I don't give a damn, you suckers.

di Mirin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** We were friends [JinSaraDai] ***
Capitolo 2: *** Just a widow [ShibiYosh] ***
Capitolo 3: *** Letter from none to you [NaruSaku] ***
Capitolo 4: *** If you give me what I want, then I'll give you what you like. [SHIKATEMA DYSTOPIA!] ***



Capitolo 1
*** We were friends [JinSaraDai] ***


  1. We were friends [JinSaraDai]
  2. Just a widow [ShibiYosh]
  3. That used to be fun [NaruSaku]
  4. Yesterday was great, but now is amazing [ShikaTema]
  5. Both alike [Boruto&Hinata]
  6. Beautiful things [MiraHima]
  7. Good lies never die [Super mix]
 
Gli ansiti pesanti fuoriuscivano dalle labbra aperte e si scontravano col terreno duro a pochi centimetri dal suo volto. Era chino sulle ginocchia e tremava, il vento invernale gli tagliava le guance ed affilava la lama crudele contro le ossa smagrite.
Mio Dio, da quanto sto correndo?
Rincorreva una scia bionda che si allontanava sempre di più da lui, e man mano che accelerava il passo i contorni della figura bramata si dissolvevano come un’immagine riflessa su uno specchio d’acqua. L’argento della neve si depositava in piccole macchie chiare sulla cute ricoperta da capelli neri, la coda alta svettava in mezzo alla bianca bufera -bufera? questa non è una bufera, piccolo Shikadai, è soltanto una quantità indefinita di cristalli ghiacciati che ti bloccano il cammino. Sei abituato in fondo, a vederti il cammino bloccato da qualcosa, dall’ombra ingombrante di tuo padre, dalla gelida austerità di tua madre, dalla tua stessa debolezza.

“INOJIN!” gridò, il compagno di squadra si girò a guardarlo con espressione sorpresa e ricca di stupore.
Le prime volte in cui Shikadai si era riscoperto a considerare Inojin bello, non si era sorpreso. Inojin era muscoloso, alto, ammaliante, sempre pronto a sfoderare quel sorriso sghembo per tirarlo su di morale, la sua pelle bianca come il gesso non aveva la consistenza polverosa che aveva immaginato, ma era liscia, compatta, uniforme, persino morbida.
Lui, al contrario, era smilzo, un po’ basso, minuto, sempre in ansia, costantemente spaventato, timido, riservato, intimorito. Chouchou gli diceva che quegli occhi turchese che si ritrovava incastonati fra le fattezze non-così-interessanti tipiche dei Nara facevano battere il cuore a tutte le ragazze di Konoha, ma lui non ci credeva. Gli occhi di Inojin erano molto più belli, colore del cielo, il colore della sua infanzia, di quando Shikamaru lo teneva sulle ginocchia e gli faceva osservare le nuvole. Il moto avverso delle nuvole sospinte dal vento non è diverso da quello degli animi umani, Shikadai, gli diceva sempre il padre, sappi riconoscere il ritmo che governa gli uomini.
“Jin, io…” Shikadai voleva davvero trovare le parole per dirglielo, ci stava provando in tutti i modi.
Non era per ringraziarlo di avergli salvato la vita nella missione con Kiba-sensei.
Non era per recapitargli un messaggio del Consigliere destinato ad Ino-obasan.
Non era per organizzare un allenamento con tutta la squadra giù ai vecchi campi.
“Jin-kun!” qualcuno esclamò da dietro le spalle di Shikadai, facendolo sobbalzare. Perché proprio in quel momento, quando quella dichiarazione impossibile stava per scivolare giù dalla punta della sua lingua? Perché quel segreto avrebbe dovuto marcire ancora altro tempo dentro la gabbi toracica e tormentargli il cuore e l’orgoglio?
“Sarada!” Inojin scoppiò a ridere, prendendo il braccio la compagna con i capelli neri e facendola volteggiare. Non si vedevano da due settimane, quella situazione doveva essere intollerabile per entrambi.
Una lenta consapevolezza si fece strada nel giovane Nara serpeggiando viscida lungo l’epidermide ghiacciata del ragazzo e lasciando brividi di freddo e ripugnanza lungo tutto il suo percorso.
Non era desiderato. Non era indispensabile. Non era necessario.
“Ciao, Sarada."
Scusami se esisto, Inojin.

