Almeno tu, nell'universo...

di Astrid lover
(/viewuser.php?uid=771680)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Una vista divina ***
Capitolo 3: *** Le lacrime sono emozioni sotto froma di goccia ***
Capitolo 4: *** L'inizio della nostra avventura insieme ***
Capitolo 5: *** Siamo nella stessa lacrima (parte 1) ***
Capitolo 6: *** Siamo nella stessa lacrima (parte due) ***
Capitolo 7: *** If I know what love is, it is because of you ***
Capitolo 8: *** Chasing the sun ***
Capitolo 9: *** All of me ***
Capitolo 10: *** Stay with me ***
Capitolo 11: *** Thinking out loud ***
Capitolo 12: *** Goodbye my lover ***
Capitolo 13: *** Sugar ***
Capitolo 14: *** Solo per te (parte 1) ***
Capitolo 15: *** Solo per te (seconda parte) ***
Capitolo 16: *** Warrior ***
Capitolo 17: *** Jealous (parte 1) ***
Capitolo 18: *** Jealous (parte 2) ***
Capitolo 19: *** I will always love you ***
Capitolo 20: *** The Haddock family ***
Capitolo 21: *** Don't play with magic ***
Capitolo 22: *** The love of a mother ***
Capitolo 23: *** I'll fight for you ***
Capitolo 24: *** Don't ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


POV. HICCUP
È un giorno come tutti gli altri. Così troppo monotono che ora mi ritrovo sul tavolo di casa mia con due pezzi di ghiaccio sulle tempie. Il lavoro di “Capo dell’Accademia dei draghi di Berk” non è poi così semplice come pensate voi. Se in più contiamo che come compagni di avventure mi trovo delle persone una più pazza dell’altra… beh, certo non aiuta. Io sono Hiccup Horrendous Haddock III, il figlio di Stoick l’Immenso. Quel figlio che mai diventerà come quel padre desidera ardentemente.
“Hiccup, figlio mio. Non puoi comportarti così, per Odino. Se ti affliggi solo perché i gemelli e Moccicoso hanno infuocato tutte le gabbie dei draghi, quando sarai capo cosa farai? Ti farai incenerire da Sdentato per porre fine alla tua sofferenza?” mi chiede mio padre, facendomi alzare il volto verso di lui. Sbuffo e mi metto una mano davanti agli occhi che chiudo.
“Grazie del consiglio, papà. Ne terrò conto una volta arrivato il momento.” Rispondo sarcastico, come mio solito.
“Non è uno scherzo lo vuoi capire?! È una cosa seria e non mi va tu la prenda superficialmente.” Mi rimprovera. Uffa…. Quanto vorrei essere con il mio fido drago a volteggiare tra le nuvole rosa per via del nostro bellissimo tramonto, senza padri che ti assillano spiegandoti i futuri doveri di capo, ragazze a rincorrerti senza sosta e Skarakki che ti chiedono di affilare spade, asce e tutte le armi che vi pare. Gli lancio un’occhiata che lascia trasparire la mia indifferenza. Lui sbuffa e si siede vicino a me.
“Hiccup, lo sai che un capo deve essere in grado di servire i suoi abitanti e…” mentre lui continua a parlare senza un briciolo di tregua, senza che lui possa vedermi, sgattaiolo fuori di casa e salgo sulla sella di Sdentato, spiccando il volo.
“Amico mio, per poco non riuscivamo a farci l’ultimo volo della giornata.” Dico al mio drago, che mi lecca la mano destra che gli ho messo davanti al muso. Lo accarezzo e mi stendo sulla sua schiena, chiudendo gli occhi, mentre il vento leggero mi scompiglia i capelli castani e mi rinfresca la pelle. Ma vengo destato subito, perché Sdentato comincia ad agitarsi.
“Ehi bello cos’hai? Calmati in nome di Thor!!” tuono, cercando di tranquillizzarlo. Ma nulla. Entrambi precipitiamo in caduta libera ma lui riprende il controllo di sé stesso e mi protegge con le sue ali, mentre cadiamo in un boschetto. Mi libero dell’opprimente massa nera che mi ritrovo addosso per prendere fiato.
“Si può sapere che ti è successo?!” lo rimprovero, spolverandomi la tuta alare. Lui abbassa il muso e mi guarda con occhi pieni di scuse. Sorrido e lo abbraccio. “Va bene  così.” Gli sussurro, guardando la foresta circostante. Devo dire che è davvero bellissima: gli alberi e l’erba morbida sono di un bel verde brillante. Qualcosa fa risaltare questa bellezza, un qualcosa che attira l’attenzione sia mia che del mio drago. Seguiamo quel bagliore divino che ci porta da un bellissimo laghetto immerso nel verde. Ma ciò che io e Sdentato ci ritroviamo davanti è qualcosa di più che divino. A dir poco meraviglioso. O meglio, meravigliosa.

ANGOLO AUTORE
Bella a tutti ragazzi! Allora, ho qualche cosetta da dirvi. La prima è che “Cuore di granito” è stata cancellata perché mi si è resettato il computer e tutto è andato perso. Tutto. Quando cercavo di andare ad aggiornare mi diceva che era impossibile farlo e allora ho cancellato la FF. La seconda è un po’ uno spoiler, non vero e proprio ma che svelerà alcune cose che già la trama spiega. Nel prossimo capitolo accadranno le vere e proprie cose accattivanti, perché Hiccup incontrerà… beh, non riesco a dirvelo. Dovete leggere per saperlo. XD XD Spero che con questo io sia riuscita a indurvi a seguirmi numerosi ma anche recensire in tanti, perché ripeto che le recensioni mi servono molto per vedere i lettori che cosa pensano. Le critiche che mi sono state fatte nella storia precedente mi stanno aiutando a migliorare e voi potete aiutarmi a farlo solo recensendo. E poi, diciamocelo, qualche recensione fa sempre piacere. Perciò RECENSITE, vi supplico in ginocchio.
Un bacio
Astrid
P.S. Scusate se il capitolo è corto. Mi rifarò la prossima volta. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una vista divina ***


Resto con gli occhi sgranati, contemplando quella meravigliosa figura che mi ritrovo davanti. O Thor che bellezza. Imbarazzato, cerco di distogliere lo sguardo da lei e focalizzarmi su Sdentato. Ma non ce la faccio. È una ragazza bellissima, con lunghi capelli biondi e lisci, due splendidi occhi color del mare ghiacciato, un viso semplice ma di un’estrema bellezza, un lungo vestito di un azzurro pastello che lascia intravedere la punta delle scarpette bianche e due splendide ali che sembrano fatte di cristallo in gocce dietro la schiena. Lei brilla, splende di una luce dorata, come quella delle stelle. Mi sono reso conto solo adesso che sta piangendo. Mi avvicino a lei e, titubante, le metto una mano sulla  spalla.
“Perché piangi?” chiedo, imbarazzato.
“Chi sei?” mi chiede diffidente e asciugandosi una lacrima che le sta solcando la guancia.
“Mi chiamo Hiccup, Hiccup Horrendous Haddock III.” Rispondo, schiarendomi la voce.
“Astrid, Astrid Hofferson.” Si presenta lei, abbozzando un meraviglioso sorriso e porgendomi la mano, che io stringo paralizzato.
“Ora che ci siamo presentati… perché prima stavi piangendo?” domando.
“Beh… la mia è una storia molto lunga. Sono nata qui, a Berk, diciott’anni fa. I miei sono morti quando io avevo due anni e da allora mio zio Finn è rimasto con me. Ma poi anche lui è morto, due anni dopo. Dovevo gestirmi da sola ma ero comunque piccola e di amici non ne avevo molti, quasi nessuno. Un giorno sono venuta proprio qui, in questo lago e mi sono specchiata sulla sua distesa limpida. Ho versato tre lacrime e dalla mia figura spezzata nell’acqua è emersa una ragazza stupenda.” Spiega, fermandosi per prendere fiato. In questo momento la mia testa sta pensando “Tesoro, mai quanto te." Mi guarda negli occhi e poi sorride, ricambiata da me. “Avevi lunghi capelli castani e mossi che arrivavano fino alla coscia e degli occhi azzurrissimi. La cosa più impressionante è che splendeva di una luce argentea.  Mi ha guardata e mi ha sorriso, poi si è avvicinata a me. Mi ha mostrato una collana di conchiglie, con una più grande al centro rossa. Proprio quella che indosso adesso. Mi ha detto che vedere una piccola bambina sola e disperata le faceva piangere il cuore e, approfittando del fatto che avevo solo quattro anni e quindi ero una bambina ingenua, mi ha messo la collana al collo e ha cominciato a cantare una strana canzone, che mi ha fatto crescere le ali dietro la schiena e ha cominciato a farmi brillare d’oro. Lei mi ha fatto cenno di seguirla e improvvisamente io stavo camminando sull’acqua. In pratica compresi solo all’età di quattordici anni che ero diventata una ninfa dei boschi.” Conclude, guardandomi sconsolata. Io non posso credere alle mie orecchie.
“Tu sei una ninfa?!” domando sbigottito. Lei annuisce.
“Wow.” Sussurro sorridendo.
“Ciò che non ho capito è perché piangi.” Ribadisco.
“Semplice, perché ora che sono ninfa mi sento più sola che mai.” Risponde dolcemente. I suoi occhi brillano ma sono pieni di tristezza e solitudine che per anni l’ha tenuta prigioniera in una gabbia di lacrime e amarezza.
“Astrid… mi dispiace tanto per tutto ciò che è successo. Io sarei felicissimo di poterti tenere a casa mia finchè mio padre non ti possa costruire una casa tutta tua.” Propongo, tartassandomi le mani dall’imbarazzo e nervosismo. Lei sorride e si avvicina a me ulteriormente, abbracciandomi. Ricambio subito l’offerta, stringendola a me e mettendo la mano destra sul suo capo biondo.
“Grazie Hiccup, sei davvero gentile ma… non so se è possibile. Ci sono delle leggi inviolabili che noi ninfe siamo chiamate a rispettare.” Dice lei, una volta separata da me.
“Uno, chiamami pure Hic. Due… chi è il capo delle ninfe?” chiedo. Lei ride.
“Noi abbiamo una regina. Si chiama Erin. Lei è molto dolce, è la figlia di Iris, la regnante precedente che mi ha trasformato in ninfa.” Spiega lei guardandomi. Annuisco e mi volto verso Sdentato, che sonnecchia accucciato in un angolo. Astrid segue il mio sguardo e lei nota il mio drago.
“Ma quella è una furia buia?!” chiede lei entusiasta.
“Sì e si chiama Sdentato.” Rispondo. Lei si alza dalla foglia di ninfea sulla quale era seduta e corre verso di lui. Ma a metà strada si ferma e mugola dal dolore. “Che succede?” domando raggiungendola. Vedo che la sua pelle candida e pallida si tinge di un rosso fuoco e lei continuare a mugolare dal dolore. Collego alcune leggende che ho letto sulle ninfe, la prendo in braccio e, correndo, la porto al lago, dove la sua pelle ritorna pallida e bella come prima.
“Grazie… scusa ma mi ero completamente scordata del fatto che io non possa assolutamente toccare la terra. Ecco perché non potrei  per niente venire a Berk.” Spiega, massaggiandosi il braccio. Mi guardo gli stivali, sconsolato. “Forse se glielo chiediamo in due Erin acconsentirà…” sussurra lei con un sorriso speranzosi in volto.
“In che senso in due?” chiedo.
“Tu vieni con me. Dobbiamo raggiungere il castello di Erin e chiederglielo.” Dice mettendomi le mani sulle spalle. Senza che io possa formulare la fatidica domanda “Io non posso respirare sott’acqua” chiude gli occhi e posa le sue labbra sulla mie. Sento dell’aria arrivare direttamente ai polmoni. Lei si stacca da me, notando la mia espressione stranita in volto. Ride e mi prende per mano, trascinandomi in acqua e facendo sprofondare entrambi nel profondo limpido del lago.

ANGOLO AUTORE
E voilà! Ecco a voi il secondo capitolo scritto in mezz’ora ieri sera alle undici. Speri vi piaccia perché è adesso che comincia il bello :) . Continuate a recensire e a leggere numerosi. Vedete che quando scrivete le recensioni cerco sempre di rispettare le critiche costruttive che mi fate.
Un bacione
Astrid

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Le lacrime sono emozioni sotto froma di goccia ***


POV. HICCUP
Mi aspettavo di vedere dell’acqua. Invece no. Davanti a me c’è una foresta verdeggiante, specchi d’acqua, cascate e funghi giganti con delle finestrelle.
“Scusa ma…. Questo non è un lago?” domando stranito.
“Sì, lo è. Coloro che non sono esseri magici non possono vivere qui perché si respira aria diversa. Ecco perché ti ho dato ossigeno. Sennò saresti morto. Comunque è una storia lunga.” Spiega lei, sorridendo e stringendomi la mano. Sopra di noi, quella che dovrebbe essere la superficie del lago, è un bellissimo cielo puntinato da stelle e con la luna già alta nel cielo. Niente a che vedere con il fondale di un lago. Atterriamo a terra e cominciamo a camminare, mano nella mano. Tante ninfee, folletti e gnomi ci passano di fianco e salutano Astrid. Mi sento alquanto imbarazzato. E lei pare percepire la mia tensione. “Non ti preoccupare Hic… è tutto apposto. Gli esseri umani sono sempre graditi qui.” Mi sussurra, dandomi un bacio sulla guancia. Continuiamo a camminare finchè non giungiamo ai piedi di una bellissima reggia imponente e fatata. Ha le pareti bianche ed è tutta ricoperta di rose ed edere. Entriamo, oltrepassando il portone d’oro e ci addentriamo in un salone dai colori glaciali.
“Astrid!” chiama felicemente una voce eterea. La mia amica si spaventa e mi stringe la mano, ma poi si rende conto che è Erin a chiamarla.
“Sua maestà! Sono qui!” urla, travolgendomi in una corsa verso un’altra grande sala, quella del trono. Ci ritroviamo davanti una donna alta, magra, con dei capelli rossi e lisci che arrivano alle spalle e degli occhi verdi come i miei. Astrid si inchina e io la imito. “Sua maestà, mi sono permessa di venire qui con questo mortale per chiedervi una cosa importante.” Dice lei, alzandosi.
“Dimmi Astrid.”
“Vede… io ho sofferto molto la mia vita da ninfa e mi sono sentita molto sola. Vorrei tornare alla mia vita normale, a Berk.” Sussurra imbarazzata e riprendendomi la mano. Erin ride e ci sorride.
“Sai Astrid che questo non è possibile.” Comincia lei, dipingendo sul volto della ragazza che ho affianco un’espressione delusa e triste. “Ma farò un’eccezione, per te. Ti concedo di passare le giornate a Berk fino all’ingresso della luna nel cielo. Se non sarai qui entro questo limite non solo non sarai più ninfa, ma rischierai pure la vita. Astrid, ragazza mia, non pensare che te lo stia dicendo per forza, ma sono le sacre regole fatate che lo impongono. Non vorrei mai farti morire, tesoro.” Spiega Erin, facendomi irrigidire. Ma nonostante questo raggelante avviso, Astrid sorride e si inchina alla sua regina.
“Grazie mia regina! Grazie davvero!” esclama Astrid saltellando felice, sotto le risate della donna. La bionda si gira verso di me e si avvicina.
“Hiccup, ormai è notte. Verrò a Berk domani, ok?” domanda. Annuisco un po’ dispiaciuto. Astrid mi prende le mani e chiude gli occhi. In un momento mi trovo fuori dal lago, stordito.
“Sdentato! Sveglia pelandrone!!” urlo io, grattando il mento del mio drago, che si desta all’istante. Salgo in sella e spicchiamo il volo, verso casa. Dopo pochi minuti atterro davanti alla mia abitazione e, facendo attenzione a non fare rumore, mi infilo sotto le coperte, fingendo che ciò che ho vissuto non sia mai successo.

POV. ASTRID
Guardo imbambolata il pavimento glaciale del palazzo, non muovendomi neanche di un millimetro da dove mi trovavo prima.
“Astrid? Non ti sarai mica innamorata di quel mortale?” mi domanda Erin, destandomi dai miei sogni. Sorrido e arrossisco imbarazzata, poi mi accarezzo le ali.
“No Erin, non ti preoccupare.” La rassicuro io, dopo un po’. La regina emette una risatina e si avvicina a me, accarezzandomi il volto.
“Lo sai anche tu che le ninfe non possono procreare, Astrid.” Sussurra lei. Io strabuzzo gli occhi e, cordialmente, mi scanso.
“Ma no!! Mia regina cosa va a pensare!!” esclamo imbarazzata, con il viso rosso peperone. Lei ride di nuovo. “Mi sa che è meglio se vado… con permesso.” Dico, inchinandomi e volando dentro il mio bocciolo di rosa gigante. Sì, perché noi ninfe viviamo dentro a boccioli di rose giganti accuratamente arredate all’interno. La mia rosa è azzurra. Apro la porticina turchese e, una volta entrata, chiudo. Accendo il fuoco e sopra di esso metto a scaldare dell’acqua aromatizzata alle erbe, per berla e scaldarmi dato il freddo che c’è. Intanto mi siedo sul letto e appoggio i gomiti sulle cosce.
“Hiccup… che strano nome.” Sussurro, guardando da una piccola finestra circolare posta in alto al bocciolo la luna che veglia su tutti noi. Sento l’acqua bollire e la vado a togliere dal fuoco. La verso dentro ad una tazza di legno e bevo. Poi mi infilo sotto le coperte.
“Un nome strano ma un ragazzo straordinario.” Mormoro sorridendo e chiudendo gli occhi. La notte passa velocemente, anzi, molto velocemente e i primi raggi del sole mi riscaldano la pelle. Apro gli occhi azzurro ghiaccio e sorrido, pensando che oggi sarebbe stato il mio primo giorno da mortale dopo tanti e tanti anni. Mi alzo stiracchiandomi e prendo un vestito diverso da quello che uso di solito: è corto fino alle ginocchia e di colore verde. Ma un verde simile agli occhi di Hiccup. Prendo degli stivaletti con la punta a ricciolo dello stesso colore e esco di casa, diretta da Erin per farmi mandare fuori dal lago. Ma me la trovo inaspettatamente davanti.
“B-buongiorno sua maestà!!” esclamo spaventata dalla sua comparsa improvvisa. Lei ride.
“Astrid, è il tuo momento. Torna mortale, ma sai i tuoi limiti.” Mi avvisa, prendendomi le mani. Annuisco, deglutendo e lei chiude gli occhi. Ora mi trovo sulla riva del lago. Mi guardo intorno, disorientata e felice, poi comincio a saltellare. Nonostante siano passati molti anni da quando ho lasciato Berk, ricordo la strada e la percorro, fino ad arrivare al centro del villaggio: è così silenzioso, non c’è nessuno ma soprattutto è diverso.
“Wow…” sussurro, correndo verso la fucina di Skarakkio. Tocco tutti gli arnesi e poi mi vengono alla mente alcuni ricordi… Hiccup! Io conosco Hiccup dalla nascita! Lui era uno dei miei amici, il più mingherlino e preso in giro dal gruppo… Decido allora di dirigermi verso casa Haddock.  Busso e mi ritrovo una persona che in poco riconosco.
“Capo Stoick…” mormoro. Lui fa una smorfia sbalordita e mi abbraccia.
“Astrid? Sei davvero tu?” mi chiede felice. Io annuisco e lui mi invita ad entrare. “Hiccup sarà felicissimo di vederti!” esclama gioioso. Non ho mai visto Stoick così.
“A proposito… dov’è?” chiedo, sorridente.
“E’ in camera, ancora dorme. Vai pur su, se vuoi.” Dice. Salgo le scale silenziosamente per non svegliarlo e lo vedo steso sul letto. Ha i capelli scompigliati e posso benissimo intravedere il suo petto nudo poco prima che scompaia dalla mia vista, protetto dalla coperta. Mi siedo sul letto e comincio a carezzargli le ciocche color cioccolato. Wow… me lo ricordavo così diverso… e ora guardatelo, così bello, forte, sicuro, eccezio….
“Astrid?” sussurra lui con la voce ancora impastata dal sonno, destandomi dai miei pensieri. Ritraggo la mano, spaventata e arrossisco.
“Ehm…. Ciao Hic… T-tuo padre m-mi ha mandat-ta s-su.” Balbetto imbarazzata. Lui comincia a ridere e mi riprende la mano con la quale prima gli stavo accarezzando i capelli e la bacia. Io sorrido, imbambolata e incantata dai suoi bellissimi e magnetici occhi verdi. In lui rivedo ancora quel ragazzo quindicenne che conoscevo prima di diventare ninfa. Ma ora è cresciuto. È più maturo, più forte, più sicuro e… più attraente. Oh sì che lo è, molto di più.
“Astrid. Hai già fatto colazione?” mi chiede, sedendosi affianco a me.
“No… effettivamente no. Ero così impaziente di venire da te e rivederti… cioè… ero così impaziente di riprendere la mia vita da umana che mi sono dimenticata.” Balbetto. Forse i miei sentimenti stanno trasparendo un po’ troppo.

POV. HICCUP
Astrid è strana oggi. Cioè, molto strana. È particolarmente distratta e… insomma… mi sta facendo capire alcune cose che forse non dovrei sapere. La guardo e le sorrido, poi le prendo il volto fra le mani e avvicino il mio al suo. Lei arrossisce pesantemente e mi guarda negli occhi.
“Che cosa vuole fare oggi, milady?” chiedo, illudendola del fatto che stessi per baciarla.
“Tutto quello che vuole lei, Signor Hiccup.” Mi risponde, imbambolata. Rido e ci allontaniamo dolcemente. La invito a fare colazione e scendiamo le scale, mentre preparo due tazze di latte di yak.
“Hai visto chi c’è, Hiccup?” mi chiede mio padre, entusiasta.
“ehm… sì, c’è Astrid.” Rispondo stranito dalla sua reazione.
“Figlio… non so se hai capito bene chi è. Lei è Astrid Hofferson l’Audace.” Ribadisce. Strabuzzo gli occhi e la squadro bene, riconoscendo nel suo viso meraviglioso i tratti di quella giovane ragazza che conoscevo anni fa.
“Odino santo! Ma mi avevano detto che eri fuggita da Berk per sempre con Tempestosa!!” esclamo felicemente, correndo da lei, prendendola per la vita e sollevandola da terra.
“No… in realtà sai cos’è successo veramente.” Sussurra, mentre la appoggio a terra.
“Dov’è finita Tempestosa?” chiedo.
“Si è spaventata quando mi sono trasformata ed è volata via… chissà dov’è la mia piccola…” dice tristemente.
“Ecco cosa faremo oggi: cercheremo il tuo drago.” Esclamo, felice, ricevendo un bacio sulla guancia da lei. Io non ci posso credere: l’amore della mia vita è tornato, ma la cosa più formidabile è che sembra ricambiare i miei sentimenti. Mi fiondo a vestirmi rapidamente e in poco sono già pronto. Prendo dolcemente la mano di Astrid e la accompagno da Sdentato. “Astrid, ti ricordi il nostro volo al tramonto?” domando. Lei arrossisce e annuisce.
“Come potrei scordarmelo, Hic.”
“Perfetto. Allora prego milady, il drago è pronto.” Annuncio inchinandomi. Lei mi guarda con devozione e sale su Sdentato. In poco ci troviamo in volo: il vento a scompigliarci i capelli ma le sensazioni più belle sono altre: il profumo di Astrid sulla mia pelle, le sue mani sui miei fianchi e la sua testa sulla mia spalla. Oddei quanto la amo… se solo avessi il coraggio di dichiararmi. Anni ad aspettarla, a piangere la sua scomparsa ed ora ce l’ho di nuovo accanto. Mi sembra un sogno. Ma i miei ragionamenti vengono interrotti da un rumore sinistro proveniente dalla coda di Sdentato.
“Oh no…” dico, voltandomi per controllare. “Astrid tieniti forte! Stiamo per precipitare!!!” urlo io, attirandola a me e prendendola per la vita, lasciandomi cadere nel vuoto mentre aziono la tuta alare. Atterriamo entrambi sani e salvi sulla riva di un’isola. Con lo sguardo seguo la caduta di Sdentato e con le lacrime agli occhi corro verso di lui, seguito da Astrid. Lui cade di peso non tanto distante da noi e appena lo vedo steso a terra dolorante mi fiondo da lui.
“Ehi bello… è tutto apposto non è…” le parole mi muoiono in gola quando noto che il ferretto guasto della coda si è infilato in una delle zampette posteriori. Prendo a piangere, accasciandomi su di lui e sento un sussulto da parte di Astrid, appena ci vede. Corre verso di noi e si mette in ginocchio vicino a me, accarezzando un’ala di Sdentato. La sua guancia destra viene rigata da una lacrima che ne fa sgorgare altre sue sorelle e tinge di rosso i suoi splendidi occhi. La abbraccio, entrambi singhiozzanti, mentre lei mi carezza con mano tremante i capelli.
“Andrà tutto bene Hic… lo so. Sdentato è un drago forte… non ci lascerà… te lo prometto.” Piange lei. La stringo a me più forte. Dopo poco lei si stacca di pochi centimetri da me e mi lascia un bacio sull’angolo destro delle mie labbra.

POV. ASTRID
Vedo Sdentato soffrire molto. Sicuramente quel ferretto deve fare molto male. Non solo a lui. Ma anche a me ed Hiccup. Infondo Sdentato mi ha sempre voluto un mare di bene e io a lui. E poi Hiccup è il suo migliore amico. Non posso permettere che uno stupido ferretto gli tolga la vita. Sotto di lui si sta raccogliendo una grande pozza di sangue. Osservo bene la zampa dilaniata e guardo Hiccup.
“Hic… devo toglierlo… sennò farà infezione anche perché il ferretto è arrugginito. Dopo proverò a fare una cosa che non garantisco. Ma per voi ci provo.” Dico con voce tremante. Lui annuisce, asciugandosi le ultime lacrime. “Sdentato… bello… ora ti farò un po’ male, ma lo faccio per te.” Sussurro, accarezzandogli la testa. Come se mi avesse capito al volo, con le poche forze che possiede, mi lecca tutta, facendomi lievemente sorridere. Con un movimento deciso, tolgo il ferretto dalla zampa del drago e un ruggito dolorante smuove tutta la foresta e caccia gli uccelli dai rami degli alberi. Riprendo a piangere e metto le mani sulla ferita.
“Oh dolce amico mio non ti devi preoccupare,
perché presto la tua ferita sarò in grado di curare
invoco così gli Dei perché mi possano ascoltare
vi prego, vi chiedo di udirmi e Sdentato salvare….”
Canto versando altre lacrime. Sdentato continua a lamentarsi e dopo un grido più forte, chiude gli occhi. A quel punto mi accascio su di lui, con il brutto ricordo di aver visto Sdentato morire davanti a me per causa mia. Ora Hiccup non mi parlerà più. Non ha nemmeno più senso che continui a vivere. Improvvisamente comincia a piovere. Il mio stato d’animo condiziona il tempo.
“Astrid… si vede che doveva andare così… non è colpa tua…” dice lui, singhiozzando.
“Non è vero… tu devi odiarmi… l’ho ucciso!”
“Non l’hai fatto apposta, Astrid.” Ribadisce, accarezzandomi il viso. Io faccio cenno di no con la testa e sprofondo il mio volto nel petto di Hiccup, che mi circonda completamente con le sue braccia. Ci stendiamo a terra, ancora abbracciati e non ci lasciamo fino a quando io non mi metto a gattoni su di lui e avvicino la mia faccia alla sua. La ferita di Sdentato comincia a brillare, attirando parzialmente la nostra attenzione, intenti in un dolcissimo bacio che trasmette ad entrambi tutto l’amore che abbiamo tenuto represso per anni.

ANGOLO AUTORE
Ehilà! Come va la vita? La storia vi piace? Ditemelo con una recensione. Sbaglio in qualcosa? Assolutamente non mettetevi scrupoli, tutto ciò mi serve. Vi fa schifo la storia? Potete dirmelo con le recensioni.
Beh, non mi dilungo molto. Spero che quello che scrivo sia di vostro gradimento.
Un bacio
Astrid
P.S. Secondo voi cosa succede a Sdentato? Fatemi sapere le vostre opinioni. ;P

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'inizio della nostra avventura insieme ***


POV. HICCUP
Le sue labbra fredde e bagnate dalla pioggia danzano sulle mie, mentre altre lacrime escono dai nostri occhi. Le sue mani mi accarezzano i capelli e le mie sono delicatamente poggiate sulla sua schiena. Ad un tratto una luce proveniente da Sdentato attira la nostra attenzione e ci fermiamo, non prima di esserci sorrisi e scambiati un ultimo bacio a fior di labbra. Ci incamminiamo verso di lui mentre continua a emanare una luce dorata, come quella della quale brillava Astrid ieri al lago. Vedo la mia amica sorridere e prendermi la mano.
“Sta guarendo! Non l’ho ucciso, la magia sta facendo effetto!!!” grida felicemente, dipingendo sul mio volto un sorriso enorme. Mi giro verso di lei e le prendo il volto fra le mani, guardandola bene. Prendo un grosso respiro per dirle qualcosa ma non ci riesco. Dentro di me vorrei dirle ti amo ma è soffocato, non ce la fa ad uscire. Comincia a guardarmi stranita e io mi avvicino ulteriormente a lei, baciandola di nuovo e sentendo le sue labbra sulle mie sorridere.
“Sei fantastica.” Sussurro, quando ci stacchiamo. Entrambi guardiamo Sdentato che comincia a riprendere conoscenza, fin quando non apre i suoi occhioni e ci guarda, come se nulla fosse successo. Di colpo la pioggia cessa di bagnarci e le nuvole si diradano lentamente. Entrambi abbracciamo Sdentato, felici come non mai. “Astrid… davvero, grazie non so come ringraziarti.” Dico, prendendole le mani. Lei scuote la testa, sorridendo.
“Non devi ringraziarmi, Hic. Sono già felice di essere qui con te adesso, perché vuol dire che posso vivere da umana… purtroppo non per tutta la vita ma… mi accontento.” Risponde. Le accarezzo il viso candido e le sorrido, ricambiato da lei. Saliamo in sella a Sdentato, pronti per continuare la ricerca di Tempestosa. Ci alziamo in volo e sento Astrid sospirare, dopo un po’.
“Che c’è Astrid?” chiedo dolcemente.
“Io… non so esattamente chi sono.” Risponde.
“Come no? Sei Astrid Hofferson, la ninfa e la vichinga più bella dell’universo.” Rispondo, sentendo delle risate da parte della ragazza e un bacio sul mio collo.
“Non esattamente, Hic. Avevo detto che solo all’età di quattordici anni mi sono resa conto di essere ninfa. E invece non è vero, perché a quattordici anni ero ancora a Berk. A quindici anni sono scomparsa, non quattordici. C’è qualcosa che non mi quadra. Probabilmente Iris e Erin non me la raccontano giusta.”
“E perché mai dovrebbero farlo? Non ha senso, Astrid.” Constato. Le due regine non ne ricaverebbero nulla mentendo a lei…
“Non lo so. Non lo so proprio. Dovrei parlare con Erin. Tu mi conosci bene, sono la tua migliore amica, sono testarda e finché non ottengo quello che voglio, combatto.” Afferma. Io annuisco sorridendo.
“Certo che ti conosco, bellissima.” Sussurro, in un modo impercettibile.
“Anche tu, Hic.” risponde lei, appoggiando la sua testa sulla mia spalla e circondandomi il petto con le braccia.
“Cosa anche io?” domando.
“Che sei bellissimo.” Risponde ridendo. Sussulto: mi ha sentito? “Le ninfee hanno un udito più che sviluppato e a volte sanno leggere nella mente degli altri.” Mormora avvicinando le sue labbra al mio orecchio. O mamma devo pure stare attento a ciò che penso adesso?!

POV. ASTRID
Davvero mi crede bellissima? Ma che dolce…
“Astrid, ti ricordi dove si è diretta Tempestosa quando Iris ti ha trasformata?” mi chiede lui.
“Non esattamente ma se non ricordo male a Nord.” Rispondo.
“I draghi sono territoriali. Dopo un breve periodo di tempo tornano dove hanno vissuto per anni. E Tempestosa non è più tornata… Oh no! Ho un pessimo presentimento….” Spiega Hiccup.
“Alvin!!” diciamo insieme, terrorizzati. “Se l’ha presa lui, difficilmente l’avremo indietro. E poi chissà se è ancora viva…” dico, stringendo ancora di più Hic a me. Lui mi accarezza le mani incrociate sul suo petto e le bacia.
“Faremo di tutto per salvarla, te lo prometto. Ti devo un favore, no?” mi chiede.
“No, non mi devi niente. A me basta la presenza del mio migliore amico per sentirmi bene.” Dico guardandolo. Lui sorride e non dice nulla. Arriviamo all’isola degli Esiliati e facciamo del nostro meglio per non farci vedere. Atterriamo silenziosamente e ci nascondiamo dietro i grandi crepacci neri che introducono il villaggio. Sentiamo un grido da parte di Alvin e degli ordini dettati da lui come “Tenete a bada questo drago!” oppure “mettetelo in gabbia!”. Guardo Hiccup, molto preoccupata e lui mi sorride, rassicurante e mi stringe la mano. Mi sento già meglio, Hiccup è così magico e affettuoso.
“Ok Astrid. Ora dobbiamo dirigerci verso il villaggio. “ sussurra, mentre io annuisco e cominciamo a correre verso la nostra meta. Dopo qualche minuto di corsa Hiccup si ferma e si nasconde dietro un muro. Non capendo niente, resto impalata e lui mi tira a sé, facendomi girare e sbattere contro il suo petto. Sono a pochi centimetri dal suo bellissimo viso e ho una tentazione che leggo chiaramente dai suoi occhi smeraldini avere anche lui. Ma il tempo è così poco che ci limitiamo a scambiarci un dolce e rapido bacio a fior di labbra, mentre un Esiliato passa davanti a noi non accorgendosi della nostra presenza. Continuiamo la corsa e giungiamo ai piedi dell’Arena.
“Ora dobbiamo affrontare Alvin, in un modo o nell’altro. Te la senti?” mi chiede. Annuisco, sospirando ed entriamo nell’Arena. Precedo Hiccup nel parlare, però.
“Alvin! Ma guarda chi si rivede dopo anni eh? Allora…. Hai fatto un po’ di spesa a Berk? Hai preso per caso un Uncinato Mortale di mia conoscenza?” chiedo. Lui mi guarda stranito.
“No… Sappi tesoro che non ho bisogno di Uncinati Mortali che sono draghi da quatto soldi per la mia flotta aerea! Io ho draghi molto più potenti, pasticcino.” Mi provoca lui. Ok, va bene che sono diventata ninfa ma il guerriero che ero a quindici anni è rimasto e non ho paura di tirarlo fuori. Corrugo la fronte e sollevo la mano sinistra all’altezza del torace, materializzando con la magia un’ascia. La MIA ascia, che faccio roteare tra le mie mani. Prendo a correre verso Alvin con la mia arma in mano, decisa ad annientarlo.
“Ti ho detto di darmi Tempestosa, subito!!!” urlo sferrando un fendente che para con la sua spada.
“Non ho nessuna Tempestosa qui! Te lo giuro!!” si difende. Involontariamente la sua spada colpisce il mio braccio, provocandomi un taglio bello profondo.
“ASTRID!!!” urla Hiccup, correndo verso di me e prendendo una sorta di spada infuocata.
“Prova a toccarla di nuovo e ti faccio fuori, hai capito?!” minaccia lui.
“Oh oh oh! Il figlio di Stoick l’Immenso!! Ma quanto sei cresciuto, ragazzo! E adesso sei pure in grado di intimorirmi!!” ride Alvin.

POV. HICCUP
Non ci vedo più. Sono accecato dalla rabbia: Alvin ha ferito Astrid e in più mi sta provocando. Avvicino la fiamma alla sua gola, cosicché la lama incandescente disti dal suo collo neanche un centimetro.
“Ora ci dici dov’è Tempestosa o potrai dire addio alla tua isola. ORA.” Dico io con tono autoritario. Alvin annuisce.
“Ho… aiutato la tribù di Dagur a catturarla. E’ da loro.” Confessa deglutendo rumorosamente. Sorrido compiaciuto e tolgo la lama dal suo collo, dirigendomi da Astrid che prendo in braccio. La appoggio sulla sella di Sdentato e la bacio la fronte.
“Mi piaci quando parli con questo tono così autoritario…” dice sorridendo e toccandomi il petto. Io rido e le prendo la mano.
“Allora lo userò più volte. Se piace alla mia signora faccio tutto. Comunque arrivo Astrid. Ho un conto in sospeso con Alvin.” Dico accarezzandole il viso. Prendo di nuovo la mia arma e mi dirigo da lui. “Vorrei ringraziarti per la tua gentilezza nell’aver confessato ma…” mi blocco e giro l’elsa della spada, facendo fuoriuscire il gas di Bizzippo e incendiandolo. L’arena esplode, facendo uscire tutti i draghi dalle gabbie.
“I MIEI DRAGHI!!!!” urla lui.
“No, non sono tuoi e non provare mai più a maltrattarli, chiaro? O quello che è successo alla tua Arena potrebbe accadere a te!! Tutto questo non l’ho fatto solo per fartela pagare per la tua cattiveria, bensì anche perché hai ferito Astrid e per tutte le cose che hai fatto al mio villaggio in passato! Che non ti salti in mente di attaccarci mai più!!” grido infuriato, correndo da Astrid che si sta lamentando dal male al braccio. Metto le mani a mo’ di ciotola e faccio sputare a Sdentato della saliva.
“Posso?” chiedo a lei, indicandole la ferita. Fa una faccia un po’ schifata ma annuisce. Applico la saliva sul braccio e in poco il taglio si chiude.
“C-come hai fatto?!?” esclama lei, esterrefatta.
“La saliva di Furia Buia è miracolosa, cura ogni singolo male ed è formidabile con le ferite, come hai potuto ben vedere.” Spiego salendo su Sdentato. Ci alziamo in volo verso l’isola dei Grandi Guerrieri ma Astrid mi ferma.
“Hic… devo tornare indietro… è buio e sai i limiti che ho.” Sussurra. Annuisco e torniamo a Berk. Atterriamo nella piazza. Scendiamo entrambi e dico a Sdentato di tornare a casa da solo. Quando siamo da soli, Astrid si gira verso di me e mi abbraccia, guardandomi sorridendo.
“Sei bellissima… qualsiasi ninfa in confronto a te non è nulla, Astrid. Tu sei la più bella, le stelle invidiano tutto ciò che sei. Non potrei fare a meno di te.” Sussurro. Lei prende la mia testa fra le mani e mi bacia.
“Io sono la ninfa e tu il Cavaliere. Tu sei il mio punto di riferimento e il pilastro di vita. Non potrei vivere senza sentirti Hic. Non immaginerei vita senza te.” Mormora. Scoglie l’abbraccio e con il braccio sinistro mi circonda il fianco. Io la avvolgo con il braccio opposto e camminiamo abbracciati fino al lago. Ci sediamo sulla riva, ancora incollati l’un l’altra e lei appoggia la sua testa sulla mia spalla.
“Perché sono ninfa? Perché non posso stare con te?” si chiede sospirando. “Io non voglio tornare nel buio, Hic. Io voglio stare con te non voglio lasciarti!” continua. Mi giro verso di lei e le accarezzo il viso.
“Anche io voglio stare con te ma non possiamo. Erin ti ha ordinato così e purtroppo sei tenuta a rispettarla. Vorrei che non te ne fossi mai andata da Berk. Io ti vorrei sempre accanto a me.” Rispondo. Ci baciamo un’ultima volta prima di alzarci e abbracciarci.
“Buonanotte milady.” Sussurro posandole un bacio sulla fronte.
“Buonanotte mio Cavaliere.” Mormora prima di dissolversi davanti ai miei occhi. Resto a guardare il vuoto con sguardo assente, poi cado di peso sulle mie ginocchia e prendo la testa fra le mani.
“Ti amo Astrid…” sussurro poco prima di alzarmi e dirigermi verso casa.

*scusate per le ripetizioni di braccio e abbraccio ma non sapevo come descrivere la posizione in cui sono!! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Siamo nella stessa lacrima (parte 1) ***


POV. ASTRID

Mi giro e rigiro nel letto ma non riesco per nulla a prendere sonno. Non ce la faccio proprio. Ho troppe cose che mi frullano per testa e l’idea di abbandonarmi alla notte non mi convince. Mi alzo dal letto ed esco dal mio bocciolo di rosa, diretta verso la superficie del lago. Erin mi ha detto che devo essere a casa entro l’insorgere della luna nel cielo ma non mi ha per nulla detto che dopo essere tornata non sarei potuta uscire, perciò mi dirigo da Hiccup. Esco dall’acqua e metto un piede sulla riva, tutta rigida dalla paura. Le ninfe non potrebbero toccare terra ma la regina me lo ha permesso, per fortuna. Infatti non avverto nessuna scottatura sulla pelle e felice corro verso il centro del villaggio. Il cielo a quest’ora è strano: c’è ancora molto scuro ma si comincia a vedere qualche spiraglio di luce, è affascinante. Arrivo a Berk e mi fermo un secondo per annusare l’aria che aleggia: così buona…. Sa di pino mugo misto a legna bruciata. Mi fa davvero sentire a casa e questo mi mette a mio agio. Riprendo il mio cammino ma verso la Grande Sala. Arrivo ai piedi della scalinata enorme che conduce all’imponente portone e sorrido. Il mio sguardo si sposta su uno dei muretti che contornano i gradini. Riesco completamente a vedere la scena di quando Hiccup non sapeva come dire a suo padre di non usare Sdentato come drago e io gli ho consigliato il metodo del miele e del randello…. Che bei ricordi… Vengo destata subito dai miei pensieri da un gradevole tempore che avverto sulle braccia nude. Orma è l’alba e mi affretto a raggiungere la casa del mio migliore amico. Arrivata, busso alla porta ma nessuno apre.
“Beh, saranno a dormire.” Dico, facendo per andarmene.
“Cosa ci fa una splendida signorina in giro per le vie di Berk all’alba tutta sola soletta? Cercava qualcuno?” mi chiede una voce familiare, che mi fa alzare il capo verso l’alto.
“Hic!!” esclamo contenendo la voce e saltellando felice. Con un balzo salta giù dal tetto e si ritrova accanto a me.
“Vieni con me. E’ bellissima a quest’ora Berk dall’alto.” Sussurra prendendomi la mano. Mette una scala di legno sulla parete della casa e mi fa salire sul tetto. Dopo un po’ mi raggiunge e ci sediamo vicini.
“Hai ragione Hic. E’ stupenda.” Mormoro sorridendo. Lui mi avvolge con le sue braccia e io mi trovo accucciata tra queste ultime e il suo petto. Così protetta mi sento al settimo cielo.
“Mai quanto te, milady.” Mi risponde, facendomi arrossire come un papavero. Lo guardo bene e noto che ha gli occhi lucidi.
“Tutto ok, Hic?” chiedo accarezzandogli il volto. Lui annuisce senza dire una parola. “Puoi dirmi tutto. Sono o no la tua migliore amica?” domando di nuovo, girandomi verso di lui completamente e mettendomi a cavalcioni sulle sue gambe.
“No, nulla, veramente Astrid.” Risponde nuovamente, aiutandomi a scendere dal tetto. “Vuoi venire un attimo dentro?” chiede. Annuisco poi varco la soglia di casa Haddock. La guardo bene, nei minimi dettagli. Tutto ciò mi fa sorridere.  “Vieni sul soppalco, devo farti vedere delle cose.” Mi invita sorridendo. Saliamo le scale e lui fruga nel suo armadio, uscendone con un completo da donna vichingo composto da spalliere di ferro, corpetto rosso, pelliccia, gonna, delle polsiere, dei leggins blu e degli stivali pelosi.
“Che bel completo!!” esclamo guardandolo meglio.
“Sono felice che ti piaccia perché… insomma… è tuo.” Confessa, guardandomi dolcemente.

POV. HICCUP
Avevo cucito con le mie stesse mani quel corpetto rosso mentre il resto era di mia madre, quando era più giovane e soprattutto quando era con noi.
“D-davvero è per me?” domanda incredula. Annuisco. “Oh Hic! E’ bellissimo!!” esclama abbracciandomi.
“Il corpetto l’ho realizzato io mentre il resto era di mia madre.” Spiego, mentre noto con il cuore spezzato che nei suoi occhi ci sono delle lacrime.  “Io… non so cosa dire Hic. Indossare le cose di tua madre è un onore enorme. Sicuro che posso?” domanda.
“Sì che puoi.” Rispondo. Mio padre mi disse che avrei donato l’abbigliamento di mia madre solo alla donna che amo. E lei è la donna che amo. Vorrei tanto dirglielo ma non ce la faccio, è difficile per me. “La cosa più importante però è questa.” Dico frugando nel baule e uscendone con uno scatolino blu notte. Glielo porgo e lei lo apre. I suoi occhi meravigliosi si illuminano di gioia quando vede il kransen.
“E’ bellissimo, davvero. Grazie mille Hiccup.” Sussurra lasciandomi un leggero bacio sulla guancia.
“Ti aiuto a metterlo, se vuoi.” Dico sorridendo. Lei annuisce e allora prendo il kransen e mi metto dietro di lei. Le scosto il ciuffo che le oscura il bellissimo occhio sinistro e posiziono l’antico oggetto sotto la ciocca bionda, che ricade meravigliosamente sopra il kransen, coprendone una parte. Il resto della fascetta di cuoio percorre la testa. La invito a guardarsi allo specchio e timidamente rivolge uno sguardo alla sua figura.
“Wow… se stupenda Astrid.” Dico prendendole una mano.
“Posso indossare anche gli altri vestiti?” mi chiede guardando il completo adagiato sul letto. Annuisco, vedendola sorridere e prendere tutto l’abbigliamento, dirigendosi in bagno. Una volta chiusa la porta, mi butto a peso morto sul letto, assorto nei miei mille pensieri. Dopo qualche minuto sento la porta aprirsi e mi metto seduto sul materasso. Per poco non mi cade la mascella: Oh Thor la bellezza di questa ragazza vestita da vichinga!!!
“Hic… tutto apposto?” mi chiede ridendo. Forse non ho mascherato bene ciò che penso.
“S-s-sì! Tutto alla g-grande!” balbetto come un beota. Sono talmente incantato che non potrei fare diversamente.
“Non mi sembra molto… stai sudando e sei rosso peperone…” dice maliziosa, avvicinandosi a me. No Thor, no Thor!!! “Che succede?” domanda arrivata da me e abbassando il suo volto alla mia altezza, per guardarmi meglio. A cavolo, se non vede bene quando è a due centimetri di distanza deve mettersi gli occhiali!!
“N-nulla è che s-sei…” non finisco la frase che mi bacia in modo possessivo. Si mette a cavalcioni sulle mie gambe e riprende quel bacio, ma ora più romantico e dolce. Mi stendo sul letto, di conseguenza facendo stendere lei su di me, senza mai separarci.
“E questo per cosa sarebbe?” chiedo quando ci stacchiamo per prendere aria.
“Per cosa mai dovrebbe essere scusami?”
“Boh non so. Quando eri più piccola mi dicevi sempre per quale motivo mi concedevi l’onore di poter baciare le tue bellissime labbra.”
“Ahh… effettivamente hai ragione. Beh, il motivo per il quale ti ho baciato è che… io… sono innamorata di te.” Sussurra giocherellando con i miei capelli. Spalanco gli occhi: ma seriamente?
“Cosa scusa? Potresti ripetere che non ho capito?”
“Ti amo.” Ridacchia, riprendendo a baciarmi. La sento sorridere sulle mie labbra e questo mi gratifica.
“Come hai fatto ad innamorarti di uno come me, Astrid?”
“E’ lunga da spiegare la storia, Hic. Risale a molto tempo fa. Io ti amavo già da quando eravamo più piccoli e adesso poterti avere con me di nuovo… mi sembra un sogno essere qui abbracciati stesi sul letto a coccolarci! Non ci posso credere!” esclama felice. Sorrido e allungo un braccio verso il suo volto, prendendo la sua testa in una mano e accarezzandole i capelli da dietro.
“Se tu mi ami da quando eravamo più piccoli, io ti amo da quando eravamo nati.” Confesso. Finalmente ce l’ho fatta!! Non mi sembra vero, per Odino! Sul suo volto si dipinge un sorriso meraviglioso e subito avvicina lentamente il suo volto al mio, appoggiando la sua fronte sulla mia.
“Ti amo.” Sussurra, chiudendo gli occhi.
“Anche io.” Mormoro, prima di avvicinarmi ancora a lei e baciarla teneramente.

ANGOLO AUTORE
Bella a tutti ragazzi! Bene, questo capitolo è notevolmente più corto perché noto che quando li faccio chilometrici non vengono letti da molti causa tempo e voglia. Perciò ho trovato un compromesso, sfornando capitoli più corti ma ricchi e densi di emozioni. Beh, notato che questo capitolo è particolarmente romantico? Beh, non sopportavo vedere il mio Hiccup così frustrato all’idea di non riuscire a mostrare alla bella Astrid i suoi sentimenti, perciò ho preso due piccioni con una fava. Astrid e Hiccup che si amano reciprocamente (strano eh? XD).
Beh, spero che possiate recensire, anche poche parole ma che mi facciano capire che la storia piace e posso continuarla senza tediarvi troppo. Confido in voi :3
Baci
Astrid

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Siamo nella stessa lacrima (parte due) ***


POV. ASTRID
E’ un bacio dolcissimo, il più dolce che io abbia mai dato ad Hiccup. Non so bene come descrivere i sentimenti che provo per lui, perché sono tanti e mischiati. Quando ero più piccola avevo promesso a mio zio che non mi sarei mai innamorata di Hiccup, perché per lui era troppo maldestro e poco vichingo. Ma penso che lui abbia fatto un grosso errore a giudicarlo, perché se adesso zio Finn potesse essere qui e vedere come Berk è diventata, cambierebbe senza dubbio idea su Hiccup, perché tutto questo è accaduto solo ed esclusivamente grazie a lui. Al pensiero dello zio mi scende una lacrima, che Hiccup, intento ancora a baciarmi, toglie via dolcemente con il polpastrello del pollice.
“Astrid, che hai?” mi chiede separandosi da me.
“Stavo pensando a tante cose, Hic… in particolare a mio zio Finn.”
“Ho capito. Senti… ti andrebbe di andare in volo con Sdentato in una delle isole che abbiamo scoperto? Così ti riprendi un po’.” Propone lui, accarezzandomi un braccio. Annuisco, lasciandogli un ultimo bacio a fior di labbra. Scendiamo dal soppalco e saliamo in sella al drago, spiccando il volo dopo poco.
“Perché tuo padre non c’è?” chiedo incuriosita, ricordando che la casa era completamente vuota.
“E’ andato via per qualche giorno. Tornerà venerdì.”
“Ciò vuol dire che abbiamo ben cinque giorni per stare insieme.” Sussurro baciandogli una guancia. Passiamo il volo a coccolarci e a parlare dei vari cambiamenti di Berk, quando Hiccup esulta.
“Ecco l’isola! Sdentato, atterra lì bello.”  Dice Hiccup, entusiasta. Il drago esegue gli ordini impartiti da Hic e in poco ci ritroviamo ad ammirare il bellissimo sole che si riflette sulla distesa marina. Ci accoccoliamo vicini, proprio sullo strapiombo. È un’isoletta minuscola, ci sono due alberi e qualche cespuglio, poi il mare. Ma va benissimo, basta che sia con lui. Alzo il capo e vedo Hiccup sospirare, avvilito.
“Che c’è?” chiedo dolcemente.
“Astrid… mio padre ha detto che vuole ritirarsi dalla carica di Capo di Berk e passarla a me.”
“Ma è una cosa fantastica Hic! Renditi conto dell’onore che hai!!!”
“Sì ma… questi momenti posso benissimo scordarli. Non mi prenderò più cura di Sdentato perché sarò troppo preso dalle mansioni del villaggio. Non penserò più all’Accademia… Astrid, tu mi conosci e l’idea di fare il leader non fa per me.”
“Hiccup! Forse tu non capisci che tu sei nato leader! Fare il capo è la cosa giusta per te!”
“No… io preferisco volare libero nel cielo e stare con te.” Confessa prendendo la sua testa fra le mani. Sgancio un pugno sulla sua spalla e lo stendo a terra. “Certo che non hai perso mica il vizio di tirare pugni letali!!” commenta.
“Perché sei uno stupido! Dovresti imparare a scindere i  tuoi difetti dai tuoi pregi! E non ce la fai! Hiccup, tu ti vedi un ragazzo completamente imperfetto. Ok, la perfezione al mondo non esiste, ma tu non sei imperfetto. Tu hai un’infinità di pregi che in tanti pagherebbero oro per averli al posto tuo, Hic! Devi imparare a riconoscerli, ovviamente non vantandotene.” Spiego arrabbiata. Lui sorride e si alza, accarezzandomi il viso.
“Grazie per ciò che mi hai detto. Come posso ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me?”
“Non devi fare nulla. Devi solo essere più sicuro di te stesso, perché sei un ragazzo eccezionale. E poi a me bastano le tue labbra. Quello è il miglior ringraziamento che tu possa farmi.” Sussurro abbracciandolo. Lui mi posa un dolce bacio e mi scosta da sé per guardarmi negli occhi.
“Non è vero che la perfezione non esiste, Astrid. Perché TU sei perfetta.” Mormora, dipingendo sul mio volto un sorriso raggiante e accarezzandomi il ciuffo che mi oscura l’occhio sinistro.
“Non sorridevo così da anni. Grazie per aver portato felicità nella mia vita.” Dico commossa.
“Non potrei non farti sorridere, non potrei proprio. Una delle tante cose meravigliose di te è il tuo sorriso.” Risponde. Ok, mi sta facendo arrossire troppo.
“Quindi… diventerai mai capo di Berk?”
“Non lo so… ci devo pensare ancora su, Astrid.” Risponde. Annuisco, mentre mi alzo da terra, seguita da Hiccup.

