Harry e Heather Potter: la pietra filosofale

di clif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** i gemelli sopravvissuti ***
Capitolo 3: *** Privet Drive ***
Capitolo 4: *** lettera misteriosa ***
Capitolo 5: *** Hagrid, il mezzo gigante ***
Capitolo 6: *** Diagon Alley parte 1 ***
Capitolo 7: *** Diagon Alley parte 2 ***
Capitolo 8: *** King Cross ***
Capitolo 9: *** l'espresso per Hogwarts ***
Capitolo 10: *** lo smistamento ***
Capitolo 11: *** terzo piano ***
Capitolo 12: *** il professor Raptor ***
Capitolo 13: *** Caroline Prince ***
Capitolo 14: *** sulle tracce di Piton ***
Capitolo 15: *** il duello delle serpi ***
Capitolo 16: *** cosa succede? ***
Capitolo 17: *** dentro la botola ***
Capitolo 18: *** la differenza ***



Capitolo 1
*** prologo ***


« Oscuro Signore

e (?) Harry Potter e Heather Potter

Ecco giungere i soli col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...

nati da chi lo ha tre volte sfidato, nati sull'estinguersi del settimo mese...

l'Oscuro Signore li designerà come suoi eguali, ma loro avranno un potere a lui sconosciuto…

due poteri diversi e contrapposti…

ma che bilanciati insieme porteranno alla disfatta del signore oscuro…

gli uni dovranno morire per mano dell'altro o viceversa…

perché nessuno dei tre può vivere se l'altro sopravvive...

i soli col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nasceranno all'estinguersi del settimo mese... »

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Capitolo 2
*** i gemelli sopravvissuti ***


Tutto taceva nelle vie di Privet Drive. Il sole era ormai tramontato da alcune ore e tutti gli abitanti della zona erano nelle loro case a cenare. Le uniche eccezioni erano un gatto tigrato, che zampettava silenziosamente su un muricciolo, ed un anziano signore, vestito in un modo strano, con un paio di occhiali a mezzaluna e con una lunga barba bianca.

Dopo essersi messo al centro della strada, l’anziano signore, tirò fuori dalla tasca uno strano marchingegno, che assorbì tutta la luce dei lampioni la presenti. Solo in quel momento sembrò accorgersi della presenza del gatto… o per essere precisi, la gatta.

-Sapevo che l’avrei trovata qui, professoressa McGranitt- Bisbigliò l’uomo al felino. Subito la creaturina si avvicinò all’uomo. Le sue dimensioni crebbero all’improvviso. Le zampe si trasformarono in mani, il muso divenne un volto con un paio di occhiali tondi e le orecchie assunsero la forma di un grande e particolare cappello a punta. Il gatto si era appena trasformato in una strana ed anziana donna.

-Buonasera professor Silente- Rispose lei all’uomo. I due individui iniziarono a camminare uno a fianco all’altro, fino  a ritrovarsi di fronte al numero 4 della via.

-Quindi le voci sono vere?- Domandò la donna, leggermente agitata. L’uomo invece non sembrava affatto turbato, le rispose come se nulla fosse.

-Temo di si mia cara Minerva, in questo momento Hagrid li sta portando qui- Le rispose, indicandole il cielo stellato. La donna scosse la testa, sembrava contraria a ciò che l’uomo aveva detto.

-È sicuro delle sue scelte? Oltre al fatto che non sono sicura che affidare un compito del genere ad Hagrid sia saggio, ma davvero intende lasciare i due bambini alle cure di quelle persone? Li ho controllati tutto il giorno, e posso dire con assoluta certezza che sono la peggior specie di babbani immaginabile- Criticò la donna.

-Minerva cara, affiderei ad Hagrid la mia stessa vita; per quanto riguarda i gemelli, invece, ti devo ricordare che queste persone sono i loro ultimi parenti rimasti in vita. L’importante è che i due rimangano vicini- Rispose l’uomo con un sorriso, sorriso che scemò  quando disse l’ultima parte della frase.

-Cosa intende…- Ma non riuscì a terminare la frase. Un forte boato risuonò nel cielo ,e con una veloce picchiata, un sidecar atterrò di fronte  a loro. A guidarlo vi era un enorme uomo ( raggiungeva quasi i 3 metri di altezza) con dei folti capelli e una lunga barba, entrambi neri.

-Buonasera professor Silente. Buonasera professoressa McGranitt- Li salutò il nuovo arrivato, con voce tonante. Fortunatamente nessuno nel vicinato lo aveva sentito.
-Tutto a posto Hagrid?- Domandò il professor Silente, riferendosi alla “consegna” che il gigantesco uomo doveva fare.

-Non si preoccupi professore: il maschietto si è addormentato mentre volavamo su Diagon Alley, invece la piccoletta è rimasta tutto il tempo sveglia, ma non mi ha dato problemi, è rimasta tutto il tempo a guardarsi intorno- Rispose l’omone, mentre prendeva da dentro il sidecar due piccoli fagotti.

Entrambi i neonati dormivano beati, anche la sorellina aveva chiuso gli occhi. Vennero presi entrambi dalla professoressa McGranitt e dal professor Silente.
-Cosa intendeva con la frase che ha detto prima?- Chiese l’anziana donna all’altro.

-Temo che nella profezia ci siano altri sottintesi, che non sono ancora stati svelati. Non so dirti se ho ragione, ma è meglio per i due bambini vivere insieme, specialmente per uno dei due- La donna avrebbe voluto chiedere di più, ma ormai conosceva da diversi anni il vecchio professore, e sapeva che non avrebbe aggiunto altro.

I due si avvicinarono alla porta del palazzo di Privet Drive numero 4 e posarono i due bambini li davanti. Intanto l’enorme uomo, che era rimasto leggermente in disparte, iniziò a singhiozzare ed enormi lacrimoni, grandi come una biglia, iniziarono a scendere giù.

-Suvvia Hagrid, questo non è un addio dopotutto- Lo rincuorò l’anziano uomo. Dopodiché si allontanò leggermente dai due piccoli e disse loro.


-Buona fortuna, piccoli Harry ed Heather Potter-

 

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Capitolo 3
*** Privet Drive ***


Erano passati ormai 10 anni da quella notte, i due bambini erano stati affidati ai loro ultimi parenti ancora in vita: i signori Dursley, i loro zii. La zia Petunia era la sorella della madre, nonostante ciò le due donne non si somigliavano per niente: la prima era secca, con i capelli neri (ho scelto di seguire il modello del film nda), il collo lungo ed il naso corvino; mentre la seconda era bella e dolce, con dei lunghi capelli rossi e dei magnifici occhi verdi.

Lo zio Vernon era l’esatto opposto della moglie. Grosso e grasso com’era, dava l’impressione di avere di fronte un tricheco, anche per via degli enormi e sporchi baffi che aveva. Aveva dei capelli grigiastri, dei piccoli e cattivi occhietti porcini, e un collo praticamente invisibile.

Il loro figlioletto Dudley, invece era l’esatta fotocopia paterna. Aveva la stessa età dei suoi cugini, un mese in più per essere precisi, ma era decisamente più grosso di loro. Era un piccolo maiale con i capelli, nonostante i genitori dicessero che sembrava un angioletto. Inoltre era anche stupido, viziato e prepotente, soprattutto con i due cuginetti.

Nonostante fossero stati “accolti” in casa. I due gemellini non venivano trattati come membri effettivi della famiglia, tutt’altro. Erano schifati dagli zii e dal cugino, e li sopportavano soltanto perché obbligati.
Entrambi vivevano nel sottoscala, dove a malapena poteva starci una persona: figurarsi due. Inoltre venivano sfruttati per i lavori di casa e subivano atti di bullismo da parte del cugino ciccione.

Il giovane Harry era un piccolo e gentile bambino. Era minuto e gracile per un bambino della sua età. Aveva dei folti e mossi capelli neri e degli occhi color smeraldo. Nonostante la situazione in cui viveva, riusciva spesso e volentieri a sorridere.

La piccola Heather, la sorellina, si poteva definire la replica al femminile di Harry. L’unica caratteristica fisica che li differenziava era una piccola e strana cicatrice a forma di saetta. Entrambi l’avevano, ma Harry l’aveva sulla fronte mentre Heather sul collo (anche se la lunghezza dei capelli la copriva sempre).

Quando avevano chiesto agli zii, come se le fossero procurate, gli avevano risposto che era stato nell’incidente dove erano morti i loro genitori, di cui loro sapevano poco o niente. Inoltre il fratello, a differenza sua, portava sempre un paio di occhiali tondi, che il cugino abitualmente gli rompeva.

Invece per quanto riguarda il carattere, il discorso cambia completamente. Se il piccolo Harry era un bambino solare, sempre gentile e timido, la sorella era l’esatto contrario. Era  fredda, calcolatrice e piena di se.

Raramente gli zii le ordinavano qualcosa, perché perfino loro ne avevano un certo timore, e anche il cugino non la picchiava quasi mai, a meno che non fosse accompagnato dalla sua gang di bulli. Le dicevano sempre che aveva degli occhi che incutevano paura. Inoltre spesso e volentieri la sentivano, mentre era chiusa nello stanzino, parlare da sola.

Nonostante ciò però, per quanto potesse sembrare strano per via di questa differenza di carattere, i due gemellini erano legati da un profondo e reciproco amore fraterno.

Quel giorno erano rimasti tutto il tempo chiuso dentro il sottoscala. Gli zii li avevano puniti per l’intera settimana, a causa dell’incidente successo il giorno precedente. Durante la visita allo zoo, come regalo di compleanno per il loro “Diddino” (oltre agli altri 39 che aveva già ricevuto quella mattina), il vetro che divideva i visitatori da un enorme pitone, era improvvisamente scomparso, come per magia, e l’enorme serpente aveva iniziato a muoversi per lo zoo, scatenando il panico generale.

Inoltre, come se non bastasse, Dudley era finito per errore dentro la teca del serpente, iniziando ad urlare come un’aquila. I due gemelli avevano provato a spiegare che non centravano nulla in tutto ciò, ma non ci fu nulla da fare.

-Non c’è la faccio più- Ringhiò rabbiosa Heather. Era raro vederla arrabbiata. Solitamente riusciva a controllare le sue emozioni e a nasconderle dietro una maschera di perfetta calma e freddezza. Ma quando perdeva la calma, era meglio non starle attorno. Solamente Harry poteva farlo, lui era l’unico che avrebbe potuto sopportare.

Due anni prima, quando la zia Marge (la sorella dello zio Vernon) aveva cominciato ad insultarla pesantemente, Heather l’aveva guardata con uno sguardo di fuoco.  Incredibilmente i capelli della donna erano diventati di un viola acceso.

Nonostante lei, anche in quell’occasione, negò di essere colpevole, venne punita lo stesso. Ma ne valse letteralmente la pena: quella facocera della zia Marge fu obbligata a tagliarsi a zero i capelli, e prima che le ricrescessero ne passò di tempo.

-Ti prego sorellina, cerca di pazientare- La cercò di calmare Harry. Neanche lui sopportava più quella situazione, ma dovevano cercare di sopportare.
-Sono convinto che tra poco la nostra vita cambierà- Le disse nel tentativo di calmarla. Ma neanche lui ci credeva veramente.

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Capitolo 4
*** lettera misteriosa ***


Erano passate ormai due settimane dalla fine della loro punizione, ma le cose non accennavano ancora a cambiare. Gli zii li trattavano sempre peggio e i due gemellini erano arrivati ormai al limite.
Nessuno dei due bambini sapeva che la svolta nella loro vita sarebbe arrivata quella mattina stessa.

-Potter! Vai a prendere la posta!- Il grido del tricheco, altrimenti noto come zio Vernon, urlò dal piano di sotto.

-A chi di noi sta chiamando?- Chiese ironico Harry. Mentre la sorella sbuffò sonoramente. Quel lurido ciccione gliel’avrebbe fatta pagare, prima o poi.

-Vado io, tu è meglio che ti riposi- Gli disse la sorella. Infatti, in giorno prima, quello stupido di Dudley e la sua banda di citrulli lo avevano pestato a sangue, mentre tornavano da scuola. Heather scese in fretta le scale, si trovavano al piano superiore per ripulire la seconda stanza di Dudley.

Gli zii avevano messo a disposizione del loro caro Diddino, un intera stanza dove poteva lasciare i resti dei suoi giocattoli distrutti. Ed erano veramente tanti, vi erano perfino alcuni che aveva appena ricevuto al suo compleanno.

Dopo aver aperto la porta d’ingresso, si affrettò a  recuperare le lettere. Le solite sciocchezze, nulla che la riguardavano direttamente. Almeno finchè non vide due strane lettere. Avevano lo stesso mittente ed erano indirizzate… a lei e suo fratello. Provò a nasconderle velocemente dietro la schiena, ma la zia fu più svelta.

-Cosa nascondi?- le domandò avvicinandosi. La sua voce stridula attirò gli altri abitanti della casa. Compreso lo zio.

-Cosa succede?!- Muggì il ciccione. Harry cominciò a preoccuparsi per la sorte della sorella. Aveva visto lo sguardo dello zio Vernon farsi furibondo, e lo sguardo della sorella farsi freddo e beffardo, come un segno di sfida. Sarebbero stati guai, ne era sicuro.

-La mocciosa ingrata nasconde qualcosa dietro la schiena- Lo informò la moglie. Vernon divenne ancora più furioso, nessuno dei suoi nipoti poteva azzardarsi a prendere loro qualcosa.
-Questa lettera l’abbiamo ricevuta io ed Harry- Gridò la bambina. Petunia le strappò, a tradimento, le lettere di mano e le osservò insieme al marito.

