Arrow One-shot

di akirakirara
(/viewuser.php?uid=839374)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un pomeriggio a casa Queen - Arrow One-shot 1 ***
Capitolo 2: *** Un incontro strano – Arrow One-shot 2 ***
Capitolo 3: *** La missione – Arrow One-shot 3 ***



Capitolo 1
*** Un pomeriggio a casa Queen - Arrow One-shot 1 ***




Oliver le aveva di nuovo permesso di nascondersi a casa sua, era stato generoso e Sara lo sapeva. Non poteva permettere a Laurel di scoprire la sua esistenza e quindi non si era mossa da casa Queen negli ultimi giorni. Non sapeva se a Oliver desse fastidio che oziasse tutto il giorno nel grande salotto di casa sua ma l'uomo non si lamentava e ogni volta che passava a casa, cosa che non avveniva poi così di frequente, le portava qualcosa da mangia. Sembrava quasi conscio del fatto che si sentisse imprigionata e con quei gesti gentili ignorava il resto della vagonata di cibo che riempiva la cucina di casa Queen. 
Era sdraiata sull'enorme divani e guardava la televisione quando sentì lo scatto della porta della cucina. Oh, chissà se si è ricordato di comprare di nuovo l'anatra all'arancia di quel ristorante cinese... come si chiamare quel posto? Dovrò farmelo dire di nuovo. 
«Senti Oliver, ma quell'anatra della volta scorsa...» 
All'uscio si trovava una ragazza giovano che la guardava stranita. Ma certo, deve essere Thea, cielo come è cresciuta. O cazzo, mi ha vista!! 
Sara si mise composta e piano si alzò in piedi, con quelli occhioni spalancati e pieni di confusione la ragazza sembrava un piccolo cerbiatto che sarebbe corso via a qualunque movimento brusco. 
«Senti posso spiegare, so che può sembrare ma ti posso spiegare, lasciami spiegare.» 
La giovane sembrò considerare l'idea e fece un passo verso Sara, sorridendo piano. 
«Ok, prima mi spieghi chi sei e poi mi dici che cosa ci fai qui.» 
Un piccolo sorriso insolente le si dipinse sulle labbra mentre Sara apprendeva l'informazione. Certo, non si era spettata che Thea sarebbe comparsa all'improvviso a casa, a detta di Oliver viveva praticamente in pianta stabile dal suo ragazzo, ma si era aspettata ancora meno che la ragazza non la riconoscesse. Ma la cosa forse era naturale, dopotutto non si era incontrata spesso con la sorellina Queen a differenza della sorella. Okay, posso farcela, una palla qualunque, basta che sia credibile, e poi fuori di qui prima che mi guardi meglio. 
«Hem... sono una escort! Il signor Queen ha detto che potevo rimanere finché volevo, ma ora tolgo il disturbo.» 
«Oh, nonono, aspetta, non andare. Non intendevo disturbare e inoltre adesso mi prendo il cumulo dignità che mi è rimasto e vado di sopra, quindi tu rilassati e goditi... il tuo programma di cucina...» 
Doveva essere per quello che Sara aveva fame. Si concentrò sulla ragazza e, mentre questa si trascinava piano attraverso la stanza verso le scale, notò che il suo trucco aveva visto giorni decisamente migliori. 
«Hey, ma stai bene? Perché non vieni qui e mi dici che cosa c'è che non va?» Probabilmente non era una cosa intelligente da fare ma la ragazza sembrava davvero triste e a Sara ricordò tanto Laurel, quando erano bambine e la sorella aveva paura dei tuoni. 
«Non credo che mio fratello ti abbia pagata anche per questo e poi non sono davvero affari tuoi.» Per un momento Sara considerò l'idea di sentirsi offesa ma lo sguardo da cucciolo bastonato la fece quasi sorridere. Quasi, perché anche se cuccioli certe bestiole non bisogna farle arrabbiare. 
