Echo

di livius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nargilli|| 1°anno ***
Capitolo 2: *** Gelatine Tuttigusti +1 ***
Capitolo 3: *** Uno Spiacevole Incontro ***
Capitolo 4: *** Nuova Hogwarts ***
Capitolo 5: *** La Cerimonia di Smistamento ***
Capitolo 6: *** Risveglio verde-argento ***



Capitolo 1
*** Nargilli|| 1°anno ***


ROSE'S POV
 
Il grande giorno era finalmente arrivato e dire che l'avevo aspettato con poca ansia, per nulla nervosa e senza improvvisi attacchi di panico la mattina a colazione- in cui papà si era ripetutamente rovesciato il caffè sul pigiama, costretto infine a rifarsi il guardaroba- era come dire che un qualsiasi essere imparentato con l'homo abilis sarebbe stato facilmente in compagnia dei Draghi Spinosi dell'Ungheria senza battere ciglio.
Impossibile.

In effetti l'idea di iniziare la mia istruzione magica alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts se da un lato era estremamente eccitante, dall'altro era un misto tra paura, nervosismo e altre cinquecentoventinovemila emozioni non ben definite.

La causa maggiore della mia crescente ansia ovviamente, era la cerimonia di smistamento; e il fatto che zio Harry ripetesse di continuo che per un soffio sarebbe potuto appartenere a Serpeverde -provocandomi così, brividi lungo la schiena e facendomi tremare incontrollabilmente le mani-
neanche stessi costruendo un igloo senza guanti- non aiutò minimamente la situazione.

Per i sopraccitati motivi e comportamenti, ero vista come la copia esatta di mia madre, tra svariate preoccupazioni e stress; ma fortunatamente la parte Weasley del mio ego spuntava in ogni occasione festaiola e chiassosa che fosse, rivelando una parte di me -a parer mio- sicuramente migliore.
Dunque, in due semplici righe potrei riassumere che, essendo figlia di due dei salvatori del Mondo Magico, ero divisa e combattuta fra i diversi geni Granger e Weasley dentro di me; da un lato estremamente devota allo studio e ai libri, dall'altro determinata, seppur impacciata e con una paura folle dei ragni.

Per completare l'opera, quel primo settembre 2017 sarei andata all'affollatissima stazione di King's Cross, sarei passata attraverso i binari 9 e 10 per poi salire sul famosissimo Hogwarts Express.

Insomma, la mia vita sarebbe cambiata del tutto, ma non sapevo ancora che il destino avrebbe preso alla lettera questo mio pensiero.

***
«Ultima chiamata per Hogwarts! Ultima chiamata!»
A quell'avviso corsi in braccio ai miei genitori, li abbracciai forte, promettendo di scrivergli appena messo piede nel castello.

«Ricorda Rose, se qualcuno ti provoca non esitare a controbattere, devi far vedere a tutti di che pasta sono fatti i Weasley!» disse papà facendomi l'occhiolino che prontamente ricambiai.

«Fai buon viaggio tesoro, goditi questo primo anno, fai amicizia con tutti...» le raccomandazioni di mamma non finivano mai e io pertanto ero impaziente di natura.

«Sì mamma..» roteai gli occhi al cielo mentre lei sorrideva divertita.

«Ciao piccolo furfante! Fai il bravo!» esclamai passando una mano sulla zazzera di capelli rossi- marchio di fabbrica dei Weasley- di mio fratello Hugo.

«Ciao sorellona, ti voglio bene.»

Salii appena in tempo sull'enorme treno nero luccicante e le porte si chiusero. Salutai i miei genitori e Hugo ancora una volta, prima che sparissero definitivamente dalla mia vista.

A quel punto mi feci largo tra i corridoi pieni di studenti euforici con cappelli neri a punta e divise prematuramente indossate, trascinando il mio enorme baule prima di raggiungere uno scompartimento, chiedendomi dove potessi cambiarmi a mia volta.

Esausta entrai in uno scompartimento apparentemente libero e sistemai il mio baule e la borsa negli appositi scomparti.

Mi dovetti ricredere sulla faccenda del "libero" perché appena mi sedetti, trovai di fronte a me una ragazzina dai capelli biondi un poco arruffati che leggeva una rivista chiamata "Il Cavillo".

Abbassò la rivista, e dopo avermi squadrata da capo a piedi, mi rivolse un gran sorriso compiaciuto.