-Ridaccele!- Gridarono i due ragazzini. Solitamente, davanti ad una situazione del genere, i due bambini si sarebbero beccati due ceffoni, ma non quella volta… Petunia e Vernon erano letteralmente sbiancati.

-Tutti fuori!- Gridò l’uomo ai bambini. Persino a suo figlio, che intanto si era messo al lato del corridoio per godersi la scena. Heather ed Harry vennero rinchiusi nel loro stanzino, mentre il cuginone venne spintonato nella sua stanza.

-Davvero quelle lettere erano per noi?- Domandò curioso Harry. In affetti non avevano mai ricevuto niente. Ne lui ne la sorella. Anzi, quasi nessuno nel vicinato li aveva mai visti, gli zii non li facevano quasi mai uscire di casa. Dicevano che i mostri non dovevano farsi vedere troppo in giro.

-Si, ma non sono riuscita a vedere tanto: l’unica cosa che ho notato era il francobollo. Era veramente strano vi era uno strano stemma con 4 animali incisi sopra- Constatò lei.

I giorni passarono, ma quelle strane lettere continuarono ad essere recapitate tutti i santi giorni, e tutti i santi giorni, gli zii le cestinavano. Sembravano sapere che cosa contenesse, e ne erano parecchio spaventati.

Arrivò così il 30 Luglio. Il giorno dopo i due bambini avrebbero compiuto 11 anni.

Nessuno dei loro parenti sembrava essersene ricordato, ma loro ormai erano abituati a ciò. In effetti, i signori Dursley, erano parecchio nervosi ed agitati negli ultimi tempi, addirittura più del solito.
-Vernon, cosa dici, si sono arresi? Oggi le lettere non sono più arrivate- Chiese la secca donna al marito. Entrambi erano preoccupati per la situazione. Non pensavano che “quelle persone” li stessero tenendo d’occhio.

-Credo di si, Tunia cara, probabilmente si sono stanca…- Non fece in tempo a finire la frase che un enorme boato anticipò il crollo della porta d’ingresso. Tutti gli abitanti della casa iniziarono a gridare spaventati. Sulla soglia era comparso un uomo enorme e nerboruto.

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Capitolo 5
*** Hagrid, il mezzo gigante ***


Per diversi minuti, la casa cadde in un inquietante silenzio.  I signori Dursley, il figlio e i due gemelli guardavano allibiti l’enorme uomo davanti  a loro. Il gigante in questione, invece, sembrava completamente a suo agio. Come se non avesse appena sfondato la porta di estranei e non fosse appena entrato in casa loro in completa tranquillità.

-Scusate tanto- Furono queste parole a rompere l’inquietante silenzio, facendo tra l’altro sobbalzare gli abitanti della casa. Con la calma di prima, si voltò e, con una forza sovrumana,  rimise a posto la porta.

-Come si permette?! Questa è violazione di domicilio!- Gli gridò contro Vernon Dursley, nonostante fosse palese il suo terrore. Il gigante non gli rispose nemmeno, era troppo concentrato ad osservare i due fratelli, che intanto lo stavano guardando dal fondo del salotto.

-Certo che siete cresciuti. E quanto vi assomigliate! Vi ho riconosciuto solo grazie a te, piccoletta. I tuoi occhi non sono affatto cambiati da quella notte- Harry ed Heather lo guardarono confusi
.

-Sono venuto personalmente a consegnarvi queste lettere, dato che le altre non hanno avuto risposta- Disse fulminando i Dursley con un occhiataccia. I due fratelli aprirono le due lettere e, dopo averle lette, rimasero allibiti.

-Ma cos’è? Uno scherzo?- sulle lettere c’era scritto:
 

Caro signor Harry Potter
La informiamo che lei è stato iscritto
Alla scuola di magia e stregoneria
Di Hogwarts
 
Cara signorina Heather Potter
La informiamo che lei è stata iscritta
Alla scuola di magia e stregoneria
Di Hogwarts


-Noi siamo dei maghi?! Ma è impossibile!- Harry sembrava il più sconvolto dei due. Non poteva credere che fossero dei maghi. Lui non si sentiva affatto speciale anzi, come ogni volta gli zii gli ricordavano, lui valeva meno perfino della gente normale. La sorella invece sembrava più predisposta ad accettare la versione del gigante.
Era sempre stata parecchio ambiziosa ed aveva sempre saputo, dentro di se, che era destinata a fare grandi cose.

-I vostri genitori lo erano… non ditemi che questi babbani non vi hanno informato di nulla!- Ringhiò contro i padroni di casa, i quali decisero di rifugiarsi al piano superiore, insieme al loro caro Diddino.

-I nostri genitori erano dei maghi?- Domandò ancora Harry, ma anche Heather era interessata alla risposta. Entrambi volevano sapere di più su di loro. Entrambi ne sentivano la mancanza, nonostante non li avessero mai visti.

-Due dei più coraggiosi Grifondoro della loro generazione. Due dei pochi che hanno avuto il coraggio di schierarsi apertamente contro il signore oscuro- Spiegò loro, con una punta di orgoglio nella voce.

-James e Lily Potter, combatterono la guerra nel mondo magico e morirono per mano di… Voldemort- L’ultima parola la disse sottovoce, quasi ne avesse paura.
 Harry rimase sbalordito da tale rivelazione. A differenza di Heather, la quale aveva capito che i genitori non potevano essere morti in un incidente d’auto.

-Quindi è così che sono morti?- Domandò il bambino. Hagrid rimase spiazzato dal fatto che non sapesse la causa della morte dei suoi genitori. Pensava che fossero al corrente almeno di questo. A quel punto non era sicuro di poter continuare  a parlarne.

-Si… fu in quell’occasione che voi due vi faceste quelle cicatrici a forma di saetta- Spiegò loro. Convincerli che fossero dei maghi non fu poi così difficile. Harry fu il più scettico, mentre Heather ne era addirittura soddisfatta.

-Non vi è mai capitato di fare qualcosa di strano? Qualcosa che gli altri non possono fare?- Domandò lui, nel tentativo di convincere il bambino.

-In effetti è successo spesso- Dovette ammettere Harry.

-Il mio nome è Rubeus Hagrid, e sono il guardia caccia della scuola di Hogwarts. La scuola dove questo settembre andrete a studiare- Spiegò loro Hagrid. I due bambini sorrisero fra loro, ma poi ebbero un dubbio

-Ma come faremo con il materiale scolastico? Qui c’è un elenco lunghissimo di cose da comprare. Noi non abbiamo ne soldi ne un idea di dove prendere tutta questa roba- Spiegò il maschietto.

-Non preoccupatevi, i vostri genitori vi hanno lasciato una somma di denaro parecchio grande, per quanto riguarda il materiale scolastico: troverete tutto ciò che vi serve, a Diagon Alley- Esclamò entusiasta. Sembrava un bambino, quasi fosse stato lui a ricevere la lettera.

-Volete che vi accompagni io oppure vi basta che spieghi dove dovete andare?- Domandò il guardiacaccia. Harry fece per rispondere ma venne preceduto da sua sorella.

-Facciamo da noi, non c’è problema, grazie lo stesso, Hagrid- Gli disse Heather. Il gigante annuì e poi si diresse verso la porta.

-Domani passerò per dirvi tutto, e anche per farvi gli auguri di buon compleanno, a presto- Fece per uscire ma fu fermato dalla voce della sorella Potter.

-Sappiamo anche parlare con i serpenti…- Hagrid, a quelle parole, rimase paralizzato sul posto, senza sapere cosa dire.

-…Loro ci trovano, sussurrano cose, è normale per persone come noi?- Gli domandò. Ma Hagrid non rispose, non sapeva proprio cosa rispondere.

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Capitolo 6
*** Diagon Alley parte 1 ***


-Ancora non capisco, perché non potevamo farci accompagnare da Hagrid?- Domandò indispettito, Harry. In quel momento, i due gemelli, si trovavano per le vie di Diagon Alley. Come promesso, Hagrid il giorno dopo li aveva accompagnati a Diagon Alley (dopo aver fatto loro gli auguri di compleanno).

Nonostante gli zii avessero fatto qualche storia, alla fine erano stati convinti da Hagrid a farli partire. Bisogna dire che l’umo aveva un grande talento nel fare ciò. Minacciare di trasformare il loro Diddino in un maiale, li aveva convinti. Una volta in città, li aveva portati alla Gringott: la banca dei maghi.

Dopo aver recuperato un bel gruzzoletto per le spese necessarie, e dopo che il gigante prelevò in tutta fretta un misterioso oggetto da una camera blindata, “affari di Hogwarts” aveva liquidato in questo modo la faccenda, Hagrid lasciò i bambini alla loro ricerca di negozi.

-IO ho detto che volevo andare da sola, tu potevi benissimo farti accompagnare, se tanto volevi- Rispose la sorella in modo freddo, le poche volte che litigavano, lei non si scomponeva mai più di tanto, voleva sempre mantenere un aria di superiorità.

-Secondo te cosa ha prelevato Hagrid?- Le domandò all’improvviso. In effetti la stessa domanda se la stava facendo anche lei.

-Non lo so, qualcosa di grosso, immagino- Gli rispose la sorella. Forse l’avrebbero scoperto una volta arrivati ad Hogwarts.

-Adesso direi che sarebbe meglio dividerci: tu dirigiti dalla sarta, io vado al negozio di animali- Disse Heather, tutto d’un botto.

-Ehi! Ma se ci dividiamo, perché siamo venuti qua da so…- Ma ormai la sorella era già partita in quarta. Harry non potè fare a meno di sbuffare: “Io non aspetto mai, sono gli altri che devono aspettare me”. La sorella amava ripetere questa frase.

Così decise di incamminarsi verso il negozio di madame McClan: il negozio dove avrebbe preso gli abiti di Hogwarts. Non fu affatto facile trovarlo, i palazzi sembravano tutti uguali e la folla che lo spintonava continuamente, non aiutava.

Finalmente, dopo una decina di minuti, riuscì a raggiungere il suo obbiettivo. All’interno vi era una donna, sicuramente una strega.

-Sei qui per il vestito di Hogwarts, caro?- Gli domandò gentile. Lui annuì, e subito, la donna, si mise al lavoro per fargli la divisa su misura. Dopo un paio di minuti, quando il vestito di Harry era già a buon punto, entrò un ragazzo con i capelli biondi e lisci, avrà avuto la sua stessa età.

-Arrivo subito da te, caro, giusto il tempo di finire con questo ragazzo- Lo avvisò la donna. Il ragazzo biondo si girò verso Harry e cominciò a squadrarlo.
-Anche tu sei qui per la divisa di Hogwarts?- Gli domandò. Per qualche ragione, gli ricordava suo cugino Dudley.

-Si, sono qui per prendere l’abito, così poi potrò andare a prendere un animale e la bacchetta- Gli spiegò in fretta. Voleva evitare di prolungare quella conversazione. Quel ragazzo gli era antipatico a pelle.

-Invece a prendermi quelle cose ci sono andati i miei genitori- Lo informò con un aria di superiorità. Non si era sbagliato, quel ragazzo assomigliava al cugino ciccione. Poi sembrò diventare dubbioso.

-Io mi chiamo Draco Malfoy, tu invece come ti chiami?- Gli domandò. Sembravaincuriosito. Harry fece per rispondere ma la sua voce venne sovrastata da quella della donna.

-Ecco fatto caro, ho finito- Lo informò. Harry ringrazio e, dopo aver preso il vestito, uscì più in fretta possibile dal negozio.

-Ci rivedremo ad Hogwarts- Lo “salutò” velocemente. Una volta uscito, quasi andò a sbattere contro due ragazze:  una bionda con gli occhi azzurri, e una mora con il volto somigliante a quello di un carlino.

-Scusate- Disse lui, ma loro neanche lo notarono e continuarono spedite, entrando nel negozio.
Harry decise di non farci caso e si diresse verso il negozio di animali.

-Buongiorno- Salutò lui, una volta entrato. Il proprietario si voltò verso di lui, e per un attimo rimase stupito.

-Quindi sei tornata indietro? Hai per caso deciso di posare quel coso e prendere un animale più normale?- Però, dopo averlo messo a fuoco, strabuzzò gli occhi.

-Oh, scusami, ti ho scambiato per una bambina che è venuta qui poco fa- Harry capì al volo di chi stesse parlando. Ma quell’affermazione gli fece sorgere un dubbio: quale animale aveva comprato, sua sorella?

-Sono venuto qui per comprare un animale, un gufo per l’esattezza- Hagrid aveva detto loro, che quegli animali erano utili per mandarsi messaggi.

-Fai pure, hai l’imbarazzo della scelta- Detto questo, gli mostrò tutti i gufi esposti nel negozio. Erano tutti molto graziosi, ma ciò che lo impressionò di più fu una bellissima civetta bianca.

-Ti chiamerò Edwige- Disse, tutto contento, mentre usciva dal negozio (dopo aver pagato, ovviamente). Dopo aver caricato la gabbia sulle spalle, si diresse a compare le altre cose sulla lista. Dopo aver preso i libri, i calderoni e i guanti, era rimasta solo una cosa nella lista: la bacchetta magica.

Questa volta fu più facile trovare il negozio: l’insegna era enorme. “da Olivander”. L’interno era arredato molto bene: assomigliava incredibilmente ad una libreria. Un uomo piuttosto anziano, uscì da dietro uno degli scaffali e si avvicinò al giovane cliente.

-Benvenuto, signor Potter- Harry rimase un attimo spiazzato.

-Come fa a conoscere il mio nome?- Gli chiese senza pensarci.

-Sua sorella è passata proprio pochi minuti fa, siete veramente uguali- Se ne uscì l’anziano uomo, con un sorriso. Harry sorrise imbarazzato, glielo facevano notare sempre tutti.

