The perks of being a Demigod

di Anna2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «E’ solo un sogno» ***
Capitolo 2: *** «Si inizia male, e si finisce anche peggio» ***
Capitolo 3: *** «Sono la regina delle Ombre!» ***
Capitolo 4: *** «Sono Cotta a puntino» ***
Capitolo 5: *** «In vacanza all’isola di Delo» ***
Capitolo 6: *** «Perché quando ci sono io muore gente?» ***
Capitolo 7: *** «Mamma Oca racconta come è morto» ***
Capitolo 8: *** «Leo e Flame mi spiegano cos’è la Christanna» ***
Capitolo 9: *** «Gli dei fanno un super mega Facepalm» ***
Capitolo 10: *** «Emily cerca una piñatta» ***
Capitolo 11: *** «Ci rifilano l’ennesima vacanza mortale» ***



Capitolo 1
*** «E’ solo un sogno» ***


______________________

-Chapter One.
«E’ solo un sogno!»
______________________
 
{anna soter; P.O.V.}

Non avrei mai immaginato tutto questo.
Non avrei mai pensato tutto questo.
E, sono sicura sia solo un sogno, queste cose non esistono.
Non esiste che un mostro di non-so-quanti-metri ti rincorra presso delle collinette vicino a una delle spiagge di Long Island, per di più con una ragazzina alta quanto un puffo a tuo fianco.
Il petto mi faceva male, e il cuore batteva così forte che credevo che stesse per scappare dalla cassa toracica, e giuro su tutto quello che c’è di bello nel mondo che i polmoni bruciavano tantissimo – come cazzo ci sono finita, fra parentesi?
Ah, sì, giusto. 
Mi ero trasferita qui perché il mio college super-snob ha chiuso i battenti in seguito a delle norme del ministero della salute – insomma, ci abitava una bella famiglia di topi: sì topi, per almeno sei anni della mia inutile esistenza ho vissuto con dei roditori che abitavano nelle pareti. Che bello!
Ma ormai è finita, vivo dal mio tutore Jeanluke, ci viveva già qui, ha solo cambiato casa, era troppo piccola per ospitare una quindicenne come me; infatti la casa che aveva prima era troppo poco grande, modesta sì, ma piccola, e così cambiando casa, ha cambiato anche ambiente e quartiere, ed io ho voluto esplorare, mi sarei dovuta fare i cazzi miei.
Di solito in un quartiere desolato ci trovi drogati, maniaci, ma io ci ho addirittura trovato un Mostro, un Mostro, un vero mostro, quelli che quando sei piccolo hai paura che spuntino da sotto il letto.
E pensare che fosse solo una passeggiata, ricordo ancora le parole di Jeanluke: «Ci vediamo dopo, e non stare troppo in giro che è già tardi!».
Le sue ultime parole famose, assieme a «E’ un quartiere tranquillo!». Sì, certo, trovare un mostro intento a fissarti non appena arrivi su una collinetta, come se ci fosse stato lì apposta. Tra l’altro, mentre correvo come una forsennata, mi sono imbattuta – o meglio – scontrata con una ragazzina bassissima, che proveniva dall’altra parte della strada, e con dei capelli lunghissimi raccolti in una treccia laterale, Dio solo sa cosa ci faceva lì.
Non ce la faccio più, le gambe mi stanno abbandonando, le sento doloranti e pesanti, non posso farcela, guardo all’orizzonte, cercando un vano nascondiglio tra le collinette. Alle mie spalle sento gli ansiti e le urla senza senso del mostro; con tutte le mie ultime forze, le mie gambe mi portano su una collina più alta. Lì c’è un... Pino? Sì, sembra davvero un pino. Poco più in là di quella che sembrava essere una fattoria, ansimando e correndo io e lei giriamo attorno al pino prima di essere nuovamente fermate da qual cos altro, la ragazzina esclama un: “Oh santo cielo!”, e questa è una ragione in più per credere che tutto questo sia un sogno: un Drago, che sputa fuoco, come nelle favole.
Non riesco a capire come – come, quel drago sia davanti a noi; ma quasi mi scordavo del mostro che assomigliava vagamente a un lupo mannaro enorme, ci stava ancora alle calcagna. Infatti, un ringhio acuto cattura la nostra attenzione, ci voltiamo, e siamo fottute, completamente, irrimediabilmente fottute.
Braccate da un mostro e da un drago, che bella morte.
«E ora che facciamo?» mi domanda con tono preoccupato la ragazza. Beh, se solo lo sapessi...
«Non lo so!» esclamo io sempre più terrorizzata; deglutisco rumorosamente... Cosa posso fare? Di solito ci si sveglia ora, non si continua a sognare – ormai la cosa è certa, non è un sogno, il mostro inizia a ringhiare, per poi correre verso di noi.
«Andiamo verso quelle due colonne» dice la ragazza indicando la fattoria, ma ormai è troppo tardi.
«Non scapperete da me sciocche ragazzine!» vedo la mascella del lupo muoversi, la sua voce forte e bassa ci fa sempre più paura. Perfetto, ora sa anche parlare, non c’è limite al peggio, guardo i suoi occhi rossi, e indietreggiamo, ma lui scatta immediatamente.
«Okay ragazzi! Pronti al mio tre catturate quel Fenrir!» sentiamo entrambe una voce maschile provenire dalla fattoria poco più lontana dal pino. Un gruppo di ragazzi e ragazze armati di tutto punto e con tutti addosso la stessa maglia arancione corrono verso di noi, assieme ad un uomo, un paio di loro vanno dal drago, le sue ali grandi causano un tremendo vento. Sembra che non vogliano attaccarlo, però il lupo, invece. lo stavano cacciando. Non riesco a finire di osservare la scena che mi sento presa per il braccio e trascinata via. Noto che era l’uomo di prima, noto anche che sta trascinando via pure l’altra ragazza.
«Ehi, mi fai male!» esclamo strattonando il braccio, non amo essere toccata dagli sconosciuti—non amo essere toccata in generale.
Dopo avermi puntualmente ignorato, ci strattona davanti a se e ci squadra con lo sguardo; ha i capelli leggermente biondicci, e gli occhi castani scuri. Noto subito l’anello al dito: non mi sembra una fede—vedo anche una specie di spada nella fodera.
«Voi! Voi non siete del campo mezzo—sangue... vero?».
«Campo mezzo—sangue?» esclamiamo in coro io e lei. Sembra essere nervoso... Si porta una mano alla tempia, per poi incrociare di nuovo le braccia.
«Okay Nich, stai tranquillo». Lo sento dire a se stesso. Deduco che deve chiamarsi Nich; lo sento respirare profondamente e poi si gira voltandoci le spalle, io in quel lasso di tempo, lo utilizzo per vedere che fine ha fatto quel coso, notando con un po’ di delusione che i ragazzi stavano tornando indietro, diretti verso di noi, o meglio verso Nich— credo si chiami Nich... La ragazza alta e con i lunghi capelli castani era quella che sembrava aprire la fila un po’ disordinata. La prima cosa che salta all’occhio, però, è la bandana rossa che porta in testa con una lancia in mano, per poi posizionarsi quella lancia su una spalla. Da’ un’occhiata a me e a lei, soffermandosi soprattutto su di lei. Poi ritorna a guardare Nich— una bella folla si era formata, ed io mi sentivo osservata. Chiacchiericci e mormorii si sentivano anche se le voci erano tutte una sopra l’altra e non si riusciva a capire un gran che.
«Nicholas, cosa succede qui? Chi sono quelle ragazze?»
Nicholas la prende in disparte tirandola per un braccio, mentre lui le parla all’orecchio, la vedo annuire, per poi guardarci con perplessità.
«Secondo te, cosa gli starà dicendo?» mi domanda. Sospiro, per poi increspare le labbra e guardarla.
«Non m’importa, ma se ci va bene forse... beh... continuiamo a vivere», lei annuisce leggermente, Nicholas ritorna da noi prendendoci nuovamente per il braccio: era nervoso, si vedeva, continuo a fissarlo—la mascella tesa, deglutisce rumorosamente.
«Clarisse, affido a te il compito di riportare tutti nella loro Cabina, e finché non risolvo la situazione rimanete dove siete», dice guardandola. Lei annuisce per poi dare un’altra occhiata strana sia a me sia alla mia amica di (dis)avventure. Il gruppo di ragazzi si allontana con Clarisse che riapre la fila ordinata e nessuno emette un suono.
«Adesso vi porto da Chirone, nella Casa Grande», prosegue Nicholas mettendosi in mezzo a noi per poi tirarci per il polso usando tutte e due le sue braccia... Beh tanto valeva afferrarci per mano come delle bimbe piccole: sappiamo camminare, cazzo!
o 0 O 0 o

Arriviamo davanti a una casa blu. Sembra una casa molto normale. Entriamo tutti e tre. Non ho il tempo di ammirare l’immensa sala che la mia attenzione – e credo anche delle altre due persone – è catturata da un tipo con il corpo da cavallo, uno in mutande e una tipa con un’altra fottutissima maglietta arancione che giocavano a carte su un tavolo da ping pong. Non ho nemmeno il tempo di guardare meglio la scena dell’uomo in mutande che il centauro – credo, centauro, spero – si mette dinanzi a lui.
«Nicholas Jäger!» il tipo esclama rimproverandolo da dietro al centauro. Poi sente uno schiocco di dita. Nicholas, con le guance leggermente arrossate, si schiarisce la gola mettendosi una mano davanti alla bocca.
«Mi scusi Signor D, se sono venuto a disturbarla, ma abbiamo un problema». 
Poi indica tutte e due, sentiamo la ragazza sghignazzare, posando le carte sul tavolino, rimanendo comunque seduta sulla sedia – la tipa in questione aveva la pelle olivastra e leggermente lilla, con gli occhi un po’ a mandorla; il tipo che prima era in mutande la guarda male e lei tace subito, mantenendo però un sorrisetto. Il centauro trotterella verso di noi. Noto che però il tizio si è rivestito, questa situazione è troppo surreale per essere vera, continuo a sperare sia tutto un sogno ma è evidente che sia la realtà – una strana e impossibile realtà.
«Oh, due giovani fanciulle, dimmi Nicholas dove le hai scovate?» 
«Hanno attraversato la barriera, erano inseguite da un mostro»
«Ci sono forti probabilità che siano semi dee», disse il centauro guardandoci. 
Semi dee? Che significa? Non riesco a capire niente e, a giudicare dalla faccia della ragazza, neanche lei sapeva qualcosa. Quello che penso sia il Signor D si avvicina al centauro rimproverandolo con lo sguardo, poi schiocca le dita di nuovo.
Pochi secondi dopo io avverto qualcosa afferrarmi alle caviglie e sento l’altra ragazza urlare. Abbasso lo sguardo e vedo dei tralci di vite che ci afferrano le caviglie. Sgrano gli occhi, non credendoci sul serio.
«No, secondo me dovremmo ucciderle, cosa ne pensi?» dice il Signor D, rivolgendosi alla ragazza ancora seduta. Lei deglutisce, stando ancora più tesa di prima, giro leggermente il collo e guardo la ragazza: si stava dimenando, ma vedo che i tralci le stavano stringendo di più le caviglie. Smette subito dopo, accorgendosene – probabilmente. 
La tipa si alza bruscamente dal suo posto, mettendosi affianco a Nicholas, e incrocia le braccia: sembrava leggermente nervosa.
«Dovremmo ucciderle se fossero dei mostri inviati da Crono».
«Oh andiamo! Tu credi che sia davvero tornato? Dopo tutto quello che è successo?» interviene Nich, guardandola stranito. Si scambiano uno sguardo veloce e serio.
«Era solo un’idea Nichy, non arrabbiarti». Lui sbuffa quando sente il suo nome modificato.
«Appunto lo sono, hanno attraversato la barriera, e figuratevi se delle tipe così siano semi dee, ragazzi andiamo!». Dice il Signor D intromettendosi nella discussione e poi ci guarda male.
«Okay, ma se non fossero dei mostri?» ribatte Nicholas. Ancora devo capire se lui e lei sono dalla nostra parte.
«Posso sapere che sta succedendo?» sbotta la ragazza accanto a me dimenandosi ancora. 
«Se non lo hai ancora capito che se ti dimeni così è peggio...!» le dico. Lei sembra guardarmi male, come se avessi detto la cosa più ovvia del mondo.
«Lo so, solo che non voglio rimanere così! Non riesco a stare ferma!» Dovrei interpretare quelle parole come delle specie di scuse? Nel dubbio non me la prendo troppo: in una situazione del genere è ovvio che ci si scalda troppo, e tra poco credo che lo farò anche io.
«Smettetela di discutere!» sbotta il Signor D, stringendoci ancora le caviglie – gemo dal dolore stringendo i denti e gli occhi.
«Allora le uccidiamo sì o no, guardate che lo faccio con o senza il vostro consenso».
«COSA?!» esclamiamo in coro. Credevo che scherzasse, davvero. Ma ora come lo ha detto sembrava incredibilmente serio – non sarcastico o “scherzoso.” Almeno ho capito che qui a Long Island si ammazzano le persone a caso. Non che sia normale tutto ciò che mi è successo in precedenza, s’intende.
E rischio di nuovo la vita – non ci credo.
Bello – davvero, davvero bello!
«Ma che cazzo!?» sento Nicholas esclamare guardandoci con occhi sgranati, guardo lei e vedo un teschio sopra la sua testa e lei guarda me, entrambe con la bocca aperta.
«La tua testa!» esclama lei indicandola.
«No cara, la tua testa!» ribatto io, ma mi metto a fissare anche cosa c’è sulla mia: un fulmine che spende di una luce completamente bianca, a differenza di quel teschio di lei che emanava una luce viola scuro.
Tutti, comprese noi, siamo senza parole. Poi guardo il centauro intento ad inchinarsi, mentre sento finalmente libere le mie caviglie – guardo Nicholas: i suoi occhi si sono scuriti in un modo incredibile. Guarda male soprattutto lei, stringe i pugni e serra la mascella. Avanza fino alla porta con passo affrettato e duro, quando apre ed esce dalla porta, la sbatte violentemente.
Il Signor D invece sembra sul punto di scoppiare a ridere, guarda lei e si copre la bocca. E’ palese che voglia ridere, ma non capisco il perché, anzi non capisco nulla e basta, da quando sono uscita dalla casa di Jeanluke tutto è andato a puttane!
«Carolina, tesoro da brava, va a richiamare Nicholas Jäger e sgridalo da parte mia per essersene andato così all’improvviso, insomma capisco che ora si ritrovi una sorellastra così, ma la professionalità è professionalità! Ah e digli di convocare il consiglio – in poche parole quelli che non sono in missione, i soliti».
Sorellastra? A chi diceva? Giuro in questo momento ho il cuore che scoppia. Alzo gli occhi e vedo il mio simbolo sulla mia testa che pian piano scompare, compreso quello di lei.
«Pasticcino, credo che sia già andato a chiamare tutti». Dice quella che credo si chiami Carolina.
«Sono tuo padre, non devi chiamarmi pasticcino! Ma tu va’ a controllare comunque!»
Lei di tutta risposta sospira e lentamente arriva verso la porta per poi uscire. Il centauro si alza dall’inchino, avanza verso di noi, ci sorride. Ma io non riesco a non smettere di ansimare, sono nervosa e come non giudicarmi così? Cacchio ho paura, ma cerco di non dimostrarlo.
«Ora ci spiegate?» intervenne la mia compagna di sventure, e grazie al cielo! Credo proprio che lascerò parlare lei, anche perché penso sia sconvolta quanto me.
«Allora, avete presente gli dei dell’Olimpo?» ci chiede il centauro unendo le mani. Noi annuiamo. Sentiamo il Signor D sghignazzare, 
«Oh, dirglielo e basta!» commenta proprio lui in sottofondo. Il centauro lo guarda male per poi roteare gli occhi, 
«Andiamo! Sono già traumatizzate così! Comunque – io sono Chirone, e avete presente il dio dell’ebbrezza?»
«Dionisio?» esclamiamo in coro, io dubbiosa mi metto a fissare il Signor D,
Non è possibile.
Sentiamo strillare il Signor D robe a caso, per poi guardarci male, ma cerca di calmarsi respirando profondamente, continuando a fissarci a braccia incrociate come prima.
«Shhh! Non chiamatelo così – non gli piace, dovete chiamarlo Signor D, okay?» ci rassicurò.
Chirone ci guarda dall’alto. Ora, sono d’accordo sul fatto che voglia sembrare amichevole per noi povere ragazzine spaventate e traumatizzate, ma davvero, è inquietante. Sotto tutti i punti di vista. Deglutisco rumorosamente, ansimando ancora.
«Come vi chiamate? Insomma... credo che sia legittimo sapere i vostri nomi, potreste entrare a far parte del Campo mezzo sangue» il centauro parla di nuovo, io faccio un respiro profondo.                       «Mi chiamo Anna». Io e lei ci ritroviamo a dire nello stesso momento, ci guardiamo con gli occhi sgranati « ti chiami anche tu Anna?», continuiamo sempre all’unisono.
«Oh Zeus, hanno pure lo stesso nome...» sentiamo commentare ancora il Signor D. Io e lei però continuiamo a guardarci, ma poi abbasso lo sguardo, non saprei se sia una buona o cattiva cosa.
«Beh, almeno non avremo problemi con i nomi» dice Chirone.
«Ora, sai chi è Zeus?», continua guardando me, e io dopo alcuni secondi annuisco. 
«Bene devi sapere che lui è tuo padre».
E se prima stavo per vomitare, figuriamoci ora. Rimango con gli occhi sgranati senza dire niente, ma sento i suoi occhi su di me – e proprio mentre lei stava per dire una cosa venne interrotta da... Chirone...? ... C-credo?
«E tu sai chi è Ade?» domanda invece a lei.
Credo che abbia annuito come me, «Lui invece è tuo padre, e Nicholas – l’uomo che è scappato prima è tuo fratello, o meglio, fratellastro».
«...No... no – mio padre è nel museo con mia madre» dice lei, e mi sorprendo che abbia appena reagito come se non gli avesse detto la verità. Insomma, dopo tutto quello che ho visto, posso credere a tutto. – O quasi!
«Insomma... non, non è possibile... io, il tipo di prima? Mio fratello? Non ho un fratello! Insomma tu ci credi davvero?» mi chiede. Ci guardiamo e sembra pregarmi con lo sguardo.
«Non lo so, sono sconvolta, devo sedermi, no – devo andare fuori, mi serve aria»
Anna si gira e guarda Chirone e il Signor D, «Può uscire? Credo che gli stia venendo un attacco di panico, e fra poco viene anche a me»
Prima di sentire il verdetto del Signor D – ma a giudicare dalla sua faccia credo che sarebbe stato un “No”. –, la porta si spalanca, e da essa ne entrano vari ragazzi, alcuni li avevo visti prima, e invece ce ne erano altri. Perché tutti con quella cazzo di maglietta arancione?
«Non uscirete da qui nemmeno se stesse per svenire, okay?!» Ci sorride maligno. Credo che quella sia stata una domanda retorica, l’ironia nella voce di – non riesco a credere di starlo pensando davvero – Dionisio era spiazzante... davvero, sembrava odiarci, e neanche ci conosceva. Dei ragazzi entrano, ed io li seguo con lo sguardo. Si siedono attorno al tavolo, poco più distante da quello in cui Carolina, Chirone e Dionisio stavano giocando a Strip Poker.
Non riesco a capire niente, davvero, non solo per il cuore in gola- e questo mi fa passare per una cacasotto, ma davvero non so come reagire, tento di prendere in considerazione davvero ciò che mi ha detto Chirone – mio padre... Zeus... non può essere, è impossibile.
Intorno a me si sentono i ragazzi parlare. E’ ovvio che stessero parlando di noi, e tra di loro vedo anche Nicholas. Ha lo stesso sguardo di prima, sembra offeso e arrabbiato, incrocia le braccia. Al suo fianco c’è la ragazza con la bandana rossa e un ragazzo con gli occhiali. L’unica cosa che mi ha sorpreso è che il tipo aveva una maglia degli AC/DC, cosa strana, come ho fatto a non accorgermene? Non rimango a fissarlo a lungo, guardo gli altri, quegli sguardi non erano rassicuranti, neanche un po’, ma più che giudicatori erano interrogatori – io davvero non riesco a pensare a niente.
«Facciamola breve: chiunque di voi voglia accettare lei e lei, cioè le rispettive figlie di Zeus e Ade, alzi la mano. Chi non le vuole, può pure tenerle al loro posto», dice il Signor D – ed io non so cosa significasse. Accettare per fare cosa? Ma se serve per non essere uccisa, allora spero che tutti alzino la mano.
«Allora, Jäger per Ade no. Chissà perché non mi sorprendo, Sheen nemmeno e Clarisse assieme a Christian no. Carolina ha votato sì, Leo le vuole, Francis le vuole, e anche Gabrielle... Samuel no, Francette sì. Ah, a quanto pare Dionisio ti tocca accogliere delle nuove Semi Dee al Campo Mezzo—Sangue!». disse Chirone non appena finisce di far il conto. Ci guarda e sorride. Per una sola persona, per una sola persona siamo riuscite a rimanere, Dionisio guarda male sua figlia e lei fa spallucce per poi sorridere malandrina. Non riesco a credere che lei sia andata contro il volere del padre – dal momento che per lui sembra che gli stiamo sul cazzo dal minuto uno. Ma quel che è peggio è che ora – da ciò che ho potuto intuire – dovremo vivere qui.
E continuo a sperare che sia solo un sogno.






 
:.:..angolo delle due A..:.:

Ciao a tutti! Noi siamo Anna & Anna e qui scriveremo curiosità, approfondimenti e stupidaggini sulla storia.
Per chi non lo sapesse il Fenrir nella mitologia Greca e Norrena equivale a una specie lupo mannaro gigante che parla.
Curiosità: Tutti i personaggi nuovi della storia sono ispirati a persone reali (forse).
Alcuni personaggi della storia originale sono rimasti al campo, perché li volevamo a tutti i costi nella storia.
Se vi è piaciuta, lasciate una recensione e al prossimo capitolo.
Una torta carina nera a tutti, alla prossima.
Anna

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Capitolo 2
*** «Si inizia male, e si finisce anche peggio» ***


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-Chapter Two.
«Si inizia male,
e si finisce anche peggio»

______________________
 
{anna stygeros; P.O.V. }

Chirone dopo aver dato ad Anna una di quelle maglie arancioni, aveva chiesto a Nich di portarci nelle nostre cabine, e usciamo dalla Casa Grande con una versione di Nich molto arrabbiata. Non so come comportarmi ora che ho scoperto che io e lui siamo imparentati ma per continuare a vivere devo cercare di diventargli simpatica.
Lasciamo Anna nella cabina numero uno, ma sono molto in ansia a vivere da sola per il resto dell’estate con Nich. Mi sento in colpa per Anna… ad averla lasciata da sola senza nessuno, sarei voluta rimanere con lei, ma Nich non mi avrebbe lasciata andare. 
«Allora,» inizia lui mentre ci allontaniamo «se vuoi continuare a vivere al campo, devi stare alle mie regole poiché sarò il tuo superiore». 
«Okay, Nich», rispondo con sicurezza.
Lui riprende dicendo «Le regole per vivere nella Cabina 13 sono: uno segui i miei ordini; due non fare disordine; tre non commentare tutto quello che vedi; quattro rispondimi sempre con “Sì, Signore”; Capito?!»
«ehmmm… Sì, Signore» dico confusa;
«Vedo che hai imparato subito, brava. Volevo chiederti come fai di cognome, illuminami». 
«Sì, Signore…». 
«Come non detto!» dice disperato, mettendosi le dita alle tempie, 
«Eccoci arrivati, ricordati le prime regole», continua dicendo. 
Ci avviciniamo a una casa fatta di ossidiana, dove per decorazione ci sono lanterne con fiamme verdi, tanti teschi e ossa umane lungo le finestre, il tetto e la grande porta. Ho i brividi e incomincio a sudare freddo, è carina ma mette ansia. Lui apre la porta e vedo: Due letti matrimoniali con lenzuola nere e cuscini rosso sangue, armadi e comò neri, candele nere, tende rosse e tante altre cose che si rispettino per un tipico figlio di Ade, o almeno è ciò che penso. Una cabina dove vivere piena di colori. Eppure la cosa più curiosa è uno strano pupazzo a forma di pegaso che regna su una poltrona al centro della stanza. 
«UN CAVALLINOOOO. Awww, che bello!». Dico senza pensare sorridendo e saltellando su me stessa.
«NON è un cavallo, bensì BlackCuteCake, è il nostro coinquilino. Porta rispetto altrimenti ti eliminerò. Chiaro?» ringhia Nich contro di me con disprezzo.
«Sì, signore», rispondo abbassando lo sguardo, ci sono rimasta male, in questo momento Nich mi fa paura quindi mi manterrò molto lontana da quel coso! 
«Tu dormirai al piano di sopra» Riprese Nich indicando le scale che non avevo notato prima, ovviamente fatte di ossidiana. Mi inquietano abbastanza. 
«Mi raccomando rispetta le regole e non cacciarti nei guai. Ah, quasi dimenticavo non avvicinarti troppo al bosco. Tra poco vi porto a fare un giro per il campo, dovrò dirlo pure all’altra ragazza, se mi dimentico fallo tu» Dopo di che apre quello che credo sia il suo armadio, mi lancia addosso una maglia arancione, lanciandomi anche un’occhiataccia, facendomi intuire che devo provarla: Sulla t-shirt c’è un pegaso nero e la scritta “Camp Half-Blood”. Sinceramente questa maglia non mi piace, quella di Nich è simile ma quella sua è nera e la scritta è bianca. A me toccava il classico colore a quanto pare, come avevo notato addosso agli altri membri del campo. 
Contro voglia vado verso le scale, non voglio cambiarmi davanti a Nich, non voglio cambiarmi davanti a nessuno se è possibile. Salgo le scale, ci sono un letto e un divano ovviamente neri con un portatile su un comodino e sento Nich sbraitare cose tipo:
«Anna cambiati velocemente, così andiamo e poi sarò finalmente libero», e lo guardo allontanarsi, sbuffo e mi metto questa stupida maglia . Guardandomi in torno decido di mettere la maglia che avevo prima sul letto e mi avvicino al computer, è chiuso e sul retro del display c’è un teschio illuminato, mi sembrava tanto il coso luminescente della Apple. Penso che sia di Nich quindi mi allontano e scendo le scale lentamente… 
Dove cazzo è finito Nich?! Non c’è, anche se l’ho visto allontanarsi non credevo se ne fosse andato davvero. Spero che non mi stia per fare uno scherzo e inizio a chiamarlo 
«Nicholas! Dimmi che sei vivo?»
Il silenzio sta dominando la stanza. Incomincio a sudare freddo, la sensazione di vuoto mi sta uccidendo, Nicholas mi ha appena abbandonata! Ma non poteva, giusto? Mi guardo attorno, e non devo perdere la lucidità, almeno non ora. Ma all’improvviso sento una porta aprirsi dove prima c’era l’armadio di Nicholas e noto uscire da lì proprio quel farabutto: «Scusa ero un attimo entrato nel…» chiude la porta alle sue spalle e la guarda «Nello sgabuzzino, ma non entrarci mai, c’è un disordine mostruoso. Dai andiamo». Non voglio più sentire i mostri per un bel po’ dopo oggi. Lo seguo verso la porta. 
Usciamo fuori è noto un tramonto stupendo ma “Il Mio Signore” incomincia a aumentare il passo verso la cabina uno, allora lo seguo e vedo da lontano Anna e capisco che lui è preoccupato poiché non era rimasta al suo posto.

 
{anna soter, P.O.V.}

Mi hanno abbandonato qui, nella Cabina... credo 1 – e credo di essere finalmente riuscita a fare i conti con la realtà, se si può dire così, volevo almeno esaminare l’ambiente prima di mettermi in un angolino e piangere. La Cabina è grande, sia dentro che fuori, ho notato con stupore che da fuori sembrava la più grande, almeno così mi sembrava. Da dentro non posso saperlo, ma sembra davvero spaziosa. Appena apro le porte levigate di bronzo, noto che ci sono bassorilievi di fulmini. Da fuori sembra una banca chissà dentro. Alzo gli occhi al soffitto e noto un mosaico bianco e azzurro: sembra un cielo nuvoloso, sorrido quasi a guardare quel “cielo nuvoloso”, abbasso però il capo, mi guardo intorno, sembra che ci abitava qualcuno qui, ma a giudicare dalla polvere- quella persona non c’è più, o almeno non ci vive più. Strano, forse ho un altro fratello o sorella. Non mi sorprenderebbe poi. Stringo fra le dita ancora quella maglietta arancione, non voglio metterla, ricordo ancora quel ragazzo che indossava la T—shirt degli AC/DC. Da quel che ho capito, non è obbligatorio, chissà forse il tizio è il figlio di qualcuno di importante... smetto di pensarci, non è il momento di chiedersi cose, avrò tutto il tempo di farlo quando Nicholas tornerà, perché deve tornare no? Avanzo fino al letto e appoggio la maglietta proprio lì, mi levo la maglia e rimango con la canottiera nera, mi sbrigo ad infilarmi quella maglietta arancione. Mi sento osservata. Lo so è una cazzata, ma in un ambiente come questo, dove c’è una finestra enorme, anche se dall’altra parte non c’è nessuno, ho paura di essere spiata.
La maglietta mi va’ leggermente stretta, non mi soffoca ma mi ci devo comunque abituare. Faccio un bel respiro profondo, sento che qui dentro me la caverò male, non sono abituata a tutto questo, è abbastanza complicato, guardo davanti a me e noto uno specchio dalle dimensioni umane. Da quello inizio a sistemarmi meglio i capelli lunghi fino alle spalle di colore rosso scuro e la maglietta appena indossata, abbasso i miei occhi azzurri mordendomi il labbro inferiore. Io continuo a chiedermi il perché mi stia succedendo tutto questo, avverto una strana sensazione al mio stomaco, solitamente questa sensazione mi viene quando sono costretta ad andarmene via dalla casa di Jeanluke per tornarmene in quel college di merda, e... – cazzo! Jeanluke! In tutto quello che mi è successo mi ero scordata di Jean! Starà pensando che sono morta… Beh ci mancava poco: prima il mostro, il drago e poi Dionisio – fantastico! Ad aumentare la mai ansia ci mancava anche questa... ora sì che sento la nausea!
Decido di andare verso la finestra, un po’ d’aria forse mi farà sentire meglio. Mi affaccio e prendo un bel respiro profondo.
UnoDueTre
Solo io riesco a farmi venire crisi di ansia a caso.
QuattroCinqueSei
Non volevo soffocare, il fatto è che mi sentivo proprio farlo, sto solo esagerando, io... posso, devo calmarmi, metto le mani alla tempia: la nausea era imminente.
Oramai non riesco a raccapezzarmi più neanche con i miei stessi pensieri. 
Forse è l’assenza di ossigeno. 
...no, non credo.
Sto solo esagerando, CALMA! E lo sono – sono calma, decido di distogliere lo sguardo dal prato verde in lontananza e inizio a guardare di fronte a me, poco più lontano noto un’altra casa, rossa, era di un colore rosso acceso e per quanto la mia vista abbastanza appannata e sfocata mi permetteva di osservare, riuscivo a vedere il tetto rivestito da quello che sembrava filo spinato, non so il perché, ma voglio darci un’occhiata. Nicholas ha detto di rimanere nei paraggi, ma non di esplorare e poi posso sempre dire che mi sono sentita male – cosa vera in effetti –, ma ho ancora il cuore che batte tantissimo. Così piano attraverso l’enorme porta d’argento ed esco fuori, i raggi solari mi appannano gli occhi, avendoli di un colore chiarissimo: azzurro con riflessi gialli attorno alla pupilla, ricordo che molti mi facevano i complimenti del mio colore, probabilmente l’unica cosa che mi piace della mia faccia – o del mio intero corpo.
Con lo sguardo – anche se a fatica – seguo la Cabina rossa. Non corro, però cerco di andare piano, anche se sono felice di essere uscita da lì, una Cabina o Tempio troppo grande per una sola persona, quando davanti alla Casa rossa riesco a vedere che sopra la soglia si trova la testa imbalsamata di un cinghiale, storco un po’ il naso – quel coso è abbastanza inquietante...
«Ti dicevo... perché hai votato no? Quelle ragazze sono anche carine!»
Oh no, sento una voce, guardo da dove viene e vedo due figure avvicinarsi: 
«Se avessi votato sì, Clarisse mi avrebbe linciato vivo, già non mi sono presentato con la maglietta del Campo – mi chiedo da quanto le importi se indosso o non indosso quella maglia».
Non so che fare, non c’è nascondiglio, e non dovrei avere paura, ma da ciò che ho sentito è che stanno parlando di me e Anna: le mie guance si fanno sempre più rosse dall’imbarazzo a sapere che tra poco me li ritroverò davanti, continuo a mordicchiarmi le labbra e ad aggrottare la fronte – cavolo perché non mi faccio mai i cazzi miei?
Proprio mentre il tizio un po’ più basso fa per parlare, si ferma a fissarmi, compreso l’altro, che riconosco. Era quello con la maglietta degli AC/DC. Lui spalanca la bocca, sembra incredulo nel vedermi, così come l’altro.
«Oh, guarda chi abbiamo qui Chris!» esclama allegro il tipo con i capelli ricci. Mi si avvicina sorridente e mi porge la mano: io rimango sconvolta.
«Io sono Leo, e tu devi essere Anna – quell’altra... insomma vi chiamate tutte e due nello stesso modo, quindi qualcuno potrebbe confondersi, hehehe» mi sorride ancora. Anche io abbozzo ad un sorriso, tanto per non dimostrarmi a disagio, ma le mie guance sono più rosse della Casa che mi ritrovo dietro. Stringo la sua mano calda, a differenza della mia abbastanza fredda.
«Sì, ecco il mio cognome è Soter, se t’interessa.»
«Ah, non mi piace chiamare le persone per cognome, troverò un modo per non confondervi» sorride ancora – vorrei chiedergli perché cacchio sorride così, ma sarebbe da maleducati, e poi non sembra antipatico, vuole sembrare amichevole per me, e se ricordo bene è una delle persone che hanno votato sì, stare al suo gioco è un modo come un altro per ringraziarlo.
«Che ci fai qui?» interviene l’altro con viso annoiato – io lascio la mano di Leo e inizio a fissarlo e a pensare a una scusa.
«Ecco...» inizio a dire abbassando lo sguardo, ma lo alzo subito, non voglio che pensi che gli stia mentendo, così con sicurezza lo guardo: «niente, mi sono trovata a passare di qui per caso, non mi sentivo bene ed ho voluto fare una passeggiata – è la cabina di uno di voi?» rispondo calma, cavolo se sono un ottima attrice! Lui sospira, il suo atteggiamento già non mi piace.
«Sì, la mia».
«Allora mi dispiace di essermi fermata ad osservare La Tua Cabina» mi scuso, ovviamente sfoderando quell’atteggiamento menefreghista e anche abbastanza sarcastico, che solo io riesco a far uscire in queste situazioni inadatte.
«Non devi scusarti con me, se ci fosse stata la mia sorella Clarisse allora avresti dovuto farlo». 
Cavolo – e io che ero sarcastica, dovrò girare alla larga da questa Clarisse.
«Bene, allora chiedile scusa da parte mia». rispondo in un tono altezzoso. Leo e lui alzano il sopracciglio, e io rimango a fissare entrambi, sembrano sorpresi.
«Andiamo Bro, non essere così rigido! Clarisse ti sta proprio contagiando! Anna, lui è Christian! Christian lei è Anna» dice prendendolo sotto braccio, e lo obbliga pure ad alzare il braccio e porgermi la mano – io la stringo comunque.
Giro un attimo il capo e noto la sagoma di Nicholas andare verso la Cabina 1 – cioè la mia.
«Oh, porca puttana!» esclamo ad alta voce, giro di nuovo il capo e vedo i due leggermente sconvolti del mio imprecare – deglutisco e faccio un piccolo sorriso nervoso.
«Ehm... io dovrei andare!» esclamo indietreggiando «E’ stato un piacere conoscervi» mento in parte – mentre non aspetto nemmeno che loro mi rispondano che giro bruscamente il corpo e inizio a correre.
Nicholas non sembra un tipo che mette terrore, ma  forse è meglio non farlo arrabbiare!
Per quanto io avessi corso non sono riuscita ad arrivare in tempo. Guardo Nicholas che sembrava volesse uccidermi con lo sguardo, deglutisco e cerco di sorridere. Guardo Anna e sembra a disagio. Nicholas incrocia le braccia e guardo il suo piede destro picchiettare il pavimento ricoperto di erba. Io aggrotto le sopracciglia, inizio a torturare il lobo della maglietta arancione aspettando che mi rimproveri.
«Perché sei uscita?» inizia a dire, e nella sua voce si sente già il tono di rimprovero che di lì a poco esploderà.
«Mi stavo sentendo male, soffro d’ansia e—»
«Niente da dire ragazzina, ti avevo detto di rimanere nel Cabina uno e tu dovevi rimanere nel Cabina 1. Quando ti ho vista arrivare dalla Cabina 5 ho pensato il peggio!» grida, e nelle sue grida avverto un tono misto tra il preoccupato e l’arrabbiato. Io abbasso il capo e mi sorbisco il resto della ramanzina, alzo gli occhi e ritrovo il viso di Nicholas con un’espressione più dolce sul viso, lo guardo avvicinarsi a me con le braccia aperte, sgrano gli occhi e indietreggio lentamente ma mi ritrovo comunque abbracciata a lui, beh io sono rigidissima e non lo abbracciavo—sono troppo sorpresa e sbigottita per farlo, e poi non capita tutti i giorni che qualcuno ti abbracci dopo che ti ha sgridato. 
«Mi dispiace!» dice stringendomi di più, e non mi sono mai sentita così a disagio ora come ora.
Guardo Anna e credo che avesse la mia stessa espressione cioè estremamente confusa. Lei fa spallucce, mentre Nich ancora mi stringe.

 
 
{anna stygeros, P.O.V.}

Non appena Nich finisce di abbracciare Anna, avverto un senso di disagio – in ciò che ha appena fatto –. Anna continua a fissarmi abbastanza a disagio, non se lo aspettava  neanche lei, sembra rigida e con lo sguardo scombussolato e spaventato. Dopo un po’ di silenzio imbarazzante inizia il divertentissimo giro turistico del Camp Half-Blood:
«Allora», inizia Nich scocciato «Benvenute al Campo Mezzosangue. Salto l’introduzione, tanto è superfluo, almeno per me, per voi... si vedrà. Queste sono le ventiquattro cabine per i vari figli degli Dei. Ogni cabina è costruita e arredata per ordine della divinità assegnata, a destra sono: Era, Demetra, Atena, Afrodite, Artemide, Dionisio, Iride, Eolo, Nemesis, Tiche, Eris e Nyx; mentre a sinistra ci sono: Zeus, Poseidone, Ares, Apollo, Efesto, Ermes, Ade, Ipno, Nike, Ecathe, Hebe ed Eros», continua indicando le cabine «le ultime 4 sono state costruite molto recentemente per questo sono più in là rispetto alle altre». 
Arriviamo alla Casa Grande, prende fiato e spiega rapidamente che serve come “covo” per il Signor D, Chirone e tutto lo staff del campo; Infermeria dove lavorano i figli di Apollo come dottori; ha Una Camera per il Consiglio Del Campo e altre cose secondarie. Nelle vicinanze c’è un poligono di tiro con l’arco per principianti che è vicino alla biblioteca, un anfiteatro, un lago, le fucine e le stalle dei pegaso. Poi ci sono i campi di pallavolo, basket e tennis. Indicando la collina da dove siamo entrati, precisa che il drago non ci attaccherà se non tocchiamo il “Velo d’oro” poiché crea una barriera che tiene lontani i mostri e i mortali. 
In questo momento mi ricordo che forse i miei genitori saranno preoccupati, e scommetto anche quelli di Anna.
«Ehi Nich, ma i miei genitori e quelli di Anna saranno in ansia siccome siamo scomparse». Chiedo quindi con aria preoccupata.
«Un Mezzosangue non dovrebbe avere un cellulare visto che le onde che manda fanno capire ai mostri chi siete. Quindi si usa il messaggio Iride: avete bisogno di un arcobaleno e una dracma, cioè una moneta greca. Mettete la moneta nell’arcobaleno, dite “Oh, Iride Dea dell’arcobaleno, per favore accenta la mia offerta” e dite la persona con cui volete comunicare e l’indirizzo se lo sapete. Non dura all’infinito quindi siate sbrigative», Nich ci dice annuendo annunciando quelle parole, poi indica la cabina 3 e la 14, ci annuncia.
«Quando potremo chiamare?» chiedo io ancora stupita. 
«Quando il signor D lo deciderà. Quindi… mai. Ma Chirone forse entro domani lo convincerà».
La passeggiata continua e ci porta vicino alla mensa e spiega che finito il pasto dobbiamo lasciare la parte più buona agli Dei è ogni tavolo e per una cabina differente e i mezzosangue non si possono sedere nel tavolo non appartenete al proprio genitore divino.  Poi passiamo all’Arena, alle stalle e ai campi di fragole.
Ci spostiamo verso quella che dovrebbe essere la foresta e lui annuncia «Ecco la foresta, luogo dove non dovete entrare da sole, senza il mio consenso, poiché all’interno ci sono…» e in quel preciso istante usce correndo a perdifiato un ragazzo già visto al Consiglio. «Nich come si chiama quel ragazzo che è appena uscito?» Chiedo. E Nich mi guarda con una strana aria tranquilla, a differenza della nostra abbastanza sconcertata.
«Oh lui è solo Chris» e quest’ultimo, dopo essersi ripreso da non so cosa. si guarda indietro.
«Oh Porco Crono! Fuggite Sciocchi!», grida e ricominci a correre. Anna ed io ci guardiamo in faccia un po’ sbigottite e dopo una manciata di secondi, dai meandri oscuri compare un ragazzo coperto di fuoco urlante: faceva davvero paura!
«CHRIS, BASTARDO! FUGGI PER AVERE SALVA LA TUA MISERA ANIMA. IL BUNKER NON SI TOCCA!» urla. Nich si gira e incomincia a correre verso il lato contrario dei due ragazzi e ci urla di fare lo stesso. Noi con ancora un senso di disagio lo facciamo. Arrivati al campo di fragole, ci fermiamo e noto che la mia vita da ora in poi non sarà tanto normale. Non che prima lo fosse – s’intende. 
Ormai è ora di cena e Nich ci porta alla mensa. Prendiamo qualcosa da mangiare e vedo che il cibo non manca: ci sono tanti tipi di primi piatti ma anche tanti dolci, tranne i cibi blu che vedo da lontano, quelli mi fanno paura. Prendo un’insalata di patate e un hamburger, Nich prende un dolcetto al cioccolato e del pesce e Anna una pizza e della frutta. Accompagniamo lei al suo tavolo poi io e Nich andiamo al nostro, dove ci sediamo uno di fronte all’altro, così io riesco a vedere la mia amica. Pian piano incominciano ad arrivare tutti, compresi Chirone e il signor D con la sua Diet Coke. Ad un certo punto una strana ragazza si siede vicino ad Anna. Allora chiedo al mio fratellastro «Nicholas, scusa il disturbo ma conosci quella ragazza seduta vicino ad Anna?»
«Lei è una ninfa dei fiori e si chiama Gentian. Il suo lavoro qui al campo è di dare sicurezza ai campeggiatori e aiutarli moralmente a superare gli ostacoli della vita. Forse avrà visto troppa insicurezza in Anna. Lasciala fare, è brava». Allora, se lo dice Nich, penso di fidarmi, a un certo punto sento qualcuno avvicinarsi a me e mi ritrovo a faccia a faccia con una ninfa, o almeno così credo...
«Ciao Anna, io sono Cherry Plumb, una ninfa dei fiori. E so che hai qualche problemino nel controllarti. Conosco la tua fobia principale e vorrei dirti che io ti aiuterò», Mi porge una collana con un campanello.
«Se hai bisogno di me per questi problemi, suona tre volte il campanello», riprende.
E mi fa l’occhiolino. La ringrazio e lei se ne va, dandomi un bacio sulla guancia. 
Okay sono sconvolta e guardo Nich, che si infila una mano nella maglia e mi fa vedere che ne ha uno anche lui. Guardo Anna e ha un campanello identico al mio, ma aveva un’aria strana, sembrava triste, malinconica… non ho capito cosa è successo, penso di dover suonare questo coso, ma preferisco posarlo per ora. Cerco di riprendermi ma ormai ho perso la fame, quindi mi alzo e vado verso il fuoco, verso l’hamburger e ringrazio tutte le divinità Greche. 
Guardo Anna. Era anche lei davanti al calderone, con uno sguardo sconsolato sul viso, sembrava non aver intenzione di buttare il cibo, guardava Nich innocentemente.
«Nich… ma devo buttare tutto davvero?» chiede. Il suo viso era abbastanza disperato
«Sì, e staremo qui finché non lo farai, e poi non si butta, si offre agli Dei»
Esco dalla mensa sotto lo sguardo stranito di quei due, che intanto rimangono davvero lì, temo che ne avranno per le lunghe, vado verso la mia cabina, siccome ho ancora mezz’ora libera. Entro, ma appena arrivo alle scale sento qualcuno bussare. Anche se un po’ contraria, faccio dietro front e decido di andare ad aprire. Per mia sorpresa trovo uno dei ragazzi del Consiglio. 
«Piacere, il mio nome è Leo Valdez e sono figlio di Efesto. Ti voglio dare un caloroso benvenuto al Campo» detto questo, mi porge una stella filante e l’accende con uno schiocco delle mani.
«E’ fantastico! Puoi controllare il fuoco e accendere stelle filanti!» dico stupita.
«Con il fuoco so fare tante altre cose mia cara. Tipo questo», e con un gesto della mano vedo tanti piccoli fuochi ballarmi ai piedi. «Oh miei Dei, che carini. Se li tocco mi brucio?» Chiedo incuriosita dal suo potere. «Sfortunatamente si, mia cara. Ma se ti guadagni la fiducia di Nicholas imparerai i poteri dei figli di Ade!», sorride e mi fa l’occhiolino
«Scusa, devo andarmi a preparare per il Falò, a dopo Bellezza» dice guardando l’orologio da polso. Lo saluto mentre corre via, anche se avrei voluto parlare ancora con lui. Dietro vedo le sagome di Nich e Anna che si avvicinano, decido di andare verso di loro. Mi sento tanto confusa e odio questa sensazione con tutto il cuore ma devo mostrarmi forte.
«Cosa voleva Leo?» dice lui non appena gli arrivo vicino. Mi aspettavo una lavata di testa, invece aveva detto quelle parole con tono piatto. Io che mi ero preparata al peggio, lo guardo come se avesse detto la cosa più stupida del mondo: infatti l’ha detta per me. «Niente, non posso avere della privacy?!» dico urlandogli in faccia, mi giro e ritorno verso la cabina, mentre Nich mi manda affanculo. 
«Ehi, vieni andiamo al falò parliamo lì?» mi chiede Anna seguendomi. Annuisco con un po’ di malinconia. Sto male, siccome Nich mi ha mandato affanculo, già credo che mi odi, ho peggiorato la situazione gridandogli in faccia. La seguo in silenzio, un silenzio imbarazzante, lei è più in là a differenza di me, non ho idea di ciò che lei sta provando, è sicuramente frustrata quanto me, forse anche peggio. Arrivate lì, il falò è già acceso, ci sono già tante persone, per non disturbare gli altri ci andiamo a sedere sotto un “piccolo” albero di fronte al fuoco. 
«Scusa per prima, ma è che non capisco molto di quello che sta succedendo e dopo tutto quello che abbiamo vissuto oggi, penso di star completamente impazzendo», le dico con un po’ di insicurezza, sospiro e guardo in basso. «Hai ragione... anche io sento come se stessi sognando. E per il fatto che ci siamo incontrate oggi penso che sia una decisione degli dei», la sento dire, mentre mi mette una mano sulla spalla, cerca di tirami su’ di morale, forse.
«Io ti vedo come un’amica speciale, se è questo che intendi» Allora lei alza la mano e dice come la perfetta americana che è:
«Gimme Five, Sis!» e le batto il cinque, e non appena fatto scoppiamo a ridere insieme. 
«Scusa per la domanda ma oggi perché eri nel bosco? Ma se non me lo vuoi dire fa niente» mi chiede riprendendosi.
«Ti sto per dire una cosa che prima di oggi non avresti neppure lontanamente creduto, ma dopo questa giornata penso che ci crederai… Io vedo le anime dei defunti che mi chiedono aiuto» 
«Ma che, davvero?» Esclama lei sbigottita.
«Già, dopo di tutto ho scoperto che sono una figlia del dio dei morti quindi penso che sia “normale”. E i miei genitori dicevano che era tutto nella mia mente. Sai quante sedute dallo psicologo ho dovuto affrontare!? L’unico pazzo alla fine è lui!» alzo la voce guardando nei suoi profondi occhi azzurri e con la forte luce del falò dorato che ci riscalda i volti, lei sembra leggermente sconvolta, e io non riuscendo a sostenere la profondità dei suoi occhi abbasso i miei, un po’ perché credo di averla spaventata, un po’ perché credo di essermela presa per sbaglio con lei.
«Mentre ti stavamo raggiungendo, Nich ha detto che potremmo morire in qualsiasi momento, quindi dobbiamo stare attente...» biascica lei con un filo di voce.
«Morire?» domado spaventata, «Quindi non siamo realmente al sicuro. Wow non ho mai pensato di morire giovane: allora facciamo una promessa: qualsiasi cosa succeda, dobbiamo restare amiche e dobbiamo aiutarci in qualunque momento! Non ti costringo se non vuoi, è tutto okay» continuo decisa, stringo i pugni, la vedo sorridere, un sorriso calmo e gentile.
«Certo Sis da oggi tu ed io saremo legate!» dice ancora ed io dalla felicità le salto addosso e l’abbraccio quasi fino a farla soffocare. Sono contenta di aver trovato qualcuno su cui contare. Mentre l’abbraccio la sento abbastanza rigida, cavolo sembra che nessuno l’abbia mai abbracciata – oltre a Nich questo pomeriggio!
A un certo punto qualcuno ci fa ombra. Alzo lo sguardo e noto il ragazzo con la maglia degli AC/DC e con quella che credo sia Carolina, la tipa che giocava a strip poker con il Signor D e Chirone. 
«Ciao Anna 1, ciao Anna 2. Perché vi abbracciate?» ci saluta con un sorriso, parlava con noi naturalmente, come se ci conoscesse da anni.
Mi stacco da Anna e la guardiamo entrambe leggermente imbarazzate.  
«Io sono Carolina figlia del Signor D e lui Chris figlio di Ares, loro sono Anna 1» sorride lei dicendo quelle parole, indicando la mia amica mentre quest’ultima chiede se lui è davvero figlio del dio della guerra, e poi la ragazza riprende indicando me «e Anna2, loro sono le nuove arrivate» e gli strizza la guancia come se fosse un bambino, «Si già le ho conosciute». 
Risponde Chris con fare annoiato 
«Ciao Carolina, ciao Chris!» dico io con enfasi, Anna ripete la stessa cosa a voce bassa. Chris saluta Anna con un gesto della mano e incomincia a guardarmi e così faccio io con lui. Così facciamo per una manciata di secondi, poi si gira lentamente e se ne va! Guardo Anna e Carolina con una faccia confusa e triste, che gli ho fatto per meritarmi questo? 
«Non ti preoccupare è normale. Venite vi faccio conoscere gli altri» biascica Carolina cercando di tirarmi su di morale, ma sinceramente sono abbastanza sconvolta e perplessa... ci porge la mano. Anna ed io la afferriamo e ci alziamo per poi seguirla nell’ennesimo giro turistico. Ci porta davanti a un gruppo di ragazzi e li nomina uno a uno...
«Iniziamo con Leo Fantastico Valdez figlio di Efesto» ed egli risponde con un accento spagnolo. 
«Buonasera Lady!» Anna ed io lo salutiamo con un semplice ciao. Carolina in seguito ci presenta tutto d’un fiato: Francette figlia di Demetra, Connor e Travis Stoll figli di Ermes, Sunrise “Sunny” Lee figlia di Dionisio, Dave Harley e Ary Lloyde figli di Atena e infine Austin figlio di Apollo. 
Subito dopo Carolina ci riporta a sedere, si congeda per raggiunge sua sorella Sunny per brindare.
«Ma quella è proprio antipatica» dico guardando Carolina 
«Secondo me no». Anna mi risponde
«Parlando delle persone del campo, come ti sembra Leo?»
«Mi sembra simpatico, ma quando oggi bruciava vivo mi spaventava».
«Era un po’ inquietante, ma per il resto penso che sia bello e divertente».
«E poi Chris, che avrà fatto di male per meritarsi Leo versione fuoco e fiamme?»
«Emmh… visto che Leo ha parlato di un bunker forse l’avrà distrutto o robe così».
«Io penso che non dobbiamo far arrabbiare Leo per nessun motivo al mondo, altrimenti diventeremo kebab» disse sarcastica ridendo.
Ora come ora una sana risata fa bene, quindi mi lascio trasportare e dopo un bel po’ di battute squallide fatte tra di noi, Nich ci dice di rientrare nelle nostre cabine prima del coprifuoco.
«Quale Coprifuoco?» domanda Anna 
«Dalle 10 di sera all’Alba nessuno deve uscire dalla propria cabina altrimenti una Arpia ti uccide, semplice!» lo dice con cosi tanta calma, ma mi sembra così spaventoso che decido di non ribattere. Dopo essere passati alla uno; e auguriamo la buona notte alla mia nuova Best Friend, o come si dice in qui in america, ma non prima di una bella chiacchierata privata tra lei e Nich; insomma si sono messi in disparte emarginandomi. Mentre parlavano sulla soglia della porta della Cabina noto vari campeggiatori rincasare. Nel frattempo,  alle mie spalle la conversazione era giunta al termine e io e il biondino ci allontaniamo, non prima di aver salutato la mia amica.
«Senti Anna, io non ti odio, ma sono arrabbiato con mio, cioè, nostro Padre:  non sapevo della tua esistenza e, come posso dire… sei arrivata dal nulla con una figlia di Zeus inaspettata. Sull’Olimpo si sta parlando molto di voi, quindi dovete dare una splendida idea agli Dei» lo sentivo sospirare mentre diceva queste parole. Io semplicemente annuivo senza fermarlo. 
«Scusa per oggi ma, e solo che sono leggermente confuso ma non per questo non sarò severo con te davanti agli altri». Continua sospirando. 
Detto questo siamo finalmete arrivati alla 13, apre la porta e entriamo. Dal momento che è di qualche passo davanti a me, io ne approfitto per abbracciarlo da dietro e sussurro un semplice: “Grazie” e penso proprio che lui abbia sorriso in questo momento. Mi allontano andando sulle verso le scale a passo lento, leggermente imbarazzata, ma felice almano so che non sono io il problema.
«Se apri l’armadio e dici Lavabo ti compare un lavandino con spazzolino e dentifricio. Buonanotte». Le sue parole mi fermano, sento che mi guarda ma mentre mi volto, lo vedo entrare nello sgabuzzino. Penso che sia strano ma non m’importa. Nell’armadio trovo un pigiama con teschi ricamati e lo 
indosso velocemente: mi va lungo ma per ora è okay. E dopo essermi lavata i denti, decido di stendermi sul letto. Quella giornata mi ha distrutto eppure ho trovato una nuova casa.





