Even in the darkness there's a light

di _MiAproAllaChiusura_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Primo giorno nella BAU ***
Capitolo 3: *** Le vittime ***
Capitolo 4: *** Il profilo ***
Capitolo 5: *** Il Soggetto Ignoto ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***


~~L’inizio di tutto


<< E’ qui dentro, entriamo >> disse l’agente Hotchner
<< FBI metti le mani in alto >> proferì Gideon, l’altro agente
Il soggetto ignoto si mise in fuga, ma fu bloccato da un altro poliziotto che era posizionato vicino all’uscita sul retro.
<< Dov’è? Dov’è la bambina >> quasi gridò Gideon
<< Oh ma che peccato, siete arrivati tardi. Quella bellissima bambina sta per prendere il volo. Mi mancherà, quel bel visino, angelico e terrorizzato, sapete un po’ mi è dispiaciuto per lei… Evidentemente la poverina voleva restare con me, ho visto come piangeva, credo proprio che non volesse allontanarsi da me e… >> fu David Rush, l’SI, questa volta a parlare.
<< Qual è l’aeroporto più vicino? >> chiese l’agente Gideon senza farlo finire di parlare.
<< C’è l’aeroporto di… >> iniziò un agente, ma fu interrotto da Hotchner << Non è in nessun aeroporto… Il volo… Ha preso il volo… Non si tratta di un aereo, la sua auto, fuori non c’è… Venite con me, subito, e voi altri rimanete a sorvegliarlo, che non si muova di un centimetro!>>
Tutti seguirono Hotchner, che correva verso il bosco, più veloce di quanto non avesse mai fatto, dalle sue azioni e dal suo intuito dipendeva la vita di una bambina innocente di soli 8 anni, non poteva fallire, ora più che in qualsiasi altra situazione.
Ma il suo intuito non l’aveva tradito, non questa volta, infatti davanti ai suoi occhi ecco la macchina, che però in quell’istante aveva iniziato a partire, dritta in direzione del dirupo…
<< Presto, è lì dentro >> gridò l’agente Hotchner che riprese di nuovo a correre.
Si sentivano le urla strazianti della bambina provenire dalla vettura, e anche se tutto sembrava perduto, lui doveva farcela, doveva salvarla.
<< Fermate la macchina >> fu la volta di Gideon gridare.
Aprirono di corsa la portiera del guidatore, Hotchner riuscì a premere il freno e a tirare fuori la povera ragazzina.
La tenne stretta tra le sue braccia fin quando non la sentì smettere di piangere, la piccola Samantha era sana e salva, finalmente erano riusciti a tirarla fuori da quell’inferno.

15 anni dopo
Quantico, Virginia

 
<< Buongiorno >> salutò l’agente speciale supervisore Hotchner
<< Giorno, c’è una ragazza che ha chiesto di te, e l’ho fatta andare nel tuo ufficio >> disse in risposta il dottor Spencer Reid
<< Chi è? >> chiese allora il diretto interessato
<< Non lo so, non mi ha detto il suo nome >> rispose l’agente più piccolo
<< Va bene, grazie >>
Hotchner entrò nel suo ufficio, e vide una ragazza alta, con i capelli castani che osservava le sue foto.
Quando chiuse la porta, la ragazza si girò, e alla vista di quegli occhi marroni si sentì quasi mancare, un po’ per la felicità, ma soprattutto per la tristezza… << Samantha?! >> domandò ancora un po’ sorpreso, ma sapendo benissimo la risposta, non avrebbe mai dimenticato quegli occhi.
<< Ciao Aaron >> disse, e sulle sue labbra spuntò un sorriso, che riservava soltanto a lui, l’uomo che l’aveva salvata.
<< Guardavo queste >> proseguì lei, indicando le foto che si trovavano nella stanza << Haley non è cambiata in questi anni >> continuò riferendosi alla moglie dell’agente << E lui? Ha i tuoi stessi occhi, e la tua stessa aria imbronciata.. >> concluse Samantha.
<< Si chiama Jack, e si, mi assomiglia molto >> disse in risposta Hotchner, gli occhi gli si illuminarono come succedeva sempre quando parlava di suo figlio.
<< Hotch voglio entrare nella squadra >> proferì improvvisamente Samantha, andando subito al punto, come era suo solito fare.
<< L’avevo capito che non era soltanto una visita di piacere… Ma qui siamo una squadra di professionisti, non possiamo accettare persone che non abbiano esperienza… >> ma fu fermato dalla ragazza << Ho studiato tantissimo, ho passato ogni giornata a studiare, sperando che un giorno potessi far parte della tua squadra. Ho letto si potrebbe dire quasi ogni libro sul comportamento umano, e anche se ho 23 anni sono laureata in psicologia criminale… Mettimi alla prova Hotch, e se poi non mi vorrai capirò… Sai ho continuato ad avere gli incubi per anni, non riuscivo a togliermi dalla testa quelle immagini… E l’unica cosa che mi faceva andare avanti era pensare che un giorno avrei potuto mettere dentro tutti quelli simili a lui >>. 
Ancora un po’ titubante, ma colpito dalle parole della ragazza disse << Inizierai a fare la tirocinante… Ma questo è un duro lavoro, in molti casi rivivrai tutto quello che hai passato >> a quest’ultima frase il suo tono si fece più tenero, ripensando a quello che le era successo anni fa, e guardandola negli occhi vide quella bambina di otto anni, alla quale era stata tolta tutta l’innocenza.
Samantha distolse lo sguardo perché non riusciva a mantenere quel contatto, cosa che con altre persone non accadeva da tempo ormai, e i suoi occhi si posarono su una foto che all’inizio non aveva notato.
<< Hai ancora questa foto? >> domandò lei, rivivendo quasi quel momento.
<< E’ qui dal giorno in qui l’abbiamo scattata..  >> rispose l’agente.
Entrambi si erano soffermati a guardare la foto che ritraeva Hotch, Haley e Samantha, dopo 6 mesi dalla liberazione di quest’ultima, abbracciati.
<< … >> Samantha stava per aggiungere una cosa quando il telefono sulla scrivania dell’agente squillò.
<< Agente Speciale Aaron Hotchner… Va bene >> e chiuse la chiamata.
<< Abbiamo un nuovo caso>> proferì Hotch << andiamo, ti presento alla squadra >> continuò lui uscendo dal suo ufficio.
<< JJ chiama gli altri, abbiamo un nuovo caso >> l’agente si rivolse ad una giovane donna dai capelli biondi, che lei riconobbe, era l’agente Jennifer Jareau, addetta alle comunicazioni, colei che diffondeva le notizie in tv, ed era per questo che Samantha la riconobbe subito.
<< Va bene Hotch >> rispose l’agente Jereau, che non si accorse di lei.
Hotchner e Samantha entrarono in una stanza con un grande tavolo rotondo al centro, un televisore, che doveva essere collegato ad un computer, e un divano.
<< Questa è la sala riunioni, dove esaminiamo tutti casi, prima di partire e andare sul luogo dei delitti >> spiegò l’agente.
Dopo qualche secondo entrarono quattro persone, ed ecco la squadra al completo che guardava me e Hotchner in cerca di una spiegazione.
<< Lei è Samantha Smith, vorrebbe provare ad entrare nella squadra, e per questo inizierà da tirocinante >> rispose così l’agente agli sguardi poco convinti della squadra.
<< Ciao io sono il dottor Spencer Reid >> la salutò un ragazzo alto, estremamente magro, con i capelli castani, gli occhi marroni resi leggermente più grandi dalle lenti degli occhiali che portava.
<< Io sono Derek Morgan >> si presentò un uomo dalla carnagione scura, e dal fisico prorompente, messo in risalto dalla maglietta attillata.
<< Io sono… >> ma fu interrotta da Samantha << l’agente Jennifer Jareau, ti ho vista durante le conferenze stampa… >> tutti la guardarono in modo strano e divertito allo stesso tempo.
<< Scusa, la rifaccio… Io sono Samantha Smith >> disse con leggera vergogna, ma cercò di camuffarla << Allora.. Io sono Jennifer Jareau, ma puoi chiamarmi JJ >> le sorrise lei.
Colto forse l’imbarazzo di Samantha, Hotch fece sedere tutti per illustrare il caso. << Bene… >> ma fu interrotto da Reid che chiese << Perché non ti sei presentato Gideon, voi vi conoscete già? >>.
<< Noi… >> cercò di dire Gideon, ma fu interrotto dalla ragazza che si affrettò a rispondere << Ci siamo presentati prima >>.
<< Come stavo dicendo, a Jacksonville sono state ritrovate tre donne morte, e l’SI ha unito i pezzi, la parte di sopra di una donna con quella di sotto di un’altra…>> continuò Hotchner, dando una sfuggevole occhiata a Samantha che se ne stava ad ascoltare in disparte, senza sembrare minimamente colpita o disgustata, nemmeno dalle foto che erano apparse sul computer.
<< Quello che si capisce subito è che non è un razzista, sono sia bianche che nere >> intervenne subito Morgan.
<< Ci vuole una notevole forza fisica per non far scappare due vittime, l’SI deve essere un uomo >> notò Spencer.
<< E non credo si tratti di un delitto passionale, perché se il delirio si scaturisce da un tradimento, non si è propensi a infliggere dolore a più di una vittima insieme >> constatò Gideon.
<< Dobbiamo subito partire, ha ucciso a distanza di una settimana, e si starà preparando già al prossimo delitto >> continuò Gideon.
<< Tra dieci minuti vi voglio tutti sul jet >> proferì Hotchner.
Tutti uscirono, tranne Gideon, Samantha e Hotch << Scusa, la forza dell’abitudine, forse dovremmo fare tra più di dieci minuti, devi andare a casa e preparare un borsa da portare >> disse quest’ultimo.
<< No, ero sicura che non mi avresti detto di no, e ho già la mia borsa preparata in auto >> rispose la ragazza, con un sorriso quasi ironico.
<< Perché non vuoi far sapere agli altri che ci conosciamo già, tutti e tre? >> intervenne Gideon conoscendo già la risposta.
<< Non voglio che sappiano >> spiegò la ragazza.
<< Lo scopriranno, sono i più bravi profiler degli Stati Uniti, e poi se sono  curiosi come credo, andranno a chiedere informazioni su di te a Garcia >> continuò Gideon.
<< Io non voglio farlo sapere ora… E chi è Garcia? >> domandò Samantha.
<< E’ l’esperta di informatica, rimane qui e ci dice tutto ciò che ci serve quando siamo nei vari luoghi dei delitti >> chiarì Hotch << sarà meglio andare ora >>.
E tutti e tre si avviarono al jet.





