
il favoreggiamento alla mafia significava solo avere un grosso,
grossissimo problema.
Giunta in ufficio e sistematasi sulla sedia di fronte alla scrivania,
cominciò a dare una lettura ad alcuni fascicoli e a battere
qualche appunto al computer. La giornata trascorse velocemente e in
tranquillità, vista l'assenza del capo, e la ragazza
riuscì a svolgere il suo lavoro in santa pace.
Alle sei e mezza raccolse tutte le sue cose, chiuse con uno scatto la
valigetta e si diresse verso l'uscita dell'ufficio. Allungò
la mano verso la maniglia, ma lo squillo del suo telefono la distrasse.
Tirò fuori il Blackberry dalla tasca del cappotto lungo
color crema e osservò il display, le sopracciglia scure
aggrottate.
Numero sconosciuto.
Era forse qualcuno che intendeva divertirsi facendo scherzi stupidi? O
un operatore di quei dannati call center in cerca di persone a cui
proporre nuovi contratti? Decise di rispondere e fugare così
ogni dubbio.
"Pronto?"
"Buonasera. Parlo con la signorina Rin Ogawa?"
Il suo interlocutore aveva una voce chiara e un accento particolare.
"Sì, sono io."
"Mi chiamo Koga Murakami. Spero di non disturbarla. Ha cinque minuti di
tempo da dedicarmi?"
"Non c'è problema, ho appena finito di lavorare. Mi dica
pure."
"Bene. L'ho contattata per una questione spinosa e che, temo, solo lei
possa risolvere ora come ora, vista la sua ovvia posizione* e
l'ammirazione che l'avvocato Sakamoto nutre per lei."
Fece una piccola pausa, come se stesse prendendo fiato per dirle
qualcosa di spiacevole.
"La chiamo a nome di Sesshomaru Taisho."
*La "ovvia posizione" fa riferimento al fatto che Rin, lavorando nello
studio dell'avvocato personale di Sesshomaru, sia adatta a lavorare al
caso, anche perché, come dice lo stesso Koga, l'avvocato
Sakamoto nutre grande rispetto per lei.
~
Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Dopo un mese di elaborazione ho finalmente deciso di pubblicare il
primo capitolo della mia nuova Long Fiction. Una Rin/Sesshomaru
ambientata ai giorni nostri, con una trama che, spero, possa piacervi e
appassionarvi. Era da tanto che cercavo di elaborare i personaggi e
l'andamento dei vari capitoli. E' stata dura, davvero. Non ricordavo
quanto fosse difficile, visto che l'ultima long che ho pubblicato
risale ad alcuni anni fa.
In attesa dei vostri commenti,
Giulia
|
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Capitolo 2 *** Proposte indecenti ***
Secondo capitolo
Capitolo
2
"Proposte
indecenti"
"La chiamo a nome di Sesshomaru Taisho."
Rin trattenne il fiato e sbarrò leggermente gli occhi.
Sesshomaru Taisho, uno degli uomini più importanti di Tokyo
e
uno degli imprenditori edili più famosi del Giappone, aveva
dato l'ordine di chiamarla. Che cosa avrebbe mai potuto
volere uno
come lui da una come lei? Si diede mentalmente della stupida e
lasciò che un sorriso le increspasse le labbra rese
vermiglie
dal rossetto.
"Oh, è molto divertente! Per un attimo ci ho quasi creduto!"
Rise piano, ascoltando Koga sospirare sconsolato.
"Non sto scherzando, signorina."
Aggiunse l'uomo con una voce così seria che Rin, suo
malgrado, gli prestò maggiore attenzione.
"Il signor Taisho in persona mi ha chiesto di contattarla per chiederle
se sarebbe così gentile da recarsi il prima possibile alla
stazione di polizia. Si tratta di una questione piuttosto urgente e, se
ha visto i telegiornali, sa a cosa mi riferisco."
"No, mi ascolti un attimo: ho già un appuntamento per
stasera.
Devo andare a cena fuori con il mio fidanzato e non posso disdire
assolut-"
"Questo non sarà un problema. M'impegnerò io
stesso per
contattare il suo fidanzato e avvisarlo del fatto che la sua presenza
è richiesta qui. Il signor Taisho è disposto a
pagarla
profumatamente se sarà qui entro mezzora. E' questione di
vita o
di morte. Sul serio."
La ragazza prese un respiro profondo e decise di credergli. Quell'uomo
non sembrava in vena di scherzi. Lo poteva dedurre dal tono di voce
basso, profondo e caratterizzato da una vena di preoccupazione appena
percettibile. Annuì distrattamente, senza pensare al viso
deluso
del suo ragazzo, che contava su quella cena per dirle chissà
cosa. Era stato molto misterioso, ma Rin non aveva indagato oltre,
preferendo aspettare la serata tanto attesa. Kohaku era stato
così emozionato solo per due occasioni: questa cena e la
vittoria degli Yomiuri Giants nell'ultimo campionato di baseball e la
ragazza, dal canto suo, non voleva assolutamente rovinare tutto. Ma lei
era una donna capace di organizzare i propri impegni e di riconoscere
quali erano le priorità... E poi doveva ammettere di essere
piuttosto curiosa su cosa il signor Taisho dovesse dirle di
così
urgente da farla precipitare in fretta e furia alla stazione di polizia.
"Va bene. Arrivo subito, mi dica solo l'indirizzo preciso."
Si avvicinò nuovamente alla scrivania e, preso un post it e
una
penna, annotò il numero civico della stazione di polizia
dove
avrebbe dovuto recarsi.
"Tra venti minuti sarò lì."
In realtà non sapeva cosa l'avesse spinta a mettersi in
macchina
e a rinunciare alla cena con Kohaku, ma poteva affermare con certezza
di essere dannatamente curiosa su cosa ci fosse sotto in tutta quella
storia. Scacciò il volto del fidanzato dalla propria mente
per
concentrarsi sulla strada. Il traffico era notevole, visto che molte
persone staccavano dal lavoro a quell'ora, ma riuscì ad
arrivare
comunque in venticinque minuti circa alla stazione di polizia.
Trovò un parcheggio per un puro colpo di fortuna e,
ringraziando
i Kami, afferrò borsa, giacca e chiavi e scese dalla
vettura,
innescando l'antifurto. Si diresse spedita verso l'ingresso della
stazione di polizia e rivolse un saluto cortese al poliziotto appostato
vicino all'entrata.
"Buonasera! Sono stata chiamata da Sesshomaru Taisho..."
"Ah sì, il signor Taisho... prego, mi segua."
L'uomo in divisa si alzò e la condusse lungo un intrico di
corridoi tutti uguali, con le pareti piastrellate e il pavimento in
legno consumato. Giunto di fronte ad una stanza, aprì
seccamente
la porta a vetri e la invitò con un braccio ad entrare. In
quelle quattro pareti, bianche e spoglie, seduto su una sedia di legno
traballante e con un alone di superiorità che lo circondava
dalla testa ai piedi, c'era
Sesshomaru Taisho. Vestito di tutto punto in completo gessato grigio
antracite, rivolse un'occhiata indifferente a Rin, che fece il suo
ingresso nella stanza e gli rivolse un sorriso di circostanza.
Quell'uomo la metteva a disagio e ciò traspariva in maniera
fin
troppo evidente. Si soffermò per un attimo ad osservare il
viso
dell'imprenditore: candido e perfetto, adornato da due profondi occhi
dalle sfumature dorate, da una voglia a forma di mezzaluna di un rosa
tenue sulla fronte, dal perfetto naso alla greca e da due labbra
pallide e sottili. I capelli erano una cascata di puro argento e
sembravano fini e morbidi come seta; il corpo, per quello che Rin
poteva vedere, era muscoloso e, tuttavia, non troppo gonfio, come se
Sesshomaru fosse frutto del disegno di un artista d'ispirazione
classica. Poteva immaginare i suoi muscoli, guizzanti e scattanti,
sotto il tessuto della camicia bianca e la sua pelle candida come la
neve, senza alcun difetto ad intaccarla. Le braccia parevano forti e,
in qualche modo, rassicuranti. Aveva una certa eleganza nel vestire e
sembrava che quegli abiti gli fossero stati cuciti addosso, tanto si
adattavano bene alla sua fisicità.
Era così incantata nell'osservare l'uomo e la
perfezione
del suo corpo che quasi non si rese conto del suo sopracciglio
sollevato.
"Sta sbavando."
La ragazza si maledisse più e più volte, mentre
cercava
di ricomporsi e assumere un'espressione meno ebete di quella che, a
quanto pare, aveva manifestato finora. Si avvicinò al tavolo
di
legno e si sedette sulla sedia di fronte a lui.
"Ehm... Buonasera, signor Taisho. Ho fatto il prima possibile... Sa, il
suo assistente mi ha pregato di arrivare in fretta e furia. E io ho
corso come una disperata e probabilmente mi beccherò una
multa,
visto che penso di aver visto il flash dell'autovelox, ma dal momento
che-"
"Faccia silenzio."
Rin si zittì immediatamente, sentendo su di sé
una patina
di gelo che aveva tutta l'aria di essere emanata da Sesshomaru stesso.
Abbassò lo sguardo. Quell'uomo aveva una strana quanto
disarmante capacità di metterla in soggezione solo
guardandola.
Appoggiò la valigetta sulla scrivania, tanto per non stare
con
le mani in mano, aspettando che lui si decidesse a dirle cosa diavolo
poteva volere uno come lui da una come lei.
"L'ho fatta chiamare per una questione piuttosto importante. Oggi ha
seguito i notiziari?"
Rin annuì e lasciò che continuasse. Aveva
l'impressione
che a Sesshomaru Taisho non piacesse molto parlare: lo poteva intuire
dal tono freddo e formale di voce e da un certo sforzo nel mettere
insieme una frase, come se gli costasse fatica farlo.
"Bene. Allora sa che sono stato arrestato e condotto qui con l'accusa
di speculazione edilizia e di
favoreggiamento alle attività mafiose della Yakuza. Queste
accuse, queste stronzate, mi costringeranno a presenziare ad un
processo, che avrà inizio tra due mesi e tre giorni.
Sicuramente
si starà chiedendo cosa c'entra lei in tutto questo.
Sbaglio?"
A Rin sembrava che quel "sbaglio?" fosse stato detto più per
circostanza che per altro, come se Sesshomaru fosse un uomo abituato a
non sbagliarsi mai e ad esserne consapevole. Sospirò
impercettibilmente e annuì di nuovo.
"Sì, mi stavo chiedendo questo. E mi chiedevo anche come mai
ha
contattato me anzichè Sakamoto-san, il suo avvocato."
Sesshomaru le rivolse un'occhiata a metà tra lo sdegno e
l'indifferenza, come se non solo il fatto di parlare, ma più
che
altro il fatto di "parlare con lei" gli desse un fastidio immenso.
"Si dà il caso che Sakamoto sia in vacanza a farsi spalmare
olio
abbronzante sulla schiena insieme alla moglie e ai suoi marmocchi
pestiferi e che mi abbia espressamente detto di rivolgermi a lei in
caso di problemi. Ora è chiaro?"
La ragazza aprì leggermente la bocca, un'espressione stupita
sul volto.
Il suo capo era uno stronzo e ora aveva la prova per dimostrarlo. Tra
tutti coloro che lavoravano in ufficio aveva scelto lei e, anche se una
voce nella sua testa le suggeriva che forse avrebbe dovuto sentirsi
orgogliosa, ora poteva soltanto dire di essere incazzata come una iena.
Aggrottò le sopracciglia, cercando di mascherare la furia
che
stava cominciando a divampare in lei come un incendio.
"Capisco... Quindi lei intende dire che io dovrei..."
"Mi sembra chiaro. Sarà lei ad assistermi durante il
processo e ad occuparsi della mia difesa."
A Rin sembrò di cadere in una specie di voragine senza
fondo, in
un buco nero dal quale non sarebbe mai potuta riemergere. Tra tutti gli
uomini che avrebbe potuto difendere le era toccato Sesshomaru Taisho,
un imprenditore ricco e viziato con la passione per le donne e una
collezione di denunce che avrebbe fatto invidia ad uno dei delinquenti
più incalliti dei bassifondi di Tokyo. Si accorse di avere
di
nuovo la bocca aperta e di sembrare più una ragazzina
stupida
che un avvocato serio e preparato, quindi cercò di
ricomporsi in
fretta.
"Sì, certo... Allora..."
Aprì la valigetta con uno scatto e tirò fuori
alcuni fogli e una penna, assumendo immediatamente un atteggiamento
pratico.
"Anzitutto ho bisogno di avere il fascicolo del caso per poterlo
studiare con calma. Poi lei dovrà raccontarmi tutto quello
che
sa su questa faccenda. Sono un avvocato della difesa e dovrò
fare di tutto affinchè la giuria possa essere convinta della
sua
innocenza."
Sesshomaru fece un cenno d'assenso, fissandola negli occhi. Oro fuso
dentro il cioccolato. Rin provò uno strano brivido, ma
decise di ignorarlo.
"Devo metterla in guardia, però: lei dovrà essere
estremamente sincero con me. Se non dirà tutto
ciò che
sa, non potrò aiutarla come si deve a risolvere la
questione."
Le parve di sentire una specie di sbuffo fuoriuscire dalle labbra
dell'uomo, ma poi, guardando il suo volto serio e freddo come il
ghiaccio, ritenne di averlo immaginato. Come poteva un dio come lui
abbassarsi ad una cosa tanto futile come sbuffare? No, era impossibile.
Si soffermò a guardarlo
e gli donò un piccolo sorriso d'incoraggiamento.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi, signor Taisho."
"Le sembro preoccupato?"
Domandò freddamente Sesshomaru, staccandosi dallo schienale
e
togliendosi la giacca. La camicia bianca lasciava poco spazio
all'immaginazione, visto il tessuto fine e semi-trasparente, e Rin si
rese conto che sarebbe stato molto difficile per lei riuscire a
concentrarsi su ciò che doveva dire. In fondo non era
così semplice articolare un sostantivo, un verbo e un
complemento senza impappinarsi come un'allocca.
"Ehm... Bene, sì. Cominciamo. Mi racconti come si sono
svolti i fatti."
E Sesshomaru cominciò a raccontare, il tono di voce
più gelido dell'iceberg che aveva fatto affondare Jack, Rose
e il Titanic con tutti i passeggeri.
Quando Inu no Taisho, padre di Sesshomaru, era morto, aveva lasciato al
figlio le redini della Taisho Industries e una grande
quantità
di soldi da gestire. Le finanze andavano alla grande e tutto sembrava
andare per il meglio. Circa un mese prima di essere arrestato, l'uomo
era stato contattato dal suo commercialista per una serie di
problematiche all'interno dei conti dell'azienda. A quanto pareva,
infatti, erano spuntati negli archivi aziendali un gruppo di
appartamenti
che Sesshomaru non ricordava di aver comprato, acquistati con una somma
minima da proprietari precedenti e valutati con almeno il doppio del
valore originario. Il fatto lo aveva insospettito, ma non abbastanza
per indagare oltre. Affidò al commercialista il compito di
sistemare la questione e continuò con il proprio lavoro,
fino a
quando tre poliziotti non avevano invaso il suo ufficio e gli avevano
messo
le manette per portarlo lì, in quella lurida stazione di
polizia che puzzava di cavolini di Bruxelles.
Rin annotò tutto quello che poteva essere utile e, dopo aver
finito
di scrivere, sollevò lo sguardo su Sesshomaru. Sembrava che
il
fatto di trovarsi in una stazione di polizia e di avere sulla testa due
accuse di importanza non indifferente non lo interessasse
più di
tanto. La ragazza non sarebbe riuscita a provare ad immedesimarsi in
lui neanche se avesse realmente voluto, visto che lei, da
lurida umana mortale, non poteva neanche immaginare quanto cose del
genere fossero inutili agli occhi di una divinità scesa in
terra come lui.
"E con questo ho più o meno capito perché
l'abbiano
accusata di speculazione. Ma come si spiega l'accusa di favoreggiamento
alle attività della mafia?"
"A quanto pare gli appartamenti risultanti negli archivi aziendali sono
stati utilizzati dalla Yakuza. La polizia crede che io abbia usato
soldi
sporchi per permettere alla mafia di avere luoghi sicuri e a basso
costo dove far girare gli affari."
Rispose l'imprenditore, sciogliendo la presa delle mani affusolate e
portando una di esse sulla superficie del tavolo.
