Rooksville

di Ranocchia_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New City ***
Capitolo 2: *** A bad surrise after holiday ***
Capitolo 3: *** Littlest problem and a "quietly" afternoon(Pt1) ***
Capitolo 4: *** Littlest problem and a "quietly" afternoon(Pt2) ***



Capitolo 1
*** New City ***


La vita del Killer è molto più complicata di quel che si pensa.

Bisogna essere abili nel pedinare la propria vittima, nel saperla uccidere, e nel sapersi dileguare subito dopo.

Ma chi dice che un Killer non possa avere anche una vita "normale" al di fuori del proprio "lavoro"?

Slender, infatti ci dice sempre che dobbiamo essere "Utili alla società" oltre che fare varie bravate in giro per la città.

Lui stesso, a stento ancora ci credo, lavora in biblioteca.

Eh eh magari come attaccapanni con tutti quei tentacoli che si ritrova.

Da quando ci siamo traferiti qui ci dice di uniformarci al mondo esterno, fatto sta che non ci ha fatto uscire mai, un paio di volte ho provato ad uscire di nascosto. Avevo un bisogno carnale di sangue. Sentivo il dovere di stringere il manico del coltello in mano di affondarlo nel petto di una mia vittima. Sentivo il bisogno di sentire le urla, di sporcarmi di quel vitale liquido rosso. Putroppo Slender mi ha beccato e mi ha chiuso in camera.

Mi lavo il viso ed alzo lo sguardo sullo specchio.

Non sono ancora abituato a questo aspetto da umano, avere lineamenti così "normali", senza guance squarciate, o senza i cerchi neri attorno agli occhi, neanche mi riconosco a momenti.

Mi piace pensare che chi mi conoscerà penserà che io sia normale. Sento l'adrenalina salirmi dentro. Spero solo di non rabbonirmi troppo.

Lego i capelli in un codino basso e mi dirigo in camera.
Mi stiracchio facendomi scrocchiare le spalle.

Apro l'armadio e prendo una canotta bianca e dei blue jeans.

Una volta vestito esco dalla mia camera e percorro il corridoio.
-"Jeffyyy!! Fratellone!!"-
Mi sento tirare per la mano verso il basso. Mi giro.
Sally mi sta sorridendo, si è fatta due piccole treccine, è strano vedere anche lei umanizzata, i suoi occhioni verdi sono così vivi, indossa un vestitino color canarino, senza spalline e con una spilla a fiori sul petto.
Le sorrido tirandole una guancia. È l'unica a cui voglio bene veramente credo, per lei farei di tutto anche tingermi i capelli di rosa!... No okay quello no.
-"Allora piccoletta pronta per andare a vedere la nuova città?"-
Camminiamo in corridoio andando verso le scale. Lei mi guarda annuendo.

-"Certo!! Sarà una bellissima avventura!!!"-
Le accarezzo la testa sorridendo.

-"Certamente piccola. Ora andiamo a fare colazione?"-
La prendo in braccio e la faccio sedere sulle mie spalle, inizio a scendere le scale quasi correndo.

Lei muove le piccole gambe stringendomi la testa.

-"Siiii!! Ho una fame da lupi! Dai dai corri! Altrimenti Ben ci frega tutto!!"-
Come l'ho educata bene ad essere egoista sul cibo, queste sono soddisfazioni!

Rido e corro giu dalle scale il più velocemente possibile.

Mi dirigo in sala da pranzo ed entro.
-"Buongiorno Jeff, Giorno Sally!"-
Slender è seduto a capo tavola, le gambe incrociate, abbigliato con una camicia bianca e dei pantaloni neri leggeri, sorseggiava una tazza di caffè mentre leggeva il giornale.

Ricambiamo il saluto e faccio scendere Sally dalle mie spalle e la metto seduta su una sedia.
Faccio per sedermi sulla sedia accanto ma qualcuno la sposta facendomi quasi cadere a terra.

-"Giorno Jeffry."-

Ben mi guarda sghignazzando tenendo con due dita una ciambella con la glassa al lampone.

-"Giorno Drowned. Sempre mestruato tu eh?"-
Rido sedendomi e versando in un bicchiere del succo d'arancia.

Lui sbuffa e si sistema un ciuffo biondo pettinandosi i capelli all' indietro.
-"Giorno a tutti!!"-
Jane e Nathalie fanno ingresso nella sala.

A momenti mi casca il bicchiere di mano, Ben le guarda con un pezzo di ciambella tra i denti, con la stessa mia espressione.

Jane indossa un top nero con lo scollo a cuore ed un fiocco sul davanti, niente spalline, short e i ray-ban poggiati in testa.

Nathalie un bichini militare con degli short di jeans molto chiaro, lunghi fino a mezza coscia ed i capelli legati in una coda sulla nuca.
Si siedono e iniziano a mangiare.

Jane lancia un occhiataccia a me e a Ben facendoci distogliere lo sguardo dai loro corpi.

-"Cos'è non avete mai visto una ragazza in costume voi due?"-

Scocciata beve del caffè, togliendosi gli occhiali dalla testa.

-"Ecco.. fa strano vedervi... "normali""-
Ben giocherella con uno dei suoi piercing imbarazzato guardando fuori dalla finestra.

Io mi limito a finire il mio succo e a torturarmi le mani dandomi dei piccoli pizzichi. Lo faccio sempre quando sono in imbarazzo, o quando sono nervoso, dipende.
Nathalie ridacchia e sussurra qualcosa all'orecchio di Jane che a sua volta si mette a ridere.

Mi mordo l'interno della guancia irritato. Odio quando si comportano cosi..così.. da ragazze.

Slender si alza mettendosi gli occhiali.

-"Bene ragazzi. Vediamo di iniziare bene la permanenza in questa nuova città okay? Oggi cercate di ambientarvi e fatevi qualche amico. Io vado a sistemare le cose per le vostre iscrizioni a scuola e poi vado a lavoro. Mi raccomando non fate casini. Jack e Masky sono ia usciti vi incontrerete verso ora di pranzo suppongo. Beh buona giornata a tutti. Ci vediamo questa sera."-

Si alza, e mettendosi la tracolla esce di casa.

Quel coso è maledettamente inquietante nonostante abbia un aspetto umano. Lo preferivo senza faccia sinceramente, ora mi sento continuamente sotto il suo sguardo, è una cosa che non sopporto.

Una volta finito tutti di fare colazione usciamo di casa. Okay che siamo Killer ma a me sembra la residenza estiva degli Addams più che una casa, ci manca solo il cimitero in giardino insomma!!

Sally prende la mano a Jane saltellando nel vialetto.

-"Noi ora andiamo un po in spiaggia ragazzi, ci sentiamo per messaggio su dove vederci a pranzo!!"-

Nathalie ci saluta con la mano correndo avanti.

-"Non ammazzate nessuno."-

Jane ci guarda- o meglio guarda me- severa prendendo Sally in braccio e seguendo Nathalie.r

-"Ciao fratelloni!!"-

Sally ci saluta squotendo la manina e sorridendo. Ricambio il sorriso mettendo le mani in tasca.

Ben ridacchia guardandomi.

-"Mi tratta sempre come fossi un irresponsabile. Che rottura di palle."-

Sbuffo scocciato mordendomi l'interno della guancia.

-"Beh "Signor responsabilità" che vuoi fare ora?"-

Ben muove il piercing sul labbro con la lingua guardandomi annoiato.

-"Tu lo sai cosa vorrei fare. Ma non si può."-

Mi appoggio allo steccato giocando con la lametta che ho appesa al collo.

-"Non puoi ammazzare qualcuno la prima volta che usciamo di casa. Slender ti ammazza questa volta."-

Lo guardo quasi con odio.

-"Per te è facile parlare. Puoi entrare in qualsiasi computer e prenderne il controllo facilmente. Tu non sai cosa è il piacere del sangue. Il piacere di vedere supplicare la propria vittima di sentirla urlare dal dolore che le infliggi con le ferite. Io voglio sembrare normale. Ma è comunque difficile esserlo veramente."-

Si avvicina a me e poggia una mano sulla mia spalla.

-"Dai amico. Vedrai che ce la farai. Poi se proprio non resisti parlane con Slendino, magari ti aiuta. Piuttosto ora vorrei fare una cosa, che forse ti tirerà su il morale."-

Lo guardo interrogativo inarcando un sopracciglio.

Lui mi sorride sornione.

-"Ho visto un tatuatore niente male vicino al centro, un bel tatuaggio per iniziare direi che è d'obbligo no?"-
E ti pareva, il solito tamarro.

-"E quando lo avresti visto dato che non siamo mai potuti uscire?"-
Lo guardo. Incrocio le braccia solo per trattenere la voglia di saltargli addosso e pestarlo a sangue.

-"L'ho visto quando siamo arrivati! Semplice no?"-
Sorride iniziando a camminare.

-"Ah.. certo."-

Sussurro andandogli dietro.

Il tragitto verso questo benedetto tatuatore mi sembra il più lungo che abbia mai fatto. Per strada ogni fottuto essere umano dotato di bulbi oculari ci fissa. Quanto vorrei poter estrarre tutti i bulbi oculari per poi giocarci a biglie. Ma devo attenermi alle regole ed essere normale.

Però il biondo ossigenato qui davanti non è di gran compagnia. Non fa che farsi il fighetto con ogni creatura femminile che gli passa davanti.
"Pesce lesso." Penso.

Certo che però, immaginare Ben col corpo di un merluzzo che offre fiori alle ragazze mi fa letteralmente morire. Mi scappa una risata.

Finalmente quando arriviamo dal tatuatore Ben entra tutto gasato. Non so proprio che gusto si trovi nel farsi infilare un ago inchiostrato nella pelle solo per uno stupido disegno.

