Lei, Saki

di Jeles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il primo sguardo ***
Capitolo 3: *** Il primo battito ***
Capitolo 4: *** Professoressa? ***
Capitolo 5: *** Che dolce sapore ***
Capitolo 6: *** Febbre d'amore? ***
Capitolo 7: *** Il primo bacio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prima di introdurvi la storia, volevo dare alcune premesse.
Nel racconto non citerò mai nomi di paesi, di scuole, o talvolta anche cognomi. Si, lo faccio apposta, perché in questo caso ognuno può liberamente immaginare
l'ambientazione e il luogo della vicenda. Tuttavia vorrei chiarire che ho chiaramente preso spunto dai classici manga/anime/drama giapponesi per quanto riguarda la cultura e i nomi. L'opera si basa sull'amore tra due donne, anche detto Yuri, perciò se disprezzate il genere, meglio trattenersi dal leggere anziché criticare un contenuto che non è dei propri gusti.
Aggiungo, per chiarire, che questo capitolo non è altro che un breve prologo. Detto ciò, vi auguro buona lettura.

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BIP. BIP. BIP. BIP. BIP. BIP.
"Ma insomma, ti vuoi svegliare o no? Farai tardi a scuola!".
Un urlo femminile si levò dal piano di sotto, che si unì letteralmente con l'allarme della sveglia, il cui suono non fu altro che rumoroso e ininterrotto. Fosse per me, sarei rimasta accoccolata su quel letto morbido e caldo, ma la scuola è scuola, ed era sempre meglio non tardare se non volevo ritrovarmi il muso di quella strega che invadeva camera mia. Iniziò così una nuova mattina, e non è di certo la parte della giornata che preferisco.
 

Ma partiamo con le presentazioni! Cadetta Kaori Maeda a rapporto! Beh, se contiamo l'età non dovrei più essere una cadetta, ma lo ero a quel tempo. Avevo appena compiuto 17 anni, e cominciavo il terzo anno delle scuole superiori. Non ero tra le preferite delle persone che conoscevo, e in classe venivo notata giusto per le risposte sgarbate che davo ai miei professori, da testa calda quale sono tutt'ora. Forse ero un po' arrogante e viziata, e decisamente invadente, non ero nemmeno tra le possibili ragazze da frequentare, ma non ne ero preoccupata più di tanto (avrei dovuto?). In quegli anni vivevo da sola con mia madre, lei prendeva le redini della famiglia e si impegnava il doppio per crescermi bene, e credetemi, la mancanza di un padre non mi ha mai dato problemi, perché, effettivamente, non mi mancava nulla: mia madre sapeva darmi tutto l'amore di cui avevo bisogno, e anche di più. Non smetterò mai di ricordarla con un sorriso sulle labbra, ma, ahimè, quelle memorie sono divenute lontane.
Tornando a me, come avrete ben inteso, non avevo un bel caratterino, e questo era uno dei motivi per cui non avevo molti amici, o meglio, essi erano più conoscenti o compagni di classe. L'unica migliore amica che avevo era Aya, e sapevo che qualsiasi cosa sarebbe successa, potevo andare da lei e raccontarle tutto: dai problemi di famiglia, ai problemi di cuore, ai problemi in cucina! Lei mi avrebbe sempre aiutata. Ma lei aveva anche molta esperienza con i ragazzi, mentre io, al contrario, non avevo la minima conoscenza dell'altro sesso. Per quanto avessi avuto piccole cotte o sguardi di interesse, non ero mai riuscita ad arrivare a confessare il mio amore, o a stringere un rapporto con un ragazzo. Mai. Finché non ho conosciuto lei. E' imbarazzante ammetterlo: era la professoressa di inglese di Aya. Io ed Aya non frequentavamo la stessa classe, perciò non avevo mai visto questa professoressa colta e gentile, ma è bastato uno sguardo, uno solo, per immergermi nella sua anima calda e accogliente. E' complicato descriverla. Non posso parlarvi di lei in modo casuale: nel mio cuore ha occupato un posto davvero speciale, per cui anche la sua storia, la nostra storia, deve essere speciale. Vi va di leggere un bel racconto? Perché io non vedo l'ora di parlarvi della prima donna che mi rapì il cuore, la prima donna a cui diedi il mio primo bacio, la prima donna a cui diedi la mia prima confessione, e, probabilmente, fu la prima donna che mi rubò molte altre mie prime volte: Saki.

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Capitolo 2
*** Il primo sguardo ***


 

 

BIP. BIP. BIP. BIP. BIP. BIP.

"Se non ti alzi da quel letto vengo lì e ti butto giù! Donna avvisata, mezza salvata!".
La sveglia continuò a suonare per almeno cinque minuti, mentre io cercai di rigirarmi sul letto per riprendere il sonno, ma un suono di tonfi pesanti che salirono per le scale mi fecero balzare giù da quel comodo nido in un baleno.
“Arrivo, arrivo! Sono sveglia!".
Sbuffai e sbadigliai impiegando una manciata di minuti: la pigrizia è pur sempre un dono, dopotutto. Mi infilai le pantofole e mi trascinai lentamente verso il bagno. Mi lavai velocemente le mani, il viso, i denti, e pettinai velocemente quei corti capelli corvini che toccavano appena le spalle. Infine, mi infilai un cerchietto di seta rossastra con un largo fiocco che cadeva sulle ciocche: in questo modo ero pronta per il mio primo giorno di scuola del terzo anno, potevo uscire di casa evitando pretese su un abbigliamento più elegante per questo evento da parte di mia madre, e coprivano quella frangia orribile che mi ritrovavo. Dopodiché rientrai in camera per vestirmi e tirai fuori dall'armadio, dopo un lungo riposo durato qualche mese, la mia uniforme scolastica. E' forse l'unico elemento di valore che amavo della mia scuola. Perché la nostra divisa era composta da una sgargiante camicia bianca, una cravatta o un fiocco blu notte, un maglione nero per l'inverno, e una gonna a scacchi azzurri, neri e bianchi. Forse poteva sembrare un abbigliamento spento, ma io lo trovavo adorabile. Mi rispecchiava un po', e soprattutto possedeva il colore che io amo in assoluto: il blu.
Finii comunque di vestirmi, e scesi velocemente le scale per la colazione. Non con calma.
"... Cosa.. sono già quasi le 8? Mamma! Non potevi svegliarmi un pò prima?!".
Mia madre spuntò dal balcone con un sacco di indumenti in mano, e mi lanciò uno sguardo feroce.
"Svegliarti prima?! Ripetilo ancora e vedi come ti faccio volare a scuola! E' da mezz'ora che ti chiamo, mentre te ne sei rimasta a letto a dormire! La prossima volta comprati una seconda sveglia! Accidenti a te, Kaori.. No no! Niente colazione ora: fila fuori o perdi anche l'autobus!
Che vergogna, in ritardo il primo giorno di scuola..!".
Accennai uno sbuffo molto irritato, ma mi zittii subito non appena vidi quegli occhi indiavolati che mi fissarono: che mi interessi o no, la puntualità nella nostra scuola è sempre stata importante, e gli insegnanti erano rigidi al riguardo, perciò afferrai velocemente un toast che trovai sopra il tavolo, e mi diressi verso l'uscita di casa per infilarmi le scarpe. Sbattei la porta uscendo, e solo per quella volta, mia madre non ci badò più di tanto dato l'orario, per cui mi fiondai verso la fermata dell'autobus del paese. Non che ci fossero molte fermate in quel paese, a dir la verità, non avevo molta scelta, e mi sorpresi non poco quando avvistai lì il mio vicino di casa Sho.
"Sho? Sei proprio tu? Che ci fai qui a quest'ora?".
Lui mi sorrise quando arrivai alla fermata, e tossì un poco prima di rispondermi.
"Beh.. Oggi è il nostro primo giorno, e pensavo di andarci insieme..". Nascose un lieve rossore sulle guance, mentre la mano destra scosse quei capelli dorati, e tornò subito a fissarmi.
"..In verità cominciavo a pensare che probabilmente eri già a scuola, ma per fortuna sei qui!".
"Per fortuna? Ehi, sono in ritardo, a quest'ora dovrei già essere là! E anche tu.".
Sho si era trasferito con la sua famiglia nel nostro quartiere due anni prima. Venne ad abitare lì per poter frequentare il liceo della mia città, e sin dal primo giorno che lo conobbi si dimostrò gentile e cordiale. Non era esattamente il tipo di ragazzo che preferivo, dava l'idea di essere una persona debole che si faceva facilmente condizionare, e confesso che inizialmente non mi piacque neanche un pò, ma imparai a conoscerlo. Dietro le sue insicurezze si nascondeva semplicemente un ragazzo pieno di sogni e di desideri, e il suo era quello di diventare un fotografo professionista. Strinsi con lui una bella amicizia, e, dovendo andare nella stessa scuola, divenne un'abitudine percorrere la strada insieme, anche se di solito era lui che aspettava me fuori casa. Quel giorno ero convinta che mi sarei dovuta sorbire i venti minuti in autobus da sola, ma per fortuna Sho era con me. Aspettammo qualche minuto in silenzio in quella fermata, insieme ad un'anziana che attese insieme a noi la corriera, ma non ci mise molto: non appena quel largo autobus giunse verso di noi, ci preparammo a salire.
Ci mettemmo meno del previsto prima di raggiungere l'entrata della scuola, e da lì ci precipitammo dentro correndo come non avevamo mai fatto prima, ma venimmo tempestivamente fermati da un insegnante nei paraggi.
“Ehi voi due! Che credete di fare a quest'ora? Siete in ritardo!”.
Lo riconobbi subito. Lui era il mio professore di inglese, un tiranno autoritario ed esigente; pregavo ogni anno di poter avere un nuovo docente più cordiale, ma puntualmente si presentava quella testa calda che non faceva altro se non mettermi in ridicolo di fronte alla classe. E questo era uno dei motivi del perché odiavo così tanto quella lingua. Sbuffai molto irritata alle sue parole.
” Ma no, davvero? Credevo di essere arrivata puntuale a scuola, anzi in anticipo, visto che nei corridoi non c'è nessuno!”.
Lo fulminai, ma lui non prese la battuta sul ridere.
”Mi prendi in giro ragazzina? Credi che non ti abbia riconosciuta? Prova ancora a prendermi per il culo e io...”.
“E lei cosa, professore?”
Dall'aula degli insegnanti spuntò all'improvviso una donna alta e snella, dalle forme morbide e sinuose e dai lunghi capelli castano chiaro che scendevano sulle spalle: una parte erano raccolti dietro l'orecchio, mentre il volto era parzialmente coperto da un ciuffo ribelle, costantemente spostato dalla mano della donna in questione; balzarono all'occhio le mani ben curate le cui unghie erano dipinte con uno stile floreale anche molto lieve dai colori chiari, abbinato a quegli occhi giallo miele intenso. Ella portava un paio di scarpe con dei tacchi di altezza media azzurri, un completo blu che comprendeva giacca, camicia, e gonna che le raggiungeva appena le ginocchia, mentre reggeva delle cartelle in mano. Sospirò alla visione del professore.
“Certi termini dovrebbero essere dosati, almeno verso gli alunni, non crede sia il caso di trattenersi un poco?”.
“Oh, signorina, io conosco bene questa ragazza, e se parlo così è che so che è una scansafatiche che ozia tutto il giorno, soprattutto durante le mie ore! E proprio oggi che è il primo giorno di scuola non tollero che si arrivi in ritardo!”.
Sho tremò un poco dalla paura, ed in quell'istante mi sentii un po' in colpa per lui.
“... Mi dispiace interromperla professore, ma se siamo in ritardo è colpa mia, potrebbe almeno far partecipare alla cerimonia di inizio anno al mio amico? Tanto sa che io rimarrei qui a discutere anche tutto il pomeriggio, ma non credo che lui abbia altrettanta voglia.”.
La donna di prima volse lo sguardo verso di me, e mi fissò intensamente: sentii un brivido percorrermi per la spina dorsale. Era il primo sguardo che scambiai con lei, e non dimenticai quegli occhi che, insieme alle labbra, mi sorridevano con un pizzico di euforia.
“Non ti preoccupare. Voi andate pure in aula magna, al professore penserò io.”.
“Come?! Non se ne parla, loro staranno qui in punizione, signorina...!”.
“Per quanto sia nuova, io ho un nome. Sono la professoressa Okamoto, non signorina. E comunque è un obbligo per loro partecipare alla cerimonia se sono a scuola. Coraggio, andate!”.
Sho chinò il capo di fronte a lei, continuando a ringraziarla, mentre io esitai un poco: rimasi ammaliata dalla sua bellezza, non avevo mai pensato che l'aspetto di una donna potesse essere così imponente. Ma scossi il capo a questi pensieri assurdi, e mi inchinai a mia volta.
”Grazie mille!”.
Corremmo di nuovo verso l'aula magna, e con cautela aprimmo le porte dell'aula, piena zeppa di studenti del terzo anno. Almeno evitammo la cerimonia delle matricole del primo anno, arrivammo proprio nel momento giusto! Ci mettemmo in fondo nei primi posti che trovammo, mentre Sho si passò una mano sulla fronte per l'ansia avuta un momento prima. Aya da lontano mi salutò con un sorriso smagliante, prima di correre velocemente verso di noi.
“Kaori!”.
“Aya!”.
Ci abbracciammo teneramente, e lei si mise subito accanto a me.
”Allora? Che è successo, come mai siete arrivati tardi?”.
Sho mi guardò subito, quindi rise un poco per la situazione.
“Chiedilo alla signorina qui di fianco!”.
“Ugh, mi dispiace, ok? … Mi ero addormentata. Stamattina dovevo venire a scuola con Sho e lui mi ha aspettata, ma sono arrivata un po' tardi..”.
Mi grattai il capo con un sospiro, mentre Aya si mise a ridere, e poi mi baciò la fronte.
”L'importante è che ora siete qui! Non vi siete persi nulla comunque: hanno parlato prima ai ragazzi del primo anno, hanno dato un buon proseguimento di studio a quelli del secondo, e ora con noi stanno parlando da almeno mezz'ora di discorsi noiosi sul futuro, sulle scelte, e roba varia. Che idioti! Dovrebbero sapere che tanto diventerò una stilista molto famosa!”.
Aya aveva sempre sognato di diventare una stilista. Se c'era bisogno di descrivere una donna, Aya era la femminilità in persona, e sapeva bene come esprimerla attraverso l'abbigliamento, l'atteggiamento, e persino il trucco. Aveva sempre sognato di aprire in futuro una boutique tutta sua di abiti, e voleva finire al più presto la scuola per iniziare l'accademia e divenire una stilista professionista. In quanto a me, beh, lo ammetto: pigra com'ero non ci avevo mai pensato a cosa fare, e forse sono state proprio le parole di Aya a farmi riflettere un poco sulla questione.
Dopo mezz'ora il preside accese un piccolo discorso verso noi studenti, ci invitò come ogni anno ad impegnarci e a studiare, e ci diede un “bentornati” per concludere quella cerimonia. Ci alzammo dalle sedie, e non appena ci pensai mi rivolsi ad Aya.
”Un momento, non ho controllato i tabelloni delle classi. Siamo in classe insieme quest'anno? Ti prego, dimmi di si!”.
Strinsi le mani come a voler pregare, e la fissai con un'espressione disperata, ma ella mi anticipò la notizia corrucciando la fronte.
”Mi spiace, ma neanche quest'anno saremo insieme.. Però tu e Sho siete nella stessa classe, vi farete compagnia. Oh, a proposito, ho adocchiato qualche ragazzo del primo anno, sono carini! Forse ce ne sarà uno adatto a te, finalmente è il momento giusto per trovarti il ragazzo!”.
Mentre lei sognò ad occhi aperti, io sbuffai infastidita.
”Oh, non ricominciamo ancora con questa storia. Solo perché non ho ancora un ragazzo non è detto che debba per forza trovarmelo ora..!”.
Sho ci fissò da dietro grattandosi la nuca e fingendo quasi di non ascoltare la nostra conversazione, ma prima che Aya potesse replicare il preside riprese per qualche istante l'attenzione.
”Ohoh! Stavo per dimenticarmene! Ragazzi, quest'anno si è aggiunta a noi una nuova docente che insegnerà inglese in una delle vostre classi, e vorrei che voi le deste il benvenuto: salutiamo la professoressa Okamoto!”.
Quel nome mi risuonò come una campanella nella mente, e ricordai subito la donna che poco prima aveva aiutato me e Sho. Non me ne accorsi nemmeno, ma con lo sguardo cercai subito quell'affascinante figura, e un sorrisetto mi spuntò in volto non appena la vidi su quel palco, mentre si dilettava a presentarsi e a sorridere verso i ragazzi.
Credo che tutto cominciò proprio da lì. Dall'attimo in cui i nostri sguardi si incrociarono, malgrado fossi in mezzo ad una folla feroce di studenti, ed ella mi sorrise senza esitare, rammentando quella ragazza chiassosa e scorbutica incontrata nel corridoio.

