Gli Eredi

di Azazel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAP.1 La figlia di Tarik ***
Capitolo 2: *** CAP.2 Il Sonno ***
Capitolo 3: *** CAP.3 Rinascita ***
Capitolo 4: *** CAP.4 L'Anniversario ***



Capitolo 1
*** CAP.1 La figlia di Tarik ***


Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction, perciò accolgo molto volentieri consigli e critiche da parte vostra e spero vivamente di incuriosirvi un po’ con la mia storia. Purtroppo non posso promettere di essere sempre puntuale nell’aggiornamento perché gli impegni,soprattutto scolastici della terribile 5 liceo incombono. Detto ciò, buona lettura!
 

CAPITOLO 1 SOPRAVVISSUTA

 
Quando mi portarono quel fagottino avvolto in un vecchio mantello, capii subito che tra le braccia tenevo un essere speciale, così importante da scomodare addirittura tre cavalieri di drago, che in quel periodo erano preziosi nella lotta contro Dohor, il tiranno della Terra del Sole. Cosa poteva avere mai di così prezioso quella bimba dai vivaci occhi verdi? Solo il visino era visibile, per il resto la piccola era avvolta completamente nel caldo mantello di pelliccia. Il cavaliere che l’aveva in braccio con aria impacciata e dimostrando di non essere per nulla esperto in neonati, cullava in maniera goffa il fagottino urlante, tentando di addormentarla con le canzoni che intonano i soldati prima di gettarsi nella mischia della battaglia. Mi consegnarono la bambina accompagnandola con una missiva di Ido lo gnomo, dopodichè sparirono nel buio della notte sui loro aggraziati draghi azzurri. Quella sera il cielo era limpido e cosparso di migliaia e migliaia di stelle. La sabbia del deserto era ancora tiepida e tutto intorno al mio santuario sembrava coperto da una patina di scintillante argento. La piccola finalmente si era addormentata, stremata dal lungo viaggio a dorso di drago. Era bellissima, innocente e pura come solo un neonato può essere, con le guance tonde e arrossate e la boccuccia chiusa in un delizioso broncio infantile. Quanto avrei voluto tenerla con me per sempre, coccolarla, viziarla e sentire il mio palazzo risuonare delle sue gioiose risate, ma il destino per lei aveva tutt’altri piani…Alla luce della luna aprii la lettera di Ido.
‘’Cara Thoolan,
non saprei come chiamarvi, ma spero che comprenderete quanto la situazione sia sopra all’ordinario. La bambina che tenete tra le braccia è figlia di Tarik, il quale saprete sicuramente essere figlio di Nihal, la Sheireen, nonché ultima mezzelfo. I genitori sono stati assassinati dalla Setta degli Assassini, mentre San, il fratello, è con me incolume dopo essere stato rapito da uno degli assassini. La situazione, come ho già detto, al momento è gravissima e sia lei che San sono in grande pericolo. Del ragazzo mi occuperò io portandolo personalmente a Zalenia, dove, spero, sarà al sicuro. La bambina è davvero troppo piccola e l’ho affidata a voi per una semplice ragione: vivrà nascosta e protetta fino a che i tempi non saranno migliori e non perderà la sua infanzia poiché Nihal mi aveva raccontato che voi avete il potere di fermare il tempo. So di non chiedervi poco, ma la piccola è preziosa, ultima, come il fratello, della sua razza. Vi informo inoltre che non ha un nome, poiché è nata solo da pochi giorni e il fratello non ha saputo darmi altri dettagli. So che potrà sembrare crudele, ma ho intenzione di dare da bere a San una pozione per dimenticare la sorella, non potrebbe comunque stare con lei e in tal modo la bambina sarà più sicura. Spero che la situazione sia davvero temporanea, e nel frattempo vi ringrazio di cuore per l’aiuto.’’
 
                                                                                                                     Ido della Terra del Fuoco
 

E’ chiaro che Ido sappia ben poco di me e del potere del Tempo. Io sapevo già tutto della figlia di Tarik ben prima che i cavalieri me la portassero. Conosco il passato, vedo scorrere davanti a me il presente e scruto il futuro… e ciò che riesco a intravedere per questo piccolo e indifeso fagottino addormentato, beh…lo rivelerà la storia che sto per raccontarvi, una storia di battaglie, amore e di un incredibile incontro. La storia di Shedir, così decisi di chiamarla, proprio come la stella più luminosa di Cassiopea.
 