"Come mio difensore desidero che lei faccia alcune indagini per capire
chi c'è dietro tutta questa storia. D'accordo?"
Rin lo osservò con una punta di risentimento sul viso. Per
quanto potesse essere famoso, influente e stragnocco, Sesshomaru Taisho
non aveva alcun diritto di dirle come svolgere il suo lavoro. Si
soffermò a guardarlo dritto negli occhi, trovandovi il
vuoto. Strano come le iridi di quell'uomo non trasudassero altro che
pura, semplice e gelida indifferenza, come se tutti gli esseri umani
non fossero altro che pedine di uno schema più grande nelle
sue mani e come se il mondo dovesse piegarsi ai suoi desideri.
Volitivo, in un certo senso. In tutto e per tutto. Distolse lo sguardo,
mascherando ancora una volta un brivido che le era corso lungo la spina
dorsale, e ricacciò indietro la risposta maleducata che
avrebbe voluto tanto propinargli.
"Perfetto. Mi metterò subito in contatto con un mio amico e
collega per creare una strategia... Nel frattempo, in
qualità di suo avvocato, le consiglio di sottostare agli
ordini ricevuti. Stia a casa e faccia fare agli altri le commissioni
necessarie..."
Si fermò un momento, sospirando.
"Posso immaginare quanto sia frustrante per lei... Ma più la
sua condotta sarà ottima, più
possibilità avremo di farla uscire indenne dal processo. Va
bene?"
Sesshomaru si limitò ad annuire, il viso come una maschera
di solido vetro.
"Bene... Ora dovrei andare. Ho il numero di Koga, il suo assistente,
salvato nel cellulare. Eventualmente mi metterò in contatto
con lui. Per quanto riguarda la strategia e le altre pratiche, credo
che ci vedremo molto spesso in queste settimane, signor Taisho."
L'uomo la osservò alzarsi, afferrare la valigetta e
dirigersi verso la porta con passo rapido.
"Koga le darà presto l'indirizzo di casa mia."
Rin si voltò e lo guardò stupita, senza badare al
fatto di sembrare un pesce bollito.
"L'indirizzo di casa sua?"
Domandò in un soffio, schiarendosi subito dopo la voce.
"Sì, l'indirizzo di casa mia."
Confermò con tono annoiato e un sopracciglio ancora una
volta inarcato.
"Dal momento che sono confinato fra quattro mura e lei dovrà
elaborare con me una strategia, mi sembra ovvio che l'unico posto in
cui possiamo incontrarci sia casa mia."
Ora si poteva scorgere un'aria vagamente divertita nella voce
dell'uomo, che sembrava intento a pensare qualcosa che Rin non riusciva
ad afferrare. Si chiese cosa stesse macchinando. Ebbe una risposta
subito dopo.
"O forse si aspettava qualcosa di più? Magari una cena o un
incontro passionale nel mio letto?"
Rin si lasciò cadere di mano la valigetta, rossa di rabbia e
con una vena pulsante sulla fronte. Ma come si permetteva quello
stronzo di un dio greco bello come il sole? Stava insinuando che lei,
una donna fedele, dai sani principi e fidanzata da ben quattro anni,
fosse interessata minimamente ad andare a letto con lui? Bugie. Bugie e
cattiverie.
Ma è
impossibile. Le bugie non hanno un fondo di verità. Quindi
quelle che dice non sono bugie, cara Rin. E lo sai anche tu.
Cercò di ritrovare la calma e di mantenere un tono fermo e
calmo.
"Per mia fortuna non sono così disperata, Taisho-san. Sono
fidanzata da anni, ormai, e non vedo perché lei abbia potuto
pensare una cosa del genere. Se non le dispiace, io vado. Arrivederci."
Recuperò la valigetta, girò di tacchi e
aprì la porta per uscire. Per andare via da quell'uomo che,
anche se in modo ironico e disinteressato, le aveva istigato il dubbio
nel petto.
"Amore, sei tu?"
La voce di Kohaku arrivò attutita dalla cucina e Rin, dopo
aver appoggiato il cappotto e la valigetta sul divano rosso del
salotto, lo raggiunse, i tacchi che producevano un ticchettio forte sul
parquet lucido.
"Sono io!"
Esclamò una volta giunta in cucina. Si trovò
davanti uno spettacolo davvero buffo. Kohaku era coperto da capo a
piedi di farina e aveva le mani immerse in un impasto colloso e di uno
strano colore, un misto tra giallo vomito e marrone ruggine dei tubi di
scarico delle fogne di Tokyo. Scoppiò a ridere vedendolo in
quelle condizioni e non smise nemmeno quando lui le rivolse un'occhiata
di traverso.
"Ahahah... Oddio, sei favoloso! Sarebbe bellissimo immortalarti in una
foto..."
"Sei cattiva! Stavo facendo una torta per il nostro anniversario. E'
oggi e stamattina non ci siamo neanche fatti gli auguri."
Rin smise immediatamente di ridere. Aveva dimenticato il loro
anniversario... Aveva dimenticato una data così importante,
eppure Kohaku non sembrava arrabbiato. Riconobbe una luce particolare
nei suoi occhi, che trovò arrossati. Probabilmente aveva
pianto. Rin si morse il labbro inferiore, dispiaciuta oltre ogni limite
e anche, in un angolo recondito del suo animo, infastidita.
Perché Kohaku doveva sempre piangere? Ogni volta che avevano
litigato, forse due o tre volte in quattro anni di relazione, lui si
era messo a piangere come una fontana, facendola sembrare la bastarda
di turno. A volte si chiedeva se fosse davvero un uomo o se fosse
rimasto all'età della pubertà, quando le emozioni
esplodono senza poter essere controllate, come un fiume in piena. Era
lei troppo cinica o lui troppo infantile? Forse altre ragazze avrebbero
apprezzato quel lato di Kohaku, manifestazione della
sensibilità e della dolcezza del ragazzo, ma lei trovava il
tutto fin troppo stupido. Probabilmente era anche per questo motivo che
aveva cominciato a sentirlo distante. Come se lei fosse cresciuta e lui
fosse rimasto anni e anni indietro. Mantenne un atteggiamento pacato,
ma il tono di voce tradiva la stanchezza e il leggero fastidio.
"Kohaku... Mi dispiace! Sono stata presa dal lavoro e da altre cose...
Scusami..."
"Tranquilla... Lo posso capire. Non devi scusarti..."
Quelle parole la buttarono giù e la scossero in modo
spiacevole. Da quando tutto questo aveva cominciato ad irritarla?
Ignorò la domanda della sua coscienza e gli rivolse un
sorriso. La stava facendo di nuovo sentire come la stronza della
situazione. Decise di cambiare argomento
"Bene... Che torta volevi fare?"
"Ah, la torta al cioccolato che ti piace tanto. Quella col cuore di
fondente!"
Rin diede un'occhiata all'impasto e rise ancora, le sopracciglia fini
inarcate.
"Ti ringrazio comunque per il pensiero!"
Si sporse in avanti e gli posò un bacio sulla guancia. Si
voltò per andare in camera a cambiarsi, ma si
sentì afferrare il polso. Si girò e si
trovò davanti un Kohaku dal volto serio e pensieroso.
"Devi dirmi qualcosa?"
"Io... Sì, ecco..."
Il ragazzo cominciò a balbettare e, ad uno sguardo curioso
di Rin, si fece forza e prese un bel respiro.
"La torta era solo una parte della sorpresa. Dentro avrei voluto
mettere una cosa..."
Si voltò verso il piano di lavoro di marmo alle sue spalle e
prese qualcosa, tenendola tra le mani giunte dietro la schiena, di modo
che Rin non potesse vedere. Lei gli rivolse un sorriso circospetto, ma
lasciò che continuasse.
"Ormai sono quattro anni che stiamo insieme, Rin, e mi sembra il
momento più adatto per chiedertelo. Abbiamo vissuto tante
esperienze e ho imparato ad amarti sempre di più ogni giorno
di questi quarantotto mesi insieme. La mia vita è cambiata
da quando ti ho conosciuta. E' cambiata in meglio, a dire la
verità. Ti amo tanto, amore. Lo sai... Per questo vorrei
chiederti una cosa..."
S'inginocchiò di fronte alla ragazza, che lo
guardò dall'alto con uno strano sguardo. Un misto di terrore
e di stupore che donava così poco ai suoi caldi occhi
castani.
"Rin, vuoi
sposarmi?"
~
Angolo dell'autrice
Ciao,
belli e belle!
Sono tutta un fremito per questa storia e, anche se sono passati solo
due giorni da quando ho pubblicato il primo capitolo, ho deciso di
aggiornare subito. Ringrazio le persone che hanno lasciato una
recensione e che hanno inserito la storia tra le
seguite/preferite/ricordate. E' sempre un immenso piacere poter leggere
che apprezzate gli sforzi della sottoscritta! :) Vi voglio tanto bene,
anche se ci conosciamo e se mi considerate al pari di una cacca di
piccione.
Un bacio e alla prossima!
Giulia
|
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Capitolo 3 *** Faccia a faccia ***
Cap 3 - Amori in tribunale
Si sentiva come sospesa in un limbo di sensazioni che variavano dallo
spiacevole al terribile. Osservò la propria immagine
riflessa nello specchio del bagno, lambita appena dalle tenue lucine
che adornavano il mobiletto in cui era incassato l'oggetto riflettente.
Gli occhi erano privi della luce dalla quale erano solitamente
caratterizzati, i capelli sembravano un ammasso di rovi intricati e la
pelle era pallida, smunta, tendente al verdastro.
Gli aveva detto di sì. Aveva risposto affermativamente alla
proposta di matrimonio di Kohaku. Nonostante tutti i problemi di cui
lei stessa, per prima, era consapevole e nonostante il fatto che non
provasse più i sentimenti di una volta, aveva accettato di
sposarlo. E ora non poteva tornare indietro, non dopo che Kohaku si era
abbandonato alla felicità e aveva messo su un sorriso
così abbagliante da sembrare una lampadina al led.
Sospirò amaramente e cominciò a lavarsi i denti,
ancora scossa per ciò che era successo. Mentre fregava la
chiostra di denti bianchi con lo spazzolino blu elettrico,
pensò a quanto quella giornata era stata penosa. Tra la
proposta di matrimonio inaspettata (e non tanto desiderata) e quello
gnocconzo (incrocio tra gnocco e stronzo) di Sesshomaru Taisho, aveva
toccato il fondo più buio e abissale della storia.
"Sì, mamma! HA ACCETTATO!"
Rin sollevò gli occhi al cielo, fermando la mano che reggeva
lo spazzolino. La voce di Kohaku era così alta da bucare le
pareti e a quanto pare il ragazzo era intento a informare la cara e
dolce futura suocera sull'esito del piano. Quasi le venne da piangere
pensando al macello in cui si era così sbadatamente
cacciata, ma ormai il danno era fatto e doveva rassegnarsi all'idea di
sembrare felice. Non che non amasse Kohaku... Semplicemente in questo
periodo aveva rivalutato molte cose e l'idea di sposarlo non aveva
fatto capolino neanche per un secondo nel suo cervello.
"Dobbiamo ancora decidere la data, ma non credo di riuscire ad
aspettare per mesi... tra due mesi?! Ah, sarebbe bellissimo!!"
Quasi si strozzò col dentifricio. Due mesi?! Ah no, qui
c'era bisogno di un intervento rapido e mirato! Se quella sottospecie
di cupcake zuccheroso della mamma del suo ragazzo aveva certe malsane
idee, era necessario estirparle dalla sua scatola cranica il prima
possibile. Rin si sciacquò velocemente la bocca, spense le
lucette del bagno e si precipitò in salotto, dove Kohaku
continuava a blaterare inconsciamente di vestiti da sposa e fiori.
La ragazza cominciò a gesticolare, imponendogli di
rivolgerle l'attenzione e di chiudere la chiamata. Bisognava dire stop
a quel delirio. Il ragazzo la ignorò beatamente e Rin, con
gli occhi sbarrati, afferrò il cordless con forza.
"Salve, signora.... Ehm, mi dispiace, ma io e Koohaku dobbiamo
parlare... Arrivederci, tante care cose!"
Schiacciò il tasto rosso del telefono e lo buttò
rabbiosamente sul divano, per poi rivolgere un'occhiata omicida al suo
ragazzo.
"Due... mesi?!"
Lui la guardò come se fosse una schizzata in fuga da un
manicomio e annuì pacificamente.
"Ma sì, amore! Non sarebbe fantastico? Dopotutto
è il nostro sogno!"
La giovane donna dovette fare uno sforzo immenso per non urlargli
contro e dirgli che quello non era affatto un suo sogno. No, meglio
trattenersi.
"Tesoro..." esordì, la voce quasi un tremolio e un sorriso
tirato sulle labbra. "Non credi che sarebbe una decisione un po'
affrettata? Dopotutto mi hai appena fatto la proposta e per organizzare
queste cose servono mesi e mesi..."
"Mamma mi ha detto che mobiliterà il club di briscola per
aiutarla nell'organizzazione, perciò non devi assolutamente
preoccuparti."
Le rivolse un sorriso smagliante (il famoso sorriso da lampadina al
led) e l'abbracciò, dandole un bacio sulla fronte, mentre
Rin rimase immobile come uno stoccafisso.
"Aaaah, sei sempre la mia polemica preferita, tesoro mio! Ora vado a
letto... Ti aspetto..."
Con un ultimo sorriso e uno sguardo pseudo-tentatore più
simile a quello di un bradipo assonnato, il ragazzo si diresse verso la
camera da letto, lasciando Rin in balia del terrore più
assoluto.
La camicia e il jeans scuro calzavano a pennello sul suo corpo
scolpito, creando un contrasto cromatico affascinante tra la sua pelle
nivea e il colore dei suoi abiti. Rimirò la sua immagine
allo specchio per qualche secondo, prima di abbandonare la camera da
letto e dirigersi verso la cucina. La cameriera, una donna sulla
sessantina di nome Kaede, con la quale aveva scambiato sì e
no cinque parole in tre anni di servizio, aveva preparato la colazione
per lui e l'aveva lasciata sul bancone in marmo bianco della cucina in
stile americano ultramoderna. Il pasto consisteva in una ciotola di
macedonia composta da kiwi, ananas, fragole e melone, accompagnata da
un bicchiere di succo d'arancia rossa e una tazza di caffè
lungo con latte. Quella era la sua colazione abituale, che preferiva
consumare in solitudine. Come per il resto dei pasti, d'altro canto.
Riflettè per un momento sulla situazione precaria in cui si
trovava. Avendo avuto modo di collezionare parecchie denunce nel corso
degli anni, era consapevole del fatto che la giuria sarebbe stata poco
incline al perdono qualora si fosse trovato ad affronare un processo.
Sì, perché non era assolutamente scontato che si
sarebbe arrivati ad un punto tanto critico. Sperava (internamente) che
quella ragazza fosse un buon avvocato e non una sprovveduta. La
questione era estremamente delicata, dal momento che la giustizia
giapponese era molto severa sui casi che riguardavano le relazioni con
la mafia.
Si sedette sullo sgabello bianco e nero posto vicino all'isola della
cucina e afferrò il cucchiaio. Mangiò con
lentezza, assaporando il gusto della frutta. Chi lo avesse visto in
quel momento avrebbe sicuramente fatto fatica a credere ai propri
occhi, visto che Sesshomaru Taisho era un uomo che sembrava provenire
da un altro pianeta ed era poco avvezzo a farsi vedere da estranei in
atti come il mangiare. Bevve un sorso del caffè lungo e
stava per lanciarsi sul succo quando qualcuno suonò al
campanello.
Sapeva già chi si trovava oltre la porta, ovviamente, visto
che nessuno tranne Kaede e Kouga aveva mai fatto il suo ingresso in
quel luogo. La domestica arrancò verso la porta, maledicendo
silenziosamente le sue gambe malandate, e salutò
cordialmente la nuova arrivata.
"Mi segua, prego."
L'uomo udì dei passi nel corridoio dal pavimento in
parqué che collegava l'immenso salone alla cucina. Smise di
mangiare, ma rimase comunque seduto compostamente sullo sgabello, la
schiena dritta e gli occhi attenti.
