If the song fits...

di Sophie_moore
(/viewuser.php?uid=117125)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gajevy - In Your Room/Better Than Me ***
Capitolo 2: *** Zevis - Demons ***
Capitolo 3: *** Gerza - Never Too Late/Enough ***



Capitolo 1
*** Gajevy - In Your Room/Better Than Me ***


Our songs


Era andata. Sì, era andata. Definitivamente.

Aprì l'armadio in camera da letto, come per avere una ulteriore conferma. Niente.

Niente fascette, niente vestitini colorati, niente sandaletti, niente di niente. Solo nero e rosso, solo cuoio, jeans sdrucito e ferro.

Levy se n'era andata e non sarebbe più tornata.

Gajil sospirò pesantemente, sedendosi sul letto. Non poteva di certo dire che era stata una novità, che non se l'aspettava. Era solo difficile accettare che il momento fosse giunto, solo quello. Aveva sempre saputo, fin dal primo sguardo, dal primo bacio, che non sarebbe potuta durare a lungo tra di loro. Lui era un bruto, insensibile, l'aveva fatta piangere innumerevoli volte, ma lei era sempre rimasta. Tranne quella volta.

Le aveva mentito ancora, per l'ennesima volta, le aveva detto che aveva smesso di bere, che non sarebbe più tornato in casa ubriaco, le aveva giurato che sarebbe cambiato… lei aveva creduto a quella palla, aveva creduto che finalmente lui sarebbe stato il suo ragazzo perfetto.

 

I think you can do much better than me
After all the lies that I made you believe

 

Forse aveva mentito fin dall'inizio in modo che per lei sarebbe poi stato facile lasciarlo solo ed andarsene. O forse l'aveva fatto semplicemente solo perché aveva una paura fottuta di poterle fare del male, con la sua presenza. Chi poteva davvero scegliere di stare con una persona come lui, un bugiardo cronico, un doppiogiochista, una persona che risolveva le sue questioni solo ed esclusivamente con la forza bruta, senza neanche pensare di poter parlare. Qualcuno, forse, ma non Levy. No, lei no sicuramente, e lui non poteva permettere di rovinare quella piccola perfezione facendole del male, magari anche portandola a non fidarsi più delle persone.

 

I told myself I won't miss you
But I remember
What it feels like beside you

 

Alla fine era sempre lui il problema, avrebbe dovuto impararlo prima o poi. Era sempre lui che creava casini, era sempre lui che iniziava a litigare, che aveva paura, che si arrabbiava per un nonnulla. Era stato lui a mandare Levy via di casa, era stato lui a rimanere impassibile mentre la vedeva piangere disperatamente, era stato lui e basta, la colpa era solo ed esclusivamente sua. Credeva che tornando ad essere solo sarebbe stato meglio, l'avrebbe tenuta lontano dai guai e l'avrebbe protetta, a modo suo, senza intromettersi. E allora perché sentiva quella morsa allo stomaco così imponente? Perchè, quando guardava quell'armadio semivuoto da ormai un mese, quando guardava quelle pareti nere che ancora puzzavano di vernice fresca, pensava subito a quanto sarebbe stato meglio se ci fosse stato anche quel gamberetto impertinente?

Si lasciò cadere sul letto, sospirando pesantemente, e si mise a fissare il soffitto.

-Sei un coglione.- lo risvegliò prontamente Lily, svolazzando sulla sua testa.

-Fatti i cazzi tuoi.- ringhiò, cercando di scacciarlo come avrebbe fatto con una normale mosca.

-Sei. Un. Coglione.-

-Perchè me lo devi ricordare tutti i giorni?- sibilò, serrando le mascelle e assottigliando gli occhi in due fessure velenose. Non che non fosse d'accordo con il suo compagno, per carità, ma non era piacevole quando lui glielo ricordava ogni giorno, ogni singolo istante di silenzio veniva riempito con un nuovo insulto per il Dragon Slayer di ferro.

-Perchè è il mio dovere di compagno e amico dirti che sei un coglione per averla cacciata.- Lily si sedette sul letto di fianco alla sua testa, incrociando le zampette al petto e guardandolo trucemente.

-Se se n'è andata è perché non era poi così contraria.- Lily gli battè la zampa sulla fronte, abbastanza forte da prenderlo alla sprovvista.

-È già tanto che non ti abbia ucciso. Io l'avrei fatto sicuramente.-

Gajil ridacchiò, lanciandogli un occhiataccia. -Non riesci a battermi neanche volendo, come avresti fatto?-

-Con tutte le cose che le hai detto? Oh, ti avrei ucciso in un secondo, non ti avrei neanche lasciato finire di parlare che ti avrei tagliato la testa.- commentò Lily, lo sguardo ancora più truce di prima se possibile. -Anzi, magari lo faccio adesso, poi le porto la tua testa come trofeo.- svolazzò fuori dal letto e si trasformò nella sua forma umanoide, afferrando l'elsa della sua spada.

Gajil non si mosse di un centimetro, come se alla fine lo stesse aspettando.

L'exceed sguainò la spada, la puntò, fece per lasciarla cadere e condannarlo, ma si fermò appena prima di arrivare a toccargli il collo. -Sei un coglione.- ribadì, facendo ghignare il suo amico.
 

§§§§§§


Levy era arrivata di nuovo davanti a casa di Gajil senza neanche essersene accorta. Era lì, davanti alla porta d'ingresso, con la testa inclinata e una smorfia ad incresparle le labbra. Tutta la situazione non le quadrava, non riusciva a credere davvero di essere stata cacciata da quella casa che una volta era casa sua. O meglio, era anche casa sua.

Avrebbe voluto bussare. Avrebbe voluto entrare, salutare Lily, baciare Gajil e bisticciare, bisticciare come facevano sempre, per poi ridere e fare pace.

