Due capitoli della medesima storia

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Severus - I° lettera S ***
Capitolo 2: *** Severus - II° lettera E ***
Capitolo 3: *** Severus - III° lettera V ***
Capitolo 4: *** Severus - IV° lettera E ***
Capitolo 5: *** Severus - V° lettera R ***
Capitolo 6: *** Severus - VI° lettera U ***
Capitolo 7: *** Severus - VII° lettera S ***
Capitolo 8: *** Hermione - I° lettera H ***
Capitolo 9: *** Hermione - II° lettera E ***
Capitolo 10: *** Hermione - III° lettera R ***
Capitolo 11: *** Hermione - IV° lettera M ***
Capitolo 12: *** Hermione - V° lettera I ***
Capitolo 13: *** Hermione - VI° lettera O ***
Capitolo 14: *** Hermione - VII° lettera N ***
Capitolo 15: *** Hermione - VIII° lettera E ***



Capitolo 1
*** Severus - I° lettera S ***


NOTA: ogni capitolo é breve. La cosa é assolutamente voluta. Non volevo una storia lunga, ma solo veloci momenti.



Due capitoli della medesima storia



Severus.

SoTutto
E' così che la chiamavi.
Fastidiosa SoTutto. Quando alzava la mano per rispondere ad una domanda che non avevi ancora finito di porre alla classe.
Irritante SoTutto. Quando allungava i temi che affidavi come compito con nozioni superflue e copiate dai libri di testo, spesso prendendole dai capitoli non ancora esaminati in aula.
Petulante SoTutto. Quando rispondeva ripetendo parola per parola il libro di testo. Senza metterci del proprio, senza vedere al di là della carta scritta. Affidandosi solo a parole scritte dagli altri.
Deliziosa. SoTutto la chiami ora e ancora non puoi credere ai tuoi stessi pensieri.
Sono passati tre anni dalla fine della guerra. Tre anni frenetici che, nonostante la degenza al San Mungo, il processo davanti al Winzegamont - che ti ha prosciolto da ogni accusa - e la riabilitazione, sono passati veloci come il battito d'ali di un boccino d'oro.
Sei seduto dietro la cattedra, nell'aula di Pozioni Avanzate.
Sei Preside della scuola, ma hai chiesto a Lumacorno se potevi prendere il suo posto per quel corso.
Lui non ha obbiettato, anzi sembrava felice di darti un po' del suo lavoro.
La classe è piccola, gli studenti pochissimi, silenziosi e studiosi. Non ti danno problemi e quelle poche ore di lezione riempiono un po' la tua giornata.
Sei stanco di stare tutto il giorno in quell’ufficio circolare con Silente alle tue spalle che parla di vita, gioia e amore.
Almeno in quella piccola aula in penombra e anche un po' puzzolente, senti solo il familiare, amato, rassicurante borbottio dei calderoni fumanti.
Lei siede nell'ultima fila.
Ormai donna.
Più matura di tutti gli studenti presenti in quella scuola.
Ha passato un anno al Ministero, più che altro per dimostrare al mondo magico che potevano fidarsi della nuova politica. L'anno dopo è stata in Australia con i suoi genitori che, alla fine, non l'avevano seguita in Inghilterra.
E' arrivata nel tuo ufficio ancora abbronzata dal sole australiano, con i capelli più corti e che ti erano sembrati meno ricci e più chiari. Aveva lievi lentiggini sulle guance e sul naso nate al caldo sole; tratteneva le lacrime. Era felice di essere tornata in quella che riteneva la sua casa.
L'hai liquidata in pochi minuti, dicendole che, nonostante la sua età, non avrebbe avuto privilegi di alcun genere. L'unica cosa che le hai concesso è stata quella di non portare la divisa. Trovavi l'idea di una donna di ventidue anni con la divisa della scuola ridicola.
Ora te ne penti.
Hermione ti è sembrata combattuta le prime settimane e aveva alternato la divisa di Grifondoro con sobrie vesti da strega. E quando indossava le lunghe tuniche la sua bellezza sembrava espandersi all'infinito.
Ne sei rimasto folgorato.
Credevi che, dopo tanti anni, fossi immune ai colpi di fulmini adolescenziali.
Ti sei sbagliato.
Hai sperato che optasse per la divisa, che restasse dietro la linea della studentessa per tutto il suo ultimo anno. Hai sperato che ti passasse. Che quella stupida cottarella durasse poco; che fosse curabile come un fastidioso raffreddore.
Ma non c’è cura per te.

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Capitolo 2
*** Severus - II° lettera E ***


Ecco che Silente torna alla carica.
Sorride, la tua ultima vittima, dentro quella tela che non potrà mai sostituirlo.
Sorride dietro quella fastidiosa barba candida che non è altro che il risultato di veloci pennellate.
Sorride con uno strano brillio divertito negli occhi celesti che sono solo piccoli punti fatti con un pennello.
E ti chiedi ancora - come te lo sei sempre chiesto e come sempre continuerai a fare - come fa un quadro, un dannato irritante quadro, a far brillare gli occhi.
Occhi di tela e di colore ad olio e nient’altro.
Non sono gli occhi di Albus, lo sai.
Non è lui.
Non è la sua voce.
Non è il suo sorriso.
Eppure ti sembra ancora qui.
Vicino a te.
Quell’amico e padre che non ha mai smesso di credere nel tuo cuore e nella tua anima.
Quella tua ultima vittima che ti ha salutato con un debole sorriso di muto ringraziamento pochi attimi prima che lo colpisse il mortale raggio verde da te lanciato.
Hai ancora gli incubi. Li avrai sempre perché non c’è pace per te. Non ci sarà mai pace per uno come te.
Non puoi concedertela. Non puoi perdonarti.
Non importa quanto il mondo ti creda un eroe. Non importa quanto Minerva si sia scusata o quanto Potter ti parli della sua vita come se fossi il suo migliore amico. Tu, e solo tu, sai quello che hai fatto. Quello che hai visto. Quello che hai permesso che accadesse per non far cadere la maschera.
Solo tu conosci il prezzo che devi pagare per riscattare la tua anima.
E quel debito non è stato ancora saldato. Forse non lo sarà mai.
Ma ora Albus parla alle tue spalle. Parla al tuo ostinato mutismo. Ti parla di opportunità. Di vita sprecata. Di occasioni perdute.
Ti parla di una vita che non vuoi, perché non la meriti e perché ti fa un po’ paura.
Hai paura della felicità.
E’ un sentimento che non provi più da molti, troppi anni.
L’hai assaporata per poco. Non ricordi neppure com’è essere felice.
Dicono che si vede il mondo con occhi diversi. Che tutto sembra più brillante, più profumato, più gustoso.
Non lo sai. Non ricordi. Forse non vuoi ricordarlo.
Volti lentamente la pagina del giornale, leggendo le ultime parole di un articolo inutile, ma che leggi per evitare di sentire le parole di quel vecchio dipinto che forse ha ragione.
Il tuo cuore sa che hai patito abbastanza sofferenze.
Lo sa e te lo dice ogni volta che la intravedi nei corridoi. Ogni volta che la senti parlare. Ogni dannata volta che ti nascondi in biblioteca per poterla osservare meglio, fingendo di cercare un libro o di leggere qualche pagina.
Quel maledetto cuore sa tutto.
Ma tu non vuoi ascoltarlo.
Ascoltare la mente è semplice. Essere più razionale possibile è il modo migliore per affrontare quel cuore maledetto che ti urla che amare è giusto.
Che è arrivato il momento di lasciarsi andare.
Quel cuore che ti dice che non hai più debiti da saldare, ma solo una vita da vivere.