«Niente Nargilli! Sei fortunata, sai? A casa mia ce ne sono ovunque.»

Abbozzai un sorriso leggermente imbarazzata.

«Comunque piacere, io mi chiamo Mary Kent e non sai quanto sono felice di conoscerti» disse abbracciandomi di slancio.
Ricambiai l'abbraccio, stupita per una così improvvisa dimostrazione d'affetto nonostante fossimo praticamente delle sconosciute.

«Sei la figlia di Luna Lovegood, giusto?» domandai, ricordando i momenti in cui mamma l'accennava nei suoi racconti la sera a cena.

«Precisamente! Tu invece devi essere la figlia di Hermione Granger e Ron Weasley.»

Annuii sedendomi accanto al finestrino.

«I nostri genitori erano compagni di scuola e hanno sconfitto Voldemort insieme! E, anni dopo, le loro figlie si incontrano e fanno amicizia sullo stesso treno! Il destino è incredibile» esclamai contenta.

«Hai pienamente ragione! Sono molto felice di averti incontrata e sono sicurissima che diventeremo ottime amiche!» dichiarò Mary.

«Mai quanto lo sono io!»

Ci sorridemmo con la consapevolezza che il nostro legame non si sarebbe mai spezzato, né ora né mai.

«Allora, i Nargilli se ne sono andati a causa mia?» domandai fingendomi rattristita.

Mary scosse la testa per poi confessarmi: «Non che mi dispiaccia, tu sei di gran lunga una compagnia migliore!»

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Capitolo 2
*** Gelatine Tuttigusti +1 ***


Pochi minuti più tardi, un ciuffo moro fece capolino dalla porta.
«Posso unirmi a voi, ragazze? Il treno è pieno zeppo.»

Riconobbi quella voce tra mille e corsi incontro al mio cugino preferito abbracciandolo e stritolandolo, come era solito fare a casa Weasley.

«Albus! Non ti ho visto per niente in stazione, dove ti eri cacciato?»

«Tutta colpa di James! Eravamo già parecchio in ritardo perché la sveglia non è suonata e in più, appena arrivati in stazione, lui dice di aver dimenticato la valigia a casa! La valigia! Mamma si è dovuta smaterializzare..»

Mentre parlava si lasciò cadere con l'eleganza di un Troll sul posto accanto al mio, senza dare importanza ai bagagli lasciati con
noncuranza sul pavimento.

Mi infuriai a tale vista.

«Metti subito a posto le tue valigie! Sei peggio di Hugo!» esclamai imperterrita.

Sapevo che in quel momento sarei risultata pignola a tutti, ma i miei geni Granger si stavano attivando; costringendomi ad assumere il lato perfettino - e meno sopportato-  di me.

«Rose sei una vera rompiscatole! Alle valigie ci penso più tardi!» rispose scocciato mentre si toglieva la sua giacca dalle spalle.
Mi scandalizzai a sentire tale risposta.

Gli diedi un colpo sul braccio, facendolo passare per un vero pungo ma a quanto pare questo mio gesto non lo turbò minimamente, visto che scoppiò subito a ridere.

Solo in quell'istante mi accorsi di Mary, e di come si fosse improvvisamente ammutolita da quando era entrato Albus e da come guardava, seppur in modo impassibile, il panorama fuori dal finestrino.

Strano.

Con me si era rivelata subito affettuosa e simpatica, ma adesso?

Appena era entrato mio cugino nello scompartimento, sembrava aver perso ogni connessione con il mondo reale, chiudendosi in se stessa.

Forse gli era sembrato antipatico, maleducato o altro?

Non ci aveva degnati di uno sguardo, una parola...

Aveva il mento appoggiato sul palmo della mano e i suoi occhi azzurri si mescolavano con il cielo sereno e il verde pungente degli alberi che costeggiavano la foresta.

Decisi di prendere in mano e salvare l'imbarazzante situazione creatasi.

«Al, lei è Mary, la figlia di Luna Lovegood, nonché aspirante Corvonero, giusto?» chiesi con un sorriso a trentadue denti.

Sobbalzò al suono del suo nome, staccò gli occhi dal finestro e, girandosi verso di noi, soffiò un debole «ciao» in direzione di Albus e con mio grande stupore non accennò nulla sui Nargilli e quant'altro.