Resto fuori. Mi fa letteralmente schifo il solo immaginare la scena, preferisco non vederlo.

Oddio essere un Killer psicopatico e schifarsi per la realizzazione di un tatuaggio non è molto coerente, ma che volete. Ognuno ha le sue croci.

Mi accendo una sigaretta e faccio un giro, guardandomi intorno.

Sentire il fumo percorrermi la gola ed uscire dal naso è una sensazione che amo, mi rilassa moltissimo.

Entro in una piazza circolare col pavimento formato da cerchi concentrici bianchi e neri che formano dei gradoni, che a loro volta finiscono al centro incorniciando una fontana piuttosto vecchia.

Mi avvicino e mi siedo su un gradone poggiando la testa sullo spigolo e guardando il cielo.

Finisco la sigaretta e chiudo gli occhi buttando fuori il fumo senza fretta.

Devo essermi appisolato, sento il vocio di un gruppo di persone che si avvicina, apro gli occhi ed alzo la testa.

Un gruppo di turisti scende i gradoni dalla parte opposta alla mia.

Davanti c'è una ragazza, avrà più o meno la mia età. Credo sia la guida.

Fa posizionare il gruppo sugli scaloni e si siede sul bordo della fontana. Ci sono delle grate saldate. Non me ne ero accorto prima.

Incrocio le mani sedendomi, la guardo ascoltando ciò che dice al gruppo.

-"...Questa è la fontana dell'Inizio, i padri fondatori della città trovarono una grossa falda acquifera sotto il punto dove ci troviamo ora. La città si è sviluppata tutto intorno ad essa, formando dei quartieri concentrici. Si dice che l'acqua di questa fontana oltre a provenire dalla falda acquifera sottostante, provenisse anche da un lago a ottantasette chilometri di distanza da qui.."- Un uomo, o maiale dovrei dire dato che è grasso come fosse imbottito di ciambelle, la interrompe sorseggiando una bibita.

-"Ma perchè ci sono le grate a saldare la fontana? L'acqua non è potabile?"-

-"Ci stavo arrivando signore- sorrise -Dicevo, si dice che in questo lago durante il periodo della persecuzione alle streghe, vi ci fossero state fatte annegare molte donne tra cui ragazzine di appena 13, 14 anni e che tramite questa fonte le loro anime, tormentate dalla atroce morte, tornassero in superficie e prendessero possesso di chiunque bevesse quest'acqua.

Nel 1894 testimonianze scritte dichiarano che "la fontana iniziò a far sgorgare acqua rossa e densa simile a sangue, facendo inondare la piazza ove essa aveva loco e che da quella stessa acqua si sprigionassero le urla delle tante donne uccise, portando alla pazzia chiunque le ascoltasse anche solo per un istante""- la ragazza aveva un tono di voce serio. Mi protengo in avanti ascoltando interessato. Finalmente qualcosa che mi interessi veramente.

Il pubblico avanti a lei ha espressioni attonite, solcate da una vena di disgusto, di ribrezzo.

Mi fanno ridere, vedessero quello che combino io allora, li immagino gia svenire, paonazzi dall'orrore. Mm che bella visione sarebbe però vedere una fontana sgorgare sangue.

-"Ovviamente non si hanno prove materiali che questo sia accaduto realmente.. - ricomincia a parlare stringendo al petto un taccuino, come se la cosa la stesse rattristando- Però le leggende sono fatte per questo! Per far immaginare che qualcosa sia successo, e per fare nascere curiosità e meraviglia nelle persone. Beh..direi che qui possiamo concludere la nostra visita. Grazie mille per avermi ascoltato signori, fate una buona permanenza nella nostra città e non dimenticate di passare alla Festa d'Autunno questo weekend!"- sorride salutando con la mano il suo pubblico che rumorosamente risale i gradoni e si disperde nelle vie del centro.

Leggende.. anche io sono una leggenda teoricamente.

La guardo, si appoggia alla grata guardando l'acqua pensierosa. I capelli corti, castani le finiscono sul viso, li rimette a posto fissandoli dietro l'orecchio. Gli occhi neri sono persi nel vuoto.. velati da una sorta, di tristezza.

Mi rendo conto di starla fissando. "Magari dovrei smetterla" penso, ma poi che stalker sarei?

Inizio a fissarla sgranando gli occhi.

Mi alzo e scendo avvicinandomi a lei. Resto lì immobile a fissarla.

Riecco quella sensazione. La voglia di sangue è più forte del solito. Voglio...uccidere.. voglio uccidere lei. Senza volerlo inizio a sorridere. Quel sorriso malsano che mi proviene dal profondo dell'anima.

La mano nella mia tasca tocca qualcosa di freddo. Poi ricordo, Il mio coltellino a serra manico! Lo stringo nella mano avvicinandomi ulteriormente alla ragazza.

Lei fissa l'acqua dietro le sbarre come ipnotizzata.

Avvicina una mano ad un occhio asciugandosi una lacrima che sta per scendere.

Mi blocco. Perchè, sta piangendo?

Una parte di me mi urla di pugnalarla, di macchiare quella maglietta grigia di rosso, di guardare negli occhi quella giovane sconosciuta e vedere la vita abbandonare il suo corpo. Ma sento anche un altra voce, mi sembra appena un sussurro sotto quelle folli urla.

Allento la presa sul coltello togliendo la mano dalla tasca. Stringo i denti reprimendo il desiderio di uccidere a stento. Le sfioro appena la spalla.

-"Tutto bene?"- Le parole escono dalla bocca da sole.

Mi sento come in gabbia. Un mostro in un involucro troppo forte per essere rotto.

La vedo sussultare, e alzare il viso verso di me.

-"Come scusa?"-

Ha appena un filo di voce, mi sento strano, davvero sto provando compassione per un umana?

-"Mi chiedevo se stavi bene, ho notato che piangevi."-

Dico guardandola dall'alto verso il basso con superiorità.

-"Non sono affari che ti riguardano."-

La sua voce si fa più dura, mi guarda con orgoglio e fierezza. Ha gli occhi lucidi, ma non danno più segno di cedere nel pianto.

-"Era molto interessante quello che stavi raccontando prima. Davvero questa fontana ha sgorgato sangue?"- La guardo poggiando una mano sulla grata della fontana.

Lei mi guarda a sua volta, con sorpresa come a dire "stava ascoltando?"

-"Beh.. Secondo i documenti del 1715, è accaduto veramente, ma non ci sono testimonianze oculari del fatto, tranne una. E neanche si può considerare tale- mi guarda – Scusa non voglio annoiarti, ora devo andare. Se hai bisogno di fare ricerche su questo argomento l'archivio cittadino è da quella parte."-

Indica verso una grande via a destra alzandosi e mettendo la piccola borsa a tracolla.

Mi alzo a mia volta. Mi avvicino a lei da dietro e sottraggo con abilità il taccuino dalla borsetta.

-"Okay grazie dell'informazione."- Sorrido cordiale salendo al livello della piazza.

-"Prego."- mi guarda diffidente, per poi girare i tacchi ed andare dalla parte opposta alla mia.

Il mio sorriso si trasforma presto in un ghigno. Guardo il taccuino nella mia mano. Ha la copertina color sabbia, tenuta chiusa da un elastico spesso nero.

Lo apro e leggo l'intestazione alla prima pagina.

 

"Gwen Jill Stuart

Registro di fenomeni paranormali e ricerche alchemiche"


Sotto il titolo c'è una annotazione in piccolo.

 

"In caso di smarrimento portare il quaderno presso la libreria Ali di gabbiano"

E chi ha intenzione di riportarlo? Io no di certo. L'ho trovato ora è mio.

Giro la pagina iniziando a leggere.


"In questo diario raccolgo tutte le testimonianze di fenomeni paranormali, e formule alchemiche che possono e potranno servire in futuro per produrre pozioni e rimedi curativi.
Alcune di queste formule sono purtroppo impossibili da realizzare a causa della mancanza di materiali, mentre altre, sono di magia nera, quindi proibite anche solo da nominare.
Nel corso dei miei studi proverò che queste ultime, sono semplicissime formule, non create per recare danno ad alcun essere vivente.
Proverò che tutto ciò che è paranormale o, come lo definiscono alcuni "magico", esiste realmente, a costo di rischiare la mia vita per portare a termine questi studi."

 

Chiudo il libretto mordendomi il labbro e soffocando una risatina. Ho idea che la permanenza qui sarà molto piacevole.

Infilo il taccuino nella tasca dei pantaloni ricordandomi di colpo di Ben.

Da quanto è che lo ho lasciato dal tatuatore??

Guardo la via di fronte a me ed inizio a camminare verso il negozio, per fortuna è vicino, la strada è abbastanza facile da ricordare.
Guardo l'insegna, "Black Orange", ma dico io si può chiamare uno studio di tatuaggi così?

Entro sospirando. Nelle mie orecchie si diffonde della musica metal a dir poco pesante.
Faccio una smorfia. Non disprezzo il genere ma sparato così addosso a chiunque entra non è proprio il massimo. Le pareti sono dipinte di arancione, gli infissi di legno in nero, con foto di tatuaggi e con foto autografate di cantanti e attori. Ci sono due divanetti di pelle nera, su uno di questi una ragazza sta bevendo un cappuccino sfogliando una rivista con i disegni per i tattoo. Mi avvicino.
-"Scusami, sto cercando un mio amico, è un tappetto, biondo, occhi marroni...l'hai visto per caso? È entrato qui circa un oretta fa credo"-

Lei alza lo sguardo dalla rivista verso di me, ha gli occhi color ghiaccio contornati con del trucco nero. Alza un sopracciglio squadrandomi da capo a piedi. Indossa degli occhiali con la montatura nera, muove la bocca in una smorfia facendo notare un piercing, uno smiley se non sbaglio.