 
:.:..angolo delle due A..:.:
Allora tanto per cominciare vorrei ringraziare le due persone che hanno recensito, piccola parentesi su Nich, che usa l'account  di una di noi (io per essere precisi) per essere troppo pigro per farsene uno suo, ma noi lo ameremo comunque, giusto? Giusto.
Ringrazio anche quelli che hanno letto e basta, anche se un piccola recensione non fa male sapete? (ogni riferimento a una persona che inizia con la M e finisce con la O è puramente casuale)

Le curiosità sono ben poche oggi, ma le stupidaggini ce ne sono eccome, ma vabbè, sorvoliamo,  primo punto, analizziamo:
Ci sono più Cabine di quanto ricordaste? Tutto okay, non preoccupatevi, in "lo scontro finale" Percy chiede che tutti i figli dei dei minori abbino un posto nel Campo, e noi lo abbiamo accontentato.
Scioccati nel vedere un cavallino che regna indiscusso alla Cabina 13? Non preoccupatevi capirete chi è, e quale sarà la sua utilità ;)
E infine a grande richiesta da Gigi (il nostro amabile beta) abbiamo deciso di inserire altre cose al campo come: il campo da basket e il capo di tiro con l'arco per principiati.
Speriamo che la storia vi sia piaciuta, una torta carina e nera a tutti! :D

- Le due A.

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Capitolo 3
*** «Sono la regina delle Ombre!» ***


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-Chapter Three.
«Sono la regina delle Ombre!»
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{anna soter; P.O.V.}

Mercoledì 12 maggio; ore 11: 20 AM. Alla fine non è tanto male stare qui al campo, è strano sì, soprattutto perché credevo che avrei incontrato almeno una volta Zeus— non oso chiamarlo padre, mi fa una tristezza assurda chiamarlo così, ma la verità è che non voglio accettare questa cosa. Ora sto facendo prove di tiro con l’arco, dal momento che con la spada ho fatto più che schifo, in verità mi ha piazzato Nich qui, mentre ha praticamente costretto tutto il campo ad andare con lui; in pochi si sono salvati.
Tendo la corda e prendo la mira, chiudo l’occhio destro e faccio un respiro profondo, schiocco la freccia, essa non ci mette poco ad arrivare al bersaglio e sorrido, non ho centrato pienamente la mira ma per essere la prima volta non è tanto male: metto le mani ai fianchi soddisfatta, okay forse mi sto gasando troppo per una stronzata ma per me riuscire in qualcosa complicata come questa è fantastico. 
Sento Nich in lontananza incitare alcuni ragazzi a correre dietro di lui, e li guardo per un po’, stanno facendo il giro del campo—non ho idea del perché – decido di andare a recuperare la freccia e di non fissarli troppo, mi stanco solo a guardarli. Chissà se Anna è lì in mezzo, non la vedo da ieri, avvicino la mano ed estraggo la freccia dal bersaglio a forma di omino fatto di paglia – è carino il fatto che per indicare gli occhi hanno messo delle “X” e hanno disegnato la lingua di fuori – sospiro, mi chiedo se dovrò fare davanti e indietro così finché non arriverà l’ora di pranzo. I raggi del sole mi accecano, sto cominciando a pensare di stare antipatica ad Apollo. Mi copro gli occhi con la mano libera e ritorno a passo lento dov’ero prima, mi preparo a lanciare di nuovo, stavolta lottando contro la luce per il fastidio agli occhi, ho mirato al bersaglio e respiro con fatica – per paura che mentre respiro io riesca a spostare la mira .
«ANNA ATTENTA!»
Vengo distolta dal mio obbiettivo, ho lasciato andare via la freccia ma ormai la mira era andata a farsi benedire e ora la freccia chissà dov’è finita, ma non faccio in tempo ad arrabbiarmi – volto il capo verso la direzione da cui proveniva la voce e la mia faccia viene colpita da qualcosa di pesante. Subito il mio naso si paralizza dal dolore, un allucinante dolore, l’arco scivola dalla mia mano e mi porto la mano al naso – le mie ginocchia cedono e io finisco sul pavimento, mi pizzicano gli occhi e minacciano di far uscire delle lacrime. Realizzo che la cosa che mi aveva colpito era un cazzo di pallone. Sul terreno vedo delle ombre avvicinarsi a me e io cerco di trattenere il pianto che da lì a poco si sarebbe trasformato in grida isteriche ai danni di colui che mi ha colpita. Alzo gli occhi e vedo un gruppo di ragazzi, ma io riesco a riconoscere solo Leo e Christian – che mi fissano con fare preoccupato.
«Di cosa cazzo è fatta quella palla, mi ha distrutto il naso!» grido contro di loro indicando la palla e, come temevo, il mio un è grido isterico – ma cazzo quella palla sembra fatta di cemento.
«Ehi figlia di Zeus calmati, è una semplice palla» mi dice una tipa, con capelli biondi e occhi verdi, la sua bellezza mi stronca e rimango a fissarla per alcuni secondi.
«Sheen ma se lo sai che quella è la palla di cuoio più dura che abbiamo qui al campo, avrei voluto vedere te al suo posto», mi difende Leo, e io lo ringrazio mentalmente, e con lo sguardo.
«Oh, immagino la scena: “Oh mia Afrodite! Mi sono spettinata i capelli!”, hahahah», interviene Christian scimmiottando le parole come farebbe una bambina di due anni, ma posso dargli ragione, la tizia lì sembra proprio tipo da dire quelle parole. 
«Bro, non credo che si preoccuperebbe solo dei suoi capelli... ma anche delle unghie e del suo perfetto naso! Insomma spazio a cose importanti!» Chris e Leo si guardano un attimo con serietà, ma non passano nemmeno cinque secondi che scoppiano a ridere e a prendersi entrambi sotto braccio, Sheen rotea gli occhi e mi guarda male… non la capisco: loro la stanno prendendo per il culo, perché con quello sguardo sembra prendersela solo con me?
«Non intendo stare qui a farmi prendere in giro da voi e dalla figlia di Zeus, qualcuno prenda il pallone e che venga a giocare con me, io vi aspetto vi conviene venire, e anche in fretta!» ordina, e la maggior parte dei ragazzi la seguono, forse per paura chi lo sa. Alcuni sembrano mandarmi sguardi di scuse, altri se ne sbattono completamente il cazzo di me. Solo Chris e Leo rimangono qui, ed io sono ancora con le ginocchia immerse nell’erba. Chris mi porge la mano, sorridendomi, stranamente sembra più simpatico di quando l’ho incontrato la prima volta, chissà forse aveva il ciclo l’altro giorno, io l’afferro e mi tira su’. Incredibile quanto sia fisicamente forte, ma sta di fatto che il naso ancora faceva male. 
«Ti fa male, ti porto in infermeria?» mi chiede con fare preoccupato, Leo sembra spalleggiarlo, annuisce con lo stesso sguardo preoccupato.
«No, non voglio andare infermeria. Sto bene, voi andate pure a giocare» rispondo raccogliendo l’arco. Non è vero, mi fa ancora male, ma sono passati meno di tre giorni e non voglio andare già in infermeria. Batterebbe il record di metà settimana fatta quando ancora frequentavo il college: riuscì a beccarmi una vagonata di palloni in faccia e rimasi tramortita per i troppi colpi.
«No, abbiamo accettato di giocare con i figli di Afrodite soltanto perché non volevamo fare il giro dell’intero campo»
«E soprattutto perché le ragazze sono davvero carine!» interviene Leo con un sorriso smagliante. Sorrido a disagio, mentre vedo Chris roteare gli occhi e guardarlo male, Leo sembra rendersi conto che davanti a loro c’è una ragazza, cioè io, non solo perché Christian l’ha fulminato con lo sguardo indicandomi con la testa. Sorrido giusto per far vedere che non me la sono presa affatto e anche lui lo fa.
«Se vuoi, puoi venire con noi agli allenamenti, non credo che Sheen ci voglia a giocare» mi dice Chris. Io mi pietrifico, sono stata attaccata ad Anna e Nich per tutta la mia durata al campo: allenarmi con qualcun’altro sarebbe imbarazzante. Stringo l’arco fra le mani, sono tentata di chiamare la mia ninfa, ma sarebbe abbastanza inutile, non devo fare la figura della cacasotto, li guardo e loro attendono una risposta.
«Ecco, sì, no... è stra—»
«Se non vuoi, fa’ niente».
«No, no, vorrei ma—»
«Ti vergogni?» domanda avanzando verso di me.
«Non che mi vergogno!» mi affretto a rispondere e facendo qualche passo indietro, lui si avvicina e io mi allontano, ride, sembra divertito. Il calore sul mio viso si affretta ad arrivare, certo che anche lui potrebbe farmi finire una frase! Mi sento a disagio, se si può dire, loro non migliorano la situazione guardandomi, in più Chris si sta spazientendo, Leo mi guarda incuriosito, si vede che non lo fanno apposta a guardarmi in quel modo, ma m’inquietano.
«Facciamo domani?» chiedo a mia volta, e Christian si ferma dopo la frase, «Oggi ho promesso a Nich che avrei fatto tiro con l’arco, si spazientisce se non mi vede tirare, voi lo conoscete meglio di me, sapete com’è? E’ severo, no?» continuo indifferente e con un sorriso.
Loro due sembrano capirlo, ci ho azzeccato con il fatto che sia severo, annuiscono e la smettono di guardarmi nel modo in cui mi stavano fissando prima, sorridono e si allontanano piano salutandomi con la manina.
Quando sono finalmente lontani, tiro un sospiro di sollievo, sono indecisa se chiamare o no Gentian, ma è da meno di due giorni che ho ricevuto la campanella, non credo che nessuno abbia chiamato la ninfa così presto …poi non lo so’… da quello che ho capito dovrebbero essere delle consulenti\psicologhe, e che tutti nel campo, esclusi Chirone e il Signor D, hanno. Quando si presentò da me con un’aria dolce e gentile subito mi sembrò una creatura divina, e immediatamente avvertii un senso di benessere. Mi disse di non farmi problemi nel chiamarla, e io me li sto facendo eccome ora!
Basta. Decido di suonare la campanella. Compio i tre rintocchi. Non ci vuole molto prima che Gentian arrivi: si presenta proprio come me la ricordavo, i fiori a cui appartiene sono legati in una coroncina, e il vestito lungo di un colore blu\violetto. È incantevole, mi guarda con un piccolo sorriso, i suoi due occhi grigi che alla luce del sole sembrano neri. Si avvicina prendendomi entrambe le mani, io avverto una sensazione strana nello stomaco, sento la nausea, sento di aver sbagliato a parlare con loro, non dovevo uscire dalla mia Cabina oggi.
«Cos’è successo cara?» mi dice. Io cerco di non guardarla, tenendo la testa bassa, mi sento in colpa per averla chiamata.
«Io, non lo so, sento di aver sbagliato tutto— non credo che rimanere qui sia la scelta giusta...»
Gentian mi guarda, stacca la mano dalla mia che stringe e la porta sulla mia guancia, accarezzandola lentamente.
«Non c’è nulla di cui avere paura, cara, loro non hanno assolutamente nulla contro di te»
«Sì però mi hanno abbastanza turbato»
«Devi calmarti, respira, è solo frustante. È lo stress e il fatto che tutto sia successo così in fretta, per loro non hai nulla che non va, gli sei anche simpatica». E mi sorride, un sorriso dolce, e in un modo o nell’altro riesco a credere alle parole di Gentian. La guardo, sembra convincente, sospiro e riesco a ricambiare quell’amabile sorriso, molto più acceso del mio. I suoi occhi sprizzano felicità, molto più dei miei.
E la cosa non mi sorprende.

 
{anna stygeros; P.O.V.}


Giovedì 13 Maggio; ore 05:01 PM Ormai questo è il mio terzo giorno al campo e riesco a cavarmela, per adesso. Nich ed io cominciamo a socializzare di più da quando gli lecco il cul… cioè da quando lo ascolto; ma oggi non si prospetta una giornata “normale”. Appena sveglia, Nich è già sparito, Anna non si è presentata all’orario stabilito ieri per colazione e l’arena è vuota.
Ho deciso di allenarmi da sola nell’arena, mi ricorda la gita che ho fatto da piccola all’Arena Di Verona.
Ogni spada che uso mi sembra troppo pesante o troppo leggera. Ma Nich dice che è normale, che non mi trovo mai bene con le spade di bronzo celeste. Mi ha spiegato che la maggior parte delle lame è fatta di bronzo celeste, il metallo che disintegra i mostri e ferisce i semidei. Ma io dovrei usare una spada come la sua, cioè fatta dallo Stige, il fiume degli Inferi. La dovrei chiedere ad Ade, ma non ho il coraggio di parlare con lui, lo so che è mio padre, ma sono spaventata. Ieri Nich mi ha fatto allenare duramente, ma oggi mi toccherà stare da sola, dal momento che tutti sono scomparsi dalla faccia della terra. Oggi è persino il mio compleanno, mi sa che non avrò nemmeno gli auguri. Se non sbaglio Chirone ha tutti i miei dati personali, ma chissà se li ha letti. Da quando avevo sette anni, i miei genitori non mi hanno mai festeggiato visto che non volevano che la gente mi vedesse parlare con i fantasmi davanti a loro. Incomincio colpendo i fantocci con la lingua di fuori e gli occhi a X, ma mi sto annoiando.
 A un certo punto, sento dei passi dietro di me, agisco senza pensare, mi giro di scatto e punto la spada verso il collo della persona dietro di me: due occhi di uno splendido grigio chiaro e una piccola macchiolina in basso più scura. Li guardo ma non riesco a staccare lo sguardo da lui, troppo perfetti, troppo particolari, poi un dolore improvviso alla pancia immenso e cado a terra. Ora vedo per intero il mio “aggressore”, un ragazzo circa della mia età forse un po’ più grande, biondo, magro, lentigginoso, con quegli occhi speciali e la carnagione chiara. Indossa una maglia del campo e dei pantaloni piegati fino alle ginocchia. Lui si china vicino a me con viso amichevole.
«Ehi ciao, devi essere la nuova. Se non sbaglio, ti chiami Anna e sei la figlia del Signore degli Inferi», sorride e mi porge la mano, l’afferro e mi tira su. Diventa rosso e continua dicendo:
«Scusa per il pugno ma è legittima difesa quando ti puntano una spada in faccia. Sono Johnathan Broflovski, figlio di Atena, piacere». Guardo in basso imbarazzata, sembra un ragazzo davvero gentile, malgrado il pugno che mi ha dato prima... ma dettagli. 
«Scusa, usare una spada per me è difficile. Comunque, piacere di conoscerti. Io sono Anna Stygeros»
«Quindi vivi nella stessa cabina di Nichy?»sorride domandandomi  con fare troppo eccitato.
Lo guardo sconvolta. «Intendi Nicholas?», cerco di trattenermi dal ridere, Nichy? Neanche da Anna credo si farebbe mai fatto chiamare così, quei due devono essere davvero molto amici.
Si porta l’unghia del pollice nella bocca mordendosela, «Si!»
«Bè sì, io e Nich viviamo sotto lo stesso tetto ma in due camere differenti. P-Perché?»
«Solo per sapere. Io e Nichy andiamo molto d’accordo. C-come ti sembra?»
«Simpatico e un po’ severo» dico confusa.
«Wow, davvero. So che non è molto felice di avere una sorella. Ma penso che andrete d’accordo, basta far passare il tempo. Sii te stessa e offrigli un Burger King o del sushi, lui ne va pazzo!»
Lo guardo sbigottita, ma sorrido «Grazie per il tuo consiglio. Sei proprio gentile!»
«Figurati. Ah, comunque Auguri!» lo guardo stupita.
Eh? Aspetta come?
«Come fai a saperlo? Mi stai spaventando».
«Scusa, ho preso i tuoi dati personali da Chirone; non ti preoccupare non sono uno stalker, sono già interessato a un’altra persona» dice grattandosi la nuca. 
Ah, quindi stalkeri quella persona? Penso ironicamente, ma a parte gli scherzi sono troppo curiosa di sapere chi è, quindi riprendo sorridendo;
«Grazie per gli auguri, almeno qualcuno me li ha fatti oggi. Ma posso sapere chi ti piace?» Si morde il labbro inferiore e guarda a terra imbarazzato 
«È inutile dirtelo tanto non la incontrerai mai»
Okay non me lo vuole dire e non lo costringo, la sua ragazza è molto fortunata visto che lui è bello e intelligente. Cambiamo discorso, non voglio giocare con il fuoco. 
«Sei bravo con la spada?» Dico indicando la sua che tiene attaccata alla cintura. 
«Sì abbastanza, devi sapere che questa è una xiphos, era usata nell’antica Grecia. È un regalo di mia madre, è capace di creare una ferita che non si rimarginerà mai».
«A me sembra normale. Come mai riesce a fare tutto ciò?»
«Beh mia madre Atena l’ha cosparsa di ambrosia per 3 notti e fatta asciugare con il fuoco divino. In ogni caso, sì, ci so fare con la spada ma mai quanto Nich, lui è il migliore».
Lo dice con troppa convinzione secondo me. 
«Complimenti a tua madre per il regalo. Ma mi annoio a stare qui sola. Nich oggi è anche scomparso dalla faccia della terra».
«L’ho notato, ma forse starà facendo qualcosa per il Signor D. Anzi, oggi ti alleno io in mancanza di Nichy, okay?» . Faccio spallucce: 
«Accetto, ma vacci piano con me». Dico sorridendo e mi metto in posizione, Johnathan si avvicina a me e porge la xiphos «Tieni, almeno non sei in svantaggio con me» Lo ringrazio, e prende una semplice spada.
«Pronta?» mi dice, dai almeno Nich mi ha insegnato molti trucchi. Annuisco decisa.
«Iniziamo» e comincia ad avanzare verso di me, schivo tutti gli attacchi che mi fa. Decido di provare un affondo, appena si ferma un attimo per prendere fiato; ma, non so come riesce a schivarlo. Mi spinge contro il muro, ma prendo uno scudo da terra giusto in tempo e provo a difendermi. Continuiamo per un bel po’ finche sentiamo una voce femminile da dietro;
«Oh, Mio unico amore, Johnny. Ti stai allenando?» lui guarda indietro e ne approfitto per fargli lo sgambetto. Gli punto la spada in faccia e sorrido. 
«Mi sono distratto, non per colpa mia», lui sembra molto annoiato dall’arrivo della ragazza che si avvicina a noi e la guardo: capelli biondi lisci e occhi verdi, davvero molto carina, ma troppo perfetta per i miei gusti.
«Sheen, come ti posso aiutare?» E le sorride, anche se lo dice con una voce un po’ seccata e si alza da terra mettendosi di fronte alla ragazza. 
«Lei è la figlia di Ade? Che ci fa qui?» La guardo male e poi esamino Johnathan che sbuffa, spero che lei non sia la sua ragazza, lui è un tipo in gamba, mentre lei sembra essere tutto fumo e niente arrosto, penso che non se la caverebbe in battaglia.
«Allora mia cara, prima di tutto non ti comportare come se noi stessimo insieme, e poi vado in giro e sto con le persone che voglio!» Dice cercando di rimanere calmo.
«Ho capito, stai allenando lei soltanto per aggraziarti Nicholas, John, smettila di essere ossessionato dall’amicizia con Nich! Quel ragazzo è Anormale». Esclama Sheen alzando la voce. Faccio dei passi indietro, non voglio immischiarmi ma mi stanno abbastanza spaventando. Insomma per quanto definissi strano Nich chiamarlo anormale è esagerato, è pur sempre mio fratello, la tizia ha offeso in qualche modo pure me.
John guarda per terra, stringe i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
«Non parlare così di Nichy di fronte a me, e poi la prima Anormale qui sei tu!» replica con voce fioca, poi alza lo sguardo verso di lei – quegli occhi che ritenevo stupendi ora mi stanno spaventando, così pungenti e pieni di rabbia.
«Ti ha fatto un bel lavaggio del cervello quel tipo, ma non provare a parlarmi in questo modo!» Ribatte lei. Mi sembra che stia tremando, ma solo ora noto una collana che le stringe il collo: un ciondolo rotondo con inciso sopra il numero sette in romano. Dopo alcuni secondi di silenzio, John, continuando a guardare Sheen e con voce calma ma stranamente potente le ordina «Vai Via Sheen!»
Per un secondo ho visto un occhio dorato e l’altro argentato, ma sarà stata solo una svista. Sheen corre via in lacrime e Johnathan si gira verso di me.
«Scusa per questa scenata» E ci sediamo sulle gradinate dell’arena «Sheen è solo gelosa del mio rapporto con Nich» si porta una mano sulla fronte. 
«Ti vuole bene, penso». E sorrido, ma suppongo che lui non ricambi quello che prova lei.
«Per essere una nuova, non sei messa male a combattere», dice. Forse voleva cambiare argomento, e io lo assecondo.
«Ho imparato tutto da Nich, è un grande insegnate». Incomincia a sorridere e mi guarda negli occhi.
«Perché mi guardi così? Che ho detto?» dico riprendendo.
«Niente» e ridacchia. Perché tutte le persone di questo campo soffrono di vari problemi mentali?
John guarda in alto e annuncia «È già ora di pranzo, andiamo?» 
«Scusa, ma vado prima in cabina»
Si alza, ma lo fermo prendendolo per il polso e lui si gira guardandomi dritto negli occhi «Scusa, è che la collana di Sheen mi attira troppo, sai dove l’ha presa?»
Mi guarda con una faccia preoccupata 
«L’hai vista? Quella con il sette in romano» 
«S-sì, la trovo carina». Okay forse dovevo stare zitta.
«Cercherò di prenderne una anche per te, ma non dirlo a nessuno, va bene?» Detto ciò, annuisco e mi fa l’occhiolino, per poi girarsi e uscire dall’arena.
Vorrei sapere, dove sono finiti Anna, Nich e gli altri. Tolgo il sorriso dalla faccia, sono stanca e odio questo posto. Mi avvio verso la Cabina 13 resterò chiusa dentro per il resto della giornata, e non voglio chiamare i miei genitori, almeno non ancora.  

 
o 0 O 0 o

E’ quasi ora del Falò, mi sono appena lavata e sto sul mio letto, sono stanchissima ma mi manca poco prima che Ipno mi mandi nel suo mondo di sogni e calma. Anche se ultimamente sogno Fantasmi a Go Go. Sono anche delusa dal comportamento di Anna che durante la giornata di oggi si è tipo estinta peggio dei dinosauri. Mi aveva promesso di venire a colazione con me o almeno vederci per oggi. Prendo il campanello della ninfa e lo guardo: un ciondolo d’oro con le mie iniziali e quelle di Cherry Plumb. Non voglio usarlo per niente, aspetterò un’emergenza.
Mi alzo, scendo le scale ed esco. Il sole è già tramontato, mi avvio già verso il falò. So che ci saranno come sempre i figli di Apollo a provare i canti della serata.
Mi siedo al solito posto, se Anna non arriva peggio per lei. Mi guardo intorno e non ci sono nemmeno i figli di Apollo. Strano.
Nicholas è davanti a me con una pala sulle spalle, una busta della spesa piena in una mano e la spada nell’altra. Ha una canottiera nera con un teschio e pantaloni con fantasia militare scura.
Sono ufficialmente confusa «Perché sei conciato così?»
Sorride «T’insegno a evocare i morti». Esclama felice con un sorrisetto maligno.–
«Ma hai detto che non possiamo uscire dal campo senza il consenso di Chirone o del signor D».
«Giusto, ma io sono Nich, quindi fermo il tempo e usciamo».
E mi porge una mano per alzarmi, l’afferro e lo seguo mentre al falò incomincia ad arrivare gente. Arrivati al confine con la barriera, mi prende per mano, mi ci sono quasi abituata – ho detto quasi. E schiocca le dita e noto che il rumore del fuoco del falò non c’era più. Lo guardo: i ragazzi che iniziavano ad andare verso il falò sono completamente immobili.
«Ho fermato il tempo grazie a quest’anello, calma». Mostrandomi l’anulare destro dove porta un anello nero.
«Forte! Te l’ha regalato nostro padre?» Fa strano chiamare Ade padre ma devo abituarmi.
Nich annuisce «Ora andiamo, la notte non dura in eterno»
Attraversiamo la barriera e andiamo avanti. Guardo in basso e noto una farfalla immobile su un fiore, a dir poco stupenda. La prendo con la mano libera senza toccarle le ali. Nich mi osserva ma non parla, schiocca le dita. La farfalla tra le mie mani incomincia a sbattere le ali e vola via.
«Wow» Sono un po’ troppo stupita, e Nich sta sorridendo.  
Camminiamo per dieci minuti sempre andando dritto e arriviamo in una distesa circondata da alberi. Posa la borsa per terra con la spada e la pala e si mette davanti a me. Alzo la testa per guardarlo, sono così bassa che gli arrivo a metà petto ed lui sarà alto 1 metro e 80 forse. 
«Anna» batte le mani «Ora ti faccio viaggiare nell’ombra: il Viaggio dell’ombra ti può portare in qualsiasi luogo tu voglia, ma non lo puoi usare sempre perché ti stanchi facilmente e le ombre possono prendere il sopravento su di te! Per il resto è rapido e facile, anche se fa male. Vieni». 
«Non voglio!» Sto tremando. Perché devo fare una cosa del genere se rischio di morire?!
«Calma, se stai con me, non ti succederà niente. Dopo tutto sei una figlia di Ade e alla fine lo userai senza pensarci e ti potrai trovare ovunque senza saper tornare indietro»
Devo per forza, mi fido di Nich ma vogliamo ricordare che mi voleva morta… «Va bene, ma vai piano» Prendo un bel respiro e lui si mette dietro di me e poggia le mani sulle mie spalle, un secondo dopo il nero più totale ci assale.
Ho un brivido alla schiena, sono nel nulla assoluto, mi sento bene. Ci fermiamo di scatto, chiudo gli occhi, perdo un battito del cuore, ho paura e le gambe non reggono, cado. 
«Come ti senti?» Sento Nich ansimare e cerca di riprendersi. Apro gli occhi, siamo un paio di metri più avanti nella distesa di prima, mi guardo le braccia e le gambe, nemmeno un graffio.
Guardo Nich, ed è steso a fianco a me «Sono pesante o ti sei fatto male?»
«Niente di tutto ciò. È che non viaggio da tanto» Dice sedendosi e cercando di alzarsi.
«Quindi non viaggiamo più?» Dico con un tono deluso e triste.
«Haha, io no ma se vuoi, vai pure al campo e ritorna» 
«E come? E non dire viaggiando nell’ombra»
«Chiudi gli occhi e immaginati il luogo dove devi andare o una persona in particolare, cerca di non cambiare pensiero. Quando le ombre ti spostano le sentirai bisbigliare, mantienile a quel tono di voce altrimenti ti faranno impazzire. Per il resto buona fortuna»
E mi dà una pacca sulla spalla e si alza. Faccio lo stesso. Prende la pala e incomincia a scavare, okay mi sa che devo provarci, ma se mi perdo?
«Nich se non riesco a ritornare?»
Mi lancia una dracma, la moneta divina per il messaggio Iride «Mi chiami. Ti ricordi come si fa?»
«Si si» Non so perché, ma sono sicura di riuscirci e poi non ha fatto tanto male.
Chiudo gli occhi, sento le ombre avvicinarsi e sussurrare in greco antico, che riesco a capire, dicono cose tipo «Ti uccideremo» o «Prenderemo la tua anima» ma le riesco a mantenere a bada.
Penso al letto della cabina, ma le ombre incominciano ad alzare la voce «Ti massacriamo». Non so cosa fare, mi sento opprimere, eppure ho ancora forza di urlare.
«ZITTE STUPIDE OMBRE!»
Ora sento solo un brusio di voci che chiedono perdono chiamandomi regina. Grandioso, sono la Regina delle ombre da oggi ma, mentre mi monto la testa, le ombre rallentano, piano, fino ad adagiarmi seduta sul letto.
Penso di essere arrivata sana e salva (anche se avverto un po’ di paura) ma sento una voce gridare: «OH DIVINO VULCANO!»
Okay ho sbagliato letto, non oso aprire gli occhi e sto pure tremando.
«Leo vieni a vedere!» Continua la voce.
Leo? Ti prego Ade fa che sia Leo Valdez, mi copro la faccia con le mani sono imbarazzatissima, penso di essere del tutto rossa. Sento che il ragazzo si sta avvicinando a me «C-ciao, io mi chiamo Flame, tu? Non ti farò del male» e mi mette una mano sulla testa.
Abbasso le mani e lo guardo: Riccioli arancioni, pelle abbronzata e occhi color Ambra. Quelli di John sono il niente in confronto alla bellezza di questi occhi.
«P-piacere, mi chiamo Anna Stygeros» e gli sorrido. Spalanca la bocca e borbotta un «Wow, sei molto carina»
Subito dopo Leo Valdez entra in stanza pulendosi le mani con una pezza e mi chiede «Ehi Anna2, che ci fai qui?»
«Scusatemi, è che ho provato a usare il Viaggio nell’ombra, ho sbagliato destinazione» abbasso lo sguardo, sono una deficiente.
Flame si gira verso Leo e gli domanda «Tu la conosci e non mi hai mai parlato di quest’angelo!»
«Fratellino è FIGLIA DI ADE, e sotto la protezione di Nich, anche se non sembra» Flame si gira verso di me e dice «Leo ritorna a lavorare» e quest’ultimo esce sbuffando dalla stanza.
«Io, tra poco devo andare» anche se non vorrei, Nich deve insegnarmi altro.
«Okay» dice rattristandosi un po’ «Da quanto sei al campo? Nessuno mi ha raccontato di te, so solo di una figlia di Zeus»
«Da un paio di giorni, e tu dov’eri? Intendo, ci sono poche persone al campo ed è strano che non ti abbia mai visto» 
«Faccio parte del campo di Giove che è simile a questo, ma è per le divinità romane, è complicato da spiegare».
«Nich non me ne ha mai parlato. Aspetta…» Lui è fratello di Leo. Leo è figlio di Efesto, quindi anche Flame lo è, Leo e Flame hanno gli stessi poteri… «SAI CONTROLLARE IL FUOCO!» È fighissimo il loro potere e lo guardo come se fosse l’ultimo barattolo di Nutella al supermercato.
Lui guarda in basso e si gratta dietro la testa 
«Non tutti i figli di Efesto sanno controllare il fuoco. Sto cercando di imparare»
«Sai accendere una stella filante?» Domando riprendendo il suo sguardo.
«Si, è facile» Mi guarda confuso.
«Allora sai dominare il fuoco, per me!»
Ride e lo seguo a ruota, ma devo proprio andare da Nich. 
«Scusami Flame, io devo ritornare da mio fratello, ci possiamo vedere domani»
«Okay, ma hai già una spada dello Stige come quella di Nich?» Dice alzandosi dal letto.
«In realtà no, devo ancora chiedere a mio padre».
«Bene. Allora a domani» E mi dà un abbraccio, non so il perché ma è stato molto affettuoso.
Un secondo dopo sono già tra le ombre, ritorno velocemente da Nich che ha appena finito di scavare una fossa grande per una bara. Esce dalla buca nel terreno, prende la busta della spesa e tira fuori quattro bottiglie di Pepsi.
«Vieni ti faccio vedere come evocare i morti per parlare con loro e chiedere informazioni vitali» 
Ci avviciniamo al buco e incomincia a versare il contenuto delle bottiglie quando sentiamo qualcuno urlare:
«Nich che combini? Perché sprechi quella bevanda umana?» 
«Ciccio, sto insegnando ad Anna la Necromanzia!»
Il ragazzo, che riconosco, è uno dei figli di Apollo, non si chiamava Francis? Comunque si avvicina mettendosi tra la buca e Nich 
«Senti, perché lo devi fare?»
«Te l’ho detto» Nich sta perdendo la pazienza «Vai al campo o ti faccio arrivare negli Inferi in un nano secondo»
«Sta’calmo» dice il tipo mettendo le mani avanti «Vado, scusa il disturbo»
Ma mentre si muove per camminare, scivola e cade ne buco bagnandosi con la Pepsi. 
«Ciccio sei un DEFICIENTE! Ora non posso più evocare i morti, sai qualcuno è caduto nel composto!»
«Opss, non volevo» Francis o Ciccio devo ancora capire come si chiama, esce velocemente dalla fossa bagnato fracido, Nich lo guarda, prende la spada, la infilza per terra e comincia a contare.
«Uno, Due, Tre»
«Nich non puoi davvero arrivare a tanto» Ciccio incomincia indietreggiare, ho un brutto presentimento.
«Quattro, Cinque» Si apre uno squarcio da terra vicino alla lama della spada, dove delle mani scheletriche incominciano ad uscire.
«Sei, Sette, Otto». Dalla crepa si alzano degli scheletri con elmi, spade e armatura di vari tempi storici.
Ciccio è già sparito tra gli alberi, Nich mi guarda e dice indicando i guerrieri «Mi sa che ti devo insegnare a chiamare rinforzi. Avanzate verso di lei»
«Nich scherzi!? Che cosa devo fare?»
«Pensa a loro, apri il terreno con la spada e dai ordini» E mi lancia la spada.
Faccio quello che dice Nicholas, conficco la lama nel terreno e comincio a chiamarli nella mente “Scusate morti, mi date una mano?”
Niente. Dico di tutto, ma non appaiono. Quelli di Nich mi sono vicinissimi … «Uscite ora, è un ORDINE!» urlo in preda al panico. Saltano fuori dei Morti viventi che incominciano a difendermi.
«Oh Miei Dei, Ce l’ho fatta!» Salto sul posto, mi sento fiera di essere figlia di Ade.
«Davvero brava, complimenti!» Nich si avvicina battendo le mani: «Sei stata molto veloce a imparare a usare alcuni dei tuoi poteri. Ritorniamo al campo, altrimenti non ti sveglierai domani»
Arrivati alla cabina 13 gli chiedo «Nich, il Viaggio nell’ombra non mi fa male, mentre tu dicevi che avrebbe dovuto, è normale».
«Forse sei solo brava a dominare le ombre, non ti preoccupare»
«Va bene, quasi dimenticavo. Oggi ho conosciuto Johnathan, mi ha allenato lui. Ha detto che siete grandi amici
»
«Johnny è il mio miglior allievo, non che miglior amico. È molto carino e intelligente. Ma Sheen pensa che sia solo sua. Quella è proprio stupida come… un’oca»
«Anche lei l’ho visto: era venuta per John ma lui l’ha cacciata. È stato molto severo con lei».
«Se l’è meritato. Se John si arrabbia c’è sempre un motivo serio». E incrocia le braccia fin che non siamo arrivati alla cabina.
Mi da la buonanotte e faccio lo stesso. Ora voglio solo dormire senza più pensare hai morti per un bel po’. 


 
:.:..angolo delle due A..:.:

Salve a tutti, parto col fatto che questo capitolo sarebbe dovuto essere più lungo ma per problemi di lunghezza abbiamo dovuto dimezzare una parte. Ma amateci lo stesso. Anyway, in questo capitolo abbiamo incontrato la ninfa di Anna, come avete visto lei non è proprio una ragazza forte, è "timida" anche se vorrebbe non farlo vedere, a nessuno. Tra parentesi - che non c'è, ma dettagli -, mi scuso per non aver accennato alle ninfe nell'altro capitolo, è stata un'idea della mia compagna, che io ho trovato geniale, come avete già intuito tutti hanno una ninfa nel campo e piano piano scoprirete quali saranno. Mi scuso pure per l'enorme ritardo (come se la fic la seguisse qualcuno, ma ehi!), eravamo indecise se mettere il pezzo eliminato o no, chiedo venia ma sono questi i veri problemi se si scrive in due.
Vi ringraziamo e a presto, si spera.
Anna

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Capitolo 4
*** «Sono Cotta a puntino» ***


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-Chapter Four.
«Sono Cotta a puntino»
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{anna soter; P.O.V.}


Giovedì 13 Maggio; ore 04:00 PM Ieri sono completamente scomparsa, rintanandomi nella mia Cabina con la mia ninfa Gertian, discutendo. Il motivo? Nessuno, o meglio, i soliti motivi che per le persone come voi può risultare stupido, ma per me importanti, okay, il campo mi piace ma ho riflettuto davvero tanto se farmi portare via dal mio tutore Jean o rimanere qui, in fondo lui mi direbbe di affrontare questa esperienza a petto alto, un po’ come quando mi abbandonò nel college quando avevo dieci anni, ma nella scuola che frequentavo il massimo del pericolo era essere presa in giro dai bulli, questo è l’ultimo dei miei problemi qui.
Per questo ho paura: non è una vera e propria paura, ma è difficile da spiegare. La mia ninfa l’ha definita: “paura incontrollata”. Sapevo di avere una cosa simile ma speravo che non fosse così evidente – forse non lo è, forse lei se ne è accorta solo perchè è stata assegnata ad una come me.
Non lo so.
Ha detto che questo sintomo si presenta con una paura incontrollabile e immotivata nei confronti di situazioni, oggetti o azioni. Che cosa triste e penosa, pensare che dovrei essere la figlia del dio dei Cieli, il dio degli dei, insomma il Big Boss, come quello che devi affrontare nei videogames tipo “The legend of Zelda”, e invece sono così fragile emotivamente che mi faccio pena da sola. 
So solo che ora dovrò andare da Chris e Leo e la cosa mi terrorizza, eppure l’ho promesso. Se non vado, farò sicuramente la figura della cretina cagasotto.
Così cercherò di mettere in mostra le mie abilità di recitazione, esco e il sole già mi acceca, non mi abituerò mai a tutta questa luce, mantengo la testa bassa e le mani nella tasca dei jeans che mi arrivano leggermente sopra le ginocchia. Oggi il campo è più o meno deserto, Nicholas avrà corrotto tutti quanti ad andare da lui come ieri, magari anche Leo e Chris ci sono andati – risparmierei altre figure di merda.
Abbiamo “appuntamento” fuori alla scuderia, che si trova proprio davanti al campo di fragole, il sentiero per arrivare lì non è lunghissimo, okay devo sorpassare alcune Cabine, il fiume e l’arena, non vado di fretta, anche se già di mio ho il passo veloce, in più me la prendo come una passeggiata di piacere.
Arrivata. (S)fortunatamente i due inseparabili fidanzatini sono già lì, Christian con una delle sue magliette di rock band, per essere precisi i Sex Pistols, è appoggiato con la schiena al muro della scuderia, ed ha appena incrociato le braccia sistemandosi prima gli occhiali. Leo invece è di fronte a lui con la maglietta del campo, noto il suo inseparabile oggetto magico avvolto alla vita, da cui tira fuori oggetti a caso. Okay non sono proprio-proprio a caso: quella cosa è molto utile in casi di emergenza suppongo, mi piacerebbe avere un oggetto simile, sarebbe fighissimo.
Stanno spettegolando beatamente senza accorgersi di me, mi avvicino di più sperando di essere notata, mi schiarisco la voce. I due smettono di parlare, Leo ovviamente mi sorride e mi si avvicina con la mano alzata, ci battiamo il cinque.
«Ehi Anna! Come stai? Ieri non sei venuta al Falò».
«Avevo mal di testa, sapete qualcuno mi ha tirato una pallonata in faccia». E guardo Christian che non si scomoda nemmeno di venirmi vicino – semplicemente mi fa un cenno con la mano e io faccio lo stesso con un mezzo sorriso.
«Non credevo che saresti venuta, sembravi così terrorizzata da noi ieri». Dice Christian e lo osservo avvicinarsi a me con sguardo confuso, ma non giudicatorio. Io mi irrigidisco per un secondo, nella sua voce non c’è tono di superiorità o malizia, non ha neanche l’espressione del volto valutatorio.  Non so se mi sta prendendo per il culo o meno, ma non devo dargli questa impressione ancora.
«Non mi sentivo bene, questo è tutto». Rispondo calma, sento il braccio di Leo avvolgermi le spalle «Almeno ora stai bene», dice lui. Lo guardo annuendo, dopo di che entriamo nell’armeria. Non c’è di gran che di scelta, c’è passato mezzo campo prima di noi, ovviamente per gli allenamenti spacca schiena di Nicholas. Christian ha preso una lancia, quella che usa per gli allenamenti, quella lunghissima che sfiora di molto la sua altezza, la punta è di argento levigato. Leo invece, dalla sua cintura, fa comparire un enorme martello, anche quello lo usa per gli allenamenti, dall’armeria prende solo un misero coltellino. Io invece ancora non ho trovato nulla, ho preso arco e frecce ma non trovo una spada decente, mi sono ritrovata a prenderne una a caso per la fretta, ovviamente ora che ce l’ho in mano la trovo estremamente pesante, ma non voglio farli aspettare troppo, non so se Leo si spazientisce facilmente ma Chris sì quindi...
Una volta fuori inizio a preparare l’arco, spero di non usare la spada, chi me l’ha fatto fare di venire qui? Misericordia che disagio che sento!
«Anna? Che ne dici di un allenamento intenso con la spada?» mi chiede  Chris. Lo fa apposta ne sono sicura, anche se mi guarda con quell’aria innocente, sa che con la spada non so combinare niente, che idiota.
«Ecco... non credo di essere capace con la spada, preferisco l’arco».
«Ma se non ti alleni non sarai mai capace».
Mi sta mettendo alle strette – ma ha ragione, forse con degli allenamenti in più riuscirei a diventare brava.
Ci penso cercando di non far aspettare troppo tempo, «D’accordo allora» gli rispondo. Lo vedo sorridere soddisfatto preparando la lancia: quella non mi terrorizza troppo. Si d’accordo, è una lancia – anche molto grande... ed è in mano a un figlio di Ares (anche se questo figlio di Ares non è il più sveglio) non mi fa paura. La cosa che mi terrorizza è di non riuscire a parare i colpi, poichè la spada che mi ritrovo è troppo pesante. Questi sono drammi.
Prendo quella cosa e mi preparo davanti a lui. Sento Leo battere le mani «Fantastico, facciamo una scommessa: chi perde deve venire con me a dare il voto alle Cabine». 
Eh?
«Voto alle Cabine? Si da un voto alle Cabine?» chiedo sbigottita guardando sia Leo che Chris – e loro invece mi fissano alzando un sopracciglio, come se avessi detto una stronzata.
«Sì, non lo sapevi?», mi dice Chris portandosi la lancia sulla sua spalla destra «In più Leo; ti voglio ricordare che deve farlo per forza lei – l’ha sorteggiata Dionisio».
Sono sempre più confusa, quel vecchio ubriacone mi ha sorteggiato per fare una stronzata simile? Non ho proprio voglia di fare questa cosa. In più come cacchio si fa a dare un voto alle cabine.
Leo alza gli occhi al cielo facendo “no” con la testa, «Sì che lo ricordo, disse una cosa tipo: “Chiamate Anania Stoner e fatele fare quella cretinata dei voti per l’ordine delle Cabine!” o qualcosa di simile, hahahaha»
Sgrano gli occhi «Mi ha davvero chiamato Anania Stoner?» okay forse non dovrei preoccuparmi del fatto che Dionisio mi abbia storpiato il nome, ma bensì dei voti – cavolo, l’utilità di questa cosa dov’è?
«Sì non te la prendere, sbaglia il nome a tutti, sopratutto ai nuovi arrivati, tranne a Clarisse, a lei non sbaglia mai il nome», dice Christian. Non era infastidito, almeno è ciò che ho intuito nel suo tono, solo che sembra che se ne sia accorto ora – bah, chissà perchè non mi sorprendo del fatto che a Clarisse non sbagli il nome.
«Okay, allora accetto comunque» dico prendendo la spada usando tutte e due le mani. Christian stringe le spalle alzando le mani «L’hai voluta tu Anna» sembra avvertirmi, dopo di che impugna la lancia con decisione.
«Oh oh sarà l’incontro del secolo! Una figlia di Zeus contro un figlio di Ares» sento commentare in sottofondo Leo, ma rimango a fissare Chris che sorride leggermente alle sue affermazioni «E’ solo allenamento Bro», dice sorridendo con malizia a me «Sappi però che anche se sei una ragazza, non ci andrò piano» continua avvicinandosi pericolosamente.
«Guarda che non te l’ho chiesto» rispondo a tono correndo verso di lui cogliendolo di sorpresa, esattamente come volevo, ma per mia sfortuna la sua sorpresa non dura a lungo. Contrattacca  con decisione, senza però colpirmi. Mi spinge indietro. Che cretino. Prima dice che non ci andrà piano con me e poi non mi colpisce. Ora ne ha la possibiltà. Lo guardo fisso cercando di non farmi più spingere, di questo passo mi troverò le spalle contro un albero, ma è davvero troppo forte, mi abbasso e corro a destra prima che mi possa venire addosso.
«Non te la cavi male» mi dice con la voce leggermente affannosa – devo considerarlo un complimento? 
Non gli rispondo nemmeno, Chris attacca ancora e tenta di disarmarmi quando paro un suo attacco. Questo fa perdere tempo sia a lui che a me. Ci ritroviamo di nuovo a spingerci a vicenda «Oh andiamo» dice con scherno, spingendomi a indietreggiare ancora, ci tiene proprio a mettermi a spalle al muro. Riesce non so come a farmi volare via la spada che finisce ai suoi piedi e con un calcio la fa allontanare da me ancora di più – che grandissimo bastardo.
Riesco ad inciampare e mentre mi spingo indietro mi ritrovo le spalle contro un tronco di un albero, mi punta la lancia in faccia a meno di cinque centimetri, respiro affannosamente con la bocca spalancata alzando e abbassando il petto, lui mi guarda sorridendo, la punta della sua lancia sembra puntare proprio in mezzo agli occhi, poi la ritira, conficcandola nel terreno, mi sorride ancora con uno sguardo che sembra dire: “Sono così figo! Yuppie ti ho battuta! Ha ha!”, vedo arrivare Leo e si battono il cinque e anche il pugno, manca solo un bacino sulla guancia, e poi non dovrei definirli fidanzatini, Leo afferra il polso di Chris alzandolo al cielo.
«Dichiaro vincitore della scommessa: Christian La Rue. Mi dispiace per te dolcezza, ma dovrai venire con me».
Mentre i due fanno le feste come dei cagnolini – io sono sempre di più arrabbiata, come porco Crono ho fatto? Abbasso gli occhi e stringo tra le dita fili di erba strappandone un paio. La giornata di sole sembra oscursi lentamente per colpa delle nuvole, e sento il vento soffiare molto forte.
«Che diamine sta succedendo?» chiede Leo. Lo vedo guardarsi in giro, in effetti è strano.
«Forse al buon vecchio brache di tuono è venuto il ciclo», afferma Chris sistemandosi gli occhiali con uno strano sorriso allusivo sul volto. Anche io inzio a guardarmi in giro, non credo sia colpa di mio padre, perchè dovrebbe?
In lontananza si sente però un fulmine.
«Aiuto Bro, Zeus ti ha sentito».
«Mhh... ops».
Non mi curo di ciò che fra poco succederà. Sono ancora furiosa del fatto che quel bastardo mi abbia battuto, e se penso a ciò che dovrò fare mi innervosisco ancora di più.
Chris si avvicina a me e mi porge la mano, la guardo titubante poi mi decido a prenderla, ma non appena le nostre mani si sfiorano lui la ritira ed inizia ad imprecare in greco antico – io e Leo lo guardiamo con occhi sgranati mentre agita la mano dolorante, sento poi gli occhi dell’altro su di me.
«Ah, capisco» dice mettendosi delle dita sotto al mento.
«Beh io no, illuminami», 
Lui sorride indicandomi, «Stai emanando scintille, è normale, sei arrabbiata perché hai perso».
E’ colpa mia allora? No dai è impossibile.
«Come faccio? Non è che perché sono la figlia del Dio dei tuoni ries-»
«Invece sì», mi interrompe lui mettendosi dinanzi a me «tutti i figli degli dèi ereditano i loro poteri, io per esempio riesco a controllare il fuoco, anche se per me è solo un caso raro, ma sì, riesci ad evocare fulmini e altra roba figa!»prosegue per poi porgermi anche lui la mano, «Non arrostirmi, non ci tengo a fare la sua fine» allude a Christian, che continua a imprecare in greco, ma almeno non mi guarda male, deve essere stata una scossa potentissima.
«Ha ha ha» dice sarcastico proprio lui alzando gli occhi al cielo, afferro la mano calda di Leo, sperando di non far scintille. Mi tira su con facilità e sono contenta di non averlo incenerito solo sfiornadolo – Dei che figura di merda con Chris: poso gli occhi su di lui e sembra essersi calmato.
«Mi dispiace» dico riferendomi alla mano.
«Non importa, non fa più male, solo che la prossima volta, chiedi una rivincita invece di arrostirmi una mano», mi dice estraendo la lama dal terreno.
Arrossisco e abbasso gli occhi. Ora il tempo sta migliorando, mi domando se non sia stata colpa mia.
«Sentite... davvero ho questi poteri?»
«Sì, te l’ho detto, davvero non lo sapevi?»
«Sapevo della dislessia, ma nessuno mi ha mai detto di questi poteri, nemmeno Chirone».
«Avevo un amico, era teoricamente tuo fratello – si chiamava: Jason...»
Ah ho un fratello. Bello.
Aspetta...
Ho un fratello.
Eh?