 

I'm right outside your door
Show me things you've never shown before

 

Avevano litigato talmente tante volte da quando erano andati a vivere insieme, aveva visto tutto del suo Dragon Slayer. Tutto, non solo fisicamente, s'intende. L'aveva visto arrabbiato, scontroso, dolce, apprensivo, geloso, triste, felice, tutti sentimenti che gli altri non avevano mai visto. Eppure c'era qualcosa che le mancava. Non sapeva bene cosa fosse, in realtà, ma sapeva che c'era qualcosa che mancava, che non poteva giurare di aver visto.

 

A few pictures from your past
And those walls you painted black

 

L'aveva visto, in compenso, comprare della vernice nera. L'aveva seguito mantenendosi lontana, a distanza di sicurezza, aveva fatto ipotesi su ipotesi, e alla fine si era ritrovata davanti alla porta, pronta a rientrare e coglierlo in flagrante. Ma non poteva.

Sospirò, sbuffò, si passò una mano tra i capelli e si slacciò la fascia che li teneva perfettamente ordinati. Era stata cacciata, umiliata, perché diavolo voleva ancora provare a parlare con lui? Perché, dopo tutto quello che le aveva fatto, dopo le parole che le aveva detto, voleva riprovarci. Era pazza, sicuramente.

Girò i tacchi, le guance gonfie ed i pugni serrati, e si allontanò, sbattendo forte i piedi a terra. In qualche modo voleva far sapere a quell'idiota che c'era, che era stata lì, che aveva anche quasi bussato.

Doveva proprio cambiare genere di uomo, lei. Doveva trovarsi una persona gentile, che non la trattasse mai male, che non la facesse uscire di testa e, soprattutto, che non le mentisse mai, per nessuna ragione al mondo.

A metà strada tra Magnolia e la casa isolata del Drago si fermò, come se fosse andata a sbattere contro ad un muro invisibile. Sì, avrebbe dovuto, avrebbe dovuto dirigersi verso qualcun altro, che non l'avrebbe fatta soffrire, ma lei non voleva. Non voleva assolutamente nessun altro, in quel momento non riusciva a pensare ad altro che a quel cretino pieno di ferraglia.

 

You can be yourself
You don't have to hide from me, I won't tell

 

Non avrebbe voluto nessun altro, voleva quel cretino, con i suoi alti e bassi, con la sua scostanza, con le sue scemenze e tutto il resto, andava bene così. Era una consapevolezza che l'aveva colpita in pieno, uno schiaffo, un pugno allo stomaco, e lei sapeva bene come ci si sentiva. Non le fregava niente neanche di essere stata cacciata di casa! Era una maga di Fairy Tail, lei, non avrebbe mollato il colpo così facilmente, non avrebbe lasciato la presa. Avrebbe combattuto, combattuto fino alla morte, fino a che non avrebbe abbattuto quel muro maledetto che Gajil aveva ancora attorno, nonostante gli anni di affetto e solidarietà.

Doveva dirglielo.

Doveva, doveva assolutamente farglielo sapere. Non le importava di una reazione negativa, non le importava di litigare di nuovo, ancora e ancora. Voleva tornare indietro perché solo quello poteva essere il suo futuro, ne era sicura. Jet e Droy non l'avrebbero perdonata, ma… avrebbe corso quel rischio.


§§§§§§


-Starai lì a compatirti tutto il giorno?- brontolò Panther Lily, sbadigliando sonoramente. Era tornato nella sua versione piccola, quella comoda.

-Penso di sì.-

-Tu pensi? Questa sì che è una novità.- lo prese in giro, roteando gli occhi al cielo.

-Tu non hai qualcun altro da importunare, maledetto gattaccio?-

Lily sbuffò e si alzò in volo. -Sei insopportabile. Cosa aspetti? Che magicamente torni? Brutto idiota, se la vuoi indietro vai a riprendertela, no?- borbottò, svolazzando fuori dalla camera da letto.

 

I really miss your hair in my face
And the way your innocence tastes

 

A Gajil scappò un sorriso, mentre si ricordava com'era stato dormire con Levy per quel periodo. In qualche modo oscuro, neanche lui capiva bene come potesse succedere, si ritrovava sempre i capelli blu di lei in faccia, che lo solleticavano e spesso lo facevano starnutire. Avevano quel profumo dolciastro di vaniglia, morbidi e setosi, a volte pensava che avrebbe potuto mangiarli talmente sembravano dolci. Quanto avrebbe voluto toccarli per l'ultima volta… ma non poteva. No, no, doveva starle lontano, doveva lasciarla perdere. Voleva che lei fosse felice con una persona normale, equilibrata, non con uno come lui. Cos'avrebbe potuto offrirle?

No, meglio così. Meglio così, alla fine, ognuno per la propria strada e tanti saluti.

 

The bed I'm lying in is getting colder
Wish I never would've said it's over

 

Se si pentiva di quello che aveva detto? Sì e no. Si pentiva perché l'aveva fatta soffrire, l'aveva fatta piangere in un modo che non aveva mai visto fare a nessuno, così disperato ed innocente, ma sapeva di aver fatto la cosa giusta. Se non per lui, quanto meno per lei, per il suo gamberetto. Sapeva che avrebbe potuto avere di meglio, perciò perché avrebbe dovuto trattenerla a sé?

Il vecchio Gajil, quello di Phantom Lord avrebbe potuto farlo, anzi, l'avrebbe fatto senza troppi complimenti. Non pensava ad altri che a se stesso, cosa gliene sarebbe importato di una ragazzina?

Ma il Gajil di ora… no, lui no. Non avrebbe potuto arrecarle una sofferenza così grande, perciò aveva liberato il suo uccellino.