POV. HICCUP
Resto impalata a guardarla: così tremendamente bella nella sua semplicità. Ora che sta passando le giornate con me la riconosco già di più. Così aggraziata e poco violenta non la riconoscevo quasi più. Devo dire che amo più Astrid vichinga che Astrid ninfa, perché mi fa ricordare i tempi della mia infanzia e di quanto la desiderassi da subito, nonostante i pugni così numerosi ricevuti da lei. Sorrido e vengo notato da lei.
“Che c’è Hic?” domanda.
“Niente. Pensavo.”
“E la tua migliore amica può sapere a che cosa stavi pensando?” sussurra stendendomi nuovamente per terra e mettendosi accanto a me.
“Pensavo a te. Perché non passa nemmeno un momento della mia vita nel quale io non pensi a te.” Dico. Non riesco a fermarmi, la mia anima ha un disperato bisogno di confessarle l’amore che provo per lei. E’ come se un drago fosse rimasto rinchiuso in gabbia per 18 anni e adesso avesse un disperato bisogno di libertà. Mi sento esattamente così. Le prendo le mani e la guardo dritta negli occhi, mentre sorride. “E’ chiaro, le donne sono il motivo per cui ci si sveglia la mattina, sono la luce, il motivo per cui si va a correre, le donne sono l’intrigo. Sono il mistero, sono l’amore. Sono l’altra metà del cielo [Vasco Rossi]. E tu, Astrid, tu sei il mio ossigeno, la mia acqua, la mia anima. Sei la ragione per la quale vivo. Perché io ti amo. Non sono mai riuscito a dirtelo ma i sentimenti che provo per te sono indescrivibili.” Confesso. Sorride e mi abbraccia forte.
“Anche io ti amo Hic.” sussurra accarezzandomi i capelli, sempre abbracciati. Spalanco gli occhi: ha detto davvero che mi ama? “Ti amo da morire.” Dice, prima di baciarmi.
“Perciò vuoi diventare la mia ragazza?” chiedo dopo esserci staccati.
“Sì! Sì che voglio Hiccup!!!” grida stringendomi a sé. Mi sento l’uomo più felice del mondo. “Ma ti avverto che la nostra relazione sarà messa a dura prova da il mio essere ninfa e i miei limiti.” Mi avvisa. Faccio spallucce.
“Se ci amiamo veramente abbatteremo queste barriere.” Rispondo, seguito da Astrid che mi tira per il colletto della tuta alare e mi bacia possessivamente.
“Anche questo vizio non è passato.”  Rido quando ci separiamo.
“Beh, tornare a Berk sta sicuramente modificando il mio modo di essere, nel senso che quella femminuccia indifesa che ero pochi giorni fa sta ritornando ad essere la Astrid di sempre. “Maschiaccia”, testarda, cocciuta, violenta… Astrid Hofferson l’Audace.” Spiega gesticolando come me.
“E devo dire che mi piace di più.” Sussurro baciandole la fronte. Le sorride e mi abbraccia.
“Ti amo.”
“Anche io, mia signora.” Rispondo, stringendola ancora di più. L’amore della mia vita che mi sussurra “Ti amo” quando mi sta abbracciando su un’isoletta minuscola dispersa nell’oceano. La cosa più bella del mondo. Ci separiamo riluttanti e ci stendiamo sull’erba morbida, mano nella mano, a guardare le nuvole e a coccolarci come una normale coppia di fidanzati. Dopo un po’ lei si avvicina ulteriormente a me e mette la sua testa sulla mia spalla. Poi mi bacia e chiude gli occhi. Le accarezzo i capelli e la guardo innamorato: è bellissima anche quando i suoi splendidi occhi sono chiusi. Mi appisolo anche io e dormiamo abbracciati.

POV. ASTRID
Mi sveglio, destata da un cinguettio di uccellini e mi stropiccio gli occhi. Noto che Hiccup sta ancora dormendo e sorrido, accarezzandogli il mento coperto da un impercettibile velo di barba. Ma inaspettatamente sento un braccio circondarmi la schiena e mi fa stendere su Hiccup, che a quel punto apre i meravigliosi occhi verdi, nei quali mi perdo subito. Visti da così vicino sono ancora più belli di quando io li riesca a vedere da lontano.
“Buonasera milady.” Sussurra, prendendomi la mano con la quale gli stavo accarezzando il volto e baciandola. Sorrido e appoggio la mia testa sul suo petto.
“Sei imprevedibile, Hic.” ridacchio, mentre le sue mani mi accarezzano la schiena, rilassandomi.
“Per te questo ed altro.” Risponde baciandomi la fronte. Restiamo così per un po’, poi ci alziamo e ci stiracchiamo bene. “Che ne dice signorina se io e lei torniamo a casa per cenare? Mi pare si sia fatto tardi.” Propone Hiccup, inchinandosi a me e prendendomi la mano, per aiutarmi a salire su Sdentato.
“Direi che è un’ottima idea, mio Cavaliere.” Dico afferrandogliela e sedendomi sulla sella del drago. Lui mi raggiunge e spicchiamo il volo. Osservo il panorama e mi stringo a lui: mi ricorda tanto il nostro primo volo e mi fa venire alla mente tante emozioni.
“Ti ricorda qualcosa?” chiedo dolcemente mettendo il mio volto tra la sua testa e la sua spalla.
“Certamente. Come potrei scordarmi una delle cose più belle che mi siano capitate nella vita?” afferma sorridendo. Lo stringo ancora di più a me, aspirando il delicatissimo odore della sua pelle. Dopo un po’ atterriamo nella piazza di Berk, dove tutti i berkiani sono indaffarati con le ultime mansioni del giorno. Lui mi prende per mano e, di corsa, ci intrufoliamo tra la folla e giungiamo a casa Haddock.
“Tu entra. Io prendo una cosa.” Mi dice. Così, annuendo,  varco la soglia e mi siedo sulla panca difronte al caminetto. Lo vedo entrare con una rosa in mano, che subito mette dentro ad un vaso che pone al centro del tavolo. Poi prende due candele e le accende con l’aiuto di Sdentato, che nel frattempo ha dato fuoco alla legna del caminetto, riscaldandoci tutti.
“Cenetta romantica a lume di candela per la mia bellissima e affascinante guerriera.” Annuncia lui, mettendosi a cucinare e facendomi ridere. Mi accuccio vicino al camino e godo del calore che emana, ma inaspettatamente mi abbandono al sonno.
“Ehi Astrid. Svegliati!” sussurra Hiccup, scuotendomi delicatamente il braccio. Apro gli occhi e lo guardo assonnata, stropicciandomeli. Mi alzo in piedi e mi siedo a tavola, seguita da Hic che fa lo stesso. “Tutto ok Astrid? Mi sembri particolarmente stanca oggi.” Chiede lui, un po’ preoccupato, allungando il braccio e intrecciando la sua mano con la mia.
“No è tutto apposto. Non sono abituata ad avere giornate così piene. Ma devo ricominciare perché mi annoiavo molto laggiù. Arriverò al punto di chiedere ad Erin di non essere più una ninfa, mi sono stancata di questa vita.” Spiego sbadigliando. Hic annuisce e si alza, per prendere la cena. Versa prima nel mio piatto poi nel suo una zuppa di legumi che ha un odore buonissimo ed iniziamo a mangiare. Non credevo fosse così bravo a cucinare.
“Hiccup è buonissima! Dove hai imparato a cucinare?” chiedo entusiasta, “leccandomi i baffi”.
“Skarakkio. E’ un ottimo cuoco, fidati.” Afferma facendomi l’occhiolino. La cena passa in fretta e la luna non tarda a fare la sua comparsa nel cielo. Ciò vuol dire che il tempo con Hiccup è finito. Triste, mi alzo dal divano dove eravamo abbracciati e lo bacio.
“Mi dispiace ma devo andare via adesso.” Sussurro, accostando la mia fronte alla sua e guardandolo negli occhi.
“No… vorrei che stessi con me sempre.”
“Credi che non sia così anche per me? Troverò un modo per tornare umana del tutto. Me lo sento. Lo farò per te. Lo farò per noi.” Affermo accennando un sorriso. Hiccup mi abbraccia quasi commosso e mi lascia andare, salutandomi dalla soglia mentre cammino sconsolata verso il lago. Entro nella dimensione fatata ma sfortunatamente becco Erin, che strabuzza gli occhi appena mi vede.
“Astrdi Hofferson! Cosa sono questi vestiti squallidi!!” urla indicandomi.
“Sono i vestiti che il MIO ragazzo ha regalato a me!” rispondo scocciata.
“Ah sì? Togliteli subito! Una ninfa non può vestirsi come un maschio!!”
“Io non sono un maschio e tantomeno questi abiti! TU non sai cosa vuol dire quello che indosso! Sono i vestiti della madre del mio ragazzo, che è morta! Per me questo vale tanto e non potrai separarmi anche da questo!” urlo con le lacrime agli occhi. Erin sbuffa e si porta una mano sugli occhi.
“Va bene, tienili in dosso. Ma ora vai via per favore, non posso vederti così.” Dice, facendomi stringere i pugni e correre in lacrime verso casa mia. Mi siedo sul letto, una volta entrata e mi tolgo gli stivali poi, senza nemmeno svestirmi, mi infilo sotto le coperte. Cerco di prendere sonno ma non ce la faccio così, in piena notte, esco dal bocciolo appurandomi che quella rompi scatole di Erin non sia nei paraggi ed esco dal lago, dirigendomi dal mio ragazzo, il posto più sicuro nel quale io possa stare. Busso alla sua porta con il fiatone dato dalla corsa appena fatta e lui mi apre, sbadigliando assonnato.
“Ehi Astrid! Che succede?” mi chiede sussurrando, mettendomi una mano sulla spalla.
“Non riesco a dormire. Non riesco a non pensare a te.” Rispondo, disegnando sul suo viso un sorriso felice e facendomi abbracciare. Entriamo in casa e ci dirigiamo sul soppalco. Poi, Hiccup mi da una delle sue casacche verdi che mi funge da camicia da notte e ci infiliamo sotto le coperte, abbracciati l’un l’altra. Metto la mia testa sul suo petto e lui mi bacia i capelli, sussurrandomi un dolcissimo “Buonanotte amore mio.”.
“Sì Hiccup. Troverò un modo per rimanere con te per sempre.” Sussurro dopo un po’, accarezzandogli la mano che avvolge il mio fianco destro.

ANGOLO AUTORE
Bella a tutti ragazzi! Eccovi il sesto capitolo, solo ed esclusivamente romantico. Non so, mi sentivo in vena di scrivere delle cose fluff e mi sono “sfogata” con la Hiccstrid, che devo dire gli calza a pennello. Visto? Hic e Astrid si sono fidanzati e la ragazza, conoscendola, non si arrenderà a scoprire chi è davvero e a chiedere alla “regina” che reputa una… possiamo dire una parola molto brutta? La reputa un po’ bastarda da quando ha capito che lei e la sorella le hanno detto solo bugie. Stavo dicendo che farà di tutto per tornare umana. Ed ora che il suo sogno d’amore è stato realizzato, sarà più determinata che mai per stare al fianco dell’uomo che ama davvero. Ma non pensate che Hiccup stia lì impalato! Anzi, se il corso della storia non mi farà cambiare idea, lui farà più cose di tutti per avere la sua amata al suo fianco. Ma ora basta con gli spoiler! Vi ho svelato più o meno mezza trama! No dai scherzo, la trama è ben più lunga e intrigante. Le recensioni sono sempre ben accette, perciò se ne lasciaste un po’ mi rendereste felice.
Baci

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** If I know what love is, it is because of you ***


POV. HICCUP
Apro gli occhi e mi guardo intorno, un po’ disorientato. Alla mente mi vengono certi ricordi del presunto giorno precedente, che sfortunatamente vengo a scoprire fosse soltanto un bellissimo sogno. Sbuffo avvilito e noto che c’è qualcosa di strano. Cioè, molto strano. Sento un peso sul mio petto e dei capelli d’oro sul collo. Abbasso il viso per vedere e … Astrid?!! Ma che cavolo ci fa nel mio letto?! La scosso leggermente per svegliarla senza infastidirla. I suoi occhi bellissimi si aprono e mi fissano innamorati.
“Buongiorno tesoro.” Sussurra. Tesoro?! Io?!
“Astrid… che ti prende?” chiedo imbarazzato.
“Come che mi prende?”
“Perché sei a dormire nel mio letto?”
“Perché ieri sera sono venuta. Non riuscivo a dormire e tu mi hai ospitato qui. E poi che c’è di strano nel dormire insieme al proprio fidanzato?” domanda guardandomi stranita.
“Ma non è stato un sogno!!! Odino santo, scusami Astrid ma… è talmente bello essere il tuo ragazzo che pensavo fosse stato un sogno!” esclamo felice ma imbarazzatissimo. Lei si mette a ridere e mi abbraccia forte.
“Mi ero spaventata. Pensavo non mi volessi più.” Dice con voce dolce.
“Come potrei non volerti? Se sei il mio sogno più grande!!” esclamo, scostandole i capelli e mettendoglieli dietro all’orecchio. Lei sorride e chiude gli occhi.
“Sono felice.”
“Ed è quello che voglio. Che tu sia felice.” Rispondo baciandola dolcemente. Ci alziamo e andiamo a fare colazione, vedendola che muore di fame. Metto in tavola due tazze di latte caldo di yak e noto Astrid assorta nei suoi pensieri, con lo sguardo fisso sui piedi nudi.
“Ehi… che c’è?” chiedo sedendomi accanto a lei, sul divano.
“Pensavo a ieri sera. Prima di venire da te ho incontrato Erin e ha criticato il mio abbigliamento. Ha detto che è da maschio, ma io le ho risposto che non mi avrebbe mai potuta separare da questi vestiti perché per me valgono troppo.” Spiega, senza staccare lo sguardo dai suoi piedi. Con un dito le alzo il mento e mi faccio guardare negli occhi.
“Non ti preoccupare per quello che dice la tua regina…”
“Non chiamarla nemmeno così.”
“Ok, non devi curarti di ciò che dice Erin. Se per te questi abiti valgono molto sono felice perché io li ho donati alla donna che amo.” Sussurro. Lei mi sorride e mi lascia un bacio a fior di labbra. Ci sediamo finalmente a tavola e consumiamo la nostra colazione. Ma c’è sempre qualcosa che non va. Guardo Astrid e la trovo persa, distratta… non presente, ma decido di non dire niente. In poco ci ritroviamo già fuori di casa a respirare l’aria di prima mattina.
“Hiccup… voglio ritrovare Tempestosa.” Dice preoccupata, abbracciandomi.
“La troveremo, non ti preoccupare.” La rassicuro, accarezzandole il capo. Senza perdere tempo saliamo su Sdentato e prendiamo il volo, diretti verso l’isola dei grandi guerrieri.
“Che pensi di fare? Sai che Dagur è bello testardo. Sicuramente vorrà ancora avere Sdentato.” Sussurra.
“Lo so, lo conosco bene ma questa volta torneremo a casa con la tua draghessa. Non posso farti soffrire, Astrid.” Rispondo accarezzandole le mani. Il volo procede alquanto silenzioso, il che trovo molto strano.

POV. ASTRID
Non ho per nulla voglia di parlare, perché so che commetterei solo un gravissimo errore. Non ho voglia di far pesare all’uomo della mia vita tutto ciò che sto passando, assolutamente non voglio che mi trovi pesante. Ma sbuffo, appoggiando la testa sulla sua schiena.
“Astrid. Ti prego dimmi che c’è? Mi fa stare male sentirti così avvilita. Non sei la mia Astrid così.” Dice accarezzando le mani che avevo allacciato sopra la sua pancia.
“Non voglio annoiarti.”
“Ma stai scherzando spero? Io sono il tuo ragazzo, sono tenuto a sostenerti nei momenti difficili. Perciò parlami.” Mi invita.
“Ok. Io Hiccup ti amo, ti amo più della mia stessa vita. Ma la cosa che mi tormenta molto e non mi lascia respirare un secondo è che non potrò avere più tanto tempo da dedicarti. Stanotte, Erin è entrata nei miei sogni e mi ha ordinato severamente di tornare a casa. Ha detto che farà in tutti i modi per ostacolare la nostra relazione perché non sopporta che una sua ninfa possa avere rapporti con un comune mortale. Ma tu per me non sei un comune essere umano, no! Tu per me sei ciò che mi tiene in vita e lei questo non l’ha capito!!” urlo arrabbiata, piena di odio e rancore. “Tutti questi anni ad aspettare, attendere qualcuno che potesse portarmi via da questa tristezza la quale mi ha accompagnato per 5 anni. Io non ce la facevo più. Ma sei arrivato tu, che hai reso la mia vita piena di felicità. Non voglio lasciarti, non voglio.”. Hiccup gira la testa verso di me e sorride, baciandomi. Apro gli occhi appena in tempo per vedere che dinanzi a noi è comparso una montagna rocciosa la quale prima non era presente. Sdentato perde il controllo e scaraventa Hiccup verso il cumulo pietroso.
“HICCUP!!!!!!” grido a squarciagola, buttandomi da Sdentato e volando verso di lui, per prenderlo. Riesco ad afferrarlo, quando sento un dolore dilaniante all’ala destra. Grido dalla fitta e il drago riesce a prenderci, portandoci a terra. Io mi stendo al suolo, con le mani sula schiena sporca di sangue e dolente.
“Astrid…” sussurra Hiccup, riprendendo conoscenza e girando la testa verso di me, steso per terra. Strabuzza gli occhi smeraldini quando mi vede lamentarmi e tinta di rosso sulla schiena. Si alza a fatica e corre verso di me, guardando terrorizzato le spalle e sfiorandole. “Oh amore mio…” dice accasciandosi a terra e accarezzandomi il viso, coperto da un velo di lacrime.
“Hi-Hiccup… o-ora, ti sto per dire u-una cosa che sicuramente n-non apprezzerai m-ma… è la verità. Non p-pian-gere, ti prego. Entro pochi giorni io lascerò la terra.” Balbetto mormorando dolente.
“C-come scusa?” chiede con un fil di voce, che falsamente maschera la sua paura.
“Le ninfe possono vivere solo 5 giorni con le ali spezzate, dopo muoiono perché la sede dei poteri che possediamo risiede nelle ali.” Sussurro.
“No… no ti prego no!”
“Hiccup… è stata Erin!”
“Cosa?”
“Sì… la montagna non c’era prima che tu ti distraessi. L’ha materializzata lei.” Singhiozzo.
“Se ne pentirà di aver fatto questo a noi!!” urla disperato. “Astrid dobbiamo tornare a casa, tu hai bisogno di risposare.” Dice, prendendomi in braccio e baciandomi. Saliamo su Sdentato e velocemente prendiamo il volo.  Atterriamo davanti all’abitazione di Hiccup, che mi riprende in braccio e una volta entrati mi fa stendere sul divano. Fuori ha preso a piovere tempestosamente e a fare freddo, come conseguenza al mio stato d’animo.
“Sdentato, il fuoco.” Ordina lui con voce ferma e decisa. I miei occhi si chiudono e le forze cominciano ad abbandonarmi. Dopo pochi minuti Hiccup mi scuote delicatamente, porgendomi una tisana calda.
“Astrid… la tua pelle sta perdendo colore…” mi fa notare, accarezzandomi una mano. Annuisco, bevendo un po’ di infuso caldo. “No ti prego Astrid… non andartene. Non è il momento giusto. Ci siamo resi conto d’amarci l’uno dell’altra solo pochi giorni fa… non voglio lasciarti già! Io non riuscirei mai a sopravvivere senza il mio ossigeno! Come farei a respirare?” chiede disperato, sprofondando il suo viso nel mio ventre, bagnandolo di lacrime.
“Hiccup… sei un ragazzo meraviglioso e assolutamente perfetto. Ma penso che tu possa benissimo sopravvivere anche senza di me.” Dico accarezzandogli i capelli.
“No non è vero!! Forse tu non capisci bene in che modo ti ami!! Sapere di perderti mi sta facendo morire!” esclama con la voce ovattata, per via della sua bocca sui miei vestiti.
“Capisco benissimo cosa provi, amore.” Sussurro, prima di sprofondare in un sonno profondo.

POV. HICCUP
Astrid non parla più il che mi allarma troppo. Alzo la faccia bagnata di lacrime dal suo ventre e la guardo, ma sono felice di sapere che sta solo dormendo. Felice relativamente. Mi alzo, non prima di averle lasciato una carezza sui capelli. Comincio a preparare la cena, magari mangiare la aiuta a riprendersi un po’ di forze e a soffrire meno. Passa una buona mezz’ora nella quale non riesco a fare a meno di piangere e mescolare ciò che avevo messo a cuocere finché non sento uno sbadiglio. Mi giro di scatto e vedo Astrid stiracchiarsi e stropicciarsi gli occhi. Corro verso di lei e mi inginocchio per starle più vicino.
“Come ti senti?” le chiedo accarezzandole la fronte.
“Un po’ meglio ma comunque sono debole.” Risponde accennando un sorriso e stringendomi la mano libera.
“Vieni, forse mangiare qualcosa di caldo ti aiuta.” Le dico guardandola negli occhi blu. Annuisce e la aiuto ad alzarsi e a sedersi sulla sedia. Verso nella sua ciotola la zuppa che ho preparato e la guardo soffiare nel piatto.
“Scusami… volevo cucinare qualcosa di diverso di un minestrone ma l’ho trovato il più adatto nelle tue condizioni.” Mi scuso, prendendole le mani e stringendole forte. In questi giorni cercherò molto più spesso un contatto fisico con lei, perché so che qualcosa me la porterà via per sempre.
“Non ti preoccupare amore. Va bene così e poi è buonissima.” Risponde sorridendo. Oh quel bellissimo sorriso… mi fa sentire molto più sollevato. Ricambio anche io e comincio a mangiare insieme a lei. Parliamo di tutto e di più e mi sembra di vedere Astrid gradualmente riprendere le forze.
“Ora stai meglio?” le chiedo lavando i piatti.
“Sì. Grazie amore. Ma se sto meglio è solo merito tuo.” Risponde alzandosi da tavola e correndo incontro a me, abbracciandomi forte.
“Ehi attenta. Non voglio che tu ti faccia male. Ora che non sei a pieno delle tue forze non esagerare con la corsa.” Dico ridendo e baciandole i capelli.
“Per te morirei.” Sussurra, ancora stretta nel mio abbraccio. Il peggio di quella frase è il suo realismo. Lei sta per morire e tutto questo a causa mia. Vengo pervaso da un’ondata di tristezza, che sembrava essere svanita prima. Sciolgo l’abbraccio e mi siedo di peso su una sedia, prendendomi la testa fra le mani.
“Che succede?!” mi chiede allarmata, raggiungendomi con passo veloce.
“La frase che hai detto. E’ assolutamente vera.”
“Certo che è vera. Ovvio che per te morirei.”
“Non intendevo in quel senso. È che stai per morire a causa mia.”
“Oh… Hiccup…” sussurra con voce dolce, mettendosi in ginocchio davanti a me per vedermi meglio. “Tesoro, stavi per perdere la vita tu.”
“Non mi interessa. Preferisco perdere io la vita invece che far morire te!” esclamo.
“E invece no. Hic, ascoltami bene.” Comincia, staccando le mani dalla mia testa e stringendole fra le sue. “Se tutto questo è successo non è per nulla colpa tua, ma di Erin. Non hai fatto nulla tu. Perciò non tormentarti, ti prego. Non voglio morire con il pensiero di lasciare il mio ragazzo triste e preso a colpevolizzarsi a vita. Ti prego no.”
“E va bene, ma solo perché me lo chiedi tu.” Rispondo dolce, guadagnandomi un sorriso felice e un tenerissimo e lungo bacio. Quando ci separiamo Astrid si dirige sul soppalco facendomi cenno di seguirla. Probabilmente vuole dormire, perciò la raggiungo. Ma appena metto piede sul piano superiore, lei come un uragano si avvinghia su di me e mi butta sul letto, continuando a baciarmi. Io ricambio, ignaro delle sue intenzioni. Ma ad un certo punto le sue mani fredde gelate scendono sui miei fianchi e cominciano a sbottonarmi la tuta alare. In quel momento la fermo.
“A-A-Astrid? Che vuoi fare?” chiedo staccandomi da lei e tenendo salde le sue mani.
“Voglio darti la mia prima, unica, ultima volta.” Sussurra tra un respiro e l’altro. Scuoto la testa.
“No, non voglio. Per svariati motivi.”
“E spiegami, sono qui.”
“Primo: non credo di essere l’uomo giusto. Secondo: non voglio che ti affatichi troppo. Per fare… quello, tu ti sfianchi. Non adesso.” Dico.
“Primo: si che sei l’uomo giusto. Togliti assolutamente questa idea da questa bellissima testa che quando vuoi sai usare molto bene, o sennò penso che mi raggiungerai nel Valhalla. Secondo: non avrei preso l’iniziativa se non ce la facessi. Per favore, voglio che tu abbia un ricordo fisico di me.” Spiega fissandomi intensamente negli occhi.
“Astrid io…” non faccio in tempo a finire la frase che lei mi blocca la bocca con un dito, azzittendomi.
“Se so cosa vuol dire amare, è a causa tua. Ti prego Hiccup, ti prego!!!” mi implora. Ma come si fa a dire di no a questi bellissimi occhi azzurri! Sorrido e riprendo a baciarla, sfilandole la maglia e aiutandola a sbottonare la mia tuta alare. In poco tempo ci ritroviamo già privi di vestiti. Questa notte sarò solamente nostra.

ANGOLO AUTORE
Ma cosa sta succedendo?! E come se la caveranno!? Scrivetemi le vostre ipotesi nelle recensioni e naturalmente non scordatevi di dire come vi sembra la storia. Baciiiiii

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chasing the sun ***


POV. HICCUP
Sono passate due settimane dall’incidente e miracolosamente Astrid non mi ha ancora lasciato. Ma ormai non ha più forze: la sua pelle è liscia come al solito ma è pallidissima, i suoi occhi sono diventati di un azzurro-grigio spento e le ali mano a mano si stanno disintegrando. Non riesce a stare in piedi per più di cinque minuti e molto spesso cade nel sonno. Io sono disperato perché ormai con lei non riesco più a parlare. Quando dorme sto seduto accanto a lei a stringerle una mano, a carezzarle la fronte e a guardarla, pensando che la mia è sfortuna dall’inizio, dal principio della mia vita. E oggi è un giorno di questi. E’ sera, lei è stesa sul letto dormiente e io sono seduto su una sedia accanto a lei, stringendole la mano e a piangere come un bambino. La luce calda del tramonto illumina il suo splendido viso, con quegli occhi chiusi e quella bellissima bocca che sempre ti verrebbe voglia di baciare. Sono sicuro che da un momento all’altro lei mi lascerà per sempre, cinque giorni sono passati da un bel po’ e se ancora non è morta è davvero una grazia degli dei. Stringo ancora di più la sua mano, furioso come non mai e soffoco un urlo, sbattendo con una forza a me ignota il piede buono per terra. Lei apre gli occhi con debolezza e mi guarda silenziosa, beccandomi a piangere con una mano davanti agli occhi.
“Hic…” sussurra, quasi senza voce.
“Dimmi amore.” Rispondo con un singhiozzio, asciugandomi le lacrime.
“E’ stato un sogno stare con te ma penso che adesso sia proprio arrivata la mia ora.” Dice accennando un sorriso. No! Non c’è nulla da sorridere adesso!!
“Astrid… resisti ti prego.” La imploro, avvicinandomi ancora a lei e stringendole con ancor più forza la mano. Scuote la testa e mi fa cenno di abbassarmi su di lei. Senza pensarci due volte, appoggio le mie labbra sulle sue, unendo anche le nostre lacrime finché lei non si ferma. Continuo a baciarla anche se so che non mi può sentire. Mi stacco da lei, guardandola nella sua bellezza. Anche da morta resta comunque bellissima.
“Addio Astrid.” Sussurro versando una lacrima e risedendomi sulla sedia. Passo qualche minuto a singhiozzare fino a quando una luce dorata  attira la mia attenzione. Guardo quello splendore fuoriuscire dal corpo di Astrid e alzarsi sopra di lei, svanendo nel nulla, dopo un po’. Resto a osservare esterrefatto ciò che sta succedendo: la pelle di Astrid sta riprendendo colore e le sue ali sono completamente scomparse. Tossisce, aprendo gli occhi, belli e azzurri zaffiro come non mai. Le sorrido felice e lei ricambia, alzandosi con foga dal letto e abbracciandomi con forza.
“Che cos’è successo Astrid?!” le chiedo accarezzandole i capelli.
“Non lo so. So solo che non sono più ninfa.” Annuncia sorridente. La guardo felice e la bacio con tutto l’amore del mondo.
“Oddei che felicità! Non sai quanto sono felice di averti al mio fianco ancora!!”
“Anche io Hiccup. Ma so che Erin oggi ci farà visita, purtroppo. Deve dirci alcune cose.”
“Oh no… ma che cavolo! Non può lasciarci soli una buona volta?!” esclamo stizzito.
“Dai non essere così. Se sono qui è solo grazie a lei.” Spiega, mettendomi apposto il colletto della tuta alare.
“Davvero?” chiedo incredulo.
“Sì, davvero. Quando mi sono spenta del tutto mi ha detto che mi avrebbe perdonata. Era rimasta davvero colpita dall’amore che tu provi per me e viceversa. Ha un cuore anche lei e separarci per l’eternità le sembrava davvero troppo dura come conseguenza.” Dice fissandomi negli occhi.
“Allora lunga vita alla regina!!” urlo, prendendola per i fianchi e sollevandola da terra. Lei ride divertita e mi abbraccia, una volta rimessa a terra. Ci dirigiamo al piano di sotto per cenare.

POV. ASTRID
“Per festeggiare, per la mia signora preparerò carne di yak con salsa di frutti di bosco!” annuncia a gran voce. Mi viene già l’acquolina in bocca al solo pensiero.
“Ma è il mio piatto preferito!! Grazie amore!!” dico saltellando felice.
“Per te questo ed altro!!” urla dalla cucina. Ridacchio, ammirando le fiamme che danzano nel camino. Ma non so perché, mi viene male alla testa, tanto che strizzo gli occhi e vedo le fiammate prendere forma.
“Sto diventando pazza?” mi chiedo fra me e me, capendo che quelle sagome siamo io e Hiccup. Stiamo facendo una cosa ma non capisco cosa. Io sono stesa da qualche parte con lui seduto accanto a me. Ad un certo punto entra in scena un’altra figura, molto più piccola di noi che ci viene incontro. Poi il nulla: le fiamme tornano ad essere fiamme e il dolore al capo svanisce nel nulla. Faccio spallucce, pensando che quei minuti di morte mi abbiano dato alla testa e mi concentro ad annusare l’odore della buonissima salsina di frutti rossi che il mio meraviglioso ragazzo sta preparando. Ho una fame infinita… sembra molto strano, non ho mai avuto più appetito di così. Beh, per fortuna sento Hiccup chiamarmi per cominciare a mangiare. Lo raggiungo e mi trovo la stanza completamente addobbata da fiori e piante. La tavola con una sottile tovaglia azzurrina e un meraviglioso vaso turchese con decori neri contenente un bellissimo bouquet. Sorrido e mi faccio baciare e abbracciare da lui, dalle sue braccia forti e dalle sue splendide labbra.
“Per te e per avermi salvato dalla tristezza a vita.” Sussurra.
“Ti amo.”
“Anche io e non sai quanto.” Risponde visibilmente felice. Sposta la mia sedia  per permettermi di sedermi e gli sorrido, accomodandomi. Mi spinge verso il tavolo e dopodiché mi mette la carne nel piatto, versandoci sopra la salsina ai frutti. Cominciamo a mangiare e io non so se sentirmela di parlargli di ciò che ho visto prima nel camino. Ma lo faccio.
“Hic… so che mi potrai prendere per matta ma ho una cosa da dirti. Prima, aspettandoti, mi è venuto un gran mal di testa e ho cominciato a vedere nelle fiamme del camino una sorta di storia. C’eravamo noi due, io stesa da qualche parte, presumo un letto e tu accanto a me, seduto su uno sgabello. D’un tratto entra nella scena una sagoma più piccola rispetto a noi, molto più piccola e ci corre incontro. Dopo non ho visto più nulla.” Confesso, sperando davvero che non mi prenda per pazza.
“Oh Thor Astrid! Hai avuto una visione del futuro!” esclama.
“C-che?”
“Sì. Un’antica leggenda narra che solo poche persone possono vedere nelle fiamme il loro futuro e tu sei una di quelle!!” dice felicemente. 
“Sì, ok. Ma era tutto molto confuso. Potrebbe essere una cosa anche negativa.” Obbietto, mettendo in bocca un altro pezzo di carne.
“Chissà. Staremo a vedere.” Risponde. Continuiamo a mangiare, fin quando ad Hiccup non cade la forchetta nel piatto. Lo guardo perplessa e mi indica la schiena con il dito. Mi giro e mi ritrovo Erin davanti.
“Ah-ah! Ciao Erin.” Dico ridendo nervosamente ed alzandomi dalla sedia.
“Astrid, Hiccup. Vedo che tu mia bella bionda non hai mantenuto la promessa.” Risponde guardandoci con freddezza. Deglutisco rumorosamente e la guardo stranita.
“Sa-sarebbe?” balbetto.
“Il primo giorno che incontrasti questo ragazzo avevi detto che non ti saresti innamorata di lui.”
“Ah sì beh.. stavo mentendo spudoratamente, lo ammetto. Io lo amo con tutto il mio cuore.”. Lei scoppia a ridere e mi da una pacca sulla spalla.
“Lo sapevo già. Come penso che Astrid ti abbia detto noi ninfe sappiamo leggere nel pensiero.” Spiega rivolgendosi ad Hiccup, che annuisce. “Infatti avevo già letto nel pensiero di Astrid.”.
“Parlando di altro, perché sei venuta qui?” chiedo.
“Perché volevo dirvi che tu Astrid sei diventata umana a tutti gli effetti e diciamo che il fatto di farti durare senza ali per due settimane al posto di cinque giorni è stata una mia scelta, per farti pagare un po’ per tutto quello che avete fatto.” Illustra.
“Grazie per averci fatto soffrire entrambi.” Rispondo sarcastica. “Ma che cos’avremmo fatto di tanto… ehm… grave?”
“Sai Astrid… noi ninfe, specialmente io, abbiamo vari poteri.” Comincia.
“Certo, lo so.”
“Ecco. Fra i tanti poteri io ho anche quello di capire se una ragazza è incinta dall’odore.” Spiega con un sorrisetto malizioso, lasciando me ed Hiccup a bocca aperta.

ANGOLO AUTORE
Paura eh? Ma io Astrid non la farei mai morire!! Poveri cuccioli, la Hiccstrid non la sfascerei neanche sotto tortura! Colpo di scena di Erin: ma quant’è invadente sta donna? Sta antipatica a me che l’ho inventata!! Comunque, se lasciaste una recensione mi fareste un graaaaaande piacere. Ah, se avete consigli su come mandare avanti la storia, magari colpi di scena, avvenimenti che mi sfuggono, li leggerò volentieri e li integrerò magari nella FF, così non è solo mia, ma anche vostra.
Un bacio

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** All of me ***


POV. ASTRID
 “C-come scusa?” domando, guardandomi la pancia e toccandola.
“Sì cara, sei incinta. Hai un odore ancora lieve. Perciò ti dico che aspetti un bambino da due settimane.” Spiega con disgusto. Sta disprezzando MIO figlio?! Ma quella deve starsene attenta.
“L’abbiamo concepito la notte dell’incidente.” Sussurro voltandomi verso Hiccup, con una mano sulla bocca. Lui annuisce, senza parole. “Ma mi avevi detto che le ninfe non possono procreare!” protesto arrabbiata.
“Lo so. Invece certo che possono. È che non volevo che tu provassi ad unirti con un uomo, tutto qui.”. La guardo confusa ed esterrefatta poi mi metto seduta, sotto shock. “Quello che hai visto prima nelle fiamme non è altro che il momento del termine della gestazione. Avrai un parto difficile e doloroso e rimarrai priva di sensi per due giorni. Vostro figlio si chiamerà Stefan e sarà un vero orgoglio per voi. Per il resto vi lascio la sorpresa.” Spiega. Io guardo Hiccup, un po’ stordita e abbozzo un sorriso che viene ricambiato da lui.
“Io… non so cosa dire sono… felicissima di aspettare un bambino dall’uomo che amo e… wow.” Balbetto fissando imbambolata il muro e ingrandendo il sorriso man mano procedo con la frase. Ma poi ritorno alla realtà e mi immergo negli occhi verdissimi della regina, con aria seria e graffiante. “Parliamo d’altro. Potresti svelarmi a quale misteriosa età a me ignota sono diventata ninfa?” chiedo con un sorrisetto malizioso in volto, sapendo benissimo di non dover toccare questo tasto. Infatti la reazione di Erin da conferma a tutto ciò che penso.
“Tu non dovresti farmi queste domande!” tuona lei.
“E invece sì, perché mi serve sapere la verità! O potrei mandarti nel Valhalla al posto mio!!” grido più arrabbiata di lei.
“Non azzardarti a parlare così alla tua regina!”
“Ah-ah. Risposta sbagliata, non lo sei più. Avanti Erin, sputa il rospo.” La esorto, rivolgendole un’occhiata di attesa.
“E va bene. Eri una bellissima ragazza di 14 anni. Mio fratello Jeremy della tua stessa età voleva avere una fidanzata ma nel mondo fatato non trovava nessuna. Un giorno uscì dal lago e ti vide da lontano, mentre ti allenavi nell’Arena, insieme a tutti gli altri. Si innamorò perdutamente di te e mi chiese a tutti i costi di farti diventare ninfa per corteggiarti. Io ero titubante ma volevo la felicità di mio fratello e quindi una notte ti rapii e ti feci diventare una ninfa. Non centra nessuna Iris né tantomeno qualche storia di compassione per una piccola bambina di 4 anni. Era tutto falso.” Spiega, lasciandomi a bocca aperta, con la rabbia ribollente come un giovane fuoco dentro di me.
“Mi hai solo raccontato bugie!!!” urlo, sedata da Hiccup, che mi fa una dolce carezza. Aspetto un attimo, giusto il tempo per sbollirmi. Non riesco a credere: una vita passata nella menzogna… “E come mai non ho mai visto questo Jeremy di cui parli?
 “Perché non ha mai avuto il coraggio di venire da te. Incutevi paura: eri aggressiva, sempre con la tua ascia e non ne volevi sapere di stare con qualcuno.” Dice.
“Perciò sono diventata ninfa per niente?!” esclamo. Lei annuisce timidamente, impaurita dalla mia potenziale violenza. Infatti faccio per alzarmi e prenderla a pugni ma Hiccup mi blocca.
“Tesoro ferma. Lei ha agito per amore.” Sussurra, accarezzandomi la pancia. Sospiro e lo bacio. Se non ci fosse lui non saprei come fare.
“Vattene Erin. Hai solo reso la mia vita un disastro.” Dico, non riuscendo a guardarla negli occhi, per il troppo disprezzo che provo per lei. Ella abbassa il capo, in segno di scuse e poi se ne va svanendo nel nulla.

POV. HICCUP
Sono ancora un po’ in bambola per la notizia scioccante che starò per diventare padre e per le tante bugie inutili raccontate da Erin alla mia ragazza. La guardo e noto che sta piangendo, accucciata su se stessa e guardando la pancia. Mi abbasso su di lei, circondandola con le mie braccia e appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
“Non piangere amore… mi fai stare male.” Sussurro, baciandole la tempia sinistra.
“Non ci riesco Hic. Non sopporto di essere stata trattata come un oggetto. Io odio tutti, odio la mia vita!!” urla, piangendo più forte. Ci spostiamo in sala e ci accomodiamo vicino al caminetto. Lei si mette tra il mio petto e le mie braccia, seduta sulle mie gambe. “Odio tutti tranne te e il mio bambino. Il nostro bambino.” Mormora dolcemente dopo un po’,  prendendo la mia mano e spostandola sul suo ventre. Sorrido, pensando che fra qualche mese sentirò dei teneri calcetti.
“Ti amo troppo per vederti soffrire. Il tuo nome è una scritta indelebile sul mio cuore.” Dico aspirando il suo profumo.
“Sai Hic.. ho sempre pensato che il mio cuore fosse una candela spenta. Ma quando sei arrivato tu… l’hai accesa con il tuo amore e hai dato un senso alla mia esistenza. Più passano i giorni e più mi rendo conto d’amarti senza confine. Ma più passano i giorni più ho paura di perderti.” Dice singhiozzando.
“No no no Astrid. Non piangere tesoro mio. Che succede?” chiedo, ferito al cuore perché vederla addolorata mi uccide. Con la sua bellissima mano dipinta di ombreggiature dalla luce calorosa del fuoco scoppiettante, si asciuga le lacrime e tira su con il naso.
“Nulla… sono i frequenti sbalzi d’umore della gravidanza. Un’emozione che provo si amplifica notevolmente, anche se devo dire che questa è rimasta uguale alla realtà.” Dice girando il suo volto verso il mio, riuscendo a vedere il suo bellissimo sorriso che accarezzo, seguendo con un dito la linea delle sue labbra rosee. Lei mi mette una mano sul mento e mi sfiora l’impercettibile velo di barba che ho.
“Ti amo.” Diciamo all’unisono, baciandoci.
“Ma ci pensi Hic? Stiamo per diventare genitori io… non ci posso credere!!” esclama felicemente dopo un po’.
“Anche io sono felicissimo! Chissà però come la prenderà mio padre…” dico grattandomi la nuca.
“Che intendi dire?”
“Lo sai, mio padre è un uomo troppo attento alle leggi e quant’altro. Se mai venisse a sapere che ti ho messa incinta fuori dal matrimonio mi ucciderebbe. In più non riesco a capire perché non sia ancora tornato. Aveva detto che ci avrebbe messo cinque giorni mentre sono passate due settimane e non ha ancora fatto ritorno. Comincio a pensare che sia successo qualcosa…” spiego pensieroso.
“In effetti hai ragione… questa cosa preoccupa anche me. Cosa sarà successo?” mi chiede, osservandomi con i suoi bellissimi occhioni azzurri. Faccio spallucce. “E poi un’altra cosa. Tu vuoi questo bambino?” domanda.
“Sì, ovviamente.”  
“Io pure. Quello che conta più di tutto è se lo vogliamo noi. Al resto penseremo più avanti.” Risponde lei. La bacio ma in quel momento entra mio padre, impetuoso.
“Che cosa state facendo voi due?!” ci chiede. Mi stacco bruscamente da lei, dandole però una carezza per scusarmi.
“Ehm… papà, mentre eri via io e lei ci siamo fidanzati…” spiego impaurito dallo sguardo che mi rivolge.
“Non potete! Tu sei già promesso ad un’altra ragazza!” urla lui.

POV. ASTRID
In quel momento mi si frantuma il cuore in mille pezzi, come se lo avessero manipolato con grazia e leggerezza fino a prima e subito dopo lo avessero buttato a terra senza pietà. Ci alziamo da terra e Hiccup si mette subito sulle difensive.
“Cosa?! Non puoi farmi questo papà!” ribatte lui, stringendomi la mano.
“Invece sì! Stai per diventare capo di Berk figliolo e devi avere una principessa come degna moglie!”
“Ma se io non la amassi?”
“Non mi importa dei tuoi sentimenti Hiccup! Io sono tuo padre e tu fai quello che ti dico, intesi?!” urla Stoick, ponendosi davanti a lui. La stretta aumenta e io comincio a piangere, accasciata sulla spalla del mio ragazzo. Lui china la testa verso la mia e fa delle carezze al mio capo biondo.
“Io non sposerò MAI una persona che non amo. Il mio cuore appartiene a lei e nessuno glielo ruberà, NESSUNO.” Sentenzia, alzando subito dopo il mio volto verso il suo e sfiorandomi la guancia. Io prendo l’iniziativa, avvicinando il mio viso al suo e baciandolo con tutta la passione possibile. Riesco a dischiudergli la bocca e le nostre lingue danzano con amore, mentre verso altre lacrime. Non voglio perderlo, non voglio per niente. Non posso trasmettere al nostro bambino tristezza perché ho perso l’uomo che amo, rubatomi da una stupida principessa gallinella. Affondo le mie dita nelle sue spalle, con rabbia e allo stesso tempo possessività. HICCUP E’ MIO E NESSUN’ALTRA RAGAZZA ME LO TOGLIERA’. Ci stacchiamo con il fiatone e sprofondo la testa nel suo petto.
“Se ancora non ti è chiaro non ho intenzione nemmeno di conoscerla.” Aggiunge Hiccup, cingendomi i fianchi con un braccio. Suo padre sbuffa e ritorna fuori di casa, sbattendo la porta alle sue spalle.
“Che cosa farai Hic?” gli chiedo preoccupata.
“Non asseconderò mai mio padre, mai. Non gliela darò vinta, soprattutto adesso che stiamo per diventare genitori del nostro bellissimo bambino.” Risponde sorridendo.
“Ho paura di perderti, davvero…” ribadisco, abbracciandolo.
“Non devi averla. Ti prego Astrid.” Dice, scostandomi i capelli dolcemente. Acconsento, sfregando la mia maglia sulla pelle della sua tuta alare. Sbadiglio e mi stiracchio quando sciogliamo l’abbraccio.
“Sei stanca? Vuoi dormire?” chiede. Annuisco, stropicciandomi gli occhi. Ci alziamo in piedi e inaspettatamente mi prende in braccio, mentre rido di gusto e saliamo le scale. Mi appoggia delicatamente sul letto e mi lascia cambiare. Entrambi ci mettiamo sotto le coperte, una volta pronti.
“Buonanotte amore mio.” Mi dice, baciandomi. Sorrido sulle sue labbra e gli circondo il collo con le braccia.
“Buonanotte anche a te, tesoro.” Rispondo guardandolo dolcemente. Chiudo gli occhi e in poco sprofondo nel sonno, abbandonandomi alla culla della notte.

POV. HICCUP
Appena mi rendo conto che Astrid sta dormendo, mi alzo con più cautela possibile dal letto e mi vesto velocemente. Poi esco di casa e insieme a Sdentato cerco mio padre. Lo trovo dentro la Grande Sala seduto su una delle tante panche, con un carboncino in mano e una pergamena davanti a sé. Alza gli occhi verso di me e mi guarda impassibile, seguendo con lo sguardo il mio percorso verso di lui.
“Che cosa c’è ora Hiccup?” mi chiede paziente, appoggiando il carboncino sul tavolo. Mi siedo davanti a lui e sospiro.
“Volevo parlarti, papà.” Rispondo. Lui annuisce e apre la possenti braccia.
“Sono qui. Dimmi figliolo.”
“Beh ecco… per prima cosa volevo chiederti scusa. Prima non sono certamente stato gentile con te, ma avevo le mie ragioni. Secondo… ecco… tu non puoi separarmi da Astrid, è-è impensabile soprattutto in questo periodo.” Spiego con calma.
“Perché? Che succede in questo periodo?” chiede.
“Ehm… niente, nulla nulla. Comunque sia… chi è lei?” domando, riferendomi alla mia non futura sposa.
“Si chiama Merida del clan Dunbroch.” Risponde mio padre.
“Oh no. La figlia di quel tuo vecchio amico? Lo sai che la odio.” Dico sbuffando innervosito.
“Fidati che la amerai. E’ uno zuccherino ed è bellissima. E’ davvero molto simile a te.”
“NO.” Rispondo secco. “Mai e poi mai mi sposerò con Merida, che tu lo voglia o no.” Continuo, sbattendo le mani sul tavolo.
“Ma perché ti ostini a stare con Astrid?”
“Perché ci amiamo papà, lo vuoi capire? Perché lei è BELLA e sarebbe bella anche se fosse brutta. Perché mi fa sentire davvero ME STESSO quando sono con lei. Perché Astrid è MIA anche se fosse di qualcun altro. Perché io e lei, anche LONTANI, siamo sempre NOI.” Spiego con voce seria e autoritaria, marcando alcune parole.
“Capisco. Beh, pensaci su figliolo.” Conclude lui, dandomi un’affettuosa pacca sulla spalla. Gli lancio un sorrisino sforzato ed esco dalla Grande Sala, salutandolo.
“Avanti bello, torniamo a casa.” Sussurro salendo in sella a Sdentato che emette un verso di consenso, spiccando il volo. Il leggero venticello notturno che mi accarezza delicatamente i capelli, porta con sé un profumo di boschi e mare, ma anche odore di pioggia. Perciò sprono il mio migliore amico ad andare più veloce, se non vogliamo finire inghiottiti in una tempesta. Atterriamo davanti alla mia abitazione e, cercando di non fare rumore, varco la soglia e chiudo silenziosamente la porta. Poi salgo le scale e con mio immenso piacere noto che Astrid non si è svegliata. Le rivolgo un tenero sorriso e mi cambio in fretta, per raggiungerla. In poco mi infilo sotto le coperte e sbadiglio.
“Buonanotte tesoro mio.” Sussurro, baciando delicatamente la fronte di Astrid. “Buonanotte mio piccolo Stefan.”

ANGOLO AUTORE
Pensate che sia troppo cattiva? No, solo un pochino. Dai, io amo sti due ragazzi, perciò posso solo dirvi che tutto andrà per il meglio. Come se la caveranno i nostri eroi? Beh, lo scoprirete solo vivendo e leggendo. Perciò seguitemi e recensite, vi prego.
Un bacio
Astrid

P.S. Alcuni titoli dei capitoli sono titoli di canzoni. Vediamo da adesso in poi chi li indovina!!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Stay with me ***


~~3 MESI DOPO - POV. ASTRID
E’ mattino e apro pigramente gli occhi, destata da un peso che sento sul mio ventre. Lentamente mi metto a sedere, sorretta dai gomiti e sorrido intenerita: Hiccup ha la testa e una mano appoggiate sulla mia pancia, con un sorrisino in volto. Ha i capelli tutti scompigliati, il petto muscoloso tutto nudo e ancora i pantaloni della tuta alare in dosso. Mi siedo completamente, togliendo con delicatezza la sua testa e la sua mano dal mio grembo e appoggiandoli su un cuscino. Gli lascio un tenero bacetto sui capelli arruffati e appoggio la schiena alla testata in legno intagliato del letto, poi mi porto (per quel che riesco) le gambe vicino al petto.
“Buongiorno mio piccolo Stefan.” Sussurro con un dolce sorriso al mio bambino, toccando con entrambe le mani la mia pancia ormai visibile. In tutta risposta, come se mi avesse sentito, Stefan mi tira un calcetto. Sorrido emozionata, mandandogli un bacio volante con la mano.
“Sei qui dentro da tre mesi e ti amo con tutto il mio cuore, tesoro mio. Anche tu vuoi bene a mamma e a papà?” chiedo guardandomi il ventre con sguardo materno.
“Credo proprio di sì mia cara. Come si fa a non amarti?” risponde una voce che mi fa alzare gli occhi verso il viso più bello dell’universo.
“Amore!” dico mettendomi a gattoni per raggiungerlo e baciarlo.
“Fatto sogni tranquilli?” gli chiedo tra una risata e un’altra, dopo esserci separati.
“Si capisce che sono tornato tardi dall’ennesima conversazione con mio padre?” domanda lui di rimando, indicandosi il petto nudo e i pantaloni della tuta alare. Annuisco e appoggio l’indice sul suo torace.
“Diciamo che non mi dispiace più di tanto.” Dico con sguardo ammiccante e con voce quasi sussurrata. Lui mi rivolge lo stesso tipo di occhiata e sorride, sdraiandosi sul letto e prendendomi delicatamente per i fianchi. Mi stende su di lui e ci baciamo, mentre affondo le mie mani sui suoi capelli scompigliati.
“Allora Haddock, che programma ha per oggi?” chiedo quando ci stacchiamo, con il fiatone.
“Um… nessuno in particolare.” Risponde.
“Allora posso chiederti una cosa?” gli domando nuovamente, cominciando a fare gli occhi dolci.
“Ovviamente sì, mia signora.”
“Posso fare…” comincio, schiarendomi la voce “un voletto con Sdentato?” sussurro velocemente.
“Che? Parla più piano amore!” dice ridendo.
“Oook… posso fare un volo con Sdentato?”. Strabuzza gli occhi e arriccia il naso.
“Astrid… lo sai che non è sicuro per te e no-” gli appoggio un dito sulle labbra.
“Hiccup. Non ti preoccupare. Dai ti prego, solo un giretto e poi torno a casa…” propongo. Lui sbuffa.
“E va bene. Ma solo un giretto.” Si raccomanda.
“Sei un amore, ti amo.” Dico baciandolo e scendendo dal letto, radiosa come non mai, per infilarmi la vestaglia di lana. Scendo dal soppalco e metto a scaldare del latte di yak sul fuoco. In poco anche lui mi raggiunge, proprio quando metto due belle tazze fumanti sul tavolo e dei biscotti preparati ieri sera. Mangiamo e, di fretta, mi metto gli indumenti quotidiani. Prendo una sacca e me la metto un spalla, poi vado da Hiccup, per salutarlo.
“Ciao amore.” Dico lasciandogli un bacio a fior di labbra. Mi giro per raggiungere la porta.
“Ehi.” Sussurra lui, prendendomi un braccio delicatamente. Mi volto verso Hiccup, in attesa di un continuo. “Sicura di stare bene, di voler andare da sola?” mi chiede. Sorrido e lo bacio di nuovo.
“Certo che sono sicura. Dai, ci vediamo dopo. Ti amo.” Rispondo pizzicandogli una guanciotta morbida e uscendo finalmente di casa.

