Una favola imperfetta

di TheIrishKiss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Urla.

Feste.

Luci al neon.

Discoteche.

Locali.

Pub.

Musica.

Confusione.

Febbre.

Vita.

 

Questa era la mia vita.

Il mio mondo.

E del resto..

Cos'altro ci si sarebbe potuto aspettare da uno tirato grande da una madre” appena adolescente.. e da un gruppo di spogliarelliste dei bassifondi..

Era il mio destino.

Era scritto nelle stelle.. come potrebbe dire un Hippy dopo aver fumato troppo.

Era.

Sì. perché un giorno, senza che minimamente me l’aspettassi, qualcosa è arrivato e ha cambiato tutto.

Qualcosa.. bhè qualcuno..

È arrivato.. o meglio dire.. è arrivata..

Lei.

La mia principessa.

La sola e unica.. donna della mia vita.

Oh, so già cosa starete pensando adesso.

Ma che noia! Eccone un altro che arriva convinto di raccontarci la sua incredibile storia d’amore! Di quelle che si vedono solo nei film! E che molto probabilmente si è completamente inventato!”

E no! Miei cari!

Proprio no!

State cannando in pieno!

E prima che voi abbiate il tempo di chiudere definitivamente questo libro e tornare a guardare un stupido talk show in tv, vi conviene sapere che la mia.. storia d’amore.. non ha assolutamente niente di banale o di già sentito!

Perché..

Diamine.

Io sono tutto fuorché banale o già sentito!

E se mi date una possibilità e decidete di girare questa pagina e di starmi ad ascoltare, presto scoprirete che neanche la mia Lei lo è.

Allora.. cosa fate?

Accettate la sfida?

Si? Davvero?

Bravi! Così vi voglio!

Tirate fuori la tigre che c’è in voi!

Bene..

Signore e signori.. allacciatevi le cinture e preparate i pop-corn!

Perché questo..

È il Bauman Show!!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Allora..

Perché voi riusciate a capire perfettamente come è avvenuta la mia “trasformazione” dobbiamo schiacciare il tasto rewind e tornare indietro di qualche anno.

Mancava circa un mese al mio 33esimo compleanno.

E io..

Io ero solito festeggiare ogni sera come già lo fosse!

O meglio.. come se fosse l’ultima.

Ogni notte un locale diverso..

Un drink diverso..

Una.. pasticca.. diversa..

E, ovviamente.. una donna diversa.

Non c’era nessuno in tutta la Providence dei bassifondi che non mi conoscesse!

Io ero il solo.. unico.. inimitabile.. e assolutamente irresistibile..

Charlie Lorence Bauman!

Io ero l’anima della festa!

I locali si prendevano a botte per avermi!

Altroché Tony Manero!

Altroché Elvis Presdley!

Io ero il Re!

Io ero il diavolo della pista da ballo!

Io!

Ero bellissimo!

Ma che dico bellissimo! Ero favoloso!

E il verbo al passato non indica che io non lo sia anche tutt’ora, intendiamoci!

Ma allora..

Allora brillavo di vera luce propria!

E credetemi.. non pecco di arroganza.

Nessuno che entrava nel locale a cui avevo generosamente concesso la mia presenza poteva resistere alla tentazione di posare gli occhi su di me!

E io, modestamente, mi crogiolavo nello splendore della mia tanto agognata fama come una lucertola nel sole del deserto.

Quella sera, come tutte le sere, feci il mio ingresso all’interno del locale con il passo lento e sinuoso di un felino.

Con un gesto studiato di una mano mi tolsi gli occhiali da sole, che portavo anche se era ovviamente buio pesto, e con l’altra mi sistemai all’indietro un ciuffo di capelli scuri, mentre al mio passaggio tutti gli sguardi si voltavano automaticamente verso di me come se fossi illuminato da un cono di luce fluorescente e le ragazze ammagliate svenivano ai miei piedi.

Letteralmente.. è successo più di una volta.. siete liberi di non credermi ma è così.

Comunque, cosa stavo dicendo.. ah, ecco sì..

Quella sera, mi diressi come al solito al bancone del bar dove lanciai al barista un occhiata carica di determinazione e ordinai un drink per poi voltarmi, appoggiarmi al bancone con la schiena e perdere distrattamente lo sguardo tra la gente febbricitante che affollava la pista da ballo.

La musica disco pompava attraverso le casse dello stereo che a stento sembravano riuscire a contenerla mentre un DJ chiaramente strafatto grondava sudore da sopra la sua piattaforma illuminata.

Mi portai il bicchiere alla bocca ed assaporai lentamente il sapore dell’alcool per poi farmelo scivolare in gola.

All’improvviso sentì il leggero e delicato tocco di una mano sfiorarmi la schiena.. e non potei fare a meno che sorridere.

Non avrei potuto confondere il tocco di una mano femminile nemmeno tra mille altre cose.

Lentamente mi girai e di fronte a me mi ritrovai la più bella visione che io avessi mai visto.

Occhi grandi e luminosi, labbra morbide e disegnate, capelli biondi che ricadevano morbidi sulle spalle magre e due gambe che arrivavano fino al mento.

In poche parole.. una gnocca di prima categoria!

Mi guardava sorridendo con il suo fare deliziosamente malizioso.

- Ciao, Charlie - gracchio con una voce talmente acuta che superò il livello della musica.

- Ciao..- risposi lanciandole uno dei miei sguardi migliori.

Lei mi guardò per qualche istante, poi la vidi accigliarsi.

- Sono Dana! - esclamò - Ti ricordi di me?! -.

Ovviamente no!

Se avessi dovuto ricordarmi tutte le ragazze che mi portavo a letto allora sarei dovuto finire di diritto tra i Guinness World Records.

Ma.. sapete com’è.. infondo ero sempre un signore.

E in alcune occasioni è molto sconveniente essere così sinceri.

Molto meglio mentire spudoratamente!

- Ma certo!!! - esclamai - Come potrei scordarmi di così tanta meraviglia!! -.

Allungai una mano per afferrare la sua e senza spostare lo sguardo dai suoi occhi me la porta alla bocca.

Appena le mie labbra sfiorarono la sua pelle la vidi scuotersi come se percorsa da un brivido e scoppiare a ridere mentre le guance le si arrossarono.

Sorrisi compiaciuto e mi avvicinai lentamente.

- La fantastica, unica, meravigliosa, Donna..-.

- Mi chiamo Dana..-.

- Oh, fa lo stesso, splendore..- convenni - Un nome è solo un nome -.

La guardai negli occhi.

- E per quello che dobbiamo fare non è poi così importante giusto? -.

Lei rise di nuovo cogliendo tutto ciò che intendessi dire e io sogghignai.

Charlie Bauman aveva colpito ancora!

La gente continuava a ballare sulla pista da ballo e la gnocca di prima categoria mi si avvicinò per chiedermi se mi andava di unirmi a loro.

- Tu vai pure, splendore..- le risposi - Io resto qui.. a guardarti..-.

Ammiccai al suo indirizzo e lei ridacchio nuovamente per poi appoggiare il suo bicchiere sul bancone e allontanarsi dopo avermi lanciato un occhiata che non lasciava dubbi su quale fosse il suo obbiettivo.

Che guarda caso era anche il mio! Che combinazione!

La seguì con lo sguardo mentre raggiungeva la folla.

Fissai il suo splendido corpo muoversi sinuoso.. e non potei trattenermi nell’immaginare quanti altri movimenti avremmo potuto fare insieme quella notte.. quando all’improvviso..

Un altra mano si posò sulla mia schiena..

Ma questa volta.. non si trattava del dolce tocco di una femmina..

E mio malgrado anche questo contatto era dannatamente famigliare!

Sentì il corpo irrigidirsi e spalancai gli occhi mentre con tutto me stesso iniziai a pregare di stare sbagliando.

Ma quando lentamente mi voltai scoprì che avevo dannatamente ragione.

Di fronte a me c’era l’unica persona al mondo che davvero non avrei mai voluto incontrare.

Mr. Greg. Osborne.

Mi fissava da dietro le lenti dei suoi grossi occhiali, stretto in una giacca color carta da zucchero, la camicia bianca con il colletto alzato e i capelli grigi pettinati dietro le orecchie.

Mi sorrise e io sentii un brivido percorrermi la schiena.

- Ciao Charlie -.

- Sa-salve.. Mr Osborne..-.

Tutta la mia sicurezza svanita in un istante, come una bolla di sapone sull’asfalto.

Lui mi guardò per un attimo poi sollevò la mano e mi colpì una spalla così forte che io dovetti trattenermi dal gemere per il dolore.

- Ma cos’è tutta questa formalità, Charlie! - esclamò - Chiamami Greg! Siamo amici infondo.. o no?! -.

- S-si.. certo.. mi scusi Mr Os.. Greg! -.

Sorrise nuovamente per poi perdere lo sguardo sulla folla e bere un sorso del suo Martini.

- Allora come vanno le cose, Charlie? - mi chiese senza guardarmi - Ho sentito dire che hai vinto un paio di corse ai cavalli ultimamente..-.

- Si.. è.. è vero..-.

Alla mie parole lo vidi voltarsi di scatto e puntare gli occhi dritto nei miei.

- Ma è meraviglioso! - esclamò - Sono davvero molto felice per te, Charlie..-.

Si avvicinò lentamente.

- Questo vuol dire che allora sarai in grado di restituirmi quei paio di verdoni che ti ho prestato qualche mese fa..-.

La fronte mi si imperlò di sudore.

Sentivo un caldo pazzesco.

Come se mi trovassi nel Sahara.. o ancor meglio all’Inferno.. visto la situazione in cui mi ero messo.

Avevo cercato in tutti i modi di dimenticarmi quel piccolo.. “affaruccio”.. con Mr Osborne..

E fino ad allora, grazie alle feste e a tutto il resto, ci ero riuscito alla grande!

Ma la stessa cosa non era stata per lui.

E una parte di me, una parte non troppo predominante, lo aveva sempre saputo che presto o tardi quel momento sarebbe arrivato.

Mr Osborne non si dimenticava mai di nessuno.

E tanto meno si sarebbe dimenticato di me e soprattutto di quei “paio di verdoni” che ero giunto a chiedergli in un momento di disperazione dopo una serie infinita di scommesse sbagliate.

Soldi che però non avevo.. e che mai sarai riuscito ad avere neanche in tutta la mia vita!

Cercai di deglutire un po’ di saliva anche se avevo la bocca completamente riarsa e dopo aver cercato inutilmente la mia formidabile sicurezza che chissà dove si era cacciata in quel momento, provai a trovare le parole adatte per cercare di togliermi da quel casino.

- Mr Osborne.. io.. vorrei.. davvero, io vorrei essere in grado di potervi restituire quel denaro.. e farò, farò di tutto per farlo al più presto.. solo che..-.

Mi fermai di scatto quando i suoi occhi si accesero di un lampo così terrificante che lo stesso Satana sarebbe rabbrividito.

Durò solo un attimo ma questo bastò per immobilizzarmi completamente.

Si avvicinò ancora di più fino a quando il suo volto fu a pochi centimetri dal mio.

Lo vidi alzare una mano e appoggiarla sulla mia spalla.

La sua bocca si avvicinò al mio orecchio.

- Oh, Charlie, Charlie.. tu mi stai simpatico.. davvero! E sono stato.. molto contento.. di aiutarti quando ne avevi bisogno.. ma.. -.

Sollevò l’altra mano e mi indicò qualcosa in mezzo alla folla.

- Li vedi quei due uomini laggiù? -.

Mi voltai lentamente e i miei occhi incrociarono quelli dei due armadi a tre ante che tutti sapevano benissimo essere gli scagnozzi di Mr Osborne.

- Segnati nella mente i loro volti, Charlie..- disse - Perché se non avrò i miei soldi al più presto.. loro diventeranno il tuo peggiore incubo..-.

A quelle parole la sua mano si strinse sulla mia spalla così forte che dovetti resistere per non piegarmi sotto la sua presa.

- A presto, Charlie..-.

E dopo avermi lasciato andare, sparì nel bel mezzo della folla.

Cercai di riprendere fiato.

Avevo il cuore che martellava nel petto.

Mi guardai intorno un paio di volte poi il mio sguardo cadde nuovamente sul corpo della ragazza bionda che continuava a muoversi sulla pista da ballo e il più velocemente possibile ritornai a riprendere possesso del mio corpo.

Le sorrisi, mi sistemai il giubbotto di pelle sulle spalle.

Alzai il bicchiere in cielo e poi lo svuotai in un solo sorso.

Così, tranquillamente.. come se niente fosse successo.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Driiiiiiin!!!!

 

Sollevai lentamente la testa dal cuscino.

La luce del sole era talmente accecante che fui costretto a socchiudere gli occhi.

Lanciai un occhiata all’ora impressa sulla sveglia del comodino.

Le 10.22.

Praticamente l’alba per quanto mi riguardava!

Sbuffai irritato e lasciai ricadere la testa sul cuscino.

Non avevo la minima intenzione di alzarmi per andare ad aprire.

Chiunque fosse se ne sarebbe andato, prima o poi.

Peccato che il mio visitatore fosse più insistente del previsto.

 

Driiinnn!!!

 

- Mmm!!! - mugugnai sforzandomi a sollevare le coperte e a mettermi seduto sul letto.

Mi portai le mani al volto e, dopo avermele passate sugli occhi, mi pettinai indietro un ciuffo di capelli finito sulla fronte.

Sbuffai nuovamente e mi alzai.

Scostai con una mano la tenta scura che copriva la soglia della camera da letto e mi spostai in salotto dove superai i due gradini per raggiungere la porta.

Posai la mano sulla maniglia e, senza neanche controllare chi fosse, con tutto lo charm che mi apparteneva esclamai..

- Vaffanculo! -.

- Ma buongiorno, Charlie! Anche io sono felice di vederti! -.

Billy!

E chi se no!

Solo lui poteva presentarsi in quel modo alla mia porta a quell’ora ignobile del mattino!

Billy.

Il mio conoscente barra amico barra non so che altro barra.. spacciatore di fiducia.

Si perché.. va bene divertirsi..

Ma certo non volevo rimetterci le penne! Ci tenevo alla mia vita io!

E lui si da il caso che fosse lo spacciatore più affidabile che conoscessi.

Anche se dalla sua faccia non si sarebbe mai detto.

- Vaffanculo! -.

- L’hai già detto..-.

- Non ero sicuro che il concetto ti fosse chiaro -.

Lui sbuffò rumorosamente e senza aspettare che io dicessi o facessi niente per invitarlo ad entrare, mi superò e si diresse tranquillo verso il divano.

Io lo seguì con lo sguardo mantenendo sul viso la mia espressione scocciata che con lui purtroppo non aveva alcun effetto e rassegnato chiusi la porta.

Ridiscesi i gradini e lo raggiunsi.

Quando gli fui vicino puntai gli occhi su di lui e incrociai le braccia la petto.

- Billy..- lo chiamai - Si può sapere cosa diamine vuoi? E per quale motivo mi hai svegliato alle dieci del mattino? -.

- Tecnicamente sono le dieci e venticinque..-.

Alle sue parole gli lanciai un occhiata fulminante e lui capì che era meglio stare zitto.

Distolse lo sguardo da me per un istante poi si mise seduto sul divano.

Si sistemò il giubbotto di pelle che indossava sopra la maglietta blu e si passò una mano tra i capelli biondicci prima di tornare a guardarmi.

Vedendo che io conservavo lo stesso sguardo accusatorio alzò le spalle.

- Andiamo, Charlie! - esclamò - Volevo solo vedere se eri ancora vivo -.

Corrugai le sopracciglia.

- Vivo?! - chiesi stupito - Ma certo che sono vivo! Perché non dovrei?! -.

Lo guardai negli occhi in attesa di una risposta quando lo vidi spostare lo sguardo su qualcosa alle mie spalle.

Mi voltai a mia volta e vidi..

Vidi quella splendida visione della gnocca di prima categoria che appariva dalla camera da letto con in dosso solo una delle mie camicie!

Billy spalancò automaticamente la bocca, completamente ammagliato, mentre lei ci superava sorridendo nel suo solito modo deliziosamente malizioso.

- Ciao.. io sono Dana..- gracchiò all’indirizzo di Billy che era decisamente concentrato su altri punti per far caso alla sua voce.

- Billy..- si presentò non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso.

La bionda gli sorrise e poi riprese a camminare sinuosamente fino alla porta del bagno.

Appena lei fu sparita dal suo raggio visivo Billy si voltò di scatto vero di me con la stessa espressione incantata sul volto.

- Complimenti amico mio! - esclamò.

Io sorrisi estremamente compiaciuto delle mie stesse capacità poi tornai a concentrarmi su di lui e su quello che mi stava dicendo prima che venissimo interrotti.

Iniziai a fissarlo insistente senza dire niente, sperando si sbrigasse a spiegare il motivo della sua alquanto ingombrante presenza a casa mia, ma lui fece finta di niente e allungò una mano ad afferrare una ciotola di nocciolina dimenticata sopra il tavolino ricolmo di cianfrusaglie.

- Non ti conviene mangiarle.. chissà da quanto tempo sono lì..- lo avvisai ma lui rispondendo con una semplice alzata di spalle ne afferrò una manciata e se la portò alla bocca.

- Mmm - mugugnò - Sono ancora buone! -.

Dopo questa constatazione, afferrò l’intera ciotolina e si mise comodo scivolando leggermente sul divano e appoggiando la schiena contro i cuscini dello schienale.

Dovetti aspettare un bel po’ prima che finalmente tornasse a prestarmi attenzione.

Si voltò a guardarmi e puntò un dito verso di me.

- Mi sono giunte alcune voci questa mattina..-.

- Del tipo? -.

- Del tipo che ieri sera qualcuno ha ricevuto la visita di qualcun altro.. e che questo qualcun altro è niente popo di meno di Mr Greg Osborne! -.

A sentire quel nome un brivido mi attraversò la schiena.

Avevo la fantastica ma anche dannatissima, dipendeva dai casi, capacità innata di fare finta di niente.. come se niente fosse.

Per me il colloquio del giorno prima era stato totalmente dimenticato.

Cancellato! Eliminato! Raus! Fuori!

Insomma, per me poteva anche non essere mai avvenuto!

Ma mio malgrado era avvenuto.. ed era avvenuto eccome!

E per quanto mi avrebbe fatto piacere non doverci pensare in quel caso mi sarebbe convenuto farlo perché se c’era una cosa di cui Mr Osborne era famoso era quella che se diceva una cosa, quella cosa avveniva.

E per quanto riguardava il mio particolare caso dovevo ammettere che era stato molto chiaro. Limpido direi. Come l'acqua di fonte.

- Vedo che le voci girano sempre molto velocemente..- convenni dirigendomi verso il piano della cucina dove afferrai una tazza e ci rovesciai dentro un enorme quantità di caffè.

- Charlie..- mi chiamò Billy voltandosi a guardarmi - Non vorrei essere nella tua stessa situazione, amico mio -.

- Grazie per la comprensione, Billy -.

- No, davvero! Non sto scherzando! - esclamò - Questa non è una cosa da prendere sotto gamba! Osborne non è un tipo con la quale si può scherzare! -.

- Lo so..-.

- Se non avrà i suoi soldi al più presto ti farà così tanto male che rimpiangerai di essere nato, Charlie! -.

- Lo so..-.

- Ti spaccherà qualche costola, ti spezzerà le dite della mani e ti farà mille altre cose orribili che non riesco neanche a pronunciare!! -.

- Lo so! Billy! Lo so! Lo so! Okay??! - sbottai - Conosco alla perfezione tutte le cose che Osborne potrebbe farmi se non avrà i suoi soldi! -.

Scossi la testa.

- E credimi.. neanche io vorrei essere nella mia stessa situazione..-.

Mi portai le mani al volto e ripresi fiato.

- Dannato! Dannato giorno in cui sono andato a chiedergli quel fottutissimo prestito! -.

E dicendo quella frade, mi fermai, come se all’improvviso mi fossi ricordato di una cosa.

Lentamente feci scivolare le mani via dal volto e tornai a guardarlo.

- E poi..-.

Feci qualche passo verso di lui.

- Non scordiamoci che se sono in questa situazione è tutta colpa tua..-.

Alle mie accuse Billy spalancò gli occhi e si alzò di scatto dal divano.

- Mia??! - esclamò allibito portandosi una mano al petto.

- Oh, si, si, Billy! È proprio così..- sibilai avvicinandomi sempre di più - Forse hai qualche problema di memoria ma questa è la verità..-.

- Non so di cosa tu stia parlando, Charlie! -.

- Ah, no?! Davvero? - chiesi ironico - Allora vediamo un po’.. chi è che mi ha consigliato quella scommessa sicurissima che mi avrebbe permesso di rientrare di tutti i soldi che avevo perso? -.

- Questo non vuol dire niente..-.

- E chi è che era con me nel momento in cui ho chiesto il prestito a Mr Osborne e non ha fatto assolutamente nulla per fermarmi? -.

- Ma.. ma questo non centra! -.

- E soprattutto! -.

Lo avevo raggiunto ormai. Ero a pochi centimetri da lui.

- Chi è che mi ha dato quella pasticca che non mi ha fatto più capire niente tanto che quando mi sono svegliato quella notte non ero neanche più capace di dire che mi chiamavo, eh, Billy??! -.

Zittito dalla mie accuse Billy non sapeva più cosa dire in sua discolpa.

Rimase in silenzio per qualche secondo poi mi guardò negli occhi e alzò le braccia per afferrarmi con entrambe le mani le spalle.

- Dimentichiamo il passato, amico mio! - disse - L’unica cosa che conta è che io sono venuto a dirti che non importa quello che capiterà, non importa che molto probabilmente non riuscirai a restituire a Mr Osborne quei soldi, non importa che per questo motivo finirai ad essere ridotto ad un vegetale! Tutto questo non importa! E sai perché?! -.

Strinse la presa sulle mie spalle.

- Perché io! Il tuo amico Billy! Sarò al tuo fianco! Anche in questa orribile, orribile situazione! E cercherò di aiutarti! Non sei da solo Charlie! Ci sono io con te! E ti aiuterò a tirarti fuori da questo impiccio! Fosse l’ultima cosa che faccio! -.

A queste ultime parole lo vidi pensarci su e convenire..

- Bhè.. non proprio l’ultima.. insomma se ci fossero altre cose dopo sarebbe meglio..-.

Io lo guardai negli occhi per un lungo istante.

Poi, lentamente, avvicinai il mio volto al suo..

Appoggiai una mano sul suo braccio..

- Vattene. Da. Qui. -.

Mi staccai di scatto dalla sua presa e incrociai le braccia al petto tornando a guardarlo male.

- Ma.. mi stai cacciando? -.

- Si, Billy! - scoppiai - Ed è meglio che te ne vai prima che io perda totalmente la pazienza! -.

Sollevai un braccio per indicargli bruscamente la porta.

- Non voglio più vedere la tua stupida faccia neanche da lontano! -.

Mi affrettai a raggiungere la porta, l’aprii e gli indicai con un gesto plateale l’uscita.

- Fuori!! -.

Lui continuava a guardarmi come allibito dalla mia reazione senza fare un passo.

- Vattene, Billy!! - urlai - E non tornare fino a quando non avrai trovato un vero modo per aiutarmi! -.

Lo vidi abbassare lo sguardo con l’espressione del cucciolo bastonato e prendere a camminare lentamente verso la porta.

Superò i due gradini e si fermò vicino a me prima della soglia di casa.

Si voltò a guardarmi negli occhi e con fare commosso allungò una mano verso il mio volto e mi accarezzò lievemente la guancia.

- È stato bello conoscerti, Charlie..-.

- Ma sparisci!!! - esclamai dando un colpo al suo braccio e spingerlo letteralmente fuori dalla porta.

Mi appoggiai con la schiena contro la superficie di legno e ripresi fiato.

Persi per un attimo lo sguardo nel vuoto.

Billy aveva ragione.

Nonostante non lo avrei mai ammesso..

E nonostante fosse chiaramente un cretino..

Aveva ragione.

Quella era una situazione terribile e io in quel momento non avevo la benché minima idea di come poter tirarmene fuori.

 

Driiin!

 

- Billy!! -.

Mi voltai e spalancai la porta.

- Che cazzo vuoi ancora??!-.

Mi fermai all’istante con la mano ancora stretta sulla maniglia.

Di fronte a me non c’era quell’idiota di Billy ma bensì una ragazza.

Non l’avevo mai vista prima di allora.

E la cosa era veramente strana... visto che.. “conoscevo”.. praticamente tutte le ragazze di Providence.

Aveva i capelli castani tenuti legati in una coda di cavallo.

In mano teneva una cartellina rosa piena di fogli e mi guardava da dietro le spesse lenti degli occhiali dalla montatura quadrata.

La guardai sorpreso per alcuni secondi poi lei si riscosse.

- Lei è il signor Bauman? -.

La sua voce era incredibilmente impersonale.

- Si.. sono io..- risposi - Lei chi è? -.

- È un assistente sociale! -.

Mi voltai di scatto verso le scale e vidi Billy appoggiato con la schiena al muro.

- Billy! - lo apostrofai - Mi sembra di averti detto di sparire -.

- Ma figurati! - esclamò - Mai al mondo mi perderei la scena di un assistente sociale che bussa alla porta di Charlie Bauman! -.

Gli lancia un occhiata fulminante e lui sollevò un altra volta le spalle per poi ridacchiare e spararsi in bocca una manciata di noccioline che non avevo idea di quando avesse preso.

E soprattutto dove le avesse tenute per tutto quel tempo.

Cosa che, infondo, era meglio non sapere.

Scossi la testa e tornai a guardare la ragazza che per tutto il tempo non aveva detto parola.

Lei si schiarì la voce e sollevò una mano per sistemarsi gli occhiali sul naso prima di tornare a guardarmi.

- Mi chiamo Grace Black - si presentò - E sono..-.

La vidi interrompersi e spostare lo sguardo su qualcosa alle mie spalle.

Mi voltai e mi apparve per la seconda volta quella visione della gnocca bionda.

Questa volta però era vestita.

La bionda mi sorrise e mi superò per uscire dalla porta.

- Ciao Charlie..- disse gracchiando per poi sparire lungo le scale seguita ovviamente dallo sguardo famelico di Billy.

- Ciao.. Donna..-.

- Ma non si chiamava Dana? - mi chiese Billy.

- Fa lo stesso! - esclamai per poi tornare a guardare la ragazza.

Ancora non aveva detto cosa voleva da me, che in effetti era la cosa più importante e io stavo già iniziando ad innervosirmi.

Odiavo le perdite di tempo!

Sopratutto nella situazione in cui mi trovavo!

Se non si fosse spiegata al più presto le avrei chiuso la porta in faccia.

La vidi abbassare ancora per un attimo lo sguardo.

- Mi chiamo Grace Black..-.

- Questo lo ha già detto -.

- E sono qui a nome di Maddy Tomas -.

- Chi?! - esclamai.

Questa storia stava davvero iniziando a stufarmi.

- Senta, signorina Black. Non ho idea di chi sia questa Maddy Tomas e soprattutto di cosa possa volere da me - dissi - Francamente ora come ora ho cose molto più importanti di cui occuparmi, quindi, se non le dispiace..-.

Feci per richiudere la porta quando la sua voce mi fermò.

- Signor Bauman.. aspetti..-.

Tornai a guardarla.

Nei suoi occhi lessi che quello che mi stava per dire era una cosa davvero importante.

Ma mai e poi mai, tra tutte le cose che mi passarono per la testa, mi sarei aspettato di sentire quelle parole.

Le parole che in un attimo furono capaci di cambiare tutto.

- Maddy Tomas è sua figlia..-.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


L’edificio che ospitava il centro di accoglienza non era altro che un enorme scatola quadrata dipinta di marrone e totalmente impersonale.

Seguii Grace Black lungo le enormi scale di marmo fino al suo ufficio.

Lei mi indicò una sedia e io presi posto senza dire una parola mentre lei si sedeva sulla poltrona dall’altra parte della scrivania.

La vidi appoggiare la cartellina rosa sul piano di fronte a sé, aprirla, dare una rapida occhiata a quello che c'era scritto sui vari fogli al suo interno e, dopo essersi aggiustata gli occhiali sul naso, sollevare lo sguardo su di me.

- Maddy Tomas..-.

Quel nome.

Fino ad una manciata di minuti prima neanche lo conoscevo e adesso..

Adesso era al centro di tutto.

- Maddy Tomas è arrivata qui da noi tre mesi fa..- iniziò a spiegare - In realtà il suo nome è Madline.. ma lei preferisce essere chiamata Maddy -.

L'anciò una veloce occhiata al fascicolo.

- Ha cinque anni..- continuò - È nata qui a Providence.. il 12 luglio..-.

Parlava lentamente, come se volesse darmi il tempo per assimilare ogni singola informazione.

- Sua madre si chiamava..-.

Fece una pausa.

- Zoey Tomas..-.

Zoey Tomas..

Quel nome non mi diceva niente.

Ma non me ne sorpresi.

Magari non lo avevo neanche mai saputo.

Grace Black rimase in silenzio per qualche istante come se aspettasse una mia reazione.

Una reazione che però sembrava non stare mai per arrivare.

Ero come.. bloccato.

Ascoltavo e capivo quello che mi stava dicendo ma.. era come se ancora non me ne rendessi conto.

Era come un sogno.. o meglio dire un incubo! Vista la situazione.

Mi guardò negli occhi per un attimo poi abbassò lo sguardo.

- Mi ha contattato per affidarci la sua bambina in seguito.. alla scoperta della malattia che l’ha colpita..-.

Alzò si nuovo gli occhi su di me.

- Leucemia..- disse - È morta qualche settimana fa..-.

La vidi prendere fiato come se ancora non avesse assimilato la perdita.

Come se quella donna, quella Zoey Tomas fosse una persona a cui teneva molto.. e non solo una “cliente” come tante altre.

