Gimme shelter

di Weird Baobab
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


DISCLAIR:
La storia alcuni forse l'hanno già in parte letta con un altro nome, Angie. Per una serie di cose, anche desiderio di novità e di mettere storie che più rappresentino la me di ora, ho deciso di cambiare profilo e titolo a questa e alle altre storie che pubblicherò. 
 



Corpi sudati si strusciavano a ritmo di una musica assordante che era seguita da luci stroboscopiche bianche e gialle, creando ombre grottesche che apparivano e sparivano. Quando le luci si spegnevano per una frazione di secondo, i corpi erano in una posizione diversa. L’odore di sudore, alcol, fumo di sigaretta e marijuana appestava l’aria. Era un odore acre che faceva bruciare gli occhi e per poter dar loro sollievo si poteva solo strofinarseli col dorso della mano, ma ciò comportava la compromissione del trucco composto da matita nera e mascara e per Angie non era una cosa ammissibile. Sudata e assetata si muoveva ormai per inerzia, mossa da quell’ammasso di corpi che ormai erano diventati tutti una sola creatura. Toccava braccia che non erano dei suoi amici, mandava sguardi ammiccanti a chi le stava intorno e faceva combaciare le proprie labbra con quelle di sconosciuti, muovendo i fianchi a ritmo di musica e posando in maniera lasciva le mani sulla nuca della persona con cui aveva stabilito quel contatto. Ora stava carezzando i capelli morbidi e corti di una ragazza. Erano giunte a quella situazione come le era successo molte altre volte: avevano incrociato i loro sguardi, si erano sorrise, si erano avvicinate e avevano iniziato a baciarsi. Mentre si conoscevano tramite quel contatto non chiudevano gli occhi, ma erano fissi vicendevolmente.
 