«Ciao! Come avrai capito io sono Albus, ma puoi tranquillamente chiamarmi Al. Quindi vorresti diventare una Corvonero?» chiese curioso.

Notai come le si arrossirono le guance, ma annuì ugualmente: «Sì, mi piacerebbe Corvonero, proprio come mia mamma. Tu invece?»

«Grifondoro, ovviamente. Anche se sono varie settimane che ho il terrore di finire in Serpeverde» mormorò Albus con voce sommessa.

Albus mi confessò questo suo timore il giorno del suo undicesimo compleanno (il 16 aprile) quando, appena sveglio, trovò un piccolo esemplare di serpente verde smeraldo che giaceva immobile sulla sua lettera di ammissione per Hogwarts.

Lo raccontò solo a me e a zio Harry, evitando così il terrore e l'ansia generale che sicuramente avrebbe scaturito l'apprendere di quella notizia.

Zio Harry provò a tranquillizzarlo in tutti i modi, affermando che non c'era nulla di sbagliato nel capitare in Serpeverde, che era una casa come tutte le altre e che se fosse accaduto, sarebbe stato ugualmente fiero di lui.

Io avevo contribuito a rassicurare il mio tenero cugino, anche se ero sicura che il timore non sarebbe mai svanito del tutto; non prima del verdetto.

«Oh, capisco. Ma non devi preoccuparti per questo. Certo, un po' di distacco rispetto alle altre case c'è, ma ad Hogwarts si cerca di andare oltre gli stupidi pregiudizi della gente.

Diventerai un ottimo mago anche in Serpeverde -Mary gli sorrise fiduciosa- e tu Rose?»

Ringraziai mentalmente Morgana per aver portato la mia amica sulla terra ferma e risposi raggiante:

«Tutta la mia famiglia è Grifondoro, non potrei aspirare ad altro.»

Rossi come il cuore più puro, dorati come le ricchezze più straordinarie della vita: gli abbracci, i sorrisi, le risate.
La casa dei nobili di cuore e forti nell'animo.

La casa dei coraggiosi, sempre pronti ad accettare una sfida.

Leali, pronti a farsi in quattro per tutti, allegri, spavaldi e determinati.

Questi erano i Grifondoro, questa era la casa in cui tutta la mia famiglia era stata smistata.

Era la casata che aveva abbellito i racconti di mamma e papà, facendomi sognare fuochi scoppiettanti nella sala comune, letti a baldacchino rossi con le tende dorate, sciarpe a righe e partite di Quidditch all'ultimo volo.

Era la casata che rendeva fiero chiunque solcasse la soglia della sala comune.

Era quello il mio posto, e io ne ero certa.

L'animo Grifondoro scorreva nelle mie vene: il sangue non mi avrebbe mai tradito.

Il viaggio proseguì con le varie battute di Albus, la visita del mio secondo cugino preferito James, varie cioccorane e diverse gelatine tuttigusti +1.

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Capitolo 3
*** Uno Spiacevole Incontro ***


Un possente Hagrid ci diede un abbraccio spaccacostole appena scendemmo dal treno per poi farci strada verso il lago, dove i caposcuola ci sistemarono in gruppetti da tre su delle barchette pericolosamente oscillanti.
 
Persi Albus e Mary di vista, così mi incamminai da sola verso i caposcuola su un sentiero sassoso e, inevitabilmente, inciampai su un sasso.
 
Pregando tutti i maghi di un tempo che nessuno avesse fatto caso alla caduta degna di un Oscar, mi rialzai in fretta e ripresi a camminare, quando un gruppetto di ragazzini poco distanti cominciò a indicarmi e a ridere a crepapelle.
 
Neanche messo piede ad Hogwarts, e già ero presa di mira da dei ragazzini.
 
Per cosa poi? Una semplice caduta?
 
Sorrisi per la stupidità di tali persone e decisi di ignorarli, quando improvvisamente uno di loro si avvicinò e, con le lacrime agli occhi, domandò: «Come pensi di affrontare le sfide magiche se cadi in questo modo?
Non passeresti nemmeno al secondo duello.»
 
Ricordando le parole di mio padre alla stazione i geni Granger si attivarono, dando prova della mia accuratezza nell'osservare i particolari.
 
«Sentiamo, tu come pensi di affrontare la vita mettendo la divisa al contrario? Non distingui il fronte dal retro? Vuoi che ti aiuti per caso?» chiesi soffocando una risata.
Colpito e affondato, povero illuso.
 