Angolo autrice

Salve ^^ questa è la prima storia che pubblico e vi devo confidare che ci ho messo un sacco di tempo per capire come fare, stavo letteralmente per impazzire...
No okay passiamo alle cose più importanti, cioè fatemi sapere se quest'inizio vi ha incuriosito.
Ho già altri due capitoli belli sostanziosi pronti, quindi basta solo che mi lasciate qualche recensione per farmi continuare a pubblicare :)
Se ho fatto degli errori di battitura, potete dirmelo, perchè l'ho letto tante volte, ma comunque potrebbe essermi sfuggito qualcuno.
Eee non so più che dire quindi hasta luego :3
 

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Capitolo 2
*** Primo giorno nella BAU ***


~~Primo giorno nella BAU

Sul jet

Ognuno era seduto su una poltroncina, ad esaminare il caso.
<< Scusa posso vedere la foto di una delle vittime? >> chiese col tono più gentile che poteva, al ragazzo che doveva chiamarsi Spencer.
<< Oh beh… certo >> disse Spencer, dopo aver guardato Gideon << Perché vuoi entrare nella squadra? >> domandò Reid guardando Samantha, curioso come sempre.
<< La mente umana mi ha sempre affascinato in generale, ma quando ho iniziato a leggere dei libri sulla psicologia criminale, ho capito che fare la profiler sarebbe stata la strada migliore da seguire, studiare quello che cambia nella mente dell’uomo per far si che diventi un Serial Killer, per questo ho studiato psicologia, l’anno scorso mi sono laureata ed eccomi qui a cercare di convincere l’agente Hotchner a farmi entrare nella squadra >> rispose la ragazza senza esitazione, cosa che Hotch non si aspettava affatto.
Quello che l’agente non sapeva era che si era preparata quella risposta da tanto, avendo immaginato che qualcuno le avrebbe fatto sicuramente quella domanda.
Samantha tornò a guardare le foto, e fu in quel momento che i dubbi che le erano sorti guardando in sala riunioni queste foto, si chiarirono.
<< Non sono donne >> proferì con un tono abbastanza alto da farsi sentire da tutti << ovvero si, sono donne ma solo una parte, quella di sotto, la parte superiore appartiene ad un uomo, ad un travestito >> continuò.
<< Come fai ad esserne sicura? Voglio dire sembrano in tutto e per tutto donne >> intervenne perplesso Morgan.
<< L’avevo già notato in sala riunioni, ma dovevo esserne sicura, ora rivedendo queste foto da più vicino si nota perfettamente che il torace è troppo grande per essere quello di una donna, e sulla guancia, ci sono vari tagli. che non sono state inferte con un coltello per far soffrire la vittima, ma sono tagli da lametta, infatti si può vedere che sul viso ci sono zone più scure, all’inizio pensavo fosse dovuto alla luce, invece quella è la barba. E soprattutto ha delle piccole cicatrici in prossimità del seno, sono per le protesi >> concluse Samantha.
<< E perché non abbiamo i risultati delle autopsie? >> fu di nuovo Morgan a parlare, ancora un po’ esitante sulla teoria della nuova ragazza.
Samantha alzò le spalle in risposta.
<< Si saranno concentrati di più sul riconoscimento della parte inferiore >> constatò Reid.
<< Se è così, si può pienamente escludere il delitto passionale >> fece notare JJ, che era rimasta a studiare il caso in disparte.
<< Dobbiamo andare sulle scene dei crimini, dobbiamo cercare ogni minimo dettaglio, indizio >> disse Hotchner << Appena atterreremo, Samantha e Morgan andranno all’obitorio, dobbiamo sapere al più presto i risultati dell’autopsia, ci servono le identità di tutti e tre gli uomini. Mentre io, Reid e Gideon andremo nei luoghi in cui sono avvenuti gli omicidi >> continuò.
Tutti annuirono. E quando scesero dal Jet ognuno andò verso la propria meta.
Gideon, Hotchner e Reid presero una macchina, che era stata messa a disposizione dallo Stato di Jacksonville, e la stessa cosa fecero Morgan e Samantha.


<< Allora, dove hai conosciuto Hotch? >> domandò Morgan, non sopportando il silenzio che si era creato nel veicolo.
<< L’ho conosciuto di persona questa mattina, ho letto il suo nome sui giornali, mi informavo su ogni caso che la vostra squadra riusciva a concludere >> rispose la ragazza decisa, essendosi preparata anche questa risposta.
<< Hotch non avrebbe mai fatto entrare una sconosciuta in squadra senza conoscerla veramente >> continuò l’agente.
<< Se è per questo io non sono ancora nella squadra, ma sono soltanto in prova, e poi non potrei essere così brava da trovare le porte non aperte, ma spalancate davanti a me, da essere accettata dall’agente Hotchner, anche se questi non mi conosce proprio?! >> Samantha concluse la frase con una battuta, sperando di sviare il discorso che Morgan aveva iniziato.
<< Questo potrebbe succedere soltanto se tu fossi un clone di Spencer >> la prese in giro Derek.
<< Ho due lauree e ho 23 anni, sono un clone di Reid? >> rispose la ragazza, fiera di essere riuscita ad evitare le domande dell’agente.
<< Non proprio un clone, ma sei una sua ottima rivale >> con questa frase il discorso si concluse, perché erano arrivati alla destinazione.
Scesero dall’auto e Morgan disse << Bel posticino >> << Non ti facevo tipo da obitorio, è qui che porti le ragazze al primo appuntamento?! >> lo schernì Samantha.
<< Si, e per il secondo appuntamento le porto al cimitero. Sai, un ambiente un po’ più leggero >> stette al gioco Morgan.
<< Okay, parleremo del tuo lato oscuro e tenebroso in seguito, ora entriamo >>  continuò la ragazza mantenendo sempre quel tono ironico.

Nell’obitorio

<< Salve siamo l’agente Morgan e Smith dell’FBI >> si rivolse al medico.
<< Salve, sono Martin Moore, mi sto occupando dell’identificazione dei cadaveri per il vostro caso >> si presentò il medico.
<< Ci chiedevamo come mai non avevamo ancora ricevuto i risultati delle autopsie. Sa ci siamo accorti di qualche.. Come dire particolare molto rilevante >> andò subito al punto la ragazza.
<< Ho saputo che sareste arrivati, e quindi ho voluto darli direttamente a voi i risultati >> il medico diede i risultati a Samantha, che diede un’occhiata veloce e subito disse << Come immaginavo, ci sono i risultati soltanto della parte inferiore >>.
<< Io… Io non avevo mai riscontrato un caso così cruento, e sono andato nel pallone, e quindi pensando che la parte superiore potesse essere più… Più facile da identificare, mi sono concentrato di più sulla parte inferiore. Ma ho già fatto le analisi, i risultati delle parti superiori le avrete a momenti >> si giustificò il dottor Moore.
<< Tra quanto saranno pronti? >> domandò l’agente Morgan non riuscendo a capacitarsi dell’errore del medico.
<< Ve l’ho detto, saranno pronti a momenti >> rispose il dottore imbarazzato per ciò che aveva fatto e messo in soggezione dallo sguardo contrariato dell’agente.
<< Beh perché non va a controllare se sono pronti i risultati dottore? >> chiese Samantha, e detto ciò videro Moore allontanarsi e dirigersi in una stanza.
<< Lo puoi uccidere dopo?! Ora ci servono i risultati delle autopsie >> continuò divertita la ragazza rivolgendosi a Morgan.
<< Come si può dare la preferenza ad una parte o ad un'altra, sembra tanto un bambino che gioca a fare l’adulto >> proferì l’agente.
<< Vero, ma è anche vero che non si vedono tutti i giorni più cadaveri uniti insieme, si un po’ comprensibile >> concluse Samantha abbassando il tono della voce vedendo arrivare il dottore.
<< Ecco i risultati e… Non… Non sono d… Donne, ma uomini. Ecco quali erano i particolari che avevate notato. Mi scuso ancora per la mia poca professionalità, ma ora è tutto risolto, per quanto riguarda questo intoppo. Ora se volete scusarmi ho del lavoro da terminare. Arrivederci >> Si congedò il dottore senza guardare negli occhi l’agente Morgan.
Salutarono a loro volta e se ne andarono.
<< Tipo strano >> constatò Samantha.
<< Già. Andiamo a portare i risultati agli altri >> disse Morgan.
Entrarono in macchina e si diressero al distretto di polizia che li avrebbe ospitati.