-"Veramente no. Sono arrivata da poco qui. Però aspetta chiedo.- Guarda il separè alla sua destra chiudendo la rivista- Keviin!! Vieni qua!!"-
Sento lo sferragliare di un qualche attrezzo per tatuaggi ed un borbottio indistinto.

Da dietro il separè appare un uomo. Avrà una quarantina d'anni, stento a crederlo data la sua forma fisica. Corpo tonico, muscoloso ed abbronzato, ovviamente immancabilmente tatuato ovunque. Una barba corta curata e perfetta e due piccoli baffi. I capelli brizzolati, corti sui lati con un ciuffo spettinato sulla fronte. Camicia bianca semplice smanicata, e pantaloni neri borchiati.

La ragazza lo guarda alzandosi.

-"È un amico del nano da giardino di prima. Sai dove è andato?"-
Incrocia le braccia guardandolo negli occhi.

L'uomo non risponde, dirige lo sguardo dalla ragazza a me ed iniziando fastidiosamente a squadrarmi da capo a piedi.,

La sua bocca si piega in una smorfia simile ad un sorriso.

-"Pensavo che non avrei mai visto qualcuno con la pelle così chiara. Sei pallido come una mozzarella.- Si avvicina iniziando a girarmi intorno -Mh ragazzo che ne dici di fare anche tu un tatuaggio? Sarebbe il tuo primo tatuaggio qui a Rooksville, quindi offre la casa."-

Mi tocca le braccia immaginando chissà quali disegni e colori da inciderci sopra, come se la mia pelle fosse una tela immacolata da riempire. Ed in effetti è così.

Mi inizia a dare un po sui nervi, non sopporto di essere squadrato e/o fissato così.

Mi scosto allontanandomi. Non rispondo, mi limito a guardarlo in silenzio.

La ragazza ridacchia accendendosi un piccolo sigaro ed alzandosi in piedi.

-"Lo hai spaventato Kev. Aaah tu e i tuoi atteggiamenti da maniaco eh? Quando la smetterai?"-
Si avvicina all'uomo poggiando un braccio sulla sua spalla in modo da farlo abbassare, e soffiandogli il fumo dritto sugli occhi.

-"Ahh zitta Ellison. Non sono maiaco, sono un nobile artista del tatuaggio. È diversa la cosa."- le da una schicchera sulla fronte sbuffando e riniziando a guardarmi.

-"Allora? Tatuaggio? -Si riavvicina guardandomi la schiena- Mh che sò una bella fenice che percorre le spalle e la spina dorsale, oppure un occhio di Rah sul collo, oppure ancora un.."-

-"No grazie."- Lo interrompo infilandomi le mani in tasca e guardandolo.

Lo vedo cadere come dalle nuvole ed assumere un espressione delusa.

-"Ok Ok amico. Ma se vuoi un tatuaggio sai dove trovarmi"-

Mi fa l'occhiolino, il che mi fa letteralmente rabbrividire.

Mi schiarisco la voce riniziando a parlare.

-"Comunque dove è il mio amico? Ero qui per lui."-

Kevin mi guarda e andando oltre il separè mi fa cenno di seguirlo.

Entriamo in un altra parte della stanza dove ci sono due poltrone ed due piccoli carelli sui quali sono poggiati i vari arnesi e colori.

In fondo alla stanza c'è un divanetto dove, con le cuffie nelle orecchie e quello stramaledettissimo nintendo fra le mani, è sdraiato quell'elfo liofilizzato di Ben.

-"Non è voluto andarsene, così ti aspettava qui, però non si è scollato dal divano."-

Soffoca una risata pettinandosi i baffi.

Guardo Ben avvicinandomi.

Neanche fa in tempo ad accorgersi di me che gli tiro un pugno in testa talmente forte che gliela potrei spaccare.

Lo vedo contorcersi ed alzare la testa verso di me con lo sguardo perso.

Appena realizza che sono io, sgrana gli occhi tastandosi il bernoccolo.

-"Ma cazzo fai?!"- si alza facendo come per colpirmi il petto.

Gli poggio una mano sulla fronte stringendogli la testa e bloccandolo mentre lui continua a dimenarsi cercando di colpirmi.

-" Ma sei scemo!? A momenti mi ammazzi con quel pugno! Aaahg appena riesco a raggiungerti ti fracasso la faccia!!!"-
Ridacchio sbadigliando e guardandolo con sfida

-"Magari se cresci mezzo metro ce la fai."-
Lo vedo arrossire fino alle orecchie dalla rabbia e mordersi il labbro girandosi offeso.

-"Tsk. Non è colpa mia se sono morto che ero un nanetto ancora."- sussurra scrocchiandosi le dita.

Sbuffo scompigliandoglli i capelli.

-"Dai andiamo. Gli altri ci stanno aspettando."- vado verso il separè guardando Kevin.

-"Grazie di averlo tenuto qui."- Lo guardo facendo per mettermi le mani in tasca.

Lui mi poggia un braccio sulle spalle sbilanciandomi e sfregandomi le nocche sulla testa.

-"Di niente mocciosetto. E comunque se vuoi un tatuaggio chiama eh!"- Ride lasciandomi andare e spingendomi verso la porta.

Ben guarda Ellison iniziando a fare il cascamorto.

Lo trascino via prendendolo per il colletto del giacchetto e portandolo fuori nella via.

Lui si divincola come un bambino poi arrendendosi alla mia presa.

Incrocia le braccia e cammina accanto a me borbottando qualche parola incomprensibile.

-"Che ore sono Ben?"- lo guardo e poi alzo il viso verso il cielo.

-"pfu..mhmhhhmm"- riprendo a guardarlo perplesso inarcando le sopracciglia.

Non mi guarda. Tiene il viso girato dall'altra parte rispetto a me.

Ahg che cazzo di moccioso.

-"Non mi dire che ti sei offeso."-

-"Tsk. Tu almeno eri gia sviluppato quando sei diventato così. Io no invece. Se sai che mi fa male pensarci perchè ti piace tanto distruggermi l'autostima così?"- Mi guarda con un broncio stampato sul viso.

Sospiro rassegnato, ma ti pare che deve essere così infantile?

-"Ok. Mi scuso."- Lo guardo fingendo un piccolo sorriso, sperando che lo rabbonisca.

Lui mi guarda ed alzando la testa cammina avanti spedito sculettando come una stupida oca permalosa.

Continuiamo a camminare ed io continuo a chiedermi che ore sono. Sento il battere di un orologio, anche molto vicino a giudicare dal volume del suono.

Conto i rintocchi sperando che simboleggino un ora vicina a quella del pranzo.

Dodici rintocchi precisi. Sul mio viso si stampa un sorriso innaturale. Corro avanti e gli prendo il polso trascinandomelo dietro seguendo con il naso un piacevolissimo odorino di pizza.

 

 

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Capitolo 2
*** A bad surrise after holiday ***


Lo trascino in una piccola piazza con un giardino alberato sul lato destro, dove dei bambini stanno costruendo un piccolo palco facendosi aiutare da alcuni adulti.

Annuso l'aria e guardo verso sinistra. Avanti a me c'è la pizzeria. Lascio andare Ben e mi fiondo al suo interno affamato come se non avessi mai mangiato. Mi avvicino ai tavoli notando che alla cassa non c'è nessuno.

Ben mi segue tastandosi il fondoschiena per la botta che gli ho fatto dare.

Mi siedo al bancone e suono il campanello.

-"Arrivo!"- Una voce dalla cucina.

La porta bianca si apre, facendo apparire un ragazzo.

Avrà più o meno diciotto anni, capelli lunghi biondo platino, acconciati in ordinate ciocche rasta, a loro volta legate in una coda sulla nuca.

Gli occhi a mandorla verdi e luminosi, sull' orecchio destro indossa un pendente con una pietra azzurra, mentre all'orecchio sinistro porta un auricolare, tipo quelli per i cellulari.

Si avvicina al bancone guardandoci con un sorriso cordiale.

-"Buon giorno! Cosa desiderate?"-

Faccio per aprire bocca ma Ben mi precede.

-"Allora, io vorrei- guarda il menù pensieroso poggiandosi un dito sulle labbra e gonfiando le guance- patatine grandi, una pepsi grande, e una capricciosa!"-

Sorride guardando il ragazzo che intanto prende le ordinazioni, e poi inizia a guardarmi.

-"Tu invece?"-

Guardo il menù indeciso mordendomi l'interno della guancia.

-"Io prendo una pizza margherita semplice ed una sprite media. Grazie."- lo guardo accennando un sorriso.

Lui ricambia il sorriso porgendoci due vassoi.

-"Cinque minuti e le pizze sono pronte!"- Ci poggia davanti le bibite e da a Ben le patatine.

-"Grazie mille"- borbotta iniziando a divorarle.

Faccio un cenno con la testa per ringraziarlo ed infilo le mani in tasca.

Sento la copertina ruvida del taqquino. Me ne ero quasi scordato!

Lo prendo e lo apro ghignando leggermente.

Ben sorseggia la coca guardandomi.

-"Osha è uello?"-

Biascica a mezza bocca protendendo il viso sul libretto.

Scanso il diario impedendogli di vedere.

-"Roba mia."- Lo guardo in cagnesco, lo vedo sbuffare e sedersi di nuovo bene.

Mi siedo di tre quarti per essere sicuro che il nano non legga. Sfoglio la seconda pagina riprendendo a leggere.