 
Spero vi sia piaciuta, vi prego davvero di lasciare anche solo due parole, così in base a ciò che ne pensate, valuterò se continuare o meno, anche se ho già comunque tutta la storia in testa, grazie e, spero, a presto! :)

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Capitolo 2
*** CAP.2 Il Sonno ***


Eccomi di nuovo qui…Questi sono solo due capitoli di introduzione, ma mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate, anche se il vostro commento dovesse essere ‘’Bleah! Datti all’ippica!’’, quindi se leggete la storia e vi sembra che abbia un senso che io la continui oppure volete comunicarmi che dovrei proprio fare altro, lasciate una vostra impressione, ve ne sarò immensamente grata :)
 

CAP.2  Il Sonno

Shedir cresceva in fretta, troppo. Erano passati più di due mesi dal suo arrivo e io non avevo ancora compiuto ciò che avevo promesso. Mi stavo affezionando… Lei aveva portato un po’ di gioia nella mia monotona vita da guardiana del Tempo, ma sapevo che non era giusto e il mio desiderio di rimandare il suo sonno era dettato solo dall’egoismo e dalla solitudine, che a volte mi opprime come un macigno, lo stesso sentimento che portò Glael alla follia. La bambina, seppure solo per un quarto mezzelfo, ne portava già le inconfondibili caratteristiche: le orecchie lievemente a punta, ma soprattutto i capelli, una zazzera disordinata che variava dal color cobalto all’indaco, con meravigliose sfumature violacee, come se il blu di Nihal si fosse mescolato con il rosso di Sennar. Gli occhi, invece, erano verdi come il muschio, probabile eredità materna. Ma quale futuro avrebbe potuto avere rimanendo qui, con la sola compagnia di un essere immortale, non potendo conoscere nessuno, nella più completa solitudine del deserto? No, non potevo costringerla a vivere una vita come la mia: l’avrei addormentata, per tutto il tempo necessario, fino a quando questa era di guerre e sangue non sarebbe finalmente terminata.
A malincuore presi la piccola  tra le braccia, le diedi un bacio sulla fronte e la depositai nella culla dove avrebbe dovuto riposare per molto, molto tempo. Non appena la magia fece effetto, Shedir cadde in un sonno profondissimo, così profondo che il suo respiro non era percepibile e il cuore aveva rallentato di molto i battiti. Nel frattempo lei avrebbe vissuto in un mondo creato apposta per lei, dove sarebbe stata felice, inconsapevole della sua reale condizione. Il tempo non avrebbe avuto effetto e al suo risveglio avrebbe potuto ricominciare una nuova vita. Non avrei mai pensato che il suo sonno sarebbe durato così tanto… Io non avevo il potere di romperlo poiché sarebbe stata lei stessa a svegliarsi quando i tempi fossero cambiati.

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Capitolo 3
*** CAP.3 Rinascita ***


Ciao! Innanzi tutto ringrazio ancora tantissimo cerrywoman per aver recensito.. Buona lettura! :)
 
CAP.3 Rinascita


Ci sono dei giorni all’apparenza normalissimi, ma che allo stesso tempo annunciano vento di novità. Ci alziamo al mattino con la consapevolezza che qualcosa è cambiato, che il mondo che ieri conoscevamo oggi non esiste più. Era pieno inverno e perfino ai margini del deserto la temperatura si era sensibilmente abbassata. La guerra con gli elfi era terminata, e con essa anche gli ultimi focolai del terribile morbo che aveva decimato la popolazione . Quanti eroi, semplici soldati, innocenti… Troppo sangue impregnava queste terre. Migliaia di vite gettate in un circolo infernale di follia e violenza. Aster per primo aveva compreso tutto ciò, ma alla fine ne era stato un meccanismo lui stesso. Ormai da molto tempo attendevo il risveglio di Shedir. Aveva superato il periodo delle guerre contro Dohor, tiranno della Terra del Sole e contro la Setta; poi era venuto un lungo periodo di pace, ma all’orizzonte scorgevo già terribili sciagure, che puntualmente erano arrivate portando solo morte e distruzione. Infine due guerrieri nemici tra di loro, una Sheireen e un Marvash avevano spezzato il circolo riportando la pace e forse una nuova era nel Mondo Emerso. I tempi erano maturi ed il suo risveglio imminente. Così giorno dopo giorno le guance della bambina ripresero colore, il corpo tornò lentamente tiepido ed ogni cosa nel suo piccolo corpicino si preparò ad accogliere nuovamente la vita.
 