Salutami gli abissi!
 
Il ragazzino davanti a me si controllò i vestiti e, notando che la mia osservazione era vera, sbiancò come se avesse visto un esercito di centauri pronti ad aggredirlo.
Non aspettai la sua reazione e appena salii sulla barchetta assunsi un sorriso compiaciuto per tutto il tragitto.
 
***
Io e Mary decidemmo di metterci in fila insieme come ordinato dai caposcuola e, aperto il grande portone, incontrammo la preside Minerva McGranitt, che ci guidò verso una saletta adiacente alla Sala Grande.
 
Al centro della stanza vi era uno specchio e alcune sedie che vennero subito occupate dagli studenti più stanchi o semplicemente da coloro che non volevano stare in piedi.
 
Io, al contrario, ero un tutta un fremito.
 
«Buona sera ragazzi, io sono Minerva McGranitt, la preside di Hogwarts. Vi devo cortesemente chiedere di rimanere qui pochi minuti. Entro pochissimo saremo pronti a ricevervi. Nel frattempo sistematevi.»
 
Calcò l'ultima parola come se fosse un ordine, lanciando un'occhiata severa al ragazzino dalla divisa al contrario e io dovetti trattenere a stento una risata quando uscì dalla stanza per andare a cambiarsi.
 
Esattamente cinque minuti dopo, la preside tornò e ci fece segno di seguirla verso le doppie porte che fungevano d'entrata alla Sala Grande.
 
Un bagliore contornato da colori che conoscevo a memoria, risate cristalline e voci di chi si è appena ritrovato mi colpì in pieno viso, beandomi dell'incanto che solo quel posto sapeva dare.
 
Gli studenti erano intenti a consumare la cena, chiacchierando e ridendo degli ultimi avvenimenti. L'aria era piena di ricordi dell'estate passata, di viaggi intrapresi e vacanze trascorse assieme ad amici e familiari all'insegna del divertimento.
 
«Rose! Il soffitto!»
 
Mary mi riscosse da quella trance fatta di colori e sogni indicando in alto, meravigliata.
 
Avevo letto il libro "Storia di Hogwarts" e seppi che l'incantesimo era stato lanciato da Albus Silente molti anni prima. Si intravedeva il cielo, quella sera di un blu scuro caratterizzato da piccole pepite scintillanti: le stelle.
 
I quattro lunghi tavoli erano caratterizzati dai simbolici colori sgargianti: rosso-oro per la tavolata Grifondoro, verde-argento che spuntava dal tavolo di Serpeverde, blu-bronzo caratterizzato dalla cravatta di Corvonero e infine, giallo-nero di Tassorosso.
 
Ero finalmente a casa.

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Capitolo 4
*** Nuova Hogwarts ***


La voce della McGranitt risuonò chiara e decisa per tutta la Sala Grande: «Un attimo di attenzione! Prima di iniziare avrei un discorso da tenere!»
 
Le posate vennero riposte al lato del piatto, i bicchieri scostati dalle labbra, le risate cessarono, le parole non vennero più pronunciate e tutti gli studenti si voltarono per ascoltare il discorso della preside.
 
«Innanzitutto do il benvenuto ai ragazzi appena arrivati, che da domani inizieranno le lezioni e il loro primo anno nella nostra scuola e accolgo nuovamente i giá frequentatori..
 
Tuttavia, questo anno le cose sono un po' cambiate, come sicuramente avrete intuito leggendo la lettera da me personalmente inviata ad ognuno di voi..»
 
22 luglio 2017.
11 anni.
Pane e nutella.
Auguri.
Abbracci.
Sorrisi.
Gioia.
Regali.
L'entrata improvvisa di un gufo dalla finestra.
Una busta bianca.
Ceralacca rossa.
Calligrafia ordinata e scorrevole.
Inchiostro viola.
Firma rapida e decisa.
Un solo pensiero.
Hogwarts.
 
Il ricordo del mio compleanno, avvenuto due mesi prima, mi fece sorridere: l'emozione avuta mentre leggevo la famosa lettera era ancora in me, mentre accanto a Mary mi trovavo finalmente nel posto che aveva caratterizzato i racconti di tutti i miei parenti.
 
«Come dicevo, in seguito ad uno scritto ritrovato nell'ufficio dell'ormai defunto ed ex-preside Albus Silente..»
 