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Capitolo 3
*** Severus - III° lettera V ***


Verso le undici di quest’uggiosa serata di fine Gennaio decidi che è arrivato il momento di andare a letto.
Sei abbastanza stanco. Dovrebbe essere una notte tranquilla. Senza incubi.
Né nessun altro genere di sogni.
Sognarla è peggio di qualunque altro incubo mai avuto prima.
E in fatto di incubi, tu, hai fin troppa esperienza.
Ma quando chiudi gli occhi, il cuore - quell’ostinato cuore che, col passare dei mesi, palpita con maggior forza per lei - prende il sopravvento e ti fa sognare un futuro roseo. Un futuro d’amore. Un futuro di passione.
E quell’amore che non credevi più di provare, quell'inaspettata passione, quel futuro in cui non ci speri, più ha i suoi occhi, le sue labbra e il suo profumo.
Non puoi sapere che sapore hanno quelle labbra, ma puoi immaginarlo, puoi sognarlo.
E nei tuoi sogni sono dolci, calde, morbide e arrendevoli.
Profumano d’amore.
Hanno il sapore delle fragole mature, delle ciliegie rosse e zuccherine. Hanno il profumo dei fiori di campo, delle giornate estive e dei sorrisi felici.
Quando ti svegli, senti tutta la tua oscurità piombarti addosso come un macigno.
Rivedi la tua vita. Ogni errore, ogni ingiustizia, ogni macchia di sangue che ti allontana da lei.
Che ti allontana da chiunque a dire il vero.
E ti copri gli occhi con il braccio sinistro. L’ombra del Marchio Nero a baciarti la pelle bianca; un lugubre bacio di morte.
L'unico bacio che senti di meritare.
Niente sapore dolce da quel bacio. Niente fragole, né ciliegie. Niente profumo dei campi, ma solo l’odore metallico del sangue sulle mani o del tuo alito dietro la maschera argentata e, sulle labbra, solo il sale delle lacrime.
Ma questa sera sei abbastanza stanco anche per quel genere di sogni che svegliano non solo il tuo cuore, ma anche il tuo corpo e, alla fine, quando la realtà di colpisce in faccia come un pugno, anche le ombre della tua anima a brandelli.
Svolti l’angolo e ti blocchi.
Esce dalla biblioteca.
Dietro di lei una pila di libri che ondeggia pigra. Ha i capelli arruffati. Gli occhi rossi. Il segno dei polpastrelli sporchi di inchiostro sulla guancia.
Capisci subito quello che è successo: si è addormentata in biblioteca.
Reprimi un sorriso nello stesso modo in cui reprimi i sentimenti verso di lei. Ti avvicini con passi veloci, senza preoccuparti che non ti senta.
Ti vede e arrossisce colta in flagrante.
Vi guardate in silenzio nel corridoio, i libri che ondeggiano sempre alle sue spalle.
Si scusa con un sorriso disarmante e temi di mandare tutto all’aria in quel deserto corridoio. Il tuo invidiabile autocontrollo rischia di sgretolarsi innanzi a quel sorriso.
Ma riesci a non crollare, hai ancora un minimo di dignità e ti limiti a sollevare un sopracciglio e dirle qualcosa riguardo una punizione e il togliere punti alla Casa.
Si scusa ancora, promette di stare più attenta e quel sorriso è ancora lì sulle labbra che nei tuoi sogni hanno un dolce sapore.
Se ne va lasciandoti in quel corridoio con più dubbi che certezze.
Con il cuore che batte in petto e il suo sorriso marchiato a fuoco sulla pelle e nell'anima.
Quando sparisce dalla tua vista ti dirigi alle tue stanze.
Ti prepari per la notte.
Chiudi gli occhi. Il buio ti avvolge e il calore di quel sorriso è ancora lì.
Per te.
Solo per te.

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Capitolo 4
*** Severus - IV° lettera E ***