 
 ’’Sta per nascere signora, finalmente l’esperimento è riuscito!’’
 
La donna si voltò lentamente ed un sorriso raggiante le comparve sul volto decrepito. Tutto ciò che amava era stato distrutto, i suoi compagni massacrati, ma era riuscita a compiere l’ultimo volere del suo maestro. La creatura era sopravvissuta all’abominevole incantesimo lanciato per generarla. Un essere così piccolo e grazioso, frutto di un rito così orribile e aberrante.
 
 
Il grande giorno arrivò,era il momento di dirle addio. Sapevo che fisicamente non l’avrei mai più vista, anche se il mio sguardo l’avrebbe seguita in ogni attimo della sua esistenza. Tutto ciò che potevo lasciarle era la mia benedizione, un piccolo segno a forma di occhio sulla nuca. L’occhio, simbolo della conoscenza, un dono che l’avrebbe protetta nelle situazioni più tragiche, che le avrebbe suggerito cosa fare. Sperai con tutta me stessa che non ne avrebbe avuto bisogno. Tutto ormai era pronto. La bambina sarebbe stata trasportata fino alla Terra del Mare da Nahid, la mia fedele aquila del deserto. Rimaneva solo un’ultima cosa: l’incantesimo di copertura. I suoi meravigliosi capelli blu e indaco, le sue orecchie leggermente a punta sarebbero temporaneamente  scomparsi per permetterle di essere uguale a tutti gli altri bambini. Solo con l’adolescenza l’incantesimo avrebbe perso il suo effetto. L’aquila dorata prese delicatamente la cesta di Shedir con gli artigli e, fulminea, si alzò in volo verso il mare. Il viaggio durò un giorno intero. Nahid sfruttava le correnti, volendo al di sopra delle nuvole, elegante e maestosa, percorrendo leghe e leghe di strada in pochissimo tempo. Finalmente la sera arrivarono a Phelta, paese d’origine di Sennar. Il mare era calmo ed il cielo terso e scintillante di stelle, proprio come la sera in cui era arrivata da me.  Nahid depose la cesta davanti ad un portone e, spiccando nuovamente il volo, colpì, come le avevo chiesto di fare, la campana d’ingresso della casa, così che la piccola venisse notata al più presto. Il posto non era casuale. L’edificio, per nulla differente da quelli circostanti, apparteneva da generazioni ad una benestante famiglia del posto, pronipoti di Kala, sorella di Sennar. Erano persone dal cuore generoso, sapevo che l’avrebbero trattata come una figlia, nonostante fossero inconsapevoli del legame di parentela che li univa. Come previsto l’uscio si aprì e una bella bambina dai capelli rosso acceso sbirciò curiosa fuori dalla porta.
’’Mamma! Finalmente è arrivato il fratellino che mi avevate promesso!’’
Una voce di donna le rispose imperiosa:
“Ma cosa dici Nair? Vai a letto, che è tardissimo!”
“Va bene, ma lui può dormire con me?”
“Lui chi?”
“Il mio nuovo fratellino!”
A quel punto la madre, spazientita, smise di ricamare e si alzò per andare a mettere a letto Nair. Tutte le sere la stessa storia…La bambina trovava sempre mille scuse per non andare a dormire.
“Fa freddo, chiudi subito quella port…”
“Te l’ho detto che finalmente è arrivato!”
Alhena era senza parole. Non era raro, almeno fino a qualche anno prima, abbandonare i bambini davanti alle porte delle case, ma proprio quel pomeriggio lei e suo marito erano andate al tempio a pregare gli dei affinché concedessero loro un altro figlio. Non poteva che essere un segno.
“Nair vai a chiamare tuo padre, io intanto faccio un bagno caldo al bambino”
Togliendole i vestiti umidi un biglietto scivolò fuori. A caratteri eleganti vi era scritto “Shedir”.
“Oh ma sei una femminuccia allora!”
La bambina era in ottima salute e le sorrideva in modo così gioioso, che Alhena le si affezionò subito. Intanto anche il marito e la figlia erano arrivati. Bastò guardarsi negli occhi e in un attimo decisero cosa fare. La piccola ora era parte della famiglia.

