Oggi piove, sai che novità.
C'è qualcosa di diverso, non sono felice di vedere i colori smorzati dalla pioggia.
Esco di casa con le cuffiette e la musica a volume alto.
Il maglione viola a trecce e i jeans sono il rimedio migliore per un giorno malinconico.
«Dov'è finita la mia Violet con i vestitini? Il caffè» domanda Ryder porgendomi il bicchiere di starbucks.
«Ti piaccio per come mi vesto?» chiedo sorprendendo anche me stessa. Lui mi guarda confuso per la mia domanda schietta.
«No, mi piaci per come sei» mi abbraccia in modo freddo, nel suo solito modo freddo. So che sta alzando gli occhi al cielo, di solito non ci faccio caso, ma oggi gli mollerei uno schiaffo volentieri.
Lo spingo ad un metro da me «E non sai nemmeno qual è la mia canzone preferita» mormoro.
«Certo che la so. Ora non mi ricordo il titolo» replica con tono colpevole. "Non sai niente di me".
Eppure io so tutto di lui. La sua canzone preferita è Vermillion degli Slipknot, gli piace il cioccolato fondente, adora i libri horror e il suo colore preferito è il blu.
Lui no, non presta attenzione. Non vede i dettagli.
A me nemmeno piace il caffè americano, con lo zucchero poi mi fa proprio schifo.
Perchè l'ho bevuto per un anno, ogni mattina, quando me lo portava? Perchè è l'unico gesto affetuoso che si ricorda di fare.
Non ho mai avuto nulla da contestare in questo metodo, per me l'importante era che lui fosse con me. Oggi però non riesco a sopportarlo.
«Che hai stamattina? Brutto weekend?» chiede stupito dalla severità.
«Nulla, andiamo» mi pento di quello che ho detto, prendersela con lui per una giornata no non vale la pena.
Brutto weekend? Sì. Avevo passato tutto il tempo a riflettere sulle parole di Keeran, ma non avevo ancora trovato una risposta certa.
Ci sono troppi forse da valutare, poche certezze.
Decido di archiviare questo argomento per tutta la mattinata.
Saluto di sfuggita Neale e Grania e mi avvio verso l'aula di composizione.
La mia migliore amica, dopo essere stata aggiornata sulla mia reazione antipatica con Ryder, mi corre dietro.
«Che succede? Con me puoi parlare» esclama tentando ci farmi rallentare il passo.
«Nulla, tutto ok» non riesco ad essere più convincente di così, oggi tutto mi infastidisce.
«Tu è Ryder avete litigato? Sai che non resisto senza sapere queste cose» mi afferra un polso e mi costringe a fermarmi nel corridoio.
«No, non preoccuparti. Com'è andata con Keeran?» cerco di cambiare discorso. «Non lo so, l'ultima volta che l'ho visto è andato via con te, ma è talmente carino che non so come fai a stargli vicino» lei abbocca e inizia a parlare senza freno di quanto sia affascinante e di come la ascoltava parlare affascinato quel giorno.
Io avevo visto Keeran affascinato da un discorso e quella espressione che aveva stampata sul viso con Grania ne era lontana anni luce.
«Continua così» mormoro prima di entrare in aula.
Mr. Murphy, stranamente, è già lì. «Ragazzi, questa settimana faremo qualcosa di diverso. Comprendo che il medioevo non sia il vostro periodo storico preferito, quindi oggi affronteremo la composizione moderna. Vi dividerete in gruppi e mi porterete un lavoro entro due settimane. State attenti a quello che dico» esclama con un luccichio nuovo negli occhi.
Anche io faccio fatica a trattenere la gioia, ma cerco disperatamente di darmi un contegno. Vedo Keeran con la coda dell'occhio, ha un sorriso entusiasta stampato sul viso e giocherella con la penna, pronto a prendere appunti.
«Allora vediamo» il professore scorre la lista di nomi per dividerci. Mi si stringe un nodo in gola.
