La notte delle streghe di Exodus (/viewuser.php?uid=63070)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Shock ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Appiccicoso ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Ispezione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Ancora Ispezione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Psicologia ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Festa ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Shock ***
Disclaimer:
Al solito, nessuno di questi personaggi è opera mia:
appartengono tutti a Mr. Kubo.
L’idea mi è venuta ad Halloween, mentre mi
aggiravo per Padova travestito da vampiro… proprio una festa
adatta a questa combriccola di ex-spiriti maligni!
Spero che troviate divertente leggerla, quanto mi sono divertito io a
scriverla!
Capitolo 1 - Shock
Aaroniero Arruruerie, l’ultimo rimasto della prima
generazione degli Espada, i dieci Arrancar più potenti a
disposizione di Sua Eccellenza Aizen, non era mai stato quello che si
dice un tipo popolare.
La cosa appariva decisamente inspiegabile, per chi conoscesse la sua
proverbiale simpatia, la conversazione interessante e soprattutto il
fisico attraente di cui era dotato.
I suoi rapporti con i colleghi erano improntati ad una cordiale
antipatia reciproca (le malelingue attribuivano questo fatto alla sua
abitudine di raccontarsi barzellette da solo, o ai rumori stridenti che
produceva quando improvvisava duetti sotto la doccia, ma era
naturalmente tutta invidia); le ragazze sembravano trovarlo un tantino
troppo bicefalo per una relazione stabile; persino Sua Eccellenza, che
pure gli aveva permesso di tenersi il numero 9, gli aveva vietato di
ricostruire la sua Fraccion dopo aver scoperto che divorava
compulsivamente i sottoposti durante il sonno.
Così, la Novena Espada conduceva un’esistenza
solitaria e riservata, con pochi amici e pochissime cose a cui tenesse
davvero: in cima alla lista delle quali, naturalmente, c’era
la sua amata Zanpakuto.
Lo zelo e la passione con cui si occupava della sua spada erano
superiori a tutti gli altri Arrancar: almeno dieci volte al giorno, la
estraeva dal fodero, la puliva e lisciava, passava
l’antiruggine su tutta la superficie, si assicurava di
potersi specchiare sulla sua lama lucente, quindi la rinfoderava,
anticipando col pensiero il momento in cui l’avrebbe estratta
di nuovo. C’era chi diceva che aveva preso addirittura a
parlarle, a coccolarla, e Yammy, il suo recalcitrante vicino di stanza,
giurava che prima di addormentarsi lo sentiva spesso sibilare
attraverso i muri frasi agghiaccianti tipo Buonanotte, tesssoro mio,
o altre simili.
Ecco perché, prima di coricarsi, era solito collocarla su un
cuscino di seta a fianco del letto e guardarla amorevolmente per
diversi minuti prima di cedere al sonno: ed ecco perché,
quando alle 7:25 del 30 Ottobre si svegliò, la vista del
cuscino vuoto fu un trauma di non piccole proporzioni.
Allarmato, scattò in piedi e pensò subito di
averla dimenticata nel fodero; ma il fodero era vuoto.
Guardò sotto il letto, dentro l’armadio, nel
bagno, sul davanzale: si tastò addosso, e
nell’agitazione crescente temette persino di averla mangiata
per sbaglio: ormai preso dal panico, girava per la stanza borbottando e
buttando tutto all’aria, quando udì… un
leggero suono metallico?
L’Espada si voltò di scatto: avrebbe giurato di
aver sentito anche un rumore come di passi felpati, che si
allontanavano dalla porta della stanza.
Insospettito, girò la maniglia e la aprì di
scatto; guardò, a destra, poi a sinistra. Nessuno. Che
diavolo significava?
Stava per richiudere ed abbandonarsi alla disperazione, quando una
delle teste ebbe la sciagurata idea di dare un’occhiata in
basso… e vide l’innominabile oggetto che stava
macchiando il parquet.
Esattamente tre secondi e due decimi dopo, un doppio urlo agghiacciante
riecheggiò per i corridoi e le segrete di Las Noches: le
Exequias si precipitarono fuori dalle loro stanze in mutande, temendo
un attacco a sorpresa, ed uno Stark che non aveva chiuso occhio per
tutta la notte, rannicchiato sopra le coperte e stringendo ancora
più forte il cuscino tra le braccia, mormorò:
“Fantasmi… lo sapevo! Ho paura!”
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Sua Eccellenza Sosuke Aizen, il Dominatore indiscusso di Las Noches,
era in piedi davanti allo specchio quando l’urlo
arrivò alle sue orecchie.
Kaname Tosen, alle sue spalle, sembrava indeciso se intervenire o meno:
il fatto che la collezione di bustine da tè usate nella
stanza accanto avesse preso fuoco non lo rassicurava sulla sua
incolumità fisica, ma la situazione era indubbiamente grave.
Aizen sembrava in catalessi. Non aveva mosso un muscolo a quel latrato
da animale ferito; i suoi occhi sgranati erano fissi
sull’orrendo spazio vuoto tra il dentifricio e il preparato
per lenti a contatto, e continuava a ripetere ossessivamente:
“Chi… chi… chi…
chi…”
Timidamente, l’ufficiale supervisore si avvicinò e
prese a battergli delicatamente sulla spalla. “ Comprendo il
vostro disappunto, Eccellenza, ma non è il caso di fare
così.... E’ Halloween, sarà sicuramente
stato uno scherzo, qualcuno che voleva fare lo
spiritoso…”
L’ex-Capitano della Soul Society si voltò con un
ruggito, e afferrò il suo sottoposto per il collo, piazzando
il viso a pochi centimetri dal suo: “Perchè?
C’è qualcun altro che sa?”
sibilò, gelido.
”Ah, mossa sbagliata…” pensò
Tosen, affrettandosi a replicare, mezzo strozzato:
“Ma… ma nessuno, naturalmente! Avranno
preso… la prima cosa… che gli è
capitata in mano… ack…
”
Aizen continuò a squadrarlo per mezzo minuto buono: se solo
avesse avuto il minimo dubbio che il caro Kaname potesse
aver spifferato qualcosa a qualcuno…
In quanto cieco (e in quanto incaricato di portargli il tè
delle sette) era l’unico testimone della cerimonia solenne
che si svolgeva ogni mattina, ogni giorno della settimana, in ogni
stagione dell'anno sin dal giorno della loro fuga dalla Soul
Society… era una necessità inderogabile, un
rituale sempre uguale, uno dei pilastri dell’Universo.
Perché nessuno aveva mai visto Sosuke Aizen prima che il
rituale avesse luogo, e lui desiderava caldamente che le cose
continuassero così.
Quando si decise a lasciarlo andare, il volto scuro di Tosen aveva
assunto un colorito violaceo. “Uuunf!” gemette,
crollando a terra. Respirando pesantemente e massaggiandosi con affetto
il collo, il fedele sottoposto azzardò un altro
suggerimento: “Pe… perché non ricorrete
a Kyoka Suigetsu? Dovrebbe essere uno scherzo per la vostra spada far
sembrare che sia tutto normale… intanto che la giustizia
segue il suo corso, intendo!” aggiunse, sentendosi addosso lo
sguardo truce dell’altro.
“Mi sembrava di averti già spiegato che questo piccolo
particolare è il punto debole dell’Ipnosi Totale.
In realtà” e sfoderò la spada,
guardandola di sottecchi con gli occhi socchiusi “sospetto
che lo faccia apposta. Si diverte, lei,
a vedermi in difficoltà… Tutte le volte che ci ho
provato, spande nell’aria un tremendo odore di gomma
bruciata, e le persone sotto il suo influsso hanno
l’impressione di sentire qualcuno che si affila le unghie su
una lavagna. Non certo l’ideale per far credere che sia tutto
normale!”.
Tacque, e il suo sguardo si fece assorto, per un attimo.
“Non c’è che una soluzione…
tu capisci cosa intendo, vero, Kaname?”
Tosen deglutì.
“Credo di sì, Eccellenza.” rispose
infine. “Vado a sabotare il contatore.”
Fine del capitolo 1.
Capitolo 2 in uscita nei prossimi giorni! ^^
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Appiccicoso ***
Capitolo 2 - Appiccicoso
La sala delle riunioni non aveva finestre, perciò gli Espada
erano abituati a conversare in penombra: che fosse immersa
nell’oscurità, però, era una
novità per tutti, e ci fu più di un pestaggio di
piedi mentre prendevano posto. Una volta seduti, dovettero constatare
che potevano a stento guardare negli occhi chi gli stava di fronte. La
postazione di Aizen, a capotavola, era completamente avvolta nel buio.
Voci turbate spezzavano qua e là il silenzio:
“Beh? E’ saltata la luce? Non vedo a un palmo dal
naso!”
“Yammy, dovresti decisamente migliorare il tuo
pesquis… così, magari, potresti accorgerti da
solo che ti sei seduto sopra di me, e che il tuo posto è
all’altra estremità…”
“Piantatela di fare casino, voialtri!”
“Signori Espada…”
“Maledetti! Voglio sapere chi è stato! Non la
passerete liscia, me la pagherete tutti!”
“Che è questa roba appiccicosa? Che
schifo!”
“Inaudito! Sua Eccellenza sta parlando! Come ufficiale
supervisore, vi ordino di fare silenzio!”
“Signori
Espada…”
“E’ PROPRIO QUELLO CHE VORREI SAPERE, CHE
COS’E’! GUARDATE; GUARDATE
COM’E’ RIDOTTA!”
“Com’è ridotta cosa?”
“Ehi! Gli occhiali di Szayel Aporro sono
fosforescenti!”
“Hmmm… cos’è questo strano
odore?”
“SIGNORI ESPADA!”
Dall’oscurità partì una bordata di
reiatsu: l’intensità non era elevata, se
paragonata a quelle solite con cui Aizen si assicurava la maggioranza
nelle votazioni, ma in qualche modo tutti percepirono che il loro capo
era veramente
incavolato, e ammutolirono all’istante; pezzi di intonaco
presero a piovere dal soffitto: solo Aaroniero non smise di
piagnucolare tra sé, ma ebbe il buon senso di continuare a
farlo sottovoce.
“Troppo gentili. Ora. Lo dirò una volta sola: se
il colpevole si trova in questa sala e salta fuori
all’istante, se la caverà soltanto, FORSE, con un
arto in meno.”
Ciascun Espada, terrorizzato, cominciò a lambiccarsi il
cervello alla ricerca di cosa potesse aver combinato... Poi, i lamenti
di Aaroniero ricominciarono, a volume più alto:
“Avete sentito, bastardi? Grazie, Vostra Eccellenza, il
vostro interessamento ci commuove!”
La voce di Aizen replicò
spazientita: “Di che diavolo stai parlando,
Aaroniero?”
“Ma… ma della nostra Zanpakuto, naturalmente! La
guardi! Guardi come l’hanno ridotta! L’abbiamo
ritrovata poco fa fuori dalla porta, ricoperta di questa roba
viscida!”
