Out of my limits

di acvxht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fear ***
Capitolo 2: *** Music? ***
Capitolo 3: *** Better than beach ***
Capitolo 4: *** THIS IS ME ***
Capitolo 5: *** Fuck everyone! ***
Capitolo 6: *** SLEEPY ***
Capitolo 7: *** Sistah! ***
Capitolo 8: *** Drunk ***
Capitolo 9: *** It isn't important, to me ***
Capitolo 10: *** Are you? ***
Capitolo 11: *** Party! ***
Capitolo 12: *** Abby?! ***
Capitolo 13: *** GOING OUT! ***
Capitolo 14: *** Idiot ***
Capitolo 15: *** So fake... ***
Capitolo 16: *** Afternoon with you ***
Capitolo 17: *** I'M JUST A REJECT ***
Capitolo 18: *** Tell me everything ***
Capitolo 19: *** 19. indecision ***
Capitolo 20: *** It's Christmas ***
Capitolo 21: *** 21. New knowledge ***
Capitolo 22: *** New years ***
Capitolo 23: *** 23. And if I was... ***
Capitolo 24: *** 24. So... bye ***
Capitolo 25: *** Monster ***
Capitolo 26: *** 26. A mess ***
Capitolo 27: *** It's just you and me ***
Capitolo 28: *** R U MINE? ***
Capitolo 29: *** 29. I'm broken ***
Capitolo 30: *** Sincerely, I love you... ***
Capitolo 31: *** Our night ***
Capitolo 32: *** 32. Live While We're Young ***
Capitolo 33: *** End up here ***
Capitolo 34: *** What happened? ***
Capitolo 35: *** Oh, well! ***
Capitolo 36: *** You're fucking mine ***
Capitolo 37: *** It's time to leave this old black and white town ***
Capitolo 38: *** Independence Day ***
Capitolo 39: *** Out of my limits - The end ***



Capitolo 1
*** Fear ***


 
OUT OF MY LIMITS
 
Mi chiamo Alex, ho 19 anni, e ho appena scoperto di avere un fratello in Australia , nostra madre ci ha abbandonati quando eravamo molto piccoli, io avevo due anni, Michael era appena nato, evidentemente la nostra nascita non era prevista nei suoi piani, mi sono sempre chiesta come si fa ad abbandonare un bambino, è impossibile, se qualcuno c'è riuscito però, evidentemente è possibile. Michael, è più piccolo di me di qualche anno, non che importi, e sinceramente non saprei che aggiungere dato che l’ho visto solo in foto…
Sto facendo le valigie, partirò domani per l'Australia, ho deciso di andarmene, non mi sono mai trovata bene nella mia “famiglia”, quindi insieme ad alcuni assistenti sociali abbiamo accordato il mio trasferimento. 
Il mio trolley straborda, probabilmente supererà il limite e dovrò pagare un supplemento, ma farei di tutto pur di andarmene, sarà un po' difficile lasciare le mie amiche, ma hanno promesso che verranno ha trovarmi anche se Sidney non è proprio dietro l'angolo. 
Il mio volo parte alle 9 del mattino, quindi per arrivare puntuale all'aeroporto mi sa che dovrò svegliarmi intorno alle 6 e trenta, quindi è meglio salutare tutto, chiudere la valigia e preparare la borsa.
 
Odio non riuscire a prendere sonno, è orribile, ma ero già arrivata in partenza con il presentimento di non riuscire a dormire, per ammazzare il tempo, decido di ricontrollare le ultime cose, assicurarmi di aver preso tutto, caricabatterie, Ipod, telefono, computer, c'è tutto, ricontrollo anche la mia borsa, c'è proprio tutto, speravo che mi mancasse qualcosa in modo da doverlo andare a cercare per casa e far scorrere altro tempo. Sono le 3 del mattino, a Sidney dovrebbe essere mezzogiorno, mando un sms a Michael, mi sono procurata il suo numero in modo da contattarlo per informarmi sull'arrivo del resto delle mie cose, quella che più mi preoccupa è la mia chitarra. Premo invio, sperando in una sua risposta, magari sono troppo invadente, non sono neanche partita che già mi preoccupo. 
La risposta arrivare dieci minuti dopo, c'era scritto che non dovevo preoccuparmi e che la mia roba stava già nella mia futura casa. Tirai un sospiro di sollievo e ringraziai. Decido di tirare fuori la roba che metterò domani mattina, opto per un paio di jeans stretti strappati sulle cosce e incisi sui polpacci abbastanza chiari, la mia maglia degli ACDC e le Vans nere.
Sono le 8.55 e sono appena salita sull'aereo alla ricerca del mio posto, non posso non ammettere di aver paura, una piccola percentuale è dovuta al volo, bhè, il resto si farà sentire al mio arrivo, ho paura di non piacere, di sembrare scortese e una che si crede chi sa chi. Alle 9 e un quarto l'aereo prende quota fra le nuvole, prendo le cuffie e l'Ipod dalla borsa e mi perdo nelle note. Ho dormito per 3 ore, ne mancano sette, direi che siamo a buon punto dai. Ma chi prendo in giro, i minuti sembrano infiniti. Passo un'altra oretta leggendo un libro, dopo di che è ora di pranzo, ci portano della pasta, un po' di pane e un dolcetto, non è il massimo, ma qualcosa dovrò pur mangiare no? Se no appena atterro faccio la figura del maiale che muore di fame, meglio di no. 
L'ultima ora sembra essere passata in un attimo, forse perché l'ho interamente passata a farmi prendere dal panico. Il viaggio dopotutto è stato abbastanza tranquillo, anche gli scali intermedi che erano quelli che più mi preoccupavano sono andati bene. Ci stiamo abbassando di quota, infatti la hostess dice di rimanere seduti e di allacciarsi le cinture. Eccoci siamo atterrati, mi alzo raccogliendo la mia roba, prima di scendere guardo il riflesso nel finestrino e mi faccio una coda onde evitare di sembrare un procione (?). Mi tremano le gambe e reggersi in piedi è un'impresa non da poco, entro in aeroporto dirigendomi al ritiro bagagli e noto una signora e un ragazzo che hanno un cartello con scritto il mio nome, passo accanto al rullo trasportatore e ritiro la mia valigia, dopodiché sembrando il più tranquilla possibile, mi dirigo verso la mia nuova famiglia.
-Ciao, sei tu Alex?- dice il ragazzo, è circa cinque centimetri più alto di me, molto magro, carnagione pallida, ma la cosa che più mi è saltata all'occhio sono i capelli verdi, è strano.
-Ehm... si- mi sono leggermente inceppata.
-Felice di conoscerti-. Dopo una breve conversazione su come è andato il mio volo ci dirigiamo verso il parcheggio e Michael si offre di portarmi il bagaglio. Mi invitano a salire sui sedili posteriori dell'auto, è abbastanza spaziosa. Mi fanno le solite domande di routine.
-Bella la t-shirt- si complimenta Michael.
-Oh, grazie- dico guardandomi la maglia, non mi ricordavo neanche cosa indossavo.
 
Michael's POV
Leggo il cartellone con gli arrivi previsti, mancano meno di cinque minuti all'arrivo di Alex, l'avevo vista solo in una foto ma le ritraevano solo il viso, avevo paura, forse più io che lei, avevo paura di non piacerle. Ecco, lo vedo, il suo aereo è atterrato, io e mamma aspettiamo un po' poi quando vediamo arrivare i passeggieri alziamo il cartellone sperando che lo noti, intravedo una ragazza al ritiro bagagli, può essere lei dato che non vedo altre ragazze sui 17 anni, eh si, è proprio lei, si sta avvicinando, è leggermente più bassa di me, magra, capelli lunghi biondi cenere raccolti in una coda, il viso assomiglia al mio ma ha i lineamenti più fini, quando è abbastanza vicina da poterla vedere in faccia noto che ha gli occhi verdi, sembra una ragazza cortese.
 
Alex's POV
-Eccoci a casa Alex!- i Clifford abitano in una villetta, di quelle a schiera, molto carina, con un piccolo giardino, in veranda c'era un dondolo e due divanetti in vimini che circondavano un piccolo tavolino rotondo in vetro.
-Prego entra- mi invita la mamma di Michael, dentro la villetta è molto spaziosa.
Michael mi invita nel giro turistico della casa, al piano terra ci sono il salotto, la cucina, molto spaziosa e un bagno, mi porta su per le scale, ci sono cinque stanze, una è la camera da letto dei genitori di Michael, una è quella di Michael.
-Wow, è molto grande la tua stanza-
-Grazie, anche la tua è grande uguale- 
-Bello quel poster- dico riferendomi all'enorme logo dei Nirvana su una parete.
-Già, anche a te piacciono?-
-Moltissimo- proseguiamo con il tour, ci sono due bagni.
-Quello più piccolo era un ripostiglio ma abbiamo pensato di farci un bagno per te-
-Oh, non so cosa dire, grazie mille, io non ho portato niente per ringraziarvi-
-Non importa basta che stasera ci cucina qualcosa all'italiana-
-Certo, però mi devi dare una mano-
-Sono un disastro in cucina-
-Ci divertiremo-
-Va bene- mi porta in camera mia, era enorme, le pareti erano bianche, sotto la finestra c'era un piccola rientranza dove c'erano appoggiati dei cuscini marroni scuri, il letto matrimoniale era al centro, più alto di quello di Michael, le coperte erano bianche panna, i cuscini avevano rifiniture in beije e il resto era sempre su quei toni.
-Ti piace?-
-Se mi piace? E' bellissima-
-Non è molto colorata ma io la trovo accogliente- ha detto Michael storcendo un po' il naso.
-A te non piace vero?- dico con tono divertito
-Mmh non proprio-
-L'avevo intuito- dissi ridendo. Mi lasciò in camera mia a sistemarmi, era praticamente già ora di cena, tiro fuori dalla valigia un paio di pantaloni della tuta, se da noi stava arrivando l'inverno qua l'estate era alle porte, e una maglietta bianca semplice.
-Mamma, Alex ha detto che ci prepara qualcosa all'italiana- sento vociare dal piano di sotto.
-Va bene basta che non l'hai costretta-
-Non mi ha costretto, trovo solo che sia un modo per ringraziarvi-
-Oh, sei molto dolce, ma non ce né bisogno, sarai stanca-
-No, ho dormito sull'aereo va tutto bene, faccio io- rispondo cortesemente.
-Però Michael mi deve dare una mano-
-Agli ordini capo!- disse mettendosi sull'attenti, sono proprio espansivi qui, è bello. Entriamo in cucina chiudendo la porta, scrivendo su un foglio tutto ciò che ci sarebbe servito. 
-Da cosa iniziamo?-
-Ehm, direi dal ragù- gli dico cosa fare mentre io inizio ad impastare gli ingredienti per la pizza, lascio riposare l'impasto intanto preparo il sugo. 
-Ora che ho tagliato la verdura che faccio?- 
-La metti nella pentola insieme alla carne- gli dico poi di stendere la pasta della pizza, mentre io sto attaccata ai fornelli.
-Alex, era tutto buonissimo- dice il signor Clifford
-Grazie mille, mi sembra il minimo-
-Ora è meglio se vai a metterti a posto, domani Michael ti voleva portare un po' in giro-
-Certo- accetto la proposta e mi alzo da tavola, entro in camera prendendo il necessario per fare la doccia.


BUONASERA RAGAZZE, EH SI SONO TORNATA CON UNA NUOVA FF, QUESTA VOLTA PERò SARO' MOLTO PIU' COSTANTE. CHE DIRE, E' IL PRIMO CAPITOLO E SPERO CHE VI PIACCIA. SE AVETE CONSIGLI POTETE LASCIARMI UNA RECENSIONE, ACCETTO QUALSIASI CRITICA PUR CHE NON SIA OFFENSIVA. 
UN BACIO xX

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Capitolo 2
*** Music? ***


E' mattina, automaticamente spengo la sveglia e apro gli occhi, sicura di trovare la mia vecchia stanza arancione, invece no, è la prima notte che passo qua e dopotutto ho dormito bene.
Sono le 9, i signori Clifford sono al lavoro e Michael dorme ancora, scendo gli scalini dirigendomi in cucina per prepararmi un caffè, oggi devo sembrare più carina del solito, Michael ha detto che mi deve far conoscere gente nuova.
-Buongiorno- sento una voce impastata dal sonno alle mie spalle.
-Ciao- rispondo sorridendo
-Oggi ti porto da alcuni amici, non preoccuparti, nessuno di strano, se no mamma non ti avrebbe fatta venire- rido leggermente all'ultima frase.
-D'accordo, a che ora usciamo?-
-Un'oretta, va bene?-
-Perfetto- mi congedo andando in bagno a darmi una rinfrescata.
 
E' mezzora che fisso il mio armadio, non sapendo cosa mettere: opto per degli skinny (molto skinny) jeans strappati neri e una t-shirt con delle stampe, vans nere e sono pronta, non mi trucco troppo, eyeliner, matita nera e mascara.
-Michael sei pronto?- urlo dal salotto.
-Metto le scarpe e scendo- urla a sua volta.
-Posso almeno sapere chi mi farai conoscere?-
-No- mi dice soddisfatto, usciamo di casa e a piedi ci dirigiamo verso non so cosa.
 
Camminiamo per circa dieci minuti parlando del più e del meno, sto iniziando ad avere paura, paura di non sembrare abbastanza carina, troppo timida, troppo asociale. Voglio cambiare ho passato gli ultimi anni sentendomi dare dell'asociale e della ragazza timida che non avrebbe neanche il coraggio di uccidere una mosca, beh non è così se sono qua un motivo c'è, se fossi veramente terrorizzata da tutto sarei rimasta in Italia, sono venuta qui anche per dimostrare quanto valgo alla gente che ha sempre sparlato di me, mi sono stufata, voglio cambiare.
-Eccoci- annuncia Michael suonando il campanello di una villetta simile alla nostra, la porta di casa è aperta da un ragazzo sui diciasette anni, alto, pelle più scura della mia, qualche tatuaggio, capelli e occhi scuri.
-Ciao Calum, lei è Alex- mi faccio avanti
-Piacere-
-Michael ha parlato molto di te, era impaziente di conoscerti- mi fa leggermente arrossire.
-Oh, bene, sono contenta- ci lascia entrare in casa e poi ci porta in un garage adiacente alla villetta.
-Ragazzi lei è Alex- dice Calum attirando l'attenzione dei due ragazzi, uno dei due aveva la faccia leggermente più piena del secondo, alto come Michael e una marea di capelli, il secondo ancora più alto, magro, capelli biondi e occhi azzurri.
-Io sono Luke e lui è Ashton- dice il secondo ragazzo.
-Piacere- dico sorridendo.
-E così tu sei la famosa Alex- dice Ashton
-Famosa non direi, comunque si sono io- sorrido anche a lui, sperando di essere il più carina e garbata possibile, ma senza sembrare troppo perfettina.
I ragazzi iniziano a farmi domande di qualsiasi tipo, sembra quasi un interrogatorio.
-Ragazzi basta, le state facendo il terzo grado- rido alla battuta di Michael.
-Ultima domanda!- urla Ashton.
-Dimmi-
-Ti piace la musica?-
-Ehm, direi che è la mia vita- dico sorridendo, sono rimasta sorpresa dalla domanda, era strana non è una cosa che chiedi a tutti. Troppo presa ha rispondere alle domande che neanche mi sono resa conto dell'ambiente circostante: era una sala rettangolare insonorizzata, sulle parti c'erano appuntati alcuni testi, c'erano anche diverse amplificatori con tanto di chitarre, bassi e una batteria. Decido di fare io una domanda: -Voi suonate?- dico alludendo alla stanza.
-Certo, noi siamo una band- dice Ashton esaltandosi, facendomi ridere.
-Si, una band che non ha successo- finisce la frase Calum.
-Siamo i 5 seconds of summer- interviene Luke.
-Bello il nome, mi fate sentire qualcosa?- propongo.
-Certo- vanno tutti alle rispettive postazioni, Ashton si siede dietro la batteria, Calum prende il basso e Michael e Luke le chitarre. Iniziano a parlottare qualcosa, alla fine, se ho capito bene suonano Teenage Dream di Katy Perry.
 
-Ma siete bravissimi- dico applaudendo, okay, gli ho messi in imbarazzo.
-Anche tu suoni?- interviene Michael per sdrammatizzare
-Io? Ehm si, la chitarra- ora sono io ad essere imbarazzata.
-Sei brava?- ricominciano con le domande -Ci fai sentire qualcosa?-
-Facciamo una cosa, mi preparo qualcosa nel pomeriggio e poi domani vengo qua con la chitarra, che dite?-
-Perfetto-
 
 
Sono qui da mezzora seduta sul letto e non so ancora cosa suonare, le mie scelte sono ricadute su canzoni abbastanza depresse, ma d'altronde con una chitarra acustica non posso fare pezzi così rock'n'roll.
Sto sfogliando alcuni spartiti e mi salta all'occhio quello di Here's to never growing up di Avril Lavigne.
Dopo due ore di prove devo dire che viene abbastanza bene.
“Finirò di provare più tardi, ora magari esco a prendere un frappè” dico fra me e me, ho intravisto Starbucks a circa dieci metri da casa.
 
-Come ti sembra?- chiedo a Michael, che risponde applaudendo.
-Wow, sai anche cantare?- mi ha colto piuttosto impreparata, sapevo di essere abbastanza intonata ma non ho mai pensato di cantare davanti a qualcuno, sta aspettando una mia risposta.
-Non ho una brutta voce, ma ho paura a cantare davanti ad altri- abbasso lo sguardo, forse per la prima la Alex di prima si è fatta sentire, questo non mi piace.
-Hai mai provato?-
-No, forse dovrei- riprendo a suonare questa volta cantando.
-Non sei per niente male, anzi-
-Grazie- dico, ora che la canzone mi viene decentemente posso dedicarmi anche al testo.
 
Sono le dieci e ho appena posato la chitarra, dopo averla accordata e sistemate, decido di aprire Facebook per la prima volta da quando sono arrivata, ho tre richieste di amicizia da Ashton, Calum e Luke, le accetto tutte e poi controllo i messaggi, niente di nuovo, che mi aspettavo di trovare gente che mi diceva di non partire, o che gli sarei mancata, ma dove? Ma quando? Mai, questa è la risposta.



CIAO RAGAZZE, SONO RIMASTA UN PO' DELUSA DALL'ASSENSA DI RECENSIONI, MA HO DECISO DI PROSEGUIRE COMUNQUE. LO SO CHE QUESTE CAPITOLI SONO UN PO' NOIOSETTI MA D'ALTRONDE SONO CAPITOLI DI TRANSIZIONE! VOLEVO ALMENO ARRIVARE A DUE RECENSIONI PER IL SECONDO CAPITOLO. QUINDI TU, SI PROPRIO TU, LETTORE TI ANDREBBE DI LASCIARMI UNA PICCOLA RECENSIONE ANCHE SOLO PER MOSTRARMI CHE CI SEI, CHE NON SEI MORTO! ANYWAY AVETE COMPRATO I BIGLIETTI PER IL TOUR (A PROPOSITO SOLO LORO POTEVANO DARE UN NOME DEL GENERE AD UN TOUR)! IO SI, SONO A TORINO, BLOCCO 118 FILA 9. SE C'E' QUALCUNO DI QUEL BLOCCO SE VUOLE PUO' CONTATTARMI SU TWITTER (IL LINK E' SUL MIO PROFILO EFP). UN BACIOxX

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Capitolo 3
*** Better than beach ***


-Sei pronta?- mi chiese Michael.
-Quasi- in realtà stavo prendendo tempo, mi ero cambiata un paio di volte e accordato la chitarra, la mia voce andava, nonostante gli sforzi del giorno prima. Indossavo una t-shirt dei Nirvana, soliti jeans strappati e Vans, presi la chitarra e scesi le scale.
 
-Ragazzi siamo arrivati- urlò Michael dal salotto di casa Hood, ci dirigemmo nel solito garage, salutai tutti e appoggiai la chitarra sul pavimento.
-E' il tuo momento Alex- annunciò Calum, sorrisi leggermente tirando fuori la chitarra e sistemando un'ultima volta le corde. Ero tesa, non avevo mai cantato e suonato davanti a persone nuove, di lì a poco sarei svenuta.
-Quando sei pronta- mi incoraggiò Michael, presi fiato e iniziai a suonare, sperando di mantenere il tempo costante e di non sbagliare i barrè.
 
-Wow- esclamò Ashton, abbassai lo sguardo, mi resi però conto di sembrare timida in questo modo, così rimediai infilando il plettro fra le corde, ritornai a guardare gli altri.
-Hai una voce simile a quella di Michael solo più fine e nitida, brava veramente- si complimentò Luke.
-E pensate che mi ha detto di non aver mai cantato!-
-Michael... non c'è bisogno...- ero imbarazzata.
-Oh scusa-.
Avevo caldo, non so se il calore era dovuto alla mia “esibizione” oppure faceva veramente caldo, Luke propose un gelato e un film accompagnati dalla leggera aria del condizionatore.
-Cosa volete vedere?-
-Qualsiasi cosa che non centri con gli squali, domani ho lezione di surf e non voglio rimanere traumatizzato- disse Ashton, provocando una risata generale.
-Tu surf? Ma sei hai l'equilibrio di un pesce rosso- seconda risata genereale.
Alla fine optiamo per Scary Movie, non ho mai riso tanto in vita mia, a me è andata ancora bene dato che qualcuno (Calum) si è rotolato sul tappeto dal ridere. Ci facevamo passare la vaschetta di gelato che, purtroppo, è finita troppo presto.
-Ho una proposta- buttai giù
-Esponga la sua proposta- mi prese in giro Ashton, che si beccò un leggero pugno sul braccio.
-Ma se facciamo una specie di campeggio in spiaggia- era una proposta veramente stupida, ma era pur sempre qualcosa da fare no?
-E' una proposta veramente ma veramente... ottima!- acconsentirono tutti, lo avremo fatto la sera stessa, non aveva ancora iniziato a fare troppo caldo e si poteva ancora fare.
-Sono le undici e mezza! Mangiamo una pizza e prepariamo la roba-
 
-Ecco io ho tutto!- dissi portando giù dalle scale il mio borsone: due costumi, canottiera che mi faceva da camicia da notte, asciugamani e una coperta.
-A me è bastato uno zainetto!-
-Perchè tu non hai dovuto prendere il cibo!-
-Giusto-
Mi sentivo finalmente accettata, è passato molto tempo dall'ultima volta in cui ho potuto essere me stessa, senza paura di non sembrare abbastanza, mi sento parte del gruppo, mi sento accettata per come sono.
 
Eravamo in spiaggia, i ragazzi appena arrivati si sono buttati in acqua, io sono voluta rimanere all'ombrellone per prendere un po' di sole visto il mio pallore.
-Luke-
-Dimmi-
-Puoi mettermi la crema sulla schiena?- chiesi.
-Certo-
-Alex! Sei più pallida di me-
-Lo so, per questo ti ho chiesto se mi potevi mettere la crema sulla schiena-
-Giusto- iniziò a spalmarmi la crema, rabbrivì a quel contatto ma solo perchè le sue mani ero gelide e io stavo morendo dal caldo.
-Grazie-
-Vieni in acqua?-
-Dieci minuti e arrivo- mi stesi a pancia in su per acchiappare un po' di sole, dopo un quarto d'ora, stavo veramente per morire dal caldo, decisi di farmi un bagno.
Michael, Calum, Luke e Ashton era più al largo ma dopo un leggero impatto con l'acqua mi avvicinai unendomi a loro.
-Eccoti-
-Rischiavo di morire arrostita se stavo ancora un po' al sole-
-Immagino-
Sembravamo dei bambini piccoli che giocano nell'acqua, ci scannavamo per salire sull'orca gonfiabile per poi farsi buttare giù dal coglione di turno, di solito ero la più brava, perchè, mentre i ragazzi discutevano su chi doveva salire per primo, io, approfittando della situazione mi buttavo sopra all'orca.
Ero stufa di farmi buttare in acqua, quindi decisi di appropriarmi del materassino, mi sembrava irreale essere, in primo luogo in Australia, in secondo luogo, lì, in acqua a dicembre. Volevo chiudere i ponti con le vecchie amicizie, i vecchi amori, la vecchia scuola, con tutto, volevo ripartire da capo, essere diversa, riuscire a piacere agli altri non solo per l'aspetto fisico ma anche per il mio carattere, che si, devo ammettere, che alle volte è lunatico, posso essere la ragazza più stronza del pianeta ma, se trovo qualcuno che veramente riesce a farmi star bene, il ghiaccio che ho dentro si scioglie lasciando spazio all'amore, all'amicizia...
 
-A cosa pensi?- saltò sul materassino Michael.
-Oh niente di importante- dissi guardandolo negli occhi, erano veramente uguali ai miei.
-Vieni?- scesi dal materassino e uscimmo dall'acqua. Tornai a prendere il sole sul mio asciugamano.
 
Non riuscivo a capire come la sabbia finisse magicamente sopra di me, aprii gli occhi riparandomi dal sole con l'avambraccio.
-Ma che cazz?!- mi stavano usando come rete da beachvolley.
-Scusa- Calum si era accorto di me.
-Ragazzi?- urlai sbracciandomi, si girarono e smisero di giocare. -Di chi è stata la magnifica idea?- dissi fingendomi arrabbiata, erano in difficoltà -Di non chiamarmi a giocare?- terminai la frase ridendo. Mi aggiunsi a Calum e Ashton.
 
La spiaggia al tramonto era veramente deserta e non ne capivo il motivo.
-Sono tutti in un'altra spiaggia più lontana da qui, perchè ci sono più cose da fare, ma secondo me questa è la migliore, è più piccola e c'è meno gente-mi disse Calum avvicinandosi.
-Trovo che sia fantastico qui- risposi io.
-Perchè hai deciso di venire qui?- avevo un sorriso amaro sulle labbra.
-Perchè voglio dimostrare alla gente chi sono, loro non mi hanno mai vista così, come mi vedete voi adesso, sono sempre stata la terza o quarta o quinta in comodo, gli altri parlavano e io me ne stavo in disparte, quando parlavo io, non mi ascoltavano e se non parlavo mi davano dell'asociale, perfino i miei prof sono arrivati a dirmi che se avessi continuato così non avrei risolto niente nella vita, mi fanno incazzare queste cose, io sono diversa, non sono così come mi vedono loro- mi ero sfogata, nel frattempo anche Michael ci aveva raggiunto e mi guardava incredulo.
-E' veramente così che ti senti?- sembrava triste, il mio scopo non era quello di impietosirli.
-Oddio, non volevo che voi provaste pena per me, non era questo il mio scopo-
-Io non provo pena per te, io ti capisco, anche io mi sono sentito così- intervenì Calum. Michael mi abbracciò, non lo aveva mai fatto da quando ero arrivata, mi aveva colto di sorpresa.
-Io non mi sono impietosito, stavo solo ricollegando tutti i pezzi, tutte le ragazze che conosco non sarebbero mai partite, allontanandosi da casa in questo modo, solo perchè loro fratello abitava lì, ma tu lo hai fatto per dimostrare qualcosa agli altri, ti ammiro per questo-
Ero senza parole.


RAGAZZE, LO SO, QUESTO CAPITOLO E' NOIOSISSIMO, MA SONO SOLO CAPITOLI DI TRANSIZIONE, NON PREOCCUPATEVI FRA POCO ARRIVERANNO I FATTI! VI VOLEVO RINGRAZIARE SIA PER LE VISUALIZZAZIONI CHE PER LE RECENSIONI! GRAZIE MILLE RAGAZZE, CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO, CHE NE DITE ALMENO ALTRE DUE RECENSIONI? UN BACIO xX

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Capitolo 4
*** THIS IS ME ***


-Ragazzi io vado a farmi una passeggiata, dieci minuti e torno- avviso i ragazzi che erano intenti ad arrostire marshmellows (non ho idea di come di scriva).
-Okay- 
Avete presente quei momenti in cui si vuole solo stare soli, senza nessuno intorno, non perchè si è tristi ma semplicemente perchè c'è bisogno di sconnettersi dal mondo e rifugiarsi nei propri pensieri, ecco questo è uno di quei momenti. Sto camminando in riva al mare, ogni tanto le onde mi colpiscono i polpacci, è rilassante. Potrei andare più lontano, peccato che non conosca la spiaggia e sicuramente mi perderei, quindi decido di tornare indietro, concentrandomi su quell'ultimo spasmo di colore arancione, rosso in cielo a segnare l'arrivo della notte.
 
-Mi passate una birra?- dico, allungando un braccio, Calum me ne passa una e io apro la lattina, l'amaro mi scivola in gola. Sto osservando i miei amici, accanto a me ci sono Calum e Michael invece difronte ci sono Ashton e Luke, non so perchè mi sono soffermata ad osservare Luke, aveva dei bei lineamenti, il profilo della mascella non era troppo scolpito ma comunque in evidenza, le labbra rosee, gli occhi, bellissimi, un azzurro mare, potrei affogarci dentro, erano profondi e in quel momento mi stavano guardando, distolsi lo sguardo quasi subito dopo che me ne accorsi, lo stavo fissando. 
-Andiamo in tenda o volete fare altro?- domandò Ashton.
-Bagno di mezzanotte?- non ci fu neanche il bisogno di parlare che già tutti erano in acqua, anche se era notte il mare era caldo e una rinfrescatina ci voleva, nessuno si spingeva troppo in là, dato che la visuale era poca e disorientarsi era molto facile (no, okay, sembro Bear Grills). 
Nella tenda c'erano sei posti, decisero di lasciarmi da sola, mi sembrava giusto, ero nella parte a sinistra della tenda, una volta che il costume si era asciugato mi infilai una maglietta e poi successivamente nel sacco a pelo. La notte stava scendendo e così anche l'aria, faceva freschetto, era veramente tardi e non riuscivo a dormire, avevo sempre gli occhi sull'ombra del ragazzo che era a pochi passi da me, sicuramente questo effetto lo devo alle birre, da quando sono arrivata non l'ho mai fissato in quel modo, non mi ha nemmeno attratta, sebbene sia veramente carino. Ecco, la sua ombra si stava muovendo, all'inizio penso che si stia solamente rigirando come faccio io da un'ora a questa parte, invece no si sta alzando, dirigendosi verso la spiaggia, punto i gomiti sul sacco a pelo e alzo leggermente la testa in modo da poter vedere cosa sta facendo, sta giocando con il telefono.
 
Sento il telefono che ho sotto il cuscino vibrare, lo prendo per vedere l'ora, 8 e un quarto. Successivamente osservo la notifica, è solo Twitter. 
Decido di uscire fuori dalla tenda, oggi è lunedì, è il primo giorno delle vacanze di Natale, il tempo è brutto e di conseguenza la spiaggia è deserta. 
Mi siedo sulla sabbia, guardando l'orizzonte, vedo solo una grande distesa di mare interrotta poi dal cielo, lascio che il mio sguardo si perda fra le onde, e quasi non mi accorgo che qualcuno si seduto accanto a me, volto la testa, è Luke.
-Buongiorno- mi saluta
-'Giorno anche a te- rispondo io, tornando a fissare l'orizzonte.
-Come mai ieri sera guardavi verso di me?- arrossisce leggermente.
-Oh bhè, stavo solo, ehm non lo so- mi sono inceppata di nuovo.
-Ma piuttosto come mai hai sostenuto il mio sguardo?- chiedo io a lui.
-Perchè hai degli occhi veramente belli- stavo arrossendo e di brutto anche, mi limito a ringraziare ed abbassare lo sguardo giocherellando con un po' di sabbia. Era un silenzio imbarazzante, non riuscivo a trovare argomenti, d'altronde lo conosco poco e non so praticamente niente di lui, lo sto guardando con la coda dell'occhio, anche lui sta giocherellando con la sabbia, mi alzo prendendo una busta di caramelle, non sono ottime per colazione ma sono pur sempre cibo, e stavo letteralmente morendo di fame. 
-Vuoi?- gli dico tendendogli la busta, annuisce e ne prende alcune.
-Sei un anno più piccolo di mio fratello e di Calum, come gli hai conosciuti?- decido di parlare.
-Ad un open day un paio di anni fa, tuo fratello inizialmente non mi stava granchè simpatico, e l'odio era più o meno reciproco, poi abbiamo iniziato a conoscerci meglio, abbiamo scoperto la nostra passione per la musica, all'inizio io caricavo cover da solo, poi abbiamo iniziato insieme, e nel dicembre dell'anno scorso si è aggiunto anche Ashton- lo ascoltavo interessata, annuendo ogni tanto, non era l'effetto delle birre di ieri sera, mi piaceva veramente guardarlo.
-Tu invece, non dovresti iscriverti a scuola?- mi chiese lui.
-Oh, ehm si, credo che nella prossima settimana andrò ad iscrivermi all’università-
-Figo, cosa studierai?-
-Credo che studierò economia, sai mi piacerebbe moltissimo diventare una menager…- dissi iniziando a sognare ad occhi aperti.
-Potresti anche dedicarti alla musica, sei veramente brava-
-Grazie, non ho mai preso molto sul serio la mia musica, non mi sono mai considerata brava, quindi non mi sono mai vista in quel modo-
-Dovresti provare a vedertici-
-Già-.
 
 
LUKE'S POV
Eravamo tornati a casa, io e Michael ci erevamo fermati in un parchetto vicino a casa a parlare un po'.
-Mike, tua sorella mi ricorda moltissimo Aleisha- lei era la mia ex ragazza, forse è stata la persona più importante della mia vita, ci eravamo lasciati, sei mesi fa, ero quasi riuscito a dimenticarla ma il destino me la riproponeva sotto un altro nome, la cosa che però mi aveva devastato di più era il fatto che lei se ne era andata, senza motivo, non era riuscita a lottare per lei, per noi, non lo voglio ammettere a me stesso che lei se ne è andata e non tornerà mai più.
-Luke, Alex, è molto diversa da lei, non d'aspetto ma di carattere, Aleisha era sempre sicura di quello che faceva...-
-Ma anche Alex lo è!-
-No lei incespica sempre prima di riuscire a prendere una decisione, lei è forte, lei lotta per quello che vuole, se lei è qua c'è un motivo, tu non c'eri quando ha detto perchè si è trasferita, lei l'ha superato e vuole dimostrare quello che è riuscita a raggiungere a quelli che hanno sempre tentato di farla annegare- mi aveva colpito in pieno, hanno un carattere molto diverso, Alex sta lottando, Aleisha ha mollato.
-Hai ragione- .
 
ALEX'S POV
Ero in camera mia che ascoltavo un po' di musica, mi ero addormentata per un paio d'ore, il tempo in cui Michael è stato fuori, è stato lui ha svegliarmi. Sono le quattro del pomeriggio mentre in Italia sono appena le otto, stavo pensando di mandare un messaggio a qualcuno, giusto per sentire come si sta lì, magari a Francesca. Le invio un messaggio, la risposta mi arriva pochi minuti dopo.
“Ciao, qui si sta come al solito, lì invece?”
“Tutto bene” 
“Ti va se ti inviamo un messaggio vocale, c'è tutta la solita combriccola, siamo andati a fare colazione”
“Certo” volevo sentire la voce dei miei vecchi amici, riconosco la voce di tutti, perfino il mio ex ha detto un “ciao”, spento, ma pur sempre un ciao, dicevano che erano contenti per me e che le prof. avevano organizzato una vacanza studio e probabilmente sarebbero venuti a Sydney. Non potevano darmi notizia migliore, sarebbe stato probabilmente appena finite le vacanze di Natale, quindi fra poco. Avrei finalmente dimostrato chi sono! Mi stavo esaltando troppo, non era nemmeno sicuro, però mi avevano detto che la prof. di inglese voleva parlare con me.
 
Erano le nove del mattino ed ero esausta, avendo dormito al pomeriggio, ovviamente la sera precedente avevo preso sonno molto tardi. Purtroppo mi dovevo alzare per iscrivermi all'università. Ero emozionata. Mi ero vestita elegante, non con le solite t-shirt stampate.
-Dove vai così elegante?- incontrai Michael in cucina.
-Università- risposi semplicemente masticando i cereali che avevo in bocca.
 
Il giorno precedente Francesca mi aveva detto che alle 4 pomeridiane in punto mi sarei dovuta trovare su Skype, per parlare della vacanza studio. Stavo cercando di sistemarmi nel migliore dei modi, per non sembrare una barbona. Ricevetti la chiamata e accettai.
-Ciao!- salutai tutti con un piccolo cenno della mano.
-Buongiorno prof.- aggiunsi accorgendomi dei prof.
-Ciao Alex!- mi salutarono a loro volta.
-Alex, sicuramente i tuoi amici ti avranno anticipato tutto-
-Si certo-
-Noi pensavo di venire intorno al 10 di gennaio, ed alloggiare in un college-
-Okay, è la scelta migliore il college, non hanno prezzi esorbitanti e sono tutti molto vicini al centro della città, però c'è da ricordare che qua a gennaio ci sono 30°- 
-Quindi il college è perfetto, il clima è sopportabile, per il costo potresti provare a sentire tu?- non ne avevo né il tempo né la voglia, i corsi dell'università sarebbero iniziati a marzo, il tempo ce l’avevo ma la voglia proprio no, era rimasta in spiaggia accanto a Luke. Luke. Era la prima volta che ci pensavo dopo il campeggio, nonostante ciò accettai. Chiusi la chiamata risalutando tutti.
-Michael tu hai la macchina vero?-
-Certo, perchè?-
-Mi dovresti accompagnare in un paio di posti-
-Va bene, intanto non ho niente da fare-
 
-Andiamo al MC ti prego!- mi stava pregando di andare a mangiare, mi faceva pena, mi aveva anche scarrozzato tutto il giorno in giro, dovevo prendere anche la patente.
-E va bene, poi andiamo al cinema però!- 
-Certo- 
Non ricordo di essermi mai abbuffata tanto in vita, fra il mega panino con le patitine e i pop corn del cinema. Io e Michael volevamo passare del tempo insieme, sia da soli che in compagnia di Luke, Ashton e Calum. A proposito di Calum, io e lui, eravamo diventati praticamente migliori amici, lui riusciva a capirmi, ci sentivamo tutte le sere, senza eccezioni, ogni tanto uscivamo insieme. Avrei voluto instaurare lo stesso rapporto con Luke, ma non ci sono riuscita, mi sembrava di essere sempre troppo invadente.
CIAO RAGAZZE, HO CERCATO DI POSTARE IL PRIMA POSSIBILE IL NUOVO CAPITOLO, D'ORA IN POI INIZIERANNO A NOTARSI I CAMBIAMENTI SIA IN ALEX CHE IN MICHAEL! SPERO CHE VI PIACCIA, CONTINUO AD IMPLORARVI DI RECENSIRE, LO SO, VI STO ROMPENDO LE SCATOLE. HO DECISO DI DARVI UNA PICCOLA ANTICIPAZIONE DEL PROSSIMO CAPITOLO: 
 

-Ciao Alex!- mi salutarono.

-Andatevene a fanculo- avevo le lacrime agli occhi dalla rabbia, mi diressi a passo spedito verso la spiaggia, quella che era stata il nostro campeggio, quella spiaggia isolata, mi sedetti  sulla sabbia, guardando il mare ed inspirando l'odore salmastro, il telefono che avevo in tasca vibrava continuamente, lo spensi. 

Volevo ringraziare una ragazza che mi sta aiutando moltissimo con la FF, vi lascio il suo nick Twitter: @_HarrysWings

VI SALUTO, CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO, UN BACIO xX 

P.S. QUESTA E' ALEX: 


 

         
                           
 

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Capitolo 5
*** Fuck everyone! ***


Avevo inviato le mail con tutti i preventivi per la vacanza studio alla prof. di inglese.
Dopo la spiaggia non avevo più visto i ragazzi, decisi di mandare un messaggio a Calum.
“Se non hai niente da fare, ti va di fare un giro? :)” la risposta non tardò ad arrivare.
“ Certo, dove e a che ora?”
“Tra un quarto d'ora al parco”
“Va bene” posai il cellulare, sul letto e mi resi presentabile. Ero stanca di stare a casa da sola, Michael usciva sempre con i suoi amici, non avevo un grande rapporto con Ashton e Luke, e Calum era il mio migliore amico. Avevo la sensazione che fossero usciti così tanto con me solo perchè mi ero appena trasferita. Bene, pensavo di aver trovato qualche amico.
Misi le cuffie nelle orecchie e mi incamminai verso il parco.
-Ciao Alex!- urlò Calum da una panchina, alzai la mano ricambiando, tolsi le cuffie e mi sedetti con lui.
-Allora come mai questa uscita?-
-Ero stanca di stare da sola-
-Michael?-
-Esce con i suoi amici- dissi guardando verso il basso, poi ripresi a parlare -Ho la sensazione che gli altri siano usciti con me solo perchè ero appena arrivata-
-Forse non te lo dovrei dire-
-No adesso me lo dici- dissi tirandogli un pugno scherzoso sul braccio.
-E va bene, Michael avrebbe preferito se te ne fossi stata in Italia- disse abbassando lo sguardo, non mi ero mai sentita così, forse un pugno sul naso avrebbe fatto meno male.
-E-e perchè?- chiesi
-Perchè dice che sei snob e viziata, che vuoi sempre metterti in mostra-
-Allora quello che ha detto sulla spiaggia, tutte bugie, gli facevo solo pena!-
-Adesso calmati- pensavo che sarei scoppiata a piangere di lì a poco, Calum mi abbracciò.
-Dimmi che tu, Luke e Ashton non pensate questo- stavo pregando che non fosse così.
-Io sicuramente no- ciò voleva dire che Luke e Ashton lo pensavano, di bene in meglio.
 
Ero tornata a casa, in salotto incontrai Michael con Luke e Ashton, passai senza salutargli, volevo solo andare in camera mia e mettermi le cuffie, mi cambiai velocemente, indossando una tuta. Non me lo sarei aspettato, sembravano tutti così gentili, erano solo dei bugiardi. Non ero ancora così tanto arrabbiata da andarmene, ma la tristezza che provavo fino a due minuti fa, si stava trasformando in rabbia, che non sapevo come sfogare, l'unica ancora di salvezza era la musica, la mia chitarra. I ragazzi stavano guardando un film tenendo il volume altissimo, quindi non si sarebbero accorti di qualche nota. Non volevo suonare una cover, volevo scrivere qualcosa io, le note uscivano così da sole, senza un ordine preciso, le dita della mano destra toccavano le corde producendo suoni diversi, non sapevo esattamente ciò che stavo suonando, non era una canzone né d'amore né depressa, solo una canzone.
Penso di aver suonato per un'oretta buona, il film doveva essere già finito, speravo che non mi avessero sentito, appoggiai la chitarra sull'apposito piedistallo ed incastrai il plettro fra le ultime corde del terzo tasto, come mi era solito fare.
Dovevo controllare le mail, nessuna risposta, magari stavano discutendo alcuni preventivi.
-Alex è arrivata la pizza-
-E chi ha detto che volevo la pizza- risposi dalla mia camera.
-Dai scendi, non hai fame?-
-Non molta-
-Dai è arrivato anche Calum-
-Michael non ho voglia, punto, non insistere- neanche Calum poteva riuscire a farmi scendere.
-Te ne lasciamo una fetta in cucina- disse, e lo sentii allontanarsi. Un po' di fame ce l'avevo ma non avevo voglia di scendere, avrei mangiato più tardi. Tornai a concentrarmi sul mio portatile, stavo su Twitter, non so di preciso cosa stessi facendo, ero annoiata, decisi di scendere per prendere un po' d'acqua e la fetta di pizza.
-Hai deciso di unirti a noi?- scherzò Luke.
-No stavo solo prendendo un bicchiere d'acqua e la fetta di pizza- dissi alludendo al piatto in cucina, presi entrambi e ritornai su, rinchiudendomi in camera. Okay, in questo modo, sembravo veramente un asociale, quindi usai una scusa, gli dissi che non stavo molto bene, non era per niente vero, neanche un leggero mal di testa, niente.
 
-Alex che avevi ieri sera?- mi chiese Michael.
-Oh avevo solo un po' stanca, piuttosto posso chiederti una cosa?-
-Certo-
-Mi trovi così snob e viziata?- era sbiancato, sebbene fosse impossibile essere più bianco di così.
-C-chi te lo ha detto?-
-Non ti interessa, dimmelo, voglio cambiare, se sono veramente così-
-Io... è vero prima non mi stavi molto simpatica, ma poi ti ho sentito suonare, parlare in quel modo sulla spiaggia, ieri sera abbiamo sentito quello che stavi strimpellando, io non ho mai avuto una vera famiglia e scoprire di avere una sorella che abita in capo al mondo, mi ha scombussolato, ho sempre avuto la mia casa, i miei amici, mia “madre” solo per me e non volevo che tu invadessi la mia vita in questo modo, ma poi ti ho conosciuta e ho capito di volerti bene, tu sei la mia famiglia...- ero senza parole, per la seconda volta, ma volevo andare più a fondo.
-Allora perchè tu, Luke e Ashton mi snobbate in questo modo?-
-Io non voglio snobbarti ma i ragazzi mi chiedono di uscire e io accetto-
-E io rimango da sola a casa, oppure con Calum, con mio fratello mai-
-Mi dispiace, Ashton pensa che te la tiri, mentre Luke è semplicemente Luke, lo fa sempre con chiunque-
-Oh, in questo caso, ti va di uscire?-
-Ehm, dovevo uscire con Ashton e gli altri- disse abbassando lo sguardo. Mi bastò quello per farmi tornare la rabbia di ieri sera.
-Sei solo un grandissimo bastardo- dissi, non alzai neanche la voce, semplicemente mi alzai, dirigendomi verso la porta di casa, ritrovandomi nel vialetto Luke, Ashton e Calum.
-Ciao Alex!- mi salutarono.
-Andatevene a fanculo- avevo le lacrime agli occhi dalla rabbia, mi diressi a passo spedito verso la spiaggia, quella che era stata il nostro campeggio, quella spiaggia isolata, mi sedetti sulla sabbia, guardando il mare ed inspirando l'odore salmastro, il telefono che avevo in tasca vibrava continuamente, lo spensi. Mi diressi agli armadietti per ritirare il telefono e la maglietta, praticamente da quando ero arrivata avevo quasi sempre tenuto il costume, avevo i miei pantaloncini impermeabili, nel taschino interno ritirai la chiave dell'armadietto e mi buttai fra le leggere onde, facendo sbollire la rabbia.
Avevo aspettato di asciugarmi prima di rimettermi la maglia, sciolsi i capelli, che avevo raccolto per evitare che si bagnassero, poi rimisi in tasca il telefono e ritornai a casa, la signora Clifford e il suo compagno probabilmente mi stavano aspettando.
-Scusate il ritardo- dissi entrando in camera e appoggiando sul muretto il cellulare.
-Signorina impara a rispettare gli orari, ma soprattutto tieni quel telefono acceso e non uscire mai più così da casa- Amber era arrabbiata, molto.
-Mi dispiace se Michael è un bastardo- dissi muovendo la gamba per andare in camera mia, ma la signora Clifford mi prese per un polso facendomi indietreggiare e mi tirò un ceffone, non me l'aspettavo, per niente, non era neanche mia madre, non aveva alcun diritto.
-Se vuoi stare in questa casa devi imparare a rispettare delle regole e non fare la ribelle in questo modo- stava alzando la voce.
-Lei non è mia madre, non ne ha il diritto- avevo ricominciato a darle del lei.
-Ma ho il diritto di farti togliere le tende da questa casa quando ne ho voglia- Michael intanto guardava allibito la scena, però non muoveva un passo, neanche per dire che era colpa sua se io avevo un segno rosso in pieno viso. Amber mi mollò il polso, però se prima la mia intenzione era quella di andare in camera mia, ora volevo solo uscire di casa.
Mandai velocemente un messaggio a Calum: “Sto venendo da te”, camminai veloce fino a casa sua, trattenendo le lacrime, per tutto il tragitto, ma appena lo vidi seduto sul dondolo in veranda ad aspettarmi, smisi di trattenere le lacrime e lo abbracciai.
-Ehi, Alex, che succede?- gli spiegai la situazione, singhiozzando di tanto in tanto. Lui per risposta mi abbracciò tenendomi stretta.
-Ecco perchè stamattina eri così, io mi sono preoccupato, perfino Ashton e Luke non se lo aspettavano, ho provato a chiamarti diverse volte, ma non rispondevi-
-Lo so, ho spento il telefono-
-Ero preoccupato- eravamo ancora abbracciati, fino a quando il cellulare di Calum suonò.
-Luke, cosa c'è?-
“Sto venendo da te”
-Luke è meglio di no- poi mesi giù il telefono confuso.
-Mi ha messo giù- capiì subito perchè, Luke era lì davanti al vialetto che salutava.
-Oh ciao Alex, che avevi stamattina?- chiese, aveva tutto il diretto di sapere, ma mi era bastato quello per ritornare a farmi piangere, appena sentii la prima lacrima, rigarmi il volto, mi sedetti meglio e misi la testa fra le braccia, nascondendomi il viso.
-Alex mi dispiace, non volevo- Calum intanto mi chiedeva se poteva raccontargli come stavano le cose, io annuii leggermente. Sparirono per cinque minuti buoni che passai cercando di calmarmi, asciugandomi con un fazzoletto le lacrime.
Tornarono, Luke era a dir poco sconvolto e Calum tornò a sedersi di fianco a me, lasciando Luke in piedi allibito, dovevo essere in uno stato pietoso.
-Immagino non vorrai più entrare in quella casa- disse Calum.
-Anche se non voglio devo, quindi. Non posso andarmene così-
-Piccola domanda, perchè non ti affitti un appartamento?- stavo cercando una buona ragione, ma non la trovai.
-Appunto- disse Calum, notando i miei tentativi di trovare delle ragioni.
-Sopra di me, una ragazza cerca una coinquilina!- si illuminò Luke.
-Meglio di niente no?-
-Giusto, riesci a procurarmi il numero-
-Certo, ce l'ho già qua, è una mia amica- disse prendendo il cellulare, ricopiai il numero e attesi la risposta di una ragazza, che arrivò al terzo squillo.
-Ciao, ho sentito che cerci una coinquilina-
-Si, come ti chiami?-
-Alex e ho diciannove anni-
-Oh bene, piacere, Abby-
-Ti va se ci incontriamo?-
-Certo- mi disse dove e quando.
MA CHE STRONZO E' MICHAEL! LUI CHE SEMBRAVA TANTO TENERO E COMPRENSIVO SI E' DIMOSTRATO UN VERO E PRORPIO BASTARDO, MA NOI NON GLI DAREMO LA SODDISFAZIONE DI VEDER ALEX GIRONZOLARE PER CASA!
COMUNQUE SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA, SECONDO ME E' DIVERSO DAGLI ALTRI, E' PIU' COINVOLGENTE. INIZIO GIA' AD AVVISARVI CHE IL PROSSIMO CAPITOLO SARA' DI TRANSIZIONE. CONTINUATE COSI' SIA CON LE RECENSIONI CHE CON LE VISUALIZZAZIONI!

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UN BACIO RAGAZZE xX

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Capitolo 6
*** SLEEPY ***




SLEEPY
 

-Grazie mille Luke- dissi abbracciandolo, io e Abby ci saremmo viste nel pomeriggio del giorno dopo, ero felicessima per quello, ma quella notte non sapevo dove dormire e non avevo la minima intenzione di tornare a casa.

-Stai meglio adesso?- mi chiese Cal premuroso.

-Si grazie- non mi sarei mai osata a chiedergli se potevo dormire da lui.

Luke decise di rimanere con noi, per cercare di farmi tornare un po' di buon umore,mi suonarono qualcosa, poi guardammo un film insieme sul divano di casa Hood. 

-Cosa volete fare ora?- chiesi io alla fine del film.

-Non lo so, cosa proponete?-  disse Calum. -Fosse per me mangerei un po' di Nutella- mi si illuminarono gli occhi era mesi che non mangiavo Nutella da quando ero in Italia a casa di una amica per un pigiama party, i miei mi impedivano di comprarla … Maledetti. 

Decisi che era il caso di trovare la Nutella ne valeva la mia stessa salute, questione di vita o di morte infatti avrei potuto uccidere qualcuno nel vero senso della parola.

-Calum, dov'è la Nutella? - dissi con sguardo omicida.

-veramente io- cercò di rispondere -NO la Nutella è mia!- dissi minacciandolo con un cuscino.

-ahahah tu stai lottando per una Nutella ? -disse Luke divertito

-Qualche problema?!- esclamai tirandogli il cuscino

-Ah è questo che vuoi?- e da li scoppiò la battaglia 

 

      MOLTO TEMPO DOPO...

 

-Dai Calum sta Nutella ?- chiesi spazientita 

-Ragazzi...- disse preoccupato

-Cosa c'è? Cosa succede?- insistetti

-La... Nutella è …  in poche parole... è come dire.. finita.-

-Calum... -

-Si? Dica?-

-Ti uccido-

-ti uccidiamo- mi corresse Luke

-1.. 2...- ci guardammo

-Vi prego non...-

-3 .. e guerra sia- fu così che ci buttammo su di lui tipo partita di football facendogli il solletico mentre lui si dimenava. 

All'improvviso mentre torturavamo Calum, Luke mi sfiorò una spalla facendomi rabbrividire, era strano perchè non avevo mai provato una sensazione del genere. Calum sembrò accorgersene, Luke ovviamente no.

-Luke forse è meglio che tu vada, si è fatto tardi- disse Calum.

-Mm okay, in effetti avrei detto a mia madre che sarei uscito solo per dieci minuti- gli rispose lui. Non capivo perchè Cal avesse fatto così, a me piaceva la sua compagnia.

-Okay, allora ciao- ci salutò Luke.

-A domani!- lo salutammo noi.

 Luke uscì di casa lasciando me e Calum da soli, quest'ultimo sembrava imbarazzato.

-Perchè l'hai fatto?-

-Fatto cosa?- disse lui.

-Lo sai benissimo, ci stavamo divertendo!- mi ero subito accorta di essermi arrabbiata troppo, non volevo litigare anche lui.

-Scusa Cal, in effetti si è veramente fatto tardi- 

-Dato che si è fatto tardi ti va di fermarti a dormire?- dentro di me speravo che lo dicesse, così da non tornare da Michael.

-Ehm, va bene, ma non ho il pigiama- 

-Ti presto io una maglietta- detto questo, mi tranquillizzò dicendo che lui avrebbe dormito sul divano lasciandomi camera sua e poi mi dette una maglietta nera che mi arrivava sopra le ginocchia. Mi lasciò in camera sua, era verde scuro, al centro della stanza c'era il letto a due piazze, ricoperto da un leggero lenzuolo blu, su una parete la scrivania, disordinata, tempestata da fogli e quaderni, difronte al letto una mensola con la TV, sul pavimento ricoperto dalla moquette era appoggiato un piedistallo su cui era disposto un basso, era più piccolo rispetto al suo attuale, probabilmente sarà stato il suo primo basso. Mi sedetti sulla lenzuola, giocando con il telefono, non avevo nessun messaggio e nessuna chiamata, vedevo quanto Michael ci teneva a me. 

Era veramente tardi quando finalmente riuscii ad addormentarmi, peccato che dopo due orette mi svegliai, avevo sete, scesi cercando di essere il più silenziosa possibile, senza far casino presi un bicchiere d'acqua (mission impossible) prima di salire, mi soffermai a guardare Cal dormire, i capelli scompigliati gli ricadevano in modo adorabile sugli occhi chiusi, le labbra carnose socchiuse... sorrisi mentre lo guardavo, chiedendomi perchè quella sera avesse mandato via Luke, strano, nello stesso momento in cui lui mi aveva toccato la schiena provocandomi brividi. Lasciai da parte i miei pensieri rimettendomi a dormire, fra i cuscini del letto di Cal.

 

I raggi di sole entravano leggeri dalle persiane, svegliandomi, detti un'occhiata all'ora, erano le dieci, dal piano di sotto non proveniva alcun rumore, Calum dormiva ancora.

Avevo aspettato mezz'ora, attendendo il risveglio di Calum, ormai avevo perso le speranze, decisi di svegliarlo io.

-Cal... Calum- niente, mi sedetti accanto a lui, lo sentii mugugnare qualcosa.

-Calum è tardi sveglia!- 

-Ciao- mi rispose finalmente lui debolmente.

-Era ora-

-Ho dormito così tanto?- gli misi davanti agli occhi il cellulare per mostrargli l'ora.

-Oddio, potevi svegliarmi prima-

-Nah, sembravi così pacifico- 

-Grazie, ti va di vedere un po' di TV?- annuii sdraiandomi accanto a lui sul divano letto.

-Cal?-

-Si?-

-Posso dirti una cosa?-

-Certo- si posizionò su un fianco in modo da guardarmi in faccia.

-Nel giro di pochissimo tempo, per me, sei diventato molto importante, voglio dire, con te, mi sento me stessa, riesco a sfogarmi e tu ci sei sempre per me- in tutta risposta ottenni un abbraccio, mi sentivo bene, le sue braccia si stringevano intorno a me, quasi impendendomi di respirare, il suo viso invece era appoggiato nell'incavo fra la spalla e il collo.

-Alex?-

-Mmh-

-Ti voglio bene-

-Anche io Cal- mi strinse di più.

 

-No Cal, non così- dissi sconsolata, eravamo da più di un'ora sui libri, cercavo di spiegargli alcuni esercizi di matematica.

-L'unico tuo problema sono gli errori di distrazione, devi stare più attento-

-Di solito non faccio questi errori, ma con una magnifica ragazza qui vicino...- arrossii al complimento.

-Dato che ti distraggo così tanto, vado a prendere qualcosa da mangiare al MC, tu continua- lo lasciai chinato sul quaderno di matematica, mentre io mi rimettevo i vestiti del giorno prima. Il MC non era distante da casa Hood, ma andare a piedi con quel caldo era una tortura, dovevo anche iscrivermi per prendere la patente, lo annotai mentalmente, ricordandomi che alle tre mi sarei dovuta vedere con Abby, merda, dovevo anche passare a casa a cambiarmi. Presi il telefono dalla tasca dei pantaloncini:

-Cal, di a Michael di venire da te per le 2 perchè devo passare a casa a cambiarmi e non voglio incontrarlo-

“Va bene, ma perchè ti devi cambiare?”

-Devo incontrare Abby-

“E' l'una e mezza, il nostro pranzo?”

-Mi farò perdonare con una pizza-

“D'accordo, poi dimmi com'è andata” 

-Certo e tu dimmi qualcosa appena arriva Michael-

“Oki, ciao”

-Ciao- perfetto via libera, continuai la mia camminata verso il Mc per mangiare qualcosa. Ordinai un cheeseburger e le patatine e mi sedetti, consumando il mio pasto in santa pace, controllando di tanto in tanto il cellulare, erano le due passate.

“Michael è qua, via libera. xX Cal”

“Perfetto, grazie mille. xX Alex” ora potevo tornare a casa tranquilla, optai per andare a piedi. 

 

La signora Clifford era al lavoro, ma il suo compagno no, però in casa ci dovevo entrare lo stesso, mi accorsi quando ero sulla soglia di casa di aver dimenticato le chiavi, suonai, la porta venne aperta dal signor Clifford.

-Alex, dove sei stata?- non pareva preoccupato o arrabbiato, solo curioso.

-Ieri pomeriggio ho litigato con Amber e Michael e non me la sentivo di ritornare qua, così ho dormito dall'amico di Mike, Calum-

-Oh d'accordo, hai dimenticato le chiavi?-

-Ehm si-

-Entra- disse spostandosi dalla porta sorridendomi, salii di corsa le scale, era veramente tardi. Feci una doccia veloce e mi raccolsi i capelli in uno chognon e scelsi cosa mettere, un paio di pantaloncini a vita alta e una maglietta, vans ai piedi e borsa in spalla ed ero pronta per chiamare il taxy, gli diedi l'indirizzo.

-Grazie mille- dissi dandogli i soldi.

-Buonagiornata- ricambiai e mi avviai dentro il bar, lodando il cielo per l'aria condizionata, mi sedetti in un tavolino, aspettando, ero un po' in anticipo, aspettai ad ordinare da bere. Scorsi una ragazza bionda, alta più o meno come me guardarsi intorno, feci un cenno con la mano non appena si voltò nella mia direzione.

-Ehi, sei tu Alex?- mi disse, era magra, ma non troppo, al posto degli occhi sembrava avesse due pezzi di cioccolata e i capelli lunghi perfettamente lisci (ma non da sembrare spaghetti, avevano un minimo di volume), in quel momento mi chiesi come facesse a resistere con quel caldo.

-Si sono io, tu devi essere Abby- dissi alzandomi per stringerle la mano.

-Piacere, ti dovrei fare delle domande se non ti dispiace-

-No, chiedi pure- iniziò a farmi delle domande di prassi, mi chiese cosa studiavo e tutte quelle cose lì, poi fu contenta di dirmi che per lei andava bene se mi trasferivo da lei, mi fece vedere alcune foto dell'appartamento, era veramente carino, spazioso e molto luminoso.

-Puoi già iniziare a portare la tua roba fra un paio di giorni-

-Perfetto grazie mille-

-Di niente, ci vediamo fra un paio di giorni allora-

-Certo- le sorrisi e ci scambiammo i numeri.

CIAO RAGAZZE , MA QUANTO SONO TENERI CAL E ALEX?! TANTISSIMO. ANYWAY SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA, NON HO MOLTO DA COMMENTARE E QUINDI VI LASCIO SUBITO AI RINGRAZIAMENTI.
P.S. NELLA BIO C'E' IL MIO LINK DI TWITTER E QUI VI LASCIO ANCHE QUELLO DELLA RAGAZZA CHE MI STA AIUTANDO CON I CAPITOLI: @xxashtonsdrums (POTETE TROVARLA CON LO STESSO NOME ANCHE QUA SU EFP) 

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Capitolo 7
*** Sistah! ***


 

SISTAH!

Oggi mi sarei dovuta trasferire da Abby, gli scatoloni erano già nella macchina di Derek e io ero uscita per prendermi un caffè da Sturbucks, ero stanchissima.

-Si, Cal tutto a posto sono solo stanca e non vedo l'ora di trasferirmi!- la mia voce era allo stesso tempo stanchissima ed euforica.
“Ho una sorpresa per te!” si mise a strillare lui dall'altro capo del telefono.
-Dimmelo!-
“No è una sorpresa, adesso ti lascio al tuo caffè ci sentiamo stasera ciao bellissima” sorrisi al complimento salutando a mia volta e riponendo il cellulare in tasca.

 

-Alex! Ho appena finito di svuotare e ripulire la tua stanza, vieni!- Abby si spostò permettendomi di entrare in casa, il salotto e la cucina erano nello stesso ambiente, invece al di là di un corridoio molto luminoso anch'esso c'erano le due stanze da letto e il bagno, non era enorme, ma molto accogliente. Derek ci aiutò a portare i miei scatoloni in camera e poi se ne andò salutandomi.
-E' veramente una bella casa Abby-
-Grazie, prima non era così, era decisamente meno luminosa, adesso ti lascio a smontare gli scatoloni, se hai bisogno di qualcosa chiamami, sono in cucina che leggo un po'-
-D'accordo, grazie- mi lasciò nella mia stanza, era abbastanza grande con una finestra su una delle pareti, il letto era ad una piazza e mezza e c'era una scrivania attaccata alla parete difronte al letto.


Quando avevo finito di attaccare l'ultimo dei miei poster la notte era già belli che arrivata, dalla finestra si poteva vedere la luna piena che rischiarava leggermente la stanza, per cena avevo mangiato una fetta di pizza e poi mi ero subito rimessa all'opera, ero abbastanza soddisfatta del risultato.
Mi feci una doccia veloce, Abby stava guardando un film in soggiorno, rifiutai il suo invito di unirmi a lei, volevo solo sprofondare fra le lenzuola leggere e profumate, puntai la sveglia alle dieci e mezza (lo so che non è un'ora decente, ma è veramente tardi).

-Alex! Spegni la sveglia!- urlò Abby dall'altra stanza, mi ci volle un attimo per afferrare il concetto e allungare il braccio per mettere a tacere quell'arnese infernale.
-Oddio scusa- 
-Non ti preoccupare ero già sveglia, solo che è insopportabile quel rumore- presi in mano il cellulare, avevo due messaggi:

Cal <3

“Ciao, probabilmente starai dormendo, ma intanto so che tieni il silenzioso, stasera ti passo a prendere alle otto, metti delle scarpe e dei pantaloni comodi ;) xX Cal”

Luke Hemmings :)

“Ciao Alex! Com'è andato il trasloco?” 

Risposi ad entrambi e poi finalmente mi decisi ad alzare le mie dolci chiappe dal letto e andare a fare colazione, vista l'ora.

-Stamattina shopping!- urlò Abby appena misi piedi in cucina.
-D'accordo-
-Si lo so, sono euforica, ma voglio uscire per conoscerti meglio-
-Tranquilla, dove mi vuoi portare a fare shopping?-
-In un paio di negozi in centro, ti dispiace se poi facciamo un salto da un amico, devo prendere alcuni appunti dell'università-
-Certo- tornai a concentrarmi sui miei cereali, stavo rimuginando sulla sorpresa di Cal, mi mettono l'ansia le sorpresa cazzo, e lui lo sapeva bene.

Mi vestii velocemente pronta per un giro fra i negozi, avevo intenzione di passare anche in un negozio di musica, avrei potuto passarci le ore, in Italia, nella mia città c'era un negozio di musica enorme, c'erano dischi, cd e dvd musicali di ogni tipo senza contare la vasta scelta di chitarre, bassi e batterie, se un pomeriggio non avevo nulla da fare andavo lì e mi immergevo completamente nella musica.

-Abby?- dissi mentre lei cercava la sua taglia in mezzo ad un mucchio di jeans.
-Si?-
-Ti va di accompagnarmi nel negozio di musica che c'è qui vicino?-
-Ti piace la musica?- si girò verso di me sbalordita, non capivo se era stupita in senso negativo o positivo.
-La adoro- dissi aiutandola a cercare la sua taglia.
-Anche io, la amo, che tipo di musica ascolti?-
-Spazio un po', passo da cantanti come Ed Sheeran o One Direction a band come Linkin Park e Nirvana, a te invece?-
-Ascolto il tuo stesso genere, anche se adesso va molto di moda il RAP, a me non fa impazzire.-
-Tu non sai in Italia, ci sono migliardi di rapper odiosi- dissi ridendo e alzando vittoriosa i jeans che cercava.
-Comunque cosa devi prendere al negozio di musica?-
-Dovevo prendere l'ultimo CD dei Green Day, in Italia non lo trovavo mai, poi volevo dare un'occhiata alle chitarre-
-Suoni?- annuii sorridendo.
-Anche io, ma la batteria!- l'abbracciai, ero felice che condividesse qualcosa con me. Dopo essere uscite da quel negozio ci avviammo a passo deciso verso il negozio di musica, era circondato da bar, si poteva sentire la musica proveniente dalle casse, credo fossero gli Arctic Monkeys, non ne sono sicura. All'interno le pareti erano piuttosto scure, c'erano diversi piani, suddivisi per categoria, al piano terra tutti i gadget, cuscini, tazze, insomma oggetti a dir poco commerciali, ma anche magliette ufficiali... al piano inferiore gli strumenti musicali e invece a quello superiore i cd, iniziammo dalle chitarre e dalle batterie al piano inferiore.

-Questa si che è una chitarra!- dissi puntando alla Fender appesa su una delle pareti, le sei chiavette (gli aggeggi, non so come spiegarlo che permettono di accordare una chitarra) erano disposte tutte sul lato superiore del manico, il manico era in legno chiaro mentre la parte della cassa era nera rifinita in bianco, classica, ma bellissima. 

Abby invece stava dando un'occhiata alle bacchette e altri aggeggi di cui non mi intendo per niente.

-Abby, portami via- dissi tirandole un braccio.
-Perchè?- guardai la chitarra appesa alludendo al prezzo, erano più di 600 £, poi dovevo anche prendermi la macchina, non mi sembrava il caso di spendere così tanto, Abby mi trascino su per le scale tirandomi il braccio mentre io continuavo ad osservare con sguardo adorarante la Fender.

-Alex l'ho trovato, disse sventolandomi davanti ¡Tre! dei Green day.
-Abby, penso di amarti- la abbracciai appropiandomi del CD che aveva in mano.


-E' la pizza più buona che c'è a Sydney!- esclamò Abby soddisfatta della pizza che eravamo andate a prendere per pranzo.
-Quella italiana è meglio-
-Lo so, ho dei parenti in Italia e vado lì quasi tutti gli anni dopo Natale-
-Anche io ci devo tornare, prendiamo il volo insieme?!- le dissi con la bocca piena di pizza.
-Certo!- stavo scoprendo molti aspetti di lei, in così poco tempo, mi piaceva, era come me, anziché la sorella di Mike sarei potuta essere quella di Abby! 

-Cazzo, Abby cosa cazzo mi metto per sta cazza di uscita, cazzo!- urlai dal piano di sopra.
-Giuro che non hai ancora detto “cazzo”, non lo aspetta- la sentii arrivare dal corridoio, entrò in camera spostandomi dall'armadio, lanciò un paio di pantaloncini strappati, una t-shirt bianca e la camicia rossa e nera da mettere in vita.
-Perfetto- osservò lei mentre mi infilavo i vestiti.
-Allora questo Calum?- disse lanciandomi uno sguardo.
-Lo vedreai presto- risposi alludendo all'orologio sulla parete, mancavano una decina di minuti alle 8.
-Ma io sono in pigiama!- esclamo lei fiondandosi nella stanza difronte, scoppiai a ridere, per poi tornare a spazzolare i capelli, Abby nel frattempo si era rimessa ciò che aveva su quella mattina, in modo da essere presentabile, il pigiama con Winnie non era il massimo. Il campanello suonò e feci salire Calum e lo aspettai in salotto mentre infilavo le Vans.
-Permesso- disse facendo capolino dalla porta.
-Vieni- gli sorrisi io riemergendo dal divano, ma prima che potessi abbracciarlo mi si parò davanti Abby.
-Piacere Abby!- esclamò raggiante.
-Calum- rispose sorridendole lui, lo abbracciai, non prestando minimamente attenzione alle raccomandazioni perverse di Abby
-Si okay, Abby ciao- tagliai corto io, salutandola infilandomi nei jeans il telefono e i soldi (ovviamente nella cover).
-Molto rocchettara stasera- osservò Cal, mentre scendevamo le scale.
-Non ti piace?- dissi guardando dall'alto il mio look.
-Lo adoro- mi stampò un bacio sulle labbra, all'uscita incontrammo Luke, Michael e Ashton.
-Ciao ragazzi!- salutammo in coro.
-Ciao, bel look- mi disse Ashton.
-Grazie anche il tuo- dissi ridendo, sembrava un barbone. 
-Ci stai rapendo il bassista-
-Veramente è lui che ha rapito me, non so neanche dove vuole portarmi- dissi alzando le mani.
-Alex io starei attenta- disse Luke perverso.
-Luke hai sfracassato le palle- dicemmo insieme io e Cal provocando una risata generale.

 

-Cal mi hai portato al Luna Park!- lo abbracciai, era difronte all'oceano, le luci si riflettevano sulla superficie leggermente increspata del mare.
-Ti piace- in risposta lo baciai, Cal mi offrii gentilmente i biglietti, si buttò direttamente su una delle montagne russe lì vicino, facendomi segno di seguirlo, lo seguii prendendogli la mano.
-Hai paura?- mi chiese guardandomi negli occhi.
-Decisamente no- lo tirai a passo svelto verso la breve fila di persone che aspettavano il loro turno. Quando toccò a noi, mi prese per mano consegnando i biglietti all'addetto, scelsi uno dei vagoncini centrali scalando in modo che potesse entrare anche lui, il tipo abbassò le cinture, il veicolo non era enorme, le nostre ginocchia si toccarono, Cal appoggio la mano sulla mia gamba, avvertii una leggera pressione e poi delle scosse nei punti in cui le dita di Calum si erano fermate.

-Pronta?- mi chiese sorridendomi.
-Ovvio!- scorsi un leggero divertimento nei suoi occhi, nello stesso momento in cui il vagoncino iniziò a muoversi.


-Wow- ero parecchio scombussolata, ma era stato divertente.
-Piaciuto?- annuii puntando poi su un'altra giostra nelle vicinanze.

-Non vorrai mica andare lì!- esclamò Cal notando che puntavo nelle vicinanze di quella giostrina per gli innamorati.
-Ma ti sembra, io puntavo al castello là dietro- indicai la casa degli orrori, non ero molto coraggiosa, ma volevo assolutamente provarlo, sicuramente mi sarebbe venuto un infarto se qualcosa o qualcuno fosse sbucato dal nulla.
-Sicura?-
-No, ma devo provarlo- mi strinse la mano mentre consegnavo i biglietti al cassiere, la mia mano stringeva la sua, sapevo che alla fine sarebbe stata una cazzata, ma sul momento prima di entrare, mi facevo prendere dall'ansia.
-Oddio è buio- dissi appena entrati, non erano quei castelli con la macchina che ti porta a spasso, lì dovevi proprio camminare.
-Tranquilla- mi mise un braccio intorno alle spalle, ma lo tolse subito dopo notando lo stretto passaggio davanti a noi, lo fece scivolare dietro la schiena e poi tornò con la mano nella mia, andò avanti lui, guidandomi e dicendo di stare attenta a dove mettevo i piedi, dal secondo piano del castello arrivò un urlo di una ragazza.
-Bene adesso sappiamo che lassù c'è qualcosa- dissi io proseguendo, Calum si fermò spaventato, mi sporsi leggermente dietro di lui notando un qualcosa che si muoveva.
-Fanculo- imprecò lui proseguendo verso gli scalini, uno di quegli sbuffi d'aria rumorosi mi colse impraparata provocando un urletto strozzato.

 

-Vaffanculo io lì dentro non ci torno più!- esclamò Calum appena mise un piedi fuori dall'attrazione.
-Dai non è stato così male-
-Per te che stavi dietro e non ti dovevi subire tutto- scoppiai a ridere e poi lo abbracciai. 

 

-Ti piace quel panda- disse alludendo ad un enorme peluche appeso ad una barecchetta del tiro a segno.
-Si, ma sono una frana- mi sorrise lasciandomi la mano e dirigendosi verso il banchetto.
-No Cal lascia stare, hai già pagato i biglietti-
-Tranquilla- disse posando i soldi sul bancone e facendosi dare le palline, non era per niente male, al contrario di me, alla fine riuscii a vincere non il panda ma il koala lì vicino, che era ancora più adorabile.
-Grazie Cal- lo baciai tirandomi sulle punte.
-Prego principessa- arrossii leggermente al compliemto, non avrei mai pensato di arrivare in  Australia ed essere subito così fortunata, magari sarebbe duarato poco, non lo volevo sapere.