§§§§§§


Alla fine aveva bussato. Era tornata sui suoi passi, aveva ancora la fascia stretta tra le mani, gli occhi lucidi perché non aveva la più pallida idea di quello che avrebbe trovato lì dentro, ma doveva rientrare.

-Levy…?- Lily sbucò dalla finestra, gli occhioni spalancati. Le volò incontro, la abbracciò, la squadrò da capo a piedi. -Che ci fai qui?? Quell'idiota-

Levy lo interruppe, sorridendo candidamente e mettendogli una mano sul muso. -Va tutto bene, devo parlargli.-

-Sai che non si può ragionare con lui, vero?-

La ragazza ridacchiò, lo accarezzò e lo strinse forte. Quanto le era mancato… -Tranquillo, tranquillo. È in casa?-

Lily annuì, dubbioso. -Se ti serve aiuto urla, okay?-

Levy annuì. -Non servirà.- asserì, fiduciosa. O almeno, così doveva sembrare.

-Hai le chiavi?-

-Sì.- tirò fuori dalla borsetta un piccolo mazzo di chiavi con un ciondolo a forma di luna come portachiavi. -Sempre.-

Panther Lily scosse la testa, esasperato. -Buona fortuna.- le diede una pacca sulla spalla e si allontanò, pensando che nessuno dei due fosse totalmente normale.

Levy prese un profondo respiro, poi un altro, e un altro ancora, finché non si sentì pronta ed aprì la porta di casa. Subito l'odore di ferro le invase le narici, facendola sentire di nuovo a casa, al sicuro. Non disse nulla, si chiuse la porta alle spalle e si diresse a passo di marcia verso la camera da letto, ma ogni movimenti che faceva, ogni volta che la suola della sua scarpa toccava il pavimento si sentiva mancare il coraggio. Se avesse pensato sul serio tutto quello che le aveva detto? Se fosse stato arrabbiato per qualche motivo? O peggio, se fosse stato con un'altra? Che avrebbe fatto? Una scenata? Macchè, non era tipo da scenate.

-Che ci fai qui?-

La voce di Gajil interruppe il flusso libero dei suoi pensieri, facendola fermare di scatto.

-Ti avevo detto di non venire mai più.-


§§§§§§


Forse era stato duro. Non sapeva bene come avrebbe reagito nel rivederla. Era sicuramente splendida come se la ricordava, lo sentiva dal suo profumo.

-Sì, l'avevi detto.-

-E perché allora sei venuta?-

-Devo parlarti.-

-Non ho niente da dire.- ringhiò. Chiuse gli occhi e respirò a lungo, per mantenere la calma e l'autocontrollo. Non erano proprio i suoi punti forti, doveva ammetterlo.

-Parlerò io, allora. Voglio tornare a vivere qui.-

No, non poteva proprio resistere. Saltò giù dal letto e spalancò la porta della camera, trovandosi di fronte la sua adorata maga dai capelli blu con un'espressione che le aveva visto altre volte in viso. La determinazione di Fairy Tail, di una guerriera. -Cos'è che vuoi?-

-Voglio tornare qui.-

-Non se ne parla.-

-Guarda che non importa! Hai dipinto le pareti di nero? Chi se ne frega!-

-Non è quello il problema…- lui sbuffò, indispettito. Perché non poteva semplicemente vivere la propria vita?

-Fumi? Pazienza, non mi importa. Bevi? Anche quello, tanto lo so che non mi faresti mai del male.- Levy lo fissava negli occhi, anche se le gambe le tremavano e si sentiva la gola secca. Quei discorsi, quelle sfuriate la facevano sempre sentire così strana e debole.

Gajil scosse la testa. - No, non è quello…-

-E allora cos'è? Cos'è di così grave per cui non posso più fare parte della tua vita? Perché? C'è un'altra?- mormorò l'ultima frase con un tono talmente supplichevole che nessuno avrebbe resistito.

-Un'altra? Ti sei rincretinita?-

Il cuore di Levy si fece immediatamente più leggero. -E allora cos'è? Perché non possiamo stare insieme?-

-Perchè no! Perché non si può e basta!-

-DAMMI UNA CAZZO DI MOTIVAZIONE!- gridò la maga, facendo rimanere di sasso il ragazzo. Non l'aveva mai sentita urlare una parolaccia, mai. Era sempre stata fine ed educata, anche quando litigavano non gliene era mai scappata mezza. -Una. Ti sembra che pretenda troppo?-

-Non posso.-

-Credi di non essere abbastanza, per me? Credi di essere troppo poco, che io meriti qualcosa di più?- ruggì. A Gajil parve diventare sempre più grande e minacciosa. -Dimmi che non è così.- lui non rispose. -Ti prego.- mugolò. Non poteva davvero essere così idiota da pensare una cosa del genere.

-Non possiamo stare insieme… che futuro potrei darti, gamberetto… cazzo, certo che meriti di meglio! Magari qualcuno che legga le tue stesse cose, o che ascolti, o-

Un sonoro schiaffo gli fece quasi girare la testa, talmente fu inaspettato e veloce. Uno schiaffo sulla guancia, che subito dopo iniziò a bruciare. -Come ti permetti? COME OSI DECIDERE PER ME? Credi sia stupida? Che abbia qualche problema? Che non sappia decidere cosa mi va bene e cosa no?- sputò, mentre sentiva le lacrime che le rigavano le guance. -Davvero, non pensavo avessi questa idea di me, sono disgustata.-

-Non è così! Cercavo di proteggerti!-

-E da cosa?- lo spinse indietro. -Da cosa, da te? Dall'uomo che mi ama, dovresti proteggermi? Sei un idiota! Un decerebrato! Un imbecille!-

-L'HO FATTO PER TE!- urlò lui, interrompendo il suo fiume di insulti.

