Il tempo scorre

di Fenrir_23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


                                        Dopo cinque anni   


 
                           

L'acqua del fiume scorreva veloce e limpida, seguendo la sua corsa inarrestabile fra i monti, per i boschi, fino ad arrivare a valle, fra le campagne coltivate.

Lì, una sacerdotessa e una ragazza camminavano lentamente, portandosi dietro grandi ceste colme di erbe curative.

Kagome sospirò stanca, poggiando a terra il suo pesante carico.

Era una giornata soleggiata di primavera, dal clima mite, ma a lei pareva più simile al ricordo che aveva di Tokyo in estate, un ricordo ormai lontano. Erano passati ormai nove anni da quando aveva abbandonato per sempre quel mondo, per andare a vivere con la persona che amava.

Le sfuggì un veloce sorriso: l'attesa della nascita del suo secondo figlio, cominciava a farsi pesante.

“Kagome San, ti senti bene?” Domandò Rin, raggiungendola con pochi passi veloci e uno sguardo preoccupato. Rin era ormai cresciuta diventando una splendida giovane donna, dai lunghi capelli castani e lo sguardo gentile ma determinato. Kagome le sorrise affettuosamente in risposta: da quando Kaede era venuta a mancare e Rin aveva iniziato a vivere con lei, le si era affezionata molto, arrivando a vederla come una sorellina minore.

“Tranquilla, cara, andiamo solo a sederci un attimo.” La sacerdotessa appoggiò la schiena contro il tronco di un bel ciliegio e si sedette lentamente a terra, protetta dalla frescura dell'ombra. “Rin, mi andresti a prendere un po' d'acqua?”

La ragazza annuì con un veloce cenno del capo e Kagome la guardò sparire in lontananza, diretta al fiume a pochi minuti di cammino dal punto in cui si trovavano, a metà fra il villaggio e le campagne circostanti.

Lì sola, il suo pensiero corse subito a chi aveva di più caro al mondo: da qualche tempo i guai sembravano essersi placati e Inuyasha aveva poco da fare, così, a quell'ora, era solito caricarsi in spalla Inushiro e passare con lui l'intera mattinata. Il loro figlioletto aveva soli cinque anni, ma era già un bambino molto vispo: il sangue demoniaco del padre gli aveva donato un carattere cocciuto e ribelle, insieme a capelli del colore della neve e una forza decisamente non umana.

Kagome sospirò. Quel periodo di completa e forse monotona tranquillità era destinato a non durare a lungo, lo sapeva, se la pace assoluta arrivava, c'era sempre qualcosa ad interromperla.

Alzò la testa di scatto quando le parve di scorgere un'ombra che volava sopra di lei e subito dopo avvertì una presenza inquietante alle proprie spalle.

Quando si voltò, spalancò gli occhi come se avesse preso un abbaglio: un viso affilato, una mezzaluna sulla fronte, occhi d'oro dallo sguardo fermo, indecifrabili, contornati di rosso, lunghi capelli bianchi. Non poteva sbagliarsi.

“S-Sesshomaru?”

Il demone esitò, squadrando la sacerdotessa con aria indagatrice. “...Tu … sei la femmina umana di Inuyasha.”

Kagome gli regalò un'occhiataccia, cercando di passare oltre al proprio stupore.”Non ci sono dubbi, è proprio lui, scortese come al solito!” Pensò, mentre gli parlava: “Sì sono proprio io, cognatino!”

“... dov'è Rin?”

La sacerdotessa si tirò in piedi faticosamente e, per qualche secondo, sostenne lo sguardo di Sesshomaru: tutta quella situazione aveva un che di assurdo. Erano passati cinque anni da quando lui era scomparso completamente nel nulla: era partito per una delle sue solite esplorazioni – che duravano pochi giorni o settimane – dopo aver fatto visita a Rin e non aveva più fatto ritorno. Rin lo aveva aspettato per un anno, poi si era messa in viaggio per cercarlo, incapace di rassegnarsi, insieme a Inuyasha e Kohaku. Erano tornati a mani vuote dopo diversi mesi.

Lo sguardo di Kagome si fece severo: “Salti fuori dal nulla dopo tutto questo tempo e pensi di fare come se niente fosse accaduto?”

Silenzio.

“Per un demone forse è difficile da capire, ma per noi umani cinque anni non sono pochi!”

A Kagome parve di vedere un leggerlo mutamento nello sguardo di Sesshomaru, ma durò solo qualche istante.

“Ho avuto … le mie ragioni.”

“Non è con te il tuo servo?”Gli chiese la sacerdotessa per temporeggiare, mentre lo scrutava meglio.

“ … “

A guardarlo con più attenzione, quando Sesshomaru si voltò impercettibilmente, Kagome si accorse della lunga cicatrice ormai sbiadita che gli solcava la parte destra del volto, dalla fronte, passando per l'occhio destro, percorrendo la guancia e la spalla fino a nascondersi sotto al Kimono completamente bianco. La soffice pelliccia lanuginosa – oltre segno del suo sangue di Demone - che gli si avvolgeva intorno alla spalla sinistra, sbucando dal kimono, era diventata opaca e ispida. Nel complesso, Sesshomaru non dava affatto l'idea di essere nel pieno delle sue forze; ma Kagome non osò domandargli cosa gli fosse successo, temendo di offenderlo. Pensò solo che forse, una ragione per quell'assenza così lunga ce l'aveva davvero.

Lo sguardo della sacerdotessa si ammorbidì e si sciolse quando vide in lontananza la sagoma di qualcuno che conosceva bene che si avvicinava.

Rin si pietrificò lì dov'era, lasciando cadere il secchio pieno d'acqua che teneva in mano.

Si venne a creare un silenzio carico di tensione.

“Rin ...” Sesshomaru puntò i suoi occhi sulla ragazza che aveva davanti. Incredibile come gli umani cambiassero in fretta: quando l'aveva vista l'ultima volta, lei aveva sedici anni e ancora le fattezze di una ragazzina, ma ora i lineamenti che ricordava avevano lasciato il posto a quelli di una giovane donna.

Il demone s'indispettì quando lei si riscosse, raccolse il secchio con quel poco d'acqua che era rimasta e gli passò davanti come se nulla fosse tentando di ignorarlo per andare da Kagome. Si era aspettato un altro tipo di reazione ma, a quanto pareva, crescendo Rin era diventata una donna orgogliosa e forte. O forse, semplicemente, si era dimenticata di lui?

“Kagome san ...” Rin passò un fazzoletto inumidito sulla fronte della sacerdotessa, con le mani tremanti; quest'ultima intercettò la sua mano e poi il suo sguardo. La fissò negli occhi, a fondo, comprensiva, poi, senza dire nulla, raccolse la sua cesta di erbe e si allontanò lentamente.

Fu solo allora che Rin si voltò verso Sesshomaru, con il cuore che batteva a mille, incapace di controllarsi. Lui si avvicinò di qualche passo, fino a sfiorarla, ricambiando quello sguardo … e capì subito che tante cose erano cambiate. Lei non era più la bambina indifesa che gli correva dietro ingenuamente, e nemmeno la ragazzina infatuata e adorante.

“Rin ...” Il demone le sfiorò una guancia con la mano sinistra, in un gesto dolce: la ragazza la respinse con fredda cortesia, abbassando lo sguardo.

“Cosa vi siete fatto al volto? “

“...”

“ … e Jaken?” Domandò Rin, in un soffio.

“Pensavo di averlo mandato qui ...”

“Non è mai arrivato.” Rin sospirò, intristita. “Dove potrebbe essere?”

Dal demone non arrivò alcuna risposta.

“Camminiamo.”Disse solamente, scostandosi da lei di qualche passo.”Seguimi ...”

 

 

 

“Kagome!”

La sacerdotessa alzò la testa di scatto, notando la figura del proprio compagno che si avvicinava a grandi balzi.

“Dov'è Inushiro?” Domandò ad Inuyasha, quando lui le fu abbastanza vicino.

“L'ho lasciato a giocare con i figli di Sango ...” Spiegò velocemente il mezzo demone, piuttosto allarmato, intento a fiutare l'aria. “Hai visto … nessuno?”

Kagome capì al volo ciò a cui lui si riferiva:”Hai fiutato nell'aria l'odore di Sesshomaru, giusto?” Poi continuò, prima che lui potesse interromperla:”L'ho appena visto.”

L'espressione sconvolta di Inuyasha fece sorridere la donna.

“Sul serio è qui? Vado a veder-”

Kagome lo afferrò saldamente per una delle buffe orecchie da cane che gli spuntavano sulla testa, fra i capelli lunghi, ripensando allo scambio di sguardi e al silenzio ai quali aveva assistito da pochi minuti.

“Fermo, è con Rin, lasciali parlare.”

“Oh.”Inuyasha scosse la testa per tentare di liberarsi.

“Sei impaziente di rivederlo, nonostante tutto, eh?” Lo incalzò Kagome. Lui dapprima le mise il broncio, poi mormorò qualcosa a mezza voce.

“Non è solo quello è che … il suo potere demoniaco.”

La sacerdotessa si fece seria di colpo.

“Non aveva una bella cera, questo è sicuro. Deve essergli successo qualcosa.”

 

 

 

 

 

 

Rin fece un lungo respiro per tentare di placare il fiume di emozioni che le scorreva nel corpo. Stava trattenendo a stento le lacrime: se avesse voluto assecondare i proprio desideri non si sarebbe fatta problemi a buttarsi fra le braccia del demone che le camminava accanto, e piangere senza ritegno, ma non poteva e non voleva farlo: per orgoglio, perché non era più una ragazzina fragile ed emotiva, perché non voleva apparire insulsa e debole, non davanti a lui, che non avrebbe gradito – sicuramente - e perché, infine, provava ancora una sorta di rancore nei suoi confronti.

Quegli ultimi cinque anni della sua vita erano stati corrosivi: dapprima aveva provato solo una gran preoccupazione per la scomparsa di Sesshomaru, poi rassegnazione, mista ad un forte senso di abbandono, diventato negli ultimi tempi un vuoto gigantesco, che le aveva impedito di essere veramente felice. Aveva creduto di averlo davvero perso per sempre.

“Rin, non ti ho portato nessun nuovo regalo ...” Mormorò lui ad un tratto, interrompendo il loro silenzio. Come se quei cinque anni di lontananza non ci fossero mai stati.

La ragazza smise di camminare e lo guardò con sospetto misto a rimprovero.

“Mi dovete delle spiegazioni, Sesshomaru Sama.”

Di nuovo completo silenzio. Lui le diede le spalle per diversi istanti, poi si girò a guardarla, scrutandola con quei suoi occhi di demone. Le guance di Rin si colorarono di rosso.

“Dopo esserti venuto a trovare al villaggio, l'ultima volta che ci vedemmo, fiutai l'odore di un demone particolarmente potente e mi misi sulle sue tracce.” Iniziò a spiegare Sesshomaru, senza preavviso.

“Non avevo mai avvertito una simile forza demoniaca … era veloce e, per stargli dietro, fui costretto a trasformarmi. Lo inseguì giorno e notte per tre settimane: fu solo allora che mi mi accorsi di essermi spinto più lontano di quanto non avevo mai fatto. Avevo superato i confini delle terre orientali, inoltrandomi ad occidente. La stessa notte in cui decisi di tornare indietro, lo incontrai: era il grande Demone Orso delle terre occidentali, un demone maggiore, antico rivale di mio padre. Mi sfidò, e io non mi tirai indietro … “ Sesshomaru inclinò la testa di lato, esitando per

un attimo. “ Lo ferii in modo piuttosto grave ma … per riprendermi dalle ferite riportate, rimasi intrappolato in un limbo. “

Rin alzò lo sguardo verso di lui, senza dire nulla. Sapeva che stava facendo un grande sforzo a raccontare di quella sua sconfitta.

Istintivamente, gli accarezzò il viso, lungo la cicatrice che gli solcava la guancia, ma si ritrasse quando si rese conto del modo in cui aveva compiuto quel gesto. Cercò di leggergli nello sguardo del fastidio, ma non lo trovò.

“E avevate inviato Jaken per avvisarmi ...” Per cercare aiuto, pensò Rin anche, ma non glielo disse.” … però lui non è mai arrivato.” l'umana abbassò lo sguardo, sospirando. Era confusa, ma felice.

“E tu Rin, cos'hai fatto in questi anni?” Chiese lui, senza lasciarle il tempo di pensare troppo. La ragazza trovò quella semplice domanda di una delicatezza incredibile: Sesshomaru era gelido, innegabilmente, ma con lei era sempre stato molto attento.

“Mi sono sentita un po' sola a volte.” Non riuscì a negarsi di dire Rin:”Mi mancavate … ma sono stata bene. Kaede San ci ha lasciati, ma Kagome San e … Inuyasha, mi hanno accolta nella loro famiglia.”

Qualcosa simile ad un ringhio uscì dalla gola del demone nel sentir parlare del suo fratellastro. “Non mi è mancato nulla!”Si affrettò ad aggiungere Rin, per cambiare argomento. “Ho imparato molte cose, studiato, ho avuto amici e ...”ragazzi che le facevano la corte, ma qualcosa le disse che quello era un particolare da omettere. C'era stato qualcosa fra lei e Kohaku, quando avevano viaggiato insieme, ma era tutto pacificamente finito quando si erano accorti di non essere fatti uno per l'altra. Lui aveva votato la sua vita all'avventura e lei …non c'era giorno in cui non parlasse di un certo Demone sparito nel nulla.

“Non venite a salutare gli altri?”Domandò Rin all'improvviso, afferrandolo per un braccio.”Sono sicura che a tutti loro farà molto piacere ...”

Sesshomaru brontolò qualcosa, ma quando lei fece forza per tirarselo dietro, non si oppose e iniziò a camminare.

 

 

 

Sesshomaru regalò occhiatacce gelide a tutti gli stupidi umani che lo guardavano incuriositi mentre seguiva Rin per le strade del villaggio, abbastanza agghiaccianti da far passare ad ognuno di loro la voglia di curiosare. Che strana razza erano, quegli esseri. Solo pochi anni addietro li aveva disprezzati come nessun altro in quel mondo: suo padre era morto per salvare una dannata umana incapace di difendersi e con lei aveva addirittura generato un mezzo demone dal sangue sporco, a cui aveva lasciato tutta la propria eredità. Il potente dominio della sua famiglia era crollato per uno squallido motivo come quello …eppure, ora la pensava diversamente. Donandogli Tenseiga, e facendogli salvare la vita di Rin, suo padre gli aveva fatto comprendere le proprie ragioni.

Guardò Rin con la coda dell'occhio e continuò a seguirla quando imboccarono una stradina stretta che passava fra le risaie e, nel vedere la sagoma di una piccola casa in lontananza, s'incupì.

“Kagome San e Inuyasha San abitano lì!” Spiegò Rin indicando con un gesto veloce.

Se non avesse saputo che lei ci sarebbe rimasta parecchio male, Sesshomaru sarebbe volato via subito. Non gli andava affatto di farsi vedere da un mezzodemone nelle condizioni in cui si trovava. Riemerse dai suoi pensieri e alzò lo sguardo.

Inuyasha se ne stava seduto su una pietra, davanti casa, con in braccio suo figlio, e si era già accorto da parecchi minuti dell'imminente arrivo del fratellastro: quando Sesshomaru continuò ad avanzare verso di lui, come se niente fosse, e puntò lo sguardo su Inushiro, il mezzodemone spiccò un lungo balzo, atterrandogli davanti a braccio teso, la mano chiusa in un pugno che l'altro parò senza troppe difficoltà.

“Stronzo!” ringhiò guardando negli occhi il demone davanti a sé.”Sei proprio un idiota!” I due continuarono a fissarsi in cagnesco per diversi secondi: fu solo l'intervento di un piccoletto dai capelli bianchi, che cambiò la situazione.

“Papà, chi è questo signore?” Domandò Inushiro indicando Sesshomaru spudoratamente, squadrandolo dal basso.

“Tsè!” Inuyasha incrociò le braccia, continuando a fissare suo fratello.

Sesshomaru guardò quel … cucciolo di qualcosa con uno sguardo curioso. Non lo si poteva nemmeno definire mezzodemone, aveva tratti troppo umani, ma i capelli argentei erano la chiara testimonianza dell'impronta del suo sangue demoniaco e, non solo. Aveva addosso un forte odoro di demone, per averne solo un quarto del sangue. In ogni caso, non aveva importanza. Chi diavolo l'aveva autorizzato a ...toccargli la pelliccia?

“Hey, Rin Chan, cos'è questa cosa?” Domandò sfrontatamente il bambino.

“Inushiro!”

La voce severa di Kagome lo rimise subito in riga: con un salto agile il bimbo tornò subito dalla madre, esibendo una delle sue migliori espressioni di scuse.

“ … chi è quel signore serio, mamma?”

La sacerdotessa non riuscì a trattenere un sorriso intenerito.”Tuo zio, 'Shiro...”

Sesshomaru e Inuyasha le regalarono un'occhiata gelida nello stesso momento.

Per un attimo, nessuno seppe bene cosa dire o cosa fare.

“Entri a bere qualcosa, Sesshomaru?”Domandò Kagoke, spigliata, senza far troppo caso elle facce scandalizzate di lui per tutta quella confidenza. “I Demoni lo prendono il … tè?”