CIAO RAGAZZE! QUESTO CAPITOLO E' UN PO' PIU' LUNGO DEL SOLITO, LA FINE MI HA VERAMENTE PRESA E NON VOLEVO TRONCARLO A META', VOLEVO RINGRAZIARE TANTISSIMO LA RAGAZZA CHE SI E' PROPOSTA PER FARMI I BANNER (SCUSA SE NON TI HO RISPOSTO SU TWITTER, MA NON AVEVO WI-FI, SCUSA) ANCORA PER QUALCHE CAPITOLO RIESCO A FARLI IO, QUANDO MI SERVIRA' QUELLO UFFICIALE TI MANDERO' SICURAMENTE UN DM! SONO SEMPRE APERTA A RECENSIONI E COMMENTI, SE AVETE QUALCHE CONSIGLIO O CRITICA LE ACCETTERO' BEN VOLENTIERI, A PATTO CHE NON SIANO OFFENSIVE, SE AVETE CONSIGLI PER IL TRAILER POTETE SEMPRE RIVOLGERVI A ME SU TWITTER, IL LINK LO TROVATE NELLA BIO, A MARTEDI' xX Vittoria :)
P.S. QUESTA E' ABBY:  

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Capitolo 8
*** Drunk ***


DRUNK

IMPORTANTE: LEGGERE LE NOTE DELL'AUTORE SOTTO, AVVISI IMPORTANTI


Mandai un messaggio a Cal e gli raccontai dell'incontro, mi disse che era ancora con Michael e quindi se continuava a mandare messaggi (cosa che fa quasi mai) destava sospetti, mi promise che mi avrebbe chiamata in serata.

Infilai la chiave nella serratura ed entrai.

-Oh, Michael già a casa- disse Amber dall'altra stanza.

-No, sono Alex- dissi io mentre mi toglievo le scarpe nell'entrata, non avevo voglia di litigare, volevo solo dirle che me ne sarei andata.

-Amber?- vociai dal soggiorno.

-Si?- disse diffidente.

-Ti devo raccontare un paio di cose- se volevo andarmene dovevo avere delle buone ragioni e non volevo fare l'incazzata in eterno, mi fece sedere sul divano e le raccontai il motivo della mia “fuga” di una notte, lei sembrava interessata, ogni tanto annuiva, sembrava disponibile.

-Non sapevo che le cose fossero così, Michael non mi dice mai niente- rispose sconsolata.

-C'è un'ultima cosa che vorrei dirti- gli parlai di Luke che mi aveva dato il numero di Abby ecc... all'inizio era spaesata, lo si vedeva lontano un miglio, non sapeva che dire, poi alla fine cedette chiamando Derek per avvisarlo che avrebbe dovuto portarmi le valige e gli scatoloni.

-Cal?-

-Pronto-

-Sono io, ho parlato con Amber di Abby-

“Allora com'è andata?”

-Benissimo, mi ha detto che per lei andava bene-

“Hai già iniziato a fare gli scatoloni?”

-Si, siccome non pensavo di essere così veloce...-

“Si stasera sono libero e possiamo prendere questa benedetta pizza”

-Sono così prevedibile?-

“Direi di si”

-Bene, ci vediamo dopo-

“Vengo per le otto”  chiusi la chiamata buttando il cellulare sul letto e spalancando la porta dell'armadio: optai per una gonna nera a vita alta e una t-shirt. Piastrai velocemente i capelli e mi truccai, una cosa leggera, non volevo sembrare una Barbie. Frugai per mezz'ora fra le scarpe, alla fine scelsi un paio di tacchi beije.

-Alex c'è Calum!- urlò Amber dal piano inferiore, mi guardai velocemente un'ultima volta allo specchio e presi la tracolla.

-Arrivo- in corridoio incontrai Michael, mi evitò continuando a guardare la moquette chiara che copriva il pavimento.

-Eccomi- dissi scendendo le scale. Chiusi la porta e poi misi in borsa le chiavi di casa.

-Wow- disse Calum accenando alla gonna.

-Grazie e anche tu sei wow- dissi io accennando a mia volta alla camicia.

-Dove mi porti?- 

-Una pizzeria qua vicino, dato che nessuno dei due ha la macchina e avevo immaginato che avresti messo i tacchi- mi rispose.

-Mi leggi nel pensiero-

-Già- disse abbassando lo sguardo, non era il Calum che conoscevo, questa era più taciturno e sembrava anche scazzato.

-Ehi- lo fermai tirandogli un braccio.

-Che c'è?-

-Cos'hai?- dissi guardandolo negli occhi.

-Niente- 

-Non è niente, non sei quello di sempre-

-Sono solo stanco-

-Cal? Dimmi cos'hai- non mi rispondeva, continuava a guardarsi le scarpe come se fossero loro a dover parlare e non lui, lo vedevo che c'era qualcosa che non andava.

-Ha a che fare con Michael?-

-No lui non centra niente, è Luke- non capivo cosa centrasse con tutto questo.

-Luke?-

-Si, ti piace vero?- okay, mi aveva stupita e shoccata.

-Va bene, è carino ed è simpatico, ma è troppo presto per dire che mi piace- stavolta fui io a chinare la testa verso le scarpe.

-Okay, adesso basta, stasera ci divertiamo!- sembrava sollevato, annuii sorridendo e mi lasciai trasportare per un braccio.

Camminammo per altri cinque minuti circa, poi ci fermammo davanti ad una pizzeria, era molto carina, non troppo elegante.

 

CALUM'S POV

-Cal, non mi sento bene- dopo la pizzeria eravamo andati in discoteca, per ballare un po', peccato che Alex avesse esagerato con le birre, riusciva a tenere l'alcool sicuramente più di me, mi stava staccando la testa tanto si reggeva a me, non potevo farla tornare a casa in quello stato, e tanto meno tornare a piedi. Eravamo fuori dalla discoteca, Alex continuava a giocare con la mia guancia ridendo, era troppo ubriaca. Avevo chiamato un taxy, non sarei riuscito a trascinarla fino a casa con quei trampoli che aveva al posto delle scarpe, farla salire sulla macchina era stata una missione quasi impossibile dato che non stava ferma un attimo.

-Alex togliti le scarpe- le dissi una volta entrati in casa mia.

-Cosa?- bene ora non capiva neanche quello che le dicevo, la feci sedere sul divano e le tolsi i tacchi.

-Ah le scarpe- disse ridendo, mi faceva pena, da ubriaca.

-Vieni- la presi in braccio per evitare che cadesse dalle scale, la portai in camera mia, le passai la maglia con cui aveva dormito la sera precedente e le dissi di farsi una doccia per togliersi la puzza di alcool, ubbedì dirigendosi barcollando verso il bagno, era ancora abbastanza lucida da potersi fare una doccia da sola, anche se, ripensandoci un giretto sotto l'acqua con lei... Cal ma che cazzo stai dicendo! Contieniti. La aspettai seduto sul letto, entrò in camera mia con l'asciugamano addosso, se fosse stata lucida non l'avrebbe mai fatto, le misi in mano il cambio e andai io a fare la doccia.

-Cal?-

-Si?- lei era a letto seppellita sotto un ammasso di coperte, che la facevano sembrare ancora più piccola ed esile.

-Dormi qua?- disse lei dolce indicando il cuscino accanto al suo, annuii piegando la maglietta e buttando i jeans nella cesta dei panni sporchi, mi sdraiai accanto a lei e la sentii appallottolarsi sul mio petto.

-Cal?- era la terza volta che mi chiamava così.

-Dimmi-

-Io ti piaccio?- era ubriaca, da sobria, lo ripeto, non me l'avrebbe mai chiesto, sorrisi, ero consapevole della leggera colorazione rossa che aveva invaso le mie guancie, la guardai annuendo, era così bella, tanto pallida da sembrare di porcellana, i capelli castani chiari le ricadevano leggermente sul viso, gli occhi erano fissi nei miei, perfino al buio potevo cogliere il colore smeraldo che mi colpiva come una freccia tutte le volte che la vedevo, il suo braccio avvolto alla mia vita e le gambe magre intrecciate alle mie. Cal, porca miseria ora o mai più, intanto è talmente ubriaca che non si ricorderà niente. Le posai le labbra sulle sue, erano morbide, piene, calde e finalmente riuscivo a sentirle sulle mie, tremanti per il nervoso, il suo braccio sinistro si strinse di più a me mentre il mio le accarezza la schiena. 

-Ora dormi Alex- mi allontanai un po' da lei, la sentii annuire sul mio collo.

-Buonanotte-

-'notte Cal-

 

ALEX'S POV

Aprii gli occhi infastidita dalla luce, della sera precedente ricordavo ben poco, a parte qualche birra e Cal il vuoto, un momento Calum! Avevo un ricordo sbiadito delle sue braccia intorno alla mia schiena e delle mie labbra sulle sue, cazzo. Mi alzai non prestando attenzione al mal di testa e scesi le scale alla velocità della luce, Cal era in cucina.

-Cal che è successo- mi fermai, stando in piedi davanti alla porta, solo a quel punto mi resi conto dell'emicrania terribile, presi la testa fra le mani chiudendo gli occhi, mi sedetti su una delle prime sedie che incontrai.

-Hai un'aspirina?- gli chiesi calma.

-Si tieni- mi porse la piccola pastiglia e un bicchiere con dell'acqua.

-Ti ricordi quello che è successo ieri sera?- sembrava terrorizzato all'idea.

-Più o meno, mi hai baciata?- dissi sollevando di poco la testa, stavo abbassando lo sguardo.

-Io, Alex scusa, pensavo che stamattina non ti saresti  ricordata niente, non l'ho fatto perchè eri ubriaca e non avevo niente da fare se non baciare la ragazza che mi piace- lo vidi abbassare ancora di più la testa, combattendo contro il mal di testa che non mi dava pace, mi alzai e lo abbracciai.

-Questo spiega molte cose- riappoggiai la testa sulla sua spalla, le sue braccia rispresero ad accarezzarmi la schiena, non so se per colpa della pastiglia o delle sensazioni che Cal mi faceva provare ma, d'un tratto il mal di testa si era alleviato, lasciando il posto alle farfalle nello stomaco, anzi, altro che farfalle erano dei carri armati, forse le emozioni che provavo andavano oltre all'amicizia, presi coraggio facendo combaciare di nuovo le labbra sulle sue, le sue mani dalla schiena passarono alla vita e poi ai miei fianchi avvicinandomi di più, le mie braccia lo stringevano forte, forse per paura che quel momento finisse, la sua lingua passò sul mio labbro e poi andò ad intrecciarsi con la mia, mi sollevò leggermente facendomi sedere sulla penisola della cucina così da avermi alla sua altezza.

-Alex, credo che mi piaccia la mia migliore amica-

-Calum, credo che tu piaccia alla tua migliore amica- le sue mani tornaro sui miei fianchi e le sue labbra sulle mie.

 

-Passami il gelato!- dissi minacciandolo con un cucchiaio, per pranzo avevamo deciso di mangiare una vaschetta di gelato mentre guardavamo un film, con lui mi sentivo me stessa, non avevo bisogno di fingere.

Ero tornata a casa verso le tre del pomeriggio, dovevo sistemare gli scatoloni e... oddio la mail per la vacanza studio, accesi velocemente il computer controllando le mail, c'era la conferma, secondo la mail avevano già sistemato tutto loro, l'unica cosa che avrei dovuto fare era andargli a prendere all'aereoporto, ora potevo rilassarmi.

“Lo so che odi Mike, ma oggi ti va di venire alle prove? <3 xX Cal”

“Va bene, per che ora? xXAlex

“Per le tre, ce la fai o devo passare io? XX Cal”

“Non ti preoccupare vengo io xX Alex” lanciai il telefono sul letto e tornai ai miei scatoloni, sapevo che Michael era già lì.

-Ciao Luke!- lo salutai appena venne ad aprirmi la porta.

-Ciao ragazza di Cal- disse alazando la voce, in modo che tutti potessero sentirlo.

-Luke hai scassato le palle- sentii Cal dal garage, risi.

-Allora Cal vi ha detto tutto?-

-Non è stato capace a contenersi ahahaha- raggiunsi gli altri salutando e abbracciando tutti (è sott'inteso che mi tenni bene alla larga da Mike che stava accordando una delle chitarre).

-Ma 'sta storia che tu e Calum state insieme?- esordì Ashton dal nulla, molto probabilmente il colore delle mie guance era in torno al rosso fuoco, quelle di Cal non erano da meno.

-Non vedi che gli imbarazzi- wow, Mike mi aveva appena difesa, no un momento, aveva difeso il suo amico non di certo me.

-Scusate-

CIAO RAGAZZE! ECCO IL NUOVO CAPITOLO, IO LO TROVO A DIR POCO MERAVIGLIOSO... HO I BRIVIDI. OKAY, SCUSATE, NON SO MAI COSA COMMENTARE SOTTO AI CAPITOLI, VI RINGRAZIO TANTISSIMO PER LE VISUALIZZAZIONI E PER LE RECENSIONI, SIETE TUTTE DOLCISSIME! A PROPOSITO, AVEVO IN MENTE DI CREARE UN TRAILER DA CARICARE SU YOUTUBE, CHE NE DITE? SE AVETE IDEE O CONSIGLI POTETE O MANDARMI UN MESSAGGIO QUI SU EFP OPPURE SU TWITTER: https://twitter.com/xlukesoperfect (COPIATE E INCOLLATE QUESTO LINK PERCHE' NON RIESCO A METTERE L'INDIRIZZO DIRETTO)
IN PIU' AVEVO BISOGNO DI QUALCHE RAGAZZA DISPOSTA A FARMI DEI BANNER, POTETE SEMPRE CONTATTARMI SU TWITTER. 
VOLEVO POI AVVISARVI CHE CARICHERO' I CAPITOLI TUTTI I MARTEDI' E TUTTE LE DOMENICHE, PER MOTIVI DI COMODITA'. UN BACIO xX Vittoria

 

VOLEVO RINGRAZIARE:
9RAGAZZIMILLEMOZIONI
AUSTINSHAIR
IAIA_SCHIAVI
JADEMELLARK
SWAGGER PENGUINS
ALEXHORAN

CHANEL HERICHSEN
SOFIIITA00
XXASHTONSDRUMS  
CHE HANNO INSERITO QUESTA STORIA FRA LE PREFERITE

5SOS_FAMILY
ALLYSOLE17
GAIETTADIRECTIONER
LAVINIA_BAT00
LISIDIAMOND
MAGE
SOLISOLI_17
WATANKA31
XXASHTONSDRUMS
YELLOW_RAVEN
DISASTER_16
HELEN02
CIAIA_31
_PROUD_OF_THEM
 CHE HANNO AGGIUNTO QUESTA STORIA FRA LE SEGUITE

XXASHTONSDRUMS
LAVINIA_BAT00
VOGLIONIALL
ALEXIS_WRITER
IAIA_SCHIAVI 
CHE HANNO RECENSITO, INSIEME A @_HarrysWings CHE HA RECENSITO SU TWITTER.

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Capitolo 9
*** It isn't important, to me ***



IT ISN'T IMPOTANT, TO ME

IMPORATANTE: LEGGERE LE NOTE DELL'AUTORE SOTTO, GRAZIE! 

-Scusa Cal, ma tu abiti da solo?- dissi all'ennesima richiesta di fermarmi a dormire da lui.
-No, con mia sorella, ma adesso è al college a Melbourne, e io sono da solo, non viene mai nessuno, a parte i ragazzi per le prove- mi fece il labbruccio.
-E va bene, altrimenti mi avresti bombardata di messaggi tutta la notta- accettai finendo il mio zucchero filato.
-Si!- urlò vittorioso, prendendomi per mano, arrivammo alla villetta, Cal prese ad armeggiare con la serratura, presi il telefono dalla tasca dei jeans e gli feci luce con lo schermo, sospirò quando riuscii ad aprire la porta, alla cieca cercò l'interruttore sulla parete, ma con scarsi risultati.
-Cazzo, chi è che ha spostato l'interruttore- imprecò.
-E' qui- dissi io prendendogli la mano e spostandolo sull'interruttore, sorrisi faticando ad abituarmi alla luce, posai sul divano il koala e poi mi sedetti a fianco di esso.
-Adesso preferisci un koala a me?-
-Adesso che ci penso, è più carino il koala- dissi prendendolo in giro, lui per tutta risposta si sedette sulla poltrona, girando lo sguardo.
-Cal? Posso farmi una doccia?- mugulò un si per poi dirmi di prendergli una maglietta qualsiasi dal suo armadio.
Mi svestii velocemente, raccolsi i capelli in una coda alta e poi entrai nella doccia, lasciando scorrere un po' l'acqua, in modo che diventasse tiepida, mentre mi insaponavo le gambe notai la cicatrice che avevo sul ginocchio, si, sono talmente intelligente da riuscire ad uccidermi cadendo dallo skate.
Uscii dalla doccia, mi asciugai e successivamente mi infilai la maglietta di Calum, aveva il suo profumo, lo adoravo.
-Eccomi- dissi scendendo le scale.
-Io e il tuo amico koala stavamo facendo un discorsetto- disse prendendo per il pelo il peluche, scoppiai a ridere avvicinandomi a lui e buttando il koala sulla poltrona su cui poco fa si era seduto Cal, mi sdraiai appoggiando la testa sulle sue gambe e alzando un braccio per giocare un po' con i riccioli che gli ricadeva sulla fronte scura, ma dopo non molto tempo mi persi a guardare le sue labbra, feci passare la mano sul suo collo e misi in funzione gli addominali che non avevo tirandomi su e appoggiando le labbra sulle sue, mi passò un braccio sulla schiena reggendomi in modo che fossi più comoda, gli passai la lingua sul labbra, che schiuse leggermente, la sua mano libera si appoggiò al mio fianco aumentando leggermente la presa, quel bacio tolse il fiato ad entrambi , tornai ad appoggiarmi sulle sue gambe, guardandolo mentre mi accarezzava una guancia, mi sorrise dolce.
-Vado a farmi una doccia anche io- alzai la schiena permettendo che si alzasse, mi lasciò da sola, allungai un braccio per prendere il telefono, mandai un messaggio ad Abby e poi girovagai un po' su twitter. Cal scese poco dopo con una maglietta e un paio di pantaloncini da basket, era bellissimo anche vestito così.
-Ti va di vedere un film?- gli chiesi mettendomi a sedere, annuì avvicinandosi a me, si sdraiò dietro di me e con un braccio mi tirò indietro facendomi appoggiare al suo petto, lui stava armeggiando con il telecomando, alla fine riuscimmo a trovare un film che ispirava tutte e due, Step Up, non so, ma a me gasa tantissimo.
-Adesso ci provo anche io- disse Cal in seguito ad una mossa strana di un ballerino, gli risi in faccia non potendo contenermi a causa della sua faccia concentrata.
-Se tu ci riesci ti do un bacio- affermai ridendo.
-E se non ci riesco?-
-Ti do un bacio lo stesso-
-Allora neanche ci provo!- esclamò afferrandomi delicatamente il viso e premendo le labbra sulle mie, ogni singola volta che mi baciava provavo un mix di sensazioni diverse, amore, amicizia, fedeltà, sapevo che stavo baciando il ragazzo che mi piaceva e che non era solo una fissa, decisi di parlargli dei miei amici che dopo Natale sarebbero venuti qua, gli descrissi sia fisicamente sia caratterialmente, cosa facevamo quando eravamo insieme, insomma tutto.
-Però quello che non capisco è perché tu ti sei trasferita qua, se parli così di loro, vuol dire che ti mancano- domandò lui con faccia confusa, era tenerissimo perché alzava leggermente un sopracciglio e socchiudeva gli occhi.
-Anche se parlo così di loro, non vuol dire che mi manchino, non mi sono mai trovata bene, mi sempre sentita un po’ esclusa, per esempio quando eravamo tutti insieme ero quasi sempre da sola, io non avevo il mio gruppetto formato da tre o quattro ragazzi, io ero sola- dissi tornando a torturarmi una pellicina al lato dell’unghia.
-E tu vuoi dimostrare che sei cambiata totalmente-
-Si è quello che voglio fare, solo che da sola non ci riuscirò mai, continuerò a sentirmi emarginata e quindi mi escluderai dal gruppo-
-Potrai sempre contare su di me, è vero che sono il tuo ragazzo- arrossimmo entrambi a quell’affermazione –ma prima di tutto sono il tuo migliore amico- mi abbracciò tenendomi stretta a lui, volevo sentirlo più vicino, avevo bisogno di lui.
-Vieni qui- come se mi avesse letto nel pensiero, mi fece avvicinare di più a lui, incastrò le gambe fra le mie e mi tirò a se appoggiando la testa sulla mia spalla; era rilassante stare lì, fra le sue braccia, sentendomi dire cose dolci nell’orecchio di cui però, non coglievo il significato, tanto ero presa a concentrarmi sui brividi che invadevano la mia schiena, le sue dita erano intrecciate alle mie e con il pollice mi disegnava dei piccoli cerchi sul dorso della mano, ogni tanto si stringeva di più a me facendo combaciare perfettamente la mia schiena contro il suo petto. La stanchezza iniziava a prendere il sopravvento su entrambi, gli occhi iniziavano a chiudersi e anche un piccolo divano sembrava comodissimo come un letto.
 
CALUM’S POV
Era bellissima lì, sdraiata accanto a me, i capelli scompigliati dalla notte ricadevano leggeri sul cuscino, le sue labbra morbide erano socchiuse e la sua mano sul mio petto, le mie gambe erano ancora intrecciate alle sue come la sera precedente, la guardavo dormire serena, non stava pensando a suoi “amici”, al fatto di sentirsi emarginata, sola, aveva bisogno del mio aiuto per dimostrare qualcosa a quegli emeriti stronzi che sebbene avessero passato con lei quattro anni della loro esistenza non avevano imparato a conoscerla e a capirla, perché in fondo lei non è così allegra e spensierata come quando c’eravamo conosciuti.
FLASHBACK
-Si Ashton sei figo, tranquillo- disse Luke esasperato dai continui cambi di stile dell’amico, quel giorno era arrivato con i capelli totalmente piastrati, con il ciuffo che gli ricadeva sulla fronte, costretto a spostarselo per riuscire a vedere qualcosa.
-Cal vai tu?- il campanello era suonato, dovevano essere Michael con sua sorella, dopo tutte le paranoie che si era fatto Mike per il suo arrivo, anche io adesso non vedovo l’ora di incontrare questa Alex, non sapevo come me la sarei aspettata, probabilmente una bambolina tutta vestita di rosa, oppure una troietta tutta tette e culo con un kilo di fondotinta in faccia, effetto umpa lumpa, mi sarei aspettato di tutto, ma mai una ragazza semplice, indossava un paio di skinny jeans strappati che le rendevano le gambe più slanciate e molto magre, una semplice t-shirt dei Guns and roses e delle Vans, sugli occhi non aveva che una semplice riga di matita nera e del mascara, i capelli biondi scuri le ricadeva perfettamente lisci sulla schiena.
Fece capolino da dietro Mike presentandosi, sembrava una ragazza allegra, molto carina, diversa dalle altre.
FINE FLASHBACK
-‘Giorno- aveva ancora la voce impastata dal sonno, aprì lentamente gli occhi.
-Buongiorno- le sorrisi, notando i segni neri sotto gli occhi verdi smeraldo.
-Alex, sembri un panda- risi leggermente, notando la faccia che aveva fatto.
-Cosa?- si coprì il viso con le mani, cercando invano di grattare via le strisce nere sulle sue guance.
-Mia sorella nel suo bagno dovrebbe avere qualcosa- le sorrisi mostrandole dov’era il suo bagno e lasciandola cambiarsi, io intanto andai a preparare la colazione, scaldai del latte e tirai fuori un paio di cornetti.
-Meglio?- fece capolino dalla porta sorridente.
-Molto, anche se eri tenera anche quando sembravi un panda- la mia maglia le cadeva fin sotto le ginocchie, sembrava ancora più bassa, oddio, non che fosse un nano, era un po’ più bassa, ma quella maglia stava grande a me figurarsi a lei, si sedette sullo sgabello davanti al mio accavallando le gambe magre, le porsi la tazza di latte caldo, mentre lei guardava il telefono io la osservavo senza farmi notare intanto che spalmavo un po’ di cioccolato all’interno dei cornetti, stava attenta a non sporcarsi.
-Cosa fai oggi pomeriggio?- mi chiese mentre le porgevo il piatto con la brioche.
-Io e i ragazzi andiamo a fare un giro al mare, tu?-
-Credo che starò con Abby, magari vi raggiungiamo- rispose sorridente –se non diamo fastidio- si corresse, abbassando lo sguardo verso il piatto ancora pieno.
-Non preoccuparti, non disturbi mai- mi allungai verso di lei accarezzandole la mano che le ricadeva sulla penisola, al dito portava un piccolo anello argentato, una semplice fedina, lo smalto nero le rendeva le dita affusolate, al polso aveva una miriade di bracciali diversi.
-E’ un regalo dei miei genitori adottivi- mi spiegò vedendo che mi ero soffermato sull’anello, ritrasse la mano e si sfilò la fedina, la guardai interrogativo.
-Leggi- me la porse e sbirciai la data riportata all’interno:28 maggio 2011.
-Me l’hanno regalata il giorno in cui ho suonato davanti ad un pubblico per la prima volta, loro ci tenevano molto, così come uno dei miei zii, è stato molto importante per me, ma con il susseguirsi degli anni ho dato sempre meno importanza alla musica, cioè non la musica in generale, semplicemente a ciò che suonavo, non mi ritenevo e non mi ritengo all’altezza, vedo che gli altri sono più bravi di me, magari senza impegnarsi, perché hanno un talento naturale- si rimise l’anello al dito continuando a guardare il piatto.
-Ma tu sei bravissima, suoni e canti benissimo, e quando hai suonato Here’s to never growing up davanti a noi sembrava che non ti sforzassi neanche, ti veniva naturale, come se fosse una cosa che avessi già fatto centinaia di volte-
-Infatti prima di venire da voi l’ho rifatta almeno cinquanta volte-
-Non intendo suonare la canzone, intendo esibirti davanti alle persone, dovresti provarci, prenderla sul serio, la tua musica, perché è fantastica, quella sera, quando eri incazzata nera con Michael, ti ho sentita, non so cosa tu stessi suonando, ma era meraviglioso- mi avvicinai prendendole le mani, la feci alzare dallo sgabello e la baciai costringendola ad alzarsi sulle punte.
-Non ce la faccio da sola, ho bisogno d’aiuto-
-Hai bisogno di Michael-.
 
CAIO RAGAZZE, QUESTA CAPITOLO FIN'ORA E' IN ASSOLUTO IL MIO PREFERITO, MI SONO SOFFERMATA SULLE SENSAZIONI DI CAL, SUL'IMPORTANZA CHE ANDAVA VIA VIA A SCIAMARE VERSO LA MUSICA DI ALEX, SPERO CHE VI PIACCIA ALMENO QUANTO PIACE A ME, MAGARI LO RITERRETE SOLO NOIOSO E TROPPO DECRITTIVO, MA, SECONDO ME, NOGNI TANTO CI VUOLE UN CAPITOLO SCRITTO ANCHE SOLO PER DESCRIVERE LE SENSAZIONI CHE PROVANO I PROTAGONISTI... DETTO QUESTO DEVO AVVISARVI CHE PUBBLICHERò I CAPITOLO MERCOLEDì E DOMENICA, ANZICHE' MARTEDì E DOMENICA, SONO MOLTO PIU' COMODA, ESSENDO CHE LA STO SCRIVENDO E NON L'HO ANCORA FINITA. SE AVETE QUALCHE CONSIGLIO O CRITICA VA BENE, POTETE SCRIVERMI UNA RECENSIONE QUA SOTTO, A PATTO CHE NON SIA OFFENSIVA, VOLEVO RINGRAZIARE INOLTRE LE TRE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO L'ULTIMO CAPITOLO, SIETE DOLCISSIME, UN BACIO xX Vittoria
         

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Capitolo 10
*** Are you? ***


CALUM’S POV
-Dimmi che mi stai prendendo in giro- mi farei aspettato di tutto, una faccia interrogativa, che mi dicesse che avevo ragione ma non che mi scoppiasse a ridere in faccia.
-Non sto scherzando Alex, tu pensi sia stato facile per Michael riuscire ad essere quello che è, riuscire a convincere Amber ha lasciarlo andare una volta per tutte, tu adesso sei qua e se vuoi davvero intraprendere quella strada devi andare da Michael-
-Sicuro? Voglio dire te, Luke o Ash, potete darmi una mano, secondo te io mi dovrei scusare con Michael dopo come si è comportato.-
-Va bene ha fatto lo stronzo, su questo ti do ragione, ma lui è sempre stato da solo, aveva i suoi amici, sua madre, suo padre, la sua casa, il suo spazio, tu sei riuscita ad ambientarti bene, non so come, lui non ancora, non gli ha dato neanche una seconda occasione, tutti la meritano, per quanto bastardi siano stati, adesso prendi il mio telefono e lo chiami!- a mio parere si doveva sentire dire le cose come stavano, non poteva continuare ad essere incazzata con suo fratello per tutta la vita, da come la so io, Michael non ha mai avuto una famiglia, fin dalle medie è sempre stato con me, lui è diverso, non intendo dirlo con cattiveria, gli sono sempre stato vicino, ha passato dei momenti orribili e gli ha superati, ora come ora potrebbe ricascarci, il giorno in cui è arrivata Alex, è stato il giorno migliore della sua vita, perché sentiva finalmente di avere una famiglia, ma la famiglia si è dimostrata egoista a non volerlo perdonare, sarà pure la mia ragazza ma su questo non ho dubbi.
-Michael, sono Alex-
“Che c’è”
-Volevo parlarti?- chiese conferma a me che gli annuii mentre bevevo il mio latte.
“Alle quattro al chiosco sulla spiaggia, il solito”
-A dopo- chiuse la chiamata porgendomi il telefono, era confusa, forse l’avevo obbligata a fare qualcosa che non voleva fare, non era ancora pronta a perdonarlo, dopo il suo mancato intervento durante la scenata di Amber credo che lei abbia voluto liberarsene per un po’.
-Alex?- stava giocando con il cordino di un bracciale seduta sul divano a fissare la tv spenta, mi ricordava tanto Mike in uno dei suoi tanti momenti, dopo averlo fatto veniva sempre da me, gli occhi verdi leggermente velati di lacrime, i capelli scompigliati, si sedeva sul quel divano i gomiti a sorreggere la testa, fissava lo schermo nero del televisore, io mi sedevo di fianco a lui, gli accarezzavo la schiena e provavo a farlo sorridere ma non succedeva quasi mai.
-Si?- era giù di morale, mi limitai ad abbracciarla, al contrario di Michael che se ne stava inerme sul divano, lei si stringeva a me, portando la faccia fra il collo e la spalla, si lasciava accarezzare i capelli lisci, lei stringeva in due pugni la mia maglietta.
-Cos’hai?-
-Un insieme di cose che mischiate fra loro mi fanno stare male: il fatto che devo parlare con Michael, l’imminente arrivo dei miei ex compagni, il tuo ritenermi un egoista, si lo so, non lo hai esplicitamente detto, ma lo pensi- per tutto il tempo avevo tenuto stretti i pugni e la testa sul mio collo, ma nell’ultima parte di frase la presa si era affievolita. Non avevo niente per ribattere, quindi rimasi in silenzio continuando a stringerla mentre man mano la sua presa tornava come quella di prima, la feci allontanare un attimo da me, per guardarla in faccia, si stava morsicando a sangue il labbro inferiore, i suoi bellissimi occhi verdi stavano iniziando ad inumidirsi, non sopportavo l’idea di vederla piangere un’altra volta.
-No ti prego- raccolsi al volo la prima lacrima che era uscita dai suoi occhi, abbassò lo sguardo asciando andare un’altra lacrima, questa volta dal lato opposto del suo viso ancora pallido. Le alzai delicatamente il mento, le baciai le labbra, si sentiva un leggero sapore di sangue, tanto si era morsa il labbro, feci scivolare la mia mano attorno alla sua vita per portarla più vicina a me poi la feci sdraiare e lì interruppi il nostro bacio, avevo ancora gli occhi chiusi quando alzò un braccio per attirarmi a se, aveva bisogno di qualcuno che le portasse affetto.
 
ALEX’S POV
-Abby sono a casa!- urlai appena entrai in casa, non mi arrivò nessuna riposta, doveva essere fuori, ieri si era dimenticata di prendere gli appunti dell’università. La mattinata con Cal non era passata nel migliore dei modi, nonostante i baci e gli abbracci, ero nuovamente giù di morale, in Italia non avevo amiche che mi potessero far sentire bene, non so come ci si senta ad avere qualcuno che ti faccia stare bene, di solito mi mettevo un elastico al polso e ogni tanto lo facevo scoccare, niente di troppo doloroso e che mi provocasse cicatrici che mi sarebbero rimaste per anni e più ne avevo già abbastanza causa caduto dallo skate. Alla fine, non avendo un elastico sotto mano decisi di sbattermi le cuffie nelle orecchie e ascoltarmi un po’ di musica, un momento Cal mi ha detto delle loro cover su Youtube, sono un fottuto genio.
Just the way you are Bruno Mars, era una delle prime cover che postava Luke, avevo deciso di vederle dalla più recente alla più vecchia, era veramente piccolo, il taglio di capelli è molto simile al suo attuale, la chitarra era praticamente più grande di lui, la sua mania per le canotte deformi e di due tagli più grosse non era cambiata.
Detti un’occhiata all’orologio che avevo al polso, le tre e mezza, dovevo prepararmi, non intendo fisicamente ma mentalmente, non sapevo cosa avrei dovuto dire a Michael, per prima cpsa avrei dovuto perdonarlo e magari spiegargli le cose come stavano. Mi misi un paio di shorts e una canotta degli ACDC, le Vans e un filo di trucco, giusto per essere presentabile. Uscii di casa che mancavano dieci minuti alle quattro.
Calum Hood: “Vai da Mike” riposi il cellulare in tasca dopo aver visto il messaggio, mi incamminai verso la spiaggia, non distava molto, ma i miei piedi si rifiutavano di andare avanti, arrivai al bar che erano le quattro passate, intravidi una massa di capelli verdi, mi avvicinai, mi sedetti difronte a lui, lui deglutì rumorosamente mentre alzava lo sguardo verso di me, era triste.
-Mi dispiace molto- fu l’unica cosa che riuscii a dire prima che si alzasse e puntasse verso la porta.
-Michael!- mi alzai pagando l’ordine di Mike al primo cameriere che mi si parò davanti, era già arrivato alla riva quando uscii dal piccolo locale, per quanto le mie Vans nere affondassero nella sabbia lo rincorsi.
-Aspetta- avevo il fiatone, e se ne stava riandando, non so con quale forza sconosciuta venutami in aiuto alzai un braccio per afferrargli un polso.
-Aspetta, ti prego- i miei polmoni erano alla disperata ricerca d’ossigeno.
-Ti dispiace? Pensavo di aver trovato la mia famiglia finalmente- lo tirai verso di me abbracciandolo, all’inizio rimase immobile poi mi strinse.
-L’hai trovata solo che la tua famiglia è stata un egoista, mi perdoni?-
-Certo, e io mi scuso per averti trascurata- mi abbracciò più stretta.
 
-Allora ti sei scusata con Michael?- ero appena rientrata in casa e Abby mi si era già patata davanti.
-Come fai a saperlo?- le chiesi alzando un sopracciglio.
-Ho le mie fonti?- aveva un’aria soddisfatta.
-Luke?-
-Luke- affermò ripetendo il suo nome, una cosa che non capivo era perché tutti dovevano sapere tutto subito, era una cosa che mi mandava in bestia.
-Stasera usciamo?- mi chiese guardando il telefono.
-Meglio di no, se vuoi esci tu, sono stanca e domani devo fare un casino di cose- se ne andò afflitta mormorando un “va bene”, mi buttai sotto la doccia, e no, non speravo che una doccia “lavasse” via tutti i problemi, perché non è così facile, un po’ d’acqua e tutto ciò che ti circonda svanisce, anzi io, sotto la doccia, ci passo le ore proprio a riflettere sui misteri della vita.
Avvolsi i capelli lunghi in un asciugamano e misi il pigiama, scesi in cucina per prendere qualcosa da mangiare, optai per delle uova, non avevo molta fame, le misi in padella e aspettai che fossero pronte.
-Guarda che ti suonava il telefono- mi avvisò Abby dall’altra stanza. Spensi il fornello una volta che le uova erano pronto, le lasciai lì e andai a prendere il telefono, una chiamata persa: Ashton, lo richiamai.
-Pronto? Ash?-
“Ciao Alex, come mai non rispondevi?”
-Ero sotto la doccia, dimmi-
“Domani sera do una festa a casa mia”
-E sono invitata giusto?-
“Giusto”
-Posso portare un’amica, è la mia coinquilina”
“Certo che si, posso sapere il nome?”
-Abby, adesso devo andare, a che ora è la festa?-
“Alle otto, ti fai portare da Cal”
-Certo, ciao- mi salutò e chiuse la chiamata, avvisai Abby della festa ed iniziò a fare i salti in giro per casa, mettendosi poi a ridere, ricordandosi del povero Luke che abita al piano inferiore costretto a subirsi tutti i suoi saltelli.
 
-Alex io esco- mi avvisò Abby che aveva appena finito di preparasi.
-Con chi? Se posso sapere- le chiesi incuriosita voltandomi per guardarla in faccia.
-Si chiama Andrew, è un mio compagno dell’università-
-E’ carino?-
-Ehm direi di si, biondo occhi azzurri, insomma hai capito-
-Ahaha ho capito- in quel momento suonò il citofono, Abby si precipitò giù dalle scale lasciando la porta aperta, mi alzai prendendo il sacco della spazzatura per portarlo fuori, già che c’era la porta spalancata, infilai le infradito nere che c’erano nell’entrata e scesi.
-Ciao Alex!- ero già in giardino quando sentii una voce dalle scale.
-Luke!- alzai la mano per salutarlo.
-Ho visto correre via Abby-
-Esce con un certo Andrew, non so il cognome-
-Capisco, Michael?-
-Oh abbiamo chiarito, grazie, domani sera ci sei anche tu alla festa di Ashton?-
-Si, ti passa a prendere Cal?-
-Credo di si, vieni anche tu con noi?-
-Se non do fastidio-
-C’è anche Abby, non preoccuparti-
-Bene allora a domani-
-Ciao- ritornai in casa, dovevo fare l’abitudine a Luke che mi si parava davanti tutte le volte che uscivo di casa.
Avevo passato la serata stesa sul divano, stile perfetta barbona, pantaloni della tuta, canottiera più grande di me e infradito, avevo optato per un film a caso che avevo beccato in TV. Il campanello.
-Abby, le hai le chiavi- urlai dal divano, non avevo alcun tipo di intenzione ad alzarmi.
-Sono Mike- sbadigliai alzandomi e aprendo la porta di casa, mi squadrò alzando un sopracciglio.
-Che c’è, non posso sempre avere jeans super skinny e magliette fighe- rise leggermente, mentre lo facevo entrare.
-Ero da Luke e ho pensato di venirti a trovare-
-Non fosse che sembro una barbona, hai pensato bene- gli porsi la ciotola con i pop corn, ne prese un pugno e continuò a parlare, stava parlando della festa di domani, pensava di portare una sua amica.
-Sentiamo un po’, chi sarebbe questa ragazza che uscirebbe con un tizio dai capelli verdi?-
-Si chiama Skype- disse con aria sognante.
-Skype come il social?-
-Si, come quello, e poi è molto carina- mi porse il telefono, aprendo una sua foto, non era molto magra, era leggermente più in carne di me, alta poco meno di Michael, capelli biondi, non capivo se tinti o no, sembravano troppo chiari per essere naturali, nella foto portava degli occhiali quadrati, che incorniciavano gli occhi marroni-verdi.
-E’ carina- gli sorrisi restituendogli il telefono.
-Non è la solita troietta, una botta e via, ha un bel carattere-
-Speriamo, ti deve meritare questa Skype- si mise a ridere.
 
Michael se ne era andato già da dieci minuti ormai.
“Alex vienimi a prendere, porta anche Cal” avevo ricevuto un messaggio da Abby, ero preoccupata, era già l’una circa e non era ancora tornata, non capivo a cosa servisse Cal in quel momento, da come l’aveva descritto Abby, Andrew doveva essere un ragazzo tranquillo, pensai di andare a controllare su Facebook, mi ci vollero cinque minuti di ricerca ma finalmente lo trovai, non era proprio un bravo ragazzo, alcune foto lo raffiguravano completamente ubriaco e circondato da troiette.
-Cal? Ho bisogno di te?- inizia a parlare appena mi rispose al telefono.
-Cos’è successo?- gli spiegai la situazione.
“Sono da Ash, può servire anche lui?”
-E’ un certo Andrew Black-
“Ash lo conosce, arriviamo fra dieci minuti” mise giù il telefono, chiesi a Abby dov’erano, misi una felpa grigia con il cappuccio e un paio di leggins, appena sentii il campanello scesi rischiando di scivolare su ogni singolo gradino.
-Dove sono?- mi chiese Ash appena entrai in macchina, aveva un suv nero.
-Hyde park- risposi con il fiatone, sistemandomi meglio sul sedile posteriore, accese la macchina partendo per il parco.
Lo spettacolo che ci si parò davanti non fu uno dei migliori, ragazzi che si facevano di non so cosa, troiette che si strusciavano allegramente contro i pali della luce, con bottiglie di birra in mano, poi su una panchina più distante, Andrew e Abby, lui aveva una sigaretta fra le labbra, lei invece se ne stava lì, il più distante possibile, mentre cercava di coprirsi le gambe scoperte, mi avvicinai ad un lampione, le mandai un messaggio, lei alzò lo sguardo verso di me e poi sulla macchina di Ash alle mie spalle, la vidi scambiare due parole con Andrew, la presa per il polso strattonandola, sembrava piccolissima in confronto a lui, la lasciò andare e lei si diresse a passo svelto fra le combriccole fatte e stra fatte di qualche tipo di droga.
-Oddio Alex, portami via- aveva le lacrime agli occhi, la trascinai verso la macchina, la feci salire prima di me sul sedile posteriore.
-So che non è un buon momento, ma io sono Ash… Abby sei tu?-

CIAO RAGAZZE! MI CI E' VOLUTA UN'ETERNITA' PER PARTORIRE QUESTO CAPITOLO, E DEVO DIRE CHE SONO ANCHE ABBSTANZA SODDISFATTA DEL RISULTATO, NON HO PARTICOLARI AVVISI DA DARVI, PERCIO' VI LASCIO CON QUESTA PICCOLA SUSPANCE E NOI CI VEDIAMO MERCOLEDI'.
VI RICORDO CHE NELLA BIO TROVATE TUTTI I LINK DEI MIEI ACCOUNT, ACCETTO CONSIGLI E PUNTI DI VITA PURCHE' NON SIANO OFFENSIVI. xX Vittoria :)
P.S. MI SCUSO GIA' IN ANTICIPO PER EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SOLO CHE SONO VERAMENTE STANCA MA CI TENGO A RSPETTARE LE DATE IN CUI POSTO I CAPITOLI PERCIO' SPERO CHE CI PASSIATE SOPRA ALMENO PER OGGI ;)

 

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Capitolo 11
*** Party! ***


AVVISO STRA-IMPOTANTE: QUESTO SARA' L'ULTIMO CAPITOLO CHE POSTERO' FINO A DOMENICA 31 AGOSTO, SABATO PARTIRO' PER IL MARE, NON AVRO' QUINDI NE' IL TEMPO NE' I MEZZI PER POSTARE I DUE CAPITOLI CHE VI SPETTANO A SETTIMANA, MI DISPIACE MOLTO, HO PROVATO A FARLO DAL TELEFONO, MA E' SOLO UN CASINO CHE ALTRO, QUINDI PER UN PO' DOVRETE FARVI BASTARE QUESTO, IN COMPENSO PERO' HO DECISO DI SCRIVERE UNA OS A RATING ROSSO, PER CHI E' INTERESSATO, LA POTRA' GIA' TROVARE VENERDI' SUL MIO PROFILO EFP, SE VOLETE ESSERE SICURE PUBBLIECHERO' ANCHE L'AVVISO SU TWITTER (IL MIO LINK E' SIA NELLA BIO CHE SOTTO, NELLE NOTE DELL'AUTORE) CON QUESTO VI LASCIO AL CAPITOLO, CIAO RAGAZZE!
 


PARTY!
ABBY’S POV
Dopo quello che era successo ero abbastanza sotto shock in più se ci si metteva anche Ashton.
-Ehm si, sono io-
-Da quanto tempo!- disse ironico, eravamo entrambi imbarazzati, lui era ancora girato verso di me, Alex e Calum facevano rimbalzare lo sguardo fra me e lui come se fossimo ad un incontro di tennis. Ashton si girò nuovamente verso la strada, mettendo in moto e dirigendosi verso casa nostra. Il tragitto si svolse in silenzio, non volava una mosca, Alex teneva la mano di Cal, il quale l’aveva allungata verso il sedile posteriore, stavano veramente bene insieme.
 
-Abby vuoi spiegarmi cos’è successo?- mi chiese Alex, una volta entrata in casa, si era fermata un attimo a salutare Calum.
FLASHBACK
-Ahaha capito- rise Alex nel preciso momento in cui suonò il campanello, scesi di corsa le scale lasciando la porta aperta e rischiando di investire Luke che era davanti alla porta di casa. Andrew aveva una macchina grigia, era parcheggiata esattamente davanti al piccolo palazzo, lui era appoggiato alla portiera del passeggiero e mi salutò con un bacio sulla guancia.
-Ehi Abby- arrossii leggermente, sperando che non fosse troppo evidente.
-Ehi- mi fece salire in macchina, accanto a lui, ma la prima cosa che notai furono gli altri tre ragazzi seduti sui sedili posteriori.
-Oh dimenticavo, loro sono i miei amici- erano Travor, Ryan e la rossa seduta in mezza era Jessica.
-Si so chi sono- lo interruppi riluttante prima che iniziasse a presentarmeli.
-Tu sei Abigail giusto?- chiese Jessica con una vocina da oca sgozzata.
-Abby- non mi piaceva che mi chiamassero con il mio nome intero, Andrew ci avvisò che saremmo andati a mangiare una pizza, non ho ben capito dove, ma ci sarebbe stata altra gente, molto bene, e io che pensavo saremmo stati solo noi due, mi sbagliavo.
 
La cena sarebbe stata la parte migliore della serata se avessi saputo ciò che mi aspettava dopo, Andrew ci portò ad Hyde park, ci ero già stata, ma di notte era tutta un’altra cosa, andammo in una zona scarsamente luminata.
-Tirate fuori la roba- esclamò Travor, non volevo vedere perciò mi allontanai un po’, anche se la puzza di fumo già si sentiva.
-Bionda vuoi qualcosa?- Jessica, si avvicinò a me, alludendo alla birra, o alle canne, o sigarette o qualche tipo strano di droga.
-Ne faccio a meno-
-Se ti viene voglia sai a chi rivolgerti- e con questo se ne andò, mi sedetti su una panchina più distante. Mi si avvicinò Andrew una decina di minuti dopo, era fatto, il suo odore era un mix fra una ciminiera e un’enoteca.
-Ehi- mi afferrò per i fianchi, tirandomi verso di lui, cercai di spingerlo via, ma a quanto pare era più forte lui, più cercavo di allontanarlo più lui mi avvicinava, stava per appoggiare le labbra sulle mie, aveva secondi intenti.
-Andrew, vattene- lo spinsi via con tutta la forza che avevo nelle braccia, indietreggiai massaggiandomi leggermente il fianco sinistro. Non mi metto ad elencare gli insulti che mi beccai per averlo fatto allontanare, nessuno mi aveva mai parlato in quel modo, decisi di mandare un messaggio ad Alex, probabilmente dormiva, ma lo feci ugualmente.
Andrew andò da una mora, con il culo che poteva fare concorrenza a quello della Minaj, mi risedetti sulla panchina incrociando le gambe, coperte solo dai pantaloncini corti, speravo che tutti fossero troppo ubriachi per potersi ricordare di me, mi arrivò un messaggio:
Alex:
“Dove sei” le risposi, riponendo velocemente il cellulare in tasca, quando vidi arrivare Andrew verso di me, la sosia della Minaj si era dimostrata troppo fatta per capire da che parte era, Andrew si sedette dal lato opposto della panchina tenendo una sigaretta fra le labbra, la luce creata dall’accendino gli illuminò per un secondo il viso, poteva sembrare un angelo, finita la prima sigaretta se ne accese subito un’altra.
-Ti fai del male in questo modo- mi guardò ritornando poi alla sua sigaretta, mi aveva sentito ma era troppo occupato a suicidarsi. Mi si illuminò il telefono, Alex era arrivata, pensavo che quel momento non sarebbe mai arrivato, alzai gli occhi, dirigendo il mio sguardo verso un lampione, c’era una ragazza con la felpa grigia e dei leggins nera, era lei.
-Andrew devo andare- dissi alzandomi, ma lui fu più veloce di me, mi afferrò per il polso, facendomi girare verso di lui.
-Guai a te se dici qualcosa in giro, sei rovinata- annuii velocemente.
-Non lo farò-
-Oh lo so- mi lasciò andare sorridendo, avanzai velocemente verso Alex, qualche ragazzo mi salutava ricordandomi come “la bionda”.
FINE FLASHBACK
-Non adesso Alex- annuì versandomi il tè nel mega tazzone.
 
ALEX’S POV
Stavo letteralmente morendo di sonno, Abby era stata un in ingenua, Ashton mi aveva detto che Andrew era nella compagnia più “brutta” (si fa per dire) dell’università, tutti lo sapevano, mi aveva anche tranquillizzata dicendomi che l’indomani non ci sarebbero stati.
Tolsi le infradito, i leggins e la felpa per mettermi a letto, mi addormentai quasi subito, era un sonno tranquillo, senza sogni, non pensai a Cal, hai miei amici, ad Abby o a Michael, semplicemente mi addormentai con la mente libera.
 
-Giù dalla branda, Abby!- erano ormai quasi mezzogiorno, mi ero alzata da poco visto la nottata precedente.
-No! Dieci minuti- me ne andai richiudendo la porta alle mie spalle, correndo a rispondere al telefono che squillava: Cal <3
-Ciao!-
“Ehi Alex, come mai così euforiche oggi?”
-Stasera festa- gli urlai in un orecchio, provocando poi un grido strozzato da parte di Abby.
“Ho una novità”
-Dimmi, dai-
“Ho la macchina”
-Tu cosa?-
“Mia sorella è tornata dal college, e mi ha regalato la sua vecchia macchina”
-Ma tu hai la patente?-
“Certo”
-Va bene, a che ora passi?-
“Alle otto sono lì, prendo anche Abby e Luke”
-Perfetto a stasera allora?-
“A stasera, ciao bellissima”
-Ciao Cal- lo salutai e ributtai il telefono sul divano, consapevole che poi avrei fatto fatica a ritrovarlo. Preparai della pasta per pranzo, devo ammettere di non essere così male in cucina, non avevo ancora avvelenato nessuno, Abby arrivò pochi minuti dopo aver scolato la pasta.
-Non è il massimo per colazione- sapevo che non voleva parlare di quello che era successo la sera prima, era ancora sotto shock, glielo avrei chiesto poi.
-Abby oggi shopping, non ho niente da mettere, a meno tu non voglia che esca con un paio di skinny e una maglietta dei Linkin Park-
-Nono shopping va bene- finimmo la nostra pasta, buttai i piatti di plastica nel sacco della spazzatura e riposi i bicchieri nella lavastoviglie.
 
-Alex, ma se io mi facessi le punte azzurre?-
-Assomiglieresti a Mike, e se io le facessi fucsia?-
-Anche tu assomiglieresti a Mike-
-Non so, ci devo pensare, magari faccio quegli shampoo che danno colore per un po’ e poi se ne vanno-
-Credo che lo farò anche io- eravamo dal parrucchiere, ne sono consapevole che non è normale andare a farsi i capelli e le unghie prima di una semplice festa, ma era la mia prima festa qua  a Sydney e volevo fare invidia alle altre.
 
-Oddio Abby, ho le punte fucsia- mi osservai le punte dei capelli arricciate completamente fucsia, non ero pronta per fare la tinta, volevo lasciargli crescere un altro po’, Abby invece aveva optato per un verde acqua che con i suoi capelli biondi stava benissimo.
 
Eravamo tornate a casa per le sei circa, ero già stanca anche solo dopo una giornata di shopping, mi fiondai in bagno prima di Abby.
-Sei una stronza!- mi urlò dal salotto, mi svestii velocemente ed entrai nella vasca da bagno con i capelli raccolti, dopo dieci minuti a rimuginare su qualsiasi cosa mi passasse per il cervello bacato, uscii dalla vasca da bagno.
Avevo arricciato i capelli, di nuovo, mi ero truccata e disposto il vestito sul letto, mi piaceva molto, non era troppo corto, era veramente bellissimo, detti un’ultima occhiata all’abbinamento e mi vestii, attenta a non toccare i capelli, che, sebbene fissati da litri di lacca, avevo paura si afflosciassero.
-Wow Abby, sei bellissima-
-Anche tu, Alex, a Cal piacerà molto- sorrisi, eravamo entrambe davanti all’enorme specchio del salotto e guardavamo le nostre immagini riflesse. (Alex:  http://www.polyvore.com/party/set?id=132569089, Abby: http://www.polyvore.com/party/set?id=132569560)
 
 
-Wow Alex- Cal aveva appena messo piede in casa insieme a Luke, dopo lo shock iniziale per i capelli colorati, e le rassicurazioni sul fatto che non fosse tinta, avevano iniziato a complimentarsi per i vestiti.
-Andiamo?- disse Abby in imbarazzo, io risi per il leggero colorito rosso che avevano preso le sue guance, non mi aspettavo una Abby timida.
-Certo- Luke fece strada verso la porta, Abby dietro di lui e infine io e Cal.
-Cal ti assicuro che non mi uccido- continuava a reggermi per il fianco, non che mi dispiacesse, ma non ero impedita.
-Sicura?- allentò leggermente la presa quando io annuii, ma tenendo sempre la mano dov’era, mi girai stampandogli un bacio veloce.
-Ecco la mia piccola- disse Cal sdraiandosi (si fa per dire) sul cofano, era un’auto nera, soliti cinque posti, per un ragazzo che aveva appena preso la patente andava benone. Mi sedetti al posto del passeggiero allacciandomi la cintura.
-Cal, lo sai che sei il mio migliore amico, ma sai com’è non vorrei rimetterci le penne, o perdere una gamba o un braccio- Luke si era saldamente ancora al sedile dietro a Cal.
-Era quello che volevo dire io- risi confermando ciò che aveva appena detto Luke, Abby si limitò a ridere.
-Se mi hanno dato la patente c’è un motivo- disse Cal aggiustando o specchietto retrovisore ed appoggiando entrambe le mani sul volante, mise in moto uscendo dal parcheggio. Alla fine era riuscito a portarci sani e salvi alla festa a casa di Ash, applaudimmo, avete presente come negli aerei appena atterrati che si applaude al pilota? Ecco una cosa del genere.
-Ciao ragazzi, Abby, Alex come siete belle- Ash ci fece entrare, era già arrivata gente, ma secondo lui, ne doveva arrivare molta di più.
-Grazie- dicemmo in coro io ed Abby, quest’ultima abbassò leggermente lo sguardo, fissando i tacchi. Vidi in lontananza una testa di capelli verdi sbiaditi che stava venendo verso di noi.
-Ehi ragazzi!-
-Ciao Mike- lo salutai abbracciandolo, mi squadrò dalla testa ai piedi apprezzando.
-Stai benissimo, anche se il vestito è un po’ troppo corto- risi tirandogli un pugno affettuoso sul braccio, ci facemmo strada per arrivare nel grande soggiorno dove si sarebbe svolta la festa, dalle finestre entrava ancora un po’ di luce, non troppo intensa, perciò alcuni lampade UV erano già accese, regalando alla sala vivaci colori rossi, verdi e blu, sul tavolo erano disposti alcuni stuzzichini, bicchieri e alcune bottiglie, sia alcolici che non.
-Wow Ash ti sei dato da fare- esclamò Luke tirandogli una pacca sulla spalla, nel frattempo stava iniziando ad arrivare più gente e in meno di dieci minuti la stanza era piena di persone che non conoscevo, gli altri si salutavano e scherzavano invece io stavo sempre o con Abby o Cal o Mike, Ashton invece era alla “postazione” DJ che metteva la musica e parlava un po’. La musica era piuttosto movimentata, decisi di raggiungere il tavolo per prendere un po’ di birra, agguantai l’apribottiglie al lato del tavolo e mi aprì la birra bevendone un sorso.
-L’ultima volta che ti sei presa una birra sei venuta da me a dormire- due mani fin troppo famigliari mi si appoggiarono sui fianchi avvolti dal leggero chiffon nero.
-Perché ero troppo ubriachi per capire dove mettevo i piedi-
-Giusto, ti va di ballare- mi chiese passando la mano destra dal fianco al polso.
-Sono un imbranata- abbassai lo sguardo ridendo.
-Non ci credo, dai vieni- mi tirò trascinandomi fino alla pista improvvisata, c’era un pezzo molto movimentato, Abby ballava con un amico, credo sia quello degli appunti, Luke, Ash e Mike ballavano in gruppo, poi c’eravamo io e Cal su un lato della pista.
-Non sei così male- il massimo che stavo facendo era muovere un po’ i fianchi al ritmo di musica.
-Neanche tu- Cal non si muoveva male, anzi. La canzone finì e Ash tornò alla postazione.
-Adesso che ne dite di un lento?- la maggior parte dei ragazzi esordirono con un “no” invece le ragazze esulatarono, Cal invece mi afferrò il braccio tirandomi verso di se appena iniziò la canzone, incrociai le braccia dietro il suo collo e appoggiai la testa sulla sua spalla, piegandomi leggermente a causa dei tacchi che mi facevano essere alta come lui, Cal invece appoggiò delicatamente le mani sulla mia vita. In quella posizione potevo vedere Luke e Michael ballare insieme, e no, non erano gli unici, infatti c’erano delle povere ragazze sedute sul divano a guardarsi in faccia sperando che qualcuno le invitasse, ma avevo perso totalmente di vista Abby, decisi di non preoccuparmi e di godermi quel momento, lascianomi andare ancora di più contro la spalla di Calum, piegai leggermente la testa lateralmente: “Sei importante” gli sussurrai, mi strinse di più facendo scivolare le mani dalla mia vita ai fianchi come gli era solito fare.
-Anche tu- mi sussurrò a sua volta, mi allontanai guardandolo negl’occhi e fermandolo, mi avvicinai piano, per poi poggiare le labbra sulle sue, morbide e piene, fece scorrere la lingua sul mio labbro e fece intrecciare le nostre lingue, non mi accorsì che la canzone era finita ed era stata sostituita da un’altra più movimentata, ma in quel momento poco mi importava.
-Cal!- urlò Ash nel suo orecchio.
-Ashton io giuro che ti uccido, cosa c’è?- si allontanò da me, lasciandomi in piedi ad osservare la scena.
-Dobbiamo suonare!-
-Giusto, scusa Alex, torno subito- annuii, avvicinandomi poi ad Abby che era riapparsa dal nulla, dal lato opposto della sala erano stati spostati gli amplificatori e posizionate delle sedie, mi avvicinai facendomi leggermente largo fra i ragazzi, ci sedemmo sul divanetto accanto a Michael.
-Ehy Alex! Dopo vuoi suonare anche tu?- se ne uscì Mike.
-Cosa? Io? No te lo scordi- rifiutai scoppiando a ridere per l’insulsa proposta, finalmente Luke e Calum avevano finito di sistemare tutto ed iniziarono a suonare, Teenage dirtbag, io ed Abby tenevamo il tempo battendo le mani e ogni tanto muovevamo la testa a ritmo.
-Alex?- urlò Abby cercando di sovrastare il suono degli amplificatori.
-Dimmi-
-Ma se suonassimo qualcosa?- scoppiai a ridere di nuovo, fece una faccia sconsolata, così come quella di Mike prima.
-Okay- accettai sbuffando, vidi la faccia della mia migliore illuminarsi.
-Che ne dici di… Give me love di Ed Sheeran, la sai suonare?-
-Ehm si, la so suonare, va bene, devo anche cantare?-
-Se la sai si- annuii, ripassando mentalmente gli accordi e il testo, era una delle mie canzoni preferite, dovevo ricordarmela.
Abby parlò con Ashton che quasi si mise a saltare per la notizia, le passò le bacchette, poi prese un microfono fra i due rimasti e ci “presentò”, insomma avete capito, disse semplicemente il titolo della canzone.
-Ne sei sicura?- di fianco a me c’erano Cal e Michael.
-Ehm, domanda di riserva?- dissi grattandomi leggermente il collo.
-Tranquilla, canti benissimo- Michael ci lasciò soli.
-Posso abbracciarti- Cal allargò le braccia, mi ci buttai letteralmente dentro.
-Tranquilla andrà tutto bene- mi accarezzava la schiena.
-Alex, ci sei?- mi chiese Abby picchiettandomi un dito sulla spalla, presi un respiro profondo ed annuii.
-In bocca al lupo- mi urlò Calum.
-crepi- risposi io sedendomi sullo sgabello e prendendo in mano la chitarra di Michael.
-Io sono Abby, lei è Alex, si è appena trasferita dall’Italia e ora suoneremo Give me love- sfilai il plettro dalle corte e aspettai che Abby desse il tempo, al che inizia a suonare, muovendo velocemnte le dita della mano sinistra per cambiare accordi.
 
Give me love, like her 
Cos lately I've been waking up alone 
The pain splatter tear drops on my shirt 
I told you I'd let them go 

And that I find my corner 
Maybe tonight I'll call you 
After my blood, turns into alcohol 
No, I just wanna hold you 

Give a little time to me 
We'll burn this out 
We'll play hide and seek 
To turn this around 
And all I want is the taste 
That your lips allow 

My my my my give me love 
My my my my give me love 
My my my my give me love 
My my my my give me love

Mi sembrava di andare bene, a confermarlo c’era Calum che sorrideva e muoveva le labbra per cantare. Presi più fiato prima di terminare la canzone, stoppai le corse con la mano destra e mi alzai ringraziando per gli applausi, eh si, nonostante la paura prima di salire su quello sgabello ed iniziare a suonare ce l’avevo fatta, era come se ci fossimo solo io e la chitarra, oppure io, la chitarra e Cal che mi sorrideva.

CIAO RAGAZZA, COME AL SOLITO SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA, CIO' CHE MI SODDISFFA DI PIU' E' IL FLASHBACK DI ABBY, MI SEMBRA QUINDI GIUSTO RINGRAZIARE XXASHTONSDRUMS (IL LINK DEL PROFILO TWITTER VE LO LASCIO SOTTO INSIEME AL MIO) HCE MI HA AIUTATO MOLTISSIMO PER QUESTO CAPITOLO, SONO MOLTO CONTANTA DELLE RECENSIONI ALLA FINE DEI CAPITOLI E DELLE VISUALIZZAZIONI CHE SALGONO RAPIDAMENTE, RAGAZZE, CREDO AMARVI AHAHA COMUNQUE CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA! :) xX Vittoria
tIl mio link di Twitter: https://twitter.com/xlukesoperfec
Il link di Twitter della mia amica: https://twitter.com/xxashtonsdrums

VOLEVO RINGRAZIARE:
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ALEX_HORAN
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CAKE_SOFIA
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GATTICORNUS
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SOFIIITA00
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XXASHTONSDRUMS 
CHE HANNO INSERITO QUESTA STORIA FRA LE PREFERITE

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LISIDIAMOND
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SARAYOLO
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VALENTINATALE
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 CHE HANNO AGGIUNTO QUESTA STORIA FRA LE SEGUITE

XXASHTONSDRUMS
LAVINIA_BAT00
VOGLIONIALL
ALEXIS_WRITER
THISISGINNY
IAIA_SCHIAVI 
CHE HANNO RECENSITO, INSIEME A @HarrysWings CHE HA RECENSITO SU TWITTER.

Un bacio ragazze

 

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Capitolo 12
*** Abby?! ***


 
ABBY?!

ABBY’S POV
-Non sapevo suonassi la batteria!- vociò Ashton raggiungendomi.
-O meglio si lo sapevo, dato che alle medie avevamo lezione insieme, ma non pensavo avessi continuato- si corresse successivamente, non sapevo che rispondergli, mi guardai intorno in cerca di Alex, la raggiunsi con lo sguardo, stava abbracciando e parlottando qualcosa con Calum, non mi sembrava carino interrompere.
-Oh, ehm, si ho deciso di continuare, finite le medie avevo deciso di imparare a suonare la chitarra, ma ho capito di essere più portata per la batteria- il mio sguardo vagava ovunque in quel salotto, pur di non guardare il ragazzo che avevo davanti.
-Mi chiedevo se magari ti andava di bere qualcosa- annuii e lo seguii in cucina, era una stanza enorme, come del resto quella casa, più illuminata rispetto al salotto, infatti per i primi secondi dovetti strizzare gli occhi per abituare la vista, osservai Ashton versarmi un po’ di birra in un bicchiere, fece lo stesso con il suo per poi appoggiarsi al bordo del tavolo sostenendosi con un braccio, si portò il bicchiere alle labbra e ne bevve un sorso, feci la stessa cosa anche io.
-Allora, cosa hai deciso di studiare all’università?-
-All’inizio pensavo di fare economia, ma poi ho cambiato corso e mi sono data alle lingue, tu invece?-
-Economia- rise, sembrava un criceto.
-Comunque che lingue studi di preciso?- mi chiese, interrompendo la mia risata.
-Spagnolo, tedesco e francese- risposi sicura, me lo avevano chiesto in molti e ormai ero abituata a rispondere a quella domanda.
 
ALEX’S POV
Forse avevo esagerato con l’alcol, ero un po’ brilla, ma non del tutto ubriaca, stavo appoggiata a Cal che a sua volta si reggeva a me, con la poca lucidità che mi era rimasta, avevo visto Ash parlare con Abby e poi lasciarla da sola un attimo, tornò alla console e mise un lento, io mi arpionai di più a Calum che portò le braccia lungo i miei fianchi, spostai leggermente la testa in modo da avere più chiara la scena fra Ashton ed Abby, lui la portò al centro della pista, all’inizio lei sembrava impacciata ed imbarazzata, poi si rilassò iniziando ad ondeggiare, non era per niente lucida.
-Alex?- mi “sussurrò” Calum, mugulai sulla sua spalla.
-Ti porto a casa- si staccò e recuperò le giacche sul divano, uscimmo riuscendo a salutare le poche persone che non erano in pista, superammo la macchina e proseguimmo verso casa mia.
-Non mi sembra il caso di guidare ora- entrambi non eravamo molto lucidi ma neanche completamente ubriachi, tenni per tutto il tragitto le dita intrecciate a quelle del ragazzo che mi affiancava camminando a passo più deciso del solito, era veramente bello, il ciuffo di capelli mori gli ricadeva leggero sulla fronte, era tirato su da un po’ di gel, quanto basta, in modo da non coprirgli la vista, gli occhi scuri erano leggermente lucidi, a causa dell’alcol che aveva in corpo.
-Perché mi guardi?- mi chiese voltando la testa.
-Sei bellissimo- le sue guance si colorarono leggermente, non so perché l’avevo detto, in quel momento ero abbastanza fuori.
Cercai all’interno della borsa le chiavi di casa e con molto calma aprii la porta, dalle persiane entravano leggeri i raggi della luna, non c’era bisogno della luce, potevo scorgere ogni singolo movimento di Calum, poggiai le labbra sulle sue, senza bisogno di alzarmi in punta, con i tacchi ero su per giù alta come lui, mi chiese il permesso di entrare e subito dischiusi il labbro, facendo scontrare la sua lingua con la mia, le sue mani delicatamente passarono dai miei fianchi alle cosce, mi sollevò, intrecciai le gambe intorno al suo bacino, con calma mi diresse nella mia stanza, mi posò sul letto posizionandosi sopra di me, allungai le braccia dietro il suo collo e appoggiai le labbra sul suo collo, succhiando un piccolo lembo di pelle, passai le mani sul suo petto tornando poi su per sbottonargli il primo bottone.
-Alex, no, siamo brilli tutti e due, basta- l’improvvisa distanza mi provocò un brivido, tornai alla realtà quando sentii il materasso spostarsi sotto il suo peso, era rotolato dall’altra sponda del letto. Non so cosa mi fosse preso, molto probabilmente era colpa dell’alcol, ripresi a respirare regolarmente e mi riavvicinai a lui, appoggiandomi alla sua schiena, mi tirai velocemente giù il vestito.
-Scusa, non so cosa mi sia preso- si rigirò su stesso in modo da guardarmi negli occhi, annuii e mi baciò le labbra, dopo di che rotolò di nuovo e si alzò dirigendosi verso il bagno.
-Pronto?- il telefono continuava a squillare ininterrottamente.
“Sono Ashton, volevo avvisarti che Abby si ferma qui a dormire”
ASHTON’S POV
-Ashton, credo di non stare molto bene- aveva la faccia di una che stava per vomitare l’anima, corsi su per le scale raggiungendo il bagno e le presi una bacinella, era la stessa che usavo io dopo una sbronza di quelle pesanti, tornai giù e gliel’appoggiai sulle gambe tremanti.
-Ti dispiace se io vado di là, sai sono leggermente debole di stomaco- dissi quando mi accorsi che aveva emesso un sospiro, le nocche le erano diventate bianche per la forza con cui teneva la tinozza gialla, no, non potevo lasciarla da sola, mi riavvicinai e le raccolsi delicatamente i capelli per metà azzurri, non era un bello spettacolo, le accarezzavo la schiena.
-Ashton…- era bourdox non so se per lo sforzo o per l’imbarazzo.
-Dimmi- risposi tornando ad accarezzarle la schiena.
-Scusami- la guardai in faccia, sembrava uno zombie, le tolsi le scarpe e le appoggiai di fianco al divano, la feci alzare con calma e la guidai in bagno, le porsi uno spazzolino nuovo e le dissi di farsi una doccia.
Pensavo che avrebbe dovuto dormire qua, era troppo esausta per ritornare a casa.
-Ashton- sentii una flebile voce provenire dal bagno, mi alzai e mi affacciai alla porta, era in asciugamano.
-Ti porto una maglietta- tornai in bagno con la mia maglietta di “Santa Cruz” e un paio di boxer puliti.
Uscì dal bagno poco dopo, si teneva la mano sinistra sullo stomaco e faceva pressione.
-Ti fa male lo stomaco?- annuì debolemente, mi rialzai e la guidai lentamente nel letto, la feci distendere su un fianco, con la mano destra la avvolsi e inizia a massaggiarle la parte dolorante.
ALEX’S POV
Mi svegliai nel mio letto, dolorante e ancora vestita, praticamente ero uguale alla sera precedente non fosse per il fatto che non avevo le scarpe e per il trucco colato, al contrario delle altre volte non avevo un forte mal di testa, a parte un leggero fastidio non avevo niente, mi rivoltai scontrandomi contro Calum, lui almeno aveva avuto la forza di svestirsi (era in boxer, bello spettacolo), mi alzai rotolando giù dal letto, presi una maglietta e un paio di pantaloncini dall’armadio e poi andai in bagno, mi lavai il viso togliendo tutti gli avanzi di trucco e raccolsi i capelli in una cipolla. Presi per sicurezza un’aspirina dall’armadietto, sapevo che nel giro di pochi minuti il mal di testa sarebbe aumentato.
Mi sedetti sul letto sfatto, osservavo Calum dormire, mi risdraiai consapevole che probabilmente avrei dovuto lottare per tenere gli occhi aperti, era disteso a pancia in giù con la testa girata nella mia direzione, le gambe leggermente divaricate, intrecciai una gamba con la sua ed iniziai ad accarezzargli dolcemente il viso rilassato…
 
-Ahia- mi stiracchia, allungando un braccio e colpendo quella che sembrava una testa, e si, mi ero addormentata, l’avevo detto io.
-Oddio scusa- Cal era sveglio e si strofinava energicamente lo zigomo colpito, mi allungai e gli detti un bacetto.
-Mmh ti perdono- disse ruotando il viso e facendo scontrare le nostre labbra, feci sgusciare il braccio sinistro fino al comodino e presi il telefono, erano appena le dieci del mattino, non un momento io mi sono svegliata alle otto e sono riuscita a rendermi decente?! La fine del mondo è vicina.
-Vieni qui, è presto- lo avvicinai a me, agganciando nuovamente le gambe alle mie, appoggiai la testa alla base del suo collo lasciando che mi accarezzasse delicatamente la schiena, non ci mise molto a placare le carezze e sostituirle con un abbraccio prima di scivolare nel sonno, cosa che non molto tempo dopo feci anche io.
 
ABBY’S POV
Mi svegliai tartassata dal mal di testa martellante, aprii prima un occhio e poi lentamente l’altro, sapevo di essere nella stanza di Ashton, una volta alle medie mi avevano costretto a fare un saggio di storia con lui, brutta esperienza, il problema era: come e perché diavolo ero lì? Il mal di testa mi suggeriva che avevo bevuto troppo così come il gustaccio che avevo in bocca, sbirciai la sveglia che avevo affianco: 10.30, mi alzai combattendo contro il dolore alla testa e scesi le scale.
-Buongiorno!- i urlò Ashton dalla cucina.
-Abbassa la voce, ho un mal di testa atroce, piuttosto hai qualcosa per alleviare il dolore?- annuii e mi porse un bicchiere pieno d’acqua e una piccola pastiglia bianca, buttai giù il tutto.
-Domanda:- dissi deglutendo l’ultimo sorso d’acqua –perché ho dormito qui?-
-Principalmente perché eri talmente ubriaca da non renderti conto di dov’eri, di cosa stavi facendo e di aver quasi sboccato sul mio divano-
-Oddio, dimmi che non l’ho fatto!- figura di merda.
-No non l’hai fatto-
-Seconda domanda- rifiutai il piatto di Pancake che avevo davanti, notando ancora il sapore di alcol e vomito della sera precedente –tu dove hai dormito?-
-Nella stanza di mia madre, tranquilla- mi accasciai ancora più a fondo sulla sedia, ignorando i crampi allo stomaco.
-Ti porto a casa-
-Mi potresti prestare un paio di pantaloni?- chiesi timidamente, la sua maglia non era poi tanto lunga, mi arrivava a mala pena sotto il sedere.
-Certo, ne ho un paio della tuta sulla sedia blu, in camera mia- mi sorrise, mi alzai e ciondolante mi avviai per le scale, trovai pantaloni e me li infilai arrotolandoli alle caviglie e sui fianchi per l’estrema misura, presi in mano le scarpe col tacco che indossavo la sera precedente, il vestito e la pochette.
-Pronta?- mugulai un “si” e salii sulla sua macchina nera, sperando che nessuno mi notasse, contando che sembravo una barbona che andava in giro senza scarpe.
 