«Cosa? Dove? Perché?» esclamo forse un po’ troppo preoccupata. Ho un fratello e nessuno me lo ha detto, che cazzo, perché tutti mi tengono nascosto le cose?
«Lasciami continuare », mi dice con gentilezza sorridendomi, e poi sento le sue mani sulle mie spalle, mi sorride «In pratica, tu dovresti avere i suoi stessi poteri: invochi fulmini, il che ti rende anche immune all’elettricità, puoi volare grazie alle correnti d’aria, puoi parlare con le aquile, poi manipolare a piacimento il tempo atmosferico, insomma, cose da figli di Zeus, anche se lui era figlio di Giove, ma sono più o meno la stessa persona quindi...»
Mi guarda soddisfatto e leva le mani. Io atterrita faccio qualche passo in dietro, ho tutti questi poteri e nessuno – oltre a lui – si è preso la briga di farmelo sapere? E poi cosa significa che parla di Jason al passato, non sarà mica morto? 
«Che cosa è successo a Jason?» chiedo esitando... non sono sicura di volerlo davvero sapere. Leo sembra rattristirsi improvvisamente, abbassa gli occhi e inizia a giocare con il martello portandolo avanti e in dietro.
«E’ in coma, da almeno un anno, quando sono tornato dopo un soggiorno da sogno all’isola di Calipso, mi hanno riferito che lui ha avuto un brutto incidente con un mostro per salvare la sua ragazza, e ora è in coma» mi racconta con una punta di amarezza e tristezza. Deve essere stato uno dei suoi migliori amici... non so come reagire, insomma sì è mio fratello, ma non so nemmeno come è fatto, non riesco a rattristarmi, non riesco a sentirmi dispiaciuta per questo – sì, so che sto facendo la figura della bastarda, ma non ci riesco proprio, o meglio mi rattrista vedere Leo così, non avrei dovuto chiedergli di raccontarmi, ho suscitato ricordi che forse non dovevano venire fuori. Guardo Chris mettere una mano sulla spalla di Leo, come per incoraggiamento.
«Ehi Bro guarda il lato positivo, almeno mentre eri da Calipso non sei cresciuto minimante, è o non è bello passar più tempo qui al campo?» loro due scoppiano in una risata, e ora Leo sembra essere tornato quello di sempre, ma io non capisco ciò che intendono.
«Uno dei due me lo spiega?» chiedo incrociando le braccia.
«Sì, mentre lui se la spassava da Calipso nella sua isola, gli anni non sono trascorsi, quindi è rimasto un diciassettenne»
«E sono rimasto al campo dopo averla “abbandonata”» mi spiegano.  Sinceramente? Forse era meglio se mi facevo i cazzi miei, sapere tutte queste cose fanno male al mio povero cervello, ma sono contenta che Leo si sia ripreso.
«Ah, hai anche una sorella: si chiama Talia» si rivolge a me Leo, sorridendomi, e io ci metto un po’ per metabolizzare ciò che ha detto. Che ha detto?! Che ho anche una sorella? Ah bene, cose normali in fondo.
Perchèèè!!??
«Cosa? E quando pensavano di dirmelo? Perchè nessuno mi dice qualcosa in questo campo! Prima i poteri e adesso... AH!» grido esasperata guardandoli furibonda, stringendo i pugni lungo ai fianchi. Loro due fanno qualche passo in dietro, sembrano terrorizzati, neanche avessi il ciclo, ma non mi importa, credo di star emanando di nuovo scintille, non ne sono sicura, stringo i denti cercando di non gridare più, perchè davvero forse non ne vale la pena – va a finire che lei è morta.
«Cosa le è successo? Avanti», esclamo incrociando le braccia. Vedo deglutire i fidanzatini, e Leo forse in un istinto di coraggio si avvicina a me con una smorfia nervosa sul viso.
«E’ diventata cacciatrice di Artemide, succede, sai prima era un Pino» biascica quell’ultima frase a bassa voce – mentre io sgrano gli occhi e apro la bocca.
E io mi chiedo se mi stiano prendendo in giro. Un pino, come ha fatto a diventare un pino? Cos’è, è stato Zeus a trasformarla? Il solo pensiero di questa cosa mi fa ridacchiare leggermente, perchè davvero non lo concepisco.
«Va bene, c’è altro da sapere sui miei fratelli?» chiedo ovviamente sarcastica, ma Leo sembra pensarci seriamente; si mette a pensare tirando la lingua di fuori e a guardare il cielo strizzando leggermente l’occhio.
«Jason una volta ha avuto “rapporti” con un mattone e con una spillatrice».
...Oh Dei perchè?!
... Non credo di avere parole, alzo le mani in segno di resa, e loro si guardano come se avessi qualcosa in faccia. Insomma Chris non trova sia strana questa cosa? Mi sembra di aver capito che con Jason non ci avesse niente a che fare, invece reagisce come se avesse detto la cosa più normale del mondo. Zeus, come si fa!
Sarebbe stato meglio vivere nella mia ignoranza sull’oscuro – mooolto oscuro – passato dei miei fratelli.
La prossima volta rimango in Cabina che è meglio.
Il figlio di Efesto sembra invitarmi a prendergli la mano.
«Adesso signorina Soter se permette, abbiamo un lavoro con le Cabine»
Cacchio, e io che speravo che se ne fosse dimenticato.
«Seh, ma prima di andare, alla fine chi è che mi ha tirato la pallonata in faccia ieri?» chiedo, guardando i due, questa cosa volevo saperla da ieri, guardo i due innocentemente.
Chris mi fissa, poi deglutisce, sembra essersi irrigidito «Emh... è stata Mary».
Leo lo guarda confuso «Ma Chris, Mary è-»
«Shhh!».
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«E con la cabina 24 abbiamo finito, vuoi ricapitolare per favore?»
«Certo: allora, 4 su 5 Zeus, 5 su 5 Era, 3 su 5 Poseidone, 5 su 5 Afrodite, 4 su 5 Demetra, 3 su 5 Apollo, 1 su 5 Ares, 3/4 su 5 Efesto...» continuo finché non arrivo all’ultima cabina.
Questa cosa è stata sfiancante, sopratutto perché ho rimediato tante figure non proprio belle. Preferisco sorvolare tutto ciò, sono stanca e affamata e non sono nemmeno le sette – mi chiedo cosa stiano facendo Anna e Nich, ma sicuramente sarà sempre qualcosa migliore di questa.
«Dai dobbiamo solo consegnare questo a una Naiade e poi abbiamo finito»
«Sai dove può essere?»
«No, ma non preoccuparti, si trovano dappertutto, anche sotto i nostri letti»
Lo guardo dubitante, «E tu come fai a saperlo?».
«Ho avuto le mie esperienze» biascica mentre rabbrividisce solo al pensiero, decido di non chiedergli altro. Ci incamminiamo lungo la strada della Casa Grande, e io all’orizzonte vedo delle figure avvicinarsi a noi, una molto alta e l’altra bassa. Quando poi ci avviciniamo sempre di più, oltre a riconoscere che sono due campeggiatori, riesco a sentire anche ciò che dicono.
«Allora piccolo Mirko, cosa abbiamo imparato oggi?»
«Che quando saltiamo gli allenamenti di Nicholas per andare a prendere il sole tu non ti abbronzi perché sei un figlio di Apollo?» 
«Precisamente».
Quando poi ci ritroviamo tutti e quattro davanti, Leo saluta il ragazzo alto battendogli il cinque.
«Ehi Leo che ci fai qui?»
Il figlio di Efesto m’indica «Il Signor D ha incastrato me e lei, abbiamo dovuto dare i voti alle cabine». 
Guardo il ragazzo alto, ha i capelli castani chiari, con gli occhi di un azzurrino appena accennato. E’ magrissimo e molto alto, credo che superi anche l’altezza di Nicholas. Poi guardo il ragazzino: la prima cosa che mi colpisce sono gli occhi neri e gialli, sono fantastici, davvero, mai visti occhi così rari – e i capelli mossi neri; ha la pelle bianca quanto la mia, e poi mi ritrovo a guardare le sue braccia poiché la mia attenzione viene catturata dalla enorme cicatrice che prende tutto l’avambraccio destro. Mi fa abbastanza impressione.
«Io sono Francis Miller, figlio del magnifico Dio Apollo, è inutile che dica chi è Apollo, tutti sanno chi è», si presenta a me lodando suo padre e porgendomi la mano. Io gliela stringo sorridendo imbarazzata, giuro che credevo che lui mi stesse per fare il baciamano, ma non è accaduto per fortuna. «Com’è che non ci siamo mai visti?», non so che rispondergli sinceramente, lo guardo perplessa.
«Emh... non saprei» biascico. Ovviamente lui mi fissa con uno sguardo inquietante sul volto compreso uno strano sorriso malizioso, solo ora mi rendo conto che ci stiamo ancora stringendo la mano, e gliela lascio subito.
«Ah, e lui è Mirko, figlio di Eris, la dea della discordia».
Un esserino così adorabile è figlio di Eris? Ma scherziamo? Quelle guanciotte rosse sono così carine – aw.
Smetto di fissare il poverino, sopratutto perchè anch’io mi sento abbastanza osservata. Sento gli occhi di Francis su di me, quando poi mi volto verso di lui, decisa a chiedergli perché è così inquietante – ma noto una strana figura femminile dietro di lui.
«Emh... coso, dietro di te» lo avverte Leo indicandogli con il dito ciò che c’è, ma lui non si sposta, anzi continua a fissarmi sognante. Rettifico: è più che inquietante.
Mirko picchietta con un dito la spalla di Francis «Davvero Ciccio, c’è tipo una naiade dietro di te».
Questa volta però si leva e questa fa la sua comparsa. Vedo Francis leggermente sconvolto – la naiade ci guarda tutti con un sorriso calmo sul volto, ha capelli lunghissimi e lisci che forse gli arrivano fino ai fianchi, e una coroncina di fiori secchi sul capo. Ha il corpo fasciato da un vestito bianco, ha l’aria strana – fluttua a mezz’aria dinanzi a noi.
«Ciao Ciccio, come va’ quel tuo piccolo problemino imbarazzante?» chiede la naiade unendo le mani; guarda Francis amorevolmente, ma lui no, anzi, si ritrova a boccheggiare imbarazzato grattandosi il capo. Guarda un po’ me e un po’ lei agitando freneticamente gli occhi.
«Ehm, sì l’ho risolto da tempo... grazie... grazie davvero».
La naiade ci guarda «Ciao anche a voi ragazzi – oh, quello è per me?» poi indica il resoconto che ho in mano. Con la coda dall’occhio guardo Leo annuire, e così le porgo il foglio. Lei lo prende sorridendo, poi rivolge uno sguardo di gratitudine a tutti.
«Vi ringrazio per questo, non deve essere stato facile». 
«Nah, alla fine è stato divertente». 
Parla per te Leo.
«Devo andare, grazie ancora per questo, sapevo che il Signor D avrebbe scelto bene».
E chi glielo dice che ha scelto tutti e due a caso?
«Ci vediamo, ehi Ciccio... avvisami se ti viene di nuovo il tuo problemino, ci vediamo sotto il tuo letto», e la naiade gli fa l’occhiolino, questa cosa è ancora più inquietante di come mi guardava Ciccio prima. I ragazzi – compreso Mirko – si irrigidirono di colpo, poi la naiade scompare così come è comparsa: dal nulla, cioè da dietro la schiena di Ciccio.
Francis si schiarisce la voce «Io e Mirko andiamo» e prende per il braccio il piccolino, che non ha avuto nemmeno il tempo di protestare.

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Alla fine mi sono liberata di tutti – che Zeus mi aiuti. Sono abbastanza stanca di tutto, ma almeno ora posso andare in pace, credo. Leo è tornato da Chris e aveva accennato qualcosa come: “Devo accogliere il mio fratellino romano nella mia cabina” e quindi non credo che si siano messi ad allenarsi di nuovo, e non ci tengo a sapere ciò che combinano. Francis e Mirko non so dove siano. Strano però che un ragazzo che forse è all’ultimo anno qui è con uno che sarà forse al primo. Forse lui è il suo tutor.
Non ho una meta – so che devo allenarmi, ma dopo la batosta da parte del figlio di Ares meno probabile di tutti, voglio solo andare in giro.
Mi giro i pollici, vorrei cercare Anna, ma non ho idea di dove potrebbe essere, non credo sia al falò, troppo presto – forse è... cavolo non ne ho proprio idea, dovrò setacciare l’intero campo solo per trovarla mi sa.
Tra un passo e l’altro, credo di essere capitata nei dintorni dell’anfiteatro.  Come ci sono arrivata non ne ho idea, mi guardo in giro, ovviamente è deserto, tranne che per una persona. Credo che sia una semplice semidea come ce ne sono tante qui dentro, ma poi noto che non ha la maglia del campo. Non dovrei preoccuparmi, neanche Christian indossa la maglia, eppure è un figlio di Ares, mi avvicino ancora. La tipa sta dipingendo su una tela bianca, i suoi capelli rossi e ricci sembravano andare dappertutto per colpa del leggero vento, indossa una maglietta azzurra e dei pantaloni bianchi sporchi di pittura colorata. Credo di essermi avvicinata troppo, ma lei continua a dipingere tranquilla – così per evitare di fare la figura della stalker decido di dire qualcosa.
«Ehi, ciao».
«Scusa se non mi volto a salutarti ma è quasi finita» dice riferendosi al quadro suppongo. Lo guardo attentamente – ma non so cosa possa essere, mi spiego; c’è una ragazza, ha i capelli rossi ed è girata di spalle, non penso che si sia dipinta, i capelli di quella del quadro hanno la stessa lunghezza dei miei, che cosa inquietantissima, e poi mi soffermo a guardare quello che ha addosso: una maglia di colore rosa, un rosa sporco, e i pantaloncini sono rotti e strappati, stringe tra la mano destra una spada. Poi sposto la mia attenzione su altri soggetti del quadro, c’è un ragazzo che sta trafiggendo un altro, quello colpito non mi ricorda nessuno, ma l’altro... ha qualcosa di stranamente familiare, riesco a sentire il sentimento di dolore che prova – non solo quello colpito, ma anche l’altro.
«Posso chiederti che cos’è?»
«Davvero non lo vedi? Andiamo è evidente».
«Mi dispiace ma... non lo capisco».
Lei si gira di scatto, la sua espressione che all’inizio sembrava dire: “ma sei seria?” scompare, e il suo viso è preoccupato, i suoi occhi all’improvviso si illuminato – apre la bocca:
Per salvare la dea della Luna,
I figli della morte raduna,
I nemici si preparano a combattere,
Sull’isola che non si può sempre vedere,
Porterai un ragazzo sopravvissuto ad un massacro,
con la forza di smuovere quel luogo sacro
.

La sua voce, è terribilmente inquietante, sopratutto perchè non è la sua normale voce, ma era triplicata rispetto quella normale. E quello che ha detto? Ho il cuore che batte a mille, e continuo a guardare in avanti, realizzo solo ora che è svenuta, giace sull’erba, la guardo ancora sconvolta – ma cos’è questa ragazza?
Affondo le ginocchia nell’erba e inizio a scuoterla sperando che si risvegli.
«Ehi! Andiamo non farmi preoccupare! Cos’era quella pagliacciata con la voce? Andiamo ragazza svegliati!»
La tizia apre gli occhi lentamente sbattendo le palpebre, sorrido a vedere che sta bene, sopratutto perchè ora dovrò riempirla di domande.
«Cos’è successo prima?»
Si mette le mani sporche di pittura secca sulla tempia destra, «Una profezia, ho avuto una profezia, scusami. Devi essere nuova di qui, sei la figlia di Zeus, giusto?» annuisco, ora ha più senso ciò che è accaduto – solo perchè a me questa profezia?
«Sono Rachel Elisabeth Dare, e come avrai intuito, sono un oracolo, ospito lo spirito di Delfi dentro di me».
Questa cosa diventa sempre più strana, mi alzo e lei mi porge il braccio, io lo afferro tirandola su’. Si appoggia a me, sono leggermente più alta di lei, così si appoggia alla mia spalla mentre la trascino fino alla Casa Grande, il tragitto è lungo, anche fin troppo. Arrivata davanti alla casa, sbatto il piede sulla porta, un buon modo per bussare, ehi, non giudicate, voi non avete una persona più svenuta che sveglia addosso; non è bello – alla fine qualcuno mi nota lì dentro.
La porta si apre mostrando Chirone «Si può sapere che-» non fa in tempo a finire la frase, mi vede e ammutolisce, «miei Dei! Avanti ragazze entrate» indietreggia radicalmente, mi aiuta con Rachel che intanto è di nuovo svenuta, «Cosa è accaduto?» mi chiede.
«Emh... in poche parole, mi ha fatto una profezia, blaterava su un’isola che non si vede, dei figli della morte, un ragazzo sopravvissuto, spero non sia Harry Potter, e che Artemide doveva essere salvata e insomma questo, che significa?»
Chirone mi guarda serio, penso che non abbia apprezzato la mia citazione ma okay, «Non preoccuparti, so già che significa, tu ora va nella tua cabina, ne parleremo domani».
Insomma quel che mi ha detto è un modo carino per cacciarmi via, ma se lo dice Chirone devo stare tranquilla. Esco dalla casa rassicurata dal sorriso del centauro, ma okay, sono assolutamente curiosa di sapere cosa è accaduto.
Mi nascondo dietro la porta della casa, cerco di ascoltare qualcosa, appoggio l’orecchio, cosa inutile – ma dettagli.
Per una manciata di minuti non sento niente – solo brusii, ma poi la voce del centauro si fa chiara e riesco ad ascoltare:
«Senta lei non capisce Signor D, tutto torna: il fatto che il Dio Apollo sia venuto qui a denunciare qualcosa di strano nella Dea Artemide, la nuova profezia di Rachel a Anna Soter-»
«Anna Soter? Davvero lei, fra tutti quanti ha ricevuto una profezia? Non dire sciocchezze».

Decido di non ascoltare più, mi sto ficcando in cose probabilmente più grandi di me, fuggo via, queste cose sono strane, e mi chiedo sopratutto perchè a me? Non nascondo il fatto che questa cosa mi spaventa.
Penso sia ora di pranzo, così faccio l’ennesimo giro del campo, fino ad arrivare alla mia destinazione, lì ci sono quasi tutti, tranne Anna – ovviamente, e non vedo nemmeno Nich. Fantastico, sono di nuovo da sola, e non ci penso nemmeno ad andare a salutare Leo e Chris.
Prendo tra le miliardi di cose degli spaghetti al sugo, Normalmente mi sarei riempita di cose nel piatto – ma dopo tutto quello che mi è accaduto credo che non mi abbufferò.
Mangio gli spaghetti disinteressata e quando mi accorgo di star quasi finendo, mi alzo e butto il resto nel Focolare e corro via nella cabina, fregandomene anche di Anna. Lo so, non è una bella cosa, ma ne ho abbastanza di tutti, fanculo a Leo, Chris, i miei improbabili fratelli, e anche a Rachel e la sua profezia. Ora voglio riposarmi. 

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Venerdì 14 Maggio; ore 09:55 PM. Quando questa mattina Nich è venuto a svegliarmi di tutta fretta, scusandosi di qualcosa, non credevo che poi alla fine me la sarei presa così tanto, eppure non ce l’ho davvero con lui, insomma, anche io avrei dovuto intuirlo, tutti parlavano della grandissima caccia alla bandiera, io neanche a farmi due domande su cosa fosse, forse perché ero troppo occupata a scoprire che mio fratello aveva “rapporti” con un mattone e una spillatrice? E’ incredibilmente strana questa frase, sorvoliamo, ovviamente no, e quindi mi hanno fregato, e anche alla grande.
Insomma, allenamenti mattinieri nell’arena con Nicholas, che ora che ci penso era la mia prima volta lì, non c’ero mai stata, fu stano abbastanza, sopratutto perché non sapevo come muovermi e c’erano dei figli di Ermes che per portare delle misere spade fecero un casino enorme. Oh Zeus, spero di non incontrarli mai più.  Comunque quella mattinata è stato un inferno, ora non è che si è aggiustato il tutto, mi sono chiesta tutto il giorno in cosa consistesse questa caccia alla bandiera, cerco però di rimanere calma, sarà una cosa di routine, dal momento che lo fanno ogni – porca Gea, Zeus aiutami tu! – Venerdì, dire che mi sono arrabbiata contro colui che doveva “proteggermi”  – chi gli ha dato questo incarico poi? – era poco, e poi dopo essere stati “smistati” in una delle due squadre cioè quella Ares, capitanata ovviamente dai suoi figli, Clarisse e Christian, si è dato il via alla mia prima meravigliosa (meravigliosa... sì certo) esperienza nella caccia alla bandierina.
Ci hanno persino detto che alcuni nel Campo Giove parteciperanno a queste specie di Battle Royal – e io non sapevo nemmeno dell’esistenza di questo campo, andiamo bene. Comunque con alcuni, equivale a una persona, ehi! E’ colpa di Nicholas, okay? Lui ci ha detto: “alcuni ragazzi”, e poi quando il tipo si è presentato davanti a noi, Nicholas si è giustificato dicendo che non ha mai detto che con alcuni intendeva tante persone ma una, penso che nessuno abbia capito il suo ragionamento – penso anche che neanche lui si sia capito. 
In pratica Anna ed io siamo nella squadra Rossa, come già avete potuto intuire è quella di Ares, in questa squadra oltre a me e Anna, io per Zeus e Anna per Ade, ovviamente, ci sono anche: Pollux, Carolina e Sunny per Dionisio, pardon: Signor D. Francis e Austin per Apollo, Clarisse, Christian, Maika, Lukas e Sebastian per Ares. Per Afrodite ci sono: Sheen, Mitchell, Brian e Victoria e, per ultimo, Mirko figlio di Eris. 
Dal momento che ho fatto la lista della spesa per la mia squadra, facciamone un’altra per la squadra avversaria! Yeah.
Squadra Azzurra: Leo, Flame (il tizio Romano), Tony e Katy per Efesto, o Vulcano, per Flame. Francette per Demetra. Lux per Iride. Brandon e Kenny per Ecate. Arianna, Samuel, Dave e Johnathan per Atena. Snorlax, Jeff e Jade per Ipno. 
Perfetto no? No.
Sapete il perché? Perché la metà di quelle persone neanche la conosco, e penso di non stare tanto simpatica alla maggior parte, e quando mai mi direte. L’altra metà non mi considera di striscio. Ho avuto solo sguardi di strani, incuriositi, non ho mai però osato rivolgere la parola a quella gente. Ma poco male sinceramente, meglio soli che male accompagnati – no?
Clarisse poi ha architettato un piano a prova di bomba, (parole sue, eh), io e Anna facciamo da escamotage nelle vicinanze del fiume. La mente geniale di quella ragazza l’ha portata a pensare che chiunque cerchi di attraversare il fiume, dovrebbe in qualche modo affrontarci, siamo pur sempre armate e mettiamo... paura? No, per niente, ma dai l’enorme spada che Anna si porta dietro è inquietante, dai, ci sono i teschi come decorazione.
A proposito, solo oggi ho scoperto che ieri era il suo compleanno: dire che ci sono rimasta male è poco, ci credo che poi mi ha portato rancore. Per fortuna poi mi ha perdonato quando gli ho raccontato che anche io ho avuto una giornata non proprio rose e fiori. Gli ho anche raccontato della profezia, lei non sa cosa voglia dire, siamo abbastanza confuse su questa cosa, e io non voglio più parlare di questa storia davvero, non ci ho dormito la notte.
Per il momento tutto è tranquillo, non c’è da lamentarsi – Austin e Francis stanno molto attenti a sorvegliare la bandiera e forse anche noi, insomma, dovrebbero aiutarci nel caso che qualcosa andasse storto, tipo la nostra morte – ma a volte mi sono ritrovata a distrarmi guardando il fiume illuminato dalle torce di fuoco divino (il fuoco degli dei, che può uccidere semidei, dei e mostri, ma non gli umani, eh, non si scherza con quei cosi).  E’ sera e noi dobbiamo pur vedere qualcosa – in fondo è una bella nottata: la luna è chiara, questo significa che Artemide non ha il ciclo, ne sono felice. Si sente il verso dei gufi che fanno eco negli alberi, poi mi ricordo che questa è la foresta a cui Nich ci ha tanto detto di tenersi alla larga, e penso alla coerenza di colui che ha ideato questa orripilante caccia alla bandiera.  Scommetto che è stato Dionisio, solo lui può organizzare robe simili, se mi sbaglio... pazienza – non lo voglio neanche conoscere minimamente. Poi non sembra nemmeno tanto spaventosa questa foresta.
«Certo che questa spada è uno schifo».
«Ah, il mio arco è una chiavica» ribatto io facendo una espressione schifata.
I nostri grandi discorsi, davvero.
«Che noia» sento dire da Anna, non posso darle torto, 
«Fare da escamotage non è gratificante» continuo io, mi metto a sbadigliare, dopo di che mi strofino l’occhio. Con le mie parole non voglio dire che vorrei essere a posto di Francis e Austin – ho un’idea tutta mia sull’ “essere gratificati”.
Come arma ho l’arco, come ho già accennato prima, questo lo uso per gli allenamenti con Chirone, e per evitare che io rimanga senza arma; una spada che tengo nella fodera alla mia destra. Lei ha solo una spada, con cui non si trova per niente bene. Ricordo che gliela ha prestata Nicholas, secondo me è troppo grande per lei. Cerco di non distrarmi, i figli di Atena potrebbero comparire da un momento all’altro, tipo Super Sayan, e se non sono loro, allora sono quelli che fanno parte della loro squadra – ovvio.
Austin e Francis si erano allontanati dal mio campo visivo da un po’, e io li cercavo con lo sguardo. Forse sta andando qualcosa storto e loro sono andati a dare una mano, inizio a fissare dall’altra parte del fiume, non è facile, tutto è buio, ma riesco a vedere a sorpresa una sagoma in lontananza, faccio notare questa persona ad Anna, lei prepara la spada, –  quel qualcuno avrebbe potuto attraversare il fiume passando sulle varie pietre che fungevano come una specie di passaggio. Infatti quel qualcuno è Flame, il fratello di Leo per parte Romana, lui è nato quindi da Vulcano – e sì, vi voglio ricordare che purtroppo Leo fa parte della squadra di Atena come lui – insomma il Romano stava attraversano il fiume, preparo subito l’arco: ora che i due figli di Apollo non ci sono, dobbiamo stare molto attente – insomma.
«Ehi! Fermo lì dove sei!» grido tendendo la freccia, non so’ come funzioni veramente, non lo devo davvero colpire – almeno spero.
Pur vedendoci armate e pronte a combattere contro di lui, continua ad attraversare il fiume sulle pietre, non sembra spaventato, anzi, si avvicina con fare sicuro di se stesso, impugna un martello. Da esso vedo fuoriuscire delle fiamme. Lui però ha anche una catena attorcigliata al braccio, chissà se pesa quella cosa, non assomiglia troppo a Leo, forse solo per i capelli ricci e la pelle abbronzata – per il resto sembrano completamente diversi.
«Mi hai sentito? Ti ho detto di stare fermo!» ringhio contro di lui prendendo la mira.
«Che c’è?! Vuoi davvero colpirmi? Non ne avresti il coraggio». Mi sfida sogghignando. Spalanco la bocca abbassando di poco l’arco, guardo Anna, sorpresa anche lei delle parole di sfida del fratellastro di Leo, lei alza e abbassa le spalle guardandomi – con il mio stesso sguardo di confusione.
Le sue parole m’irritano, confermo; non assomiglia minimamente a Leo.
Ovvio che non voglia colpirlo, non siamo davvero in Battle Royal, ma non voglio passare come codarda, e il fatto che si stia avvicinando a noi due impugnando saldamente il martello infuocato sogghignando malvagio e io non stia facendo niente oltre che a tendere l’arco non significa niente – mi chiedo cosa stanno facendo i due figli di Apollo ora.
«Ci rivediamo tesoro, peccato che tu sia nella squadra di Ares, con la figlia di Zeus – ma fa niente» dice rivolgendosi ad Anna... Che cazzo significa? Si sono già incontrati? Cioè io so della sua esistenza grazie a Leo, era riuscito a dirmi un paio di cose prima di dividerci.
Ma so che ora sto sul cazzo a un’altra persona, o almeno e ciò che ho intuito nelle sue parole riferite a me.
Mi allontana spingendomi molto forte mettendomi da parte, mi scotta persino il braccio; scotta come il fuoco quel ragazzino. Anna impugna la spada, lanciandomi sguardi di scuse – e altri di confusione verso il suo avversario.
«Flame, che stai facendo?» esclama proprio lei mettendo la spada dinanzi a se stessa.
«Voglio combattere contro di te, non con lei» e mi lancia un’occhiataccia, sembrava avercela a morte con me.
Prima il Signor D.
Poi Sheen.
E ora lui – che cosa ho fatto?
Prima che potessi ribellarmi a quella situazione lui mi lancia addosso del fuoco, che poi mi circonda completamente creando delle pareti di fiamme annebbiandomi completamente la vista; inizio a tossire già senza ossigeno, mi sforzo di riuscire a vedere qualcosa al di fuori del fuoco, cado in ginocchio coprendomi la bocca – sono circondata.
Completamente circondata da fiamme. Eppure riesco a sentire la voce di Anna e dell’imbecille; gridavano cose tipo: «Flame, aiuto cerca di spegnerla!», «Te l’avevo detto che non so controllare il fuoco!» e poi non riesco a capire altro.
In questa cella di fiamme non c’è via di uscita, se provo ancora ad avvicinarmi oltre al fuoco è ovvio che finirò ustionata, e mi chiedo, come cazzo è venuto in mente a Flame di intrappolarmi qui dentro – tutto quel fumo che ha nella testa gli fa davvero male! Ma perché non fa nulla per levare il fuoco? Sto bruciando viva cazzo! 
Tossisco ancora prima di accasciarmi completamente sul terreno: sono senza forza, continuo a tossire e respirare, anche se è inutile, il fuoco ha bruciato completamente l’ossigeno...
«CAZZO NON SO’ COME FARE!» sento la voce di Flame imprecare, cerco di tenere gli occhi aperti, ma ad un certo punto sento le fiamme completamente su di me. Credo che l’incompetente, invece di spegnermi, stia alimentando di più il fuoco.
Lancio un grido – un grido acuto e pieno di dolore, il fuoco mi sta completamente sopra le gambe quando, all’improvviso, vedo una figura familiare avvicinarsi, mi accascio completamente al suolo quasi interamente bruciata, le fiamme cessano – e riesco a riconoscere la figura: Leo.
Chiudo gli occhi perdendo i sensi stanca – l’ultima cosa che ricordo è Leo che mi prende in braccio portandomi via.

o 0 O 0 o

Mi fa male la testa e il torace, non ho idea di dove io mi trovi in questo momento, mi sembra solo di sentire ancora le fiamme su di me, ma sono sicura che sia solo un’impressione. Apro lentamente gli occhi, tutto mi pare sfocato, dondolo un po’ con la testa.
«Ehi! Si è svegliata!» sento dire da una voce familiare, mentre mi tiro su ritrovandomi seduta sul lettino. Vedo altre persone circondarmi, sono sordidissima, quasi non li riconosco – quasi.
«Come stai?» mi domanda Anna con fare preoccupato – cerco di risponderle, ma la testa mi fa così male.
«Io... mi sento tanto male» esclamo con la voce di una bimba. Poi tocco la testa, notando al mio tocco che è fasciata, sento anche la presenza di un cerotto sulla mia guancia, mi guardo le mani e anche una di esse è fasciata.
«Bene, Miss Fiamme Bollenti si è ripresa» sento commentare ironico e anche deluso come al solito il Signor D, che nella stanza non ho neanche notato e- aspetta, come mi ha chiamata!?
«Come ti permetti!?» grido fulminandolo con lo sguardo, ma lui di tutta risposta beve sorso della Diet-Coke, e poi prende a guardarmi intensamente negli occhi: sembrano due grandi orbite vuote, dove inizio a vedere Fiamme, ma misericordia cos’ha quell’uomo a posto degli occhi? Io sgrano i miei di occhi e poi mi sorride beffardo vedendomi leggermente spaventata ed esce di tutta fretta da quella che credo sia l’infermeria. Sono tentata di lanciargli dietro il cuscino su cui riposavo prima, ma è già uscito – peccato.
«L’importante che tu stai bene» sento dire da Nich avvicinandosi a me fino a sedersi sul letto. Dopo un paio di secondi mi abbraccia – che novità, ma mi chiedo, nessuno ha visto gli occhi di Dionisio? Solo io? Davvero?! Andiamo!
Mugugno un po’ dal dolore, mi fa’ ancora male il corpo, come al solito non lo ricambio nell’abbraccio, non per cattiveria ma quell’uomo mi fa tanto male quando mi abbraccia – mai come ora però.
«Nicholas, credo che tu le stia facendo male», dice Christian, neanche di lui mi sono accorta, fantastico – lui qui.
Nicholas mi lascia, biascicando un: «mi dispiace», io gli sorrido, guardo un po’ tutta la stanza, tanto per vedere se ci sono altre persone che partecipano a questo party hard nell’infermeria, ma per fortuna non c’è più nessuno, sì ci sono solo: Anna, Nich e Christian. Quest’ultimo è seduto alla mia destra, dove c’era anche Dionisio e i fratellini alla mia sinistra. Beh ora Nich e seduto sul lettino. In questo momento vorrei che Leo fosse qui, l’unica cosa che mi ricordo e lui che mi prende in braccio e mi salva dalle fiamme, vorrei ringraziarlo.
«Mi spiegate che è successo?» dico con voce roca, poi cerco di schiarirmela tossendo, ma non ci riesco. Sento gli occhi degli altri su di me – riesco a smettere di tossire dopo vari secondi «Abbiamo vinto poi?» continuo, facendomi venire in mente la gara alla bandierina di merda.
«Ehm... no, non abbiamo vinto, mentre tu bruciavi, Arianna, Dave, Samuel e Johnathan sono riusciti a prendere la bandiera. Clarisse è incazzata nera».
«Ah».
Ah, quindi, mentre bruciavo mi sono tipo passati vicino senza aiutarmi? Capisco che oltre all’intelligenza i figli di Atena non hanno un cazzo,  ma almeno la decenza di prendere un po’ di acqua dal fiume che era lì vicino e buttarmelo addosso!
«Comunque, ora stai bene, no? Io e Leo ti abbiamo portato qui. Poi  Austin e Francis ti hanno guarita con il nettare e l’ambrosia» interviene Anna, probabilmente vedendomi metà tra il confuso e l’arrabbiato. Stringo le coperte fra le dita per evitare di far scoppiare fulmini – cosa non buona dal momento che non ho ancora imparato a controllarli.
«Io vado a procurarti un’altra maglietta, questa è completamente a pezzi» dice Nich alzandosi dal letto e uscendo. Io intanto la controllo; ha ragione, le maniche non esistono più, e mi lascia metà pancia scoperta, che imbarazzo.  Anche i pantaloni, se prima mi arrivavano fino alle caviglie ora fanno metà gambe – perchè? Perchè sempre a me?
«Dov’è Leo?» domando, cercando di distrarmi dal pensiero che tutti mi hanno vista conciata così.
«Non ne abbiamo idea, forse è con Flame, o forse con Efesto, so che è successo qualcosa riguarda te in questo tempo», mi dice Chris; io annuisco piano abbassando la testa.
«Mi fate un favore?» chiedo, e li guardo annuire, «Prendete anche a me una Diet-Coke? Ho voglia di qualcosa di fresco, sapete com’è...»






 
:.:..angolo delle due A..:.:

Ciao a tutti! Qui che vi parla sono come al solito Anna e Anna, chiamateci come vi pare, speriamo che il capitolo vi sia piaciuto, e anche la grammatica, corretta dalla mamma di Gigi sta volta. Non c'è tanto da dire, in questo capitolo avete visto Anna Soter sotto una fimma diversa, poverina, ora le persone la prenderanno per il culo per sempre. Ma ciancio alle bande, se vi siete sconvolti per ciò che è successo a Jason, una cosa che non abbiamo accennato nel capitolo è che potrebbe svegliarsi da un momento all'altro. Per quanto riguarda la questione di Calipso e Leo, qualcuno potrebbe odiarci tanto, ma ci dispiace, è una AU per noi le cose potrebbero finire così come per voi potrebbe finire tutti felici e contenti. Cordiali saluti alle splendide persone che leggono/recensiscono, un saluto a Raffaele che legge la storia ma non vuole iscriversi e recensire, un saluto a Arianna che noi tutti amiamo, che anche lei legge in silenzio. Un saluto anche alla banda dei coglionazzi, che ogni giorno mi rompono, mi rompono sopratutto il cuscino. E in fine Mariafrancesca la Mary che avete sentito nominare da Chris e Leo, la salutiamo ed è sempre nei nostri cuori.
Piccolo spazio per la profezia: lo sappiamo non è un gran che, ma non siamo una cima con queste cose, ma ehi! L'originale includeva un ombelico che che puzza fra i versi, suggerito dal nostro grande amico Giovanni un saluto pure a lui. 
E come dice Alessandro: fin che la barca va...
​Lasciala andare!
Anna2

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Capitolo 5
*** «In vacanza all’isola di Delo» ***


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-Chapter Five.
«In vacanza all’isola di Delo»
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{anna stygeros; P.O.V.

 
Mi sveglio ansimando con il sole che filtra dalla finestra, dandomi fastidio agli miei occhi. Ho avuto un incubo:
Lì nel sogno ero dietro a un divano in fondo a una stanza poco illuminata. Cercando di non fare rumori mi ero sporsa per vedere cosa c’era lì dentro: notai una ragazza bionda e alta, in piedi davanti ad un trono in penombra, dove vi era, seduta una donna con abito greco alta più o meno 2 metri.
«Quindi la figlia di Zeus andrà con i figli di Ade a Delo! Perfetto biondina, stai facendo il tuo lavoro, ma ricordati di non tradirmi e si più puntuale a riferire le faccende importanti come quell’altro», disse la donna sul trono con una voce dolce ma allo stesso tempo tagliente, facendo indietreggiare la ragazza.
«Si, mia Signora. Ma le mie sorelle e i miei fratelli devono addormentarsi altrimenti non posso venire da lei e lo sa bene», rispose la ragazza con una voce che avevo già sentito al Campo ma non ricordo di chi.
«Taci. Sento che c’è qualcuno qui oltre a noi. Stupidi Mezzosangue impiccioni! CHI SI CREDONO DI ESSERE?» ringhiò la donna alzandosi e venendo verso di me, ma il sogno si sfumò con  l’inconfondibile voce amorevole di Nicholas: «ANNA, ALZA IL CULO E VIENI QUI! Dobbiamo andare a fare colazione, oggi c’è la tua prima impresa».
E’ stato solo uno stupido incubo, non mi devo preoccupare per questo, ho cose più importanti di cui occuparmi.
Ieri sera la prima caccia alla bandiera mia e di Anna è stata un fiasco, Flame ha esagerato ma sono sicura che non l’ha fatto a posta a bruciare viva Anna. Per fortuna i figli di Apollo l’hanno guarita subito.
Mentre Anna stava riposando in infermeria Chirone ha parlato a me e a Nich di una Profezia che ha ricevuto la figlia di Zeus. La mattina seguente (cioè oggi) dovremmo partire per l’isola di Delo a salvare la dea Artemide, con noi dovrà venire un ragazzo sopravissuto ad un massacro che ha forza per smuovere quell’isola, così almeno dice la profezia. Nich ha deciso che andremo con Christian e ora dovrei prepararmi, ma sono stanca. Lo sento salire le scale e avvicinarsi alla porta, poi lo vedo sbucare da dietro, senza neanche chiedere il permesso di aprire.
«Anna se non ti alzi ora ti butto giù dal letto!» Sapevo che l’avrebbe detto e ho anche la risposta pronta.
«Nich, tu stesso hai detto che per fare un Viaggio nell’ombra del genere devo essere piena di energia quindi dammi 5 minuti»
Sbuffa sonoramente «Okay, io vado da John e vi raggiungo tra un po’».
Mi metto seduta sul letto e lo guardo allontanarsi «Perché vai da lui?»
Si ferma ma non mi guarda «Ehmm… devo dargli gli orari per gli allenamenti, starà lui al mio posto fino alla fine della missione» gesticola balbettando qual cos’altro che mi arriva come un: «E poi non sono affari tuoi quello che faccio con il mio miglior amico».
E suppongo che sia uscito bestemmiandomi dietro. Mi alzo e vado verso l’armadio.
“Specchio”, dico, ed esso si apre mostrandomi uno specchio abbastanza largo e alto. Mi guardo i capelli lunghi, lisci e neri, non sono molto in disordine, prendo il pettine e mi faccio una treccia laterale come sempre. Guardo il viso, tutto è in ordine, tranne che per gli occhi: da quando uso i poteri, sono di un verde più scuro, ma niente di che. Mi vesto con la maglia del campo, jeans e scarpe da ginnastica, mi lavo i denti ed esco. La mensa non è lontana ma è raro che il campo sia così silenzioso, eccetto per i mostri del bosco che fanno strani versi. Mi viene in mente di vedere se Anna è ancora nella sua Cabina, arrivo vicino a quella porta immensa e busso. Dopo un paio di secondi mi apre la porta la dolce figlia di Zeus.
«Giorno, ti vedo in forma! I figli di Apollo sono stati bravissimi» E le faccio l’occhiolino.
«Giorno Sis, guarda che mi devi ancora spiegare come e quando hai conosciuto Flame» dice lei scrutandomi sospettosa.
«Te lo racconto mentre andiamo a fare colazione!» Le afferro un braccio e la trascino verso la mensa.
«Anna ho le scarpe sciolte e non mi sono nemmeno pettinata! Insomma guardami!» interviene cercando di staccarsi da me, di sottecchi la vedo sistemarsi i capelli con il braccio libero.
«Lo fai dopo, e comunque ho conosciuto Flame apparendo per sbaglio sul suo letto» esclamo.
«Cosa!? Come ci sei arrivata nella Cabina 9?» Si libera dalla mia presa e mi guarda negli occhi.
«Calmati, ho viaggiato nell’ombra e mi sono trovata là tesoro» dico l’ultima parola in italiano senza nemmeno accorgemene.
«Che significa tesoro? Lascia perdere, andiamo a fare colazione» E ci incamminiamo senza dire una parola.
Arriviamo dopo 3 minuti, appena entrate c’è Christian, ma Anna sbianca e mi tira dietro una colonna più vicina «Perché lui è qui?» Mi chiede allarmata mentre io con tutta calma le sistemo i capelli.
«Ieri Nich ha detto che ci serve per l’impresa, ma non preoccuparti, visto che non c’è nessuno siediti con me».
Annuisce e poi le afferro la mano mentre andiamo verso il Buffet mattutino, come sempre c’è di tutto. Prendiamo le stesse cose: Cornetti e caffè latte. Mentre ci sediamo, Chris ci nota, ci saluta con un gesto della mano e si alza, fa l’offerta con il resto del cibo e si avvicina.
«Ciao Anne. Dov’è Nicholas?» dice guardando me. «E andato un attimo da John, ha detto che deve riferire delle cose al suo miglior amico»
Chris scuote la testa e dice «Oh povero John... comunque ci vediamo alla Casa Grande» Ed esce con tutta la tranquillità del mondo.
Guardo Anna che fa spallucce mentre infila in bocca l’ultimo pezzo del cornetto, è proprio veloce a mangiare, io non sto nemmeno a metà.
 
 o 0 O 0 o
 
Arrivate alla Casa Grande, Chirone ci spiega un po’ cosa dobbiamo fare in questa missione: Andare a Delo, cercare Artemide e salvarla. In breve è questo il piano, ma ho qualche dubbio che sia così facile. E per di più stiamo aspettando Nich da mezz’ora! Vorrei sapere che sta facendo con John!
Chris è seduto al tavolino da Ping pong, con i piedi accavallati sopra. Chirone e il Signor D sono fuori a discutere, mentre io e Anna siamo sedute vicine e le pettino i capelli. Quando Nich entra all’improvviso con i capelli in disordine e mettendosi la maglia, io e Anna ci guardiamo con gli occhi sgranati e Chris si rivolge a lui sistemandosi e schiarendosi la voce «Ehi capo, grazie per averci degnati della tua presenza. Vorrei sapere cosa hai fatto, ma non sono psicologicamente, emotivamente e fisicamente pronto». Dice lui con sarcasmo e un sorriso malizioso sul volto.
Nich scuote la testa «Non posso avere della Privacy!?» lo rimprovera, Chris fa segno di resa e poi Nich ci chiede di seguirlo.
Chris si alza brontolando e mette una mano sulla spalla di Nich, inseguito lui si rivolge a me «Ti ricordi come devi viaggiare fino a Delo?»
Annuisco e sorrido «Devo pensare a te», dico convinta.
«Ci vediamo lì… Almeno spero» e scompare nell’ombra con Chris.
Guardo Anna e le spiego velocemente cos’è il Viaggio nell’ombra. «Quindi, mi stai dicendo che potremmo perderci in un posto a caso nel mondo?» mi chiede in modo insicuro e mi afferra la mano.
«Fidati di me, Chiudi gli occhi e non lasciarmi la mano» E le ombre ci coprono in un attimo.
Il bisbigliare delle ombre non mi da fastidio ma le sento dire che devo stare molto in guardia, è una mia impressione o mi stanno minacciando?  Lascio perdere e penso a mio fratello… mi viene da pensare ai sui allenamenti, sono molto pesanti e mi chiedo ogni volta il perché siano così. Sento che le ombre mi spingono, devo pensare solo a Nich!
E poi ad un tratto ci fermiamo all’improvviso. Mi trovo affianco a lui, mentre Anna si mantiene lo stomaco con gli occhi lucidi e la faccia, da prima bianca, sembra assumere un colorito verde. Mi sa che soffre i Viaggi nell’ombra. Nich mi afferra il braccio e mi trascina verso sinistra «Chris e Anna, cercate Artemide a Nord-Est, io e Anna invece andiamo a Ovest. Christian! In caso di emergenza sai cosa fare, e NON lasciare Anna da sola».
E ci incamminiamo a passo veloce nella selva oscura, anche se da lontano sento la mia amica lamentarsi.
Dopo mezz’ora arriviamo vicino ad una piazza enorme, dove vi è un Tempio molto alto. Senza perdere tempo Nich ci va vicino, trascinandomi come farebbe con un peso morto. 
«Nich di chi è questo Tempio?» gli chiedo, presa dalla curiosità.
Si gira per ammirare il tutto non appena arriviamo vicino a tre gradini, anche io alzo lo sguardo per vedere il tempio: Colonne Altissime di un bianco sporco, sui muri ci sono decorazioni soli e lune. Ma Nich richiama la mia attenzione su di lui.
«Questo è il tempio sacro a Leto, la madre di Apollo e Artemide». Dice mentre si siede sulle scale.
«Perché siamo qui?» Lo guardo negli occhi e appena li incontro abbassa lo sguardo, sembra demoralizzato.
«Ho contattato un amico dall’oltretomba e dice che il nostro nemico è Leto. Non so perché ma mi fido, prendimi per pazzo ma secondo me qui c’è Artemide. Grazie alla Foschia le persone vedono solo pietre ammassate, ma noi riusciamo a vedere il tempio come nell’antichità. Sei con me?»
Lo guardo un po’ dubbiosa, e penso a quello che ho sognato la notte scorsa. Senza pensarci gli racconto l’incubo, lui annuisce per poi guardarmi finalmente negli occhi.
«Dobbiamo trovare Artemide il prima possibile e dobbiamo raccontare subito tutto a Chirone. Muoviamoci!»
Si alza con uno scatto e (come ormai da abitudine) mi trascina per il braccio fin dentro il Tempio di Leto «Hai un piano, se troviamo Artemide?» Continua a camminare e con voce piatta dice un semplice: No. Sbuffo, mi guardo un po’ intorno, anche se non vedo molto visto che devo stare a passo con Nich, ha una andatura troppo veloce per me.
Appena entrati c’è una stanza non molto grande con al centro un tavolo o altare tutto illuminato, con dei bracieri accesi che superiamo subito andando verso un portone chiuso con catenacci.
Mentre controllo i 5 lucchetti insieme a Nich, sentiamo un urlo femminile dal lato opposto della porta. Allora Nich mi sposta indietro e sfodera la spada colpendo i lucchetti che si rompono cadendo per terra. Perché non ci ha pensato prima? Fodera la spada e spalanca
«Divina Artemide siamo venuti in suo aiuto!»
Guardo dentro la stanza e da dietro Nicholas ma non credo ai miei occhi: Una ragazzina di circa tredici anni con capelli biondi e splendidi occhi argentei è seduta su una poltroncina mentre accarezza un cervo.
Ci degna solo di uno sguardo «Dove sono le mie cacciatrici? Chi siete voi? Quell’imbecille di mio fratello ha mandato un maschio ad aiutarmi?!» sbotta Artemide simulando alla parola “maschio” un conato di vomito, con molto disprezzo.
«Artemide, ci hanno dato un’impresa, non abbiamo scelto noi di venire». Gli rispondo cercando di mantenere la calma. Sì, lei è una divinità ma si lamenta anche quando qualcuno la sta salvando?
«Non ci sono trappole né celle, niente che continui a rinchiuderla, divina Artemide. La dobbiamo scortare insieme agli altri fino al carro». Mi dice Nich dopo aver controllato la stanza e non curando gli insulti della dea.
Annuisco seguendo Nich verso la porta. Quando Artemide si alza di scatto il cervo che accarezzava corre fuori come se non toccasse il pavimento buttando me e Nicholas contro le pareti. La dea ci supera facendo con un gesto con la testa di seguirla. Ho battuto molto forte la testa ma non sanguino, cerco di alzarmi quando Nich mi aiuta alzandomi di peso. «Prima arriviamo dagli altri, prima ce la togliamo di mezzo». Dice sussurandomi il tutto all’orecchio, mi stiracchio e imbocco l’uscita seguendo la dea delle lamentele, sperando di arrivare viva al campo. 
 