Esiti nel rispondere a Minerva in quella stradina del villaggio di Hogsmeade dove le vetrine dei negozi sono decorate con stucchevoli cuori rosa e frasi d'amore di dubbio gusto.
Esiti mentre la fissi che passeggia mano nella mano con un uomo che non conosci.
Sei rimasto impalato lì, come colpito da una fattura e, dal dolore che senti all'altezza del cuore, ti viene da pensare che, più che una fattura, ti abbia colpito una maledizione.
Esiti solo un istante e Minerva se ne rende conto immediatamente e segue il tuo sguardo. Non la vedi, ma sai che lo sta facendo.
In queste cose è prevedibile.
E arriva quel sorriso, quello di una donna che sa, che ha capito fin troppo bene quello che ti passa per la testa.
Dannatamente prevedibile.
Ti prende a braccetto e ti sorride sorniona.
Ti imponi di abbandonare lo sguardo da lei e dalle loro mani intrecciate per fissare Minerva. Trovi anche le forze di sollevare un sopracciglio.
Saresti un ottimo attore se non fosse per quel passato ingombrate e pesante quanto il fratellastro di Hagrid.
Minerva allarga il sorriso e maledici quella mattina quando hai acconsentito di accompagnarla al villaggio a tener d'occhio i ragazzi per la gita di San Valentino.
- Ti offro da bere. - ti dice tirandoti lievemente il braccio in direzione dei Tre Manici di Scopa – Credo che tu ne abbia un estremo bisogno.
Non replichi, sarebbe un'inutile perdita di tempo. Lei e Albus hanno lo stesso sguardo a volte, la stessa scintilla che ti fa sentire a disagio.
Il locale è affollato, chiassoso, ci sono piccoli cherubini che svolazzano sul soffitto, alcuni lanciano minuscole frecce con la punta a forma di cuore che esplodono a mezz'aria cospargendo i clienti del bar con cuori brillanti.
Esprimi tutto il tuo disgusto con una smorfia.
Minerva ridacchia e ti sospinge all'unico tavolo disponibile, vicino alla finestra che dà sulla strada.
Ti siedi e, con orrore, noti che li vedi ancora: sono vicino a Mielandia, osservano la vetrina ricca di dolciumi colorati, profumati e orridamente a forma di cuore.
Minerva ordina qualcosa a Madama Rosmerta; la sua voce è sovrastata dal chiacchiericcio di decine di studenti pieni di aspettative per quella giornata all’insegna del romanticismo.
L’uomo dall’altra parte della vetrina le accarezza una ciocca di capelli.
Speri che Minerva abbia ordinato qualcosa di forte.
Hermione indica un grosso lecca-lecca e forma di cuore esposto in vetrina, lui sorride, con quella faccia che prenderesti volentieri a pugni, annuisce ed entra nel negozio.
Speri che Minerva abbia ordinato alcool puro che bruci in corpo, consumando il tuo cuore e i tuoi sentimenti.
Rosmerta posa i bicchieri davanti a voi.
Acqua di viole per lei.
Vino Elfico per te.
Nulla che possa cancellare quello che hai dentro, così radicato ormai in te che non sai come liberartene.
Minerva sorride, fastidiosamente comprensiva, avvolge il piccolo bicchiere con le dita sottili e lancia un'occhiata alla finestra.
Segui il suo esempio e lo stomaco si contorce in una morsa dolorosa.
Sono di nuovo insieme. Lui le ha comprato quell'imbarazzante lecca-lecca a forma di cuore.
Hermione sorride e - anche se ti accorgi subito che non è lo stesso sorriso che ti ha riservato quella sera in corridoio - qualcosa dentro di te si crepa. Lui si avvicina, le accarezza una guancia e le sussurra qualcosa all'orecchio.
Saranno dolci parole d'amore. Promesse romantiche.
Lei sgrana gli occhi e diventa rossa.
Non è la reazione che ti aspettavi, Hermione si volta verso l'irritate uomo che ora sfoggia un sorriso sbruffone che riconosci.
Il giovane, arrogante James Potter aveva lo stesso, identico, vomitevole sorriso.
Hermione gli tira un ceffone offesa e gli rimette in mano il lecca-lecca con poca grazia. Lo lascia solo davanti alla vetrina e cammina a passo spedito verso il castello.
Ti senti improvvisamente meglio, più leggero e decisamente di buon umore. Ti volti verso Minerva che ha allargato il sorriso e tenta, invano, di nasconderlo dentro il bicchierino.
La ignori.
Ignori tutto. Anche il cherubino rosa che cosperge il vostro tavolo con cuoricini brillanti color lilla e fucsia.
Mentre porti il bicchiere alle labbra ti rendi conto che anche tu stai tentando di nascondere un sorriso.

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Capitolo 5
*** Severus - V° lettera R ***


Ride. Ride quasi fino alle lacrime e sei stato tu a farla ridere.
Non capisci come sia possibile, ma ti piace quel suono.
Tu. Il lugubre, maligno, oscuro e arcigno Severus Piton riesce a far ridere una donna.
E non una donna qualsiasi.
Ride così tanto che ha abbandonato il suo dolce al cioccolato e si è portata una mano alla pancia.
Non credevi di aver detto qualcosa di così buffo, ma non sei offeso. E’ bello vederla così rilassata in tua presenza, così tranquilla da ridere fino a quando non le fa male la mascella.
Siete nelle cucine della scuola.
Attorno a voi decine di elfi vi sgambettano attorno. Puliscono, cucinano e servono piccoli piatti colmi di dolci appena sfornati.
Lei ha lanciato un’occhiataccia alla cucina – e alla tua direzione – non appena siete arrivati, ma poi si è lasciata convincere a bere un the in tranquillità e il caldo dolce al cioccolato che le hanno portato l’ha fatta capitolare del tutto.
Puoi dire, anche con un pizzico di orgoglio Serpeverde, che hai corrotto Hermione Granger con un dolce al cioccolato.
E ti piace vederla ridere. E, mentre la osservi, affascinato, ammaliato da quella perfetta bellezza così naturale e così disarmante, ti rendi conto che non la vedevi ridere da molto, molto tempo.
L'hai vista sorridere. Divertirsi. Forse anche ridacchiare. Ma ridere così di cuore non l’avevi più vista da… non ricordi neppure da quando.
Forse non l'avevi mai vista. E' sempre stata la saccente, fastidiosa SoTutto e non hai mai visto oltre quell'etichetta.
Hermione prende fiato e chiude per un attimo gli occhi, il sorriso le illumina il volto.
E ti ritrovi a sorridere anche tu, contagiato da quell’allegria così improvvisa.
Illuminato da quella luce che scaccia via i mostri della tua anima, riscaldato dal calore del suo sguardo che sciolgono le catene del tuo cuore.
Vuoi dirle qualcosa, ma sei spaventato da lei. Dalla sua luce e del suo calore.
Riprendi a bere il tuo the, affogando ogni parola che ti sale in gola con la bevanda ambrata. Lei segue il tuo esempio, ma continua a lanciarti sguardi divertiti, come se si aspettasse una battuta spiritosa da un momento all’altro.
- Non mi metterò a fare il giocoliere con le tazze, Granger. – mormori appoggiando la tazzina di porcellana sul piattino finemente decorato.
Sorride, l’intrigante strega, sorride e affonda la forchetta nel dolce.
Sollevi il sopracciglio nel momento in cui lei ti porge il boccone.
Ti convince solo con un'occhiata ad avvicinare le labbra alla forchetta. In bocca hai il sapore del cioccolato e delle sue labbra. Lei arrossisce appena e torna a mangiare il dolce come se nulla fosse, mischiando il sapore del cioccolato con quello della sua bocca ed, ora, anche con il tuo sapore.
Deglutisci come un'adolescente impacciato. Nonostante pensi che sia stupido ed infantile non puoi non definire quello che è appena successo come qualcosa che assomiglia ad un bacio.
Lieve, delicato, semplice.
Dolce come il cioccolato.

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Capitolo 6
*** Severus - VI° lettera U ***


