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<< Siamo noi, siamo noi. Che abbiamo ancora voglia di stupire, noi. Siamo noi. Che la teniamo sempre accesa. Quest’ansia leggerissima che
abbiamo poi, di vivere la vita più che puoi. Respira profondo, apri le tue braccia al mondo. Abbraccia tutto
quello che ci sta. Tutta l’emozione che ci sta.
>>
(Eros Ramazzotti ft Cher – Più che puoi)
Capitolo 1:
Segreteria Telefonica
20 Dicembre.
New York.
Manatthan High School.
La professoressa di Scienze si voltò verso la classe, dopo
aver finito di scrivere alla lavagna una formula
chimica. La quinta B non la stava nemmeno ascoltando, troppo annoiati e
stanchi.
-Ok, ragazzi. Per oggi basta.- decretò sorridendo, -Si
vede lontano un miglio che avete bisogno di queste vacanze natalizie.- chiuse
il libro, -E siccome so che non ne fareste nemmeno uno, non
vi do compiti.-
La classe esultò, tranne una ragazza. Alzò la testa mora
di scatto, ma decise di non dire niente. Lei doveva ancora ambientarsi molto in
quella classe e quindi non voleva andare contro a quelli che erano i suoi
compagni per il restante anno di superiori.
La campanella suonò in quel momento e tutti si alzarono
apprestandosi ad uscire dalla scuola e augurandosi un Buon Natale.
-Gabriella, vieni con noi a mangiare una
pizza?- domandò una ragazza dai corti capelli neri alla moretta.
Gabriella scosse la testa, -Mi dispiace, devo tornare subito a casa oggi. Comunque
domani ci sono alla tua festa di compleanno, Lorein.-
-Strepitoso! Ci vediamo domani allora.- le due si scambiarono un bacio sulla guancia e Lorein uscì dalla
classe con i compagni.
Gabriella raccolse la sua roba e si avvicinò alla
cattedra, -Professoressa Vivien, non può…-
-Assegnarli dei compiti di scienze?- finì per lei
l’insegnante, -Perché non pensa solo a divertirsi in
queste settimane, signorina Montez? È nuova, deve
ancora ambientarsi. E stare a casa studiare non è una
buona idea.-
-Ma la chimica mi serve per la domanda
del college.- insistette Gabriella.
-Per quella non si deve preoccupare.- la signora Vivien si
alzò e uscì dall’aula, segno che la discussione era
terminata.
Gabriella inspirò a fondo, per poi avviarsi verso la
fermata dell’autobus. Un paio di fermate dopo si fermò davanti ad un edificio.
Entrò e prese l’ascensore, per poi trovarsi al quinto piano. Aprì la porta
dell’appartamento e appoggiò le chiavi sul tavolino lì accanto. Si tolse il
cappotto nero e si avviò senza troppe cerimonie verso la cucina, digitando il
tasto rosso che lampeggiava della segreteria telefonica.
“Sono io, tesoro.
Arrivo alle due, prima ho una riunione. Ti voglio bene.”
Beep.
Da quando a Novembre si erano trasferite a New York vedeva sua madre un po’ di meno rispetto a prima. Ripensò
per un attimo ad Albuquerque, chiedendosi cosa stessero facendo i suoi amici.
Fissò l’orologio, accorgendosi dell’ora. Le due meno dieci.
“Gabry, sono io! Ragazzi,
state zitti! Sono al telefono con Gabriella! Ah, sì! Per me una pizza con
prosciutto e funghi. Gabriella! Scusa! Dicevo? Ah, sì! Domani alle nove, non te
lo dimenticare. Baci!”
Beep.
Lorein.
Gabriella sorrise nel notare quanto
la nuova amica fosse divertente nei suoi confronti. Ora che ci pensava non le aveva ancora comprato il regalo di compleanno. Sarebbe andata quel
pomeriggio stesso. A lei piacevano tanto gli orecchini, soprattutto quelli
lunghi.
“Gabriella, sono
Sharpay. Richiamami appena puoi, è successo un casino. Se
non riesci a contattarmi, chiama gli altri. Ti voglio bene.”
Beep.
La voce preoccupata della Regina della East
High la fece accigliare. C’erano ancora due messaggi. Decise di aspettare a
chiamarla.
“Siamo Taylor e Chad,
Gabry. Devi assolutamente chiamare o noi, o Kelsi o Ryan o Sharpay! Subito!
Bacioni.”
Beep.
-Ma che diavolo…?- Gabriella fece per
prendere la cornetta del telefono, quando l’ultimo messaggio risuonò
nell’appartamento.
“Siamo Ryan e Kelsi.
Troy è scappato di casa. Chiama o noi o gli altri.
Baci.”
Gabriella sbarrò gli occhi sbalordita.
Il telefono squillò in quel momento e lei accettò la chiamata subito, tirando
su la cornetta.
“Pronto?”
“Gabriella! Ma dove diavolo eri?”
domandò la voce squillante di Sharpay, “E’ tre ore che io e gli altri proviamo
a chiamarti.”
“Ero a scuola. Per voi è facile, avete finito la settimana
scorsa.”si ricordò poi le
parole di Ryan e Kelsi, “Sharpay… è vero che Troy è scappato di casa?”
“Purtroppo sì. Ha il cellulare spento, non riusciamo a
trovarlo.”
Dlin Dlon
Gabriella andò alla porta con il telefono all’orecchio,
“Ma perché è scappato di casa? Quale
motivo poteva avere?”
“Il fatto è che…”
Gabriella aprì la porta di casa, -Troy…-
“Cosa? Gabry, ci sei?”
“Ehm… ti richiamo.” attaccò
subito senza dare il tempo all’amica di salutare, -Ma che cosa ci fai tu qui?-
Troy, con il borsone da basket pieno su una spalla,
vestito solo di un paio di jeans e di un maglione blu, la fissò attentamente
con i suoi occhi azzurri cercando di trovare le parole adatte.
-Gabriella, io…-
-Sei scappato di casa. Me lo dirai dopo il motivo, ora entra.- si fece da parte e lasciò
entrare il ragazzo in casa, -Scusa il disordine, dobbiamo ancora finire di
mettere a posto.- accennò agli scatoloni aperti o chiusi sostanti per tutto l’appartamento.
-Scusa, forse non sarei dovuto venire. È che mi sei
sembrata l’unica che potesse capirmi.-
Gabriella lo fece accomodare in salotto, -In che senso
potevo capirti?- gli domandò dolcemente e sedendosi accanto a lui sul divano.
-I miei vogliono separarsi.- rispose
Troy.
La ragazza lo fissò dispiaciuta. Sapeva che i genitori del
ragazzo avevano dei problemi, ma era convinta che erano
riusciti a superarli.
-E quindi hai pensato che essendo stata nella stessa
situazione potessi capirti, giusto?-
-Giusto.- Troy abbassò lo sguardo a terra.
La porta di casa scattò sui cardini, facendo alzare lo
sguardo dei due giovani.
-E’ arrivata mia madre.- disse Gabriella.
-Tesoro! Sono io!-
-Mamma, sono in salotto. Puoi venire un momento?-
La signora Montez entrò nel salotto dell’appartamento
sorridendo. Il sorriso le scomparve notando il ragazzo seduto sul divano
accanto alla figlia.
-Troy, che ci fai qui?- domandò
sorpresa.
-Mamma… i suoi genitori si stanno
separando.- rispose per lui Gabriella.
-Non sarai scappato di casa
spero.- la signora Montez portò lo sguardo su di Troy, che si limitò ad
annuire, -Devo chiamare i tuoi genitori, Troy. Saranno preoccupati.-
-Ne dubito.- ribatté Troy.
-Gabriella, metti su la pentola. Credo che dovremmo
rimandare quel pranzo da Cicalino Jones.- disse
afferrando il telefono.
Gabriella sospirò. Dovevano andare in un ristorante quel
giorno, ma a quanto pare sarebbero dovuti rimanere a
casa. Ma c’era Troy. E quindi
non era arrabbiata.
-Signor Bolton? Buongiorno, sono la signora Montez.
Esatto, la madre di Gabriella.- Troy entrò in cucina con Gabriella, origliando
la conversazione con lei, che intanto stava tirando fuori una pentola, -Suo
figlio è qui. Non lo so, credo abbia preso il treno!-
-Mi verranno a prendere.- mormorò Troy appoggiandosi al
tavolo di legno, -Non voglio tornare a casa.-
Gabriella riempì la pentola con l’acqua e la mise sul
bollitore, -Troy, devi saper affrontare i problemi. Mi
sentivo esattamente come te, credimi. E io avevo solo otto anni.-
La signora Montez rientrò in cucina, -I tuoi genitori sono
molto arrabbiati, Troy.-
-Mi stanno venendo a prendere, vero?-
La donna sorrise, -No. Ho pensato che fosse meglio farti
rimanere qui per le vacanze natalizie.- comunicò facendo sorridere tutti e due i giovani, -Ma non mettermi sotto sopra casa,
ok?- si voltò verso la figlia, -Gabriella, fagli vedere la stanza degli
ospiti.-
-Subito!- Gabriella prese per
mano Troy, ma lui la fermò un attimo.
-La ringrazio, signora Montez.- disse
per poi farsi trascinare dalla ragazza che lo portò in un corridoio dove
c’erano quattro porte.
-Allora. Questo è il bagno, lì c’è
la camera di mia madre, lì la mia. E questa sarà la tua camera.- aprì la porta
di fronte alla propria camera e lo fece entrare, -Se hai bisogno chiedi, va
bene?-
-Va bene.- Troy andò alla finestra fissando i grattacieli
di New York, -Gabriella…-
Gabriella si fermò sulla soglia, -Sì?-
domandò sorridendogli.
-Grazie.-
************
Nuova long-ficcy, visto che Anche loro hanno un cuore sta per finire. È un’idea che mi gironzola per la
testa da qualche settimana, solo l’altro giorno ho avuto il coraggio di
incominciare a scriverla.
La caffettiera cominciò ad emanare il suo borbottio,
mentre il caffé saliva bollente.
Gabriella spense il gas e aggiunse il caffé alle due tazze
di latte caldo che aveva preparato pochi secondi prima. Prese le tazze bianche,
corredate con tanto di piattino, e le posò sul tavolo rettangolare della
cucina. Prese un cestino con dei croissant riscaldati al cioccolato e alla
marmellata e li posò in mezzo al tavolo.