 
 
{anna soter; P.O.V.}
 
Viaggiare nell’ombra è orribile.
Non fatelo. Per nessuna ragione al mondo. Ora ho mal di testa e sento i conati di vomito. Fantastico, non è stata una buona idea mangiare quei cornetti, me li sento tutti in gola. La cosa che mi fa arrabbiare di più è che Christian sembra stare bene, tiene  le mani in tasca e cammina davanti a me mantenendosi a debita distanza. Non capisco come possa fingere – se finge! – indifferenza davanti al viaggio nell’ombra, forse Nich è un guidatore migliore della mia amica? Non so. Ma comunque, mi guardo intorno, non c’è altro se non tanta flora, insomma alberi altissimi e niente più. Mi tengo lo stomaco come se dovesse cadermi da un momento all’altro, lo seguo, senza dire una parola, mi guardo in giro a volte, giusto per capire da che parte dell’isola siamo. Guardo di nuovo Christian, che si è allontanato davvero tanto da me.
«Ehi! Potresti aspettarmi!?» gli grido contro.
Lui si gira, «Scusa! Ma dai, sbrigati!»
Davvero non capisco come faccia a camminare così veloce, io a mala pena riesco a tenergli il passo.
Ammetto che avrei preferito stare con Anna, non ho nulla contro di Christian ma... no non c’è nessun ma. Sì, sono ancora arrabbiata con lui.
E poi quando ho saputo che doveva venire con noi ci sono rimasta male, per poco non mi sono messa in un angolino a tagliarmi le vene. Sapevo che doveva venire qualcuno assieme a noi – Rachel nella profezia ha specificato che si tratta di un ragazzo: “Porterai un ragazzo sopravvissuto ad un massacro, con la forza di smuovere quel luogo sacroNon capisco come queste parole possano avere a che fare in qualche modo con Chris.
Christian mi ferma mettendo una delle sue braccia davanti, stavo per chiedergli il perché ma poi lo vedo tendere le orecchie, come se avesse udito qualcosa.
«Cosa succede?» gli chiedo. Lui si mette un dito sulle labbra facendomi segno di star in silenzio.
Ha sentito qualcosa? Io in giro non vedo niente, anzi oltre al rumore delle foglie che per colpa del vento vengono mosse, e di alcuni uccelli selvatici – mai visti prima d’ora – che svolazzano e si sente il loro cinguettare, il luogo è deserto.
«Ti sarai sbagliato» dico guardandolo, ma lui continua a guardare silenziosamente il luogo.
«No, c’è qualcosa ne sono sicuro».
Alzo gli occhi al cielo. E’ sicuro che ha avuto un miraggio.
«Resta qui, vado a vedere se mi sono sbagliato davvero» replica, poi tira fuori una penna a stilo con la punta d’argento e tutta rossa dalla tasca, gli leva il cappuccio e tra la sua mano si allunga finché non si ritrova la sua lancia in mano, il cappuccio lo ripone di nuovo dov’era. Si guarda con cautela in giro. Non so il perché, ma sento una strana sensazione di tensione. Giuro, sto per gridargli: “Idiota torna qui!”, ma non lo faccio, se c’è davvero qualcosa lì lo metterei in pericolo. Non ce la faccio a starmene ferma, almeno brandisco l’arco e una freccia, voglio coprigli le spalle.
Si muove in modo cauto verso un cespuglio, avverto poi un brivido percorrere la mia schiena. In questo momento ho paura – non ho idea del perché, ma ho paura: un tremendo fastidio allo stomaco mi fa mancare il respiro, e mi ritrovo a boccheggiare. Cerco di vedere cosa combina il figlio di Ares. All’improvviso mi viene voglia di gridargli di non avvicinarsi di più, ma prima che possa solo aprire la bocca, dal cespuglio sbuca fuori un essere che assomiglia ad un drago: è tutto nero con aculei sulla schiena, è grande quanto un cucciolo di cane razza Labrador, ma più brutto e sopratutto aggressivo. Le sue zampe anteriori sono girate all’indietro e ha lunghi baffi che sembrano quelli di un pesce gatto, assomiglia a una lucertola nata male. Si scaraventa su Christian, facendolo cadere, gli sta sopra ma lui riesce a tenerlo a distanza con la lancia. Con forza lo spinge fuori e prima che potessi dargli una mano lui affonda la lancia nel “coso”, il sangue schizza sulla lancia e sul terreno. Lo guardo con occhi sgranati mentre estrae la lancia dal corpo ormai privo di vita, noto però che mentre si avvicina a me ha un po’ di sangue della bestia sotto l’occhio destro, si ripulisce in fretta con il polso, poi afferra il mia mano e iniziamo a camminare – o meglio correre.
«Aspetta! Dove stai correndo? Cos’era quel coso?»
Lo sento sospirare e affrettare il passo «Era un Jabberwocky, o meglio il cucciolo di Jabberwocky, e credimi se c’è il cucciolo c’è anche la mamma, e non ti piacerebbe incontrarla!»
Jabberwocky. Non mi era nuovo questo nome.
Inizia a correre, ma cerco di fargli delle domande «Cos’è un Jabberwocky?» chiedo comunque col fiatone, lui mi stringe la mano, la sta stritolando. Sembra non voler parlare  riesco a proposito di quel coso. «E come hai fatto ad accorgerti di quella bestia?» continuo.
Riesco a vederlo mentre corriamo, non voglio dire che ha una espressione preoccupata, ma si puo’ vedere che è angosciato, mi ricorda me prima.
Sento un enorme boato dietro di me, e mi rendo conto che quel coso ci sta seguendo – di nuovo quella sensazione di angoscia e tensione mi assale.
Siamo lontani, ma potrebbe raggiungerci, e lui continua a non volermi rispondere. Ci ritroviamo davanti a delle statue: rappresentano gli animali sacri ad Apollo, e poi poco più lontano c’è un Tempio enorme, probabilmente è proprio il suo. Chris si guarda intorno, sembra terrorizzato, impugna la lancia in posizione di attacco.
«Non vorrai combatterlo?»
«Hai altre scelte?»
Mi giro intorno, e poi come un lampo di genio mi viene in mente di nasconderci dentro quel Tempio di Apollo.
«Lì dentro» e lo indico con la mano «è l’unica via di scampo».
E cerco di trascinarlo con me al Tempio, «Non se ne parla», dice «quello è un tempio sacro, se pur abbandonato»
Alzo gli occhi al cielo «Andiamo! Io non ci entro senza di te!» e detto questo lui si arrende, Chris apre l’enorme porta e noi due ci catapultiamo dentro.
E’ buio, ma da fuori riesco a sentire il Jabberwocky gridare, penso che in quel momento abbia fatto fuori molti alberi: lo sento sradicarli – buttarli in aria e sento i loro boati quando toccano il terreno.
Poi rifletto. Possibile che Chris ha tanta paura di quel coso? Non sembra diverso da ogni altro mostro che potremmo incontrare in giro, non sembra nemmeno tanto intelligente per non essersi accorto che ci siamo nascosti proprio sotto i suoi occhi.
Non appena mi giro, il corridoio si illumina grazie a delle fiaccole. Chris non si cura di quello che è successo, continua a origliare fuori. Gli tiro il lembo della maglia per catturare la sua attenzione.
«Non ora», mi dice allontanandomi, lo guardo stupita, continua a ignorarmi pensando solo a quella bestia fuori.
«Andiamo in avanscoperta» suggerisco, poi lui si allontana dalla enorme porta.
«D’accordo, potrebbe stare lì per molto, almeno impegniamo il nostro tempo». Dice.
«Magari troviamo qualche indizio per salvare Artemide» aggiungo io, non proprio convinta, dubito che troveremo qualcosa. Lui annuisce, poi inizia camminare per in corridoio senza di me, lo raggiungo, tenendo lo sguardo basso, ma stando attenta a dove metto i piedi.
Chris è davanti a me, sembra la scena di prima: io che lo seguo a distanza un po’ impaurita e lui intrepido mi cammina davanti. Sono decisa a non mollare – e chiedergli di più su quella bestia. Non so il perché, ma devo dirlo: quel coso mette angoscia, ma non angoscia normale, immaginate di averla ma ancora più forte, triplicata. Ecco è così che mi sono sentita.
«Chris...?» bisbiglio piano. Questo posto non è rassicurante.
«Mh?» mugugna disinteressato continuando a camminare. Cerco di affiancarlo, non so come faccia ad andare così veloce con il corpo che si ritrova. Non fraintendete – non sto dicendo che è grasso, ma non è la persona più magra del mondo, ecco.
«Mi spieghi cos’era quel coso?»
«...andiamo, possibile che non lo hai mai incontrato in vita tua?»
All’inizio sembrava non volermi rispondere esitando, ma poi le parole seguenti mi hanno messo ancora di più in confusione. Mi fermo e lui dopo aver compiuto qualche passo si accorge che non lo sto seguendo, ritorna indietro e mi squadra, siamo illuminati a mala pena dalle luci delle fiaccole attaccate alle pareti, ma riesco lo stesso a fissare la sua espressione arrabbiata, intuisco che è a disagio.
Sospira e alza gli occhi al soffitto, mi guarda severo «Il mostro è un’entità che è presente nei sogni di ogni bambino, un noto scrittore ci scrisse una poesia nonsense—»
«Ma certo! Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carroll, è lì che compare! Lo portai all’esame di terza media», okay lo avevo interrotto in malo modo, ma non riesco a credere che sia quel Jabberwocky. Lui fa un mezzo sorriso, poi annuisce.
«Devi sapere che Lewis Carn... Carl—quello! Era un mezzosangue, figlio di Apollo, lui lo vide nei suoi sogni e ci scrisse sopra una poesia nonsense, fu’ il primo a dare testimonianza».
«Per confondere chi leggeva ha inventato parole giusto?»
Lui annuisce «Perspicace, vedi era come se volesse dare avvertimenti ai bambini, non solo mezzosangue ma anche quelli mortali – camuffando però il tutto».
Già la poesia di Carroll è generalmente considerata il più illustre esempio di nonsense scritto in lingua inglese. Io, essendo dislessica, alla prima lettura non ci capii niente, ma nemmeno la seconda, la terza, la quarta ecc... insomma le  parole inventate che non aiutavano a capire nulla del contenuto. Il che mi sembrava una accozzaglia di robe a caso – ma mi perseguitava la sensazione di angoscia.
«Tu invece come sai della sua esistenza?»
«Possiamo evitare questo argomento? Per Ares, andiamo».
Anche se mi sono sentita leggermente offesa dal suo tono, faccio come mi ha chiesto. Continuiamo a camminare quel corridoio infinito, sto cominciando a pensare che sarebbe meglio tornarsene indietro. Ma non riesco a dirgli niente, sinceramente, penso che tra poco mi strozzerà, se non faccio ciò che dice, il che non mi garba per niente.
Arrivati al capo linea: c’è un’enorme stanza anch’essa illuminata da molte fiaccole – in mezzo alla stanza c’è una statua di Apollo circondata da quelle che credo siano offerte al dio. Però la statua con attorno le offerte è separata da un pavimento che sembra crollato, ma almeno buona parte di esso è intatto. Entra Chris, e io lo seguo a ruota – ma con riluttanza, non essendo sicura di quello che potrebbe esserci.
Arrivata più o meno in mezzo alla stanza mi sento afferrare i polsi da delle catene, grido attirando l’attenzione di Christian, vengo sbattuta contro la parete che avanza esattamente in mezzo alla stanza. Mi ha fatto ancora più male per colpa della faretra che ho dietro la schiena, la quale mi si irrigidisce dal dolore.
Inizio a imprecare in greco antico dimenandomi.
«Come hai fatto!?» mi chiede con tono di rimprovero mentre brandisce la lancia.
«E io che cazzo ne so!» mi dimeno cercando di liberarmi, ma tutto inutile. Mi giro e vedo Chris studiare come fare a liberarmi: mette le dita sulla catena e cerca “scioglierle”, ovvio che non ci riesce, non è così forte. Ma mentre guardo oltre lui, vedo la parete cominciare a muoversi e a venire verso di noi a una velocità pazzesca.
«ATTENTO SPOSTATI!»
Ma nel mentre in cui si gira per vedere cosa mi allarmava – la parete ci schiaccia l’una contro l’altro.
Mi ha fatto male... tanto anche, il suo corpo spinge contro il mio, mi sento soffocare, come se una balena si fosse sdraiata su di me, okay esempio estremo, ma è stato abbastanza violento come la parete ci ha schiacciato.
Un respiro profondo – inizio a sentire un enorme fastidio allo stomaco. Sussulto e provo a muovermi: riesco a sentire spingere il corpo di Chris su di me e fa davvero male, ho la testa annebbiata, e riesco a vedere nella penombra il volto colorito di rosso di Chris, mette le mani ai lati della mia testa, sembra che volesse cercare di spigere in dietro il muro. Batto le palpebre con chiarezza, realizzo che il corridoio è ancora libero e illuminato, almeno da quello che riesco a vedere dallo spigolo che è rimasto.
Mi sento così confusa che faccio fatica a ragionare, non ho idea di come si senta Chris in questo momento.
«Stai bene?» mi chiede a fatica «Ti sto schiacciando troppo?»
La posizione è così scomoda che mi gira la testa, ma non mi va di dirglielo tanto non potrebbe fare niente.
«Tranquillo, mi gira giusto un po’ la testa».
«Merda!» poi tossisce girando la testa «Come faranno a trovarci?»
Vorrei chiedergli cosa ha toccato – insomma io no di sicuro. Ma non mi va di litigare, non in questa circostanza almeno.
«Ci sono tanti templi in questa isola!» continua, ma io non lo ascolto più. Il suo pessimismo non aiuta per niente, in più spinge ancora contro di me tanto che vorrei tiragli un pugno in faccia. Che schifo di situazione è mai questa?
La catena ai polsi inizia a graffiarmeli, sono stanca – inizio a dimenarmi sperando che quelle catene inizino almeno ad allentare la presa.
«Anna, ti prego smettila», dice piano Chris, nella sua voce si sente imbarazzo.
«Scusa, è che non riesco a stare ferma...»
«Ti capisco, ma dobbiamo vedere come liberarci».
«Mi sorprendo del fatto che tu sia così riflessivo in ciò che fai, sei il figlio di Ares, lui è tutto tranne che quello».
Lo sento ridere leggermente «Già, io e papà non siamo simili in alcune cose», poi lo vedo guardarmi, almeno ci prova, noto che oggi non indossa gli occhiali.
«Io sono molto più gentiluomo – se si può dire così».
Roteo gli occhi, ma devo ammetterlo, lui è senz’altro uno dei pochi, se non l’unico, ad essere tranquillo nella Cabina 5.
Non so il perchè ma ne sono contenta.
Un colpo di tosse seguito da un: «Ehm...» ci fa solbazzare.
Io e Chris distogliamo gli sguardi l’uno dall’altra per poi fissare oltre allo spigolo un ragazzo, dimostra forse la stessa età di Christian. Emana una luce come se avesse dei raggi di luminosi da dietro, riesco a mala pena a vedere che indossa un paio di occhiali da sole. Poi sorride.
«Divino Apollo!» esclama Chris sbigottito, e in istinto cerca di abbassarsi, come per inchinarsi, ovvio che non ci riesce. Faccio un gridolino sbigottita continuando a fissare quello che dovrebbe essere il dio Apollo – probabilmente se non ci fosse stato lui lo avrei scambiato per un tipico adolescente della California.
«Quello è Apollo?» do come al solito aria alla bocca senza accorgermene.
«Ma se sembra più giovane di te!» continuo riferendomi a Chris – che intanto prende a guardarmi male.
«Oh mi piace come parli, tu devi essere la figlia di Zeus eh?».
Ormai le persone e dei mi chiamano solo figlia di Zeus, non Anna. Fantastico.
Ma rimango comunque impressionata dal dio.
«Come va’ Chris? Non te la spassi male, eh? Vedo che le diete che ti ho consigliato stanno funzionando, ti vedo in forma», poi gli fa l
’occhiolino.
Aggrotto la fronte, poi lo guardo: è imbarazzato, e anche tanto, tiene lo sguardo basso e annuisce.
«Sì ehm, ho perso tre kili», ammette, poi il suo viso si fa ancora più rosso. Mi viene voglia di ridere – ma mi trattengo, sembra che Chris sia sul punto di scoppiare.
«Ecco vedi, i miei rimedi sono fantastici. Comunque ho sentito un po’ di movimento dentro uno dei miei tempi sacri, sulla mia isola sacra, ma ad ogni modo, vi serve una mano?»
«Se ne ha voglia», dico con un sorriso che sembra implorare pietà. Pregando Zeus che ce l’abbia la voglia.
Apollo annuisce e poi schiocca le dita, la parete che mi schiaccia contro Chris inizia ad allontanarsi.
Vedo Christian inchinarsi davanti al dio, ma io sono ancora incatenata alla parete. Apollo entra e fa segno al mio amico di alzarsi.
«Wow, forse avevo esagerato a quei tempi di voler anche mettere le catene, ti libero subito tesoro».
Il dio schiocca le dita di nuovo, e le catene che mi stringono lasciano la presa. Non appena libera mi massaggio i polsi doloranti «La ringrazio» dico per poi inchinarmi.
Mi rialzo non appena il dio me lo concede.
«Comunque la prossima volta, trovate un altro posto per—»
«Non è come crede!» esclamiamo in coro io e Christian, lui si leva gli occhiali da sole e ci guarda con le sopracciglia alzate – sembra non volerci credere guardandoci in modo sarcastico.
«Ci perdoni» dico io abbassando gli occhi, insomma, abbiamo pur sempre interrotto un dio.
«Vi risparmierò la vita stavolta. Ora fanciulli, vogliamo andare?»
Annuiamo e poi Apollo ci fa strada.
 
o 0 O 0 o
 
Una volta fuori, Apollo continua a blaterare cose. Davvero sono cose: un po’ parla di quanto sia preoccupato per sua sorella Artemide, un po’ da’ dritte a Christian sulla dieta. Ma ora siamo in giro da un bel po’ e non abbiamo ancora trovato né i miei compagni né Artemide. Sto cominciando a credere che ci siamo persi.
Ti ho detto che non ho bisogno dellaiuto di uno sciocco maschio!”
Sentiamo gridare non molto lontano una ragazza. Ben presto dalla folta foschia della vegetazione, spunta fuori una ragazzina che sembra aver poco più di tredici anni, con capelli lunghi e biondi – i suoi occhi argentei sembrano brillare nella penombra del bosco, e immediatamente dietro di lei sbucano fuori altre due persone e li riconosco: sono Nicholas e Anna, quasi mi si illuminano gli occhi alla vista della mia amica.
«Oh, Apollo tu qui». Dice la tipa. Credo sia la dea che tanto stavamo cercando.
«Vi abbiamo trovati!» esclama felice Apollo e va vicino alla sorella a braccia aperte, come se volesse abbracciarla – ma lei lo scansa in malo modo emettendo un grugnito di esasperazione.
Raggiungo i due, e sembrano davvero stanchi, come se avessero badato a un bambino per tutto il tempo.
«Ehi state bene?» chiedo. Anna si limita ad annuire prendendomi un braccio.
«E’ stato esasperante» biascica Nich asciugandosi la fronte dal sudore. «Non me la ricordavo così» continua poi.
«Come l’avete trovata?» interviene poi Chris.
«Lunga storia» si limita a dire Nicholas.
«Come ho già detto potevo benissimo liberarmi da sola!» grida Artemide al fratello – lui alza le mani in segno di resa.
«Andiamo sorellina, non puoi negare che queste persone siano state fantas»
«Non chiamarmi sorellina Apollo! Sono nata prima io! Io ne ho abbastanza di tutti quanti! Me ne vado!».
In quell’istante compare un carro d’argento, trainato da un cervo, Artemide vi sale sopra sotto lo sguardo atterrito di tutti, e senza salutare nemmeno suo fratello si allontana nel cielo.
La dea non me la sarei mai immaginata così. Insomma! Quello è il mio tipico comportamento di quando ho il ciclo.
«Wow, deve averla abbastanza scossa questo rapimento», biascica Apollo «ma ecco ha qualcosa di strano, non ha chiesto a nessuna delle due di diventare delle sue cacciatrici».
Alzo le sopracciglia «Cacciatrici?»
«Artemide non può avere figli. Ha fatto voto di castità. Ma in compenso ha delle cacciatrici che giurano fedeltà a lei» mi spiega poi Chris. Oh devo ammettere che non lo avrei ma detto – contenta lei.
«Condurrò delle ricerche!» esclama Apollo tutto contento.
Chris e Nich si irrigidiscono di colpo, mentre io e Anna li guardiamo stranite.
«La prego divino Apollo non ce ne è bisogno!» interviene Nicholas.
«Invece sì! Qualunque cosa per capire cosa è successo alla mia dolce sorellina! Per Zeus, non era di certo il massimo della dolcezza anche prima ma... insomma avete capito!»
E dette quelle parole il dio fa un grande sorriso a tutti quanti, mentre Christian e Nicholas si mettono una mano sulla faccia facendo “No” con la testa.
Non vedo il perché debbano preoccuparsi di Apollo – sembra una persona competente... più o meno. E’ pur sempre un dio santo Olimpo!
Apollo se ne va dicendo che la sua Maserati ha bisogno di lui, come abbia fatto a parcheggiare una macchina in un isola rimane un mistero irrisolto, ma comunque – dice anche che se avrebbe capito qualcosa sarebbe venuto al campo a darci le buone – si spera buone – novelle, e che avrebbe composto un haiku per noi.
Siamo rimasti di nuovo in quattro.
«Almeno è andata bene. Credevo che sarebbe morto qualcuno» dice Nich con una breve risata, non saprei dire se ironica. Quanto ottimismo da parte sua tra l’altro. «Ci aspetta onore e gloria al capo, vogliamo andare?» continua poi – ma io faccio un verso di preoccupazione. Che gli altri molto gentilmente ignorato.
Avrei concordato con lui, ma sento che ancora non è finita. Sì abbiamo trovato Artemide, che ci ha mandato in poche parole al Tartaro un altro po’. Ma ci siamo scordati un verso molto importate della profezia: “I nemici si preparano a combattere.”
«Voi cosa avete fatto per trovare Apollo?» chiede Anna.
Io mi irrigidisco abbassando gli occhi, probalbilmente rossa come un peperone.
«Oh beh è lui che ha trovato noi...» dice lui.
«Noi...»
«Ci siamo trovati in vicinanza di un mostro».
«E quindi...»
«Insomma sì noi...»
«Okay Okay ho capito. Ce lo spiegate dopo» taglia corto Nich fissando entrambi come se fossimo sotto un interrogazione.
Mi stacco un attimo da Anna per andare vicino a Chris.
«Nessuno lo deve sapere» dico ovviamente riferendomi a quel fattaccio.
Lui mi guarda come se avessi detto la cosa più ovvia del mondo «Certo, e poi a chi lo dovrei raccontare?»
«Ma di cosa parlate?» interviene Anna alle mie spalle. Prima che potessi ribattere ciò che aveva detto Chris. Mi giro e le afferro la mano. Le sorrido – cercando di farmi passare il rossore alle guance.
«Niente, sul serio niente».
Sembra non volermi credere, ma forse sa che non avrei vuotato il sacco, così sospira e alza le spalle.

o 0 O 0 o
 
Siamo tornati con il viaggio nell’ombra – vane le mie preteste – e di nuovo quell’orribile voltastomaco. Come se non ne avessi già avuti abbastanza da questa mattina.
Siamo atterrati proprio davanti alla Casa Grande, non capisco il perché.
E poi come se si fossero messi d’accordo Anna e Nicholas iniziano a parlare fra di loro – non riesco a capire cosa si stanno dicendo.
«Ehi! Perché state andando lì dentro?!» li chiamo correndogli dietro.
Loro due si voltano «Dobbiamo dire una cosa importante a Chirone e il Signor D» dice Nich, «Torneremo presto! Voi aspettateci qui» continua Anna.
E poi, senza aspettare una mia risposta, corrono verso la porta della Casa Grande e si ficcano dentro.
Guardo male la porta in cui sono entrati e stringo i pugni lungo i fianchi. Vado a sedermi su uno dei tre gradini del portico – seguita da Christian che si siede proprio accanto a me.
«Tranquilla faranno presto».
Carino il tentativo di tirarmi su il morale, ma sai una cosa? Non funziona.
Sì avrei voluto rispondergli così, ma mi sono limitata ad annuire e a portarmi le ginocchia al petto.
Giro il collo verso di lui, che intanto scruta un po’ il territorio.
«Comunque è colpa tua».
Credo di averlo preso alla sprovvista. Mi inizia a fissare con occhi furiosi.
«Colpa tua», ripete facendo il verso «e in che modo è stata colpa mia? Non sono io quello che è rimasto attaccato alla parete con delle catene! Oramocciosa di chi è la colpa?!»
Mocciosa. Ha osato chiamarmi mocciosa!?
Mi sta facendo arrabbiare, e anche tanto.
Stringo i denti «E’ ancora colpa tua!»
«No, tua!»
E iniziamo a litigare, non so bene, ma credo che entrambi abbiamo iniziato a gridare l’uno contro l’altra in greco antico – imprecando parole che nemmeno conosco. E proprio nel momento in cui ero decisa di saltargli addosso e pestarlo a sangue sento cantare in spagnolo da lontano.
Ora saltellando allegro Flame (oh dei no! Vi prego!) compare dinanzi a noi. Noto che ha un cestino di color rosa coperto da una tela bianca attaccata al braccio – quel cestino emana una puzza di bruciato che non vi dico. Ha l’espressione del volto sognante, ma poi ci guarda e la cambia in una interrogativa.
«Ehi Chris!» lo saluta con un bel sorriso, poi guarda me come se avesse appena visto la regina cattiva di Biancaneve «Figlia di Zeus, come va’? Vedo che ti sei ripresa». So che non gli importa di niente. Dovrebbe smetterla di fingere.
«Già» esordisco irritata incrociando le braccia.
E non ho ancora sentito le tue scuse. Avrei voluto aggiungere – ma mi mordo la lingua facendo finta di niente.
«Mi spieghi un po’ come fai ad andare e venire dal Campo Giove che si trova a San Francisco fino a qui?» chiedo invece aggrottando la fronte.
«Come fai a sapere che il campo Giove si trova a San Francisco?» dice Chris.
«Mi sono acculturata dall’ultima volta».
Di certo non mi sarei mai più permessa di fare la figura dell’ignorante su queste cose.
«E’ un segreto Figlia di Zeus, e di certo non vengo a dirlo a te, piuttosto... dove si trova Anna?»
Alzo un sopracciglio infastidita dal suo comportamento. Il perché mi odi è un mistero – non rispondo guardando verso tutt’altra parte.
«Si trova dentro la Casa Grande» dice Chris per poi indicarsi dietro «Perché?» continua.
«Devo darle questi cupcakes!» esclama allegro mostrando il cestino rosa a Chris. Ho voglia di ridere – fa tanto il duro e poi regala cupcakes alla mia amica. Guarda un po’ tu gli strani casi.
Poi scoperchia il cestino, mostrando il perché quei cosi emanano quell’odore di bruciato: non assomigliano nemmeno lontanamente a dei cupcakes. Sono neri – orribili da vedere e figuriamoci da mangiare.
«Flame, non hai esagerato troppo con la cottura?» incalza Chris con la mia stessa faccia disgustata.
«Ma che, scherzi? Guarda che bruciato è meglio!».
 
{anna stygeros; P.O.V.}
 
 Nich spalanca la porta della Casa Grande e avanziamo verso Chirone e il Signor D. che come al solito stanno giocando a carte.
«Scusate il disturbo, ma io e Anna, soprattutto io ovviamente, abbiamo scoperto che la “Persona” che ha rapito quella psicopatica di Artemide vuole anche colpire quella mezza cosa che chiamate Olimpo!!!» dice Nich con entusiasmo.
Il Signor D. senza staccare gli occhi dalle carte da gioco annuisce, mentre Chirone posa le sue carte girandosi verso di noi con uno sguardo interrogativo «Avete delle prove?»
Guardo Nich per sapere cosa dire, ma lui guarda per terra «Anna ha avuto un sogno e io, forse, ho contattato di nascosto Octavian».
Chirone prende con delicatezza le carte del Signor D. e le posa, facendogli segno di parlare.
Sbuffa in modo rumoroso e con molta noia nella sua voce ci chiede «Nich, Alma» lo interrompo dicendo «Io mi chiamerei Anna» e continua senza nemmeno calcolarmi «noi divinità ci dovremmo fidare del sogno di una nanetta e delle parole di un oracolo morto?»
MI HA CHIAMATO NANETTA?! «Signor D. noi sappiamo che Leto, madre di Apollo e Artemide, vuole controllare tutti per riavere Zeus e uccidere i suoi figli, e lei non si fida!?» Gli dico, cercando di stare calma con un bel sorriso.
Chirone annuisce accarezzandosi la barba «Raccontateci quello che sapete»
Inizia Nich raccontando che con un messaggio Iride ha parlato con questo suo amico che vede il futuro, poi io ho raccontato il mio sogno. Chirone e il Signor D. non ci hanno mai interrotto mentre raccontavamo. Quando ho finito Chirone ci dice «Quindi sappiamo che Leto ha due spie nel campo e le interessano molto Anna, Anna e un altro semidio che solo Octavian ha visto in faccia»
«Si» diciamo all’unisono io e Nicholas. «Vedremo cosa fare, voi state tranquilli e andate». ci dice il Signor D. nel modo meno rassicurante possibile per poi indicarci la porta.
Ringraziamo e usciamo, ma fuori troviamo Christian seduto affianco ad Anna che parla con Flame.
Li saluto con un sorriso a trentadue denti. «Ciao cucciola, senti ti ho preparato questi dolcetti per dimostrarti il mio amore» mi dice Flame avvicinandosi.
Mi avvicino a Nich piano piano e lo guardo sperando che capisca cosa voglio fare.
«Wow grazie» poi faccio finta di sentirmi male e Nich mi prende in tempo. Flame corre verso di me e allarmato cerca di capire mentre io faccio finta di essere svenuta.
«È normale che sia svenuta ha viaggiato molto nell’ombra, la porto in cabina per farla riposare. Ciao a tutti». Dice Nich con calma.
E mi porta fin dentro la cabina 13, mi metto in piedi e ci battiamo il cinque.
«Sei una brava attrice» mi dice lui.
«Meglio svenire per finta, anziché per quelle cose bruciate che mi aveva preparato» concludo facendo spalucce.



 
:.:..angolo delle due A..:.:
 
Allora… udite udite! Siamo tornate!
Lo so, quelle poche persone che ci seguono penseranno che siamo morte, ma non è così per vostra sfortuna. Semplicemente è successo che abbiamo avuto cosini con la lunghezza del capitolo, ma ora tutto è okay, spero, sì lo so, qualcuno potrebbe pensare che sia troppo lungo e di ciò mi dispiace.
E niente, non pensiate che siamo rimaste per tutti questi giorni a scrivere solo questo capitolo, ci stiamo occupando anche degli altri, siamo arrivate fino all’ottavo, se Gigi si sbriga a scrivere magari riusciamo a postare senza far passare mesi.
Grazie alle persone che ci seguono, che leggono in silenzio. Grazie a chi recensirà e se non lo farà grazie lo stesso.
Grazie alla mamma di Gigi che ha corretto il capitolo.
Grazie a Gigi, perché lui è Gigi.
Grazie a i cinque coglionazzi.
I ringraziamenti sono finiti andate in pace.
Caldi abbracci, torte nere e carine a tutti.

Anna

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Capitolo 6
*** «Perché quando ci sono io muore gente?» ***


____________________
 
-Chapter Six.
«Perché quando ci sono io
muore gente?
»
____________________
 
 
 
 {anna soter, P.O.V.}
 
 
Guardo le stelle che illuminano leggermente la notte, anche la luna è limpida e splende, mi ricordo che da piccola il mio tutore mi portava fuori e guardavamo le stelle. Cercava di spiegarmi dove si collocavano, ma io non ci ho mai capito niente. Più che altro annuivo e sorridevo – come nelle lezioni di matematica al mio college.                                                                                  
Sono sul tetto della mia Cabina, l’ho raggiunto volando, è stato difficile perché era la prima volta che ci provavo.
A parte questa mattina, che mentre ci provavo pendevo a mezz’aria sul mio letto con tutte le finestre spalancate per far entrare il vento.
E’ davvero fantastico qui sopra, ho persino trovato una posizione come si deve per evitare di cadere. La mia cabina è la più grande e anche la più alta, sorrido leggermente mentre guardo il cielo. Voglio godermi questa bella vista, poi presa da una incredibile voglia di dormire socchiudo gli occhi.
«Ehi, salve».                                                                                                 
Apro i miei occhi di scatto e guardo da dove proviene la voce che mi ha salutato. Vedo un uomo in piedi vicino a me, e io mi siedo per guardarlo meglio, mi sorride leggermente.                                                              
Lo guardo perplessa «Emh... ciao» gli rispondo, facendo un cenno amichevole con la mano, mai visto prima quell’uomo. Ha l’aria strana, ma anche incredibilmente familiare. L’uomo in questione sembra di mezza età ma con un corpo molto atletico con capelli neri e ricci e piccoli occhi azzurri. Ha degli lineamenti da elfo sul viso – il che mi ricorda molto i fratelli Stoll.   
«Posso farti compagnia qui sopra?» mi chiede gentile, noto che indossa dei pantaloni da jogging, io mi limito ad annuire. La mia domanda è una: come cazzo ci è arrivato qui sopra senza che io me ne accorgessi? Credevo di aver socchiuso gli occhi solo per un istante.                                                         
Si mette a guardare il cielo come io facevo prima «E’ una bella nottata eh?»  
io lo guardo con la coda dell’occhio, da quando sono qui sono migliorata tantissimo nelle relazioni con gli altri, giuro.
«Già, le stelle sono luminose».      
«Mai quanto i tuoi occhi».                 
Oh oh questo sì che è inquietante. Altro che Francis Miller gente! 
«Nah, alla fine preferisco le giornate di pioggia».                                         
Penso di aver rotto la linea romantica, ma che sto pensando? Non dovrebbe esserci nessuna linea romantica, avrà trent’anni, se li porta bene – ma pur sempre trent’anni!                                                                                    
Lui annuisce con il capo «Capisco, come una vera figlia di Zeus»                 
Okay, non devo allarmarmi. Tutti sanno che sono una figlia di Zeus, si è fatto scalpore nell’Olimpo quando sono apparsa dal nulla, e credo di essere comparsa pure sui giornali. Faccio male a pensare che ci sono dei giornali sull’Olimpo? Sono cambiate un sacco di cose, una gazzetta che parla degli dei e semidei credo sia la cosa meno strana.                                                  
«Mi piacerebbe sapere qualcosa sulle stelle, tu? Hai esperienza?» chiede e io cado in panico. Porca Gea – cos’è, mi legge nel pensiero?                              
«Certo!» esclamo forse troppo convinta, cerco di ricordarmi tutto ciò che Jean mi ha insegnato, ma è tutto inutile. Panico.               
«Quella è l’orsa maggiore!» indico delle stelle a caso, «E quella è la minore!» faccio la stessa cosa, e abbasso il braccio prima che lui possa capire dove indicavo.                                                                                                            
Mi guarda con gli occhi come due fessure, studiandomi. Io gli sorrido nervosamente.
Alza e abbassa le spalle, credo che abbia lasciato perde – faccio un sospiro di  sollievo.
«Posso sapere chi sei?» decido finalmente di chiederle, anche perché voglio cambiare assolutamente argomento.                                                                   
«Oh nessuno in particolare» dice facendo di nuovo spallucce guardando ancora le stelle «una semplice persona che vuole vedere con te questa notte stellata» continua poi girandosi verso di me, sempre con quel sorriso sulle labbra.
Ah bene, ma chi me lo spiega il fatto che è comparso dal nulla vicino a me? E’ un sogno, ovvio.
Inizia a frugare nella borsa a tracollo che si è portato dietro «Ho delle cose che devo consegnarti»,                                                                                 
Oh no Jeanluke mi ha trovata! Quando era confinata nel college a volte (quasi tre volte ogni mese) Jean mi mandava dei regali a sorpresa. Cavolo come lo sa che sono qui?
«Sono qui da parte di tuo padre ed Efesto».
Okay, ritiro quel che ho detto.                                                                                 
Ridacchio mentre incrocio le gambe, non credendo alle sue parole, come è possibile che abbia delle cose da darmi? Sopratutto da parte di Zeus ed Efesto. Andiamo!                                                                                         
Lo guardo con le sopracciglia alzate accompagnato ad un sorriso sarcastico. «Sì certo, e cosa sei tu? Un messaggero divino?» dico e, anche se non avrei voluto, le mie parole uscirono come una presa in giro verso di lui.
Mi fissa tranquillo «In verità sì» dice, e io inizio a collegare i puntini, no dai non è possibbil «Sono Ermes, il messaggero degli dei».                               
Che
Figura
Di
Merda.                                                                                                          
«Oh divino Ermes mi perdoni!» e scatto in piedi sul tetto cercando di inchinarmi, ho il cuore che batte a mille – alla faccia del nessuno di particolare! Ho un dio dinanzi a me e io mi sono comportata da stupida ignorante e l’ho persino preso in giro.
«Tranquilla rimani pure seduta» e io faccio come mi dice, non voglio farlo arrabbiare, anche se sembra calmo, e pure molto.
Lo guardo mentre mette mano nella borsa, borbotta cose tipo: «dove lo avrò messo? Qui non c’è!»
“Ehi ragazzina non è che hai un ratto?” dice una voce, non è stato di certo Ermes a parlare.
“Oh andiamo, hai sempre fame tu!” interviene stavolta una voce femminile, confermo non è stato Ermes.
«Credevo di avervi messo in modalità vibratore vuoi due!» rimprovera poi il dio – sono sempre più confusa.
Ermes poi tira fuori un telefono dalla tasca della tuta, non è un telefono normale, ci sono sopra dei serpenti, poi quel telefono nelle mani del dio manda uno scintillante bagliore azzurro. Si allunga, diventando un’asta di legno lunga un metro, con due ali di colomba in cima. Lo riconosco, è il simbolo di Ermes, un caduceo, e attorno all’asta si rivelano due serpenti. Vivi.
«Avanti Anna, dì ciao a George e Martha».
«Ciao George» esclamo con un sorriso a disagio mentre il serpente continua ad attorcigliarsi sotto i miei occhi «ciao Martha».                                          
“Salve figlia di Zeus, allora ce l’hai si o no quel ratto?” Faccio no con la testa, e George sembrò deluso.
“C’è Efesto sulla tre” continua Martha guardando il suo padrone,                  
«Digli che glielo sto dando!» e poi il dio alza gli occhi al cielo, «George hai tu la consegna per la signorina Soter?», il serpente annuisce.                      
“Incredibile che tu te ne sia dimenticato” continua poi George, Ermes alza per l’ennesima volta gli occhi al cielo stellato.
Vedo George aprire la bocca, sgrano gli occhi guardando la scena: la sua bocca continua ad aprirsi finche non sputa fuori qualcosa.                             
«Bingo!» dice il dio, e poi prende lo zaino in mano, mi aspetto che fosse sporco di bava di serpente ma no, sempre asciutto, me lo mostra, è di colore rosso ma estremamente decorato da monete greche – sembra uno di quegli zaini che andavano di moda qualche anno fa.       
«Da parte di Efesto, Zeus gliel’ha fatto costruire non appena è venuto a scoprire che tu sei quasi finita bruciata viva per colpa di uno dei suoi figli».                 
Al solo ricordo di quella esperienza mi viene voglia di farmi una doccia gelata, deglutisco e la prendo in mano.                         
«E’ molto bella, ma a cosa dovrebbe servirmi?»                                           
«Se lo desideri intensamente da quella borsa puoi chiedere tutto ciò che vuoi, ma hai dei limiti, e non puoi desiderare cose come un letto. E’ molto limitato ma pian piano capirai come imparare»                                                         
“Ehi! Puoi far tirare fuori un ratto da lì!” mi suggerisce George facendo guizzare la lingua verso di me.  
“George smettila di importunare la figlia di Zeus!” rimprovera Martha, e lui sembra offeso.
«Basta voi due, Martha, il secondo dono da parte di Zeus», Martha spalanca la bocca, e tira fuori un cerchietto di colore blu: è molto doppio, assomiglia a una fascia, è carino, ma perché Zeus mi dovrebbe regalare un cerchietto per capelli? Lo prendo in mano e lo esamino – guardo Ermes in cerca di spiegazioni.                                                                                                  
«Ti sei spesso lamentata di non avere un arco decente quindi...» sembra giustificarsi, poi si siede incrociando le gambe tenendo sempre stretto il suo caduceo nella mano.                                                                                     
«Sì, è carino, ma come un accessorio per capelli mi dovrebbe aiutare con i miei problemi con gli archi?»
«Si può trasformare in un arco», mi spiega e poi il cerchietto si illumina, e mi compare – come ha detto Ermes – un arco, è di colore argento, con rifiniture decorate a fulmini che emanano uno scintillio giallo, è enorme. Forse mi misura più o meno la mia altezza – rimango sbigottita.                               
«Wow non so che dire è fantastico»
«Non devi dire niente, tranquilla. Comunque, non è vero che sai leggere le stelle, hai indicato due stelle a caso».                                                            
Mi irrigidisco, beh una piccola parte di me sperava che non se ne fosse accorto.
«Oh beh me l’ha insegnato Christian!»
«Christian La Rue? Ah allora si spiega tutto». 
“Andiamo Ermes, non sei troppo duro con quel ragazzo?”                            
“Già in fin dei conti mi ha dato un ratto quando gliel’ho chiesto” aggiunge George in difesa di Chris. Non sapevo che il dio Ermes conoscesse il mio amico. Mi lascio comunque scappare un sospiro di sollievo, mentre vedo Ermes alzarsi in piedi.
«E’ stato un piacere figlia di Zeus, sei davvero uguale a lui sai? Buona fortuna!»
“Ciao Anna Soter!” esclamano Martha e George “E ricordati di portarmi un ratto! Ti prego!” aggiunge poi George.
E lo vedo andarsene come è comparso. Con quella frase mi ha stroncato, non ho mai pensato al fatto di essere uguale a Zeus. Il dio Ermes ha fatto uno sbaglio a dirmi questo, io non sono uguale a Zeus. Non lo sono affatto.
 
o 0 O 0 o
 
Mi trovo nell’arena, con Anna e altri due sfigati che invece di dormire si allenano con noi. Non che vi interessi, ma questi sfigati sono Dominic, che è figlio di Tiche e Albert figlio di Ecate. Non pensiate che li considero sfigati perché sono figli di due dee minori – ma davvero Albert che inizia a fare trucchi di magia alla random sul povero Dominic questo secondo me è da sfigati.
Oggi Nicholas, Christian e Flame sono andati in missione per recuperare tre nuovi semidei. A quanto pare il satiro incaricato di scortarli qui è morto. Quindi sono ricorsi al: “The Badass Trio”, che io cambierei con: “The Assholes Trio”, ma va bene. Insomma loro a volte tutti e tre appassionatamente fanno delle missioni, comprese quelle di recuperare dei semidei quando i satiri falliscono.
Ma lasciamo perdere.
Sto cercando di insegnare il tiro con l’arco ad Anna. Se la sta cavando abbastanza male. Sinceramente, è un po’ difficile spiegare cose ad una mancina.
«Ecco, ora scocca!» la incito io. Lei esegue i miei ordini, la freccetta colpisce in il fantoccio in mezzo alle gambe.
«Ah che bello, ne hai azzeccato cinque su dieci. Non male».
Ah beh, davvero non era male, considerando il fatto che: una freccia è finita sugli spalti dietro di lei, una a fianco ad Albert, non capisco come ci sia riuscita. Una sul pavimento ai piedi del fantoccio. E l’ultima praticamente neanche il tempo di scoccare che ce la ritroviamo sul pavimento.
Ma dopo tutto dai, è stata brava.
«Fantastica davvero».
«Lo pensi sul serio?»
Le faccio sì con la testa «Certo, dai riposiamoci sono stanca».
Per fortuna è d’accordo con me. Andiamo a sederci sugli sparti mentre quei due ancora continuano a fare qualunque cosa stessimo facendo ora.
«Oh che stanchezza», mi lamento.
«Già forse saremmo dovuto rimanere a dormire, in fondo è sabato».
Sorrido leggermente «Anche se non sarei riuscita a dormire fino a tardi sai?... insomma è troppo divertente qui per restarsene a letto».
Lei aggrotta la fronte «Sai, non mi sembra chissà che qui dentro, insomma tu sei l’unica che sopporto».
Annuisco. Ma poi mi trovo a riflettere – ci comportiamo da migliori amiche ma poi alla fine lei non sa nulla di me e viceversa.
«Senti... mi piacerebbe sapere qualcosa su di te, sempre se vuoi» chiedo timidamente.
Mi guarda, è arrossita un po’.
«Sì, in effetti mi pare giusto parlarti un po’ di me. Ma dopo racconterai anche tu la tua vita?»
Sorrido «Ma certo, avanti Sis sono tutta orecchie».
Si porta le gambe al petto poi inizia a scrutare l’orizzonte con un sorriso malinconico sul volto.
«Allora: mia madre si chiama Chiara Di Notte»
Chiara Di Notte, sorrido leggermente. Non potrei mai pronunciare un nome italiano senza sembrare unidiota. «E mio padre è—»
«Ma tuo padre è Ade» dico inclinando la testa.
Lei sorride un po’ a disagio «Ah beh ovvio, ma ho anche un padre mortale, mia madre si è sposata con lui quando aspettava me. Quindi è come se fosse mio padre, capisci?» mi dice con tono gentile.
«Certo» rispondo per poi incoraggiarla a proseguire.
«Insomma il mio patrigno si chiama Stephan Lightwood».
Almeno il suo patrigno è americano.
«Poi... beh ho iniziato a parlare con i fantasmi quando avevo anche meno di sette anni ma questa cosa già te l’ho detta. Quindi ti risparmio i racconti dallo psicologo».
Annuisco – sto cominciando a sentirmi male per lei.
«E allora i miei mi facevano studiare a casa, non mi facevano nemmeno uscire di casa per giocare con gli altri bambini. Sai ai tempi mi davano l’appellativo di “quella strana” o “la pazza che parla da sola”: era abbastanza umiliante. Anche se cercavo di non badare quello che dicevano e di difendermi se serviva. Ma poi alla fine non mi importava più di tanto – anche vedere cose oltre ai fantasmi, oramai non mi importava più. Ah io riesco a vedere oltre alla Foschia». Mi sorride per poi tirare un sospiro e guardare in alto.
«Sì, avevo qualche sospetto» confesso, lei tira un altro sospiro per poi riprendere a parlare.
«Io e i miei viaggiavamo molto, anche se poi tornavamo sempre a New York, mi portavano spesso nei musei se proprio li opprimevo per farmi uscire. E così che sono arrivata al campo. Eravamo in un museo vicino a Long Island, un fantasma ha attirato la mia attenzione  e mi ha condotto dove tu correvi inseguita da quel Fenrir».
«Ah beh non dimenticherò mai la finezza che usai con te quando arrivai di tutta di corsa gridandoti: “Levati dal—” oh... beh lo sai» dico imbarazza ricordando quel momento come se fossero passati mesi – sì lo so non è passato nemmeno tanto tempo da quel giorno.
«Sì, lo ricordo, cavolo. Comunque ancora prima di tutto questo avevo un porcellino d’india, era la mia unica compagnia. Una volta lo portai in giro, ma anche sta volta un fantasma attirò la mia attenzione, il mio porcellino d’india scappò dal guinzaglio e fu’ investito...»
Mi sento male per lei, non so dire se sia una bella cosa. Jean mi ha sempre detto che sono troppo sensibile su cose del genere. Ma in verità sono sensibile su qualunque cosa.
«Ora tocca a te, avanti Sis, fammi sentire anche tu la storia della tua vita».
Il suo tono ora sembra abbastanza normale, mi chiedo come fa.
Faccio un bel respiro profondo, non devo mostrarmi abbattuta… insomma non lo è lei che ha subito queste cose sulla propria pelle.
«Oh beh, io...» deglutisco portandomi quell’ammasso di boccoli senza una forma che mi ritrovo tutti su un lato della spalla sinistra, sento i suoi occhi su di me.
«Io... abitavo a casa del mio tutore Jeanluke Lambert, lui è praticamente tutto quello che ho, davvero lo considero come un padre—»
Da lontano si sente un fulmine in una giornata di sole e pochissime nuvole.
Andiamo Zeus, tuona quanto ti pare. Ma è la verità.
Ennesimo fulmine a ciel sereno, mi domando se crede che io mi spaventi se inizia a tuonare così a caso.
«Perché non hai genitori mortali?» mi domanda inclinando la testa.
«Oh certo, ma vedi mia madre è morta». Dico semplicemente.
Lei fa’ un verso strano, poi la vedo abbassare la testa dispiaciuta «Non lo sapevo».
Ridacchio «Tranquilla, ovvio che non lo sapevi. Comunque non dispiacerti, è morta quando ero molto molto piccola. Jean e Lyn, – mia madre – erano molto amici, lei mi ha affidato a lui. Così eccoci qui. Comunque mia madre si chiamava Lyn Winchester, Jean me l’ha sempre descritta come una donna alta con capelli rossi e occhi verdi, con lentiggini sul viso e sulle spalle e pelle abbronzata. Doveva essere proprio una bella donna ora che ci rifletto. Non ho ricordi di lei, ti ho già detto che ero piccolissima quando è morta – anche se ricordo a mala pena un uomo in giacca e cravatta che mi guarda severo dalla culla, ma non c’entra nulla. Jean comunque mi ha sempre tratta bene, certo mi vietava di fare delle cose. Tipo: un tatuaggio a forma di drago sulla schiena, tingere i capelli di verde e arancio o avere un telefono. Malgrado questo era fantastico».
Lei mi guarda con un sorriso strano e un sopracciglio alzato «Perché volevi tatuarti un drago sulla schiena?»
«Ero una dodicenne speciale, ed ero pronta a tutto per avere quel tatuaggio, scappai persino». Anna rotea gli occhi ridacchiando.
«Dicevo», incalzo respirando profondamente, ora arriva la parte più brutta. «Anche se Jean è fantastico, per qualche tempo, diciamo per almeno sei anni della mia inutile vita, sono stata confinata in un collegio orribile. Ci vedevamo solo per natale, pasqua e in estate. Mi ha ficcato lì perché doveva lavorare, e non poteva permettersi di cambiare scuola poiché i miei nonni materni volevano che io frequentassi quel collegio di merda. Avevano certe divise assolutamente terribili. Non accettavano persone che avessero voti inferiori al 7, e per una dislessica iperattiva e con problemi di ansia non è il posto giusto. Che poi, chi li ha mai visti quei nonni?»
«Wow, sto cominciando a rivalutare la mia vita...» dice timidamente, ma io tengo lo sguardo basso.
«Fu dura. Ero l’ultima della scuola, gli insegnanti non sapevano lavorare con dislessici. Oppure io sono una completa imbecille di mio. Ma almeno avevo amici, due, meglio di niente. Ma poi finalmente il college ha chiuso, sono andata finalmente a vivere con Jean. Poi, è successo questo casino: il Fenrir, tu, vengo a sapere che le divinità esistono e che io sono la figlia di Zeus. Insomma neanche il tempo di montare i mobili e già mene sono andata. Cavolo quanto vorrei contattarlo».
Concludo. Ora nell’arena c’è un silenzio bestiale, i due sfigati se ne sono andati – l’arena è vuota. Ci siamo solo io e lei.
Stringe i pugni «Non ho dracme con me, e non saprei dove trovare un arcobaleno. Ma potrei aiutarti a contattare tua madre, se lo desideri».