“Hah!” Grimmjow ridacchiò divertito
“Ora come ora non vedo proprio niente, ma chiunque sia stato,
ha la mia completa approvazione. Stavo giusto pensando a come farti
gentilmente capire che è ora di smettere di cantare sotto la
doccia… siamo stufi di riparare gli specchi che mandi in
pezzi! Così impari!”
“Solo perché tu non sei in grado di apprezzare
l’arte, non significa che le nostre doti canore non siano
riconosciute! Sono settimane che nessuno ci dice più che
stoniamo!”
“E’ solo perché ci rannicchiamo sotto il
Bankai di Tosen quando ti vediamo con un asciugamano in mano!”
“BASTA!” urlò Aizen, sbattendo un pugno
sul tavolo: “Non mi interessano i vostri bisticci del
mattino! Quello che voglio sapere, è chi si è
introdotto come un topo nelle mie stanze… e ha
vigliaccamente trafugato un genere di prima necessità dal
mio bagno!”.
Il silenzio che seguì fu carico di dubbi e riflessioni. Dopo
qualche minuto, la maggior parte dei presenti aveva deciso che forse
era il caso di scoppiare a ridere, convinti che Aizen avesse appena
raccontato una barzelletta molto divertente; i più
intelligenti si erano resi conto del suo tono minaccioso e, non visti,
stavano lentamente allontanando la loro sedia; poi, c’era qualcun altro, che
aveva appena fatto quatto quatto il suo ingresso in sala e, ignaro del
dramma che si stava consumando tra quelle pareti, era deciso a fare la
sua parte per la buona riuscita della festa di Halloween…
“BUHA-HAHAHAHAW!!!”
Il viso volpino di Ichimaru Gin, distorto in un ghigno malefico,
comparve all’improvviso a fianco di Aizen, illuminato da una torcia elettrica: tutti gli Espada si ritrassero,
orripilati, e le coronarie di Barragan scricchiolarono come rami
secchi; non tanto perché il volto di Gin fosse molto
più spaventoso del solito (anche se in effetti era piuttosto
inquietante), quanto per lo spettacolo agghiacciante che la luce della
torcia aveva reso all’improvviso visibile su quel lato del
tavolo…
“Whoa, ragazzi… l’ho provata per due ore
davanti allo specchio, ma non mi aspettavo un effetto così
travolgente!” Gin era chiaramente soddisfatto.
“Come mai è così buio qui dentro,
comunque? Non abbiamo nemmeno piazzato le zucche con le
candele…” . Poi si accorse che gli sguardi di
tutti erano fissi su di un punto alle sue spalle; si voltò,
e la torcia quasi gli cadde di mano.
“Ca…capitano! Sei proprio tu!?”
sussurrò con vocina flebile flebile.
Aizen aveva la faccia di uno che ha ingoiato un limone: se
quel poco di dignità che gli rimaneva non
gliel’avesse impedito, avrebbe cercato rifugio sotto il
tavolo. TUTTI avevano visto, TUTTI ora sapevano! Non ci potevano essere
limiti a quella vergogna… Meditando pensieri di suicidio,
apostrofò l’imbarazzatissimo Ichimaru con un
sibilo odioso: “C’era
un ottimo motivo per restare al buio, Gin. Ora, grazie a te, possiamo
anche accendere le luci… così potrò
vedere in faccia l’irrispettoso bastardo che mi ha
vigliaccamente sottratto il tubetto del gel!”
Tosen, al suo fianco, era rimasto impassibile, ma dentro di
sè sudava freddo… la giornata proseguiva sempre
peggio. E, chissà perché, aveva la sensazione che
non fosse ancora finita.
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Nonostante le minacce di essere sottoposti a pene orrende se qualcosa
fosse trapelato all’esterno di quella sala, non si
potè impedire che i pettegolezzi tra gli Arrancar per
qualche mese fossero tutti incentrati su di un solo argomento:
l’ “incrocio tra un cespuglio afro ed un taglio
house, con assurdi ciuffi che spuntavano da tutte le parti”;
questa era stata la descrizione più gentile
dell’aspetto dei capelli di Aizen che circolò tra
le Fraccìon.
Sul momento, gli Espada furono tutti in grado di reprimere le risate:
dalle occhiate omicide che il loro signore lanciava, era evidente che
qualunque commento sarebbe costato agli spiritosi ben più di
un arto.
Quando fu certo che nessuno gli avrebbe mancato di rispetto, Aizen
riprese a parlare: “Bene. Ora che avete visto tutti lo stato
in cui mi trovo, fuori i colpevoli. Una simile condotta è
intollerabile: soltanto qualcuno con i poteri e
l’abilità di un Espada avrebbe potuto penetrare
nei miei appartamenti senza essere scoperto… escludendo, per
ovvie ragioni, Yammy.”
Ci fu un debole grugnito di protesta da parte
dell’interessato.
“Questo lascia nove
sospettati…” e diede in un lungo,
esasperato sospiro, alzando gli occhi al cielo: “E va
bene… voglio essere magnanimo e darvi un’ultima
possibilità. Ora vi chiamerò uno per uno, e se il
colpevole viene fuori, prometto che sarò
clemente… bambini. Tosen, fai l’appello.”
“Subito, signore. Allora: Nnoitra, Aaroniero,
Ulquiorra?”
“Figuratevi se faccio di queste puttanate!”
“Signore! Noi siamo una vittima! La nostra
Zanpakuto…”
“Innocente, Vostra Eccellenza.”
“Zommari, Grimmjow, Halibel, Szayel Aporro?”
“La mia lealtà nei Vostri confronti è
indiscutibile.”
“Hah! Che me ne faccio del gel? Ho il mio!”
“... Non colpevole.”
“Non ho tempo per certe sciocchezze, io! E poi ho passato
tutta la notte in laboratorio.”
“…Stark?”
Non ci fu risposta. La postazione della Primera Espada era vuota: con
il buio, nessuno se n’era ancora accorto.
“Stark è di nuovo in ritardo… ad ogni
modo, credo che lo possiamo considerare innocente. Dubito esista
qualcosa in grado di convincerlo ad alzarsi, di notte.”
“Resta solo Barragan, allora. Barragan, come ti
dichiari?”
(…)
Il suo Arrancar più anziano non rispose: sedeva a braccia
conserte, un’espressione sdegnosa sul volto segnato dalle
rughe.
“Barragan…?”
Silenzio.
“Barragan, rispondi a Sua Eccellenza!”
Aizen si accorse che le guance del vecchio si stavano tingendo di una
delicata sfumatura rosata… possibile?!
“Barragan, devo dunque concludere che sei stato tu? Il
più affidabile, il più saggio dei miei
servi?” mormorò incredulo.
Il labbro inferiore dell’interpellato tremò
leggermente; infine, con le lacrime agli occhi, gridò di
fronte ai suoi colleghi con voce rotta: “No,
shignore! Non schono shasho io! Ma shalshuno è
enschrascho anshe in shamera mia shanoshe, e mi ha rubasho la
shenshiera!”
Capitolo 2 up!
Capitolo 3 quando lo studio mi lascerà un pò di
tempo.
Grazie per avermi seguito!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Ispezione ***
Capitolo
3 - Ispezione
“Tutto ciò è inaudito!” aveva
detto Aizen “In una sola notte, sono stati commessi ben tre
furti, di cui uno al sottoscritto! Consideratevi tutti agli arresti
finchè il colpevole non sarà scovato”.
Tacque e squadrò gli Espada a lungo, con sospetto, poi con
tono minaccioso aggiunse: “avrei voglia anche di mandare
all’aria la festa di stasera, ma considerato
l’entusiasmo con cui avete accettato di partecipare
al concorso per la miglior zucca decorata…”
Affermazione, questa, decisamente esagerata. Iniziative del genere
venivano prese da Aizen ogni anno, e gli Arrancar sospettavano che lo
facesse per il solo gusto di tormentarli: il Natale prima, quando era
stato il turno di “Presepi dal Mondo”,
Szayel Aporro aveva avuto una crisi isterica dopo avere estratto la
Mongolia come nazione a tema, e per Carnevale gli Espada ricordavano
ancora con terrore di essere stati tutti costretti a travestirsi da
donna, con risultati agghiaccianti, per il divertimento del loro
sovrano.
Alla notizia dell’ennesimo concorso, avevano tutti resistito
finchè Aizen si era ritirato, poi molti erano scoppiati a
piangere, e Nnoitra aveva infilato un ciuffo d’erba gialla in
cima alla sua zucca, asserendo che aveva completato la sua zucca-Halibel, prima di lanciarla in aria e tagliarla a metà con
un gesto eloquente.
“…diciamo che eviterò di
punire tutti per la slealtà di uno solo” concluse,
affondando anche le loro ultime speranze che da quella riunione potesse
uscire qualcosa di buono. " Ora tornerete alle vostre camere e non ne
uscirete finchè non saranno state controllate a fondo:
ciò vale anche per le vostre Fraccìon. Kaname, ti
nomino task force. Provvederai agli interrogatori e alle ispezioni, e
risponderai personalmente dei risultati.”
“Agli ordini, Eccellenza.” rispose quello
“Mi assicurerò che la giustizia segua il suo
corso, come sempre.”
“No, Kaname” replicò gelido Aizen
“ti assicurerai di ritrovare il mio gel nel minor tempo
possibile! Non posso continuare ad andare in giro con questo nido di
rondine in testa!”
“Oh… ehi, sembra divertente! Posso andare
anch’io con Kaname, Cap?” si intromise Ichimaru.
L’imbarazzo di poco prima era svanito in fretta: era tornato
alla sua espressione abituale, quella di un bambino alle prese con un
nuovo giocattolo... da rompere.
Tosen allora alzò gli occhi al cielo e sperò con tutto il cuore che la sua muta
preghiera venisse ascoltata… ma la giornata era destinata a
passare da storta a tragica, se ne era reso conto fin dal mattino.
“Certo che puoi, Gin. Anzi, devi. E se
scoverete il colpevole, forse deciderò di chiudere un occhio
su quel simpatico scherzo della torcia… ma se
fallite” e qui i suoi occhi ebbero un lampo pericoloso
“preparatevi a ricevere… un tatuaggio!”
Gin e Tosen si scambiarono un’occhiata. “Ma,
Capitano… noi non siamo Espada!”
Aizen sorrise, annuendo con aria furba. Quell'espressione, combinata
all'aspetto assurdo dei capelli, gli conferiva un aspetto assai sinistro. “Non parlo di quel tatuaggio. Se
non mi portate il colpevole, farò marchiare Kaname a fuoco
con la scritta “Fate la carità, sono un povero
cieco”, mentre tu, Gin, sfoggerai un bel “Rido
perchè sono scemo”.
Il sorriso di Ichimaru si congelò
all’istante. “Siete stati
avvertiti…”
----------------------------------
“Che facciamo, Kaname? Non voglio essere marchiato come un
vitello!” piagnucolò
l’ex-Capitano della Terza Compagnia. I due Shinigami procedevano fianco
a fianco lungo uno stretto corridoio, da qualche parte al terzo piano
della Torre Est.
“Awww… buuuh!” gli fece il verso
Wonderweiss, mentre saltellava dietro di loro.