POV. HICCUP
“Ti amo…” mormoro preoccupato quando la porta si chiude alle sue spalle. Sento Sdentato prendere il volo e mi affaccio alla finestra. Sospiro, prendendomi la testa fra le mani, terrorizzato che possa succederle qualcosa. Un momento, che possa succedere loro qualcosa. Sbuffo, dirigendomi al lavello per lavare i piatti, quando sento bussare alla porta. Con tutto il cuore spero sia Astrid, ma il mio sguardo speranzoso si spegne quando apro la porta e vedo mio padre.
“Ah, ciao papà. Entra pure.” Dico, grattandomi la nuca, annoiato.
“Che c’è figliolo?” chiede lui, una volta entrato in casa.
“Sono preoccupato per Astrid. E’ uscita a fare un volo con Sdentato ma…”
“Ma?”
“Ma… niente. Sono preoccupato perché non voglio le succeda niente.” Rispondo.
“Hic… Astrid è una guerriera abile e coraggiosa, non le succederà mai nulla.” Mi rassicura.
“Pensiamola così.” Dico. “A cosa devo la tua visita?”
“Sai… i Dumbroch ti hanno invitato a corte per conoscere Merida.” Risponde lui.
“Oh no! Ma non ne ho voglia papà!!”
“E ci devi andare. In questi mesi ho capito che te e Astrid vi amate molto perciò non voglio costringervi a separarvi. Ma il padre di Merida ti vuole vedere a tutti i costi e quindi… ho accettato l’invito.”
“No papà ti prego! Ma perché vi ostinate con questi matrimoni combinati? Se mai passerò al comando di Berk, ci saranno alcune leggi che cambierò, mi dispiace papà.” Protesto, incrociando le mani al petto, arrabbiato.
“Si tratta solo di fare loro visita figlio! Non devi fare nient’altro a meno che tu non voglia!” si giustifica. Lo guardo con sguardo raggelante.
“Ho scelta? Non credo. Perciò sono costretto.” Esclamo, lasciando cadere le braccia sui fianchi. “Quando?”
“Domani mattina salirai sulla nave.”
“Posso portare Astrid?”
“Certo.” Risponde sorridendo.
“Bene. Se non hai nient’altro da dirmi io continuo a lavare.” Dico frettoloso. Lui mi saluta con un cenno della mano e esce di casa. Improvvisamente sento un tuono e mi affaccio alla finestra, notando il cielo completamente nero e la pioggia scendere impetuosa.
“Oh no… Astrid!” esclamo terrorizzato, lasciando lì le tazze e correndo sul soppalco per mettermi la parte superiore della tuta alare. Esco di casa correndo e mi dirigo da mio padre, per prendere Spaccateschi. Busso alla porta di casa con foga e lui apre.
“Spaccateschi, subito.” Ordino, senza lasciargli il tempo di chiedermi che cosa stesse succedendo. Lui mi indica la tettoia dove riposa l’imponente dragone e corro da lui. Gli do qualche colpetto in modo che si svegli e salgo in sella, spiccando il volo all’istante. Ma ora dove vado? Mi viene un colpo al cuore quando vedo Sdentato davanti alla casa di Gothi.
“No! Non dovevo mandarla!!!” urlo dando pugni all’aria e ordinando a Spaccateschi di scendere rapidamente. Atterriamo e mi fiondo da Sdentato. “Che è successo bello?” gli chiedo chinandomi su di lui. Il mio drago mugola triste e la paura comincia a divorarmi non lasciandomi nemmeno un briciolo di vita. Mi accuccio sotto l’ala di Sdentato per ripararmi dalla pioggia, in attesa che Astrid esca dalla casa. Dopo venti minuti sento la porta sbattere e dei singhiozzii. Mi libero un po’ malamente dell’ala del mio amico e rivolgo lo sguardo verso di lei, quando perdo un battito. E’ coperta di macchie di sangue un po’ dappertutto e zoppica un po’.
“Oh Thor… che succede Astrid?!” chiedo correndo verso di lei e sorreggendola. Le lacrime continuano a sgorgare come fiumi in piena dai suoi bellissimi occhi e le carezzo il viso coperto di terra e sangue.
“Hic-cup…” balbetta singhiozzando. La incito a parlare. “Portami a c-casa. Ho una cosa da dirti che preferisco co-comunicar-ti al caldo e f-fuori da s-sguardi indis-creti…” continua. Senza dire una parola saliamo su Sdentato e ci facciamo seguire da Spaccateschi, che appena passa sopra casa di mio padre ci lascia. Velocemente atterriamo davanti alla nostra abitazione e varchiamo la soglia. Sdentato accende il fuoco e io copro Astrid con un’altra pelliccia. Trema come una foglia, è tutta bagnata e ha ripreso a piangere, con più foga. Mi abbraccia forte e mi bacia, poi mi prende le mani, tremando.
“Astrid… amore cos’è successo?” le chiedo accarezzandole il viso sporco e cosparso di piccoli taglietti qua e là.
“Stavo volando con sdentato quando è cominciato a piovere. Stavamo tornando a casa quando un fulmine ha colpito la coda di Sdentato e siamo precipitati a terra. Per fortuna il ferretto non si è danneggiato e perciò mi è bastato rimetterlo in asse. Ma purtroppo è successa una cosa che non mi perdonerò mai.” Spiega, stringendomi ancora di più le mani. La guardo preoccupato, anzi terrorizzato. “Hiccup… ho perso il bambino.” Dice in un pianto disperato. In questo momento è come se mi avessero distrutto la vita.
“T-tu… lui…” balbetto versando una lacrima che mi riga la guancia. Ci abbracciamo, entrambi piangendo addolorati.

POV. ASTRID
“Scusami amore… dovevo darti ascolto!” singhiozzo io, affondando le mie dita nelle sue spalle. Lui aumenta la stretta e mi accarezza i capelli.
“Astrid…”
“No Hic! Dovresti odiarmi adesso! Ho ucciso nostro figlio! Tuo figlio!”
“Astrid, ti prego ascolta. Non voglio che ti colpevolizzi. Supereremo anche questo, te lo prometto.” Mi rassicura lui, allontanandomi da sé per prendere la mia testa fra le mani e guardarmi.
“Ma io volevo darti un figlio!” protesto continuando a piangere.
“Non si parla di dare A ME un figlio. Si parla di avere un bambino NOSTRO, tesoro. Di crescerlo insieme, di educarlo, di dargli tutto l’amore che richiede…” spiega dolcemente. Annuisco: ha ragione in tutti i sensi.
“Riavremo il nostro Stefan, te lo prometto Hic.” dico baciandolo e versando le ultime lacrime. Anche se riuscirò a rimanere incinta di nuovo, non sarà mai come la prima volta. So per certo che il fatto di aver perso Stefan non me lo perdonerò mai.

ANGOLO AUTORE
Allora. Vorrei chiarire alcune cose. Hiccup e Astrid vivono insieme, Stoick ha concesso loro la casa vecchia della bionda e vivono lì. Astrid ha perso il bambino perché vorrei dare a questa storia un aspetto più reale. Nella vita incontreremo sempre degli ostacoli e io in questa storia vorrei che la nostra amata Hiccstrid incontrasse i problemi che nei quali possiamo incorrere noi al giorno d’oggi. Ma tranquilli, ci sarà eccome il lieto fine. ;)
Recensite e un bacio a tutti, specialmente a dreamer_J812 che mi sta supportando moltissimo.
Astrid

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Thinking out loud ***


POV. ASTRID
Sono passati quattro giorni da quando ho perso il bambino e da quel dì io sono totalmente depressa: me ne resto in camera a piangere disperatamente, mangio poco e niente e non esco mai di casa. Hiccup è preoccupato, sta sempre con me a consolarmi, a dirmi che non è colpa mia ma… so che non è così. E oggi è un giorno di questi: è ormai pomeriggio inoltrato, quasi sera e siamo nella stiva della barca che ci sta portando in Scozia da ormai tre giorni. Non so nemmeno chi sia la ragazza promessa ad Hiccup, so solo che non la sposerà perché Stoick gli ha permesso di non farlo. Sono accucciata su quello che dovrebbe essere un letto, a versare lacrime amare. Hiccup si siede vicino a me e mi accarezza una guancia, togliendomi il bagnato che la appiccica.
“Amore… ti prego non piangere.” Dice, guardandomi con occhi dolci. Sorrido un po’, abbracciandolo.
“Come faccio? Ho commesso il danno più grave della mia vita…” singhiozzo, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
“Ti prego Astrid! Non pensarci più. Tu non sai quanto sto male a vederti così!” ribatte, avvicinando la sua fronte alla mia.
“Ti capisco, Hic, ma per una madre perdere il proprio figlio è uno shock. Dammi ancora qualche giorno e mi riprenderò, promesso.” Sussurro, cercando di sorridere.
“Promesso promesso?” chiede con voce troppo dolce, alla quale non riesco a fare a meno di ridere.
“Certo.” Rispondo, annullando così la distanza che c’è fra le nostre labbra. Ma questo dolce bacio viene interrotto da una forte scossa, che mi fa cadere completamente su Hiccup, steso sotto di me. Il cappuccio della mantella è finito sopra la mia testa nascondendo, con il pelo, il mio viso.
“Tutto ok Astrid?” mi chiede Hiccup, ridendo quando mi vede. Tira indietro l’ammasso peloso che mi sovrasta, tra una risata e l’altra e mi mette apposto la treccia.
“Sì.” Dico soffiando verso l’alto per spostare una piccola ciocchetta di capelli che mi da fastidio all’occhio. Hiccup mi aiuta ad alzarmi e insieme saliamo le scalette che ci portano al piano superiore. È una giornata orrenda: c’è nebbia e una cappa di nubi nere quanto Sdentato. Scendiamo dalla nave mano nella mano e tocchiamo suolo scozzese. Hiccup annusa l’aria, quasi schifato.
“Che hai?” gli chiedo, ridendo quando arriccia il naso.
“Nulla, non ho per nulla voglia di rivedere la mia non futura sposa.” Spiega.
“Rivedere?”
“Sì, era una mia vecchia compagna di giochi, la vedrai là.” Dice, cominciando a camminare e tirandomi dietro con sé. Proseguiamo per sentieri stupendi contornati da alberi secolari, conifere di ogni tipo, fiori dalle mille sfumature, con un atmosfera così magica che mi fa ricordare quando ero ninfa. D’un tratto ci ritroviamo ai piedi di un imponente castello.
“Ma io questo palazzo l’ho già visto!” esclamo, guardando Hic. Lui fa spallucce, un po’ confuso. Procedo tirandomelo dietro verso l’entrata: oltrepassiamo il grande ponte di pietra che ci conduce all’entrata della corte. Sì sì, io l’ho già visto. Attraversiamo le mura, ritrovandoci nel bel mezzo di un centro di artigiani, commercianti e un via vai di persone continuo. Hiccup strabuzza gli occhi e si ferma. Cavolo, dimenticavo che lui odia la confusione. Fa per andarsene ma lo fermo, tirandolo per un braccio.
“Eddai non fare il bambino Hic!!” protesto, trascinandolo con più forza.
“Lo. Sai. Che. Odio. La. CON-FU-SIO-NE!!!” esclama lui, ostacolandomi.
“Hiccup Horrendous Haddock III!!! Dobbiamo solamente correre all’interno del castello per Odino!!” tuono arrabbiata. Lui sbuffa e si lascia guidare da me, il più veloce possibile. In poco, tra uno spintone e l’altro, ci troviamo già all’interno del castello, con il fiatone per la corsa. Aleggia un profumo di biscotti e dolci di ogni tipo che mi fa venire l’acquolina in bocca. Hiccup mi prende la mano e attraversiamo il lungo corridoio luminoso. D’un tratto sento una voce possente dire:” E’ arrivato. Va, tesoro.” e delle risate felici. Poi mi ritrovo dinanzi una ragazza che in poco riconosco.
“Merida?” chiedo.
“Astrid?” domanda lei. Entrambe ci corriamo incontro e ci abbracciamo, sotto lo sguardo confusissimo di Hiccup.

POV. HICCUP
O gli dei sacri! Che qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo per favore!!!
“Da quanto tempo non ti vedo, Astrid! Dov’eri finita?” chiede Merida alla mia ragazza.
“Sono successe una marea di cose… sarebbe troppo lungo da spiegare!!” esclama Astrid.
“Hiccup! Fatti abbracciare amico mio!!” urla la riccia. Io non muovo nemmeno un dito ed è allora che si fa avanti lei, abbracciandomi. Astrid mi rivolge un’occhiataccia, vedendo che non ricambio.
“E così vi conoscete.” Dico con voce scocciata per rompere il silenzio imbarazzante che è calato.
“Eh sì. Lei era la mia migliore amica d’infanzia!!” cinguetta la rossa, lasciandomi. Per poco non svengo. “Beh sarete affamati. Venite nella sala da pranzo, abbiamo un intero banchetto!” dice solennemente Merida, facendoci strada. Astrid si affianca a me.
“Perché non l’hai salutata?” mi chiede sussurrando.
“Perché non voglio Astrid!!” rispondo irritato. “Per me è una tortura essere qui!!”
“Dai Hic! E’ così gentile!” protesta nuovamente. Metto il broncio e incrocio le braccia al petto. Entriamo nell’enorme salone, con due finestrone enormi e delle tende il raso verde a contornarle. Un grande tappetone rosso viene calpestato dai nostri piedi e Merida ci indica delle panche, dove ci sediamo. Accende il camino dinanzi ad esso e ci raggiunge, accomodandosi vicino ad Astrid.
“Allooooooora. Com’è andato il viaggio?” chiede la rossa, entusiasta.
“Beh… bene tutto sommato.” Risponde Astrid, mascherando il velo di tristezza che di nuovo si è abbattuto su di lei. Mi viene un colpo quando vedo i suo bellissimi occhi lucidarsi e mi avvicino ulteriormente a lei, abbracciandola.
“Che… che succede?” chiede Merida, preoccupata.
“Abbiam-… cioè, ha avuto una grande perdita.” Spiego freddo, baciando la fronte di Astrid e stringendole una mano.
“Oh… mi dispiace tanto, Astrid.” Replica la riccia, visibilmente dispiaciuta, lasciandole una carezza su una guancia. La mia ragazza cerca di sorridere ma le lacrime che aveva trattenuto escono potenti, sgorgando inesorabilmente sulle sue guance. Lei si accascia a terra, mettendosi una mano sulla pancia e accarezzandola un po’, pur sapendo che Stefan non c’è più.
“Ho perso una delle cose più care a questo mondo per colpa mia…” singhiozza lei. Merida mi guarda, interrogativa ma non le rispondo. “Mery… ho perso mio figlio.” Sussurra Astrid.
“Oh Thor…. Oddei Astrid non sai quanto mi dispiace!!!! Ma il padre del bambino? Lo sa?” le chiede mormorando. Astrid mi guarda e mi fa un piccolo sorriso malinconico.
“Sì, lo sa.” Dice sospirando. Merida si alza e va in cucina, tornando dopo un po’ con un bicchiere d’acqua e un pasticcino che offre ad Astrid.
“Tieni.” Dice, guardandola con sguardo pieno di compassione.

POV. ASTRID
Le sorrido, accettando con piacere ciò che mi ha offerto.
“Oh Astrid… non so come aiutarti, davvero!” esclama lei, in difficoltà.
“Non devi preoccuparti, Mery, ho già qui Hiccup al quale rompo già le scatole con le mie lagne, non voglio annoiare anche te!” rispondo dando un morso al pasticcino alla crema.
“Ti ringrazio molto, Astrid!” dice ironico il mio ragazzo. Vedo Merida strabuzzare gli occhi con la bocca spalancata in un enorme sorriso. 
“Ma voi…?” sussurra, indicandoci. Io e lui annuiamo, guardandoci sorridenti.
“Voi due state insieme!!!! Ma allora…” comincia, poi si abbassa sul mio orecchio. “E’ lui il padre del bambino?” chiede. Io annuisco, sotto uno sguardo sotto shock di Merida.
“Odino santo…” mormora. “Ehi Jeb!” urla poi lei, attirando l’attenzione di un servo minuto, abbastanza altino e moro.
“Dica principessa.”
“Prepara una bella stanza per questi due miei amici.” Ordina dolcemente lei. Jeb si inchina e annuisce, dirigendosi nel corridoio. “Avevo fatto preparare una stanza solo per lui, non sapendo che ci saresti stata, perciò vi farò dormire in una camera molto più grande, insieme.” Dice sorridendo.
“Grazie Merida, non so come ringraziarti.” Rispondo riconoscente, abbracciandola.
“E’ un piacere, amica mia.” Dice lei, sorridendo. Passano venti minuti buoni, che copriamo chiaccherando e mangiando un po’, siccome io e Hiccup abbiamo una gran fame.
“Beh, a questo punto io vi lascerei andare a dormire nella vostra stanza. Buonanotte e a domani!” esclama radiosamente Merida, salutandoci e noi, o meglio dire io, ricambiando. Io e Hiccup ci prendiamo per mano e saliamo le scale in pietra, per poi giungere in un ampio corridoio con enormi finestre e delle porte. Vediamo la nostra.

POV. HICCUP
Entriamo nella stanza e chiudiamo la porta. Un enorme letto a baldacchino di raso verde troneggia nella stanza, dinanzi ad esso un bel caminetto e di fianco due finestre. Astrid si siede sul morbido materasso e fissa un punto della stanza. La raggiungo, dandole un bacio sulle labbra che ricambia sorridendo.
“E’ tutt’oggi che non mi baci.” Borbotta lei, guardandomi con un finto sguardo arrabbiato.
“Non è vero…” rispondo dandole un altro bacio. “Come posso farmi perdonare?”
“Vuoi proprio saperlo?” chiede, guardandomi dolcemente.
“Ogni cosa è un ordine, milady.” Dico sorridendo.
“Bene, perfetto.” Risponde soddisfatta, riprendendo a baciarmi, stendendomi sul letto. Le mie mani finiscono sui suoi bellissimi fianchi e le sue… beh, sono intente a slacciarmi la tuta alare. In poco la parte superiore finisce per terra ma Astrid si alza dal letto, andando alla porta.
“Che fai?” chiedo osservandola.
“Mi assicuro che la porta sia chiusa per bene.” Risponde con sguardo furbetto, facendo roteare la chiave nel suo indice. Ricambio l’occhiata, assecondandola. Lei corre verso di me e finisce tra le mie braccia, baciandomi e riprendendo a togliermi ciò che rimane della mia divisa da volo.
“Astrid… sicura?” le chiedo guardando il suo petto coperto solo dalla fascia per il seno.
“Perché non dovrei esserlo?” domanda.
“Non lo so… non voglio che tu sia costretta.”
“Se la metti su questo piano, sono io che costringo te.” Risponde volgendo gli occhi al cielo. Sospiro ma poi la guardo con aria di sfida e lei mi asseconda, togliendosi pure la fascia per il seno. A quel punto arrossisco pesantemente.

POV. ASTRID
Io rivoglio Stefan, voglio dare un motivo di felicità in più all’uomo che amo follemente. Non sarà certo una stupida caduta a fermare il mio sogno d’amore con Hiccup.


ANGOLO AUTORE
Ehilà! Triste, romantico e un po’ comico allo tesso tempo (mi riferisco alle facce che mi immagino di Hiccup mentre fa il bambinello monello), eccovi l’undicesimo capitolo! Allora, soddisfatti del mio operato? Ora che finiscono le scuole avrò molto più tempo da dedicare alla scrittura, per questo credo che aggiornerò molto presto. Ma il dodicesimo capitolo si farà attendere: sabato finisce la rumba e devo fare un concerto a scuola. Dopodiché la sera sono a dormire fuori e la domenica non sono disponibile. Lavorerò al capitolo la prossima settimana, attendendo che mi arrivino delle idee decenti…. -_- Se avete illuminazioni originali potete sempre dirmele nelle recensioni, così io le posso valutare e scrivere. Ovviamente vi citerò a fine capitolo!!!
Un salutone a dreamer che per quanto riguarda recensioni e supporto morale è la BOSS NUMBER 1!!! No,  a parte gli scherzi, grazie di cuore per aiutarmi in tutto per tutto. T.V.B
Baci a tutti voi e recensite, please!
Astrid

P.S Spero che il capitolo non sia stato noioso…

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Goodbye my lover ***


POV. HICCUP
Mi sveglio di colpo, destato da qualcuno che bussa alla porta.
“Astrid! Astrid sveglia!” sussurro alla mia ragazza, avvinghiata al mio braccio con la sua testa sulla mia spalla. Lei apre gli occhi stancamente e mi guarda persa. “Hanno bussato alla porta.” Le spiego, accarezzandole il volto. Lei annuisce e si copre di più, per non farsi vedere nuda e io mi metto i pantaloni della tuta alare per andare ad aprire.
“Ah ciao Hiccup!” cinguetta Merida, rimanendo imbambolata vedendomi a petto nudo. Vedo la maglietta verde che mi metto sempre sotto la copertura di cuoio e pelle sopra un baule e corro a mettermela.
“Dicevi?” chiedo ritornando sulla soglia. Lei scuote la testa, alzando le sopracciglia e schiarendosi la voce.
“Ehm… mio padre e mia madre ti invitano a colazione. Ovviamente dobbiamo parlare del nostro matrimonio ma… ecco… posso entrare?” chiede, un po’ in imbarazzo a parlare davanti a servi e maggiordomi.
“Un attimo solo.” Dico ridendo nervosamente e chiudendole la porta in faccia. “Astrid devi vestirti! Deve entrare Merida!!” mormoro per non farmi sentire dalla riccia. Lei spalanca gli occhi e scende velocemente dal letto, vestendosi in fretta e furia. Poi mette un po’ in ordine le coperte e mi fa cenno di farla entrare.
“Ora siamo apposto.” Dico grattandomi la nuca e vedendola varcare la soglia. Chiudo la porta proprio quando Astrid e Merida si abbracciano, scambiandosi i saluti. Alzo gli occhi al cielo e mi siedo sul letto, imitato dalle altre due.
“Bene. Dovevi parlarci, giusto?” chiedo inarcando le sopracciglia. Lei annuisce.
“Ecco. Lo sapete perché siete qui, vero?”
“Certo.” Risponde Astrid, prontamente.
“Perfetto. I miei genitori, specialmente mia madre Elinor, vogliono a tutti i costi che noi due ci sposiamo. Ma io non voglio che tu lasci Astrid! Non posso farvi questo!” spiega Merida, con le mani fra i capelli.
“E quindi? Come facciamo?” domanda Astrid terrorizzata, stringendomi la mano.
“Io vi aiuterò, costi quel che costi. In mente non ho ancora un piano, adesso dobbiamo pensare ad andare a colazione perché è lì che i miei vogliono rivederti.” Dice con voce un po’ tremante. Io e Astrid ci guardiamo e sospiriamo. “Peeeeeerò dovete cambiarvi.”
“Che cosa?” chiede Astrid.
“Dovete mettervi questi.” Dice Merida, alzandosi dal letto e prendendo dal baule due vestiti, uno per me e uno per Astrid. Io e la mia ragazza ci lanciamo un occhiata stranita, che Merida intercetta e alla quale ride.
“Mia madre. Come al solito è troppo attenta all’etichetta e vuole che tu Astrid indossi un vestito da principessa e tu Hiccup il kilt.” Spiega, sventolando gli abiti davanti ai nostri occhi.
“Cioè aspetta. Devo mettermi la gonna?!” esclamo. Astrid e Merida si guardano e ridono insieme poi annuiscono entrambe. Strabuzzo gli occhi e mi spalmo la mano sulla fronte, stendendomi di peso sul letto. Dopo un po’ mi rialzo, dirigendomi da Merida svogliatamente per prendere lo squallido kilt che devo indossare. È a quadri eccezionalmente verdi e neri, con una maglia larga e nera provvista di bottoni e delle orride calze che arrivano al ginocchio dello stesso colore. Ho obbligato Astrid a non guardarmi mentre mi vesto, rischierei di non averla più come fidanzata.

POV. ASTRID
Prendo il vestito da Merida e vado in bagno per indossarlo. È un abito azzurro come i miei occhi, con un corpetto molto rigido e di una tonalità più sul pastello e una gonna setosa che si adagia sui miei fianchi stretti, delineando il mio corpo. In vita c’è una cintura con degli zaffiri e dei motivi floreali leggermente evidenti decorano il corpetto. Inoltre Merida mi ha dato una piccola tiara da indossare con anche la solita treccia laterale. Mi guardo allo specchio e sorrido per farmi coraggio. Quando ero piccola la regina Elinor mi adorava ed era gentilissima con me. Spero sia clemente anche se sono passati quattordici anni. Esco dal bagno, mostrandomi ad Hiccup e Merida. Il mio ragazzo spalanca la bocca e per poco non sviene, mentre la mia amica sorride felice, battendo le mani.
“Astrid sei stupenda.” Dice lei.
“Ne avevi dubbi? La mia Astrid è sempre bellissima.” Risponde Hiccup orgoglioso, scendendo dal letto e vendendo verso di me. Mi tira a sé e mi bacia, sotto lo sguardo intenerito di Merida.
“Bene. Ora siamo pronti.” Annuncia Merida indicandoci la porta. Tutti e tre usciamo dalla camera e ci dirigiamo in sala da pranzo.
“Ooh! Hiccup Horrendous Haddock III!!! Che immenso piacere vederti con… Astrid?” esclama Re Fergus, bloccandosi quando mi vede. Sorride e mi corre incontro, abbracciandomi. “Astrid sei venuta anche tu!!! Che bello!” dice felice, accarezzandomi la testa.
“Il piacere è mio, re Fergus.”
“No Astrid, chiamami pure Fergus. Sono il padre della tua migliore amica, venivi sempre da noi da bambina, non c’è motivo di usare certe formalità, tesoro.” Mi prende una mano e mi fa fare una piroetta. “Guardati, che bellissima donna che sei adesso. Poi con questi vestiti sembri proprio una stupenda principessa! Vieni Elinor, c’è Astrid!” urla poi per chiamare la moglie. Ed ecco, ho una paura bestiale. Ma sembra che la regina la prenda benissimo. Sorride e mi abbraccia anche lei, posandomi un bacio in fronte.
“Ciao Astrid. Da quanto tempo non ti vedo! Come dice mio marito sei diventata davvero stupenda.” Dice. Arrossisco e ringrazio, poi i due ci invitano a sedere a tavola. Mangiamo, parlando del più e del meno fin quando la faccia di Fergus e di Elinor non diventa seria. Rabbrividisco e sotto il tavolo cerco la mano di Hiccup da stringere.
“Bene ragazzi. Ora passiamo ai discorsi seri. Merida, Hiccup, penso che entrambi sappiate che siete promessi. Quindi il matrimonio si celebrerà dopodomani.” Annuncia lui, con un grande sorriso sulle labbra. Prima che Hiccup possa obbiettare, Mery lo fa al posto suo.
“Ma non vogliamo papà. Non capisci che io non sono innamorata di lui e lui non di me?”
“Ma figliola vedi… il regno viene prima di tutto e dobbiamo pensare a fare un’alleanza vantaggiosa per il futuro.” Spiega Elinor con dolcezza.
“Alleanza con chi? Con un’isoletta dispersa nel Mare del Nord che non conta più di un granello di sabbia in tutto il mondo?” chiede invece Hiccup, cominciando ad arrabbiarsi. I due regnanti si guardano straniti.
“Beh sì… però Stoick è un mio vecchio amico, voi due siete ami-“
“NOI. NON. SIAMO. AMICI” chiarisce Hic, sbattendo il pugno sul tavolo. Fergus spalanca gli occhi.
“Hiccup sei sicuro di sentirti bene?” chiede allora il re, strizzando gli occhi.
“Mai stato meglio.” Risponde con freddezza, ricercandomi la mano. “Mi pare giusto che ora voi due lo sappiate. Io e Astrid stiamo insieme da qualche mese. Io e lei ci amiamo con tutto l’amore del mondo e non ho assolutamente intenzione di lasciarla, nemmeno per idea.”
“Voi due non potete… non siete promessi e non potete fidanzarvi!” protesta Elinor.
“Sì invece! Mio padre ce lo ha permesso!!”
“Non mi interessa. Il matrimonio è fissato per venerdì prossimo e si farà. Il caso è chiuso.” Ribatte la regina.
“Ma io non voglio sposarmi mamma! Almeno non con lui! Io non lo amo e non voglio rovinare il bel rapporto che ha con Astrid! Potresti almeno farmi scegliere chi prendere come marito?” domanda Merida, supplicante.
“Mai.” Dice severa la madre. “Preparate il castello! Venerdì la principessa Merida si sposerà!!” grida Elinor ai servi, che urlano dalla gioia e si mettono subito al lavoro. Le lacrime mi bagnano gli occhi e mi alzo dalla panca, prendo su due lembi del vestito per non inciampare e corro via, in camera.
“ASTRID!!” gridano all’unisono Hiccup e Merida.

POV. HICCUP
“Vado da lei.” Dice Merida decisa, ma prima che possa muovere un solo passo le metto un braccio davanti, per sbarrarle la strada.
“Ci vado io.” Chiarisco con voce autoritaria ed arrabbiata. Dopodiché corro per le scale, dove l’ho vista andare. Penso sia in camera, non c’è altro posto se non fuori, nel caos più totale. Apro la porta della stanza con calma e la chiudo con altrettanta cura, senza fare grosso rumore. La vedo stesa sul letto, con la testa che sprofonda in un cuscino. Sento i suoi respiri e i suoi singhiozzii. Vado verso di lei e mi siedo sul materasso, accarezzandole il capo biondo.
“Hiccup…” singhiozza lei, con la voce ovattata e distante, data la sua bocca vicina al cuscino.
“Dimmi.”
“Tuo padre aveva detto di no.”
“Lo so Astrid. Ma sai com’è fatta Elinor. Lei vuole a tutti i costi rispettare le regole.” Rispondo con una punta di rancore e fastidio nella voce.
“Come faremo?” mi chiede allora.
“Non lo so Astrid. Non lo so.”. Lei riprende a piangere con più foga, sbattendo anche i pugni sul letto. Io alzo il capo bagnato fradicio di lacrime dal cuscino e lo volgo verso di me. La guardo mentre vedo che la polvere azzurra che si era messa sopra le palpebre sta colando da tutte le parti. Le asciugo un po’ il viso e la bacio con amore, potrebbe essere l’ultimo che le do siccome il mio matrimonio è fissato per venerdì. Lei ricambia con passione e possessività, come se non ci fosse un domani.
“Hiccup. Torniamo a Berk e lo diciamo a tuo padre, lui sistemerà le cose.” Propone lei accarezzandomi una guancia, dopo esserci separati. Annuisco e comincio a togliermi questo fastidiosissimo kilt e lei il vestito da principessa, per cambiarci e tornare di nascosto a Berk. Lasciamo gli abiti imprestati da Merida sul letto e, di soppiatto, usciamo dal castello. Corriamo verso la nave ma, prima di raggiungerla del tutto, i miei polsi finiscono dietro la schiena, intrappolati da due mani possenti e la mia bocca viene bloccata da una benda. Astrid si gira verso di me e mi vede trascinato da due guardie verso il castello. Spalanca gli occhi e mi corre incontro, stendendo con due colpi allo stomaco la guardia che mi teneva prigioniero e mi aiuta ad alzarmi.
“Astrid!!” urlo mentre lei si allontana, convinta di avermi vicino. I due uomini mi hanno preso ancora.
“Hiccup!!” strilla di rimando lei, terrorizzata.
“Torna a Berk! Proverò a tornare, te lo prometto!!”
“NO! Io senza di te non vado da nessuna parte!!!!”
“Ti prego Astrid! Fallo per me, tornerò!!” grido con tutte le mie forze. La vedo annuire controvoglia e guardarmi con le lacrime agli occhi.
“TI AMO HIC!!!” urla con voce strozzata dai singhiozzii.
“ANCHE IO ASTRID!!” rispondo, ormai troppo lontano da lei.

POV. ASTRID
No. Non può essere vero. Hiccup è stato riportato indietro da due stupide guardie ed ora rischio di non vederlo più. Ho paura e l’unica cosa che riesco e posso fare adesso è trascinarmi fino alla nave, con il viso rosso e gonfio di lacrime e il cuore completamente frantumato. Salgo sulla barca e questa comincia a muoversi in direzione Berk mentre mi dirigo nella stiva per buttarmi sul letto, l’unica cosa che finché non tornerà Hiccup saprò fare. Ma la nave, quando siamo in pieno oceano, si muove con uno scossone enorme e sento il capitano urlare un attimo. Salgo di fretta e…

ANGOLO AUTORE
E… to be continued. Eh sì, questa è l’arma segreta: la suspense. Beh, che dire, Elinor è da strozzare viva e Merida… non lo so. È gentile perché li aiuta ma non l’ho mai digerita più di tanto. Oggi la mia scuola ha dato le pagelle!!! Voi? Sapete già com’è andata la rumba? Beh, spero per tutti voi bene.
Un bacio e vi prego con tutto il cuore di recensire!!! Un piccolo regalino please!!!
Astrid

P.S. Il titolo del capitolo è una canzone. Vediamo chi lo indovina!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Sugar ***


POV. ASTRID
“SDENTATO!!” urlo felice, correndo incontro al drago che mi lecca tutta. “Come hai fatto a venire qui da solo bello?” chiedo. Lui mi mostra la coda, diversa dal solito: non ha la parte mancante rossa, ma nera ed è qui che capisco. Hiccup ha messo l’ala “automatica” per far fare dei voli in completa autonomia al drago e per venire in caso di emergenza. “Che gli dei ti lodino Hiccup, sei troppo intelligente.” Dico verso il cielo, versando una lacrima che mi riga la guancia solitaria. Il drago nero mi riporta alla realtà, indicandomi la sella.
“Andiamo bello.” Dico decisa. Prendiamo il volo e ci dirigiamo verso Berk. Un grosso temporale ci avvolge per la maggior parte del tempo e dopo 5 ore di volo atterriamo in piazza. Io sono troppo stanca, proprio come il sole che ci sta abbandonando. Mi dirigo il più veloce possibile verso casa, barcollando, ma vengo ostacolata da Stoick che mi ferma.
“Astrid! Per lo spirito del possente Odino! Stai malissimo!” dice indicandomi. Cerco di accennare un sorriso ma non ci riesco: sono distrutta sia dentro che fuori. “Ti accompagno a casa ma.. dov’è Hiccup?” chiede.
“E’ stato bloccato da Merida. I suoi genitori l’hanno obbligato a sposarla.” Spiego reggendomi su di lui.
“Oh gli dei. E quando sarebbe il matrimonio?”
“Dopodomani.”
“Dobbiamo fermarli. Non sarà facile, conoscendo Elinor. Ci proverò con tutte le mie forze Astrid.” Afferma lui accarezzandomi il viso.
“No Stoick. Ha detto che Hiccup se la sarebbe cavata da solo. Non voglio che anche tu ti metta nei guai, ti prego.” Lo supplico con le lacrime agli occhi. Lui annuisce e mi prende in braccio, portandomi a casa. Appena arrivati lo ringrazio ed entro nell’abitazione, accendendo il camino e preparandomi al temporale che sta arrivando. Mi siedo sul divano con una coperta e mi metto una mano sulla pancia. Sorrido malinconica e sospiro.
“Sai Stefan, se fossi qui faresti compagnia a me nell’attesa di papà. Almeno non mi sentirei così sola… e invece non ci sei…” dico rivolto al mio bambino che purtroppo non è qui. E tra una conversazione e l’altra mi addormento, cullata dallo scoppiettare delle fiamme e dal ticchettio delle gocce d’acqua sul tetto.

4 MESI DOPO
Sono distesa sul letto con la luce della luna ad illuminare il mio viso, purtroppo da sola: sono passati quattro mesi ed Hiccup non è ancora tornato. Sarà già marito e questo mi logora dentro. Sto scrivendo una lettera a lui, nella speranza che almeno si degni di rispondermi.

Caro Hiccup,
sono quattro mesi che non torni e questo mi preoccupa. Spero che tu stia bene e che non ti sia scordato di me. Credo che ormai, dopo questa lunga attesa, sia finita… ma almeno non per me, non lascerò così la nostra relazione. Io sono qui per te, perché ti amo e spero di vedere i tuoi bellissimi occhi guardarmi ancora, le tue labbra baciarmi un’altra volta e le tue braccia stringermi a te nuovamente. Tu hai toccato il mio cuore e la mia anima, hai cambiato la mia vita e i miei obbiettivi. Il mio cuore è accecato da te. Ho baciato le tue labbra, sentito il tuo profumo e stretto a me la tua testa, ho diviso con te i tuoi sogni e il tuo letto. Ti conosco bene, sono diventata dipendente da te. Ma non so se tornerai. Per questo ti dico addio, amore mio, addio amico mio. Sei stato l’unico, l’unico per me, l’unico e l’intramontabile!
Sono una sognatrice e quando mi sveglio, non vederti accanto a me spezza il mio spirito. Prendi con te i miei sogni e ricordati di me, perché credo che ormai tu sia andato via. Ricordati di noi, di quello che eravamo e di quello che abbiamo fatto. Ti ho visto piangere, sorridere, ti ho guardato spesso mentre dormivi. Se non fossi stata così testarda sarei stata la madre dei tuoi figli, avrei passato il resto della vita con te. Conosco le tue paure e tu conosci le mie, abbiamo avuto i nostri dubbi ma non hai mai scoperto il mio più grande. È questo, il dubbio se riuscirò a vederti di nuovo. Il dubbio se avrei potuto averti accanto per sempre. Ti amo, non posso vivere senza di te. Ancora sogno di stringere la tua mano nella mia ma sopporterò il fatto di non poterlo più fare.
Sono così vuota tesoro senza di te… ti prego, torna a colmare questa voragine dentro al mio cuore!
Ti amo, non scordarlo MAI.
Con amore
Astrid.

E mentre chiudo la busta scoppio in un pianto disperato, bagnando il cuscino ovunque. Dopo essermi calmata scendo le scale e mi preparo una tazza di latte caldo e mi siedo sul divano, a fissare imbambolata le fiamme del camino, le uniche cose a farmi caldo e compagnia. Sbatto con forza i pugni sulla soffice superficie e bevo un sorso di latte. Ora però non mi resta che dormire perciò chiudo gli occhi, versando una lacrima.
È mattino ma il sole non sembra essere intenzionato ad uscire. Bella giornata per essere maggio! Mi alzo dal divano, stropicciandomi gli occhi e stiracchiandomi, dolorante per via della scomodità della superficie sulla quale ho dormito. Faccio colazione e mi vesto, uscendo da Sdentato e affidando la lettera ad un Terribile Terrore.
“Ehi bello.” Sussurro con voce spenta, grattandogli il mento e dandogli qualche pesce. Lui fa un gorgoglio felice e mi siedo in sella. “Che ne dici se facciamo un voletto io e te?” chiedo. Lui approva e prende il volo all’istante, cogliendomi un po’ alla sprovvista. Oggi faccio decidere a lui dove portarmi, siccome non ha bisogno che lo guidi più di tanto. Atterriamo dopo un po’ sull’isoletta dove io e Hiccup ci siamo fidanzati. Forse anche Sdentato lo vuole ricordare. Sospiro, guardandomi attorno.
“Ehi bello… senti la sua mancanza vero?” domando al drago sedendomi. Lui annuisce, mettendo il suo musone sulle mie gambe, in attesa di coccole. Gli faccio le carezze e continuo a parlare.
“Sai… quando mi porti nelle isole che avete esplorato voi è come se me lo trovassi accanto. Sarebbe bello poterlo di nuovo vedere…” sospiro guardando il drago. Un caldo bacio mi arriva sul collo, facendomi chiudere gli occhi e sorridere un po’. Con la mano cerco la sua testa all’indietro e sento i suoi capelli tutti arruffati.
“Non c’è bisogno di dirmi addio. I tuoi dubbi non devono esistere e sono qui per stare con te per sempre, per chiudere quel vuoto che ho creato io stesso con tutto l’amore che posso darti.” Sussurra lui, con la voce interrotta dai suoi baci sul mio collo e sulla mia mano. Mi giro e cerco le sue labbra che in poco bacio. Lui ricambia e mette le mani sui miei fianchi e io mi perdo nei suoi capelli.
“Pensavo mi avessi dimenticata.” Singhiozzo quando ci separiamo.
“Come potrei Astrid?!” chiede sorridendo.
“Non so… sono quattro mesi che non ti vedo. Permetti che i dubbi mi sono leggermente venuti?” dico ironica.
“Ok ok. Ma non sai cos’è successo.”
“Dai sentiamo. Sei il felicissimo marito di Merida, non è così?”
“No. Non sono suo marito e non lo sono mai stato.” Risponde, prendendomi le mani. Queste parole mi scaldano il cuore… sapere che il mio ragazzo è anche il marito della mia migliore amica… no, proprio no. Lo incito a continuare.
“All’altare ho detto di no. E per questo Elinor ha ordinato alle guardie di farmi imprigionare.” Spiega fissandomi negli occhi.
“Vorresti dirmi che sei stato per tutto questo tempo chiuso in cella?!! Per colpa di quella strga?!!” esclamo. Lui annuisce. Lo guardo con dispiacere e compassione, poi mi butto fra le sue braccia e lo bacio. “Mi dispiace tanto Hiccup.” Sussurro sulle sue labbra. Lui mi fa una carezza e ci separiamo.
“Non ti ho mai dimenticata, anzi ti pensavo ogni secondo possibile. Avevo voglia di sentirti vicino, di vederti, di baciarti… ma vedevo solo il muro grigio e il freddo della cella.” Dice guardandomi innamorato. Sorrido e metto le mani sui fianchi.
“Alloooora. Sai per caso che giorno è?” chiedo.
“Ehm… sssì. Perché?”
“Oggi è la festa della mamma, giusto?”
“Sì.”
“E non mi fai gli auguri?” domando di nuovo.
“Ma tu non sei ma-“ si blocca guardandomi bene e scorgendo un pancione mica tanto piccolo. Lui sorride e comincia a ridere. Io ricambio.  “Auguri, mamma.” Sussurra prima di baciarmi.
“Sei felice?” chiedo emozionata.
“Certamente!!! Però se vuoi uscire a fare un volo vieni con me la prossima volta.” Dice pizzicandomi una guancia.
“Mi fa specie che tu non ti sia accorto prima della grandezza di questa pancetta. È lievitata tanto quando tu non c’eri.” Rispondo ironicamente toccandomi il ventre. Lui ride e si abbassa su di esso e ci mette un orecchio sopra.
“Ehi piccolo. Ciao campione sono papà. Per questi mesi non ti ho visto crescere nella pancia della mamma ma voglio ricominciare da capo, voglio che tu sappia che ti voglio troppo bene anche se non sei ancora nato. Voglio che tu sappia che sono tuo padre.” Sussurra Hic, accarezzandomi la pancia.
“Sarai un padre meraviglioso Hiccup, ne sono sicura. Sarà il bambino più fortunato del mondo ad averti come papà.” dico
“E anche ad avere te come mamma. Astrid sei una donna stupenda, piena di qualità. Sei bellissima, hai tutto e…” si ferma, inginocchiandosi davanti a me e prendendomi la mano destra. “L’idea di averti come moglie mi renderebbe l’uomo più felice del mondo. Astrid Hofferson, mi vuoi sposare?” mi chiede. Sento le lacrime salirmi fino agli occhi mentre vedo un bellissimo anello d’oro bianco con un’acqua marina a forma di diamante al centro vicino al mio dito, in attesa di trovare la sua dimora. Sorrido e non aspetto un secondo a rispondere.
“Sì. Sì lo voglio!!!” urlo facendomi mette l’oggetto prezioso al dito e fiondandomi tra le sue braccia. “Per sempre lo vorrò.” Sussurro con la faccia attaccata al suo petto.

POV. HICCUP
La sto stringendo forte a me. In questo momento l’unica cosa che voglio è sentire la mia futura moglie e mio figlio vicino. No ma… non ci posso credere…. Astrid Hofferson, la ragazza per la quale ho sempre provato una cotta enorme, sta diventando mia moglie e aspetta un bambino da me!! Io spero che non sia un sogno e se lo è, di non svegliarmi mai, altrimenti potrei veramente uccidermi.
“Hiccup…” mi chiama, alzando la testa verso di me e guardandomi con occhi dolci. “Dimmi amore.”
“Possiamo tornare a casa? Non mi sento molto bene… credo che fra un po’ rimetterò.” Dice facendo una smorfia dolorante e al contempo di disgusto.
“Subito mia signora.” Dico prendendola in braccio e portandola da Sdentato, il quale vorrebbe leccarmi ma al momento non può. La carico sulla sua sella e mi posiziono davanti a lei. Dopo un po’ ci alziamo in volo e a tutta velocità sfrecciamo verso Berk. “Tutto bene Astrid?” chiedo dopo un po’.
“Sì, più o meno. Ho una nausea terribile. In questi mesi non ho mai vomitato ma è giunto il momento ormai.” Risponde mettendo le mani sulle mie spalle. In poco arriviamo a Berk, dove vengo accolto con urla felici e persone che mi vengono incontro.
“Scusate… scusate… la mia ragazza sta male devo portarla a casa!!!” grido per liberarmi della folla. Prendo Astrid in braccio da Sdentato e il più velocemente possibile raggiungiamo la nostra abitazione. Apro la porta e la lascio correre in bagno, dove sento i conati di vomito.
“Ho f-freddo…” sussurra tremante lei sedendosi sul divano. Faccio accendere il camino da Sdentato e le porto una coperta, poi mi siedo vicino a lei. Le passo un braccio intorno al collo e la stringo a me per farle ancora più caldo. “Meglio…” dice abbandonandosi al mio calore. Si accuccia meglio fra la coperta e il mio braccio e chiude gli occhi. Le bacio la fronte e le accarezzo una guancia ma qualcuno bussa alla porta. Astrid fa per alzarsi ma la fermo.
“Vado io tu riposati.” Dico camminando verso la soglia. E mi vedo mio padre.
“Figliolo sei tornato!” esclama abbracciandomi.
“E invece potrei partire per l’altro mondo se continui a stringermi così!” rispondo con la voce strozzata. A questo punto lui mi lascia, Lo invito ad entrare e si siede su una panca.
“Ero venuto per Astrid. In questi mesi senza di te è stata malissimo. Ma mi pare che non stia perfettamente neanche adesso…” constata guardandola. Lei si alza dal divano per bere un bicchiere d’acqua e mio padre spalanca gli occhi. Tattada, siamo morti. “Astrid! Hai mangiato un bel po’ in questi mesi! Hai proprio sofferto la mancanza di Hiccup eh?” dice ridendo mio padre.  Viene da ridere anche a me al solo pensiero che non ci sia ancora arrivato ma cerco di trattenermi. La mia ragazza lo guarda e gli sorride con gentilezzaz.
“Che abbia sofferto molto non c’è dubbio, è vero. Ma non sono così perché ho mangiato troppo.” Spiega lei, ridendo. Attendo che mio padre mi uccida, capendo che Astrid aspetta un bambino.
“Ahh… sei incinta! E chi è il fortunato papà?” chiede mio padre. Ma possibile che sia così impedito?!
“Stoick… il padre è tuo figlio. Hiccup è il padre del bambino che porto in grembo.” Ribadisce lei, guardandosi la pancia e accarezzandosela. Ok, ora sono ufficialmente morto.

ANGOLO AUTORE
Aggiornamento ultra veloce!!! Sì, tra ieri e oggi ho terminato questo capitolone. Beh, che dire. Hiccup è tornato, Astrid è incinta e la nostra coppia preferita si sta per sposare!! Cosa c’è di meglio? Ma Stoick? Come la prenderà? XD Ah non so, vedrò cosa mi vieni in mente. Sta volta posso rassicurarvi del fatto che il bambino nasce sano, non vi preoccupate che Astrid non rischia nulla. E poi…. Via, vedremo che altro succederà! Se questi sono i ritmi, credo che la FF non durerà ancora dei secoli, ma nemmeno pochissimo. Vedrò cosa mi faccio venire in mente. E quindi un bacio!!!
Astrid.

P.S. Altro titolo di canzone!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Solo per te (parte 1) ***


POV. HICCUP
Mio padre mi guarda con rabbia e io ho molta paura di quello che potrebbe dire.
“Tu hai messo incinta Astrid fuori dal matrimonio! È contro le leggi!!” esclama furioso dopo qualche minuto di silenzio.
“Sì papà lo so… però oggi ho chiesto ad Astrid di sposarmi!” mi giustifico, mostrandogli l’anello che lei porta al dito.
“Non mi interessa! Hiccup, le sai le leggi. So che sei un ragazzo che non le segue mai, ma questa è la più importante! Un capo dovrebbe dare il buon esempio alla sua gente…” cerca di spiegarmi con calma. Ma la stessa bontà non è in me, in questo momento.
“IO NON SONO IL CAPO!!” urlo furioso.
“Ma lo diventerai figlio mio! Non posso rimanere sul trono di Berk a vita, lo capisci questo o no? Tu sei il mio unico figlio e non posso dare la carica a nessun altro se non a te.”. Gli lancio un’occhiata raggelante e mi metto a braccia conserte.
“E con questo? Astrid porta in grembo MIO figlio. No, mi correggo, NOSTRO figlio. Cosa cambia se nasce prima o dopo il vincolo matrimoniale? L’amore da dargli cambia?” chiedo iracondo, mettendolo visibilmente in difficoltà.
“Certo che no, Hiccup, ma le leggi sono le leggi e ti tocca rispettarle. Con questo mi congedo.” Dice sbrigativo, facendo un cenno di saluto alla svelta e scomparendo nell’oscurità della sera, chiudendosi la porta alle spalle. Rimango a guardare la soglia con i pugni serrati. Probabilmente talmente tirati che ho le nocche bianche. Ma due mani dolci e gentili mi scostano delicatamente i capelli dal collo e due labbra lo baciano. A quel punto mi rilasso e mi giro verso quella divina creatura per baciarla. Lei ricambia amorevolmente.
“Hiccup non ti devi preoccupare. So per certo che tuo padre capirà. So che lui vuole dei nipotini, perciò non ci fermerà.” Sussurra mettendomi apposto il colletto della tuta alare. La guardo e cerco di sorridere ma non ci riesco.
“Non lo so Astrid… mio padre è testardo, fin troppo per i miei gusti.” Comincio.
“Da qualcuno devi aver pur preso.” Dice lei dolcemente. Mi scappa una risata.
“Beh, scherzi a parte. Il suo comportamento mi urta i nervi. Sta per diventare nonno e non è contento. Ma guarda te che strano, solo perché abbiamo infranto le leggi!” spiego gesticolando nervoso.
“Beh in fin dei conti possiamo rimediare.” Sussurra Astrid teneramente, percorrendo il perimetro di ogni singolo dettaglio della tuta alare con un dito. La guardo interrogativo. “Intendo che la data del matrimonio non è fissata. Potremmo benissimo sposarci e far nascere nostro figlio all’interno del vincolo matrimoniale.” Continua lei. Effettivamente ha ragione.
“Sì hai ragione. Ma non voglio che tu sia costretta a sposarmi così in fretta se non lo vuoi, solo perché mio padre si lamenta come un bambino del fatto che tu sei incinta fuori dal matrimonio. Voglio che tu abbia tutto il tempo che ti occorre per decidere. E quello che, conoscendo mio padre, gli da fastidio è che abbiamo in pratica già fatto quello che avremmo dovuto fare la prima notte di nozze.”. Lei annuisce e mi guarda dritto negli occhi.
“Fosse per me Hic ti sposerei anche adesso” dice ridendo. Sorrido, al pensiero che lei sia felice accanto a me. “E non ho bisogno di pensare… poi a cosa, esattamente?” chiede. Alzo le spalle.
“Non so… se ti va di stare accanto per tutta la vita ad una lisca di pesce parlante.” Rispondo. Lei scuote la testa sghignazzando.
“Toglitelo completamente dalla testa. Parleremo domani con tuo padre. Cercheremo di fargli capire quanto questo bambino conti per noi ma soprattutto che il nostro matrimonio arriverà in tempo, così da far nascere nostro figlio all’interno del vincolo matrimoniale.” Mi rassicura Astrid, mettendomi una mano sul viso.
“Va bene.” acconsento. Ci dirigiamo sul soppalco e ci cambiamo, mettendoci poi sotto le coperte.