Per un attimo mi chiesi se tutta quella commozione fosse vera, o se invece Grace Black fosse solo una brava attrice.

- Al momento della sua morte..- riprese - Ho aperto il suo testamento..-.

Faceva troppe pause per i miei gusti.

Fosse stato un momento normale della mia vita glielo avrei fatto notare subito.

Ma quel momento.. non aveva niente di normale.

- E lì c’erano scritte le sue ultime volontà..-.

Abbassò di nuovo lo sguardo sulla cartellina piena di fogli e con un gesto veloce girò pagina come se sopra ci fosse scritto tutto quello che doveva dirmi e che se non lo avesse fatto avrebbe perso il segno.

- Lei voleva che sua figlia fosse affidata al padre..-.

Tornò a guardarmi.

- Lei.. Signor Bauman..-.

Il silenzio che seguì fu uno dei più pesanti alla quale mi era mai capitato di assistere.

Grace Black continuava a guardarmi aspettando che dicessi qualcosa. Qualsiasi cosa.

E capivo in effetti che sarebbe stato il momento giusto per parlare ma il problema è che non avevo la minima idea di cosa potessi dire.

Per la prima volta in vita mia mi trovavo.. senza parole.

E la cosa non era per nulla piacevole!

Ma non potevo farci niente.

Vidi la ragazza di fronte a me abbassare di nuovo lo sguardo e scuotere la testa.

- Sono consapevole che lei non era a conoscenza dell’esistenza di Maddy fino ad adesso, Signor Bauman - disse comprensiva, o forse solo fingendosi tale - Capisco che la situazione non è certo delle più semplici.. ma..-.

Sul suo viso passò la leggera ombra di un sorriso.

- Maddy è una bambina davvero molto speciale..-.

Speciale..

Mi guardò ancora per qualche istante poi, senza aggiungere niente, si alzò, superò la scrivania e sparì dietro le mie spalle.

Non mi voltai per vedere dove fosse andata.

In effetti non mi interessava nemmeno.

Continuai a guardare avanti fissando un punto nel vuoto di fronte a me.

All’improvviso sentì alle mie spalle il rumore di una porta che si apriva seguito da alcuni passi leggeri sul pavimento.

Istintivamente mi alzai, ma non mi voltai.

Rimasi fermo immobile per qualche altro attimo senza avere il coraggio di voltarmi.

Ero consapevole che quando lo avrei fatto la mia vita non sarebbe stata più la stessa.

Sentii l’improvvisa esigenza di riprendere fiato.

Aspettai ancora prima di girarmi.

All’inizio non vedi nessuno..

Ma quando lentamente abbassai lo sguardo.. fu allora che incrociai i suoi occhi.. per la prima volta.

Lei. Maddy.

Non era alta neanche quanto la mia vita.

Aveva i capelli castani, tenuti legati in una coda di cavallo.

Al corpo teneva stretto un animaletto di peluche.

Restava ferma a guardarmi, puntando i suoi occhi fissi nei miei..

I suoi grandi.. occhi scuri..

Così incredibilmente.. così dannatamente.. troppo simili ai miei.

E fu in quel momento.. che mi riscossi!

Fu come se mi svegliassi all’improvviso e mi rendessi conto finalmente di quello che sta mi stava succedendo..

E fu allora che capì che c’era una sola unica cosa da fare..

Scappare!

Scappare il più velocemente possibile lontano da quella stanza!

Lontano da quella situazione che non mi apparteneva!

E soprattutto lontano da quella bambina!!

Camminavo così velocemente che praticamente correvo.

Corsi giù dalle enormi scale di marmo e raggiunsi la porta di uscita.

Stavo per raggiungere la mia macchina quando la voce di Grace Black mi fermò.

- Signor Bauman! Signor Bauman, si fermi! -.

- No! No! No! Assolutamente no! - esclamai - Io non posso farlo! -.

Mi voltai di scatto a guardarla.

Mi accorsi che ansimava per avermi letteralmente corso dietro.

- Si rende conto di quello che mi sta chiedendo di fare, signorina Black???!! - esclamai - Io?! Con una bambina?! -.

Scossi la testa.

- No! Questo è impossibile! -.

- Signor Bauman..- disse - Capisco che tutto questa storia l’abbia presa totalmente alla sprovvista.. e capisco anche che può apparire tutto molto difficile per lei.. ma..-.

Mi guardò negli occhi.

- Se lei deciderà di rinunciare all’affidamento, Maddy finirà in un orfanotrofio..-.

Fece una pausa.

- E mi creda.. non è un posto in cui dovrebbero finire i bambini..-.

La guardai per un attimo negli occhi poi all'improvviso sentì una forte rabbia invadermi il corpo.

Chi era quella donna per obbligarmi a fare una cosa del genere?!

Cosa voleva da me?!

Io non centravo niente con lei, con il suo mondo e con quella bambina!

Io non centravo niente con tutto quello!

- Questo non è un mio problema..-.

Mi voltai, deciso ad andarmene definitivamente.. ma a quanto pare Grace Black non aveva alcuna intenzione di farmi andare via.

Riuscii a fare solo qualche passo prima che la sua voce mi fermasse di nuovo.

- Signor Bauman! - mi richiamò - Non vorrà che abbia la stessa vita che ha avuto lei! -.

A quelle parole mi fermai.

Rimasi fermo per qualche secondo, poi mi voltai di scatto.

Feci qualche passo verso di lei fino ad esserle talmente vicino da poter sentire il suo respiro sul viso.

- Non so cosa crede di sapere su di me e sulla mia vita, signorina Black..- sibilai - Ma si sbaglia.. io non sono cresciuto in un istituto..-.

Lei mi guardò fissa negli occhi e nel suo sguardo lessi che non mi temeva.

Non temeva la mia vicinanza, non temeva il mio modo di fare spavaldo ed intimidatorio.

Forse quella esile ragazzina era più forte di quanto mi aspettassi.

- No.. - disse - Ma è cresciuto da solo..-.

Rimasi nuovamente in silenzio.

Non sapevo cosa dirle.. come controbattere alle sue parole..

Perché non c’era niente da dire..

Era la verità..

Capì di essere fottuto quando sul volto di Grace Black vidi passare un altra volta quel suo impercettibile sorriso..

E senza quasi rendermene conto..

Mi ritrovai nel suo ufficio..

A firmare le carte per l’affidamento..

 

 

 

Spalancai la porta del mio appartamento e feci il sospiro più lungo che avessi mai fatto in vita mia.

Era ormai sera.

La luce argentata della luna illuminava la stanza attraverso la grande finestra del soggiorno.

Mi piegai verso l'interruttore per accendere la luce, poi feci qualche passo per scendere i gradini.

Lasciai cadere a terra il borsone nero che tenevo in mano.

- Forza.. entra..- dissi - A meno che tu non voglia dormire sullo zerbino..-.

Mi voltai verso la soglia della porta ancora spalancata e aspettai qualche minuto prima di vederla comparire.

Sembrò apparire dal nulla.

Prima solo con la testa, come se volesse in qualche modo controllare ci fosse via libera prima di entrare nel mio appartamento. O nella mia vita, se così si poteva dire.

Senza neanche alzare gli occhi su di me si fece avanti lentamente, strisciando i piedi uno di fronte all’altro e stringendo a sé il peluche che non aveva alcuna intenzione di lasciare andare.

Si guardò intorno spostando lo sguardo su ogni singolo oggetto, studiandolo in ogni suo piccolo particolare.

Ad un certo punto la vidi fermarsi in mezzo alla stanza e alzare gli occhi per fermarsi a fissare un punto sul soffitto.

Istintivamente alzai anche io lo sguardo ma non vedendo assolutamente niente tornai a guardarla, dubbioso.

Corrugai le sopracciglia e scuotendo la testa mi accinsi a chiudere la porta.

Avevo da subito avuto l’impressione che quella bambina fosse un po’ strana.

Per tutto il tragitto non mi aveva mai rivolto la parola.

E francamente non credevo che lo avrebbe fatto molto presto.

Ma infondo era meglio così.

Neanche io avevo molta voglia di parlare al momento.

In effetti avevo proprio la luna un po’ storta.

E anche un fastidiosissimo cerchio alla testa.

Mi portai le mani alle tempie e sbruffai rumorosamente.

Feci per infilarmi oltre la soglia della camera da letto quando all’improvviso mi ricordai di lei, che ancora stava ferma a fissare quel punto indefinito sul soffitto.

Mi avvicinai al divano, tolsi alla svelta tutte le cose inutili che c’erano posate sopra e sistemai alla rinfusa un paio di cuscini.

- Tu dormi qui -.

Trovai una coperta non ricordo bene dove e la buttai sul divano.

Aspettai qualche istante che lei dicesse qualcosa ma niente.

Continuava a stare in silenzio.. a fissarmi.. nel suo modo terribilmente insopportabile!

Sospirai nuovamente e mi affrettai a recuperare il borsone nero che mi aveva dato l’assistente sociale.

Dentro c’erano tutte le cose di Maddy, vestiti e alcuni oggetti personali, o almeno quello era ciò che mi aveva detto Grace Black.

Aprì la cerniera e dal suo interno estrassi un pigiamino rosa con un enorme gatto alquanto inquietante disegnato sopra.

Lanciai anch’esso sul divano.

- Ecco.. - dissi - Sai mettertelo da sola vero? -.

Lei annuì e io feci un sospiro di sollievo.

- Bene -.

Mi guardai intorno come se cercassi di ricordare cosa dovevo fare, poi i miei occhi ricaddero ancora una volta su di lei.

Mi fermai a guardarla per un attimo poi abbassai lo sguardo e mi misi a sedere sul tavolino.

La vidi scuotersi all'improvviso e stringere a sé l’animaletto di peluche.

Automaticamente mi concentrai su di lui e inconsciamente mi chiesi che animale fosse.

Non era affatto facile viste le condizione in cui si trovava.

Era terribilmente sporco e rovinato.

Doveva averlo da molto tempo.

Non osavo pensare a quanti germi fossero annidati lì dentro!!

In effetti, studiandolo attentamente, sembrava un orsetto o qualcosa del genere.

- Ha un nome quel tuo.. coso? - chiesi senza neanche sapere il perché.

Forse.. volevo solo sentire la sua voce.

O meglio una parte di me lo voleva.

Quella famosa parte molto ben nascosta e non particolarmente predominante.

- Si chiama Piggy..-.

Per un breve attimo rimasi come bloccato.

E non capì nemmeno il perché.

Infondo aveva una voce come tutte le altre..

Mi riscossi.

- Piggy?! - esclamai sorpreso - Ma quello è un orso non un maiale! -.

- No è un maiale! -.

- No, no. So come sono fatti i maiali e quello non lo è! -.

- Si che lo è! -.

- No che non lo è! -.

- Si! -.

- No! -.

- Siii! -.

- E va beneee! - esclamai spazientito - D’accordo! Lo è! -.

Scossi la testa.

- Che poi a me cosa me ne frega! -.

Mi alzai di scatto e mi incamminai a grandi passi verso la soglia della camera da letto.

Prima di varcarla mi girai un ultima volta.

- Ah! La camera da letto è off limits, chiaro?! -.

Le puntai un dito contro.

- E vedi di dormire! E soprattutto di lasciarmi dormire! - esclamai - O quel coso te lo faccio volare dalla finestra -.

La vidi stringere a sé il pupazzo e allora annuì compiaciuto.

- Perfetto..- dissi - E ora dormi! -.

Mi voltai e superai finalmente la soglia della camera da letto.

Mi trascinai fino al letto e sedendomi mi portai le mani alle tempie.

Ancora non riuscivo a spiegarmi quello che avevo fatto.

Perché??! Perché lo avevo fatto??!

Perché avevo deciso di prendermi cura di lei anche se non ne ero assolutamente capace?!

Era già tanto che riuscissi a prendermi cura di me stesso!

Figuriamoci di una bambina!

Una bambina!

Ma perché mai?! Perché?!

Tra tutti i problemi che dovevo risolvere in quel momento della mia vita perché avevo deciso di accollarmi anche lei??!

Non lo sapevo.

Non riuscivo a spiegarmelo.

Solo una cosa era estremamente chiara.

Mi ero infilato proprio in un bel casino!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Quella mattina mi svegliai dolcemente, con la luce del sole che proveniva dalla finestra della mia camera da letto.

Mi stiracchiai affondando la testa contro il cuscino e mettendomi in posizione supina, cercai di rilassarmi nel calore del dormiveglia.

Non avevo ancora aperto gli occhi.

Non volevo rovinare quel momento..

Così dolce.. così perfetto..

Scivolai con le mani sotto le coperte fino ad appoggiarle sul mio ventre.

Lentamente, senza correre, le spinsi più in basso, fino all’interno dei boxer.

Iniziai a carezzarmi delicatamente, tenendo gli occhi chiusi e lasciando che la mia mente vagasse nelle sue più sfrenate fantasie.

Stavo lentamente abbandonandomi al piacere..

Quando all’improvviso..

Ebbi come un impressione..

L’impressione di due occhi che mi guardavano..

Due piccoli occhi scuri su di me..

Lentamente sollevai una palpebra e..

- Aaaaa!!! -.

Urlai spaventato mettendomi a sedere sul letto e coprendomi il più possibile con le coperte.

Maddy era in piedi vicino al mio letto.

Mi guarda stupita e forse anche un po’ incuriosita, con ancora addosso il suo pigiama e stringendo a sé l'orsacchiotto.

Sentivo il cuore esplodermi nel petto.

Per fortuna non aveva visto niente!

- Maddy! -.

Cercai di riprendere fiato.

La guardai duramente.

- Mi sembra di averti detto che la camera da letto è off limits!!! -.

Alzai un braccio per indicarle la porta.

- Fuori! - urlai - Vattene! -.

Lei mi guardò per un attimo negli occhi.

- Ho fame..- disse semplicemente - Non facciamo colazione? -.

- Colazione??! - esclamai stizzito.

La guardai allibito.

- Fuori di qui! - ripetei - Vai in cucina! Io.. arrivo..-.

Lei mi guardò ancora per un secondo poi si voltò e trascinando i piedi sparì oltre la soglia della camera.

Presi fiato ancora una volta e mi portai le mani al volto.

Allora non era stato un incubo!

Mi ero davvero portato a casa una bambina!

- Oh Dio!!! -.

Dovetti aspettare qualche minuto prima di essere in grado di uscire dal letto.

Mi infilai un paio di pantaloni della tuta e grattandomi la testa raggiunsi la cucina dove Maddy mi aspettava seduta su una delle due sedie.

Presto mi accorsi che aveva la tendenza a seguire con lo sguardo ogni mio singolo movimento, senza dire niente.

E la cosa non era per niente piacevole!

Anzi iniziava a darmi parecchio sui nervi!

Decisi di non considerarla e raggiunsi il mobiletto della dispensa.

Appena lo aprì mi resi conto che era da moltissimo tempo che non davo una sistemata lì dentro.

C’era così tanta confusione che non era da escludere la formazione di un nuovo minimondo.

- Mmm.. vediamo un po’..- dissi - Dovrebbe esserci del burro di arachidi da qualche parte..-.

Infilare la mano lì dentro fu una vera e propria prova di coraggio.

Avrebbero dovuto darmi una medaglia!
Iniziai a ravanare alla ricerca di qualcosa di commestibile e alla fine trovai il barattolo con il burro di arachidi.

- Eccolo! - esultai estraendolo come se fosse il Santo Graal.

Ma il mio trionfo durò veramente poco in quanto aprendolo mi resi conto che era completamente vuoto,

- Ma che ca.. -.

Corrugai le sopracciglia profondamente irritato da questo terribile affronto e lanciai con stizza il barattolo all’interno del lavandino.

Sbuffando tornai ad addentrarmi nella selva oscura della dispensa per vedere se ci fosse qualcos’altro mentre Maddy continuava a guardarmi.

- Ah, ah! Lo sapevo che c’era qualcosa!! -

Estrassi il secondo barattolo ancora più trionfante di prima..

Fino a quando lessi l’etichetta.

- Marmellata di prugne???! - esclama allibito - E chi ce l’ha messa qui questa?! -.

All'improvviso mi sembrò di ricordare qualcosa.

- Ah.. si.. devo averla comprata quel giorno che sono andato al supermercato dopo essermi fatto..-.

Scossi la testa.

- Avrei dovuto capirlo che non era una buona idea.. -.

Alzai le spalle e lo lanciai sul tavolo.

Sbuffai nuovamente.

Iniziavo a spazientirmi.

Sapevo che in casa mia non c’era molto, il cibo non era stato mai il punto di mio maggiore interesse.

Ma sapevo anche che qualcosa a quella bambina avrei pur dovuto dare!

Non potevo mica farla morire di fame!

Tornai a cercare qualcosa quando all'improvviso sentì il suono inconfondibile del cucchiaino contro una superficie in vetro.

Mi voltai e mi sorpresi non poco nel vedere Maddy con la faccia letteralmente dentro il barattolo della marmellata.

La mangiava così di gusto che la marmellata di prugne sembrava essere la cosa più buona del mondo.

La guardai allibito.

- Ma che razza di bambina sei tu?!! -.

Non solo avevo i miei bei problemi da risolvere!
Non solo mi ero anche accollato un altro problema bello grosso!

Pure la bambina tarocca doveva capitarmi!!!

Ma tutte a me Santo Dio!!!

La vidi alzare lentamente lo sguardo su di me e guardarmi fissa negli occhi.

E fu guardando quegli occhi che capì che avevo davvero tanto, tantissimo bisogno di aiuto.

E ahimè, mai avrei pensato di dover un giorno giungere a fare quello che stavo per fare..

Andare, o meglio, tornare, dall’unica persona al mondo che forse, un forse grande come una casa, era ancora disposta ad aiutarmi..

Charlotte!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il “Red Diamons” era sempre lo stesso.

Lo stesso aspetto dismesso, la stessa insegna al neon gialla e traballante, la stessa tappezzeria verde alle pareti e lo stesso odore d’incenso e fumo di sigaretta.

Era ormai notte quando misi piede nel suo camerino.

Feci qualche passo e mi fermai nel centro della stanza.

Con la coda dell’occhio vidi Maddy avvicinarsi ad uno dei divanetti rossi e stendersi affondando la testa contro un cuscino dalla fodera leopardata.

Quando spostai gli occhi su di lei vidi che si era già addormentata.

Presi fiato, respirando l’aria che sapeva di cera e profumo alla gardenia.

Lentamente raggiunsi l’altro divanetto e mi misi seduto, rilassando la schiena contro la superficie morbida dei cuscini.

Mi guardai intorno e non mi stupì affatto che tutto fosse rimasto nell’esatto posto in cui me lo ricordavo.

Era incredibile come tutto quello che mi circondava mi fosse dannatamente famigliare!

Ma del resto..

Per molto tempo quel posto era stato casa mia.

Fu in quel momento che sentì i suoi passi.

Non c’era alcun dubbio. Era lei.

Non avrei potuto confondere quel suono nemmeno tra mille altri.

Mi voltai di scatto verso la porta nell'esatto istante in cui si spalancò per far apparire il corpo magro e slanciato di Charlotte.

Non le dissi niente. Mi limitai a guardarla.

Non era cambiata.

Neanche lei come tutto il resto.

Anche se erano passati ormai più di dieci anni da quando me ne ero andato da lì, per lei il tempo sembrava essersi fermato.

Era esattamente come me la ricordavo, a parte, forse qualche ruga in più sulla fronte, che ero certo lei cercasse in tutti i modi di mascherare.

Notai che portava ancora i lunghi capelli castani legati in una treccia e cosparsi di brillantini.

Gli occhi scuri erano come sempre arricchiti da un enorme e appariscente quantità di trucco. La bocca carnosa e disegnata dipinta di rosso.

Indossava un vestito aderente, nero, che metteva in risalto i suoi punti forti, che erano rimasti gli stessi nonostante l'età che avanzava.

Senza neanche accorgersi della mia presenza, continuò a camminare e raggiunse il grande specchio appeso alla parete.

Allungò una mano per afferrare una salvietta struccante e solo quando alzò gli occhi per specchiarsi vide il mio volto riflesso in esso.

Ironico. Estremamente ironico.

Si voltò per un attimo come per accertarsi di non stare avendo un allucinazione poi si ricompose immediatamente e tornò a guardarsi allo specchio.

- Allora è vero..- disse dopo un lungo attimo di silenzio - Il figlior prodigo torna a casa prima o poi..-.

- Ciao, Charlotte..- .

- Mamma! Quante volte ti ho detto di chiamarmi mamma! -.

Distolsi lo sguardo da lei.

Non ero mai riuscito a chiamarla così, nemmeno quando ero piccolo.

Non era mai stata una vera madre per me.

Sì, mi aveva dato alla luce. Questo era vero.

E le assomigliavo come una goccia d’acqua.

Ma non era mia madre.

Non nel senso affettivo del termine.

Charlotte non era mai stata la donna più materna del mondo.

Anzi, sono più che sicuro che non avrebbe mai voluto avere dei figli.

E di certo non a 15 anni.

Ero stato un terribile incidente per lei. Lo sapevo bene.

Non si era mai preoccupata di nascondermelo.

Scossi la testa e mi lasciai scappare un sorriso amareggiato.

Avevo smesso di avercela con lei da moltissimo tempo ormai.

Un giorno avevo finalmente capito che non era colpa sua.

Lei era fatta così. Lei era Charlotte.

- Allora? - chiese richiamandomi dai miei pensieri - Cos’è che ti ha spinto a venire fin qui, Charles? -.

Era l’unica che ancora mi chiamasse così.

Abbassai nuovamente lo sguardo e strinsi le mani una contro l’altra.

Dovetti mandare giù un’enorme dose di orgoglio prima di parlare.

Ma del resto non avevo altra alternativa.

- Ho avuto.. ho avuto molti problemi ultimamente..- dissi - E sai benissimo che non sarei mai venuto qui se non avessi saputo più dove sbattere la testa..-.

Feci una pausa cercando le parole più giuste da usare.

- Ecco.. io..-.

- Oh, andiamo! -.

Sollevai gli occhi su di lei e la vidi alzare le braccia al cielo.

- Arriva al punto, Charles! -.

Si voltò di scatto e con una mano indicò Maddy che dormiva profondamente sul divanetto.

- Credi che io non l’abbia vista?! - esclamò - Starò anche diventando vecchia ma di certo non sono cieca! -.

La vidi tenere gli occhi sulla bambina per qualche attimo poi alzò le spalle e tornò a concentrarsi sullo specchio.

- È carina..- ammise - Mi assomiglia..-.

Mi misi le mani al volto.

- È successo ieri! - scoppiai - Questa.. assistente sociale.. ha pensato bene di venire a bussare alla mia porta e in un attimo mi sono ritrovato.. lei! -.

Mi voltai verso Maddy per un istante poi distolsi lo sguardo.

Scossi la testa.

- Non so neanche se è davvero mia figlia..-.

- Ma certo che lo è.. ha il neo dei Bauman..-.

Sollevai di scatto la testa.

Charlotte non aveva mosso un muscolo dalla sua posizione.

Continuava a fare le sue cose, come se quello che aveva detto fosse niente.

In effetti..

Non potevo nasconderlo.

Avevo notato quel neo dalla prima volta che l’avevo vista.

Quel piccolissimo punto vicino all’occhio destro.

Il cosiddetto “Neo dei Bauman”.

Ce l’aveva mia madre, ce lo avevo io.. e.. e ce l’aveva anche Maddy.

Sospirai profondamente e scossi per l'ennesima volta la testa.

- Io non..- dissi - Non so davvero cosa fare..-.

Feci una pausa.

- Sono nel bel mezzo di un vero casino..- ammisi - E.. ho bisogno..-.

Dovetti sforzarmi come mai prima per dirlo.

- Ho bisogno di aiuto..-.

- No -.

All'improvviso trattenni il fiato.

La vidi voltarsi.

- Non ti aiuterò, Charles..- disse chiaramente - Questo è un tuo problema.. e devi risolverlo da solo -.

Mi guardò negli occhi.

- Hai più di trent’anni! È ora che tu impara a prenderti le tue responsabilità! Visto che non lo hai mai fatto -.

La guardai per un lungo istante.

E all'improvviso sentì una rabbia, cieca, invadermi il corpo.

Ero arrabbiato. Ero fuori di me.

Io ero andato da lei per chiederle aiuto!

Non per essere giudicato!

E di certo non avrei tollerato che fosse stata lei a farlo.

Una donna che per seguire il motto dell'”amore libero” era rimasta incinta a 15 anni!

Una donna che era stata cacciata di casa dai propri genitori ed aveva dovuto scappare in un altra città!

Una donna di 48 anni che lavorava ancora in un night club!

Mi alzai di scatto serrando i pugni.

La guardai con la rabbia che riluceva nei miei occhi.

Che stupido ero stato!

- Scusami se ho pensato che volessi aiutarmi.. mamma! -.

Mi avvicinai al divanetto dove Maddy dormiva e le toccai un braccio per svegliarla.

- Maddy! Sveglia! Andiamo! -.

Lei mugugnò qualcosa e mi guardò dubbiosa per poi sbadigliare e portarsi le mani a stropicciarsi gli occhi assonnati.

Sbuffai e mi affrettai a prenderla in braccio.

Non avrei trascorso un altro solo minuto lì dentro.

A grandi passi mi affrettai a raggiungere la porta.

- Lo so facendo per te, Charles -.

Mi fermai con la mano sulla maniglia.

- Forse ora non te ne rendi conto ma un giorno capirai..- disse - Infondo.. sono sempre tua madre, ricordatelo..-.

Rimasi fermo per qualche secondo.

Poi sogghignai amaro.

Abbassai la maniglia e me ne andai da quel posto senza neanche voltarmi indietro.

 

 

 

- Ho famee! Ho famee! Ho fameee! -.

- E va beeeneee! - urlai.

Non ce la facevo più!

Era da quando avevamo lasciato il “Red Diamonds” che lei continuava con questa cantilena!

All’inizio avevo deciso di ignorarla convinto che prima o poi avrebbe smesso, ma si era rivelata molto più cocciuta e insistente di quanto mi immaginassi!

Era arrivata a portarmi sull’orlo di una crisi di nervi.

- E smettila di gridare, Santo Dio! - esclamai - Dimmi dove lo trovo un posto dove mangiare a quest’ora di notte!! Eh?! Lo sai tu?! -.

Sbuffai rumorosamente.

- Ora provo a vedere se trovo un supermaket o qualcosa del genere.. - dissi - Ma tu smettila di gridare! O mi farai venire l’emicrania! E io quando ho l’emicrania non sono per nulla piacevole sappilo! -.

Sbuffai nuovamente.

Che giornata di merda!

Non bastava solo l’incontro con Charlotte!

Pure i capricci di quella bambina insopportabile dovevo sorbirmi!

Oh, ma del resto me l’ero cercata io, no?!

Porca pu..

Inizia a guardarmi intorno e capì da subito che trovare un posto che vendesse qualcosa di commestibile a quell’ora di notte e nel bel mezzo del nulla avrebbe dovuto diventare un luogo comune, visto che era paragonabile all’ago nel pagliaio!

Ma proprio quando stavo per darmi per vinto e Maddy era sul punto di ricominciare ad urlare, fu proprio allora che qualche buona stella ebbe pietà di me e come una sorta di apparizione divina, scorsi all’orizzonte l’insegna illuminata di un supermarket.

Parcheggiai la macchina nel parcheggio deserto e mi affrettai a scendere.

Aprì la portiera del sedile posteriore per permettere a Maddy di uscire e dopo averla sbattuta, camminai a grandi passi verso l’entrata, stringendomi le braccia al corpo per proteggermi dal freddo vento di Gennaio.

L’interno era completamente deserto.

Mi guardai intorno e inizia ad avviarmi tra gli scaffali alla veloce ricerca di qualcosa da darle da mangiare.

Afferrai una confezione di tramezzini al prosciutto e decisi di prendere qualcosa anche per i giorni a seguire visto che a casa mia non c’era niente.

Quando ebbi finito mi voltai verso Maddy e facendolo.. scoprì che non c’era più.

Fino ad allora avevo creduto che mi stesse seguendo, invece a quanto pare mi sbagliavo.

Corrugai le sopracciglia, confuso.

- Maddy?! - la chiamai senza ottenere risposta - Maddy, dove sei?! -.

Ripresi a camminare, esaminando ogni corsia.

Dove diamine si era infilata quella mocciosetta!

- Maddy!! - esclamai irritato - Guarda che se non esci alla svelta ti lascio qui! E sappi che non sto scherzando! -.

Abbassai la voce.

- Così almeno posso tornare alla mia vita..-.

Svoltai l’angolo dell’ultima corsia e la vidi parlare con una signora dai capelli grigi e gli occhiali a tartaruga posta dietro la cassa.

- Eccoti! - dissi avvicinandomi - Ora dimmi chi ti ha detto di allontanarti! -.

La guardai male.

- Non puoi mica fare quello che vuoi!! -.

- Oh, non la rimproveri.. non ha fatto niente di male..-.

Mi volta di scatto verso la signora e le rifilai uno sguardo che rappresentava tutta la mia irritazione.

Oh, andiamo bene!

Anche la vecchia ci si metteva adesso!

Qualcun altro voleva rimproverarmi di qualcosa??!

Avanti! Venite tutti! Mettetevi pure in fila!

Scossi la testa e senza dire niente posai le cose che avevo comprato sulla cassa.

Desideravo solo una cosa in quel momento, andarmene il più in fretta possibile a casa e porre fine a quella terribile giornata.

La cassiera si voltò a sorridermi.

- Sua figlia è davvero adorabile, sa? -.

- Non è mia figlia! -.

Lo dissi con così tanta convinzione che per un attimo ne fui sorpreso anche io.

Il sorriso svanì all’istante dal volto della donna che si fermò a guardarmi allibita.