-Passami le chiavi- Ash aveva notato il mio stato di rincoglionimento acuto, mi prese dalle mani la borsette e ne estrasse le chiavi, aprii la porta e mi fece entrare nel piccolo appartamento.
-Alex, sarà in camera sua, vieni con me ad avvisarla- non mi reggevo in piedi, era l’unico motivo per il quale gli avevo chiesto di accompagnarmi, mi mise un braccio intorno alla vita e bussò al mio posto alla porta tappezzata di scritte e piccole foto di Alex, aprii la porta e poi la richiuse di scatto, lo guardai interrogativa.
-Era con Calum- rispose con faccia schifata.
“Ashton Dio santo, non pensare male” urlò Alex da dietro la porta.
-Cosa dovrei pensare vedo voi due abbracciati, uno in boxer e l’altra con una misera maglietta!-
“Se trovo quei fottuti pantaloncini ti uccido, anzi esco lo stesso dato che non c’è niente che tu non abbia già visto” aprii la porta scaraventandosi con un cuscino contro Ashton.
-Mollami!- Calum era uscito dalla stanza e l’aveva presa di peso.
-Tranquilla, è solo un pervertito- la mise giù accarezzandole i capelli legati, lei sembrò calmarsi.
 
 
 
ALEX’S POV
-Abby stai bene- dopo essermi calmata perché un pervertito di prima categoria mi aveva visto abbracciata a Cal, notai Abby, era a dir poco a pezzi, uno zombie forse sarebbe stato più vivo di lei.
-Dopo che ve ne siete andati, si è sgolata qualche bottiglia di troppo- Ashton si sistemò la maglietta e tornò a reggere Abby che rischiava di schiantarsi con il pavimento da un momento all’altro.
-Mi gira la testa- si lamentò lei, tenendosi una mano sullo stomaco, aveva già vomitato e siccome ci ero passata anche io, avevo presente la sensazione di nausea che si provava e il non riuscire a vomitare niente.
-Vieni?- la sfilai dalla presa di Ashton e la portai in camera sua, si stese lentamente sul letto chiedendomi la borsa dell’acqua calda, attraversai il corridoio arrivando in bagno.
-Ash me la riempi?- gli allungai la borsa mentre io ero alla disperata ricerca di un’aspirina.
-Ecco tieni- le appoggiai la sacca dell’acqua calda sullo stomaco dolorante e poi le porsi la pastiglia che buttò giù senz’acqua, ritenendo che poi sarebbe stata peggio.
 
-D’accordo allora il volo arriva alle 10 del mattino qua da noi- stavo parlando con i prof. Degli ultimi chiarimenti per la vacanza studio, Abby era ancora a letto che continuava a ripetersi: ”Ma chi me l’ha fatto fare” in pratica ci mancava solo che iniziasse ad prendere a testate il muro.
“Si perfetto” chiusi la chiamata Skype e poi tornai al mio amato letto, mi allungai prendendo la chitarra dal cavalletto, iniziai a strimpellare qualcosa, a caso, non era una melodia precisa semplicemente spostavo le dita sulle corde ricreando accordi e suoni diversi.
“DRIIIN” maledii mentalmente il campanello, mi alzai sistemandomi come meglio potevo ed aprii la porta d’ingresso.
-Ciao Luke, dimmi-
-Come prima cosa, volevo chiederti se sai come si fa una torta- alzai un sopracciglio assumendo un’aria interrogativa.
-Ieri sera sono tornato a casa alle tre del mattino e devo trovare un modo di farmi perdonare da mia madre, che aveva già iniziato a chiamare la polizia, i vigili del fuoco e tutti gli ospedali di Sydney- esclamò lui agitando le mani.
-Ahahahah, si che lo so, vuoi che ti aiuti?-
-Non è ovvio!- mi rispose accigliato trascinandomi fuori da casa e facendomi entrare da lui, l’appartamento era identico al nostro (ma dai, abita esattamente sotto di te), luminoso quanto basta, l’unica differenza era che la cucina e il salotto erano in un solo ambiente, il che rendeva il tutto molto più spazioso.
-Alex, muoviti!- mi urlò Luke mettendomi le mani sui fianchi e spingendomi in cucina.
 
-Dici che è venuta bene?- avevamo appena messo in forno la torta, inutile dire che la cucina era un autentico disastro, i jeans blu scuri di Luke erano diventati bianchi e magicamente il Kurt Cobain che avevo stampato sulla maglia era diventato Bob Marley (qualche grandissimo coglione mi aveva fatto cadere del cioccolato addosso).
-Metti in dubbio le mie doti da perfetta cuoca “italiana”- enfatizzai l’ultima parola con delle virgoletta, dato che di sangue italiano non ho niente.
-Non intendevo questo- si difese alzando le braccia, mi porse poi una scopa e la paletta, io iniziai a pulire il pavimento lui invece stava ritirando al suo esatto posto tutto ciò che avevamo tirato fuori.
-Tu lavi, io asciugo- gli dissi io, indicando il lavandino.
-Preferirei il contrario ma va bene- aprì l’acqua iniziando a sciacquare ogni singola stoviglia sporca che c’era, poi le passava a me.
Ciao Alex! Come sta Abby?- era Calum, non avevamo più parlato di quello che io avevo provato a fare la sera precedente, era imbarazzante.
Sto aiutando Luke a farsi perdonare da sua madre, quindi suppongo che Abby stia dormendo, stasera al bar della spiaggia alle dieci”
“Perfetto a stasera J
“A dopo ;)” riposi il cellulare nella tasca dei pantaloncini e tornai ad asciugare i piatti.
-Alex, mi faresti un minuscolo favore?- aveva la voce da lecchino per non parlare del labbruccio. Mugulai un “dipende” e aspettai che parlasse.
-Ho detto: dipende- ripetei a voce più alta.
-Mi butteresti giù questo- mi parò davanti il sacco dell’organico, lo odiavo.
-Va bene- risposi scocciata, mi mise in mano il sacchetto dell’immondizia che allontanai subito dal mio corpo e poi mi abbracciò.
-Ho rischiato di perdere un polmone!- mi aveva letteralmente stritolata.
-Grazie!- mi chiusi la porta alle spalle e mi avviai giù.
 
-Buongiorno signora Hemmings- salutai sorridente, quando la incrociai per il vialetto.
-Aspetta, tu devi essere l’amica di Abby, la sorella di Michael- mi rispose lei altrettanto sorridente.
-Si, piacere Alex- allungai il braccio.
-Io sono Liz, adesso è meglio che vada a vedere cosa fa quello squilibrato di mio figlio, ieri sera mi ha fatto penare-
-Oh si, ma non si preoccupi, c’ero anche io alla festa e non ha fatto niente di male-
-Ti ringrazio, adesso è proprio ora che vada, ciao- ricambiai il saluto e proseguii la mia passeggiata fino ai bidoni dove, riluttante, buttai il sacchetto verdone.
 
-Abby stai meglio?- esclamai appena la vidi in piedi, in salotto, con un pacchetto di patatine in mano.
-Si grazie, sono sempre un po’ debole ma sto bene dai, stasera fai qualcosa?- mi chiese porgendomi il pacchetto di patatine, ne presi una manciata e mi buttai sulla poltrona.
-Vado al bar della spiaggia con Cal, ti dispiace-
-Oh non preoccuparti, volevo ordinare una pizza, ma va bene così-
-Sai che non posso rinunciare alla pizza, comunque vado via per le dieci-
-Bene allora pizza!- esclamò sorridente.



RAGAZZE PERDONATEMI, VI SCONGIURO, SONO UNA TERRIBILE AUTRICE, PROBABILMENTE MI ODIERETE, LO SO, MI CI E' VOLUTA UN'ETERNITA' O FORSE UN PO' DI PIU' PER SCRIVERE QUESTO CAPITOLO, AVREI VOLUTO FARLO LEGGERMENTE PIU' LUNGO, MA NON AVEVO PIU' IDEE, E POI AVREI PROLUNGATO TROPPO FACENDOVI PERDERE IL FILO DEL DISCORSO, CON QUESTO VI LASCIO AL PROSSIMO CAPITOLO.
P.S. MI SCUSO ANCORA CON LA RAGAZZA (BEA_HEMMO) CHE MI HA CHIESTO SE FRA ALEX E LUKE SUCCEDERA' QUALCOSA, MA NON SPAMMO NIENTE, E SI, SONO PERFIDA *SI STROFINA LE MANI A MO' DI MOSCA* E PER CHI SE LO STESSE CHIEDENDO SI, SONO ANDATA COMPLETAMENTE FUORI, L'ACQUA DEL MARE FA MALE, EH SI.
P.P.S. IL LINK DEL MIO TWITTER E' NELLA BIO, COSI' COME QUELLO DI TUMBLR E DI WE HEART IT.
UN BACIO xX Vittoria

 

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Capitolo 13
*** GOING OUT! ***


 
GOING OUT!

La leggera brezza australiana, mi colpiva il viso spostandomi all’indietro i capelli mossi, ero sulla scalinata che portava alla spiaggia, dovevo vedermi con Calum, l’idea mi imbarazzava e allo stesso tempo sentivo come un senso di leggerezza, come se mi dovessi togliere un peso dal cuore, e tutto per una cazzata fatta da brilla, forse se avessi bevuto qualche bicchiere in più adesso non sarei qua a farmi complessi dato che non mi ricorderei niente.
-Ehi- Calum era seduto ad un tavolino fuori dal bar e aveva già ordinato qualcosa.
-Ciao!- ricambiai il saluto allontanando la sedia dal tavolino in bambù e sedendomi di fronte a lui.
-Ti ho preso un mojito analcolico, va bene?-
-E’ perfetto, grazie, comunque dovevo parlarti di una cosa successa ieri sera- abbassai lo sguardo iniziando a giocare con la cannuccia nera che c’era nel bicchiere contente lime, menta, ghiaccio e acqua tonica, ne bevvi un sorso e poi tornai ad osservare lui.
-Se ti devo dire la verità non ricordo molto di ieri sera- sorrisi, forse era un bene, o forse no?
-Mi ricordo vagamente di esserci trascinati da te, mi ricordo le tue labbra sulle mie- sorridemmo entrambi e abbassammo lo sguardo –e tu che mi sbottonavi la camicia? Oh era questo-
-Ehm si, non era mia intenzione, veramente, non connettevo, non avrei mai fatto…-
-Ehi tranquilla, non è successo niente, eri brilla- allungò una mano sul tavolo intrecciando le dita con le mie.
-Mi sento una pervertita- risi per sdrammatizzare, non era imbarazzante come avevo pensato, ma sapere che lui non mi vedeva come una ragazza facile, che si fa un ragazzo appena è un po’ brilla mi rassicurava.
-Bhè in effetti lo sei, ma non per quello che hai fatto, riesci a fraintendere tutto quello che ti viene detto- risi, avevo sperato fino ad ora che non se ne fosse mai accorto, ma non era stupido, a parte che anche un idiota patentato l’avrebbe capito.
-Grazie eh, comunque ti va di fare una passeggiata?- chiesi finendo il drink analcolico che avevo davanti.
-Certo, lungo mare?- assentii alzandomi dalla sedia e avviandomi mano nella mano con Cal verso la spiaggia deserta, mi tolsi le Vans che avevo addosso e immersi i piedi nell’acqua tiepida del Pacifico, era rassicurante stare lì, ascoltare il rumore dell’oceano, riuscire ad intravedere i riflessi che i raggi della luna creavano sulla superficie crespa dell’acqua illuminando la leggera schiuma che si creava quando l’onda raggiungeva la sabbia bagnandomi i piedi e le caviglie, era rassicurante anche avere una persona accanto che ti stringe a se, che fa intrecciare le dita alle tue e che con la mano libera ti accarezza i capelli. Escluso il rumore delle onde, non c’era alcun suono, forse se si aguzzava per bene l’udito si potevano sentire i nostri respiri alterati, quando io inspiravo, lui espirava e viceversa.
 
-Buonanotte Alex- mi aveva accompagnata fin sotto casa, un gesto che trovai molto premuroso, mi baciò delicatamente le labbra umide cingendomi la vita con le mani, provocandomi una risata sommessa, mi guardò interrogativo.
-Mi fai il solletico- spiegai alludendo alla posizione delle sue mani, abbassò lo sguardo divertito.
-‘notte Cal- lo salutai chiudendo alle mie spalle la porticina in vetro, cercando di fare meno rumore possibile, tirai fuori il telefono dalla tasca: 12.30 am. Salii con calma le scale arrivando davanti alla porta dell’appartamento, estrassi dalla tasca anteriore degli shorts le chiavi ed aprii la porta, Abby era sul divano che dormiva, la televisione era accesa ma tenuta a basso volume, i capelli le ricadevo sul viso assonnato.
-Abby?- la scossi lentamente aspettando che emettesse un rantolo insonnolito.
-Dai vai nel letto- mugulò e piano si alzò dirigendosi verso la sua stanza. Io invece mi fermai prima in bagno, mi svestii curandomi di togliere il telefono dalla tasca prima di togliermi i pantaloni, aprii il getto della doccia regolandolo, una doccia fredda poteva andare, faceva veramente caldo, e quella sera probabilmente la finestra aperta non sarebbe bastata, prima di buttarmi sotto l’acqua, mi raccolsi i capelli lunghi.
 
Give me love a little time to me…”
La suoneria del telefono che avevo sul comodino mi stava tormentando e non volle smettere neanche quando, per sbaglio, lanciai il telefono sul tappeto, mi resi conto dopo dell’enorme cazzata che avevo fatto.
-Oh merda- scostai il lenzuolo e sempre tenendo le gambe fermamente ancorate al letto mi sporsi raccogliendo il cellulare e scorrendo la barra sottostante per rispondere alla chiamata.
-Pronto?- neanche l’enorme trauma del telefono buttato senza ritegno sul tappeto aveva fatto sciamare la mia voce assonnata.
-Ehi Alex! Sono Mich… ti ho svegliata-
-Noo figurati sono solo le otto del mattino-
-Le otto? Da te c’è il fuso orario perché qua sono le undici- scoppiò a ridere e solo allora mi accorsi dell’ora.
-Azz, pensavo fosse più presto, comunque dimmi-
-Mi chiedevo se ti andava di fare un giro con il povero fratello che hai abbandonato-
-Certo che mi va, a che ora passi?-
-Mezz’ora?- assentii buttandogli giù il telefono e alzandomi dal letto.
Degli shorts strappati sul  fondo neri e la maglietta dei Blink potevano andare, mi truccai velocemente: correttore per coprire le occhiaie, eye liner, matita nera e mascara, il solito insomma.
 
-Mike, non ho fatto colazione possiamo andare da Sturbucks?- annuì trascinandomi nel locale, la fila non era poi troppo lunga, in un paio di minuti ce la saremmo sbrigati.
-Oddio Abby lavori qui?- osservai strabiliata nel vederla in tenuta alla cassa.
-Mi sembra ovvio ahaha, comunque ne parliamo a casa, cosa vuoi?-
-Un frappuccino e un cake pop grazie- Abby si avvicinò all’espositore estraendo ciò che avevo chiesto, mi consegnò poi il tutto.
-Sono 4.50£- le diedi i soldi e poi uscii affiancata da Michael, estrassi dal piccolo sacchetto il mio cake pop (in pratica sono delle specie di lecca lecca ricoperti di glassa rosa con all’interno del cioccolato), lo avvicinai alle labbra di Mike e aspettai che ne mordesse un pezzo.
-Buono!- esclamò con la bocca piena di cibo, riposi la “caramella” nel sacchetto e tornai a bere il mio frappuccino.
 
-Allora? Come mai mi hai chiesto di uscire?- gli chiesi buttando nel primo cestino che trovai il bicchiere di Starbucks.
-Volevo parlarti di una cosa, anzi avrei bisogno di un’opinione femminile-
-Dimmi tutto-
-Hai presente quella ragazza di cui ti ho parlato no? Skype-
-Si certo-
-Ecco, mi piace veramente tanto- abbassò drasticamente la voce mangiandosi le parole, mi ci volle qualche secondo per riuscire a mettere insieme il tutto e dargli un senso logico, già che ogni tanto capivo la metà di quello che dicevano causa accento australiana.
-Michael, mettiamo in chiaro una cosa. Ho vissuto per 17 fottuti anni in Italia, va bene so l’inglese, e devo dire anche bene, ma voi avete un accento che fa pietà, in più tu ti mangi le parole, io non capisco un cazzo-
-Oh scusa, e poi la tua accento fa schifo, comunque ho detto che mi piace-
-E vorresti chiederle di uscire giusto?-
-Giusto, ma non so cosa scriverle- abbassò lo sguardo sconsolato.
-Dammi- allungai il braccio sfilandogli il telefono che faceva capolino dalla tasca anteriore dei jeans che indossava, c’era il codice, merda!
“2011” data di nascita “Riprova”
“1234” combinazione facile “Riprova”
“0000” era quella? Oh si che era quella, aprii i messaggi e selezionai la chat con Skype.
“Ehi mi chiedevo se magari domani pomeriggio ti va di fare un giro” invio.
-Non l’hai fatto- esclamò lui.
-Oh si che l’ho fatto- gli restituii il telefono, aveva la bocca aperta e lo sguardo terrorizzato.
-Se non fossi mia sorella ti avrei già seppellito- scoppiai a ridere seguita a ruota da Michael.
 
-Io e i ragazzi oggi proviamo, venite anche tu ed Abby?-
-Magari, aspetta che la chiamo-
Dimmi Alex”
-Michael mi ha chiesto se oggi ti andava di venire alle prove-
-Anzi, ti miglioro il programma, ci ritroviamo tutti a casa di Cal per l’una, poi io e Ash andiamo a prendere il cibo, torniamo mangiamo lì e poi prove- disse Michael togliendomi il telefono di mano.
-E’ perfetto, ma adesso ridammi il cellulare- me lo restituii.
“Va bene, a dopo”
-A dopo!- salutammo in coro.
-Ma ste idee geniali a te da dove escono?- ridemmo entrambi e poi lui chiamò Calum per informarlo, che accettò contento del fatto che sua sorella fosse andata via per due giorni per fare visita ai loro genitori a Melbourne.
-Ah Alex!-
-Dimmi-
-Dì ad Abby di prendere i costumi, Cal ha la piscina sul retro.
-Perfetto- richiamai Abby e riferii il tutto.
 
Alla fine avevamo deciso di passare direttamente io e Michael da Mc Donald, avremmo fatto più in fretta, Michael portava le due buste con i mega panini dei ragazzi, a me sarebbe bastato un cheese burger mentre ad Abby avevo preso il panino con il bacon.
-Ciao ragazzi!-
-Vieni ti do una mano- mi raggiunse Calum vedendomi in difficoltà con le buste, gliene porsi una mentre l’altra la trascinai io in cucina, appoggiammo il tutto sul tavolo, picchiettai il dito sulla schiena di Cal che si girò trovandosi a pochi centimetri dalle mie labbra, si affrettò ad appoggiare la sua bocca sulla mia, passandomi il braccio sulla schiena, si allontanò sorridendomi.
-No allora quel panino ho detto che è mio, me ne fotto del fatto che sia stato tu a portare il cibo-
-Oh fanculo Hemmings- cedette Michael lasciandogli il panino.
-Chi ha preso sto schifo?!- esclamò Ashton sollevando il mio panino, sottolineo mio.
-E’ mio, molla quel coso o te lo faccio finire in un bel posticino- mi avvicinai con fare minaccioso, anche se probabilmente non avrei fatto paura neanche ad un cucciolo, ma almeno ci provavo no?
-Te lo restituisco solo perché sei tu- sorrisi e ripresi il mio panino, non avevo molta fame, avevo ancora il frappuccino di Starbucks sullo stomaco.
-Comunque io e te dobbiamo parlare di una questione importante- indicai Abby agitando il panino.
-Oh si, mi ero dimenticata di dirtelo, e oggi iniziavo il turno prima quindi non ho fatto tempo ad avvisarti, mi dispiace-
-Non preoccuparti, piuttosto devo trovarmi un lavoro anche io, mi sento una sfaticata-
-No, non è che ti senti lo sei- mi corresse Calum, che in un millesimo di secondo si ritrovò un cuscino in faccia.
-Ne sono consapevole, non c’è bisogno di infierire-
-Ho sentito che cercano lavoro al negozio di musica in centro, se ti può interessare- lanciò lì un’idea Michael.
-Certo che mi può interessare, devo andare a sentire- “finii” il panino, ne avevo lasciato metà.
-L’ho sentito circa due settimane fa, quindi dovresti sbrigarti- mi alzai in piedi rischiando di rovesciare una coca, provocando la risata da criceto di Ashton, mi sbrigai infilandomi i documenti e il telefono in tasca e uscendo di casa.
-Torno subito- esclamai prima di richiudermi la porta alle spalle, cazzo, Abby, l’avevo lasciata da sola, adesso me la stuprano, no dai, speriamo.
 
Ero appena arrivata davanti al negozio, entrai spingendo la porta in vetro, tappezzata di locandine.
-Posso aiutarla?- mi chiese un signore sulla quarantina seduto al bancone.
-In realtà si, ho sentito che cercate personale-
-Oh si, si è già presentato un ragazzo, che ho assunto, ma una ragazza in più non farà male, ci serve più gente, è un negozio molto grande, e tra lo scaricare la merce e il servizio clienti, c’è sempre da fare, posso solo farle alcune domande?-
-Certo che si, mi dica- iniziò chiedendomi le solite cose, informazioni anagrafiche soprattutto.
-Invece il suo rapporto con la musica?-
-Cosa vuole sapere di preciso?- chiesi a mia volta sistemandomi meglio sulla sedia.
-Suona qualche strumento? Canta? Gusti musicali-
-Suono la chitarra e so fare qualcosa di piano, ma niente di che, so cantare e mi piace soprattutto la musica pop-rock e anche qualcosa di Punk-
-Per esempio?-
-Nirvana, Green Day, Blink 182, ACDC, Iron Maiden, insomma sono parecchio rocchettara-
-Ha dei bei gusti-
-Grazie-
-Per me può iniziare già da domani mattina-
-Perfetto, qualche preferenza su ciò che devo indossare?-
-Non abbiamo una divisa in particolare, possono andar bene un paio di jeans neri e magari se non è un problema una t-shirt oppure una canottiera di qualche band-
-No è perfetto, ne ho l’armadio pieno-


Avevo trovato il lavoretto perfetto!


CIAO RAGAZZE, SONO TORNATA, FINALMENTE, VOLEVO INIZIARE RINGRAZIANDO PER LE RECENSIONI, MA SOPRATTUTTO VOLEVO CITARE: XXASHTONSDRUMS CHE MI HA AIUTATA HA SCRIVERE QUESTO CAPITOLO, E NIENTE, SPERO VI PIACCIA E CI VEDIAMO MERCOLEDI' UN BACIO xX Vittoria :)

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Capitolo 14
*** Idiot ***




IDIOT


ABBY'S POV
 Alex ormai era via da più di un'ora e la situazione era alquanto peggiorata...
Tutto era cominciato nel momento in cui quell'imbecille di Luke aveva deciso che doveva per forza fottere il panino a Michael, inutile dire che appena Alex aveva messo piede fuori di casa, avevano cominciato a tirarsi il cibo.
A quel punto Calum e Ashton sono stati costretti a schierarsi... formando i team Cake VS Mashton, la mia unica scelta fu nascondermi sotto un cuscino pregando che non mi usassero come bersaglio.
Ovviamente non fu così, presero a tirarmi tutto quello che avevano a disposizione a momenti pure il cane, che osservava la scena con aria perplessa e un po' irritata, povero bestia ...  (cane volante)
Nel frattempo mi chiedevo dove fosse finita Alex, potevano averla uccisa o stuprata oppure stuprata e uccisa, mentre io stavo con dei coglioni che tiravano cibo e un cane che rischiava di prendere il volo da un momento all'altro, ok situazione parecchio strana.
-Eccomiiiiiii! - disse Alex spalancando la porta.
-Ma che cazz?- esclamò vedendosi passare a tre centimetri dal naso un sacchetto di patatine, la sua espressione cambiò immediatamente.
-Merda!- imprecò Michael notando l'espressione di Alex e sbiancando per quanto fosse possibile.
-Cosa sta succedendo qui?!-
-Niente- scostai il cuscino dalla faccia, osservando meglio la scena: Calum nascose dietro la schiena una lattina di Coca, Luke fece cadere le patatine, Michael era paralizzato e Ashton rideva come un coglione deficiente, lo capivi subito che erano dei ragazzi innocenti.
-Siete degli impediti e mentre voi eravate qua a tirarvi roba la sottoscritta era impegnata a trovarsi un lavoro e a farsi assumere- disse Alex con un sorriso da ebete.
-Sai che fatica- disse Luke.
-Non sono mica andata a farmi le pippe come qualcuno qua- rispose lei scandalizzando praticamente tutti. Io no, ero solo occupata a cadere dal divano in preda ad un attacco di risate.
-Come fai a saperlo?!-  Luke? Oh mio Dio.
-Ma-ma-ma io stavo … scherzando-
-Figura di merda- disse Luke diventando bourdox.
Avevo mal di pancia dalle risate e in più si era aggiunto Ashton con la sua risata da criceto isterico.
-Eh si povero il nostro Lukey, non è mai stato con nessuno!- disse Calum
-Ma una palata di cazzi tuoi!? - Luke era un peperoncino vivente.
-No mah aspetta, tu … mai … con nessuno .. oh porello – disse Alex guardando prima Calum poi Luke e poi viceversa, situazione imbarazzante.
-E poi non è andata esattamente così stava per.. ma non è successo, capito no? Insomma capita a tutti è una cosa normale … no scherzo non è una cosa normale-
Povero Lukey non sapeva più che scusa tirare fuori: la faccia di Alex era con un finto sopracciglio alzato.
-Intanto non è successo, e sei ancora un povero piccolo … -
-Calum, basta! - esclamò Alex tappando la bocca a Cal
-Povero così me lo traumatizzi però, già è ritardato di suo...- dissi io scherzando, ma evidentemente Luke non la pensò così infatti prese e uscì di casa.
 
ALEX'S POV
Il mio ragazzo è.un.emerito.coglione. In fatti non voleva alzarsi dal piccolo angolo di divano ancora pulito e raggiungere Luke.
-Oh fanculo vado io- aprii la porta e mi guardai attorno, probabilmente si era diretto verso casa, mi avviai calciando di tanto in tanto un sassolino, passai accanto al parco, e lo trovai seduto sul prato che fissava il piccolo parco giochi.
-Ehi- mi avvicinai sedendomi accanto a lui.
-Mi dispiace, io stavo solo scherzando ma Calum ha esagerato, e... scusami ancora-
-Non preoccuparti, è che... è imbarazzante, lo sapevano solo Cal ed Abby- strappò un filo d'erba.
-Chi è lei?- chiesi interessata.
-Lei? Ah la ragazza in questione, giusto?- annuii invitandolo a proseguire.
-Si chiama Aleisha... ci siamo lasciati circa sei mesi fa, lei è andata in Canada a studiare qualcosa di strano, tipo i ghiacciofoni...- spiegò convinto e con aria seria.
-I ghiacciofoni?- chiesi perplessa.
-Si quelli, i ghiacciofoni, dai non sai cosa sono?- era più convinto di prima.
-I ghiacciai se mai-
-Ah non i ghiacciofoni?- disse grattandosi la testa, con fare confuso.
-Non esistono, intendevi i ghiacciai-
-Ma si, scienze della terra, per capirci- si era rallegrato, o ero io che ero divertita dalla situazione? Non saprei. Nel frattempo ci aveva raggiunto Abby.
-Hey- aveva l'aria di una parecchio preoccupata -Calum ha detto che gli dispiace-
-Non poteva venire lui?- disse Luke con aria irritata, Abby alzò le spalle in risposta
-Non prendertela, non è la prima volta che fa così, me lo dicevi anche tu-
-Ho capito Abby, però non è una cosa sulla quale mi piace scherzare-
-Lo so … evidentemente lui non credeva ti desse così fastidio, dai torniamo dentro dovete fare ancora le prove-
-E pulire la casa- dissi squadrandoli.
 
 
 
Calum e Luke avevano parlato il minimo indispensabile, ma avevano comunque iniziato a provare, magari Luke riusciva a togliersi dalla testa quel casino che aveva fatto Cal.
Avevano deciso di provare I miss you dei Blink 182.
-Wow- era le seconda volta che andavo alle prove e per la seconda volta ero rimasta strabiliata.
-Siete bravissimi!- esclamò Abby dopo di me, i ragazzi si chinarono in modo scenico.
-Ragazzi ma se suonassimo, la canzone nuova?- esclamò Ashton facendo roteare le bacchette.
-Quale? Gotta get out? No ci viene malissimo- disse Calum.
-Sono delle prove no? Dovremmo provare per migliorare- gli rispose Michael, alla fine Cal assentii e riprese in mano il basso, sistemandosi la tracolla.
“Everything is falling down, we're suffering, helpless thoughts and out we sing, prayers go to the sky...”
“DRIIIIN DRIIIN DRIIIN” il telefono di Abby prese a suonare provocando l'attenzione dei ragazzi.
-Andrew?- Ashton smise di suonare alzando di scatto la testa, provocando occhiatacce da parte di Calum, Mike e Luke.
-Perchè hai smesso?- domandò Luke, Ashton non rispose, io invece cercavo di captare qualche parola dalla conversazione, capii ben poco se non: TI VA, ME, SOLI. Il senso non era difficile da intuire.
-Se mi va di uscire con te? Ah da soli, mmh va bene- dire che ero infuriata era tanto, la mia attenzione cadde poi su Ashton che, fece cadere una delle bacchette che teneva, riuscendo a colpire prima un piatto, poi il rullante e poi il suo piede.
-Oh porca puttana, Ashton te ne stai fermo e zitto, sto cercando di capire qualcosa!- stava saltellando per la stanza balbettando dei lamenti confusi.
-Abby dimmi che non l'hai fatto, dimmi che non hai accettato- la guardai minacciosa.
-Si perchè mai non avrei dovuto?- mi stava prendendo in giro si vero?
-Perchè? Non ti ricordi l'ultima volta, sono dovuta venire a salvarti, porca troia Abby- iniziai a tirare giù ogni singolo insulto esistente, però in italiano, avevo più scelta, la cosa ridicola in tutto ciò erano le facce dei quattro ragazzi che mi guardavano come se fossi un alieno.
-Mmh Abby, che sta dicendo?- chiese Cal.
-Oh niente, sta solo tirando insulti in italiano- disse scoppiando a ridere nonostante stessi insultando Andrew.
-Abby, è un bagascio, lo vuoi capire, imbecille, impedito, figlio di puttana- prolungai la lunga lista di insulti.
 
Avevo esaurito i termini per definire Andrew perciò mi ero seduta tranquilla su una sedia raccogliendo le gambe al petto e continuando ad ascoltare le canzoni.
-Alex, vieni- mi chiamò Calum distogliendomi dai pensieri, annuii afferrandogli la mano, mi portò sul retro di casa a bordo piscina, mi sedetti incrociando le gambe e aspettando che Cal parlasse.
-Per la storia di Luke, veramente mi dispiace, mi sono fatto prendere troppo la mano-
-Io lo so, Luke no, dovresti parlargli di persona e chiedergli scusa-
-Lo farò, ma quindi tutto lo hai già…- fece intendere il resto della frase facendomi ridere, era diventato abbastanza rosso, evidentemente lo imbarazzava.
-No, un momento, tu Calum Hood, sei imbarazzato a parlare di questo argomento, aspetta che me lo segno sul calendario-
-Che simpatica, rispondi alla mia domanda-
-Si, e con questo, non cambierà niente, ti infastidisce così tanto che prima di te ci fossero stati altri?-
-No, avevo messo in conto che avessi avuto altri ragazzi, ma non pensavo fossi andata a letto con uno di loro-
-Calum, ho diciott’anni non puoi pretendere che non abbia mai fatto niente-
-Lo so, ma non ti vedevo come una ragazza così-
-Così? Che la da al primo che passa, mi spaventa che tu pensi una cosa del genere, sei un coglione a pensarlo, mi stupisco- durante tutta la conversazione avevo tenuto un tono calmo.
-Scusami hai ragione, solo che… beh faccio fatica a reggere il confronto …-
-Ma chi? Tu? Che sembri essere la persona più estroversa del mondo? Sul serio Cal –
stavamo rischiando di litigare di brutto per fortuna si è calmato tutto e così decidemmo di rientrare in casa …. Anche se poi vidi Abby e mi venne di nuovo da tirare giù tutti i santi del paradiso di nuovo .
 
LUKE’S POV
Dovevo parlare con Abby, non volevo ci stesse male come l’altra volta, per questo decisi di provare a farle cambiare idea.
-Abby perché hai accettato?-
-Perché … perché non lo so Luke non ne ho idea, perché sono rincoglionita ecco perché solo che quando lui mi chiama mi dimentico tutto quello che ha fatto e lo perdono sempre e – nel frattempo le si era spezzata la voce.
-Vieni qui- l’attirai a me e l’abbracciai.
-Grazie-
-Per cosa?- dissi accarezzandole la schiena.
-Per esserci sempre-.
 
 -Alex? Che faccio vado?- chiese Abby.
-E’ uguale- rispose Alex tenendo il broncio.
-Dai, una risposta seria- insistette.
-Vai, cosa ti devo dire? Vuoi che ti dica di si, non lo so-
- Ti prego Alex non voglio che tu ce l’abbia con me per sta storia-
-Cazzo Abby non ce l’ho con te, solo non voglio vederti ridotta com’è quella sera e neanche come alla festa, che ci sarà un motivo se hai bevuto così tanto …. –
- Ok hai ragione, così mi faccio solo più male… meglio se annullo-
-Yeee!!- Ashton si era messo ad urlare saltare per non so quale insulso motivo, stava giocando con il telefono, magari aveva vinto una partita. Bho.
 
ALEX’S POV
-No Calum no!- sbraitai scalciando, mi aveva preso in braccio per buttarmi in piscina, si avvicinò pericolosamente baciandomi le labbra, sentii la presa di Cal allentarsi fino ad essere completamente assente e poi l’impatto con l’acqua, non era fredda ma era traumatico buttarsi così.
-Sei un emerito stronzo!- mi alzai, facendo forza sulle braccia, mi sedetti a bordo piscina afferrando la mano di Calum che, sbilanciandosi in avanti, cadde in acqua, scoppiai a ridere a causa della sua faccia isterica e del ciuffo moro che gli copriva la vista.
-Oddio Calum sembri cugino IT- rise a sua volta Abby, mi ributtai nell’acqua saltando sulle spalle del moro che era girato di schiena.
-Sai che ti voglio bene- gli sussurrai nell’orecchio, lui per risposta si girò velocemente verso di me spingendomi sott’acqua e trascinando anche se stesso, si distese su di me e fece combaciare le nostre labbra.
-Si, ehm… ragazzi per favore- scherzò Ashton scuotendo la testa divertito.
-Ashton ti lancio- il mio sguardo assassino diceva tutto, o almeno speravo fosse uno sguardo fulminante e non quello di una che ha un tic ad un occhio.
 
-Mia doccia!!!- urlai fiondandomi in bagno superando Abby, avevo fatto un baffo a Bolt ehehe, mi svestii velocemente e mi buttai sotto il getto della doccia lavando via ogni singolo residuo di cloro, dal corpo e dai capelli.
-Alex ti muovi?!- mi urlò Abby dall’altra stanza riportandomi alla realtà, stavo pensando, non so di preciso a cosa, o meglio all’ultimo mi erano venuti in mente i regali di Natale da fare. Uscii dalla doccia asciugandomi e poi avvolgendomi nello stesso asciugamano che avevo usato, tamponai leggermente i capelli in modo che non gocciolassero e poi gli raccolsi in una cipolla disordinata, uscii portando con me la mia crema per il corpo e il phon.
-Fatto!-
-C’è Calum in salotto- mi avvisò lei, borbottai un si, ero in asciugamano, dovevo asciugarmi i capelli e vestirmi con lui nella stanza accanto.
-Mi vesto e arrivo- decisi in fretta cosa mettere: shorts e maglia dei Nirvana, infilai le infradito.
-Eccomi, dimmi- dissi sedendomi accanto a lui sul divano.
-Ti va di venire al cinema?-
-Ehm certamente, aspettami qui, vado a rendermi decente-
-Sei bellissima- sorrisi arrossendo. Mi avviai verso camera e feci per chiudere la porta.
 -Aspetta- Calum si intrufolò in camera mia –Devi cambiarti?-
-No, perché?-
-Siediti- mi disse sfilando la sedia dalla scrivania e attaccando la presa del phon.
-Ti ricordo che ho una sorella- mi slegò i capelli delicatamente, infilandosi il mio elastico al polso, mi spazzolò i capelli facendo attenzione a non farmi male.
-Cal, non sono di porcellana- accese il phon, iniziando ad asciugarmi i capelli lunghi, rabbrividivo sotto ogni suo tocco, Abby aprì la porta sorridendo.
-Siete troppo teneri, vi faccio una foto- disse sfoderando dalla tasca l’Iphone, mi coprii la faccia con le mani mentre Abby faceva la foto.
-Poi mandamela- le disse Calum quando richiuse la porta, finii di asciugarmi i capelli, passando un’ultima volta la mano destra sulla mia testa provocandomi dei piccoli nodi allo stomaco. Mi fece girare su me stessa, stampando le labbra sulle mie, volle approfondire il bacio passando la lingua sul mio labbro inferiore, mi sollevò facendomi sedere sulla scrivania impossessandosi dei miei fianchi mentre le mie mani giocavano con i capelli corvini.
-Andiamo…- mi incitò facendomi scendere dalla scrivania, cazzo se mi piaceva quel ragazzo.


CIAO RAGAZZE, OGGI SONO PUNTUALE EHEHE, IN QUESTO ULTIMO PERIODO NON HO MOLTO DA DIRE, SE NON CHE OGGI HO INIZIATO LA SCUOLA E IN QUALCHE MODO MI DEVO RALLEGRARE QUINDI LE VOSTRE RECENSIONI AIUTEREBBERO, IN PROPOSITO SIETE TUTTTE DOLCISSIME, VERAMENTE RAGAZZE, GRAZIE PER IL SUPPORTO! VOLEVO RINGRAZIARE DI NUOVO "XXASHTONSDRUMS", VA BENE LO AMMETTO E' LA MIGLIORE AMICA, E PARTE DELLE IDEE SONO FRUTTO DELLA SUA TESTOLINA, CON QUESTA RAGAZZE STACCO, E CI VEDIAMO DOMENICA! UN BACIO xX Vittoria :)

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Capitolo 15
*** So fake... ***




SO FAKE...


 
Annuii, guardandomi i calzini neri che indossavo, mi sedetti sul divano allacciandomi, anzi infilando semplicemente i lacci lateralmente, mi alzai scorgendo il mio riflesso nella portafinestra che dava sul balcone.
 
-No, io voglio vedere Fast and Furios!- esclamai, sorridendo sotto i baffi a causa dello sguardo stupito di Calum.
-E va bene, pensavo volessi andare su qualcosa di più romantico, ma va bene-  mi chiedo perché i ragazzi pensino che a noi ragazze piacciano solo film romantici-strappa lacrime, comunque fra noi due penso che sia Calum quello più tenero, inutile dire che mia “madre” mi paragona ad un orso.
-Cosa vuoi da mangiare?- mi chiese Calum una volta arrivati al bancone.
-I pop corn e gli M&Ms- chiesi saltellando come una bambina in un negozio di caramelle, che per la precisione era a circa due metri da noi.
-Va bene- disse il tutto al tipello lì, pagò ed entrammo in sala, c’erano si e no una decina di persone.
-Quanto ti devo?- chiesi informandomi sul prezzo dei pop corn e delle caramelle.
-Non preoccuparti- mi tranquillizò lui che mi aveva già messo una mano sul braccio impedendomi di raggiungere la tasca posteriore degli shorts. Trovammo i posti e ci sedemmo sulle soffici poltroncine rosse.
-Dimmi un po’… ma quella famosa vacanza studio?-
-Se non ricordo male, dovrebbero arrivare il primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie-
-Ah bene, a proposito io sono a Melbourne per Natale…-
-Oh, si immaginavo, mi troverò qualcosa da fare- dissi iniziando a giocare con il cordino di uno dei tanti braccialetti che portavo al polso sinistro.
-Mi dispiace, ma a Capodanno da quanto ho capito Ashton da una festa…-
-Capodanno? Io torno in Italia, o meglio ho il volo alle tre del mattino da qua-
-Possiamo stare io e te da soli, che ne so, usciamo e poi vieni da me-
-Figurati, tu vai pure alla festa- mi sentivo in colpa, come sempre del resto, lui voleva stare con me, ma io avevo il volo molto presto, ma era anche vero che mi sarebbe piaciuto da matti andare a quel party.
-Vedo se riesco a spostare il volo, muoio dalla voglia di vedere come Ashton organizzerò la festa-
-Lo faresti?- gli si illuminarono gli occhi.
-Certo- la sala iniziava a riempirsi e il film iniziò.
 
-Wow!- esclamai appena partirono i titoli di coda.
-Ma se non hai seguito neanche una parola!-
-Non è vero, non ho capito la fine ma l’inizio si- mi difesi.
-Seee- uscimmo dal cinema mano nella mano.
-Comunque che fai domani?-
-Suppongo che io e Abby gireremo intorno a Mike e alla sua tipa per tutto il pomeriggio.
-Bello, avvisami se succede qualcosa-
-Tipo?-
-Tipo un Michael che vola per terra per il nervosismo-
-No, dai, poverino- mi aprii la portiera dell’auto facendomi accomodare sul sedile del passeggero, fece il giro salendo poi dal lato del guidatore, infilò la chiave nella toppa e la fece girare, il viaggio non durò molto e in poco tempo fummo davanti a casa mia.
-Ehm io vado, notte- dissi sorridendo e mettendo la mano sulla maniglia, Calum mi afferrò delicatamente l’altro braccio, sbilanciandomi e costringendomi a spostarmi verso di lui, posai le labbra sulle sue, mi sporsi ancora un po’ verso di lui, che spostò il sedile consentendomi di scivolare sulle sue gambe avvolte dagli skinny neri, le sue mani vagavano sulla mia schiena mentre le mie giocavano con i suoi capelli, creando dei piccoli ricciolini mori, sentivo che i miei polmoni avevano bisogno d’aria, ma nello stesso tempo non volevo allontanarmi permettendo al senso di vuoto di invadermi, ignorai la mancanza d’ossigeno continuando a muovere le labbra sulle sue, alla fine fu lui il primo ad allontanarsi, ma rimanendo comunque a pochi centimetri, mi avvicinai di nuovo, anche se col fiato corto stampandogli un bacio sul naso.
-Tenera- ricambiai il complimento con un altro bacio, con uno scatto felino scesi dall’auto, lasciando Cal con le mani a mezz’aria.
-Ti odio- disse mettendo il broncio, gli sorrisi facendogli una linguaccia per poi dileguarmi in casa.
-Sono tornata-
-Eccoti, che pensi di fare domani?- le dissi le stesse cose che dissi a Calum davanti al cinema.
-Mi piace- mi rispose lei strofinandosi le mani.
 
-Allora cappotto nero anche se ci sono 40 gradi, capello e occhiali da sole rigorosamente scuri-
-Allora, sul cappotto avrei qualcosa da ridire, sul cappello e sugli occhiali no, i giornali li abbiamo, siamo a posto-
-Ritiro i cereali e andiamo, tu prendi la roba- avvisai Abby, buttai la tazza nel lavandino e presi il capello e i RayBan che mi porgeva la ragazza di fianco a me, presi le chiavi di casa e chiusi la porta d'entrata.
-Cia... dove andate vestite così?- domando Luke appena lo incrociammo per le scale.
-Ehm noi, siamo in incognito…- dissi bisbigliando.
-Voi cosa?-
-Siamo in missione segreta- ripetè abby con lo stesso tono di voce.
-Non capisco-
-Oh porco cammello stiamo andando a spiare Michael e Skype!- sbottai io, infastidita dagli evidenti problemi di udito del vicino di casa.
-Oh bello, fammi sapere come va- disse facendo l’occhiolino, lo salutammo e uscimmo definitivamente di casa.
 
-Allora, alle 4 in punto alla panchina di fronte alla gelateria- come al solito eravamo al bivio, spiaggia-centro, avendo sistemato io l’incontro con Skype sapevo ogni singolo dettaglio.
-Perfetto- ci incamminammo verso il centro, ovviamente grondanti causa felpa nera pesante e cappellino, anzi rettifico Abby stava sudando perché aveva avuto la brillante idea di mettersi il cappellino grigio di lana, io quello dei New York Yakees.
-Li vedo!- esclamai, pur mantenendo il tono di voce basso appena scorsi i capelli biondi di Michael, seguito da Skype.
-Quella Skype! Oh mio dio, quella è una mega troia che tu neanche immagini-
-Veramente? Racconta-
-Era nella mia stessa scuola e praticamente si è fatta ogni singolo ragazzo, anche quelli gay! Il bello è che ha tre anni in meno di me e due di te-
-Ciò vuol dire che ha 16 anni-
-Oh bene è passata a quelli dell’ultimo anno- risi nervosa.
-Seguiamoli- affermai, alzandomi di scatto attirando l’attenzione di una coppia di vecchietti affianco a noi.
Sempre a debita distanza li seguimmo tutto il pomeriggio, le novità erano due: Michael le aveva preso la mano e si era quasi ucciso in un tombino, pomeriggio noioso, niente cadute o crisi isteriche a causa di un Mike un po’ troppo timido.
-Posso togliermi la felpa, ti prego!-
-No- dissi agitando un mano per zittire Abby che continuava a lamentarsi, in pratica eravamo dietro ad un muro.
-Ciao ragazze!- sentii una mano sulla spalla.
-Dio Calum, morissi male, mi hai fatto prendere un infarto!-
-Scusa, state pedinando Michael?- annuii, controllando che non stesse succedendo per poi alzarmi e baciare Calum.
-Alex?!- Abby mi stava tirando un braccio.
-Cazzo c’è?- dissi rimanendo a pochi centimetri dalle labbra di Cal.
-Mike e Skype! Lui ha fatto per darle un bacio ma lei si è spostata per farsi baciare sulla guancia!-
-Bhè, mi sembra normale visto che è la prima volta che escono insieme-
-Con Skype? Skype Brown? Veramente?-
-B-brown?- chiese Calum turbato.
-Si la mega puttana della Norwest-
-Michael sa chi è vero? Non si è fatto stirare da una macchina oppure non si è tirato una mazza in testa e adesso ha un’amnesia vero?-
-Non credo- dissi io.
-Appena arriva a casa, lo chiamo e lo insulto-
-Calum sai che era anche alla festa di Ashton vero?-
-Ehm si, ma ho preferito evitarla, motivo per il quale non ho visto né lei né Mike se non quando abbiamo suonato- ci sporgemmo tutti e tre dal muro per puntarli meglio.
 
CALUM’S POV
Dopo aver riaccompagnato a casa Alex, avevo deciso di provare a chiamare Michael su Facetime.
-Ciao Calum!- mi salutò mia sorella dalla cucina.
-Ciao Mali!- ricambiai prima di dileguarmi in camera mia, presi il portatile e lo posizionai sul letto, mi stesi davanti ad esso, chiamando Mike che dopo qualche squillo rispose.
-Ehi Cal!-
-Mike, ma senti un po’… con Skype?- chiesi senza fare giri di parole.
-Oh ehm, tutto bene-
-Sai vero la sua reputazione?-
-Si lo so, ma mi ha confessato di essere cambiata, insomma non si fa più il primo ragazzo che trova, infatti quando ho provato a baciarla si è girata in modo che appoggiassi le labbra sulla sua guancia!- rispose entusiasta, non so quanto potevo credergli e sapevo anche che alle volte Michael era veramente innocente, o meglio dire, ingenuo, provai a sentire Alex ma mi rispose Abby dicendomi che era sotto la doccia, comprensibile data l’alta temperatura e la sua maglia pesante, come minimo era tornata a casa fradicia.
 
ALEX’S POV
Avevo appena messo giù il telefono a Calum che mi aveva riferito ciò che gli aveva detto Mike, da un lato aveva ragione, era troppo ingenuo, dall’altra però poteva anche essere vero che Skype voleva cambiare, non lo so, l’unico modo per scoprirlo era andare avanti e vedere come proseguivano le cose, se non riusciva a portarselo a letto nel giro di una settimana era veramente vero ciò che diceva la “bionda”. Ci riflettei ancora un po’ poi decisi di andare a cenare per parlarne con Abby.
 


CIAO RAGAZZE, LO SO, QUESTO CAPITOLO E' UNA MEZZA MERDINA, MA LA SCUOLA E' INIZIATA E PUR TROPPO NON HO PIU' UN CAZZO DA FARE COME PRIMA, ANZI, QUINDI MI SCUSO TANTISSIMO PER NON AVER MESSO IL CAPITOLO DOMENICA, MA ORMAI CREDO CHE POSTERO' O DI MERCOLEDI' O DI DOMENICA, APPUNTO PERCHE' HO PARECCHI IMPEGNI, CAPITERANNO ANCHE LE VOLTE IN CUI POSTERO' ENTRAMBI I GIORNI, MA NON SARO' PIU' COSI' FISCALE COME PRIMA. DETTO QUESTO, UN BACIO xX Vittoria :)

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Capitolo 16
*** Afternoon with you ***




AFTERNOON WITH YOU

Maledissi mentalmente la sveglia che non  smetteva di squillare: 7.00 am. Alle otto avrei dovuto essere al lavoro e dovevo ancora trovare la forza di alzarmi, di fare la doccia, vestirmi e uscire. Scostai le coperte lateralmente, sgusciai fuori dal letto e con passo felpato mi diressi in bagno. Una delle mie tante stranezze era il senso di freddo che avevo al mattino anche se fuori c’erani 40° gradi all’ombra, non so perché, ma ogni singola mattina di ogni singola stagione la prima cosa che vorrei fare è buttarmi sotto la doccia calda. Tolsi la canotta che usavo come maglia del pigiama e mi buttai sotto il getto dell’acqua stando attenta a non bagnare i capelli, lasciai che il liquido bollente mi riscaldasse il corpo rilassandomi mentre decidevo cosa mettere, probabilmente avrei indossato un paio di skinny neri e la t-shirt dei Guns’n’roses, giusto per non essere troppo nera. Uscii dalla doccia scrollandomi l’acqua di dosso e avvolgendomi nell’accappatoio viola. Sempre in estremo silenzio corsi in cucina tenendomi stretto l’accappatoio e mi preparai il caffè, attesi giocherellando con il telefono: 7.25 am. Ce la potevo fare, bevvi tutto ciò che avevo nel tazzone sperando che mi svegliasse almeno un po’ e mi togliesse l’aria da rincoglionita; mi vestii e truccai velocemente, saltellai fino alla porta finendo di allacciarmi le scarpe e afferrando la borsa nera dall’attaccapanni all’entrata controllando che ci fosse tutto, incluso l’abbonamento della metro.
 
-Eccomi!- vociai entrando in negozio.
-Ciao Alex, lui è Shaq, Shaq lei è Alex-
-Piacere- strinsi la mano al ragazzo di fronte a me, non doveva essere più alto di Michael, capelli biondi cenere ricci, molto ricci e occhi castano-verdi, sembrava gentile e disponibile.
-Piacere mio-
-Shaq, puoi far vedere ad Alex il piano di sotto?- il ragazzo annuii facendomi segno di seguirlo, scesi le scale tenendogli il passo e arrivammo nella piccola saletta dove vi erano tutti gli strumenti.
-David mi ha detto che suoni la chitarra e sai qualcosa di piano giusto?-
-Si-
-Occupati di questa parte qua- mi accennò la destra –per adesso devi solo dare una spolverata alle chitarre e sistemare i plettri e il resto degli accessori- mi indicò due scatoloni e poi mi congedò lasciandomi lavorare, David dal piano di sopra aveva messo un CD dei Pink Floyd. Iniziai prendendo la prima chitarra dal piedistallo, sistemandola sull’apposita tavola ed iniziai a lucidarla, finito di fare ciò l’accordai e la risistemai, feci così con tutte le altre eccetto quelle elettriche che spolverai e basta. Tutto sommato era rilassante, l’ambiente mi piaceva, i colori scuri delle pareti tenevano l’atmosfera molto punk, senza però farla sembrare inquietante, a mettere allegria c’erano i vari poster di band, chitarristi, cantanti o batteristi, su tutte le pareti erano stati fissati dei ganci per appendere le chitarre in particolare quelle elettriche, invece tutte le altre erano sistemate per terra, divise in classiche e acustiche.
Intorno alle nove e trenta, dieci, iniziarono ad arrivare i primi clienti, molti davano solo un occhiata, una chitarra non è un acquisto che si può fare ogni giorno, a meno che non si fa parte dei Green day o qualche altra band stra famosa e pagata.
-Scusi, la posso aiutare?- chiesi ad una ragazza che stava dando un occhiata ad alcune chitarre elettriche.
-In realtà si, ero indecisa fra un paio di chitarre- accennò timida.
-Certo, puoi dirmi quali-
-Avevo adocchiato quella Gibson, ma ho sempre avuto un debole per le Fender—
-Non è una scelta per niente facile, ti rassicuro con il dire che suonano entrambe molto bene, anzi benissimo, a questo punto è solo una questione di estetica-
-Bel problema-
-Io fossi in te prenderei quella Gibson, quella bianca, di solito io vado per il nero, ma quella è stupenda-
-Mi piace, è diversa, credo che mi lascerò convincere- rise convinta, mentre andavo nel magazzino sul retro per prendere la chitarra, le chiesi se le serviva anche la custodia.
-Ehm si grazie- gliene presi una rigida e portai di là il tutto.
-Te l’accordo, a proposito con gli amplificatori sei a posto?- annuii.
 
-Ehi Cal!- avevo appena finito il turno, era l’una di pomeriggio e non avevo ancora mangiato.
-Ciao piccola- mi abbracciò cingendomi poi la vita con il braccio –Com’è andata?-
-Benissimo, grazie, tu invece che hai fatto?-
-Mmh compiti, a proposito saresti così gentile da controllarmi matematica?- annuii ridendo divertita e ciondolando insieme a lui fino alla macchina. Durante il breve tratto di strada parlammo del più e del meno; scesi dall’auto parcheggiata davanti a casa di Calum.
-Mali, siamo noi- urlò Cal.
-C’è… anche tua sorella?- chiesi impaurita.
-Ehm si, perché?-
-Perché se avessi saputo che avrei incontrato tua sorella mi sarei resa un pochino più presentabile, dissi alludendo agli abiti neri che indossavo.
-Ciao Cal, tu devi essere Alex giusto?-
-Uhm, si sono io, piacere- Mali Koa era una ragazza sue vent’anni su per giù, alta poco più di me, scura quanto Calum, due occhioni marroni e i capelli mori raccolti in una treccia laterale, era uguale spiaccicata al fratello.
-Io sono Mali Koa, puoi chiamarmi solo Mali- disse tendendo il braccio, le afferrai la mano.
-Calum, io… ehm vado a fare un giro con Sarah tornerò per cena-
-Okay, a dopo- Mali ci salutò prima di lasciarci soli.
-E così ci ha lasciato soli…- mi lanciò uno sguardo prima di buttarsi su di me ed iniziare ad agitare le dita sui miei fianchi, sapendo che soffrivo terribilmente il solletico, mi accasciai contro il muro.
-Calum! Smettila! Ti prego- gridai cercando di bloccargli le mani, tentativo inutile dal momento che aveva tipo il doppio della mia forza, si bloccò di scatto, le sue mani passarono dai miei fianchi al mio fondoschiena e infine alla parte posteriore delle cosce, mi sollevò da terra facendomi incrociare le gambe attorno al suo bacino, iniziò a baciarmi le labbra, piano si scostò dal muro e si avviò per le scale.
-Lasciami, sono pesante- dissi fra un bacio e l’altro.
-Se come no, sei una piuma- ritornò a concentrarsi sulla mie labbra e gradino dopo gradino, passo dopo passo mi ritrovai sdraiata sul suo letto, con lui al mio fianco.
-Sei troppo buffa quando cerchi di fermarmi mentre ti faccio il solletico-
-E tu sei troppo stronzo quando mi fai il solletico- mi fece girare su me stessa facendo aderire la mia schiena con il suo petto, intrecciò le gambe con le mie e con il braccio mi attirò di più a se.
 
Era passata forse mezz’ora, o un po’ di più, Calum era concentrato sui miei capelli per metà fucsia sbiadito, io invece giocavo con le sue dita, facendole intrecciare con le mie.
-Ma quei famosi compiti?-
-Oh si, giusto- si alzò rotolando giù dal letto e dirigendosi verso la scrivania –eccoli- mi porse una pila di fogli e il libro, mi sedetti a gambe incrociate, iniziai a controllare gli esercizi, aiutandomi con la calcolatrice del telefono.
-Devi rifare la seconda e la penultima-
-Perché? Cosa c’è di sbagliato?-
-Questo passaggio qui, è lo stesso in entrambe le equazioni, ma con numeri diversi- si grattò il collo perplesso e tornò alla scrivania. Mi alzai dal letto dirigendomi verso il balconcino, estrassi il telefono dalla tasca e composi il numero di Abby che mi aveva chiamato poco prima.
-Alex! Com’è andata?-
-Ciao Abby, è andata benissimo, non sai quanto mi piace quel lavoro-
-Dai sono felice per te, anche Starbucks non è male, anzi, dove sei?-
-Da Calum, lo sto aiutando in matematica-
-Sii, in matematica, certo, secondo me vuole riuscire a calcolare quanti succhiotti è riuscito a farti l’altra sera-
-E’? Cosa?-
-Guardati allo specchio- ritornai in camera posizionandomi davanti allo specchio e sistemando i capelli di lato, scoprendo due segni rossi-violacei.
-Che c’è?- mi chiese Calum, osservando la mia faccia, gli feci segno di tornare a matematica con la mano mentre io me ne tornai sul balcone.
-Allora?-
-Non me ne ero accorta, quando gli hai visti?-
-Ieri sera a cena, ma avevo notato qualcosa anche appena tornata dal cinema-
-Potevi dirmelo, avrei fatto qualcosa, anziché presentarmi al lavoro con due succhiotti belli freschi-
-Dormivo- si scusò.
-Si va bene, ci vediamo a casa, ciao- aspettai che mi salutasse e poi chiusi la chiamata tornandomene in camera.
-Finito- mi disse Calum soddifatto –comunque perché prima avevi quella faccia?- scostai nuovamente i capelli lasciando intravedere i segni.
-Oh, ehm, l’altra sera giusto?- annuii, sorridendo per tranquillizzarlo.
-Vieni- gli feci segno di raggiungermi vicino a me sul letto con i compiti, si buttò lanciandomi i fogli, iniziai a ricontrollare il tutto.
-E’ giusto-
-Me lo merito un bacio giusto?-
-Solo se prima vai a prendere qualcosa da mangiare-
-Vado- si volatilizzò giù, tornando poco dopo con un pacchetto di patatine, glielo strappai di mano.
-Mio!- stavo letteralmente morendo di fame, non avevo pranzato, ma in condizioni normali la briosche che mi ero fatta portare da Shaq intorno alle undici e trenta mi sarebbe basta, e quando dico “condizioni normali” tutti sappiamo a quale periodo del mese mi riferisco. Strappai l’apertura del pacchetto e presi una manciata di patatine.
-Avevi fame!?- annuii tornando a concentrarmi sul pacchetto di patatine, solo quando mi resi conto di sembrare un maiale, ovvero quando mi fui mangiata più di metà pacchetto, lo porsi a Calum che non esitò nell’agguantarlo e finirlo.
 
-Comunque sono riuscita a spostare il volo!-
-Veramente?-
-Si! Il tre alle quattro del mattino.-
-Ma non è presto?-
-No, perché conta che da qua in Italia sono all’incirca diciotto ore, più gli scali e due ore di macchina dall’aeroporto fino a casa mia-
-Uhm, faticoso-
-Si direi- il resto del pomeriggio lo passammo a parlare, o mangiare, o giocare alla playstation.
-L2, R1, R1, R1!- urlai prima di decapitare un tizio.
-Echecazzo! Non si può giocare con te, adesso mi spieghi come hai fatto ad imparare così bene!-
-In Italia ho tre cugini fissati con la play, facendoli da babysitter ero quasi costretta a saper giocare così bene, a meno non volessi mangiare qualche miscuglio strano creato da loro-
-Scommettevate?-
-Ehm si, se vincevano loro dovevo mangiare cose assurde, se vincevo io se ne dovevano stare buoni tutto il pomeriggio e non sfracassare i coglioni-
-Mi sembra giusto, comunque se ti senti così brava, prova a giocare con Hemmings e poi mi dici…-
-E’ così bravo?-
-Quando siamo in quattro, io, Ashton e Michael ci mettiamo in squadra insieme e Luke sta da solo, peccato che vinca sempre e solo lui-
-Vedremo- dissi sfregandomi le mani.

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Capitolo 17
*** I'M JUST A REJECT ***




I'M JUST A REJECT
IMPORTANTE: LEGGERE LE NOTE DELL'AUTORE SOTTO, GRAZIE.

 
-Sono tornata!- avvisai Abby entrando in casa, nessuna risposta, strano, non era né sotto la doccia né in camera con le cuffie, andai in cucina sperando che avesse lasciato un biglietto, infatti era così.
“Ehi Alex, se non sarò a casa quando tu sarai tornata” faceva tanto testamento “sappi che sono uscita a fare una passeggiata con Andrew”
-Uhm, okay- uscii dalla cucina –no un momento, Andrew?- ripercorsi i miei passi in retromarcia rileggendo più e più volte il post-it appiccicato sul frigo, non aveva mai rinunciato all’appuntamento, l’aveva solo rimandato. Presi il telefono dal muretto in salotto e percorsi le scale fino ad arrivare all’appartamento Hemmings, suonai.
-Scusi, c’è Luke?- mi aveva aperto un ragazzo alto un po’ più di Luke, biondo e occhi azzurri.
-Oh si, adesso te lo chiamo, sono Jack, il fratello-
-Alex, del piano di sopra, piacere- gli strinsi la mano, aspettando Luke sulla soglia, uscii dalla porta in stile perfetto barbone, pantaloncini da calcio, canotta bianca e cappellino.
-“Bad hair day”?- chiesi.
-Non me ne parlare, comunque dimmi- risalimmo le scale entrando nel mio appartamento, dissi a Luke di aspettarmi sul divano, mentre io corsi in cucina a prendere il biglietto, mi buttai sul divano posizionandogli davanti agli occhi il piccolo foglio giallo evidenziatore.
-Come?!- rilesse anche lui più volte il biglietto per poi buttarlo a terra.
-Non può averlo fatto! Non dopo quello che le avevo detto-
-Non dopo quello che le avevamo detto- lo corressi.
-Non ho parole- disse guardando il vuoto davanti a lui.
-Senti, noi abbiamo provato a farle cambiare idea, ma evidentemente è così testarda da voler provarci, se poi ci rimane male cazzi suoi-
-Giusto, però mi dispiace vederla così-
-Lo so, ma è stata una scelta, magari ci stiamo facendo degli inutili film mentali, ed Andrew ha veramente sbagliato quella sera, ma non credo-
-Ripeto ciò che hai detto tu, cazzi suoi, comunque che hai qui?- disse spostandomi i capelli dal collo.
-Ehm…-
-Oh, no aspetta ma non state insieme da appena un mese?-
-Oh calmo, è solo un…-
-Due- mi corresse.
-Due succhiotti, non vuol dire per forza che… insomma hai capito-
-Allora questi discorsi imbarazzano anche te eh?- domandò retorico.
-Oh ma smettila- gli tirai un cuscino.
 
MICHAEL’S POV
Ancora una volta a casa da solo, Skype era occupata, Alex sarà sicuramente con Calum, Ashton e Luke spariti. Mi ritrovai a vagare per casa in cerca di qualcosa da bere, che ne so, una birra, alla fine ne trovai una nella dispensa, l’aprii con una forchetta che si trovava sul tavolo e bevvi il primo sorso. Era da parecchio che non bevevo, forse da quando era arrivata Alex, posai la bottiglia sul tavolo ma feci il grande errore di lasciar cadere l’occhio sull’ammasso di bracciali che avevo al polso sinistro, anche Alex aveva la strana abitudine di portarne milioni, ma lei non doveva nascondere niente, io avevo un segreto che conosceva solo Calum, non era un segreto di cui andare fieri. Il mio migliore amico mi aveva raccomandato di chiamarlo se mai ne avessi avuto bisogno, sfilai dalla tasca della tuta il telefono e composi il numero che ormai conoscevo a memoria.
-Michael, ciao!- non risposi.
-Mike!- mi scappò un singhiozzo soffocato, ma evidente non ero riuscito a renderlo abbastanza silenzioso.
-Michael, no! Non farlo!- era allarmato, evidentemente la mia coscienza era andata in pensione, perché non pensai a lui quando buttai giù il telefono, non pensai ad Alex quando lentamente mi diressi verso il mio bagno, non pensai a niente quando tirai fuori da una scatola nascosta e all’interno imbrattata di sangue una lametta, piccola ma affilata. Non pensai e basta quando feci scivolare la lama sul polso, cercando di trovare un punto pulito nella pelle candida piena di cicatrici arrossate. Mi lasciai andare quando il sangue iniziò a scorrere dapprima sul mio polso e poi sulla mano, finendo in fine sul pavimento pulito.
 
ALEX’S POV
-Calum che c’è?- urlai allarmata scendendo le scale di corsa, Luke se ne era andato da un pezzo, troppo arrabbiato per continuare qualsiasi tipo di conversazione.
-Muoviti!- mi gridò mentre percorrevo il vialetto, riuscii a guardarlo in faccia, era paonazzo, come se avesse fatto una maratona, le mani gli tremavano.
-Calum, che è successo?-
-Michael… dobbiamo muoverci- salii velocemente sulla macchina già accesa, senza perdere tempo Calum tolse il freno a mano iniziando a sfrecciare per le strade di Sydney.
-Puoi spiegarmi?-
-Mike, si… si-
-Si cosa, sta male?-
-Si, cioè no, Michael si taglia- deglutii a fatica immagazzinando quelle parole, ero terrorizzata all’idea, ma Michael, perché? Non riuscivo a darmi una risposta e non era il momento di fare domande. Calum accostò al marciapiedi, mi fiondai verso la porta bussando in vano.
-La chiave, sotto lo zerbino!- alzai il tappettino prendendo la chiave, la feci girare nella toppa spalancando la porta.
-Michael!- urlai, salendo le scale di corsa, rischiando di inciampare varie volte nella moquette, sentii mugulare dalla porta di quello che per una settimana era stato il mio bagno, aprii piano la porta, ignorando le proteste del ragazzo, chiusi gli occhi per un momento, gli riaprii dopo una manciata di secondi trovandomi davanti uno spettacolo terribile: Michael era sdraiato a terra appoggiato al mobiletto del lavandino, il braccio sinistro teso ed immerso per metà in una piccola pozza di sangue, la faccia stravolta, le occhiaie profonde e viola gli segnavano gli occhi spenti, il petto si alzava e abbassava velocemente.
-Alex…- questa volta fu Calum ha parlare, le voci mi arrivavano lontane e disconnesse, i miei occhi erano fissi su un piccolo pezzo di metallo grigio appoggiato al pavimento.
-Perché l’hai portata qui?- mi accasciai sulle ginocchia, le mani forti di Calum mi sorreggevano da dietro, ma il senso di nausea iniziava a farsi sentire.
-Scusate- mi alzai con difficoltà dirigendomi a passo in certo per le scale, mi sedetti sul divano cercando di far affievolire le immagini che continuavano a tormentarmi, fissai il vuoto. Erano passati dieci minuti, forse un quarto d’ora e si sentirono i primi passi provenire dal corridoio, avevo gli occhi gonfi e il mascara per la maggior parte colato.
-Ehi…- Calum era sceso da solo.
-Michael?- dissi alzandomi in piedi.
-E’ nel suo letto a dormire, era troppo imbarazzato per quello che è successo-
-Vado a dare una ripulita-
-Sicura di star bene?- annuii lentamente, tornando al piano di sopra, aprii lentamente la porta bianca, l’odore di sangue mi arrivò alle narici, ignorai nuovamente il senso di nausea; strappai della carta igienica e la buttai a terra sopra il liquido denso e rosso.
Presi dal piccolo sgabuzzino adiacente lo spazzolone e il detersivo, mi piegai rimuovendo la carta, ma questa volta la nausea mi costrinse a piegarmi sul water, facendo appena in tempo a raccogliermi i capelli dietro la schiena.
 
CALUM’S POV
Stavo mettendo in ordine il casino che c’era in cucina quando sentii Alex, gemere e poi vomitare, lasciai lì ciò che stavo riordinando correndo per le scale, facendo i gradini due a due, aprii la porta, Alex era piegata in due sul water, con una mano si sorreggeva e con l’altra si teneva i capelli dietro la schiena.
-Ehi, tranquilla…- mi piegai anche io, togliendole la mano dai capelli e fermandoglieli dentro la maglia, le accarezzavo la schiena, sperando che si calmasse.
-Scusa- disse lasciando cadere una lacrima sulla guancia.
-E di cosa? Di essere stata male perché questo non è proprio un bello spettacolo?- si rigirò passandosi una mano sulle labbra, si appoggio al muro, tendendo una gamba.
-Tranquilla- dissi prendendole una mano.
-Perché? Tu sai perché lo fa?- scoppiò a piangere sulla mia spalla, le accarezzai la schiena.
-Si… ma quando sei arrivata tu, mi ha detto che non ne sentiva più il bisogno, non pensavo che… lui è sempre solo, non ha una ragazza, e questo gli abbassa notevolmente l’autostima, pensa di non essere abbastanza- spifferai tutto, Alex si alzò titubante, uscii dal bagno lasciandosi alle spalle le orribili macchie rosse sulle piastrelle bianche. Era andata da Michael, l’avevo vista sdraiarsi a fianco a lui e abbracciarlo, era bellissima, forse non era il momento adatto per dirlo, ma quando mai non lo è, voglio dire, pure con un sacco di patate addosso sarebbe stupenda. Ero un po’ scosso all’idea di non passare il Natale con lei, però c’erano sia Abby che Michael, quindi proprio da sola non era, mi sarebbe però piaciuto vederla davanti all’albero di Natale con un capello rosso in testa, con quelle punte fucsia slavate che facevano capolino dal bordino bianco, quei capelli così morbidi, che voleva tingere a tutti i costi, ma che io amavo così com’erano, non parliamo delle labbra, ormai le conoscevo a memoria, ogni millimetro, le avevo assaporate e baciate, a volte più dolcemente a volte meno. Quelle sue ciglia lunghissime che incorniciavano perfettamente gli occhi verdi, sempre circondati da una linea nera che al mattino colava per la poca voglia di struccarsi la sera prima, sembrava un panda; non era poi tanto bassa, ma le mie maglie le stavano enormi, forse perché era magra, non lo so, ma era tenerissima. Le mani, perfino quelle erano perfette, affusolate, le unghie tenute ordinate e non troppo lunghe, per poter suonare la chitarra, sempre pitturate di nero o blu scuro; la miriade di bracciali che portava al polso sinistro, spesso si perdeva a giocare con qualche filetto che pendeva da essi. I suoi jeans strappati ed estremamente stretti, la facevano sembrava ancora più slanciata e più sexy. Le clavicole sporgenti e il collo magro su cui avevo lasciato due succhiotti che adesso stavano svanendo. Dio se era perfetta. Adesso era lì, stesa su un fianco, mi dava la schiena, pure quella bellissima.
Mi ripresi dai miei pensieri tornando a pulire il bagno, finii il lavoro che aveva iniziato Alex, ormai era un’abitudine liberarmi del sangue di Michael, lui era troppo esausto per riuscire a pulire senza provocarsi giramenti di testa. Finii in meno di un quarto, ripercorsi il corridoio arrivando in camera di Mike.
-Alex?- la chiamai dolcemente dalla soglia della porta.
-Arrivo- si girò su stessa sedendosi sul bordo del letto si passò una mano sulla fronte per poi alzarsi e venire verso di me.
-Andiamo- la incitai, scendemmo lentamente le scale e percorremmo il corridoio e successivamente il vialetto, salii in macchina mettendo in moto; appoggiai la mano sulla sua coscia, la spostavo velocemente dal cambio alla sua gamba, cercando di tranquillizzarla. Accostai al marciapiede –Buona notte- la salutai, aspettai che entrasse in casa prima di ripartire.
 
ALEX’S POV
Erano appena le dieci di sera, nessuno dei due aveva mangiato, ma come biasimarci dopo lo spettacolo che ci si parò davanti. Salutai Abby, che era seduta sul divano con una ciotola di pop corn.
-Allora non mi chiedi niente?- esclamò entusiasta, forse troppo, trapanandomi i timpani.
-Abby, non è il momento ti prego-
-Ah si okay, però quando capita qualcosa a te devi sempre raccontarlo, parlarmene e se ti interrompo ti incazzi-
-Abby calmati, non sto bene okay, Dio- affrettai il passo chiudendomi la porta di camera mia alle spalle. Era presto ma stavo morendo di sonno, decisi di svestirmi rimanendo in intimo, mi buttai sotto il lenzuolo coprendomi fino al collo.
------
Sangue, macchie rosse ovunque, Michael steso per terra sanguinante, nonostante fosse moribondo continuava a farlo, faceva strisciare la lametta sul suo polso, Calum era vicino a lui, stava provando a fermarlo, ma non ci riusciva.
-Michael basta! Ti prego!- urlai, ma era come se non esistessi.
-Scusami- disse solo, prima di incidere un’ultima volta la sua pelle candida.
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Mi alzai di scatto, la fronte era imperlata di sudore, ed era come se le lenzuola si fossero fatte troppo strette, le scostai, mi alzai guardando fuori dalla finestra aperta, riuscivo a vedere la luna. Non molto tempo dopo mi allontanai frugando nel cassetto del comodino trovando sul fondo un pacchetto di sigarette, ne mancavano due.
Estrassi la terza, schiacciai la pallina nel filtro e l’accessi, mi portai la sigaretta alla bocca inspirando, lasciai che il fumo mi scendesse in gola inondandomi i polmoni, espirai facendo uscire buona parte del fumo. Tiro dopo tiro arrivai all’altezza del filtro, la spensi sul davanzale di cemento della palazzina, buttando poi il mozzicone in giardino.
Ero consapevole del fatto che non sarei più riuscita a dormire, per ciò mi arresi mettendomi a giocare con il mio portatile.


