Hogwarts e L'Ade

di Sid Draco
(/viewuser.php?uid=571872)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Espresso per Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Smistamento ***
Capitolo 3: *** Primo Giorno Di Scuola ***
Capitolo 4: *** Primo Giorno Di Scuola parte II ***



Capitolo 1
*** L'Espresso per Hogwarts ***


Harry guardava la stazione di King’s Cross con un insieme di nostalgia, gioia ed un leggero dolore. Erano  dodici anni che non metteva piede al binario nove e tre quarti, eppure continuava tutt’ora a stupirsi della bellezza di quel posto. La locomotiva rosso fuoco emanava un denso vapore bianco, il quale dilaniava per tutta la banchina, piú vuota di come l’avesse mai vista.
Certo, vi erano ragazzi di tutte le età, dagli undici ai diciassette anni, bauli sballottolati qua e là, gabbie contenenti gufi, gatti, puffole pigmee e persino qualche animale teoricamente non permesso. Ma i ragazzi erano decisamente meno di quando lui frequentava la scuola, nessuno avente cravatte colorate o spille da prefetto o caposcuola.
Possibile che fossero così pochi ragazzi? Guardò l’orologio da polso in oro regalatogli dai suoceri, mancavano dieci minuti alle undici.
Dunque si volse verso il ragazzino che gli trotterellava accanto, spingendo con determinazione un carrello con il proprio baule depositato sopra. “sei emozionato Teddy?” gli chiese scompigliandogli i capelli blu ribelli, corti con ciuffi che stavano su, in tutte le direzioni. “emozionato?” esclamò il fanciullo. “Certo che sono emozionato! Hogwarts! Finalmente la vedrò, finalmente la frequenterò!” continuò trotterellando felice, spingendo il carrello verso il treno scarlatto.
“comportati bene, intesi? Non combinare guai, studia, ma soprattutto divertiti!” gli raccomandò un’anziana signora al suo fianco. “si nonna, promesso.” – “mi raccomando, scrivimi.” Non si trattenne la donna, cacciando indietro le lagrime che tentavano di uscire.
Harry aiutò il figlioccio a caricare il baule sul treno, allontanandosi brevemente dalla nonna del ragazzo. “mi raccomando, Teddy,” gli disse più seriamente del solito, guardandolo con i suoi penetranti occhi verdi. “non perdere il mantello, appartiene alla mia famiglia da tempi antichi. E riguardo alla mappa, fanne buon uso. Oramai è tua, probabilmente tuo padre mi maledirebbe in questo momento, ma dopotutto lui stesso l’ha creata, assieme al resto dei malandrini.” Teddy lo fissava quasi trattenendo il respiro, come faceva ogni volta che il padrino gli narrava dei loro genitori. Lui non aveva mai conosciuto suo padre e sua madre, se non attraverso i racconti di Harry. Gli narrava spesso quelle poche storie ed informazioni che spesso lui stesso aveva avuto di seconda mano. Era sicuro che lo capisse più di chiunque altro, lui che era cresciuto senza i genitori.
Un fischio annunciò la prossima partenza del treno, cosicché, come gli altri futuri studenti, teddy salisse sul mezzo, non prima di aver salutato la nonna ed il padrino in svelti abbracci.
Chiuse la porta scarlatta, per poi sporgersi dalla finestra e salutare fino allo sparire della stazione dietro una curva.
Tiró un sospiro, pensando che, finalmente, quell’avventura tanto attesa fosse cominciata.
Si volto, deciso ad andare in cerca di uno scompartimento, incamminandosi verso la coda del treno. Non sarebbe dovuto essere difficile, vista la lunghezza del treno ed i pochi passeggeri.
I primi scompartimenti erano, come prevedibile, pieni, alcuni con solo uno o due ragazzi, altri invece ospitavano interi gruppi. ‘probabilmente sono amici d’infanzia’ pensò Teddy, voltando lo sguardo al di lá di un vetro. Quattro ragazzi, di etá diverse, stavano seduti sui comodi sedili. Il piú grande di loro, un ragazzo alto ma non troppo muscoloso, con sguardo furbo, espressione strafottente e folti capelli neri, stava spaparanzato occupando due interi posti, parlando di chissá cosa, probabilmente pavoneggiandosi, visto come i minori pendevano dalle sue labbra.
Camminó ancora qualche metro, ma dovette voltarsi, la sua attenzione catturata dal rumore di scorrere di porte.
I quattro ragazzi, capitanati dal maggiore, erano usciti dallo scompartimento. Fu quest’ultimo a rivolgergli la parola. “ehi, belli capelli” a quell’appellativo attribuitogli i tre minori sghignazzarono. “sono tinti o naturali?” a quella domanda, e sentendosi estremamente osservato, si sentí estremamente in difficoltá, in imbarazzo. Fu per questo che i suoi capelli si tinsero di rosa, come gli accadeva vergognosamente ogni qual volta provava quello stato d’animo. Non era ancora riuscito a controllare appieno i suoi poteri, che uscivano dal suo controllo quando provava emozioni forti.
Profonde risate scossero i quattro ragazzi, che si tenevano la pancia o si asciugavano una lagrima procurata dal troppo riso. “a quanto pare abbiamo un Metamorphomagus, potremmo usarti per degli esperimenti, che dici?” alla ‘battuta’ di un secondo ragazzo, appena piú giovane del primo e di carnagione leggermente piú scura rispetto agli altri, altre risate li riscossero.
I capelli di Ted si tinsero di un nero profondo e denso come la pece, ed il loro proprietario si volse, cominciando a correre piú in fretta che gli fosse possibile. ‘stupido, sei in un treno, se vai dritto ti vedono’ pensó allora, ed approfittando della distrazione dei quattro entró in uno scompartimento, senza guardare chi lo occupasse, salí sulla rete dei bagagli e si rannicchió li.
“se ne sono andati, puoi scendere.” Disse una voce lenta ed annoiata proveniente da uno dei sedili accanto alla finestra. Il giovane balzó giú per scoprire chi fosse il suo interlocutore.
“beh, che ti guardi?” chiese sarcastica la voce appartenente alla persona che, abbassato il giornale, lo scrutava. Era uno strano soggetto quello che aveva davanti, una ragazza piuttosto particolare. Indossava pantaloni neri e scarpe larghe, probabilmente in classico stile adolescenziale babbano, come il resto del suo abbigliamento. Una giacca elegante da uomo, palesemente babbana, stava sopra ad una felpa dal cappuccio rosso, che faceva un grande contrasto con i colori spenti, escluse le scarpe, degli altri indumenti.
Un sincero sorriso si dipinse sulle labbra del piú giovane, notando i capelli neri e verdi della ragazza. I suoi si tinsero automaticamente di blu.
La ragazza inarcó un sopracciglio, per poi commentare “la mia tinta a confronto impallidisce.” Poi tiró su il giornale continuando a leggere.
Ted, preso dalla curiositá ed un inspiegabile coraggio, si avvicinó, parandosi dinnanzi la giovane, la quale abbassó il gornale, palesemente seccata, scrutandolo con occhi critici.
“posso sedermi lí?” chiese allora, indicando il sedile di fronte a lei. “se proprio devi.” Fu il commento che ebbe in risposta, ma non si lasció scoraggiare, accomodandosi.
“Piacere, io sono Ted Lupin.” Esclamó allora porgendole la mano. “Vled.” Rispose semplicemente l’altra, stringendola. “Vled come?” chiese dunque il fanciullo, leggermente perplesso. “solo Vled.” Fu la risposta un po’ troppo seccata dell’altra.
Teddy continuó a fissare quella ragazza piuttosto curiosa. Non sapeva ancora se le stesse simpatica, in realtá non era riuscito a comprendere nulla di lei, nemmeno il suo nome. In effetti era strano come si fosse presentata, con un unico monosillabo, ed evadendo subito dal discorso. Un aura di mistero avvolgeva quella giovane.
Il filo delle sue riflessioni su di lei venne interrotto dall’apertura dello scompartimento, e la voce di una giovane donna. “qualcosa dal carrello, cari?” domandó amabilmente.
Teddy stava quasi per fiondarsi sui dolci, ma inaspettatamente venne preceduto da Vled, che con elegante fluiditá si alzó, dirigendosi verso la donna. “buongiorno Signora, volentieri.” Rispose alla domanda posta loro, ponendosi davanti alla sua interlocutrice, schiena dritta e mani dietro la medesima. “prendiamo di tutto.” Aggiunse poi, sfoggiando un sorriso educato, ma Teddy non poté fare a meno di notare quanto privo di gioia fosse.
Ci mise un poco a capire che Vled stesse parlando con lui quando chiese “saresti cosí cortese da darmi una mano?” e solo allora i suoi occhi caddero sui dolciumi che teneva tra le mani. Subito balzó verso di lei, prendendo dal carrello ogni tipo di dolce, commestibile o mobile che fosse. Poi la ragazza pagó con una manciata di falci e lo scompartimento si richiuse.
Teddy si risedette sul sedile che occupava prima, ignorando le pietanze presenti nello scompratimento. “non fare il vago, non posso mangiare tutta questa roba da sola. È anche per te.” – “perché?” la domanda uscí cosí in fretta dalle sue labbra che quasi non se ne accorse. Per un’istante i loro occhi si incrociarono, fissandosi. Poi la giovane sorrise enigmatica, pronunciando la sua risposta. “ho imparato da ció che mi è mancato.”
Teddy non comprese il significato di tali parole, dunque decise che forse avrebbe pensato meglio a stomaco pieno.
 