Tosen aveva insistito perché il giovane Arrancar li
accompagnasse, in qualità di suo assistente.
“Che individuo irritante… Facciamo quello che ci
è stato ordinato. Investighiamo.” Tosen aveva in
mano una lista di nomi, uno dei quali era stato già
depennato: “L’assenza di Stark alla riunione
è oltremodo sospetta. Credo che ci convenga fargli
visita.”
“Stark? Oh, andiamo! Il Capitano Aizen ha ragione: uno che
non riesce a stare sveglio neanche di giorno, che va in giro di notte a
rubare cianfrusaglie?” e diede in un ghigno
“Piuttosto, ci andrei cauto con quella piccola peste che si
porta sempre dietro… è decisamente antipatica, mi
fa le linguacce ogni volta che mi vede!”
“Gin!” replicò Tosen con tono indignato
“ Dovresti lasciare le tue antipatie personali fuori dalle
indagini!”
“Già… ed è per questo che,
in barba ad ogni logica, le indagini sono cominciate dalla stanza di
Grimmjow, vero?” ridacchiò Gin.
“Non so proprio di cosa parli. Grimmjow era il sospettato
numero uno: è infido, inaffidabile,
attaccabrighe…”
---------------------------------
“Che diavolo ci fai qui, Tosen?”aveva ringhiato la
Sexta Espada, trovandoselo davanti appena dieci minuti dopo la
riunione. Dietro di lui, i cinque membri della sua Fraccìon
si erano immobilizzati sul posto, ed avevano un’aria
imbarazzatissima. Anche un cieco si sarebbe accorto che avevano le mani
occupate, e che stavano tentando, senza troppo successo, di nascondere
qualcosa dietro la schiena.
“Cosa ci faccio qui?” era stata
l’impassibile replica.“ Sono venuto ad ispezionare
la tua stanza, Grimmjow. Non eri presente quando Sua Eccellenza ha dato
gli ordini?”
“E in quale sistema numerico il 6 viene per primo?
Ripassa tra un’ora, non ci siamo ancora lib…
cioè, stiamo riordinando! Non vorrei mai che il signor
Sherlock Holmes si imbattesse nei calzini sporchi di Di Roy…
sono un’arma di distruzione di massa!”
Naturalmente, Tosen non si era lasciato convincere: “Questi
patetici tentativi mi insospettiscono. Mi dai da pensare che tu
c’entri qualcosa con i furti di stanotte, e non intendo
lasciarti il tempo di cancellare le tue tracce! Facci
entrare!”
“Non c’entro proprio nulla, sottospecie di sosia di
Edgar Davids! Vai ad importunare qualcun altro!” Gin
cominciò a ridacchiare, ma non disse nulla. Neppure per un
attimo aveva pensato che Grimmjow fosse implicato, ma sospettava di
sapere cosa il gruppetto cercava di nascondere…
Era stato Wonderweiss a sbloccare la situazione: un attimo prima era
lì che ciondolava sulla soglia con aria annoiata, un attimo
dopo aveva drizzato la testa e urlato: “Auuaaah!”
ed era scattato attraverso la stanza, e prima che Shawlong e Nakeem,
che si erano portati alle spalle di Grimmjow con aria innocente,
potessero fermarlo, aveva ficcato la faccia sotto un cuscino del
divano, sotto il quale si intravedeva un angolino colorato…
“Bawabaw…”
“Ehi, piccolo sgorbio! Mettilo giù, non
è roba tua!”
Troppo tardi: Wonderweiss aveva già ritrovato la via verso
le braccia di Tosen, sventolando allegramente la sua preda.
“Adidabuma!”
“A-ha! Bravo, Wonderweiss. Vediamo se indovino... Ancora
giornaletti porno! Eppure eri stato avvertito!”
“Maledetto! Ridammelo!”
“Non se ne parla: è confiscato. E se ne hai altri,
sarà bene che li tiri fuori subito e mi dai anche
quelli.”
“Oh, andiamo! Siamo un gruppo di sei Arrancar maschi,
dobbiamo pure ammazzare il tempo! Da quando ci hai confiscato il Risiko
con la scusa che la guerra è la madre di tutti i mali del
mondo, le serate nell’Hueco Mundo non passano
mai… E poi tu non te ne puoi fare niente, sei
cieco!”
Gin era piegato in due dalle risate: “Già, ma ora
che ci penso, nessuno sa COME è diventato
cieco…”
“Non fare umorismo di bassa lega, Gin. Allora, vediamo:
abbiamo possesso di articoli illeciti, tentativo di resistenza alle
forze dell’ordine, occultamento di prove… e
tentata corruzione di minore!”
replicò imperturbabile l’altro, strappando di mano
a Wonderweiss il foglio incriminato. Il piccolo sembrava genuinamente
interessato, e cominciò a strillare cercando di riprendersi
il maltolto.
“A me pare che stia facendo tutto da
solo…” digrignò l’Arrancar
tra i denti.
“Ritieniti fortunato che Sua Eccellenza abbia altro per la
testa in questo momento. L’integrità morale degli
Espada deve essere di esempio per tutti gli Arrancar!”
concluse Tosen, prima di allontanarsi trionfante con la pila di
giornaletti confiscati, con Wonderweiss che gli si agitava in braccio.
Gin diede un’ultima occhiata al gruppetto di Arrancar:
sembravano dei cani a cui era stato portato via un prosciutto
particolarmente grosso.
“Prima o poi, al nostro signor ufficiale supervisore
capiterà un brutto, bruttissimo
incidente” sibilò tra i denti l'Arrancar
Sexto. Non sopportava di essere messo in ridicolo di fronte ai
subordinati, e Tosen era sulla sua lista nera già da molto
tempo.
Ichimaru gli battè amichevolmente sulla spalla:
“Non te la prendere, Numero 6. Tosen-san è cieco,
poverino… se potesse vedere certi titoli nella collezione di
DVD del Capitano Aizen, forse sarebbe meno intransigente. E
comunque”, aggiunse malizioso, con una strizzatina
d’occhio “su con la vita! Ho ancora quelli che mi
avete prestato…!” e si affrettò sulle
orme del collega.
--------------------------------------
La stanza di Stark aveva presentato una sorpresa: la Primera Espada era
accasciata sul letto con aria infelice, i capelli arruffati e due
occhiaie enormi: sembrava uno che non dorme da una settimana.
“Ok, Numero 1, ripetilo lentamente: non sono sicuro di avere
afferrato. Non hai chiuso occhio per tutta la notte,
perché…”
“Oh, Stark, ti prego… non renderti ancora
più ridicolo!” Lilinette lo scrutava con un misto
di compatimento ed esasperazione, le braccia appoggiate allo schienale
di una sedia.
“Se almeno tu mi lasciassi tenere il mio orsacchiotto
Tippy…”
“Mi-ri-fiu-to! Non permetterò mai che il mio
principale vada a letto con un orso di peluche! E tanto meno che faccia
tante storie solo perché ha perso il suo
ridicolo…”
“…portachiavi luminoso?”
completò Gin incredulo.
“…a forma di Topo Gigio!” aggiunse
Stark, la disperazione nella voce. “E non l’ho
perso! Fino all’ora di cena era qui, sul mio comodino!
Qualcuno me lo ha portato via, qualcuno che sapeva che senza una lucina
nella stanza ho t-troppa p-paura del b-buio per
addormentarmi!”
Sembrava sul punto di piangere: evidentemente, il suo fisico abituato a
18 ore di sonno era ormai prossimo al coma.
Gin si passò la mano sul volto: la faccenda si complicava
ancora. Con questo i furti diventavano quattro, e non avevano ancora
nessun indizio!
“Molto bene, Stark… sei pulito.” Tosen
era appena uscito dalla camera di Lilinette. “Tu, invece,
signorina, togli immediatamente quel poster di High School Musical
dalla tua scrivania! Non si può vedere, è
diseducativo per una bambina!”
Lilinette ribattè piccata: “Tu non dovresti
poterlo vedere! Come diavolo hai fatto?”
“Non fatemelo ripetere ogni volta. Attraverso questi miei
poveri occhi non sono io che guardo, è la
giustizia!”
“Cieca anche quella…” pensò
mestamente Gin, alzandosi. “Molto bene, Numero 1. Indagheremo
e ti faremo sapere…”
“Vi pregouahh!”sbadigliò Stark, prima di
riaccasciarsi sul letto infilandosi il pollice in bocca
“ritrovate il mio portachiavi, o rischio di
impazzire…” Li lasciarono lì,
lui semiaddormentato e tremebondo, lei impegnata a togliere
il poster mentre alternava borbottii come “ti farò
vedere io, bellimbusto” ad altri tipo “vergogna tra
gli Espada”.
“Davvero non capisco, Kaname… Cosa se ne
può fare uno di una Zanpakuto, una dentiera, un portachiavi
e del gel?” questionò Ichimaru mentre si
allontanavano verso la stanza in fondo al corridoio.
“E’ proprio quello che dobbiamo scoprire,
Gin…” replicò Tosen, impassibile.
Sembrava meditabondo.
Perché
diavolo è così tranquillo? si
chiese la Volpe d’Argento. Forse dietro quegli occhiali da
sole ha già la soluzione del caso… ma,
un momento! Questo fa di me il dr. Watson della situazione! Non voglio!
“Awaa…” Wonderweiss aveva assunto un
atteggiamento strano. Sembrava non riuscire a smettere di ridacchiare,
e guardava Tosen con aria furba, il viso seminascosto tra le
mani.
Gin lo fissò. No…
Watson lo fa lui. Io faccio Moriarty, si adatta meglio alla mia
scintillante personalità. Infatti, se scopre il colpevole
prima di me, giuro che lo butto in una cascata!
Capitolo 3 Up, finalmente! Capitolo 4, forse, alla fine di Febbraio. XD
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 - Ancora Ispezione ***
Capitolo
4 – Ancora Ispezione
Sostarono per un secondo davanti alla porta di Aaroniero: sapevano
entrambi che le loro chances si erano ridotte all’osso.
L’attenta perquisizione delle camere di Nnoitra, Barragan,
Halibel ed Ulquiorra non aveva rivelato nessun elemento utile:
l’anziano Arrancar, in preda allo sconforto più
totale, si era rifiutato di spiccicare parola di fronte ai due.
Nnoitra era a quanto pare riuscito a sbarazzarsi della stampatrice e
delle foto compromettenti (con un certo sollievo di Gin:
sarebbe stato imbarazzante, se si fosse scoperto che era fondatore,
assieme a Numero 5 e Tesla, del giornalino parodistico
“L’Eco dello Hueco” che aveva fatto
scandalo nei mesi precedenti, rivelando i particolari piccanti e le
gaffe di un certo numero di Arrancar… il numero con la foto
di Aizen spettinato avrebbe esaurito le tirature, Gin ne era certo!).
La stanza di Ulquiorra non aveva dato migliori risultati; quella di
Halibel, infine, aveva significato per Gin un robusto schiaffone da
parte di Mila Rose, dopo che Wonderweiss aveva approfittato di un
momento di distrazione di Tosen per intrufolarsi in bagno mentre la
doccia era occupata.