CIAO RAGAZZE, ECCOMI QUI CON IL NUOVO CAPITOLO, E' DIVERSO, MOLTO, XXASHTONSDRUMS INSISTEVA CHE VOLEVA QUALCHE COLPO DI SCENA, ED ECCONE QUA UNO, DITEMELO CHE SONO STATA BRAVA, MI E' VENUTO IN MENTE TUTTO DA SOLO, LASCIATEMI QUESTI SECONDI DI GLORIA. COMUNQUE UNO DEI PRIMI ANNUNCI CHE VOLEVO FARVI E' CHE DATO CHE E' INIZIATA LA SCUOLA NON SARO' PIU' COSI' PUNTUALE COME LO ERO PRIMA, CONTATE CHE I CAPITOLI LI POSTERO' O MERCOLEDI' E DOMENICA, OPPURE SOLO UNO DEI DUE GIORNI OPPURE-ANCORA GIOVEDI' O LUNEDI'.
IL SECONDO ANNUNCIO INVECE ERANO DEI SEMPLICI CHIARIMENTI SULLA STORIA: LE DATE, GLI ANNI E LE ETA' SONO UN PO' SFALSATE, MA UNA FF NON PUO' CORRISPONDERE AL CENTO PER CENTO CON LA REALTA' PERCIO', VI DICO CHE SIAMO A DICEMBRE 2012, QUINDI POCO PRIMA CHE I ONED INIZINO IL TMH TOUR; ALEX DEVE FARE DICIANNOVE ANNI, IN PRATICA HA L'ETA' DI MICHAEL, QUALCHE MESE PIU' GIOVANE, CALUM E LUKE INVECE NE DEVONO FARE DICIOTTO, LO SO CHE COME ETA' SONO MOLTO SFALSATE, MA QUESTO E', CHE POI PER DEGLI ANNI, NON CAMBIA IL CONTENUTO DELLA STORIA QUINDI... UN BACIO xX Vittoria :)

 

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Capitolo 18
*** Tell me everything ***




TELL ME EVERYTHING


Voltai la faccia verso l’orologio che c’era sul comodino: le 7.40.
Era stata sveglia praticamente tutta la notta, in attesa dell’alba, il lavoro mi chiamava, decisi di alzarmi, mi guardai allo specchio, le occhiaie violacee mi arrivavano alle ginocchia in pratica, era più pallida del solito e in più in bocca avevo in gustaccio dovuto al sonno e alle due sigarette. Mi avviai ciondolante verso il bagno, non nego che, per quanto mi piacesse il mio lavoro, avrei preferito starmene sdraiata a letto.
Quella mattina non avevo né il tempo né la voglia di fare la doccia; mi lavai velocemente togliendo la puzza di fumo e mi pettinai i capelli, lisciandoli più che potevo senza la piastra, mi riempii di correttore cercando di coprire i terribili cerchi neri intorno agli occhi, facendo solo casino, mi struccai di nuovo. Alla fine misi del fondotinta e il solito eyeliner.
 
-Buongiorno- salutai entrando in cucina.
-‘giorno- ricambiò Abby ancora evidentemente scazzata dalla sera prima.
-Non hai dormito?-
-No- attesi che la macchina finisse di riempirmi il tazzone di caffè.
-Vuoi spiegarmi che è successo?-
-Adesso non mi va- risposi con tono abbastanza scazzato cercando di mettere fine alla conversazione, terminai tutto ciò che avevo nella tazza prima di riporla sul lavandino, mi lavai velocemente i denti, stando attenta a non sporcarmi la maglietta nera, ritornai in camera mia, afferrando lo zaino, ma tornando velocemente indietro per recuperare il pacchetto di Camel e l’accendino, buttai tutto nello zaino, lasciando fuori solo le cuffiette e il telefono che infilai nella tasca posteriore dei jeans.
 
-Alex, vuoi andare a prendere un caffè, ti vedo stanca-
-Ehm no, devo finire un lavoro, ne farò a meno- risposi a Shaq forzando un sorriso, cercando di trattenere uno sbadiglio, stavo sistemando ogni singolo prezzo su chitarre, bassi, batterie e tutto il resto, sembrava che non finissero più.
-Buongiorno, posso aiutarla?- chiesi automaticamente sentendo delle voci.
-Ciao Alex!- alzai la testa, erano Calum e Ashton.
-Oh ciao ragazzi- posai una chitarra per andare verso i ragazzi e abbracciarli, salutai prima Ash che poi si dileguò verso le batterie e poi andai verso Cal limitandomi ad un abbraccio, provò a baciarmi ma mi scansai facendo in modo che lui appoggiasse le labbra sulla mia guancia.
-Che c’è?-
-Niente, non preoccuparti, solo che non ho dormito e puzzo di topo morto- dissi sorridendo.
-Ti passo a prendere per pranzo okay?-
-Certo-
 
Era ormai mezz’ora che giravamo per il parchetto vicino a casa mia.
-Vuoi sederti?-
-Va bene- mi buttai sul prato appoggiando la schiena al tronco di un albero.
-Hai le cuffie?- mi chiese Calum.
-Si perché?-
-Ti voglio far sentire una cosa- presi lo zainetto aprendo il bottone della tasca inferiore, ne estrassi le cuffiette nere.
-Cosa sono quelle?- Calum stava puntando qualcosa.
-Cosa?-
-Quelle- disse tirando fuori le sigarette.
-Fumi?- gli strappai le sigarette di mano, buttandole bruscamente nello zaino –Era per questo che stamattina non volevi baciarmi?- proseguii.
-Calum, io non… si va bene, fumo, ma non ne sono dipendente lo faccio solo quando sono nervosa-
-Tranquilla non intendevo criticarti, volevo solo sapere, e dopo quello che è successo ieri non posso dirti nulla- mi sorrise, appoggiai la schiena al suo petto, voltando il viso all’indietro per guardarlo in faccia, iniziai a giocare con le sue guance paffute.
-Ti piacciono così tanto?- annuii divertita strappandogli un bacio. Nascondevo la testa nella sua maglia cercando di ripararmi dal sole, facendo un errore madornale in quanto il suo profumo mi mandava completamente in estasi, era un misto fra menta e non so cos’altro, me gli si addiceva. Era rilassante, avrei potuto stare lì sdraiata tutta la vita, guardare le stagioni alternarsi, le foglie diventare gialle per poi cadere, osservare la neve appoggiarsi al suolo con delicatezza come se potesse distruggerlo.
-Qualcosa non va?-
-Mmh…- dissi ritornando in superficie abbandonando la maglietta blu.
-Confessa…-
-Rimarrai il mio migliore amico?- chiesi sollevando di poco la testa per guardarlo meglio in faccia.
-Rimarrei il tuo migliore amico anche se?- notai una leggera punta di preoccupazione nella sua voce.
-Anche se stiamo insieme, e non intendo lasciarti per nessuna ragione al mondo, rimarrai il mio migliore amico oltre che al mio ragazzo?-
-Certo, cosa ti fa pensare che diventeremo come quelle coppiette che non fanno altro che trombare tutto il giorno-
-Non lo so, solo non voglio passare le giornate a baciarti o dirci parole sdolcinate, perché io odio con tutto il cuore quel tipo di fidanzati, in pratica non si conoscono neanche, anzi conoscono a memoria le loro labbra, ma a parte quello…-
-Stai parlando come una che ne sa qualcosa- mi alzai girandomi al contrario in modo da guardarlo in faccia.
-Perché ne so qualcosa… ad esempio i due ragazzi che ho avuto stavano con me solo per l’aspetto fisico, non che ci trovi quel granchè in me, non mi hanno mai conosciuta per come sono veramente, forse perché non riesco mai ad esternare ciò che penso…-
-Ma con me ci stai riuscendo-
-Con te è diverso, quando sono arrivata ho deciso di lasciarmi tutto alle spalle incluso il mio carattere orribile, cercando di sostituirlo con quello che vorrei, e devo dire che in un certo senso ci sto riuscendo, anche se quel fottuto lato timido si fa sempre sentire-
-Perché non riesci ad esternare ciò che pensi?-
-Perché ho talmente tanti pensieri che è difficile ordinarli e darli una logicità, quindi la maggior parte delle volte non parlo-
-Ma perché con me ci riesci? Scusa se ti assillo ma voglio solo capire-
-Tranquillo, mi fa bene parlare; principalmente perché sono sempre stata di fianco a persone che se parlavo non mi ascoltavano e se me ne stavo zitta mi davano dell’asociale e il più delle volte, secondo loro, ciò che dicevo era almeno in parte sbagliato o senza senso, infatti ciò che ti sto dicendo è contorto e non è molto logico, ma è quello che penso.-
-Tu devi dimenticarli, fanno parte del tuo passato, ti hanno presa in giro e insultata per troppo tempo tu, adesso devi darli una lezione, dimostrali che sei cambiato in meglio, o almeno che sei diversa, che hai trovato qualcuno con cui puoi finalmente sentirti a tuo agio. Adesso non pensare più a loro, pensa al tuo futuro: io, Michael, Luke, Ashton, Abby e gli altri siamo il tuo futuro, non quelle teste di cazzo che tu chiamavi amici!-
-Dio Cal, avevo bisogno di qualcuno che me lo dicesse, anche se ne ero completamente consapevole- mi strinse in un abbraccio, uno di quelli rassicuranti, quelli che riescono a far sciogliere almeno in parte quel blocco di ghiaccio che avevo nel petto.
 
-Ho trovato il regalo perfetto!- Calum iniziò a saltare in mezzo al centro commerciale davanti al negozio di animali, lo guardai storto.
-Calum? Basta- si fermò iniziando a canticchiare. Me l’ero portato dietro per comprare i regali di Natale, infatti continuava a chiedermi quale di tutti quelli che avevo nelle borse fosse il suo, non avrebbe mai saputo che il suo stava in una scatolo sotto al mio letto, sorrisi al pensiero di averlo fottuto un’altra volta, ma allo stesso tempo ero curiosa di sapere cosa mi avrebbe regalato.
-Cal sei un bastardo-
-Lo so e so anche che lì dentro da qualche parte c’è qualcosa di mio- riprese ad esultare come un bambino.
-E’ strano fare compere per Natale in piena estate, da me a quest’ora starà nevicando e staranno andando tutti in giro con i giubbotti pesanti.-
-E tu invece sei qui in canotta e pantaloncini, che per la cronaca ti fanno un culo perfetto.-
-Calum?!- gli schiaffeggiai per un po’ il braccio rinunciando poi quando capì che non gli avrei mai fatto male.
 
-Andiamo da Starbucks ti prego!!-
-Ma in Italia non esiste?- chiese Cal esasperato.
-C’è qualcosa di simile, adesso tu non rompi il cazzo e vieni con me- gli tirai un braccio facendolo smuovere con me nel locale. Ci sedemmo ad un tavolo che faceva angolo e ordinammo.
-Ho fame!-
-L’hai già detto una ventina di volte, non è che per caso hai il ciclo, dio santo-
-Può darsi e con questo?- risposi facendo il broncio.
-Povero unicorno che sta per morire dissanguato-
-1) provaci tu a perdere sangue dal cazzo! 2) cosa ti sei fumato di strano?-
-Per tua informazione niente di strano, e poi non ci tengo a provarci grazie-
-Fai ancora qualche battuta sulle mie attuali condizioni e ti castro-
-Ah bhè intanto ci rimetteresti anche tu-
-Stupido pervertito bastardo- dissi assaggiando il milkshaqe alla fragola, che fra l’altro ho sempre odiato, ma capitemi… sono in un periodo abbastanza particolare.
 
-Abby, sono a casa!-
-Ciao, adesso vuoi parlarmene?-
-Mmh okay- dissi poco convinta buttandomi sul divano, iniziai a raccontarle ciò che era successo il giorno prima raccomandandomi che non dicesse niente a nessuno…
-Oh ehm, mi dispiace di essermi arrabbiata con te…-
-Tranquilla, allora com’è andata con Andrew?- le risposi cercando di nascondere quella punta di schifo che avevo nel pronunciare il suo nome.
-Benissimo, è andata decisamente diversamente dall’altra volta…- disse facendo una smorfia –siamo andati a prenderci un frullato qua vicino e poi abbiamo passato il pomeriggio a parlare…- proseguì sorridendo.
-Dovrà ancora guadagnarsi parecchi punti…-


CIAO RAGAZZE, MI SCUSO PER L'ASSENZA, MA SAPETE GIA' LE MOTIVAZIONI E VI GIURO CHE PENSAVO A QUESTA FF OGNI SIGNOLO GIORNO, INGENIANDO SU COME FARLA PROSEGUIRE, MA POI HO CAPITO CHE NON SERVA AD UN CAZZO, ANCHE PERCHE' NEL GIRO DI POCO DIMENTICO TUTTO PERCIO' L'UNICA COSA CHE POSSO FARE E' SEDERMI ALLA SCRIVANIA DAVANTI AL PC E SCRIVERE E VI GIURO CHE L'UNICA COSA NECESSARIA E' LA VOGLIA :) xX Vittoria :)

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Capitolo 19
*** 19. indecision ***


 

19. Indecision

-Io non capisco per quale assurda ragione voi non vogliate esibirvi!-
-Ma perché no- insistette Calum a tono.
-Non è una cazzo di risposta!- era da più di mezz’ora che discutevo con i ragazzi e sinceramente mi stavo per stufare e mandarli a quel paese.
-Alex, quando saremo pronti te lo diremo e Calum non è vero che facciamo schifo!- intervenne Michael che non aveva aperto bocca da quando ero arrivata.
-Fate quel cazzo che vi pare, devo andare- mi alzai dall’amplificatore su cui ero seduta avviandomi verso la porta del garage.
-Dove vai?-
-Al lavoro- uscii richiudendo con tonfo la piccola porticina, mi diressi a passo spedito verso la fermata del bus, pregando di non aver fatto tardi, a quanto pare ero in perfetto orario, infatti non ci volle molte prima che il pullman blu arrivasse. Mostrai l’abbonamento al conducente e, divincolandomi fra le persone, riuscii a trovare un posto a sedere, mi ci buttai letteralmente sopra, posai lo zainetto sulle cosce e misi gli auricolari, per tutto il tragitto giocai con il telefono, Candy crush era un ottimo passatempo.
Scesi alla mia fermata, togliendomi le cuffie ed entrando nel negozio.
-Ciao Dav!- salutai allegra andando sul retro a posare la mia roba.
-Alex!- sorrisi, chiedendogli come andava.
-Tutto bene, molto probabilmente oggi uscirai rincoglionita da qui-
-Perché?- chiesi preoccupata.
-Devi sistemare tutti quei CD di Natale- disse indicando una pila di scatolette di plastica piccole e altre più grandi per i vinili.
-Quanti li odio- lanciai un’occhiataccia a tutta quella “roba” iniziando a sistemarli per nome in ordine alfabetico.
 
Erano ormai le sette di sera, salutai Dav e me ne andai, decisi di andare a piedi passando per il vialetto che costeggiava il lungo mare.
Notai che in spiaggia c’era pochissima gente, mancavano tre giorni a Natale, ma era anormale che ci fosse tutto quel mortorio. Sentii il telefono vibrare nella tasca posteriore dei jeans.
-Calum?-
-Alex!-
-Dimmi-
-Dove sei?-
-Sul vialetto del lungo mare perché?-
-Stai ferma, ti raggiungo- mi fermai come mi era stato ordinato appoggiandomi ad una panchina, non ci volle molto prima che notassi una figura che mi muoveva verso di me, essa alzò un braccio per salutare, ricambia.
-Cos’è tutta st’urgenza?-
-Vieni ti racconto- lo invitai a proseguire sistemandomi meglio lo zaino sulla spalla destra.
-Oggi pomeriggio, appena tu sei andata via, c’è stata una specie di aggressione- lo guardai interrogativa. –Squali, anzi squalo, singolare-
-Oddio, quindi?-
-Una ragazza, mentre faceva surf è rimasta ferita-
-Okay, potrei sembrare insensibile, ma cosa centra con me?-
-Era un’amica di Abby-
-Sicuro?-
-Si, ha chiamato Luke poco fa- decisi che non sarei più entrata in acqua in vita mia.
-Devo provare a chiamarla?- fece no con la testa, cingendomi la vita con un braccio, avvicinandomi.
-Calum?-
-Si?-
-Sembriamo ubriachi!- dissi ciondolando da una parte all’altra, Calum continuò ad ondeggiare peggio di prima fino a casa mia, mi liberai dalla sua presa, facendomi scivolare lo zaino su una spalla estraendone le chiavi di casa.
-No un momento, ma chi ti ha detto che potevi salire?- dissi girandomi verso Calum.
-Ma… io pensavo che…-
-Scherzavo, ci sei rimasto male eh?- sorrise tirandomi un leggero pugno sul braccio mentre aprivo la porta di casa.
 
-Posso vedermi Harry Potter in pace?!- mi chiese spazientito Calum, dopo i miei continui tentativi di lanciarmi un pop corn direttamentente in bocca. Gli andai addosso per la trentesima volta, mi afferrò i fianchi portandomi sulle sue gambe iniziando a baciarmi. Intrufolai le mani nei suoi capelli corvini giocandoci.
-Vedi che ho trovato il modo di farti stare ferma- gli feci la linguaccia ritornando al mio posto.
-Diggory non può morire così-
-Calum? Stai piangendo?-
-No- scoppiai a ridere guardando la sua espressione stravolta, mi beccai uno sguardo assassino.
-Credo che per oggi basti- dissi accarezzandogli una spalla trattenendo una risata, mi allungai spegnendo la TV.
-Vieni?- mi tirò verso di lui, mi sedetti fra le sue gambe prendendogli le mani e portandole attorno alla mia vita.
Hands around my waist
CALUM’S POV
Alex si era addormentata fra le mie braccia, non volevo svegliare, ma in quella posizione eravamo scomodi tutti e due, passai un braccio sotto le sue gambe e l’altro sotto la schiena, l’alzai e la portai in camera sua, non era una grande fatica, era una piuma, la poggiai delicatamente sul letto coprendola con le lenzuola fresche.
Mi tolsi gli skinny neri che indossavo, come mio solito, e la canotta nera, appoggiai tutto ai piedi del letto e mi ci intrufolai insieme ad Alex, che russava leggermente, quasi teneramente.
I like the sounds you make
La osservai dormire, girandosi fra le lenzuola, togliendole a me, ogni volta le rimettevo a posto.
You’re counting up the hills across the sheets
 
 
Era difficile spiegare ciò che provavo per lei, era il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo della notte, ma nonostante questo non riuscivo ad amarla come avrei voluto, come avrebbe meritato. Era da giorni che continuavo a ripetermi che il momento in cui io mi sarei innamorato sarebbe arrivato, e questo non lo metto in dubbio, ma ogni singolo secondo passato con lei era prezioso, perché avevo e ho il terrore che possa lasciarmi, perché io lo so che, per lei, sono solo una cotta, l’ho vista come guarda Luke, è lo stesso sguardo che ho io quando me la ritrovo davanti, lo so che in realtà a lei piace il biondo della porta accanto, o in questo caso del piano di sotto.
Ormai era inutile provare ad addormentarmi, mi alzai appoggiando i piedi nudi sul pavimento freddo. Mi affacciai alla finestra del soggiorno, pioveva, la pioggerellina estiva, quella rilassante, di cui percepisci solo lo scroscio costante delle gocce.
I like the summer rain
 
ALEX’S POV
Mi svegliai a causa dell’aria fredda che proveniva dalla finestra, pioveva. Mi infilai un paio di calzini bianchi e mi alzai chiudendo la finestra, i vestiti di Calum erano appoggiati alla sedia.
Si era addormentato sul divano, mi sedetti vicino a lui, accarezzandogli una guancia morbida. Sobbalzai a causa del campanello, Cal si mosse emettendo un grugnito. Mi alzai pregando che fosse Abby, aprii la porta incurante del fatto che fossi in pigiama, ritrovandomi davanti un Luke anziché una Abby.
-Dimmi- dissi chiudendo la porta.
-Cal te l’ha detto di Abby?- annuii.
-Hai novità?-
-No, stamattina non ha chiamato, perché hai chiuso la porta?- mi chiese sospettoso.
-Perché c’è Cal che dorme-
-Avete fatto baldoria?- gli tirai un leggero schiaffetto sul braccio.
-Sei venuto solo per Abby?-
-No, in realtà mi chiedevo se ti andrebbe di uscire?- sbiancai di colpo, rischiando di strozzarmi con la mia stessa saliva. Tossii leggermente, cercando di riprendere fiato, sapevo cosa sarebbe successo se fossi uscita con Luke.
-Non lo so, cioè io sto con Calum e…-
-Ma lo so, però lui non è per niente geloso- lo congedai con un “vediamo” prima di rischiudermi la porta alle spalle e buttarmi sulla poltrona del salotto, presi a fissarmi le mani sostituendole poi con il vuoto, ero consapevole del fatto che se fossi uscita con Hemmings, mi sarei solo fatta del male, in quanto  ho sempre avuto un debole per lui, e non sarei più riuscita a stare con Calum sapendo che gli stavo solo mentendo, a lui e a me stessa.
-Buongiorno- salutai Calum quando notai che era sveglio.
-‘Giorno-
-Cosa vuoi per colazione?-
-Una tazza di caffè va bene, grazie- mi alzai dalla poltrona andando in cucina e accendendo la macchinetta del caffè, misi sotto di essa una tazza e aspettai che si riempisse. Cal si sedette a tavola, mi girai facendomi passare velocemente la tazza scottante da una mano all’altra.
-Tu?-
-Io cosa?-
-Non mangi?-
-E chi ti ha detto che non abbia mangiato prima?- lo lasciai interdetto uscendo dalla cucina e andando in bagno, chiusi la porta a chiave e mi tolsi il pigiama rimanendo in intimo, osservavo la mia immagine riflessa allo specchio, non mi sono mai lamentata della mia corporatura, se non per i fianchi morbidi, l’unica cosa che mi dava veramente fastidio erano le smagliature sulle cosce, guardai lo specchio per un’altra manciata di minuti prima di entrare nella doccia.
 
-Pronta?- mi chiamò Calum dal salotto.
-Mi vesto e arrivo- mi ero truccata e fatta i capelli, buttai sul letto un paio di skinny nera, una canotta bianca e il top nero. Mi infilai tutto uscendo da camera mia.
-Eccomi- sorrisi a Cal che era spaparanzato sul divano.
-Mi ero appena messo comodo- gli feci una smorfia per poi prendere le chiavi di casa ad aspettare che mi si affiancasse.
 
-Arrivati- mi avvisò parcheggiando davanti all’ospedale, eravamo andati a cercare Abby. Entrammo nella struttura constatando che probabilmente sarebbe stata nelle vicinanze del bar, infatti avevamo ragione.
-Abby!- la chiamai, era seduta ad uno di quei tavoli alti con una tazza di caffè fumante, alzò di poco la testa facendoci segno.
-Come stai?- dissi abbracciandola.
-Né bene né male, voi?-
-Normale, Cassie?- chiesi.
-Oh, ha rischiato di perdere un braccio, ma ora sta meglio-
-Vieni a casa?-
-Meglio, finisco il caffè-
-Ti accompagno io- si offrì Calum.
-Sentite, io devo fare un paio di commissioni, mi raggiungete davanti al “gelato di mezzanotte”?- dissi citando il nome di una gelateria in centro.
-Certo, a dopo allora- ci salutammo uscendo insieme dall’ospedale.
 
-Quanto ti devo Dav?-
-Dieci sterline vanno bene-
-Sicuro?-
-Tranquilla- ero andata al negozio di musica per prendere il regalo di Abby, l’unico che mi mancava.
 
-Ciao ragazzi!- Abby si era cambiata e messa a posto.
-Preso quello che dovevi prendere?- mi chiese Cal, facendomi l’occhiolino.
-Si, ma non è il tuo regalo- gli feci la linguaccia prendendo Abby a braccetto.
-A proposito di Natale, che ne dita se stasera facciamo una cena tutti insieme per scambiarci i regali?-
-Ottima idea, avviso tutti- esclamò Cal.
 
CIAO RAGAZZE! SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA
OGGI NON HO NIENTE DA DIRE, STRANO. QUINDI VI 
SALUTO E VI LASCIO ALLA PROSSIMA. XOXO 
xX Vittoria

 

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Capitolo 20
*** It's Christmas ***




IT'S CHRISTMAS

-Alex?! Usciresti cortesemente dal bagno!- sbraitò da dietro la porta Abby.
-Un momento, c’è ancora ehm… ehm no scherzo- dissi accorgendomi dell’ora e ridendo nervosamente raccogliendo la mia roba. Uscii spalancando la porta e dirigendomi in camera mia, ancora in asciugamano, ma con i capelli asciutti. Fra poco saremmo dovute essere alla “festa”, insomma, gli invitatati erano Michael, Calum, Luke, Ashton, io, Abby e Skype.
Pescai dal primo cassetto dell’armadio l’intimo, per poi piazzarmi davanti all’armadio. Ne rimedia una gonna a vita alta, attillata nera e una maglietta bordeaux.
-Abby siamo in ritardo!- urlai dal salotto ciondolando sui tacchi.
-Non lo sarei se qualcuno, non avesse occupato il bagno per più di un’ora!- disse correndo fuori dalla stanza con la piastra in mano.
-Aspetta, aspetta- disse ritornando in mezzo al corridoio –non sei truccata?-
-Come no?- dissi toccandomi disperatamente gli occhi, evidentemente struccati, mi sfilai i tacchi, lanciandoli chissà dove per poi fiondarmi in camera. Fondotinta, correttore, un po’ di ombretto grigio, soliti eyeliner e mascara, tanto mascara, e infine misi sulle labbra un rossetto color carne chiaro.
-Non avrei dovuto dirtelo- rise Abby mentre mi ri-infilavo i tacchi.
 
-Eccovi ragazze!- ci salutò Michael all’entrata di casa Hood.
-Ehi Mike!- salutammo noi per poi abbracciarlo ed entrare in casa, i tacchi risuonavano sul parquette.
-Clifford, Wilson!-
-Irwin!- dopo aver salutato tutti mi diressi in cucina da Calum.
-Non si saluta?!- mi avvicinai stringendogli i fianchi in modo da fargli il solletico.
-Stronza- mi rispose baciandomi.
-E’ troppo corta la gonna, secondo me-
-Invece secondo me ti fa impazzire- in risposta ricevetti un segno di apprezzamento. Mi avvicinai al tavolo iniziando a prendere alcune bottiglie di birra, mi feci largo fra i numerosi cuscini sparsi per terra riuscendo ad arrivare al tavolino del salotto.
 
-E’ mezzanotte, possiamo aprire i regali!- piagnucolò Luke, come un bambino piccolo.
-Okay, li vado a prendere- acconsentì Calum alzandosi.
-Ti do una mano- lo seguii a ruota alzandomi dal divano morbido a mia volte, mi aggiustai la gonna, che aveva il brutto vizia di alzarsi e raggiunsi Calum nel corridoio del piano superiore.
-Ti piacerà il tuo regalo- disse lui avvicinandomi, gli risposi un “si” sussurrato sulle labbra prima di rubargli un veloce bacio.
-Cosa ti ha chiesto Luke, quando è salito l’altra mattina?- mi chiese curioso a pochi centimetri dalle mie labbra.
-Oh niente di importante, mi ha detto solo come stava Abby, niente di più- gli sorrisi, cercando di camuffare il rossore delle mie guance con un altro bacio.
-Alex, prendi tu le scatole?- mi chiese.
-Se vuoi che mi uccida per le scale d’accordo- abbassò lo sguardo verso le mie scarpe per poi fare una faccia strana.
-Le prendo io- si affrettò a impilarle per poi tirarle su, non che fossero pesantissime, ma erano enormi e impedivano la visuale, io presi le borse rimanenti, dando indicazioni stradali a Cal che aveva tentato più volte di stamparsi contro i muri.
-Siete arrivati?- Calum posò le scatole con molta delicatezza, si fa per dire, sul pavimento spargendole un po’ al centro del cerchio che avevamo creato.
-Prima io!- esclamò Luke, agguantando la prima scatola che vide con su scritto il suo nome. Era da parte di Abby, in pratica era una scatola gigante con dentro un’altra miriade di scatole più piccole, nell’ultima era contenuto un portachiavi a forma di plettro in argento, vi era inciso qualcosa che fece sorridere il biondo, ma che dalla mia posizione non riuscivo a capire, detti una gomitata a Calum, anche lui aveva una faccia curiosa, infatti cercava di allungarsi il più possibile, con scarsi risultati.
-Ora tocca a me!- Luke aveva finito di spacchettare tutti i pacchi, così come Ashton e Michael, al quale avevo regalato le corde nuove per la sua chitarra elettrica e una mascherina nuova per la Gibson nera che teneva come un bambino.
-Questa è da parte tua- attirò l’attenzione Cal indicandomi, aprì la scatola verde, che straboccava di carta velina dello stesso colore, scavò un po’ prima di trovare la stoffa morbida di una maglietta.
-Non ci credo… è la maglietta…-
-Si è la maglietta ufficiale di Bob Marley autografata da lui in persona- finii la frase al posto suo.
-Dove l’hai trovata?-
-Me la sono fatta spedire dall’Italia- gli risposi facendogli l’occhiolino.
 
Volutamente ero rimasta l’ultima ad aprire i regali, Michael mi aveva regalato un paio di jeans neri con gli strappi e una maglietta degli All time low, che mancava nel mio armadio. Abby mi allungò una borsa rosa.
-Non la aprirei già solo per il colore- tolsi l’adesivo che la teneva chiusi e ci sbirciai dentro, intravedendo un’altra busta rosa più piccola, stavolta con il logo Victoria’s Secrets sopra, senza tirarla fuori dalla busta più grande l’aprire, nella penombra riuscii a intravedere dell’intimo nero in pizzo e un bigliettino, tirai fuori solo il bigliettino.
“Fanne buon uso, mi raccomando ;)” quanto ci siamo sprecate.
-Fanne buon uso di che?- si intromise Calum.
-Niente- dissi ributtando il biglietto nella borsa e chiudendola in malo modo, Abby scoppio a ridere.
-Potevi darmelo a casa un regalo del genere-
-Lo so- sorrise beffarda mentre gettavo il pacchetto in fondo alla stanza.
-Ehm okay, ora il mio!- Cal mi lanciò una piccola bustina blu con un nastro argentato, slegai il fiocco e ne estrassi una scatolina.
-Non vorrai sposarla?-
-Ashton piantala- rispose Calum al mio posto lanciandogli un cuscino. Aprii la confezione blu anch’essa e ne estrassi una collana d’argento con un ciondolo a forma di nota musicale (una nota del genere: ♬).
-Ma è bellissima- me la tolse di mano spostandomi poi i capelli di lato, me la allacciò al collo, lasciandola ricadere dolcemente appena sopra il seno. Mi girai baciandolo e ringraziandolo.
 
Skype non s’era fatta vedere né sentire, e non posso negare che Mike, per quanto si sia divertito, ci sia rimasto parecchio male. Neanche una chiamata o almeno un messaggio.
-Resti qui a dormire allora?- mi chiese Calum quando i ragazzi se ne furono andati.
-Okay- sorrisi rigirandomi la collana fra le dita.
-Ti piace?-
-Da impazzire- mi tolsi i tacchi appoggiandoli accanto al divano, andai poi ad abbracciarlo.
-Ti sei tolta le scarpe per abbracciarmi?-
-Si, se no sono troppo alta- dissi facendo in modo che mi stringesse ancora di più fra le braccia e risultando ancora più piccola.
-A te piace la maglia?-
-Moltissimo- sciolsi l’abbraccio dirigendomi verso le scale e andando in bagno a cambiarmi dopo aver rimediato dall’armadio di Calum una canottiera gigante. Mi struccai con delle salviette che avevo nella borsa e mi tirai su i capelli, legandoli in una cipolla disordinata, infilai la maglia di Cal che mi arrivava sotto il sedere e uscii dal bagno a piedi nudi, sgattaiolai fino in camera da letto.
-E questi?- quando aprii la porta mi ritrovai Calum con l’intimo che mi aveva regalato Abby in mano, arrossii terribilmente, cercando invano di strapparglieli di mano. Finimmo entrambi sdraiati sul letto, io a cavalcioni sopra di lui, non ci volle molto prima che Calum si decidesse a lasciare andare quegli stramaledetti pezzi di stoffa, per passare le mani sotto la canottiera che indossavo. Approfondii il bacio appoggiandomi con i palmi delle mani ai lati della sua testa, mi accarezzò la schiena dolcemente, ogni tanto stringendomi, passò poi ai miei fianchi morbidi, facendomi girare, eravamo entrambi sdraiati su un fianco a guardarci negli occhi, come sfondo la sottile luce emessa dalla abajour sul comodino a lato del letto. Appoggio le sue labbra sulla mia fronte portandomi ancora più vicina a sé.
-A che ora parti domani?-
-Verso le dieci, mi accompagni alla stazione?-
-Okay- gli accarezzai una guancia morbida, sorrisi un’ultima volta prima di chiudere gli occhi ed abbandonarmi al sonno.
 
-Giorno!- mi salutò Calum, appena feci la mia comparsa dalla porta della cucina.
-Buon Natale bellissima!-
-Buon Natale cucciolo- mi avvicinai per abbracciarlo.
-Wow, hai fatto i Pancake?!- esclami appena mi piazzò davanti il piatto.
-Si, mi sono svegliato presto e ho pensato di fare una colazione speciale- sorrisi addentando un pancake.
-Solo una domanda, che ore sono?-
-Le otto e mezza perché?-
-Faccio in tempo a passare da casa a cambiarmi?-
-Si, certo, e poi cosa c’è che non va?-
-Sembro appena uscita da una tangenziale-
-Mmh a quest’ora si- risi bevendo un sorso di caffè.
 
-Abby stai andando via anche te?-
-Si, non te l’avevo detto?- rispose con un velo di preoccupazione nella voce.
-Si, me ne ero scordata, tranquilla- mi stavo infilando le Vans nere.
-Vai in macchina?-
-Yes-
-Mandami un messaggio quando arrivi-
-Okay tranquilla- la salutai con un abbraccio uscendo di casa con Calum. Ci dirigemmo a passo spedito verso il taxy che avevamo chiamato poco prima.
 
-Vale la stessa cosa anche per te, chiamami quando arrivi-
-Si, stai tranquilla, ora devo andare- il suo treno stava arrivando, mi alzai in punta di piedi baciandolo.
-Allora ci vediamo fra quattro giorni?- annuii baciandolo ancora.
-Mi mancherai-
-Anche tu bellissima- si diresse verso il treno che si era appena fermato sul binario 3, lo salutai con la mano per poi girarmi e uscire dalla stazione. Sydney era veramente deserta a Natale “ma dai Alex, veramente?”. Non avevo voglia di girare a vuoto tutto il giorno, quindi optai per tornare a casa, il tragitto fu insolitamente breve, forse perché mi ero messa le cuffie e come playlist ne avevo scelta una abbastanza movimentata. Infilai le chiavi nella toppa aprendo la porticina di vetro che portava alle scale, passai di fianco all’appartamento di Hemmings, ovviamente vuoto, raggiungendo il mio piano. Casa deserta. Decisi di farmi un bagno rilassante.
Accesi una candela al cocco e riempii la vasca da bagno facendola quasi straboccare da tanta schiuma c’era; misi un po’ di musica per poi immergermi nell’acqua calda.
****
CIAO RAGAZZE, EBBENE SI, SONO TORNATA,
NO, NON STATE SOGNANDO, SE VI DEVO DIRE LA VERITA' 
NON CI HO NEANCHE MESSO TANTO PER SCRIVERE IL CAPITOLO
PIU' CHE ALTRO IL PROBLEMA E' METTERSI DAVANTI AL COMPUTER E
APRIRE WORD... COMUNQUE, SONO SOLO QUATTRO PAGINE DI CAPITOLO, MA
E' TARDI E DOMANI HO SCUOLA, QUINDI HO CERCATO DI FINIRLO IL PRIMA POSSIBILE.
LO SO, GLI ULTIMI CAPITOLI SONO STATI NOIOSISSIMI, MA FRA POCO ARRIVERA' UNA NOVITA'.
xX Vittoria :)

 
CI TENEVO A RINGRAZIARE LE RAGAZZE CHE HANNO AGGIUNTO LA STORIA FRA LE PREFERITE: 
9ragazzimillemozioni
 alexhoran 
 
AustinsHair 
 
bea_hemmo
 cakesofia 
 
ChiaraShadowhunters17 
 
ClareHemmings
 fatima0209 
 
Felpato_394 
 
gatticornus 
 
Glory251102 
 
malec fire
 marty zinna 
 
Mybestfriendsed 
 
rosa_cherokee 
 
SereNere_46 
 
sofiiita00 
 
Swagger Penguins 
 
xxashtonsdrums 
_HemmingsArms_ 
__Summerlove

LE RAGAZZE CHE HANNO AGGIUNTO LA STORIA NELLE SEGUITE:

1Dmyheart 
5SOS_Family 
alessiaire96 
bea_hemmo
Brooklyn_Baby
Ciaia_31 
gaiettadirectioner 
HappyGreat 
Helen02 
louvactually_ 
mage 
mahomiespersempre 
maristella_armstrong 
mayapple 
micky_masci7 
mikeligna 
Nada_Nada 
Potterhead2307 
Rebelangel_ 
solisoli_17 
xxashtonsdrums 
yellow_raven 
zayns brown eyes 
_proud_of_them 

E INFINE LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO:
OPEN_YOUR_HEART
MIILKHAKE_
REBELANGEL_
PSICODRAMMA
XXASHTONSDRUMS
BEA_HEMMO
_SUMMERLOVE
_SMILE_1309
VOGLIONIALL
ALEXIS_WRITER


UN BACIO xX Vittoria

 

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Capitolo 21
*** 21. New knowledge ***




21. New knowledge

CALUM’S POV
“Uccidimi, ti prego” scrissi ad Alex nel bel mezzo dell’ennesimo pranzo fra parenti.
-Cal, con chi ti scrivi?-
-Si chiama Alex-
-E’ un maschio?- chiese mia nonna curiosa.
-No nonna, sarebbe l’abbreviazione di Alexes-
-Hai la ragazza?- si intromise un mio cugino di settacinquesimo grado, suppongo.
-Non rompere le palle, Peter-
-Zia, Calum ha detto una parolaccia- ed ecco la milionesima conferma di ciò che pensavo, i miei parenti sono dei rompi coglioni nati.
“Perché? Non è divertente farsi sfottere dai parenti? Ahahah”
“-.-“ risposi.
 
ALEX’S POV
-Hai una sigaretta?- mi chiese Michael, che era venuto a trovarmi.
-Cosa ti fa pensare che io fumi?- mi rispose semplicemente facendo spallucce, sbuffai alzandomi dal divano e dirigendomi a piedi scalzi verso camera mia. Ne tornai con un pacchetto già iniziato, ne estrassi due, lanciandolo poi sul divano.
Raggiunsi Mike sul balcone.
-Allora Skype?- dissi accendendo una delle due sigarette.
-E chi la sente più?-
-Sai che fra poco più di una settimana la dovrai rivedere?-
-Ne sono consapevole- rispose sbuffando del fumo, che si disperse leggero nell’aria.
-Cosa pensi di fare?-
-Niente, credo, cosa potrei fare, andare lì e farle una scenata come quelle ragazzine isteriche?-
-Direi che non è la scelta migliore… io dico che dovresti dirle le cose come stanno-
-E come stanno?-
-Va bene che non vuole andare oltre all’amicizia, ma non si sta comportando da amica, anzi-
-Glielo dico, dai- sorrisi lasciando a metà la sigaretta, la spensi e la riinfilai nel pacchetto ancora mezzo pieno.
 
Avevo sempre desiderato abitare da sola, ma adesso che ero abituata ad avere qualcuno che mi ronza attorno, è difficile stare da soli, più che altro perché non si sa mai cosa fare. Avevo pensato più volte di guardare American Horror Story, ma sinceramente non era il massimo quando si è a casa da soli. Decisi si prendere comunque il portatile, mi buttai sul divano con esso appoggiato alle gambe; aprii Tumblr, era un bel po’ che non lo guardavo e forse avrei pure dovuto aggiornare l’estetica del mio blog e la playlist.
Mi alzai dopo un bel po’ dal divano, e con passo instabile, a causa del mio povero piedino addormentato, arrivai in cucina; mi posizionai davanti al frigorifero rimanendo a fissarlo per alcuni minuti, alla fine ne estrassi una cassetta di fragole e il latte per farmi un frullato. Inizia a tagliuzzare le fragole, riducendole in piccole fettine, rischiai di ridurre in piccoli pezzi anche il mio dito, quando il campanello suonò. Posai il coltello, dirigendomi verso la porta e succhiando il sangue che usciva dalla minuscola ferita.
-Si?-
“Sono Abby” le aprii il cancelletto del cortile per poi spalancare la porta lasciandola entrare.
-Alex! Mi sei mancata!-
-Aww anche tu, senza di te la casa è un mortorio-
-Che complimento! Ahah- ridemmo insieme. Le lascia fare una doccia con calma.
 
-Calum quando torna?- mi chiese addentando la sua fetta di pizza.
-Domani mattina, se tutto va bene- risposi con il cibo in bocca –Ti va una birra?- proseguii.
-Certo- mi alzai dal divano andando a prendere due lattine di birra.
-Non mi hai detto se ti è piaciuto il regalo di Natale- Abby soffocò una risata mentre le lanciavo uno sguardo assassino.
-Non nego che mi sia piaciuto, ma me lo dovevi proprio dare in presenza di quattro pervertiti, fra cui il mio ragazzo?!-
-L’ho fatto apposta se non te ne fossi accorta- le feci la linguaccia.
-Ma dai, Calum l’ha anche scoperto-
-No!-
-Si-
-Oddio muoio, scusa, e…?-
-No Abby, cristo santo-
-Ma… oh scusa- disse grattandosi il capo con la mano, si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Hai fatto il piercing?!- urlai
-Stai calma, comunque si ho fatto il trago-
-E’ bellissimo, io avevo lo smile, ma l’ho tolto prima di venire qua-
-Perché non lo rifai?-
-Bella domanda- mi alzai, facendo una corsetta fino a camera mia, aprii il cassetto dove tenevo le sigarette, vi frugai dentro fino ad estrarre un ago canula e il piercing che avevo.
-Adesso lo faccio- sbraitai dal bagno.
-Lo fai tu?!-
-Si perché?-
-Boh così chiedevo, aspetta che vengo anch’io- disinfettai il piercing e per sicurezza anche l’aghetto. Con una mano mi tenevo il labbro superiore, con l’altra mi ero appena bucata il filetto, lasciai lì fermo l’ago per un attimo, tempo di prendere il piercing che poi feci passare l’interno del buco che avevo appena creato, mi asciugai velocemente la piccola quantità di sangue con della carta igienica e poi mi passai la lingua sui denti, sorrisi, guardando il risultato allo specchio.
-Fatto male?-
-Ma va, lo vuoi anche tu?-
-Meglio di no, ho già sofferto abbastanza con quello che ho fatto l’altro giorno-
-Ahaha okay-
-Ma non ti da fastidio?-
-Leggermente, ma poi ci fai l’abitudine, appena l’avevo fatto un paio di anni fa, non riuscivo a parlare perché mi inceppavo sempre ahahah-
-Ahahaha, a Cal piacerà-
-Dici?-
-Dico-
 
Infilai un canottiera degli AC DC e un paio di pantaloncini della tuta prima di buttarmi sotto all’ammasso di coperte, allungai un braccio di lato spegnendo la luce.
 
*****
Mi sbracciai cercando di attirare l’attenzione di Calum che era appena sceso dal treno con il suo borsone della Nike. Finalmente si girò, alzando il braccio per salutarmi, si diresse a passo spedito verso di me.
-Alex!- mi abbracciò per poi schioccarmi un bacio leggero sulle labbra.
-Cal!- gli sorrisi, cercando di far notare lo smile.
-Hai fatto il piercing?- annuii alla sua faccia un tantino sbalordita.
-Ti piace?-
-Ci dovrò fare l’abitudine- disse storcendo il naso.
-Non ti piace allora?-
-Non ho detto quello, mi piace molto come ti sta, semplicemente non sono abituato a vedertici- mi rispose comunque poco convinto.
-Mmh okay- lo presi sotto braccio dirigendomi verso il bar.
-Non dirmi che hai già fame…-
-Qualche problema, per arrivare puntuale non mi sono neanche bevuta il caffè-
-Tu non ha bevuto il caffè!- sbraitò indicandomi. Lo trascinai dentro Starbucks buttandomi sulle panche ricoperte di cuscini che facevano angolo.
-Un cappuccino, grazie- sorrisi alla ragazza, era alta, avrà avuto sui vent’anni, non di più, aveva i capelli blu, si avete capito bene, blu. Gli occhi erano in tinta.
-Fai due- si intromise Calum.
-Arrivano subito-
-Scusa!- la richiamai –bella la tinta, dico sul serio l’adoro- Cal mi guardò male.
-Grazie, anche a me piacciano le tue punte fucsia- mi sorrise di rimando, andandosene verso il bancone.
-Che c’è? Non posso fare un complimento?-
-Non è quello, da quando sei così estroversa- gli feci la linguaccia, tirando fuori il cellulare dalla borsa, non so bene di preciso perché, dopo aver aperto diverse cartelle sulla schermata dell’Iphone, decisi di giocare all’amatissimo Candy crush.
-Anche tu con quel giochino?-
-Si perché?-
-Ashton mi sta facendo una testa così…-
-Sei solo invidioso-
-E di che?-
-Tu non puoi scaricartelo- lo presi in giro.
-E’ colpa mia se mi si è rotto il telefono?!-
-Di certo non sono stata io a farlo volare giù dalle scale e farlo rimbalzare nell’acqua dei fiori ahaha-
-Ma non l’ho fatto apposta- si lamentò.
-Si si, dicono tutti così- la ragazza dai capelli blu, ritornò con le ordinazioni, le appoggio sul tavolino ripulendosi le mani sul grembiule che aveva legato in vita.
-Comunque io sono Sam, piacere-
-Io solo Alex e lui è Calum- tesi la mano verso di lei, gesto che fu poi imitato dal ragazzo alla mia sinistra.
-Io mi chiedevo… se magari appena finisco il turno ti andrebbe di fare un giro-
-Si, certo, a che ora?-
-Per le due, va bene, o è troppo presto?-
-No è perfetto, hai presente il bar che c’è davanti a Pearl Beach?-
-Si, ho capito, lì è perfetto, allora a dopo-
-A dopo Sam- la salutai, acchiappando il mio cappuccino. Calum stava scuotendo la testa divertito dalla scena.
-Adesso che c’è?-
-Niente, sei buffa, e poi io volevo passare il pomeriggio con te…-
-Vengo da te stasera okay?-
-Okay-
 
Per pranzo avevo mangiato velocemente un piatto di pasto e poi mi ero buttata sotto la doccia. Nel mentre pensavo a cosa mettere, ebbene si, avevo l’armadio pieno zeppo di vestiti ma guarda caso non avevo mai niente da mettere.
Avvolsi i capelli in un asciugamano, un po’ troppo lungo, infatti ciondolavo con la testa a causa del peso, infilai l’intimo e poi mi passai una salviettina struccante per togliere tutta il nero che si era formato attorno agli occhi. Mi tolsi l’asciugamano dalla disperazione, buttandolo da qualche parte sul pavimento. Uscii dal bagno (ovviamente in intimo)
-Ehi Al… wow- appena sentii la voce di Luke mi fiondai in camera, maledicendolo. Provvidi subito ad infilarmi qualcosa addosso. Raccolsi i capelli ancora semi-bagnati, non avevo voglia di asciugarli, faceva troppo caldo, e mi ritruccai come mia abitudine.
-Alex, scusa ehm… per prima…-
-Tranquillo- infilai le Vans, assicurandomi poi di aver preso tutto.
-Esci con Cal?- mi chiese Abby curiosa.
-No, ho conosciuto una ragazza al bar e mi ha chiesto se andavo a fare un giro con lei- risposi alzando le spalle.
-Oh okay, a dopo allora- li salutai uscendo di casa ed incamminandomi verso la spiaggia, di lì a poco sarei collassata dal caldo, ma d’altronde, cosa mi aspettavo da Sydney?
 
-Sam!- salutai la ragazza che era girata di spalle, cogliendola un po’ alla sprovvista.
-Oh, ciao Alex-
-Scusa il ritardo, ma mi sono fatta una doccia e quindi…-
-Tranquilla, ti dispiace se prendiamo qualcosa qua, ho appena finito il turno e sto morendo di fame-
-Io non prendo niente, ho mangiato a casa- ci sedemmo in un tavolino di bambù fuori dal piccolo chiosco.
-Allora dimmi un po’, quanti anni hai?-
-Diciannove appena compiuti tu?-
-Anche io, da una settima se per giù- mi rispose lei, sorridendo appena.
-Università o…-
-Si, economia tu?-
-No, dai anche io economia, inizio i corsi a Marzo-
-Perfetto, mi sa che avremo i corsi insieme- rise leggermente, aveva una risata limpida, cristallina.
-E’ bello conoscere qualcuno-
-Si, concordo, ma non sei di qui? Scusa se te lo chiedo ma hai un accento un po’… diverso?-
-Strano, volevi dire, comunque in pratica, sono stata adottata e ho vissuto per diciotto anni in Italia, poi ho scoperto di avere un fratello qui e essendo che è sempre stato un po’ il mio sogno, insomma l’Australia… ho deciso di trasferirmi qua, sfruttando l’occasione per l’università-
-Se posso, chi è tuo fratello?-
-Michael Clifford, conosci?-
-Si, in effetti vi assomigliate, gli occhi soprattutto, eravamo tutti alla Norwest, è in una band giusto?-
-I 5 Seconds of Summer!- dissi imitando la voce di Ashton, la prima volta che ci eravamo incontrati.
-Si loro, non mi veniva il nome, sei simpatica sai?-
-Grazie, anche tu, molto-
-Una piccola curiosità, il ragazzo che era con te stamattina era Hood, giusto?-
-Oh yess- feci schioccare la lingua facendola ridere.

CIAO RAGAZZE! ECCOMI QUI, SONO STATA PIU' VELOCE DEL SOLITO,
MA ANCHE IO VOGLIO ARRIVARE A QUELLA NOVITA' CON LA QUALE VI STO 
FRACASSANDO LE OVAIE AHAHA. CAPITEMI, IL MAL DI TESTA NON AIUTA...
ABBIAMO NUOVE CONOSCIENZE, MA DAI VITTORIA, LO DICE ANCHE IL TITOLO
DEL CAPITOLO... CON QUESTO CHIUDO, CIAO RAGAZZE xX Vittoria :)


CI TENEVO A RINGRAZIARE TUTTE LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, 
QUELLE CHE HANNO AGGIUNTO LA STORIA ALLE PREFERITE E ALLE 
SEGUITE. MA SOPRATTUTTO TUTTE LE VISUALIZZAZIONI DEI CAPITOLI MI 
STANNO DANDO UN ENORME INCENTIVO PER CONTINUARE QUESTA FF.

SE AVETE CONSIGLI E/O CRITICHE, PUR CHE NON SIANO OFFENSIVE,
VI PREGO DI LASCIARMI UNA RECENSIONE QUI SOTTO :)

 

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Capitolo 22
*** New years ***




NEW YEARS

-Ciao mamma!- avevo chiamato mio “padre” e mia “madre”, non ce la facevo a non chiamarli così, dopotutto ci avevo passato diciott'anni della mia vita con colore, pur sapendo di essere stata adottata.
-Alex, piccola mia!- mi salutò lei, alzando forse un po' troppo la voce.
-Mamma non c'è bisogno che parli ad alta voce ahah, dov'è papà?-
-Adesso arriva è in garage-
-Mmh okay, guarda che i biglietti gli ho presi-
-Bene, quando hai il volo, alle 3 del mattino da qua, ciao papi-
-Ciao tesoro! Cosa mi sono perso?-
-Alex ha comprato i biglietti aerei- rispose mia madre al posto mio.
-Perfetto, il volo a che ora è?-
-Alle 3 del mattino di qui- ripetei.
-D'accordo, a proposito come ti trovi lì?-
-Tutto va al meglio, mi sono trovata un appartamento, più o meno fra la spiaggia e il centro, Michael e i suoi amici sono veramente gentilissimi, ma vi racconterò tutto appena torno, non preoccupatevi-
-L'università?-
-I corsi iniziano a marzo-
-Dai, ti lasciamo andare, vedo che lì è tardi- disse mio padre consultando le ore locali dell'Iphone.
-Si, è mezzanotte passata-
-Ciao bimba!-
-Ciao mamma, ciao papà!- chiusa la chiamata un po' a malincuore, dopotutto mi mancavano, la partenza è stata veramente tragica per i miei genitori, sapevano del mio desiderio di andare all'estero, ma non pensavo che succedesse tutto così in fretta.
Chiusi il mio laptop posandolo sul tappetto peloso, in teoria sarei dovuta andare a dormire un po' prima visto che l'indomani ci sarebbe stato il megaparty di Ash, ripeto, in teoria, in pratica mi sarei tirata su con un po' d'alchool.
 
-Buongiorno amica bionda!- urlai dal salotto ad Abby che stava già in cucina.
-Buongiorno... amica mora (?)- risi per poi buttarmi su uno degli sgabelli posti attorno al tavolo.
-Pronta per stasera?-
-Oh yess- iniziai a sorseggiare il mio cappuccino ascoltando Abby che mi raccontava come si sarebbe vestita.
-Mmh non male, non male bionda... Io pensavo di mettere un paio di shorts strappati neri la mia canotta degli AC/DC e le Dr. Martens verdi- le risposi facendo mente locale.
-Un po' strano per un mega party no?-
-Lo so, infatti sono un po' insicura, se no pensavo di mettere quel vestito con le maniche a tre quarti di pizzo aderente e le Dr. Martens nere di vernice-
-La seconda scelta va meglio- annuii.
-Ma... con Andrew?-
-Perchè me lo chiedi?- feci spalluce e lei annuii. -Ma niente di che, continuiamo a sentirci, so di piacergli ma non sono sicura di ricambiare.-
-Dopo quello che ti ha fatto...-
-Ma non è per quello-
-Ah...-
-C'è anche lui stasera...-
-Oh bene, ci sarà da divertirsi- dissi a bassissima voce, pensando ad Ashton, credo che sia la persona più gelosa che esista.
-Come?-
-Niente, tranquilla- mi alzai mettendo la tazza nel lavandino.
-Sai che io quasi quasi vado a correre...- sospirai lanciando le infradito.
-Tu?-
-Si, non posso?-
-No, vai pure- mi cambiai velocemente infilandomi un paio di pantaloncini della tuta e una canotta nera aderente, raccolsi i capelli in una coda alta e presi dal comodino le mie cuffie insieme al telefono.
 
Non andavo spesso a correre, non capisco il motivo, dato che mi aiutava molto a distaccarmi dal mondo. L'aria fresca di Sydney mi colpiva il volto regalandomi un piacevole senso di freschezza, a occhio e croce molto probabilmente avevo corso per un'ora o poco meno, mi fermai in un parchetto, mi sedetti in punta ad una panchina in modo da poter distendere la gamba, sciolsi un po' i muscoli e solo dopo aver ripreso fiato guardai quanti chilometri avevo fatto, 6,3 km. Non male, devo dire, mi alzai stiracchiando la schiena e dirigendomi verso un bar.
-Come posso aiutarti?- mi chiese la ragazza alla cassa.
-Una bottiglietta d'acqua naturale grazie- pagai con i soldi che tenevo sempre e sostantemente nella cover dell'Iphone.
Tornai a casa più lentamente godendomi il paesaggio, non ci volle molto, avevo preso la strada più breve tagliando per il centro. Suonai il campanello.
“Si?”
-Sono Alex- sentii la porta scattare.
-Eccomi!- urlai entrando in casa.
-Ciao Alex, lui è Andrew...-
-Oh piacere- camminai verso di lui tenendogli la mano che afferrò ricambiando le presentazioni.
-Se non vi dispiace, io mi dileguo- mi ritirai in camera mia, chiudendo la porta a chiave, non si sa mai. Mi cambia infilandomi una semplice tuta in attesa che l'amichetto se ne andasse, in modo da poter fare la doccia senza aver paura di essere stuprata.
“Ehi Cal :)” mandai un messaggio a Calum, non avendo niente da fare.
“Bellissima :)”
“Pronto per stasera”
“Sono nato pronto baby”
“Ma ti prego :')”
“Dai, basta, ti passo a prendere io per le 9 e mezza okay?”
“Okay, a dopo :)”
“A dopo :)”
Una piccola domanda, quando cazzo se ne va il maniaco sessuale? Perchè io devo fare la doccia, in più era da un'ora o giù di lì che mi rotolavo nel letto presa da un'attacco di fame. Mi alzai dal letto ignorando i crampi allo stomaco; spalancai le ante dell'armadio e aprii ogni singolo cassetto, come se fissare a tempo indeterminato l'armadio facesse moltiplicare la quantità di vestiti, che già erano tanti... Tirai fuori quel benedetto vestito e mi ci infilai dentro, tipo sardina appena pescata che saltellava in giro, dopo una lunga lotta riuscii ad entrarci del tutto, ora era il turno della cerniera.
-Cristo dio...- imprecai per la quattordicesima volta nel giro di trenta secondi. Ci rinunciai lasciandola chiusa a metà. Mi infilai un paio di calzini rosa e poi le Dr. Martens.
-Si mi piace, sembro una sardina schiacciata, ma mi piace- la fame iniziava a giocare brutti scherzi, ora mi facevo apprezzamenti da sola.
“Abby! Mandalo via, subito” per quanto fossi “fine” ed “educata” non mi sembrava il caso di interromperli personalmente.
Solo in un secondo momento sentii la porta chiudersi.
-Alex? Se n'è andato- uscii di camera tipo razzo fiondandomi in cucina e agguantando un sacchetto di verdura surgelata dal frizzer, l'aprii con le forbici buttando il contenuto in un piatto e successivamente nel microonde.
-Com'è andata?- dissi rilassandomi un momento appoggiandomi al tavolo e guardando il piatto girare.
-Tutto bene, abbiamo parlato del più e del meno... Piuttosto tu perchè ti sei rinchiusa in camera?-
-No, sai, io al contrario di te ho paura dei maniaci sessuali-
-Infatti stai con Calum Hood, il ragazzo più perverso che conosca-
-Stupida-
-Non negare- scossi la testa divertita recuperando il piatto dal microonde. Lo appoggiai sul tavolo lasciando che il leggero fumo proveniente da esso svanisse.
**
-Abby?!-
-Si?- mi stavo dirigendo in bagno quando mi bloccai davanti alla camera di Abby, che stava abbracciando le sue bacchette nere per la batteria che le avevo regalato per Natale.
-Niente- scossi la testa divertita proseguendo il mio percorso. Finii di farmi i capelli ripassando la piastra per la cinquantesima volta, mi era fatta dei ricci con la schiuma per renderli più definiti avevo anche fatto la piastra. Ritoccai la linguetta dell'eyeliner e mi ripassai il rossetto color carne facendo poi schioccare le labbra.
-Abby, ma come siamo sexy- mi riferivo al vestito nero che indossava, era un semplice vestito fatto a tubino scollato sulla schiena.
-Ha parlato... vai con Calum?-
-Si tu?-
-Con Andrew, che a proposito è qua sotto, ci vediamo là-
-A dopo- la guardai andarsene mentre infilavo gli anfibi neri, mi specchiai un'ultima volta sistemando la gonna del vestito. Presi la tracolla che mi aveva prestato Abby e aspettai il messaggio di Calum.
 
-Ciao bel... wow!-
-Ciao Calum- mi sedetti sul sedile del passeggiero, mettendomi la cintura.
-Stai benissimo- sorrisi, immaginandomi ciò che stava pensando.
-Sei altamente stuprabile- e avevo ragione.
-Cal!- lo ammonii colpendolo con un leggero schiaffetto.
 
-Una domanda, ma i genitori di Ashton?-
-Lui non abita qua, no, cioè questa è la sua “casa al mare” insomma, in realtà abita in centro.
-Oh capito- suonammo al campanello, molto probabilmente c'era ancora poca gente, era ancora presto.
-Ciao gente!- ci salutò Ash.
-Organizzato tutto nei minimi dettagli?-
-Ci puoi scommettere le penne- disse tutto orgoglioso andando in cucina, io mi buttai sul divano guadagnando un paio di posti.
-Voglio una birra e un mojito- mi lamentai con Calum che se la rideva.
-Stasera tu non ti ubriachi- mi sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio.
-E per...- le parole mi morirono in gola a causa della vicinanza e dell'estrema sensualità con cui l'aveva detto.
-E perchè no?- mi schiarii la voce.
-Perchè voglio passare il primo secondo dell'anno nuovo con una Alex lucida e non con una bambola che non si regge in piedi-
-Non so se essere onorata o no- rise avvicinandosi ancora di più al mio collo, lo spinsi leggermente riuscendo a baciarlo.
Col passare dei minuti arrivava sempre più gente, alle dieci e mezza ci saranno state tipo cento persone in quel salotto, finalmente Ashton si decise a mettere la musica, inutile dire che quasi tre quarti delle persone erano in pista, fra cui io e Calum e poco più lontano Abby e Andrew. La canzone era molto movimentata, Cal non era per niente male a ballare, io me la cavavo, insomma.
-Andiamo a prendere da bere?- mi chiese.
-Okay- ci allontanammo dalla pista diretti al tavolo dove stavano gran parte degli alcolici. Mi presi un mojito e Calum una vodka e fragola.
-Posso assaggiare?- chiesi, aspettai che annuisse per poi porgermi il bicchiere.
-Buona, vuoi?-
-Ma si- gli misi davanti al naso il bicchiere, ne bevve un sorso facendo poi un cenno d'apprezzamento.
-Andiamo da Michael e Luke?- gli chiesi alzando la voce, cercando di sovrastare il rumore della musica.
-Dove sono?- li indicai, erano seduti su un divanetto con due birre in mano. Ci volle un po' prima che riuscissimo a farci largo fra la folla ed arrivare a loro due.
-Ciao ragazzi!- salutai sendendomi in parte a Mike.
-Bellissima!-
-Ciao Alex, ciao Cal!-
-Allora come va la festa?- chiese Calum, seduto di fianco a Luke.
-Non ci lamentiamo, voglio vedere cosa ha organizzato Ashton per la mezzanotte...-
-Siamo tutti curiosi, senza dubbio-
-Infondo non manca molto dai-
 
ABBY'S POV
-Ehm ti va di ballare?- mi chiese Andrew titubante.
-Okay- ci dirigemmo in pista, mi sentivo continuamente osservata, ancora non avevo capito da chi. Iniziai a muovere i fianchi a tempo di musica.
-Sai che sei bellissima stasera?- avvampai di colpo e ringraziai le luci ad intermittenza che avevano mascherato il colore sicuramente bordeaux della mia carnagione.
-Anche tu non sei niente male...- mi avvicinò a sé prendendomi per i fianchi, iniziammo a muoverci insieme a tempo, sentii qualcuno spintonarmi leggermente, mi voltai. Era Ashton con una ragazza, si stavano baciando, mi sembrava di averla già vista in giro, ma non riuscivo a connettere la faccia ad un nome. Non posso negare di non esserci rimasta almeno un po' male, Ash sembrava geloso tutte le volte che parlavo di Andrew ed ero rimasta stupita dal fatto che ora si stesse beatemente facendo con un'altra. Ma dopo tutto perchè ci ero rimasta così male? Io mi sentivo con il ragazzo biondo che adesso stava alla mia sinistra.
-Tutto bene piccola?-
-Si tranquillo, quanto manca alla mezzanotte?-
-Una decina di minuti- mi rispose dando un'occhiata al telefono.
 
Ashton sembrava sparito, ma se aveva organizzato qualcosa di grosso era chiaro che avrebbe dovuto controllato che tutto andasse per il meglio; qualcuno salì sul palco, in lontananza sembra Michael.
-Allora ragazzi, sotto ordine dell'organizzatore dovete uscire tutti sul retro!- una massa di gente si diresse verso l'enorme porta finestra.
Superata la porta finestra c'era una spiaggia enorme, al centro del semicerchio che avevamo formato c'era uno schermo e poi un piccolo palcoscenico sotto. Mi si avvicinarono Alex e Calum.
-Voi sapete qualcosa?- in risposta fecero spallucce entrambi. Sentii che si scambiarono alcune parole, di cui però non colsi il significato e poi vidi Alex sorridere.
 
-10! 9! 8! 7! 6!...- il conto alla rovescia era iniziato e di Ashton non c'era traccia...
-5! 4! 3! 2! 1!...-
-Buon'anno!- un boato echeggiò fra i ragazzi, qualcuno mi afferrò per i fianchi, trascinandomi nell'ultima fila del semicerchio, notai una massa di capelli ricci biondi e degli occhi ambrati meravigliosi, era Ash.
-Ash...-
-Shh- mi baciò, un semplice bacio a stampo, se ne andò non lasciandomi tempo di ribattere. Rimasi con un braccio a mezz'aria, quando riaprii gli occhi lasciando che quella sensazione indescrivibile se ne andasse, Ashton era già sparito nel nulla. Dio se mi era piaciuto, era stato breve, intenso e bellissimo...
Mi girai verso Andrew che mi cercava con lo sguardo, gli feci cenno di non chiedere spiegazioni, voltai lo sguardo verso Alex e Cal, si erano appena lasciati un bacio a fior di labbra per poi unirsi in un abbraccio, stavano lì, fermi a fissare i fuochi d'artificio colorati che rischiaravano l'oceano. Sentivo ancora quelle labbra piene sulle mie, mi portai le dita su di esse sfiorandole appena, e... e dio se mi era piaciuto.

CIAO RAGAZZE! VISTO, STA VOLTA SONO STATA 
PUNTUALE, AMATEMI.... SI AVVICINA SEMPRE DI PIU'
IL MOMENTO DEL COLPO DI SCENA, A PROPOSITO QUANTO
E' TENERO ASH? SECONDO ME TROPPO AHAHA; DETTO QUESTO
UN BACIO xX Vittoria :)


Ci tenevo a ringraziare le ragazze che hanno recensito, quelle
che hanno aggiunto la storia alle seguite e soprattutto colore che 
hanno inseirot la storia alle preferite :)

 
 

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Capitolo 23
*** 23. And if I was... ***




 23. AND IF I WAS...

Spensi l'aggeggio infernale che continuava a suonare ininterrottamente, erano le 10 del mattino, Calum, Luke e Michael avevano iniziato la scuola, anzi Luke no, negli ultimi giorni non è stato bene. Allungai il braccio verso il comodino agguantando il cellulare, un messaggio: Calum.
“Vero che mi vieni a prendere a scuola alle quattro, così posso farmi figo ahaha :) P.s. Buongiorno principessa” h 7.30 am
Gli risposi velocemente dicendogli che sarei venuta. Mi alzai lasciando il telefono sul letto, andai in cucina, incrociai Abby.
-Ma tu non dovevi essere all'università?-
-I corsi iniziano alle dieci e mezza-
-Ah okay- sorrisi, prendendo una cialda di caffè dalla confezione e poi la mia tazza “hug me” con il cactus. La riempii per metà mettendoci dentro anche un po' di crema alla vaniglia. Mi sedetti su uno degli sgabelli della cucina fissando il televisore spento.
Oggi doveva arrivare la combriccola per la vacanza studio, a mezzogiorno sarei dovuta essere all'aeroporto.
-Che hai?- mi chiese Abby sventolandomi una mano davanti.
-Niente, tranquilla- se ne andò raccogliendo tutte le sue cose per poi uscire di casa.
Decisi di farmi una doccia, regolai il getto dell'acqua, in modo che fosse fresca. Mi tolsi velocemente i pantaloncini e la canottiera buttandomi sotto l'acqua, chiusi gli occhi bagnandomi del tutto. Lasciai che i capelli mi scivolassero fra le scapole leggermente sporgenti, non potevo negare di essere nervosa, non che avessi dovuto fare quel granchè, ma l'idea di rivederli mi tormentava. Uscii dalla doccia appoggiando i piedi sul tappetino bianco, mi avvolsi in un asciugamano per poi fare la stessa cosa con i capelli grondanti.
Zampettai fino in camera, mi sedetti davanti allo specchio tirando fuori quello che mi sarebbe servito per truccarmi, fondotinta, correttore, eyeliner e mascara. Iniziai a spalmarmi quello schifo su tutto il viso, ebbene si, lo definisco così ma non posso farne a meno, cioè, se voglio essere presentabile lo devo usare, coprii del tutto la mia carnagione ancora pallida.
 
Ero vestita, immancabili skinny strappati neri e canotta sbracciata (motivo per il quale dovetti mettere il top) degli AC/DC e le Vans nere. Finii di asciugare i capelli, rendendoli lisci il più possibile, le punte fucsia c'erano ancora anche se un po' sbiadite, ero a posto, ed erano le 11 e mezza, per arrivare all'aeroporto ci voleva un quarto d'ora in taxy. Presi il telefono, le cuffie e una sigaretta con l'accendino.
 
-Arrivati- mi avvisò il tassista quando fummo esattamente davanti all'edificio, pagai il tragitto e poi scesi dal taxy, detti un'occhiata all'orario: 11.50, avevo tempo di accendermi una sigaretta. Non buttai la sigaretta a terra fino a che non mi accorsi che ormai ero arrivata all'inizio del filtro. Entrai lottando con i miei piedi che mi dicevano di tornare indietro, alla fine, con estrema calma mi fermai fuori dal gate del volo che stava atterrando. Iniziai a torturarmi le pellicine a lato delle unghie, rigorosamente dipinte di nero. Mandai un messaggio a Cal.
“Sono arrivati” h. 11.58.
Li vidi scendere dall'aereo con i bagagli a mano, c'erano tutti, non ne mancava uno, neanche per sbaglio. Stavano passando la sicurezza, speravo vivamente che non mi notassero, o quanto meno che un aereo gli investisse in pieno, non mi sembra di chiedere tanto. Mi alzai dalla panchina su cui ero comodamente seduta. Li vidi indicare nella mia direzione, benissimo, anzi perfetto mi avevano notata, tolsi le cuffie ritirandole nella tasca anteriore dei jeans, riguardai il telefono per la cinquantesima volta, Calum non mi aveva ancora risposto, ma d'altronde, era a scuola.
-Alex!- sbraitò l'insegnante d'inglese.
-Sono qui- alzai la voce facendomi notare.
“Alex, devi essere forte, non devi permettere che delle enormi teste di cazzo ti rovinino la vita, comportati come quando sei sbarcata a Sydney, sicura di te stessa, fottitene di quello che stanno pensando, dopo tutto non sanno fare niente di meglio che giudicare” mi ripetei nella mente le parole di Michael.
-Ciao cara, siamo venuti proprio tutti- quanto le avrei voluto spaccare la faccia solo Dio lo sapeva.
-Buongiorno, com'è andato il volo? Spero bene- spero male.
-Tutto bene, grazie mille, non saluti i tuoi amici?- emisi un finto colpo di tosse sfoggiando il più falso di tutti i sorrisi.
-Ciao ragazzi!-
-Ciao Alex!- ricambiarono, due delle arpie, mi squadrarono dalla testa ai piedi, facendo subito dopo una faccia schifata.
-Il vostro pullman dovrebbe essere qua fuori-
-Oh si- mi diressi a passo molto spedito verso l'esterno fermandomi in parte al pullman, gli altri mi raggiunsero poco dopo.
-Tu vieni con noi?- chiese Alice.
-No, intanto noi ci rivediamo nel pomeriggio no?-
-Si, per che ora allora?-
-Alle 5 fuori dal college, dividetevi già in tre gruppi- li lasciai andare, io invece mi diressi a piedi. Maledissi mentalmente il momento in cui avevo deciso di lasciare a casa il pacchetto di sigarette e prenderne solo una...
 
-Ciao bellissima-
-Ciao Cal- mi baciò davanti a più di cento persone che stavano nel cortile.
-Vuoi proprio farti vedere eh?- annuii, scorsi in lontananza un gruppetto di ragazze, mi guardavano malissimo, in risposta lo ribaciai.
-Sai che dobbiamo andare vero?-
-Non gli puoi scaricare in mezzo alla strada, ti prego fallo, intanto cos'hai da perdere?-
-Fondamentalmente niente, ma voglio vedere la faccia che faranno quando mi presenterò con te e Michael-
-Qualcuno mi ha nominato?-
-Io, dobbiamo muoverci, mi hanno anticipato l'orario di incontro-
-Perfetto, andiamo- schioccai un bacio sulla guancia a Mike, che non avevo ancora salutato e poi prese per mano Calum.
Durante il tragitto cercarono di distrarmi parlando del più e del meno, obiettivo mancato, dato che ad ogni passo mi sembrava di essere sempre più vicina al patibolo.
I ragazzi erano già fuori.
-Ciao!- attirai l'attenzione.
-Ciao-
-In english please- corresse l'insegnate di inglese.
-Anche perchè loro non capiscono una mazza di italiano- dissi indicandoli.
-Grazie eh-
-Di niente, comunque loro sono Michael, mio fratello e Calum-
-Il suo rag...- gli tirai una gomitata ben assestata.
-Gruppo 1 con Michael, 2 con Calum e 3 con me-
 
Un’eternità dopo
-Sono a casa!- urlai spalancando la porta di casa, ero a dir poco esausta, non ricordavo quanto pesante ed insolente, e insopportabile e fracassa coglioni potesse essere quella banda di idioti.
-Com’è andata?- grugnii ad Abby in risposta, facendole capire che non volevo parlarne.
-Tu invece, l’università?-
-Oh tutto bene-
-Novità?-
-No niente di particolare…-
-Mmh, okay- chiusi lì l’argomento rintanandomi in camera.
 