-Sono venuto qui per comprare una bacchetta- Se ne uscì lui, timidamente. Per quale altro motivo sarebbe entrato, altrimenti? L’uomo si diresse verso uno degli scaffali ed estrasse una bacchetta. Sembrò andare a colpo sicuro.

-Se la mia deduzione è esatta, questa bacchetta le apparterrà- Gli disse Olivander, completamente fiducioso. Come mai ne era così sicuro? Ciononostante, Harry prese la bacchetta in mano. Subito intorno a lui, una fortissima luce avvolse i dintorni. Solo quando il bagliore si affievolì, Olivander parlò.

-Il nucleo di questa bacchetta è piuma di fenice. Ne esistono soltanto altre due, oltre alla sua, una l’ho venduto proprio pochi minuti fa, mentre l’altra è quella che le ha causato quella cicatrice- Gli disse serio.
Più si inoltrava in quel mondo, più si rendeva conto della sua fama e di quella di sua sorella. Ma per qual motivo? Cosa avevano fatto di tanto speciale, da essere così famosi nel mondo magico?

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Capitolo 7
*** Diagon Alley parte 2 ***


Lasciò indietro Harry, senza neanche ascoltare le sue lamentele. Adorava suo fratello, sul serio, ma a volte era veramente una noiosa palla al piede. Così, senza degnarlo più di uno sguardo, si avviò verso il negozio di animali.

Non fu difficile trovarlo: dalla vetrina si potevano scorgere gli animali esposti, inoltre i loro versi si sentivano a metri di distanza. Una volta dentro, cominciò a guardarsi intorno. Il negoziante era già occupato a parlare con qualcuno. Un uomo con lunghi capelli biondi, occhi azzurri e freddi e una voce raggelante.

-Signor Malfoy, scelga pure l’animale che l’aggrada di più- Gli disse il proprietario, con aria di sottomissione. Heather odiava i ruffiani come lui, ma ancora di più odiava essere ignorata.

-Scusate- Si intromise lei, in modo lievemente maleducato. I due si voltarono verso di lei, guardandola come una fastidiosa bestiolina.

-Vorrei comprare un animale- Continuò lei, con una lieve arroganza. Il commesso senza aprire, bocca le indicò, in modo sgarbato, tutta la fila di gabbie, per poi tornare a parlare con l’uomo. Il biondo però era rimasto incuriosito da quella ragazzina sfacciata, e stava continuando ad osservarla.

-Mi scusi- Disse nuovamente lei, facendo irritare un tantino il negoziante, che si voltò nuovamente verso di lei.

-Questo è in vendita?- Gli domandò. L’uomo, in un primo momento, sbiancò, ma poi cominciò a sghignazzare. La bambina aveva adocchiato un giovane esemplare di pitone. Per qualche assurdo motivo la scuola di Hogwarts aveva permesso di portare anche quella razza di animale, ma nessuno studente lo aveva mai fatto. “chissà perché”.

-In realtà mi servirebbe un carrello per portarlo- Aggiunse lei. intanto i due uomini continuavano a guardarla, il negoziante in modo seccato, mentre l’uomo biondo in un modo vagamente incuriosito.

-Se riesci a mettere quell’affare dentro la gabbia, ti darò il carrello in omaggio- La sfidò. Quella mocciosa lo stava disturbando di fronte ad uno dei più grandi affari della sua vita.

-Nessun problema- Disse la piccola, con aria di superiorità. Prese la gabbia più vicina, sotto lo sguardo curioso e confuso dei due uomini, e disse al grosso serpente

-Entra- L’unica cosa che i due uomini sentirono fu un inquietante sibilo, nonostante ciò, il pitone entrò, senza battere ciglio, dentro la gabbia. Il venditore e l’altro uomo rimasero senza parole: quella bambina era una rettilofona.

-Quanto costa questo serpente?- Domandò come se nulla fosse. Prima che l’uomo riuscisse a recuperare l’uso della parola, fu l’uomo con i capelli biondi ad intervenire.

-Non si preoccupi, metta pure tutto sul mio conto, signor Breeton- Disse lui, con un gesto della mano.

-Grazie signore- Gli disse lei, mentre il venditore metteva il denaro dentro la cassa.

-Di nulla signorina, il mio nome è Lucius Malfoy… con chi ho il piacere di parlare?- Gli chiese con una cortesia quasi inquietante.

-Heather, signore, Heather Lily Potter- Per un attimo il volto dell’uomo divenne ancora più sorpreso, ma fu solo un attimo, perché subito dopo calò nuovamente la maschera di freddezza.

-Spero di rincontrala nuovamente, signorina Potter- Disse l’uomo prima di tornare ad occuparsi dell’altro uomo. Heather lo salutò distrattamente e si diresse, con il carrello e il pitone (battezzato Samuel), per le strade di Diagon Alley. Riuscì a prendere in breve tempo sia i libri che il calderone.
Adesso era il turno degli abiti.

Ormai Harry doveva aver già finito. Chissà dov’era in quel momento. Passò davanti al negozio in questione e, dopo aver posato lì accanto la gabbia con Samuel, entrò.
All’interno vi erano tre ragazzi, all’incirca della sua stessa età, e una donna un po’ grassottella. Il ragazzo, che assomigliava incredibilmente all’uomo del negozio di animali, probabilmente era il figlio, e la ragazza con i capelli biondi, indossavano già la divisa da Hogwarts, mentre la mora stava per finire.

-Avete visto quel ragazzo che usciva prima?- Domandò il ragazzo alle altre due, non sembravano averla notata.

Credo proprio che fosse un lurido sangue sporco, oppure un mezzosangue- Le informò lui, con un finto brivido lungo la schiena. Le altre due fecero una smorfia schifata.

-Come fai ad esserne sicuro, Draco?- Gli chiese quella con i capelli neri. Aveva una faccia identica a quella di un carlino. L’altra invece era molto graziosa, ma stonava con le smorfie schifate che faceva.

-Ne sono certo, Pansy. Quando gli ho chiesto il nome, lui se ne andato in fretta e furia- Spiegò Il ragazzo di nome Draco.

-La scuola dovrebbe essere più selettiva, accettano porci e cani- Affermò la bionda. Solo in quel momento parvero accorgersi della presenza di Heather. Le due ragazze la guardarono con indifferenza, Draco invece pareva incuriosito.

-Per caso sei la sorella del ragazzo che è uscito prima?- Le chiese. Probabilmente doveva aver notato la fortissima somiglianza (erano quasi due gocce d’acqua).

-Credo di si… perché?- Gli chiese, assumendo un espressione simile a quella che ha un serpente quando si mette all’erta.

-Avevamo un dubbio, io e le mie amiche, volevamo sapere se foste dei sangue marcio oppure dei mezzosangue- Disse, credendo di essere spiritoso, mentre le due oche, dietro di lui, sghignazzavano. A quel punto l’espressione di Heather divenne quella del serpente mentre punta la sua preda. Si avvicinò a Draco, il quale aveva smesso di sorridere e stava cominciando ad arretrare.

-Senti un po’, mocciosetto, vedi di sparire, prima che perda le staffe- Gli sussurrò in un sibilo all’orecchio. Non aveva detto nulla di che, ma qualcosa nella sua voce, fece spaventare il ragazzo. Quella ragazzina poteva essere pericolosa.

-Ecco fatto, cara. Il vestito è pronto- La donna grassoccia informò la ragazza di nome Pansy.

-Perfetto! Pansy, Daphne, andiamo!- Draco le chiamò tutte e due a raccolta e in un baleno, se ne andarono.

Una volta che quei tre se ne furono andati, la donna si mise a fare la divisa su misura di Heather. Le ce vollero solo 5 minuti. Appena finito, la ragazza recuperò il suo bagaglio e Samuel e si diresse verso l’ultimo negozio: il negozio di bacchette.

Arrivò davanti al negozio in questione, in breve tempo. Chissà se Harry era già passato. Senza pensarci troppo, aprì la porta ed entrò. All’interno vi era un anziano uomo, intento a parlare con una donna, quest’ultima aveva dei particolari capelli bicolore: metà neri e metà biondi.

-Ecco a lei, signora. 10 pollici, biancospino e crine di unicorno. Credo che questa sarà perfetta per suo figlio- Le disse l’anziano uomo. La donna storse la bocca, quasi schifata. Doveva essere un vizio da quelle parti.

-Desidera?- Domandò l’uomo, notando la presenza di Heather. La donna si voltò appena, ma poi tornò ad osservare con attenzione la bacchetta, quasi non si fidasse del giudizio del proprietario.

-Sono qui per comprare una bacchetta- Disse lei, con la sua solita calma ed educazione. L’uomo cominciò a portarle una serie di bacchette, per vedere quale di esse fosse adatta a lei. intanto la donna  non era ancora andata via. Stava diventando quasi seccante.

Il negoziante, dopo aver portato almeno cinque bacchette, di cui nessuna sembrava essere adatta alla bambina. Finchè non comparve davanti a lei con una piccola e maneggevole stecca di legno.

-Ecco a lei signorina Potter, chissà se questa le andrà bene- Come aveva fatto a riconoscerla? La donna si voltò verso di lei, sembrava avesse quasi visto un fantasma.

Senza rimuginarci troppo su, Heather afferrò la bacchetta. Subito intorno a lei si riempì di un aura tetra e buia. Faceva quasi paura. Le tenebre si dissolsero solo dopo che la bacchetta fu riposata nuovamente a terra.

Sia il fabbricante di bacchette che la donna erano senza parole. Probabilmente per via dello strano fenomeno che bambina aveva causato.

-Curioso, veramente curioso. Il nucleo della sua bacchetta è una piuma di fenice. Tenga pure- Fece lui. La piccola prese la bacchetta come se nulla fosse, anche se in realtà era molto soddisfatta. Si sentiva potente, adesso che possedeva una di quelle. Salutò l’uomo e, senza aggiungere altro, se ne andò via con tutto l’occorrente che aveva comprato.

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Capitolo 8
*** King Cross ***


Passò un mese intero prima della partenza  dei due gemelli. Tutto quel periodo lo passarono chiusi nella casa dei Dursley. Da allora nessuno di loro li trattava male, anzi, li ignoravano proprio. Ad Heather invece non si avvicinavano nemmeno, dato che accanto a lei girava sempre, libero, Samuel.

Anche Harry non era molto convinto della scelta della sorella: trovava quell’animale, un tantino strano e pericoloso. Ma dopotutto a lei piaceva, perciò fece in modo di farselo piacere anche a lui. E così passò un mese.

La mattina dei 1 Settembre arrivò in un baleno. I due gemelli non stavano più in se dall’agitazione, anche se ognuno lo dava a vedere a modo suo. Harry non faceva che correre per tutta la stanza (da quando erano tornati dal viaggio a Diagon Alley, gli zii gli avevano dato la stanza degli ospiti, probabilmente perché adesso ne avevano paura) e raccogliere le sue cose, per metterle nel baule.

Heather invece fece le stesse cose ma in maniera più composta. Anche lei era felicissima di partire per Hogwarts, ma preferiva rimanere composta nella sua finta indifferenza.

Caricarono le loro valigie, con le gabbie di Edvige e Samuel, sulla macchina dello zio Vernon. La gabbia col serpente era coperta da un telo, meglio non far vedere ai passanti cosa contenesse.
Vernon Dursley scaricò i due bambini di fronte alla stazione di King Cross e, senza adire una parola, andò via. La stazione era piena di gente e il loro unico indizio era il biglietto che aveva lasciato loro Hagrid: Espresso per Hogwarts-binario 9 ¾.

-Heather, ma dov’è questo binario?- Harry domandò alla sorella. Non sapeva che esistesse il binario 9 ¾. Intanto lei aveva preso due carrelli, per poter portare i bagagli e le gabbie dei loro animali.
-Non lo so, proviamo a chiedere in giro- Tentarono con tutti coloro che gli capitavano a tiro, ma nessuno sembrava saperlo, anzi alcuni credevano che li stessero prendendo in giro. Fecero quasi per gettare la spugna, quando la voce di una donna richiamò la loro attenzione.

-Ogni anno la stessa storia! Sempre pieno zeppo di babbani, forza! Il binario 9 ¾ è di qua!- Fece lei a cinque ragazzi con i capelli rossi, identici ai suoi. Avevano già sentito il termine “babbano”: Hagrid aveva spiegato loro che venivano chiamati così coloro che non avevano poteri magici, perciò quella donna era una strega.

Senza dare troppo nell’occhio, i due fratelli cominciarono a seguire l’allegra comitiva, fino a che non si fermarono di fronte ad un muro, quello che divideva il binario 9 dal binario 10. Rimasero a guardare la donna con i ragazzi, probabilmente i figli, mentre uno alla volta cominciavano a correre contro il muro. Ogni volta, invece che finirci contro… lo attraversavano.

I due gemelli rimasero sbalorditi. Harry fece segno ad Heather di dirigersi verso la donna,  ma lei era stata già attratta da un’latra cosa.

-Scusa un secondo, Harry. Tu intanto vai, ti raggiungo subito- Detto questo, si diresse verso un gruppo di persone poco distante da loro. In particolare verso tre di esse. Tre ragazze stavano sparlottando allegramente tra loro: due di esse erano Daphne e Pansy, le due ragazze che aveva incontrato a Diagon Alley, la terza invece era una ragazza della loro stessa età, brutta e cicciona.

Heather le osservò per qualche istante, senza farsi notare. Quindi ci aveva visto giusto: sarebbero andate pure loro ad Hogwarts. Senza riuscire a trattenersi, cominciò a sghignazzare. Si sarebbe divertita in quel suo primo anno, poco ma sicuro.

.Heather, cosa stavi guardando?- Le domandò il fratello. Intanto la donna con i figli avevano già attraversato il muro-portale.