-Troy!- chiamò a gran voce.
-Che c’è?- la voce di Troy arrivò dal bagno.
-La colazione è pronta!-
Troy apparve in cucina qualche secondo dopo,
stropicciandosi gli occhi. Guardò stralunato la tavola, -Hai preparato tutto
questo per me?-
Gabriella prese posto ad un lato del tavolo, -No, che
scemo.- Troy si sedette di fronte a lei, -E’ ovvio che tutto questo ben di Dio
è per me.-
Il ragazzo si bloccò mentre afferrava un croissant al
cioccolato. Fissò il sorrisetto della mora, scotendo la testa, -Tua madre?-
domandò mentre girava il caffèlatte.
-A lavoro.- rispose Gabriella dividendo a metà un
croissant alla marmellata, -Si sveglia alle cinque ogni mattina e torna come
minimo alle otto di sera. Essere il capo ha i suoi difetti.- si strinse nelle
spalle cominciando a gustare la propria colazione.
-Sei tutto il giorno da sola quindi?- domandò Troy
stranito.
-Beh, torno a casa alle due da scuola. Il pomeriggio
studio, poi pulisco casa. Faccio i mestieri, preparo la cena.- guardò il
capitano dei Wildcats, -Non mi rendo nemmeno conto del tempo che passa.-
-Ma non esci?-
-No, è presto ancora. Non ho fatto amicizia con molte
persone.- si batté una mano sulla fronte, -Lorein!-
-Chi?- sollevò un sopraciglio lui.
-Una mia compagna di classe. Mi ha invitata alla sua festa
di compleanno stasera, non le ho ancora comprato il regalo.- guardò l’orologio
nel suo cellulare, -Sono le dieci e mezza. Magari faccio in tempo a passare
dalla gioielleria.-
-Vuoi che ti accompagni? Non è prudente che tu vada in
giro da sola a New York.- si offrì Troy.
Gabriella sorrise divertita, -Non ho bisogno del cavaliere
senza macchia e senza paura delle favole, Troy.- gli fece notare, -Vivrò a New
York fino a quando non andrò al college, quindi mi devo abituare.-
-Dai, ho sempre desiderato visitare la Grande Mela.- Troy
fece il suo sorriso imbronciato, -Ti prego… fallo per me…-
-Ok, ok.- cedette la mora alzandosi, -Vado a cambiarmi e a
prendere i soldi.- detto questo uscì dalla cucina. Quando tornò vide la stanza
in pieno ordine e Troy appoggiato al lavello con le braccia incrociate.
-Visto che starò qui per un po’, credo debba aiutare in
casa.- spiegò facendo cenno alle tazze lavate.
-Giusto.- Gabriella sorrise, prendendo le chiavi, -Forza,
genio. New York ci aspetta!-
Gabriella e Troy erano ormai usciti dalla gioielleria,
dove la ragazza aveva comprato un paio di orecchini con delle pietre rosso
scuro, abbastanza lunghi. A Lorein sarebbero piaciuti sicuramente.
Stavano alla fermata dell’autobus. Erano in giro da un
paio di ore ed era meglio che tornassero a casa visto che la signora Montez
chiamava sempre la figlia intorno alle due, per assicurarsi che andasse tutto
bene.
Il cellulare di Gabriella suonò, interrompendola dalla
conversazione con Troy su un mimo che avevano visto in mezzo alla strada.
Guardò il nome comparso sul display e sorrise.
“Dimmi tutto, Lorein”
“Ci sei stasera, Gabriella? Non puoi non venire!” non la
salutò nemmeno Lorein come era solita fare.
“Quante volte te lo devo dire? È ovvio che ci sarò.”
l’autobus arrivò, ma tanto impegnata nella telefonata Gabriella non se ne
accorse.
Fu Troy a riportarla alla realtà, -Gabriella, l’autobus è
arrivato! Dai, che altrimenti tua madre mi uccide se non ti riporto a casa in
tempo per la sua chiamata.-
Gabriella annuì, salendo sull’autobus insieme a lui.
“Chi è?” si incuriosì Lorein buttandosi sul letto rosa
della sua camera.
“Oh, un mio amico. Sta a casa mia durante le vacanze di
Natale.” spiegò andando verso gli ultimi posti insieme a Troy.
“E come si chiama? È di Albuquerque?”
“Sì. È Troy.”
“Troy?” Gabriella aveva raccontato tutta la storia a
Lorein, “Davvero? Ma vi siete rimessi insieme?” domandò stringendo un cuscino
speranzosa.
Gabriella e Troy si erano lasciati prima che lei si
trasferisse a New York. Troy non ne era stato molto contento e non si erano più
sentiti per alcune settimane. Ma poi avevano chiarito, convincendosi che fosse
giusto rimanere amici.
Gabriella rise, mentre Troy prendeva l’i-pod nero dalla
tasca del giubbotto.
“No. Ha qualche problema in famiglia e così lo ospito nel
mio appartamento. Tutto qui.”
“Uffa.” sbuffò Lorein tornando sdraiata, “Da quello che mi
hai raccontato pensavo che sareste tornati insieme.”
“Ma va’ Lorein.”
“Senti… portalo alla festa!” propose Lorein entusiasta.
“Davvero? Ma non lo conosci nemmeno.”
“Non puoi lasciarlo a casa da solo.”
“A dire il vero pensavo di tornare un po’ prima a casa
stasera, così non sarebbe rimasto solo con mia madre.” scrollò le spalle.
“Dai, passamelo.”
Gabriella fece un sorrisetto, passando il cellulare a
Troy, -Vuole parlare con te.-
Troy sollevò un sopraciglio, afferrando il cellulare,
“Pronto?”
“Ciao, sono Lorein! Sei ufficialmente invitato alla mia
festa di compleanno. Gabriella sa dove abito. Salutamela. Bye, bye.” E chiuse
la telefonata.
Troy restituì il cellulare alla mora, dandole anche una
cuffietta dell’i-pod, -Mi ha invitato alla sua festa di compleanno.-
-Sei sicuro che sia una buona idea? Insomma… io volevo
stare da sola… quando i miei hanno divorziato.-
Troy scosse la testa, -Tranquilla. Svagarsi un po’
potrebbe farmi solo bene.- fece partire l’i-pod e le note di Apologize di Timbaland e One Rebublic
invase le loro menti.
-Sicuro che vada tutto bene?- domandò ancora Gabriella.
-Gabriella…- la guardò intensamente Troy, -Va tutto bene.
Non posso stare rintanato in casa a vedere dvd tutto il giorno solo perché i
miei stanno divorziando e ovviamente mi hanno chiesto di decidere fra i due.-
Gabriella sorrise, facendogli intuire con lo sguardo che
capiva la sua situazione, -E’ una domanda inutile. Non puoi scegliere.-
-Beh… loro mi hanno detto che dovrò scegliere.-
-Non è vero.- Gabriella tamburellò con le dita sul sedile
dell’autobus, -E’ il giudice che decide, visto che non hai ancora ventun anni.
Diciassette sono ancora troppo pochi per considerarti maturo.-
-Ah.- fu l’unico commento di Troy, -Posso farti un’altra
domanda?-
-Certo.-
-Cosa cambierà nella mia vita?-
Gabriella sorrise, -Tutto.- rispose poggiandosi alla sua
spalla con la testa, mentre lui le avvolgeva la vita con un braccio.
Rimasero in silenzio per tutto il tragitto fino
all’appartamento.
Pensavano solamente a quanto la loro vita era cambiata nel
corso del tempo. Da una Gabriella che finalmente riusciva ad esternare le sue
passioni, ad un Troy un po’ meno sicuro di quello che si conosceva alla East
High School.
Tornarono indietro nel tempo con la memoria, fino al
Capodanno.
Quando si erano incontrati.
Indubbiamente era stato quello il momento in cui la loro
vita era cambiata.
E per un momento si chiesero come sarebbe stato quel
Capodanno.
************
Scusate il tremendo ritardo, ma ho portato avanti le altre
ficcy e col fatto che sono stata ammalata per un po’ di tempo mi sono
dimenticata completamente di avere questa ficcy in ballo. Perdono ^^’’’
Grazie a:
Sinfony (Non tanto presto, scusa ^^), Mommika (Eh,
sì. Questa è proprio una Troyella ^^ Ormai scrivevo solo Tropay o ficcy TOT XD
Ci voleva un po’ di sana Troyella ^^), Herm90 (No. Ho spiegato perché non stanno più
insieme, sore ^^), ciokina14 (Non proprio prestissimo, ma ho
aggiornato finalmente XD), romanticgirl (Grazie per il sostegno allora
^^), armony_93
(Ops… spero di non aver evocato brutti ricordi o.o), Vivy93 (Lo sarà nel prossimo
capitolo sicuramente XD), lilla4eve (Già, già. Mi sembrava una buona
scusa per farli rincontrare XD), NewGirl (Ma perché te vai in tanti posti e io
rimango sempre a casa? XD Comunque il coraggio mi serviva perché non so come
andrà a finire sta ficcy. La scrivo man mano, a seconda dell’umore XD)
Nota iniziale: La canzone è “Più che puoi” di Eros Ramazzotti e Cher (da
cui è tratto anche il titolo della fanfiction)
Nota iniziale: La canzone è “Più che puoi” di Eros
Ramazzotti e Cher (da cui è tratto anche il titolo della fanfiction). I colori
sono Troy,
Gabriella,
Troy&Gabriella,
tutti.
Capitolo 3: La festa
Troy era seduto sulla poltrona beige del salotto, in tinta
con il liscio parquet e l’arredamento.
Indossava un paio di jeans normali, una camicia nera a
maniche lunghe e una giacca bianca.
La signora Montez era invece seduta al divano, avvolta in
una coperta pesante.
La televisione accesa.
Troy guardò l’orologio da polso con il cinturino nero: le otto e mezza.
-Ci accompagna lei alla festa?-
La signora Montez annuì, continuando a seguire il film
alla televisione.
Gabriella entrò in salotto, andandosi a specchiare nello
specchio ovale che sostava di fianco al cassettone d’epoca. Si ritoccò
leggermente le labbra con un lucidalabbra, mentre Troy
la ammirava.