Lui fu sul punto di voltarsi e andarsene, ma lo sguardo di Rin lo trattenne ancora una volta. E in pochi minuti si trovò in ginocchio su un cuscino morbido, dietro ad un piccolo tavolino, intento a sorseggiare una bevanda di dubbio gusto con un mezzodemone e degli stupidi umani: lui, il più potente dei demoni orientali ... ma per Rin, ne valeva la pena.

Quando Kagome si allontanò un attimo per portare Inushiro a dormire, Inuyasha non riuscì a resistere.

“Cosa ti è successo?” Domandò senza troppi giri di parole. “Potrei stenderti con un solo colpo di artigli proprio in questo momento.” Lo sguardo glaciale di Sesshomaru confermò che non aveva gradito quella sfrontatezza.

Rin non seppe bene cosa fare quando il demone si alzò lentamente, con tutta l'intenzione di andarsene.

“Non sono affari che ti riguardano, Inuyasha.” Mormorò il demone, con una nota stizzita nella voce. Rin lo afferrò per un braccio per cercare di trattenerlo.”Sesshomaru sama, aspettate!” Fuori stava iniziando a diventare buio.

“Dovresti stare qui per stanotte, Sesshomaru. Il tuo arrivo potrebbe attirare parecchi demoni minori.” Continuò Inuyasha.”Sanno che ti sei indebolito.” Si rese conto di essere stato troppo schietto con uno orgoglioso come suo fratello, ma in verità era … preoccupato.

“Tsk.” Il demone si liberò dalla stretta di Rin e uscì all'aperto a grandi passi. L'ultima cosa che aveva intenzione di fare, era accettare la protezione di Inuyasha. Rin si congedò velocemente, poi corse dietro a Sesshomaru.

 

 

Kagome scese le scale sospirando.

“Si è addormentato?” Domandò il mezzodemone, ancora pensieroso.

“Sì ...” Lei andò a sedersi accanto al suo compagno, sorridendo appena. Gli avvolse le braccia intorno al collo. “Dovevi essere più delicato con tuo fratello, magari sarebbe restato!”

Inuyasha alzò le spalle.”Tsè, Sesshomaru mio ospite, in una modesta casa umana? Piuttosto si darebbe fuoco.”

“Forse hai ragione.”Ammise la sacerdotessa.”In ogni caso, penso che non ci sia da preoccuparsi molto. Rimarrà nei paraggi.”

“E cosa te lo fa pensare?”

“Rin ...” Disse lei in un sussurro, passando una mano fra i capelli di Inuyasha. “Hai notato?”

“Cosa?”

Kagome alzò lo sguardo verso l'alto, esasperata.” Come si guardano.”

“ … e … quindi?”

“Sei proprio un tardone, Inuyasha!” Si lasciò sfuggire, sorridendo. “Devo proprio dirtelo?”

Il mezzodemone si grattò la testa, confuso. “Non capisco di cosa parli.”

“...Rin non è più una bambina, è una donna ormai.” Spiegò Kagome.” Lei e Sesshomaru sono molto legati, pensi davvero che le cose resteranno come prima, che Rin resterà a vivere qui al villaggio? Che Sesshomaru continuerà a venirla a trovare e … basta? Rin lo ama, è palese. E forse lui è diventato più simile a tuo padre di quanto è disposto ad ammettere e … di quanto tu credi … ”

Inuyasha arrossì arrivando finalmente a capire cosa voleva dire lei.

“Rin se ne andrà con lui, vedrai.”Continuò Kagome con aria sognante. “Non trovi che sia una cosa romantica?” Sussurrò, regalandogli un bacio veloce. Inuyasha brontolò qualcosa.

“Non … cioè, insomma, Sesshomaru odia gli umani.” Cercò di controbattere. “ Ed è troppo orgoglioso per ...”

Kagome sorrise ancora. “ Mi gioco le mani che si innamoreranno, ci scommetti?”

Ad Inuyasha andò di traverso il goccio d'acqua che stava sorseggiando.

 

 

 

 

 

Rin seguì Sesshomaru nel bosco senza dire nulla ma fu sollevata quando lui si fermò dopo pochi minuti di cammino: evidentemente non aveva intenzione di allontanarsi troppo. Gli si avvicinò in silenzio e andò a sedersi su una roccia ricoperta di muschio, osservandolo assorta: le guance le si colorarono di rosso e si sentì avvampare. Da bambina Sesshomaru era stato il suo punto di riferimento, la sua sicurezza ma, crescendo, a quel sentimento si era aggiunto qualcos'altro. Da ragazzina aveva sviluppato un insano innamoramento nei suoi confronti, un sentimento quasi di venerazione, che il demone aveva sempre gentilmente respinto, a suo modo. Per Rin era stata fonte di grande delusione anche se, con il senno di poi, non faticava a capirne il perché. Effettivamente a quei tempi lei era poco più di una bambina: ma adesso le cose erano cambiate … e lui, e lui come avrebbe reagito? Rin in quegli anni aveva imparato a vederlo sotto un'altra luce, togliendogli quel velo di perfezione con il quale l'aveva sempre guardato. Eppure, rivedendolo sotto quel ciliegio, solo qualche ora prima, aveva capito che ciò che provava e che aveva cercato di mettere da parte in quei cinque anni, non se n'era andato. Anzi, ora che era cresciuta quel sentimento le appariva limpido e chiaro come non mai: ed era difficile accettarlo, perché sapeva di andare incontro a qualcosa di potenzialmente molto doloroso.

Lo sfregare del Kimono del demone contro la corteccia dell'albero al quale si stava appoggiando, sdraiandosi a terra, riportò Rin alla realtà. Lo fissò con sguardo interrogativo, ma non oso chiedergli se per caso non si sentisse bene, per paura di offenderlo.

“Non vai a dormire?” Le domandò Sesshomaru con un filo di voce, guardando il cielo ormai scuro che si intravedeva fra le chiome degli alberi. “Io passerò la notte qui, non mi allontanerò ancora.” Aggiunse, come a volerla rassicurare.

Rin si lasciò scivolare giù dalla roccia fino a terra, sull'erba morbida.

“Io … voglio stare con voi ...” Disse solamente, rivolgendogli uno sguardo dolce. Poi si rannicchiò nell'angolino che si era scelta, a pochi passi da lui. Faceva un po' di freddo, ma non aveva voglia di allontanarsi per cercare della legna e accendere un fuoco. I suoi occhi socchiusi si fissarono sul demone che aveva vicino, spiandolo segretamente: si addormentò con l'immagine di Sesshomaru impressa in mente.

 

Rin riprese coscienza nel dormiveglia, infastidita dal vento gelido che fischiava fra le chiome degli alberi. Si rannicchiò su se stessa per cercare di tenersi caldo e fu proprio in quel momento che qualcosa di caldo, soffice e morbido l'avvolse come una coperta, riscaldandola. Avrebbe voluto capire di cosa si trattava, ma quel tepore piacevole la fece riaddormentare prima che potesse accorgersene.

 

Una luce tenue ma insistente costrinse Rin ad aprire gli occhi, svegliandola definitivamente. Lei si tirò su lentamente, sfregandosi il volto per riprendersi. Non era più abituata a dormire sulla terra nuda e si sentiva terribilmente indolenzita.

Sorrise e si guardò intorno, cercando Sesshomaru.

“Sesshomaru Sama?” Provò a chiamarlo ma le rispose il silenzio.

Il demone era scomparso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Beeh … salve! Ho scritto questo primo capitolo di quella che diventerà una mini long (pochi capitolo … credo) completamente di getto, dopo essermi fatta venire la malsana idea di ricominciare a vedere Inuyasha, serie che avevo concluso e archiviato da anni!

Adoro Sesshomaru e mi piace un sacco immaginare come potrebbe evolversi il rapporto fra lui e Rin con il tempo, secondo me con lei cresciuta potrebbe esserci qualcosa di romantico (prima assolutamente no, please! D: ho visto delle cose orrende in giro) e insomma niente, fatemi sapere se questo primo capitolo vi è piaciuto!

 

P.S: il disegno all'inizio del capitolo è stata una gran fonte d'ispirazione *-*

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


“Sesshomaru Sama!

Rin prese a camminare freneticamente, sperando di scorgere la figura di colui che cercava, mentre un'orrenda sensazione mista fra l'ansia e l'insicurezza iniziava a farsi largo proprio al centro del suo stomaco, espandendosi nel resto del corpo: tremenda, dilaniante, più forte ad ogni minuto che passava.

“Sesshomaru Sama!”

“Rin!”

Il suono lieve di passi leggeri, poi Sesshomaru entrò nel campo visivo della ragazza. Lei rimase incantata a fissarlo per diversi secondi, non sapendo bene cosa dire, poi, percependo delle lacrime – le stesse che aveva faticosamente trattenuto il giorno prima – che minacciavano di sopraffarla, si sforzo di ricacciarle indietro e abbassò lo sguardo, per evitare di farsi vedere a quel modo. Altri passi leggeri e Sesshomaru fu vicino a lei.

“Rin, è successo qualcosa?”

L'umana annuì in modo impercettibile, continuando ad evitare lo sguardo di chi aveva davanti, e si irrigidì quando il demone le posò delicatamente una mano sotto al mento, costringendola ad alzare la testa. Fu solo a quel punto che trovò il coraggio di guardarlo negli occhi. Le iridi gialle di Sesshomaru si soffermarono a lungo ad osservarla: era tremendamente incuriosito e attratto dei cambiamenti avvenuti in lei in così poco tempo. La crescita così veloce degli esseri umani l'aveva sempre in qualche modo stupito e, anche ai tempi in cui andava a trovare Rin, gli sembrava che lei cambiasse aspetto fin troppo rapidamente: ma quel distacco di cinque anni gli aveva fatto definitivamente capire la portata dello scorrere del tempo. L'aveva lasciata che era solo una ragazzina e, ora che lei era cresciuta, scopriva di esserne attratto. Non avrebbe saputo dire esattamente per quale motivo – i canoni di bellezza dei demoni superavano nettamente quelli di qualsiasi donna umana, anche la più bella – eppure era così. Forse era il corpo fragile di Rin (da proteggere) così diverso dal suo. O forse, soprattutto, quegli occhi caldi e pieni di emozioni. Il viso con le guance arrossate. Le sue mani calde. Per quanto bella potesse essere una femmina di demone, non avrebbe mai avuto quelle caratteristiche. Lo sguardo dei Demoni era sempre freddo e i loro atteggiamenti così distaccati … ma, da quando aveva smesso di apprezzare quei modi? Aveva forse infine ceduto anche lui a quelle dannate femmine umane che disprezzava poco più di un decennio prima? Davvero era diventato così simile a suo padre? Stranamente, la cosa non gli provocava fastidio. Forse perché in parte l'aveva già affrontata quando si era accorto di essersi legato alla bambina che era Rin, o quando aveva infine accettato, parzialmente, Inuyasha come proprio fratello. Dubbi e perplessità si rese conto di averne, ma non era tipo da spaventarsi per i cambiamenti: dopo che suo padre gli aveva donato Tenseiga, trasmettendogli i propri personalissimi insegnamenti, aveva imparato ad assecondarli ed accettarli. E anche adesso, nonostante tutto … voleva solo continuare a guardare Rin. E capire qual era la natura di quel nuovo sentimento che provava per lei. Che fosse umana o demone … alla fine non aveva importanza. Non più.

Fece un altro passo avanti e si rese conto di esserle davvero vicino, tanto che i suoi capelli le sfioravano la fronte ma, quando lei sgranò gli occhi, gli sembrò di averla spaventata e, istintivamente, la lasciò andare, indietreggiando.

Uno silenzio colmo d'imbarazzo – almeno dal punto di vista di Rin – cadde fra loro. Lei poteva sentire il suo cuore che batteva all'impazzata, così forte che per un attimo ebbe paura di non star bene.

“è tutto a posto … “ Provò a dire, riprendendo la domanda che lui le aveva fatto diversi minuti prima. “ero solo venuta a cercarvi.”

Le sembrò di intravedere l'ombra di un sorriso sui lineamenti di Sesshomaru.

Lui alzò la testa verso l'alto, odorando l'aria, con sguardo sospettoso.

“Si sta avvicinando … qualcosa?” Domandò Rin, un po' allarmata.

“Niente di cui preoccuparsi ...” Mormorò il demone senza mettersi a dare spiegazioni.

“Vieni con me, Rin.”

 

 

 

 

Rin continuò a seguire Sesshomaru per diversi minuti, mentre si inoltravano sempre di più nel bosco. Le avrebbe fatto piacere sapere dove stavano andando, ma sapeva che quando lui iniziava a camminare in quel modo era inutile fare domande.

Quando il demone cane si fermò di colpo, lei guardò oltre le sue spalle e le parve di intravedere la sagoma di qualcosa fra il folto della vegetazione. Era uno strano animale a due teste, dalla forma che ricordava vagamente un drago, impossibile dire precisamente che cosa fosse, perché era nascosto dall'ombra. La bestia fece un balzo in avanti, emettendo un suono gutturale. E fu in quel momento che Rin riuscì a riconoscerlo.

“Ah - Un!”

Gli saltò al collo, abbracciando insieme le due teste mentre un largo sorriso le si dipingeva sul volto. Non le sembrava vero: tutto quello che aveva creduto di aver perso per sempre stava ritornando.

“Mi sei mancato un sacco!” Gli disse, mentre il Demone – bestia, continuava a emettere il suo strano verso, in quella che doveva essere una buffa dimostrazione di gioia.

Colpi di tosse secchi si fecero sentire fra il folto dei cespugli, da cui spuntò un grosso bastone in legno a due teste.

“Aaah maledizione, mi sono incastrato!”

Sesshomaru non parve stupirsi quando il suono di quella voce suonò famigliare.

“Jaken, cosa stai facendo?”

Il corpo del piccolo demone sgusciò fuori dal fogliame con un sussulto, volando letteralmente per aria. Jaken si rimise malamente in piedi, guardando con aria incredula e sognante davanti a sé.

“... P – p p- padrone?”

Il piccolo demone aveva l'aria emaciata di chi viaggia da anni senza una meta.

“Padron Sesshomaru, siete proprio voi? O sto forse prendendo un abbaglio?”

Piccole lacrime di commozione cominciarono a formarsi intorno agli inquietanti occhi completamente gialli del devoto servitore.

“Padron Sesshomaru!”

“Jaken!” Il balzo in avanti del piccolo demone venne stroncato da Rin, che lo afferrò in un abbraccio stretto.

“Jaken, sei proprio tu!”

Lui la fissò per qualche secondo, poi scoppiò il lacrime senza ritegno.

“Rin?” gracchiò con quella sua voce petulante, fra un singhiozzo e l'altro. “Non ci posso credere, è il giorno più bello della mia vita! … Come sei cresciuta!”

“Tsk.” Sesshomaru si voltò nella direzione opposta e riprese a camminare senza fare troppi complimenti, intenzionato a ritornare da dov'era venuto. Che diavolo aveva combinato quell'incapace di Jaken in tutto quel tempo che era trascorso?

Rin afferrò Ah - Un per quelle che dovevano essere le redini e se lo trascinò dietro. La sua bardatura era diversa dai vecchi tempi: niente sella, e una semplice corda avvolta intorno al collo a mo' di finimento. Lui e Jaken dovevano essersela vista brutta.

Il piccolo demone prese a camminare malamente lungo il sentiero per seguire il suo padrone.

“Mio signore, ero così preoccupato per la vostra sorte!” Iniziò a blaterare.”Il vostro umile servitore si scusa profondamente per la sua pessima condotta, non sono riuscito a portare a termine la missione che mi avevate affidato!” Jaken inciampò in un ramo e ruzzolò malamente a terra.

“Cosa ti è successo?” Domandò Rin.

“é una storia lunga da raccontare!” Si limitò a rispondere il mostriciattolo, evidentemente in imbarazzo.

“Raccontala in breve.”Gli ordinò Sesshomaru.

“Subito, mio buon padrone!”

“Allora … da dove posso iniziare ..” Il demonietto abbassò lo sguardo verso terra. “Quando voi mi affidaste il compito di recarmi al villaggio per far sapere a Rin cos'era successo, io partii subito … ma, ecco, sbagliai strada e, convinto di essere nella direzione giusta, viaggiai per un mese in quella opposta! Me ne accorsi solo allora, quando arrivai in una terra arida e deserta. Lì incontrai una tribù di demoni capitanati da un demone serpente! Quei tipi erano molto territoriali e quasi mi uccisero per aver varcato i confini del loro territorio. Rimasi inerme nel deserto insieme ad Ah - Un!” Jaken fece una pausa veloce, poi riprese a parlare:” Restai in quel modo per altre due settimane, ma quando mi ripresi, fui fatto prigioniero e costretto a fare da schiavo! Sono stati i peggiori anni della mia vita, mio buon padrone, credetemi! Ho passato quattro anni d'inferno. Quasi un anno fa riuscì a fuggire e ritrovai Ah - Un, ma quanto è stata lunga la strada del ritorno!”