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Almeno trenta minuti dopo ci ritroviamo davanti a una fossa grande quanto una tomba. Avevamo contrattato con i fratelli Stoll che ci hanno consegnato della Diet-Coke sgraffignata appositamente da Dionisio e dei panini dalla mensa. Ci eravamo messe a scavare e ora sono tutta sporca di terra – bene.
«Sei sicura?» le chiedo. Non so perché, ma questa storia non mi rassicura.
«Tranquilla, io e Nich l’abbiamo fatto. Una volta, ed è andata male per colpa di un figlio di Apollo. Ma dai, la seconda volta è quella buona».
Mi passa varie lattine di Diet-Coke e iniziamo a versare la bibita nella fossa – ci mettiamo anche i panini dentro.
«Ora che deve succedere?»
Lei si siede per terra incrociando le gambe «Adesso devo concentrarmi».
Inizia a canticchiare in greco antico. Molti spiriti si formano attorno alla tomba, ma io cerco di stare ferma – ha detto che avrà tutto sotto controllo ma tirare fuori la spada non fa male.
«Lyn Winchester, signora mamma di Anna. Vieni!» intona Anna, poi la luce argentea di uno spirito che brilla più degli altri arriva. Con una grazia che io non avrò mai si inginocchia e beve la Diet-Coke nella fossa.
Anna smette di cantare – per poi mormorare: «Non ci credo ce l’ho fatta».
«Oh Anna» dice la donna riferendosi a me.
Non so che dire, non so che fare. Mi limito a guardarla con occhi aperti e bocca spalancata.
«Ly— Lyn? No... cioè... mamma?»
E’ uguale alla descrizione di Jean, non c’è altro da dire.
«Sì, sono io. Sei cresciuta tantissimo».
Oh beh ci credo.
«Io... tu... come è successo? Mamma...»
Ho lo stomaco sotto sopra e cerco di regolare il respiro. La donna mi guarda amorevolmente. No, davvero è mia madre? Temo di aver preso solo il colore dei capelli, il resto è... tutto diverso da me.
«So che non deve essere stato facile per te. Capisco che tu ti senta abbandonata—»
«No, mamma. Non mi sono mai sentita abbandonata».
Lyn mi guarda preoccupata, vuole spiegazioni – e anche Anna mi fissa sbigottita.
«Vedi, ecco ero così piccola quando sei... morta che non ho avuto tempo per sentirmi abbandonata. Nemmeno negli anni successivi io non avevo il tempo. Non che non me ne freghi nulla di te e di Zeus – ma... ecco ho cercato di andare avanti e ci sono riuscita, il trucco era non pensarci».
Non si arrabbia, mi guarda in modo amorevole come solo una madre può fare.
«Sì, capisco. Jeanluke deve aver fatto un lavoro fantastico per averti accudito così».
«Sì, lui è il migliore... mamma. Jean non mi ha mai voluto dire come sei morta... mi chiedevo se...»
Lyn abbassa gli occhi – come se chiedendole quella cosa io abbia toccato un tasto dolente.
«Mi ha uccisa... Era, la legittima moglie di tuo padre».
Un moto di rabbia mi assale «Cosa!? E Zeus glielo ha lasciato fare!?» grido stringendo i pugni.
Lyn si guarda intorno come se temesse di essere ascoltata. «Non è stata colpa di tuo padre. Ha cercato di avvertirmi, ma non poteva fare nulla per proteggere me. Così...»
«Okay... basta forse era meglio non chiedertelo».
Sono arrabbiata. Ma non con mia madre, lei è solo la vittima, nemmeno con Zeus. Anche se sapeva che avrebbe condannato mia madre a questo.
Credevo che Era alla fine si fosse abituata ai tradimenti – infondo Zeus ha sempre avuto un debole per le belle donne. Eppure quella ha ucciso comunque mia madre!
«Grazie... mamma. E’ stato bello parlare con te. Avrei preferito in circostanze diverse».
Lyn ride leggermente «Si anche io avrei voluto parlare in circostanze diverse. Ti ringrazio, ringrazio anche la tua amica».
«Oh beh non c’è di che» si limita a dire Anna. Povera, forse si sta sentendo a disagio.
«Addio mamma».
Avrei giurato che stesse piangendo. Ma non riesco nemmeno a vederla meglio, che con un gesto della mano mi saluta e la sua luce argentea si dissolve nel nulla.
Sento la mano di Anna sulla mia spalla, mi volto verso di lei e mi sorride. Ricambio il sorriso «Grazie, è stato bello».
«Sono contenta che tu sia riuscita a parlare con tua madre e che ora sai la verità».
«Lo sono anch’io».
Ci allontaniamo dal bosco prima che qualcuno possa vederci. Noi non abbiamo il permesso di venire nel bosco – si trovano mostri e tanto altro.
Mentre camminiamo non sento più Anna vicino a me, guardandomi indietro la vedo impalata a fissare il nulla con sguardo preoccupato.
«Ma cosa?»
La raggiungo, si volta e sembra sconvolta.
«Cos’hai?» le chiedo per poi metterle entrambe le mani sulle spalle, mentre lei non mi presta attenzione e fissa il terreno.
«Un... un fantasma mi ha appena detto che i ragazzi se la stanno cavando male nella loro missione... ma con male intendo proprio male»
«Oh merda, e ora che facciamo?»
«Li andiamo ad aiutare».
Sgrano gli occhi allontanandomi «Non possiamo – non abbiamo il permesso di Chirone!» le  ricordo.
Rotea gli occhi guardandomi disperata «Anna, non è il momento di fare la responsabile. Dobbiamo andare ad aiutarli, diremo a Chirone che era per il volere di tuo padre».
Mi aspetto che un fulmine da parte di Zeus la fulmini, o almeno uno in lontananza per dirci che questa è una cattiva idea.
Ma niente – non accade niente. Non so cosa pensare.
Ovviamente dobbiamo aiutarli.
Fisso il terreno stringendo i pugni «D’accordo. Ma prima dobbiamo passare nella mia Cabina, ho delle cose importanti da prendere».
 
o 0 O 0 o
 
Grazie al viaggio nell’ombra siamo capitate probabilmente dall’altra parte del mondo – e quasi mi sono beccata un infarto quando siamo atterrate sull’albero.
Qui in poche parole è il caos.
Non si capisce nulla: c’è una donna serpente gigantesca, che se la ride, è girata di spalle e non riesco a vederla come si deve. Ma ce ne sono anche di più piccole a grandezza d’uomo: stanno attaccando i tre nuovi semidei – i miei amici “cercano” di difenderli. Ma Nich... ecco... sta dormendo. Sì avete capito bene, sta dormendo. In mezzo a quel casino abbracciato a un peluche a forma di pony tutto nero, mentre i suoi seguaci zombie cercano di difendere sia lui che i nuovi semidei.
Flame sta facendo casini con il fuoco. Chris... lasciamo perdere vi prego. Ci sono due ragazzine uguali, suppongo che siano gemelle, che gridano terrorizzate abbracciandosi. Un ragazzo, invece, dimostra una calma completamente strana.
«Ti avevo detto sotto l’albero, non sull’albero», la rimprovero mentre sfodero una faretra piena di frecce dallo zaino di Efesto, il cerchietto tra le mie mani inizia ad allungarsi e illuminarsi fino a diventare un arco.
«Mi dispiace, devo ancora abituarmi!»
Lascio perdere, per poi cercare di evocare dei venti sfruttarli facendomi volare se pur vacillando su un altro ramo dell’albero.
«Oh miei dei, sta attaccando Flame!» grida Anna terrorizzata.
Non me lo faccio ripetere due volte. Con rapidità estraggo una freccia e non appena la posiziono a suo posto dai piccoli fulmini che decorano l’arco fuori esce della elettricità e si attacca alla freccia. La schiocco dopo aver preso la mira.
Prima che Flame finisse polverizzato da quella creatura, riesco a colpirla ed essa scompare in una polvere marrone.
La tizia più grande grida dal dolore non appena la donna serpente piccola scompare.
«Wow» commenta Anna guardandomi con occhi sgranati. «Quel coso è fantastico». Mi limito ad annuire, anche se dentro sto esplodendo dall’ansia e dalla paura.
Flame si gira con le mani ormai infuocate, e le fiammelle vanno da una parte all’altra. Guarda dalla nostra direzione e rimane sbigottito.
Rimetto la faretra nello zaino lasciandolo aperto, così che possa prendere le frecce facilmente.
Faccio un salto, mentre mi metto lo zaino in spalla, per poi alleviare la caduta usando le correnti d’aria.
«Aspetta! E mi lasci qui sopra?!»
«Beh, scendi con il viaggio nell’ombra» le dico, per poi schioccare altre frecce elettriche ad altri mostri – sotto gli occhi atterriti di tutti quanti.
Il nuovo semidio mi raggiunge indicandomi sbigottito.
«Ma tu, grazie alla forza delle correnti d’aria, voli!» esclama.
«Non molto bene però... sì» gli rispondo insicura, scrutandolo: ha occhi di colore castano, così come i capelli, non faccio in tempo di riuscire a identificarlo meglio che una di quelle cose si manifesta dietro di lui. Subito si sposta, io con insicurezza epaura estraggo la spada, e poi infilzarla nella mini-donna serpente.
La donna serpente scompare, e io volto a guardare il ragazzo.
Anna ci compare a un metro di distanza e, imprecando in greco antico, ci raggiunge.
Il ragazzo indica anche lei – ma quel che è peggio anche Anna lo indica.
«TU?!» dicono all’unisono.
Io rimango leggermente confusa, noto poi che Chris è appena andato ad aiutare Flame con le gemelle.
«Vi conoscete già?» esclamo atterrita con la bocca aperta.
«Ci siamo incontrati alla fiera dei mancini!» continuano sempre all’unisono.
Senza esagerare, ma credo che la mia bocca abbia appena toccato terreno. No, fatemi capire... esiste una fiera... per i mancini...
«ADESSO BASTA!!!» la donna serpente più grande grida con una voce metallica e graffiante.
Gli zombie di Nich stanno facendo fuori molte di quelle cose, ma sembra inutile.
«Sapete cosa può essere?» domando – il ragazzo mi guarda con una espressione che sembra indecifrabile.
«E’ Lamia. Nell’antica Grecia era una figura in parte umana e in parte serpente. Era anche una delle tante amanti di Zeus, si dice che fu Era furiosa a trasformarla così».
Oh benissimo!
Guardo quella cosa, mi rendo conto che è senza occhi – poi mi ricordo del suo mito.
Grazie papino, no davvero grazie!
Cerco di rimanere calma, ma la voce di Lamia mi fa andare su tutte le furie «Okay, Anna fa’ qualcosa, tipo rianimare Nicholas», ordino con voce tremante. Lei annuisce, poi va vicino Nich. Conficca la sua spada nel terreno dove si apre una specie di cratere – da lì fuoriescono altri zombie.
«Non ho idea di come sconfiggerla, dubito che le mie frecce ci riusciranno...»
Il ragazzo sembrava dire qualcosa, ma poi Lamia si mette a gridare così forte da farci tappare le orecchie.
Avanza fin dove sono Chris, Flame e le gemelle. E poi prende una delle due in una mano gigante.
«NO! NICOLE!» grida l’altra in lacrime.
Flame e Chris stanno facendo di tutto per farle mollare la presa. Ma la lancia di Christian e la catena infuocata di Flame sembrano completamente inutili, le mie frecce invece le danno fastidio, ma non più di tanto – per non parlare degli zombie.
Lamia si porta la ragazzina alla faccia, e con violenza le cava gli occhi.
Le grida di tutti quanti noi si librano nell’aria, sopratutto quelle di sua sorella.
Inizio a tirare frecce all’impazzata, cercando di non piangere o vomitare alla vista di quella scena.
Ma sono inutili, Lamia inizia a succhiare il sangue della ragazzina, lei grida forte, riesco a vedere il sangue che le fuoriesce da dove fino a qualche secondo fa, aveva gli occhi. Non riesco a farcela, quella scena mi sta turbando troppo – ma non devo mollare.
Lascia cadere sul terreno l’ormai corpo morto della povera ragazzina, e sua sorella continua a piangere dal dolore.
«Fiuto l’odore del mio amato!» dice, poi si avvicina sempre di più a me.
Inizio a correre dal ragazzo, che sembra traumatizzato, Lamia inizia a gridare.
Dovevamo riprenderci ancora dalla scena di prima, davvero ragazzi. Non auguro a nessuno una cosa del genere. Inizio a tirarle frecce, e i ragazzi riprendono a colpirla.
«Ehi, hai qualche idea su come ucciderla?» gli chiedo, cercando di sembrare normale, ma non ci riesco.
Certo, se sa così tanto su di lei dovrebbe sapere anche come ucciderla... spero.
Lui sembra risvegliarsi da un sogno e poi mi fissa «So che si può ucciderla con un pugnale d’argento benedetto da un sacerdote».
Lo guardo male «Dove lo trovo un sacerdote!?»
«Okay okay! Scusa volevo esserti d’aiuto!»
Vedo Nicholas rianimarsi con dell’ambrosia datagli da Anna, posa il pony sul pavimento che dopo un paio di secondi inizia a brillare di una luce viola scuro simile al nero. La figura del pony inizia a deformarsi fino ad apparire come uno stallone nero e possente con delle ali enormi e la criniera bionda.
«ATTENTA!!» grida il ragazzo – ma prima che potessi fare qualcosa Lamia mi afferra con la sua enorme mano. Mi fa cadere l’arco di mano, impreco in greco per poi guardarla terrorizzata.
«Tu! Hai un odore simile a quello del mio amato Zeus!» dice per poi sniffarmi come se fossi della droga.
Oh no. E ora farò la fine della ragazzina? 
Mi stringe così tanto che credo che mi stia rompendo qualcosa. Riesco a mala pena a tenere gli occhi aperti.
Ma poi dietro Lamia vedo Nich che cavalca il pegaso. Lui, riuscendo a mala pena a tenere la katana usando le braccia, la solleva fino a conficcarla in mezzo alla testa di Lamia, prima ancora che riuscisse ad accorgersene. Mi lancia via. Mentre precipito contro un albero vedo Lamia scomparire in una luce nera gridando come una pazza.
Grazie al fatto che so volare riesco ad alleviare la caduta – ritrovandomi solo con delle ginocchia fracassate, del dolore al petto per tutto ciò che è successo e fiatone.
Le mini-Lamia scompaiono assieme a quella grande, lasciandoci in pace, l’esercito di Zombie esulta, attendendo ordini da Nich e Anna suppongo. I ragazzi corrono verso di me – Anna ha in mano il mio arco e arriva di tutta fretta.
Mi alzo con la tremarella alle gambe, mi accorgo che Nich è atterrato con il pegaso e si dirige verso di noi sempre sopra il suo cavallo, sembra lottare per tenere gli occhi aperti.
Le tre grazie iniziano a guardarci in modo strano, non saprei dire se grato, o arrabbiato.
«Voi! Chi vi ha dato il permesso di venire qui!?» ci sgrida Nich.
Anna e io deglutiamo, e lei mi affianca, per poi passarmi l’arco.
«Siamo venute ad aiutarvi», dice Anna sicura di se stessa «glielo ha detto Zeus, suo padre, di venire» azzarda ancora la mia amica.
Anche stavolta nessun fulmine la colpisce, sto cominciando a pensare che sia davvero così.
«Cosa?! Zeus? Suo padre?» chiede il ragazzo sconvolto.
«Te lo spiegheremo quando saremo arrivati al campo, Chris, manda un messaggio-Iride a Chirone per avvertirlo che purtroppo uno dei tre nuovi semidei non ce l’ha fatta...» ordina Nich per poi far cadere gli occhi sulla ragazzina che piange sul corpo di sua sorella. Un crampo alla gola mi assale ricordando con amarezza la scena di prima.
Christian annuisce triste, per poi allontanarsi lanciandomi prima uno sguardo strano.
«Vado a vedere la ragazzina, Anna se puoi aspettare Christian così lo porti tu al campo con il viaggio nell’ombra, portati anche Flame se non ti dispiace. Anna, Louis e Emily vengono con me in sella a Black Cute Cake. Poi tornerò in dietro e porterò il corpo della ragazzina da noi per poi bruciare il suo drappo», continua Nich, il cavallo nitrisce approvando la scelta del suo padrone. Anna annuisce.
«Poi parleremo dopo di come vi siete intrufolate nella missione. Anche se devo ringraziarvi» conclude, per poi avvicinarsi trotterellando dalla ragazzina.
Anna si allontana con Louis sotto l’albero con cui siamo atterrate: probabilmente lui le avrà chiesto cosa sta succedendo.
Sospiro per poi girarmi e tirare fuori del nettare e ambrosia dallo zaino di Efesto ma –  prima che riesca a farlo – sento la mano calda di Flame afferrami il polso.
Lui mi lascia subito, per poi imprecare in latino, mi ha quasi abbrustolito il polso!
«Ahi! Mi hai fatto male!»
«Scusa ma tu mi hai fritto la mano!»
Lo guardo male «Cosa vuoi Erriquez?» gli grido in faccia chiamandolo per cognome.
«Tu mi hai salvato, schioccando la freccia... ti volevo solo dire grazie».
Rimango scioccata guardandolo con occhi sgranati. Davvero Mr sono-più-figo-di-te! Mi ha appena detto grazie?!
«Facciamo una tregua?» mi chiede porgendomi la mano.
Gliela guardo e faccio un respiro profondo «Tregua». Concludo stringendogli la mano. Ce la lasciamo subito per evitare che ci abbrustoliamo o arrostiamo a vicenda.
 
{louis tidalwaves; P.O.V.}
 
 
«Quindi gli dei esistono e io sono un semidio?» chiedo con tono distaccato ad Anna.
La ricordavo più bassa al nostro ultimo incontro a Mancinopoli lo scorso mese.
«Già, tu dovresti essere più forte di quella ragazza». Mi dice facendo cenno con la testa a Emily.
«Nicole era in classe con me, oggi stavamo facendo una gita quando le guide turistiche si sono trasformate in Lamie».
«Capisco. Mi dispiace ma ora vi dobbiamo portare al campo MezzoSangue» dice incamminandosi verso il gruppo di persone.
Il ragazzo biondiccio sul pegaso fa salire dietro di lui Emily e si avvicina a me.
«Ehi, io sono Nicholas come puoi vedere».
«Ciao Nich, ti posso chiamare Nich? Tu chiamami, se vuoi, Lou». Gli dico per poi rivolgermi a Emily.
«Ehi Hill, mi dispiace per Nicole. Era una brava ragazza, sono sicuro che veglierà su di te ma, sta’ attenta potrebbe farti uno sgambetto nei momenti peggiori» e lei mi fa un timido sorriso.
La ragazza con l’arco sale sul pegaso e mi fa cenno di salire. «Ma perché non voli fino al campo? Le correnti d’aria dovrebbero essere molto favorevoli oggi» le dico cercando di salire.
«Sono stanca, ed è difficile per me volare. Adesso sali e andiamo in un posto più sicuro» Mi dice porgendomi la mano.
«Okay, ragazza volante».  Mi sorride e il pegaso comincia a correre per poi spiccare il volo verso il cielo azzurro.
È la mia prima volta su un pegaso, ovviamente, ma la vista è fantastica. Per un paio di minuti nessuno parla, ma poi Nich ci dice
«Mantenetevi forte stiamo per partire, chiudete gli occhi e non lasciate mai la persona davanti a voi» interviene poi Nich, dopo tutto diventa nero.
Per un secondo sento la faccia staccarsi dal resto del corpo, sembravano minuti eterni ma dopo Nich, con voce stanca ci dice di aprire gli occhi.
Scendiamo dal pegaso e molta gente ci circonda tra cui il ragazzo in fiamme – che ora non brucia più –, il tipo con la lancia e Anna.
«Questi sono i due nuovi semidei, Louis Tidalwaves ed Emily Hill, accoglieteli come si deve e bla, bla, bla, ma ora smammate!» dice Nich alla folla per poi prendere sotto braccio un ragazzo biondo con gli occhiali: «Ehi Bro, che ne dici di farmi un piccolo e semplice favore?»
«Dipende, quale?» chiede il ragazzo.
«Far fare il giro del campo ai nuovi arrivati» dice Nicholas guardandolo negli occhi.
«No, mi astengo»
Nich incomincia a pizzicargli il collo e il ragazzo sotto gli spasmi di dolore accetta in modo pietoso e Nich lo spinge verso di noi.
Si accarezza il punto in cui gli fa male e tra i denti balbetta «Spero che tu muoia di nuovo…» ma poi ci guarda e sorride.
«Allora, Benvenuti al Campo mezzo sangue. Lui è Ciccio e oggi vi farà da guida nella vostra nuova casa» ci sorride Nich poi se ne va, fregandosene di noi.
«Allevanderes ragazzi, io sono Francis ma potete chiamarmi Ciccio e sono il più figo e bello di tutto il campo!» Esclama facendoci l’occhiolino.
«Allevanderes è una parola inventata, vero?» gli chiedo.
«Wow, solo i figli di Atena lo capiscono, forse sei uno di loro».  Per poi iniziare a raccontarci delle divinità “Ogni semidio ha un genitore divino, il mio è Apollo, quello di Nich è Ade. Avete capito?”
«Siamo come Achille o Ercole in breve». Rispondo.
«Bravo. Ogni divinità ha una cabina ove i loro figli vivono» Continua Ciccio indicandoci la Cabina di Zeus, Era, Poseidone e ci fermiamo fuori la cabina di Atena.
«Louis, forse sei figlio di Atena, quindi vieni a vederla, dentro ci sono un mucchio di libri». Mi dice Anna spalancando la porta.
«Wow» è l’unica cosa che riesco a dire di fronte a tutti quei libri. Molti ragazzi mi accolgono e fanno cenno di entrare ma, mentre supero l’uscio, un ragazzo urla «GUARDATE, E UN FIGLIO DI POSEIDONE!» indicando la mia testa che alzo ma non vedo niente.
Tutti mi spingono fuori e la porta della cabina quattro si chiude. Guardo sbigottito Emily e Ciccio e gli chiedo «Come fanno a sapere di chi sono figlio?»
Ciccio grattandosi la testa mi risponde «Beh, tuo padre ti ha riconosciuto mettendoti in testa il suo simbolo».
Annuisco, quindi il mio vero padre non è Thomas?  Almeno ora so da chi ho preso l’altezza.
«Continuiamo?» Chiedo tornando neutro e mettendomi le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Certo! Dobbiamo ancora sapere di chi è figlia Emily» sorride Francis per poi continuare per trenta minuti a parlarci del campo. Domani ha detto che possiamo fare tutte le attività che vogliamo se Nich vuole quindi Emily ed io giocheremo a basket, anche se lei è molto bassa, un po’ più alta di Anna Stygeros . Francis ci ha portato sulla spiaggia per riposare per un po’, solo ora noto che sta tramontando il sole, sono troppo distratto a guardare il mare quando Hill singhiozza.
«Ehi, tutto bene?» le domando avvicinandomi e sedermi vicino a lei che mi guarda e con le lacrime che le scendono dagli occhi «La sera stavo sempre con Nicole, ma ora senza di lei ho paura del buio», dice e si soffia il naso con la mia maglia.
«Dai Emy, ti giuro che ti proteggo io, se la smetti di piangere e di usarmi come fazzoletto». Francis si avvicina togliendosi gli occhiali da sole, e vedo i suoi occhi con la poca luce che mi rimane del tramonto: due iridi azzurrine tendenti a un grigio freddo.
«Che ti succede Piccola?» domanda il figlio di Apollo accarezzandole la testa.
Emily incomincia a tremare e smette di piangere
«Ho paura!». Il sole scompare dando spazio alla poco luce della luna. Francis si alza e ci dice «Andiamo al falò, li c’è luce».
Hill si stacca da me contro voglia e io mi alzo ma , mentre cammino verso Francis vedo una luce venire da dietro e decido di girarmi.
Emily stava risplendendo con una luce tenue. «Emy stai brillando e sei figlia di Apollo» dice Francis indicando l’ologramma sopra la sua testa a forma di arpa.
«Yeeeeh!! Niente più buio» sorride a trentadue denti la “nuova” figlia di Apollo. «Adesso andiamo al falò, dobbiamo far sapere che abbiamo una risplendente figlia di Apollo e un intelligente figlio di Poseidone» dice Francis prendendoci per mano e trascinandoci fino al falò.
«Emily vieni, ti presento gli altri figli di Apollo» Dice Francis sorridendo.
«Ci sono le caramelle?» Chiede curiosa Emy brillando leggermente più di prima.
«Certoooo! Louis fatti degli amici e quando sei stanco vai nella tua cabina, domattina ti sveglio io». Dice Francis allontanandosi con Hill. Mi siedo per terra di fronte al fuoco: Scoppietta molto in alto a ritmo dei ragazzi che cantano.
Fantastico! Ricapitolando la giornata: Sono un semidio figlio di Poseidone; Nicole è morta mentre sua sorella Emily è figlia di Apollo; Stygeros e Nicholas sono figli di Ade, mentre l’altra ragazza, Anna Soter penso, insomma la tizia che vola, è figlia di Zeus. Non ho fratelli e—
«Ciao! Posso sedermi vicino a te?» Vengo interrotto dalla voce di un ragazzino. Senza nemmeno girarmi gli dico «La forza ti fa sentire e sembrare ma…»
Dopo un paio di secondi di silenzio penso che lui non sappia rispondere e, mentre gli sto per dire di lasciar perdere, risponde.
«M-ma l’intelletto ti rende migliore!» risponde con voce tremolante. Wow! Lui è l’unico che mi ha risposto correttamente e mi giro verso di lui: Un ragazzino di non più di 12 anni, magro, basso, capelli neri e occhi gialli con riflessi neri.
«Siediti pure, io sono Louis Tidalwaves piacere». Dico senza pensarci.
«Mi chiamo Mirko Neikos, il piacere è mio». Dice sedendosi vicino a me per poi farmi un sorriso a trentadue denti.
«Mirko ti piace leggere?» gli chiedo spostandomi per guardarlo negli occhi.
«Si, amo leggere. Leggo più o meno tutti i generi. Dal Horror ai libri di cucina, ovviamente in greco antico essendo l’unica lingua che riesco a leggere senza difficoltà. Tu?»
Faccio l’indifferente dicendo un “idem”, ma penso che Mirko e io diventeremo buoni amici.
Sono nella mia cabina da un po’, ma non riesco ad addormentarmi, la discussione con Mirko è continuata fino a quando non è iniziato il coprifuoco quindi l’ho salutato e mi sono incamminato le cabina, per la via ho incrociato Stygeros che aveva accompagnato Soter nella sua cabina e mi ha detto che a colazione ci dobbiamo incontrare.
Chissà come sarà vivere qui, mi chiedo se incontrerò mai Poseidone, e chissà se è come me lo immagino, o è l’esatto opposto?
Basta pensare, devo dormire, ma una domanda mi affligge più di tutte:
Come preparano le Crème Brulée? Con o senza vaniglia?
 Hanno detto che a colazione c’è di tutto da mangiare, speriamo che sia cucinato tutto bene altrimenti, pur di rischiare la vita, io me ne ritorno a casa!


 
:.:..angolo delle due A..:.:
Tanti auguri a Gigi! Tanti auguri a Gigi! Tanti auguri a lui!
Yes ragazzi, è mezzanotte, ed è ufficialmente il 10 settembre cioè il compleanno di Giggiolosità Immensa, quindi festeggiamo con un capitolo, si, un capitolo, incredibile ma vero abbiamo aggiornando in un lasso di tempo più o meno “accettabile”… spero.
Speriamo che vi sia piaciuto, qui scopriamo un po’ del passato delle due protagoniste, e speriamo anche che, la storia non vi stia annoiando perché la trama sta andando a rilento, purtroppo, ma stiamo cercando di risolvere la situazione.
Grazie a tutti come al solito, a coloro che ci seguono su instagram, a quelli che ci leggono in silenzio e alla signora mamma di Gigi che ha corretto il capitolo.
Auguri ancora a Gigi!
Grazie ancora ;’)

Anna

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Capitolo 7
*** «Mamma Oca racconta come è morto» ***


______________________
 
-Chapter Seven.
«Mamma Oca racconta
come è morto
»
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{nicholas jäger; P.O.V.
 