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Capitolo 3
*** Il primo battito ***


DIN. DON. DAN.
“Ti prego Dio, ti chiedo solo una piccola cosa quest'anno, solo una. Fa si che non abbia il solito professore di inglese, e ti prometto che farò la brava, studierò tutti i giorni, e mi darò da fare, ma ti prego non piazzarmi il solito brontolone!”.
Con le mani congiunte, chiusi gli occhi e pregai per cinque minuti buoni implorando e promettendo cose che probabilmente non avrei fatto, e cercai di tenere un tono basso per non farmi sentire dagli altri, ma, ahimé, difficile non sentirmi.
“Kaori che stai facendo?”
“Oh, niente niente! … Stavo solo domandando un nuovo professore di inglese.. Ehm, piuttosto Sho, che combinano quelli?”
“Oh, loro? Meglio non parlare di professori di inglese o..”
Un ragazzo di bassa statura corse come un forsennato verso il mio banco, e sbatté le mani con forza su di esso, guardando con sguardo torvo Sho.
“Sho!! Non puoi!! Mettiti in fila, ok?!”
“Cosa, anche Sho? Ehi bello, lascia stare, la notizia si sarà già sparsa per tutta la scuola. Ancora un po' e vedremo i ragazzi dell'ultimo anno con la bava alla bocca!”
“Mi spiegate di che diamine parlate?”
Sbottai un poco infastidita, mentre portai una mano sotto il mento e fissai malamente i due individui che invasero il mio banco, come se fossi loro amica!
“Dai, c'eri anche tu quando si è presentata la professoressa Okamoto no?”
Mi rispose uno dei due, e con uno sguardo serio oserei dire.
“Beh, lei è giovane e bella, e sembra sia anche single, per cui questi omoni vogliono farle la corte! Poveracci, lei è una donna adulta e matura, figuriamoci se si mette insieme ad un moccioso del liceo...”
Lo osservai con un'espressione alquanto stupita, ed annuii alle sue parole.
“Oh si, hai decisamente ragione. Ma, ehi Sho, non sapevo che anche tu volessi buttarti.”
“Cosa? No no! Sono questi idioti che parlano troppo, io.. io non sono così disperato da corteggiare un'insegnante!”
Evidentemente alzò la voce tanto da farsi sentire, perché in un batter d'occhio i ragazzi della classe si voltarono con sguardo minaccioso verso di lui, mente le ragazze furono abbastanza contente di avere tra i maschietti qualcuno che non stravedesse per quella donna a loro sconosciuta e già antipatica. Tuttavia quel momento di bisticcio tra ragazzi e ragazze durò poco, in quanto arrivò in classe una ragazza che urlò
“Arriva! Ai vostri posti ragazzi, su!”
Ed ecco il momento che attesi tutta la mattina. Presi qualche respiro, pronunciai altre preghiere a bassa voce tenendo il capo chino, e quando entrò l'insegnante e tutti si alzarono, io feci lo stesso sollevando lentamente lo sguardo. Ahimè, anche quell'anno Dio non mi ascoltò.
“Buongiorno ragazzi! Alcuni di voi mi conoscono già, ma io sono il professor Ozaki! E se credete che l'inglese sia una passeggiata, beh, state sicuri che con me sarà un inferno, pretenderò studio e disciplina! Vi auguro di passare un buon anno! Ora, cominciamo subito la lezione. Kaori ti spiace prendere il libro e leggere a pagina 25? Cominciamo con un testo leggero, su”.
Eccolo, cominciò subito di primo mattino a tartassarmi. Lui sapeva bene quanto odiavo l'inglese, perciò si divertì ogni volta ad umiliarmi o a chiamarmi per fare qualsiasi cosa. Ed alla richiesta sospirai irritata.
“.. Non ho il libro.”
“Molto male signorina, dovrò segnarlo nel registro.”
“Cos.. ma è il secondo giorno di scuola!”
“Credi che al tuo secondo giorno di lavoro sarai graziata per ogni errore che farai? Oh, non ci sperare nemmeno. Toshio, prego, leggi tu.”
“Si prof...”
Lo odiai quando mi stese parole del genere, perché ebbe ragione, e io non potei ribattere in alcun modo; questa è la tipica conversazione con cui lui mi abbatteva. Come dico sempre, anche i professori hanno le loro preferenze, giusto?
La lezione durò un'ora circa, e al suono della campana, non appena lui varcò la soglia dell'aula, tirammo tutti un sospiro di sollievo.
“Heh, vedo che piace già a tutti il professor Ozaki!”
Mi rivolsi verso Sho che fu mio compagno di banco, ed egli si limitò ad annuire, chiudendo il libro di inglese e sollevandosi poi per sgranchirsi le gambe. Il mio sguardo si rivolse verso la porta, e con grande sorpresa vidi la figura genuina di Aya lì in piedi che mi fissò e mi agitò la mano in segno di saluto. Mi alzai subito per correrle incontro.
“Aya! Che ci fai qui, non avete lezione?”
“Oh si, ma volevo informarti subito dei nuovi professori che ho!”
“Dimmi tutto!”
“Ricordi che l'anno scorso in letteratura avevo quel professore un po' grassoccio e noioso che parlava tuta l'ora di cosa ne pensava dei libri? Beh, ti assicuro che c'è una persona peggiore di lui!”
“Peggiore del sonnifero umano? Sentiamo, chi avresti?”
“La professoressa Harada!”
“Oddio no! E' quella professoressa che l'anno scorso sollevò un grande putiferio per la faccenda dei ragazzi che non erano venuti a scuola per la sua verifica?”
“Esatto, e te l'assicuro, è una vera e propria despota! Quella vecchiaccia è odiosa!”
“Terribile.. Beh se ti fa stare meglio, io ho di nuovo Ozaki in inglese.. Mi farà morire anche quest'anno...”
“Ecco, volevo proprio parlare di inglese. Io ho la professoressa Okamoto!”
Il mio volto si accese sentendone il nome, e incuriosita le chiesi di più sulla famosa insegnante giovane e single.
“E com'è? Insomma, di solito gli insegnanti giovani sono carichi ma sono anche di manica larga..”
“E' vero, e così lo è lei, ma è bravissima, quando spiega si capisce tutto è proprio in gamba! Senti ma se hai problemi con Ozaki perché non chiedi alla mia docente di farti delle lezioni pomeridiane? Potrebbe darti una mano, lei ci ha dato la piena disponibilità per fare ripetizioni.”
All'idea di stare un pomeriggio a scuola mi venne il mal di testa, per cui prima portai le mani sulle tempie, e poi scossi il capo riluttante.
“Oh no, io che spreco il pomeriggio qui a scuola? Neanche morta!”
“Come sei pigra Kaori! Beh, scusa, ma io ora vado! Comunque se cambi idea fammi sapere, le parlerò io per te! Ciao!”
Sollevai una mano verso di lei, mentre con un passo elegante Aya si avviò verso la sua classe. Mi appoggiai sulla porta osservandola allontanarsi, e poi spostai lo sguardo verso la finestra del corridoio a cui si affacciò la nostra classe, avvistando appena il giardino interno della scuola. Non notai che nel frattempo stava avanzando per quel corridoio la figura di una donna, al che si fermò non appena mi notò e mi rivolse un sorriso smagliante, mentre io non potei far altro che sobbalzare da quella comoda postura, e mi irrigidii un poco portando le mani dietro la schiena.
“B.. Buongiorno professoressa Okamoto!”
Con lo sguardo cercai quei suoi occhi scintillanti che mi fissarono, e abbassai giust' appena il volto prima di rialzarlo.
“Buongiorno a te. Allora, com'è andata il tuo secondo giorno di scuola?”
Sollevò poi lo sguardo per osservare il numero della mia classe, e scosse poi il capo un poco preoccupata.
“Accidenti, hai il professor Ozaki? Dimmi, era ancora arrabbiato per la faccenda di ieri?”
Risi alle sue parole.
“Non si preoccupi prof, ci sono abituata a lui ormai. E' da due anni che lo sopporto, posso farlo anche quest'anno.”
Mi sorrise sollevata.
“Capisco. In tal caso io andrei in classe. Buona giornata!”
Lì per lì me ne stetti a riflettere mentre la osservai allontanarsi, pensai seriamente alla faccenda delle lezioni pomeridiane, e mi mordicchiai il labbro inferiore, prima di scattare in una corsa.
“Prof!”
L'insegnante si voltò di scatto al richiamo, e si fermò attendendo il mio arrivo.
“Dimmi cara.”
“Ehm.. mi stavo chiedendo... Non è che lei fa lezioni di recupero pomeridiane? La verità è che sono una schiappa in inglese, e vorrei poter migliorare quest'anno...”.
Portai le mani strette dietro la schiena, mentre picchiettai la punta del piede sinistro contro il pavimento, ed il mio sguardo si abbassò per qualche istante, prima di rialzarsi verso di lei. Quella mi osservò con un certo stupore.
“Beh, il quadrimestre è appena iniziato, sarebbe meglio lasciar passare qualche mese, vedi come va, e se hai problemi vieni da me.”.
Il mio sguardo assunse quello di un bimbo a cui è stata levata una caramella, e ruotai gli occhi sulla finestra gonfiando le guance.
“A che scopo? Tanto so già che con Ozaki non combinerò mai nulla.”
Scossi poi il capo sollevando le mani ed agitandole.
“Ah, no, cioé.. E' che ho sempre problemi con lui ma, insomma.. Non vorrei disturbarla, mi rendo conto in effetti che è ancora presto per i corsi.”.
Cercai di abbozzare una risata riuscita male. Fui dannatamente imbarazzata in quel momento, e non capii affatto il perché. Non ebbi motivo di comportarmi così, lei era insegnante, ed io ero un genio nel comportarmi come una peste senza peli sulla lingua a qualsiasi professore. Sospirai pesantemente, forse troppo nervosa, al che lei mi rivolse un sorriso affettuoso.
“Facciamo così, lasciamo che passi un mese. Trascorso questo mese, verrai da me, e mi dirai se vuoi fare dei corsi o no. Nel frattempo sarò disponibile a correggerti compiti o a darti una mano quanto posso. Non lascio mai nessuno abbandonato a se stesso, non preoccuparti! Oh, se mi dai il tuo nome sarebbe grandioso.”
“..K.. Kaori! Maeda Kaori, classe 3A!”
Arrossii non appena pronunciai il mio nome con una tale enfasi che persino la professoressa rise di gusto al mio tono.
“D'accordo, Kaori, allora ci vediamo!”.
Sollevò la mano per agitarla verso di me, dopodiché girò i tacchi, e si avviò verso la classe in cui ebbe lezione. In quel momento volli appoggiarmi al muro; portai la mano al petto e sentii un battito forte e percettibile. Scossi il capo, un poco confusa da quella sensazione, non capii affatto cosa fosse, ma non ci volli pensare. Mi avviai solamente verso la mia classe, mantenendo per qualche istante uno sguardo spaesato, per poi regalare verso i miei compagni un sorriso accompagnato dal mio solito sguardo sinistro, beh, non si può mai scegliere la faccia con cui nascere, giusto?


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Ciao a tutti, io sono Celestite, autrice dell'opera.
Argh, ho fatto passare davvero molto tempo dall'ultimo capitolo, e mi scuso. Spero comunque che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, in caso abbiate commenti da farmi potete tranquillamente lasciarmi una recensione o inviarmi un messaggio.
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Professoressa? ***



