Lasciati odiare

di _IcePotter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sherlock, Watson e i grattacapi dei Jarlos! ***
Capitolo 2: *** What's going on in that beautiful mind? ***
Capitolo 3: *** I'm not in your list ***
Capitolo 4: *** Does he know? ***
Capitolo 5: *** 4, 3, 2...1! ***
Capitolo 6: *** Risks ***
Capitolo 7: *** No control ***
Capitolo 8: *** We are ***



Capitolo 1
*** Sherlock, Watson e i grattacapi dei Jarlos! ***


Lasciati Odiare
Sherlock, Watson e i grattacapi dei Jarlos!
Vedere Logan Henderson e Carlos Pena insieme era la cosa più scontata che si fosse vista al mondo. Erano amici praticamente da quando erano nati, si erano conosciuti nella culla. Per Logan, Carlos era una delle poche certezze che aveva nella vita. E, alla veneranda età di diciassette anni le sue certezze si contavano sulle dita di una mano. Ci stava riflettendo proprio in quel momento, mentre camminava con molta nonchalance lungo il corridoio che lo avrebbe portato a lezione di storia, la prima di tutta quella lunga settimana. La prima certezza che aveva era indubbiamente Carlos. Era il suo migliore amico e quello che gli stava accanto sempre e comunque, non importava del resto. La seconda certezza era che le ragazze fossero un universo oscuro e misterioso dalla quale era meglio tenersi a distanza il più possibile, non importava quanto potessero apparire appetibili. La terza, si era detto mentre imboccavano un corridoio lungo e stretto e il suo migliore amico andava a sbattere contro una figura alta e slanciata arrossendo all’inverosimile, era che Carlos Pena era ridicolmente e follemente innamorato di James Maslow, che altrettanto ridicolmente e follemente ricambiava i suoi sentimenti. E l’ultima, ma non meno importante aveva riflettuto infine mentre dava una mano a Carlos per rialzarsi mentre una familiare figura bionda faceva lo stesso con James, era che odiava Kendall Schmidt con ogni fibra del suo essere.
Dopo l’incontro-scontro con il duetto delle meraviglie, come a Logan piaceva tanto chiamarli soltanto per dare fastidio al latino, erano entrati nella classe di storia soltanto per apprendere che il loro professore era assente e che non avrebbero avuto la tanto temuta interrogazione sulla rivoluzione industriale per almeno una settimana. Ghignando, Logan si era issato su un banco mentre le ragazze si voltavano a fissare a bocca aperta la trazione dei suoi bicipiti. Il suo ghigno si era allargato mentre Carlos prendeva posto accanto a lui, scuotendo la testa con finta disapprovazione. Il moro si era sdraiato, con la schiena sospesa nel vuoto e la testa poggiata in un banco che stava dietro, rilassandosi. Avrebbe sicuramente evitato un impreparato per un bel po’, aveva il suo migliore amico e la prospettiva di una settimana meravigliosa. Insomma, si era ormai bellamente convinto che nulla potesse andare storto. E quando mai lui aveva ragione su qualcosa?
***
La giornata scolastica nel complesso era andata piuttosto bene. Si era rilassato e divertito sul campo di hockey nel pomeriggio e poi era tornato a casa dove aveva saputo che sua madre gli aveva preparato la sua cena preferita, ovvero le lasagne. Subito dopo cena si era rintanato nella sua stanza per suonare un po’ in santa pace. Suonava la chitarra da ormai molti anni ed era una delle poche cose che riuscisse veramente a rilassarlo per davvero. Quando suonava qualcosa in lui cambiava, non avrebbe saputo spiegarlo altrimenti.
Aveva appena finito di accordare la sua chitarra e stava per iniziare a suonare il brano dei blink-182 che aveva ascoltato quella mattina quando gli eventi avevano iniziato ad andare per il verso sbagliato.
Il suo telefono, fedelmente riposto nella tasca dei pantaloni aveva vibrato, segno dell’arrivo di un messaggio. Logan aveva sbuffato, prendendo il cellulare e aprendo il messaggio. Numero sconosciuto.
-Henderson?- recitava il messaggio. E chi era che lo scocciava a quell’ora?
-Ti conosco?- non aveva affatto voglia di essere gentile, non in quel momento. Gli scocciava ammetterlo, ma non riusciva a fare a meno di pensare a quanto Carlos fosse fortunato. La sua cotta per James era ovviamente ricambiata, sarebbe stata solo questione di tempo prima che si mettessero insieme, ci avrebbe scommesso. Lui invece non aveva ancora trovato nessuno in grado di fargli battere il cuore e la cosa lo infastidiva. Avrebbe voluto anche lui qualcuno da guardare con la bava alla bocca, con il quale scambiare messaggini melensi durante le lezioni e con cui condividere tutto. Era gay e non aveva mai fatto mistero della cosa, ma per le mutande di Merlino, anche Carlos lo era eppure eccolo lì. Sbuffando aveva sbloccato nuovamente il cellulare, accorgendosi di avere un nuovo messaggio.
-Sono Kendall.- aveva scritto il mittente sconosciuto, ormai non più così sconosciuto. La piattola che gli scriveva? Questa sì che era una novità! Se avesse avuto un diario, sarebbe corso immediatamente a scriverglielo.
-Piattola! Ma chi ti ha dato il mio numero?- aveva digitato velocemente, incredulo. Kendall era una delle poche persone a scuola che non gli nascondeva l’astio che provava per lui. Lo divertiva come cercasse sempre di rispondergli a tono e non si facesse mai intimidire da quello che gli diceva. L’ennesima vibrazione lo aveva distorto dai suoi ragionamenti contorti.
-La pianti di chiamarmi piattola? Mi irrita  -.-“ James comunque.- Logan aveva ridacchiato sommessamente. Era davvero convinto che prima o poi avrebbe smesso di chiamarlo in quel modo? Che illuso.
-Ecco perché lo faccio ;) Tra l’altro, chi ha dato il mio numero a James?- non ricordava che lui e il biondo avessero amici in comune ed era pressappoco impossibile che fosse stato lui a darglielo, altrimenti se ne sarebbe ricordato.
-Simpatico, davvero… C’è bisogno davvero di farmi questa domanda?- quel ragazzo non si smentiva proprio mai. Non gliel’avrebbe lasciata vincere mai.
-Carlos?- aveva scritto mentre alzava gli occhi al cielo. Lato negativo dell’essere innamorati: diventi una pallina di gelato.
-Carlos.- d’accordo, i Jarlos –ormai gli aveva addirittura dato un nome- erano sempre più smielati e disgustosamente dolci, ma questo non spiegava perché Kendall gli stesse scrivendo alle undici di sera.
-E…? Perché hai voluto il mio numero?- okay, si stava comportando in maniera gentile. O meglio, ci stava provando. Non lo aveva mandato a fanculo, non gli aveva detto di morire al rogo e non lo aveva neppure insultato. Piattola non veniva considerato come un insulto. Ma ciò non toglieva la stranezza di tutta quella situazione. Che cavolo voleva adesso quel ragazzo da lui?
-Dovrei chiederti un favore. E no, la cosa non mi fa piacere, neppure un po’.- un favore? La cosa si faceva interessante, aveva pensato ghignando ed affrettandosi a rispondere.
-Se ti sei finalmente reso conto di quanto io sia meravigliosamente sexy e vuoi scopare con me, mi dispiace dirti che non sono disponibile.
-Piuttosto che scopare con te diventerei prete. Sono gay, non cieco ;)- Logan aveva sbuffato, mentre una vena iniziava a pulsargli pericolosamente sul collo. Era meglio che gli dicesse quello che voleva e subito anche, perché iniziava a perdere le staffe. E no, non perché gli desse fastidio che la piattola non fosse interessato a lui, affatto.
-Spara. Ma fa alla svelta, non ho tempo da perdere con te. C’è gente che pagherebbe per parlare con me in questo momento, spero che tu ne sia consapevole.-
-Posso solo immaginare. Comunque sarò breve: si tratta di James e Carlos. Ho bisogno di una mano per aiutarli a mettersi insieme, dato che a quanto pare da soli non sono in grado di combinare nulla. E mi servirà il tuo aiuto dato che, per quanto mi faccia orripilare il pensiero, tu sei il migliore amico di Carlos. Comunque immagino che sia il caso di lascarti ai tuoi sporchi affari, vediamoci domani all’ora di pranzo in giardino.- Logan aveva sollevato un sopracciglio, scettico.
-Per quanto noterei la tua presenza perfino bendato in una stanza buia, mi spieghi come dovrei fare a riconoscerti? Il giardino è enorme.
-Vicino al cancello, alla destra, ti va meglio come indicazione? O vuoi che ti faccia un disegnino esplicativo?- simpatico il ragazzo, davvero molto simpatico.
-No, grazie. E chi ti assicura che io verrò?- la risposta era arrivata solo dopo qualche minuto. Nel frattempo lui aveva lasciato la chitarra in un angolo e si era sdraiato in un angolo, ricordandosi improvvisamente che doveva ancora studiare storia e fare gli esercizi di algebra. Oh, ci avrebbe pensato il giorno dopo! Non lo avrebbe mai ammesso, eppure tutta quella situazione gli mandava i brividi lungo la colonna vertebrale. Gli piaceva l’idea di comportarsi da Cupido e non ne poteva più di ascoltare il suo amico lamentarsi di questa o di quell’altra cosa che gli era successa con James. Forse la piattola non aveva idee così terribili, dopotutto.
-Nonostante somigli più ad un robot che ad una persona, so che vuoi bene a Carlos e so che anche lui te ne vuole. È l’unico che ti è rimasto accanto in tutti questi anni e che ti ha sempre difeso a spada tratta e sono sicuro che ti taglieresti un braccio per lui. Quindi verrai, sono sicuro.- Logan aveva corrugato le labbra in una smorfia crucciata. Odiava mostrarsi sentimentale e non gli andava affatto a genio l’idea che qualcuno fosse riuscito a capire il legame che lo legava al latino così a fondo pur non conoscendolo affatto.
-Forse hai ragione…- aveva scritto, lasciando la frase a metà. Meglio evitare che si montasse troppo la testa, preferiva lasciargli il beneficio del dubbio.
-Io ho sempre ragione ;) Buonanotte, Logan- gli aveva scritto il biondo in un vano tentativo di fare una battuta. Il moro aveva represso un sorriso che aveva minacciato di spuntargli sulle labbra.
-‘Notte piattola!- aveva risposto velocemente e con più enfasi di quanto avrebbe voluto. Poi si era infilato sotto le coperte e si era addormentato con ancora i vestiti addosso, curioso di ciò che lo attendeva il giorno successivo. Al diavolo la storia e l’algebra!
***
L’indomani era arrivato prima che potesse rendersene conto. In quelli che gli erano sembrati due minuti si era già vestito ed era già stato spinto fuori di casa da sua madre, che era di fretta poiché in ritardo al lavoro. Aveva fatto a piedi la strada che lo separava da scuola, trattandosi di a mala pena qualche isolato. Era arrivato in pochi minuti, stranamente in ritardo. Era entrato nell’ampio cortile aggiustandosi con una mano il ciuffo ribelle. Molte teste si erano voltate al suo passaggio e lui di certo non poteva che essere d’accordo con tutta quella gente che lo osservava a bocca aperta.
Ecco Logan Henderson: non troppo alto, muscoloso, occhi scuri ed imperturbabili, capelli scuri seppelliti sotto valanghe di gel. Lungo il percorso che lo separava dall’aula di matematica avanzata, il corso che aveva alla prima ora, parecchi sguardi si erano voltati nella sua direzione facendogli sollevare un angolo delle labbra. Era divertente come le ragazze continuassero ancora a morirgli dietro, davvero.
Aveva quasi raggiunto la classe quando qualcosa poggiato ad un armadietto l’aveva distratto. Capelli biondi e spettinati, occhi allegri e sempre sorridente, Kendall Schmidt poteva essere tranquillamente definito come il suo opposto. Vicino a lui stava Jo Taylor, la sua migliore amica nonché prima della classe in continua competizione con Logan. Sbuffando (stava diventando un brutto vizio ormai), aveva ripreso a camminare soltanto per essere poi distratto di nuovo da qualcosa di insolito. Il biondino era scoppiato a ridere per chissà quale battuta fatta da Jo ed era qualcosa di semplicemente meraviglioso. Gli angoli della bocca curvati all’insù che lasciavano scoperti i denti bianchissimi e gli occhi brillanti come non glieli aveva mia visti. Forse perché lui non lo aveva mai visto ridere. All’improvviso qualcosa in un punto imprecisato tra il suo cuore e il suo stomaco aveva preso ad vorticare velocemente. Non avrebbe saputo dire di cosa si trattava, ma era stranamente piacevole. Il suo cuore aveva perso distintamente un battito, prima di prendere a pompare molto più velocemente del normale.
Logan aveva svoltato l’angolo quasi correndo, mentre sentiva distintamente le guance arrossarsi senza un motivo apparente.
Ma che cazzo…?
***
L’ora di pranzo era arrivata molto più velocemente di quanto si sarebbe aspettato. Per sua fortuna non aveva avuto lezioni né con Carlos né con Kendall, quindi almeno per un po’ aveva potuto stare solo con i suoi pensieri. Davvero non riusciva a spiegarsi quello che era successo quella mattina in corridoio. Le possibilità in realtà erano due: o un principio di infarto lo aveva colpito senza preavviso, oppure… diamine, non voleva neppure pensarci. No, doveva essere stato qualcos’altro. E comunque in quel momento non aveva tempo per pensarci. Aveva un “appuntamento” in giardino ed era anche in ritardo.
Si era sistemato il ciuffo con una mano cercando di apparire il più disinteressato possibile, mentre un oceano di emozioni inspiegabili sembrava farsi beffe di lui. Doveva calmarsi, che diamine. Non era mica una ragazzina in preda alle crisi ormonali lui, giusto? No, non lo era quindi… calma e sangue freddo.
Il giardino della loro scuola era veramente enorme. Si estendeva per diversi centinaia di metri dietro l’edificio scolastico ed era un’immensa distesa verde piena di fiori di ogni varietà e colore che Joseph, il loro vecchio ed affezionato giardiniere, coltivava con amore ogni giorno. Nel complesso dava un’idea di felicità non indifferente che riusciva sempre a far spuntare un sorriso a tutti. Vicino al muro est della scuola c’era una piccola fontana che zampillava e dalla quale fuoriusciva acqua limpida, che produceva un suono veramente piacevole all’udito. La giornata era veramente splendida. Nonostante fosse soltanto aprile, il sole brillava già alto nel cielo producendo sfumature di mille colori sul prato colmo di residui d’acqua della pioggia della sera precedente. Molti ragazzi avevano deciso di approfittare del caldo per concedersi di pranzare fuori, mentre lui aveva deciso di saltare il pranzo, troppo ansioso di scoprire cosa quel biondo da strapazzo che la sera prima lo aveva scosso in quel modo avesse da dirgli.
Lo aveva trovato poggiato sul muretto del cancello, a quell’ora ovviamente chiuso, con un sorriso beffardo sulle labbra che lui aveva subito ricambiato con uno altrettanto strafottente. Tipico. Eppure, perché sentiva che improvvisamente c’era qualcosa che non andava? Perché aveva l’improvvisa voglia di sorridergli, sorridergli davvero? Doveva essere ammattito durante la notte, non c’era altra spiegazione.
-Allora, Henderson, hai intenzione di restare in piedi tutto il giorno oppure vuoi sederti?- aveva chiesto Kendall, inarcando un sopracciglio. Si era ricavato un piccolo cantuccio nell’unico punto in cui una grossa quercia riparava il muretto dal sole e lo spazio era largo per due persone scarse. Sollevando il labbro con fare quasi schifato il moro si era seduto, voltandosi con malcelata curiosità verso l’altro.
-Ebbene? Questa tua fantomatica idea? Di che si tratta?- aveva domandato con impazienza. Stranamente aveva iniziato a sentire ancor più caldo di quanto non ne sentiva sotto al sole e la cosa era alquanto sospetta. Il suo cuore poi aveva ripreso ad accelerare e la strana cosa che si agitava nel suo stomaco era tornata alla carica. Non era normale, affatto. Che fosse la vicinanza del biondastro a fargli quello strano effetto? Impossibile, si era detto scuotendo appena la testa.
-Beh, in realtà è piuttosto semplice. Sappiamo tutti e due, o meglio tutto il mondo sa, quanto Carlos e James siano cotti l’uno dell’altro, temo che ormai sia innegabile. E io penso che starebbero bene insieme, nonostante tutto. E almeno così James smetterebbe di rompere le scatole ogni singolo giorno con la storia che Carlos non è innamorato di lui, che Carlos ha parlato con questo o con l’altro ragazzo… notizie che, detto sinceramente, non m’interessano affatto. Quindi, per quanto mi faccia ribrezzo l’idea di chiederti un favore, come ti scrivevo ieri, so che faresti qualunque cosa per lui. Ti va di darmi una mano a farli mettere insieme? Insieme nel vero senso della parola. Insieme dalla mattina alla sera, di quelli che si scambiano paroline dolci e si baciano su ogni superficie piana disponibile e che farebbero sesso anche in uno stanzino delle scope. Allora, ci stai?- aveva detto, con un sorriso che piano paino si faceva largo tra le labbra rosee. Era evidente quanto fosse entusiasta dell’idea e del resto anche lui avrebbe gradito che il suo migliore amico la piantasse di raccontargli nel dettaglio ogni singolo movimento di James perché, davvero, non gli importava.
-Certo che sì. Ma non sentirti onorato piattola, lo faccio soltanto per Carlos.- aveva detto facendogli una linguaccia alla quale il biondo aveva prontamente risposto con un terzo dito. Era questo che gli piaceva di lui. Non aveva peli sulla lingua, non si vergognava di rispondergli a tono anche se male ed era l’unico a scuola oltre a Carlitos che si sarebbe mai azzardato a fare un gesto del genere a lui.
-Questo era ovvio, nemmeno io lo faccio per te, se è di questo che parli.- aveva risposto Kendall, piccato. I suoi occhi verdi emanavano scintille e aveva un sopracciglio lievemente inarcato.
-Comunque sia, hai un piano? Insomma, ho capito che dobbiamo farli mettere insieme, ma come diamine facciamo? Non possiamo mica chiuderli in una stanza fino a quando non si decideranno a fare sesso, perché, per quanto mi piaccia l’idea, conoscendo quei due staranno tutto il tempo ad arrossire e non si sfioreranno neppure per sbaglio.
-Intanto possiamo combinargli un appuntamento a sorpresa, che ne dici? Magari al cinema. Io chiedo a James se viene a vedere un film con me e tu lo chiedi a Carlos, poi facciamo finta di incontrarci per sbaglio e al momento giusto li lasceremo da soli.
-E come fai ad essere sicuro che nessuno di loro due decida di darsela a gambe una volta resosi conto della situazione?- aveva chiesto, un po’ scettico all’idea.
-Beh, noi resteremo al cinema senza farci vedere, mi sembra ovvio!- aveva detto agitando le braccia –Saremo come Sherlock e Watson!
-Certo come no- aveva ribattuto immediatamente Logan, con il tono diviso a metà tra il serio e il sarcastico- Sherlock, Watson e i grattacapi dei Jarlos!- aveva esclamato, volutamente sarcastico. Poi Kendall era scoppiato a ridere, una risata vera e sincera che gli aveva immediatamente riscaldato il cuore e aveva interrotto per un brevissimo istante il flusso incoerente dei suoi pensieri, e il mondo aveva improvvisamente perso senso. Sembrava che tutto al mondo fosse sparito, che non restasse nulla più al di fuori di quel suono meraviglioso e cristallino. Era già la seconda volta che gli succedeva durante la giornata e non era una cosa normale. Eppure in quel momento gli sembrava di non sapere più nulla. L’unica cosa che sapeva era che avrebbe voluto prenderlo e baciarlo.
Merda.


 

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Capitolo 2
*** What's going on in that beautiful mind? ***