ABBY’S POV
Alex non sapeva di quello che era successo a Capodanno, in realtà nessuno lo sapeva… Oggi all’università avevo incontrato Ashton, aveva fatto come al solito, come se nulla fosse, era passato per i corridoi con il suo solito gruppetto e non mi aveva degnata di uno sguardo, in generale da quella sera non mi aveva più rivolto la parola, magari neanche se lo ricordava, forse era ubriaco, probabile. E poi, fra tutte le ragazze che gli sbavavano dietro presenti a quella festa, proprio me aveva beccato. Bhà… avrò una calamita per gli ubriachi drogati…
ASHTON’S POV
Il primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale era stato senz’altro duro… l’unica cosa che forse, perché neanche io lo sapevo, “bella”, diciamo così… era stato incontrare Abby per i corridoi. Riusciva sempre a mettermi di buon umore, e pensare che erano già un paio di mesi che frequentavamo la stessa università, ma è servita Alex per farci riincontrare. Me ne stavo lì, steso su quel letto enorme, in quella casa enorme, forse troppo per un ragazzo che passa la maggior parte del tempo da solo, comunque stavo lì fermo a fissare il soffitto, cercando in tutti i modi di non chiudere gli occhi, ogni volta che lo facevo mi restava in pressa in mente l’immagine di Abby: se ne stava appoggiata ad un armadietto con un libro in mano e le cuffie nelle orecchie, i capelli biondi erano legati in una treccia che faceva capolino dal cappellino grigio che indossava, portava degli skinny color jeans slavato e una t-shirt verde acqua, ai piedi le all star bianche. I suoi occhi scuri erano immersi nella lettura, scorrevano veloci le parole del libro, soffermandosi di tanto in tanto su una frase particolare, ogni tanto faceva ondeggiare la testa a ritmo di musica tornando poi a concentrarsi sul libro.
Aprii gli occhi, rendendomi conto di essermi perso nei miei pensieri, dopo quello che era successo a Capodanno non le avevo più rivolto la parola, forse per orgoglio forse perché sono un emerito coglione… più probabile la seconda. Mi chiedevo se magari in quel momento stesse pensando a me… magari pensava che in quel momento fossi ubriaco, ma non era così, mi ero tenuto bene alla larga dagli alcolici, dovevo rimanere lucido per riuscire a baciarla e ricordarmelo il giorno dopo, calai le palpebre, beandomi del vuoto allo stomaco che provavo quando pensavo a quel momento, mi ricordavo esattamente la posizione delle sue braccia aggrappate al mio collo, per cercare di mantenere l’equilibrio sui tacchi che affondavano nella sabbia. Le sue labbra erano così morbide, sapevano di rossetto, e forse anche un po’ di birra, e poi di lei, soprattutto di lei.
“Ash…”
“Shh”
Ripercorsi mentalmente quei momenti, da quando l’avevo urtata per attirare la sua attenzione mentre baciavo la prima ragazza ubriaca che avevo trovato per cercare di farla ingelosire almeno un po’… Tornai indietro di qualche settimana…
“So che non è un buon momento, ma io sono Ash… Abby sei tu?”
“Ehm si, sono io”
 
“Ashton, credo di non stare molto bene” 
“Ti dispiace se io vado di là, sai sono leggermente debole di stomaco”
“Ashton…”
“Dimmi”
“Scusa”
la guardai in faccia, sembrava uno zombie, le tolsi le scarpe e le appoggiai di fianco al divano, la feci alzare con calma e la guidai in bagno, le porsi uno spazzolino nuovo e le dissi di farsi una doccia.
Pensavo che avrebbe dovuto dormire qua, era troppo esausta per ritornare a casa.
“Ashton” sentii una flebile voce provenire dal bagno, mi alzai e mi affacciai alla porta, era in asciugamano.
“Ti porto una maglietta” tornai in bagno con la mia maglietta di “Santa Cruz” e un paio di boxer puliti.
Uscì dal bagno poco dopo, si teneva la mano sinistra sullo stomaco e faceva pressione.
“Ti fa male lo stomaco?” annuì debolmente, mi rialzai e la guidai lentamente nel letto, la feci distendere su un fianco, con la mano destra la avvolsi e inizia a massaggiarle la parte dolorante.

 
La smisi di tormentarmi con i miei stessi pensieri alzandomi e andando a farmi un giro, nonostante la stanchezza.
 
ALEX’S POV
-Venerdì sera io e i ragazzi, andiamo ad una festa di un nostro ex compagno di calcio, mi dispiace- Calum aveva deciso di fare un salto da noi dopo cena.
-Non preoccuparti, davvero- gli sorrisi accarezzandogli una guancia paffuta.
-Poi sabato sera sei tutta mia…- mi lasciò un bacio veloce sul collo, o meglio nell’incavo fra la spalla e il collo.
-Ma sta mania di baciarmi il collo?-
-So che lo adori-
-E come?-
-Si vede da come reagisci- arrossii di colpo nascondendo la faccia sotto il cuscino.
-Vieni fuori-
-No, perché dovrei- la mia voce parve ovattata a causa del cuscino.
-Perché ho una sorpresa-
-Okay- uscii di malavoglia dal mia nascondiglio, mi si illuminarono gli occhi alla vista della Polaroid che aveva in mano.
-Dammela!- gliela strappai di mano, alzandola, ci mettemmo in posa e scattai la fotografia, una volta stampata, lasciai che l’inchiostro si rapprendesse un attimo.
-E’ bellissima-
-Lo so- sorrisi, alzando nuovamente la Polaroid, girai il volto incontrando le labbra soffici di Calum, scattai abbassando la macchina fotografica ma senza abbandonare le sue labbra, mollai la presa su di essa portando entrambe le mani attorno al collo di Cal che mi morse dolcemente il labbro inferiore tirandolo.
-Mi piace il piercing- sorrisi rimpossessandomi di ciò che era mio di diritto.

CIAO RAGAZZE, PUNTUALE ANCHE STA VOLTA,
STO MIGLIORANDO VERO? AHAHA
QUESTO E' UN CAPITOLO DI TRANSIZIONE, NON MI 
ASPETTO CHE VI PIACCIA QUANTO IL PRECEDENTE, MA
OGNI TANTO SERVONO QUINDI...
UN BACIO xX Vittoria :)


CI TENEVO A RINGRAZIARE TUTTE LE RAGAZZE
CHE HANNO AGGIUNTO LA STORIA ALLE PREFERITE.
COLORO CHE L'HANNO INSERITA FRA LE SEGUITE.


E INFINE, MA NON MENO IMPORTANTI TUTTE COLORE CHE HANNO
RECENSITO, RAGAZZE MI AVETE RALLEGRATO LE GIORNATE, VERAMENTE,
CREDO DI AMARVI AHAHA.


UN BACIO xX Vittoria :)

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Capitolo 24
*** 24. So... bye ***





24. SO... BYE

(ATTENZIONE: SPAM DEL PROSSIMO CAPITOLO NELLE NOTE AUTORE, SOTTO)

 
ABBY’S POV
Mi svegliai dando un’occhiata alla sveglia: 11.10, era giovedì oggi non avevo lezioni, per fortuna, la facoltà di economia che avevo scelto non aveva l’obbligo di frequenza, anche se io preferivo essere presente, in modo da non perdere spiegazioni e cose varie…
Mi alzai, catapultandomi giù dal letto, appoggiai i piedi sul pavimento freddo, mi stiracchiai la schiena, che non esitò a produrre un sonoro crick, mi avviai a passo lento, molto lento verso la cucina.
-Buongiorno!-
-Giorno Alex…- ricambiai piazzandomi davanti al fornello per scaldare l’acqua per il mio thè. Alex era sveglia già da un po’ infatti stava guardando la TV accesa in salotto che trasmetteva video musicali, aveva già finito il suo caffè ma continuava a muovere il cucchiaino all’interno della tazza.
-Per che ora devi andare dalla massa di imbecilli?-
-Tra mezz’ora- mi rispose poco convinta guardando l’ora sull’orologio da parete appeso al muro.
-E sei ancora in alto mare…-
-Sai cosa me ne frega- si vedeva che era nervosa, decisi di lasciarla stare finendo di bere il thè, speravo vivamente che quei coglioni si levassero dalle palle il prima possibile, Alex ne risentiva della loro presenza, e di conseguenza anche io e Calum….
 
**
Alex era fuori ormai da un paio d’ore, era ora di pranzo, decisi di farmi un panino, dovevo tenermi leggera in quanto il pomeriggio sarei andata al mare per surfare un po’… sinceramente non vedevo l’ora, erano mesi che non lo facevo, anche se lo adoravo, ma ovviamente in inverno è quasi impossibile, nonostante qui in Australia ci siano temperature accettabili quasi tutto l’anno e l’acqua del mare non è mai estremamente gelida.
“Non aspettarmi per pranzo, hanno, sottolineo HANNO, deciso di mangiare fuori” h. 1.32 pm
“Okay, oggi pomeriggio non torno, vado a fare surf, quindi non darmi per dispersa” h. 1.42 pm
Riposi il telefono sul tavolo tornando a concentrarmi sul mio panino.
 
Presi la tuta entrando nella cabina della spiaggia, chiusi la porta a chiave, mi spogliai riponendo tutto dentro il borsone della Adidas che mi ero portata dietro, mi infilai dentro la muta, che lasciava scoperti solo i piedi e la testa. Uscii con la tavola sotto braccio (nei film lo facevano sembrare semplice, ma non lo era, la tavola pesava parecchio), posai il borsone in uno degli armadietti liberi, per poi consegnare la chiave al custode. Corsi nella sabbia bollente, presi lo slancio buttandomi direttamente a pancia in giù sulla tavola. C’erano alcuni ragazzi intenti a prendere le onde, non eravamo in molti. Iniziai a remare con le braccia, scorsi all’orizzonte qualche onda che poteva essere buona. Me ne venne incontro una inaspettatamente, girai la tavola velocemente in modo da non prendermela in faccia. Ricominciai a nuotare, spingendomi un po’ più al largo, vidi un’onda più che buona, detti ancora qualche spinta per poi far forza sulle braccia ed alzarmi in piedi prendendola in pieno, feci un paio di giri sulla tavola, per testare se il mio equilibrio era ancora decente, ci avevo messo settimane per imparare ad alzarmi dalla tavola, figuriamoci a prendere un’onda.
Onda dopo onda, caduta dopo caduta il pomeriggio passò nel migliore dei modi, avevo le braccia distrutte per lo sforzo, forse eccessivo, mi stesi sulla tavola rilassandomi alcuni minuti, la tuta iniziava ad essere veramente scomoda, soprattutto per il sale che penetrava al di sotto di essa. Decisi di uscire dall’acqua di malavoglia, posai la tavola accanto a me sulla sabbia mentre con immensa fatica mi sfilavo la parte superiore della tua, rimanendo con il pezzo superiore del costume a righe che indossavo.
Non molto tempo più tardi mi raggiunse un ragazzo, si sedette in parte a me, mi girai guardandolo in faccia, era Ashton…
-Ehi Abby!-
-Ciao Ash…-
-Sai surfare?!-
-Ehm si, anche tu vedo…-
-Più o meno, ho bisogno di ancora un po’ di pratica…-
-Capisco, io era da mesi che non facevo surf-
-E non l’hai trovato difficile, intendo ricominciare?-
-In realtà no, anche se ho le braccia praticamente a pezzi-
-Ti capisco, io dopo le prime lezioni non mi reggevo in piedi-
-A chi lo dici, credo sia uno degli sport più impegnativi che ci sia-
-Penso proprio di si-
-Quanto non la sopporto sta tuta-
-Infatti…- disse –Puoi tirarmi giù la zip?- annuii titubante portando la mano verso la lampo che scorreva esattamente a metà della sue schiena, la slacciai del tutto.
-Grazie- se la tolse rimanendo in costume –Senti io vado a farmi un bagno veloce, che ne dici se fra un’oretta ci trovassimo al bar?-
-Ehm si, okay, a dopo- mi salutò con la mano buttandosi nell’acqua, rimasi alcuni minuti a guardarlo nuotare, dio se era bello, e pure simpatico e suonava la batteria. Mi alzai sfilandomi la muta, la strizzai un po’ per poi raccogliere tutta la roba e andare nella cabina dove avevo lasciato il borsone. Aprii il getto d’acqua buttandomici sotto, sciacquai i capelli per poi lavarli con dello shampoo che mi ero portata dietro. La spiaggia in cui andavamo a surfare era veramente ben attrezzata, in ogni cabina c’era la doccia, in più erano veramente spaziose. Tamponai un po’ i capelli con un asciugamano per poi legarli disordinatamente in una cipolla. Infilai un costume pulito e poi un paio di pantaloncini, lavai anche la tuta lasciandola stesa ad asciugare.
 
**
-Eccomi!- salutai Ash che era seduto ad un tavolino fuori dal piccolo chiosco.
-Va bene qua?- rispose alludendo al posto.
-E’ perfetto- mi sedetti di fronte a lui.
-Ti va un aperitivo?-
-Aperitivo sulla spiaggia? Va benissimo- sorrise per poi ordinare.
-Io un mojito, tu?-
-Fai due-
-Posso sapere il motivo di questa “uscita”?-
-Era per parlare, così…-
-E di cosa vuole parlare Irwin?-
-Per esempio di quella volta in cui sei venuta a casa mia per la ricerca di storia ahaha-
-Sai che sembri un criceto quando ridi?- aveva una risata veramente bella, era una delle tante cose che adoravo di lui.
-Me lo dicono in molti-
-Comunque si mi ricordo, e ricordo anche che è stato il pomeriggio più brutto della mia vita-
-E perché?-
-Perché ti odiavo, veramente, è stata una tortura, in più tu continuavi a fare battute e io non riuscivo a concentrarmi- ripercorsi mentalmente quei momenti suscitando una risata da parte del riccio.
-Grazie eh, sai che ti dico, neanche tu non mi stavi granchè simpatica, ma eri molto carina, mi ricordo che ti mettevi i maglioni, ti facevano sembrare ancora più magra, come se già non lo fossi stata, veramente, a volte facevi impressione- ricordavo esattamente quei momenti e non avevo la minima voglia di parlarne.
-Non è stato un bel periodo, tutto qui… veramente mi trovavi carina?-
-In realtà tuttora sei molto bella…- arrossii cambiando di colpo argomento non appena arrivò il nostro aperitivo.
Iniziammo a parlare di qualsiasi cosa, per esempio del mojito che non era per niente alcolico, oppure della pizza che ci avevano portato, quella invece era deliziosa.
 
ASHTON’S POV
Una delle serate più belle della mia vita, per il momento, era sicuramente questa, da dove avevo partorito tutto quel coraggio per invitarla al bar non lo so, ma senz’altro era stata una buona idea…
-Ash… credo che sia un po’ tardi, Alex mi starà aspettando a casa per cena, anche se non ho molta fame, dopo quello che ci siamo mangiati…-
-Oh, si, non preoccuparti, sono contento che tu sia venuta…-
-E’ stato… divertente- mi rispose esitando un po’ sull’aggettivo appropriato per descrivere la serata.
-Allora ciao- mi alzai, non so perché.
-Ciao- non si voltava, se ne stava ferma.
-Ciao-
-Ehm io allora vado, ciao-
-Cristo, vieni qui- borbottai, non si era ancora voltata, mi allungai afferrandole il polso e tirandola verso di me, perse un po’ l’equilibrio, appoggiò le mani affusolate al mio petto, la sorressi cingendole i fianchi, la guardai facendo incontrare le mie iridi ambrate nelle sue color cioccolato. Mi avvicinai rubandole un bacio a stampo, la vidi riavvicinarsi, riposiziono le labbra sulle mie, non voleva decidersi a riprendere l’equilibrio, ma sinceramente non mi dispiaceva per niente. Mossi le labbra gonfie sulle sue, ricambiò muovendole a sua volta, si rimise dritta intrecciando le braccia dietro al mio collo. Le sue labbra erano umide ed estremamente morbide, creavano una certa dipendenza…
-Ehi- sussurrai non appena si allontanò di qualche centimetro dal mio viso.
-Ehi- rispose con la voce roca, se la schiarii, le guance erano colorate di rosso, era una cosa che trovavo veramente molto tenera, la rendeva ancora più bella.
-Credo che ti accompagnerò a casa-
-Credo che lascerò che tu lo faccia- sorrisi abbracciandola.
Passammo in cabina a ritirare i borsoni e una volta salutato Bob (il ragazzo che affittava le tavole), ci dirigemmo verso il parcheggio.
-Sei in macchina ? -
-Si, quella nera- dissi indicando il mio suv.
Le presi il borsone che portava in spalla buttandolo nel baule.
-Che finezza! -
-Perchè tu una borsa l'adagi dolcemente nel baule, o la lanci? -
-Io l'adagio, in genere è Alex quella che lancia le cose- disse lei sorridendo.
Durante il tragitto Abby guardava fuori dal finestrino completamente rossa in viso, sorrisi scuotendo la testa divertito, si girò con un'aria interrogativa, in risposta mi strinsi nelle spalle, sicuramente non le avrei detto che era bordeaux, si sarebbe sentita ancora di più in imbarazzo.
Parcheggiai la macchina a cento metri circa da casa sua.
-Perchè parcheggi così lontano, c'è posto li davanti.-
-Ti volevo accompagnare, ma se vuoi me ne vado.-
 
ABBY'S POV
 
-No no no no no fai pure- dissi imbarazzata (sono sempre un'idiota in queste occasioni)
lo vidi sorridere e afferrai il borsone nero che mi stava porgendo.
Camminavamo vicini sul piccolo marciapiede quando casualmente lo colpii con il borsone.
-Scusa- dissi mentre riprendeva un po’ di equilibrio.
-Non preoccuparti, in effetti quel borsone è più grande di te- sorrisi, mi si avvicinò ancora, sbilanciai la sacca nera portandola sull’altra spalla. Intrecciò le dita con le mie; mi voltai per osservarlo, stava guardando dritto davanti a se, anche lui leggermente rosso in viso, si voltò, guardò prima me e poi le nostre mani intrecciate.
-Ho imparato che se mi viene in mente qualche idea geniale…- disse alludendo alle dita intrecciate -… devo metterla in atto subito, senza pensarci- sorrisi, per la trentasettesima volta nel giro di due ore. Io se avessi dovuto ascoltare quello che mi diceva il cervello a quest’ora gli sarei già saltata addosso… si bloccò, fermandomi a mia volta.
-Allora ciao…-
-Ciao- mi alzai un po’ in punta baciandoli le labbra morbide, un po’ screpolate dal sale. Mi cinse la vita con le braccia forti, stringendomi in un abbraccio.
-Ti accompagno fin sotto casa-
-Si perché in questi tre metri che ci separano dal vialetto del palazzo potrebbe comparire un maniaco e stuprarmi, si-
-Oh, senti, per una volta che voglio essere tenero, lasciami fare la mia parte-
-Io non sono tenera, sembro un orso-
-Veramente un bellissimo orso allora- arrossii, dirigendomi verso il vialetto. Lo salutai un’ultima volta baciandogli la guancia paffuta. Alzai gli occhi verso l’edificio, vidi Luke affacciato al balcone. Con una calma straziante entrai nella palazzina, salì le scale.
-Abby!- sobbalzai.
-Oddio Luke, mi hai spaventata, dimmi- dissi nervosa.
-Niente, ti ha accompagnata Ash?-
-Sisi, mi ha solo accompagnata fin qua, sai era buio e… e- balbettai qualche frase confusa in un ordine a caso.
-Tranquilla, comunque tu e Ash…-
-No, non abbiamo fatto niente, solo un bacio niente altro…-
-Voi cosa?!-
-Noi cosa?!- ripetei ridendo nervosa.
-Alex, lo sa?-
-Alex no…. s….-
-Cosa? Alex?-
-Alex non…. o….. a…-
-Non capisco niente-
-Alex non lo sa! Non-lo-sa!- ripetei sbraitando.
-Cosa non dovrei sapere io?!- Alex si affacciò dal pianerottolo del piano di sopra.
-Niente!- dicemmo insieme, si grattò il capo, tornando indietro.
-Io torno a dormire- detto questo scomparve in casa.
-Mi spiegherai meglio domani, non è vero?!-
-Mmh mmh- mugulai un “sì” confuso e mi dileguai a mia volte in casa.
 
LUKE’S POV
Era venerdì mattina, ditemi che senso ha essere costretti ad andare a scuola dopo una settima passata a casa nel letto con la febbre, di venerdì, non ne ha, semplice. Ma non potevo discutere con mia madre, soprattutto se in gioco c’era la festa di Bryan.
-Buongiorno gente!- salutai entrando in cucina ancora in pigiama.
-Stai meglio tesoro?-
-Purtroppo si-
-Non fare lo spiritoso- era incredibile come mia madre riuscisse a passare da un umore all’altro nel giro di due secondi…
Finii la mia tazza di cereali, per poi alzarmi ed andare in bagno, mi lavai velocemente tirandomi i capelli di lato e coprirli poi con un cappellino grigio. Decisi di mettere un paio di jeans e una t-shirt blu con le solite Vans. Buttai tutto il necessario dentro lo zaino, precipitandomi fuori di casa, avevo deciso di farmi una passeggiata, in fondo non poteva farmi che bene…
 
****
Beata la campanella dell’intervallo, erano le dieci e mezza e non avevo ancora incontrato né Cal né Mike. Ne approfittai raggiungendo i loro armadietti, che erano nello stesso corridoio. Incrociai un paio di persone durante il mio percorso, e non so perché mi fissavano, non avevo niente che non andava, magari il ciuffo un po’ disordinato…
-Ciao ragazzi!- li salutai.
-Luke!-
-Ehi-
-Perché ste facce? E’ venerdì coraggio. Non sarà mica perché sono tornato io…- dissi buttandola sul ridere.
-Luke, dobbiamo dirti una cosa…-
-Sono fuori dalla band…-
-Ma no, cosa cazzo dici?!- intervenne Michael.
-Lei, è tornata-
 

CIAO RAGAZZE, SONO STATA VERAMENTE VELOCISSIMA AD AGGIORNARE,
LO SO, MA LA COSIDDETTA XXASHTONSDRUMS, INSISTEVA TROPPO, E QUINDI
HO DOVUTO FINIRE IN CAPITOLO IN FRETTA... MAGARI AD ALCUNE DI VOI NON DISPIACCERA'.
VOLEVO IL VOSTRO PARERE SULLA COPPIA ABBY-ASH, NON SO VOI MA A ME PIACE VERAMENTE
TANTISSIMO, NELLE RECENSIONI ALCUNE DI VOI MI HANNO SCRITTO CHE LI SHIPPATE TROPPO
INSIEME, ED ECCOVI ACCONTENTATE... 
DETTO QUESTO MI DILEGUO, UN BACIO xX Vittoria :)


SPAM: (DAL PROSSIMO CAPITOLO)
"MI SFILO' LA MAGLIETTA, NONOSTANTE LE MIE PROTESTE,
CHE IN QUEL MOMENTO SI STAVANO DIMOSTRANDO INUTILI, 
MI BACIAVA, CON INSISTENZA, VERAMENTE TROPPA, SPINSE IL 
BACINO VERSO IL MIO, FACENDOMI NOTARE LASUA EREZIONE.
CERCAI DI SPINGERLO VIA, INVANO, LE LACRIME INIZIARONO A 
SCENDERE RINGADOMI LE GUACE PALLIDE..."


CI TENEVO A RINGRAZIARE LE RAGAZZE CHE HANNO AGGIUNTO
LA STORIA ALLE SEGUITE. E QUELLE CHE L'HANNO AGGIUNTA
ALLE PREFERITE.


UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE ALLE RAGAZZE CHE HANNO 
RECENSITO, VERAMENTE, RIUSCITE A RALLEGRARMI LE GIORNATE.


UN BACIO  xX Vittoria :)

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Capitolo 25
*** Monster ***




MONSTER
(IMPORTANTE: LEGGERE LE NOTE AUTORE, SOTTO)


CALUM'S POV

Inutile dire che la festa di Bryan era a base d'alcool, per non dire altro, credo che girasse anche qualche bustina di droga, ma non ne sono sicuro. Comunque, sapete che non resisto molto agli alcolici... infatti me ne andavo in giro con una bottiglia di birra in una mano e nell'altra una vodka e fragola (ebbene si, l'adoravo).

-Calum, posa quella roba...- mi rimproverò Luke.

-Perchè dovrei, è una festa, e ho intenzioni di divertirmi-

-Si, perchè ubriacandoti e rischiando di sboccare l'anima da un momento all'altro è divertirsi...-

-Ma è quello che viene prima il divertimento- 

-No, è come la droga, ti da benessere sul momento ma dopo stai male come un cane, dai posa quel bicchiere-

-Mai-

-Invece mi sa che lo farai, dici tanto ad Alex che alle feste deve sempre avere una bottiglia in mano, ma anche tu non scherzi, fammi almeno il favore di non cagarle più il cazzo-

-Adesso lei cosa centra? Un bel niente, in questo momento non c'è, e poi sono libero di fare quel cazzo che mi pare-

-Fai come vuoi, ma se domani ti lamenti di stare male fidati che ti metto le mani addosso-

-Se, Hemmings vai a farti un giro-

 

LUKE'S POV

Fare un discorso civile con Calum ubriaco era una missione praticamente impossibile, ma la cosa che più mi dava fastidio è che deve sempre fracassare i coglioni alla gente ma quando lo fa lui non gli si può mai dire niente. E' anche vero che è il mio migliore amico, ma alle volta mi verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi, però ho imparato a sopportarlo.

Devo dire che se non eri un cazzo di drogato la festa non era poi il massimo, ed erano appena le undici e mezza... Scorsi Ashton e Michael in lontananza che se ne stavano sdraiati su un divanetto a fissarsi, mi avvicinai.

-Gente-

-Luke... divertente la festa vero?- disse Michael fingendo un finto tono di entusiasmo.

-'Na roba, tu neanche ti immagini quanto mi stia divertendo...- esordì Ashton trovando il mio appoggio.

-Credo che l'unico che si stia divertendo qua sia Cal...- ciondolava un po', poco lontano da noi.

-E credo che stia pure per vomitare l'anima, se è per questo-

-Ma che dite se, tipo, lo portiamo a casa, così abbiamo una scusa per andarcene...-

-Ottima idea, ma, una domanda, chi lo scolla dalla bottiglia?-

-Ci penso io- Ashton si alzò dirigendosi verso un Calum poco stabile. Li vidi scambiarsi due parole, il riccio si allontanò, diretto al bar, prese in  mano un bicchiere pagando il barista, non riuscii a vedere il tipo di alcolico che aveva preso, ma lo diede a Calum.

-Ma che cazzo sta facendo? E' impazzito?- chiesi sconvolto a Michael che era seduto vicino a me e fissava la scena con il mio stesso sguardo perso.

Calum ne mandò giù un buon sorso, per poi tenersi lo stomaco e buttarsi, dico così perchè si era, nel verso senso della parola, fiondato verso il bagno. Ash ci fece l'occhiolino e poi alzò un pollice seguendolo in bagno...

-Ecco cosa stava facendo, almeno adesso sarà più facile trascinarlo via...-

-Concordo- 

Non ci volle molto perchè Calum uscì dal bagno accompagnato da Ashton che lo reggeva.

-Idea geniale no?-

-Ma adesso non starà peggio, lo dobbiamo portare a casa e c'è sua sorella...-

-Giusto, a casa mia scordatevelo...- scosse la testa Michael.

-Idem da me, poi ci parli tu con mia madre, del tipo: “Lucas, devi smetterla di uscire con degli alcolizzati, e si diventi anche tu così, io che faccio? No, zitto lo so, ti rinchiudo in una clinica a vita”- ripetei le stesse identiche parole di mia madre, provocando una risata generale, anche da parte del moro, ciò voleva dire che non stava poi così male, era ancora sull'ubriaco andante, ma almeno sorrideva.

-Da me non lo so, ci sono anche Lauren e Harry, non voglio scandalizzarli...-

-Alex?-

-Vada per mia sorella, dite che è ancora sveglia?-

-Toglie la musica alle due del mattino, come minimo, e lo so perchè camera mia è esattamente sotto la sua...-

-Vado a prendere la macchina- esordì Ash, allontanandosi.

 

ALEX'S POV

In serata avevo più volte provato a mandare dei messaggi a Calum, non avevo di certo la speranza che mi rispondesse subito. 

-Abby, sei sveglia?-

-Si, tranquilla, ti va di vedere un film con della Nutella?-

-Ovvio, cosa vuoi guardare?-

-L'arte di cavarsela?-

-Perfetto, prendo il barattolo di Nutella e due cucchiai- andai in cucina, prendendo il necessario e anche dei tovaglioli, per sicurezza, Abby faceva sempre su casino quando si trattava di cioccolato.

-Alex, mi ha mandato un messaggio Luke, ha detto che erano appena usciti dal locale eche prima che arrivino ci vorrà all'incirca mezz'ora...-

-Okay, come mai così presto?-

-Non me l'ha detto...-

-Boh, guardiamoci sto film e basta...- 

 

Guardavo in continuazione l'orologio, era passata un'ora e non erano ancora tornati... e dubito fortemente che ci fosse traffico all'una di notte. Era Ash che guidava, ma dopo tutto di lui mi fidavo, ci aveva assicurato che non avrebbe bevuto, in modo da riportare tutti a casa sani e salvi. 

-Abby, ho sentito una macchina, ti va di andare a vedere?- annuì alzandosi dal divano e affacciandosi alla finestra.

-Sono loro, tranquilla- dopo poco suonò il campanello, Abby, già che era in piedi aprì.

-Dilli che sono in camera, se hanno bisogno...- mi alzai buttandomi sul letto nello stesso istante in cui la porta di camera mia sbattè per il troppo slancio che le avevo dato.

Controllai il cellulare, ormai scarico e poi mi sdraiai fissando il soffitto. Sentii dei passi in sala, ma le voci erano troppo ovattate a causa della porta.

Calum, aprì la porta.

-Cal! Com'è andata?- dondolava un po', ma non mi sembrava affatto ubriaco, o almeno, era brillo ma non di certo ubriaco.

-Alex, tutto bene , grazie, tu?-

-Tutto bene, stavamo guardando un film-

-Oh bene- mi alzai dal letto raggiungendolo, mi baciò avvolgendomi i fianchi con le braccia, sapeva di menta, segno che aveva masticato una cicca, birra e anche un po' di alcool.

-Hai bevuto?-

-Non tanto- mugulai prima che si riimpossessasse delle mie labbra, mi baciava con foga, non l'avevo mai fatto, o almeno non così... mi tirò il labbro inferiore, facendomi provare un leggero dolore a causa della forza con cui l'aveva fatto. Mi sollevò da terra facendomi agganciare le gambe attorno al suo bacino; mi trasportò fino al letto su cui mi poggiò con non molta delicatezza... si posizionò fra le mie gambe,non acconsentii per niente a quel gesto, ma aveva tipo il triplo della mia forza e anche volendo non sarei riuscita a smuoverlo di un millimetro. Speravo vivamente che non andasse oltre al bacio, ma in quel momento ero completamente incapace di agire, o meglio non ne trovavo la forza, le sue labbra mi mandavano completamente in tilt, per non parlare del suo profumo, ora come ora era un in parte cammuffato dall'alcool, ma il mio cervello ne coglieva la piccola parte rimasta. 

Mi sfilò la maglietta, nonostante le mie proteste, che in quel momento si stavano dimostrando inutili, non si sarebbe fermato, non ora.

Flashback

L'alcool mi scorreva nelle vene, si stava mischiando al sangue, avevo bevuto forse qualche drink di troppo, era la festa di compleanno del mio ex, e c'era molto alcool, forse troppo per me. Stavo ballando in pista con lui, entrambi ciondolanti, io mi reggevo a lui e lui a me, muovevo i fianchi.

“Sei così sexy, dio”

“Mmh, anche tu lo sei” mi prese la mano trascinandomi verso le stanze al piano superiore... Ci sdraiammo sul letto, lui sopra di me. Mi tolse la maglietta corta che indossavo continuando a premere le labbra sulle mie.

Fine flashback

Fu così che buttai nel cesso la mia prima volta con un tizio che diceva di amarmi... sarebbe stato anche un po' romantico non fosse che il giorno dopo mi svegliai completamente nuda, con la schiena appoggiata al suo petto; avevo ricordi molto vaghi, quel tanto che basta per sentirmi uno schifo, e pensare che mi era ancora andata bene, contando che il mio ex neanche se lo ricordava.

E in quel momento stavo morendo di paura, perchè lui era ubriaco, col cazzo che aveva bevuto poco... ne ero completamente terrorizzata.

Mi baciava, con insistenza, forse troppa, spinse il bacino verso il mio, con lo scopo di farmi notare l'evidente erezione. Cercai di spingerlo via, rendendomi conto che era irremovibile, mi slacciò i pantaloncini che indossavo facendomi rabbrividire, di paura.

-Calum, basta ti prego...- mi tappoò la bocca con un altro bacio, i miei occhi iniziavano ad inumidirsi, anche se fosse non gli avrei fatto pena, era troppo occupato, con una mano mi palpò il seno destro, cercai nuovamente di spingerlo via, ma in risposta mi tolse del tutto i pantaloncini lasciandomi in intimo... 

-Basta, ti prego, per favore, Calum- lo implorai, notando che la prima lacrima scese.

-Cosa vuoi adesso?- 

-Lasciami-

-No-

-Lasciami, cazzo, lasciami, brutto stronzo- spinse nuovamente e con più forza il bacino contro il mio, lasciandosi uscire dalle labbra un gemito. Le lacrime iniziarono a scendere, con più frequenza, rigandomi le guance pallide. 

-Ti prego, per favore- cercai di muovermi sotto di lui, ma ero completamente bloccata, con un dito tirò leggermente l'elastico degli slip che indossavo per poi lasciarlo e farlo schioccare sul mio fianco morbido.

-Abby!- nessuna risposta.

-Abby, cazzo- nussuna risposta di nuovo, pensavo veramente che sarebbe finita male, trovai un attimo di tregua dalle sue labbra.

-Abby, cazzo, vieni qui, ti prego!- urlai scalciando sotto il corpo caldo di Calum, sentii dei passi in corridoio e poi la maniglia della porta che si abbassava, Abby entrò in camera fermandosi sulla porta, spalancando la bocca.

-Luke!- camminò velocemente verso la porta, aveva una faccia scandalizzata.

-Fate qualcosa, vi prego- supplicai, lasciando che altre lacrime rigassero le guance ormai zuppe.

-Ashton, cazzo!- corse, lo capii dalla frequenza con cui il parquette si incrinava.

-Dio mio- l'unico che si dette una mossa subito, seguito a ruota da Luke. Lo presero per le spalle, tirandomelo via, Abby si precipitò verso di me dandomi una maglietta lunga, me la infilai coprendomi alla bell'è meglio. In due non riuscivano a tenerlo fermo.

-Io ti uccido, enorme figlio di troia!- Abby si buttò su di lui, tirnado pugni a caso, ogni tanto colpendolo ogni tanto no. Luke riuscii a trascinarlo in salotto.

-No Abby, vieni qui- Ash la prese per la vita alzandola e rimettendola di peso in camera mia.

-Lo porto a casa mia, tu riposati e ne parliamo domani- annuii ad Ash che se andò insieme a Luke. Ripresi a respirare con un ritmo più regolare.

-Alex...?- scoppiai nuovamente a piangere.

-Che bastardo, stronzo, idiota, non lo voglio più vedere- sbraitai lanciando dei cuscini.

-Calmati, se n'è andato, puoi spiegarmi cos'è successo?-

-Non era abbastanza ovvio?-

-Non quello, che è più che ovvio, si vede che è successo qualcosa, insomma con un altro ragazzo, perchè hai reagito così, conoscendoti saresto riuscita a spingerlo via senza problemi e senza farti prendere dal panico-

-Tu mi conosci troppo bene-

-E' successo qualcosa?- annuii.

-Ti va di parlarne?- annuii nuovamente, respirando profondamente.

-Si chiamava Mattia... era il mio ex...-

-E' qua, adesso?-

-Si, in sintesi, non mi va di dilungarmi troppo, ho perso la verginità con lui...-

-Ehm okay-

-Eravamo alla sua festa di compleanno, ubriachi entrambi, ma io non lo ero tanto quanto lui, un minimo di lucidà ancora ce l'avevo... stavamo ballando in pista dopo l'ennesimo drink pesante, ricordo vagamente di essermi strusciata più volte su di lui, capiscimi, ero completamente andata... non ricordo esattamente cosa mi disse, ma fatto sta che riuscii a portarmi in camera da letto, lo facemmo, per la prima volta, io ero ancora vergine e sinceramente mi ricordo poco e niente... so solo che il mattino dopo mi svegliai nuda, di fianco a lui, per terra c'era un preservativo e tutti i nostri vestiti, non ricordavo nulla... ma i fatti dicono che la mia prima volta la buttai nel cesso, e pensare che lui non si ricorda niente... Se mi sono pentita? Oh si, non sai quanto ho pianto, quanto mi sono odiata e data della cogliona, perchè detto sinceramente, è una delle cose più importanti e forse fa parte di quel gruppo di sensazioni che ti ricorderai per sempre. Io neanche mi ricordo se abbiamo fatto dei preliminari, vuoi che mi ricordi che sensazioni si prova, il dolore-fastidio di cui tutti parlano, ma che poi è fantastico, quella sensazione di benessere, di pace interiore...

niente, zero totale, mi viene da piangere a pensare che c'è gente che racconterà la sua prima volta alla figlia nervosa, io ho fatto una cazzata, e la rimpiangerò tutta la vita-

-Io... wow... non wow, non lo sapevo, deve essere orribile-

-E lo è, è passato un anno, e lo lo è tutto'ora, prima, mi sembrava di rivivere quei momenti, è stato terribile, ho avuto paura di Calum...-

-E' andato tutto bene- mi avvicinò a lei, stringendomi in un abbraccio, mi rassicurò passandomi la mano sulla schiena più volte.

Mi addormentai ancora abbracciata a lei, era la prima v che l'avevo raccontanto e sicuramente rimarrà una delle poche.
 


CIAO RAGAZZE! HO AGGIORNATO ANCHE SE NON DOVEVO
VISTE LE POCHE VISUALIZZAZIONI... MA SONO BUONA PERCHE'
IN TANTE MI AVETE DETTO CHE VOLEVATE ASSOLUTAMENTE 
SAPERE COME SAREBBE ANDATA A FINIRE... ED ECCOCI QUI,
CHE NE PENSATE? ERA DA CIRCA UN MESE CHE PENSAVO A
QUESTA SCENA, NE HO PARLATO CON LA MIA MIGLIORE AMICA,
NONCHE' AIUTANTE E VOLEVA A DIR POCO UCCIDERMI, MA FORTUNA-
MENTE, SONO ANCORA QUA, PER AGGIORNARVI. 
UN'ULTIMA COSA, CI TENEVO A RINGRAZIARVI PERCHE' SE AGGOIRNO 
COSI' TANTO E' SOLO MERITO VOSTRO, LE VOSTRE RECENSIONI MI 
RALLEGRANO LE GIORNATE. POTESSI VI SPOSEREI TUTTE AHAH :')
UN BACIO xX Vittoria


SONO CATTIVA E NON METTO SPAM, MA VI ASSICURO
CHE IL PROSSIMO CAPITOLO SARA' IN PARTE COMICO...


RINGRAZIO DI CUORE TUTTE COLORO CHE HANNO 
AGGIUNTO LA STORIA ALLE PREFERITE E ALLE SEGUITE
E UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE VA A CHI A HA RECENSITO.
UN BACIO xX Vittoria :)

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Capitolo 26
*** 26. A mess ***




26. A MESS
ATTENZIONE: SPOILER NELLE NOTE AUTORE SOTTO :)
 

LUKE'S POV
Entrai cercando di fare il meno rumore possibile, mi sentivo un ladro in casa mia, stavo saltellando da una parte all'altra del salotto cercando di non beccare le assi di legno scricchiolanti, operazione quasi impossibile, a meno che non sei Luke Hemmings e non conosci a memoria il pavimento di casa tua.
Sdraiato sul divano c'era Jack, dormiva... non sentivo altri rumori, ciò significava che tutti erano nel mondo dei sogni. Raggiunsi camera mia e chiusi la porta di legno scura, mi buttai sul letto morbido... evidentemente aveva un potere depressivo perchè ogni fottuta volta che mi sdraiavo sul letto iniziavo a pensare ad ogni singolo mistero della vita.
Calum era andato via con Ashton, credo di essere ancora sconvolto per quello che è successo... da Cal non me lo sarei mai aspettato, okay che era un pervertito, ma non era sicuramente un maniaco sessuale. Molto probabilmente aveva la sbronza violenta...
Continuavo ad immaginarmi la faccia di Alex quando io ed Ash entrammo nella sua stanza, gli occhioni verdi erano gonfi e rossi per le lacrime, le guance bagnate e il respiro affannato, si lasciava scappare qualche singhiozzo, doveva essere stato orribile, intrappolata sotto un Calum forse troppo forte per un corpicino così magro e piccolo...
Ma si sa, le disgrazie non vengono mai da sole. Non bastava quello, lei era tornata, si spiegava perchè avessero reagito così, mi fissavano tutti, in attesa che facessi qualcosa. Lei era qui, di nuovo e Michael mi aveva riferito che voleva vedermi, ero terrorizzato all'idea, avevo sofferto le pene dell'inferno per lei, quando se ne era andata, e adesso? Era tornata per scassare il cazzo, proprio quando il dolore iniziava a diminuire, non poteva starsene lì dov'era, in Alaska, no, aveva dovuto fare la stronza raggiungendoci qui. Aleisha era stata la mia ragazza, siamo stati insieme poco più di un anno, e quando mi ha detto che sarebbe partita per un po', non immaginavo che dopo neanche due giorni mi avrebbe lasciato. E fu lì, che capii cos'era veramente il dolore che ti squarciava il petto di qui tanto parlava Michael, non era dovuto alla stessa causa, ma più o meno il grado di profondità delle ferite era lo stesso, in quel periodo iniziai a fumare. Fumavo e bevevo, nonostante non ne avessi l'età ma Michael era sempre pronto a portarmi un paio di bottiglie. Lunedì sarei dovuto tornare a scuola, incontrarla per i corridoi, magari, avrei dovuto fare atto a tutte le mie forze per non sgretolarmi nuovamente, i suoi occhi, erano blu, più intensi dei miei, in foto non le rendevano giustizia, ed era per questo che avevo il terrore di rincontrarla, i suoi occhi erano la mia disgrazia ma allo stesso tempo la mia ancora, mi ci aggrappavo tirandomi su.
Mi ritrovai a pensare ai momenti passati con lei, le serate passate al parco a guardare le stelle, i pomeriggi al mare o al cinema. Le cene al ristorante, per le quali dovevo usare tutta la mia paghetta... la volta in cui l'avevamo quasi fatto, ma lei non si sentiva pronta, le dissi che quando sarebbe stata sicura sarebbe potuta venire tranquillamente da me, e di stare tranquilla, l'avrei sempre amata; fino a quando non mi abbandonò, lasciandomi solo, quella mattina di metà luglio, all'aeroporto, ricordo esattamente che la baciai, su quelle labbra morbide, forse troppo carnose, l'abbracciai sentendola singhiozzare sulla mia spalla, mi strinse a se, congedandomi con un “ti amo”, detto forse troppo piano. Le lasciai parte del mio cuore, ma lei lo spezzò, lo calpestò e lo buttò nel cesso, senza un minimo di ritegno. Non ho mai saputo con precisione il vero motivo per il quale mi lasciò, e non intendo scoprirlo…
 
ALEX’S POV
-Alex…- aprii un occhio, per abituarmi alla luce e poco dopo aprii anche l’altro, mi bruciavano e il mio cuscino era inzuppato di lacrime.
-Mmh- mugolai, io e Abby avevamo dormito insieme, mi aveva abbracciata per tutta la notte.
-Michael ci ha invitato alle prove…-
-Sai proprio come rovinare la giornata alle persone…-
-Modestamente- sorrise, mi misi seduta onde evitare giramenti di testa, mi alzai un po’ traballante dirigendomi verso il bagno, mi guardai allo specchio: ero pallida in viso e delle profende occhiaie viola segnava il contorno dei miei occhi, il mascara e l’eyeliner sbavati su entrambe le guance. I capelli erano una massa castana non ben definita, e gli occhi verdi erano segnati da lunghe linee rosse. Sul collo avevo un succhiotto, per altro ben visibile, ora non c’era più tristezza, solo rabbia. Mi spogliai lasciando tutti i vestiti a terra, un po’ appallottolati, mi buttai sotto la doccia fresca, mi bagnai i capelli annodati, spostandomi completamente sotto il getto della doccia.
 
-Possiamo andare- decretai infilandomi la scarpa sinistra.
-Arrivo, andiamo in macchina?-
-Si, okay- Abby prese le chiavi della sua macchina bianca, io presi il telefono, dei soldi ed ero indecisa se per sicurezza prendere anche una mazza. Scesi le scale e percorsi il vialetto raggiungendo la macchina, parcheggiata in una via laterale.
-Musica?- annuii allungando il braccio verso la radio. Le solite canzoni del mattino, né troppo movimentate né troppo lente… era una sottospecie di Radio Maria australiana… quella che prende ovunque, anche in mezzo all’oceano.
-Siamo arrivati- mi avvisò Abby riprendendomi dai miei pensieri, scesi dall’auto con estrema calma, percorrendo il vialetto con una velocità straziante perfino per un bradipo.
Abby suonò il campanello, attendemmo che qualcuno aprisse.
-Ciao ragazze!- ci salutò Michael, sospirai abbracciandolo.
-Alex, è successo qualcosa?- mi chiese alludendo ai miei occhi rossi e non truccati.
-No, tranquillo- scossi la testa fingendo il più falso di tutti i sorrisi, entrammo proseguendo verso il garage.
-Ciao Mali!- la salutai allegramente.
-Alex, ciao! Tutto bene?-
-Oh yess- superammo la porta del garage.
-Ragazze!- salutò Calum.
-Ciao!-
-Ehi- Luke e Ashton si scambiarono un’occhiata, scossi la testa. Sedendomi su un amplificatore.
-Che avete tutti oggi?- nessuno rispose, Cal si strinse nelle spalle tornando al suo basso.
***
-Alex, non mi hai ancora salutato oggi…- mi disse appena mi alzai, mi si avvicinò, deglutii rumorosamente, vidi Abby e gli altri irrigidirsi.
-Puoi spiegarmi che hai?- insistette impaziente, gli occhi mi bruciavano terribilmente, Abby si avvicinò vedendomi in difficoltà, sotto lo sguardo incuriosito di Michael.
-Come cos’ha? COME COS’HA? Mi prendi in giro, spero-
-Dovrei sapere cos’ha?-
-L’hai quasi stuprata e le chiedi cos’ha?- i gesti che facevo ad Abby cercando di farla stare zitta non li aveva minimante presi in considerazione. Vidi Michael spalancare la bocca e incenerire Calum.
-Tu cosa? Dimmi che non l’hai fatto- si affiancò a Calum.
-Io cosa?-
-Tu hai capito proprio bene!-
-Voi lo sapevate?!- chiese Michael indicando Luke e Ashton.
-Michael non metterli in mezzo…- presi parte io.
-Io ti metto le mani addosso Calum!- quest’ultimo si allontanò.
-Io ti giuro che lo faccio!- non ebbi il tempo necessario per impedire che Michael gli tirasse un pugno in pieno stomaco. Cal si piegò in due premendo la mano sulla parte dolorante, si rimise dritto dopo alcuni secondi tirandogli per rispostare un altro pugno, stavolta in faccia.
-No, basta!- urlai, ma stetti ferma. Abby invece si buttò nella rissa, buttando per terra Michael che finì sopra Calum, in pratica erano un sandwich. Ashton si mosse velocemente cercando di tirare via Abby ma finendo con lo spiccicarsi anche lui sopra di loro schiacciando ulteriormente Calum, che ormai era ridotto ad una sardina.
-Cazzo, la volete smettere!-
-Ti rendi conto di quello che ti ha quasi fatto?!- mi rispose Michael tirando un calcio.
Luke mi si avvicinò.
-Secondo me quei due si stanno inculando-
-Ma chi? Abby e Ashton?-
-Ma va… Calum e Michael- gli tirai uno schiaffetto, nel frattempo Ashton riprendendo l’equilibrio tirò su Abby prendendola per la vita mentre lei continuava a dimenarsi.
-Tu non dovresti fare qualcosa?- chiesi a Luke.
-Ah giusto- corse a separarli, con un po’ di difficoltà ci riuscimmo, Mike fece per buttarsi nuovamente su Calum, il quale aveva già il naso che grondava di sangue.
-Basta, Michael basta!- sbraitai prendendolo da dietro.
-Va tutto bene, tranquillo- erano entrambi messi male, di scatto si aprii la porta lasciando entrare Mali.
-Cosa sta succedendo qui? Calum che hai fatto?- non aprì bocca.
-Cosa gli avete fatto?- prese le difese di Cal abbracciandolo.
-Quell’enorme rincoglionito di tuo fratello ieri sera a quasi stuprato mia sorella e tu prendi ancora le sue difese?-
-Tu cosa hai fatto?-
-Vi prego, non ricominciamo…-
-Adesso tu vieni sopra con me, voi due potete andare in cucina, tutti i medicinali sono nel primo armadietto a destra-
-Grazie Mali- la ringraziai sorridendole.
-Di niente tesoro- uscii dal garage con Mike, scortandolo fino alla cucina. Lo feci sedere su uno degli sgabelli, mentre io tiravo fuori il disinfettante e del cotone.
-Mi dispiace- sussurrai tamponandogli il labbro spaccato.
-Avrei dovuto dirtelo, ma era troppo imbarazzante-
-Capisco, vuoi spiegarmi cos’è successo? Anzi lo so, era ubriaco- annuii buttando il pezzo di cotone imbrattato di sangue.
-Cosa pensi di fare?-
-Non lo so, voglio prendermi una pausa, quello sicuramente- finii di medicarli i graffi in faccia, lo abbracciai sentendolo mugolare, gli rivolsi uno sguardo interrogativo, in risposta si tirò su la maglietta scoprendo un paio di botte rosse.
-Scusa- dissi soltanto, gli alzai le maniche della leggera maglia a maniche lunghe che indossava, gli sfilai delicatamente i bracciali che portava, liberandolo dalle bende, fissai i profondi segni rossi che aveva sul polso. Abbassò la testa arrossendo. Mi portai il suo braccio accanto alla bocca lasciandoci un bacio sopra. Si lasciò sfuggire una lacrima.
-Ehi- gliela raccolsi con il dito, veniva da piangere anche a me.
-Vuoi vedere una cosa?- lo vidi annuire, tolsi tutti i bracciali che portavo abitualmente da un anno più o meno. Fissai l’inchiostro scuro che marcava il mio polso. Era una scritta piccolina, ma comunque leggibile, sembrava fatta da una macchina da scrivere: “We are all mad here
-E’ un tatuaggio?- annuii accarezzandomi la pelle liscia.
-E’ molto bello, mi piace- sorrisi rimettendo i bracciali.
-Perché lo tieni nascosto?-
-Ho iniziato a portare tutti questi bracciali appena fatto il tatuaggio, i miei genitori adottivi non lo sapevano e quindi dovevo tenerlo nascosto, e ormai è un’abitudine-
-Capito, secondo me dovresti smetterla di metterli, in fondo non hai niente da nascondere-
-Lo so- disinfettai anche le ferite che aveva sul polso, con l’altra mano mi strinse il braccio, quando passai il liquido verde sulle ferite più recenti. Cercai di fare il più velocemente possibile, per poi ricoprirle con una nuova benda, rinfilai tutti i bracciali e gli tirai giù la manica blu.
-Grazie- sorrisi riabbracciandolo.
-Ti va di venire da me a dormire?- mi chiese abbassando la testa.
-Certo- ritornammo in garage per avvisare che ce ne stavamo andando.
-Noi andiamo, a domani!-
-A domani!- uscimmo dalla porta, me la richiusi alle spalle realizzando ciò che era appena successo. Mi bloccai cercando di ingoiare il groppo in gola.
-Che c’è?- scossi la testa, una lacrima mi rigò una guancia, mi ripulii velocemente, passando poi la mano nei capelli aggrovigliati.
-Dai andiamo- mi incoraggiò Michael passandomi un braccio intorno alle spalle, annuii per poi proseguire.
-Hai fame?-
-In realtà no…- ammisi, abbassando lo sguardo.
-Devi mangiare, e pulirti gli occhi-
-Cosa?- d’istinto mi passai un dito sotto agli occhi, notando il nero che mi era rimasto.
-Vieni qui- mi avvicinai lasciandomi ripulire.
-Grazie-
-Adesso andiamo a mangiare- sorrise.
 
-Per quanti?-
-Due grazie- la cameriera ci scortò fino al nostro tavolo lasciandoci due menù.
-Oh cazzo!- esclamai notando Mattia, Camilla e Luca entrare dalla porta e scegliersi un tavolo difronte al nostro.
-Cosa?- voltò lo sguardo nella mia stessa direzione.
-Tranquilla-
-Non possono vedermi così, non devono- si vedeva che ero distrutta, a dir poco.
-Sorridi, per me- finsi un sorriso, come d’abitudine.
-Va meglio, anche se è falso- mi rabbuiai facendo incontrare le nostre iridi perfettamente identiche.
-Allora cosa prendi?-
-Un insalata, tu?-
-Non è un pasto cazzo!-
-Si che lo è, ed è anche salutare a confronto del mega hamburger che ti prenderai tu…-
-Possibile- chiamò la cameriera che ci chiese cosa volevamo da bere.
-Okay e poi?-
-Due cheeseburger, grazie- la cameriera girò i tacchi andando a portare l’ordine in cucina.
-Ma… io non…-
-Oh tu si che lo volevi in cheeseburger-
-Idiota-
-Imbecille- scoppiai a ridere attirando l’attenzione di Mattia.

 


CIAO RAGAZZE, ECCOMI QUI CON UN NUOVO CAPITOLO!
NON HO MOLTO DA DIRE, STAVOLTA, SE NON CHE HO FATICATO
ABBASTANZA PER IL P.O.V. DI LUKE... MA DEVO DIRE CHE E' UNA
DELLE PARTI DEL CAPITOLO CHE PIU' MI PIACE...
E NIENTE RAGAZZE. UN BACIO xX Vittoria :)


SPOILER: "SEI TORNATA..." SUSSURAI. "SONO TORNATA PER
TE AMORE" 
"NON CHIAMARMI COSI', NON PIU'" 
"LO SO, CHE LO VUOI" LA GUARDAI NEGLI OCCHI, IL PIU' GRANDE
ERRORE CHE POTESSI FARE, CROLLAI.


UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A TUTTE COLORO CHE HANNO AGGIUNTO 
LA STORIA ALLE SEGUITE O ALLE PREFERITE.
E SOPRATTUTTO ALLE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITE, VI AMO GENTE.
UN BACIO xX Vittoria :)

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Capitolo 27
*** It's just you and me ***




IT'S JUST YOU AND ME

-Ho fame!- si lagnò Michael per la quattordicesima volta.
-Mike, c'è il locale pieno di gente, solo perchè fai parte di una band al mondo sconosciuta non vuol dire che debbano servire prima noi-
-Grazie per il sostegno eh-
-Prego, secondo me dovreste esibirvi da qualche parte...-
-Chi ci prenderebbe?-
-So che il negozio dove lavoro fa un piccolo spettacolo ad Hyde Park nel fine settimana, e cerca ospiti, potrei proporvi-
-E' una buona idea, ma non so se gli altri sarebbero d'accordo...-
-Tu chiedi, poi organizzo io-
-Ehm okay.... Ho fame!-
-L'hai già detto...- scossi la testa divertita tornando a giocare con uno stuzzicadenti, Mattia continuava a lanciarmi occhiate veloci, all'ennesima, decisi di alzare un sopracciglio, abbassò di getto la testa. Sorrisi fra me e me.
-Che ti va di fare oggi?-
-Torneo di Fifa!- esclamai provocando una faccia scioccata da parte di Michael.
-Tu sai giocare a Fifa?!-
-E se è per questo so anche andare sullo skate...-
-Perfetto, facciamo un torneo e poi mi insegni perchè l'unica volta che ci ho provato mi sono stampato contro la porta del garage- si strofinò la mano sulla testa mentre io ridevo divertita.
**
 
-Alex win! Alex win!- saltai sul divano lanciando il joystick da qualche parte.
-Si, si, molto simpatica-
-Alex for president!- scesi dal divano mettendomi a ballare la Macarena per tutto il soggiorno, sotto lo sguardo divertito ma anche un po' scocciato di Michael.
-Adesso basta! Mi sento umiliato- continuai il mio balletto, a dir poco ridicolo.
-Dai Alex!- si alzò prendendomi per i fianchi e caricandomi in spalla mentre io mi dimenavo.
-Se non stai ferma cadiamo tutti e due- mi fermai all'istante figurando mentalmente una me stesa sul pavimento con un Mike sopra.
-Dove andiamo?- chiesi a mo' di bambina piccola. Salimmo le scale con non poca difficoltà... mi buttò sul suo letto, enorme, mi spostai sul lato sinistro permettendo al ragazzo con un colore di capelli non ben definito di buttarsi di fianco a me.
-Pensavo...- mi girai su un fianco.
-A cosa?- lo incitai a proseguire.
-A chi se mai... Comunque, pensavo a te- sorrisi.
-Pensavo all'esatto momento in cui incontrai il tuo sguardo, appena scesa dall'aereo, pensavo che mi avresti salvato in qualche modo... pensavo che avresti potuto aiutarmi...-
-Ma...-
-E lo stai facendo Alex, più di quanto immagini, anche solo sapere che sei qui, mi aiuta moltissimo...-
-Sul serio?-
-Mmh mmh-
-Posso sapere il motivo per il quale hai iniziato?- si rabbuiò un po'.
-Se non ti va, non fa niente, era solo pura curiosità...-
-No, tranquilla, parlarne mi farà bene-
-Vai-
-Ho saputo di essere stato adottato all'incirca due anni e mezzo fa.... credo. Ma non era solo per quello, un po' lo immaginavo. Poi mia madre e mio padre hanno divorziato, insomma un “bel” periodo no? Mio padre la picchiava, Amber, e a volte ci ha provato anche con me, ma non gliene ho dato l'opportunità. E' stato orribile, anche se in un certo senso, è stata un po' come una liberazione... quando se n'è andato eravamo tutti molto più felici. Ci sentivamo leggeri... Poi appunto dopo quello che era accaduto ho saputo di avere una sorella, ho saputo che ti saresti trasferita, ho iniziato come ad avvolgere in un guscio me e tutto ciò che mi circondava-
-Ti sentivi come... uhm, non trovo il termine... come se io ti stessi sostituendo... giusto?-
-Si, più o meno, come si mi stessi rubando il mio spazio, mia madre e i miei amici, insomma mi sentivo messo da parte. E ancora adesso non l'ho superato completamente...-
-Lo sai, che non lo farei mai, non avrei la possibilità comunque-
-Quando ti sei messa con Calum, mi sono sentito il mondo crollare addosso... Mi avevi rubato il mio migliore amico... lui parlava di te e io... che facevo? Me ne stavo zitto sorridendo ed annuendo, facendo finta di essere felice, no. Non ce la facevo, anche la mia musica ne risentiva. Alle prove sbagliavo le note, non avevo idee, mi si intrecciavano perfino le dita mentre suonavo. Ma ritorniamo indietro nel tempo... a quando iniziai a farlo, non ti ripeto tutto quello che successe con la mia famiglia, non era solo per quello. Mi ero appena lasciato con Geordy , mi aveva detto che non ero abbastanza, abbastanza carino, simpatico, non ero abbastanza bravo... insomma hai capito. Iniziai per quel motivo, all'inizio erano solo dei semplici graffi, però man mano li approfondivo sempre di più arrivando ad un mese fa, quando sei venuta tu. Avevo veramente toccato il fondo quel pomeriggio... ma sei arrivata tu, e in un certo senso mi hai salvato- mi accorsi solo ora che stavo piangendo, mi toccai le guance smarrita, non me ne ero neanche resa conto, nonostante non riuscissi a tenere gli occhi aperti, a causa del bruciore. Mi asciugai velocemente mentre Mike fissava il soffitto, mi buttai letteralmente su di lui, ero praticamente sdraiata sul suo petto. Mi guardò un po' sbalordito ma dopo poco mi cinse la vita con le braccia tirando più su, facendo in modo che appoggiassi la testa sulla sua spalla.
-Scusa Michael, scusami, io non immaginavo neanche lontanamente che pensavi questo, io... mi dispiace, perdonami...-
-Alex, basta, stai tranquilla, è passato...-
-Mi dispiace- scoppiai nuovamente in lacrime.
-E chi l'avrebbe detto che la ragazza dura e sicura di se che avevo visto per la prima volta in aeroporto sarebbe scoppiata a piangere...-
-Sono felice di essere tua sorella...- lo sentii sorridere mentre non smetteva di accarezzarmi la schiena.
-Dai, calmati, stiamo tutti bene...- annuii leggermente sulla spalla cercando di rilassarmi, con scarsi risultati, iniziò a mancarmi il fiato, facevo veramente fatica respirare.
-Alex, stai bene?- mi chiese confuso, soffocai un “no” cercando di fare respiri regolari e profondi, niente, mi alzai, forse un po' troppo velocemente, provocandomi dei giramenti di testa. Mi misi dritta con molto fatica, sentivo come se ci fosse qualcosa che mi schiacciava il petto, era questo uno dei miei tanti problemi, non chiedevo mai aiuto a nessuno, mettiamola così, anche se fossi stata in punto di morte avrei provato a risolvere tutto da sola.
-Alex?!- Mike si alzò di scatto vedendomi probabilmente paonazza.
-Cosa c'è, oh?-
-Alex, rispondimi cazzo- respirare era diventato sempre più difficile e ora aveva preso il sopravvento anche la nausea.
-Non mi sento bene...- sussurrai. Mi sentii sollevare di peso, Michael mi trascinò in bagno, mi sedetti ai piedi del water.
 
Il peggio era passato...
-Alex, dio mio, cosa ti è preso...-
-Attacchi di panico... scusa se ti ho fatto preoccupare.-
-Smettila di scusarti per tutto-
-Scusa, ah, ehm no... Era strano che non mi fosse capitato ieri sera-
-Per... Calum?- annuii appoggiandomi al muro freddo, trovando un po' di sollievo.
-Da quanto tempo?-
-Non lo so con precisione, mi vengono raramente e solo in determinate occasioni... E questa era una di quelle-
-Stai meglio?-
-Si, grazie-
 
**
-Mamma, stasera si ferma a dormire Alex...-
-Si, tranquillo, è perfetto, dormi con lui?- si girò verso di me, mi strinsi nelle spalle.
-Si mamma, dorme con me-
-Okay, volete che vi ordino una pizza, o volete altro?-
-Alex, che ne dici del giapponese?-
-Uuh perfetto- mi strofinai le mani a mo' di mosca cattiva.
-Perfetto, allora inizio a chiamare, è già tardi-
 
ABBY'S POV
Mi alzai fiondandomi verso la porta.
-Ashton, ciao!-
-Ehy, Abby, ho pensato che magari ti andava di guardare un film...-
-Si, perfetto, entra pure- mi spostai facendo in modo che potesse entrare.
-E ho portato due panini del MC- iniziai a saltellare per tutto il solotto.
-Grazie!- mi avvicinai schioccandogli un bacio sulla guancia paffuta.
-Mi piacciono le tue fossette-
-Ehm grazie...- andai a mettere il dvd nel lettore apposito sopra la TV armeggiando un po'. Ash mi posò le mani sui fianchi facendomi arrossire.
-Arrossisci così facilmente?- mi sussurrò tirandomi verso di se, annuii velocemente non sapendo esattamente cosa fare. Avevo avuto altri ragazzi, ma con lui era diverso, avevo sempre, o per la maggior parte del tempo, il terrore di fare qualcosa di sbagliato.
-Tranquilla, non mordo mica...-
-Mah, io avrei seri dubbi...- scoppiamo a ridere, non si era mosso di un millimetro. Anzi, rettifico, aveva stretto la presa sui miei fianchi aumentando i brividi.
-Allunga le braccia- le alzai.
-No, non così tanto- me le abbassò.
-Perfetto, Rose, ti fidi di me?-
-No Jack, non mi fido di te, per niente-
-Cattiva- se ne andò buttandosi sul divano, scossi la testa divertita dalla coglionaggine di quel ragazzo. Finalmente riuscii a far partire il DVD, diciamo che gli occhi fissi di Ashton con aiutavano per niente, anzi, mettevano ansia.
-Eccomi- mi sedetti sul divano tirando fuori il mio panino con il bacon.
-Come sapevi che era il mio preferito?-
-Ho chiamato Alex...-
-Poco schietto il ragazzo, mi dicono-
 
Ce ne stavamo lì sdraiati sul divano, abbracciati. Apparentemente concentrati sul film, ma sapevo che nessuno dei due ci prestava veramente attenzione, o almeno, non io...
Mi schioccò un bacio sulla fronte, alzai lo sguardo incontrando le sue iridi color ambra... mi ci persi dentro, controllavo ed analizzavo ogni singola sfumatura di quel colore magnifico. Mi passò una mano sulla guancia, lasciandola poi scivolare sul collo e percorrere tutta la lunghezza del mio corpo fino ad arrivare ai fianchi, aumentò di poco la presa, avvicinandomi ancora di più al suo corpo. Presi io l'iniziativa, forse per non fargli notare tutto l'imbarazzo che avevo in corpo, ma che si era concentrato sulle guance magre. Appoggiai le labbra sulle sue, esitanti. Le mosse di poco facendo incastrare alla perfezione il mio labbro inferiore fra le sue labbra morbide. Era tutto perfetto, niente di troppo timido né di troppo rude, una giusta via di mezzo.
-Perchè alla festa dopo che mi hai baciato te ne sei andato?- chiesi ingenuamente.
-Perchè avevo paura, paura di come avresti potuto reagire...-
-Avrei voluto che durasse di più, tutto qui...- sorrise, sinceramente non so dove trovai il coraggio di dirgli quelle parole, ma so che non avrei potuto fare scelta migliore in quel momento.
-Guarda che ti vibra il telefono...- era tutta la sera che Andrew continuava a mandarmi messaggi, anche dopo i miei ripetuti tentativi di spiegarli che non volevo niente fra noi due, continuava ad insistere.
-Niente di importante...- presi il cellulare lanciandolo sulla poltrona, guadagnandomi un'occhiata divertita da parte di Ashton.
 
ALEX'S POV
-Voglio la nutella!- lagnai a Michael che era appena uscito dalla doccia.
-Sei una rompipalle cara...-
-Mmh, lo so.- mi buttai sul letto tirando fuori il cellulare.
-Ma si fanno i selfie?- gli feci la linguaccia continuando con il mio intento.
-Dammi qua- si stese di fianco a me rubandomi il telefono, lo alzò in modo da prendere entrambi e scattò.
-E' orribile...-
-Ma se è bellissima, adesso me la mando- lasciai perdere, era più testardo di me, senza dubbio e non aveva senso discutere per una causa che avrei sicuramente perso.
-Film?- annuii alzandomi dal letto e zampettando fino all'enorme porta DVD che era appeso alla parete. Ne estrassi Iron Man, sono completamente ossessionata da quel film.
-Sicura?-
-Yes- lo inserii nel lettore CD adiacente alla TV e lo feci partire riposizionandomi sul letto.
 
-Andiamo a dormire? Io domani devo fare il pomeriggio al negozio per i saldi...-
-Si, allora passeremo a dare un'occhiata allora-
-Non portare Calum...-
-E' assurdo prima ti lamentavi con lui di me e adesso ti lamenti con me di lui, è divertente...-
-In un certo senso... rischierei di castrarlo con un basso...-
-Sarebbe un'ottima idea, però- sorrisi spegnendo la luce e stendendomi sotto le coperte di fianco a lui. Si fece più vicino abbracciandomi, lo strinsi a me.
-Sai, è la notte che i mostri tornano-
-Lo so, ma adesso ci sono io- gli accarezzai dolcemente la schiena aspettando che si addormentasse. Non ci volle molto prima che crollassi anche io.
 
Venni svegliata dal movimento improvviso del materasso, aprii lentamente gli occhi, era ancora buio. Michael era evidentemente scattato a sedersi, con calma mi sollevai cercando di capire cosa stava succedendo. Era sudato e un paio di lacrime gli rigavano le guance.
-Cos'è successo?- chiesi spaventata.
-Geordy, l'ho sognata, mi diceva quelle cose, lo sai-
-Stai tranquillo, adesso calmati, smettila di piangere e guardami- gli alzai il mento con le dita.
-Ascoltami, non puoi andare avanti così, e lo sai, lei se n'è andata, lei era una stronza, ce n'è di migliori che meritano lo splendido ragazzo che sei, perchè ti giuro che se non fossi tua sorella mi sarei già innamorata di te-
-D-dici sul serio?-
-Sai che dico sempre quello che penso... nonostante alle volte faccia estremamente male-
-Alex...-
-Dimmi-
-Salvami... perchè ti giuro che io così non posso andare avanti-
-Ci proverò e ti assicuro che ci riuscirò dovesse essere l'ultima cosa che faccio-
-Grazie...- sorrisi cercando di rassicurarlo.
-Adesso dormi- annuì girandosi dall'altra parte, mentre io sporgevo il braccio sinistro oltre il suo corpo per abbracciarlo.
 

CIAO RAGAZZE, ECCOMI DI NUOVO QUI CON UN
NUOVO CAPITOLO, MI SCUSA PER IL LIEVE RITARDO 
E ANTICIPAMENTE PER EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA,
MA ERO DI FRETTA, FINCHE' LA CONNESSIONE VA...
COMUNQUE QUESTO CAPITOLO IMMAGINO SIA UN PO' NOIOSO
RISPETTO AD ALTRI, MA CI TENEVO A FARLO.
DA QUI IN POI TAGLIERò UN PO' IL MESE, PERCHE' SE NO ARRIVEREI
A FARE UNA COSA TIPO 50 E PASSA CAPITOLI E DIVENTEREBBE TROPPO
LUNGO. PERCIO' GIA' VI ANTICIPO UN SALTO IN AVANTI, NON DI MOLTO NEL
PROSSIMO CAPITOLO MA COMUNQUE SI ANDRA' AVANTI... DETTO QUESTO,
UN BACIO xX Vittoria :)


CI TENEVO A RINGRAZIARE LE RAGAZZE CHE HANNO AGGIUNTO
LA STORIA ALLE SEGUITE/PREFERITE/DA RICORDARE.
MA SOPRATTUTTO COLORO CHE HANNO RECENSITO, RAGAZZE
MI MIGLIORATE LE GIORNATE, VI VOGLIO BENE xX Vittoria :)

 

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Capitolo 28
*** R U MINE? ***




R U MINE?
CON LO SPECIALE CONTRIBUTO DI XXASHTONSDRUMS :)

 


-Alex, oggi chiudiamo prima...- mi avvisò David.
-Come mai?-
-Sai, è il compleanno di mia moglie e volevamo farle una sorpresa...-
-E' una cosa carina, falle gli auguri da parte mia!- annuì sorridendomi. Continuai ciò che stavo facendo, ovvero sistemare dei cd sugli scaffali al posto di Shaq che si era preso un giorno di vacanza. Ogni tanto mi incantavo a fissare la gente, soprattutto coppiette anziane, che passeggiavano fra le bancarelle. Era venerdì e oggi pomeriggio io ed Abby saremo dovute andare alle prove dei ragazzi... non che mi dispiacesse, anzi, non vedevo l'ora che arrivasse quel giorno, semplicemente perchè la sera avevamo deciso di dare una festa per la fine della vacanza studio, rigorosamente a casa del povero Calum, dato che sua sorella era ritornata a Melbourne. Non stavo più nella pelle all'idea della festa, detto sinceramente, anche se non me ne fregava più niente della compagnia morivo dalla voglia di vedere le loro faccie... non sono mai stata una ragazza troppo esuberante, ma volevo assolutamente farli vedere chi è Alex! In quel momento mi stavo chiedendo perchè ero così schizzata, devo smetterla di bere una tazza gigante di caffè al mattno…
 
-Allora io vado, ricordati degli auguri da parte mia!- mi assicurai con David mentre facevo su la mia roba, il telefono e le chiavi di casa...
-Si tranquilla, a domani pomeriggio!-
-A domani- salutai sollevando un po' il braccio per poi spingere la porta e farmi colpire dalla leggera brezza di Sydney. Era presto e di andare a casa non se ne parlava, molto probabilmente avrei fatto un giro fino ad Hyde Park, avevo voglia di camminare. Piede dopo piede, passo dopo passo arrivai ad una fontana in mezzo ad una piazza, non chiedetemi il nome perchè anche se cercassi di impararlo a memoria non me lo ricorderei. Su alcune panchine notai molti dei miei vecchi compagni, c'erano Luca, Camilla, Mattia, Lorys, e altri che però non riuscii ad individuare a causa della distanza. Mi levai le cuffie avvicinandomi.
-Ciao ragazzi!- salutai raggiante.
-Alex, che ci fai da queste parti?-
-Oh, sono uscita da lavoro prima e ho pensato di farmi una passeggiata, voi invece?-
-Ci hanno lasciato del tempo libero prima dell'esame di lunedì- mi rispose Luca.
-Capisco, Lorys proprio anti-sgamo...- dissi alludendo alla canna che teneva fra le dita, si strinse nelle spalle continuando a fumare.
-Passa- dissi sicura.
-Come?- mi chiese lui sbalordito.
-Come se non mi fossi mai fatta una canna, passa quella roba-
-Basta che non me la finisci- me la allungò, la presi con una mano portandomela alle labbra, sotto gli sguardi strabiliati di tutti, inspirai lasciandomi invadere da un senso di vaga leggerezza.
-Ma tu... fumi? Cioè non eri quella brava, tranquilla che se ne stava sulle sue?-
-Mmh... le cose cambiano, le persone di più.- avevo fatto tipo tre-quattro tiri, niente di che.
-Comunque siete pronti per stasera?- si sollevò un coro di sonori “non vediamo l'ora”
-Puoi ripeterci la via?-
-32, Red street-
-Okay, grazie mille- restituii la canna a Lorys che sembrava felice, vedendo che gliene avevo lasciato un po'.
-Io vado, allora a stasera!- salutai allontanandomi.
 
**
-Abby, sono a casa!- urlai dal soggiorno.
-Alex!- uscì dal bagno in intimo camminando veloce verso camera sua, gocciolando un po' sul pavimento.
-Cosa vuoi per pranzo?- le chiesi presa da un attacco di fame chimica, vi posso assicurare che era orribile.
-Mmh, pasta?-
-Perfetto, cucino io!- entrai in cucina tirando fuori il necessario dagli armadietti, non che fosse tanto, però...
Giuro che non stavo stuzzicando qualsiasi cosa commestibile mi si parasse davanti, maledissi quel momento in cui avevo deciso di fare un paio di tiri, in più Abby non si dava una mossa, io in pratica ero stesa sul tavola con i crampi allo stomaco.
-Alex?!- mi sollevai di scatto sorridendo nervosa.
-Hai fumato?- mi chiese raggiungendo il suo piatto.
-Cosa te lo fa pensare?-
-Era una semplice domanda...- mugolai tornando a concentrarmi sul piatto di dimensioni enormi che avevo davanti. “Poco male, mi sono ancora contenuta” pensai finendo ogni singolo residuo di cibo che c'era nel piatto.
-Allora... stasera party hard?- mi chiese sorridente.
-Oh yes, io credo che mi porterò dietro la roba...-
-La roba?-
-I vestiti Abby, i vestiti. E qualcosa per truccarmi, non ho la minima voglia di conciarmi tipo prostituta appena uscita dalla tangenziale-
-Mmh, comprensibile- sorrise ancora. Seppur completamente struccata e con le occhiaie secondo me, era bellissima, il suo sorriso era veramente magnifico... la prima cosa che si notava era quella, il mio invece era carino, ma niente di particolare, non era la prima cosa che si notava, quando mi truccavo, mi truccavo di nero, in modo da risaltare gli occhi verdi, ed era quello ciò che notavi per primo, poi lo sguardo ti cadeva sull'anello che portavo al naso e infine sullo smiley che avevo in bocca, insomma si notavano le cose più particolari.
-Nell'ultimo periodo sembri molto più felice- affermai giocando con la forchetta.
-Si...-
-Che bella risposta Abby...-
-E' complicato-. E' complicato=Non ne voglio parlare. Decisi di non dilungarmi cambiando argomento velocemente.
-Allora che ti metti stasera?-
-Hai presente quello che ti avevo detto per Capodanno ma che poi non ho messo?- chiesi.
-I pantalonci... mmh e non ricordo più cosa?-
-Ecco esatto quello! Tu?-
-Credo una gonna a vita alta bourdeaux...- annuii dileguandomi in camera mia.
 
