I’m dreaming of a white Christmas

di Aleki77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 3: *** Terza e ultima parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


I’m dreaming of a white Christmas - Prima Parte

I’m dreaming of a white Christmas

 



 

 

Il pronto soccorso era da sempre un posto caotico e sicuramente poco accogliente, soprattutto durante le festività che rischiava di diventare un ingorgo sull’autostrada dopo un gigantesco incidente, ma quell’anno le cose sembravano andare esattamente l’opposto del solito. Pochi casi, banali e soprattutto niente d’impegnativo a livello mentale.

 

Cameron salutò con la mano una bambina che si era sbucciata un ginocchio giocando ai soldati con i fratellini e si rimise a compilare le poche scartoffie che le erano rimaste in arretrato.

 

Come assistente senior aveva stabilito che fossero i single scapestrati a coprire le trentasei ore a cavallo tra la vigilia e il giorno di Natale in modo da permettere alle famiglie di essere riunite e ai fidanzati di avere accanto la propria metà. Lei era un’eccezione, infatti, nonostante la cosa non fosse risaputa, aveva un nuovo ragazzo. La storia con Chase si era interrotta bruscamente ed era finita sulla bocca di tutti. Contro il volere degli interessati, le persone si erano schierati a favore dell’uno o dell’altro senza però accettare le spiegazioni che avevano tentato di dare, così Cameron aveva preferito tenere per sé quel neonato rapporto e del resto lui non era certo un caldo orso di peluche avvezzo alle coccole.

 

Le giovani infermiere avevano acceso la radio che stava diffondendo note canzoni natalizie, che, assieme ai festoni, rendeva l’ambiente più caldo e accogliente di quello che era abitualmente.

 

Cameron osservò i propri colleghi e sorrise, se la notte fosse trascorsa tranquillamente come prometteva d’essere, sarebbe riuscita a fare anche un pisolino come il dottor Sgrovich che stava dormendo con i piedi su di una scrivania. Aveva mandato il dottor Quad in radiologia con un paziente vittima di un incidente stradale, apparentemente sembrava stabile, ma le condizioni di un poli-trauma potevano variare velocemente. La maggior parte degli infermieri invece, era andato nel reparto di pediatria a sistemare i regali per i bambini e non erano ancora tornati.

 

Indispettita, Cameron mordicchiò il tappo della penna. Avrebbe desiderato rimanere a casa per accucciarsi accanto a lui, bere cioccolata calda e guardare le luci intermittenti dell’alberello che con tanta cura aveva preparato, anche senza renderla una serata diversa dal solito, eppure aveva fatto quella scelta per non metterlo ancora una volta con le spalle al muro. Sospirò un po’ insoddisfatta dai suoi stessi pensieri e cercò di godersi il Natale senza necessariamente cercare quel lato romantico che avrebbe desiderato, ma certamente le canzoni di Sarah McLachlan non le stavano rendendo le cose facili.

 

“Dov’è il caos, il sangue a fiotti e i bambini frignanti?” – Disse una nota voce maschile che ruppe l’incanto di quella tranquilla vigilia. – “E togliete quella nenia! Se vi arriva uno un po’ depresso si taglia le vene nel giro di pochi secondi!”

 

Cameron si voltò verso l’uomo e non riuscì a trattenere un sorriso. – “E tu che ci fai qui?”

 

“Che ci fai tu qui? Pensavo che fossi rimasta accucciata davanti all’albero a guardare le luci intermittenti mentre t’ingozzi di cioccolata calda!” – Con voce sprezzante e divertita.

 

“Puff!” – Disse la donna sistemandosi una ciocca di capelli. – “Dovevo dare il buon esempio e poi la domanda l’ho fatta prima io.” – Felice come non mai di averlo tra i piedi.

 

“Mi sono chiesto a chi è che potevo rompere le scatole e tu sei stata la prima a venirmi in mente.” – Lui la guardò con quel suo sorriso sfrontato che lei aveva sempre amato e Cameron sentì le gambe divenirle di gelatina.

 

“E dimmi House, perché non sei andato a rompere le scatole a Wilson oppure a Cuddy?” – Cercando di camuffare quelle scomode sensazioni.