-Come?-

-Non lo ripeterò.-

-Per me, dici… ah beh, allora… A MAGGIOR RAGIONE AVRESTI DOVUTO PARLARMENE!- fece una pausa per riprendere fiato e si asciugò con forza gli occhi e le guance. -Ti rendi conto che per un motivo idiota mi hai lasciata? Bastava parlare.-

 

This can't be the end

 

-Cosa..-

-Non lo so. Non lo so, sono confusa e arrabbiata.- mormorò lei tra le lacrime, stringendosi da sola e tirando violentemente su col naso. -Perchè? Perché mi fai questo? Dici che è per me, ma se lo fosse davvero stato non mi avresti fatto così male…-

-Ti giuro, non era questa l'intenzione.-

-Perchè non ti puoi fidare di me? Io ti ho fatto entrare, lo sai, mi sono fidata, mi sono innamorata, hai visto tutto quello che potevo essere… di cos'hai paura? Che scappi e me ne vada via?-

 

You know every part of me
I let you in, I let you see
All the dark and every color of my room
Let me do that for you

 

Gajil non disse nulla. Non sapeva che dire, come ribattere. Si sentiva un immenso coglione. Aveva creduto che lui e lei fossero due entità distinte, credeva che facendosi del male lui, avrebbe fatto il bene di lei, ma non aveva capito nulla… non aveva capito proprio niente, Lily aveva ragione. Erano ormai una cosa sola, il bene di uno era il bene dell'altra, due parti imprescindibili.

Inconsciamente le si avvicinò e l'abbracciò stretta, inebriandosi di quel profumo alla vaniglia che lo faceva impazzire. Visto che era parlando che aveva combinato quel casino immenso, decise di usare la bocca solo per una cosa: impossessarsi di quelle della sua maga, quelle labbra che gli erano mancati in modo così violento che in quel momento non riusciva neanche a staccarsi per respirare.

-Dovrai fare meglio di così. Sei stato uno stronzo.- brontolò Levy, imbronciata, non appena riuscì a prendere una boccata d'aria.

-Lo so.-

-Insensibile.-

-Sì.-

-Ti odio.-

-E fai bene.-

Si guardarono negli occhi per un istante, un istante che ad entrambi rivelò una verità oscura. Si amavano. Amarsi non significava essere sempre felici, sempre insieme.

Amarsi, per Gajil Redfox e Levy Mc Garden, significava uccidersi un po' ogni volta con ogni bacio, litigare, urlare, lanciare piatti e sbattere porte. Non era un amore da favola, ma era amore, amore vero, e nessuno dei due l'avrebbe voluto in modo diverso.

 

Spazio autrice____

Ciao bella gente! Era circa mezzo secolo che non importunavo questi due bamboccioni, per cui eccomi qui tornata!

Allora, quello che vi propongo è un gioco, un gioco per voi ed una sfida per me.

Dunque, l'idea è… vi sarà già capitato un sacco di volte di ascoltare una canzone e pensare “oddio, questa è perfetta per X!!”, ma non sapere poi come gestirla… ecco che entro in scena io!

Accetto richieste da chiunque voglia farmele, purché mi offra una coppia e una canzone, due al massimo, e due linee guida da seguire. La storia sarà scritta dalla sottoscritta in persona!

Sbizzarritevi e fatevi avanti, non siate timidi!

In più (SPAM), sto partecipando a dei contest per il forum di efp, due storie le ho già pubblicate, se volete darci un'occhiata e darmi pareri ne sarei ultra felice. Dulcis in fundo, sempre parlando di contest, con Alsha è in corso una sfida per un contest su fairy tail… perciò stay tuned!

A presto! Sophie <3

 

PS (SONO IDIOTA): vi lascio i titoli delle canzoni che ho usato e che amo da morire.

Halestorm – In Your Room

Hinder – Better Than Me

 

Mo me ne vado sul serio, a prestissimo!! ^^'''

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Zevis - Demons ***


I remember


Zeref stava seduto all'ombra di un grosso albero, gli occhi socchiusi ed il leggero venticello profumato di fiori selvatici gli solleticava le narici e gli smuoveva i capelli scuri. In una giornata così bella non poteva stare in una stanza chiusa, doveva respirare la vita della pianura.

Spostò lo sguardo su di una lapide non troppo lontana, di un bel grigio chiaro, pulita e ben tenuta. Sorrise debolmente, indeciso se andare verso quella lapide e fare due parole con lei o rimanere lontano, lì all'ombra di quel grande albero.

 

-Perdonami! Non avevo intenzione di guardare!-

Non era più abituato a sentire voci rivolgersi a lui, perciò ne rimase completamente sorpreso. Quella ragazzina bionda aveva parlato proprio con lui, l'aveva considerato un essere umano. Certo, dopotutto lei non sapeva che cosa fosse, così piccola dubitava persino che conoscesse la magia. -Non ti preoccupare.- rispose, con la voce piatta. Da quanto tempo era che non faceva trasparire un'emozione? Aveva sempre paura che la sua maledizione gli facesse far del male a qualcuno, a prescindere da quello che facesse, perciò aveva imparato a non far vedere niente del suo mondo interiore a nessuno. Una protezione, probabilmente.

 

I want to hide the truth

 

Perché gli venivano in mente quei ricordi proprio in quel momento?

Si riscosse dai propri pensieri e si alzò, senza quasi accorgersene. Non appena uscì dall'ombra prodotta dalle fronde dell'albero, il Sole lo investì e lo fece sentire vivo, per una volta. Mavis aveva scelto un posto perfetto per essere seppellita, un posto che si adattava a lei in tutta la sua luminosità e ariosità. La lapide distava qualche passo, Zeref la raggiunse in una manciata di secondi e si sedette di nuovo, per avere all'altezza degli occhi l'immagine della defunta Mavis Vermillion.