-Quella signora mi ha spiegato come fare, dobbiamo solo correre verso il muro, andiamo- Detto questo, i due fratelli si incamminarono verso la loro meta.

Intanto, a diversi chilometri di distanza, due uomini erano intenti a discutere. Erano Hagrid e l’anziano uomo che 11 anni prima aveva portato i due gemellini sopravvissuti davanti la casa degli zii, Silente.

-Quindi hanno preferito andare a comprare il materiale scolastico da soli, giusto?- Chiese, per avere la conferma, il professore. Hagrid annuì. Era una cosa da nulla, eppure sentiva che ci fosse qualcosa che non andava.

-Si… per l’esattezza è stata la piccola Heather a prendere questa decisione, inoltre mi ha parlato della capacità di parlare con i serpenti- A quelle parole, Silente si irrigidì. Sapeva che i suoi sospetti e le sue preoccupazioni non aveva delle vere e proprie fondamenta, ma non riusciva a tranquillizzarsi. Aveva già affrontato una situazione simile, e alla fine ci aveva visto giusto: quella bambina assomigliava in un modo inquietante a lui.

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Capitolo 9
*** l'espresso per Hogwarts ***


Sembrava di essere finiti dentro un sogno. Intorno a loro vi erano una folla incredibile di persone che correva avanti e indietro per poter salire sui vagoni più vicini. Davanti a loro vi era un enorme e bellissimo treno con su scritto: Espresso di Hogwarts.

Faticarono parecchio a caricare i bagagli sui vari scompartimenti, soprattutto Heather. Dopodiché si affrettarono a salire sul treno, prima che partisse. I corridoi si stavano svuotando velocemente, tutti gli studenti stavano entrando dentro il primo vagone che trovavano.

-Scusami, vorresti venire con me e i miei fratelli? abbiamo trovato uno scompartimento vuoto, in fondo al treno- Si avvicinò a loro uno dei ragazzi con i capelli rossi. Dall’aspetto doveva avere la loro stessa età. Solo in quel momento sembrò notare Heather.

-Oh… Emh… scusami ma non ti avevo notato, siete gemelli, vero? Se vuoi puoi venire anche tu con noi- Invitò anche lei. heather non seppe dire le l’imbarazzo fosse per via dell’averla, in un primo momento, ignorata o altro.

-Comunque io sono Ron, Ronald Wesley- Si presentò lui, porgendo loro la sua mano sudata. Harry fece un mezzo sorriso, aveva notato l’impercettibile smorfia della sorella.

-Io sono Harry e questa è mia sorella. Comunque si: siamo gemelli- Rispose il ragazzo moro con un sorriso.

-Comunque, verrò volentieri con voi. Heather, tu vieni?- Domandò Harry a sua sorella, la quale era rimasta leggermente in disparte.

-No, grazie lo stesso, Ron. Preferisco andarmene per conto mio, ci vediamo dopo- E dopo averli salutati, si diresse verso l’altra parte del treno. Una volta lontana, Ron riuscì a parlare

-Ma per caso l’ho offesa?- Domandò un po’ impacciato e preoccupato. Harry a quella domanda, sorrise.

-No, sta tranquillo, lei è fatta così. Probabilmente sta cercando uno scompartimento dove può stare completamente sola- Rispose tranquillamente Harry.

La deduzione del fratello era esatta. Heather si era messa a setacciare da cima a fondo tutto il treno, nel tentativo di trovare uno scompartimento vuoto. Dopo un po’ ricerche, finalmente riuscì a trovarne uno.
Posò il proprio bagaglio sulla grata in alto, con non poca fatica, e mise la gabbia di Samuel sul posto accanto al suo. Ormai poteva anche togliere il telo, non era più necessario nasconderlo. Il giovane pitone pareva parecchio indispettito dalla soluzione che aveva adottato la sua piccola padrona.

La ragazzina pensò di poter passare il resto del viaggio in assoluta tranquillità: si sbagliava di grosso. Poco dopo entrarono una ragazza con i capelli ramati e ricci, ed uno ragazzotto cicciottello con i capelli neri.

-Finalmente! Uno scompartimento quasi libero- Esclamò la ragazza. Aveva dei grossi incisivi superiori, assomigliava vagamente ad un castoro. I due ragazzi appena entrati, diedero un occhiata ad Heather e poi gettarono l’occhio sulla gabbia accanto a lei. divennero all’istante paonazzi.

-Ma… quello è un serpente?- Balbettò, parecchio spaventato, il ragazzo cicciottello. Anche la ragazza sembrava abbastanza intimidita.

-Per essere precisi è un pitone, ma non dovete preoccuparvi: riesco ad addomesticarlo senza alcun problema- I due ragazzi non parvero molto convinti ma annuirono. La prima ad accennare un saluto fu la ragazza con i capelli ramati.

-Io sono Hermione Granger- Disse lei.

-Io mi chiamo Neville Paciock- Continuò il ragazzo, ancora paonazzo per aver visto il pitone di Heather, Samuel.

-Io invece mi chiamo Heather Potter- Entrambi i ragazzi davanti a lei si ammutolirono. Gli dava parecchia soddisfazione, quando le persone che scoprivano la sua identità rimanevano senza parole.

-Io so chi sei! Tu insieme al tuo gemello, Harry Potter, siete praticamente leggenda- Disse Hermione, con un tono da saccentona. Quella ragazza non le piaceva molto, le sembrava troppo piena di se, al contrario,  ad Hermione non piaceva Heather, perchè aveva uno sguardo troppo freddo e tagliente per i suoi gusti. A rompere quella sfida di sguardi ci pensò Neville che cominciò a dimenarsi.
-Oh no! Ho perso Oscar, il mio rospo!- Esclamò spaventato, cercando meglio nelle tasche.

-Devi averlo perso prima, quando stavamo venendo qua. Se vuoi ti aiuto a cercarlo- Disse Hermione. Heather si offrì anche lei di cercarlo. Così i tre uscirono dallo scompartimento e si misero a cercare l’anfibio per tutto il treno.

Dopo essere arrivata davanti all’ultimo scompartimento, lo aprì senza neanche bussare. All’interno vi erano ben otto persone, alcune anche conosciute: all’interno vi erano Draco, Pansy, Daphne, la ragazza grassoccia, due ragazzi che dalle dimensione parevano armadi, un ragazzetto di colore e un ragazzo pallido e moro.

-Scusate avete per caso visto un rospo? Un ragazzo lo ha perso- Disse, interrompendo i loro discorsi. Tutti quanti si voltarono verso di lei e la osservarono come si osserva un fastidioso insetto… ma solo per pochi attimi. Subito i volti di coloro che l’avevano già incontrata, divennero sorpresi.

-Ma guardate chi abbiamo qui: Heather Potter, quale onore- Heather sollevò un sopracciglio. Come avevano fatto a riconoscerla?

-Prima abbiamo incontrato tuo fratello Harry, avete veramente la cicatrice?- Non doveva rendere conto a loro, ma decise ugualmente di accontentarli. Si voltò e tirò su la lunga chioma, facendo intravedere la piccola saetta.

-Quindi ci avevamo visto giusto: sei una mezzosangue- Disse, con tono cattivo, Pansy. Heather si voltò lentamente, quasi a rallentatore. Faceva paura. Questo fu il pensiero che ebbero tutti.

-Se non avete visto l’animale, è inutile continuare questa conversazione. Ci rivediamo a scuola- Disse con una voce fredda e inquietante. Dopodiché uscì. Ma chi si credevano di essere quei vanitosi, snob con la puzza sotto il naso? Gliel’avrebbe fatta pagare cara, dovevano solo aspettare.

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Capitolo 10
*** lo smistamento ***


Una volta scesi dal treno, i due fratelli si ricongiunsero. Tutta la folla di studenti cominciarono a seguire il capogruppo. Harry ed Heather riuscirono a distinguere, tra la folla, i volti di coloro che avevano incontrato: Ronald Wesley (con cui Harry aveva già fatto amicizia) e i suoi fratelli, Hermione Granger, Neville Paciock (che aveva ritrovato il suo rospo, Oscar) e i ragazzi snob con la puzza sotto il naso.

Dopo essere usciti dalla stazione, vennero fatti salire su delle barchette, per poter attraversare il grande lago che li divideva da un enorme castello medievale.

-È quella Hogwarts?!- Domandò Harry tutto eccitato. Non vedeva l’ora di vederla dall’interno, finalmente la loro vita stava per cambiare. Una volta attraversato l’enorme lago nero, gli studenti furono condotti, da Hagrid, all’interno del castello.

-Primo anno, da questa parte!- Gridò con il suo inconfondibile vocione. Subito i primini seguirono l’uomo all’interno di un enorme stanza, dove una donna li aspettava. Era piuttosto anziana, con uno sguardo severo, ed un cappello verde a punta.

-Benvenuti ad Hogwarts, io sono la professoressa McGranitt, la vostra vice preside. Tra pochi minuti verrete condotti in sala grande dove vi unirete alle vostre rispettive case…- Alcuni di loro, sentendo quelle parole,  misero su un espressione confusa.

-… Appena entrerete, verrete smistati in una delle quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero o Serpeverde- A quest’ultima parola, il gruppo di ragazzi snob cominciò a sghignazzare di gusto. I due gemelli Potter si guardarono tristi. Forse non sarebbero finiti nella stessa casa.

Dopo qualche minuto, vennero richiamati all’appello dalla professoressa McGranitt, che lì portò nella famigerata sala grande. Gli studenti più grandi si erano già accomodati ai loro tavoli e stavano aspettando che anche i più giovani venissero smistati, per poter cominciare  a mangiare.

I ragazzi vennero messi in riga, davanti al tavolo dei professori, davanti ad esso vi era posto un vecchio e logoro cappello a punta.

-Uno alla volta, dovrete indossare il cappello, sarà lui a smistarvi nelle diverse case- Spiegò l’anziana donna, mettendosi al fianco del cappello.

-Hermione Granger!- Chiamò all’appello. La ragazzina si avvicinò lentamente, probabilmente agitata. Il cappello rimase sulla sua testa per una decina di secondi, poi, prendendo vita all’improvviso, esclamò
-GRIFONDORO!- La tavolata in fondo a destra, accolse il verdetto con un sonoro boato di applausi. Erano felici del loro nuovo acquisto, il quale, si diresse allegra verso di loro.

-Neville Paciock!- gridò nuovamente la donna. Anche il ragazzotto cicciottello si alzò, ancor più spaventato della sua compagna, e si fece mettere il cappello in testa.
-GRIFONDORO!- Gridò nuovamente lui, e il secondo boato esplose. Subito dopo di lui vennero gli altri studenti, tra cui…

-Susan Bones… TASSOROSSO!-

-Terry Steeval… CORVONERO!-

-Draco Malfoy… SERPEVERDE!- Il cappello aveva appena sfiorato il suo capo, prima di dire il suo verdetto.

-Lavanda Brown… GRIFONDORO!-

-Ronald Wesley… GRIFONDORO!- Harry sapeva che tutti i suoi fratelli (Percy, del 5° anno; e i gemelli Fred e George, del 3° anno) erano stati tutti smistati nella casa di Grifondoro, perciò doveva essere molto soddisfatto.

-Hannah Abbott… TASSOROSSO!- Andò avanti per un po’, finchè non arrivò a…

-Harry Potter…- Il giovane Harry deglutì a fatica e, dopo aver scambiato uno sguardo veloce con la sorella, si diresse verso il cappello. Appena sentito il suo nome, tutti i ragazzi erano caduti in un religioso silenzio. Il cappello si posò sul suo capo, e subito sentì una voce nella sua testa

-Mhm… difficile, molto difficile: hai coraggio da vendere e desiderio di metterti alla prova… ma dove ti colloco?- Parve pensarci per qualche secondo.
-Ci sono… GRIFONDORO!- Questa volta, il tavolo di Grifondoro esplose in un vero e proprio grido di giubilo.

-Abbiamo Harry Potter! Abbiamo Harry Potter!- Iniziarono a gridare in coro. Adesso era il turno di Heather.

-Heather Potter…- Anche Heather si alzò, ma a differenza del fratello, e di molti altri, non sembrava affatto agitata. Con assoluta calma, salì sul piedistallo ed attese che la professoressa McGranitt le facesse il solito rito.

-Mhm… veramente interessante. Un’immensa ambizione, voglia di mettersi alla prova, sete di potere e… sai una cosa? Se non fosse per un particolare, mi ricorderesti uno studente che smistai diversi anni fa, nel 1937…- Heather fece quasi per chiedergli chi fosse questa persona e qual era quel particolare che li differenziava, ma il cappello riprese nuovamente a parlare, stroncando sul nascere le sue domande

-Ciononostante, il risultato è scontato, ti troverai benissimo in… SERPEVERDE!- Dopo un attimo di silenzio, il solito boato  risuonò nuovamente, ma questa volta dal lato delle serpi. Erano felici di avere avuto “l’altro pezzo della famiglia”. Heather si avvicinò lentamente, un po’ era triste di non essere finita insieme ad Harry, e si sedette in uno dei posti liberi.

Era finita nella stessa casa dei ragazzini snob. Quando erano stati chiamati, aveva potuto sentire il loro nomi: Draco Malfoy, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Millicent Bulstrode (la ragazza grassottella), Blaise Zabini (il ragazzo di colore),  Theodor Nott (il ragazzo pallido, con i capelli neri), Gregory Goyle (il ragazzo robusto) e Vincent Tiger (il ragazzo più largo che alto).
Draco la squadrò dalla testa ai piedi. Non sembrava soddisfatto di averla lì. Da quando il fratello della sua nuova compagna aveva rifiutato la sua amicizia, fatto avvenuto poche ore prima sul treno, non vedeva più di buon occhio la fama dei gemelli Potter: senza contare la loro natura da mezzosangue.