Dal corridoio emersero Kaede e quella ragazza, Rin Ogawa. Qualche
giorno fa, durante il loro primo incontro, Sesshomaru aveva faticato a
trattenere un sorriso di scherno. Lui non era uno incline a mostrare le
sue emozioni e sensazioni, ma doveva ammettere che quella ragazza era
piuttosto divertente, considerato il fatto che andava nel panico ogni
minuto e che aveva mostrato un interesse fisico nei suoi confronti.
"Buongiorno, signor Taisho! Si ricorda di me?"
Trattenne a fatica l'impulso di risponderle in malo modo. Come poteva
essersi dimenticato? Si erano conosciuti appena qualche giorno prima.
"Non soffro di Alzheimer, signorina Ogawa. Non ho nemmeno trent'anni."
La risposta fece arrossire la giovane e Sesshomaru non potè
bloccare il pensiero di quanto fosse carina quella ragazza.
"Si sieda" Aggiunse, indicandole con la mano grande e affusolata lo
sgabello dall'altro lato dell'isola. Rin si sedette e Kaede, da brava
domestica, le chiese se gradisse qualcosa. L'avvocato notò
il bicchiere di succo all'arancia rossa con la coda dell'occhio e lo
indicò con il capo bruno.
"Lo stesso, grazie."
La donna anziana fu veloce e nel giro di mezzo minuto aveva portato a
termine il suo compito ed era andata via, lasciando i due soli. Rin
aprì la valigetta ventiquattrore e tirò fuori una
cartelletta contenente un mazzetto di fogli, cominciando a osservarli e
a sfogliarli.
"Bene, signor Taisho, ho avuto modo di leggere i fascicoli del caso e
devo dirle che siamo in alto mare. Detto quest-"
"Da questa affermazione posso dedurre che o lei è un pessimo
avvocato o la situazione è più grave di quel che
sembra."
Replicò freddamente Sesshomaru, facendo sollevare lo sguardo
alla ragazza.
"Opterei per la seconda supposizione, Taisho-san. Ora, se non le
dispiace, vorrei andare avanti."
La risposta secca lo fece rimanere di stucco (sempre internamente), gli
occhi dorati fissi in quelli marroni di Rin. Lo stava sfidando? Eppure,
durante il loro incontro risalente a qualche giorno fa, aveva avuto
modo di notare, per quanto frettolosamente, che lei sembrava
più imbarazzata di fronte a lui che altro. D'altro canto,
poi, Sesshomaru era un uomo d'affari cinico e calcolatore, abituato ad
essere obbedito, servito e riverito da tutti quanti. La
risposta di Rin lo aveva lasciato per un attimo basito e lei aveva
quindi approfittato per riportare l'attenzione sull'argomento
precedente.
"Ho assoldato un tecnico informatico specializzato per controllare la
contabilità della sua società e abbiamo scoperto
che, purtroppo, il sistema è stato perpetrato da qualcuno.
Un hacker." Fece una pausa, le labbra chiuse in una linea retta. "E'
proprio questo il problema, però. Se quest'hacker si
dimostrasse così bravo come crediamo, allora sarebbe davvero
molto, molto difficile riuscire a ottenere gli indirizzi ip e quindi
verificare da quale postazione ha effettuato l'accesso."
Sesshomaru annuì freddamente, capendo la gravità
della situazione.
"Possiamo però fare delle supposizioni... "
Continuò Rin, scostando una ciocca di capelli ribelle dagli
occhi. "L'attenzione dell'hacker si è concentrata sul
mercato immobiliare, che, da quanto so, è una delle parti
fondamentali del business della Taisho Industries. Si tratta, inoltre,
di locali commerciali situati nel quartiere di Kabukicho, uno dei
più malfamati di Tokyo. Da qui è evidente il
collegamento con la mafia, che svolge i suoi traffici illegali proprio
in quel polo cittadino."
Il modo di parlare di Rin era così diretto e catalizzante
che Sesshomaru si trovò quasi assorbito dalle sue parole.
Gli piacevano le persone che non si perdevano in chiacchiere.
"Propongo di cominciare con le ricerche. Il nostro ufficio legale ha
già preso accordi con la polizia per andare fino in fondo a
questa storia." Rin si alzò leggera dallo sgabello, la gonna
del tubino nero che non impediva i suoi movimenti eleganti e misurati.
Sesshomaru si perse per un momento nello spacco laterale dell'abito,
che mostrava la pelle delicata e rosea della coscia. Stay focused,
Taisho.
"Ora devo andare in studio. Le raccomando nuovamente di stare in casa e
non mettere piede fuori per nessun motivo... Ho come l'impressione che
qualcuno stia cercando di incastrarla, signor Taisho. Qualcuno di
abbastanza potente da riuscire a non lasciare le sue tracce o
così sembra."
"E sarà suo compito capire chi è costui."
Replicò Sesshomaru, gelido quanto un chicco di grandine,
alzandosi e avvicinandosi alla donna.
Lo vide alzarsi dallo sgabello e avvicinarsi a lei. Mentre il suo corpo
scolpito si faceva sempre più vicino, la ragazza
lasciò che le labbra si semi-aprissero e gli occhi si
disponessero in linea d'aria col suo petto, le cui linee di
demarcazione erano visibili attraverso il tessuto sottile della
camicia. Sentì le guance andare in fiamme e il cuore
cominciare a martellare così forte che per un attimo aveva
paura fosse udibile. Si era fatto ancora più vicino, il
braccio teso verso di lei e gli occhi dorati che la osservavano
dall'alto del suo metro e novanta. Rin si sporse in avanti senza
neanche accorgersene, il piede ora appoggiato al suolo in punta, come
se volesse protendersi verso di lui.
Il profumo di lui arrivò alle sue narici, inebriandola dai
capelli alle dita dei piedi. Sembrava che il fatto di essere fidanzata
fosse una cosa di ben poca importanza in quel momento. E poi, a ben
pensarci, ce l'aveva ancora con Kohaku per il progetto del
matrimonio-lampo. Egli si protese ancora di più in avanti e
si abbassò, il viso all'altezza di quello di Rin... Mancavan
pochi centimetri per lambire le sue labbra.
'Così pochi
centimetri...', pensò l'avvocato, socchiudendo
leggermente gli occhi e abbandonandosi al nulla più assoluto.
"Sta per avere una sincope o cosa?"
Il suono della voce la risvegliò in modo più
brusco di quanto avrebbe mai potuto fare una secchiata d'acqua gelida.
Sbarrò gli occhi e lo trovò proprio davanti a
lei, un sorrisetto ghignante sul suo bellissimo volto e il bicchiere di
succo d'arancia precedentemente servitole da Kaede. Era immobile,
ancora protesa verso di lui.
"Sapevo di causare un certo effetto sulle donne, ma non credevo di
avere un tale potere."
Rin si alzò in tutta fretta e prese a raccattare il cumulo
di fogli sparsi sul piano di marmo, la sua mente che vagava oltre e le
faceva sentire in modo assoluto il peso della propria
stupidità. 'Kami-sama,
Kami-sama, Kami-sama... Ma che cosa volevi fare, Rin?! Anzi... Cosa
speravi che facesse lui? Baka!!' Ripose tutto quanto
dentro la valigetta nera, consapevole di dover affrontare ancora una
volta il volto ghignante di Sesshomaru.
"Si è fa-fatto proprio tardi... Sì
sì... De-de-devo andare..."
Detto questo evitò di fissare l'uomo e si diresse spedita
verso il corridoio. Uscì di casa in tutta fretta, senza
neanche salutare la domestica che l'aveva così gentilmente
accolta in casa o perfino Sesshomaru. Corse, per quanto glielo
permettessero i tacchi neri, verso la sua Suzuki Swift e, dopo aver
acceso il quadro e aver ingranato la marcia, uscì dal
vialetto quasi sgommando.
'Stupida, stupida Rin!
Sei una baka! Maledetto il giorno in cui hai deciso di accettare il
caso. E maledetto tu, Sesshomaru Taisho! Non potevi essere una
sottospecie di scorfano coi bubboni in faccia?! Noooo, dovevi essere un
adone bellissimo e stramaledettamente stronzo... non vedo l'ora che
tutto questo finisca...'
Sesshomaru, nel frattempo, stava ancora osservando il corridoio della
cucina, centellinando casualmente il succo d'arancia, gli occhi dorati
che emenavano un barlume di stupore.
'E io che volevo solo
prendere il succo che aveva lasciato...'
»
Angolo dell'autrice
Vi prego,
non fatemi del maleee! :(
So che non aggiorno da tanto tempo, ma purtroppo gli impegni
universitari mi tengono lontana da questo sito per fin troppo tempo.
Questa storia mi piace davvero tanto: amo scriverla e rileggere
ciò che il mio cervello ha partorito... per questo vorrei
davvero essere più costante nell'aggiornare, ma
tant'è...
Detto questo, passiamo ai ringraziamenti:
Zonami84 ¤ Ciao, carissima! :3
Oh, mi fa piacere sapere che la storia
ti piace! E' sempre un onore per un'autrice, anche se alle prime armi,
sapere che ciò che si
scrive appassiona i lettori. Spero che
tu abbia la pazienza e la voglia di leggere anche questo terzo
capitolo.
Un bacio! :*
Samirina ¤ Oh, ma salve, cara! *-*
Come tu ami l'ironia, anche io la
stra-amo! Secondo me è una sorta di espediente che non
dovrebbe mai mancare né nella vita né
in ciò che si scrive.
Ahahahah sappi che ho adorato scrivere quella parte :3 E anche in
questo capitolo spero tu possa trovare
qualcosa che ti sia piaciuto. Sono
pronta a ricevere critiche/complimenti/pomodori in faccia. Un bacione
grandissimo!
Lilixsana ¤ Ciao, tesorino!
Leggere la tua recensione mi ha fatto
taaaantissimo piacere. Ricevere dei responsi positivi fa sempre bene,
lo ammetto. E'
gratificante! :) Ahahahah lo soo, sono
davvero molto cattiva, ma la suspanse è la base di ogni
storia che si rispetti, no? Ammetto
anche che questo suspanse
è durata molto più del solito, visto che per vari
motivi non ho potuto aggiornare... Spero comunque
che questo mio immenso ritardo non ti
abbia privata del piacere di leggere la mia storia. Un bacio grande e
fammi sapere che
ne pensi! :D :D :D
Serin88 ¤ Hello there! :)
Ricevere una recensione da te
è un onore, visto che ti vedo da un bel po' bazzicare qui su
EFP e so che più o meno conosci bene
il fandom di InuYasha. Beh, devo dire
che faccio del mio meglio per rendere Sesshomaru il meno possibile OOC,
ma credo che
quando si scriva una AU sia necessario
tener conto del fatto che, per forza di cose, molti aspetti del
carattere di un personaggio
debbano essere cambiati, per quanto sia
una sofferenza farlo. Questo vale più che altro per un
carattere come quello del nostro
Sesshomaru, mentre per quanto riguarda
Rin sappiamo tutti quanti che è molto più facile
da adattare a diversi contesti.
Che dire di più? Ti ringrazio
tantissimo per la recensione e per i complimenti! Un bacione grande! :D
Chocola_22 ¤ Ciaoooo! :D
Eeeeh,
alla fine Rin ha accettato. E' stata un po' codarda, lo ammetto. Spero
che anche questo capitolo ti abbia soddisfatta! :D
Piccola Rin ¤ Hola! :D
Già,
Sesshomaru in questa storia sarà un pochino sopra le righe
quando si tratterà di provocare Rin e metterla in imbarazzo.
Di certo
è consapevole di essere estremamente sexy e di avere tutte
le carte in regola per farlo. Un bacio! :D
Maysun ¤ Carissima, ciao! :3
Sesshomaru è il sogno erotico
di chiunque, credo. E' bello, intelligente, stronzo e quant'altro.
Sappi che per anni è stato il mio
uomo ideale... Ed è stato uno
shock quando ho capito che non esisteva. Povera me. Infanzia distrutta
:(
Fammi sapere che ne pensi di questo
capitolo! :D :D :D Un bacio!
|
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Capitolo 4 *** Quando il gioco si fa duro... ***
Capitolo 4
Capitolo
Quattro
"Quando il gioco si
fa duro..."
Era ormai ora di cena e Rin Ogawa era stremata. E pensare che
non
aveva fatto chissà cosa per sentirsi così stanca,
se non
trovarsi a pochi centimetri dal viso etereo, affascinante e orgasmico
di Sesshomaru Taisho, suo attuale cliente dall'alto potenziale
erotico.
'Basta, Rin. Devi
riprenderti. E' uno stronzo, non può piacerti
uno stronzo. Insomma... se stai con Kohaku, un motivo ci
sarà...'
Erano questi i pensieri della giovane avvocato, che, dopo esser scesa
dalla macchina debitamente parcheggiata nel vialetto della casetta che
divideva con Kohaku in una zona residenziale di Tokyo, si apprestava ad
avvicinarsi alla porta d'ingresso in legno di noce levigato.
Girò la chiave di metallo dorato nella toppa e spinse la
porta,
la mano sulla maniglia, totalmente impreparata allo spettacolo che le
si palesò subito davanti.
Decine e decine di piccole candele inondavano la stanza con la loro
luce soffusa e nell'aria c'era un profumo di cioccolato misto a
qualcos'altro che la ragazza, su due piedi, non seppe identificare; il
pavimento in linoleum bianco del salotto era cosparso di petali di rose
rosse e, al centro della stanza, erano stati posti un mucchio di
soffici cuscini rossi e bianchi; e, per finire in bellezza
(più
o meno), sdraiato sui cuscini, a petto nudo e con i jeans a vita bassa
neri e un paio di calzini che potevano essere definiti "antisesso",
c'era Kohaku. I suoi occhi languidi incontrarono quelli
allucinati di Rin.
"Eih, tesoro... Buonasera!"
Il tono voleva essere seducente, ma richiamava piuttosto la voce
"virile" che lo zio di Rin aveva dopo un calcio propinatogli dal
piccolo Akira nei testicoli alla festa di Natale di due anni fa. La
ragazza, dal canto suo, sembrava sconvolta. Gli occhi roteavano qua e
là tra Kohaku, i petali e le candele come se non fossero
capaci
di identificare ciò che avevano davanti.
"Non essere timida..." aggiunse il ragazzo, dando un colpetto sui
cuscini accanto a sé. "Vieni qui."
Rin posò la valigietta sul pavimento accanto alla porta, un
mezzo sorriso stralunato quanto i suoi occhi che ora compariva sul suo
viso.
"Kohaku... Oddio, ma questo..."
"Non dovresti essere così stupita, tesoro."
esordì il
fidanzato, mentre Rin prendeva posto accanto a lui. "Vedi, dal momento
che ho rovinato la sorpresa della torta che ti piace tanto, ho pensato
di rimediare... con un po' di dolcezza." Afferrò il vassoio
accanto a sé che Rin non aveva avuto modo di notare. Vi
erano
posati sopra un cestino di fragole e due ciotole, una ripiena di salsa
al cioccolato fondente e l'altra di panna montata, soffice e vellutata.
"Oh, Kohaku... Non dovevi, lo sai. Chissà quanta fatica hai
fatto per preparare tutto questo..."
'Come se ti importasse',
commentò la vocina nella sua testa. In realtà si
sentiva
piuttosto in colpa per altro. Sì, proprio in quel momento,
un
momento in cui la sua attenzione sarebbe dovuta convergere totalmente
su Kohaku, spuntò nella sua testa il volto seducente di
Sesshomaru. L'adone, la bellezza classica personificata in un uomo
dall'atteggiamento arrogante, freddo, rigido. E mentre gli occhi dorati
del suo cliente sexy si facevano strada nella sua psiche, divorandola
dall'interno, ecco che il senso di colpa fece la sua comparsa,
riportandola alla realtà con fatica. Come poteva guardare
negli
occhi Kohaku dopo oggi?
'Codarda! Diglielo!',
urlò la vocina. 'Abbi
il coraggio di dirgli che non vuoi sposarlo!'
Sembrava più facile a dirsi che a farsi, in
realtà. E sì, Rin si sentiva una perfetta,
stupida
codarda. Perché sapeva di non volere tutto questo, ma non
riusciva a raccogliere il coraggio per confessare al suo fidanzato la
dura e cruda verità. Perciò, ancora una volta,
accantonò i pensieri, la vocina e il bellissimo volto di
Sesshomaru in un cantuccio della sua coscienza e sorrise al ragazzo.
"... ma sono contenta che tu l'abbia fatto."