 

"Fuochi fatui.
Qui a rooksville i fuochi fatui sono molto comuni. Si possono avvistare facilmente nel bosco, al cimitero, a volte anche in spiaggia se c'è un po di nebbia.
Ho deciso di studiare i loro movimenti per circa un anno, e sono giunta a conclusioni alquanto interessanti.
Nel periodo che va dalla nostra festa d'autunno a più o meno Halloween i Fuochi fatui aumentano notevolmente, e se avvistati il loro colore è variabile da un viola chiaro, ad un azzurro ghiaccio.
Durante i mesi di Novembre e Dicembre, fino ad arrivare a metà Febbraio i fuochi fatui.."
 

Il ragazzo mi poggia davanti il piatto con la pizza destandomi dalla mia lettura.

Alzo lo sguardo e bofonchio un grazie addentando uno spicchio di pizza e riniziando a leggere.

"...i fuochi fauti sono in grado di emettere dei suoni, e durante il loro girovagare apparentemente senza senso , possono condurre dove l'animo della persona che li avvista si ritiene al sicuro, o addirittura dove è realmente al sicuro da un pericolo imminente. Per il resto del periodo dell'anno i fuochi fatui hanno comportamenti normali, fatta eccezione per cinque giorni di marzo nei quali i fuochi fatui si incentrano soprattutto intorno al Castello del Corvo. Io durante la mia vita ho avuto occasione di vederne parecchi.
E mi è capitata una cosa che non ho mai notato durante gli appostamenti.
Il fuoco fatuo era a pochi centimetri da me, sentivo la sua aura, pian piano vedo il suo colore cambiare, diventare da blu cielo, ad un rosso, acceso con qualcosa di familiare al suo interno, non so spiegare bene.
Provando a toccarlo ho avvertito una sensazione strana nel petto, come se il mio cuore fosse stato pompato di colpo di aria.
Dopo quell'avvenimento non mi è più capitata una cosa simile."


Faccio per prendere l'ultimo spicchio di pizza, possibile che sono stato cosi veloce a finirla? Ne avrò mangiate si e no cinque fette.

Alzo lo sguardo sul piatto e noto che tutta la pizza che in teoria doveva essere rimasta è misteriosamente sparita.

Chiudo il libretto guardando Ben con gli occhi inniettati di sangue.

Sorride leccandosi le dita soddisfatto mentre sorseggia la pepsi.

-"spero ti vada di traverso brutto ladro."-

Ringhio fra i denti prendendo il portafoglio.

Il ragazzo fa il conto ed io pago torturandomi il labbro con i denti per la rabbia.

Ben si alza mordicchiando uno stuzzicadenti e salutando esce dalla pizzeria.

Il ragazzo mi porge un volantino.

-"Se ti interessa questo weekend c'è la Festa d'Autunno. C'è la fiera, il palio. È divertente! Invita chi vuoi!"- mi sorride inclinando la testa.

Guardo il volantino e poi dirigo il mio sguardo verso di lui.

-"Cosa sarebbe questa Festa? È da stamattina che ne sento parlare ma non ci ho capito un tubo."-

-"È la festa per commemorare la fondazione della città e questa tradizione si rifà ai riti propiziatori per il raccolto che si facevano nell'antichità. È molto interessante come manifestazione."-

Mi gratto il mento per poi guardarlo.

-"Ci farò un pensierino."-

-"Comunque piacere- tende la mano verso di me- io sono Simon"-

Stringo la mano diffidente, rilasciandola subito.

-"Piacere. Jeff."-

-"Siete in vacanza ?"-

Prende i vassoi e li pulisce mettendoli a posto.

-"Veramente ci siamo trasferiti qui da poco. Viviamo in un quartiere vicino al centro.>>

-"Oh! Bene! Quindi verrete al mio college con molta probabilità. Se hai bisogno di aiuto chiedi pure!"-

Sorride grattandosi la guancia.

Ma in questa città sono tutti così gentili e smielosi?? Mi viene da vomitare.

Annuisco lievemente guardando un contenitore di leccalecca accanto alla cassa.

Avvicino la mano prendendone uno rosa e bianco.

-"Quanto costano questi?"-

Lo guardo frugando nelle tasche.

Lui pone la mano avanti come a fermarmi.

Lo guardo interrogativo.

-"Considerando quanto hai pagato grazie al tuo amico direi che quello è un omaggio della casa.."-

Ride guardando verso la porta.

Metto il leccalecca in tasca mugugnando un grazie a mezza bocca.

-"Ci si vede allora."-

Vado verso la porta accennando un saluto con la mano.

-"Ci si vede!"-

Non mi giro a guardarlo, filo dritto fin fuori il locale.

Ben mi aspetta giocando con il nintendo, ha le guance gonfie come uno scoiattolo con la bocca piena di ghiande.

Diciamo che "quella" è la sua espressione da gamer.

Gli do una pacca sulla testa camminando avanti.

-"Dai muoviti elfo. Voglio andare a casa, sono stufo di stare in giro."-

Accendo una sigaretta mettendo una mano in tasca, e giocando con il passante dei pantaloni col pollice.

Ben mi segue ignorandomi, tutto per seguire quel dannato giochetto che ha fra le mani.

Indietreggio e lo guardo ricordandomene.

-"Poi non mi hai fatto vedere il tatuaggio!"-

Alza lo sguardo dallo schermo verso di me ricordandosene a sua volta.

-"Con l'incazzatura che mi hai fatto prendere me ne sono scordato."-

Mi guarda con severità e si scopre la spalla sinistra.

C'è un piccolo tatuaggio nero con lo stemma di zelda con una piccola scritta sotto.

"Forever a part of me"

-"Carino..non ti facevo così passionale"-

Poggio una mano sul petto alzando il viso e socchiudendo gli occhi per prenderlo in giro.

Lui sbuffa ricoprendosi la spalla.

-"Tsk. Tsk, tu non capisci un cazzo tanto lo so! Quindi non me la prendo!"-

Sorride soddisfatto camminando allegramente davanti a me.

Il resto del tragitto è un continuo botta e risposta di battutine da parte mia verso i suoi confronti (a volte alcune di queste sono anche deprimenti ma non riesco proprio a trattenermi)

Appena arrivati a casa veniamo letteralmente investiti da una tempesta con cilindro e giacca a pois.

Mi massaggio il fondo schiena dolorante schiacciato totalmente da quell'essere mostruosamente troppo colorato, decisamente TROPPO colorato.

Ben è totalmente schiacciato quando veniamo stretti e scossi di qua e di la come fossimo due pupazzetti.

-"Ragazziiiii!! Buona sera!! Da quanto tempo!!! Sono così felice di vedervi!!!!!"-

Giuro che se mi squote ancora un po gli vomito addosso.

-"SPLENDOR PER L'AMOR DEL CIELO FALLA FINITA!!!!"-

Sbraito dando un pizzico sul braccio del bambino troppo cresciuto in questione.

Ci lascia andare.

Muove i viticci che gli spuntano dalla schiena come una moltitudine innumerabile di code, agitandole a destra e a manca come fosse un cane che scodinzola nel vedere i propri padroni.

Ben si trascina in salotto con la schiuma alla bocca, mezzo soffocato da quella stretta troppo "affettuosa"

Guardo Splendor alzandomi da terra.

-"Come stai Jeffy? Tutto bene? Ti diverti qui? Hai trovato quanche amico??"-

lo fulmino con lo sguardo andando in cucina e prendendomi un bicchiere d'acqua.

Da quando una volta lo ho aiutato a salvare un gattino da sopra un albero mi tratta come se fossimo amici per la pelle. È ossessionato da qualunque cosa io faccia.

Mi mette a disagio, è imbarazzante e soprattutto se inizia a fare gli occhioni da cucciolo ferito ed indifeso non riesco proprio a dirgli di no.

Mi siedo su uno sgabello facendo roteare l'acqua nel bicchiere.

Lo squadro da capo a piedi scrutando la sua forma "umana".

Ha i capelli lunghi, lisci color cioccolato, e due grandi occhi blu che mi fissano incorniciati da due guance rosse e lucide, ed un sorriso infantile.

-"Come è andato il viaggio?"-

Lo guardo mordicchiandomi il labbro disinteressato.

Si siede sulla penisola dondolando i piedi come un bambino.

-"Benissimo!! Trender mi ha anche portato a comprare dei vestiti nuovi, però non mi piacciono molto, sono troppo seri e stretti."-

Gira i pollici gonfiando le guance.-"Modificali no?"- lo guardo posando il bicchiere.

Gli si illuminano gli occhi e annuisce tando forte che penso che la testa gli si stia per staccare.

Lo saluto con la mano, mi alzo e vado verso il salotto.

Percorro il corridoio e salgo le scale andando in camera mia.

Che stupido moccioso che è. Dovrebbe avere più di qualche secolo ma non mi pare che li dimostri più di tanto.

Entro in camera e mi butto sul letto con pesantezza.

Sono sfinito, morto di caldo e con un malditesta non indifferente.

Mi sdraio a pancia in su guardando il soffitto, prendo il piccolo quaderno beige dalla tasca dei pantaloni ed inizio a sfogliarlo.

Le descrizioni che vi sono all'interno sono mostruosamente realistiche ed interessanti, c'è una così varia gamma di mostri e creature sui quali leggere che sono indeciso.

Decido di chiudere il libretto e mettermi a disegnare.

Meglio che mi rilasso un po così.

Metto le cuffie e prendo il blocco da disegno iniziando a imbrattare il foglio.

Il carboncino scorre veloce e fluido sul foglio.

Non so cosa sto disegnando. Non mi piace progettare. Mi piace iniziare un lavoro ed avere la sopresa per cosa verrà fuori una volta terminato.