Usare il tuo cinismo e il tuo sarcasmo si è sempre rivelata una buona tattica.
Un modo per mascherare quello che hai dentro, una corazza che protegge la parte più vulnerabile della tua anima.
Molti non sopportano questo lato del tuo carattere. Molti si arrendono tentando di conoscerti, o cercando di capirti meglio.
Altri non credono neppure che ci sia altro in te.
Non ti è mai importato dei giudizio degli altri.
Hai sempre pensato che stavi bene da solo, con il tuo carattere brusco, con i tuoi libri e i tuoi studi.
Meglio solo che circondato da persone false, che fingono di capirti, per poi giudicare ogni tuo movimento o parola.
Sai di avere un carattere impossibile, a volte troppo brusco, a volte troppo diretto.
Ferire le persone è una tua specialità, ma non hai mai chiesto scusa per questo.
Non ti è mai importato.
Ma adesso è tutto diverso.
Adesso c'è lei.
Fragile e forte nello stesso tempo.
Lei che si è chiusa in un ostinato mutismo – proprio come fai tu quando non vuoi ascoltare Silente - e si è messa a leggere in un angolo della biblioteca evitando accuratamente il tuo sguardo.
L'hai ferita, te ne sei reso conto subito quando hai detto quella stupida frase sul suo rapporto col più piccolo dei Weasley.
Ti avvicini al lungo tavolo della biblioteca e, con tono professionale, la inviti a seguirti. Lei chiude il libro con un movimento secco. Non può ribattere ad un ordine del Preside e ti segue in silenzio.
Vorresti portarla nel tuo ufficio, ma Silente è sempre all'ascolto e tutte le sue battute di dubbio gusto sulla tua vita affettiva ti fanno infuriare ogni volta.
Entrate in un aula vuota, sigilli la porta in modo che nessuno vi possa sentire né interrompere.
Lei fissa fuori dalla finestra, tu non sai come iniziare a scusarti. Sai che lo devi fare, ma non sai come si fa.
Inizi a parlare piano. Sei più titubante di quello che piace a te ma, mano a mano che parli, le parole escono da sole dalla bocca e dal tuo cuore.
Vorresti dirle che eri spinto dalla gelosia, ma ti sei trattenuto.
Quando ti fermi lei si volta.
Sorride.
E quel sorriso ti sembra il più bello del mondo.
Si avvicina a te, pochi passi, ma ti sembra che ci metta un secolo a percorrerli.
Resti fermo ed immobile. Disarmato da lei. Da quel suo sorriso. Da quel suo sguardo, e non osi neppure sperare che ci sia un po' di amore.
Amore per te.
- Non sono arrabbiata. - dice lei con un filo di voce – Ero solo... confusa... ma ora ho capito. Non voglio che tu sia diverso, Severus.
Il tuo nome suona dolce sulle sue labbra. Nessuno ha mai pronunciato il tuo nome in quel modo, con quella dolcezza.
Ti appoggia una mano sul petto, all'altezza del cuore. Quel cuore che ora batte così forte che quasi ti mette in imbarazzo.
Ma vuoi che lei veda tutto.
Le sorridi e copri la sua piccola mano con la tua. Più grande, più ruvida, più vecchia.
Eppure non ti sembra che stonino quando sono vicine. Anzi sembrano fatte apposta per accarezzarsi, stringersi, amarsi.
Restate in silenzio in quell'aula vuota a fissarvi negli occhi, le mani unite insieme a sentire i battiti del tuo cuore.

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Capitolo 7
*** Severus - VII° lettera S ***


Sei teso. In Sala Grande si tiene l’ultimo esame dei M.A.G.O. e sei nervoso come se dovessi darlo tu.
Cammini nervosamente per l’ufficio, osservando l'orologio ad intervalli regolari.
Il tempo ti sembra rallentato, se non fermato del tutto.
Sbuffi rumorosamente e Silente ride dalla sua cornice.
Sa tutto, come sempre.
Torni alla scrivania e riprendi in mano il libro che stai tentando di leggere da qualche ora, ma non sei concentrato. Non riesci a leggere neppure un paragrafo senza guadare l'orologio ed imprecare contro il tempo che non sembra scorrere.
Albus tenta di parlarti, di farti concentrare su altro, ma non riesci a non pensare a quello che succederà.
Non sei mai stato preoccupato per il tuo futuro, non c’era mai stato nulla di cui preoccuparti se non restare il più a lungo possibile in vita per mantenere promesse fatte ad altri.
C’è sempre stata una promessa da mantenere.
Ecco che quella parola ti attorciglia le viscere.
Sempre.
Hai pensato di amare Lily per sempre. Che struggerti per quell’amore impossibile fosse la giusta punizione per i tuoi errori.
Ed ora non è più così.
Sei stanco di amare solo un ricordo sfocato.
Lily ci sarà sempre nel tuo cuore, avrà sempre un posto speciale. Questo Hermione lo sa bene.
E’ stata lei a dirti di non dimenticarla mai. Che quel sentimento, nel bene e nel male, ti ha permesso di essere l’uomo che sei oggi.
Non l’avevi mai visto sotto questo punto di vista.
E, arrossendo deliziosamente, ti aveva detto che a lei piaci così come sei.
Piaci.
Sorridi a quel pensiero e guardi l’orologio con impazienza.
Sono passati solo dieci minuti dall’ultima volta che l’hai guardato.
Merda.
Sospirando torni al tuo libro e riesci, miracolosamente, a trovare un po' di concentrazione cullato dal ricordo di quella parola, dal suo sorriso e dalle sue gote lievemente arrossate.
La campanella, l’ultima campanella della giornata - l'ultima dell'anno scolastico - ti coglie di sorpresa. Appoggi il libro sulla scrivania e ti alzi osservando la porta con impazienza.
L’uscio si apre lentamente dopo qualche minuto, Hermione fa capolino, si chiude la porta alle spalle e vi si appoggia.
Tu resti fermo davanti alla scrivania.
Lei fa quel sorriso.
Quello che ti scalda cuore, anima e corpo.
Ansima, ha corso per raggiungere il tuo ufficio e ti sembra di essere anche tu senza fiato. E quel sorriso non lascia mai le sue labbra.
- Hai corso.
La tua non è una domanda, ma un'ovvia, inutile affermazione.
Lei resta ferma appoggiata alla porta e annuisce.
Tu resti vicino alla scrivania.
Ed ora vedi quel sottile confine che vi ha diviso tutto l'anno.
Lei studentessa.
Tu professore.
Nessuno dei due aveva mai osato superarlo, il vostro rispetto per le regole ve lo imponeva.
Ma ora siete liberi.
Liberi di amarvi. Liberi di stare insieme e, forse, anche di capire che non siete fatti l’uno per l’altra. Forse vi odierete. Forse vi amerete per sempre.
Fai un passo nella sua direzione. Lei segue il tuo esempio.
- Forza signori! - urla Silente alle tue spalle – Tutti fuori! Il Preside Piton ha bisogno di privacy.
Alcuni borbottano cose incomprensibili, altri manifestano apertamente il loro disaccordo.
- Ognuno di noi ha almeno un altro quadro dove andare a riposare. - replica Albus senza problemi – Ci siamo già impicciati troppo.
I vecchi presidi se ne vanno in modo rumoroso, alcuni vi lanciano ultime curiose occhiate prima di andarsene.
Voi non smettete di fissarvi negli occhi.
Immersi in quel silenzio irreale vi avvicinate.
Titubante lei allunga la mano e ti accarezza la guancia.
Non vi siete mai toccati se si esclude quel pomeriggio nell'aula vuota dove vi siete solo sfiorati le mani.
Niente baci. Niente sfiorarsi per sbaglio.
Regole rigide che ora non hanno più motivo di essere rispettate.
Superate quel confine che vi separava e, finalmente, scopri il sapore delle sue labbra.
Senti la loro morbidezza. Senti il suo corpo premuto contro il tuo. Il suo alito caldo sulla pelle. Il suo delicato tocco.
L’amore ha bussato alla tua porta Severus Piton.
E, questa volta, non sei rimasto solo a guardare.