Parecchio tempo dopo cartacce giacevano ovunque, a terra, sui sedili eppure i dolci erano lontani dal terminare. I due fanciulli sedevano mezzi addormentati l’uno di fronte all’altra, con le mani sui rispettivi stomaci. “sei sporco sulla guancia” notó Vled alludendo ad una macchia di cioccolato sul volto del compagno di viaggio. “hai un fazzoletto?” chiese allora costui. “no, aspetta. Tergeo.” Pronunció dopo aver estratto la bacchetta magica dalla tasca. Subito la macchia sparí. Stupefatto Teddy si rizzó sul sedile. “tu sai già fare magie?!” quasi urló. “perspicace.” Fu il commento dell’altra, che messa la bacchetta a posto prendeva un cappello di paglia posato sul tavolino e lo indossava.
“che anno frequenterai?” non demorse il piú giovane, gonfio di emozione ed una vitalitá improvvisa. “il sesto.” Rispose annoiata l’altra, guardando fuori dalla finestra, come se non si stesse parlando di lei, come se ció non la toccasse minimamente.
“io il primo. Non vedo l’ora.” Partí a ruota libera Ted, senza che nulla gli venisse chiesto. Cosí pose lui una domanda. “tu in che casa vorresti essere smistata?” – “indifferente.” Rispose l’altra come se stesse per addormentarsi. “tu?” aggiunse poi, vedendo il ragazzo sgonfiarsi sul sedile, forse rendendosi conto di essersi comportata in modo un po’ troppo distaccato. Subito la luce tornó negli occhi del bambino, stavolta portandosi dietro anche un’ombra. “Grifondoro o Tassorosso, non lo so. Dove erano i miei genitori.” – “e loro che dicono?” chiese automaticamente Vled, che aveva ripreso a guardare fuori dalla finestra.
“sono morti.” La voce uscí flebile, piú di quanto avrebbe voluto. Non voleva mostrarsi debole davanti a quella ragazza tanto fredda e disinteressata. Lei sembrava forte ed impenetrabile come una roccia.
Non fece attempo a pensare ad una possibile reazione da parte dell’altra, ma fu sicuro che quella che realmente ebbe l’avrebbe spiazzato anche se avesse preso in considerazione ogni comportamento immaginabile.
Vled, difatti, si alzó silenziosamente, dirigendosi verso di lui. Si sedette accanto a Teddy, gli posó una mano attorno alle spalle e stringendo in maniera disinvolta ma estremamente, enormemente stretta, disse solamente “ovunque verrai smistato saranno fieri di te, entrambi.” Per poi aggiungere con un sorriso “altrimenti sarebbero degli stronzi ma visto il tipetto che sei dovrebbero essere tipi apposto.
Per la prima volta Ted Lupin non si sentí fare le condoglianze, ne dire quanto ad un mezzo sconosciuto dispiacesse della perdita dei suoi genitori, senza sapere assolutamente nulla di loro.
Per la prima volta qualcuno gli disse realmente ció che pensava, senza preoccuparsi di frasi convenzionali.
In fondo quella ragazza non era poi cosí male.
Strana sí, ma per nulla male.

grazie a chi ha letto fino a qui.
spero la storia vi sia piaciuta, e se cosí fosse che me lo facciate sapere.
mi scuso per eventuali errori.
saluti
Sid Draco

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Smistamento ***


“Ted, hai idea di cosa accadrá adesso?” chiede Vled, con falsa disinvoltura. “in realtá no, zio Harry mi ha detto che in genere i bambini del primo anno arrivano al castello su delle barche, solo che quest’anno è diverso, non so se prenderemo le carrozze.” Spiegó il bambino felice di poter rispondere in un certo senso. La giovane in risposta inarcó solamente un sopracciglio aprendo leggermente le labbra. Teddy si stupí del fatto che all’udire il nome del salvatore del mondo magico non avesse fatto una piega.
Non stette troppo a pensarci in quanto riconobbe una voce profonda e forte estremamente familiare. “da questa parte ragazzi! Seguitemi tutti!” i suoi occhi si illuminarono di gioia e si volte di scatto, correndo e spintonando gli studenti per raggiungere il mezzogigante che tanto bene conosceva. “Hagrid!” gridó a mo’ di saluto, saltandogli addosso. L’omone prontamente lo prese tirandolo su. “ciao Teddy! Come stai? E Harry, Ron e Hermione come stanno? Tutto bene? Scusami Teddy, ora devo lavorare, ma vieni un giorno di questi che ci prendiamo un thé.” Aggiunge poi, senza aspettare risposta, mettendo giú l’undicenne e riprendendo a gridare.
“chi è quell’uomo?” chiese Vled la quale, assieme al resto degli studenti, aveva raggiunto i due. “lui è Hagrid, il guardiacaccia.” Sorrise Ted. “è altissimo.” Commentó la ragazza. “si, è un mezzogigante.” Quasi si pentí di averlo detto, temendo una possibile reazione negativa di Vled. Certo se per lei fosse stato un problema lo stato di sangue dell’amico di suo padre allora non avrebbe piú voluto avere nulla a che vedere con lei, ma gli sarebbe dispiaciuto in fondo. A pensarci bene non sapeva nemmeno se la ragazza fosse purosangue, babbana o mezzosangue.
Fortunatamente l’unica risposta della ragazza fu un “ora ha piú senso.” Disinvolto.
Teddy pensó che si comportava spesso come se ció che le accadeva attorno non la riguardasse, come se fosse tutto di poco conto.
‘Chissá cosa susciterebbe il suo interesse’ si ritrovó a pensare. Un insieme di ‘OH!’ lo distolse dai suoi pensieri, cosí alzó lo sguardo dinnanzi a sé, per scorgere un possente castello illuminato nella notte appena nata. Sembrava una cartolina reale, tanto era bello, con le sue numerose torri con tante finestrelle dalle luci accese.
Sbirció la ragazza accanto a sé che, come tutti gli altri, fissava sbalordita l’immagine. Finalmente le sue emozioni esterrefatte e gioiose erano cristalline sul suo volto, e quando si volse a guardarlo non fece nulla per nasconderlo. “sapevo che sarebbe stato bello, ma cosí bello?” esclamó per poi dirigersi assieme alla massa di studenti verso un nero lago che li separava dalla struttura.
“non piú di tre per barca!” li ammoní Hagrid alludendo a delle piccole barchette a remi incantate, prendendo posto ed occupando la prima di esse.
Vled volle stare a guardare il castello per ancora qualche istante, aspettando che gli altri prendessero posto, e Teddy fece lo stesso accanto a lei.
La ragazza distolse lo sguardo per passarlo sulle barche oramai quasi tutte occupate. “andiamo.” Disse a Ted dirigendosi verso un’imbarcatura occupata da un solo ragazzo. Con orrore Ted lo riconobbe, era il maggiore dei ragazzi che l’aveva preso in giro sul treno. Provó a protestare ma Vled si era oramai seduta, beccandosi uno sguardo schifato dal giovane. A malincuore la seguí ugualmente, preferendo restare con lei piuttosto che potersi imbattere in qualcuno di spiacevole da solo.
Dunque si sedette accanto alla ragazza di fronte all’altro che lo guardó con una leggera compressione della mascella che fece visibilmente irrigidire un suo muscolo.
L ragazzo si mise a fissare impertinentemente Vled “nessuno vi ha invitati a sedervi.” – “quanta arroganza.” Commentó divertita la giovane. “mi spiace deluderti ma questa barca è, per cosí dire, luogo pubblico.” A quelle parole il volto del ragazzo si tinse di schifata incomprensione. “a giudicare dalla tua espressione non hai idea di cosa significhi, ma non preoccuparti, c’è tempo per imparare. Se vuoi posso darti una mano in questo.” Ora il ragazzo era veramente perplesso. Lui trattava male una sottospecie di ragazza e lei gli offriva pure il suo aiuto?! “non ho bisogno del tuo aiuto, schifosa sangue sporco!” si difese subito. la situazione stava prendendo decisamente una piega inaspettata. Credeva di riuscire a recuperarne il controllo, invece la ragazza di fronte a lui emise un risolino privo di emozioni. “sangue sporco eh? Sarebbe un insulto? Ti ringrazio, ma temo che il mio sangue sia piú ‘puro’ del tuo. Non che ne vada fiera, intendiamoci. Mi sarebbe piaciuto nascere in una famiglia babbana.”
Teddy, che fissava la scena esterrefatto, ebbe l’impressione che quelle parole fossero state pronunciate con un pizzico di malinconia.
“se sei una purosangue come mai non ti conosco?” chiese trionfante il giovane. “che non sai tutto l’abbiamo giá appurato” fu la risposta beffarda che ebbe “comunque piacere, Vled.” Aggiunse la giovane porgendogli la mano. Lui la fissó per svariati secondi, alzó lo sguardo su di lei. “che razza di nome sarebbe Vled?” – “il mio. Saresti cosí gentile da dirmi il tuo? “Jacob Avery.” Rispose l’altro, guardando schifato la mano ancora tesa dell’altra, che l’abbassó. “lui è Ted Lupin.” Aggiunse la ragazza, indicando con il pollice il ragazzo accanto a lei. “ma credo vi conosciate giá. Ora, se permetti, vorrei godermi il panorama, e ti consiglierei di fare lo stesso.” Detto ció si voltó per fissare il castello.
Non c’era che dire, a Teddy quella ragazza piaceva molto.
 