“Quel piccolo gnomo è sotto la TUA
responsabilità! Perché non se
l’è presa con te?” si lamentò
lungo il corridoio l’ex-Shinigami, massaggiandosi la guancia.
“Ma perché porto gli occhiali, fastidioso
individuo: nessuno picchia mai quelli con gli occhiali.
Perché pensavi che li portassi, per vederci
meglio?” replicò l’altro, bussando con
impazienza.
Si udirono rumori raschianti, ed una serie di sibili irritati da oltre
la porta.
Tosen si voltò verso il suo piccolo aiutante:
“Wonderweiss, credo sia meglio se non assisti qui. I nostri
prossimi indagati sono individui ancora più discutibili di
Grimmjow; torna in stanza, e riprendi pure a lav… a giocare,
voglio dire! Qui ce la caveremo da soli per un altro
po’.”
“Sì, e smettila di saltellarmi attorno! Credevo di
starti antipatico… che hai da aggrapparti
così?” aggiunse Gin, infastidito.
Da quando erano usciti dalla camera di Halibel, il piccolo Arrancar
sembrava parecchio eccitato: aveva abbandonato la sua aria ciondolante
e sembrava seguire il luogotenente di Aizen con rinnovato interesse. In
un paio di occasioni lo aveva persino afferrato per la manica,
spostando gli occhioni da lui a Tosen, come in attesa di
qualcosa… sembrava quasi implorante.
Ignorò completamente l’ordine, e non appena uno
scocciatissimo Aaroniero aprì la porta, prese a squadrarlo
con un sorrisone sorpreso sulla faccia e scoppiò a
ridacchiare, indicandolo con un dito.
Due paia di occhi scocciati si fissarono sugli improvvisati detective:
“Allora? Lo avete trovato? Punito severamente?”
ringhiò una testa. “…e portato qui a
chiedermi scusa in ginocchio?” aggiunse l’altra.
Tosen gli restituì uno sguardo freddo, la bocca una smorfia
di disgusto: dopo un attimo di silenzio fece un cenno con la testa a
Gin, che estrasse la Zanpakuto incriminata dalla sua tunica e la porse
all’Espada.
Aaroniero lanciò un gridolino di gioia e gliela
strappò dalle mani: sembrava che gli avessero
riportato un figlio.
“Qui, qui, tesoro mio, tra le mie braccia… Sua
Eccellenza ti ha fatta persino ripulire per bene! Questo è
certo un segno della benevolenza che ha verso di noi, il suo Arrancar
preferito!” e la sfoderò, mangiandosela con gli
occhi.
Effettivamente, era più lucida di un diamante: fodero, lama
ed elsa non avevano più traccia di unto, e scintillavano.
“Non abbiamo ancora trovato il responsabile, e, a questo
proposito, gradiremmo farti qualche domanda…”
cominciò l’ufficiale supervisore.
Aaroniero smise per un attimo di abbracciare la spada e li
fissò furente: “Domanda?! Domanda?! Sospettate
forse di noi? DI NOI, che siamo parte lesa?! E’ assurdo! La
verità è che siete due incapaci, e non sapete
più che pesci pigliare…”
“Fa silenzio!” lo rimbeccò Tosen.
“E’ mio dovere informarti che sei salito in cima
alla lista dei sospetti!”
I due si fronteggiarono per qualche attimo, sdegnosi. Gin aveva
distolto lo sguardo; sembrava poco convinto. Aaroniero fremeva
d’indignazione.
“Sappi dunque che c’era la
possibilità…”
“Ma Kaname, veramente…” cercò
di interloquire Gin, ma l’altro lo zittì con un
gesto.
“… che c’era la possibilità
che il liquido di cui era ricoperta la spada fosse pericoloso,
naturalmente. Sua Eccellenza ha molti nemici che ricorrerebbero ai
trucchi più subdoli per danneggiarlo…”
“Ma era la MIA spada, idiota!”
“Ti ho detto di stare zitto! Naturalmente, proprio per casi
come questo, è stata predisposta una procedura
standard per l’identificazione delle potenziali sostanze
tossiche: e cioè, farle assaggiare a Yammy.”
Aaroniero spalancò le bocche, orripilato: “Avete
permesso a quel bestione di toccare la mia Zanpakuto?! Ma io
vi…”
Impietoso, Tosen incalzò: “A quanto pare la
sostanza, di consistenza gelatinosa, aveva “un sapore
dolciastro e delicato, con un retrogusto amarognolo che ne esalta la
delicatezza e sapidità”. Tralasciando
l’abbinamento con vini rossi d’annata e portate di
carne, l’informazione più interessante ti riguarda
molto da vicino, Espada Nono…”
Lo zelante sottoposto fece una pausa: aveva un’aria
trionfante. Gin si passò una mano sul viso.
“E’ venuto fuori, in breve, che secondo Yammy la
sostanza aveva un sapore molto simile a quello del contenuto della
boccia per pesci che porti in testa.”
La Zanpakuto cadde a terra: le due teste di Aaroniero si irrigidirono
in una smorfia indecifrabile. Per un pezzo sembrò incapace
di spiccicare parola.
“Mi interesserebbe molto sapere come spieghi questo,
Novena.”
Le bocche sottovetro si aprirono e chiusero più volte.
Niente: la voce non usciva.
L’espressione di Gin era quasi compassionevole.
“Kaname, andiamo, è ridicolo…”
Alla fine, con un filo di voce, l'Espada trovò
la forza di gracchiare: “E… eh… posso
sapere come fa lui
a conoscere… il gusto del liquido nel mio ermeticamente chiuso
contenitore… che garantisce la mia sopravvivenza?”
Tosen ed Ichimaru si scambiarono un’occhiata eloquente,
mentre Wonderweiss riprendeva a ridacchiare...
31 Dicembre, Capodanno.
Il festino procede
splendidamente sotto gli occhi soddisfatti di Aizen, seduto sul suo
trono, tazza di tè in mano; sta giocando una agguerritissima
partita di Shogi con Zommari, che si meraviglia di come tutte le pedine
che cattura sembrino ricomparire per magia sulla scacchiera; Gin li
osserva ghignando.
Lilinette e Wonderweiss
giocano a rincorrersi sotto i tavoli urlando, ignorando i richiami
degli infastiditi Numeros che travolgono; Stark dorme profondamente in
una poltrona, sotto una coperta di flanella a scacchi, russando
sonoramente, ignaro della prova di coraggio che le ubriachissime
Segunda Fraccìon si apprestano a mettere in atto a sue
spese, ovvero riuscire ad infilargli in bocca un peperoncino intero;
colpi soffocati e occasionali minacce provengono dalla porta del bagno,
dove tutti gli Espada di comune accordo hanno rinchiuso Tosen a
tradimento.
Ulquiorra ha esagerato
con la vodka e, abbandonata ogni inibizione, è saltato sul
tavolo, improvvisando uno spogliarello a tempo di musica tra i fischi e
le urla di incoraggiamento di Apache, Sun Sun e Mila Rose;
Nnoitra e Grimmjow non riscuotono, loro malgrado, lo stesso successo,
impegnati in una battaglia di karaoke in cui è difficile
stabilire chi vada più fuori tempo.
Lontano dalla
confusione, in un angolino isolato, Aaroniero si è
accasciato sul tavolo, ormai vicino al coma etilico: gli si avvicina
Yammy, in condizioni non molto migliori, stringendo il boccale vuoto.
In preda ai fumi
dell’alcool, manca di mezzo metro la giraffa piena di birra
ed afferra invece la testa della Novena Espada. Ruttando sonoramente,
si china su di lui…
“Non mi dire che non ti eri mai accorto di avere un
rubinetto, là dietro…”
azzardò conciliante Ichimaru. L’Espada era ridotto
ad una statua di sale.
“Poi, Kaname, è impossibile che abbia orchestrato
tutto lui! Quella sera Yammy è diventato blu ed è
crollato a terra sbavando: in infermeria gli avevano diagnosticato un
avvelenamento da arsenico… questa volta, invece, non voleva
smettere di leccare la spada, guarda come è lucida e
brillante…”
Con un tonfo sordo, il povero Aaroniero crollò a terra
svenuto.
Oltrepassando il corpo con noncuranza, Tosen entrò nella
stanza seguito dall'altro, che rivolse al corpo un’occhiata
di compatimento.
“Era proprio necessario, Kaname? E’ stato
crudele…”
“La verità è sempre crudele,
Gin… e poi sei stato tu a dire che era l’unico
modo per effettuare l’ispezione senza sentirlo lamentarsi.
Per quando si sarà svegliato, avremo già finito.
Su, al lavoro!”
“Waaaa…” commentò saggiamente
Wonderweiss. Ma continuava a fissare la tunica di Ichimaru,
con espressione sognante…
------------------------
“Sono sempre più convinto che dietro a tutto ci
sia una macchinazione perversa di Grimmjow. Dico, l’hai visto
come ci guardava storto mentre gli vuotavamo il cassetto della
biancheria? Quello è un cattivo soggetto, te lo dico
io… ma mi stai ascoltando? Mi sembri distratto.”
“Ti ascolto, maledizione, ti ascolto! E’ questo
ragazzino impertinente che continua a saltarmi addosso! Via! Pussa via,
ho detto!”
“Ababababa…”
Wonderweiss era praticamente incollato alla gamba di Ichimaru, e rideva
come un matto, infilandogli le mani nelle tasche e ignorando tutti i
tentativi di questo di scrollarselo di dosso.
“Non ti azzardare a trattarlo male! Dovresti essere contento
che finalmente uno spirito puro come il suo ti dimostri amicizia: non
te la meriti affatto.”
“Aaah! Il posto dei lattanti è all’asilo
nido!”
“Concentrati piuttosto sulla nostra indagine. Sua Eccellenza
si aspetta dei risultati: non vorrai deluderlo, vero?”
Ichimaru si portò una mano al collo: diventava sempre
più difficile scacciare l’immagine di un Aizen
ghignante con in mano un ferro ardente. No, non voleva deluderlo
affatto.
“Ma ormai siamo a corto di opzioni! Da Aaroniero non abbiamo
trovato nulla, e resta solo il laboratorio di Szayel Aporro! Inoltre
ormai il colpevole avrà avuto tutto il tempo di far sparire
le sue tracce… AHIA!”
“Ti dico che troverò il modo di dimostrare che
Grimmjow è colpevole. Uno come lui avrà
sicuramente lasciato in giro qualche indizio, si tratta solo di
trovarlo… ehi, ti ho detto di lasciarlo stare!”
“Ma mi ha morsicato il dito! Staccati, bestiaccia, ti ho
detto di staccarti…”
Furono interrotti a metà della scalinata da una voce
suadente: “Si può sapere chi è che fa
chiasso? Dico, qui dentro c’è gente impegnata a creare…”
Gin e Tosen abbassarono gli occhi: Szayel Aporro li fissava irritato
dalla porta semichiusa del laboratorio. Gli ci volle qualche secondo
per mettere a fuoco l’identità dei disturbatori,
ma una volta riconosciuti, il suo tono salì immediatamente
di un’ottava: “Oh, ma è Lei,
Ichimaru… domando umilmente scusa” si
affrettò ad esclamare con voce mielosa. Con un sorrisetto
untuoso, si precipitò loro incontro.