"Sono contento anche io di averlo fatto. E' il minimo che potessi fare
per festeggiare il fatto che tu abbia accettato la mia proposta."
Kohaku afferrò una fragola e la intinse nella salsa al
cioccolato. Assicurandosi di far colare tutto il cioccolato fuso per
non sporcare i cuscini che aveva preso in prestito da una delle amiche
del circolo di briscola della mamma, imboccò Rin, la quale
mangiò senza fiatare. E dopo aver dato un morso alla
fragola,
realizzò quanto il suo fidanzato fosse vicino. La vicinanza
del
volto di Kohaku non le suscitava neanche lontanamente tutta quella
marea di sensazioni (fisiche ed emotive) che aveva provato poco
più di un'ora fa con Sesshomaru, ma proprio mentre il
pensiero
stava per formarsi pienamente nel suo cervello, lo spinse via. Si
lasciò baciare, la mano di lui che accarezzava il collo
morbido
della giovane. Scostò il colletto della camicia nera e
cominciò a lasciarle una scia di baci umidi e tutt'altro che
passionali partendo dalla clavicola fino alla giugulare. La
spogliò dei suoi abiti e Rin lo lasciò fare,
pronta per
un rapporto sessuale che, sapeva già, non l'avrebbe resa
totalmente partecipe come, internamente, avrebbe voluto.
Il sesso era uno dei punti più critici della relazione con
Kohaku. Dopo essersi appena messi insieme, la loro intesa sessuale era
abbastanza vivida, anche perché prima di lui Rin aveva fatto
sesso solo altre due volte con un ragazzo della sua scuola e, quindi,
non aveva tanta esperienza in materia. Ma dopo un anno di relazione le
cose avevano cominciato a farsi più difficili man mano che
si
andava avanti e la ragazza si era resa conto di non provare
più
piacere nel rapportarsi sessualmente con Kohaku. Da qui l'idea che
fosse proprio il sesso una delle cause scatenanti della crisi che,
secondo lei, si era insediata come una serpe nell'idillio di coppia.
Dal canto suo Kohaku, che sembrava trovarsi sulla nuvoletta rosa della
fantasia e dell'amore, non sembrava essere consapevole del tormento che
affliggeva
Rin da anni e, anzi, godeva della sua compagnia ogni giorno di
più e sentiva di aver toccato il cielo con un dito ogni
volta
che stava con lei.
Mentre la mano di Kohaku si appropinquava vogliosa alle sue parti
intime, Rin si preparò mentalmente all'idea di dover fingere
ancora una volta il proprio piacere. Durante ogni rapporto sessuale
ringraziava di essere donna, condizione genetica che l'asteneva dal
dover veramente provare piacere, visto che poteva più o meno
fingere che le piacesse sul serio. Le dita di Kohaku esplorarono
vogliose la sua intimità e Rin cominciò a
emettere dei mugugnii imbarazzanti, atti a simulare un piacere
inesistente. Si sentiva piuttosto stupida, ma era necessario. Non aveva
la minima voglia di litigare con Kohaku e, anche se sapeva quanto fosse
incommensurabilmente stronza, non riusciva a cavare fuori il coraggio
per dirgli come stavano le cose veramente. Chiuse gli occhi.
"Ti piace, tesoro, eh?"
'Sì, certo! Come un calcio nella vagina.',
commentò la vocina della sua coscienza.
"Mh mh..." assentì Rin, appoggiando la schiena ai soffici
cuscini e cercando di lasciarsi andare. Chissà come e
perché, risollevò le palpebre che aveva
precedentemente chiuso e, per uno scherzo dell'immaginazione, vide il
volto di Sesshomaru al posto di quello di Kohaku. E anche il suo corpo
o, almeno, quello che sperava ardentemente fosse il suo corpo. Richiuse
nuovamente gli occhi color cioccolato e scosse la testa, cercando di
scacciare via quella graditissima visione. No, la sua immaginazione non
poteva propinargli certi scherzi in momenti come questi. Non era
possibile! Riaprì gli occhi e vide di nuovo Kohaku. Emise un
sospiro impercettibile di sollievo, ma, quando si voltò
verso il cestino di fragole (decisamente più orgasmiche
dell'apparato genitale del suo fidanzato!) e di nuovo verso il suo
ragazzo, rivide Sesshomaru.
'Cazzo! Non ne posso più!'
Afferrò l'avambraccio di Kohaku, la cui mano stava ravanando
nel torbido con la delicatezza e la bravura di un opossum, e gli
sorrise.
"Tesoro, devo andare in bagno! Mi scappa!"
Che scusa idiota. Sì, davvero. Complimenti, Rin, sei sempre
stata la più furba! Si alzò facendo leva sulle
braccia, si risistemò la gonna nera che il suo fidanzato
aveva sollevato per raggiungere il fuoco dei suoi lombi e si diresse
verso il bagno, senza rivolgere un'occhiata a Kohaku, il quale,
inconsapevole, ricominciò a mangiare fragole con la panna.
Giunta nei pressi del bagno, Rin si chiuse dentro la stanza e si
appoggiò alla porta, la testa bruna tra le mani.
Era sconvolta, stanca e stupita. Sconvolta dall'imminenza del
matrimonio, stanca di essere la ragazza di un uomo che probabilmente
non amava più e stupida dalla forza con cui il volto di
Sesshomaru ottenebrava in parte la sua mente. Come poteva essere
possibile? Era attraente (per non essere volgari) e affascinante (per
non dire altro), ma niente di più. Non lo conosceva nemmeno
o, almeno, conosceva quella parte di lui che appariva sui quotidiani e
sui telegiornali. Appariva (o era?) come uno sbruffone arrogante e
stronzo. E Rin odiava gli stronzi. Eppure non riusciva a fare a meno di
pensare a lui, a quanto pare, soprattutto dopo l'incontro di oggi.
Doveva decisamente darsi una calmata e rimettere a posto i suoi
pensieri o la questione sarebbe finita nel peggiore dei modi. Inoltre
si trattava pur sempre di un suo cliente e non aveva intenzione di
mettere a rischio il possibile lieto fine di un caso come questo, la
sua carriera o la sua nomea per un'attrazione fisica (senza precedenti,
sì, ma pur sempre tale). Si rese conto con stupore che aveva
gli occhi umidi, ma non riusciva a capire per quale motivo. Per le
bugie nei confronti di Kohaku? Per aver immaginato un rapporto sessuale
con Sesshomaru? Per il matrimonio "che non s'aveva da fare"?
Aveva decisamente bisogno di un'amica con cui confidarsi. E chi meglio
di...?
"Riiiin! Sono quiiii!"
La mano di Jakotsu attirò l'attenzione della giovane
avvocato, che sorrise alla sua vista e si avvicinò per
abbracciare la sua "amica".
"Oh, tesoro mio, mi sei mancata così tanto! Forse mi sei
mancata anche più di quel bel fustacchione di Shinji. Ti
ricordi di lui, vero? Aaaah, bei tempi quelli in cui giocavo con la sua
mercanzia..."
Rin rise senza riuscire a trattenersi. Jakotsu le era mancato davvero.
Nonostante fosse molto raro riuscire ad avere una conversazione seria
con lui, era un ragazzo capace di dispensare sempre saggi consigli, che
più volte avevano dato i loro frutti nel corso degli anni.
Erano amici dai tempi del liceo e, anche se non si vedevano
così spesso come avrebbero voluto, erano sempre in contatto.
Jakotsu scostò dagli occhi castani un ciuffo di capelli neri
sfuggito dal codino e accompagnò Rin a uno dei tavolini del
piccolo bar francese dove avevano deciso di incontrarsi. Il luogo era
abbastanza tranquillo, situato in un quartiere abbastanza distante dal
centro di Tokyo, e si respirava davvero l'aria dei cafè
europei.
"Questo posto mi fa venire sempre voglia di baguette..." Il ragazzo
colse al volo l'occhiata di Rin e il doppiosenso che aveva appena
espresso. "No, non la baguette maschile. La baguette
baguette!"
Risero entrambi e approfittarono della presenza di un cameriere sulla
cinquantina dai grossi baffi castani per ordinare due caffè
lunghi caldi, una mezza baguette con burro e marmellata per Jakotsu e
un croissant alla crema per Rin. Dopodiché aspettarono che
arrivasse ciò che avevano rischiesto e, nell'attesa,
parlarono di tutto e di più.
"E tu poi che gli hai detto?" chiese Rin, soffocando una risata.
"Ah, gli ho fatto capire che con Jakotsu non si scherza. L'ho lasciato
legato al letto e gli ho detto che sarei andato a farmi trastullare da
un altro, possibilmente più bello e possibilmente
più dotato di lui." rispose il ragazzo ed entrambi risero
sonoramente.
Arrivarono le ordinazioni e i due amici di vecchia data cominciarono a
mangiare, lasciando per un attimo che il silenzio s'interponesse tra di
loro. Rin si rese a malapena conto di avere lo sguardo perso per aria e
che la crema del cornetto che stava stringendo con forza era ormai in
procinto di lanciarsi nel vuoto verso il marciapiede.
"Quello sguardo non promette nulla di buono..." sospirò
Jakotsu, osservando Rin e scuotendo la testa.
"Quale sguardo?"
"Quello che hai sul tuo bel visino, tesoro mio. Ti conosco..."
aggiunse, notando che la ragazza stava per negare. "... so bene quando
sei preoccupata per qualcosa. Ormai ti conosco bene, quasi come la
mercanzia di Shinji."
Lei sorrise e osservò il tacito invito negli occhi
dell'amico a dirgli che cosa non andava.
"Io e Kohaku ci sposeremo a breve."
La reazione di Jakotsu fu proprio quella che aveva immaginato. Quasi si
strozzò con il caffè lungo e strabuzzò
gli occhi verso Rin.
"Cosaaaa?!" esclamò, incurante del fatto di aver provocato
la rotazione di molte teste verso di loro. "Tu stai per sposare
quell'ameba sessualmente apatica?"
Rin gli intimò di abbassare la voce e poi chinò
il capo, consapevole della verità che Jakotsu, per anni, gli
aveva sempre ripetuto. Ovviamente lui sapeva tutto della crisi ormai
insita nel rapporto di coppia tra i due soon-to-be-married, ma,
nonostante le avesse sempre dato molti consigli, tra i quali quello di
scappare prima che fosse troppo tardi, lei non gli aveva mai dato retta.
"Oddio, Rin... Mi spiace..." il caro amico abbassò la testa
a sua volta, seriamente dispiaciuto per la sorte della sua migliore
amica. "So bene che non avrai mai il coraggio di lasciarlo,
perciò dobbiamo solo aspettare che, casualmente, incontri
qualcun altro che ti faccia perdere la testa. Come nei migliori film
trash romantici! Ah ah ah!" rise della propria battuta, ma smise subito
quando vide che Rin lo guardava con quegli occhioni intrisi di
colpevolezza. E lui capì al volo.
"Ma... ma... tu... hai già... incontrato qualcuno..."
Rin annuì. Sì, poteva dirlo almeno a Jakotsu.
Sesshomaru Taisho era ormai un chiodo fisso. Anche questa mattina si
era svegliata pensando a quel bellissimo volto di fine porcellana, ai
suoi occhi dorati profondi e freddi come il ghiaccio, ai muscoli del
torace che aveva avuto modo di intravedere dalla sua camicia
semi-sbottonata.
"Sì, ma non devi dirlo a nessuno, Jako. Anche
perché è solo attrazione fisica, niente di che."
"Basta anche solo quella, tesoro mio. Anzi, sai che c'è? E'
la peggiore. Perché si insinua come un tarlo nel cervello e
non lascia più la sua tana finchè non viene
soddisfatto. E non parlo a livello intellettivo e culturale..." Sul
volto del ragazzo comparve un ghigno smisurato.
"Ma smettila! Guarda, dopo ieri non voglio più pensare a lui
in quel senso."
Fatto. L'aveva detto. Aveva semi-confessato la sua
défaillance. Jakotsu, le cui orecchie erano capaci di
captare pure gli ultrasuoni, costrinse l'amica a farsi raccontare tutto
quanto e la povera sciagurata, suo malgrado, confessò tutto
quanto. Al termine del racconto gli occhi di Jakotsu sembravano quelli
dell'elfo domestico Dobby di Harry Potter e Rin era più
depressa di Kohaku dopo una delle tante sconfitte dei Tokyo Yakult
Swallows, la sua squadra di baseball preferita.
"Jako... non so più cosa fare..."
Jakotsu osservò l'amica, ora serio come lo era stato poche
volte.
"Sai benissimo che la cosa migliore sarebbe quella di confessare a
Kohaku che non provi più niente per lui. Nonostante io
detesti profondamente quella specie di putto animato saltellante e
gioioso, non merita di essere preso ancora in giro. Sì, Rin,
lo hai preso in giro." aggiunse, cogliendo lo sguardo ora leggermente
infastidito della ragazza.
"All'inizio non era così. All'inizio lo amavo."
"Hai detto bene: all'inizio. Ma dopo un anno non provavi più
nulla di profondo per lui e ora sono passati ben cinque anni
dall'inizio della vostra storia. È ora di darci un taglio.
Un taglio netto." Il ragazzo sospirò e finì in un
sorso il suo caffè. "Anche perché non penso che
tu voglia sposarti e passare il resto della tua vita con un ragazzo per
cui non provi più nulla."
Rin cominciò a riflettere seriamente, sapendo che Jakotsu
aveva ragione su tutto. Gli rivolse un piccolo sorriso di gratitudine e
gli strinse la mano curata e delicata come quella di una donna.
"Ci penserò... meno male che ci sei tu, Jako."
"Assolutamente, tesoro. Sennò chi penserebbe a rinnovare il
tuo cassetto della biancheria intima? Se fosse per te useresti solo
quei patetici mutandoni da nonna antistupro."
"... attraverso alcune operazioni informatiche, siamo giunti alla
conclusione che il signor Sesshomaru Taisho è stato
incastrato da qualcuno che ha l'intenzione di fargli perdere la totale
credibilità economica e finanziaria che egli ha avuto per
tutti questi anni. È tutto per oggi, grazie a tutti e
arrivederci."
Rin scese dal piccolo podio dove aveva parlato ai giornalisti per circa
dieci minuti. Aveva risposto ad alcune domande e aveva fornito
informazioni criptiche alla stampa, di modo da avere un po' di respiro
per i giorni a venire. I giornalisti la seguirono, armati di microfoni
e telecamere, ma la ragazza, attorniata dai bestioni tatuati della
sicurezza, si sentiva protetta e indenne dalla furia nozionistica di
quei cani assetati di sapere.
Venne condotta verso l'uscita e fin dentro la limousine nera dai vetri
oscurati di proprietà di Sesshomaru. Si sedette sul sedile
di morbida pelle nera e quasi le venne un colpo quando si
trovò davanti niente meno che il proprietario della vettura.
"Signor Taisho!" esclamò, una mano sul petto coperto dalla
giacca nera e dalla camicia bianca. La gonna nera a tubino sembrava
averle bloccato la circolazione da quanto era stretta. Si
sistemò meglio sul sedile. "Non dovrebbe essere qui. Le
avevo raccomandato di stare dentro casa. Se i giornalisti la vedessero
o riconoscessero a chi appartiene questa macchina-"
"Non ho alcun interesse verso ciò che potrebbero dire i
giornalisti. Avevo urgenza di parlare con lei."
Rin si zittì immediatamente, attendendo che l'uomo andasse
avanti. Il suo sogno erotico era a un metro e mezzo da lei e quasi
poteva sentire le guance andare a fuoco. Lo osservò, ora
seria.
"Mi dica."
"Stamattina ho ricevuto sulla casella di posta elettronica una mail
anonima. Il messaggio è un aforisma di Pavlov. 'Non essere
un mero registratore dei fatti, ma cerca di penetrare il mistero della
loro origine'."
Lo sguardo di Sesshomaru era più gelido del solito. Un
lucicchio nelle sue iridi fece intuire a Rin che era discretamente
stupito e infuriato per questa mail anonima. La giovane non seppe per
un momento cosa dire, anche se era segretamente contenta del fatto che
l'uomo, prima di rivolgersi alla polizia, avesse pensato a lei.
"Suppongo sia una sorta di indizio..." si espresse Rin, dopo essersi
schiarita la voce. "C'è qualcosa nel suo passato o qualcuno
che possa essere riconducibile a questo messaggio?"
Sesshomaru non si fermò neanche a pensare per un momento.