                                    *                                  *                                  *
 
“adesso chiameró il vostro nome, voi verrete avanti ed indosserete questo cappello” stava dicendo un professore moro, non troppo alto e con un sincero sorriso dipinto in volto. L’emozione traspariva da ogni centimetro del suo corpo.
“sarete smistati, e vi sederete al tavolo della casa alla quale appratente.” Aggiunse indicando quattro lunghe tavolate con rispettivamente uno stemma diverso davanti.
“Avery Jacob.”
Il ragazzo venne avanti, sedendosi su uno sgabello di legno a tre gambe. Il professore gli posó il cappello sulla testa, e questi dopo pochi secondi gridó”SERPEVERDE!”
Jacob andó al tavolo con lo stemma del serpente argento e verde per prendere posto.
Mentre il professore chiamava una ragazza che venne smistata a Corvonero Teddy si volse verso Vled. “tutti i maghi oscuri dell’ultima guerra venivano da Serpeverde.” Con sua sorpresa la ragazza lo fissó con aria estremamente dura. “non dovresti dire cosí Ted. Ero convinta che fossi piú furbo di quell’Avery ed avessi capito che sono tutte cazzate.”
L’undicenne si stupí dell’uso di quella parola cosí poco in sintonia con il suo stile- qualunque esso fosse- e ferito dalla risposta dell’altra.
Dunque si volse e continuó a guardare lo smistamento in silenzio, mentre la fila diminuiva ed i tavoli andavano riempiendosi. Si sentiva vagamente colpevole, oltre che in ansia per lo smistamento, del solo in quel momento parve realmente accorgersi.
Nemmeno a farlo apposta, il professore chiamó il suo nome. All’udire il cognome mormorii invasero la sala, come si sarebbe aspettato. Dopotutto suo padre e sua madre avevano combattuto in prima linea durante la seconda guerra magica. Suo padre persino nella prima. Si sedette sullo sgabello, voltandosi verso i ragazzi che lo guardavano. Ebbe paura, estrema paura. Non sapeva dove sarebbe andato, non sapeva dove sarebbe voluto andare, sperava solo di finire a Tassorosso o Grifondoro. Il panico si fece strada in lui, e cercó lo sguardo di Vled, che gli sorrise. Si sentí rincuorato e sicuro, leggendo negli occhi della ragazza rassicurazione e tranquillitá, come se non l’avesse sgridato pochi istanti prima.
Poi il capello gli caló sugli occhi.
“AH! Un altro Lupin vedo! Lupin e Tonks, chi l’avrebbe mai detto?!” la voce quasi gli urló nell’orecchio, facendolo sussultare. “vediamo un po’ cosa abbiamo qui.” – ‘non Serpeverde o Corvonero, non Serpeverde o Corvonero.’ Si ripeteva nella mente Ted. “vuoi rendere i tuoi genitori fieri, per caso?” domandó retoricamente il cappello. “a Serpeverde non ti ci vedo. non sei stupido certo, ma nemmeno a Corvonero staresti bene. Tassorosso non è per te, sei troppo esuberante. Direi che resta solo Grifondoro, che non sarebbe male. Hai un grande coraggio assopito dentro. Ah, l’ho sempre detto che lo smistamento avviene troppo presto! Devi scioglierti un po’, ragazzino. Tirare fuori te stesso. GRIFONDORO!” l’ultima parola la urló nella sala ed appalusi si diffusero in tutta la stanza.
Il cappello venne sollevato dal professore e la sala fu nuovamente visibile. Subito cercó con lo sguardo Vled, vedendola sorridere, un luccichio negli occhi. Era quasi sicuro di scorgere persino fierezza. Alzó i pollici all’undicenne, che rispose con lo stesso gesto correndo al tavolo Grifondoro, lasciandosi dare pacche sulle spalle dagli altri ragazzi della sua stessa casa.
“Emil Moor” chiamó il professore. Un giovane appena piú giovane di Vled zoppicó sino allo sgabello per poi sedercisi sopra. il professore lo guardó con sguardo severo e perplesso, al ché il ragazzo si tolse il berretto nero che indossava per lasciarsi calare il Cappello Parlante sulla fronte. Secondi di silenzio in cui la stanza restó immutata, tutti immobili, tranne Emil Moor stesso, che contrasse la mascella in un espressione arrabbiata. Probabilmente, pensó Teddy, il cappello gli stava facendo una lezione di vita non richiesta.
“TASSOROSSO!” un boato proveniente dal tavolo della casa appena nominata irruppe nella stanza, ed il giovane zoppicó sino a raggiungere i compagni.
Il gruppo andó lentamente sfoltendosi, finché il professore chiamó “Vled Vlad”
La preside, solo ora la guardava bene, si fece incredibilmente seria, premendo le labbra fin quasi a scomparire.
“ah, cosa abbiamo qui! Come ti chiami?” – ‘Vled.’ pensó la giovane. "Vlad, vorrai dire. Comunque il tuo nome non è importante, posso leggerlo qui dentro, se voglio.” – ‘che stronzo.’ Non riuscí a non pensare la ragazza. “faró finta di non aver sentito. Ora, passiamo allo smistamento. La tua arroganza è degna di un Serpeverde, ma entrambi sappiamo che è solo una difesa. Staresti male in quella casa, hai una natura del tutto diversa. Sei molto intelligente, certo. A corvonero saresti bene, ma non è l’intelletto a farti spiccare. Ti troveresti bene lí, ma saresti sola. Nono, non fa proprio per te. Tassorosso? Sei estremamente leale, questo è da dire. Peró penso che ti troveresti meglio in Grinfodoro. Decisamente. Sei molto altruista ed impulsiva, nonostante tu ti nasconda dietro una maschera di ragione. E poi il tuo coraggio. Vedo un passato estremamente tenebroso. Vedo la forza che hai avuto, in situazioni che i tuoi coetanei possono a malapena immaginare. Vedo una vera forza d’animo. Si, è questa la casa giusta. GRIFONDORO!”
il boato che si alzó dal tavolo di Grifondoro, come ci si poteva aspettare, era estremamente fragoroso, ma Vled parve non sentirlo. Sul volto un’espressione vuota. Eppure dentro aveva l’inferno. Quel cappello, parlando del suo passato, aveva risvegliato mostri ancora non del tutto assopiti dentro lei. Non vide nemmeno la preside tirare un sospiro di sollievo e battere contenutamene le mani come tutti gli altri insegnanti.
Si sedette vicino a Teddy, mantenendo peró una distanza di almeno un metro. Lui la chiamó, ma vedendo il suo volto impenetrabile capí che qualcosa non andava. “hai visto? Siamo nella stessa casa!” tentó. “si, hai ragione.” Disse l’altra sorridendo forzatamente. “i tuoi genitori sono fieri di te. Ma adesso guardiamo lo smistamento degli altri.” Detto ció volse lo sguardo verso lo sgabello, senza realmente vederlo.
Dannato cappello.
Lo smistamento continuó donando ancora qualche studente ad ogni casa, chiudendosi con Alexander Zabini, che Teddy riconobbe come uno dei ragazzi del treno che l’avevano umiliati. Finí a Serpeverde.
La preside si alzó per fare il suo discorso, al che la sala tacque.
“Benvenuti ragazzi, benvenuti. Io sono la preside McGranitt. Come probabilmente tutti saprete, questo è il primo anno dopo la seconda guerra magica in cui Hogwarts ha finalmente aperto i battenti. Abbiamo tentato di ricostruire la scuola com’è sempre stata, ma abbiamo ritenuto opportuno fare un cambiamento drastico. Le sale comuni sono le stesse degli anni passati, ma i dormitori sono stati cambiati magicamente. In un dormitorio ci sará un ragazzo o ragazza di ogni casa, se possibile. Accanto al letto di ognuno vi sará una porta che dará su un corridoio, dal quale si puó accedere alla propria sala comune. Per motivi di sicurezza, comunque, solo coloro che appartengono alla casa della sala comune alla quale si cerca di accedere riescono ad entrare, tutti gli altri saranno bloccati da una magia. Detto ció, l’accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato a tutti gli studenti. Il custode Argus Gazza.” E nel pronunciare il nome indicó con la mano verso il fondo della sala, dove stava un anziano signore con un giovane micino tigrato.
“mi ha chiesto di ricordare che è proibito duellare nei corridoi, giocare con i frisbee zannuti ed una miriade di altre cose che potete trovare scritte nella bacheca della vostra sala comune. Ora lasciamo spazio al cibo!” e con un battito di mani le lunghe tavolate si riempirono di pietanze.
La sala si riempí di chiacchiericci allegri, presso più discussioni sul fatto che i dormitori sarebbero stati misti.
“stai bene Vled?” chiese timidamente Teddy, avvicinandosi alla ragazza. Ella si voltó verso di lui, scompigliandogli i capelli che divennero di un rosso accesso ad una strizzata di occhi del ragazzo, al ché Vled sussultó sorridendo di cuore. “tutto bene Ted, grazie. Allora, sei felice di essere qui?” – “certamente! Guarda che banchetto! E poi, Grifondoro, cavolo, papá sarebbe cosí fiero di me!” – “e anche tua madre.” – “e anche mamma.”
Teddy si mise di tutto sul piatto, mangiando rumorosamente mettendo in bocca qualunque cosa trovasse sottomano. Vled poggió il gomito sul tavolo e la testa sulla mano, guardandolo sorridendo. “fe fé?” chiese lui a bocca piena. Il sorriso si allargó sulle labbra della giovane. “nulla, sei solo buffo e tenero. Mangi di tutto. “e fu non manfi nuffa.” Rispose lui, per poi ingoiare il boccone. “non ho molta fame, ma non preoccuparti, ora mangio.” E detto ció si mise sul proprio piatto una cucchiaiata di backet beans. Tiró educatamente su le maniche, mise la schiena diritta, impugnó coltello e forchetta e cominchió a mangiare discretamente, piano. Fu il turno di Teddy di essere divertito, ed anche leggermente perplesso, ma non disse nulla, la bocca troppo piena di patate arrosto, toast e pollo.
La cena proseguí tra chiacchere e risate, poi i piatti sparirono e la preside si alzó nuovamente in piedi.
Ora i professori porteranno gli studenti delle rispettive case nei dormitori. Domani cominceranno le lezioni, alle nove. La colazione verrá servita dalle sette qui in sala grande. Buona notte.”
Un gran trambusto invase la sala, gli studenti si alzarono seguendo i professori su per le scale incantate.
Dopo essersi recati in una torre, il professore che gli aveva posato sulla testa il Cappello Parlante gli spiegó dove fossero i dormitori. Dunque si congedó.
“allora Ted, ci vediamo domani. Buona notte, dormi bene.” Disse Vled, stringendolo forte. “buona notte Vled, è stata una bella giornata. Mi ha fatto piacere conoscerti, a domani.” Gli tese la mano, che la ragazza guardó scoppiando a ridere. “davvero? Hai ancora molto da imparare su di me Ted.” E lo abbracció forte, alzandolo da terra. Gli scompiglió i capelli tornati blu e si diresse verso i suoi dormitori.
Aprí la porta con la targhetta “6º anno” inciso sopra e percorse il corridoio. Varcó la seconda porta trovandosi in una stanza circolare con quattro letti. Due ragazze erano già arrivate e stavano preparando le loro cose per la notte. Vedendo entrare Vled si volsero a guardarla. La ragazza con il letto piú vicino a lei, alla sua sinistra, le sorrise. Era molto carina, bionda e con i capelli tagliati corti, abbastanza bassa e con forme leggermente piú pronunciate di Vled.
La seconda ragazza, appena piú in dietro, una ragazza sul metro e settanta con lunghi capelli neri legati in una coda la squadró, inarcando le sopracciglia e voltandosi con aria superiore, come se l’altra non fosse degna del suo tempo.
“piacere, io sono Vled!” esclamó, porgendo la mano alla ragazza bionda, che la strinse sorridendo imbarazzata. “piacere mio, Eleonore Whrite. Tu sei la grifondoro?” sentendosi chiamare cosí sorrise “si, proprio io.” Si batté il pugno sul petto. “e tu?” – “io sono la Serpeverde.” Annunció indicando il proprio letto a baldacchino, verde.
“tu invece chi sei?” chiese sporgendosi per vedere dietro Eleonore, guardando la ragazza dai lunghi capelli neri. La ignoró. “eih” cantilenó ancora, cercando di attirare la sua attenzione. Ella si voltó sferzando l’aria con i capelli. “non ti hanno mai detto che è maleducazione chiamare le persone con ‘eih’?” – “non ti hanno mai detto che è maleducazione non rispondere quando qualcuno ti rivolge la parola?” le fece il verso. “ció implica che sia qualcuno a parlare. Ma visto che tu sei una sottospecie di transessuale babbanofilo non mi sembravi degna del mio tempo.” Vled rise forte, senza felicitá, piegandosi in avanti e reggendosi la pancia. “bella questa! Immagino tu sia la Corvonero, anche se il senso dell’umorismo ti manca.” E fece una faccia triste. “comunque se non vuoi dirmi il tuo nome non è grave, MissPurosangue.” Aggiunse poi, dirigendosi verso il proprio letto.
La corvonero fece per ribattere, ma una risata calda e sincera la precedette. Vled si volse verso la porta del bagno, davanti alla quale stava una ragazza dalla carnagione scura e gli occhi celesti. “sei forte Vled, lasciatelo dire!” a quanto pareva aveva assistito a tutta la scena, uscita dal bagno chissà quando. “grazie dell’apprezzamento.” Rispose cortesemente l’altra, in evidente disagio. “tu saresti?” – “una sporca mezzosangue indegna. Fanny Smith. La Tassorosso.” Si presentó porgendole la mano che strinse.
“se voi ragazze avete finito di fare le vostre inutili chiacchere” interruppe il dialogo la Corvonero “IO dormirei.” E calcó il soggetto con la voce.
Si volse e si infiló a letto, chiudendo bruscamente le tende.
Eleonore la scimmiottó silenziosa facendo una smorfia, Fanny e Vled soffocarono una risata, e quest’ultima, afferrata una tuta, si chiuse al bagno.
 