Li ho convocati tutti nel mio meraviglioso ufficio nella Casa Grande.
«Benvenuti nel mio mondo!» esclamo allargando le braccia, mostrando ciò che c’è attorno a me.
Questa è la mia tana. E’ praticamente il posto migliore di tutto il campo... per me. Qui organizzo le tabelle di marcia da fare nella settimana, che sistemo sempre sulla scrivania.
Mi sono ricordato solo ora che venerdì i figli di Ares hanno fatto schifo a correre – devo appuntarmi di assegnare loro tre ore di corsa in più. Qui è anche il posto in cui bevo le mie bevande gassate preferite. Infatti c’è un po’ di disordine per colpa delle lattine di vario genere qua e là. Per non parlare delle action figures dei personaggi di Five Nights at Freddy’s – un gioco abbastanza famoso di qualche anno fà, sparse sulle mensole a decorare tutto.
Sulle pareti invece ci sono: coccarde, premi, medaglie. E un’enorme dedica in mezzo alla parete dietro di me che abbellisce l’intero ufficio con su scritto: “Al migliore – non che unico – allenatore del Campo Mezzo—Sangue!” by Chirone.
E poi beh qualche selfie attaccati alle pareti fatti con papà, Persefone, Nico e Hazel nell’Ade. Che bella famiglia che siamo.
«Nicholas...» incalza quell’idiota di Christian distraendomi dall’ammirare la mia tana «Che cazzo vuoi?»
«Bella domanda Mr muscolo dei miei anfibi» dico io accarezzando il mio Black Cute Cake che ho sulle gambe.
«La morte di quella povera ragazzina mi ha fatto riaffiorare brutti ricordi... quindi ragazzi oggi vi racconterò la storia di come sono morto».
Chris e Flame iniziano a gemere di frustrazione alla notizia. Anna, Lou, Emily e quella cosa che dovrebbe essere mia sorella, si fanno arrivare la mascella fin sotto il pavimento dalla sorpresa.
«Wo wo! Frena, cosa?» esclama Louis atterrito.
«Come...? Cosa? Perché? Quando?» biascica invece Anna.
«Eri... morto?!» dice atterrita la mia sorellastra.
Christian e Flame invece roteano gli occhi «Nich, ci avrai raccontato questa storia più di nove volte da quando sei risorto!» interviene Flame incrociando le braccia.
Cerco di calmarmi, non voglio fare spargimenti di sangue rovinando il parquet. Perché quello è mogano. Anche se l’unica cosa che ci divide è la scrivania.
«La mia ninfa – Larch – mi ha detto che per sentirmi meglio con me stesso devo assolutamente raccontare la mia storia!»
«Ma non ogni volta!» esclamano ancora all’unisono.
«STATE ZITTI ALTRIMENTI VI SPEDISCO A LAVARE I PIATTI DA MIO PADRE MISERI IDIOTI!» rispondo – molto gentilmente.
I due tacciono leggermente spaventati, e sorrido soddisfatto.
«Ma... cioè... signore lei è un fantasma?» chiede Emily timidamente. Le vedo già i lacrimoni agli occhi, oh no ora piange.
«No cara, non sono un fantasma. Sono reale». Dico. Lei fa un respiro profondo cercando di reprimere le lacrime.
Mi fa così pena.
Louis, Anna e la mia sorellastra iniziano a scambiarsi sguardi preoccupati, sono seduti tutti quanti sul il mio divano/letto – perché sì, anche io mi riposo –. Emily si porta le ginocchia al petto, iniziando a piagnucolare. Con disagio le sorrido – ma più lo faccio più sembra che voglia piangere, lascio perdere. Fisso i due cretini che con noia aspettano che io inizi a parlare.
«Allora, occorrono spiegazioni. Iniziamo dal principio: sono nato a Berlino in Germania nel 1920. Mia madre si chiamava Erika Jäger, era un’archeologa, quindi viaggiava molto per il mondo. Se ricordo bene aveva la pelle bianca quasi quanto quella di Anna Soter, solo con un colorito più vivo—»
«Ehi! Questo è razzismo all’incontrario!» si lamenta lei incrociando le braccia, mentre gli altri sghignazzano – risollevando il morale di tutti.
La ignoro mio malgrado «Dicevo. Aveva anche il mio stesso colore di capelli e occhi, la sua corporatura non la ricordo, ma era molto atletica».
Chris e Flame ridacchiano – probabilmente si sono appena ricordati le leggere sessioni di allenamento.
«Quando ha conosciuto papà, era in Sicilia, Italia. Lei con la sua squadra di esplorazione si trovarono in un tempio dedicato ad Ade. Lei ha sempre trovato Ade un dio tanto misterioso, quanto affascinante. Gli fece un offerta, dandogli in sacrificio della carne di capra che avrebbe dovuto mangiare per pranzo. Ade affascinato dalla bellezza di mamma, decise di manifestarsi a lei. S’innamorarono all’istante, e Ade cominciò a corteggiarla, e quando tornò in Germania... ehm come dirlo in modo carino per voi? Siete minorenni dopo tutto...
Beh si “accoppiarono” e poi ovviamente sono sbucato fuori io. Fantastico no? Comunque, ovviamente essendo il più simpatico, e anche quello che non vuole distruggere l’intera umanità, Ade mi adora. Ma per lui ero anche pericoloso. Convinse mia madre a trasferirci in America, nei dintorni di New York. Il mio pro zio Jared ci diede il permesso di usare la sua villa immersa nel nulla. Lì ci lavoravano alcune persone, ricordo ancora il nome: il cuoco Emanuel, Roselyn la cameriera, Antony il maggiordomo e Martin il giardiniere. Erano una bella squadra, già. Ma tanto ora sono morti.
Comunque, mia madre era una grande patita di educazione fisica! Ah mi faceva fare certe cose all’età di sette anni. Ve ne illustro alcune: Alle 6 dovevo essere fuori casa, anche se pioveva o nevicava, per la corsa mattutina più le 50 flessioni, poi colazione vegan e salutare cucinata dal nostro cuoco. Dalle 8 alle 11 mia madre mi faceva da insegnante e tra una materia e l’altra dovevo fare circa 1000 addominali in tutto. In seguito combattimento corpo a corpo, dove lei mi batteva quasi sempre, per poi pranzo che di solito era la carne che cacciavo la sera prima. Dopo pranzo facevo un ora di sollevamento pesi e poi avevo mezz’ora libera dove dormivo o mi facevo una doccia. Dopo di che andavamo del bosco vicino casa con alcuni oggetti che mi dava e dovevo sopravvivere e procurare il pranzo per il giorno dopo che poteva essere cervi, conigli o uccelli vari. Non potevo rincasare finche non catturavo qualcosa, molte volte con il freddo mi sono ritrovato a dormire fuori ma questo mi ha solo fortificato. Per cena se ritornavo a casa o no mangiavo, frutta e/o verdura. Se rincasavo, prima di andare a dormire dovevo fare allenamento con armi bianche, dove potevamo ferirci, infatti ho ancora qualche cicatrice ma, sono minuscole. Ma! Nei week-end mi portava a fare equitazione, nella stalla – ecco il perché della mia fissazione per i pony» dico, per poi accarezzare Black Cute Cake, e guardarlo con orgoglio.
Poi distolgo lo sguardo per vedere la reazione dei ragazzi.
Anna ha la bocca aperta e mi fissa sconcertata – sembra aver sudato al solo pensiero di quelle cose che ho fatto. Gigi ha il volto pieno di preoccupazione. A mia sorella quasi sono usciti gli occhi fuori dalle orbite, Emily ha smesso di piangere per fissarmi anche lei sorpresa con occhioni rossi dalle lacrime. Gli imbecilli invece rimangono sempre sconcertati dai miei vecchi allenamenti. Ora che ci penso potrei metterli in atto anche qui! Sì che idea.
«Continuando... ho avuto un’infanzia bellissima. Ma poi un giorno un satiro ha suonato al portone della villa dicendo: “Ehi salve signora sono qui per portare via suo figlio e darlo in pasto ai mostri, dove si trova?”, si okay forse ho parafrasato troppo, ma in sostanza è ciò che ha detto.
Papà mi raccontò che la mamma lo evocò usando il mio sangue. Mi domando ancora come fece. Comunque mamma riuscì ad evocarlo e a chiedergli perché cazzo non gli avesse detto che prima o poi sarebbe venuto un satiro a prendermi.
Hanno risolto la questione alla fine. E dopo altri venti minuti lei mi ha spiegato la questione, mi ha aiutato a preparare le valige. E quando siamo scesi, abbiamo sorpreso il satiro mentre mangiucchiava il tavolo di legno levigato a mano. Mamma mi ha salutato dicendo che ci saremo rivisti presto».
Sospiro interrompendomi, perché ora arriva il bello.
«Siamo partiti con dei cavalli pronti a raggiungere Long Island. E’ stato un viaggio duro, mi ero persino rotto una gamba, e proprio quando eravamo vicini a raggiungere il campo un mostro ci attaccò. Il satiro – che per carità, nulla di personale eh, ma mi stava abbastanza sulle balle – ha lottato con tutte le “forze” per cercare di farmi raggiungere i confini del campo, ma poi alla fine ha tirato Le cuoia in un modo abbastanza tragicomico. Nemmeno il tempo di avvicinarsi al mostro che è stato schiacciato. Va be’, sorvoliamo.
Naturalmente dopo essersi occupato del satiro che non ce ne importa niente, è passato a me. Un ragazzino cercò di difendermi, ma il mostro quasi lo uccise; a quel punto ho cercato di difenderlo con tutto me stesso utilizzando la spada del ragazzo. Riuscì a sopravvivere.
Poi, tempo dopo, arrivarono i soccorsi, ma io ero già morto. Ah ci tengo a dirti Anna Soter, che il ragazzino era un figlio di Zeus».
Ha il volto leggermente sconvolto, poi tutti spostano lo sguardo verso di lei «Hai salvato un mio fratello?»
Annuisco, poi tutti danno di nuovo l’attenzione e me «Già, anche se non sapevo che lo fosse. Ma di questa cosa ne parliamo dopo.
Col mio gesto eroico papà mi diede la possibilità di rimanere con lui nel suo palazzo. Persefone fece l’isterica dicendo che non mi voleva minacciandomi, ma alla fine gli sono simpatico. Lo so.
I primi cinquanta anni furono noiosi. Anche se poi lì ho incontrato il figlio di Zeus, Derek. Mi ringraziò per averlo salvato.
Insomma non potevo fare chissà che cosa nel palazzo. Era bello e molto, ma dovevo stare sempre nascosto, e rompevo sempre Ade per farmi sapere cosa succedeva qui “fuori”. Dovete sapere che Ermes ci teneva aggiornati andando nell’Ade quasi sempre, quindi dovevo nascondermi molto bene poiché dovevo stare nei campi Elisi e non in giro nell’Ade. Dopo che se ne andava, potevo andare da papà per farmi dire tutto.
Dopo un paio di anni, papà mi chiese: “Figlio, ti piacerebbe risorgere e continuare a vivere?”. Ovviamente risposi di sì. Anche se lui ci rimase un po’ male, voleva che io diventassi il suo braccio destro. Ma mi accontentò.
Quando poi riuscì a risorgere, grazie al enorme e misterioso potere di papà, non mi disse di entrare nel campo Mezzo—Sangue, ma di cercare Lupa e di entrare nel Campo Giove ma, non sapevo il perché».
Detto questo, mostro il tatuaggio che i romani mi fecero: SPQR, senza il simbolo di mio padre, e poi le sette linee sotto.
«Interessante» commenta Lou «Ho notato che qui s’indossano delle collane, invece i romani marchiano la pelle».
«Sì, non sapete che dolore ogni volta», interviene Flame accarezzandosi il braccio dove ha il suo tatuaggio.
«Sì Lou, qui si da’ delle palline di terracotta con sopra un qualcosa di significativo per ricapitolare l’intero anno alla fine di tutto. Sempre se si riesce a sopravvivere.
Comunque, non mi dilungherò molto su cosa ho fatto nel Campo Giove. Non dico che sia brutto, ma vi assicuro che è molto diverso ed estremamente militare. Voi che vi lamentare tanto di me. L’unica parentesi che apro è quella di Octavian. Un mio vecchio amico che ora non c’è più.
Era una specie di oracolo, leggeva il futuro utilizzando degli orsetti squarciati».
I due idioti si mettono a ridere, mentre gli altri rimangono sgomenti.
«Si lo so, può sembrare strano ma è così. Octavian era, diciamoci la verità, abbastanza antipatico a tutti. Ma quando era con me – ci tengo a sottolineare che di solito ci incontravamo in segreto, poi facevamo parte anche della stessa coorte, vederci insieme non era stranissimo – era leggermente più sopportabile. E avevamo un saluto davvero molto carino che facevamo anche davanti gli altri. L’ho insegnato anche a Chris e Flame, avanti chi vuole farlo con me tra voi due?»
Li invito a braccia aperte, i due sbiancano di colpo, tanto che la loro faccia potrebbe somigliare a quella di un fantasma o di Anna Soter, no, lei non si batte, scusate.
Non ne capisco il motivo.
«Oh per Ares! Nich non puoi chiederci una cosa simile!»
«Se lo faccio davanti Anna Stygeros perderò la mia dignità!»
«Ragazzi se uno dei due non si presenta qui faccio come il fiore in cui si era reincarnato quel satiro che è venuto a prendermi: vi butto nel Tartaro!»
I due sanno che lo avrei davvero fatto, così calmano i bollenti spiriti.
«Chris fallo tu ti prego!»
«No! Io non lo faccio. Neanche se ci fosse Ares a chiedermelo!»
Aggrotto la fronte «Ragazzi ora conto—»
Chris si alza rosso in viso «Questa me la paghi Erriquez!» lo avvisa puntandogli il dito contro.
Mi alzo soddisfatto raggiungendo Chris. Ci battiamo il cinque, dopo di che ci diamo un’amichevole schiaffo sulle chiappe. Oh beh io ho fatto forte, come facevamo io e Octy, lui invece ha solo sfiorato.
Ritorna a posto, ancora più rosso di prima, non saprei dire se per la rabbia o per vergogna, poi rivolge un’occhiataccia a Flame che sta sghignazzando sotto i baffi. Non vedo il motivo di tutto ciò.
Mi soffermo sulle facce degli altri: tutti e quattro rossi come peperoni e stralunati. Sopratutto Anna Soter ha assunto un colorito che va anche oltre al rosso.
Sorrido, lasciandoli perdere «Okay, andiamo oltre. Quando fu il mio ultimo giorno al Campo Giove stavo salutando Octavian con il nostro saluto, mi comparve in testa il segno di papà in greco, mi aveva riconosciuto.
A quel punto pensai: “Che sfiga papà! Potevi aspettare fuori!”
Mentre tutti i miei amici romani – compreso Octavian – andarono su tutte le furie. Octavian che prima mi stava dicendo addio mi gridò contro: “A morte il Greco!”
Ero ovviamente pronto a combattere contro tutti ma poi un fulmine mi colpì facendomi scomparire. A quel punto pensai “Wow, eccoci di nuovo! Sono morto”.
E invece di ritrovarmi nell’Ade, mi ritrovai sull’Olimpo. E dinanzi a me c’erano gli dei: altissimi, possenti e con i volti giudicatori. Mi ricordo sopratutto di Zeus, pronto a incenerirmi con la sua folgore.
Per fortuna c’era papà che cercava di far cambiare idea a Zeus, senza scadere nelle suppliche.
C’era anche Athena che continuava a dire: “Ma tu dovresti essere morto!”
Ade si è giustificando dicendo che voleva rendermi immortale e farmi diventare, come dicevo, il suo braccio destro. E che mi ha riconosciuto per sbaglio, certo. Non è stata colpa di Persefone! No!
Zeus però sembrava irremovibile, così papà giocò la sua ultima mossa, senza compromettere la sua dignità.
“Andiamo fratellino! Glielo devi! Ha salvato uno dei tuoi figli!”
Iniziarono a discutere: “Eh ma non conta! Non lo avrebbe salvato se avesse saputo che era mio figlio” e papà: “Non è vero!” e via dicendo.
E’ per questo che poi  è nata questa stupida leggenda che i figli di Ade e di Zeus non vanno d’accordo.
Zeus però alla fine mi diede due opportunità, e cito testuali parole: “O diventi il nuovo allenatore del Campo Mezzo—Sangue o muori”.
Al quel punto non avevo molta scelta, gli risposi: “Guardi, sarei molto tentato di scegliere la seconda opzione. Ma farei un torto a tutti, quindi opterò per la prima”.
Ma dopo Athena fece una specie di sommossa, insomma non mi voleva proprio vivo. E Zeus dopo essersi rotto le divine scatole decise di metterla a voti.
Chi fosse a favore che io diventassi l’istruttore del campo doveva alzare la mano. Chi invece no, poteva stare fermo. E’ come quando le due Anne sono venute per la prima volta qui.
Ad ogni modo, vi illustro chi ha votato e chi no: Zeus, no, ovvio. Era no, è inutile che ve lo dica, lei odia i semidei. Poseidone ha votato sì.  Demetra ha votato sì solo se avessi mangiato i suoi cereali ogni mattina—»
«Ma se li butti i cereali!» mi interrompe mia sorella.
«Seh, ma abbassa la voce! Sono vivo solo per quei cereali. Comunque, Ares ha votato no. Athena continuava a dire: “Tu dovresti essere morto!” quindi no. Apollo sì. Artemide no, perché sono un maschio. Efesto sì. Afrodite ha votato sì, dicendo che sono carino. Ermes sì. Dionisio si è espresso con un: “Ah quindi avrò altri casini al campo? Certo che voto NO!”
E in fine papà ha votato sì. Mi sono salvato, tutto a posto.
Zeus mi ha nominato nuovo istruttore, e probabilmente lo sarò finché non tirerò le cuoia di nuovo.
“Nicholas Jäger ti consacro, bla bla a diventare il nuovo istruttore bla bla. Ora sparisci!”
Sbagliò persino la pronuncia del mio nome, ma va bene.
E mi fece scomparire per davvero, ritrovandomi sopra il tavolo da ping pong nella casa grande, con Dionisio già seduto a suo posto con la Diet-Coke in mano. Chirone invece c’era, e gli venne un attacco di cuore quando mi vide la prima volta. Commisi l’errore nel momento in cui sono sbucato sul tavolo, di lamentarmi con Zeus. Oh beh lamentarmi, ho semplicemente gridato che la mia valigia non era con me e che mi servivano vestiti. E lui dal soffitto mi fece cadere i vestiti addosso e lo spazzolino e poi come ciliegina sulla torta, la valigia vuota sulla testa. E mi ha causato una cicatrice, almeno ora è coperta dai capelli». Dico accarezzandomi la testa dove c’è la cicatrice.
«Comunque durante il primo anno al campo era abbastanza dura. Nessuno voleva prendermi sul serio, poi un giorno li feci svegliare alle cinque di mattina per fare una bella corsa di trenta giri di campo e ho conquistato il rispetto di tutti. Ah la corsa, quanto la amo!
Qui ogni tanto faccio quei tornei, ricordi Chris?»
Lui invece di rispondermi fissa con cattiveria una delle mie action figures.
«Si, grazie per la partecipazione La Rue. Ad ogni modo, io organizzo questi tornei e insomma e chi vince diventa il mio protetto. Fu lì che incontrai Johnathan Broflovski, il mio migliore amico!»
«Oh povero John...» interviene ora Chris.
Lo trucido con lo sguardo «Che intendi dire?»
Fa un mezzo sorriso rilassandosi sul divano a braccia incrociate «Niente capo, continua».
Gli tiro un’altra occhiataccia prima di continuare «Insomma è lui che ha vinto per ben sei anni di seguito. Per il momento è il campione indiscusso. E beh in tutto questo tempo ci siamo avvicinati molto. E poi non è carino? Andiamo!
Ma purtroppo l’anno in cui diventai amico di John... morì anche Octavian», i due cretini emettono un verso stanco mentre alzano gli occhi al soffitto, mentre nella stanza cade il buio.
«All’epoca ci fu una guerra contro Madre Terra: Gea. Io non partecipai, per carità, già aiutai i romani a disintegrare il trono di Crono a fianco di Jason Grace anni or sono. Octavian comunque morì proprio durante questa guerra. Ammetto che ci rimasi male, e al suo funerale buttai una rosa nera sulla sua tomba... mentre tutti ridevano».
E in quel momento ritorna la luce.
«Come ridevano?» chiede Louis.
«Ve l’ho detto. Octavian non piaceva a molti. Quindi al suo funerale tutti ridevano. Tranne me che stavo tipo piangendo, ma fa niente».
«Ma lui voleva ucciderti!» interviene Anna Soter «Come potevi stare male?»
«Abbiamo risolto poi nell’Ade. Ci incontriamo spesso, facciamo lunghe chiacchierate sul senso della vita. E poi mi ha sempre detto che sono l’unico greco che non truciderebbe e torturerebbe, mi ha chiesto scusa».
Annuisce, ma sembra ancora più confusa di prima.
«Ritornando a Johnathan», cambio argomento sorridendo a tutti «è sorprendente il fatto che sia così forte a differenza dei figli di Ares che, fatemelo dire, sono dei pigri che non si applicano», ovviamente lo faccio apposta a dare tutte quelle frecciatine a Christian, ma l’unica soddisfazione che mi dà è una semplice smorfia.
Sospiro «E’ il migliore in poche parole. E credo proprio che quando compirà la maggiore età chiederò all’Olimpo di farlo diventare il mio aiutante! Ah, personcina che mi ritrovo come sorella devi sapere, che a volte John, almeno una volta al mese, o settimana dipende, dorme nella nostra cabina».
Tutti avvampano, mia sorella boccheggia leggermente «Ma... no cioè, non voglio saperlo. Andrò a dormire nella Cabina 1, Anna preparami un letto!»
Roteo gli occhi, non capendo la sue preoccupazioni.
«E inoltre—»
«Basta!» mi interrompe Flame alzandosi dal divano «Mi stai facendo venire il mal di testa con le tue chiacchiere. Vado dai figli di Apollo!» e fa per andarsene.
«Aspetta! Ma ne abbiamo una qui!» gli fa notare Lou indicando Emily, che è in preda al panico.
«Fa niente!» sbotta per poi uscire.
Dire che gliela farò pagare è poco. Ma arriverà il momento.
«Bene! Avevo finito ma lui non sa aspettare! Ad ogni modo, ci sono domande?»
Anna, mia sorella e Lou alzano la mano. Vorrei ignorarli ma, ho voglia di sentire ciò che dicono.
«Louis! Illuminami!»
«Ma sai suonare qualche strumento?» mentre me lo chiede, inclina la testa.
Lo guardo con perplessità «Ehm, la mamma mi faceva fare delle lezioni di violino dopo equitazione nel week-end. Ma perché?»
«Niente, curiosità. E poi trovo interessante il fatto che tutti e tre suonate degli strumenti».
«Wow, rallenta! Come sai che io e Flame sappiamo suonare degli strumenti?» interviene Christian guardandolo con occhi sgranati.
«Prima che il signor Nicholas iniziasse a parlare della sua storia – e a volte anche durante – mimavi di suonare una chitarra. Flame invece teneva il tempo picchiettando la mano sulla scrivania di Nicholas, ho pensato che sapesse suonare la batteria».
Chris si ritira con la sua solita faccia da: “Perché esisto?” e si guarda in giro.
«Credevo fosse un tic nervoso» dice Anna Soter sporgendosi per guardare stupita Christian, sembra... affascinata? Nah è una mia impressione.
«Sorella, vuoi dire qualcosa anche tu?» mi intrometto cambiando argomento.
«Sì... così tu e Johnathan siete migliori amici?»
«Già. Figurati che a volte m’invita a casa sua».
Dire casa è una bestemmia, è più grande dell’intero Olimpo. Ma lasciamo perdere.
«E che fai a casa di Johnathan?» chiede ancora, con aria da finta innocente.
Chris ridacchia, ma io lo lapido subito con lo sguardo.
Sorrido impertinente «E tu cosa hai intenzione di fare nella cabina di Anna Soter?»
Le due arrossiscono, e gli altri tre aggrottano la fronte.
«Cosa intendi?» chiedono all’unisono.
Sorrido ancora accarezzando Black Cute Cake, «Oh, lo sapete», le accuso non sapendo nemmeno io ciò che dico.
Le due restano in silenzio ma con una smorfia sul viso guardandosi un attimo in faccia, poi ricordo che anche Anna Soter voleva farmi una domanda.
«Comunque, figlia di Zeus, volevi chiedermi qualcosa?»
«Sì. In tutti quegli anni in cui sei rimasto nell’Ade hai incontrato tua madre?» chiede con tono abbastanza strano, come se stesse facendo di tutto per mantenere calma.
Almeno ha fatto una domanda intelligente.
«Sì. Ho rincontrato la mamma prima che andasse nei campi Elisi. Ha condotto una vita tranquilla. E ha detto che era fiera di me». Dico contento. Esamino un po’ tutti, sembrano stanchi e annoiati.
Sospiro per poi appoggiare il mio pony sulla scrivania, e mi alzo allargando le braccia «Ora! mocciosi, levatevi dalle palle»
Il gruppetto di ragazzi esclamano un: “Hallelujah”. Li ignoro, ma poi ad un tratto mi ricordo il vero motivo per il quale li ho convocati qui.
Che dire, ops.
«Wo wo, ragazzi fermi!» esclamo. Christian è già sulla soglia della porta. Tutti si impietriscono. Si girano con sguardi assassini. Sorrido di rimando «Mi sono dimenticato di raccontarvi una piccolissima cosa».
Tutti sbraitano, ma la voce di Mr Muscolo è quella che sovrasta le altre.
«Poi ci lasci in pace?» chiede lui ringhiando con i denti.
«Certo, se non ti metto in punizione prima» dico facendo spallucce. Il suo sguardo sicuro cade, e poi insieme a gli altri si siede di nuovo sul divano.
«Mi sono ricordato che il motivo principale per il quale vi ho fatti venire qui non era solo raccontarvi della mia vita. Ma anche di un sogno che ho fatto pochi giorni fa».
Il viso di tutti si fa preoccupato, ad eccezion fatta per Chris, che continua a fare il mimo dei poveri e strimpellare una chitarra che non c’è. 
«C’entra con il sogno che ho fatto io?» chiede mia sorella. Annuisco guardandola serio.
«Sì, è grave ragazzi, molto grave» continuo agitando la testa.
«Se è così grave perché non ce ne hai parlato prima?» interviene Lou incrociando le gambe.
Che domanda intelligente, mi piace sempre meno questo ragazzo.
«Beh, la mia magnificenza mi ha pervaso nel raccontarvi questo avvenimento».
«Si chiama egocentrismo» s’intromette Chris.
«Almeno io posso permettermelo» lo stuzzico, lui si limita fissare il soffitto, per poi battere nervosamente il piede sul mio parquet.
«Nich, vuoi illuminarci o no?» dice Anna Soter, anche lei che picchietta la gamba in un modo nervoso.
Le sorrido «Ma certo, allora: nel sogno io mi sono ritrovato in una stanza buia, dove vi era la dea della notte Nyx. Accanto a lei c’era anche un uomo, che giurerei di averlo visto da qualche parte, ma a chi importa. Per come si parlavano tra di loro, era lui l’idiota della situazione. Poi è entrata quella che Octavian aveva visto, la madre di Apollo e Artemide, Leto. L’ho riconosciuta perché l’avevo già vista da qualche parte in passato. Era però abbastanza irriconoscibile, strana: i capelli biondi sembravano bianchi, la sua pelle era colore avorio. Non di certo uno spettacolo per gli occhi, ma va be. Si erano messi a parlare di come conquistare l’Olimpo. Vi giuro ragazzi, i loro discorsi non avevano senso, ma al tempo stesso erano inquietanti, e poi insomma vederli lì grandi – ma che dico? Enormi, incutevano abbastanza timore persino a me. Sembravano pieni di rancore e odio, e erano decisi a scaraventare via l’Olimpo.
Poi beh Nyx probabilmente avvertendo la mia presenza, ha iniziato a sbraitare dicendo cose come: “I Mezzosangue impiccioni non mi sono mai piaciuti”, e si era avvicinata a me. Preso dal panico – ho usato il viaggio nell’ombra».
Mi fermo per contemplare le facce dei presenti, sembrano sconvolti.
«Hai usato il viaggio nell’ombra in sogno? Si può?» chiede mia sorella.
La fisso con espressione sarcastica «Ma va? Non lo sapevi? Mh, ops».
Lei sospira profondamente, i presenti si guardano in giro.
«Insomma è tutto vero? Stanno cercando di rovesciare l’Olimpo?» la voce di Anna Soter mi arriva abbastanza nervosa.
Abbasso gli occhi «Purtroppo credo di sì» mi limito a dire.
«Signor Nich, poi cos’è accaduto?» chiede Emily.
«Io… sono capitato in un Burger King, ringrazio Tyche per questo, avevo fame, ma sono le sette? No perché anche ora non scherzo in fatto di appetito»
«Nich!» mi rimproverano un po’ tutti «Ora possiamo andare?» chiede poi Chris con tono annoiato.
Ma pensa te, io dico che ci sono persone che vogliono distruggere l’Olimpo e lui vuole andarsene. Bah.
«No, perché il Burger King in cui sono capitato era vicino all’Empire State Building – mi sono chiesto se gli dei avrebbero gradito della coca cola, e quindi ci sono andato. Non mi hanno aperto, avrei voluto pure raccontare a loro il mio sogno, ma non mi hanno dato il tempo. Si erano come barricati lì dentro, sentivo Afrodite gridare di voler riavere il suo shampoo al miele e fragole. Anche se Zeus si è fatto vivo solo per gridarmi di andarmene via. Allora li ho mandati al Tartaro e ho bevuto io la coca cola. Durante la mia breve passeggiata quel buon vecchio e simpatico—»
Come un calcio nell’utero mentre hai il ciclo se fossi femmina .
«Ares, che mi ha raggiunto» concludo lasciando della suspense tra di loro, e guardo il viso di Chris, che non mostra sentimenti quando pronuncio la parola del suo paparino. Dico io ragazzo mio, dovresti dimostrare delle emozioni ogni tanto!
«Quindi?» dice Christian, per poi sbadigliare.
«Ha detto che siamo vicini a una nuova guerra, e che lui vuole che tu assieme ai tuoi fratelli dovete ammazzare tutti. E poi mi ha strappato via la coca cola e se l’ha bevuta lui, vecchio idiota! Ehm...» concludo poi tossendo, sperando che quel cerebroleso di Ares non mi abbia sentito.
«Siamo in pericolo in pratica» dice Anna Soter con nervosismo nella voce.
Cala il silenzio nella mia stanza, non voglio pensare negativo, anche per alcuni potrebbe risultare strano per un figlio di Ade.
«Non dovete preoccuparvi però, gli dei sapranno cosa fare».
Sinceramente? Ne dubito, ma la speranza è l’ultima a morire giusto?  



 
{anna stygeros; P.O.V. }

Come ogni mattina mi sono svegliata presto grazie alle urla di Nich e sono andata a fare colazione con Anna. Come ogni mattina ci siamo fermate a parlare con Lou, Emy e Mirko. Come ogni mattina abbiamo fatto allenamento. Ma questa mattina è stata diversa… mancava Flame Erriquez! Non c’era, non era fuori la cabina 9 a darmi il buongiorno, non era a colazione a offrirmi il solito succo alla mela, non era all’arena a porgermi la spada migliore della giornata. Alcuni giorni stava al Campo Giove ma mi avvisava sempre il giorno prima. Dopo un duro allenamento con Nich decido di andare in cabina a cambiarmi per poi andare a pranzo, quindi mi avvio dall’arena alla Cabina 13.
Forse Flame sta facendo qualcosa di importante ma quando ho chiesto a Leo mi ha risposto che non lo vedeva dalla sera prima e di non preoccuparmi. Sinceramente mi è simpatico, anche se ha dato fuoco ad Anna, ma non l’ha fatto apposta. Poi è così dolce con me, mi ascolta sempre e mi aiuta se sono in difficoltà (non mi ha mai preso in giro per la mia altezza!).
Sono arrivata già fuori la cabina e apro la porta, entro e mi avvio verso le scale ma una voce da fuori la porta mi ferma di scatto «Mi Vida!»  Mi giro e Flame apre la porta sorridendomi «Ehi Flamy» ricambio il sorriso.
«Scusa se non mi sono fatto vedere stamattina ma…» si controlla le tasche ma non trova niente «Sono sicuro di averlo portato» incomincia a arrossire e a toccarsi più o meno ovunque. Ridacchio e metto una mano davanti la bocca; è proprio maldestro. Mi guarda e dice «Scusa, vida ci vediamo tra 10 minuti fuori la mensa, okay?» Senza smettere di ridere gli faccio segno di si e lui corre fuori e chiudo la porta. Chissà cosa ha dimenticato, spero per lui che sia una caramella.

 
o 0 O 0 o
 
Sto aspettando Flame da due minuti fuori la mensa, i ragazzi del campo stanno arrivando piano piano, ma neanche una traccia. «Anna!»  Sento la mia amica Soter venirmi vicino e con aria serena mi chiede «Chi cerchi?» La guardo è le rispondo semplicemente «Flame» e il suo sorriso cade, facendo diventare le sue labbra una linea.
«Ah, perché? Non puoi aspettarlo dentro con me, dai che la carne arrosto finisce» guardo di nuovo avanti a me cercando l’argentino.
«Primo, la carne non finirà mai e due mi sono data appuntamento con lui qui» Sbuffa e mi gira la testa verso di lei con la mano sulla mia guancia
«Ma che ti importa di lui? Dai andiamo dentro insieme, mica mi vuoi lasciare sola» dice facendo il broncio.
«Scusa Anna, se tra cinque minuti non si presenta vengo dentro» le dico ritornando a guardare avanti.
 Se ne va dicendo piano un “Okay ciao” e va verso Chris che è appena arrivato. Cerco con lo sguardo il rossiccio ma niente. Forse dovrei entrare e lasciarlo. Mentre aspetto passano tre minuti e passano Louis con Mirko e Francis con Emily. Stanno arrivando nello stesso momento tutta la cabina di Afrodite e di Atena,  mi giro per entrare  visto che Flame non c’è, ma dopo un paio di passi sento Flame urlare «VIDA!» mi giro e vado verso di lui facendo segno di fermarsi e noto che tutti i mezzosangue che ci sono attorno ci guardano con occhi tra sorpreso e schifo.
«Anna, lo so che ci conosciamo da poco ma, tu sei cosi carina e…» dice tremando e respirando a mala pena.
«Flame cosa dici?» sono confusa, se questo è uno scherzo mi vendicherò amaramente. Poi con poco grazia si mette in ginocchio davanti a me e dalla tasca prende una scatolina piccola «Anna».
Impallidisco, apro la bocca ma metto subito una mano avanti. Ma cosa sta succedendo? La testa mi si riempie di domande, Anna alle mie spalle urla «LEI NON è PRONTA!» proprio mentre Flame apre la scatolina.
«Accetta il mio regalo», nella scatolina di pelle nera c’è un cuscinino porpora con sopra un orecchino, precisamente un dilatatore piccolo a spirale: è tutto nero con fantasia a teschi e stelle bianchi. Faccio un respiro e guardandomi un attimo intorno vedo i figli di Afrodite molto delusi e i figli di Atena sollevati. Ritorno a incrociare gli occhi di Flame e sorrido, lui è visibilmente preoccupato ma prendo l’orecchino in mano e faccio un gran sorriso.
«Grazie Flame, questo orecchino è perfetto!»
«Non è solo un orecchino» dice alzandosi e guardandomi con un sorrisetto, nel frattempo tempo la folla intorno a noi si sta dileguando.
Lo guardo un po’ confusa è chiedo «Come non è un orecchino?»
«Mettilo nella mano destra e passalo alla sinistra, poi capirai» poi dietro di lui appare Leo che gli dice «Flame devi partire, è tutto pronto».
Senza pensare faccio quello che ha detto e l’orecchino si allunga, nelle mie mani si forma un elsa di pelle nera e il pomolo è un teschio di pietra nera con occhi verdi; la guardia è lunga e nera con decorazioni di pietre preziose sui toni del verde mentre la lama è proprio come quella di Nicholas, di ghiaccio dello Stige. Mi trovo molto bene a maneggiarla, è perfetta per me.
Entusiasta dico «Dei, Flame è… Wow, dove l’hai presa?»
«L’ho fatta io per te, vida io devo andare. Ci vediamo».
E i gira per andarsene ma lo fermo per la maglia e mettendomi sulle punte gli do un bacio sulla guancia e gli sussurro un grazie. Leo lo tira via e Anna si avvicina a me. «Molto bella la spada, dopo ci alleniamo insieme?» dice mentre cera di rifirarmi un falso sorriso ma vedo che è gelosa.
Scuoto la testa, guardo la spada e poi le dico «Questa la uso ora!»
«Come ora?» mi chiede Anna ma ormai sono già corsa verso l’arena. La muovo avanti a me urlando «FATEMI PASSARE» mentre un gruppo semidei corrono ovunque per non essere colpiti da me.
Ora il campo saprà quanto posso essere pericolosa con una spada buona!



 
:.:..angolo delle due A..:.:
 
Ta dan! Ecco un nuovo capitolo fresco freso – ma quando mai -. Vi era mancata la storia, vero? Ebbene eccola qui in tutta il suo trash e demenzialità.
Non c’è molto da dire sul capitolo, se no che: Sì Nicholas è un gran figo. Prostratevi o la sua ira sarà tremenda! La smetto con le citazioni giuro.
A proposito di citazioni, questa fanfic sta degenerando sempre più per colpa di tutte queste cose, ma lol!!11!  icsdì.
Va be a parte cose stupide, spero che il capitolo abbia fatto ridere, anche se nei capitoli in avanti non sarà molto “comico”, le cose si faranno leggermente più serie, e questo e altro.
Come di consueto, vi ringrazio tutti e dico tutti per seguire questa follia sia in silenzio, che su instagram.
Ci sentiamo presto se Gigi vuole e ciau <3.

-Anna

 
 

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Capitolo 8
*** «Leo e Flame mi spiegano cos’è la Christanna» ***


______________________
 

-Chapter Eight.
«Leo e Flame mi spiegano
cos’è la Christanna
»

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{anna soter; P.O.V.} 


Giornata perfetta. Sì, perfetta per fare almeno dieci giri di campo perché Nicholas all’improvviso mentre ci allenavamo con la spada ha avuto questa brillante idea. E io non mi sono potuta salvare.
“Ragazzi perché non facciamo dieci giri di campo? Eh come dite? Certo che lo volete? Allora andiamo” diceva tutto allegro almeno cinque giri fa.
Avrei voluto rispondergli: “Perché non te ne vai affanculo?” con lo stesso tono. Non l’ho fatto ovviamente, era abbastanza da maleducati. E avrei perso il titolo di “cocca dell’allenatore”, eh non si scherza su queste cose.
Ma, dopo aver fatto almeno cinque giri e mezzo sono sfinita. M’inizia a far male il fianco e sto ansimando in un modo innaturale secondo il mio modesto parere.
Poi come un pesce lesso inciampo e mi sorpassano tutti. Pensare che ero anche abbastanza  avanti, non quanto Nicholas e un ragazzo figlio di Athena, ma abbastanza. Ma mentre cerco di alzarmi inciampo nuovamente.
«A quanto pare la figlia di Zeus è fuori allenamento!» dice Sheen sorpassandomi ridacchiando. Avrei voluto lanciargli le All Star dietro, ma le avrei rovinate, è il mio unico paio di scarpe.
«Lasciala perdere».
Guardo accanto a me e trovo Christian, lo guardo sbigottita «Ma non eri più avanti?»
«Si ma mi sono accorto che non c’eri dietro quindi sono andato a controllare dov’eri, forza ci stanno superando tutti».
Sospiro alzandomi dal terreno a mala voglia. Se fosse stato per me, me ne sarei rimasta lì.
Comincio a correre assieme a Chris, e lui non ci mette troppo a superarmi. Sbuffo in cerca di tregua perché non ce la faccio davvero più a correre. Grazie alla mia innata grazia finisco di nuovo a terra.
Lancio un grido di frustrazione, il che richiama l’attenzione di Chris; e lui ritorna indietro.
«Perché ritorni? Tu vai pure avanti!»
«Non ti mollo qui, va bene?»
Alzo gli occhi al cielo. Dovrei essere lusingata o disgustata da questo gesto galante?
«Senti: o mi aspetti e andiamo piano o mi prendi per mano e mi trascini!»
Lui fa quello che non mi sarei mai aspettata: mi afferra la mano facendo un verso esasperato e mi trascina dietro.
Riusciamo a superare molti semidei, compresa Sheen. Quando l’ho guardata mentre la sorpassavamo, sembrava arrabbiata. Ammetto che mi sono sentita soddisfatta.
Ora però, concluso l’ultimo giro crollo a terra sfinita, io e il resto dei semidei che popolano il campo.
Sento Nich battere le mani e poi da una pacca sulla schiena a quel figlio di Athena –
mi sembra che si chiami Johnathan.
«Siete stati fantastici! E poiché siete i migliori, la prossima volta venti giri!» esclama felice lui; poi il campo emette gemiti di frustrazione. Nich poi aggiunge che abbiamo la giornata libera. E’ martedì, eppure ci ha dato il pomeriggio libero. Ma che ne so…!
«Vedi, ce l’abbiamo fatta», sento dire da Chris con il fiatone. Gli sorrido annuendo.
Mi rendo conto che lui stringe ancora la mia mano, così gliela lascio subito recuperando ancora il fiato che mi manca.
«Già, grazie per... beh hai capito» borbotto asciugandomi la fronte piena di sudore per poi alzarmi con le gambe leggermente tremolanti. Noto che Leo poco più lontano da noi ci guarda con uno strano sorriso sul volto, il che mi mette in agitazione.
«Allora, come va’?» dice poi avvicinandosi a noi in modo innocente, nascondendo le braccia dietro la schiena.
«Abbiamo appena fatto dieci giri di campo, come dovrebbe andare?» domanda sarcastico Chris.
«Oh beh non intendevo questo».
«Allora non lo so».
Chris mentre parla con Leo sembra nervoso e infastidito dal suo comportamento.
Prima che Leo ci illuminasse entrambi della situazione, Sheen ci viene vicino saltellando allegra con una bottiglia d’acqua in mano.
Incredibile il fatto che anche se è tutta sudata il suo trucco non è minimamente colato, anzi la fa apparire ancora più bella.
«Ehi ragazzi siete stati fantastici!» esclama con un sorriso raggiante, poi mi guarda e il suo volto cambia espressione «Oh Chris deve essere stata dura per te. Insomma avendo trascinato questo peso morto, ti meriti questa».
Non dovrei arrabbiarmi, che m’importa in fondo, è una cretina, ma davvero sta mettendo a dura prova la mia pazienza. Alla fine la ucciderò.
Consegna a Christian la bottiglietta d’acqua e poi dopo aver fatto gli occhi dolci sia a Leo sia a lui e se ne va.
«Για τους θεούς, Bro ma che ha quella?» biascica Leo guardandola parlare ora con Francis: è una mia impressione o ci sta provando con lui?
Christian guarda la bottiglia «Almeno si è resa utile», mi guarda e me la porge «Ne vuoi un po’?» chiede, ma io allontano la bottiglia con la mano.
Assumo un’espressione di disgusto «Non voglio niente da quella. E poi l’ha data a te».
«Amico se fossi in te non berrei, forse è avvelenata» interviene poi Leo e tutti e due scoppiamo a ridere.
«Che cosa fai oggi?» chiedo a Chris, tanto per cambiare argomento. Lui alza gli occhi al cielo.
«Davvero? Anche oggi vuoi perdere?»
Lo guardo male sentendomi offesa dentro «Che parolone. Io non perdo. Vinco in modo differente».
Occorrono spiegazioni: per tutta la settimana scorsa io non ho fatto altro che farmi allenare da Chris, e per tutta la settimana scorsa non ho fatto altro che perdere contro di lui. Vi risparmio le prese in giro da parte dei suoi fratelli. O di come ogni volta finivo a gambe all’aria quando mi faceva saltare via la spada di mano.
In quella settimana abbiamo anche bruciato il drappo di Nicole, la sorella gemella di Emily. E’ stata una cosa strana e triste, sopratutto perché ogni volta mi ricordavo quello che è successo… mi sono sentita malissimo.
I due scoppiano a ridere, dopo di che Chris mi da’ una pacca alle spalle per poi allontanarsi dicendo che ci vedremo verso le cinque.
Avverto la presenza di Leo accanto a me che sogghigna in modo abbastanza fastidioso. Mi giro e lo guardo incrociando le braccia «Cosa c’è?»
Finge di essere sorpreso dalla domanda «Io? Niente».
«Andiamo Valdez, sputa l’osso».
«Oh beh, niente… sono semplicemente felice che il mio caro amico si sia trovato qualcuno».
Sgrano gli occhi, a cosa allude? E poi Chris ha la ragazza, come? Chi mai s’innamorerebbe di lui?
«Cosa?!»
«Oh andiamo, tutto il campo se n’è accorto!»
«Non ti seguo...» dico con voce gracchiante iniziando a torturare il lembo della maglietta.
Lui rotea gli occhi «Pronto fulmine! Tu e Christian, vi piacete!»
Inizio a ridacchiare. Ma sto davvero sudando freddo, come potrebbe mai pensare una cosa simile? Non riesco a capire il perché le persone scambino l’amicizia per amore. E’ assurdo.
«Non dire sciocchezze... fiaccola. Io lo sfrutto per diventare brava a spada».
«Fiaccola?»
«Oh beh mi hai chiamato fulmine e quindi... lascia stare! E poi Chris non mi piace, ma l’hai visto? Cioè... insomma no che sia un cattivo ragazzo, anzi—»
Leo sorride malizioso quando mi sente dire quel “anzi”, dannazione, sto inciampando tra le parole.
Annuisce continuando a tenere quell’espressione «Oh che carina che sei mentre cerchi di mentire».
Respiro profondamente, cercando di mantenere il controllo, «Smettila Valdez, hai rotto, va’ a shippare Christian con un’altra persona. Io non sono interessata a lui. Ti saluto». Finisco allontanandomi infastidita.
Sento borbottare Leo dietro di me. Mi rifiuto di ascoltare anche per sbaglio. Lo avrei fulminato all’istante se avesse ancora delirato su di me e Chris!
Dire che sono in tensione è poco.
«Oh andiamo, tutto il campo se n’è accorto!»
Questa frase mi riecheggia nella mente.
Forse Leo mi ha persuaso senza che me ne accorgessi. , è proprio così.
Mi sento abbastanza confusa, basta dire che non so nemmeno dove sto andando, sto semplicemente girando a zonzo senza una meta.
E in tutto ciò penso al perché le persone credono che io e lui ci piacciamo. Non ha senso, avrebbe senso se io e lui flirtassimo, invece no! Almeno è quello che vedo io.
E poi non riesco a vedermi con lui, scherziamo? Ha una tale faccia tosta a volte.
Certo abbiamo cose in comune, quando non cerco di ammazzarlo con la spada (tanto sono io quella che si fa male) parliamo pure fra noi. Gli ho raccontato “la storia della mia vita”, è riuscito a rendere comico il fatto che mia madre sia morta, ma almeno l’ha fatto in modo che io non mi offendessi, anzi sono scoppiata ridere anch’io. Anche lui mi ha raccontato molto di lui: è nato in Arizona, ma sua madre non poteva mantenerlo così è andato a vivere dalla nonna. E’ in buoni rapporti con Ares, è il suo preferito! Dopo Clarisse. Non dico sul serio. Ares gliel’ha davvero detto in faccia.
Comunque, non mi ha voluto dire una cosa: com’era avvenuto il suo incontro con il Jabberwocky. Per il resto sa cucinare, suonare la chitarra, tutte cose che non potrei mai fare. Inoltre beh, è tranquillo, amico di tutti qui, ma poi mi viene da pensare alla caccia alla bandiera della settimana scorsa: ha spaccato una mazza di legno sulla schiena di un figlio di Eolo. Ma sì dai, per il resto è la persona più tranquilla del campo.
Bah devo smettere di pensare a lui, non faccio altro che confermare le supposizioni di Leo. Tra un passo e l’altro miracolosamente mi ritrovo davanti alla mia cabina. Sì dai, ho tutto il tempo per dormire.

o 0 O 0 o
 
Con estremo “piacere”, mi dirigo verso il solito posto in cui Christian ed io ci ammazziamo a vicenda con la spada, cioè l’arena. Non scherzo, mi sono ritrovata... non proprio sempre, alcuni graffi un po’ dappertutto. E può darsi che mi sia ritrovata a dargli dei calci sul petto in piena crisi isterica.
Ma ad ogni caso sono armata di tutto punto: ho lo zaino di Efesto sulle spalle, il cerchietto ora a forma di arco e la spada. Non capisco il motivo per cui continui ad usarla, non mi ci trovo bene.
Da quando sono uscita in giro, c’è una calma bestiale, davvero… forse, mentre stavo dormendo, è successa l’apocalisse e tutti sono morti. Probabilmente non sarebbe successo se avessero avuto una scatola d’emergenza come ce l’ho io a casa di Jeanluke con su scritto: Aprire In Caso Di Tornado Di Squali.
Le mie teorie vanno in fumo quando vedo Nich e Flame che con scatto felino e abile mossa cercano di coprire qualcuno, che da lontano non riesco a vedere. Jean ha ragione a ripetere sempre che prima o poi dovrò mettere gli occhiali, sono davvero cieca.
Incuriosita e divertita vado vicino, pronta chiedere cosa cacchio combinano.
«Ehi ragazzi!» saluto sventolando la mano. Nich non appena mi vede sbianca. Flame si mette la mano sulla faccia, la persona, che si rivela essere Christian, si gira di spalle.
«Oh ciao Anna!» dice Nich fissandomi in modo strano, per poi far allontanare i ragazzi camminando all’indietro.
«Che succede? Quello è Christian?» chiedo guardandoli male.
Le tre grazie s’irrigidiscono preoccupati «Perché, l’hai visto?» Nicholas interviene spaventato.
Adesso basta.
«Che cosa avete?! Chris se sei tu, ti voglio ricordare che dobbiamo andare a pestarci a sangue!».
«Non devi vedere Christian per nessun motivo al mondo!»
Inclino la testa, sto cercando di intravedere nel volto di Nich un qualcosa che potesse farmi capire che è tutto uno scherzo.
Ridacchio «Che stronzata!» dico raggiungendo Chris girato di spalle, curiosa di cosa gli fosse accaduto. Gli altri m’imprecano dietro cercando di fermarmi... ma ops troppo tardi.
Lo guardo e sul suo viso c’è un’espressione molto più che terrorizzata, si copre il viso spaventato a morte indietreggiando.
«Oh no, anche lei ora!» grida Flame, Nich è terrorizzato quanto Chris.
Si sono narcotizzati o cosa?
«Anche lei cosa Erriquez? Ed io che credevo che i ragazzi di Afrodite lo avessero truccato con del trucco permanente e waterproof, e invece! Niente è assolutamente normale. Peccato».
Non mi facevo così cattiva.
«Ehi!» protesta lui guardandomi male.
In seguito tutti e tre mi fissano in modo strano.
«Anna...» incalza Nicholas «Ti senti, ehm... bene?»
Aggrotto la fronte stringendo l’arco che ho tra le mani «Come dovrei sentirmi?»
Tutti sorpresi si guardano tra di loro.
«Cambio di programma! Andremo tutti nella Cabina 1!» grida Nich, per poi prendermi per il polso.
«Sicuro?!» obietta Flame, Nich annuisce e poi mi trascina con lui.
«Ehi! Non potete entrare nella mia Cabina!» protesto cercando di ritrarre il braccio.
«Abbi pazienza. Ora ti spiego tutto: in pratica è successo qualcosa a Chris, qualcuno gli ha fatto un sortilegio...»
Spalanco la bocca. Un sortilegio. Cosa? Non ci sto capendo più niente.
«Che genere di sortilegio?»
«Che ogni ragazza s’innamori di lui non appena lo si guarda, anche se più che innamorarsi si— lascia perdere, sei piccola».
Resto in silenzio mentre Nich mi fissa come per studiare il perché io non mi sia innamorata di lui. Ma... non capisco. Chi è stato? Perché? E sopratutto perché ora avverto questa sensazione strana allo stomaco come se dovessi vomitare... non sarò mica—
Che sciocchezze.
«Anna» Nich cattura di nuovo la mia attenzione «Senti è solo una supposizione, ma non è che tu sei già...»
«NO! Come diamine ti salta in testa!» lo interrompo con il viso rosso peggio dei miei capelli.
«Se lo dici tu».
o 0 O 0 o
 
Non mi sarei mai immaginata di ritrovarmi Chris nella mia cabina, ma nemmeno Flame eh, ma, insomma è diverso con lui.
Oh divino Zeus, perché qualunque cosa che io dica sembra che abbia un doppio senso?
«Allora... hai idea del perché io... hai capito no?» biascico timidamente.
«Nich dice che sei troppo intelligente. Per questo non ti sei — ehm innamorata di me. E mi ha anche detto di stare lontano da te».
Annuisco fissando il pavimento, dove in un angolino c’è Flame che legge dei libri. Nicholas lo ha messo a fare delle ricerche per trovare una cura. Invece lui è andato nel suo ufficio, anche lui a cercare cure.
Di sottecchi guardo Chris che è seduto accanto a me sul letto, sulla sua guancia c’è un orribile segno di rossetto che prima non avevo notato. E’ sbiadito, probabilmente ha cercato di levarselo senza riuscirci.
Quel segno mi disgusta così tanto che, davvero, ho voglia di prenderlo a calci, anche se non è colpa sua.
«Non bisogna avvertire Anna? Insomma—»
«Oh non ce n’è bisogno. Ho detto a Leo di rinchiuderla nella cabina 9, e di fargli da baby-sitter è tutto a posto» mi interrompe Flame per poi chiudere il libro che stava leggendo.
Si alza da terra «Soter, potrei parlarti un attimo fuori?»
Lo guardo confusa annuendo per poi alzarmi, ma prima do’ un altra occhiata a Chris, confuso quanto me.
Attraversato l’enorme porta della mia cabina, Flame inizia a guardarmi con la stessa espressione di Leo poche ore fa.
Lo guardo male «Cosa c’è?»
«Ehi, calmati fulmine! Non avevamo fatto una tregua?»
«Flame...» riprendo incrociando le braccia «Davvero?»
Sorride beffardo con una strana luce negli occhi «Andiamo, lo sai. Ti ho chiesto di uscire solo perché se ne avessimo parlato davanti a lui, ti saresti vergognata a morte».
Mi sento male improvvisamente, con il battito irregolare e una strana voglia di prenderlo a calci.
«Io non so davvero cosa vi prende oggi! Prima Leo ora tu!» intervengo per poi stringere i pugni, dall’evitare di prenderlo a cazzotti.
«Non fare la finta tonta. Quello che è successo è la conferma: tu e Chris vi piacete!»
Ancora? Oh no! E io che speravo di aver preso un abbaglio.
Lo guardo facendo diventare i miei occhi due fessure infuriate «Dovete finirla con questa storia! Cosa vi da il diritto di spettegolare?»
Flame annuisce «Hai ragione, non abbiamo diritto. Ma a nessuno importa di questo. Il mondo gira così, benvenuta. E poi vorrei porti una domanda. Davvero pensi che tu non ti sia innamorata di Chris solo perché, a detta di Nicholas, sei intelligente?»
Ovviamente no. Avrei voluto rispondergli invece gli ho detto solo: «Forse...»
«Mi dispiace deluderti ma anche le figlie di Miner— scusa, Atena hanno sbavato dietro Chris, è ovvio che loro sono più intelligenti di te. Tu non ti sei innamorata di Christian, perché lo sei già!»
Oh beh non so che dire. Le mie certezze cadono come un castello di carte. Mi sento improvvisamente succube di Flame e, per dire, è anche più basso di me.
Resto in silenzio, e fisso il vuoto, non riuscendo a digerire la notizia. Non volendo digerire la notizia. Perchè queste sono soltanto sciocchezze vomitate da una persona che crede di conoscere i miei sentimenti.
«Avevo detto a Leo che a te serviva che dicessero tutto in faccia. Comunque sia, spero che tu sappia che la Christanna ormai è canon».
Sgrano gli occhi, ora ho una terribile voglia di nascondermi sotto il mio letto «Christanna? Cos’è?» anche se sono sicura di saperlo, una piccola parte di me spera che sia la marca di un nuovo deodorante. O qualcosa del genere.
«L’unione dei vostri nomi, ovvio, cervellona. Senti, te la faccio semplice: se vi guardate negli occhi è Christanna. Se vi pensate a vicenda, è Christanna. Se lui fa qualcosa di carino per te e tu non lo insulti o cerchi di uccidere con la spada è Christanna. Se vi prendete per mano è Christanna. Tutto chiaro?»
Sento che la rabbia mi si annoda allo stomaco.
Guardo male il figlio di Vulcano: credo che in questo momento io faccia davvero tanta paura, lo capisco da come indietreggia mettendosi le mani davanti come per difendersi.
Mi avvicino sempre di più a lui, il vento inizia a soffiare forte scompigliandomi gli stupidi boccoli che mi ritrovo.
«Ora ascoltami bene Flame Erriquez! Io non sono assolutamente innamorata di Christian. E se ti sento ancora blaterare queste stronzate allora non avrò pietà nel fulminarti!» gli ringhio contro come se fossi una specie di animale.
Lui annuisce «Okay. Continua a negare pure la realtà»
Il cielo è sul punto di piovere, e avverto che sto mandando elettricità dal mio corpo.
Ma purtroppo quando io ero sul punto di fulminarlo davvero, la porta della mia cabina si apre, mostrando Christian.
«Ma perché gridate così tanto! Che vi succede?»
Mi avvicino a lui passo pesante e minaccioso puntandogli il dito contro: Chris assume subito una espressione spaventata.
«TU! E’ TUTTA COLPA TUA! HAI INVASO LA MIA CABINA? BENE, ORA VADO NELLA TUA! VOGLIO VEDERE COME TI SENTI!»
Mentre con i nervi a mille mi allontano, sento Chris borbottare.
«Per me va bene, ma non so come la prenderanno gli altri».
Lo ignoro, perché davvero c’è il rischio che io faccia scoppiare una tempesta.
E mentre mi allontano, cerco di calmare i bollenti spiriti.
E mentre serro la mandibola con un’espressione ribelle tutta presa a decidere se entrare nella Cabina 5 per davvero o mollare, Anna mi compare a pochi centimetri davanti con il viaggio nell’ombra.
«Quanto mi diverto!» esclama felice per poi girarsi sorridendomi, ma quando mi esamina meglio inclina la testa confusa.
«Ehi Anna! Sembri leggermente... ehm...»
«Si lo so!» la interrompo guardando in giro con la fronte aggrottata. «Leo non ti stava facendo da baby-sitter?» riprendo con un tono isterico incrociando le braccia.
«Si ma ho evocato un paio di morti, l’hanno distratto e sono scappata con il viaggio nell’ombra».
Oh per i carciofini! Dice quelle cose in un modo così normale.
«Sembri appena uscita da uno scontro. E poi come facevi a sapere di Leo?» aggiunge scrutandomi con lo sguardo.
«Ho incontrato Flame e me lo ha detto! Okay?!» la mia voce è così gracchiante e isterica che sembro sul punto di piangere.
Lei sgrana gli occhi irrigidendosi «Sì, non arrabbiarti! Hai il ciclo?»
Sbuffo «Magari».
«...ma tu perché sei davanti alla cabina di Ares? Aspettavi Chris?»
Quasi mi strozzo con la mia saliva «N— no!» mi affretto a dire «Che ne dici se andiamo ad allenarci?» termino guardandola disperata. Cercando di farle capire che io ho davvero bisogno di allontanarmi.
«Si, dai magari mi dai altre dritte sul tiro con l’arco»
«Ma non ho lo zaino, e lì dentro c’è la faretra» esclamo delusa, dovrei cominciare a portarmi lo zaino dappertutto.
«Posso sempre usare il viaggio dell’ombra e prendertelo dimmi dov’è—»
«NO!» intervengo prima che potesse finire la frase «Cioè... ho l’arco in testa, hai presente no, il cerchietto che si trasforma in arco?» dico ridacchiando in modo isterico alla fine, come se fosse divertente.
«Quindi sì, insomma. Posso sempre usare quelle dell’armeria» la voce mi esce un po’ incerta. Ma almeno l’ho fatta rimanere senza parole.
Annuisce confusa dicendo cose che sinceramente non sento. Anche se penso che non abbia detto nulla di speciale.
 