 

Your eyes, they shine so bright
I want to save their light

 

-Non ti avvicinare, ti prego.-

-Ma voglio solo stringerti la mano!- Mavis faceva i capricci: voleva essere educata come aveva imparato nei libri, con una stretta di mano e con un leggero inchino, presentarsi, magari.

Zeref scosse la testa. -Va bene così.- la salutò con la mano, rimanendo a qualche metro di distanza da lei. La lotta interiore della sua anima vedeva come combattenti due emozioni, una che gli diceva di proteggerla a tutti i costi e l'altra che si sarebbe concessa un abbraccio, un'amica finché la maledizione non avrebbe compiuto il suo corso.

-È per la maledizione?-

Zeref alzò lo sguardo su di lei, notando che il suo era determinato e dispiaciuto.

-Se tu ti convinci che non succederà niente, non mi accadrà nulla se ti stringo la mano.- continuò Mavis, facendo un passo in avanti. Il ragazzo ne fece uno indietro. -Non allontanarti, per favore…-

-Non posso. Non voglio che tu muoia a causa mia.-

 

I want to shelter you

 

Aveva parlato molto con Mavis, durante quegli anni. Non aveva mai aperto bocca, certo, gli sembrava strano parlare a voce piena con una lapide. Bastavano i suoi pensieri.

Osservò per bene i suoi occhi verdi, sfiorando il ritratto con la punta delle dita. Era una paura stupida, ma temeva di poter rovinare anche quel bel dipinto con la sua maledizione. Non voleva che l'unica immagine che poteva considerare sua si sciupasse. La sua maledizione, la magia nera, privava dell'energia vitale gli esseri viventi, e per qualche strano motivo era convinto che Mavis fosse ancora viva in quell'immagine.

-Ciao, ragazzina.- mormorò. La voce gli uscì roca, perciò si schiarì la gola e ci riprovò. -Ciao, ragazzina.- così era meglio. Già se la immaginare sbuffare e bofonchiare che non era una ragazzina e che aveva un nome, ma lui non voleva pronunciarlo. Non credeva di esserne degno, perciò continuava a chiamarla ragazzina, nonostante gli anni passati dalla sua morte.

 

But with the beast inside

There's nowhere we can hide

 

Non era riuscito a proteggerla dalla morte, nonostante fosse l'unica persona che avrebbe meritato di vivere. Avrebbe dato la sua esistenza, avrebbe scambiato tutta la sua vita immortale per poter tornare indietro nel tempo e riuscire a salvarla. Ne era certo, l'esistenza di Mavis sarebbe dovuta essere lunga e luminosa, degna della persona splendida che era, sarebbe valsa la pena morire per donare quella speranza a lei.

Purtroppo, però, non poteva fare nulla. E ciò lo faceva sentire inutile, impotente. Quasi gli veniva voglia di distruggere l'umanità in quel momento, ma il suo piano richiedeva ancora tempo e svariate preparazioni, perciò doveva pazientare. Magari sarebbe morto anche lui, e allora avrebbe potuto rivedere quel sorriso splendido dal vivo.

Non poteva negare che le mancasse, soprattutto perché era l'unica persona che gli teneva testa e che non si arrendeva, che provava in tutti i modi ad avvicinarsi e a non farsi allontanare. L'unica che, anche dopo aver ricevuto innumerevoli no, cercava di trovare una soluzione per poter stare vicini.

-Eri testarda, lo sai?- commentò, indurendo leggermente lo sguardo.

 

So they dug your grave
And the masquerade
Will come calling out
At the mess you made

 

Ironicamente, quella giornata fu la più calda dell'anno, chiunque avrebbe confermato.

Su quella collinetta sferzata dall'arietta ed esposta alla luce si stava tenendo un funerale.

Mavis Vermillion, prima master della rumorosissima gilda Fairy Tail era morta.

Zeref stava parecchio lontano per non essere notato da nessuno ed essere solo col suo dolore. Non era sicuro, ma con tutta probabilità era stato lui ad averla uccisa. L'essere umano era così fragile,si distruggeva con le proprie mani, e la ragazzina impertinente era stata anche un esemplare particolare. La sua intelligenza sopraffina e la sua cultura profonda alla fine non erano riuscite a salvarla.

Tutti piangevano, mentre scavavano la tomba della giovane master, alcuni erano ancora increduli, altri erano disperati.

Un uomo suonava una canzone che doveva avere qualche risvolto allegro, ma non riusciva a risollevare gli animi dei presenti.

Mavis non avrebbe voluto un funerale così triste, aveva scelto quella collina soleggiata proprio per quello, perché tutti la associassero al sole, non alla tristezza.

Il mago oscuro prese dei profondi respiri per calmare lo scalpitare del proprio cuore e si asciugò le lacrime che gli cadevano copiose dagli occhi. Sapeva perfettamente che lei non avrebbe voluto vederlo piangere, ma come poteva fermarsi? L'unica persona che lo aveva fatto sentire legato a quella terra così ostile era morta, era stato abbandonato di nuovo. Aveva promesso di proteggerla e non ci era riuscito.

Decise di allontanarsi, iniziando a maturare una certa idea che avrebbe portato alla creazione di Tartaros.

 

In lontananza sentiva che avevano smesso di piangere e avevano iniziato a ricordare tutti i momento passati con lei, soprattutto quelli divertenti. Zeira era stata la prima a parlare, raccontando di quando avevano conosciuto gli amici della gilda. Scoppiarono in una fragorosa risata, ridevano tanto forte pur essendo in pochi, che credeva avrebbero risvegliato Mavis dal suo eterno sonno. Il divertimento della sua vita l'avrebbe accompagnata anche nella sua morte, e Zeref non poteva che essere felice di questo.