Fuori dal locale trovò uno dei suoi amici fumarsi una canna. Angie gli fece segno di passargliela e Dimitri gliel’allungò. Angie prese qualche boccata e subito sentì il corpo rilassarsi un po’. Dopodiché gliela restituì e si sedette a terra sull’erba umida, prendendo dalla tasca degli shorts l’occorrente per prepararsi una sigaretta. A differenza di tutti quelli che fumavano, a lei piaceva prepararsi le sigarette, la rilassava e concentrarsi su una cosa le faceva staccare completamente il cervello per qualche minuto.
-Ne fai una anche a me?- le chiese Dimitri accennando alla tabaccata e abbandonandosi malamente sull’erba accanto alla ragazza.
Angie annuì e la prima che terminò la passò al ragazzo mettendogliela direttamente tra le labbra.
 Dimitri se la tolse e se la incastrò dietro l’orecchio. -Fammi almeno finire- disse irritato riferendosi allo spinello.
-La prossima volta non chiedermi un cazzo- lo rimbeccò lei.
Il ragazzo andò giù con la schiena e poggiò la testa sui palmi delle mani che aveva posizionato dietro la nuca. -Fatto conquiste?-
Angie scrollò le spalle come per sminuire la questione. -Come al solito.-
-E non ti sei ancora beccata la mononucleosi? Incredibile.-
-‘Fanculo, da che pulpito.-
Ormai erano conversazioni abituali tra Angie e Dimitri, si punzecchiavano in maniera affettuosa, anche se parecchio accesa.
-La verità è che dopo di me fanno tutti schifo e stai cercando qualcuno in grado di sostituirmi. Ma la verità è che nessuno è meglio di me- disse ridacchiando pieno d’orgoglio.
-‘Fanculo- ripeté Angie alzando il tono di voce e tirandogli un pugno neanche troppo gentile sulla coscia. -E poi lo stesso ragionamento lo posso fare io con te- lo rimbeccò.
Dimitri si tirò su e le prese il viso tra pollice e indice della mano destra. -Ehi, io non ti ho mai nascosto che sei stata la scopata migliore della mia vita- le disse guardandola dritta negli occhi e con tono serissimo. Continuò a sostenere lo sguardo di Angie per qualche secondo, poi la lasciò e scoppiò a ridere e si poggiò le mani sulla pancia perché gli dolevano i muscoli addominali.
-Stronzo- disse Angie stufa di quella conversazione. Si alzò e lo lasciò solo a ridere. Si diresse verso l’entrata del locale, dove musica rock risuonava anche da dietro i maniglioni antipanico.
-Ehi, tu, Capelli rossi- la chiamò una voce alle sue spalle.
Lei si voltò. -Angie, non “Capelli rossi”- ribatté a un ragazzo alto di cui non riusciva a scorgere i connotati del viso a causa dell’oscurità.
-Angie- ripeté il ragazzo. -Hai un accendino, Angie?-
-Sì- affermò passandoglielo.
Il ragazzo si accese la sigaretta, prese una prima boccata e le restituì l’oggetto. -Io sono Elia, incantato.-
-Altrettanto, piacere di averti conosciuto Elia- disse facendo per andarsene.
-Con chi sei qui?-
-Amici. Tu?-
-Idem. Di dove sei?-
-Non di qui- rispose sorridendogli sorniona.
Elia fece lo stesso sentendo la risposta arguta. -L’avevo immaginato. Se aspetti che finisca la sigaretta, torniamo dentro e ti offro qualcosa da bere- le propose.
-Va bene.- Angie si sedette a terra e invitò il ragazzo a fare lo stesso.
-Ne vuoi una?- le chiese offrendole il pacchetto di Lucky Strike.
Angie si tolse di tasca la confezione di tabacco per mostrargliela. -Sono a posto così, grazie.-
-Allora, che ci fai in questo piccolo angolo di paradiso?-
-Il locale intendi?-
-Sì, è un piccolo angolo di paradiso per noi del posto.-
-Cos’ha di così speciale?- domandò curiosa Angie.
-Be’, cos’ha di così speciale per te che non sei del posto per venire fino a qui?-
-Touché­.-
Elia diede un’ultima aspirata a quello che ormai era un mozzicone e poi lo lanciò.
Insieme si diressero all’interno del locale, dove l’aria era opprimente e si faticava a respirare. Si poggiarono al bancone del bar ed entrambi ordinarono una birra.
-C’è una festa a due chilometri da qui, potete venire tu e i tuoi amici se volete- le urlò nell’orecchio per sovrastare la musica assordante.
-Se riesco a trovarli tutti verremo. Dove si trova?-
-Proseguite dritto sulla provinciale e vi troverete davanti un cartello con scritto “Wonderland” con una freccia a sinistra. Comunque lo capirete per le macchine parcheggiate. Poi seguite il sentiero a piedi.-
-Va bene, grazie dell’informazione- rispose Angie allontanandosi perché aveva visto la sua migliore amica attaccata a un ragazzo coperto di tatuaggi su tutta la pelle visibile. Angie si frappose tra i due e si avvicinò all’orecchio di lei. -Roxanne, dobbiamo andare a una festa.-
-Dove?- chiese l'altra.
-A un paio di chilometri da qui.-
Roxanne allora comunicò le sue intenzioni all’amico appena conosciuto che guardava in cagnesco Angie. Un nuovo membro si era aggiunto alla compagnia.
-Tu trova gli altri. Dimitri è fuori, glielo vado a dire.-
Roxanne annuì e s’immerse nella ressa alla ricerca del resto della compagnia.
Angie uscì di nuovo e trovò Dimitri dove l’aveva lasciato. Pisolava steso sull’erba e accanto a lui c’erano Axandra e Pleck che chiacchieravano mentre si fumavano una sigaretta.
-Ehi- li salutò Angie.
Axandra le fece un cenno con la testa indicando divertita Dimitri.
-Dimitri, c’è Angie che ti cerca che vuole farti un pompino- lo chiamò Pleck.
Dimitri fu subito vigile e tutti si misero a ridere.
-Allora sono stata davvero la scopata migliore della tua vita- lo punzecchiò malvagiamente Angie.
-Sta’ zitta. Perché mi hai svegliato, stronzo?-
-Perché mi andava- rispose Pleck.
-E perché dobbiamo andare a una festa- s’intromise Angie.
-Per me possiamo anche dormire qui- disse Dimitri senza muoversi e chiudendo di nuovo gli occhi.
-Non fare il vecchio- lo rimproverò Pleck.