Scena del primo crimine

<< Il corpo era steso sul letto, l’SI non si è preoccupato di ripulire il sangue, è come se volesse far sentire sporca la vittima >> disse Hocthner
<< Vuol far sentire sporco solo l’uomo, la parte inferiore della donna non è sporca, ed era anche coperta da un lenzuolo, probabilmente in senso di rimorso >> constatò Reid
 << L’SI deve odiare gli uomini, la donna c’è finita per caso, nel senso che l’SI non aveva niente verso questa donna o le altre. Sono finite qui per farla pagare all’uomo, è come se adorasse le donne a tal punto da non riuscire a preservarle >> disse Gideon
<< Andiamo a vedere le altre scene, per fare un quadro generale >> disse Hotchner << dovete continuare a tenere così le scene, fino a quando non capiremo qualcosa >> continuò, rivolto al poliziotto che li aveva accompagnati.

Distretto di polizia

Erano appena arrivati al distretto quando Hotch chiese a Reid << Traccia un profilo geografico, Smith va con lui >> ed entrambi annuirono ed entrarono in uno studio dove avevano posto un paio di cartine geografiche del posto al muro.
 << E tu? >> chiese all’improvviso Samantha; lei di solito non si immischiava negli affari degli altri, non faceva domande ne voleva riceverle, ma quel ragazzo, come gli altri della squadra, la incuriosiva.
<< Io cosa? >> chiese Spencer preso alla sprovvista da quella domanda.
<< Perché hai scelto di fare questo lavoro? >> si spiegò meglio la ragazza.
<< Beh è un po’ quello che ho voluto fare fin da piccolo, combattere il crimine, e non potendo fisicamente, ho deciso di dare un contributo intellettualmente. E poi è un po’ come hai detto anche tu, è affascinate capire ciò che cambia la mente umana… Certo, affascinante sotto pochi aspetti e orribili sotto tutti gli altri. Te ne accorgerai >> rispose allora il giovane dottore.
<<  E quindi hai deciso di prendere tre lauree per aiutare la gente… Una o due erano troppo poche, giusto? >> si capiva benissimo l’ironia nella frase detta da Samantha, ma comunque in Spencer nacque un leggero imbarazzo, come gli succedeva sempre con persone appena conosciute.
<< Stavo scherzando, non volevo ne prenderti in giro ne offenderti, scusa >> si scusò prontamente la ragazza, avendo notato il disagio del ragazzo.
<< Non preoccuparti, sono abituato a questi commenti, anche se può sembrare che mi diano fastidio, non è così. Ho superato ormai la paura dei giudizi altrui, cioè, quasi superata >> finì la frase con tono ironico per smorzare la tensione che si era venuta a creare.
<< Tendo sempre a fare battute e commenti inopportuni >> disse quasi ridendo Samantha, anche se sapeva che quella era la verità e che ora che era cresciuta, e soprattutto ora che voleva entrare nella squadra, doveva perdere questa sua abitudine << ora sarà meglio tornare a lavorare, altrimenti l’agente Hotchner non mi farà entrare se vede che non mi impegno >> concluse la ragazza con uno dei suoi rari sorrisi.


Saaaalve gentee ^^
Allora come potete vedere sono ancora qua, spero non vi dispiaccia eheh
Questo è il secondo capitolo di questa storia, spero vi piaccia come vi è piaciuto l'altro, che ha ricevuto moltissime visite ed ha avuto moltissime recensioni.
Per queste ringrazio: Gubler__ , Out_ofocus, Xwilliamseyes, _Crys_, Larryshvgs, Jacksonrauhl, Miss55 rixxy, Sperek_Moreid_Eledwen, Cloau_efp, Luna Bella, Imbranata, AlwaysDreamer e Winterlover97 ^^
E ringrazio anche tutti quelli che hanno aggiunto la storia alle preferite e alle seguite :3
Tutti molto carini e gentili, grazie davvero, siete stati clementi e vi ringrazio per questo ahahahah
Ora passiamo alla storia, ho dovuto dividere il secondo capitolo in due parti perchè era venuto esageratamente lungo, quindi non so, per non far perdere tanto il filo del discorso potrei aggiornare anche prima.
Ma questo dipende da voi *faccia ammiccante*, fatemi sapere se vi è piaciuto e datemi consigli se ne avete.
Per quanto riguarda  il tipo di scrittura che ho adottato sia in questo, che nell'altro capitolo, non sono riuscita a cambiarlo, ma prometto che ci riuscirò per il prossimo capitolo, parola di scout!
Volevo aggiungere anche un'immagine (credo che si chiami banner, more or less, non vorrei fare brutte figure ^^) ma non ho un buon programma per crearle, quindi devo vedere da chifarmi aiutare... Riuscirò nel mio intento muahahahahah Risata malefica
Detto questo, al prossimo aggiornamento, ripeto, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e che sia stato all'altezza delle vostre aspettative ^^

- F  



 

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Capitolo 3
*** Le vittime ***


~~Le vittime


Dopo un’ora

<< Non c’è nessun nesso tra i luoghi in cui sono state lasciate le vittime >> disse Samantha rivolta ad Hotch e agli altri della squadra che si erano riuniti per iniziare a capire il profilo dell’SI.
<< Le vittime sono state lasciate nelle case delle donne, quindi si potrebbe dedurre che è contro le donne, che potrebbe aver subito delle violenze domestiche anche in presenza della madre, e questa non avrebbe fatto niente per impedirlo >> continuò Spencer
<< Ma questo va contro il suo modus operandi, ha sempre coperto la parte inferiore, simbolo di rimorso e di pentimento, non ha senso >> intervenne Morgan
<< E se avesse senso?! >> questa volta fu Gideon a parlare.
<< Che vuoi dire? >> chiese Samantha
<< L’SI vuole colpire l’uomo che ha deciso di voler diventare una donna, unisce la sua parte superiore con quella di una vera donna, è dispiaciuto per la fine di quest’ultima, ma serve per il “piano” >> proferì Hotch che era arrivato alla stessa conclusione dell’agente Gideon.
<< Ciao bambolina >> rispose Morgan al cellulare che aveva appena squillato << sei in viva-voce >>
<< Allora, ho esaminato i risultati delle autopsie, le vittime sono quasi tutte di diversa origine, colore, mestiere, non le accomuna niente, tranne per il fatto che tutti i ragazzi erano di origini straniere >> disse Garcia.
<< Dicci i nomi di tutte le vittime Garcia >> proferì Gideon.
<< Subito, li pronuncio in base a come… Ehm… sono stati messi insieme. Allora abbiamo Edgar Souza, conosciuto con il nome Elisabeth tra i suoi amici e parenti, 32 anni, brasiliano, i genitori sono immigrati a Jacksonville nel 1983 quando aveva solo un anno, i genitori sono morti due anni fa, faceva l’imbianchino, ed altri piccoli lavori nel tempo libero >> << Amanda Key, 22 anni originaria di Jacksonville, il padre è morto sei anni fa, e la madre non si è mai trasferita. Si stava laureando in medicina, viveva con il ragazzo >> e si fermò un attimo
<< Hey bambolina ci sei?! >> chiese Morgan dato che Garcia si era bloccata all’improvviso.
<< Certo, scusa. Allora come stavo dicendo, abbiamo ancora Caius Rey, alias Cara, 25 anni, argentino, immigrato nel 1992 quando aveva tre anni, entrambi i genitori sono ancora vivi, viveva con il cugino e lavorava nella ditta degli zii >> continuò Garcia << Sarah Empton, 29 anni, nata e cresciuta a Jacksonville, i genitori si sono trasferiti in Ohio tre anni fa. Viveva con il ragazzo, era veterinaria come il fidanzato, infatti lavoravano insieme >> si fermò credendo che qualcuno volesse dire qualcosa, ma non vedendo nessuno disposto ad interromperla continuò senza più fermarsi << Ayubu Assan, conosciuto invece con il nome di Alexa, 30 anni, africano, immigrato nel 1989, quando aveva cinque anni, la madre è morta, mentre del padre non si sa niente, lavorava in un centro commerciale.
<< E per finire kayla Powell, 23 anni, anche lei come le altre due ragazze nata e cresciuta a Jacksonville, si stava laureando per diventare avvocato, viveva da sola, anche lei fidanzata. I genitori vivono nel suo stesso palazzo >>
<< Ho mandato sui vostri cellulari tutte il resto delle informazioni, e i nomi di tutti i colleghi, amici e conoscenti delle vittime, gli indirizzi dei luoghi di lavoro e casa dei genitori >> concluse Garcia.
<< Grazie ti chiameremo appena ci servirà dell’altro >> salutò Hotchner e la chiamata si concluse.
<< Allora Reid e JJ andranno da parenti amici e colleghi di Edgar Souza e Amanda Key >> continuò Hotch << Gideon e Smith da quelli di Caius Rey e Sarah Empton, e Morgan ed io andremo dai conoscenti e parenti di Ayubu Assan e kayla Powell >> conluse l’agente e tutti si mossero, leggendo le informazioni che Garcia aveva mandato sui cellulari di ognuno, compreso quello di Samantha, che non si chiese nemmeno come lo conoscesse, se era stata presa nell’FBI un motivo c’era.