                                    *                                  *                                  *
 
Caro Harry,
                        il viaggio è andato bene, sul treno ho conosciuto una ragazza piuttosto particolare.   Ha i capelli verdi (tinti) e si veste in modo strano. È a metá tra una dura ed un pezzo di pane, fa la fredda e distaccata e poi mi abbraccia forte. Davvero zio, è strana!
Peró è forte, ha fatto stare zitto un ragazzo piú grande che mi dava fastidio. E l’ha fatto con classe.
Siamo finiti tutti e due a Grifondoro, come te, come papá! Secondo te sarebbe fiero di me? Mamma invece sarebbe delusa? Io non vorrei deludere nessuno.
La sala comune di Grifondoro è proprio come me l’hai descritta, calda rossa ed accogliente. I dormitori peró sono strani. Siamo tutti mischiati, tutte le case. Ho un compagno di stanza, Bart qualcosa, che è estremamente buffo. Ha degli occhiali enormi che gli fanno gli occhi ancora piú enormi. Lui è il serpeverde. Mi piace. Il tassorosso invece è cicciotto e timido, non so nemmeno il suo nome, ma vedró di scoprirlo presto. Il corvonero parla tantissimo, ha i capelli lunghissimo perché dice che che deve proteggere il suo cervello.
Qui si mangia benissimo, proprio come quando venivi tu a scuola!
Ora vado a dormire. Ho scritto anche una lettera alla nonna. Prenditi cura di lei, ora che non ci sono si sentirá molto sola.
Ti voglio bene Zio.
A presto
Teddy
 
P.s. mi manderesti dei dolci? Qualcosa di babbano, se lo trovi. Oggi Vled mi ha voluto offrire tante cioccorane, cioccocalderoni e molte altre cose. Vorrei ricambiare il favore.


ecco a voi il secondo capitolo.
mi scuso per eventuali errori, ringrazio chi ha letto il precedente.
spero vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne pensate. ho da aggiungere che i serpreverde sono arroganti solo inizialmente, per scopi della storia.
poi la situazione si svilupperà.
grazie
Sid Draco

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Primo Giorno Di Scuola ***


Teddy si sveglió alle otto, al suono della sveglia di Bart, il quale la colpí con la mano da sotto le coperte per spegnerla.
Lupin si mise a sedere sul materasso, spostando le coperte di lato, si stiracchió e balzó giú dal letto. “Buongiorno mondo!” esclamó nel suo pigiama blu notte con disegnate bacchette dorate e le sue iniziali incise sul petto.
Un grugnito fú la risposta che ottenne dal letto accanto al proprio. Il Serpeverde, difatti, fece qualche fatica in piú per alzarsi dal letto. Ad impresa riuscita infiló gli occhiali sul naso, storti, e mettendo una mano nei capelli grigio cenere grattandosi la testa e l’altra davanti alla bocca per coprire un sonoro sbadiglio chiese “Dove la trovi tutta questa forza alla mattina?” La risposta tuttavia arrivó dal corvonero, giá vestito di tutto punto, con un berretto di lana blu scuro con un pompon sopra usciva frettolosamente dalla stanza, sottobraccio una borsa in cuoio piú grande di lui. “Probabilmente ha la pressione piú alta, o un maggiore tasso di adrenalina dovuta all’emozione.”
Uscí dalla stanza farfugliando qualcosa di incomprensibile riguardante un qualche libro.
Serpeverde e Grifondoro si guardarono perplessi, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
“Hai visto che cappello che indossava?” chiese retoricamente Bart, tenendosi la pancia dal riso. “Si, ma non dovremmo sparlare di lui quando non é presente!” ribatté Teddy.
“Voi Grifondoro siete allucinanti, piuttosto che dirglielo in faccia ed offenderlo tanto vale che non lo sappia.”
“A proposito di Case” disse poi Teddy tornando serio. “Dovremmo svegliarlo?” indicó il letto del Tassorosso, con le tende ancora chiuse. “Nah, lascialo pure dormire, cavoli suoi se arriva tardi a lezione il primo giorno!” detto ció prese lo zaino nero con i libri ed uscí.
Rimasto solo con il Tassorosso addormentato Teddy si recó verso il proprio baule, estraendone uno zaino rosso della stessa fattura del compagno Serpeverde. Prese anche dei rotoli di pergamena inutilizzati, due piume ed una boccetta d’inchiostro, riponendo il tutto dentro lo zaino.
Si recó verso il letto del Tassorosso, scostandone le tende, insicuro. Scosse il braccio del coetaneo che grugní. “Devi svegliarti, tra poco cominciano le lezioni.”
Infine, prima di uscire estrasse dal baule, sotto una pila di vestiti, una pergamena vecchia e ingiallita e la propria bacchetta. Ben attento a non farsi sentire dal compagno di stanza posó la punta della verga sull’oggetto, sussuró qualcosa a mezza voce e lentamente delle scritte apparvero sulla pergamenta. La piegó e ripiegó, fino a trovare un puntino con sotto scritto ‘Vled’.
Ripose la pergamenta nello zaino, la bacchetta in tasca, dopo aver sussurrato una seconda formula, ed uscí dalla stanza attraverso la porta che conduceva alla sua sala comune.
 
“Buon giorno Vled!” esclameo Teddy sedendosi accanto alla ragazza al tavolo di Grinfondoro.
La ragazza alzó lo sguardo dal suo giornale per posarlo sull’undicenne. “Oh, ciao Ted. Dormito bene?” s’informó posando il quotidiano sul tavolo e bevendo un sorso di succo di zucca dal proprio calice.
“Tutto bene, tu?” fu la risposta gioiosa che ottenne. “discretamente.” La voce di Vled suonava disinvolta, nemmeno lo guardava. “quanto sei noiosa.” Fu lo sbuffo dell’altro, che la ragazza bellamente ignoró.
Ted si serví uova strapazzate, bacon e fagioli, il medesimo cibo che aveva appena finito di consumare Vled, ma proprio quando stava per addentare un pezzo di bacon un gran fruscio d’ali ed un gracchiare di gufi catturó l’attenzione di tutti i ragazzi presenti nella sala. Subito Ted alzó la testa per vedere un allocco ed un gufo reale planare in sua direzione. Ne riconobbe i postini della nonna e dello zio Harry. Il secondo oltre alla lettera a lui indirizzata teneva legato alle zampe un pacco. Estremamente felice Ted slegó le missive e la scatola in cartone, al che i gufi volarono via.
Aprí la prima lettera, quella della nonna, e la lesse.
 
Caro Teddy,
                        Grazie della tua lettera, e complimenti per essere diventato un Grifondoro! Io ed il nonno siamo molto fieri di te! Siamo felici che il viaggio sia andato bene, anche se non ci hai raccontato molto. Il nonno dice che è ovvio, non c’è nulla da raccontare di un viaggio in treno.
Spero di ricevere tue notizie presto,
senza di te è tutto piú triste qui a casa.
                                                                                    Baci, la nonna.
 
Lanció la pergamena sul tavolo, non era quella la lettera che attendeva. Voleva bene alla nonna, ma lei era, appunto, la nonna. Si rese conto che non avessero gran che da dirsi.
Subito aprí la seconda pergamena.
 