 
-Ciao ragazzi!- salutai raggiante entrando in casa di Calum.
-Ragazze!- ricambiarono con un sorriso.
-Cal?- lo chiamai.
-Si? Dimmi-
-Posso posare in camera tua questo?- chiesi indicando il borsone.
-Certo, te lo porto io...- mi strinsi nelle spalle sorridendo.
-Che lecchino Calum!- sbraitò Luke. Risi all'affermazione, in effetti era un tantino vero.
-Michael ve l'ha detto?-
-Cosa?-
-No, appunto, David, il tipo per cui lavoro a bisogno di alcune band per il “concerto” che darà ad Hyde Park, e mi chiedevo se, magari, vi andava di partecipare...-
-Non sarebbe una brutta idea, no?- esordì Ashton sotto i cenni di assenso di Mike e Luke.
-E' una pessima idea, infatti!- se ne uscì Calum di ritorno da camera sua.
-Oh andiamo Calum non possiamo continuare a suonare rinchiusi nel tuo garage...-
-Ma non siamo pronti...-
-Siete bravissimi e avete delle canzoni ottime!- si intromise Abby che fino a quel momento era stata zitta.
-Ne dubito...-
-Calum, cristo santo, fai salire il nazismo quando fai così... Voi vi esibirete punto. Non si discute!- alzai un po' la voce per sovrastare i commenti creatisi.
-Appunto!-
-Perciò adesso alzate il vostro splendido culo da lì e andate in garage che vi filmo- ordinò Abby alzandosi in piedi e spingendoli verso la porta bianca. I ragazzi presero posto dietro ai microfoni.
-C'è qualche domanda prima che inizi a filmare?- chiese Abigail.
-Si, io ne av...-
-Niente domande- lo interruppe bruscamente Abby.
-Ma... ma tu avevi detto...-
-Ssh mi distrai!- scoppiai a ridere sedendomi su un amplificatore ed incrociando le gambe su di esso.
-Quando siete pronti...- i ragazzi risposero positivamente ed Abby fece partire il video esattamente a tempo con l'inizio della musica.
Detto sinceramente non capivo il motivo di così tanta paura di Calum per esibirsi... era bravissimo, anzi lo erano tutti e quattro. Mi ritrovai a pensare a come sarebbe stato se qualcuno gli avesse scoperti; sarei stata felice, sicuramente, ma nel profondo avrei sperato che non mi lasciassero, perchè infondo erano parte di me. Facevano parte della mia vita, in qualche assurdo modo, non so come erano riusciti ad intrufolarcisi dentro e non uscirne più.
Spostai lo sguardo sul moro che toccava delicatamente le corde del basso nero, era il mio preferito in assoluto. Aveva un'espressione concentrata mentre spostava velocemente le dita da un tasto all'altro lungo la tastiera. Sorrisi, involontariamente, ma lo feci e lui lo notò, sorridendomi di rimando. Si morsicò il labbro ritornando velocemente sul basso, magari aveva sbagliato una nota, ma andò avanti. Ripresi ad osservare quelle sue dita affusolate schiacciare le corde, non potei fare a meno di ricordarle così leggere percorrere la mia schiena e raggiungere i miei fianchi. Chiusi gli occhi stringendoli, abbassai la testa. Possibile che non riuscivamo a starci lontani, in quelle due settimane avevamo passato il tempo a stuzzicarci, magari anche senza volerlo.
-Siete stati bravissimi!- esclamò Abby battendo le mani.
-Concordo!- dissi battendoli il cinque, mi ritrovai a pochi passi da Calum, sollevai lo sguardo dalle mie Vans guardandolo negli occhi scuri, alle volte facevano paura, erano quasi neri, erano profondi, a me piacevano, dopotutto sembravano cioccolato fondente.
-Adesso, per festeggiare... tutti in piscina!- propose il ragazzo difronte a me, sorrisi seguendoli in casa, ma ricordando un piccolo problema che ora come ora mi impediva di entrare in piscina.
-Abby ma com'è che tu hai sempre il costume?-
-Forse perchè viviamo in Australia?!-
-Giusto- li seguii nel giardino sul retro. Mi sedetti su una delle sdraie bianche a bordo piscina.
-Alex tu non vieni?- mi chiese Michael.
-Mmh, non credo, non posso- mi strinsi nelle spalle facendo in modo che lo sentisse solo lui.
-Dai Alex!- insistette.
-Ho detto che non posso...-
-Ma dai... non puoi abbandonarci così!-
-Mike, quale parte della frase “Non posso” non hai capito?-
-Il perchè non ho capito-
-Perchè ho il ciclo okay? Più esplicita di così non posso!- sbraitai involontariamente attirando l'attenzione di tutti che si voltarono velocemente.
-Alex io ho un tampax se vuoi...- si intromise Abby sbucando dalle spalle di mio fratello.
-Te ne sarei grata, peccato che non abbia il costume-
-Ne avevi lasciato una qua, è da qualche parte nel mio armadio- sorrisi ringraziando sia  Abby che Calum dileguandomi in casa andandomi a cambiare.
 
Corsi per tutta la casa uscendo a mo' di razzo dalla porta finestra buttandomi direttamente in piscina, molto probabilmente avevo ucciso qualcuno, anzi senza probabilmente.
-Ahia!- si lamentò il biondo, per farla breve mi ero buttata su di lui usandolo da materassino, notai Abby scuotere la testa e sorridere. Mi spostai velocemente da Luke.
-Ehm, scusami- arrossii violentemente sotto il suo sguardo.
-Figurati- mi sorrise facendo in modo che mi dileguassi. Mi buttai sott'acqua consapevole del fatto che dopo sarei sembrata un panda, lasciai che l'acqua mi sormeggesse completamente, toccai il fondo con le ginocchia dandomi poi la spinta per tornare a galla, con i capelli completamente davanti al viso e l'eyeliner sbavato fino agli zigomi. Toccai la spalla di Calum che in quel momento era girato di spalle.
-Dim... oh mio dio Alex! Sembri quella di The ring!- disse provocando la risata di tutti.
-Grazie per il complimento eh!- riscomparii in acqua cercando di togliermi alle bene e meglio i residui di trucco dagli occhi e dal resto del viso, mi sistemai i capelli rifacendo la mia comparsa.
-Com'è che prima sembravi uno zombie e adesso sembri Beyonce?-
-Modestamente Michael...- risi sotto i baffi buttandomi sul materassino rosa che c'era lì vicino, rischiando di cadere. Mi stesi su di esso con lo scopo di prendere un po' di sole.
-Occhio Alex!- urlò qualcuno, aprii gli occhi ritrovandomi Calum in punta al materassino.
-Scendi di lì se no affoghiamo in due- lo minacciai.
-Salto io salti tu, ricordi?-
-Ma smettila e scendi di lì- spostò entrambe le gambe su un lato sbilanciando ulteriormente il materassino che non esitò a capovolgersi del tutto.
-Idiota, te l'avevo detto o no?-
-Mmh, forse- scossi la testa sistemandomi i capelli.
 
A occhio e croce eravamo in acqua all'incirca da un paio d'ore, mi avvicinai zampettando ad Abby che stava parlando con Luke. Le toccai la spalla con un dito, non mi rispose continuando a parlare, rifeci lo stesso movimento e la sentii sbuffare girandosi esasperata.
-Che c'è?- mi avvicinai di più.
-E mi sa che ho perso l'assorbente interno...-
-Stai scherzando?!-
-Tu cosa?!- esordì Luke.
-Oh hai capito proprio bene...- rispose Abby al posto mio.
-Calum! Vieni ad aiutarla!- esclamò Luke agitando le mani e attirando l'attenzione di tutti i presenti.
-Perchè?- chiese curioso.
-Ha perso l'assorbente interno!- scherzò mentre io nello stesso tempo sbiancavo e diventavo bourdeaux. Michael si voltò verso Cal che aveva un sorrisetto ebete stampato sulle labbra, poi c'erano Abby e Ashton che si guardavano straniti.
-Arrivo!- avanzò Calum.
-Oh no, tu vieni qui!- lo trattenne Michael.
-Ma io stavo scherzando, o meglio, credo... è meglio se vado a controllare.- Abby rise sotto lo sguardo scandalizzato di Ashton. Feci forza sulle braccia sollevandomi dall'acqua, mi avviai grondante verso lo sdraio prendendo l'asciugamano e la mia pochette. Mi “asciugai” velocemente dirigendomi in prossimità della porta finestra.
-Non vorrai mica entrare in casa così, mi bagni dappertutto!- esclamò Calum provocandomi una faccia da castoro schifato (?).
-Checca- pronunciai secca dileguandomi in casa.
 
ABBY'S POV
-Scusa che ha detto?- mi chiese, lo squadrai dalla testa ai piedi rifacendo la faccia di Alex.
-Ha detto che sei gay in italiano- lo guardai poi con sufficienza -E ora che ci penso potrebbe avere ragione- rimase scandalizzato e nel mentre assimilava le parole io ne approfittai per dileguarmi in casa, ma fui fermata quasi immediatamente.
-Mi bagni anche tu in giro eh!-
-Fanculo Calum- arrivai in bagno, bussai alla porta attendendo una risposta della mora che si stava sicuramente cambiando.
-Sono Abby- sentii la serratura scattare e poi Alex sbucare da un piccolo spiraglio.
-Vieni pure- la aprii di più facendomi passare.
-Era tutto al suo posto?- chiesi.
-Si tranquilla- mi sorrise chiedendomi poi di allacciarle il pezzo superiore del costume.
Mi cambiai anche io il costume e mi asciugai velocemente.
Scesi le scale dopo Alex, che essendo salita prima di me, era anche scesa prima. Passai di fianco alla porta della cucina, una testa di capelli ricci si fece notare dalla porta per poi afferrarmi il polso delicatamente e trascinarmi all'interno della stanza.
-Ash...-
-Abbs...-
-Dimmi- mi fece scontrare la schiena contro il bordo della penisola, mi si avvicinò incastrando il mio corpo fra di lui e il mobile. Mi si avvicinò azzerando la minima di stanza che separava le nostre labbra, intrecciai le braccia dietro al suo collo e lui mi cinse la vita provocandomi un brivido a causa delle mani fredda.
Fummo interrotti da un rumore improvviso, mi scostai un po' per vedere, anche se già sapevo di chi si trattava, Alex.
-Alex!- comparve da dietro la parete grattandosi il capo visibilmente imbarazzata.
-Io non ho visto niente!- si difese provando ad allontanarsi, riuscii a tenerla per un braccio facendola voltare.
-Ehm si, forse qualcosa ho visto, ma stavo venendo a cercarti e dovevo passare qui davanti e non ho potuto fare a meno di pensare a quanto siete teneri e... perchè non me l'hai detto?!- buttò fuori di getto senza neanche una minima pausa fra una parola e l'altra.
-Aspettavo il momento giusto...- mi voltai verso Ash, che era rosso dalle punte dei capelli fino a quelle dei piedi.
-Uuh, Irwin imbarazzato!-
-Alex...-
-Si scusa, io... credo che mi dileguerò- la lasciai andare scuotendo la testa.
-Fletcher... tutto okay?- spalancò la bocca a sentir pronunciare quel nome.
-Tu come... oddio, è imbarazzante...- scoppiai a ridere cercando di camuffare il suo imbarazzo con un altro bacio.
 
ALEX'S POV
Tornai in giardino dai ragazzi visibilmente scioccata.
-Alex, ehm, allora c'è tutto?-
-Mmh mmh simpatico Luke, e per tua informazione si, ho trovato quello che dovevo trovare- mi spalmai sul lettino esattamente e perfettamente sotto il sole, non molto tempo dopo qualcosa mi si parò davanti, aprii un occhio, era Abby, si stese sullo sdraio di fianco al mio sistemandosi le cuffie nelle orecchie.
 
-Gente! Che ne dite di un po' di musica- la voce di Cal mi risvegliò dai miei pensieri.
-Metto il mio Ipod!- esclamai attirando l'attenzione e alzandomi per raggiungere l'Ipod sul davanzale della finestra. Mi avvicinai allo stereo posto nel piccolo capanno sul retro, lo attaccai con non poca difficoltà. Calum venne in mio soccorso.
-Faccio io- mi sussurrò a pochi passi da me. Gli sorrisi guardandolo mentre sistemava il tutto.
-Mi dispiace...- scossi la testa ignorando, forse per l'unica volta in vita mia, quella parte di cervello che mi diceva di fiondarmi fra le sue braccia. Perchè infondo si vedeva che non riuscivamo a starci lontani. Mi lasciò la mano che mi aveva preso poco prima, che rimbalzò sul mio fianco. Lo guardai allontanarsi, mi voltai scegliendo la canzone, Adam's song dei Blink 182 poteva andare.
-Ragazzi vi avviso, ho la riproduzione casuale e potrebbe capitare qualche canzone di cui non sapete neanche la più remota esistenza!- urlai. Mi sedetti nuovamente sullo sdraio. Muovendo la testa a ritmo e facendo ondeggiare i capelli mossi.
 
-Alex, mi piace un botto sta canzone!-
-Imparerai da me? La conosci?-
-Si è bellissima!- alzò un po' la voce iniziando a canticchiare, la seguii a ruota sotto lo sguardo curioso dei ragazzi, certo non era una canzone facile da rappare.
-Abby, ti esce bene l'italiano!- esclami stupita.
-Grazie-
-Tu non l'hai mai saputo realmente com'è andata, quanto dolore ho provato a nascondere sempre dietro ad ogni risata...- citai soffermandomi su Calum, che alzò un sopracciglio non sapendo minimamente cosa volesse dire quel verso.
-Io ho una domanda!- disse Luke.
-Ma parlate aramaico antico o che? Non ho capito una parola neanche per sbaglio, cazzo!-
-Perchè tu pensi che io capisca al volo ogni vostra singola parola?-
-No, non credo...-
-Ecco- mi risedetti sullo sdraio a gambe incrociate e giocando un po' con il telefono.
-Gente, foto di gruppo!- mi si avvicinarono e cedetti il telefono a Michael che aveva il braccio più lungo del mio e riusciva ad inquadrare tutti.
-E' bellissima, adesso ve la mando!- esclamai felice.
 
-Abby, ma solo a me sta canzone fa venire voglia di ballare il twerk, non lo so...- dissi alludendo a Work di Iggy Azalea.
-Alex!- mi riprese Michael.
-Sai che dico sempre quello che penso, e poi non ce l'avevo con te!-
-Si in effetti Alex hai ragione- mi richiamò Abby.
-Non sarebbe un brutto spettacolo...- ci girammo verso Luke che si beccò diverse occhiatacce.
-E dai, ammettetelo, sono due ragazze bellissime!- feci un piccolo inchino seguita a ruota da Abby per poi scoppiare a ridere.
Iniziai a muovere le braccia a ritmo di musica, non ci volle molto prima che ci alzassimo iniziando a “ballare” (insomma)... Che poi non era altro che muovere i fianchi, senza esagerare a tempo.
-L'ho detto o no che non era un brutto spettacolo?- chiese Luke finita la canzone, in risposta sia io che Abby gli tirammo uno schiaffetto sul braccio.
-Ahi!-
-Se, Hemmings sei un armadio, è impossibile che ti abbiamo fatto male-
-Mmh si, in effetti, avete ragione- gli feci la linguaccia tornato a Candy Crush.
**
Ringraziando il cielo Calum aveva due bagni e tre stanze da letto. Dire che avevo il terrore di fare la doccia in quella casa era dire poco, quattro ragazzi e due povere ragazze in bagno diciamo che non è il massimo. Comunque...
-Abby, come sto?- chiesi specchiandomi, avevo deciso di mettere degli shorts neri sfilacciati dei collant dello stesso colore, una canotta degli AC DC e le Dr. Martens.
-Stai benissimo, e io? Dici che ad Ash piacerà?-
-Non capisco perchè ti fai tutte ste paranoie, staresti bene anche con un sacco di patate addosso- la vidi sorridere riflessa allo specchio.
-Grazie Alex, veramente- ricambiai il sorriso abbandonando l'eyeliner sul mobile per abbracciarla. Mi spostai un po' lasciandole un bacio sulla guancia. Tornai a fare ciò che stavo facendo riuscendo nel mio intento.
-Com'è che i tuoi occhi sono ancora più verdi così?- feci spallucce mentre finivo di mettere il rossetto color carne sulle labbra.
-Abbs?-
-Cos'è adesso sta mania di chiamarmi così?-
-Boh a me piace, poi se ti da fastidio la smetto...-
-No, figurati, mi piace...-
-Comunque, posso truccarti io?-
-Certo, basta che non esageri- annuii prendendo il necessario.
**
-Finito, che te ne pare?-
-Wow- sorrisi osservandole il viso da ogni possibile angolazione.
-Mi fa impazzire!- mi abbracciò e poi si infilò le All star che si era portata dietro, indossava una gonna bourdeaux a vita alta con una maglietta bianca, era semplice, ma molto nello stile “Abby”.
-Scendiamo? Gli altri sono già in giardino-
-Certo- ci avviammo verso il retro facendo il nostro ingresso dall'enorme porta finestra.
-Ragazze, ma come siamo belle!- si complimentò Michael.
-Grazie- sorrisi avvicinandomi e schioccandogli un bacio sulla guancia morbida.
-Sei morbido!- esclamai iniziando a schiacciarlo. Incontrai lo sguardo rassegnato di Calum che guardava la scena, lo facevo anche con lui ed era molto più paffuto e schiaccioso di Mike. Sorrisi triste, come per dirgli “so a cosa stai pensando e anche a me manca” ma, non gliel'avrei mai confessato, ero una persona troppo orgogliosa per ammettere una qualsiasi cosa.
-A che ora arrivano i tuoi amici?- mi chiese Luke, enfatizzando il termine “amici”.
-Tra un'ora e mezza su per giù, abbiamo tempo per mangiare... a proposito chi ha cucinato?-
-Ashton!- indicarono tutti il riccio che nel frattempo stava parlando con Abby.
-Io cosa?-
-Hai cucinato tu, quindi se moriamo tutti è solo colpa tua- lo accusò Cal.
-Okay, mi assumo ogni responsabilità- tagliò corto tornando a parlare con la bionda.
 
Per quanto mi riguarda, io finii tutto ciò che avevo nel piatto, non sapete quanto mi costa ammetterlo, ma era tutto delizioso. Mandai giù il cibo per poi bermi un sorso di coca.
-Ash, ci pensi sempre tu ai drink?-
-Ma si, intanto sono il vostro servo, vuole qualcos’altro signore, non lo so, vuole che le faccia un po' d'aria con una foglia?- scoppiammo a ridere.
-Ma Ash sei tu quello che si intende d'alcool qui!- dissi cercando di convincerlo, si voltò verso Abby che gli sorrise.
-E va bene...- si sollevò un coro di “Ashton! Ashton!” risi ancora una volta. Quei ragazzi erano veramente unici nel loro genere.
 
-E' tutto pronto?- chiesi.
-Si, anche il palco improvvisato-
-Perfetto, gli strumenti e i microfoni?-
-Anche, se non prende fuoco qualcosa siamo a cavallo- esclamò Luke esaltato, i ragazzi e le ragazze sarebbero dovuti essere lì a momenti.
Infatti, il campanello suonò e io e Calum seguiti da Michael ci affrettammo ad andare ad aprire la porta.
-Ciao gente!- salutai scuotendo il braccio.
-Alex! Calum! Michael!- Cal si spostò lasciandoli entrare tutti, su per giù erano una cinquantina, ma di spazio ce ne era a sufficienza.
Aspettai che Cal chiudesse la porta affiancandomi a lui.
-Ehi-
-Ehi- abbassai lo sguardo verso le scarpe entrando nel giardino che al contrario di pochi istanti prima era pieno zeppo di persone.
-Allora! Loro sono Abby, Luke e Ashton!- presentai velocemente ridileguandomi fra la folla diretta alle casse, misi un po' di musica a caso scelta da Mike.
 
Come festa non era niente male, Ashton aveva pensato ai drink, e devo dire che erano buonissimi, Abby se ne stava o con me oppure un po' in giro con i ragazzi e Calum girava a vuoto.
-Cal!- lo chiamai cercando di sovrastare il rumore della musica, si accorse di me e mi raggiunse.
-Non ti stai divertendo vero?- chiesi.
-Più o meno...-
-Dai, andiamo a prendere qualcosa da bere- mi seguii fino al tavolo, presi due birre e le aprii con l'apribottiglie che c'era in parte.
-Tu?-
-Io cosa?-
-Ti stai divertendo?-
-Obiettivamente si, ma non vedo l'ora di salire sul palco...- dissi con occhi sognanti.
-Quindi cosa suoniamo?-
-Io pensavo a magari Gotta get out...- proposi -Teenage dream e magari anche R U Mine degli Arctic Monkeys, conoscete?-
-Si conosciamo e sappiamo, a me va bene, ma credo anche agli altri, vado a chiedere- si dileguò lasciandomi da sola. Entrai velocemente in casa per prendere una sigaretta e l'accendino. Uscii nuovamente inspirando il fumo. Mi appoggiai al muretto, qualche persona mi notò e mi indicò, figuriamoci, non sapevano fare niente di meglio che giudicare, sono solo una banda di babbioni.
-Luke! Tocca a noi?-
-Si...-
-Ma fammi capire una cosa... Ashton ha due batterie?-
-Si, quella più grande è quella che ha qua e l'altra un po' più piccola è quella che c'è a casa sua...-
-Capito, Cal ti ha detto cosa suoniamo?- annuii finendo di accordare la chitarra.
-Devo andare proprio io a presentare?- chiesi cercando di fargli almeno un po' di pena.
-Si, adesso muovi il culo e vai- sbuffai infilandomi la tracolla della Gibson di Michael. Camminai fino al microfono fermandomici davanti.
-Allora gente! Finalmente è arrivato il momento che più aspettavo, me lo fate un applauso per i 5 seconds of summer con aggiunta di me ed Abby?- applaudirono e gli altri mi raggiunsero sul palco distogliendo un po' l'attenzione da me. Ashton iniziò a prendere il tempo per Gotta get out, dire che stavo sudando era dire poco, ad ogni nota giusta ringraziavo il signore. Con estremo nervosismo arrivai alla fine della canzone dando l'ultimo accordo.
**
-I go crazy 'cause here
isn't where I want to be
And satisfaction feels
like a distant memory
And I can't help myself
All I want to hear her say is
“Are you mine?”
Well, are you mine? Are you mine tomorrow?
Are you mine? Or just mine tonight?
Are you mine? Are you mine tomorrow, or just mine tonight?- ripetei la strofa fino alla fine, lasciai andare anche l'ultimo accordo, voltai la testa verso Calum che cantava in parte a me, i nostri sguardi si incrociarono, non so perchè, non so come, allo stesso tempo girammo la tracolla, in modo che non ci fossero strumenti fra di noi, mi attirò a se premendo le labbra sulle mie. Vi assicuro che era come respirare di nuovo, una boccata d'aria fresca, me ne fregai del fatto che più di cinquanta persone aveva gli occhi fissi su di noi, era quello che volevo e niente e nessuno avrebbe rovinato quel momento.
-Are you mine?- mi sussurrò vicino alle mie labbra.
-I wanna be yours- sussurrai a mia volte rincastrando le labbra sulle sue.

 
CIAO RAGAZZE, E' TIPO TARDISSIMO E IO DOMANI HO
SCUOLA, MA CI TENEVO AD AGGIORNARE, SONO CON-
SAPEVOLE DEL FATTO CHE QUESTO CAPITOLO SIA LUNGHISSIMO
MA ABBIAMO RAGGIUNTO TANTISSIME VISUALIZZAZIONE E VOLEVO 
FARVI UN PICCOLO REGALO, ED ECCOLO QUA.
NON VEDEVO L'ORA DI POSTARLO E CI HO MESSO VERAMENTE
UNA VITA A SCRIVERLO...
SPERO VI PIACCIA E MI RACCOMANDO, RECENSITE IN TANTE! UN BACIO.
xX Vittoria :)

CI TENEVO A RINGRAZIARE LE RAGAZZE CHE HANNO AGGIUNTO
LA STORIA ALLE SEGUITE/PREFERITE/DA RICORDARE.
MA SOPRATTUTTO COLORO CHE HANNO RECENSITO, RAGAZZE
MI MIGLIORATE LE GIORNATE, VI VOGLIO BENE xX Vittoria :)
 

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Capitolo 29
*** 29. I'm broken ***




I'M BROKEN

LUKE'S POV
Domande esistenziali pt. 21536: perchè esiste il lunedì?
Una domanda a cui nessuno saprebbe dare una risposta concreta... Spensi la sveglia facendo cessare quell'odioso suono. Mi stropicciai gli occhi abituandomi alla luce del sole che filtrava dalle persiane, mi misi seduto scivolando via dalle coperte.
 
-Buongiorno tesoro!-
-Ciao mamma, papà, Jack- salutai la famiglia al completo, fatta eccezione per il cane, che, beato lui, dormiva ancora. Sbuffai rumorosamente prendendo posto a una delle sedie della cucina. Afferrai la tazza di latte e cereali che mi stava porgendo mia madre.
-C'è qualcosa che non va Luke?- mi chiese mio padre.
-Mmh, cosa?-
-Ho chiesto se c'è qualcosa che non va- ripetè.
-No, solo che il lunedì è un po' traumatico- spiegai infilandomi in bocca una cucchiaiata di cereali.
-Capisco, ma Alex? Dove va a scuola?-
-Deve iniziare l'università, ha l'età di Abby-
-Okay, quindi non puoi neanche scroccarle un passaggio, sembra così carina e disponibile...- sorrisi.
-Dipende dalle volte- finii la mia colazione in religioso silenzio. Mi alzai dirigendomi in bagno, guardai il mio riflesso, sobbalzai notando le occhiaie. Da quando era tornata, dormivo poco e niente, a scuola cercavo in tutti i modi di evitarla, anche a costo di rinchiudermi in bagno.
Infilai l'uniforme della scuola, ancora un anno e poi avrei potuto buttare via quella cosa orribile. Infilai le scarpe e presi lo zaino nero che era appoggiato al pavimento, me lo caricai in spalla prendendo insieme ad esso anche il cellulare.
-Io vado, ci vediamo per pranzo...- salutai mia madre raggiungendo mio fratello alla porta.
-A dopo tesoro-
 
Il tragitto in macchina fu insolitamente veloce, Jack mi lasciò davanti a scuola, scesi dall'auto dirigendomi verso il portone dell'edificio grigio, un po' tristino, ma d'altronde cosa puoi pretendere da una scuola vecchia come quella.
-Ciao Cal!- salutai il moro che era appoggiato ad un muretto in un angolo del cortile come al solito.
-Luke!- mi sedetti su di esso.
-Sai... prima è passata e ha chiesto se poteva vederti...-
-Cosa le hai detto?- gli chiesi preoccupato.
-Che avrebbe dovuto chiederlo a te e che comunque non ti avrebbe fatto molto piacere...-
-Ehm okay...-
-Ha detto di aspettarla al primo intervallo davanti alla mensa-
-Okay- sistemai meglio lo zaino al suono della campanella.
-Chi hai adesso?-
-La Brown con matematica, tu?-
-Chimica, sparami- ci dirigemmo verso le due ali opposte della scuola, mi diressi verso il laboratorio di chimica, dire che non ci capivo un cazzo era poco. E poi scusatemi, a chi gliene frega qualcosa di come è composta una qualsiasi cosa presente su questo pianeta. A cosa potrà mai servirmi nella vita sapere che la composizione del cloruro di soia è NaCl... a cosa diavolo serve.
Entrai in aula, in ritardo, come al solito.
-Hemmings, lo so che la mia materia le fa schifo ma non mi sembra neanche il caso di arrivare dieci minuti dopo l'inizio delle lezioni...-
-Si, mi scusi, ho avuto un contrattempo.- mi avviai ad uno dei pochi posti liberi rimasti.
-E questo contrattempo è il suo amico Hood?-
-Può darsi- mi sedetti tirando fuori dallo zaino il libro rosso, lo aprii in una pagina a casaccio.
 
-Calum, devo proprio andare?- chiesi facendogli il labbruccio.
-Oh si, adesso ti dai una mossa, sai la mensa è lontana- sbuffai camminando lungo il corridoio cosparso qua e là da qualche gruppetto di studenti.
Svoltai verso il corridoio che portava alla mensa, era praticamente vuoto, a quell'ora, poi...
-Luke, sei venuto?- sembrò stupita nel vedermi.
-Sei tornata...- non risposi alla sua domanda.
-Si, sono tornata per te amore- il nodo allo stomaco si strinse ancora di più.
-Non chiamarmi così, non più- tenni lo sguardo basso verso le mie scarpe nere.
-Lo so che lo vuoi, Luke non mentirmi...- mi voltò le spalle guardando la bacheca.
-Non lo sto facendo Aleisha- non si voltò, fece passare la sua mano su un foglietto.
-Luke... sei ancora innamorato di me?- si girò abbandonando il foglio bianco, la guardai negli occhi, fu il più grande errore che potessi mai fare. Riemersero dai meandri del mio cervello tutti i ricordi, anche quegli più assurdi ed improbabili. Per esempio quando aveva cercato di scappare da scuola, ma il bidello ci aveva beccati. Una fitta al petto mi colpì costringendo a deglutire rumorosamente.
-Lukey...- sospirai.
-Quando sarai sicuro fammi uno squillo- se ne andò, i suoi passi riecheggiarono per tutto il corridoio fino a che non svoltò l'angolo. E fu a quel punto che mi accasciai a terra permettendo a qualche lacrima di percorrere tutta la lunghezza delle mie guance. Appoggiai la schiena al muro, ero crollato, ero crollato davanti a lei, e non potevo permettermelo.
 
ALEX'S POV
-Allora a dopo Abby-
-A dopo- mi salutò sorridente prendendo la sua borsa nera e uscendo di casa. Sapete una cosa, ci si lamenta sempre dei troppi compiti o dei troppi impegni causati dalla scuola, ma quando non si va è veramente una tortura, o almeno per me è così.
Presi il mio portatile sedendomi sul divano di pelle bianco di fronte alla TV, aprii Internet con un intento non ancora preciso; stetti a fissare la schermata bianca di Google per almeno un paio di minuti prima di rinunciarci e chiudere del tutto il laptop.
“Ehi :)” h. 10,15.
Era Calum, sorrisi, due settimane senza di lui, erano veramente troppe, ormai per me era diventata una cosa quasi impossibile stargli lontano, nell'ultima settimana in particolare, ogni volta che ne avevamo l'occasione ci punzecchiavamo sotto gli sguardi divertiti di tutti i presenti in particolare di Abby.
“Non riuscite proprio a starvi lontano voi due...” mi ripeteva sempre e negavo tutte le volte, pur essendo consapevole che stava dicendo la verità.
“Cal! :)” h. 10, 19.
 Lanciai il telefono da qualche parte fra i cuscini del divano allungandomi per afferrare il telecomando e come da previsione non c'era un emerito cazzo a quell'ora.
**
Mi accesi una sigaretta appoggiandomi ad una delle sbarre bianche che contornavano l'edificio grigio. Erano le 13.10, i ragazzi sarebbe usciti fra cinque minuti, feci un tiro, per poi espirare lasciando uscire il fumo fra le mie labbra, tirai fuori il cellulare per guardare l'ora, ma finii con l'aprire diversi social, alla fine guardai di tutto tranne che l'ora, ma fortunatamente mi fu segnalata dallo squillo della campanella; decine e decine di studenti si “buttarono” letteralmente fuori dalla porta, scorsi un ciuffo biondo in lontananza, era Luke, mi passò accanto velocemente fiondandosi all'interno di una macchina nera, alzai un sopracciglio sorpresa, per poi tornare ad osservare la massa di ragazzi che si era riversata in cortile, intravidi Calum e Michael, mi sbracciai un po', fino a che non mi notarono.
-Ehi, che ci fai qui?- mi chiese Cal visibilmente sorpreso.
-Non avevo niente da fare e ho pensato che magari avrei potuto passare a salutarvi, non dovevo?-
-No, figurati, anzi, ci ha fatto piacere!- sorrisi, Mike mi salutò con un bacio sulla guancia rubandomi la sigaretta di mano, se la portò alle labbra inspirando, ma finì col tossire rumorosamente.
-Ma che schifo eh?-
-Sono alla vaniglia, non ti piacciono?- storse il naso ridandomela, feci ancora un tiro per poi buttarla in un tombino li vicino.
-Michael muoviti mia madre ci sta aspettando!- urlò un ragazzo che stava camminando nella nostra direzione, non era troppo alto, forse un po' troppo palestrato, pelle abbronzata capelli mori tirati su e occhi azzurri, tipo niente male...
-Si, arrivo, Riley… Ah, lei è Alex, mia sorella, Alex lui è Riley-
-Piacere- allungai la mano verso di lui, me la strinse.
-Piacere splendore- non nego che ci rimasi parecchio male al complimento.
-Ehm, Riley lei è la fidanzata di Calum...- si intromise Mike.
-Oh ehm, va bhè, era solo un apprezzamento-
-Ma voi non eravate un ritardo…-
-Si infatti, andiamo Mike- appena se ne furono andati scoppiai a ridere davanti alla faccia scocciata di Calum.
-Che c'è da ridere?-
-Niente, andiamo?-
-Da me?- annuii dirigendomi verso il cancello, Calum mi afferrò la mano intrecciando le dita alle mie, sorrisi involontariamente.
-Hai già pranzato?- mi chiese.
-Si, tu?-
-Ho preso un panino al bar-
-Capito- il tragitto a piedi fu estremamente silenzioso, raggiungemmo casa di Calum in meno di dieci minuti. Estrasse le chiavi dalla tasca dello zaino aprendo la porta. Entrai in casa posando il telefono sul muretto dell'ingresso, lo seguii in cucina, piazzandomi appollaiata su uno degli sgabelli da bar posti attorno al tavolo.
-Ricordi?- alzai un sopracciglio alla domanda di Calum, che nel frattempo stava aprendo una vaschetta di gelato alla fragola.
-Ricordi: “Promettimi che qualunque cosa accada rimarrai sempre il mio migliore amico”-
Flashback
Nascondevo la testa nella sua maglia cercando di ripararmi dal sole, facendo un errore madornale in quanto il suo profumo mi mandava completamente in estasi, era un misto fra menta e non so cos'altro, ma gli si addiceva. Era rilassante, avrei potuto stare lì sdraiata tutta la vita, guardare le stagioni alternarsi, le foglie diventare gialle per poi cadere, osservare la neve appoggiarsi al suolo con delicatezza come se potesse distruggerlo.
-Qualcosa non va?-
-Mmh...- dissi ritornando in superficie abbandonando la maglietta blu.
-Confessa...-
-Rimarrai il mio migliore amico?- chiesi sollevando di poco la testa per guardarlo meglio in faccia.
-Rimarrei il tuo migliore amico anche se?- notai una leggera punta di preoccupazione nella sua voce.
-Anche se stiamo insieme, e non intendo lasciarti per nessuna ragione al mondo, rimarrai il mio migliore amico oltre che il mio ragazzo?-
Fine flashback
Mi alzai dallo sgabello, raggiungendo il moro che era appoggiato alla penisola. Lo abbracciai buttandogli le braccia al collo, rimase spiazzato, ma non ci volle molto prima che mi appoggiasse le mani sui fianchi, era titubante.
-Ehi, ritornerà tutto come prima...- lo consolai.
-Mi faccio schifo per quello che ho fatto, come ho potuto anche solo pensare di farti una cosa del genere- si appoggiò di più a me facendo sprofondare la testa sul mio collo.
-Eri ubriaco-
-Non mi perdonerò mai-
-Ma io l'ho già fatto, dopotutto sai quante cazzate ho fatto io da ubriaca?- lo sentii sorridere a contatto con la mia pelle, si risistemò davanti a me, mi alzai in punta di piedi, trovandomi alla sua stessa altezza, appoggiai le labbra alle sue.
-Dio se mi sei mancato...- incastonò nuovamente le labbra alle mie muovendole di poco, aumentò la presa sui miei fianchi, avvicinandosi ancora di più, per quanto fosse possibile.
 
Mi sistemai meglio sulla poltrona su cui ero seduta attendendo che Calum finisse di fare i compiti, aveva la testa china sul tavolo della cucina e stava masticando nervosamente il tappo della penna blu.
-Cal, forse è meglio che vada... così riesci a concentrarti di più-
-No, stai lì, ho quasi finito, posso solo chiederti una cosa- mi alzai raggiungendolo e sedendomi sulla sedia accanto alla sua.
-Dimmi-
-Puoi spiegarmi 'sta roba di matematica?- annuii prendendogli il quaderno e dando un'occhiata veloce all'argomento. 
 
ABBY'S POV
-Odio il lunedì, è terribile avere i corsi pure al pomeriggio...- mi lamentai camminando per i corridoi con Ashton.
-Lascia perdere... domani a che ora inizi?-
-Alle 9 e mezza, tu?-
-Alle dieci, pensavo... ti andrebbe di fare colazione insieme...- gli sorrisi annuendo.
-Io devo posare questi, tu vai pure...- dissi alludendo ai libri che portavo sotto braccio.
-No, figurati, ti aspetto.- affrettò il passo affianandomi. –Cioè intendevo… se vuoi…-
-Quanto siamo impacciati...- confessai imboccando un corridoio deserto.
-Dio, hai ragione, è complicato, ho sempre il terrore di dire e fare qualcosa di sbagliato...-
-A chi lo dici.- scoppiai a ridere seguita a ruota da lui, ci scambiammo uno sguardo d'intesa.
-E magari nel pomeriggio potresti venire da me...- proseguì, rimasi spiazzata dalla velocità con cui cambiava argomento.
-Ehm d'accordo-
-Magari possiamo guardarci un film...- annuii aprendo uno degli armadietti e posando i libri. Lo richiusi con un tonfo per poi riaffiancarmi ad Ashton che aspettava impalato.
-Sai, puoi anche rilassarti un po', sembri una SS tedesca...-
-E tu dovresti smetterla di arrossire così facilmente...-
-Perchè?-
-Perchè mi prende una voglia assurda di baciarti...- mi si avvicinò facendo scontrare la mia schiena contro il metallo freddo degli armadietti, appoggiò le labbra alle mie portando una mano sul mio fianco e l'altra sugli armadietti dietro di noi; fece scorrere la lingua sul mio labbro inferiore intrufolandosi all'interno di esse. Incrociai le braccia dietro al suo collo beandomi di quella sensazione di pace interiore.
-Devo arrossire più spesso, se sono queste le conseguenze- sorrise rubandomi un bacio a stampo.
-Allora oggi da me...- annuii sulla sua spalla.
-A dopo splendore-
-A dopo- lo salutai, lo guardai allontanarsi lasciandomi ancora con la schiena contro gli armadietti; mi passai le dita sulle labbra, deglutii a fatica sentendo ancora in bocca il suo sapore.
 

CIAO RAGAZZE! SCUSATE PER IL TERRIBILE RITARDO,
MA LA SCUOLA E' VERAMENTE PESANTE IN QUESTO
PERIODO...
IL CAPITOLO E' MENO LUNGO DEL PRECEDENTE, MA NON
PREOCCUPATEVI; IL PROSSIMO DEVE ESSERE UN CAPITOLO
SPECIALE... SIAMO GIA' A 30, RAGAZZE, NON MI SEMBRA 
VERO...
GRAZIE MILLE PER LE RECENSIONI E PER LE VISUALIZZAZIONI.
POTESSI VI SPOSEREI TUTTE...
UN BACIO xX Vittoria :)

 
CI TENEVO A RINGRAZIARE LE RAGAZZE CHE HANNO AGGIUNTO
LA STORIA ALLE SEGUITE/PREFERITE/DA RICORDARE.
MA SOPRATTUTTO COLORO CHE HANNO RECENSITO, RAGAZZE
MI MIGLIORATE LE GIORNATE, VI VOGLIO BENE xX Vittoria :)
 

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Capitolo 30
*** Sincerely, I love you... ***





SINCERELY, I LOVE YOU...
(ATTENZIONE NOTE AUTORE SOTTO!)

 

ABBY'S POV
Scorsi in lontananza una massa di ricci biondi, se ne stava appoggiato ad un muretto che costeggiava il giardino dell'università, tirò fuori il cellulare, per guardare l'ora, probabilmente. Mi avvicinai a passo svelto verso di lui.
-Abbs...-
-Ehi-
-Andiamo?- annuii sorridente seguendolo oltre il cancello grigio scuro, svoltò a destra dopo di esso. Si fermò in parte ad un suv nero, aprii la portiera del passeggiero spostandosi in modo da lasciarmi entrare.
-Grazie...- entrai in macchina sistemandomi meglio lo zaino a righe sulle gambe mentre attendevo che lui salisse in macchina.
-Come siamo galanti, caspita!-
-Oh, voglio fare le cose per bene, così mi rovini il momento romantico-
-Povero cucciolo- feci il labbruccio mentre lui alzava un sopracciglio.
-Come mi hai chiamato?!-
-Hai capito benissimo- scosse la testa divertito mettendo in moto l'auto nera, fece manovra uscendo dal parcheggio.
 
-Mi sembrava più carino portarti qui, a casa mia ci sono anche i miei fratelli...- avevamo lasciato la macchina nella via parallela alla spiaggia, dove si trovava la sua “seconda” casa.
-Hai dei fratelli?-
-Si, in realtà un fratello, Harry e una sorella, Lauren...-
-Mmh, non lo sapevo. Comunque qui è perfetto- tirò fuori un mazzo di chiavi tipo enorme, e una volta trovata la chiave aprii la porta bianca in legno.
-Confronto alla festa è molto più ordinata...-
-Ci mancherebbe altro, cazzo.- risi appoggiando il mio zaino a terra di fianco all'appendiabiti.
-Cosa ti va di fare?- mi chiese tornando dalla cucina.
-Sinceramente, non ne ho idea, proponi qualcosa tu, sei tu il padrone di casa...-
-Giusto, un film mi sembra un po' banale, che ne dici se... prendiamo un paio di asciugamani e ci sediamo in spiaggia?-
-E' perfetto- mi sorrise sparendo in qualche stanza remota della casa. Mi guardai attorno, era tutto molto ordinato, la vetrata della sala si affacciava direttamente sulla spiaggia, lasciando entrare una grande quantità di luce. Un enorme divano nero in pelle occupava il salotto, di fronte ad esso una TV e ben impilati parecchi DVD. In giro vi erano alcune piante, sparse un po' ovunque. Le piastrelle bianche riflettevano la luce che entrava dalla porta finestra.
-Eccomi...- mi appoggiò un braccio sulle spalle guidandomi verso la vetrata, un poco aperta.
-Ti va bene qua, o preferisci al sole?-
-No, va benissimo- mi sedetti sull'asciugamano blu, in parte ad Ashton che continuava a giocherellare con le sue mani. Fissai la distesa immensa di oceano che si apriva davanti a noi.
-Ash?- si voltò.
-Tutto bene?- annuì nervosamente tornando a fissarsi le ginocchia.
-Ehi...- proseguii. -Cosa c'è?-
-Niente tranquilla...- gli lanciai un'occhiataccia.
-Ne abbiamo parlato anche prima... non c'è bisogno di essere nervosi... molto probabilmente ci spareremo tante di quelle figure di merda insieme che la metà basta,
ma non è per questo che devi essere così nervoso...-
-Sai, mi sento strano quando sono con te... insomma è come avere lo stomaco schiacciato da un cinghiale... insomma, capiscimi, altro che farfalle...- sorrise voltando lo sguardo verso di me.
-E' come stare in paradiso, cioè, non ti rendi conto di esserci veramente... almeno fino a quando non lo tocchi con la punta delle dita, per esempio se io faccio così...- allungò un braccio verso di me, cingendomi un fianco.
-Capisco che ci sono vicino, ma se faccio così...- si sporse di più verso di me, che lo guardavo, allibita dalle parole che uscivano dalle sue labbra, baciandomi.
Mi tirò più verso di lui, facendo in modo che mi sedessi sulle sue gambe, incrociai le braccia dietro la sua nuca mentre lui teneva salda la stretta sui miei fianchi. Mosse la lingua sul mio labbro inferiore facendola poi scontrare con la mia, impaziente a quel contatto.
-Bene, se faccio così mi sento in paradiso...- sorrisi.
-Quindi, fammi capire bene, tu stai dicendo che io sono il paradiso o lo è solo il mio corpo...-
-Tu lo sei... fisicamente, caratterialmente. Anche se a volte sei una vera e propria rompiballe... Abby, lasciamelo dire, mi piaci così me sei, anzi, amo ogni singola parte di te, amo quando arrossisci per la minima cosa, amo quando ti sposti i capelli su una spalla sola, amo quando guardi verso il basso con fare smarrito, amo quando sorridi, perchè, ammettiamolo, non ho mai visto un sorriso più bello e splendente e perfetto come il tuo; amo le tue gambe lunghe e magre, amo le tue curve non troppo accentuate, amo i tuoi fianchi morbidi, amo i tuoi occhi scuri; amo quando scherzi con Alex, perchè cazzo, con lei sei spontanea, amo il fatto che tu abbia paura di fare qualcosa di sbagliato con me... amo le tue mani affusolate, che stringerei fra le mie tutto il santo giorno, amo quando suoni la batteria, amo le tue labbra, amo i tuoi capelli... porca puttana Abby, ti amo... Forse ti ho amata anche quel giorno in cui sei venuta da me per quella ricerca di storia, invece ti ho sicuramente amato quando sei salita in macchina per la prima volta, eri spaventata, ti stavi massacrando le unghie, appoggiandoti ad Alex che cercava di farti calmare. Ti ho amato anche quando quella sera quando ti sei ubriacata, forse troppo e sei stata male, e hai dormito tutta la notte vicino a me. Quando ti ho baciato a Capodanno, quando ti ho incontrato in spiaggia, mentre ti osservavo surfare, perchè, in realtà, non era una coincidenza, lo avevo chiesto ad Alex, perchè volevo invitarti a uscire. E ti amo anche adesso, mentre te ne stai qui seduta sulle mie gambe, a fissarmi con gli occhi lucidi, sembrano cioccolato che si sta sciogliendo, le guance che sembrano andare a fuoco e la bocca che si sta allargando in un sorriso...-
Non so spiegare il genere di sensazioni che stavo provando in quel momento, erano troppe, tutte assieme, troppe parole piene d'amore sparate così, tutto d'un fiato. I “ti amo” sinceri usciti dalle sue labbra. E giuro che se in quel momento non mi avesse tenuto i fianchi probabilmente sarei caduta, le mie gambe si stavano veramente sciogliendo, e non solo quelle, anche tutto il resto del corpo. Come se mi avesse sollevata e buttata in microonde. E avevo gli occhi lucidi, non nego che mi veniva da piangere, mi aveva descritto alla lettera, e questa, per me, era una cosa estremamente tenera.
Sorrisi per la novantasettesima volta, osservando la sua faccia un po' spaventata, se vogliamo, incastrò le sue iridi verdi nelle mie color cioccolato.
-Ti amo anch'io Irwin...- non esitò a premere le labbra sulle mie. Sorrise, lo sentii, e forse anche io lo stavo facendo, non lo so. Ma quello che ho capito e che probabilmente da quel momento in poi non avrei più potuto fare a meno di quel ragazzo, a vederlo sembrava quasi un duro, uno di cui bisogna avere paura, uno di quelli che scopa ogni sera con una diversa. Ma in realtà era dolce, sensibile, sapeva ascoltare le persone e dava degli ottimi consigli, era premuroso, anche un po' geloso. Amavo le sue fossette profonde e infinitamente tenere, amavo il suo modo di ridere, come un piccolo scoiattolo, amavo i suoi occhi che passavano dal verde al color ambra scuro. I suoi capelli ricci che non se ne stavano mai al posto giusto, era perfettamente perfetto, in qualsiasi cosa.
-Vieni con me- si alzò, sollevandomi di peso e portandomi in braccio per tutta la lunghezza della spiaggia fino ad arrivare alla riva, mi appoggiò delicatamente sulla sabbia. Si tolse la t-shirt blu che indossava passando poi al bottone dei jeans scuri.
-Che stai facendo?-
-Semplice, stiamo per buttarci in acqua...- si tolse del tutto i jeans rimanendo in boxer.
-Ma s-sono in intimo...-
-Che importa, anche io- scoppiò a ridere. Mi tolsi la maglietta azzurra che indossavo, appoggiandola a terra di fianco ai vestiti di Ashton. Mi sfilai gli skinny neri con non poca fatica, rimanendo del tutto in intimo. Deglutii rumorosamente sentendo il suo sguardo che si spostava sul mio corpo. Mi tirò verso di se, coprendomi con il suo corpo.
-Tranquilla, non ti stupro- sorrisi mentre entravamo in acqua.
-Hai freddo?- mi chiese con fare premuroso.
-No, sto bene- l'acqua mi arrivava ai fianchi, decisi di buttarmi del tutto, lasciando fuori la testa e i capelli che avevo legato. Si buttò anche lui, nuotando un po' più verso il largo, lo seguii.
-Sei bellissima- lo baciai aggrappandomi a lui.
 
Spostai l'asciugamano al sole gocciolando un po' lungo la spiaggia. Mi ci sdraiai sopra beandomi del tepore del sole che di lì a poco sarebbe tramontato. Non ci volle molto prima che Ashton mi raggiungesse, sedendosi in parte a me.
-Come mai la spiaggia è così vuota?-
-E' privata...- mi spiegò. Annuii sistemandomi meglio gli occhiali da sole sul naso. Sentivo le goccioline d'acqua scivolarmi sui fianchi e piano piano scomparire sotto il calore australiano. Sentivo anche lo sguardo del ragazzo seduto di fianco a me, ma nonostante questo non volli aprire gli occhi, ancora protetti dalle lenti nere.
 
-Ehm... Ashton...-
-Il bagno è di sopra la terza porta a sinistra...-
-Si, okay, non è che potresti prestarmi qualcosa...- dissi imbarazzata alludendo all'intimo pieno di sale.
-Si, ti prendo tutto subito, vuoi iniziare ad andare?- annuii dirigendomi verso le scale. Mi ripetei mentalmente “terza porta a sinistra”, la aprii, il bagno era molto spazioso, la vasca da bagno occupava una delle pareti della stanza, a coprirla una tenda colorata, davanti ad essa un mobiletto laccato bianco con il lavandino. Sistemati c'erano poi tutti gli asciugamani e varie altre cose. Aprii l'acqua regolando il getto ad una temperatura decente.
-Posso?- Ashton bussò.
-Si, vieni- aprii la porta cautamente. Appoggiò sul mobiletto un paio di boxer, dei pantaloncini e una canottiera.
-Gli shorts sono di mia sorella, visto quanto sei magra ti andranno sicuramente bene...-
-Grazie Ash...- mi sorrise richiudendosi la porta alle spalle. Mi spogliai entrando nella doccia. Mi lavai molto semplicemente solo il corpo, i capelli non erano entrati a contatto con l'acqua di mare, se non per qualche schizzo.
Mi insaponai per bene, grattando via il sale dalla mia pelle. Mi risciacquai, lasciando scorrere l'acqua anche sul mio viso, togliendo le poche tracce di mascara.
Uscii dalla vasca appoggiando i piedi sul tappetino morbido e peloso bianco, afferrai un asciugamano dalla colonnina in parte al mobile, asciugandomi. Infilai i boxer neri di Ashton e poi sopra ad essi i pantaloncini di Lauran, e come previsto mi stavano giusti, né troppo larghi né troppo stretti. Indossai la canottiera azzurra di Ashton, legai una delle estremità in un nodo, in modo che non fosse troppo larga. Raccolsi il mio intimo da terra e uscii dal bagno.
-Eccomi.-
-Ti donano i pantalocini di mia sorella- mi guardai le gambe nude per poi tirargli uno schiaffetto scherzoso sul braccio.
-Ho ordinato la pizza, ti va bene?-
-Va bene...- mi lanciai sul divano nero allungandomi e afferrando il telecomando della TV. Iniziai a cambiare canali alla cazzo. Mi fermai quando vidi che stavano trasmettendo Skins.
-Abby, dammi il telecomando.-
-Perchè dovrei?-
-Perchè ci sono i Simpson!-
-T'attacchi, mio telecomando e stasera si guarda Skins!-
-Ma era la stagione nuova!-
-Ti prego- gli feci il labbruccio sbattendo le ciglia tipo cerbiatto.
-E okay... però mi devi un favore!-
-Sisi certo- dissi senza neanche ascoltarlo concentrandomi su ciò che stava dicendo Effie.
 
Mi spostai evitando il pop corn che Ashton aveva lanciato, lo guardai divertita mentre cercava a tutti i costi di centrarsi la bocca.
-Che idiota!-
-Vediamo se ci riesci tu, mica è facile!-
-Scommettiamo.-
-Okay, se vinco io rimani qui a dormire!-
-Ehm, ci sarei rimasta comunque...-
-Giusto, riformulo, se vinco io dormiamo insieme...- “come se già non lo facessimo” pensai divertita, ma siccome avrebbe potuto scegliere una scommessa peggiore, accettai.
-E se vinco io, tu guarderai Pretty little liars con me!- sbuffò cedendomi un pop corn, lo lanciai cercando di afferrarlo e ovviamente riuscii nel mio intento. Le serate passata a tirare pop corn con Alex erano servite a qualcosa...
-Hai vinto... però ci dormi lo stesso con me, vero?-
-Forse...- mi tenni sul vago sistemandomi meglio sul divano e accoccolandomi al suo petto.
**
-Ash?- lo chiamai scendendo le scale. Non mi rispose, continuai il mio percorso arrivando in prossimità della porta della cucina.
-Bu!- mi afferrò i fianchi coperti dalla sua canottiera. Mi strinse voltandomi verso di lui.
-Dimmi piccola.-
-Hai del thè?- chiesi baciandolo.
-Se vuoi c'è anche del me.- mi guardò sorridendo malizioso.
-No, era squallida Ashton!-
-In effetti, comunque si, da qualche parte...- si fiondò in cucina spalancando un paio di armadietti e spostando dei contenitori, ne uscii con una scatola ancora chiusa di thè. Presi una tazza e la riempii d'acqua per poi metterla in microonde.
-Sai che siamo dotati di fornelli, vero?-
-Si, ma perchè sprecare tempo...- attesi il suono del microonde, mi alzai in punta di piedi tirando fuori la tazza bollente, la posai sul tavolo mentre Ashton ci metteva dentro di essa la bustina di thè.
-Grazie.-
-Di niente, quindi... dormi con me...- chiese speranzoso.
-Una scommessa è una scommessa...- abbassò lo sguardo abbattuto, come si fa a resistere ad un faccino del genere. Cazzo.
-Ma farò un'eccezione e dormirò comunque con te!- sorrise prendendomi di peso e posandomi sulla penisola laccata di bianco. Ero più alta di lui, non immaginate quanto ci si senta Dio sceso in terra ad essere più alti di Irwin.
-Okay che dormo con te, e sottolineo dormo, ma adesso non vorrai mica stuprarmi sul tavolo della cucina?-
-Scusa...-
-Quindi volevi stuprarmi qui!- dissi indicando la penisola con fare arrabbiato.
-N-no non intendo quello... Oddio perchè mi metti sempre nei casini?!-
-Stavo scherzando, lo sai che non mi dispiace per niente quando mi baci...- detto fatto, premette le labbra sulle mie incastrando il suo corpo fra le mie gambe. Intrecciai le mani dietro al suo collo, come al solito, iniziai a giocherellare con i suoi capelli ricci, rigirandomeli fra le dita.
Sentii il mio telefono squillare, approfittando del momento di distrazione scappai dalla sua presa afferrando il telefono sul muretto.
-Alex?-
“Abby, dove sei?”
-Da Ashton, mi fermo qui a dormire...-
“Ah okay... dai Calum piantala” la sentii ridere attraverso il microfono del telefono.
-Mi raccomando voi due!-
“Dovrei dire la stessa cosa di te e Ashton” risi salutandola e chiudendo la chiamata. Mi voltai verso Ash, se ne stava appoggiato alla porta bianca della cucina, mi guardava.
-Che c'è?- scosse la testa tornando all'interno della stanza. Lo seguii recuperando la mia tazza di thè.
-Vuoi?- dissi alludendo alla bevanda, scosse la testa.
-Vieni a letto?- mi chiese.
-Arrivo- salimmo le scale con calma per poi entrare in una delle stanze al piano di sopra. Mi sedetti da un lato del letto appoggiando la tazza e il telefono sul comodino adiacente ad esso. Osservai Ashton togliersi la maglia e rimanere solo in boxer, arrossii distogliendo lo sguardo fino a farlo ricadere sul bracciale di stoffa che adornava il mio polso sinistro. Sentii il materasso muoversi e le coperte leggere tirarsi. Bevvi l'ultimo sorso del mio thè prima di infilarmi sotto le lenzuola bianche, mi voltai in direzione del riccio che si stava reggendo con un gomito. Con l'altro braccio mi tirò verso di lui facendo combaciare i nostri corpi, si abbassò di poco lasciandomi un bacio sulla fronte, prima di spegnere la abat-jour sul suo comodino, si sistemò meglio nel letto.
Appoggiai la testa al suo petto, contavo i suoi battiti, era un modo per rilassarmi, e devo dire che funzionava anche, le palpebre iniziavano a farsi sempre più pesanti, e forse anche quelle di Ashton.
-Abbs?- mi sussurrò.
-Si?-
-Domani stiamo a casa?-
-Ma abbiamo l'università...-
-Per un giorno non morirà nessuno...-
-Okay-
-Buonanotte piccola...-
-Notte Ash...- sorrisi chiudendo definitivamente le palpebre.
 
 

 
 CIAO RAGAZZE! E SIAMO A 30 YEEEE *BALLA LA MACERENA PER TUTTA
LA CASA*! OKAY, OGGI AL POSTO DI STUDIARE PER IL TEST DI GEOGRAFIA
HO SCRITTO IL CAPITOLO, L'HO INCENTRATO TUTTO SU ABBY E ASHTON;
MI SEMBRAVA UNA COSA CARINA, ANCHE PER NON ANNOIARVI TROPPO CON
ALEX E CAL... COMUNQUE SPERO VI PIACCIA...
VI RINGRAZIO PER LE VISUALIZZAZIONI E PER LE RECENSIONI. 
CI TENEVO A RINGRAZIARE IN PARTICOLAR MODO UNA RAGAZZA CHE MI STA
AIUTANDO TANTISSIMO, MI STA DANDO OTTIMI CONSIGLI, LEI E': _OVERDOSE
(SPERO NON TI DISPIACCIA IL FATTO CHE TI HO NOMINATA, MA CI TENEVO) 
*FA CIAO CON LA MANINA*
GRAZIE MILLE, VI ASSICURO CHE TRENTA CAPITOLI NON SONO POCHI... E SONO
FIERA DI ME E ANCHE DI VOI RAGAZZE! UN BACIO E UN ABBRACCIO ENORME!
xX Vittoria :)


RINGRAZIO TUTTE LE RAGAZZE CHE HANNO INSERITO LA STORIA FRA
LE PREFERITE O LE SEGUITE! TUTTE VOI CHE SEGUITE LA MIA STORIA
E MI SEGNALATE LA VOSTRA PRESENZA CON LE RECENSIONI...
MA RINGRAZIO ANCHE VOI *INDICA COL DITINO* CHE SEGUITE LA 
STORIA IN SILENZIO!
xX Vittoria :)

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Capitolo 31
*** Our night ***



ATTENZIONE, AVVISO DI VITALE IMPORTANZA!
IN TANTE MI AVETE FATTO NOTARE, CHE ORMAI
DESCRIVO GIORNO PER GIORNO E SEMBRA CHE LA
STORIA NON ABBIA UN OBIETTIVO IN PARTICOLARE
MA SE STO FACENDO COSI' UN MOTIVO CI SARA': AVEVO
IN MENTE GIA' DA UN PO' DI FARE UN SEQUEL, IN PRATICA
QUESTA PRIMA PARTE RACCONTA COSA E' SUCCESSO PRIMA
DEI TOUR MONDIALI, POI CI SARA' LA SECONDA DOVE VERRA'
NARRATO IL DURANTE E IL DOPO :)
VOLEVO SOLO CHIARIRVI UN PO' LE IDEE E NIENTE,  ADESSO
VI LASCIO AL CAPITOLO xX Vittoria :)

http://i58.tinypic.com/23wkydt.jpg

OUR NIGHT

Ormai eravamo a febbraio inoltrato... le giornate avevano iniziato ad accorciarsi un po', niente di sconvolgente però. Alle volte la sera faceva un po' più freschetto, ma niente di insopportabile, diciamo che era come una normale estate in Italia.

Lasciate che vi aggiorni sulle ultime novità... Abby e Ashton stavano ufficialmente insieme, penso di non aver mai visto una coppia più stupida della loro, fra i due non so chi è più coglione, ma d'altronde neanche io e Calum scherziamo, forse siamo un po' più espansivi, oddio, ci sono stati dei giorni in cui entrambi ci presentavamo alle prove con un paio di succhiotti, ma sottolineo, e tendo a specificare che nessuno dei due si è più spinto oltre di così.

Luke e Aleisha neanche si parlano, a detta del biondo è meglio così, anche se questo problema lo rende più nervoso del solito. E bhè... Michael è... insomma, come al solito niente di nuovo, Skype è completamente sparita, la si vede poco anche in giro...

Comunque, tornando a noi... Stavo camminando per strada, a quell'ora deserta, diretta a casa di Cal, per le solite prove, sistemai la maglietta che continuava a spostarsi a destra e sinistra.


-Ciao ragazzi!- urlai per farmi sentire.

-Alex! Abbiamo una notizia pazzesca!- sbraitò a sua volta Luke.

-Ditemi...-

-Ehm... avevamo promesso di dirtelo in presenza di Ash e Abby, ma non riesco a contenermi!-

-Su, non fatemi stare sulle spine!-

-Hai presente il video di Gotta Get Out che avevamo postato su Youtube un mesetto fa...?- iniziò Michael.

-Si, ho presente.-

-Ecco, ci ha contattati uno dei manager dei One Direction...- proseguii facendomi letteralmente rimanere a bocca aperta, feci un cenno con la mano incitandoli.

-Ci ha detto che Louis ci aveva notati e che gli eravamo piaciuti molto, così ne ha parlato con il resto della band, dicendo che dopotutto una band di sostegno non avrebbe guastato, e che secondo loro noi eravamo perfetti per quel ruolo!- mi buttai, letteralmente fra le braccia dei ragazzi, che, fortunatamente, mi presero al volo. Era un'occasione unica ed imperdibile, un tour mondiale, cazzo, era il sogno di una vita.

-Sei... contenta?-

-Tantissimo, sono così fiera di voi ragazzi, neanche lo immaginate...- ripresi.

-Ma ciò vorrebbe dire lasciare tutto e iniziare una nuova vita...- iniziò Calum.

-Ne sono consapevole...-

-Ciò vorrebbe dire lasciarti qui, lasciare la scuola, lasciare ogni singola cosa-

-Cal è l'occasione di una vita, non puoi lasciartela scappare, e dopotutto io starò bene...- continuai provando a rassicurarlo.

-Dai, sentiamo un po' quando inizierebbe il tour?- chiesi cambiando argomento.

-Ad aprile, ma tempo di svolgere tutte le pratiche noi dovremmo iniziare a maggio...- mi rispose Michael giocando con il cordino di un braccialetto.

-Dai ragazzi è una notizia fantastica!- mi sorrisero riprendendo l'abbraccio.

**

-Buona serata persone sexy!- esclamò il moro, salutando Luke e Michael che lo guardarono storto. Chiuse la porta alle sua spalle, tornando in cucina da me.

-Ti va di cucinare qualcosa?- mi chiese, annuii alzando e aprendo il suo frigorifero.

-Mmh... pasta va bene?- gli chiesi.

-Perfetto, faccio la tavola- sorrisi riempiendo una pentola con dell'acqua bollente e la misi sul fuoco.

-Pensavo...- iniziò Cal.

-Perchè tu pensi?- chiesi prendendola sul ridere.

-Sembra strano ma si...- si appoggiò al tavolo. -Mi chiedevo se ti andrebbe di trasferirti qui, nel senso, passi veramente tantissimo tempo qui con me, e io sono così solo...- soffocai una risata all'ultima frase.

-Mi stai chiedendo di venire a vivere con te...?-

-Sai, per fruttare al meglio questi ultimi mesi...-

-Mi piacerebbe tantissimo- mi avvicinai premendo le labbra sulle sue.

-Se... se non ti piace camera mia possiamo ristrutturarla o-oppure usare la camera di mia sorella, intanto ha deciso di trasferirsi definitivamente a Melbourne...-

-Tranquillo, è tutto perfetto così com'è...- gli sorrisi confortandolo.


-Alex?-

-Mmh...- dissi alzando la testa sul piatto. Scosse la testa ritornando a mangiare. Arrotolai gli spaghetti nella forchetta portandoli alla bocca.


-Io lavo tu asciughi!- esclamò Cal passandomi uno strofinaccio.

-Vedo che hai capito subito!- dissi io facendo una faccia strana.

-Intanto ci alterneremo...- sbuffai afferrando meglio l'asciugamano verde.

I primi piatti vennero lavati e asciugati perfettamente, in pratica brillavano, gli ultimi forse era il caso di metterli nella lavastoviglie.

Stavo asciugando un bicchiere quando Calum mi appoggiò in testa una manciata di schiuma.

-Inizia a scappare Hood!- ne presi un pugno anche io lanciandogliela addosso. Mi guardò minaccioso prendendo direttamente un bicchiere d'acqua e rovesciandomelo addosso, provocando un mio urletto sgozzato a causa dell'acqua ghiacciata a contatto con il mio petto.

-Vendetta!-

-Perchè?- chiesi alzando un sopracciglio.

-Così- si strinse nelle spalle, avanzando verso di me.

-Che fai? Calum cosa stai per fare?- chiesi impaurita indietreggiando mano a mano fino ad avere la strada libera, corsi per tutto il corridoio salendo le scale due gradini per volta.

-Intanto ho comunque le gambe più lunghe delle tue!- gridò avvicinandosi, mi ritrovai alla fine del piano superiore, intrappolata fra le due pareti.

-Presa- mi sussurrò avvicinandosi a me, deglutii rumorosamente mentre mi appoggiava le mani sui fianchi.

-Credo che andrò a fare una doccia...- sospirai mentre mi lasciava il via libero verso la porta del bagno.

Aprii il getto dell'acqua e mi raccolsi i capelli, ancora un po' sporchi di schiuma, ma decenti, li avrei lavati il giorno dopo. Mi spogliai lasciando terra l'intimo spaiato, come al solito, non che ci prestassi molta attenzione. Mi buttai sotto il getto fresco della doccia insaponandomi velocemente e risciacquandomi con altrettanta velocità. Scostai la tenda, mentre mi veniva in mente il pensiero di essermi dimenticata il cambio, imprecai mentalmente afferrando un asciugamano che pareva abbastanza lungo, mi ci avvolsi asciugandomi per bene. Sciolsi i capelli dalla crocchia che avevo in testa, agitandoli per renderli decenti alla vista. Aprii la porta del bagno facendomi investire dall'aria fresca del corridoio, zampettai per tutto il corridoio fino ad arrivare alla camera di Calum, la porta era socchiusa, la aprii.

-Fin... o cazzo!- esclamò squadrandomi, arrossii sotto il suo sguardo.

-Ehm... il tuo intimo?- mi chiese con voce stridula.

-Ci hai rovesciato l'acqua sopra...- dissi cercando di mantenere il tono il più normale e tranquillo possibile.

-T-ti do un paio di boxer e una maglietta- si alzò, ciondolando fino al cassetto, ne estrasse due indumenti neri, me li porse.

-Io... sono giù in sala- mi avvisò uscendo dalla stanza. Mi cambiai velocemente raggiungendolo sul divano.

-Volevi farmi morire?- mi chiese.

-Un pochino- scoppiai a ridere vedendo la sua faccia, mi appoggiai a lui facendo passare il mio sguardo sulla sua figura per poi spostarlo verso il televisore.


-Hai sonno?- mi chiese, scossi la testa sulla spalla, si voltò verso di me lasciandomi un bacio sulle labbra, le dischiusi un po' permettendo alla sua lingua di toccare la mia, spostai le braccia dietro al suo collo facendo leva sulle gambe per mettermi a cavalcioni su di lui, passò le mani sui miei fianchi indugiando per un po', le spostò sulle mie cosce scoperte stringendole. Sospirai quando si allontanò bruscamente da me.

-No, non o vuoi veramente...- mi disse guardandomi negli occhi.

-Cal, lo voglio, eccome...-

-No, ti stai solo facendo trasportare...-

-Quella sera... se non fossi stato ubriaco sarebbe successo. Mi fido di te Calum...-

-Tu... io... noi, l'avremo fatto se...- annuii.

-Non è passato troppo poco tempo da quella sera...?-

-Forse Calum, ma non sono mai stata così sicura di una cosa. Perchè, cazzo, Calum voglio farlo con te... voglio fare l'amore con te- il suo sorriso si ampliò alle mie parole, l'avevo davvero detto, non fraintendete, ero e sono sicura ma non avrei mai pensato di dirglielo esplicitamente.

Mi baciò, stavolta con più insistenza, ma rallentò quando notò la mia insicurezza al suo voler fare di fretta.

-Scusa...-

-Non fa niente- sussurrai riprendendo possesso delle sue labbra. Strinsi di più le sue spalle per avvicinarlo maggiormente. Accarezzava le mie cosce, salendo su fino alle natiche e tornando indietro più volte. Si alzò trascinando anche me.

-Se moriamo spiccicati sulle scale do la colpa a te...- risi cercando di smorzare l'atmosfera.

-Male che vada ci ritroviamo con qualche livido- mi poggiò a terra all'inizio del corridoio per poi intrappolarmi fra il suo corpo e il muro freddo, riprese a baciarmi, con più foga. Mi morsicò delicatamente il labbro inferiore, gemetti senza farlo apposta. Allungai il braccio verso la maniglia della porta accanto a me, la aprii trascinando dentro anche Cal che la richiuse con un calcio. Indietreggiai fino a che le mie gambe non incontrarono il materasso, mi ci sdraiai, spostandomi più verso i cuscini. Il moro mi raggiunse sistemandosi sopra di me.

-Sei bellissima...-.

**

Si concesse un'ultima spinta liberandosi dentro di me.

-Alex...io...ti amo- mi confessò scivolando di lato. Sorrisi rendendomi conto di avere gli occhi lucidi.

-Anche io Cal, anche io- mi accoccolai meglio al suo corpo.

-Ti... ti ho fatto male?- mi chiese alzandomi il viso e notando gli occhi.

-Affatto Calum, è stata la notte migliore della mia vita...- mi lasciai sfuggire una lacrima di gioia, mentre la stretta allo stomaco si fece più forte quando ripensai a ciò che era appena successo.

-Dormi piccola...- annuii baciandogli la spalla prima di cadere in un sonno profondo.

**

Aprii gli occhi stiracchiando la schiena, un filo indolenzita. Appoggiai i piedi a terra cercando con lo sguardo i boxer e la canotta, li trovai, buttati casualmente ai piedi del letto. Mi infilai i vestiti zampettando a piedi nudi al piano inferiore; c'era profumo di uova con bacon e caffè.

-Buongiorno...- dissi entrando in cucina.

-Alex... come stai?- mi chiese premuroso. Gli sorrisi avvicinandomi e abbracciandolo.

-Mai stata meglio...- mi sorrise a sua volta stringendomi di più.

-Così però soffoco...- dissi tossendo molto falsamente. Si lasciò sfuggire una risata tornando ai fornelli. Mi sedetti su uno degli sgabelli osservandolo girare le uova, e cazzo se era bello... i capelli mori spettinati e disordinati, la schiena muscolosa era vagamente segnata da alcuni graffi, al ricordo lo stomaco mi si strinse un po' di più. Se ne andava in giro in boxer, tranquillo, ignoro del fatto che avrei potuto benissimo saltargli addosso da un momento all'altro senza problemi.

-Ecco qui...- mi disse piazzandomi davanti il piatto pieno di cibo e una tazza di caffè fumante.

-Grazie mille...- addentai l'uovo lievemente abbrustolito, come suo solito.

-Sai...- iniziò. -Ieri sera è stato magnifico e...e wow...- finì la frase con occhi sognanti.

-Non credo di aver mai passato una serata così bella...- sospirai io una volta bevuta la bevanda amara.

-Ti... ho fatto male, insomma?-

-No, stai tranquillo, non mi sono mai sentita meglio, sul serio- gli risposi sorridendogli con fare confortante.

Perchè dopotutto, lo amavo Calum, anche dopo quello che aveva fatto, era solo ubriaco, e poi mettiamoci a confronto, io cos'ho fatto a quella festa, e forse sono io quella ad avere fatto l'errore più grande, perchè è una cosa che non si può correggere, ho perso la mia prima e unica volta, in primo luogo, con un ragazzo che neanche amavo e in secondo da ragazza completamente andata senza un minimo di lucidità in quel cervello bacato che si ritrova. E posso giurarvi che non ho rifatto lo stesso sbaglio questa notte, la notte che forse ricorderò per tutta la vita e il quale ricordo terrò gelosamente custodito nei meandri del mio cuore, la notte in cui io e Calum abbiamo fatto l'amore per la prima volta.