Dopo un paio d’ore
Distretto di polizia di Jacksonville

<< Abbiamo parlato con i parenti e gli amici di Caius Rey e Sarah Empton, per quanto riguarda la ragazza tutti ci hanno detto la stessa cosa, era tranquilla, non aveva nemici al contrario, tutti l’amavano a detta loro. Il ragazzo ha detto di non aver notato niente di diverso nei suoi comportamenti, era tutto normale >> proferì Samantha.
<<  Per quanto riguarda il ragazzo, non aveva dei veri e propri nemici, solo persone a cui dava fastidio la sua scelta. Non era preso di mira, tranne per alcune battutine che riceveva per strada, ma non se ne era mai preoccupato, secondo gli amici e i parenti era fiero della sua scelta. Gli mancavano pochi interventi e sarebbe diventato definitivamente una donna >> continuò Gideon.
<< Lo stesso è per Souza e Key >> intervenne Spencer e JJ annuì.
<< Ecco un altro collegamento >> parlò allora Morgan << a tutte e tre le vittime maschi mancavano pochi interventi per diventare donna >> continuò.
<< L’SI è contro questa loro decisione, e quindi li uccide poco prima del raggiungimento del loro sogno e per farli vergognare per la loro scelta li unisce alle donne >> disse Hotch.
<< Ed inoltre ho scoperto che tutte e tre gli uomini barra donne erano molto religiosi, cattolici fino al midollo si potrebbe dire, non saltavano nemmeno una domenica per andare in chiesa. E indovinate un po’? Tutti nella stessa chiesa. Vi ho mandato l’indirizzo sui vostri cellulari, non ringraziatemi >> concluse Garcia che aveva chiamato sul cellulare Derek, anche se nessuno se n’era accorta in quel momento.
<< Bene allora Gideon e Reid andate in quella in chiesa. JJ tu cerca di tenere la stampa il più lontano possibile, non possiamo ancora dare alcuna informazione, mentre noi cercheremo qualcosa sui loro amici >> disse Hotch e dopo che ebbe terminato tutti fecero ciò che gli era stato ordinato.
Samantha vedeva come tutti non contraddicano mai Hotch, il suo tono autoritario, che sapeva addolcire tantissimo quando lei era piccola, convinceva tutti e non dava spazio ad obiezioni.
E la ragazza vedeva anche come tutti non avevano intenzione di contraddirlo, si vedeva come ognuno di loro aveva una grande considerazione di Aaron, Samantha riusciva a leggerlo nei loro occhi.
Non appena la ragazza vide che tutti si stavano muovendo, pronti a fare ciò che gli era stato detto, si mosse anche lei.

30 minuti dopo
Fallen Angel’s Church

<< Ne hanno aggiunti altri tre >> disse Jason riferendosi al nome della chiesa.
<< Speriamo di riuscire ad interrompere questa cosa >> continuò Spencer, entrando nella chiesa.
Dall’esterno si presentava in modo molto accogliente, non era ne troppo piccola ne troppo grande, le finestre erano mosaici di vetro colorato, con vari personaggi della Bibbia rappresentati.
Il soffitto era molto alto.
Sicuramente una chiesa del 600” pensò Gideon, che stava continuando ad analizzare la chiesa quando Spencer richiamò la sua attenzione, indicandogli un uomo che stava venendo verso di loro.
Era un uomo abbastanza alto e dalla corporatura massiccia, con un sorriso molto accogliente stampato sul volto.
Scuro di pelle e con gli occhi chiari, un verde che sfumava nell’azzurro notò Gideon.
<< Salve, sono padre Ferdinand, non vi ho mai visti da queste parti, oggi non teniamo alcuna messa, ma se volete confessarvi sono qui a vostra disposizione >> proferì gentilmente il parroco.
<< No in realtà noi siamo gli agenti Gideon e Reid dell’unità di analisi comportamentale dell’FBI, stiamo lavorando su un caso, e dalle nostre ricerche è saltato fuori che tre delle vittime venivano a messa qui ogni domenica >> Spencer informò il parroco e vide come la sua espressione cambiò radicalmente, incupendosi.
<< Oh si… Cara, Alexa ed Elisabeth, tre care ragazze, queste perdite hanno toccato il cuore di tutti, proprio per loro dopodomani terremo una cerimonia speciale, per ricordarle >> disse padre Ferdinand.
<< Non ha notato nessuno infastidirle? >> chiese l’agente più anziano.
<< No, tutti le avevano accettate, nessuno era ostile nei loro confronti, anche se… Ora che ci penso negli ultimi tempi, ho notato che ogni volta che una di loro tre si sedeva accanto ad un signore, questi si spostava immediatamente, ho sempre creduto che gli dessero fastidio i bambini e che volesse solo ascoltare la messa in pace >> si ricordò il parroco.
<< Si ricorda chi è quest’uomo? >> Chiese il giovane agente.
<< No, mi accorgevo di lui solo quando cambiava posto oppure se ne andava, non riuscirei a descriverlo, ma se lo vedessi riuscirei a riconoscerlo. Venite qui domani, per la messa in loro onore, così quando lo vedrò ve lo dirò, sono sicuro che verrà, nessuno mancherà a questa messa >> concluse padre Ferdinand.
I tre si accordarono e dopo ciò, i due agenti uscirono, pronti a comunicare ciò che avevano scoperto al resto della squadra.