 

“Stai scherzando vero? Sono con le rispettive famiglie e non avevo nessuna intenzione di essere trascinato in un pazzo Hanukkah!” – Come se in passato non avesse mai trascinato via Wilson da una di quelle noiose feste piene di parenti che non vedi da una vita e dalla quantità di cibo che potrebbe sfamare per un mese un villaggio del Darfur.

 

“Così sei venuto in un pronto soccorso monotono fino all’inverosimile per rompere le scatole a me?” – Portando le mani ai fianchi nella più tipica delle sue pose.

 

“Avevo pensato di fare un salto in chirurgia per andare a trovare un certo canguro, ma, visto i nostri recenti trascorsi, non mi è parsa poi una così buona idea.” – Mentre rubava un candy cane dal taschino di Cameron, che lo guardò roteando gli occhi fintamente infastidita.

 

“Già, sarebbe stata sicuramente una pessima idea.” – Firmò rapidamente la cartella della sua ultima paziente e poi lo guardò in quei meravigliosi occhi azzurri. – “Così sei toccato a me?” – Mentre si mordicchiava il labbro inferiore.

 

“Sempre che tu non preferisca che vada a trovare Foreman e Tredici oppure Kutner o Taub, ma non penso di meritare una tale punizione.” – Mentre posava lo sguardo ovunque purché non fosse sulla donna che aveva di fronte.

 

“Il che vuol dire che io sono un regalo?” – Sorridendo a quei sott’intensi tutto loro.

 

“Il meno peggio che c’è in circolazione in effetti.” – Accennando un sorriso.

 

Cameron sbuffò e roteò gli occhi, sapeva che non avrebbe mai ricevuto complimenti da lui, ma si sa, la speranza è l’ultima a morire.

 

“Ora che facciamo?” – Guardandosi attorno curioso.

 

“Facciamo?” – Quel plurale la sorprese perché sott’intendeva che lui sarebbe rimasto.

 

Lui non rispose se non con un cenno rapido del capo.

 

La donna rimase un attimo pensierosa e poi le venne una certa idea. – “Ti va una cioccolata calda?” – Avrebbe avuto il suo Natale anche senza essere nel proprio appartamento.

 

“L’hai fatta tu?” – Chiese diffidente.

 

Lei lo ignorò e andò in sala sosta, certa che lui l’avrebbe seguita. – “Siediti e bevi.” – Allungandogli un bicchiere colmo di densa cioccolata bollente.

 

Lui la annusò e poiché l’odore era invitate, iniziò a sorseggiarla. Cameron gli si sedette accanto appoggiando buona parte del proprio corpo contro quello dell’uomo. Un sorriso felice le si dipinse in volto: il suo Natale stava diventando perfetto.

 

“Grazie per essere venuto.” – Sussurrò felice.

 

“Prego.” – Disse lui accogliendola nel proprio abbraccio. – “Pensavo che avessi fatto grandi progetti per noi e invece ti ritrovo a lavorare qui come ogni giorno.” – Sussurrando quelle parole che temeva.

 

Cameron si lasciò sfuggire un sorriso. – “In realtà possiamo dire che li avevo anche fatti, ma so che tu non sei per queste cose, così ho pensato di salvare me dall’imbarazzo di chiedere e te dall’essere costretto ad accettare una cosa che non ti andava di fare.” – Le costava fare quella confessione, ma sapeva benissimo che lui preferiva l’onestà a finte e buone menzogne che con il tempo avrebbero fatto più male che un rifiuto ottenuto nell’immediatezza.

 

Lui sbuffò un poco. – “Sei troppo prevenuta nei miei confronti Cameron!” – Aumentando la presa sulla vita della donna in maniera possessiva.

 

“Forse.” – Mormorò lei.

 

“Dottoressa Cameron!” – Disse un’infermiera trafelata. – “E’ appena arrivata una donna gravida, ma non capiamo quello che dice.” – La donna fu sorpresa del tenero quadretto che si presentava davanti ai suoi occhi, ma saggiamente non disse nulla, ci teneva troppo al proprio posto di lavoro.

 

“Il dovere chiama.” – Disse con rammarico scivolando dall’abbraccio di House. – “Grazie per la visita.” – Salutandolo con una mano. Avrebbe desiderato ricevere almeno un bacio, ma aveva ottenuto più di quanto sperato e quindi uscì dalla stanza con serenità.