POV. ASTRID
C’è qualcosa però che non quadra. Hiccup è sempre determinato nelle cose che fa, ma adesso sembra molto scoraggiato all’idea che suo padre non voglia che il nostro bambino nasca.
“Hiccup.” Lo chiamo, facendolo girare verso di me. “Tu lo vuoi il bambino?” chiedo, sotto il suo sguardo tenero.
“Certo che lo voglio. Io desidero tanto avere un figlio da crescere insieme alla donna che amo. Tu invece?”
“Io? Ovviamente, per lo stesso tuo motivo e per renderti fiero di avermi come… possiamo già dire moglie?”
“No Astrid. Tu devi volere questo figlio per noi, non per rendermi fiero.” Comincia toccandomi delicatamente il ventre, con la mano un po’ tremante. “Perché io sono già fiero di aver scelto te come mia futura sposa. Sono felicissimo di poterti stringere a me, di poterti baciare, accarezzare, parlare… Sono l’uomo più felice dell’universo perché tu esisti e hai scelto, fra tanti e tanti uomini anche con più qualità di me, di starmi accanto e di darmi amore.” Sussurra prendendomi dolcemente la testa fra le mani. A questo discorso sto per commuovermi.
“Ma io non avrei potuto scegliere uomo migliore di te, Hic, perché non ce ne sono. Non ne esistono proprio, in nessun angolo della terra. Perché sei tu, amore mio, il migliore di tutti questi. ” A questa risposta lui, con un grande sorriso, annienta la distanza fra di noi con un dolcissimo, caldo, interminabile, lento, bellissimo bacio.
“Ti amo.” Sussurra Hic, accarezzandomi il ciuffo. Sorrido e gli lascio un piccolo bacetto sul naso.
“Anche io.” Rispondo guardandolo. Lui sorride e mi abbraccia, lasciandomi inebriare dal suo dolce profumo. Lui si appisola mentre io proprio non ce la faccio. “Hic.” lo richiamo. Apre gli occhi smeraldini, guardandomi assonnato. “Se è un maschio come lo chiamiamo?” chiedo. Lui ride e mi lascia un bacio sulla fronte.
“Che ne dici di Bennett?” propone. Ci penso un attimo, fissando l’armadio davanti al letto.
“Mi piace, è un bel nome. Ma se è femmina?”
“Se è femmina allora Freya. Perché è la dea della bellezza e non potrà che essere bella la nostra bambina, con la madre stupenda che si ritrova.” Spiega, dipingendo sul mio volto un bel sorriso. “Dai, ora domiamo.” Sussurra. Decido di ascoltarlo e dopo averlo baciato un’ultima volta, mi abbandono al calore del suo abbraccio, protetta dalle sue braccia forti.
È  mattino e la luce del sole filtra dalle tende. Apro gli occhi ma noto che Hiccup non è con me.
“Hic?” lo chiamo, sedendomi sul letto. “Hic dove sei?” chiedo un po’ impaurita. Mi alzo e scendo lentamente le scale, trovando la tavola imbandita. Sorrido e vado in cucina, trovandolo a finire con i preparativi.
“Che cosa…?” domando con una faccia stranita ma sorridente. Lui si avvicina a me e mi bacia.
“Buon compleanno milady.” Sussurra. Ah giusto! Mi stavo dimenticando!!! È vero che oggi compio 20 anni!
“Oh per tutti gli dei grazie Hiccup!!” esclamo gioiosamente abbracciandolo. Lui ricambia ma dopo mi allontana un po’ da sé.
“Vai in sala e siediti. Fra un po’ arrivo con la colazione pronta.” Dice dolcemente. Annuisco e mi siedo sul divano, davanti al caminetto acceso. E di nuovo una fitta alla testa: ora riesco a vedere le fiamme del mio futuro. Ci sono due sagome, la mia e quella di Hic e lui tiene fra le braccia un bambino. Io mi avvicino a lui mostrandogli… UNA BIMBA?! Sussulto e proprio in quel momento le fiamme tornano normali e sento dei calcetti alla pancia. Il fatto strano è che li avverto sia nella parte alta del ventre che in quella bassa, CONTEMPORANEAMENTE. Mi porto le mani alla bocca e chiamo con tutto il fiato che ho Hiccup. Lui corre verso di me terrorizzato.

ANGOLO AUTORE
Ciao a tutti. Scusate l’estremo ritardo ma è tutta la settimana che ho la febbre e non mi è ancora passata. Quindi vi prego davvero di scusarmi. So anche che questo capitolo non è certamente uno dei migliori ed è corto (anzi cortissimo), ma serve per capire che…. Ah, nel prossimo capitolo (del quale ho già scritto l’inizio), scoprirete tutto per filo e per segno. E nulla spero che comunque sia il capitolo possa piacervi lo stesso, anche se è meno ricco di emozioni, perché io comunque ci ho messo impegno.
Un bacio e recensite
Astrid
P.S Non smetterò di ringraziare mai abbastanza Dreamer_J812 perché mi appoggia sempre in tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Solo per te (seconda parte) ***


POV. ASTRID
“Che succede Astrid?” chiede impaurito.
“Hic…. ho una strana sensazione…” comincio guardandolo negli occhi. Lui con lo sguardo mi incita a parlare. “Sono incinta di due gemelli…” continuo. “Per di più un maschio e una femmina.” Concludo. Lo vedo sorridere e mettersi le mani tra i capelli scompigliati.
“Oh per tutti gli dei di Asgard. Ma è…. è bellissimo!” esclama stringendomi le mani. Annuisco felice e lui mi prende in braccio, facendomi volteggiare in aria.
“Hic è il miglior regalo che tu mi avresti potuto mai fare…” sussurro quasi in lacrime quando mi mette giù a terra.
“Io?”
“Si, tu. Non sarei mai rimasta incinta senza di te, lo sai.” rispondo sghignazzando.
“Ahh.. eh eh, certamente…” ridacchia imbarazzato, arrossendo. Mi risiedo tirandomi Hiccup dietro, che si accomoda accanto a me. Gli prendo entrambe le mani e ne metto una nella parte alta della pancia e l’altra in quella bassa. Comincio a farmi carezzare da lui fin quando non lo vedo sgranare gli occhi sorridendo e guardarmi. “Oh sacri dei… li ho sentiti!!” esclama abbracciandomi.
“Grazie, grazie davvero Hiccup.” Sussurro facendomi rigare le guance da alcune lacrime che cadono sulla sua tuta. Lui mi asciuga con i pollici le gote bagnate e io gli sorrido.
“Ma perché dovresti ringraziarmi?” chiede, appoggiando la sua fronte sulla mia e guardandomi negli occhi. Come sono belli i suoi… li amo, proprio come amo lui.
“Perché hai reso questo… questi sogni realtà.” Rispondo completamente imbambolata, rapita dal suo sguardo innamorato e maledettamente seducente allo stesso tempo. Lui sorride. “Non so se ti rendi conto! Aspetto due bellissimi gemelli da te e sto per diventare tua moglie!!!” esclamo felice.
“A proposito di diventare mia moglie…” comincia alzandosi dal divano e prendendomi le mani. Mi metto in piedi con lui e lo guardo stranita… che cosa vuole fare? “So che la proposta di matrimonio te l’ho già fatta ma…” continua, inginocchiandosi. “Astrid Hofferson, mi daresti l’immenso onore di sposarti fra due settimane, rendendomi l’uomo più felice dell’universo?” chiede guardandomi scoppiare in lacrime di gioia e saltargli addosso, coprendolo di baci.
“Sììììì! Sì e ancora sìì!!!” grido euforica. Lui mi sorride e mi lascia un lungo bacio, poi ci alziamo da terra e andiamo a tavola per mangiare la speciale colazione che il mio amato ha preparato per me. Dinanzi a me ci sono biscotti ancora bollenti, brioche ripiene di ogni squisitezza, pasticcini alla crema e cioccolato e… una meravigliosa torta di compleanno di panna e frutti di bosco. Lo guardo emozionata e vedo che lui è un po’ pensieroso. All’istante capisco cosa non va.
“Hiccup… tutte le parole che potrei spendere in questo momento non sono nemmeno lontanamente degne perché tu meriti il mondo. Nessun ti amo, nessun bacio e nessun abbraccio possono farti capire veramente che io per te morirei. Ma questo-“ gli prendo le mani e le appoggio sul ventre. “- anzi queste… sono le cose che contano. Il matrimonio, il NOSTRO matrimonio ti può far capire che io voglio stare solo con te. Perché io ti amo tanto Hic, perderei la vita al posto tuo se servisse a farti capire che non c’è e non c’è mai stato nessun altro se non tu.” Concludo, vedendo che dai suoi bellissimi occhi scendono delle lacrime. Mi avvicino a lui e lo abbraccio forte, sentendo una delle sue mani tenermi stretta a sé la schiena e l’altra accarezzarmi i capelli.
“Sai… a volte di notte faccio degli incubi… sogno che tu non mi vuoi, gridi che vuoi l’aborto e che questi bambini sarebbero inutili, strilli che non mi sposeresti mai e… poi te ne vai con altri ragazzi, magari migliori di me…” spiega tra un singhiozzio e l’altro. Lo guardo con occhi pieni di compassione e accenno un sorriso, poi gli appoggio sulla guancia una mano che lui non esita a coprire amorevolmente con la sua.
“Come potrei anche solo pensare di fare delle cose così crudeli all’uomo che ha colmato anni e anni di attese, solitudine e tristezza? Ma soprattutto, come potrebbe anche solo passarmi per l’anticamera del cervello di fare cose così orribili all’uomo che amo, a colui che non desidero altro che diventi mio marito per starmi accanto per tutta la vita e al padre dei nostri figli?” lo rassicuro. “Voglio che tu sia felice Hic, che tu non abbia mai e mai più questi pensieri. Ti prego amore mio.” Dico. Lui sorride e carezza un’ultima volta la mia mano, poi mi tira a sé e mi bacia.
“Va bene milady. Che cosa vuoi fare oggi?” mi chiede gioioso.
“Ehm… so che ti può sembrare strano ma… vorrei andare da tuo padre.” Rispondo.

POV. HICCUP
Ecco, l’ultima cosa che desidero lei faccia il giorno del suo compleanno è andare da mio padre. E cosa vuole fare Astrid? Proprio quello. Odino santo.
“Amore… non credo che oggi sia una grande idea andare da mio padre e spiegargli come stanno le cose…” cerco di chiarire.
“Perché no Hic?” domanda lei con le braccia conserte.
“Potresti seriamente rimanerci male…. Sai com’è fatto lui… non credo che tentare di fargli capire ciò che sta succedendo sia giusto, oggi.” Ribadisco. “Lo dico per te tesoro.”
“Hiccup… ti prego.”  Dice lei decisa. La guardo per un po’ e poi sospiro, mettendomi una mano sugli occhi.
“E va bene, ma solo perché è quello che desideri, Astrid.” Acconsento. Lei sorride e saltella felice, poi mi lascia un bacio sul naso, non prima di avermi sussurrato:” Grazie amore.”. Ricambio con un sorriso un po’ forzato. So per certo cosa succederà e non voglio lei stia male il girono del suo compleanno. Ma Astrid vuole così e così sarà. Usciamo di casa mano nella mano e il suo fianco appiccicato al mio braccio. La tengo stretta a me e le lascio saltuari baci sul capo biondo. Quando arriviamo davanti alla mia vecchia casa, sospiro rumorosamente per darmi coraggio. Astrid alza la testa per guardarmi e si mette a sghignazzare.
“Perché ridi?” le chiedo stranito.
“Non capisco di cosa tu abbia paura.” Risponde con superficialità.
“Ohhh.. lo vedrai presto di cosa ho paura…” dico con il mio solito sarcasmo. Busso alla porta e attendo che il bel faccione di mio padre mi guardi con il suo solito fare autoritario. E non devo attendere molto perché questo accada.
“Figliolo! Astrid! Buongiorno!” esclama lui.
“Salve Capo.”
“Ciao, p-papà…” balbetto.
“Entrate pure.” Ci invita. Così noi varchiamo la soglia e Astrid si mette seduta su una panca. Io la seguo, vedendo mio padre chiudere la porta e venire verso di noi. “A cosa devo la vostra visita?” chiede. Ah, che bella domanda! Guardo Astrid per capire esattamente cosa fare e lei prende l’iniziativa.
“Capo ecco… riguardo la discussione di ieri sera…. Abbiamo deciso di sposarci fra due settimane. Avremmo fatto anche prima ma vorremmo lasciare tempo ai preparativi.” Spiega lei, prendendomi una mano.
“Ma è fantastico congratulazioni!” esulta lui sbattendo le mani sul tavolo felicemente, facendo prendere un “leggero” colpo a me e alla mia ragazza. “Eh ehm… riguardo il bambino?” chiede poi, ritornando serio. Sento il sangue gelare nelle vene. Astrid prende un grande respiro e parla.
“Abbiamo scoperto un’altra cosa. Io sono incinta di due gemelli.” Confessa, stritolando la mia povera mano. Gli occhi di mio padre si sgranano e rivolgono lo sguardo su di me, pieno di stupore ma anche pura e semplice disapprovazione. Ancora.
“Non solo hai messo incinta Astrid fuori dal matrimonio ma anche di due gemelli?! Hiccup! Ti rendi conto di cosa significa!?” erutta furioso. Deglutisco rumorosamente.
“S-sì papà.” Balbetto, non sapendo che cosa dire. Ma qualcosa in me sta cambiando, mi sento rabbioso, ribollente d’ira. Tanto che mostro a me stesso, ad Astrid e a mio padre il mio lato più nascosto. Serro i pugni, che sbatto con violenza sulla superficie del tavolo. “SI PUO’ SAPERE COS’E’ IL PROBLEMA?! PRIMA I MATRIMONI COMBINATI E POI QUESTA STUPIDA LEGGE DEI BAMBINI ILLEGITTIMI! I NOSTRI FIGLI NON SARANNO ILLEGITTIMI LO VUOI CAPIRE PER ODINO!? NASCERANNO AMPIAMENTE DENTRO IL VINCOLO MATRIMONIALE!!!! IO NON SOPPORTO PIU’ QUESTE ESAGERAZIONI, BASTA!” urlo fuori di me, ribattendo i pugni sul tavolo e uscendo di casa iracondo, sbattendo la porta dietro le mie spalle. Capisco tutto: che abbiamo sbagliato, che non dovevo metterla incinta prima del matrimonio. Ho capito. Ma tutte ste esagerazioni… il fatto del bambino ILLEGITTIMO. Nessun figlio sarà MAI illegittimo perché, nascerà dall’amore dei genitori. È questo che mio padre non riesce ancora a metabolizzare.

POV. ASTRID
Sono completamente terrorizzata dalla reazione di Hic: non l’ho mai, e ripeto mai, visto arrabbiato in questo modo. Osservo Stoick che fissa ancora esterrefatto il posto nel quale Hiccup era seduto, accanto a me.
“Capo.” Richiamo la sua attenzione. Lui distoglie lo sguardo dal punto fissato fin da prima e mi guarda. “Non è stata colpa sua.” Continuo.
“Astrid non puoi rimanere incinta da sola. O non è figlio suo o è per forza colpa di Hiccup.”
“No, i bambini sono di Hiccup. Ma sono stata io a spingere perché si decidesse a farlo.”
“Perché Astrid…? Perché?” chiede sedendosi calmo.
“Perché io lo amo.”
“Sì, lo so. Però secondo le sacre leggi i figli si possono avere solo dopo il matrimonio. Già ho fatto eccezioni con voi! Hiccup non potrebbe sposarti ma…. D’altra parte tempo fa ho sbagliato anche io…” dice, accendendo in me una lucina di curiosità.
“Cosa? Cos’ha sbagliato?” chiedo, incitandolo a parlare. Lui si schiarisce la voce.
“Tanti e tanti anni fa, quando tu e Hiccup eravate soltanto due piccoli e teneri bambini, conobbi Fergus. Lui era un uomo sfarzoso, dava feste ogni singolo giorno della settimana. Vedevo che Hiccup e la figlia di Fergus, Merida, andavano d’accordo ma… ahimè mi sbagliavo. Il re di Scozia adorava Hiccup e spingeva perché lui e la figlia si sposassero, un giorno. Io, ormai assillato, accettai, anche se sapevo che Hiccup e Merida, conoscendo entrambe le loro teste, non avrebbero mai gradito. Ero al corrente del più grande segreto di mio figlio: lui amava te in un modo esagerato. Si ammalava per te. Quando tu non lo consideravi arrivava a casa piangendo. Lui mi diceva:” Papà, Astri… eh ehm… mi sono fatto male. Un gronkio mi ha colpito alla testa. Ecco perché… perché sto piangendo.” E si rifugiava in camera sua. Salivo sul soppalco e origliavo sentendo che singhiozzava disperato e parlava. “Perché? Perché non mi vuoi Astrid… sei così bella…. Io sono innamorato di te ma nessuno lo deve sapere….” Sussurrava. Io stavo male per lui, non avevo mai visto mio figlio più avvilito di così finchè tu non scomparisti. Oh… lui era distrutto, completamente. E con quegli avvenimenti capii che avevo fatto il disastro più colossale della mia vita.” Racconta con un velo di tristezza negli occhi. Al suo racconto mi sono intenerita moltissimo, soprattutto nella parte che narra di Hiccup… ero un mostro, lo facevo soffrire così tanto…? Non sapevo mi amasse a tal punto da stare male per amore.
“Ora però noi ci amiamo… I-io lo amo con tutta me stessa. Non credo lei immagini quanto sia grande l’amore che provo per lui n-no...” balbetto nervosa. “Capo… la prego davvero… voglio diventare la madre dei figli di Hiccup… voglio rimediare ai danni fatti nella sua vita io…. Non posso credere di essere stata tanto crudele con lui invece lo amo! Troppo! Morirei per lui!” dico cominciando a singhiozzare. Stoick si alza e viene da me, sedendosi accanto e mettendomi una mano sulla spalla destra.
“Perché piangi Astrid?” mi chiede dolcemente, con tono paterno. Questo mi fa aumentare il pianto.
“Perché amo talmente tanto suo figlio che l’idea di avergli fatto del male mi uccide.” Rispondo.
“Ehi… so che Hiccup ora sta bene. Non dire così.” Mi rassicura.
“Stoick, Capo… la prego, io e Hiccup teniamo troppo a questi bambini… non vogliamo lasciarli morire com’è già successo!!” esclamo disperata, con il viso coperto di lacrime amare.
“Cosa? Cos’è già successo?”
“Prima di andare in Scozia io ero incinta. Ma facendo un volo su Sdentato in una giornata piovosa caddi a terra, causando la morte di nostro figlio…” singhiozzo.                    
“Oh Thor…” sussurra Stoick, abbracciandomi. “E’ successo anche a Valka, mia moglie. Prima di avere Hiccup lei era rimasta incinta di un altro bambino, che è morto in seguito ad un attacco dei draghi.” Racconta con una voce piena di malinconia. “Sì Astrid…. Ti prego rendi felice mio figlio. Rendilo padre di due bellissimi bambini. Sono il nonno più felice e fortunato del mondo ad avere una futura nuora splendida come te, incinta dei nipotini più belli dell’Universo.” conclude, disegnando sul mio volto un grande sorriso che vedo splendere anche sul suo.
“Oh santo cielo! Grazie Capo!” esclamo felice.
“Astrid. Ti prego. Mai più darmi del lei e nemmeno chiamarmi capo. Per favore, chiamami papà.” Dice, accarezzandomi il volto. Annuisco e mi alzo dalla panca.
“Vado a cercare Hiccup! Ciao!” grido, salutata da lui. Mi tiro la porta alle spalle e annuso l’aria. Che puzza… aleggia un odore di pioggia bello pesante e me ne accorgo bene quando alzo il mio viso e noto, con stupore, che il cielo è completamente coperto da una coltre di nuvole plumbee. Scuoto il capo e mi affretto a correre ma… dove potrà mai essere? Forse in casa. Dopo qualche minuto raggiungo la mia abitazione e lentamente entro. Salgo le scale per giungere al soppalco silenziosamente e trovo Hiccup seduto davanti alla finestra. Non si è ancora accorto di me quindi mi avvicino di soppiatto a lui. Arrivata di fronte alla sua schiena gli comincio a baciare dolcemente il collo, annusando il suo dolcissimo profumo.

POV. HICCUP
Tutta quella tensione che troneggiava nella camera è scacciata via da Astrid che ha preso a baciarmi. Spero che non si accorga mai che prima del suo arrivo stavo piangendo e ho ancora gli occhi bagnati. Cerca di girarmi verso di lei e io la assecondo, così le sue mani passano alle mie guance e le sue labbra finiscono sulle mie in un dolce bacio.
“Possiamo avere il nostro Bennett e la nostra Freya, Hiccup. Tuo padre è felicissimo di diventare nonno.” Sussurra staccandosi da me e guardandomi gioire.
“D-davvero ha acconsentito?” chiedo esterrefatto. Lei annuisce. La prendo per i fianchi e la sollevo da terra, girando su me stesso e facendola poi atterrare dolcemente sul letto. “Astrid sono così felice!” esclamo al settimo cielo. Lei si stende sul letto e io la raggiungo. Le nostre mani si intrecciano e insieme guardiamo il soffitto di casa nostra. Dopo un po’ mi giro verso di lei.
“Mi ami?” chiedo. Lei mi guarda dolcemente e si mette a cavalcioni su di me, con il pancione ormai evidente a causa dei gemelli. Lei prende la mia mano e la porta lì, per sentire i miei figli dai quali percepisco dei calcetti. Sorrido. Poi Astrid mi rivolge un’occhiata maliziosa, si abbassa su di me e mi bacia ma… diciamo con un’intensità differente. Mi dischiude la bocca e in poco ci ritroviamo a dirigere un tenero ballo tra le nostre lingue. Non ho mai avuto un bacio così intenso con Astrid… così pieno di passione ma dolcezza, amore vero. Quello che cerco. AMORE VERO. Ci stacchiamo riluttanti per prendere un po’ di fiato e Astrid si ristende al mio fianco, aggrappandosi al mio braccio sinistro.
“Hai altri dubbi a riguardo?” mi chiede con il fiatone. Chino la testa verso di lei e sorrido.
“No Astrid. Non ne ho più.”
“So per certo perché mi fai questa domanda e hai ragione Hic. Perché sono stata un mostro in passato. So di averti fatto soffrire e ammalare per un amore al momento esteriormente non corrisposto ma non era così. Io ti amavo già, Hiccup. Ora so che sembra strano da dire e che ti starai facendo molte domande, ma io ti prendevo in giro perché…. Perché avevo paura. Sì, avevo paura di essermi innamorata. Perché io non ero quella bambina che credeva nell’esistenza del principe azzurro. Non credevo nemmeno nell’amore. Ecco perché quando mi sono resa conto di amarti ti prendevo in giro. Perché non potevo crederci. O forse non volevo... Ma sbagliavo sul conto del principe azzurro. Perché il più bello, quello perfetto e dei miei sogni, ce l’ho esattamente accanto, pronto a sposarmi fra due settimane che non vedo l’ora passino per potergli dire il fatico:” Sì lo voglio.” Spiega, lasciandomi completamente a bocca aperta. Non faccio in tempo a baciarla che il corno suona, facendoci sobbalzare impauriti e uscire di casa per capire cosa stia succedendo.

ANGOLO AUTORE
Ciao a tutti! Qui scrive un’Astrid che dopo una settimana sta meglio e si è parzialmente ripresa dalla febbrona. Che ve ne pare? Stoick è stato clemente? Vi piace e… che starà succedendo, adesso? Perché il corno suona?!?! Ah…. *si scrocchia le dita fiera come fa Astrid quando ordina a Tempestosa di buttare Eret nel vuoto* vedrete vedrete.
Un bacione a tutti
Astrid.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Warrior ***


POV. ASTRID
Scendiamo di fretta le scale e usciamo dalla casa, trovandoci nel bel mezzo del caos: tutti i Berkiani terrorizzati e sconcertati.
“Cosa sta succedendo?” chiedo ad Hiccup.
“Non lo so… vieni, andiamo con Sdentato. Tieniti salda a me, ok?” dice. Annuisco e saliamo sulla sella del drago, spiccando dopo poco il volo. Resto incollata ad Hiccup con la paura di cadere nel vuoto, non può succedere un’altra volta. In breve arriviamo in spiaggia e scendiamo da Sdentato, proprio quando veniamo sorpresi da una pioggia di dardi infuocati.
“ASTRIIIID!!” grida Hiccup tirandomi verso di sé. La Furia Buia ci copre con la sua ala e riusciamo ad uscire indenni da questo primo attacco.
“Chi sono? Che cosa vogliono?!” chiedo terrorizzata.
“Non ne ho la più pallida idea tesoro. Ce la faremo, non ti preoccupare.” Mi rassicura accarezzandomi il viso. Accenno un sorriso e ci alziamo da terra.
“Chi siete?!” grida Stoick poco dietro di noi.
“Oh oh oh oh! Ma che maleducato! Ho pensato a sparare dardi senza nemmeno presentarmi! Sono Eret, figlio di Eret e sono qui per cercare il famigerato “Signore dei draghi”.” Afferma un ragazzo alto e moro, appena sceso dalla nave nemica con fare disinvolto . Sento una morsa allo stomaco: sta cercando Hiccup.
“Qui non c’è nessun signore dei draghi!” risponde mentendo Stoick, sapendo del pericolo che sta correndo Hic.
“Sdentato nasconditi. Vai vai!” sussurra Hiccup. Il drago esegue e si nasconde dentro il fienile della casa dietro di noi.
“Come no? Non è colui che cavalca il Furia Buia? Il mio signore ha detto che è a Berk.” Continua poi il moro, avanzando con una camminata lenta verso Stoick.
“Che cosa volete da questo signore dei draghi?” chiede Hiccup. Lo guardo terrorizzata: non avrebbe dovuto parlare proprio lui.
“Oh… questo non lo possiamo dire.” Risponde Eret con fare malizioso, mentre si mette una mano dietro la schiena. Hiccup mi prende una mano e la bacia velocemente.
“A terra.” Mi sussurra. Io eseguo all’istante. “A TERRA!!!” urla poi al popolo che fa lo stesso, proprio mentre una pioggia di frecce scoccate da balestre arriva verso di noi. Sdentato non resiste ed esce allo scoperto. Nel momento sbagliato. Ora non c’è più la gente in piedi, pronta a nasconderlo tra la folla. Ora sono tutti a terra e l’unico essere imponente che si fionda su me e Hiccup per proteggerci è proprio Sdentato.
“Cessate il fuoco!!” urla Eret. “C’è il Furia Buia! Vuol dire che qui nascosto c’è anche il suo Cavaliere!”. Hiccup mi guarda e nell’intimità che la barriera di Sdentato ci offre si avvicina a me e mi lascia un dolce bacio, poi accarezza il pancione. “Ehi campione! Ciao principessa di papà. Tornerò presto. Nel frattempo non date noia alla mamma. Ti amo Astrid.” Dice prima che io possa replicare e fermarlo. Poi si libera della copertura di Sdentato.
“Sì, sono io! Beccato… eh eh!”
“HICCUP NOO!” gridiamo all’unisono io e Stoick.
“Tu saresti il Signore dei Draghi? Oh ragazzi, siamo proprio messi male!!” lo schernisce Eret. Se avessi la mia ascetta saprei dove ficcargliela, ma mi limito a stringere i pugni e a cacciare in gola un grido.
“Non mi definisco proprio “Signore dei draghi” ma… se intendete quello che ha addestrato un Furia Buia…. Eccomi.” Continua Hiccup. Vorrei essere nella sua testa per capire che piano ha in mente.
“Bene. Che piacere. Ho proprio la cena servita sul piatto d’argento.” Replica il moro con quella sua aria da furbetto. Senza che potessi accorgermene, Hiccup è finito in una rete e Sdentato mi ha lasciata per andare da lui, facendomi cadere a terra con un leggero tonfo.
“HICCUUUP!!!!!!!!” grido in lacrime. Lui si gira verso di me e mi manda un bacio volante. Eret si avvicina a lui e gli lega le mani dietro la schiena, poi incatena Sdentato che stranamente non oppone resistenza a quella tortura. Mi alzo da terra e mi metto a correre verso di loro.
“Astrid!” grida Stoick, facendo girare Hiccup verso di me, giusto in tempo per accogliermi e baciarmi.
“Hic…” sussurro singhiozzando.
“Dimmi.” Risponde con un leggero sorriso.
“Che pensi di fare?”
“Vedrò ciò che vogliono poi valuterò come tornare da te. E da loro.” Mormora accostando la sua fronte sulla mia, indicando con gli occhi il ventre. Sorrido e lo bacio un’ultima volta.
“Che scena toccante… il signore dei draghi e la sua mogliettina…” commenta Eret spingendo Hiccup sulla nave, seguito da Sdentato.
“Non fare loro del male o ti ammazzo!!” grido avvicinandomi minacciosa verso il moro.
“E cosa mi fai biondina?”
“Lo vedrai se solo provi a sfiorare il mio ragazzo!” urlo. “E poi non sono ancora sua moglie! Forse per colpa tua non lo sarò mai!!” strillo lasciandogli una sberla e correndo incontro a Stoick, che mi circonda con le braccia possenti con fare protettivo.
“Bene. Penso che Drago e Katrin saranno orgogliosi del mio operato. Grazie Stoick per avermi concesso tuo figlio! Con questo ringraziamento, mi congedo. Alla prossima!” esulta Eret salendo anche lui sulla nave. L’imbarcazione dopo un po’ parte lasciandoci tutti scossi da questo assaggio di guerra.
“Tutto bene Astrid?” mi chiede Stoick, scostandomi delicatamente da sé.
“Io sì… Hiccup…” scoppio a piangere. La preoccupazione mi assale: l’hanno portato via da me. Un’altra volta. Non lascerò che uno stupido Eret non mi permetta di diventare la moglie dell’uomo che amo. Mai.
“Astrid… so che mio figlio avrà sicuramente un piano in mente perciò dobbiamo solo attendere… da chi dovevano andare che non ricordo?”
“Da un certo Drago e Katrin…” dico, sforzandomi di ricordare. Stoick spalanca gli occhi.
“Drago Bludvist e sua moglie?! Odino santo è in serio pericolo!!” urla a squarcia gola. Ecco. Ma che bell’incoraggiamento.
“Cosa?!” esclamo io stordita.
“Preparate le navi! Mio figlio è in pericolo di morte!!” grida il Capo. Tutti cominciano a prepararsi per ciò che “papà” deciderà. Nel mentre Stoick mi dice di andare a casa e che dopo mi avrebbe fatto visita per la cena. Ormai il sole sta tramontando e io sono completamente alla fine delle mie forze. Mi dirigo verso casa barcollando e vado a sbattere contro un ragazzo. Proprio l’ultimo che avrei mai voluto incontrare.
“Ehi ciao. Ti senti male?” mi chiede lui, vedendomi massaggiare la testa.
“No. No grazie sono solo molto stanca.” Rispondo con sorrisino sforzato.
“Se vuoi ti accompagno a casa.” Si offre Moccicoso. Decido di fidarmi, siccome è il cugino di Hic ma di giocargli un bello scherzetto: non mi avrà per nulla riconosciuto e fino alla fine non gli svelerò mai la mia completa identità. Voglio vedere la sua faccia.
“Quindi tu sei la moglie del capo?” chiede Moccio. Lo guardo e annuisco. “Oh beh, una bellissima donna come te non è degna di essere la moglie di quella lisca di pesce parlante di mio cugino!”
“Hiccup non è una lisca di pesce parlante. Per niente.” Chiarisco infastidita.
“Ok ok. Ma qual è il tuo nome?” chiede. Ecco la fatidica domanda.
“Astrid. Mi chiamo Astrid.” Rispondo con un piccolo sorrisetto.
“Ah… anche una mia amica si chiamava Astrid poi non so che fine abbia fatto. E anche quella ragazza era innamorata di Hiccup! Mai possibile che tutte le ragazze abbiano una cotta per quel buono a nulla di mio cugino?!!” esplode arrabbiato. Mi scappa una risata e lui non fa nemmeno in tempo a chiedermi che cosa mi passi per la testa che sono già a casa. E qui finisce il mio piano.
“Ah. Comunque mi pare di conoscerla bene quella tua amica di tanti anni fa.”
“Davvero? Salutamela.”
“Non c’è bisogno che lo faccia io, non avrebbe senso. Comunque sì ok. Ciao Astrid.” Dico autosalutandomi. Moccicoso mi guarda da testa a piedi esterrefatto: occhi sgranati, bocca spalancata… sembra un beota assoluto.
“Sei tu Astrid Hofferson?” chiede con un fil di voce.
“In persona, Moccicoso.” Rispondo chiudendo subito dopo la porta della mia casa, lasciandolo fuori a interrogarsi come un rimbambito. Mi sono seduta su una sedia, intenta a ridere come una matta, per riprendermi un po’. Questa risata mi sta facendo male ma la faccia di Moccicoso non me la toglierà mai nessuno dai ricordi. Ossantidei, Astrid riprenditi. Mi schiarisco la voce e faccio un lungo respiro: finalmente mi sono data una calmata. Mi alzo dalla sedia e cerco in dispensa qualcosa da mangiare. Non ho molta fame e non vedo l’ora di andare a letto… peccato che non abbia accanto a me colui che stringerei per sentire caldo e amore. Hic… mi manchi tanto… cerco di scacciare via questi pensieri e mi concentro sulla fame che ho.

POV. HICCUP
Mi risveglio con un grande sbadiglio e mi guardo intorno disorientato. Sento dei passi e uno scricchiolio assordante poco dinanzi a me. Eret è entrato nella mia cella e mi si è seduto difronte.
“Allora, Hiccup. È così il tuo nome?” chiede lui. Annuisco, fissandomi i piedi. “Bene. Non ti faremo del male te lo giuro, così la tua mogliettina potrà stare tranquilla e non staccarmi la testa.”
“Per la cronaca non è mia moglie. Non ancora.” Puntualizzo irritato.
“Ok ok. Insomma la biondina. Mi dispiace di averti prelevato così malamente dal tuo villaggio, non era mia intenzione ma… Drago ci istruisce in un certo modo.”
“Chi è Drago?” chiedo confuso, massaggiandomi la testa.
“E’ il nostro capo. Tra l’altro, fra pochi minuti sarai da lui. Devi stare attento a come parli perché alla minima frase sbagliata ci rimetti una guerra.” Mi avvisa. Lo guardo stranito e sospiro mettendomi le mani tra i capelli. “Tranquillo amico, se fai quello che ti dico non morirà nessuno…”
“Sono preoccupato anche per un altro motivo: Astrid.”
“E’ la tua bionda?” domanda.
“Sì è lei… le ho chiesto di sposarmi fra due settimane e in più… è incinta dei miei figli.” Sussurro imbarazzato.
“Siete proprio una bella coppia… vi ho visti affiatati.”
“Io la amo da impazzire, è la mia vita. Amo i suoi difetti perché la rendono una persona. Amo i suoi pregi perché la rendono perfetta. Io la amo quando sorride, quando piange, la amo ora e sempre. Ma che significa amare? Secondo me rincretinirsi. Sì, perché quando l’ho vista per la prima volta pensavo di essere morto poiché vedevo una valkiria… così eterea nella sua bellezza… quando mi ha parlato pensavo di essere nel Valhalla perché era successo un miracolo. Quando mi ha detto che mi amava mi trovavo in due mondi: quello della paura e quello della più completa felicità. Timore di perderla e di svegliarmi da un sogno, gioia perché Odino aveva mandato una valkiria, un miracolo, un abbaglio. Chiama ciò che è successo come vuoi ma mi aveva mandato lei. Adesso mi sento morire piano piano perché Astrid non è con me. Quando lei non c’è un pezzo di me invecchia. Sto male al pensiero di non parlarle anche solo per un secondo. Mi scervello sempre per capire quanto mi ami, come mi ami ma soprattutto se mi ami. Lei mi ha sempre dimostrato che il suo amore per me è troppo grande ma per me sembra talmente impossibile che Astrid si sia innamorata di me che a volte dubito che lei possa provare dei sentimenti oltre all’amicizia. Quando sono con lei vorrei sempre tenerla per mano, abbracciarla, baciarla e guardarla, cogliere ogni sua piccola smorfia in quel viso meraviglioso. Cerco i suoi occhi che sembrano pezzi di cielo azzurro e terso ogni momento della giornata. Perché lei è bellissima… lei è Astrid Hofferson. La amo così tanto che quando è nervosa mi addolcisco e più mi risponde male, più mi sottometto al suo volere per non farla arrabbiare a tal punto da dirmi che non mi ama più. Ho una paura di perderla enorme… non sono in grado di amare un’altra persona se non lei. Mentre dico queste parole… puoi benissimo vedere che sto tremando, Eret, perché io sono un uomo senza corazza, senza difese e basterebbe solo che lei mi dica “ti lascio” e potrei seriamente pensare che il mio cuore si fermi. Astrid è sempre stata la ragazza dei miei sogni, fin da piccolo e ora mi ritrovo la possibilità di averla per sempre mia. È davvero un miracolo.  Io dipendo completamente da lei: potrebbe schiacciarmi con un dito o rendermi l’uomo più felice del mondo con una sola parola.” Racconto versando alcune lacrime.
“La tua Astrid dev’essere una donna meravigliosa da come la descrivi. Quello che so per certo è che Hiccup, amico, sei completamente cotto di lei.” Dice ridendo e dandomi delle pacche sulla spalla sinistra. Annuisco sconsolato. “Ti riporteremo da lei in men che non si dica Hiccup. Non ti preoccupare.” Conclude poi alzandosi e andando alla porta della cella, uscendo e lasciandola aperta. La guardo un po’ con sguardo assente, poi mi alzo anche io e vado nella direzione che prima ha preso Eret. Infatti lo trovo sul ponte ad aspettarmi. Mi fa cenno di scendere dalla nave e io eseguo. Certo non è il primo posto nel quale desidererei mai di essere, però lo devo fare e non so perché. Il corvino arriva accanto a me e mi fa strada verso un tunnel di ghiaccio.
“Che cos’è tutto questo?” chiedo indicando i lastroni gelidi.
“Non l’abbiamo mai saputo con certezza ma Drago ci ha detto essere opera di un bestione gigante e temibile, lo “Sputaghiaccio”.” Dice con tono teatrale, come se stesse raccontando una storia di paura. Annuisco e procediamo per il corridoio che in poco si apre in un ampio salone dai colori glaciali. All’interno non c’è nulla di che, se non al centro dove vi è presente un’imponente rientranza a formare una conca d’acqua. Peccato che il mio pensiero sia ampiamente errato. Non è per nulla un qualcosa di chiuso, è un’apertura nell’oceano. Ci sono bolle enormi e calde, schizzi d’acqua che ci bagnano saltuariamente.
“Non farci caso, è la nostra stufa.” Spiega Eret frettoloso, notando la mia faccia alquanto stranita. Una stufa subacquea? O questi sono geni dell’ingegneria vichinga o io sono indietro. Decido di non farci caso e proseguo, finché non vedo un uomo girato di spalle con un grande mantello nero come Sdentato. A proposito, dov’è lui?
“Ehi Eret dov’è… SDENTATO!!” urlo correndo incontro al mio amico, tutto incatenato.
“Alt!” mi ferma Drago, prima che io possa abbracciarlo. “Questo ora è mio.” Continua con un sorrisetto malizioso in volto, puntando una strana asta di ferro decorata verso la testa di Sdentato. Lo guardo con disprezzo e odio, se solo prova a fargli del male vede come mi trasformo.
“Che cosa vuoi da noi?” chiedo con tono fermo e sulle difensive.
“Vorrei farti una domanda.” Afferma bonario, credo che non lo sarà per molto se mi fa perdere la pazienza. Lo incito a parlare, anche se mi verrebbe da dirgli altro. “Conosci questo ladro?” chiede, facendo entrare nella sala una strana persona… tutta vestita con dei colori sgargianti e una maschera in volto. Credo sia una donna, data la presenza del seno ma non ne sarei sicuro. Guardo ancora bene la figura che ho davanti e poi faccio cenno di no con la testa. “Sei sicuro?” richiede.
“NO Drago. Non conosco questa persona.” Rispondo chiaro e irritato.
“Cavaliere dei draghi, togliti pure la maschera e mostrati a questo ragazzo. Magari ti riconosce.” Ribadisce l’uomo, non convinto della mia serietà e della mia parola. Questo strano Cavaliere si toglie ciò che gli oscura il viso e ne esce una donna. Una donna dagli occhi turchesi e dai capelli castani, come i miei. La guardo stranito mentre anche lei cerca di osservarmi. “Nulla di nulla?” chiede Drago.
“No, nulla. Perché dovrei conoscerla?” chiedo loro.
“Tu sei il Signore dei draghi. Pensavo fosse tua complice di tutto questo!” erutta furioso, indicando la sua dimora. Noto che ci sono delle travi di legno, pezzi di ferro e altre cose sparse per la superficie del ghiaccio.
“No… io non ho nessun complice!” mi difendo.
“E ne sei sicuro, lischetta di pesce parlante?” domanda afferrandomi per il colletto.
“LASCIALO STARE!!” urla la donna, colpendolo alla schiena con uno strano bastone.
“Portateli in cella!” urla Drago. Eret si fa avanti ma non mi prende di peso, si limita a indicarmi dove si trovano i vani con uno sguardo compassionevole e dispiaciuto. Entro calciando qualche sassolino in uno con una piccola finestra sul mare. Almeno potrò ricordarmi di Astrid e dei miei bambini guardandolo. La donna viene rinchiusa con me e adesso se ne sta seduta in un angolo, proprio come me.
“Chi sei?” le chiedo dopo un po’. Lei gira la testa verso di me e mi guarda.
“Mi chiamo Valka”. Risponde con un piccolo sorriso sulle labbra. La vedo assottigliare gli occhi e guardarmi in viso, poi si dirige verso di me fino ad essere a pochi centimetri di distanza dal mio volto. Sta per toccarmi quando ritrae la mano velocemente. “Odino santo non può essere possibile. Non puoi essere tu.” Sussurra con le mani fra i capelli.
“Ehm…. Chi non dovrei essere scusa?”
“Hiccup… sei tu?”
“S-sì. Hiccup Horrendous Haddock III.” Rispondo sempre più stranito. Valka mi salta fra le braccia e mi stringe forte a sé.
“Non può essere vero… non puoi essere davvero lui…. Non puoi essere il mio piccolo Hiccup.” Singhiozza. Ho un sussulto.
“Tu sei… sei mia madre?!” esclamo allontanandola da me. Lei sorride e annuisce.

POV. ASTRID
Mi stendo sul letto stanca stremata. Lancio il braccio destro verso la parte dove dovrebbe stare Hiccup e sento solo il materasso. Mi giro da quella parte e accarezzo la parte vuota di letto, immaginandomi Hic qui vicino a me. Sorrido malinconica.
“Vorrei tanto averti con me, amore…” sussurro prima di versare una lacrima che bagna il cuscino. Mi asciugo in fretta con la manica della camicia da notte leggera e mi metto a sedere sul letto, con una mano sul pancione. Lo guardo e gli sorrido e mi viene un’idea. Mi alzo carica e vado nel piccolo studio di Hiccup. Mi chino su un vecchio baule di legno e metto ordinatamente a terra tanti fogli antichi e fragili, finché tra le mie mani non finisce un piccolo libretto con una copertina in cuoio marrone e un cuoricino al centro. Sorrido e rimetto a posto tutte le cartacce dentro il baule e mi metto a sedere sulla scrivania con inchiostro e penna. Apro il piccolo quaderno per vedere se è scritto e decido di farne uso io. Intingo la punta della candida penna nel liquido nero e comincio a scrivere.

“Caro Bennett e cara Freya,
sono Astrid, la vostra mamma. Sono ormai 4 lunghi mesi che siete qui dentro, nel calore della mia pancia e tra il mio amore e quello di papà. Sì… il vostro bellissimo papà Hiccup. In questo periodo molte barriere cercano di ostacolare il nostro legame, ma nulla ci separerà perché ci amiamo troppo. Ora è via, è da Drago Bludvist e sua moglie Katrin…. Spero che vada tutto bene perché quell’uomo è spregevole e pericoloso. Prego continuamente gli dei che non gli facciano del male o potrei spedirli tutti nel Valhalla. Ma parliamo di altro, non voglio far preoccupare e soffrire anche voi. C’è già la mamma Astrid a versare abbastanza lacrime.
Mi guardo attorno e penso a quando sarete grandi. Qualcuno potrebbe dirmi di non correre troppo i tempi, voi non siete nemmeno nati, ma per una madre è inevitabile pensare che un giorno i propri figli voleranno via dalle loro braccia come piccoli draghetti. Un giorno leggerete questa lettera e quando lo farete, sarete nella condizione di capire quanto ho scritto, anche se la comprensione sarà solo parziale. A volte penso che ciò che sto per darvi non è un dono, ma quasi un dispetto. Sì, perché la vita non è per niente facile, viviamo in un mondo spietato, poco reattivo, per niente attento e tanto superficiale. Il male, quello c’è sempre stato, ed è compito dei genitori cercare in tutti i modi di allontanarlo dai propri figli.
Ci sono mamme e papà che, per seguire i propri sogni, non rispettano l’infanzia dei propri bambini, e quella, tesori miei, è intoccabile. Quella è una delle poche cose rimaste ancora pure a questo mondo. E deve rimanere così. Vi prometto che una delle cose che io e papà ci impegneremo a fare da quando metterete la testolina fuori, sarà ascoltarvi per cercare di capirvi. Sempre. Sapremo quello che è giusto per voi perché conosceremo le vostre idee, i vostri ideali, le vostre fantasie e le vostre speranze. Saremo i vostri migliori amici, se lo vorrete, ma saremo anche fermi e decisi quando si tratterà di educarvi e proteggervi dalle insidie intorno a voi. E ce ne saranno molte.
Voi siete il futuro, le speranze dei vostri genitori e di tanta altra gente che conoscerete e con la quale dividerete parte del vostro tempo. Avrete da perdonarmi molto se dico che vivrete quel futuro che stiamo costruendo io e vostro padre, oggi, giorno per giorno. Vorrei che voi vi faceste una vita evitando tutti gli errori che noi due abbiamo commesso, vorrei che voi sappiate chi siete e cosa volete dalla vostra esistenza. Vedete…. Desidero il meglio per le mie ragioni di vita, voglio che voi non seguiate per certi aspetti il mio esempio. Io non conosco i miei genitori, sono nata e all’età di due anni sono stata affidata a mio zio perché coloro che mi avevano dato la vita sono morti. E poco dopo, anche quell’ultimo familiare ha perduto la vita. Sono cresciuta completamente da sola acquisendo un carattere duro, gelido, impenetrabile. Prendevo in giro vostro padre perché non sapevo ammettere a me stessa di amarlo. Perché io da piccola non credevo nel magico potere dell’amore, non contavo nell’esistenza del principe azzurro. Ora parlo direttamente a Freya, concedimelo Ben. Non fare MAI ciò che ho fatto io. Devi avere fantasie da piccina, non rovinarti l’infanzia come ho fatto io, pensando solo alla guerra, poiché tua madre da piccola pensava solo all’esperienza bellica perché purtroppo la situazione mi portava a farlo. Ecco…. Non farlo, amore. Per quanto riguarda te, mio piccolo Bennett, non essendo un uomo non posso confidarti esperienze. Ma l’unica cosa che voglio dirti è di seguire sempre tuo padre. Lui è un uomo fantastico, meraviglioso. Ha tutto quello che si possa avere al mondo e credo che anche tu, come anche tua sorella Freya, sarete persone stupende come Hiccup. Lui è stato l’unico in grado di far cambiare una persona come me in quella che sono ora. È solo merito suo se sono qui a scrivervi, se fossi stata l’Astrid di prima non ne sarei stata capace. E non sto ancora qui ad annoiarvi, anche perché è ora che io vada a dormire. Sappiate che vi amo con tutto il cuore e anche se vostro padre Hiccup non c’è adesso, so per certo che vorrebbe dirvi la stessa cosa.
Un bacio
Con amore
La vostra mamma.”


Rileggo tutto accuratamente e chiudo il libretto, tenendomelo stretta al cuore e pensando che i miei bambini lo leggeranno, un giorno. Sto pianificando di scrivere, dì per dì, ciò che passo e di fare una raccolta di “insegnamenti”. Ritorno a letto e mi infilo sotto le coperte, non prima di aver baciato l’anello di proposta di matrimonio che ho al dito. “Buonanotte amore mio. Buonanotte Ben e Freya.” Sussurro accarezzandomi il ventre e ricevendo in cambio due calcetti, uno sopra e uno sotto la pancia. Sorrido e sospiro, abbandonandomi al dolce cullare della notte.

POV. HICCUP
Dopo aver parlato per ore con mia madre, lei si è messa a dormire, lasciandomi meditare in completa solitudine. Mi guardo alle spalle, nella finestra, e vedo il mare blu. Astrid… la voglio accanto a me… Allungo una mano verso le sbarre di ferro nero che mi ostacolano la completa visione dell’oceano e chiudo gli occhi, rilassato dal dolce suono delle onde che si increspano sul bagnasciuga e dal lieve odore salmastro che risulta gelido e pungente al mio naso. Riapro gli occhi bagnati di lacrime e una mi solca la guancia, fino a morire salata sulle mie labbra.
“Astrid, Bennett, Freya…. Mi mancate amori miei. Spero di rivedervi presto. Buonanotte mie ragioni di vita.” Sussurro prima di dormire.