-È meglio mettere in chiaro una cosa, mezzosangue, solo perché sei finita nella nostra stessa casa, per un motivo a me inspiegabile, non vuol dire che verrai automaticamente accettata tra di noi- Le disse, con voce tagliente. Solo i due energumeni, parvero appoggiare le sue parole; gli altri, più che altro, sembravano non dare loro ascolto. Heather però non si arrabbiò sentendo le sue parole, anzi fece un sorriso che cattivo era dir poco

-Se proprio vuoi saperlo, non mi interessa essere accettata da te: io punto molto più in alto- E con un aggraziato movimento del collo, si voltò verso la parte opposta della tavolata, lasciando Draco Malfoy senza parole per ribattere.


Lo smistamento lo fatto in modo casuale

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Capitolo 11
*** terzo piano ***


Il primo giorno di lezione era già passato, e a grandi linee era andato piuttosto bene. Era stato un po’ strano per i due gemelli Potter, dormire lontani, ma dovevano fare buon viso a cattivo gioco. Harry era finito in una stanza della sala Grifondoro, insieme a Ronald Wesley, Neville Paciock, e due ragazzi di nome Seamus Finnegan e Dean Thomas.

Heather, invece, nella sala comune dei Serpeverde, era finita in camera insieme a Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Millicent Bulstrode e una ragazza un po’ timida di nome Caroline Prince.
Dopo la cena del girono prima, le 5 ragazze si erano ritrovate nella stessa stanza. Heather notò che non l’avevano più guardata con superiorità, come aveva invece fatto Draco: probabilmente il  fatto che fosse finita in Serpeverde, doveva essere loro bastato per poterla considerare una “tosta”. Oppure erano abbastanza sveglie da capire che con lei non si scherzava.

Stava proprio per dirigersi nei sotterranei, dove si trovava la sala comune della sua casa, quel giorno non aveva fame e preferiva riposare mentre gli altri cenavano, quando venne richiamata da una voce.
-Heather! Heather!- Suo fratello, insieme al suo amico Ron, la stavano raggiungendo, correndo per le scale.

-Dove vai?- Le chiese lui, affannato. Per quale motivo doveva mettersi a correre? Si domandava la sorella, scuotendo la testa esasperata.

-Sto andando nella mia sala comune- Gli spiegò lei, in modo veloce. I membri delle altre case non sapevano il luogo dove erano ubicate le altre. Inoltre, per potervi entrare, serviva sapere la parola d’ordine.
-Com’è andata la giornata?- Le chiese nuovamente. Intanto Ron ascoltava la conversazione dei due fratelli, in silenzio.

-Tutto bene, ho prese “E” in pozioni, in difesa contro le arti oscure e in volo sulla scopa- Disse lei, con un tono di orgoglio. Il professore di Pozioni era Severus Piton, capo della casa Serpeverde, un uomo parecchio severo e taciturno; il professore di difesa contro le arti oscure, invece, era il professor Raptor, un uomo strano e balbuziente, che portava sempre un turbante viola; la professoressa di volo era invece madame Bumb, una donna con i capelli grigi e gli occhi simili a quelli di un gatto.

-Beata te: io in pozioni ho preso un brutto voto…- Stava per continuare, ma venne interrotto da Ron.

-Lo sai che Harry è stato preso come cercatore della squadra di Quidditch del Grifondoro?!- Era più entusiasta il rosso dello stesso Harry, che tra l’altro, non pareva molto contento. Il Quidditch era uno sport dei maghi, equivalente al calcio babbano, dove i giocatori, a bordo di scope, dovevano infilare la palla dentro i cerchi posti ai lati del campo.

-Tutto bene?- Chiese al fratello, riferendosi al suo malumore. Harry sollevo lo sguardo e la guardò fisso: non poteva mentirle quando i loro occhi si incontravano.

-Ho paura di fare la figura dell’idiota… non so assolutamente nulla di questo sport- Heather fece per replicare, ma fu interrotta da una voce femminile, proveniente dalle scale del piano superiore.

-Tu non puoi fare la figura dell’idiota, c’è l’hai nel sangue…- Se ne uscì una saccente Hermione Granger, appena arrivata. Heather non la sopportava molto, ma neanche i suoi compagni di casa: compresi Harry e Ron.

-…Tuo, o meglio, vostro padre è stato uno dei più grandi cercatori della sua generazione- Spiegò loro la piccola saputella. In un’altra occasione Heather si sarebbe indispettita di fronte alla sua impertinenza, ma in quel caso era troppo occupata a pensare ciò che aveva detto: loro sapevano ben poco dei loro genitori, e qualsiasi informazione in più, era ben accetta.

Si diressero tutti e 4 insieme verso i piani più bassi, tre per andare a cenare, mentre l’altra per andare a dormire in santa pace, quando le scale cominciarono  a muoversi. Ah già… stavo quasi per dimenticare: alle scale piaceva cambiare.

-Dove ci troviamo?- Domandò Ron.

-Siamo al terzo piano, non dovremmo trovarci qui: il professor Silente (il preside) ha detto che è proibito venire qui- Disse con tono di rimprovero Hermione.

-Perché non ne approfittiamo per dare un occhiata?- Domandò quell’irresponsabile di Harry Potter, seguito a ruota da Ronald Wesley. I due entrarono senza pensarci due volte, seguiti da Hermione, che tentava inutilmente di riportarli indietro. Heather rimase per qualche secondo immobile: entrare o no? Poi alzò le spalle e decise di seguire la strana comitiva. L’interno di quel piano era completamente avvolto dal buio.

-Lumos- Disse Heather, e dalla punta della sua bacchetta uscì un fascio di luce che illuminò la stanza. Gli altri rimasero parecchio sorpresi da questa sua così precoce padronanza degli incantesimi, Hermione ne era perfino invidiosa. La zona li intorno era piena di polvere e ragnatele e di fronte a loro vi era una porta.

-Dannazione! È chiusa- Imprecò Ron. Hermione lo fece scostare, il suo lato da precisina-rispetta-regole aveva lasciato il posto al lato impicciona-ficca-il-naso-ovunque, e si mise di fronte alla porta.
-Alohomora- Recitò la formula e subito la serratura scattò. La riccia si voltò verso heather, quasi con aria di sfida, ma la ragazza la ignorò. Una volta entrati, non riuscirono a vedere molto, in mezzo a tutto quel buio, ma riuscivano a sentire uno sbuffo d’aria che regolarmente arrivava di fronte ai loro volti.

-Che cos’è?- Domandò Harry. La sorella, allora, si avvicinò con la bacchetta alzata verso il centro della stanza: un enorme cane a tre testa riposava tranquillamente. I due ragazzi sbiancarono e persero momentaneamente la facoltà di intendere e volere, mentre le ragazze gettarono l’occhio sulle zampe della bestia: le teneva su di una botola. Ron cacciò un urlò disumano che fece svegliare il grosso cerbero e, prima che potesse mettere a fuoco la situazione, i 4 fuggirono via.

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Capitolo 12
*** il professor Raptor ***


Una volta usciti dal terzo piano, i 4 ragazzi decisero di non aprire più la questione e di non farne parola con nessuno, ma tutti loro avevano in testa la stessa domanda: cosa ci faceva un mostro del genere, rinchiuso in una scuola?

Tra lezione e divertimenti (la seconda più per Harry che per Heather) erano passati i primi mesi di scuola. Settembre aveva lasciato il posto ad Ottobre, e anche il secondo stava per passare.

Harry andava mediamente bene nelle varie materie, solamente in pozioni e in storia della magia aveva qualche problema. Mentre nella materia del “volo” era uno dei più bravi: non per nulla era stato scelto come cercatore della sua squadra.

Heather invece era tutto un altro discorso: era brava in TUTTE le materie. In nessuna delle materie aveva preso meno di “E”. Era la studentessa più brava del suo anno. E la sua materia preferita era sicuramente difesa contro le arti oscure.

Nonostante il professore fosse all’apparenza strano e incompetente. Heather notava in lui un energia strana. Neanche lei sapeva dire cosa intendesse con quest’affermazione.

-Signorina Potter, potrebbe aspettare un attimo?- Fu proprio lui a fermarla, un attimo prima della fine della lezione. Mentre gli altri ragazzi uscirono in tutta fretta, Heather rimase in classe insieme al professore. Una volta rimasti soli, l’uomo le rivolse la parola.

-Volevo regalarle una cosa- Il suo tono di voce era strano. ogni tanto balbettava, ma sembrava quasi una cosa calcolata. Come se stesse solo fingendo.

-Ecco, credo che ti potrà interessare- Dal cassetto della cattedra, tirò fuori un vecchio e grosso tomo. La ragazza guardò l’oggetto, confusa.

-Su questo libro sono riportati diversi incantesimi, credo proprio che, nel caso tu voglia esercitarti in prove pratiche, questo potrebbe stimolare il tuo interesse- Le spiegò l’uomo con una strana smorfia. Solo dopo un po’ si accorse che doveva trattarsi di un sorriso.

-Ma professore, il libro degli incantesimi c’è l’ho già, e poi non saprei proprio dove potermi esercitare- Gli disse lei con una fredda e composta educazione.

-Ma lei, mia cara, ha un’abilità di gran lunga superiore a quella dei suoi coetanei. Un libro di primo non rende giustizia alla sua intelligenza, le sue capacità sono al livello di uno studente del quarto anno, come minimo…- Disse lui con tono adulatorio. Ma si notava che non lo stesse dicendo solo per fare il ruffiano: le pensava veramente quelle cose.

-… Per quanto riguarda il problema dello spazio… mi segua- Detto ciò, la condusse fuori dall’aula, verso il piano superiore. Una volta giunti di fronte ad un muro, il professore fece avanti e indietro per tre volte. A quel punto, di fronte a loro, comparve una porta.

-Ma cosa?...- Domandò confusa la ragazza.

-Questa è la stanza delle necessità, se hai bisogno di qualcosa, nel tuo caso un luogo dove poterti esercitare, la stanza ti farà apparire tutto l’occorrente- Le spiegò l’uomo. Heather non riusciva  capire come avesse scoperto quel posto: sembrava un semplice omuncolo balbuziente.

-Grazie mille, professore- Gli disse la ragazza, per la prima volta sincera.

-Di nulla, cara. Mi basta solo che lei non si metta a sprecare il suo talento- Quest’ultima uscita, lasciò la ragazzina un po’ confusa, ma prima che potesse chiedere spiegazioni, l’uomo si era già allontanato.
Con una scrollata di spalle, Heather entrò dentro la stanza. Era immensa, piena di manichini su  cui esercitarsi e bersagli su cui poter migliorare la mira. Quello sarebbe stato il suo posto segreto, decise in quel momento. Un luogo dove potersi allenare in pace. La ragazza afferrò il libro ed iniziò a leggere il primo capitolo: schiantesimo.

Era passata una settimana da quando aveva ricevuto in regalo il libro di incantesimi avanzati. Era la notte del 31 Ottobre, tutti erano in sala grande, intenti a mangiare… tutti tranne una giovane Serpeverde.

Heather aveva sempre odiato la confusione. Perciò, preferì passare quella serata chiusa in camera. La luce principale era spenta, solo la lampadina sul comodino illuminava intorno a lei. La ragazza era intenta a leggere il libro, anche la teoria aiutava, tenendolo con la mano sinistra, mentre con la mano destra accarezzava il capo di Samuel. Sembrava l’imitazione di un gatto che si acciambellava sulla propria padrona. Mancavano soltanto le fusa e sarebbe stato praticamente uguale.

A rompere il silenzio della stanza, fu il rumore dell’aprirsi di una porta. Heather infilò velocemente il libro sotto al cuscino, mentre Samuel sibilò verso l’origine del rumore. Odiava essere svegliato. Una tremolante Caroline Prince rimase a distanza di sicurezza dalla bestia. Heather, vedendola spaventata, prese tra le braccia il suo “bambino” e lo infilò nella sua gabbia. Solo allora Caroline si arrischiò ad entrare.

Nessuna delle sue compagne sembrava sopportare l’enorme animale. Ne erano a dir poco terrorizzate, ed anche i loro gufi temevano di essere divorati alla prima distrazione.
-Scusami, non ti volevo spaventare- Disse la ragazzina, titubante.

-Cosa vuoi?- Le chiese fredda, l’altra.

-Volevo sapere perché non scendevi giù: stiamo festeggiando tutti- Le domandò lei. era la sua unica compagna che non l’aveva mai guardata con freddezza o superiorità. Ma Heather non riuscì proprio ad essere gentile con lei.

-Non ho alcuna intenzione di festeggiare e poi non credo proprio che questi siano affari tuoi- Le disse con freddezza agghiacciante. La ragazza quasi sobbalzò a queste parole e gli occhi le si fecero lucidi: aveva esagerato?

Senza aspettare oltre, Caroline uscì dalla stanza.

Si. L’aveva ferita

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Capitolo 13
*** Caroline Prince ***


Era passato un mese da quell’Halloween pieno di sorprese… almeno per il fratello. Aveva saputo dalle sue compagne di stanza, dopo che erano risalite su, che quell’incosciente di Harry, insieme ai suoi due amici, avevano affrontato da soli un Troll che era entrato ad Hogwarts.

Almeno ne erano usciti illesi. Per la loro fortuna.

Da quel giorno non aveva più parlato con Caroline Prince. La ragazza non aveva più tentato di rivolgerle la parola, esattamente come facevano le altre sue compagne. Ma non sembrava offesa, piuttosto era ferita.

Quel giorno il fratello avrebbe avuto la sua prima partita di Quidditch. Avrebbe tanto voluto vederlo, ma sarebbe stato ridicolo fare il tifo per lui (dato le case in cui erano finiti) e inoltre si era accorta che il fratello era a dir poco sottopressione. Se avesse assistito, sarebbe proprio crollato del tutto.