«Questo è vero ma sai, una delle abilità migliori delle escort e il saper ascoltare.» 
«Non era quella di incassare soldi da gente come mio fratello?» 
Sara rise. «Anche, ma al momento questa mia capacità non ti è utile.» 
Thea, anche se sembrava riluttante, si avvicinò alla poltrona e vi si sedette. L'altra la imitò, si mise comoda, e aspettò. Dopo un po', mentre la cuoca nello schermo faceva saltare delle verdure in padella, la ragazza parlò. 
«Io ho un ragazzo, si chiama Roy.» Si fermò prendendo un respiro. «Crede di riuscire a salvare il mondo, torna a casa sempre ferito e si rifiuta di ascoltarmi e smettere. Si sente in qualche modo legato all'Incappucciato, credo perché gli ha salvato la vita una volta, ma la cosa comincia a sembrare strana e lui è così ossessionato. Anche quando stiamo insieme, in ogni momento che stiamo insieme, se alla televisione o alla radio danno notizie di quel stupido giustiziere lui smette di fare qualunque cosa e si concentra sulla notizia. Voglio dire, so che per lui è importante, ma anche io dovrei esserlo e lui sembra non calcolarmi minimamente quando si tratta di quell'uomo, mi sento invisibile, inutile e-e poco...» A quel punto si fermò e con il viso tra le mani scoppiò in lacrime. Le tremavano forte le spalle e Sara gliele cinse dolcemente. La attirò a se e le posò un bacio tra i capelli mormorando parole di conforto. Non si riusciva proprio a spiegare come la piccola Speedy, diventata adesso così una così bella donna, potesse essere tratta così o anche solo pensare certe cose. 
«Sono una persona patetica vero?» Chiese piano la ragazza, guardando negli occhi Sara. 
«Non credo tesoro, ma anche se lo fossi, considera sempre che c'è qualcuno di più patetico di te.» 
«Chi?» 
«Beh, mi pare ovvio, Oliver Queen. D'altronde per avere qualcuno che gli scaldasse il letto ha dovuto pagare me.» 
Thea scoppiò in una lunghissimi risata, che le fece lacrimare gli occhi. Forse il commento in fondo non era poi tanto divertente ma alla ragazza non sembrava importare e nemmeno a Sara che si unì alla risata. Dopo essersi calmate la più giovane aveva un sorriso rilassato sulle labbra che la faceva quasi risplendere. La curiosità di Sara si accese. 
«Senti, ma come finiva la tua frase di prima?» 
Le guance di Thea si infuocarono all'istante e la ragazza cercò di nasconderle piegando il viso contro il braccio di Sara che le stava ancora stringendo le spalle. Sara quasi si pentì, aveva di nuovo spezzato il clima rilassato che si era creato. Quando non ricevette risposta per altri minuti si sentì in dovere di scusarsi ma una piccola parolina le arrivò alle orecchie. 
«Attraente.» 
Sara stava quasi per chiederle di ripetere ma in quel momento Thea sollevò lo sguardo e i suo grandi occhioni la catturarono. 
«Scusa la domanda personale m-ma tu... sei una escort a senso unico?» Domandò insicura la ragazza. 
Il significato di quelle parole colpì Sara e il suo respiro si fece superficiale. Deglutì e rispose. 
«No tesoro, non lo sono.» 
Thea annuì e sempre con le gote in fiamme e gli occhi luccicanti che ipnotizzavano Sara pose la domanda successiva. 
«Mi trovi... Mi trovi attraente? O per lo meno, potrei esserlo?» 
Sara deglutì ancora e sorrise malefica. 
«Assolutamente, lascia che te lo dimostri.» 
Oh merda, Oliver mi ucciderà.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un incontro strano – Arrow One-shot 2 ***