 
 
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, perché introduce molti personaggi che saranno importanti nella vita di Shedir e alcuni interrogativi. Chi sono la donna misteriosa? E la sua creatura? Al prossimo capitolo… Mi raccomando lasciate un vostro commento! 

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Capitolo 4
*** CAP.4 L'Anniversario ***


 CAP. 4 L’Anniversario
 
Ciao! Perdonatemi per l'enorme attesa...Purtroppo con l'esame di maturità alle porte non riesco a essere molto costante nella scrittura... Questo capitolo come capirete subito è ambientato 14 anni dopo e ritroveremo una Shedir ormai adolescente. Ho individuato degli attori che nella mia mente si avvicinano molto all'aspetto dei personaggi di questa serie. I prestavolto per ora sono tre: Jaimie Alexander per Shedir, Jane Levy per Nair e Sean Faris per Gareth. In seguito vi svelerò gli altri. Spero come sempre di non annoiarvi e se avete voglia vi prego di lasciare un commento, negativo o positivo che sia. Grazie e alla prossima :)






“Nair! Muovitiiii!”
“Ti prego…solo un altro po’”
“Non c’è tempo, sta per cominciare e noi dobbiamo ancora prepararci!”
“Ehi quanta fretta…Sarà mica che devi vederti con qualcuno…?”
“Togliti quel sorrisetto malizioso dalla faccia, non devo vedere nessuno!”
Detto ciò Shedir colpì in pieno la sorella con una poderosa cuscinata. Se non fosse stato per l’intervento della madre Alhena si sarebbe scatenata come al solito una feroce battaglia con la conseguente “morte” del cuscino di turno.
“Ragazze il corteo non aspetta certo voi, se non vi sbrigate lo perderete sicuramente”.
Le due allora si affrettarono a raggiungere la sala da bagno per prepararsi a tempo di record. Quello era un gran giorno per il Mondo Emerso, si festeggiava infatti l’anniversario dei 100 anni dalla Grande Battaglia d’Inverno, durante la quale la grande eroina Nihal aveva sconfitto il tiranno Aster. Come ogni anno in tutte le città del Mondo Emerso la popolazione festeggiava con cortei, bancarelle di dolci, spettacoli circensi nelle vie, musica…Insomma, era un giorno ricco di gioia e allegria per tutti, o quasi. Le ragazze si agghindavano al meglio per partecipare al corteo, con la speranza di essere notate dai ragazzi, i quali a loro volta si cimentavano in duelli amichevoli per destare ammirazione. La loro famiglia era sempre ospite d’onore al banchetto serale poiché erano discendenti di Sennar. Merak, il capofamiglia, leggeva un passo delle Cronache alla cittadinanza, per non dimenticare mai le gesta degli eroi passati. Shedir e Nair avevano tre anni di differenza, ma a prima vista potevano risultare coetanee. La primogenita, 17 anni, era magra ma formosa, con lunghi capelli rossi e occhi di un azzurro chiarissimo, particolarità tipica della loro famiglia. La seconda, invece, era già molto alta per la sua età, aveva un fisico asciutto e privo delle curve della sorella, capelli castani scuri e occhi di un verde molto particolare, che sua madre amava definire “verde sottobosco”. Ciò che più le rendeva differenti era il carattere. Nair, perennemente sulle nuvole, ingenua e stralunata, ma alle volte dispettosa nei confronti della sorella, era ambita da più di un ragazzo del villaggio, i quali vedevano nella ragazza dalla pelle lattea e lentigginosa una bellezza rara, soprattutto in una terra assolata come quella del Mare. Shedir appariva come una ragazzina dai piedi ben saldi a terra, pratica, decisa e dal sarcasmo pungente, assai invidiosa delle attenzioni riservate alla sorella, la quale infatti le ripeteva spesso “Se la smettessi di comportarti da vecchio marinaio forse qualcuno ti guarderebbe”. Nair si fece fare dalla madre un elegante chignon sul quale appuntò dei fiorellini di campo, mentre Shedir la solita lunga treccia. Dopo essersi vestite corsero letteralmente fuori casa con una fetta di pane in bocca cercando di raggiungere il corte che si dirigeva alla piazza centrale. Quando arrivarono furono accolte da tre ragazze, amiche inseparabili delle due sorelle, che spargevano petali bianchi per strada.