 

Lui le fece un cenno con il capo e lasciò che lei sparisse dietro alla porta. Sapeva che non era da lui essere romantico, ma non aveva resistito da solo nel proprio appartamento. Ogni anno aveva trovato uno svago diverso, ma quello sotto molti aspetti era un Natale diverso perché c’era Cameron ed era sua.

 

Sospirò un poco e si alzò da quello scomodo divano. L’aria era ancora satura dell’odore di lei e per un istante si ritrovò a rivivere quel caldo contatto che c’era stato tra loro.

 

“Ti stai rimbambendo vecchio mio.” – Disse a una stanza vuota. – “Fantastico! Ora parlo anche da solo!” – Scosse il capo e uscì.

 

--- fine prima parte ---

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


I’m dreaming of a white Christmas - Seconda Parte

Seconda parte

AVVERTENZE: Contiene delle frasi in spagnolo, tradotte dalla SuperFantastica House&Cameronthebest (la mia scimmietta Alex), la traduzione la trovate in fondo alla pagina.

 

“Non riesco a capire quello che dici.” – Si scusò Cameron con voce gentile.

 

La giovane partoriente e il marito parlavano solamente spagnolo e nessuno era in grado di comprenderli, tanto meno Cameron che al massimo sapeva dire buon giorno e buona sera.

 

“¿Mis niños están naciendo?” - Chiese la donna affaticata e frastornata. – “Tengo un dolór muy fuerte aquí” - Tenendosi l’ampio ventre con entrambe le mani.

 

“Stenditi.” – Disse Cameron indicando una barella, ma la donna non capiva.

 

Improvvisamente un piccolo scroscio d’acqua fece bloccare tutti: si erano rotte le acque.

 

”¡Oh madre de Dios!” - Gridò l’uomo spaventato. - ”¿Qué pasa?”

 

“Il tuo bambino sta per arrivare.” – Disse la giovane, ma la faccia spaventata della coppia gli fece capire che non avevano la più pallida idea di cosa avesse appena detto. – “Avanti, ci sarà pur qualcuno che parla spagnolo in quest’ospedale.” – Mentre lo sguardo correva da un’infermiera all’altra.

 

“Vuestro mocoso está llegando.” - Disse House comparendo alle spalle di Cameron.

 

Il messicano cominciò a muovere forsennatamente la testa e a indicare la propria compagna.

 

La giovane dottoressa tornò a respirare, lui conosceva lo spagnolo, avrebbe dovuto pensare immediatamente a lui. – “Per cortesia chiedile di salire sulla barella così che la possa visitare.”

 

“Non sono un interprete.” – Disse lui sdegnoso.

 

“Per piacere House!” – Con tono quasi supplicante.

 

“Túmbate en la camilla.” - Disse secco House mentre si strofinava scocciato il mento barbuto, non riusciva a resistere a quegli occhi verdi.

 

La donna non se lo fece ripetere due volte e obbedì, ma improvvisamente si piegò in due per il dolore di una contrazione particolarmente intensa.

 

“Ogni quanto ti vengono le contrazioni?” – Chiese Cameron quando notò che l’espressione della donna si stava lentamente rilassando.

 

Non ottenne risposta.

 

“House! Per piacere!” – Chiese esasperata la giovane dottoressa.

 

Lui sbuffò e si avvicinò al gruppetto. – “¿Cada quánto tienes este dolór?”

 

"Siempre.”

 

“Dilettanti!” – Sbuffò irritato. – “¿Cuánto tiempo pasa entre un dolór y el otro?”

 

La donna non rispose e si piegò maggiormente su se stessa a causa del dolore sempre più forte. – “Un minuto!” - Disse l’uomo che la accompagnava. - ”¿Estarán bien?” - Chiese il messicano preoccupato.

 

“Allora?” – Chiese Cameron impaziente.

 

“Ha contrazioni ogni minuto.” – Con faccia annoiata.

 

“Dille di aprire le gambe e di metterle sulle staffe.” – Mentre cercava uno speculum nel cassetto più vicino.

 

“Oddio Cameron!” – Posandosi una mano sul volto fingendo di essere sconvolto da quella frase. – “Non pensavo che potessi essere tanto esplicita!” – Gongolando come un matto guardando il viso sconvolto delle infermiere. – “Non pensavo che volessi vedermi fare sesso! E poi, così … in pubblico!?”