ANGOLO AUTORE
Yeppa! Ce l’ho fatta ad aggiornare! Bella ragazzi, come vanno le vacanze? Beh, io bene perché ora sono guarita e sto solo aspettando che agosto arrivi per andare in vacanza… povera me. So che direte:” Astrid ma non avevi detto Hiccup e Astrid non avrebbero più avuto problemi?”. Sì, l’avevo detto. Ma purtroppo la mia mente diabolica ha pensato che altrimenti la storia sarebbe stata noiosa. È qui, con la guerra che sta incombendo, sì perché mi sembra chiaro che Bludivist voglia la guerra, che entra in gioco l’azione. Ma Hiccup tornerà da Astrid sano e salvo ma soprattutto presto (nel prossimo capitolo XD). Si ma ora mi fermo con gli spoiler perché sennò la vita finisce.
Un bacio e recensite.
Astrid

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Jealous (parte 1) ***


~~POV. HICCUP
Apro gli occhi impaurito, svegliato da un tuono potente. Oggi gli dei devono essere davvero adirati, le nuvole sono fitte e nere come l’ossidiana, ci sono onde alte e il cielo non fa altro che piangere lacrime che creano piccoli buchetti sulla superficie marina. Mi guardo intorno e vedo mia madre dormire ancora. Saranno all’incirca le otto di mattina e voglio lasciare questo posto. È anche troppo tardi per i miei gusti. Mi avvicino a mia mamma e la scuoto dolcemente.
“Ma? Mamma!” sussurro tirandole un braccio. Lei mi guarda con aria stanca, come se mi stesse per chiedere cinque minuti in più ma agisco prima di lei. “Dobbiamo andare via.”
“Hic è presto… dormi ancora un po’ tesoro…” bofonchia lei. Non le do ascolto e cerco di tirarla in piedi.
“Collabora per Odino! Non pesi due chili!” mi lamento affaticato. Lei sbuffa e si alza con le sue forze, facendomi indietreggiare pericolosamente. Si stiracchia e sbadiglia, poi mette le mani sulle sbarre gelide della cella e sporge la testa per vedere se arriva qualcuno. La ritrae subito.
“Hiccup attento! Arriva una donna!” dice con un tono il più possibile basso. Entrambi fingiamo di dormire fin quando non sentiamo uno scricchiolio assordante oltre le nostre orecchie e il ticchettio di tacchi sempre più vicino. Il tocco aggraziato di una donna mi sfiora le orecchie e provo una certa nostalgia, poiché questo gesto è uguale a come lo fa Astrid. Per un attimo mi sembra di averla accanto. Apro gli occhi smeraldini e mi giro, trovandomi una signora dai lunghi e mossi capelli neri come la pece e due occhi azzurrissimi, come quelli della mia lady.
“Buongiorno “Signore dei draghi”.” Dice lei con una certa reverenza. Mi alzo a fatica e la guardo stupito: da quando in qua le persone si inchinano davanti a me?
“Tu saresti?...” chiedo.
“Sono Katrin, la moglie di Drago.” Risponde dolcemente. Mi stupisce che una donna aggraziata e gentile come lei possa stare con un rozzo e burbero come Bludvist. Decido di tralasciare il dettaglio che non dovrebbe nemmeno interessarmi.
“Piacere… Hi-Hiccup.” Mi presento guardandomi lo stivale, sentendomi terribilmente osservato. Una sua mano mi afferra il mento e mi riporta lo sguardo su di lei, attenta a guardarmi.
“Hiccup…. Sei tu? Il figlio di Stoick?” domanda con le lacrime agli occhi. Annuisco confuso. “Oddei sacri!” esclama mettendosi le mani sulle labbra. “Come sta mia nipote?” chiede.
“S-sua nipote?”
“Astrid.” Svela facendomi sussultare. Vorreste farmi credere che davanti a me ho la zia della mia ragazza?!!
“Lei è la zia di Astrid?!”
“Sì… So che mia nipote aveva bisogno di me nella sua infanzia, ma Drago mi aveva tenuta prigioniera perché voleva sposarmi e sono stata costretta a convolare a nozze con questo essere ignobile che mi ritrovo per marito, nonostante avessi già Finn…” confessa con rancore e disprezzo nella voce.
“M-mi dispiace…. Sua nipote comunque sta bene è-è solo…” mi blocco. Glielo devo proprio dire? Lei mi guarda, incitandomi a parlare. “E’ solo incinta di due gemelli…” concludo a fatica.
“Oh! Che meraviglia!! Chi è il padre?” chiede sorridendo felice. Il mio sguardo si ferma e annega nei suoi occhi, uguali a quelli di Astrid in ogni loro sfumatura.
“Sono io…” sussurro timidamente. Il suo sorriso si fa sempre più grande e appoggia una sua mano sulla mia spalla.
“Sono così felice per voi… quando vi sposate?”
“Fra due settimane, forse…”
“Hiccup, devi uscire da qui e tornare da Astrid. Ha bisogno del tuo aiuto. Ti darò una mano a evadere ma lo devi fare.” Mi ordina, posando lo sguardo cristallino su mia madre. “Val…?”
“Katrin!! Non ti avevo riconosciuto!!” esclama mia madre, abbracciando la corvina.
“Venite, vi aiuto ad uscire senza che mio marito vi scopra.” Sussurra uscendo dalla cella e intimandoci di seguirla silenziosamente. Lei ci fa strada verso i draghi ancora incatenati. Osservo la stanza buia e piena di rettili in pessime condizioni, alcuni con ali rotte, altri con un pezzo di coda mancante e… altri ancora con corazze di ferro. Corro verso Sdentato e lo abbraccio, poi gli tolgo le catene e lo cavalco, facendo posto a mia madre.
“Fate presto o vi scopriranno! Buon viaggio ragazzi e abbiate cura di voi!! Mi raccomando Hiccup con mia nipote eh?” dice la donna. Annuisco sorridendo e spicchiamo il volo senza destare sospetto. Sento mia madre appisolarsi sulla mia schiena e le mie palpebre calare mano a mano che procediamo con il viaggio. Certo che la pioggia non aiuta: sono bagnato fradicio e ho molto freddo, mi chiedo come mia madre riesca a dormire.

POV. ASTRID
Qualcuno bussa alla porta. Sbadiglio assonnata e mi stropiccio gli occhi per andare ad aprire e mi trovo Skarakkio.
“Astrid… mi dispiace tanto.” Esordisce con aria triste.
“Che succede?” chiedo confusa.
“Hiccup…”
“Ah beh Hiccup ha detto che tornerà.” Rispondo appoggiandomi alla porta.
“Non proprio tesoro…” nega, instaurando in me un meccanismo di terrore e ansia.
“C-cosa….?!” Balbetto con un fil di voce.
“Astrid…. Hic è morto.” Mi comunica Skarakkio dandomi una carezza sulla spalla e lasciandomi sola con le lacrime agli occhi. Mi accascio a terra disperata, piangendo senza sosta. Le lacrime scendono e scendono rigandomi le guance e adagiandosi pesantemente a terra. Come può essere… aveva detto che sarebbe andato tutto bene e invece no… Come farò a crescere i nostri figli da sola, cosa farò quando mi chiederanno del loro padre? Ma soprattutto… come vivrò senza di lui, l’amore della mia vita? Mi alzo da terra a fatica e corro da Stoick. Busso violentemente alla porta e lui mi apre, abbracciandomi subito.
“So cos’è successo Astrid… Sapevo che non doveva andare da Drago…” singhiozza il Capo, accarezzandomi la schiena.
“Non posso vivere senza di lui… n-non ce la faccio…” dico. Stoick mi allontana delicatamente da sé e mi guarda con un lieve sorriso in volto.
“Va da lui… è sulla spiaggia.” Sussurra mettendomi le mani sulle spalle. Annuisco e corro verso il mare, bagnata dalle gocce di pioggia che si mischiano alle mie lacrime. E quando arrivo a pochi metri dall’acqua, vedo un corpo senza vita e sporco di sangue delicatamente appoggiato sulla sabbia. Accorro subito verso di lui e mi chino su Hiccup, prendendo la sua testa con una mano.
“Oh per tutti gli dei di Asgard… Hic… amore mio rispondi ti prego! Non lasciarmi da sola adesso, con i nostri figli. Io… io voglio sposarti! Voglio che con il matrimonio tu sappia per certo che non c’è nessun altro uomo con il quale io abbia mai desiderato di stare… perché sei speciale, amore. Sei unico e se non ti avessi mai rincontrato sarei un’inutile donna… ti supplico… io ti amo torna da me! Sembra fosse solo ieri che ho visto il tuo viso… mi hai detto che mi amavi, ma io me ne sono andata… se solo avessi saputo quello che so oggi ti stringerei tra le mie braccia e ti strapperei via il dolore! Non c’è niente che non farei per poter sentire di nuovo la tua voce… vorrei chiamarti ma so che non sei qui. Mi dispiace per averti incolpato di tutto ciò che non riuscivo a fare… ho ferito me stessa ferendo te, perché ti amo, dannazione!!! Certi giorni mi sento distrutta dentro, ma non lo ammetto. A volte voglio solo nascondermi, perché sei tu che mi manchi… è così difficile dirsi addio quando si arriva a questo punto… mi stai guardando dall’alto? Sei fiero della donna che avresti potuto sposare? Vorrei avere solo un’altra possibilità per guardarti in quei tuoi stupendi occhi verdi e vederti ricambiare lo sguardo per poi baciarmi… voglio sentirti vicino a me e rassicurarmi che stai bene, ma non lo puoi fare….” Singhiozzo accasciandomi sul suo petto.
“Sì, sono fiero della donna che avrei potuto sposare…” dice lui con voce flebile.
“Hic… Hic sei vivo!” esclamo esterrefatta. Mi affretto a baciarlo prima che qualcosa me lo porti via di nuovo. Sento le sue labbra danzare faticosamente sulle mie e le sue mani appoggiarsi delicatamente sui miei fianchi. Poi mi stacco per farlo respirare e gli accarezzo la fronte sporca di sangue.
“Astrid… non starò qui per molto. Abbi cura di te e dei nostri figli. Di loro una volta nati che li amo tanto e che avrei voluto tanto vederli crescere… Non piangere amore, sono sicuro che ce la farai…” sussurra accarezzandomi il viso bagnato.
“No… no ti prego Hic resisti!!! Ti porto da Gothi ma non chiudere gli occhi!”
“Astrid non c’è più nulla da fare… è questione di pochi minuti. T-ti amo tesoro, ti amo con tu-tutto me stesso. Non dimenticarmi, ti prego.” Mormora cercando di non abbassare le palpebre. Con il pollice gli sfioro la guancia e con le poche forze che ha mi bacia la mano, poi sorride.
“Anche io ti amo Hic… è una cosa che non devi assolutamente scordare…” rispondo tremolante.
“Ecco… è il mio momento. Ti amo Astrid, tienimi sempre nel tuo cuore…” dice toccandomi il petto prima di chiudere definitivamente gli occhi e morire tra le mie braccia.
“No…” sussurro ricominciando a piangere e accasciandomi sul suo petto. “HICCUP!!!!!!!!!” urlo e mi guardo intorno, notando che sono in camera mia. Sono tutta sudata e ho il viso bagnato fradicio di lacrime. Oh santi dei… è stato un incubo…. Grazie a Thor! Tossisco e mi asciugo le goccioline di sudore che mi imperlano la fronte con la mano poi mi metto a sedere sul letto, con la testa fra le mani e le dita tra i capelli. Chiudo gli occhi per pochi secondi e sospiro rumorosamente, con la voce spezzata dallo spavento preso poco fa. Almeno Hiccup non è morto ma non so se stia bene o meno. Cerco di scacciare via questi pensieri e mi lazo dal letto per fare colazione. Mi sembra di rivivere passo a passo quel sogno… il cielo scuro e piangente, la tazza calda di latte, il camino e… qualcuno che bussa alla porta. Sussulto e mi lascio cadere la tazza, bruciandomi un piede e ricacciando in gola un grido. Mi guardo in giro prima di decidere se aprire la porta poi mi faccio forza e vado. Chiudo gli occhi e sospiro, poi metto una mano sulla maniglia e tiro. I miei occhi si riempiono di lacrime e abbraccio la persona che mi trovo davanti.
“Hiccup… sei tornato sano e salvo…” singhiozzo felice, sentendomi accarezzata da lui sulla schiena e sulla testa.
“Astrid…” sussurra con la voce spezzata. Con terrore mi stacco da lui e noto solo ora che è bagnato fradicio e tagliato da qualche parte in faccia. 
“Oddei Hic…” dico sussultando. Gli prendo le mani e lo porto in casa, facendolo stendere sul divano avvolto dal caldo delle fiamme scoppiettanti e gli porto una coperta. Predo uno straccio e pulisco il latte versato a terra poco prima e mi metto accanto a lui. Gli accarezzo la fronte e, perplessa, gliela bacio.
“Hic hai la febbre… come ti senti?” chiedo continuando ad accarezzarlo.
“Non molto bene ho… ho mal di testa e mi sento raffreddato.”
“Cosa ti hanno fatto?! Sei pieno di graffietti in viso….”
“Non ti preoccupare non mi hanno fatto niente solo che…. Ti sembrerà una stupidaggine ma mi è venuto in faccia un rametto spinoso e mi ha fatto sta roba qua…” confessa ridendo. Sghignazzo anche io e poi mi abbasso su di lui, baciandolo.
“Sono così contenta che tu sia qui, amore…” sussurro una volta separatami da lui.
“Anche io sono felicissimo di averti qui con me… di avervi.” Si corregge alludendo ai bambini. Sorrido e mi stendo su di lui, ponendo la testa sul suo cuore e abbracciandolo tutto. Stiamo così stretti per qualche minuto poi lo sento tossire.
“Hic vuoi fare un bagno caldo? Magari stai meglio.” Propongo, mettendomi a cavalcioni su di lui. Lui annuisce ed entrambi andiamo in bagno. “Ti dispiace se vengo anche io?” domando. Lo vedo arrossire e avvicinarsi a me. Mi prende per i fianchi e mi tira a sé.
“Se sto con te nulla mi dispiace, milady.” Dice con voce nasale. Ridacchio e lo bacio poi entrambi ci priviamo dei vestiti, entrando nella vasca calda. Sprofondo il mio corpo nell’acqua imitata da Hic che mi circonda con le sue braccia. Mi accoccolo tra queste ultime e il suo torace e chiudo gli occhi, sentendomi baciare i capelli da lui.
“E’ bellissimo stare qui con te, tesoro.” Sussurra dopo un po’. Lo guardo sorridente e annuisco.
“Non è bellissimo. È meraviglioso.” Lo correggo, intrecciando la mia mano destra con la sua sinistra. Porta la mano alla sua bocca per baciarla e poi osserva l’anello di matrimonio con una certa aria sognante. Successivamente sposta il suo sguardo verso il mio volto, sorridendomi. Ricambio e mi accoccolo ancora più stretta a lui.
“Mi ami?” gli chiedo con voce infantile.
“No.” Risponde fermo. Alzo la testa e lo guardo in attesa di risposte. Spero stia scherzando.
“Mi trovi bella?”
“No.” Ribadisce con la stessa fermezza. Ma a che gioco sta giocando?!
“Hiccup!” esclamo in procinto di uscire dalla vasca. Lui mi ferma e mi tira a sé.
“Non ti amo, ti amo da morire e non ti trovo bella, ti trovo divina.” Svela facendomi tirare un sospiro di sollievo.
“Mi sembravi impazzito Hic, per un momento ti ho creduto!!” dico ridacchiando. Lui mi bacia e mi stringe a sé.
“Come potrei non amarti e non trovarti bella, milady?” domanda sorridendomi. Faccio spallucce ed esco dalla vaca, avvolgendomi il corpo con un accappatoio bello caldo. Mi chiudo la porta del bagno alle spalle e corro in cucina… ho sentito bussare. Apro la porta e…
“Heather?” chiedo stupefatta.
“Astrid sei tu!!! Oh, ma che piacere vederti!!” esclama coinvolgendomi in un caloroso abbraccio. Ricambio cercando di non bagnarla più di quanto non lo sia già di suo.
“Entra, Heather, hai i vestiti zuppi e avrai freddo, immagino.”
“Effettivamente…” ammette la corvina, varcando la soglia e chiudendo la porta. “Oh… che bella casa… così accogliente e calda…”
“Grazie. Vuoi un tè caldo?” chiedo dalla cucina.
“Sì!” risponde sedendosi sul divano. “Allora… come va la vita a Berk?” domanda curiosa, accarezzando i cuscini.
“Bene… nulla di speciale.” Dico con una risatina. Non è vero che non c’è nulla di speciale ma… aspetto a dirglielo. “A cosa devo la tua visita?”
“Oh… ehm… ecco… avevo voglia di vedervi tutti. Sono passati parecchi anni dall’ultima volta.”
“Sì, hai ragione.”
“Tu e Hic poi? Come procede la vostra….?”
“Io e…. ah!…. Eh eh…. Bene, cioè… siamo ottimi amici.” Rispondo sbrigativa.
“Solo amici? È così dolce con te…”
“Sì certo però… ha già la ragazza e… e non sono io!”
“Oh… mi dispiace Astrid. So che hai una cotta per lui.” Dice guardandomi comprensiva. Mi viene da fare una risata per le gran menzogne che sto raccontando ma mi trattengo, schiarendomi la voce.
“Ce l’avevo ma adesso no.” Replico un po’ incerta. So che Hiccup verrà giù e Heather lo vedrà. A quel punto con cosa giustificherò che è in casa mia? Cioè, nostra? Infatti Hiccup non si fa attendere e scende le scale un po’ intontito, con un asciugamano intorno alla vita e il petto nudo. Mi sbatacchio una mano in fronte e mi appoggio al muro.
“Senti tesoro mi prepari un po’ di… HEATHER?!!” tuona lui, coprendosi il torace.
“Tesoro?” chiede la ragazza, in  attesa di risposte. Mi affianco a lui e gli metto le mani sulle spalle.
“Ahahah! Heather, lascialo perdere, ha la febbre alta ed è intontito…. Perché mi hai chiamato “tesoro”, eh Hiccup?”
“Perché tu… cioè noi….” Comincia.
“Perché siamo graaaandissimi amici e quindi PENSA di poter chiamarmi così. Lascialo stare, Heather…” dico con una risatina nervosa. Lei fa spallucce e corre da lui, abbracciandolo. Hic non ricambia subito e quando lo fa… mi piacerebbe tanto scansare Heather da lui e farle vedere di che pasta sono fatta. Oh no… sarà per caso gelosia? Astrid Hofferson gelosa? Ho un déjà-vu… I due si staccano sotto il mio sguardo mezzo arrabbiato. Vado in cucina e torno con la tazzina colma di acqua profumata fumante.
“Il tuo tè, HEATHER.” Sentenzio marcando il suo nome. Lei fa un sorriso e lo prende dalla mia mano, cominciando a berlo. Io guardo Hiccup con sguardo assassino e lui mi rivolge un occhiata disorientata e confusa. “Io devo uscire per pochi minuti… ci stai tu Heather con Hic? Controllagli la febbre spesso finché non arrivo.” Mi raccomando prima di salutare con un casto e frettoloso bacio sulla guancia Hic e aver abbracciato la corvina. Devo dire che non mi fido molto ma… confido nel buonsenso del mio ragazzo.

POV. HICCUP
Io e Heather rimaniamo in silenzio per un po’, poi io sospiro e torno al piano di sopra per cambiarmi. So che mezzo nudo la metto a disagio e poi non mi piace mostrarmi così a qualcuno che non sia Astrid. Mi infilo velocemente i pantaloni della tuta e una maglietta rossa, poi torno giù. Heather mi sorride e mi vado a sedere vicino a lei.
“Allora… Alvin ha più dato fastidio dall’ultima volta?” chiedo per rompere questo silenzio imbarazzante.
“No… ora vivo con la mia famiglia in pace, senza traditori a ricattarci.” Risponde fissando un punto impreciso del vuoto.
“Beh, meglio così…. Trovata l’anima gemella?”
“No… però ho uno schema ben preciso di come dovrebbe essere il mio uomo ideale.”
“Ah… interessante… beh, attenta a farti vedere fuori, Moccicoso potrebbe assalirti da un momento all’altro… dai un occhio anche a Tufo, non si sa mai.” Dico facendola ridere.
“E tu? Astrid mi diceva che anche tu hai trovato la tua dolce metà…” mormora voltando la testa verso la mia.
“S-sì… certo.”
“E chi sarebbe?”
“Ehm… non la conosci… o forse sì… no, non la conosci! Ehm… ha i capelli biondi e gli occhi azzurri e si chiama A…. cioè si chiama… si chiama…. Freya!” dico pensando ad Astrid e a mia figlia.
“Oh… interessante… senti, vediamo se hai la febbre.” Ordina, facendomi stendere sul divano e poggiando le labbra sulla mia fronte. No… voglio che sia Astrid a farlo non Heather!! “Sei bollente Hic… vado a prendere del ghiaccio così te lo metti sulla testa.” Dice alzandosi e andando in cucina. Appena si toglie dalla visuale mi pulisco la fronte dal suo “pseudo bacio” e faccio una faccia schifata. Dopo un po’ torna e mi posa i cubetti gelati racchiusi in un fazzoletto di tessuto sul capo. Chiudo gli occhi e mi sento carezzare i capelli da lei… brutto segno. Astrid… perché ci metti molto per Odino? Dopo un po’ mi ritrovo in stato di dormiveglia. Sento tutto quanto ma è come se stessi dormendo.
“Hiccup… quanto sei cresciuto… ora sei ancora più bello di quanto lo eri già prima… credo che la tua ragazza sia davvero fortunata ad averti al suo fianco… la invidio così tanto! Volevo che tu fossi mio, che fossi il mio ragazzo, invece no! Ti ritrovi con una perfida giovane che non conosco neanche e non con me!! Se solo abitassi a Berk… avrei potuto essere nei tuoi amici e avrei avuto una possibilità di conquistarti ma… ora non posso. Quella sgualdrina che ha preso il posto nel tuo cuore… non credevo che tu arrivassi a tanto…” non la faccio finire che mi alzo iracondo e la fisso arrabbiato. Ma lei non mi lascia il tempo di parlare che, con le lacrime agli occhi, appoggia le sue labbra sulle mie e mi coinvolge in un bacio. Mi stacco da lei ma Heather mi riprende, mettendo le sue mani dietro al mio capo e imprigionandomi in quella gabbia che mi avrebbe portato solo problemi. Infatti… la porta si apre e sento delle cose cadere a terra. A quel punto trovo tutte le forze per staccarmi e urlare.
“Non ti permetto di dire delle cose così su Astrid!!!” grido furibondo. Mi giro verso la soglia e noto la mia ragazza tremante, con le mani sulle labbra e alcune lacrime a rigarle le guance. Mi alzo e corro verso di lei, abbracciandola. “E’ tutto ok Astrid…” sussurro baciandole i capelli.
“Lasciami stare, traditore!” strilla correndo fuori dalla casa. Mi giro verso Heather con sguardo assassino e mi avvicino a lei.
“Sc-scusa non sapevo che fosse Astrid la tua ragazza…” si giustifica.
“Ti dirò che non è solo quello! Fra due settimane c’è il nostro matrimonio che per colpa tua abbiamo rovinato!!” urlo nervoso.
“Oddei… mi dispiace così tanto io… non sapevo, davvero…” continua lei tremando.
“Fuori.” Dico indicando la porta. Lei si alza e, sconsolata, esce di casa. Mi siedo di peso sul divano, prendendomi il capo fra le mani e sospiro rumorosamente. Ho la testa che mi scoppia e in più ho la paura che Astrid mi lasci… non può andare così…urlo e prendo a pungi l’aria, iracondo.
“Ma cosa sto ancora qui…? devo cercare Astrid.” Sussurro sconsolato, trascinando i piedi fino alla porta e correndo, una volta varcata la soglia. So per certo dove può essersi cacciata. Quando è arrabbiata o triste va sempre sulla spiaggia. Conosco bene Astrid…. La mia Astrid… che guaio ho combinato!!! Corro con una velocità a me ignota verso il mare e la vedo, seduta vicino alla riva con gli stivali vicino alla gonna e i piedi a mollo nell’acqua fredda. Mi avvicino a lei e le appoggio le mani sulle spalle, poi cerco di baciarla ma lei si scansa prima che possa farlo e mi mostra il viso bagnato di lacrime e gli occhi tutti arrossati.
“Non toccarmi, Haddock!!” urla puntandomi il dito verso il petto. Le prendo la mano e la bacio, poi me la porto vicino al cuore.
“Astrid… fidati, tra me e Heather non c’è nulla.”
“Dicono tutti così e poi non è vero.”
“Ma io sto dicendo la verità! Ti sembro il tipo che mente alla donna che ama alla follia?!”
“A questo punto mi viene il dubbio se sia davvero io la donna che ami.” Dice con disprezzo nella voce, prendendo gli stivali e infilandoseli. Mi lancia un’occhiata triste e sconcertata prima di correre via, in compagnia dei singhiozzii e delle lacrime. La seguo e le prendo le braccia, girandola verso di me.
“Non mi arrenderò così facilmente, amore-“
“Non chiamarmi amore, hai capito?!”
“Astrid… ti prego lasciami spiegare…-“
“Non ho intenzione di sentire una sola parola da te!” urla avvicinando il viso al mio.
“Questo lo dicesti anche 5 anni fa, poi non successe così.” Sentenzio zittendola. “Tesoro… se non vuoi farlo per me… fallo per loro, almeno.” Dico versando una lacrima e toccandole il ventre. Lei guarda la mia mano e accenna un impercettibile sorriso che in poco si trasforma in un’espressione irosa. Infatti, prende la mia mano e la allontana bruscamente da sé.
“Hai completamente sgretolato la completa fiducia che avevo in te, Haddock. E ciò vuol dire che l’hai combinata grossa, perché nutrivo in te una stima estrema. Ma ora… ora se n’è andata come tu te ne sei andato da me.” Sussurra con voce roca. La guardo negli occhi e cerco la sua mano. La vedo perdersi nel verde foresta delle mie iridi e io annego nel suo mare impetuoso. Intreccio le mie dita alle sue e cerco di avvicinarla a me. Per un momento appoggia il viso al mio petto, poi la sento irrigidirsi e lasciare tutto bruscamente, andandosene correndo chissà dove. Sospiro e mi sbatto la mano  destra in fronte, poi torno a casa, completamente distrutto.

POV. ASTRID
Sto correndo da Stoick, so che lui sicuramente può darmi una mano. Mi sciugo le lacrime e mi spolvero i vestiti, poi busso alla porta. Apre una donna alta, magra, con dei bellissimi occhi turchesi e delle lunghe trecce castane.
“Stavo cercando Capo Stoick ma forse-“
“Stoick al momento non c’è. Astrid….?” sussurra la donna.
“Ehm… chi è lei?” chiedo con gentilezza.
“Sono Valka, la madre di Hiccup.” Svela facendomi sussultare.
“Ma… avevano detto che lei era…” dico senza completare la frase.
“Sì, lo so ma… il mio drago Saltanuvole non mi ha mai fatto del male. Ho incontrato Hic in cella da Drago e siamo scappati insieme.” Spiega, susseguita da un tuono che percuote violentemente il cielo. “Entra cara.” Mi invita. Accetto varcando la soglia e irrigidendomi dal freddo. Valka lo nota e accende il camino, porgendomi anche una coperta calda. “Siediti, Astrid.” Dice poi dolcemente. Mi accomodo vicino al focolare e mi rannicchio su me stessa. La castana si mette vicino a me e mi sorride teneramente. “A cosa devo la tua visita, tesoro?” chiede poi, dopo qualche minuto di silenzio.
“Stavo cercando suo marito perché… perché ho litigato con Hiccup.” Confesso.
“Oh per Odino! Che è successo?” domanda preoccupata.
“E’ rientrato a casa con la febbre alta e quindi siamo andati a fare un bagno entrambi… dopo ho sentito bussare alla porta era… era Heather, una ragazza che anni fa ha portato alcuni problemi a Berk ma sembrava innocua, dopotutto. Dovevo uscire un attimo e ho lasciato, con titubanza, Hic con Heather e quando sono rientrata erano occupati in un … b-bacio…” spiego, sentendo la rabbia ribollire ardente dentro me, la tristezza creare cascate di lacrime e la gelosia crescere rigogliosamente.
“So che Hiccup non voleva, cara… lui ha sempre amato te. Anche se io sono stata solo pochi anni della mia vita con Hic, so che fin da piccolino moriva dietro di te… ma è normale. Sei una bellissima ragazza sia dentro che fuori, Astrid.”
“Si ma… questo non giustifica che lui stesse baciando un’altra, nonostante io sia la sua ragazza, moglie fra due settimane e… madre dei suoi figli…” dico toccandomi la pancia.
“Sei… incinta!” sussurra. Io annuisco versando una lacrima. “Oh per Odino…. Sono così felice per voi!”
“Anche io ero felicissima di poter dare dei bambini all’uomo che amo ma… come faccio senza di lui?!”
“Astrid… ho da proporti una cosa. Vuoi andare in soffitta? Ci sono molte cose che potrebbero andare bene per il bambino.” Dice sorridente. Annuisco e mi alzo, salendo le scale fino alla soffitta. Ci sono un sacco di ragnatele imperlate da gocce e polvere sparsa qua e là. Vedo un baule con su inciso “HICCUP”. Mi chino su quello e lo apro, trovando tantissimi vestitini da bambino, copertine, ciucci, biberon e.. dei bellissimi ritratti di Hic da piccolo. Ne afferro uno nel quale c’è lui che si succhia il pollice e fissa l’osservatore con quei bellissimi occhi verdi.  Prendo alcuni abitini molto carini, sicuramente creati da Valka e delle copertine, poi il mio sguardo cade su un altro baule, molto nascosto. Mi alzo e mi avvicino a questo oggetto sul quale c’è inciso da Hiccup (riconosco la sua scrittura) “DIRTSA” e ci sono alcuni cuori attorno. Osservo bene l’incisione che non riesco a riconoscere ma poi…. DIRTSA…. ASTRID! È il mio nome al contrario! Probabilmente non voleva far capire che questo baule è tutto dedicato a… me. Apro e infatti mi ritrovo a credere che la mia ipotesi è corretta. Ci sono lettere che Hiccup ha scritto ma non mi ha mai inviato, ritratti miei e addirittura oggetti. Prendo uno scritto abbastanza passato, risale a 5 anni fa. Apro la busta e comincio a leggere mentalmente.

“Cara Astrid…
Vorrei poterti consegnare questa lettera ma so che non lo farò. È risaputo ormai che io non sono certamente uno dei ragazzi più coraggiosi al mondo, perciò so per certo che questa lettera non ti arriverà MAI. Ma mi piace tenermela, così un giorno la rileggerò e penserò a quanto ero pazzo da giovane. Sì, pazzo. Di te. Ormai non riesco più a tenermelo dentro, non riesco più a fingere. Io sono innamorato di te. “Ti amo” è una parola troppo grande per me, ma è troppo piccola per quello che provo per te. Non vale quasi niente, in pratica. Perché non basta che io ti dica queste due semplici ma romantiche parole per farti capire che sei il mio sogno più grande, no. Io dovrei fare il giro del mondo, uscire dall’universo, fare ogni più pazza cosa esistente. I tuoi occhi fan sembrare che le stelle non brillino. I tuoi capelli sono così belli… anche se tu non ci fai chissà che. Tu sei meravigliosa e vorrei potertelo dire, sempre. Quando cerco di attirare la tua attenzione… e di farti complimenti, non mi ascolti e non mi credi… è triste pensare che tu non riesci a vedere quello che vedo io. Vorrei che tu mi chiedessi se sto bene, perché saprei esattamente cosa risponderti. Ti direi che quando vedo il tuo volto non c’è nemmeno una cosa che vorrei cambiare, perché tu sei stupenda così come sei… quando sorridi tutte le stelle ti invidiano perché sei bellissima. Le tue labbra le bramo ogni giorno…. Se solo tu mi concedessi anche solo di parlarti ti urlerei che centinaia di cuori sono troppo pochi per contenere l’amore che provo per te. Ma so che tu questo non lo saprai mai, perché io sono troppo poco per te. Tu meriti certamente di meglio di un povero sfigato che se ne sta fermo qui, nella sua stanza,  a scrivere cosa prova per la ragazza che ama, senza dirglielo in faccia magari su una spiaggia, al tramonto. Oppure al chiaro di luna per una passeggiata. O semplicemente facendole trovare un mazzo di rose vicino alla porta e un bigliettino anonimo per portarti chissà dove. Ma io ho paura di illudermi soltanto che tutto questo sia possibile. So che detto da un ragazzino di 15 anni può sembrare un’estrema stupidaggine, perché a quest’età non sappiamo ancora bene cosa sia fino in fondo l’amore e cambiamo idea molto velocemente, ma per me non sono solo due giorni che sono innamorato di te. Sono ANNI. Hai capito bene, ANNI.
Sappi che cercherò di starti lontano per cercare di non suscitare in te più odio nei miei confronti di quello che già tu provi in principio. Se vorrai venire a parlarmi, un giorno, io sarò felice di mostrarmi super imbarazzato davanti a te, balbettando come un povero idiota. Ma solo in questo modo capirò se dovrò farmene una ragione del fatto che tu non potrai mai almeno provare simpatia per me.
Non mi resta che ripeterti che ti amo, Astrid, ti amo sconfinatamente. Piango perché so che tu non mi vuoi, soffro per amore. A volte digiuno perché non faccio altro che pensare a te e mi rintano in camera con il tuo nome inciso nel cuore e scritto in modo indelebile nel cervello. Ma è inutile che continui a spiegarti quanto stia male per te. Sperando che un giorno tu riesca a rivolgermi almeno un tuo bellissimo sguardo, ti saluto.
Con tanto amore
Hic.”


Allontano dagli occhi la lettera e fisso un punto impreciso della stanza, cominciando a piangere inesorabilmente. Mi verrebbe da provare compassione per lui ma ora non penso ad altro che alla gelosia. È più forte di me. Riguardo lo scritto ed accenno un sorriso, cercando di osservarlo e metterlo a fuoco, dati gli occhi offuscati dalle tante lacrime. Ripongo delicatamente le lettera nella busta e quest’ultima la rimetto dentro al baule. Non oso pensare a cos’avrà scritto nelle altre lettere. Non ce la faccio a leggerle, non riesco a pensare di aver fatto così tanto male ad una persona che sta per diventare mio marito. Il quale però adesso sto facendo soffrire ancora perché io sono gelosa. Per la prima volta. Ma non c’è niente da fare, non doveva baciare Heather!! Chiudo la cassa con gli abitini e le copertine per Bennett in mano e mi avvio verso le scale, quando sento una cosa che mi spezza il cuore dalla dolcezza.
“Sei ancora più bella del giorno in cui ti ho perduta…” singhiozza Stoick, baciando Valka. Sorrido intenerita a quella scena. Papà dev’essere entrato poco fa, trovandosi Valka davanti… chissà come avrà reagito, sul momento. Li vedo abbracciarsi forte e continuare a baciarsi. Sembriamo io e Hic tempo fa… Una lacrima riga la mia guancia al lieto ricordo e chiudo gli occhi, soffocando un singhiozzio. Aspetto il momento giusto per scendere dal soppalco e, timidamente, saluto.
“Astrid! Che piacere vederti figliola!!” esclama papà, coinvolgendomi in un abbraccio di gruppo. Sorrido e ricambio. Sento Valka accarezzarmi i capelli.
“Ti sei ripresa tesoro da prima?” mi chiede una volta sciolto l’abbraccio. La guardo e le sorrido, poi faccio cenno di no con la testa.
“Che è successo?” chiede Stoick, spaventato.
“Astrid ha litigato con nostro figlio perché lui l’ha tradita con un’altra.” Spiega la castana.
“Come sarebbe a dire che l’ha tradita?!!” tuona lui furibondo.
“L’ha sorpreso baciarsi con una certa Heather…”
“Heather… quella naufraga di 5 anni fa…” sussurra papà. Annuisco fissandomi gli stivali. “Ma cosa gli passa per la testa?”
“Non lo so Stoick… spero solo che sia ancora innamorato di me perché io morirei se fosse il contrario.” Dico.
“Astrid va a casa e dormici su. Vedrai che si accorgerà del danno che ha fatto. È tardi, è meglio che tu ti riposi, ok?” si raccomanda Valka, mettendomi le mani sulle spalle. Annuisco e sorrido loro, avviandomi verso la porta e vedendoli abbracciati. Mi chiudo la porta alle spalle e corro verso casa mia sotto la pioggia. Dopo qualche minuto di corsa arrivo vicino alla soglia dell’abitazione ma mi fermo per respirare un minuto. Varco l’entrata e chiudo la porta, trovando un silenzio di tomba nella casa. Dove sarà Hiccup? Vado sul soppalco e appoggio le cose per il bambino sopra un baule e la mia attenzione si sposta verso lo studio, dove una piccola lucina di una candela danza nell’aria tremolante. Entro e vedo Hiccup steso per terra, con la schiena che appoggia su Sdentato. Scuoto la testa e mi avvicino a lui, prendendolo di peso e portandolo verso il letto. Mi chiedo come abbia fatto a non svegliarsi, gli ho fatto pure sbattere il piede buono in uno spigolo… Ritorno nello studio e trovo la risposta: idromele. Ci sono quattro boccali vicino alla Furia Buia, medesimi che prendo e porto in cucina a lavare. Dopodiché mi stendo sul divano e cerco di chiudere gli occhi. In poco riesco nel mio intento, non prima di aver sorriso malinconicamente accarezzandomi la pancia.

ANGOLO AUTORE
Eccomi qui con il diciassettesimo capitolo!!! So di avervi fatto attendere ma ho avuto qualche giorno di blocco. Non sapevo cosa scrivere, ero terrorizzata. Ma poi, guardando la nuova stupenda serie “Dragons Race To The Edge” su youtube, mi sono venute alcune idee ed eccomi qui! Spero che il capitolo vi piaccia anche se non è certamente uno dei più belli.
Un bacio
Astrid
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Jealous (parte 2) ***


POV. ASTRID
Mi sveglio stropicciandomi gli occhi e sbadigliando rumorosamente. Sento un silenzio funereo così mi guardo intorno per controllare se tutto va bene e il mio sguardo cade sul tavolo, dove intravedo un oggetto. Mi alzo stiracchiandomi la schiena e trascino i piedi fino alla cucina, dove trovo appoggiato sulla tavola un generoso mazzo di rose bianche, gialle e rosse. La scelta dei colori è alquanto azzeccata: i fiori gialli indicano la gelosia (e io sono molto gelosa), quelli bianchi l’amore puro e quelli rossi la passione. Sorrido compiaciuta e prendo in mano il bellissimo bouquet e lo annuso. Che buon profumo… scorgo tra le rose un bigliettino.
“Sali sul soppalco.”
Leggo il biglietto ad alta voce e rivolgo di nuovo lo sguardo sulle rose. Appoggio il foglietto sul tavolo e prendo il mazzo di fiori, mettendolo in un vaso pieno d’acqua. Tocco i petali setosi delle rose e chiudo gli occhi, sorridendo, poi vado sul soppalco e trovo il letto ben ordinato con un altro biglietto sopra e un piccolo scrigno.
“Che cos’è? Una caccia al tesoro?” chiedo ridendo divertita. Mi stendo sul materasso e mi allungo, aprendo il cofanetto. “Oh per Odino…” mormoro con meraviglia. Sopra il cuscinetto di raso azzurro c’è un bellissimo bracciale d’oro bianco con piccole perle e minuscoli cuori di acquamarina. Lo indosso subito, afferrando il messaggio.
“Scendi le scale e vai fuori di casa. Ti aspetta una grande sorpresa.” Leggo sorridendo. Energica, con un balzo atterro per terra e corro giù per le scale, uscendo dalla porta. Per poco non piango, a ciò che vedo.
“TEMPESTOSA!!!” urlo correndo incontro alla mia draghessa. L’Uncinato è felicissima di vedermi e appena è vicina a me mi lecca tutta. “Anche io sono davvero contentissima per averti ritrovata, piccola.” Mormoro accarezzandole il muso. Guardo il cielo, sentendo il verso di un Furia Buia. Il suo Furia Buia. Sorrido e con la mano gli mando un bacio. Non riesco ad essere arrabbiata con lui, credo che non l’abbia fatto apposta ma… voglio vedere che cos’avrà da dirmi, a riguardo. Tempestosa mi porge un altro bigliettino che srotolo.
“Spero che i regali ti siano piaciuti, mia signora. Credo che sia il minimo che possa fare per farti capire quanto io ti ami. Ma le sorprese non sono finite: questa sera, alle otto, vieni alla conca nel bosco. Spero che tu mi conceda di parlarti e rivederti, non vivo senza te.
Ti amo
Hiccup.”
Sorrido compiaciuta e riavvolgo il foglietto.
“Hai giocato bene le tue carte, Haddock. Ora vedremo che cos’altro sai fare…” sussurro con sguardo furbetto. Rientro in casa con Tempestosa e mi avvicino a lei con una grande cesta di pesci. “Tieni piccola, mangia tutto quello che vuoi. Sarai affamata, vero?” le chiedo grattandole il muso. Lei fa cenno di no con la testa. “Come no? Sarà da tanto che non mangi… ah…. Hiccup ti ha dato da mangiare, immagino.” Continuo. Lei annuisce e allora, sorridendo, abbasso la testa scuotendola. “Hai giocato MOLTO bene le tue carte. Sicuramente so farmi correre dietro… e mi piace… Dovrei farlo un po’ più spesso.” Constato salendo le scale e dirigendomi verso l’armadio. Apro le ante e mi fiondo a scegliere un vestito per questa sera, voglio fargli vedere di chi dev’essere innamorato. Prendo un abito che mi diede tanti e tanti anni fa mia madre. Era il suo vestito del primo anniversario con mio padre. È di color panna, con delle sottili bretelline imperlate di diamanti disposti in fila, un corpetto rigido terminate subito sotto il seno con una decorazione di piccoli cristalli e una gonna leggera che si posa a meraviglia sui miei fianchi e finisce all’altezza del ginocchio.
“Mi immagino già la sua faccia quando mi vedrà!!” esclamo gioiosa prendendo il vestito e mettendolo in una borsa. Scendo energicamente le scale e con un tonfo mi chiudo la porta alle spalle, correndo verso la casa di Stoick e Valka. Busso con il fiatone, piegandomi su me stessa e appoggiando le mani alle ginocchia.
“Astrid!! Come stai?” mi chiede il Capo, abbracciandomi.
“Bene, grazie papà.” Rispondo facendolo sorridere.
“Entra pure, figliola.” Mi invita. Varco la soglia e Valka mi corre incontro.
“Buongiorno Astrid! Hai fatto colazione tesoro?” mi chiede. Adesso che ci penso… no. Scuoto la testa. “Hai fame?”
“Sì… abbastanza…”
“Lo so cara… con la gravidanza la fame cresce. Bisogna mangiare per due… nel tuo caso per tre.” Dice la donna, cominciando a scaldare del latte e mettendo in tavola dei biscotti.
“Che cosa ti porta qui, Astrid?” chiede Stoick.
“Volevo dirvi che Hiccup mi ha chiesto di incontrarlo, questa sera. Mi ha fatto mille regali e in più ha riportato a casa il mio Uncinato Mortale!” esclamo felice. I due coniugi si guardano e si sorridono.
“Sapevo che Hiccup si sarebbe accorto presto del danno che ha commesso.” Sussurra papà.
“So che non è fino in fondo stata colpa sua. Non avrebbe mai baciato Heather di sua iniziativa. Credo…”
“Quindi lo perdonerai?” chiede Valka speranzosa.
“Credo di sì. Ma prima deve mostrarmi davvero che è dispiaciuto. Deve darmi una spiegazione valida.”
“Sono felice per voi. Lo so che vi amate tanto…” dice l’Immenso.
“Io troppo… vivo per lui.” Rispondo vedendolo sorridere.
“Hai bisogno di qualcosa per l’appuntamento?” domanda la castana, indicandomi la tavola tutta apparecchiata.
“Credo di sì… le scarpe!” esclamo sedendomi sulla sedia e avvicinandomi al tavolo.
“Io ne ho finché vuoi. Puoi prenderle se ti piacciono.”
“Ma no Valka… non voglio disturbarla…”
“Chiami mio marito “papà”? Tu chiama me “mamma”, tesoro. In più non darmi del lei. Sono la tua futura suocera, Astrid. Non c’è bisogno di tutto questo. E non mi disturbi affatto se prendi le scarpe. Se vuoi tenerle te le regalo, sennò me le riporterai quando vuoi tu, ok?”
“Va bene.” Acconsento, addentando un biscotto e bevendo un sorso di latte. Dopo un po’ mi alzo e vado a lavare la tazza, poi torno e prendo fuori dalla borsa l’abito. “Il vestito è questo”.
“E’ meraviglioso, Astrid.” Dice Valka sorridendo e guardandolo bene. “Ma… era di tua madre, vero?”
“Sì… del suo primo appuntamento con mio padre.”
“Mi ricordo, Astrid. Era venuta da me per chiedermi un parere da amica.” Racconta lei. Sorrido malinconica e decido di indossarlo. Vado in bagno e mi sfilo gli altri vestiti, appoggiandoli ordinatamente su una cesta e tornando in sala con solo l’abito da sera addosso.
“Oh Thor onnipotente… Mio figlio non saprà resisterti, Astrid.” Esclama Stoick battendo le mani felice.
“Stai d’incanto, tesoro… Ho le scarpe giuste per te!!” esulta Valka correndo sul soppalco. Dopo poco ritorna con un paio di stupende scarpe dello stesso identico colore del vestito in mano, con un bellissimo fiocco sulla punta arrotondata.
“Ma… sono tacchi*?” chiedo esterrefatta. Lei annuisce. “Non ne ho mai visti in vita mia…”
“Per forza, perché noi usiamo soltanto gli stivali. Ma le donne hanno un bel po’ di alternative, Astrid. Provale, vediamo se ti stanno.” Dice appoggiando le scarpe per terra. Mi avvicino e vi metto i piedi dentro, poi comincio a camminare. Acquisisco un po’ di stabilità e provo gusto a sentire il ticchettio dei tacchi sul pavimento.
“Le adoro! Grazie, grazie, grazie!!!!” esclamo abbracciando la mamma. Lei ricambia ridendo e mi accarezza i capelli.
“Ormai io non le uso più, non ho l’età per questi “trampoli”. Se ti piacciono te le regalo volentieri.” Dice la castana. Annuisco e li abbraccio entrambi, poi vado in bagno e mi ricambio, mettendo scarpe e vestito nella borsa e congedandomi. Oh… non vedo proprio l’ora che sia sta sera.

POV. HICCUP
Ho deciso di passare la notte alla conca, che ho preparato in un modo impeccabile. Spero solo che Astrid si presenti… se non dovesse essere così io non saprei cosa fare! Verso mezzanotte mi sono svegliato nel nostro letto ma senza Astrid vicino. Mi sono alzato, ho rimesso per bene apposto le coperte e ho cominciato a scrivere dei bigliettini che ho sparso per la casa. Sono andato nella foresta per trovare le rose e mi sono pure fatto male… Ho preso il braccialetto che avevo fatto tempo fa per Astrid e l’ho posto dentro un cofanetto. Poi sono andato da Tempestosa (che ho trovato una settimana fa) e l’ho accompagnata a casa. Non ho dormito granché e ora sono stanco morto… ma manca ancora una cosa per raggiungere la perfezione. Salgo su Sdentato e spicchiamo il volo, in direzione delle caverne di cristallo. Ho intenzione di prendere un po’ di pietre e spargerle per la conca, così alla luce della luna tutto brillerà dando una sensazione di romanticismo eccezionale. Durante il mio viaggio incontro una nave a me familiare… decido di scendere più in basso per vedere.
“CIAO ERET!!” urlo sbracciandomi,.
“Ehi amico!!! Ancorate la nave!!!” ordina ai marinai che eseguono all’istante. Atterro sul ponte e scendo da Sdentato, battendo la mano a Eret. “Ciao Hic!” esclama lui.
“Ehi Eret…” rispondo con voce un po’ spenta.
“Che succede? Che hai combinato sta volta?”
“Succede che ho combinato un casino con la mia ragazza.” Spiego guardandolo negli occhi marroni.
“Con Astrid?”
“Sì.”
“Oh per Odino! Racconta!” mi dice, indicandomi una panca. Entrambi ci sediamo e, prima di parlare, sospiro.
“Hai presente Heather?” chiedo.
“Dipende chi. Ci saranno un mucchio di ragazze al mondo che si chiamano così!”
“Abbastanza alta, magra, occhi verdi, capelli neri…” cerco di descrivere.
“Certo che ho presente. È la mia fidanzata.” Risponde. Strabuzzo gli occhi, sbattendomi una mano in fronte.
“Addirittura?! Aveva detto che il ragazzo non l’aveva ancora trovato!” esclamo.
“Perché? We Hic che è successo?!”
“Eh… allora, è venuta da noi ieri. Ero ammalato e Astrid doveva andare fuori non so per fare cosa e io sono rimasto in casa con Heather. Sono finito in uno stato di dormiveglia, quindi sentivo perfettamente cosa diceva lei. Per farla breve, mi voleva come ragazzo e ha insultato Astrid. Lì non ci ho visto più e ho aperto gli occhi, alzandomi. Heather però si è attaccata alle mie labbra, nonostante io mi sia staccato da lei. Mi ha baciato proprio quando Astrid è entrata in casa…” racconto sconsolato.
“Brutta s-“
“Eret. Abbiamo capito.” Lo ammonisco.
“Scommetto che Astrid non si sarà nemmeno arrabbiata.”
“Contaci! Sì è infuriata come una belva, nonostante le avessi detto che non era colpa mia!!” dico con voce irosa.
“Certo che non è colpa tua!! Stammi a sentire. Sono rinomato per saperci fare con le donne!”
“Sentiamo, Casanova.”
“Allora. Devi dirle frasi super sdolcinate. Ma proprio da diabete. Devi mostrarti impotente dinanzi a lei, sentirti sottomesso. Non commettere assolutamente l’errore di dirle le solite cose scontate tipo… “mi dispiace tanto, prometto che non succederà più”. Le donne si stancano.” Suggerisce con aria da superiore.
“Grazie tante, fin qui c’ero arrivato anche io.” Rispondo guardandolo scocciato.
“Allora Hiccup, non so che altro dirti! L’unica cosa certa è che ti perdonerà. Me lo sento.” Mi rassicura, dandomi un’amichevole pacca sulla spalla. “E ora è meglio andare, o Drago mi ucciderà. Buona fortuna!!”
“Anche a te con Heather…” dico.
“Ah sì… uff… aspetta Hiccup!!” grida prima che possa salire su Sdentato. Mi giro verso di lui e lo guardo scomparire nella stiva della barca. Dopo un po’ ritorna con un oggetto coperto da un telo di raso porpora in mano e me la porge.
“Che cos’è..?” chiedo guardando il pesante oggetto sulle mie mani.
“Togli questo e vedrai.” Dice riferendosi alla copertura. Lo privo del telo e mi trovo davanti un bellissimo cuore di cristallo.
“Wow!”
“Volevo darlo a Heather come segno dell’amore che provo per lei ma… dopo quello che mi ha raccontato non credo sia il caso quindi… usalo per la tua bella.” Dice facendomi l’occhiolino. Ricopro la grossa pietra e gli stringo la mano con fratellanza.
“Grazie mille, amico.” Rispondo riconoscente. Lui sorride e mi lascia una pacca sulla spalla, poi torna al timone della nave. Io salgo su Sdentato e lo saluto, mettendo il cristallo dentro una sacca e spiccando il volo. “Bene bello. Alle cave ora.” Ordino al mio drago che emette un verso di assenso. Dopo poche ore di volo arriviamo a destinazione e atterriamo davanti ad una caverna che emette alcuni luccichii. Ci addentriamo dentro ad essa e in poco mi ritrovo davanti ad un mare di cristalli.
“Wow…” sussurro chinandomi su uno e percorrendo il suo perimetro con un dito. “Sdentato… ora dobbiamo cominciare la raccolta.” Dico al mio amico che fa una specie di risata. Delle piccole sfere al plasma fanno staccare le pietre dal suolo e io ne raccolgo il più possibile. Quando 4 sacchi sono abbastanza pieni, con una carezza fermo Sdentato e salgo sul suo dorso, uscendo dalla caverna e preparandomi ad altre ore di viaggio.
Arrivo alla conca verso sera e, preoccupato di non starci con i tempi, mi metto subito a spargere in un certo ordine i cristalli raccolti, facendomi aiutare anche da Sdentato.
“Che ne dici bello? Ti piace?” gli chiedo una volta terminato il nostro compito, asciugandomi la fronte. Lui annuisce felice. “Secondo te verrà?” domando poi, con voce un po’ più spenta e preoccupata. Lui emette un suono deciso e gioioso, scuotendo il muso dall’alto verso il basso. “E mi perdonerà?” richiedo, ancora più impaurito. Lui mi guarda scocciato e mi tira una codata in faccia. “Ma che ho fatto?!”. Lui ruota gli occhi e si accuccia su se stesso per riposare. Comincio a ridere e mi tiro su da terra, prendendo i vestiti per l’appuntamento e dirigendomi dietro una roccia per cambiarmi. Dopo qualche minuto riemergo dal masso, con abbigliamento elegante. Indosso sempre la tuta alare ma senza tutti gli arnesi che uso quando sono in esplorazione (ho scelto di mettermela perché Astrid impazzisce quando sono vestito così). Guardo il cielo che è quasi completamente buio e sento le farfalle nello stomaco. Rivolgo un’occhiata a Sdentato che si sta avvicinando a me e gli accarezzo il muso.
“Ho paura bello… spero che vada tutto bene..” sussurro facendo un grosso sospiro. Lui mi lecca il viso e io rido divertito, rimandandogli la saliva indietro una volta che si stacca da me. Vado al laghetto e mi chino sullo specchio d’acqua, lavandomi un po’ la faccia tutta appiccicosa. Dopodiché tossisco e mi siedo vicino al mio drago, aspettando con timore che la mia signora si presenti in tutta la sua splendida bellezza. Dopo venti minuti dalle otto non arriva nessuno e comincio davvero a pensare che non voglia più vedermi, ma le mie paure svaniscono quando vedo un Uncinato Mortale volare incontro a me. Mi alzo da Sdentato e guardo Astrid… Oh per Odino… è meravigliosa.