o 0 O 0 o
 
Arriviamo all’arena, passando prima per l’armeria, perché figuriamoci se faccio innamorare la mia migliore amica di quel sudicio infame!
E’ completamente libera, eccezion fatta per Emily, che sola e sconsolata, tira le frecce a un fantoccio. Per essere qui da solo una settimana se la cava bene con l’arco. D’altro canto suo padre è Apollo, dio arciere, non dovrei essere sorpresa.
«Ciao Emily!» la chiama Anna.
Deve essersi presa un infarto, a giudicare dalla faccia preoccupata che ha fatto quando ha sentito la voce di Anna. Ci ha salutato svoltolando la mano.
«Che fai qui tutta da sola?» le chiedo.
Lei s’incupisce iniziando a dondolarsi su un piede e l’altro «Fracis ha detto che dovevo rimare qui finché non fossi diventata brava con l’arco come lui. Ha portato Gigi a fare giri con la canoa. Ma a giudicare dal tempaccio credo che torneranno in dietro».
M’irrigidisco sapendo che è colpa mia. Ma faccio un respiro profondo calmandomi.
«Allora!» intervengo chiamando l’attenzione delle due «Vogliamo allenarci? Non abbiamo tempo da perdere».
Loro con riluttanza annuiscono.
Le faccio allenare per un po’. Cerco di fare del mio meglio per far prendere la mira a Anna, ma dopo un po’ mi ha pregato di finirla ed è passata alla spada che le ha fatto Flame.
Sospiro sentendo che non sono in vena di fare niente, neanche allenarmi.
Poi dalla entrata dell’arena vedo delle figure avvicinarsi.
Riconosco quella di Nich «Andiamo Sheen smettila di trovare scuse!» grida contro Sheen, mentre lei annoiata si guarda le unghie, si avvicinano a noi.
«Non sto trovando scuse. Ma sai Nichy! Dovresti fare qualcosa per quei capelli, e anche l’abbigliamento...»
Nich sembra ribollire dalla rabbia, con le orecchie rosse come delle fragole.
Tutte e tre li fissiamo in silenzio mentre litigando si avvicinano, probabilmente senza neanche accorgesi della nostra presenza.
«Hai combinato tutto questo casino. E ora tu lo rimetti a posto!!» ordina per poi accorgersi di noi guardandoci con occhi sgranati «Che fate qui ragazze?» chiede. Sheen sbadiglia, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Nich.
«Oh beh, ci stiamo allenando» dice Anna.
Aspetta, aspetta! Quindi è stata Sheen?!
Non ci credo, anzi sì che ci credo! Farebbe qualsiasi cosa quella per darmi fastidio. Infatti, quando per un attimo incontro i suoi occhi verdi, mi si gelano le vene. Avvertendo una sensazione di rancore.
Nich ridacchia, ma quelle risate sembrano piene di preoccupazioni «Fantastico!»  esclama lui, per poi guardandosi in dietro. Sbianca.
E poi capisco in perché: Flame e Chris con sopra un sacchetto di carta con due buchi all’altezza degli occhi. Peccato che la busta non era di plastica, così soffocava.
«Ehi!! Ti sei fatto dare l’antidoto?» ruggisce Chris indicandola, non saprei dire se in modo arrabbiato. Ma suo tono è estremamente frustrato.
«Non darmi ordini!» interviene Nich.
«Anna che ci fai qui!?» aggiunge Flame correndole dietro.
La mia amica alza gli occhi al cielo, sorridendo però.
Emily in un angolo abbraccia l’arco e faretra spaventata.
Sheen e Nich iniziano a litigare. Lui esasperato e sull’orlo di una crisi isterica, lei che gli sorride ingenua facendo la finta tonta.
«Sei ridicolo con quella busta in testa!» intervengo gridando guardandolo male.
Senza volerlo richiamo l’attenzione di tutti quanti, che mi fissano. Mantenendo il viso serio, se pur arrossita per tutti quegli occhi puntati a me, mi dirigo verso Chris, l’arco inizia a emanare elettricità.
«Si può sapere che ti prende?» mi chiede il ragazzo-busta con tono abbastanza offeso.
Avanzo fino a fronteggiarlo «Non mi prende niente!» gli rispondo con lo stesso tono che ha usato.
«Allora perché ti comporti peggio del solito?»
«Non sono tenuta a dirti niente!»
Nich ci viene vicino cercando di allontanarci «Sentite, ho quasi risolto la situazione. Sheen Johnson! Vuoi sì o no collaborare?!»
«Ma che succede?» biascica Anna confusa.
«Mi piacerebbe saperlo anch’io!» aggiunge Emily affiancandosi ad Anna. Era così silenziosa prima che mi ero dimeticata della sua presenza.
«Ve lo spiegheremo presto! Figlia di Venere! Vuoi darci quello che ci spetta?» interviene Flame per poi regalare un sorriso nervoso alle due e un’occhiataccia a quella vipera.
Sheen alza gli occhi al cielo, poi dalla borsetta rosa che ha a tracollo con dei fronzoli decorati sopra, tira fuori una fiala a forma di cuore.
Tutti quanti rimaniamo atterriti.
«Allora ce l’avevi tu! In tutto questo tempo! Avevi detto che era in arena!!» Chris ribollire di rabbia, riesco quasi a vedere il fumo che esce dalla busta che ha in testa.
«Daccelo subito Johnson!» ordina Nich ormai stufo di tutto, immagino.
Lei sbuffa, ma si avvicina a me e Christian porgendogli delicatamente la bottiglia.
Mi regala un altro sguardo tutt’altro che rassicurante, e il trucco che ha sugli occhi non ha fatto altro che caricare lo sguardo assassino che si ritrova.
Ho cercato con tutta me stessa di non vomitare.
Lei non si allontana, restando davanti a Chris. Mentre Flame e Nich fanno girare Emily e Anna da un’altra parte, per evitare che si innamorino di Chris.
«Perchè?» protestano, ma si girano comunque.
Quando Christian si è assicurato che anche Sheen si sia girata, si leva la busta mostrando il suo viso: con quell’ombra di barba e le basette che— NO! Devo finirla. Cosa cacchio mi prende?
Chris stappa la fiala, e ne beve come se fosse acqua.
«Come va’ coso?» chiede Flame non appena lui svuota la fiala.
«Amico non lo so» dice Chris asciugandosi il mento bagnato dalla pozione.
«Facciamo una prova?» interviene Nich mangiucchiandosi le unghie «Sheen girati!» ordina.
«Cosa, ma siete pazzi?!» grido isterica sgranando gli occhi.
Ma troppo tardi Sheen si gira, e sorride. Oh carciofini speriamo che non si sia...
«Nah, non mi sono innamorata».
Tutti – compresa me, ed escluse Emily e Anna – tirano un sospiro di sollievo.
Flame le fa girare, poi inizia a raccontare il fattaccio. Tralasciando però la mia situazione. Grazie all’Olimpo!
Anna fa di tutto per non ridere – Emily sembra leggermente spaventata e in balia di attacchi di pianto.
Ma poi senza che qualcuno potesse prevederlo, senza che io potessi mai prevederlo… Sheen prende per il colletto della maglia dei Green Day di Christian e lo... bacia!
Mi sento le gambe molleggianti e deboli. Il respiro mi manca per tutto il tempo in cui quei due rimangono attaccati per le labbra.
Subito non riesco a trattenere i poteri una scarica di fulmini e pioggia avvolge il campo. Tutti fissano me.
Lui la spinge via, in malo modo, per poi pulirsi le labbra con il polso. La sento ridacchiare diabolicamente.
Si gira frettolosamente verso di me, con i suoi occhi verde chiaro e dalla sua espressione sembra essere dispiaciuto e arrabbiato. Io lo fisso a bocca aperta emanando scintille, e ancora una volta dei fulmini spaccano il cielo.
Abbasso gli occhi, sono imbarazzata e arrabbiata. Non capisco più niente. Li guardo tutti quanti – semplicemente sono sconvolti.
NO NO NO NO!
Inizio a indietreggiare a passi lenti, mentre mi giro, la mano di Chris mi afferra il polso, ma me la lascia subito rischiando una scossa orribile.
«ANNA! ASPETTA!» grida Anna, ma io senza girarmi inizio a correre.
Mentre corro con il cuore che sembra scoppiare, riesco con la mia inettitudine a cadere a faccia a terra.
La terra mi sporca in viso, e l’impatto mi sbuccia le ginocchia e le mani.
Questo non ha fatto altro che provocare più fulmini e pioggia.
Mi alzo barcollando dandomi dell’imbranata incompetente. Dopo aver corso e zoppicando m’imbatto nella Cabina 9. Forse nessuno penserà di venirmi a cercare lì. E avrei dato un ottimo motivo ai figli di Efesto di farmi rimanere lì.
Vado sulla porta nel retro e invece di bussare, mi metto a tirarle calci.
«LEO! Apri questa porta!» ordino cercando di trattenere le lacrime.
«Mi piacerebbe! Ma vedi sono leggermente occupato...» mi risponde dall’altra parte.
«Giuro su mio padre che se non apri la sfondo!»
«Okay, tanto peggio di così non si puo’!»
Carico le mie mani di elettricità, per poi spingere contro la porta di legno.
Essa si disintegra dopo vari secondi. Poi vedo Leo sdraiato per terra con tre zombie che lo abbracciano... che cosa ambigua.
Apro la bocca per un secondo «Senti non lo voglio nemmeno sapere!» sbotto esasperata. Individuo un angolino nella cabina, e vado a sedermi per terra abbracciando le gambe nascondendo la faccia sulle ginocchia.
Sento Leo trascinarsi fino a dove ci sono io. Non alzo lo sguardo, trattengo ancora le lacrime, ma non ci riuscirò per molto.
«Ehi fulmine! Fai proprio scintille» dice, alzo gli occhi e lui è a faccia in su sorridendomi, mentre gli zombie lo abbracciano sempre di più.
«Non ti fanno schifo?» chiedo disgustata dalle facce deformi dei morti viventi.
«Nah sono simpatici», vedo il suo sorriso malizioso, riesce a farmi sorridere per un secondo. Ma poi l’immagine di quei due mi ritorna in testa.
«E’ colpa tua!» lo accuso puntandogli il dito contro furiosa «Se tu e Flame non aveste iniziato a blaterare sulla Christanna», pronuncio l’ultima parola neanche fosse una bestemmia, «probabilmente ora non me ne fregerebbe niente!»
Leo sembra essere dispiaciuto, mentre io lo fisso con rabbia.
Prima che riuscisse a parlare, compare Anna dietro di lui, amala pena riesce a girare il collo e guardare Anna.
«Oh ciao dolcezza, sei tornata eh? Potresti aiutarmi?»
Lei schiocca le dita, i zombie smettono di abbracciare Leo, poi si precipita da me, con il mio cerchietto in mano.
«Hai scordato questo» dice porgendomelo, io lo prendo per poi posarlo accanto a me e nascondere di nuovo la faccia. La sento sospirare.
«Ehm, scusatemi, ma cosa è successo in tutto questo tempo?» si intromette la fiaccola.
Alzo gli occhi e Anna lo porta in disparte poco lontano da me. Gli sussurra all’orecchio facendo attenzione a non farmi sentire nulla. A volte Leo mi lancia occhiate strane, ma io cerco di starmene buona senza scappare via di nuovo.
«Quindi Leo» riprende lei alzando la voce «Perché non vai a costruire qualcosa?»
«Certo, chiedi ai tuoi amichetti morti se posso aiutarmi», poi sento lui camminare fino al tavolino con gli attrezzi, ma mi concentro su Anna che arriva verso di me.
«Come sapevi che ero qui?» le chiedo prima che potesse farmi la predica.
«Ti ho seguito con il viaggio nell’ombra».
Annuisco piano, poi lei s’inginocchia davanti a me.
«Avanti, vai, raccontami le tue preoccupazioni».
Cos’è? Mi tratta come una cretina?
«Lo sai!» sbotto «Senti: io non voglio davvero parlare di questo... ma, fanculo... lo sai! Posso solo... solo ti prego—»
Non faccio tempo per finire la frase che mi pungono gli occhi «Non sto piangendo!» riprendo coprendomi gli occhi.
«Dai calmati. E’ capitato a tutti di innam—»
«NON finire quella frase! A me Chris non piace!» la interrompo puntandogli il dito contro.
Incrocia le braccia alzando un sopracciglio «Ah. Non si direbbe dalla tempesta lì fuori».
Le guance mi si avvampano ancora di più. E senza volerlo faccio scattare un fulmine che rimbomba nell’aria.
«Anna», riprende con tono più comprensivo «è la vita. E poi lo sai. A Chris non piace Sheen, non hai da preoccuparti».
Dalla tasca dei suoi jeans tira fuori un fazzoletto di carta, piano lo appoggia al mio viso, pulendomi la faccia dalla terra.
«Io... non so che mi è preso, non ci sto con la testa».
«Si chiama gelosia», dice finendo di pulire per poi sorridermi «E so come rimediare in questi casi. Leo! Portaci due Diet-Coke! Con limone!»
«Si signora!» esclama facendo il saluto militare. Per poi uscire con un zombie abraccetto e un sorriso da ebete.
 
o 0 O 0 o
 
“Perché, dov’è andato?”
“E che ne so. Tanto quando torna, la punizione è garantita. E se qualcuno si azzarda a cercarlo farà la sua fine!”
 
Queste parole mi fanno eco nella mente, facendomi salire i sensi di colpa.
No ma lo sto facendo davvero?
Finalmente mi sono ripresa, il cielo è diventato di nuovo sereno – anche se ormai è sera – vengo a scoprire questo!
L’idiota è scomparso da quando sono scappata via. Ed è stato il minimo a mio parere, ma io... non lo so. Ho questa sensazione strana. No, non è panico! Non è istinto di sopravvivenza. E’... come se una voce avesse strisciato nella testa dicendomi che Chris è in pericolo. Letteralmente. Esatto sto mettendo repentaglio il nomignolo affettuoso di: “La cocca dell’allenatore” per una voce.
Sono un’idiota.
Nella foresta la mia unica luce è quella dell’arco d’argento e bronzo celeste, e la luna. Per il resto è buio pesto, riesco a orientarmi solo grazie ai ruggiti dei mostri che regnano qui dentro.
“Avanti piccola semidea ci sei quasi...” la voce metallica maschile mi guida verso la mia destinazione.
E quando raggiungo il traguardo noto giustamente che le cose non vanno molto bene: Chris inveisce in greco cercando di far fuori quell’armadio con le zampe.
Però ehi, dai poteva andare peggio.
Schiocco una freccia dritta verso quel coso, che si disintegra dopo poco. Corro verso Christian, sono decisa a lanciargli addosso l’arco, ma invece mi fermo a fissarlo con rabbia.
«Che...? Perché sei qui?» mi chiede col fiatone, la lancia nella mano diventa la sua solita penna.
«Ah! Dovrei chiedertelo io! Cosa ti è saltato in testa!» e con un coraggio che credevo di aver perso mi avvicino a lui minacciosa.
«Vorrei farti notare che sei qui anche tu!»
Smetto di puntargli il dito contro, per poi stringere i pugni. Cavolo vorrei dirgli qualcosa ma... le parole mi muoiono in bocca. Mi limito a fissare con rabbia una roccia lì vicina.
«Ascolta», dice. Non dico nulla, ma mi degno di guardarlo «non ho idea del perché io sia venuto qua. Cioè una voce mi ha detto di venire qui—»
«Anche tu!» lo interrompo, ma mi maledico subito dopo.
«Ah allora tu—»                                                                       
«Shh! Te lo spiego dopo tu— tu continua a parlare».
Lui sospira grattandosi la nuca «Okay, ma tanto dopo me lo dici. Comunque era... era come se quella voce avesse la lingua ammaliatrice—»
«Cos’è?» chiedo inclinando la testa.
«E’ una particolarità che hanno i figli di Afrodite la maggior parte delle volte. Quella ti obbliga a fare quello che vuole».
Uno scatto d’ira mi si aggrappa alla gola «Ah, quindi è stata Sheen!» gli grido contro.
«No, no, no!» si affretta a dire «Se Sheen avesse la lingua ammaliatrice, il mondo sarebbe già nelle sue mani. No? E poi, non tutti i figli di Afrodite ce l’hanno, tranquilla».
Faccio un respiro profondo lasciandolo parlare.
«E questa voce mi diceva che dovevo venire qua. Non potevo oppormi, ci provavo, ma non ci sono riuscito. Mi ha condotto qui, ero circondato da mostri, e poi beh sei arrivata tu a dare il ben servito all’ultimo». Conclude sospirando.
«Era una voce maschile?» chiedo stringendo l’arco fra la mia mano destra.
«No no, anzi. Era da donna, si sentiva».
«Ma io... la voce che sentivo io era da uomo. Diceva che eri qui, e...» sbotto, ma poi lascio perdere scuotendo la testa «Lasciamo perdere. Ritorniamo. Nich ci metterà in punizione a vita».
Mentre l’arco si trasforma nel cerchietto e mi volto dall’altra parte, Chris mi afferra il polso.
Scatto la testa guardandolo minacciosa, lui mi molla subito.
«Scusa, solo che volevo parlare ancora, vorrei capire quello che è successo».
Dice, per poi allontanarsi e aspettare che io esploda da un momento all’altro.
Non ha tutti i torti «Io...», i miei occhi iniziano a sudare (sì sto piangendo!) e indietreggio lentamente.
«Cos’hai?» mi chiede avvicinandosi a sua volta, riesco a vedere a malapena il viso con smorfie di preoccupazione.
«Niente».
«E’ quel “niente” che mi preoccupa».
Allargo gli occhi sorpresi. Mi ha lasciato di nuovo senza parole. Perché deve essere così?
«Sei un’idiota! Ecco che c’è!»
Cazzo se sembro io l’idiota qui. Ero riuscita a non piangere davanti a Leo e Anna, ora compare lui e rovina tutto.
Abbasso gli occhi nascondendo il volto con i capelli, ma sento comunque che mi fissa.
Alzo gli occhi un attimo e lo vedo sorridermi tranquillo mentre mi porge la mano.
«Senti, a me Sheen non interessa. All’inizio pensavo: “Cavolo, una figlia di Afrodite che mi bacia?” ma poi ecco mi sono accorto che c’eri tu a guardare, non mi sembrava giusto. E poi quella la conosco da due anni e non mi ha mai rivolto la parola se non era strettamente necessario».
Non so se me lo sta dicendo solo per cercare un motivo stupido per consolarmi. E non credo di aver forza per ribattere o picchiarlo. Mi limito a prendergli la mano.
«Se vi prendete per mano è Christanna».
Sento continuamente la voce di Flame che dice quelle parole in testa.
Sorrido un attimo voltandomi verso di lui «Sai? Penso di aver capito».
Si volta anche lui rispondendo al mio sorriso «Io no!»
E per me va bene. Davvero, preferisco senz’altro questo.



 
:.:..angolo delle due A..:.:
 
«Coshai?» [...]
«Niente».
«E quel niente che mi preoccupa».
...
Tratto da una storia vera.


Hola mishamigos! 
Iniziamo col dire col dire - o meglio Soter inizia col dire, cioè io... spero abbiate capito hahahah - che il capitolo è uno dei più orribili che io abbia mai scritto. A Stygeros piace, a Gigi bho, alla signora mamma di Gigi diciamo di sì ma ha trovato più interessanti le voci nell'ultima parte. Non so guys vi aggrada? A colei che l'ha scritta, fa cagare.

Anyway malgrado tutto speriamo vi sia piaciuto, e non vi abbia fatto girare le noccioline perchè la trama non va molto avanti ma dal prossimo capitolo le cose si fanno serie per davvero.
La chiudiamo qui, grazie a tutti quanti e alla prossima! Che non è nemmeno tanto lontana!

-Anna

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Capitolo 9
*** «Gli dei fanno un super mega Facepalm» ***


______________________
 
-Chapter Nine.
«Gli dei fanno un super
mega Facepalm
»

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{louis tidalwaves; P.O.V.}
 
Martedì 26 maggio; ore 6:12 AM. Toc toc toc «Louis!» e così inizia la mia mattina! Mirko bussa di nuovo e mi chiama; mi alzo con fatica, guardo fuori, il sole è appena sorto quindi saranno le 6.
Mirko continua a bussare. Ancora assonnato vado verso la porta e la apro. La luce del sole entra scarsa a differenza degli occhi del figlio di Eris, un giallo abbagliante circondati da un profondo nero. «Buongiorno Louis, per oggi ho organizzato di… » e così comincia a parlare velocemente con voce allegra mentre vado verso l’armadio «studiare le eroine greche, spada per due ore, cano––»
«Aspetta» lo fermo e lo guardo, lui fa lo stesso con faccia interrogativa «Francis non ha dato questo orario a me e Emily, perché l’hai cambiato?» so già la risposta, ma voglio che lo ammetta.
Abbozza un sorriso, mi fa gli occhi dolci e con voce lieve dice «Sei l’unico genio che non è figlio di Atena, l’unico che mi capisce, l’unico che pensa che io sia intelligente» lo guardo e di colpo abbassa gli occhi. «D’accordo ma, stasera stiamo anche con Emy»
Lo vedo saltellare per poi andare verso la porta, mentre mi metto e la maglia e i pantaloni.«Muoviti, abbiamo una colazione da recensire!» mi allaccio velocemente le scarpe e mi do uno sguardo veloce allo specchio: tutto a posto. Apro la porta e Mirko esce, gli vado dietro pronto per questa nuova giornata al campo.
 
. oOoOoOo .
 
“We are wild, We are like young Volcanoes” la canzone dei Fall Out Boy echeggia per tutta la cabina di Mirko, che nel frattempo legge un libro – come me dopo tutto.
Ma ovviamente è tutto troppo tranquillo, non durerà molto.
Dopo dieci minuti di relax sentiamo bussare alla porta, guardo Mirko e come me è seccato ma si alza e va verso la porta. «Mirko, Lou, finalmente vi abbiamo trovati, abbiamo girato tuuuuuutto il campo!» dice Anna Stygeros entrando con la sua inseparabile amica Anna.
«Che canzone è?» chiede Anna Soter curiosa, solo ora noto che la canzone ricomincia ogni volta che finisce come se fosse in loop.
«Young Volcanoes- Fall Out Boy, ti piace?» Risponde Mirko posando il libro e avvicinandosi ad Anna. «Sì, è figa!» Poso il libro sul letto e a fianco a Mirko.
«Pensa che sono anche loro semidei! Patrick Stump è figlio di Apollo, Peter Wentz di Afrodite, Andy Hurley di Efesto e Joe Trohman di Plutone!»
«Wow che forza!» commenta ancora Anna Soter.
«Non siamo qui per la canzone, bensì per chiedere se volete partecipare a un gioco con noi!» sbuca la figlia di Ade da dietro le spalle della figlia di Zeus.
«Dipende che gioco» non sono per niente curioso ma Anna e sempre stata in grado di sorprendermi.
«Allora» inizia Anna prendendo un bel respiro «Nicholas mi sta insegnando a evocare morti e alcuni mostri buoni. Ho pensato di cercare qualche creatura che ci potesse dare una mano ma non voglio farlo da sola. Quindi ho chiesto ad Anna, che mi aiuterà ma ho bisogno di altri due aiutanti e voi fate al caso nostro. Volete partecipare?» Non penso che sia una cosa sicura da fare, mi sa che non abbiamo il permesso di farla. Guardo Mirko, non posso decidere senza il suo parere e chiedo «Compare, cosa ne pensi?» Lui tra il sorpreso e l’emozionato mi risponde «Compare, penso che dovremmo accettare perché potremmo avere delle risposte e poi è una cosa che accade di rado, quindi perché non rischiare?!» Annuisco, ammetto che una parte di me è molto intrigata ma confusa sul da farsi.
«Okay, partecipiamo ma ci devi spiegare meglio». Stygeros colma di gioia afferra me e Mirko per i polsi e andiamo tutti verso la Cabina di Ade. Entriamo e noto i frizzanti e allegri colori della stanza: nero, rosso e verde scuro. Saliamo le scale verso il luogo dove Anna ha già preparato tutto: Al centro della stanza ci sono dei cerchi disegnati per terra con alcune scritte in greco come Sapere e Forza; un piccolo altare con una candela e un grande libro chiuso, la copertina è rilegata in pelle nera. Non c’è luce tranne per la candela sull’altare. Non ho nemmeno il tempo di parlare che Anna sposta a Mirko di fronte all’altare, Soter a sinistra e me a destra.
«Ragazzi, io evocherò questo spirito…» si siede davanti all’altare e sfoglia il libro cercando una pagina in particolare «Voi dovrete restare fermi in piedi con delle candele accese e appena apparirà Lui dovrò chiamarlo, il nome lo sapremo tra un po’».
Si ferma e guarda una pagina «forse questo fa al caso nostro!» Poggia il libro e mi affretto a leggere ma le parole si muovono, non è scritto in Greco antico e nemmeno in Inglese. La figlia di Ade si alza e si guarda in torno, sbianca e poi guarda Anna «Ho dimenticato le candele nella tua cabina!» Si affettano a scendere le scale ma Soter ci dice «Ragazzi, ritorniamo subito ma se entra Nich o qualcun altro, nascondete tutto» e chiude la porta.
La finestra è chiusa, quindi l’unica luce è quella sull’altare ed è di fuoco greco.
Mi volto verso Mirko che cerca di leggere, ma a giudicare dal suo sguardo non ci capisce niente, lo chiamo «Amico?»
«Louis, stiamo facendo una cosa contro le regole, non sappiamo se funzionerà e potremo perderci la vita per un solo errore. Vuoi davvero farlo?» chiede con voce sicura. Mi sposto di fronte a lui per sfogliare il libro, ci sono figure strane come mostri e piante mai viste prima. La lingua con cui sono scritte le pagine non l’ho mai vista prima, eppure Anna mi sembrava capirla. Continuo a guardare, tutto scritto in stile gotico e disegnato, nero su bianco, infatti il libro sembra vecchio di decenni ma le pagine sono immacolate, se non fosse per l’inchiostro nero. Il libro è tutto scritto a mano, giro fino alla prima pagina e leggo un nome Al Azif – Howard P. Lovercraft . Sentiamo la porta aprirsi, prendo una pagina a caso del libro e mi metto a posto. Guardo il manoscritto è dico «Si Mirko» e gli rivolgo un sorriso beffardo. Le ragazze salgono le scale, Soter ha in mano due candele accese di fuoco greco, il fuoco verde divino, mentre Stygeros una candela e una ciotolina nera con un coperchio bianco. La figlia di Zeus ci porge le candele e le prendiamo, poi prende la candela da Anna e si dispone al suo posto. Mirko sorride mentre solo ora noto che Soter trema. «Anna, se Nich lo viene a sapere, ci manderà da vostro padre… non dovremmo chiedere il permesso a qualcuno?» domanda Anna in modo preoccupato, anzi, più che preoccupato.
«Nah, sarà come una seduta spiritica con una vecchietta, e poi siamo protetti dalle candele e dalle scritte» dice Stygeros mettendosi a sedere per poi aprire la ciotolina per mostrare della polvere rossastra, mi ricorda in tutto e per tutto lo zafferano in polvere, sia il colore sia il forte odore. Anna Soter continua a lamentarsi a bassa voce mentre Mirko guarda Anna come un bambino guarda per la prima volta il fuoco.
«Tutti pronti?» ci chiede Anna prendendo un poco di polvere con le dita. Mirko e io annuiamo mentre Soter con un piccolo gemito di disapprovazione dice «No, dovremmo fare responsabili!» Io e Stygeros non abbiamo tempo di aprir bocca che Mirko con molta calma dice «Okay Anna, allora andrai da Chirone e dal Signor D. e chiederai “Chirone, Signor D, alcuni di noi vorrebbero evocare uno spirito per sapere cosa ci nasconde l’olimpo e i nostri nemici, abbiamo il vostro consenso?” Va bene?» Sono sbalordito sempre di più da Mirko. Anna cerca di difendersi ma la figlia di Ade la ferma «Basta. Non chiederemo a nessuno. Fidati di me Anna, mi sono allenata e so cosa sto per fare, anche in caso di emergenza» Soter annuisce e si morde il labbro.
«Allora, Iniziamo!» continua Anna mettendo tutta la polvere sulla mano sinistra per poi leggere delle righe sul libro. Non capisco proprio quello che dice ma dalla sua faccia si nota che alcune parole non ci dovrebbero essere. Guardo Mirko e lui fa lo stesso, con le labbra gli chiedo se campisce, ma scuote la testa e nel frattempo Anna Stygeros soffia sulla polvere. La miscela al posto di cadere incomincia a girare in cerchio in aria, sono confuso proprio come Mirko e Anna, ma è normale. Le fiamme diventano più grandi per un paio di secondi, per poi emanare fumo blu che si accumula dentro il cerchio di polvere volante. La “nuvola” si abbassa fino al libro e aumenta fino a plasmare una persona:
Non si gira nemmeno, ma si rivolge solo alla figlia di Ade con voce maschile, suadente e estremamente calma «Sono Buruk Soul, presentati e dimmi cosa sai di me?» Anna visibilmente confusa cerca in ogni modo di non guardarlo e gli risponde
«B-buruk, sono Anna Stygeros e ti ho chiamato perché tu puoi dirci qualcosa che non sappiamo sui nostri nemici» Anche se incerta, Anna cerca di essere più sicura che mai, cercherò di fare lo stesso.
«Essendo una buona creatura, vi aiuterò e in cambio voglio solo una piccola cosa, che alla fine spegniate le candele».
«Buruk, aspetta». Dice Anna per poi rivolgersi a noi
«Ehi, vedete che se spegniamo anche solo una candela diventa libero, ma non si dovrebbe mai liberare una creatura perché potre-» la mano di Buruk si posa sotto il mento di Anna Stygeros e fa incontrare i loro sguardi, lei fa una smorfia tra il dolore e lo stupore, lui sorride e la lascia ma Anna rimane ferma «Voglio parlare anche con gli altri, posso?» dopo tre secondi Anna si riprende e ci guarda con sguardo vuoto. Prima Soter, poi Mirko e infine me.
«Ragazzi per parlare con lui dovete pronunciare il suo nome prima di ogni frase rivolta a lui, cercate di non guardarlo negli occhi, solo una domanda a testa» dice prima con tono piatto e poi con vitalità. La testa mi gira, sembra che ci sia una pressione che mi spinge verso il basso. Cerco di pensare a una domanda ma ne ho troppe in testa, Chi è il nostro vero nemico? Riusciremo a sconfiggerlo? Chi lo sconfiggerà? Soter mi riporta con i piedi per terra dicendo con tono preoccupato «Buruk, perché Leto è contro di me?»
La creatura si mette una mano sul mento è guarda in alto e poi si gira verso la figlia di Zeus. Lui cerca in tutti modi di incontrare lo sguardo di Anna che chiude gli occhi
«Be mia cara, devi sapere che il nemico lo fa solo per far arrabbiare il tuo paparino e se non lo proteggi da lei, lui si arrabbierà con te…» allunga la sua mano e le tocca il naso “Solo per questo” e Anna incontra il suo sguardo per poi distoglierlo un attimo dopo, io continuo a osservare il tipo. Buruk si gira verso Mirko che si copre con una mano gli occhi ma determinato gli chiede «Buruk, perché l’Olimpo non ci aiuta?» Osservo la bocca della creatura che da un bel sorriso diventa una falsa smorfia di dolore, si porta una mano sul petto e dice con aria triste e rassegnata «Mirko caro, gli Dei vogliono vedervi lavorare e vogliono essere protetti da voi. Non gli importa se morite o vi ferite, l’importate è che voi facciate quello che vogliono, e per farvi stare buoni vi danno un premio poco utile. Sarò sincero con te, loro sono eterni e io li conosco da molto tempo…» Buruk con voce ferma e pungente continua e si sporge verso Mirko, che incomincia a tremare «quando Tu morirai, la tua adorata madre avrà già un altro figlio da portare a spasso come un cane Tu come tutti gli altri qui non hai niente di più di un altro figlio. Sei più intelligente ma più docile, ci sarà un altro, forse meno intelligente ma di sicuro più forte». Il figlio di Eris toglie la mano dagli occhi il suo sguardo da triste che era perde intensità per poi riprenderla. Quello che gli ha detto l’ha ferito. Ma ora é il mio turno e non devo guardarlo, chiudo gli occhi e la creatura si gira verso di me.
«Buruk, cosa succede se ci mettiamo contro gli dei?» Questa è la prima domanda che mi è venuta in mente e mi incuriosisce molto saperlo dopo quello che ha detto a Mirko.
«Louis, sei un ragazzo molto intelligente, complimenti per la domanda.» La sua voce mi arriva calma, lo sento muoversi verso di me ma riesco a sentire anche il respiro dei miei compagni «Hai una caratteristica molto rara per i figli di Poseidone: L’Intelligenza. Ma non sei forte con l’acqua, infatti tuo padre non ti ha mai contattato prima proprio come gli altri figli suoi: non lo trovi strano? Penso che lui ti abbia riconosciuto solo per fare quella figuraccia e farti cacciare via dai figli di Atena. Per il Dio dei Mari sei come un pezzo di plastica nella sua piscina, cioè i suoi figli, sei spazzatura, inquini!» Cosa? Spazzatura, Io?
È un passo da me, lo sento respirare, ma non sento gli altri. «Lou, vuoi un consiglio vero?» Annuisco, ha ragione anche se non sono sicuro al cento per cento, ma solo al novantanove per cento.
«Gli Dei sono molto forti ma non imbattibili se non hanno i semidei che li aiutano. Usa il tuo cervello, sai che se usi le parole giuste puoi convincere chiunque a fare quello che vuoi, se prendi i semidei adeguati e li metti contro l’Olimpo puoi essere libero, niente più etichette come “i figli di Poseidone sono stupidi e amano l’acqua”. Non bisogna avere solo i muscoli per vincere una guerra, ma un buon cervello, che tu hai». Mi sento carico ma una vocina urla in me «E se non ce la fai?»
«Hai ragione, e se gli Dei usano un arma segreta che non hai calcolato?» Mi ha letto nella mente! Mi sta sfuggendo di mano la situazione. «Be puoi allearti con alcune divinità secondarie, con qualcun altro tipo me. Ma se vuoi arrenderti, penso che gli dei divideranno i semidei fedeli a loro da una parte e tutti gli altri in qualche punizione creativa. Lou, credimi, gli dei possono girare il mondo a favore loro ma tu puoi rigirarlo a tua volta. Se non mi credi, guardami, puoi capire veramente una persona solo dai suoi occhi, lo dici sempre. Guardami!» Tremo, apro piano gli occhi ma punto per terra, alzo piano lo sguardo. Vedo la sua bocca, labbra rosa che si muovono fino a diventare un sorriso chiuso, il naso piccolo leggermente a punta. I nostri sguardi si incontrano e i suoi occhi sono completamente neri. Subito dopo non mi sento più il corpo, vedo nero e non ci sono rumori in torno a me tranne per il vento della finestra aperta. No, la finestra era chiusa, nessuno si doveva muovere dal suo posto, forse è tutto finito.
«LA CANDELA!!!» Apro gli occhi di scatto e oltre la forte luce noto la figlia di Ade che dopo aver urlato si copre la bocca con entrambe le mani, Anna Soter la raggiunge e l’afferra senza farla cadere, la candela sull’altare è spenta! Mirko si avvicina a me, penso che mi stia chiamando ma continua guardare la candela. Chi è stato? Mirko si posiziona davanti a me e osservo i suoi occhi, quel mostro aveva degli occhi orribili mentre quelli di Mirko sono così calmi, non l’ho mai notato prima. Le sue labbra si muovono, è preoccupato. Ma penso di aver capito cosa abbiamo appena fatto: liberato un Mostro.
Nella mia testa vedo un uomo, solo mezzo busto e si porta una mano in faccia. Ritorno a guardare le ragazze che sono ferme. «Mia madre si è appena data un Facepalm?!”» dice Mirko per poi spegnere la candela che ha in mano. Faccio come lui «Quindi l’uomo che ho visto è Poseidone?» chiedo sbalordito. «Nicholas aveva detto che nostro padre assomigliava a Tim Burton, ma sono uguali!» Anna Stygeros si riprende con questa frase. «Anche io allora ho visto mio padre» dice Soter.
«Ragazze noi andiamo, abbiamo da fare» dico per poi afferrare sotto braccio Mirko e sotto le lamentele di tutti usciamo.
«MI SPIEGHI CHE HAI?!» mi chiede fermandomi in mezzo a tutte le cabine,
«Mirko, calmo. Abbiamo liberato un mostro. Dobbiamo andare in Biblioteca a cercare rimedio!»
 
 
{anna soter; P.O.V.}
 
 
Sapevo che non dovevo fare quella cosa, sì, va bene, la cosa è stata abbastanza veloce e “indolore” ma io credo che quel demone non abbia detto la verità.
Mentre Nicholas conta le ultime flessioni che ci restano, io crollo a terra distrutta. Io e gli altri emaniamo un grido liberatorio.
«Bene, potete riposarvi per un po’» dice Nicholas battendo la mani «Per il momento vedrò cosa fare più tardi. Ma per quelli che mancano all’appello, quando tornano avranno una punizione esemplare. Possono pure farla franca i primi giorni – ma ora che l’estate è prossima a venire io sarò sempre meno indulgente!»
Tutto ciò suona come una minaccia. Aspetta! Lo è.
E’ diventato più volubile del solito dopo ieri e la punizione mia e di quell’idiota di Chris, certo io me la sono cavata meglio perché è già terminata, ma lui… non so nemmeno dov’è finito.
Mi alzo ciondolando, ci ha fatto fare trenta flessioni, e prima allenamento intenso con la spada, i semidei attorno a me non fanno altro che lamentarsi.
Dei figli di Afrodite che stavano facendo le flessioni vicino a me erano impegnati a  chiacchierare, più di fare le flessioni – quando Nich se n’era accorto li aveva sgridati così tanto che mentre lo guardavo i suoi occhi scuri sembravano illuminarsi di un fuoco maligno. Dovrebbe prendersi un tranquillante.
Mi stiracchio, poi guardo in giro e noto la mia amica Anna che con preoccupazione si esamina in torno.
La raggiungo «Ehi, Anna che c’è che non va?»
Mi guarda nervosa «Ho notato che i due tizi che oggi non c’erano sono: Louis e Mirko».
Annuisco, in effetti da quando ci siamo divisi avevamo detto di ritrovarci tutti allenamento, ma non ci sono.
«Sono preoccupata, Lou non credo che sarebbe il tipo da saltare allenamenti, anche Mirko».
«Okay, rilassati, dove potrebbero essere perché?»
«Sono rilassata, ma sai quando abbiamo evocato un demone e i nemici fanno la fila per ucciderci è un po’ difficile». Biascica in modo sarcastico gesticolando molto.
Tipo un sospiro esasperato, ma so che ha ragione.
Per prima cosa: siamo andate nelle loro cabine. Loro non hanno fratelli, cioè Lou sì, ma non vive più al campo. Mirko anche è l’unico figlio di Eris che almeno è qui nel campo, e ovviamente abbiamo trovato le cabine vuote. Grandioso.
Abbiamo provato con il viaggio nell’ombra, ma non funziona, cosa stranissima, ci avremmo riprovato più tardi – sperando però di ritrovarli.
In seguito abbiamo chiesto a tutti quelli che non hanno quest’ora di allenamenti, come sappiamo chi non ha quest’ora di allenamenti? Nicholas ci fa mettere tutti in fila e poi oltre a contarci pronuncia i nostri nomi completi e il numero delle nostre cabine.
Ovviamente nessuno li ha visti, con una scusa siamo persino andate a vedere se erano all’infermeria o alla biblioteca, sono cervelloni dopo tutto. Ma nulla.
Mentre usciamo della biblioteca con noi c’è una ragazza dai capelli riccissimi e la pelle abbronzata – tra le sue braccia sostiene una quantità molteplice di libri.
La riconosco anche se è girata di schiena, è una figlia di Athena, l’ho vista al mio primo giorno al falò, penso si chiami Arianna.
Io e Anna ci guardiamo negli occhi per un secondo, riesce a capirmi e sulle nostre labbra si fa spazio un sorriso. Penso che nemmeno li conosca, ma tentare non fa male.
La raggiungiamo a passo svelto e ci affianchiamo a lei, io alla sua sinistra, Anna alla destra.
«Ehi ciao» dice Anna con volto e voce amichevole.
«Ciao» continuo io con lo stesso tono benevolo.
Lei prima guarda la mia compagna e poi me, i suoi occhi grigio scuro ci scrutano incuriositi.
«Salve ragazze, cosa ci fate qui?» chiede fermandosi per poi cercare di non perdere la presa da quei libri.
«Nulla di che, solo che dei nostri amici sono scomparsi – non è che tu li hai visti?» chiedo. Lei butta gli occhi al cielo pensando mentre io e Anna ci affianchiamo davanti a lei.
«Sono Mirko Neikos e Louis Tidal Waves», continua Anna con voce speranzosa.
«Mi sembra di sì».
Tiro un sospiro deluso girandomi verso Anna, «Lo sapevo— Aspetta! Davvero?» balbetto non credendo a quello che ha detto.
Mi s’illuminano gli occhi, finalmente qualcuno di utile!
Entrambe avanziamo verso Arianna e lei con viso confuso fa qualche passo in dietro.
«Dove e quando?» interviene Anna.
«Okay ragazze, calmatevi».
Mi fermo tirando un sospiro, la mia compagna fa la stessa cosa, Arianna ci sorride.
«Prima di tutto: stavo andando a prendere dei libri per mio fratello Dave – e sono passata da dietro la cabina 10, lì ho visto i vostri amici che venivano messi in una sacco da un tizio che vestiva di nero e molto muscoloso, e una ragazza alta e bionda, ma li ho visti di spalle, quindi non saprei dirvi com’erano la loro faccia».
Ah! Lo sapevo!
Il demone che abbiamo evocato ha rapito i nostri amici, lo sapevo che dovevamo dire tutto a Nich dal principio. Ma ovviamente i responsabili qui non sono ben accetti.
«Anna, sai che significa?» mi chiede la mia amica. Mi trattengo dal gridarle in faccia: “Sapevo che non dovevamo fidarci!”.
«Sì che lo so! E’ tutto un casino e ora come facciamo?»
Anna si mette le dita fra i capelli, mentre io mi copro la faccia con le mani.
«Io la tizia bionda l’ho pure sognata!» esclama Anna disperata.
Smetto di disperarmi «Perché sogni tizie bionde?» dico mettendomi le mani ai fianchi.
«Non è il momento di litigare!» commenta poi lei.
«Se volete vi aiuto» interviene Arianna rompendo il momento da: ora mi taglio le vene per sempre!
La guardiamo sorprese e disperate, al contrario della sua faccia che è calma e ci sorride.
«Sul serio?» chiede Anna.
Arianna sorride ancora di più, «Certo, mia madre Athena mi ha regalato un dispositivo chiamato: Cortana, lei è molto intelligente, se le chiedo dove sono i vostri amici ci sono buone probabilità che ve lo dica»  
Sgrano gli occhi, quel coso e come Siri, speriamo che davvero sia intelligente. Ho esperienze con Siri che sono al limite dell’indecenza.
Anna annuisce «Okay mostraci la tua amica» .
Arianna trasportandosi tutti i libri sul peso di un braccio, si porta il polso fasciato da un orologio alla bocca, «Cortana?» chiede.
Dall’orologio fuori esce una voce femminile «Sì mia signora?» sono sorpresa dal fatto che la voce non è robotica come quella di Siri, almeno quello.
«Riusciresti a ritracciare Mirko Neikos e Louis Tidal Waves?»
«Certo mia signora. Sto ritracciando due presenze che portano i nomi che mi ha detto. Faccio lo scan?»
«Certo».
La cosa ci mette la bellezza di cinque minuti, e in quei cinque minuti Anna non fa altro che idolatrarla dicendo che ha una bella voce. Cosa che mi da abbastanza fastidio e non so il perché.
L’orologio di Arianna proietta un ologramma a forma di casa «Ho ritracciato i suoi amici, dovrebbero trovarsi in questa casa a New York al centro di Central Park – lì c’è un alto tasso di foschia».
«Grazie Cortana sei stata d’aiuto» interviene Anna.
«Oh grazie a voi».
E dopo di che l’ologramma della casa scompare.
Arianna si rimette a posto i libri «Ha detto che c’è molta foschia, forse è anche per questo che non ha potuto dirci di più, ma almeno sappiamo com’è fatta la casa in cui i vostri amici sono catturati».
Perché vicino a Central Park? Non poteva trovarsi a Times Square? Adoro andare lì e strafogarmi di assaggini gratis fuori dai Mcdonald’s.
«Suppongo che dovremmo setacciare tutta Central Park» dico tirando un sospiro esasperato «e che non dovremmo dire nulla a Nich».
«No e sì, nel senso che ora che so il luogo in cui sono richiusi forse riesco ad arrivarci con il viaggio nell’ombra. E Anna, no, smettila di fare la responsabile. Nich non saprà nulla».
Se avessi fatto la responsabile, probabilmente non saremmo in questo casino…
Scuoto la testa e sospiro «D’accordo, prepariamoci allora. All’armeria!»
Le due esultano e iniziamo a incamminarci «Aspettate, prima nella mia cabina, senza lo zaino di Efesto io dal campo non esco!»
Mancava solo il sottofondo con la canzone Live to Win, avete presente? Oppure Eye of the Tiger tanto siamo sempre lì. Insomma era quella l’atmosfera: Anna che affila la sua spada, Arianna che sceglie il suo cortellino— ops scusate, volevo dire pugnale.  Io… ho l’arco e quella schifo di spada, lo so dovrei procurarmi una spada più decente. Ma ho un super zaino made in Efesto gente – a quanto pare però non posso tirare fuori più di dieci cose a giorno. L’ho scoperto ieri mentre cercavo di far comparire l’undicesima barretta di cioccolato. Altra sorpresa, questa almeno un pochino più piacevole, è che si può trasformare anche in una borsa a tracollo.
Mi volto verso le due «Allora, siete pronte?» chiedo incitandole mettendomi le mani sui fianchi.
«Certo!» esclamano loro buttando i bugni in aria e io faccio lo stesso con un sorriso sulle labbra.
«Che state facendo?» la voce leggermente acuta di Emily ci pietrifica.
Mi volto lentamente, è sulla soglia della porta dell’armeria, con i suoi capelli biondi raccolti in due treccine e un sorriso incuriosito, è la prima volta che la vedo “allegra” e non sul punto di piangere.
«Ehi Emily, chi? Noi? Nulla!» balbetto nervosa non sapendo cosa mai potrei dirle.
«Perché allora siete armate? Oggi non dobbiamo fare caccia alla bandiera»
Di certo non potrei dirle: «Beh sai, Lou e Mirko sono stati rapiti da un demone e da una tizia bionda, stiamo andando a liberarli rischiando la vita o peggio una punizione da Nicholas».
Wow sono davvero arrivata a credere che una punizione di Nich sia più orribile di perdere la vita. Ho  bisogno di rivedere le mie priorità.
«Nulla Emily davvero», interviene Anna che se con voce non proprio convincente.
«Mia signora?» la voce di Cortana ci fa sgranare gli occhi «Mi dispiace interromperla ma a quest’ora ha lezione di Greco Antico con i suoi fratelli Dave, Johnathan e Samuel».
Arianna schiocca le dita ricordandosi probabilmente «Oh si certo. Oh per Athena, me ne ero dimenticata. Devo proprio andare ragazze, mi dispiace» dette queste parole ci sorride ed esce.
Sono leggermente sconvolta – una lezione di Greco antico è più importante della vita di quei cervelloni?
«Mi dite che state facendo ora?» la voce di Emily mi fa tornare alla realtà. Lei sbatte le palpebre aspettando una nostra risposta.
«Mirko e Louis sono stati rapiti», Anna le confessa.
Il viso di Emily si deprime un po’ «Come rapiti?» chiede.
«E’ successo un casino, stiamo andando a liberarli» continuo io.
Emily annuisce, «Posso venire anch’io? Louis è anche mio amico».
Non so davvero se farla venire con noi sia una buona idea. Puo’ rendersi utile se io o Anna ci feriamo, cosa probabile perché in quella casa non si sa cosa ci può essere.  
Anna mi lancia un’occhiata complice, poi annuisce, capisco che vuole portala con noi.
Sospiro «Okay Emily, puoi venire con noi».
Lei saltella allegra battendo le mani, dopo di che prende letteralmente il primo arco che le capita sotto il naso e una faretra.
Se la infila velocemente sulle spalle e ci raggiunge davanti.
«Okay ora faremo il viaggio nell’ombra. Pronte? Emily ricordi com’era?»
Lei si limita a annuire e poi entrambe afferiamo la mano di Anna. La vedo concentrarsi stringendo gli occhi, e poi in un secondo le tenebre ci inghiottono.
Per tutta la durata del viaggio ho tenuto gli occhi, ovviamente il mal di stomaco non è tardato ad arrivare.
Con un balzo le ombre impertinenti ci lasciano stare, e come delle tessere di un domino una dopo l’altra cadiamo sul terreno ricoperto di erba. 
Intontite ci guardiamo intorno – dinanzi a noi ci sono solo alberi e tanta vegetazione, sgrano gli occhi. Forse Anna ha sbagliato luogo. 