La musica mi entra in testa, facendo come calmare quella follia cieca che mi chiudo dentro, come se fosse una dolce ninna nanna in grado di calmare il mostro che sono realmente.

Mi viene da riflettere su molte cose che ho fatto in passato, e alle quali non posso sfuggire, ne tanto meno posso cancellarle come fossero inutili scarabocchi.

Non è stata colpa mia se sono diventato così.

È stata colpa di quegli inutili e disgustosi umani.

Stringo il blocco fra le mani spiegazzando lievemente il foglio.

Non ho rimorsi di averlo ammazzato. Era un insignificante schifoso essere, indegno di continuare vedere, ridere, scherzare, amare, vivere.

Doveva morire.

Lo meritava dopo tutto quello che mi aveva fatto.

 

"Allora anche la tua famiglia? Anche loro meritavano di morire?"

 

Sbarro gli occhi.

Loro. Loro...non mi hanno aiutato, sono stati solo buoni a mandarmi dallo psicologo per farmi curare i primi attacchi, ad allontanarsi quando iniziavo a mostrare segni di follia.

Anche loro meritavano di morire.

Tutti meritano di morire. Tutti coloro con i quali condivido la mia aria meritano di morire.

Sbuffo pesantemente mettendomi una mano sulla faccia.

Sto sudando freddo, il cuore sembra mi stia esplodendo nelle orecchie, lo sento pulsare attraverso il petto che si agita ad ogni battito. Respiro lentamente sperando di calmarmi.

Con mia sorpresa ci riesco facilmente.

Porto il mio sguardo dal palmo della mano poggiata sugli occhi al foglio sulle mie gambe.

Ho finito il disegno e lo ammiro con curiosità.

Ho disegnato un cervo, più bianco della luna stessa, con le corna adornate da centinaia di teschi. Sulla schiena del cervo nascono due grandi ali nere, gocciolanti di sangue in alcuni punti.

Sono soddisfatto devo dire. Sono anche migliorato a dirla tutta quindi posso solo che essere contento.

Lo stacco dal blocco e con due piccoli pezzi di scotch lo attacco al muro grigio della mia stanza.

Questa casa sarà anche "adatta" allo stile di Slender ma è decisamente troppo morta.

Bisognerebbe fare qualcosa per renderla migliore.

Ah ma mi sono sentito? Sembro Trender quando inizio a fare il minuzioso in fatto di arredamento.

Mi siedo sul letto accarezzandomi il mento.

I capelli mi scendono lunghi e morbidi sulle spalle.

Sfioro una ciocca prendendola fra due dita.

Magari dovrei tagliarli, dopo mi faccio una doccia e li accorcio ora voglio rilassarmi un po.

Chiudo gli occhi poggiando la schiena al muro ed iniziando a dondolare la testa a tempo di musica.

 

 

*Intanto in un altro edificio della città*

 

Cerco di colpirla con una delle provette che gli sto lanciando, ma quella dannata codarda si è nascosta dietro il divano.

-"Carol esci fuori da li e affrontami da donna!!!"-

Sbraito dando un calcio al tavolo e facendo agitare le fiale ed i contenitori di vetro che vi sono sopra.

Mi guarda mortificata e tremante come un coniglietto di fronte ad un lupo famelico.

Ringhio fra i denti uno "tsk"

-"Giuro che ti ammazzo Carol."-

Mi poggio una mano sul viso passandola poi fra i capelli.

Ho il viso accaldato, probabilmente sarò rossa come un pomodoro a causa di tutta questa rabbia.

-"Io non ho fatto a posta, non so come sia potuto succedere! Il diario c'era prima di pranzo!! mi sono accorta solo dopo di averlo perso.."-

Parla a mezzavoce uscendo con cautela dal suo nascondiglio e spingendosi verso il muro sperando magari di diventare un tutt'uno con esso.

Mi avvicino minacciosamente sbattendo il palmo della mano sul muro a pochi centimetri dal suo viso.

La guardo con una rabbia cieca e decisamente omicida che mi scorre dentro, vorrei staccarle la testa per la mastodontica cazzata che ha fatto.

-"Questo non cambia la tua situazione. Anzi. La peggiora notevolmente.- ringhio mostrando i denti- dovevi fare attenzione! Brutta stupida! Dentro quel diario ci sono formule che come tu ben sai sono pericolose, se dovesse cadere in mani sbagliate.. grrr ma cosa mi trattiene dal farti fuori?? Io non lo so parto in vacanza per due misere settimane affidandoti il diario, e quando torno a casa, quello stesso giorno, tu lo perdi. Sei incredibile davvero.-"

la vedo stringersi nelle spalle ed avvicinare le mani al viso.

-" Oggi ho dovuto fare il triplo turno di guida turistica Gwen!! Non ci pensavo sinceramente!!!"-

Mi blocco sbarrando gli occhi.

Trattengo una risatina.

-"Non ci pensavi..? era la prima cosa a cui dovevi pensare piccola cretina!!"-

-"Come sei esagerata Gwen dai calmati."-

Carol si rifugia dietro la sua schiena con i lacrimoni mentre lui mi scruta con quel suo solito sguardo indifferente e inespressivo.

-"Nathan io non sono esagerata. Dentro quel diario avevo scritto tutto quello che è successo negli ultimi tre anni. Se lo perdo veramente non saprò più come fare mi capisci??"-

lo guardo con il cuore che batte forte nella cassa toracica, i polmoni mi bruciano, ho la gola secca.

Prendo l'inalatore dalla tasca degli short e faccio un lungo respiro calmandomi pian piano.

Mi siedo sulla poltrona incrociando le gambe.

-"Cosa dovrei fare allora secondo te? Far finta di nulla e aspettare che qualcuno sfrutti qualche incantesimo a suo favore? Non ci tengo grazie."-

Nathan sospira sedendosi su uno sgabello e bevendo un frullato alla frutta.

-"Non ti sto dicendo di far finta di nulla scema. E poi non essere così pessimista, non è detto che sia finito in mani sbagliate. E comunque ascoltami bene, adesso con Carol ricapitoliamo ben bene il percorso che ha fatto, chi ha incontrato e gli orari, in modo che capiremo per quello che possiamo il perscorso che ha fatto il diario. Ma lo facciamo con calma e con il chakra in pace okay? Altrimenti l'elettronegatività che hai accumulato ti farà solo venire un gran mal di testa. Sono stato chiaro?"-

lo guardai socchiudendo gli occhi facendo roteare in aria una cordicella.

-"Cristallino."-

sussurro alzandomi ed avvicinandomi al bancone.

Carol sorseggia un succo di frutta guardandomi con rammarico.

Le do una pacca sulla testa sospirando. Forse ho un po esagerato in effetti, ma quel diario è troppo importante per me.

Iniziamo a fare una lista, su dettato di Carol, dei vari luoghi e delle varie persone che ha incontrato durante il giorno.

-"Alle otto e mezza ho iniziato il giro della città con un gruppo di greci... bla bla bla bla... poi verso le dieci ho fatto una pausa e sono andata a prendere un frullato da Flo, alle dieci e mezza ho rifatto il giro con degli americani e... bla bla bla.. tenevo il libretto in mano così potevo leggere la leggenda del lago delle streghe da li, una volta concluso con il gruppo mi siedo sulla fontana, un ragazzo mi stava fissando e poi si è avvicinato vedendo che stavo piangendo, stavo ripensando alla nonna tanto per chiarirci, e ha detto che la lezione era interessante allora lo ho indirizzato all'archivio cittadino, si è avvicinato ulteriormente e poi me ne sono andata snobbandolo totalmente, poi sono andata a casa a mangiare e la borsa è sempre rimasta accanto a me alle due sono tornata in centro e quando sono andata a prenderlo dalla borsa il diario non c'era più"-

Nathan ha scritto tutto per filo e per segno, io mi sono limitata ad immaginare le varie scene per farmi un idea.

-"L'unico che potrebbe averlo preso volutamente è stato quello stalker."-

Guardo Carol giocherellando con un ombrellino di carta.

-"Beh teoricamente potrebbe anche essere stato quel giovanotto."-

Nahtan si sposta i capelli dal viso con la matita riprendendo poi a mordicchiandola guardandoci entrambe.

Carol si limita ad annuire guardando il piano color bottiglia del tavolo.

-"Mi descrivi il ragazzo Carol? È uno di qui?"-

-"Se fosse stato di qui lo conoscerei e lo avrei detto no?- guarda Nathan sorpresa dalla troppa ovvietà della domanda- comunque, è alto più o meno un metro e settanta, avrà sui diciotto diciannove anni non di più, capelli lunghi neri, leggermente mossi, porta un ciuffo voluminoso verso destra, ed ha i capelli legati in una coda sulla nuca. Sull'orecchio sinistro ha due orecchini circolari, gli occhi sono blu scuri e sottili, ha la pelle praticamente quasi bianca ed indossava una collana con un ciodnolo a forma di lametta, dei jeans neri ed una canotta bianca semplice. Credo fosse americano data la sua parlata.. penso di aver detto tutto!"-

Trasalìì. In città non c'era nessuno così, iniziai a pensare al peggio.

E se fosse stato solo un turista di passaggio? Magari adesso il mio diario è dall'altra parte del paese e non potrò più recuperarlo. E se stesse gia utilizzando qualche formula? Non voglio minimamente pensarci.

Nathan gira un bloc-notes verso me e Carol mostrandoci un identikit del ragazzo.

Direi che fare tirocinio alla polizia gli fa comodo, è migliorato molto nei ritratti, soprattutto basandosi su delle semplici indicazioni.