 

Cameron fece una smorfia, lo conosceva troppo bene per non sapere che una battuta del genere sarebbe arrivata. Sbuffò un poco infastidita, ma attese con pazienza che si decidesse a mandare avanti quel circo, il suo circo.

 

Alla fine House si arrese e ordinò alla donna di fare quanto detto, ovviamente mettendoci del suo. – “La doctora tiene que hacerte una visita, pon las piernas en aquellas cosas y esperemos lo mejor.”

 

Finalmente la giovane dottoressa riuscì a vedere il perineo della donna e la sua espressione ebbe un moto di sgomento. – “Merda!” – Si lasciò sfuggire. – “Chiamate in ostetricia, è completamente dilata e manca pochissimo alla fase espulsiva.” – Alzò lo sguardo verso la partoriente. – “Ti prego, non spingere fino a quando non te lo diremo.”

 

“¡No te atrevas a empujar! Hazlo sólo cuándo te lo diremos nosotros!” - Disse House mentre il suo sguardo si faceva serio.

 

La coppia si guardò spaventata chiedendosi mentalmente che cosa stava succedendo al loro bambino.

 

“In ostetricia sono bloccati con due cesari, dicono di cavarcela.” – Annunciò la più giovane delle infermiere con uno sguardo terrorizzato stampato in volto, non poi tanto dissimile da quello di Cameron.

 

“Da quanto non fai partorire qualcuno Cameron?” – Chiese House con un malefico sorriso in volto.

 

“Dal mio turno di rotazione in ostetricia, quindi secoli fa.” – Con lo sguardo cercò il collega che fino a poco prima dormiva accanto alla scrivania. – “Dov’è Sgrovich ?”

 

“E’ salito in radiologia perché Quad ha avuto dei problemi con quello dell’incidente.” – Disse l’altra infermiera.

 

“Fantastico!” – Mormorò Cameron. – “Vorrà dire che ci arrangeremo noi sul serio.” – Si guardò attorno e cercò di organizzarsi al meglio. – “Grace allestisci il campo sterile e prepara la paziente.Blanche allerta la patologia neonatale dicendogli di tenersi pronti per un monitoraggio di un neonato e procura un set per il parto. Io mi vesto.” – Cercando di essere pratica e di dare fiducia al personale.

 

Un grido bloccò tutti. – “¡Dios mío! Tengo que empujar ahora!”

 

“¡No te atrevas!” – Urlò House spaventando tutti i presenti. – “Cameron come te la cavi come quarterback?”

 

“Cosa?” – Mentre il volto le diventava esangue.

 

“E’ in fase espulsiva!” – Indicando l’apparato genitale della donna.

 

“Grace, un camice e un paio di guanti sterili numero otto e mezzo al dottor House. Subito!” – Ordinò, ritornando padrona della situazione.

 

“Non ci penso nemmeno.” – Comprendendo le intenzioni della grintosa dottoressa.

 

“Oh si! Questa sarà la tua buona azione di Natale, mio caro Grinch!” – Gli disse quasi sibilando. – “Grace aiuta il dottor House a vestirsi, non vedrà nascere un bambino da un paio di millenni.” – Con una punta di acidità nella voce.

 

House borbottò qualcosa cercando di prendere il largo, ma le due giovani infermiere con rapide mosse gli tolsero di mano il bastone e mentre una gli sfilava la giacca, l’altra riuscì a infilargli il camice sterile.

 

Nel frattempo i lamenti della donna raggiunsero vette inaudite per le sensibili orecchie del diagnosta che non poté far altro che sbottare nervosamente. – “¡Deja de quejarte! No eres la primera que va a parir!” – Si guardò attorno con sguardo omicida e fissò la radio che tranquilla continuava a trasmettere dolci canzoni Natalizie. – “E spegnete quell’affare! Non siamo mica a Natale!”

 

Si guadagnò un’occhiataccia della giovane infermiera che, approfittando di quel momento di distrazione, gli fecero indossare una buffa cuffietta e una mascherina di carta.

 

Cameron lo fissò distrattamente con la coda dell’occhio e non poté reprimere una risata. – “Il verde pisello ti dona.” – Riportando gli occhi sul collo dell’utero appianato della partoriente.

 

“Tu sai che questo ti costerà caro, vero?” – Con espressione crucciata e il tono grave della voce.