No, non c'era nessuno, almeno che lui ricordasse. E lui aveva un'ottima
memoria.
"No, nessuno. Ma, come le ho detto qualche giorno fa, è
compito suo capire chi c'è dietro a tutto questo." aggiunse
freddamente, facendo ora cenno all'autista di muoversi. "Vai verso la
casa della signorina Ogawa."
"Non c'è bisogno, ho la macchina parcheggiata qui vicino."
"Ho già provveduto a farla riportare a casa sua." La
fissò dritto negli occhi. "La pagherò il doppio
di quanto già pattuito se riuscirà a risolvere il
caso entro due mesi da oggi. Ho bisogno di liberarmi di questo...
peso... il prima possibile."
Rin annuì, ma dentro di sé il suo cuore aveva
dato accesso a una piccola crepa. La poteva sentire e faceva male.
Possibile che lui avesse piuttosto intenzione di liberarsi di lei?
Eppure non era successo nulla che potesse far pensare alla nascita di
un sentimento negativo di Sesshomaru nei suoi confronti. Si erano visti
tre volte e già lui non la sopportava più?
"Farò del mio meglio per riuscire a chiudere il caso il
prima possibile."
La macchina correva nel traffico e i due passeggeri stettero in
silenzio per il resto del tragitto. Eppure non era un silenzio
così imbarazzante, anzi... Arrivati di fronte alla villetta
in cui abitava, Rin pose fine al silenzio e guardò
Sesshomaru.
"La ringrazio per il passaggio. E' stato gentile da parte sua."
"Mh." assentì l'uomo d'affari, perfetto nel suo completo blu
scuro, i capelli lisci legati in una coda alta.
Rin gli sorrise un'ultima volta e si fece aprire lo sportello
dall'autista, che era nel frattempo sceso e aveva fatto il giro della
limousine. La ragazza stava per posare il tacco sull'asfalto del
marciapiede antistante il vialetto, quando un movimento alle sue spalle
le arrivò alle orecchie. Sentì il suo calore
ancora prima che la sua mano le stringesse il polso. Era morbida e
calda e la sua presa era al contempo ferma e delicata. Rin si
voltò, gli occhi leggermente sgranati, e vide che Sesshomaru
aveva la schiena protesa verso di lei e un piccolo, quasi
impercettibile sorrisetto che gli arcuava le labbra sottili.
"A domani, signorina Ogawa."
Disse semplicemente, la voce ora quasi priva del suo solito tono freddo
e scostante. La lasciò andare e Rin rimase in piedi mentre
l'autista si riposizionava al posto di guida e andava via, portando con
sé il momentaneo calore dell'uomo che la stava facendo
impazzire.
'Sesshomaru...'
Angolo
dell'autrice
Eccomiiii!
:)
Stavolta i miei tempi di aggiornamento sono stati decisamente
più brevi. Domani mi libererò dell'esame
più terribile del mio corso di laurea, Letteratura Spagnola,
e devo ammettere che non vedo l'ora. Avrò molto
più tempo per scrivere e aggiornare questa storia che mi sta
appassionando ogni giorno di più. Ho scritto questo capitolo
tutto d'un fiato e sono davvero orgogliosa di ciò che la mia
mente ha prodotto. E fidatevi, è una sensazione che non mi
capita spesso di provare.
Passiamo ai ringraziamenti, adesso :)
rafxsulfusxsempre
» Ciao, cara! :D
È sempre una gioia sapere di scrivere qualcosa che piaccia
davvero ai lettori e che magari li catturi. La cella di detenzione
spero sarà un po' meno buia e triste con questa storia
ahahahah :D Sì, spesso Kohaku e Rin vengono messi insieme,
ma è proprio questo il punto che ho deciso di usare per il
tipo di coppia che rappresentano. Rin è una ragazza vitale,
passionale e Kohaku, invece, è più calmo e l'ho
sempre visto come un romanticone sensibile. Nah, non sono proprio fatti
per stare assieme. Ed ecco qui che entra in gioco Sesshomaru, bel
tenebroso dal cuore apparentemente gelido come un iceberg che sembra
stia facendo impazzire Rin.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi!
Un bacio :)
the queen of darkness
»
O. Mio. Dio.
La tua recensione mi ha lasciata più che basita. Mentre la
leggevo sembravo un pesce in astinenza d'aria. Sei davvero tanto, tanto
dolce! Per un'autrice come me, alle prime armi e dalle mille
insicurezza, è davvero un balsamo sapere che la propria
storia è capace di far emozionare, di divertire i propri
lettori. E anche venire a sapere che forse "Amori in tribunale"
è una delle poche storie decenti sulla coppia RinxSesshomaru
è davvero magico. In veste di lettrice spesso mi tuffo nella
ricerca di alcune storie che possano saziare la mia sete di
romanticherie per questa coppia, ma non trovo altro che fanfiction
caratterizzate da una pessima grammatica e da un'originalità
infima. Anche io, come te, adoro le Au, che trovo davvero molto
più appassionanti e anche più difficili da
scrivere. Sì, perché i personaggi di un
manga/anime come InuYasha sono, a mio parere, particolarmente difficili
da collocare in un mondo parallelo, in un'età storica
diversa da quella del Giappone feudale. In passato ho scritto un'altra
storia, sempre Au, ed è in quel momento, subito dopo il
primo capitolo, che mi sono resa conto di quanto sia arduo riuscire a
far ambientare personaggi di un certo tipo (come lo stesso Sesshomaru)
in un'era più moderna, fuori dal solito contesto temporale.
Detto questo, ti ringazio ancora una volta per i complimenti sulla
grammatica e sulla prosa. Ogni tanto, mentre rileggo i capitoli, mi
pongo mille domande tipo "E questo si dice così?" o "Ma
esiste questa parola in italiano?", ma diciamo che, negli anni, ho
imparato a comportarmi come una "beta di me stessa".
Ahahahah Sesshomaru col mitra! Sarebbe davvero affascinante vederlo in
un contesto bellico, molto più realistico e coinvolgente.
Immagina il nostro bel demoone di ghiaccio con la divisa da militare...
(sbava come Rin nel primo capitolo). Aaaaah, a volte mi rendo conto di
essere più maniaca di Jakotsu!
E stai tranquilla per quanto riguarda la recensione. So benissimo che
cosa significa magari non avere tempo per lasciare un commento a una
storia, perciò sappi che, quando ti sentirai in vena di
scriverne una, io sarò qui a leggerla con tanto piacere
(magari la commenterò anche con Rosita, la gallina ispanica).
Un bacione e grazie ancora, sei stata gentilissima e molto dolce!
<3
serin88 »
Ehilà, carissima! :)
Ahahah sì, Rin sembra felice come se avesse appena ricevuto
un pacco bomba a casa sua. Kohaku sarà capace di risvegliare
i suoi istinti animaleschi o continuerà a farla sprofondare
nel limbo della depressione sessuale? Chissà! Tutto
è possibile in questa storia.
Ti ringrazio ancora una volta per la recensione! Un bacione e a presto!
:D
stivecoppolaXD
»
Ciao! :D
Un nuovo recensore all'attivo. Ti ringrazio per i complimenti e spero
che anche questo capitolo ti faccia sorridere. Se così non
fosse, sono pronta per la pubblica umiliazione. Un bacio!
heart »
Hello! :)
Ti ringrazio davvero e sapere che questa fanfiction ti faccia sorridere
mi riempie di gioia. Un bacione e fammi sapere che ne pensi di questo
nuovo capitolo, se ti va! :D
KaDe
|
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Capitolo 5 *** Cuori infranti, cuori in costruzione ***
Capitolo 5
Capitolo
5
Cuori
infranti, cuori in costruzione
Rin uscì dalla caffetteria antistante l'ufficio
dove
lavorava, un bicchiere di caffè macchiato in una mano e un
settimanale dall'alto contenuto trash nell'altra. La sua attenzione era
stata totalmente attirata
dall'articolo di prima pagina, in cui figurava Sesshomaru Taisho,
vestito con un completo nero di Armani e affiancato dalla sua
bellissima ex-moglie, Kagura Wakahisa. Il volto diafano e bellissimo di
lui sembrava quasi annoiato e le luci dei flash gli avevano fatto
assottigliare leggermente gli occhi dorati. La donna al suo fianco,
invece, sembrava totalmente a suo agio coi paparazzi: le sue labbra
rosse e carnose, gli zigomi alti, il trucco pesante sugli occhi e le
sue curve fasciate da un abito rosso di Balenciaga la facevano apparire
come il sogno di tutti gli uomini. Rin era convinta che tutte le dive e
le donne famose in genere avessero un qualche strano segreto di
bellezza, che, se fosse stata una di loro, si sarebbe premurata di
condividere con tutte le altre donne del mondo. Lei, che era sempre
stata una ragazza normale, la classica ragazza della porta accanto, non
vedeva queste persone come dei modelli da seguire, ma non poteva fare a
meno di invidiare la loro eterea bellezza.
Jakotsu avrebbe definito Kagura un "tenero esemplare di cagna in
calore", ma Rin non poteva fare a meno di porsi altri dubbi, molto
più esistenziali e molto più infantili. Non
faceva altro
che chiedersi come Sesshomaru avrebbe mai potuto guardare una come lei.
Insomma, tra la sua ex-moglie e lei c'era un abisso più
profondo
della Fossa delle Marianne. Sospirò, osservando per
un'ultima
volta la ex-coppia al tempo (forse) felice, e stava per buttare il
quotidiano in un cestino della spazzatura, quando una frase
catturò il suo sguardo.
'SESSHOMARU NO TAISHO - TALE
PADRE, TALE FIGLIO?
PARLA KAGURA WAKAHISA, L'EX-MOGLIE'
Sesshomaru Taisho, rampollo dell'azienda fondata quarant'anni fa da Inu
no Taisho, vecchia volpe dai tanti nemici ormai in pensione,
è ai ferri corti. Le accuse di speculazione sull'edilizia e
di favoreggiamento alle attività della Yakuza sembrano
aver portato il giovane imprenditore sul lastrico sociale: la sua
credibilità è sul filo del rasoio e, da quanto
abbiamo
scoperto attraverso fonti note del mondo imprenditoriale, il numero
delle recessioni dai contratti stipulati col direttore della Taisho
Industries sarà quanto mai elevato qualora venisse
condannato.
Lo stesso, come i nostri lettori ricorderanno di certo, era capitato
anche al padre di Sesshomaru Taisho. "The Big Boss", come si era soliti
chiamarlo quando teneva ancora le redini dell'azienda, era stato
accusato a sua volta di speculazione nel campo edile e, nonostante non
si siano mai trovate prove, anche di contatti "intimi" con la Yakuza.
Sembra che quest'anno non abbia portato bene all'imprenditore: tra il
divorzio dalla moglie, la nota top-model Kagura Wakahisa, e
quest'ultima vicenda pare che la vita di Sesshomaru Taisho stia per
crollare
come un castello di carte. La nostra giornalista, Yura Kita, esperta
come poche di gossip sulle celebrità, si
è recata
presso la villa
in cui abita proprio l'ex-moglie di Sesshomaru per porle alcune domande.
D: Signora
Wakahisa, il
riappropriarsi del suo cognome di famiglia è un modo per
tagliare definitivamente i ponti con Sesshomaru Taisho?
R:
Esattamente. La relazione
con Sesshomaaru è stata travagliata e questi ultimi cinque
anni
hanno messo alla prova la mia pazienza
in una maniera in cui nessuno aveve mai fatto. Ora sono felicemente
single e pronta per dedicarmi alla mia carriera di modella.
D: E ci sono
già delle
novità piccanti in arrivo? Il nostro giornale, "Good
Morning,
Japan", sarebbe lieto di svelare la news in anteprima mondiale.
R:
(risatina) Beh, per ora non c'è nulla in vista... diciamo.
Ma preferirei non parlare della mia vita privata.
D: Per
stavolta la lasceremo
libera di astenersi dal rispondere. (risatina) Piuttosto, potrebbe
darci una sua opinione rispetto alle accuse
che sono state imputate al signor Taisho? Avrà sicuramente
sentito la novità...
R: Certo, ne
ho sentito parlare. Le posso soltanto dire che, per quanto non faccia
fatica a credere che il mio ex-marito possa
aver fatto le cose di cui è stato accusato... beh, non
sapevo
molto sui suoi affari. Ma sono certa che la giustizia farà
tutto
il possibile per
scoprire la verità. In ogni caso, se si scoprisse che
è
realmente coinvolto in tutto ciò, non nego che per me
sarebbe
una sorta di "rivalsa" e anche un bel bottino sul conto in banca.
Rin non
finì nemmeno di
leggere l'articolo e buttò il quotidiano nel cassonetto,
luogo
quanto mai appropriato, visto che era tutta spazzatura.
Scoprì
di avere le mani strette a pugno. Quella zoccola d'alto borgo di Kagura
Wakahisa aveva gettato ulteriore fango sull'immagine già
compromessa di Sesshomaru, peggiorando ulteriormente le cose. Ora non
solo si doveva fronteggiare un processo abbastanza complesso, ma anche
l'opinione pubblica che riteneva l'imprenditore una specie di
criminale. Attraversò la strada ed entrò nel
palazzo dove
si trovava lo studio legale in cui lavorava. Entrò
nell'ascensore e premette il pulsante del 22esimo piano. Attese con
pazienza che quella scatola metallica salisse fluidamente fino al piano
prescelto e poi uscì. Salutò con un cenno Ayame,
segretaria dello studio e sua amica, e si avvicinò a lei.
"Eih, Rin! Come te la passi? Ho saputo della bella notizia... E sappi
che sei una stronza, non mi hai neanche chiamato per dirmelo! Gran
bell'amica..."
Rin strabuzzò gli occhi e scosse la testa, un sopracciglio
sollevato ad indicare la sua confusione.
"Mi son persa qualcosa? Di che bella notizia parli?"
"Ma del matrimonio, scema! Guarda qui..." e mise sotto il naso della
giovane una partecipazione di matrimonio. Il cartoncino bianco era
adornato da ghirigori dorati e una scritta in corsivo nera compariva al
centro del foglietto.
Rin
Ogawa e Kohaku Shizuka
FINALMENTE
SPOSI
La
cerimonia si celebrerà il 22 Gennaio 2013
nella
Cattedrale di Santa Maria (Bunkyo, Tokyo).
Gli
invitati sono attesi nello Sheraton Miyako Hotel per il pranzo.
Rin era senza
parole. Come si era
permesso quell'idiota del suo fidanzato? Come diavolo aveva osato? Era
sconvolta, stupita e mostruosamente incazzata. Era quasi tentata di
prendere il telefono, chiamare Kohaku e urlargli contro che non voleva
sposarlo, mai, né in questa vita né nella
prossima. Ma si
disse che doveva stare calma, fare un bel respiro e provare
a ri-allineare i suoi fottutissimi chakra.
Dopo aver calmato i nervi per qualche istante, si accorse che Ayame la
osservava con uno sguardo a metà tra l'interrogativo e il
felice.
"Oh, Rin, sono così felice per te! Ma... perché
fai quella faccia?"
Ayame era una sua grande amica, ma era anche amica di Kohaku e, proprio
per questo motivo, Rin faticava a confidarsi con lei. Ma, dal momento
che Jakotsu non era presente in quel momento, aveva deciso di aprirsi
un pochino di più con la rossa.
"È solo che... insomma, non abbiamo concordato la data
assieme... e... non pensavo, insomma..."
"Beh, ma era anche ora, no? State insieme da cinque anni, era scontato
che prima o poi vi sposaste. E meglio prima che poi!"
Le fece il segno di vittoria con l'indice e il medio della mano destra,
accompagnandovi un'occhiolino complice. Sì, sembrava
decisamente
che Ayame fosse mille volte più felice di Rin, la quale
appoggiò nuovamente la partecipazione di matrimonio sul
bancone
dietro il quale lavorava l'amica.
"Sì sì... Ora credo che andrò in
ufficio..."
Avete presente i cartoni animati in cui il protagonista viene colto
dalla depressione e cammina a testa bassa, con mille righine blu e un
mega-gocciolone sulla testa? Ecco, ora immaginate la stessa situazione
con Rin. Camminò tristemente, trascinando i piedi, verso il
suo
ufficio e, una volta arrivata, si fiondò dentro e
sprofondò nella poltrona in pelle nera. Sembrava quasi che
nulla
potesse risollevarla dalla brutta situazione in cui si era cacciata.