TIC TOC TIC TOC
Mentre mi guardai allo specchio, osservai le corte ciocche di capelli che a malapena toccavano le spalle. Le sfiorai e le mossi facendo ballare quei boccoli senza forma, e sbuffai alla vista, uscendo velocemente dal bagno. Mia madre salì le scale, e assunse un'espressione di stupore vedendomi avviare in camera mia vestita di tutto punto a quell'ora del mattino.
“Che succede oggi? E' già arrivato Babbo Natale?”
“Pfui..”
Le mollai un'occhiataccia, al che lei rise di gusto, chiudendosi successivamente in bagno.
Nel frattempo volsi lo sguardo verso la sveglia sopra il comodino, e andai a sdraiarmi sul letto di petto, portando le braccia a sorreggere il peso del capo. Sospirai. Erano le 7.30 di mattina. Non provai sorpresa nei miei confronti per essere riuscita ad alzarmi più presto del solito quel giorno, piuttosto, fui alquanto agitata. Mi rialzai e scattai verso lo zaino, andando a sfilare il quaderno di inglese per ricontrollare volta dopo volta le frasi che avevo scritto. Tirai un ennesimo sospiro, dopodiché riportai al suo posto quel quaderno, e chiusi la cartella sedendomi ora nella sedia di fronte alla scrivania.
Era passato quasi un mese dall'accordo che avevo fatto con la professoressa Okamoto, ma per svoglia e per tempo, non mi ripresentai più da lei. Quando poi ricevetti una sgridata dal professor Ozaki qualche giorno prima per non aver svolto i lavori assegnati, allora mi tornò in mente quella discussione, e decisi di preparare in anticipo i compiti tanto desiderati per poterli prima far visionare alla professoressa. Lei mi avrebbe aiutata, giusto? Stufa di girare attorno a quella stanza, decisi di ricoprirmi per bene dal freddo che ancora giocava con il caldo dell'estate appena passata, e uscii di casa avviandomi verso la fermata dell'autobus. Tuttavia dovetti fermarmi non appena sentii le grida di mia madre.
“Aspetta Kaori!!”
Uscì in pigiama stringendo in mano un cesto, e me lo diede coprendolo per bene con un panno pulito e decorato.
“Per poco non me ne dimenticavo! Ieri ho visto la madre di Sho, e le avevo promesso di farle avere i biscotti alle mele che preparo sempre. Da brava, dai questo a Sho quando lo vedi, va bene? Ciao cara, e buona scuola.”
Annuii alle sue parole, e non appena mi stampò un bacio sulla guancia, corse in tutta fretta per rintanarsi in casa. Dopodiché sospirai osservando quella cesta color panna, e la fissai malamente. Si, la fissai proprio male.
“Spero non diverrai un problema a scuola, altrimenti ti nascondo da qualche parte e ti tiro fuori alla fine..”
Mormorai, scuotendo il capo, poi ripresi la camminata verso la fermata del bus. Lì vidi Sho con grande sorpresa, al che lui al contempo mi lanciò uno sguardo sbalordito. Mi avvicinai a lui sollevando la mano e agitandola.
“Ehi Sho!”
“Kaori?! Che combini qui a quest'ora? Credevo fossi ancora a letto a dormire...”
Vidi nel suo volto un sorriso tirato che tratteneva a stento una risata, perciò sbattei un piede a terra, e aggrottai la fronte.
“Cos'è quella faccia? C'è sempre una prima volta, no..? Oh, a proposito!”
Portai la cesta nel suo campo visivo, al che Sho sgranò un poco gli occhi, cercando di comprenderne il contenuto.
“Sono biscotti alle mele per tua madre. La mia mi ha chiesto chiaramente di consegnarli per lei, riesci a portarglieli ora prima di andare a scuola, o..?”
Non feci nemmeno in tempo a terminare la frase, che udimmo entrambi il rumore della corriera in avvicinamento, al che assunsi quel classico sguardo sarcastico con un sopracciglio sollevato.
“... Deduco che sia un no”.
Sho mi rivolse la stessa espressione, perciò attendemmo l'autobus, e salimmo non appena le porte si aprirono. Giunti a scuola, avvicinai il cesto a Sho, e aggrottai la fronte.
“Questo però te lo porti dietro tu!”
“Ah! Oh... Ehi Hiro! Scusa Kaori, ma mi stanno chiamando, dopo ok?” Corse come mai aveva fatto prima, e si avvicinò al gruppo di ragazzi nostri compagni di classe. Sbuffai a quel suo gesto, e gli rivolsi il mio peggior sguardo cattivo. Perciò sospirai, standomene lì di fronte alle porte della scuola, e mi sedetti su di un lato di quelle larghe scale, picchiettando la mano contro il marmo. Continuai ad osservarmi attorno, cercando di afferrare gli sguardi degli altri per potermela prendere con loro, tuttavia sobbalzai quasi quando sentii il mio nome venir chiamato.
“Kaori?”
Volsi lo sguardo verso l'uscio, e dalla mia posizione, non potei fare a meno di notare quelle gambe lunghe e fini della professoressa Okamoto. Per fortuna eravamo fuori e faceva fresco, altrimenti sarei divenuta una fiamma dall'imbarazzo.
“Professoressa Okamoto!”
Mi sollevai subito in piedi, e le rivolsi un inchino.
“Buongiorno!”
“Buongiorno a te. Mattiniera quest'oggi?”
“Heheh..”
Le abbozzai un sorriso portando la mano dietro la nuca, dopodiché lei stette ad osservare il cesto rimasto a terra, e lo indicò con noncuranza.
“E' tuo?”
“Oh si.. sono, uhm.. sono biscotti alle mele.”
Il suo viso si illuminò alle mie parole, e si avvicinò a quel cesto cercando di odorarlo.
“Alle mele, davvero? Non sai quanto adoro questo genere di dolce! Ma per chi..”
A quel punto sopraggiunse Sho, che nel frattempo si pentì della sua azione di poco prima, e rivolse un inchino verso la professoressa, per poi rivolgermi la parola.
“Scusa per prima Kaori.. se vuoi posso tenerlo io il cesto, in effetti non c'è bisogno che lo tenga più tu.”
Avrei voluto prenderlo a pugni fino a che non avessi visto del sangue schizzargli fuori dal naso, mentre la professoressa fece un passo indietro e si coprì la bocca per velare un sorrisetto malizioso.
“Ora capisco.. Vi lascio ai vostri affari in tal caso, ci vediamo in giro!”
Mi sorrise, aumentando il senso di colpa che provavo nei suoi confronti per non averla mai cercata per la questione di inglese, mentre rimasi ammutolita dal terribile malinteso che si creò, perciò serrai un pugno e lo rifilai verso lo stomaco di Sho, fermandomi giusto un attimo prima. Lui si spaventò, e si chinò appena verso terra andando a coprire la parte quasi colpita; mi osservò dal basso riprendendo poi la posizione eretta.
“Che diamine..?! Ti volevo aiutare, qual'è il problema?”
Mi ripresi subito dopo, e scossi il capo osservando con espressione corrucciata il sofferente Sho: lui non poteva capire.
“Scusami Sho! Non so cosa mi sia preso, ma per un attimo ti ho proprio odiato...”
Lui rimase per qualche istante in silenzio, riprendendosi nel frattempo e infilando le mani in tasca.
“... Ti da così fastidio che qualcuno capisca che hai fatto tu i biscotti per me..?”
“Eh? Hai fatto dei biscotti per Sho?”
Aya nel frattempo era nei dintorni e si stava avviando proprio verso di noi, tuttavia il suo volto era divenuto pallido, e cercò di abbozzare un sorrisetto forzato.
“Ma dai! Non sapevo che eravate già a questo punto con la vostra relazione! Potevi dirmelo prima Kaori, avrei evitato di parlare di altri ragazzi questi giorni!”
Ci osservava con un'espressione poco spontanea, soffermando maggiormente lo guardo su Sho, al che io sbuffai e sbottai piuttosto irritata.
“Ti prego, non anche tu! Non ho fatto i biscotti per Sho, e non stiamo insieme! E non è come credi Sho, non è che mi da fastidio, ma odio i malintesi, lo sai.”.
Presi più volte qualche respiro, dopodiché osservai i miei amici sollevando la mano chiusa con l'indice e il medio che puntavano verso il lato opposto del mio volto.
“Meglio che vada, ci si vede più tardi.”
Non rimasi un istante di più in quel luogo, e portai con me il cesto, avviandomi per quel largo corridoio. Aya nel frattempo si sentiva quasi imbarazzata per quel malinteso, e rise di gusto per allentare la tensione provata poco prima, mentre Sho sbuffò andando ad osservare per terra.
Proseguii per il mio cammino entrando in classe.
Non ebbi nemmeno un istante libero per potermi dirigere dalla professoressa d'inglese, perciò meditai di farle visita una volta terminate le lezioni, e così feci. Non appena la campanella suonò, mi preparai velocemente e uscii dall'aula, senza lasciare il tempo a Sho di riprendersi il cesto. Corsi a tutta fretta verso l'aula dei professori, e rimasi lì fuori in attesa che giunga la docente. Uno dopo l'altro, i professori entravano e uscivano, lanciandomi qualche occhiata diffidente e ignorandomi. Solo il professor Ozaki si fermò sul ciglio dell'uscio una volta avvistatami, e sorpreso mi squadrò con sguardo perplesso.
“Ha bisogno, signorina Maeda?”
“Uh oh, no no grazie.”
L'ultima cosa che volevo era scambiare quattro chiacchiere con quel burbero d'un professore, tuttavia lui non volle mollare, e mi si avvicinò portando le braccia sui fianchi.
“E sentiamo, cosa sta facendo qui allora?”
“Uh.. sto.. sto aspettando la professoressa Okamoto. Aya.. Aya, la mia amica, aveva urgenza di parlare con lei, ma se n'è dovuta andare prima, perciò ci sono io al suo posto!”
“.. Sarà.. Comunque la professoressa Okamoto oggi ha terminato le lezioni prima, non credo sia ancora a scuola, puoi provare nei laboratori di lingua, però. Ma fai in fretta, sai che i bidelli non vogliono vedere girare ragazzini per la scuola dopo l'orario scolastico.”
“Oh.. grazie mille prof!”
Per la prima volta gli rivolsi un sorriso sgargiante, al che lui mi rivolse un ennesima espressione sbalordita, dopodiché si affrettò ad entrare all'interno dell'aula professori, mentre io mi avviai per le scale verso i laboratori di lingua dei piani superiori. In verità, temevo che la professoressa fosse davvero già tornata a casa, ma oramai avevo perso il bus di ritorno, per cui stare un poco di più alla sua ricerca non avrebbe fatto differenza. Una ad una aprii le porte delle aule per cercare la docente, tuttavia non vidi nessuno, solo un po' di confusione e il silenzio assoluto. Dopo un po' che continuai a cercare, cominciai a sospirare un poco stufa di quella ricerca senza fine, perciò decisi di lasciar perdere e tornare a casa. Ma nell'istante in cui mi voltai per riprendere i miei passi, sentii qualcuno avvicinarsi con dei tonfi poco eleganti.
“Chi va là?!”
Era il bidello energumeno!
Velocemente mi guardai attorno cercando un'aula in cui nascondermi, quando mi sentii trascinare per il colletto da una mano estranea verso una classe.
Sentii la porta richiudersi alle mie spalle, così mi voltai cercando di scoprire il volto del misterioso salvatore, ma quello, anzi, quella, mi posò l'indice sulle labbra e mi fece cenno di fare silenzio...

__________________________________________________________________

Chissà chi è la misteriosa figura che salva Kori dal bidello iracondo?
Vorrei lasciarvi soffermare e riflettere sulla reazione di Aya. Forse finalmente la storia comincia a farsi vedere per i suoi colori nascosti, ma abbiate pazienza, questo non è che l'inizio.
Come al solito, se avete critiche e/o opinioni, non esitate a scrivermi, e grazie a coloro che hanno recensito i capitoli precedenti e proseguono nella lettura di Lei, Saki"!

Celestite

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Capitolo 5
*** Che dolce sapore ***