«Madison, Burke, Malley, O'Neill e Butler» Mr. Murphy mi sorride appena nota l'espressione sul mio viso.
"Ammettiamolo, poteva andare peggio" penso guardandomi intorno per riconoscere i componenti del mio gruppo.
Enya Burke: una ragazza dai capelli rossicci, occhi verdi e labbra eccessivamente grandi. Suona il clarinetto se non ricordo male.
Tomas Malley: ragazzone dalle mille qualità, suona circa nove strumenti ed è un genio in composizione contrappuntistica. Occhi azzurri, capelli castani, un sorriso arrogante che spero di vedere il meno possibile.
Tara O'Neill: ragazza molto simpatica, abbiamo chiaccherato una volta all'inizio dell'anno e ho un buon ricordo. La trovo bellissima, bionda, occhi grandi e azzurri, sorriso smagliante e forme perfette.
Butler. Chi è? Mi guardo intorno, ma nessuno ha questo cognome dai miei ricordi.
«Madison sei tu?» Keeran mi prende alla sprovvista.
«Sì, perchè?» nella mia testa si accende una lampadina.
«Lavoreremo insieme» afferma lui facendo un debole sorriso che non coinvolge gli occhi. Ha l'abitudine di farlo, sorride come se nulla gli importasse, come se qualcosa lo infastidisse.
Keeran Butler, devo ricordarmelo. "Grania magari lo aggiunge agli amici di facebook".
Gli sorrido a mia volta e sussurro «Dovrai combattere. Scegliere il genere in cui comporre sarà una guerra». Lo metto in guardia, ma non sembra turbato. Sembra avere tutto sotto controllo.
«Me la caverò» il suo tono è caldo e affettuoso, ma la sua espressione è estremamente seria.
La lezione finisce in quella che mi sembra un'eternità. Mr. Murphy non aggiunge niente al mio bagaglio di conoscenza, quindi esco dall'aula leggermente delusa.
«Perchè mi metti in guardia su tutto?» chiede Keeran alle mie spalle.
«Cerco di aiutarti, non è facile come sembra qui» mormoro come sintetica spiegazione.
«Secondo te farò fatica a cavarmela?» domanda con un tono indecifrabile, non dice niente sul suo stato d'animo e mi intimorisce.
«Io... Io non lo so. Spero di non averti offeso» ho la bocca secca, non so perchè.
«No, certo che no. Piuttosto mi chiedevo... hai parlato del genere musicale prima. Il tuo preferito qual è? Ho tentato di fare un ipotesi, ma non riesco a capirti» asserisce con mal celata insicurezza.
«Non c'è niente da capire. Adoro l'Indie, ma non credo sia un vero e proprio genere». A cosa gli serve questa informazione? Sono confusa.
«Ti si addice, spero di sentire qualcosa di Indie prima o poi, sono curioso di sapere cosa ti piace» parla calmo e mi sorride, facendomi arrossire. Fa qualche passo indietro e si allontana per lasciarmi nel mio imbarazzo.
Deglutisco. «Keeran» lo chiamo tra la marea di studenti che attraversa il corridoio e lui si gira per ascoltarmi.
«Senti, se vuoi ho due biglietti per un concerto questo weekend. Potrai sentire tutta la musica che vorrai. Non c'è nessuno che voglia accompagnarmi...» non faccio a tempo finire la frase, «Ci sto» esclama allegramente.
Cerco di trattenere una risata «Grazie, il mio ragazzo non...» mormoro. Perchè glielo sto dicendo? Non gli interessano queste cose.
«Capisco, non è il suo genere. Posso essere sincero con te, accetti un parere da amico?» abbassa sempre di più la voce, avvicinandosi.
Mi sfiora il braccio con le nocche, mi guarda intensamente, ma non riesco a sostenere il suo sguardo e guardo ovunque tranne che il suo viso.