Distretto di polizia di Jacksonville

<<… E così tra due giorni andremo in quella chiesa e ci ritroveremo faccia a faccia con l’SI >> comunicò Jason agli altri compagni della sua squadra.
<< Va bene, per oggi basta, andiamo in albergo a dormire ora, oggi è stato stancante per tutti, vi voglio ben riposati per domani >> disse Hotch e tutti si avviarono verso l’uscita, dirigendosi verso due auto.
<< Ma come, io volevo dare una festa e voi volete andare a dormire? >> ironizzò Derek e Samantha continuò << Si certo un bel festino, il mio sarà molto più bello, ci saranno un sacco di persone, io, il letto, il cuscino, il letto, poi verrà il letto… E ho già detto che ci sarà il letto? >> e tutti risero cercando forse di allontanare la tensione che li attanagliava ogni volta che dovevano affrontare casi difficili come questo.
Samantha capitò in macchina con Derek e Spencer, mentre nell’altra auto c’erano Aaron, Jason e JJ.
La ragazza si ritrovò ad analizzare in due ragazzi, cosa che faceva con tutti, spesso quando era piccola Aaron gli diceva che era una cosa non tanto carina da fare, ma era più forte di lei.
Non a caso voglio fare questo genere di lavoro” pensò Samantha che si ritrovò a ridere in silenzio, ma si ricompose subito, non voleva far credere di essere una pazza che ride da sola senza un motivo.
Pensato questo, posò gli occhi di nuovo sui due ragazzi.
Erano due persone completamente diverse, una giocosa ed un’altra più sulle sue.
Derek era sempre quello con la battuta pronta, mentre Spencer era quello che se faceva battute era l’unico a capirle, suppose, non conoscendoli ancora bene.
Per non parlare delle differenze dell’aspetto fisico, Derek era muscoloso e ti dava l’impressione di non poter essere sconfitto, mentre Spencer era alto e magro, forse anche troppo per la sua altezza, dava l’impressione di potersi spezzare da un momento all’altro.
Ma Samantha sapeva che queste erano solo apparenze, erano entrambi due ragazzi forti, che nonostante le differenze erano molto legati, questo si capiva benissimo.
I suoi pensieri però furono interrotti da Derek che parlò.
<< Allora, come è andato questo primo giorno? Molto movimentato, eh? >> domandò Derek.
<< Movimentato è dire poco, non molti possono dire di aver visto quello che ho visto io il primo giorno di lavoro >> rise la ragazza e rise di gusto, cosa che non le veniva abbastanza spontaneo con tutte le persone, ma con loro, si sentiva bene e al sicuro, a suo agio.
<< Molte volte è difficile adattarsi a certe cose, non sono certo situazioni a cui ci fai l’abitudine, anzi il 65% delle persone che provano ad intraprendere questo lavoro rinunciano, diventano paranoici, ci sono anche stati dei casi in cui sono diventate pazze, terrorizzati talmente tanto da queste persone capaci di commettere tali atrocità che sono diventati esse stesse dei serial kil… >> ma Spencer fu interrotto da Samantha << Hei! Mi vuoi tipo spaventare, vuoi che vada già via? Non pensavo di aver dato una così brutta impressione! >>
<< No, no, no, anzi hai dato un’ottima impressione, con il tuo intuito. Io non voglio spaventarti o tantomeno voglio che tu vada via, io dicevo per… >> iniziò a blaterare Spencer.
Che carino” pensò Sam “ Si è fatto anche rosso, ma non volevo metterlo in imbarazzo, di nuovo la mia boccaccia e devi dire sempre con la stessa persona” e fu proprio questo che gli disse << Guarda che scherzavo, so che non lo dicevi per quello. Te l’ho detto faccio battute forse fuori luogo, ma dammi tempo, devo solo capirvi di più e così farò le battute giuste al momento giusto! >> Gli sorrise Sam e Spencer ricambiò.
Sembra un bambino cresciuto troppo di altezza e naturalmente di cervello. E’ proprio tenero”.
Evidentemente era rimasta troppi secondi a fissarlo e sorridergli, quindi si rimise al suo posto e ascoltò Derek, che fino a quel momento era stato in silenzio ad ascoltare divertito la conversazione.
<< Quello che Spencer voleva dire, era che può essere difficile,ma man mano sarà più semplice >> disse il ragazzo alla guida.
<< Beh allora se stanotte farò dei brutti sogni verrò da te >> continuò divertita la ragazza.
<< Hai capito al volo quello che intendevo >> rispose alla battuta di lei Derek.
Continuarono così fino a quando arrivarono in albergo, dove tutti e sei gli agenti si divisero per entrare nelle proprie stanze.



Salve compagni di avventura ^^
Eccomi qui con il terzo capitolo, questa storia sta inziando a prendere vita insomma *-*

Allora prima di tutto ringrazio tutti quelli che hanno visititato la mia storia, anche se le visite del primo capitolo sono state mooooolte di più.
Non vorrei che questa storia vi stia scocciando ecco tutto, ma speriamo di no ahahah
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite e le preferite.
Ho migliorato delle cose dai due capitoli precedenti, ho aggiunto delle scene descrittive in più, visto che scarseggiavano, il fatto è che lo stavo costruendo propro come la serie tv, dove le descrizione non servono.
Errore mio, cercherò di non ricaderci.
Per quanto riguarda l'impaginazione non sono riuscita ancora a cambiare niente, ma proprio non ci riesco, devo scaricare qualche programma per l'html.
E giuro, che prima della fine della storia arriverà anche un banner ahahah
Detto questo, spero di non aver tralasciato niente.
Spero davvero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e spero me lo facciate sapere in una piccola recensione *si nasconde*
Alla prossima, si, perchè mi vedrete ancora ^^

- F

 

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Capitolo 4
*** Il profilo ***


~~Il Profilo

Mi svegliai un po’ frastornata, avevo dormito male e per di più avevo anche mal di testa.
Dovevo lavorare e cercare un Serial Killer con la testa che mi martellava in quella maniera… Ero tentata dal tornare a dormire quando notai qualcosa di strano.
Una sedia che la sera prima non c’era, ma quando mi guardai intorno notai che non era la sedia ad essere spuntata nella mia camera d’albergo nella notte, ma ero stata io ad aver cambiato stanza.
Mi alzai lentamente, dato che avevo la testa che mi girava, era come se qualcuno mi avesse dato una botta con qualcosa di duro, e proprio mentre pensai ciò, vidi una mazza da baseball nell’angolo della stanza.
Riuscii a vederla grazie ad una fioca luce che proveniva dalle mie spalle, mi girai ed infatti c’era una finestra così piccola da poter illuminare solo quel particolare e qualcosa, un piccolo anello, proprio sotto di essa.
Mi avvicinai per poterlo analizzare, volevo solo capire in che posto ero, e forse questo anello mi avrebbe aiutata; presi il piccolo oggetto, ma quando mi girai notai la sagoma di una persona, era immobile, probabilmente stava ancora dormendo, allora avvicinai la mano al suo corpo e quando la mia mano sfiorò il petto di questa, capii che era una donna. Era senza vestiti, ma non era questa la cosa che più mi lasciò interdetta, ma il fatto di non aver sfiorato nemmeno con la punta delle dita la parte inferiore, e quando riportai la mano alla luce, vidi con mio orrore che era sporca di sangue.
Allora presi la mano della donna per poterla portare sotto la luce per riuscire a guardarla e sperare di riconoscerla, ma quando lo feci, arretrai gridando.
Non ero riuscita a toccare le gambe, perché non le aveva, il corpo della donna andava dalla testa fin poco più sotto dell’ombelico.
Il sangue che avevo sulla mano… Era il suo, non aveva più la parte inferiore, l’avevano tagliata… Continuai a gridare e ad arretrare, fin a quando non urtai qualcosa, o meglio qualcuno… Probabilmente l’artefice di tutto questo.
Non avevo la forza per girarmi e guardare in faccia l’assassino, ma lo feci, quando lui parlò… E mi si raggelò il sangue.
<< Oh Sammy… Mia piccola Sammy, mi mancava sentirti gridare >> e fu a quel punto che mi girai e lo vidi, era lui, il mio incubo, era ritornato per fare ciò che non era riuscito a terminare 15 anni fa.
<< D… D… David >> iniziai a balbettare e gli occhi cominciarono a velarsi a causa delle lacrime che di lì a poco ero sicura sarebbero uscite.
<< D… D… David >> mi fece il verso lui << Fai tanto la ragazza forte, che è riuscita a superare tutto senza problemi, che è riuscita a dimenticarmi, ma non vedi come sei veramente, sei ancora quella bambina, che supplicava di non essere picchiata, che mi gridava di smetterla quando mi divertivo a giocare con il coltello sulla tua candida e morbida pelle.
<< Le cicatrici saranno pure scomparse sulla pelle, ma la cicatrice più grande, te l’ho lasciata dentro e mai se ne andrà, piccola mia Sammy, MAI! >> disse l’ultima parola urlando ed io iniziai a tremare, era proprio come 15 anni fa, lui aveva il potere ed io avevo paura, avevo paura di quello che di qui a poco avrebbe, avevo paura di rivivere ciò che avevo già passato.

Mi feci indietro, fino a che non urtai contro il muro, ero nell’angolo della stanza, poco più lontana dalla finestra e dal cadavere della donna, dalla metà del cadavere della donna, e fu solo allora che capii come volesse finire ciò che aveva iniziato.
Voleva finire ciò che aveva iniziato in modo più atroce, aveva perfezionato il piano in questi anni e aveva trovato il modo migliore, il modo che gli piaceva maggiormente… Ed ero completamente terrorizzata, iniziai a piangere e scivolai giù, lungo il muro, fino a sedermi a terra, mi presi le ginocchia e me le portai al petto.
<< Hai visto piccola Sammy, il mio capolavoro non è ancora finito, tu sei il pezzo mancante, tu sei stata la mia musa ispiratrice in tutti questi anni ed ora finalmente metterò in atto ciò che ho sempre desiderato, so che sei intelligente e che hai già capito cosa ti accadrà e questo mi piace, sai quanto mi piace il terrore che vedo nei tuoi occhi, te l’ho sempre detto e sempre te lo dirò… No scusa, dopo questa sera non potrò più dirtelo, e un po’ mi dispiace, ma è così che va la vita >> detto questo si girò e prese una valigetta e l’appoggiò su un tavolo.
<< Ti prego, ti prego non farlo, ho già sofferto abbastanza, ho passato anni di inferno, ti prego…>> ma mi fermai e pensai, lui era un sadico, gli piaceva che la gente avesse paura di lui, questo lo eccitava, non dovevo dargliela vinta, se dovrò morire per mano sua, non lo farò proprio come vuole lui, gli rovinerò i piani, stavo per morire e non volevo supplicare per una cosa che non sarebbe mai accaduta.
<< Non ho più paura di te, sei solo un fallito, che marcirà in prigione. Non sono più la ragazzina terrorizzata di 15 anni fa, sono una donna e sono cambiata, tu non sei più niente, nemmeno un vago ricordo >> cercai di dire con la voce più ferma che riescii ad assumere.
E poi lo vidi, strinse i pugni e si girò in modo rabbioso, aveva in mano una mannaia e alla vista dell’arma cercai di non far trapelare dai miei occhi il terrore, non l’avrebbe avuta vinta, ne oggi ne mai!
<< Oh cara Sammy tu hai paura di me! >> disse con rabbia ed io gli risposi prontamente << No! >> <> disse allora lui, ma io continuai << Le lacrime non le posso controllare, non hanno un senso, ma io non ho paura di TE >> l’ultima parola la dissi con più convinzione.
<< SI, tu hai PAURA >> alzò la voce ed anche la mannaia.
<< NO! >> << SI, TU HAI PAURA… HAI PAURA >> e mentre disse queste ultime due parole corse verso di me ed allora la consapevolezza della mia morte imminente era più forte della mia convinzione di non volergliela dare vinta, e chiusi gli occhi ed urlai, con tutto il fiato che avevo nel corpo.