Decise di catapultarsi con tutta se stessa sul lavoro,
perciò
afferrò la sua valigetta e depose sulla scrivania in legno
di
tek una pila di scartoffie. Si mise a leggere, un'estremità
della penna in bocca e la mano destra che reggeva la testa bruna. Forse
era passata una mezzoretta quando qualcuno entrò nel suo
ufficio
senza neanche degnarsi di bussare. Sollevò lo sguardo e
trovò davanti a sé niente meno che Jakotsu. I
suoi occhi
mandavano lampi e le sue labbra erano strette in una linea dura. Aveva
la fronte patinata da un velo di sudore, come se avesse corso... il che
era grave, dal momento che il ragazzo odiava correre perché
gli
faceva venire le vampate come se fosse in menopausa.
"Che. Cazzo. Significa?"
Si avvicinò con uno scatto alla scrivania e
sventolò il
cartoncino bianco della partecipazione proprio davanti agli occhi di
Rin, che, a causa della vicinanza, erano diventati leggermente strabici.
"Due mesi? Due mesi?!"
"Jako... Lascia che ti spieghi..."
"La mia migliore amica si sposa tra due mesi
e io non sono stato messo al corrente della cosa?!" cominciò
a
respirare forte, cercando di riprendere aria. "Cazzo, Rin..." fece ora,
in tono più calmo, prendendo posto su una delle poltroncine
color crema di fronte alla scrivania dell'amica. "Non gli hai ancora
detto che non lo ami più? Non capisci che ti stai rovinando
con
le tue stesse mani?"
Rin sospirò, la testa china. Sì, era
perfettamente
consapevole di tutto ciò, ma, come si era detta
più volte
nel giro di quei giorni, era una codarda fatta e finita. Non riusciva
minimamente a trovare il coraggio di confessare al suo ragazzo che non
lo amava più, che non voleva sposarlo e che, tra l'altro,
nella
sua testa vagava ineluttabilmente il volto di un altro uomo.
"Lo so... Sono una perfetta idiota. Anzi, sono una vera stronza..."
aggiunse, rendendosi conto di quanto calzasse meglio quell'appellativo.
"È solo che ho una tremenda paura di ferirlo in modo
così
profondo da spezzare il suo cuore in mille pezzi, Jako..."
"E il tuo cuore? A quello non ci pensi?!" ribattè l'amico,
incrociando le braccia al petto fasciato da una maglietta aderente
lilla. "Tesoro, sei una delle persone più buone e gentili
che io
conosca, ma so anche che meriti di essere felice. E se Kohaku non ti fa
sentire in questo modo, allora significa che non è l'uomo
per
te." La guardò con comprensione, una mano che
andò rapida
a stringere quella dell'amica. "Rin, devi dirglielo. Devi farti forza e
confessare tutto quanto. Prima che sia troppo tardi..."
Rin annuì, consapevole. Doveva smettere di essere una vile
codarda e tirare fuori gli attributi.
"Hai ragione, Jako! Giuro che stasera glielo dirò. Quando
tornerò a casa, gli dirò tutto quanto. Promesso."
"Così ti voglio." sorrise il ragazzo, dandole un colpetto
d'approvazione sul dorso della mano. "Ora devo andare, ho lasciato un
bel ragazzo prestante in totale nudità nel mio appartamento
solo
per venire a sgridarti... e poi dici che non ti voglio bene."
Si alzò, fece il giro della scrivania e strinse Rin in un
abbraccio. Erano quelli i bei momenti di cui la ragazza faceva tesoro,
quegli attimi fuggenti in cui Jakotsu metteva da parte le cazzate e le
dava tutto l'affetto che le serviva per tirarsi su. Lui c'era sempre e
di questo lei gliene era immensamente grata.
"Grazie, Jako!" disse Rin, sorridendo sulla sua spalla. Si sciolsero
dall'abbraccio nello stesso momento e lui, dopo averle donato un ultimo
sorriso, andò via, lasciandola ai suoi pensieri.
"Non voglio sposarti."
Il volto di Kohaku fu attraversato da varie emozioni diverse nel giro
di un istante: prima speranzoso, poi stupito, sconvolto, triste,
rassegnato, arrabbiato, incazzato come una iena.
"Cosa significa?"
"Significa quel che significa, Kohaku. Non sono più
innamorata di te..."
Rin cercò di non abbassare lo sguardo e di mantenere le
iridi
fisse in quelle del suo fidanzato (o, se vogliamo essere più
precisi, ex-fidanzato). Fece fatica a sostenere la delusione
perfettamente visibile negli occhi e nel volto del giovane, ma,
chissà come, ci riuscì. Fu un'impresa titanica.
"Tu... mi stai lasciando... quando tra due mesi dobbiamo sposarci?"
Kohaku quasi balbettava dalla rabbia che scuoteva come un terremoto il
suo animo solitamente calmo.
"Tu mi stai dicendo che non mi ami più? DOPO TUTTO QUELLO
CHE HO FATTO PER TE?! CAZZO!"
Rin ora era spaventata, dal momento che non aveva mai visto il ragazzo
così infuriato in tutta la sua vita. E poteva dire di
conoscerlo
come le sue tasche, visto che in cinque anni avevano avuto modo di
scoprire ogni lato l'uno dell'altra. Si sentì in colpa, ma
decise di restare ferma nelle sue decisioni.
Ma, in un attimo, sembrò che Kohaku avesse riacquistato un
minimo di lucidità. Ora nei suoi occhi c'era solo tristezza.
"Rin... Ho fatto qualcosa di male? Qualcosa per cui ti sei arrabbiata e
non me ne hai voluto parlare? Possiamo rimediare... Come abbiamo sempre
fatto..."
"No, Kohaku..." rispose la ragazza. "Non è nulla di tutto
questo. Io... non provo più amore nei tuoi confronti. Ti
voglio
bene e-"
"Sai che cosa ci faccio con il tuo bene?" la interruppe lui, ora un
sorrisetto sprezzante sul volto. "Non voglio più sentire
altro... me ne vado."
Non lo fermò. Osservò un punto preciso del muro,
mentre
lui prendeva il cellulare, il portafoglio e le chiavi della sua
macchina. Non lo guardò neanche quando lui le
lanciò
un'ultimo sguardo, triste e speranzoso al contempo, ma sentì
solo il tonfo forte della porta che si chiudeva alle sue spalle.
E cominciò a piangere, il sorriso di Kohaku ormai un ricordo
lontano.
Centellinava il whiskey d'annata, le iridi dorate fisse sulla tv a
schermo piatto 46 pollici. Il notiziario delle 20:30 era appena
terminato e così anche la giornata di Sesshomaru. Quella
ragazza
lo aveva stancato... Si sentiva prosciugato, come se tutte le energie
accumulate in quei giorni chiuso in casa lo avessero abbandonato del
tutto. Era sdraiato sul divano del salotto, il petto totalmente
visibile grazie alla camicia bianca sbottonata. La testa era altrove,
tra le preoccupazioni e i drammi portati da quella settimana
così infausta per la sua carriera. Quel pomeriggio aveva
ricevuto una telefonata da un suo socio in affari, ex-amico di suo
padre, che lo aveva educatamente mandato a fanculo, dicendogli di non
voler più intrattenere rapporti d'affari con lui, vista la
sua
reputazione e le nuove accuse che gli erano state rivolte. Si sentiva
davvero a pezzi, ma il suo volto di ghiaccio non era anatomicamente
capace di esprimere qualsiasi tipo di emozione, perciò
sembrava
quello di sempre.
Si alzò dal divano e si recò in cucina, dove
prese la
bottiglia di whiskey e ne versò ancora nel bicchiere.
Chissà cosa stava facendo il suo avvocato... Sperava che si
stesse seriamente occupando del caso, comunque. Sakamoto, quell'idiota,
gliel'aveva raccomandata caldamente, dicendogli che era estremamente
zelante, precisa e brava nella sua professione. Le aveva chiesto
espressamente di cercare di portare a termine il tutto entro due mesi.
Le aveva anche detto che era necessario finire in fretta
perché
voleva liberarsi al più presto di tutto questo
stress.
In realtà la vera motivazione era un'altra, ovvero il fatto
che in quei giorni si era soffermato spesso a pensare a lei.
Non poteva negare quanto fosse incredibilmente bella. I suoi capelli
bruni sembravano morbidi al tatto e aveva desiderato toccarli per
saggiarne la consistenza soffice; gli occhi erano allungati, grandi e
profondi, capaci di far trasparire tutte le emozioni; il suo profumo
era pregnante, tanto che lo aveva sentito con estrema precisione in
quell'ultimo tragitto in macchina insieme; e le sue labbra... carnose,
morbide, rosse e perfette.
Si sentiva pateticamente attratto da lei, come un quindicenne in piena
crisi ormonale, e aveva fatto una grande fatica nel trattenersi dallo
spogliarla e dal toccarla in quella limousine.
Chiariamo, quella di Sesshomaru era una pura e semplice infatuazione
fisica. Nulla di più. Ma sembrava così permeante
e
incalzante dal far sì che i suoi pensieri si soffermassero
su di
lei più del dovuto.
"Sesshomaru... Perché ti sei alzato?"
Una voce interruppe il filo della sua immaginazione, ma non si
voltò verso la fonte. Quella ragazza, quella Sara, gli si
avvicinò e gli circondò la vita con le braccia
esili,
stringendosi a lui e facendogli sentire i senti piccoli e sodi sulla
schiena muscolosa.
"Arrivo. Tu vai."
Ma lei non se ne andò. La mano percorse il suo ventre,
carezzandolo, fino a giungere alla sua virilità.
Cominciò
a praticare un massaggio molto sensuale e lui, senza volerlo,
lasciò che un sospiro varcasse le sue labbra sottili.
"Oppure potremmo stare qui... Che ne di-"
Non le fece terminare la frase. Si voltò di scatto, la prese
per
i fianchi e la sollevò di scatto, spalmandola sul piano in
marmo
dell'isola. La fece stendere, scostò quella misera camicia
da
notte, trovandola nuda e pronta per lui. La penetrò senza
aspettare, facendola gemere.
Una minima parte del suo cervello aveva un'altra donna in testa. E per
questo, nel più profondo del suo cervello, si
sentì in
colpa.
Angolo
dell'autrice
Buonsalveee! :D
Ho aggiornato decisamente prima del previsto. L'esame è
andato
benissimo e ho concluso la sessione estiva nel migliore dei modi. Ora
mi aspettano due mesi di puro divertimento e relax, visto che il 27
Settembre partirò per l'esperienza Erasmus Studio in
Polonia.
Ovviamente, qualora decidessi di prolungare la storia per
più
capitoli del previsto, farei di tutto per poterla portare avanti anche
durante la permanenza all'estero. Mi sento incredibilmente orgogliosa
anche di questo capitolo, che è un po' un aggiornamento di
transizione e di anticipazione per il prossimo, dove ci saranno
risvolti più consisenti che potrebbero potenzialmente
soddisfare
qualche lettore (spero). :D
Ma passiamo ai ringraziamenti :)
rafxsulfusxsempre »
Ciaaaao! :)
Ahahah diciamo che un rospo morto è più sensuale
di
Kohaku, ecco! Ho riso davvero tanto scrivendo lo scorso capitolo e mi
fa piacere sapere che ho fatto comparire un sorriso anche sul tuo
volto. Adoro le storie comiche e spero di essere riuscita nell'intento
di farvi divertire sul serio! Sono orgogliosa del modo in cui ho fatto
mollare quei due. Eh sì, perché non se ne poteva
più di vedere Rin depressa e infelice e l'ameba antisesso
circondato da angioletti volanti e confetti da matrimonio. Dovevamo
darci un taglio netto.
Sesshomaru spera di finire presto perché si sta rendendo
seriamente conto del fatto che Rin lo sta attraendo sempre di
più. Ovviamente solo a livello fisico, ma è pur
sempre un
inizio. Era una motivazione un po' diversa dalla tua, ma spero che ti
abbia soddisfatto comunque. :)
Un bacione e grazie mille per la recensione! <3
thequeenofdarkness
» Hello, dear! :D
Oddio, mi fa davvero piacere leggere certe parole. *-* Mi sento
rincoglionita come un Kohaku (credo diventerà un nuovo modo
di
dire o chissà che)! E sapere che secondo te la trama
è
una tra le più avvincenti che tu abbia mai letto... beh,
sappi
solo che mi sento orgogliosa come poche volte mi son sentita nella
vita. Potrei mettermi a spargere petali e zucchero, ma penso che
sarebbe una visione troppo rivoltante anche per un leccalecca umano
come Kohaku. Ahahahahahah giuro che ho riso moltissimo per l'epiteto
"ananas senza ciuffo"! Sei troppo forte, mia cara! :D
La tifoseria ci sta sempre, soprattutto se parteggia per quel bel
cannellone di Sesshomaru, schierato contro l'arancino di riso di nome
Kohaku.
Sesshomaru è il God of Sex. E' il Brad Pitt dei manga. E' il
vibratore umano più famoso dell'Ovest. Non si può
non
amarlo, davvero! <3
Jakotsu è da galera, ma fa ridere come pochi. La sua arguzia
e
il suo intelletto gay lo rendono un personaggio versatile e amatissimo
dalla sottocritta.
Eeeeh, qui qualcuno "ha fatto all'amore", ma non con la nostra Rin.
Sara, come in tutte le belle SesshomaruxRin che si rispettino,
è
la zoccolona vogliosa e repressa che cerca di conquistare il nostro bel
Polaretto, il quale, dal canto suo, la usa per spegnere il fuoco dei
suoi lombi (e che lombi!). :D
Detto questo, tesoro mio, sappi che ti adoro immensamente e che le tue
recensioni mi fanno quasi urinare addosso dalle risate e mi procurano
un sorriso a trentadue denti stile Kohaku
after-propostadimatrimonioindesiderata. <3
Un bacione eeeenorme!
heart
» Ma ciao! :3
Kohaku, pace all'anima sua, è un personaggio odiato dal
99,9% della popolazione, purtroppo.
Soprattutto se in coppia con la nostra Rin. Jako ha le idee ben chiare
su ciò che vuole la sua migliore amica e, come abbiamo avuto
modo di vedere, non ha paura di aprire bocca. C'è da dire
che se non ci fosse lui probabilmente a quest'ora quei due sarebbero
infelicemente sposati. :/
E Sesshomaru... Beh, lui è Sesshomaru. Un dio greco sceso in
terra per tentare Rin.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere! Un
besito :)
chiara_chan »
Eih! :D
Ti ringrazio dal più profondo del cuore per avermi fatto
sapere che la storia ti piace. Tutte queste gratificazioni potrebbero
farmi sciogliere come una medusa lasciata al sole. :3 Jakotsu
è epico: se non esistesse, bisognerebbe davvero inventarlo!
Ottimo confidente e migliore amico, siamo certi che senza di lui Rin
sarebbe probabilmente ricoverata in un ospedale psichiatrico in seguito
alla sovraproduzione di zuccheri causa vicinanzadikohaku :D
Un bacione e alla prossima!
serin88 »
Ciao, bella! :3
Il mio intento, per quanto forse imbarazzante quanto i calzini di
Kohaku, era proprio quello di farvi sorridere per un po'. A quanto pare
con te ci sono riuscita e questa è la gratificazione
migliore che potessi ricevere! :D Sì, in effetti quella
specie di opossum saltellante si sarebbe dovuto svegliare un attimino e
cominciare a farsi qualche domanda, ma si sa, i maschi non sono
esattamente la rappresentazione della furbizia. Soprattutto se ingenui
come Kohaku. :)
Chissà che intenzioni ha Sesshomaru... Per ora abbiamo visto
che comincia a pensare a Rin in modo vago e superficiale e che
preferisce spassarsela con Sara, la bitch per eccellenza di tutte le
SesshomaruxRin che si rispettino. Tranquilla, non sei l'unica che sbava
dietro il Polaretto! ahahahah è davvero troppo sensuale per
passare inosservato.
Ci hai preso, cara :3 Da brava autrice stronza e calcolatrice, non
dirò aaaassolutamente nulla della storia! Ma mi piacerebbe
ricevere le vostre supposizioni sul proseguio di "Amori in tribunale",
sarebbe interessante.