Attenzione!! Possibile piccolo spoiler, anche se facilmente intuibile dagli episodi fino ad adesso doppiati in italiano di Flash, per chi riesca a comprenderlo. In questo presente è quindi presente Barry Allen ma non ho messo il racconto tra le crossover perché è presente anche nel telefilm di Arrow.

 

18230_743279262460563_6539495380309090305_n


«Salve, ci conosciamo?» 
Barry si voltò verso la voce e si trovò davanti un giovane uomo sorridente, sembrava famigliare. 
«No, non credo, ma mi pare di averla già vista da qualche parte.» 
L’uomo si guardò in giro e prese Barry per un braccio trascinandoselo dietro. 
«Hey, dove stiamo andando?» 
«In quel caffè carino laggiù, sono sicuro che abbiamo un po’ di cose da dirci.» 
«Ma lei non mi conosce, o almeno, non sembra esserne sicuro. E poi io non conosco lei.» 
«Si, ma appena si è voltato ho avuto una conferma, lei è proprio qualcuno che vorrei conoscere.» 
Barry non capiva a pieno quel discorso, forse si era perso una parte del discorso o forse la persona che lo stava facendo accomodare a un tavolo sotto un ombrellone era semplicemente un pazzo. Ad ogni modo il comportamento strano lo aveva incuriosito quindi ordinò qualcosa, probabilmente la prima cosa del menù, alla cameriera carina e lanciò un altro sguardo al suo nuovo amico. 
«Mi dica, come mai sembro una persona che vorrebbe conoscere? Perché sa, non mi hanno mai abbordato, figuriamoci per strada, e non sono propriamente di quella sponda.» 
L’uomo sorrise divertito mentre si guardava di nuovo in giro, sembrava che gli fosse necessario controllare l’ambiente intorno a lui. 
«Sai, io te abbiamo una cosa in comune, una cosa molto importante e altamente segreta.» 
Barry si mosse a disagio sulla sedia. Che cavolo sta blaterando questo? 
Mentre fissava sconcertato l’uomo all’udito gli giunsero tante voci. Moltissime, che si accavallavano e cercavano di sovrastarsi. Guardando verso la strada vide una folla avvicinarsi, sembravano manifestanti e urlavano uno slogan indistinto. 
In mezzo a quel vociare indistinto udì il suono di una bambina, stava piangendo e chiedeva aiuto. Si alzò e si precipitò verso la massa infiltrandosi a forza di spintoni. Sarebbe stato tutto molto più semplice se avesse usato la sua velocità ma, dopo un paio di occhiate alle proprie spalle, si era reso conto che il tizio lo seguiva e non poteva correre via in modo così aperto. 
Grazie al cielo, e anche per sfortuna, la folla li divise e Barry si concentrò sulla vocina. Pareva affievolirsi e con un enorme sforzo il velocista si districò tra le persone e prese in braccio la bambina riportandola ai lati della strada. 
«Eccoti, per un attimo non ti vedevo più. E tu piccolina? Sei stata trascinata dalla folla?» A Barry prese un colpo, come aveva fatto quell’uomo a ritrovarlo? Cominciava decisamente a inquietarlo e il fatto che stesse accarezzando la guancia della lo stava preoccupando. Sembra un maniaco. 
«Si, e adesso noi andiamo a ritrovare i suoi genitori mentre tu… se vuoi puoi andare.» 
«Bel modo per liquidare le persone, ma per tua sfortuna dovrai rimanere con me ancora per qualche minuto. Ho due cose da dirti.» 
Fantastico, qualunque cosa sia spero si contenga, siamo davanti a una bambina. L’uomo si avvicinò in modo pericoloso a Barry mettendogli una mano sulla spalla e sussurrò. 
« Numero uno, piccolo Flash, qualcuno che sta sopra di te non ti vuole propriamente bene, o almeno non nel modo che vorresti tu. Numero due, qualcun altro, a cui piace molto vestirsi di verde, sta per essere minacciato da una persona che crede di aver ucciso, perché non vai ad aiutarlo?» 
Gli occhi del ragazzo si spalancarono mentre l’uomo si allontanava, si voltava e iniziava a camminare. 
«Aspetta!» 
«Si?» Si voltò l’uomo con un sorrisetto. 
«Cosa vuol dire e chi sei?» 
L’uomo picchiò il tacco della scarpa contro il marciapiede e poi proseguì mescolandosi con la folla, alle sue spalle una parola appena udibile. 
«Tommy»

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La missione – Arrow One-shot 3 ***