 

:.:..angolo delle due A..:.:

Hola mishamigos!
Eccoci di nuovo qui con un capitolo fresco di giornata... o serata, beh, dipende a che ora lo leggete in somma hahaha. Comunque, siamo qui riuniti per presentarvi un capitolo in cui, vediamo i protagonisti intenti a cazzeggiare forte con gli spiriti *qualsiasi "critica" ai tipini che giocano alla Charlie Charlie Challenge, è puramente casuale*.
Certo che però loro, una giustificazione la tengono, emh... più o meno. Ma vabbè, almeno potete gustarvi un po' di azione dopo il capitolo precedente.
Noi, ci rivediamo presto e tante torte per voi! 
Anna




 

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Capitolo 10
*** «Emily cerca una piñatta» ***


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-Chapter Ten.
«Emily cerca una piñatta»
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{anna soter; P.O.V.}
 
La vedo girata, e io e Emily facciamo lo stesso. Poi eccola lì la casa.
E’ enorme, sono sorpresa che io riesca a vederla pur non riuscendo a vedere oltre alla foschia come Anna. Si presenta come una normalissima casa: ha pareti giallognole, la porta principale è di legno, dipinta di verde. Il tetto ha delle tegole marrone chiaro che sembra arancione. Mi sorprendo a vedere la grande quantità di finestre, bloccate però da sbarre in acciaio, come se fosse una specie di prigione.
«Entriamo?» chiede Anna con un po’ d’insicurezza nella voce.
Non dico e faccio nulla – rimango a fissare l’abitazione.
«Sono davvero lì dentro?» la voce di Emily ne esce così piena di preoccupazione che sembra sul punto di piangere. La guardo un attimo, e conferma quello che ho pensato. Sta per mettersi a piangere.
«Sì, non preoccuparti Emily, li troveremo e tutto andrà bene» dice Anna per poi sorriderle. Emily annuisce strofinandosi gli occhi con il polso.
Io e le altre andiamo verso la porta. Sorprendentemente, quando provo ad aprirla, ci riesco, credevo davvero che non l’avrebbe fatto.
Entriamo velocemente dentro, e accosto la porta per non farla chiudere definitivamente.
Faccio un respiro profondo, quando mi volto mi rendo conto che non riesco a vedere nulla.
«E’ così buio…» la voce di Emily ne esce straziata come se qualcuno l’avesse trafitta in quel preciso istante. Il che mi ha preoccupato abbastanza.
«Non mi piace il buio…» piano il corpo di Emily s’illumina d’immenso e rimango a bocca aperta.
Brilla quanto Apollo! Beh è sua figlia, ma comunque sembra una torcia.
Emily è in lacrime e si copre la faccia con le mani, ne approfitto per fissare Anna, anche lei sbalordita.
«Ma brilla! Perché?» grida forse anche un po’ troppo forte Anna.
“Beh forse perché è figlia di Apollo?”
La voce sarcastica di Lou ci fa scuotere. Allora quella stupida cosa aveva ragione, sono qui!
«Oh miei dei! Ragazzi dove siete?» gridiamo in coro io e Anna.
«Siamo nella stanza qui sopra!» grida poi Mirko.
Ora che Emily illumina un po’ il tutto, riesco a vedere ciò che c’è: ci sono vari corridoi, sia a sinistra che a destra e al centro, ma anche delle scale a destra.
«Non venite subito qui, okay? Il demone e l’altra potrebbero tornare da un momento all’altro, siamo bloccati in una cella – trovate la chiave e salite da noi ci troviamo nella prima stanza a destra. Fate presto!»
«D’accordo!» grido io.
Invito le due a seguirmi imboccando la strada di destra. Prima ci ritroviamo in un piccolo corridoio con una porta, ma noi non ci fermiamo e andiamo dritte.
Quando apro la porta ci ritroviamo in una cucina, una molto normale – e l’unica cosa in disordine è un piatto rotto a terra.
Dopo aver averla rovistata da cima a fondo, non trovando nulla, solo un pezzi di vetro sul pavimento.
Usciamo da lì e controlliamo molte porte, e non si apre nemmeno una.
La cosa mi demoralizza abbastanza.
E tra i pianti di Emily la disperazione mia e di Anna riusciamo a entrare nell’unica porta aperta.
La stanza è stranamente illuminata da un lampadario di cristallo, la figlia di Apollo smette di brillare, ci guardiamo intorno per un po’: al centro della stanza c’è un pianoforte, e uno sgabello vicino, qualche scaffale con dentro dei libri.
«Che strano posto» sussurra Anna.
«Già» concordo io.
«Benvenute straniere!»
Una voce metallica ci graffia i timpani, Emily grida un po’ «Cos’era?!» dice lei.
«Io sono il signore che domina questa villa» continua poi la voce, noi non vediamo nessuno, ma ho come l’impressione che quella venga dal piano al centro della stanza.
Anche le ragazze realizzano che è il piano a parlare così senza dirci niente tutte e tre ci avviciniamo a esso.
Tutte e tre fissiamo il coso incuriosite ma con strizza.
«Sei tu…?» inizia a parlare Anna
«Certo che sono io!» ringhia il pianoforte «Quello stupido di Buruk Soul mi aveva promesso che nessun altro oltre a lui, la ragazzina e quei semidei sarebbe venuto a invadere la mia magnifica villa!»
«Ci dispiace» incalzo io «ma non vogliamo invadere la sua villa, siamo venute qui per salvare i nostri amici» continuo cercando di non far tremare la voce. In questo momento penso di avere ancora più paura di Emily.
«Dici il vero figlia di Zeus?»
Sgrano gli occhi, «Come? Lei come?» balbetto per poi fare qualche passo indietro.
«So riconoscere dei figli dei Tre Pezzi Grossi quando li vedo. So che l’altra ragazza più bassa è una figlia di Ade, molto raro incontrare figli di Ade fra l’altro».
Annuisco, per poi scambiare uno sguardo con Anna: abbasso gli occhi.
«Comunque lei può, se le interessa ovviamente, aiutarci?» balbetto gesticolando.
Il piano non risponde, cattivo segno, davvero cattivo.
«Sono stato trasformato in questo pianoforte per anni. E anni ho potuto regnare in silenzio nella mia villa in solitudine. Non voglio avere disguidi come voi e gli altri, mi fareste un favore a liberarmi da loro. Tuttavia…»
Il piano finisce di parlare lasciandoci con l’amaro in bocca e confusione. Che significa quel “tuttavia”?
«Cosa? Tuttavia cosa?» dico impaziente.
«Tuttavia, ogni aiuto ha un suo prezzo da pagare. Grande o piccolo che sia. Vedete gentili fanciulle, non vengo suonato da molti anni, a suonarmi da solo non ha diletto. Dunque questo è ciò che vi chiedo: suonate un brano a vostra scelta in grado di bearmi. Se però nessuna delle tre lo farà, il vostro sangue sarà versato sulle mie tastiere e morirete ai miei piedi».
Le condizioni sono le più che atroci e irragionevoli che io abbia mai sentito. Sono sicura che se quel pianoforte avesse mai avuto una faccia, starebbe sorridendo come uno psicopatico.
«Ci puoi dare qualche minuto per capire cosa suonare?» chiede Anna con viso preoccupato.
«E sia. Ma risolvetevi in fretta. O il tempo non sarà dalla vostra parte».
Io e le ragazze ci mettiamo in un angolino. Anna e Emily sono visibilmente preoccupate. Emily soprattutto, non la vedevo così da quando è morta Nicole, sua sorella. Trema, e anche se la stanza è illuminata qui dove c’è poca luce – lei brilla ancora.
«Sappiamo tutte suonare qualche brano… vero?»
«So suonare solo Happy birthday to you!» singhiozza Emily in lacrime coprendosi la faccia. Anna le va vicino mettendole le mani sulle spalle consolandola.
«Oh perfetto!» commenta sarcastica Anna.
«Moriremo davvero?» chiede ancora con la voce soffocata dalle lacrime.
«No! Non moriremo! Né noi, né i nostri amici chiaro?» dico io determinata e arrabbiata.
«Cristallino. Ma tu sai suonare il pianoforte?»
Abbasso lo sguardo, ricordandomi di quella volta…
«Nel mio collegio c’era un’aula piena di strumenti musicali. Ma potevano usarla solo quelli che facevano parte del club di musica. Io non ne facevo parte ovviamente, ma avevo il mio migliore amico, George, che era un genio nella musica, mi ha insegnato a suonare un brano con il pianoforte».
Sì, George era un genio musicale, ma a volte mi chiedevo chi era tra i due ad andare peggio a scuola. La notte ce ne andavamo via da i nostri dormitori per poi andare nell’aula di musica a suonare. Era un fan di un videogioco chiamato Kingdom Hearts, sapeva suonare ogni canzone, e ne ha approfittato per insegnare anche a me.  
Poi lui è stato espulso e… beh la mia condotta è migliorata – ma non di certo il mio benessere psicologico.
«Tu invece?» chiedo, anche perché ricordarmi di quell’idiota, è come ricordarmi della mia infanzia.
«Mio padre—cioè il mio patrigno, adorava il pianoforte, mi aveva insegnato qualche canzoncina, ma non sono sicura che basti»
«Vedremo. Emily, vuoi iniziare tu?» le chiedo gentilmente.
Lei annuisce, Anna lascia la presa su di lei, e Emily avanza fino allo sgabello e ci siede sopra.
Tira su con il naso e inizia a premere le tastiere. Non bisogna essere George, o qualunque altra persona che ne sappia qualcosa sulla musica per dire che mentre la figlia di Apollo suona le note ne escono stonate.
«Basta così semidea! Avanti la prossima».
A quanto pare, non ha apprezzato Happy birthday to you, Emily ritorna da noi con viso deluso.
«Vado io» annuncia Anna, io annuisco.
Si siede al posto di Emily, e inizia a suonare.
E’ molto meglio di Emily, anche se non ci vuole molto, la melodia mi è famigliare, e dopo che è giunta al ritornello riesco a capire quale canzone è.
My Heart Will go on di Celine Dion – o meglio conosciuta come: la canzone del Titanic.
«Non è abbastanza» annuncia il pianoforte.
Anna sbuffa, per poi alzarsi e lanciarmi un sguardo.
Alla grande, ora se la canzone di Kingdom Hearts non gli piace, moriremo e addio sogni di gloria!
Mi siedo sullo sgabello, non nascondo il fatto che ho paura.
Cerco di concentrarmi e di ricordare i giorni in cui l’ho suonata assieme a George.
Immagino lui seduto accanto a me, che mi indica cosa premere – con ancora la divisa scolastica pesante addosso.
“Anna è facile, basta che mi segui”. Mi risuona la voce di George nella mente.
Faccio un respiro e inizio a suonare, la canzone inizia lentamente, ripetendo sempre le stesse note per un po’.
Il piano non mi ha ancora fermato, continuo a suonare, sperando però di ricordarmi ancora, anche se faccio fatica. Le note non escono sempre perfette, ma credo di starmela cavando bene.
Mi fermo perché la canzone termina – e mi sorprendo che anche fra alcune note stonate il piano non mi ha interrotto.
«Complimenti» dice il pianoforte «Per il momento, non morirete. Attente ad Buruk, quel demone potrebbe uccidervi».
Il piano s’illumina, e da esso fa uscire una chiave, la afferro al volo.

«Questa è la chiave, liberate i vostri amici e buttate fuori quei due! Adesso andate!»
Ci ordina, io e le altre facciamo quello che ha detto.
«La ringrazio» dico prima uscire e chiudere la porta.
«Non ci credo! Ce l’abbiamo fatta!» esclama felice Anna.
«Sì ora dobbiamo solo liberarli e sbarazzarci di quel lurido!»
«Sì!» concordano con me le mie compagne.
Arrivate davanti alla porta, metto Emily accanto a me, per farmi luce, spalanco la porta impugnando l’arco seguita da Anna e la sua spada fatta da Flame e Emily anche lei con l’arco.
«Alla buon ora! Un altro po’ e quei due iniziavano a riprodursi!»  la voce di Lou ci arriva alle orecchie, e sento i passi delle mie amiche andare direttamente da loro.
Ma io mi concentro più sulle due figure in penombra sedute su un divano.
La figura più esile è seduta sulle gambe di quello che penso sia Buruk: ha le braccia incrociate attorno al suo collo.
«Visto? Te lo avevo detto che alla fine quelle sciattone sarebbero entrate! Dovevi mettere qualche trappola!»
Quella voce è tremendamente familiare: stridula, e insopportabile ma allo stesso tempo in grado di sedurre persino una donna.
«Tranquilla piccola» dice poi baciandola «Tieniti calda per me» dice staccandosi per poi schioccare le dita – la tizia svanisce.
Lui si alza battendo le mani lentamente e sarcasticamente «Ma brave. Tanto stupide allora non siete».
Lo guardo con rabbia profonda, stringo i denti per poi mettere mano allo zaino di Efesto che ora uso come tracolla, tiro fuori una freccia e mi preparo a colpire.
Anna mi affianca, con la sua spada di bronzo celeste che emana luce.
«Che cosa avete intenzione di fare piccole e inutili ragazzine? Eh? Credete di fare paura?»
Fa una risata malefica. Non ne posso più delle sue chiacchiere: schiocco una freccia elettrizzata, ma essa, non appena sta per colpirlo nel punto in cui miravo, si frantuma in mille pezzi.
Lui ride lugubre, «Rinunciaci figlia di Zeus, sei meglio morta».
La faccia del demone si deforma, le sue unghie crescono affilate come quelle di Wolverine, i suoi denti diventano affilati e gli occhi due orbite nere come la pece.
Mi arriva addosso scagliandomi contro la parete. Un dolore pungente mi pararizza la schiena – per poi tirarmi pugno allo stomaco così forte da farmi contorcere tutti gli organi.
Non riesco a tenere gli occhi aperti, ma prima che possa fare qualcosa mi strappa via una manica della maglia del campo, i suoi denti aguzzi si conficcano nella mia spalla.
Le sue zanne tirano e stringono così forte che potrei svenire per il dolore, il mio cuore batte all’impazzata e accascio la testa in un lato – persino l’elettricità che il mio corpo emana sembra incredibilmente inutile.
«Lasciala stare!» sento il grido di Anna.
Anche se il dolore è insopportabile resto a vederla scagliarsi contro il demone, ma la spada viene fermata da lui con la sua mano.
Anna rimane scombussolata e incapace di capire forse quanto me, e il demone continua a premere i denti contro la mia spalla che è impregnata di sangue. Stacca la sua bocca, ho quasi creduto che stesse per staccare la carne. Mi guarda con la bocca che perde sangue, e si passa la sua lingua biforcuta fra le labbra.
Ho voglia di vomitare, e faccio di tutto per non gridare ancora. Con uno scatto guarda Anna «Oh poverina, non preoccuparti, ora mi occupo anche di te»
Fa per sferrarsi contro di lei – ma lo precede scomparendo fra le ombre. Mi lascio scivolare lungo il muro. La risata del demone riecheggia nella stanza.
«Oh, la piccolina ha paura e molla qui i suoi amichetti» dice lui guardandosi intorno.
«Non ho paura!» Anna spunta da dietro le sue spalle cogliendolo di sorpresa, ma lui riesce a schivare il colpo.
Anche se la spalla fa malissimo, cerco di strisciare in agguato, e vado dove ho mollato il mio arco. Lo afferro, e tra gemiti di dolori perchè sforzo troppo la spalla, tiro un’altra freccia.
Mentre essa sta per colpirlo, si crea un buco in mezzo al suo corpo, la freccia lo trapassa, e se Anna non avesse usato i suoi poteri delle ombre l’avrebbe colpita, la freccia, invece, percuote il muro, e gran parte di esso esplode.
«COME FA A NON ESSERE COLPITO!» grido imprecando poi in greco antico, ma dopo sforzandomi troppo mi tengo la spalla dolorante e colma di sangue.
Buruk ride ancora interrompendo il combattimento «Ma come? Non lo sapete? Avanti cervelloni, dite alle vostre amichette quel che vi ho detto».
Guardo la cella in cui Lou e Mirko sono richiusi, con Emily vicino a loro, che trema e le lacrime agli occhi, abbraccia il suo arco come se fosse un peluche.
«Lui non può…» balbetta Mirko per poi abbassare gli occhi.
Lou afferra con entrambe le mani delle barre di acciaio e cerca di tirare fuori la testa da lì.
«Lui non può essere colpito dalle persone che l’hanno guardato negli occhi».
Dire che ora siamo morti è poco. Come lo sconfiggiamo adesso?
Lou si scaglia a terra e si copre il viso con le mani in modo disperato.
Anna mi compare a fianco con il fiatone – ma sembra stare bene.
«Vi arrendete ora?» ringhia il demone fissandomi con impetuosità, come se non vedesse l’ora di squartarmi di nuovo.
«Aspetta Lou! Emily non c’era alla seduta spiritica!» grida Mirko.
Louis fissa Mirko, per poi capire. Sarà per il fatto che sono un’idiota sommato il dolore alla spalla, io non ci sto capendo niente…
«Emily è la sola che può sconfiggere Buruk!» continua Lou scambiando uno sguardo d’intesa con Mirko.
Il demone ride «Chi? Quella mocciosa piagnucolona?»
Io e Anna ci avviciniamo alla cella, forse sono una cattiva persona a dirlo ma… non credo proprio che possa farcela lei da sola.
Emily fissa sconvolta entrambe, poi si sofferma sulla mia spalla «Io… non posso! Non ne sono capace!»
«Ascoltami Hill!» sbotta Louis catturando la sua attenzione «Non è davvero un demone, quello è una pignatta! Piena di caramelle, a te piacciono le caramelle vero?»
Vorrei fare come quello che spero non sia mio padre: il facepalm.
Emily inizia a brillare più forte quando sente la parola “caramelle” «Sì, mi piacciono le caramelle».
«Allora toccalo usando i tuoi poteri della luce, lui esploderà e riceverai tante caramelle».
«Okay allora!»
Oh no…
Ho voglia di coprirmi gli occhi, a un’altra morte io non sono ancora pronta. Ma cambio idea non appena Emily inizia a spendere molto più intensamente, tanto che il demone smette di ridere per poi guardarla con espressione più che sbalordita… spaventata.
«Ehi vattene via ragazzina!» grida coprendosi gli occhi per tutta la luce che lei emana.
Credo che tutti noi abbiamo la bocca aperta e stupita, ad ogni passo che la figlia di Apollo fa il demone indietreggia – e sulla sua pelle iniziano a formarsi chiazze e bolle che esplodono.
Lui cade a terra e tra lamenti si mette in posizione fetale, Emily s’inginocchia a terra e non appena gli sfiora la fronte lui ruggisce.
Emily scatta in piedi e prima di non riuscire più a fissare tutta quella luce, il demone si dimena e il suo corpo esplode in una luce troppo potente.
Provo a guardare oltre alle dita muovendole, per fortuna tutta quella luce ora non c’è più.
«Per Ade! Emily ce l’hai fatta!» esclama Anna.
Lei si gira con viso deluso e abbassa lo sguardo «Sì ma… le mie caramelle, non ci sono».
E ho voglia di ridere, «Non preoccuparti, te le do io le caramelle» dico sorridendo.
Lei fa lo stesso «Sul serio?»
Annuisco convinta, e quasi mi dimentico della spalla che, muovendola per sbaglio inizia a bruciarmi.
«Ti fa male?» chiede Emily sbattendo gli occhi.
Deglutisco «Beh sì, ma non è niente».
Lei mi guarda male «Non è niente? Devi medicarla altrimenti ti causa un’infezione, e poi hai perso tanto sangue».
«Potreste, se non vi dispiace eh» inizia Lou.
«Che ne so, liberarci?» continua poi Mirko, entrambi con espressioni spazientite.
«Certo!» interviene Anna impugnando la spada.
Tiro fuori dalla borsa di Efesto un kit di pronto soccorso, così che Emily potesse medicarmi, e poi dell’ambrosia: lei mi spiega che dovrò prenderne un po’ ora e poi domani.
Anna intanto ha liberato i due polverizzando i lucchetti della cella. Con gli altri liberi e io medicata abbiamo potuto lasciare la villa.
I due hanno ci hanno spiegato – nel breve tratto per arrivare alla porta principale, del perché quando Anna ha provato a raggiungerli con il viaggio nell’ombra non c’è riuscita.
In pratica quel geniaccio di Buruk ha messo una barra di energia, così che noi non potevamo arrivarci, ma non l’ha messo attorno alla villa.
Che bravo!
Ad ogni modo, quando, usciamo dalla villa non ho idea di che ore siano. La cosa mi preoccupa abbastanza, la mia paura è che Nich si accorga della nostra sparizione e si preoccupi.
«Ehm, ragazzi, abbiamo un problema» dice Anna, sorride, ma si vede che è nervosa.
«Che genere di problema?» interviene Lou visibilmente stanco.
«Ecco: io non riesco a portare più di due persone con il viaggio nell’ombra. Forse tre, ma quattro, non credo di farcela».
Oh fantastico.
«E ora?» chiede Mirko per poi guardare a terra.
Sospiro «Me ne ritorno volando, ho capito».
I ragazzi mi guardano sorpresi «Sei sicura?» esclama Anna, dal suo viso sembra dispiaciuta.
Annuisco «Sì, non preoccuparti» ribatto. Ammetto che sono troppo stanca per usare i miei poteri, ma forse riesco a volare fino a Long Island.
Scompaiono davanti i miei occhi – e un po’ sono felice di non essere andata con loro, altrimenti mi sarei procurata altri mal di pancia o testa.
Mi libro in volo, non c’è nemmeno tanto vento, ho dovuto formarlo io. Qui in aria riesco ad orientarmi meglio, di solito ho il senso d’orientamento peggio di Zoro di One Piece.
I ragazzi forse, anzi sicuramente, sono già arrivati. Io invece ci sto mettendo tantissimo perché il corpo mi fa sul serio male.
 
o 0 O 0 o
 
Non ho idea di come mi sia ritrovata in questa situazione.
Aspettavano solo me, e ora eccoci qui tutti e cinque l’uno a canto all’altra, con l’Hitler dei poveri, cioè Nicholas dinanzi a noi che con lo sguardo sembra volerci trucidare pezzo per pezzo.
«Sono molto, molto deluso dal vostro comportamento ragazzi. Anna Soter… speravo di non metterti mai più in punizione». Dice, poi schiocca le nocche «Mi deludi».
Continua poi scuotendo la testa, oh Zeus – mi sento così in colpa ora.
Sento Anna che a canto a me prende un respiro profondo «Andiamo Nich, alla fine noi—»
«Non voglio sentire nulla! Se la vostra compagna Arianna non mi avesse cosa avete fatto probabilmente mi sarei lasciato scappare questa occasione!»
Fantastico, quindi Ary ha spifferato tutto a Nicholas, che grandissima botta di culo!
«Dovevate pagarla» biascica Lou vicino all’orecchio di Anna.
«Ma non vi preoccupate, la punizione non sarà nulla di che. Adesso giù e fatemi cinquanta flessioni, forza!»
Morale della favola: se i vostri amici vi prendono in giro se cercate di fare i responsabili, voi fregatevene! Potreste rischiare la vita e se per caso poi non morite, non vi preoccupate – alla fine tirerete le cuoia per colpa delle flessioni che il vostro allenatore vi farà fare!
 


:.:..angolo delle due A..:.:

Ehm, ma salve! Okay lo so è il 2016, Buon Anno a tutte quelle poche persone che ci seguono! Alla buon ora mi direte, e non avreste tutti i torti, ma la scuola la pigrizia sono delle brutte bruttissime cose. Ma meglio tardi che mai, quindi eccolo qui! In tutta la sua bellezza, mi dispiace davvero tanto che sia arrivato dopo così tanto tempo, ma ve l’ho detto la scuola… beh ma ormai  siamo tornate con lui e pubblicheremo presto il capitolo 11 – non appena la mia stupendissima compare tornerà dalla Polonia così lo fa correggere alla mamma di Gigi – prometto che non lo pubblicherò tra tremila anni.
In questo capitolo Lou e Mirko si sono salvati, ironico non trovate? Questa volta le donzelle in pericolo erano i ragazzi, e i cavalieri senza macchia e paura erano le ragazze, perfetto no?
Invito ad aver colto l’enorme citazione a Ao oni (un RPG horror giapponese).
E che dire, alla prossima <3 andrò a scrivere il 15 capitolo (perché sì, non ho assolutamente battuto la fiacca in questi giorni)
Pace a more e pony a tutti voi! 

Anna

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Capitolo 11
*** «Ci rifilano l’ennesima vacanza mortale» ***


______________________
 

-Chapter Eleven.
«Ci rifilano l’ennesima
vacanza mortale»

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 {anna soter; P.O.V.}
 

E’ venerdì.
Sapete che significa vero? Caccia alla bandiera!
Che rottura di divine scatole. Davvero, odio caccia alla bandiera. Come ogni altra attività in questo campo estivo d’altronde, ma caccia alla bandiera è più orribile. Non solo perché ci dobbiamo mettere le armature, non sapete quanto sono pesanti, anche perché Nich se le inventa di tutti i colori ogni venerdì. Nell’ultima sua trovata dovevamo andare in giro bendati perché dobbiamo allenare i nostri sensi oltre alla vista, oggi? Una specie di nascondino. Ora siamo allineati, e stiamo formando le squadre, ma prima Nich deve contarci.
«Anna Soter, anni 15, altezza—»
«Vuoi anche il numero della mia carta di credito? Mi dispiace non ce l’ho». Sbotto, non mi va che Nich faccia tanti giri di parole per fare l’appello.
Mi guarda male, per poi fare una smorfia che assomiglia a un sorriso «Cabina 1. Come va con la spalla?» chiede.
«Fa ancora un po’ male», confesso abbassando gli occhi. E’ vero, anche se è passato solo un giorno le dosi di ambrosia che ho preso sembrano guarirla troppo lentamente.
«Non preoccuparti, guarirai. Louis Tidalwaves, anni 13, altezza 1,82, Cabina 3». Poi continua a nominarci tutti uno per uno.
I figli di Atena e quelli di Ares poi hanno formato le squadre e, per la prima volta da quando sono qui, vengo divisa dal mio “gruppo”, i ragazzi di Ares scelgono me e altri che sinceramente non mi importano nemmeno. Quelli di Atena invece prendono: Lou, Anna, Emily e Mirko, assieme ad altri semidei.
In verità io ho fatto abbastanza lamentele ma Dionisio ha detto che, se non andavo dai ragazzi di Ares e il resto della squadra, mi trasformava in delfino, non ho voluto farlo arrabbiare ulteriormente e sono andata da loro.
Mi sento terribilmente sola ora, sola e abbandonata. La maggior parte dei mezzosangue qui da Ares non ci ho mai spiccicato parola, certo c’è Chris, ma non ho intenzione di parlare con lui. So a cosa state pensando, no, quando lo vedo non c’è una luce che lo illumina e angioletti che cantano l’hallelujah attorno a lui. Più che altro sento un crack nel mio cuore e la sensazione di vomito.
Cerco di seguire con lo sguardo la squadra di Atena e vedere i miei amici, rimanendo indietro rispetto ai miei compagni e già si avviano nella foresta.
«Ehi figlia di Zeus! Vedi di muovere le chiappe!» mi richiama la voce di Clarisse, deglutisco e li raggiungo cercando di non cadere per colpa dell’armatura pesante.
Clarisse ci spiega nascondino, e di certo non è quello che pensate voi, si svolge così: da soli nei meandri oscuri della foresta, devi cercare di trovare più semidei possibili, una volta scovati devi fare di tutto per batterli, una volta fatto, devono unirsi a te e condurti alla bandiera. Questo ovviamente senza toccare i propri compagni.
Sembra facile, ma… ecco, la foresta è diventata molto più oscura, qui sembra che la notte abbia ingoiato l’intera foresta. Spero che Emily non stia troppo male per tutto questo buio, la luna non aiuta nemmeno, la sua luce è opaca e inquietante. Una cosa che poi Anna mi ha fatto notare è che la luna è piena da un casino di notti.
Non so cosa pensare, davvero… stanno succedendo anche altre cose strane: le ninfe, le naiadi e i satiri sono completamente scomparsi dal campo. Non li vedo più in giro da un sacco di tempo e qui di nuovi mezzosangue non ne stanno arrivando, anzi muoiono ancora prima. Che cosa triste.
Sospiro profondamente, sono stata abbandonata da Clarisse qui vicino a un laghetto, oltre ad avermi minacciato, mi ha anche detto che non devo muovermi da qui finché non avrò battuto qualcuno.
Quanta poca fiducia mi riserva quella ragazza…
A un certo punto sento dei rumori provenire da dietro di me, mi affretto ad afferrare la freccia da dietro la mia schiena, ma vengo fermata da un braccio che mi avvolge il collo e con l’altro la vita.
Presa dal panico oltre che a dimenarmi ed emanare scosse elettriche, il tizio al contatto con le scintille si stacca subito, ne approfitto per estrarre anche la spada, per poi girarmi e puntargliela contro.
«Ma sei tu?» chiede il tipo con tono addolorato.
Mi fermo subito, riconoscendo mio malgrado la figura.
Faccio una smorfia delusa «Sei un idiota Christian» affermo per poi rimettere la spada nella custodia, poi incrocio le braccia.
«Mi hai fatto male» si lamenta. Con la poca luce che c’è riesco comunque a vedere che si sfrega le braccia.
«E allora? Sapevi che io ero qui. Perché mi hai attaccato?» sbotto, lui si avvicina a me sistemandosi l’armatura.
«Nessuno fa quello che dice Clarisse. Credevo che eri già in giro per il bosco a cazzeggiare».
Sbuffo, «Beh, grazie per l’informazione, credo che ora farò proprio quello che mi hai detto!» grido con tono sarcastico, serrando la mascella.
«Che ti prende?»
«Niente».
Faccio un sospiro profondo, colgo l’imbarazzo e la stupidità della risposta che gli ho dato. 
Restiamo in silenzio per un po’, non saprei quanto, faccio qualche passo in dietro per poi voltarmi.
«Aspetta!» mi richiama lui.
Mi fermo, alzando gli occhi al cielo privo di stelle, «Cosa?» chiedo seccata voltandomi.
«L’ultima volta non abbiamo avuto possibilità di allenarci, che ne dici di rifarci qui?»
Inclino la testa raggiungendolo, «Qui? Potrebbe arrivare un qualsiasi tizio della squadra azzurra, e tu vuoi batterti contro una che fa parte dalla tua squadra?»
Lui fa spallucce, io abbozzo una risata sarcastica.
«Sei proprio scemo» dico, però sfodero la spada «Solo perché mi diverto troppo».
Stiamo per fare una stronzata apocalittica, ma se ho la possibilità di “vendicarmi” allora al Tartaro anche caccia alla bandiera.
Estrae anche lui la spada «Nessuna pietà?» chiede avvicinandosi a me, così che possa vederlo in faccia anche se di luce ce n’è poca.
«Nessuna pietà». Approvo sorridendo, ho una strana scarica di adrenalina che mi scorre per la schiena, e sono eccitata per questo.
Certo alla fine di pietà ce n’è, ma voglio illudermi che forse potrei davvero batterlo se non mi faccio assalire dai sensi di colpa come ogni volta.
Lui mi viene addosso, riesco a realizzarlo a malapena, ho ancora la spalla dolorante, ma questo non deve fermarmi ad attaccarlo.
Paro il suo attacco lisciando, ma subito dopo mi colpisce un fianco, facendomi
indietreggiare. Gemo dal dolore, per poi balzare all’indietro, divarico le braccia e lo attacco allo stesso modo, spingo via lo scudo che sta usando per parate il mio attacco, riesco a farglielo saltare via, mi stava per attaccare la gamba. Incrociamo entrambi le lame delle spade.
Spazza via la mia lama dalla mano, – brutto stronzo – la riprendo con uno scatto veloce, paro di nuovo il suo attacco, le nostre spade si incrociano in aria, la mia emana scintille, lui socchiude gli occhi, ne approfitto per tirargli un calcio al ginocchio.
«Dannazione!» grida, mi attacca di nuovo, sento che però i suoi attacchi sono più deboli.
Nessuna pietà, ricordi Chris?
E come se mi avesse letto nel pensiero, mi colpisce la spalla ferita, buttandomi in avanti, inizia a formicolarmi, lascio la mia spada temendo di conficcarmi con essa e sbatto a terra con forza.
Il fiato inizia a mancarmi, la spalla, il viso, le gambe, tutto il corpo sembra chiedermi pietà.
«Anna… dai, non volevo farti male. Ora fermiamoci». Dice, lo sento ansimare.
Barcollando e tremando mi alzo, ora il vento scuote le foglie, il lontananza il rombo di un tuono scuote il celo.
«No col cavolo! Questa volta voglio vincere io!»
Afferro di nuovo quello schifo di spada, e mi scaglio su di lui, la sua spada si ferma a mezz’aria, mi abbasso velocemente, tirandogli un calcio al fianco.
L’infame si riprende con una velocità improvvisa e affonda verso destra, riesco a evitare per miracolo, ma non appena guardo i suoi occhi capisco che ha previsto la mia mossa. Il piatto della sua spada preme contro la mia, facendomi piegare il polso e la spada cade sul terreno inghiottito dalla notte.
Altri boati di tuoni spaccano il cielo, devo calmarmi, oppure farò un’altra tempesta, non potendone più mi butto su di lui cercando di strappargli la spada di mano, non sarebbe nemmeno la prima volta che provo una cosa del genere.
Atterra gemendo di dolore, stringo le gambe attorno alla sua vita, lascia la presa, e io riesco a prendere la spada.
Salto giù da lui continuando a puntargli la spada in faccia, mentre sposto i capelli dalla mia visuale.
«Anna…» dice con voce soffocata dal fiatone.
«Che c’è?»
«Mi hai… battuto?»
Realizzo solo ora che davvero l’ho fatto.
La mia felicità è così grande che potrei saltellare di gioia. Sorrido raggiante malgrado il dolore del mio corpo, non credendoci fisso la sua spada che ho in mano e lui steso davanti a me.
«Cazzo sì!» inizio a saltellare, ma mi fermo subito accarezzando una delle mie gambe piene di graffi e lividi poiché mi sono sforzata troppo. Si può dire che non vincerò Miss Gambe dell’Anno.
Ma a chi importa? Ho battuto l’idiota!
«Sì! Ti ho battuto!» lo indico agitando le braccia.
«Ti calmi?» dice con voce annoiata, lo guardo ancora sorridendo, alza lo sguardo al cielo.
«No che non mi calmo» ribatto con aria di sfida.
«Almeno mi aiuti?» biascica tendendo il braccio.
Sono così felice che accetto, ma invece di tirarsi su aiutandosi con la mia mano, mi tira su di lui, durante i pochi secondi in cui ero accecata dalla sorpresa vengo “risvegliata” dalla schiena che sbatte contro il terreno. Non mi accorgo in tempo che mi ha sfilato la sua spada di mano, e ora e lui che me la punta al petto.
«Avrei dovuto conficcarti la spada nel cranio!» gli ringhio contro con aria sconvolta e triste.
«Non è permesso uccidere durante caccia alla bandiera».
E’ arrivato il Capitan ovvio.
«Peccato». Mi limito a dire, poi abbasso lo sguardo.
Come ho potuto abbassare la guardia così facilmente? Eppure non me lo aspettavo da lui…
«Non è giusto! Anche quando vinco, perdo! Uffa!»
«Andiamo, potevo fare di peggio», lo sento dire, poi non avverto più la spada che mi punta contro.
Lo guardo con aria truce, «Non mi guardare!» sbraito in modo isterico facendo raggiungere l’ottava alla mia voce.
Perdendo la calma quando mi rendo conto che continua a fissarmi.
«Hai sentito quello che ho detto? Non guardarmi!»
«Però tu puoi farlo», la sua voce è calma, ma con una punta di sarcasmo.
Sgrano gli occhi stringendo i pugni «Non lo sto facendo! Tu lo fai!»
«Le tue grida sembrano quelle di un gatto che miagola, e io odio i gatti. Alzati».
Faccio una smorfia guardandolo con occhi sgranati «Come fai ad odiarli? Sono così carini».
Sospira, sembra esasperato «Saranno anche carini e quello che vuoi. Ma quando abitavo ancora a casa mia usavano le mie scarpe come lettiera».
Mi porge la mano, la fisso con odio «Posso alzarmi da sola» detto questo, mi alzo da terra barcollando, continuando a fissare in basso.
Mordo il labbro inferiore forte, concentrano il mio odio lì, lo sorpasso mentre ancora ha lo sguardo fisso su di me, cerco la spada andata a finire chissà dove.
Riesco a trovarla per una pura botta di fortuna, la infilo nella custodia, ma rimango completamente pietrificata, mi fa male tutto il corpo, davvero di solito rimango sempre ferita durante gli “scontri” contro Chris, ma questa volta mi ha dato delle batoste molto più pesanti, spero almeno di aver fatto lo stesso con lui.
Sento che si sta avvicinando a me, rimane fermo dietro «Senti, mi dispiace lasciarti qui, vuoi venire con me?» dopo di che sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla.
Mi volto di scatto fissandolo con odio «Non mi toccare!» ringhio stringendo i denti.
Fa qualche passo indietro staccandosi subito «Scusa» esclama poi mettendo le mani in aria.
«Volevo solo sapere se vuoi venire con me».
«No, sto bene così. Andrò in giro a cazzeggiare come dicevi tu» sbotto.
Lui sospira per poi grattarsi la nuca «Come vuoi, non metterti nei guai».
«La stessa cosa vale per te».
Fa una mezza risata, lo vedo allontanarsi nel bosco a passi veloci.
Tiro su un sospiro di sollievo, e mi incammino anche io nel bosco.
E’ buio pesto, Clarisse ci ha detto che non dobbiamo usare nessuna luce, per evitare di attirare l’attenzione di mostri o avversari, ovviamente alla mia domanda: «e per quelli che non sono allenati a combattere al buio?» mi ha risposto: «Fatti loro Soter, l’importante è vincere!»
Ah beh ovvio.
Mentre cammino, la suola delle mie scarpe calpesta qualcosa di strano, con una smorfia di disgusto mi concentro su ciò che ho calpestato. Malgrado la scarsa luce e i miei occhi abbastanza scarsi, riesco a vedere cosa c’è.
Era un uccello morto, non riesco a vedere se c’è del sangue che possa farmi capire che è stato ucciso da qualcuno. Guardando più in là ne riesco a vedere altri: un’intera fila sparsa di volatili morti, la cosa mi allarma. Può anche essere un’idiozia questo avvenimento, ma non è da tutti i giorni vedere una cosa simile.
Deglutendo e stando attenta a non calpestarne altri. Superata l’enorme fila di volatili morti, inizio a correre veloce, allontanandomi dal laghetto lì vicino.
Sarà passata almeno una buona mezz’ora e ancora non ho incontrato nessuno da battere, sto cominciando a pensare che me ne sarei dovuta restare con Chris, almeno avrei avuto compagnia, odio rimanere da sola, è triste e fa paura.
Quando poi ho perso le speranze nel vedere qualche nemico in lontananza riesco a vedere tre figure illuminate dal fuoco divino.
Sorrido, spero però che non siano della mia squadra, tiro fuori una freccia dallo zaino, per poi estrarre l’arco.
Cerco di stare attenta, e di non calpestare bastoncini per terra come nei più grandi clichè di serie Z, l’elettricità dell’arco forma una spirale attorno alla freccia… socchiudo un occhio.
Intanto i tipi continuano a parlare tra di loro, e davvero la mia vista fa così tanto schifo che anche se cerco di concentrarmi su almeno uno di loro, e davvero la mia vista fa così tanto schifo che anche se cerco di concentrarmi su uno di loro non capisco chi sia.
La cosa strana è che uno di loro – palesemente una ragazza – non ha l’armatura, anche se so che c’è solo una persona con i capelli così ricci e rossi nel campo.
Uno di loro si accorge della mia presenza ed estrae la spada, mentre io mi avvicino già con la mira pronta per tirare.
Mi fermo appena in tempo non appena riconosco chi è.
«Anna?»
«Ragazzi?»
Louis e io abbassiamo le armi mentre Anna avanza a fianco lui con una fiaccola di fuoco divino che illumina tutti quanti.
«Ma stavi per attaccarci!» mi accusa lei con tono offeso.
«Scusate ma non facciamo parte della stessa squadra, dovreste attaccare anche me!»
«Ma siamo amici!» ribatte anche lui offeso.
Mentre io sto per rispondere cercando di scusarmi sento mormorare un: “Oh no!” all’altra persona, che si dimostra essere come temevo Rachel.
Tutti e tre smettiamo di discutere, mentre lei mi guarda con occhi sgranati, fa qualche passo in dietro, riesco a vedere i suoi occhi illuminarsi di verde.
Lo stava facendo di nuovo?
 
Per vincere contro i nemici,
Tempesta e fuoco dovranno essere amici.
Con l’ombra e la luce distruggerete,
la dea della notte che tanto temete.
La forza bruta sarà importante,
ma mai quanto l’intelligenza brillante.
Vi porterete dietro un traditore,
a cui sarà distrutto il cuore.
Tre oggetti dovrete trovare:
nel Pantheon, nell’Odio e
nella Prigione Oscura dovrete cercare.
E con il tempo fermato,
Leto perderà tutto quello che ha sempre bramato
 
 
Rimango atterrita come l’ultima volta. Ma questa volta ancora di più, perché la sua voce questa volta non era la sua, era quella di Jeanluke.
Rachel sviene, Lou si precipita lei per afferrarla ed evitare una brutta caduta, sento gli occhi di Anna puntati su di me.
«Ha fatto una…» inizia Anna fermandosi per poi fissare Rachel tra le braccia di Lou.
«Profezia», finisce lui per poi fissare me.
Ho le gambe che tremano, e mi guardo in giro sperando di non cedere al peso del mio stesso corpo.
«Dobbiamo andare da Dionisio» suggerisce Louis «Anna aiutami» continua cercando di alzare Rachel dal terreno.
La vedo annuire per poi prendere sottobraccio anche lei Rachel.
«Ma… caccia alla bandiera» dico con un filo di voce.
Entrambi mi guardano male «Anna, non è il momento di pensare a questo! Dobbiamo andare alla Casa Grande!» mi rimprovera Lou.
Con riluttanza annuisco, cerco di mantenere il controllo e seguo i tre ansimando perché l’aria è come se mi mancasse.

o 0 O 0 o
 
Il Consiglio di Guerra viene convocato immediatamente: già, non appena siamo andati alla Casa Grande, Nich ha interrotto i giochi, ha chiamato quelli che fanno parte del consiglio.
Dovrei spiegare come e perché Anna e Lou si sono ritrovati con Rachel: in pratica i due andavano in giro a cercare qualcuno della mia squadra e hanno beccato Rachel. Lei si è giustificata dicendo che c’era una forza che la chiamava, non sa spiegare come e perché.
La situazione dovrebbe essere più tragica, peccato per degli idioti che continuano a cazzeggiare attorno al tavolo da ping pong.
L’unica cosa degna di nota è il comportamento del Signor D: per la prima volta da quando ho messo piede nel campo, mi sembra stranamente serio.
«Mocciosi! Tappatevi per un secondo la boccaccia!» interviene proprio lui con viso infuriato.
La stanza cade in silenzio, Nich, Chirone e Dionisio ci stanno davanti, e tutti noi seduti attorno al tavolo da ping pong. Gli sguardi truci di tutti e tre cadono su ognuno di noi.
«Voi tre, raccontate quello che è successo» continua il dio indicando me Louis e Anna.
Anna alla mia destra di alza in piedi «Beh, Rachel ha pronunciato un’altra profezia…» e poi inizia a raccontare per filo e segno le parole dell’oracolo.
Ad ogni strofa pronunciata avevo voglia di vomitare, e forse è solo una sensazione causata dalla nausea e dal mal di stomaco, ma sentivo l’odore pastoso, amaro, limpido e terrificante del sangue.
Finie le parole, lei si siede di nuovo, la stanza si anima di chiacchiericci dei semidei qui intorno. Io invece continuo a fissare il vuoto facendomi stretta nella sedia in cui siedo col viso rossastro.
«Eroi vi prego calmatevi, non è il momento di farvi perdere dal panico, è evidente che alla fine Anna Stygeros e il vostro allenatore avevano ragione; la persona che sta minacciando l’Olimpo è Leto» dice Chirone.
«Tu!» grida il Signor D, alzo subito gli occhi verso di lui, come temevo indica me.
Si avvicina pericolosamente «A quanto pare sarai a capo di un’impresa, congratulazioni mocciosa».
Sgrano gli occhi per poi sbattere le palpebre confusa «Cosa? Non voglio essere a capo di un’impresa, men che meno questa!» sbotto io guardano negli occhi Dionisio.
Nich e Chirone si guardano tra di loro, mentre sento gli sguardi degli altri su di me.
«Oh beh, mi dispiace, ma lo sarai, sei la figlia di Zeus dopotutto, ti tocca».
«Che cosa centra?» ribatto battendo il pugno contro il tavolo alzandomi in piedi.
«Oh porco Crono quanto mi dai sui nervi! Sta zitta e scegli chi portare!»
Gli occhi di Dionisio m’intimoriscono molto, ma non voglio permettere di lasciargli scegliere cosa fare.
«E se io mi rifiutassi di partecipare?» lo sfido sporgendomi più verso di lui.
«Ragazzina non sai con chi ti stai mettendo contro!» esclama lui con le orecchie in fiamme.
«Anna ragazza mia, pensa a quello che stai dicendo, la profezia è stata fatta a te, di conseguenza dovrebbe andare a te l’impresa» dice Chirone con tono gentile.
«Errato» interviene Lou «durante la profezia c’eravamo anche io e Anna Stygeros ed è ovvio che si riferisse anche a me a lei e ad altri».
«Già, l’impresa è di tutti e tre e non solo», continua Anna «non lascerò mai Anna da sola». Poi lei mi afferra la mano. Mi volto per sorriderle di gratitudine, stavano mentendo, lo so che la modalità profezia di Rachel non si sarebbe attivata senza di me, sono grata del fatto che stessero facendo tutto questo per non lasciarmi da sola. Anche se questo implica rischiare la vita.
«E sia marmocchi, ma non pensare, Anaia Stoner, di averla passata liscia con me!»
«Mi chiamo Anna Soter!»
D’un tratto la porta della casa grande viene sfondata, un leggero gridolino da parte di tutti si fa largo nella stanza.
Dalla non-più-porta si rileva una figura muscolosa, con capelli a spazzola, una giacca scura che copre una maglia dei AC/DC. Il viso mi ricorda terribilmente quello di Chris, solo che il tipo lì porta degli occhiali da sole, sorride beffardo a tutti noi.
«Oh Ares, che diamine ci fai qui nel mio campo?» interviene Dionisio con sguardo annoiato.
Sgrano gli occhi, quello è Ares? Il padre di Chris? Ora capisco da chi ha preso quel ragazzo.
«Salve pivelli, Dionisio sempre a coltivare quel tuo lardo eh? Jäger, Chirone”. Dice il dio facendo un leggero cenno a Nich con un sorriso di disgusto.
Nella stanza c’è un silenzio bestiale, mi giro a sinistra per vedere la faccia di Chris, si è appena dato una botta alla fronte con la mano.
«Non hai risposto alla mia domanda Ares, che ci fai qui?!» ringhia l’altro dio visibilmente sul punto di non ritorno.
«Beh la notizia della nuova profezia è arrivata già all’Olimpo, non lo sapevi? Ah giusto, papà ti ha condannato a rimanere qui per cinquant’anni» esclama poi il dio ridendo in modo odioso.
Non credevo che esistessero dei peggiori di Dionisio, mi sto ricredendo.
«E mi sono affrettato a venire qui per dirvi di portare con voi mio figlio, Christian».
Sgrano gli occhi e apro la bocca...
«Cosa? Papà perché?» mi precede nel chiedere proprio Chris.
«Figlio, dovresti saperlo, la scelta era fra te e Clarisse, ma lei mi serve, quindi dovrai andare tu».
Vedo lui abbassare gli occhi imbarazzato.
«Qualcuno vuole andare contro i voleri del dio della guerra?» chiede con tono di sfida, e per me la tentazione è tanta, ma cerco di non rispondergli.
Lo vedo avanzare vicino a me, per poi scrutarmi con lo sguardo, si leva gli occhiali da sole, mostrando che nelle sue iridi c’è del fuoco che arde di malignità.
«Quindi sei tu, la figlia semidea di Zeus», dice. Poi guarda Anna e Louis, rispettivamente lei alla mia destra e lui alla mia sinistra.
«E voi i figli degli altri due, interessante. Oh mi frutterete tante di quelle guerre» continua poi ridendo.
«Beh avessi saputo che la mia presenza lo rendeva così felice allora mi sarei fatta mangiare da quel Fenrir un mese fa» dico poi respirando profondamente.
Okay forse ho fatto una stronzata, Ares mi guarda con quei occhi orribili, così diversi da quelli di Chris.
«Non mi piacciono le persone con la lingua lunga, ma sei un’amica di mio figlio, quindi farò finta di niente. Ma attenta a come parli la prossima volta», dice per poi scambiare occhiatacce anche agli altri.
«Mi raccomando figlio, spedisci molte persone a trovare il Vecchio Fiato Morto nell’Ade!» si rivolge a Chris, per poi salutarlo facendo il saluto militare, lui fa lo stesso, e poi Ares esce, lasciando un alone di rabbia nella stanza, soprattutto in me.
Come si permette?! Io non voglio permettere che gli dei continuino a ficcare il naso nella mia vita.
«Anna stai facendo scintille» sento la voce della mia amica, si allontana leggermente da me assieme a Lou.
Io però non voglio farci caso, fisso con odio la porta sfondata.
«Credi di far paura?»
La voce di Dioniso cattura la mia attenzione.
«Cosa?» chiedo irritata.
«Credi di far paura con un paio di scintille che ti ronzano attorno? Ti do una dritta ragazzina: non ne fai. E’ per questo che odio i semidei, che odio te e gli altri due: vi credete chissà chi solo perché avete ereditato un paio dei poteri dei vostri paparini».
«Mi perdoni, ma se non erro signore, anche lei una volta era un semidio, sta in pratica odiando ciò che una volta era!» lo interrompe Lou.
Il dio sorride, un sorriso amaro e sarcastico, lo rivolge solo a me, Louis e Anna.
«Io, io ne ho fatte di cose, non sapete cosa ho passato per diventare dio! Ora basta sconfiggere un paio di mostri, per essere definiti “eroi”. Ora il destino dell’Olimpo è in mano a una mocciosa inutile sotto ogni punto di vista, a una nanetta e a un figlio di Poseidone che fa il sapientino. Almeno quegli altri alla fine hanno sconfitto Crono e Gea, ma di voi tre non so che pensare».
Le parole di Dionisio sono dure da digerire, tutti qui dentro si sono offesi, riesco a sentirli protestare, ed è anche la prima volta che vedo Anna e Lou davvero arrabbiati, vedo Chirone che cerca di far calmare inutilmente il dio, Nich non so perché è lì: inerte, non fa nulla. Vorrei gridargli dietro di far finire tutto e spedirci a dormire.
E poi ci sono io, che anche se dentro sono arrabbiata, offesa, piena di rancore e spaventata, rimango però a sentire e a osservare, all’esterno sono tranquilla.
«Sa una cosa?» riesco a parlare con una voce mezza tremante e occhi sgranati fissi sul dio.
«Cosa?»
Dionisio mi fissa, incazzato come non lo avevo mai visto prima e io trattengo il fiato per un attimo.
Avanti, digli quello che pensi, perché tanto lo sai che è vero.
Sono ufficialmente andata fuori di testa, adesso sento di nuovo le voci.
No, non sei pazza. Presto ti accorgerai chi sono davvero.
Sciocchezze, in quanto persone che mi vogliono morta sono a posto così, grazie mille.
Ohw, chi ti dice che ti voglio morta?
«Ha ragione, su tutto, soprattutto su di me, sono inutile».
Cerco di ignorare la voce, che amara mi entra nella testa, sembra quella che mi ha aiutato a salvare Chris.
Il consiglio fa silenzio, tutti biascicano frasi tipo: “ma è pazza? Come può?”, i miei amici iniziano a fissarmi arrabbiati e sorpresi, ma io tengo lo sguardo sul il signor D.
«Ragazzina, se questo è sarcasmo giuro che ti trasformo in un delfino!»
Mi affretto a scuotere la testa, «No, assolutamente. Davvero, mi auguro di morire durante questa missione».
«Anna! Come puoi dire una cosa del genere!?» esclama la mia amica con voce e faccia offesa.
Dionisio mi fissa sorpreso, non so nemmeno io il perché abbia detto quelle cose, ho sempre avuto poca autostima ma penso di aver esagerato questa volta.
La guardo con il naso e gli occhi che mi pizzicano, perché credo di aver detto delle cose orribili.
«Sono sicuro che Anna Soter sia solo stanca. E’ colpa mia, ultimamente li ho fatti lavorare duramente e lei non è ancora abituata» interviene Nicholas venendo vicino a noi, si volta verso uno dei figli di Apollo.
«Ciccio, renditi utile e guarda se ha la febbre», gli ordina.
«No no!» protesto sventolando le braccia «sto benissimo, non ho la febbre».
Nich mi guarda da capo a piede, certo con i graffi e ferite che mi ritrovo non sembra che io sia in piena salute, ma non penso di avere la febbre.
«Va bene, ma dopo prendi della ambrosia. Per quanto riguarda prima, credo che dovrei andare con loro, hanno bisogno di una guida adulta. Penso che se invece la missione andasse a me sarebbe anche meglio. Non vedo il motivo per il quale, se lei non vuole, deve essere a capo per forza».
Lo guardo piena di gratitudine, e gli mimo un “grazie” con le labbra, e lui mi sorride.
«Mi offro anche io per la missione!» dalla parte di Atena qualcuno si alza in piedi.
Lo riconosco come Johnathan, il migliore amico di Nich.
«Credo che sarei molto utile in questa missione. I piani sono la specialità di Atena» continua poi.
Vedo Nich sorridere «Sì, John nei piani è il migliore, non chiederei di meglio».
Johnathan, pur continuando a tenere il viso serio, arrossisce.
«E va bene, Jim, Christopher e Jäger verranno con questi tre, il consiglio si riaprirà domani, sparite non voglio più vedervi!»
Me ne vado alzandomi di scatto, ho la testa pesante e ora voglio solo andarmene via e non tornare più.
Ma so benissimo che quello non potrà mai accadere.

 
 
:.:..angolo delle due A..:.:

Salve! Buongiorno o pomeriggio o come vi pare! Lo so sono passati due mesi ma ehi!
Siamo qui con un bel capitolo, e si che bello la trama va finalmente avanti, da qui in poi ve lo diciamo subito è il macello, ma andiamo con ordine. Come vi è parso questo capitolo tanto atteso? Si lo so non è vero che era atteso, ma lasciateci sognare. Avevate perso le speranze eh? E invece quando meno ve lo aspettate compariamo noi, meglio tardi che mai. Non abbiamo seriamente cose da dire, quindi ringraziamo tutti quanti per la pazienza, e spero che non dobbiate aspettare molto da ora in poi, cercheremo di pubblicare spesso ma non vi promettiamo nulla.
Detto questo baci bacini!
Anna2 


 

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