Caro Teddy,
                        SEI UN GRIFONDORO! Sono troppo felice, e fiero di te! E anche i tuoi genitori lo sarebbero, te lo posso assicurare. Mi sembra quasi di vedere Remus e Tonks con le lacrime agli occhi dalla felicitá. Si, anche tua madre sarebbe fiera di te, ne sono piu che certo.
Sono felice che tu abbia già trovato un’amica, e non lasciarti ingannare dalle apparenze.
Per i bulletti ai quali hai accennato (si, perché conosco il genere e sono sicuro che non fosse solo uno come dici tu) non lasciarti influenzare, tu sei forte Teddy. Puoi tenergli testa, ma non cacciarti troppo nei guai. Lo so, detto da me è poco credibile, ma davvero, mi preoccupo solo per te. Attacca solo se sai di poter vincere, e non farti beccare. VIGILANZA COSTANTE.
Soprattutto peró ho da dirti una cosa: non farti influenzare da ció che dicono delle Case. I Serpeverde non sono necessariamente malvagi, anzi, molti di loro hanno il peso della loro Casa da portare. Dunque non avere pregiudizi, ma dalla tua lettera posso stare tranquillo, a quanto ho capito ha funzionato l’idea di mettere i dormitori in comune.
Nel pacco ti ho allegato dei dolci babbani, come mi hai chiesto.
Per qualunque cosa scrivimi, mi raccomando.
                                                                        Saluti Harry
 
Teddy si volse verso Vled con un sorriso a trentadue denti, che non si spense nemmeno nel notare il volto della ragazza, un misto di dispiacere e rabbia. Continuó a fissarla felice, finché lei non si volse in sua direzione. Al minore non era sfuggito che Vled non avesse ricevuto lettere, tanto meno il lampo di dispiacere che attraversó i suoi occhi nel notare che lui, invece, avesse ricevuto ben due lettere ed un pacco.
“Cosa c’è?” chiese scorbutica la ragazza. “Ho ricevuto un pacco.” Constató Ted, senza smettere di sorridere. La ragazza alzó un sopraciglio sinceramente perplessa. “Lo vedo.” Non capiva dove volesse arrivare il ragazzo, sembrava fosse intenzionato ad umiliarla, ma per quanto poco lo conoscesse, le pareva improbabile.
“Sai cosa c’è dentro il pacchetto?” chiese ancora, sempre sorridendo, ogni momento piú compiaciuto. Ora Vled cominciava ad essere estremamente perplessa. Decise comunque di assecondarlo. “Non ne ho idea, dimmelo tu.”
Teddy si volse, tolse il magi-scotch che avvolgeva il pacco, per poi aprirlo teatralemtne urlando “DOLCI!”
Alcuni ragazzi seduti vicino a loro si volsero per fissarli di sottecchi.
“Tu sei pazzo… siamo ancora pieni di dolci di ieri e ti fai mandare del… TORRONE?” pronunció l’ultima parola con particolare enfasi, stupita. “Ted ma sei pieno di dolci e merendine babbane!” continuó stupita, analizzando meglio il contenuto della scatola.
“Ti sbagli.” Fece con aria seria l’undicenne. “Siamo.”
Un istante di silenzio fu seguito dalla voce imbarazzata della ragazza. Era la prima volta che la vedeva in seria difficoltá, e gli fece uno strano effetto. Sembrava piú giovane e vulnerabile. “Siamo cosa?”
“Siamo pieni di dolci e merendine babbane.” La corresse Ted, come fosse ovvio. Per lui in fondo lo era, ma Vled parve non essere dello stesso avviso.
Teddy decise furbamente di giocarsi la carta del cucciolo bastonato, abbassó gli occhi, diede un colore grigio cenere ai propri capelli e pronunció mogio mogio: “Non ti piacciono i dolci babbani?” mentre lo diceva si sentiva estremamente Serpeverde.
“Ma cosa dici, io amo tutto ció che è babbano! Non intendevo offenderti, solo che non me lo aspettavo. Non capita spesso che qualcuno sia gentile con me e…”
non poté termiare la frase che Teddy, scartato un mars, le lo spinse in bocca a forza. La ragazza sgranó gli occhi stupita, poi scoppió a ridere cercando di masticare il dolce. Mandata giú la cioccolata diede un amichevole pugno all’undicenne, i cui capelli erano tornati blu, rimproverandolo “Potevo strozzarmi!” nella sua voce traspariva unicamente divertimento, e Teddy seppe che non se l’era presa.
“Ma non è successo!” ribbatté addentando a sua volta una merendina, per la precisione un Laion.
“Ehm, ehm.” Il colpo di tosse li fece voltare, e scorsero il professore che li aveva sottoposti allo smistamento.
“Ciao zio Ne…” cominció Teddy, ma subito si corresse, mente i suoi capelli prendevano una sfumatura piú rosea. “Volevo dire, buongiorno Professor’ Paciock.” L’interpellato fece un sorriso divertito, mentre Vled assumeva una faccia estremamente perplessa, ma non commentó, salutando a sua volta il professore.
“Allora ragazzi, com’è andato il viaggio? Che ve ne pare di Hogwarts?” cominció a fare conversazione il Professore, mentre Vled si alzava in piedi assumendo una posizione rigida, gambe leggermente larghe e mani dietro la schiena.
“Bene Professore, grazie per l’interessamento.” Rispose cordialmente e con una certa formalitá la ragazza. Paciock la guardó perplesso e leggermente divertito da tanta formalitá non necessaria.
“Tutto bene, grazie.” Rispose semplicemente Teddy senza alzarsi dalla panca.
“Sono qui per darvi i vostri orari scolastici” spiegó mostrando due fogli di pergamena, uno semi-vuoto ed il secondo giá compilato. Il secondo lo porse a teddy, per poi rivolgersi a Vled.
“quali materie vorresti frequentare quest’anno?”
“Trasfigurazione, Incantesimi, Pozioni, Erbologia, Difesa Contro Le Arti Oscure, Astronomia, Babbanologia e Cura Delle Creature Magiche.” Disse a memoria Vled, con tono sicuro e deciso.
“sono tante materie, cercherai di prendere otto mago. Sicura di volerle tutte?” – “si, professore.” Paciock la scrutó ancora un istante, per poi fare un respiro profondo ed agitare la bacchetta sulla pergamena. Apparvero scritte su tutto il foglio, che il professore consegnó alla giovane. “eccoti il tuo orario, per fortuna nessuna delle materie che hai scelto è agli stessi orari delle altre. Buona fortuna e buono studio.”
Poi passó oltre, per andare a consegnare i prossimi orari.
“Vuoi davvero fare tutte quelle materie?” chiese stupito Teddy. “No Ted, non le voglio fare, le voglio frequentare. Perché?” domandó successivamente. “beh,” cominció l’undicenne. “Sono tante materie, avrai moltissimo da studiare. Non avrai tempo per le altre cose.” – “che ingenuo che sei” rispose disinvolta Vled, afferrando una confezione di torrone ed aprendola. Ne prese un pezzo e lo masticó con calma. Ingoiato il boccone continuó il proprio discorso.
“Questo è il primo anno a Hogwarts, non saremo tutti allo stesso livello, dunque almeno per i primi mesi sará una passeggiata, visto che molti dovranno mettersi in pari con il programma, cosa che io ho giá fatto da un pezzo. Per di piú Babbanologia la studio solo per avere un gufo in piú, conosco il mondo non magico meglio delle mie stesse tasche. Difesa Contro Le Arti Oscure è una passeggiata, cosí come incantesimi. Le altre materie le conosco discretamente bene. L’unico problema che potrei avere sarebbe Tasfigurazione, visto che il mio rendimento in tale materia è penoso, ma è fondamentale per quasi qualsiasi percorso lavorativo io voglia fare dopo la scuola. Quindi no, Ted, non ho esagerato.”
I due rimasero per qualche istante in silenzio, poi Teddy disse “Bastava un no, non ho esagerato.” Le risate scossero entrambi. Vled guardó l’orologio da polso per poi eclamare “Cavolo Ted, dobbiamo sbrigarci o faremo tardi! Che vuoi fare con quelli?” indicó i dolci nel pacco. “Portarmeli dietro, è tardi per tornare alla torre a posarli in dormitorio.” Disse infilando le lettere ed il cartone nello zaino rosso.
“cos’hai la prima ora?” domandó Vled, scrutando il proprio orario. “Incantesimi” rispose l’undicenne. “E tu?” – “Erbologia con Paciock. Sembra simpatico.” Teddy la guardó cont tanto d’occhi. “Certo che lo è! È uno dei salvatori del mondo magico.” Ma l’informazione parve non colpire la giovane che alzó le spalle. “beh, allora ci vediamo.
Gli scompiglió i capelli, che Teddy fece diventare rossi, ed uscí dalla sala, diretta alle serre.
Uscita dal castello imboccó il sentiero che portava dove si sarebbe svolta la lezione di Erbologia, ma sendendo chiamare il suo nome si volte. “Vled!” ripeté la voce che la ragazza identificó come quella di Eleonore Whrite, la sua compagna di stanza Serpeverde.
“ciao Eleonore.” Salutó cortesemente Vled, arrestandosi per permettere all’altra di raggiungerla. “anche tu frequenti Erbologia?” chiese la Serpeverde imbarazzata, nel tentativo di fare conversazione. “a quanto pare.” Fu la risposta che ottenne, ma non si scoraggió, decisa a conoscere meglio Vled. La incuriosiva in qualche modo, e la sera precedente le era sembrata cordiale e ben disposta.
“Stamattina quando mi sono svegliata non ti ho vista in dormitorio.” Consatató, senza realmente aspettarsi una risposta, che peró arrivó. “si, sono uscita presto. Volevo fare una passeggiata nel parco, vedere l’alba.” Riveló disinvolta, com’era suo solito fare, come se ció che la circondasse non la riguardasse minimamente.
La conversazione le aveva condotte alle serre, dove giá attendevano parecchi studenti del loro anno, per lo piú corvonero. Non avevano avuto ancora una vera occasione per fare conoscenza con i coetanei della propria casa, sebbene fossero massimo un paio, ma ció pareva non turbare affatto Vled, che disinvolta si appoggió al vetro della serra. Eleonore la fissó attentamente, mentre l’altra guardava l’orologio, e constatato che mancarrero ancora poco piú di dieci minuti all’inizio della lezione giró l’angolo, dirigendosi dal lato opposto della serra.
“dove vai?” le chiese Eleonore, timidamente ed incuriosita. “Dietro la serra.” Rispose sempre disinvoltamente Vled. “Posso venire con te?” – “Dipende, sai tenere un segreto?”
non s aspettava una risposta, ed Eleonore lo sapeva, quella domanda era un lasciapassare per uno stralcio della sua fiducia, cosí la seguí.
Arrivarono dal lato opposto all’entrata della serra, lontane da occhi indiscreti, ed Vled, appoggiandosi al vetro, estrasse una scatolina in metallo dalla tasca del mantello.
Eleonore non fece attempo a chiedere cosa contenesse, che l’aprí, mostrando una decina di sigarette in fila. Ne estrasse una e, visto il bagliore di desiderio negli occhi della coetanea, le tese la scatola, offrendogliene una, che Eleonore prese ringraziando.
“non credo si possa fumare qui.” Constató la bionda, mentre Vled si accendeva la propria sigaretta con uno zippo dorato che passó, alla compagna, espirando una boccata di fumo.
“direi proprio di no, ma finché nessuno scopre l’infrazione della regola, e non nuoce a nessuno, è come se la regola fosse insesistente. Non credevo fumassi, comunque.” Ammise Vled.
“e perché mai tu si ed io no?” chiese Eleonore facendo un tiro. L’altra ci pensó un attimo, ma constatato che effettivamnte la sua frase non avesse senso alzó le spalle.
Continuarono a fumare in silenzio, senza avere nulla da dirsi, senza che ve ne fosse bisogno.
Finita la sigaretta Vled estrasse una scatolina dove mise il mozzicone oramai spento, e la porse ad Eleonore per invitarla a fare lo stesso.
Riposte in tasca tutte le prove della malefatta, si diressero verso la porta della serra, dove oramai vi erano tutti gli studenti ad attendere il professore, che aprí la porta e li fece entrare.
Si accomodarono tutti in piedi attorno ad un grande tavolo, sul quale vi eran grandi vasi con piante dai tentacoli verdi ricchi di foglie, in muovimento.
“buongiorno ragazzi, io sono il professor Paciock, insegnante di Erbologia e Rappresentante della casa di Grifondoro. Oggi studieremo questa particolare pianta che potete osservare davanti a voi. Ora, chi sa dirmi di cosa si tratta?”
alcune mani si alzarono, tra cui quella della ragazza alla destra di Vled, una Tassorosso dai capelli castano a caschetto. Il professore la interpelló. “si, McMillan?”
“tentacula velenosa” sussuró quasi impercettibilmente Vled.
“tentacula velenosa, Professore.” Spiegó McMillan.
“Tentacula Velenosa è una pianta velenosa con viti mobili che possono strangolare le sue vittime…”
“se lo sapevi perché non hai alzato la mano?” chiese sottovoce Eleonore, la quale si era posizionata alla sinistra di Vled.
La ragazza la ignore, fingendo di non aver sentito.
“ottima spiegazione signorina McMillan, dieci punti a Tassorosso!” esclamó il professore.
“Bene, ora mettetevi in gruppi da cinque, per oggi lavoreremo cosí.”
 