wertyujk


«Spero che tu stia scherzando! Non puoi volerlo fare davvero.» Roy era furente e di certo il manichino con cui si stava allenando non ne stava beneficiando. 
«Non sto scherzando, e non ti permetterò di rovinare tutto. Sei troppo giovane e stupido per capire? Bene, allora ti costringerò a comprendere.» 
Le minacce di Oliver lo fecero fermare, sembrava così serio e le implicazioni delle sue parole spaventavano il ragazzo. Sapeva che se si fosse intestardito troppo sulla questione, con il senno di poi, se ne sarebbe pentito ma non poteva lasciare che il peggio accadesse. Con il fiato corto si voltò verso l’uomo e lo guardò dritto in viso. 
«Oliver, le tue minacce non mi spaventano, e tanto meno so come potresti attuare qualcosa di tanto terribile da solo. Non ti lascio andare, o mi porti con te oppure rimani qui con me e le mie adorate bacinelle d’acqua.» 
Un sorriso traditore minacciò di spuntare sulle labbra dell’uomo ma lui costrinse i muscoli facciali a distendersi nell’espressione seria che stava riservando a Roy da ormai un quarto d’ora. 
«Tu e le bacinelle d’acqua potete tranquillamente rimanere qui a farvi compagnia mentre io mi occupo di Slade, ti prometto che tornerò prima che l’acqua evapori e cominci a sentirti solo.» 
Roy camminò fino al tavolo, oltrepassando l’altro e ignorando le sue occhiate. 
«Ascolta, so quanto è importante per te la questione ma sappi che, nonostante io sia tentato di rimanere a casa a fare altro stanotte, se vai tu vado anche io. Adoro Thea e non voglio che perda suo fratello.» 
Prese in mano l’asciugamano sul tavolo, appoggiandovisi, e se lo passò sui muscoli madidi di sudore. L’arciere lo stava osservando con le braccia incrociate e sembrava riflettere. 
«Non ti spaventa che attui la mia minaccia?» 
Roy confuso scosse la testa, non capiva a che cosa l’uomo si riferisse. Si era decisamente incantato a guardare dentro a quei meravigliosi occhi. Oliver dovette mal interpretare il gesto dell’altro e si avvicinò a grandi passi, prelevando l’asciugamano, e cominciando a passarlo sul collo del più giovane. 
«Quindi non ti interessa se» scese sulle clavicole «io decidessi finalmente» sui pettorali «che è decisamente sbagliato» sull’addome piatto «fare sesso con l’ex della mia sorellina» ancora più in basso «e non ti permettessi più di giocare con la mia di bacinella» si piegò a raccogliere delle gocce di sudore con la lingua dal solco dell’ombelico. Roy tremò e ispirò forte mentre osservava la scena. Va bene, concentrati, e ricordati che sei dominato anche da qualcosa che sta al di sopra del tuo fratellino. L’auto rimproverò sembrò funzionare e tentò di rispondere attraverso la lussuria. 
«Potrebbe… potrebbe anche interessarmi ma non credi che saresti proprio tu… o meglio la tua bacinella, a risentire della mia mancanza.» 
«Non saprei, sai, Oliver Queen ha un grande fascino, forse la tua mancanza è sostituibile.» 
Roy inspirò profondamente per il duro colpo, lui poteva anche scherzarci sopra ma i sentimenti che provava per l’uomo erano autentici. Probabilmente sarebbe stato lasciato indietro, come il resto delle amanti del miliardario, e avrebbe pianto in un angolino buio senza farsi vedere. Il suo silenzio dovette aver parlato troppo e sul viso dell’uomo più anziano si dipinse uno sguardo pensieroso. È la volta buona che si stanca. 
Il ragazzo però non avrebbe mollato dopo così poco e cercò di ristabilire l’atmosfera sensuale di prima. Si leccò le labbra e mosse i fianchi portando la mano dietro alla nuca bionda e riavvicinandola al proprio ventre. 
«E non c’è un modo per convincerti che sono insostituibile? Oppure che sarebbe preferibile andare con me piuttosto che da solo?» 
«Roy, senti, scusa per quello che ho detto prima, stavo scherzando. Non sei sostituibile ne come collaboratore e neppure come mio amante, mai.» 
Amante. Non lo aveva mai chiamato così, probabilmente per le altre conquiste di Oliver era normale, ma per lui era una cosa talmente speciale che non riuscì a trattenere un tremito. L’uomo se ne accorse e con dolcezza avvolse le proprie braccia attorno alla vita del ragazzo tuffando il naso dentro ai capelli morbidi. Si abbassò fino all’orecchio, vi infilò la lingua e ci soffiò dentro. Un piccolo mugolio sorpreso provenne dall’altro e i fianchi si mossero di nuovo, il bisogno che si risvegliava. 
«Non è che non ti voglia con me, ma sei prezioso e non voglio che ti faccia del male. Sarai anche forte ma non invincibile.» 
«S-se stai cercando di confondermi il cervello e farmi dire cose stupide mentre non ragiono in questo modo, non ci riuscirai. Sono determinato nel starti accanto.» 
Il ragazzo percepì il sorriso dell’uomo sulla propria pelle e altre scariche di eccitazione lo pervasero. 
«E va bene, giovane impavido, ho una terza opzione da proporti. Che ne dici di fare il tuo altroper tutta la notte insieme a me?» 
Prima di sentire qualunque risposta Oliver premette le proprio su quelle del ragazzo. Il contatto era dolce ma insistente e con un mugolio la bocca di Roy si arrese a quella invasione afrodisiaca. Le lingue si incontrarono e danzarono nella sua bocca. Sentiva i respiri di entrambi e a ognuno di essi Oliver si avvicinava ancora di più e invadeva la sua cavità umida con ancora più voracità. Si era orma quasi del tutto piegato all’indietro sul tavolo arcuando la schiena. 
Quando finalmente si staccarono la testa gli girava e se non fosse stato per il tavolo o per le braccia forti di Oliver probabilmente sarebbe già stato a terra. 
Col fiato corto rispose al uomo imbarazzato. «Ma con altro intendevo fare zapping col telecomando e mangiare schifezze.» 
«Oh, ma col telecomando potremo sicuramente farci qualcosa e non rimarrai di certo affamato con me.»

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3110213