Anche se la scena sarebbe stata parecchio comica, non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere. così, mentre tutti gli studenti uscivano per andare allo stadio vicino, Heather rimaneva dentro il castello. In questo modo avrebbe potuto anche approfittare e fare qualche esercizio nella sua stanza speciale.

Dopo più di mezz’ora a duellare con un manichino animato, Heather pensò bene di concludere per quel giorno. Così prese il libro ed uscì dalla stanza, convinta che non ci fosse nessuno per i corridoi… si sbagliava.
Un’imbarazzata Caroline la stava aspettando in fondo al piano. Heather si assicurò che la porta della stanza fosse scomparsa, prima di dirigersi verso di lei.

-Non sei alla partita?- Domandarono in sincronia. Caroline arrossì vistosamente, mentre Heather non si scompose affatto.

-Beh, mi stavo annoiando, e poi eravamo in vantaggio, perciò ho pensato che il risultato fosse scontato e sono tornata al castello- Le spiegò la ragazza. Heather annuì senza aggiungere niente.

-Visto che siamo solo noi, potremo parlare un po’?- Le domandò di botto. Heather fu sorpresa da questa richiesta ma poi, pensandoci per qualche secondo su, accettò. In fondo non aveva altro da fare.

Le due ragazze chiacchierarono del più e del meno, senza entrare troppo nello specifico e o nella vita dell’altra. A parlare era in special modo Caroline, non era nel carattere di Heather il parlare troppo a lungo.

-Sei veramente eccezionale. Nessuno ha voti perfetti come i tuoi, neanche la Granger, credo che tu sia superiore perfino ad alcuni nostri compagni più grandi- Solitamente avrebbe creduto che l’avesse detto per adularla, ma l’espressione della compagna era sincera: aveva solo detto ciò che pensava.

-Anche tu sei brava, soprattutto in pozioni- Decise di ricambiare il complimento. In effetti non era falso ciò che stava dicendo: in quella materia era seconda soltanto a lei e alla Granger. A quelle parole, però, Caroline fece un sorriso amaro.

-In realtà gli altri studenti dicono che mi metta dei bei voti soltanto perché siamo parenti- Heather rimase lievemente sorpresa: non ne era al corrente.

-Sul serio?- Le chiese per conferma. La sua compagna abbassò la testa ed annuì. Rimaneva ancora stupita dalla timidezza di quella Serpeverde anomala.

-mio padre e sua madre sono cugini, o meglio, erano cugini… da quello che so, la madre di Severus è morta da tempo- Severus era il nome di Piton.

-Comunque non dovresti dare retta a certe sciocchezze: lo sanno tutti che Piton, per quanto faccia favoritismi riguardo i punti casa, nel caso dei voti non guarda in faccia  a nessuno- Le disse Heather. Piton era sicuramente l’insegnante più severo (non per nulla si chiamava Severus) di tutta la scuola. Con lui faticava sul serio a prendere il massimo dei voti, tra l’altro sembrava avere una particolare avversione per lei ed il fratello.

Dopo qualche minuto i corridoi cominciarono a riempirsi di studenti, appena tornati dalla partita. A quanto pareva, i Grifondoro avevano vinto la partita, grazie alla bravura del loro nuovo cercatore: Harry Potter. Heather non si dispiacque molto per la cosa: in fondo le partite di Quidditch non le interessavano più di tanto, e almeno il fratello si era fatto valere.

Salutò distrattamente Caroline, la quale si era diretta verso il loro dormitorio, e si precipitò alla ricerca del fratello. Per le scale, però, incontro la sua compagna: Hermione Granger.
La ragazza saputella era diventata ufficialmente la migliore amica di Harry dalla cena di Halloween, dove insieme avevano sconfitto l’enorme Troll di montagna. Appena visto Heather venire verso di lei, la Granger le fece un cenno per attirare la sua attenzione.

-Heather, scusami, potrei parlarti un secondo?- Quella ragazza le metteva sempre un po’ di soggezione. Era sempre perfetta e imperscrutabile. Nessuno più di lei era adatta alla casa Serpeverde. Poco ma sicuro.
La serpe acconsentì e seguì la grifona fuori dal castello. Una volta giunte in uno spiazzo aperto, Hermione cominciò a parlare.

-Oggi, durante la partita, qualcuno ha lanciato il malocchio sulla scopa di Harry: ha tentato di ucciderlo- Per la prima volta Heather abbandonò la sua solita aria fredda e distaccata.  Qualcuno aveva provato ad uccidere suo fratello?

-Chi?!- Domandò lei turbata e furibonda. Hermione non l’aveva mai vista in quelle condizioni. Le poche volte che si erano incontrate, aveva sempre una maschera di calma distaccata.

-Crediamo che sia stato Piton-

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Capitolo 14
*** sulle tracce di Piton ***


Erano ormai giunte le vacanze di natale. La maggior parte degli studenti era tornata  casa per poter passare quei giorni di festa insieme alle loro famiglie. I pochi che erano rimasti al castello, stavano passando il loro tempo nelle proprio camere.

Degli studenti di Grifondoro soltanto Harry Potter e Ronald Wesley erano rimasti. Di Serpeverde era rimasta soltanto Heather Potter e Caroline Prince. Anche gli studenti di Corvonero e Tassorosso erano al massimo una decina.

Heather non era scesa quasi mai nella sala grande, preferiva rimanere sola in camera, e poi era sempre meglio di ricevere le occhiate irritanti del vecchio preside. La ragazza aveva notato che l’uomo sembrava tenerla stranamente d’occhio.

Anche con Harry aveva un occhio di riguardo, ma con lei sembrava sospettoso, quasi non si fidasse

Quel natale fu molto particolare per i gemelli Potter, per la prima volta ricevettero un regalo. Il mittente era anonimo, molto probabilmente il professor Silente, ma c’era scritto che un tempo apparteneva a James Potter: loro padre.

Il pacco conteneva un mantello, ma non un mantello qualsiasi… conteneva il mantello dell’invisibilità. Heather aveva deciso di lasciarlo tutto al fratello… in fondo lei non aveva bisogno del mantello per diventare invisibile.

Nell’ultimo mese, grazie all’utilizzo del libro regalatole dal professor Raptor, aveva appreso abbastanza bene un incantesimo di disillusione. Anche se doveva ancora perfezionarlo.

Inoltre la giovane Potter non si era dimenticata la promessa fatta ad Hermione: doveva controllare il professor Piton. L’uomo in questione, nell’ultimo mese, non aveva fatto nulla di strano. comportamento inquietante e scontroso a parte, si era comportato come un qualsiasi professore.

-Signorina Potter- La chiamò il professor Piton, durante la prima lezione dell’anno. Heather, a differenza di qualsiasi altro studente, non sembrava intimorita dall’uomo. Era palesemente seccata. Anche l’uomo con lei aveva un rapporto particolare.

Lui facilitava i Serpeverde in ogni occasione, tranne lei. sembrava in qualche modo odiarla. E quel sentimento era presente anche verso il fratello.

In ogni caso, Heather rispose a tutte le domande del professore. Senza fatica, senza incertezza. Anzi, manteneva costantemente quell’aria annoiata e distaccata. Come se nel rispondere stesse facendo un favore a Piton.

L’uomo fece una smorfia irritata, ma non disse nulla. Diede 20 punti a Serpeverde e continuò la lezione. Per quella volta l’aveva passata liscia. Ma Heather non era una sciocca, tutt’altro. Sapeva che gliel’avrebbe fatta pagare, in un modo o nell’altro, per la sua sfrontatezza.

La svolta avvenne una notte di fine Dicembre. Erano ancora nel pieno delle vacanze, e come ogni notte (dato che le lezioni permettevano) Heather stava alzata fino a tardi, per poter controllare Piton. Stava quasi per gettare la spugna: quell’uomo era solamente noioso e brontolone.

Fece per voltarsi, ormai convinta che non avrebbe cavato un ragno dal buco, quando sentì delle voci nel corridoio. Una era fredda, mentre l’altra era timorosa e balbettante: le sembravano famigliari tutte e due.

Si sporse per poter vedere cosa stesse succedendo dietro l’angolo, e vide il professor Piton mentre teneva per il collo il professor Raptor. I due uomini stavano litigando, o meglio, il primo stava minacciando di qualcosa il secondo. Allora Hermione Granger aveva ragione: il professor Piton nascondeva qualcosa. E quel qualcosa aveva a che fare con Raptor.

Per un attimo temette di essere stata scoperta: Piton aveva smesso di parlare e stava cominciando a guardarsi intorno. Fortunatamente si era voltato dall’altra parte. Approfittando di questa sua distrazione, Heather si allontanò velocemente da lì. Non sapeva ancora controllare bene quella magia, sarebbe potuta tornare visibile di botto.

Camminò velocemente per i corridoi, ma proprio in quel momento l’incantesimo si annullò. Peggio di così non poteva andare, dall’altra direzione si sentivano rumore di passi. A quel punto non potè fare altro che nascondersi in una delle aule più vicine.

Rimase in silenzio dietro la porta, aspettando che i rumori di passi si allontanassero. Aspettò qualche secondo per poi tirare un sospiro di sollievo. Solo in quel momento notò lo strano arredamento della stanza: non sembrava un’aula, era completamente sgombra, tranne un enorme specchio posto al centro.

Si avvicinò lentamente ad esso, qualcosa non le tornava. Qualcosa nell’immagine riflessa era diversa… ma cosa? Solo una volta arrivata ad un metro di distanza riuscì a capirlo. Era lei ad essere diversa. Nell’immagine era più pallida, i suoi capelli erano più scuri, e portava un lungo mantello nero. Ma la cosa più inquietante era il ghigno che il riflesso faceva e gli occhi color cremisi.
Dopo un attimo di esitazione, la ragazza uscì fuori e si diresse verso i dormitori.

Una volta che fu abbastanza lontana, la ragazzina si imbucò nella sua sala comune si diresse verso la sua stanza. Una volta tornata dalle vacanze natalizie, avrebbe avvisato la Granger. La giovane Grifondoro aveva ragione, dopotutto.

Entrò nella stanza, facendo silenzio, sicura che ormai tutte le sue compagne stessero dormendo… si sbagliava. Caroline stava leggendo un libro, con l’ausilio della bacchetta riusciva a vedere senza dover disturbare le altre ragazze. Appena Heather entrò in camera, lei si voltò verso di lei e la guardò sorpresa.

-Dove sei stata? Mi stavo preoccupando- Le disse, mentre poggiava il libro sul comodino. L’altra giovane sbuffò: le seccava dover dare spiegazioni a qualcuno. Non aveva dei genitori a cui rendere conto… non più almeno.

-Nulla, stai tranquilla- Tra le ragazze, lei era la più insistente. Tentava in ogni modo di avvicinarsi a lei, non si arrendeva proprio. Sembrava volerla per forza come amica, ma era inutile: lei non aveva bisogno di nessuno.

-Torna pure a dormire, o domani ti addormenterai a lezione- La ragazza fece per aggiungere altro, ma Heather si era già infilata sotto le coperte, bloccandole in questo modo qualsiasi tipo di obbiezione.

Caroline era seccata dal comportamento della compagna, nonostante ciò non poteva fare a meno di tentare. Lei era una ragazza che tendeva a fare amicizia con gli altri (in effetti non riusciva a capire come fosse finita in Serpeverde), aveva stretto un legame che si poteva considerare di amicizia con le altre ragazze… ma non con lei. Questo la turbava terribilmente, e non ne sapeva neanche il motivo.

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Capitolo 15
*** il duello delle serpi ***


Appena finite le vacanze di Natale, Heather informò Hermione su ciò che aveva scoperto riguardo al professor Piton, ossia non molto. In ogni caso, la giovane Grifondoro sembrava sicura che stesse tramando qualcosa, però anche lei e i suoi amici stavano nascondendo qualcosa. Heather se n’era accorta.

Passarono altri mesi. Gennaio se ne andò, esattamente come Febbraio e Marzo. Ormai l’anno scolastico era in pieno Aprile, ed i ragazzi cominciavano a prepararsi per gli esami finali.

Harry era parecchio agitato a riguardo: a scuola non se la cavava troppo male, ma era convinto che gli esami sarebbero stati tutta un’altra storia. Heather invece era tranquilla: dopotutto, durante tutto l’anno non aveva preso neanche un voto inferiore ad “E”.

Nel corso di quei mesi, Heather aveva guadagnato la stima ed il rispetto di tutte le sue compagne Serpeverde, anche se rimaneva come al solito sulle sue, e soprattutto delle sue campagne di stanza: Daphne, Pansy, Millicent e Caroline.

Gli unici che non sembravano andare troppo d’accordo con lei, erano il gruppetto maschile del loro anno: Draco Malfoy, Theodor Nott, Blaise Zabini, Vincent Tiger e Gregory Goyle. Il motivo, in realtà, non era molto chiaro: forse perché era l’unica mezzosangue del loro anno ad essere stata smistata in Serpeverde, o forse era per via dei suoi voti perfetti, oppure dipendeva dal fatto che la ragazza fosse l’unica che riusciva a mettere il biondo ossigenato, altrimenti noto come Draco Malfoy, al suo posto.

Fu proprio verso la metà di Aprile, che il fastidio che Draco provava verso Heather raggiunse il picco massimo. Le ragazze erano nella sala comune dei Serpeverde: la stanza era arredata con colori argentei e neri, sui muri vi erano delle decorazioni a forma di serpente e le candele emanavano una spettarle luce verde.