Dalla tasca dei jeans estrassi alcune banconote, le lanciai sulla cassa e dopo aver afferrato la borsa di plastica mi apprestai ad uscire.

Feci qualche passo verso la macchina poi mi voltai indietro e mi fermai vedendo che Maddy ancora una volta non mi stava seguendo.

Era ferma davanti all’entrata del supermarket e mi guardava stringendo al corpo il suo peluche.

- Che c’è?! - esclamai - Non sai più camminare adesso?! Ti sbrighi o no?! -.

Lei mi guardò per qualche secondo e poi..

Con una semplicità disarmante..

Una semplicità che solo i bambini hanno.. disse..

- Ma tu sei il mio papà? -.

Per un attimo mi bloccai come se non sapessi cosa risponderle.

Poi mi accigliai.

- Così mi hanno detto..-.

Mi voltai e raggiunsi la macchina.

Aprì la portiera e posai la borsa sul sedile.

- E ora sali in macchina! - esclamai tornando a guardarla - Se non vuoi che ti lasci lì! -.

Maddy mi guardò ancora per un attimo poi si apprestò a raggiungermi.

Per tutto il resto del tragitto non disse più niente.

Si limitò a stare seduta nel sedile posteriore, a guardare qualcosa di indefinito oltre il finestrino.

Nemmeno toccò quello che le avevo comprato.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


- Voglio la mia maammaaa!!! -.

 

Credo che avrei dovuto temere quel giorno.

Il giorno in cui Maddy si fosse svegliata e avrebbe chiesto di lei.

Aveva 5 anni.

Era in quella terribile età in cui si è ancora piccoli, ma si è già abbastanza grandi per rendersi conto di molte cose.

Ero certo che si ricordasse di sua madre, ma non ero altrettanto sicuro che qualcuno gli avesse detto quello che le era successo.

Era tutto in mano mia.

Io che mi trovavo immerso in quella situazione fino al collo.

Io.. che in quel momento ero talmente assordato dalle sue urla che non riuscivo neanche a pensare.

Non mi importava quello che provava o non provava lei.

L’unica cosa che volevo è che la piantasse di urlare.

- Voglio andare dalla mia mammaaa! -.

- Maddy, tu non..-.

- Voglio andare dalla mia maaaammaaa!! -.

- Non ci puoi andare dalla tua mamma!!! È morta! Chiaro??! È morta! M-O-R-T-A! Morta! È sparita! Passata oltre! Ha chiuso! Seppellita! Dimenticata! Morta! -.

Ripresi fiato.

E nel preciso istante in cui lo facevo mi resi conto di aver esagerato.

Di aver dannatamente esagerato.

Il silenzio scese inesorabilmente.

Vidi Maddy smettere di urlare e fermarsi a guardarmi.

Lasciò scivolare le braccia lungo il corpo.

Le sue mani si sciolsero e l’orsetto di peluche cadde a terra.

Quando scoppiò a piangere sentì come una specie di colpo al cuore.

Fu come ricevere una pugnalata in pieno petto.

E in quel momento.. fu in quel momento che sentì qualcosa in me spezzarsi.

Piangeva disperatamente.

E la causa erano state le mie parole, dette di getto seguendo la rabbia e la frustrazione, senza nemmeno pensarci su prima di farlo.

All’istante mi sentì dannatamente e incredibilmente in colpa.

- Maddy..- la chiamai - Maddy.. smettila di piangere..-.

Mi avvicinai a lei e mi piegai sulle gambe per poter essere alla sua altezza.

L’afferrai per le spalle mentre il suo corpo tremava scosso dai singhiozzi e la guardai negli occhi.

- Non volevo.. non volevo dirtelo così..- cercai di scusarmi - Mi dispiace.. ma ora smetti di piangere..-.

Ma lei sembrava non ascoltarmi.

Continuava a piangere sempre più disperatamente.

Il suo volto si faceva sempre più arrossato e solcato da grosse lacrime.

Ad un certo punto iniziai anche a preoccuparmi.

- Maddy.. per favore..- dissi - Rischi di affogare se continui così..-.

Corrugai le sopracciglia e cominciai a studiare il suo volto per cercare di capire se rischiasse davvero di farlo.

Portai una mano sotto il suo naso.

- Ma stai respirando, vero?! -.

Lei non dava segni di smettere e io non sapevo davvero cosa poter fare.

Quando all’improvviso..

All’improvviso capì che c’era un unica cosa da fare.

Accontentare la sua richiesta.

- Va bene..- le dissi - Ti porto dalla tua mamma..-.

 

 

In tutti gli anni che abitavo in città non ero mai stato al cimitero.

Non avevo mai avuto motivo per farlo prima di quel giorno.

Percorsi con la macchina il lungo viale di cipressi e parcheggiai vicino al cancello d’ingresso.

Scesi, aprì la portiera del sedile posteriore per farla scendere e poco dopo varcavo al suo fianco l’enorme cancello di ferro battuto.

Mi guardai intorno per cercare qualcuno che mi potesse aiutare e quando trovai un addetto ai lavori gli chiesi dove si trovasse la tomba di Zoey Tomas.

Dopo averci pensato un attimo, lui mi spiegò come raggiungerla e io lo ringraziai per poi allontanarmi.

Ci misi un po’ per trovare la zona che mi aveva indicato ma appena lo raggiunsi non potei fare a meno di fermarmi e guardarmi intorno.

Era un posto incredibile.

Pieno di alberi e statue di marmo di ogni forma e dimensione.

L’aria che si respirava.. era la più serena che io avessi mai sentito.

Mi si accapponò la pelle!

C’era decisamente troppa pace e silenzio per i miei gusti.

Ripresi a camminare sul selciato di ghiaia dopo essermi accertato che Maddy fosse ancora al mio fianco.

Feci qualche metro restando in silenzio poi all’improvviso sentì come l’esigenza di fermarmi.

Lo feci.

Istintivamente mi voltai verso di lei.

Lei non alzò lo sguardo verso di me ma bensì continuò a camminare.

Io la seguì con lo sguardo e la vidi fare un altro metro e fermarsi di fronte ad una lapide di marmo bianco.

Rimase a guardarla per alcuni minuti poi si avvicinò, stringendo al corpo il suo orsetto.

La vidi inginocchiarsi vicino alla lapide, studiarne ogni particolare con gli occhi attenti.

Poi alzò una mano per accarezzare l’iscrizione.

Non mi avvicinai.

Non credevo fosse giusto.

Rimase così per un altro po’ poi si alzò e tornò a camminare verso di me.

Alzò gli occhi per guardarmi solo per un istante senza smettere di camminare e mi superò.

Io rimasi fermo ancora per un attimo poi decisi di non voltarmi indietro.

Presi fiato e mi avvicinai alla lapide.

Quando gli fui di fronte mi fermai e lessi l’iscrizione.

 

 

Zoey Lane Tomas

2 Agosto 1983

30 Dicembre 2011

 

 

Vicino alla scritta c’era una sua foto.

I miei occhi si immobilizzarono su di essa.

Era davvero bellissima.

I capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle.

Aveva gli occhi scuri, grandi e luminosi e la bocca rosata aperta in un sorriso.

Fu allora che mi ricordai di lei.

Mi ricordai di quella notte di cinque anni prima, quando le nostre vite si erano in qualche modo incrociate.

Mi ricordai il suo profumo. Sapeva di fragola.

E mi ricordai il suono della sua risata.

Mi ricordai di aver pensato che fosse la più sonora che io avessi mai sentito.

Presi fiato un altra volta e continuando a guardare la sua foto mi avvicinai.

Mi piegai sulle gambe vicino alla lapide.

Mi portai le mani al volto e sospirai rumorosamente.

- Cosa diamine ti è passato per la testa??!! -.

Non so precisamente quale senso avesse esporre quella domanda, in quel modo e tra l’altro ad una lapide ma..

Ma dovevo farla assolutamente!

Dovevo sfogarmi con qualcuno e quel qualcuno era proprio Zoey Tomas!

Che potesse rispondermi oppure no!

Ero fuori di me! E lei doveva saperlo!
- Io mi chiedo.. ma chi ti ha dato il permesso di rimanere incinta!!! -.

Scossi la testa.

- E.. e sopratutto di non dirmi niente!! Per tutto questo tempo! - esclamai - Io.. io avrei.. non so cosa avrei fatto ma di certo a questo punto non sarei stato così impreparato!!! -.

Ripresi fiato.

- E invece no! Tutto ad un tratto sono diventato padre!! E io non ho la minima idea di cosa vuol dire essere padri! Io non ce l’ho neanche mai avuto un padre!! -.

Mi fermai a guardare la sua foto e scossi nuovamente la testa.

- Non si fa così, Zoey.. non si fa così..-.

Abbassai lo sguardo e respirai profondamente.

Poi alzai gli occhi e incrociai di nuovo quelli della ragazza nella fotografia.

- Ci proverò..- dissi - Cercherò di essere un buon padre per lei.. te lo prometto..-.

La guardai per un altro attimo poi mi alzai.

Mi diedi una pulita ai pantaloni sporchi di terra e dopo averle lanciato un ultima occhiata raggiunsi Maddy e tornammo a casa.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Essere un buon padre..

Beato chi sapeva cosa volesse dire!!

 

- Maddy mangia i cereali..-.

- No! -.

- Maddy..-.

- No! Non li voglio! Fanno schifo! -.

- Oh, smettila di fare i capricci! Dai! Guarda qui..-.

Afferrai la scatola e gliela avvicinai.

- Vedi! Sono pieni di frutta.. e fibre.. e polifosfor.. polisfof.. bhè quelle robe impronunciabili che non so precisamente cosa siano ma che fanno un sacco bene alla salute.. -.

Sapevo di essere poco convincente.. quei cereali facevano schifo anche a me!

- Non li vooglioo! -.

- Vabbhè! Fai quello che vuoi! - esclamai rassegnato - Però sbrigati, dobbiamo uscire..-.

Mi alzai dalla sedia e mi affrettai a raggiungere il divano.

Era passata una settimana dall'arrivo di Maddy.

Una lunga, spossante e incredibilmente difficile settimana.

E per tutto quel tempo ero stato talmente tanto impegnato con altre da cose da non aver minimamente considerato il fattore “ridare i soldi a Mr Osborne”!

O magari lo avevo fatto apposta, chi lo sa.

Fatto sta che era giunto il momento di trovare una soluzione a quel incresciosissimo problema.

E certo non potevo farlo rimanendo chiuso in casa.

    - Maddy, si può sapere dove hai messo le tue scarpe?! -.

    - Bho..-.

    - Ma come bho??! -

La vidi alzare le spalle per poi tornare a concentrarsi sulla sua tazza di latte e sbuffai rumorosamente.

Mai e poi mai mi sarei immaginato che un essere così piccolo creasse così tanti problemi!

Per la prima volta in vita mia iniziavo a comprendere il pensiero di mia madre.. sopratutto la parte sul non aver mai voluto avere figli.

Sbuffando nuovamente mi piegai e iniziai a smuovere l'ammasso di vestiti abbandonati che riempivano il divano quando mi sorprese il suono del campanello, seguito da una voce sfortunatamente famigliare.

- Succhiacazzi!!! -.

Oh, no! Ci mancava solo Billy!!!

- Dai, lo so che ci sei! Apri! Ho bisogno di uno dei tuoi servizietti! -.

Presi fiato e raggiunsi la porta dove oltre la soglia aperta trovai il volto sogghignate dello spacciatore.

- Eh! Lo sapevo che non avresti resistito al richiamo..-.

- Sei un cretino, Billy -.

- Modestamente..-.

Lo guardai male e poi gli feci cenno di entrare.

- Dai, entra..- gli intimai - Ma non usare certe parole davanti alla bambina..-.

- Bambina??!! -.

Lo vidi fermarsi in mezzo alla stanza e incrociare per la prima volta i grandi occhi di Maddy.

Lei lo guardò incuriosita, con una mano sulla spalliera della sedia e l'altra stretta intorno alla zampa di Piggy, per poi abbassare lo sguardo e senza dire niente balzare in piedi.

Billy la seguì con lo sguardo mentre lei si posizionava sul divano a fissare assorta un programma per bambini alla tv, per poi voltarsi e guardarmi, visibilmente sconvolto.

- Ma allora non era uno scherzo! -.

Scossi la testa.

- Purtroppo no..-.

- Oh, Charlie! Questa è la cosa più strana che io abbia mai visto a casa tua! - esclamò – E credimi.. di cose strane qua dentro ne ho viste parecchie! -.

Guardai per un attimo la testa di Maddy che spuntava da sopra il divano, poi sospirai e scuotendomi tornai a raggiungere il divano.

- Dai, Billy, renditi utile! - gli dissi - Dammi una mano a cercare quelle dannatissime scarpe! -.

    Stavo per inginocchiarmi per vedere se si fossero incastrate sotto il divano quando per la seconda volta quella mattina venni fermato dal suono del campanello.

    - E che cos'è stamattina!!! - esclamai irritato rimettendomi in piedi e quando raggiunsi la porta e l'aprii nuovamente fui enormemente stupito di trovarmi di fronte il viso incredibilmente impersonale di Grace Black.

    L'assistente sociale mi guardava fissa negli occhi attraverso le lenti dei suoi grandi occhiali e io mi trovai per un attimo bloccato.

- Signorina Black..- esclamai, scuotendomi.

    - Sono qui per il controllo -.

    Il controllo! E chi se lo ricordava più!

Senza neanche aspettare che io le facessi anche il minimo segno per invitarla ad entrare, Grace Black mi superò e raggiunse il centro della sala.

Lanciò un occhiata dubbiosa a Billy, che nel frattempo si era fiondato sui resti della colazione come un condor sul cadavere di una mucca putrefatta, e poi incrociò gli occhietti di Maddy che la fissavano da sopra la spalliera del divano.

- Ciao, Maddy! - la salutò affrettandosi ad avvicinarsi mentre io richiusi la porta.

Appena le fu vicino si piegò sulle gambe in modo da essere alla sua altezza e le mostrò un sorriso così luminoso che mi lasciò interdetto.

Avevo iniziato a credere che non sapesse neanche come si faceva a sorridere!

- Come stai, piccolina? -.

- Anche tu sei una succhiacazzi? -.

    In quell'istante il silenzio scese inesorabile sulla stanza.

La canzoncina del programma per bambini si interruppe, Billy smise di masticare e io sentii l'opprimente bisogno di chiudere gli occhi.

Rimasi così per qualche secondo poi lentamente sollevai una palpebra e questo mi bastò per vedere lo sguardo sconvolto di Grace Black.

    - Ehm.. -.

Mi strinsi nelle spalle.

    - Come impara in fretta questa bambina!! -.

Cercai di ironizzare, mostrandole un sorrisino, ma appena lei ricambiò con un occhiata carica di severità, lo ricacciai subito da dove era venuto.

La vidi alzarsi, lentamente, sistemarsi la camicetta come per riacquistare il suo preziosissimo ordine per un attimo scomposto e poi... all'improvviso.. come se si fosse appena svegliata da un sogno.. si rese conto della condizione in cui era conciato il mio appartamento!! E nello stesso momento me ne accorsi anche io!!

Quel posto era un vero letamaio!!

Vestiti sporchi sparsi sul pavimento, in mezzo alle lattine vuote e ai cartoni della pizza, sul lavandino una pila altissima di piatti di chissà quanti giorni, per non parlare dei numerosi sacchetti della spazzatura abbandonati in un angolo!

Grace Black non credeva ai suoi occhi e quando si riprese, mi lanciò l'occhiata più accusatoria che io avessi mai ricevuto.

La vidi riprendere fiato e schiarirsi la voce prima di parlare.

- Signor Bauman.. le posso parlare un attimo.. da sola? -.

Annuì, abbassando lo sguardo e senza dire niente la seguì fuori dalla porta.

Per qualche strano motivo non riuscivo a guardarla negli occhi.

Mi sentivo.. in colpa! Ed era un sensazione alla quale non ero per niente abituato!

    - Signor Bauman..-.

Aspettò che io alzarsi lo sguardo prima di continuare.

    - So che Maddy è con lei da solo una settimana..- iniziò – E sono sicura che questa situazione sia solo.. temporanea.. quindi sono pronta a fare finta di niente..-.

Mi guardò dritta negli occhi e io ebbi una prova di quanto intimidatoria potesse essere.

    - Ma solo per questa volta -.

Mi puntò un dito contro.

    - Non sono disposta a poter accettare una situazione del genere al prossimo controllo -.

Prese fiato e quando tornò a parlare la sua voce aveva un tono diverso.

    - Forse lei è abituato ad un genere di vita molto diversa da quella nella quale si è trovato..-

    Oh, non sapeva neanche quanto!

    - E le ripeto ancora una volta che capisco che per lei potrebbe essere difficile -.

    Mi guardò negli occhi.

    - Ma qui non si tratta più solo di lei, Signor Bauman.. - disse – Si tratta anche di Maddy! Anzi, si tratta principalmente di lei! -.

    Mi si avvicinò di qualche passo, come a farmi capire che quello che stava dicendo era davvero importante.

    - Deve trovarsi un lavoro sicuro che le permetta di avere della stabilità economica e soprattutto mettere Maddy nelle condizioni di vivere adeguatamente! Questo è fondamentale! -

    Abbassò lo sguardo.

    - Altrimenti..- disse grave - Sarò costretta a portargliela via..-.

    Tornò a guardarmi negli occhi.

    - E mi creda.. questa è l'ultima cosa che vorrei fare..-.

    Non le dissi niente.

Mi limitai a tenere gli occhi bassi.

La sentì sospirare e poi fare qualche passo indietro.

    - Ci vediamo tra un mese per il prossimo controllo -.

E senza aggiungere nient'altro Grace Black sparì oltre la tromba delle scale, lasciandomi lì fermo immobile nel pianerottolo di casa mia.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


    - Stai zitto Billy! -.

    - Ma, io..-.

    - Ti ho detto di tacere! Non riesco a pensare se continui a parlare! -.

    - Io volevo solo dirti, Charlie, che quando quella tipa parlava di “lavoro sicuro” non credo intendesse proprio questo..-.

Non ci voleva un genio per giungere alla conclusione di Billy.

E il fatto che ci fosse arrivato lui la diceva lunga!

Sapevo benissimo che quello non era il sistema più “consono” per effettuare il “cambio di vita” indicato da Grace Black.

Ma ehi! Non potevano mica pretendere che io cambiassi così all'improvviso!

    - Senti, Billy! C'è solo una cosa di cui ho estremamente bisogno in questo momento e cioè.. soldi! Tanti, tantissimi soldi! E il più in fretta possibile! E, francamente, questo è l'unico modo che conosco per recuperarli! Quindi ora stai zitto e aprimi la porta, che con la bambina non ce la faccio! -.

Dopo essere rimasto parecchi minuti in silenzio sul pianerottolo mi ero deciso a rientrare in casa, avevo costretto Billy (che ovviamente aveva origliato tutto quello che Grace Black mi aveva detto) a darmi una mano per sistemare un po' e salvare il salvabile e giunta sera avevo infilato a Maddy la prima cosa che avevo trovato, me l'ero caricata in braccio e mi ero messo in strada per raggiungere il “BlackMamba”.

Questo posto, tecnicamente era un semplice bar dei bassifondi, gestito dal tipico barista dalle spalle larghe, con le braccia piene di tatuaggi tra i quali quelli di un terribile mamba nero, ma effettivamente era il locale con il traffico di scommesse più elevato di tutta Providence.

Mi era capitato di frequentarlo molto spesso e, nelle mie serate fortunate, quel locale era stata la mia maggior forte di guadagno.

E quella sera speravo vivamente che fosse proprio una di quelle serate.

Io e Billy ci facemmo strada tra la folla fino a raggiungere il bancone dove Joe, il barista, mi accolse con la sua voce baritonale.

    - Ehi! Ma guarda un po' chi si rivede! Charlie Bauman! Ti stavamo dando per disperso, bello! -.

- Ho avuto da fare..-.

E rimanendo così sul vago afferrai Maddy e la misi a sedere sul bancone.

    - Oh! Oh! Oh! Ma guarda un po'! - esclamò il barista posando gli occhi su di lei – E lei da dove salta fuori?! Non mi avevi detto che avevi una figlia, Charlie! -.

- È una novità..- risposi, iniziando a guardarmi intorno.

Il bar era gremito di gente ed ero pronto a scommettere, giusto per rimanere in tema, che la maggior parte delle persone era lì esattamente per il mio stesso motivo.

Joe, nel frattempo, non aveva ancora smesso di guardare Maddy, che per tutta risposta lo fissava come suo solito, stringendosi al petto il suo orsacchiotto.

- Ma ciao, Principessa! - lo sentì esclamare e voltandomi vidi che i suoi occhi avevano acquisito la forma di due cuoricini.

Mio Dio.. com'era ridicolo!

    - Se ti piace così tanto puoi anche tenertela..- gli proposi tornando a concentrarmi sullo schermo della tv sintonizzata sul canale delle corse dei cani.

Lui mi lanciò un occhiata che non raccolsi e poi, prendendo alla lettera ciò che avevo detto, allungò le braccia verso Maddy e l'afferrò per portarsela in braccio, senza che lei opponesse la minima resistenza.

    - E com'è che ti chiami tu? -.

    - Maddy -.

    - Oh.. e quanti anni hai? -.

Lei sembrò pensarci un attimo, poi abbassò lo sguardo sulla sua mano e dopo avere posizionato accuratamente le cinque dita gliele mostrò.

    - Cinque??! - esclamò lui - Come la mia Jessie! -.

    Lo sentì scoppiare a ridere.

    - Charlie?! -.

    - Eh!! - esclamai tornando a guardarlo.

    - Anche io ho dei figli, sai?! - disse pieno di orgoglio, come se fosse una cosa riservata a pochi prescelti - Ne ho quattro! Kira ha 8 anni, Brad 6, Jessie 5 e la piccolina..-.

    - Joe! Non me ne frega niente di quanti anni hanno i tuoi figli!!! - lo interruppi bruscamente facendolo tacere.

Sapevo di essere stato maleducato, infondo non aveva fatto nulla di male.

Ma certo non ero lì per sorbirmi inutili chiacchiere da padre a padre!

Francamente non avevo tempo per quella roba!

Presi fiato, portandomi una mano alle tempia dove iniziavo a sentire un leggero mal di testa.

    - Piuttosto.. - gli dissi - Dammi due scotch e una scommessa sicura! -.

    Lo vidi sogghignare.

    - Se conoscessi una scommessa sicura, Charlie.. - disse - Credi che sarei ancora in questo schifo di posto?! -.

Scoppiò di nuovo a ridere e dopo aver riposizionato Maddy sul bancone si mise a preparare la nostra ordinazione.

Sospirai e aspettai di aver buttato giù lo schoch prima di abbandonare Maddy nelle mani di Joe, che di certo erano più sicure ed esperte delle mie, e avvicinarmi al tavolo delle scommesse.

Decisi di puntare tutto sulle corse, infondo erano la mia specialità.

Ma come si sa la vita del giocatore d'azzardo è un continuo sali e scendi.

Potresti vincere per tutta la serata e poi con una mano perdere tutto, oppure al contrario, arrivare ad un passo dal rovinarti e all'improvviso risalire alle stelle.

E infondo era proprio quello il bello.

Ben presto mi trovai a riprovare il brivido inebriante dell'adrenalina, quella bellissima sensazione che si prova quando ci si trova sul filo del rasoio tra cadere a terra e vincere tutto.

Ma una cosa della quale non avevo fatto i conti era che.. adesso ero un papà!

E il protesto per ricordarmelo avvenne proprio nel bel mezzo di una scommessa stellare!!

- Charlie?! -.

- Che c'è??! -.

- La bambina..-.

- Questo non è proprio il momento, Joe! -.

- Ma deve fare la pipì! -.

    Corrugai le sopracciglia e mi voltai a guardarlo.

- E pensaci tu, no?! Non vedi che ho da fare! - esclamai tornando a concentrarmi sullo schermo.

- Lo farei! - esclamò a sua volta - Ma lei vuole te! -.

    Lentamente tornai a voltarmi e incrociai gli occhi di Maddy, ancora seduta ferma sul bancone.

La guardai per un attimo poi sbuffai rumorosamente.

    - Guarda tu per me, Billy! - gli dissi lasciandogli il bigliettino della scommessa per poi dirigermi a grandi passi verso di lei.

    - Sei proprio una palla al piede, lo sai??! -.

La sollevai di peso e raggiunsi il bagno.. se così si poteva chiamare quella sorta di lurida latrina dalla quale proveniva un aria terribilmente malsana.

Cercando di trattenere il fiato, mi infilai all'interno di una cabina e feci scendere Maddy.

Chiusi la porta alle spalle e mi misi ad aspettare, con la mani sui fianchi.

Iniziai a battere sul pavimento con il piede, impaziente di tornare al mio “lavoro”, ma lei non aveva ancora mosso un passo e continuava a stare lì ferma immobile a guardarmi.

    - Che c'è?! - esclamai - Non sai più come si fa?! -.

    Lei non mi rispose e io sbuffai.

    - Ma andiamo! A casa l'hai sempre fatta da sola!! -.

La guardai negli occhi.. e capì che c'era solo un modo per uscire di lì.

- E va bene! -.

Lo avevo visto fare in un film..

Non doveva essere poi così difficile..

Mi piegai sulle gambe, cercando assolutamente di non toccare niente, e, in modo decisamente molto maldestro, le feci scendere i pantaloni.

Poi la presi in braccio e avvicinandomi il più possibile a quello che doveva essere il buco di scarico, la misi nella posizione giusta. O almeno ci provai.

In compenso però, non provai nemmeno per un attimo a nascondere la mia espressione schifata.

Appena ebbe finito, dopo quella che mi sembrò una vita, mi affrettai a rivestirla velocemente e.. solo allora mi resi conto.. di avere le scarpe completamente bagnate..

E, mio malgrado, sapevo perfettamente che non era semplice acqua..

- Ma che schifo!!! -.

    Le lanciai un occhiataccia e dopo aver trattenuto con tutto me stesso una bestemia, spalancai la porta e le intimai di uscire.

Mi affrettai a raggiungere la sala, sollevai Maddy per riposizionarla al suo posto sul bancone e corsi da Billy.

- Allora?! Com'è andata?! -.

- Hai perso..-.

- Merda! -.

    In quella serata mi trovai a ripetere quell'esclamazione molte più volte di quanto avrei voluto.

    Infatti, qualche ora dopo, non solo avevo perso tutti i miei soldi, ma avevo anche una numerosa serie di “piccoli” debiti con persone di cui non sapevo neanche il nome!

Ad un certo punto anche Billy aveva deciso di abbandonarmi alla mia sfiga!

Ero distrutto!

Giacevo in bilico su uno sgabello con la testa abbandonata tra le mani.

Ad un certo punto la sollevai, sconsolato, e mi guardai intorno.

Il locale era vuoto.

Erano tutti andati a casa, o molto probabilmente in qualche altro locale.

Rimanevamo solo io.. e Maddy, che da tempo si era addormentata con la faccia appiccicata al bancone.

- Vai a casa, Charlie..- mi disse il barista con fare quasi comprensivo.

E io senza dire niente, presi fiato, saltai giù dallo sgabello, presi in braccio Maddy e mi avviai nell'oscurità della notte.

Avevo un po' di strada da fare prima di arrivare a casa.

Maddy dormiva profondamente, appoggiata alla mia spalla, e nel silenzio ebbi il tempo per pensare.

Mi chiesi cosa avrei fatto per sistemare quella situazione, che sembrava complicarsi ogni giorno di più.

E soprattutto mi chiesi come avevo fatto a incasinarmi così tanto la vita.

E il bello era che, io ancora non lo sapevo, ma il peggio quella sera doveva ancora arrivare..

 

 

- Piggyyyyy!!! -.

Avevo appena varcato la soglia del mio appartamento quando Maddy si era svegliata..

E nell'esatto instante in cui lo aveva fatto si era resa conto di una cosa di cui io non mi ero assolutamente accorto.. e cioè..

Che quel maledetto orsacchiotto barra maiale barra quel che diavolo era, era rimasto al “BlackMamba”!

E questo, per lei, era peggio di una tragedia greca!!

- Dov'è Piggyyy?! - urlò così tanto forte che per poco non mi ruppe un timpano.

- Te l'ho già detto, Maddy!! Lo avrai lasciato al bar! Domani mattina andiamo a prenderlo! -.

- Noooo! Io voglio Piggyyy! -.

Mi fermai a guardarla, mentre la faccia le diventava completamente rossa e grosse lacrime le rigavano le guance, e.. ormai la conoscevo.. capii che non avrebbe smesso fino a quando non avrebbe ottenuto quello che voleva.

Quindi, senza nemmeno provarci a farla ragionare, mi limitai a caricarmela di nuovo in spalla, fiondarmi in strada e correre, letteralmente, di nuovo fino al bar, mentre lei continuava ad urlarmi negli orecchie.

Mi avvicinai alla porta ed ebbi la prova di quello che già sospettavo e cioè che aveva già chiuso.

Affidandomi alla mie ultime speranze, iniziai a picchiare con forza sulla porta.

- Joe!!! - urlai - Joe! Apri! -.

Continuai così per qualche minuto e stavo proprio per darmi per vinto quando all'improvviso sentii la sua voce.

- Charlie! -.

    Feci qualche passo indietro e alzando gli occhi vidi il volto assonnato di Joe apparire da una delle finestre sopra il locale.

- Ma che ti è preso! - mi ammonì - Se continui ad urlare così sveglierai tutti! -.

- Abbiamo un emergenza! - esclamai - Maddy ha dimenticato il suo orsacchiotto! -.

    Il barista rimase in silenzio per qualche secondo a guardarmi e io per un attimo ebbi l'impressione che mi avrebbe mandato a quel paese ma poi, con mia enorme sorpresa, lo vidi scoppiare a ridere.