POV. ASTRID
Rivolgo uno sguardo alla conca… è stupenda, luccica grazie ai riflessi della lattea luna e delle stelle, formando… un cuore! E poi, sparse per la radura, ci sono delle piccole candele che regalano all’atmosfera, di per sé già romantica, un tocco di dolcezza in più. Atterro lasciandomi scappare un sorriso e, quando scendo da Tempestosa, mi spolvero i vestiti, riacquisendo un’espressione seria. Anche se non sono più completamente arrabbiata con lui, voglio mostrarmi impassibile finché non capirò la verità. Con passi incerti mi avvicino a lui, visibilmente a disagio e rosso papavero in volto, con gli occhi che non riescono a staccarsi da me e ammirarmi. Anche lui è bellissimo… è rimasto con la tuta alare, il che mi fa semplicemente impazzire, ma è un prototipo più adatto a situazioni come queste. Mi sforzo di non sorridere e saltargli addosso per coprirlo di baci e mi avvicino ancora di più a lui.
“Buonasera, mia signora.” Sussurra prendendomi una mano e baciandola. Il mio sguardo incrocia il suo: sono fredda, gelida come i miei occhi cristallini e questo sembra metterlo ancora più a disagio. Mi fa pena vederlo così, mentre io fingo di avercela ancora con lui, ma lo devo fare.
“Ciao, Haddock.” Rispondo.
“Sei… sei bellissima sta sera, Astrid.” Dice allungando una mano verso il mio viso, ma fermandosi prima di toccarmi, ritraendola dietro. Accenno un sorriso e sposto lo sguardo sulle mie scarpe.
“Grazie…” sussurro intrecciando le mie mani, nervosa. Hiccup mi prende sottobraccio e mi accompagna vicino al laghetto dove ci sediamo, vicini, davanti ad un piccolo falò.
“Senti Astrid… so che tu hai bisogno di spiegazioni e io te le darò tutte.” Chiarisce guardandomi negli occhi. Ecco, è successo un’altra volta: completamente intrappolata dal suo sguardo smeraldino. Ci metto un po’ per svegliarmi da questo sogno.
“Era quello che volevo sentirti dire, teso… ehm Haddock.” Rispondo frettolosa. Lui sorride e mi prende una mano, accarezzandole il dorso con il pollice. Lo lascio fare, mi piace sentirmi coccolata.
“Astrid… ciò che tu ieri hai visto è tutto sbagliato.” Comincia, ma io lo fermo.
“Ti lascio parlare. Qualsiasi cosa tu mi dica, non aprirò bocca finché non avrai finito. Prego, sentiamo.” Mi intrometto con aria di sfida. Lui sospira e mi guarda implorante, come per chiedermi di non lasciarlo mai.
“Va bene. Quando tu sei andata via, io e Heather abbiamo cominciato a parlare. Mi diceva che non aveva ancora trovato l’anima gemella e via discorrendo. Poi mi ha provato la febbre e, vedendo che ero bollente, è andata a prendere del ghiaccio. Sono entrato in dormiveglia, perciò potevo sentire ogni singola cosa che diceva lei. In pratica voleva avermi come ragazzo e ha insultato te.” Spiega.
“Oooook. E se io non credessi a quello che hai detto?” chiedo avvicinando il mio viso al suo, penetrandolo con lo sguardo. I suoi occhi si chiudono e le sue mani finiscono tra i capelli. Poggia i gomiti sulle ginocchia e sospira rumorosamente, con la testa fra la mani. Mi sento in colpa… in realtà gli credo ma… e se mi stesse mentendo? Entrambi sentiamo un fruscio provenire dei cespugli e ci voltiamo verso il rumore. D’istinto, stringo una mano di Hiccup e con l’altra mi tengo a lui.
“Heather?!” diciamo in coro io e lui, vedendola spuntare dalla boscaglia. Ci giriamo, guardandoci, poi con freddezza mi stacco da lui e fissiamo Heather venire verso di noi.
“Sì. Mi sentivo tremendamente in colpa per quello che è successo ieri.” Esordisce incrociando le braccia al petto e ponendosi davanti al fuoco.
“Secondo te, non mi viene da pensare che tutto questo sia programmato?” domando diffidente.
“No Astrid. Mi sono rifugiata nella foresta per la notte e vi ho sentiti parlare. Ho riconosciuto le voci e ho deciso di porre fine a questa storia.” Smentisce, rendendomi più sicura. Annuisco e la incito a parlare.
“Tutto ciò che ti ha detto Hiccup poco fa è giusto. Non è stato lui a baciarmi e ti dirò di più. Ha provato a staccarsi da me ma io l’ho intrappolato, togliendogli vie di fuga.” Spiega con aria triste e spiacente. Guardo Hiccup e accenno un sorriso, prendendogli una mano e accarezzandola con il pollice.
“Continua.” Dico io.
“Ho sempre desiderato poterlo avere come ragazzo, ma ho del resto sempre saputo di avere una barriera impenetrabile da superare, ovvero te. Da più giovani era visibilissimo il legame fra voi due. Vi piacevate reciprocamente, ma nessuno dei due voleva dirlo all’altro. Così mi sono sempre tenuta il desiderio per me, innamorandomi parzialmente di Eret per colmare il vuoto che necessitava di una toppa. Ma il mio cuore è sempre appartenuto a te, Hiccup. D’altro canto, il fatto di aver sfasciato una coppia così bella come la vostra mi ha distrutta e allora volevo dire che è tutta colpa mia, Astrid. Tutta.” Ammette versando alcune lacrime. Mi alzo e la abbraccio, sentendola rigida. Ma poi si lascia andare, stringendomi amichevolmente a sé.
“Hiccup ti ama da morire, Astrid. Perdonalo, ti prego.” Singhiozza accarezzandomi i capelli. Mi stacco da lei e la prendo per le spalle, poi faccio un impercettibile movimento con il capo, annuendo. Lei sorride e mi da una pacca sulla spalla. “Ora vi lascio da soli per chiarirvi un po’ meglio. Ciao!” saluta correndo via. Mi risiedo di fianco ad Hiccup e lo guardo, questa volta sorridendo.
“Ti credo.” Sussurro con sguardo tenero.
“Astrid… anche solo questo giorno senza di te mi è sembrato come morire. Non riesco a starti lontano o mi manca il respiro. Non voglio sembrarti scontato, ma quello che ti dico viene dal cuore. Tu per me sei la luce che mi conduce ad una vita migliore. Sei la forza che mi fa continuare a camminare, sei la speranza che mi porta a credere ancora, tu sei la vita per la mia anima. Tu sei il mio tutto. Tu colmi le tempeste e mi dai riposo, mi stringi tra le tue braccia e mi fai sentire vivo. Tranquillizzi il mio cuore e mi togli il respiro. Tu sei tutto ciò che desidero, sei tutto ciò di cui ho bisogno. Per tutta la vita ho aspettato a dirti quello che provo, perché come sai avevo paura. E adesso sono qui ad implorarti di stare con me, di non lasciarmi morire. Senza te sono perso…. Ci siamo detti addio sotto la pioggia battente, ieri, che si mischiava alle lacrime che cadevano dai tuoi occhi celesti affranti per aver visto una scena che non è mai stata mio volere. Sono caduto a pezzi mentre tu andavi via. Va tutto bene da quando sei arrivata, prima di te non avevo posto in cui rifugiarmi, nel quale sentirmi amato, nulla a cui aggrapparmi. Sono arrivato così vicino al mollare tutto… ti prego rimani…” una lacrima gli solca la guancia e io, con un delicato gesto della mano, gliela asciugo, accarezzandogli anche la guancia. “Non sai cosa si prova a lasciarti andare via… cambia idea, di’ che sei mia, non andartene. Ho bisogno di te come un cuore necessita di battere, ma questo non è nulla di nuovo. Ho la voglia di sentirmi chiamare “amore”.  Voglio sposarti,  crescere i nostri figli. Io ti amo Astrid. Ti amo troppo per stare senza di te, non sarebbe possibile per me sopravvivere. Tu descrivi la perfezione, la tua bellezza non ha fine, è come un fiore raro che sboccia una volta ogni cent'anni. Ogni giorno che ti vedo sei sempre più incantevole, niente che esista in questo mondo potrebbe ritenersi degno di tanto splendore. Più ti vedo e più ti penso, più ti penso e più ti amo.. e mi rendo conto che senza te sono come un fiore scialbo senza il suo profumo…” conclude sorridendo. Questa volta sono io a piangere. I suoi occhi si illuminano e mi asciuga teneramente con una nocca il bagnato sulla mia guancia. “Vedi… vorrei proprio essere una lacrima. Una tua lacrima. Per nascere dai tuoi occhi splendidi, scorrere dolcemente sulla tua pelle profumata e candida, morire degnamente sulle tue calde labbra e rinascere come una tua parola.” Sussurra continuando a carezzarmi la guancia. Versando altre lacrime appoggio una mano sulle sua e chiudo gli occhi, inclinando la testa fra le nostre mani intrecciate, imprigionandole tra il mio viso e la mia spalla. Sento la sua fronte appoggiarsi sulla mia e il suo respiro caldo sulla pelle.
“Ti amo…” sussurro prima di baciarlo con dolcezza e passione. È un bacio lungo: in questo momento mi sembra che il tempo si sia fermato, mentre le nostre labbra danzano insieme nel buio della notte, illuminate soltanto dalla luce soffusa della luna, delle stelle, delle piccole candele e dei cristalli sparsi per la conca. Ci fermiamo per prendere fiato, mentre lui mi stringe a sé.
“Ti prego… non abbandonarmi mai più…” sussurra lui accarezzandomi i capelli.
“Nemmeno tu, Hic.” rispondo baciandogli una guancia. Ci separiamo e ad un tratto sono costretta a mugolare.
“Che succede Astrid?” mi chiede allarmato.
“I bambini… “ dico con voce soffocata dal dolore. “Stanno calciando un po’ troppo forte e… Ah!” esclamo, contorcendomi dal dolore. Hiccup si china su di me e mette una mano sul mio ventre, accarezzandolo amorevolmente e guardandomi con occhi coperti da un velo di paura. Con un braccio mi tiene la schiena e con l’altro massaggia la pancia. Dopo un po’ mi sento meglio e mi stringo a lui.
“Tutto ok?” chiede baciandomi i capelli.
“Sì, amore.” Rispondo facendolo sorridere.
“Vuoi andare a casa?” domanda accarezzandomi amorevolmente un braccio.
“No… voglio stare qui con te. Voglio stare con te per sempre.” Rispondo con voce dolce. Lui mi appoggia dolcemente per terra e si stende accanto a me, poi mi aggrappo al suo braccio e appoggio la testa sulla sua spalla e insieme guardiamo le stelle. Dopo qualche minuto di coccole, Hiccup si alza sorridendo e mi porge una mano. La prendo e mi metto in piedi difronte a lui. Hic comincia a fischiettare un motivetto che mi chiude la bocca dello stomaco: è quello che Stoick ci cantava sempre quand’eravamo bambini. Emozionata, gli sorrido e mi avvicino ancora più a lui, mettendomi una mano sulla pancia. Lui si gira verso il laghetto e piega il capo.
“ Per ogni mar navigherò… ma non avrò paura. Le onde io cavalcherò… se tu mi sposerai.” Comincia. “Né il sole sai. Né il freddo mai…” continua, abbassandosi sul laghetto e prendendo un fiore rosa dalla riva. “M’impedirà il ritorno. Se mi prometterai il tuo cuor…” si blocca, aspettando che io continui. Lo affianco e gli metto una mano sulla spalla, guardandolo assorto nei suoi pensieri.
“E amore per l’eternità…” intono,  sfilandogli dolcemente il fiore dalle mani e mettendomelo dietro l’orecchio. “Amato mio o mio tesor, tu cerchi di stupirmi” canto allontanandomi da lui e alzando il braccio destro. Lui sorride e si volta verso di me, guardandomi con occhi pieni di allegria. Hiccup alza il braccio sinistro e lo incrocia al mio. “Parole non ti serviranno, ti basterà abbracciarmi.” Continuo girando insieme a lui.
“Anelli d’or ti porterò, ti canterò poesie..” rincomincia lui mettendosi in ginocchio e facendomi volteggiare intorno a lui. “Da tutto ti proteggerò, se tu vorrai sposarmi!!” esclama prendendomi nuovamente entrambe le mani e tirandomi verso di sé.
“Anelli d’or non servono, non voglio le poesie.” Canto, mentre Hic, continuando a tenermi le mani, mi fa girare in modo che la mia schiena aderisca al suo petto. “Le mani tue desidero…”
“Da stringer tra le mie.” Continuiamo insieme ondeggiando a destra e a sinistra, sciogliendo poi dopo l’abbraccio. Mi srotolo e Hiccup mi tira di novo a sé, abbracciandomi. Capisco… non ci ricordiamo più i passi! Cominciamo a dondolare sul posto, prendendo fiato per ricominciare a cantare in coro.
“Ti abbraccerò, ti bacerò e danzerò per sempre, con te felice io sarò non smettere di amarmi. Per ogni mar navigherò, ma non avrò paura…” ci blocchiamo perché Hiccup  mi scosta da sé per farmi fare due piroette sul posto per poi riprendermi le mani e iniziare a danzare saltellando per la conca, girando insieme e improvvisando passi di danza che sono solo nostri.
Le onde io cavalcherò se tu mi sposerai!!!!” concludiamo ridendo e abbracciandoci di nuovo. Hiccup prende ad accarezzarmi i capelli e io chiudo gli occhi, sentendomi nuovamente amata come una volta. Lo stringo a me, sentendo ancora i bambini muoversi. Allora sciolgo l’abbraccio e gli prendo una mano poggiandomela sul ventre, vedendolo poi sorridere ai movimenti dei nostri figli.
“Astrid… so di avertelo già chiesto ma… dopo questi ultimi avvenimenti voglio riformularti la domanda: mi vuoi sposare?” mi domanda inginocchiandosi davanti a me.
“Sì Hic!!” grido saltandogli addosso. Finiamo entrambi a terra e ci baciamo dolcemente, poi Hic mi indica un punto della conca che comincio a fissare. Qualcosa prende a brillare ed entrambi ci dirigiamo verso quel barlume zaffirino. “Hic è…. è meraviglioso!!” esclamo prendendolo per mano, ammirando uno splendido ed enorme cuore di cristallo dinanzi a noi.
“Certo, ma mai quanto te, milady.” Mi risponde, costringendomi per forza a guardarlo e lasciargli un leggero e tenero bacio a stampo.

*so esattamente che i tacchi non c’erano, a quell’epoca. Ma mi piace pensare ad una versione più…. Ehm… antica delle moderne scarpe con il tacco!!

ANGOLO AUTRICE
Evviva! Sono uscita viva da quest’impresa, per Odino.. Ok, mi riprendo. Eccovi il diciottesimo capitolo. Astrid e Hiccup hanno fatto pace e finalmente si sposeranno (nel prossimo capitolo)!! Ma ancora due scogli ci sono da superare prima di avere la pace: una guerra e… e non vi dico la seconda. Una guerra da una parte abbastanza banale ma con alcuni elementi che la renderanno molto strana. Dai, insomma, sapete già che la guerra sarà con Drago, ma ci sono degli alleati un po’ insoliti. Beh, non mi resta che ringraziarvi infinitamente per leggere, seguire e recensire, come al solito un grosso grazie a Dreamer che mi rallegra le mie solitarie giornate in compagnia anche di Hic (Cose difficili da comprendere, non vi preoccupate).
Baci
Astrid

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** I will always love you ***


POV. ASTRID
DUE SETTIMANE DOPO
Dischiudo i miei occhi cristallini fissando il soffitto di camera nostra. Sbuffo annoiata e scendo le scale, sperando che il sole sia in procinto di svegliarsi. Non ho chiuso occhio, sta notte, posso solo dire di essermi parzialmente riposata, ma per la giornata particolare e impegnativa di oggi penso che non sia sufficiente. Eh sì, oggi io e Hiccup ci sposiamo, finalmente è arrivato il grande giorno!!! Probabilmente non ho dormito per l’emozione ma una cosa è certa: i bambini non mi hanno dato una mano, non hanno fatto altro che muoversi e tirare calcetti ed io ne ho sofferto molto. L’aspetto positivo della questione è che ho potuto osservare Hic immerso nel mondo dei sogni… è così bello quando dorme. Guardo fuori dalla finestra e noto che il cielo, ancora abbastanza buio, sta cominciando a tingersi di arancione e rosso all’orizzonte. Osservo il mare e mi appoggio al cornicione della finestra, ascoltando questo silenzio rilassante interrotto dal rumore dell’infrangersi delle onde. Ma qualcosa attira la mia attenzione, un qualcosa che si appoggia sulla mia spalla destra.
“Hey… che ci fai già giù?” chiede Hiccup dolcemente, baciandomi una guancia.
“Stanotte non ho dormito… i bambini mi hanno dato un po’ noia e poi… ero emozionata.” Dico girandomi, catturata poi dalle sue labbra che si posano sulle mie.
“Ben, Freya…  ehi bellissimi sono papà… stanotte non avete lasciato dormire la mamma eh? Se adesso ritorna un po’ a letto riposate anche voi?” chiede prima di baciarmi il ventre. Gli accarezzo i capelli e lui mi prende in braccio, avvolto dalle mie risate, per portarmi comodamente sul soppalco. Ci infiliamo nuovamente sotto le coperte e Hiccup mi abbraccia, accarezzandomi le braccia. In questo modo riesco a prendere sonno.
Dopo tre ore ci svegliamo di nuovo e notiamo che il sole è già alto in questo bellissimo cielo azzurro che oggi ci regalerà una giornata meravigliosa. Velocemente sistemiamo le coperte e mangiamo qualcosa, poi ci vestiamo e usciamo di casa, mano nella mano, per i rituali che ci spettano.
“No… ora devo lasciarti…” bofonchia Hiccup prendendomi per i fianchi e tirandomi a sé.
“Lo so… voglio stare con te…” rispondo guardandolo negli occhi con aria dolce.
“Ci vedremo dopo all’altare per quel fatidico sì?” chiede con voce infantile. Rido e gli pizzico il naso.
“Sì amore.” Replico prendendolo per il colletto della tuta alare e coinvolgendolo in un bacio. Ci stacchiamo e Hiccup mi carezza una guancia.
“Allora a dopo.” Dice triste.
“A dopo.” Sussurro sghignazzando. Dopodiché ognuno prende la sua strada: io diretta da Valka, Testa Bruta e altre donne del seguito, lui da Stoick, Moccicoso, Tufo e Gambedipesce. Dopo un’estenuante corsa busso alla porta di casa della mamma e lei mi accoglie con un caloroso abbraccio, sorridente.
“Sei emozionata, tesoro?” mi chiede.
“Sì… tantissimo…” rispondo entrando in casa. Bruta mi viene incontro e mi sorride, dandomi una pacca sulla spalla.
“Allora, Astrid, sei felice di sposarti?” domanda lei.
“Certo!”
“Fammi sapere cosa si prova… fra un po’ tocca a me.” Dice facendomi l’occhiolino. Sgrano gli occhi stupefatta.
“Anche tu ti sposi?!”
“Sì, con Moccicoso!!” esclama felice saltellando per tutta la casa. Trattengo una risata ma sorrido, contenta che lei sia soddisfatta per l’avvenimento importante. Valka mi avvolge le spalle con le sue mani e me le carezza.
“Signore, ora dobbiamo spostarci alla Bath House per il rito di purificazione.” Annuncia la castana sorridente. Tutte insieme usciamo di casa per dirigerci in sauna e, una volta arrivate, entriamo soltanto io, mamma e Testa Bruta. Queste ultime in mano tengono dei ramoscelli di betulla che andranno poi a porre sulla mia pelle. Valka si pone dinanzi a me per togliermi il kransen che avvolge delicatamente in un fazzoletto di cotone bianco.
“Tua madre avrebbe voluto tanto essere qui per questo giorno, Astrid. Questo tienilo per Freya.” Sussurra con voce molto malinconica. Annuisco e, con la sola compagnia di un asciugamano, entro in sauna. La castana e Testa Bruta sfiorano sulla mia pelle i rametti di betulla mentre io cerco, nella calura afosa della stanza, di respirare. Nel mentre Valka mi parla dei miei doveri di madre, moglie e donna di casa e di come vivere serenamente con Hic. Dopo un po’ mi avvolgo con il telo ed esco dalla sauna, accolta dalle altre donne che mi portano nei pressi di una vasca riempita di acqua gelida e profumata da olii essenziali e da petali d fiori. Guardo la mamma e le rivolgo un’occhiata preoccupata.
“Devo proprio buttarmi?”  chiedo.
“Purtroppo sì. Ti ritiriamo subito su però. Non fa benissimo ai bambini.” Mi rassicura. Guardo la vasca e deglutisco rumorosamente, lascio il telo a terra e mi butto in acqua. Trattengo un urlo: altroché gelida, si muore!! Come promesso Valka mi riprende subito su e le donne mi avvolgono prontamente con teli e coperte.  Tremando, torno a casa e accendiamo subito il camino per scaldarmi. La castana va sul soppalco e prende da un baule l’abito nuziale che mia madre aveva cucito pochi giorni dopo la mia nascita. Me lo porge e io lo guardo con un sorriso dolceamaro in volto. Il vestito è semplicemente meraviglioso: il corpetto rigido ha una scollatura a cuore dolcissima, quasi non si nota, ed è completamente ricoperto di fiorellini bianchi di tessuto. La gonna vaporosa parte dal termine del bustino e si allarga gradualmente fino ai piedi. Alcuni fiori percorrono la sottana dell’abito e creano un motivo dolce e grazioso. Nella schiena, alla base del corpetto c’è un grande fiocco bianco con alcuni cristalli che risplendono alla luce. Valka mi porge pure le scarpe, dello stesso colore del vestito: sono delle ballerine semplici.
“Valka posso… posso rimanere un po’ da sola?” le chiedo. Lei capisce e annuisce, così esce di casa insieme alle altre donne. Prendo il vestito in mano e mi siedo sul divano, contemplandolo da cima a fondo, poi sorrido e lo stringo al cuore. “Mamma… vorrei tanto averti accanto, in questo momento. Mi piacerebbe che tu fossi qui per prepararmi al matrimonio, raccontandomi magari qualche aneddoto di ciò che tu e papà avete fatto e invece… sono qui, da sola, nel salotto della casa che condivido con il mio amato fidanzato, che fra poco diventerà mio marito. Sì mamma, mi sto sposando con Hiccup, l’uomo della mia vita e l’ultimo ragazzo che voi avreste mai voluto vedere al mio fianco. Vi sbagliavate, di grosso. E mi sbagliavo anche io. Voi non sapete che uomo è diventato Hiccup, è meraviglioso, sia di aspetto che d’animo. Non potevo desiderare altro che lui… il mio Hiccup. Saresti potuta diventare nonna di due bellissimi gemelli, che fra poco nasceranno. So che ti vorrebbero accanto, tanto quanto ti vorrei io, mamma. Per non parlare di papà… quanto mi mancate, entrambi.” Mi prendo una pausa, singhiozzando e versando alcune lacrime. “Vi voglio bene, mamma e papà… spero che dal Valhalla voi possiate vedermi ed essere fieri di come sono diventata…”concludo alzandomi dal divano e dirigendomi sul soppalco. Mi tolgo coperte e teli che prima mi tenevano al caldo e mi metto l’abito, girando su me stessa davanti allo specchio per guardarmi. Prendo dallo stesso baule nel quale Valka ha preso il vestito la tiara d’argento di mia madre e me la metto sul capo, dopo essermi fatta due piccole treccioline che viaggiano intorno al mio capo e vanno a incontrarsi dietro di esso. I capelli li lascio sciolti, facendoli ricadere come una cascata di fili d’orati sulle mie spalle e sulla schiena. Mi guardo un’altra volta allo specchio, accarezzandone dopo un po’ la superficie. Esco di casa, sorprendendo le altre donne che aspettavano soltanto di assistermi in quello che in realtà ho preferito far da sola. Valka sorride e mi abbraccia commossa.
“Sei davvero stupenda, figliola. Sono davvero felice che tu ti stia per sposare con mio figlio…” sussurra facendomi sedere per riposarmi: fra un po’ è ora di andare.

POV. HICCUP
Mio padre, mio cugino e il resto del corpo maschile dei cavalieri, mi hanno accompagnato a casa per incominciare il rito di passaggio.
“Ora, figliolo, ti consegno la spada che tuo nonno usò per tanti e tanti anni in guerra. È speciale, perché con questa uccise un drago leggendario, l’unico della sua specie. Prendi questa e usala per il tuo matrimonio.” Dice mio padre, porgendomi l’arma. La prendo in mano e la rigiro abilmente tra le dita, osservando l’elsa particolare: ha una forma strana e affascinante e ci sono tre smeraldi incastonati in parti diverse, alternati ad alcuni piccoli diamanti. Guardo mio padre deciso. Dopodiché il mio seguito mi conduce alla Bath House, nella quale poco fa è stata Astrid. Non vedo l’ora di vederla… così bella… Moccicoso mi desta dai miei pensieri, spingendomi in sauna. Tossisco, dato che un sacco di vapore mi è finito in gola. Comincio a sfregarmi la pelle e a lavarmela, quando mio padre entra nella sauna e comincia a parlarmi di come trattare Astrid e i miei figli… Dopo venti minuti usciamo dalla Bath House e ritorniamo a casa, per vestirmi a dovere.
“Hiccup, mettiti questa casacca.” Mi obbliga mio padre, dandomi in mano una maglietta verde. Lo guardo male e scuoto la testa, mostrandogli un prototipo di tuta alare bianco e con alcuni oggetti simbolici del matrimonio. “Ma così…”
“Così sarò vestito per il mio matrimonio.” Rispondo sbrigativo, prendendo l’abito e andando in bagno per indossarlo. Mi guardo allo specchio e mi metto maniacalmente apposto i capelli, sperando di piacere almeno un po’ alla mia bellissima Astrid. Esco e mi mostro a mio padre, che mi guarda contrario. “Oh… andiamo papà… la tuta alare fa impazzire Astrid!”
“Figliolo…. Ti lascio fare quello che vuoi solo perché è il tuo matrimonio… sappi che però non sono d’accordo. “ mi avverte.
“E quando mai condividi le mie stesse idee?” chiedo con un sorrisino compiaciuto sulle labbra, scendendo le scale e andando verso gli stivali neri. Me li infilo e, di corsa, salgo su Sdentato per raggiungere la spiaggia, luogo nel quale io e la mia amata abbiamo deciso di organizzare le nozze. Dopo un po’ atterosul bagnasciuga , dove rimango colpito dal meraviglioso lavoro svolto dalla mia squadra. L’altare è posto vicino all’incresparsi delle onde, sotto una tettoia bianca decorata con fiori e fiocchi azzurri e verdi. Un tappeto di un color celeste funge da navata dove Astrid camminerà fino ad arrivare a me. E i berkiani hanno già preso posto, seduti su delle panche poste ai lati del corridoio. Brutalmente emozionato, mi metto a camminare avanti e indietro all’altare, aspettando di vedere la mia dea arrivare insieme a tutta la sua bellezza. In poco tutti i posti a sedere vengono occupati e io continuo a mettermi apposto il vestito o i capelli, sperando di essere almeno presentabile. Ed è quando sento il verso di un Uncinato Mortale che mi fermo e guardo in alto, vedendo Tempestosa cavalcata da Astrid. In poco atterrano e Moccicoso la prende sottobraccio, scortandola verso di me. La squadro da testa a piedi mentre avanza lentamente e non posso fare a meno di ammirarla più innamorato che mai. Alza lo sguardo e incrocia i miei occhi, poi sorride emozionata. Ricambio il sorriso, non accorgendomi che nel frattempo è già arrivata al mio fianco. La prendo per mano e gliela carezzo, agitato.
“Oggi siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio fra mio figlio Hiccup Horrendous Haddock III e la bellissima Astrid Hofferson. Prima di cominciare… c’è qualcuno che si oppone a questo matrimonio?” esordisce mio padre, scrutando attento la folla. Nessuno. “Perfetto. Gambedipesce, porta la spada di Astrid.” Ordina a bassa voce papà. Il biondo, velocemente, corre verso Astrid e le porge l’arma. Lei la prende in mano e io estraggo quella che tengo agganciata alla vita. 
“Astrid, io ti dono questa spada appartenente ad Hiccup Horrendous Haddock II, come simbolo della famiglia e di continuità del nostro sangue.” Dico dando la spada ad Astrid.
“Hiccup… io ti dono questa spada appartenente a mio padre, rappresentante il trasferimento della potestà paterna e del compito di proteggerla.” Dichiara con voce tremante la mia amata. Afferro l’arma e guardo Astrid negli occhi, volgendole un’occhiata dolce e rassicurante. Lei sorride e Moccicoso ci porta gli anelli, che contemporaneamente poniamo sulle punte acuminate delle spade. Insieme, incociamo queste ultime, protese verso il cielo. Io e Astrid guardiamo mio padre, che ci comunica con lo sguardo di procedere.
“Hiccup Horrendous Haddock III, vuoi prendere la qui presente Astrid Hofferson come tua legittima sposa?”
“Sì, lo voglio.”
“E tu Astrid, vuoi prendere Hiccup come tuo legittimo sposo?”
“Sì, con tutto il cuore.”
“Ora le promesse” annuncia papà, sorridente.
“Io, Hiccup Horrendous Haddock III prendo te, mia meravigliosa Astrid Hofferson come mia legittima sposa, per amarti e onorarti, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà. Sì, prendo te, l’amore della mia vita sin dal principio come mia compagna di vita. Non ci sono parole per descrivere quanto ti ami, Astrid. Qualsiasi cosa sarebbe troppo poco. Tu sei come un fuoco che arde da sempre dentro al mio cuore, la stella che mai cesserà di brillare. Tu sei la mia vita e poterti avere accanto a me per sempre mi rende l’uomo più felice del mondo. È cominciato tutto da un gioco. Da bambini passavamo molto tempo insieme e ho avuto la possibilità e l’onore di poterti conoscere. Eri una bimba meravigliosa… così dolce, affettuosa e assolutamente bellissima. Passati alcuni anni sei diventata una ragazza forte, coraggiosa e… troppo bella per stare con me, il figlio del capo che combinava sempre guai e aveva idee completamente diverse dal popolo nel quale viveva. Ma è venuto un giorno, più precisamente una sera, nella quale tu hai provato cosa significa volare su un drago, sentirsi libera nell’aria. E da lì sei diventata la mia migliore amica. Da una parte ero contento…. Dall’altra no.” Comincio. Lei sorride e mi poggia una mano su una guancia, accarezzandomela. Prendo un respiro e continuo il mio discorso. “Non ero contento perché sapevo che l’amore della mia vita mi vedeva solo come una amico, il suo migliore amico. Avevo troppa paura per mostrarti i miei sentimenti, pensavo che la nostra amicizia si sarebbe rovinata se solo avessi provato a dirti che sei la cosa più importante che esista per me. Ma la nostra relazione è cresciuta da sé ed ora siamo qui, riuniti in una cosa che credevo fosse possibile solo nelle mie fantasie. Ma… credo proprio che questa volta, il sogno sia diventato realtà. Ora… guardo davanti a me e vedo un angelo… sì, proprio un angelo meraviglioso. Ha dei bellissimi capelli che sembrano fili dorati, degli zaffiri pregiati negli occhi, una candida pelle morbida e profumata, delle labbra in cerca d’affetto e un’eterea voce stupenda… sì, mi sono innamorato di un angelo. Mi sono innamorato di te, Astrid. Per qualsiasi cosa io ci sarò, ti starò accanto per sostenerti nei momenti difficili, ti bacerò ogni volta che vorrai, ti abbraccerò, ti stringerò a me dolcemente. Non lascerò che nessuno mi porti via il mio angelo. E non permetterò che nessuno tocchi i miei angioletti. Sì lo so, tutti ottengono un miracolo. Il mio, si chiama Astrid Hofferson.” Concludo, togliendo l’anello destinato ad Astrid dalla spada e infilandolo delicatamente nel suo anulare destro. Mia moglie si guarda la mano e la fede, poi scoppia a piangere commossa. La abbraccio forte e le bacio un guancia, poi poso la mia fronte sulla sua. “Ehi Astrid… va tutto bene amore…” sussurro non facendomi sentire dalla folla. Lei annuisce sorridendo, asciugandosi gli occhi bagnati e arrossati dal pianto. Tossisce un po’ poi dopo sospira e mi prende le mani.
“Io, Astrid Hofferson, prendo te, mio dolcissimo Hiccup come mio sposo, per amarti e onorari, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà… prendo proprio te, Hic. Tu che hai aiutato un cuore di ghiaccio a sciogliersi, l’hai istruito con pazienza ad amare, ed ora batte solo per te. Ho aspettato così tanto che avvenisse un miracolo. Quando ero piccola mio zio mi diceva di essere forte, di tenere duro e non versare lacrime. Mi diceva di lasciar riempire la mia anima di potenza e annegare le paure che avevo. Perché una guerriera non ha timore di nulla. Ho attraversato le tenebre fin quando non sei arrivato tu e da allora c’erano solo bei momenti. E sebbene io avessi tutto il mondo, io stavo soltanto aspettando te. Dove c’era il buio adesso c’è luce, dove c’era dolore adesso c’è gioia, dove avevo debolezza ho trovato la mia forza. Tutto… negli occhi verde foresta di un ragazzo… il mio. Il mio punto di riferimento, il mio eroe, la mia vita… Hiccup. Tu hai fatto davvero tanto per me, Hic… ora lasciami ricambiare il favore. Sarò la tua nuvola su nel cielo, sarò la tua spalla quando piangerai, sentirò la tua voce quando mi chiamerai… sì, sarò il tuo angelo. Quando tutta la speranza se ne andrà… io sarò lì, accanto a te, per sempre… Non importa quanto sarai lontano, io ti starò vicino. Non fa differenza chi tu sia, perché io ti amo, così come sei. Tu sei Hiccup, l’amore della mia vita.  Dici sempre di non essere perfetto e non alla mia altezza ma… ti sbagli, davvero Hic, credimi. Non mi hai mai lasciata cadere, sei stato la mia forza quando ero debole, la mia voce quando non riuscivo a parlare e i miei occhi quando non riuscivo a vedere. Sei stato l’unico capace di vedere la parte migliore di me, quella dolce e affettuosa, che sa amare. Abbiamo passato tanti momenti difficili, insieme, che solo io e te sappiamo. E ti devo ringraziare davvero tantissimo per avermi sollevata, anche se io ero sul punto di lasciare andare tutto, mi hai dato fiducia perché ci credevi. Se io sono tutto quella che vedi ora, è perché tu mi ami. Quindi grazie per darmi amore.”  Dice sorridendo e mettendomi l’anello al dito.
“E con questo giuramento dinanzi agli dei, loro vi accolgono come una coppia unita per tutta la vita, finché morte non vi separi. E quindi vi dichiaro marito e moglie. Hic, ora puoi baciare la sposa.” Annuncia mio padre felice. Mi giro verso Astrid che rivolge un sorriso solare, poi appoggio le mie mani sui suoi fianchi e la tiro a me, baciandola amorevolmente avvolti da uno scroscio di applausi. Una volta separati Astrid mi salta addosso, coprendomi il viso di baci.
“Sì sì sì!!!!! Hic sono tua moglie, sono tua moglie!!!!” grida stringendomi a sé. Rido divertito, rimettendola poi a terra gentilmente per la corsa della sposa. Io, Moccicoso, Gambe e Tufo ci sfidiamo in un’estenuante corsa fino alla grande sala con Astrid, Bruta e mia madre. Papà da il via e io cerco di correre il più lento possibile per stare al passo con Astrid che adesso, con la gravidanza, è un po’ più lenta. Comunque sia arrivo prima di lei al portone che sbarro con la spada. Lei mi raggiunge con il fiatone e la prendo per mano.
“Tutto bene tesoro?” chiedo preoccupato, prima di varcare la soglia.
“Sì, non ti preoccupare.” Risponde tra un respiro e l’altro. Insieme varchiamo la soglia e all’interno della Grande Sala troviamo tutta Berk in festa. Mio padre ci raggiunge e posa le mani sulle nostre spalle.
“Allora neo-sposini? Ora Hic deve conficcare la nuova spada in questa colonna qui.” Spiega papà toccando un’enorme pilastro decorato. Strabuzzo gli occhi e deglutisco. Sono sicuro che la lama non affonderà nemmeno di un centimetro nel legno e questo sarebbe un cattivo campanello di allarme per la nostra vita futura. Prendo la spada e la rigiro fra le mani, avvolto dal silenzio pressante di tutto il popolo che aspetta ansioso di vedere che futuro ci spetterà. Con tutta la forza che possiedo cerco di trafiggere la colonna e senza guardare se la spada si è conficcata o è caduta rovinosamente a terra, chiudo gli occhi. Li dischiudo dopo un po’ sentendo applausi e urla felici da parte del popolo, notando che la lama è completamente passata dall’altra parte del pilastro. Astrid mi abbraccia forte e mi bacia e mio padre mi da una pacca sulla spalla.
“Avrete un futuro meraviglioso! E ora… diamo inizio alla festa!!!” annuncia a gran voce papà, ridendo compiaciuto e osservando il popolo intento in brindisi con boccali colmi di idromele o a mangiare qualsiasi bendidio presente sulle tavole. Io e Astrid ci prendiamo per mano e prendiamo posto insieme agli altri cavalieri.

POV. ASTRID
La giornata passa velocemente tra canti, balli, vichinghi che si ingozzano di carne di yak o che si strafogano di idromele. E quando il sole è già tramontato, comincio a sentirmi male. Metto una mano sulla pancia e cerco di accarezzarla per darmi sollievo ma niente.
“Hic…” sussurro. Lui si volta verso di me e mi sorride, accarezzandomi una guancia.
“Dimmi amore.”
“Sto… sto male. Possiamo andare a casa?” chiedo facendo alcune smorfie doloranti. Lui annuisce subito e si congeda con i cavalieri poi, di corsa, usciamo dalla Grande Sala e saliamo in sella a Sdentato. Intreccio le mani sulla sua pancia e appoggio la testa sulla sua schiena, mentre lui pone una mano sulle mie, toccando la fede matrimoniale. Dopo un po’ atterriamo davanti alla nostra casa e vi entriamo.
“Cos’hai Astrid?” mi chiede lui preoccupato, facendomi stendere sul divano e accendendo il camino.
“Credo che fra un po’ rimetterò e mi fa molto male la pancia…” mugolo. Hic si china su di me e mi lascia un dolce bacio sulle labbra, poi una carezza sulla guancia sinistra.
“Vado a farti qualcosa di caldo, allora.” Sussurra con voce tenera.
“No… non preoccuparti. Preferisco averti accanto.” Dico fermandolo. Lui sorride e si siede vicino a me, intrecciando una mano con la mia.
“Mia moglie…” esordisce dopo un po’ ridendo. “Ma davvero sei mia moglie?”
“Sì, davvero. Perché, non va bene?”
“No!! Altroché!! È che non mi sembra vero… è così bello… troppo surreale.” Spiega con aria sognante.
“Questo è un esempio che i sogni diventano realtà e che nulla è impossibile.” Rispondo accarezzando la mano che è legata alla mia.
“Ti amo, Astrid.” Sussurra guardandomi. Sorrido e con la mano libera gli faccio cenno di avvicinarsi a me. Lui esegue e io gli lascio un lungo bacio colmo d’amore. Dopo qualche minuto chiudo gli occhi e sento Hiccup prendermi in braccio e portarmi a letto. Mi toglie il vestito nuziale e mi mette la camicia da notte, poi anche lui si cambia e mi raggiunge sotto le coperte, abbracciandomi dolcemente e mettendo una mano sulla pancia, come a voler proteggere me e i nostri bambini.
“Buonanotte, amori miei.” Sussurra lasciandomi un bacio sul collo e una carezza sul ventre.

ANGOLO AUTORE
Eccoci qua! Hic e Astrid si sono sposati, finalmente!!!!! Allora, c’è un avviso. Nei capitoli successivi ci saranno svariati salti nel tempo. Ma ad esempio uno ogni capitolo. Credo. Non ho ancora le idee chiarissime ma penso che sarà così, anche perché… contate qualche capitolo e la storia termina. Quindi spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio tanto per leggere e recensire il mio racconto.
Un bacio grande
Astrid

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** The Haddock family ***


POV. ASTRID
Sono passati 5 lunghi mesi da quando io e Hiccup ci siamo sposati e la vita a Berk procede divinamente. Bruta e Moccicoso sono convolati a nozze una settimana dopo il mio matrimonio e si è scoperto che la mia amica è incinta di 5 mesi precisi. Heather e Eret hanno chiarito e alla fine hanno deciso di sposarsi fra qualche settimana. Io invece ormai sono al termine della gestazione, con il mio pancione più che ingombrante. Sono solita avere molti attacchi di nausea e rimetto spesso, in più sono sempre da Gothi perché sembra che i bambini debbano nascere da un momento all’altro. E invece adesso sono ancora qui, stesa in camera mia con una mano sull’enorme ventre, a guardare il soffitto con aria stanca e abbattuta. Sul mio volto si dipinge un sorriso quando vedo entrare dalla porta con una tisana calda in mano, l’uomo più bello del mondo. Hiccup appoggia la tazza sul comodino e mi carezza la fronte, lasciandovi anche un bacio sopra.
“Come va tesoro?” chiede premuroso.
“Bene se ci sei tu accanto a me.” Rispondo intrecciando una mano alla sua. Sorride e me la carezza, pensieroso. “Che hai Hic?”
“Sono preoccupato per te… so che stai male e vederti soffrire…”
“Hic… non devi preoccuparti. È normale, la gravidanza non è una passeggiata su un campo fiorito. Bisogna avere pazienza, ma se vuoi avere dei figli è l’unico modo.” Cerco di spiegargli. Lui annuisce e mi porge la tisana fumante, che bevo a sorsi piccoli per non far diventar la mia lingua una fornace incandescente.
“Astrid… oggi devo andare con mio padre a firmare il trattato di pace con Dagur…” dice lui sbuffando.
“Mhf… non mi lasciare da sola…” mugolo aggrappandomi alla sua mano.
“Non ti lascio sola… ho una sorpresa.” Sussurra staccandomi leggermente da sé e scendendo dal soppalco. Dopo un po’ ritorna con… Heather e Eret!
“Ciao ragazzi!!!” esclamo felice.
“Astrid!” gridano loro in coro, abbracciandomi.
“Che ci fate qui?” chiedo sorridente.
“Siamo venuti per te. Hiccup ci ha chiesto di farti compagnia vista la tua situazione.” Spiega il moro, abbracciando la compagna.
“Sono così felice di avervi qui!” dico accarezzandomi la pancia.
“Sai già come chiamarlo o chiamarla?” chiede Heather indicandomi il ventre. Io e Hiccup ci guardiamo e ci sorridiamo.
“Chiamarli.” Li corregge mio marito ridendo.
“Gemelli?!”
“Esattamente. Bennett il maschio e Freya la femmina.” Rispondo fiera.
“Congratulazioni!!!” esulta la corvina.
“Grazie…” sussurro.
“Hiccup! È tardi vieni giù, dobbiamo andare!!!” urla Stoick, sotto casa nostra.
“Ecco… il richiamo della foresta. Vado dai, tenetemela a bada, chissà che non le venga qualche malsana idea di buttarsi dalla finestra e provare la mia tuta alare…” avverte Hiccup, lasciandomi un casto bacio sulle labbra.
“Non ci entrerei nemmeno.” Rispondo ridendo. Hiccup si congeda con i ragazzi ed esce di casa, diretto al porto.
“Allora… avete novità?” chiedo loro. Heather ed Eret si guardano preoccupati e si siedono su delle sedie, vicino al letto.
“Astrid vedi… siamo anche venuti per avvisarvi.” Comincia il ragazzo. Li guardo impaurita e mi metto seduta sul materasso, con la schiena appoggiata alla testata.
“Che succede?” chiedo in ansia.
“Drago Bludvist sta preparando la sua armata per attaccare Berk.” Risponde Heather. Strabuzzo gli occhi e inarco un sopracciglio.
“Drago chi?”
“Bludvist il mio… capo.” Dice Eret con disprezzo.
“Che cosa vuole da noi?!”
“Vuole avere il dominio su tutti i draghi… per un fatto personale, non ho indagato.” Afferma il moro, passandosi le dita fra i capelli.
“E c’è dell’altro. Ha degli alleati. Molti alleati. Berk sarà rasa al suolo, se non ve ne trovate anche voi.”
“Oh no… no, no, no! Bisogna avvisare Hiccup! È in pericolo!” grido preoccupata.
“Siamo tutti in pericolo. Combatteremo dalla vostra parte.” Mi rassicura Heather, mettendomi una mano sulla spalla.
“E per quando è previsto l’attacco?” domando trattenendo le lacrime.
“Non lo so… ho sentito discutere Drago e sua moglie giorni fa. Lui sosteneva di dover per forza attaccare Berk ma lei lo fermava… non capivo bene perché.” Spiega Eret.
“E se mettessimo in piedi un esercito di draghi?” propongo come illuminata da una folgorazione divina.
“Astrid… usi la stessa tattica di Drago. Lui ha organizzato un esercito di draghi armati e… c’è di più. Fino in fondo non so.” Mi ammonisce Heather. D’un tratto un tuono percuote violentemente i cieli, facendoci sobbalzare tutti e tre. Comincia a piovere a dirotto e tutti i vichinghi, indaffarati nelle mansioni quotidiane, si rifugiano velocemente nel caldo delle loro case.
“Oh per Odino… Hiccup… Hiccup è in mare aperto!” grido preoccupata. Mi alzo dal letto e mi comincio a mettere una delle casacche verdi che mio marito da qualche mese a sta parte mi presta e anche i suoi pantaloni.
“Astrid dove pensi di andare?!” mi chiede Heather seguendomi.
“Da mio marito e mio suocero.” Dichiaro infilandomi gli stivali.
“NO! Ferma Astrid è pericoloso!” urla Heather, correndomi dietro.
“Non mi interessa, può essere pericoloso anche per lui!” controbatto appoggiando una mano sulla maniglia della porta. Ma prima che io possa tirarla, Eret mi afferra un braccio e mi ferma.
“Astrid. Hiccup ci ha chiesto di stare con te e di tenerti al sicuro. Piove, è freddo e come se non bastasse ci sono anche i fulmini. Tu non esci di casa.” Dice chiaro, penetrandomi con il suo sguardo profondo. Sospiro e lascio andare la maniglia per un secondo, ma sono costretta a riprenderla. Urlo e mi tengo il pancione con una mano, cercando di soffocare altre grida di dolore. Heather si china tempestivamente su di me per capire il problema mentre Eret mi tiene in piedi.
“Portatemi da Gothi…” sussurro con voce soffocata. Loro si guardano e annuiscono all’unisono, poi il moro mi prende in braccio e mi carica su Windshear, la nuova draghessa di Heather, mentre Sdentato e Tempestosa ci guardano con aria preoccupata e confusa. In poco tempo atterriamo davanti alla casa della druida e, prima di entrare, mi giro verso i miei amici.
“Andate a chiamare Valka, Bruta e Moccicoso.” Ordino. Quando loro corrono in direzioni diverse per eseguire ciò che ho comunicato loro, entro velocemente dentro l’abitazione, dove Gothi mi fa subito stendere su un letto.

POV. HICCUP
“Hiccup… è meglio se torniamo a casa. Non mi sembra una grande idea procedere con questo tempo.” Suggerisce mio padre, dandomi una pacca sulla spalla. Annuisco e torno al timone, prendendo la direzione per tornare a Berk.
“Chissà come starà Astrid… speriamo che Heather ed Eret siano riusciti a tenerla ferma…” constato guardando l’orizzonte. Mio padre comincia a ridere e mi guarda compiaciuto.
“Sai… anche tua madre, quando era incinta di te, non sopportava il fatto di dover stare ferma chiusa in casa. Io non volevo vi succedesse nulla, perciò cercavo di farle fare il meno possibile mentre lei… lei voleva fare certamente tutto fuorché star bloccata a letto guardando il soffitto e pregando l’arrivo della notte.” Spiega lui.
“Allora il nostro papà è un vizio di famiglia.” Dico sorridendo e guardandolo negli occhi.
“Cosa intendi?”
“Io e te siamo molto protettivi.” Chiarisco.
“No. Hai sbagliato. Non siamo protettivi. Ma iperprotettivi.” Mi corregge. Scoppiamo a ridere e subito dopo ci concentriamo sul viaggio di ritorno. Dopo un ora approdiamo sulle spiagge di Berk, stranamente fin troppo silenziose. Arriviamo in piazza e scorgiamo un gruppo di vichinghi tutti raccolti davanti alla casa di Gothi. Vedo Eret e mio cugino seduti a parlare subito fuori dalla porta e allora corro verso di loro.
“Che succede?” chiedo calmo.
“Ah ciao Hiccup!” mi saluta Eret, nervoso.
“Ciao Eret… Che succede?” ribadisco. I due corvini si guardano e fanno alcune risatine.
“T-tua moglie sta partorendo.” Risponde Moccicoso. A questo punto strabuzzo gli occhi e mi metto le mani tra i capelli.
“OH PER TUTTI GLI DEI DI ASGARD!!! STA BENE?!!?” urlo terrorizzato.
“Ehm… non lo so! Secondo te una donna in procinto di partorire sta bene?!” risponde Moccicoso.
“No, ovviamente no. Ma l’avete tenuta ferma? È caduta? Si è fatta male? Si è…” non finisco la frase che Eret si alza e mi prende le spalle.
“HICCUP HORRENDOUS HADDOCK TERZO! IN NOME DI TUTTI GLI DEI CALMATI!! Va tutto bene…” urla lui. Sospiro, cercando di scacciare le tensioni, ma un grido straziante e dei lamenti provenienti dall’interno della casa mi fanno alzare lo sguardo verso quello di Eret e guardarlo prima con terrore, poi con una faccia come per dire “te l’avevo detto”. Lui mi lascia le spalle e si risiede vicino a Moccicoso, lasciandomi in balia della paura che mi divora dentro. Un altro urlo, ma più forte rispetto a quello di prima riecheggia nell’aria raggelando me, mio padre che nel mentre mi ha raggiunto e tutto il popolo di Berk. Ma è il pianto di un neonato che scioglie e addolcisce tutti, felici per la nascita del mio primo figlio. Vorrei poter entrare, abbracciare mia moglie, controllare che stia bene e vedere mio figlio… ma so che questo non è possibile: deve nascere ancora un bambino.
Serro i pungi e respiro profondamente, cercando di calmarmi.
“Andrà tutto bene, figliolo. Astrid è forte, ce la farà.” Mi rassicura mio padre, bloccandomi e prendendomi per le spalle. Lo guardo e noto che alcune lacrime stanno sgorgando dai suoi occhi. È certamente strano vedere Stoick l’Immenso piangere. Cerco di sorridere ma proprio non ce la faccio e la voglia di provarci fugge ancora più lontano quando sento un altro urlo agghiacciante. Chiudo gli occhi e serro la mascella per trattenere la voglia di entrare e andare da Astrid, ma quando sento delle altre grida e il vagito di un bambino, non resisto e mi libero della presa di mio padre. Con una forza che sorprende Moccicoso, rado al suolo la porta e di corsa vado da mia moglie che sta singhiozzando.
“ASTRID!” urlo raggiungendola e carezzandole la fronte sudata una volta giunto vicino a lei. La vedo respirare agonizzante e continuare a versare lacrime che con tenerezza  le asciugo. Mano a mano si calma e allora mi chino su di lei e la bacio con tutto l’amore possibile. “Come ti senti tesoro?” le chiedo preoccupato.
“Bene, ora che sei con me.” Dice sorridendo. La bacio sulla fronte e mi volto verso la folla, ma mia madre e Heather fanno capolino da una stanza con due piccoli fagottini in braccio. Cerco di trattenere le lacrime: quelli che mi stanno portando sono i miei figli… i nostri figli! Corro loro incontro e mia mamma, sorridendo, mi accarezza una guancia.
“Sono bellissimi…” sussurra piangendo. Prendo dalle sue braccia una tenera bambina avvolta in un panno rosa antico. Ha i capelli marroni cioccolato come i miei e degli stupendi occhi turchesi. È meravigliosa… è Freya.