Rin scrutò Jaken con aria dispiaciuta: le sue avventure avevano sempre un che di paradossale e quasi comico, ma doveva essere stata difficile anche per lui.

“Una settimana fa, ero finalmente sulla strada per questo villaggio … sono rimasto incredibilmente stupito di sentir girar voce fra gli altri demoni che anche voi eravate vivo.” Un sasso ben lanciato colpì la fronte di Jaken, segno che Sesshomaru non aveva gradito quell'ultima osservazione.” ... E che stavate tornando qui, mio signore! Così io e Ah - Un abbiamo ritrovato le forze e siamo giunti qui in pochissimo tempo! In verità, speravo di arrivare prima di voi per -”

“Quindi altri demoni sanno del mio ritorno, Jaken.” Affermò Sesshomaru, guardando il suo servitore con la coda dell'occhio.

“Sì mio signore, ma non avete udito le voci fra i demoni della notte? Sono peggio di vecchie pettegole,quelli! Si dice che il vostro sciocco avversario, il grande Demone orso, si sia messo da poco in viaggio per venirvi a sfidare!”

Sesshomaru smise di camminare e si voltò verso Jaken. “Da quanto precisamente, lo sai?” Domandò il demone, nascondendo la propria preoccupazione. E così dunque, non era riuscito a mascherare il suo ritorno. Aveva sperato di nascondere la sua aura demoniaca, mentre tornava al villaggio per ritrovare Rin ma, evidentemente, indebolito com'era, non ci era riuscito. Se fino a quel momento non era stato attaccato da altri demoni minori – che comunque non avrebbero avuto speranza, nonostante le sue condizioni - disposti a vantarsi di averlo sconfitto, era solo perché nessuno osava farlo. Rubare un avversario al grande Demone Orso delle terre orientali, era il primo modo per finire divorati.

Sesshomaru percepì la presenza di Rin più vicina a sé, quando riprese a camminare, e non ebbe bisogno di guardarla per sapere che lei ora era preoccupata.

“Penso sia in viaggio da poco più di una settimana, mio signore.” Rispose infine Jaken, dopo una lunga pausa.“E credo che il vostro rivale sia molto arrabbiato per la perdita della sua ascia da combattimento a causa vostra, ho sentito dire che era un'eredità del suo casato!”

Il demone cane continuò a riflettere mentre camminava. Un ricordo di cinque anni prima gli passò per la mente, veloce come un fulmine.

 

Il suo avversario, ferito gravemente da Bakusaiga, era fuggito. Non sapeva se le ferite che gli aveva inferto l'avessero poi ucciso, ma per quel colpo, aveva pagato un prezzo caro. Troppo caro. Il suo corpo, tempestato di ferite, giaceva in una pozza di sangue. Era stato squarciato in due metà dalle zanne dell'avversario, con un taglio netto che partiva dalla tempia, andando poi giù per la spalla, fino ad arrivare a metà del costato. Con l'occhio sinistro, poteva vedere l'altra metà del suo corpo, a qualche metro di distanza. Strisciò verso di essa per recuperarla, doveva sforzarsi di farlo se voleva avere una possibilità di sopravvivere. Gli rimanevano solo pochi minuti per mettersi in salvo in qualche modo; qualsiasi altro demone più debole sarebbe morto in quelle condizioni ma lui, fortunatamente, poteva contare su grandi abilità rigenerative. Eppure anche così, guarire da una ferita simile, che avrebbe ucciso all'istante qualsiasi altro essere, era qualcosa di estremamente improbabile anche per lui. Aveva solo una possibilità.

Jaken, che fino a quel momento era stato al riparo, gli si avvicinò di corsa, non riuscendo a trattenere le lacrime quando lo vide in quello stato.

Padrone, voi ...”

Jaken, va al villaggio, da Rin e dille che … mi ci vorrà del tempo, ma tornerò.”

Mio signore, ma voi!”

Ora, mi devo ritirare.”

Una sfera di luce proveniente da Tenseiga aveva avvolto il corpo del Demone. Nemmeno quella spada era in grado di guarirlo dalle zanne maledette dell'orso, ma poteva dargli l'occasione giusta. Nella dimensione del nulla, il suo corpo avrebbe avuto il tempo necessario per rigenerarsi.

 

“Recupero molte energie ogni giorno, ma sono ancora lontano dall'essere al pieno del mio potere.” Si trovò a pensare Sesshomaru, mentre raggiungevano la radura in cui aveva passato la notte. Si scoprì ad osservare Rin teneramente.

“Eppure, non posso aspettare qui il grande Orso … sarebbe un pericolo per lei.” Continuò a ragionare nella propria testa.”L'ultima volta, il nostro scontro ha seminato distruzione per chilometri.”

“Odio ammetterlo, ma potrei morire in quella battaglia … tuttavia ...” Le ultime parole gli sfuggirono a voce alta.”Non posso permettere che tu ne rimanga coinvolta, Rin.”

Lei gli si avvicinò, cercando il suo sguardo. “Cosa state pensando … di fare?”

“Lo raggiungerò prima che possa arrivare qui.” Mormorò Sesshomaru, senza troppe spiegazioni. Fece per staccarsi da terra, deciso a prendere il volo, ma qualcosa lo fermò. Rin l'aveva afferrato per un braccio, e stava cercando di trattenerlo.

“Non potete!” Iniziò a supplicarlo, lei, rifiutandosi però di piangere. Anche se lui stava andando incontro a qualcosa dal quale rischiava di non tornare. “L'ho notato che siete ancora debole, cosa credete? Anche un'umana come me se n'è accorta, non potete andare!”

Le parve che Sesshomaru fosse dispiaciuto, ma lui la costrinse comunque a lasciare la presa.

“Devo portarlo lontano, Rin, o il suo potere distruggerà tutto ciò che avrà intorno.”

“Mio signore, ma non potete ...” Provò a intervenire il piccolo demone.

“Zitto Jaken.”Lo stroncò Sesshomaru, prima che potesse aggiungere altro. Poi si staccò da terra, la pelliccia sulla sua spalle che fluttuava nel vento. Lanciò un ultimo sguardo alla ragazza che lo guardava dal basso con gli occhi pieni di lacrime.

“Rin, se ti accadesse qualcosa, non potrei mai perdonarmelo.”

“Fermatevi, vi prego!” Tentò di convincerlo lei, un'ultima volta.

Sesshomaru si voltò dalla parte opposta.

“Jaken, fai in modo che Rin non mi segua.”

E scomparve nel cielo, sempre più in alto.


 

 

“Rin, fermati!” Jaken usò il suo bastone sputa fuoco per bloccare la ragazza. “é un ordine del mio rispettabile signore!”

“Non mi importa niente dei suoi ordini.” Gli rispose lei seccamente, prendendo a camminare rapida nella direzione opposta, mentre tentava in qualche modo di asciugarsi le lacrime. Inciampò in una radice e si trovò a rotolare per diversi metri, atterrando sull'erba soffice di una piccola collinetta.

“Sta attenta!”Urlò Jaken, trascinandosi dietro Ah – Un. Quando lei lo vide tentò di afferrarne le redini, ma Jaken la bloccò nuovamente, colpendole le mani con il bastone.
“Mi hai fatto male, stupido!” brontolò l'umana, guardandolo male.” Lasciami andare!”

“Sei tu che mi costringi a usare la forza, Rin!”

“Che cosa succede qui?” La voce di Inuyasha interruppe la loro litigata. “Ah! Ma guarda chi si vede ... schifoso rospetto!” Esclamò il mezzodemone, sorpreso. “Ecco di chi era quell'odore nauseabondo, mi ricordava qualcosa, ma non ne ero sicuro.

“Non rivolgerti a me in quel modo, sporco mez-” Un pugno ben assestato mise a tacere Jaken.

Inuyasha lanciò una veloce occhiata a Rin. Sesshomaru non era con lei … perché? Si stava allontanando a gran velocità, poteva sentirne l'odore che si faceva sempre meno forte.

“Che cosa è successo?”

Rin si affrettò a spiegarglielo.

Il mezzodemone si fece improvvisamente serio. “Rin, vieni con me da Kagome!” Disse solamente, mentre le faceva segno di salire sulle sue spalle. “In fretta!”

Inuyasha scomparve con un grande balzo. Jaken si affrettò a seguirlo, montando in groppa ad Ah - Un, assolutamente non doveva perdere di vista Rin.

 



 

Kagome si stava godendo quella bella giornata di sole al fiume, insieme a Inushiro, quando vide Inuyasha comparire in lontananza, a grandi balzi. Il fatto che avesse Rin in spalla la insospettì subito e la conferma dei suoi dubbi arrivò quando scorse Ah - Un e Jaken. Precisamente, quand'è che era tornato anche il servitore di Sesshomaru?

“Papà!”

Inuyasha salutò il figlioletto con una carezza veloce sulla testa, mentre Rin scendeva dalle sue spalle.

“Kagome, devo seguire Sesshomaru.” Disse senza mezzi termini, guardandola negli occhi a fondo. Lei sapeva che quello sguardo voleva dire pericolo in vista, un gran pericolo. La sacerdotessa gli si avvicinò, incupita.

“Il grande Demone orso delle terre orientali, colui che quasi uccise Sesshomaru cinque anni fa, sta arrivando. Mio fratello è troppo debole per fermarlo, da solo, devo andare ad aiutarlo. So che lui vorrà battersi da solo, ma se l'orso vincesse, poi seminerebbe distruzione nelle nostre terre, mettendoci in pericolo, ne sono sicuro.”

Kagome annuì, poi lo abbracciò. “Cerca solo … di tornare a casa tutto intero.” Mormorò, più preoccupata di quanto avrebbe voluto apparire.

Sapeva di non poter seguirlo, non con la vita del loro secondo figlio che cresceva dentro di lei. Non poteva rischiare di mettere in pericolo quella creatura che ancora non conosceva il mondo e poi … Inushiro aveva bisogno di qualcuno.

Lasciar andare Inuyasha le costò più di quanto avrebbe voluto, ma non lo diede a vedere.

“Voglio venire anche io con te, papà!” Protestò il piccolino dai capelli bianchi.

Il mezzodemone si chinò in avanti, fissando il figlioletto con fare paterno. “ Tu devi restare qui a proteggere la mamma, ti prometto che tornerò.” Lo rassicurò, regalandogli un'altra carezza sulla fronte.

“Inuyasha San, voglio venire anch'io.”

Rin si fece avanti, determinata.

“Non posso portarti, per te sarebbe solo un rischio.”Le rispose il mezzodemone, spiccando un balzo. “Mi spiace.”

“Rin, vieni qui” Le disse Kagome, in un tono che non ammetteva repliche. Il tono che usava quando si comportava da sorella maggiore.

“So come ti senti, ma seguendo Sesshomaru peggioreresti solo la situazione.” Gli disse, gentilmente.

“Ma io ...”

“Lo so, Rin … ma è pericoloso. Richiamati dalla battaglia, molti demoni verranno allo scoperto. Per noi semplici esseri umani, avventurarsi da soli con queste premesse, è troppo rischioso. Se le miei condizioni fossero state diverse ti avrei accompagnata, ma non posso permettermelo.

La ragazza abbassò lo sguardo verso terra, mestamente.

“Va bene, resterò qui ...”

“Finalmente inizi a ragionare!” Commentò bruscamente Jaken.





“Bene, è tutto pronto.” Rin sistemò le ultime erbe mediche che aveva preparato nella sua sacca da viaggio, poi se la carico in spalla e sgattaiolò fuori dalla sua camera, facendo ben attenzione che Inushiro non la sentisse: doveva muoversi di soppiatto per sfuggire all'udito sopraffino di quel cucciolo e, fortunatamente, era abbastanza brava in quello, nonostante avesse malauguratamente scoperto di non possedere alcun tipo di potere particolare come invece era per Kagome. Tutto ciò su cui poteva contare era la sua abilità nel tiro con l'arco – con il quale si allenava da quando aveva iniziato a vivere al villaggio – e alcuni trucchetti come sigilli e erbe particolari, che le aveva insegnato Kaede.

Uscì da una finestra, atterrando sull'erba con delicatezza.

Jaken riposava lì vicino.

Rin afferrò la corda che legava Ah - Un, intimandogli di fare silenzio. Per fortuna, lui le

era molto legato e sempre pronto ad assecondarla.

“Segui l'odore di Sesshomaru, andiamo!” Gli sussurrò, mentre gli montava in sella. Stava facendo una pazzia, eppure sapeva che non avrebbe mai sopportato l'idea di aspettare che il Demone che amava tornasse da lei, vivo o morto. Doveva fare qualcosa, cosa fosse non aveva importanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, ed eccomi con un altro capitolo ** mi ha fatto piacere vedere che l'inizio della storia è stato apprezzato, sono proprio contenta e vi ringrazio ancora!

Enjoy!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Piccola premessa: questo capitolo è un pochino più corto dei primi due, ma ho preferito fare così piuttosto di allungare il brodo a tutti i costi ... grazie per i commenti, e fatemi sapere che ne pesante!











Ah – Un neutralizzò l'ennesimo demone di basso livello con un raggio di energia.

Rin si guardò rapidamente intorno. Aveva avuto la pessima idea di fermarsi a dormire a terra per la notte, e ora si trovava circondata da un gruppo di demoni pipistrello che sembrava non avere mai fine. Incoccò rapida una freccia nell'arco e ne neutralizzò l'ennesimo, ma sapeva che di quel passo non avrebbe potuto reggere a lungo. Doveva inventarsi qualcosa per uscirne.

Uno dei demoni la mancò per un pelo, graffiandole una guancia.

Fu a quel puntò che una grossa ascia da combattimento, lanciata mo' di boomerang, spazzò via la quasi totalità dei nemici. Una fiammata di fuoco caldo e denso fece il resto.

Rin alzò lo sguardo. Conosceva quell'arma e quel fuoco.

“Kohaku, Kirara!”

Il ragazzo smontò dalla volpe a tre code con un movimento veloce, salutando Rin. Crescendo, aveva sviluppato un fisico dalla muscolatura guizzante. I capelli scuri , raccolti in una coda, gli ricadevano lungo la schiena. La pesante armatura da combattimento che portava scricchiolò quando si avvicinò a Rin a grandi passi.

“Meno male che ti ho trovata, ero preoccupato!”

Lei gli sorrise lievemente. Dopo quello che c'era stato fra loro non riusciva più a essere spontanea come un tempo, ma comunque rimanevano buoni amici.

“Ti ringrazio, Kohaku.” Disse la ragazza, sincera. “Se non fossi arrivato mi sarei trovata in guai seri.”

“Non avresti dovuto andartene così.” Le rispose lui, con uno sguardo di lieve rimprovero. “Sono tornato al villaggio per una visita a mia sorella ieri sera, e proprio stamattina sono venuto a sapere di cos'era successo. Kagome San era molto in pena per te “… avrebbe voluto continuare, ma sapeva che sarebbe stato inutile: non aveva senso chiederle perché aveva voluto partire a tutti i costi, la risposta la sapeva già.

Preso dall'angoscia, le si avvicinò istintivamente. “Mi sono preoccupato ...la direzione in cui stai andando, pullula di demoni.”

Rin rimase in silenzio, limitandosi a fissarlo. Fu solo quando Kohaku la guardò negli occhi in modo strano e le si fece fin troppo vicino, che indietreggiò di qualche passo.

“Cosa stai ...”

Lui parve riscuotersi tutto ad un tratto.
“Perdonami Rin, mi sono fatto trasportare dal momento … dopotutto, non è passato così tanto tempo e a volte... mi tornano in mente quei ricordi.”

La ragazza sospirò appena. Lei e Kohaku si erano piaciuti tempo addietro, e se non ci fossero stati altri pensieri ad affollare la loro mente – e il cuore di Rin – forse avrebbero potuto avere un futuro insieme. Avevano passato bei momenti, ma lei non aveva mai smesso di pensare al Demone Cane che credeva di aver perso.

“Kohaku, io non ...”

“Lo so. “Mormorò lui, con un po di amarezza. “Ora che Sesshomaru Sama è tornato le mie possibilità sono meno di zero … e comunque, non mi permetterei mai.” Sospirò, poi si lasciò scivolare contro il tronco di un albero e aggiunse: “In ogni caso, nemmeno io voglio che Sesshomaru muoia, quindi ti seguirò.”

Rin accarezzò distrattamente una delle teste di Ah – Un.

“Sono contenta che almeno tu non abbia tentato di fermarmi.”

“Perderei in partenza.” Ammise lo sterminatore. Seguì qualche secondo di silenzio. “Sarà meglio che vediamo di riposare almeno qualche ora ...”

 

 

 

 

 

 

“Rin, perché mi stai seguendo?”

Trasformato nella sua vera forma di demone, Sesshomaru volava alto, mentre l'alba nasceva timidamente, segnando l'inizio di un nuovo giorno. “Posso sentire il tuo odore, è lontano e quasi impercettibile, ma lo sento … perché? Perché continui a seguirmi e a cercarmi? Starmi vicino è pericoloso.”

Il Demone interruppe di colpo il flusso dei suoi pensieri e si fermò, sospeso in aria, guardandosi in giro con circospezione. Lui era lì fra le nuvole, poco distante, poteva sentirne la presenza immensa, il grande potere demoniaco. Tornò alla sua forma normale e restò immobile, dov'era.