- Arrivo subito, Principessa! -.

    Qualche minuto dopo eravamo finalmente di nuovo a casa e Maddy, assolutamente esausta, si era di nuovo addormentata con il suo Piggy stretto saldamente al corpo.

Non accesi nemmeno la luce per evitare di svegliarla.

Brancolai nel buio fino a raggiungere il divano dove, molto lentamente la feci stendere.

Le misi sopra una coperta e riprendendo fiato mi sedetti sul bordo del tavolino.

Mi fermai a guardarla.

Ora che aveva smesso di piangere, di strillare e sul volto le si era disegnato un ombra di sorriso.. era quasi tenera..

- Principessa, eh? -.

    La guardai ancora per un attimo poi alzai le spalle.

    - Mbha! -.

    E così dicendo mi alzai e mi affrettai a sparire oltre la tenda della camera da letto.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Sapete..

Ripensandoci a priori credo che quello sia stato il periodo più difficile di tutta la mia vita.

Non tanto per quanto riguardava quel.. piccolo debito con Mr Osborne.

No, quello non era il mio problema maggiore.

Bhè, non posso dire che non fosse un problema perché lo era eccome, ma diciamo che “nel debito” mi era capitato più volte di esserci, forse non di quelle proporzioni ma comunque in qualcosa di simile, e una parte di me sapeva, o meglio sperava, che prima o poi avrei trovato una soluzione.

No, il mio vero problema.. era Maddy.

Quella bambina mi aveva completamente sconvolto la vita.

Ed è ovvio, voi direte, i bambini è questo che fanno, la maggior parte delle volte.

Ma provate per un attimo a mettermi nei miei panni.

Provate ad immaginare cosa volesse dire per un tipo come me, abituato ad un stile di vita ben definito, a dover sconvolgere tutto per prendersi cura di una bambina di cinque anni!

Vi sembra facile, forse? No, non lo è! Non lo è per niente!
E sapete qual'era il fatto principale?

Il fatto principale era che io.. non ci sapevo proprio fare con i bambini!

Non sapevo come relazionarmi con loro!

Io.. non avevo mai dovuto avere a che fare con i bambini.

Neanche quando io lo ero!

Non ce l'avevo neanche avuta un infanzia io!

Ero passato di biberon e i pannolini alle spogliarelliste e agli uomini in doppio petto!

Io ero cresciuto in un mondo di adulti.

E quello era l'unico mondo che conoscevo.

Ma.

C'era un grande, grandissimo “ma”.

Nonostante conoscessi perfettamente questi fattori, nonostante capissi ogni singolo attimo che passavo con lei di non essere assolutamente adeguato per crescerla..

Per qualche strano motivo che ancora non conoscevo.. non volevo che lo facesse qualcun altro.

Non volevo rinunciare a lei.

Avrei potuto liberarmi di lei in un attimo, affidarla in qualche casa famiglia e tornare a quella che fino al suo arrivo era stata la mia vita..

Ma non volevo farlo.

Forse perché.. forse perché Grace Black aveva ragione.

Io sapevo cosa voleva dire sentirsi abbandonati..

O forse perché lo avevo promesso.

A Zoey.

Quel giorno di fronte alla sua lapide avevo promesso che mi sarei occupato di Maddy.

E, sì, forse la mia vita fino a quel punto non era stata delle più egregie, ma avevo ancora un po' di coscienza.

E mai e poi mai avrei tradito una promessa.

Anche se la persona a cui l'avevo fatta non avrebbe mai potuto rinfacciarmela.

Infondo, sapevo che avrei trovato un modo per comprendere quella bambina.

Che prima o poi sarei cambiato anche io.

E me la ricordo bene quella notte.

La notte in cui per la prima volta mi resi conto che tra me e Maddy c'era un legame.

Un legame che nemmeno io e il mio cinismo potevamo ignorare.

 

 

Quella notte pioveva.

O forse il termine giusto è diluviava!

Diluviava come pochi!

Il più forte temporale che io avessi mai visto negli ultimi tempi.

Stavo dormendo profondamente quando venni svegliato all'improvviso dal forte rombo di un tuono.

Mi sollevai a sedere di scatto sul letto e dovetti trattenermi dall'urlare per lo spavento quando la vidi immobile, ferma ai piedi del letto.

- Maddy! - esclamai portandomi una mano al petto, dove il cuore ancora batteva all'impazzata.

Mi bastò guardarla per un attimo per capire cosa stava provando.

Potevo sentirla tremare dal terrore anche da quella distanza.

Indossava il suo pigiamino con l'enorme faccia di gatto, stringeva forte al petto il suo orsacchiotto e mi guardava con quei suoi occhi che nell'oscurità della notte sembravano ancora più grandi e scuri.

- Ho paura..- disse con voce tremante - Posso dormire con te? -.

E fu in quel momento, in quel preciso istante, che tutto il mio cinismo svanì nel nulla.

La guardai ancora per un attimo poi mi decisi a battere con una mano sopra al materasso.

- Dai, vieni..-.

Ovviamente non se lo fece ripetere due volte e più in fretta di quanto mi sarei immaginato raggiunse il letto e gattonò fino ad infilarsi al mio fianco sotto le coperte.

Senza farci neanche caso, misi un braccio dietro la sua schiena e lei mi si avvicinò, così tanto che potevo sentire il calore del suo corpicino contro la mia pelle.

Restammo in silenzio per qualche minuto mentre il cielo continuava ad essere illuminato dal chiarore dei fulmini.

All'improvviso un altro rombo irruppe nella stanza e lei, spaventata, si strinse a me e affondò la faccia contro il suo orsacchiotto, riprendendo a tremare.

- Non devi avere paura..- dissi cercando di calmarla.

E vedendola così, in un attimo, come se avessi potuto tornare indietro nel tempo, mi rividi bambino, disteso su uno dei divanetti del “RedDiamons” mentre fissavo terrorizzato il temporale che esplodeva fuori dalla finestra.

Sentì la necessità di riprendere fiato.

- Sai, Maddy..- dissi tornando a concentrarmi su di lei - Anche io avevo paura dei temporali quando ero piccolo..-.

Mi persi a guardare la pioggia che batteva contro il vetro della mia camera da letto.

 

- Nel.. nel posto dove sono cresciuto.. c'era una donna.. si chiamava Mayla.. lei.. lei faceva.. vabbhè non importa che faceva..-.

Alzai leggermente le spalle.

- Sta di fatto che mi voleva bene.. o almeno credo..- continuai - E quando c'erano dei temporali come questo mi veniva vicino e mi diceva “Non avere paura, Charlie..” -.

    Per un attimo mi sembrò di sentire di nuovo la sua voce.

    - I fulmini sono un regalo del cielo.. Mi permettono di vedere il tuo viso anche se siamo avvolti dalla notte..-.

    Rimasi in silenzio per un attimo poi sogghignai, scuotendo la testa.

    - È una cavolata, lo so, ma..-.

    Mi bloccai quando, girandomi verso di lei, mi accorsi che si era addormentata, con la testa sul mio torace.

Mi fermai a guardarla.

Vidi il suo volto illuminato dalla luce dei lampi.

Poi sospirai e scivolai sotto le coperte dove poco dopo mi addormentai a mia volta con il suo corpo stretto al mio.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ora che ci ripenso..

Non è che quella notte alla quale mi riferivo con tanto vigore sia successo poi chissà cosa.

Però bisogna ammettere che è stata una notte parecchio importante.

Fu la prima volta che lei espresse il suo innato attaccamento nei miei confronti.

Infondo.. togliamo per un attimo l'attenzione su di me e spostiamola su Maddy.

Era una bambina di cinque anni che all'improvviso si era trovata completamente sola, in mezzo a persone a lei sconosciute che le dicevano cosa fare, cosa dire, dove abitare.

E poi, all'improvviso, perché se è vero che se lei era arrivata all'improvviso nella mia vita era anche vero che io ero arrivato all'improvviso nella sua, si era imbattuta in me.

E io ero diventato.. il suo punto di riferimento.

Un punto di riferimento alquanto discutibile ma comunque l'unico che possedesse.

Io ci misi molto tempo per capirlo e all'epoca tutto questo non mi era così chiaro, ma comunque già capivo che quella notte aveva segnato un cambiamento.

Un cambiamento che potevo sentire, percepire, più che vedere, ma pur sempre un cambiamento.

Ma torniamo a quei tempi e alla storia che vi sto raccontando.

Ah, a proposito!

Lasciate che vi faccia i complimenti!

Se siete arrivati fino a qui vuol dire che siete più avventurosi di quanto mi immaginavo!

Anche se la maggior parte di voi sono sicuro di averla persa lungo il cammino e in questo momento saranno già là, addormentati sulla poltrona davanti alla televisione.

Ma torniamo a voi! Quelli che sono rimasti!

Allora.. stavo dicendo..

Era passata qualche settimana da quando avevo cercato fortuna tra le scommesse del “BlackMamba” e, seppur il rapporto tra me e Maddy fosse leggermente cambiato, non si poteva dire che la mia priorità avesse fatto altrettanto.

Anzi, per mia sfortuna era sempre rimasta la stessa.

Soldi!

Tanti, tanti, tanti, tanti, soldi!

Se in quel momento qualcuno mi avesse detto, anche per sbaglio, quello stupido motto de “I soldi non fanno la felicità”, state pur certi che gli avrei sputato in faccia!

Non dico proprio che i soldi mi avrebbero reso felice.. ma di certo mi avrebbero tolto non pochi problemi! Che già era qualcosa!

E sfido chiunque a pensarla in modo diverso!

Comunque, una mattina mi svegliai e mi accorsi all'istante che la casa era avvolta dal silenzio.

Ed era una cosa decisamente molto strana!
Visto che da quando era arrivata Maddy, io, il silenzio non sapevo neanche più cosa fosse!

Mi sbrigai ad alzarmi facendomi leggermente preoccupato e quando scostai la tenda scura scoprì con enorme sorpresa che non solo Maddy era viva e vegeta ma era già vestita, aveva già fatto colazione e se ne stava buona buona seduta sul divano a vedere il suo programma per bambini alla tv.

Appena percepì la mia presenza, mi lanciò una semplice occhiata per poi tornare a concentrarsi sullo schermo mentre io continuavo a fissarla incredulo.

Non l'avevo mai vista così tranquilla.

E la cosa non poteva non preoccuparmi!

Di certo aveva combinato qualcosa!

Ma dopo aver passato in rassegna tutto l'appartamento e aver scoperto che non c'era niente fuori posto, mi rassegnai al fatto che forse era successo un piccolo miracolo.

Ancora terribilmente dubbioso, mi avviai verso il tavolo della cucina e scoprì con altra meraviglia che non solo la sua tazza era già riposta ordinatamente nel lavandino, che tra l'altro non so come abbia fatto a raggiungere da sola, ma anche che la mia era posta al mio solito posto con vicino il thermos del caffè.

Guardai sbalordito per un attimo quella visione e non potei fare a meno che sogghignare.

Quella bambina iniziava a piacermi!

Non di molto, eh, però faceva dei progressi!

Se continuava così saremmo anche riusciti ad andare d'accordo! Forse.
Presi posto sulla sedia e dopo essermi versato una buona dose di caffè nella tazza, iniziai a sorseggiarlo tranquillamente, ragionando sull'idea che mi era venuta quella notte.

Grazie alle mie tante preoccupazioni in campo finanziario avevo iniziato a non dormire molto bene e nelle ore d'insonnia, alle quali non ero per niente abituato, mi capitava di pensare costantemente ad una soluzione.

E quella notte, non potevo certo dire di averla trovata ma comunque avevo fatto un passo avanti!

Mi era tornata in mente.. lei!

- “Questa è la danza dei castori gnam, gnam, gnam!” -.

- Maddy! Abbassa il volume! È troppo presto per.. dei castori parlanti! -.

Lei fece come le avevo detto e io potei tornare ai miei ragionamenti.

Allora, dicevo..

Mi ero ricordato di lei!

Debbie Roland!

Io e lei.. ecco.. ci eravamo frequentati.. se così si poteva dire.

Era successo circa tre anni prima.

Ci eravamo incontrati praticamente per caso.

E sapete come funzionano queste cose, a lei piacevo io a me piaceva lei e boom.

Eravamo finiti per frequentarci per qualche mese, anzi, per parecchi mesi a dire la verità.

Fino a quando, come succede alla maggior parte delle storie, era finita.

I motivi della nostra rottura non erano mai stati molto chiari ma comunque erano molteplici.

Un po' perché eravamo molto diversi, un po' perché lei voleva una relazione seria.. e un po' perché io l'unica cosa che volevo era portarmela a letto.

Possiamo dire che era finita per discrepanza di opinioni.

Fatto sta che le cose tra di noi non erano finite nel migliore del modi.

Non l'avevo più vista e neanche avevo più pensato a lei.

Fino a quel giorno, quando nel bagliore della notte mi era apparso il ricordo del suo viso.

E insieme a tutti gli, estremamente piacevoli, momenti passati insieme mi ero anche ricordato.. della sua incredibile disponibilità nei miei confronti.

E da li era nata la malsana idea che forse, forse, avrebbe accettato nuovamente di aiutarmi!

Si, era un idea estremamente stupida!
E questo fa capire a pieno quanto disperato fossi!
In effetti non è che avessi molte alternative!
Non avevo amici! A parte Billy, ma lui era fuori discussione, sul campo finanziario non era messo come me ma poco ci mancava.

E la cosa non mi stupiva affatto, visto che avevo sempre evitato di relazionarmi in qualche modo con persone che avrei potuto ignorare dopo una notte o un boccale di birra.

Debbie era l'unica con la quale avevo costruito una fattispecie di rapporto.

Ed era per questo che quella mattina ero deciso ad andare da lei!
Infondo, tanto valeva provarci.

Presi fiato. mi decisi ad alzarmi dalla sedia, posai la mia tazza nel lavandino e raggiunsi il bagno.

Quando ebbi finito tornai nella sala e la mia attenzione fu per un attimo attratta dallo schermo della tv dove quattro scoiattoli vestiti in modo decisamente discutibile saltellavano da una parte all'altra cantando un altra stupidissima canzoncina.

Stavo pensando a quanto fossero ridicoli e soprattutto che c'era gente pagata per creare delle cose del genere, quando non vidi di essere arrivato al tavolino e... piantai un calcio micidiale con il piede nudo contro una delle gambe!

- Aaahhiiiaa! - urlai prendendomi il piede tra le mani e iniziando a saltellare sull'altro per mantenermi in equilibrio.

E fu in quel momento di terribile, terribile, dolore che per la prima volta.. sentì Maddy ridere!

Rideva così tanto che gli occhi le si ero trasformati in due piccolissime fessure scure.

Mi voltai per guardarla malissimo.

- Che cos'hai da ridere tu??! - l'apostrofai.

- Sei buffo! - rispose tra le risate.

- Ah, si??! - esclamai - La sai una cosa.. la tua faccia e buffa! -.

- Non è vero!!! -.

- Si che è vero! -.

- No! -.

- Sii! -.

- Noo! -.

- Ehi, senti, mocciosetta! - esclamai mettendomi le mani sui fianchi - Io sono l'adulto qui dentro e quindi ho ragione io! -.

    Lei mi guardò per un attimo poi incrociò a sua volta le braccia al petto e mise il muso mentre io gonfiavo il petto, tronfio di vittoria.

    La verità era che io sarò anche stato l'adulto di casa, ma certe volte sapevo essere ancora più infantile di lei.

    Ma poco mi importava! L'importante è che avevo vinto io!

    Gonfio della mia vanità, mi avviai verso la camera da letto dove raggiunsi l'armadio, infilai le prime cose decenti che mi ritrovai a tiro e, dopo aver scollato Maddy della televisione, uscimmo di casa.

    Ci misi qualche minuto per ritrovare la mia macchina, abbandonata vicino al marciapiede qualche metro più avanti il mio palazzo.

    A quei tempi possedevo una vecchia macchina dalla carrozzeria blu scuro che usavo veramente pochissimo, un po' perché comunque mi piaceva camminare e un po' perché per usarla serviva benzina, e per avere la benzina servivano i soldi.. e con ciò si arrivava all'argomento di partenza.

    Caricai Maddy sul sedile posteriore e presi posto alla guida

    Appena misi in moto, mi accorsi con non molta sorpresa che la freccetta del cruscotto segnava già la riserva e sperai che fosse almeno sufficiente per raggiungere il bar dove lavorava Debbie.

    O dove almeno speravo che ancora lavorasse.

Il locale in questione si trovava dall'altra parte della città, in un quartiere parecchio malfamato che ero solito frequentare a quei tempi.

Mi sorpresi nello scoprire che non fosse cambiato di molto e ancor di più lo feci quando, poco dopo, varcando la soglia del locale ombroso, mi accorsi che anche lei non lo aveva fatto.

Era sempre la stessa.

Portava ancora i capelli tinti di rosa!

Però ora erano un po' più corti, forse.. bho, non ero mai stato uno bravo a notare certi particolari.

Era dietro al bancone, stava asciugando alcuni bicchieri con un panno sporco e quando alzò gli occhi su di me, subito non mi riconobbe, ma poi dopo essersi soffermata un istante, tornò a guardarmi e non riuscì a trattenere la sua sorpresa.

- Charlie! -.

Non potei trattenere un sogghigno.

Perfetto! Era ancora pazza di me!
Sarebbe stato più facile del previsto allora!
Stavo preparandomi per una delle mie famose frasi ad effetto che di sicuro l'avrebbero fatta sciogliere sul pavimento quando improvvisamente, e inspiegabilmente, vidi il suo volto farsi incredibilmente duro.

Per poco non vidi il bicchiere che aveva in mano infrangersi sotto la sua presa.

- Pensavo di aver definitivamente chiuso con te! -.

Ahia.. ora sì che la cosa si faceva più complicata.

Mi avvicinai di qualche passo al bancone, cercando di mostrare la faccia più umile che conoscessi.

- Ciao, Debbie - dissi - Sono venuto in pace..-.

- Oh, questo non mi sorprende.. dopo tutto quello che mi hai fatto..-.

    Fu mentre diceva queste parole che si accorse di Maddy che da quando ero entrato si era prontamente nascosta dietro le mie gambe e si guardava intorno nel locale deserto.

- E lei da dove salta fuori?! - esclamò Debbie fissandola come se avesse appena visto un fantasma.

    Dopo un attimo di smarrimento la ragazza tornò a guardarmi.

- Oh, Charlie.. non dirmi che..-.

    Intuì quello che voleva dire e mi affrettai a chiarire.

- È successo prima che ci frequentassimo, Debbie..- dissi - Ma io non ne sapevo niente fino a poco tempo fa..-.

    Abbassai un attimo lo sguardo.

- Io e la madre.. Bhè, diciamo che non ci conoscevamo moltissimo.. e così..-.

- Possiamo definirla un errore di percorso..-.

    La guarda per un attimo poi scossi la testa.

- Non mi sembra gentile chiamarla in questo modo..-.

- Oh, ma guarda un po'! Allora oltre ad una bambina, Charlie Bauman ha acquisito anche il senso della gentilezza! -.

    La sua ironia poteva essere tagliata con il coltello.

    Era chiaro che non le aveva fatto piacere rivedermi.

    Ma una cosa era sicura, mi si poteva accusare di qualsiasi cosa, ma non di non essere determinato!

    Ed era sicuro che non me ne sarei andato di lì fino a quando non le avrei spiegato la mia situazione. O almeno fino a quando lei non mi avesse tirato qualcosa dietro.

    La vidi uscire dal bancone e iniziare a sistemare alcuni tavoli quindi mi avvicinai.

- Debbie.. - iniziai cercando le parole giuste - Lo so che le cose tra di noi non sono andate nel modo migliore ma..-.

    Non ebbi neanche il tempo di finire la frase che lei si era voltata a guardarmi.

- “Ma”, cosa, Charlie?! - esclamò - Cosa?! -.

Mi guardò negli occhi.

- Cosa sei venuto a fare qui?! Cosa vuoi ancora da me?! -.

Rimasi in silenzio per un attimo poi capì che era meglio smetterla di tergiversare e arrivare subito al punto.

Infondo a Debbie non erano mai piaciuti i giochi di parole.

- Io.. ecco.. sono in un casino..-.

Per la seconda volta non mi lasciò nemmeno il tempo per finire la frase, solo che questa volta lo fece per ridermi direttamente in faccia.

Una risata così tanto carica di amarezza che dovetti resistere alla tentazione di abbassare lo sguardo.

- Quando mai non sei stato in un casino, Charlie..- disse girandosi per tornare al suo lavoro - Tu i casini te li crei da solo..-.

Su questo non potevo di certo darle torto.

Ero io l'artefice del mio destino e tutto era avvenuto solo ed esclusivamente per colpa mia.

Solo che almeno avrebbe potuto provare ad ascoltarmi!

- Debbie, ascolta..-.

- Senti, Charlie..- tornò a guardarmi - C'è una cosa che tu devi assolutamente imparare..-.

Mi guardò di nuovo negli occhi.

- Le persone non possono essere usate come mezzi per ottenere quello che si vuole.. - disse - E soprattutto non lo sono quelle persone, quelle poche persone che decidono di volerti bene..-.

La vidi prendere fiato come se quello che dovesse dirmi fosse estremante difficile per lei.

- Io ti amavo..- disse - Ed ero così tanto stupida a credere che anche tu mi amassi.. -.

    Scosse la testa.

- Ed un giorno così dal nulla mi sono svegliata e l'uomo che amavo che era scappato fuori dalla porta insieme a tutti i miei soldi! -.

Oh.. questo particolare non me lo ricordavo.

- E mi sembra totalmente inopportuno che quello stesso uomo ricompaia dopo tre anni! E per giunta per chiedermi dei soldi! -.

    Era arrabbiata. E la capivo.

Anzi la comprendevo.

Tutti avrebbero reagito nel suo stesso modo.

E solo allora capivo quanto avevo sbagliato.

Debbie mi mostrò ancora una volta le spalle cercando di ignorarmi e sperando che io me ne andassi, ma io non ero ancora pronto per farlo.

C'era ancora una cosa che dovevo fare.

E non erano i suoi soldi.

Quelli erano passati in secondo piano.

Era chiederle scusa.

- Mi dispiace..-.

Alle mie parole, così improvvise, così inaspettate la vidi cedere per un attimo.

Forse non si sarebbe mai aspettata di sentirmele dire

E a dire la verità neanche io mi sarei mai immaginato che le avrei dette.

Ma era giusto così.

- Mi dispiace per quello che ti ho fatto, Debbie, per tutto..- dissi - Ed è vero, non avevo alcun diritto di venirti a chiedere qualcosa..-.

    Sospirai.

    - Tu sei stata l'unica persona che mi abbia mai amato..-.

    Abbassai lo sguardo e dopo aver ripreso di nuovo fiato aggiunsi ancora una cosa prima di voltarmi verso Maddy.

- È stato bello rivederti..- le dissi - Dai, Maddy, andiamo..-.

Afferrai la mano di Maddy e feci per uscire senza aggiungere più niente.

Ma proprio quando stavo per varcare la soglia d'uscita, sentì la voce di Debbie richiamarmi.

- Charlie..-.

    Mi voltai lentamente e la vidi camminare verso di me.

Mi prese la mano e ci appoggiò sopra una manciata di banconote.

- Questo è tutto quello che ho..- disse - Prendili..-.

Alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi.

- E sparisci definitivamente dalla mia vita! -.

    La guardai per un altro attimo poi annuì leggermente e senza aggiungere niente strinsi le banconote nella mano e mi affrettai a sparire oltre la soglia del locale.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Non posso nascondere che quello che era successo con Debbie mi era rimasto totalmente indifferente.
Anzi, a dire la verità mi aveva colpito parecchio.
In effetti era la prima volta che chiedevo ufficialmente scusa a qualcuno.
E tutta quella sincerità creava in me un effetto veramente molto strano.
Ma, in ogni caso, ero comunque molto bravo a farmi scivolare i sentimenti sulla pelle come se fossero nient'altro che acqua fredda, e quindi  mi bastò salire in macchina, afferrare il volante e fare un bel respiro per riappropriarmi di me stesso.
Bene! Ora che avevo dei soldi a disposizione non dovevo fare altro che cercare di aumentarli.
Quindi senza neanche pensarci su due volte misi in moto e sfrecciai il più velocemente possibile verso la sala slot più vicina.
Una volta raggiunta, parcheggiai vicino all'entrata e feci scendere Maddy per poi affrettarmi ad entrare.
Appena varcai la soglia mi trovai di fronte un enorme bancone dietro al quale un ometto stempiato compilava alcune fatture.
Mi avvicinai lentamente senza che lui facesse caso a me e istintivamente lanciai un occhiata verso la sala dove potevo intravedere l'ombra di due figure maschili.
Spostai gli occhi sul cassiere e aspettai con irritazione che mi degnasse della sua attenzione perché di certo non avevo tempo da perdere e quando lui finalmente alzò gli occhi vidi il suo volto tingersi di sorpresa.
- La bambina non può entrare -  esclamò con una vocina sorprendentemente acuta.
Mi lasciai scappare uno sguardo dubbioso.
- E dove dovrei lasciarla?! Fuori, in macchina, con i finestrini leggermente abbassati, come i cani?! -.
Lui continuava a guardarmi senza fare una piega e io allargai le braccia.
- Andiamo, amico! - esclamai -  Sono un padre single, avrò diritto ad un po' di comprensione!! -.
- La capisco..- disse - Ma le regole..-.
- Oh, lasciamo perdere le regole! - lo interruppi.
Mi avvicinai al bancone e mi sporsi sopra di esso come se volessi confessargli un segreto.
- E poi, parliamoci chiaro..- gli dissi - L'unica cosa che vi interessa sono i miei soldi. Conviene ad entrambi se io adesso mi siedo ad una di quelle macchinette -.
Lo guardai negli occhi.
- O forse preferisce perdere un cliente per colpa di una bimba di cinque anni? -.
Il cassiere si fermò a pensare alle mie parole e poi, come avevo previsto, alzò le spalle.
Neanche un minuto dopo ero seduto davanti ad una delle slot con in mano un bicchiere pieno di monetine.
Presi fiato mentre prendevo in mano la prima moneta e, rigirandola tra le mani, mi fermai per un attimo a fissare lo schermo.
Quella era la mia sola possibilità.
Mi serviva proprio un colpo di fortuna.
All'improvviso sentì la necessità di voltarmi e quando lo feci incrociai gli occhi di Maddy che mi fissavano.
Mi fermai a guardarla e pensai.. che infondo valeva la pena provarci.
Misi la moneta sul palmo della mano e gliela porsi.
- Soffia qui..-.
Lei mi guardò per un attimo, incuriosita, poi mi si avvicinò e fece come le avevo detto.
La ritrassi velocemente e dopo aver guardato ancora una volta lo schermo, presi di nuovo fiato e la infilai nella fessura.
Immediatamente le figure iniziarono a girare vorticosamente e io trattenni il fiato.
E quando all'improvviso si fermarono..
Mi apparvero come per magia tre bellissime pesche identiche!!
- Sii! - esultai mentre la macchinetta si illuminava e le monetine iniziavano a scendere tintinnando sul cassone in metallo.
Mi voltai verso Maddy, che per un attimo si era spaventata dalla mia reazione improvvisa e sorridendo esclamai - Ma allora mi porti fortuna! -.
Scossi la testa, incredulo.
- Chi lo avrebbe mai detto!! -.
Ci passammo l'intera giornata in quella sala slot.
E quando uscimmo io e il mio piccolo portafortuna avevamo guadagnato più di quanto mi sarei mai immaginato.
Ripresi fiato mentre lentamente tornavo alla macchina, cercando di chiarirmi le idee.
Avevo vinto!
Si, non una cifra esagerata ma comunque era abbastanza per assolvere ai debiti fatti durante quella fallimentare serata al “BlackMamba”!
E comunque era un risultato più che soddisfacente!
Si, certo, per coprire il debito con Mr Osborne mi ci sarebbe voluto molto di più di un portafortuna di cinque anni!
Ma comunque quello di quella sera era un passo avanti.
Per il resto, ci avrei pensato un altra volta.
Era ormai sera quando svoltai l'angolo della mia via.
Non c'era neanche più un posto libero vicino al mio palazzo quindi dovetti parcheggiare qualche metro più avanti.
Spensi la macchina, feci scendere Maddy e iniziai a camminare in silenzio lungo il marciapiede, stringendomi le braccia al petto per proteggermi dal freddo vento invernale.
Ma, per qualche ragione, ad ogni passo che facevo avevo l'impressione che Maddy mi stesse fissando, e che mi volesse dire qualcosa.
Ed infatti poco dopo la sentì chiamarmi.
- Charlie? -.
- Che c'è? -.
- Ma tu ce l'hai un lavoro? -.
Era la prima volta che lei mi faceva una domanda così personale e per un attimo rimasi in silenzio senza sapere cosa risponderle.
Poi alzai le spalle.
- Si che ce l'ho! - esclami ovvio - Il mio lavoro è quello che mi hai visto fare oggi.. sono un giocatore d'azzardo..-.
Lei sembrò ragionare sulla risposta che le avevo dato e poi esclamò..
- E che razza di lavoro è?! -.
A quelle sue parole mi fermai di scatto.
- Oh, mocciosetta! - la ripresi - Da quand'è che ti è venuta quella lingua?! -.
Ero davvero stupito! E anche un po' irritato!
Da quando era con me, Maddy era sempre stata molto taciturna e riflessiva.
Anzi, molte volte mi ero scocciato del fatto che continuasse a guardarmi senza mai dire niente!
E ora, tutto a un tratto, si metteva a parlarmi così!
Per criticarmi per giunta!
Ma pensa te!
Sbuffai rumorosamente, scuotendo la testa.
- Ed ora fila a casa! - esclamai - “Che razza di lavoro è”.. ma guarda un po' questa! -.
Lei non disse più niente e in silenzio raggiungemmo la porta d'entrata del palazzo,
E in quel momento, io non potevo fare altro che pensare, che crescere una bambina diventava ogni secondo più difficile.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Si, è vero.