THUMP Thump thump thump
Di fronte a me vidi la professoressa che stavo cercando, intenta a nascondermi dall'irascibile bidello. Attendemmo giusto qualche minuto, il tempo di essere sicure che i suoi passi fossero lontani, dopodiché si allontanò da me rivolgendomi un dolce sorriso.
“Ti chiedo scusa se ti ho spaventata, ma, cosa combini qui dopo l'orario scolastico? Sai quanto gli inservienti odiano gli studenti che girano per la scuola..”.
Abbassai un poco lo sguardo dispiaciuta, tuttavia mi risollevai seguendola mentre quella si avviò verso la cattedra per sistemare la propria borsa.
“Mi.. mi scusi se la disturbo professoressa, il fatto è che cercavo lei perché mi desse una mano con inglese.. Lo so, non sono più venuta da lei per chiederle aiuto, ma mi sono davvero impegnata molto per fare questi compiti!”
Mi guardai poi intorno riabbassando il capo e sospirando.
“Temo non sia il momento giusto, però...”
Quella mi guardò sorpresa, e scoppiò a ridere di gusto, sorridendomi infine.
“Io ti avevo detto di cercarmi quando hai bisogno di aiuto. Non c'è bisogno di venire da me tutti i giorni se non hai alcuna necessità, non devi giustificarti. Ti aiuterò volentieri quando vorrai”.
Continuò a sorridermi, portando poi le braccia incrociate al petto.
“Tuttavia forse ora è un po' tardi. Ma se vuoi puoi lasciarmi il tuo quaderno, e domani te lo restituisco corretto, o, ancora meglio, puoi rimanere il pomeriggio qui per una lezione extra! Che ne dici? Hai voglia?”
Il pensiero di stare in quell'edificio dopo scuola metteva davvero la nausea, tuttavia il solo sapere di essere in compagnia di quella professoressa gentile mi rallegrò, al che annuii sorridendole.
“Volentieri! Anzi, grazie per il suo aiuto! Uhm...”
Guardai poi il cesto che stringevo ancora tra le mani, e ne sfilai un biscotto porgendolo verso la donna.
“Ecco... prenda! Ha detto che le piacciono questi dolci, no?”
Lei osservò quel dolciume con l'acquolina in bocca, persino i suoi occhi si resero dannatamente ingenui di fronte a quella pasta, tuttavia scosse il capo, e mi sorrise nuovamente.
“Ma non sono i biscotti per il tuo amico, questi? O, ragazzo, non so esattamente cosa siate.”
Sorrise di nuovo, tuttavia a quelle parole mi avvicinai solo più a lei evidenziando la mia statura minuta vicino a quella donna alta e formosa, e le porsi nuovamente quel biscotto.
“Sho non è il mio ragazzo, e questi biscotti li ha fatti mia madre per la sua! Se ne sparisce uno, non muore nessuno, non faccia complimenti e lo prenda...”
Mormorai, imbarazzata poi da tale iniziativa, al che lei rise di nuovo, e afferrò quella pasta dolce.
“Non ci credo, ho davvero malinteso la situazione! Spero che nessuno dei due si sia offeso stamattina..”
Cominciò a sgranocchiare poi quel biscotto divorandolo in pochi istanti, ed emise un verso di soddisfazione, di quelli che hanno mangiato un dolce inebriante, per poi arrossire dall'imbarazzo.
“Oh, scusa, ma è davvero buonissimo!”
“.. Se vuole le faccio dare la ricetta da mia mamma, è molto brava in cucina..”
“E tu no?”
“Oh no! Se solo prendo in mano una padella sono capace di bruciarla per cucinare anche solo della semplice pasta!”
Rise di gusto a quella frase, il che mise di buon umore anche me, non potei resistere alla sua risata travolgente. Rimasi ad osservarla quasi incantata mentre quella sfilò dalla borsa un fazzoletto, e si pulì accuratamente le punte delle dita macchiate di marmellata. Non me ne accorsi nemmeno di guardarla con tanto interesse, al che quella una volta resasi conto dei miei occhi fissi su di lei, tossì abbozzando un sorriso, e appoggio le mani sulla cattedra stringendo ancora il fazzoletto. Quel tonfo mi fece sobbalzare eccome.
”Allora Kaori! Siamo d'accordo? Domani alle 13.30 dopo la scuola ti attenderò in quest'aula per visionare i tuoi compiti e correggerli insieme nel caso ci sia qualche errore che va corretto, ok?”
”Certo! Va benissimo! Grazie mille del suo aiuto, prof!”
”Figurati Kaori, sono divenuta insegnante proprio per aiutare ragazzi in difficoltà come te, quindi non esitare a cercarmi se hai bisogno di aiuto.”
Annuii alle sue parole, e stringendo il cesto tra le mani, chinai il capo sorridendole.
”Grazie ancora! Allora arrivederci prof, a domani!”
”Ciao Kaori, e buon ritorno a casa. Attenta ai bidelli!”
Sorrisi a quell'avvertimento, e feci per portare la mano sulla maniglia della porta, tuttavia mi fermai, e prendendo un bel respiro mi voltai verso la professoressa.
”... Professoressa Okamoto!”
”Si'”
”Ehm.. è vero quello che si dice in giro? Che è single?”
Divenni una fiamma a quella domanda assurda, e scossi poi il capo quasi pentendomene.
”No, mi scusi, non avrei dovuto mettere il naso nella sua vita privata..”
Dall'altra parte, quella scoppiò a ridere, e mi si avvicinò posandomi una mano sulla spalla.
”E' vero, ma questo dovrà restare un segreto tra me e te. Sono una donna adulta, non cerco l'amore in uno studente giovane e alle prime armi con la vita, non so se mi spiego..”
”Ma è ovvio! I miei compagni di classe sono proprio degli illusi..”
Mormorai, assumendo un'espressione stizzita, mentre la professoressa mi osservò stupita, e mi regalò un ennesimo sorriso.
”E' meglio che tu vada ora, ci vediamo domani.”
”S-si, certo! A domani!”
Aprii velocemente la porta e sgattaiolai fuori dall'edificio correndo in tutta fretta, sorridendo al vento che mi scompigliava i capelli. Non appena raggiunsi la fermata dell'autobus mi fermai e mi sedetti vicino ad una vecchia che ronfava, mentre portavo la mano sul petto cercando di fermare quel cuore impazzito dalla corsa. Eppure continuavo a sentire qualcosa d' altro. Rammentai l'accaduto con la professoressa, e il solo ricordo di lei che mangiava allegramente come una bimba quel biscotto mi mise una felicità pazzesca, scoppiai quasi a ridere di fronte a quell'ingenua figura della mente, e sospirai, in attesa del veicolo che mi avrebbe riportata a casa.


TOC TOC
Nell'attimo in cui la professoressa udì bussare alla porta, sobbalzò dalla paura e si rilassò subito non appena vide entrare in aula la figura d'un uomo dai capelli castani, curati e in ordine, e gli occhi penetranti di un nocciola acceso, portava un completo con giacca e cravatta abbinata dalla tonalità blu mare, molto formale, e con un largo sorriso si rivolse a Saki.
”Era una tua alunna?”
”Non proprio, frequenta una classe diversa.. una ragazzina davvero energica, se solo mettesse tutto questo entusiasmo nei suoi studi sarebbe brillante a scuola.”
”Ah si?”
Quello si avvicinò afferrando per i fianchi la donna, mentre lei emise un sussulto sorridendo, e portò le mani sopra le sue per levarsi da quella presa.
”No, non qui a scuola, non vorrei che si spargessero altre voci..”
L'uomo nel tentativo di baciarle il collo si fermò, e la osservò assumendo un'espressione seria, al che annuì alle sue parole.
”Hai proprio ragione, non vogliamo voci fastidiose. Allora perché non ufficializzare la cosa?”
La professoressa assunse uno sguardo molto perplesso, e allontanandosi dall'uomo fece per sistemare la borsa.
”Che intendi dire scusa? Hai intenzione di dire in giro che stiamo insieme?”
”No... Di più.”
Quando Saki si voltò sbarrò gli occhi trovandolo in ginocchio ai suoi piedi, e nel momento in cui quello le prese la mano la guardò fissa negli occhi con un sorriso.
”Saki, vuoi sposarmi?”
”... Cosa?”
Egli rise di fronte a quella domanda, e continuò a cercare lo sguardo di lei mentre la donna lo evitava in tutti i modi, divenendo pallida in volto.
”Che c'è? E' così improvviso? Ascolta, non c'è bisogno che mi rispondi subito, comprendo che sia una richiesta inaspettata, ma voglio sapere la risposta, prima o poi, e vorrei sperare che anche tu provi quello che provo io.”
”Hiro, ascolta, ci stiamo frequentando solo da qualche mese, non credi che sia un po' presto per...”
Lui le mollò la mano e si sollevò in piedi osservandola con la fronte aggrottata.
”Forse, ma siamo persone adulte, che bisogno c'è di far passare anni per fare una decisione in cui siamo già pronti?”
”Ma non io! Non ci riesco!”
”Saki, hai una sola risposta da darmi, non ho intenzione di ritirare la mia richiesta, o stai con me, o possiamo anche dirci addio.
”Hiro...”
”Ci vediamo.”
L'uomo dal bell'aspetto uscì dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle, lasciando la professoressa affranta in quell'aula, e indispettito rovesciò un cestino dei rifiuti nei paraggi urlando solo un “Perché?!”.


Quando tornai a casa con la cesta ancora in mano mi ritrovai sull'uscio mia madre con le braccia incrociate al petto e un brutto aspetto.
“Uh, ci siamo svegliati dalla parte sbagliata del letto oggi?”
”No, peggio! Qualcuno non ha consegnato un certo cestino di dolci alla mamma di Sho!”
”Oh cavolo!”
”Comincia a correre Kaori, altrimenti niente pranzo!”
Mi voltai per uscire nuovamente dall'edificio, e corsi velocemente in strada imboccando una stradina dal lato opposto della via. Il nostro quartiere era abbastanza piccolo, ma non abitavamo tutti nella stessa via, perciò le piccole strade tra le case erano la scorciatoia più breve per muoversi da famiglia a famiglia. Raggiunsi presto la dimora di Sho, e prendendo qualche respiro prima, suonai il campanello. Mi appoggiai poi al muretto del cancello, attendendo che qualcuno mi aprisse la porta, e solo dopo qualche minuto mi salutò la madre di Sho.
”Kaori! Che sorpresa vederti! Entra, entra, fa freddo fuori..”
Annuii gentilmente, e chinai il capo verso la madre prima di varcare la soglia di casa.
”Allora, cosa ti porta qui? Vuoi che ti chiamo Sho?”
”Ah, no grazie! Sono venuta qui per lei in verità, mia madre le ha preparato dei biscotti alle mele e sono venuta qui per portargliele.”
”Ma davvero? Che gentile, ringraziala tanto da parte mia. Perché non mangi qualcosa? Posso offrirti un pezzo di torta, la stavamo mangiando proprio prima..”
”La ringrazio, vorrei, ma forse è il caso che me ne vada..”
”Kaori?”
Mi voltai di scatto non appena udii quella voce femminile, e riconobbi al volo la figura di Aya che spuntava dalle scalinate dell'entrata.
”Aya? Cosa ci fai qui?”
Fui molto sorpresa di vederla in quel luogo, e lasciai trasparire un'espressione un poco turbata. Al suo seguito spuntò Sho che mi salutò abbozzando un lieve sorriso.
”Hey Kaori.”
”Non le stai facendo nulla di male, vero? Cosa state combinando?”
”Nulla di che, Aya.. mi stava dando qualche lezione di matematica.”
”Matematica?”
Sapevo bene che Aya era una schiappa in matematica, e quell'evidente bugia fece ridere entrambi i ragazzi che si guardavano nel mentre. In quel momento volli alzare le mani e andarmene guardandoli come se guardassi un folle, ma non potei farlo così evidentemente, e rivolsi loro un palese falso sorriso.
”Beh, in tal caso, io andrei. La ringrazio ancora dell'offerta, ma sono appena tornata a casa e vorrei pranzare, il mio stomaco sta brontolando! Aya. Sho. Ci vediamo domani!”
Alzai una mano in segno di saluto, e chinando nuovamente il capo verso la madre di Sho, mi feci accompagnare dalla stessa all'uscio di casa, per poi uscire. Appena fuori mi voltai verso quella porta chiusa, inarcando un sopracciglio che mi lasciò certamente perplessa, e sollevai le spalle avviandomi verso casa mia.

All'interno Aya riprese un'espressione irritata.
”Non era la reazione che doveva fare..”
”Che ti aspettavi? Che dicesse “Congratulazioni”? Non le abbiamo neanche detto nulla, lasciamola tranquilla, le passerà.”
Fece per darle un bacio sulla fronte, ma quella si scostò. Lo osservò malamente, e con rapidità prese la propria giacca, si infilò le scarpe, e uscì senza pronunciar parola. Mentre usciva il suo sguardo si fece più triste, e scosse il capo, portando gli occhi verso la figura lontana dell'amica.

_____________________________________________________________

E rieccomi qui con un nuovo capitolo!
Stavolta ho voluto aggiornare la storia presto, e, se va tutto bene, procederò con questa andatura aggiornando i capitoli una volta alla settimana (non necessariamente con sette giorni esatti di distacco, ma farò uno sforzo per non mancare al mio impegno!).
Che dire, ormai le pedine si stanno posizionando sulla scacchiera, se non con questo capitolo, con i prossimi due o tre avrete una visuale più chiara della vicenda, e soprattutto, delle posizioni dei nostri personaggi.
E niente paura: quel bell'uomo verrà presto presentato, abbiate fede!
Ringrazio di nuovo coloro che si sono soffermati nella lettura, se volete lasciarmi un commento o scrivermi un messaggio, sarò più che felice di rispondervi e di darvi delucidazioni! Continuate con la lettura!