“Perché ora mi riaffiorano alla mente questi ricordi?”

 

 

Ora sta meglio, ma le ci vorrà almeno una notte di riposo per riprendersi.” Erano state le parole dell'anziana Kaede. “In ogni caso, è fuori pericolo.”

Sesshomaru l'aveva guardata con la coda dell'occhio, poi era tornato a fissare Rin.

Era stato via per quasi un mese e, quel giorno, al suo ritorno, l'aveva trovata a combattere per la vita, vittima di una di quelle malattie che si diffondevano rapidamente fra gli umani, in grado di avere spesso la meglio sul loro corpo fragile.

Se vuoi restare, non ti dirò di andartene ...” Gli aveva detto solamente Kaede, afferrando la candela che illuminava debolmente la stanza ed alzandosi. “Io ho bisogno di riposarmi.”

Che sfrontatezza, chiedere al padrone di trascorrere la notte sotto il tetto di una volgare casa uman-” Le parole del piccolo demone erano state interrotte bruscamente da Sesshomaru: “Jaken, taci.”

Allora andrò a coricarmi.”L'anziana aveva fatto scorrere lo Shoji alle proprie spalle, sparendo nella stanza adiacente.

Sesshomaru si era seduto accanto al futon di Rin, sfiorandole la fronte con una mano: l'aveva trovata tremendamente calda.

Jaken, vai fuori a controllare che non arrivino demoni, stanotte..” Aveva ordinato. Il piccolo mostriciattolo si era lasciato sfuggire uno sguardo perplesso – quella richiesta non aveva nessun senso - ma dopo una brutta occhiataccia da parte del suo padrone, era sparito immediatamente, senza fare troppe domande.

Rin ...” Quel nome era uscito dalle labbra di Sesshomaru in un soffio lieve.

Aveva davvero avuto paura di perderla, com'era già successo quando gli era stato impossibile salvarla dal regno dell'aldilà. Come quella volta, si era sentito schiacciato dall'impotenza, e aveva pensato a cosa avrebbe provato se lei se ne fosse davvero andata per sempre. Quando Kaede gli aveva detto che Rin era finalmente fuori pericolo, aveva provato un enorme sollievo. E gli sembrava di non riuscire più a starle lontano, per paura che lei potesse rischiare di nuovo, appena lui se ne fosse andato.

Non avrei dovuto stare via così a lungo ...” Si disse, mentre le sfiorava una guancia; nonostante la fronte bollente, i tratti delicati da adolescente della ragazza erano rilassati, ad indicare che stava davvero meglio.

Sesshomaru l'aveva fissata, sorpreso, quando gli occhi di Rin si erano aperti lievemente, e l'aveva osservata mentre sbatteva le palpebre dalle ciglia lunghe più volte per mettere a fuoco ciò che c'era davanti a lei.

Sesshomaru Sama, siete tornato ...” Le parole di Rin erano uscite in un sussurro, mentre i grandi occhi scuri le si richiudevano per la stanchezza. “Sono così felice ...”

Il demone non aveva detto nulla: era solo rimasto immobile dov'era, seduto accanto a lei. Quella notte, non aveva voluto perderla di vista.

 

 

 

 

 

 

 

“Finalmente ti rivedo, Sesshomaru.”

Una figura possente, dai lunghi capelli neri simili ad una criniera e il fisico grosso e muscoloso si fece largo fra la foschia delle nuvole: i lineamenti del suo viso, duri e spigolosi, s'incresparono in un sorriso inquietante. La pelliccia nera che gli ricopriva il corpo, partendo dalla schiena, fluttuò nel vento, mettendo in mostra la robusta armatura da guerra di cui era rivestito. Gli occhi color ambra, cerchiati di rosso, s'illuminarono di un inquietante bagliore.

Sesshomaru scrutò a lungo il suo nemico. Come aveva sospettato, l'Orso era riuscito a recuperare gran parte delle energie che Sesshomaru non aveva ancora ripreso dall'ultima battaglia. Le possibilità di vittoria del demone cane erano molto basse; eppure non aveva scelta. Tante cose gli impedivano di fuggire: il suo orgoglio, il desiderio di proteggere Rin, la voglia di battersi nonostante tutto.

“Sei dunque venuto sin qui per regolare i conti.” Disse solamente, preparandosi alla lotta. Estrasse Bakusaiga dal fodero con un suono secco e metallico.

“E sia, preparati a morire.”

 

 

 

 

 

 

 

Un tremendo boato fece tremare la terra, mentre il cielo, oltre le vicine montagne, iniziava ad oscurarsi sinistramente.

Rin alzò la testa, guardando verso l'alto, preoccupata.

“ è iniziata … “Mormorò solamente, mentre Kohaku, poco distante, stava finendo di consumare una cena piuttosto scarna.

Un'altra scossa; seguita da vento fortissimo, tanto che Rin fu costretta ad aggrapparsi ad un albero, per evitare di cadere all'indietro. Poi alzò lo sguardo e lo vide. Da così lontano, era solo un punto bianco nel cielo, seguito da una scia luminosa, ma la ragazza era certa di non sbagliarsi: quello era Sesshomaru nella sua forma demoniaca. Le mancò un battito al cuore, quando scorse un essere scuro grande almeno tre volte il demone che amava, che oltrepassava le nuvole, seguendo il grande cane bianco. Una luce si sprigionò da quel punto, poi, altro vento, più forte di prima.

Rin montò in groppa ad Ah – Un con un balzo.

“Ferma, è troppo pericoloso!” La mise in guardia Kohaku.

“Non posso stare qui a guardare ...” la ragazza lo osservò a fondo, cercando di fargli capire quello che provava. “Voglio tentare di avvicinarmi il più possibile … non so cosa potrò fare ma, almeno, voglio essere abbastanza vicina da raggiungerlo appena sarà tutto finito.”

Kohaku si rimise in piedi, annuendo gravemente.

“Va bene Rin … andiamo.

 

 

 

 

 

 

 

Sesshomaru affondò le zanne affilate nella carne dell'avversario, assaporandone il sangue. La sua saliva velenosa penetrò nella pelle squarciata del nemico, facendolo ruggire dal dolore. Il Grande Demone Orso colpì Sesshomaru con una delle gigantesche zampe dagli artigli affilati, lanciandolo verso il basso, a terra. All'impatto con il suolo, il cane scavò una profonda voragine sotto di sé; quando si rimise in piedi a fatica, una cascata di sangue di un rosso vivido colò lungo la profonda ferita che aveva riportato al petto.

Il Demone cane tornò alla sua forma originale: era stremato, non aveva le forze per continuare a combattere. Cercò di estrarre Bakusaiga dal fodero, ma improvvisamente gli parve di avere le braccia pesanti come piombo. Era finita, non c'era molto altro da dire. Come aveva immaginato fin da subito, non aveva ancora recuperato forze a sufficienza per affrontare quella battaglia, e non riusciva a rigenerarsi: anche il suo avversario aveva riportato ferite gravi, ma era ancora perfettamente in grado di combattere. La forza per dare al Demone Cane il colpo di grazia, non gli mancava di certo.

Sesshomaru percepì qualcosa di caldo che gli colava lungo il petto, impregnando il Kimono bianco. Odore di morte: stava sanguinando spaventosamente, tanto che una pozza di sangue si era formata ai suoi piedi. Gli si appannò la vista, ma non si mosse da dov'era: non sarebbe morto dando la soddisfazione al suo avversario di crollare a terra come un verme.

Mentre l'Orso avanzava faticosamente verso di lui, in quel momento che sembrava eterno, Sesshomaru pensò a Rin. Avrebbe voluto continuare a combattere, per lei, per rivederla e dirle che andava tutto bene, per consolarla e starle accanto ... ma il suo corpo era come paralizzato. Ad ogni goccia di sangue che cadeva a terra, l'energia gli veniva meno.

“Fermo!”

Qualcosa entrò nel campo visivo del demone cane:con la vista offuscata, distinse i contorni di un pesante kimono rosso, capelli bianco neve, orecchie. Odore di mezzodemone.

“Inuyasha … non ho nessuna intenzione di farmi aiutare da uno come te … togliti, questa è la mia battaglia ...” Riuscì solo a a dire, in un soffio, prima di crollare.

 

 

 

 

Odore di pioggia, di polvere, terra e di tanto sangue. Sesshomaru riacquistò i sensi debolmente, quel tanto che bastava per permettergli di porsi delle domande. “Sono forse … morto?” Si chiese, mentre cercava di distinguere qualcosa fra la marea di chiazze sfocate che la vista offuscata gli consentiva di percepire. Azzurro, grigio e bianco: cielo? Qualcosa di bagnato che gli scorreva sul viso: sangue o acqua. Forse era ancora vivo … fiutò l'aria, percependo un odore che non poteva distinguere: Inuyasha, era lì vicino. Era stato forse lui … a mandar via il Demone Orso, di cui Sesshomaru non percepiva più la presenza? Una rabbia improvvisa gli montò dentro al petto, insieme al suo orgoglio ferito per quella sconfitta così netta, aggravata oltretutto dall'aiuto del suo fratellastro. Era forse vivo per merito suo? Non l'avrebbe mai perdonato per un simile affronto.

L'oscurità tornò ad avvolgere il demone: mentre le forze lo abbandonavano nuovamente, gli parve di sentire una voce, in lontananza, ma non avrebbe saputo dire se fosse reale o solamente immaginaria.

“Sesshomaru Sama!”

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Eccomi, spero che il capitolo sia di vostro gradimento, fatemi sapere!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rin lo vide da lontano, steso fra le macerie di quello che era stato il campo di battaglia di un combattimento fra demoni troppo potenti. Intorno, ogni cosa era stata distrutta e spazzata via dalla furia dello scontro.

Smontò da Ah- Un e corse verso Sesshomaru più veloce che poteva.

“Sta attenta, potrebbe esserci qualche demone ancora qui!” Kahaku la raggiunse insieme a Kirara, guardandole le spalle.

Rin non aveva mai visto Sesshomaru in quelle condizioni. Quando si erano incontrati nel bosco, anni addietro, era ferito e stanco, ma tutto quel sangue ormai secco che imbrattava la terra intorno e la sua bella veste e i suoi capelli del colore della neve, formando una pozza cremisi … non poteva essere vero.

Sentì gli occhi che le si riempivano di lacrime.

“Non è morto ...”Riuscì a dire Inuyasha con quel filo di voce che gli rimaneva, mentre Kohaku lo aiutava a mettersi precariamente in piedi. Anche lui era ferito, ma sembrava star bene. “Portalo al villaggio, Rin, Kagome saprà curarlo adeguatamente ...”

Lei si riscosse, decisa a fare qualcosa di concreto..

Spostò i capelli lunghissimi dal viso di Sesshomaru con un gesto delicato e gli passò un braccio attorno alle spalle, per tentare di sollevarlo. “Kohaku, aiutami ...”Disse in un soffio, mentre si guardava intorno. “Ah-Un, vieni ….”

 

 

 

 

 

 

 

 

Sesshomaru si svegliò nel buio di una piccola stanza, illuminata dal tenue bagliore di una candela. L'aria di quel posto … era impregnata di un forte odore di umano e mezzodemone. Doveva essere la tana di Inuyasha: un moto di rabbia s'impossesso di lui, mentre immagini confuse di quanto accaduto gli tornavano alla mente in modo graduale.

Inuyasha … era stato proprio quel maledetto ad intervenire, quando l'Orso stava per avere la meglio. Quel fratellastro impuro, l'aveva salvato dalla morte.

Il demone cane digrignò i denti, ringhiando per la frustrazione … quel genere di cose erano decisamente ciò che lo faceva imbestialire più di ogni altra, perché ferivano direttamente il suo orgoglio. Decise che era il giunto il momento di andarsene, ma quando cercò di alzarsi una fitta di dolore gli partì dal petto, percorrendogli l'addome. I muscoli s'irrigidirono, incapaci di sostenerlo e Sesshomaru si trovò costretto a restare dov'era. Che razza di umiliazione, per un demone maggiore come lui.

Un'ombra al di là dello shoji attirò la sua attenzione. Quest'ultimo slittò verso sinistra, e Rin s'intrufolò nella stanza, attenta a non causare rumore.

“Rin...” La voce del demone uscì in un sussurro.

Lei s'immobilizzò sulla soglia a guardarlo per qualche istante, poi fece semplicemente ciò di cui non poteva fare a meno: si chinò verso Sesshomaru e lo strinse in un abbraccio. Era stata così in pena per lui … Kirara e Ah – Un erano stati bravi, avevano galoppato nel cielo talmente veloci da condurli al villaggio in un solo giorno di viaggio ininterrotto, ma quand'erano arrivati Sesshomaru era in pessime condizioni … per tutto il tempo, non aveva mai ripreso conoscenza. Kagome le aveva assicurato che non c'era pericolo di perderlo, ma Rin non era riuscita a darsi pace … le immagini di quel brutto squarcio sul petto del demone e la consapevolezza che anche prima di quel combattimento lui si stava ancora riprendendo da ferite ben più gravi, non l'avevano lasciata in pace per un solo istante. Aveva passato quei tre giorni al suo fianco, dormendogli accanto sul pavimento, cambiandogli le medicazioni, prendendosi cura di lui. E ora, a vederlo sveglio, si sentiva così bene … si lasciò sfuggire un sospiro, ritrovandosi ad ascoltare il battito del cuore di Sesshomaru. Non l'aveva mai abbracciato in quel modo, così stretto, per paura d'infastidirlo. Nonostante i modi gelidi, il demone emanava calore, un calore avvolgente e piacevole. Rin si ritrovò a ad appoggiare una guancia contro la pelliccia soffice che si avvolgeva intorno al braccio destro di Sesshomaru. Sorrise teneramente. Da piccola, quel candido ammasso di pelo caldo, retaggio della della forma di cane del demone, l'aveva sempre incuriosita; in quei giorni, nel medicarlo, aveva scoperto che l'attaccatura di quella pelliccia partiva proprio dalla sua spalla destra.

“Hei, Rin! Kagome vuole sapere se la med-”

Inuyasha comparve oltre lo shoji spalancandolo con poca grazia, poi gesticolò qualcosa d'incomprensibile e strabuzzò gli occhi, sparendo così com'era arrivato.

Sesshomaru non si era mosso fino a quel momento – il contatto con il corpo di Rin era piacevole – ma dopo quell'uscita di scena del suo fratellastro si scostò appena da quell'abbraccio che aveva accettato ma non ricambiato, fissando oltre la porta scorrevole che si era appena richiusa, con aria irritata.

Rin a quel punto si riscosse e lo lasciò, balbettando qualcosa, colta dall'imbarazzo.

“C-come vi sentite?”

Lui fece passare una mano nel collo del Kimono scuro che portava al posto di quello solito – Rin aveva dovuto lavarlo perché era totalmente impregnato di sangue – sfiorando le bende che ricoprivano la sua ferita.

“Cosa ...” la sua espressione non mutò in apparenza, ma l'umana lo conosceva troppo bene per fingere di non capire il suo grande disappunto misto ad ancor più grande irritazione.

“Kagome san vi ha fatto una medicazione.” Spiegò, senza giri di parole. “Con quella, grazie alle vostre capacità rigenerative, guarirete in meno tempo.”

Sesshomaru afferrò le bende che ricoprivano lo squarcio sul suo petto con tutta l'intenzione di strapparle.

“Non ho bisogno di questi stupidi rimedi per umani ...”

Rin gli posò una mano sul braccio, puntandogli addosso i grandi occhi scuri.

“Vi prego … non toglietele ...”

Lui non rispose, limitandosi soltanto a guardarla.

Perché, quando lei gli chiedeva le cose in quel modo, non riusciva a non accontentarla? Quella sensazione di affetto e quel desiderio di proteggerla e renderla felice li aveva già sperimentati, ma ora c'era qualcosa di diverso, oltre a quello. Senza pensarci, si trovò a sfiorarle il viso passandole le dite sotto al mento.

“Rin...”

 

 

 

 

 

 

 

Appollaiato sulla veranda in legno che contornava la casa, Inuysha guardava il cielo notturno con fare assorto.

“Che hai?” Gli domandò Kagome, sedendosi accanto a lui.

“Non dormi, tu?” Chiese in risposta il mezzodemone, sinceramente preoccupato. “Dovresti riposare ...”

Lei gli sorrise lievemente. “ … È … strano , senza te accanto.”

“Scusa, è che non riesco proprio a prendere sonno.” Inuyasha tornò a guardare in alto. “Una parte di me, non sopporta l'idea che Sesshomaru sia qui. Mi ha disprezzato e odiato per così tanto tempo, che non riesco a dimenticarlo ...anche se sono cambiate molte cose in questi ultimi anni.”

Una fitta di dolore gli mozzò il fiato. Anche lui aveva riportato ferite in quello scontro, e si era rotto un paio di costole.

Kagome gli si rannicchiò contro, stanca. La pancia gonfia, dove si stava sviluppando la vita di un altro figlio – o figlia – iniziava ad affaticarla parecchio. Poi però le venne in mente qualcosa … “Dove vai?” Le domandò Inuyasha, vedendola alzarsi lentamente.