Essere genitori è il mestiere più duro del mondo.

Soprattutto per me! Per me era molto, ma molto più difficile!
O almeno così mi sembrava.

Ma bisogna ammettere che da genitori non si passano solo momenti brutti e frustranti, ma anche momenti molto belli.

E io ne ebbi la prova qualche giorno dopo.

Nei giorni seguenti la mia sorprendente vincita mi ero occupato principalmente di ridare i soldi alle persone che me li avevano prestati quella sera al “BlackMamba” e soprattutto a Debbie.

Evitai di darglieli di persona.

Infondo avevo rovinato la sua vita già molto più di quanto si meritasse.

Una volta assolto ogni mio dovere mi resi conto che quelli che mi restavano erano a malapena sufficienti a me e Maddy per sopravvivere.

Perché era vero che Maddy era solo una bambina di cinque anni, ma era anche vero che mangiava tutti i giorni!

E c'erano poche possibilità che i soldi per fare la spesa mi sarebbero, di nuovo, piovuti dal cielo!

E poi c'era sempre il debito con Mr Osborne!

Sì perché, anche se cercavo in tutti i modi di dimenticarmene, i due armadi a tre ante erano ancora sulle mie traccie.

E non posso nascondere che, quando dovevo uscire di casa, mi capitava spesso di guardarmi attorno.

Quel giorno, mentre sistemavo la cucina, stavo proprio pensando a come risolvere quel casino.

Maddy era, come sempre, seduta sul divano davanti alla televisione e faceva zapping tra i canali di musica.

Ad un certo punto si fermò e alzando lo sguardo la vidi fissare ipnotizzata quattro ragazzini tutti uguali che cantavano una canzone terribilmente banale.

Ero pronto scommettere che quei quattro sbarbatelli erano i nuovi idoli delle ragazzine!
E in quel preciso istante un pensiero mi fece passare un brivido dietro la schiena.

- Maddy gira immediatamente! - esclamai così di colpo che quasi si spaventò - Non diventerai una di quelle adolescenti che sbavano dietro a dei tipi senza futuro come quelli lì! Scordatelo proprio! -.

Lei mi fissò per un attimo senza capire cosa intendessi dire e poi, con mio enorme sollievo, mi ubbidì e cambiò canale.

Appena la trasmissione cambiò, allora sì che sentii della musica degna di questo nome!

La canzone era appena iniziata.. ma non mi ci voleva nulla per riconoscerla!

Lui. Il solo. L'unico.

Michaaaeeell Jaacksoon!!!

Mi bastarono le prime note di “Black or White” per impazzire completamente.

Non riuscì a trattenermi e iniziai a ballare come un matto.

Mi spostai verso il centro della stanza mentre Maddy mi fissava da prima stranita e poi incredibilmente divertita.

Mi stupì moltissimo quando la vidi scoppiare a ridere e mettersi in piedi per cercare di imitare i miei movimenti.

Senza neanche rendermene conto stavamo ballando insieme, prima a terra e poi sul divano, scatenandoci sulle note della canzone.

Quando finì mi lasciai cadere sfinito sul divano e lei, continuando a ridere, si buttò su di me.

Istintivamente misi una mano su di lei per evitare che cadesse.

La guardai mentre rideva, felice come mai l'avevo vista, e non potei fare altro che sorridere a mia volta.

Avvicinai una mano al suo viso e con un dito le sfiorai la punta del naso.

- Ma lo sai che non sei poi così male, mocciosetta?! -.

Lei sorrise ancora una volta per poi appoggiarsi con la testa al mio petto.

Rimasi fermo per qualche attimo poi mi lasciai andare e la strinsi leggermente a me.

E rimanemmo così per un tempo indefinito.

Uniti, come mai eravamo stati prima di allora.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Una delle più grandi sfide dell'essere genitori è quello di mettere il bene dei figli prima del proprio.

Il che non è per niente facile.

A mio avviso, tutti nasciamo estremamente egoisti.

Ed è inutile che diciate “Noo! Non è veroo”, perché è così! E lo sapete meglio di me!

Tutti, anche il più altruista del mondo, nel momento di necessità, pensa solo ed esclusivamente a sé stesso!

È la verità! È palese!
È una questione di sopravvivenza! L'istinto animale!

Perché, parliamoci chiaro, l'uomo è un animale.

E su questo c'è poco da discutere.

Però!

Quando si diventa genitori, tutto cambia.

E questo senso di protezione che spinge le persone e pensare prima al bene della propria prole che a quello personale avviene spontaneamente.

Il più delle volte. Mentre nelle altre ci mette un po' di tempo.

Ci può mettere anche molto in effetti, e a volte potrebbe anche non arrivare mai.. come per mia madre ad esempio.. ma questa è un'altra storia.

Qui stiamo parlando di me!

E io.. risultavo nella seconda tipologia di persone.

Mi serviva del tempo.

In effetti, avevo bisogno di tempo per molti fattori.

Comunque, un giorno, anche senza che me ne accorgessi, quel senso innato iniziò a farsi lentamente spazio dentro di me.

Me lo ricordo perfettamente quel giorno.

Era il 26 Febbraio.

Oh, ma non stupitevi che io mi ricordi con così tanta esattezza quella data.

È un giorno che di principio non posso dimenticare.

È il mio compleanno!

Ebbene si! Finalmente anche quell'anno, quella fatidica data era arrivata!
Avevo sempre amato festeggiare il compleanno!

Era la festa che in assoluto mi piaceva di più!

Avevo dei ricordi estremamente piacevoli legati a quel giorno.

Quando ero piccolo, infatti, le ragazze del “RedDiamonds” organizzavano appena finito lo spettacolo una super mega fantastica festa di compleanno all'interno del camerino di Charlotte.

E io mi beavo in quella improvvisa agiatezza mentre tutti i loro occhi erano puntati su di me che soffiavo sulla torta ricoperta di candeline circondato da splendide ragazze vestiste con abiti che poco lasciavano all'immaginazione!

Cosa c'era di più bello di un giorno completamente dedicato a me??! Nulla!

Era assolutamente meraviglioso!

E ogni anno da allora avevo voluto in qualche modo ricreare quell'atmosfera.

Tutti. Tranne quello.

Quell'anno tutto era diverso.

Il 26 Febbraio io mi svegliai come se fosse stato un giorno come tutti gli altri.

Passai l'intera giornata in casa, perché non avevo molto voglia di uscire.

Mi limitai a stare tutto il giorno seduto sul divano insieme a Maddy, a guardare una lunghissima maratona di cantoni animati in tv.

Avevano appena iniziato a trasmettere il quinto episodio consecutivo di “Marfie il pesciolino” quando all'improvviso sentì il suono del campanello.

Mi alzai lentamente, mi trascinai verso la porta e quando l'aprì per poco non mi prese un infarto.

- Buon compleanno, Charlie!!! - urlò talmente forte Billy che di certo lo avranno sentito anche dalla sonda spaziale su Marte.

Io lo fissai allibito mentre lui varcava la soglia mostrandomi un sorriso a trentasei denti.

Rimasi ancora un attimo in silenzio fino a quando la voce di Maddy mi fece riscuotere.

- È il tuo compleanno??!! - esclamò scandendo ogni singola parola come se non riuscisse a crederci.

La guardai per un attimo, poi richiusi la porta e annuì.

- Mmm.. si..-.

- E non vuoi festeggiare??! -.

    - Giusto, bambina di Charlie! - esclamò Billy - Perché non andiamo a festeggiare?! -.

    Io mi fermai a guardarli entrambi per un attimo.

E per la prima volta in vita mia.. mi resi conto..

Che non avevo voglia di festeggiare!

E la cosa non era assolutamente normale!
Nono! Per niente!
Dovevo stare proprio male! Forse avevo la febbre! O magari qualcosa di più grave!

Sta di fatto che non stavo proprio bene!
Quasi non credetti alle mie parole quando dissi - Mmm.. non è che mi vada molto..-.

Quello che avevo appena detto doveva aver fatto molto colpo anche su Billy perché si voltò a guardarmi spalancando sia gli occhi che la bocca, totalmente incredulo.

- Non stai dicendo sul serio, vero, Charlie? - chiese - Avanti! È il tuo compleanno! -.

- Si! Dai! Festeggiamo! Festeggiamo! - esclamò Maddy saltellando sul divano.

- Ecco, ascolta la bambina! - esclamò lui.

Io lo guardai poco convinto.

- Mmm.. non so..-.

- Eddai, Charlie! - insistette lui - Sono venuto fin qui per farti gli auguri! Non mi puoi dire di no! -.

    - E dove avresti pensato di andare? -.

- Bhè ci sarebbero un paio di posti..-.

- Posti dove non posso portare lei, immagino..- lo interruppi - O forse credevi che avrei potuto lasciarla a cosa da sola? -.

    Lo vidi pensarci su un attimo.

    - Bhè, forse hai ragione..- convenne - Ma almeno possiamo andare fuori a cena! -.

- E con che soldi?! - sbottai - Nel portafoglio ho solo pochi spiccioli e con quelli devo tirare avanti.. diciamo.. finché campo! -.

- Oh, ma non è un problema! - esclamò lui - Offro io! -.

    Allora fu la mia volta di guardarlo incredulo.

Questo era ancora più sconvolgente della mia mancata voglia di far festa.

Billy mi sorrise, compiaciuto.

- Mmm.. sì.. - disse - Si da il caso che io abbia appena venduto qualche pasticca ad un gruppo di adolescenti altolocati e.. bhè.. sai com'è..-.

Lo guardai ancora per un attimo e visto che non avevo più motivo per contraddirlo, alzai le spalle.

- Bhè.. se è così..- convenni - Si, però, dove andiamo? -.

- Hellie'sFarm! Hellie'sFarm! Hellie'sFarm!! -.

A quell'esclamazione io e Billy non potemmo fare altro che fissarci agghicciati per poi voltarci lentamente verso Maddy che batteva le mani come se non riuscisse a contenere la gioia..

E..

E prima che me ne rendessi conto ero seduto ad uno dei tavoli del ristorante per bambini più famoso di tutta Providence, specializzato in feste di compleanno dai 3 ai 12 anni, con indosso uno stupido cappellino a punta, mentre Maddy e Billy, mi soffiavano sulla faccia quelle insopportabili lingue di carta colorata!

Stavo per ucciderli entrambi quando, fu allora che arrivò il peggio, e quattro deficenti vestiti da animali della fattoria mi si avvinarono suonando dei ridicoli strumenti a corde e cantando “Tanti auguri a te!”, mettendomi di fronte un orribile tortina di compleanno confezionata con sopra alcune candeline accese!

Mi guardai intorno, pensando che quello era assolutamente il compleanno peggiore dalla mia vita, ma proprio allora i miei occhi caddero su Maddy.

Non aveva ancora smesso di sorridere da quando eravamo entrati.

Si guardava intorno meravigliata come se quello che la circondasse fosse la cosa più bella che avessi mai visto.

Non l'avevo mai vista così felice.

E guardandola non potei trattenermi dal sorridere.. ed esprimere un desiderio.

 

 

Circa un ora più tardi eravamo a casa.

Maddy si era addormentata durante il viaggio di ritorno.

La portai in camera e la stesi sul letto.

Le appoggiai sopra una coperta e guardandola per un attimo vidi che stava ancora sorridendo.

La lasciai dormire e tornai in sala dove Billy mi aspettava seduto sul divano.

- Dorme? - mi chiese mentre sedevo vicino a lui.

Annuì.

    - Si è divertita molto.. - convenni - Sembrava il suo di compleanno..-.

    Mi lasciai scappare un sogghigno e mi rilassai sul divano.

    Billy sorrise leggermente poi mi rifilò una pacca sulla spalla.

    - Ancora auguri, bello -.

Annuì nuovamente per ringraziarlo e appoggiai la nuca contro lo schienale del divano perdendomi a fissare la parete.

- Non vuoi sapere che regalo ti ho fatto? -.

    Mi volta verso di lui, stupito.

- Perché, mi hai fatto un regalo? -.

    Alzò le spalle.

- Quando mai non te l'ho fatto! -.

    Corrugai le sopracciglia, dubbioso, perché davvero non mi ricordavo che lui mi avesse mai fatto un regalo, ma quando lo vidi infilarsi una mano in tasca ed estrarre la bustina trasparente, capì subito a cosa si riferiva.

- Oh! - esclamai fissando la pasticca rossa che teneva sul palmo della mano come se fosse una specie di apparizione.

    Sapevo perfettamente di cosa si trattava.. e mi era mancata tantissimo!!

Mi stavo quasi per commuovere!

- Oh, Billy.. - esclamai - Ma io ti amo! -.

- Eh, lo so, lo so! - convenne compiaciuto.

- No, parlo sul serio! Non sai quanto ne avessi bisogno in questo momento! -.

    Afferrai la bustina dalla sua mano, con molta attenzione estrassi la pasticca e mi affrettai a posarmela sulla lingua.

    Mi lasciai scivolare sul divano e appoggiai nuovamente la testa all'indietro.

Sentì per un attimo la mano di Billy sfiorarmi i capelli.

- Visto che so ancora prendermi cura di te? -.

- Grazie, papi..-.

    Chiusi gli occhi, per abbandonarmi totalmente al dolce effetto della droga.

All'improvviso mi sentì.. rilassato.

E assolutamente leggero.

- Allora, Charlie, come va? Con la bambina..-.

- È.. difficile..-.

    Gli risposi quasi di getto, senza nemmeno pensarci.

- Prima c'ero solo io.. tutto girava esclusivamente intorno a me e adesso.. - dissi - Adesso è tutto diverso..-.

    Mi voltai a guardarlo.

- Con lei è tutto mille volte più complicato..-.

    Billy mi guardò per un attimo negli occhi senza dire niente poi lo vidi illuminarsi.

- Lo so io quello che ti serve! -.

    Per la seconda volta corrugai le sopracciglia.

    - Ah si? -.

- Si! - esclamò avvicinandosi - Tu devi uscire un po', Charlie! Tornare in qualche locale come facevi prima! -.

Mi posò una mano sulla spalla.

- Domani sera, vieni con me.. ti porto in un posto..-.

- Eh, sì! E come faccio con la bambina?! -.

    Alzò le spalle.

    - Bhè.. Esistono le baby-sitter, no? -.

    - Una baby-sitter? -.

    - Si certo! - esclamò - C'è una tipa con cui sono uscito qualche tempo fa.. mi sembra che mi abbia detto che facesse la baby-sitter.. dovrei avere ancora il suo numero.. da qualche parte.. -.

    Mi fermai a guardarlo per un attimo, meditando su quello che aveva appena detto, ma poi scossi la testa, poco convinto.

    - Mmm.. non so, Billy – dissi – Non mi sembra una buona idea.. lasciarla sola.. con una che neanche conosco..-.

    Che strano..

    Per la prima volta facevo un discorso sensato da padre responsabile.

Ma a pensarci bene, novantanove su cento, era per via della pasticca che avevo appena preso.

    - Oh, avanti, Charlie! - esclamò Billy - Ti occupi di quella bambina ogni santo giorno! Potrai almeno concederti qualche ora di svago! -.

    Bhè..

In effetti.. non aveva tutti i torti.

In fondo mi occupavo di quella bambina da più di un mese senza chiedere nulla a nessuno.

Che male c'era se mi fossi preso una serata libera?!

Guardai per un attimo negli occhi Billy che aspettava desideroso una mia risposta e considerando ancora una volta che non ci vedevo nulla di male, accettai.

- Ok.. ci sto..-.

    Lui scoppiò a ridere e mi rifilò un'altra pacca sulla spalla.

- Bravo! Ora si che ti riconosco! -.

    Lo seguì con lo sguardo mentre si alzava in piedi e si sistemava il giubbotto di pelle.

- Allora.. a domani, vecchio! -.

    Sorrise, facendomi l'occhiolino e sparì, chiudendosi la porta alle spalle.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Il giorno dopo arrivò in fretta e per tutta la giornata mi trovai inspiegabilmente a ragionare se avessi fatto bene ad uscire a quella sera.

Continuavo a chiedermi se fosse giusto lasciare Maddy nelle mani di una perfetta sconosciuta, che tra le altre cose era stata una ex di Billy, e la cosa non doveva preannunciare nulla di buono.

E per la prima volta mi chiesi quale fosse la cosa più giusta da fare.

Poi mi fermai.

E mi chiesi.. ma mi stavo davvero preoccupando per quelle cose?

Uno come me, che aveva sempre vissuto la propria vita come capitava, senza nemmeno preoccuparsi cosa sarebbe successo un ora dopo.. ora si chiedeva quale fosse la cosa più giusta da fare?

No! Era impossibile!

Non potevo essere cambiato così tanto! E in così poco tempo!

Nono! Questa cosa non andava bene! Per niente!

Quella bambina.. quella bambina mi stava facendo diventare matto!

E non era solo un modo di dire!

Faceva in me davvero uno stranissimo effetto!

No, dovevo staccare per un po' da lei! E farlo il più in fretta possibile!
Quando quella sera sentì suonare la porta mi precipitai ad aprirla, feci entrare la ragazza che non guardai nemmeno in faccia, mi infilai il giubbotto e mi fiondai in strada insieme a Billy, prima che avessi tempo di ripensarci.

Una volta in strada presi un respiro profondo e feci un sorriso.

Ero tornato! Ero di nuovo io!

Charlie Bauman era di nuovo in azione!

Peccato, però.. che l'effetto durò troppo poco.

Io e Billy ci infiammo in un locale nel quale ero stato forse un paio di volte.

L'atmosfera era fantastica, le luci stroboscopiche illuminavano i corpi sinuosi di bellissime ragazze che si muovevano sulla pista da ballo, la musica pompava nel casse..

E per un attimo mi sembrò di essere tornato quello di sempre.

Ma così non era.

Io non ero più lo stesso.

Per tutta la serata mi limitai a starmene al bar, con in mano lo stesso bicchiere di schoch mentre il mio stomaco veniva torturato da una sensazione che non avevo mai avuto.

Potrei dire che si trattasse di una sorta di sesto senso.

E la cosa era molto strana visto che non mi era mai capitato di averne uno prima di allora.

In effetti non ero mai stato un tipo molto istintivo.

Comunque qualunque cosa facessi per farmelo passare quel sentimento rimaneva in me.

Non serviva l'alcool, non serviva la musica, non serviva il profumo di una bellissima donna.

Niente! Quella dannata sensazione non se ne voleva andare!

Ad un certo punto mi arresi e decisi che rimanere in quel locale era inutile, visto che non riuscivo a rilassarmi e tanto meno a divertirmi.

Così persi lo sguardo sulla folla alla ricerca di Billy e quando lo trovai lo raggiunsi.

- Ehi, Billy - urlai per farmi sentire sopra il volume della musica - Io me ne vado..-.

    Lui mi guardò per un attimo, stranito, ma non per questo senza smettere di ballare con la ragazza che aveva acchiappato.

- Va tutto bene? - chiese.

- Si.. è solo.. che voglio tornare a casa..-.

    Feci per allontanarmi ma lo sentì afferrarmi per una manica.

- Aspetta, vengo con te..-.

Annuì e dopo poco uscimmo dal locale per immergerci nelle strade avvolte dall'oscurità.

Per tutto il tragitto rimanemmo in silenzio.

Chissà cosa mi stava prendendo..

Non lo capivo.

L'unica cosa che sapevo era che per qualche ragione dovevo sbrigarmi a tornare a casa.

Con enorme sollievo presto raggiungemmo la porta d'ingresso del mio palazzo.

Salimmo le scale più velocemente del normale e quando arrivai al mio piano.. mi bloccai all'istante.

La porta era spalancata.

Feci qualche passo in avanti e la raggiunsi.

Anche i miei occhi non volevano credere a ciò che stavano vedendo.

L'interno del mio appartamento era completamente sottosopra!

Le lampade erano a terra, le sedie erano state spaccate, ogni cassetto aperto e il contenuto era stato rovesciato per terra!

La televisione e gli altri oggetti di anche il minimo valore non c'erano più.

Rimasi impietrito per lungo istante senza rendermi conto di quello che era successo.

- Oh, cristo! -.

    Fu quell'esclamazione di Billy a farmi riscuotere e in quel preciso istante... mi ricordai di lei!

- Maddy?!!-.

    Inizia a guardarmi intorno convulsamente per cercarla, mentre il mio cuore iniziava a battere all'impazzata nel petto.

- Maddy?! -.

    Continuava a non rispondere e io per la prima volta in vita mia seppi cosa volesse dire andare nel panico.

Dov'era?! Perché non mi rispondeva?!

E se le avevano fatto qualcosa?!

Se l'avevano rapita o qualcosa del genere?!

Non riuscivo nemmeno a pensarci!

Dovevo trovarla! Immediatamente!

Corsi ad infilarmi in camera da letto.

Notai all'istante che era nella stessa condizione di tutto il resto della casa ma in quel momento questo non mi interessava.

La priorità era assolutamente un altra!

- Maddy?! Dove sei?! - urlai con tutto il fiato che avevo in gola.

E fu allora, che sentì di nuovo la sua voce.

- Sono qui..-.

    Era flebile, simile ad un sussurro, ma l'avevo sentita! Lei era lì!

Mi guardai ancora una volta intorno, cercandola, e vidi la sua manina spuntare da sotto il letto.

- Maddy! -.

Mi affrettai a raggiungerla e l'aiutai ad uscire.

Mi piegai sulle gambe per vedere se stesse bene.

Lei mi guardava con gli occhi spalancati, come se riuscisse a credere che io fossi davvero lì.

Il suo volto era ancora segnato dalle lacrime versate per tutto quello che aveva appena vissuto.

Controllai immediatamente che non avesse ferite o lividi, ma fortunatamente non ne aveva, a parte un leggero graffio sullo zigomo sinistro.

Non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo.

Per fortuna non si era fatta niente.

Se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.

In quell'istante però, oltre al sollievo, dentro di me si fece largo un altro sentimento.

Un sentimento incontrollabile. La rabbia.

E fu proprio in quel momento che vidi la tenda scura scostarsi e apparire il volto sconvolto di Billy.

Si guardò intorno, senza sapere cosa dire.

- Mio Dio..- esclamò - Charlie.. mi dispiace.. io..-.

    Non gli lasciai nemmeno il tempo di finire la frase che già gli ero addosso.

Tutto quello era successo per colpa sua, e questa volta non l'avrebbe passata liscia.

- Ti dispiace???!! - gli urlai a pochi centimetri dal viso - Questa è l'unica cosa che sai dire??! Che ti dispiace??! -.

    Billy mi guardò negli occhi. Vide quanto ero arrabbiato.

- Charlie, io..- cercò di spiegarsi in qualche modo ma io non avevo la minima intenzione di starlo a sentire.

- Non mettere più piede in questa casa, sono stato chiaro?!! -.

    Ero fuori di me.

    Lui continuava a guardarmi e io sbottai.

- Vattene!!! - urlai - Prima che ti spacchi la faccia!! -.

    Parlavo sul serio. Lo avrei fatto davvero.

E Billy lo sapeva. Non mi aveva mia visto così.

Mi guardò ancora per un attimo e poi si affrettò a sparire fuori dalla porta.

Io strinsi i pugni cercando di riprendere fiato.

Mi voltai di nuovo verso Maddy.

Era sconvolta.

Mi affrettai a tornare da lei.

Mi piegai nuovamente sulle gambe e la guardai negli occhi.

- Maddy.. stai bene?? - le dissi teneramente.

    Ero ancora arrabbiato, ovviamente.

Ma non volevo che lei lo sentisse.

Lei non centrava niente. Anche se era stata la prima a trovarsi in mezzo.

Mi annuì, tirando su con il naso.

Controllai nuovamente che non avesse nessun altra ferita, poi annuì a mia volta e alzai una mano per scostarle delicatamente i capelli scompigliati dalla fronte.

Ancora non mi rendevo conto di quello che era successo in mia assenza.

E di quello che avrebbe potuto succederle.

Non avrei mai dovuto lasciarla da sola.

E dopo quella notte ero certo che non lo avrei fatto mai più.

 

 

 

Mi socchiusi la porta alle spalle e cercai di riprendere fiato.

Appoggiai la schiena contro il muro e scivolai lungo di esso fino a raggiungere terra.

Dalla tasca dei jeans estrassi una sigaretta, l'accesi e alzai gli occhi a fissare l'intonaco incrostato del mio pianerottolo.

Maddy si era da poco addormentata nel mio letto e dopo essere rimasto a guardarla per qualche minuto avevo sentito la necessità di prendere una boccata d'aria.

Rimasi così per chissà quanto tempo, respirando lentamente il fumo della sigaretta quando all'improvviso mi accorsi di non essere solo.

C'era qualcuno ad osservarmi, nascosto nella penombra delle scale.

E non ci misi molto a capire di chi si trattasse.

Abbassai lo sguardo su di lui mentre saliva lentamente le scale.

Metteva un piede davanti all'altro come se volesse sondare il terreno, capire se poteva avanzare oppure se gli conveniva scappare a gambe levate.

Poco prima aveva visto nei miei occhi tutta la rabbia che potevo provare, ma nonostante questo aveva deciso di rimanere, anche se a debita distanza.

E ora mi si avvicinava lentamente, come si fa con una bestia feroce che si vuole catturare.

Ma in quel momento in me non c'era più nulla di pericolo.

La rabbia aveva presto lasciato posto alla stanchezza.

Mi sentivo stanco, svuotato. Completamente.

Non gli dissi niente, neanche quando mi raggiunse e appoggiando la schiena al muro come avevo fatto io poco prima si sedette di fianco a me.

Continuai a rimanere in silenzio, fissando un punto indefinito sulla parete.

Poi ad un certo punto, feci l'ultimo tiro di sigaretta e gliela passai, così come avevo fatto molte volte prima di allora.

Sentì i suoi occhi su di me poi lo vidi allungare una mano e afferrarla.

Billy fece un tiro profondo, aspirando lentamente.

- Come sta? - chiese rompendo definitivamente il silenzio.

- È scossa.. ma sta bene..-.

    Continuai a tenere lo sguardo dritto di fronte a me, mentre sentivo i suoi occhi posarsi di nuovo sul mio volto.

- E tu? - chiese - Come stai, Charlie? -.

    Rimasi in silenzio ancora per un attimo poi sospirai, alzando le spalle.

- Come vuoi che stia..-.

    Lui non rispose, ma del resto non sapeva cosa dire.

    Nemmeno io sapevo come stessi.

    Di certo non stavo bene. Per niente.

    Me l'ero vista brutta. Molto, molto brutta.

    La verità era che non mi ero mai spaventato tanto in vita mia come in quel breve istante in cui non sapevo dove lei fosse.

    Ma questo, di certo, a lui non lo avrei mai detto.

    Con la coda dell'occhio lo vidi abbassare lo sguardo, dispiaciuto.

    Di certo anche lui stava ripensando a quello che era successo e sapevo che si stava sentendo molto in colpa.

- Mi dispiace, Charlie.. davvero - ripeté - Io non avrei mai immaginato che..-.

- Lo so, Billy..- lo interruppi - Non potevi sapere quello che sarebbe successo.. nessuno poteva prevederlo..-.

Adesso che non ero più accecato dalla rabbia capivo che non era colpa sua.

No, bhè, era colpa sua! Ma non del tutto, ecco!
Una parte di colpa ce l'avevo pure io. Una parte bella grossa.

- Hanno fatto proprio un gran casino, eh? - chiese lui rompendo di nuovo il silenzio.

- Già..-.

- Ma.. - disse dopo averci pensato un attimo - Non puoi recuperare qualcosa.. che ne so.. con l'assicurazione..-.

Alle sue parole mi voltai verso di lui e corrugai le sopracciglia, confuso.

- Ti sembra che io abbia la faccia di uno che può permettersi un assicurazione? -.

    Billy mi guardò negli occhi, poi scosse la testa.

- No..-.

- Ecco..-.

    Mi portai le mani al volto, riprendendo ancora una volta fiato.

- Ti darò una mano io..-.

    Abbassai le mani per poterlo guardare e lo vidi annuire, come per aiuto convincersi, e poi fare un altro tiro alla sigaretta.

- Ci sono poche possibilità di ritrovare le tue cose..- disse sinceramente - Ma ho molti amici in quel campo.. possiamo cercare di mettere a posto tutto questo casino -.

    Annuii in risposta e allungai una mano per riprendere la sigaretta.

Ne presi un tiro tornando a perdermi nei miei pensieri.

Per quanto cercassi di non pensarci sapevo che quello che era successo era il minimo in confronto a quello che sarebbe potuto succedere.

Infondo, alla fine, mi ritrovavo solamente con una casa sottosopra e alcuni oggetti rubati.

Poteva succedere di peggio.

Soprattutto a Maddy.

E non potevo non sentirmi estremamente in colpa.

- Ho promesso di proteggerla..-.

    Lo dissi di getto, come se i miei pensieri fossero scappati dalla mia testa attraverso la bocca.

    Billy però non disse niente, quindi mi voltai a guardarlo.

- Ho promesso a sua madre che mi sarei preso cura di quella bambina..-.

    Lui sembro pensarci in attimo poi lo vidi tornare a guardarmi, con uno sguardo estremamente confuso.

- No, scusa.. - mi chiese - Hai fatto una promessa ad una donna morta??! -.

    Mi fermai a guardarlo e poi annuì.

    All'istante lo vidi scoppiare a ridere.

In effetti non aveva poi tutti i torti.

Sembrava ridicolo, è vero.

Ma fin dal primo momento in cui l'avevo fatta, mi sentivo indissolubilmente legato a quella promessa.

Che Zoey fosse morta o no, questo poco importava.

Io quella promessa l'avrei mantenuta.