*SI PROTEGGE DA EVENTUALI LANCI DI POMODORI
O UOVA MARCE* PERDONATEMI PER L'IMMENSO 
RITARDO, MA IN QUEST'ULTIMA SETTIMANA DI

SCUOLA MI HANNO PRATICAMENTE MASSACRATA,
IN PIU' SI SONO AGGIUNTE LE FESTE E... COMPREN-
DETEMI!
SIETE LIBERE DI MINACCE DI MORTE PER CIO' CHE E'
SUCCESSO NEL CAPITOLO, FATEMI PERO' SAPERE COSA
NE PENSATE CON UNA RECENSIONE. E VI RICORDO ANCORA
DI SEGUIRMI SU TWITTER, SONO:
@because_calum
BUONE FESTE E UN ENORME BACIO xX Vittoria :)

UN ENORME RINGRAZIAMENTO A TUTTE COLORO
CHE HANNO AGGIUNTO LA STORIA ALLE PREFERITE
E ALLE SEGUITE.
MA PIU' DI TUTTO A VOI CHE RECENSITE O CHE
SEGUITE LA STORIA IN SILENZIO.
VI AMO xX Vittoria :)


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Capitolo 32
*** 32. Live While We're Young ***


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32. LIVE WHILE WE'RE YOUNG

-Abby!- urlai dalla mia stanza cercando di attirare la sua attenzione mentre passava, consapevole del fatto che avesse le cuffie e non mi avrebbe mai sentito. Sbuffai alzandomi e raggiungendola in salotto.

-Abigail!- la chiamai nuovamente a poca distanza dal suo orecchio, stavolta mi sentii, si tolse una cuffia girandosi nella mia direzione.

-Stasera si va in discoteca!- la avvisai facendo notare la punta di eccitazione nella mia voce.

-Si, perfetto!- disse sorridente.

-Dobbiamo essere a casa di Calum alle dieci e mezza...Luke sarà già lì, quindi possiamo farci fighe nella tua Cinquecento!-

-Ottimo, stasera saremo Beyonce dei poveri!- scoppiai a ridere battendole il cinque. Erano poche le volte in cui andavamo in discoteca e quelle volte avevamo tutto il diritto di essere “impeccabili”.

-A proposito, vado prima io a fare la doccia!- la avvisai buttandomi verso il bagno e rischiando di cadere di nuovo su quello stra maledetto Bonsai, c'era un odio reciproco fra noi due!

-Abby! Sposta quel fottuto vaso!-

-Ma era vicino alla cucina poi tu a forza di inciamparci l'hai spostato nel bel mezzo del corridoio!-

-Diamo la colpa alla povera Alex Clifford!- la sentii sogghignare, proseguii il mio tragitto fino al bagno, aprii l'acqua della vasca da bagno, riempiendola, avevo voglia di rilassarmi. Sai che stress lavorare cinque ore al giorno e poi non fare un cazzo per il restante tempo... Mi spogliai immergendomi nella vasca, sprofondai nell'acqua tiepida fino al collo, bagnandomi parte della lunghezza dei miei capelli.


Un'eternità dopo


-Porca trota! Alex se non esci subito di lì, ti metto le mani addosso!- mi riprese per la novantasettesima volta Abby da dietro la porta.

-Ho finito, Cristo!- mi asciugai alla belle è meglio avvolgendomi i capelli e infilandomi il mio accappatoio nero, molto sexy e molto super star devo dire, di Victoria's Secrets. Nascosi parte dei segni violacei che avevo sulla spalla e sul collo con l'asciugamano, Abby non ne doveva sapere niente.

-Finito...- dissi sorridendo e uscendo dal bagno per lasciare entrare lei, entrai in camera mia, trovando sollievo nell'appoggiare i piedi sulla moquette morbida. Mi sedetti a gambe incrociate davanti allo specchio. Sciolsi il turbante lanciando l'asciugamano sul letto, incurante del fatto che fosse bagnato. Osservai ogni singolo segno lasciatomi da Calum la notte precedente. Deglutii cercando, invano, di ignorare il nodo allo stomaco che mi si formava ogni volta che ci pensavo. Vi passai le dita sopra, delicatamente, sorrisi come un'ebete davanti allo specchio. Sentivo la pressione delle sue labbra sulla mia pelle candida, le sue mani sui miei fianchi, sulla mia schiena, fra i miei capelli...ovunque. Mi morsi il labbro chiudendo gli occhi e ricordando una memoria che avrei tenuto custodita gelosamente. Avete presente quando sentite tutto più ovattato, quando rilevate anche i più insensati particolari? Ecco, esattamente. Ricordo i nostri mugolii che parevano lontani anni luci, un gemito, un altro, più forte...poi il sussurro del suo nome, del mio nome. Quel primo “ti amo”, detto con il cuore in mano e il respiro bloccato fra le corde vocali. I battiti incastrati fra le costole, le goccioline di sudore che imperlavano la fronte scura di Calum, un fastidioso piacere e la stanchezza.

Era tutto gelosamente custodito nel mio corpo.


Infilai un tubino, era nero con dei dettagli in argento, le gambe nude e i piedi coperti dai tacchi alti. Sulle spalle un giacchino leggero di pelle, anch'esso nero. I capelli erano sciolti e ricadevano mossi fra le scapole, sugli occhi dell'ombretto chiaro e niente eyeliner, ma tanto mascara, per rendere gli occhi più grandi e steso, come un velo leggero e setoso un rossetto bordeaux, forse troppo accesso, ma per una volta si poteva anche fare. Mi guardai allo specchio di profilo, il vestito non metteva per niente in risalto i fianchi, ma al contrario sembrava avessi un paio di taglie in più sul seno, colpa anche del push-up, ripeto, si poteva fare. Il corpo perfettamente avvolto fra la stoffa nera dell'abito. Lo tirai giù, per l'ennesima volta, presi la mia piccola pochette infilandoci dentro il telefono e dei soldi e andai in salotto. Raggiungendo Abby che teneva strette nel palmo le chiavi della macchina. Lei indossava un tubino, nero anche lei, ma con dei dettagli in pizzo, molto sexy e se vogliamo anche un po' provocanti.

-Wei! Ma come siamo fighe Abbs!-

-Occhio che Calum non potrebbe rispondere delle sue azioni!-

-Potrei dire la stessa cosa di te e Ashton!- ridemmo, come al solito, scendendo le scale facendo un rumore atroce a cause dei tacchi alti.

-Dove hai la macchina?-

-Qui davanti...- disse indicandola, superammo il vialetto, feci il giro dell'auto salendo sul alto del passeggero.

-Si parte!- accese il motore uscendo dal parcheggio. Allungai il braccio verso la radio, accendendola e cercando qualcosa di decente, Lazy song di Bruno Mars poteva andare.

-Tira giù i finestrini Abby!- alzai la voce cercando di sovrastare il volume alto della canzone.

-Agli ordini...- disse allungando una mano verso i comandi e tirando giù entrambi i finestrini. Buttai una mano fuori, sentendo l'aria fresca venirmi in contro. Il momento di pace interiore finì quando capii che eravamo sotto casa di Calum e che Abby stava spegnendo il motore. Scesi dall'auto, facendo il giro, fino a ritrovarmi sul marciapiede, in prossimità della casa di Cal. Percorremmo il vialetto, ricontrollando più volte trucco e capelli ed eventualmente se il vestito fosse salito o sceso un po' troppo. Suonai il campanello, attendendo.

-Luke! Datti una mossa, sono le ragazze e tu devi ancora farti i capelli!- urlò un Michael prima di aprire la porta.

-Wow!- strabuzzò gli occhi, osservandoci dalla testa ai piedi.

-Calum, Ashton!- scossi la testa divertita quando il riccio e il moro ci raggiunsero, ebbero l'identica reazione di Mike, solo che Calum si soffermò di più sul push-up, arrossii, mi guardò alzando un sopracciglio, mi strinsi nelle spalle, prima di muovere un paio di passi e abbracciarlo.

-Cal!-

-'Sera principessa- gli sorrisi lasciandogli un bacio veloce sulle labbra carnose. Mi appoggiai a lui osservando Ashton e Abby, si stavano baciando, erano così teneri, sembravano in imbarazzo, carini loro. Sorrisi guardando Calum, rispose al mio sorriso.

-Ma Luke?-

-E' in bagno, si sta facendo i capelli...-

-Quanto ci potrà mettere mai?-

-Dai dieci minuti a un quarto d'ora...-

-Oggi no, oggi si da una mossa!- misi piede in casa sbraitando e dicendogli che se non si fosse mosso gli avrei strapatto ogni singolo capello uno ad uno. Inutile dire che dopo due minuti fu fuori dal bagno, pronto e con le scarpe ai piedi.

-Perfetto, vamos...- esclamai uscendo di casa con Luke alle spalle.

-La finisci di guardare il culo alla mia ragazza!- urlò Calum, attirandomi a sé.

-Uuh, Cal geloso!- ridacchiò Michael.

-Ti ricordo che è anche tua sorella, idiota!-

-Giusto...- si grattò il capo facendo scoppiare a ridere tutti, anche il povero Luke che ormai sembrava un pomodoro.

-Ci vediamo in discoteca gente!- salutai i ragazzi con la mano entrando nell'auto.

-Siete così carini tu e Irwin!- cinguettai abbracciando Abby.

-Oh, ehm, grazie, anche tu e Calum...-


Non ci volle molto ad arrivare alla discoteca, erano per la maggior parte in prossimità della spiaggia, non estremamente grandi e carine, insomma, erano accoglienti, difficile trovare brutta gente. Parcheggiammo in parte al marciapiede. I ragazzi erano già lì, d'altro canto Ashton andava a velocità quasi folle. Abby si alzò dal sedile, richiudendosi la portiera alle spalle e raggiungendomi sul marciapiede, mi misi seduta con le gambe fuori dalla vettura, scuotendo un po' la testa e sistemandomi i capelli mossi. Uscii a mia volta dall'auto bianca.

-Andiamo gente!- io e Calum eravamo gli ultimi della fila che si era formata, mi prese per mano.

-Mi piace questo vestito...- si fermò, avvicinandosi si più al mio orecchio. -Ti fa un culo e delle tette fantastici...- deglutii rumorosamente, cercando di ignorare i continui brividi.

-E-entriamo?- annuì seguendomi dentro il locale... Nonostante mancasse un quarto d'ora alle undici, il locale era semi vuoto. Pensai che magari molti ragazzi dovessero ancora arrivare. Era un piccolo pub sulla spiaggia, ci si poteva sedere fuori a bere qualcosa o andare sulla spiaggia a ballare, sul palco allestito, non che servisse per mettersi in mostra o che, ma semplicemente per non affondare fino alle ginocchia nella sabbia.

-Allora gente...cosa volete fare?- domandò Luke che aveva già afferrato un paio di stuzzichini da un tavolo non molto distante.

-Io propongo di bere qualcosa e poi andare a ballare, che ne dite?-

-Ottimo!- trovammo un tavolo al limite della “veranda” sotto il gazzebo bianco. Sfogliai la lista dei drink davanti a me, dividendola con Cal, che sedeva al mio fianco. Non passò molto prima che tutti mettessero giù i fogli, il cameriere, era un ragazzo giovane, a prima vista faceva l'università.

-Cosa vi porto?-

-Allora tre birre, una vodka alla fragola e due Blue Island- riferì Michael, elencando tutto. Io volevo provare l'ultimo drink da lui elencato, conteneva, in teoria, vodka, tequila e gim. Non era poi molto leggero. Ma doveva guidare Abby e poi c'era Calum, che si era limitato ad una birra.

-Michael?-

-Dimmi Alex...-

-Hai l'accendino?- mugolò un “si” mettendo mano alla tasca dei pantaloni, tirando fuori un accendino nero, me lo passò sul tavolo e io estrassi una sigaretta dal pacchetto che avevo in borsa.

-Vaniglia?- mi chiese Ashton curioso.

-Si, vuoi?- risposi allungandogli il pacchetto.

-Faccio un tiro da te, basta così, grazie- mi accesi la sigaretta inspirando e guardandomi in torno.

-Perchè mi fissate?!-

-Inizi pesante Alex...- era tipico di Abby, beveva poco e non fumava per niente, probabilmente sarebbe tornata a casa affumicata, ma dettagli.

-Oh andiamo Abbs...- si strinse nelle spalle mentre ci portavano i drink, afferrai il mio, c'era del colorante blu, di lì il nome. Giocai un po' la cannuccia e l'ombrellino appoggiato sul bordo del bicchiere trasparente.

-Insieme?- dissi a Michael che osservava il drink, avevamo preso lo stesso.

-3...2...1...- afferrai la cannuccia fra le labbra tirando su il contenuto. Mi pizzicava la gola, ma era buono, anche un po' dolce, era forte si, ma accettabile.

-Buono! Cal vuoi assaggiare?- scosse la testa portandosi alla bocca la bottiglia.

**

Mossi il bacino verso il suo, facendoli scontrare. Eravamo in pista a scatenarci, ballavo con Calum in modo molto provocante e, devo dire, che mi piaceva l'effetto che avevo su di lui. Ogni volta che facevo una mossa azzardata gli si mozzava il respiro, era così bello, la maglietta bordeaux umidiccia di sudore gli si appiccicava al petto, la fronte era imperlata da piccole goccioline e teneva il tempo, tirandomi verso di se, allacciai le braccia dietro al suo collo, ritrovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio. Feci combaciare le nostre labbra.

-Ma solo io mi sto annoiando...non che mi dispiaccia ballare con te, anzi!-

-No, in effetti, Michael e Luke sono lì seduti a contemplare i bicchieri vuoti e Ashton e Abby camminano...-

-E' questo il motivo per il quale non andiamo mai in discoteca, finiamo con il romperci le palle e non saper che fare...-

-Accampamento nel salotto di casa mia, io propongo!- esclamai, cercando di sovrastare il rumore della musica, che dava veramente alla testa, non so se più quello o il bicchiere d'alcool che mi ero bevuta.

-Io dico che è perfetto...Chiamiamo gli altri?-

-Tu chiama Luke e Mike io vado da Abby e Ash...-

-Ci vediamo davanti alle macchina, e occhio che non ti stupri nessuno!-

-Qui l'unico a cui cade l'occhio sei tu, caro Thomas!- scosse la testa divertito voltandomi le spalle, rimasi ferma qualche secondo, cercando con lo sguardo i due piccioncini. Se ne stavano seduti su un muretto in disparte.

**


-Buttatevi pure sul divano!- dissi spalancando la porta di casa, con Abby al mio fianco.

-Ti dispiace?- chiesi a lei.

-No, per niente, sarà divertente... Una domanda...-

-Aspetta... si anche io sto per soffocare.-

-Esatto, non so se è per il push-up troppo stretto o per il vestito...-

-Ottima domanda!- entrai dopo di lei richiudendo la porta alle mie spalle e osservando la scena divertita. Luke e Michael buttati a caso per terra di fronte alla TV che si contendevano il telecomando. E poi Ashton e Calum seduti sul divano che fissavano imperterriti ogni nostra singola mossa. Ci sedemmo affianco a loro, stringendoci un po', non che dispiacesse...

-Come mai sei così composta, di solito quando ti siedi sul divano sembri una specie di camionista, o scaricatore di porto, come preferisci...-

-Anche se te lo dicessi non potresti capire, vero Abby?- chiesi notando che aveva seguito il discorso di Cal e che di tanto in tanto aveva sogghignato.

-Non potreste capire!- mi fece eco lei. Mi alzai tirando giù il tubino per la quarta volta da che ero entrata in casa. Mi diressi verso una colonna bianca posta su una parete del salotto, la aprii osservando gli alcolici che vi erano dentro, sotto lo sguardo allibito di Calum.

-Sono di Abby, io ne ho solo aggiunti un paio alla collezione!- mi difesi incolpando Abby.

-Ha ragione, stavolta, mia madre è un po' particolare, quando si tratta di regali...- disse ridendo. Detti un'occhiata veloce alle bottiglie soffermandomi particolarmente su una di Jack Daniel's, era ancora sigillata.

-Sapevo che avresti preso quella!- scherzò Abby mentre toglievo la carta che faceva da sigillo.

-Ragazzi! Abbiamo una bottiglia di Jack Daniel's praticamente intatta, quale occasione migliore per aprire questa bottiglia se non per festeggiare il vostro tour!-

-Credo che non ce ne saranno più! A meno che qualcuno non abbia intenzione di sposarsi e allora dovremmo organizzare un addio al celibato, vero Cal?-

-Lucas! Piantala! Qua nessuno si sposerà.-

-Okay, okay, era tanto per dire...-

-Calum...apri tu...-

-Non ce la fai?- mi chiese guardandomi negli occhi. Sbuffai porgendogli la bottiglia, che non esitò ad aprire senza alcun tipo di fatica.

-Ho recuperato dei bicchieri...- disse Abby facendo la sua comparsa dalla cucina.

-Oh, fanculo i bicchieri!- esordii rubando la bottiglia a Cal e portandomela alle labbra, Alex il camionista è tornata! Buttai giù d'un fiato un paio di sorsi di alcool provocandomi un leggero bruciore alla gola.

-Cazzo Alex! Fai schifo!-

-Michael, parla per te!-


E fu così che passammo la serata a bere e fumare, tutti, a parte Abby, lei era un'eccezione, beveva poco e se beveva sapeva quando fermarsi...e per quanto riguarda il fumo, bhè...sapesse dove li nascondo mi avrebbe bruciato ogni singolo pacchetto di sigarette o riserva di erba (è una storia lunga e per certi versi noiosa, quindi ve la risparmio).

Fu anche così che finimmo praticamente sdraiati l'uno sull'altro sul divano, o se vogliamo prendere in considerazione Luke e Mike, sul pavimento.


-Alex! Calum! Non ci riusciremo mai...- sentii una qualche voce arrivarmi alle orecchie molto, molto ovattata. Mugolai aprendo un occhio, molto lentamente.

-Che c'è?- sussurrai appena. Ero sdraiata in parte su un Calum abbastanza addormentato, lanciai un'occhiata veloce a ciò che avevo indosso, o meglio che non avevo. Ero in pantaloncini, parecchio giro-figa e una maglietta di Calum legata in vita, quindi figuratevi ero più svestita che vestita. Per quanto riguarda Calum invece aveva solo dei boxer.

-Che è successo?- chiesi venendo colpita da una fitta alla tempia destra.

-Semplice, ieri notte avete rischiato di scopare sul divano...in nostra presenza...- se ne uscii Abby serissima.

-Si, e io ci credo...-

-Dovresti, non vedi la faccia di Michael, avesse potuto vi avrebbe tirato addosso il bonsai gelosamente protetto da me medesima...- sbiancai riguardandomi addosso, era possibile. Ormai lo sapete, da ubriaca non rispondo delle mie azione, ma proprio per niente, e Calum ancora meno...

-Cazzo...-

-Alex?-

-Mmh...-

-Stavo scherzando!-

-Fanculo!- mi ributtai a peso morto sul divano, o meglio su un povero Hood sogliola. E fu proprio nel momento in cui riuscii a mettermi comoda che suonò il telefono.

-Dove cazzo è?- urlò Abby spostando più e più cuscini. Lanciai uno sguardo allo schermo, vedendo la mia migliore amica quasi paralizzata, deglutii rumorosamente al posto suo prendendole il telefono dalle mani e rispondendo.

-...-

CIAO RAGAZZE! VITTORIA IS BACK! AGAIN...
PROBABILMENTE MI UCCIDERETE O MI LAN-
CERETE ADDOSSO QUALSIASI COSA VI CAPI-
TI SOTTO TIRO... DETTO QUESTO, MI CHIEDO
UMILMENTE PERDONO, IN GINOCCHIO! VI SCON-
GIURO, PERDONATEMI. SONO UNA PESSIMA 
SCRITTRICE... 
COMUNQUE SORVOLIAMO SULL'ENORME RITARDO.
NON E' NIENTE DI PARTICOLARE COME CAPITOLO,
MA SI CHIAMANO CAPITOLI DI TRANSIZIONE 
PERCHE' SERVONO APPUNTO DA TRANSIZIONE.
E SI, LA FINE DEL CAPITOLO VI LASCIA UN
PO' LI', MA L'HO FATTO APPOSTA! MA DAI,
VITTORIA, SUL SERIO...
OKAY, BASTA.

ANYWAY, SONO FELICE DI ANNUNCIARVI CHE
HO COMICIATO UNA NUOVA FF, NON CENTRA
ASSOLUTAMENTE NIENTE CON QUESTA, E SONO
SOLO ALL'INIZIO, MA FIDATEVI CHE SARETE LE
PRIME A SAPERE QUANDO INIZIERO' A POSTARLA!

UN BACIO xX Vittoria :)

CI TENGO A RINGRAZIARE CON TUTTO IL CUORE COLORO
CHE HANNO INSERITO LA STORIA NELLE PREFRITE O NELLE
SEGUITE.

COLORO CHE RECENSISCONO, A PROPOSITO NON POTETE CA-
PIRE QUANTO SIA FELICE PER LE RECENSIONI DELLO SCORSO
CAPITOLO, STAVO TIPO SALTANDO IN GIRO PER CASA, A CAPODANNO,
CON I PARENTI, MA A PARTE QUESTO, OKAY.
RINGRAZIO ANCHE VOI *vi indica col ditino* CHE SEGUITE LA STORIA
IN SILENZIO E CHE FATE AUMENTARE DI GIORNO IN GIORNO LE 
VISUALIZZAZIONE.

UN BACIO ENORME xX Vittoria :)

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Capitolo 33
*** End up here ***


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33. END UP HERE

-Pronto? Abby...-

-Cosa vuoi Andrew?-

-Non sei Abby!-

-E con questo? Non mi hai risposto, cosa vuoi?- insistetti alzando il tono di voce.

-Parlare con la tua amica...-

-Ora è occupata, di a me- istruii sperando che lo facesse.

-No che non lo dico a te, riferiscile solo che sono sotto casa sua...-

-Cosa?!- chiuse la chiamata. Dovetti impegnarmi onde evitare di lanciare il telefono della bionda a terra. Incrociai il suo sguardo che ovviamente, appiccicata al lato opposto del telefono, aveva sentito tutta la conversazione, mi fissava allibita.

-Chi era?- chiese curioso Ashton ritornando dalla cucina, deglutimmo entrambe. Abby mi fece segno con la testa, come a dire “parla tu”.

-Era Andrew...-

-Che cosa?!-

-Andrew Black...- ripetei abbassando ulteriormente il tono di voce.

-Ho capito Alex! Che ha detto?-

-Che doveva parlare con Abby, e ha detto che è sotto casa...- non rispose, si limitò ad infilarsi le Converse nere e precipitarsi giù per le scale. Nonostante le proteste di Abby, che in quel momento erano risultate inutili.

-Abby, prendi i pop corn!- esclamai piazzandomi sul balcone, che aveva perfetta visuale sulla strada, su cui era parcheggiata la macchina di Andrew.

-Alex, ma ti sembra il caso? O cazzo, no, devo scendere. Non può...-

-Rilassati, stanno solo parlando...- rientrai in casa e successivamente, scavalcando qualche cuscino a terra, raggiunsi la cucina. Ma non prima di aver imprecato contro quel maledetto Bonsai, che giorno dopo giorno era sempre più nel mezzo del corridoio. Sbuffai, maledicendo per la quattrocentesima volta sia il vaso che Abby. Presi il mio caffè, appoggiato sul marmo.

-Alex, io scendo...-

-Lasciali stare Abbs...-

-Fanculo Alex!- urlò sbattendo la porta alle sue spalle, alzai gli occhi al cielo infilandomi le infradito nere che c'erano in parte allo stipite della porta. Scesi le scale, inciampando innumerevoli volte e insultando i gradini altrettante. Mi fermai fuori dal cancelletto osservando la scena: Andrew a terra con uno zigomo sanguinante Ashton sopra di lui che si massaggiava la mascella ed Abby in lacrime che provava a mettersi in mezzo.

-Abby, vieni qui...- le intimai avvicinandomi. Scosse la testa ributtandosi nella rissa, mi sentii costretta a buttarmi a mia volta per tirare via Abby, il risultato fu un pugno nello stomoco. Stavo per reagire quando sentii due braccia afferrarmi per i fianchi e tirarmi indietro. Supposi che era Calum, infatti, avevo ragione.

-Alex, calmati...- sospirai abbracciandolo e lasciandolo interdetto.

-Ti ha fatto male...- disse appoggiandomi una mano sul punto colpito, mi accorsi in quel momento che si, faceva male e parecchio.

-Un po', ma stai tranquillo...-

-Vieni, andiamo a casa...-

-Okay...- mi voltai un'ultima volta verso gli altri, Luke e Michael tenevano Ashton, con qualche livido e Abby in lacrime che picchiava ulteriormente il povero Irwin, e poi c'era Andrew che ha fatica si trascinò in macchina.

-Ti va di andare da me?- chiese una volta entrati in casa, annuii, piazzandomi davanti allo specchio che c'era in salotto e provando a sistemarmi i capelli. Alla fine rinunciai, raccogliendoli in una crocchia disordinata. Infilai in tasca il telefono e attesi Calum che stava raccogliendo le ultime cose.

-Ragazzi noi andiamo...- avvisai vedendoli tornare su. Annuirono mentre io e Cal superavamo la porta.


ABBY'S POV

-Allora ci pensi tu?- chiese Michael premuroso.

-Si, tranquilli, andate pure...- risposi accompagnandoli alla porta, attesi che uscissero prima di richiuderla alle mie spalle.

Sospirai appoggiando la schiena all'uscio, passai nervosamente una mano fra i capelli ingarbugliati.

-Perchè Ashton? Perchè?- chiesi frustata facendolo sedere su uno degli sgabelli da bar posti attorno al tavolo bianco.

-Mi dispiace, ma non ci ho più visto dalla rabbia...-

-Non sopporto le persone troppo gelose...-

-Abby, mi dispiace okay? Deve sapere che sei mia, mia e di nessun altro!-

-Tecnicamente non ancora...- precisai, visibilmente addolcita da quelle parole.

-Se vuoi rimediamo...- mi si avvicinò pericolosamente.

-A cuccia Irwin, c'è tempo, adesso sta fermo che cerco di sistemarti il labbro...- sbuffò tornando a sedersi mentre io cercavo disinfettante e robe simili in giro per casa. Dove potevano essere se non in bagno, seppelliti da una montagna di asciugamani...!

-Eccomi...- annunciai il mio rientro in cucina al ragazzo educatamente sistemato sulla sedia. Mi avvicinai appoggiando i medicinali sul tavolo, inzuppai un pezzo di cotone con il disinfettante verde dall'odore orribile. Sospirai avvicinandomi ulteriormente ad Ashton che fissava ogni mio singolo movimento. Arrossii, come mio solito, appoggiando il cotone sul lato sinistro del suo labbro. Premetti, per rimuovere gli eccessi di sangue, sentendo il mio affluire velocemente sul viso.

-Sei così carina quando sei imbarazzata...-

-Ssh, non muoverti...- dissi cercando di farlo zittire, sospirò richiudendo le labbra e spostandomi una ciocca di capelli dal viso per posizionarla ordinatamente dietro l'orecchio.

-Sei così bella...- sorrisi abbassando lo sguardo sulle mie mani, mentre cercavo quella stra maledetta crema per gli ematomi. Svitai il tappo bianco mettendomene una quantità decente sulle dita per poi passarla delicatamente sulla mascella del riccio che mugugnava distrattamente.

-Scusa...- sussurrai flebile passando nuovamente la mano sul punto critico, costringendolo ad intrecciare le dita della mia mano libera con le sue. Una volta soddisfatta del risultato risistemai tutto. Osservai distrattamente l'ora sul telefono, illuminatosi per l'arrivo di una notifica. Le 3 e trenta.

-O mio dio, abbiamo dormito così tanto?- chiesi sorpresa.

-Ti ricordo che ieri alle sei del mattino eravamo ancora in piedi con Alex che ci affumicava...-

-Giusto, ti va di fare qualcosa per pranzo?-

-Pizza?-

-Pizza.- affermai osservandolo scendere dallo sgabello e aprendo una delle ante della dispensa. Estraendone la farina e l'olio.

**

-Sei tutto bianco!- esclamai, quando finalmente riuscimmo a infilare la pizza in forno. Inutile dire che si era scatenata una battaglia con la farina, che io avevo nei capelli ricreando l'effetto “forfora” e lui ovunque. Si scosse, cercando di togliersi il più di dosso. Io invece mi raccolsi i capelli. Mi afferrò una mano, tirandomi su di lui contro al muro freddo.

-Che c'è?-

-Come la prima volta che ti ho baciata, a Capodanno, ti si sono infilati i tacchi nella sabbia e sei finita su di me...- ridacchiò mettendomi notevolmente in imbarazzo.

-Non...non ricordavo questo particolare...-

-Eri troppo impegnata a baciare le mie fantastiche labbra...-

-Irwin, non sei divertente...-

-Ti è piaciuto...- si avvicinò premendo le labbra sulle mie.

-Bleah! Sai di disinfettante!- esclamai, fintamente schifata. Non era vero, volevo solo vedere la sua reazione.

-Oh fanculo Ross!- gli feci la linguaccia, sfuggendo dalla sua presa e buttandomi a peso morto sul divano. Mi sdraiai, molto aggraziatamente devo dire, o almeno, più del solito. Non ci volle molto prima che il mio ragazzo mi raggiungesse sedendosi in parte a me.

-Perchè mi guardi?!- esclamai.

-Perchè sei bellissima, piccola...- sussurrò avvicinandosi e stendendosi su di me, si sorresse con le braccia per non pesarmi, intrecciai le braccia dietro al suo collo, tirandolo verso di me e facendo combaciare le nostre labbra bramose. Mi chiese il permesso facendo scivolare la lingua sulle mie labbra, che schiusi immediatamente, volendo di più. Mi bruciavano i polmoni, tanto avevo bisogno d'aria, ma allo stesso tempo non avevo intenzione di interrompere quel magnifico contatto creatosi. Intorno a noi tutto silenzio, di tanto in tanto si udivano gli schiocchi dei nostri baci. Fu lui ad allontanarsi per primo, aveva il fiatone, potevo sentire il suo petto a contatto con il mio seno alzarsi e abbassarsi velocemente.

-Ti amo, piccola...- sussurrò dolcemente accarezzandomi il collo. Lo lasciai fare, era una sensazione a dir poco splendida, avrei potuto passare la vita intera così: io e lui sdraiati sul divano, mentre le nostre mani accarezzano il corpo dell'altro. Sospirai, portando una mano fra i suoi ricci e iniziando a giocherellarci allegramente.

Sussultai sorpresa quando avvertii il tocco della sua mano fredda sulla mia pancia, sotto la maglietta, ma non dissi nulla. Spostò delicatamente la mano sulla mia vita, un po' più in su, stringendo, quasi a volermi avvicinarmi ancora di più a lui. Puntai le mie iridi cioccolato nelle sue color ambra. Mi ci persi completamente, osservando tutte le sfumature, sfumature imperfette che lo rendevano perfetto, a me. Quasi non sentii che la sua mano si era soffermata sulla mia schiena, sollevandomi, quel tanto che bastava a far combaciare nuovamente le nostre bocche. Ne assaporai ogni millimetro, riempiendo le narici del suo profumo, sapeva di dolce e fresco, forse cannella e menta, ed era fantastico, infinitamente bello e magnifico.

-Ti amo anche io Ashton...- dissi appena, come a non voler farlo sentire, ma lo aveva afferrato, ed ora mi sorrideva, scoprendo quelle due fantastiche fossette ai lati della bocca che lo rendevano estremamente tenero e ancora più bello. Sul serio, si può essere più belli di così, manco fosse un dio greco sceso in terra. Non riuscii a trattenermi, sfilai una mano dai suoi ricci portandola su una fossetta, schiacciandogli una guancia paffuta. Sorrise di più, lasciandosi scappare una risatina, appena udibile.

-Ash...?-

-Mmh...-

-Stasera non ho voglia di uscire...-

-Neanche io, ma usciamo comunque di qui, per poi andare a casa mia...si intende, quella sulla spiaggia...-

-Avevo intuito, è perfetto...- mi lasciò un bacio a stampo e poi si alzò, in seguito allo squillo prodotto dal campanello del forno. Mi sollevai lentamente, sbirciando oltre il divano, l'osservai tagliare la pizza a fette e metterla dentro un piatto a caso.

-Cosa vuoi da bere?- chiese voltandosi verso di me, in attesa di una risposta.

-Una Pepsi va bene...- raggiunse il frigo prendendo la bottiglia formato maxy e due bicchieri puliti dalla lavastoviglie. Mi raggiunse, appoggiando il pranzo sul tavolino di fronte a noi. Mi spostai a terra, sul tappetto, accanto a lui.

-Grazie Ash...-

-Di niente piccola...- mi sorrise prendendo la prima fetta piena di mozzarella filante.

**

Era così pacifico mentre dormiva, sembrava un piccolo angioletto. Non volendo svegliarlo mi districai dall'intreccio di braccia e scivolai verso il bagno. Aprii il rubinetto della vasca da bagno, nel frattempo presi velocemente l'intimo in camera mia e poi tornai in bagno, posandolo sul mobiletto in parte alla vasca. Attesi che essa si riempisse di schiuma prima di entrarci e spegnere l'acqua. Mi rilassai appoggiando la schiena contro il marmo bianco. Portai le dita sulle labbra, sfiorandole appena, come a constatare che quello che c'era stato fra me e Ashton fosse vero, perchè andiamo...Ashton Irwin è il sogno di ogni ragazza, a 'sto punto, potrei perfino considerarlo il mio “teenage dream”.

-Abby?- sentii vociare dal corridoio, aprii gli occhi.

-Ash... sono in bagno, ma ho finito, aspetta lì!- mi affrettai a dire, nonostante fossi ancora con i capelli da lavare raccolti nella coda di cavallo.

-Okay...- sciolsi velocemente i capelli, lavandoli alla bene è meglio, sebbene fossi costantemente ossessionata dai miei capelli.


**

ASHTON'S POV

-Pronta!- esclamò uscendo da camera sua. Era perfetta: indossava un paio di pantaloncini grigi in jeans a vita alta attillati, che fra parentesi, le facevano un culo a dir poco meraviglioso. Sopra di essi una canotta bordeaux con delle scritte bianche aveva le maniche tagliate, infatti sotto di essa aveva un top nero semplicissimo. Ai piedi invece le solite All Star bianche, che ormai erano più grige, ma non facciamo i pignoli.

-Andiamo?- annuì prendendomi la mano che le stavo porgendo, si richiuse la porta alle spalle chiudendola a chiave. Controllai con la mano libera se avevo le chiavi della macchina, erano in tasca.


Entrammo nella mia auto, parcheggiata davanti a casa, si sedette in parte a me, si allacciò la cintura per poi prendere possesso della radio, cambiando ripetutamente stazione. Ma finì coll'inserire la chiavetta con buona parte delle mie canzoni. Si fermò su “Stairway to heaven” dei Led Zeppelin.

-Adoro questa canzone!- esclamai voltando lo sguardo per un nano secondo verso di lei, che annuii assecondando la mia affermazione.

-Abby...?-

-Si?-

-C'è qualcosa che non va?-

-No tranquillo, ho solo dormito poco e male...sai, la schiena di Alex non è propriamente comoda!-

-Immagino, anche io sono stanco...ma ho riposato prima, mentre ti facevi la doccia...-

-Capisco, che hai in mente per stasera?- sospirai.

-Tu? Cosa proponi?-

-Io? Io pensavo che sarebbe veramente fantastico metterci a letto insieme e farci le coccole tutta la sera...- abbassò la voce, imbarazzata, ma la trovavo un'idea geniale, era quello che pensavo anche io.

-Sarebbe perfetto piccola...- parcheggiai, spegnendo l'auto e buttandomi giù dall'auto fiondandomi ad aprirle la portiera.

-Grazie...- la sorpresi, abbassandomi un po' per passarle una mano sotto le cosce e l'altro sulla vita, per poi sollevarla e portarla in braccio fino in casa.

-Ti amo Irwin...- arrossii lasciandole un bacio sulla spalla prima di riappoggiarla delicatamente sul divano.

-Prendo un thè caldo...- l'avvisai dileguandomi in cucina, sospirai rumorosamente, solo Dio sapeva l'effetto che mi faceva quella ragazza, cazzo. Chiamatemi fortunato, perchè lei vale dieci e io sono un sei, lei è così a modo mentre io così impacciato, ma continua a tornare, vuole di più. Come siamo finiti fino qui? Da quel giorno in cui mi ha detto che le piaceva la mia maglia di Kurt Cobain, quando mi ha detto che adorava quella canzone. E quando domani mi sveglierò di fianco a lei, mi chiederò: Come siamo finiti qui?

*RICOMPARE DAL NULLA PROTEGGENDOSI DA 
EVENTUALI ATTACCHI NEMICI* PERDONATEMI
PER L'IMMENSO RITARDO, LO SO, SONO PESSIMA
E ORA COME ORA VORRESTE UCCIDERMI, PERO', IN
MIA DISCOLPA, SONO TENERA. GUARDATE CHE CAPI-
TOLO VI HO SCRITTO. OKAY, MI STAVO SCIOGLENDO
SOLO A SCRIVERLO XD. DETTO QUESTO, MI DILEGUO
E NOI CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA! UN BACIO.
xX Vittoria :)

VI RICORDO CHE "OUT OF MY LIMITS" E' ANCHE SU 
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UN RINGRAZIAMENTO ALLE PERSONE CHE HANNO
INSERITO LA STORIA FRA LE PREFERITE O LE
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UN RINGRAZIAMENTO A COLORO CHE COMMENTANO,
MA ANCHE A VOI *VI INDICA COL DITINO* CHE SEGUITE
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Capitolo 34
*** What happened? ***


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34. WHAT HAPPENED?

-Allora? Con Ashton?- chiesi interessata alla bionda che al momento stava fissandosi le punte dei capelli, alla ricerca di eventuali difetti, alzò la testa con aria interrogativa.

-Mmh, perchè me lo chiedi?-

-Così, per sapere...-

-Tutto bene, invece tu e Calum?-

-A posto, come al solito...-

-Perchè divaghi?-

-Io non divago!-

-E no! Intendo, è successo qualcosa che mi devi obbligatoriamente raccontare?- divenne immediatamente rossa in viso, per non dire bodeaux.

-Assolutamente no Abby! Perchè lo pensi?-

-Perchè me l'ha detto Ashton...- si fece scappare una risatina che ritrasse nell'istante stesso in cui le lanciai un'occhiataccia.

-Al quale, suppongo, è stato detto da quel cinegro del mio ragazzo...- dissi sospirando.

-Esatto. Una cosa...Cinegro?-

-Si, cinegro, guardalo, la prima volta che l'ho visto ho pensato fosse un cinese troppo abbronzato...- spiegai iniziando a ridere, e seguita a ruota da Abby.

-In effetti...-

-Torniamo a te, Abbs...tu e Irwin...- chiesi evitando di terminare la frase, ma il senso era facilmente comprensibile. Non volevo ficcare il naso in faccende che non mi riguardavano, ma ero troppo curiosa.

-No, Alex, non ancora...- abbassò la testa sconsolata.

-Oh, e tu lo vorresti, esatto?-

-Esatto...-

-Okay, lo so che è brutto, ma tu domani vai da lui no?- annuì. -Perfetto, ti conci decentemente e...capiscimi...se lui non...pensaci tu.- proseguii interrompendo le frasi a metà, lasciando che Abby intuisse il senso.

-Hai ragione, è orribile programmarlo, però, cazzo. Lo lasciavo facilmente intendere, se Irwin caro non capisce una mazza...-

-L'ho sempre detto che era una testa di minchia...e questa ne è la dimostrazione!-

-A bhè, il tuo ragazzo è un cinegro di merda...- le feci la linguaccia, alzandomi dal comodo divano e dirigendomi in camera per preparami per la cena con Cal.

-Dove vai?-

-Devo andare a cena col cinegro...-

-Uffa, non puoi stare qui ancora dieci minuti?- detti un occhio all'orologio al mio polso, era presto, forse troppo per preparami.

-Si dai...intanto è ancora troppo presto...allora, dimmi?-

-Non ho niente di particolare da dire...aspettavo che mi facessi tu una qualche domanda...- mi sistemai meglio, pensando ad una qualche domanda sensata.

-Ci sono, ma la storia di Andrew?- sbiancò al pensiero, forse avevo toccato un tasto molto dolente, ma volevo sapere.

-Bhè...l'altra sera mi ha richiamata...-

-Ancora? Non l'ha ancora capito che deve lasciarti in pace?!- chiesi spazientita.

-Alex, lasciami parlare...-

-Okay.- dissi sbuffando.

-Dicevo, in effetti speravo che mi avesse chiamato per dirmi quella cosa che doveva dirmi quando è passato, e infatti era così...Mi fa:”Abby, ho sbagliato a venire così sotto casa tua, senza preavviso e anche ad insultare in tuo ragazzo, ma la verità, Abby...è che mi manchi da impazzire, sono stato uno stupido quella sera al parco, mi sono lasciato trasportare, t'assicuro che non sono così...Abby, dammi un'altra occasione!” Questo è ciò che ha detto...-

-E tu? Che gli hai risposto?-

-Gli ho detto che per nessuna ragione al mondo gli avrei dato un'altra occasione, in particolar modo ora che sto insieme ad Ashton, non l'avrei lasciato per lui... E poi ho messo giù.-

-Brava Abbs, bella risposta, mi piaci quando fai così!- le diedi il cinque, stavolta alzandomi sul serio per fare una doccia rilassante, prima di prepararmi.

**

-Alex...ti ho chiesto ripetutamente se ti piaceva il sushi...-

-E con ciò?-

-Stai mangiando solo salmone e facendo facce schifate davanti a tutto ciò che mangio io...-

-Ho voglia di salmone, e poi le alghe non mi piacciono!- scosse la testa divertito tornando a concentrarsi sulle bacchette che stava maneggiando. Era difficile! Quando mi aveva chiesto se mangiavo sushi ero sovrappensiero, e gli avevo risposto si, poi non mi andava di fare la schizzinosa, quindi ho accettato.

-Sai che io domandi devo andare a scuola, vero?-

-Yep...e io domani pomeriggio sono al lavoro...-

-Bene, ci vedremo domani sera se tutto va bene.-

-Anche a pranzo, io esco alle tre da casa....-

-Meglio, ho una sorpresa per stasera...- accennò addentando un pezzo di pesce.

-Perchè me lo dici, sono curiosa...- lagnai facendogli il labbruccio.

-Intanto non te lo dico...- mi sorrise. Sorrisi acida di rimando, buttando poco delicatamente le posate sul piatto visibilmente esasperata da quelli attrezzi infernali.

-Vuoi il gelato?- annuii vigorosamente alla sua richiesta, osservandolo ordinare due gelati alla nocciola al cameriere accanto al nostro tavolo. Sapeva che era il mio gusto preferito.

**

-Eccoci!- annunciò spegnendo il motore dell'auto davanti a casa sua.

-Non avevi detto che avevi una sorpresa per me?-

-Esatto...-

-Ma...allora perchè siamo a casa?-

-Forse perchè la sorpresa è in casa?-

-Giusto...- affermai sentendomi stupida, si sporse verso di me, con una bandana rossa in mano.

-Che fai?- chiesi mentre la legava dietro la mia testa, oscurandomi la vista.

-Ssh...-

-Fa tanto Cinquanta sfumature di grigio...-

-L'hai letto?- sentii il sangue affiorare sulle guance.

-Può darsi...-

-Piccola ragazza perversa...-

-Piccola? Sono un anno più grande di te!-

-Mmh! Pignola!- mi lasciò lì, completamente accecata per fare il giro della macchina e aprirmi la portiera, mi aiutò a scendere, per poi prendermi in braccio. Da quanto potevo capire il quelle condizioni si stava dirigendo verso casa, mi aggrappai meglio a lui, a modi koala, quando avvertii il suo braccio scivolare via dal mio corpo per cercare le chiavi e successivamente aprire la porta di casa, velocemente ritornò a reggere il mio corpo con entrambe le braccia, chiudendosi alle spalle la porta con un calcio.

-Aspettami qui...- sussurrò vicino al mio orecchio appoggiandomi su una delle poltrone del salotto. Sentii i suoi passi scomparire lungo le scale, e subito dopo, il silenzio e il buio. Mi sentivo intimidita da tutto quello, non avevo paura del buio, ma di quello che nascondeva esso, e il silenzio, bhè, mi intimoriva, era un silenzio pesante, non era come quello che si andava a creare quando mi sdraiavo nel letto di fianco ad un Calum addormentato, quello era leggero, senza emozioni, era un silenzio vuoto.

Riavvertii i passi sul parquet e poi due braccia forti che si stringevano intorno al mio corpo inerme.

-Fatto...-

-Cosa?- chiesi sperando in una risposta che mi tranquillizzasse.

-Adesso lo vedrai, ma stai tranquilla, non è niente di perversamente doloroso...- scoppiai a ridere tirando uno schiaffo a caso, cercando di colpirlo. Si fermò nel corridoio del piano superiore. Avvertii profumo di vaniglia e cocco, ammesso che fosse cocco. Mi spinse dalle spalle costringendomi a farmi fare un paio di passi avanti, sentii il cambiamento di pavimento sotto le mia scarpe, eravamo in bagno, l'unica stanza con le piastrelle.

-Pronta?- annuii lasciando che mi snodasse il nodo della bandana, attento a non tirarmi i capelli, la rimosse delicatamente posando sul mobile del bagno. Non ero preparata allo spettacolo che mi trovai davanti: la vasca da bagno, era piena di schiuma profumata, le luci erano spente, ma era tutto ben illuminato dalle candele posto attorno alla vasca e alcune sul pavimento. C'erano dei petali in seno all'acqua, le tende della finestra erano aperte, in modo da fare entrare qualche raggio lunare, in modo da rendere l'atmosfera ancora più romantica.

-Ti piace?-

-Wow...- riuscii a pronunciare, mi fece voltare verso di lui, appoggiando le labbra sulle mie. Non esitò a sfilarmi la maglietta, appoggiandola ordinatamente sul cesto bianco in vinimi.

Mi spogliò, ed io feci lo stesso. Avevo il sangue bloccato sulle gote, sicuramente viola, per l'imbarazzo.

-Ehi...tranquilla, non è niente che non abbia già visto...-

-Non aiuti Hood...- sbuffò spingendo il mio corpo verso il tappetino peloso ai piedi della vasca da bagno, vi entrai, entrando a contatto con l'acqua non troppo calda. Mi sedetti attendendo che anche lui entrasse, si dispose di fronte a me, sul lato opposto.

-Perchè?- chiesi guardandomi intorno.

-Sono quattro mesi che stiamo insieme...-

-O mio dio...- mi schiaffeggiai mentalmente per essermene dimenicata.

-Io...Cal, mi dispiace, ma io non ho fatto niente per te...e...cazzo, sono un disastro...-

mi nascosi fra le bolle di sapone.

-Alex? Alex...non fa niente, non che io abbia fatto qualcosa di speciale, cioè, ti ho solo portato fuori a cene...-

-E questo? Questo secondo te non è speciale...Nessuno l'avrebbe mai fatto, non per me...-

-Perchè no?-

-Perchè chi mai lo farebbe per me, un pazzo...-

-Grazie per avermi dato del matto, ma in effetti un po' lo sono...prima di incontrati non ero così...-

E com'eri?- gli chiesi curiosa riemergendo dalle bolle.

-Andavo ad una festa diversa tutte le sere, capitava spesso che mi portassi a casa qualche ragazza rimorchiata al bancone delle discoteche...tutto ciò perchè non avevo nessuno. Mi spiego, i miei genitori si sono dovuti trasferire a Melbourne per il lavoro di mio padre, io allora sono rimasto qui con mia sorella, ma come puoi ben immaginare era più fuori che dentro casa...si, è vero c'erano Michael e Luke, ma non capitava di non vedere i miei genitori anche per due mesi...e poi sei arrivata tu...- sospirai alzando lo sguardo e puntando le iridi verdi nelle sue scure.

-Alex, tu sei diventata la mia famiglia, quando sono con te, sono a casa...- mi avvicinai a lui e mi voltai, rischiando di provocare uno tsunami. Mi appoggiai al suo petto con la schiena, sperando che non notasse le lacrime che rigavano le mie guance. Schioccò un bacio sulla mia spalla sinistra, provocandomi una seria quasi infinita di brividi, che, ovviamente, non passarono inosservati ai suoi occhi.

-Quanto siamo sensibili...- sussurrò rischiando di provocarmene altri, in quanto le sue labbra erano pericolosamente vicine al mio collo. Spostai velocemente la mano sul suo interno coscia. Si irrigidì, come aveva ovviamente previsto.

-Anche tu Hood non scherzi...- sbuffò, tornando ad accarezzarmi la schiena.


**

Sbattei più volte le palpebre, a causa della luce del sole che penetrava dalle persiane, mi allungai oltre il cuscino spiegazzato di Calum, cercando il cellulare. Erano le due del pomeriggio. Forse avevo dormito un po' troppo. Mi costrinsi ad alzare il mio culo dal letto, mi stiracchiai, scrocchiando più volte la schiena malandata.

Stasera dovrò pulire il bagno...” pensai, mentre ci passavo difronte, proseguendo per la cucina.

Un piatto di pasta gli andrà bene...” accesi la TV, sincronizzandola su MTV Music, mi diressi a tempo di musica verso l'armadietto bianco, tirando fuori una pentola.

Mentre attendevo che l'acqua bollisse mi preparai il mio solito caffè, e tirai fuori da un sacchetto la poco torta rimasta, d'altronde mi ero appena svegliata, non potevo fare colazione con la pasta. Feci una faccia piuttosto schifata al pensiero, che sostituii subito con quello di chiamare Abby, sarebbe dovuta andare da Ashton, questo pomeriggio, e volevo sentirla. Il telefono squillava a vuoto, probabilmente, o era in macchina aveva il silenzioso.

**

-Cal, io vado al lavoro, se chiama Abby, avvisami...- gli dissi schioccandogli un bacio su un angolo della bocca. Avevo provato a chiamare Abby svariate volte, ma non aveva risposto. Non ero preoccupata, semplicemente mi infastidisce quando le persone non rispondono al telefono.

-A dopo Alex!- lo salutai con la mano uscendo di casa.


-Ciao Dav! Shaq!-

-Alex, ciao! Come stai?-

-Oh tutto bene, dimmi Dav, che devo fare oggi?-

-Al solito, sistemi un po' in giro, e dovresti pulire la vetrina, sai, è un po' impolverata...-

-Mmh, d'accordo, posso solo chiederti un favore?-

-Dimmi pure...-

-Non è che potrei tenere il telefono accesso, perchè è da oggi che provo a chiamare la mia coinquilina ma non mi risponde...-

-Si, certo...-

-Grazie mille, allora inizio subito!- tolsi il silenzioso al telefono dirigendomi sul retro in modo da prendere tutto ciò che mi serviva per pulire la vetrina, era un lavoraccio! E guarda caso tutte le volte toccava a me, ma non mi lamentavo. Non me la sentivo, mi trovavo bene e la paga era buona, non avrebbe avuto senso.


Controllai per l'ennesima volta il cellulare, nessuna chiamata, nessun messaggio ed erano ormai le sei passate. Avevo deciso, chiamai Ashton.

-Pronto? Alex?-

-Ashton, ma Abby è lì con te?-

-No, sarebbe dovuta venire, ma non risponde al telefono...-

-Lo so per questo ti ho chiamato...ora chiamo Luke, almeno sento se è in casa...-

-D'accordo poi fammi sapere...- chiusi la chiamata, per salutare Dav e Shaq prima di salire in macchina da Cal, che aspettava appena fuori dal negozio.

-Luke?-

-Alex, ciao! Dimmi.-

-Volevo chiederti, non è che Abby è in casa?-

-No, io l'ho vista uscire appena dopo pranzo, perchè?-

-Non risponde al telefono e non è da Ashton...-

-Provo a suonarle...tu prova a richiamarla...- chiusi la chiamata, ero spaventata, ora lo ero, non era da Ash, non era a casa e Luke l'aveva vista uscire di casa.

-Calum, è uscita e la macchina non c'è...- gli dissi leggendo il messaggio di Hemmings.

-Cazzo, prova a richiamare...- annuii componendo il numero che ormai conoscendo a memoria, con tutte le volte che l'avevo chiamata. Fece all'incirca tre squilli prima che qualcuno rispondesse.

-Pronto? Chi parla?- chiesi alla voce maschile d'altro capo.

-Lei è un'amica...-

-Si...-

-La signorina Ross ha avuto un incidente.- disse con voce fredda, mollai la presa sul telefono che cadde sullo zerbino, ai miei piedi.

CIAO RAGAZZE! VITTORIA IS BACK, AGAIN!
VITTORIA WILL DIE... PERCHE' SONO STU-
PIDA E NONOSTANTE E RICHIAMI DELLA
MIA MIGLIORE AMICA, NON MI DECIDEVO
 A POSTARE QUESTO CAPITOLI, NONOSTANTE
L'AVESSI PRONTO DA UNA SETTIMANA, SU PER
GIU'. SPERO CHE VI PIACCIA, LO SO, LA FINE VI
HA LASCIATO UN PO' COSI', MA D'ALTRONDE...
ALLA FINE MANCANO 5 CAPITOLI, GENTE, CINQUE!
CHE IL COUNTDOWN ABBIA INIZIO!

CI TENGO A RINGRAZIARE TUTTE VOI CHE AVETE AGGIUNTO
LA STORIA ALLE PREFERITE/SEGUITE.

VOI CHE AVETE RECENSITO! E ANCHE VOI *vi indica col
ditino* CHE SEGUITE LA STORIA IN SILENZIO.
UN BACIO xX Vittoria :)

 ECCO DOVE  POTETE TROVARMI:

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Capitolo 35
*** Oh, well! ***


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35. OH WELL!

COUNTDOWN: STILL 4 CHAPTER UNTIL THE END

-La signorina Ross ha avuto un incidente.- disse con voce fredda, mollai la presa sul telefono che cadde sullo zerbino, ai miei piedi.

**

Il mio corpo venne brutalmente strattonato a causa dell'improvvisa frenata di Calum. In sottofondo si udiva il “bip bip” soffocato della chiamata, ormai chiusa. Cal stava urlando qualcosa, di cui non coglievo il significato, frastornata e scioccata com'ero. Lo vidi rimettere in moto la macchina, ma non ne udivo il suono, così come non udii il rumore di un clacson appartenente ad un'auto che ci era sfrecciata accanto. Fece un'inversione, incurante del traffico. Vedevo e provavo sensazioni, ma non udivo. Era come se fossi stata vittima di un'esplosione e avessi perso l'udito per alcuni interminabili minuti.

Quando riacquistai la capacità di sentire i suoni, che risultavano di gran lunga amplificati, eravamo arrivati in ospedale, senza tante cerimonie entrammo, correndo verso la segreteria.

-Mi scusi? Mi scusi?- pronunciò Calum cercando di attirare l'attenzione della vecchia segretaria con il rossetto rosso seduta alla scrivania.

-Si?-

-Stiamo cercando Abigail Ross, ha avuto un incidente questo pomeriggio.-

-Siete famigliari?-

-No, ma lei è la sua coinquilina...-

-Non basta, mi spiace, ma sarò costretta a farvi rimanere qui...- disse indicando con un cenno della testa la sala d'aspetto più triste che avessi mai visto.

-Come non basta?! Devo sapere, almeno che genere di incidente ha avuto!- esclamai, aprendo bocca per la prima volta da quando avevo parlato con un medico al telefono. La vecchia sbuffò, chiamando un collaboratore, gli sussurrò qualcosa all'orecchio e dopo di che quest'ultimo sparì, imboccando una serie infinita di corridoi.

-Aspettate un attimo.- annuimmo.

Il collaboratore tornò un paio di minuti dopo seguito da un infermiere.

-La coinquilina?- chiese, costringendomi ad alzare il capo verso di lui.

-Sono io.-

-Venga con me...- deglutii rumorosamente, seguendo l'infermiere, dalle tendenze piuttosto gay. Faticavo a tenergli il passo, ci fermammo davanti ad una saletta di gran lunga più piccola della precedente. Mi invitò a sedermi ma rifiutai cortesemente l'invito.

-La signorina Ross ha avuto un incidente in auto...-

-Come sta? Voglio dire può dirmi qualcosa di più?-

-Al momento no, non so assolutamente niente.-

-E non può chiamare qualcuno che sappia di più?!- chiesi spazientita.

-Mi dispiace signorina, non possiamo dirle altro...- si strinse nelle spalle alzando i tacchi nella direzione opposta la mia. Imprecai, sentendomi impotente, di fronte a tutto quello. Mi sedetti, ignorando il fatto che Calum fosse rimasto nell'atrio ad aspettarmi.

Mi guardai intorno, buttandomi di peso su una di quelle poltroncine verdi imbottite, appoggiai il mento sui gomiti. L'odore di quel posto mi dava alla testa, era disinfettante e medicine, un miscuglio che faceva veramente accapponare la pelle. Per non parlare dei colori, erano così tristi e malinconici. Voglio dire, già se sei in ospedale vuol dire che c'è qualcosa che non va, se in più i colori sono così monotoni e cupi di certo la tua vana luce di speranza morirà non appena metterai piede lì dentro, così come i fiori morti in una angolino della stanza. Brutti, scoloriti, appassiti, poco curati. Per di più, il rumore infernale che le scarpe in gomma dei medici producevano a contatto con quel fottuto pavimento verdognolo era orribile e snervante.

Afferrai un cuscino appoggiato malamente accanto alla mia gamba, me lo portai alla bocca e dopo aver controllato che non ci fosse anima viva nelle vicinanze urlai nella stoffa, attutendo le grida. Lo posai, era bagnato e vagamente macchiato di nero, stavo piangendo e neanche me ne rendevo conto.

L'ho spinta io a fare una sorpresa ad Ashton, andando da lui quel maledetto pomeriggio. Si sa, quando succede qualcosa ad una persona a cui tieni è automatico incolparsi per le cazzate più stupide, ma quella volta non era così, non l'avessi proposto lei magari a quest'ora starebbe cenando con Irwin, in un ristorante in cui LUI l'aveva accompagnata, e poi magari la serata sarebbe finita nel modo previsto, ma no! Io dovevo sempre anticipare tutto, o rovinare, come preferite.

Mi alzai, le gambe molli che ha mala pena reggevano il mio peso, percorsi a vuoto un paio di corridoi identici, accorgendomi forse troppo tardi di essermi persa, ma poco importava. Mi sedetti, di fronte ad una stanza, le tende erano aperte e potei sbirciarci dentro, c'era una donna, seduta di fianco ad un letto, steso su di esso un uomo, vecchio, stringeva la mano della moglie seduta, stava piangendo. Si accorse della mia figura fuori dalla vetrata, mi guardò malinconica, le risposi con lo stesso sguardo, alzandomi e dirigendomi da un infermiere che non pareva andare troppo di fretta.

-Mi scusi, credo di essermi persa...-

-Venga con me, dove la porto?-

-All'ingresso, grazie...- mi sorrise scortandomi per tutti quei corridoi, riconobbi la saletta in cui l'infermiere m'aveva parlato, lì ora sedevano due ragazzi. Erano Calum e Ashton.

-Ehm, grazie, va bene qui, ci sono i miei amici...-

-D'accordo, arrivederci...-

-Arrivederci e grazie ancora...-

-Di niente signorina.-

Superai la pesante porta di vetro, che mi richiusi alle spalle, sospirai sedendomi accanto a Calum.

-Mi ha chiamato lui...- accennò Ash.

-Immaginavo, come stai?-

-Come pensi che stia Alex, sto come te! Forse peggio, dato che mi sono offerto di passarla a prendere, ma ha rifiutato e io ho accettato la decisione troppo in fretta!-

-Ash, ci riversiamo addosso colpe non nostre, non è colpa tua, non è colpa mia, né di Cal o di Luke, il destino ha voluto che andasse così, e così è andata...-

-Lo dici come se fosse solo un polso rotto, Alex, è più grave la situazione!- mi urlò contro.

-E tu che ne sai? Qualcuno t'ha detto qualcosa? Eh? Qua nessuno ci dice niente!-

-Okay, adesso calmiamoci!- intervenne Calum, probabilmente per evitare un'eventuale rissa.

-Devo chiamare sua madre!- uscii dalla stanza, tirando fuori il telefono dalla tasca. Cercai il numero in rubrica. Fece un paio di squilli prima che qualcuno rispondesse.

-Pronto? Chi parla?- chiese la voce dal capo opposto del telefono.

-Pronto, salve, mi chiamo Alex e sono la coin...-

-Si, ciao, so chi sei mia figlia mi ha parlato molto di te, ma come mai mi hai chiamato, è successo qualcosa?- ingoiai il groppo in gola, facendomi coraggio.

-In realtà, signora, Abby ha avuto un incidente.-

-Incidente? Di che tipo?-

-In macchina, stava andando a casa di un amico, ma non so altro...-

-Oh signore, io ora sono a New York per lavoro...come faccio?-

-Suo padre?-

-Meglio evitare, senti, io faccio il possibile, anche se credo che questo “possibile” equivalga ad un “niente”-

-La terrò aggiornata...-

-Grazie, sei un tesoro...-

-Semplicemente mi sembrava giusto avvertirla...-

-Grazie ancora...-

-Di niente, appena saprò qualcosa in più la chiamerò, a presto, spero...-

-A presto!- chiusi la chiamata entrando nella sala accompagnata dalle immancabili lacrime che solcavano le mie guance.


**

10 TAZZE DI CAFFE' DOPO


La situazione non era molto migliorata, anzi, era peggio di prima: Calum fissava il vuoto, in attesa. Ashton correva su e giù per la stanza urlando ed imprecando, mi ricordava vagamente un minion -----> 

                                                                                                                               http://i59.tinypic.com/20hpzzs.png

Ed io, bhè, io avevo gli occhi gonfi e rossi, gli zigomi neri dall'eyeliner colato e una stretta allo stomaco che mi costringeva a stare piegata in due, reggendomi con i gomiti. Erano passate quattro ore e mezza, era sera inoltrata e nessuno era venuto a darci alcun tipo di notizia. La mia preoccupazione era al limite, mi ripetei "se riesco a mantenere il controllo, senza mettere le mani al collo a nessuno, ora, non sclererò mai più in tutta la mia vita!".

Calum mi aveva più volte suggerito di provare a dormire, ma dopo tutti quei caffè anche solo abbassare una palpebra pareva impensabile. Perciò mi limitavo a fissare i fiori appassiti in fondo alla stanza, attendendo.

Pensavo. Pensavo. E pensavo. Ancora. Abby. La sua macchina. L'incidente. Chi diavolo era stato? Era stata poco attenta lei? O poco lui? Di chi era la colpa?

Troppe domande, nessuna risposta e la mia soglia di sopportazione era sempre più vicina al limite. Riafferrai il cuscino, e urlai di nuovo, scaricando un piccolissima percentuale di frustrazione.

Passò l'infermiere che mi aveva parlato la prima volta da quando ero arrivata.

-Mi scusi? Si lei!- mi alzai superando la porta e bloccandolo.

-Dica...-

-Sa qualcosa?-

-Si, ma ripeto posso parlare solo con i famigliari...-

-Sua madre è a New York e suo padre non so che fine abbia fatto...-

-Mi spiace allora...- girò le spalle e fece qualche passo, prima che lo rifermassi.

-Ma cazzo! Lei, emerita testa di cazzo, adesso torna qua e mi dice tutto quello che sa se non vuole fare la fine di quei cazzo di fiori!-

-Alex, fra un po' ricovereranno te, ma al reparto psichiatrico se non ti calmi!-

-Dopo dieci caffè ci credo Cal...-

-Lei è appena arrivato?- chiese l'infermiere accennando ad Ashton.

-Si, sono un amico...-

-Allora non posso parlare neanche con lei...-

-No, un momento...- intervenni bloccandolo.

-Lui, è il suo ragazzo, la prego, gli spieghi la situazione!- lo supplicai, ancora un po' e mi mettevo in ginocchio.

-D'accordo, venga con me...- sospirai leggermente più sollevata. Rientrai nella sala, buttandomi a peso morto per metà su Cal, avevo preso male le misure. Gemette per l'improvviso colpo.

-Come stai?- mi chiese successivamente dopo avermi sistemata meglio sulle sue gambe.

-Non lo so Cal. Sono preoccupata, sono quasi cinque ore che aspettiamo e non ci hanno ancora detto niente. E perchè Ashton ci mette così tanto?!- chiesi alla fine sull'orlo di una crisi di nervi. Ma seria.

-Non lo so Alex, magari è andato a prendersi un caffè, ma adesso calmati...respira e smettila di piangere...-

-Non ci riesco Calum, è già tanto che non abbia avuto un altro dei miei attacchi di panico...-

-Ssh...ascoltami, adesso esci fuori un attimo e vai a fumarti una sigaretta, capito?- annuii, alzandomi e ciondolando fino alla porta scorrevole dell'ingresso.

Frugai nella borsa, alla ricerca dell'accendino, che ovviamente era scarico. Imprecai a bassa voce. Vidi un vecchietto seduto su una panchina lì vicino che fumava, mi avvicinai titubante, assestandomi meglio la borsa sulla spalla.

-Scusi?-

-Dimmi...-

-Non è che ha un accendino...?-

-Si certo, tieni...- me lo passò, era azzurro cielo. Accesi velocemente la sigaretta portandomela alle labbra.

-Sai, non dovresti fumare, sei così giovane...-

-Gli ospedali creano sempre ansia...capisce?-

-Si, ti capisco, se posso chiedere, come mai sei qui?-

-La mia amica, ha avuto un incidente questo pomeriggio...-

-Oh, mi spiace...-

-Lei, invece?-

-Alcuni esami...-

-A quest'ora?-

-Si...il mio amico è il mio medico, e mi chiama sempre ad orari veramente indecenti per farmi saltare la coda. Ci vuole sempre un po'...-

-Sembra stanco...-

-Sono morto ragazza...- deglutii rumorosamente. -O meglio, sto morendo, cancro ai polmoni...-

-E fuma? Scusi la mia impertinenza ma mio nonno è morto della stessa cosa e sto cercando di capire...-

-Non fa nulla, ci sono abituato...comunque si, fumo. Ormai che ho da perdere, è da anni che lotto per una battaglia già persa in partenza, se mi concedi, voglio fare ciò che mi fa star bene in queste ultime settimane...- mi colpii, non tanto ciò che aveva detto, ma con la naturalezza e la disinvoltura con le quali aveva pronunciato quelle parole, così semplici, ma così difficili da dire. Io non ce l'avrei fatta, non era vero. La malattia non ti indebolisce, ti rafforza, psicologicamente, alla volte ti rende determinato, ti offre una visuale nuova del mondo. Dicono che alla fine andrà tutto bene, se non va bene, allora non è la fine.

Avrei tanto voluto chiedergli se era vero che, in punto di morte, i colori sono più forti, più nitidi. Avrei tanto voluto, ma non l'avrei fatto, non ne avrei il coraggio. L'avrei saputo più tardi, anzi il più tardi possibile. E l'avrei vissuto, con gli occhi di chi non ha più tempo.

-Wow...- dissi buttando il mozzicone a terra.

-Come ti chiami?-

-Alex...e lei?-

-Non ha importanza...me lo fai un favore? E non lo chiedo a tutti, ma sento che di te ho fiducia, nonostante sappia che non c'è più speranza...l'ho pensato da quando hai messo piede fuori dall'ospedale...Ho pensato devo chiederlo a quella ragazza, devo romperle le palle.-

-Prega per me- annuisco.

-Non credo di saper pregare...- confessai sincera.

-Basta chiudere gli occhi e concentrarsi sul bene.-

-E' un concetto un po' astratto per me...Per pregare bisogna pensare che qualcuno accolga la tua preghiera...-

-E tu non ce l'hai, un destinatario?- sembra deluso e incerto.

-Da che sei uscita da lì, ho pensato magari può fare qualcosa per me...-

-E perchè l'ha pensato?-

-Non lo so. Una sensazione, ma precisa come un'emozione profondissima...- ricerca il mio sguardo, incastra le iridi ghiacciate nelle mie verdi luccicanti.

-Allora pensa di poter pregare per me?-

-Ci proverò, glielo prometto.-

Ha afferrato la mia mano e l'ha stretta nella sua, grinzosa. La scuote.

-Nessuno si salva da solo.- si alzò e se ne andò, lasciandomi interdetta, con le braccia a mezz'aria.

Rientrai nell'edificio, ancora più sconcertata, ma con una voglia matta di sapere qualcosa di più su Abby. Aumentai il passo, cercando di non investire un paio di bambini e colpire qualche vecchietto, raggiunsi la sala. Sorridevano, buone notizie, almeno credo.

-Eccomi...- annunciai sedendomi sulla poltroncina.

-Buone notizie...- lo incitai a proseguire, sorridendo, ero positiva.

-Allora, non ci hanno parlato per così tanto tempo perchè era in sala operatoria, niente di grave, le dovevano sistemare un osso del braccio. Una minuscola ferita sulla fronte e qualche livido. Ma per il resto sta bene, dicono che appena si sveglierà potremo passare a salutarla...-

-E' fantastico...sono così sollevata!-

-Già cazzo, io pensavo al peggio...-

-Lascia stare...-

Mi sistemai meglio sulla poltrona, ripensando allo strano incontro con quel signore...mi erano rimaste impresse le parole che aveva detto prima di andare via “nessuno si salva da solo”. Non penso si riferisse solo alla sua malattia...o almeno, in parte si. Cose assurde capitano...


**

Passai le seguenti due ore a leggere dal telefono e giocare a Candy Crush, in attesa che Abbs si svegliasse. Avevamo chiamato Luke e Michael, dicendoli che andava tutto bene e di non disturbarsi a venire a quell'ora...sarebbero passati il mattino seguente.

-La signorina Ross si è svegliata...- annunciò un'infermiera.

-Oh era ora!- esclamai alzandomi. Camminavo spedita verso l'infermiera, con i ragazzi che incespicavano dietro di me. Ci spiegò che dovevamo entrare solo uno alla volta e di non fare troppo casino, in quanto era ancora mezza rincoglionita.

-Vado io o vai tu, Ash?- gli chiesi.

-Vai tu...- spinsi la porta argentata, scorgendo una Abby un po' palliduccia stesa sul letto che tendeva il braccio sano verso di me.

-Abbs!-

-Alex! Ehi...da quanto sei qui?-

-Dalle sei e mezza più o meno, ma stai tranquilla, non è un problema...-

-Ho smosso tutto il mondo perchè un coglione non è stato attento...-

-Ma che è successo?-

-Non ha rispettato il rosso, semplice ed immediato...- l'abbracciai, sussurrandole che mi dispiaceva da morire. Cercai di non stringerla troppo, andando contro la mia volontà.

-Alex, è tardi e io sto benone...se volete, tu e Cal andate a casa, io starò qui con Ash...-

-Sicura?-

-Sicurissima...-

-Se ti serve qualcosa non esitare a chiamare...-

-Ovvio, a domani allora...-

-A domani Abbs.- uscii dalla stanza, levandomi un peso enorme dallo stomaco, dissi ad Ashton di entrare e successivamente io mi diressi verso l'uscita con Cal.

**


-Cazzo! Fanculo!- mi svegliai di soprassalto a causa delle imprecazioni di Calum.

-Abby?! Come sta Abby? O mio dio devo chiamarla immediatamente!-

-Alex? Che stai dicendo? Torna a dormire, sono solo le sette...-

-Come le sette, ieri sera siamo tornati alle due...-

-Alex? Ieri sera siamo tornati alle dieci perchè non ti andava il sushi e poi ci siamo fatti un bagno insieme...-

-Calum? Abby ha avuto un incidente!-

-Alex, ascoltami attentamente, Abby è a casa che dorme...se non ci credi guarda la data sul telefono...-

-M-ma allora l'incidente...c'eri anche tu e Ashton, e un minion...- dissi afferrando il telefono.

-Alex, era solo un brutto sogno, adesso torna a dormire...- lasciai che alcune lacrime mi rigassero le guance.

-Ehi...Alex, calmati, Abby, sta bene...- singhiozzai stravolta, stendendomi e tirando verso di me Calum, che non esitò ad abbracciarmi, facendomi sprofondare nel suo petto, fresco di doccia appena fatta.

-Ssh, tranquilla, più tardi quando ti risveglierai, la chiamerai, giusto per assicurarti, okay?- annuii baciandogli il petto, appena sotto alla clavicola.

-Passerei intere giornate così, Calum...-

-Anche io piccola, qui, sdraiati, a farci le coccole...-

-A baciarci...- dissi sospirando e alzando lo sguardo incastrando i miei occhi nei suoi.

-E a fare l'amore...-

BUONSALVE RAGAZZE! STAVOLTA SONO
PUNTUALE, IN QUANTO SONO TROPPO PRE-
SA BENE CON QUESTI ULTIMI CAPITOLI :3
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UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A TUTTE COLORO CHE HANNO
INSERITO LA STORIA ALLE PREFERITE.

RINGRAZIO ANCHE VOI, CHE AVETE INSERITO LA FF NELLE
SEGUITE.

VOI CHE RECENSITE, RAGAZZE VI SPOSEREI!

E ANCHE VOI, SI PROPRIO VOI! CHE SEGUITE LA
STORIA IN SILENZIO E CHE MI SUPPORTATE 
CAPITOLO PER CAPITOLO, ORMAI SIAMO A 2K
DI VISUALIZZAZIONI!

UN BACIO ENORME, LA VOSTRA SCRITTRICE:

VITTORIA :3

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Capitolo 36
*** You're fucking mine ***


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CAPITOLO 36. YOU'RE FUCKING MINE

COUNTDOWN: STILL 3 CHAPTER UNTIL THE END

ATTENZIONE: LA SEQUENZA EVIDENZIATA IN CORSIVO E' A RATING ROSSO, SE NON VI

AGGRADA QUESTO TIPO DI SCRITTURA, PASSATE DIRETTAMENTE ALLA FINE!

1st of April

Mi divincolai, cercando di liberarmi della presa ferrea di Calum. Erano le cinque del mattino, e di dormire, non c'era verso. Primo giorno di università, l'ansia aveva preso il sopravvento, perfino le mie amate gocce per dormire non facevano effetto. Avevo dormito si e no due ore e mezza. Sbuffai, decidendo di alzarmi e di farmi una doccia. Sgusciai fuori dal piumone, rabbrividii a cause dell'aria fredda. Ebbene si, anche in Australia l'autunno era arrivato.

Avete presente tutte quelle persone che dicono “mi lavai parte dei miei problemi di dosso con una doccia”? Ecco, non era così, fidatevi della cara Alex. Magari, sono solo io, ma io in doccia inizio a farmi complessi sulla vita, sulla morte, sui miracoli.

E alle volte sono della serie “Ma se in un mondo parallelo esistessero i Lamacorni?”.

L'ho sempre detto, non dormire fa male, tanto male.

Tornando a noi...era il primo giorno di università e dire che stavo rimpiangendo il giorno in cui decisi di non frequentare online, era poco.