Lasciati Odiare
What's going on in that beautiful mind?
Erano passati quattro giorni da quando Logan e Kendall avevano iniziato a mettere a punto il loro malefico piano, ma la situazione fino a quel momento era rimasta più o meno stabile. James e Carlos continuavano a sbavarsi dietro inconsapevolmente e Logan non era ancora riuscito a spiegarsi cos’era quell’insana e irrazionale voglia di baciare il biondino.
Quel pomeriggio, i due si sarebbero dovuti incontrare per decidere come procedere. Avevano fatto una lista di diversi luoghi dove avrebbero potuto incontrarsi “casualmente” prima di mettersi d’accordo e decidere che il cinema era il posto ideale per un primo appuntamento.
Kendall aveva deciso di vedersi in un bar appartato al centro della città, in modo da poter discutere tranquillamente senza correre troppi rischi che qualcuno della scuola li vedesse parlare. L’appuntamento era fissato per le quattro e mezza, ma dalle quattro Logan era fisso davanti all’armadio alla disperata ricerca di qualcosa da mettersi. Dopo aver svuotato l’armadio e aver urlato per dieci minuti come una ragazzina in piena crisi isterica –ringraziava tutte le divinità esistenti che quel giorno fosse da solo a casa- aveva deciso di mettere un paio di pantaloni neri e una camicia a quadri, con sotto una maglietta dei Nirvana, una band che adorava. Ai piedi aveva le Converse nere che si ostinava ad indossare nonostante ormai stessero cadendo a pezzi. Alle quattro e venti si era sbattuto la porta alle spalle, iniziando a correre come un forsennato per cercare di arrivare in orario. Era una cosa elementare: lui e la puntualità erano agli opposti, non riuscivano proprio ad andare d’accordo. Non importava quanto prima iniziasse a prepararsi, sarebbe comunque arrivato con l’acqua alla gola –a meno che non ci fosse Carlos con lui, ma quella era l’eccezione che serviva a confermare la regola-
Aveva attraversato un paio di isolati e aver rischiato di tramortire almeno una dozzina di vecchiette con la borsa della spesa che avevano poi cercato di colpirlo con i loro bastoni da passeggio, aveva intravisto il bar e aveva rallentato l’andatura, sperando di riuscire a ricordare come si faceva a respirare. Proprio quando gli sembrava di essersi ripreso, la vista di Kendall gli aveva mozzato il respiro. Indossava le Vans grigie e un paio di jeans scuri strettissimi che gli fasciavano alla perfezione le lunghe cosce. Per concludere, aveva una maglietta color bianco candido e un paio di occhiali da sole firmati, pigramente infilato tra le ciocche ribelli dei capelli. Cercando di assumere un’aria normale –“Quello è Kendall. Non è bello. Non è carino. Non ti piace.”- aveva preso a camminare nella sua direzione, salutandolo con un cenno della mano appena accennato. Il biondo aveva ricambiato il saluto con entusiasmo, e al moro era sembrato tremendamente un bambino davanti ad un pacchetto di caramelle. Aveva un sorriso largo dipinto sul viso, che faceva risplendere i denti bianchissimi, mentre gli occhi erano illuminati dai raggi pallidi del sole, che sembravano essersi messi d’accordo per illuminare ogni più piccola sfaccettatura di quei pozzi smeraldini. Era bello, terribilmente bello. Sembrava che ogni cosa si eclissasse al suo cospetto. Calma Logan. Probabilmente tutti quei pensieri volevano dire soltanto una cosa: attrazione fisica, la cosa più banale esistente al mondo. Gli piaceva semplicemente il fatto che Kendall avesse un bel corpo, più che altro perché era l’unico ragazzo gay non impegnato che conosceva. Beh, in quel caso James e Carlos non contavano. Insomma, pensava soltanto che avesse un bel corpo, non c’era nulla di strano in quello. Gli sarebbe piaciuto baciarlo e magari anche qualcosa in più, ma si trattava di banale attrazione. Niente sentimenti o stronzate del genere. Soltanto attrazione fisica e stop.
-Allora, hai intenzione di startene lì tutto il giorno come uno stoccafisso?- gli aveva chiesto Kendall, inarcando le sopracciglia. Lui, mentre il moro era preso dai suoi pensieri, aveva iniziato a camminare verso il locale prima di accorgersi che l’altro non lo stava seguendo.
-Uhm, cioè, eh?- aveva detto Logan, cadendo un po’ dalle nuvole. A quella sua bizzarra reazione il biondo lo aveva arpionato per un braccio in maniera non troppo delicata e lo aveva trascinato all’interno del bar. Era un locale piccolo e scuro, illuminato da delle luci psichedeliche e da qualche rada lampada che pendeva dal soffitto. I tavoli e gli sgabelli dove la gente poteva sedersi per stuzzicare qualcosa erano di un bianco lucido, così come il bancone dietro al quale almeno tre ragazzi che potevano avere al massimo vent’anni servivano bibite elargendo sorrisi un po’ a tutti. Le cameriere invece erano tutte ragazze, che giravano con un’uniforme striminzita che serviva a coprire ben poco.
-Un tavolo per due- aveva detto Kendall alla cameriera che si era avvicinata per prendere le loro ordinazioni. Era davvero una bella ragazza, con i capelli lunghi e mori e gli occhi blu come il cielo d’estate, e probabilmente lei pensava lo stesso del biondino, dato che gli aveva rivolto un enorme sorriso prima di condurlo verso un tavolo appartato posizionato vicino al bancone, ma stranamente a distanza da tutti gli altri. Lo teneva per il braccio, continuando a sorridergli largamente anche dopo che sia lui che Logan si erano seduti.
-Grazie mille- le aveva sorriso di rimando Kendall, ammiccando appena nella sua direzione. Non sei geloso, non sei geloso, non sei geloso. Non era geloso, davvero. Avrebbe soltanto staccato a morsi la testa di Jenny –questo era il nome che leggeva nel cartellino attaccato alla divisa-, ma quella non si chiamava gelosia. Gli sarebbe soltanto piaciuto che la ragazza non riservasse tutti quei sorrisi per l’altro e che magari si accorgesse della sua presenza. Pronto, Logan chiama Jenny, non sono sotto il mantello dell’invisibilità. Eppure sentiva che non si trattava soltanto di quello. Cosa diamine stava succedendo nella sua testa? Non era assolutamente normale che sentisse tutte quelle emozioni per una persona che lo attraeva soltanto fisicamente, no? Si sentiva assurdamente confuso.
Dopo aver ordinato –entrambi un panino alla piastra e una coca cola- si erano seduti e avevano aspettato che Jenny si fosse allontanata almeno un po’ prima di cominciare a parlare del reale motivo per il quale erano lì.
-Allora, uhm, il cinema...- aveva cominciato Logan con tono stranamente insicuro. Lui non era mai insicuro. Kendall gli faceva decisamente un pessimo effetto. Sentiva il sangue defluire lungo le sue guance, segno che era sulla buona strada per assomigliare ad un pomodoro maturo.
-Il cinema, certo!- aveva risposto entusiasta l’altro, apparentemente ignaro di quello che stava provando il moro in quel momento- è il luogo migliore per organizzargli un appuntamento credimi. Inoltre, se scegliamo con cura ed attenzione il film è probabile che James e Carlos credano davvero che ci siamo incontrati per caso. Insomma, quale ragazzo della nostra età non vorrebbe vedere un bel film tutto sparatorie e combattimenti eroici? Nessuno, dai.
-Hai ragione- aveva annuito il moro, convito- anche perché  Carlos adora quel genere di film, non credo che sarà troppo sorpreso se gli propongo di andare a vederne uno. Tu invece come pensi di fare con James?
-Facile, ho già scelto il film. Si chiama una cosa del tipo All’ultimo sangue e James aspetta l’uscita di questo film da almeno due anni, dato che conosce a menadito tutti gli attori e i personaggi. Probabilmente sarà proprio lui a propormi di vedere la prima di film quando scoprirà che sta per essere trasmesso, di questo non c’è da preoccuparci. L’unica cosa che un po’ mi preoccupa è invece quella dei posti: come faremo ad essere sicuri che si siederanno vicini?
-Oh, a questo ci penso io!- aveva trillato Logan, lasciandosi un po’ traportare dal modo in cui con Kendall sembrasse tutto così facile- Basterà sfruttare la confusione presente in sala nei cinque minuti che precedono il film. Intanto fingeremo di incontrarci per caso e insisteremo per sederci tutti insieme, e anche se questo ai loro occhi potrebbe sembrare strano non ci faranno neppure caso presi come saranno l’uno dall’altro. A questo punto, noi due insisteremo per non sederci vicino e loro due si siederanno vicini soltanto per tenere noi il più a distanza possibile. Una volta fatto questo, io farò finta che qualcuno mi chiami al cellulare e uscirò dalla sala per rispondere, tornando a film iniziato quando ormai la sala sarà piena e tu avrai fatto occupare a qualcuno il mio posto cercando di far passare la cosa per uno scherzo dei tuoi.
-E poi?- aveva chiesto il biondo, chiaramente impressionato dall’ingegno dell’altro.
-Fatto ciò io guarderò la prima metà del film per i fatti miei, scusandomi poi durante l’intervallo e dicendo che al mio ritorno non avevo trovato più posti. Voi allora tornerete a sedervi per guardare il secondo tempo ed è lì che entri in gioco tu. Dovrai dire che hai fame e alzarti una manciata di minuti dopo che lo spettacolo è iniziato, soltanto per venire a sederti vicino a me, che ti terrò il posto occupato anche durante il primo tempo. A questo punto James e Carlos si ritroveranno da soli e spero che riescano almeno a prendersi per mano per la prima volta. Allora piattola, che ne pensi? Sono proprio un genio, vero?- gli aveva chiesto ammiccando. L’altro non aveva avuto il tempo di rispondergli perché Jenny era tornata con le loro ordinazioni. Le aveva poggiate maldestramente sul tavolo, riprendendo a sorridere al biondino. Logan si era augurato che le venisse una paralisi facciale a forza di sorridere in quel modo. Aveva iniziato a bere la sua coca cola nel modo più rumoroso possibile e quello era sembrato sufficiente a far riprendere la cameriera, che aveva gettato un’ultima occhiata adorante a Kendall, per poi sorridere in maniera accennata anche a lui e avviarsi verso un altro tavolo dove un ragazzo e una ragazza si stavano sbracciando per attirare la sua attenzione.
-Pft, disperata.- aveva commentato maligno il moro, riprendendo a bere dalla lattina. Il biondo aveva inarcato un sopracciglio, vagamente divertito, ma non aveva commentato. Aveva dato un morso al suo toast ancora caldo, godendosi la sensazione del formaggio caldo in bocca. Stranamente il silenzio che era calato tra di loro non era un silenzio pesante. Entrambi sembravano tranquilli e non c’era traccia dell’avversità che dimostravano l’uno nei confronti dell’altro mentre si trovavano a scuola. Al contrario, visti da fuori potevano quasi essere scambiati per amici di vecchia data o magari anche per due ragazzi alle prese con il loro primo appuntamento. A Logan era quasi andato di traverso un pezzo del panino dopo aver formulato quel pensiero. Loro due erano semplicemente alleati. Avevano uno scopo comune, nulla di più. Entrambi erano interessati a far mettere insieme quelle due zucche vuote, dopo di che ciao e chi si è visto si è visto.
-E comunque- aveva detto Kendall dopo un paio di minuti, interrompendo il silenzio idilliaco- penso che il piano sia okay e no, non fare quella faccia da montato ti prego, quasi quasi buona, se consideriamo che l’hai avuta tu.- aveva concluso iniziando a picchiettare le nocche sul tavolo e facendo una buffa smorfia con il viso. A quell’espressione il moro non aveva potuto fare a meno di scoppiare a ridere e anche l’altro dopo poco si era unito a lui. Le loro risate unite, che sembravano così uniche e particolari, così loro erano durate per qualche minuto. Dopo essersi ripresi, avevano cercato di riprendere il discorso di poco prima.
-Quindi, quando si va al cinema?- aveva domandato Logan curioso.
-Uhm, domani sera, per te va bene?
-Dovrò controllare nella mia fittissima agenda, ma sì, credo di essere libero.- era quasi certo di aver visto il biondo mimare un “montato” con le labbra a quelle parole e inconsciamente aveva sollevato appena gli angoli della bocca, in uno strano principio di sorriso.
-Ah, ma scusa la domanda un po’ invadente, ma non riesco a trattenermi dal chiedertelo: anche Carlos non fa altro che parlare di James? Perché lui ormai parla solo di questo, sta diventando una cosa impossibile, cavoli.
-Oh, altroché! Pensa che ieri mi ha detto che è riuscito a scoprire che cosa mangia a colazione. Ho avuto paura di chiedergli se lo avesse seguito per assicurarsi della cosa, dico davvero!
-Lo ha fatto sul serio?- aveva chiesto Kendall sbigottito, spalancando appena gli occhi –Beh, James ha fatto di peggio, credimi. Voleva scoprire che profumo usasse Carlos e ha avuto il coraggio di scassinare il suo armadietto per annusare una sua maglia e scoprire il profumo!
-Aspetta, ma allora siete stati voi a scassinargli l’armadietto a dicembre? E lui che è ancora convinto che sia stata Erin Sanders, la mia migliora amica, soltanto perché si era dimenticato di passarla a prendere per portarla in piscina!
-Che cosa?- aveva chiesto Kendall ridendo- è davvero convinto che sarebbe stata in grado di are una cosa del genere? Che cosa gli ha fatto di male quella povera ragazza perché Carlos pensi una cosa del genere?
-Oh, non lo so, non chiedermelo! Certo di tanto in tanto appare un pelino troppo lunatica, ma a parte questo è abbastanza simpatica. A parte quando si avvicina un compito in classe, o quando deve fare una gara di nuoto oppure quando…
-Credo di aver capito il tipo, grazie tante- lo aveva interrotto il biondino ed entrambi avevano riso a mezza voce, guardandosi negli occhi e abbassando ritmicamente lo sguardo.
-Dai, parlo sul serio quando dico che non è male! Purtroppo una volta ha scandalizzato Carlos, perché si è fatta trovare davanti casa sua mentre tagliava le querce secolari del suo giardino, dato che doveva interpretare non so che ruolo in una pubblicità! Credo che lo abbia davvero sconvolto, poveretto.
-Ugh, certo che deve essere simpatica, uno di questi giorni la voglio conoscere! Andrebbe d’accordo con le manie di grandezza di James, potrei giurarci. Io adoro quel ragazzo, è il mio migliore amico, ma credo che non si separi dallo specchio neppure quando dorme, è una cosa un po’ inquietante!
-Gira veramente sempre con lo specchio? Io pensavo che fosse soltanto una diceria dei corridoi di scuola!- aveva esclamato Logan sconvolto, inarcando le sopracciglia.
Erano rimasti in quel bar per oltre due ore, bevendo coca cola e cioccolata calda nonostante l’inverno fosse ormai passato da un bel po’. Si erano rilassati, non smettendo mai di lanciarsi vicendevoli insulti, ma provando quantomeno a cercare di sopportarsi. Avevano scoperto di avere gli stessi gusti in fatto di musica, che amavano tipi quasi opposti di film –film comici per Kendall e film fantasy o fantascientifici per Logan- e che avevano entrambi un amore immenso per Katy Perry –“Hai sentito Prism?” “Sì, è l’album più figo al mondo!”- Quando si era fatta l’ora di andare a casa il moro si era scoperto stranamente deluso alla prospettiva di salutarsi. Meraviglioso, adesso si che stava diventando smielato e assolutamente orripilante. Pianeta Terra chiama Logan. Mayday, mayday stiamo precipitando! Ci mancava solo che si mettesse a distribuire fazzolettini profumati e fiorellini in giro, poi avrebbe veramente toccato il fondo. Cercando di smetterla con quei pensieri assurdamente ridicoli e fuori luogo si era incamminato verso casa, fischiettando qualcosa che somigliava vagamente a Dark Horse di Katy Perry. E no, un certo biondino non c’entrava nulla con la scelta della canzone.
***
Il giorno dopo, all’entrata della scuola, aveva comunicato a Carlos l’idea del cinema.
-Dai, Carlitos!- lo stava supplicando, con tanto di mani giunte e sguardo da cucciolo abbandonato- che cosa ti costa? È un bel film e domani finalmente ci sarà la prima, perché non andiamo a guardarlo insieme?
-Logie, lo sai che con te verrei ovunque, ma dimentichi che domani abbiamo due compiti in classe e tre interrogazioni!
-Infatti, Los. Quale occasione migliore per volersi distrarre un po’? Ti prego!- aveva detto, allungando volutamente la durata dell’ultima parola. Non c’erano vie di mezzo, avrebbe dovuto convincerlo oppure l’intera operazione Jarlos rischiava di saltare. E lui non ne poteva davvero più di vedere quei due sbavarsi dietro, ormai si stava quasi convincendo che a Carlos sarebbe servito un secchiello per la bava un giorno o l’altro. Sbuffando, aveva atteso una risposta dell’altro. Erano in cortile, dato che quel giorno nessuno dei due aveva particolarmente voglia di pranzare. Logan era sdraiato sotto un albero, all’ombra dei suoi rami, mentre Carlos era pacificamente poggiato sul tronco, con gli occhi socchiusi per godersi quella sensazione di pace che provava in quel momento. Dall’altro lato del cortile, il moro vedeva benissimo Kendall che chiacchierava animatamente con James, entrambi con un sorriso vispo dipinto in volto. Di tanto in tanto il biondo sollevava la testa e si voltava nella sua direzione per cercare di capire a che punto fosse la situazione.
Logan aveva sbuffato contrariato. Non solo cercava di dare una mano al suo migliore amico alleandosi con qualcuno che lo stava confondendo in maniera assurda, ma il suddetto migliore amico non sembrava voler minimamente collaborare alla riuscita dell’operazione. Certo, forse c’entrava in parte il fatto che Carlos fosse ignaro dei piani malefici che lui e Kendall stavano architettando, ma comunque non ricordava che avesse mai fatto tante storie per convincersi ad andare al cinema. In genere era lui quello che aveva bisogno di essere trascinato di peso fino in sala, diamine.
-D’accordo, come vuoi tu, ma togliti quell’espressione imbronciata dal viso. Le tue fan ti crederanno gay- gli aveva ghignato spudoratamente in faccia. Logan aveva sbuffato, chiudendo gli occhi a sua volta e sorridendo sarcastico.
-Bene, un giorno o l’altro dovranno accettare l’idea che io sono semplicemente troppo per gente come loro. Spero soltanto che il trauma non le condizioni troppo.- aveva risposto beffardo. In quel momento il trillo della campanella aveva fatto sobbalzare entrambi. Il moro si era sollevato velocemente, spolverandosi con il palmo della mano i pantaloni neri che aveva indossato quel giorno. All’ennesima occhiata di Kendall aveva sollevato un pollice nella sua direzione, per fargli intendere che tutto procedeva secondo i piani. Il biondo aveva ricambiato il gesto con un sorriso smagliante, mentre Carlos affiancava l’amico giusto in tempo per godersi la scena.
-Da quando tu e Kendall siete amici?
-Io e la piattola?- aveva chiesto con vocetta stranamente stridula.
-Perché ti ostini a chiamarlo così?- aveva domandato esasperato il latino. Sapeva benissimo dell’aversione del suo amico verso il biondo, ma il senso di quel soprannome ridicolo proprio non riusciva a coglierlo.
-Vuoi forse insinuare che questo soprannome non gli calza a pennello?
-Cammina, ti prego.- la discussione, con enorme sollievo di Logan si era conclusa in quel modo. Uno dei tanti pregi di Carlos era che non faceva domande. Scampato pericolo, almeno per il momento. Cavoli, avrebbe dovuto fare più attenzione!
***
Ovviamente l’ora del cinema era arrivata prima ancora che riuscisse a rendersene conto e, quasi altrettanto ovviamente lui non aveva nulla di adatto da mettersi. Tipico.
Aveva mandato a Carlos per farsi aiutare, ma lui era evidentemente perso nel suo mondo che riguardava immagini oscene di una James non proprio vestito. Aveva messo a soqquadro l’armadio e pregato Percy Jackson e tutti gli Dei dell’Olimpo affinché lo aiutassero nella sua impresa. Evidentemente gli Dei dell’Olimpo stavano giocando a scacchi, perché dopo mezz’ora non aveva ancora trovato nulla. Alla fine sua sorella, probabilmente mossa da pietà gli aveva tirato dietro un paio di pantaloni neri e una maglietta attillata che lui non ricordava neppure di aver mai comprato, insieme alle sue Converse nere, che gli erano atterrate con molta poca delicatezza direttamente sulla testa. Dopo di che sua sorella era schizzata come un fulmine via dalla sua stanza, non prima di avergli strillato un “Usa il preservativo!” che probabilmente era stato sentito da tutto il quartiere. Sospirando, il moro si era sfilato i vestiti per poi infilarsi sotto il caldo getto della doccia.
Venti minuti dopo si trovava all’interno della sua auto insieme a Carlos, che chiacchierava tranquillo di chissà quale argomento. Per il cinema aveva deciso di indossare un paio di jeans grigi e una felpa che gli fasciava alla perfezione il torace, insieme ad un paio di Nike nere. Parlava come se non avesse nessuna preoccupazione al mondo e il suo tono trasudava spensieratezza da ogni dove. Era questa la particolarità in lui: aveva delle abitudini talmente strane e apparentemente infantili che sembrava non essere mai cresciuto del tutto, nonostante avesse l’aspetto di un diciassettenne qualsiasi. Logan invece, con gli occhiali da sole a coprirgli gli occhi scuri, guidava con i finestrini aperti cercando di rilassarsi. Il piano era semplice e tutto sommato sarebbe anche potuto riuscire, se i due piccioncini non si fossero insospettiti troppi. A volerci pensare c’erano un po’ troppe coincidenze in quella faccenda, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Aveva parcheggiato accanto al cinema, in un largo spiazzo riservato unicamente ai clienti, per poi entrare e mettersi in fila per i biglietti. Dopo cinque minuti buoni di fila, l’amico lo aveva strattonato per la manica del giubbotto di pelle, indicandogli con un cenno del capo una scena poco distante da loro. In fila, poco più indietro rispetto a loro, c’erano Kendall e James, che osservava Carlos con gli occhi sgranati e l’aria di chi rischia un infarto da un momento all’altro. Sul viso del biondino invece faceva capolino un sorrisetto furbo, che Logan si era arrischiato a ricambiare quando, dopo aver preso i loro biglietti, si erano diretti verso i compagni di scuola.
-Ragazzi!- aveva esclamato Logan, con tono fintamente sorpreso- che sorpresa vedervi qui! Non avrei mai pensato che questo film vi interessasse!
James era stato il primo a riprendersi dallo shock e aveva risposto con tono entusiasta al moro.
-Scherzi!? Aspetto l’uscita di questo film da una vita, non hai idea! E tu, Carlos?- aveva chiesto, rivolgendosi al latino con tono improvvisamente dolce. L’altro aveva ricambiato con sguardo innamorato e gli ci era voluto qualche minuto per riprendere a ricordarsi come si faceva a parlare. Kendall, alle spalle del ragazzo più alto, aveva finto di reprimere un conato di vomito. Logan aveva dissimulato una risatina con un colpo di tosse.
-C-certo anche io!- aveva risposto il latino, arrossendo- che cosa ne pensate, visto che siamo qui tutti insieme, di sederci vicini?
-Ovviamente!- aveva detto James entusiasta. Indossava una t-shirt azzurra e un paio di jeans chiari, insieme ad un paio di Adidas a collo alto nere. Kendall lo aveva guardato inarcando le sopracciglia, scettico. Anche Logan lo aveva imitato, ma ovviamente gli amici non si erano accorti di nulla. Quindi avevano aspettato un altro po’ in fila e avevano fatto i biglietti per gli altri due, prima di entrare in sala tutti insieme, con James e il latino che continuavano a parlare vicini. Il biondo si era affiancato al maggiore, sorridendo in maniera impacciata.
-Fase uno dell’operazione riuscita!- aveva esclamato a bassa voce, con il volto chino sulla punta delle sue scarpe le mani infilate nella tasca dei pantaloni. Aveva un paio di pantaloni neri proprio come i suoi, ma sopra aveva una camicia bianca che lasciava intravedere gli addominali appena pronunciati. Okay, hai guardato a sufficienza. Stacca lo sguardo, ADESSO. Ecco, questo era proprio il momento durante il quale non avrebbe avuto bisogno di farsi venire un’erezione indesiderata. Pensa ad altro, pensa ad altro. Aveva iniziato a fare un elenco di tutte le cose più orrende che gli venivano in mente –dai ridicoli mutandoni a vita alta che Carlos si ostinava ad indossare praticamente tutti i giorni a sua nonna che si toglieva la dentiera di fronte a lui e a tutto il parentado il Natale passato, un’esperienza che difficilmente sarebbe riuscito a dimenticare- cercando di allontanare i pensieri poco casti che la sua mente stava iniziando a produrre. Niente cose strambe, Logan. Concentrati, puoi farcela. Devi soltanto goderti il film  mettere di immaginare Kendall nudo, nulla di più semplice. Iniziava a chiedersi perché la sua voce interiore avesse la stessa voce di Erin quando era in collera con lui per qualcosa. Aveva decisamente qualche rotella fuori posto, si era detto mentre sospirava e si incamminava insieme agli altri verso la sala dove si sarebbe svolta la prima.
Erano arrivati subito nella sala, che era già gremita di gente. La sala albero, questo il suo nome, era quella che veniva utilizzata per la proiezione dei film più importanti, quelli per i quali più gente accorreva al cinema dato che era la più grande. Le pareti erano dipinte di un colore indistinto tra il nero e il blu, ma quello che rendeva la stanza particolare erano proprio dei grandi alberi bianchi applicati alle pareti con la tecnica dello stencil. L’aria era fresca, segno che qualcuno aveva acceso l’aria condizionata e i faretti che illuminavano fiocamente la stanza erano ancora accesi, dato che un sacco di gente non aveva ancora preso posto. Bene, iniziava la recita.
I quattro si erano diretti verso una fila posizionata più o meno al centro della sala, cercando di decidere chi doveva sedersi vicino a chi.
-Sentite, fate pure come vi pare, ma io mi rifiuto di stare vicino a lui!- aveva detto Kendall, agitando le mani con fare teatrale ed indicando Logan, che aveva annuito vigorosamente alle sue parole.
-Anche io mi rifiuto di stare vicino ad un tipo del genere. Piuttosto me ne vado e vi lascio a guardare il film da soli!- aveva esclamato, cercando di mettere nel suo tono quanta più teatralità possibile. L’amo era stato gettato, adesso c’era soltanto da aspettare che i due pesci abboccassero.
-Calmiamoci adesso, qui non se ne va nessuno!- aveva detto con fermezza Carlos- Logan tu siediti lì, vicino a te mi metto io. James ti dispiace sederti vicino a me? Ho paura che questi due possano uccidersi, se li lasciamo vicini un altro po’- il ragazzo aveva annuito a quella richiesta, con l’aria improvvisamente molto più felice rispetto a pochi secondi prima. Tutti avevano preso posto e si erano messi a chiacchierare, stranamente senza discussioni, per qualche minuto. Poi Kendall si era messo a tossicchiare in maniera piuttosto forte. Mentre i due amici si giravano verso di lui con fare preoccupato, chiedendogli cosa avesse che non andava.
-Malcom!- aveva detto, tirando fuori dalla tasca il suo cellulare. In realtà, la chiamata veniva dal cellulare di Kendall, che in quel momento stava tentando di distogliere l’attenzione degli alti due dal suo cellulare. Mentre si portava il cellulare all’orecchio fingendo di chiacchierare con qualcuno di inesistente, aveva sentito il biondo borbottare qualcosa che somigliava tanto ad un “Non ho niente, davvero, sono solo nervoso per l’interrogazione di scienze di domani… è tutto okay, dico sul serio!”
-Amico, certo che è da una vita che non ci sentiamo! Come stai? E perché in tutto questo tempo non mi hai mai chiamato?- aveva chiesto, riuscendo ad attirare l’attenzione degli amici su di se appena un secondo dopo che Kendall aveva smesso di telefonargli, facendogli vibrare in maniera fastidiosa il cellulare contro l’orecchio. Carlos gli aveva mimato con le labbra un “Tutto okay?” al quale lui aveva annuito, prima di alzarsi e avviarsi verso l’uscita. Nel frattempo stava cercando di scusarsi silenziosamente con il terzetto che stava per lasciarsi alle spalle e di continuare a fingere di conversare amabilmente con qualcuno. Una volta chiusa la porta della sala alle spalle, si era lasciato andare ad un sospiro di sollievo. Aveva rimesso il cellulare in tasca, proprio nel momento in cui agli altoparlanti veniva annunciato che il film stava per cominciare e che presto si sarebbero spente le luci. Okay, anche quella era fatta, adesso bisognava soltanto sperare che anche la piattola facesse la sua parte.
Aveva bighellonato per qualche altro minuto nella grande stanza che collegava tutte le stanze del cinema, prima di decidere che ormai era il momento di rientrare. Lo aveva fatto appena in tempo per vedere una bambina sedersi nel posto che sarebbe spettato a lui, mentre Kendall diceva qualcosa a Carlos, che con tutte le probabilità lo stava mandando al diavolo. Aveva preso posto in un angolo appartato che gli consentiva di avere una buona visione del trio, appena in tempo per godersi il momento in cui i trailer finivano e iniziava il film vero e proprio.
Nell’insieme, il film non era male, davvero. Gli attori erano perfettamente calati nei loro ruoli e alcuni erano davvero niente male. Il problema era che non riusciva proprio a concentrarsi, non con Kendall a pochi metri da lui che continuava ad aprire la bocca e, diamine, lui non riusciva proprio ad evitare di fare oscene fantasie a luci rosse. E non era quello che voleva, affatto. Film, Logan, film.
Alla fine, dopo aver cercato inutilmente di concentrarsi per tutta la durata del primo tempo, gli era sembrato praticamente un miracolo l’arrivo dell’intervallo. Si era alzato velocemente, cercando di evitare l’insieme di bambini, genitori e coppiette che si dirigevano all’angolo bar per andare a comprare qualcosa da mangiare durante il resto della proiezione. Era andato direttamente dove si trovavano Kendall, Carlos e James, che guardavano nella sua direzione con aria curiosa.
-Scusate ragazzi, ma Malcom mi ha tenuto al telefono per non so nemmeno quanto tempo e, quando sono tornato, ho visto che il mio posto era stata occupato da qualcun altro e mi sono semplicemente andato a sedere da un’altra parta. Scusate ragazzi, ma Mal è un mio caro amico che si è trasferito da poco in un’altra città e non ci eravamo mai sentiti da quel momento, per cui parlare con lui mi ha fatto un certo effetto. Io ho voluto sapere tutto della sua nuova vita e lui ha voluto sapere lo stesso. Poi sapete come vanno queste cose, una chiacchiera tira l’altra e alla fine ho perso più tempo del dovuto. Noto che comunque la compagnia non vi è mancata!- aveva detto rivolgendo un’occhiata in tralice a Kendall, che aveva cercato di assumere la sua aria più angelica. –Io comunque vado, tra un po’ ricomincia il film e non voglio perdermelo, è davvero interessante!- li aveva liquidati velocemente, senza lasciargli nemmeno il tempo di rispondere. Forza piattola, è di nuovo il tuo turno.
Dopo una manicata di minuti le luci si erano spente nuovamente e il silenzio era calato sulla stanza. Si poteva quasi sentire qualcuno trattenere il fiato, in attesa di chissà quale scena. L’unica cosa che Logan era riuscito a capire era che il protagonista aveva lasciato ad annegare la ragazza con cui aveva limonato fino ad un paio di minuti prima, ma il perché restava sconosciuto. Ad un tratto aveva sentito qualcuno borbottare delle cose davvero poco gentili in direzione di Kendall, che si era alzato scusandosi mestamente con James e Carlos, dicendo di avere fame all’improvviso. Invece, si limita a scrutare la sala per un po’, fino a quando non individua Logan e si lascia malamente cadere di fianco a lui.
-Noi abbiamo fatto la nostra parte, adesso tocca a loro!- aveva detto, avvicinandosi per battergli un cinque, che il moro gli aveva concesso più che volentieri. Al contatto improvviso tra le loro mani era successo qualcosa di strano. Era stato un tocco dalla durata di una frazione di secondo, al termine del quale Kendall si era messo tranquillamente a guardare il film. Logan invece si sentiva strano, come se una scossa elettrico lo stesse agitando dall’interno. Stranamente non si trattava di una scossa elettrica dolorosa, ma era qualcosa di piacevole, che lo scuoteva dall’interno e faceva ballare al suo povero cuore la samba. Che diamine gli stava succedendo? Si era voltato di nuovo verso il film, tentando vanamente di concentrarsi. Adesso il protagonista si trovava su una barca diversa –come diamine ci era arrivato?- e stava parlando con il tipo che la guidava, un vecchio con la barba che il moro era sicuro di non aver mai visto durante l’intero film. Meraviglioso, adesso non sarebbe riuscito a seguirlo neppure volendo… E non era propriamente sicuro delle sue volontà in quel momento. Perché vicino a lui c’era Kendall, che rideva mostrando i denti e che si passava una mano tra i capelli biondissimi, che probabilmente dovevano essere la cosa più morbida al mondo. C’era il ragazzo che avrebbe dovuto odiare, che poteva essere tranquillamente definito come il suo peggior nemico, che in quel momento lo stava confondendo come mai nulla prima di allora. Avrebbe voluto smetterla, Logan. Avrebbe voluto smettere di sentire tutte le strane sensazioni che lo investivano in sua presenza da una settimana a quella parte, ma non sapeva proprio come fare. Davvero, nessuno aveva inventato il manuale del perfetto adolescente, gay per di più e lui non sapeva come fare ad uscire da quel casino di situazione. Okay Henderson, niente panico: sei soltanto attratto dal tuo peggior nemico, che con tutte le probabilità ti odia. Niente di grave, insomma. Attrazione fisica, si era corretto in automatico. Solo attrazione fisica. Era quello che aveva continuato a ripetersi per interminabili minuti, fino a quando non sperava di aver convinto almeno se stesso.
E ad un certo punto aveva sentito che c’era qualcosa in più. Non si trattava soltanto dell’essere trattato da lui fisicamente, c’era qualcos’altro. Ma, diamine!, cosa?!
-Kendall?- aveva sussurrato, cercando di non far tremare la propria voce. Un’emozione che non riusciva bene a spiegarsi –ma che gli faceva sentire tanto, tanto caldo- stava prendendo possesso del suo corpo e sembrava che fosse qualcun altro a controllare i suoi gesti e i suoi pensieri in quel momento. Il biondo si era girato a guardarlo con un cipiglio curioso dipinto sul viso.
-Posso baciarti?- gli aveva chiesto avvicinandosi impercettibilmente al suo viso, guardandolo intensamente negli occhi. Occhi che dopo qualche secondo si erano spalancati di scatto e avevano assunto una sfumatura impaurita. Il viso si era contratto per qualche istante e Kendall aveva iniziato a trattenere il respiro, mentre la sua bocca si spalancava in una ‘O’ sorpresa.
Per qualche istante tutto era sembrato immobile e Logan aveva avuto il tempo di avvicinarsi ancora un po’. Le loro labbra stavano praticamente per sfiorarsi ed entrambi sentivano il fiato dell’altro sulle labbra. Quel magico momento era durato a sufficienza affinché le luci si accendessero nella sala, segno dell’avvicinarsi della fine del film. Nella stanza non si sentiva volare una mosca, fatta esclusione per le voci degli attori, segno che il film doveva essere particolarmente avvincente. Se non ricordava male doveva trattarsi di un film d’azione con qualche tratto di una commedia romantica, il tipo di film che ti tiene incollato fino all’ultimo secondo. A Logan non sarebbe dispiaciuto poi così tanto, se solo avesse avuto una vaga idea di quale fosse la trama. Poco più avanti, James e Carlos avevano le mani poggiate sullo stesso bracciolo e di tanto in tanto si guardavano di sottecchi, convinti che l’altro non se ne accorgesse.
-Non posso- aveva detto Kendall, staccandosi improvvisamente e sollevandosi di scatto dalla sua poltrona, portando Logan ad allontanarsi di scatto. Gli aveva rivolto un ultimo sguardo disperato e vagamente terrorizzato, sperando di riuscire a trasmettergli non si sa quale tipo di messaggio, prima di mettersi a correre ed uscire trafelato dalla stanza, lasciando il moro a guardare il vuoto che si era lasciato dietro con sguardo assente. Di colpo un massiccio chiacchiericcio si era diffuso per la sala e le persone avevano iniziato a riversarsi in maniera confusionaria verso l’uscita della sala. Carlos e James stavano chiacchierando in maniera animata ed allegra del film, con le mani che si sfioravano con insistenza. Dopo qualche minuto, mentre la massa di persone accalcate davanti l’uscita andava lentamente defluendo, il più alto aveva avuto il coraggio di prendere la mano dell’altro, che per tutta risposta gli aveva sorriso dolcemente, arrossendo lievemente. Si erano incamminati insieme, continuando a riempire l’aria con le loro deliziose chiacchiere.  
Logan era rimasto indietro, con la bocca lievemente spalancata per la sorpresa e una strana sensazione di amaro in bocca che non riusciva bene a spiegarsi. Era qualcosa di strano, che partiva da dentro il petto e saliva sempre più su, minacciando di espandersi in ogni fibra del suo essere. Niente di tutto quello che succedeva fuori sembrava sfiorarlo minimamente, sembrava essersi chiuso in un universo totalmente suo e le percezioni del resto del mondo gli giungevano alle orecchie ovattate, quasi attraverso un vetro. Era deluso, amareggiato, triste, frustato… ma perché?
Non riusciva a spiegarselo, ma si sentiva come se in qualche modo fosse stato rotto.
Spezzato.
 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Ciao ragazzi! :D
Come state? Scusate sia per la sparizione improvvisa, sia per il fatto che non ho risposto alle vostre dolcissime recensioni, nonostante io le abbia lette con attenzione <3 Davvero, siete dolcissima grazie mille! Mi scuso anche per tutto il tempo che ho fatto passare dall’ultimo aggiornamento, ma sono stata in vacanza senza pc e sono tornata soltanto domenica sera –e lunedì sono perfino dovuta andare a scuola- e non ho avuto un attimo di respiro da quel momento. Spero che il capitolo vi piaccia perché, davvero, ci ho praticamente buttato sangue sopra, è il capitolo più lungo che io abbia mai scritto –supera addirittura Only Three Days…- Comunque sia, ho già scritto la trama dei vari capitoli e, se non contiamo il prologo, dovrete sopportare altri sei capitoli di questo orrore. Vi dico solo che ne vedrete delle belle e che il povero Logie ne dovrà passare di tutti i colori xD
Uhm, che ne pensate del finale di questo capitolo? E chi è d’accordo con me nel dire che Logan è proprio un imbecille a non rendersi conto dei suoi sentimenti? Tranquilli, ci penseranno i Jarlos a farglielo capire ;) Se mi lasciasse una recensione mi rendereste tipo la ragazza più felice al mondo, ve lo dico. Ringrazio DarkDream, che mi segue fedelmente dappertutto e tutte le altre ragazze che recensiscono o aggiungono la storia alle preferite/seguite/ricordate! Non posso scrivere i vostri nomi perché sono dal cellulare –sto postando le note adesso e il capitolo invece ieri sera tardi era online-
Adesso corro a mangiare e poi a scrivere, avrete il vostro capitolo entro domenica, costi quel che costi! Uh, e se ci riesco, anche se non vi prometto nulla, ve ne posto due entro domenica perché sarei troppo curiosa di vedere la vostra reazione al capitolo doveee- sto parlando troppo, come al solito!
Vi mando un bacione e tutti i miei ringraziamenti, non so come farei senza di voi
All the love as always
-Ice (:


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Capitolo 3
*** I'm not in your list ***