                                    *                                  *                                  *
 
“Oggi proveremo l’incantesimo di levitazione, il Wingardium Leviosa.” Stava spiegando il Professor Vitius, dall’alto del suo metro. Stava in piedi su una pila di libri sulla sedia, per arrivare alla cattedra.
“Davanti ad ognuno di voi c’è una piuma, entro la fine della lezione dovrete cercare di farla levitare, i primi due che riusciranno faranno guadagnare alla propria casa dieci punti.” A quell’affermazione tutti gli undicenni della classe si drizzaronó sulle proprie sedie, estremamente attenti alle parole del professore.
“Per prima cosa, impareremo la formula. Ripetete con me, Wimgardium Leviosa.”
“Wimgardium Leviosa.” Si sentí dalla classe.
“Un po’ piú forte.”
“Wimgardium Leviosa.” Ripeterono, piú forte e chiaramente.
“Bene, adesso il muovimento del polso. Agitare e colpire.” Mostró il muovimento eseguendo l’incantesimo e facendo sollevare la propria piuma.
I ragazzi ripeterono piú volte il muovimento, e furono pronti a tentare l’incantesimo.
Il primo a riuscire fú David Wallance, il Corvonero dl dormitorio do Teddy, facendo acquisire alla propria casa dieci punti.
Anche Teddy riuscí nell’incantesimo, per secondo.
“dieci punti a Grifondoro!” esclamó il professore, e Teddy si sentí estremamente orgoglioso, i capelli si tinsero di un blu piú intenso, acceso.
“Bene ragazzi, la lezione è terminata, per la prossima volta dovete esercitarvi con l’incantesimo. Potete andare.”
Teddy uscí dall’aula chiaccherando allegramente con Bart, il suo vicino di banco per quell’ora. Si diressero verso l’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure, due corridoi piú in basso.
Quando vi entrarono era buio, una flebile luce proveniente dalle candele sparse per la stanza. Vi era qualcosa di inquetante.
Quando si furono tutti accomodat, il professore saltó fuori da dietro la cattedra, gridando “Buongiorn Ragazzi!” alcuni studenti sobbalzarono, Teddy sgranó gli occhi, e Bart sussurró “questo è tutto pazzo.”
“Io sono il professor Wild, e vi insegneró la difesa contro le arti oscure, ma prima, chi sa dirmi cosa sono le arti oscure?”
L’uomo sulla trentina, con occhiali tondi e capelli neri, una veste del medesimo colore ed un sorriso seducente lasció seriamente perplessi Teddy e Bart, che guardandosi trattennero a stento le risate.
Una ragazzina di Corvonero alzó prontamente la mano, ed indicata dal professore partí a mille: “La Difesa Contro Le Arti Oscure è un ramo della magia nel quale si applicano incantesimi per proteggersi da maledizioni varie o altri incantesimi potenzialmente nocivi.” Teddy vide il suo compagno di stanza dal berretto blu fare una faccia imbronciata, e poggiare il mento sulle braccia incrociate sul banco.
“Molto bene! cinque punti a Corvonero! Ora, ditemi i cinque esseri magici secondo voi piú pericolosi.” Subito urla invasero l’aula. “Quintaped!” – “ippogriffo!” – “Basilisco!” – “Aracnidi gigantesce!” – “dissennatori!” – “lupo mannaro!”
“Questa è una bugia!” Teddy urló tali parole prima ancora di accorgersene.
Nella stanza cadde il silenzio. Tutti si volsero verso Ted, i cui capelli divennero a ciocche nere e rosa shocking.
“giá, Lupin deve proteggere la reputazione di quell’ibrido di suo padre!” disse allora un Serpeverde, che Teddy riconobbe come il minore del quartetto incontrato sul treno. “Zitto, Yaxel.” Ringhió il Metamorfomagus.
“sennó?” lo sfidó il ragazzo. “che vuoi fare, mordermi?” i capelli di Teddy cominciarono a prendere sfumature sempre piú particolari, tra il nero, il rosa e il verde. “chissá, magari il tuo sporco padre ti ha tramandato un po’ dei suoi geni ibridi.”
A sentire quella frase Teddy non si trattenne piú, saltó addosso a Yaxel e gli tiró un pugno sull’occhio. Il grido di dolore fece finalmente risvegliare l’insegnante, che era rimasto immobile, spiazzato.
“signor Lupin!” gridó dunque, fermando Teddy. “Venticinque punti in meno a Grifondoro! Che non si ripeta piú!”
“ma professore!” intervenne Bart. “ha cominciato lui!”
il professore non fece attempo a rispondere che la terra cominció a vibrare, scuotendo tutto.
I libri caddero dagli scaffali, le candele si rovesciarono e spensero, qualche ragazzo cadde dalla sedia, qualcun altro si rifugió sotto al banco.
Poi le scosse si fermarono, e tutti rimasero immabili, stupiti.
Una voce, quella della preside, risuonó in tutta la stanza, e probabilmente nella scuola intera.
“Tutti gli studenti vadano nelle loro sale comuni. Tutti gli insegnanti sono pregati di raggiungermi in sala grande. Grazie.”
Si alzarono, ed in silenzio uscirono dalla stanza, mormorando.
Appena Teddy arrivó in corridoio vide altri studenti sbucare da tutte le parti, cercando Vled. Non sapeva dove fosse e di certo non poteva controllare la mappa davanti a tutti, dunque decise di salire al settimo piano.
“Cauda Draconis” pronunció la parola d’ordine, il quadro si staccó dalla parete e lo lasció passare.
Nella sala comune vi era un gran baccano, quasi tutti i Grifondoro stavano li, a parlare animatamente del terremoto. Cercó velocemente Vled, ma non scorgendo la sua chioma nera e verde estrasse la mappa del malandrino dallo zaino. Si sedette ad un tavolino in un angolo, aprí la pergamena sotto al tavolo, mormoró la formula toccando con la punta della bacchetta la carta e si mise a cercare il puntino.
Quando lo trovó si diresse verso le scale che portavano ai dormitori femminili, ma appena inizió a salirle esse si tramutarono in uno scivolo, e cadde rotolando giú.
“Cosa fai, piccoletto?” chiese un ragazza piú grande di lui cortesemente. “Io...” mormoró Teddy. “Cercavo di salire nei dormitori, dovrei raggiungere il dormitorio del sesto anno, devo parlare con una mia amica.”
“Peccato che tu, in quanto maschio, non possa salire.” Alla vista della sua faccia triste aggiunse “Ma io so come fare. Basta che lo raggiungi in modo poco cavalleresco. “
Si abbassó. “salimi sulle spalle, ti ci porto io.”
Teddy subito protestó “Ma non è cavalleresco!” la ragazza ridacchió. “Appunto. Vuoi raggiunge la tua amica o no?”
Ci pensó su un’attimo. Era la sua unica occasione, in effetti.
Salí sulle spalle della ragazza, che ora notava essere estremamente forte ed avere spalle larghe. “Mi chiamo Meredith Baston, comunque. Piacere.” Si presentó salendo le scale e lasciando poi Teddy davanti al dormitorio del sesto anno.
“Piacere, Ted Lupin.”
Si volse verso la porta, bussó, fece un respiro profondo ed aprí la porta.
Vled stava sul davanzale della finestra seduta, la finestra aperta, una sigaretta accesa nella mano e parlava con una ragazza Serpeverde.
“Hogwarts è sul suolo magico, estremamente potente. Ha migliaia di incantesimi anti-sommossa. Un terremoto non l’avremmo mai sentito.” Stava spiegando la ragazza, per poi prendere una boccata dalla sigaretta.
“E tu chi sei?” chiese la ragazza bionda rivolta a Teddy. Vled si volse verso di lui ed un largo sorriso le si aprí sulle labbra.
“Ciao Ted, come sei salito?”