Celestite

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Capitolo 6
*** Febbre d'amore? ***



PLIC PLIC PLIC PLIC PLIC
Gocce di pioggia cadevano in picchiata dal cielo, e le sentivo nella mia stanza come un rimbombo dalle tegole del tetto. Mi rigirai più e più volte su quel letto, stringendomi a quelle lenzuola calde, per poi levarle di getto di dosso. Inspirai, un poco turbata da quella sensazione di calore improvvisa, e sollevai il busto andando a toccarmi la fronte grondante di sudore.
”Ma che diamine..”
Sospirai, e dopo aver incrociato le gambe da seduta imitando i monaci in meditazione, cercai di calmarmi. Per un istante, mi ritornò in mente la professoressa, e sbigottita, scossi il capo. L'avevo sognata, non lo posso negare, non ricordo cosa avvenne in quel sogno, ma so che mi lasciò un dolce ricordo, e ripensando ancora a lei mi si palesò un sorriso inebetito sul volto. La settimana prima ci eravamo trovate il pomeriggio dopo scuola per la correzione dei compiti di inglese, non avevo mai trovato una lezione così divertente e interessante, e ci eravamo accordate di ritrovarci nuovamente la settimana dopo per revisionare i miei studi. Quel giorno era proprio domani. Sbuffai, e decisi di scendere da quel comodo giaciglio per rinfrescarmi la bocca con un bicchiere d'acqua fredda. Con sorpresa, non appena feci per scendere le scale, notai le luci della cucina accese. Sgranai gli occhi, e scoprii mia madre frugare nel frigorifero.
”Oh accidenti.. ho una fame da lupi...”
”E' perché non hai voluto cenare! Tu e la tua dieta, se non mangi la sera, non puoi affrontare la notte.”
Mormorai, e tirando qualche sbadiglio mi diressi verso la credenza per afferrare un bicchiere, lasciando che mia madre si spaventi alla mia improvvisa entrata.
”Kaori! Per l'amor del cielo, stavi per farmi venire un infarto! Che ci fai alzata a quest'ora?”
”Avevo sete..”
Preso il bicchiere scostai con il sedere mia madre, e afferrai dal frigorifero una bottiglia d'acqua. Tuttavia nel momento in cui mi chinai ebbi un giramento di capo, e per poco non mi cadde il bicchiere dalle mani, mentre mia madre mi afferro da sotto le braccia.
”Oddio, Kaori, va tutto bene?”
”Ma si, ho solo un po' di sonno.”
”Oh no mia cara.”
Avvicinò la sua mano alla mia fronte, e la scostò spaventata.
”Tu scotti! Su su, fila a letto, ti porto io il bicchiere d'acqua, e magari ci aggiungo anche un'aspirina per la tua febbre. E un termometro. Su, vai!”
”S-si si, vado!”
Un poco confusa, mi voltai, e tornai sui miei passi procedendo verso camera mia. Non appena salii sul letto, mi rimboccai le coperte, mi girai sul lato, e lasciai cadere le mie palpebre facendomi sprofondare nel sonno. Quando mi risvegliai trovai le tende aperte che facevano filtrare una luce fioca, lasciandomi giusto intravedere il maltempo di fuori, e mia madre seduta su un lato del letto mi stava togliendo l'ennesimo panno bagnato dalla fronte. Scattai il busto in piedi, e mi agitai cercando l'orologio sul comodino, ma dovetti fermarmi non appena la testa mi dette il suo buongiorno con un giramento.
”Ouch...”
”Non ti conviene muoverti tanto, hai proprio una brutta febbre. Forse ti sei presa qualcosa stando fuori con questo tempaccio.”
”Nnh.. Ma che ore sono..?”
”Sono le 9.30. Hai dormito proprio come un ghiro, e pensare che stanotte non riuscivi a dormire! Ma fai bene, se ti riposi per bene domani potrai già tornare a scuola.”
Inzuppò in una bacinella di acqua fredda il panno, e dopo averlo strizzato per bene me lo riposò sulla fronte, portando la mia mano sopra di esso per reggerlo.
”Ecco fatto. Io finisco le faccende di casa, se hai bisogno chiamami.”
”Aspetta! Hai già avvisato la scuola che non ci sono? Oggi avevo una lezione di recupero, sai..”
”Già fatto, non preoccuparti, ora pensa solo a riposarti.”
Mi rivolse un sorriso, e uscì dalla stanza lasciando la porta semi-aperta. Sbuffai, e mi lasciai cadere sul letto con la mano sulla fronte.
”Di tutti i giorni proprio oggi...”
Velocemente afferrai il cellulare dal cassetto del comodino, e lo accesi, ricevendo due messaggi da Sho e da Aya. Deglutii alla vista. Dopo l'evento della settimana scorsa non parlai poi così molto con entrambi, finsi di essere tranquilla, ma mi aveva dato estremamente fastidio il loro atteggiamento nei miei confronti. Era ovvio che stavano nascondendo qualcosa, ma non credevo che mi avrebbero tenuta sulle spine in tal modo, e da Aya questo non me l'aspettavo di certo. Dopo averci ripensato un po', risposi esclusivamente a Sho chiedendogli di riferire lo stesso messaggio ad Aya, spiegandogli il motivo della mia assenza da scuola. Pensai alla professoressa Okamoto, e speravo che non si arrabbiasse non vedendomi quel giorno. Mi rivolsi di nuovo sul letto, e mi addormentai nuovamente.

DIN DON DAN
”Ehi Aya! Mi ha risposto Kaori!”
”Kaori?”
Con sguardo afflitto fissò malamente il ragazzo.
”E perché ha risposto a te e non a me?”
”Non lo so, comunque mi ha detto di riferirti il messaggio, sapeva che in ogni caso ci saremo visti durante la pausa. Nessun problema, visto?”
”Tsk.. che dice?”
”A quanto pare si è beccata la febbre e ora è bloccata a letto, perciò non è potuta venire. Dice che, comunque, entro domani dovrebbe riprendersi, e ci ringrazia per averle chiesto come sta.”
”Tutto qui?”
”Tutto qui.”
Aya prese qualche respiro, e sorrise verso Sho porgendogli un bacio sulla guancia.
”Grazie, pausa finita! Non aspettarmi dopo scuola, ho un impegno, perciò non aspettarmi.”
”Eh, un impegno? Cosa dovresti far..”
Quella gli prese il volto tra le mani e lo modellò a piacimento facendogli fare facce buffe. Scoppiò quasi a ridere, al che lui stesso rise imbarazzato, e quella mollò la presa correndo via.
”Allora non aspettarmi! Ciao a domani!”
Sventolò la mano in segno di saluto, e quello ricambiò con un sorrisetto, osservandola allontanarsi. Sospirò poi, portando la mano sulla testa.
”Va bene l'amicizia, ma bada un po' anche a me.. non stiamo forse insieme noi due?”
Mormorò tra sé e sé, per poi avviarsi verso la propria classe.
Aya nel frattempo smise di correre non appena girò l'angolo, e portò il pollice destro vicino alla bocca, mangiucchiando l'unghia con un'espressione alquanto irritata.
”Ce l'ha ancora con me, cavolo! Devo assolutamente fare pace con lei!”
”Fare pace?”
La ragazza si fermò di colpo sollevando il capo per vedere chi stesse origliando le sue parole. Dal volto bianco che aveva, assunse dubito un sorrisetto allegro.
”Oh, salve prof! Non è nulla di che, solo un litigio tra amiche..”
La professoressa Okamoto le sorrise in risposta, avvicinandosi poi per bisbigliare.
”Allora non ti preoccupare, l'amicizia è un rapporto molto più forte di quanto pensi! Sono sicura che risolverete.”
Le rivolse poi un sorriso rinquorante, al che Aya arrossì di fronte alla donna, e chinò il capo, facendo per andarsene. Tuttavia venne fermata dalla stessa quando cercò di prenderle il braccio, e Aya si voltò di scatto, mentre l'altra mollò subito la presa.
”Si? Ha bisogno?”
”Oh, nulla di che, volevo solo chiederti se per caso Kaori non è venuta a scuola oggi. Dovevamo avere una lezione questo pomeriggio, ma non l'ho ancora vista stamattina. Per caso sai qualcosa?”
”Ah si. Kaori è rimasta a casa per la febbre. Ma da quanto mi ha detto domani sarà in forma, per cui glie lo riferirà lei stessa!”
”Capisco. Grazie per l'informazione Aya, ci vediamo più tardi a lezione!”
”Certo..! Arrivederci prof.”
Entrambe sollevarono i tacchi e si allontanarono in quel corridoio. Solo ad un certo punto Aya si voltò verso la professoressa, per poi tornare sui propri passi.