“Finalmente ce l’avete fatta! Pensavamo che non sareste più venute”
“Dillo a Nair che se non fosse stato per me sarebbe ancora a letto a russare”
“Ehi, io non russo! Tu semmai sei peggio di un marinaio ubriaco”
“Se tiri ancora fuori questa cosa del marinaio giuro che..”
“Va bene ragazze, non è il momento di litigare. Godiamoci questa bella giornata”
Per fortuna in assenza della madre c’era Alya, la più grande e matura del gruppetto, che fungeva sempre da mediatrice nei frequenti litigi tra le due. Quando arrivarono in piazza trovarono bancarelle di ogni tipo: dai dolci alla birra, dalla frutta esotica al pesce fresco. C’erano addirittura degli abitanti di Zalenia dai capelli chiarissimi e qualche elfo. In centro alla piazza era stato allestito un piccolo palco di legno e in ogni strada risuonavano allegre melodie e canti. In fondo alla piazza alcuni ragazzi combattevano tra di loro con delle spade prive di punta. Shedir rimaneva sempre affascinata dalla danza scintillante delle lame, era un’emozione che sentiva nel profondo, come un antico ricordo ormai seppellito. Ogni tanto, infatti, si allenava per gioco con il padre, all’insaputa di Alhena che non avrebbe mai approvato che una bella ragazza di buona famiglia si mettesse a fare “cose da uomini” e nemmeno l’esempio delle eroine del passato le facevano cambiare idea. Dopo Nihal anche l’Accademia dei Cavalieri di Drago si era aperta sempre di più alle donne. La mezzelfo era stata non solo la salvatrice del Mondo Emerso, ma anche un grande esempio di emancipazione. Girovagarono tutto il giorno spendendo un po’ di risparmi in dolci. A Shedir erano rimaste ancora delle monete guadagnate qualche tempo prima dando una mano al padre in piccoli lavoretti di manutenzione alla casa. C’era una bancarella che la incuriosiva particolarmente, una sorta di robivecchi fornito di qualsiasi cosa: vecchie bisacce in pelle consumata, attrezzi di vario genere, bauletti in legno intarsiato, stivali di seconda mano…Quando si avvicinò per curiosare, dal retro del bancone sul quale era disposta a casaccio la merce, comparve un ragazzo all’incirca della sua età, dagli stupefacenti occhi verde smeraldo e capelli neri corvini, talmente scuri e lucidi da avere quasi dei riflessi blu.
“Cerchi qualcosa?”
“No…Stavo solo dando un’occhiata”
“Capisco”
Quel ragazzo la metteva in soggezione, continuava a scrutarla come un cacciatore con la sua preda, il che la affascinava e intimoriva allo stesso tempo. Affascinava?! Nemmeno lo conosceva, non l’aveva mai visto da quelle parti, nemmeno alle fiere degli anni addietro. Quando ormai stava per allontanarsi aveva scorto dietro ad un mucchio di ferraglia qualcosa di interessante: un pugnale. All’apparenza era di semplice fattura con l’impugnatura nera e la lama appuntita e regolare. Ciò che aveva di particolare erano le incisioni in un alfabeto sconosciuto lungo tutta la superficie del lucido metallo.
“Questo non è in vendita! Serve a tagliare le mani ai ladruncoli”
Detto così il ragazzo le strappò il pugnale di mano.
“Che cosa significano quelle scritte?”
“Niente che possa interessarti”
“L’educazione non te l’ha insegnata nessuno?”