POV. ASTRID
Heather si siede vicino a me con un piccolo fagottino tra le braccia, avvolto da un panno azzurro. È Bennett.
“Come stai Ast?” chiede preoccupata.
“Sto meglio, ora.”
“E’ stato un parto difficile. Spero che ti rimetterai presto.” Replica sorridendo. Annuisco un po’ sovrappensiero e poi la vedo alzarsi. “Ti do tuo figlio.” Dice appoggiandomi sul petto Ben. Lo guardo meglio e… è identico ad Hiccup. È tutto suo padre. I capelli e gli occhi come i suoi, il nasino anche. Sorrido e gli bacio un pugnetto, chiamando mio marito vicino a me.
“Astrid… Freya è bellissima!” esulta lui, mostrandomi la bimba. Sorrido e gli faccio notare Bennett che riposa beatamente sul mio petto. “Oh… ma che tenero…!” esclama accarezzandogli i pochi capelli ramati.
“Non hai visto tutto.” Sussurro mettendo mio figlio delicatamente sul letto e sedendomi sul materasso. Riprendo Bennett e lo metto comodamente fra le mie braccia, cercando di fargli aprire gli occhioni. E ce la faccio, sorprendendolo in un dolcissimo sbadiglio. Giro lo sguardo verso Hiccup che ha gli occhi completamente sgranati.
“Ma q-quello… quello s-sono io…” balbetta accennando un sorriso.
“Diventerà un grande uomo, Hiccup, tale quale a suo padre. Bello, forte… il nostro Bennett.” Dichiaro accarezzandogli una guanciotta.
“E lei diventerà una grande donna, come la madre. Meravigliosa, rubacuori…. La nostra Freya.” Sussurra guardando la bimba. Hiccup mi porge mia figlia e io gli affido Bennet fra le braccia. Entrambi guardiamo inteneriti i nostri bambini, finché non sentiamo un’ascia cadere al suolo. Freya comincia a piangere spaventata e io la coccolo per calmarla.
“Ehi amore… va tutto bene piccola…” le sussurro lasciandole dei teneri bacini sparsi per il visino. In poco si calma e scruta con i suoi bellissimi occhi turchesi l’imponente figura del nonno avvicinarsi al suo papà e accarezzare la testina di Bennett.
“Hiccup… è identico a te..” sussurra Stoick esterrefatto.
“Per forza papà, è mio figlio!” si giustifica mio marito.
“Questo non si può certo mettere in dubbio, vedendo il piccolo Ben e… per Odino! Freya è bellissima… come sua madre.” Dice il Capo battendo le mani entusiasta. Mia figlia comincia ad agitare le manine verso il nonno e allora gliela porgo. “Era da tanto che non prendevo in braccio un neonato.. ma quanto sei bella eh? Sei proprio un amore.”
“Oook… non ho mai sentito mio padre parlare in questo modo!”
“C’è sempre una prima volta, figliolo.” Risponde Stoick, subito dopo riprendendo a scherzare con mia figlia. Valka si avvicina ad Hiccup e osserva Ben con amore.
“Sono proprio fortunati ad avere dei genitori meravigliosi come voi.” Mormora la donna accarezzando la guancia di mio marito. A fatica mi alzo dal letto e mi reggo ad Hiccup.
“Tutto bene amore?” chiede preoccupato. Io annuisco e gli faccio cenno di uscire dalla casa di Gothi per dirigerci nella tranquillità della nostra. Ma Bruta mi travolge, abbracciandomi, prima che possa varcare la soglia.
“Congratulazioni ragazzi!! Come chiamiamo queste creature?” chiede radiosa.
“Bennett Haddock I e Freya Haddock I” risponde Hiccup dopo avermi rivolto uno sguardo d’intesa. Lei batte le mani felicemente ed esce ad abbracciare il marito Moccicoso. Stoick ripone fra le mie braccia una dolcissima Freya dormiente e, tutti e quattro, usciamo dall’abitazione, dove il popolo berkiano acclama i nuovi nati.
“Popolo di Berk! Ecco i figli del futuro capo e di sua moglie!” esulta Stoick gioioso. Uno scoscio di applausi e urla tinge di allegria l’aria fredda e pungente di Berk e dipinge sorrisi sulle facce di tutti noi. Io e Hiccup ci prendiamo per mano e, con i bambini in braccio, cerchiamo di farci strada tra la folla che ci ferma per complimentarsi oppure per guardare bene Freya e Bennett. A fatica riusciamo a tornare a casa e, una volta all’interno dell’abitazione, mettiamo i nostri figli a dormire nelle culle che Hiccup e Skarakkio hanno accuratamente costruito nelle settimane precedenti. Io e Hic ci abbracciamo e osserviamo i bambini dormire serenamente nei loro piccoli lettini.
“Sono così felice, Hic…” sussurro sprofondando il viso nel suo petto.
“Anche io, amore mio. Abbiamo qui davanti le nostre creature…” mormora baciandomi i capelli.
“Hiccup… c’è una cosa importante che devo dirti.” Dico ricordandomi delle informazioni ricevute questa mattina.
“Dimmi Astrid.”
“Ecco… Eret e Heather mi hanno detto che un certo Drago Bludvist sta programmando di attaccare Berk.” Affermo staccandomi da lui per guardarlo negli occhi.
“C-cosa? Drago Bludvist?!” domanda terrorizzato.
“Esatto. Dobbiamo avvertire subito tuo padre. Non mi hanno saputo dire per quando sarà previsto l’attacco.” Replico volgendo uno sguardo fuori dalla finestra della cameretta. Assottiglio gli occhi per vedere meglio e ritorno su mio marito.  E’ meglio sbrigarci.” Dichiaro prendendo Freya in braccio. Hiccup stringe Bennett e tutti insieme usciamo di casa per incontrare Stoick e Valka. Bussiamo vigorosamente alla porta e l’Immenso ci apre sorridente.
“Ciao ragazzi! Che… che succede?” chiede vedendo le nostre facce per nulla rilassate.
“Basta una parola: Bludvist.” Dice Hiccup. Mio suocero tramuta la felicità in paura e comincia a urlare per il villaggio di mettersi al riparo. Nessuno fa in tempo a capire ciò che è meglio fare perché si sente un esplosione proveniente dalla spiaggia.
“Oh… ma neanche oggi non si può stare tranquilli?!” esclamo accarezzando la testina di Freya che nel mentre si è spaventata. Corriamo tutti nella direzione del suono appena sentito e ci ritroviamo davanti un enorme flotta di navi. Hiccup mi avvolge con il braccio libero e mi tira a sé, accarezzando anche la testa di nostra figlia. Io appoggio il capo sulla sua spalla e cerco di rimanere calma, osservando con sguardo diffidente un uomo con una chioma corvina scendere dall’imbarcazione principale e dirigersi verso Stoick.
“Oh… Berk… che piacere rivederla dopo così tanti anni…” constata l’uomo.
“Che cosa vuoi, Drago?” chiede con astio mio suocero.
“Non c’è bisogno di arrabbiarsi, illustre capo. No… lo sai che sono un gentiluomo. Perciò volevo avvistarti di preparare un esercito forte… tanto potente da potersi scontrare con il mio.” Spiega con un ghigno. Il mio sguardo si posa sulla nave dalla quale, timidamente, una donna con i lunghi capelli neri sta scendendo. Assottiglio gli occhi per vedere meglio, ma è ancora troppo lontana per distinguerla. In poco si avvicina a Drago e in questo modo riesco a capire che… zia Katrin… I miei occhi si riempiono di lacrime e una mi riga la guancia. Dopo così tanto tempo… vengo a scoprire che mia zia è viva e per giunta è la moglie di un essere spregevole come Bludvist… Il suo sguardo cristallino si posa sulla mia famiglia e comincia a correre verso di noi, ignorata dal marito che continua a parlare con Stoick.
“Astrid…” sussurra una volta arrivata dinanzi a me.
“Z-zia Katrin…” singhiozzo dando la bambina ad Hiccup e abbracciando la donna.
“Mi dispiace tanto, piccola mia… sul punto di morte, tua madre mi aveva detto di starti accanto e di non lasciarti sola ma… non è stato così… non volevo che succedesse tutto questo..” dice piangendo.
“Che cos’è successo, zia? Perché mi hai abbandonata?”
“Drago. Bludvist e Stoick si erano dichiarati guerra, anni fa e Drago mi aveva presa come ostaggio. Finn, tuo zio nonché mio marito, era venuto per salvarmi ma Drago mi aveva dato due scelte: o sposarlo o vedere tuo zio morire dinanzi ai miei occhi. Decisi di convolare a nozze con Bludvist… con il cuore infranto.” Spiega Katrin accarezzandomi una guancia. “Diversi mesi fa ho incontrato Hiccup, nelle prigioni di Drago, con sua madre Valka. Li ho aiutati ad evadere e vedo che il vostro intento è riuscito.” Dice sorridendo e indicando Hic e i nostri bambini.
“Sì! Siamo sposati da 5 mesi e queste creature sono venute al mondo neanche un ora fa.” Rispondo.
“Sono bellissimi…”
“Sono i tuoi nipotini, zia.”
“D-davvero?” chiede incredula. Io guardo Hiccup che annuisce sorridente. Allora Katrin si avvicina ai nostri figli e accarezza le loro teste. “Oh per Odino… sono davvero meravigliosi…”
“KATRIN! VIENI SUBITO QUI!!” ordina Drago prima che mia zia possa dire altro. Lo sguardo della mora si intristisce e ci saluta salendo, insieme al marito, sulla nave che in poco scompare all’orizzonte. Prendo in braccio Freya e guardo Hiccup, un po’ pensieroso.
“Era a questo che si riferivano Eret e Heather? Era questo l’attacco?” mi chiede spostando lo sguardo sui miei occhi.
“No, è soltanto l’inizio.”

ANGOLO AUTORE
Alè! Ho aggiornato velocemente!!! Finalmente Hiccup e Astrid hanno avuto i loro figli!!! Evviva!! Però c’è un problema: quel pazzo di Bludvist vuole attaccare e non si sa quando questo avverrà. Dai prossimi capitoli ci sarà un grande balzo nel tempo, ovvero il tutto sarà ambientato dopo 15 anni. Ci saranno altri piccoli problemi che vedrò come sviluppare ma alla fine andrà tutto bene, posso dirvi questo.
Un grande bacio
Astrid
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Don't play with magic ***


POV. ASTRID
15 anni. 15 anni sono passati dall’attacco di Bludvist e non si è più verificato nessun pericolo, da allora. Berk continua a vivere felicemente e ci sono varie novità. Sono nati Jamie, Jack e Anna, i tre figli di Bruta e Moccicoso, nonché i miei adorati nipoti. Alexia e Liam, i bambini di Eret e Heather e… Katrin, la nostra ultima figlia. Ha 12 anni ed è molto simile a me. Ha i capelli biondo platino con qualche rara ciocca più tendente al color grano e gli occhi cristallini.  Freya è diventata una ragazza quindicenne bellissima. Alta, magra, i capelli lunghi e lisci che sembrano una cascata di cioccolato e gli occhi turchesi, come quelli della nonna Valka. Bennett… è identico a suo padre, due gocce d’acqua sia caratterialmente che di aspetto estetico. È un po’ più muscoloso rispetto a quando Hiccup aveva la sua età ed è molto più abile con le armi. Ma è curioso, rivoluzionario, intelligente, generoso… insomma… è Hic. Solo una cosa mio figlio non condivide con suo padre: Bennett mi odia. Sembra una parola grossa, ma dall’età di otto anni, evita pure di chiamarmi “mamma”. È sempre stato un bambino attaccato a me, mi voleva un gran bene… finché un giorno io e Hic non lo abbiamo lasciato andare con le sue sorelle nel bosco…

FLASHBACK
“Mamma mamma!” grida il mio piccolo Bennett, tirandomi la gonna della vestaglia mentre lavo i piatti.
“Dimmi tesoro.” Rispondo dolcemente lavandomi le mani, asciugandole e prendendo mio figlio in braccio.
“Possiamo andare nel bosco?” mi chiede scrutandomi con i suoi occhioni verdi. Prima che io possa rispondere due testine, una bionda e una mora, fanno capolino dalla porta della cucina e mi fissano imploranti. Sorrido e comincio a ridere, baciando il nasino di Bennett e mettendolo giù.
“Certo, ma fate attenzione, ok? Ben, sei il più grande, perciò tieni dietro anche alle tue sorelle.” Mi raccomando riprendendo in mano lo straccio.
“Che cosa stai insinuando mamma? Guarda che fra me e Bennett ci sono la differenza di soli 5 minuti!” protesta Freya, scherzosamente arrabbiata.
“Beh…. È il nostro ometto di casa, perciò si dovrà occupare anche di voi. Vero?” chiedo mettendomi le mani sui fianchi.
“Agli ordini, mamma.” Risponde sorridendo mio figlio, facendomi il saluto da soldato. I bambini ridono e mi abbracciano in massa, facendomi quasi cadere all’indietro se non fosse per il tavolo che mi sorregge. Dopodiché si avviano verso la porta, ma prima che possano uscire, li fermo.
“Volete che papà vi dia un passaggio con Sdentato?” chiedo un po’ preoccupata.
“No mamma, facciamo da soli.” Risponde Katrin, tornando ad abbracciarmi. La prendo in braccio, le bacio il capo biondo e sfrego il mio naso sul suo, provocandole alcune risate divertite. Poi la ripoggio a terra.
“Va bene. Siate prudenti!” urlo vedendoli uscire come delle furie dalla casa. Sorrido, guardandoli scomparire verso il bosco.

POV. KATRIN
“Ehi Kate… non hai caldo?” mi chiede mio fratello. Lo guardo con gli occhi cristallini e scrollo le spalle.
“Perché?” chiedo, fingendo di non sapere cosa porto alle mani.
“Hai i guanti. Hai paura di aver freddo? È estate…” protesta lui, ridendo.
“Bennett sto bene, non ti preoccupare!” gli rispondo alzando la voce.
“Come vuole lei, signorina permalosa.” Scherza, ricevendo uno schiaffo sul braccio da mia sorella Freya. Serro i pugni e aumento il passo, infastidita dall’ironia di Bennett.
“Katrin… cosa volevi farci vedere di preciso?” chiede Freya, cambiando discorso. Ridacchio e mi giro verso di loro, togliendomi lentamente i guanti e riservando uno sguardo torvo a mio fratello. Sorrido e faccio loro cenno di seguirmi. Comincio a correre e mi guardo indietro, vedendo Ben e Freya fare a gara per chi mi raggiunge prima, mentre il mio intento è solo quello di guidarli. Mi fermo guardando il laghetto che mi ritrovo davanti, aspettando che quei due gemelli combina guai che mi trovo come fratelli arrivino tutti interi.
“Ho vinto!!!” grida Freya, alzando le braccia verso il cielo trionfante.
“Se ti fa sentire meglio, è arrivata prima Katrin.” Risponde agonizzante Ben, strisciandosi verso una roccia per sedersi.
“Ma lei non gareggiava!!” protesta mia sorella.
“Potete fare silenzio, per Odino?!” intervengo stizzita. Entrambi si rivolgono un’occhiataccia prima di ascoltarmi senza fiatare. Appoggio i guantini blu sull’erba e mi giro verso il laghetto, deglutendo. Sto davvero facendo la cosa giusta?
“Katrin se ci hai portato qui per vedere una pozza d’acqua…” non faccio nemmeno finir di parlare Bennett che gli passo sopra.
“Se hai pazienza magari ti mostro qualcosa!!” grido senza voltarmi e chiudendo gli occhi. “Ho bisogno di concentrazione, Ben.” Affermo, inspirando ed espirando rumorosamente.
“Manco sia chissà che..” lo sento sussurrare. “Ahio!” urla, in seguito ad uno schiaffo da qualche parte da Freya. Dalle mie mani lascio scaturire un fiocco di neve e, sorridendo, mi giro verso i mie fratelli che rimangono a bocca aperta.
“Nulla di speciale, vero Bennett?” gli domando, ghiacciando la superficie del laghetto.
“Ma come fai?” mi chiede Freya, alzandosi e venendo verso di me. “Quando l’hai scoperto?”
“Non lo so… la mamma mi ha raccontato che prima di conoscere papà aveva dei poteri ma… dopo sono successe alcune cose che glieli hanno fatti perdere… Così un giorno mi sono concentrata sul potere che desideravo ardentemente avere e… puff! Posso dominare il ghiaccio!” esulto trasformando gli stivali di mia sorella in pattini e facendo lo stesso con i miei. Ci mettiamo a volteggiare sul laghetto ma Bennett ci ferma. Sempre il solito guastafeste.
“STATE LI’ DOVE SIETE!!! NON VI MUOVETE, IL GHIACCIO PUO’ ROMPERSI!!” urla terrorizzato.
“Genio, l’ho fatto più spesso apposta. Dai, vieni con noi!!” lo incito, pattinando vicino a lui e tirandolo per un braccio. D’un tratto sento Freya gridare e delle gocce d’acqua arrivarmi addosso.
“FREYA!!” strilliamo io e mio fratello, girandoci verso di lei. Ma mia sorella non ha nemmeno un graffio. 
“Perché diamine hai urlato?” chiede Bennet guardandola con disapprovazione.
“Stavo scivolando! Non posso urlare?” gli risponde mia sorella di rimando.
“Si si ok!” li interrompo creando, contro la mia volontà, delle barriere di ghiaccio che mi hanno completamente isolata dai miei fratelli.
“KATE!!” gridano in coro, battendo i pugni sulle superfici.
“Dobbiamo chiamare mamma e papà!” dice Bennett.
“NO! Non devono sapere del m-mio s-segreto…” lo fermo.
“Ma Katrin! Loro ci possono aiutare!” protesta Freya, quasi in lacrime.
“Specialmente la mamma! Lei ha avuto già i poteri, magari sa cosa fare!” ribatte fermamente convito mio fratello.
“No!! Ho detto di no!” grido furiosa.
“Serve del fuoco… serve del fuoco!” ragiona mia sorella ad alta voce scaturendo, a sua insaputa, una fiamma dalle mani. “E questo come me lo spiego?!?!”
“L’hai voluto tu! Usalo per sciogliere il ghiaccio!!” ordino. Lei annuisce e volge i palmi verso di me, infuocando le pareti. In poco tutto ciò si scioglie e i miei fratelli corrono ad abbracciarmi.
“Stai bene Kate?” mi chiede Ben, premuroso. Annuisco, girandomi a guardare che disastro ho combinato.
“Freya ti dispiace sciogliere anche quello?” le chiedo indicando il laghetto, sorridendo imbarazzata. Lei scuote la testa e si mette al lavoro. D’un tratto sentiamo delle risate provenire dalla foresta e tutti e tre ci guardiamo intorno, disorientati.
“Chi è?” domanda Bennett, facendosi coraggio. Nessuna risposta.
“Oh… non vi preoccupate bambini. L’unica cosa che dovete sapere è di non dare troppo ascolto ai vostri genitori… soprattutto te, Bennett.” Dice quella voce, mano a mano dissolvendosi.
“Cosa vuoi dai miei genitori??!! Lasciali stare non hanno mai fatto niente!!!!” grida al limite della sopportazione mio fratello. Come per “punizione”, Bennett cade in ginocchio, con la testa fra le mani, gridando di dolore.
“LASCIA STARE MIO FRATELLO!!!” grida Freya, materializzando un’ascia di fuoco.
“oh… vedo che la piccola Freya ha già dimestichezza con i poteri… proprio come Astrid…” risponde con astio quella voce misteriosa.
“Cosa vuoi da nostra madre?!!” chiedo preparandomi a sparare ghiaccio.
“Sono solo una sua “vecchia amica”… ho un conto in sospeso con lei ma… Ben, ci penserai tu, vero piccolo?” domanda. Mio fratello urla più forte finché non cade a terra, esanime.
“BENNETT!!!” gridiamo spaventate io e mia sorella, correndo verso di lui e non sentendo più quel suono irritante. Freya prende la sua testa fra le mani e controlla il respiro.
“Vai a chiamare mamma e papà!” ordina lei con voce tremante. Annuisco e comincio a correre il più velocemente possibile verso casa nostra. In poco arrivo e busso violentemente alla porta.
“Katrin calmati! Che succede tesoro?” chiede la mamma, abbassandosi alla mia altezza.
“Bennett! Sta male!!” urlo quasi in lacrime. I suoi occhi cristallini si spalancano e lei sussulta.
“Che cos’è successo?” chiede cercando di mantenere la calma.
“E’ una cosa strana! Freya è rimasta con lui, vieni!” dico trascinandola in una frenetica corsa verso il bosco. Dopo un po’ arriviamo e mia madre si fionda da mio fratello. Lo prende in braccio e lo coccola un po’.
“Com’è successo?” chiede dolcemente. Freya mi guarda e mi indica le mani, coperte di brina. Sussulto e mi volto, cercando i miei guanti… che non trovo più. “Allora?” insiste.
“Ehm… ecco… stavamo giocando quando abbiamo sentito una voce strana provenire dal bosco. Ci ha detto di non ascoltare te e papà, specialmente per Bennett. Dopodiché lui ha cominciato a urlare e sentirsi male, finché la voce non è scomparsa e Ben è caduto a terra.” Spiega mia sorella.
“Una voce hai detto? Ok… torniamo a casa.” Dice impassibile, chiamando a sé la sua draghessa Tempestosa. Tutti e quattro saliamo sul rettile e spicchiamo il volo. In poco atterriamo dentro casa e la mamma mette subito Bennett nel letto di camera sua. Gli carezza i capelli finché lui non apre i suoi occhioni verdi e la guarda disorientato.
“D-dove sono?” chiede.
“Sei a casa tua, tesoro.” Spiega dolcemente mamma sorridendogli.
“Non chiamarmi tesoro, Astrid.” Risponde mio fratello con rabbia, alzandosi e sbattendo le coperte ad un’Astrid impietrita e sicuramente distrutta moralmente. Il suo primo figlio l’ha chiamata per nome. Il suo primo figlio la odia. Io e mia sorella ci guardiamo spaventate e corriamo incontro alla mamma, per abbracciarla.
“No...” è l’unica cosa che riusciamo a sentire, mentre una lacrima le riga il volto.

POV. ASTRID
Non riesco a capire cosa sia successo a mio figlio, so solo che qualcosa sta tentando di rovinare la mia famiglia. Scoppio a piangere, abbracciando le mie bambine che cercano di trasmettermi più amore possibile.
“V-voi state be-bene?” balbetto asciugandomi le lacrime.
“Sì mamma.” Risponde Freya, accarezzandomi una mano. La porta si apre ed entra mio marito, che mi guarda spaventato.
“Oh per Odino, Astrid! Che succede?!” chiede precipitandosi su di me.
“Chiedilo a Bennett.” Risponde Katrin, infastidita.
“Che è successo?”
“Ora Ben odia la mamma.” Spiega Freya, guardando suo padre con occhi coperti da un velo di tristezza.
“Oh Thor… bambine, posso stare un po’ con la mamma?” chiede lui dolcemente.
“Sì papà.” Rispondono le nostre figlie uscendo dalla camera e chiudendo la porta.
“Amore… non ti preoccupare, ci sarà una soluzione.” Sussurra Hiccup sedendosi di fronte a me e prendendomi le mani.
“N-non lo so…” balbetto distrutta.
“Tu sei una madre meravigliosa, Astrid… lui non ha motivo di odiarti così, di punto in bianco!”
“Non lo so più se sono una buona madre, Hic. Sicuramente ho sbagliato qualcosa e devo rimediare prima che sia troppo tardi.” Spiego guardandolo negli occhi. Lui sospira preoccupato e mi prende il viso tra le mani, accarezzandomi una guancia.
“Troveremo una soluzione, amore mio. Voglio solo che tu sia felice.” Dice prima di baciarmi. Ricambio accarezzandogli le ciocche castane, mentre le sue mani vagano sulla mia schiena. Ci stacchiamo solo perché io mi metto a sedere sulle sue gambe e lo abbraccio.
“Sapessi quanto ti amo…” sussurra lui, stringendomi a sé.
“L’ho capito dal primo sguardo che mi hai rivolto, tesoro.” Rispondo stendendolo sul letto e ritrovandomi sopra di lui. Mi sdraio sul suo petto e intreccio una mano alla sua. Rimaniamo abbracciati così per un po’, coccolata dal suo delicato tocco sui miei capelli, finché la porta non si apre e vediamo una piccola testina mora riaffiorare. Bennett è sulla soglia, con le lacrime agli occhi, tutto curvo e chiuso in sé stesso. Io e Hiccup ci guardiamo e ci sediamo sul letto, composti.
“Cosa c’è, Bennett?” chiedo a mio figlio, osservandolo. Lui corre verso di me e mi abbraccia, piangendo sul mio ventre.
“Scusami mamma! Io non volevo comportarmi così! È strano, perché ci sono alcune volte che la mia testa finisce sotto un controllo esterno!” piagnucola stringendomi a sé. Io e Hiccup ci guardiamo, dubbiosi, poi metto Ben sulle mie gambe, asciugandogli le lacrime.
“L’importante è che tu non lo pensi d’avvero, amore.” Dico baciandogli la punta del naso.
“No mamma. Tu sei la migliore del mondo.” Sussurra prima di abbracciarmi di nuovo. Mio marito ci stringe entrambi, avvolgendoci con le sue braccia.
“Vuoi bene alla mamma?” chiede lui dolcemente.
“Sì, voglio tanto bene a tutti e due…” risponde mio figlio, sotto le mie lacrime di gioia.

FINE FLASHBACK
All’inizio la situazione era così: Bennett alternava i momenti di rabbia a quelli di normalità molte volte. Con la crescita, gli attimi per vedere il vero Ben mano a mano sono spariti, fino ad arrivare ad adesso. Mio figlio è sempre arrabbiato e mi odia costantemente. L’idea di vederlo così, nei miei confronti, mi spezza il cuore. Ma… che cosa sarà successo nella foresta? Chi l’ha ridotto così?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** The love of a mother ***


POV. ASTRID
E’ sera e ormai tutti i miei figli sono nelle loro camere, chi per disegnare, chi per studiare, chi per giocare o chi puramente per riposarsi. Io rimango a piano terra per finire di mettere a posto la cucina, quando sento due mani calde e forti poggiarsi sui miei fianchi e delle labbra baciarmi il collo dolcemente.
“Perché non ti riposi amore?” mi chiede Hic, girandomi verso di sé. Abbozzo un sorriso ma non rispondo. “Dai Astrid… faccio io.” Dice sfilandomi dalle mani i piatti e mettendosi al posto mio. Lo guardo per un attimo poi mi siedo sul divano, con la testa fra le mani. Oggi è stata una giornata durissima: Bennett non ha saputo nemmeno guardarmi negli occhi… mi distrugge che mio figlio mi odi, anche perché è sangue del mio sangue e lo amo tantissimo. Come ogni madre verso il proprio bambino.. Chiudo gli occhi e mi metto a pensare a tutto che ho fatto. Magari ho sbagliato qualcosa… l’ho fatto sentire trascurato? Non sono una buona madre? Tutto questo mi fa cominciare a piangere silenziosamente, trattenendo dei singhiozzii per non essere notata. Ben presto però, questo tentativo fallisce e scoppio in un pianto disperato. Hic molla i piatti e corre verso di me, abbracciandomi e accarezzandomi la schiena, preoccupato.
“Sono una pessima madre…” singhiozzo stringendolo a me.
“No Astrid, non devi nemmeno pensarlo! Non so cosa stia succedendo a Bennett, so solo che sta sbagliando a rivolgersi così a sua madre e se non la smette prenderò provvedimenti!” mi rassicura lui, staccandomi da sé e prendendomi le mani.
“No Hic…” provo a obiettare, fermata da lui.
“Astrid non dire niente. Tu sei meravigliosa, vedi Freya e Katrin cosa pensano. Bennett è andato completamente fuori di testa! Non devi preoccuparti, amore mio.” Dice serio.
“Chi è andato fuori di testa qui?” domanda Ben dal soppalco.
“Tu Bennett. Ti rivolgi in un modo inadeguato a tua madre!”
“Mi rivolgo com’è giusto che sia!” urla fuori di sé. Dalle loro camere escono le ragazze che, impaurite dal tono del fratello maggiore, spalancano gli occhi.
“Ben.. datti una calmata…” sussurra Katrin dolcemente.
“No Kate!” protesta serrando i pugni.
“Tu dovresti ringraziarla, perché senza di lei non saresti mai nato! Devi portare rispetto ai tuoi genitori, Bennett.” Lo rimprovera Hiccup.
“Ben… ti prego… io ti voglio un ben dell’anima, amore mio. È ovvio s-sono tua m-madre e ogni mamma ama suo figlio… Ogni volta sentirti parlare così mi distrugge. Se ho fatto qualcosa di male dimmelo, cercherò di rimediare.” Dico in tono implorante. L’espressione di mio figlio si addolcisce un po’, ma subito dopo ritorna rabbiosa.
“Non perdere fiato, Astrid. Non c’è nulla che tu possa fare.” Risponde serio, scendendo le scale e aprendo la porta di casa. “Andiamo Sdentato…” sussurra lui al drago di mio marito. “Ti prego bello…” lo implora in risposta a dei versi contrari del rettile. Lo sentiamo alzarsi in volo, proprio quando io chiudo con rabbia e dolore la porta.
“Ragazze andate a letto, è tardi.” Sentenzio fermamente. In questo momento sono iraconda ma al contempo triste e distrutta: non può andare avanti così, per sempre e devo capire il perché di questo comportamento così maleducato di mio figlio. C’è qualcosa che non mi torna, non è lui.

POV. BENNETT
Ho bisogno di uscire di casa almeno per un po’, o altrimenti finisco nei guai. Porto Sdentato nella conca dove lui e mio padre si sono conosciuti e, una volta atterrati, mi siedo su un tronco con la testa fra le mani.
“Ehi bello puoi accendere un falò?” chiedo a Sdentato indicando il cumulo di foglie e tronchi dinanzi a me. Con un colpo, diverse fiamme prendono a danzare, regalandomi un po’ di luce e di calore.
“Bravo… figliolo…” esordisce facendomi sussultare la voce che da anni mi accompagna in un circolo pericoloso.
“Non chiamarmi così. Non sono tuo figlio.” Chiarisco arrabbiato
“Oh… andiamo Bennett! Cerco che sei mio figlio!”
“Ho detto di no!! Tu non sei mia madre. Colei che mi ha dato la vita e che stai facendo soffrire si chiama Astrid Hofferson! E dovresti lasciarla in pace, hai capito?!” grido serrando i pugni.
“Vorresti farmi credere che tu vuoi bene ad Astrid? Di nuovo? Anche sotto il mio controllo?” domanda continuamente.
“Io le ho sempre voluto bene, ma tu ti impossessi del mio cervello e me la fai odiare!! E smettila con le domande, o chiamo le mie sorelle.” La minaccio.
“Oh… e cosa mi fa la piccola Katrin? Ah… per non parlare di Freya… Ahah, patetici.” 
“Stai zitta!!” grido, prendendo dalla mia tasca un pugnale.
“Sembri proprio tuo padre…”
“Allora è un complimento. Mio padre è un grande uomo.” Rispondo protendendo l’arma dinanzi a me. Riesco a vedere la figura di colei che mi sta rovinando la vita tra gli alberi così, senza destare sospetto, prendo la mira per colpirla. “Perché mi ha insegnato questo!” esclamo lanciando il pugnale dritto dritto nel suo stomaco. La donna geme di dolore.
“Come puoi farmi questo?” chiede cercando di estrarre la lama dal suo corpo.
“Posso e basta.” Sentenzio ringhiando iracondo. La sua risata compiaciuta riecheggia nell’aria.
“No, non puoi. Sono un essere magico, io non muoio mai.” Dice schioccando le dita e togliendo il pugnale sporco di sangue dal suo ventre. Mi sbatto una mano in fronte e sbuffo.
“Perché a lei? Che cosa vuoi da mia mamma?” chiedo ormai privo di pazienza.
“Lei e tuo padre non dovevano sposarsi!! Era contro le regole!!”
“E da quando in qua tu detti le regole? Semmai mio nonno.”
“Sei irritante quando fai il sapientino.” Mormora infastidita.
“Grazie per il complimento.”  Dico ironico, con un sorrisino che mi sforzo di fa comparire compiaciuto.
“Men che meno dovevano avere dei bambini!!!” protesta non curandosi delle mie parole.
“Credo che sia di mio diritto sapere… Perché?!”
“Non voglio che tu sappia la verità…” sussurra con voce stanca.
“E invece la voglio sapere! Facile approfittarsi di me per farla pagare ad Astrid! Sei una codarda!” urlo quasi con le lacrime agli occhi. Lei sospira e si fa avanti, raggiungendomi e sedendosi vicino a me.
“Vedi… quando tua madre aveva la tua età, mio fratello Jeremy si è innamorato di lei. Così mi chiese di attirare Astrid nel laghetto che è il portale del mio regno e di farla diventare ninfa, per corteggiarla.” Comincia.
“E tu hai accettato?!” chiedo schifato. Lei annuisce, non riuscendo a fissarmi negli occhi.
“Ma una volta diventata ninfa, Jeremy non aveva per nulla coraggio di presentarsi a tua madre poiché era sempre scontrosa e violenta. Ma aveva ragione, in fin dei conti… le avevamo tolto l’amore della sua vita, ovvero tuo padre.” Continua, provando ad alzare lo sguardo verso i miei occhi. “Astrid visse diversi anni nel mio regno. Con il tempo diventò una ragazza aggraziata e per nulla aggressiva come prima ma… era sola e desiderava ardentemente ritornare a Berk. Così un giorno le permisi di salire sulla superficie del lago per guardarsi attorno, ma niente più. In quel momento arrivò tuo padre e la vide piangere e… da lì Hiccup e Astrid riscoprirono l’amore che provavano reciprocamente anche anni prima e tua madre mi chiese il permesso di passare il giorno con lui. Io acconsentii ma le misi dei limiti. Un giorno Astrid danneggiò le sue ali ed era sul punto di morire. O meglio, è morta ma io l’ho riportata in vita, poiché teneva in grembo il suo primo figlio, Stefan, che dopo pochi giorni perse… Da allora tua madre era tornata un’umana in tutto per tutto.” Spiega Erin.
“Hai trasformato mia madre per… per niente?! E tu adesso vuoi vendicarti del fatto che abbia scelto di fare una vita felice?! Tu sei pazza!!” esclamo sbattendo le mani sulle mie cosce.
“Tua madre ha sbagliato!”
“Ma dove?! Dove ha sbagliato?!! Se proprio vogliamo parlare di colpe, l’unica che se ne deve prendere sei tu!!”
“Non mi interessa…” si scagiona lei, abbassando lo sguardo.
“O forse tu ci stai solo depistando…” ipotizzo pensando ad alcune cose che mi hanno spiegato i miei.
“N-non s-so a cosa tu ti stia riferendo, Haddock.”
“Tu stai lavorando per qualcuno!” grido alzandomi dal tronco e indietreggiando.
“Tu non ti muovi da qui!” urla volgendo i palmi verso di me. In poco tempo mi ritrovo in ginocchio a terra, con la testa dolorante fra le mani e alcune lacrime di dolore e senso di colpa a rigarmi le guance. “Devi odiare tua madre!!”
“NO!! LEI NON SI MERITA QUESTO!!!!” grido dimenandomi e cercando di essere più forte di lei. Non può riprendere il controllo del mio cervello, no. L’intensità del mal di testa aumenta e mi stendo per terra.
“Te lo ripeto per l’ultima volta: TU. DEVI. ODIARE. TUA. MADRE.” Dice scandendo bene le ultime 5 parole. Un ultimo urlo e sento la sua risata aleggiare molesta vicino alle mie orecchie.
“Vattene via…” singhiozzo piangendo disperatamente. L’ultima cosa che vedo è una testa corvina e delle mani che cercano di rianimarmi prima di chiudere gli occhi, esanime e sfinito dal trattamento subito per mano di Erin.
“Bennett!!! Ben!!” grida una voce ancora lontana ma a me familiare. Mio cugino Jack tenta di risvegliarmi e riesce nell’intento. “Oh per tutti gli dei di Asgard! Stai bene!” esclama felice abbracciandomi, quando apro gli occhi.
“Che cos’è successo?” chiedo con voce roca, toccandomi la testa ancora un po’ dolorante.
“Ti ho trovato steso nella conca mentre piangevi e urlavi.” Spiega dandomi un asciugamano per pulirmi la fronte sudata. Lo accetto e me lo passo in faccia, sbuffando. “Ma cos’hai?”
“E’ una storia lunga, Jack.” Taglio corto.
“Ti prego Ben. Sono tuo cugino, puoi fidarti di me.” Sussurra lui. Sbuffo e mi sbatto una mano in fronte.
“Un giorno andai con le mie sorelle nel bosco. Katrin… no.” Mi fermo, ricordandomi delle parole di Kate.
“Cosa è successo a Katrin?” chiede preoccupato.
“No… nulla, dettagli insignificanti. Comunque sia, per farla breve, una vecchia “amica” di Astrid ha preso controllo della mia mente-“
“Zia Astrid?”
“Sì, lei. Vedi cosa intendo? Non riesco a pronunciare la parola ma…. mamm…. Mamma. Lei vuole che io la odi a tutti i costi.” Continuo.
“Ben qualcosa non mi quadra. Perché non ti ribelli?” chiede fissandomi negli occhi.
“Perché non posso.”
“Invece puoi! Se davvero vuoi bene a tua madre!” protesta sconcertato, guardandosi intorno.
“No! Perché io la odio!!” rispondo nervoso.
“Niente da fare… è dentro alla tua testa…” sussurra ormai senza speranze.
“Non dovevi dirglielo… Bennett.” Sussurra qualcosa alle mie orecchie.
“Lasciami stare Erin!” ringhio rabbioso, sotto lo sguardo preoccupato di mio cugino. E di nuovo, sua arma di difesa, mia attacca alla testa. Jack chiama il mio nome, ma la sua voce si fa sempre più lontana finché non chiudo gli occhi.

POV. HICCUP
Sono seduto difronte al camino con mia moglie fra le braccia, coccolata dai miei baci e dalle mie carezze.
“Credi che tornerà?” mi chiede preoccupata.
“Sì amore, ne sono sicuro.” La rassicuro sorridendo e lasciandole un dolce bacio sulle labbra.
“Io non capisco davvero che cosa gli prenda… ho per caso fatto qualcosa di male?”
“No Astrid. L’hai sempre trattato come un principe, dovrebbe esserti solo riconoscente.” Sussurro accarezzandole i capelli. Si accoccola ancora di più fra le mie braccia, quando sentiamo bussare. Guardo Astrid un po’ stranito e corriamo verso la porta e, quando apro, mi ritrovo davanti mio nipote Jack con in braccio Bennett. Astrid sussulta.
“Che cos’è successo?!” chiedo prendendo nostro figlio fra le braccia, liberando Jack da un peso.
“Zii… credo che ci siano molte cose che dobbiate sapere.” Sussurra.
“Entra Jackie.” Gli dice Astrid, guardandolo varcare la soglia.  Porto Bennett nella sua camera e lo metto a letto, notando che ha alcuni taglietti in viso. Gli accarezzo la fronte poi torno al piano di sotto per ascoltare cos’ha da dire mio nipote.
“Vuoi qualcosa da bere?” chiede mia moglie.
“No no. Grazie zia ma sono apposto.” Dice sedendosi su una sedia attorno al tavolo. Lo raggiungiamo e Astrid mi prende la mano, preoccupata, che io le carezzo per tranquillizzarla.
“Ho trovato Ben steso nella conca mentre piangeva tenendosi la testa fra le mani. Dopo un po’ si è svegliato e mi ha raccontato tutta la verità. Zia Astrid… Bennett non ti odia, è solo costretto a farlo.” Esordisce dopo un po’ di silenzio.
“Costretto? In che senso costretto?” chiede lei sconcertata.
“Ha detto che il suo cervello viene messo sotto il controllo di una persona, che automaticamente gli mette in testa ricordi, tue azioni o comunque cose le quali tu non hai mai fatto nella vita reale ma che lo portano ad odiarti.” Spiega meglio.
“E ti ha per caso detto chi è?” chiedo.
“No non me l’ha detto ma… prima di svenire la seconda volta mi pare abbia nominato una certa Erin… non sono sicuro.” Risponde guardandoci un po’ in soggezione.
“Erin… dovevo immaginarmelo.” Ringhia Astrid, serrando i pugni e sbattendone uno sul tavolo.
“Grazie mille Jackie. Vuoi un passaggio a casa?” chiedo scompigliandogli i capelli.
“No zio, vado a piedi. Grazie comunque.”
“Grazie a te tesoro!” dice mia moglie dandogli un bacio sulla guancia e aprendogli la porta. Saluta ed esce di casa, correndo verso la sua. Astrid mi guarda sconcertata: so per certo che sta per crollare. Vado vicino a lei e la abbraccio.
“Te lo avevo detto che non è colpa tua.” Sussurro accarezzandole i capelli.
“Sono felice che non sia io la causa di tutto quell’odio ma… Erin. Bisogna eliminarla.” Dice decisa.
“Lo faremo Astrid, insieme. Non sopporto vederti affranta, vorrei saperti felice.” Sussurro affondando il viso nella sua treccia.
“Grazie…” sussurra lasciandomi un bacio sulla guancia. Dopodiché sbadiglia e si dirige sul soppalco, facendomi cenno di seguirla.

POV. ASTRID
Salita al piano di sopra controllo le stanze dei miei figli, ma rimango colpita da quelle delle due ragazze. Freya ha la scrivania quasi completamente bruciata e Katrin invece la maniglia della finestra ghiacciata. Ma cos’è successo? Decido di non farci tanto caso e vado in camera nostra. Io e Hiccup ci cambiamo e ci infiliamo sotto le coperte.
“Buonanotte amore mio.” Sussurra Hic baciandomi. Ricambio e allaccio le braccia al suo collo, prolungando il contatto.
“Buonanotte a te tesoro.” Mormoro una volta staccati, mettendomi a cavalcioni su di lui. Lui sorride e mi appoggia una mano sul volto.
“Sei bellissima.” Dice dolcemente. Mi abbasso su di lui e gli lascio un altro lungo bacio, dopodiché mi metto al suo fianco e mi accoccolo fra le sue braccia. Nonostante ciò non riesco a chiudere occhio e riesco a sentire un rumore provenire dalla stanza di Katrin. Alzo un sopracciglio, stranita, ma mi concentro sul dolce respiro regolare di mio marito sul mio collo. Un altro rumore. A questo punto mi alzo, cercando di non svegliare Hiccup e vado nella camera di mia figlia. Apro cautamente, trovando Katrin guardare la stanza ghiacciata impaurita.
“Va tutto bene tesoro?” chiedo facendola girare verso di me.
“M-mamma! C’è del ghiaccio!” esclama correndo verso di me e abbracciandomi.
“Cos’è successo?”
“Non lo so! Mi sono alzata che era così!” spiega. Il mio occhio cade sulle sue dita, coperte di neve. Le prendo una mano e la guardo stranita, ma lei la ritrae subito, cominciando a sfregarla con l’altra. “Mamma? Posso venire a dormire con voi?” chiede imbarazzata. Sorrido e le bacio i capelli, accarezzandole le spalle.
“Certamente tesoro.” Rispondo avviandomi verso la porta. Katrin mi segue e ci infiliamo sotto le coperte, avvolte entrambe da un braccio di mio marito, che accarezza una mano di Kate. Lei si addormenta, coccolata dalle mie carezze, mentre io finisco in dormiveglia. Dopo mezz’ora comincio a sentire dei lamenti provenire dalla stanza di Bennett. Un po’ controvoglia mi alzo e silenziosamente mi avvicino alla porta socchiusa della camera di mio figlio, origliando. Lo sento piangere e allora entro, trovandolo steso sul letto avvolto dalle coperte tutte stropicciate, i capelli scompigliati e la faccia rigata di lacrime. Corro verso di lui e comincio a carezzargli la fronte sudata, notando che però ha gli occhi chiusi e dorme. Parla nel sonno.
“Ben… Ben calmati!” sussurro cercando di fermarlo mentre si dimena nel letto.
“No… no mamma!” risponde singhiozzando. Nonostante la risposta sia negativa, sul volto mi nasce un sorriso. Mi ha di nuovo chiamato mamma. “Non posso…”
“Non è vero Bennett… tesoro-“
“Mi sento in colpa… mi dispiace! Ti sto facendo soffrire ma non lo meriti!” dice biascicando. Lo guardo intenerita e gli lascio un bacio sulla guancia bagnata dalle lacrime che ancora scorrono inesorabili. “Aiutami ti prego… Erin si è impossessata del mio cervello e… e lavora per qualcuno. Ci sta de-depistando.” Spiega
“Drago Bludivst…” sussurro.
“Mamma…?”
“Dimmi tesoro.”
“Ti voglio bene.” Sussurra sotto le mie lacrime di gioia. Peccato che questo sia solo nel sonno, ma ora so la verità. Gli lascio un bacio sulla fronte e gliela carezzo, poi dopo chiudo la porta della sua stanza, controllando che stia meglio ed entro nella mia, vedendo Hiccup e Katrin dormire beati. Sorrido e mi infilo sotto le coperte, finalmente riuscendo a chiudere gli occhi.

ANGOLO AUTORE
Dan dan daaaaaan!!!!! Ecco il ventiduesimo capitolo!!! Che ne pensate? Vi da a noia la storia? Spero di no, ci sto mettendo tutta l’anima.
Un bacio e recensite
Astrid

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** I'll fight for you ***


POV. BENNETT
Alzo bruscamente il busto e mi ritrovo a sedere sul letto, sudato fradicio e con il cuore che batte all’impazzata. Respiro affannosamente e mi asciugo la fronte imperlata di goccioline di sudore. Appoggio i piedi per terra e mi alzo sospirando: ennesimo incubo su mia madre. Corro in camera da letto dei miei genitori per appurarmi che tutti stiano bene, trovando Kate, papà e mamma abbracciati. Wow… ancora Erin non è entrata nel mio cervello, devo approfittarne alla svelta. Entro cautamente dentro la stanza, lascio un bacio sulla fronte di mia sorella e scosso lentamente il braccio di mia madre. Apre i suoi bellissimi occhi color ghiaccio e mi guarda sorridente, con la faccia assonnata.
“Mamma…” sussurro per non svegliare gli altri. La vedo sorridere e tramutare il sonno in felicità. Le faccio cenno di seguirmi e lei esegue, quindi la porto in camera mia.
“Dimmi tesoro.” Esordisce dopo essersi seduta vicino a me, sul letto.
“Senti… volevo spiegarti alcune cose prima che… prima che io finisca di nuovo sotto controlli esterni.” Comincio.
“Non ti preoccupare. Mi hai già detto tutto.” Mi ferma.
“C-che cosa?”
“Stanotte ti sei lamentato nel sonno. Quindi sono venuta a controllare e mi hai detto che Erin ti costringe ad odiarmi.” Spiega appoggiandomi una mano sulla spalla.
“Esatto. Sto cercando in tutti i modi di combatterla ma… è impossibile, credimi.” Dico facendo una smorfia.
“Ti capisco, Ben. La conosco bene.”
“ Mamma… volevo dirti che…”  mi fermo, smorzando un urlo e prendo la testa fra le mani. “Ma-mma…. Va via prima che possa ferirti… vai!!” grido cercando di mantenere il controllo del mio cervello. Vedo mia madre uscire, un po’ titubante, guardandomi preoccupata. Cerco di volgerle un sorriso, ma poi mi volto dalla parte opposta, mugolando. Sento la porta chiudersi delicatamente e allora comincio a prendere a pugni la testata del letto, fino a farmi sanguinare le nocche.
“Bennett! Che cosa stai facendo?!” chiede mia sorella Freya entrando precipitosamente in camera, probabilmente destata dal rumore.
“Mi sto sfogando, ne ho bisogno.” Rispondo secco.
“Facendoti del male?! Vieni subito qui!” ordina arrabbiata.
“Sì, mammina.” Dico con voce canzonatoria. Mi prende per mano e mi porta in bagno, medicandomi le ferite.
“Tu sei pazzo…” dice con voce più dolce, avvolgendomi delle bende sulle nocche.
“No, non è vero. Sto cercando di ribellarmi.”
“Da chi?”
“Non devi saperlo, Freya, o sarò io a pagarne le conseguenze.” Sentenzio guardandole gli occhi coperti da folte ciglia nere.
“Se è così allora… sei libero.” Dice lasciandomi le mani e facendomi alzare. Raggiungiamo il resto della mia famiglia al piano di sotto, che intanto si è svegliata e ha cominciato a fare colazione.
“Hey ragazzi! Oggi è una giornata importante!” esulta mio padre, mettendo in tavola dei biscotti e del latte di yak.
“Perché?” chiede Katrin sedendosi a tavola.
“Oggi farete amicizia con i vostri draghi.” Annuncia solennemente papà. Io, Freya e Kate ci guardiamo e urliamo felici. È da tempo che aspetto di incontrare il mio drago perfetto! Gioiosi, cominciamo a mangiare, notando che Astrid a volte mi rivolge delle occhiate preoccupate, che io ricambio con sguardi contrari e arrabbiati. No, no, no!! Calma Bennett, togliti dalla testa Erin!