DLIN DLON
Mi risvegliai al suono del campanello, e tutta agitata feci per vedere l'ora, di nuovo. Le 14 passate. Ottimo. Dormii non so quanto quella mattina, e sbuffai tornando su quel letto unto di sudore e di calore, ben convinta che fosse qualche amica di mia madre venuta a trovarla o a scambiare qualche pettegolezzo. Con grande sorpresa, invece, sentii bussare alla mia porta, e inarcai un sopracciglio sollevando almeno il busto dal letto.
”Mamma?”
”No, Aya! Posso entrare?”
”Oh, Aya! Ma certo, vieni pure!”
La porta si spalancò e sbucò Aya con un dolce sorriso. In un certo senso, la sua visita mi rilassò, e le sorrisi a mia volta, per poi scoppiare interiormente quando alle sue spalle vidi la professoressa Okamoto. Il mio cuore che finalmente si era calmato da quella febbre ricominciò a palpitare, e abbassai lo sguardo intimidita, mentre urlai nella testa alla pompa di sangue di stare calma. Risollevai lo sguardo, e sorrisi a entrambe le donne.
”Ciao Kaori. Spero di non averti sorpresa troppo facendoti visita, ho trovato fuori da scuola Aya senza ombrello con questa pioggia, e appena mi ha detto che sarebbe venuta a trovarti, ho pensato di fare un salto.”
Mi sorrise come solo lei sa fare.
”Allora? Come ti senti?”
Aya non si fece scrupoli a sentirsi a suo agio in quella stanza in cui aveva passato già molto tempo, e afferrò la sedia della scrivania per far accomodare la professoressa. Dal canto mio, mi resi conto che quella donna stava contemplando la mia cameretta. Sbarrai quasi gli occhi. Merda! Non ho riordinato neanche un po' questi giorni, e la stanza puzza pure! Di sudore e del mio alito, perché non faccio mai nulla? No aspetta, perché sono così agitata? Non è la prima persona che entra in camera mia e trova disordine, voglio dire, l'ha vista anche Sho, e non me ne fregava poi così tanto, chissene frega, dai.... Il mio sguardo cadde sul reggiseno e i calzini a terra alle spalle delle due femmine, e di scatto mi alzai dal letto per afferrare il casino a terra, buttarlo nell'armadio, e chiuderlo sigillandolo con la chiave.
”Benissimo! Come vede, mi sto già riprendendo! Non c'era bisogno che venivate in camera mia, vi dispiace andare in cucina? Mi vesto e scendo subito! Due minuti!”
Allargai un immenso sorriso, mentre Aya mi fissò con un sorrisetto sospetto, e la professoressa annuì alzandosi da quella sedia.
”Magari ne aprofitto per scambiare quattro chiacchiere con tua madre. Sembra una così brava donna!”
”Se non le spiace, io la raggiungo poi.. vorrei parlare un po' con Kaori. Da sola.”
La professoressa sgranò gli occhi, e posando lo sguardo prima su Aya e poi sulla sottoscritta, ci sorrise annuendo, quindi uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle. Io volli tirare un sospiro, ma la questione di Aya mi preoccupò un poco.
”Ti spiace se mentre ti ascolto mi cambio? Sono tutt'orecchi, tranquilla.”
Aya divenne rossa in volto, e acconsentì, mentre io mi voltai subito aprendo quell'armadio gigante e incasinato, e mi chinai afferrando un paio di jeans e una felpa molto semplici.
”.. Volevo parlarti di quello che è successo la settimana scorsa. Ecco io..”
”Se mi stai per chiedere scusa, risparmia il fiato. Non sono arrabbiata, ma perché non mi hai detto niente? Sarei stata la prima a gioire per voi, siete i miei amici, credi che mi sarei sentita esclusa solo perché vi siete messi insieme?”
Quella spalancò gli occhi, e portò le mani dietro la schiena, corrucciando le sopracciglia.
”Temevo che ti saresti sentita di troppo ogni volta che saremo stati insieme, e che avremo passato sempre meno tempo in compagnia.. Kaori, qualsiasi cosa accada, io non voglio vederti o parlarti di meno, sarai sempre più importante di chiunque io frequenti!”
A quelle parole mi voltai di scatto proprio mentre mi stavo sfilando la maglia del pigiama, per cui la gettai nell'armadio e mi avvicinai ad Aya.
”Accetti l'abbraccio di un'amica un po' ammalata?”
”Sempre.”
Allargai le braccia e la strinsi forte a me.
”Scusami, lo so che non ho motivo di dubitare di te, ma sei la mia migliore amica, non voglio neanch'io perderti per un futile motivo...”
Quella rise, andando poi a parlparmi il sedere.
”Perdonata, vedo che il tuo culo soddisfa sempre di più gli standard di una donna matura, ci sei vicina!”
”Ehi!”
Ridemmo divertite legate a quella presa, quasi dimenticai della bella donna che attendeva al piano di sotto, e al solo pensiero mi scostai dall'abbraccio.
”Wah, la prof sta aspettando con mia mamma, spero non si arrabbi!”
”Uhm.. Kaori, sbaglio o hai molto a cuore quella professoressa?”
”Beh, si, è una donna in gamba! E poi lotta con me contro Ozaki, se non è un aiuto dal cielo quello...”
Mormorai, ridacchiando e infilandomi la felpa, ma prima di poterlo fare dalle spalle tornò Aya ad abbracciarmi. Le sue mani mi accarezzavano il ventre, con un tocco gentile.
”Se trovi un ragazzo interessante me lo dirai, vero?”
”Ma che domande fai? Certo, verrò da te a chidere consiglio.”
”Quindi... non provi niente per Sho? Se te l'avessi portato via, non so cosa mi farei..”
”Aya.”
Mentre le sue mani salivano verso il seno, glie le presi e le strinsi tra le mie.
”L'avresti saputo. Stai tranquilla, non provo nulla del genere per Sho, è un amico, niente di più.”
Aya dapprima un poco sorpresa mi sorrise, e mi mollò un bacio sul collo, per poi lasciare la presa.
”Grazie Kaori. Scendo di sotto a dire alla prof che sei lenta come una lumaca!”
”Cosa? No aspetta!”
Quella uscì dalla stanza lasciando la porta spalancata, mentre io la rincorsi infilandomi la felpa e rischiando di inciampare per quelle scale. Regalammo alla professoressa una bella scenetta in cui io alla fine caddi comunque nel tentativo di fermare Aya, e quella rivolse un ampio sorriso verso la docente, per poi scoppiare a ridere insieme all'altra, tutto in presenza di mia madre, ovviamente, che si unì al coro.

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Ed eccomi qui con un nuovo capitolo!
Ero partita con zero idee, lo confesso, ma in un modo o nell'altro ho combinato qualcosa. Lo so, il personaggio maschile del precedente capitolo è ancora un essere anonimo e sconosciuto, ma, come ho già detto, abbiate fede, con calma, con calma...


Celestite

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Capitolo 7
*** Il primo bacio ***