ladie’s a gentleman! (author’s corner)
Il titolo della raccolta è esplicativo. In essa ci saranno tutte le coppie di cui voglio scrivere, ma che mai mi sono messa seriamente a considerare perché sono sempre stata solo ossessionata dallo ShikaIno. Diciamo che tutto questo è un esperimento, per capire se sono capace oppure no di scrivere realmente delle storie.
La JinSaraDai è il mio triangolo della vita, in questo momento. Odio la nuova generazione e l’aborro con tutto il cuore ma se posso pasticciare con la mia fantasia e dare un carattere nuovo e non scontato ai personaggi, beh, allora salviamo il salvabile!
Amore per i lettori e venerazione per i recensori!
Kiss,
la vostra affamata e vogliosa di pizza Ladie.

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Capitolo 2
*** Just a widow [ShibiYosh] ***


  1. We were friends [JinSaraDai]
  2. Just a widow [ShibiYosh]
  3. That used to be fun [NaruSaku]
  4. Yesterday was great, but now is amazing [ShikaTema]
  5. Both alike [Boruto&Hinata]
  6. Beautiful things [MiraHima]
  7. Good lies never die [Super mix]
Ogni goccia di pioggia, volente o nolente, trovava il capo scoperto di Yoshino. Come perle bagnate, queste scivolavano lente o veloci lungo il percorso tracciato dai solchi nella lunga chioma nera, legata in una coda bassa come di consueto.
È tutto normale. Va tutto bene.
Il profumo dei fiori sulla tomba di Shikaku era sciacquato dalle sottili lacrime delle nuvole commosse sopra di lei, che scavavano solchi e percorsi alternativi per nuovi rivi lungo le sue guance pallide, giù dagli occhi slavati.
“Ti ammalerai” fu il commento lapidario proveniente dalle sue spalle, tanto sorprendente da distrarla dal compito ingrato eppure improrogabile di piangere il marito morto in guerra. È questo quello che fanno le mogli, aveva sentito dire a sua madre anni prima, quando la stessa disgrazia aveva colpito la casa di una Yoshino ancora bambina, piangono i mariti ed invecchiano sole.
Ma lei era ancora giovane… o no? Non aveva nemmeno quarant’anni. La malasorte l’aveva privata di tante cose -una casa, un padre, un uomo da amare-, perché allora non veniva a succhiarle via anche quei residui di giovinezza mai come allora così indesiderati?
Si voltò come in trance e la vista, anche se poco concentrata sul proprio compito, individuò i contorni sfocati di una figura che la sovrastava completamente, almeno venti centimetri più alta, che reggeva un ombrello arancione in mano. Indossava un lungo cappotto beige, il cappuccio calato sulla testa caratterizzata da una chioma folta ed apparentemente indomabile.
Le ci vollero un paio di secondi per riconoscere, oltre la cortina di vapore, a chi tale forma appartenesse. “Shibi-san?”
Shibi Aburame era un compagno di suo marito, nonché suo collega. I ricordi di lui appartenevano all’adolescenza di Yoshino, quando questa era ancora arruolata nell’esercito ninja della Foglia: un ragazzo alto, ingrossato dagli ampi abiti che gli piaceva mettersi addosso e con gli occhiali da sole neri perennemente appollaiati sul naso lungo. Ecco perché -san; quel -san era un -sempai mozzato.
“Ti ammalerai” ripeté lui con calma, senza muoversi di un centimetro. Stoico, atono, quasi freddo… tuttavia Yoshino non poteva fare a meno di ritenere quel suo comportamento quasi premuroso. Si stava preoccupando per lei? E per quale motivo un uomo con cui non aveva una conversazione decente da diciotto anni o poco più si dimostrava così cortese nei suoi confronti?
“No” lo contraddisse, alzando di poco gli occhi su di lui per ricercare le iridi dello shinobi dietro le lenti scure -o qualunque cosa gli Aburame si ritrovassero nelle orbite. La donna era stupita dal suo comportamento: quanta veemenza in un semplice monosillabo! Erano mesi che non rispondeva tanto a tono a qualcuno, aveva persino dimenticato il gusto della sfida sulla lingua dopo aver replicato sfacciatamente ad una critica.
Stai cambiando? O stai tornando la stessa?
“Ti ammalerai, Yoshino Nara.”
Conosceva il suo nome? Certo che sì, non c’era bisogno di essere così stupefatti. Ma erano quindici mesi che non lo sentiva schioccare per bene sotto un palato amichevole: nelle bocche di tutti gli altri aveva un suono così serpentino, un sussurro indesiderato gravoso da pronunciare, come se l’intera esistenza di quella persona fosse stata annullata dalla perdita del proprio compagno. A volte, lei stessa si era confusa: il suo nome era Yoshino, non Shikaku. Lei era viva, non era morta. Giusto?
“Farebbe tutta questa differenza?” quelle parole scivolarono via leste dalle labbra screpolate e pallide della vedova Nara, non era un commento vittimistico volto ad ottenere gratuite rassicurazioni, ma una mera constatazione dei fatti. Faticava a comprendere chi si sarebbe accorto della sua assenza. Non aveva più un marito, suo figlio era occupato ventiquattro ore alla magione dell’Hokage, l’unica amica che le era rimasta era bloccata in ospedale per dei controlli alla spalla -maledetta, irruenta, stupida, tenera Tsume.
D’improvviso, il moto delle gocce si arrestò sul suo volto e la prese alla sprovvista. Non le pioveva più addosso.
Shibi aveva abbassato il suo ombrello verso di lei, riparandola dall’acqua fredda e scrosciante. Il ticchettio della pioggia sul tessuto impermeabile sopra la sua testa era appena più veloce del proprio batticuore.
È tutto così diverso. Sei sicura di stare bene?
È tutto così diverso. Sei sicura di essere stata bene?