“Naturalmente La stavo aspettando. Le Sue visite sono sempre
gradite, indipendentemente dagli individui insignificanti che La
accompagnano, solo per invidia…”
Nel sentirsi dare del Lei, Gin ridacchiò suo malgrado:
sapeva che il problema degli onorifici doveva avere tormentato
l’Octava Espada per notti intere. Solo recentemente pareva
aver concluso che il Voi spettava esclusivamente ad Aizen, e che il Lei
era un giusto compromesso per il Vice.
“E’ sempre un piacere, Numero 8. Adoro fare un giro
per il tuo parcogiochi, si impara sempre qualcosa di
nuovo…”
Tosen si mise in mezzo: “Poche chiacchiere; siamo qui per
lavorare, Szayel Aporro. Facci strada, dobbiamo perquisire il
laboratorio.”
L’Arrancar si passò una mano tra i capelli,
osservandolo con irritazione: “Per favore! Perchè insisti nel
ricordarmi la tua antiestetica presenza mentre sto parlando con il
nobile Ichimaru?”
Tosen lo fissò inespressivo, portando la mano
all’elsa della Zanpakuto.
Il sorriso di Szayel Aporro si incrinò, e dopo un attimo
sospirò in maniera teatrale: “Uff… e va
bene, se proprio dovete, entrate. Vi avverto, c’è
un certo disordine… sono stato molto impegnato in questi
ultimi giorni. Fate poco rumore, e usate le pattine. Ah, TU NO,
mostriciattolo!” esclamò, alzando la mano a
sbarrare il passaggio a Wonderweiss. “L’ultima
volta che sei entrato qui dentro, hai praticamente raso al suolo
l’edificio!”
Stranamente, Tosen non ebbe nulla da obiettare: “Ha ragione,
Wonderweiss. Questo non è un posto adatto ad un bambino. Vai
ad aspettarmi in stanza.”
Il piccolo incredibilmente non protestò: anzi, si
fermò un solo istante per fare ciao con la manina ad
Ichimaru, sghignazzando, poi trotterellò via gioioso, senza
voltarsi.
Szayel Aporro si aggiustò gli occhiali sul naso:
“Oooh... a quanto pare, perfino
i poco dotati manifestano finalmente un pò di buon senso!
... come vi dicevo, il laboratorio è un po’
sottosopra… ma, voglio sperare che non sospettiate proprio
di me, il più serio, il più fedele tra gli
Espada, non è vero? Proprio io, giocare un tiro del genere a
Sua Eccellenza! Rabbrividisco
d’indignazione!”...
Capitolo 4, UP! Doveva essere il penultimo, ma è venuto
fuori troppo lungo, quindi ho dovuto spezzarlo in due parti…
la visita al laboratorio dovrà aspettare. Prossimo capitolo
a giorni, spero.
Ci avviamo alla conclusione!
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 - Psicologia ***
Capitolo 5 – Psicologia
“Non
se ne parla nemmeno”
concluse serafico Szayel Aporro, fissando il volto corrucciato di Tosen
sull’altro lato della scrivania, come se fosse la cosa
più ovvia del mondo.
L’ufficio dell’Octava Espada era tenuto volutamente
nel caos più totale: pile di scartoffie e libri dal titolo
astruso occupavano ogni centimetro di spazio disponibile, formando
piccoli mulinelli sotto l’effetto dell’aria
condizionata, e le pareti metalliche emettevano un ronzio
spiacevolmente simile ad una sega a motore.
L’Arrancar si sentiva frustrato: l’aver dipinto le
pareti di verde acido e i numerosi cartelli “Pericolo di
Morte” appesi a mo’ di quadri avrebbero dovuto
rendere le visite sgradite le più brevi
possibile… a Szayel Aporro non piaceva il contatto umano
obbligato. Specialmente quando aveva così tanto da fare: ecco
perché si stava sforzando
di far capire a quei due, con il maggior tatto possibile, che ogni
minuto che sottostava a quel ridicolo interrogatorio era un minuto
sottratto al progresso e alla scienza…
Ma ci voleva tanto
a capire che un’intelligenza superiore come la sua aveva
altro a cui pensare che a trafugare cianfrusaglie?
Le sue labbra si irrigidirono: d’accordo,
d’accordo… per amore di conversazione poteva
magari fare due parole con una persona blandamente interessante come
faccia di volpe: ma che quella specie
di incrocio malriuscito tra un rappettone ed un testimone di geova
proponesse una cosa del genere, era semplicemente inaudito. Il suo
orgoglio di scienziato, dove sarebbe andato a finire?
“Gli occhi di Sua Eccellenza dovranno essere i primi a
posarsi sul parto del mio genio.” ribadì,
gonfiando il petto. “Un’invenzione rivoluzionaria,
che cambierà per sempre la vita di tutti gli
Arrancar…”
Tosen non pareva affatto impressionato: la sua espressione di disgusto
non lasciava dubbi sull’opinione personale che aveva
dell’indagato.
“Szayel Aporro… non è che, per caso,
stai cercando di ostacolare le indagini, vero? Sarebbe per me un
immenso dispiacere dover scalare Grimmjow dalla cima della lista dei
sospetti…”
“Ha ragione, Numero 8” aggiunse Ichimaru, alzando
le braccia in gesto sconsolato. “Abbiamo bisogno di prove che
dimostrino la tua innocenza. Abbiamo perquisito le camere di tutti i
tuoi colleghi…”
“E nulla vi impedisce di fare lo stesso con me.”
ribattè l’Octava. “Posso persino, in omaggio
all’augusta presenza del nobile Ichimaru, disattivare per
qualche ora le trappole mortali, e prestarvi Lumina come
guida… ho
detto Lumina, inutile sacco di pulci!” aggiunse,
scacciando con un calcio il piccolo Verona che si era messo a sbavargli
sulle scarpe.
“Però me lo dovete riportare per le 17; dopo mi
serve come cavia per sperimentare un nuovo, rivoluzionario tipo di
trinciaunghie…”
Ichimaru inclinò la testa da un lato e fece un sorrisetto:
“ Ah, per le 17! Magnifico! A quell’ora anche noi
siamo soliti staccare per il tè delle cinque! Siamo stati
proprio fortunati a trovare qualcuno che ci capisce al volo, eh,
Kaname?”
L’Arrancar apparve sollevato: “Aah…
è proprio una soddisfazione, constatare che la mia e quella
di Sua Eccellenza non sono le uniche teste funzionanti a Las
Noches… Le sono grato per la comprensione. Ora, se volete
scusarmi…”
Non fece in tempo a voltarsi, che si ritrovò Tosen davanti,
la Zanpakuto minacciosamente puntata in mezzo agli occhi.
“Szayel Aporro… sono un po’ di fretta,
quindi per stavolta chiuderò un occhio sul fatto che tu
abbia di nuovo allargato il tuo nido senza
permesso…”
“Prego!”protestò
vivamente l’Espada, cercando di portarsi fuori tiro
“Sua Eccellenza si era raccomandato che non estendessi questo
tempio delle scienze oltre l’Ottava Torre, ed ho obbedito
alla lettera! Non ha posto alcuna restrizione ad eventuali, piccoli
scavi sottoterra.”
“Sedici
chilometri di tunnel sono qualcosa di più di un
piccolo scavo; ecco spiegato perché la Torre di Yammy pende
ancora come la Torre di Pisa, nonostante si sia messo a
dieta… e noi dovremmo esplorare tutto questo entro
sera… anzi, mi correggo… entro le 17?”
“Ovviamente no! Potreste fidarvi della mia parola…
e poi i miei assistenti sanno che sono sempre stato qui! Possono
testimoniarlo!”
I due Shinigami gettarono una breve occhiata alle due creature: Lumina
era tutto preso da quello che sembrava un tentativo disperato di
mordersi la coda (tentativo piuttosto inutile, dato che di coda non ne
aveva nessuna), mentre Verona era ancora fermo dove il calcio lo aveva
spedito, intento a contemplare un muro spoglio in una sorta di estasi
mistica.
Gin inclinò la testa da un lato: “Temo che non
siano il massimo dell’attendibilità, Szayel
Aporro… se non accetti di mostrarci una prova convincente,
temo che dovremo considerarti coinvolto, e comportarci di
conseguenza.”
L’Octava si passò una mano tra i capelli e sorrise
mellifluo: “Bene, se proprio bisognava arrivare a
questo… fate pure come volete. Non mi interessa.”
Con mossa degna di un prestigiatore, carta e penna presero magicamente
il posto della Zanpakuto nelle mani di Tosen: “Molto bene,
allora… vediamo, Szayel Aporro non è in grado di
fornire un alibi convincente… ha passato la notte a
trafficare su macchinari non meglio identificati…
è recidivo nella perversa espansione della sua lurida
tana… sfoggia come sempre un taglio di capelli contrario
alle più elementari norme di buon
gusto…”
“Scrivi, scrivi, Kaname: si propone una punizione
esemplare…” aggiunse Gin compiaciuto
“vediamo… elettroshock? Privazione del sonno?
Cinquanta frustate?”
Szayel Aporro sogghignò a sua volta, con aria saccente:
“Prego! Avete forse dimenticato chi è il maggior
esperto di tecniche di tortura dell’intero Hueco Mundo?
Minacciatemi quanto volete, sono in grado di resistere a qualunque
suppli…”
Ma la voce gli morì in gola; non esisteva, dopotutto, un
solo Arrancar a Las Noches che non provasse un brivido quando il ghigno
di Gin Ichimaru raggiungeva la sua massima estensione.
L’Espada deglutì rumorosamente.
“Oh, sono così
mortificato, Szayel Aporro…”
proseguì Gin con tono vellutato. “ avrei dovuto
prevedere che con un duro come te certi metodi volgari sono
inefficaci… sono spiacente di averti offeso. No, per te ho
in mente qualcosa di diverso…”
---------------------------------------
Nei dieci minuti successivi, un casuale visitatore che avesse origliato
alla porta dell’ufficio avrebbe avuto il suo da fare per
distinguere parole di senso compiuto nel coro di lamenti, piagnistei e
suppliche isteriche che provenivano dal laboratorio; le urla erano
così assordanti da sovrastare il rombo che esplose ad un
certo punto, mentre una colonna di fumo invadeva la stanza.
Gin e Tosen cominciarono a tossire violentemente: un enorme macchinario
era appena emerso dal terreno. Era un mostro di metallo alto
più di sei metri, bizzarramente deforme e pieno di tubi e
valvole che sparivano tra le pareti.
“Bleagh! Cos’è, un impianto fumogeno per
la discoteca?” ansimò Gin, strofinandosi gli occhi.
Szayel Aporro era praticamente accasciato su di un’enorme
leva, l’espressione sconvolta.