Ecco qui il terzo capitolo.
spero vi piaccia.
chiedo scusa per eventuali errori. grazie a chi ha messo tra le seguite, e grazie a  sefoev per aver recensito.
spero vogliate lasciarmi dei commenti, anche brevi, per sapere meglio come migliorare.
grazie di aver letto fin qui.
a presto
Sid Draco

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Primo Giorno Di Scuola parte II ***


Senza aspettare risposta Vled presentò “Eleonore, lui è Ted Lupin; Ted, lei è Eleonore Whrite. Accomodati pure.” Aggiunse poi indicando con la mano il letto accanto al davanzale. Ted ci si sedette sopra, stando di fronte alla Serpeverde, in piedi poggiata al letto opposto.
“allora, dicevo…” riprese Vled. – “Tu fumi?” la interruppe stupito Ted. La ragazza inarcó un sopraciglio. “a quanto pare.” Disse freddamente, poi si volse verso Eleonore, come se non fosse mai stata interrotta. “Dicevo, Hogwarts è su suolo magico anti-sommossa, i terremoti non si sentono, ammeno che l’ipocentro non sia all’interno del castello.” – “O sotto il castello” la corregge la compagna di stanza.
“Scusate, ma che significa?” s’intromise Ted, perplesso. Eleonore giá immagina l’espressione irritata di Vled, ma si stupí di vederla sorridere verso il ragazzo.
“I terremoti, Ted, sono scosse terresti, cioè della terra. La terra è una palla, piú in dentro vai, piú è calda, quindi è quasi liquida. Sopra al liquido ci sono enormi pezzi di rocce, grandi come interi continenti, che si muovo e si spingono. A volte quando si spingono, essendo l’impatto troppo forte, c’è un terremoto, cioè le scosse. Il punto da dove partono le scosse, cioè dove c’è l’urto, si chiama ‘ipocentro’.” Spiegó cercando di far capire in poche frasi quel concetto tanto complicato. Per sua fortuna Ted parve pensarci qualche istante, e poi sorridere. “Credo di aver capito. Quindi le rocce sono appena sotto Hogwarts?” Fu Eleonore a rispondergli, preso in simpatia quel ragazzo cosí giovane e sveglio. “si, è quello che pensiamo. Le rocce, chiamate ‘placche continentali’, devono essersi scontate proprio sotto Horgwarts.” Improvvisamente Vled balzó giú dal davanzale, lasciando la sigaretta accesa sulla roccia fredda.
“Aspettate!” esclamó, dirigendosi verso il proprio baule. Estrasse una chiave che teneva legata al collo con uno spago sotto la camicia, a mo’ di collana, la inserí nel lucchetto che chiudeva il baule, e toltolo aprí il coperchio, fiondandocisi dentro. Cercó per qualche decina di secondi, mentre gli altri due la fissavano silenziosi, ed infilata la mano sotto una pila di vestiti ne estrasse un libro.
Lo aprí alle prime pagine, lesse qualcosa, lo sfoglió frenetica ed in fine alzó lo sguardo, trionfante.
Si recó dagli altri due. “Guardate, in questo libro di scienze c’è la cartina delle placche continentali e…” – “La Gran Bretagna sta sopra un’unica placca. Ció significa che…” Aggiunse Eleonore. Alzó lo sguardo incrociando quello della Grifondoro.
Il silenzio cadde, e con sorpresa di tutti, fu interrotto da Ted.
“Significa che il terremoto non è provocato dalle placche, ma da una magia.”
Il terrore si dipinse sul volto dei tre.
“A tutti gli studenti, le lezioni riprenderanno tra dieci minuti. Siete pregati di tornare in classe.”
La voce della preside risuonó in tutto il castello, al che Vled, Eleonore e Ted si di ressero verso la porta, silenziosi.
“Ci vediamo piú tardi, Ted.” Salutó Vled, prendendo la propria borsa in cuoio da terra, imitata dagli altri due.
Uscirono dal ritratto, ed imboccato un corridoio finalmente qualcuno parló. “Cosa credete sia stato?” – “Non ne ho idea, Lupin.” Rispose la Serpeverde. “Nemmeno io.” Ammise neutra Vled.
“C’è un’altra cosa che peró non mi spiego.” Ammise Eleonore con un leggero tremolio di imbarazzo ed insicurezza nella voce. “perché nel tuo baule ci sono libri scolastici da liceo babbano?” rivolse esitante la domanda alla Grifondoro.
Con un’alzata di spalle risose solamente “trovo affascinante il mondo babbano, e spesso l’apprendimento della magia non lascia spazio allo studio di ció che ci circonda. Cerco di tenermi in pari con tutto.”
“Io ho pozioni, devo scendere” annunció Teddy prima di imboccare un corridoio che portava alle scale per scendere. “ciao Ted”- “Lupin.”
Le ragazze proseguirono sul piano, diretti all’aula di Trasfigurazione.
“Cos’ hai la prossima ora?” chiese la Serpeverde per fare conversazione. “Difesa Contro Le Arti Oscure, tu?” rispose senza guardarla, camminando composta ed elegantemente fluida. Appariva estremamente purosangue, pensó Eleonore.
“Divinazione.” – “com’è come materia? Io non la frequento, non la trovo abbastanza scientifica.” Ammise Vled, leggermente incuriosita.
“La magia non è scientifica.” Sorrise Eleonore. “È particolare, sinceramente non so se sia un ramo della magia attendibile, non so proprio se sia magia. Peró è interessante.”
Erano arrivate davanti all’aula di Trasfigurazione, Vled sospinse la porta, tenendola aperta per far passare la compagna di dormitorio prima di lei. Ella ringrazió perplessa e leggermente imbarazzata per quel gesto tanto formale eppure fatto con tale naturalezza.
“Buongiorno Professoressa.” Salutó formalmente Vled, e subito Eleonore la imitó. La seguí anche a sedersi al primo banco, alla sia sinistra. Vled la guardó inarcando le sopracciglia e schiudendo le labbra, ed Eleonore quasi temette di essere stata troppo invadente. Vled parve intuire i suoi pensieri, al ché sorrise rassicurante, con il suo solito ghigno forzato e privo di allegria, formale.
“Buongiorno Signorina Vled, Signorina Whrite.” Le accolse la Preside, dalla cattedra.
“Signorina? Sembra piú un’uomo per com’è vestita.” Sussurró un ragazzo dai capelli biondo cenere, abbastanza forte da farsi sentire dal soggetto della conversazione.
La ragazza si volse verso il corvonero che aveva parlato, affiancato da un tassorosso alto e secco, con capelli mori ed occhi marroni.
“devi ammettere, peró, che sembra tipo un conte. Hai visto come si atteggia, da superiore?” rincaró la dose il moro, silenziosamente osservato da Vled, un ghigno divertito sulle labbra.
“Sebbene io non sia sicura che fosse inteso come complimento, ti ringrazio. Il titolo di Conte è estremamente ben visto, per non parlare del valore simbolico. Per quanto riguarda la mia presunta arroganza ed i miei modi, si chiama eleganza, ed anche una buona dose di educazione. E non parlo di educazione purosangue, bensí di umanitá.”
Detto cío si volse incrociando lo sguardo della Preside, impenetrabile. Vled le sorrise inespressiva, si piegó ad estrarre il materiale necessario per la lezione dalla borsa e posato il tutto sul tavolo, si sedette composta sulla sedia, attendendo l’inizio della lezione.
“Ragazzi, prendete posto prego.” Cominció la lezione la preside dopo aver lanciato un’occhiata incuriosita ma illeggibile a Vled.
“Bene, come tutti saprete io sono la Preside McGranitt. Per quest’anno sono anche vostra insegnante di Trasfigurazione, ho deciso di restare per accertarmi io stessa della ripresa di Hogwarts dopo undici anni passati a ricostruire il castello. Probabilmente la mia carica durerá poco, ma finché sono qui, pretendo il massimo rispetto da parte vostra, della mia autoritá, delle regole e dei vostri compagni di casa.” Detto ció il suo sguardo si soffermó sul Tassorosso ed il Corvonero che avevano avuto l’arroganza di giudicare senza conoscere una sua alunna.
“Detto questo, cominciamo la lezione. Non vi conosco ancora molto bene, dunque ho preparato una serie di domande sulla Trasfigurazione teorica, alle quali risponderete per iscritto.”
Con un battito di bacchetta una serie di fogli si alzó in volo dalla cattedra, distribuendosi da soli agli studenti.
“Avete un’ora di tempo.” Detto ció batté su una clessidra con la bacchetta, la cui sabbia bloccata magicamente nella parte superiore cominció a scorrere.
Vled scorse tutte le domande, aprendosi in un furbo sorriso sempre piú amplio mano a mano che i suoi occhi scorrevano.
Cominció a scrivere con una penna nera ed inchiostro verde.
“Vled.” Chiamó sottovoce Eleonore. “Dimmi.” Rispose l’altra. “la cinque.” Disse la Serpeverde.
Vled lesse la domanda cinque, la quale citava “A che ramo della Trasfigurazione appartiene l’essere un’animagus?’ – “Trasfigurazione Umana.” Suggerí la Grifondoro.
“Grazie.”
Dopo una decina di minuti Vled posó la penna, chiuse la boccetta d’inchiosto, arrotoló la pergamenta contenente le domande e rispose del compito e poggió la testa sul banco, sopra le braccia incrociate.
Un colpo di tosse le fece alzare lo sguardo annoiato in direzione della Preside.
“Non si sente bene, signorina Vled?” chiese lla preside.
L’interpellata, sotto lo sgardo di tutti, si alzó in piedi, diritta. “Al contrario, professoressa. Sto benissimo.” Sorrise cordiale. “allora potresti, gentilmente, spiegarmi come mai hai interrotto il compito?”
“Al contrario, professoressa!” esclamó dunque Vled. “non l’ho interrotto, l’ho terminato.” Anche le ultime penne smisero di scrivere, e tutti gli occhi si volsero verso la ragazza.
“mi sembra improbabile, il compito era pensato per tenervi occupati almeno mezz’ora. Non è possibile tu abbia giá finito, ricontrolla le risposte.” Detto ció continuó a scrivere qualunque cosa stesse scrivendo prima di interrompersi.
Vled srotolò la pergamena, la lesse due volte, senza mai impugnare la penna, poi la arrotolò nuovamente. Stette seduta composta, fissando il banco.
La preside alzó lo sguardo nuovamente, per poi interpellarla. “Vled, cosa stai facendo?”
La ragzza si alzó in piedi, composta, le braccia dietro la schiena, e spiegó “attendo, Preside.” La McGranitt cominció a spazientirsi, eppure non riusciva a cogliere la minima arroganza o sfida nei modi della ragazza.
“Ho giá suggerito di ricontrollare il compito.” – “L’ho fatto, Preside. Piú volte.”
“Consegnami il compito.” Ordinó dunque la donna. Vled eseguí, e la McGranitt srotoló la pergamena, cominciando a leggere. I suoi occhi scorrevano veloci sul foglio, mascherando l’incredultá.
“Quindici punti a Grifondoro.” Disse semplicemente, per poi tornare a sedere alla cattedra, facendo segno a Vled di tornare al proprio posto.
 