Esitò un attimo prima di riprendere a parlare: «da oggi agli anni a venire, la nostra scuola ammetterà giovani maghi con grandi passioni e abilità in campo artistico.
 
Probabilmente molti di voi non ne sono ancora a conoscenza ma a seconda della casa in cui verrete smistati, saprete alimentare queste vostre qualità nascoste, sperimentarle e esercitarle come una vera passione.
 
Gli studenti di Grifondoro avranno le capacità della recitazione e del ballo, gli studenti di Corvonero saranno propensi al canto e al ballo, chi verrà assegnato a Tassorosso invece, sarà un ottimo cantautore e musicista; per quanto riguarda Serpeverde, le capacità dello studente saranno principalmente la recitazione e il canto.
 
Detto questo, do inizio alla cerimonia di smistamento!»
 
Cosa?!
 
Cercai di far ordine nella mia testa, che, raccolte le ultime informazioni, le aveva fatte precipitosamente vorticare in un turbine di parole, frasi sconnesse e significati.
 
Hogwarts, d'ora in poi, avrebbe ammesso maghi e streghe con abilità canore, portati per la danza e ottimi attori. Non potevo crederci.
 
Si sarebbero svolte lezioni all'insegna della musica, con microfoni, strumenti, canzoni e note musicali volanti.
 
Si sarebbero inscenate le storie e i musical più famosi del Mondo Magico, provando un infinità di costumi di scena, truccandosi per rendere il tutto più realistico e imparato a memoria testi, accordi musicali e passi di danza.
 
Le nostre passioni avrebbero contribuito a rendere Hogwarts più bella di quanto già non fosse, riscaldando le aule con semplici accordi di chitarra, trascorrendo pomeriggi nel parco per ripassare le coreografie e esercitandosi con le battute del copione per i corridoi.
 
Tutti noi avevamo delle qualità nascoste, e di lì a poco le avremmo fatte uscire, esercitandoci giorno per giorno.
 
«Ma che figata!»
 
L'esulto di Mary mi riportò -due volte nel giro di mezz'ora- sulla terra ferma.
 
«A me è sempre piaciuto cantare, fin da bambina. E ora, a sapere che potrò migliorare sempre di più, sono felicissima!»
 
Il mio entusiasmo svanì nell'istante in cui mi resi conto che non mi riconoscevo in nessuna delle discipline.
 
Recitare non faceva assolutamente per me e infatti, quando ero arrabbiata, triste o in imbarazzo, era perfettamente riconoscibile dal colore del mio viso e dalla mia espressione, la quale cercavo sempre di far sembrare impassibile, senza successo.
 
L'arte di saper suonare uno strumento era impossibile e sebbene mia madre avesse insistito per farmi prendere lezioni di pianoforte, non riuscivo a concentrarmi e premevo tasti a casaccio, con l'unico esito di una frattura all'indice.
 
L'abilità di una possibile dote canora non mi aveva mai sfiorata nel corso di undici anni e, escludendo gli acuti e ritornelli cantati allegramente sotto alla doccia, non ero affatto sicura di esserne in grado.
 
La danza aveva occupato sette mesi della mia vita, in cui presi lezioni di danza moderna nella discreta palestra distante pochi isolati da casa mia.
 
Mi ripetevo di andare bene, la cosa mi piaceva, finché la convinzione -incluse tutte le mie speranze- furono distrutte e spazzate via da una ragazza più grande: mi disse che per la danza servivano disciplina, costanza e grazia e dichiarò che io non avevo nessuno dei tre e requisiti richiesti, aggiungendo la straordinaria somiglianza tra me e un troll di montagna in calzamaglie.
 
Tornai a casa con il cuore a pezzi, distrutta e in lacrime, ma non lo raccontai a nessuno e mi convinsi lentamente di ciò che disse la ragazza.
 
Dunque, constatai, non ero in grado di fare nulla.
 
«Sono contenta per te Mary! Ma devo avvisarti che io non sono portata né per la danza, né per il canto e né per la recitazione. Mi manderanno via sicuramente!» piagnucolai come avrebbe fatto un neonato dopo non aver ottenuto il permesso di toccare qualcosa.
 
Mary mi diede un buffetto sulla guancia, rassicurandomi e dicendo che se ero stata ammessa un motivo doveva pur esserci.