“Ti ammalerai” fu il commento di Yoshino, impaurita e spaventata dagli eventi che stavano accadendo troppo in fretta per riuscire a rendersi davvero conto di esserne la più vicina partecipante.
Successe infine l’impensabile: un sorriso appena accennato spezzò la linea dritta ed imperturbabile delle labbra di Shibi.
Yoshino capì. Voleva che lo avesse lei. Ma perché? Perché?
“Grazie” mormorò la donna dai capelli neri.
Perché per me farebbe differenza.

ladie’s a gentleman! (author’s corner)
Oh, gioia dei miei occhi. Oh, SHIBIXYOSHINO, SHIBIYOSH, VITA DELLA MIA VITA.
Posso avere l’onore di dire che questa coppia l’ho praticamente inventata io, assieme ad una roleplayer floridiana (non sono certa che questa parola esista, ma comunque diciamo in generale “originaria della Florida”) che ha acconsentito, giusto un anno fa, ad assecondarmi nella mia follia degenerativa di coppie crack [per la cronaca, io gioco Yoshino e lei gioca Shibi]. Inutile dire che siamo cadute in un vortice oscuro e senza fondo, trascinando con noi altre cinque o sei persone; posso affermare con fierezza dunque che esiste una FANBASE per lo ShibiYosh. u.u
Ma visto che a nessuno interessa delle mie prodezze, concludo dicendo che questa è la mia fissa del momento: amo questa coppia alla follia, amo le loro interazioni, amo il fatto che siano personaggi secondari di un’opera che tanto è già andata a puttane da sola, amo il fatto che quelle potenzialità enormi che entrambi hanno come personaggi possano essere sfruttate da altre persone; amo il fatto che siano marginali e che siano la quintessenza del crack da fumare? probabile.
Mi rendo conto che a nessuno possa mai interessare questa coppia, né tantomeno una fanfiction su questa coppia, ma dovevo togliermi lo sfizio di scrivere qualcosa nella mia lingua madre su di loro. Se non siete soddisfatti, vi rimando al titolo della raccolta, e ribadisco: QUESTO È UN ESPERIMENTO.
Ci vediamo alla prossima flash con il NaruSaku, ma prima, rispondiamo alle recensioni:
SolyDea: ma ciao, bellissimo raggio di sole! Che piacere ritrovarti ancora una volta recensorice (???????????? Oggi mi sento di coniare parole nuove) di una mia storia, una raccolta senza pretese come questa per di più! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti (rendere Shikamaru sempre IC? mh, lo scopriremo tra due flash!), sei sempre troppo gentile con me, non me lo merito! Anche io ero tentatissima di scrivere la dichiarazione di Shikadai, ma poi Sarada si è infilata in mezzo ed ANGST A MORIRE, non ho saputo resistere! :PPP
Per quanto riguarda la JinDai specchio della ShikaIno, devo dire che più che per il motivo della “soddisfazione da fangirl” (che ci sta, lo ammetto benissimo), mi piace l’idea di Shikadai (figlio del più alto consigliere dell’Hokage, nipote di due Kazekage, erede del trono Nara) che lotta contro la sua natura omosessuale [stiamo pur parlando di Giappone feudale, quindi un ambiente fortemente maschilista e misogino] per soddisfare le aspettative degli altri, prima di rendersi conto che la vita è propria e deve farne ciò che vuole. Poi vabbè io preferisco la JinSara alla BoruSara (me le immagino, Ino e Sakura, che combinano gli appuntamenti tra i due rampolli *ghigno*), ma questi sono gusti! ;*
Grazie ancora per la recensione, sempre gentilissima!
Amore per i lettori e venerazione per i recensori!
Kiss,
la vostra accidiosa e poco in vena di studiare latino classico/letteratura Ladie.