Un bacione e a presto! <3
blackgirl91
» Carissima! :3
Prima di rispondere alla tua recensione, ti ringrazio per avermi
aggiunta sul gruppo di Facebook e anche per aver messo la storia tra le
Seguite. E' una gioia sapere di scrivere, di produrre, di ideare
qualcosa che possa piacere, soddisfare, allietare i lettori. Quello di
InuYasha, purtroppo, è un fandom caduto in rovina da qualche
anno e (parlo da lettrice) sono trascorsi letteralmente anni
dall'ultima volta che ho letto qualcosa di decente qui. E mi dispiace,
perché fino a qualche tempo fa c'erano autrici che davvero
meritavano di essere definite tali e storie che catturavano il mio
animo di lettrice come poche volte era successo!
Sesshomaru in versione AU è il mio preferito,
così come il suo fare coppia con Rin. :D Ahahahah Kohaku
è un pene messo in piedi (traduzione di un detto sardo che
si usa per indicare l'inutilità di qualcuno :3) e penso che
in coppia con Rin diventi un essere umano detestabile quanto un ago in
un occhio ahahah :D E c'è anche Jako, sì! Sempre
pronto a fare battute e a fornire a Rin una spalla su cui piangere.
Che ne pensi della rottura tra la nostra protagonista e l'ameba
saltellante? Mi raccomando, fammi sapere presto! Un bacione <3
|
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Capitolo 6 *** Primi passi ***
Capitolo 6 Amori in tribunale
Capitolo
5
"Primi passi"
Il
trillare
della sveglia la fece desistere dall’intenzione di continuare
a dormire. Si
stropicciò gli occhi e si costrinse a sollevare le palpebre,
nonostante il
terrore dettato dalla luce accecante del sole. Si era completamente
dimenticata
di chiudere le persiane della grande finestra della camera da letto e
per un
buon motivo.
Sì,
perché
nonostante avesse ponderato a lungo quella decisione e avesse speso
gran parte
del tempo a elaborare un discorso quantomeno accettabile, il ricordo
della
reazione avuta la sera prima da Kohaku continuava a martellarle il
cervello in
maniera inarrestabile. Per carità, era convintissima di aver
fatto la cosa
giusta. Si era resa conto che i sentimenti per lui non erano
più come quelli di
una volta e che il fatto che stessero ancora insieme era frutto
dell’abitudine,
della routine che ormai si era insediata nella sua vita. Ma quando
ripensava al
volto del suo ex fidanzato dopo la confessione, le si formava un groppo
alla
gola che sembrava non voler andare via.
Si fece forza e scacciò via le lenzuola di cotone bianco,
decisa a preparare
una colazione che potesse sollevarle il morale almeno un po’.
Si diresse
verso la cucina e cominciò a trafficare tra i vari scaffali,
recuperando gli
ingredienti utili alla preparazione dei pancakes. In venti minuti aveva
preparato una pastella densa e dall’ottimo aspetto e, dopo
varie cotture in una
padella in cui aveva fatto sciogliere del burro, si mise a trafficare
con lo
sciroppo d’acero. Afferrò la forchetta, pronta per
addentare il primo pezzo di
quella prelibatezza, quando il suono del campanello la
bloccò.
Diede
un’occhiata all’orologio da polso argentato. Le
otto e trenta
del mattino. Chi poteva essere a quell’ora? Non di certo
Jakotsu, che sapeva
benissimo quanto Rin diventasse irritabile se disturbata prima delle
dieci in
un giorno festivo. Si alzò dallo sgabello imbottito e si
avviò verso la porta.
Guardò nello spioncino e strabuzzò gli occhi.
Sesshomaru.
“Merda…”
sibilò piano, chiudendo lo spioncino con uno scatto.
Che cosa ci faceva quell’arrogante, borioso e incredibilmente
sexy homo sapiens
sapiens là fuori? Appoggiò la schiena alla porta
e si guardò intorno,
sconvolta. Il soggiorno era un macello: vestiti sulla poltrona, una
bottiglia di vino vuota e due
bicchieri, di cui uno solo sporco, sul tavolino di vetro (idea di
Kohaku, che
sperava in una seratina romantica con la sua ex-metà, la
quale lo aveva
ampiamente deluso con la sua rivelazione scioccante), un plaid giallo
canarino con fenicotteri rosa appallottolato
sul divano e un piatto con avanzi di English Breakfast sul pavimento.
Insomma,
di certo non era un luogo adatto ad accogliere degli ospiti.
“So che è in casa. Vedo l’ombra dei suoi
piedi.”
Rin notò un velo di divertimento nella voce di Sesshomaru e,
dopo un sospiro
lungo e sofferto, si premurò di aprire la porta.
L’homo sapiens sapiens
indossava un completo grigio antracite di ottima fattura, adornato da
gemelli
d’argento e da una cravatta blu scuro di seta. La sua
espressione era fredda e
impassibile, ma un leggero movimento all’angolo destro della
sua bocca fece
intuire quanto godesse della situazione.
“Buongiorno, signor Takahashi…”
salutò Rin, stando comunque di fronte alla
porta. Non voleva che l’uomo vedesse in quali condizioni
versava casa sua, ma
sapeva anche che, prima o poi e per pura cortesia, avrebbe dovuto farlo
entrare.
“Che cosa la porta qui a quest’ora del
mattino?” chiese l’avvocato, non
mancando di far trapelare una nota accusatoria nel tono di voce.
“Le ho portato dei documenti che penso possano interessarle.
Sono i dati delle
operazioni finanziare effettuate dalla mia azienda fino a due settimane
fa. Il
responsabile del settore contabilità me li ha fatti
recapitare ieri sera. Credo
voglia dare loro un’occhiata.”
Lo vide adocchiare il soggiorno oltre la sua testa e Rin
sospirò per un
momento, allontanandosi dalla porta e lasciando tacitamente che si
prendesse la
libertà di entrare dentro casa sua. Afferrò i
documenti che Sesshomaru le stava
porgendo e li tenne tra le mani.
“Ha fatto colazione? Posso offrirle qualcosa?”
domandò Rin, ricordandosi delle
buone maniere. Maniere che certo quell’arrogante di un
iceberg non meritava
solo per il fatto di essersi presentato a casa sua a
quell’ora indecente.
“Del caffè.” rispose lui, notando la
bottiglia di vino e i due calici
di vetro. Il grazie,
ovviamente, era un optional. “Serata romantica andata male?
Rin strabuzzò gli occhi per un momento, quindi si
voltò verso di lui. “Come,
scusi?”
Sesshomaru fece cenno con un piccolo movimento della testa alla
bottiglia e ai
bicchieri. “Solo uno dei bicchieri è stato usato.
Deduco che uno dei due non
abbia avuto l’occasione di bere…” O che lei abbia un fidanzato
immaginario. No,
questo non lo disse a voce alta.
La ragazza gli rifilò una lunga occhiata penetrante, quindi
si voltò e cominciò
ad armeggiare col caffè, che versò in una tazza
azzurra, la quale venne posata
sul tavolo della cucina con un tonfo sordo.
“Mai pensato di fare il detective?”
domandò stizzita.
“Ha trascorso la serata in solitudine. Nulla di cui
vergognarsi.” affermò
Sesshomaru, piegando un angolo della bocca nella parvenza di un ghigno
divertito. Da una parte non poteva che gioire, visto il suo recente e
quantomeno inaspettato interesse verso quella donna. Interesse che il
suo lato
più orgoglioso voleva soffocare, invano.
“Potrei dire lo stesso di lei. Se avesse trascorso la serata
in compagnia, probabilmente non avrebbe abbandonato il letto per venire
qui a casa mia." A
rompere le palle. Ma anche lei preferì evitare
di dire ciò ad alta voce.
"Touchè." Disse soltanto, seguendo Rin verso la cucina, dove
la osservò alle prese con la macchinetta del
caffè. Aveva mani piccole e delicate, dal colorito pallido,
capaci di compiere movimenti aggraziati. Per un attimo si
fermò ad immaginare le mani dell'avvocato sul suo petto, che
toccavano non troppo pudicamente il ventre, sempre più
giù.
Si riscosse in fretta quando Rin le mise davanti una tazza arancione
colma di caffè nero di fronte a sé, quindi prese
a bere a piccoli sorsi, osservando la giovane donna aprire il fascicolo
e leggere i documenti con attenzione.
"C'è un'incongruenza nella tabella degli estratti conto di
Settembre dell'anno scorso. Un trasferimento dell'ammontare di un
miliardo e duecentomilioni di yen a un conto criptato di Hong Kong. Si
mette male... " Disse a un certo punto Rin, scuotendo la testa e
posando il fascicolo sul bancone, mentre Sesshomaru era in trepidante
ascolto. "La presenza di questo conto offshore è un grosso
problema, dal momento che adesso dovremo occuparci di risalire
all'intestatario... e per fare ciò, dovremmo teoricamente
chiedere alla divisione dei Crimini Finanziari e a quella dei Crimini
Informatici di poter accedere ai loro database."
"Teoricamente?" domandò Sesshomaru, inarcando un
sopracciglio, chiaramente confuso dall'uso dell'avverbio.
"Esatto. Se chiedessimo loro aiuto, probabilmente ci vorrebbero mesi e
mesi spesi tra commissariati e questioni burocratiche. Accedere al
catalogo dei conti in possesso dall'Agenzia Nazionale di Polizia
equivale a perdere il processo per insufficienza di prove valide.
L'unica soluzione..." continuò Rin, versando una tazza di
caffè anche per sé. "... sarebbe quella di agire
in modo un po'... anticonvenzionale?"
"Vorrebbe dire illegale?" Sesshomaru era abbastanza stupito dalla
proposta dell'avvocato, la quale gli stava consigliando senza tanti
problemi di fottersene e agire attraverso mezzi poco raccomandabili,
soprattutto per uno nella sua situazione. Ma, nonostante tutto,
ascoltò ciò che lei aveva da dire.
"Se vuole metterla in questi termini. Ho un amico, grande esperto di
computer, che ci potrebbe aiutare." Con esperto intendeva dire hacker,
ecco. "Potrebbe risalire all'intestatario del conto nel giro di una
settimana o poco più. L'ho già visto all'opera,
so che ci potrebbe aiutare sul serio."
L'espressione sul suo viso, convinta e ottimista, fece desistere
Sesshomaru da qualsiasi rimostranza. L'uomo annuì, dando il
suo silenzioso permesso alla giovane donna di agire. La
guardò sorridere e bere un goccio di caffè, per
poi prendere il cellulare dalla borsa lasciata sul bancone dal giorno
prima e cercare il numero che le serviva nella rubrica. Dopo averlo
trovato, premette il tasto di chiamata e attese.
"Miroku!" esclamò a mo' di saluto. "Tutto bene e tu? ...
Sango? Se la sta cavando bene coi bambini? ... Eh, immagino. Ascolta,
ho bisogno di chiederti un favore immenso. Potresti venire a casa mia
verso le cinque di questo pomeriggio? ... Oh, ti ringrazio! Allora ti
aspetto... Ahahah! A dopo!"
Chiuse la telefonata con un sorriso sulle labbra, quindi si
voltò verso Sesshomaru, che la osservava serio.
"Ha detto che verrà qui. Preferisco spiegargli le cose di
persona, piuttosto che attraverso un telefono. Dopotutto è
probabile che chi l'ha incastrata stia tenendo d'occhio non solo i suoi
tabulati telefonici, ma anche quelli delle persone più
vicine a lei in questo momento. Appunto per questo vorrei chiederle
anche di scrivere una lista di persone con cui ha avuto contatti
frequenti in questo periodo."
"Sono solo due nomi: il suo e quello di Koga." rispose brevemente, il
volto come una maschera di ghiaccio, finendo con un sorso il
caffè e lasciando la tazza sul bancone. Avrebbe dovuto fare
anche il nome di Sara, la puttana con la quale aveva trascorso qualche
notte in quest'ultimo periodo. Ma ne valeva davvero la pena? In
realtà non era che uno sfogo per lui, non di certo qualcuno
a cui avrebbe potuto confidare chissà che. Non che
Sesshomaru si confidasse, parliamoci chiaro. "Tornerò qui
alle cinque." Si voltò e uscì dall'appartamento,
lasciando Rin perplessa.
Ma che gli era preso? Tutt'a un tratto si era come gelato sul posto
(più del solito, in effetti), mettendo un muro alto e
implacabile tra di loro. Eppure era quasi sembrato a suo agio in quella
casa, accanto a lei, mentre beveva il caffè. Rin si rese
conto di aver perso il sorriso che aveva accompagnato quasi tutta la
telefonata con Miroku, lasciando il posto a un velo di tristezza sul
viso causato dall'improvviso mutamento di Sesshomaru. Forse la
richiesta di avere accesso alla sua lista contatti era stata
interpretata come una violazione della sua privacy. Ma cosa ci poteva
fare lei? Alla fine era parte del suo lavoro quello di conoscere ogni
più piccolo e sordido segreto del cliente del momento e
Sesshomaru, nonostante la sua alterigia e a dispetto della sensazione
di calore che sembrava inondarle il ventre ogni volta che incrociava il
suo sguardo, non faceva differenza. Perciò che se ne facesse
una ragione fin da subito, perché Rin non lo avrebbe
trattato diversamente dagli altri. Ma il pensiero che le venne in mente
mentre beveva gli ultimi sorsi di caffè, il pensiero che
sembrava in realtà più veritiero, era il fatto
che probabilmente Sesshomaru le stava mentendo.
"Rin, mia cara, diventi più bella ogni giorno che passa!"
La ragazza abbracciò forte Miroku, il quale, pensando di non
essere stato visto, allungava la mano sul suo fondoschiena, pronto a
palpeggiarla. Rin gli diede uno schiaffo sul volto, lasciandogli cinque
dita stampate sulla guancia.
"E tu, invece, non sei cambiato per niente!" esclamò
severamente, incrociando le braccia sul petto. In realtà,
oltre alla vena da maniaco che sembrava non essere sparita col
matrimonio e coi figli, il ragazzo non era mutato neanche nell'aspetto:
aveva ancora i capelli neri raccolti in un codino basso, gli occhi
brillanti e vivaci di un blu profondo e la corporatura magra ma tonica
di chi sembra aver appena superato l'adolescenza. "Come stai? Come ho
potuto vedere, non hai perso le tue tendenze da maniaco..."
"Il matrimonio è una cosa bellissima, ma non fa miracoli."
disse scherzoso, prendendo posto sul divano del salotto. "Sango sta
bene, non ha ancora smesso di darmi cinquine. Eppure dovrebbe aver
capito che il mio sfiorare
le donne è una dimostrazione di ammirazione per le
loro infinite
qualità intellettive..." scosse la testa,
sconsolato, quindi sorrise, mostrando i denti candidi e regolari. "I
bambini, invece, sono la dimostrazione che i gemelli possono essere
diversi tra loro. Akira è molto più tranquillo e
pacato di Yumi, che è una vera e propria peste. Sango
è preoccupata che possa avere dei problemi quando
comincerà le medie. Per ora gli insegnanti dicono che, per
quanto abbia delle grosse potenzialità, il fatto di essere
così scalmanata la penalizza parecchio..."
"Sono sicura che troverete un modo per risolvere il tutto. Yumi
è una ragazzina in gamba, vedrai che si darà una
calmata. Basterà l'arrivo di un ragazzo che le piaccia per
farla calmare. Fidati."
"Quel mostriciattolo dovrà passare sul mio cadavere prima di
mettere le mani sulla mia Yumi..." rispose Miroku, mettendo su
un'espressione imbronciata. Rin rise al dire del ragazzo e alla sua
vena iper-protettiva da neo-padre. "Ma ora dimmi... "
proseguì lui. "Come va con Kohaku? Ho ricevuto la
partecipazione. Congratulazioni, Rin! Inutile dire che Sango ha
trascorso mezzora ad emettere gridolini eccitati, per cui se dovessi
mostrare segni di sordità precoce, sappi che è
tutta colpa della mia adorata mogliettina."
Il sorriso che premeva per comparire sul volto di Rin fu bloccato dal
ricordo della notte prima. Kohaku e la sua reazione, perfettamente
comprensibile, al rifiuto di Rin di sposarlo. Come dirlo a Miroku?
Optò per la verità più pura e
schietta. Dopotutto lei e il ragazzo si conoscevano ormai da anni e
quel tipo di amicizia che intercorreva tra loro non lasciava spazio a
segreti o omissioni.