La ragazza indossava dei jeans
bianchi che le risaltavano le gambe snelle, stretti nella vita da una cintura
argento con la fibbia bianca. Sopra invece indossava una maglia argento a
maniche lunghe, che le lasciava scoperte le spalle. I capelli neri, di solito a
boccoli o comunque lasciati liberi sulle spalle, erano
raccolti in due codine tenute strette da degli elastici bianchi. Ai piedi delle ballerine col tacchetto argento, con un piccolo
fiocchettino sulla punta.
-Ti sei incantato?- gli domandò
Gabriella sorridendo.
-Oh, scusa.- notò che la signora Montez nell’arco di tempo in cui l’aveva studiata con lo sguardo era
uscita dal salotto, probabilmente a prendere la macchina. Si alzò e si avvicinò
a Gabriella sorridendole, -Stasera sei bellissima.- le
disse spostandole da davanti agli occhi un ciuffo di capelli neri sfuggito alle
codine basse.
Gabriella arrossì un po’, ma sorrise per mascherare
l’imbarazzo, -Stasera? Gli altri giorni non lo sono?- domandò
cercando di riacquistare un po’ di sicurezza.
Troy la aiutò a mettersi il giubbotto bianco, passandole
poi la borsa, -Scherzi? Tu sei sempre bella.-
-Oh, grazie tesoro.- gli diede un buffetto sulla guancia
ed uscì dall’appartamento con Troy al seguito.
Arrivarono a casa di Lorein per le nove in punto. Era una
casa un po’ isolata, con il porticato e non era abbastanza grande. Infatti molta gente era fuori in cortile dove erano stati
messi dei tavoli e delle luci apposta.
-L’entrata è di là.- le fece
notare Troy vedendola andare verso il retro della casa.
Gabriella sorrise, -Lorein mi ha detto di passare per la
cucina. È l’unica stanza in cui ci siano solo le
persone autorizzate.-
I due fecero il giro ed entrarono dalla porta che dava
alla cucina. Notarono che quanto aveva detto Lorein era vero. Infatti c’era solo Lorein e un ragazzo un po’ più grande.
-Ciao, Lorein!-
-Gabriella, sei arrivata finalmente!- Lorein corse ad
abbracciare l’amica, quando notò Troy accanto alla mora, -Lui è Troy?- domandò
sorridendo furbetta.
-Già. Troy, lei è Lorein.- i due si
strinsero la mano, salutandosi. Troy le fece
anche gli auguri.
-Oh, che sbadata. Questo è mio fratello
Nathan.- fece le presentazioni indicando il ragazzo, -Ha ventun anni. I
miei genitori non mi lasciavano organizzare la festa da sola se non ci fosse stato qualcuno più adulto.-
-Tutti i genitori sono così.- la
rassicurò Troy.
-Qualcuno può aiutarmi a portare la
pizza di là?- domandò Nathan prendendo un vassoio con alcuni trincetti
di pizza.
-Gabriella, puoi dargli una mano? Intanto mostro a Troy la
casa, visto che non l’ha mai vista.- disse Lorein
all’indirizzo dell’amica.
Gabriella annuì. Lei era stata in quella casa già due
volte. La prima per una relazione di storia, la seconda
perché erano tornate dal centro commerciale. Prese un vassoio ed uscì
dalla cucina.
Lorein guardò fisso Troy.
Troy restituì lo sguardo, un po’ messo sotto soggezione.
Non gli piaceva decisamente che le persone lo
studiassero in quel modo.
-Beh… non volevi farmi vedere la
casa?- domandò con la gola secca.
-Era una scusa, Troy.- lo
rimproverò
Lorein tornando a sorridere, -Accidenti. Gabriella aveva ragione. Sei proprio
un bel ragazzo.-
-Come, prego?- domandò Troy alzando in contemporanea le
sopraciglia, che scomparvero sotto i ciuffi dei capelli
biondo cenere.
-Oh, Gabriella mi raccontato di te. Stai tranquillo.- lo
rassicurò Lorein sistemandosi il cerchietto rosso sul capo, -Starai qui per
tutte le vacanze di Natale, allora?-
-Già. Giusto il tempo di… risolvere alcune faccende
familiari.-
Gabriella entrò in quel momento in cucina.
-Ehi, non venite?- domandò accennando al salotto.
-Oh, io vengo subito.- Lorein spinse delicatamente Troy e
Gabriella fuori dalla cucina, -Vi raggiungo fra un
attimo.- li salutò con la mano e sospirò, portandosi una mano tra i capelli
neri.
Poi le venne un’idea. Uscì dalla cucina ed andò dal dj (il
suo secondo fratello). Gli disse qualcosa all’orecchio e quello annuì,
sorridendole. Lorein sorrise soddisfatta, portando poi
lo sguardo su Gabriella e Troy, che chiacchieravano tranquillamente.
-Abbiamo una dedica speciale stasera. Questa è per te,
Gabriella. Da parte di Troy.- il dj fece partire la musica.
Gabriella arrossì, sentendo gli sguardi su di sé.
No, non era così che pensava di farsi conoscere a scuola.
-Troy…- sussurrò cercando di capire che cosa
stesse succedendo, -Perché l’hai fatto?-
Troy si accigliò, -Non guardarmi così. Io non c’entro niente!- ribatté deciso.
Le coppie iniziarono a ballare in mezzo al salotto, reso luminoso
solo da qualche lampada.
-Beh… vuoi ballare?- Troy le porse una mano.
Gabriella ci pensò un attimo. Se non avesse accettato
probabilmente sarebbe stata etichettata come una sfigata.
Si era accorta benissimo che le ragazze presenti stavano guardando Troy come se
fosse un bigné al cioccolato.
Prese la mano di Troy e i due cominciarono a ballare in
mezzo al salotto, lentamente.
Conoscevano troppo bene quella canzone.
Fu Troy a sorprenderla.
Perché inizio a cantare sulla base senza
parole.
Guarir non
è possibile
La
malattia di vivere
Sapessi com'è
vera questa cosa qui
E se ti fa
soffrire un po' puniscila vivendola
È l'unica
maniera sorprenderla così...
Troy le sorrise, sostenendo il suo sguardo. Gabriella
arrossì, ricordando quando l’avevano cantata l’ultima
volta insieme. Alla festa del Lava Spring. Quando tutto andava bene.
Più che
puoi, più che puoi
Afferra questo istante e stringi
Più che
puoi, più che puoi
E non lasciare mai la
presa
C'è tutta
l'emozione dentro che tu vuoi
Di vivere
la vita più che puoi
Troy le fece fare un giro su sé
stessa, mentre tutti si allargavano un po’ stupiti da quella voce così profonda
e dolce.
Gabriella sorrise, ritornando con le braccia intorno al
suo collo.
You've got one chance, the gift to feellove's deep
Est pain you cannot
healit shatters every memory that you
Keep inside
I tell you this because I know
Protect what's dear, don't
trade your soul ‘cause there's nothing left around you
There's no place left to go
All you can, all you can
You gotta take this life and live it all you can, all
you can
Never let it go 'cause there's one thing in this life I
understand, ooh
Eccola la sua Gabriella.
È così che doveva farsi conoscere a New
York.
Dolce, vera, spontanea. E pronta
a stringere la vita più che poteva.
Per Gabriella era stato così semplice cantare a sua volta.
Siamo noi, siamo noi
Che abbiamo ancora voglia
di stupire noi
Siamo noi
Che la teniamo sempre
accesa
Quest'ansia
leggerissima che abbiamo poi di vivere la vita più che puoi
Lorein li fissò un po’ sbalordita. Gabriella non le aveva
mai confidato che le piaceva cantare. Se l’avesse
saputo l’avrebbe proposta per il nuovo musical della scuola, visto che lei era nella compagnia teatrale del loro liceo. E poi cantando con Troy sembrava un’altra persona.
Sì. Aveva fatto bene a mettere quella canzone.
Respira
profondo
Apri le
tue braccia al mondo
E abbraccia tutto quello
che ci sta
Tutta
l'emozione che ci sta
Gabriella e Troy presero un grosso respiro, intonando
quelle parole. Si muovevano lentamente al centro del salotto. La gente che li fissava. Qualcuno seguì il loro esempio e si
mise a ballare, intonando le parole della canzone insieme a
loro.
All you can, all you can
You gotta take this life and live it all you can
All you can and never let it go'
Cause there's one thing
in this life I understand, ooh
Troy e Gabriella si voltarono
verso gli altri. Cantavano insieme a loro, sorridendo.
Sembravano tutti felici.
I due tornarono a guardarsi, stringendosi di più.
Più che
puoi, più che puoi
Afferra
questa vita e stringi più che puoi
Più che
puoi
E non lasciare mai la
presa
C'è
tutta l'emozione dentro che tu vuoi
Di
vivere la vita più che puoi
Di
vivere la vita
Più che puoi
Tutti applaudirono alla fine della canzone.
Gabriella sorrise timidamente, ringraziando con lo sguardo
le persone. Troy le passò un braccio intorno alla vita, con fare rassicurante.
Poi vide in mezzo alla folla Lorein che applaudiva più degli altri e con un
sorriso soddisfatto sulle labbra.
Le fece un cenno col capo, a cui Lorein rispose con un
simpatico occhiolino.
-Dovrò ringraziare chi ha messo questa canzone.- gli disse
Gabriella imbarazzata da tutti quegli applausi, ma comunque
felice.
Troy e Gabriella non erano più
tornati sulla serata passata alla festa di Lorein. Quell’unica canzone era
ormai un vago ricordo.
Troy si svegliò tardi quella mattina. Dopo essersi
preparato per la giornata si avviò verso la cucina, ma non fece in tempo ad
aprire la porta scorrevole che Gabriella l’aprì prima di lui.
Si guardarono un momento. Gabriella stava piangendo. Lo
superò ed andò a rintanarsi in camera sua.
Il ragazzo entrò in cucina accigliato.
-Cos’è successo?- domandò alla
signora Montez.