 

“Oh avanti, che sarà mai? Deve solo nascere un bambino, non ti sto certo chiedendo un patto scritto con del sangue.” – Mentre un sorriso leggermente diabolico comparve sul bel volto di Cameron. La giovane dottoressa guardò in volto la partoriente e cercò di trasmettere sicurezza e tranquillità, ma sembrava impossibile. – “Io mio chiamo Allison Cameron.” – Disse lentamente senza mai togliere lo sguardo dal volto della donna. – “Tu come ti chiami?”

 

“Oh avanti Cameron! Non ti ho insegnato nulla in tutti gli anni che hai lavorato per me? Un nome non conta ai fini di un trattamento!” – Disse il diagnosta mostrando tutto il suo disappunto.

 

“Non servirà ai fini di una diagnosi, ma per far nascere un bambino, questo bambino, abbiamo bisogno di tutta la collaborazione possibile soprattutto perché non intento eseguire una sinfisiotomia per la prima volta proprio questa sera.” – Con voce leggermente scocciata e infastidita. – “Traduci, su!”

 

House roteò gli occhi e fece per parlare ma fu interrotto.

 

“Mi nombre es Edith Gonzales” – Sussurrò la giovane partoriente, mentre un timido sorriso si faceva strada tra il dolore.

 

Ancora una volta House tentò di fare la sua parte traducendo, ma le due donne sembravano aver instaurato uno strano legame che lui non riusciva a comprendere.

 

“Blanche metti una cintura di monitoraggio alla nostra Edith e fai vestire anche il signor Gonzales.” - Propose Cameron con gentilezza mentre sentiva che parte della tensione la stava abbandonando, avere House accanto era dannatamente più rassicurante di quello che sperava.

 

“Che intendi fare ora?” – Chiese il diagnosta quasi appoggiandosi alla schiena della giovane dottoressa.

 

“Farla partorire e nei migliori dei modi.” – Sussurrò mentre controllava la distensione dell’utero.

 

“E se qualcosa dovesse andare storto?” – Mentre un senso d’inquietudine s'impossessava del diagnosta.

 

Cameron fece spallucce. – “Andrà tutto bene … e se insorgeranno problemi, ci sarai tu a risolverli.” – Sussurrò mostrando ancora una volta una fede inesauribile nelle capacità di Gregory House.

 

L’uomo si stupì ancora una volta di tanta fiducia, ma decise di non dire nulla, chi era lui per distruggere un dogma?

 

Una contrazione più forte delle altre e la donna urlò. – “¡Tengo que empujar! Tengo que empujar!”

 

“Oh merda!” – Sussurrò Cameron mentre controllava l’utero della donna. – “Ci siamo, vedo la testa.” – Mentre con una mano tastava la cavità uterina. – “Ora devi spingere Edith, più forte che puoi!”

 

La giovane partoriente li fissò disorientata non capendo quello che le era stato chiesto.

 

House si riscosse dalle proprie meditazioni e tradusse. – “¡Ahora puedes empujar! Empuja más fuerte que puedes cuándo llegarán las contracciones!” – Le ordinò imperiosamente e la donna ubbidì tra smorfie di dolore e urli laceranti.

 

Il marito della donna, spaventato da tutto ciò, li guardò confusi e nel tentativo di proteggere la propria donna cercò di allontanare Cameron. La prese per le spalle e la scosse via.

 

“No, fermati, devo aiutarla!” – Supplicò Cameron mentre cercava di mantenere la propria concentrazione sul canale del parto.

 

Prima che lo richiedesse, House fu sull’uomo e lo allontanò con forza dalla propria donna. – “¡No tocarla!” - Gli urlò rabbioso mentre un insolito istinto di protezione gli nasceva da dentro.

 

L’uomo, preoccupato dagli urli dolorosi della moglie, tornò alla carica, ma un pugno ben assestato di House, lo mise knock-out. – “¡Está pariendo, idiota!” - Il diagnosta scosse la mano indolenzita. – “¡Es todo normal!”

 

Lo straniero cercò di rialzarsi in piedi ma House lo sovrastò.

 

“¡Por tu bien, quédate ahí!” - Mentre lo sguardo mandava saette.

 

Nel frattempo Cameron non aveva mai smesso di aiutare la partoriente. – “Grace, siediti dietro Edith e aiutala a spingere e a respirare nel modo corretto.”