L'avrei fatto per lei, per Maddy. L'avrei fatto per me.

Quello di quella sera era stato un incidente si, ma un incidente che si sarebbe potuto evitare.

E non avrei mai più fatto un errore del genere.

Avevo rischiato di perdere troppo.

- Ehi, Charlie..-.

- Si, Billy? -.

- Non è che tu ti sei affezionato a quella bambina, vero? -.

    A quella domanda mi bloccai per un istante, come se fosse riuscito a centrare perfettamente il punto, a colpirmi sul vivo.

Ma poi mi affrettai a riscuotermi e senza che minimamente se lo aspettasse gli rifilai un potente pugno all'altezza della coscia.

- Ma falla finita! - esclamai mentre lui si contorceva dal dolore - E smettila di dire cazzate!! -.

Lo guardai e lo vidi sogghignare, nonostante la gamba gli facesse un male cane.

- Ah, mi sembrava! - esclamò - Perché non è proprio da te! -.

Scoppiò a ridere e io lo guardai per un attimo per poi sorridere a mia volta.

Non era da me..

Era vero.

Non mi ero mai affezionato a qualcuno, nemmeno per errore.

Avevo sempre evitato di legarmi in qualche modo a qualcuno.

Era un modo per sopravvivere, infondo.

Ma con quella bambina..

Con lei era tutto diverso.

So che non è la prima volta che lo dico, e che potrei sembrare un po' ripetitivo ma è la verità.

Pian piano dentro di me mi stavo rendendo conto che stavo cambiando, profondamente.

E quella notte seduto sul pavimento del pianerottolo di casa mia, capii che la risposta alla domanda di Billy non era assolutamente quella che gli avevo dato, solo per non volermi esporre troppo.

La vera risposta.. era “sì”.

Sì. Mi stavo affezionando a lei.

E in un modo che nemmeno immaginavo.

E la cosa mi faceva spaventava.

Mi faceva dannatamente paura.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Non seppi mai con esattezza cosa accadde la notte in cui svaligiarono il mio appartamento.

Maddy non me ne parlava e io non volevo in qualche modo urtarla facendola rivivere con le mie domande il bruttissimo episodio che aveva vissuto.

So solo che nel momento in cui si era accorta di essere in pericolo era corsa a nascondersi sotto il letto e, nel farlo, si era procurata quel graffio.

Immaginavo che non fosse stata tutta opera della baby-sitter, forse aveva fatto entrare il fidanzato, oppure un amico, o magari anche in più di una persona, per aiutarla.

Fatto sta che dopo la loro bravata il mio povero appartamento appariva più come una discarica.

Il giorno dopo, come aveva promesso, Billy venne a darci una mano a sistemare, e, ovviamente, a lui vennero riservati i lavori più pesanti.

Infondo, anche se non mi aveva portato via contro la mia volontà, era stato lui ad avere avuto la grandiosa idea di uscire quella notte e, soprattutto, era stato lui a far entrare in casa mia quella ragazza!

Per cui, il minimo che poteva fare per farsi perdonare era fare su e giù dalle scale con in spalla tutta la roba che dovevo rovinosamente buttare via!

Passammo l'intera mattinata a sgombrare la casa e a sistemare le cose al proprio posto.

E d'ogni tanto, tra una cosa e l'altra, non potevo fare a meno che lanciare un occhiata a Maddy.

Sembrava essersi lasciata tutto alle spalle.

Mi aiutava come poteva a rimettere a posto, tenendo comunque sempre stretto il suo orsacchiotto, e rideva vedendo Billy destreggiarsi maldestramente tra le cose che gli ordinavo di fare.

Era una bambina forte, su questo non c'erano dubbi.

Era quasi primo pomeriggio quando all'improvviso sentii suonare il campanello.

Mi avviai ad aprire, totalmente sovrappensiero, e per poco non mi venne un infarto quando di fronte a me mi apparve il volto incolore che, ahimè, ormai conoscevo troppo bene.

    - Signorina, Black! - esclamai spalancando gli occhi.

Avrei voluto aggiungere un sonoro “Cosa ci fa lei qui?” ma poi convenni che lo sapevo benissimo.

Il controllo mensile!

Tra tutte le cose che erano successe non avevo considerato che era passato già un mese dall'ultima volta che l'assistente sociale era stata lì, e di certo non mi aspettavo che sarebbe arrivata proprio in quel momento!

- Signor, Bauman..- mi salutò con un leggero cenno del capo e poi si affretto come al solito ad entrare senza nemmeno essere invitata.

Io chiusi la porta alle sue spalle e la seguì con lo sguardo.

La vidi guardarsi intorno, a dir poco sorpresa che la stanza fosse completamente svuotata.

E per fortuna avevamo sistemato tutto!

Chissà cosa avrebbe pensato se avesse visto il casino che c'era prima!

- Cosa sta succedendo qui? -.

    La sua domanda, più che legittima, arrivò come un fulmine a ciel sereno.

    Rimasi immobile, senza sapere cosa dire.

Di certo, non poteva sapere la verità!

Ma cosa potevo raccontarle?!

Dopo ancora un attimo di smarrimento mi arrivò il colpo di genio!

- Stiamo facendo un po' di posto! - dissi scendendo velocemente i gradini e mettendomi di fronte a lei - Sa.. per le cose della bambina..-.

    La guardai negli occhi.

- Mi sembrava giusto.. È più di un mese che vive qui..-.

Lei mi guardò per un lungo istante come se cercasse di capire se stavo dicendo la verità oppure se stavo mentendo spudoratamente.

Ovviamente era la seconda ipotesi, ma per fortuna lei non lo capì.

E per un attimo, solo per un breve attimo, mi sembrò di vederla sorridere..

Non potevo metterci la mano sul fuoco, non ne ero sicuro..

Ma forse quello che avevo visto era proprio l'ombra di un sorriso!

Oppure era solo una contrazione muscolare..

- Bene..- disse - Mi sembra una grande idea..-.

Le sorrisi, annuendole e la vidi spostare di poco la cartellina che portava sempre con sé e scrivere sopra qualcosa che, anche se mi sforzai di vedere, non riuscì a capire.

Quando ebbe finito, Grace Black tornò a guardarsi intorno e finalmente sembrò accorgersi di Maddy.

- Ciao, piccola! -.

    Le si avvicinò, sorridendole, questa volta non c'erano dubbi, e si piegò sulle gambe di fronte a lei.

- Come st..-.

    La sua domanda si bloccò nell'esatto istante in cui i suoi occhi si posarono su quel graffio che la bambina aveva sopra lo zigomo sinistro.

    La vidi spalancare gli occhi e guardarla con fare esageratamente catastrofico.

- Che cosa hai fatto allo zigomo?! -.

    E in quel momento, sentendo quella domanda, per la prima volta in vita mia mi sentì il sangue raggelare nelle vene.

In quell'attimo mi resi conto... che ero davvero nella merda!!

Se Grace Black avesse saputo la verità su quello che era accaduto per me era finita!
Caput! Out! Chiuso!

Di certo mi avrebbero tolto Maddy..

E forse sarei anche andato in prigione!
Per maltrattamento di minore o una di quelle cose lì!

Anche se io non le avevo fatto niente questo non aveva importanza!

Quei pescecani di avvocati dal dente avvelenato avrebbero di certo trovato un modo per un incastrarmi!

E io avrei passato il resto della mia vita in una prigione statale, a dividere la cella insieme ad un delinquente di colore!!
E tutti sappiamo benissimo che fine fanno i tipi belli come me in prigione!

E di certo non era una fine che volevo fare!!

No! Lei non doveva sapere assolutamente quello che era successo!!

E tutto era nelle mani di un innocente bambina di cinque anni..

Trattenni il fiato nel lungo istante che Maddy si prese prima di risponderle..

E poi, senza che minimamente me lo aspettassi la sentì dire..

- Sono caduta..-.

    Cooosaaa??!

- Stavo giocando al parco e sono caduta..-.

    Rimasi a fissarla, sbalordito.

Wow! Non potevo crederci!
Quella mocciosetta mi aveva appena salvato la vita!!

Cercai di nascondere tutto il mio stupore prima che Grace Black, guardandomi capisse tutto e quando lo fece, annuì, cercando di sembrare il più naturale possibile.

- Eh! - esclamai - I bambini.. -.

L'assistente sociale mi guardò per un attimo senza dire niente, poi si voltò di nuovo verso Maddy, le sorrise e si rimise in piedi.

Si esaminò ancora una volta intorno e poi si avvicinò al tavolo della cucina, dietro al quale Billy aveva osservato tutta la scena in totale silenzio.

Mi affrettai a raggiungerla.

- Posso offrirle qualcosa, signorina Black? - le chiesi - Acqua.. un succo di frutta.. un po' del mio sangue..-.

Come sempre cercavo di metterla sull'ironia, ma Grace Black era la persona meno ironica che avessi mai conosciuto e quindi si limitò a lanciarmi una delle sue occhiate terribilmente serie.

- No, la ringrazio, signor Bauman..- disse - Piuttosto vorrei sapere una cosa..-.

- Mi dica..-.

- Lo ha trovato un lavoro? -.

Ohoh!

- Un.. lavoro? - ripetei.

- Si..-.

    Ehm.. non esattamente..

- Sì!! Certo che l'ho trovato! -.

    Mentire spudoratamente! Questa era sempre la tattica migliore!

- Ah, bene! - esclamò - E di che lavoro si tratta? -.

E ora cosa le raccontavo??!

- Ehm..-.

Nella testa avevo il vuoto più totale.

Non sapevo cosa inventarmi!

Dovevo farmi venire un idea! E al più presto!

Grace Black iniziava a guardarmi impaziente e la mia copertura era sull'orlo di crollare quando in quel momento ricevetti aiuto dall'unica persona in quella stanza dalla quale non me lo sarei aspettato!

- Lavora con me! - esclamò Billy avvicinandosi a me.

Lei si voltò di scatto verso di lui come se si fosse accorta solo allora della sua presenza e il suo volto si tinse di sorpresa.

- Ah, si? - esclamò.

- Si! Esattamente! - mi affrettai ad esclamare.

- Siamo soci in affari! - aggiunse Billy mostrandole un sorriso e mettendomi un braccio intorno alle spalle.

Io lo scostai bruscamente, lasciandomi scappare una risatina isterica.

- Eh già!! -.

Lei continuava a guardarci, prendendosi grandi pause tra una frase e l'altra, e nel suo sguardo non potevo non leggere tutto il suo scetticismo.

    - Ah..- disse - E di cosa vi occupate, per l'esattezza? -.

    Mmm! Mannaggia a lei e alle sue domande!

- Noi ci occupiamo..-.

- Di consegne! - concluse Billy.

- Consegne? - esclamò lei corrugando le sopracciglia.

- Si, consegne! - convenni io - Siamo.. una specie di pony express..-.

- Ma cosa dici, Charlie! Siamo molto meglio dei pony express! - esclamò Billy - Noi ci occupiamo di mettere in contatto i grandi distributori con i piccoli compratori..-.

- Mmm.. si.. esatto..-.

- E il tutto nella più completa sicurezza e legalità! -.

- Assolutamente! Non faremmo mai un lavoro illegale noi, vero Billy! - dissi rifilandogli una gomitata su un fianco.

- Mh! Si.. esatto.. Charlie.. non lo faremmo mai..-.

- Mai! -.

- Mai! -.

Mi fermai a guardarla mentre per un lungo attimo rimaneva in silenzio.. e poi la vidi annuire.

- Bene..- disse - Vedo che le cose sono parecchio migliorate dall'ultima volta..-.

    Mi guardò negli occhi.

    - Sono.. contenta..-.

    La vidi guardarsi ancora una volta intorno e senza aggiungere più niente fece per raggiungere la porta.

Mi affrettai ad accorrere ad aprirla.

Prima se ne sarebbe andata, prima il pericolo sarebbe passato!
- Ci vediamo tra un mese, Signor Bauman..- disse per poi voltarsi verso Maddy salutarla e con mio enorme sollievo sparire oltre la porta.

Aspettai di sentire i suoi passi sparire lungo le scale prima di riprendere fiato.

Mi voltai verso Maddy e non potei trattenermi nel correre verso di lei esclamando – Sei stata.. fantastica!! -.

Lei mi guardò per un attimo dubbiosa, poi sorrise vedendo che facevo lo stesso.

Se ero sopravvissuto a quel controllo era solo per merito suo.

Se non fosse stato per lei a quell'ora avrei avuto già le manette ai polsi!

    - Dammi il cinque! -.

Le porsi il palmo aperto e lei ci batté con forza la sua mano, scoppiando a ridere.

- Incredibile! - esclamò Billy - Questa non me l'aspettavo! -.

    Mi voltai verso di lui e vidi che scuoteva la testa, sogghignando.

- Una bambina di cinque anni che già dice la bugie! -.

    Mi guardò negli occhi.

- Non ci sono dubbi, Charlie.. è proprio figlia tua! -.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


- Ehi, Maddy, senti.. a proposito di quella storia delle bugie.. devi sapere che non è che vanno proprio bene.. si, insomma.. non bisognerebbe dirle.. a meno che siano a fin di bene..-.

- E quali sono le bugie a fin di bene? -.

- Le bugie a fin di bene sono quelle che vengono dette per aiutare qualcuno! Come hai fatto tu oggi! Tu hai detto una piccola bugia a Grace Black per aiutare me e questo va bene! Va molto bene! È giustificato! E quindi non andrai all'Inferno! -.

- Che cos'è l'Inferno? -.

- Eh, no, Maddy! Questa è una domanda troppo difficile, la rimandiamo ad un altro giorno, okay? E ora dormi..-.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


- Potresti fare lo spacciatore! -.
- Billy! Ti ho detto che lo spacciatore non lo faccio! -.
- Ma perché?!!-.
- Perché??! Esiste lavoro più ignobile di vendere la droga ai ragazzini?! -.
- Ehi! Piano con le parole! -.
- Scusa, Billy.. non è una cosa personale.. è solo che io quel lavoro non lo faccio, e basta! E ora aiutami a cercare qualcosa su! -.


Nei giorni successivi la visita di Grace Black mi ero profondamente dedicato nel cercare di trasformare tutte le bugie che gli avevo rifilato in realtà.
Bhè se non proprio tutte almeno una parte.
Con l'aiuto di Billy riuscii a riammobigliare l'intera casa, con tanto di televisione, che per gioia di Maddy era ancora più grande e più bella di quella che avevo prima.
E almeno questa era fatta.
Ora non rimaneva altro da fare di trovarmi un lavoro. Un vero lavoro.
Era tempo di finirla con il gioco e le scommesse.
Era ora che mi mettessi la testa a posto.. o che almeno ci provassi.
E così, quella mattina, per la prima volta in vita mia misi piede in una biblioteca.
E, credetemi, vedere uno come me, che sapeva cosa fosse un libro solo per sentito dire, dentro una biblioteca era come vedere Batman al supermercato che compra le cicche!
Ma, da quel che sapevo, era l'unico posto che offrisse una connessione internet gratuita, che era proprio quello che mi serviva, quindi evitai di farmi troppi scrupoli ed entrai.
Appena misi piede oltre la porta d'entrata mi stupì di quanta gente la frequentasse.
Non me lo sarei mai immaginato!
Mi feci largo tra gli enormi tavoli cosparsi di libri, stringendo la mano di Maddy e seguito da Billy che provava in tutti i modi a convincermi a fare il suo stesso lavoro, nonostante io gli avessi ripetuto fino allo sfinimento che non lo avrei mai fatto.
- Guarda che potresti guadagnare molto bene! -.
- Oh! Ma falla finita, Billy! -.
- Shhhh! -.
Mi volta di scatto e incrociai lo sguardo severo della donna anziana con dei grossi occhiali in bilico sul naso e dai capelli grigi legati sulla nuca, che appariva da sopra l'enorme bancone di legno.
Ci lanciò un occhiataccia e e con fare minaccioso ci indicò il cartello appeso al muro che intimava di parlare a bassa voce poi ci squadrò per un attimo dalla testa ai piedi e alzando gli occhi al cielo, tornò a concentrarsi sulle sue mansioni.
Per un attimo mi chiesi se avesse mai visto due tipi conciati come me e Billy entrare in quella biblioteca, poi alzai le spalle e facendo finta di niente continuai a camminare fino a raggiungere la zona dei computer.
Billy ed io prendemmo posto ad una delle postazioni e lasciammo che Maddy girovagasse liberamente.
Quando i miei occhi si posarono su di lui mi chiesi improvvisamente per quale motivo mi ostinassi a portarmelo dietro, anche dopo tutti i casini che aveva combinato.
Non riuscivo a spiegarmelo in effetti.
Ormai mi si era incollato come una cozza allo scoglio!
Ma, in quel caso, poteva forse anche essermi utile, visto che per qualche motivo, che non avevo voluto rischiare di conoscere, sapeva usare il computer decisamente molto meglio di me e avrebbe potuto darmi una mano.
Lo fissai stranito mentre si posizionava di fronte allo schermo e faceva una sorta di riscaldamento alle braccia e alle dita delle mani prima di iniziare a ticchettare convulsamente con la tastiera.
Prima di quanto mi aspettassi di fronte a noi apparve la schermata degli annunci di lavoro di Providence.
- Allora.. cosa cerchiamo di preciso? - mi chiese lui.
- Ah, e che ne so.. vedi un po' cosa cercano..-.
Billy riprese ad armeggiare con i tasti.
- Mmm.. vediamo un po'..- disse - Cercano un imbianchino..-.
- Oh, per carità! - esclamai - Io in mezzo alla vernice! No di certo! -.
- Addetto alle pulizie? -.
- Ma che sei matto?! È già tanto se pulisco casa mia! -.
- Muratore... idraulico..-.
- Figurati! Non saprei neanche da dove iniziare!! -.
- Responsabile addetto specializzato nel settore geo-tecnico ed elettrochimico..-.
- Eh?!! -.
Scossi la testa.
- Fai una cosa, Billy..- convenni - Cerca se c'è qualcosa per un trentenne senza esperienza e senza diploma, cresciuto in un night club e specializzato in gioco d'azzardo e corse ai cavalli -.
Lui mi fissò per un attimo come se stesse pensando a qualcosa e poi all'improvviso batté che forza le mani.
- Ce l'ho!! -.
- Shhhh!! -.
- Scusi.. signorina Rottenmeier ! -.
La bibliotecaria gli lanciò un occhiataccia, lui non la raccolse e tornò a concentrarsi su di me.
- Potresti fare.. il gigolò! -.
- Il gigolò?! - chiesi stupito.
- Si, certo! - esclamò - Sei giovane, sei bello.. e la tua fama con le donne ti precede..-.
Alzò le spalle.
- È il lavoro per te..- disse - E poi ho sentito dire che è anche molto redditizio..-.
- Dici? -.
- Dico! - convenne - E poi.. ma vuoi mettere?! Divertirsi e prendere anche dei soldi! Esiste qualcosa di meglio??! -.
Abbassai lo sguardo e mi fermai a pensarci su.
In effetti, era da moltissimo tempo che non avevo un.. vero rapporto.. e al solo pensiero di poter di nuovo tenere tra le mani il corpo fremente di una donna.. mio Dio.. andavo fuori di testa!
Solo che..
Il sesso era per me una cosa naturale..
Come respirare..
Semplice ed istintivo!
Ed essere pagato per farlo..
All'improvviso mi sembrò ancora più ignobile del vendere la droga ai ragazzini.
- Mmm.. no.. non fa per me..-.
- Ma cosa stai dicendo, Charlie! Perchè no?! -.
- Oh, avanti, Billy! - esclamai - Spiegami come faccio con la bambina! -.
Lo guardai negli occhi.
- Immaginati la scena.. io porto una donna a casa mia.. una cliente, insomma.. e proprio in quel momento.. appare Maddy! - esclamai - Cosa le dico “Ah, fai finta di niente, prima o poi se ne andrà”?! -.
Scossi la testa.
- No, Billy, non si può fare..-.
Lui mi guardò per qualche istante poi si strinse nelle spalle.
- E allora, Charlie, mi sa che non hai molte possibilità..-.
E in effetti presto ci rendemmo conto che non esisteva al mondo un lavoro che facesse per me.
Un lavoro che non richiedesse un diploma, specifiche capacità, esperienza e anche solo un minimo di impegno.
Dopo qualche ora uscimmo da quella biblioteca distrutti e ancora al punto di partenza.
Billy ci abbandonò per andare “al lavoro” e io e Maddy tornammo a casa in silenzio.
Una volta giunti al mio palazzo, aprì la porta d'ingresso e mentre salivo i primi gradini mi accorsi che c'era qualcosa nella mia buca delle lettere.
- Oh, guarda, una missiva! -.
Mi volta di scatto verso Maddy, che a quanto pare l'aveva notata anche lei nel mio stesso momento, e corrugai le sopracciglia.
- Missiva?! - esclamai sorpreso - Ma da dove le impari queste parole! Tu guardi troppa televisione! -.
Mi avvicinai alla mia cassetta e mi accorsi che si trattava di un biglietto.
Lo estrassi per capire cosa fosse e non mi stupì di poco quando lessi chi la mandava..

Pensava davvero che avrei creduto alla storia delle consegne?!
Apprezzo comunque la sua buona volontà e ho deciso di aiutarla
Vada al “CassieStop” domani mattina e chieda di Bunnie
Lei sa già tutto..
In fede
Grace Black

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 

Se qualche tempo prima qualcuno mi avesse detto che nel giro di un mese io avrei detto addio al mondo delle scommesse, avrei avuto un lavoro fisso e, soprattutto, avrei avuto una figlia, gli sarei sicuramente scoppiato a ridere in faccia!

Eppure.. quella ardita e ipotetica previsione si era inspiegabilmente avverata.

Il giorno dopo aver ricevuto il biglietto di Grace Black mi preparai, (non è che divenni matto.. ma comunque cercai di essere almeno presentabile), lasciai Maddy nelle mani di Billy, scongiurandolo di non fare assolutamente niente di stupido, e uscì di casa.

Per tutto il viaggio verso il “CassieStop” cercai di capire per quale motivo quell'assistente sociale aveva deciso di essere così tanto gentile nei miei confronti.

Aveva fatto finta di niente quando il primo controllo era stato completamente disastroso, aveva accettato tutte le mie bugie e adesso mi aveva anche trovato un lavoro!
La cosa non mi quadrava..

E il motivo vero lo scoprì solo molti mesi dopo..

Comunque, vi stavo dicendo, quel giorno raggiunsi con la mia macchina l'indirizzo che Grace Black mi aveva scritto sul suo biglietto e rimasi totalmente a bocca aperta quando capii che il “CassieStop” non era altro che una lurida tavola calda!!

Che coosaaa??!

Davvero quell'assistente sociale credeva che io avrei potuto lavorare lì!

Oh, no,no,no,no! Ma per chi mi aveva preso?!

Mi affrettai a girare i tacchi e tornarmene a casa ma appena lo feci mi fermai.

E non ci volle molto perché io mi rendessi conto di non avere molte alternative.

Anzi, a dire il vero, quella era la mia unica alternativa!

Quindi.. mi arresi.

Presi un respiro profondo ed entrai.

Appena varcai la soglia, un terribile odore di fritto mi colpì le narici.

Totalmente inorridito, avanzai fino al bancone e mi avvicinai ad una cameriera dalla pelle scura che, dietro al bancone, si stava impunemente limando le unghie, masticando energicamente una gomma alla fragola.

- Ehm.. mi scusi.. - dissi per attirare la sua attenzione.

Lei alzò lentamente gli occhi su di me, mi guardò per un attimo ed esclamo - Sì?! - con un tono di voce che significava chiaramente “ Qualsiasi cosa tu voglia, dimmela in fretta così torno alle mie unghie”.

- Sto cercando Bunnie..-.

La cameriera mi guardò ancora per un attimo poi diede una poderosa masticata alla gomma e si voltò verso la cucina.

- Bunnieeeee! - urlò così tanto forte che per poco non mi ruppe un timpano per poi tornarsene finalmente alla sua manicure.

Io mi misi in attesa e dopo qualche minuto vidi spuntare dalla cucina una donna bassa e corpulenta, dai capelli rossi che le spuntavano dai buchi della retina che portava in testa.

Mi si piantò davanti, mettendosi le mani sui fianchi e mi puntò addosso i suoi piccoli occhi grigi.

- Che vuoi?! - mi chiese bruscamente come se, per venire a parlarmi, avesse dovuto interrompere qualcosa di molto importante.

- Ehm.. sono Charlie.. Charlie Bau..-.

    Non mi lasciò neanche il tempo di finire il mio nome.

- Aaah! Tu sei l'amico di Grace!! - esclamò – Il giocatore d'azzardo che ha bisogno di un lavoro! -.

- Mmm.. si direi che sono io..- convenni, alzando le spalle.

    La donna mi fissò per un altro attimo, poi, senza che minimamente me l'aspettassi, mi lanciò addosso un gruppo indistinto di vestiti “bianchi” che poi scoprì essere la mia divisa.

- Ecco a te! - esclamò - Inizi subito! Sul retro ci sono i barili di olio di svuotare! E vedi di darti una mossa! -.

    E fu con quelle parole cariche di dolcezza che iniziò ufficialmente il mio primo giorno di lavoro!

    La mia mansione principale era esattamente quella che mi aveva affidato Bunnie quel mio primo giorno e cioè, caricarmi su una spalla i pesantissimi barili di olio usato e svuotarli nel canale di scolo.

    Ma questa, ben presto scoprì essere solo una delle fantastiche cose che Bunnie mi ordinava di fare!

    Facevo il cameriere, il lavapiatti, il cassiere, lo sguattero e, qualche volta, avevo anche il grande onore di scrostare la griglia degli hamburgher!

    Quel primo giorno tornai a casa completamente distrutto, e così feci anche nei giorni successivi.

Delle volte ero così stanco da non riuscire neanche a raggiungere il letto e finivo per addormentarmi sul divano.

Quando mi svegliavo vedevo che Maddy aveva deciso di rimanere a dormire lì, insieme a me.

Il “CassieStop” apriva tutti i giorni, compreso il sabato e la domenica, a colazione, pranzo e a cena e io dovevo presentarmi lì almeno mezz'ora prima e andarmene almeno mezz'ora dopo, il che mi costringeva a lasciare Maddy con Billy più di quanto effettivamente avrei voluto.

All'inizio non ero per nulla tranquillo ma poi mi misi il cuore in pace.

A Maddy, per qualche motivo a me ignoto, Billy piaceva molto, si divertiva insieme a lui, e infondo poi non facevano altro che passare tutto il giorno a guardare i cartoni animati in tv, di cui Billy divenne presto un grande intenditore.

Era già passata qualche settimana da quando avevo iniziato il mio lavoro, quando una sera, sentii la porta aprirsi alle mie spalle e una voce, ahimè fin troppo famigliare, esclamare..

- Camerieree???! -.

Mi volta di scatto e vidi Billy dall'altra parte del bancone tenere in braccio Maddy che appena mi vide iniziò a sorridere.

- Noi saremmo venuti qui per mangiare!! -.

Gli lanciai un occhiataccia e gli indicai brusco una dei tavoli liberi.

- Sedetevi lì! - dissi - E non fate casino! -.

Mentre loro prendevano posto, io tornai al mio lavoro, e quando le loro ordinazioni furono pronte, Bunnie mi “permise” di portagliele.

Avevo appena sollevato i loro piatti quando sentii un gran frastuono e due voci che urlavano in coro - Cibo! Cibo! Cibo! Cibo! -.

Alzai gli occhi al cielo, sospirando platealmente.

Mi affrettai a raggiungerli, perché ovviamente si trattava di loro due, e li vidi uno seduto davanti all'altra sui divanetti di pelle del locale che battevano a ritmo le posate sul tavolo, mentre tutti gli altri clienti si voltavano a guardarli straniti.

Appena gli fui vicino, posi uno dei piatti di fronte a Billy e gli rifilai una sberla sulla nuca così potente da fargli ricadere le posate sul tavolo!

- E smettila di fare il bambino! - esclamai - Sei più infantile tu di lei! -.

    Billy scoppiò a ridere, divertito, mentre si portava una mano a massaggiarsi la testa.

Mi squadrò per un attimo.

- Però! Ti dona quel grembiulino, Charlie! - esclamò - E quella retina poi!! Dovresti portarla più spesso, sai?! -.

Lo guardai male ancora per un attimo e, costringendomi a resistere alla tentazione di rifilargli un altra sberla, alzai gli occhi al cielo e mi voltai verso Maddy che non aveva ancora smesso ridere e aveva le lacrime agli occhi per averlo fatto con troppa enfasi.

- E tu che hai da ridere, mocciosetta?! - la ripresi - Guarda che, se non la smetti, ti mando a letto senza cena! -.

    Alla mia minaccia lei si sbrigò a chiudere la bocca, ma lo fece così tanto in fretta che del fiato rimase a gonfiarle le guance.

Era così buffa che non potei fare a me di sorriderle.

Scossi la testa e le porsi il piatto.

- Ecco.. mangia..- le dissi - E non scartare le verdure! -.

    Lei annuì fiondandosi sulla cena.

- Brava.. bambina..- mi lasciai scappare prima di tornare velocemente al mio lavoro.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


- Ascoltami, Maddy, devi vederti bene dagli altri uomini.. sai.. gli uomini.. mentono. È nella loro natura.. le persone in generale mentono perché l'unica cosa che gli interessa è portare le cose a girare a proprio favore.. e per farlo sono anche disposti a fare del male agli altri.. Tutti sono sempre pronti a prendersi gioco di te.. tienilo bene a mente..-

- Ma io ho solo cinque anni..-.

- Lo so.. ma non li avrai per sempre..-.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Eh, sì

Maddy era proprio una brava bambina..

Nonostante tutto.

E stava crescendo a vista d'occhio.

Insomma, non avevo idea che i bambini crescessero con così tanta velocità.