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Capitolo 3
*** Letter from none to you [NaruSaku] ***


Oggetto.
Mi manca il tempo in cui ero incompleta.
Mi manca il tempo in cui tutto gravava sulle mie spalle, mi manca il tempo che non ho mai desiderato vivere.


“Hokage-sama” ti saluto, sorrido persino. La leggi, quella nostalgia amara ed inscindibile che lega le mie labbra piegate dalla falsità e dagli schiaccianti impegni e i tuoi occhi cordiali? Quando mai c’è stata cordialità tra me e te, signor Hokage?

Mi manca sentirmi a pezzi, mi manca poter piangere e gridare, mi manca avere la possibilità di commettere errori madornali.

“Sakura” oh no. Non chiamarmi così, ti prego, ti scongiuro, non farlo. Sento un brandello di me stessa squarciato via dai denti affamati ed irresistibili del male di vivere. Dove sono io, in quell’apostrofe amichevole? Dov’è il mio –chan?
Ma sopra tutto, mi manca avere te a porvi rimedio.

Esordio.
Mi chiedo se mai mi hai cercata, in questi anni. Perché avresti dovuto?, certo, sono domande che mi faccio anche io queste: hai una famiglia che ti ama, hai una bellissima sposa, rivesti un ruolo fondamentale nella politica amministrativa di Konoha. Hai realizzato il tuo sogno, Naruto.
Sei felice, Naruto?


“Hai notizie di-…” tento di parlarti, ma tu chiudi il libro rosso delle missioni -ho vissuto tutta la mia adolescenza qui, credi che non sappia qual è il protocollo, stupido idiota?- con uno scatto feroce. Le pagine collassano le une contro le altre in uno schiaffo di carta, che è lo stesso che mi accarezza la pelle ogni volta che non alzi gli occhi su di me mentre mi parli.
“No. Tuo marito non è ancora tornato nella Hi no Kuni” latri di rimando, quella parola che usi mi ferisce nell’intimo. Avresti potuto dire Sasuke, avresti anche potuto non nominarlo, eppure hai scelto di rimarcare ancora una volta la figura che riveste nella mia vita, hai voluto ricordarmi che lui è mio marito.
Ma non è così, Naruto. Lui è soltanto il padre di mia figlia.
Soltanto…

Corpo.
I ricordi sono lame dolci, Naruto. I ricordi mi sfiorano con inaudita delicatezza, sono leggeri, sembra quasi non vogliano farmi del male. Mi stringo Sarada al petto e l’ascolto respirare, mi chiedo se anche io avessi la stessa beatitudine quando ero bambina.
Perché la rivorrei, Naruto. Rivorrei di nuovo sentirmi leggera, rivorrei avere la mente sgombra dagli affanni.
O forse no. O forse vorrei di nuovo essere costretta a pensare talmente tanto da distrarmi dai miei stessi desideri, essere legata a vecchi legami, essere innamorata di antichi spettri.
Vorrei amare lui, Naruto. Vorrei davvero essere capace di amare lui un quarto di quanto lo amavo prima.
Di quanto amo te ora, e di quanto ti ho sempre amato.