La signora Montez si strinse nelle
spalle, -Essendo il capo devo passare questi giorni in un’azienda a
Boston. Non passerò il Natale e il Capodanno a casa.-
-Per questo piangeva Gabriella?-
-Già. Non è la prima volta che passa il Natale da sola.-
spiegò la donna andando verso il lavandino per pulire le tazze della colazione,
-Le avevo promesso che quest’anno sarebbe stato diverso.-
Troy se ne andò solo quando la
donna gli diede le spalle. Bussò alla porta della camera di Gabriella, la quale
rispose con un mormorio di assenso. Aprì la porta ed
entrò nella stanza della ragazza.
-Te l’ha detto?- domandò
Gabriella appoggiata al davanzale della finestra aperta.
-Già.- le si avvicinò, ma quando
allungò una mano per sfiorarla ci ripensò, -Non devi piangere.-
-La fai facile.- mormorò Gabriella cercando di asciugarsi
le lacrime, -Capirai come ci si sente quando i tuoi
genitori divorzieranno.-
-In che senso?- si incuriosì
Troy.
Gabriella si portò i capelli neri all’indietro con
entrambe le mani, -Tranquillo. Capirai.-
-Gabriella, Troy…- la signora Montez entrò nella camera
della figlia, -Io vado. Ci vediamo il 3 di Gennaio.-
Troy le strinse una mano. Gabriella guardò la madre
piangendo, per poi abbracciarla. Il ragazzo stette ad osservare la scena,
sentendosi un po’ di troppo.
Quella stessa sera Gabriella era seduta sul divano del
salotto, mentre guardava un album di foto alla luce di una semplice lampada
appostata sul comodino. Troy entrò in salotto e la guardò un po’ sorpreso. Era incredibile come Gabriella riuscisse sempre a mascherare
la propria tristezza per non far soffrire gli altri.
-Ehi!- le si sedette accanto sul
divano.
Gabriella si voltò verso di lui e fece un ampio sorriso,
-Ehi, playmaker.- lo salutò tornando subito alle foto.
-Cosa guardi?-
-Delle fotografie.- rispose prontamente Gabriella girando
una delle pagine bianche.
-Posso?- domandò Troy indicando l’album dalla
copertina azzurra lucido con dei ricami argentati.
-Certo.- Gabriella gli passò l’album
molto spesso e sorrise, -Sono tutte le foto di quando ero piccola. Le ha
fatte mia madre.-
Troy le sorrise e osservò attentamente la prima
fotografia. Rappresentava Gabriella in fasce. Doveva avere all’incirca
tre anni. Una cosa che notò furono gli occhi. Già
dolci come li aveva ora. Girò un’altra pagina e rimasero diversi minuti
a commentare ogni foto, trovandosi sempre un pregio o un difetto. Gabriella
rideva ogni tanto, quando vedeva delle foto buffissime di
quando era piccola.
Lui chiuse l’album e le rivolse un sorriso passandole un
braccio intorno alle spalle con fare affettuoso.
-Eri molto bella, Gabry.-
-Grazie.- arrossì un po’ Gabriella.
-E lo sei anche ora. Di più.-
aggiunse Troy guardandola fisso negli occhi. Quegli stessi occhi che aveva ritrovato
in ogni fotografia.
Gabriella spalancò un poco la bocca, -Grazie…- fu l’unica
cosa che riuscì a dire prima di distogliere lo sguardo.
Troy le alzò il mento con due dita, costringendola a
guardarlo. Non ci furono bisogno di parole. Troy si
avvicinò alle sue labbra e la baciò con dolcezza.
Drin, drin…
Quel lieve contatto finì dopo un millesimo di secondo.
Gabriella si separò rossa in viso e si alzò dal divano raggiungendo l’ingresso
dell’appartamento. Prima di rispondere prese un grosso
respiro, osservando Troy che l’aveva raggiunta poggiandosi al muro con le
braccia incrociate. Tirò su la cornetta.
“Pronto?”
“Ehi, Gabry! Come va?”
Gabriella sorrise forzata, “Lorein! Che
sorpresa. A me tutto bene, a te?” guardò Troy e scrollò le
spalle rassegnata.
Troy alzò gli occhi al cielo, scotendo la
testa divertito.
“Bene. Senti… ti devo chiedere un
favore…”
“Cioè?”
“Se chiama mia madre puoi dirle
che sono a casa tua?”
Gabriella sollevò un sopraciglio, stringendo le labbra con
sospetto, “Lorein… in realtà dove vai?”
“Oh, Gabry! C’è una festa fichissima al Holiday
Party. Quel club dove Jared fa il dj. Te ne ho parlato ricordi?” domandò Lorein con voce entusiasta e
sognante.
“Ah, già. Il dj. E per che ora conti di
tornare a casa?”
“Non lo so. Mi fermerò da lui probabilmente.”
“Lorein…” iniziò Gabriella accentuando una nota sarcastica
sulla voce.
“Stai tranquilla. C’è suo fratello e un paio di amici a casa sua stanotte. È una specie di festa
privata.”
“Vedi di non cacciarti nei guai, ok?”
“Ok! Grazie mille, Gabriella! Sei la migliore!”
Gabriella non ebbe modo di salutare, poiché Lorein chiuse
definitivamente la chiamata con quelle parole. Appoggiò la cornetta e si voltò
a guardare Troy.
-Lorein è a casa mia a dormire, ok?-
-Va bene.- acconsentì Troy ridendo, -Scommetto che sta
andando a una festa vero?-
-Sì. Con il suo nuovo, come lo chiama lei, boyfriend!- disse imitando delle
virgolette intorno l’ultima parola pronunciata.
I due si guardarono un attimo negli occhi, poi Gabriella
deviò lo sguardo imbarazzata.
-Troy… io…-
-Mi fai vedere gli altri album?- la fermò
Troy capendo il suo imbarazzo riguardando a quanto era accaduto prima.
-Certo. Ma prima avrei fame, ti spiace?- gli domandò
Gabriella portandosi una mano allo stomaco che brontolava in
attesa di essere riempito.
-Va bene.- i due entrarono in cucina, -Che mangiamo?-
chiese aprendo il frigorifero.
-Non ne ho idea. Non c’è molto.- ammise
Gabriella aprendo la dispensa e studiandone il contenuto.
-E se ordiniamo una pizza?- propose
Troy.
-E’ un’idea.- scrollò le spalle Gabriella. Afferra la
cornetta appesa in cucina e compone il numero della pizzeria che ha scoperto quando è arrivata, -Pronto? Buonasera, vorrei
ordinare una pizza grande. Metà al prosciutto e metà
al salame piccante. Ok, aspetto. Grazie.- riattaccò e sorrise a Troy, -Fatto.
Arrivano fra mezz’ora.-
-Perfetto.- Troy tirò fuori dal
frigorifero una bottiglia di champagne, -Champagne?-
-Perché no?- sorrise Gabriella prendendo
due calici eleganti.
Mezz’ora dopo arrivarono le pizze e la serata ebbe inizio.
Gabriella tirò fuori gli altri album di foto dagli
scatoloni, facendo vedere al ragazzo tutte le
istantanee della sua vita. Mangiarono, parlarono, risero. Si dimenticarono cosa
accadeva intorno a loro. Si dimenticarono di tutto.
Troy afferrò un altro album. Bianco e molto semplice. Lo
aprì. E lì anche lui iniziò a ricordare.
Ogni foto lo riportò ai momenti passati da Gennaio in poi.
L’inizio del loro rapporto.
Gabriella sorride timidamente, vedendo una foto in cui
Troy la bacia sulla guancia, -E’ il più bel album che
ho.- ammise.
-Anche io ne vorrei uno così.- ribatté Troy girando pagina, -Tutte le foto che abbiamo scattato da soli o con
gli altri sono in giro per casa.-
-Io una l’ho fatta incorniciare.-
-Davvero? Quale?- domandò curioso.
Gabriella prese il calice colmo di champagne. Ne bevve un
lungo sorso e si alzò da terra dirigendosi verso il corridoio dove stavano le
camere. Troy prese il proprio calice e la seguì, fino ad entrare nella sua
stanza. Lo condusse verso un mobile, dove stavano molte foto. Una in particolare
l’attirò. Erano lui e Gabriella al Lava Spring. Erano
abbracciati e si baciavano, durante la notte di San Lorenzo.
-Bella.- sorrise Troy. Era il loro primo bacio.
-L’ha scattata Sharpay di
nascosto.- lo informò Gabriella ridacchiando, -Ha detto che dovevamo ricordare
per sempre un momento tanto magico.- si voltò e fece per andarsene.
Troy la prese dolcemente per un polso e l’attirò verso di
sé, nel buio della stanza. La baciò sulle labbra morbide. Gabriella ricambiò un
po’ stupita, ma poi si convinse ad accarezzargli la base dei capelli con la
mano libera e a ricambiare più che poteva.
Si separarono con il fiatone.
-Deve essere colpa dello
champagne…- Gabriella appoggiò la fronte sul suo petto cercando di calmare il
proprio cuore.
-No, Gabriella.- Troy sorrise, stringendola a sé, -E’
colpa dell’amore.-
Si guardarono un momento e poi si baciarono di nuovo. I
calici di champagne caddero a terra, frantumandosi e facendo brillare il
tappeto persiano del liquido contenuto. Gabriella e Troy si mossero verso il
letto.
Il pendolo del salotto rintoccò, segnando la mezzanotte. E l’arrivo del Natale.
************
Nuovo capitolo ^^
Forse potrà sembrarvi un po’ affrettata la mia scelta di
farli andare subito a letto insieme, ma vi dico
soltanto che ho un buon motivo. Lo spiegherò poi ^^ E poi… chi vi dice che sono andati a letto insieme? Eheh…
La mattina dopo Gabriella si svegliò con un grosso
mal di testa.
Si mise a sedere, per poi accorgersi che il lenzuolo la
copriva per metà. Si guardò il corpo e sbarrò gli occhi stupita trovandosi solo in reggiseno e un paio di
miseri pantaloncini bianchi.
Scostò le coperte e si mise velocemente una
maglietta gialla lasciata sulla poltrona. Uscì dalla camera in punta di
piedi, calzati solo da un paio di calzini bianchi, e silenziosamente
andò verso la parte opposta del corridoio. Aprì leggermente una
porta e ci guardò all’interno.
Di Troy non c’era traccia.
Decisa a scoprire dove fosse cominciò
a perlustrare l’appartamento, ma non lo trovò da nessuna parte.