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Carissimi lettori,
come va?
Ho notato fin dal primo aggiornamento molte visite e ne sono davvero felice!
Spero che la storia vi stia piacendo e ricordate che apprezzo ogni tipo di commento, anche critiche costruttive, del resto nessuno è perfetto!
Vi ricordo inoltre che potete spoilerarvi qualche capitolo cercando la storia anche sull'applicazione di WATTPAD e se si va, anche di seguirmi!
Mi chiamo @livius.
A presto con un nuovo capitolo,
Livia

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Capitolo 5
*** La Cerimonia di Smistamento ***


La McGranitt chiamò alcuni nomi dalla lista: ci furono vari Grifondoro, due Tassorosso e un Corvonero.
 
«Scorpius Malfoy.»
 
Un ragazzino dai capelli biondi e una divisa che gli calzava a pennello si avvicinò, per poi sedersi sullo sgabello: un'espressione intimorita camuffata alla perfezione in viso.
 
Se avessi avuto dei libri in mano, come era mio solito, sarebbero caduti con un sonoro tonfo sul pavimento, attirando gli sguardi di tutti: studenti, professori e insetti che siano.
 
«Mary! E' il ragazzino di cui ti ho raccontato prima, quello del lago!» sussurrai sbigottita alla mia amica.
 
«Lo immaginavo! E' il figlio di Draco Malfoy, non c'è molto da stupirsi se si è comportato in quel modo, anche se potrebbe sempre cambiare.
Perlomeno si è messo a posto quella divisa.»
 
Mary parve non scomporsi e dedussi che dall'ultima affermazione aveva cercato di strapparmi un sorriso, ma io non le diedi questa soddisfazione.
 
Ripensai ai momenti in cui mamma mi raccontava le sue controversie avute con Draco Malfoy, i momenti in cui la prendeva in giro, la ignorava e diceva che non era abbastanza.
 
Lei aveva sofferto tanto, ma da brava grifona che era si riprese in fretta, e lui aveva presto cambiato opinione e atteggiamento nei suoi confronti: la guerra li aveva cambiati entrambi e le vecchie ferite erano state completamente risanate, lasciando posto a due amici, nonché colleghi.
 
Mamma credeva nel risentimento, credeva nel perdono..
 
"Il perdono ci salva Rose, il perdono ci dà speranze, certezze.
E' un dovere di tutti, ma riuscirci è un onore di pochi, e tu devi essere fra quei pochi.
Impara a perdonare, tesoro mio."
 
Mi ripeteva sempre queste parole guardandomi negli occhi, assicurandosi che giungessero dritte nel cuore, nell'anima.
 
Io le capivo, la capivo.
 
Papà però era di tutt'altro pensiero, affermando che certe persone non sarebbero mai e poi mai cambiate in vita loro, che nel profondo sarebbero state sempre le stesse.
 
In gran segreto mi diceva di essere riluttante, di non guardare minimamente in faccia coloro che avevano ferito tutta la mia famiglia, discriminando, torturando e uccidendo le persone, basandosi su idee e convinzioni razziali completamente sbagliate e infondate.
 
"Non dovrai mai avvicinarti ai Malfoy, Rosie, mai."
 
E ora?
 
La guerra e le sue fattezze appartenevano ad un passato fatto di lacrime, luci e ombre.
 
Il passato era passato e ora ci si trovava in un presente migliore, quindi perché ridare il via a quella che era stata un'era piena di paure, discriminazioni, morti e vuoti che non sarebbero mai stati colmati?
 
Perché prendere nuovamente in giro?
 
Perché prendersi gioco di una persona?
 
Perché certe persone non cambieranno mai.
 
Mamma aveva visto il cambiamento del nemico, lo aveva vissuto, eppure gli eredi non avevano seguito lo stesso esempio, infischiandosi dei sentimenti altrui.
 
Papà aveva ragione, e io avrei seguito il suo avvertimento.
 
Non mi sarei mai avvicinata a lui.
 
I miei pensieri furono interrotti nel momento in cui il cappello posato sulla testa del giovane Malfoy gridò deciso che la sua casa di appartenenza sarebbe stata Serpeverde.
 
Vari applausi si levarono dal tavolo verde-argento, mentre il ragazzino si sedeva e rivolgeva sorrisi gentili a tutti.
 
«Mary Kent.»
 
La mia amica aspettò fiduciosa la decisione del cappello, che alla fine disse: «Corvonero!»
 