Lasciati Odiare
I'm not in your list
A ben rifletterci, Logan avrebbe dovuto prevedere che l’intera situazione avrebbe poi portato sempre e soltanto a quello. Perché andiamo, quale idiota va a chiedere a colui che a rigore di logica non dovrebbe sopportare se ha voglia di baciarlo? Avrebbe avuto voglia di colpirsi in testa da solo. In quel momento si trovava davanti la scuola e sentiva che la testa gli sarebbe scoppiata da un momento all’altro. Aveva troppi pensieri che si ammucchiavano in maniera caotica nella sua mente e riuscire a sciogliere la matassa gli sembrava un’impresa impossibile.
Okay, niente panico. Aveva soltanto chiesto al suo peggior nemico di baciarlo. Non era niente di così assurdo poi, no? Oh, certo che non lo era, se si dimenticava di prendere in considerazione il fatto che poi il biondino da strapazzo era scappato via e che lui non era riuscito a chiudere occhio, preso com’era a riempirsi di insulti. Ma come diavolo gli era venuta in mente una cosa del genere? Davvero, un giorno gli avrebbero dato il premio come idiota del secolo… preso com’era a maledirsi, a stento si era accorto di aver superato la mensa e di essersi avviato verso il corridoio principale, dal quale se diramavano le varie aule scolastiche. Era ora di pranzo e tutti gli studenti erano velocemente defluiti dalle aule per poi affollarmi in mensa, dato che quel giorno avrebbero servito la pizza, una vera rarità. Lui stranamente non aveva fame, il che era bizzarro perché, come Carlos non faceva altro che ripetergli, in fatto di cibo lui era praticamente un lupo. Nonostante avesse un fisico magro, mangiava tutto quello che gli capitava sotto tiro, ancora meglio se si trattava di schifezze e di cibo spazzatura. L’unica sua voglia in quel momento era quella di scavare una buca grande e profonda e di infilarcisi dentro.
Mentre era perso nelle sue riflessioni –stava iniziando a pensare di scrivere un libro “Manuale dei duecento ipotetici modi di suicidarsi se sei un povero sfigato come Logan Henderson”- non si era accorto di essere giunto davanti all’aula di letteratura, che poi era la sua lezione successiva. L’insegnante quel giorno avrebbe dovuto fargli leggere una poesia di Giacomo Leopardi, che poi probabilmente avrebbero dovuto imparare a memoria come se fossero bambini dell’asilo. Sbuffando, si era avvicinato alla porta dell’aula. Aveva già i libri in mano, tanto valeva sedersi e leggere qualcosa per tentare di ingannare il tempo. Stava per varcare la soglia dell’aula quando quelle che sembravano due persone che parlavano lo avevano fatto bloccare sulla soglia. Una delle due voci era maschile, mentre l’altra femminile. Aveva provato a concentrarsi su quella del ragazzo, perché aveva un qualcosa di tremendamente familiare. Si era sporto un oltre lo stipite della porta, cercando di osservarli e al contempo di non farsi vedere. Si era ritrovato in una posizione tremendamente scomoda, ma che gli consentiva di vedere ed ascoltare senza che nessuno notasse la sua presenza.
Quella che sentiva era la voce di Kendall, ne era praticamente certo. D’accordo, spiare non era una cosa corretta e non era neanche tanto nel suo stile. Nonostante avesse un po’ la fama del cattivo non faceva cose come appostarsi agli angoli e molestare i poveri ed innocenti ragazzi che passavano per i corridoi, ne tantomeno spiava le persone. Anche se, forse, per quella volta avrebbe anche potuto fare un’eccezione. Magari stava parlando di lui e dato che nelle ultime due settimane il biondo lo aveva evitato come la peste avrebbe potuto capire qualcosa di tutta quella situazione che non prometteva assolutamente nulla di buono. In genere la gente lo evitava soltanto per due motivi: o erano troppo spaventati per cercare anche solo di parlargli, oppure si trattava di ragazza alle quali aveva spezzato il cuore confermando le voci che giravano a scuola riguardo al fatto che fosse gay. Ricordava bene la faccia sconvolta della prima ragazza alla quale l’aveva detto. Si trattava di Lucy, magra e con i capelli blu elettrico –tinti ovviamente- che, dopo avergli fatto quella domanda ed aver esultato il seguito alla risposta positiva, aveva dato il via ad una serie infinita di piagnistei da parte del resto delle ragazze della scuola, apparentemente disperate per il fatto che un ragazzo come lui non le avrebbe mai degnate neppure di uno sguardo, perché aveva per così dire altri interessi. Aveva scosso la testa, cercando di concentrarsi. Ripeti Henderson: in classe c’è Kendall e sta parlando con qualcuno. Non è poi così difficile.
La persona con la quale il biondino stava parlando era la sua amica biondina, Jo, ci avrebbe scommesso.
-Scusami, Kindle ma io non ti capisco- beh, aveva fatto trenta, perché non fare trentuno? Si era sporto un po’ e la scena che si era presentata ai suoi occhi era a dir poco raccapricciante. Jo era seduta a gambe incrociate su un banco e i capelli biondi le scendevano in morbidi boccoli lungo la schiena. Con le mani stava distrattamente accarezzando il viso di Kendall, che aveva la testa incastrata tra le sue gambe e il resto del corpo steso in maniera quasi rannicchiata sul banco color verde acido della classe di letteratura. Aveva un’espressione totalmente ed incondizionatamente rilassata, che a Logan ricordava tanto quella di un bambino in procinto di addormentarsi. Le ciglia erano distese e il volto aveva un cipiglio così rilassato che il biondo sembrava un angelo.
Logan si era sporto un altro po’ per cercare di capire quale fosse l’argomento della loro conversazione. Se aveva ben capito, Jo stava rimproverando l’amico per qualcosa. Ma di cosa si trattava?
-Senti, lo so che detta così può sembrare un’enorme cavolata, sul serio. Insomma, all’apparenza è una cosa senza senso, ma ti giuro che ho avuto i miei motivi per fare una cosa del genere… è soltanto che non so come fartelo capire!- gli aveva detto, agitando le mani in una maniera talmente buffa che un sorriso era sorto spontaneo sul viso del moro.
-Beh, spiegami quello che hai sentito e cosa ti ha spinto a dire di no. Dimmi soltanto quello che hai pensato in quel momento, non tralasciare nulla perché ti sembra sia qualcosa di stupido oppure di insensato. Sai che ti capirò comunque, nonostante tutto- Logan doveva ammettere che non faticava affatto a pensare che Kendall avesse scelto Jo come migliore amica. Si vedeva che, oltre all’aria u po’ snob che assumeva in presenza altrui, era una persona leale e sincera. Sicuramente il biondo non avrebbe potuto scegliere di meglio.
-E-eravamo lì, no? Io ero convinto che non ci fosse nulla di strano in tutta la situazione, davvero. O meglio, nulla di più strano dell’ultima volta che ne abbiamo parlato. Era strano, ma pensavo che si trattasse di una situazione strana normale e non strana strana. Invece mi sbagliavo, cavoli se mi sbagliavo. Oh, probabilmente ti starai confondendo, ma credimi sulla parola, sono ancor più confuso di te. Dicevo, eravamo al cinema e fin qui nulla di assurdo. C’era il secondo tempo del film e tutto era in silenzio, quando ad un certo punto si gira e mi chiede di baciarlo. Ti sembra normale? Beh, a me non lo è sembrato, affatto. Ti assicuro che per un attimo ho pensato che ci saremmo baciati sul serio, poi mi sono reso conto della cavolata che stavo per fare. Mi sono bloccato e sono scappato via come un cretino. E l’unica cosa che vorrei fare adesso è nascondermi fino a quando non ho più o meno sessant’anni e nessuno si ricorderà più della mia esistenza.- Jo aveva ascoltato tutto il suo lungo monologo in silenzio, senza interromperlo. Aveva comunque continuato ad accarezzargli i capelli con dolcezza. Il cuore di Logan aveva iniziato a perdere qualche battito e poi aveva ripreso a battere all’impazzata quando si era reso conto di essere l’argomento della conversazione. Uno dei suoi più grandi difetti era senz’ombra di dubbio l’egoismo. Da quella sera al cinema aveva pensato di aver rigirato la frittata in ogni angolo e in tutti i modi, eppure si era dimenticato della cosa più importante: non aveva minimamente pensato a quello che aveva provato Kendall. Aveva pensato ai suoi pensieri, alle sue emozioni, a lui e basta. Ma il pensiero dell’altro non gli era passato neppure per l’anticamera del cervello. Stupido, stupido, stupido.
Una strana ondata di emozioni lo aveva investito, costringendolo a stringere un po’ troppo forte la maniglia. I due intanto non sembravano aver notato alcunché. Anzi, sembravano intenzionati a ricominciare con le loro chiacchiere. Il moro aveva teso le orecchie, cercando di captare quanto più possibile.
-Kendizzle, non ti sembra di esagerare?- il biondo le aveva rivolto un’occhiata truce, non aveva ancora ben chiaro se per via del soprannome o per la frase che aveva pronunciato. La ragazza per tutta risposta lo aveva guardato come si fa con un bambino particolarmente tardo, scuotendo appena la testa. –D’accordo, d’accordo… continua comunque. Insomma, mi hai raccontato quello che è successo per la milionesima volta, ma non mi hai ancora spiegato il motivo della tua fuga. Si può sapere cosa ti ha spaventato tanto? Da come me lo hai raccontato, sei scappato via da quel cinema praticamente correndo. Perché?- Già, perché? Era la domanda che aveva iniziato a porsi anche Logan. La sua proposta lo aveva spaventato così tanto? Forse non aveva mai baciato nessuno? Oppure –il suo cuore si era stretto in una morsa dolorosa a quel pensiero- aveva un ragazzo che nessuno a scuola conosceva? O magari era semplicemente l’idea di baciare lui che lo disgustava tanto? Cercava di evitare che la sua mente lavorasse troppo di fantasia, ma non riusciva ad impedire a se stesso di tirar fuori le teorie più strampalate, ciascuna meno credibile della precedente.
-Non prendermi per pazzo, ma… io non volevo che le cose andassero così, d’accordo? Non sarebbe stato patetico se avessi dato il mio primo bacio in un cinema, ad una persona a cui non frega un cazzo di me o che probabilmente mi odia? Non so nemmeno perché gli è venuta, questa voglia assurda di baciarmi. Chi te lo dice che non ha fatto una scommessa con qualcuno o che vuole soltanto un giocattolino con cui divertirsi? Non ho intenzione di essere il bambolotto di nessuno, grazie tante. E anche se in questo modo somiglio pericolosamente ad una bambina, non voglio buttar via il mio primo bacio in questo modo. Non dico che adesso bisogna credere all’esistenza del principe azzurro o altre cazzate del genere, ma il mio primo bacio sarà speciale come il tuo, quello di Jason, quello di Nico, quello di Valerie… mi dispiace, ma non voglio buttarlo via in questo modo.
-Numero uno- aveva iniziato Jo, sollevando delicatamente la testa dell’altro, che si era seduto a gambe incrociate esattamente come lei- io non penso affatto che tu sia un idiota o qualcosa del genere, anzi sono piuttosto d’accordo con il tuo gesto. Inoltre sono la tua migliore amica e lo sai che ti sosterrei comunque. Ti ricordi quello che ci siamo detti da piccoli?- Kendall aveva sorriso a quella frase.
-“L’amico è quella persona alla quale puoi dire –Ho ucciso una persona- e sentirti rispondere –Dove la nascondiamo”- aveva risposto il biondo. La ragazza aveva annuito con grinta.
-Se il tuo cadavere è Logan, giuro che ti aiuterò a nasconderlo, costi quel che costi. Credo che la vera amicizia stia anche in questo. La vera amicizia è anche il modo in cui tu stai cercando di dare una mano a James, sebbene tu abbia il tuo piccolo tornaconto personale. Hai comunque cercato di aiutarlo perché sei suo amico e non vuoi che soffra e per me è esattamente la stessa cosa. Non voglio che tu stia male, mi capisci? Comunque, per quanto creda che tu abbia fatto bene a rifiutarti di baciarlo, credo che avresti anche potuto accettare. Alla fin fine, da quanto tempo m-?- il resto della frase era diventato semplicemente un mugolio incomprensibile, perché James e Carlos erano sopraggiunti alle sue spalle, mentre la campanella suonava rumorosamente per avvisarli della fine dell’intervallo. I due amici, con la delicatezza di due elefanti in una cristalleria, lo avevano spinto dentro l’aula ignari della situazione che avevano appena creato. Gli occhi verdi di Kendall erano scattati fulminei verso la porta, incrociando per un solo istante i suoi. Subito aveva abbassato lo sguardo, in evidente imbarazzato. Gli era infatti bastato soltanto un sitante per rendersi conto che il biondo aveva capito tutto. Sapeva che lui stava origliando. E questa chi gliela spiega adesso?
Aveva camminato fino al suo banco a testa banca, sperando che il pavimento si aprisse e lo inghiottisse, spedendolo negli Inferi a far compagnia ad Ares. Purtroppo qualcosa, o meglio qualcuno, sembrava pensarla diversamente. Infatti, mentre vedeva il banco che occupava di solito farsi sempre più vicino, una mano lo aveva strattonato con furia, facendogli quasi scivolare i libri dalle mani. Ringhiando, Kendall glieli aveva sfilati dalle mani con violenza poggiandoli sul banco.
-Per questa lezione non ti serviranno- gli aveva detto semplicemente, prima di trascinarlo fuori dall’aula. Logan non aveva fatto alcunché per impedirglielo, troppo preso a domandarsi che fine avesse fatto la sua piattola timida, ma non per questo meno rompiscatole. La verità era che gli faceva male il fatto che il biondo non volesse “regalargli” il suo primo bacio. D’altronde aveva ragione lui. Il fatto che Logan avesse buttato il suo primo bacio a quindici anni con uno sconosciuto fuori da una discoteca, soltanto per l’assurdo desiderio di sentirsi più grande, non voleva dire che tutti fossero come lui. C’era ancora chi credeva in cose come il vero amore o il principe azzurro.
Avevano camminato per un bel po’, svoltando numerose volta sia a destra che a sinistra e percorrendo corridoi dei quali il moro non sapeva neppure l’esistenza. Ogni corridoio era l’ennesimo pensiero negativo o insulto verso se stesso che la sua mente formulava e lui iniziava ad essere stanco. Dopo aver camminato per minuti infiniti, camminando nei corridoi sgombri, erano finalmente arrivati a quella che sembrava la destinazione. Si trattava di una vecchia aula per disabili ormai in disuso poiché troppo piccola. Kendall lo aveva spinto dentro con poca gentilezza, chiudendosi velocemente la porta alle spalle. La stanza era molto più piccola di quanto potesse sembrare esternamente. Le pareti formavano un quadrato grande circa un quarto di una normale classe e non c’erano finestre. L’unica fonte di luce proveniva da una lampadina quasi fulminata che penzolava dal soffitto. Se prima era utilizzata come un’aula, ormai sembrava praticamente uno stanzino degli attrezzi. Non c’erano mobili, a parte una serie di scaffali occupati dagli oggetti più svariati: barattoli dai contenuti maleodoranti, contenitori impolverati di quelli che all’apparenza sembravano detersivi, ma anche ragnatele e i loro proprietari, insieme a quello che una volta doveva essere stato del cibo e che ormai era soltanto un insieme puzzolente di muffa verdognola. Il pavimento era un orribile linoleum verde, che ormai somigliava ad un giallo sbiadito dal tempo. Le pareti anni addietro erano probabilmente dipinte di giallo, ma ormai l’intonaco stava cadendo a pezzi e il colore era quasi irriconoscibile. Lo spazio era strettissimo: lui e Kendall si trovavano a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro e per la seconda volta Logan sentiva delle scariche elettriche partire dal corpo dell’altro ed arrivare al suo. Il biondo lo stava guardando in maniera torva e nonostante non gli fosse mai importato tanto della sua altezza, in quel momento si sentiva davvero piccolo piccolo rispetto all’altro.
-Parliamone.
-Uhm?- aveva chiesto il moro, cercando senza successo di fare il finto tonto.
-Perché mi stavi spiando?- gli aveva chiesto con rabbia.
-Io non ti stav- un’occhiata dell’altro lo aveva costretto a tacere.
-Perché?- adesso il suo tono tremava, come se improvvisamente l’indecisione avesse preso possesso del suo corpo. La sicurezza nel suo sguardo era sparita, lasciando posto ad una nuova ed indefinita emozione che agitava l’altro. Che diamine stava facendo? Cosa cavolo ci faceva lui, chiuso in uno sgabuzzino con la piattola? La testa iniziava a martellargli e un forte dolore alle tempie si stava rapidamente diffondendo nel suo corpo.
-Passavo lì per caso, davvero. Non volevo origliare, ma poi ho sentito che stavate parlando di me e allora la tentazione è stata troppo forte. In più non ho sentito quasi niente, non devi preoccuparti che io scopra i tuoi segreti o cazzate del genere. Sta tranquillo, io dimentico quel poco che ho sentito e ritorna tutto come prima, okay?- per essere uno che doveva stare tranquillo, gli occhi di Kendall lampeggiavano in maniera allarmante. Sembravano gettare lingue di fuoco nell’aria circostante e Logan si stava chiedendo se non era il caso di avere paura di quello che avrebbe potuto fargli. Poi si era detto che era una cavolata pensare di dovere avere paura di lui, perché non avrebbe potuto fargli nulla. Allora l’adrenalina aveva preso corpo dentro di lui, rendendolo più audace –Tra l’altro, ho trovato molto divertente il modo in cui hai detto, anche piuttosto chiaramente in realtà, con sprecheresti mai il tuo primo bacio con uno come me. Ti faccio davvero così schifo?
-Schifo?!- il biondo si era lasciato andare ad una risata maligna, puramente sarcastica –Parli sul serio?! Guarda che lo so cosa volevi fare… ti sarebbe piaciuto che mi lasciassi baciare, così poi tu avresti potuto vantarti davanti ai tuoi amichetti, non è forse così?
-Di un po’, ti ha completamente dato di volta il cervello?! Si può sapere per chi mi hai scambiato? Ti sembro uno che va in giro a baciare la gente a cavolo? Accidenti, cosa diamine pensi che io sia… una prostituta?- il suo tono trasudava una rabbia che sembrava quasi animale. Ormai entrambi stavano urlando e a nessuno dei due importava se c’era qualcuno che li sentiva. Improvvisamente tutte le buone intenzioni e la gentilezza che lo avevano portato a seguire l’altro lo avevano abbandonato. All’apparenza Logan era una persona normalissima, calma, gentile e disponibile. Beh, più o meno. Non era sempre così. C’era un momento dove con esattezza oltrepassava il punto di non ritorno e abbatteva tutti i limiti che lo sorreggevano. Si lasciava andare, glielo leggevi negli occhi, e a quel punto iniziavano i guai. Logan Henderson sembrava equilibrata. In realtà, non riusciva a capire quando fermarsi.
E in quel momento aveva messo su quello sguardo.
-Non me ne fotte un cazzo di te, Henderson! Di te non penso nulla, semplicemente perché non m’importa, okay? Per quanto mi riguarda puoi bruciare all’Inferno, non me ne importa un fico secco. Sai qual è il problema? Che tu non sei contento se non rendi la vita impossibile alle persone! Non riesci proprio a startene zitto e fermo, vero?! No, perché quando la situazione iniziava ad andare bene, ecco che arrivi tu a rompere l’idillio. Ti sembra che le persone siano giocattoli, eh?! Fanculo, Henderson, puoi scordarti che io entri nella tua lista!- quelle parole gli facevano male, tanto. Sentiva distintamente ogni insieme di lettere penetrare nel suo corpo come una lama e colpirlo più e più volte, lasciandolo agonizzante e con il respiro mozzato. Si era ripreso subito, la rabbia aveva preso posto del resto.
-Si può sapere di cosa cazzo parli? Schmidt, se ti è venuto il ciclo la colpa di certo non è mia! Tutti i tuoi problemi riguardo il principe azzurro e tutte queste altre cazzate non mi interessano, ma smettila di sparare sentenze sul mio conto. Non sai niente di me. Niente.
-LA LISTA, lo sai meglio di me di cosa parlo! Aaron, Callum, Michael, Peter, Derek, Miles, Jasper, Leonard, Diego… devo continuare? Tutte le persone che hai baciato, per poi lasciarle senza neppure una spiegazione. Non ti senti mai uno stronzo?!
-S-stai scherzando, vero? Dio, ma chi ti credi di essere per spiarmi in questo modo. Non sai cosa faccio e neppure perché, non immischiarti in affari che non ti riguardano, okay? La mia vita non è affar tuo! Se loro sono un branco di adolescenti isterici che non riesce ad accettare il fatto di essere gay, la colpa di certo non è la mia!- Kendall aveva spalancato la bocca, spiazzato. Decisamente non si aspettava una risposta del genere, non da lui. Aveva capito benissimo l’idea che il biondino si era fatto di lui. Pensava, come gli altri, che fosse soltanto uno stronzo senza sentimenti e che non avrebbe mai avuto problemi a spezzare il cuore agli altri. Logan ormai avrebbe dovuto sapere che la gente vedeva solo quello che voleva vedere.
-Va al diavolo, Logan. Non sono nella tua lista. Non io.- e poi era uscito, sbattendosi la porta alle spalle per nascondere le lacrime che avevano preso a scorrere copiose lungo il suo volte e che l’altro non aveva notato. Il moro si era lasciato scivolare contro una parete, schiacciando a caso il muro fino a quando non aveva spento del tutto la luce. E lì, seduto sul pavimento freddo di quella stanzetta minuscola, con il gelo che gli penetrava fin sotto le ossa, per un attimo aveva sperato che il freddo lo inghiottisse per davvero e che lo facesse diventare parte di se.
***
Carlos era agitato, agitato da morire. Quel giorno lui e James avevano litigato, anche se non era neppure certo che quello potesse essere classificato come “litigio”. Semplicemente si era lasciato sfuggire che gli piacevano tanto come l’altro si fosse sistemato i capelli la sera del cinema e quello aveva capito che non gli piacessero per tutto il resto del tempo. Lo aveva guardato male, dicendogli qualche frase insensata che era servita soltanto a farlo sentire più in colpa e poi era corso via, diretto chissà dove. Dopo un po’ di tempo passato da solo –Logan era finito chissà dove- a rifletterci sopra, il senso di colpa aveva lasciato spazio alla rabbia. Lui non aveva fatto nulla di male, la sua era stata soltanto una considerazione detta con il solo scopo di fargli un complimento, se l’altro equivocava sempre tutto la colpa non era di certo sua. In quel momento stava camminando lungo il corridoio principale della scuola, chiedendosi che fine avesse fatto Logan. Non lo vedeva da quella mattina, quando come ogni giorno erano  andati a scuola insieme. Che diamine gli prendeva in quelle due settimane? Improvvisamente, qualcuno lo aveva chiamato dal corridoio.
-Ciao Carlos!- aveva esclamato Kendall, avvicinandosi al latino che per tutta risposta aveva inarcato un sopracciglio, scettico. Loro due non avevano mai parlato da soli da che aveva memoria e sinceramente a lui stava bene così; intanto perché non voleva che lui –si era costretto a non pensare quel nome- pensasse che potesse interessarsi a qualcun altro e poi, se le occhiate che Logan non aveva fatto altro che lanciare al biondo da quando erano stati al cinema e tutti e due si erano misteriosamente dissolti, tra quei due c’era qualcosa. Era scemo, ma non così tanto. Il moro poi era il suo migliore amico, non sarebbe mai riuscito ad abbindolarlo.
-Kendall…- aveva risposto, abbozzando un sorriso.
-Senti, noi due non ci siamo mai conosciuti più di tanto, ma pensavo: ti va di andarci a prendere un caffè? So che sei un appassionato di fumetti e beh, si da il caso che anche io li adori! Che ne dici?- gli aveva domandato, continuando ad avere stampato in volto quel sorriso che gli donava un aspetto davvero inquietante. Carlos stava per chiedersi se per caso non fosse il caso di avere paura, quando un’improvvisa visione gli aveva fatto cambiare idea. James era a pochi metri da loro, nel corridoio, fermo e con un’area stranamente vitrea. Li fissava con sguardo torvo, con i libri stretti al petto e un’aria somigliante terribilmente a quella di un drago. Se il latino non avesse saputo che era una cosa impossibile, avrebbe pensato che si sarebbe messo a sputare fuoco dalle narici. Improvvisamente, l’idea di uscire a prendere un caffè con Kendall gli era sembrato il raggio di sole nel bel mezzo di un temporale. Aveva fatto un sorriso enorme che andava da un orecchio all’altro, prima di annuire energicamente.
-Certamente! Mi farebbe davvero tanto piacere, credimi! Non ho ancora mai trovato nessuno che avesse la mia stessa passione per i fumetti, mi fa proprio piacere conoscere qualcuno che li apprezzi! Che dici di andare a prendere qualcosa insieme subito dopo la scuola? Non voglio rimandare troppo, rischiamo di non vederci più!- aveva esclamato, mentre il biondo gli sorrideva di rimando sornione. Non voleva fare del male a Carlos, aveva soltanto bisogno che il suo cuore smettesse di fare così male ogni volta che incrociava uno sguardo ormai un po’ troppo familiare.
I due si erano allontanati nel corridoio, discutendo in maniera animata di non si capiva quale argomento.  James era fumante di rabbia e si era allontanato nel corridoio con il cuore che si apriva in un enorme buco nero.
Logan invece, nonostante avesse assistito anche lui all’intera discussione, si sentiva diviso. Sentiva che, dopo quello che aveva avuto il coraggio di dire a lui, sarebbe stato meglio tenere Carlos lontano da Kendall, ma al contempo voleva che fosse il biondino a stare lontano da lui. Perché lo sapeva che, ogni volta che il suo migliore amico stringeva amicizia con qualcuno, tutti scoprivano tutti i suoi pregi e quanto dietro a quell’aria sbarazzina e un po’ infantile si nascondesse un ragazzo meraviglioso. E facevano tutti in fretta a dimenticarsi di Logan, con il suo pessimo carattere che spesso lo portava a chiudersi in un silenzio ostinato. Lui non voleva che succedesse con il biondo. Sentiva che era importante, importante davvero. Quel ragazzo aveva qualcosa di indefinito che lui non riusciva a comprendere, ma che lo faceva totalmente uscire di senno. Nonostante l’unico suo pensiero, soprattutto in quel momento, sarebbe dovuto andare a quanto lo odiasse, una piccola parte di lui non riusciva a smettere di pensare a quanto gli sarebbe piaciuto stringerlo forte e non lasciarlo più andare, mai. Quella confusione gli stava logorando la mente e il cuore, rendendolo vulnerabile. Non era così che voleva che le cose andassero, dannazione! Lui era lo stronzo, quello che spezzava il cuore alle persone, non il contrario.
Non sono nella tua lista.
Non sono nella tua lista.
Non sono nella tua lista.
Un battito, due, tre. Le voci di Carlos e Kendall si sentivano ancora nel corridoio. Che rumore fa il cuore di una persona quando questa è gelosa?
 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Ciao ragazzi! :D
Oggi sono stata puntuale con l’aggiornamento, avete visto? U.U Beh, diciamo che i Jarlos sono sempre scemi e tenerelli, ma che –come si vedrà soprattutto nel prossimo capitolo- si amano da morire :3 I Kogan invece avranno un rapporto molto più complicato, sia perché Logan è un ragazzo mooolto tardo, sia perché come mi avete fatto notare voi Kendall ha troppa paura per fidarsi e quindi tende ad essere un po’… rude, ecco. Vi avverto già che il prossimo capitolo e il successivo saranno decisivi per i nostri Kogan e che James farà il ruolo della voce della coscienza. Beh, dato che non so a quante recensioni devo ancora rispondere, corro subito a farlo e nel frattempo guardo per l’ennesima volta i nostri Big Time, dove i miei poveri feels Kogan ç.ç
Un bacio,
-Ice (:


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Capitolo 4
*** Does he know? ***