Sospirando si avviò in cucina e si verso del
caffé in una tazza cercando di opprimere la sensazione di vuoto che
aveva alla bocca dello stomaco.
Non si ricordava assolutamente niente della sera prima.
Mentre cercava di ricordare cosa fosse
successo, sentì la porta dell’appartamento. Lasciò la tazza
sul tavolo della cucina e corse nell’ingresso, dove trovò Troy
intento a togliersi il giubbotto.
-Troy.-
Troy si voltò e le sorrise, -Ben svegliata, raggio
di sole.- le baciò una guancia, -Questo è
per te. È Natale, no?-
Gabriella afferrò titubante il pacchetto azzurro,
ma non lo aprì.
-Troy… cos’è successo
ieri sera?- gli domandò.
Troy non smise di sorridere, -Non ricordi proprio niente,
eh?-
-No. Ricordo soltanto che ti ho
portato a vedere una foto in camera e poi… il buio totale.-
-Beh… diciamo che due soli
bicchieri di champagne ti hanno mandato in tilt.- spiegò Troy andando
verso il salotto, -La versione breve è che ci siamo baciati e siamo
andati verso il tuo letto.-
Gabriella sbarrò gli occhi, ricordando finalmente
la sensazione che avevano procurato le labbra del
ragazzo a contatto delle sue, -Troy! Ti prego, dimmi
che non è successo niente.- lo pregò raggiungendolo sul divano su
cui si era seduto, -Dimmi che non ho buttato la mia prima volta.-
Troy le fece segno di avvicinarsi di più. Le cinse
le spalle con un braccio e l’accolse sul suo petto. Gabriella si strinse
a lui con le lacrime agli occhi al pensiero di aver buttato qualcosa di
speciale così facilmente.
-Non è successo niente, Gabriella.- la
rassicurò accarezzandole i capelli neri, -Te l’ho detto. Non reggi
lo champagne.-
-Vuol dire che…-
-Ti sei addormentata, esatto.-
-Oddio… che figura…- Gabriella si coprì
il viso con le mani.
-Tranquilla, non è successo
niente.- Troy le tolse le mani da davanti al volto, -Forse è
stato un bene. Se vuoi fare un passo del genere devi
essere consapevole di quello che fai.-
Si guardarono un momento, poi Gabriella
guardò il pacchetto lasciato sul tavolino davanti al divano.
-E’ per me, allora?-
-Già. Dai, aprilo.- la
incoraggiò sorridendo sempre.
Gabriella afferrò il pacchetto e lo aprì lentamente,
-Grazie, Troy. È stupendo.- disse abbracciandolo. Tra le mani teneva un
braccialetto con delle perline azzurre e bianche, -Ma io non ti ho preso
niente.-
-Scherzi? Non ti ho fatto un regalo, per riceverne uno da
te.- la rimproverò scherzosamente, -Ti ho fatto un regalo perché
volevo farti un regalo.-
-Sei stato molto gentile, Troy. Grazie.- Gabriella si mise
al polso il braccialetto e lo ammirò qualche secondo.
-Ti va di andare da qualche
parte? È Natale.- propose Troy.
Gabriella annuì, -Certo. Possiamo andare in un
ristorante. Sempre se non sono strapieni.-
-Dai, ci penso io. Tu vai a vestirti.-
Gabriella gli sorrise. Fece
velocemente una doccia, per poi chiudersi in camera con solo
l’accappatoio addosso. Cominciò a frugare nell’armadio,
sottoponendo alla sua attenzione ogni tipo di vestito che potesse
andare bene.
Alla porta bussò qualcuno.
-Gabriella, ho chiamato il ristorante Paris. Può andar bene?-
-Sì, va benissimo.- rispose
Gabriella. Era un ristorante francese, dove si era sempre molto eleganti.
Afferrò il cellulare e compose velocemente un
numero.
“Pronto?” domandò una voce assonnata.
“Ehi, Lorein! Tutto bene? Devo
chiamare i soccorsi post-sbornia?” domandò Gabriella
sarcastica.
“No, tutto bene, Gabry. Ha chiamato mia
madre?”
“No. Volevo solo chiederti un consiglio.”
“Spara.”
Gabriella scrutò ancora il contenuto
dell’armadio, “Cosa mi consigli per un
pranzo al ristorante Paris?”
“Quale? Quello sulla ventiquattresima?”
domandò Lorein alzandosi dal divano su cui si era addormentata
abbracciata a Jared.
“Esatto.”
“Fammi pensare… ce l’hai
ancora quel fantastico vestito bianco?”
“Quale? Quello con lo scialle nero?” Gabriella
tirò fuori dall’armadio il vestito in
questione.
“Esatto! Abbinalo alle tue decoltè nere. Sarai un incanto!” la rassicurò Lorein
movendosi verso il bagno per darsi una sciacquata alla faccia.
“Grazie mille, Lorein.”
“Ah, per i capelli ti consiglio di lasciarli lisci.
Staresti davvero bene.”
“Va bene. Sei come al
solito la migliore.” rise Gabriella tirando
fuori le scarpe.
“Lo so. Divertiti con Troy.”
“Non ti ho detto che vado
con Troy.” le fece notare Gabriella.
“Era sottointeso.” rise
Lorein prima di riattaccare.
Gabriella scosse la testa divertita. Un’altra
telefonata finita senza saluti. Lorein era davvero unica.
Indossò il vestito, stando attenta a non
sgualcirlo. Era bianco. La gonna le arrivava al ginocchio, con delle pieghe,
mentre il sopra era un bustino a V con le maniche piccole. Sopra si mise il copri-spalle nero e calzò ai piedi le decoltè
nere. Poi cominciò a passare la piastra tra i capelli, per renderli
lisci. Stava per passare al trucco quando vide
l’ora.
Aveva impiegato mezz’ora.
Si truccò il minimo e uscì subito dalla
stanza afferrando la borsetta nera con pailettes.
-Scusa il ritardo, Troy. Ci ho messo un po’ a farmi i capelli.- non ricevette risposta, così
finì di mettersi il lucidalabbra davanti allo specchio e si voltò
verso il ragazzo che lo guardava sbalordita, -Che c’è?-
Troy boccheggiò un attimo, -Sei stupenda.-
-Ti ho già detto che io
sono sempre stupenda.- lo rimproverò scherzosamente afferrando il
cappotto lungo nero.
-Sì. Ma così lo sei
ancora di più.- Troy le prese una mano e le fece fare un giro su
sé stessa, -Non ho mai visto una ragazza più bella di te.-
-Grazie.- Gabriella gli baciò una guancia, -Dai, sbrighiamoci. Altrimenti facciamo
tardi.-
-Certo.- Troy la seguì fuori
dall’appartamento.
Salirono su un taxi e raggiunsero in quindici minuti il
ristorante. Troy disse al cameriere il proprio nome e insieme vennero scortati verso un tavolo apparecchiato per due un
po’ lontano dalla folla.
-Ci sei già stata?- gli
domandò Troy prendendo un menù dal tavolo.
-Sì. Con mia madre.- rispose Gabriella.
Pranzarono tranquillamente, parlando di tutto ciò
che li riguardava. Tutto ciò che li aveva portati
lì. Poi l’argomento arrivò su Parigi e su come
Gabriella adorasse tanto quella città.
-Perché non ci andiamo?-
propose Troy.
-Dove?- non capì subito
Gabriella.
-A Parigi.- rispose prontamente lui, -Ti
va di andarci? Possiamo partire anche stasera.-
-Stai scherzando.- asserì sicura scoppiando a ridere. Ma poi notò che lui era rimasto serio. Lo
guardò dritto negli occhi azzurri e capì che stava dicendo la verità, -Sei diventato pazzo, Troy? Come facciamo?- gli domandò scettica.
-Abbiamo entrambi diciassette anni.-
-Appunto. Diciassette. Non Ventuno.- gli ricordò
Gabriella incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al tavolino, -Siamo ancora minorenni per la compagnia aerea. E poi ci
sono tante cose da valutare: i soldi, mia madre, i tuoi genitori, i nostri
amici.-
-Gabriella, hai sempre desiderato andare a Parigi. Tua
madre torna il 3 Gennaio. I miei genitori sono convinti che stia casa tua. Per
i soldi non è un problema, ho risparmiato tanto durante
quest’estate.-
-Tu sei diventato matto.- Gabriella fermò un
cameriere, -Il conto, per favore.-
-No, aspetta Gabriella. Io dico sul serio.- la guardò mentre pagava il conto, -Perché non
vuoi scappare per una volta?-
Gabriella lo osservò attentamente, -Non è scappando che si risolvono i problemi. Non è
scappando che tu potrai evitare il divorzio dei tuoi genitori. Non usare il mio
sogno come scusa, non lo sopporto.- si alzò in
piedi e si mise il cappotto.
Troy la seguì fuori dal
ristorante, -Aspetta, Gabriella. Aspetta!- la fermò
per un polso facendola voltare verso di lui. Il fiato corto per il freddo
invernale, -Non lo faccio solo per me. Lo faccio
perché voglio farti vedere Parigi. Voglio farti felice per una volta.-
La mora sorrise dolcemente, -Troy… non possiamo.
È troppo complicato. Come ci arriviamo a Parigi?-
domandò alzando le sopraciglia.
-Conosco delle persone. Possono farci salire su un aereo
entro stasera.- i due si guardarono in silenzio, -Che
ne dici? La facciamo questa follia?-
Gabriella ci pensò un attimo. Poi si sciolse in un
altro sorriso, -Lorein mi direbbe che sarebbe da pazzi
non accettare.-
-Lorein ha ragione.-
Lei prese un grosso respiro, -Ok, Troy.- acconsentì
euforica per quella novità imprevista, -Facciamo questa follia.-
************
Scusate se vi ho fatto attendere tanto, ma ecco qui il
nuovo chappy. Nel prossimo andremo tutti a Parigi, contenti? XD
Ringraziamenti:
LizDreamer
(Ecco il motivo
XD)
Tay_ (Adesso succede che vogliono
scappare. Furbi, eh? XD)
Sinfony
(Vabbè,
già ho fatto avere bambini a tutti in CRD XD Non è detto che
glieli faccio avere anche qui ^^)
ciokina14 (** Sono contentissima che ti piaccia! Ci voleva un
po’ di Troy/Gabriella)
romanticgirl(Scusa il ritardo XD Ci ho messo un
po’ a scriverlo)
valepigia (Quanto hai ragione. L’amore è qualcosa di imprevedibile)
Vivy93 (Eh, sì. Certo. E se la
signora Montez non se ne andava che facevamo? XD Li
lasciamo a New York a vagare per ristoranti francesi XD)
Herm90 (E’ vero, sore!