POV. KATRIN
Sono così felice!!! Finalmente potrò fare amicizia con un drago!!! Mangio di fretta e mi alzo da tavola, pulendomi la bocca sul braccio.
“Già finito Kate?” mi chiede la mamma.
“Sì.”
“Emozionata?” domanda Freya, girandosi verso di me. Annuisco sorridendo e salgo le scale di corsa per vestirmi. Prendo una casacca azzurro cielo che lego in vita con una cintura marrone. Sotto porto dei leggins neri e ai piedi degli stivali marroni. Raccolgo i capelli in una treccia che ricade leggera sulla schiena ed esco dalla camera, soddisfatta. Scendo dal soppalco e ritorno dalla mia famiglia, ancora intenta a mangiare.
“Oh…. Andiamo! Possibile che siate lenti quanto delle lumache?!” esclamo sbattendomi una mano in fronte.
“Possibile che tu sia irritante quanto le ortiche nelle mutande?!?” sbotta Bennett portando in cucina i piatti sporchi.
“BEN!” lo rimprovera Freya.
“E tu non metterti a fare la mammina, intesi?” ribadisce andando in camera sua per cambiarsi. Dopo un po’ mia sorella e mio padre fanno lo stesso, lasciando mia madre sola, seduta a tavola.
“Tutto bene, mamma?” le chiedo raggiungendola. “Mamma?” la richiamo, vedendo che non risponde.
“Sì! Sì, tutto apposto tesoro..” risponde rivolgendomi un sorriso spento e alzandosi dalla sedia. In poco mio fratello, papà e mia sorella scendono vestiti e attrezzati, pronti per incontrare i nostri draghi.
“Mamma tu non vieni?” chiede Freya abbracciandola.
“No amore… credo che non sia il caso.” Dice ricambiando la stretta. Mio padre si avvicina a lei e la tira a sé, baciandola.
“Sicura di non voler venire?” le domanda appoggiando la fronte sulla sua.
“Non credo sia il caso Hic… cerca di capirmi.” Sussurra alludendo a Bennett. Papà sospira e le lascia un ultimo dolce bacio, poi le accarezza il viso e torna da noi.
“Ci vediamo stasera.” Dice mamma con voce un po’ spenta. Le sorrido e tutti salutiamo, uscendo di casa e salendo su Sdentato.
“Allora cuccioli.” Incomincia papà.
“Papi… abbiamo 15 anni. Non c’è bisogno di chiamarci cuccioli.” Lo riprende Bennett.
“Ehi Ben parla per te! Io ne ho 12!” esclamo.
“Anche quando avrete la mia età, voi sarete sempre i miei cuccioli.” Dice il babbo, facendo ridere me e Freya. “Dicevo, avete idea di che drago sia nelle vostre grazie?” chiede.
“FURIA BUIA!!” urliamo tutti e tre.
“Ecco… proprio quella non disponibile…” sussurra papà accarezzando il muso di Sdentato, che emette un suono rassicurante. “Altro?”
“Uncinato!” dico io.
“Incubo Orrendo!!” esclama Freya.
“Ehm… i-io…” esordisce Bennett. Abbassa lo sguardo e sospira, sconsolato. “… Morte Sussurrante...”
“Tutte ottime scelte ragazzi.” Ci incoraggia papà. D’un tratto sentiamo dei ruggiti e del “fuoco” provenire dalla foresta.
“Qualcosa mi dice che forse là troveremo ciò che vogliamo…” dice Freya, picchiettando una mano sulla spalla di papà. In poco atterriamo a debita distanza dal luogo dal quale provenivano i rumori e inseguiamo i suoni a piedi. Ci ritroviamo sulle pareti di una grande conca, diversa però da quella nella quale Sdentato e il babbo si sono conosciuti.
“…C-cosa….?” sentiamo dire da papà, che si è fatto avanti per vedere che cosa succede. “Bambini venite.” Ci invita. Noi ci guardiamo e decidiamo di ascoltarlo, affiancandoci a lui e rimanendo assolutamente stupiti da ciò che vediamo.
“Ma Sdentato non era l’ultimo della sua specie?” chiede Bennett con un sorrisino compiaciuto in volto.
“A-a quant-to pare no.” Balbetta confuso nostro padre. Ci troviamo davanti tre Furie Buie: una nera come l’ossidiana, identica a Sdentato, le altre due molto particolari. Le squame hanno il colore del carbone, ma la prima ha il contorno degli occhi, le narici, la colonna vertebrale e le terminazioni di tutte le ali di un azzurro glaciale. Mentre la seconda ha tutte queste cose di una tinta aranciata. Papà da ad ognuno di noi una sacca con del pesce, quindi decidiamo di scendere per approfondire di più e ognuno di noi si avvicina ad una Furia Buia. Mio fratello va da quella normale, Freya da quella arancione e io dall’azzurra. Papà mi sta vicino, essendo la più piccola ha paura che possa accadermi qualcosa. Mi giro verso di lui e lo prendo per mano.
“Papi… stai qui. Non ti preoccupare, me la cavo da sola.” Lo tranquillizzo.
“Ne sei sicura?” chiede preoccupato. Annuisco sorridente e continuo ad avvicinarmi al rettile particolare, che appena si accorge della stretta vicinanza, emette un verso contrario.
“Calma… non voglio farti del male.” Sussurro protendendo la mano tremante dinanzi a me. Lui si avvicina un po’ diffidente. “Bravo… così.” Dico prendendo un pesce dalla sacca che mi ha dato papà. Il drago annusa ciò che gli sto offrendo e, prima di addentarlo, mi guarda. Gli faccio cenno di mangiarlo e a questo punto, il pesce scompare tra le sue fauci. Tengo sempre la mano tesa davanti a me, aspettando che il rettile si fidi per toccarla. Mi guarda ancora una volta negli occhi, cercando di capire le mie intenzioni. È uno scontro tra cristalli: le nostre iridi hanno lo stesso identico colore. Dopo un po’, il muso del drago si appoggia delicatamente nel mio palmo. Rido felice e appoggio l’altra mano sotto il suo mento, grattandoglielo e ricevendo una leccata sulla casacca. Lo stesso è successo ai mie fratelli, che hanno fatto amicizia con le loro Furie Buie.
“Complimenti ragazzi!! Davvero ben fatto! Freya e Kate hanno una femmina mentre tu, Ben, hai un maschio.” Annuncia papà.
“Io… vorrei chiamarla Burninglight.” Annuncia mia sorella, accarezzando la sua draghessa.
“Io Sapphire.” Esulto.
“Io invece Storm.” Dice Bennett, facendomi sorridere. So bene il motivo per il quale ha scelto di chiamarlo così.
“Benissimo. Ora che avete fatto amicizia, vi lascio esercitarvi un po’. Io torno dalla mamma, non mi va di lasciarla da sola. Se avete bisogno venite subito da noi, ok cuccioli?” si raccomanda nostro padre. Tutti annuiamo e allora lui sale su Sdentato, scomparendo dopo pochi secondi dietro agli alti alberi.
“Sarà meglio che voi due impariate a controllare i vostri poteri. Astrid sospetta qualcosa.” Ci avvisa Bennett.
“Io proprio non ce la faccio! Ho congelato la camera nel sonno!” esclamo.
“E io ho bruciato la scrivania.” Confessa Freya ridacchiando.
“Aspetta. Raccontami, genio, come hai fatto?” chiede Ben, curioso.
“Se devo raccontartelo per poi sentirmi dire fino al resto dei mie giorni che sono una cretina, allora preferisco star zitta.” Sentenza mia sorella, sfregando il suo volto sul muso di Burninglight. Comincio a sentire del freddo provenire dalla mia mano sinistra. Abbasso lo sguardo e me la trovo tutta coperta di brina e ghiaccio. Urlo, facendo sobbalzare i miei fratelli.
“NON RIESCO A CONTROLLARLO, NON RIESCO A CONTROLLARLO!!! NON TOCCATEMI, ANDATE VIA!!!!” grido girandomi dalla parte opposta e scaturendo ghiaccio contro gli alberi. “Andiamo… fermati!” penso. Chiudo il pugno sinistro e, come per magia, il ghiaccio si ferma. Tiro un sospiro si sollievo e mi volto verso i miei fratelli, togliendo gelo e brina dalle mani.
“Tutto bene Kate?” chiede Freya abbracciandomi.
“Sì… tutto apposto…” annuisco, guardando Bennett un po’ persa. Sentiamo i cespugli muoversi in un delicato fruscio. Ci guardiamo intorno, disorientati, ma io riesco a vedere degli occhi verdi osservarci, occhi che potrei riconoscere fra mille.
“Liam…!” grido, felice nel vedere il ragazzo per il quale ho una inguaribile cotta.
“Ehi Kate! Come mi hai riconosciuto?” chiede il corvino, uscendo dai cespugli e dirigendosi verso di me. Bennett lo squadra male mentre mi bacia una mano, sotto le mie risate più che imbarazzate.
“Come potrei non riconoscere i tuoi bellissimi occ…. Cioè… ti riconosciuto e basta!” mi correggo arrossendo. Lui sorride e si avvicina a Freya salutandola. Liam è un po’ più grande di me, di un anno. È alto come Bennett, ha i capelli neri e gli occhi molto strani, ma stupendi. Sono di un verde molto particolare, è scuro e ci sono alcune pennellate di marrone. Ben è gelosissimo, perché sa della mia cotta per Liam e non apprezza che sia innamorata proprio di lui.
“A cosa dobbiamo il piacere della tua visita?” chiede con sarcasmo mio fratello.
“Dovete tornare a Berk. È pericoloso stare qui, in più dovete aiutare il popolo.” Dice chiaro.
“Cos’è successo?” chiedo avvicinandomi a Liam.
“Drago sta attaccando. Mia madre e mio padre sono venuti per aiutare Berk, portando anche altri alleati ma… siamo in inferiorità numerica. Loro hanno anche l’Alpha.” Spiega prendendomi per mano. Arrossisco e sento un ringhio da parte di Bennett.
“Cos’è l’Alpha?” domanda Freya un po’ preoccupata.
“E’ una bestia enorme, un drago che crea devastazione con il suo potente alito di ghiaccio. Katrin, potresti farmi vedere il colpo al plasma del tuo drago?” chiede il corvino. Annuisco e mi dirigo da Sapphire, accarezzandola.
“Piccola… colpo al plasma!” ordino alla mia draghessa. Lei esegue, scaturendo una fiamma azzurrina che neutralizza all’istante il povero albero dinanzi a lei.
“Mitico! Ghiaccio, plasma e scariche elettriche! Può benissimo attaccare l’Alpha.” Esulta Liam, prendendomi in braccio. Notando la faccia di Bennett, il corvino mi mette giù, schiarendosi la voce.
“Ragazzi lasciamo perdere dolci effusioni. È ora di andare se non vogliamo trovarci Berk rasa al suolo.” Sentenzia mio fratello, sedendosi su Storm. Tutti saliamo sui nostri draghi ed io faccio spazio a Liam, dietro di me. Prendiamo il volo e ci dirigiamo vostro la nostra patria. Sento le mani del corvino appoggiarsi sui miei fianchi e stringermi a sé e… vengo spedita dritta dritta al settimo cielo! Comincio a fantasticare fin quando un grido e dei dardi infuocati si dirigono pericolosamente verso di noi. Tutti e tre li schiviamo a fatica e scendiamo sulla spiaggia, dove tutta Berk è riunta. Corriamo dai nostri genitori, con i draghi che ci seguono.
“Ben bene bene… da quanto tempo non vedo la mia isola preferita? Forse 15 lunghi, noiosissimi anni? Non credete sia il caso di rimediare a questa solitudine?” esordisce Drago, avvicinandosi a nonno Stoick.
“Che cosa vuoi?”
“Soltanto tuo figlio. Dammi tuo figlio e me ne vado, oppure sarà guerra.” Sentenzia Drago con un ghigno.

POV. HICCUP
“Eccomi! Sono qui!” grido attirando l’attenzione di tutti su di me.
“Papà no!” urlano i mie figli, cercando di farmi cambiare idea. Mi chino alla loro altezza e bacio una per una le loro teste.
“Non vi preoccupate, non mi farà niente.” Li riassicuro.
“No papà. Tu non ci vai.” Sentenzia Bennett. Gli sorrido e gli carezzo il mento, poi mi alzo e mi dirigo da Drago.
“Amore ti prego… fermati!” dice Astrid correndo verso di me e prendendomi per mano, girandomi verso di sé.
“Astrid, ti amo da morire, proprio per questo andrò da lui.” Sussurro baciandola.
“No… non lasciarmi ti prego…” mormora piangendo e prendendo il mio viso fra le mani. Accarezzo queste ultime e le sorrido.
“Non posso mettere a repentaglio la vostra vita…”
“Ma sacrificherai la tua! Non posso permettermelo! Non posso perderti un’altra volta!” contesta lei.
“Tranquilla Astrid.” La rassicuro dirigendomi da Drago.
“Saggio e furbo il Signore dei Draghi…” esclama l’invasore, dandomi una pacca sulla spalla destra una volta vicino a lui.
“Non ti permetto di toccare mio figlio!!” tuona mio padre. “Se il prezzo da pagare è perdere il mio unico figlio, preferisco la guerra!” continua papà, subito dopo abbracciato da mia madre.
“Avevate due scelte: darmi Hiccup o la guerra e voi… beh… avete scelto la più rischiosa… bravo cuore di papà…!” dice con voce canzonatoria. “Allora che guerra sia.” Sussurra spingendomi a terra con un bastone di ferro.
“PAPA’!!!!!” strillano i miei bambini, correndo verso di me.
“Non toccare mio padre!” tuona Bennett, minacciandolo con una spada.
“Oh! Ma che piacere Bennett. Come hai passato gli ultimi anni della tua vita, ad odiare tua madre? Sai, ho chiesto ad Erin di impossessarti di te per creare un po’ di scompiglio in casa Haddock. Così sareste stati troppo occupati per pensare alla guerra… Possiamo vedere la sventurata mamma?” chiede beffardo.
“Non ti permetto di toccarla.” Dico con la voce roca. A qualche metro di distanza si materializza Erin che, con un sorrisino compiaciuto in volto, saluta mio figlio Bennett, che le ringhia di risposta.
“Se nessuno ha più nulla da aggiungere, direi che la guerra può iniziare!” annuncia Drago, felice di aver raggiunto il suo scopo. Non mi arrenderò, io salverò Berk. Salverò la mia famiglia.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Don't ***


POV. KATRIN
Dal mare, emerge una bestia enorme con gigantesche zanne, occhi piccolissimi e minacciosi e delle gambette tozze.
“E’ l’Alpha Kate!” grida Liam, correndo verso di me.
“Qu-quella cosa è l’Alpha?!?!” esclamo terrorizzata, stritolandomi un lembo della casacca.
“Sì. Ma Berk ha un po’ di vantaggio: ci sono 4 Furie Buie.” Dice sorridendo. Annuisco e salgo su Sapphire, ma lui mi ferma per un braccio. “Kate.”
“Dimmi Liam.”
“Ti prego, fa attenzione.” Si raccomanda.
“Non prometto niente ma… conoscendo mio padre non mi succederà nulla.” Rispondo ridendo nervosa. Lui sorride un po’ sovrappensiero, poi si allunga verso di me e mi bacia una guancia, sussurrandomi all’orecchio un dolcissimo “Buona fortuna.” Lo guardo sfiorandomi la fortunata gota e stringo un pugno, decisa. È come se quel bacio mi avesse dato carica.
“Freya, Ben! Sui draghi!” ordino ai miei fratelli che eseguono, non prima di essersi rivolti uno sguardo d’intesa. Mio padre, sentendo i miei comandi, sale su Sdentato e tutti insieme ci alziamo in volo.
“Che mi venga un colpo! Quattro Furie Buie?” esclama Drago, guardandoci dal basso. “Vedo che l’Alpha ha dei degni rivali… vedete però, il mio potente dragone ha qualcosa che le vostre piccole Furie Buie non hanno…” dice con un malefico ghigno, girandosi verso l’imponente animale e ordinandogli qualcosa.
“KATE!!! CHIUDETE OCCHI E ORECCHIE AI VOSTRI DRAGHI!!!! SUBITO!!!” urla dal basso Liam. Mi strappo una parte della maglietta e la lego attorno al muso di Sapphire.
“Scusami piccola ma… dobbiamo vincere noi!” sussurro facendole alcune carezze. Bennett e Freya fanno lo stesso con i loro draghi tranne… papà. Lui ha la tuta alare di pelle e cuoio, non può strappare nulla! Mi taglio un ultimo pezzo dalla casacca (prima che mi si veda il seno) e volo da mio padre.
“Tieni papà! Fai in fretta!” urlo spaventata porgendogli la striscia.
“Katrin!” grida mio fratello.
“Cosa c’è?”
“Vestiti subito! Cosa vuoi fare eh? Dimmelo! Solo perché c’è Liam non devi fare la-“ non lo faccio finire che, con un colpo di coda, vado a finire su Storm e prendo Bennett per il colletto.
“Stammi a sentire. Non è il momento di fare sarcasmo, intesi?! Ho dato un pezzo della mia maglia a  nostro padre. VUOI CHE LA FAMIGLIA VADA A SCATAFASCIO O CHE TUTTO SI RISOLVA?! STAI ZITTO E SMETTILA, PER ODINO!!” tuono irosa, ritornando su Sapphire e affiancando mia sorella.
“Non pensare che ti lasci combattere da solo, Hiccup. Io non lascio rischiare la vita a mio marito.” Dice mia madre, piazzandosi con Tempestosa vicino a papà. Lui sorride e si sporge da Sdentato, baciandola.
“Ti amo…” le sussurra, accarezzandole le mani.
“Tutta la famiglia Haddock si schiera contro di noi? Oh… ma che bel quadretto familiare! Mi piace davvero! Che ne dici Erin? È ora di scatenarci?” chiede Drago. La ninfa annuisce e da dietro spuntano un sacco di guerrieri.
“Stoick! Pensavi di esserti liberato di me?” chiede un uomo grosso, senza un piede e con una chioma rossa quanto quella del nonno.
“Fergus! Ti sei schierato dalla parte di Drago!”
“Sì! Hiccup è fuggito dalla Scozia e ha voluto sposare una plebea al posto di mia figlia quin-“ re Fergus viene fermato dalla voce impetuosa di mio padre. Mai sentito più arrabbiato di così.
“NON TI PERMETTO DI INSULTARE MIA MOGLIE! ASTRID NON E’ UNA SEMPLICE DONNA!!” tuona lui.
“Ooops… pensavo non avessi sposato la vecchia migliore amica di mia figlia ma… dovevi sposare Merida e non l’hai fatto. Pessima scelta, figliolo… ora il tuo popolo ne pagherà le conseguenze.” Ribadisce Fergus, sfoderando una spada.

POV. ASTRID
Dall’alto, scorgo Merida sgattaiolare verso Heather e Eret.
“Giù piccola…” sussurro a Tempestosa. Atterro e le corro incontro.
“Astrid!” esclama lei, abbracciandomi.
“Merida! Ma…” comincio.
“No, non sto dalla parte di mio padre. Mi schiero da voi.” Mi ferma rassicurandomi. Abbozzo un sorriso e mi giro vero Tempestosa, quando non posso proprio nascondere un sussulto. Drago ha davvero tantissimi uomini.
 “Come vedete… ho molti più alleati di voi. Stoick… ti darò un’ultima possibilità per scegliere. Dopodiché, la guerra può avere inizio. Puoi darmi tuo figlio oppure farò in modo che di Berk resti soltanto il vago ricordo.” Spiega Drago. Mio suocero lo squadra diffidente.. “Allora?” domanda di nuovo. Sento delle mani appoggiarsi sui miei fianchi e tirarmi indietro, poi un pezzo di stoffa a bloccarmi la bocca. Mi dimeno mentre i mie polsi vengono bloccati da una corda e emetto alcuni gridolini. Vengo portata da Bludvist che mi fa salire sull’Alpha.
“ASTRID!!” grida mio marito, cercando di avvicinarsi con Sdentato a me.
“MAMMA!!” gridano Freya e Katrin.
“Fermati Hiccup. Potrai salvare tua moglie soltanto quando tuo padre avrà risposto alla mia domanda, oppure… la vedrai fare una bruttissima fine.” Minaccia Drago. La mia attenzione viene catturata da Bennett che fruga nelle sue tasche, prendendo in mano un qualcosa di lucente. Poi, con il suo Furia Buia, vola verso terra.
“Astrid.” Sento sussurrare alle spalle. Mi giro e vedo mio figlio sorridere. Mugolo qualcosa di incomprensibile e mi avvicino a lui, cercando di non cadere. Rompe la corda che mi tiene legati i polsi e mi slega il bavaglio che mi tiene la bocca sigillata.
“Grazie t… Bennett.” Mormoro riconoscente.
“Tieni questo… ti servirà. Vado da papà, ti aspetto.” Dice porgendomi un pugnale. Lo afferro ma lui mi prende le mani, stringendomele e guardandomi con occhi dispiaciuti. Ricambio lo sguardo e sorrido, accarezzandogli le dita. Lui fa una smorfia e ritrae le mani, accarezzandosi i capelli, poi sale sul suo drago e vola verso Hiccup. Nascondo il pugnale nella cintura della gonna e ritorno al mio posto, poi mi si illuminano gli occhi.
“Ehi Drago!” lo richiamo, portando l’attenzione di tutti si di me.
“Che cosa vuoi ragazza?” chiede annoiato.
“Ah… semplicemente voglio che tu prenda me al posto di Hiccup.” Dico con aria semplice, guardandomi le unghie con un sorrisetto compiaciuto che non passa inosservato a mio marito, motivo per il quale non dice niente.
“A che gioco stai giocando, eh signorina?” domanda Drago. Mi scappa una risata.
“Nessun gioco. Voglio soltanto che venga sacrificata io e non Hic, tutto qui.” Spiego.
“E sia. Portatela giù.” Ordina ai suoi soldati. Dopo un po’ due uomini giungono dinanzi a me ma io li stendo con un pugno ciascuno prima che possano toccarmi.
“Era da tanto che non mi allenavo… credo di essere un po’ fuori forma..” constato sorridendo e guardandomi i palmi. Con passo assolutamente tranquillo, scendo dall’Alpha e raggiungo Drago, affiancandolo mettendomi le mani sui fianchi. Lui mi guarda diffidente e bofonchia qualcosa.
“Preparate le navi, si ritorna a casa!” urla ai marinai.
“Ah-ah! Pensavi di portarmi con te così facilmente? Eh no caro, prima dovrai sconfiggermi!” lo provoco sfoderando il pugnale.
“E tu pensi di far male a ME con quel coso?” dice deridendomi.
“No, non solo con questo, ma con questi!” dico sferrando una serie di calci nel suo stomaco, che lo fanno piegare in due.
“Così! Vai mamma!!” urla Freya.
“Fagli vedere chi sei!!” grida Katrin.
“Questa è la mia Astrid!!” strepita Hiccup, agitando fieramente le braccia in aria.
“Allora…. Come ti senti, eh Drago?” gli chiedo chinandomi su di lui. Bludvist mi guarda male e prova a sferrare un pugno, che io intercetto e rimando indietro, verso la sua faccia. Dal suo naso comincia ad uscire del sangue e con un piede lo stendo, tenendo la pianta pressata sul suo petto.
“LASCIA. STARE. BERK.” Chiarisco.
“No… MAI!!” urla dandomi una spinta con le poche forze disponibili e facendomi cadere. Con un pugno sullo sterno mi stende a terra e mi blocca i polsi.
“Astrid!!” grida Hiccup, dirigendosi verso di me.
“Ragazzina è meglio non giocare con me… o puoi pagarne le conseguenze!” sentenzia preparandosi a sferrare il colpo fatale sul mio viso. Ma prima che possa fare qualcosa, con velocità, prendo il pugnale e lo ficco nel suo stomaco. “Ahhhhh!!!” geme lasciandomi andare e cercando di estrarre la lama dal suo corpo. Hiccup arriva vicino a me e mi aiuta a tirarmi su, abbracciandomi.
“Va tutto bene tesoro? Ti fa male?” chiede accarezzandomi lo sterno.
“Tutto ok amore. Non credo sia lo stesso per lui.” Dico alludendo al nostro invasore. Lo vediamo contorcersi dal dolore e cercare di togliere l’arma dal suo stomaco.
“Te ne pentirai biondina!!” tuona con voce roca, mentre Hiccup mi avvolge protettivamente i fianchi con le braccia. Erin si materializza vicino a Drago e lo aiuta ad estrarre la lama, poi con la magia gli medica la ferita sanguinante. “E dimentichi che ho come alleata la tua vecchia regina…” dice con un ghigno una volta guarito. Strigno i pugni e serro la mandibola, iraconda.
“Se vuoi lei non te lo permetterò mai. Quindi che guerra sia!” sentenzia Hiccup, stringendomi le mani.
“Sentito Stoick? Tuo figlio ha deciso per te!”
“E approvo ciò che dice, Bludvist.” Risponde il Capo.
“Sono stato anche fin troppo buono. Ora basta, c’è bisogno di combattere.” Continua Drago, girandosi verso l’Alpha e ordinandole qualcosa con delle urla. Il rettile gigantesco assottiglia le pupille ed emette dei ruggiti. I nostri draghi rispondono a tale “richiamo” e le loro pupille diventano piccolissime fessure, poi prendono il volo e affiancano il rettile più grande. Tutti tranne Sdentato e i draghi dei miei figli. Cerco di riprendermi Tempestosa, ma senza successo.
“Vedete? Ora i draghi non sono più dalla vostra parte!” esulta felice.
“Tranne le Furie Buie. Ti è andata male, carino.” Rispondo salendo insieme ad Hic su Sdentato e prendendo il volo. Anche difronte a questo, Drago sorride e alza le mani. A quel punto, tutti i draghi si mettono a fare fuoco verso di noi, costretti a schivare e a mettere in salvo la gente di Berk, completamente senza riparo.
“FREYA ATTENTA!!!” urlo notando che una palla infuocata si sta dirigendo verso di lei. Mia figlia protende velocemente i palmi dinanzi a sé, dai quali scaturisce… FUOCO?! La sfera cessa di avanzare e svanisce nel nulla.
“Hai visto anche tu, Hic?” chiedo a mio marito, indicando Freya. Lui annuisce e ci avviciniamo a lei, poi collego alcune cose. La scrivania mezza bruciacchiata: mia figlia può controllare il fuoco. “Freya come hai fatto?” le chiedo dolcemente.
“E’ una storia lunga mamma. Posso usare il mio potere a nostro favore, no?” dice mettendosi apposto una ciocca mora. Annuisco e ritorniamo attenti e vigili, pronti per scoprire la prossima mossa di Drago.

POV. KATRIN
Drago Bludvist si gira verso l’Alpha e le ordina qualcosa. Subito il rettile reagisce, aprendo l’enorme bocca. Oh no, l’alito di ghiaccio! Il dragone sputa subito il fiume gelido su tutta Berk, che si trasforma in un cumulo di spuntoni mortali. E poi partono all’attacco i soldati di Drago, che cominciano a battersi con i nostri vichinghi. Bennett e Freya rimangono sulle Furie Buie per occuparsi dell’Alpha, cercando di neutralizzarla con le sfere al plasma, mentre io, mamma e papà scendiamo a terra per aiutare a combattere. Senza farmi vedere, creo un’ascia di ghiaccio che comincio a rigirare fra le mani e prendo ad attaccare alcuni uomini nemici. Noto però che mio padre è in difficoltà: è accerchiato da una dozzina di soldati che cercano di distrarre Sdentato per uccidere papà. Sussulto e comincio a correre verso di lui, cominciando a pensare velocemente a cosa fare. Poi, a malincuore, opto per la scelta più rischiosa. Arrivo di soppiatto vicino al cerchio di uomini e, uno ad uno, li ghiaccio. Mio padre si gira verso Sdentato per liberarlo, proprio quando uno dei soldati rimasti si presta per scoccare una freccia.
“Papà no!!!” urlo scaturendo una barriera di ghiaccio che lo protegge, facendosi conficcare dalla freccia. Mio padre mi guarda esterrefatto e si avvicina a me, abbracciandomi.
“Amore… tu…” comincia stringendomi a sé.
“Sì papà, da anni.” Svelo allontanandolo da me e ribrandendo la mia ascia, con la quale stendo altri uomini. Poi mi viene un’idea. Ho letto che per uccidere le ninfe bisogna colpirle con del ghiaccio al cuore. Volgo lo sguardo verso Erin, che si sta avvicinando minacciosamente a mio fratello. Corro verso di lei e la fermo, ghiacciandole un polso.
“Ahhh!” geme la regina, voltandosi verso di me.
“Non toccare mio fratello!!! Sta lontana dalla mia famiglia!!” urlo fuori di me.
“Oh… ma guarda chi si rivede! La piccola dolce Katrin! Che piacere tesoro!” dice beffarda, sorridendo.
“Taci! Conosci il mio potere, sai che potrei ucciderti!” dico stringendo i denti.
“Ma che paura… prova se ci riesci!” dice cominciando a volare con le sue ali. Salgo su Sapphire e diamo inizio ad un inseguimento, che sono decisa a intraprendere per porre fine alle sofferenze di mia madre. Dopo un po’ riesco ad avvicinarmi più a lei e cerco di prendere la mira. Poi, con un colpo secco, le ghiaccio le ali.
“Tiro a segno!!” esulto, scendo in picchiata verso il punto nel quale è precipitata. Scendo da Sapphire e corro vero di lei, stesa a terra. “Te l’ho detto. Sembro una semplice e dolce ragazzina. Ma ti ricordo che mia madre è Astrid Hofferson e io ho preso da lei.” Sentenzio preparandomi a sferrare il colpo finale. Ma vengo fermata da un urlo proveniente pochi metri da me. Bennett è in pericolo, accerchiato da soldati pronti a fare scoccare le loro frecce. Il peggio arriva adesso: mia mamma si è accorta dello stato di mio fratello e sta correndo verso di lui. Sussulto e la seguo velocemente, tentando di salvare sia lei che Ben. Aumento la velocità e con due pugni stendo alcuni uomini, poi ne ghiaccio altri. Ma purtroppo, presa a sterminare gli avversari, non mi accorgo che la mamma ha già spinto via Bennett, incassando lei la freccia. Di colpo, la battaglia si ferma e cala un grande silenzio su Berk.  I miei occhi si riempiono di lacrime mentre vedo mio padre correre verso mia madre per cercare di far qualcosa e mi accascio a terra, disperata e sento qualcuno abbracciarmi da dietro: è Liam. Mi giro verso di lui e sprofondo il mio viso sulla sua spalla, mentre mi accarezza dolcemente i capelli.
“Mi dispiace tanto, Kate…” mormora lasciandomi un bacio sul capo.
“Mia mamma è forte… non può abbandonarci così!!” dico stringendolo di più.
“Lo so… lo so Katrin…” risponde continuando a carezzarmi i capelli.

POV. BENNETT
Ero completamente spacciato. Ormai pensavo non ci fossero più speranze quando invece… Astrid si è sacrificata. Per me. Guardo il suo corpo poco distante da me e corro a perdifiato verso di lei, affiancando mio padre completamente in lacrime. Lui appoggia la sua fronte su quella di Astrid e le carezza il viso candido.
“Astrid… amore rispondi… non mi lasciare tesoro… ti amo!” sussurra lui bagnando di lacrime il volto di Astrid. Papà si accorge della mia presenza e, dopo averle lasciato un bacio sulla fronte, si alza e si dirige completamente distrutto dalle mie sorelle. Mi inginocchio vicino al corpo di Astrid e la guardo, non accorgendomi che il mio sguardo si è posato sul suo fianco sinistro, nel quale è conficcata la freccia tutta coperta si sangue che sarebbe dovuta spettare a me. A questo punto, il mio cervello riesce completamente a liberarsi dal controllo di Erin. Come se quelle barriere che mi avevano impedito di essere me stesso si fossero rotte.
“Mamma… mamma no!!” mormoro lasciando che i miei occhi vengano offuscati dalle lacrime. “Perché non mi hai lasciato incassare il colpo…? T-tu… non ti meriti questo! Non dovevi sacrificarti per me, che per anni ti ho fatta soffrire!! Perché l’hai fatto?!?!” chiedo in un sussurro, con un fil di voce. Mi chino sul suo petto per sentirle il cuore, ma purtroppo non sento nessun battito. Non può essere morta… la freccia non è penetrata in profondità e non ha perso molto sangue… forse è viva! Dobbiamo però portarla subito da Gothi, bisogna curarla il prima possibile.
“Papà!!!” urlo richiamando la sua attenzione.
“Cosa c’è Ben?” chiede con gli occhi ancora rossi dalle lacrime.
“Dobbiamo portare la mamma da Gothi. Non credo sia morta.” Gli dico, disegnando sul suo volto un piccolo sorriso. Lui la prende in braccio e le bacia una guancia, mentre io la guardo tremendamente in colpa. Lo vedo allontanarsi, lasciandomi la visuale scoperta su mio nonno, intento a combattere contro un uomo simile a lui. 
“Fergus ti stai comportando da bambino! Non puoi portare rancore nei miei confronti solo perché tua figlia e Hiccup non si sono sposati!” protesta nonno Stoick.
“Invece sì! Sarebbero stati una coppia perfetta!”
“Ma perché dare tutta la colpa a mio figlio quando anche Merida non ha accettato?” ribatte.
“Perché è solo colpa di Hiccup e per questo ne dovete pagare le conseguenze! Avete infranto le leggi!!” grida quello che a detta di mio nonno si chiama Fergus, disarmando Stoick.
“Nonno no!” urlo correndo verso di lui. Purtroppo però arrivo troppo tardi, proprio quando la lama della spada di Fergus si è già conficcata nel torace del nonno.
“PAPA’ COME HAI POTUTO!?!” grida una ragazza con un folta chioma rossa e riccia.
“Dovevo farlo Merida, mi dispiace.” Conclude Fergus, lasciando vicino al corpo del nonno l’arma piena di sangue. Mi chino su di lui, stringendogli una mano.
“Ehi Ben… il mio nipotino adorato… beh, come vedi io sto per morire quindi… ricordati che sono molto fiero di te, tesoro. Sei proprio come tuo padre… e di a mio figlio Hiccup che sono davvero orgoglioso di lui e che mi dispiace avergli lasciato la carica di Capo in questo modo, avrei voluto almeno esserci per dargli consigli su come gestire un villaggio… riferisci alla nonna che la amo tanto e se tua madre si sveglia, dille che è una donna meravigliosa e una nuora fantastica…” dice con la poca voce rimasta, chiudendo gli occhi davanti a me. Comincio a piangere, affiancato da nonna Val completamente disperata. Mi alzo e stringo i pugni, camminando verso Drago.
“SEI CONTENTO DI AVER SFASCIATO LA MIA FAMIGLIA EH DRAGO?! ORA HO SUL MIO CARICO LA MORTE DI DUE PERSONE A ME CARE!!!” sbraito furioso.
 “Beh… devo dire di essere soddisfatto… non volevo proprio uccidere tua madre ma… va bene lo stesso.” Constata ridendo maleficamente.
“NON TI AZZARDARE MAI PIU’ A DIRE UNA COSA DEL GENERE, SCHIFOSO FIGLIO DI UN TROLL!!” grida mia sorella Katrin lanciando delle schegge di ghiaccio verso il petto di Drago, che mugola dal dolore una volta conficcate.
“Stupida ragazzina… ti pentirai di avermi fatto questo!!”
“No! Sarai tu a pentirti di essere nato!!” strilla Freya avvicinandosi minacciosamente a lui e cominciando a bruciare la terra circostante agli invasori. In poco le fiamme cominciano ad essere vigorose e delle urla da parte dei nemici si fanno strada sempre più. Poi Katrin si avvicina ad Erin e la guarda male.
“Avevo un conto in sospeso con te, no?” dice mostrandole il pugno pieno di brina e ghiaccio. Corro verso Erin, bloccandole le strada per fuggire.
“Bennett, vuoi darmi una mano?” chiede sorridendo nervosa.
“Anche più di una, carina…” dico sferrando un pugno nel suo stomaco, mentre Katrin approfitta del momento per ghiacciarle il cuore.
“Nooo!!! Come avete osato!!” mugola dolorante, mentre i suoi capelli bruni diventano bianchi e la sua pelle raggrinzisce e impallidisce. 
“Dovevamo porre fine alla sofferenza di una donna. Una grande donna che tu hai fatto soffrire per anni… MIA MAMMA!!” tuono iracondo. Erin scuote la testa e si accascia a terra, poi chiude gli occhi, versando una lacrima che si cristallizza e svanisce in un luccichio, come tutto il corpo della ninfa. Katrin scoppia in un pianto nervoso, abbracciandomi forte.
“E’ finita tesoro… è finita…” sussurro baciandole i capelli.
“Ben… ho dovuto uccidere tante persone… in più ne ho viste due della mia famiglia morire!” singhiozza lei.
“La mamma non è sicuro che sia morta… il nonno…” entrambi scoppiamo a piangere, raggiunti da Freya che ci abbraccia, singhiozzante per via della morte di nonno Stoick. Non doveva finire così… no…

POV. HICCUP
Una volta portata mia moglie da Gothi, torno sul campo di battaglia che trovo completamente devastato. Bludivst sta battendo in ritirata, avvolto dalle fiamme, Storm, Sdentato e Burningligjt stanno attaccando l’Alpha che sembra essersi sottomessa a loro, mentre mia madre e i miei figli sono raggruppati vicino ad un corpo. Corro verso di loro e mi chino su mia mamma.
“Cos’è successo?” chiedo spaventato.
“Stoick…” mi è bastato sentire questa parola e vedere il corpo di mio padre coperto di sangue per capire.
“Oh no… no no no!!” dico mettendomi le mani nei capelli.
“Papà… il nonno ha detto che è orgoglioso di te e che avrebbe voluto esserti accanto per aiutarti con i tuoi doveri di capo….” Sussurra Ben in lacrime. Il mio cuore si spezza definitivamente a queste parole. Mi accascio sul corpo di mio padre e piango disperato. Oggi ho perso due persone: mio padre e la mia amata Astrid, tutto per colpa mia.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Epilogo ***


POV. BENNETT
Sono passati quattro giorni dalla battaglia e la vita a Berk è cambiata radicalmente. Da quando la mamma è da Gothi, Freya ha smesso di allenarsi con l’ascia, Katrin non gioca più con il ghiaccio, papà ha completamente perso la vitalità e piange ogni giorno, io non smetto di sentirmi in colpa. Nostro padre è diventato capo, ma non ha ancora voluto fare la cerimonia e non è stato ancora fatto nemmeno il funerale del nonno. Stiamo cercando tutti di rimettere a nuovo Berk, ferita e ricoperta di ghiaccio, distrutta per la perdita di un Capo villaggio importante e sicuramente il migliore fino ad adesso. Oggi è uno di quei giorni nei quali la casa è completamente silenziosa, non vola una mosca. Salgo le scale trovando entrambe le mie sorelle nelle loro camere, in totale silenzio. Papà è andato dalla mamma, le porta tutti i giorni dei fiori e sta un po’ con lei. Io non ho ancora avuto il coraggio di farlo, mi sento troppo in colpa e vederla stesa in un letto, con gli occhi chiusi per causa mia mi logora dentro. Entro nello studio e mi siedo a peso morto sulla sedia davanti alla scrivania, appoggiando la testa sulla superficie piatta del legno. Chiudo gli occhi e porto le mani fra i capelli, che stringo con rabbia. Lascio poi scivolare svogliatamente un braccio lungo il mio fianco, che urta contro qualcosa sotto la scrivania. Rizzo il busto e prendo tra le mani un taccuino. Lo apro e lo sfoglio, notando che è tutto scritto e firmato sempre dalla stessa persona, ovvero la mamma. Con un nodo alla gola, decido di leggere il primo e l’ultimo scritto presente nel libretto.

POV. HICCUP
Entro nella stanza di Astrid con un grande mazzo di rose bianche che metto in un vaso e appoggio sul comodino vicino al letto dove giace la mia amata. Mi siedo su una sedia, accanto a lei e le prendo una mano che stringo forte, portandomela alle labbra. Cerco di trattenere le lacrime anche se vederla così, con gli occhi chiusi e una pelle più pallida del solito, certamente non mi aiuta. Accarezzo con il pollice il dorso della sua mano, lasciando che una lacrima mi righi il volto sgorgando libera dai miei occhi smeraldini, proprio quando noto la fede che porta al dito.
“A-Astrid…” balbetto cominciando a piangere disperato, stringendo ancora di più la sua mano e carezzandole il volto con l’altra, accennando un impercettibile sorriso, soffocato da dolore e amarezza. “Amore mio… mi manchi tanto tesoro… la casa senza di te non è più la stessa, avvolta da un velo di tristezza e silenzio.  Perché amore mio? Perché a noi? Non puoi lasciarmi da solo, io senza di te non riesco a vivere! Nessuno saprà darmi amore come lo hai fatto tu, perché sei unica Astrid, la sola che sia mai riuscita a rubarmi il cuore. So che non puoi sentirmi, ma ho bisogno di dirti queste cose. Mi dispiace, mi dispiace per tutto, è solo colpa mia e non mi perdonerò mai la tua morte. Diventerò un uomo inutile, ricomincerò ad essere quella lisca di pesce parlante che ero a quindici anni e non saprò governare Berk, perché manca una cosa essenziale. Manca un pezzo del mio cuore, un pezzo della mia anima, un pezzo di me. Manchi tu amore. Maledico quella freccia che t’ha colpita e il fatto che tu ti sia sacrificata per il nostro Ben mi fa stare ancora peggio. Potevo farlo io, potevo benissimo buttarmi io al posto tuo… peccato che fossi lontano da te, peccato che per un momento io ti abbia lasciata da sola. Per questo io Astrid non so come perdonarmi, non so come perdonarmi i visi tristi dei nostri figli, il mio cuore frantumato e… la tua anima spenta. Scusami… scusami davvero.” Mi fermo, accarezzandole il viso e lasciandole un bacio sulla guancia, mentre il suo volto viene bagnato dalle mie lacrime che scorrono libere, inesorabili sulla mia faccia, sgorgando dai miei occhi arrossati e tremendamente colpevoli. “Non sono nemmeno degno di toccarti, dopo quello che ti ho fatto.” Sussurro guardandola immobile, quel suo viso candido, i capelli biondi e sciolti che la rendono ancora più eterea di quanto non lo sia già di suo. Le lascio un’ultima carezza sulla mano che ho tenuto stretta fino ad adesso e vi poso sopra anche un bacio poi mi alzo, notando che dal suo occhio destro esce una lacrima che solca la sua guancia. Sussulto e la riguardo ancora, stranito, poi metto le dita sulla maniglia fredda e glaciale. “Ti amo milady…” mormoro aprendo la porta e uscendovi, strisciando i piedi fino alla soglia principale della casa.

POV. BENNETT
Accarezzo tremante la firma di mia madre della prima lettera. Ne ha passate tante… l’assenza di mio padre, la morte dei suoi cari e poi… la tortura per anni di avere un figlio che la odia. Con le lacrime agli occhi, sfoglio velocemente le pagine per leggere l’ultima lettera, dubitando un po’ delle mie capacità di andare avanti. Mi schiarisco la voce, mi asciugo gli occhi e comincio la lettura. Ma il cuore mi si spezza, notando che lo scritto è indirizzato soltanto a me.


“Caro Bennett,
vorrei spiegarti alcune cose che ritengo importanti e mi piacerebbe che tu sapessi. A volte, durante la vita capita che madri e figli non si incontrino, ma una madre è quella che si sveglia ad ogni tuo respiro quando sei piccolo, e che non si addormenta se non ti sente rientrare  a casa quando sei adolescente. Bennett… fin dal primo momento in cui ti ho visto, appena ti hanno appoggiato sul mio petto, sei entrato nel mio cuore. Sei mio figlio e io ti amo tanto e… vedere che tu mi odi, mi eviti e non mi chiami nemmeno “mamma”… mi si spezza l’anima. Non faccio altro che chiedermi cosa ho sbagliato, se ti trascuro e magari penso più alle tue sorelle che a te, se ti do poco amore. Nei tuoi occhi vedo sempre una punta di amarezza e disprezzo. Vorrei capire da cosa sono dettati… so di non essere una madre perfetta, ma sto cercando di impegnarmi a darvi tutto quello che vi meritate, cioè tanto. D’altronde, il mestiere di mamma non si impara, come nemmeno quello di figlio. Vorrei darvi ciò che quando ero bambina io non ho avuto, ovvero l’amore. Solo vostro padre mi ha fatto capire cos’è, mi ha fatto conoscere questo meraviglioso e magico sentimento che porta grandi emozioni. Ed ora sto cercando di condividerlo con voi, perché siete la mia vita, insieme ad Hiccup.
Bennett, io ti voglio bene, sei un figlio meraviglioso non potevo chiedere di meglio. Sei un bravo ragazzo, amato da tutti. Se un giorno avrai voglia di dire alla tua mamma che cosa senti, di provare a spiegarle perché sei così pieno di rancore… lei ci sarà, ci sarà sempre amore. E ti aiuterà, in qualsiasi cosa, perché sei suo figlio, il suo bambino, il suo cucciolo… il suo tesoro.
La mamma ti ama tanto.
Astrid.”


Chiudo il libretto di scatto, credo di aver letto abbastanza. Abbastanza per capire che io non sono il Bennett di cui mia madre tanto va fiera. Io sono un mostro, ma soprattutto sono debole, incapace di badare a me stesso. Se fossi forte, non mi sarei mai fatto controllare da una stupida fatina. Ma invece è successo e questo ha portato anni e anni di tristezza in mia madre. Sbatto il taccuino sulla scrivania e corro fuori di casa, raggiungendo mio padre da Gothi. Lo incrocio sulla strada, ma nessuno ha il coraggio di dire qualcosa, così io procedo nella mia corsa. Con il fiatone, entro nella casa della druida e raggiungo la camera dove giace mia madre, chiudendo la porta e sedendomi vicino a lei.
“Mamma… ti confesso, mi è difficile pronunciare questo nome dopo così tanto tempo… posso dire, che mi è mancato il dolce suono di questa parola a me ignota fino a qualche giorno fa. Mi sento male a vederti così… Ti prego! Apri gli occhi! Di qualcosa!!! Di che mi odi, che sono un disastro, che faccio schifo!! Sono un figlio pessimo…!” urlo accasciandomi piangendo sul suo corpo e stringendola a me. “Una sola parola… una sola, cosicché capisca che non sei andata via, che non ci hai lasciati.. ti supplico mamma… queste sono parole scontate e non sono nemmeno paragonabili al male che ti ho fatto, lo so, ma ti prego perdonami. Perdona tutte le cattiverie che ti ho detto, tutto il dolore che ti ho fatto provare… Se solo avessi un altro giorno disponibile per dirti che sei la mamma migliore dell’Universo, che non è colpa tua, per abbracciarti e dirti che… che ti voglio bene. Non te l’ho mai detto! Non ti ho mai detto “ti voglio bene”! Come puoi amare un figlio che non ha mai avuto il coraggio di pronunciare quelle parole?! Come?! Tu sei troppo e non puoi avere un bambino schifoso come me… non puoi, non te lo meriti. Tu mi hai sempre voluto bene, nonostante io ti odiassi! Sei sempre stata forte e mi hai abbracciato, anche se io mi dimenavo fra le tue braccia. Mi hai baciato, sebbene io dopo mi sia pulito la fronte o la guancia. Mi hai sempre detto “ti voglio bene” malgrado non mi importasse niente. Ma non è vero! È tutto falso! Io ero solo intrappolato in me stesso da una stupida fata! E ora ho avuto la mia vendetta… perdendo te. Perché ti sei buttata al posto mio?! Io meritavo di morire.. dopo tutto quello che ti ho fatto, tu mi salvi? Mi faccio schifo da solo… che ragazzo sono diventato? Ti prego mamma… ascoltami dall’alto. Perdonami, perdonami davvero, non volevo farti del male.” Singhiozzo stringendola ancora di più e bagnando i suoi vestiti di lacrime. “T-ti voglio be-ne…”. D’un tratto sento ricambiare l’abbraccio e accarezzarmi la schiena.
“Anche io ti voglio bene Ben..”

POV. ASTRID
Apro debolmente gli occhi e accarezzo la schiena di mio figlio, ricambiando il suo abbraccio. Lui alza il viso tutto bagnato e mi guarda esterrefatto, mentre io cerco di sorridere.
“M-mamma…” dice stupito, saltandomi al collo. “Ti prego dimmi che non sto sognando…”
“No amore… non stai sognando.” Rispondo stringendolo a me con tutta la forza che ho. “Non devi scusarti Bennett. So tutto, so che non era colpa tua… è finito tutto, è finito…” lo rassicuro accarezzandogli dolcemente i capelli e coccolandolo, facendolo dondolare a sinistra e a destra, come facevo quando era bambino. Gli lascio un bacio sulla guancia bagnata, mentre una lacrima solca anche la mia, non riuscendo a frenare la commozione e la felicità di avere nuovamente mio figlio fra le braccia. “Come sta papà?” chiedo asciugandomi la lacrima e sorridendo a Ben.
“Malissimo… gli manchi da morire mamma. Non ha voluto fare niente in questi giorni. Né il passaggio a capo né il funerale del nonno.” Spiega lui. Strabuzzo gli occhi e perdo un battito.
“Cosa? Il funerale del… del nonno? Il passaggio a capo… Cos’è successo?!” domando.
“Ah è vero, tu non c’eri quando è successo. Beh… Fergus ha ucciso nonno Stoick.”
“C-come… Perché?!”
“Perché papà non ha sposato sua figlia.”
“Ma che… Odino santo…” dico riabbracciandolo e prendendo a piangere. Come ha potuto quel vecchio zoppo ammazzare papà per una cosa così… futile?! Cerco di riprendermi un attimo e stacco Bennett da me, per guardarlo negli occhi. “Facciamo una sorpresa a papi?” gli chiedo provando a sorridere. Lui annuisce energicamente e scende dal letto, aiutandomi a mettermi in piedi. Mi stiracchio un po’ la schiena e mi scrocchio le mani, poi cominciamo a correre verso casa nostra. Una volta arrivati ci fermiamo e io mi nascondo, lasciando entrare Bennett, fingendosi triste.
“Ciao Ben…” sussurra una voce rotta dal pianto, una voce che riconoscerei fra mille. Il mio cuore prende a battere all’impazzata, come fosse il mio primo appuntamento con lui, poi mi faccio avanti uscendo allo scoperto. Noto con dolcezza che Katrin, Freya ed Hiccup sono tutti abbracciati per consolarsi. Ma gli occhi smeraldini di mio marito mi guardano esterrefatti, mentre un sorriso si dipinge sui nostri volti. I bambini si mettono in un angolino per assistere alla scena, tutti felici nel vedermi sana e salva. Mi fiondo tra le braccia di Hic che mi stringe a sé con tutta la forza che possiede e mi accarezza la schiena.
“Per tutti gli dei di Asgard… Astrid tu sei… sei-“ non lo faccio finire che lo bacio dolcemente, allacciando le mie braccia al suo collo e sentendo le sue mani sui miei fianchi. Prolunghiamo il contatto finché non siamo costretti a lasciarci per riprendere fiato. Gli accarezzo i capelli e gli sorrido teneramente.
“….sono qui con te.” Termino al posto suo. Mi riabbraccia, affondando il suo viso sulla mia spalla coperta dalla treccia mezza sfatta.
“Ho temuto di perderti per sempre…” sussurra lasciandomi dei baci sul collo.
“Non sono mai stata morta. Da quello che ho capito, ero in uno stato di coma. Sentivo qualsiasi rumore, qualsiasi tocco sulla mia pelle… qualsiasi parola.” Spiego baciando una guancia ad Hiccup. “Non devi colpevolizzarti tesoro e… non sei inutile, perché io senza te non sarei nulla. Quindi sei indispensabile per tenermi in vita.” Mi giro verso Bennett e mi chino per abbracciarlo. “Tu invece devi pensare che tutto quello che è successo in passato non sia mai avvenuto. Mai. Me lo prometti?” gli chiedo dolcemente. Lui annuisce. “Bene. E mi vorrete per sempre bene?” domando a tutti i miei figli. In risposta vengo travolta da un abbraccio di gruppo, al quale si aggiunge pure mio marito. “Ok, mi pare sia un sì.”
“Astrid ci sono alcune cose che però dovremmo fare...” esordisce Hiccup quando tutti ci stacchiamo.
“Ah giusto… me ne ha parlato Ben. Mi dispiace tanto…” sussurro prendendogli una mano. Lui abbassa lo sguardo e sospira.
“Prima lo facciamo meglio è.” dice prima di uscire di casa. In poco tempo riuniamo tutti i Cavalieri, Valka e Skarakkio sulla spiaggia, sulla quale tutti ci aiutiamo a mettere in una barca il corpo di papà. Hiccup prende un arco e attende che il vecchio fabbro faccia l’introduzione.
“Quattro giorni fa è morto un grande uomo… è deceduto per l’onore della sua patria, tradito da un vecchio amico portatore di rancore. Possano le Valchirie accoglierti e guidarti sul grande campo di battaglia di Odino; possano cantare il tuo nome con amore e rabbia, così che noi possiamo sentirlo risuonare dalle profondità del Valhalla e capire così che hai avuto il posto che ti spetta al tavolo dei Re. Poiché è caduto un grande uomo, un guerriero, un capo tribù, un padre, un amico, un nonno e un marito. Possa tu Stoick vegliarci dall’alto e consigliarci la giusta via da percorrere.” Sussurra con voce rotta Skarakkio, mentre tende ad Hiccup il dardo che lui incendia, scoccandolo poi mentre una lacrima gli solca il viso. Noi altri scagliamo le nostre frecce infuocate, che seguono come una pioggia di stelle cadenti quella di Hic, accendendo di una luce aranciata la nave dove Stoick giace senza vita.
“Papà… papà mi dispiace così tanto… io non volevo causare la tua morte, non volevo essere io. Io ti voglio bene… te ne ho sempre voluto nonostante abbiamo avuto tanti litigi. Ora… vorrei tornare a casa e sentire la tua voce rimproverarmi perché non ti ho ascoltato, un’altra volta. Lo vorrei proprio, perché mi farebbe capire che tu sei qui con noi. E invece no… te ne sei andato, soltanto per colpa mia. Perché sono testardo e ho voluto fare di testa mia, pensando di poter fare una cosa inimmaginabile. Ma a quanto pare non sono quello che penso di essere, sono soltanto un irresponsabile. Come puoi mettere a capo di un’intera isola uno come me papà? Eri così convinto che io potessi essere un buon capo ma… ma non è così… avrei tanto voluto che tu fossi con me una volta deciso di salire al trono di Berk, per aiutarmi e dirigermi nei primi tempi, sperando di diventare bravo come te. Ma non è possibile essere come te perché sei unico… papà, ti prometto che ci metterò tutto l’impegno possibile nell’essere capo. Lo farò per te. Ti voglio bene…” singhiozza mio marito, versando qualche lacrima.
Raggiungo Hiccup e gli circondo la vita con un braccio e lui fa lo stesso con me.
“Mi ricordo quando eravamo più giovani e tu ti cacciavi costantemente in qualche problema, tuo padre rimediava ai disastri che combinavi… Ma ha sempre creduto che tu saresti diventato il vichingo migliore… e non ha mai smesso di crederci. Sono felice che non l’abbia fatto, perché tu sei il migliore di tutti… anche quando fallisci, rimani sempre il migliore, ma tu non vuoi ancora capirlo.” Sussurro poggiando la mia testa sulla sua spalla. “Sarai un capo meraviglioso Hiccup, so che tuo padre è davvero orgoglioso di quello che sei diventato e sarà altrettanto fiero di quello che sarai. Ti amo…” mormoro prima di baciarlo. Lo sento sorridere sulle mie labbra e cingermi i fianchi con le mani. Tre persone ci abbracciano mentre io ed Hic prolunghiamo il contatto e ci stringono forte. Le mie mani scivolano sulle loro teste, che accarezzo con dolcezza mentre mio marito si stacca da me e posa la sua fronte sulla mia, sorridendomi.
“Beh c’è una cerimonia da fare, non è vero?” esordisce Skarakkio. Tutti e cinque sorridiamo e insieme al resto della banda ci dirigiamo nella piazza, dove tutti i berkiani si sono già riuniti.

POV. KATRIN
Papà lascia un bacio sul capo alla mamma e si incammina verso Gothi, pronta per nominare nostro padre Capo di Berk. Lui si mette in ginocchio con aria seria e la druida intinge un dito in un unguento nero, segnando sulla fronte di papà una runa, simbolo del passaggio a capo villaggio.
“Lunga vita al nuovo capo!!” esclama Skarakkio, incitando tutti a festeggiare. Il popolo di Berk urla felice e acclama nostro padre, che si guarda intorno un po’ disorientato, accennando alcuni sorrisi.
“Kate!!” grida una voce a me familiare. Mi giro e trovo Liam fra le mie braccia. Ricambio l’abbraccio e noto che mio fratello mi sorride fiero. Liam si stacca da me e mi prende le mani, guardandomi nei miei occhi glaciali. Senza dirmi niente, mi posa un bacio sulle labbra e uno su una guancia, lasciandomi imbambolata a guardarlo andare via.
“Popolo di Berk, tutti nella Grande Sala! Dobbiamo festeggiare!!” esclama papà abbracciando la mamma e dando il via ad una corsa di vichinghi e draghi, pronti per celebrare l’evento.
“Kate, Freya, Bennett e Hiccup. Venite qui un secondo?” chiede la mamma, facendosi strada nella Grande Sala, stracolma di gente. Noi ci avviciniamo a lei che nel frattempo ha trovato un posto appartato nel quale parlare.
“Che succede?” chiede papà, sorridendo. Mamma ricambia il sorriso e gli prende una mano, che avvicina alla sua pancia.
“Credo che alla fine avremo il nostro Stefan.” Sussurra lei, guardandolo spalancare gli occhi gioioso.
“Avremo un fratellino?” chiede Freya entusiasta.
“Eh sì. E si chiamerà proprio Stefan.” Annuncia la mamma prima di essere baciata passionalmente da papà.


Questa è Berk,
una forte isoletta sperduta nel freddo Mar del Nord,
che ha resistito agli attacchi di pazze persone
che hanno cercato invano di rompere il legame indissolubile
di pace e amicizia con i nostri draghi. Ma se loro sono pazzi..
noi siamo fuori di testa e siamo fieri di esserlo.
Forse non saremo così forti come pensiamo ma…
Finché i nostri draghi saranno con noi, nessuno ci batterà mai!

 

FINE

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3106878