Daphne era intenta, insieme a Pansy e Millicent, a parlare di trucchi e roba simile. Caroline era intenta a leggere un grosso tomo, tutti coloro che la vedevano la scambiavano sempre per una Corvonero. Heather invece si stava semplicemente rilassando: ossia stava fissando, da più di mezz’ora, il cammino acceso.

All’improvviso entrarono nella sala i 5 ragazzi e si fiondarono davanti ad Heather. La ragazza in questione, non si scompose minimamente, anzi, continuava a guardare dritto davanti a se. Le altre ragazze invece fissavano la scena, leggermente preoccupate.

-La sai una cosa, Potter? Mi sono stufato di sentire dire che “sei la studentessa più brillante del tuo anno” “sei praticamente perfetta in tutte le materie” e “una studentessa così abile non si vedeva da decenni”- Cominciò a  sbraitare Malfoy.

-Vuoi scoprire se tutte quelle voci su di te sono vere? Che ne dici di un duello? Vediamo se sei veramente la più forte- La sfidò con un ghigno. I ragazzi rimasero impassibili, al fianco dell’amico, Tiger e Goyle iniziarono anche a sghignazzare, mentre le ragazze cominciarono a preoccuparsi. Draco, per quanto potesse essere un gran spaccone, era però un abile duellante, e probabilmente nessun Serpeverde del loro anno era in grado di batterlo: forse neanche del 2° anno.

-Perché No?- Rispose Heather, con un ghigno inquietante. Le altre ragazze si voltarono, adesso seriamente preoccupate.

-Heather, non devi dimostrare niente a nessuno- Tentò di dissuaderla, Caroline. Ma la Potter non la degnò neanche di uno sguardo.

-Se sei così sicura, possiamo fare domani, davanti al lago nero- Le disse Malfoy, con il solito ghigno. Il ragazzo stava già pregustando la vittoria.

-Perché domani? Se tu non hai niente in contrario, possiamo fare anche adesso: davanti alla foresta proibita- Disse Heather, come se nulla fosse. I ragazzi sbiancarono: la foresta era pericolosa di giorno, figurarsi la notte. Inoltre rischiavano una punizione parecchio severa.

-Cosa c’è, Malfoy. Hai paura, per caso?- Gli domandò con aria di sfida. Lui la paura ce l’aveva, e pure bella grossa, ma nel tentativo di non darlo a vedere, tirò su la testa, con aria fiera.

-In tal caso andiamo- Disse lui, uscendo dalla sala comune, seguito a ruota da Heather. Gli altri ragazzi, chi per un motivo chi per un altro, decisero di seguire i due duellanti. Alcuni per semplice interesse, altri per paura verso i due giovani.

Fu molto faticoso superare la sorveglianza dentro il castello, ma alla fine riuscirono tutti a raggiungere la foresta proibita: anche gli alberi più esterni risultavano minacciosi.

-Puoi ritirarti, sei ancora in tempo- Disse il biondino, anche se si notava un certo tremolio nella voce. Doveva essere parecchio spaventato da quel posto, ma non lo avrebbe mai ammesso: non dopo aver lanciato la sfida.

-Facciamo in fretta , per favore: vorrei andare a dormire- Gli rispose, con noncuranza. Questo era troppo: nessuno poteva rispondere così a Draco Malfoy… soprattutto non poteva permettersi di farlo per la 347° volta.

-Fatti sotto!... Everte Statim!- Gridò lui. dalla punta della sua bacchetta uscì un fiotto di luce bianca che quasi colpì l’avversaria.

-Protego- Rispose lei, senza scomporsi. Gli altri ragazzi rimasero parecchio sorpresi: come conosceva un incantesimo del 4° anno? Anche Draco rimase per un secondo sorpreso, ma poi passò nuovamente al contrattacco.

-Rictusempra- Urlò nuovamente il ragazzo, ma Heather lo parò nuovamente. Andò avanti così per un po’: Draco che lanciava incantesimi, sempre più ferocemente, ed Heather che li parava senza scomporsi più di tanto.

-Sai solo difenderti?- Le urlò il biondo, quando ormai la rabbia aveva raggiunto l’apice. Ma Heather aspettava proprio questo. Appena Draco abbassò la guardia, lei rialzò la bacchetta con una rapidità incredibile e urlò.

-Expelliarmus!- Il ragazzo non fece in tempo a dire niente, che la sua bacchetta era già volata via. Tutti rimasero a bocca aperta: nessuno si aspettava un esito simile.
-Non hai ancora vinto!- Gridò lui, non volendo accettare la sua sconfitta.

-Come preferisci… Stupeficium!- All’istante Malfoy venne scagliato a diversi metri di distanza, cadendo con il fondoschiena nel fango. Gli altri Serpeverde scoppiarono a ridere, con grande umiliazione di Draco e soddisfazione di Heather.

-Credo che questo sia tutto: ci vediamo in sala comune domattina- Detto questo, la giovane Potter si diresse verso il castello seguita dalle compagne, mentre i ragazzi aiutavano Draco a rialzarsi.

-Heather, ma come hai fatto? Quelli sono incantesimi da 4° anno- Le domandò Caroline, una volta rientrate nel castello. Heather le fece un piccolo ghigno, ghigno che le morì subito sulle labbra. Provò un’improvvisa fitta sul collo.

-Heather, cosa c’è, stai male?- Le domandò preoccupata l’amica, ma lei non riusciva più a sentirla, e dopo un forte giramento, cadde a terra svenuta.

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Capitolo 16
*** cosa succede? ***


Heather si risvegliò con un enorme mal di testa. Ci mise un po’ per focalizzare il luogo intorno a lei. la stanza era completamente bianca, con 4 lettini allineati tra loro: era dentro l’infermeria della scuola.
-Heather! Ti sei svegliata finalmente!- Caroline si diresse verso di lei a grandi falcate, per poi rallentare e stringerle semplicemente la mano. La sua amica odiava le manifestazioni troppo plateali. Ormai lo aveva capito bene.

-Perché sono in infermeria?- Domandò la giovane Potter, guardandosi distrattamente attorno. A quelle parole, Caroline si incupì.

-Sei rimasta svenuta per alcuni giorni. Non ti ricordi? Dopo il duello con Draco, hai avuto un capogiro e, dopo aver provato un forte dolore al collo, sei svenuta davanti a tutte- La informò lei. era visivamente preoccupata per l’amica.

-Ho dormito per giorni?- Domandò sorpresa, Heather. Caroline annuì.

-Anche le altre ti sono venute a trovare, anche loro erano preoccupate. Persino il tuo serpente era agitato, non preoccuparti, gli ho dato da mangiare io, mentre eri qui. Dopo che si è sparsa la voce sull’esito del tuo incontro con Malfoy, sei diventata una celebrità…-  Caroline fece un ghigno, e per la prima volta Heather constatò che la casa Serpeverde faceva proprio per lei.

-…Adesso ti chiamano tutti “la principessa delle serpi”- La informò, tutta contenta. Heather invece represse un piccolo ghigno, d’ora in poi nessuno avrebbe più dubitato delle sue capacità. Peccato che la soddisfazione durò poco. La ragazza si ricordò subito di un particolare molto importante.

-Ma gli esami?- Non poteva perderli. Era stata la migliore per tutto l’anno. La compagna si affrettò a tranquillizzarla, dicendole

-Stai tranquilla, gli esami cominceranno quest’oggi. Hai studiando e fatto pratica con così tanta costanza, che non avrai bisogno neanche di ripassare per prendere il voto massimo- Le spiegò. Ma ciò che preoccupava veramente Heather, era un’altra cosa. Ed erano poche le persone in grado di risponderle.

-Dov’è Harry?- Le domandò di scatto. Caroline parve un attimo sorpresa dalla domanda ma poi, in tutta tranquillità, le rispose.

-Tuo fratello ti è venuto a trovare praticamente ogni giorno. Anche lui ha avuto un malore, anche se molto meno forte, mentre era in punizione insieme a Draco- Le spiegò. Ma questo le fece scattare un’altra perplessità.

-Perché quei due erano in punizione?- Le chiese, con un sopracciglio alzato.

-Dopo la sua umiliante sconfitta, Malfoy ha visto tuo fratello e i suoi due migliori amici (Weasley e la Granger) in giro per il castello oltre l’orario permesso, così è andato ad avvisare la professoressa McGranitt- Heather fece un altro ghigno. Povero sciocco, in questo modo anche lui sarebbe stato messo in punizione. E in effetti…

-Però la McGranitt ha messo in punizione anche lui. che risate- Le spiegò la compagna.

-Pensa che persino il preside è venuto, ogni tanto, a trovarti. L’ho visto uscire proprio poco fa. Da quel che ho sentito, è dovuto partire urgentemente per Londra- A quelle parole, Heather rimase parecchio sorpresa, anche se non lo avrebbe mai palesato. Il preside, per l’intero l’anno, sembrava evitarla in tutti i modi possibili. Anche il professor Piton aveva questo brutto vizio, ma lui sembrava essere scostante con chiunque, perciò non ci faceva molto caso.

Comunque non era lui la persona che interessava ad Heather. Doveva parlare ad Harry il prima possibile. Poco dopo madame Chips (l’infermiera della scuola) le permise di uscire, in questo modo la giovane Serpeverde potè prepararsi al meglio per gli esami.

In un ora, rilesse velocemente tutti gli argomenti delle varie materie e si diresse, come le era stato spiegato, in sala grande per poter sostenere gli esami. Durante tutta la giornata non incontrò ne il fratello ne i suoi amici, gli studenti sostenevano gli esami divisi, ognuno con la propria casa.

Solo nel tardo pomeriggio, Heather potè andare alla ricerca di Harry. Lo trovò in uno dei corridoi del 4° piano. Dalla sua direzione si stava allontanando, proprio in quel momento, il professor Piton. Senza che il fratello la notasse, Heather si avvicinò a lui. stava parlando con i suoi amici Ron ed Hermione.

-Adesso che facciamo?- Domandò Hermione ai due ragazzi. Probabilmente si stava riferendo a qualcosa che Heather non poteva sapere.

-Non ci rimane altra scelta: sta notte scenderemo nella botola anche noi- Disse Harry, con tono deciso.

-Cosa succede? Cosa volete fare?- i tre Grifondoro sobbalzarono. Non si erano accorti della presenza di Heather.

-Beh… ecco… noi…- farfugliò Ron. Aveva sempre avuto un po’ di timore quando parlava con lei. non che avessero chissà quale legame, ma tutte le volte che erano obbligati a parlarsi, cercava sempre di accorciare la conversazione il più possibile.

Harry, senza preavviso, si fiondò ad abbracciare la sorella. Era stato così in pena per lei. temeva che non si sarebbe più svegliata. In un primo momento, Heather rimase di sasso, ma poi si irrigidì, i suoi occhi si fecero di fuoco e scansò malamente il fratello.

-Ma sei impazzito?!- Lei odiava le manifestazioni di affetto, specialmente in pubblico. Ed Harry, proprio come Caroline,  lo sapeva benissimo. Il fratello fece una faccia imbarazzata come per scusarsi.

-Ragazzi, noi andiamo in sala comune. Harry, ti aspettiamo lì- e dopo aver salutato Heather, i due amici Grifondoro se ne andarono. Probabilmente per lasciare da soli i due gemelli.

-Scusa non lo faccio più- Le disse con aria mortificata. Heather sbuffò e decise di chiudere la questione: in fondo, aveva cose ben più importanti di cui parlargli.

-Cos’è successo? Mi hanno detto che anche ha te ha fatto male la cicatrice- A quelle parole, Harry, si rabbuiò. Così fu costretto a spiegarle tutta la storia: lui, insieme ai suoi amici, avevano fatto delle ricerche su Piton e su ciò che nascondeva il 3° piano di Hogwarts.

Avevano scoperto che il cane a tre teste proteggeva l’oggetto che Hagrid aveva recuperato dalla Gringott: la pietra filosofale. Un oggetto in grado di donarti la vita eterna. Che Piton voleva rubarlo per darlo a Voldemort (al nome del mago oscuro, Heather non riuscì a nascondere un espressione sorpresa). E nella foresta Harry si era ritrovato faccia a faccia proprio con quest’ultimo, era questo ad aver causato il forte dolore alle loro cicatrici.

-Credo di aver capito quasi tutto… c’è solamente una cosa che ancora mi domando: di cosa stavate parlando poco fa, tu e gli altri?- Vide il fratello palesemente a disagio di fronte a quella domanda.

-Niente di che… adesso scusami ma devo proprio raggiungere gli altri, a presto- E senza darle il tempo di controbattere, si allontanò a grande velocità. Harry e gli altri le nascondevano qualcosa. Sta notte aveva detto ad Hermione, lo avrebbe controllato.

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Capitolo 17
*** dentro la botola ***


-Bombarda!- l’ennesima armatura andò in frantumi come se fosse stata di vetro. Era da alcune ore che Heather metteva in pratica gli incantesimi imparati sul libro che il professor Raptor le aveva dato. Come al solito, lo stava facendo nella stanza delle necessità, in modo da non essere vista.

Ormai aveva appreso molti incantesimi e riusciva  a fare pozioni parecchio avanzate. Era, senza esagerare, in tutte le materie, al livello di studenti del 4° anno.

Però quel giorno non riusciva a concentrarsi al pieno delle sue capacità. Stava aspettando un messaggio. Non era sicura che sarebbe arrivato, ma aveva questo sospetto. Dopo alcune ore passate ad allenarsi, la giovane Serpeverde si fermò. Aveva fatto abbastanza per quella notte. Tra pochi giorni la scuola sarebbe finita.

Gli esami erano già finiti ed i risultati sarebbero stati consegnati durante l’estate. Ormai le rimaneva poco da fare. Voleva godersi quegli ultimi momenti di magia, prima di dover ripartire e tornare a vivere da quei bifolchi dei suoi zii babbani.