C’è ancora la rivolta contro di te? XD)
Grazie a tutti. Conto di postare il prossimo capitolo il
più presto possibile.
Gabriella tirò fuori dall’armadio
la valigia. La aprì e ci mise dentro tutto ciò che le
sarebbe potuto servire durante il viaggio a Parigi.
Era euforica, entusiasta, elettrizzata. Non vedeva l’ora
di partire, insomma.
La porta della sua camera si aprì di botto e alzando lo
sguardo notò Lorein che si avvicinava a lei con le braccia incrociate al petto
e Troy che scoteva le spalle divertito.
-Devo farti da copertura, vero?-
domandò Lorein sedendosi sul letto, -E anche a te suppongo.- disse rivolta a
Troy che stava appoggiato allo stipite della porta.
-Già.- rispose Troy sorridendole, -Devi
coprirci con la signora Montez. I miei amici di Albuquerque
sanno tutto, quindi mi possono coprire con i miei genitori.-
-E che cosa dovrei fare?-
-Trasferirti qui.- rispose Gabriella dandole un mazzo di
chiavi, -Devi far partire alcune registrazioni vocali
che ho inciso mezz’ora fa. Ci sono tutte le risposte che mia madre potrebbe
farmi. Altrimenti improvvisa. Ma non fare feste mentre non ci
sono.-
Lorein annuì confusa, -E’ la prima volta che ti vedo tanto presa da qualcosa.- lanciò un’occhiata fugace a
Troy, -O da qualcuno…- suggerì
ridacchiando.
Gabriella divenne rossa come un pomodoro e rifilò uno
schiaffetto sul braccio dell’amica, -Non dire sciocchezze.-
Troy abbassò lo sguardo, mascherando abilmente una risata.
Solo una volta aveva visto Gabriella così imbarazzata. Ed era
quando si erano messi insieme. Il cuore fece un
salto, donandogli la speranza di poter tornare con lei. Ad Albuquerque era
tutto diverso da quando lei se ne era andata. Era
difficile vivere ogni giorno senza averla accanto.
-Troy?-
-Che c’è?- sobbalzò fermando il
proprio flusso di pensieri.
-Sono pronta. È la terza volta che ti chiamo.-
gli fece notare Gabriella caricandosi una borsa a tracolla sulla spalla,
-Possiamo andare.-
Troy prese il borsone della ragazza e caricò anche il suo,
seguendola fuori dalla stanza. Chiamarono un taxi e
dopo aver caricato i borsoni salutarono Lorein.
-Mi raccomando, divertiti.- la raccomandò Lorein
abbracciando Gabriella, -Quando torni mi devi raccontare tutto.-
-Ok.- rise Gabriella per poi salire sul taxi.
-Troy?-
-Mmh?- si voltò verso di lei confuso.
Lorein sorrise, -Falla divertire. È la prima volta che la
vedo sorridere veramente.-
Troy ricambiò il sorriso, -Va
bene. Ci penso io.- i due si abbracciarono, -Non inventare il tuo fidanzato in
casa, altrimenti Gabry ti ammazza.- Lorein rise,
rassicurandolo che non l’avrebbe fatto. Poi lui salì sul taxi.
Arrivarono dieci minuti dopo all’aeroporto. Scaricarono i
borsoni e Gabriella si diresse verso la fila creatasi per fare i biglietti.
Troy la prese per mano, facendola arrossire.
-Ho già fatto tutto io. Seguimi.- disse semplicemente
trascinandola verso il Terminal. Si avviarono verso un hostess, che aveva il compito di farli salire sull’aereo.
Troy tirò fuori un pass, -Tenga.-
L’hostess guardò il pass, per poi
sorridere apertamente, -Prego, signorino Bolton.- disse facendoli
passare.
Salirono sull’aereo e un’hostess li guidò verso la seconda
classe. Dopo essersi seduti e allacciatosi le cinture, Gabriella si voltò verso
Troy con un sorrisetto.
-Signorino Bolton?-
lo prese in giro.
Troy rise, -Già. I miei viaggiano molto e quindi mi hanno
dato un pass con il quale posso viaggiare quanto voglio senza che le hostess
badino alla mia età.-
-Erano questi i tuoi contatti?- si
stupì
Gabriella.
-Eh, certo. Mica faccio parte di
una Gang.-
-Stupido.- Gabriella lo spintonò leggermente.
“I signori passeggeri sono pregati di allacciare le
cinture di sicurezza. Stiamo per partire. Il viaggio durerà circa quattro ore.
Il capitano vi augura buon viaggio.”
Il viaggio effettivamente durò quattro ore. Un’ora la
passarono a chiacchierare, la tre restanti Gabriella
si addormentò. Troy la svegliò solo quando arrivarono
a Parigi. Quando scesero dall’aereo subito un taxi li
venne a prendere. Lo aveva prenotato Troy.
Raggiunsero in quindici minuti l’hotel prenotato.
Gabriella, già accettata dall’ammirazione che aveva per Parigi, rimase ancora più stupita. L’hotel era a quattro stelle.
-Ehi, ti sei incantata?- le domandò Troy
mentre un uomo prendeva i loro borsoni e li accompagnava nella hall.
Gabriella sorrise, -Non ho mai visto niente di più bello.
Costerà un sacco.-
-Te l’ho detto. I miei genitori viaggiano molto.- disse
prendendo le chiavi che gli porgeva il direttore alla
reception.
Salirono con l’ascensore e raggiunsero la camera.
I loro visi divennero subito dello stesso colore: rosso.
C’era un solo letto. Ed era a baldacchino e
matrimoniale.
-Se vuoi vado a chiedere di cambiare
stanza.- disse Troy cercando di ridarsi un contegno.
-No, no.- Gabriella lo trattenne per un
polso, sorridendo per rassicurarlo, -Va tutto bene. Non è un problema.-
Troy la guardò intensamente, facendola arrossire. Se ne accorse e quindi decise di proseguire con un altro
discorso, -Dove vuoi andare a mangiare?-
-Non lo so.- scrollò le spalle
Gabriella lasciandogli il polso.
-Allora vatti a fare una doccia. Conosco io un ristorante
che potrebbe piacerti.- le sorrise.
Gabriella sorrise di rimando e agguantata la sua roba si
chiuse in bagno. Ne uscì mezz’ora dopo, con i capelli raccolti in una coda
alta. Indosso una gonna al ginocchio beige e un maglione nero
a collo alto che le risaltava il corpo snello. Ai piedi delle ballerine
nere. Troy si era cambiato con un paio di jeans e una camicia bianca sbottonata
nei primi bottoni. Le sorrise e la condusse fuori
dall’hotel, fino a farla camminare per qualche minuto. Arrivarono ad un
ristorante, la cui insegna dichiarava che era stato
chiuso.
-Ma è chiuso…- notò Gabriella
accigliata.
-Non per noi.- Troy bussò alla porta e un uomo con dei
baffi lunghi, vestito con un cappello da cuoco e il grembiule bianco aprì.
Vedendo Troy sorrise apertamente.
-Troy, nipote moi!- lo abbracciò stretto facendolo ridere,
-Che ci fai qui? O meglio: i
tuoi lo sanno?-
-No, quindi non dovresti dire niente zio.- si voltò verso Gabriella e allungò una mano per indicarla,
-Questa è Gabriella, una mia amica. Desiderava visitare Parigi.-
-Oh, capisco! Una nuova arrivata.- i due Bolton si strizzarono l’occhio, dopodichè lo zio-cuoco li fece entrare
nel ristorante buio. Li condusse verso un tavolo circolare e li fece
accomodare. Gabriella però non ebbe modo di dire niente riguardo alla strana
situazione, poiché si accese un’unica luce su un piccolo palco, dove stavo lo
zio di Troy.
-Ma ciao, Mademoiselle. È con il più grande
onore e grandissimo piacere che le diamo il benvenuto.
Ed ora la invitiamo a rilassarsi. Accomodiamoci al
tavolo, dove la sala da pranzo con orgoglio di presentar… la cena.- indicò dei camerieri che
entrarono nella sala del ristorante, illuminando tutto con dei candelabri.
A sorpresa un cameriere cominciò a cantare, prendendo il posto sul palco.
Continua…
***********
Quanto tempo che non aggiornavo
questa ficcy ^^ Chiedo venia XD
La frase in corsivo nell’ultima parte del capitolo fa parte della canzone Stia
con noi tratta dal cartone animato “La Bella e la Bestia”. La seconda parte
della canzone sarà nel prossimo capitolo.
Ringrazio (questa volta ringrazio
ciascuno XD Miracolo XD):
Tay_ (Scusa per l’attesa ^^ Che te ne
sembra? ^^)
ciokina14 (Sisi romanticissima! Magari ci fossi andata io XD
Soprattutto con Troy XD)
Sinfony (Non tanto presto, scusa ^^ Ma il prossimo capitolo so già come impostarlo,
tranquilla ^^)
Herm90 (Nooooooo, sister. Te non sei mai il terzo incomodo XD)
Vivy93 (Certo che vanno a Parigi! XD)
romanticgirl (Anche io voglio andare con lui **)
LizDream (Scusa se non ho aggiornato tanto
presto, motivi poca ispirazione e poco tempo per via dello studio ^^)
Hypnotic
Poison (Certo che
lo conosco! Il mio soprannome è Anya tra le mie Disneyane di EFP
^^ Comunque… ci hai azzeccato su tutta la linea XD Ma ti dirò su msn XD)
In conclusione grazie a tutte ^^ Continuate a recensire,
mi raccomando ^^
Diversi piatti cominciarono ad arrivare, sotto lo sguardo
stupito di Gabriella. Non aveva mai visto una cosa del genere. Sui carrelli
stavano tantissimi tipi di carne, di pasta, di pesce. Di tutto, insomma.