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Capitolo 8
*** Hermione - I° lettera H ***


Hermione.

Hai sempre pensato che Ron fosse quello giusto.
Anche quando litigavate e non vi rivolgevate la parola per settimane, non hai mai messo in dubbio l'idea che Ron fosse l’uomo che avresti amato per tutta la vita.
Finita la guerra stavi vivendo il tuo sogno d’amore. E una vita pressoché normale.
Tutto era come doveva essere.
Tutto sembrava lontano e distante, come un brutto sogno. Una sera tu, Ron e Harry vi siete ritrovati a ridere dei giorni passati in quella tenda al freddo.
Avete riso ricordando la faccia della rospo-Umbridge quando si era resa conto che non solo Harry Potter era entrato al Ministero di nascosto, ma era a pochi metri da lei e non lo aveva riconosciuto. Avete riso dei tuoi funghi mollicci e dei panini freddi.
E’ stato un bel periodo, un momento di serenità che avevi solo sognato in quel lungo anno di fuga e ricerca.
E in quel periodo il tuo rapporto con Ron era così saldo, così ricco di amore e passione che nessuno avrebbe potuto farti intendere che lui, il tuo dolce, impacciato, forse un po' infantile, ma delizioso Ron, non fosse l’uomo giusto.
Hai continuato a crederci anche quando ti ha detto che non ti avrebbe seguito in Australia perché doveva pensare al suo futuro nel mondo magico. L’avevi trovato maturo in quel momento; pronto ad affrontare la vita come un uomo.
Hai continuato a crederci in Australia dove le sue lettere, che arrivavano ad intervalli sempre più lunghi, ti erano sembrate più fredde mano a mano che i mesi passavano. Credevi che fosse concentrato sul suo futuro. Credevi che stesse lavorando per costruire una vita per entrambi. Il tuo amore era, se possibile, cresciuto in quel lungo anno lontano da casa.
Hai continuato a crederci al tuo ritorno, quando Ron, l’uomo che amavi più di qualunque altra persona al mondo, non era venuto a salutarti con Harry e Ginny. Eri sicura che prendesse molto seriamente il suo nuovo lavoro con George e non ti era mai sembrato più uomo di così.
Hai continuato a crederlo anche quando l’hai visto baciarsi con un'altra ragazza e, finalmente, non hai più trovato scuse per giustificarlo.
Ingenua fino alla fine.
Sei rimasta nella tua vecchia casa. Fin troppo grande per una donna sola con il proprio dolore e il cuore spezzato.
Sei rimasta chiusa lì per giorni a piangere per un uomo che, evidentemente, non era quello giusto.
Ti sei trascinata tra quelle mura per giorni, prima di decidere anche solo a farti una doccia.
E mentre piangevi dandoti della stupida sentimentale hai deciso che era arrivato il momento di andare avanti con la tua vita.
Fissando il tuo riflesso nello specchio, trovandoti più vecchia di quello che eri in realtà hai deciso che avresti trovato l’uomo giusto per te.
O, almeno, avresti iniziato a provarci.

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Capitolo 9
*** Hermione - II° lettera E ***


Entrare nella Sala Comune di Grifondoro dopo quasi quattro anni ti ha fatto un certo effetto.
Nonostante il tempo trascorso tutto è come lo ricordavi. Ogni mobile è al suo posto, così come i quadri e perfino gli studenti sembrano sedersi sempre sulle stese sedie, usando gli stessi cuscini.
La ricordi più grande, ma forse la tua è solo un'illusione.
Hai scoperto, non senza sorpresa, che c'è una stanza privata in ogni Sala Comune.
Stanza che viene usata di rado e solo in caso di estrema necessità.
Il Preside Piton ti ha dato libertà di scelta. Potevi dormire insieme ad altre tre ragazze che non conoscevi ma che, di sicuro, loro conoscevano te, oppure dormire in quella stanza con l'ordine di non far mai entrare nessuno.
Non ci hai messo molto a decidere, ti è bastato vedere le occhiate curiose che ti hanno lanciato gli altri studenti.
Speravi di passare inosservata, di mischiarti tra i ragazzi dell'ultimo anno come se nulla fosse. Ma spicchi come un faro tra gli studenti di almeno una spanna più bassi di te; in Sala Grande, dove sei sempre sola, ti basta non portare la divisa che potresti sembrare un'assistente, se non un professore.
Hai provato ad indossare la vecchia divisa, ma non ce l'hai fatta. Ti senti in imbarazzo, ridicola in mezzo a tutti quei sedicenni che ti guardano con paura.
Ci sono molte leggende sulla guerra, sul tuo ruolo e su quello che hai fatto per aiutare Harry. Molte voci sono false o ingigantite, ma quello che hai fatto ai tuoi genitori non solo si ripercuote su vostro rapporto, ma anche sul rapporto con gli altri.
Fai paura, che ti piaccia oppure no, tu fai paura.
In pochi ti rivolgono la parola e, per la prima volta da quando la guerra è finita, ti senti isolata.
Sola in un castello pieno di persone.
Ti sembra di essere tornata alle prime settimane del primo anno, quando nessuno ti rivolgeva la parola perché alzavi continuamente la mano in classe.
Ma, questa volta, non ci sarebbero state battaglie con Troll di montagna.
Appoggi la borsa sul letto della tua stanza con un sospiro sconsolato.
Improvvisamente ti rendi conto che sarà un anno lungo se nessuno ti rivolgerà la parola, ma avresti dovuto pensarci quando hai deciso di finire gli studi.
Prendi un libro ed esci dalla stanza.
Alcuni mormorano alle tue spalle, altri ti indicano senza neppure nascondersi.
Esci dal buco dietro il ritratto della Signora Grassa e ti chiedi come farai a strisciare in quel buco per tutto l'anno. Ti senti improvvisamente troppo vecchia per restare lì.
Ti fai forza, hai ancora un paio d'ore prima del coprifuoco, ti dirigi in biblioteca con passo deciso.
Dentro di te qualcosa ti dice che passerai tra quegli scaffali molto, molto tempo.