DIN DON DAN
Non appena suonò la campanella della pausa, mi alzai dal mio banco, e mi avviai verso l'uscio dell'aula stringendo tra le mani il mio quaderno di inglese. Venni fermata giusto da Sho, che, imbarazzato, mi spostò sul lato della classe tossendo.
”Ecco, Kaori... Volevo chiederti scusa per.. per quello che è successo quel giorno quando hai visto Aya e me insieme..”
Sulle sue guance si dipinse un rossore, mentre io risi alle sue parole, e gli posai una mano sulla spalla.
”Non preoccuparti, non ero poi così arrabbiata fin dall'inizio! Ma niente più segreti, ok?”
Gli feci un occhiolino, mentre quello annuì sorridendo, e mentre feci per andarmene mi voltai nuovamente verso di lui, e lo spinsi nell'angolo della stanza, lontani dagli occhi di tutti.
”Com'è nata la vostra relazione? La stai trattando bene vero? La ami? Perché se non provi quello che lei prova per te...”
Sho mi fissò incredulo, e scoppiò a ridere, arrossendo sempre più.
”Credimi, la amo molto... Non ti sei ai accorta degli sguardi che le lanciavo in tutti questi anni vero? Ma lei era sempre occupata a guardare te, non avevo scelta se non far parte del vostro gruppo. E credo che, in un modo o nell'altro, se ne sia accorta. Per i dettagli, chiedi a lei, è la persona più adatta, no?”
Mi sorrise gentilmente, poi si infilò le mani nelle tasche, e si avviò verso i propri compagni di classe. In realtà la questione mi turbò un poco. Ma non per quello che provavano, ma perché se potevo tralasciare il non essermi mai accorta delle intenzioni di Sho, rimanevo sempre più perplessa per non essermi accorta di ciò che voleva Aya. Ah, l'amore, perché è così complicato? Senza pensarci ancora troppo, tornai sui miei passi, e varcai l'uscio dell'aula per avviarmi verso la sala professori. Bussai alla porta timidamente, e entrai salutando i professori presenti chinando il capo. Alcuni di loro, miei docenti, erano stupiti di vedermi in quell'aula, Ozaki aveva osato sputare per terra con la sua solita grazia il caffé che stava bevendo, ma ignorai con una smorfia. Cercai con lo sguardo le postazioni di ogni professore, per poi sobbalzare e sorridere alla vista della professoressa Okamoto.
”Buongiorno Kaori! Vieni, andiamo in un posto più tranquillo, così possiamo occuparci dei tuoi compiti.”
”Buongiorno prof! Certo, certo, la seguo...”
Uscimmo dalla stanza, e ci avviammo per le scale dirette verso l'aula di un laboratorio linguistico. Mentre la donna camminava, io rallentai giusto un poco, e da dietro fissai con le guance infiammate le sue natiche in movimento, seguite da due belle gambe lisce e formose. Aspetta un attimo, sbaglio o ha la gonna più corta oggi? Non so quante volte ho cominciato ad approfittare di questi momenti per squadrarla da capo a piedi e godere la visuale del suo corpo che, per qualche strana ragione, mi eccitava ogni giorno sempre di più. Forse i miei ormoni si stanno incasinando, ma chissene frega, come si fa a starsene immobili di fronte a un culo così bello? Continuavo a fantasticare sul suo fondo schiena, ma dovetti fermarmi, e quasi mi spaventai quando quella si voltò improvvisamente spalancando la porta dell'aula per farmi entrare. Io, dal canto mio, ero ancora rossa in volto, ma mi limitai a sorriderle, e entrai in quella classe, portando subito una sedia a caso vicina alla cattedra.
”Sei ancora un po' rossa in volto, non è che ti è tornata la febbre, vero?”
”Oh, no no, non si preoccupi! Sono in forma smagliante, ho solo un po' di caldo...”
”Vuoi che apra le finestre?”
Con questo freddo? Ma che, sei impazzita?
”N-no, non ce n'è bisogno.”
Quella fece spallucce e si accomodò di fronte alla cattedra, mentre io mi ero già piazzata accanto a lei. Scelta sbagliata, ragazzi miei, sbagliatissima. Avevo praticamente davanti al muso la sua scollatura ogni qualvolta che quella si chinava sul quaderno per correggermi. Come concentrarsi in quel modo? Tornai rossa dall'imbarazzo, e cercai di evitare quella visuale, ma ben presto si accorse anche la professoressa che ero completamente distratta.
”... Kaori? Che succede? Non mi sembri molto attenta.”
”... Mi scusi prof...”
Quella rise quando mi vide abbassare lo sguardo dispiaciuta, e posò la matita portando la mano destra sotto il mento.
”Non devi chiedermi scusa, ma se hai qualche problema puoi parlarmene. Ormai ho visto la tua splendida cameretta, non siamo già in intimità?”
A quelle parole il mio cuore stava esplodendo schizzando sangue ovunque, quindi portai una mano al petto, e inspirai per bene per calmarmi. Quella invece rise di gusto, rimarcando l'ironia con cui aveva chiamato la mia stanza “splendida”. Dovevo inventarmi qualcosa.
”Ecco.. sono un po' preoccupata per la mia amica, Aya.. Qualche settimana fa l'ho scoperta stare insieme ad un nostro amico, e mi ha sorpresa molto che lei non me l'abbia detto. Abbiamo risolto la discussione, ma continuo a non capire come io non mi sia accorta che provasse qualcosa per lui. E' la mia migliore amica, dovrei notarle queste cose!”
Con un broncio in volto, sbuffai, e aggrottai la fronte posando lo sguardo su una parete dell'aula. La professoressa sgranò un poco gli occhi alla mia confessione, e mi rivolse uno dei suoi dolci sorrisi.
”Forse non l'hai notata perché davi per scontato che a lei non piaceva il vostro amico. Ma solo perché tu non lo vedi bene come suo ragazzo, non vuol dire che non possano essere una bella coppia. Dimmi, per caso lui piaceva anche a te?”
”Ma che diam.. no, certo che no!”
Quella si stupì un poco della mia reazione, e scosse il capo.
”Scusa, non intendevo offenderti, ma sai, se tu ti fossi focalizzata solo su uno dei due, sarebbe normale la tua reazione. Per esempio, hai mai pensato che Aya avrebbe mai lasciato il suo posto vicino a te per stare con un ragazzo?”
”No, e lei stessa me lo assicura. Aya e io siamo molto unite...”
”Quindi i ragazzi che non conoscete non sono una minaccia. Ma il suo ragazzo è anche tuo amico, è una situazione perfetta per te, sarete sempre e comunque insieme.”
”Si, è vero...”
”Allora cosa c'è che non va?”
”Non fa per lei.”
Il mio sguardo si fece sempre più basso, volli sprofondare in quella sedia mentre pronunciai quelle parole con un tono molto infantile, al che la professoressa assunse un'ennesima espressione sorpresa, e inarcò un sopracciglio, portando la sua mano sul mio mento per sollevarmelo.
”... Non è che... provi qualcosa di più per Aya?”
Quando vidi quel suo volto così vicino al mio, nella mia testa stavo strillando dall'eccitazione, ma le sue parole mi colpirono dritte dritte nel petto, e tornai rossa come una fiamma, andando ad alzarmi di scatto dalla sedia.
”C-certo che no!”
Avevo avuto quei pensieri. Li avevo avuti eccome. Quando conobbi Aya era una mattina di pioggia, ed era la seconda settimana di scuola. Allora frequentavo la prima media, e stavo correndo a perdifiato per non perdere l'autobus, quando vidi camminare lentamente questa ragazzina diretta verso la stessa fermata con un ombrello in mano. Mi voltai per guardarla, e il suo volto angelico si stampò nella mia testa come un timbro. Purtroppo nella corsa inciampai, e finii per bagnare il vestitino della ragazza. Quella mi rivolse il peggior sguardo del mondo, e inviperita mi strillava e incolpava di averle rovinato il suo bellissimo vestito. Mi lasciò lì a terra e corse a casa in lacrime. Rimasi con un'espressione molto sbigottita per un bel po', finché non ripresi coscienza quando mi passò accanto il bus, e ricominciai a correre per non mancarlo. Al mio ritorno a casa erano venuti a trovarci i nuovi vicini di casa, e sbarrai gli occhi quando vidi la ragazza incazzata di prima. Quella stessa mi rivolse lo stesso sguardo, e senza neanche pensarci cominciammo a litigare. Cominciò tutto da lì. Ogni giorno era buono per litigare e stuzzicarci a vicenda. Io lo facevo per orgoglio, ma avrei voluto contemplare quella bimba affascinante e farla sorridere. Senza nemmeno accorgercene, avevamo stretto un solido rapporto, e dopo esserci difese a vicenda contro delle teppistelle, abbiamo cominciato a parlare e a stringere finalmente l'amicizia che tanto desideravo. Ma io sapevo in cuor mio che quell'amore non poteva essere normale, e soprattutto, non doveva esserle rivelato.