“A chiedere a Rin se la medicazione di Sesshomaru sta avendo effett-”

“No!” I capelli di Inuyasha schizzarono in aria, e lui assunse la solita espressione imbarazzata di quando si sentiva a disagio nel dire qualcosa … in quello, non era affatto cambiato da quando si erano conosciuti. In effetti, non era cambiato per nulla, ma per uno con la vita così lunga, dieci anni non dovevano significare poi molto tempo. Che fosse destinato a rimanere un eterno bambinone ringhioso? Kagome sorrise all'idea.

“Che problema c'è?” Domandò, curiosa.

“Beh, non ti conviene andare.” Tagliò corto Inuyasha. “Penso proprio che Rin … si occuperà volentieri di controllargli le ferite.”

“Oh.” Kagome sorrise, furba. “Capisco ...”

 

 

 

 

 

 

“Padrone!” Jaken inciampò in una radice, rotolando su se stesso per diversi metri. “Padrone, dove siete!” Si era messo in cammino da qualche giorno, subito dopo la fuga di Rin, ma a metà strada aveva percepito quello stesso odore che tornava indietro, verso il villaggio, insieme a quello del sangue del grande Sesshomaru. Ora stava cercando di tornare indietro, ma era ancora distante.

“Padrone, giovane signore!”

Sospirò di frustrazione. “Perché sono l'unico ad essere sempre lasciato indietro?”

 

 

 

 

 

 

 

“Non avresti dovuto seguirmi, Rin.” Sesshomaru puntò i suoi occhi affilati da demone sulla ragazza che gli era accanto, in ginocchio sul pavimento di legno.

“Non potevo stare semplicemente ad aspettare mentre voi ...” Lei tentò di rispondere, ma le parole le morirono in gola.

“È bello averla qui ...” Si trovò a pensare il demone; odiava quella situazione – per il fatto di mostrarsi così debole, soprattutto davanti a lei – ma in qualche modo la sua presenza riusciva a fargli passare qualsiasi malumore. E vederla così preoccupa per lui … egoisticamente, lo faceva sentire appagato.

“Avevo paura di perdervi ...” Confessò l'umana, evitando di guardarlo. “Io non … so cosa farei, senza di voi ...”
Sesshomaru non disse nulla, ma continuò a fissarla. Non ci aveva mai pensato … si era sempre preoccupato dei propri sentimenti, provando il desiderio di proteggere Rin perché non sopportava l'idea di perderla, ma non aveva mai riflettuto sul fatto che anche per lei potesse essere lo stesso. Mettere in pericolo se stesso, voleva dire farla soffrire. Quell'ultimo pensiero gli fece capire quanto lei doveva essere stata in ansia in quei giorni e si sentì invadere da qualcosa simile al senso di colpa, che non aveva mai provato. Tornò a guadare Rin e la trovò tremendamente vicina a sé. I capelli lunghi di lei, gli solleticavano il viso, ricadendo in avanti ... fu a quel punto che la ragazza annullò quella poca distanza che li divideva, posando le proprie labbra contro quelle del demone, in un bacio solo accennato.

Sesshomaru non si mosse: quel gesto … cosa significava? Restò a fissarla mentre abbassava lo sguardo imbarazzata e si scostava, ma prima che potesse andarsene, le afferrò con forza il polso sinistro, bloccandola dov'era. Che diavoleria era mai quella? Possibile che una semplice umana gli facesse ribollire il sangue a quel modo?

Rin restò in silenzio accanto a lui per un po', lo sguardo basso, rivolto a terra. Poi sparì in un istante dietro lo shoji, lasciando Sesshomaru solo nel buio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rin prese a camminare avanti e indietro, frenetica, per la sala d'entrata, poi si sedette su uno dei cuscini morbidi del tavolino basso al centro della stanza, prendendo a tamburellare nervosamente le dita sul legno.

Cosa diavolo le era passato per la testa? Presa dai sentimenti, non aveva pensato che quel bacio rischiava di allontanare Sesshomaru da lei, proprio come quando era solo una ragazzina adolescente infatuata e in cerca disperatamente di un contatto con lui.

I suoi pensieri assillanti vennero interrotti da Kagome, che entrò nel buio della sala a passi lievi, preceduta dal bagliore tenue della candela che reggeva nella mano sinistra.

“Rin?” La sacerdotessa le si sedette accanto, scrutandola con sguardo indagatore.

“Cosa succede, non vai da Sesshomaru?”

Lei non rispose, limitandosi a scrutare un punto imprecisato nel buio. Passarono diversi secondi.

“Si è svegliato … “ mormorò la ragazza, con un filo di voce. Poi altro silenzio.

“Kagome San, io … l'ho baciato.”

La sacerdotessa le rivolse un sorriso comprensivo.

“ … e?”

“Temo di averlo infastidito!” Rin prese a torcersi i capelli, arricciandoli fra le dita. “So che lui non ricambierà mai i miei sentimenti, perché è un demone, e perché ha sempre disprezzato gli umani … ma vorrei almeno... che tutto restasse com'è sempre stato. Non voglio allontanarlo da me ...”

Kagome le strinse una mano in un gesto affettuoso.

“Sesshomaru ha smesso di disprezzare a prescindere gli umani da quando ti ha accettata al suo fianco, e protetta, molti anni fa. E tu sei innamorata di lui, quindi sii spontanea.”

“Ma ...”

“Rin, non sei più una ragazzina, e lui lo sa. Non farti prendere dalla paura di essere respinta, perché ora le cose sono diverse ...”

La ragazza si concesse qualche secondo di silenzio, poi annuì.

“Ora va da lui.”La incitò Kagome.” Credo sia ora di rifargli la medicazione.”

Rin si alzò dal cuscino con un sorriso. “ … sì!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccola nota sulla pelliccia/coda/criniera quel che è, di Sesshomaru. Ma secondo voi … come cavolo funziona, cioè, boh? Io penso sia attacca alla sua spalla e sia a tutti gli effetti una vera e propria parte del suo corpo, più che un ornamento, altrimenti come si spiega il fatto che, quando viene colpito lì, sanguina? É una cosa molto strana … vabé, non cerchiamo spiegazioni logiche sulla struttura fisica di un demone, vah … alla prossima!

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Grazie a tutti per i commenti, eccomi!

 

 

 

 

 

 

 

 

Rin varcò l'ingresso della stanza dove Sesshomaru riposava ormai da qualche giorno. Arrossì, nel trovarlo seduto che la fissava con quei suoi occhi affilati e imperscrutabili. Era tremendamente bello … regale, illuminato dalla luce tenue di quella mattinata primaverile, che filtrava debolmente dalle finestre. Grazie al riposo, il fisico del demone aveva avuto modo di ristabilirsi: la pelliccia che gli avvolgeva la spalla destra aveva riacquistato la morbidezza e il candore di un tempo, e la cicatrice che gli segnava il viso si era fatta meno marcata, rispetto a quando Rin l'aveva rivisto, dopo tanto tempo, ormai due settimane addietro.

“Vi sentite meglio?”Mormorò l'umana, accucciandosi sul pavimento in legno, accanto a lui. Sesshomaru si limitò a scrutarla insistentemente, facendola arrossire. Dopo l'episodio del bacio, fra loro non era cambiato nulla, ma Rin aveva sorpreso il demone più volte a fissarla in quel modo. Era una sensazione strana sentirsi addosso quel suo sguardo, qualcosa che le piaceva e la metteva in imbarazzo allo stesso tempo. Cercò di non pensarci.

“Posso vedere come va la ferita?” Gli domandò, dolcemente. Lui fece scivolare una mano nel collo del Kimono, facendolo scorrere verso il basso.

Rin percepì il calore che invadeva il suo corpo, e sperò che la penombra della stanza non facesse notare il suo sicuramente evidentissimo rossore alle guance. Aveva visto il corpo di Sesshomaru molte volte in quei giorni, per medicarlo, ma ancora non si era abituata. La sua schiena, le sue spalle, il suo petto, la sua pancia. Le striature viola – uguali a quelle sul viso – che gli percorrevano la schiena, a ricordare il sangue di demone. La pelliccia morbida … le piaceva tutto di lui.

Quando si rese conto di essersi fermata ad osservarlo per troppo tempo, si riscosse. Gli tolse la fasciatura che occupava gran parte del petto, scoprendo la ferita ormai completamente cicatrizzata infertagli dall'Orso.

“Ormai vi siete completamente ripreso ...”Non fece in tempo a finire di pronunciare quelle parole che Sesshomaru era già in piedi, intento a recuperare le sue Katane, Tenseiga e Bakusaiga. Indossò sopra al Kimono la solita armatura demoniaca, che Rin aveva accantonato in un angolo, e allacciò la lunga cintura che serviva a sostenerla. Poi spalancò lo Shoji, sparendo dietro di esso.

 

 

“Mio signore!” Jaken, seduto sul legno della veranda esterna, accolse l'arrivo di Sesshomaru con voce gracchiante. Lui gli rivolse un singolo sguardo, poi si staccò da terra, lasciando fluttuare nel vento la lunga pelliccia, che stava iniziando ad espandersi. I suoi occhi si colorarono di rosso.

Rin lo raggiunse di corsa, tendendo una mano verso l'alto per cercare di afferrarlo.

Il demone si voltò appena. “Tornerò molto presto, Rin ...” Disse, la voce già distorta e bassa per la trasformazione. “Aspettami qui ...”

Poi si lanciò nel cielo, mentre il suo corpo continuava a mutare, e sparì fra le nuvole con un ruggito poderoso.

“Aspettate, mio giovane signore Sesshomaru!”

Jaken urlò quelle parole al vento, poi cadde giù dalla veranda nella fretta di correre a prendere Ah – Un.

Rin pensò per un attimo di seguirlo, ma finì solo per sedersi sul legno della veranda, guardando un punto in precisato nel cielo, e sospirando … non le era difficile comprendere per quale motivo il demone cane avesse voglia semplicemente di starsene da solo. Le venne in mente ciò che le aveva detto Inuyasha qualche giorno addietro:

 

 

“Inuyasha San, posso chiederti una cosa?” Aveva domandato la ragazza, mentre pranzavano.

Lui aveva alzato un sopracciglio, continuando a ingurgitare voracemente la sua ciotola di riso.”Mh, dimmi.”

“Sei stato tu … a sconfiggere il demone Orso?”

Il mezzodemone si era fatto improvvisamente serio.

“Quando sono arrivato io, Sesshomaru era gravemente ferito...”Aveva spiegato, con sguardo assorto.”Ho colpito l'orso con Tessaiga, ma non sono riuscito ad ucciderlo … quel bastardo è fuggito. In ogni caso, sarei stato nei guai, se Sesshomaru non avesse combattuto prima di me.”

 

 

Rin sospirò, guardando di nuovo il cielo.

“Tornate presto, Sesshomaru Sama ...”

 

 

 

 

Sesshomaru strappò con le possenti zanne la carne del demone bestia che aveva cacciato e lo ingurgitò in pochi attimi.

Percepì il proprio sangue di demone ribollire nelle vene: quando era trasformato nella sua forma di cane, la sua vera natura cruenta veniva allo scoperto. Non era sazio, aveva bisogno di nutrirsi ancora. Odiava, quella parte di se stesso. Seppur sporadicamente, anche lui doveva soddisfare l'impulso della fame. Era una sensazione che non poteva ignorare, ma che cercava di allontanare il più possibile, perché lo avvicinava a esseri deboli come gli umani, ricordandogli che, nonostante gli immensi poteri di cui disponeva, e la vita lunghissima, anche lui era un essere mortale. Un essere che, in quanto tale, doveva temere la morte. Ma lui non ne aveva mai avuto paura … non prima di conoscere Rin e di preoccuparsi per la sorte di quella bambina a cui si era, in modo imprevisto, legato in maniera indissolubile e innegabile. Quando lei era morta per la seconda volta, nell'aldilà, aveva avuto paura. Paura di perderla per sempre …

“Rin ...”

Spiccò un balzo verso il cielo, ruggendo. Era furioso e tremendamente frustrato. Ancora una volta, non era stato in grado di avere la meglio sul Demone Orso, un tempo rivale di suo padre. Era stato sconfitto platealmente, lui, Sesshomaru e, come se non bastasse, suo fratello Inuyasha, un debole mezzodemone, gli aveva salvato la vita. Non l'avrebbe mai perdonato, per quell'umiliazione ...avrebbe preferito morire, piuttosto di dover affrontare un'onta simile. Provava la stessa rabbia di quando Inuyasha gli aveva mozzato il braccio destro, e in seguito l'aveva quasi ucciso utilizzando la cicatrice del vento. Rievocare quegli episodi, se possibile lo rese ancora più furioso.

Un'orda di un centinaio di stupidi demoni di rango infimo gli si scagliò addosso, mentre galoppava nel cielo, fra le nuvole. Sciocche bestie senza cervello … si lanciò verso di loro, a fauci spalancate, spezzando e squarciando i loro corpi.

“Rin ...” In mezzo a tutto quel sangue, pensò a lei. Aveva tremendamente voglia di vederla …

 

 

 

 

Rin stava finendo di lavare dei panni al fiume, quando la voce di qualcuno la fece spaventare, facendola scivolare in avanti, nell'acqua bassa della riva.

“Non dovresti stare qui sola, sta calando la tenebra.”

La ragazza si rialzò lentamente, strizzando la manica zuppa del bel Kimono che indossava, poi sorrise al demone alle proprie spalle.

“Sesshomaru Sama, siete tornato ...”

Lui restò immobile come una statua, a fissare Rin mentre gli si avvicinava. Quel sorriso caldo e spontaneo con cui lei lo guardava, era bello, e possedeva qualcosa in grado di farlo stare davvero bene … di tranquillizzarlo, e placare la sua natura di demone.

“Ti accompagno a casa ...”

Disse, in un sussurro. Lei avrebbe voluto dirgli che desiderava stare con lui e basta, ma finì per seguirlo. Camminarono in silenzio uno accanto all'altro per diversi minuti, fino ad arrivare al limitare del bosco. In fondo alla piccola valle oltre la collina, si poteva scorgere l'abitazione di Inuyasha. A Sesshomaru sfuggì un ringhio.

“Come state? “Gli domandò senza preavviso Rin, guardandolo con preoccupazione.

“Mi sento bene. Il mio corpo si è ripreso.”

Il demone rispose atono, seppur nel tentativo di rassicurarla. Non gli piaceva vederla in ansia, qualunque fosse il motivo.

Lei scosse impercettibilmente la testa, mentre gli si avvicinava di qualche passo, continuando ad osservarlo. Inevitabilmente, ripensò a quando l'aveva baciato, ma si sforzò di mettere da parte quel ricordo.

“Siete … siete triste perché avete perso contro il demone Orso?”

Rin si ritrasse istintivamente nel rendersi conto di quello che aveva detto, portandosi una mano alla bocca. Conosceva Sesshomaru da anni, e sapeva che il miglior modo per infastidirlo era chiedergli in modo così diretto qualcosa che riguardava i suoi sentimenti. Che schiocca, era stata … con tutta la sua eccessiva spontaneità rischiava di allontanarlo e basta. Non gli aveva fatto quella domanda con malizia, era solo sinceramente preoccupata per lui, perché lo vedeva intristito.

Si era aspettata che lui andasse via, ma quando alzò lo sguardo trovò il viso del demone tremendamente vicino al proprio. Gli occhi d'oro di Sesshomaru e i lunghi capelli del colore della neve erano illuminati dalla luce calda del tramonto...

“Sai Rin, parli davvero troppo...”

La ragazza percepì le braccia forti di lui che la circondavano e poi la stringevano in un abbraccio, attirandola verso a sè. Attraverso la stoffa del Kimono, sentì il calore del suo corpo, e poi quello delle labbra del demone premute con forza contro le proprie.

“Oh ...”Rin sospirò, abbandonandosi completamente a quel bacio. Intorno a lei, non c'era niente in quel momento. Solo il suono dei battiti del proprio cuore, e l'odore di Sesshomaru, così vicino e piacevole. Si aggrappò con forza alla stoffa del suo Kimono, come se avesse paura di perderlo, poi, con la mano sinistra, salì a sfiorargli una guancia, scendendo lungo il mento e poi giù per il collo, fino alle spalle larghe, per poi tornare a stringere il tessuto che gli ricopriva la schiena.

Lui si staccò un attimo e le afferrò il mento, per guardarla negli occhi. Possibile, che il grandissimo affetto che aveva provato per la bambina che lei era stata, si fosse trasformato nel desiderio di averla tutta per sé? Lui, il grande Sesshomaru, un demone maggiore, provava davvero così tante emozioni per un'umana?

Sfiorò il collo di Rin con le labbra calde.

“Si, è possibile … “ Si disse. “Tutto muta, con lo scorrere del tempo ...”

“Mio signore Sesshomaru, finalmente vi ho trovato!”

Il demone si staccò subito dall'umana oggetto delle sue attenzioni, nel percepire la voce di Jaken. Gli rivolse uno sguardo stanco e un po' scocciato, poi tornò a guardare Rin. Era davvero bella, con le guance completamente arrossate per l'imbarazzo.