Il ragazzo fece finta di niente e riprese la lettura che aveva interrotto all’arrivo di Shedir. Che tipo strano…Quel pugnale la ragazza lo aveva già visto da qualche parte, ma non ricordava dove.
La sera si sarebbe tenuto come tradizione il banchetto in piazza.
Quando tornarono a casa trovarono la madre con due incarti di stoffa che subito porse loro.
“Questi sono per voi per stasera. Spero che vi piacciano”
Nair fu la prima ad aprire il regalo. Dentro c’era uno splendido vestito celeste dal corpetto rigido e bordato di perline e dalla gonna ampia e leggera. Quello di Shedir era invece verde scuro, a mezze maniche e stretto in vita da un nastro di seta, con uno spacco “all’amazzone”.
“Sono sicura che sarete le più belle!”
“Forza donne! basta vanità, muoviamoci!” intervenne Merak in tono scherzoso, ormai impaziente di pregustare il banchetto. Fu una serata assolutamente piacevole per tutti: Nair e Shedir si erano sedute vicino ad Alya e alle altre, Alhena aveva chiacchierato tutta la sera con altre mogli, mentre Merak aveva letto come tradizione un capitolo delle Cronache.  Finito il banchetto si diede il via alle danze, dapprima di gruppo, le preferite di Shedir, e infine di coppia. Nair fu invitata da un gran numero di giovani a ballare, mentre Shedir ne rifiutò un po’e si divertì a imitare le moine della sorella insieme a Sirrah, la sua migliore amica. Ad un certo punto, mentre si sbellicavano dalle risate per l’ennesima imitazione, un ragazzo si avvicino a Shedir, la quale, non appena alzò gli occhi rimase di stucco. Era proprio lui, il maleducato della bancarella!
“Sei venuto per chiedere scusa?”
“Sono venuto per chiederti se ti va di ballare”
“Certo che mi va, non so se mi va di ballare con te”
“Beh non mi sembra che la coda di ammiratori sia poi così lunga, non hai molta scelta” disse con un sorriso canzonatorio.
“Ma come ti permetti? Sono piena di ragazzi che vorrebbero ballare con me”
“Ah beh allora ti lascio con loro, buon divertimento!”
Non fare il vecchio marinaio, non fare il vecchio marinaio.
“No aspetta! Va bene, ti concedo un ballo” disse la ragazza calcando sulla parola concedo.
Il giovane ghignò con aria divertita e insieme si avviarono verso le coppie di ballerini.
“Com’è che improvvisamente ti sono così simpatica da venire a chiedermi un ballo?”
“Non ho mai detto di trovarti simpatica. Semplicemente mia madre ha insistito affinché mi trovassi qualcuna con cui ballare un po’ e ho chiesto a te perché eri l’unica con cui avevo già parlato”
“Sei sempre così gentile?”
“Con te mi viene naturale”
“Oh, mi sento lusingata allora. E’ la prima volta che vieni qui a Phelta?”
“Si e per fortuna tra un po’ ce ne andremo, questo posto è troppo assolato per i miei gusti.”
Intanto la musica era terminata e tutte le coppie si stavano dirigendo verso il tavolo delle birre per dissetarsi. Dopo averle fatto un lieve inchino il ragazzo fece per allontanarsi.
“Sempre per rimanere in tema di educazione non ti sei nemmeno presentato”
“Nemmeno tu l’hai fatto, comunque sono Gareth”
“Shedir”
“Bel nome, è quello della stella più luminosa di Cassiopea se non sbaglio”. Detto ciò girò i tacchi e se ne andò lasciandola interdetta. Quando tornò al suo tavolo Sirrah le diede di gomito.
“Si fanno conquiste! Chi era quello?”
“Ma non dire stupidaggini! Era uno così… Ci ho parlato oggi al mercato”
Tornarono a casa che era notte fonda. Prima di andare a letto Shedir si sfilò il vestito e si sciolse la lunga treccia guardandosi nella specchiera. Che stranezza, alla luce del lumino la base dei suoi capelli pareva quasi blu.

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