“Tua figlia è quasi una signorina, Sakura” dovrei bearmi di questa rara volta in cui le tue labbra scure si azzardano a pronunciare il mio nome, ma non posso sopprimere un brivido di disgusto a quella parola così sbagliata, così cordiale, che mi accarezza l’orecchio. Io sono la tua Sakura-chan, Naruto.
Io sono la tua Sakura-chan, Naruto.
“Anche Boruto sta crescendo” ti rispondo, i fiori di ciliegio di questa malaugurata primavera dolci scendono giù dai rami e ci sfiorano nella loro danza suicida verso il suolo. Quanto è stupida la natura umana, non credi? “Ed Himawari assomiglia tanto a sua madre.”
“È bella come lei” dovrei essere ferita da quest’affermazione, ma in realtà non ne sono nemmeno sorpresa, forse soltanto un po’ spaventata. Vorrei amare i tuoi figli, vorrei essere una zia premurosa e piena d’affetto, ma ogni volta che mi avvicino al piccolo teppistello biondo l’unica cosa che noto è quanto gli starebbero bene un paio di occhi verdi come la speranza che abbiamo entrambi perso.
“Hinata ti ama, Naruto” mi sento in dovere di dirglielo, perché lo sappiamo tutti e due fin troppo bene. Hinata ti ama, Naruto. Hinata ti ama, Naruto.
Hinata ti ama, Naruto. Ma è veramente quello l’amore che brami?
“Sasuke no” un sorriso affiora sulla mia bocca di fragola le cui foglie nient’altro sono che gli smeraldi incastonati nella mia fronte troppo larga. Sei sempre così candido, Naruto, così schietto e così brutale. Ti odio per questo.
Ti amo perché non vuoi nascondermi alcuna verità. E che bisogno ci sarebbe di farlo, in fondo? Io conosco la tua anima.
“Sasuke no” ripeto e suona stranamente rincuorante.
Almeno una promessa la spezziamo in due.

Chiusura.
E non voglio sembrarti ingiusta o crudele lasciando la carta sussurrare queste verità inconfessabili al posto mio, ma sento la necessità di affidare a qualcosa la memoria di un sentimento ignorante e doloroso come il nostro, impenetrabile segreto delle nostre esistenze legate e recise insieme.
Ché seppure mai verrai messo a parte di questo scritto, almeno ho la coscienza pulita nell’affermare che non l’ho seppellito e lasciato morire dentro di me.


“Alza la mano destra, Sarada” dico a mia figlia, facendo lo stesso. I suoi occhi curiosi sono puntati verso il tessuto bianco che ti svolazza alle spalle, la aggiusto meglio sopra al mio braccio, e la incoraggio di nuovo a levare la manina grassoccia.
“Naruto-sama mancherà per alcuni giorni, andrà a fare visita al Kazekage-sama” vedo mia figlia tirarsi una ciocca di capelli con aria decisa e provoca il mio sorriso.
“Si, quello con i capelli che ti piacciono” le sussurro di rimando, strofinando il naso contro la sua guancia paffuta.

Avrei dovuto pensare meglio quella notte, avrei dovuto considerare meglio la situazione che mi si presentava davanti. Avrei dovuto amare te quella notte e non il mio egoistico desiderio di fare mio ciò che consideravo perfetto.
Eppure, nel mio modo infamante e peccaminoso, ho accarezzato con la punta delle dita la perfezione. La stessa perfezione che mi tiene legata col mio spirito e mi impedisce di abbandonare tutto e gettarmi nella più profonda desolazione, che mi salva da questo mondo per il quale una sposa abbandonata non è nient’altro che carta straccia.

Grazie, Sarada.
Mi dispiace, Naruto.