“Tornerò domani, tu ora vai a riposare.” Le disse, stroncando ogni possibilità che lei potesse seguirlo. Desiderava Rin, ma aveva anche bisogno di stare solo, perché ancora faticava a comprendere quei sentimenti nuovi che percepiva. Le aveva sempre voluto bene, più di qualsiasi altra cosa al mondo, più di quanto ne voleva a se stesso, ma ora... era diverso.

Rin lo guardò sparire nel cielo rosso, insieme a Jaken, poi si portò una mano al viso, sfiorandosi le labbra.

 

 

 

 

Kohaku raggiunse Rin a grandi falcate, chiamandola per nome. Lei stava camminando, assorta, verso casa di Inuyasha. L'istante in cui Sesshomaru l'aveva stretta a sé, e poi baciata, continuava a tornarle alla mente.

Quasi si spaventò, nell'udire la voce di Kohaku. Lui la stava osservando con uno strano sguardo, fermo a pochi passi di distanza.

“Che stai facendo?” Domandò, più scontroso di quanto avrebbe voluto.

“Non sei in casa? Sta facendo buio ...”

Rin lo scrutò, sospettosa.

“Che ti prende?”

Il ragazzo le rispose con un'alzata di spalle.

“Ero venuto a chiederti come sta Sesshomaru Sama, ma ...”

Non seppe cosa dire per concludere la frase. “Ah! Lascia perdere ...”

Maledizione a lui, perché adesso si sentiva in quel modo? Aveva rinunciato a Rin per propria scelta, ma ora vecchi sentimenti sepolti sembravano ritornare a galla. O, forse, era solo l'aver visto Rin – che un tempo era stata sua – fra le braccia di qualcun'altra, qualcuno che lei amava davvero, ad infastidirlo? E, come se non bastasse, quella persona era il demone cane che lui aveva rispettato e ammirato fin da ragazzino.

“Sono un viaggiatore, uno sterminatore di demoni, o una ragazzina frivola?” Pensò.”Cosa mi è preso per tormentarmi con simili pensieri?”

“Rin, tu sei proprio sicura di amarlo?”

Chiese, sorprendendosi lui stesso per la schiettezza di quella domanda.

La ragazza arrossì improvvisamente. Allora … Kohaku aveva visto lei e Sesshomaru, prima.

“I- io ...”

“Rispetto molto Sesshomaru Sama, ma è pur sempre un demone.” La interruppe il ragazzo. “E tu sei un'umana, Rin. Come me ...”

“E con questo?” La giovane donna aggrottò le sopracciglia, fissando il ragazzo che aveva davanti.

“Nulla ...” Kohaku sbuffò, passandosi una mano fra i capelli.

“Perdonami, mi sto comportando in modo immaturo.”

Lo sguardo di Rin si addolcì.

“Mi spiace, Kohaku.”

Lui le diede le spalle, fissando un punto imprecisato davanti a sé.

“Volevo solo metterti in guardia.”

“ … grazie ….”

Rin si congedò con un veloce saluto. Voleva bene a Kohaku, ma chi aveva deciso di amare era il demone cane dai lunghi capelli bianchi e gli occhi dorati. S'incamminò verso casa di Kagome, seguendo il sentiero che scendeva lungo la collina.

 

 

 

 

“Non vi è sembrato strano, quel Kohaku, mio signore?”

Osò chiedere Jaken, aggrappato alla pelliccia morbida di Sesshomaru, mentre fluttuavano nel cielo ormai buio. Il demone non gli rispose.

Era rimasto lì per assicurarsi che Rin rincasasse come le aveva raccomandato ma, quando aveva visto Kohaku parlarle in quel modo, dentro di lui si era fatta spazio una strana sensazione – sconosciuta – e aveva dovuto forzare se stesso per rimanere dov'era, senza tornare indietro.

L'idea che qualche stupido umano maschio potesse corteggiare Rin, lo infastidiva. Lei era la sua preda e nessuno doveva provare a sottrargliela ...si sorprese di quel pensiero.

Davvero lui, il grande Sesshomaru, si era infatuato di un'umana?

Quella doveva essere una sorta di maledizione imposta sulla sua famiglia.

Per un breve istante, gli tornò alla mente la sensazione del corpo di Rin premuto contro il proprio.

“Andiamo, Jaken ...” Disse in un soffio, sparendo fra le nuvole.

 

 

 

 

Quando Kagome, intenta a rammendare una veste accanto al chiarore di una candela, vide Rin rientrare in casa, capì subito che doveva essere successo qualcosa.

“Che è accaduto?” Le domandò, sorridendo. “Hai una faccia da pesce lesso, Rin!”

La ragazza riemerse dai proprio bei pensieri. “Che vuol dire?”

“Oh, niente.”Tagliò corto Kagome. “é un modo di dire del mondo da cui vengo ...” Esitò, per qualche secondo.

“ … hai incontrato Sesshomaru?”

Le guance di Rin si colorarono di rosso, mentre si sedeva accanto alla sacerdotessa.

“... Allora?”

Nessuno si accorse dei passi pesanti di Inuyasha sul legno delle scale che portavano al piano superiore.

“Sesshomaru Sama mi ha … baciata.”

Nel pronunciare quelle parole, la ragazza si portò le mani alle guancia, diventando del colore delle ciliege mature.

“Oh.” Inuyasha spalancò la bocca per lo schock. Aveva davvero capito bene?

“Io non … volevo disturbare!” Farfugliò, in modo impacciato.”Kagome, parleremo più tardi!”

E sparì com'era arrivato.

La sacerdotessa riuscì a stento a trattenersi dal ridere, mentre Rin sprofondava il viso in uno dei cuscini del tavolino, imbarazzatissima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve gente! Piccola precisazione … io penso che anche i demoni debbano mangiare e che possano nutrirsi di qualsiasi cosa; animali,altri demoni o addirittura umani a seconda di ciò che preferiscono ...e secondo i miei trip lo fanno mentre sono nella loro forma demoniaca … ovviamente, sono solo miei idee, liberissimi di non condividerle!

 

 

 


 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


“Padrone, posso farvi una domanda?”
Jaken fissò Sesshomaru con i suoi occhi giallognoli e tondi. Lui non si degnò di rispondere, continuando a fissare l’erba alta mossa dal vento di quel prato in cui aveva scelto di fermarsi. Era un periodo di riposo e riflessione per il demone. Il suo corpo stava recuperando molte energie, ma necessitava ancora di un po’ di tempo per ritornare nel pieno delle forze.
Sesshomaru ripensò a quei maledetti cinque anni trascorsi nel limbo in cui si era rifugiato dopo la battaglia con l’Orso, per riprendersi dalle ferite mortali che il suo nemico gli aveva inferto; una volta ricongiunte le due parti tagliate del suo corpo, si era risvegliato nell’oblio. Un oblio in cui si era smarrito e aveva vagato per molto tempo, incapace di ritrovare la strada per uscirne.
Con una smorfia, il demone ricacciò indietro quei pensieri sgradevoli.
“Cosa devi chiedermi, Jaken?”
“Ecco, io mi domandavo …”
Il piccolo demone abbassò lo sguardo.
“Rin tornerà a viaggiare con noi ora che è adulta?”
Jaken capì di aver osato troppo dal modo in cui lo sguardo di Sesshomaru si puntò su di lui. Le labbra del demone cane leggermente tese, ad esprimere fastidio, lo fecero rabbrividire.
“Perdonatemi!”
Si prostrò a terra in un inchino senza ritegno.
“Il vostro umile servitore non aveva intenzione di essere così insolente e pettegolo!”
“Andrò da Bokuseno ...”
Sesshomaru mormorò quelle parole al vento, parlando da solo, poi fissò Jaken con la coda dell’occhio.“In quanto a Rin…”
In quei giorni, aveva riflettuto molto su di lei.
La consapevolezza di desiderarla come propria compagna l’aveva colto impreparato, eppure non era nel suo carattere privarsi di qualcosa solo per stupidi principi morali: Rin sarebbe diventata sua, il resto non era importante. Non era tipo da temere i cambiamenti, lui era un essere che agiva seguendo il proprio istinto ed era deciso a farlo anche in quell’occasione. Non gli interessava particolarmente trovare una spiegazione logica al perché di quei sentimenti verso un’umana ... nel corso della sua lunga vita, aveva imparato ad agire senza porsi troppe domande inutili.
Si alzò silenzioso, mentre i lunghi capelli, seguendo il vento, fluttuavano armoniosamente nell’aria, dietro di lui.
“Andiamo, Jaken.”
 
 
 
Inuyasha si stava cimentando in una serie di fendenti solo simulati, con Tessaiga, a pochi metri da casa, quando Sesshomaru atterrò sull’erba verde, ancora bagnata dopo la pioggia della notte trascorsa.
Il mezzo demone aveva già fiutato l’odore di suo fratello da tempo, ma sapere in anticipo del suo arrivo non era servito a renderlo meno indisposto nei suoi confronti.
I due si lanciarono un’occhiata poco amichevole.
“Stupido Inuyasha, come ti permetti di rivolgere uno sguardo simile al mio padr-“
Il blaterare di Jaken s’interruppe quando Sesshomaru lo calpestò, avvicinandosi al fratellastro.
“Dov’è Rin?” Chiese, solamente.
Era di pessimo umore, e sapeva che in quei casi era meglio conversare con Inuyasha il minimo indispensabile. S’incamminò verso l’ingresso della casa umana, deciso ad incontrare la persona che cercava, ma un piccolo essere dagli occhi curiosi gli bloccò il passaggio.
Sesshomaru gli rivolse uno sguardo di sufficienza e, poco incline a maniere gentili, finì per farlo cadere scansandolo in malo modo. Che essere debole …
Inushiro picchiò una ginocchiata a terra, lamentandosi sonoramente.
“Oh, Sesshomaru!”
Inuyasha afferrò il fratellastro per il collo del Kimono, ringhiandogli contro: non poteva sopportare che lui trattasse in quel modo Inushiro.
“Mollami.”
 Sesshomaru inclinò le labbra in un’espressione infastidita.
“Fossi in te, darei ascolto al mio nobile padrone, stupido di un mez-“
Un calcio ben assestato da parte di Inuyasha mise a tacere definitivamente il piccolo demone verde.
“Bastardo!” Il mezzo cane tornò a guardare suo fratello.”Se non fosse stato per me saresti già crepato, ricordatelo bene!”
Sapeva che quello era il miglior modo per dare il via ad una lite furibonda ma, in fondo, era quello che voleva. Aveva salvato Sesshomaru solo per Rin, non certo per se stesso, e vedere l’ingratitudine che lui gli stava dimostrando gli faceva decisamente salire il sangue al cervello.
Schivò per un soffio gli artigli velenosi del demone, con una capriola all’indietro.
Gli occhi del fratello più grande si colorarono di rosso.
“Stolto mezzo demone, taci!”
Il suo viso si deformò, mentre veniva avvolto da una sfera luminosa, che guizzò verso l’alto per espandersi in quella che era la sua vera forma.
Sesshomaru balzò in avanti, spalancando le fauci. Quel bastardo di suo fratello, gli aveva fatto salire il sangue al cervello. L’avrebbe divorato.
 
“Sesshomaru Sama!”
 
Il demone puntò le possenti zampe anteriori a terra per frenarsi, quando riconobbe quella voce. Dall’alto della sua forma di cane, si trovò a fissare Rin. Era così piccola e fragile al suo confronto, eppure non lo temeva. Anche trasformato così, lei continuava a guardarlo con quei grandi occhi pieni d’affetto … percepì la mano di Rin che si poggiava ad una delle sue zampe, immergendosi nel pelo bianco e folto e abbassò la testa, facendo leva verso l’alto per sollevare la ragazza e farla scivolare sulla propria schiena.
Lei, disorientata da quel gesto, non poté far altro che aggrapparsi al demone, mentre lui spiccava il volo con un balzo.
“Se ne sono andati …” Commentò Kagome mentre prendeva Inushiro in braccio, per poi fissare il cielo.
 
 
 
 
 
Sesshomaru galoppava oltre le nuvole; Poteva percepire il calore di Rin, aggrappata con forza al suo soffice mantello bianco.
Quando il demone sbuffò, una nuvola di vapore uscì dalla sua bocca.
Rin … desiderava stare con lei, sentire il suo odore buono, percepire il contatto caldo del suo corpo. La lasciò scivolare nel vuoto mentre lui tornava alla sua forma di sempre, e nel posarsi a terra, la afferrò con le braccia forti, evitando che cadesse.
Si concesse di guardarla per un attimo, poi la posò e le diede le spalle.
 Il profumo dei ciliegi in fiore che vivevano su quella collina era forte e piacevole … Rin si avvicinò a Sesshomaru di qualche passo. Era confusa e non sapeva bene che cosa fare. Sapeva che se avesse chiesto a lui spiegazioni sul perché si trovavano lì, non ne avrebbe avute e, comunque, non le importava. Voleva solo stargli vicina.
Ripensò al bacio della sera prima … e seguendo senza freni le proprie emozioni, finì per abbracciarlo, cingendogli la schiena forte con le braccia.
Sospirò. Era bello, stare in quel modo; poterlo stringere con tutte le forze che aveva senza la paura di essere respinta, la rendeva felice.
Percepì il movimento della schiena del demone che si girava verso di lei, e si staccò per guardarlo. Non si erano ancora detti nulla, ma non ne avevano bisogno. Rin si alzò appena sulle punte dei piedi, mentre Sesshomaru inclinava il viso verso il basso. Le loro fronti si sfiorarono per qualche istante, poi le labbra del demone cane si posarono lentamente su quelle di Rin.
“Perché sorridi?” Le domandò lui, scostandosi di poco.
“Perché vi voglio bene!” Il sorriso di lei si fece più marcato, mentre lo baciava ancora in un gesto veloce, per tornare a guardarlo negli occhi. Quegli occhi affilati così diversi dai suoi che, nonostante l’aspetto giovane, nascondevano già secoli d’esistenza. Lei a confronto era nulla …
Nascose il viso affondandolo contro il petto del demone. D’improvviso si sentiva così strana e triste … aveva paura. Paura di essere piccola e insignificante al suo confronto.
“Rin, voglio andare da Bokuseno …”
Le parole di Sesshomaru le arrivarono dopo un tempo indefinito, appena sussurrate. Lei lo guardò negli occhi, con quello sguardo al quale lui non poteva negare nulla.
“Anche io … voglio venire con voi …”
Il demone sospirò. Andava bene così in fondo, ci avrebbe pensato lui a proteggerla. Rin era sua … e la voleva accanto a sé.
“Allora è deciso ...”
 
 
 
“Jaken, io penso che ti converrebbe attendere qui il ritorno di Sesshomaru.”
Il piccolo demone verde si soffiò il naso in una delle maniche del vecchio Kimono marrone, mentre Kagome continuava a parlare in sottofondo e Inuyasha, da un angolo del soggiorno, lo guardava con compassione mista a disgusto.
“Non capisco cos’ha il mio padrone in questo periodo!”
Continuò Jaken, piagnucolando.
“Seppur di modi non gentili, Sesshomaru Sama non mi ha mai trascurato fino a questo punto!”
Kagome, quasi dispiaciuta, gli porse un panno con cui asciugarsi le lacrime.
“Il mio sommo padrone cerca sempre di evitarmi!”
La sacerdotessa si mise a sedere alla parte opposta del tavolino in legno.
“Proprio per questo dovresti rinunciare a seguirlo.” Provò a spiegargli. “ Penso solo che abbia bisogno di stare … da solo.”
Jaken prese a fissare un punto imprecisato con sguardo rassegnato, tanto che Kagome pensò di averlo finalmente convinto.
“ … ma io non so cosa fare senza Sesshomaru – Sama!”
 
 
 
 
Rin non ricordava bene come, ma aveva finito per trovarsi sdraiata all’ombra di un ciliegio accanto a Sesshomaru. Lui non parlava molto, tuttavia aveva i suoi modi per farsi capire: si era seduto sotto quell’albero e, semplicemente, l’aveva guardata con quel suo modo di fare, senza dire nulla.
La ragazza respirò Il profumo selvatico e marcato ma buono del demone, osservandolo ad occhi socchiusi mentre le sfiorava le guance con gli artigli affilati senza graffiarla; lui si soffermava a guardarla, ogni tanto la baciava. Era premuroso.
E Rin gli si faceva sempre più vicina. Avrebbe avuto voglia di piangere per sfogare tutto quel mare di emozioni forti che le riempiva il cuore. Era una sensazione bella, ma quasi opprimente.
“Stai bene, Rin?”
Sesshomaru sembrò turbato quando lei iniziò a piangere sommessamente contro il suo petto. Le sollevò il viso passandole una mano sotto il mento per costringerla a guardarlo, e leccò via le lacrime salate che le stavano scendendo lungo il viso, percorrendo le guance. Eseguì quel gesto con lentezza quasi snervante, facendo arrossire Rin.
Odiava vederla così. Fina da piccola lei era stata una bambina e poi una ragazza forte, poco incline a piangere senza un motivo … proprio per quello era preoccupato.
 “Che cosa ti prende, dimmelo.”
La sua domanda suonò come un ordine, anche se l’aveva posta con tutta la gentilezza di cui era capace.
Rin avrebbe voluto rispondergli, ma si sentiva troppo confusa. Era felice, non ne aveva dubbi … ma aveva anche paura, perché sapeva e aveva compreso ciò che comportava l’amore fra due esseri così diversi, un demone e un essere umano. Si trovò a pensare che la sua vita di umana era troppo corta, per avere davvero un significato importante in quella di Sesshomaru.
Forse, ora che era adulta, per lui era solo un’umana frivola con cui intrattenersi in mancanza di altro.
Che dubbi stupidi che si stava facendo venire … pensò, mentre percepiva l’erba soffice a contatto con il tessuto che le copriva la schiena, e scivolava verso il basso. Il corpo di Sesshomaru sopra il suo, le sue spalle forti, le impedirono di vedere il cielo che si stava tingendo dei colori del tramonto.
Poi il mondo si fece bianco, del colore dei capelli del demone, e dorato come i suoi occhi.
“Sesshomaru Sama  io vi …”
Le labbra calde di lui non le lasciarono il tempo di parlare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Pardon, pardon, ho avuto un mese davvero pesante e anche i prossimi non saranno da meno! Mi spiace se ho aggiornato così in ritardo, con un capitolo un po’ corto tra l’altro… ma spero che il contenuto abbia rimediato all’attesa XD … grazie a chi lascerà un commento :)

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Rin si abbandonò sul morbido lenzuolo del futon cercando di respirare lentamente. Le girava la testa tremendamente, tanto da non riuscire a reggersi in piedi. Kagome le passò uno straccio inumidito sulla fronte.
Lei socchiuse gli occhi, e si lasciò invadere dai ricordi.
 