“A-allora, siamo d’accordo, giusto? Io vi faccio
vedere que… questa cosa e… e Sua Eccellenza non
verrà mai a sapere dei miei pasticci con la
planimetria… ma soprattutto, vi prego, vi supplico…
non permettete a quel… quel mostro di entrare
qui!
“Chiamare mostro quell’angioletto… sei
veramente un essere spregevole, Szayel Aporro”
commentò Tosen rassettandosi l'abito.
“E’ vero, Numero 8… io pensavo di farti
contento! Fare da baby-sitter a Wonderweiss per qualche mese dovrebbe
essere un piacere… ci sono un mucchio di cose che potrebbe
imparare da una persona erudita come te! Leggere, scrivere, far di
conto…” ridacchiò malignamente
l’altro.
“Aaah… non ditelo nemmeno per scherzo!”
gridò l’Octava, prendendosi la testa tra le mani.
“E’crudele, assolutamente inumano… le
mie provette, i miei delicatissimi strumenti, a portata di mano di quel
demonio!”
“Tagliamo corto, Szayel Aporro. A che serve questo
trabiccolo, a parte a fare fumo?”
L’Espada parve ritrovare un minimo di contegno. Prese un bel
respiro, si raddrizzò gli occhiali sul naso, e si
schiarì la voce: “Questo meraviglioso
congegno è, modestamente parlando… la più grande
scoperta scientifica del secolo!
Aizen-sama me l’ha commissionata qualche mese fa, e ci ho
lavorato giorno e notte, con passione ed abnegazione… oh,
è così ingiusto
che il suo regale sguardo non sia il primo a restarne deliziato! Sarei
stato coperto di elogi ed onori, ed invece, per l’invidia e
sfiducia di alcuni, per i quali non contano nulla anni di fedele
servizio…”
Gin fece sporgere gli incisivi e (per quanto i suoi muscoli facciali lo
permettevano) lo fissò con un paio di occhioni innocenti:
“Auuu…”
L’Arrancar si irrigidì, e si voltò
meccanicamente verso il pulsante: “Co… come stavo
dicendo, Sua Eccellenza è venuto da me qualche tempo fa, e
mi ha confidato di essere preoccupato per il welfare dei suoi servi.
Dei recenti avvenimenti suggeriscono che tra gli Arrancar, e tra gli
Espada in particolare, serpeggia una certa inquietudine…
ora, potrei riportarvi per intero la discussione che abbiamo avuto
sull’interpretazione dei sogni, i disordini comportamentali e
gli archetipi junghiani…. ma vi annoierei e basta." si
affrettò ad aggiungere, vedendo che Gin non cambiava
espressione "In breve, le parole di Sua Eccellenza non hanno fatto
altro che confermare le mie supposizioni sul fatto che tra i miei
colleghi, non ce n’è uno che non sia fuori come un balcone.”
L’Espada fece una pausa, recuperando in un attimo
l’atteggiamento compiaciuto: “Non che ci volesse un
genio per arrivarci, comunque… la personalità
schizoide di Aaroniero, la fame nervosa di Yammy e il delirio psicotico
di Nnoitra fanno ormai parte del folklore locale, ma da quando Barragan
ha cominciato a sbrodolarsi con il semolino ed Ulquiorra è
stato sorpreso in bagno con delle lamette sospette… diciamo
che la sua preoccupazione ha raggiunto l'apice.
Convinto che l’isterismo, la depressione e gli impulsi
omicidi siano in realtà sintomo di aggressività
repressa, mi ha chiesto di elaborare qualcosa per permettere agli
Arrancar di sfogarsi in maniera costruttiva… et voilà!”
ed alzò le braccia, indicando con orgoglio
l’ammasso di metallo.
Gin si grattò la testa: “Una teiera gigante?
D’accordo che Cap dice sempre che il tè calma i
nervi, ma per Nnoitra avrei prescritto piuttosto una dose letale di
camomilla…”
“Ma no!” gridò Szayel Aporro
“Il punto è quello che la macchina produce! Qualsiasi
manuale di psicologia afferma che l’occuparsi di un
animaletto migliora sensibilmente le condizioni dei malati di
mente… e nell’impossibilità di affidare
un animale vero a quella banda di squilibrati senza che venga mangiato
o squartato vivo dopo dieci minuti, questa è
la migliore soluzione!” e schiacciò trionfante il
bottone.
Fasci di luce colorata illuminarono il laboratorio come
l’antro di uno stregone: la macchina cominciò a
cigolare e rombare, mentre un’altra colonna di fumo si
sprigionava dai tubi, rilasciando vapori soffocanti.
Si udirono gorgoglii, sibili e stantuffi: proprio quando Gin e Tosen
erano preparati a vederla esplodere, il fumo si diradò ed
aleggiarono trionfanti le note del Settimo Cavalleggeri, prima che il
rumore si placasse e la macchina si spegnesse con un ronzio.
I due ex-Shinigami si ritrovarono ricoperti di fuliggine: tossendo e
sputacchiando, lanciarono occhiate omicide all’Octava che
sorrideva estatico: “Beh, che ve ne pare? Coreografico, no?
Ho elaborato personalmente l’accompagnamento… ma
no, non vi profondete in congratulazioni! Il bello deve ancora
venire!”
Ci fu qualche attimo di silenzio: poi, si udì un minuscolo
“click”.
Gin dovette sforzare gli occhi per capire da quale punto della
struttura provenisse: individuò un minuscolo cassetto che si
era aperto sul lato destro, appena grande a sufficienza per infilarci
la mano. Si avvicinò e sbirciò
all’interno, ma vide solo un piccolo dischetto grigio
dall’aria inoffensiva.
“Tutto qui?” disse incredulo.
“Tutto qui!” replicò Szayel Aporro.
“Ma non faccia il timido, lo prenda! L’ho
personalizzato apposta per lei!”
Gin lo prese in mano diffidente, pronto a veder spuntare qualche ago
avvelenato: ma l’affare non sembrava una trappola mortale.
Aveva un minischermo e due pulsanti: non appena ne toccò
uno, esplose dall’interno una musichetta assordante, mentre
sullo schermo faceva la sua comparsa un minuscolo ma
inconfondibile…
Tippi-tippi Tippi-tipi!
Tippi-tippi-tippi-ti!
“Cucciolo di volpe!” gridò trionfante
Szayel Aporro. Il pericolo atroce che avevano corso i suoi Bunsen aveva
completamente abbandonato i suoi pensieri: pareva assolutamente
commosso dalla genialità della sua invenzione.
Gin rimase un pezzo a fissare lo schermo, assorto… poi si
lanciò il dischetto alle spalle con aria mesta, e
cominciò ad allontanarsi seguito da Tosen.
L’Octava non li notò neppure, tutto preso dal
magnificare la sua creazione: “Provate ad immaginare il
successone! Se lo brevettassi, diventerei milionario! Ogni Arrancar, con
il suo animaletto personale, che potrà nutrire, accarezzare,
coccolare… ne ho già pronte diciassette versioni
diverse, e altre ne usciranno nei prossimi giorni! Un tenero gattino
per Grimmjow, un bradipo per Stark, uno scarabeo stercoraro per mio
fratello… alla
luce dei fatti di oggi, qualcuno si ritroverà invece un
simpatico pipistrello… ehi, ma dove andate?
Già che siete venuti a disturbare, potreste almeno aiutarmi
a trovargli un nome… non so ancora come
chiamarlo…”
Ma i due Shinigami erano già spariti oltre la porta del
laboratorio.
-----------------------------------
“E’ bello che abbia scoperto un lato
così dolce della propria personalità, ma qualcuno
prima o poi dovrà dirglielo, che il Tamagotchi è
passato di moda sulla Terra più di dieci anni
fa…”
“Non ti pare che al momento abbiamo problemi più
urgenti di cui occuparci, Gin? Szayel Aporro è un idiota, ma
la sua storia regge… sai che cosa significa
questo?” gli ricordò Tosen, depennando
l’ultimo nome dalla lista.
Un brivido fece irrigidire Ichimaru, mentre i suoi pensieri tornavano
alla loro missione, clamorosamente fallita…
“Aaaah! Abbiamo finito i sospetti, e non abbiamo trovato
né gel né colpevole! Il Capitano ci
ucciderà… se saremo fortunati!” disse,
prendendosi la testa tra le mani.
Tosen non sembrava scomposto; il suo viso manteneva
un’espressione determinata.
“Attualmente, Gin, le cose non stanno proprio
così... in realtà, io mi sono fatto
un’idea abbastanza precisa di come si è svolta la
vicenda…”
Gin spalancò gli occhi. Aveva sentito bene?
“Tu cosa?”
“Già… è da un po’
che ci rifletto, e penso di avere ormai in mano la soluzione. Mi
piacerebbe sentire cosa ne pensi, Gin, prima di andare a riferire tutto
a Sua Eccellenza.”
Gin recuperò in un attimo il buonumore: “Ma
è magnifico! Siamo salvi! Su, non tenermi sulle spine: chi
è il colpevole?”
Tosen si aggiustò gli occhiali sul naso, ed attese un attimo
prima di parlare: “Alla luce delle testimonianze che abbiamo
raccolto, dovrebbe sembrare ovvio anche a te… Chiunque degli
Espada sarebbe stato in grado di compiere materialmente i furti,
d’accordo; ma sfidare così apertamente
l’ira di Sua Eccellenza, senza un valido motivo…
quanti tra di loro sarebbero così spudorati? La cosa mi
lasciava perplesso…
Poi, abbiamo perquisito la camera di Stark, e tutto è
diventato chiaro: gli altri furti sono avvenuti durante la notte, ma il
portachiavi… quello, se ci pensi bene, è stato
sottratto prima
che calasse la notte e Stark rientrasse in camera… e visto
che Stark passa lì dentro almeno venti ore al giorno, e che
la sua Fraccìon non è affetta come lui da
narcolessia, c’era un solo momento in cui il furto poteva
essere perpetrato: durante la cena, quando tutti gli Espada erano
riuniti con Sua Eccellenza nella Sala Grande.”
Gin apparve perplesso: “Ma se tutti gli Espada erano riuniti
lì, come potevano…”
Tosen sorrise: “Vedo che ci stai arrivando anche
tu… nessuno
di loro poteva, e le ispezioni lo hanno confermato.
Questo restringe di molto il campo delle indagini, non trovi?
Il tizio che cerchiamo è subdolo, sfrontato, abile come un
Espada, ma non
è un Espada. Per quanto ne so, in tutta Las
Noches esiste solo un tipo del genere.”
“E… chi sarebbe questo individuo
spregevole?”
“ Ma tu, ovviamente.” rispose Tosen, estraendo la
Zanpakuto e puntandogliela alla gola.
Capitolo 5 Up!!! La fredda logica di Tosen sembra avere finalmente
inchiodato il colpevole… la soluzione del caso è
vicina? La risposta nell’ultimo capitolo, in
uscita… ehm… presto, si spera.
Mi
scuso immensamente per il
ritardo… sono stato preso da altre faccende. Prometto che
sarò più rapido, con
l’ultimo!