Lasciati Odiare
Does He Know?
Erano passate due settimane dal suo litigio con Kendall, ma Logan era sempre più convinto che chiunque dicesse che il tempo aggiusta tutto fosse soltanto un idiota. Nel suo caso, non solo il tempo non stava migliorando le case, per certi versi le stava addirittura peggiorando. Ormai Carlos aveva praticamente smesso di parlargli e aveva iniziato a passare tutto il suo tempo con il biondino, così il moro si era ritrovato di riflesso a passere sempre più tempo insieme a James. Non che si lamentasse, aveva trovato in lui un amico sincero e con il quale ci si poteva confidare, semplicemente gli mancava il suo migliore amico. Ma non si trattava soltanto di quello. Gli dava fastidio vedere il latino sempre attaccato a Kendall, perché sentiva di provare una sorta di morbosa ed ingiustificata gelosia nei suoi confronti. Nelle ultime due settimane aveva persino preso l’abitudine di seguire ogni sua mossa quando erano insieme e qualche volta si era anche ritrovato ad andargli dietro mentre si dirigeva insieme a Carlos alla lezione successiva, non gli importava di avere un’altra materia. Iniziava a sentirsi un vero e proprio stalker, ma non riusciva a farne a meno. Comportandosi in questo modo gli sembrava di conoscere Kendall, di poter capire cosa gli piaceva e cosa no, di poter dimostrare che lui lo conosceva anche se l’altro sembrava non volerlo.
In quel momento si trovava a scuola, nel parcheggio, in attesa dell’amico. In quelle due settimane erano diventati praticamente inseparabili e la gente a scuola non si stupiva neppure più nel vederli passare tutto quel tempo insieme. Soltanto sua madre continuava a tempestarlo di domande sull’improvvisa sparizione di Carlos e sul suo essere diventato improvvisamente tanto schivo e taciturno. Lui si rifiutava di rispondere, limitandosi a dirle che il latino in quel periodo era parecchio impegnato con la sua scuola e che non aveva tempo per nient’altro. Vedeva dalle occhiate che la donna gli rivolgeva che non credeva neppure un po’ alla sua versione, ma comunque lei non aveva mai dato segni di voler approfondire la questione e Logan, dal canto suo, non era proprio interessato a prendere l’argomento.
Stranamente, aveva scoperto di avere molte cose in comune con James. Tanto per cominciare ad entrambi piacevano gli stessi tipi di libri e avevano scoperto perfino di avere gli stessi personaggi preferiti. Poi aveva scoperto che il più alto odiava Katy Perry con ogni fibra del suo essere e da quel momento in poi non avevano fatto che discutere di chi fosse meglio tra lei e Lady Gaga, che era la cantante preferita dall’altro. Con il passare dei giorni avevano iniziato ad aspettarsi davanti al parcheggio, a pranzare insieme e a salutarsi per tornare  a casa soltanto per poi rivedersi dopo qualche ora, magari in un bar o anche a casa di uno dei due. Avevano addirittura scoperto di avere una passione per gli stessi videogiochi e il moro era felice di aver trovato qualcun altro con cui condividere i propri interessi. Pensava ancora che ci fosse un posto vuoto nella sua vita, ma non riusciva proprio ad impedirselo. Cercava di ignorare quel pensiero ogni volta che si presentava, anche quando diventava difficile non ricordare di tutti i bei ricordi passati con Carlos e quei pochi momenti in cui gli era sembrato di vedere il vero Kendall. Si era convinto di esserci riuscito bene, almeno fino a quel momento.
Poi era arrivato James e, scendendo dalla sua fuoriserie dal prezzo improponibile che il padre gli aveva regalato al suo ultimo compleanno vestito in un modo che come al solito avrebbe fatto scendere la bava alla bocca alle loro compagne, aveva pronunciato le peggior parole di sempre:
-Logan, dobbiamo parlare-
***
Logan era sempre stato convinto che nella parole “Dobbiamo parlare” ci fosse un che di oscuro e malvagio, che risucchiava chiunque le sentisse nel vortice dell’incertezza e della preoccupazione. Beh, almeno per lui era così.
Alla parole dell’altro aveva annuito rapidamente e in quel momento lo stava seguendo mentre camminava rapido tra i corridoi gremiti di gente, evitando abilmente le ragazzine con la bava che guardavano entrambi. Logan invece aveva i pensieri confusi e non badava neppure più di tanto a dove stavano andando. Sperava non nel posto dove l’aveva portato l’ultima volta Kendall, perché se fosse tornato lì riuscire a tenere  a bada i ricordi sarebbe diventato un po’ troppo difficile. Già di tanto era complicato non lasciarsi andare al pensiero delle parole che il biondino gli aveva praticamente sputato addosso l’ultima volta che si erano visti, ma non era certo che sarebbe riuscito a sopportare di tornare in quel posto.
Alla fine il posto dove James voleva portarlo si era rivelata essere una vecchia l’aula, apparentemente inutilizzata. Si trovava nello stesso corridoio della loro classe di matematica, quindi Logan iniziava a domandarsi come mai non l’aveva mai notata dopo tutto quel tempo. Le pareti della stanza erano state dipinte di verde probabilmente parecchi anni prima, perché il colore era ormai sbiadito. Del normale arredamento scolastico non era rimasto che qualche sedia e un paio di banchi accatastati contro una parete. Il resto della stanza era vuoto, fatta eccezione per una lavagna a gessi –ne avevano ancora alcune a scuola?- e una cattedra in legno ormai marcio, che dava l’impressione di essere sul punto di cadere a pezzi. C’era anche un armadio scassato messo in angolo, ma qualche studente doveva aver avuto la brillante idea di controllare che cosa ci fosse dentro, dato che un’anta pendeva quasi totalmente staccata e l’altra non c’era proprio. Con la porta aperta si sentiva ancora il chiacchiero animato degli studenti, segno che la campanella non sarebbe suonata prima di qualche minuto e che quindi loro due avevano tutto il tempo per parlare senza essere disturbati da nessuno. L’ ansia era tornata quando il castano aveva chiuso la porta alle loro spalle, sedendosi poi a cavalcioni di una delle vecchie sedie. Logan per un attimo aveva valutato l’idea di correre via a gambe levate, ma si era limitato a scuotere la testa sconsolato e sedersi sul vecchio pavimento scricchiolante e polveroso, infischiandosene per una buona volta dei suoi nuovi jeans. L’agitazione era troppa e lui, per cercare di trattenerla, aveva iniziato a giocare con una gomma finita lì chissà come, ma che aveva l’aria vecchia e sporca come tutto quello che si trovava lì. Toc-toc è il momento della verità.
***
-So qual è il tuo piano- gli aveva detto semplicemente, dopo lunghi sitanti di silenzio che li separavano sempre più, nonostante sembrassero carichi di parole non dette. Logan aveva trattenuto a stento un sobbalzo, mentre qualcosa dentro di lui si agitava. James aveva già scoperto che lui e… uhm… la piattola avevano progettato di farlo mettere insieme a Carlos? E come diamine aveva fatto a scoprirlo? Possibile che si fosse reso conto che l’incontro casuale al cinema non era poi tanto casuale? –So che stai cercando di usarmi per far ingelosire Kendall. Mi dispiace, ma non… non voglio… capisci?- Ovvio, non voleva aiutarlo a… Aspetta, che cosa?! Il moro si era voltato a guardare l’amico, sbigottito.
-Aspetta, ma di che diavolo stai parlando?- gli aveva chiesto, quasi urlando. D’accordo, forse era giunto il  momento di darsi una calmata. Un respiro profondo e via, no?
-Ho capito che vuoi far ingelosire Kendall, ho capito che c’è qualcosa tra di voi, davvero. Ma non voglio essere messo in mezzo, risolvetela tra di voi se proprio dovete, okay? L’unica cosa che voglio è che mi lasciate fuori da questa storia. Non ho nulla contro di te, anzi! Penso che tu sia un ragazzo davvero dolce e simpatico, ma anche carino dai!, soltanto che io sono innamorato di Carlos capisci? E nel rispetto di ciò che provo nei suoi confronti non credo che sia giusto fingere di averlo dimenticato dopo due settimane scarse. Mi manca davvero tantissimo e non riesco a credere di essere stato talmente tanto idiota da rovinare in una manciata di minuti tutto quello che avevamo, non dopo tutta la fatica che avevamo fatto per ottenerlo. Comunque sia, l’unica cosa che voglio adesso è cercare di recuperare il mio rapporto con lui, costi quel che costi. Perché sono innamorato, innamorato davvero questa volta. E non mi lascerò sfuggire la possibilità di essere felice, non questa volta. Scusami.- e così dicendo si era alzato, lasciandolo solo in quello spazio angusto, accompagnato dal pensiero che gli sarebbe piaciuto davvero tanto di qualcuno in maniera così bella e profonda da non riuscire neppure a pensare alla possibilità di fare del male all’altro. Si chiedeva se sarebbe mai arrivato il suo turno di essere innamorato in quel modo e si chiedeva quando sarebbe successo. Si domandava anche se James fosse arrabbiato con lui, come Carlos, Kendall e una lista infinita di persone… la domanda che faceva più male di tutte era perché era destinato a far arrabbiare le persone anche quando era armato delle migliori intenzioni. E l’unica cosa che riusciva a farlo stare peggio era che non aveva i mezzi per rispondersi.
***
Quando nel pomeriggio era tornato a casa, era corso direttamente nella sua stanza, ignorando sua madre e sua sorella che avevano cercato più di una volta di bloccarlo. Si era tolto le scarpe e la camicia e ancora a petto nudo si era buttato sul letto, incrociando le mani dietro la testa e respirando profondamente. Riassunto veloce della giornata: giornata di merda. Lati positivi: la pasta della mensa era stranamente mangiabile. Lati negativi: non farei in tempo ad elencarli. La piccola discussione avuta con James lo aveva scosso più del previsto. Lo aveva visto all’uscita e anziché fare la strada verso casa a piedi si erano soltanto salutati con un cenno della mano e prima ancora che il moro riuscisse a rendersene conto, l’altro era sparito. All’uscita aveva intravisto di sfuggita anche Kendall e Carlos, ma erano così presi a guardarsi in maniera smielata negli occhi che lui aveva preferito fare dietro-front non appena aveva visto che si stavano muovendo nella sua direzione. Inoltre aveva preso una B- nell’ultimo compito di algebra e la professoressa gli aveva detto che se avesse continuato in quel modo avrebbe messo a rischio la sua media di A. Per concludere, una giornata orribile. L’unica cosa che chiedeva mentre si trovava in classe era di arrivare a casa e farsi una dormita per dimenticare tutto, mentre in quel momento la sola idea di dormire gli sembrava lontana anni luce. Sbuffando, aveva tirato fuori i quaderni e aveva inutilmente cercato di concentrarsi sui suoi compiti di grammatica. Dopo mezz’ora di tentavi andati a vuoto aveva lasciato da parte i libri per infilarsi sotto la doccia e aveva volutamente ignorato i richiami della madre, che si era preoccupata non vedendolo scendere per cena. In quel momento si trovava sdraiato su un fianco, cercando di ricordare tutti i ragazzi che aveva baciato dal primo anno di superiori fino a quel momento. Erano tanti, lo sapeva bene anche lui, ma il peggio era che la maggior parte di loro non aveva neppure fatto coming-out a scuola. Quindi tutti si erano convinti che Logan fosse il ragazzo buono per sperimentare cose nuove, nonostante lui stesso non si fosse mai spinto entro un certo limite. Al moro non dispiaceva uscire con gente nuova, ma di certo non gli andava propriamente a genio il fatto che sembrava che tutti lo trattassero come un fazzoletto: usato una volta e poi gettato via. Gli sembrava di starsi sprecando per un branco di idioti, ma quello era l’unico modo che aveva di fare esperienze. E lui voleva godersi la sua adolescenza finché durava, voleva vivere senza pensare a niente, senza controllo. Era quello che faceva infatti, ma alcune volte si sentiva dannatamente sbagliato. Sentiva che erano sbagliate anche le sue azioni, ma non faceva mai nulla per cambiare, forse per paura che un cambiamento avrebbe sconvolto il suo equilibrio già latente.  Alcune volte si sentiva inadatto, ma alla fin fine era convinto di star bene così. Un professionista probabilmente lo avrebbe definito come un comportamento autodistruttivo, sebbene a lui non importasse poi così tanto.
Gli dispiaceva comunque da morire il fatto che il suo comportamento lo avesse messo nei guai con James. Si era affezionato in maniera meravigliosa a quel ragazzo e non voleva che anche lui prendesse ad ignorarlo. Dopo tanta indecisione e tanti pensieri negativi, si era quindi deciso a scrivergli un messaggio. Non aveva ben chiaro cosa avrebbe dovuto scrivere, ogni cosa che digitava gli sembrava banale oppure scontata. Alla fine, rassegnandosi all’idea che in un modo o nell’altro sarebbe finito con l’essere scontato comunque, aveva scritto una sola parola, che sintetizzava tutto quello che sentiva:
Scusami.
Il punto fermo era una sua aggiunta, il suo modo per dire all’altro che avrebbe anche potuto non rispondere e che lui avrebbe capito comunque, che non doveva farsi problemi. Stranamente invece, la risposta era arrivata quasi immediatamente.
Non devi scusarti, sono io che ho sbagliato a comportarmi in maniera così fredda con te. Scusami tu, lo sai che in genere la delicatezza non so neppure dove stia di casa ;)
Logan aveva ridacchiato, mentre pigiava velocemente i tasti sul suo touch-screen per rispondergli.
Anche io diciamo che in quanto a delicatezza non sono proprio il massimo, ma diciamo che forse stiamo bene come amici anche per questo, no?
Si chiedeva se non stava iniziando a diventare un po’ tropo sentimentalista in quel periodo, ma sapeva che con James era una cosa che poteva permettersi senza farsi poi tanti problemi.
Certo che lo siamo! Adesso ti lascio perché temo che i miei esercizi di francese non decideranno improvvisamente di farsi da soli –magari lo facessero- Notte Henderson! Xx
Il moro era scoppiato a ridere ignorando il fatto che in quel momento somigliava tremendamente ad uno psicopatico e dopo essersi infilato il pigiama aveva risposto all’amico.
‘Notte anche a te Jamie, a domani! Xx
Si era poi infilato sotto le coperte sperando intanto che la sua prof dimenticasse di aver assegnato degli esercizi e poi che i suoi sogni non si popolassero di testoline bionde e spettinate un po’ troppo familiari che baciavano visi anch’essi troppo familiari. Oppure Kendall che gli urlava contro tutto il suo disprezzo, facendolo sentire piccolo e tremendamente inutile.
***
James era una delle persone più schiette che Logan conoscesse. Negli anni non aveva approfondito la conoscenza con lui, ma dalle descrizioni di Carlos e da quel poco che lui stesso era riuscito ad osservare in quei giorni che li avevano fatti avvicinare, era sempre più convinto della cosa. Non aveva paura di dire ciò che pensava e, sebbene fosse un po’ troppo ossessionato dai prodotti per i capelli, era davvero molto intelligente –e qui Logan era rimasto un po’ sorpreso, perché aveva sempre pensato che l’altro fosse un po’ stupido.- In ogni caso, stava avendo modo di rendersene conto anche in quel momento, mentre entrambi stavano sorseggiando la loro cioccolata calda all’interno di uno dei locali più graziosi della città, il Lima Bean. Il più alto lo osservava apertamente da sopra la sua tazza ancora fumante, segno che aveva qualcosa da dirgli. Avevano deciso di vedersi lì poco dopo la scuola, “Soltanto come amici” aveva precisato James, come se ce ne fosse bisogno. Non avevano più parlato di Carlos o di Kendall dal giorno della loro piccola discussione e per certi versi era meglio così. Quando era insieme all’altro Logan riusciva a dimenticare almeno per un po’ l’incasinata situazione sua e del suo migliore amico, che ormai non si parlavano da giorni.
-Ti posso chiedere una cosa?- aveva sbottato infine il più piccolo, evidentemente resosi conto che l’altro aveva notato che gli stava facendo una radiografia. Logan aveva annuito, continuando a bere la sua cioccolata. Era squisita e ancora perfettamente calda.
-Lui lo sa?- gli aveva chiesto. L’altro lo aveva guardato per infiniti, lunghi istanti con un sopracciglio inarcato, chiedendosi chi doveva sapere cosa. Di botto gli occhi furbi di James si erano spalancati per lo stupore e il castano si era ritrovato a sbattere le ciglia ripetutamente, fino a quando dalle sue labbra non era sfuggito un piccolo sospiro carico di quella che sembrava rassegnazione. Probabilmente, si era detto il moro, si era reso conto che lui non aveva la più pallida idea di che cosa stesse parlando.
-Davvero non capisci di cosa parlo?- Logan aveva scosso la testa, negando. Il modo di fare dell’amico stava davvero iniziando a confonderlo. Dopo la sua risposta infatti, l’altro si era preso la testa tra le mani e aveva iniziato a massaggiarsi le tempie, come se lo avesse colto un improvviso mal di testa. –Cavoli, è strano che io dica una cosa del genere a qualcun altro, dato che in genere sono io la persona alla quale dicono queste cose. Logan, sto parlando di Kendall.- a quel nome lo stomaco del ragazzo si era contratto involontariamente- Sa che sei innamorato di lui?
Il cuore di Logan aveva perso un battito a quelle parole. Sa che sei innamorato di lui? Innamorato di lui? Di lui? Le parole dell’altro continuavano a rimbalzargli nella testa, quasi come se si trovassero su un tappeto elastico. Andiamo, era una teoria ridicola. Lui non era…  insomma, non poteva essere… non riusciva neppure a pensarlo. Calma e sangue freddo, Logie. Tu non sei innamorato di Kendall. Cercando di convincersi della veridicità delle sue parole, aveva sollevato la testa che non si era neppure reso conto di aver chinato, verso l’altro, ridacchiando. A quella sua reazione James aveva spalancato gli occhi nuovamente, improvvisamente confuso.
-Ma si può sapere come ti è saltata in mente una teoria così strampalata, Jamie?- gli aveva chiesto e, non riuscendo più a trattenersi, era scoppiato a ridergli in faccia. Dopo qualche secondo, complice l’occhiata assassina che il castano gli stava rivolgendo, aveva smesso. Una mano era in automatico andata a scompigliare il ciuffo, segno che era nervoso per qualche motivo.
-Lo trovi divertente, Henderson?- aveva domandato l’altro- Beh, dico solo la verità, non sto inventando nulla.  Ho visto come vi siete guardati per le due settimane successive al cinema e ogni volta che cercavo di prendere l’argomento lui cambiava argomento e sono praticamente certo che era quello che facevi anche tu. So che tra voi due lì dentro è successo qualcosa, anche se non sono ancora riuscito a capire che cosa. Vedo come lo guardi ogni volta che vi incrociate per i corridoi e come ogni volta che lo vedi con- aveva deglutito a disagio, prima di riuscire a pronunciare quel nome che gli causava tanta sofferenza- Carlos speri sempre che il suo sguardo si posi su di te. Vedo anche come lo osservi di nascosto a lezione, quando pensi che nessuno se ne accorga. E tutte queste cose non fanno che confermare la mia teoria: che l’idea ti piaccia o meno, sei innamorato di lui. Perdutamente, oserei aggiungere.- Logan aveva aperto e richiuso la bocca più volte, senza sapere che cosa dire. Poi aveva scosso la testa, mentre pensieri diversi e talvolta contrastanti tra di loro gli affollavano la mente. Non poteva essere innamorato di lui, non dopo tutto quello che gli aveva fatto. Non dopo tutte le parole che gli aveva rivolto l’ultima volta che si erano parlati, no.
-Scordatelo, amico. Io non sono innamorato di lui, ma nemmeno per scherzo.
-Oh sì che lo sei.- aveva ribattuto immediatamente l’altro. Ormai era diventata una vera e propria sfida tra di loro. Ciascuno era determinato a dimostrare all’altro di avere ragione e nessuno dei due a quel punto si sarebbe tirato indietro. –Ti do giusto un paio di prove. Ieri, in mensa.- Logan ricordava bene quello che era successo. Si era girato per guardare Kendall e Carlos che ormai non facevano altro che ridere e scherzare insieme e aveva finito con il rovesciarsi addosso l’immangiabile purè che le cuoche si ostinavano a servirgli a mensa –Ti sei girato a guardarlo e ti sei buttato il purè addosso, è innegabile.
-Non è andata così- aveva detto rapidamente il moro, abbassando gli occhi in un vago tentativo di non rendere così evidente all’altro che stava mentendo- è colpa di Glenda, che senza occhiali non riesce nemmeno a capire di essere lei quando si guarda allo specchio. Era semplicemente convinta di avermelo messo in mano, quando aveva mandato il piatto direttamente sul pavimento- aveva pronunciato quelle parole con tono di sfida, dicendogli di provare a contraddirlo, se ne aveva il coraggio.
-Non è vero e tu lo sai. Ma comunque…- aveva fatto un gesto con la mano, come a dirgli di lasciar perdere quella storia- Sei innamorato di lui, perché continuare a negare la realtà? Altrimenti, e qui sta la prova schiacciante, non mi avresti chiesto di fingere che uscissimo insieme soltanto per farlo ingelosire- gli aveva esposto con tono gongolante. Il più basso si era mosso sulla poltrona, improvvisamente a disagio. Non sapeva come ribattere alle parole di James, perché sotto sotto sapeva che erano vere, almeno in parte.
-Non è così che stanno le cose… io cercavo semplicemente di impedire che trattasse Carlos come ha tratto me, dato che sembra che il tuo amico soffra di qualche turba mentale, anche piuttosto evidente a parer mio.
James aveva sbuffato, come a voler prendere in giro quel suo negare nonostante l’evidenza.
-D’accordo, come vuoi. Tanto lo so che sei innamorato di lui, si vede lontano un miglio. E sono certo che tu te ne sia reso conto. Liberissimo di continuare a negare, comunque, non posso di certo costringerti ad ammetterlo.- gli aveva detto, facendo spallucce- Comunque io devo scappare, se non sono a casa entro un quarto d’ora mia madre sguinzaglia la polizia- aveva esalato, afferrando rapidamente la giacca e il giubbotto. Aveva gettato una manciata di monetine sul legno rovinato del tavolo e si era diretto verso l’uscita, non prima di avergli rivolto un sorrisetto complice.
Poi si era voltato all’improvviso, come se un pensiero particolare lo avesse colpito solo in quel momento.
-Ah!- aveva esclamato, avvicinandosi nuovamente a lui –Quasi dimenticavo: alcuni amici danno una festa per Capodanno e mi hanno invitato. Hanno detto che potevo portare chi volevo, quindi verrai anche tu! E no, niente obiezioni… A domani!- aveva detto, correndo verso l’uscita e ignorando volutamente Logan che aveva aperto la bocca per ribattere. Lui odiava le feste. Specie quelle dove si beveva. E quelle piene di gente che non si rendeva conto di quello che faceva per via della musica troppo alta e dei sensi annebbiati dal fumo e dall’alcool. La sua solita fortuna, quella festa rispondeva ad entrambe le caratteristiche. Ci si sarebbe stato proprio da divertirsi.
***
Dato che sua madre non lo aspettava a casa per almeno un’altra ora, aveva deciso di fare un giro per la città. Con i suoi fedeli auricolari e la musica che gli dava una strana scarica di adrenalina, aveva preso il suo fedele skate e, dopo aver pagato le due cioccolate bevute soltanto a metà e ormai fredde, era uscito dal locale. Si era tirato sulla testa il cappuccio della testa e aveva iniziato a percorrere velocemente le strade, sperando che le parole di James, che gli si stavano pian piano insinuando fin sotto la pelle, sparissero dalla sua testa. Non riusciva comunque a smettere di pensarci. Esisteva davvero una possibilità che fosse innamorato di Kendall? No, affatto. Insomma… non era possibile, no. E quelle di cui parlava James erano pure e semplici coincidenze, non significavano nulla, giusto? Diamine, gli scoppiava la testa. Era pur vero che ormai non faceva che rendersi conto della presenza del biondo ovunque, come se avesse avuto un “Kendall radar” incorporato da qualche parte e che cercava sempre il suo sguardo, che l’altro non faceva altro che evitare. Possibile che si vergognasse di quello che gli aveva detto? E in quel caso perché non andava a parlargli? Beh, la risposta a quella domanda era piuttosto ovvia. Anche se il biondo si era pentito delle sue parole, neppure lui si era comportato in maniera troppo gentile. In realtà si era proprio comportato da stronzo, inutile negarlo. E cos’erano quei sensi di colpa che non riuscivano a lasciarlo in pace? Ed era soltanto la voglia di proteggere Carlos che lo aveva spinto a cercare di far ingelosire Kendall? Oppure voleva farlo ingelosire perché era geloso a sua volta? Era sempre più confuso, e le domande anziché diminuire, aumentavano.
Aveva svoltato un angolo, sfiorando abilmente due vecchie signore con le buste della spesa in mano e facendo slalom tra alcuni bambini che giocavano a campana, prima di vederli. Poco distanti da lui c’erano Carlos e Kendall, che camminavano vicini, con le mani che si toccavano e due identici sorrisi dipinti sui volti. Il latino doveva aver fatto una battuta, perché il biondo era scoppiato a ridere, passandosi una mano sul ciuffo spettinato, in un vano tentativo di trattenere le risate. Improvvisamente Logan si era conto di essersi fermato, quando alcune signore abbastanza giovani con dei passeggini lo avevano urtato, intimandogli in tono poco gentile di muoversi. Il moro aveva battuto le sopracciglia, prima di ripartire alla velocità della luce. I due erano davanti a lui, adesso riusciva a vederli in maniera sempre più nitida. Si guardavano negli occhi e si sorridevano in una maniera così intima che a Logan erano salite improvvisamente le lacrime agli occhi. Si era fermato e li aveva osservati fino a quando non avevano girato l’angolo, continuando a parlottare a bassa voce. Poi era sceso dallo skateboard e se lo era messo sotto braccio, mentre le note di “Don’t Stop Believin’” gli risuonavano nelle orecchie e si era messo a correre. Aveva continuato per un tempo che gli era sembrato infinito, fino a quando i muscoli non avevano iniziato a fargli troppo male e i polmoni avevano minacciato di uscire fuori dalla bocca. Si era ritrovato in un parco che non aveva mai visto prima, a quell’ora deserto. Si era lasciato cadere sulle ginocchia, ansate ed incurante del dolore che sentiva in ogni parte del corpo. Una lacrima ribelle gli era scivolata lungo la guancia, infrangendosi contro l’erba verde. Aveva poggiato i palmi a terra, facendo dei respiri profondi nella speranza di calmarsi. Alla fine aveva dato un pugno alla terra dura, urlando con quanto fiato aveva in gola.
Sì, era innamorato di Kendall. E faceva fottutamente male, più male di quanto pensava di poter provarne.
 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Ciao ragazzi! :D
Come state? Vi chiedo scusa per il colossale ritardo e anche per il fatto che non ho ancora risposto alle recensioni, ma è stata una settimana d'Inferno, nel vero senso della parola. In questo capitolo Logan si rende finalmente conto che i suoi sentimenti per il biondino vanno ben al di là della semplice attrazione fisica e per far questo ha bisogno di...? James! Che nella storia ho reso molto simile a Logan, per cercare di farli andare più d'accordo possibile. Nel prossimo capitolo vedremo il grande ritorno di Kendall e Carlos come personaggi principali e beh, vi dico soltanto che i Kogan ne vedranno delle belle... Bene, se riesco a scrivere un intero capitolo aggiorno domani, al massimo lunedì. Grazie mille ad ale e Dark per le loro recensioni e un grazie speciale a kendall che non mi molla un attimo e che mi sprona a non mollare e a Hoon che ha recensito quasi tutte le mie storie. Vi adoro!
Un bacio,
-Ice (:


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Capitolo 5
*** 4, 3, 2...1! ***