Mentre mi portavo la mano sul volto per raggiungere i capelli, osservai con la fronte corrucciata la professoressa, che nel frattempo, per la prima volta, mi stava fissando malamente. Si sollevò anche lei dalla sua postazione, e mi si avvicinò minacciosa.
”Che vuoi dire con Certo che no? Non è certo, e non c'è niente di male ad avere sentimenti per la propria amica! Stiamo parlando di amore qui, Kaori, amore tra due persone, il sesso è così importante quando si prova un sentimento così profondo?”
Sentii la sua voce divenire tremolante all'improvviso, e andò subito a coprirsi il volto mentre una lacrima le rigava il viso. Io la guardai stupita.
”.. Oddio, mi scusi prof, io.. io non volevo!”
Quella scosse il capo, tornando seduta e tenendo il suo volto coperto, mentre non riuscì a trattenere le lacrime.
”Non devi mai, mai e poi mai nascondere l'amore che provi! Mai! Intesi?”
Io mi chinai sulla donna, lasciando le ginocchia appoggiate a terra, e afferrai un fazzoletto dalla tasca, cercando di levarle le mani dal volto per asciugarle le lacrime.
”Ha ragione, mi scusi.. E' che io non so cosa sia l'amore. Non vorrei confondere una profonda amicizia con un sentimento diverso, sarebbe un errore terribile. Ma, prof, mi dica la verità, perché si sente così presa in causa..?”
Mentre portavo il fazzoletto asciugandole prima le guance, quella mi prese la mano, e mi fissò dritta in volto. Di nuovo, sentii quella fitta nel cuore, stavolta molto più forte. Contemplai quegli occhi color miele che mi fissavano, quelle labbra carnose e rosa che le mie stesse bramavano, e quello sguardo seducente che stava infiammando il mio corpo. Sentii pulsazioni provenire dal basso ventre, e una carica di ormoni che oramai stavano prendendo il sopravvento. Non potei resistere ancora, e senza pensarci, feci per avvicinare il mio volto a quello del suo, ma mi fermai, con lo sguardo ancor più scosso.
”Kaori..?”
O mio Dio. Cosa diamine sto facendo? Cosa stavo cercando di fare? Lei è una professoressa, e io non sono nella posizione adatta per fare certe cose! No aspetta, intanto siamo due donne! Davvero mi piace una donna? Mi piace? La amo?! Mentre la mia testa stava viaggiando tra mille pensieri, la professoressa mi fece tornare nella realtà scuotendomi.
”KAORI?!”
”Wah! Si, cosa?”
”Cosa stavi per fare.. appena adesso?”
”Volevo baciarla.”
La donna allontanò quasi il volto con un'espressione molto perplessa, ed io al contempo sbarrai gli occhi di fronte alla mia stessa ingenuità, quindi mollai il fazzoletto e andai a coprirmi il volto.
”Oh cavolo...”
Mi sentii imbarazzata, piena di vergogna, e intanto ancora una ragazza in calore che voleva assecondare i propri istinti sessuali. Continuai a coprirmi il volto andando ad abbassare la testa, ma delle mani dalle dita lunghe e soffici mi risollevarono il capo e scoprirono il viso. Volevo piangere dall'imbarazzo. Ma quell'ennesimo sguardo pungente che mi fissava scatenò dell'altro al mio povero corpo. Quella mi fissava con gli occhi fini e assottigliati, nessun sorriso, mi posò una mano tra i capelli, e mi guardò.
”Hai sbagliato verbo. Si dice baciarti. Volevo baciarti.
Quella stessa frase che avevo pronunciato poco prima sembrava rivolta proprio a me, e non potei starle lontana. Avvicinai nuovamente il volto, mentre ci contemplavamo a vicenda. Quella di tanto in tanto spostava le labbra attraverso il mio viso, senza mai toccarlo.
”Qual'è il mio nome, Kaori?”
Deglutii.
”S.. Saki...”
”Ripetilo..”
”Saki..”
”Ancora.”
”Saki!”
Non indugiammo oltre, e senza accorgercene ci prememmo le labbra l'una con l'altra in uno stretto abbraccio. Saki fece scivolare le sue mani lungo la mia schiena, accarezzandola, mentre io le scostai quel ciuffo ribelle, e andai a giocare con i suoi lunghi capelli. Il mio primo bacio. Ho ricevuto il mio primo bacio tra le mura della scuola in un laboratorio linguistico, e non l'ho mai dimenticato. Sapevo bene che Saki non era inesperta, al contrario mio, e improvvisamente sentii la sua lingua penetrare nella mia bocca. La spalancai senza fare domande, mentre le nostre lingue giocavano stuzzicandosi a vicenda in un turbinoso abbraccio. Rimanemmo a baciarci per cinque minuti buoni, finché non udimmo bussare alla porta, e ci staccammo spaventate. Stavamo ansimando da quel bacio così travolgente, mentre dalle nostre labbra colava un poco di saliva. Volevamo ridere alla vista, ma non potevamo, e scattai seduta sulla sedia, mentre quella si pulì con il fazzoletto che le avevo dato in precedenza, facendo lo stesso con me, per poi voltarsi verso la porta.
”Si?”
”Saki? Sei da sola?”
La voce di un uomo. Saki divenne pallida in volto, mentre io inarcai un sopracciglio.
”Veramente no, sono con una studentessa.”
Si alzò dalla cattedra, e aprì la porta. Mi accorsi solo ora che era stata chiusa a chiave, e quella mi fissò con un'espressione un poco abbattuta andando a ricomporsi il ciuffo, mentre io preparai un dolce sorrisetto verso lo sconosciuto. Spalancò la porta, e da esso ne entrò un uomo distinto e curato, mi sembrava familiare.
”Oh oh, la pausa è finita da un bel pezzo ragazza, cosa combini ancora qui rubando ad una professoressa il suo prezioso tempo?”
Quello afferrò per la vita la donna, visibilmente infastidita, mentre io aggrottai la fronte ritirando il sorriso.
”E lei? Non ha lezione, scusi?”
Quello sgranò gli occhi stupito, per poi scoppiare a ridere.
”Non dirmelo, tu sei Kaori? Ah, il professor Ozaki mi stava dicendo che stavi prendendo lezioni da un'altra prof che insegna la stessa materia. Era parecchio arrabbiato, e questa è la sua ora, forse faresti meglio ad affrettarti.”
”E lei che ne sa? Comunque ho delle faccende da sbrigare con la professoressa Okamoto, perché lei non se ne va da qualche altra parte a disturbare chi non ha nulla da fare?”
Io e la mia lingua lunga. Mi alzai dalla sedia, e fissai in volto l'uomo decisamente più alto della sottoscritta. Quello inarcò un sopracciglio, e mollò la presa da Saki per avvicinarsi a me con tutta l'aria di superiorità che poteva emanare.
”Ascolta ragazzina, te la sei sempre cavata con i professori, so bene chi sei, ma non credi di avere una bella faccia tosta ad affrontare il vice preside della scuola?”
A quelle parole mutai la mia espressione: il vice preside Hiroyuki in persona? Che combinava con Saki? Lui stesso rimase soddisfatto dal mio nuovo atteggiamento, quindi fece per girare i tacchi spalancando la porta per farmi uscire.
”Siete ragazzi giovani e capricciosi, e io rispetto il vostro volere, ma non tirare troppo la corda, sono paziente solo fino ad un certo punto.”
Era chiaramente una minaccia, per cui sistemai il mio zaino e me lo misi in spalla, avviandomi verso l'uscita, quello stava già per chiudermi fuori, ma lo bloccai con un piede.
”Non finisce qui vice preside”.
Brutto porco schifoso, ho appena dato il mio primo bacio e tu devi rovinare tutto rompendo il cazzo, tra tutti i momenti in cui potevi dar noia dovevi scegliere proprio questo, eh? Accidenti a te!

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Dato che la settimana scorsa non ho caricato alcun capitolo, eccone qui uno nuovo caldo caldo appena sfornato, solo per voi!
Lo confesso, ho affrettato un po i tempi, ma io stessa ormai non potevo più giocare con queste bambole senza che scoppi una scintilla! Ma questa è solo una scintilla, colorata e bellissima, ma solo una.
E TA DAAAAN, ecco svelato il vice preside Hiroyuki (e mannaggia a lui, gli ho persino dato il nome giapponese che preferisco!).
Non smetterò mai di ringraziare chi sta seguendo le vicende di Kaori e Saki, e tutti coloro che si soffermano a leggere questa curiosa storiella.
GRAZIE!


Celestite

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