-Bel colpo, mia signora- Una voce fredda e sibilante riecheggiò per tutta la stanza. In realtà non era una voce, era un sibilo acuto e inquietante, solamente Heather poteva capirlo. Samuel era strisciato fino ai piedi della bambina.

-Cosa fai qui, Samuel? Ti avevo chiesto di non allontanarti dal 3° piano- Gli disse, nella stessa lingua del rettile. I suoi ordini erano stati chiari: doveva accertarsi che nessuno mettesse piede in quel piano.

-Chiedo scusa, mia signora. Ma sono dovuto venire qui per avvisarla: sembra che suo fratello e i suoi due amici siano scesi al 3° piano e siano entrati nella parte proibita- La informò il pitone. Heather, senza far trasparire alcun sentimento dal suo volto, annuì e infilò la bacchetta nella tasca della divisa.

-Ti ringrazio, Samuel. Torna pure nei dormitori, al resto ci penso io- Detto questo, Heather uscì dalla stanza delle necessità e si diresse verso le scale. Sapeva che il fratello sarebbe andato al terzo piano. Proprio per questo aveva messo il suo serpente di guardia.

Voleva evitare che quello sciocco finisse male e poi… voleva incontrare Voldemort. Da quando il fratello le aveva detto che si aggirava nei dintorni di Hogwarts per prendere la pietra filosofale, Heather desiderava incontrarlo per dirgli una cosa.

Pronunciò l’incantesimo di disillusione  e cominciò a scendere le scale in gran fretta (la stanza delle necessità è al 7° piano). Samuel intanto si era diretto verso i sotterranei. Una volta arrivata di fronte alla porta del 3° piano, la aprì, tentando di non fare troppo rumore.

L’enorme cane a tre teste era a dir poco infuriato. Ringhiava verso la botola aperta: probabilmente era seccato dal fatto che fossero riusciti ad aggirarlo. Fortunatamente non poteva vederla. Senza fare rumore, la giovane Serpeverde saltò dentro la botola.

Atterrò proprio sopra delle morbide piante. In un primo momento pensò fosse una fortuna. Peccato fosse finita proprio sul tranello del diavolo. Una delle piante più pericolose in assoluto: possono stritolare gli uomini senza problemi con i loro rami. Grazie al cielo, Heather riuscì a passare tra un varco (quello creato da Hermione nda) e andarsene prima che la pianta la potesse afferrare.

La stanza successiva era già sgombra: probabilmente le misure di sicurezza erano state aperte da Harry e gli altri. La stanza era piena di strane chiavi volanti che giravano tranquillamente in giro.

Probabilmente una di esse serviva per aprire la porta successiva, constatò Heather. Ma dato che la porta era già aperta, la giovane Serpeverde non si disturbò neanche a continuare la sua riflessione.


Scese una breve rampa di scale che la portò in un’altra stanza. Sembrava fosse scoppiata una bomba: davanti a lei vi era un enorme scacchiera con dei pezzi di marmo sparsi ovunque e avvolti dalle fiamme. Solo in un secondo momento, Heather si accorse di due figure al centro della sala.

Hermione Granger stava cercando di tirare su uno svenuto Ronald Weasley. Ma ciò che impensieriva Heather non era quello, ma la mancanza di Harry: dove diavolo era finito quel demente? Si avvicinò alla giovane Grifondoro ed annullò l’incantesimo di disillusione.

-Dov’è Harry?- Per poco Hermione non collassò. Se l’era ritrovata davanti all’improvviso. Riuscì comunque a ritrovare l’uso della parola.

-È andato a fermare il ladro che vuole rubare la pietra. Ron è rimasto ferito. Dobbiamo tornare indietro ed avvisare i professori- Disse Hermione, talmente velocemente da sembrare una macchinetta. Heather tirò fuori la bacchetta e fece un incantesimo a Ron che lo fece fluttuare.

-Ora dovresti muoverlo con più facilità. Avvisa i professori. Io andrò a raggiungere Harry- Hermione tentò di controbattere ma Heather era già andata avanti. Doveva sbrigarsi. Conoscendo quella testa di legno, sarebbe finito male.

Dopo aver attraversato uno stretto corridoio. Si ritrovò alla resa dei conti. Di fronte a lei vi erano Harry con in mano una pietra rossa e dall’altra parte della stanza il professor Raptor (Heather fu parecchio sorpresa, non si aspettava che il ladro fosse lui). in fondo vi era un enorme specchio.

Ne era sicura: era lo stesso specchio che aveva visto mesi prima, dentro quell’aula abbandonata.

-Heather!- Esclamò il gemello, sorpreso di vederla lì. In quel momento Raptor si voltò verso di lei, e riflesso nello specchio vi era una seconda testa. Voldemort aveva preso possesso del corpo del docenti e il suo volto stava sulla sua nuca. A dir poco disgustoso, pensò Heather con una smorfia.

-Heather, finalmente!- Disse la voce serpentesca di Voldemort, mentre la guardava con i suoi occhi di un rosso intenso. Raptor rimase immobile, come ad aspettare istruzioni. Harry invece rimaneva con la pietra stretta in mano, ma era alquanto perplesso dalle parole di Voldemort. Cosa voleva da sua sorella?

-Potrò darti ciò che stai cercando: il potere. È tutto l’anno che ti osservo, tu sei uguale a me. Sei una brillante strega alla ricerca del potere. Insieme potremo conquistare veramente il mondo. Basta che tu uccida tuo fratello e mi consegni la pietra- In quel momento, l’immagine che Heather aveva visto nello specchio già dalla volta precedente, cambiò. Non raffigurava più Heather in quelle vesti, ma raffigurava Heather in quelle vesti in procinto di uccidere qualcuno.

La ragazza, senza dire nulla, tirò fuori la propria bacchetta e la puntò di fronte a se. Ma non la puntò contro Harry, come invece si aspettava Voldemort, ma la puntò contro Raptor. Un fiotto di luce azzurro gli sfiorò la guancia, lasciandogli un taglio molto profondo.

-Non ti azzardare a dirmi cosa devo fare: nessuno è pari o superiore a me- Sibilò in un modo inquietante. Persino Harry ebbe paura: non aveva mai visto sua sorella così fredda e furiosa. Voldemort rimase per qualche secondo basito, ma poi i suoi occhi rossi si accesero di collera.

-Uccidili entrambi!- Ordinò a Raptor. Il balbettante professore saltò addosso ad Harry, nel tentativo di strangolarlo, ma prima che Heather  potesse fare qualcosa per intervenire, Harry aveva stretto la mano all’uomo e gliel’aveva incenerita. Raptor cominciò a gridare dal dolore, coprendo le urla di rabbia di Voldemort.

-STUPEFICIUM!- Gridò Heather. Il raggio di luce rossa colpì il professore in pieno, facendolo andare a sbattere contro lo specchio, mandandolo in frantumi. Sembrava che tutto fosse finito, ma proprio in quel momento, il corpo di Raptor si dissolse e un fumo nero fuoriuscì da esso. Harry ed Heather fecero appena in tempo a sentire un dolore lancinante all’altezza delle loro cicatrici prima di svenire.

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Capitolo 18
*** la differenza ***


Harry si risvegliò il giorno dopo, nell’infermeria. La sorella stava ancora dormendo, a qualche lettino di distanza. Accanto a lui vi era il preside: Albus Silente. L’anziano uomo gli spiegò per bene cosa fosse successo. Hermione, dopo aver portato Ron in infermeria, aveva avvisato i professori che i due gemelli Potter erano andati a difendere la pietra.

Appena Silente era arrivato a destinazione, aveva trovato i due bambini svenuti a terra. Erano però riusciti a mettere in fuga Voldemort, sconfiggere Raptor e difendere la pietra. In seguito il preside decise, insieme al proprietario, di distruggerla perché considerata troppo pericolosa.

Inoltre spiegò al ragazzo anche il motivo per cui la mano di Raptor si era sgretolata quando l’aveva afferrata. Lily Potter, sua madre, si era sacrificata per salvare la vita dei due figli. Lasciando in questo modo una protezione, che avrebbe impedito a Voldemort di toccarli. Andando avanti con il discorso, Harry fece improvvisamente una domanda al preside.

-Perché Voldemort era convinto che Heather avrebbe accettato la sua proposta?- Domandò all’improvviso, riferendosi a ciò che le aveva detto durante il duello per contendersi la pietra. Silente non perse il suo solito sorriso, probabilmente si aspettava già una domanda del genere.

-Devi sapere, Harry, che in molti oltre me (Hagrid, il cappello parlante e Voldemort stesso), hanno notato una forte somiglianza tra Heather ed uno studente che studiò ad Hogwarts circa 50 anni fa: Il signore oscuro. Heather ha le stesse caratteristiche che aveva lui alla vostra età… se però tralasciamo un particolare-Aggiunse infine, con uno sguardo più serio.

-Quale?- Domandò Harry. Sembrava parecchio confuso da questo discorso: non riusciva proprio a notare le somiglianze tra Heather e Voldemort, che Silente diceva. Silente lo guardò fisso negli occhi e lo indicò.

-Tu- Disse semplicemente il vecchio uomo. Adesso Harry era ancora più confuso.

-Io?- Domandò lui. cercando di capire il senso di quel discorso. Cosa centrava lui con la differenza di cui stava parlando?

-Un fratello, un migliore amico, l’affetto, qualcuno su cui contare, qualcuno che ti vuole bene e a cui vuoi bene. Tutto questo è ciò che manca a Voldemort, è ciò che tua sorella possiede, è ciò che impedirà a tua sorella di perdersi durante il suo tragitto… questa è la loro unica, ma enorme, differenza- Spiegò l’uomo con pazienza. Ma Harry sembrava non capire a pieno il tutto. Probabilmente, se Heather fosse stata sveglia, gli avrebbe dato del demente. A volte, i discorsi troppo seri, lo confondevano.

-Ora è meglio che vi riposiate entrambi… promettimi solamente una cosa, Harry…- aggiunse infine Silente.

-Rimani sempre al fianco di Heather. Non permetterle di perdersi…- Aggiunse con un espressione solenne.

-Certo che non l’abbandonerò mai, è mia sorella, non deve neanche chiedermelo… ma perché mi sta dicendo queste cose?- Domandò titubante. Il fatto che Heather fosse simile a Voldemort, quando era ancora un ragazzo, lo aveva scosso un po’.

-Fai in modo che non perda mai di vista la luce- E senza aggiungere altro, Silente uscì dall’infermeria. Permettendo ai due gemelli di riposare e ricaricare le energie, dopo la loro faticosa avventura con Voldemort e la pietra filosofale.

Il giorno dopo, i due gemelli uscirono dall’infermeria. Entrambi furono fermati, Harry da Hermione e Ron , mentre Heather venne fermata da Caroline, Pansy, Daphne e Millicent. Tutti quanti preoccupati per i loro amici, persino le giovani serpi si erano affezionate alla loro compagna mezzosangue, e si potevano considerare tutte quasi amiche. Tranne Caroline, lei ormai considerava la Potter un’amica a tutti gli effetti.

Quello stesso giorno ci fu la premiazione per la coppa delle case. I punteggi furono questi:

Corvonero 470
Serpeverde 440
Tassorosso 400
Grifondoro 340

Il risultato sarebbe stato ormai scontato… se non fosse stato per dei punti bonus dell’ultimo minuto.

-Attribuisco ad Hermione Granger, perciò a Grifondoro, 50 punti. Per le sue straordinarie abilità deduttive, anche di fronte alle più pericolose delle situazioni- Cominciò a dire Silente. Heather capì che si stava riferendo alle difese poste al 3° piano.

Corvonero 470
Serpeverde 440
Tassorosso 400
Grifondoro 390

-Attribuisco, invece, a Ronald Weasley, perciò sempre a Grifondoro, 50 punti. Per la sua grande abilità e strategia- Questa volta si stava riferendo alla partita a scacchi umana che aveva fatto poco prima dell’arrivo di Heather.

Corvonero 470
Serpeverde 440
Grifondoro 440
Tassorosso 400

-Ed infine… a Harry ed Heather Potter, per premiarli del loro sangue freddo e del loro coraggio, attribuisco… 60 punti- Tutti quanti fecero un rapido calcolo per poi rimanere scioccati.
-Direi, che per quest’anno, fatto mai avvenuto in 1000 anni, ci saranno due case vincitrici…- Disse Silente, tutto contento.

Serpeverde 500
Grifondoro 500
Corvonero 470
Tassorosso 400

-Serpeverde e Grifondoro vincono la coppa delle case- Dopo un primo attimo, in cui le case in questione tentarono di sopprimere il disgusto per aver pareggiato, ci fu uno scoppio di urla. La festa andò avanti per tutta la notte. Harry cominciò ad abbracciare tutti i suoi amici; ed Heather, cosa incredibile per i suoi standard, si lasciò sfuggire un piccolo sorriso (o meglio ghigno).
Entrambi sapevano che il giorno dopo sarebbero dovuti tornare a vivere con i Dursley, almeno fino alla fine delle vacanze, ma quella non riuscivano a considerarla la loro casa. Hogwarts… era quella la loro prima e vera casa.



N.D.A.
Eccoci giunti alla fine di questa prima storia. ringrazio tutti coloro che l'hanno seguite e recensita. vi lascio, in attesa del sequel, con un piccolo spoiler:

"Non avevano un libro simile tra quelli di scuola. Lo afferrò un attimo e lo guardò: era di media-piccola grandezza, non troppo spesso e con una copertina in pelle nera, le pagine erano ingiallite dal tempo. Fece per aprirlo,  ma qualcuno glielo strappo con forza dalle mani. Heather, appena tornata dalla doccia, lo aveva visto con il suo libro in mano e, con una rapidità incredibile, se l’era ripreso."


 

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