“Come hai fatto?” esclamó Eleonore a fine lezione, uscendo assieme alla Grifondoro dall’aula. “fatto cosa?” chiese disinvolta l’altra. “Oh andiamo, lo sai! Come hai fatto a finire tutto in dieci minuti?” Insistette. Vled alzó le spalle, per nulla presa dalla discussione.
“Ho semplicemente pensato e scritto. Non ho fatto nulla di incredibile. Comunque la Preside resterá parecchio delusa quando scoprirá che non sono per nulla brava in Trasfigurazione.” – “Non sei brava?!” esclamó la Serpeverde, svoltando l’angolo. “Hai fatto tutto in dieci minuti!” – “Smettila.” Disse secca Vled, piú aggressiva di quanto avesse voluto.
L’altra si zittí all’istante, perplessa e vagamente in imbrazzo. “per favore, smettila.” Ripeté piú cordialmente la Grifondoro, con un sorriso forzato ad incresparle le labbra.
“La teoria non è tutto, per la Trasfigurazione è necessaria una grande fantasia visiva, ed io non ne ho. Non so nemmeno disegnare.” La sua voce suonava disinvolta ed annoiata. “Probabilmente non so piú nemmeno piú sognare.” Si volse verso la coetanea, con un sorriso enigmatico, privo di gioia e di dolore. “Ma pazienza, non si può avere tutto dalla vita, immagino. Ed io sono giá stata fin troppo fortunata.”
S’arrestó di colpo, alla fine del corridoio, di fianco ad un’armatura. Si volse verso la Serpeverde, salutó e s’incamminò, lasciandola lí, sola e pensierosa.
Eleonore si sentí spiazzata, quella ragazza era parecchio particolare e misteriosa. Aveva uno strano comportamento, era estranea a tutto e tutti, celata dietro una maschera di buone maniere e disinvoltura. Qualcosa c’era, ne era certa, eppure Vled pareva non curarsi di nulla. Semplicemente era lí, viveva. E sorrideva, sempre. Come fosse una condizione sociale, piú che un’espressione di emozioni.
Eleonore sospiró e si diresse verso l’aula di Divinazione, pensando al tempo che aveva a disposizione per conoscere meglio quella particolare ragazza.
 
                                    *                                  *                                  *
 
“Buongiorno ragazzi!” esclamó un uomo sulla trentina, saltando fuori da dietro la cattedra. Lasciando perplessa la gran parte della classe. Vled, dall’ultimo banco dove si era seduta, alzó la testa, fissando l’uomo, scettica. “Io sono il professor Wild, e vi insegneró la difesa contro le arti oscure, ma prima, chi sa dirmi cosa sono le arti oscure?”
Vled pensó che sembrasse un’attore sul palco, recitava quella frase come se fosse stato al centro del mondo.
“Ridicolo.” Sussuró una ragazza dalla cravatta rosso-oro seduta accanto a Vled. Non sapeva chi fosse quella giovane, l’aveva appena intravista in Sala Grande durante la colazione, mentre raccontava qualcosa di apparentemente molto divertente ad un gruppetto di ragazzi della medesima casa.
“Piacere, io sono Lea Morrison” aggiunse porgendo la mano alla vicina di banco, che, seconda volta nel giro di pochi secondi, alzó un spraciglio scettica.
Strinse educatamente la mano della ragazza, presentandosi “Vled.”. Lea sfoderó un sorriso amabile e con una certa eccitazione, come se non aspettasse altro, si mise a blaterare. “Allora sei tu il Conte Vled! Non vedevo l’ora di conoscerti!” – “peccato che non possa dire la stessa cosa.” Sbuffó la ragazza, ma Lea nemmeno l’ascoltó, continuando il suo sproloquio.
Nel frattempo il Professore aveva posto la fatidica domanda alla classe, di qule fosse la creatura magica piú pericolosa al mondo.
“Allora, dimmi” non demorse Morrison. “qual’è il tuo segreto? Chi sei in realtá? Un rivendicatore del Mago Oscuro? Una discendente di uno dei Quattro Fondatori? Andiamo, a me puoi dirlo!” – “ah si?” domandó scettica Vled. “e come mai dovrei fidarmi proprio di te? Ti conosco da due minuti e giá mi pare che parli troppo. Non ispiri poi una gran fiducia.” Prima che Lea potesse protestare, fintamente ferita, il Professore interruppe quello spiacevole scambio di opinioni.
“Ragazze, per favore, fate silenzio.” Le rimproveró l’uomo dai tondi occhiali. Vled pensó che in fondo non avesse un’aria poi troppo sveglia.
“Se non volete che vi tolga dei punti farete meglio a dirmi che creatura è, a vostro parere, la piú pericolosa nel mondo magico.” Sorrise amabile, andando a fermarsi davanti al banco delle due. Lea cominció a balbettare qualcosa di confuso, indecisa, l’altra invece si alzó educatamente, guardando negli occhi il Professore, e rispose al quesito.
“Secondo me, Professore, la creatura piú pericolosa, nel mondo magico e non, è un’essere umano con cattive intenzioni.”
Odiava i sussurri che si propagavano per la classe quando diceva qualcosa di intelligente, e le occhiatacce dei Corvonero, come della sua compagna di dormitorio, piene di astio ed invidia.
 
                                    *                                  *                                  *
 
“Wild è un’imbecille.” Constató Vled, affiancata da Ted ed Eleonore, diretta in Sala Grande per la cena. “Chi?” chiese la Serpeverde, unica a non aver ancora avuto la lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure quel giorno.
“Wild, l’insegnante di Difesa. Quello magro con gli occhiali da pesce.” Spiegó l’undicenne. “Lo odio, mi ha giá tolto venticinque punti.” Ammise Ted, varcando la soglia della sala.
“Come mai?” fu il turno di Vled di chiedere spiegazioni, mentre disinvolta seguiva Eleonore al tavolo di Serpeverde. Il Grifondoro si strinse nelle spalle e la Serpeverde si strinse nelle spalle, perplessa. Vled, invece, non dava segno di curarsi della direzione che avevano preso. Difatti fu la prima a sedersi al tavolo Verde-Argento, subito seguita dagli altri due, che sbigottiti si guardarono attorno, notando che in effetti piú studenti sedevano ad un tavolo che non fosse della loro Casa d’appartenenza, ma nessuno privo di Cravatta Verde-Argento sedeva al tavolo di Serpeverde.
Non sembrava un problema per la Grifondoro, che si stava servendo una generosa porzione di fagioli.
“Allora Ted, perché il pazzo ti ha tolto venticinque punti?” chiese mangiando un boccone. Il ragazzo, servendosi patate arrosto, rispose rigidamente. “Mah, Yaxel, un serpeverde mi ha chiamato figlio di un ibrido.” Tentó di apparire disinvolto come spesso faceva Vled, ma senza realmente riuscirvi.
Alla Grifondoro cadde la forchetta di mano. “E tu che hai fatto?” Eleonore conosceva il cognome dell’undicenne, sebbene si fosse sempre comportata come nulla fosse, la sua riservatezza Serpeverde a farsi sentire.
“gli ho tirato un pugno in faccia.” Sorrise tristemente Teddy, i suoi capelli avevano acquisito un colore piú spento del solito.
Vled raccolse elegantemente la posata, per continuare a mangiare composta. “Bravo Ted, cosí si fa.” Si complimentó con il ragazzo, un sorriso furbo ad increspargli le labbra.
“Oh, oh, chi abbiamo qui?” chiese una voce profonda alle spalle della Grifondoro. “Ciao Avery.” Salutó lei senza voltarsi, riconoscendo lo stampo vocale del suo interlocutore.
“ragazzi, abbiamo degli ospiti.” Annunció al suo fedele gruppetto di amici purosangue.
“della feccia al nostro tavolo.” Puntualizzó Zabini.
“Abbiamo persino un mezzo ibrido.” Rise Yaxel, al che Teddy fece per alzarsi e gridare, ma una mano di Vled sulla spalla lo bloccó, fermandolo seduto sulla panca.
“Che bell’occhio, Yaxel.” Commentó la Grifondoro, facendo infuriare l’undicenne. “Vedo che le hai prese di santa ragione.” Senza curarsi oltre del giovane, si volse verso il maggiore del gruppo.
“A cosa dobbiamo il piacere della vostra amichevole visita?” sorrise amabilmente Vled, priva di gioia. “Veramente siete voi ad essere al nostro tavolo.” Ribatté Zabini, gonfiando il petto.
“Sarebbe un problema? Mi pare di vedere studenti di tutte le case seduti ad ogni tavolo, anche se, pensandoci bene, nessuno è tra voi Serpeverde.” Constató Vled, con finta aria pensierosa.
“giá, perché qui non vi ha invitato nessuno, mi pare.” Fu la tagliente risposta di Avery. “non siete degni di sedervi tra noi. Tornate quando sarete i benvenuti.”
Un colpo di tosse fermó tutto. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, ma fu Eleonore a parlare, dopo aver riportato l’attenzione su di sé.
“Temo di dovervi contraddire, ragazzi. Li ho invitati io a sedersi qui, e se anche non lo avessi fatto, non vedo dove sia il problema. Chiunque è benvenuto a sedersi al nostro tavolo, come a qualunque altro posto della Sala Grande. Ora, se permettete, vorremmo finire il nostro pasto senza fanatici Purosangue arroganti tra le palle.”
Il grupo si guardó sbigottito, e senza trovare nulla da ribattere, Avery si volse per andarsene, non prima di aver dato il suo parere. “Sporca Traditrice del tuo stesso sangue.” E rivolto a Vled. “questa me la paghi, te lo prometto.”
“Sei stata grande!” si complimentó Ted, esaltato. “Li hai fatti stare zitti in un’attimo! Grandiosa!” – “Ora si spiega perché sei a Serpeverde.” Sorrise Vled, sporgendosi sul tavolo per batterle una mano sulla spalla.
“Si beh, quando ci vuole ci vuole.” Ammise Eleonore, arrossendo leggermente.
“Bene, ora possiamo continuare il nostro pasto in pace.” Concluse la Grifondoro.


buonasera. grazie a chi ha letto fin qui, a chi segue e a sefoev per aver recensito.
spero vi sia piaciuto il capitolo e che mi facciate sapere cosa ne pensate.
sid draco
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3101909