“Sai … di cosa ho paura?” Mentre con le dita delicate seguiva i contorni della schiena pallida di Sesshomaru, illuminata solo dalla sottile luce della luna, Rin si era resa conto di aver smesso di dargli del voi. Ormai non era più necessario … non quando erano soli.
“Mh?” I capelli del demone erano scivolati verso il basso, mossi dal vento, mentre lui inclinava impercettibilmente il viso per osservare i lineamenti delicati dell’umana.
 “Di non poterti seguire per sempre …”
Sesshomaru l’aveva fissata a lungo negli occhi, in silenzio. Non era necessario che Rin aggiungesse altre spiegazioni, sapeva bene a cosa lei si riferiva … e odiava quella sensazione d’ impotenza, e l’ansia che lo invadevano ogni volta. L’aveva baciata, passando una mano sulla pelle morbida dei suoi fianchi.
“Fra un po’ di anni, quando tu sarai ancora giovane e forte … io sarò solo una vecchia incapace di starti vicino …”
Sesshomaru lo sapeva, eppure …
“Rin, non …”
Lei aveva continuato senza ascoltarlo.
“Per un demone come te, la vita di un umano è troppo breve per essere davvero importante.”
Sesshomaru aveva sospirato senza fare nulla di particolare, solo continuando a fissare la schiena di Rin.
“I demoni non dimenticano in fretta come voi sciocchi umani …” Aveva spiegato, in un sussurro.”Tu pensa solo a starmi vicina fin quando potrai.”
 
“Rin, prendi quest’erba.” La voce di Kagome riportò la ragazza alla realtà. La sacerdotessa le porse una foglia rara, di una pianta che cresceva a qualche chilometro dal villaggio. Rin la accettò senza fare troppe domande, poi i ricordi le affiorarono di nuovo alla mente.
 
“Vuoi sapere del demone Orso?” La voce dell’albero millenario, Bokuseno, aveva rimbombato nella foresta. Rin era rimasta a fissarlo, assorta … l’aveva visto per la prima volta quando era solo una bambina ma, anche ora, quelle pianta vecchia come il mondo le era sembrata enorme e immensa. Quasi minacciosa, tanto da farla avvicinare inconsapevolmente a Sesshomaru, quel poco che bastava per sfiorare il suo corpo e sentirsi al sicuro.
“è un demone potente, vecchio di duemila anni ...”
 
“Rin, RIN!”
“Cosa ti passa per la testa?”
La ragazza si riscosse, cercando di focalizzare la sua attenzione sulla persona che le era davanti. “Scusa Kagome San, io …”
Il volto della sacerdotessa si fece improvvisamente serio.
“L’erba si è colorata di giallo, Rin … tu … e Sesshomaru …”
Lei continuò a fissarla senza capire.
“Rin, tu aspetti un bambino …”
 
 
Quei pochi giorni di viaggio per raggiungere Bokuseno erano stati solo un pretesto per stare insieme.
Era una notte di luna nuova.
Rin ricordava i vestiti che scivolavano sul prato morbido, il respiro accaldato di Sesshomaru, i suoi occhi, la loro pelle che si sfiorava … lui che si sforzava di essere gentile, che la stringeva forte, dimenticandosi di quanto le sue unghie erano affilate. I loro cuori a contatto che battevano insieme, la sensazione di diventare una cosa sola. La tranquillità, il riposo condiviso …
Era trascorso un mese.
Rin ricordava tutto e non avrebbe mai potuto dimenticarlo ...
 
 
 
“Io …”
L’umana riemerse dai veloci ricordi che le avevano attraversato la mente e si prese un attimo per respirare profondamente. Guardò Kagome, iniziando a percepire una sensazione opprimente che s’impadroniva del suo petto, mozzandole il fiato.
Sapeva di aver corso il rischio, ma non aveva potuto rinunciare a lui … ne quella notte né in quelle successive.
Era stata abbastanza folle da credere nella fortuna, sperando di non dover fare i conti con le conseguenze; ma ora la realtà era evidente. Lei aspettava un figlio, un bambino mezzo demone.
“ … mi … mi dispiace!”
Riuscì solo a dire, mentre abbracciava Kagome scoppiando a piangere.
 
 
 
 
Le aveva preso un altro regalo. Era un Kimono di seta pregiata, morbida al tatto, del colore pallido dei ciliegi in fiore. Sesshomaru lo teneva stretto con la mano sinistra contro il suo fianco, mentre volava alto nel cielo e, segretamente, sperava che Rin sarebbe stata contenta di quel dono. Desiderava vederla felice.
Jaken, appigliato alla morbida pelliccia del suo padrone, lo osservava silenziosamente, tenendosi per sé le  sue tante domande.
“Sesshomaru e Rin si sono innamorati!” Gli aveva urlato contro la stupida sacerdotessa compagna di quel mezzo demone di Inuyasha.” Mettitelo bene in testa, non puoi seguirli sempre.”
Jaken sospirò. Non sapeva se quella fosse davvero la verità, certo era che Sesshomaru in quell’ultimo periodo era davvero strano. Non gli parlava mai di nulla … non ricordava di essersi mai sentito così lontano da lui e incapace di comprenderlo.
Sospirò, continuando a tenersi aggrappato alla pelliccia del demone cane.
 
 
“Kagome, fuori c’è Sesshom-“
Inuyasha aveva percepito l’odore del suo fratellastro e non era minimamente intenzionato a vederlo, così aveva pensato di avvisare Rin di quella che per lei era sicuramente una lieta visita, ma  nel vederla stretta a Kagome mentre piangeva singhiozzando, le parole gli si seccarono in gola.
“C- cosa … succede?”
Chiese, cercando lo sguardo della sua compagna. Lei gli rispose con un sorriso un po’ triste, scuotendo lievemente la testa.
Inuyasha si avvicinò di qualche passo. In quegli anni in cui Rin aveva vissuto sotto il suo tetto, e nel breve periodo durante il quale avevano viaggiato insieme, con Kohaku, l’aveva presa sotto la sua protezione. Lui e Kagome erano diventati per la ragazzina orfana come un fratello e una sorella maggiori, e l’avevano sempre aiutata e consolata nei momenti difficili.
Si avvicinò, posando una mano sulla spalla della ragazza.
“Odio vedere le persone tristi.” Si disse, mentre continuava ad osservarla, senza riuscire a fare nulla che potesse calmarla. Cos’era accaduto di così brutto per lei? Forse c’entrava Sesshomaru, quel dannato.
“è arrivato.” Mormorò, camminando a grandi passi verso la porta.
Rin lo fermò prima che potesse andarsene.
“Non … voglio vederlo…” disse in un soffio, mentre tentava di asciugarsi gli occhi.
Inuyasha annuì appena, poi scomparve.
“ … Rin, se non te la senti esistono anche … modi per … non far nascere il bambino.”
Kagome pronunciò quelle parole a bassa voce. Non voleva suggerire a Rin di non dare alla luce quel figlio, semplicemente desiderava che lei fosse al corrente delle possibilità che aveva. Ma non si stupì quando la vide scuotere la testa con decisione.
“Il bambino lo terrò.” Affermò la ragazza, determinata, mentre s’imponeva di smetterla di piangere.  Si sentiva così stupida e debole …
“è solo che …”
“Temi che Sesshomaru non lo voglia? Perché sai che lui disprezza i mezzi demoni.”
“…”
Kagome passò un panno pulito sul viso di Rin.
“Te l’avrò detto mille volte, lui è molto cambiato.” Si sistemò un ciuffo di capelli, mentre lasciava andare la ragazza e la guardava con un sorriso. “E poi … rinnegare quel bambino significherebbe rinnegare te, e non credo che lo farai mai.”
Rin non ne era molto convinta, ma cercò di farsi forza quando sentì la voce di Sesshomaru che stava già litigando con Inuyasha.
“Fammi entrare, stupido mezzo demone.”
“Devo parlargli.” Si disse, imponendosi di essere forte mentre, dopo aver fatto un cenno a Kagome, si avviava verso l’entrata della casa.
Sesshomaru era lì fuori, bellissimo come sempre. Stringeva fra le mani un Kimono da donna … Rin, nonostante tutto, si scoprì a sorridere teneramente … quello era sicuramente un altro regalo per lei. Incrociò il suo sguardo e abbassò la testa, incapace di guardarlo negli occhi.
Inuyasha si fece da parte, mentre lei si costringeva ad avvicinarsi di più al demone che amava. Percepì le lacrime che minacciavano di nuovo di avere la meglio, ma si rifiutò di piangere.
Alzò la testa, incrociando gli occhi d’oro a cui era tanto affezionata.
“Sesshomaru Sama … vi devo parlare.”
 
 
 
 
“Rin, questo regalo è per te.”
Mentre passeggiavano sul prato morbido, vicini, Sesshomaru porse alla sua donna umana il Kimono che le aveva portato in dono. Avrebbe voluto vederla sorridere ma, quando notò che lei si stava sforzando di farlo, una strana sensazione simile alla tristezza s’impossessò di lui, facendolo sentire inquieto e nervoso. Possibile che una semplice umana avesse il potere di trasformarlo, rendendolo così … debole e sentimentale?
gli occhi lucidi e il viso arrossato di Rin non gli erano sfuggiti, e non aveva intenzione di lasciar passare inosservata la cosa. Lui voleva sapere.
“Cosa è successo?”
Le domandò senza troppi giri di parole, afferrandola per un polso. Rin cercò di evitare il suo sguardo, ma era impossibile mentirgli. Il suo modo di guardarla la costringeva sempre a dire la verità … anche la sensibilità con il quale lui si accorgeva di ogni suo minimo cambiamento d’umore, aveva qualcosa di tremendamente dolce.
Rin si aggrappò alla stoffa del Kimono del demone, cercando di trovare il coraggio per parlare. Per un attimo pensò di non dirglielo, ma si sentì in colpa. E poi non aveva senso rimandare. Appoggiò la fronte contro il suo petto, percependo la soffice pelliccia che gli avvolgeva la spalla sinistra che le solleticava una guancia.
“Sesshomaru, io … aspetto un figlio …”
Silenzio. Ma Rin sapeva che lui non era rimasto impassibile, l’aveva capito dal movimento impercettibile del suo corpo.
“Un bambino mezzo demone …” Precisò Rin. “ Tuo figlio.”
L’umana si strinse a Sesshomaru come per paura che lui potesse sfuggirle, bagnando il suo Kimono bianco di lacrime. Il vestito che il demone le aveva portato in dono, le scivolò a terra.
 Nella sua vita, Sesshomaru non si era mai stupito di nulla. Aveva iniziato a farlo solo dopo aver conosciuto Rin … ma quella notizia, l’aveva colpito nel profondo come non gli era mai successo; non sapeva bene che pensare. Per i demoni, i figli erano cosa rara e certamente voluta, sicuramente non potevano capitare per sbaglio e così facilmente … come accadeva per gli umani.
Un figlio mezzo demone, un figlio mezzo demone. Quelle parole gli rimbombavano in testa. Un figlio suo … e di Rin.
Non sapeva che pensarne, ma di una cosa era sicuro, non sopportava di vedere la sua umana così triste. Le baciò la fronte, anche se le parole per rassicurarla non riusciva  trovarle, sperava di compensare con i gesti del corpo.
“Un figlio mezzo demone …
Improvvisamente sentì il prepotente bisogno di stare solo.
Si scostò da Rin,continuando a guardarla.
“Padre …”
La baciò sulle labbra delicatamente, prima di sparire nel cielo colmo di nuvole.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questa volta ho riaggiornato in tempi decisamente più rapidi J grazie a tutti per i commenti, fatemi sapere che ne pensate!

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Il suono secco di vecchie ossa che si frantumano, passi leggeri nel nulla.
“Un figlio mezzo demone.”
A quelle parole, nella mente del demone si era fatta spazio un’unica, nitida, immagine. L’immagine di un luogo sacro a metà fra il regno dei vivi e quello dei morti … la tomba di un antico e potente condottiero.
Sesshomaru alzò lo sguardo osservando con una certa malinconia l’immenso teschio di quello che un tempo era stato suo padre. Mai come in quel momento si era sentito così simile a lui … forse, gli stessi dubbi che invadevano il suo cuore, un tempo erano appartenuti anche al suo predecessore?
No, il grande demone cane non aveva mai provato quell’odio e quel disprezzo che ora rendevano a Sesshomaru così difficile accettare il proprio amore per creature diverse da quella che era la sua natura.
“Padre … che cosa dovrei fare …”
Istintivamente Sesshomaru portò la mano all’elsa di Tenseiga; la maledetta spada che l’aveva portato infine in una simile situazione. Lui, Sesshomaru, un potente demone cane, costretto a negare definitivamente ciò che aveva sempre sostenuto, in nome della creatura ancora non venuta al mondo che aveva generato con un’umana. L’umana … che amava. L’immagine di Rin si materializzò nella sua mente in maniera nitida, come l’avesse avuta davanti.
Sapeva già qual era la risposta. E non aveva intenzione di opporsi a quella consapevolezza; perché ciò che era di Rin era giusto e apparteneva anche a lui, eppure, per il suo orgoglio era qualcosa di tremendamente difficile da accettare.
Riconoscere quel figlio, significava negare completamente il se stesso che era stato per anni, e – non meno importante – accettare Inuyasha come proprio fratello e pari, rivolgendogli implicite scuse.
Sesshomaru chiuse gli occhi.
No, non era solo quello … percepiva già il bruciante senso di colpa nei confronti di Rin e di quel figlio non ancora nato. Il disprezzo che aveva provato per creature come loro, non poteva essere cancellato, gli sarebbe rimasto addosso come una cicatrice, rendendolo inadeguato.
Frantumò un vecchio osso schiacciandolo nel palmo della mano. Odiava, essere così tormentato dai pensieri. Da quando era diventato paranoico e riflessivo in quella maniera? Già, i cinque anni nel limbo non gli avevano fatto bene …
Sbuffò, scacciando i pensieri con un gesto della mano.
“Dovrò far forgiare una spada per il mio erede.” Si disse, riprendendo a camminare.
 
 
 
 
 
 
Dallo shouji semi aperto alle spalle di Rin, entrava una corrente d’aria fresca, insidiosa. Il silenzio notturno, era interrotto solo dalla voce stridula di una civetta. La ragazza si passò una mano sul ventre, sfiorandolo appena, mentre avvolgeva i capelli lunghi attorno alle dita dell’altra, trasformandoli in onde castano scuro. I pensieri cominciarono a farsi largo nella sua mente.
 