Le rivolsi un gran sorriso, che ricambiò: era raggiante come poteva esserlo un bambino in un negozio di giocattoli.
 
Jessica Petterson fu assegnata a Serpeverde insieme a Dena Thompson e Bryan Nott. Pamela Jenkins capitò in Grifondoro seguita a ruota da Alex Jones e Miranda Morridge.
 
«Albus Potter.»
 
Nella Sala Grande calò l'assoluto silenzio e Albus mi lanciò un'occhiata mista di emozione e paura.
 
Il Cappello Parlante impiegò cinque buoni minuti- rivelando Albus essere un Testurbante- prima di esprimere il suo giudizio, che fu un sonoro: «Serpeverde!»
 
Si levarono leggeri brusii tra gli studenti nella Sala Grande, Albus dapprima strabuzzò gli occhi, poi, a passo deciso, si avviò verso il tavolo di Serpeverde, sedendosi accanto a Scorpius Malfoy.
 
La McGranitt non riuscì a farmi formulare un pensiero, che chiamò: «Rose Weasley.»
 
Mi imposi di non esplodere in uno dei miei scatti di nervosismo e attesi.
 
Dovevo solo rimanere calma.
 
Il cappello d'un tratto mi parlò: «Rose Weasley..
 
Grande mente, proprio come tua madre, con un'aggiunta di Weasley naturalmente.
 
In te c'è molto: hai grandi abilità, determinazione, ingegno..
 
Aspetta, cosa vedo?

Vedo la paura, viva, scura e penetrante come la sensazione che provoca.
 
Vedo i dubbi, bianchi come il fumo; vedo l'incertezza aggrapparsi ad ogni cellula del tuo corpo, della tua mente...
 
A cosa sono dovute queste emozioni, Rose?

Forse a..»
 
«NO! La Legilmanzia usata senza permesso è punibile secondo la legge dell'articolo..» mi affrettai a dire, in preda al panico più totale.
 
Il Cappello non avrebbe osato mettermi in una situazione simile, né tanto meno scoperto tutto ciò che di più nascosto tenevo.
 
«D'accordo, d'accordo!
So dove mandarti allora..
Corvonero!»
 
Il mio cuore lottava contro la possibilità di sgretolarsi ed esultare di gioia.
 
Per via delle mille altre emozioni che provavo in quel momento, non presi parte alla battaglia, optando per avviarmi al tavolo blu-bronzo senza proferire parola.
 
Mary mi accolse entusiasta, facendomi sedere accanto a lei e pronta a iniziare la cena.
 
Sconsolata, mi girai verso Albus e notai che parlava animatamente con Scorpius Malfoy.
 
Quell'immagine spazzò via tutta la tristezza mandandomi letteralmente in bestia: gli avrei sicuramente dato alcuni consigli sulle persone giuste da frequentare.

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Capitolo 6
*** Risveglio verde-argento ***


ALBUS' POV
 
I raggi di sole che attraversavano la finestra leggermente impolverata della stanza del dormitorio di Serpeverde creavano degli sfavillanti giochi di luce verdastra.
 
Aprii lentamente gli occhi e gettai un occhiata alla sveglia che si trovava sul comodino: le 6:03.
 
-Sarà meglio non fare rumore- mi dissi.
 
D'impulso mi girai verso il letto del mio amico Scorpius, e notai che stava ancora dormendo, come del resto anche gli altri due compagni di stanza che avevo

conosciuto ieri sera: Bryan Nott e Scott Stevens.

 
Scott era un ragazzo simpatico, allegro e molto vivace (avrebbe ravvivato perfino un gruppo di salici piangenti usando un semplice sorriso e chissá, magari

anche addolcito il Platano Picchiatore) con i capelli leggermente mossi di un rosso mogano, dei grandi occhi verdi e un viso dalla carnagione chiara coperto da piccole lentiggini.

 
Bryan invece era il suo esatto contrario: composto, serio e un po' tenebroso, dava l'idea di chi esamina bene le persone prima di averci a che fare.
 
I suoi capelli erano di un leggero castano chiaro e gli occhi color cioccolato con una leggera sfumatura di verde.
 
Visto che l'idea del riaddormentarsi era decisamente da escludere, tenendo conto del fatto che una volta alzati è impossibile riprendere sonno, (escludendo le lezioni noiose) decisi di scrivere una lettera ai miei genitori.
 