"In realtà, io e Kohaku ci-"
Il suono improvviso del campanello la interruppe di colpo. Si
alzò dal divano e aprì la porta, ritrovandosi di
fronte Sesshomaru, fasciato in un paio di jeans scuri e in un
maglioncino grigio con un ricamo particolare.
"Salve, signor Taisho!" salutò educatamente, facendosi da
parte per farlo entrare e interponendosi tra lui e Miroku. "Questo
è Miroku, l'amico di cui le ho parlato. Stavo appunto per
spiegargli il motivo della sua venuta qui..."
"Prego." disse solo Sesshomaru, senza neanche stringere la mano a
Miroku e prendendo poi posto sulla poltrona e attendendo con le braccia
posate sui braccioli e le gambe accavallate.
Rin si soffermò per un istante ad ammirare quella visione
con la coda dell'occhio, quindi fece un bel respiro.
"Miroku, il motivo per cui ti ho chiamato qui è che ho
bisogno di un favore da parte tua... sai benissimo quanto io stimi
immensamente la tua decisione di non avere più legami con le
tue attività del passato, ma... attualmente sono l'avvocato
del signor Taisho e, come avrai certamente sentito, la situazione
è abbastanza intricata. Avrei bisogno, perciò,
del tuo aiuto per scoprire una cosa che potrebbe aiutarci a risolvere,
almeno in parte, la situazione." Attese paziente, sapendo che Miroku
avrebbe intuito l'essenza di quello che lei gli stava chiedendo.
"Rin, sai bene che ho deciso di smettere del tutto con l'hackeraggio.
Ora sono sposato e ho una famiglia, non posso permettermi di
rischiare..."
"Lo so benissimo... davvero! Ma purtroppo agire per vie legali non
aiuterà né il mio cliente, che rischia trent'anni
di carcere, né me, dal momento che perderò
qualsiasi credibilità come avvocato e vedrò la
mia carriera disintegrarsi in mille pezzi di fronte ai miei occhi. Ti
prego, Miroku... prometto che farò qualsiasi cosa... " si
soffermò un attimo a pensare, poi le venne l'illuminazione.
"Prometto che farò da babysitter ai bambini tutte le volte
che vorrai!"
Alla parola babysitter gli occhi di Miroku s'illuminarono
improvvisamente. Rin sfoderò un ghigho soddisfatto. Sapeva
benissimo che Miroku e Sango, dalla nascita dei gemelli, non avevano
avuto neanche un paio d'ore da trascorrere insieme e in solitudine.
Avevano trascorso il loro ultimo anniversario a giocare a Monopoli coi
bambini, rinunciando quindi alla cenetta romantica programmata da un
mese, perché la ragazza che doveva badare a Yumi e Akira si
era ammalata. Rin ricordava bene la delusione di Miroku, che aveva
progettato una cena favolosa e un piccolo spettacolo di fuochi
d'artificio solo per lui e la moglie.
"Andata."
Fu
così che trascorsero i giorni che seguirono. Miroku si
presentò a casa di Rin ogni giorno e passò ore e
ore a digitare al computer, decriptando codici e inserendo file di
numeri dall'aspetto terrificante per chi ignorante in materia.
Sesshomaru si assunse il compito di osservatore e di svuotatore della
riserva di alcolici del suo avvocato, la quale, dal canto suo, era
troppo impegnata a drogarsi di caffeina e a cercare di cavare qualcosa
fuori dai documenti del caso per poter badare a ciò che
l'altro faceva.
Un
giorno, mentre Rin ingurgitava gli ultimi sorsi del suo quinto
caffè e Sesshomaru osservava incuriosito una foto della
ragazza di quando aveva diciassette anni che era posata su uno
scaffale, la tensione venne interrotta.
"Ce
l'ho fatta!" urlò quasi Miroku, gli occhi leggermente
arrossati dal troppo lavoro al pc e la voce un po' roca per il silenzio
che aveva accompagnato quelle ore. "Entrare nel database dell'Agenzia
Nazionale è stato un gioco da ragazzi. Dovrebbero proteggere
un po' meglio il loro sistema, visto che anche una come Rin ci potrebbe
entrare...- Eih!" s'interruppe improvvisamente in seguito allo
scappellotto ricevuto dalla ragazza, la quale era in ogni caso
consapevole al cento per cento delle sue capacità quantomeno
inesistenti al pc. "Comunque... ho trovato questo numero di conto,
gestito da una banca privata di Hong Kong, che sembra abbastanza
sospetto, perché presenta un codice poco comune e
difficilmente hackerabile. Ma ci sono riuscito. Con un clic posso
entrare nella lista dei versamenti in entrata per verificare se sia lo
stesso conto che avete trovato voi... pronti?"
Rin
e Sesshomaru, avvicinatisi a Miroku, annuirono all'unisono dopo essersi
scambiati un'occhiata. Sesshomaru faceva ancora fatica a capire tutto
ciò, visto che lui non aveva una parte d'azione concreta
all'interno di quel caso, ma si era recato a casa del suo avvocato in
tutti quei giorni per provare ad avere un'idea dello sviluppo delle
cose. Rin, dal canto suo, era più che decisa a dare una
svolta a questo caso che la stava facendo impazzire. Aveva consultato i
documenti per giorni, senza però trovare niente che potesse
aiutarla a smuovere la situazione. Non aveva intenzione di lasciare che
no Taisho finisse in galera per tutti quegli anni... aveva bisogno di
qualcosa da portare al processo.
Miroku
cliccò su un link e digitò un altro codice,
quindi riuscì ad entrare nel conto.
"Sono
proprio bravo, eh?!" emise una risatina divertita e rilassata, ma di
colpo ridivenne serissimo. "Ma... ma che cazz-"
La
pagina del conto si era oscurata del tutto e improvvisamente una lunga
lista di numeri e simboli in verde chiaro iniziò a
tappezzare lo schermo del computer. La scritta "access denied"
lampeggiava velocemente e Miroku iniziò a trafficare di
nuovo coi tasti, deciso a capire cosa fosse successo. Rin gli teneva il
fiato sul collo, chiedendogli che diamine fosse accaduto.
"Il
tuo computer... si è bloccato. Non riesco più a
digitare! Porca troia!" Miroku si mise una mano sulla fronte, mentre
Rin e Sesshomaru si sedettero quasi contemporaneamente sul divano.
Tutta la tensione presente fino a poco fa era sparita, lasciando spazio
a una tenue disperazione, che crebbe nel giro di pochi minuti. L'unico
rumore udibile in quei minuti fu il ticchettio dell'orologio a muro.
Miroku, essendosi abbandonato precedentemente sullo schienale della
poltrona, si avvicinò di nuovo allo schermo e
cominciò a leggere i codici presenti.
"Miroku...
cos'è successo di preciso?" chiese debolmente Rin,
ravvivando i capelli con la destra, mentre Sesshomaru attendeva
silenzioso.
"Qualcuno
ha bloccato l'accesso. Evidentemente il conto è collegato a
una rete wireless che consente di verificare gli accessi da altre
postazioni o quelli sospetti in generale. Potrei risalire all'indirizzo
IP, ma dubito che sia rintracciabile, visto il livello di protezione.
Ora darò un'occhiata al codice per-"
Si
bloccò di colpo, strizzando gli occhi per vedere meglio
sullo schermo. Quindi emise un verso di stupore e infine
battè il pugno sul tavolino. "LO SAPEVO! Quel bastardo..."
"Eh?"
esclamò interrogativamente Rin, mentre Sesshomaru rimaneva
impassibile di fronte a tutto ciò, il bicchiere di whiskey
ormai quasi vuoto.
"Vedete
qui?" domandò Miroku, indicando una serie di caratteri sullo
schermo a Sesshomaru e a Rin. "QKoPuter... è il nome di uno
dei più famosi hacker. Ho scritto la mia tesi di laurea su
di lui e sulle cazzate che ha fatto durante la sua misera vita."
"Quindi
c'è lui dietro tutto questo?" chiese Rin, dando ancora una
volta un'occhiata al nome. "E poi che vorrebbe dire quel nickname?"
"Quite
Keen On Computer... espressione inglese per indicare quanto lui sia
decisamente bravo con la tecnologia. È considerato uno degli
hacker introvabili, quelli che dotano i propri computer di firewall e
applicazioni che farebbero invidia a qualsiasi sistema informatico in
possesso dai governi dei paesi più ricchi. Per quanto sia un
bastardo, è un vero e proprio genio."
"Trovalo."
disse improvvisamente Sesshomaru, fissando i suoi occhi color ambra in
quelli di Miroku, stralunato dalla richiesta diretta.
"Le
probabilità che io riesca a trovarlo con quest'attrezzatura
sono basse. Dovrei recuperare la mia e-"
"Fallo."
insistette Sesshomaru, col suo tono duro e freddo come il ghiaccio.
"Fallo e quando sarò assolto da queste accuse ti
riempirò di così tanti soldi da non poterli
contare. Fallo e garantirò protezione a vita a te e alla tua
famiglia. Fallo."
I
due uomini si osservarono per un lungo istante, l'uno soppesando la
richiesta e l'altro semplicemente attendendo quello che sarebbe di
sicuro stato un responso positivo. Rin stava tra i due, lanciando
sguardi dall'uno all'altro come se seguisse una partita di silent
tennis. Infine, dopo un breve sospiro, Miroku distolse lo sguardo.
"Lo
farò."
Angolo dell'autrice
Mi
dispiace, mi dispiace, mi dispiace! So che sono passati mesi
dall'ultimo aggiornamento, ma sono stata totalmente assorbita dal
vortice dell'Erasmus e non ho proprio avuto il tempo materiale per
mettermi al pc a scrivere. Ho approfittato di questi pochi giorni di
vacanza per raccogliere le idee e devo dire che sono abbastanza
orgogliosa di questo capitolo.
Le cose cominciano a farsi più serie. Le accuse imputate a
Sesshomaru sono decisamente gravi e la mia totale ignoranza in
Giurisprudenza mi avrà sicuramente fatto commettere qualche
errore. Prego gli esperti/e di farmi notare qualora avessi sbagliato
qualcosa! :) Miroku entra in scena come hacker. Vi piace il suo
personaggio? Io lo adoro davvero e spero di aver reso quel pizzico di
simpatica perversione in mezzo a tutto 'sto casino. Presto entreranno
in scena anche Sango, i due gemellini e InuYasha e Kagome. Ci saranno
un po' tutti, insomma.
Ma basta con gli spoilers! Al via le risposte alle recensioni :)
KillerxPenguen_93
> Grazie mille per la recensione! Sono
contenta che la storia ti piaccia e spero che leggerai anche questo
aggiornamento. Un bacio! :*
GHOTICdoll
> Hello! :) Davvero mille grazie
per aver scritto la tua opinione su questa storia. Fa sempre piacere
ricevere commenti positivi e sapere che i lettori trovano "Amori in
tribunale" divertente. In questo capitolo l'umorismo è
venuto un po' a mancare, per dare spazio agli sviluppi della storia, ma
spero di poter dargli dell'altro spazio nei prossimi aggiornamenti. Un
bacione! :)
Zonami84
> Ciao, bella! Scusami tu per
l'immensissimo ritardo. Tra poco avrei festeggiato l'anniversario di
questa storia senza aver pubblicato neanche un capitolo. Come ho detto
prima, l'Erasmus mi ha presa del tutto, impedendomi di scrivere, ma
spero di poter riprendere a farlo prestissimo. :) Eh già,
Rin finalmente si è liberata di quella cozza iper-sensibile
di Kohaku per passare al più appetibile e sexy leone bianco
qual è Sesshomaru. Mica scema la ragazza, eh! Chi non lo
avrebbe fatto? :3 Spero tu legga questo capitolo! Mi piacerebbe sapere
il tuo parere. :) Un bacione!
The queen of darkness
> Mia cara, sappi che mi hai
quasi fatta finire all'ospedale per un infarto causato dal troppo
ridere. Al tuo processo per lesioni aggravate si aggiungerà
anche il tentato omicidio. :3 Sì, Rin ha aperto gli occhi e
ha capito che in un talent show come "L'avvocato e il sexy man" Kohaku
non ci stava a fare proprio una pera cotta. Meglio vertere sul bel
Sesshomaru, eh! Almeno c'è sostanza. In tutti i sensi. :3
(*immagini porno sfilano davanti agli occhi di Kade, che si riprende a
fatica*)
Eccomi, eccomi. Quando mi hai scritto che padroneggio lo stile
giornalistico molto bene ho quasi avuto una sincope. Stavo
letteralmente vomitando arcobaleni per quanta dolcezza aveva preso
possesso del mio corpo. Sappi che è una delle cose
più belle che mi abbiano mai detto come "autrice".
Ahahahahah sìììì, stavo
godendo anche io! Okay, magari fa un po' pena, ma stigranpeni!
Cioè, bella mia, datte 'na svegliata, che Sesshomaru adesso
ha puntato i suoi occhietti su un bocconcino di carne di prima
qualità come Rin. Ci sarà da ridere nei prossimi
capitoli. Non vedo l'ora di mettermi a scrivere! :3
Sesshomaru non ha proprio una coscienza. Lui infila il suo scalpello
dappertutto, l'importante è che la tipa sia una bella
poponza con le bocce grandi. Se il rapporto è preceduto da
una dose di alcool consistente, ancora meglio. Esatto, si sente
leggermente in colpa, ma alla fine continua a fare quello che le sue
parti basse gli suggeriscono perché non ha anora realizzato
(giustamente) quanto Rin stia pian piano entrando nel suo iceberg a
forma di cuoricino.
Anche a te rivolgo le mie più sincere scuse per l'immane
attesa. ç.ç Mi sento una cacchina volante! Spero
di essermi fatta perdonare con questo capitolo. Fammi sapere se ti
è piaciuto. :3
Un bacio <3
rafxsulfusxsempre >
Hello, dearrrr! :3 Ti ringrazio per i complimenti e per
l'assiduità con la quale hai letto e recensito gli scorsi
capitoli. Mi scuso ancora una volta anche con te per l'attesa e spero
che tu possa leggere questo sesto aggiornamento con lo stesso piacere
col quale hai letto i precedenti. Risulta sempre emozionante sapere che
i lettori adorano le mie storie e questo è sia un grande
piacere, sia una grande responsabilità, perché a
volte mantenere un certo livello diventa difficile. Spero di esserci
riuscita, nonostante tutto! Aspetto una tua recensione con ansia
<3 Un bacio anche a te! :D
Serin88
> Mia carissima Sbrodolina Dolce
Cuore! :3
Come stai? Tutto bene? Non invidiarmi per la Polonia. Sì,
l'Erasmus è bello, ma dopo tutti questi mesi sto cominciando
seriamente a stufarmi di stare qua. Ogni tanto mi metto a pestare
mentalmente i piedi e a gridare dentro la mia testa "VOGLIO LA MAMMA"
in quattro lingue. :D
Grazie anche a te per la stupenda recensione. Kohaku... eh, non vorrei
spoilerare troppo, ma potrebbbe esserci un suo ritorno. Non so ancora
come avverrà, ma all'80% ci sarà. Non che questo
faccia molta differenza, esatto, ma nella vita non si sa mai quello che
potrebbe succedere. I sentimenti giocano spesso in modo strano, quindi
mai cantare vittoria troppo presto. :) Jakotsu è sempre
stato uno dei miei personaggi preferiti e credo che la caratteristica
di amico gay di Rin, spesso presente nelle fanfiction, sia davvero
incredibile. Ecco perché l'ho inserito anche qui, proprio
per dare quel tocco di umorismo disinteressato che manca negli altri
personaggi. :D Sara è una vera sgualdrinella e Kagura pure,
anche se alcune venature del suo personaggio la rendono molto
interessante e capace di creare degli sviluppi particolari nella
storia. Sesshomaru? Che dire... lui è Sesshomaru. :3
Spero che anche quest'aggiornamento ti sia piaciuto! Un bacione! :*
Heart
> Credo che il conto dei giorni
sia salito a un numero impressionante e per questo mi scuso. Spero che
tu non abbia perso interesse nella storia e che possa leggere anche
questo capitolo. Mi sento davvero in colpa per aver lasciato passare
così tanti mesi senza aggiornare. ç.ç
Aspetto una tua recensione :D Un bacio :*
Chiara_chan >
Ciao, bella! :) Eh già, gli sviluppi
stanno cogliendo i nostri amati personaggi impreparati, ma presto tutto
raggiungerà un equilibrio, positivo o negativo che sia. Un
bacio anche a te! :D
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