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Capitolo 10
*** Hermione - III° lettera R ***


Rispondere alla domande ti è sembrato da subito un torto verso i compagni più giovani.
Hai studiato i libri di testo del settiamo anno durate la permanenza in Australia e le domande ora ti sembrano fin troppo facili.
Forse combattere per la vita e per la libertà ha modificato le tue priorità e molti punti di vista.
Alla prima lezione ti sei sistemata nell'ultimo banco, distante da tutti, per conto tuo. Quando sei entrata in aula hai lanciato un'occhiata nostalgica al banco in prima fila. Potevi quasi vedere l’ombra di te stessa, ancora bambina e ingenua, con addosso la tua amata divisa, che alzava la mano ad ogni domanda facendo sbuffare tutti, a volte gli insegnanti alzavano gli occhi al cielo esasperati.
Ti rendi conto che ti manca quel periodo. Ti mancano i tuoi compagni, i tuoi amici.
Ti manca Ron. Ma il dolore non è più lancinante come prima.
Ti manca sentirti così: bambina e ingenua.
Ti siedi al tuo posto e ascolti la lezione con interesse, prendi appunti anche se sai che non ne hai veramente bisogno, ma certe abitudini sono dure a morire.
O, più probabilmente, non vuoi lasciarle morire. Ti aggrappi alla vecchia te stessa come se fosse l’unica ancora di salvezza in quel mondo - in quella scuola che hai sempre chiamato casa - ma che ora non riconosci, che non senti più totalmente tuo, che ti confonde come mai prima d’ora.
Sei smarrita, sola. Hai provato fin troppe emozioni per la tua giovane età, ma la solitudine è la più devastante. A volte è una coperta che ti protegge dal mondo, ma spesso quella coperta, quel rifugio, ti sembra troppo pesante da sopportare.
Finita la lezione la professoressa McGranitt ti chiede di restare un po'. Acconsenti e ti siedi davanti alla scrivania.
Ti parla del progetto individuale per i M.A.G.O. in Trasfigurazione, sei entusiasta del programma e delle idee della professoressa.
Per qualche minuto ti sei sentita di nuovo te stessa in quel castello che hai visto cadere in rovina sotto gli incantesimi dei Mangiamorte.
Parlate a lungo, poi lei ti fissa da sopra le lenti rettangolari, fa un movimento veloce con la bacchetta e appare una scatola di biscotti decorata con un motivo scozzese rosso e verde.
Ti porge la scatola e non hai il coraggio di rifiutare un frollino al burro.
Mentre ne mangi un pezzetto lei sorride.
- Com'è stato il tuo rientro a scuola, Hermione?
La domanda ti spiazza, deglutisci il piccolo boccone che improvvisamente ti sembra enorme e rispondi in modo impacciato.
Non vorresti mentire, ma ti senti stupida a dire che ti senti sola in quell'enorme castello.
Lei sembra capirti e ti consiglia di non nasconderti sempre in biblioteca.
- Io... io... non sono sempre in biblioteca.
La professoressa fa un sorriso enigmatico, come se sapesse qualcosa che ti sfugge.
- Il Preside Piton afferma il contrario.
Ti ritrovi a corrugare la fronte perplessa e le chiedi perché il Preside Piton sappia quanto tempo passi in biblioteca.
La strega fa ancora quel sorriso e prende un biscotto dalla scatola.
- Perché non sei la sola che passa più tempo del necessario tra i suoi scaffali. E’ un ottimo posto dove nascondersi.

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Capitolo 11
*** Hermione - IV° lettera M ***


Mastichi svogliatamente una fetta di pane tostato spalmato di marmellata all'arancia, una delle tue preferite.
Sei stanca. Hai dormito poco e le poche ore che ti sei concessa sono state tormentate da incubi spaventosi sui progetti sperimentali che fallivano nel bel mezzo dell'esame.
Se le lezioni normali non ti tengono impegnata come avevi immaginato, i singoli progetti da portare ai M.A.G.O., invece, ti riempiono la giornata e la mente.
E’ stimolante e stancante nello stesso tempo.
La professoressa McGranitt ha ragione: passi tutto il tuo tempo in biblioteca, ma non hai altro da fare se non studiare.
Non hai nessun amico. La prova più evidente è il vuoto che ti circonda anche a tavola. Gli altri ti guardano appena, hanno paura di te, di quello che rappresenti. Hai sempre pensato di capire Harry e quello che provava quando gli altri lo additavano e borbottavano sottovoce, solo ora capisci veramente quello che ha provato.
Ed è una sensazione alienante.
La posta arriva con un frullio di ali e piume.
Il gufo si posa con grazia sul tavolo e ti porge la zampa gialla. Lo ringrazi con un sorriso, prendi il messaggio e porgi all’animale mezza fetta di pane tostato. Il pennuto lo afferra con il becco e vola verso la guferia.
Srotoli la pergamena e leggi con avidità le parole di Ginny.
Leggi il suo entusiasmo per gli allenamenti della squadra di Quidditch. Leggi il suo amore per Harry e tutti i loro progetti.
Bevi le sue parole colme di quell'affetto che ti manca in quel periodo. La lettera è lunga, la seconda pagina è piena di fantasiosi insulti a Ron che ti fanno sorridere.
Ginny vuole presentarti un giornalista sportivo della Gazzetta del Profeta che ha conosciuto durante un'intervista; non sei molto d'accordo, non hai molto tempo da perdere in questo periodo, ma, dall'altra parte, prima o poi dovrai pur uscire con qualcuno.
Nell'ultima parte della lettera la tua amica ti chiede se Piton – l'unticcio pipistrello Piton specifica lei – ti sta tormentando.
Sposti lo sguardo verso il tavolo dei professori: il Preside parla con la professoressa McGranitt. Oltre al primo colloquio avuto prima dell'inizio delle lezioni, non hai più avuto modo di parlargli e, presa dai tuoi problemi, non ti sei mai soffermata a pensare a lui.
Eppure, in qualche modo, devi la tua vita a Piton.
Tutti, in un modo o nell’altro, devono la vita a Piton.
Ora che ci pensi, Piton non sembra cambiato dalla fine della guerra. Il mondo magico è stato sconvolto, la politica si è rivoluzionata, evoluta in molti settori, alcuni maghi hanno iniziato a vedere il mondo Babbano con occhi diversi e questo grazie anche a te.
Tutti sono mutati con la guerra, perfino il castello, sotto alcuni aspetti, ha risentito della grande battaglia.
Eppure lui sembra sempre lo stesso. Sempre lo stesso sguardo, la stessa espressione, lo stesso cinismo, gli stessi vestiti neri.
Anche in classe, quelle poche ore che lo vedi in aula di Pozioni Avanzate, è sempre lo stesso professore del primo anno.
Non tutto è cambiato, in fin dei conti.
E’ un pensiero quasi rassicurante e spaventoso nello stesso tempo.
Ti ritrovi ad arrossire quando lui si volta e, per un istante, i vostri sguardi si incrociano nella grande, rumorosa sala.