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***







La compagnia si era riunita tutta dove Dimitri faceva le sue resistenze sull’andare, lamentandosi del fatto che probabilmente la festa a cui erano stati invitati era in realtà un’orgia.
-Come se tu non avessi mai partecipato a un’orgia- lo zittì Angie e il ragazzo in tutta risposta le mostrò il dito medio facendola scoppiare a ridere. -Forza, una in più o in meno non ti cambia nulla- continuò a prenderlo in giro, ma questa volta con tono conciliante.
Dimitri sbuffò rumorosamente e si alzò in piedi seguito dal resto dei ragazzi che si erano seduti per riposarsi un po’.
La compagnia contava quattordici persone e tutte dedite alla promiscuità. Si godevano la vita e probabilmente era da perfetti irresponsabili poiché non badavano alle conseguenze, ma a loro piaceva così ed erano felici di ciò che facevano. Quella sera si era aggiunto anche la nuova conquista di Roxanne che si era trovato subito a proprio agio a chiacchierare con Pleck di tatuaggi, piercing e scarification. Anche Pleck era parecchio fornito di tatuaggi, se non avesse amato così tanto i suoi capelli ricci, si sarebbe rasato a zero e tatuato pure la testa. Il gruppo si avviò verso lo spiazzo erboso adibito a parcheggio e Angie fu l'ultima della fila perché Dimitri l’aveva trattenuta per il polso.
-Quindi quali sono i piani di stanotte? Non c'è bisogno di partecipare a un’orgia se vuoi che facciamo sesso- proferì con un sorriso maligno.
-Lo so perfettamente, Dimitri dei miei coglioni- rispose Angie ricambiando lo sguardo di sfida. -Dai- ricominciò raddolcendo il tono, -che vuoi sapere?-
-Chi è il padrone di casa?-
-Me l'ha detto un ragazzo che ho conosciuto stasera.-
-Spero per te che non suonino schifosa musica country questi bifolchi.-
-Non essere malvagio, non li conosciamo nemmeno- lo ammonì la rossa.
-Va bene, concedo loro il beneficio del dubbio, ma sappi che nessuno potrà salvarti dal mio “Te l'avevo detto”- rispose altezzoso.
Angie gli diede un pizzicotto sul braccio, ma anche se non gliel’aveva detto, pure lei sperava che non ci fosse nemmeno l’idea di suonare musica country.
 