Carol spalanca gli occhi e indica il disegno agitando la mano.

-"è lui è lui!!"-

Mi guarda sperando che così la mia rabbia si plachi, ma in realtà quest'ultima sta solo lasciando spazio ad angoscia e panico.

Cerco di mantenere la calma e dico con voce tremolante.

-"Ed ora...? come facciamo a sapere se è ancora in città oppure se la è gia svignata?"-

Nathan mi guarda accennando un sorriso.

-"Semplicissimo carissima Stuart. Ora usciamo e chiediamo in giro se qualcuno lo ha visto e se sa qualcosa di lui!"-

Sbuffo irritata. Ed io che pensavo di pottermi roposare dopo una vacanza impegnativa. Prevedo una lunghissima ricerca ahimè.

Annuisco col capo e mi alzo dalla sedia.

Mi sciolgo la cipolla che avevo legata sulla nuca e pettino i capelli con le dita districandoli. Prendo la giacca da sopra il divano e vado verso le piccole scalette con passo sicuro.

Apro la porta dello scantinato e mi giro guardando i due.

-"Allora andiamo?"-

Metto una mano in tasca prendendo le chiavi.

Loro si avvicinano ed escono dal seminterrato.

Chiudo a chiave la porta e salgo in giardino.

Guardo la finestra della mia camera alzando il viso.

Dovrei disfare le valige ma il diario è di gran lunga più importante.

Saliamo sulla Camaro color ambra di Nahtan e andiamo velocemente verso il centro.

Mi squilla il telefono.

Lo prendo dalla tasca dei pantaloni e sorrido rispondendo.

-"Yoo Bon!!"-

Mi appoggio al finestrino con la schiena mettendo i piedi sul sedile.

-"Yooo Gwennyyy!!"-

La sua vocetta squillante, l'unica cosa che non mi è mancata stando in vacanza.

Allontano leggermente il telefono sturandomi l'orecchia per l'urlo emesso dalla mia amica.

Rido somessamente riavvicinando il telefono.

-"Quando ci vediamo brutta megera?? neanche passi a salutarci ora che sei tornata??"-

la sento ridacchiare ed in sottofondo sento la voce di Joshua che ride e che urla di salutarmi.

Rido accostando la mano alla bocca ed accarezzandomi le labbra.

Guardo Nathan e Carol seduti sui sedili davanti.

-"Tranquilla Bonnie stiamo arrivando, tra cunque minuti siamo li"-

Sorrido scostando una ciocca di capelli dal viso.

-"Ookaaay! Ti saluta il mostro della laguna, ci vediamo al Pub mi raccomando! A dopo!!"-

Neanche faccio in tempo ad salutarla a mia volta che ha gia attaccato.

Reprimo una risata ma sulla mia bocca e sul mio volto non può fare a meno di formarsi un sorriso divertito.

-"Al Pub, giusto Gwen?"-

Nathan mi guarda negli occhi tramite lo specchietto retrovisore.

Annuisco sopstandomi sul sedile centrale e guardando la strada avanti a noi.

Stringo il ciodolo a forma di corvo che ho al collo nella mano con tutta la forza che ho in corpo, facendomi anche leggermente male con le ali appuntite della piccola sagoma nera.

Ritroverò il mio diario. Ad ogni costo. Te lo prometto mamma.

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Capitolo 3
*** Littlest problem and a "quietly" afternoon(Pt1) ***


Mi alzo lentamente dal divano. Sono rimasta sveglia fino a l'una per cercare in giro per la città informazioni sul diario, sono letteralmente e praticamente sfinita.

Mi massaggio la testa sentendola pesante e come se qualcuno la stesse gonfiando con una pompa per biciclette.

Mi trascino a fatica in cucina, nel tragitto sbatto la gamba contro il tavolo facendomi un male indicibile.

Imprecando a bassa voce accendo il faretto accanto al frigorifero e cerco nel cassetto avanti a me un aspirina.

La prendo dalla scatolina verde limone e la metto in bocca masticandola velocemente, il sapore non è sgradevole ma è dannatamente frizzante, però in fondo amo sentire le bollicine scoppiarmi sulla lingua e sul palato riempiendomi la bocca di quell'aroma di limone delizioso.

Bevo un sorso d'acqua e mi dirigo di nuovo verso il salotto, guardo fuori tramite la grande vetrata che da sul vialetto.

È ancora buio... chissà che ore sono.

Mi avvicino alla grande pendola a muro della nonna, posta accanto alle due librerie.

I miei occhi sono abituati a questa tenebra, riesco a leggere facilmente l'orario.

Quattro meno dieci.

Mi siedo sulla seduta di legno posta adiacentemente alla vetrata poggiandomi al muro con le spalle e stringendomi le ginocchia scrutando il paesaggio notturno.

Le case dall'altra parte della strada hanno tutte le luci spente. Perfino all'esterno non c'è nessuna traccia di illuminazione.

La grande quercia piantata accanto al vialetto per il seminterrato si estende sul cielo stellato, riesco appena a sentire il fruscio delle foglie nella lieve brezza della notte. Guardo la volta celeste sognando ad occhi chiusi, immaginando come sia essere una stella, e come sia guardare il nostro piccolo ed insignificante pianeta da quella distanza. Magari anche noi da lì sembriamo essere una minuscola stella... Chi lo sa.

Mi stringo nella felpa sfregando le mani sulle braccia.

Inizia a fare freddo, l'autunno è alle porte.

Credo che sia, l'unica stagione che odio realmente con tutta me stessa.

Rivolgo lo sguardo sul muro alla mia destra.

Ci sono delle cornici con le foto che ho fatto con mia madre.. sono state scattate ormai tre anni fa.

Mi manchi così tanto mamma. Mi sento vuota da quando non ci sei più.

Guardo con occhi vacui e costernati un articolo di giornale incorniciato.

Mi tornano in mente tanti di quei ricordi, tutte le voci del mio passato, tutti gli odori, le melodie, i colori che ho vissuto mi investono facendo confondere la mia povera psiche, gia tormentata per conto suo da paure ed incubi.

Porto una mano sul viso chiudendo gli occhi.

Faccio un respiro profondo, sento il cuore battermi nelle orecchie.

Mi distendo sulla liscia tavola di legno del sedile tenendo le gambe alzate, socchiudo gli occhi poggiando le mani sulla pancia.

Sto per appisolarmi quando qualcosa attrae la mia attenzione facendomi osservare il giardino avanti ai miei occhi.

Un piccolo fuoco fatuo è appena apparso sotto la quercia.

Mi risiedo di fretta poggiando una mano sulla fredda lastra di vetro della finestra.

La piccola cianotica fiammela vibra, si agita e si allunga seguendo il vento che spira da ovest.

Sorrido.

A quanto pare volevano darmi il ben tornato.

Continuo a guardare il fuoco fatuo come ipnotizzata dalla sua danza.

Si muove fluttuando leggiadro, volteggiando in aria come un azzurro e luminoso fiocco di neve.

Tutto a un tratto scompare, in una svavillante scintilla rossa.

Scendo dalla panca e salgo la piccola scala a chiocciola che mi porta al piano di sopra.

Percorro il corridoio ed entro nella mia camera, le valige devono ancora essere disfatte e sono appogiate davanti all'armadio.

Mi avvicino al letto e inizio a spogliarmi.

Fatto ciò mi stendo sulla morbida sopra coperta arancione accarezzandola ed odorandola come non lo avessi più fatto da anni.

Alzo le coperte e mi infilo sotto di esse lasciandomi avvolgere dal dolce tepore che queste stanno donandomi.

Stringo il cuscino con una mano annusandolo.

Odore di miele e fragole...quanto mi mancava.

Spingo il volto sul cuscino cercando di far penetrare quella dolce e piacevole fragranza respirandola a pieni polmoni in tutte le sue sfumature di odori.

Sbadiglio.

Il sonno inizia decisamente a farsi sentire.

Chiudo gli occhi canticchiando fra me e me una ninna nanna della quale ho ricordo fin dalla più tenera età.

Ben presto Morfeo cinge il mio corpo nella sua magia facendomi scivolare dolcemente nel oblio soave e ristoratore del sonno, facendo popolare la mia mente di immagini antiche a me familiari ma allo stesso tempo sconosciute.

 

 

*la mattina dopo*

 

 

Alzato dal letto mi dirigo pesantemente verso il bagno trascinando i piedi come fossi uno zombie.

Sbadiglio assonnato massaggiandomi la testa.

Apro l'acqua e mi bagno il viso sperando che il freddo del liquido mi svegli i neuroni.

Alzo il viso verso lo specchio gocciolante d'acqua.

Sbarro gli occhi sconvolto da ciò che vedo.

Il mio viso è tornato ad essere sfregiato.

Le mie guance sono squarciate ma prive di tracce di sangue, dei piccoli fili di pelle congiungono le due parti del "sorriso" come se si fosse staccato tutto da poci minuti.

I miei occhi sono cerchiati di nero, lacrimanti, sprizzanti di quella scintilla di follia e terrore che ho sempre tenuto dentro.

Ho come un peso sul petto, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato ma non riesco a ricordare cosa.

Apro l'armadietto dietro lo specchio e prendo una piccola boccetta con un liquido verde semi-trasparente al suo interno.

Apro la ampolla e ingoio in un solo sorso il contenuto di essa.

Inizio a sentire dei crampi all'addome quasi subito.

Vado verso la porta della camera barcollando.

Mi gira la testa, l'altra volta non è successo durante la trasformazione.

Cammino velocemente verso la fine del corridoio, verso la stanza di Slender.