Forse era solo una mia impressione, ma mi sembrava che crescesse ogni minuto di più.

Ogni giorno che passava diventava un po' più matura, un po' più aperta, un po' più.. grande.

Non mi ricordavo, e tanto meno mi ricordo ora, come fossi io alla sua età.

Non avevo neanche una foto di me da piccolo.

Forse, Charlotte ne conservava almeno una da qualche parte nel suo camerino, anche se avevo qualche dubbio a riguardo, non era certo nel suo stile, ma quando me ne ero andato da quel posto di certo non mi ero preoccupato di portarmi dietro dei ricordi.

Già mi bastavano quelli che erano nella mia testa.

Ricordi che erano rimasti in me anche se avevo fatto di tutto per cancellarli.

Perché se avevo imparato una cosa nella mia vita, quella cosa era che il passato non se ne va mai completamente, rimane lì, anche solo se in piccole traccie, ma rimane.

E una notte che non riuscivo a dormire tutti quei ricordi tornarono improvvisamente a trovarmi.

In un attimo, rividi tutti i momenti passati chiuso tra le quattro mura di quel camerino.

E in ognuno di essi vidi principalmente una cosa..

La solitudine.

Ero solo. Ero sempre stato solo.

E all'improvviso capii che cosa dovevo fare..

Ero cambiato, adesso.

Stavo provando a cambiare.

Stavo provando a crescere quella bambina, e bene o male che ci riuscissi, ci stavo mettendo tutto me stesso.

E se dovevo farlo, allora non avrei fatto lo stesso errore che aveva fatto mia madre con me.

Non si sarebbe mai sentita sola.

Ormai i mesi stavano passando, io continuavo a lavorare al “CassieStop” e Grace Black era sempre più contenta perché ogni mese vedeva una sorta di passo in avanti.

Qualche mese prima, però, mi aveva lasciato un opuscolo che riportava tutti gli asili della zona, dicendomi che per Maddy sarebbe stato molto importante iniziare a relazionarsi con gli altri bambini.

Inizialmente io avevo abbandonato l'idea, non so bene per quale motivo, ma quel giorno decisi di riprendere in mano quell'opuscolo.

Infondo Grace Black aveva ragione.

Maddy stava crescendo, quell'estate avrebbe compiuto sei anni e qualche mese dopo avrebbe dovuto iniziare la scuola, e di certo non poteva continuare a passare le sue giornate a guardare cartoni animati in tv insieme a Billy.

No, doveva stare con gli altri bambini.

Così quella mattina, chiesi un ora di permesso a Bunnie, preparai Maddy e la portai in uno degli asili della lista.

Rimanemmo entrambi immobili a fissare l'enorme insegna con il nome della struttura circondata da disegni degli animali del circo e facendo un bel respiro entrammo.

La tenni per mano mentre attraversavamo i corridoi decorati dai intonachi color pastello, fino a raggiungere la sua classe.

Ci fermammo di fronte alla porta a vetri e, abbassando gli occhi su di lei, la vidi fissare incuriosita i bambini che ridevano e scherzavano tra loro, stringendo al corpo il suo Piggy.

Per un attimo mi sembrò di sentire la sua mano stringersi un po' di più nella mia.

- Hai visto, Maddy.. non è così male qui..-.

Lei alzò gli occhi su di me e io lasciai la sua mano e mi piegai sulle gambe per essere alla sua stessa altezza.

- Ho già parlato con la tua maestra.. sembra simpatica.. e vedo che è anche molto carina..- le dissi - Ti troverai bene qui.. vedrai..-.

    Quelle parole, più che per convincere lei, le stavo dicendo per convincere me stesso.

Ricambiai il suo sguardo per un altro istante e poi capì che se non l'avrei lasciata in quel momento non lo avrei fatto mai più.

- Ora devo andare al lavoro..-.

- Ma poi torni a prendermi.. vero? -.

    Il modo in cui me lo chiese.. fu come una pugnalata..

Con la voce tremante, come se stesse per scoppiare a piangere da un momento all'altro.

Per un attimo mi lasciò senza fiato.

- Oh, ma certo Maddy! - mi affettai ad esclamare - Certo che ti vengo a prendere! -.

    L'afferrai per le braccia, come per confermare con un gesto quello che le avevo appena detto e le sorrisi.

    Lanciai un occhiata verso la porta.

- E ora vai..- le dissi - E non attaccare le cicche nei capelli dei tuoi compagni, okay? -.

Mi rimisi in piedi, mentre lei continuava a guardarmi.

Poi, all'improvviso, la vidi spostare gli occhi sul vetro della porta da dove la sua maestra, una ragazza dai capelli biondi e dal sorriso gentile, si stava avvicinando.

Maddy fece qualche passo verso di lei mentre la maestra le apriva la porta.

Stava per raggiungere la soglia, quando si voltò ancora una volta verso di me.

Le sorrisi.

- Ci vediamo dopo.. mocciosetta..-.

    Lei mi guardò ancora per un attimo poi annuì, si voltò ed entrò.

    Rimasi per qualche minuto a guardarla mentre si faceva timidamente largo tra gli altri bambini e prendeva posto in mezzo a loro in uno dei tavoli della stanza.

Ero talmente preso che neanche mi accorsi che una donna mi si era avvicinata.

- È sempre difficile lasciarli andare.. vero? -.

- Già..- risposi senza nemmeno accorgermene.

    Ero troppo impegnato a guardare Maddy, a vedere come si comportava, a chiedermi se era già in grado di cavarsela da sola.

- Sua figlia è quella bambina? -.

- Chi? Cosa? - esclamai accorgendomi solo allora di lei.

- Quella bambina.. - ripeta indicandomela - Quella con i capelli castani e l'orsacchiotto..-.

    Mi voltai di nuovo a guardarla.

La vidi sorridere insieme agli altri bambini.

    E capì.. che se la sarebbe cavata benissimo.

- Si.. quella è mia figlia..- dissi sorridendo prima di voltarmi e sparire lungo il corridoio.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


- C'è questo mio compagno di classe.. si chiama Toby.. io gli ho detto che riuscivo a infilarmi l'intero soldatino nel naso e lui “No, non ci credo che puoi infarti l'intero soldatino nel naso!” e io “Ah,si?! Allora ti faccio vedere!” e l'ho fatto e ci sono riuscita!! -.

    Non riuscì a trattenermi e scoppiai a ridere.

- Brava, Maddy! Così si fa! -.

    Era una giornata come tante e come sempre, finito il lavoro, ero andato a prenderla all'asilo e stavamo tornando a casa a piedi.

Era ormai qualche mese che lo frequentava e tutto il suo timore era completamente sparito.

Anzi! Avevo scoperto che era presto diventata una specie di bulletta!

Non che facesse del male agli altri bambini, assolutamente!

Ma aveva un senso del comando parecchio sviluppato!
Ma del resto, era comprensibile. Aveva preso da me!

Comunque si trovava bene con gli altri bambini e ogni giorno mentre tornavamo a casa le piaceva raccontarmi tutto ciò che era successo e a me piaceva ancor di più starla a sentire.

Era una bambina molto sveglia. Ogni giorno imparava qualcosa di nuovo.

Quel pomeriggio stavamo camminando tranquillamente sul marciapiede deserto e lei mi stava raccontando nei minimi dettagli la faccia che aveva fatto quel Toby dopo che l'aveva vista infilarsi l'intero soldatino nel naso, quando.. ad un certo punto, mi voltai sovrappensiero verso l'altro lato della strada.. e per poco non mi venne un infarto!!

Fermi sul marciapiede di fronte ad un bar, vestiti nei loro soliti abiti scuri, c'erano quelle bruttissime facce dei due armadi a muro di Mr Osborne!

Spalancai gli occhi mentre li vedevo guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno.. qualcuno.. che ero io!

Preso completamente dal panico, mi piegai sulle gambe per nascondermi dietro la portiera della macchina nera parcheggiata vicino al marciapiede!

Maddy mi guardava stranita dal mio comportamento e io le feci segno di rimanere in silenzio, mettendomi un dito davanti alla bocca.

Mi sollevai di poco, giusto per raggiungere il finestrino e quando i due uomini tornarono nella mia visuale, fu proprio allora che si voltarono verso di me!

Io mi affrettai a nascondermi di nuovo e mi voltai verso Maddy che rimaneva immobile in piedi in mezzo al marciapiede.

- Maddy..- la chiamai sottovoce - Li vedi quei due uomini vestiti di nero dall'altra parte della strada? -.

La vidi lanciare un occhiata e poi annuire.

- Bene.. - le dissi - Dimmi cosa stanno facendo..-.

- Si stanno guardando intorno, dicono qualcosa tra di loro, uno a sputacchiato, bleeaah! E ora se ne sono andati..-.

- Davvero?! -.

    Annuì di nuovo, ma io per precauzione, controllai di nuovo dal finestrino prima di uscire allo scoperto.

Di loro non c'era più traccia.

Mi guardai un altra volta intorno per sviare ogni pericolo, poi ripresi fiato e raggiunsi Maddy.

- Forza.. andiamo a casa.. e in fretta! -.

 

 

- E ora cosa hai intenzione di fare?! -.

    Era sera tardi.

Maddy stava già dormendo in camera da letto e io avevo appena finito di raccontare lo spiacevole incontro di quel pomeriggio a Billy, che mi fissava sgomento.

Che Osborne fosse sulle mie traccia non era certo una novità, ma vederli lì, a pochi passi da me..

Sarebbe bastato un soffio e mi avrebbero trovato..

Non potevo certo nascondere che per poco non me l'ero fatta sotto!
Scossi la testa.

- Non lo so, Billy, non lo so..-.

- È un brutto affare, amico, davvero un brutto affare..-.

    Gli lanciai un occhiataccia.

- Non ricominciare a dire cose che già so, per favore! Dammi una mano piuttosto! -.

- E cosa dovrei fare?! Io mica ce li ho quei soldi! -.

- Eh, manco io li ho! - esclamai - Li sto mettendo da parte, si.. ma mi ci vuole tempo..-.

    Tempo che di certo Mr Osborne non era intenzionato a concedermi!

    Aveva già aspettato troppo!

A quell'ora qualsiasi altro disgraziato che aveva avuto un debito nei suoi confronti sarebbe già stato fuorigioco!

Il fatto che io non lo fossi era solo una questione di fortuna!

Ma era chiaro che la fortuna non mi avrebbe accompagnato per sempre.

- Adesso cosa farai? -.

- Non lo so..- ripetei - Di certo non posso rinchiudermi in casa..-.

    Presi fiato e alzai le spalle.

- Farò quello che ho sempre fatto in questi mesi.. sperando di non incontrarli tanto presto..-.

Abbassai lo sguardo e presi di nuovo fiato.

Ma quello che non sapevo era che Maddy, dall'altra stanza, aveva sentito tutto..

 

 

Qualche ora dopo scostai la tenda scura ed entrai in camera da letto.

La lampada sul mio comodino era ancora accesa e Maddy era stesa su un fianco nella sua parte di letto.

Aveva smesso di dormire sul divano da molto tempo ormai.

Il suo posto era lì, nel letto, vicino a me.

Mi stesi dalla mia parte e mi portai le mani al volto.

Quando all'improvviso la sua voce mi fece sussultare.

- Charlie? -.

    Mi volta a guardarla e la vidi fissarmi, con Piggy disteso vicino a lei, anche lui con la testa sul cuscino.

- Maddy, cosa ci fai ancora sveglia? Dormi.. -.

- Chi erano quei due signori vestiti di nero? - chiese ignorando le mie parole.

- Nessuno..- mentì.

Ma del resto cosa avrei dovuto fare!

Dirle la verità?

Ma sì, sono due tipi che vogliono spaccarmi le ossa.. niente di che.. cose di tutti i giorni.

L'avrei scioccata quella povera bambina!

Ma a quanto pare, mentirle non mi funzionava molto bene..

Lo capì subito.

- Tu hai paura di quei due signori? -.

    Mi fermai per un attimo a guardarla poi corrugai le sopracciglia.

    - Ma cosa dici?! No che non ho paura di loro! Perché dovrei averne?! - esclamai - E ora dormi! Che domani devi andare all'asilo..-.

    Così dicendo mi voltai di spalle e mi affrettai a spegnere la luce.

    Quella notte non riuscii a dormire.

Avevo troppi pensieri nella testa.

E la verità era..

Si, avevo paura di loro..

Avevo molta paura.

E la cosa peggiore era che stavo mettendo in pericolo anche lei..

Anche se non avrei mai voluto farlo.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Per un altro mese fu tutto tranquillo.

Bhè, sempre se tranquilla si può definire la routine di uno che rischiava di lasciarci le penne un giorno si e l'altro pure.

Ma almeno non avevo più incontrato i due armadi a muro, e questo era già qualcosa.

Ogni volta che dovevo mettere piede fuori casa mi guardavo intorno come un animale braccato che cerca di capire da dove salterà fuori il predatore che lo mangerà.

Mi sentivo, ovviamente, continuamente ansioso, ma cercavo in tutti i modi possibili di non farlo intuire a Maddy.

Quella bambina ne aveva già passate tante nella sua giovane vita, e, proprio ora che aveva trovato una qual sorta di stabilità, non si meritava che le venisse sconvolta nuovamente.

Non volevo che centrasse niente con tutto quel casino.

Infondo era una cosa che avevo fatto da solo, lei doveva restarne fuori.

Così, facevo finta niente e mi comportavo come sempre, in modo che non capisse ciò che stava succedendo.

Un pomeriggio andai a prenderla all'asilo e, seppur avessi in quell'ultimo periodo cercato di evitare il più possibile di rendermi visibile ad occhio esterno, era una bella giornata e lei insistette così tanto per ritornare a casa a piedi come facevamo prima che dovetti accontentarla.

Decisi però di fare un altra strada, perché infondo era sempre meglio non sfidare troppo il destino.

Camminavo a passo spedito, guardandomi intorno, quando ad un certo punto mi accorsi che Maddy non mi stava più seguendo.

Mi voltai e la vidi ferma di fronte alla vetrina di un negozio.

- Maddy?! - la chiamai - Maddy, dai, andiamo! -.

    Ma lei sembrava non sentirmi nemmeno, tanto era presa a guardare quella vetrina.

Così, sbuffando, tornai indietro e quando fui abbastanza vicino vidi cosa aveva colpito così tanto la sua attenzione.

Era un negozio di giocattoli e la vetrina era piena di oggetti di ogni forma e dimensione, ma lei sembrava essersi accorta solo di uno di essi, posizionato sopra una piattaforma di legno rialzata.

Mi avvicinai di più per vedere meglio e fu allora che capii di cosa si trattava.

Una coroncina da principessa.

Abbassai lo sguardo su di lei e la vidi con il naso praticamente schiacciato contro la vetrina e vedendola così, in quel attimo, mi venne in mente un nome, o meglio.. un soprannome.. che un barista tatuato una sera in un bar gli aveva affibbiato e che forse le era rimasto per sempre.

Principessa..

Le posai delicatamente una mano sulla testa e sorrisi.

- Forza, andiamo.. principessa.. altrimenti poi Bunnie chi la sente..-.

 

 

Non so se vi è mai capitato di fare un regalo ad un bambino..

Se avete mai visto i suoi occhi illuminarsi alla vista del pacchetto di carta colorata..

Ma lo spero per voi.. perché non so se c'è qualcosa di più bello.

Non riesco nemmeno a trovare le parole adatte per descrivervi il volto di Maddy quando quella sera mi vide tornare a casa con un regalo.

Il primo regalo che le avessi mai fatto.

- Un regalo?! Per me?! - esclamò mentre non sapeva più come contenere la gioia.

Vederla così felice non poteva che farmi sorridere.

Non credo di averlo mai fatto così tanto come quella sera.

- Dai, avanti, aprilo - la esortai - Non vuoi vedere cosa c'è dentro?! -.

    Lei annuì di slancio e si buttò sul pacchetto con così tanto furore che per la prima volta non si preoccupò minimamente che Piggy fosse caduto a terra.

Strappò la carta con enfasi e quando finalmente vide cose le avevo comprato non riuscì a contenersi dall'esclamare ad alta voce..

- La coroncina da principessa!! -.

    Annuii compiaciuto.

- Forza, che aspetti, indossala..- le dissi e lei certo non se lo fece ripetere due volte.

Mi fece davvero uno strano effetto vederla con quella coroncina sulla testa.

Era davvero una principessa.

La mia principessa.

Mi piegai sulle gambe e lei corse a raggiungermi.

Si fermò a pochi centimetri da me e guardandomi negli occhi mi disse..

- Ma se io sono una principessa.. allora tu sei il mio principe? -.

Per un attimo a quella sua domanda mi bloccai.

Io? Un principe?

Bhè.. perché no?!

Annuii, scoppiando a ridere.

- Si.. io sono il tuo principe..-.

    E guardandola sorridere, vedendo i suoi occhi risplendere in quel modo, per un attimo mi dimenticai di tutto.

Mi dimenticai dei soldi, di Mr Osborne, di tutto il casino in cui mi ero infilato.

Per quella sera non esisteva più niente.

Quella era eravamo solo io e lei.

E ancora non lo sapevo..

Quello sarebbe stato l'ultimo momento felice prima della fine.

 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


 

Quando tutto era iniziato, quando per la prima volta avevo guardato negli occhi quella bambina, non avrei mai immaginato che un giorno neanche troppo lontano le avrei voluto bene. Che le avrei voluto così tanto bene.

Non ero mai stato un tipo molto sentimentale.

Anzi, a dire la verità non lo ero proprio per niente.

Non avevo mai saputo cosa fosse l'amore e mi ero creato una vita piena di frivolezze e rischi gratuiti, una vita in cui non ci fosse posto per i sentimenti.

Tutto questo però prima che arrivasse lei.

Lei aveva cambiato tutto.

E il bello è che era solo una bambina di cinque anni.

Non avevo mai amato nessuno prima di lei e questo quasi mi spaventava.

Mi faceva paura come il rapporto che si era creato tra di noi.

Un rapporto di unione, di appartenenza, al quale non ero per nulla abituato e che mi aveva invaso senza lasciarmi via di scampo.

Per la prima volta in vita mi sentivo importante per qualcuno.

E insieme a questo strano sentimento se ne formava un altro in me, talmente forte che riusciva quasi a schiacciarmi.

La paura di deluderla.

Avevo paura che un giorno si sarebbe resa conto di tutto, e avrebbe smesso di vedermi come il suo principe, per vedermi come quello che ero.. un fallito qualunque.

In giorno in cui ci sarebbe stata la resa dei conti.

E mio malgrado, quel giorno, arrivò anche prima del previsto.

Quel giorno me lo ricordo alla perfezione, come se fosse ieri.

Quel giorno Maddy sorrideva.

Era contenta.

C'era il sole ed era una bella giornata.

Camminavamo tranquilli su una strada deserta quando all'improvviso la sentì esclamare – Guarda, Charlie! Le giostre! -.

Non mi diede nemmeno il tempo di guardarmi intorno che già mi aveva afferrato per la mano e mi trascinava dall'altra parte della strada.

Era una piccola fiera, o qualcosa del genere.

Intorno a noi si sentiva il vociare allegro dei bambini che fissavano con le bocche spalancate i giocolieri e i mangiatori di fuoco, tenendo in mano una vaporosa nuvola di zucchero filato o un sacchetto pieno di pop corn.

Venni trascinato da Maddy in mezzo alla folla in festa fino a che si fermò di fronte ad una giostra.

Non era nulla di che, era un semplice trenino colorato in cui i bambini dovevano cercare di afferrare una sorta di “coda” di peluche, sospesa ad un filo telecomandato, ma lei la fissava con gli occhi che brillavano.

La guardai per un attimo, poi sorrisi.

- Vuoi farci un giro? -.

    Alla mia domanda, lei sollevò gli occhi su di me e annuì così energicamente che per un attimo temetti che le si staccasse la testa.

    Scoppiai a ridere e mi avvicinai alla cassa per pagarle un giro ad un giostraio dalla lunga barba grigia.

    Rimasi li vicino mentre Maddy prendeva posto in uno dei sedili e iniziava la sua corsa insieme agli altri bambini.

Continuai a tenere gli occhi su di lei mentre il trenino faceva il suo giro e vidi che ogni volta che la “coda” le passava davanti lei ci metteva tutto il suo impegno per prenderla, ma senza riuscirci.

Così decisi di fare qualcosa.

Facendo finta di niente mi avvicinai alla cassa.

- Ehi, amico..- dissi dopo essermi avvicinato al vetro - Quella bambina con i capelli castani e l'orsacchiotto.. è mia figlia.. non è che..-.

    E così dicendo allungai velocemente una banconota sotto il vetro trasparente.

    Lui la guardò per un attimo, poi guardò me e alla fine alzò le spalle, si infilò in tasca la banconota e mi fece un occhiolino.

    Mi allontanai per tornare al mio posto, estremamente compiaciuto, e, guarda caso, nel giro dopo quella “coda” scese quel tanto di più da permettere a Maddy di afferrarla!

- Siiii! - la sentì esultare e non potei fare a meno che applaudire.

- Si! Brava, principessa!! -.

    Strizzai l'occhio in segno di ringraziamento al giostraio barbuto e lei scese dalla giostra per affrettarsi a corrermi incontro.

- Hai visto??! Hai visto, Charlie??! L'ho preso! L'ho preso! -.

    Mi piegai sulle gambe e le sorrisi.

- Sei stata bravissima..-.

    Lei mi sorrise, entusiasta, e senza che minimamente me lo aspettassi, per la prima volta, mi buttò le braccia al collo e mi abbracciò.

Rimasi per un attimo interdetto, imbarazzato da quell'improvvisa dimostrazione d'affetto, ma poi mi lasciai andare e la strinsi a me, sorridendo.

Fu proprio in quell'abbraccio che arrivò la fine..

Fu allora che sentì la sua voce..

- Oh, ma che tenero quadretto! -.

    Spalancai gli occhi nell'esatto istante in cui la riconobbi.

Lentamente mi voltai e i miei occhi incrociarono i suoi.

Mr. Osborne.

Stretto in un vestito grigio, mi guardava da dietro le lenti dei suoi grossi occhiali, mentre i due uomini vestiti di nero gli coprivano le spalle.

Facevo fatica a respirare.

Mi alzai in piedi, mentre loro facevano qualche passo verso di me.

- Ciao, Charlie..- disse guardandomi negli occhi e poi, inevitabilmente, il suo sguardo cadde su di lei.

- Oh.. non mi avevi detto di avere una figlia..- esclamò sorpreso - È magnifico, davvero! Sai.. io adoro i bambini.. -.

A quella frase il sangue mi si raggelò nelle vene.

- Ho sempre voluto averne uno, sai?! - disse - Solo che poi.. con la vita che faccio..-.

Con un braccio mi affrettai a nasconderla dietro le mie gambe.

- Lei non centra nulla, lasciatela stare..-.

Mr Osborne mi guardò per un attimo poi il suo volto si tinse di sorpresa.

- Oh, Charlie, ma per chi mi hai preso?! Pensi davvero che farei del male ad una bambina..-

    Mi si avvicinò di qualche passo e quando incrociai i suoi occhi vidi solo ed esclusivamente il male.

- E poi.. non sei tu a decidere..- sibilò - Voglio i miei soldi. Fino all'ultimo centesimo. Domani. Al vecchio municipio.. altrimenti..-.

    Lasciò la frase in sospeso ma non ci voleva molto per capire cosa intendesse.

Sapevo perfettamente cosa era in grado di fare.

Alzò una mano e io rimasi immobile mentre mi dava due colpetti sulla spalla.

Lo vidi sorridere.

- Stammi bene, Charlie..-.

    I suoi occhi caddero di nuovo su di lei.

- Ciao.. principessa..-.

    Sorrise, viscido e spari oltre la folla.

    Io rimasi immobile a fissare quel punto per un tempo indefinito.

Ora non si scherzava più.

Quel giorno era arrivato.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Moltissime cose mi passavano per la mente mentre camminavo lungo la strada che portava al luogo dell'appuntamento, stringendo in una mano la maniglia della valigetta nera.

Pensieri sconnessi mi tempestavano la mente, qualche ragionamento, alcune domande.

Ma più di tutto avevo la voglia di mettere fine a tutta quella storia.

Mi fermai nel cortile di fronte al vecchio municipio, nella parte abbandonata della città e mi misi in attesa.

Mi voltai di scatto quando all'improvviso sentì il cigolare di una porta che si apriva e vidi apparire il volto scavato di un uomo che si guardò per un attimo intorno e poi mi fece cenno di entrare.

Presi fiato prima di varcare la soglia e camminare lentamente verso il centro della grande sala dove Mr Osborne e i suoi uomini mi attendevano seduti ad un grande tavolo.

Appena sentirono i miei passi avvicinarsi, alzarono all'unisono gli occhi su di me.

- Oh, Charlie, benvenuto! - esclamò Mr Osborne - Vedo che hai ascoltato ciò che ti ho detto ieri.. bravo..-.

    Io mi limitavo a guardarlo negli occhi, in un modo che forse non avrei mai osato fare prima di allora.

Ma ero davvero stanco di quella situazione e volevo farla finita al più presto.

A grandi passi mi avvicinai al tavolo e con un gesto secco gli posai davanti la valigetta.

- Ecco i tuoi soldi! - esclami - Prendili e finiamola qui! -.

- Ehi, ehi, ehi! Piano, Charlie! Cos'è questo tono?! - esclamò irritato dalla mia presa di posizione - Non eravamo amici io e te?! -.

Continuai a guardarlo senza dire niente e lui sogghignò amaro per poi aprire la valigetta.

Lo vidi soffermarsi per un attimo a fissare le mazzette di banconote allineate e poi annuì.

- Bravo.. ci sono tutti..-.

    Richiuse con suono secco la valigetta e fece per alzarsi.

Rimasi immobile mentre superava il tavolo e mi si metteva davanti.

- Tu mi stavi simpatico, sai, Charlie? Mi ricordavi me qualche anno fa..- disse - Ma..-.

    Sollevò una mano per avvicinarmela al viso e io dovetti resistere dallo scostarmi bruscamente quando me la posò una guancia.

- Se c'è una cosa che non sopporto sono gli uomini che non mantengono la propria parola - sibilò lentamente - Tu mi avevi detto che avresti fatto di tutto per pagare al più presto il tuo debito.. e invece..-.

    Mi guardava dritto negli occhi, il suo volto arrivò a pochi centimetri dal mio.

    - E invece sei sparito! Per mesi! Senza farti più vedere! E questo non è da uomini, Charlie! È da vigliacchi!!! -.

Socchiusi gli occhi mentre mi sputava addosso quelle parole e quando lo guardai negli occhi lessi quello che stava per succedere.

- Io sono stato così gentile con te..-.

  •  

      Rabbrividii quando sentii il freddo della canna della pistola contro la fronte..

      In quell'attimo capii di essere giunto al capolinea.

- Mi dispiace, Charlie.. ma te lo sei cercato..-.

  •  

      Chiusi gli occhi..

      E fu proprio in quel momento che sentii il rumore della porta che veniva scardinata e quello di decine di passi che facevano irruzione nell'edificio.

      - Su le mani, polizia!! -.

Riaprì gli occhi solo quando sentii il rumore metallico della pistola che cadeva a terra.

Potevo ancora sentire il suo peso contro la fronte.

I miei occhi incrociarono per un ultima volta quelli di Mr Osborne, prima che venisse ammanettato e portato via.

Avevo ragionato molto su quello che avrei dovuto fare, dopo il suo ultimatum.

E alla fine avevo capito che dovevo fare la cosa più giusta.

- Signor, Bauman..- mi avvicinò un poliziotto con addosso il giubbotto antiproiettile e uno strano casco sollevato sulla testa - Mi complimento con lei, se non fosse stato per il suo intervento non saremmo mai riusciti ad incastrarlo..-.

    Io annuì e cercai di riprendere fiato.

    C'era mancato veramente poco.

Se loro avessero tardato di un solo secondo io a quell'ora mi sarei ritrovato con un proiettile conficcato nel cervello.

    - Sta bene, signor Bauman? - mi chiese notando il tremendo pallore sul mio volto.

- Sì.. voglio solo andare a casa..-.

    Lentamente raggiunsi l'uscita.

Appena misi piede all'esterno sentii di nuovo il calore del sole colpirmi la pelle.

Mi fermai, guardandomi intorno, respirando profondamente.

Era finita.. finalmente..

- Charlie! -.

    Mi voltai di scatto appena sentii la sua voce e la vidi correre verso di me, accompagnata da un agente.

- Maddy! -.

    Allungai le braccia verso di lei e la sollevai in braccio.

La strinsi forte per un lungo attimo, poi mi staccai leggermente per poterla guardare e le accarezzai dolcemente una guancia.

- Stai bene? -.

    Lei annuì.

- Davvero? Non ti sei spaventata? -.

    Scosse la testa.

- Bene..- le sorrisi, facendola scendere - E ora andiamo a..-.

    Non riuscì nemmeno a finire la frase per rendermi conto che mi ero sbagliato..

Non era finita..

Il peggio doveva ancora arrivare.

- Signor, Bauman! -.

    Mi voltai verso chi mi aveva chiamato e mi trovai di fronte il volto trafelato di Grace Black.

    Doveva aver corso, a giudicare dalla faccia accaldata e dai capelli scomposti sulla fronte.

    - Signorina.. Black..- dissi stupito - Cosa ci fa lei qui? -.

- Mi dispiace, signor Bauman..-.

- Per cosa? -.

    Non fu lei a rispondermi a quella domanda ma bensì il rumore del motore di grossa cilindrata che mi giunse in quell'istante alle orecchie.

Mi voltai lentamente e vidi una grossa macchina nera avvicinarsi a noi a tutta velocità.

L'auto si fermò a pochi passi da noi e dopo qualche secondo le porte si spalancarono per far uscire quattro uomini vestiti con dei completi scuri.