 

“Non l’ho mai fatto.” – Disse spaventata la giovane infermiera.

 

“Sono certa che ce la puoi fare Grace. Devi aiutarla a rendere le spinte più efficaci e a respirare nei momenti di pausa. Le contrazioni le puoi vedere sul monitor.” – Indicando distrattamente il video mentre cercava disperatamente di infondere quel coraggio che vacillava anche in lei.

 

“Ok, ci proverò dottoressa.” – Sussurrò Grace. – “Il monitor fa uno strano suono.”

 

“Segni di stress?” – Chiese Cameron mentre lasciava trasparire più paura di quello che avrebbe desiderato.

 

Il diagnosta osservò il monitor e alzò un sopraciglio. – “Ora concentrati sul bambino, e no, nessun segno di stress, l’unico veramente stressato in questa stanza sono io che sono obbligato a fare da balia.” – Esagerando come al suo solito.

 

“Bene!” – Mormorò Cameron mentre un sorriso le tirava leggermente le labbra. – “Dai Edith, manca poco, alla prossima contrazione spingi.”

 

“¡Empuja, más! A la próxima contracción tienes que empujar como si el diablo estuviera persiguiendote!” – Tradusse il diagnosta senza essere stato incoraggiato a farlo.

 

La donne fece quanto chiesto e con la contrazione successiva riuscì quasi nel suo intento.

 

“Bravissima Edith! Vedo i capelli! Quanti capelli!” – Disse Cameron entusiasta. – “Solo un’altra spinta e sarà fuori!”

 

Il perineo della donna era enormemente disteso e Cameron ebbe la sensazione di poter intravedere i lineamenti del volto del bambino. – “Dai, un’altra spinta ed è fatta.”

 

“Vamos, empuja! Està casi fuera!” – Gridò House, mentre la donna, accompagnata da un grido quasi disumano, riuscì a espellere la testa del bambino.

 

Cameron immediatamente pose una mano a sostegno del capo. – “Bravissima Edith! La testa è fuori.” – Accompagnando il capo con un leggero movimento a sinistra si disimpegnò una spalla e in pochi momenti anche il resto del corpo. – “E’ un maschietto Edith! Bravissima!”

 

“Es un hijo.” – Sussurrò quasi dispiaciuto il diagnosta.

 

Lo straniero, ancora steso al suolo, li guardò sconvolti. – “¿Es un hijo?” – Poi il tono mutò e divenne orgoglio puro. – “¡Mi primogénito es un hijo!” – Urlò schizzando in piedi per vedere il bambino.

 

“Ottimo! Apgar 9 dopo il primo minuto.” – Disse Cameron soddisfatta mentre lo posava sul grembo della madre. – “Ora dobbiamo solo aspettare l’espulsione della placenta.” – Disse mentre la tensione pian piano la abbandonava.

 

“Non rilassarti troppo Calamity Jane. Io guarderei attentamente quel monitor!” – Disse il diagnosta con un ghigno poco soddisfatto. Quando vide sorgere la comprensione e lo sconforto sul volto di Cameron, parlò ancora. – “Esatto! Sono due!”

 

“¿Entre cuánto llegará el otro niño?” – Chiese Edith mentre dimostrava di essere notevolmente infiacchita dal suo primogenito. – “Estoy feliz que el primero sea sido un hijo, era el sueño de Eduardo pero espero que el segundo sea una hija.” - Mentre un timido sorriso di orgoglio compiaciuto fece capolino.

 

Lo sguardo che si scambiarono Cameron e House fu di puro istinto omicida: non era una sorpresa per i neogenitori, ma solo per gli operatori sanitari.

 

“¡Muy bien Moníca! Empezamos otra vez!” - Disse House strofinandosi i palmi delle mani guantate, stanco ormai di tutto quel urlare: spingi e per di più in spagnolo.

 

“Allora, che abbiamo qui?” – Chiese un giovane e baldanzoso ragazzo comparendo d’improvviso alle spalle degli operatori sanitari.

 

Cameron, House e le infermiere lo freddarono con uno sguardo. – “Chi sei?” – Chiese la giovane immunologa riprendendo la propria posizione di comando.