Sono scoordinato, ogni movimento che faccio è dannatamente difficile, sento i muscoli irrigidirsi, sento come se l'aria stia diventando più pesante.

Fatico a respirare.

Apro la porta della camera di Slender con movimenti estremamente lenti.

Si sta vestendo, si gira con sorpresa guardandomi.

Sulla sua faccia vuota e bianca sembra dipingersi un espressione di preoccupazione e stupore.

-"Jeff..cosa ti è successo?"-

Si avvicina sorreggendomi.

Le ferite sulle mie guance iniziano a sanguinare.

Il battito del mio cuore è mostruosamente lento, sento che potrei svenire da un momento all'altro.

-"No..n lo so.. sono tornat..o normale h..o preso il siero ma..sto peggiorando."-

Mi prende in braccio poggiandomi sul letto e facendo adagiare delicatamente la mia testa sul cuscino.

Si siede su una sedia che ha avvicinato al letto con i viticci iniziando a massaggiarmi il petto in corrispondenza del cuore, facendo un massaggio cardiaco forse sperando che il mio cuore inizi a battere di nuovo normalmente.

Tengo gli occhi socchiusi, guardandolo con una sorta di panico che mi scorre dentro.

Dopo vari minuti inizio fortunatamente a respirare più facilmente, Slender si ferma mettendosi gli occhiali e osservando il mio viso tornato quasi totalmente normale.

Sfiora con la gigantesca e scheletrica mano la mia guancia passando sul percorso della cicatrice, della quale rimane solo una linea di sangue.

Mi apre un occhio osservando il suo interno.

Avere quel suo brutto muso così vicino non è così bello come potrebbe sembrare, sì è premuroso, ma fa ribrezzo comunque.

Lo guardo diffidente scanzandolo.

-"Ieri sera sei uscito Jeff?"-

Si pulisce la mano sporca di sangue sul suo fazzoletto da taschino guardandomi.

Mi siedo a fatica massaggiandomi la testa.

Faccio cenno di no squotendo il capo.

Mi prende per la maglietta costringendomi a guardare il tessuto.

-"Allora tutto questo sangue come lo spieghi??"-

Guardo la maglia abbassando lo sguardo.

Cosa...?

Ci sono macchie di sangue secche, ben diverse da quelle di un rosso più acceso del sangue che ho perso poco fa.

Guardo il gigantesco uomo spaesato, non capendo come sia possibile che quel sangue sia sulla mia maglietta.

-"Non vorrai mica dirmi che non ne sai niente Jeff."-

Si avvicina al mio miso corrugando quelle che dovrebbero essere le sue sopracciglia, con un aura nera che lo circonda, facendolo sembrare più minaccioso di ciò che è realmente.

-"Non ne so niente Slender. Io non ricordo di aver fatto nulla che possa avermi sporcato così tanto di sangue. Ieri sera sono andato a letto presto e non sono uscito."-

lo guardo con occhi sicuri e convinti incrociando le braccia.

Si allontana da me portando una mano sul mento e massaggiandolo con fare pensieroso.

I viticci si muovono lentamente come se fossero anche essi sospesi nella riflessione.

-"Mh.. ritengo sia stato solo un brutto scherzo di Jack."-

Si gira di nuovo verso di me incrociando le braccia.

Tsk. Laughing. Stupido, inutile, pagliaccio. Appena lo becco gli spacco quel ono gelato che si ritrov per naso.

-"comunque, perchè il siero mi ha fatto questo effetto?"-

Lo guardo con uno sguardo involontariamente preoccupato.

Sì lo ammetto, sono preoccupato per questa reazione, e se fossi allergico?

Lo guardo dritto negli occhi mentre lui inizia a trasformarsi in umano, la sua pelle si colora di un rosa chiaro tendente ad un color "vampiro" direi, la sua statura si abbassa notevolmente arrivando dall'essere alto fino al soffitto e più, ad esserlo poco meno della porta della stanza. I capelli gli crescono corvini e lisci, formando un taglio corto serio e composto. I viticci rientrano nella sua schiena con uno scricchiolio viscido.

Gli occhi si formano velocemente, diventando sottili e socchiusi come quelli di un gatto con l'iride di un colore simile al rosso.

Si mette gli occhiali avvicinandosi e prendendo con due dita il mio mento e guardando dritto nei miei occhi scrutandomi come nel più profondo dell'anima.

-"Credo sia stato un piccolo calo, considerando che il siero va preso sempre con lo stomaco pieno per evitare problemi."- socchiude ancora di più gli occhi facendoli ridurre a due fessure e mi tira una schicchera sulla fronte con le lunghe dita affusolate.

Lo guardo aggrottando le sopracciglia e sbufando.

-"Ok Ok sono tonto la so la storia."-

Mi alzo e vado alla porta.

Fa per dire qualcosa ma lo precedo.

-"Ora vado a mangiare cara mammina stai tranquillo."-

Ridacchio ed esco salutandolo con un gesto della mano.

Chiudo la porta alle mie spalle e mi dirigo in camera mia cambiandomi gli abiti macchiati di rosso. Mi do una rinfrescata e scendo al piano inferiore con calma mordicchiando una caramella. Mi sento osservato.

Un riflesso di luce arancione alle mie spalle.

Mi giro di scatto lanciando il coltellino verso il muro.

Toby è bloccato, bianco come un lenzuolo con gli occhi sbarrati per lo spavento.

La lama del coltello è conficcata fino alla metà nel muro e vibra appena sopra la sua testa.

Cade seduto su uno scalino pesantemente mantenendo quella espressione basita e terrorizzata.

-"M-Ma sei scemo?"-

Mi guarda con il petto che si alza e si abbassa più velocemente rispetto alla normalità, rialzandosi da terra.

Mi avvicino a lui prendendolo per il colletto della felpa ed alzandolo leggermente da terra.

-"Che fai? Mi segui proxy?"-

Ringhio sommessamente guardandolo fisso negli occhi.

-"Certo che no Jeff! Stavo solo scendendo le scale!!"-

Sorride fissandomi con occhi semi terrorizzati mentre il suo incarnato rinizia a prendere il suo colore abituale.

Sbuffo sommessamente fidandomi ben poco ed estraendo la lama dal muro per poi rimetterla in tasca.

Scendo gli ultimi gradini e cammino sullo scricchiolante parquet andando verso il salotto.

Toby mi si affianca.

-"Hey Jeff."-

Corrugo le sopracciglia ignorandolo ahimè a mio rischio e pericolo.

-"Hey Jeff.. Hey. Hey Jeff.. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff."-

Mi tappo le orecchie continuando a camminare.

Ma possibile che quando gli prende la fissa non lo smuove nessuno?!?

Accelerando il passo e sentendo quella continua tiritera, pur avendo le orecchie tappate, entro in salotto buttandomi sul divano travolgendo totalmente Ben che stava giocando col Nintendo e infilando la testa dentro i cuscini dall' esasperazione.

Giuro che gli tappo la bocca definitivamente ora.

Brontolando sonoramente esco dalla mia "cupola di sanità uditiva" col viso rosso come un peperone dalla rabbia e gli salto addosso come una furia, strappandogli quei quattro peli marroni che si ritrova in testa e facendo crinare una delle lenti color zucca dei suoi occhialoni da hippie.

Lui ride parando con estrema facilità i miei colpi per poi sparire teletrasportandosi fuori dalla finestra.

Dondola a testa in giu appeso al balcone facendomi la linguaccia.

Corro di fuori e mi aggrappo a lui buttandolo a terra ma ahimè non riesco ad agguantarlo in tempo

-"Hey jeff. Hey Jehh. Hey Jeff. Hey Jeff."-

Ride guardandomi con malizia e correndo in giardino.

Lo inseguo lanciandogli tutto quello che mi capita a tiro mancandolo sempre e solo perchè si teletrasporta in altri punti del giardino.

Con la coda dell'occhio guardo la piccola cuccia di legno scuro in fondo al giardino e sul mio volto non può che nascere un ghigno beffardo.

Afferro un pupazzetto di stoffaa.

Ha un grande cappello azzurro ed una cordicella sul retro, alla quale basta essere tirata per farlo parlare.

Prendendo con due dita la piccola corda guardo Toby che si è fermato continuando a ripetere quella cantilena esasperante.

-"Ok Ok mi arrendo. Solo.. afferra questo!"-

tiro la cordicella senza farmi scorgere e con lampo fulmineo lancio il pupazzo verso di lui.

Lo afferra con entrambe le mani guardandomi interrogativo.

Lo vedo sbarrare gli occhi sentendo la vocina meccanica del giocattolo dire "Giochiamo!!!" mentre la cordicella si ritrae nelle viscere del pupazzo.

Un latrato.

Smile esce dalla cuccia veloce come il vento, scodinzolando tanto veloce quasi da non vedere la coda, con la lingua a penzoloni e le orecchie dritte per l'emozione.

Salta addosso a Toby atterrandolo totalmente ed iniziando a leccarlo e sbavarlo in ogni angolo più remoto del suo corpo.

Ahh quando si dice giustizia divina.

Ridacchio guardandoli soddisfatto, Toby è letteralmente sommerso da quella montagna di pelo rossiccio, meglio di cosi non potrebbe essere, mi dico.

Vado verso il cancello del giardino mentre sento il ragazzo chiamarmi e supplicarmi di aiutarlo a liberarsi dalla presa dell'animale.

Mi giro sorridendo sadicamente socchiudendo gli occhi.

Lo saluto con la mano uscendo dal cancello e camminando per la via ignorando le urla di aiuto del mio "amico".

 

Camminando per le vie del centro sorrido tra me e me ripensando a Toby ricoperto della bava di Smile.