Uno di loro, un uomo alto dai capelli grigi un po' radi sulle tempie, fece qualche passo verso di me.

- Lei è il signor Charles Bauman? - mi chiese con una voce freddamente impostata.

- Sì..- risposi corrugando le sopracciglia, confuso - Lei chi..-.

- Mi chiamo Arsen Convington.. vice procuratore, Arsen Convington..- mi interruppe mostrandomi un tesserino che io non ebbi nemmeno il tempo di leggere - Siamo qui per toglierle l'affidamento di Madline Tomas..-.

    Per un attimo mi sembrò di non capire a pieno ciò che mi aveva detto.

    Rimasi a fissarlo mentre il mio cervello non riusciva nemmeno a pensare.

- Co-cosa? - esclamai - Ma.. ma.. perchè?! -.

- Lei con il suo comportamento, ha messo in grave pericolo la sicurezza della minore..-.

    Pericolo? Sicurezza? Minore?

    Ma cosa stava dicendo?

Non riuscivo a capire cosa stava succedendo..

- Per questo non ha più alcun diritto su di lei - concluse lui - La bambina verrà trasferita immediatamente in istituto -.

    Spalancai gli occhi portandomi le mani alle tempie.

Sentivo la testa scoppiarmi.

Per un attimo mi sembrò che tutto stesse girando vorticosamente intorno a me.

Stava succedendo tutto troppo in fretta.

Avevo appena rischiato di morire.. e ora mi stavano portavo via la mia bambina.. strappandomela letteralmente dalle braccia.

Sentii Maddy urlare quando, prima che avessi il tempo di rendermene conto, uno di loro si avvicinò a lei per condurla verso la macchina.

- No! No! - continuava a gridare mentre io ancora non sapevo come fare per fermare tutto quello.

    La sentii scoppiare a piangere, gridare che non voleva andare con loro.

- Noo! No! Papà! -.

    E fu allora che mi riscossi.

Alzai all'istante lo sguardo su di lei e la vidi lottare con tutta la sua forza contro quell'uomo che cercava di portarla via di me.

- Maddy!! -.

Mi precipitai verso di lei per raggiungerla ma due braccia mi bloccarono.

Iniziai a dimenarmi, fuori di me.

Non potevano portarmela via! Non glielo avrei mai permesso!

- Maddy!! No!! Non potete! Non potete farlo!! E tu toglimi le mani di dosso!! -.

    Mi avvicinai come una furia fino a raggiungere il vice procuratore, gli arrivai a pochi centimetri dal viso.

    - Non osi toccare mia figlia.. altrimenti..-.

- Signor Bauman! -.

    Fu la voce di Grace Black a fermarmi, appena in tempo, prima che mi rovinassi.

    Arsen Convington puntò i suoi glaciali occhi chiari nei miei.

- Se fossi in lei misurerei le parole, Signor Bauman..- sibilò - Potrebbe aggravare ulteriormente la sua posizione..-.

    Ricambiai il suo sguardo. Lo guardai negli occhi in modo che leggesse tutto l'odio che provavo per lui in quel momento.

- Voi non potete portarmela via..-.

- Signor Bauman..

- Non ve lo permetto..-.

- Signor Bauman

- Quella è mia figlia! -.

- Charlie!!!! -.

    Sentì la presa di Grace Black afferrarmi un braccio.

Era ancora al mio fianco, con il volto accaldato per essere corsa inutilmente ad avvisarmi prima del loro arrivo.

Mi costrinse a girarmi verso di lei, a guardarla negli occhi, in modo che ascoltassi e capissi quello che doveva dirmi.

- Non puoi fare niente adesso..-.

Scossi la testa.

- Cosa?! No! Io.. ci sarà qualcosa che io..-.

- Tu non puoi fare più niente per adesso..- mi disse sincera - Ti aiuterò, faremo ricorso e richiederemo l'affidamento di Maddy ma adesso non possiamo fare nulla, deve andare con loro..-.

    La guardai negli occhi e capii che non c'erano proprio alternative.

Dovevo lasciarla andare.

E un dolore profondo mi colpì il cuore.

- No.. io..- dissi ancora per poi abbassare lo sguardo.

Cercai di prendere fiato e poi tornai a guardare il vice procuratore.

- D'accordo..- mi arresi - Ma almeno lasciatemi parlare con lei.. ancora una volta..-.

    Arsen Covington tenne il suo sguardo su di me e poi annuì.

    Gli uomini con i completi scuri si spostarono per dammi modo di raggiungerla.

    Mi avvicinai lentamente e mi sforzai di sorriderle.

- Ehi.. principessa.. vieni.. vieni qui..-.

    Mi piegai sulle gambe e lei mi corse incontro, con gli occhi pieni di lacrime e terribilmente spaventati.

- Ehi.. no.. no, non piangere... ti prego..-.

- Non voglio andare con loro, papà..-.

- Lo so.. lo so, piccola.. e credimi, farei di tutto perché tu possa rimanere con me ma non si può.. devi andare con loro..-.

    Era così talmente difficile.

    Guardarla negli occhi e cercare di spiegarle una cosa che neanche io capivo del tutto.

Lei era innocente. Lei non aveva fatto niente.

Ma era quella che doveva pagare di più.

    - Ma.. ma tu non sei più il mio principe? -.

- Oh, Maddy..-.

    Un nodo mi bloccò inesorabile la gola. Anche i miei occhi si riempirono di lacrime.

- Io sarò sempre il tuo principe -.

    La guardai negli occhi mentre ricominciava a piangere.

- Oh, vieni qui -.

    L'abbracciai e lei si strinse forte a me un ultima volta, affondando la faccia nell'incavo del mio collo e stringendo con le sue piccole mani la stoffa della mia maglietta.

- Verrò a prenderti, Maddy, te lo prometto..-.

    Restammo così per qualche minuto, poi fui costretto a staccarmi da lei.

    Mi alzai in piedi e con un enorme peso sul cuore la vidi salire in quella macchina nera.

Abbassai lo sguardo quando sentii il motore accendersi e fu allora che mi accorsi che Piggy, il suo amato orsacchiotto, era caduto a terra e giaceva abbandonato con la faccia nella polvere.

Mi affettai a raccoglierlo e lo sventolai in aria mentre la macchina iniziava ad avanzare.

- Fermi! - urlai iniziando a corrergli dietro - Fermatevi! Fermatevi! -.

Ma quella macchina era troppo veloce e ben presto sparì alla mia vista, lasciandosi dietro solo una nuvola di polvere.

- Charlie!! - sentì la voce di Grace Black che mi raggiungeva - Che succede?! -.

Mi voltai di scatto verso di lei e le mostrai l'orsacchiotto.

    - Piggy! Maddy.. Maddy ha dimenticato Piggy! - esclamai completamente agitato - Senza di lui è disperata! Piange e non riesce a dormire! Lei..-.

    Ero sconvolto. Totalmente sconvolto.

    Scuotevo la testa in continuazione, come se non volessi ancora credere a quello che era appena successo.

Non potevo credere che era finita così.

- Provvederò io a farglielo avere...- mi disse lei cercando di calmarmi.

Lei sapeva come mi sentivo. Vedeva tutto il mio dolore.

Davvero? -.

- Si.. certo..- disse guardandomi negli occhi – Ma ora, è meglio che ti accompagno a casa..-.

    La guardai per qualche altro istante poi annuì e la condussi in silenzio fino a casa mia.

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Varcai la soglia di casa e mi guardai intorno, con le chiavi ancora strette in pugno.

All'improvviso quell'appartamento mi sembrava svuotato, spento, come se gli avessero improvvisamente tolto tutta la sua luce.

Ed era esattamente come mi sentivo io.

Mi trascinai debolmente verso il divano senza neanche curarmi di Grace Black che mi seguiva in silenzio.

Mi sedetti, appoggiandomi allo schienale e la sentii chiudere la porta e fare qualche passo per avvicinarsi.

Cercai di riprendere fiato.

Tra le mani stringevo ancora il vecchio orsacchiotto.

Osservai per un lungo attimo il suo muso rovinato. Sembrava triste anche lui.

Grace Black non aveva ancora detto nulla.

Si era limitata a raggiungere in silenzio una sedia e a sedersi a guardarmi, cercando forse di capire come stessi, dandomi il tempo di riprendermi.

Respirai ancora profondamente, come se questo potesse riuscire a togliermi quel peso sul petto, e abbandonai la testa all'indietro, appoggiandola sul bordo morbido dello schienale.

Chiusi gli occhi e rimasi così per chissà quanto tempo fino a quando lei decise di rompere il silenzio.

- Charlie.. stai bene? -.

    La formalità tra di noi non esisteva più.

    Non da quando mi aveva visto, disperato, finito, distrutto.

    Non da quando aveva visto la vera parte di me.

Riaprì gli occhi lentamente e fu allora che lo vidi.

Strinsi gli occhi per esserne più sicuro ma lo sapevo che i miei occhi non mi stavano ingannando.

- C'è un punto..-.

- Come? -.

- C'è un punto sul soffitto! - ripetei quasi incredulo.

    Non potevo crederci.

In quell'attimo mi ritornò alla mente il giorno in cui Maddy era arrivata a casa mia, quello in cui era entrata nella mia vita.

Mi ricordai di tutto, del modo in cui era entrata trascinando i piedi, di come si era guardata intorno, spostando lo sguardo su ogni singolo oggetto, studiandolo in ogni suo particolare, e di come all'improvviso si sia fermata in mezzo alla stanza e aveva alzato gli occhi per poi fissarsi a guardare quel punto esatto del soffitto.

Mi ricordai di non aver capito cosa stesse facendo, di averla anche considerata “strana”, perché io non ero riuscito a vedere nulla.

E adesso invece. Adesso lo vedevo chiaramente.

Non riuscì a trattenermi e scoppiai a ridere.

Risi con così tanta forza da sentire la gola bruciarmi.

Una risata isterica, nel quale sfogavo tutto il turbine di emozioni che stavo provando in quel momento.

Tutto il mio sento di fallimento, tutta la mia frustrazione.

Ridevo. Non riuscivo a fare altro.

Ad un certo punto mi voltai verso Grace Black, che mi guardava stranita e scossi la testa.

- Quella bambina..- le dissi tra le risate - Quella bambina.. è incredibile!! -.

    All'improvviso la mia risata sparì e il mio volto si fece incredibilmente serio.

    Le puntai un dito contro.

- Tu..- dissi - Tu.. la prima volta che mi hai parlato di lei l'hai definita una bambina “speciale”..-.

    Scossi la testa.

- Non ti immagini neanche quanto lo sia..-.

    Ripresi fiato.

Mi sentivo.. stanco, sfinito.

Ma era giusto che lei sapesse ciò che provavo realmente.

- L'hai mai guardata negli occhi, Grace..- le dissi continuando a guardarla - I suoi occhi.. i suoi occhi sono capaci di farti vedere il mondo in un modo completamente diverso! Un mondo in cui.. gli orsi possono diventare maiali.. e la marmellata di prugne è più buona del burro di arachidi! -.

    Mi lasciai scappare un sorriso terribilmente amato e con un gesto di rabbia lanciai Piggy sul tavolino di fronte a me per poi portarmi le mani al volto.

- Non avrei mai immaginato che una bambina così piccola avrebbe potuto cambiarmi così tanto..-.

    Il silenzio tornò a scendere grave sulla stanza.

Grace non aveva ancora detto nulla.

Continuava a guardarmi.

Forse nemmeno lei poteva credere che io fossi cambiato così tanto dalla prima volta che mi aveva visto.

Forse stava pensando che nonostante tutto aiutarmi era servito a qualcosa.

E fu allora che mi decisi a farle finalmente quella domanda.

Abbassai le mani e tornai a guardarla negli occhi.

- Perché vuoi aiutarmi, Grace? - le chiesi - Qual'è il vero motivo? -.

    Alla mia domanda la vidi irrigidirsi. Poi abbassò lo sguardo.

Per un attimo pensai che non mi avrebbe risposto ma poi la vidi prendere fiato e rilassarsi contro la sedia.

E allora iniziò a raccontare.

- Mia madre è morta quando avevo circa l'età di Maddy.. ha avuto un incidente stradale mentre tornava dal lavoro.. all'improvviso mi ritrovai da sola.. non avevo nessuno.. passai buona parte della mia infanzia in un istituto.. fino a quando poi venni adottata..-.

La vidi riprendere fiato.

Non l'avevo interrotta, nemmeno per dire una di quelle stupide frasi di rito che infondo non servivano a niente.

- È per questo che ho deciso di diventare un assistente sociale.. per aiutare i bambini che hanno passato quello che ho passato io.. so cosa vuol dire essere soli.. sentirsi abbandonati.. -.

Mi guardò negli occhi.

- Non sai quanto avrei dato per poter avere un padre.. anche se fosse stato totalmente imperfetto.. anche se fosse stato come te..-.

    Mi guardò ancora per un attimo poi alzò le spalle, passandosi velocemente la lingua sulle labbra secche.

- Per questo ho preso così a cuore il caso di Maddy.. per questo ho cercato in tutti i modi di aiutarti..-.

    Tornò a guardarmi negli occhi.

- Sapevo che ti saresti preso cura di lei...-.

    La guardai senza dire niente poi alzai a mia volta le spalle.

- È questo che fanno i padri..-.

- Si.. ma non sempre..-.

    La vidi piegarsi sulle ginocchia come per avvicinarsi a me.

- Ti aiuterò.. riusciremo a far tornare Maddy a casa..-.

    La guardai negli occhi per altro attimo poi annuì.

    Lo speravo vivamente.

    Speravo con tutto il mio cuore che ci saremmo riusciti.

Perché già mi sentivo male ed erano solo un paio d'ore che lei non era più nella vita.

Non sarei sopravvissuto ad un intera vita senza di lei.

No, non avrei potuto farlo.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


- Abbiamo molti aspetti a tuo favore, Charlie. Ad esempio il fatto che tu sia andato alla polizia per denunciare quel boss della malavita e anche il fatto che tu in questi mesi abbia lavorato con costanza ed impegno..-.

- Molto impegno! -.

- Solo che loro cercheranno di aggrapparsi ai lati negati, come il tuo passato, la tua reputazione, il tuo rapporto con il signor Andersen..-.

- Chi?! -.

- Billy.. -.

- Ah.. ah, ma io ho chiuso con quella roba! Assolutamente! Ora le uniche pasticche che prendo sono le caramelle alla menta! Vedi! Solo caramelle! Sono pulito, Grace, credimi! -.

- Io ti credo, Charlie! Ma loro tentenneranno a farlo e cercheranno in tutti i modi di dimostrare che tu non sei adatto ad ottenere l'affidamento di Maddy..-.

- Devi riaverla con me, Grace.. devo assolutamente..-.

- Lo so, Charlie.. lo so..-.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Il giorno del processo ero terribilmente agitato.

E avevo tutti i motivi per esserlo.

Quello era il giorno più importante della mia vita.

Ero così tanto in ansia che non riuscivo a smettere di tormentarmi le mani una contro l'altra, battendo contemporaneamente un piede sul pavimento mentre sedevo su una delle sedie del corridoio del tribunale.

La cravatta mi stringeva talmente tanto il collo che facevo quasi fatica a respirare.

Il mio sguardo cadde sui pantaloni del completo elegante che indossavo.

Era la prima volta che mettevo una cosa del genere.

Il giorno prima Grace Black mi aveva accompagnato ai grandi magazzini per trovare qualcosa che mi desse un aria “presentabile” e alla fine avevamo trovato quel vecchio abito di un inguardabile color marrone che però era l'unico che potesse andarmi bene e per mancanza di alternative ero stato costretto ad indossarlo.

Non sembravo nemmeno più io, se non fosse stato per le scarpe da ginnastica sporche di terra. Ma, infondo, l'obbiettivo era proprio questo.

Dimostrare al giudice che non ero più l'uomo di prima e che sarei stato in grado di prendermi cura della mia bambina.

Cercai di prendere fiato e mi portai una mano a pettinarmi i capelli, che Grace Black mi aveva consigliato di portare pettinati all'indietro perché davano un aria più elegante, quando sentì alcuni passi nel corridoio.

Mi alzai di scatto quando la vidi camminare verso di me con al suo fianco un uomo alto stretto in un vestito grigio.

Anche lei era molto elegante. Indossava una camicetta bianca sopra dei pantaloni neri con il fondo largo e portava i capelli come sempre legati in una coda ordinata.

Quando mi raggiunse mi mostrò un leggero sorriso per poi indicarmi l'uomo di fianco a lei.

- Charlie, questo è il tuo avvocato..-.

    Ovviamente non potevo permettermi un “vero” avvocato, per cui me ne avevano affidato uno di ufficio.

    Lo guardai per un attimo, dubbioso.

Era completamente pelato e con la testa di una strana forma ovale.

Era davvero quello l'uomo che mi avrebbe permesso di riavere mia figlia??

Dio, Mio.. che il cielo me la mandi buona!” pensai mentre gli stringevo la mano per poi tornare a guardare Grace.

- Bene.. - disse lei – Direi che possiamo andare..-.

    A quelle parole sentii la necessità di prendere fiato.

- Ok..-.

- Mi raccomando, Charlie, parla solo quando ti è richiesto e affidati al tuo avvocato - si raccomandò guardandomi negli occhi – Vedrai che andrà tutto bene..-.

    Annuì respirando ancora una volta profondamente e mi apprestai a seguirla all'interno della sala.

    Superammo le sedie vuote e Grace si fermò nella seconda file per lasciare modo a me e al mio avvocato di prendere posto davanti a lei.

    Lanciai un occhiata verso l'altra parte e rividi il viso serio di Arsen Covington.

    Notai con sorpresa che non aveva un avvocato ma poi mi ricordai che quello non era uno di quei processi che mi era capitato di vedere in tv.

    Quella era tutta un altra cosa. Quella era la realtà.

    L'avvocato mi fece cenno di alzarmi in piedi quando la porta dietro l'enorme bancone si aprì e apparve il giudice.

    Mi stupì nel vedere che si trattasse di una donna.

    Attendemmo in silenzio che il giudice prendesse posto e dopo essersi sistemata sulla sedia , diede un secco colpo di martelletto per dare il via all'udienza.

    - Si inizi il processo.. Charles Lorence Bauman contro la contea di Providence per l'affidamento di Madline Tomas..- disse con la sua voce sonora - Si faccia entrare la minore..-.

    Trattenni il fiato mentre la porta si apriva un altra volta e non riuscì a trattenermi dal sorridere quando la vidi mettere piede in aula.

    Erano passati più di venti giorni senza io avessi potuto vederla.

    Sembrava essere già cresciuta.

    Fece qualche passo nell'aula poi sollevò lo sguardo e mi vide.

- Papà!! - esclamò mentre il suo volto si illuminava.

    Non riuscii a trattenermi e scattai in piedi.

    - Principessa! -.

- Signor Bauman! Si rimetta seduto! - mi apostrofò l'avvocato mentre il giudice mi lanciava un occhiataccia.

- Mi scusi, signor giudice.. è solo che..-.

- Signor Bauman le ho detto di rimettersi seduto!! - esclamò perentorio l'avvocato - E parli solo quando glielo dico io! -.

    Gli lanciai un occhiata e alzando le mani come gesto di scusa mi affrettai a fare quello che mi aveva detto, consapevole di non essere partito proprio con il piede giusto.

Una guardia fece prendere posto a Maddy in una delle sedie della giuria e il giudice prese di nuovo parola.

- Cedo la parola al vice procuratore Covington..-.

- La ringrazio, signor giudice - disse lui alzandosi in piedi - Sono certo che convenga con me che per il bene della minore sia giusto terminare questo processo il prima possibile..-.

    Abbassò lo sguardo sui fogli che teneva in mano poi alzò di nuovo lo sguardo.

- Ed è sempre il bene della minore che affermo con convinzione che il Signor Bauman non è assolutamente idoneo ad ottenere il suo affidamento! -.

    Dovetti mordermi le labbra per evitare di insultarlo e in quel modo perdere qualsiasi possibilità di vittoria.

Cercai di prendere fiato e strinsi con le mani i poggioli della sedia mentre lui continuava il suo discorso.

- Il signor Bauman è un uomo la quale vita si può definire altamente disprezzabile, solito al gioco d'azzardo, alle scommesse e ad uno stile di vita totalmente frivolo e ignobile - disse - Durante i mesi in cui è stato il tutore temporaneo della minore ha tenuto completamente all'oscuro gli assistenti sociali della sua situazione personale, mettendo così a rischio l'incolumità della bambina..-.

    Fece una breve pausa per poi continuare.

- Non ci sentiamo inoltre di escludere atti di alta negligenza e possibile violenza da parte della controporte..-.

- Eh no! Questo non è vero! - esclamai alzandomi di scatto.

Non potevo rimanere lì in silenzio un altro minuto di più mentre quel verme mi accusava di cose che non avevo mai fatto!

- Io non ho mai alzato un dito contro la bambina!! -.

- Signor Bauman!! - esclamò l'avvocato

- Ma stai zitto, testa d'uovo!! - lo apostrofai mentre il suono del martelletto mi fece girare verso il giudice.

- Signor Bauman è pregato di..-.

- Mi scusi, signor giudice..- la interruppi - Ma mi permetta di dire una cosa..-

    La guardai negli occhi e lei, dopo averci pensato un attimo, annuì dandomi il permesso di parlare.

- La ringrazio.. - dissi abbassando per un attimo lo sguardo.

Ora toccava a me.

Avevo solo un occasione.

Presi fiato prima di iniziare il discorso più importante della mia vita.

- Il vice procuratore Covington potrebbe continuare per tutta la giornata a dirle cose a mio sfavore, e la maggior parte della accuse che mi farebbe sarebbero vere.. - ammisi - Ho fatto molti errori in passato, è vero, non posso negarlo..-.

    Tornai a guardarla negli occhi.

- E fino a poco tempo fa avevo uno stile di vita decisamente discutibile, anche su questo c'è poco da obbiettare..-.

Mi portai una mano al petto.

- Ma tutti fanno degli errori..- dissi - Io, il signor Covington, persino lei, signor giudice, anche a lei sarà capitato di fare degli errori.. e io ne ho fatti molti, anzi ne ho fatti moltissimi..-.

Abbassai lo sguardo.

- C'è solo una cosa bella che ho fatto il tutto la mia vita..-.

    E fu allora che mi voltai verso Maddy che mi guardava seduta su una delle sedie stringendo al petto il suo orsacchiotto.

Le sorrisi.

- Ed è quella bambina..-.

    Tornai a guardare il giudice.

    - Io non sapevo nulla di lei fino a qualche mese fa, quando è arrivata nella mia vita all'improvviso e io mi sono ritrovato a dover essere un padre..- dissi - E forse non sono stato e non sarò mai un padre perfetto, e, se mi permette, non credo nemmeno che esista qualcuno che possa esserlo, ma solo l'unico che lei abbia..-.

    La guardai negli occhi.

- Per cui, signor giudice, la prego, mi dia una seconda possibilità! Farò di tutto, tutto ciò che è umanamente possibile per il bene di quella bambina..-.

    Presi fiato.

    - L'unica cosa che voglio è riportarla a casa con me..- dissi - Solo questo..-.

Per qualche secondo in quell'aula di tribunale scese il silenzio prima che la giudice decidesse che era giunto per lei il momento di uscire a deliberare.

    Rimasi in un tempo infinito seduto su quella sedia a pensare se il mio discorso fosse servito a qualcosa mentre l'avvocato mi guardava in cagnesco, un po' per non essere stato al “protocollo” e un po' per il modo in cui lo avevo chiamato, forse un po' più per la seconda cosa. Poi all'improvviso vidi la porta riaprirsi.

Mi alzai in piedi mentre il giudice faceva di nuovo il suo ingresso e prendeva posto sulla sua poltrona.

Mi lanciò un occhiata prima di iniziare a parlare.

- Ho preso atto di entrambe le testimonianze e le ragioni di entrambi le parti..- iniziò - E dopo averci pensato attentamente, è stato deciso che, per il suo bene, la minore debba..-.

    Quella pausa fu la più lunga a cui ebbi modo di assistere.

    Inconsciamente chiusi gli occhi e li riaprì solo quando la sentì pronunciare quelle parole.

- Rimanere con il padre..-.

    Spalancai la bocca incredulo.

Era vero??! Avevo capito bene??!

- L'affidamento della minore viene concesso di nuovo alla tutela di Charles Lorence Bauman -.

    Nell'esatto istante in cui il martelletto sancì la decisione del giudice, scattai in piedi sollevando le braccia in aria.

- Siiii!!!! -.

    Ce l'avevo fatta! Non riuscivo a crederci!
    Non ero mai stato più felice in vita mia.

Sentì la voce di Grace Black chiamarmi.

- Charlie! - mi voltai e la vidi raggiungermi sorridendo - Te l'avevo detto che ce l'avresti fatta! -.

    La guardai per un attimo negli occhi e non riuscì a fermarmi!

    La strinsi a me e le scoccai un lungo bacio sulle labbra.

Quando mi staccai scoppiai a ridere e lei mi guardò incredula, con le guance completamente in fiamme, e poi scoppiò a ridere a sua volta.

- Papà!! -.

    Mi guardai intorno, cercandola e la vidi correre verso di me.

Ci volle solo un istante per farci ritrovare.

La sollevai e finalmente potei stringerla tra le mie braccia.

Non riuscivo più a smettere di sorridere.

Finalmente era finita!

Ora sì che ero davvero felice!

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Ed eccoci qui.. alla fine della mia storia.

Allora? Cosa mi dite? Avevo ragione?

Avete visto che la mia storia d'amore non ha nulla di banale o già sentito?

Non so in effetti quante persone che hanno deciso di iniziare ad ascoltarmi siano arrivati alla fine e quanti, invece, si siano fermati lungo il cammino, per noia, sonno o per qualsiasi altra motivazione.

Anzi, sono quasi pronto a scommettere, parlando ipoteticamente sia chiaro, che solo una persona sia davvero giunta alla fine.

E quindi.. complimenti! Unico vincitore!
Per premiarti della tua spiccata forza di volontà riceverai uno splendido premio!
Se sei un uomo.. una poderosa pacca sulla spalla!

Mentre, se sei una donna.. bhè.. ne possiamo parlare..

Ovviamente sto scherzando!

Sono un burlone, ormai dovreste averlo capito.

Comunque torniamo per un attimo seri in modo che possa raccontarvi (uso il plurale perché comunque spero di sbagliarmi e siate almeno in due!) cosa è accaduto dal giorno del processo fino ad oggi.

Allora, sono passati quasi tre anni, e l'anno dopo ho finalmente ottenuto la custodia definitiva di Maddy.

Le ho dato il mio cognome.

Madline Tomas Bauman.

Ho pensato che fosse giusto mantenere anche quello di Zoey.

Continuo a lavorare al “CassieStop” ma ci siamo trasferiti.

Abbiamo comprato una casa, un po' fuori città, una bella casa dove Maddy ha una camera tutta per sé e con un bel giardino.

Abbiamo anche preso un cane.

Si chiama Spyke. È una specie di incrocio venuto male, ma a noi piace.

Maddy ha appena compiuto otto anni.

È incredibile quanto sia diventata grande.

Mi assomiglia molto, ma ha il sorriso e la solarità di sua madre.

Andiamo a trovarla spesso, almeno una volta al mese.

E spesso rimango un po' da solo a parlare con lei, le racconto quello che succede ogni giorno e di come Maddy stia diventando bella.

Non le ho più parlato con il tono con l'ho fatto la prima volta, anzi, ora la ringrazio.

La ringrazio perché mi ha dato la cosa più bella della mia vita.

Senza Maddy la mia vita manco esisterebbe, non avrebbe davvero senso.

Qualche volta Billy ci viene a trovare.

Lui non è cambiato molto, è sempre il cretino di sempre.

Però mi fa piacere rivederlo.

Non mi servirà più come spacciatore, ma ho bisogno di lui come amico.

Del resto, ha dimostrato di essere un amico quasi decente.

C'è anche una grossa novità.

Ho ricominciato a frequentare Charlotte, anzi visto il rapporto che c'è stato tra noi potrei dire di aver iniziato a farlo.

L'ho fatto per Maddy.

A lei Charlotte piace molto.

E poi, il fatto che sia stata una pessima madre non vuol dire che debba anche essere una pessima nonna.

Anche lei aveva diritto ad una seconda personalità.

Non posso dire di averla perdonata o che adesso andiamo d'amore e d'accordo.. ma diciamo che potrebbe esserci una possibilità.. un giorno..

Per quanto riguarda Grace Black..

Mi è capitato di incontrarla qualche volta in questi anni per le pratiche di affidamento.

L'ho ringraziata di cuore per quello che ha fatto per me, senza di lei non credo che avrei potuto riavere Maddy.

Tra di noi non c'è stato nulla più di quel semplice bacio.

E forse è stato meglio così.

Francamente adesso come adesso, l'unica donna che mi interessa è quella che ho fatto io.

Lei è il centro del mio mondo.

La mia Principessa.

Continuo a chiamarla così anche se presto sarà troppo grande e mi dirà di certo qualcosa ma non mi importa.

Lei resterà sempre la mia principessa. E io sarò sempre il suo principe.

E insieme vivremo la nostra favola.. che magari non verrà scritta nei libri o raccontata ai bambini prima di dormire.. ma è comunque una favola.

Una favola imperfetta.

Ora però, amici miei, vi devo salutare.

È quasi ora di cena e devo prepararle qualcosa prima di andare al lavoro.

Vi voglio dire solo una cosa, ancora..

Per favore..

Spegnete quel maledetto talk show in tv e passate del tempo con i vostri figli!

Presto saranno grandi e se ne saranno andati e voi rimpiangerete i momenti che avete buttato via!

Detto questo, Charlie Bauman vi saluta.

Statemi bene

E asta la vista, belli!

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