Lasciati Odiare
4, 3, 2... 1!
Dire che le cose non potevano andare peggio, secondo Logan era qualcosa di molto riduttivo. Ogni giorno che passava sentiva di essere sempre più distante da Kendall e sinceramente non riusciva a comprenderne il motivo. Da quando aveva realizzato quali erano i suoi reali sentimenti verso il biondo soffriva molto più la loro improvvisa lontananza di quanto non gli era mai successo. Inoltre quella era la sera della festa e lui aveva sempre meno voglia di andarci. Normalmente si sarebbe inventato una cavolata e sarebbe rimasto a casa con Carlos a giocare ai videogiochi ma, dato che le circostanze ultimamente erano un po’ cambiate e che il suo concetto di normalità aveva subito un drastico cambiamento, era praticamente costretto ad andare. Senza contare che aveva promesso a James di aiutarlo a sistemare le cose con il latino e, se lui fosse rimasto davvero a casa, tutti i sacrifici del suo amico sarebbero stati vani. Quindi, dopo aver trascorso tutta la giornata ad oziare sul letto, dilettandosi in un’amichevole partita di scacchi contro il computer e cercando di completare la ricerca di biologia che avrebbe dovuto consegnare al ritorno dalle vacanze. Poi, quando si era accorto che l’ora della festa si andava avvicinando progressivamente, si era deciso a chiamare James.
-Nano!- aveva risposto dopo qualche squillo. L’altro gli aveva affibbiato quel soprannome pochi giorni dopo averlo conosciuto, per via della differenza dall’altezza che c’era tra loro due.
-Gigante!- aveva esclamato il moro a quelle parole.
-Ciao Logie, ti serve qualcosa?- gli aveva chiesto James con tono gentile e molto cortese.
-Uhm, mi chiedevo se tu non ti fossi già suicidato a causa dell’ansia. Ma, dato che mi hai risposto al cellulare devo dedurre di no.- aveva ridacchiato, mentre dall’altro della cornetta si sentiva chiaramente l’ “Idiota” borbottato da James –Beh, come ti senti? Agitato per quello che stai per fare?
-Nel caso tu abbia problemi di memoria ti ricordo che sto per esibirmi nella dichiarazione d’amore più melensa e romantica che si sia mai sentita sulla faccia della terra e che se mai qualcosa dovesse andare storto mi chiuderò nella mia stanza e non uscirò da lì fino a quando non vi sarete scordati tutti di quanto io stia stupido.
-Non credi di esagerare?- gli aveva chiesto Logan, mentre apriva l’armadio e gettava un’occhiata di disapprovazione all’ammasso di felpe che aveva abbandonato sul fondo dell’armadio. Forse sua madre aveva ragione quando gli diceva che avrebbe dovuto essere più ordinato.
-Pronto, pianeta Terra chiama Logan! Dei miei, hai una vaga idea di quello che sto per fare? Hai idea del fatto che se Carlos mi rifiuta dovrò cambiare Stato? Non lo so amico, sono confuso. Dici che dovrei non provare affatto o rischiare la pubblica umiliazione soltanto per riprendermelo? Cioè, io lo amo, ma non riesco a fare a meno di chiedermi se non uscirò da questa serata con il cuore infranto. So che ti sembrerò un po’ troppo melodrammatico, ma ho una paura di quello che potrebbe succedere tale da farmi tremare le gambe. Da un lato ho paura che lui mi rifiuti, ma dall’altro ho praticamente il terrore di non provarci e poi di scoprire che invece l’ho perso soltanto perché sono rimasto fermo ad aspettare che un qualche miracolo lo riportasse da me. Insomma, non posso pretendere che sia lui a chiedermi scusa, sono io ad essermi comportato da perfetto imbecille, ma ho paura che anche se io gli chiedessi scusa in ginocchio non mi perdonerebbe. Ho reso l’idea?
-James, tu vuoi riprendertelo, giusto?- aveva chiesto con tono sicuro il moro, mentre spostava il cellulare tra l’orecchio e la spalla per prendere dall’armadio una felpa blu dei blink-182- E allora devi andare da lui senza esitazioni e fargli capire che ti sei davvero pentito di ciò che hai fatto e che vuoi tornare con lui perché lo ami! Dei immortali J, tu sei cotto perso di lui in una maniera che fa quasi paura. Conosci dei dettagli ai quali neppure io che lo conosco da sempre avevo mai fatto caso, e ami ogni suo singolo difetto, senza eccezione alcuna. E inoltre sei disposto a metterti in imbarazzo e a fare una figuraccia colossale davanti a tutti solo per dimostragli quanto tu sia dispiaciuto. E sai cosa, James? Anche lui ti ama, ne sono certo. Vedo ancora come ti guarda ogni volta che passiamo per il corridoio e vedo come diventa bordeaux ogni volta che vi guardate negli occhi. Lo ami? Ti ama? Sì, per l’amor del cielo! E allora perché una lite stupida e anche priva di fondamenti dovrebbe riuscire a separarvi?
-Sai cosa?- aveva risposto James alla fine di quel lunghissimo monologo sull’amore, che Logan era piuttosto poco incline a credere di aver fatto- Hai ragione! Hai ragione!- dall’altra parte, qualcosa in camera del più alto doveva essere caduto a terra, perché il ragazzo aveva coperto lo schermo con la mano e l’unica cosa che il moro riusciva a sentire erano frusci e le imprecazioni tra i denti dell’altro- Logan, dannazione!, devo andare via subito. Purtroppo ho avuto un imprevisto. Ti aspetto alla festa, non azzardarti neppure a cercare di non venire! A dopo!- gli aveva detto, chiudendogli poi il telefono in faccia prima che avesse il tempo di rispondere.
Scuotendo la testa, Logan aveva cercato un altro po’ all’interno dell’armadio. La festa non sarebbe iniziata prima delle dieci e Sebastian Smythe, il ragazzo che la organizzava, aveva fatto accordi con i vicini perché non chiamassero la polizia nonostante i loro schiamazzi. Sebastian, che frequentava arte insieme a lui e a James, era un ragazzo ricco amante del lusso e della bella vita, che aveva già avvisato tutti i partecipanti che quella sarebbe stata una festa “da sballo!” In gergo, sarebbe stata piena di gente che vomitava dopo aver bevuto litri di alcolici e di coppiette che si strusciavano nei modi più osceni. Logan era sicuro che il compagno di classe avesse anche chiamato un deejay e che ci sarebbe stata una pista da ballo.
Quando erano ormai le nove e mezza passate, aveva deciso di mettere un paio di pantaloni blu elettrico che neppure ricordava più di avere e la felpa blu che aveva pescato dall’armadio mentre parlava al telefono con James. Si era messo le sue adorate Converse blu e, afferrando al volo il giubbotto, era sceso in sala per salutare i suoi parenti che si erano riuniti a casa Henderson per festeggiare. Una volta fuori dal vialetto e a bordo della sua auto, Logan aveva provato l’irrazionale voglia di scoppiare a ridere, così, senza un apparente motivo.
Operazione Jarlos II, sto arrivando!
***
Come aveva immaginato, la festa era un insieme confusionario di persone che ridevano e bevevano, ma contrariamente alle sue previsioni le persone non erano poi così tante. Probabilmente dipendeva dal fatto che era ancora presto e che tanta gente doveva ancora arrivare, ma Logan avrebbe preferito che ci fosse stata un po’ più di confusione, che certamente gli avrebbe reso le cose più facili. A lui e anche all’altro idiota dai capelli impomatati che ancora non si vedeva da nessuna parte. Nemmeno fosse riuscito a captare i suoi pensieri, dopo appena qualche secondo James si era materializzato di fianco a lui, sorridendo largamente.
-Sei pronto?- gli aveva chiesto l’amico, stranamente euforico. Non era lui quello che fino a mezz’ora prima si disperava?
-No.
-Ottimo, andiamo!- aveva esclamato James, prendendolo per un gomito e trascinandolo lungo il corridoio che si trovava alla loro destra e portandolo in una stanza dalle pareti tinteggiate interamente di bianco. Logan si chiedeva se l’altro fosse già stato in quella casa, visto il modo in cui sembrava conoscerla quasi a menadito. Aveva appena fatto in tempo a registrare l’arredamento –un divano e un tavolinetto basso con una moltitudine di cuscini sparsi sul pavimento- quando si era accorto della presenza di Kendall e Carlos dall’altro lato della stanza. Il suo stomaco si era contratto in maniera strana, mentre gli occhi del biondo si sgranavano appena alla sua vista. Sentiva lo strano bisogno di correre da lui e di baciarlo fino a fargli mancare il fiato, ma dubitava che fosse un’idea poi così geniale. Una gomitata da parte di James lo aveva riscosso. Dopo aver esalato un piccolo “Oh!” di sorpresa si era ricordato del piano e si era sbrigato a chiudere la porta. James aveva tirato fuori da dietro la schiena una rosa blu –l’aveva sempre avuta e lui non l’aveva ancora notato?- e si era inginocchiato davanti a Carlos, che nel frattempo si era avvicinato a lui con gli occhi sgranati e leggermente lucidi. Kendall e Logan si erano guardati per un lungo istante, che era bastato a far venire i brividi lungo la colonna vertebrale del moro. Il biondo aveva fatto quello che sembrava l’accenno di un sorriso – e che era bastato a far contrarre in maniera violenta il suo stomaco e a far fermare il suo cuore per un lungo, lunghissimo istante, prima che questo riprendesse a pompare molto più velocemente del normale- e si era avvicinato a lui, capendo che probabilmente era il caso di lasciare i due piccioncini da soli. Entrambi si erano avviati verso la porta, imbarazzati e ben attenti a non sfiorarsi, mentre alle loro spalle avveniva un piccolo miracolo.
***
James Maslow era una persona che poche volte nella vita poteva affermare di aver avuto paura. In quel momento invece, era letteralmente terrorizzato. Sentiva le mani che sudavano e non era sicuro che sarebbe riuscito a reggersi in piedi ancora per molto. Carlos era vicino a lui che lo guardava ed era bellissimo, così bello che lui si sentiva mancare il respiro. Era come una droga, quel ragazzo. Più stavi insieme a lui e più ti sembrava di stare in maniera meravigliosa e non appena ti allontanavi sentivi un vero e proprio dolore fisico. James non aveva mai negato di essere un romanticone. Era un ragazzo strano sotto multi punti di vista. Intanto, nonostante fosse ossessionato dai prodotti per capelli e dai vestiti in generale, amava anche la lettura e lo studio. Adorava tutti i film romantici, ma anche quelli d’azione e la sua vita in generale era un controsenso. Non aveva mai negato di essere innamorato di Carlos, sapeva che non avrebbe avuto senso. Si limitava ad accettare la sua cotta e a cercare di farsi notare in ogni modo, sperando che l’altro un giorno potesse ricambiarlo. A quanto pare aveva avuto fortuna, perché almeno fino a qualche settimana prima era così che stavano le cose. E, anche se non si era mai reputato una persona particolarmente coraggiosa, era il momento di mettersi in gioco per davvero e di rischiare il tutto per tutto.
-Los, io non so bene come iniziare… sai meglio di me che non sono bravo a fare discorsi seri o che comunque non riesco ad esprimere bene i miei sentimenti. Riesco a combinare qualcosa di decente soltanto quando sono su un palco e canto. Quando lo spettacolo finisce io ritorno solo… James. Lo stesso James che per uno stupido capriccio ah rischiato di rovinare la cosa più bella che ha, ovvero noi due. Non riesco ad andare avanti con la consapevolezza di aver buttato tutto alle ortiche, capisci? Queste settimane sono state orribili, non riuscivo a fare a meno di immaginare cosa stavi facendo o come stavi, se anche tu stavi male per quello che era successo… beh, sono state le uniche cosa a cui ho pensato e neppure l’avere Logan al mio fianco è riuscito a confortarmi. Quello di cui mi rendevo conto era che avevi bisogno soltanto di te e che se tu non ci sei la mia vita non ha senso. So che sembra tanto una frase fatta da film, ma credimi è la verità. In questi mesi che abbiamo passato insieme, tutta la mia vita ha iniziato a ruotare intorno a te. Se non ci sei, io sto male. E ti capisco se adesso non vuoi più parlarmi oppure pensi che io sia un idiota, ma voglio che prima di smettere di parlarmi tu mi faccia finire il discorso. Ti amo, non vedo il senso di negare questa cosa. Ti amo in una maniera assurda, amo te e tutti i tuoi pregi, ma anche tutti i tuoi difetti, perché sono ciò che ti rendono la persona meravigliosa che sei. Ecco, ora ho finito. Se-se ora vuoi andartene oppure vuoi dirmi quanto io sia un idiota e quanto abbia sbagliato a dirti una cosa del genere, beh fallo.- James aveva chinato la testa, improvvisamente con le lacrime agli occhi e il cuore che iniziava a fargli male. Sentiva l’imbarazzo pervaderlo da capo a piedi e il terrore di un rifiuto lo stava divorando.
Improvvisamente una mano gentile e conosciuta gli aveva sollevato il mento e, prima ancora di riuscire a rendersene conto, il volto gentile di Carlos lo osservava con dolcezza. Anche lui aveva gli occhi lucidi e probabilmente fuori da li la festa continuava e tutti si divertivano, ma quello era un universo a parte.
-J, tu non hai idea di quanto io sia stato male in questi giorni. Mi mancavi, mi manchi. Non riesco a stare senza di te, capisci? Ed è una cosa che mi fa quasi paura, perché mi sembra di dipendere da te e non so neppure se questa sia una bella cosa. Sei davvero convinto che io possa lasciarti o prenderti in giro? Per Merlino, Jay, anche io ti amo!- e poi Carlos si era sollevato sulle punte e l’aveva baciato con una dolcezza tale che James era convinto di potersi sciogliere. Era un bacio a stampo, semplice eppure ricco di emozioni. Il loro amore ritrovato sembrava uscire da i loro corpi ed espandersi in tutta la stanza, riempendoli e facendoli sentire vivi e felici. Non erano sensazioni che potevano essere spiegate a parole, ma erano diverse da tutte quelle che avevano provato prima di quel momento. Era diverso dal sorridersi o dal prendersi la mano, condividere un bacio li faceva sentire uniti, come se facessero parte di una cosa sola. Era possibile che fossero riusciti a fare a meno di tutto quello fino a quel momento?
 Si amavano, non importava altro. E al diavolo tutto, il futuro e il passato, le cose buone e quelle brutte! Si amavano e tanto bastava ad entrambi. Si erano staccati dopo appena pochi istanti, sorridendosi. James aveva iniziato ad accarezzare gentilmente il viso di Carlos, guardandolo con tutto l’amore possibile. Poi si era chinato verso il suo orecchio, sussurrando:
-Scusami, sono un idiota. Un grandissimo idiota.- il latino aveva iniziando a ridacchiare annuendo.
-Sei decisamente un idiota, credimi. Ma sei l’idiota che amo, e non vorrei mai stare con alcun idiota all’infuori di te.- si erano sorrisi ancora, ancora e ancora, baciandosi continuamente e continuando  a restare nella loro piccola bolla, ignorando che il mondo fuori da li esistesse. Beh, se l’amore andava a gonfie vele per loro, lo stesso non si poteva dire di Kendall e Logan che in quel momento però erano l’ultimo dei loro pensieri.
***
Come ci fosse finito a bere vodka come se non ci fosse un domani insieme a Kendall, Logan doveva ancora spiegarselo. L’unica cosa che ricordava era che dopo essere usciti dalla stanza si erano guardati per un mucchio di tempo senza avere la più pallida idea di cosa fare, prima che qualcuno di non proprio sobrio gli piazzasse in mano dei drink e che iniziassero a bere. In quel momento si trovavano su un divano accanto a una coppietta impegnata a mangiarsi la faccia e a un ragazzo che si stava scolando tutto d’un fiato una bottiglia di qualche sostanza non meglio specificata. Lui e Kendall stavano ridacchiando come dei pazzi e non riuscivano a smettere di colpirsi a vicenda con le mani, in colpi scherzosi che sembravano non essere destinati ad avere fine. Senza quasi rendersene conto si erano ritrovati sempre più vicini, mentre l’eco delle loro risate ancora riecheggiava nella loro mente.
-Dai, pensaci!- aveva esclamato Logan- Sarei un ottimo cuscino e non è affatto divertente che Carlos ti abbia raccontato di quanto ero, uhm, poco appetibile da piccolo!
-D’accordo, proviamo!- il biondo si era seduto sulle sue gambe, ridendogli apertamente in faccia. –E comunque aveva ragione, a dodici anni tu non eri mica questa gran bellezza!
-Guarda che mi sto offendendo!- aveva detto il moro sollevando un dito con un tono che doveva apparire adirato, ma che invece lo faceva solo sembrare un bambino.
-Tu a dodici anni sembravi un piccolo opossum!
Kendall aveva ridacchiato, ancora posizionato sulle sue gambe. Logan sentiva le gambe tremare un po’ a causa dell’alcol e un po’ a causa della vicinanza dell’altro e ringraziava di essere seduto, perché non sapeva se sarebbe riuscito a stare in piedi. Le mani calde del biondo erano poggiate sulla sua schiena e tra i loro corpi c’era sempre meno distanza.
-Okay, ora sono offeso!- aveva esclamato il moro, incrociando le braccia e voltando il capo dall’altro lato con espressione fintamente adirata. Il minore aveva riso ancora di più a quel punto e, complice l’alcol, si era avvicinato ancora di più al suo orecchio.
-Tranquillo Logie, ora sei scopabile!- gli aveva detto, annuendo vigorosamente. Aveva poggiato la fronte contro quella dell’altro, che nel frattempo era nuovamente tornato a rivolgergli tutta la sua attenzione.
-Ti stai indirettamente complimentando per il mio aspetto affascinante?- gli aveva chiesto, con una nota di malcelata ironia e anche di divertimento nella voce.
-Dato che hai appena usato la parola affascinante per descriverti direi che, no, non lo sto più facendo.- gli aveva detto, questa volta sussurrando. Ormai erano vicinissimi e Logan vedeva alla perfezione le pagliuzze dorate negli occhi dell’altro. Automaticamente, le mani del moro erano andate a stringergli i fianchi, mentre sentiva la consapevolezza delle proprie azioni scivolare lentamente via.
-Mah non so- aveva ribattuto con tono fintamente insicuro- ti ho già sorpreso più di una volta a fissare il mio splendido sedere- aveva concluso con aria saccente e un piccolo sorrisetto di scherno sulle labbra. Kendall aveva ridacchiato per una manciata consistente di secondi, prima di riuscire a formulare nuovamente una frase di senso compiuto.
-Beh, è impossibile non farlo- aveva ghignato, ammiccando nella sua direzione. A quelle parole Logan era scoppiato a ridere, seguito subito dall’altro, mentre la distanza tra loro non faceva che diminuire. Di nuovo il moro poteva osservare i bellissimi occhi del biondo ed era come stare in un sogno ad occhi ad aperti. I suoi sensi erano allerta e la sua mente stava stranamente registrando ogni singolo istante. Aveva l’irrazionale eppure fondata paura che l’indomani avrebbe dimenticato tutto e che tutto quello che gli sarebbe rimasto di quella serata sarebbe stato un ammasso informe di immagine non collegate l’una all’altra.
Intorno a loro l’atmosfera si era fatta stranamente prega di attesa. La musica era stata spenta e il deejay aveva iniziato a fare il conto alla rovescia. Le coppiette impiegate in piacevoli attività si erano staccate e in quel momento l’attenzione generale era rivolta verso un grande schermo –era stato lì per tutta la sera?- dove i numeri procedevano speditamente verso lo zero. Loro due erano ancora confinati in uno strano universo parallelo e registravano a malapena quello che succedeva fuori. Le loro fronti erano ancora unite e i loro sguardi sembravano magneticamente attratti verso le reciproche labbra. Logan aveva spostato le mani sul viso del biondo, che gli aveva stretto i fianchi in maniera quasi inconsapevole. Le loro azioni sembravano guidate da qualcun altro, non riuscivano ad averne il controllo. Intanto continuava il conto alla rovescia. Le voci delle persone, dalle più alle meno sobrie, erano piene di eccitazione e parlavano all’unisono.
-Cinque!- i loro volti si avvicinavano sempre più e i loro nasi si stavano praticamente sfiorando. Ormai si ritrovavano a dividere la stessa aria e il respiro di uno s’infrangeva sulle labbra dell’altro. Il maggiore si chiedeva se, in preda ai fiumi dell’alcol l’altro si sarebbe finalmente deciso a baciarlo e si chiedeva anche se fosse giusto strappare il primo bacio di qualcuno in quel modo. Avrebbe dovuto sentirsi in colpa?
-Quattro!- ormai non erano più consapevoli delle loro azioni e tutto stava pian paino sfumando.
-Tre!- Kendall aveva portato le mani sul viso di Logan, che sentiva di star scivolando nell’oblio più totale.
-Due!- le voci erano sempre più esultanti e aumentavano ritmicamente d’intensità.
-Uno!- adesso la distanza tra di loro era ridotta al minimo e il moro era praticamente certo di quello che stava per succedere. Era ancora in piena fase di negazione, ma sapeva che stava per accadere.
-AUGURI!- si sentono boati, fischi, i rumori dei fuochi d’artificio attraverso la finestra, le bottiglie di champagne vengono aperte e la festa ricomincia. A lui però non importava, perché, improvvisamente e quasi senza rendersene conto, stava baciando Kendall.
E baciare Kendall era qualcosa di così meraviglioso che Logan aveva iniziato a chiedersi come avesse fatto a sopravvivere senza fino a quel momento. Per essere uno che non ha mai baciato, la piattola baciava dannatamente bene. Dopo qualche istante il minore aveva premuto la lingua sulle labbra del moro, che poco dopo si erano schiuse per consentirgli l’accesso. Le loro lingue avevano cominciato ad intrecciarsi, come se non avessero fatto altro per tutta la vita. La gente aveva iniziato a scambiarsi gli auguri e ad esultare, ma loro erano troppo impegnati per accorgersene. Il maggiore si sentiva nella pace dei sensi, come se magicamente tutti i tasselli del puzzle fossero finiti al loro posto con l’aggiunta di Kendall, un pezzo nuovo che cambiava un po’ la disposizione finale e si incastrava senza far male. E Logan era felice che l’altro avesse cambiato quella disposizione, perché all’improvviso il suo puzzle sembrava avere un tocco di colore in più che lo rendeva qualcosa di meraviglioso. In quel momento non gli importava del fatto che quei gesti erano dettati dall’alcol, che probabilmente il biondo lo odiava e che forse il giorno dopo non avrebbero ricordato nulla di tutto ciò che era successo. Non in quel momento, non quando il ragazzo che si era accorto di amare era aggrappato alle sue spalle e lo stava baciando spingendosi ed inarcandosi contro il suo corpo. Si erano staccati dopo diversi minuti, ansanti. Si erano guardati negli occhi lucidi con le labbra gonfie e l’espressione incredula. Poi si erano rivolti solo un piccolo sorriso, che era bastato a rischiarare i loro universi. In pace, a casa…
-Buon anno, Kindle.
-Buon anno, Logie.- e se quello non è il paradiso, Logan è convinto che ci sia davvero molto vicino.
 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Hi babies! :D
How are U? Chiedo scusa per non aver pubblicato ieri come promesso, ma davvero non ho avuto un attimo di respiro e sono riuscita ad aggiornare solo oggi. Maaa, mi sono fatta due conti e questa settimana avrete ben altri due aggiornamenti! Venerdì e anche domenica, sperando che non vi vengano gli incubi e che non mandiate le Furie a perseguitarmi. Che ne pensate del capitolo? No, Kendall non è un ragazzino viziato che cambia idea ogni due per tre, semplicemente è sotto l'effetto dell'alcool. Logan invece per certi versi sembra quasi sobrio xD E finalmente ecco che abbiamo la riappacificazione dei nostri Jarlos preferiti -e anche gli unici che abbiamo- i Kogan nel prossimo capitolo dovranno fare nuovamente da Cupido perché... ecco, stavo per rivelarvi troppo come al solito! Adesso scappo, perché corro a rispondere alle vostre meravigliose recensioni e poi dovrei anche studiare. Uh, vedo che un sacco di gente legge la storia e che sempre più persone commentano o mi mandano un messaggio per darmi il loro parere. Grazie mille, mi rendete felice!
Un bacio,
-Ice (:


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Capitolo 6
*** Risks ***


Lasciati Odiare
Risks
Il quattro di gennaio Logan aveva la stessa voglia di uscire di quando la mattina del primo giorno dell’anno si era svegliato con la consapevolezza di aver baciato Kendall a Capodanno. E con la consapevolezza di non ricordarsi assolutamente nient’altro. Si era rigirato per interminabili minuti tra le coperte, nella vana speranza di riprendere sonno, ma alla fine si era dovuto rassegnare all’idea di alzarsi per andare a fare colazione. Mentre addentava con gusto il suo cornetto alla marmellata di ciliegie –la sua preferita- il cellulare aveva vibrato nella tasca della felpa che usava per dormire.
Henderson, senti: mi taglierei un braccio piuttosto che parlarti di mia spontanea volontà dopo quello che hai fatto l’altro giorno, ma una volta arrivati a questo punto la trovo una cosa abbastanza inevitabile- Volevo soltanto dirti che mi piacerebbe organizzare una cena a Carlos e James, adesso che si sono finalmente riappacificati e beh, loro vogliono che ci sia anche tu. Io allora gli ho detto che la cena era annullata, ma poi ci ho ripensato. Loro non se lo meritano quindi, cosa ne dici di venire al Bel Grissino oggi alle otto? A loro farebbe davvero tanto piacere, io cercherò di adeguarmi.
Xx Schmidt
Lo stomaco di Logan si era accartocciato in un nodo stretto, che gli aveva quasi fatto sputare l’ultimo pezzo di cornetto che stava ancora masticando. Stranamente la marmellata aveva iniziato a dargli un senso di nausea, quindi aveva scostato il piatto e fatto un cenno a sua sorella, prima di correre le scale e buttarsi di peso sul letto della sua stanza. Okay, Kendall era ancora arrabbiato con lui. Poteva sopportarlo. Insomma, non ricordava nulla di quella notte, per quello che ne sapeva magari aveva cercato di infilargli le mani nelle mutande. Uhm, no, dai una cosa del genere l’avrebbe ricordata. Forse, sì. Non era ubriaco fino a quel punto, giusto? Giusto? Si era passato una mano sul viso, sbuffando e prevedendo un colossale mal di testa in arrivo. Avrebbe davvero voluto ricordarsi qualcosa, ma più si sforzava di pensarci e più nella sua mente si apriva un enorme buco nero. Possibile che avesse rimosso tutto? Aveva preso nuovamente in mano il cellulare, pensando brevemente a cosa poteva rispondere. Non voleva apparire incazzato, anche se in realtà lo era, ma con se stesso.
Tranquillo, ci sarò sicuramente, anche perché se mi azzardo a mancare uno di voi tre viene a casa a cercarmi.
Xx
Al moro non era mai sembrato di capire il concetto di mettersi nei guai da soli, fino a quel momento. Perché, decisamente, decidere di passare una serata con la coppietta e con Kendall era decisamente un’idea da idioti. Era un po’ l’equivalente di buttarsi dal quinto piano del palazzo enorme e grigio dove abitava. Il suicidio in fin dei conti risultava una valida alternativa a quella cena. Arrivato a quel punto comunque, non poteva tirarsi indietro oppure uno dei tre sarebbe davvero venuto ad ucciderlo.
Era inevitabilmente ed irrimediabilmente fregato: meraviglioso.
***
Alle sette e quarantacinque si trovava già all’entrata del locale e non faceva altro che guardare nervosamente l’orologio. Di tanto in tanto si aggiustava il colletto della camicia che la madre l’avevo costretto ad indossare non appena aveva saputo dove sarebbe dovuto andare quella sera. Alle sette e cinquantadue, quando stava valutando l’idea di chiamare James per mandarlo al diavolo, lui e Carlos erano comparsi nella macchina del più alto ed erano scesi sorridendo.
-Sei venuto!- aveva esclamato il latino, sorridendo. Di riflesso anche Logan aveva sorriso, mentre James si dileguava con la scusa di dover entrare a confermare la loro prenotazione. Bene, era il momento del giudizio. Doveva chiarire le cose con Carlos, non aveva alternative. Aveva spostato il peso da un piede all’altro per attimi interminabili, poi aveva lasciato libero sfogo a quelle parole che da tempo premevano per uscire fuori dalle sue labbra.
-Mi dispiace!- avevano esclamato nello stesso momento. Si erano guardati sbattendo le ciglia, lievemente increduli. Logan aveva ricordato che si trattava pur sempre del ragazzo con il quale era cresciuto, che era praticamente ovvio che pensavano entrambi la stessa cosa, perché era come se uno facesse parte dell’altro. Ecco cosa gli era mancato. Non aver bisogno di parlare per essere compreso, ridere per le più grande cavolate e darsi una mano a vicenda nel momento del bisogno. Contemporaneamente, per la seconda volta nel giro di una manciata di minuti, si erano guardati ed erano scoppiati a ridere. Dopo un paio di minuti, tra uno spasmo a causa delle risate e l’altro, si erano saltati addosso per abbracciarsi. Carlos sapeva di pulito e di casa. Era una sensazione strana, ma con il tempo quell’odore era un po’ diventato il suo e la cosa non gli dispiaceva affatto. Gli era mancato tutto quello, gli era mancato il suo migliore amico, più di quanto non avesse pensato in un primo momento. Si erano sorrisi, mentre si erano staccati. Il moro aveva capito subito che non era tutto finito, che dovevano ancora parlare un po’.
-Non dovevo essere così idiota da allontanarmi così, senza una spiegazione. Avevo semplicemente paura che potessi rimpiazzarmi e non sarei riuscito a sopportarlo. Perdonami- aveva esalato, mantenendo lo sguardo basso.
-No, sono io che non avrei dovuto permetterti di allontanarti senza una spiegazione. Avrei dovuto spiegarti e farti capire che tu sei sempre il mio migliore amico, il Logie- bear che niente e nessuno potrà mai sostituire. Chiaro?- gli aveva chiesto, stringendo appena le mani sulle braccia dell’altro, che per tutta risposta aveva annuito vigorosamente.
-Mi sei mancato!- gli aveva detto con sincerità. Gli sembrava di essersi tolto un enorme macigno che gli gravava sullo stomaco e in quel momento si sentiva leggero come non gli capitava da diverso tempo. Si erano abbracciati nuovamente, mentre Carlos soffocava un “Anche tu” sulla sua spalla e lui sorrideva beato. Non era strano questo tipo di contatto fisico, non per loro.
Presi com’erano dal loro momento non si erano resi conto che, alle loro spalle, c’era James che li guardava con un grosso sorriso dipinto sulle labbra.
***
La cena era iniziata e proseguita con tranquillità. Kendall si era presentato con diversi minuti di ritardo, a bordo della sua moto e con una strana area da ragazzaccio che lo faceva apparire stranamente eccitante agli occhi del moro. Diamine, non era proprio il momento di fare certi pensieri. Dal canto suo, il biondo aveva fatto del suo meglio per ignorarlo e se proprio doveva parlargli teneva gli occhi fissi sul suo piatto o sul suo bicchiere. Logan per impedirsi di esplodere aveva ripetuto a memoria la canzone “America” dal musical West Hide Story, il suo preferito, nella vana speranza di calmarsi. In quel momento non vedeva l’ora che finesse tutto, in modo che lui avesse finalmente la possibilità di rintanarsi sotto le coperte e possibilmente di non uscirne mai più. Facile, veloce, indolore. A quanto pareva però, il destino, il Karma, Dio, il fato o chi per lui, quel giorno aveva piani diversi per lui. Infatti, quando stava già iniziando a guastare l’idea del tepore del suo lettuccio, Kendall si era alzato rivolgendogli un’occhiata truce e al contempo nervosa. E ora cosa caspio gli prendeva? I tre ragazzi avevano voltato in sincronia lo sguardo verso di lui, che continuava a mordicchiarsi il labbro con apprensione.
-Logan, possiamo parlare?- aveva chiesto dopo qualche minuto. Ormai anche gli altri presenti si stavano voltando in maniera un po’ indiscreta a guardare la scena. A quelle parole la forchetta che il moro aveva in mano era caduta direttamente sul suo piatto, producendo un rumore sordo. Il ragazzo aveva guardato l’altro chiedendosi per caso se non lo stesse prendendo in giro –perché, davvero, cosa avrebbe avuto da dirgli dopo che lo aveva praticamente ignorato da due ore a quella parte e dopo che una decina di giorni prima gli aveva urlato contro le peggiori cose?- Quando aveva visto che il biondo sembrava serio come poche volte prima di quel momento lo aveva visto, aveva battuto le ciglia, non provando neppure a nascondere la sua sorpresa. Dopo qualche secondo di silenzio carico di tensione, aveva annuito, ancora troppo stranito per riuscire a formulare una frase coerente o che non fosse totalmente priva di senso logico. Kendall si era messo le mani in tasca e sembrava aver iniziato a pentirsi delle sue parole, mentre James e Carlos non facevano che spostare lo sguardo alternativamente tra i due, come se stessero guardando un film particolarmente intrigante e non volessero perdersi neppure un istante. Alla fine Logan, stanco di tutti quegli sguardi, si era alzato quasi di scatto e aveva iniziato a dirigersi verso l’uscita del locale dimenticando perfino di prendere il giubbotto e facendo segno all’altro di seguirlo. Il biondino l’aveva seguito quasi immediatamente. I due ragazzi rimasti nel locale si era guardati allibiti, mentre gli sguardi sgomenti delle persone presenti nel locale tornavano a concentrarsi sulle loro cene.
Avrebbero dovuto preoccuparsi del fatto che i loro due migliori amici decidessero di uccidersi nel parcheggio di un locale in pieno centro?
***
 