E fu così che mi svegliai, urlando e piangendo.
Mi girai verso il comodino per vedere l’ora dal cellulare e notai che erano solo le 4.07 a.m. ed io ero sveglia, fortunatamente aggiungerei.
Posai il cellulare da dove l’avevo preso e mi girai verso il muro, mi toccai la fronte e notai che ero tutta sudata e passati pochi secondi mi misi a ridere.
Ma non era una risata come quelle di ieri nell’auto con Derek e Spencer, no, era una risata isterica; avevo davvero creduto di morire, un’altra volta, sembrava così vero.
Ad un certo punto mi alzai e feci la cosa che mi calmava ogni volta che avevo un incubo, presi dalla mia borsa il portafoglio ed estrassi una foto, un po’ rovinata per tutte le volte che l’avevo presa e maneggiata, per tutte le volte che me l’appoggiavo al petto, era questo l’unico modo in cui riuscivo ad addormentarmi, pensando a loro due, le due persone raffigurate nella foto, la stessa foto che Aaron aveva nel suo ufficio, quella in cui ci abbracciamo, tutti e tre, felici.
Mi sedetti un attimo sul bordo del letto e mi portai proprio come quando ero piccola la foto al petto, e fu in quel momento che mi accorsi che il cuore mi stava ancora martellando forte nel petto.
Quando mi calmai, o per lo meno quando il mio cuore smise di tentare di uscire fuori dalla mia gabbia toracica, andai a farmi una doccia, che durò più di trenta minuti, perché mi soffermai sulle parole dette da Spencer e da Derek, alla mia battuta sugli incubi… Secondo le mie battute di ieri, sarei dovuta andare dall’agente sexy in questo momento.
Quando uscii finalmente dalla doccia, dopo essermi rigenerata mi accorsi di aver appena definito il mio probabile collega sexy e arrossii per questo.
Mi preparai e per quando finii di vestirmi ed asciugare i capelli si erano fatte le 5.13 a.m., era ancora troppo presto per andare da qualsiasi parte, tutti dormivano, quindi decisi di andare in bagno e cercare di darmi una sistemata.
Mi guardai allo specchio e vidi che i miei occhi erano gonfissimi e rossi, a causa del pianto che era durato tutta la notte o quasi.
Iniziai a cercare di coprire in qualunque modo le occhiaie quando sentii qualcuno bussare alla porta.
In un primo momento sobbalzai, avevo ancora in mente le immagine del mio incubo, pensando potesse essere lui, ma poi mi diedi mentalmente della stupida; ma comunque esitai, non volevo aprire.
Poi mi ricordai che su questo piano c’eravamo io e Derek e andai leggermente in panico, perché se mi aveva sentito sentito, avrei dovuto dargli delle spiegazioni sul perché avevo urlato e non credevo avrebbe bevuto alla storia del solito incubo da primo giorno di lavoro, perché sapevo che per quando una persona potesse sognare cose orribili i primi giorni, non arrivava fino ad urlare come un’ossessa.
Quando credetti che la persona dietro alla porta se ne fosse andata ed ero sul punto di ricominciare a cercare di mascherare i segni di questa notte dalla mia faccia, sentii ribussare
 << Samantha sono Derek, tutto bene? >> la sua voce mi arrivò come un sussurro, completamente diversa da quella dell’uomo del mio incubo, era dolce, rassicurante.
Ma comunque decisi di non rispondere, così quando domani, anzi dopo mi avrebbe chiesto cos’era successo questa notte potrò far finta di niente e dire che stavo dormendo, per quanto improbabile la riuscita di questo piano mi imposi di crederci.
Quando Derek tornò nella sua stanza io continuai il mio lavoro, ora più determinata che mai a nascondere le mie occhiaie, dovevo riuscire a convincerlo, in un modo o nell’altro!
Essendo ancora presto mi sedetti sul tavolino rotondo che si trovava nell’angolo della stanza accanto alla porta, presi il mio blocco dei disegni e cominciai a raffigurare le immagini vissute quella notte, ne avevo a migliaia di blocchi di disegni così, perché ogni volta che facevo un incubo li riportavo, per vedere come la mia mente cambiava, gli intervalli tra un incubo ed un altro; avevo sempre trovato questo un metodo molto efficace per allontanarli dalla mia mente, era come se nel momento in cui li riportavo questi non si ripresentavano più, è per questo che le ambientazioni erano simili ma mai uguali, perché cambiava sempre qualcosa, sempre qualche particolare.

Finii di disegnare e riposi tutto nella borsa, quando qualcuno bussò alla porta; sperando non fosse Derek andai ad aprire la porta, non ancora mentalmente pronta per mentire, non riuscivo mai a farlo a stomaco vuoto.
Aprii e mi ritrovai davanti non Derek, per mia grande fortuna, ma Aaron, con un cappuccino ed un cornetto tra le mani.
<< Ti ho mai detto che sei il mio salvatore? >> domandai con ironia.
<< Forse, in circostanze diverse >> rispose lui andando ad appoggiare il tutto sul tavolino e sedendosi sulla sedia dove poco prima mi trovavo, mentre io mi sedetti sull’altra sedia pronta a gustarmi la colazione.
<< Aaaw, ricordi ancora che preferisco il cornetto vuoto, il mio stomaco ti sta ringraziando infinitamente >> e detto questo mi ingozzai, ma quando andai a bere il cappuccino mi ustionò la lingua.
<< Ahia… Mi potefi dife che efa caldo, grafie >> dissi cercando di soffiarmi sulla lingua.
<< Sei rimasta la stessa buffa e dolce ragazzina di tanto tempo fa >> le disse Aaron facendole alzare lo sguardo. Ma non sapeva di aver toccato il tasto sbagliato, ma di lì a poco se ne sarebbe accorto.
<< Non sono più quella di una volta Aaron, sono cambiata, ma questo tu non puoi saperlo, perché te ne sei andato, abbandonandomi. Sapevo che non sarebbe durata, ne ero consapevole e di certo non te ne avrei fatto una colpa, per una bambina di 8 anni ero molto intelligente, e capivo. Ma te ne sei andato da un giorno all’altro, senza dirmi niente, ovvero, senza dirmi niente di persona, ma solo per telefono. Non sei più venuto a trovarmi, di te mi restava solo il ricordo e quei regali che ogni anno mi facevi, per compleanno, Natale ed altre festività.
<< Vorrei dire di non aver conservato nessuno dei tuoi regali, di averli buttati, ma non è così, mi mancavi >> Non avrei voluto che lui venisse a conoscenza di queste cose, ma non ero riuscita a fermare le parole; almeno ero riuscita a non far trapelare la rabbia, camuffandola con la tristezza, anche se non era stato molto difficile farlo, dato che era anche ciò che provavo.
<< Era per lavoro, mi ero ripromesso di tornare, ma appena terminava un caso ed ero pronto per venire da te, ne spuntava fuori un altro, e così via. Ti assicuro che quei regali non li facevo per rimorso, ma per farti ricordare di me e per non farti dimenticare che io c’ero e che non me ne ero andato completamente >> era la voce più tenera che gli avessi mai sentito adottare prima d’ora e questo mi piaceva. Mi piaceva come sapeva adattarsi a persone diverse, come riusciva a comunicare con loro, mi era sempre piaciuto.
Hotch la guardò dritto negli occhi mentre diceva ciò e si rese finalmente conto che non era più la bambina di una volta.
Certo rimaneva sempre la piccolina che aveva salvato tempo fa, ma solo da un lato, perché da un altro, quello più persistente, era una donna, forte, che aveva affrontato tutto a testa alta, ed ora era qui.
Notò le occhiaie sotto i suoi occhi, che aveva cercato di nascondere al meglio col trucco, ma non disse niente, perché sapeva che era una donna alla quale le domande dovevano essere fatte in determinati momenti, e quello non era un momento giusto.
Gli sorrisi e dissi in tono scherzoso << Bene, ora andiamo. Non facciamo insospettire nessuno >>
Raccolsi le mie cose, borsa, scarpe, portafogli ed altre poche cose che aveva cacciato, ed insieme ad Aaron uscii dall’albergo dirigendosi alle macchine e si divisero come ieri.