Annuisco. «A volte ci accontentiamo di vivere una vita sempre uguale per paura di tentare di essere felici» bisbiglia vicino al mio orecchio. Deglutisco di nuovo cercando di non svenire. "Troppo vicino. Ryder si infurierà".
Lo guardo allontanarsi nuovamente.
E se Keeran avesse ragione? Mi sto accontentando di tutto questo o lo voglio davvero? La verità è che voglio raggiungere i miei obiettivi, realizzare i miei sogni, ma sono incastrata in una realtà che non mi piace.
Verso le due del pomeriggio raggiungo Ryder, Grania e Neale a Temple Bar.
«Ciao ragazzi» dico mentre mi siedo sulla panca del pub.
«Ciao» rispondono tutti e tre in coro.
«L'università mi porta via tempo stare con te» sussurra Ryder prendendomi la mano e strofinandomi il naso tra i capelli. «Hai un bel profumo» aggiunge.
Mi divincolo cercando di liberarmi dalla sua morsa.
Grania nota la mia espressione disgustata e viene in mio aiuto «Dai ragazzone, vai ad aiutare Giant-Neale con le birre» esclama.
Ryder si alza tirando sù il naso e obbedisce.
«C'è qualcosa che non va, lo vedo» sussurra tentando di intercettare informazioni nei miei occhi, dato il suo sguardo spiritato.
«Sto bene Gran. Non ho voglia del suo affetto» dico disillusa dalla mia stessa vita.
«Credi sia finita?» chiede, sempre affamata di gossip.
«Non lo so, forse» non ci ho riflettuto, dirlo ad alta voce sembra strano. "Sì, è finita".
«Dovreste parlarne» il miglior consiglio che potesse darmi.
Annuisco e mi alzo dalla panca. "Se sa rispondere alla mia domanda, allora è il ragazzo che fa per me".
Brutto metodo, basare tutto su un'unica domanda, ma ormai non è rimasto molto su cui si fonda questa relazione, se non un caffè troppo dolce e annacquato.
«Posso farti una domanda?» chiedo appoggiandomi al bancone, dove Ryder sta aspettando di essere servito.
«Dimmi» mormora con un sorriso forzato.
«Se dovessi, paradossalmente» perchè in effetti si tratta di qualcosa di irrealizzabile «Organizzare qualcosa di romantico per me, cosa faresti?» domando, pronta a qualsiasi risposta. Una parte di me spera nella frase giusta, l'altra sa cosa succederà e già piange.
«Vuoi che io sia romantico? Violet, ne abbiamo già parlato» comincia lui, ma io so che lo fa per cambiare discorso.
«Rispondi e basta» lo ammonisco puntandogli il dito contro.
Ryder si ravviva la chioma castana con una mano e fa un respiro profondo, è infastidito «Probabilmente ti porterei a mangiare giapponese. Poi, dopo la cena, andremmo a casa e metterei della musica. Accenderei lo stereo con Vermillion, la canzone che adoriamo, e berremmo un bicchiere di vino» sussurra, sa anche lui di aver toppato.
"Risposta errata".
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Detesto il cibo giapponese.
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Non "adoriamo", ma adora quella canzone.
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Il vino mi fa venire la nausea.
Me la sono cercata, sapevo come sarebbe andata a finire.
Faccio un respiro profondo e dico l'unica cosa che riesco a far uscire «Ci vediamo, Ryder» un saluto malinconico a tutte le nuove esperienze che ho fatto con lui, un saluto definitivo.
Più volte mi ero stancata di lui, ma non riuscivo ad ammetterlo.
Mi allontano facendo un cenno a Grania che, con gli occhi spalancati, mi guarda andare via. Deve aver sentito tutto, ma di sicuro domani vorrà parlarne.
Per me è la fine di un capitolo e mi balenano in mente le parole di Keeran. "A volte ci accontentiamo di vivere una vita sempre uguale per paura di tentare di essere felici".
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