L’aria gelida gli sferzava il volto e in quel momento l’unico desiderio di Logan era quello di trovarsi il più lontano possibile da lì. Non gli importava dove, bastava che fosse un universo parallelo nel quale non aveva una cotta impossibile per Kendall, che in quel momento era di fronte a lui e lo guardava con aria truce. Vista da fuori sarebbe sembrata una semplice lite tra fidanzati, invece il moro sapeva che le cose andavano ben oltre. Intanto, loro due non erano fidanzati e probabilmente non lo sarebbero stati mai e poi lo sguardo del biondo era troppo scuro e denso di emozioni per trattarsi soltanto di un semplice litigio. No, c’era di più. E Logan aveva la sensazione di aver innescato una bomba a mano: Kendall era pronto ad esplodere e lui non poteva fare niente per togliersi dal suo raggio d’azione. Sarebbe stato colpito dal fiume inevitabile di parole che, lo sapeva, premevano per uscire dalle labbra sottili dell’altro.
-Sono stanco di te e di come tratti le persone, mi hai sentito? Non mi va di essere il tuo giocattolino, mi sembrava di avertelo già spiegato anche più di una volta. Diamine, io sono soltanto uno stupido ragazzino che crede ancora nel principe azzurro e nell’amore vero, ma perché non potevi lasciarmi tranquillo a vivere nel mio universo fatto di confetti e pony? Perché non mi hai lasciato in pace, perché non mi lasci in pace, perché diamine sei qui adesso? Vattene! Per l’amor del cielo, va via! Lo capisci che così mi rendi le cose più difficili? Perché ho sopportato di tutto, credimi. Non m’importava del fatto che tu mi odiassi o che mi insultassi ogni volta che ci incrociavamo per i corridoi. No, a me interessava soltanto avere la tua attenzione, non importava come. Ero egoista, lo sono tutt’ora. E sai cosa? Forse mi piace farmi del male, perché avrei dovuto fermarmi prima di venirti a chiedere aiuto per far mettere insieme James e Carlos. E ci ho provato in tutti i modi a fartelo capire, Dio solo sa quanti segnali ti ho mandato, ma tu niente! Niente di niente! Sai quanto fa male l’indifferenza, Logan? È quella che ho cercato di ostentare io nei tuoi confronti, ma dubito che tu sia riuscito a provare un decimo del dolore che ho provato io in tutti questi anni. Hai una vaga idea di cosa significhi? Passare per cinque anni, ogni singolo giorno, nella speranza che tu ti accorgessi di me come persona e non soltanto come l’amico rompipalle di James. Eppure tu ti ostinavi, ti ostini ancora adesso a non capire! Credi che sia così che funzionino le cose? Ti sbagli, non hai idea di quanto ti sbagli. Non puoi prendere le persone e usarle per poi gettarle via quando ti stufi di loro. Sai cosa succede quando tutti si stancano di correrti dietro e di usarti come premio davanti agli altri? Resti solo. Ed è quello che succederà anche a te, se non la pianti. Sai qual è il vero motivo per cui ti sto dicendo questo mucchio di stronzate? No, non è soltanto perché voglio farti la predica, la paternale o perché io mi senta migliore di te, niente affatto. Semplicemente, sono innamorato di te. E sai cosa? Tu te ne sei fregato altamente, hai giocato con i miei sentimenti come se nulla fosse. Cosa speravi di ottenere con quello stupido bacio a Capodanno? Volevi vantarti che ti avessi baciato. Beh, complimenti! Ti sei fregato il mio primo bacio e molto probabilmente anche la mia dignità, ma non ti permetterò di andare oltre. Ti sei già preso gioco di me anche per troppo tempo, non ti permetterò di farlo ancora.
Sai quando è successo? Diamine, era il primo giorno del liceo, non riesco ancora a dimenticarmi di quel giorno, per quanto ci abbia provato più e più volte. Io ero lì, spaventato e poi mi sei comparso tu davanti. Eri bello da mozzare il fiato, lo sei sempre stato. Sembravi stranamente spaventato, sai?- gli occhi di Kendall si erano fatti lucidi e una lacrima gli era scivolata spontanea lungo la guancia. A Logan sarebbe piaciuto allungare la mano per asciugarla e abbracciare l’altro fino a quando non avesse smetto di farneticare cose inutili come quelle. Lo amava. Lo amava davvero. Di cosa si sarebbe dovuto preoccupare in quel momento? Il tono del biondo era incrinato e non nascondeva una nota di ironia e di quello che, al moro faceva orrore pensarci, sembrava disgusto verso se stesso. Quanto male gli aveva fatto senza rendersene conto? Quante volte, volontariamente e non, doveva averlo fatto sentire uno schifo di dimensioni cosmiche? Era tutto sbagliato, tutto quanto. –Continuavi a fingerti sicuro di te, camminando a test alta nei tuoi jeans strappati e nella tua maglietta scolorita, ma non sei riuscito a nascondere il sollievo quando Carlos ti ha raggiunto. Gli hai sorriso in un modo abbagliante, sembrava che tutto il resto impallidisse al confronto. E cosa potevo fare io, ragazzino ingenuo di quattordici anni facilmente suggestionabile, se non prendermi una sbandata colossale che mi porto dietro fino ad oggi? Chiamami idiota, ma non sono mai riuscito ad uscire con qualcuno. Vai, giudicami pure. Alla fin fine, tu sei il bello e dannato Logan Henderson e io sono soltanto un povero ragazzino illuso che per un solo istante ha potuto assaporare il gusto di avere ciò che desiderava con tutto se stesso- il tono di Kendall era sconfitto. Logan in quel momento avrebbe voluto che i suoi piedi non fossero diventati di cemento e che la gola non gli si fosse seccata a tal punto che parlare gli sembrava un’impresa da giganti. Aveva fatto appena in tempo a pensare a cosa avrebbe potuto dirgli, che James e Carlos erano usciti dal ristorante tenendosi per mano.
-Hey ragazzi!- aveva esclamato il più alto, ignaro di tutto quello che era appena successo- che cosa ne dite di tornare a casa? Inizia a farsi tardi e io non voglio rischiare di non svegliarmi in tempo per i miei rituali dei capelli mattutini, insomma potrebbe intaccare la mia bellezza.
-Oh, ma tu sei sempre bello Jamie!- aveva esclamato in tono zuccheroso Carlos. A Logan era venuto un improvviso conato di vomito. Per tutta risposta il castano aveva emesso un suono simile ad uno squittio, prima di chinarsi a baciare teneramente l’altro sulle labbra. Il moro si era messo a tossicchiare, facendo un passo verso i due.
-J, vai tu con la mia macchina okay? Vengo a riprenderla io domani mattina, tu non preoccuparti. Adesso ho soltanto bisogno di fare due passi a piedi, devo schiarirmi le idee su un paio di cose. Ciao a tutti- aveva detto freddamente, facendo un cenno della mano in direzione dei ragazzi e stroncando sul nascere le proteste di James. Di sicuro il ragazzo era abbastanza intelligente da aver capito che c’era qualcosa che non andava e il moro sperava ardentemente che non decidesse di mettere Kendall sotto torchio, perché aveva sinceramente paura di quello che avrebbe potuto rispondergli il biondo in preda all’ira.
Riguardo al voler fare due passi da solo non aveva mentito. Sentiva il bisogno di restare un po’ di tempo da solo con i suoi pensieri. Non dubitava del fatto che Kendall gli avesse detto la verità, niente affatto. Dubitava di se stesso invece. Possibile che in tutti quegli anni non si fosse mai accorto di nulla? Per tanto tempo si era convinto di odiarlo e che l’altro ricambiasse a pieno quel sentimento, soltanto perché poi tutto crollasse in una manciata di tempo e senza che lui potesse fare nulla per impedirlo? Si chiedeva come doveva aver vissuto il biondo la situazione. Probabilmente doveva ver pensato che lui sapesse dei suoi sentimenti, ecco il motivo per il quale era tanto restio a baciarlo e per il quale era anche convinto di essere soltanto uno dei tanti. Avrebbe voluto essere qualcosa per speciale per Logan, ecco qual era la verità. E faceva male sentirselo dire adesso, faceva male che Kendall pensasse di essere un illuso, perché non era così, non lo era per lui. Se soltanto pensava a tutte quelle cose gli scoppiava la testa. In quel momento avrebbe avuto bisogno solamente di spegnere il cervello e di farsi qualche sana e tranquilla oretta di sonno ristoratore. Era troppo, rispetto a quello che il moro era abituato a sopportare. Lui viveva in un universo relativamente tranquillo, fregandosene di tutto e tutti, lasciando da parte i commenti maligni e lasciandoseli semplicemente scivolare addosso. Eppure in poco tempo, tutte le cose indissolubili a cui credeva si erano misteriosamente rivelate un frutto della sua immaginazione, qualcosa di semplicemente troppo bello per essere reale. Si chiedeva se crescere non significasse anche quello. Soffrire, starci un po’ male, ma poi riuscire a superare perfino il dolore? Non ne aveva idea, ma in quel momento gli sembrava un’idea un po’ troppo assurda. Il dolore che sentiva lo risucchiava dall’interno, proprio come un buco nero e sentiva un nodo più o meno all’altezza dello stomaco che gli impediva di respirare per come si deve. Aveva voglia di piangere, ma le lacrime sembravano non aver voglia di uscire. Se ne stavano lì, agli angoli dei suoi occhi senza avere il coraggio di scivolare finalmente lungo le sue guance e poi di concludere la loro breve vita sulla maglietta del ragazzo. Doveva fare per forza così male? Ad essere sinceri, si sentiva anche un po’ patetico. Lui, un ragazzino che fino a poco tempo prima non aveva neppure idea di che cosa volesse dire quel concetto astratto chiamato amore –in realtà non era sicuro di saperlo neppure in quel momento- e che in quel momento si ritrovava quasi in lacrime dentro ad un vicolo deserto per una persona che fino a poche settimane prima a stento sopportava. Patetico, davvero. Aveva preso un respiro profondo, scivolando lentamente lungo un muro sudicio del vicolo in cui era andato a finire, quando preso dalla foga si era messo a camminare senza una direzione ben precisa. In teoria sarebbe dovuto filare di corsa a casa, ma in quel momento la sola idea delle pareti della sua stanza gli risultava stranamente soffocante. Aveva bisogno di stare all’aria aperta, di correre, di dimenticarsi d tutto solo per un momento. Così aveva usato l’unico metodo che conosceva: si era messo a cantare.
-Jump up, fall down, gotta play it loud now. Don't care, my head's spinning all around now. I swear I'll do, anything that I have to...'Til I forget about you!- le lacrime avevano iniziato a scorrere sul suo viso quasi involontariamente, dettate dalla foga con la quale parole erano state cantate. Cavoli. Non si era aspettato che facesse così male. Maledicendosi, aveva tirato un pugno sull’asfalto duro con ambedue le mani, finendo per farsi sanguinare le nocche. Ecco, il dolore che sentiva era simile. Non era fortissimo, ma faceva male perché era sempre lì, come un tarlo fastidioso che proprio non riusciva a rimuovere. Era fermo, costantemente, a ricordargli i suoi errori e il suo essere stato troppo immaturo, perché a rendersi conto prima dei sentimenti di tutti e due, forse si sarebbe reso conto del vero significato della parola felicità. Quella reale, che ti lasciava senza fiato e dalla quale non riuscivi più a separarti.
Improvvisamente, i fari di un’auto l’avevano investito. Si era coperto gli occhi con le nocche ancora doloranti, mentre una figura alta e familiare scendeva dalla vettura e si avvicinava a lui.
-Los, eccolo!- aveva esclamato James, gettando un’occhiata obliqua alle sue mani e scuotendo impercettibilmente la testa di fronte al suo viso rigato di lacrime. Lo aveva preso per un braccio con delicatezza insieme a Carlos, che era sceso immediatamente dall’auto per dargli una mano. Lo avevano depositato con gentilezza nel sedile posteriore, dove il ragazzo era rimasto con lo sguardo fisso e vacuo e gli occhi ancora lucidi, senza dire una parola. I due ragazzi si erano guardati con la stessa area preoccupata e si erano stretti per un momento la mano, prima di separarsi e salire ognuno al proprio posto.
-Amico, come ti senti?- aveva chiesto il latino dopo dieci minuti abbondati di strada percorsa in maniera tranquilla. James aveva gli occhi sulla strada, ma riusciva comunque a percepire che era preoccupato. Il ragazzo moro non aveva risposto e, voltandosi, Carlos si era accorto che si era addormentato malamente sul sedile. A quel punto si era rivolto al ragazzo di fianco a lui. –Cosa credi che dovremmo fare?
-Non lo so- la mani del suo ragazzo si erano strette impercettibilmente al volante della vettura- non ne ho proprio idea. Quel che è sicuro è che non possiamo lasciare che le così continuino così. Hai visto come sta Logan e ti posso assicurare che ci sono stati giorni in cui stava addirittura peggio e tu mi hai detto che Kendall è nelle stesse condizioni. Io so che Kendall è innamorato di lui, l’ho sempre saputo. Al primo anno, quando ci siamo conosciuti e lui non aveva neppure fatto coming-out e, anzi!, non sapeva neppure di essere gay, guardava Logan con quello sguardo sognante e un po’ da ebete che si ha quando si ama qualcuno. E quando lo insultava, era felice di poter ricevere la sua attenzione, anche se solo per pochi e brevi istanti. Poi smettevano di litigare e lui metteva su un’aria da cucciolo che avrebbe fatto sciogliere chiunque. Non dico che con il tempo questo sentimento sia rimasto immutato, al contrario. Credo che con il tempo Kendall abbia imparato ad amarlo ancora di più e credimi quando ti dico che odiava se stesso per quello che provava. Cercava di rifiutare, seppur in maniera patetica, ciò che provava e lì vedevo tutti i suoi tentativi di distogliere lo sguardo da lui o di smettere di pensarlo e vedevo anche come ogni volta che forzava se stesso a fare una delle due cose ci impiegava sempre un po’ di più, come se non riuscisse a lasciarlo andare. E in questi giorni ho visto esattamente gli stessi sentimenti in Logan, solo che lui li ha accettati con più rassegnazione. Lui non si fa tanti problemi, Kendall sì. È per questo che stanno così tanto bene insieme. Si completano. E noi dobbiamo far si che si mettano insieme.
Carlos si era guardato le mani, non totalmente convinto. Sapeva che il più alto aveva ragione, ma aveva paura che quelli che erano diventati i suoi amici finissero per farsi del male a vicenda. Non avrebbe mai voluto che si ferissero a vicenda, voleva troppo bene ad entrambi per permettere una cosa del genere. Eppure tenerli a distanza sembrava fare ancora più male a tutti e due. Cosa doveva fare a quel punto? Si era osservato il polso, dove quella mattina aveva scritto una piccola parola con il pennarello nero, con il solo scopo di infondersi un po’ di coraggio in vista dell’appuntamento di quella sera.
Rischia.
Erano i suoi migliori amici, quelli che lo avevano aiutato a mettersi con il ragazzo che amava.
Rischia.
E lui avrebbe rischiato.



 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Hi babies! :D
Chiedo venia per il ritardo ma, in vista degli esami, in questo periodo sto studiando come una matta quindi non sempre ho la testa o la voglia di scrivere. Non so se riesco a pubblicare prima di lunedì, mi dispiace tanto :/
Volevo comunque ringraziarvi per le sei -SEI, S-E-I!- recensioni allo scorso capitolo e per le sei -stesso discorso di prima- recensioni alla mia OS. Siete speciali come poche! Spero che il capitolo non vi deluda troppo -il nostro Logie sbadatello non è l'amore? *^*- e che beh, Kendall non vi sembri esagerato. SPero di riuscire a farvi capire perché l'ho fatto agire in questo modo. Voi immaginate di essere innamorati di una persona da tanto di quel tempo che neppure ci pensate più e quella, dopo aver passato anni a non filarvi neppure, vi bacia. Non vi viene scontato porvi qualche domanda e magari incazzarvi pure? Io almeno lo farei xD Quindi, boh, spero di non avervi annoiato troppo! Se è così mi dispiace davvero tanto. Uh, vi notifico (?) che il prossimo capitolo è il penultimo, poi non mi vedrete credo fino al 29 -se gli esami dovessero andare per le lunghe- se escludiamo qualche eventuale apparizione mistica per qualche OS o flash. Maa, per dopo ho in mente una long a tema Kogan, quindi non pensate di liberarvi di me così facilmente -vi piacerebbe, vero?- Ora vado a dormire, prima di crollare sulla tastiera
Un bacio,
-Ice (:


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Capitolo 7
*** No control ***


Lasciati Odiare
No control
Quel giorno, per Carlos e James, rappresentava qualcosa di particolare. Come non avevano fatto altro che ricordarsi e ricordare agli amici negli ultimi giorni, sarebbe stato ufficialmente un mese che stavano insieme. Per fortuna, sembrava che le cose tra di loro andassero per il meglio ed erano diventati ormai inseparabili. Non facevano altro che scambiarsi tenerezze ed effusioni e di giorno in giorno erano sempre più innamorati. Si erano già detti il primo “Ti amo” e probabilmente avrebbero presto fatto il passo successivo.
Se per loro le cose andavano bene, lo stesso non si poteva dire di Kendall e Logan. Dalla sera del ristorante il moro si era chiuso in se stesso e non erano serviti a niente i tentativi dei suoi migliori amici di estorcergli qualcosa riguardante la discussione avuta con il biondo. Si rifiutava di parlarne e, al contrario, rabbrividiva ogni volta che si faceva il nome dell’altro. Anche Kendall non era più espansivo come prima, ma stranamente aveva iniziato a frequentare un ragazzo irlandese che si era da poco trasferito nella loro scuola, un certo Thomas. Logan soffriva in silenzio, lo vedevano entrambi. Soltanto che, contrariamente a quanto avrebbero fatto Carlos e James se si fossero trovati nella sua stessa situazione, lui preferiva sfogare la sua frustrazione andando a divertirsi al “Baby Angel” un locale gay che, contrariamente al nome, di angelico aveva davvero poco. Non sapevano esattamente cosa facesse là dentro –era un’altra delle cose del quale il moro preferiva non parlare- ma la neo-coppietta vedeva che il comportamento apparentemente menefreghista di Logan non faceva altro che alimentare la gelosia del biondo, che di riflesso trascorreva più tempo con Thomas. Un circolo vizioso, insomma.
 Inoltre, la stessa scena che si ripeteva puntualmente ogni mattina davanti la scuola, stava avvenendo quel giorno. Kendall stava facendo gli occhi dolci a Thomas –che poi era anche un bel ragazzo, con gli occhi verdi e grandi, il fisico basso e minuto e i capelli biondicci- e Logan, seduto su un sasso sufficientemente grande dalla parte opposta del cortile, fingeva interessamento per un libro che teneva in grembo, mentre in realtà non faceva che sollevare incessantemente lo sguardo verso i due ragazzi. Carlos, che era seduto sul  pavimento circondato dalle braccia di James, osservava la scena con fare sconsolato. Si chiedeva come facessero quei due ragazzi ad essere così idioti e a non rendersi conto di quanto in realtà si amassero. Era così evidente! Aveva provato a parlare con Kendall, chiedendogli spiegazioni che continuavano ad essergli negate, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era una dettagliata descrizione –fatta a voce esageratamente alta- di quanto Thomas fosse meraviglioso, splendido e fantastico. Il latino non aveva niente contro quel povero ragazzo, ma ormai soltanto a sentire il suo nome gli veniva la nausea.
-Per gli slip a pois di Merlino!- aveva borbottato tra i denti. James aveva smesso di accarezzargli i capelli, guardandolo in maniera interrogativa. –Quei due mi faranno impazzire. SI sbavano dietro, non fanno altro che guardarsi e cercare di farsi ingelosire a vicenda eppure nessuno dei due fa nulla per cercare di stare con l’altro. Diamine, mi fanno saltare i nervi. Si amano, Jay. Solo che sono troppo stupidi ed orgogliosi per ammetterlo e si stanno perdendo qualcosa di meraviglioso- il suo ragazzo aveva annuito energicamente, d’accordo con le sue parole. Gli aveva lasciato un bacio sulla guancia, sperando di calmarlo. Nel frattempo, Logan stava torturando la copertina del libro di Chris Colfer che aveva acquistato solo pochi giorni prima. Thomas non faceva che toccare Kendall dappertutto –sulla spalle, nei capelli, in viso- e lui stava decisamente per andare lì e fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. Tipo sferrare un pugno a Thomas. O baciare Kendall. O magari entrambe le cose. Improvvisamente, le labbra del Vermicolo –da quel momento in poi lo avrebbe chiamato in quel modo- si erano attaccate alle labbra del biondo e lui per un attimo non ci aveva più visto. Stava per alzarsi e fare qualche cazzata, ma la campanella lo aveva interrotto. Kendall e il Vermicolo si erano diretti in classe e lui era piuttosto certo di aver visto il biondo rivolgergli un’occhiata rapida ed abbondantemente sarcastica. Merda.
***
Logan non aveva mai reputato Carlos una persona particolarmente perspicace. Anche perché, insomma!, lui era quello che fino a qualche mese prima era convinto che la parola “perspicace” indicasse uno strano tipo di pesce. Quindi, se anche lui si è reso conto della situazione disperata in cui si trovano lui e Kendall, vuol dire che la situazione è davvero disperata. È tutto il giorno che evita i suoi migliori amici, svoltando corridoio e prendendo le strade più improponibili per arrivare a lezione, soltanto perché il latino non ha fatto altro che fissarlo insistentemente per tutta la durata delle lezioni e gli ha mandato almeno una quindicina di biglietti in cui affermava di dovergli parlare. Ora, normalmente non si sarebbe preoccupato, anzi, sarebbe corso dal suo amico per capire in quali casini si era cacciato, ma dato che più di una volta gli aveva fatto intendere che l’argomento della loro conversazione sarebbe stato Kendall, aveva sinceramente voluto evitare di avere una conversazione ai limiti dell’imbarazzante. Perché era quello che sarebbe successo se avesse deciso di parlargli. Alla fine delle lezioni quindi, mentre si trovava sulla strada per tornare a casa, era convinto di aver scansato il pericolo. Naturalmente aveva dimenticato la sua sfiga cosmica e il fatto che, quando lui era convinto di qualcosa, generalmente finiva per succedere il contrario. Infatti, mentre fischiettava le parole di una strampalata versione di “Misery” dei Maroon 5, il suo cellulare gli aveva notificato l’arrivo di un messaggio. Aveva continuato a fischiettare, ignaro, mentre sbloccava con nonchalance lo schermo.
-I’m in miser- Oh.
Logan, sono James. Carlos mi ha detto che è tutto il giorno che lo eviti e sinceramente è da un po’ che ci tratti entrambi da schifo. Sinceramente, siamo entrambi stufi di questo tuo comportamento. Non voglio farti star male o giudicarti, ma cosa vuoi che faccia? A noi importa di te, e vediamo che ci stai male per lui, ma questo è un buon modo per trattare male anche noi? Sei innamorato di lui, ormai hai perfino smesso di negarlo. Sei ferito, non lo metto in dubbio. E credimi quando ti dico che mi dispiace per te. Ma non per questo è giusto il tuo comportamento. Ti voglio bene e lo sai, ma ti prego, smetti di respingerci. Ti rendi conto che nell’ultimo mese –dalla sera del ristorante, qualunque cosa sia successa lì dentro- non ci hai chiesto neppure una volta come stavamo, che ti sei limitato a fare l’apatico e lasciare tutti fuori. Siamo tuoi amici, Logan. Parlaci. Non siamo scomparsi, non siamo trasparenti né invisibili. Ti aspettiamo stasera alle 19:00 all’Orient Express, il ristorante in centro. Perché, se ancora t’importasse di noi, sapresti che stiamo insieme da un mese. Fa come vuoi, ma sappi che è la tua ultima possibilità. Se la bruci non potrai più tornare indietro.
-James
E Logan si era sentito sbagliato tante volte in passato, ma mai come in quel momento. Fissava il display con le lacrime agli occhi e il cuore spezzato, senza riuscire a far smettere il dolore pungente che provava al petto.
***
Nello stesso momento, dal lato opposto della città, Kendall era sul suo letto, la mani ben strette ad ancorare i fianchi di Thomas. Le labbra del ragazzo gli torturavano incessantemente il collo e premevano in un punto particolarmente delicato che, più che procurargli piacere, gli davano fastidio. Non sapeva esattamente come ci fosse finito in quella situazione. Thomas gli piaceva, certo. Non in quel senso, non totalmente almeno. Non era Logan, con lui non sentiva il bisogno di baciarlo fino a perdere il fiato e di tenerlo stretto a se per sempre. Però era pur sempre un buon compromesso, un modo per cercare di cancellare il moro dalla sua testa almeno per un po’. Non gli sembrava che ci fosse nulla di sbagliato in quello, no? All’inizio ne era convinto, poi la situazione era un po’ degenerata. Logan sembrava geloso di quello che c’era tra loro due e lui aveva preferito lasciargli credere che lui e Thomas fossero follemente innamorati, anche se non era così. Non sapeva bene perché lo faceva e sotto sotto sentiva che non era una cosa bella, ma ne traeva un’insana soddisfazione che lo faceva star bene in modo strano, ma meraviglioso. Inoltre voleva sinceramente bene a Thomas, ed era sicuro al cento per cento che sarebbe stato un fidanzato perfetto, se lui non fosse stato innamorato di Logan. Era dolce, non faceva che abbracciarlo e dimostrargli quello che provava per lui e già dal loro primo appuntamento si era offerto di pagargli il biglietto del cinema. Quelle attenzioni però, facevano sentire Kendall a disagio. Non che non gli facessero piacere, ma non era da lui che le voleva. Di tanto in tanto gli sarebbe piaciuto chiarire le cose con Logan, ma d’altro canto, era convinto che toccasse all’altro fare il primo passo.
Quel giorno i suoi genitori erano usciti e quindi lui si era sentito libero di invitare Thomas –il suo ragazzo? Un suo amico? Non avevano mai discusso di quello, in realtà- e tra una cosa e l’altra si erano ritrovati a darsi attenzione vicendevolmente sul suo letto. Kendall era vergine. Non era una cosa del quale si vergognava e non era una di quelle persone che vedeva la cosa come un peso da portare sulle spalle. Non credeva che con lui si sarebbe spinto entro il limite dei preliminari. La sua prima volta doveva essere con qualcuno di speciale, avrebbe dovuto essere con lui. Perché proprio non riusciva a toglierselo dalla testa?  Thomas aveva premuto i fianchi contro i suoi, in una frizione che seppur leggera gli aveva fatto sfuggire un gemito. In quel momento il suo cellulare, malamente poggiato sul comodino, aveva emesso un breve BIP, che segnalava l’arrivo di un messaggio. Il ragazzo aveva staccato l’altro dal suo corpo e aveva sbloccato il cellulare, trattenendo lievemente il fiato nel leggere quelle parole piene di quello che sembrava astio, seppur leggero, rivolte a lui.
Ciao Kendall, sono James. Ricordi chi sono, no? Quello che fino a poco tempo fa potevi considerare il tuo migliore amico, ma che ad un tratto sembra diventato invisibile. Non so se ti va ancora di passare del tempo con noi –con me e Carlos-, adesso che hai trovato compagnia migliore. Non riesco neppure a capire come mai tu ti sia allontanato tutto d’un tratto, senza che noi ti avessimo fatto nulla. Non mi sembra un comportamento corretto nei nostri confronti, dato che mi sembrava che fossimo amici. Non voglio giudicare il tuo comportamento, eppure non mi sembra che dopo essermi messo con Carlos io o lui ci siamo isolati per starcene per i fatti nostri. Anzi, cercavamo sempre di coinvolgerti nelle nostre attività, ma tu non volevi saperne. E chi siamo noi per costringerti? Semplicemente, non ignorarci. Dicci apertamente che non desideri la nostra compagnia, ma abbi il coraggio di dircelo quantomeno in faccia. Non voglio accusarti di nulla, né ricordare gli errori passati, perché sai che è una cosa che non mi piace. So che stai bene con Thomas e che sicuramente lui ti da ciò che né io e né Carlos potremmo mai darti, eppure non mi sembra che nessuno di noi due meriti un simile trattamento, non credi? Forse non riesco a capire il tuo punto di vista, forse non lo capisco addirittura per nulla, ma dal nostro punto di vista non ho apprezzato il tuo comportamento. Se fosse per me, dopo come ti sei comportato negli ultimi mesi, dubito che avrei motivo per scriverti, ma, per quanto la cosa non mi faccia piacere, Carlos tiene a te e io tengo a lui. Non so se risponderai a questo messaggio e se continuerai a fare il menefreghista e andrai da qualche parte a divertirti con il tuo amichetto, immagino che non dovrebbe importatene poi molto, dato il tuo recente comportamento. Comunque sia, io e Carlos oggi stiamo insieme da un mese e ci terremmo a festeggiare con voi questo piccolo traguardo. Grazie a questo mese trascorso insieme ci siamo resi conto di come è fatta una vera relazione  e abbiamo capito che ci teniamo a portarla avanti. Se ti va di festeggiare insieme a noi, ti aspettiamo questa sera all’Orient Express, alle 19:00. Anche se da come ti ho parlato fino ad adesso non sembra per niente, ci terrei alla tua presenza perché, nonostante tutto, so che da qualche parte c’è ancora il mio migliore amico, quello che conosco da anni e al quale voglio bene.
Xx James
Quel “Ci terremo a festeggiare con voi” avrebbe decisamente dovuto insospettirlo, ma in quel momento era troppo impegnato a cercare di trattenere le lacrime davanti lo sguardo di un incredulo Thomas, che lo guardava da un punto imprecisato alle sue spalle.
***
Alla fine Logan aveva deciso di andare all’appuntamento. Si era sentito una merda totale ad aver ignorato i suoi migliori amici per un periodo così lungo e ad essere addirittura arrivato a dimenticarsi di quel piccolo, ma importante traguardo che avevano raggiunto. Si era messo le sue amate All Star nere, pantaloni neri e camicia bianca –l’Orient Express era un ristorante di lusso, era sicuro che l’avesse scelto James- ed era uscito, salutando sua madre con un bacio sulla guancia. Aveva deciso di fare la strada a piedi, con il suo fedele lettore mp3. In quel momento stava ascoltando “Last Friday Night” e inconsciamente non riusciva a fare a meno di associarla al giorno di Capodanno. Ecco, più si imponeva di non pensare a Kendall, più i suoi grandi occhi e il suo viso ridente facevano capolino nella sua mente. Prima di dirigersi sul luogo dell’appuntamento si era diretto nel suo bar di fiducia, sperando che una birra lo aiutasse a non pensare a certe cose.
L’Orient Express era il ristorante –nonché hotel- più alla moda dell’intera città ed era conosciuto perché tutte le coppie della città che si rispettassero avevano ricevuto la proposta di matrimonio proprio al suo interno. Sua madre gli aveva raccontato che anche per lei e suo padre era stato così, ma era riuscito a descrivere il tutto con un tono così romantico che a Logan era sembrato che il suo racconto venisse direttamente da un libro di favole. All’entrata principale c’era un portiere in divisa, che gli aveva rivolto un largo sorriso, invitandolo ad accomodarsi. Era entrato in un largo corridoio dipinto di bianco e con sfarzosi lampadari di cristallo. Sotto i suoi piedi c’era un tappeto rosso, elegante sebbene decisamente troppo stucchevole. Seguendo il tappeto era arrivato in un’altra grande sala, munita degli stessi lampadari del corridoio. Le pareti erano color ambra, con una strana fantasia floreale. Al centro della sala vi era una grande pista da ballo, mentre lateralmente c’erano grossi tavoli circolari ricoperti di pizzi e merletti. A quella vista, Logan aveva storto il naso. Decisamente non era il suo genere di locale. Si era avvicinato ad una delle pareti, dove c’era un bancone posizionato davanti una spessa porta, che probabilmente conduceva nelle cucine. Dietro il bancone, un signore alto e distinto gli sorrideva. Aveva i capelli neri e striati di grigio. Gli occhi verdi avevano un che di inquietante. Indossava anche lui la divisa dell’Orient Express.
-Ehm, buonasera, il mio nome è Logan Henderson. Stavo cercando due miei amici, ma credo che non siano ancora arrivati. Nel frattempo io potrei iniziare a sedermi? Sa, sono molto stanco- l’uomo aveva annuito meccanicamente, con educazione. Poi, con voce rauca e bassa, gli aveva chiesto:
-Sa a che nome hanno prenotato i suoi amici?- il moro aveva riferito i cognomi di James e Carlos e gli era sembrato per un attimo di scorgere sul volto del suo interlocutore un’espressione confusa. –Credo che i suoi amici abbiano cambiato programma senza avvisarla, mi rincresce molto. Il signor Maslow mi ha telefonato questo pomeriggio dicendo che voleva prenotare una suite per questa sera. Ma prego, lasci che la conduca alla stanza, sono sicura che i suoi amici stanno per arrivare. Non si preoccupi, non appena arrivano lì condurrò da lei- Logan aveva annuito, sebbene fosse un po’ spiazzato. Quella decisamente non se l’aspettava. Il signore di prima l’aveva condotto lungo una ripida rampa di scale, che spuntava fuori alla fine del corridoio che lui stesso aveva percorso poco prima. Avevano raggiunto un corridoio identico a quello del piano inferiore, sebbene avesse molte più porte. In ciascuna vi era una targhetta con il nome della stanza. Avevano percorso buona parte del corridoio, prima di fermarsi circa a metà. Camera 36B. L’uomo aveva aperto la porta con una carta magnetica e aveva consegnato a lui una chiave piccola, in metallo.
-Buona serata, si goda l’Express Hotel- gli aveva detto, rivolgendogli un altro sorriso indecifrabile e allontanandosi con passo strascicato. Logan aveva sbattuto più volte le palpebra, dirigendosi poi all’interno della suite. Era una stanza meravigliosa, sotto ogni punto di vista. Alla sua destra c’era un bagno con un’enorme vasca e dalle ceramiche azzurre. Luci soffuse lo illuminavano e alcune candele accese facevano bella mostra di se sulla vasca da bagno, al cui interno si trovavano dei petali di rosa. Una strana idea iniziava a prendere forma nella sua testa. Possibile che…? No, si era detto con fermezza. Era uscito dal bagno, premurandosi di spegnere le luci e pregando che quelle candele non dessero fuoco a niente. Si era guardato intorno, squadrando con attenzione ogni singolo dettaglio della stanza che lo circondava. Tutto trasudava lusso da ogni poro e il moro si chiedeva dove avessero trovato i soldi, quei due, per pagare quella stanza. Le pareti erano tinteggiate di azzurro e una era interamente occupata da una grande finestra che si affacciava sul davanti dell’albergo. Le tende, bianche e semplici, erano tirate. Davanti alla finestra c’era un enorme letto matrimoniale, anch’esso dalle lenzuola bianche. Un tappetto che aveva l’aria di costare un bel po’ di quattrini ricopriva gran parte del parquet chiaro. I mobili, massicci e in legno, erano laccati di vernice trasparente. Perfino il grande armadio abbandonato su una parete alla sua destra aveva le maniglie in quello che a prima vista sembrava oro. Inarcando un sopracciglio, si era buttato sul letto, sperando che James e Carlos arrivassero presto. Ci teneva a scusarsi il prima possibile con loro per il suo comportamento a dir poco meschino. Canticchiando “Blame it on the alcohol” si era gettato a peso morto sul letto. Sbuffando, aveva sbloccato il suo cellulare e aveva ripreso a leggere il pdf di “C’è un cadavere in biblioteca”: era arrivato al punto dove trovavano la macchina bruciata con dentro il corpo carbonizzato, e lui era sempre più ansioso di capire chi era l’assassino. Non era mai stato un asso nel risolvere i gialli, ma gli piaceva leggerli, lo appassionava. Mentre lui si districava tra cadaveri e l’ennesimo strambo racconto di Miss Marple, qualcun altro si stava dirigendo nella sua stanza, totalmente ignaro della sua presenza.
***
Anche Kendall aveva deciso di andare all’appuntamento di Carlos e James. Dopo aver ricevuto il messaggio aveva mandato via Thomas in modo non proprio carino, ma l’altro non se l’era presa. Si era vestito con il completo che generalmente usava per i matrimoni e quel genere di aventi, ben conoscendo l’Orient Express. Era stato accolto dallo stesso signore che pochi istanti prima si era occupato di Logan. Aveva riferito anche al biondo il cambio di programma dei due amici. Dapprincipio Kendall era rimasto stupito dal cambiamento improvviso, ma poi si era detto che dato che non aveva neppure risposto al messaggio di James non poteva di certo arrabbiarsi perché avevano cambiato programma senza avvisarlo. Aveva quindi seguito l’uomo su per le scale e per il  corridoio, fino a farsi condurre in una di quelle che, gli aveva assicurato l’altro, era una delle migliori suite dell’albergo. Kendall gli aveva sorriso e, una volta rimasto solo, si era messo a squadrare la stanza. Ad un certo punto aveva percepito un rumore alle sue spalle, come di un qualcosa che cadeva e si era voltato di scatto. Accanto alla porta del bagno, c’era una figura a lui ben nota che lo fissava con espressione alquanto sconvolta.
-Tu?!- gli aveva chiesto il biondo.
***
Dopo qualche minuto era stato costretto ad interrompere la sua lettura per andare a spegnere le candele del bagno, perché aveva davvero il terrore che una di esse potesse dare fuoco a qualcosa. Si era chiuso la porta alle spalle e le aveva spente in un battibaleno, mettendosi poi a fischiettare il ritornello di “Don’t you want me baby?” La porta chiusa non gli aveva permesso di sentire i rumori all’esterno, quindi era uscito dalla stanza reggendo le candele, pensando di poggiarle sul comodino e di rimetterle al loro posto la mattina successiva. Ad un certo punto però, un corpo ben familiare era entrato nel suo campo visivo. Per la sorpresa aveva fatto scivolare le candele sul pavimento –le aveva viste scivolare lungo il pavimento e scomparire all’interno del bagno.
-Tu?!- gli aveva chiesto in tono sconvolto Kendall. Logan non aveva potuto far altro che annuire, improvvisamente a disagio. Non sapeva perché, ma l’unica cosa che voleva era che il pavimento si aprisse e che lo risucchiasse in un mondo dove quel dannato biondino non era costantemente nella sua testa. Non aveva avuto il tempo di riflettere ulteriormente sulla questione –o anche su chi diamine avesse messo in testa a Carlos e James che loro due erano i Cupido della situazione perché, davvero, loro due non ne avevano bisogno- aveva visto Kendall farsi improvvisamente più vicino. Molto, più vicino. La sua salivazione si era azzerata, perché quel ragazzo aveva degli occhi che sarebbero dovuti essere considerati illegali, talmente verdi e profondi da sembrare finti. Prepotentemente, senza lasciargli il tempo di parlare, il biondo si era tuffato sulle sue labbra, lasciandogli un languido bacio a stampo.
-Kendall, io…- aveva provato a dire il moro, ma non era servito a nulla. L’altro aveva posato le labbra sulle sue, iniziando a baciarlo con avidità e con una certa passione, che gli aveva infuso dentro un'emozione che urlava nel suo corpo e che lo faceva tremare da capo a piedi. Come se fosse un impronta, un marchio che Kendall aveva impresso nel profondo e che lo richiamava, in maniera lenta ed inesorabile, a lui. Il biondo gli aveva morso un labbro con ingordigia, senza dare l’impressione di volersi fermare tanto presto.
I baci erano continuati in maniera discontinua, rovente e quasi violenta. Qualcosa nella testa di Logan gli diceva che tutto quello era sbagliato e che per prima cosa avrebbero dovuto parlare, loro due. Non trovava affatto giusto che Kendall prendesse e cambiasse idea come se nulla fosse, praticamente divertendosi nel vederlo soffrire. Certo, forse all’inizio se lo era meritato. Non era giusto che lo avesse –seppur involontariamente- ignorato per tutti quegli anni, ma non meritava neppure di essere trattato in quel modo. Si era resto conto dei suoi errori, aveva capito dove aveva sbagliato ed era pronto a farsi perdonare. E poi c’era Kendall, quel biondastro da strapazzo che riusciva a mandarlo in confusione con un solo gesto, e che continuava a non volerlo perdonare. Ma perdonarlo per cosa, poi? Per essersi comportato da stronzo? Pensava di aver già dovuto subire le conseguenze delle sue azioni, no? Diamine, la testa gli scoppiava. La birra che aveva bevuto al bar prima di dirigersi all’hotel sembrava essersi trasformato in un potente superalcolico. Sentiva di aver perso il controllo delle sue azioni, non era più in se. Aveva infilato una mano tra i capelli dell’altro, tirandoglieli prepotentemente e strappandogli un gemito dalle labbra ancora incollate alle sue. Quando si erano staccati, nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dire una parola. Si erano guardati per istanti interminabili, prima che Kendall tornasse a baciarlo, di nuovo con voracità, stringendogli le gambe intorno alla vita. I loro bacini erano entrati a contatto facendoli fremere. Logan aveva stretto le mani intorno ai fianchi del biondo e ad occhi chiusi era indietreggiato fino a buttarsi sul letto, trascinandosi dietro l’altro. Era tutto maledettamente sbagliato, eppure non riusciva a smettere. Una lacrima gli aveva solcato la guancia, spontanea. Prontamente il biondo, che aveva continuato a tenere gli occhi aperti per squadrarlo, aveva sollevato un braccio per asciugargliela. Dopo appena qualche istante quella stessa mano era scesa, intraprendente, lungo lo stomaco del moro lasciato scoperto dalla camicia che si era sollevata sui fianchi, fino a scivolare in mezzo alle sue cosce. Logan aveva smesso di baciarlo per permettere alle sue labbra di cacciar fuori un gemito. Ghignando apertamente, il biondo aveva iniziato a strofinare una mano tra le sue gambe, salendo e scendendo, ma non spingendosi mai verso il punto che avrebbe dato maggior piacere all’altro. Dopo diversi minuti animati soltanto dagli ansiti del più basso, finalmente Kendall si era deciso a dargli piacere, portando la mano a stringere in maniera non troppo delicata il sesso dell’altro, ancora costretto nei pantaloni e nell’intimo. Il moro aveva spalancato gli occhi a quel contatto improvviso, lasciandosi sfuggire un gemito più alto dei precedenti. Il ghigno del più alto si era allargato e aveva iniziato ad intensificare il contatto, prima che Logan decidesse che era ora di rendergli pan per focaccia, mettendosi a graffiargli la schiena, per poi scendere con le lunghe dita fino a stringergli con decisione le natiche. Nuovamente le loro bocche si erano cercate, fameliche. Eppure perché tutto quello continuava a sembrargli sbagliato, dannatamente ingiusto? Ora come ora era sicuro che non sarebbe stato in grado di tornare indietro, non in quel momento. Per l’ennesima volta durante l’arco della serata gli era parso di non avere il controllo delle proprie azioni che, al contrario, sembravano dettate da una forza esterna. Una forza esterna che sembrava averlo decisamente a cuore certo, ma pur sempre qualcuno che non era lui. Cosa avrebbe dovuto fare? Cercare di aggrapparsi a quel poco autocontrollo che gli era rimasto e allontanare Kendall? No, se aveva capito un minimo della mentalità del biondo, per lui un gesto simile sarebbe stato sinonimo dell’ennesimo rifiuto da parte sua. E il suo intento non era affatto quello di rifiutarlo, anzi. Avrebbe voluto soltanto stringerlo e dirgli che in tutti quegli anni si era comportato da perfetto imbecille, ma che voleva rimediare. Aveva aperto gli occhi, con le labbra ancora incollate a quelle del più alto, e aveva trovato due enormi smeraldi che lo fissavano attenti. Erano rimasti immobili, le labbra ancora attaccate e gli occhi spalancati, a fissarsi. Sotto quello sguardo Logan si era sentito sciogliere e nuovamente erano tornate le lacrime agli occhi. D’istinto li aveva richiusi e aveva stretto nuovamente tra le mani il sedere sodo dell’altro, che a quel contatto sembrava essere nuovamente tornato a contatto con la realtà. Aveva spalancato le labbra permettendo alla lingua del moro di accedere alla sua bocca e aveva ricominciato a muovere la mano che neppure si era accorto di aver arrestato. Il magico momento, quel gioco di sguardi durato così tanto, ma al contempo così poco, si era interrotto. La mente del più basso si stava lentamente scollegando. Continuava ancora ad essere convinto che tutto quello fosse sbagliato, ma stranamente quel pensiero si era isolato in un angolo della sua mente e stava diventando sempre più lontano. Anche quel poco autocontrollo che gli era rimasto era scivolato via e l’ultima cosa che la sua mente era riuscita a registrare, prima di annebbiarsi del tutto, era la mano del biondo che slacciava la cintura dei suoi jeans e si infilava sotto i suoi boxer, facendolo sospirare di piacere ad alta voce.
Poi, il buio.