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Capitolo 12
*** Hermione - V° lettera I ***


Indietreggi timorosa.
La giornata è soleggiata e fredda, l'alito si condensa davanti al tuo volto, ma questo non ti ha impedito di andare da Hagrid per bere un the e fingere di mangiare un biscotto duro come il cemento.
Thor ti ha sbavato sulle scarpe e il primo morso al biscotto, seppur piccolo, ha quasi rischiato di spaccarti un incisivo, ma passare il Sabato mattina con Hagrid a parlare è stato bello.
Da quando sei tornata ad Hogwarts non hai avuto molto tempo per stare con lui; Hagrid ti ha sempre capito e scusata facendoti sentire in colpa per questa enorme mancanza.
L'hai aiutato a dividere in ciuffi i peli di unicorno che aveva trovato nella Foresta.
Avete parlato molto, della guerra, di cose stupide, del professor Piton.
Hagrid parla di lui quasi con lo stesso rispetto con cui parlava di Silente.
Si da dello scemo per non aver creduto in lui e per le brutte cose che aveva detto sul suo conto, si era scusato a suo modo e Piton aveva solo fatto un cenno col capo chiedendogli se era ancora disposto ad insegnare insieme alla professoressa Caporal.
Supponi che quello sia un modo per Piton di accettare le scuse e andare avanti.
Mentre torni al castello, felice ed affamata, ti chiedi come faccia ad andare avanti. Come fa a superare tutto, come fa a non impazzire in quella scuola dove, per molto tempo, la gente l'ha isolato e giudicato male. Tu sei una di queste persone. Nonostante la tua intelligenza non ti sei mai fermata a riflettere sul suo conto, eppure tutte le risposte le avevi avute sotto il naso e non erano difficili da individuare.
Ad un bivio ti fermi e decidi di prendere il sentiero che porta alla tomba di Silente. Ci vai quando puoi, spesso quando hai voglia di un po' di silenzio; il brusio che avverti alle spalle ogni volta che entri in una stanza sta diventando insopportabile.
Ti blocchi quando vedi un'ombra nera in netto contrasto con il candore del marmo della tomba.
Riconosci il profilo di Piton e il lungo mantello che lo fa sembrare decisamente più minaccioso di quello che è realmente.
In quei tre anni dopo la guerra ti sei ritrovata a pensare che un uomo non può amare una donna per vent'anni ed essere cattivo come vuole sembrare.
Era stato un pensiero veloce, non ci avevi riflettuto molto in quel periodo, ma ora è diverso.
Tutto è diverso.
Ti fermi e lo osservi mentre si china sulla lastra di marmo bianco per toglie con un gesto veloce una foglia caduta.
Noti come quel movimento sia veloce quanto delicato: è come se Piton avesse accarezzato la tomba di Silente.
E senti un sospiro uscire dalle labbra sottili del mago, un sospiro di dolore e colmo di solitudine.
Ti senti di troppo, improvvisamente immersa nel dolore di Severus Piton e fai un passo indietro.
Il ramoscello che si rompe sotto le tue scarpe produce un suono secco che echeggia nel parco deserto e silenzioso.
Sussulti spaventata dall'improvviso rumore, Piton si volta di scatto e, dallo sguardo, capisci subito che è infastidito per la brusca interruzione dei suoi pensieri.
Ti ritrovi a fissarlo di nuovo, come in Sala Grande e, proprio come allora, ti ritrovi ad arrossire.
Lui ammorbidisce lo sguardo; improvvisamente i suoi occhi non sono più cupi, sembrano luminosi e c'è qualcosa che non riesci ad interpretare.
Ti volti di scatto e corri verso il castello.
Sei consapevole che quello sguardo non ti abbandonerà per tutto il pomeriggio.

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Capitolo 13
*** Hermione - VI° lettera O ***


Osservi la pozione bollire pigra nel calderone fingendo interesse.
Stai aspettando il momento perfetto per aggiungere l'ultimo ingrediente, ma non riesci a trovare la giusta concentrazione, quella necessaria alla riuscita della pozione.
Fingere di controllarne il punto di ebollizione e la sua viscosità ti aiuta a non guardare verso la cattedra, dove lo sguardo e l’attenzione sono perdutamente calamitati.
Quello che era iniziato solo come uno scambio di battute e opinioni su alcuni libri di testo della biblioteca si è trasformato in serate a chiacchierare passeggiando per i corridoi; serate in cucina a bere the e mangiare dolci al cioccolato.
Ti piace parlare con lui.
Ti piace passare del tempo con lui.
Ti piace lui.
E quest'ultima rivelazione ti confonde.
Ti imponi di tenere lo sguardo fisso sulla pozione color smeraldo; i tuoi compagni si affrettano attorno al calderone sminuzzando e tritando. I tuoi ingredienti sono già pronti, hai imparato ad essere sempre pronta e un passo avanti agli altri.
L'hai imparato durante la guerra. Ai tuoi compagni non piace questo tuo atteggiamento, ti fa sembrare presuntuosa; i professori, invece, tendono ad elogiarti pensando di aiutarti, invece ti isolano ancora di più.
Non te la prendi, non lo fanno di proposito.
Un'ombra si muove all'altezza della cattedra, sussulti appena e ti affretti a mescolare la pozione in senso antiorario, cercando di contare i giri: le istruzioni dicono che devono essere sempre in numero dispari.
Deglutisci a vuoto quando lo senti alle tue spalle, intento a studiare il tuo lavoro solo con un'occhiata. Quando ti supera senza dire nulla – è raro che parli durante le lezioni di Pozioni Avanzate – fai un lieve respiro e il suo profumo ti invade i polmoni facendoti dimenticare tutto.
Ti volti nella sua direzione.
Ti da le spalle, è chino sul calderone di un tuo compagno e solo da come incurva la schiena ti rendi conto che la pozione presenta qualche problema.
Sospiri, non riesci ad evitarlo, quel mantello nero come la notte cade morbido sul suo corpo e ti scopri di desiderarlo.
Vuoi sfiorarlo, toccarlo, accarezzarlo, baciarlo.
Un fischio acuto parte dal tuo calderone.
Persa nelle tue fantasticherie non hai mai smesso di mescolare la pozione. Ti scappa un gridolino di sorpresa sia per quell'improvvisa consapevolezza, sia per il rumore improvviso che ti perfora un timpano.
Severus si volta di scatto con gli occhi sgranati.
- Godric… - mormori con il mestolo ancora in mano.
Sei pietrificata dai tuoi stessi pensieri.
Mentre il tuo calderone fonde pietosamente, mentre lui ti rivolge qualche parola che non stai ascoltando, ma che puoi benissimo intuire, ti rendi conto che nella tua mente l'hai appena chiamato Severus.