 

-Lo sai perché ho creato i demoni?- Zeref scosse la testa, no, la domanda era stata formulata male. -Sai perché ho fatto uscire i demoni di Tartaros?- ma poi, perché faceva domande? Sapeva che quella ragazza era morta e non avrebbe potuto rispondergli. -Volevo morire. Voglio morire, in realtà. Ancora oggi. E credo… credo di aver la sensazione che se morirò potrò incontrarti di nuovo.- sconfisse la paura e poggiò la mano aperta contro la lapide, fissando intensamente il ritratto. Era così sorridente… faceva una fatica tremenda a pensare che non ci fosse più, che fosse solo un ricordo scolpito a fuoco nella sua testa.

 

I can’t escape this now
Unless you show me how

 

Un leggero venticello si alzò, scompigliando la sua tunica. Sentì un odore pungente, fresco, diverso da quello di fiori di campo, più simile alla menta piperita.

Un sorriso gli increspò le labbra, appoggiò la fronte contro la lastra di pietra. -Ciao, ragazzina. Mi manchi tanto.- sussurrò.

 

Mavis era seduta contro la sua schiena e sorrideva. Non poteva essere vista o sentita, quindi parlare era inutile, ma poteva fargli percepire la propria presenza. Voleva dirgli che non era stata colpa sua, che gli voleva bene, che gli mancava tanto, ma non era un membro di Fairy Tail, non poteva vederla.

Però forse poteva fare qualcosa. Si alzò in piedi, alzò le mani e creò una delle sue illusioni, uno scoiattolo che si arrampicò sulla lapide e fissò negli occhi il mago oscuro.

 

Zeref sapeva che la sua ragazzina era presente, quello scoiattolo aveva il suo stesso sguardo. -Spero tu stia bene, sai?- ci passò attraverso con una mano, percependo un leggero calore, proprio come quando aveva toccato le sue illusioni per la prima volta.

 

When you feel my heat

Look into my eyes

 

Mavis tornò ad appoggiarsi a lui, abbracciandolo da dietro il più stretto possibile. Lei si ricordava tutto, e voleva annientarlo anche per poterlo picchiare di persona. Ridacchiò, vedendo come interagiva con quello scoiattolo come se fosse lei. Si spostò dalla sua schiena per andare a mettersi di fronte a lui, sovrapponendo la sua faccia con quella dello scoiattolo. Si rispecchiò negli occhi rossi di Zeref ed arrossì leggermente: non era cambiato per niente, era sempre bello e malinconico. Le veniva voglia di pizzicargli le guance, ma purtroppo era invisibile.

Ogni tanto le faceva piacere starsene lì, sulla sua tomba, aspettando che qualcuno andasse a trovarla, perciò quando qualcuno arrivava era sempre felice come una pasqua. Se poi era lui… beh, sembrava che tornasse in vita, come una ragazzina la primo appuntamento.

 

Don't get too close

It's dark inside

 

Dopotutto, non era poi così dispiaciuta di essere un fantasma. Zeref non le aveva mai permesso di stargli così vicino, diceva che sarebbe morta, la minacciava con grandi paroloni, ma lei sapeva che aveva solo paura. Paura di perderla, di farle del male, di uccidere di nuovo qualcuno, e lei accettava con riluttanza. Ma ora che non aveva più un corpo, che non poteva più morire, poteva stargli addosso, abbracciarlo, essere quello che avrebbe voluto in vita.

-Spero di raggiungerti presto.- sussurrò il mago oscuro, alzando un angolo della bocca.

-Spero che tu mi raggiunga presto.- anche Mavis sorrise e gli accarezzò la guancia, sporgendosi sulla lapide.

Zeref sgranò gli occhi, percependo un calore intenso sul suo viso. E allora capì che era lì, di fronte a lui e l'aveva sentito. -Distruggerò il mondo.- aggiunse poi, giusto per testare la pazienza della ragazza. Vedeva solo lo scoiattolo ma la sentiva, era lì.

-Fairy Tail te lo impedirà.- Mavis gli mollò un ceffone ed il ragazzo rise, quasi. -Sì, sono qui!-

-Ti sento, ragazzina. Adesso devo andare. Ci vediamo…- si alzò in piedi, mandò un bacio sul dipinto di Mavis e si allontanò, appena prima che un rossore violento gli invadesse le guance.

Era molto più motivato a morire, dopo quell'incontro.

 

 

Sophie's space____

Ciao bella gente!!!! Ecco esaudita la richiesta della mia sorellina Alsha, spero che questa Zevis vi piaccia.

In tutta onestà non mi fa impazzire, non mi convince, ma visto che sono in iper ritardo non potevo tenermela ancora in grembo xD

Alsha, mi farò perdonare <3<3<3

Comunque, la canzone è: Imagine Dragons - Demons

Ho il terrore di averla rovinata, spero vivamente che mi contraddiciate ma non ne sono convinta XD

Un mega abbraccio, Sophie <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Gerza - Never Too Late/Enough ***


Never Too Late



Non è troppo tardi, non è troppo tardi, non è troppo tardi!”
Ad Erza quasi mancava il fiato mentre saliva le scale della Torre del Paradiso.
Doveva porre fine a quella pazzia una volta per tutte, non importava se sarebbe morta nell'intento.
˗ Gerard…
Strinse forte le palpebre e la presa sull'impugnatura della katana si fece più stretta, come se avesse avuto paura di perderla per strada.

This world will never be
What I expected
And if I don't belong
Who would have guessed it

Il momento era arrivato. Non poteva più mentire a se stessa, non poteva più fingere che andasse tutto bene: il suo passato la stava investendo con la forza di un treno in corsa, ma doveva resistere. Doveva salvare i suoi amici, gli stessi amici che aveva dovuto abbandonare per tenerli in vita.
Di certo non si sarebbe mai immaginata di vivere in mondo del genere, dove dei bambini venivano schiavizzati per costruire qualcosa di così malvagio e oscuro, ma non poteva farci niente.
O meglio, non aveva mai potuto farci niente, fino a quel momento. Non aveva idea di che piani avesse per lei Gerard, ma l'avrebbe fermato a qualsiasi costo.