 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Ciao belli! :D

Sì, sono in ritardo -pubblico in sottofondo che dice "Come al solito"- ma stavolta solo di un giorno! Facciamo progressi, no? xD Comunque sia, so che questo capitolo fa altamente schifo e che probabilmente è tipo la cosa più orribile che io abbia mai scritto, ma vi giuro che in questi gironi ero completamente priva di ispirazione e fino a questa sera avevo scritto soltanto metà del capitolo. Il prossimo -e ultimo- dovrebbe arrivare entro e non oltre mercoledì. Dopo, credo che mi darò alle OS e che inizierò una nuova long verso metà luglio. Insomma, ho un bel po' di progetti per l'estate! :D
Parlando del capitolo: Logan e Kendall si sentono tantooo in colpa nei confronti di James e Carlos. Diciamo che il nostro Jamie sa parlare in maniera chiara e decisa quando deve -ma lo fa per non far star male il suo ragazzo e io questa la trovo una cosa dolcissima *^*- Uh, per quanto riguarda il nome del ristorante, l'Orient Express in realtà è il nome di un treno dove è ambientato uno dei gialli Agatha Christie, una donna che scrive in maniera meravigliosa. Anche "C'è un cadavere in biblioteca" è un suo libro e mi ha presa davvero un sacco, quindi se vi piace il genere leggetelo. Per quanto riguarda il libro di Chris Colfer che Logan legge ad inizio capitolo, si tratta di una trilogia carinissima chiamata "La terra delle storie" Le canzoni che Logan canta -devo smettere di farglielo fare- io le ho sentite nella versione del cast di Glee e vi consiglio di ascoltarle perché sono stupende. Inoltre -e qui concludo l'angolo spam- leggete le fanfiction di Hoon e di kendallschmidt, perché meritano davvero.
A parte questo, domani mattina rispondo alle vostre recensioni e recensisco tutti i miei arretrati, per così dire. Uh, se vi va fate un salto alla mia ultima ff "What's a soulmate?" Mi fareste davvero un gran piacere! *-*
A prestissimo! Un bacio,
-Ice (:


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Capitolo 8
*** We are ***


Lasciati Odiare
We are
We are alive
And we are the light that's shining now
We are, we are
We are the reckless
And you can hear us traveling on the sound
We are, we are
Young and dumb, always chasing something


L’indomani, quando Logan si era svegliato, tutto ciò che aveva in testa era un enorme buco nero. Aveva la certezza matematica di non aver dormito nella sua stanza, eppure la cosa non lo preoccupava. Stava bene, dannatamente bene. Si era stropicciato gli occhi, cercando comunque di capire dove fosse e come diamine ci fosse arrivato lì. Per prima cosa si era reso di essere senza vestiti. Ma che accidenti hai combinato ieri sera, Henderson? Punto secondo, era su un letto a due piazze. Dato decisamente allarmante. Non riusciva a vedere poi tanto bene la stanza, ma sul comodino di fianco a lui c’era il suo cellulare. Lo aveva sbloccato, accorgendosi con aria terrorizzata che erano già le undici e mezzo. Fantastico, sua madre lo avrebbe strangolato. In effetti, come aveva avuto modo di verificare dopo appena qualche secondo, sua madre lo aveva chiamato. Ben nove volte. Oltre alle sua chiamate, c’era un messaggio di sua sorella che gli diceva di tornare immediatamente a casa perché “mamma sta uscendo fuori di senno” e uno di Albert, uno dei suoi amici di hockey, che lo avvisava che gli allenamenti erano stati spostati. Logan sentiva che c’era qualcosa di decisamente strano. Ci era arrivato quasi immediatamente: l’odore. Nella stanza c’era un odore particolare, che non sarebbe stato in grado di descrivere, ma associava ad una sola persona. Voltandosi infatti, si era sincerato della presenza di un’altra persona sul letto. Kendall Schmidt dormiva in maniera apparentemente tranquilla e il suo corpo statuario non era coperto da nulla all’infuori di un lenzuolo. Deglutendo, Logan si era alzato, mettendosi alla disperata ricerca dei suoi boxer. Ma dove accidenti si erano cacciati? Se li era rimessi in fretta e furia e, mentre cercava nel casino della stanza anche i suoi pantaloni, aveva cercato di riflettere su cosa era successo. Il ricordo lo aveva colpito così, tra capo e collo, mentre cercava di capire dove diamine si fosse cacciata la sua camicia.
Fruscii di vestiti, baci e morsi apparentemente violenti, mani che scorrono rapide sulla pelle altrui e gemiti. Alti, sensuali, numerosi gemiti. E la mente che si perdeva nei meandri di quel corpo così perfetto, che prima di quel momento non era mai stato sfiorato dalle mani di qualcuno. La carne bollente che sfregava l’una sull’altra. Gli occhi aperti ed attenti, che cercavano di non perdersi un singolo movimento. E anche qualcos’altro. I sentimenti, a lungo nascosti e soppressi, per amore della sopravvivenza.
Logan aveva sbattuto le ciglia, incredulo. Si era voltato a guardare Kendall, gli occhi che accarezzavano gentilmente la figura del biondo. Era bello da far male. E quella bellezza era stata solo sua, si era donata a lui per la prima volta. Era una consapevolezza strana, quella. Si sentiva felice, ma confuso al tempo stesso. Lo aveva perdonato oppure era soltanto il brivido di una notte? Lui, che credeva nell’amore e nei sentimenti, disposto a buttare la sua prima volta in quel modo? No, doveva esserci un’altra spiegazione logica, non poteva essere altrimenti. Il respiro di Kendall era tranquillo, come di tutte quelle persone che non vogliono dare fastidio. La sua pelle appariva stranamente diafana, senza imperfezioni. Ad un certo punto si era voltato di scatto, segno che il suo risveglio era ormai imminente. Avrebbero dovuto parlare, parlare sul serio. Dei loro sentimenti, di tutto quello che era successo tra di loro… Logan si chiedeva se sarebbe riuscito a superare un rifiuto da parte dell’altro. In un certo senso, era verosimile che non volesse avere più nulla a che fare con lui. D’altro canto però, il moro ci teneva davvero a fargli capire che era cambiato e che gli sarebbe piaciuto impegnarsi seriamente con lui. Chissà, forse se gli avesse fatto una dichiarazione sdolcinata e romantica sarebbe riuscito a convincerlo. Non avrebbe saputo da dove cominciare –non era esattamente un esperto in queste cose, lui- ma ci avrebbe provato davvero. Soltanto per Kendall. Solo per lui. Cotto perso, mio caro. Fino a un paio di mesi prima non avrebbe creduto umanamente possibile che tra lui e la piattola potesse esserci qualcosa, figuriamoci se avrebbe mai pensato di potersene innamorare. Era un’idea alquanto assurda e ridicola, per il Logan calcolatore e anche un po’ stronzo, quello che credeva che le relazioni serie fossero una cavolata con il botto.
-L-Logan- aveva borbottato Kendall nel sonno. Il cuore gli era balzato il gola. Lo stava davvero sognando? Sul suo viso si era dipinto spontaneamente un sorriso dolce. Sentiva la voglia, irrazionale e stupida, di spogliarsi, rimettersi sul letto e stringerlo fino ad addormentarsi con il calore del suo corpo vicino. Sciocco pensarci in quel momento da parte sua. Dopo appena pochi istanti, il biondo aveva iniziato a sbattere le ciglia in maniera irregolare e ad agitarsi sul materasso. Logan non era riuscito a reprimere un altro sorriso, che spontaneamente aveva fatto capolino sulle sue labbra. Si era chiesto come sarebbe stato svegliarsi in quel modo tutti i giorni, con la visione di un Kendall un po’ intontito, ma dannatamente dolce. Gli avrebbe strappato un bacio mentre ancora dormiva e poi si sarebbe alzato per preparargli la colazione. Lo avrebbe svegliato scuotendolo dolcemente per una spalla e il biondo lo avrebbe insultato un po’, scherzosamente, prima di decidere di seguirlo. Avrebbero fatto colazione ridendo e guardandosi negli occhi, parlando di cose che non avevano nessunissima importanza. Si sarebbero salutati con un bacio, ma anche con due, preparandosi ad una giornata di lavoro noiosissima, dove si sarebbero mandati stupide note vocali su WhatsApp, magari perché era lunedì e Logan i lunedì li odiava. A cena si sarebbero rivisti e si sarebbero saltati addosso senza nemmeno pensarci, perché avevano passato un’intera giornata separati e al moro sarebbe mancato il contatto con la sua pelle. Avrebbero finito per fare l’amore sul divano, sul letto, nella vasca da bagno o in qualunque luogo della casa, non importava fintanto erano insieme. Avrebbero cenato criticando il capo dell’uno o dell’altro e avrebbero sorriso, tanto. E sempre sorridendosi sarebbero andati a dormire, perché si amavano ed era tutto dannatamente giusto. E si sarebbero baciati ancora, ancora ed ancora, assaporando il gusto della parola “mio” sulla punta delle labbra. Sarebbe stato magnifico, meraviglioso, perfetto. Sarebbe stato giusto. Erano loro e basta.
-Che cosa è successo?- la voce di Kendall lo aveva fatto bruscamente tornare alla realtà. Si guardava intorno con aria confusa, di chi realmente non ha idea di come cazzo ci sia finito lì. I suoi occhi verdi si erano sollevati nella sua direzione dopo qualche secondo, stupiti. Il biondo lo guardava con una faccia che lo faceva somigliare ad un cucciolo impaurito e che gli faceva venire voglia di abbracciarlo. Aveva tossicchiato a disagio e si era avvicinato al letto. Si era seduto vicino a Kendall, nella speranza che il più alto non lo mandasse via. Non lo aveva fatto. Logan si era passato una mano in mezzo ai capelli, cercando un modo per spiegargli quell’assurda situazione. Lo aveva guardato attentamente –gli occhi spalancati, le guance rosee, le labbra tentatrici- prima di decidersi a spiccicare qualche parola.
-Uhm, non ricordi? Ieri sera sei venuto qui e, insomma, dimmi che hai capito- aveva sbottato infine, esasperato. Sarebbe stato decisamente imbarazzante spiegare che, la sera prima, loro due si erano… divertiti, ecco.
-Vuoi dire che…?- aveva chiesto Kendall, spalancando maggiormente gli occhi. Logan aveva annuito –Cazzo. Io non- oddio. Non può essere… come…- il biondo si era preso la testa le mani e aveva iniziato a borbottare frasi incoerenti in maniera sconvolta. Il moro aveva allungato la mano e aveva iniziato ad accarezzargli un braccio con fare comprensivo.
-Hey, è tutto okay. No, forse non lo è, ma… se ti fa tanto schifo l’idea che ci sia stato qualcosa tra noi due farò in modo che non lo venga a sapere nessuno, non preoccuparti. E, uhm, se adesso ti faccio schifo –più di prima intendo- e vuoi tornare da Thomas, immagino che io non sia nessuno per fermarti. Solo, tranquillizzati okay? Non agitarti. Immagino, voglio dire, so che nessuno può ridarti indietro la tua prima volta, ma ci saranno tante occasioni per rimediare, no?- a quelle parole Kendall era scoppiato in lacrime. Henderson, a consolare la gente fai proprio schifo. Logan aveva iniziato a boccheggiare, preso alla sprovvista. E ora che cosa doveva fare? Istintivamente lo aveva abbracciato. Il biondo non aveva neppure provato a divincolarsi. Al contrario, aveva poggiato la testa sul suo petto e aveva preso a singhiozzare ancora più forte. Il moro lo aveva stretto, senza dire nulla. Si sentiva un vero schifo, in tutti i sensi del termine. Poi, aveva visto una cosa che lo aveva fatto restare a bocca aperta. Sulla schiena del biondo faceva bella mostra di se un bel succhiotto violaceo. Un segno che apparentemente non sarebbe andato via per un po’. Adesso capiva come doveva sentirsi Kendall. Sporco, sbagliato, marchiato a fuoco, apparentemente costretto a compiere gesti che non avevano né capo né coda. Doveva essere una sensazione orribile. Era a questo che lo avrebbe portato l’amare Kendall? A soffrire e a farsi del male senza neppure rendersene conto fino a quando non sarebbe stato irrimediabilmente troppo tardi? No, era diverso. Era diverso perché erano in due a provare quel sentimento. E l’uno sarebbe stato attento a non fare male all’altro, perché era questo che facevano le persone che si amavano. Stranamente, si sentiva pronto ad impegnarsi. Pronto a proteggerlo e ad amarlo incondizionatamente, qualunque cosa fosse successa. Era tutta lì, la differenza. Non aveva sofferto per una semplice cotta, no. Era amore, quel sentimento che si stava sviluppando all’interno del suo petto. Era amore quello che il biondo provava nei suoi confronti. Solo amore. Non c’era spazio per il resto. Era stato con quella consapevolezza ben salda nella mente che era rimasto lì, immobile, accompagnato soltanto dal respiro di Kendall che andava rallentando sempre più, fino a ritornare normale e tranquillo. A quel punto, Logan lo aveva fatto staccare in maniera lenta. Gli occhi del biondo erano ancora lucidi, ma le lacrime avevano smesso di rigargli le guance. I denti torturavano un labbro e sembrava timoroso, impaurito. Era bellissimo, non poteva fare a meno di pensare il moro. Era quanto di più bello avesse mai visto al mondo.
-Ti va di parlare, adesso?- aveva detto, portando una mano dietro al suo collo e un’altra ad accarezzargli il viso. Kendall era lievemente sobbalzato a quel contatto, prima di abbandonarsi a quelle dolci attenzioni. Faceva male vederlo così distrutto. Era strano ma, di riflesso, distruggeva anche lui. Era come se qualcuno piano piano stesse staccando il suo cuore a piccoli pezzettini, per poi calpestarglieli accuratamente. Gli occhi del biondo parlavano, anzi gridavano, miriadi di emozioni silenziose che soltanto la sua vicinanza gli causava. Ed erano le stesse emozioni che provava anche lui, lo sentiva.
-I-io non posso. Non adesso. Non dopo tutto questo. I-io lo so che dovremmo parlare, ma ti prego, dammi tempo. Ho bisogno di un po’ di tempo per me, per riflettere e per calmarmi. E so che devo essere da solo per farlo. Mi capisci, vero?- gli aveva chiesto, con una nota quasi isterica della voce. Anche gli occhi di Logan si erano fatti lucidi, perché quelle parole somigliavano tanto ad un rifiuto, seppur temporaneo, e lui non era assolutamente pronto a sentirsele dire. E poi, d’improvviso, un’idea malsana aveva fatto capolino nella sua mente.
-Andrai da lui?- aveva domandato in risposta. Non aveva avuto bisogno di specificare di chi si trattasse, era certo che l’altro avesse capito.
-Cosa?! NO! Da solo, Logan, da solo. I-io, non posso spiegarti adesso di cosa mi ha spinto a comportarmi così adesso. Ho bisogno di spiegarti con calma e per farlo ho bisogno di far chiarezza io per primo. Non voglio allontanarmi da te e non ti sto rifiutando, te lo giuro. T-tu sei importante per me, dico davvero. Scusami, ma non posso. Giuro che non sparirò, che non è così che finisce. Solo, dammi tempo. Ti prego- Logan aveva annuito, esitante. Kendall aveva annuito a sua volta  e poi con calma si era avvicinato alle sue labbra, strappandogli un bacio leggere sulle labbra, che aveva il gusto di un “Arrivederci” un po’ amaro. Poi entrambi si erano alzati, iniziando a rivestirsi senza neppure guardarsi negli occhi.
Stranamente però, tra quelle mura c’era l’odore della speranza ritrovata.

***


Dopo aver lasciato Logan da solo nella stanza –il moro gli aveva promesso che avrebbe sistemato lui le cose con i responsabili dell’albergo- Kendall era uscito a farsi un giro. Era stanco, sia fisicamente che non. La tua testa era stanca di assorbire tutte quelle informazioni che avevano a che fare con Logan, con il cosa era successo con Logan, con il che cosa sarebbe potuto succedere con Logan. Voleva soltanto che l’altro sparisse dalla sua testa una volta e per tutte, al diavolo i mezzi termini! Percorreva le strade coperte da una sottile coltre di neve e a quell’ora deserte, con passo lento e misurato, calciando i sassi che incontrava nel suo cammino nella disperata speranza di schiarirsi le idee. Era andato a letto con Logan. Probabilmente gli era piaciuto. Anzi, no. Gli era piaciuto e basta, nessun probabilmente. E si sentiva tanto un idiota ad essere scappato in quel modo, ma aveva bisogno di pensare. Cosa sarebbe successo se si fossero messi insieme per davvero? Avrebbero finito per rompere dopo pochi giorni oppure era davvero il caso di provarci? Si era messo le cuffie nel disperato tentativo che un’illuminazione divina gli dicesse cosa avrebbe dovuto fare in quel momento. Dalla riproduzione casuale era partita “Black Magic” delle Little Mix. E quella canzone quando diamine l’aveva scaricata. Probabilmente era soltanto Carlos che si divertiva a smanettare con il suo cellulare senza neppure chiedergli il permesso. Era passato alla canzone successiva senza nemmeno soffermarsi ad ascoltare le parole della canzone che nel frattempo era partita. Era stato il turno di “Stockholm Syndrome” degli One Direction. Di male in peggio. Aveva deciso di staccare la musica, quando il suo Lookscreen lo aveva fatto fermare. Era lo Screen di una nota del cellulare che lui era certo di non aver mai creato. Più per curiosità che per vera e propria convinzione, aveva aperto la nota chiamata “Dear Kindle”. Aggrottando le sopracciglia, si era messo a leggere.

Ehi Kindle,
siamo James e Carlos. Sappiamo che magari tu e Logan sarete infuriati con noi per quello che abbiamo organizzato ieri, ma voi due avevate bisogno di parlare o di fare altro. Questa mattina presto, siamo venuti nella vostra stanza e abbiamo avuto la conferma di ciò che già supponevamo. Voi due siete fatti l’uno per l’altro. Dormivate abbracciati e nessuno di noi due è riuscito a trovare il trovare il coraggio di svegliarti. Quindi ti abbiamo scritto questa nota, nella speranza che tu la legga subito e decida ciò che è meglio per te e per l’altro idiota. Vi amate, quindi credo che sia il caso di smettere di negare l’evidenza. Noi non sappiamo cosa ci sia esattamente tra te e Thomas, ma qualunque cosa sia sarebbe il caso di concluderla qui. Non puoi continuare a mandare avanti questa inutile farsa ancora per molto. Chiunque vi veda capisce che tu e Logan vi amate, tranne voi due. È normale che siate spaventati, ma non è giusto che continuiate a prendervi in giro in questo modo. Decidete cose fare, ma smettete di mentirvi una buona volta e per tutte. Ammetti che provi qualcosa per lui, smetti di negare i tuoi sentimenti e soprattutto smetti i farlo soffrire. Sappiamo che anche tu vedi il suo sguardo ferito e il modo in cui ogni giorno cerca coraggiosamente di non esplodere anche se avrebbe mille motivi per farlo. Riflettici, ma agisci. Fallo per te. Fallo per lui. Fallo per voi.

-Jamie and Los

E Kendall era decisamente troppo stanco di fare la figura del codardo della situazione. Quindi, prima che il coraggio gli venisse meno, aveva aperto la cartella dei messaggi e aveva scritto a Thomas. Poi, con la mente ancora confusa, aveva iniziato a correre per cercare di sfogarsi un minimo. Pronto per la staffetta finale, Schmidt?