Vive l’amour, vive la Dance
Dopotutto
Miss, c’est la France
E una cena qui da noi
c’est fantastique
Lei prenda
il menù, gli dia uno sguardo su
Poi stia
con noi, sì con noi, qui con noi
Che ragù,
che soufflè, torte caramel e flambè
Preparati e
serviti con un grande cabaret
Gabriella prese il menù e cominciò a sfogliarlo, ma Troy
glielo prese.
-Non ti preoccupare. Fanno tutto loro.-
sussurrò al suo orecchio provocandole un brivido. Poi si alzò e la
lasciò da sola al tavolo, un po’ disorientata. Si guardò intorno emozionata.
Lei è sola
e impaurita
Ma la tavola è imbandita
E alla noia e la tristezza
Viva la
spensieratezza!
Le magie e
i misteri degli amici candelieri
E raffinatezza, grazia e
perfezion
Troy tornò con due bicchieri di champagne. Anche i
camerieri che stavano intonando il coro mentre
servivano, avevano dei bicchieri di champagne. Li fecero tintinnare e bevvero
il liquido dentro.
In alto i
calici, facciamo un brindisi
E stia con noi, poi vedrà
Soddisfatta
se ne andrà
Stia con
noi, sì con noi, qui con noi
La scena si rabbuiò. Rimase illuminato solo il palco, dove
stavo lo zio di Troy con un microfono in mano. Il ragazzo si batté una mano
sulla fronte, appoggiando il gomito al tavolo. Gabriella si coprì una mano con
la bocca, cercando di frenare una risata. Suo zio era buffissimo.
Saltano i
nervi pronti al servo se non servi
Perché qui non c’è nessuno da servir
Ah, i bei
vecchi tempi di una volta
Era tutto
un grande scintillar
Quanti anni
passati
Noi ci
siamo arrugginiti
Senza
dimostrar la nostra abilità
Tutto il
giorno a zonzo nel castello
Grassi,
flosci e pigri
Ma con lei noi siamo tigri
La musica si vivacizzò ancora una volta. Gabriella
finalmente rise sorpresa, mentre i camerieri le facevano il baciamano e le
versavano del vino in un bicchiere. Poi comparve un ragazza,
un poco più grande di loro. Cominciò a cantare anche loro, sorridendo
maliziosa.
Oh, mio Dio
Che farei, dalla gioia
urlerei
Ora il vino
è già versato
E il tovagliolo è accanto
a lei
Col dessert
vorrà il tè
Sì, mia
cara anche per me
Se le tazze
sono pronte bollirò in un istante
La ragazza dai capelli biondi si avvicinò a Troy e gli
pulì una macchia sulla camicia. Gabriella sollevò unsopraciglio, quando la giovane se ne andò.
Troy rise, -Mia cugina.- disse rassicurandola e
facendole tirare un sospiro di sollievo. Arrossì all’istante
mentre lo faceva, perché il ragazzo se n’era accorto. Ma non ci badò più
di tanto, ormai non era un mistero che era ancora innamorata
di lui.
Frizzerò, scotterò
Ma è una macchia quella o
no?
Lava là,
che gran figura si farà
Abbiamo un
po’ da far
Lo devi
zuccherar
Ma stia con noi, qui con
noi
Qui con
noi, qui con noi
Le luci si riaccesero di colpo, illuminando l’immenso
ristorante. I camerieri finirono di cantare, portando gli ultimi piatti davanti
al tavolo.
Serviremo
solo lei
Son dieci
anni che nessuno viene qui
Che ossession!
Ma vedrà,
con lei qua tutto splendido sarà
Con le
luci, seguiremo le portate
Fino a che
dopo un po’
Lei dirà
Sto
scoppiando
Ed allora canteremo con
amor
Per farla
riposar
È ora di
iniziar
Mangi con
noi, sì con noi, stia con noi
Stia qui
con noi
Gabriella batté le mani, radiosa. Troy seguì il suo
esempio e tutti fecero un inchino, per poi servirli e sparire, facendo ricadere
il ristorante nel buio, fatta eccezione per dei candelieri che illuminavano
fiocamente la stanza e uno appoggiato al tavolo che li
illuminava per bene.
-Allora, che te ne pare?- domandò
dopo un po’ Troy.
Erano ormai passate un paio d’ore da
quando erano arrivati. Stavano mangiando dei dolci in quel momento.
-E’ tutto buonissimo e bellissimo. Ma perché il ristorante
è chiuso da dieci anni?- domandò curiosa lei prendendo
una forchettata di una crostata alla marmellata di ciliegie.
-Beh… non c’erano i fondi per portarlo avanti. Ma mio zio non l’ha mai voluto chiudere definitivamente.-
spiegò Troy servendosi invece una fetta di torta al cioccolato, -Adesso stanno
chiedendo dei finanziamenti, questo prima era il ristorante più famoso di
Parigi. E ora… capisci perché.- concluse sorridendo.
Gabriella ridacchiò, -Sei sporco
di cioccolata.- si sporse sul tavolo e gli pulì con il tovagliolo l’angolo
della bocca.
Troy le afferrò la mano, guardandola fisso negli occhi.
Come in un sogno, come in un film.
Come in una di quelle scene che si
vedono al cinema, dove c’è la scintilla tra lui e lei. E in
quella scena c’è sempre un bacio.
Troy si sporse e raggiunse le sue labbra, dando vita ancora una volta al sogno, a una realtà così
strana e non tipica delle loro giornate. Gabriella rimase un
attimo sbalordita, ma poi si lasciò andare e ricambiò, mentre con
l’altra mano si aggrappava al tavolo per non cadere. Si separarono, i respiri
affannosi.
-Troy…- sussurrò Gabriella.
-Che c’è?- domandò preoccupato di
una sua possibile reazione.
-Sono un po’ stanca. Torniamo in hotel.-
propose scansando la sua presa e alzandosi dal tavolo.
Rientrarono in Hotel un’ora dopo, giusto il tempo di
salutare tutti e di percorrere Parigi su un taxi. Entrarono in camera e
Gabriella gettò la borsa su una poltrona, per poi voltarsi verso Troy che stava
chiudendo la porta chiave.
Troy si voltò slacciandosi il giaccone, quando un paio di
labbra si posarono sulle sue. Sbarrò gli occhi, osservando Gabriella che gli
avvolgeva il collo con le braccia e si stringeva a lui baciandolo, con gli
occhi chiusi. Ricambiò un po’ stranito, per poi sentire le mani timide di
Gabriella levargli il giaccone. Le fermò le mani prendendole tra le sue.
-Gabry… aspetta, aspetta…- la
fermò riprendendo il respiro, -Non sei stanca, vero?- scherzò ironico.
Gabriella scosse la testa nera, -Secondo te potevo chiederti di fare l’amore al ristorante?- domandò
sollevando un sopraciglio.
-Vuoi… davvero… farlo?- balbettò
Troy preso alla sprovvista, -Non è una cosa che si decide così, bisogna esserne
sicuri. Sicura che non sei ubriaca come l’ultima
volta?- le domandò preoccupato.
Gabriella rise, lasciandolo e indietreggiando verso il
letto matrimoniale, -Bolton… l’unica cosa di cui sono sicura è che non ho mai
desiderato tanto una persona in vita mia.- disse mentre
si toglieva il maglione rimanendo in reggiseno, -Sono sicura di quello che
dico, Troy.- si sedette sul letto, -Voglio fare l’amore. E
voglio che la prima volta sia con te.-
Troy la raggiunse, sedendosi accanto a lei, -Gabriella…
questo cambierà tutto tra di noi.- le disse
spostandole una ciocca di capelli neri sfuggita alla coda alta, -Lo sai, vero?-
Lei annuì, per poi posare una mano sulla sua spalla e
cominciare a baciarlo. Troy sorrise contro le sue labbra, mentre si stendevano
sul letto.
************
ciokina14(Ecco cos’hanno combinato a Parigi
XD)
romanticgirl(Grazie, che te ne pare di questo?
^^)
soloio(Un po’. Scusa =) Purtroppo sono
stata impegnata con lo studio e con uno stage assegnato dalla scuola ^^)
Tay_ (Grazie XD Piaciuto questo? XD)
Herm90 (E’ inutile. Tu lo detesti Troy,
sister. Ahahahahah XD)
HypnoticPoison (Contenta? Un bel chappy
Troyella XD E tutto dedicato a te XD)
Vivy93 (Oddio. Così poi si sposano, vanno
tutti a vivere Parigi e vissero per sempre felici e
contenti. Sai che è un’idea? XD)
Grazie a tutti XD Ora vado, recensite anche questo
capitolo pleaseee XD
Troy sorrise dolcemente nel sentire quelle parole. Strinse
a sé Gabriella e incominciò ad accarezzarle piano i capelli scuri.
-Nemmeno io.-
-Sono felice, Troy. Sono felice che tu sia
stato il primo.- Gabriella si accoccolò contro il suo petto, ascoltando il
battito del suo cuore, -E a Parigi per di più…- aggiunse con gli occhi
luccicanti, mentre le finestre aperte facevano svolazzare le tende bianche ed
entrare i raggi della Luna a illuminare fiocamente la
stanza.
-Gabry…- Troy si avvicinò al suo orecchio, -Ti amo…-
sussurrò. Sentì un breve sussulto dalla parte di lei.
Gabriella sorrise, arrossendo sulle guance, -Anche io…-
bisbigliò di rimando, prima di alzare il volto e
lasciare che il ragazzo catturasse un'altra volta le sue labbra in un bacio. Si
staccarono di malavoglia, quando sentirono un cellulare squillare nella stanza.
Troy si alzò dal letto infilandosi velocemente un paio di
jeans, andando a prendere la borsa di Gabriella abbandonata su una poltrona.
Frugò un attimo e trovò il cellulare, il tutto mentre
Gabriella si rivestiva con un baby-doll azzurro (regalo ovviamente di Sharpay).
-Lorein.- rise Troy posandole il cellulare in una mano,
-Salutamela.-
Gabriella prese il cellulare e lo portò all’orecchio,
“Salve, Lorein! Come va?”
“Male! Gabriella, dovete tornare a casa!”