Che bellezza potersi vendicare. Non mi sento in colpa ne ritengo di essere stato crudele, se lo è meritato alla fine.

Raggiungo un piccolo parco giochi vicino al bosco, dove gli alberi iniziano ad infittirsi formando un bell'angolo fresco e riparato.

Mi inoltro un po nel piccolo boschetto cercando un posto dove sedermi.

Accarezzo il tronco di un grande faggio con la mano, facendo strusciare i polpastrelli sulle rughe della corteccia.

Mi lascio scivolare a terra sull'erba verde e morbida e distendo le gambe guardando tutto quel verde attorno a me e sentendomi per la prima volta dopo tanto tempo in pace con me stesso e con ciò che mi è attorno.

Osservo con occhi rilassati la natura attorno a me, ascoltando attentamente ogni suono che essa produce.

Il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie nella leggera brezza, lo scricchiolio dei rami.

Alzo il viso verso l'alto volendo godere della vista delle foglie in contro luce, ma un "qualcosa" o per meglio dire "qualcuno" cade su di me insieme al ramo sul quale era seduto, con una sinfonia di scrocchi e tonfi, tramortendomi completamente.

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Capitolo 4
*** Littlest problem and a "quietly" afternoon(Pt2) ***


Mi massaggio la testa spostando una massa di foglie da sopra il mio viso.

A fatica mi metto seduto guardando chi diamine ha osato disturbarmi/trucidarmi cadendomi addosso.

Un ragazzo è a terra con un pezzo del ramo spezzatosi poco prima accanto alla testa.

-"Si può sapere- gli afferro la testa affondando le dita nei capelli bruni- che cazzo facevi là sopra Liu??"-

Si contorce sotto la mia presa cercando di liberarsi la testa ma invano.

-"Je..ff lasciami cazzo..... mi fai male!!"-

lo lascio con violenza spolverandomi i vestiti dalle foglie. Dopo qualche minuto di silenzio fra noi, lo guardo gonfiando le guance irritato, siamo entrambi poggiati al tronco dell'albero.

-" rispondi si o no?"- lo guardo scocciato avvicinando il mio viso al suo.

-"Dormivo"-

Si gratta la nuca sorridendo come un bambino.

Resto in silenzio con un espressione perplessa stampata in volto.

-"Dor...mivi?"-

-"Pennichella pomeridiana!!"-

Rido sotto i baffi prendedogli la testa sotto il braccio e strusciandogli le nocche sul quel capoccione che si ritrova.

-"Ma quando ti deciderai a crescere eh??"- si divincola ridendo, per poi liberarsi e pettinarsi i capelli con le dita.

-" Teoricamente io sono più grande di te, quindi a rigor di logica sono gia cresciuto"-

dico socchiudendo gli occhi in un sorriso ammiccante.

Si alza in piedi sospirando.

Si spolvera i pantaloni guardando in basso, ma il suo sguardo, è assente, come portato a guardare la sfocata immagine di un triste ricordo.

Lui è l'unica parte della mia famiglia che è rimasta viva, non so neanche io come abbia fatto a sopravvivere dopo quella notte, ma il riaverlo incontrato, mi ha fatto sentire di avere ancora qualcosa a questo mondo.

(Ran- Tecnicamente caro Jeff, hai tentato di riucciderlo parecchie volte ma è stato praticamente inutile infatti ci hai rinunciato u.u solo per questo dici così caro sentimentalista -w-!!

Jeff- oh ma vai al diavolo sono io che faccio da narratore quindi fila via!!! *le lancia i coltelli addosso*)

Mi alzo a mia volta dandogli un pugno amichevole sulla spalla.

-"Dove si va marmocchio? Hai programmi?"-

lo guardo mettendo le mani in tasca.

Lui mi guarda mordicchiandosi il labbro inferiore squotendo la testa.

-"Vabè, senti, io vado a farmi un giro, ci vediamo dopo fratello."-

Alzo il pugno verso di lui, e lui facendo lo stesso lo batte sul mio sorridendomi.

-"A dopo, fratello."-

Ci scambiamo un sorriso, ed io mi dirigo verso il parco giochi di prima, dove una combriccola di ragazzini sta giocando sulle giostre.

Metto le cuffie nelle orecchie e cammino spedito, iniziando a girovagare per la città.

È un borgo molto carino, anche se il centro è a circa un kilometro dalla costa, l'odore di mare portato dalla leggera brezza che aleggia per le vie è fresco e gradevole.

I palazzi non sono alti più di due o tre piani, e il piano terra è in tutti formato da dei ciottoli di pietra scura.

Ha l'aria di essere uno di quesi paesini descritti nei libri.

Sul mio volto si vorma un ghigno malsano.

Automaticamente mi viene da pensare come sarebbe più accogliente questo luogo, se le strade fossero tapezzate di cadaveri e sangue, se tutti vivessero nel terrore della mia presenza, spaventati al punto tale da rinchudersi nelle proprie case e non uscire più.

Se potessi sfogarmi, non resterebbe vivo nessuno.

Sul mio volto è stampato un sorriso ebete quando mi accorgo di avere una colata di bava a lato della bocca.

La asciugo con la manica della felpa schifandomi di me stesso.

Sto messo male se sbavo ad immaginare 'ste cose!!

sospiro rassegnato riprendendo a camminare.

Ho una sensazione strana. Come, di essere seguito.

 

 

****°***°**°*°**°***°****

 

Lo stiamo seguendo da circa dieci minuti, da quando lo abbiamo incrociato al parco giochi.

È un ragazzo alquanto strano a dire il vero. Dalla descrizione di Carol mi sembrava chissà quale figo, invece mi sembra un ritardato. Sbava pure!!

Io e Nathan siamo una decina di metri più in dietro rispetto a lui.

Sistemo gli occhiali da sole scrutando lo strano individuo, presunto colpevole di aver preso il mio diario.

Non so, ma ha qualcosa di familiare.

Si è fermato.

Ha preso dalla tasca della felpa qualcosa: il mio diario!!

Nathan mi guarda, per poi rivolgere lo sguardo sul ragazzo.

-"Cosa facciamo Gwen?"-

Mi guarda di nuovo tenendo stretta in mano la fotocamera.

-"Per ora limitiamoci a seguirlo. Prima o poi dovrà pure fermarsi no?"-

ha ripreso a camminare!

Spedita lo seguo lasciando Nathan indietro.

Ha accellerato o sbaglio??

Svolta l'angolo tranquillamente.

Merda, devo raggiungerlo!!

Giro a mia volta l'angolo, ma è sparito.

Mi guardo attorno spaesata.

Come diamine è possibile sia sparito così???

-"Lo abiamo perso."-

Ringhio fra i denti guardando Nathan sconsolata.

-"Dividiamoci, io vado verso il centro, tu invece verso la spiaggia. Se hai novità ci sentiamo via telefono ok Nath?"-

collego gli auricolari al telefono infilandone uno nell'orecchio.

Lui annuisce e inizia a camminare nella parte opposta alla mia.

Dannato. Dove potrà mai essersi cacciato nel giro di pochi secondi?

Cammino scrutando attentamente tutto il paesaggio attorno a me, cercando una qualsiasi traccia di quello strano ragazzo bavoso.

Il cielo inizia ad annuvolarsi.

Speriamo non piova, oppure dovremo rimandare la festa d'autunno.

Come successe, quella volta...

 

 

* tre anni prima *

 

La pioggia batteva forte sui vetri di casa, io avevo la febbre. Ero distesa sul divano avvolta nelle coperte. Mia madre era appena uscita di casa. La avevano chiamata per un problema con i tralicci del palco per la Festa ed era dovuta correre lì.

Tra me e me speravo che tutto andasse bene perchè con quel tempo c'era il rischio che qualcuno si facesse male.

Mi addormentai poco dopi minuti sfinita dalla temperatura alta e dalle medicine.

Dopo non so quanto tempo, la suoneria del mio telefono mi fece risvegliare.

Risposi insonnolita e la voce bassa e rammaricata di una donna si fece sentire dall'altra parte del'aparecchio.

-"Pronto? Pronto Gwen?"-

-"Pronto...?"-

sussurrai ancora insonnolita sbadigliando.

-"Sono la signora Elionor."-

-"Signora Elionor, cosa succede...?"- mi stropicciai un occhio mettendomi seduta.

-"Si tratta di tua madre..."-

 

 

Mi stringo nelle spalle tristemente. A quel tempo non sapevo tutto quello che sarebbe scaturito da quel giorno. Tutte le ricerche che ho fatto, tutti i miei viaggi, i miei appunti, sono dovuti a quel fottuto maledettissimo giorno. Sono le uniche cose che potrebbero permettermi di fare qualcosa per mia madre. Per riportala da me.

Devo sbrigarmi a riprendere il diario.

Mi fermo all'incrocio fra due vie.

Se vado a sinistra vado a finire verso la cascata, mentre a destra vado verso il municipio.

Mentre rifletto, assorta nei miei pensieri qualcuno mi afferra da dietro tappandomi la bocca.

-"Indovina chi sono"-





DAN DAAAAN owo 
rieccomi con il quarto capitolo u.u (un po corto per i miei standard lo so ;w;)
eh eh eh chi sarà mai colui o colei che fa questo stupidissimo giochino a Gwenny? u.u
Jeff- -w- spero di essere io così le apro la pancia con colty *risata malefica con aura maligna attorno*
se eri tu di certo eri sul set no? u.u *regista pignola* e non qui a cazzeggire u.u
jeff- -n- peccato -n- 
detto tutto ciò u.u spero che il capitolo vi sia piacuto se si lasciate pure una recensione (anche oggi che è il primo maggio :D) un bacione verde verde
Ran-chan

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