***



Thomas, ti va di vederci al Lime Bean alle 11:30? Ho bisogno di parlarti. È urgente.
Xx Kendall

Era stato quel messaggio che aveva spinto Thomas ad abbandonare il suo letto, e anche le braccia calde di Louis, il suo migliore amico francese. Prima che il ragazzo si trasferisse frequentavano la stessa scuola e, inutile negarlo, tra di loro c’era ben più della semplice amicizia. Quando era stato costretto a cambiare città per via del lavoro di suo padre, aveva sofferto da morire. Era innamorato, per la prima vera volta nella sua vita. Una volta arrivato in città, aveva conosciuto Kendall e con lui era scattata un’affinità particolare. Si erano frequentati, anche se per poco, e Thomas aveva visto in lui la possibilità di dimenticarsi totalmente di Louis. Il giorno precedente poi, quest’ultimo gli aveva mandato un messaggio dicendogli di affacciarsi alla finestra, aggiungendo alla fine la parola biondino, perché era sempre stato il suo soprannome, quello. Aveva subito sentito il suo cuore accelerare i battiti e si era fiondato giù per le scale correndo e rischiando di spaccarsi l’osso del collo più o meno ogni tre gradini. Si era reso conto che quello che provava per l’altro non era affatto scemato quando lo aveva visto, bello come non mai, che gli sorrideva mentre si stringeva nel suo cappotto invernale.
-Thòmas- gli aveva detto con quel suo accento particolare che lui aveva sempre adorato. In quel momento non si era chiesto come fosse arrivato fino a lì o per quale motivo si trovasse davanti casa sua alle dieci e mezza di un anonimo sabato sera, no. Gli era saltato al collo, stringendolo forte e saggiando nuovamente la consistenza della sua pelle sotto le dita. L’altro lo aveva stretto di rimando e magnifico, magnifico, magnifico era tutto quello che la mente di Thomas riusciva ad elaborare. In quel momento Kendall era lontano anni luce dai suoi pensieri. L’unica cosa di cui gli importava era tra le sue braccia, che gli sorrideva –Sono tornato per restare. Non riuscivo a resistere un minuto di più senza di te. Je t’aime- aveva pronunciato tutto d’un fiato il francese. E lui non ci aveva pensato neppure un attimo prima di avventarsi sulle sue labbra con tutta la passione che aveva in corpo. Quelle labbra morbide che, forse per paura o forse per timidezza non aveva mai avuto il coraggio di assaggiare. Sapevano di mare, di passione e di Louis e lui non poteva chiedere di meglio. Si erano staccati soltanto quando il bisogno d’aria era diventato troppo grande per poter essere ignorato.
-Ti amo anch’io. E-e non so cosa dire, perché sono senza parole come ogni qual volta si tratta di te. So solo che ti amo, ti amo e ti amo e non mi stancherò di ripetertelo fino a quando avrò fiato in corpo- Louis gli aveva sorriso e quel sorriso aveva illuminato il suo mondo. Lo aveva baciato con ingordigia e prima ancora che riuscisse a rendersene conto si era ritrovato a fare l’amore con lui, per la prima e meravigliosa volta di entrambi. Poi quella mattina si era svegliato con quel messaggio e si era reso conto che era arrivato il momento di parlare con Kendall. Non era stupido, si era accorto benissimo del fatto che il biondo provava per Logan qualcosa di profondo e che lui non sarebbe mai riuscito a spezzare, neppure volendo. La stessa cosa valeva per lui e Louis, soltanto che aveva sempre preferito ignorare questo dettaglio. Si era alzato di malavoglia, cominciando a rivestirsi. Aveva gettato un’occhiata al ragazzo ancora addormentato sul letto. I capelli chiari erano scombinati e ancora schiacciati sulla fronte in uno strano modo. Gli occhi –che non aveva mai ben capito, di che colore erano- erano chiusi, ma il viso continuava a mantenere un’espressione distesa, come di chi sa di essere al posto giusto nel momento giusto. Thomas aveva sorriso spontaneamente, allungando la mano per accarezzargli il viso. Il suo corpo era coperto da un lenzuolo solo fino allo stomaco e per i suoi ormoni quella era una visione decisamente indecente. Sospirando, aveva deciso di mettersi il giubbotto nero dell’altro. Subito il suo profumo gli aveva invaso le narici, tranquillizzandolo. Gli aveva lasciato un tenero bacio sulla guancia e gli aveva anche scritto un breve biglietto dove gli diceva che usciva e che sarebbe tornato il prima possibile. E naturalmente, che lo amava. Era sceso velocemente giù per le scale, notando che come al solito suo padre aveva passato la notte in ufficio. Da quando i suoi avevano divorziato e soprattutto da quando si erano trasferiti, lo vedeva si e no una volta ogni tre giorni. Gli mancava suo padre, da morire. Scuotendo la testa, si era incamminato velocemente lungo le vie poco affollate. Lungo la strada si era soffermato a pensare alle parole più adatte che avrebbe potuto usare per spiegare la situazione all’altro ragazzo. Non era un doppiogiochista e non avrebbe mai rischiato di perdere Louis, adesso che lo aveva ritrovato. Dopo che il fuoco della passione era esploso tra di loro e dopo aver finito di viversi nel modo più puro e profondo che Thomas avesse mai immaginato, il francese gli aveva raccontato che aveva chiesto ai genitori di mandarlo lì con lui e che loro, troppo presi dal lavoro, avevano acconsentito senza neppure chiedergli il motivo di quella richiesta. Aveva affittato un appartamento lì vicino e, dopo aver lasciato lì le valigie ancora chiuse, aveva deciso di fargli quella sorpresa. Dopo essersi fatto raccontare per filo e per segno tutto il viaggio, Thomas e Louis si erano messi a raccontarsi tutto quello che era successo durante quei mesi di lontananza, fino ad addormentarsi l’uno fra le braccia dell’altro. Con passo esitante era entrato al Lima Bean, dove Kendall era già seduto ad un tavolino e si agitava come se non riuscisse a stare seduto.
Siamo in due ad essere stati sotto ieri, Schmidt?

***



Non aveva mentito a Logan, affatto. Anzi, aveva chiesto appuntamento a Thomas perché aveva bisogno di chiarire le cose tra di loro. Voleva mettere fine a quello che c’era tra di loro se voleva che tra lui e Logan ci fosse veramente qualcosa. E lo voleva, eccome.
Thomas gli aveva rivolto un sorriso radioso, entrando e lui si era sentito male al pensiero di quello che stava per fargli. Era orribile da parte sa, dopo che l’altro si era offerto di sopportarlo nonostante tutto. Nonostante i suoi sbalzi d’umore e il suo essere perennemente scostante, il suo voler sempre evitare di parlare di se e i suoi comportamenti troppo spesso un po’ insensibili.
-Ciao Tom!- aveva esordito il biondo cercando di sorridere. Si era sempre ritenuto un tipo abbastanza forte e atletico, ma decisamente non aveva mai pensato all’eventualità che passare una notte del genere potesse avere ripercussioni sul suo fisico. Solo sul tuo bel fondoschiena gli aveva ricordato una voce alquanto molesta all’interno della sua testa. In effetti.. –Tutto bene? Oggi ti vedo particolarmente allegro!
-Uhm, sì, benissimo. Senti Kendall, smettiamola di girarci intorno, okay? Io so perché siamo qui e rimandare la discussione non farà bene a nessuno dei due. Sappiamo entrambi di non essere innamorati l’uno dell’altro e nulla potrà mai cambiare questa cosa. Tutti e due siamo innamorati di qualcun altro e, almeno per quanto mi riguarda –anche se credo di aver visto qualcosa muoversi anche nel tuo caso-, questo sentimento è ricambiato. Siamo stati bene insieme e probabilmente abbiamo dato il via ad una buona amicizia, ma niente più di questo. Non dobbiamo smettere di vederci o di parlarci per questo. Semplicemente, ci abbiamo provato, ma non ha funzionato. Non ha senso continuare a portare avanti qualcosa che sappiamo che non avrà futuro, non credi?- aveva chiesto, in tono pacifico e rassegnato. Kendall aveva spalancato le sue enormi iridi, chiaramente a metà tra lo sconvolto e l’imbarazzato. Aveva annuito, prima di decidersi a dire qualcosa di coerente.
-Come lo hai capito? Insomma, sia che io non ti amo sia del fatto che per te è lo stesso.
-Credo di averlo sempre saputo. Inizialmente ho cercato di convincermi di essere innamorato di te, davvero, ma non ci sono riuscito. E ieri, mentre non c’eri, mi p arrivato un messaggio. Il mio migliore amico –o meglio, quello che credevo essere soltanto il mio migliore amico- si è trasferito qui per me. Quando l’ho rivisto è scattato qualcosa in me, non so spiegarti precisamente cosa sia, ma non sono riuscito a fermarmi. Adesso stiamo insieme e io non voglio rovinare tutto. Quando sono arrivato qui ho subito fatto coming-out, ma nella mia vecchia scuola non era così ed era orribile. Non sono riuscito a stare con lui perché ero troppo codardo per ammettere di amarlo. Adesso lui è qui e io non voglio fare gli stessi errori del passato. Sarà tutto migliore, per me e anche per lui- aveva detto con decisione, lo sguardo fiero e innamorato –Per quanto riguarda te invece, sei innamorato di Logan, non è così? Lo so, l’ho sempre saputo. Vedo come lo guardi. E non voglio essere la ruota di scorta di nessuno. In più, voi due siete una bellissima coppia- aveva concluso, facendogli l’occhiolino. Kendall aveva annuito con convinzione.
-Mi dispiace di non essere riuscito a parlartene prima, soltanto che per me era imbarazzante. Ho una cotta per lui da una vita e finalmente, dopo aver avuto un’ulteriore prova del fatto che si comporti da stronzo praticamente con tutti, pensavo di poterlo dimenticare. Ma non ci riesco, capisci? Più provo ad allontanarmi più il Destino, Dio, il Karma o chi per loro, mi attira inesorabilmente verso di lui. E mi sono accorto che anche Logan prova qualcosa per me e io sono stanco di respingerlo, mi capisci? Voglio smettere di impedirmi di essere felice, per una volta. Sono felice che alla fine tu e io ci troviamo nella stessa situazione, sai? E credo che niente ci impedirà di essere amici, dato che abbiamo capito che è meglio evitare di andare oltre. Quindi, amici?- aveva chiesto con lieve sorriso ad incurvargli le labbra, mentre gli porgeva una mano. Thomas l’aveva stretta con decisione, felice della piega che avevano preso gli eventi. Era incredibile come una singola notte fosse riuscita a cambiare tanto nella sua vita. Era qualcosa di incredibile. Il suo cellulare, abbandonato poco prima sul tavolino, aveva vibrato. Nuovo messaggio da Louis.

Capisco che ormai ti sarai abituato a vivere come questi americani qui, ma se ben ricordo al nostro paese non è buona educazione lasciare un povero ed innocente ragazzo solo a letto dopo avergli fatto trascorrere la notte più meravigliosa di sempre, sbaglio? Quindi tu adesso torni e lo fai subito, no? Scherzi a parte, il tuo biglietto mi ha fatto piacere e non so come descriverti quello che c’è stato ieri tra di noi. Magnifico, speciale, unico? Le parole non bastano mai in questi casi. L’unica cosa che riesco a dirti è che sei la cosa migliore che mi sia mai successa e che adesso che sono qui non permetterò a niente e a nessuno di separarci. Ti amo in una maniera che non riesco a spiegare, ma ti amo da morire. La tua assenza era qualcosa di troppo grande, che non potevo sopportare. Non ti chiedo tanto, voglio solo che tu mi ami di nuovo. Dello stesso amore che vedevo nei tuoi occhi fino a pochi mesi fa, quell’amore che nascondevi per la troppa paura che qualcuno lo giudicasse sbagliato. Beh, non lo è. L’amore che c’è in te è lo stesso amore che provo io e nessuno può permettersi di giudicarlo come sbagliato. E sai perché? Perché l’amore è unico in tutte le sue mille forme e io non potevo chiedere l’amore di una creatura più meravigliosa ed eterea di te. Buongiorno, mon amour
Xx Louis

-Allora?- lo aveva incalzato Kendall, con lo stesso tono di una vecchietta un po’ troppo impicciona –Intanto, voglio leggere quel messaggio perché sono sicuro di aver capito chi te lo ha scritto e poi voglio che mi racconti tutto di questo ragazzo. Nome, cognome, data di nascita e sì, anche il codice fiscale se sarà necessario!
-Non posso permettermi di dirti che sei come una vecchia zitella vero?- gli aveva chiesto ridendo.
-No- aveva detto il biondo, mettendosi a ridere di rimando. E quando si tratta di due ragazzi che ridono insieme raccontandosi delle persone che gli fanno battere il cuore, chi può definire un’amicizia sbagliata?

***



Kendall in quel momento si trovava sotto casa di Logan. Si era fatto dare l’indirizzo da un Carlos che sembrava avere decisamente la testa tra le nuvole –era decisamente il caso di indagare non appena avesse risolto i suoi problemi- durante il pomeriggio. Da quando si era separato da Thomas –in tutti i sensi del termine- non aveva smesso un attimo di pensare a quello che avrebbe potuto dire al moro. Intanto, che lo amava e che erano stati due idioti a non mettere subito le cose in chiaro tra di loro. E poi? Dopo il modo in cui lo aveva lasciato, come faceva ad essere sicuro che l’altro sarebbe stato disposto a fidarsi di lui? Oh, no. Lo avrebbe fatto. Si sarebbe fidato, lo avrebbe fatto in nome di quello che sentivano. O meglio, questo era quello che pensava lui. Si era arrovellato per tutto il giorno, fino a quando per forza di cose non si era ritrovato lì, davanti casa sua. Meraviglioso, erano le due del mattino e lui si trovava sotto la finestra del ragazzo che amava. Cliché più cliché di così non esisteva- Romeo e Giulietta, ma davvero? Le luci erano spente. Naturale, data la tarda ora. Sapeva –sempre grazie a Carlos- che la sua stanza si trovava a destra, al secondo piano. Anche lì la luce era spenta, ma qualcosa dentro di lui convinceva a sperare che l’altro fosse sveglio, in attesa soltanto di un suo segnale o di un suo gesto. Era un’idea ridicola, ma non riusciva proprio a togliersela dalla mente. Si era seduto sull’erba gelata, cercando di trovare il coraggio di parlargli.
-Keep gettin' stuck, stuck but I'm never givin' up, up. In the middle of a perfect day I'm tripping over words to say 'cause I don't wanna keep you guessing. But I always end up gettin' stuck, stuck. But I'm never giving up, up- come al solito, la musica era l’unico modo in cui riusciva a sfogare le sue emozioni. Ogni singola cosa che provava quando si trovava in compagnia di Logan, ogni singolo fremito che la sua sola vicinanza riusciva a trasmettergli. Aveva immaginato il volto dell’altro che gli sorrideva e poi gli lasciava un bacio. Perché non avrebbe dovuto rendere realtà queste sue fantasie? Era così sbagliato alla fine quello che aveva fatto Logan? Certo, per anni lo aveva fatto star male mostrando disinteresse nei suoi confronti, ma non era certo colpa sua se Kendall non andava a gridare ai quattro venti la cotta che aveva per lui.
Aveva ripensato a Thomas e a Louis, a quello che il suo ex-ragazzo gli aveva raccontato. Di quello che si erano detti quei due ragazzi e di come erano andati avanti le cose tra di loro. Si vedeva da come Tom ne parlava che era innamoratissimo di lui: ogni volta che si faceva il suo nome gli occhi iniziavano a brillargli di una luce strana e solo loro. Si chiedeva se anche quando lui parlava di Logan utilizzava quel tono ammirato. Improvvisamente, una luce si era accesa in corrispondenza della stanza dell’oggetto dei suoi pensieri. Ora o mai più.
Aveva preso un sasso che era abbandonato ai suoi piedi e lo aveva lanciato verso la finestra pregando tutti gli Dei dell’Olimpo affinché non svegliasse qualcun altro. Fortunatamente, aveva centrato il bersaglio e aveva visto un’ombra muoversi verso la finestra. Fa’ che Carlos non si sia sbagliato. Aveva preso un altro sasso e lo aveva lanciato di nuovo contro la finestra, benedicendo gli anni di lacrosse che suo padre lo aveva costretto a fare da piccolo. La finestra si era spalancata di scatto e Logan si era affacciato fuori dalla finestra. Anche a quella distanza, riusciva a vedere gli occhi gonfi di sonno e un pigiama che sembrava decisamente più grande della sua misura.
-Ma che ca-? Kendall?- gli aveva chiesto con sguardo stralunato. Il ragazzo aveva annuito, mimandogli a gesti di scendere –Stupido, rischi di morire congelato seduto lì. Alzati, io arrivo e ti porto qualcosa di caldo da metterti addosso- gli aveva detto, sparendo oltre la finestra.
Dopo appena un paio di minuti infatti, era ridisceso, con addosso un ridicolo pigiama con Topolino e un paio di pantofole di pelo rosa, che Kendall sperava non fossero le sue. In mano aveva due felpe, una blu e l’altra nera. Aveva allungato il braccio, porgendogli quella che sembrava la più grande.
-Io, uhm… non so, è per gentilezza, credo. Fa davvero troppo freddo qui- il biondo aveva annuito, prendendo la felpa e infilandosela rapidamente, subito imitato dall’altro –Che cosa ci fai qui?- gli aveva chiesto poi.
-Avevo bisogno di parlarti e tu lo sai- aveva detto, fissando lo sguardo sul prato ricoperto da un sottile strato di neve –Questa mattina ti ho chiesto del tempo per riflettere bene su quello che era successo tra di noi ed è quello che ho fatto. Ho parlato con Thomas e, beh, lui si accorto del fatto che c’era qualcosa tra noi due. Poi è arrivato Louis, ma questa è un’altra storia. Comunque, parlare con lui mi ha aiutato a schiarirmi le idee. Adesso ti farò un discorso e, fregandotene di quanto sarà lungo e probabilmente incredibilmente sdolcinato, vorrei soltanto che tu mi ascoltassi fino alla fine. Questa mattina mi sono comportato malissimo con te, anzi si può dire che io sia stato un vero stronzo. Ma non ho mai mentito riguardo a quello che provavo per te. Mai. I-io ti ho sempre amato, lo sai. Dalla prima volta che ti ho visto, dal momento in cui mi sono detto “Oh, eccolo lì. Cerco uno così da una vita”. Solo che sono un po’ una frana per quanto riguarda i sentimenti e credo che anche tu te ne sia accorto. Però adesso, adesso che finalmente ho trovato il coraggio di essere me stesso senza restrizioni o altro, voglio dimostrarti che possiamo essere qualcosa, noi due insieme. Qualcosa di vero, capisci? S-sei libero di andare non appena io avrò finito solo… non riprendere ad ignorarmi okay? Io non ci ho mai creduto alla stronzata dell’amicizia dopo una relazione, sempre che così la si possa chiamare, ma per te potrei anche provare a fare un’eccezione. Anzi voglio provarci. Perché da quando ti conosco davvero mi sono reso conto che non voglio fare a meno di te, in qualunque modo tu voglia far parte della mia vita. Ritornando alla storia del discorso: pronto?
-Sì, certo, credo di sì. Ma, prima di iniziare, voglio che tu sappia una cosa: non smetterò di parlarti o altro perché, per quanto mi costi ammetterlo, sento qualcosa di speciale per te. E mi danno, perché non riesco mai a controllarmi quando si tratta di te, però al tempo stesso sento che questa mia mancanza di autocontrollo mi rende vivo. E adesso, dì ciò che vuoi, non t’interromperò, promesso.
Kendall aveva annuito, respirando profondamente. Era di Logan che si trattava, in fin dei conti. Non di una bestia a tre teste pronto a divorarlo al minimo passo falso. Era lo stesso ragazzo che gli aveva chiesto il permesso per baciarlo mentre si trovavano in un cinema affollato di persone, lo stesso ragazzo che poi si era preso quel bacio completamente ubriaco a Capodanno, lo stesso ragazzo che quella mattina lo aveva abbracciato mentre lui, in lacrime, si rendeva conto che non sarebbe riuscito a scappare alla forza di un sentimento così grande, la stessa persona della quale si era innamorato cinque anni prima e che era lì, davanti a lui, alle due del mattino pronto ad ascoltare ciò che lui aveva da dirgli, senza giudicarlo.
-Non siamo mai stati insieme per davvero. Ma, al diavolo i mezzi termini, io ti ho amato, io ti amo. Ho amato i tuoi difetti. Non li ho accettati, non ho imparato a conviverci, io li ho amati, io li amo.- Il cuore di Logan a quelle parole aveva preso ad accelerare sempre di più i battiti. In un solo, glorioso istante gli era sembrato di rivivere in un lampo tutta la loro “storia”: ne sarebbe veramente valsa la pena? –Amo la tua camminata, amo il tuo sorriso, amo i tuoi occhi scuri, amo la tua acidità, amo la tua simpatia, amo il suono del tuo nome, quel nome che il solo sentirlo mi fa battere il cuore.- Kendall si era interrotto per un attimo, giusto il tempo di guardarlo negli occhi per un po’, quasi per accertarsi sul da farsi. Poi aveva respirato profondamente ed aveva ripreso, come se chissà quale illuminazione divina l’avesse colpito mentre lo guardava negli occhi. –Amo il suono della tua voce buffa, amo tutto di te, davvero. E se qualche volta penserai di non essere amato sappi che ci sono io, io che ti amo.- E a quel punto, nonostante ci fossero almeno quattro gradi sotto lo zero e lui lì al freddo stesse gelando, aveva sentito uno strano calore partire dal petto e irradiarsi per tutto il corpo. Una scarica elettrica lo aveva percorso, mentre si sporgeva in avanti e si ritrovava praticamente a due centimetri dalle labbra del biondo. Lo aveva guardato negli occhi, quegli smeraldi verdi immersi in un oceano di spighe di grano dorate, un’ultima volta prima di poggiare le labbra sulle sue. Era un bacio diverso da quelli che si erano scambiati in precedenza. Questo qui sapeva tanto di baciami, baciami, baciami ma era al contempo un contatto così calmo da stupire entrambi. Le loro labbra si sfioravano delicatamente, quasi come se avessero paura di ferirsi vicendevolmente. Le mani di Logan erano andata a carezzare delicatamente le guance di Kendall, che con timore aveva poggiato i palmi sulla sua maglietta. Dopo quelli che erano sembrati secoli ad entrambi, si erano staccati.
-Kendall, te lo dirò con sincerità. Io non credevo di essere pronto ad innamorarmi quando tra di noi le cose hanno iniziato ad evolversi. In verità nemmeno adesso sono del tutto convinto che io sia la persona adatta a fiori e cuoricini ma, vedi? Mi sono reso conto che per te scalerei l’Everest a mani nude, e che, al diavolo tutto, io ti amo! Diamine, ti amo talmente tanto che alle volte mi fa male pensarci. Ogni volta che ti vedo mi sembra di uscire di senno, perché sei talmente bello che guardarti fa male. Fin da quando ci conosciamo, conosciamo veramente intendo, ho capito che avrei fatto di tutto per vederti sorridere. Hai un sacco di difetti, è vero, così come ce li ho anche io. Eppure ci hai fatto caso a come sembriamo dannatamente complementari? Tu sei il mio pezzo mancante del puzzle, giusto per usare una frasetta ridicola di quelle che piacciono tanto a James e Carlos. –Kendall gli si era avvicinato nuovamente, gli occhi che brillavano di quella fiamma liquida che lui non aveva mai ben capito cosa volesse significare. Non c’era esitazione nei suoi gesti, non quella volta. Logan lo aveva guardato per un lunghissimo istante, prima di parlare contro il suo orecchio. –Ti amo, piattola.- Il biondo aveva risposto a quelle parole con un bacio lunghissimo, di quelli che tolgono il fiato. Nel frattempo la sua mano era scesa a stuzzicargli i fianchi con dei pizzicotti. A quel gesto il moro si era staccato, borbottando.
-Si può sapere cosa diamine combini?- aveva chiesto, sbuffando. Probabilmente non avrebbe mai compreso fino in fondo quel ragazzo e sotto sotto era meglio così. Meno ne capiva di lui, più tempo gli ci sarebbe voluto per scoprire tutte le sue caratteristiche nascoste. Insomma, non si sarebbe liberato di lui poi tanto facilmente.
-La smetti di chiamarmi piattola? Mi irrita- aveva risposto il biondo con tono beffardo, citando volutamente la loro prima conversazione. Il moro se ne era accorto, perché gli aveva risposto con un sorriso furbo dipinto in volto.
-Ecco perché lo faccio.- aveva esalato, prima di gettarsi a capofitto sulle labbra di quello che, a rigor di logica, era ormai il suo fidanzato. Erano rimasti a baciarsi per minuti interminabili, nel freddo del Minnesota e riscaldati soltanto da due misere felpe e dal calore che i loro corpi a contatto producevano. Kendall era stato il primo a staccarsi, limitandosi però a poggiare la fronte contro quella dell’altro. In quel modo i loro respiri si mescolavano e tutto così magico, così loro. Era come vivere all’interno di una favola. Nient’altro importava al di fuori di loro due e sembrava che il mondo si fosse fermato soltanto per lasciargli il tempo di amarsi nella maniera più sincera e naturale possibile.
-Ti odio- aveva sillabato a denti stretti il più alto, mentre incastrava gentilmente le dita tra i capelli dell’altro e li tirava leggermente. A quelle parole Logan aveva risposto con un sorriso beffardo, mentre inarcava le sopracciglia per dare una dimostrazione evidente del suo scetticismo.
-In verità mi ami e sotto sotto ti piace che io ti chiami piattola- aveva detto sogghignando. Gli piaceva quel gioco dello stuzzicarsi a vicenda che li accomunava anche in una situazione che avrebbe voluto che si comportassero in maniera totalmente differente.
-E va bene, hai vinto, ma solo per questa volta. Fossi in te non ci farei l’abitudine e soprattutto non mi monterei troppo la testa. Ti conosco bene, con me è inutile che fai quella faccia.- Logan gli aveva tappato la bocca con un bacio diverso dagli altri. Era qualcosa di più profondo, che sfiorava le loro anime. Erano uniti, insieme per la prima vera volta, soltanto loro. E quel bacio era simbolo di qualcosa di davvero speciale, di una promessa forse un po’ infantile, ma comunque unica: la loro. Con quel bacio si stavano promettendo le cose più disparate: non ci lasceremo mai, ti amerò per sempre, non mi stancherei mai di te… Alla fine loro due non avevano mai avuto bisogno di parole. A cosa servono cose così futili quando il ricordo dei baci che si erano dati era impresso a fuoco nelle loro menti più di un tatuaggio?


 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Buonasera a tutti!
Come al solito sono in ritardo, ma questa volta posso giustificarmi dicendo che non è stata colpa mia. Che dire, sono arrivata alla conclusione di un’altra storia e, vi giuro, poco fa mi sono fatta dieci minuti di piangere, perché come per “Only Three Days” mi ero affezionata a questa storia come a poche cose. Il fatto che poi sia una storia composta da otto capitoli non ha fatto altro che aumentare il mio attaccamento, per così dire. Sono arrivata al momento dei ringraziamenti che, più o meno, si dividono in cinque o sei categorie:
-Ringrazio: alexia2001, DarkDream, DjalyKiss, Hooked, i love ace 30, kendallschmidt e truzzi chan per aver messo la storia tra le preferite. Parliamo di S-E-T-T-E persone, ci possiamo rendere conto?!
-Ringrazio: cookiechan, giordi_stylinson, kendallschmidt, Little Wings e tatorosa per aver aggiunto la storia alle ricordate. Spero di non aver deluso le vostre aspettative!
-Ringrazio: Arcadia_ , Hoon21, i love ace 30, kendallschmidt, Little Wings,  Penguinsrulez, SapphireLynx, Set the world on fire, TheLightning, meglio conosciute come le NOVE persone che hanno messo la storia tra le seguite. E boh, io vi amo!
-I Big Time Rush, senza i quali nulla di questo sarebbe mai potuto essere scritto; ringrazio soprattutto quei poveri cristi di Kendall e Logan, perché con tutte le volte in cui io e Jess scriviamo su di loro, mi chiedo come mai non abbia ancora iniziato ad uscirgli il fumo dalle orecchie. Ringrazio tutti e quattro per la loro musica, che non solo mi è stata di fondamentale ispirazione per scrivere questa storia, ma mi sostiene sempre quando mi sembra di essere sola.
-Ringrazio: alesohonrina, Arcadia_, Hoon21 e DarkDream in maniera particolare, perché non si sono perse neppure un capitolo e trovano sempre il modo di farmi sentire speciale. VI VOGLIO BENE!
-C. perché senza di lei sarei persa e Jess, perché non c’è stato un solo giorno in cui io non le abbia rotto le scatole con le mie paranoie <3
Ecco, dovrei aver finito. Mi dispiace di non aver dato a Carlos e James il finale che meritavano, ma ero veramente a corto di idee. Ringrazio tutti quelli che hanno semplicemente letto, perché vedere quel numero che cresceva per me ha significato tanto. Adesso, a parte tre OS che ho in mente di propinarvi, ho in mente due long e non so quale iniziare prima. Quindi lascio a voi la scelta:
- AU! Logan e Kendall sono scopamici. Anzi no. Due scopamici sono amici che scopano, ma loro non sono amici. Loro scopano e basta. Eppure da alcune settimane i dubbi tormentano Logan, che rischia di far saltare in aria tutta la sua vita da bello e dannato per un timido biondino dagli occhi verdi, decide di chiedere consiglio a Carlos, felicemente fidanzato con Alexa. Il latino allora gli propone una scommessa: dovrà riuscire a passare una settimana intera con Kendall, a fare ciò che vuole senza però andarci a letto. Logan accetta senza neppure pensarci: non si starà mica innamorando?
Oppure
- AU! High school Badboy! Kendall Looser! Logan
Jamie Schmidt è la migliore amica che Logan abbia mai avuto. È sempre gentile, dolce e carina con lui, inoltre a scuola sembra l’unica non interessata a tirargli granite in faccia ogni volta che passa per i corridoi. Condividono le stesse passioni e adorano esattamente le stesse cose. Unico difetto: Kendall, il suo insopportabile fratello, per cui Logan ha una cotta da tempo immemore. Cosa succede se per una scommessa si ritrovasse a dover fingere di essere il suo fidanzato per due settimane? E Kendall? Cosa si nasconde dietro la sua maschera da stronzo con il cuore di ghiaccio?
Fatemi sapere quella che preferite, tanto prima della fine dell’estate ve le dovrete sorbire entrambe xD
Un paio di cose prima di andare: intanto, i Prestavolto di Louis e di Thomas. Allora Louis io lo immagino troppo come Blu Equis –che è un modello- e Thomas come Hunter di Glee, aka Nolan Red. Solo a me alla fin fine stavano simpatici? Ora vi lascio, che devo proprio scappare. Per qualunque cosa, una recensione o un messaggio privato, anche solo per parlare un po’! Non ho mai mangiato nessuno *nasconde cadaveri dentro un armadio*
Un bacio,
-Ice <3


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