Grazie
a tutti quelli che mi
hanno seguito finora, ed un doppio grazie a chi ha lasciato recensioni!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 - Festa ***
Capitolo 6 – Festa
“Eh?” fu tutto quello che Ichimaru
riuscì a dire, colto alla sprovvista.
Tosen lo fissava con aria seria, brandendo la sua spada: “Ora
mi seguirai da Sua Eccellenza e confesserai tutto,
rimettendoti al suo giudizio: non affrettarti a negare, è
palese che puoi essere stato soltanto tu! E poi ti sei divertito ad
accompagnarmi in giro, per goderti gli effetti del tuo
misfatto!”
La punta della Zanpakuto punzecchiava a Gin il collo; quando
capì che l’altro faceva su serio,
ridacchiò: “Ma dai, Kaname…
è ridicolo! Lo sai che non farei mai una cosa del
genere…”
Tosen inarcò un sopracciglio.
“Cioè, d’accordo, potrei fare
tranquillamente una cosa del genere… ma non l’ho
fatta! Voglio dire, io ho tutto un altro stile! Rubacchiare qua e
là, senza un motivo preciso… se avessi voluto
fare uno scherzo, avrei lasciato almeno qualche cadavere, per
insaporire la cosa!” tentò, conciliante.
L’altro sorrise: “Oh, ma abbiamo una maniera molto
semplice per sincerarcene! Le tue stanze sono proprio qui
accanto… vorrà dire che faremo
un’ispezione aggiuntiva, per assicurarci che sia tutto in
regola… e se sbaglio, ti chiederò
scusa.”
Gin impallidì vistosamente, e scattò
all’indietro con uno Shunpo: “Sia ben chiaro: per
ficcare il naso nella mia stanza, dovrai passare sul mio cadavere! Se
provi ad avvicinarti, ti infilzo come uno
spiedino…” e portò la mano al fianco,
pronto a sfoderare… ma la sua mano non strinse altro che
aria!
“Ma che… SHINSO!” esclamò dopo aver guardato in basso, rendendosi conto
che non c’era niente da afferrare… la sua
Zanpakuto era sparita!
“A-ha! Sempre più subdolo… simulare
addirittura il furto della propria Zanpakuto! Ma non sperare di
confondermi, Gin!”
“Ma… ce l’avevo addosso fino a pochi
minuti fa! Qualcuno l’ha rubata… mentre ce
l’avevo al fianco!”
“Credo che perfino tu ti renda conto che stai dicendo
assurdità. Avanti, muoviti! Il tuo diabolico scherzo
è giunto alla sua triste conclusione…
passerò al setaccio la tua stanza, fosse l’ultima
cosa che faccio in vita mia!”
----------------------------------
“A concludere l’indagine, l’attenta
ispezione della camera del qui presente Ichimaru Gin ha portato alla
luce i seguenti articoli illegali: una piantina di marijuana,
maldestramente camuffata da geranio, sul davanzale; un temperamatite a
forma di ghigliottina, con la lama di 2,5 centimetri più
lunga di quanto consentito dalla legge sul porto di Zanpakuto; un
numero stimato intorno a 200 di riviste hentai di bassa
qualità, oltraggiosamente accatastate in un cassetto del
bagno…”
“La mia povera Zanpakuto…”
“Kaname…”
“… un intero hard disk zeppo di mp3 e film
piratati e/o scaricati da internet, ed un altro contenente vari filmati
amatoriali girati all’interno di Las Noches, verosimilmente a
scopo ricattatorio…”
“Kaanaamee…” ripeté Aizen,
tamburellando le dita sul bracciolo del trono.
“… una distilleria clandestina di grappa nella
vasca da bagno; un mazzo di carte napoletane truccate, e una collezione
di dadi piombati con tanto di calamite; un vecchio numero della
Gazzetta della Seireitei tutto sgualcito, contenente
un’intervista senza veli al luogotenente
Rang…”
“KA-NA-ME!” ruggì esasperato Aizen; era
stato particolarmente propenso agli scatti d’ira, nel
pomeriggio, e il suo umore non era molto migliorato da quando i suoi
capelli erano passati attraverso un’altra mutazione anomala:
ora la sua chioma era divisa in una dozzina di coriacei, robusti
spuntoni color ruggine, impenetrabili ai raggi X e a qualunque altro
tipo di strumento, conferendogli un sinistro look da Super Saiyan decadente.
Due terrorizzati Arrancar con in mano un secchio di vernice si
affrettarono ad intonacare di nuovo il muro nei punti dove erano
comparse delle crepe; gli occhiali di Tosen si erano incrinati, e
l’ex-Shinigami tacque all’istante; Gin, invece, era
rosso come un peperone e teneva la testa china, borbottando a bassa
voce…
“Ero affezionato, a quel numero della
Gazzetta…”
Il signore di Las Noches ringhiò, in tono esasperato:
“Non me ne può fregare di meno di quello che tiene
Gin, o chiunque altro, nella sua stramaledetta camera! Da voi due,
c’è solo una cosa che voglio sentire: Eccellenza,
ecco-il-suo-dannatissimo-gel!”
Le crepe raddoppiarono la loro estensione, scricchiolando: i due poveri
Arrancar di turno caddero dall’impalcatura, scoppiando in
lacrime e chiedendo miseramente pietà.
“Dunque?”
Tosen sospirò, inginocchiandosi: “Sono spiacente,
Vostra Eccellenza; nessuna traccia dei beni trafugati stanotte,
purtroppo. Sono pronto a sottopormi a qualsiasi punizione lei ritenga
opportuna.”
Sua Eccellenza strinse così forte i braccioli da ridurli in
polvere: “Male! Vi avevo avvertito che
se…”
“Ma Capitano!” protestò vivamente Gin
“abbiamo rivoltato la fortezza come talpe, e
l’unico risultato che abbiamo ottenuto è la
scomparsa anche della mia…”
“Non mi interessa!” tuonò
l’altro “ricominciate da capo, e frugate in ogni
angolo! Ci deve essere un posto che avete dimenticato di
setacciare!”
Una voce ironica dietro le loro spalle si inserì nel
discorso: “Attualmente, le cose stanno proprio
così, Vostra Eccellenza.”
I due Shinigami ai piedi del trono si voltarono: Grimmjow aveva appena
fatto il suo ingresso nella stanza seguito da Nnoitra, con un ghigno
soddisfatto stampato sul viso.
“Che cosa vorresti dire, Grimmjow?”
replicò Aizen, lanciandogli un’occhiata attenta.
“Voglio dire che un posto che le indagini hanno evidentemente
trascurato c’è. E da quello a cui io e Nnoitra
abbiamo assistito qualche minuto fa, ritengo ci siano ottime
probabilità di ritrovare il gel di Sua Eccellenza, oltre a
tutti gli altri oggetti scomparsi…”
“Parla, dunque. Sarai ricompensato.”
“Be’, Eccellenza, mentirei se le dicessi che ero
soddisfatto del modo in cui sono stato trattato durante
l’ispezione… per dirla tutta, ero convinto che la
mia dignità e sensibilità fossero state
calpestate senza ritegno dal qui presente Kaname Tosen. Nnoitra, qui,
condivideva appieno la mia insoddisfazione, e così abbiamo
pensato bene di dirigerci verso la sua stanza, per presentare in
maniera civile le nostre rimostranze…”
“Vile mentitore! Avevi in mente qualche malvagio scherzo a
mie spese! Confessa! Eccellenza, non vale la pena di ascoltare le
sciocchezze di costui…”
“Silenzio, Kaname, quello che ha da dire mi
interessa… interrogheremo più tardi Nnoitra sul
perché nasconde dietro la schiena un tazer, un manganello e
del filo d’acciaio.” commentò
pacificamente Aizen.
I due ebbero un attimo di imbarazzo, ma Grimmjow proseguì:
“Er… sì, come dicevo, stavamo andando a
consegnare all’ufficiale supervisore alcuni oggetti sospetti
che avevamo trovato in giro… lo giuro sul mio braccio
sinistro! … e così, abbiamo salito le scale che
portano alla Torre Ovest, fino alle sue stanze. Il signor ufficiale
supervisore non era in camera, così ci siamo
appostati… cioè, voglio dire, abbiamo cercato una
zona all’ombra, per stare più al fresco mentre lo
aspettavamo.”
Qui Grimmjow fece una pausa, e il suo ghigno si allargò
ulteriormente: trasudava soddisfazione.
“Non può immaginare la nostra sorpresa, quando
abbiamo sentito dei passi di corsa lungo le scale, e,
anziché la figura ingessata di Tosen, ci si è
fatto incontro quella specie di gnomo saltellante che lo segue
dappertutto… stavamo controllando il reiatsu, quindi non ci
ha visti, mentre noi abbiamo visto bene lui… e,
provate ad immaginare cosa agitava allegramente nella mano, mentre si
intrufolava nella camera…?”
Gin ci mise meno di un secondo a fare due più due: fissando
due occhietti malvagi su Tosen, che era improvvisamente impallidito,
sibilò: “Shinso… SHINSO! E’
stato quel maledetto gnomo a rubarmela… ecco
perché mi stava appiccicato, mezz’ora fa! E tu lo
sapevi?”
“E’… è ridicolo! Wonderweiss
non farebbe mai una cosa del genere! Stai mentendo per vendicarti,
perché sai di essere colpevole! Speri di riuscire ad
ingannare Sua Eccellenza!”
Grimmjow allargò le braccia, sorridendo: “Amico,
sei alla presenza di due testimoni…” e Nnoitra
aggiunse: “Del resto, guarda
caso, la tua camera è l’unica non
ancora ispezionata… chi sospetterebbe mai
dell’integerrimo, leale, puro
ufficiale supervisore… e di un marmocchio
autistico?”
Tosen era bianco come un morto ora, ma sfoderò ugualmente la
spada con mano tremante: “Maledetti bugiardi… vi
punirò per le vostre menzogne, qui e adess… urgh!” ma
dovette interrompersi bruscamente, quando una sbarra di ferro
incandescente lo colpì tra le scapole; non ebbe bisogno di
voltarsi per capire che Sua Eccellenza lo stava fissando…
“Kaname… naturalmente, tu sai che godi della mia
più completa fiducia, vero?”
“Gggg… E- Eccellenza… n-non farei mai
una cosa del genere proprio a lei…”
“Ma certo, certo… lo dico solo perché
tu non te la prenda, davvero, se decido di condurre personalmente una
piccola ricerca nelle tue stanze… non per mettere in dubbio
la tua completa estraneità ai fatti, oh, no…
diciamo per una forma di giustizia
nei confronti degli altri miei servi, le cui camere sono state
già controllate…”
“Gnnn…”
“Non sforzare troppo la tua cassa toracica. Se ne
avrò voglia, può darsi che permetterò
ai tuoi polmoni di riprendere a funzionare prima del tuo
decesso…” e si alzò dal trono,
afferrandolo per la collottola e trascinandolo via, seguito dagli altri
tre.
--------------------------------------
“Apri.”
“Ma, HHHEccellenza,
abbhhhiamo
busshaaato -ack-
due vhhholte…
è evhiidente
che è fuori a ggg…
care…”
“Apri. Sono affezionato alle porte della mia
fortezza.”