 
 
Era una notte come quella. Ricordava il profumo intenso di Sesshomaru, e la sua pelle che risplendeva sotto il chiarore della luna. Le spalle forti, il respiro affannato, e l’odore dei suoi capelli.
Lui che la stringeva a sé, alla fine di tutto.
“Sesshomaru … io … cosa sono per te?” Rin gli aveva fatto crudelmente quella domanda, guidata dell’istinto e dal capriccio di voler avere una risposta, pur sapendo di metterlo in difficoltà, o di rischiare di rimanere offesa dal suo silenzio.
La ragazza aveva capito di averlo turbato dal modo in cui lui si era irrigidito, incollando lo sguardo verso il cielo.
E la risposta non era arrivata … Rin aveva abbassato lo sguardo. Si era sentita strana, in preda ad una particolare paura, al timore che quelle attenzioni che lui le dedicava, fossero solo qualcosa di temporaneo, che un giorno sarebbe tornata a essere solo la bambina da proteggere e andare a trovare ogni tanto … aveva avuto paura di doversi privare di quella nuova possibilità che aveva di toccarlo, baciarlo e amarlo, senza doversi trattenere ma, quando il respiro del demone le aveva solleticato una guancia, e le sue unghie affilate le avevano sfiorato la pelle, si era resa conto, di essere in preda a timori infondati.
“Rin …”
 
 
 
Il rumore forte del vento riportò l’umana di colpo alla realtà.
Faceva freddo, ora. La ragazza si alzò per chiudere lo Shouji e bloccare l’aria che entrava da qualche punto imprecisato della casa, ma uno strano scricchiolio che le sembrò di udire, le mise addosso inquietudine. Inuyasha era dovuto uscire quella sera, per un lavoro insieme a Miroku, forse stava rincasando? O qualche demone di basso livello aveva deciso di approfittare della situazione per attaccarli? Ma a che scopo … Rin rimase ad ascoltare il silenzio per diversi secondi.
Nulla, tutto nella norma. Probabilmente era stata solo una sua suggestione.
Si sdraiò nuovamente nel futon, cercando di tranquillizzarsi. Le ombre strane proiettate contro le pareti, la rendevano inquieta e incapace di prendere sonno. Eppure, molte volte aveva dormito all’aperto, nel buio completo con il cielo come unico riparo. Ripensò al corpo caldo di Ha – Un che vegliava su di lei quando era solo una bambina. A Sesshomaru … bianco e luminoso come una luce nella notte, che quando c’era, se ne stava sempre un po’ in disparte, distaccato da tutto.
E finì per perdersi di nuovo nei pensieri.
 
 
Sesshomaru l’aveva guardata con un misto di lieve imbarazzo e curiosità, mentre lei gli intrecciava i capelli lunghissimi. Rin si era protesa in avanti, regalandogli un bacio sulla guancia.
“Perché ora sorridi?”
La voce di Sesshomaru era uscita in un sussurro, ma a Rin non erano sfuggire le sue parole.
“Sorrido perché –“
 
 
 
 
La ragazza sussultò, quando due mani forti le tapparono occhi e bocca, impedendole di vedere o di urlare per lo spavento. Il cuore prese a batterle a mille, come a volerle sfondare il petto; tentò di graffiare, scalciò per liberarsi, ma un odore buono e marcato che conosceva bene le entrò nelle narici, bloccando quella reazione spontanea. Riconobbe il suo tocco saldo ma gentile, la pelliccia soffice e morbida, e il suo respiro.
“Sesshomaru … mi hai fatta spaventare …”
Si voltò un attimo per guardarlo, incrociando i suoi occhi.
“Non pensavo di terrorizzarti in quella maniera.”
Le parole del demone uscirono in un sussurro.
Rin sospirò. A volte lui era tremendamente ingenuo, anche se quel termine mal gli si addiceva. Sicuramente non aveva pensato di farle uno scherzo, lo conosceva troppo bene per crederci, più probabilmente aveva deciso di tapparle la bocca per evitare che urlasse per lo spavento di vederselo lì davanti, di colpo. Ma non era stata una grande idea.
Quei pensieri svanirono in un attimo. Se lui era tornato, c’era qualcosa di molto più importante di cui parlare.
“Sesshomaru hai – “
Rin non ebbe il tempo di domandargli qualcosa. Le labbra del demone si erano già posate con forza su quelle dell’umana, senza chiederle il permesso. La ragazza si trovò stesa sotto di lui prima di potersene rendere conto.
“Fermo, fermati!” Protese una mano in avanti, toccandogli il petto per impedirle di abbassarsi su di lei.
“Dobbiamo parlare …”
“Non mi piace parlare, lo sai.” Sesshomaru non disse quelle parole, ma Rin gliele poteva leggere chiaramente nello sguardo. Era vero, lui era un tipo taciturno … ma l’umana aveva scoperto nei suoi modi di fare una grande abilità nel comunicare con il corpo, i gesti e gli sguardi. O forse era solo lei che riusciva a comprenderlo così bene …
La mano del demone s’infilò senza farsi notare nel kimono della ragazza.
“Sesshomaru … siamo a casa di Inu-“
Di nuovo lui le impedì di parlare, baciandola.
“È lontano.”
Rin gli prese il viso fra le mani, cercando di indurlo a guardarla; gli occhi d’oro del demone si fissarono nei suoi, inquieti, e impazienti.
“Aspetta …” Riuscì a dire lei in un sussurro, mentre aveva ancora la forza di volontà per chiedergli di fermarsi. Erano stati lontani solo per qualche giorno, eppure le era mancato tremendamente. Lo voleva per sé, non aveva importanza dove si trovavano.
“ E … il bambino?”
“ … è mio figlio.”
Rin lasciò che Sesshomaru la baciasse, mentre le lacrime iniziavano a scorrerle involontariamente lungo il viso.
 
 
 
 
 
 
“Quel maledetto di Sesshomaru è stato qui.” Sbraitò Inuyasha, incrociando le braccia. Kagome lo osservò con un misto di curiosità e divertimento, mentre il sorriso malizioso di chi ha appena capito tutto si faceva spazio sul suo volto. Sorseggiò un po’ di Thé, continuando ad osservare Inuyasha.
“Chi è Sesshomaru, mamma?”
“ è tuo zio.” Ripeté non troppo pazientemente Kagome al figlioletto.” Quante volte te lo devo dire, Inushiro?”
“Hey, zio di chi!”
La voce offesa di Inuyasha la fece spazientire ulteriormente.
“Quel demone puzzolente non è suo zio, non dirlo nemmeno!”
Kagome sbuffò.
“ Allora Rin è sicuramente andata via con lui … aah, quella ragazza ha perso la testa!”
Quel mattino, quando non l’aveva trovata in camera, si era spaventata.
In ogni caso, se lui era tornato, significava solo una cosa. Era ora di annunciarlo pubblicamente.
“ … Inushiro, sai che avrai un cuginetto o una cuginetta?”
“ … Davvero???”
“Cosa?!” Inuyasha strabuzzò gli occhi fuori dalle orbite.”Kagome, non mi avevi detto che anche tuo fratello è venuto qui in epoca Sengoku, come ha fatto?”
Lei lo guardò con disprezzo, tirandogli un pugno in testa.
“Sei il solito SCEMO, stupido!”
Il mezzo demone si massaggiò il punto colpito.
“Non c’entra niente mio fratello, possibile che non capisci mai nulla?!”
“E allora che stupidate vai dicendo!!” Le urlò in risposta Inuyasha.
“ Il figlio di tuo fratello, no??!”
Il mezzo demone si strozzò con il thé senza volerlo. Colpi di tosse, poi silenzio, che durò per diversi secondi.
“C- cosa?”
“Tu non lo sai ancora, ma Sesshomaru diventerà padre … di un mezzo demone.”
Gli occhi di Inuyasha rimasero puntati in un punto imprecisato, insieme alla sua bocca spalancata.
“Rin e Sesshomaru avranno un figlio.”
Kagome capì di aver dato al proprio compagno il colpo di grazia, quando lo vide ribaltarsi all’indietro, scivolando dalle scale sui cui si era appollaiato.
“Non ci posso credere.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi anche con questo capitolo, scusate se ci ho messo un po’, ma ero in carenza d’ispirazione XD fatemi sapere che ne pensate, a presto!

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Rin si strinse con forza a Sesshomaru, immergendosi nel folto pelo bianco che gli ricopriva il corpo. Lì, sopra le nuvole, nonostante la protezione del demone, faceva tremendamente freddo … ma ciò non impediva all’umana di godersi il meraviglioso spettacolo regalato dalla prime luci del sole che sorgeva da Est, alzandosi lentamente nel cielo.
Sesshomaru ruggì, galoppando verso il basso. Mentre s’immergevano nelle nuvole bianche, Rin percepì la temperatura che si faceva man mano più gradevole, poi, nascoste fra di essere, iniziò a scorgere le sagome di quello che un tempo doveva essere stato un enorme, sontuoso,  bellissimo regno. Un giardino che pareva estendersi verso l’infinito, ora era ridotto ad una sgradevole palude.
Piante rampicanti secche e contorte, rovi pieni di spine e erbe infestanti, nascondevano quasi totalmente le piccole costruzioni che, lungo il viale principale, conducevano al grande palazzo ormai diroccato e distrutto che secoli addietro si stagliava al centro di tutto. l’acqua stagnante, emanava un odore sgradevole.
Il grande cortile interno, era infestato da demoni.
Sesshomaru li squarciò con le possenti zanne quando si scagliarono in massa contro di lui mentre stava per posarsi a terra.
 Rin si aggrappò alle spalle del demone, durante la sua trasformazione per tornare alla forma di sempre. Sesshomaru le passò un braccio attorno ai fianchi. “Stammi vicina.” E l’umana si strinse di riflesso alla pelliccia morbida della sua spalla destra.
“Che posto è questo?” Provò a domandare. Ma il demone accanto a lei stava fiutando l’aria come per cercare qualcosa, e non le diede ascolto. “Sono fuggiti …” Sussurrò solamente, a se stesso.  A rin venne da sorridere; quell’abitudine di pensare a voce alta lui l’aveva sempre avuta, se lo ricordava bene. E per uno come Sesshomaru, era un dettaglio talmente buffo, da intenerirla.
Il demone cane voltò lo sguardo verso l’umana.
“Vieni.”
 
 
 
“Un tempo, questa era la tana di mio padre.”
Sesshomaru si fermò per un momento ad ascoltare un suono che l’aveva insospettito. Non sapeva perché aveva sentito il desiderio di portare Rin con sé in quel posto orrido, anche un po’ pericoloso per lei; semplicemente si era limitato a seguire l’istinto. Forse era stato l’implicito desiderio di mostrarle quello che una volta era stato suo, di renderla più partecipe del suo passato. E del suo futuro.
“Noi Demoni nasciamo come vagabondi.” Continuò a spiegarle Sesshomaru.” Ma i più potenti fra noi, spesso si scelgono un territorio su cui regnare.”
Rin alzò lo sguardo verso di lui.
“I demoni meno forti, si uniscono al più potente per cercare protezione e, in cambio, diventano suoi sottoposti.”
Sesshomaru si fermò ad osservare l’acqua sporca e verdastra dello stagno al centro della corte interna del palazzo.
“Mio padre era uno dei generali più temuti e rispettati … ma poi, morì … io non tornai per prendere il suo posto, e mia madre abbandonò la nostra casa. Così si è ridotta come vedi.”
“Rin …” Sesshomaru guardò la ragazza negli occhi. Era una richiesta egoistica quella che le stava per fare, ma non gli importava. Voleva lei e il cucciolo che si portava in grembo accanto a sé, a qualsiasi costo. Eppure, nel parlarle, non riuscì a evitare di pensare a come lei si sarebbe potuta sentire.
“Voglio riprendermi ciò che è mio.”
Per qualche istante, regnò il silenzio.
“Non posso continuare a vagabondare …”
“Non voglio stare in un villaggio umano!” Lo anticipò Rin. “Voglio stare con te, Sesshomaru. Io … sto meglio in mezzo ai demoni, dove ci sei anche tu.”
“ E … il cucciolo mezzosangue …” Sesshomaru attirò Rin a sé, passandole una mano dietro la nuca.
“Starà … bene?”
Il demone non si sorprese di vederla esitare.
“Lo proteggerò io.” La rassicurò. “Non potranno dirgli nulla …”
 
 
 
 
Durante gli anni passati come prigioniero e servo nelle terre del Demone Serpente, Jaken aveva creduto di trascorrere il più brutto periodo della sua vita. Invece, sembrava non esserci limite al peggio. Avrebbe sopportato qualsiasi fatica fisica e mentale, pur di non dover subire quell’orrendo distacco che il suo padrone gli aveva imposto.
Da quanti giorni Jaken aveva smesso di seguirlo nelle sue avventure dopo secoli di onorato servizio? Ne aveva perso il conto.
Si accasciò all’ombra di un albero, rigirandosi fra le piccole mani verdi il bastone che Sesshomaru gli aveva donato molto tempo addietro.
“Siamo rimasti solo io e te, eh, Ah –Un?”
Il drago a due teste ruggì pigramente.
Com’erano cambiate le cose da allora … in pochi anni, il suo padrone era passato dall’odiare e disprezzare gli esseri umani ad … innamorarsi di una di loro, facendosi cogliere dalla stessa debolezza che un tempo aveva condannato suo padre. Jaken si sentiva molto preoccupato per quello … certo si trattava pur sempre della piccola – ormai non più piccola – Rin, a cui lui stesso era affezionato, eppure …
“Jaken.”
Una voce a lui nota, fece sobbalzare il piccolo demone.
Sesshomaru era lì davanti ai suoi occhi, affiancato da Rin.
“P- pa … “Gli occhi del servitore si riempirono di lacrime. “Padrone!” Gli si lanciò addosso, ma Sesshomaru lo fermò pestandolo in maniera poco gentile.
“Jaken, sto per riprendermi la tana che un tempo apparteneva a mio padre.” Spiegò Sesshomaru, senza troppi giri di parole. “Conduci Rin al villaggio umano, e poi torna da me nelle terre nascoste fra le nuvole a ovest di qui. Ah – Un le troverà facilmente.”
Il piccolo demone spalancò gli occhi, sconvolto. “C- cosa … cioè … sì, subito signore!”
Afferrò le redini di Ah- Un in fretta e furia e fece segno a Rin di montargli in groppa: lei abbracciò velocemente Sesshomaru, poi seguì Jaken.
“Svolgerò il mio compito al meglio!” Urlò il piccolo demone sventolando il bastone in aria, mentre Ah – Un prendeva il volo. “Sarò subito di ritorno, mio signore Sesshomaru!
Il demone cane osservò per diverso tempo la sua umana e il suo servitore che si allontanavano. E, un sorriso appena percettibile, si dipinse sulle sue labbra.
 
 
 
 
 
Inuyasha si era seduto in veranda ad aspettare nel preciso istante in cui Jaken se n’era andato borbottando cose assurde dopo aver riportato Rin al villaggio. Non le aveva chiesto spiegazioni, ma era quasi sicuro di essere riuscito ad intuire quello che stava accadendo. Si era insospettito quel mattino presto, nel preciso istante in cui aveva percepito l’odore di Sesshomaru e Rin lontani, oltre le nuvole ad Ovest. In un luogo che credeva di aver dimenticato, ma che conosceva. L’antica tana del demone cane.
“Signorino Inuyasha!”
Il vecchio Miyoga arrivò saltellando, stranamente serio. “Sapete dirmi cosa sta accadendo? Ho sentito voce che il signorino Sesshomaru si è recat-“
Ah – Un atterrò con un ruggito, e Jaken smontò dalla sua groppa con un salto goffo.
“Hei, mezzo demone Inuyasha!”
Ricordava bene quali erano state le parole del suo padrone. “Vai a chiamare Inuyasha. “Gli aveva ordinato Sesshomaru, osservando le terre sotto le nuvole. “ Digli che è giunta l’ora, di dimostrarmi se è veramente mio fratello.”
“Il mio padrone ti vuole al suo servizio.” Disse in tono serio. “Molti demoni si stanno radunando per sfidarlo, ora che ha scelto di rivendicare ciò che è suo … tu verrai?”
Inuyasha si alzò, estraendo Tessaiga.
Si voltò, quando percepì la presenza di Kagome e Rin alle proprie spalle.
“Tornerò molto presto, non preoccupatevi.” Disse, spiccando un balzo in avanti. “è arrivato il momento di comportarsi da fratelli.”
 
 
 
“E così è giunta l’ora.”
Dalla sua postazione sopra le nuvole, la femmina di demone aveva facilmente intuito ciò che stava per accadere. Si alzò dal suo trono, iniziando a scendere lentamente le scale che conducevano all’esterno del suo piccolo regno e rifugio, seguita dai propri sottoposti.
“Sono stata ferma qui a fare la muffa per troppi anni. “Pensò, mentre continuava a camminare, e il suo corpo iniziava lentamente a trasformarsi in un feroce, gigantesco cane bianco dagli occhi rossi.
“Sesshomaru, tua madre verrà ad aiutarti.”
 
 
 
 
Quando Inuyasha arrivò, un piccolo esercito di demoni da sempre fedeli al grande demone cane e al suo casato, fra cui Royakan, si era già radunato.
Il mezzo demone sventolò Tessaiga nell’aria, mostrandola al fratello maggiore. “Sesshomaru, sono pronto!” Lui annuì lievemente, continuando ad osservare in lontananza, verso l’orda di sciocchi e stupidi demoni che osavano sfidarlo, mettendo in discussione il suo dominio su quelle terre.
Non si sorprese di quando un altro demone cane trapassò le nuvole con un ruggito, per poi atterrare nel cortile interno del palazzo, smuovendo una nube di polvere.
Inuyasha osservò con curiosità la bellissima donna che ora stava avanzando verso Sesshomaru, notando fra loro una certa somiglianza.
“Madre.” La salutò il demone cane.”Non avevo richiesto il tuo aiuto.” Poi sguainò Bakusaiga puntandola verso l’orda di demoni che si stavano avvicinando.
E la battaglia ebbe inizio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo un po’ di transizione ma necessario … nel manga e nell’anime non si capisce bene come sia organizzata la società dei demoni, quindi in questo capitolo mi sono inventata un po’ di cose radunando quel poco di informazioni che ci sono a riguardo … e niente, spero vi sia piaciuto, alla prossima!
 
 
 

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