*-*

Non entrava neanche un filo di luce nella sala, eppure il cristallo brillava.
Gerard lo vedeva brillare di rosso, come il sangue delle persone che aveva dovuto uccidere per realizzare il suo sogno, raggiungere la sua libertà. Erano un piccolo prezzo da pagare per una nobile causa, si diceva.
Zeref gli sussurrava cosa dire, come comportarsi, come soggiogare chi stava sotto di lui senza che neanche se ne accorgesse.

We don't want them, we want everything
We've stolen in this suffering
And we told them to want everything

Gerard rise, scostandosi il cappuccio dal volto. Quando sarebbe arrivata Erza?
Voleva davvero rivederla, riconoscere quegli occhi da bambina che mai avevano smesso di sperare e strappare loro ogni gioia. Voleva farla sprofondare nel proprio buio, per averla al proprio fianco quando Zeref sarebbe risorto e regnare su quegli stupidi esseri umani.
Voglio vedere la tua disperazione, Erza… arriva presto!”

*-*

˗ Gerard! Gerard, sono venuta a salvarti!
Ma quello che vede la giovane rivoluzionaria la lasciò senza fiato. Gerard stava legato ad una colonna, piegato in due senza più energie.
˗ Gerard! ˗ urlò, correndo a sorreggerlo. Lo slegò, permettendogli di muoversi di nuovo senza costrizioni e lo strinse forte a sé, felice che non fosse morto.
˗ Erza… sei arrivata…
Una scarica elettrica percorse la schiena della bambina, facendola rabbrividire. Istintivamente le venne da lasciare il suo più caro amico, ma si costrinse a tenerlo su, per aiutarlo a scappare da quella torre maledetta.
˗ La nostra libertà… la libertà non esiste! Anche se fuggissimo, non cambierebbe niente, lo sai?
La voce del bambino era ruvida, scoraggiante, gelida. Erza non credeva che delle parole così drastiche sarebbero potute uscire dalla sua bocca, quella stessa bocca che aveva incitato loro tutti alla fuga.
˗ Cosa stai dicendo? Quando andremo via di qui sarà tutto diverso! Lo dicevi tu, dobbiamo conquistarci la nostra libertà con le unghie!
Gerard la spinse via, rimanendo in piedi per miracolo.
˗ Tutto è inutile… non esiste… se tu potessi vedere cosa vedo io, Erza… lo vedi?
La bambina lasciò cadere spada e scudo per coprirsi la bocca, terrorizzata. Lo sguardo del suo amico era totalmente diverso, non aveva più quell'accezione gentile e rassicurante, ma sembrava quello di un pazzo, di un cattivo.
˗ Gerard…

Even if I say
It'll be alright
Still I hear you say
You want to end your life

˗ Eppure dovresti vederlo anche tu… dopo tutto il male che ci hanno fatto, dopo tutte le violenze, tu credi ancora che esista qualcosa di bello, fuori? Dobbiamo consacrare la nostra esistenza a Zeref!
˗ Smettila! Che cosa ti è successo? Perché parli così? ˗ Erza pianse forte, sentendo la guancia sinistra che veniva rigata dalle lacrime. Come poteva fare quei discorsi proprio lui?
Gerard rise, invece, e alzò la mano in direzione della sua vecchia amica, stringendola leggermente.
Erza si sentì soffocare.
˗ Quanto sei ingenua…

*-*

Perché le venivano in mente quelle parole? Doveva concentrarsi, non doveva perdersi d'animo! Non sapeva come avrebbe reagito a rivedere quel viso dopo otto anni di assenza, ma doveva comunque continuare ad andare avanti. Solo lei poteva scrivere la parola “fine” a quella storia durata troppo tempo ormai, doveva sbrigarsi!
L'Etherion stava per abbattersi sulle loro teste.
Sarebbe morta comunque, in ogni caso.
Beh, non che cambiasse molto dal suo obiettivo iniziale, alla fine. Sapeva che non sarebbe mai uscita viva da quella Torre, per cui il modo in cui sarebbe morta era totalmente irrilevante.

And I have left alone
Everything that I own
To make you feel like
It's not too late
It's never too late

Aveva lasciato tutto quello che possedeva per correre su quella scala. Aveva abbandonato tutto e tutti, i suoi amici di Fairy Tail, la sua nuova famiglia, per porre fine a quella storia, per far capire a Gerard che era una pazzia bella e buona, che non sarebbe cambiato niente.
Non era troppo tardi per cambiare le cose, lei lo sapeva. Doveva solo convincere Gerard della sua idea, l'avrebbe fatto rinsavire! Non era più una bambina, adesso era cresciuta, sapeva come fare, aveva la forza necessaria.

*-*

Che strana sensazione. Tenere Erza in pugno senza toccarla fisicamente era davvero particolare.
La teneva sospesa ad un paio di metri da terra, credeva che se solo avesse stretto un pochino di più l'avrebbe potuta schiacciare.
˗ Ge… rard…
Non le usciva più la voce. E continuava a piangere, a pregarlo di cambiare idea.
La cosa lo innervosiva terribilmente. Perché non riusciva a capire che la sua era l'unica esistenza possibile? L'unica scelta che non avrebbe portato alla distruzione dell'animo? Resuscitare Zeref avrebbe portato la libertà che lei tanto agognava, come poteva ancora credere che fosse pazzo?
La scaraventò a terra. Emise un piccolo gemito di dolore, poi si rialzò barcollando.
˗ Gerard! Come credi di fare? Nessuno vorrà più lavorare qui! Non puoi fare nulla!