Centrale di polizia 8.00 a.m.

Gli altri erano già scesi dalle auto e si stavano dirigendo all’interno della centrale. Nella nostra auto il primo a scendere fu Spencer e quando feci per seguirlo Derek mi fermò.
<< Ti ho sentita >> mi comunicò lui ed io feci finta di non aver capito << Ma se non ho detto niente >> dissi scherzando.
<< Dico questa notte, ti ho sentita mentre urlavi >> disse lui schietto.
<< Io non ho urlato >> cercai di convincerlo ma lui mi rispose prontamente << Certo che hai urlato, non far finta di niente, eravamo separati da uno stretto corridoio. Perché urlavi? >> domandò Derek cercando di essere il meno invadente possibile, anche se la domanda non lo permetteva.
<< Non ho urlato. E se pure fosse stato così, non sono affari tuoi comunque >> dissi in modo un po’ troppo burbero e scontroso forse, ma non mi importa in quel momento.
Mi girai verso la portiera, la aprii e mi diressi verso l’entrata raggiungendo gli altri dentro, seguita subito dopo da Derek.

Erano passate un paio d’ore dalla mia pseudo discussione con Derek e noi della squadra stavamo preparando il profilo, quando un poliziotto del distretto ci interruppe << Scusate l’interruzione, ma è trapelata la notizia che l’FBI sta lavorando a questo caso ed ora c’è un’orda di giornalisti fuori che vuole delle informazioni e non demorderanno fin quando non le avranno >>.
<< Abbiamo il profilo, comunichiamolo agli agenti e poi terremo una conferenza indetta all’ultimo minuto per informare i media >> comunicò Hotch all’agente, il quale corse immediatamente a comunicare ciò che aveva appena appreso ai colleghi, mentre noi uscivamo dalla stanza in cui c’eravamo appoggiati, dirigendoci verso un’altra stanza, dove tutti gli agenti avevano già preso posto.
Il primo a parlare fu Gideon << Allora questo SI odia i transessuali, odia gli uomini che fanno di tutto per cambiare e diventare un'altra persona, una donna. Per questa ragione unisce la parte superiore di questi, con quella inferiore di una vera donna, per fargli capire cosa non avranno mai, quello che con qualunque intervento non potranno avere >>
<< Questa è una forma di umiliazione, ammazza prima le donne e dopo gli uomini, per far si che vedano il male che essi stanno facendo all’umanità. Per l’SI le donne sono solo uno strumento, non sono loro le vere e proprie vittime, ma sono indispensabili per suo scopo >> intervenne Spencer.
<< Ed è proprio per questo che le copre con un lenzuolo e le ripulisce dal sangue, lo fa per scusarsi. Lui non si fermerà, vuole eliminare questi sbagli dal mondo, con ogni mezzo possibile >> aggiunse Derek.
<< E’ un uomo bianco tra i 35 e i 45 anni, forte, probabilmente gode di una posizione di prestigio, sia a lavoro che tra gli amici, ma non da peso a questa cosa, per non far ricadere troppo l’attenzione su di se >> concluse Hotch << Ora io e JJ informeremo i media, voi continuate con le ricerche >> << E voi… >> si girò verso Jason, Derek, Spencer e me << … Pensate un piano per questa sera >> detto questo si girò ed uscì dal distretto, per andare a parlare con i giornalisti.
<< Allora mettiamoci all’opera >> dissi e ci dirigemmo nella stanza da dove dieci minuti fa eravamo usciti.


Salve genteeee ^^
Allora, prima di tutto buonasera, mi scuso per l'orario, ma avevo completamente perso la cognizione del tempo e non mi ero resa conto che è già, fortunatamente aggiungerei, giovedì.
Pensavo di aver pubblicato mezz'ora fa, ma non è stato così, avevo solo cliccato "anteprima" e non pubblica *faccia della disperazione più totale*.
Prima di tutto vorrei sempre ringraziare chi ha letto, aggiunto tra i preferiti e tra le seguite la mia storia, e coloro che hanno recensito, anche se sono stati in moooolto pochi.
Non vorrei che la mia storia sia stata messa già in un angolino.
Passiamo ora alla storia, in questo capitolo abbiamo visto come Sam non sia la ragazza forte che vuole far credere a tutti.
Inizia ad uscire la sua parte ferita, anche se non vorrebbe, e qualcuno se ne sta accorgendo eheheheh
Detto questo, spero che vi farete sentire, con una piccola recensioncina, *si nasconde*
Alla prossima ^^

- F

 

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Capitolo 5
*** Il Soggetto Ignoto ***


~~Il Soggetto Ignoto

Fallen Angel’s Church
7 .00 p.m.

 
Eravamo tutti nelle posizioni che avevamo scelto, Spencer e Hotch si trovavano a destra della chiesa, uno seduto tra le persone nella quarta fila, e l’altro in piedi, poco distante dal primo.
Nella stessa posizione si trovavano JJ e Gideon, tranne per il fatto che si trovavano nella parte sinistra delle chiesa; mentre Derek ed io eravamo in fondo, vicino l’uscita.
La messa iniziò e il parroco cominciò a recitare alcune parole per le vittime.
<< Io non volevo essere così sgarbata questa mattina >> mi feci coraggio a dirlo.
<< Ed io non volevo essere così invadente, volevo solo assicurarmi che stessi bene >> mi disse Derek.
<< E te ne sono grata, ma non sono abituata a parlare di me ad altre persone, per questo ti ho risposto così male >> dissi e quando Derek stava per aggiungere qualcosa vidi che qualcuno più avanti a noi si era alzato e si stava dirigendo verso l’uscita.
Quando notai che il prete ci stava indicando quella persona ci muovemmo tutti.
Derek ed io ci alzammo in contemporanea ed uscimmo fuori cercando di non destare sospetti e ci mettemmo a pochi metri dall’uscita in modo tale da poter bloccare l’uomo.
Quando quest’ultimo uscì, io e l’altro agente restammo quasi di stucco, stessa espressione dell’uomo davanti a noi.
Quando mi risvegliai dal mio stato di trans vidi Hotch scortare nell’auto il sospettato, ed insieme agli altri andai verso le auto.