 

“L’ostetrico.” – Dicendolo come se fosse la cosa più ovvia del momento. – “Ho finito proprio ora con la mia ultima seduta dei corsi di accompagnamento al parto e mi hanno detto di venire a fare un salto qua giù che ne avevate uno tra le mani.” – L’uomo si guardò attorno. – “Oh molto bene! Vedo che uno è già nato e, da come vanno le cose su quel monitor, direi che ci sono ancora un paio d’ore di attesa.” – Girò attorno alla famigliola felice che sembrava ignorare quello che succedeva loro attorno. – “Avete fatto ottimo lavoro per dei novizi, ora li prendo in consegna io.” – Tutto orgoglioso e trionfante. – “Adoro far nascere i bambini a Natale, ho sempre l’impressione che potrebbero essere Gesù, il Nostro Salvatore!” – Facendo chiaramente sentire la reverenza che gli portava.

 

Le braccia di Cameron caddero inerte lungo i fianchi, non sapeva se strozzarlo, riempirlo d’insulti o se baciargli le mani. – “E così tu stavi tenendo un corso pre-parto?”

 

“E già! Dove trovo un telefono? Ora chiamo la mia squadra e li faccio portare di sopra! Grazie per l’aiuto.” – Mentre con sicurezza si diresse al bancone delle infermiere.

 

“Lo strozzi tu o devo farlo io?” – Chiese House.

 

---------


--- fine seconda parte --

 

Traduzione delle frasi in spagnolo:

 

 

“¿Mis niños están naciendo?” **I miei bambini stanno nascendo?**

 

“Tengo un dolór muy fuerte aquí” **Ho un forte dolore proprio qui.**

 

”¡Oh madre de Dios!” **Oh mio Dio!**

 

 ”¿Qué pasa?” **Che sta succedendo?**

 

“Vuestro mocoso está llegando” **”Il vostro moccioso sta per nascere!”**

 

“Túmbate en la camilla.” **Sali sulla barella.**

 

“¿Cada quánto tienes este dolór?” **Ogni quanto hai i dolori?**

 

”Siempre.” **Sempre.**

 

“¿Cuánto tiempo pasa entre un dolór y el otro?” **Quanto intervallo tra un dolore e l’altro?**

 

“Un minuto.” **Ogni minuto.”

 

“¿Estarán bien?” **Staranno bene vero?**

 

“La doctora tiene que hacerte una visita, pon las piernas en aquellas cosas y esperemos lo mejor.” **La dottoressa ti deve visitare, appoggia le gambe su quegli affari e speriamo in bene.**

 

“¡No te atrevas a empujar! Hazlo sólo cuándo te lo diremos nosotros!” **Guai a te se spingi! Fallo solo quando te lo diremo noi!**

 

“¡Dios mío! Tengo que empujar ahora!” **Mio Dio! Devo spingere subito!**

 

“¡No te atrevas!” **Non ci provare**

 

“¡Deja de quejarte! No eres la primera que va a parir!” **Basta con questa lagna! Non sei la prima che sta per partorire!**

 

“Mi nombre es Edith Gonzales” **Mi chiamo Edith Gonzales!**

 

“¡Tengo que empujar! Tengo que empujar!.” **Devo spingere! Devo spingere.**

 

“¡Ahora puedes empujar! Empuja más fuerte que puedes cuándo llegarán las contracciones!” **Ora spingi! Spingi più forte che puoi quando arrivano le contrazioni!**

 

“¡No tocarla!” **Non la toccare!**

 

“¡Está pariendo, idiota!” **Sta partorendo idiota

 

“¡Es todo normal!” **E’ tutto normale!**

 

“¡Por tu bien, quédate ahí!” **Per il tuo bene stai in terra!**

 

“¡Empuja, más! A la próxima contracción tienes que empujar como si el diablo estuviera persiguiendote!” **Spingi dannazione! Alla prossima contrazione devi spingere come se avessi il diavolo alle calcagna!**

 

“Vamos, empuja! Està casi fuera!” **Spingi dannazione! È praticamente fuori!**

 

“Es un hijo.” **E’ un maschio.**

 

“¿Es un hijo?” **E’ un maschio?**

 

“¡Mi primogénito es un hijo!” **Il mio primogenito è un maschio.**

 

“¿Entre cuánto llegará el otro niño?” **Tra quanto arriva il prossimo bambino?**

 

“Estoy feliz que el primero sea sido un hijo, era el sueño de Eduardo pero espero que el segundo sea una hija.” **Sono felice che il primo sia stato un maschietto, era il sogno di Eduardo. Io spero che il secondo sia femmina.**

 

“¡Muy bien Moníca! Empezamos otra vez!” **Molto bene Monica! Tutto come prima!**

NOTA: I nomi Edith ed Eduardo ovviamente non sono stati scelti a caso, sono i nomi degli attori che hanno interpretato Cuore Selvaggio e quando alla fine House chiama la donna Monica è un modo per ricordare il personaggio che Edith impersonò in quella telenovela.