When they're broken, and lost everything
They're so much easier to lead

˗ Non sarà così difficile, sai… sanno fare solo questo, io darò loro uno scopo, un obiettivo! E darò le pause, e del buon cibo… non faranno nessuna resistenza.
Erza continuava ad avere quell'espressione in volto, gli dava quasi la nausea.
˗ Tu vattene. Prova la libertà che hai sempre voluto. Ma se proverai a tornare indietro, ucciderò Sho e tutti gli altri, uno per uno.
˗ Perché… perché fai così…
La schiacciò con la sua forza, facendola piagnucolare.
Vedrai…”

*-*

Spalancò la porta, trovandosi di fronte a quella chioma blu che non poteva dimenticare.
˗ Gerard! Io ti fermerò! ˗ gridò, puntando in avanti la sua katana. Gli occhi erano determinati, non vacillarono neanche un secondo di fronte al volto del ragazzo che aveva amato.
˗ Non puoi nulla contro di me… sei debole!
˗ Non sono più la bambina di un tempo!
Ed era vero, Erza era cresciuta.
Aveva conosciuto il vero calore di una famiglia, aveva imparato a padroneggiare la sua magia, aveva studiato e si era allenata, solo per poter arrivare a quel giorno preparata. Il giorno in cui avrebbe sconfitto Gerard.
Ingaggiarono una lotta all'ultimo sangue lì, in quella sala dove lei aveva perso un occhio e lui la sua lucidità, sotto lo sguardo vigile di quel cristallo che aveva portato Gerard alla pazzia. Una volta sconfitto lui, avrebbe sicuramente distrutto quell'aggeggio malefico portatore di sventura.
˗ Solo con l'odio potrai vedere il sommo Zeref e capire pienamente le mie azioni! Odiami Erza, odiami!
˗ Non è ancora troppo tardi… puoi ancora fermare questa pazzia, possiamo farlo insieme!
Lei lo sapeva, era solo una vittima del mago nero, non era la sua volontà, non era il vero Gerard a parlare in quel modo.
˗ Devi odiarmi!
˗ Non posso!
Gli si sedette addosso, bloccandogli ogni movimento. No, non poteva. Non poteva odiarlo, perché ogni volta che incrociava il suo sguardo rivedeva quello del bambino che l'aveva sempre sostenuta, e protetta a modo suo.
Solo in quel momento si rese conto di non potergli fare del male, di non poterlo ferire sul serio.
˗ Ti prego… ˗ lasciò cadere la spada, appoggiando le mani sul suo petto.

*-*

Take their hope away
Take their life away
Leave them nothing left inside

Zeref gli stava parlando. Specchiato negli occhi scuri di Erza, Gerard sentiva la voce del mago nero che lo tirava a sé. Forse non era così che doveva andare, forse avrebbe dovuto ascoltare lei.
Si sentì strattonare più forte, perdeva la lucidità.
Quel castano scuro si allontanava da lui in maniera inevitabile. Se solo l'avesse capito prima!
Se solo avesse compreso che lei era l'unica persona che poteva salvarlo, forse Zeref non sarebbe riuscito a fagocitare la sua volontà, sputando indietro solo l'odio verso il genere umano.
Forse non avrebbe fatto del male a tutte quelle persone, non avrebbe tolto loro la libertà, la loro vita…
Erza… perdonami…”
˗ Uciddimi. Falla finita.
Erza scosse la testa, si asciugò quella maledetta lacrima solitaria prima che toccasse lui.
˗ L'Etherion ci colpirà a breve, saremmo morti comunque. Io non posso ucciderti.
˗ Non capisci…
˗ Va tutto bene! Sapevo che sarei morta qui dentro. L'ho sempre saputo, in fondo.
No Erza, non capisci, devi andare, l'Etherion, Zeref… io ti farò del male.”
Ma nessuna parola uscì dalle sue labbra. Non un sussurro, non un piccolo sussulto. Niente. Le labbra gli rimasero serrate, impenetrabili sia dall'interno che dall'esterno.
Zeref avrebbe vinto e Gerard non poteva più salvarla.

When your own have died
When there's no more pride
When your soul is frozen
Is that enough?


*-*

Erza stava bene, ora. La morte stava per sopraggiungere, ma almeno avrebbe liberato la Terra da quella maledetta Torre.
E aveva potuto rivedere Gerard.
Era arrivata in tempo, l'aveva salvato. Mentre lo abbracciava tornava indietro nel tempo, a quando da bambina dormivano vicini per scaldarsi un po', vicini anche a nonno Rob e agli altri ragazzini. Si ricordava dell'affetto e della forza che lui le infondeva anche solo standole vicino, toccandole una spalla, sprofondando la testa nei suoi capelli. Lui le aveva dato la forza per sopravvivere, era inutile negarlo.
Stava bene.
Anche se sarebbe scomparsa, stava bene, perché Gerard era con lei.
Non era troppo tardi, allora…”

Maybe we'll turn it all around
'Cause it's not too late
It's never too late







Sophie's space____
-schiva i pomodori-
No okay, me li merito tutti. Scusatemi.
Davvero… ho avuto trentamila cose da fare, impegni, e scadenze per contest, e un sacco di altre cose… mi dispiace T.T spero possiate perdonarmi!
Come promesso, ecco la Gerza chiestami da Bianka Babu.
Dio come sono pessima… comunque spero di diventare molto più rapida e mettermi decisamente sotto, quindi se in questo quasi anno vi è venuta qualche idea, non esitate a chiedermi! Sarà messa in scaletta e creata quanto prima!
Le canzoni sono:
- Never Too Late dei Three Days Grace;
- Enough dei Disturbed
Sophie vi ama tanto <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3117112