Distretto di polizia

Mi trovai fuori la stanza degli interrogatori e guardai Reid e Morgan interrogare il sospettato, ancora incredula.
<< Allora avevo ragione ad avere dei dubbi su di lei, signor Martin Moore, si è fatto passare per l’incompetente per distogliere l’attenzione da lei, ma invece era solo per guadagnare tempo >> Derek partì subito come un razzo, utilizzando lo stesso sguardo che aveva adottato con lui nell’obitorio.
<< Io… Non crederete che sia stato io? Stavo quasi per vomitare alla vista di quei cadaveri, pensate davvero che possa essere stato io a farlo? >> provò a dire il sospettato che viene subito interrotto da Derek che alzando la voce gli disse << Davvero pensi che io ti creda? Nemmeno il più incompetente al mondo si dimenticherebbe di analizzare una parte del corpo di un cadavere, sei molto poco furbo mio caro, poco! >>.
<< Lo giuro, non sono stato io, non avrei mai potuto >> disse con voce quasi rotta l’uomo.
“Non ci credo, non può essere lui, sta quasi per piangere, il nostro SI è un uomo forte, non si sarebbe mai mostrato debole”
<< Ci hanno informato signor Moore, che lei non sopportava molto Cara, Alexa ed Elisabeth >> questa volta fu Spencer a parlare e fu molto più placato nel parlare.
<< Io non le conoscevo nemmeno queste tre donne >> rispose prontamente il signor Moore.
<< Forse li conosci sotto questi nomi, Edgar, Caius e Ayubu, sono i tre ragazzi che tu hai ucciso, perché non li sopportavi, non sopportavi la loro scelta, il loro tentativo di cambiare in qualcosa che non gli era stato permesso. Ecco chi sono! >> Morgan si trovò dietro la sedia dove era seduto il signor Moore.
Mi si avvicinò  Jason, che fino a quel momento era rimasto leggermente più indietro rispetto a dove mi trovavo io.
<< Secondo me non è lui >> gli comunicai
<< Perché? >> mi chiese.
<< Perché se la sta quasi facendo sotto, il nostro SI non si sarebbe mai fatto mettere così i piedi in testa, non avrebbe mai ceduto, mai si sarebbe mostrato debole >> dissi senza ricevere una risposta, allora prestai un’altra volta attenzione all’interrogatorio.
<< SI, dillo, confessa, confessa il tuo odio, confess… >> Morgan venne interrotto dall’uomo << SI VA BENE LI ODIAVO … >> << …Ma non sarei mai arrivato a tanto, non accetto certe persone. E’ per questo che ogni volta in chiesa mi allontanavo, sono fatto così, ma non sono un assassino… >> si arrese il signor Martin, ma non finii di sentire ciò che disse, perché mi allontanai, diretta verso la stanza in cui io e Spencer avevamo fatto il profilo geografico.
Mi avvicinai alla cartina, sapendo di aver sbagliato qualcosa.
Allora presi un pennarello nero e collegai i tre luoghi in cui erano stati trovati i cadaveri e poi mi allontanai per avere un quadro più generale.
Questa era una delle cose che mi aveva insegnato Aaron, avere sempre un quadro generale delle cose poteva aiutarmi nei momenti di massima difficoltà, così diceva.
Poi ritornai vicino alla cartina e tracciai una circonferenza passante per quei tre punti, tracciai gli assi e il centro di questa circonferenza si trovava... Su una chiesa… Certo!
Presi la cartina e la portai con me da Hotch e Gideon
<< Lasciate perdere quell’uomo, non è lui, l’SI ha solo voluto farci distrarre. Il nostro SI è il prete, guardate >> e mostrai loro la cartina.
Allora Hotch richiamò Reid e Morgan spiegando ciò che avevo capito.
<< Dobbiamo sbrigarci, Moore ci ha detto che oggi, quando si è alzato, l’ha fatto perché si era seduto vicino a lui un altro travestito >> disse subito.
<< E’ così che il nostro SI trova le vittime, grazie a Martin, quando lui cambiava posto, lui trovava la sua prossima vittima; è stato un complice inconsapevole >> parlò Spencer.
<< E’ scomparso un’altra persona, circa da 30 minuti >> ci comunicò un agente << E’ qui che si trova l’assassino? Questa è una chiesa abbandonata >> disse guardando il centro della mia circonferenza.
<< Si è qui che si trova >> dissi.
Ci guardammo tutti negli occhi per un secondo e poi come se fossimo collegati ci dirigemmo verso l’uscita, verso le nostre auto, verso il Serial Killer.
Questa volta io mi ritrovai in macchina con Hotch e Gideon, su ordine del primo.
<< Tu rimarrai in auto >> mi ordinò Hotch.
<< Oh certo che no, te lo puoi scordare, grazie a me siamo qui e voglio esserci quando lo prenderemo >> dissi subito.
<< Siamo una squadra non puoi più pensare solo a te stessa e poi ci sarai, sarai in macchina, ma comunque ci sarai >> la corresse l’agente.
<< Non puoi uscire, saresti troppo esposta, non hai ancora una pistola e non puoi difenderti, dovremmo preoccuparci anche della tua incolumità, ma sarebbe solo una distrazione >> disse Gideon in tono quasi dolce, comprendendo l’euforia di Samantha per il suo primo caso quasi concluso.
<< Uscirò dalla macchina, ma mi metterò dietro la portiera, non mi esporrò, ma ti prego non farmi restare in macchina come se fossi una bambina in castigo >> provai a convincerlo.
<< Io non ti sto mettendo in castigo, ti sto solo proteggendo >> continuò Hotch con tono esasperato.
<< So badare a me stessa, non andrò oltre la portiera per far si che l’SI mi veda e mi spari, se fosse stata questa la mia intenzione mi sarei portata dietro un bersaglio >> conclusi.
Sarei uscita dalla macchina, con o senza il permesso di quell’uomo.
<< Non era questo che intendevo… Comunque va bene, solo a patto che resterai nascosta >> cedette alla fine il duro agente, era così con me, sapevo portarti all’esasperazione più pura, pur di ottenere qualcosa.
Da piccola ero un po’ insopportabile quando iniziavo, anche se erano rare le volte in cui ciò accadeva; non sono mai stata una bambina sempre in cerca di cose nuove, mi accontentavo.
<< Certo >> dissi sorridente << Parola di scout >> continuai con tanto di gesto inventato con la mano; ma il mio sorriso svanì quando capì che erano arrivati.
<< Resta nascosta >> mi disse per l’ultima volta Hotch per poi uscire con Gideon dall’auto, che era stata posta in una parte coperta dagli alberi, come per le altre auto della polizia, comprese quelle dove si trovavano Morgan e Reid.
Tutti uscirono, alcuni entrarono nella chiesa, mentre altri restarono fuori nel caso l’SI non fosse ancora arrivato.
Stavo per uscire anche io, ma la mia mano si bloccò sulla portiera quando vidi qualcosa, o meglio qualcuno dirigersi verso la chiesa, trascinando due corpi inermi.
Era padre Ferdinand, che trascinava le sue prossime due vittime.
<< FBI fermo,  lascia stare quelle due ragazze >> urlò Morgan che era rimasto fuori.
In quel momento Samantha uscì fuori dall’auto.
<< NO, ti sbagli, una è una ragazza, l’altro è un abominio e non li lascerò andare >> disse l’SI con un tono pacato, che fece venire i brividi a Sam, ad eccezione del “no”.
Ma l’arrivo degli altri agenti che prima si trovavano nella chiesa, lo costrinsero a cedere e ad abbandonare i due corpi al suolo.
Quando fu ammanettato uscii completamente allo scoperto, l’unica cosa che volevo, a differenza di quello che credevo, era accertarmi che quelle due ragazze fossero vive.
<< Hotch >> l’agente fu chiamato da Spencer che era vicino ai due corpi << Sono vive >> continuò e Samantha cacciò un sospiro di sollievo, si era tolta un masso dal petto che non si era accorta di avere, se non in quel momento.
<< Non potete portarmi via, non ho finito la mia missione. Non ho portato a termine il mio compito >> continuò l’SI, ma Sam non riuscì più a sentire perché fu portato via da lì da alcuni agenti.
Le due ragazze furono portate via in ambulanza e la squadra si diresse prima in hotel per prendere le loro borse e poi verso il jet, impazienti di tornare a casa.

Sul jet

Ero l’unica sveglia, tutto il resto della squadra stava dormendo o almeno credevo.
<< Perché non dormi? Ti farebbe bene, è stato molto stancante oggi >> disse Spencer.
“Che carino che sei, stai morendo di sonno e ti preoccupi comunque per gli altri, però mi hai fatto quasi venire un infarto, con questa tua uscita” pensai.
<< Oh mio… >>  Sam quasi saltò dal sediolino per la sorpresa.
<< Scusa non volevo spaventarti >>  si scusò il ragazzo.
<< Oh no, non preoccuparti,solo pensavo di essere l’unica sveglia. Comunque non riesco a dormire qui, è un po’ scomodo, devo farci ancora l’abitudine >> disse lei mentendo.
<< Oppure non vuoi essere sentita >> proferì Spencer.
<< Come scusa? >> domandai
<< Hai degli incubi e non riesci a dormire, ci sono passato anche io, con il tempo migliorerà >> rispose il ragazzo stupendo se stesso, lui non era mai stato un tipo che parlava spesso di se, la prima volta fu restio sul dire del suo problemi degli incubi anche con Derek.
Ma quello che non sapeva, o meglio forse se ne era reso conto, ma non fino in fondo, che aveva sorpreso anche Samantha, che di solito era capace di nascondere tutto, ma forse questa volta le sue occhiaie non aiutavano del tutto.
<< Se vuoi puoi raccontarmeli >> continuò il ragazzo
<< Magari la prossima volta >> dissi forse in modo un po’ troppo freddo, per questo aggiunsi << Grazie Spencer >> e gli sorrisi, non sapevo nemmeno io il perché di quel grazie, forse perché se ne era fregato del mio voler nascondere l’evidenza, o forse perché era fatto così, ma sapevo solo che le fece piacere.
<< Notte Sam >> disse il ragazzo sorridendo prima di cadere in un sonno profondo.
<< Notte >> sussurrai io.

 

Un uomo non ha paura della morte se egli ha compiuto la propria  missione  nella vita.



Salve popolo ^^
Eccomi qui
Lo so, è tardi, ma sono distrutta, mi sono uccisa a pallavolo, per poi fare un allenamento tutt'altro che decente.
Ecco qui la fine di questo caso, cosa ne pensate? Ve l'aspettavate? Che idea vi eravate fatte sul nostro SI?
Tutte accusavate il nostro povero medico, eheheh proprio come il nostro Derek.
Ed invece... eheheh
Voglio sapere da tutte le vostre opinioni, su su :)
Ora passiamo ai ringraziamenti, mi sento Leonardo Di Caprio mentre ringrazia per aver vinto l'Oscar.... No aspetta...
Ahahahahahahaah
Allora rignrazio chi continua a seguire la mia storia e che recensisce, ma stiamo diminuendo.
Quindi credo che potrei pensare un pò di più prima di pubblicare l'altro capitolo se i lettori continuano a diminuire *me triste*
So... Credo di aver detto tutto.
Alla prossima ^^

- F

 

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