I miei pensieri si alternavano dal “voglio morire” o “siamo nati per morire”. Al “dai non è poi così male...”, “posso sopravvivere”. Iniziai a prendere a testate il muro piastrellato del bagno, pregando vivamente di farmi del male. Mi lamentai, non per le testate, ma per l'acqua bollente della doccia, neanche ci fosse Lucifero a leccarti la schiena, cazzo.


Imprecai mentre cercavo di sistemarmi quella massa indefinita di capelli, che, pur essendo lisci, erano indomabili. Fai la riga a destra? Viene a sinistra. Li sistemi indietro? Vanno in avanti, modello “pecora non vedo niente”.

-Okay, Alex, respira e non lanciare la spazzola...- riguardai l'ora sul telefono: erano le sette. Un'ora accettabile, se devi andare a scuola alle otte, non se devi entrare alle nove e mezza.

Sentii la sveglia di Calum e successivamente un “porca puttana, è giù lunedì”. Bussò alla porta.

-Avanti...-

-Già sveglia?-

-Veramente è dalle cinque che vago per casa...-

-Andrà tutto bene...-

-Mi abbracci?- mi sorrise teneramente, si avvicinò accogliendomi fra le sue braccia, mi lasciai stringere, sperando che mi tranquillizzasse, almeno un po'.

-Cosa vuoi per colazione?-chiesi con voce soffocata.

-Devi sempre cucinare tu...-

-Avrei fatto fare a te...-

-Stronza.-

-Ma...devo distrarmi, perciò... Cosa vuoi per colazione?-

-Pancake?-

-Pancake.-

Mi rigirai verso lo specchio ritornando a sistemarmi i capelli. Alla fine optai per una treccia.

-Ehm...Calum...-

-Si?- deglutii rumorosamente, cercando di non guardare un Cal completamente nudo che stava per entrare nella doccia.

-E' imbarazzante...- sussurrai arrossendo e abbassando lo sguardo sulle unghie dipinte di nero.

-E' imbarazzante o vorresti saltarmi addosso?- disse a pochi centimetri dal mio orecchio. Deglutii per la seconda volta, sorridendo nervosamente e cercando di allontanarlo.

-V...vado a vestirmi...- scivolai via dalla sua presa uscendo dal bagno e richiudendomi la porta alle spalle. Non poteva farmi questo di prima mattina. Già non era il caso che lo facesse a qualsiasi ora del giorno, figuratevi appena sveglie, è un colpo al cuore.

Mi piazzai davanti all'armadio: scelsi una gonna a vita alta a fiori colorati con un elastico nero in vita e una canottiera semplice bianca. Mi guardai allo specchio appeso all'anta, mi infilai un paio di stivaletti alla caviglia con un tacco non troppo alto. Ero molto più elegante e sobria del solito. Quasi non mi riconoscevo, ma volevo fare bella figura, mi importava il giudizio della gente, soprattutto se si trattava di persone nuove e mai viste prima.

Raggiunsi Cal in cucina e mi misi ai fornelli, cercando di ignorare il suo sguardo. Mi sentivo i suoi occhi fissi sulla mia schiena ed era fastidioso, non Calum, non fraintendete...

-Che c'è?-

-Niente... osservavo il tuo nuovo look.-

-Non è un nuovo look... volevo sopo apparire diversa... per un giorno.-

-Sei bellissima così come sei, non vedo perchè tu debba cambiare...-

-Grazie Cal...-

-Di niente piccola. Ma, una domanda...dove sono i miei pancake? Ho fame!-

-Momento...mi metti in soggezione se mi fissi...- lo sentii sbuffare mentre mi rigiravo verso la padella.

-Ma...quand'è che parti...?- chiesi attirando la sua attenzione, che era caduta sul bicchiere di aranciata che aveva davanti.

-Il 10...- respirai profondamente, cercando di mandare giù il nodo alla gola, ma con scarsi risultati. Provocava dolore, ma era un argomento che andava affrontato.

-Bhè, allora dovremmo festeggiare la vostra partenza...-

-Penso anche io...- si alzò camminando verso di me. Mi scostò dai fornelli, spegnendoli e mi abbracciò, affondai il viso nella sua t-shirt e agganciai le braccia dietro al suo collo. Mi strinse in vita, appena sopra l'inizio della gonna.

-Mi mancherai da morire...- dissi sospirando e lasciando che una lacrima mi rigasse una guancia. Erano tre mesi, tre fottuti mesi senza vederlo. Avrei dovuto riabituarmi a svegliarmi da sola nel letto vuoto e freddo. Avrei dovuto ignorare il perenne silenzio che ci sarebbe stato in casa. Sarei dovuta passare davanti alla porta del garage dove provavano ignorando la voglia di aprirla e osservare Calum che suonava, non ci sarebbe stato. Gli strumenti sarebbero andati in viaggio con loro, così come le tracolle e i numerosi appunti. Sarebbero rimasti solo dei poster, due amplificatori e lo scheletro di una batteria. L'armadio sarebbe stato per metà vuoto, sul divano ci sarebbe stato solo un segno, rispetto ai due abituali. La Tv sarebbe stata perennemente sincronizzata su MTV Rock e non su canali di calcio o altri sport. I cassetti del bagno si sarebbero svuotati e la scrivania sarebbe stata ordinata e vuota. Tutta la casa avrebbe sentito la mancanza di Cal.

-Piccola...non posso dirti niente per consolarti, perchè sarebbe comunque inutile. Adesso ascoltami okay?- aspettò che dessi un segno di assenso.

-Qualsiasi cosa capiti non farti del male, per nessuna ragione al mondo... Non smettere mai di mangiare, non farlo, anche se avrai lo stomaco chiuso, costringiti. Alex...- si fermò a metà frase, singhiozzò, fu solo allora che alzai lo sguardo verso i suoi occhi, erano lucidi e le lacrime gli rigavano il viso.

-Alex...-

-Cal, promettimi una cosa... Dimmelo, dimmelo che per te sarò l'unica, ne ho bisogno Calum, ti prego...-

-Alex, tu per me sei e sarai sempre l'unica. Non potrei mai...-

-Ho paura...-

-Lo so, anche io...-


Ma non era di quello che avevo paura, avevo il terrore di essermi innamorata...



9th of April

-Altro che mega feste...!- esordì Ashton lanciando un cuscino e riprendendolo al volo.

-Noi sei bastiamo e avanziamo!- proseguii io. Stavo cercando di divertirmi, non volevo bere o fumare o cose simili anche se avrebbe aiutato, era la nostra ultima sera da persone normali, sconosciute al mondo intero e volevo ricordarmela...

Avevo rinunciato a prestare attenzione alle lezioni questa mattina, tant'è che ne saltai un paio, troppo occupata a cercare di soffocare le lacrime che, ogni volta che provavo a pensare al giorno successivo, si presentavano imperterrite nei miei occhi. Passai il pomeriggio con Calum, andando in giro a camminare, cercava di rifilarmi qualche vestito nuovo, per tirarmi su di morale, ma neanche quello funzionò.

Mi guardai intorno, osservando le facce felici dei ragazzi, erano così esaltati, li brillavano gli occhi. Abby sorrideva teneramente ad Ashton, stringendogli l'avambraccio, erano così carini. Lei avrebbe avuto l'opportunità di raggiungerli in tour per qualche settimana, le rimanevano solo un paio di esami per concludere l'anno, io invece mi ritrovavo bloccata qui.

Mi sistemai meglio sul divano, rifiutando la birra che Michael mi stava porgendo.

-Wow! Alex che non beve! Devi starci veramente male...-

-Fai un po' tu Mike...- risposi cercando di non incrinare la voce.

-Comunque, ragazzi... Non potrei essere più felice per voi, voglio dire, siete passati dal suonare in un garage insonorizzato ad essere contattati dai manager dei one Direction per il Where We Are Tour! Cazzo, io non potrei essere più fiera di voi. Sul serio, adesso rispondetemi... Quanti se lo sarebbero aspettati?- aspettai prima di continuare il mio discorso. Nessuno rispose, negando ciò che avevo appena detto.

-Esattamente. Quando tornerete nessuno qua sarà più una persona normale, quando avete accettato avete anche messo in conto ciò. Non vi spetterà più una vita normale. Ogni volta che uscirete da un hotel ci saranno decine e decine di ragazze ad aspettarvi! Avrete concerti tutte le sere e spesso e sovente diverse interviste. Non dovete però dimenticare da dove venite... Ogni tanto pensate a Sydney, pensate ai momenti passati qua, che ne so, per fare un esempio: tu, Calum ricordati della tua casa, di ciò che è successo qui, ricordati che qui ci suonavi, che qui hai dato le tue prime feste...- presi fiato, omettendo il nostro primo bacio e la nostra prima volta, glielo avrei ricordato più tardi.

-E tu Mike ricordati di quel giorno passato in spiaggia appena arrivai qui... Luke ricordati quando ci siamo messi a fare il solletico a Calum perchè non ci dava la Nutella. E Ashton e Abby, voi avete talmente tanti ricordi qui, che sarebbe impossibile elencarli tutti...- conclusi cercando di sorridere guardandomi attorno, Calum mi stringeva contro il suo petto con gli occhi lucidi e velati di malinconia. Abby e Ashton si abbracciavano mentre lui le baciava la fronte. Luke osservava il tappetto reggendosi con i gomiti impiantati sulle ginocchia e Michael mi guardava sorridendo, anche lui aveva gli occhi pieni di lacrime che minacciavano di uscire. Sorrisi di rimando, cercando di trasmettergli fiducia.

Vidi Luke alzarsi dal divano e posizionarsi al centro del salotto esortandoci ad abbracciarlo. Fu un meraviglioso abbraccio di gruppo, ci stringemmo li uni agli altri, lasciando che i nostri corpi si sfiorassero cercando conforto.

-Mi mancherete ragazze!- esclamò Luke stringendoci di più, con le sue braccia chilometriche.

-Anche voi...- rispose Abby. Era così difficile da credere, infatti lei non se ne era ancora resa conto, io si, ero fatta così, ero malinconica e triste da una settimana su per giù.

**

-Noi andiamo allora, ci vediamo domani mattina davanti a casa di Abby!- salutò Luke.

-Iniziate ad andare in macchina, io parlo un attimo con mia sorella e arrivo...- annuirono uscendo dalla porta di casa.

-Io ti aspetto su...- mi liquidò anche Calum, sparendo per le scale. Non riuscii a realizzare che mi trovai stretta fra le braccia di mio fratello, che aveva la testa appoggiata nell'incavo del mio collo.

-Mi mancherai Alex... non sai quanto.-

-Anche tu Michael, anche tu...- sentii qualcosa di umido, bagnarmi il collo, mi allontanai, stava fissando le sue scarpe. Con due dita gli alzai il mento, grosse lacrime gli rigavano il volto.

-Ti voglio bene sorellina...- fu un duro colpo al mio auto controllo, scoppiai in lacrime anche io.

-Oh Michael...- lo abbracciai nuovamente, facendo poi scorrere la mia mano verso il suo polso sinistro. Gli scostai qualche bracciale, quanto bastava per riuscire ad intravedere le cicatrici. Mi sporsi verso il tavolino prendendo un pennarello indelebile. Gli scrissi sul polso il mio nome e cognome.

-Che fai?-

-Se volessi ancora farlo, metti in conto che così ucciderai anche me...- mi sorrise, promettendo che non l'avrebbe mai fatto e che se ne avrebbe sentito la necessità mi avrebbe chiamato, qualche ora fosse e in qualunque posto fosse.

Non appena se ne fu andato, mi risistemai asciugandomi le lacrime e dirigendomi al piano superiore.

-Eccomi...-

-Vieni qui...- mi incitò aprendo le braccia, non esitai minimamente a fiondarmici, erano come la mia casa e mi sarebbero mancate da morire. Sollevai lo sguardo, alzandomi in punta in modo da essere più vicina alle sue labbra, le guardai, per quelli che sembravano infiniti secondi, prima di baciarlo spostai lo sguardo verso i suoi occhi profondi, mi avvicinai rimanendo a pochi millimetri dalle sue labbra, assaporandomi quel momento, ci sfioravano ma mai ci incontravamo. Fino a che lui non decise di annullare le distanze, fece combaciare le nostre labbra alla perfezione, come fossero un puzzle composto esclusivamente da due tasselli. Le mosse, per poi dischiuderle successivamente, permettendo alla sua lingua di raggiungere la mia. Aveva un sapore tutto suo, ed era fantastico. Ballavamo una danza di cui solo noi conoscevamo i passi, era dolce, lenta ed estremamente malinconica, quella sera. Era un bacio pieno di sentimenti, pieno di amore, più degli altri che ci scambiavamo, era diverso, era una delle ultime occasioni che avevamo per dimostrarci quanto ci amavamo... Perchè era così, ci siamo amati dal primo momento in cui i nostri sguardi si sono incontrati, dal primo momento in cui ci siamo stretti la mano, da quando ci siamo abbracciati, da quando siamo diventati migliori amici, da sempre.

Si staccò da me per riprendere fiato, accompagnandomi fino ai piedi del letto. Mi distesi tirando Calum verso di me, afferrandogli la t-shirt che indossava. Si adagiò sopra il mio corpo, disteso sul quel letto, in quella camera, che forse ne aveva viste fin troppe. Gli sfilai la maglietta grigia buttandola ai piedi del letto, sorrisi facendo scorrere le mie dita affusolate sul suo petto, tracciando dei disegni immaginari, di cui solo io conoscevo le forme. Fece scorrere una mano dietro la mia schiena, sollevandomi, portandomi più vicina alle sue labbra, le sfiorai afferrandogli le mani e portandole ai bottoni della mia camicia, impazienti.

-Abbiamo tutta la notte...- mi sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio. Sorrisi, sentendolo incredibilmente vicino al mio collo, sul quale, qualche secondo dopo, lasciò un paio di baci veloci, spostandosi su un punto in particolare, quello che ogni singola volta mi provocava brividi e, Calum a farlo apposta, lo sollecitò soffiandoci sopra e successivamente baciandolo, succhiando un poco. Emessi un piccolo sbuffo, inebriata da quella sensazione... Era così rilassante ed eccitante al tempo stesso. Potevo sentirlo fremere ogni qualvolta muovevo le mani sulla schiena, accarezzandola dolcemente. Succhiò con più decisione, avvertii un leggero fastidio su quel punto. Ansimai quando ci passò la lingua sopra. Ritornò con il viso di fronte al mio.

Era così bello, non perfetto...semplicemente bello da togliere il fiato, infatti, era esattamente ciò che mi succedeva ogni volta che lo vedevo. Ha un tipo di bellezza alla quale non ti abitui, ha sempre lati nuovi da scoprire. A me, ad esempio, piaceva da morire perdermi nei suoi occhi scuri e penetranti, ai quali non sfuggiva nulla, ti leggevano, come fossi un libro aperto. Bhè, poi c'erano quelle sue guance, paffute, non mi sarei mai stufata di schiacciargliele e di accarezzarle, erano così soffici.

E poi il suo sorriso, anche quello era mozzafiato, mi piacciono le sue labbra carnose, che spesso e volentieri lasciano scoperti quella fila perfetta di denti bianchi, i quali, ora come ora, stavano tirando il mio labbro inferiore, costringendomi ad abbandonare i miei pensieri. Gemetti quando appoggiò i denti su un punto del mio labbro più sensibile, dalle innumerevoli volte in cui me lo mordevo per combattere il nervosismo, come in quei giorno.

-Scusami...- lo zittii con un altro bacio. Intrecciai le braccia dietro al suo collo, invertendo le posizioni, sorprendendolo. Mi sedetti sul suo bacino e successivamente appoggiai parte del mio peso sugli avambracci ai lati della sua testa, per non pesargli.

Gli lasciai una scia di baci lungo tutta la guancia e successivamente sulla mascella definita. Proseguii il mio percorso fino al collo, lavorai su un punto preciso, lo sentii grugnire e vi giuro che non esiste suono più bello.

-Sai...- iniziò sussurrando, come se ci fossero altre persone nella stanza e non volesse che qualcuno sentisse.

-Ricordo ancora esattamente la prima volta che ci siamo visti... Era così bella: indossavi una maglietta con stampato il logo di qualche band e dei jeans neri, avevi le mie stesse All Star nere. Avevi ancora i capelli biondi platino per le troppe decolorazioni, erano lisci e un ciuffo ti continuava a cadere davanti ai tuoi occhi, come adesso...- continuò, spostandomi appunto il ciuffo che non voleva stare al suo posto, sistemandolo dietro l'orecchio.

-A proposito, credo di essermi subito innamorato di quei due smeraldi che ti ritrovi, non immagini quanto siano belli... Mi ricordo che avevi anche le dita piene di anelli sottili, mi sono rimaste impresse le tue mani, dal primo momento avrei voluto stringerle nelle mie e non lasciarle più...- mi afferrò la mano sinistra, quella con la fedina che mi era stata regalata. -Aveva le unghie dipinte di nero, pensai subito:” Questa tipa è veramente forte!”- soffocai una risata, sorridendogli.

-Io, invece, vorrei poter dire di ricordarmi perfettamente il nostro primo bacio, ma non è così...-

-Non fa niente, è stato il primo di una lunga ed infinita serie...-

-Io mi ricordo però di quella volta al Luna Park, è stata la serata più bella di tutta la mia vita. Nessuno lo avrebbe mai fatto...-

-Bhè, io non sono Nessuno, io sono Cal...-

-Rettifico, sei il mio Cal...-

-Dillo ancora...- sussurrò, sollevando il busto e di conseguenza anche me, ritrovai il viso a qualche centimetro dalle sue labbra, carnose ed invitanti.

-Calum Hood, sei fottutamente mio- sussurrai il più sensualmente possibile, enfatizzando l'ultima parte di frase. Spostò le mani sui miei fianchi, riportandomi sotto di lui; si chinò sul mio petto, sfilando il primo bottone della mia camicia dall'asola con i denti, lasciando una sciai umida sul mio petto. Quando ebbe terminato il suo intento, tremai quando posizionò le labbra nell'incavo dei miei seni, lasciandoci un paio di baci, con una mano strinse una delle coppe, costringendomi ad inarcare la schiena.

-Pizzo nero?- annuii arrossendo, non nego di averlo fatto apposta, era il suo preferito, d'altronde.

Erano innumerevoli ed immense le sensazioni che mi provocava... Non riuscivo a capacitarmi di averlo al mio fianco, di essere lì con lui in questo momento, sul quel letto, stesa inerme sotto di lui, che mi provoca continui brividi al solo sfiorare la mia pelle. Ogni mattina mi svegliavo col terrore che fosse stato solo un meraviglioso sogno e che nulla di ciò fosse accaduto, avevo paura di svegliarmi di nuovo in Italia, in quell'orribile stanza arancione e monotona, derisa da tutti. Invece che essere dove sto ora, con un fantastico fratello, una migliore amica che farebbe invidia a chiunque e un migliore amico come ragazzo.

-Mi sembra tutto così irreale...-

-Neanche a me sembra vero... Voglio dire, fino all'anno scorso ero una sfigato di prima categoria, io e tuo fratello passavamo le giornate chiusi in casa a giocare alla Play, neanche sapevamo com'era il sole. Era da una vita che non parlavamo con delle ragazze, o meglio che ci provavamo con delle ragazze...-

-E poi? Cos'è cambiato...?-

-E poi è arrivato Ashton, e abbiamo iniziato a prendere sul serio la musica, e poi qualche tempo dopo sei arrivata tu e ho ricominciato d uscire come prima... Mi sei piaciuta dal primo momento, all'inizio pensavo che non mi avresti mai filato, che andassi dietro a Luke...-

-Ricordo quando me lo hai chiesto, anzi, lo ammetto, Lucas mi ha sempre fatto uno strano effetto, pensavo:” E' lui, prima o poi dovrò mettermi con quel ragazzo”, soliti pensieri da troia, poi però mi sono accorta, ovviamente dopo il nostro primo bacio, del rapporto che avevamo, di quanto fosse speciale... di quanto mi piacessi, perchè era effettivamente così... Di quanto avrei voluto che ci fosse di più fra di noi, ed ora eccoci qua...- mi baciò, fu un bacio casto, quello, solo per farmi capire e rendere ancora più reale quel momento. Sorrisi nel bacio, facendogli intuire quanto fossi felice, nonostante l'ombra del giorno che verrà. Ma volevo solo godermi quella notte, come se fosse l'ultima della mia vita.

Mi sollevò, sganciandomi il reggiseno, con una lentezza quasi straziante fece scorrere le sue lunghe dita affusolate lungo le mie braccia, togliendomi del tuo quell'inutile pezzo di stoffa, che andò a fare compagnia agli altri indumenti sul pavimento. Si piegò su di me, afferrando il mio capezzolo fra i denti, tirando e succhiando. Gemetti con un tono di voce più udibile.

Mentre la sua bocca era ancora concentrata sul mio seno, concentrandomi, portai le mani sulla cintura dei suoi pantaloni, sganciandola, passai poi al bottone e alla zip dei jeans, dai quali già potevo sentire la sua erezione pulsare nei boxer. Ci pensò poi lui a togliersi del tutto quei jeans troppo stretti. Sicuramente pensò che io fossi ancora troppo vestita per i suoi gusti, così, non perse tempo sfilandomi con un gesto veloce i leggins che coprivano le mie gambe.

Lasciò una scia di baci umidi lungo tutto il mio ventre, provocandomi infiniti brividi.

-Hai freddo?- mi chiese, probabilmente notando la mia pelle d'oca, che, ovviamente, non era dovuta all'aria fredda della stanza, ma a tutte quelle attenzioni particolari.

-No, è colpa tua...- confessai sorridendo, mi mostrò i suoi denti bianchi di rimando, tornando a poggiare le sue labbra appena sopra l'elastico dei miei slip. Si allontanò bruscamente, mettendosi in ginocchio e sollevandomi una gamba, appoggiandola sulla sua spalla, mi baciò la gamba spingendosi sempre più verso il mio interno coscia. Mi colse impreparata quando appoggiò le labbra sopra la stoffa dei miei slip, in quel punto in cui solo un ragazzo prima di lui era arrivato. Con i denti riuscii a liberarmi anche delle mie mutande, ormai umide per l'eccitazione che cresceva in meno ogni minuto che passava.

-Cazzo Alex...- sussurrò gemendo sulla mia pelle. Mi aprii maggiormente le gambe, posizionando il viso in mezzo ad esse.

-Ehm, Cal... è imbarazzante, io, te...noi non abbiamo mai fatto... ecco bhè...- sussurrai alquanto imbarazzata.

-Stai tranquilla, intanto non c'è niente che non abbia già visto...-

-Si, lo so, però...-

-Se non vuoi passiamo subito al dunque...-

-No, non dico questo... Oh fanculo Cal, fai quel che devi fare, non mi dispiacerà...- dissi alla fine, cercando di superare il momento di imbarazzo, rise e di conseguenza anche io... Ma fui subito interrotta quando avvertii le sue dita entrare in me. Gemetti incondizionatamente, aumentando il sorrisetto sornione sulle sue labbra, sollevai maggiormente il bacino quando avvertii l'aumentare di velocità dei suoi movimenti, facendo scontrare la sua erezione con il mio fianco, costringendolo ad ansimare.

-Dio Calum...- sospirai quando sostituì le sue dita con la sua lingua, portai le mie mani tremolanti fra i suoi capelli, tirandoli lievemente. Il piacere cresceva in me secondo dopo secondo, il mio corpo era percorso da scariche elettriche che partivano dal mio basso ventre e si irradiavano per tutto il mio corpo. Un brivido scosse la mia schiena, più degli altri.

-Cal...io...s-sto per...- mi bloccai gemendo in cerca d'aria, ansimando.

-Sai che hai un ottimo sapore...?- disse ritornando con il viso di fronte al mio, facendomi arrossire per la quarantasettesima volta.

-Ah si?- risposi io, guardando i suoi occhi stringersi nell'esatto momento in cui portai la mia mano sulla sua erezione, con l'intento di istigarlo ancora di più. Spostò la mia mano togliendosi i boxer.

-Alex?-

-Si?-

-Voglio fare l'amore con te, come se fosse l'ultima notte al mondo...- il mio sorriso si ampliò, per quanto fosse possibile, mentre cercavo disperatamente le sue labbra come se fossero ossigeno per me. E in un certo senso lo erano, solo Dio sapeva come avrei fatto tre mesi senza di loro. Ma in quel momento accantonai il pensiero, concentrandomi sulla sua lingua a contatto con la mia, esitante per quel contatto.

-Sei pronta?-

-Non aspettavo altro...- mi sorrise, lasciandomi un bacio casto e subito dopo spingendosi dentro di me, riempiendomi, regalandomi sensazioni fantastiche e diverse dal solito, impossibili da descrivere.


Portai nuovamente le braccia dietro al suo collo, muovendo il bacino, in perfetta sintonia con il suo per aiutarlo nelle spinte, che si stavano facendo sempre più profonde e veloci. Toccò quel punto, quel fatidico punto, inarcai la schiena, infilando le unghie nella sua carne, lasciandogli probabilmente qualche graffio.

-O mio dio...- morsi la sua spalla, costringendomi di non urlare per l'immenso piacere che mi stava provocando. Capii che anche lui era al limite quando strinse la presa sui miei fianchi.

-Dio Alex...- non resistetti a quella spinta ansimando a voce alta il suo nome, fino a non avere più fiato. Si concesse ancora tre o quattro spinte prima di venire, sussurrando -Alex...-

Rimase dentro di me, lasciandosi però andare appoggiando la testa sul mio seno, portai le dita fra i suoi capelli, attorcigliandoli.

-Calum, credo di essermi innamorata, e tanto anche...- confessai, fissando il soffitto per non incontrare il suo sguardo. Non rispose, ma poco importava, ovvero, il mio cervello aveva smesso di connettere, dal momento che le palpebre avevano iniziato ad abbassarsi, contro la mia volontà, volevo passare più tempo con lui, ma mi era impedito dal sonno che stava prendendo possesso del mio corpo. Chiusi definitivamente gli occhi, riuscendo però a cogliere le sue parole.

-Io mi sono innamorato di te appena ti ho vista.- sorrisi, lasciandomi finalmente andare fra le braccia di Morfeo.

****

BUONSALVE RAGAZZE! EBBENE SI, DOPO
ESATTAMENTE 2 MESI SONO TORNATA!
YEAHH!! VITTORIA IS BACK!
OKAY BASTA E TORNIAMO A NOI, MANCANO SOLO
3 FOTTUTISSIMI CAPITOLI! NON CI POSSO CREDERE.
COSI' COME NON POSSO CREDERE DI ESSERE ARRIVATA 
A QUASI 3K DI VISUALIZZAZIONI! VOGLIO DIRE, PRO-
VATE A METTERE TUTTE QUELLE PERSONE DENTRO
UN UNICO AMBIENTE. SONO TANTISSIME!
MA QUESTO TIPO DI COSE AVRO' TEMPO DI SCRIVERLE
ALL'ULTIMO CAPITOLO.
NON VI ANTICIPO NULLA, SE NON IL FATTO CHE SONO
IN LACRIME.
CONTATE SOLO CHE QUESTO CAPITOLO L'HO SCRITTO
IN UNA SETTIMANA CON SOTTOFONDO CANZONI
COME: AMNESIA, BESIDE YOU, I MISS YOU, GOTTA
GET OUT, WHEREVER YOU ARE E COMPAGNIA BELLA.

DETTO QUESTO, MANCANO CINQUE FOTTUTISSIMI
GIORNI A QUEL FOTTUTISSIMO CONCERTO!
IO CI ANDRO' E  NON VEDO L'ORA ASSOLUTAMENTE,
MAGARI C'E' QUALCUNO QUA IN MEZZO CHE POTREBBE
CONTATTARMI SU TWITTER *faccia da cucciolo* COSI'
NE PARLIAMO UN PO'....

ADESSO LA SMETTO DI PARLARE E INIZIO CON I
RINGRAZIAMENTI A TUTTE COLORO CHE HANNO
AGGIUNTO LA STORIA FRA LE PREFERITE E/O
LE SEGUITE.
UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A TUTTE VOI
CHE RECENSITE.

UN BACIO ENORME xX Vittoria :)

SE VOLETE POTETE TROVARMI QUI:

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Capitolo 37
*** It's time to leave this old black and white town ***


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IT'S TIME TO LEAVE THIS OLD BLACK AND WHITE TOWN

Piccola intrusione dell'autrice:
ci tengo a dire un paio di cose prima di lasciarvi al capitolo. In primis,
ci sarà un sequel, finalmente mi sono decisa e poi avevo già in mente
diverse cosine ;) non so quando sarà online o tanto meno quado finirò
questa FF, magari volevo postarlo esattamente un anno dopo il primo 
capitolo di questa, sarebbe carino, ma non so, ditemi cosa ne pensate.
In secondis volevo dirvi che ho iniziato una nuova Fanfiction, totalmente
diversa da questa. Credo che la posterò a breve su Wattpad e poi magari
arriverà anche qua.... Vedremo, intanto vi lascio i miei social qua sotto! 
UN BACIO ENORME E BUON CAPITOLO!
 


SNAPCHAT: acvxht
TWITTER: @acvxht
INSTAGRAM: vittoria_fattore
TUMBLR: persinelleco

JUST 2 CHAPTERS ULTIL THE END!!

Narratore esterno

Dire che era una mattinata grigia era dire poco, forse era vero, il tempo spesso rifletteva l’umore delle persone. Alex attendeva, seduta con la schiena dritta sul letto sfatto, che Calum uscisse dalla doccia. Se ne stava lì, immobile, fissava il vuoto davanti a se, pensando a come sarebbe riuscita a sopportare tutto quello che l’attendeva. Voglio farvi alcuni paragoni, avete presente quando magari avete un’amica a distanza e dopo essere andata a trovarla ve ne dovete andare? O quando andate al concerto dei vostri idoli e poi finisce tutto, quando le luci si spengono, quando loro se ne vanno lasciandovi da sole in mezzo ad altre 13.000 persone, quando ve ne state lì a fissare il palco vuoto, il viaggio in macchina per il ritorno, i giorni successivi, i video sul telefono.

Questo era quello che provava, amplificato per trenta, cinquanta, cento volte. Era come sentirsi spaccata in due, crepata, come quando vi cade il telefono, e da una piccola crepa ne nascono altre centinaia intorno ad esso, parte tutto da un punto e poi si diffonde ramificandosi. Era così: partiva tutto dal centro del suo cuore, nel quale Calum ci aveva fatto il nido e pareva non volersene più andare, come le rondini, una volta che trovano il loro posto, la loro casa, non se ne vanno più. E così era per Cal, che, in silenzio, piangeva, piangeva come un bambino tutte quelle lacrime che non voleva che Alex vedesse, che ora si mischiavano all’acqua tiepida. Non poteva evitare di immaginarla lì, seduta sulla mega poltrona del salotto, tutta sola, con una tazza di thè caldo in mano a leggere, cercando di impegnare la mente, cercando di non pensarci, a quanto i chilometri potessero essere peggio di una pistola. Ma sarebbe stato tutto fottutamente inutile… E questo lo sapevano entrambi, Calum avrebbe continuato ad immaginarsela negli occhi di altre milioni di fans, ma non sarebbe stato mai uguale, nessuna avrebbe avuto gli stessi occhi di Alex, forse Michael, ma neanche, i suoi erano più tendenti all’azzurro. In tutte le ragazze con i capelli fucsia presenti ai concerti avrebbe rivisto lei, se la sarebbe immaginata in mezzo al pubblico, come una fan urlante che piangeva il suo nome e con uno stupido cartello con su scritto: “Marry me”.
Scosse la testa, asciugandosi il viso con l’asciugamano. Si guardò allo specchio, sembrava fatto, tanto aveva gli occhi gonfi e arrossati, tirò su col naso, cercando di respingere un’altra ondata di lacrime.

Intanto lei si era alzata dal letto, sentendo il campanello suonare, si sistemò velocemente i capelli prima di aprire la porta e rivelare le figure di Ashton ed Abby.
-Avanti, Calum si sta vestendo…- sospirò, ricambiando il caloroso abbraccio di Abby che ne vederla così giù le si era buttata addosso. I suoi occhi dicevano tutto, non era più così allegra e spensierata come la sera prima. I capelli erano disordinati e non era per niente truccata e indossava dei jeans leggermente più larghi del solito, una t-shirt e le sue Converse bianche.


Nessuno si scambiò una parola per tutto il tragitto, Ashton guidava lentamente per le trafficate strade di Sydney, Abby seduta al posto del passeggero fissava il paesaggio cupo fuori dal finestrino. Alex e Calum si stringevano semplicemente le mani, non volevano lasciarsi andare, ma, se da un lato lui avrebbe patito le pene dell’inferno stando lontano da lei, era anche estremamente esaltato e felice per la nuova vita che lo aspettava. Si vedeva già su quel palco enorme, difronte a migliaia di fans, che li acclamavano, incitandoli a dare il massimo. Ma per lui non erano le fans ad spingerlo a dare di più, gli bastava anche solo pensare alla sua ragazza, a colei di cui era innamorato.


ALEX’S POV

Ogni metro verso l’aeroporto era sempre più massacrante. Non volevo lasciarlo andare, ma non potevo intralciare la sua vita. Lo avrei dovuto lasciar andare in tutti i modi possibili. Non volevo essere un ostacolo per la sua carriera, ma lo amavo e per quanto provassi a rassicurarmi sul fatto che sarebbe sicuramente stata l’esperienza più bella della sua vita, non nego che sicuramente avrei passato il successivo mese in lacrime, rinchiusa in casa stesa sul letto, in totale abbandono.
Avevo paura, tanta, ma credo l’avesse anche Abby, dopotutto eravamo sulla stessa barca, io e lei.

Scesi dalla macchina con lentezza straziante, dovevo muovermi contro la mia volontà, sentii la mano di Cal abbandonare la mia per spostarla sul mio fianco sinistro e stringermi possessivamente. Lo ricordavo estremamente bene, l’aeroporto, a causa di tutti gli incubi che perseguitavano le mie notti in quei giorni. Era una struttura veramente enorme, con pannelli in vetro che rendevano l’ambiente meno cupo e triste.
Ricordo la prima volta che ci misi piede, ero felice, estremamente eccitata all’idea di iniziare una nuova vita, come l’avrei sempre voluta. Forse Calum non faceva esattamente parte dei piani, ma ora come ora non cambierei ciò che è successo per nulla al mondo. Entrammo, vicino alla sicurezza c’erano dei tizi, che si sbracciavano verso di noi, probabilmente era la loro futura Crew. Cercai di sorridere quando vidi Michael e Luke accanto a loro, sembravano sereni. Ci avvicinammo a passi incerti verso i tre uomini.
-Io sono John, piacere…- alzai la mano come cenno di saluto, disse che dovevano solo passare i controlli e poi sarebbero partiti. Mancava meno di mezz’ora e il peso sul mio stomaco si faceva sempre più pesante ogni secondo che passava. Ormai avevo fin la nausea.

CALUM’S POV

Guardai la ragazza seduta al mio fianco, non appena annunciarono il nostro volo, la sentì irrigidirsi di colpo e stringere la mia mano. Mi guardò, era in panico e aveva le lacrime agli occhi. Mi alzai, portando su anche lei. L’avvicinai al mio corpo, appoggiando la fronte contro la sua, le alzai il mento con le dita, costringendola a guardarmi.

-Ascoltami…-

-Cal…- gemette in preda alle lacrime.

-Ssh… Alex, ehi, mi devi ascoltare-

-Calum, non voglio, io…io n-non ce l-la f-faccio…- parlava a singhiozzi cercando di dare un senso logico alla frase.

-Amore, stai tranquilla, non posso dirti che passerà, perché non sarà così. M-ma ci sentiremo per telefono, su Skype. Non lo so, ma ce la faremo. Non ti lascerò, non ora che ho trovato casa mia Alex… Tu non puoi neanche immaginare quanto mi mancherai, quanto mi mancherà stringerti fra le braccia la sera, oppure svegliarmi con te al mio fianco. Fare il bagno con te, giocare alla Play o semplicemente guardare la TV spaparanzati sul divano. Non capisci quanto mi mancherà fare l’amore con te…-

-Calum ti amo più della mia stessa vita…-

-Anche io ti amo, Alex, anche io…- finalmente potei appoggiare le labbra sulle sue, che tremavano a causa del pianto, le sue lacrime si confondevano con le mie, bagnandomi ulteriormente le guance arrossate. Sfiorai un’ultima volta le sue labbra, poi mi allontanai quando Luke mi richiamò.

-Buon viaggio…- sussurrò.

-Amore, non sai quanto vorrei che potessi venire con me…-

-Ti amo-

-Ti amo…- le baciai il naso, guardandola un’ultima volta. Era così bella… e mi piangeva il cuore a lasciarla lì.

-Cal…-

-Si arrivo…- mi voltai definitivamente, raggiungendo i ragazzi, fino a che non sentì qualcosa afferrarmi il polso, era la mia bellissima Alex.

-Aspetta, come mi hai chiamata?- l’avevo forse chiamata “amore”, non me ne ero nemmeno reso conto, ma sembrava felice.

-Io per te darei la vita, ricordatelo…- mi sussurrò, quando notò la leggera punta di preoccupazione che avevo in viso. La strinsi a me quasi a romperle le costole, ma lei stringeva in altrettanto modo. Non ci fu più bisogno di parole, l’abbracciai e basta, accarezzandole i capelli lasciando che piangesse sulla mia maglietta.

Salii su quello stramaledetto aereo, non mi voltai, lottai contro me stesso per non farlo, ma se l'avessi guardata probabilmente non sarei più partito. Ero distrutto, ma al tempo stesso cercavo di vedere il lato positivo, saremo diventati famosi, la mia vita sarebbe cambiata. Ma forse era proprio di questo di cui avevo paura?


MICHAEL'S POV

Abbracciai Calum, forse stava anche peggio di me, non l'avevo mai visto piangere, o almeno non così: grosse lacrime gli rigavano il viso, singhiozzava contro la mia spalla. Non volevo sapere come stesse mia sorella, costretta a lasciar andare suo fratello e il suo ragazzo, in una volta. Ma era forte, le sarebbe passato, solo questione di tempo. Si sarebbe risollevata, più forte di prima. Speravo vivamente ci riuscisse, io non ero così, mi sarei lasciato abbattere, non l'avrei retto. Ma lei, nonostante abbia il mio stesso sangue è completamente diversa da me.

Clifford sei sicuro di conoscerla così bene come pensi?

Si, ne ero sicuro.

Le avevo parlato poco prima che chiamassero il nostro volo, era lei quella da rassicurare, ma in realtà era successo il contrario.


Flashback

-Mikey, ti ripeto ciò che ti ho detto ieri sera, non farlo. Non azzardarti! Così rischieresti di fare del male anche a me. Pensa a questo, se per caso dovessi farlo, immaginati con un coltello in mano, immagina di pugnalarmi tante volte. Pensa a questo Michael...-

-Te lo giuro Alex, o almeno ti prometto che se lo dovessi mai rifare, sarai la prima a saperlo, fanculo il fuso orario...-

-Abbracciami e basta...- l'abbracciai, era così forte e fragile allo stesso tempo. E' difficile a spiegare, ma è così.


NARRATORE ESTERNO

Abby accompagnò Alex a casa di Calum. E si, se ve lo steste chiedendo è masochista, parecchio. Ma aveva voglia di stare da sola, buttarsi sul letto, chiudere gli occhi e riaprirli solo quando Calum sarebbe tornato.

Abby non era messa poi tanto meglio, si sentiva lo stomaco attorcigliato e reprimeva i conati di vomito, era troppo anche per lei. Guidò cautamente verso casa, cercando di non pensare ai ricordi, che purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista... erano ovunque, in ogni luogo della città, in ogni stanza di quella casa, dappertutto. Semplicemente quando aprii la porta, chiuse gli occhi e inspirò il forte odore di vaniglia. Quasi senza guardare, raggiunse il divano e ci si sedette sopra, schiena perfettamente dritta, intorno a lei solo il silenzio, opprimente e snervante, se era così che avrebbe dovuto passare i prossimi tre mesi si sarebbe volentieri trasferita al piano di sotto insieme a Liz.
Abby pianse, si abbandonò alle lacrime che ormai scorrevano inesorabili sul volto pallido, confondendole la vista. E fu così che si addormentò, con la vista annebbiata, il volto appoggiato sul cuscino e tutti i vestiti addosso.

Intanto Alex, non perse tempo, si spogliò dei vestiti che aveva indossato quel mattino e prese una camicia che Cal le aveva lasciato, vi infilò le braccia, nelle maniche enormi, non la allacciò semplicemente se la strinse la petto inspirando quell'odore, il suo profumo. Usava Alien di Chanel, lei lo sapeva bene, con tutte le volte che, quando era agitata o in ansia per qualcosa, se lo metteva lei, e le donava quel senso di tranquillità che solo Calum sapeva darle.
Si sdraiò sul letto ancora sfatto, che riportava i segni della notte precedente... si appoggiò sul fianco, in modo da avere il viso dalla parte del cuscino di Calum, anche quello sapeva di lui.
Si addormentò immaginando di averlo a fianco, di poterlo toccare, accarezzare, baciare. Ma non c'era, ma per lei era rassicurante pensarlo.

SONO STRA CONSAPEVOLE CHE IL CAPITOLO
SIA CORTO, MA UNA PARTE DEL GENERE NON
MI ANDAVA DI PROLUNGARLA ULTERIORMENTE
PERCIO'... NON E' MOLTO, MA CI TENEVO AD AG-
GIORNARE.
NOTIZIA LAST MINUTE (ODDIO, LO SAPPIAMO DA
SETTEMBRE, MA OKAY) DOMANI SARA' IL MIO
ULTIMO GIORNO DI SCUOLA! YEAHHH! *salta per tutta
la casa tipo deficente* CIO' VUOL DIRE CHE.... RULLO DI
TAMBURI.... AVRO' PIU' TEMPO PER SCRIVERE, YASS,
MA CIO' IMPLICA ANCHE, CHE LA FF FINIRA' PIUT-
TOSTO PRESO... MA CI SARA' UN SEQUEL!!!
DETTO QUESTO, SE DOVESTRE AVERE DUBBI O
CONSIGLI NON ESITATE A SCRIVERMI SU TWITTER!
UN BACIO ENORME....
VITTORIA :)

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Capitolo 38
*** Independence Day ***


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38. Independence Day

Countdown: Just 1 chapter until the end

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Narratore esterno

Calum se ne stava seduto scomposto sul divano con il telefono in mano, troppo preso dai pensieri per prestare veramente attenzione alla home di Twitter.
Ormai tutti avevano notato che c'era qualcosa di strano in lui, ma nessuno sapeva la verità, eccetto Michael.
Sarà stata la lontananza da casa, lo stare continuamente sotto i riflettori... Erano cose alle quali Calum non era abituato così come tutte quelle feste e tutte quelle tentazioni. Da un lato si sentiva tremendamente in colpa, ma dall'altro si diceva che quella fosse la cosa giusta da fare in modo da non pensarci e vivere la sua nuova vita al meglio.

E se per Calum in fin dei conti non era poi così difficile sviare i pensieri, Michael non riusciva a pensare ad altro, se non quello che aveva fatto il moro, non riusciva a spiegarsi come avesse fatto a non fermarlo o anche solo a stare zitto. Ormai non c'era più nulla che potesse fare per sistemare le cose.


Dopo le prime settimane di lontananza da Calum, che si sa sono le peggiori,
ora, a quattro mesi di distanza, Alex aveva continuato la sua vita normalmente, apportando alcune modifiche che riguardavano il lavoro per tenere la mente occupata.
Di lì a poco il tour in Europa sarebbe terminato anche se i ragazzi non sarebbero dovuti tornare, o almeno questo era quello che pensavano Alex ed Abby.
Per quest'ultima la situazione non era molto diversa però gli esami l'aiutavano a distrarsi. Avrebbe voluto con tutta se stessa, riabbracciare anche solo per un secondo Ashton, pur sapendo che ci sarebbero rivoluti mesi per riabituarsi alla sua mancanza, di certo i ricordi e le foto non aiutavano, sembravano essere li solo per ricordarle quanto fossero lontani, non solo il suo ragazzo ma anche il suo migliore amico. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma non pensava così tanto, doveva resistere ancora un po' e avrebbe potuto rivederli.


Calum's pov

Era da un po' che ci ronzava per la testa l'idea di fare una sorpresa alle nostre famiglie, anche se l'idea di rivedere Alex, oltre a rendermi felice, mi spaventava, avevo paura che scoprisse ciò che avevo fatto, o peggio, avevo paura che Michael parlasse, non glielo avrei perdonato. Non volevo che una cosa così stupida rovinasse un'amicizia e un rapporto. In quel momento entrò Mr. ho i capelli verdi.
-Calum, quando pensi di dirglielo?-
-Dire cosa?- risposi con un'altra domanda anche se sapevo esattamente di cosa stava parlando.
-Non fare il coglione, sai benissimo di cosa sto parlando...-
-Oh andiamo Michael, è così necessario che lo sappia?-
-Mi prendi per il culo?!-
-Non mi sembrava una cosa così grave...-
-Okay Calum, o glielo dici tu o glielo dico io, è una tua scelta...-
-Mi stai minacciando?- chiesi retoricamente, era chiaro che lo stava facendo.
-No, è solo un avvertimento, ricordati che è di mia sorella che stiamo parlando.-
-Va bene, farò in modo che scopra tutto...- probabilmente mi sarei pentito di quello che avrei fatto di lì a poco.


Mi fiondai sotto il porticato, vista la pioggia insistente, cercando disperatamente le chiavi. Aprii la porta buttandomi letteralmente in casa, mi guardai intorno, alla ricerca di un qualche segno di vita. Era seduta sul divano e stava guardando un film.
Non appena la vidi mi sentii una merda, pentendomi all'istante di ciò che avevo fatto, dire che volevo buttarmi nel Pacifico era dire poco, ma ora non potevo fare più nulla. Mi si buttò fra le braccia, non riuscendo a credere che ero lì.
-M-ma tu...non dovevi essere...- scoppiò a piangere, stringendomi di più.
-Sorpresa, piccola-
La strinsi a me e la baciai con foga, non avete la minima idea di quanto mi fossero mancate le sue labbra. Mi distanziai un po' da lei, guardandola finalmente negli occhi. L'abbracciai nuovamente con più forza, finché non sentii qualcosa grattarmi la gamba, guardai in basso, o ero drogato o c'era un Bulldog francese completamente nero i casa mia.
-Alex?-
-Si?-
-Ma 'sto coso?-
-Ehi! Non maltrattare Calum!-
-Ma non mi sto maltrattando!-
-Non parlavo di te, idiota, parlavo del cane.-
-Aspetta, il cane si chiama Calum?-
-Si? Qualche problema?-
-Perchè devo chiamarmi come un cane?!-
-Perchè ha la faccia da te.- mi rispose, prendendo in braccio il cucciolo e mettendolo a pochi centimetri dalla mia faccia, già lo adoravo.
Riposò Calum a terra e fu lì che mi accorsi del casino che regnava in casa. Era ovvio che non si aspettava di vedermi.
-C'è qualcosa da bere?- chiesi avvicinandomi al frigo e aprendolo.
-Bhè, probabile...- presi una bottiglia d'acqua e ne mandai giù un sorso, non era acqua.
-Alex! Perchè hai sostituito l'acqua con la vodka?!- scoppiai a ridere, notai altre bottiglie di birra e i barattoli di Nutella vuoti.
-Bhè... non lo so, ci sarà finita lì per caso...-
-Alex...- l'ammonii.
-Senti che male c'è?-
-Ma si, cosa vuoi che sia è solo vodka liscia.- ignorai la cosa e la baciai con più trasporto di prima, prendendola in braccio e appoggiandola sul bancone della cucina, strapieno di posaceneri pieni.
-Calum, mi sei mancato-
-Anche tu piccola, non sai quanto- dissi continuando a baciarla, mi appoggiò le mani sul petto, arrivando poi all'orlo della mia maglia, me la tolse, buttandola a casaccio sul tavolo. Mi avvolse le gambe intorno alla vita, avvicinandomi maggiormente a lei. Capii subito dove voleva arrivare, la presi in braccio e la portai in camera da letto. Aprii la porta con un calcio, appoggiai Alex a terra, la quale non perse tempo prendendomi le mani e portandomi con lei sul letto. Si mise a cavalcioni su di me, e in quel momento mi venne di nuovo in mente quello che avevo fatto, lo so che non il momento giusto per pensarci o per trovare una soluzione, ma i sensi di colpa mi stavano uccidendo, probabilmente si accorse che qualcosa non andava perchè smise di baciarmi e mi guardò seria prima di parlare.
-Tutto bene?-
-Si, tutto a posto-
-Sembri distante- provai nuovamente a concentrarmi su di lei togliendole il maglione di lana. Tornai a lasciarle piccoli baci sul collo insistendo poi su un punto preciso, la sentii ansimare, socchiudendo gli occhi. Mi allontanai bruscamente quando appoggiò la mano sulla mia erezione, delicatamente mi slacciò la cintura e con calma straziante mi sbottonò anche i pantaloni. Mi baciò di nuovo muovendo il bacino contro il mio, la portai sotto di me con un movimento deciso, cogliendola alla sprovvista, ora toccava a me giocare. Le tolsi con non poca fatica gli skinny che indossava.
-Sei bellissima...- arrossì, potevo giurare di non aver mai visto una ragazza più bella, non potei fare a meno di sentirmi male per quello che le avevo fatto. Ingoiai il groppo che avevo in gola. Le slacciai il reggiseno notai che, nonostante tutte le notti che avevamo passato insieme, tutte le volte che l'avevo vista nuda, si imbarazzava ancora. Le diedi un tenero bacio sulla guancia, sorridendole in modo confortante, poco prima di toglierle anche gli slip blu che indossava.
-Calum...-
-Dimmi...- mi tolsi anche i boxer, pronto ad entrare dentro di lei.
-Ti amo...- nascosi la faccia nell'incavo del suo collo, per nascondere gli occhi lucidi, mentre mi spingevo verso Alex, mi si aggrappò alla schiena, lasciandomi un bacio sulla spalla. Non c'era sensazione più bella, nonostante tutto solo lei mi faceva sentire così bene. Solo con lei riuscivo ad essere del tutto me stesso, senza aver paura di sbagliare.
-Cal...- sussurrò a denti stretti dopo l'ennesima spinta. La guardai mentre inarcava la schiena, piantandomi le unghie nella pelle. Aumentai la velocità, i nostri respiri, i nostri gemiti, si univano, ero al limite anche io, mi lasciai trasportare dal momento.
-Hope...- sospirai mentre venivo. Si mosse bruscamente sotto di me, spingendomi di lato.
-Cosa hai detto?- mi chiese sibilando, i suoi occhi erano ormai ridotti ad una piccola linea, tanto gli strizzava. Ripercorsi mentalmente il momento, non potevo averlo detto...
-No...no, Alex, non volevo, mi dispiace sul serio- provavi ad avvicinarmi, ma lei era già scattata in piedi.
-Con le tue scuse mi pulisco il culo, chi sarebbe questa Hope?- domandò marcando il suo nome con disprezzo, non risposi, non sapevo cosa dire, ero rimasto senza parole dal mio stesso comportamento.
-Calum? Rispondimi.- insistette alzandomi il viso poco delicatamente con la mano, non aveva gli occhi lucidi, era incazzata, tanto, e non potevo fare nulla per farla calmare, ormai la cazzata l'avevo fatta.
-Okay, come preferisci.- si infilò la maglietta andando verso la porta, dal momento che avevano suonato il campanello. Sapevo cosa mi aspettava, era lei, era Hope. Le avevo detto io di venire a casa mia, era l'unica idea che, in quel momento, poco prima di prendere l'aereo per tornare a casa, mi era venuta in mente, e mi era sembrata geniale. Neanche da ubriaco avrei ragionato così, non so cosa mi fosse successo in tour, ma stavo perdendo Alex...

Alex's pov

Sbuffai cercando di tenermi dentro tutta quella rabbia, aprii la porta, svelando una ragazza, indossava una canottiera che a mala pena conteneva quelle tette molto probabilmente rifatte e sopra una felpa. Era mora, capelli perfettamente lisci, era truccata, tanto, gli zigomi erano troppo sporgenti per essere naturali. La guardai dall'alto in basso, sapevo chi era... Ma decisi comunque di chiedere.
-E tu saresti?- domandai con sufficienza.
-Io sono Hope... e tu?- mi fissò con lo schifo negli occhi.
-Bhè, io sono la ex ragazza di Hood, me ne stavo giusto andando.- in quel momento spuntò Calum dalle scale, quando ci vide si precipitò giù.
-E perchè sei ancora qui se sei la sua ex?-
-Perchè sono la sua ex da circa due minuti.-
-Oh, quanto mi dispiace, sul serio... Comunque ciao Cal...- mi sorpassò, prendendosi la libertà di entrare in casa, raggiunse Hood che stava fissando la scena, senza metterci becco.
-E' per colpa tua se ci siamo lasciati lurida puttana!- non ce la facevo a trattenermi, era più forte di me.
-Come mi hai chiamata? Cal, vedi di mettere il guinzaglio a questa cagna.- non ci vidi più, la presi per i capelli, sempre che non fossero extecion, la buttai per terra. Si rialzò dopo pochi secondi. La spinsi contro il muro.
-Calum, fai qualcosa...-
-Hope, voglio sapere perchè sei qui.- le chiese con serietà.
-Come perchè sono qua, me lo hai detto tu, prima di arrivare a Sydney...- aveva perso il tono oca starnazzante, era seria ora.
-E poi, neanche lo sapevo che stavi insieme a qualcuno, non ne hai mai fatto parola...-
-Stai zitta!-
-No, io non sto zitta perchè adesso per colpa mia vi siete lasciati, anzi è solo colpa tua!- vidi Calum scattare in avanti e tirarle uno schiaffo che risuonò per tutta la stanza, portai le mani davanti alla bocca, scandalizzata, mentre Hope si accasciava sul pavimento.
-Mi fai schifo! Non pensavo arrivassi a tanto, non da mettere le mani addosso ad una ragazza!- dissi aiutando Hope ad alzarsi, in fin dei conti non era colpa sua, lei era all'oscuro di tutto.
-Hope, mi disp...-
-No Calum! Sarò anche una groupie ma non mi faccio trattare così. Scordati di me.- detto questo se ne andò definitivamente, sbattendo la porta. Dopo di che tornai in camera a mettere le mie cose dentro un borsone. Ancora facevo fatica a realizzare quello che era appena successo. Non poteva a vermi tradito, non poteva aver detto il suo nome mentre scopava con me, non poteva aver picchiato una ragazza.
-Alex? Cosa stai facendo?-
-Non è ovvio? Me ne sto andando, non voglio passare un secondo di più qui con te! Vale la stessa cosa che ha detto Hope, dimenticami.- lo lasciai da solo in mezzo alla sua stanza e ritornai a casa.

Entrai nell'appartamento sbattendo la porta, ignorando il fatto che ci fossero Luke, Ashton e Abby sul divano.
Corsi in camera lanciando il borsone per terra e il cane sul letto, non prima di chiudere la porta a chiave.
Presi il computer e cercai di non pensare a niente guardando delle immagini su internet e fu lì che mi venne un'idea, non potevo più restare in quella città, avevo bisogno di cambiare aria, così prenotai un volo per il giorno dopo, solo andata, presi la valigia e iniziai a riempirla con le mie cose, in fondo ci nascosi il biglietto, nessuno doveva sapere dove sarei andata, o almeno per ora.
Sentii bussare alla porta.
-Alex, apri- disse Abby con tono quasi normale.
-....-
-Alex, apri questa fottuta porta! Non me ne vado e lo sai-
-...-
-Okay Alex o la apri tu o la apre Ashton, si beh non riesco ad aprirla io.... a te la scelta-
-Okay- risposi alla fine.
-Mi spieghi che cazzo succede?! Sei entrata come una pazza, hai lanciato il cane... Alex cosa stai facendo?- disse Abby richiudendo la porta.
-Sto facendo le valige non vedi?-
-Okay, ma non riesco a capire perchè, non mi vedi da più di una settimana e reagisci così...-
-Non è colpa tua Abby-
-Se mi facessi la cortesia di spiegare... e poi dove vai con tutta quella roba?- non risposi, non volevo ritornare sull'argomento.
-Va bene, quando avrai voglia mi dirai che cosa è successo... -
-Calum- dissi quando le lacrime cominciarono a scendere.
-Pezzo di merda lo sapevo che centrava lui.- mi lasciò sola uscendo dalla mia stanza e andando, probabilmente a fare un interrogatorio ai ragazzi, che erano rimasti in sala.

Abby's pov

-Adesso mi spiegate che cosa sta succedendo e che cosa ha fatto Calum?!-
-Come facciamo a saperlo?-disse Ashton sulla difensiva.
-Luke? Lo so che sai qualcosa-
-… eh va bene, Calum ha.. tradito Alex quando era in tour con una groupie-
-Cosa ha fatto lui?! E poi voi sapevate tutto e non avete detto niente?-
-Veramente noi sospettavamo, ma è Michael quello che sa tutto-
Sentii un vaso cadere,mi girai di scatto e vidi Alex sconvolta.
-Alex aspetta-
-No Abby- e si rinchiuse in camera.
La mia rabbia non aveva limiti.



N.a. Ciao ragazze, I'm back! E' stato
particolarmente duro e impegnativo
scrivere questo capitolo, motivo per
il quale, la mia cara amica @bxrith
su Twitter, e si, ti sto facendo pub-
blicità, quindi ringraziami! Non ho
molto da dire, se non che mi è salito
il crick scrivendo questo capitolo...
Okay, me ne vado e non tiratemi
contro nulla, mi scuso ancora....
Un bacio xX Vittoria :)

Un ringraziamento speciale a tutte coloro
che hanno aggiunto la storia alle seguite o
alle preferite.
Ma un grazie di cuore, a voi, che recensite.
Vi adoro.
xX Vttoria

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Capitolo 39
*** Out of my limits - The end ***


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OUT OF MY LIMITS - THE END

Narratore esterno

Calum si svegliò appoggiando la mano sul cuscino accanto al suo, lei non era lì, era tutto estremamente reale. Sollevò il busto, riuscendo a mettere a fuoco la stanza intorno a lui, sembrava fosse passato un terremoto. Dopo che Alex se n'era andata, preso dalla rabbia, aveva iniziato a lanciare cose in giro, strappando delle foto, buttando a terra le cornici e maledicendosi per ciò che aveva fatto, se tutti quei riflettori e tutta quella fama non ci fossero stati, non ci avrebbe mai neanche lontanamente pensato a farle una cosa del genere. Si sentiva male, le aveva spezzato il cuore, calpestato e buttato nell'immondizia per completare, non le aveva lasciato un minimo di dignità. Secondo Calum in quel momento, probabilmente sarebbe stata a casa a piangere, a crogiolarsi nel dolore.

Andò verso il bagno, aveva lasciato lì tutte le sue cose, si specchiò vedendo la faccia di un mostro. Riprese a piangere, più forte di prima, cercando di immaginare quante male potesse averle fatto. Si sciacquò il viso, riflettendo su cosa avrebbe potuto fare. L'unica soluzione era andare a casa sua, anche se Abby, già lo sapeva, lo avrebbe mandato via a calci. Ma tanto valeva provarci...

Alex si svegliò di prima mattina, anche se di dormire, quella notte non c'era stato verso, era troppo distrutta. Aveva quei ricordi che la tormentavano, quelle immagini impresse nella mente, Calum che tirava uno schiaffo ad Hope, da lui non se lo sarebbe mai aspettato, non dal suo Cal, era come se lasciandogli prendere quell'aereo, avesse lasciato andare la sua parte migliore. Ma in fondo, Alex lo sapeva, il moro era sempre stato un ragazzo molto influenzabile, sapeva che avrebbe ceduto, ma non voleva crederci, c'erano queste due parti in completo disaccordo, una diceva:” Appena tornerà a casa sarà tutto come prima, solo io, lui e nessun altro ad intralciarci” l'altra invece gridava che Calum sarebbe cambiato, in peggio...

Si guardò intorno, durante quelle ore insonni aveva messo tutto quello che avrebbe dovuto portare in alcuni scatoloni, la stanza era vuota, fatta eccezione per dei poster e alcune foto abbandonate sulle pareti. Fece il letto, come suo solito, sistemando al loro posto gli innumerevoli cuscini, come se fosse una mattina come le altre. Scollegò il portatile dalla presa, riponendo poi il tutto nel bagaglio a mano, insieme al biglietto aereo. Con estrema malinconia, infilò i vestiti che giacevano sulla sedia, dei semplici leggins e una camicia, si guardò allo specchio, togliendo quella collana, quella che Calum le aveva regalato per Natale, non era tanto per il ciondolo in se che aveva deciso di lasciarla lì. Sul retro c'era un incisione: Forever and ever -C. Cercò di fermare le lacrime, appoggiandola delicatamente in mezzo al letto, lasciò anche un post-it: ho il volo alle undici e mezza, me ne sto andando ma non ti dirò dove... So che lo capirai da sola, ti voglio bene xX Alex.

Era definitivo, seppur a malincuore e con le lacrime che scorrevano inesorabili sulle sue guance, prese il suo zainetto mettendolo in spalla, assicurandosi di avere tutto, sollevò il trolley gigante, in modo da non fare rumore, non voleva vedere nessuno, nell'altra mano aveva il trasportino con il cane. Aprì la porta con estrema delicatezza, appoggiando la valigia fuori dallo stipite, guardò il soggiorno per una manciata di secondi prima di sospirare e chiudere la porta.

Il taxy la stava aspettando esattamente sotto casa. Addio Sydney, addio ragazzi. Che poi, non sarebbe stato un addio definitivo.

Il campanello suonava insistente da ormai cinque minuti, Abby alla fine decise di alzarsi e aprire la porta, non era altro che un brutto pezzo di merda.

-Cosa ci fai qui dopo quello che le hai fatto? Eh?-

-Abby senti io...hai ragione, sapevo che sarebbe andata così... sapevo che mi avresti mandato via a calci, ma lasciami almeno provare a parlarle... intanto non cambierà idea...-

-Appunto perchè non cambierà idea, non avrebbe senso che io ti lasci entrare.- in quel momento spuntò Ashton dal corridoio.

-Abby, lascialo almeno provare...-

-D'accordo.- Abby sapeva tutto, la sera precedente, dopo essere stata in camera di Alex era andata di corsa da Michael...

Flashback

-Salve, c'è Michael...- chiese Abby a sua madre cortesemente.

-Si, entra pure, è in camera sua, seconda porta a sinistra...-

-Grazie mille...- la bionda percorse le scale di corsa, ed entrò in camera senza neanche prendersi la briga di bussare.

-Ehi... Ma cos...? Abby che ci fai qui?- le chiese con sorpresa.

-Tu lo sapevi! E non hai detto nulla, è tua sorella, un minimo di senso di colpa ce l'hai?-

-Dimmi che non l'ha fatto...-

-Di cosa stai parlando?-

-Ho minacciato Calum, gli ho detto che se non glielo diceva lui, l'avrei detto io. Dopo qualche minuto però, venne da me e mi disse di aver trovato una soluzione. Avrebbe invitato Hope a casa sua, facendolo poi passare per una cosa casuale e completamente non voluta da Cal...-

-No... Io lo ammazzo, io gli metto le mani addosso a quel coglione! E tu? Tu perchè non sei intervenuto eh? Hai preferito startene per conto tuo, davanti al telefono piuttosto che interessarti ad Alex!-

-Abby, adesso sei ingiusta, avrei voluto dirglielo, ma Calum mi aveva assicurato che ci avrebbe pensato lui...-

-D'accordo... Comunque, sai altro?-

-No, mi dispiace, non gli ho più parlato...-

-Grazie Michael, appena so qualcosa in più ti chiamo, ciao, e scusa per l'irruzione...-

-Non fa nulla, ciao Abby.-

Abby lasciò Calum raggiungere la camera di Alex, bussò ripetute volte, ma non ricevette risposta, magari dormiva, si rassicurò. Si fece forza e aprii cautamente la porta. Rialzò lo sguardo dopo una manciata di secondi, si aspettava di trovarsela lì nel letto disfatto, avvolta nelle coperte. Ma tutto quello che vide, fu una stanza perfettamente ordinata, il letto perfetto con i soliti cuscini su di esso. La stanza era cosparsa di scatoloni. Non può essere, non può essersene andata per colpa mia...

-Abby! Abby vieni qui.- urlò, la ragazza si precipitò di corsa verso la stanza, spinse Calum, che era rimasto sulla porta, entrò, guardandosi attorno spaesata, i libri non c'erano più, neanche il suo laptop che se ne stava sempre sulla scrivania, si avvicinò al letto, si sedette prendendo il post-it giallo fra le mani tremanti, lo lesse più e più volte, sapeva che se ne sarebbe andata, ma non pensava così presto, non le aveva nemmeno detto dove.

Il moro nel frattempo si era fatto forza, entrando nella stanza, si avvicinò al letto, leggendo anche lui il post-it. Voglio morire pensò quando vide la collana abbandonata sul letto, la prese in mano, girandosela fra le dita, lesse l'incisione e pianse, ignorando il fatto che ci fossero Ashton ed Abby a guardarlo, la ripose dentro la tasca dei suoi skinny, voleva avere un ricordo concreto di lei.

-Tu! Brutto bastardo, pezzo di merda, l'hai fatta andare via. E' solo colpa tua...-

-Hai ragione. Sai cosa ti dico? Che hai perfettamente ragione, d'altronde è colpa mia se se n'è andata, solo mia, non colpa di Michael che sapeva tutto nei particolare, non colpa di Luke che era sempre con me in ogni discoteca... E solo colpa mia e non credere di starci male solo tu! Mi stai trattando come se non avessi un cuore Abby!-

si avvicinò pericolosamente al ragazzo, mollandogli due schiaffi in pieno viso.

-Lei si fidava di te! E tu che hai fatto? Eh? Dillo... ammettilo. Adesso vieni anche a dirmi che non è solo ed esclusivamente colpa tua, che anche tu ci stai male...- gli urlò nuovamente contro, spingendolo contro il muro, ormai quel ragazzo era privo di forza, anche volendo non sarebbe riuscito a reagire.

-Calum! Rispondimi!-

-Abby, io...- si rese conto di ciò che aveva detto, stava cercando di scaricare parte della colpa sugli altri, senza assumersi la responsabilità dei suoi errori.

-Si? Tu... tu l'hai tradita e umiliata... non se lo sarebbe mai aspettata!- con le lacrime ormai agli occhi Abby gli tirò un pugno nello stomaco e successivamente un calcio nelle palle. Abby quando voleva sapeva essere manesca, lo stava facendo per la sua migliore amica, per tutta la rabbia che aveva in corpo... e poi c'era Ashton che guardava la scena allibito.

-E ricordati una cosa, non sei l'unico ad averla persa, tutti l'abbiamo persa, se n'è andata e solo grazie a te, meriteresti di vivere con un senso di colpa assurdo, solo per farti capire quando stia male Alex, anzi e sarebbe ancora poco! Meriteresti di rincontrarla fra qualche anno, quando sarà sposata con dei figli, perchè è chiaro che andrà così, è una ragazza fantastica non ci metterà né uno né due a rifarsi una vita e trovare un ragazzo migliore di te! E ricordati che se non avessi fatto quell'immensa cazzata a quest'ora magari sareste stati a letto insieme abbracciati e felici. Ma tu sei un coglione e hai voluto rovinare tutto! Il vostro rapporto, ad esempio, che fra le altre cose era splendido, Calum oltre che fidanzati eravate anche migliori amici, ti rendi conto di quello che hai voluto buttare via con una stupida puttana in un momento di debolezza! Calum guardami e rispondi? Te ne rendi conto?- il moro era steso sul tappeto moribondo, Abby gli aveva detto le cose come stavano, riuscendo a farlo stare ancora peggio, quella ragazza aveva fottutamente ragione, aveva rovinato tutto e quel tutto non sarebbe tornata indietro.

Alex's pov

Ero appena arrivata in aeroporto, c'ero stata troppe volte per i miei gusti. Comunque mi guardai intorno, osservando la gente che passava, c'erano tantissimi ragazzini che salutavano i genitori, quest'ultimi li dicevano di fare attenzione, di non fare cavolate e di chiamare appena sarebbero arrivati a destinazione. Prima che partissi per l'Australia anche i miei si erano raccomandati, forse troppo, ma sono sempre stati molto apprensivi, altro motivo per il quale volevo andarmene di lì. Rimasi un altro po' a guardare le persone che mi passavano davanti, tanti erano di fretta, ma altri se la prendevano con comoda. Sospirai per l'ennesima volta quella mattina, dirigendomi verso il banco dei check-in. La coda era chilometrica, colsi l'occasione per mettermi a pensare, come se già non lo facessi normalmente... Chissà se Abby aveva già trovato il post-it? Michael lo sapeva che sarei partita? E Calum? Era lui che continuava ad assillare i miei pensieri, era come se non pensassi a nulla, ma allo stesso tempo pensavo costantemente a lui. Continuavo a chiedermi come stava, dov'era, se anche lui pensava a me... Lo odiavo, mi aveva fatto del male, lui, che pensavo non ne avrebbe mai avuto il coraggio e invece... Sono le persone di cui ti fidi di più a distruggerti, perchè sì, in quel momento stavo così, mi sentivo come se qualcuno mi stesse lacerando le costole, per arrivare al cuore...

In diciannove anni di vita, non avevo mai sentito un dolore così forte come in quel momento. Era troppo da descrivere, sono quei tipi di emozioni che non si riescono a tradurre a parole. E così avevo preso la decisione di andarmene, non potevo stare un minuto di più in quella città senza che migliaia di ricordi inondassero la mia mente. Ed era ormai la seconda volta che provavo a rifarmi una vita. E continuavo a chiedermi se questa volta avrebbe funzionato...

Avevo imbarcato i bagagli e ormai ero rimasta da sola, senza nulla da fare, con uno zainetto e il trasportino del cane, che stava dormendo beatamente. Presi il telefono, avevo due chiamate perse da Abby, non richiamai. Non volevo stare ancora più male, nonostante sapessi che se l'avessi chiamata si sarebbe sentita più sollevata. Rimasi alcuni minuti a fissare lo schermo del cellulare. Controllai ancora una volta sul tabellone a che ora aprivano il mio gate, mancavano due minuti. Iniziai a sistemare meglio le mie cose all'interno del mio zainetto. Mi alzai, stirandomi con le mani la maxy-camicia che indossavo, rendendomi più presentabile, mi sistemai anche gli occhiali da vista. Avevo parecchie ore di volo da affrontare. Alzai nuovamente lo sguardo, vidi un ragazzo moro che correva verso di me.

-Alex! Ti prego...-

-Calum, che ci fai qui?- gli chiesi mantenendo un tono il più possibile neutro.

-Come che ci faccio qui? La mia ragazza sta per partire, per andare chissà dove... e non dovrei essere qui!-

-Non sono la tua ragazza, Cal... non più...- risposi sospirando e trattenendo a stento le lacrime.

-Alex, ti prego, non andartene... se non vuoi farlo per me, fallo per Michael...-

-No, lui lo sapeva e nonostante tutto non ha aperto bocca...-

-E' solo colpa mia, Alex. Sono stato io a dirgli di tenere non dirti nulla...- e quando alzò lo sguardo verso di me, non potei fare altro che lasciare che le lacrime iniziassero a scorrere, il moro aveva il viso bagnato, gli occhi arrossati e il labbro inferiore gli tremava per i troppi singhiozzi che cercava di trattenere.

Lo baciai, lo so, è una cosa stupida, ma non potei farne a meno, rimase stupito per un secondo, ma quello dopo aveva già le mani sui miei fianchi, tirandomi di più verso di lui. Sorrise, lo sentii, forse gli avevo dato un po' di speranza. Era un bacio semplice, in cui le mie labbra combaciavano esattamente con le sue. Mi sarebbero mancate da morire, così come il suo profumo, i suoi capelli morbidi e scompigliati, le sue magliette enormi, il suo profumo... non lo so descrivere, ma so che se sentivo quel profumo da qualche parte, lo associavo a Calum. E' così, mi sono follemente innamorata di lui, dal primo attimo in cui quel giorno mi ha aperto la porta, ad ora che mi stava baciando in mezzo ad un aeroporto pieno gente.

E' così triste questo bacio, che sa tanto di addio.

E' così triste questo bacio, che so che appena salirò su quell'aereo piangerò.

E' così triste questo bacio che mi sento male.

E' durato un'eternità e mi lascia con una tristezza soffocante addosso.

-Mi dispiace Calum- dissi allontanandomi da lui, presi il cane e lo zainetto, avvicinandomi alla porta che conduceva ai controlli.

-Ti amo Alex...- annuii come a dirgli “anche io Cal, forse troppo”, concedendogli un sorriso malinconico.

-Calum Hood... sei fuori dai miei limiti.-


TO BE CONTINUED..
.

N/A: ED ECCOCI QUA, RAGAZZE... E' FINITA...
E' SUL SERIO FINITA... O MEGLIO, 
OUT OF MY LIMITS E' FINITA... LA STORIA
COME AVRETE CAPITO, AVRA' UN SEQUEL,
NON ME LA SENTIVO DI LASCIARLA FINIRE
QUI... QUINDI BHE', UN BACIO ENORME E
CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA FANFICTION
PEOPLE.

PRIMA PERO', TIRATE TUTTE SU LE BRACCIA,
FATE IL SIMBOLO DELL'HTAG CON LE DITA E
URLATE: CALEX FOREVER AND EVER!

ERA QUESTO IL MOMENTO CHE ASPETTAVO
DA UN PO', OVVERO QUELLO DEI RINGRAZIA-
MENTI, NON POTREI ESSERE PIù ORGGLIOSA,
DI ME, DATO CHE CE L'HO FATTA AD ARRIVA-
RE ALLA FINE DI QUESTA PRIMA STORIA, CON-
FESSO E' STATA LA MIA PRIMA FF FINITA!
MA PIU' DI TUTTO SONO FIERA DI VOI RAGAZZE!
DI VOI CHE MI AVETE SUPPORTATO CAPITOLO
PER CAPITOLO, DI VOI CHE MI AVETE SOPPORTA-
TO IN OGNI NOTA AUTORE, DI VOI CHE NONOSTANTE
I MIEI MEGA RITARDI NON MI AVETE LANCIATO I
POMODORI E LE UOVA MARCE. DI VOI CHE AVETE 
FATTO CRESCRE LE VISUALIZZAZIONI DI QUESTA
FANFIC PORTANDOLA A 3,2 K DI VISITE. NON
POTREI ESSERE PIU' FIERA.

ED ECCOCI QUA ALL'ULTIMO: UN BACIO
RAGAZZE E ALLA PROSSIMA, SARETE LE
PRIME A SAPERE QUANDO SARA' ON-LINE
IL SEQUEL!

VITTORIA xX

PER INFO POTETE CONTATTARMI SU TWITTER!
SONO @ACVXHT

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