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Capitolo 14
*** Hermione - VII° lettera N ***


Non sapevi cosa aspettarti quando hai confessato il tuo segreto a Ginny.
Pensavi che si sarebbe messa ad urlare. Forse ti avrebbe detto di pensaci bene, di capire meglio quello che provavi. Forse avrebbe cercato di dare una spiegazione logica adducendo alla tua solitudine o qualcosa del genere. Forse l'avrebbe accusato di averti dato di nascosto qualche strano filtro d'amore.
Non eri preparata, invece, a quello che è successo.
Ginny si è quasi strozzata con la Burrobirra che stava bevendo, poi ti ha chiesto di ripetere quello che avevi detto e, come se il tuo imbarazzo non fosse già alle stelle, è scoppiata a ridere così forte da far voltare gran parte dei clienti dei Tre Manici di Scopa.
Hai aspettato pazientemente che finisse di prendersi gioco di te.
Ginny ha finito la sua Burrobirra lanciandoti occhiate divertite, poi ha finalmente espresso la sua opinione.
- Bacia bene? Ho sempre pensato che sotto quella faccia pallida e quei vestiti neri da becchino ci fosse un gran baciatore.
Senti il volto in fiamme e la gola secca.
- Io... io... Ginny... non... non...
- Non dirmi che non vi siete mai baciati!
- E' un mio professore!
- A dire il vero è Preside. - ti punzecchia – Sei una donna e lui un uomo... o così credo. - si prende palesemente gioco di te, quella che dovrebbe essere la tua migliore amica.
- Ginny!
- Va bene. Va bene. E' un uomo, si spera con tutto al posto giusto.
Gemi imbarazzata appoggiando la fronte sul legno del tavolo. Ti penti di aver parlato con lei.
- E cosa gli hai detto?
Non rispondi sperando di porre fine a quell'imbarazzante interrogatorio, ma sai bene che Ginny non è una che si arrende alle prime difficoltà.
- Non dirmi che non sa nulla?
Ti concentri sul tuo mutismo.
- E cosa vorresti fare? Aspettare che lui si accorga di te come hai fatto con quel tonto di mio fratello?
Scuoti il capo senza sollevarlo dal tavolo.
- Mi hai detto che vi parlate, vero?
Annuisci silenziosa.
- Prova a capire cosa prova lui per te. Potrebbe essere un inizio.
Ti vergogni troppo. E poi lui è un tuo professore. Anzi è il Preside, come ha precisato Ginny.
- Non posso. Sei qualcuno lo scoprisse... ho gli esami... e la sua reputazione...
- Oh ti prego! Non fare la verginellina con me, Hermione! Sei Hermione Granger, santo Godric! Ti farebbero passare i M.A.G.O. anche se non ti presenti agli esami e non mi sembra che Piton sia uno che da peso alla sua reputazione. Parlaci, dichiarati. Al massimo ti dirà di no.
- E se è solo qualcosa di passeggero, Ginny? Se credo che sia qualcosa di più ed invece è solo una stupida cotta?
Allora Ginny, la tua migliore amica, la ragazza che hai consolato ogni volta che Harry non la vedeva come lei desiderava, ti accarezza una mano. Sollevi la testa dal tavolo e la fissi negli occhi.
Ti sei sempre sentita un po' come una sorella maggiore quando stai con lei.
Lei sorride e, in questo momento, ti sembra molto più matura e donna ti te.
E' lei la sorella maggiore ora.
- Hai fuso un calderone, Hermione. – dice come se fosse la risposta a tutte le tue domande.
- Sono fottuta, vero?
- Temo proprio di sì, amica mia.

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Capitolo 15
*** Hermione - VIII° lettera E ***


Emozioni contrastanti si accavallano nella tua mente e nel tuo cuore mentre segni quel punto sul tema di Rune Antiche.
Rileggi con attenzione tutto il tema e la traduzione.
Sei sicura di quello che hai scritto: dopo ogni esame dei G.U.F.O. rileggevi i libri cercando di capire se avevi scritto tutto in modo corretto o se avevi dimenticato qualche fondamentale approfondimento.
Ora non senti più quel bisogno.
Arrotoli la pergamena e ti guardi attorno, i tuoi compagni stanno scrivendo le ultime frasi velocemente, alcuni borbottando ad alta voce la traduzione.
La clessidra sul tavolo della professoressa Babbling è quasi arrivata agli ultimi granelli di sabbia color corallo.
Osservi il tuo lavoro nel momento in cui suona l’ultima campanella e il tuo cuore accelera i battiti. Con un polpastrello accarezzi quel punto di inchiostro nero ora asciutto.
La pergamena si solleva, si arrotola e svolazza insieme alle altre verso la cattedra.
Durante il breve tragitto che la divide dal tuo posto alla cattedra ti rendi conto che quel punto non solo mette fine a quel tema, ma a tutto.
Mette fine alla tua vita da studentessa. Alle lezioni. Alle ore piccole passate sui libri della biblioteca.
E come mettere la parola fine ad una vita che hai sempre amato, è anche l’inizio di qualcosa di nuovo.
Una nuova vita.
Dove non sei più una studentessa, ma solo una donna.
Sorridi mentre ti alzi dal banco con il cuore che martella in petto.
Sei emozionata, eccitata, felice e spaventata nello stesso tempo.
Esci dalla Sala Grande insieme a tutti gli altri studenti del settimo anno che hanno dato l’ultimo esame.
Si dirigono tutti verso il parco per godersi il sole di quella giornata e il primo vero pomeriggio di vacanza.
Tu sali le scale, nessuno tenta di fermarti e, per la prima volta dopo mesi, non ti importa più.
Sali la prima scalinata e volti l'angolo.
Il chiacchiericcio dei ragazzi diventa un brusio indistinto, solo un suono di sottofondo a cui non presti attenzione.
Sollevi la gonna turchese del vestito e inizi a correre verso la scala che porta alla presidenza.
Senti che alcuni personaggi dei quadri ti intimano di non correre, ma non li ascolti.
Il gargoyle ti guarda con i suoi occhi di pietra, la sua voce è bassa e rimbomba nella tua testa come la nuova parola d'ordine che ha scelto Severus per quel mese.
Libertà.
La scala a chiocciola ti sembra troppo lenta quel giorno, inizi a salire gli scalini senza aspettare. Arrivata nei pressi della porta della presidenza stai salendo gli scalini due alla volta.
Bussi ed entri senza attendere risposta.
Lui è in piedi davanti alla scrivania, ti guarda e ti senti invadere da un grande calore.
Sei felice.
Sorridi e ti chiudi la porta alle spalle.
- Hai corso.
Non riesci a rispondere, sei troppo emozionata, senti il cuore in gola.
Annuisci solamente.
Vi fissate per un tempo che sembra lunghissimo e brevissimo. Fa un passo avanti e tu segui il suo esempio.
Silente parla, dice qualcosa, ma non lo senti. Sei persa nei suoi occhi e tutto intorno a voi non ha più importanza.
Senti che potresti scoppiare dalla gioia.
Quando siete abbastanza vicini, immersi in quel silenzio rassicurante, allunghi una mano e gli accarezzi una guancia. Ti sfugge quasi un singhiozzo per quel primo vero tocco.
Desideri sfiorarlo da così tanto che l'attesa ti è sembrata infinita e, molto spesso, insopportabile.
Severus ti afferra in vita, la tua anima e il tuo cuore sussultano quando le vostre labbra si uniscono.
Sono labbra esigenti, affamate, passionali.
Ti perdi nel suo sapore, allacciando le braccia dietro il suo collo segnato da due cicatrici rotonde.
L'amore ha bussato alla tua porta Hermione Granger.
E, questa volta, sai che lui è quello giusto.

FINE

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