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Capitolo 3
*** Terza e ultima parte ***


I’m dreaming of a white Christmas - Terza e ultima parte Terza e ultima parte

 

Tutto era stato pulito e riordinato al pronto soccorso e ora una calma irreale dominava la scena.

 

“Pensi che sia già nata?” – Chiese Cameron mentre appoggiava stancamente il capo al possente petto di House.

 

“Te ne importa sul serio? E poi che ne sai se è una bambina?” – Chiese lui stringendo a sé la propria giacca e non a caso anche la donna.

 

Lei mugugnò un poco insoddisfatta. – “Un pochino. Erano i miei bambini.” – Diede una rapida occhiata all’uomo e vide che sembrava leggermente allarmato. – “Non ti preoccupare, non intendevo che voglio portarmeli a casa, ma solo che ormai mi c’ero affezionata, tutto qua.” – Disse con un lungo sospiro che si condensò in una piccola nuvola bianca.

 

“Sei troppo sentimentale, te l’ho sempre detto.” – Rimarcando quel concetto sempre attuale tra loro.

 

“Non m’importa.” – Facendo sprofondare il proprio volto nella camicia di lui. – “Mi stavo per dimenticare: grazie.”

 

“Per cosa?” – Chiese lui sorpreso. – “Sappi che riceverai il conto per il mio lavoro d’interprete.” – Disse lui ghignando.

 

“Non intendevo per quello.” – Staccò il viso dal suo petto e lo guardò negli occhi. – “Per avermi protetto, sembrava tutto molto macho.” – Mentre un sorriso sincero e divertito le tirò gli angoli della bocca.

 

Lui distolse lo sguardo e iniziò quasi un balletto sul posto tanto quella frase lo aveva reso ansioso. – “Beh non deve essere stato una gran cosa giacché gli ha imposto il mio nome: Gregorio Gonzales non suona male.”

 

Cameron represse una risata che spontanea voleva uscire, ma sapeva che non poteva tirare troppo la corda. – “Penso che questo sia uno dei migliori Natali della mia vita.”

 

“Intendi che sei felice di passarlo con un braccio infilato nell’utero, sporca di placenta e altri fluidi corporei mentre una donna urla in spagnolo?” – Riassumendo con cinismo i fatti delle ultime ore.

 

Lei ridacchiò felice di quella poetica descrizione e si strinse un poco di più a lui, che stranamente glielo permise. – “Se la metti così, in effetti, non sembra una gran cosa, ma al pacchetto aggiungi un buon interprete di spagnolo e una cioccolata calda e penso che sia praticamente perfetto.”

 

“Non dirmi che vuoi anche un bianco Natale perché altrimenti devo tirare giù dalla branda il dentista reperibile.” – Mentre sul volto gli compariva un’espressione disgustata.

 

“Non ci starebbe male un po’ di neve, del resto è Natale.” – Quasi piagnucolando.

 

House sospinse Cameron all’interno del pronto soccorso. – “Penso che dovrai accontentarti di sognarlo come fa Bing Crosby.”

 

“Adoro quella vecchia canzone cantata dai Drifters!” – Disse ancheggiando un poco con un sorriso malizioso in volto, conscia di averlo sorpreso ancora una volta.

 

“Dissacrante!” – Disse con sguardo sorpreso. – “Mi piace.” – Mentre l’ammirazione per la donna diveniva evidente. – “Offrimi un’altra cioccolata calda e forse poi te la farò ascoltare.” – Mostrandole il suo i-pod rosso fuoco.

 

E mentre una risata argentina si diffuse nel tranquillo ospedale, le porte automatiche si richiusero dolcemente proteggendoli dal freddo e dal gelo di quella notte di Natale.

 

 

Fine

 

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