Mi sedetti alla grande scrivania in legno di noce, presi carta e inchiostro e iniziai.
 
Cari mamma e papà,

vi scrivo dalla fantastica Hogwarts, più precisamente dal dormitorio verde-argento.
 
Sì, lo so, è impensabile, eppure il Cappello Parlante ha espresso il suo giudizio: Serpeverde.
 
Sono rimasto decisamente colpito, ero un po' sorpreso all'inizio, ma vi diró: i miei compagni sono tutti molto simpatici.
 
In stanza con me ci sono Bryan Nott, Scott Stevens e Scorpius Malfoy, con i quali ho stretto, per quanto poco tempo sia passato, un buon rapporto.
 
Al contrario di quanto si possa pensare, Scorpius è davvero un tenerone, ma non vuole mostrarlo agli altri: come biasimarlo, è un Malfoy!
 
Non c'è nulla di cui preoccuparsi quindi, anche se James è ancora riluttante per quanto riguarda ciò.
 
Spero cambi idea in fretta.
 
Rose probabilmente avrà già scritto a zio Ron e a zia Hermione, ma ci tengo a dirvi che il cappello per lei ha scelto Corvonero.

Era molto triste ieri sera, ma ha comunque accettato la cosa alla fine, grazie alla sua amica Mary, la figlia di Luna Lovegood.
 
É una ragazza molto simpatica, strana a volte, come mi raccontate sia sua madre.
 
Ultima cosa, non per questo meno importante, ho trovato la "nuova Hogwarts", come la definisce Scott, molto interessante.
 
Adesso avremo materie babbane, come ad esempio ballo, canto e recitazione.
 
I Serpeverde, come detto dalla McGranitt, avranno maggiori capacità per quanto riguarda il canto e la recitazione: lo trovo magnifico!
 
Tuttavia questo primo anno impareremo solamente la teoria, praticheremo solfeggio e leggeremo varie scene delle opere teatrali di maggior successo.
 
E da quanto ho capito, gli anni a venire metteremo in scena le opere e impugneremo veri microfoni intonando tutti i generi di canzoni!

Sono davvero contentissimo!
 
Vi mando un bacio grande,

Albus

Lanciai un'altra occhiata alla sveglia: avevo a disposizione ancora pochi minuti prima che iniziasse a suonare all'impazzata.

Mi avvicinai alla gabbia della mia civetta, come mio padre anche io ne avevo una, del resto era una tradizione!

«Accio..» sussurrai all'animale.

Avevo deciso di chiamarla sarcasticamente "Accio" perché quando papà me l'aveva regalata l'aveva tirata fuori da dietro la schiena esclamando: «Accio civetta!»

Accio era una civetta delle nevi, bianca come i fiori di gelsomino e dal piumaggio sorprendentemente liscio e morbido e papà diceva che assomigliava tantissimo a
Edvige, la civetta che gli era stata regalata da Hagrid all'età di undici anni e alla quale lui aveva tenuto moltissimo.

«Porta questa lettera a casa e non perderti!» dissi per poi infilargli la busta fra gli artigli sperando che non sbattesse contro un albero, come l'ultima volta.

Non feci in tempo a chiudere la finestra che la sveglia suonò, muovendosi freneticamente sul comodino.

Preso dallo spavento, Scott cadde con un sonoro tonfo sul pavimento trascinandosi coperta, lenzuolo e cuscino.

Ci fu uno scoppio di risate incredibilmente fragoroso e Scott si ritrovò un bernoccolo sporgente in piena fronte.

«Voi ridete ragazzi, ma fa male!» esclamò lui massaggiandosi la fronte e mettendo a posto il letto completamente disfatto.
 
Trattenni a stento un'altra risata e dissi: «Dai Scott, meglio se ti vesti.»
 
«Si e poi è meglio se ti fai vedere quel coso da Mrs. Cherry in infermeria, ti accompagno dopo io se vuoi» convenne sorridendo Bryan.
 
«Ragazzi, io sono già pronto, vado giù e prendo i posti, che ne dite?» chiesi prendendo lo zaino al volo e mettendomelo in spalla.
 
«Aspetta, vengo con te» rispose Scorpius infilandosi la camicia.
 
Stavamo scendendo l'ultimo scalino, quando una figura, correndo, mi venne addosso facendomi bruscamente cadere all'indietro.

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