In effetti Elia aveva ragione, riconobbero il posto principalmente grazie alle decine di auto incolonnate ai lati della strada deserta. Quando videro il cartello, Axandra pensò ad alta voce che fosse parecchio macabro e tutti si trovarono costretti a concordare.
-Ma cos’è, una casa?- domandò Roxanne ad Angie.
-Non ne ho idea- ammise lei.
Camminarono per una decina di minuti in mezzo alla boscaglia, seguendo le indicazioni di frecce disegnate si tronchi degli alberi e la musica e poi si trovarono di fronte a un rifugio di legno illuminato esclusivamente da candele e torce, senza vetri alle finestre e senza una porta. Intorno alla casa aleggiava un odore molto simile a quello che c’era nel locale, anche se lì si avvertiva qualcosa in più: si sentiva il profumo della gioventù libera, della tensione sessuale, di giovani eccitati, esagitati, surriscaldati. I Pantera risuonavano graffianti a tutto volume.
Angie si trovò a gongolare fiera del posto in cui aveva portato i suoi amici, guardò soddisfatta Dimitri che non ricambiò lo sguardo per non darle la soddisfazione.
Gente entrava e usciva dall’ingresso senza porta, quasi tutti fatti o ubriachi o entrambe le cose. Ridevano tutti sguaiatamente e se qualcuno conciato particolarmente male cadeva rovinosamente a terra, diventava lui oggetto di risa.
Varcarono la soglia e la scena non fu molto dissimile da quella ipotizzata ironicamente da Dimitri, corpi nudi, o quasi, si strusciavano infatti tra di loro in piccoli gruppetti di tre o quattro persone; altri più sani chiacchieravano e ridevano oppure facevano head-banging seguendo la musica. Bottiglie di alcolici erano sparse ovunque e una nebbia del fumo delle sigarette e degli spinelli rendeva l’ambiente offuscato.
Elia si avvicinò al gruppo con un sorriso sghembo da ubriaco e un passo incerto a dar conferma di quella tesi. -Capelli rossi! Ce l'hai fatta a venire- esultò.
-Ciao Elia- ricambiò Angie.
-Ragazzi- disse riferendosi al gruppo, - fate come se foste a casa vostra.-
Gli amici di Angie si dispersero e ricominciarono a bere e fecero conoscenza dei presenti.
-Come fa a esserci la musica se non c'è corrente?- chiese incuriosita Angie.
-Qui fuori c'è la macchina di Dorian col subwoofer, te lo faccio conoscere.-
Angie seguì Elia sul retro del rifugio e trovò una macchina col baule aperto e due casse enormi che lo occupavano per la maggior parte. L’auto vibrava e quasi sobbalzava tanto era alto il volume, accanto c’era un ragazzo alto e con i capelli lunghi che era accerchiato da quattro ragazze impegnate a civettare. Elia gli si avvicinò e gli toccò la spalla per attirare la sua attenzione e poi gli fece cenno di venire con lui. Dorian lo seguì riluttante di lasciare il suo tesoro incustodito, ma lo accontentò tornando dentro insieme ad Angie.
Elia fece le dovute presentazioni e poi lo informò che lei e i suoi amici erano forestieri.
Dorian alzò le sopracciglia per la sorpresa. -E cosa ci fate qui?- le chiese.
-Siamo dei gatti randagi: andiamo dove pensiamo di trovarci bene, se è così restiamo per un po’ e poi ricominciamo a pellegrinare.-
-Da qui non vorrete più andarvene- l’avvertì divertito.
-Noi abbiamo una casa- rispose serafica.
-Il mondo?- la stuzzicò sotto lo sguardo esterrefatto di Elia.
-Anche, ma quella ufficiale è a sole quattro ore da qui più o meno- ribatté facendosi influenzare dall’ilarità del ragazzo con i capelli lunghi e castani.
-E come conosci Elia?- le domandò buttando uno sguardo all’amico che fissava entrambi confuso, un po’ per l’alcol e un po’ perché lo era per davvero.
Angie s’illuminò e gli disse che lui le aveva chiesto l’accendino.
-La verità è che non se lo porta mai dietro, così da poter attaccare bottone con le belle ragazze- le confessò Dorian, facendo tanto di gesto di avvicinare la mano alla bocca come per impedire che orecchie indiscrete sentissero il suo segreto inconfessabile.
Angie buttò uno sguardo su Elia mentre ridacchiava e il ragazzo si premurò di evitarlo magistralmente, fingendo non si sa quale interesse per qualcosa sul soffitto. -Non lo facevo così scaltro- disse a Dorian per istigarlo.
-Ehi, mi hai appena dato dello stupido- protestò indignato.
-Io vi lascio, Roxanne non può restare da sola a lungo- spiegò il ragazzo dai capelli lunghi.
-Roxanne?- domandò curiosa.
-La mia macchina.-
Angie scoppiò a ridere così forte che iniziarono a lacrimarle gli occhi e quando riuscì a riprendersi incontrò lo sguardo stizzito di Dorian. -Oh- si giustificò subito mortificata, -non offenderti, ridevo solo perché anche la mia migliore amica si chiama Roxanne e ho immaginato la sua reazione quando saprà di chiamarsi come un’auto. Anche tu per i Police?- gli chiese sinceramente dispiaciuta per averlo fatto rimanere male.
-Precisamente- confermò.
-Anche i genitori della mia amica- condivise sorridente.
-Be’, è stato un piacere conoscerti, cara Angie. Tieni d’occhio il nostro Romeo qua- disse facendo un cenno con la testa verso Elia che fece una smorfia indignata che lasciava trapelare il divertimento.
-Lo farò senz’altro- promise Angie. -Ci vediamo.-
Dorian tornò dalla sua amata Roxanne e i due ragazzi si sedettero per terra insieme ad altri le cui attenzioni erano rivolte tutte al narghilè in mezzo al cerchio di persone. L’ultima ragazza che Angie aveva baciato, quella con i capelli corti a caschetto, era seduta proprio davanti a lei, impegnata a buttare fuori il fumo. A quel punto anche lei la notò e le sorrise. Aveva un bel sorriso, dolce, che forse stonava un po’ con i lineamenti affilati del viso. La ragazza si alzò e le andò accanto, Angie si trovò incastrata tra Elia e quella ragazza.
Lei le sorrise. -Come ti chiami?- le chiese.
-Angie e tu?- ricambiò cortesemente mentre Elia le osservava con un cipiglio perplesso.
-Christobelle.-
-Bel nome, molto pomposo- osservò Angie, cercando di apparire il più stizzita e antipatica possibile con l’intento di far allontanare Christobelle, lasciandola in pace.
-Chiamami solo Thia- replicò dolcemente.
-Thia?-
-Thia- confermò.

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