“Mmmmhaaa…”
La voce si era sparsa rapidamente all’interno della fortezza:
un folto numero di Arrancar faceva da corteo al loro signore, uno
più ansioso dell’altro di rendere pan per focaccia
all’impopolare sguattero di Azien. Specialmente gli Espada
non risparmiavano commenti velenosi:
“E faceva tanto il duro mentre mi frugava
nell’armadio…”
“Ha fatto storie perché il mio pigiama non era
piegato sotto il cuscino!”
“… e il borotalco? Adesso uno non può
neanche più usare il borotalco! Provi lui, a fare la
sentinella sulle mura tutto il giorno, e a vedere se non gli vengono i
calli ai piedi…”
Aizen allora sfiorò con un dito la porta, che si
disintegrò all’istante mentre
dall’interno si udiva uno squittio spaventato;
l’intera brigata seguì il loro signore
all’interno, pronta a trovarsi di fronte alla refurtiva tanto
cercata… ma nemmeno nei loro sogni più assurdi
avrebbero potuto immaginare uno spettacolo più sconcertante.
Wonderweiss era seduto sul tappeto e li fissava con espressione
vagamente sorpresa: i suoi occhi cercarono istintivamente quelli di
Tosen in cerca di rassicurazione.
“Auu…?”
L’ufficiale supervisore era cianotico, ma cercò
comunque di mettere insieme un sorriso rassicurante a beneficio del
piccolo, ottenendo una smorfia da condannato alla sedia elettrica:
“Ggg… thtttt bheene, Wndrwhss…. Coff,
coff…”
Ci fu un attimo di silenzio totale: nessuno aveva la minima idea di come comportarsi. Poi, Gin riconobbe la piccola lama in mano a Wonderweiss,
ricoperta di una familiare sostanza appiccicosa, e balzò in
avanti per strappargliela di mano: “Shinso! Molla subito la
mia spada, piccolo delinquente!”
“…e quella è la mia
shenshiera!” biascicò Barragan.
“…il mio… yaawn…
portazzz…” crollò Stark, rovinando a
terra.
“A-ha! Sapevo che quel sapore mi ricordava
qualcosa…” si grattò la testa Yammy
“e sì che ne ho mangiata di quella roba in questi
giorni…”
Aizen fu occupato per qualche minuto a massaggiarsi le tempie, mentre
Gin e Wonderweiss ruzzolavano attraverso la stanza mordendosi a
vicenda. Sentiva montargli un mal di testa coi fiocchi.
Infine, prese una decisione: tirò un profondo respiro, e
Tosen si riversò a terra boccheggiando.
“Pant… pant… Eccellenza, posso
spiegarle tutto…”
“Devi
spiegarmi tutto, Tosen. E per il tuo bene, sarà meglio che
sia una spiegazione convincente… ma prima, striscia
fino a quella cosa
e restituiscimi quel meraviglioso tubetto verde che vedo
lì… se devo essere l’ultima cosa che
vedrai, voglio presentarmi pettinato.”
----------------------------------
Dallo spiacevole incidente di un anno prima, che aveva condotto al
suicidio otto Arrancar e dallo psicanalista altri dieci, Ulquiorra
aveva visto revocato il suo incarico di provvedere alle decorazioni per
il Carnevale; però, per quanto riguardava Halloween,
bisognava dire che era un drago.
File e file di lugubri candele si estendevano lungo le pareti,
illuminando con luce fioca gli Arrancar che si assiepavano lungo i
tavoli, addobbati con decine di zucche di tutte le forme e dimensioni;
enormi ragnatele pendevano dal soffitto, assieme a stormi di
pipistrelli finti che scricchiolavano in maniera sinistra, planando ad
intervalli regolari sulla folla terrorizzata; strilli terrorizzati
venivano emessi dai più impressionabili quando si mettevano
a tavola e scoprivano le tarantole di gomma piazzate sotto i tovaglioli.
Una colonna sonora di risatine agghiaccianti completava il tutto,
mentre la figura tenebrosa di Freddy Krueger minacciava i presenti di
morte lenta e dolorosa dal maxischermo in fondo alla stanza.
(“… non ho alcun interesse per queste faccende,
l’ho semplicemente arredata come la mia camera… a
parte il poster dei Tokyo Hotel, Sua Eccellenza me l’ha
proibito” avrebbe dichiarato in una successiva intervista la
Cuarta).
Ad ogni modo, gli Arrancar sembravano perfettamente a proprio agio in
quel tetro ambiente; Aizen li osservava compiaciuto, i capelli di nuovo
scintillanti ed in perfetto ordine. Oh, era incredibile come
la pettinatura potesse influenzare l’umore di una persona: il
dominatore di Las Noches si sentiva in pace con il mondo. Sapeva che i
pettegolezzi tra i suoi servi riguardavano i raccapriccianti
avvenimenti della giornata, ed aveva l’impressione che
sarebbero dovuti passare dei mesi prima che smettessero di sghignazzare
sulla magra figura che aveva fatto il loro caro ufficiale
supervisore… nulla di cui dolersi, comunque…
“Vostra Eccellenza… non ho ancora parole per
esprimere come mi senta mortificato… capisce, non potevo, non potevo
denunciarlo… era così contento quando lei ha dato
la notizia, non potevo tarpargli le ali… ho diretto le ispezioni cercando di confondere le acque, è vero, ma avrei rimesso tutto
a posto, dopo, lo giuro…”
“Kaname, sono quattro ore che mi tampini! Ti ho detto che non
sono arrabbiato… dopotutto, Wonderweiss è stato
l’unico ad aver preso sul serio la gara per la miglior zucca
decorata. Come potrei avercela con lui?”
La parte centrale della Sala Grande era stata sgomberata per fare posto
ad un palco improvvisato: su di esso, facevano mostra di sé
i tre vincitori del concorso, scelti dopo lunghe discussioni tra
i… tre
lavori che si erano elevati sopra il livello di “Poltiglia
arancione”.
Il terzo classificato era
Zommari Leroux, che nel tentativo disperato di mettersi in luce presso
il suo signore aveva pensato bene di barare, trasformandosi egli
stesso in zucca grazie ai suoi poteri di Hollow.
(“Non so” aveva dichiarato Aizen, con un sorrisetto
“Potresti anche andare, ma non mi sembri… come
dire… abbastanza artistico!”
Zommari dovette rimanere in posa da ballerina per tutta la serata.)
Il secondo posto era andato ad Aizen stesso, con una scintillante
composizione incrostata di pietre preziose, circondata da colonnine
doriche e sormontata da un trionfo di putti, completa di fontanella e
ombrellino; un’impresa che aveva dell’incredibile,
per chi non facesse caso a Kyoka Suigetsu, appoggiata casualmente
accanto al trono…
Il primo premio, infine, era andato al piccolo Wonderweiss, che si
sbracciava per ricevere applausi, con in testa una coroncina di
cartapesta.
Poteva essere per via della luce verdognola che proveniva
dall’interno; per il lamento metallico che emetteva
ad intervalli regolari: Mhaa… chosa mi dhici
mhai-i-i... o perché la figura addormentata di
Stark, che russava beatamente abbracciato alla zucca, era stato
giudicato parte della composizione; più probabilmente, per
il fatto che al posto della tradizionale bocca seghettata era stata
incollata un’enorme mascella metallica dai denti aguzzi; sta
di fatto che la giuria (composta dal solo Aizen, ovviamente, ma nessuno
aveva avuto nulla da ridire) aveva decretato che senza alcun dubbio quella era la cosa più spaventosa mai apparsa tra le mura di Las
Noches.
“Guardatelo là, come si diverte... e poi,
dopotutto, ci ha fatto passare una giornata un po’ diversa
dalle altre. Non c’è ragione di serbare
rancore…”
“Dici così solo perché a te il gel lo
hanno ridato subito… la mia Zanpakuto odora ancora di zucca,
ed è ancora sotto shock! Non mi parla
più!” brontolò Gin, sbirciando
preoccupato Shinso. “A proposito, non ho capito
perché avete rubato proprio la mia spada… e che
cosa ve ne facevate del gel, soprattutto?”
Tosen sospirò: “Per la prima domanda, la colpa
è tutta di Yammy: tiene i coltelli in cucina sottochiave, e
ha rifiutato di darne uno a
quell’angioletto…”
“… abbastanza comprensibile…”
abbozzò Gin con un sorrisetto.
“…e la zanpakuto di Aaroniero era troppo grande,
continuava a fracassare una zucca dopo l’altra… la
tua era l’unica delle giuste dimensioni. Per quanto riguarda
il gel… è stato quel maledetto Giovanni Muciaccia!
Dovete sapere che Wonderweiss è un fan irriducibile di Art
Attack… è da lì che ha preso
l’idea! Bambini,
create insieme a me la vostra zucca personale,
dice… colla
vinilica, dice!
Dovrebbe provare lui ad incollare una dentiera ad una zucca…
ma quando schiatterà, mi occuperò personalmente
del suo Konso, e allora…”
Aizen spalancò gli occhi allarmato: “Mandare
Muciaccia alla Soul Society?! Kaname, vogliamo conquistarla, non raderla al suolo!”
“…ehm… sì, a pensarci bene,
avete ragione… comunque, naturalmente ero terrorizzato dall'idea di recarvi offesa, ma il vostro
gel a presa rapida era la cosa più adesiva che conoscessi, e
allora…”
Aizen annuì, comprensivo: “Capisco… mah, in fin dei conti tutto si è risolto per il meglio... Barragan e Stark hanno acconsentito
più o meno di buon grado a prestare i loro effetti personali
fino a fine serata… ouch!
Brutta mossa, Findor, avvicinarti a Barragan con un piatto di
minestrina… ” ed inarcò
le labbra in un sorrisetto compiaciuto “Il fatto che avete commesso è stato molto grave, ma per questa volta, considerati gli anni di fedele servizio... e specialmente il fatto che
hai generosamente deciso di accollarti la punizione che spettava a
Wonderweiss… bah, mettiamoci una pietra sopra. In realtà, la buona riuscita della festa mi ha messo così di buon umore che
ho deciso di ridurtela: anziché sei mesi, ne passerai solo tre a
pulire i cessi della Torre Ovest. Contento?”
“Ehm… grazie, Eccellenza. Davvero magnanimo da
parte vostra.” Tosen sospettava gli fosse andata ancora bene,
dato che come ricompensa per la soffiata Grimmjow aveva ottenuto di
scegliere personalmente la sua punizione.
“E ora, su, andiamo a goderci la festa…”
disse Aizen alzandosi pesantemente dal trono “Halloween viene solo una volta all'anno... mangiate, ballate, divertitevi più che potete, perchè da domani si ricomincia a lavorare... Già, da domani sera, miei servi
prediletti, ricominciamo a fare quello che facciamo tutte le
sere… tentare di conquistare il mondo!” concluse
soddisfatto, e i tre cominciarono a fendere la folla, in direzione
delle tartine.
The End
La… la mia prima fic completata! Yu-huu! Potrei mettermi a
piangere…. Grazie ancora a chi mi ha seguito fin qui!
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