ladie’s a gentleman! (author’s corner)
Maronne, la tristezza. Mio Dio, posso dire di essere maledettamente soddisfatta e fiera di questa fic? NaruSaku, NaruSaku, NaruSaku! Era da una vita che volevo scrivere del NARUSAKU!
Ok, le parti che leggete in corsivo sono prese proprio da una lettera di Sakura (a cui si ispira il titolo della fic, “lettere da nessuno per te”, perché Sakura non si firma) scritta in un tempo imprecisato dopo la nascita di Sarada, mentre i periodi degli spaccati sono vari, ma tutti dopo l’abbandono di Sasuke.
Alla struttura della lettera si rifanno anche i nomi delle varie intestazioni, giusto per soddisfare la curiosità di qualcuno.
Passiamo alle risposte alle recensioni!
SolyDea finalmente accontentata, ne Soly? HAHAHAHAHAHA, spero che tu ti goda questo piccolo scorcio pink, anche se un po’ molto angst e vabbè, non regge il confronto con i tuoi!
Per quanto riguarda il commento alla recensione precedente, ti ringrazio tantissimo per le tue parole, mi rendono davvero felice. Lo ShibiYosh è il mio paring, nel vero senso della parola, e scrivere di un paring di nicchia nel fandom italiano al 90% significa insuccesso o un bel numero tondo per le recensioni, ma sono felice che tu l’abbia apprezzata!
Kiarana io ti dovrei tipo rispondere su Skype ma aspetta, prima finisco la risposta sennò qua usciamo fuori con la testa. Come sai, ho amato alla follia la canzone che mi hai proposto ed è l’esemplificazione dello ShibiYosh in un testo, il che mi rende felice per due motivi: 1) ho trovato la canzone della mia OTP e 2) sono riuscita a trasmettere tutto ciò che mi dà la mia ship in una fiction. Questo significa moltissimo per me!
KankuSaku? Mhhh, ti tengo sulla graticola per un po’, chissà se… u.u

Amore imperituro ai lettori e venerazione ai recensori,
la vostra sonnolenta ed affamata Ladie.

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Capitolo 4
*** If you give me what I want, then I'll give you what you like. [SHIKATEMA DYSTOPIA!] ***


If you give me what I want, then I'll give you what you like.
[SHIKATEMA DYSTOPIA!]

“Temari-san.”
“Temari-san.”
“Temari-san.”
Basta, basta, basta, basta. Voglio essere qualcuno di diverso, voglio essere qualcuno che possa essere apprezzato a prescindere dalla forza, a prescindere dalla carica, a prescindere dal nome.
Mi ameresti per essere una donna? Mi ameresti per essere bella? Mi ameresti per essere un sogno morso a sangue da decine di incubi?

“Quei codini sono ridicoli.”
Oh mio Dio, sì. Dove sei stato fino ad adesso, piccolo stronzetto? Oh, non ti fermare, parlami, riempimi della tua dolce strafottenza, ridimi, tienimi per mano, fai finta che non t’importi. Ho paura di giocare con te, Nara, ho paura che tu vada via, perciò ti prego, almeno questa volta, dimmi che mi ami. Non importa che tu faccia sul serio, non importa che tu mi guardi negli occhi, non m’importa che tu desideri un nostro finale eterno, dimmi soltanto che hai bisogno di me -almeno per stanotte, piccolo Shikamaru.
Rendi tuoi i miei sogni inconfessabili, io farò mie le tue voglie più oscure.

Ci sveglieremo alla luce del sole, un tuo braccio sui miei seni, la tua bocca che procaccia baci lungo la linea del mio mento. Quanto è bello, un amore così.
L’odore del nostro sentimento impregna le lenzuola, tu non andare via, io rimango qui finché vuoi. Non ho altri posti dove andare, tu sei la mia ombra nel deserto a mezzogiorno.
Ci sveglieremo alla luce del sole, tesoro mio, ma per te potrebbe essere ancora notte. Mi ami, Shikamaru, non è vero? Mi ami, lo so.
“Chiudi gli occhi, Shikamaru.”
Chiudi gli occhi e lasciami sognare.

ladie’s a gentleman! (author’s corner):
Oh, un po’ di distopico ShikaTema. Chiedo perdono, ma ascoltando la “cara” Avril Lavigne con la canzone palesemente rigo per rigo scritta dal marito (l’adorato Chad) durante una sessione di scrittura con la mia nOTP… beh, questo è il risultato.
Come annunciava il titolo, si tratta di una TemaShika dystopia e quindi eravate avvisati. Grazie a Dio non è uscito nessun nome BLASFEMO oppure so che il fandom sarebbe stato macchiato dal mio sangue virtuale, ma che importa? Lo ShikaTema è canon ed hanno un bel figlioletto!
Ancora una volta, se avete lagne o lamentele (critiche costruttive riguardo alla storia, ovviamente, sono sempre accette!), vi invito di volata al titolo della raccolta.
Kiss,
la vostra stronzissima Ladie.

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