“Cosa? Perché,
cos’è successo?” il sorriso della mora sparì, lasciando un Troy alquanto
spaesato di fronte a lei.
“Tua madre, Gabry. Ha chiamato lasciando un messaggio
nella segreteria telefonica.”
“Oh, oh…”
“Esatto! Sta tornando a casa, ha detto
che le dispiacerebbe passare il capodanno lontana da te!” Lorein camminò
nervosamente per il salotto dell’appartamento Montez, “Arriverà stasera!”
“Cavolo! Prendiamo il primo volo!”
“Sbrigatevi!”
Le due riattaccarono e Gabriella lanciò il cellulare sul
letto, recuperando il borsone messo in un angolo, -La vacanza è finita, Troy.
Mia madre sta tornando a casa.-
-Merda…- imprecò Troy recuperando anche lui le sue cose,
-Dobbiamo prendere il primo volo.-
-Sì, decisamente!- Gabriella gli
lanciò una camicia.
Venti minuti dopo erano già su un aereo. Gabriella
stringeva nervosamente tra le mani un lembo della sua
gonna bianca al ginocchio. Troy le prese la mano.
-Faremo in tempo. Stai tranquilla.- la rassicurò posandole
un bacio sulla tempia, -Non hai niente di cui preoccuparti.-
-Non è per mia madre che sono preoccupata…- mormorò Gabriella appoggiandosi completamente allo schienale
del sedile beige, -Stare a Parigi era come un sogno. Dopo Capodanno dovrai
andartene. Lo sai meglio di me.-
Troy diventò serio.
-Lo so. Ma troveremo un modo.-
-Ti prego, Troy. Ora non voglio parlare.- una lacrima le
cadde sulla guancia, -Ho solo bisogno che tu mi stringa.-
Troy non se lo fece ripetere due volte. La prese tra le
sue braccia e la strinse forte a sé.
Quando arrivarono a casa era ormai
pomeriggio inoltrato. Sistemarono in fretta le proprie cose, con l’aiuto di
Lorein. Il campanello suonò esattamente alle sette di sera.
-Mamma!- Gabriella saltò al collo della madre, che in risposta rise abbracciandola.
-Mi sei mancata!-
-Anche tu…- Gabriella lanciò uno sguardo d’intesa a Troy,
che in risposta sorrise.
-Accompagno Lorein a casa.- disse alle due Montez.
Lorein prese la giacca ed uscì con lui dall’appartamento.
Percossero a piedi New York.
-Allora? Com’è andata a Parigi?-
-Bene.- rispose Troy con un sorriso.
-L’avete fatto.- Lorein rise alzando gli
occhi al cielo, -Ah, quella piccoletta mi deve raccontare tutto.- esclamò
saltellando per strada.
Troy scoppiò a ridere, -Non credo siano affari tuoi.-
Lorein scosse la testa energicamente, parandosi di fronte
a lui e camminando all’indietro, in modo che lui potesse camminare normalmente
con lei davanti.
-Certo che sono affari miei. Quella piccoletta è la mia
migliore amica.- disse agitando le braccia in aria con un sorriso, -Io le ho raccontato della mia prima volta, ora lei deve raccontarmi
della sua.-
Troy rise, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans consumati, -Vuoi forse dirmi che dovrebbe
raccontarti ogni piccolo particolare della nostra prima notte insieme?- sollevò
un sopraciglio. Trattenne le successive risate, notando che tutti li stavano
guardando ridendo per il loro modo di camminare.
Lorein portò le mani dietro alla schiena, congiungendole,
-Mi sembra anche ovvio.-
-Cosa da ragazze, vero?-
La ragazza annuì energicamente, fermandosi di botto sul
marciapiede. Fece un fischio lungo e un taxi si fermò subito accanto a lei.
-Ecco il mio mezzo di trasporto.- rise Lorein. Si avvicinò
a Troy e lo abbracciò, stupendolo, -Non ti fare strane idee. Sono solo contenta
che rendi felice Gabriella.-
Troy sorrise, ricambiando l’abbraccio, -Tu sei pazza.- commentò ridendo.
-Grazie.- Lorein si staccò e salì sull’autobus, -Ci vediamo! Salutami Gabry.-
-Ok.- Troy le chiuse la portiera e seguì con lo sguardo il
taxi fino a quando non sparì lungo la strada.
Ripercosse gli stessi passi che aveva fatto, risalendo di
nuovo nell’appartamento della signora Montez e di Gabriella. Aprì la porta con
il doppione delle chiavi che gli aveva fatto avere la signora Montez ed entrò,
buttando la giacca sull’attaccapanni.
-Ma… mamma! Non è giusto!-
Troy camminò in punta di piedi fino al salotto,
appoggiandosi alla porta per sentire di nascosto.
-Lo so che non è giusto, ma sai che sarebbe
capitato.-
-Ma… avevano detto che poteva
stare qui per tutte… le vacanze natalizie…- mormorò Gabriella. Troy la vide
accasciarsi contro il divano portando le mani tra i capelli scuri.
-Sono i suoi genitori, tesoro.- la signora Montez poggiò
la tazza di caffé sul tavolino e si sedette accanto alla figlia, -Hanno diritto
di farlo tornare a casa quando vogliono.-
-Quando l’hai saputo?-
-Stamattina. Domattina deve essere a casa, altrimenti suo
padre verrà a prenderlo direttamente qui.-
Troy uscì allo scoperto, appoggiandosi alla porta
stancamente, -Devo tornare a casa, vero?-
Gabriella si alzò in piedi di scatto, -Troy…- mormorò con
le lacrime che le rigavano le guance.
Troy sorrise, camminando verso di lei. Le prese il viso
tra le mani e le asciugò le lacrime con le dita.
-Ehi… sapevi che sarebbe successo…- cercò di
tranquillizzarla, -Vado a fare le valige. Signora
Montez… la ringrazio. Per tutto.-
La donna sorrise annuendo, -Mi dispiace che tu vada già
via. Ma sono i tuoi genitori, io non posso fare niente.-
-Lo so.- Gabriella appoggiò la
testa contro il petto di Troy, per poi sentire le braccia del ragazzo
avvolgerla in un abbraccio.
La signora Montez assisté a quella scena, con le lacrime
agli occhi. Gabriella lo stava facendo di nuovo. Stava di nuovo a rinunciando a
ciò che amava, in questo caso Troy. Appoggiò una mano sulla spalla della figlia
e sopirò stancamente.
-Tesoro… vai a cambiarti. Andiamo a mangiare fuori con
Troy.- sorrise.
Gabriella si separò dal ragazzo e annuì, accennando un
sorriso alla madre. Si diresse in camera e li lasciò da soli in salotto.
-Signora Montez, io…-
-Ci tieni a mia figlia e bla, bla, bla.- rise la donna, -So che le mancavi tanto, Troy. E so anche che le mancano i suoi amici.-
-Questo… cosa vorrebbe dire?-
-Regalale il capodanno perfetto.-
continuò a
parlare, facendo annuire Troy. In alcuni punti del discorso dovette fermarsi,
nel caso Gabriella sentisse, ma poi il ragazzo sorrise annuendo pienamente,
-Tutto chiaro?-
-Chiarissimo, signora Montez. Gabriella avrà il
capodanno più bello della sua vita.-
*************
Ecco qui finalmente il nuovo capitolo della ficcy. Il
prossimo molto probabilmente sarà l’ultimo, per la disperazione
di Charlie (Hypnotic Poison) XD Dai, tesoro. Resisti, sto progettando
una nuova Troyella XD
La signora Montez entrò nel salotto dell’appartamento,
vestita elegantemente.
-Come mai sei ancora qui? Non andavi alla festa di
Lorein?-
Gabriella scosse la testa, rimanendo sdraiata sul divano
in tuta azzurra e leggendo un libro, -No, preferisco stare da sola.-
-Gabriella… è capodanno!- tentò
di convincerla la donna.
-Mamma… capodanno lo odio.-
-Ma se hai conosciuto Troy grazie a
questa ricorrenza.- disse la signora Montez voltandosi verso lo specchio, per
sistemarsi i capelli e nascondere il sorrisetto che era spuntato sul suo viso.
Gabriella sospirò, raccogliendo i capelli neri con un
mollettone, -Già. Ma lui non c’è, è ad Albuquerque.
Mentre io sono qui a… a leggere!- concluse tornando al suo libro, che di interessante aveva poco e niente se non che in quel modo
riusciva a mentire alla madre su come stava veramente.
-Va bene, va bene. Ci vediamo domani mattina.-
le diede un bacio sulla fronte, -Buon anno, piccola.-
-Buon anno, mamma.- augurò.
Aspettò che la madre uscisse dall’appartamento e che
chiudesse la porta a chiave, prima di tornare al suo libro. Cercò di impegnare
la sua mente nella lettura, anche se inevitabilmente tutti i suoi pensieri si
rivolgevano a quel paio di occhi azzurri che le
avevano fatto vivere il Natale più bello della sua vita. E
poi… sua madre non si era arresa troppo in fretta? Di solito cercava di
convincerla su tutto e tutti.
-Ryan, smettila!-
Gabriella si voltò di scatto verso la cucina. Aveva
sentito una voce. Scosse la testa, probabilmente era stata la sua
immaginazione, anche se avrebbe giurato che quella fosse la voce di…
-Vuoi deciderti a suonare, Sharpay?-
Sbarrò gli occhi, alzandosi in piedi. Buttò il libro sul
divano e corse nella cucina, per poi arrivare all’ingresso di casa. Senza nemmeno
aspettare un secondo aprì la porta, fissando le due figure davanti a lei. Non
riuscì a trattenersi, scoppiò in una fragorosa risata, che lasciò i due
interdetti.
Sharpay e Ryan infatti avevano
appena interrotto il loro scambio di sguardi in cagnesco e di affermazioni poco
benevoli. Gabriella si appoggiò allo stipite della porta, continuando a ridere.
Alle risate si mischiarono le lacrime.
-Ehi, che hai da ridere?- domandò
Sharpay offesa, -E noi che volevamo farti una sorpresa.-
-Non sei brava nelle sorprese, Sharpay.- Gabriella si
buttò su di lei e l’abbracciò, -Ma che ci fate qui?- domandò
mentre abbracciava anche Ryan, mentre cercava anche di calmare le risa.
-Siamo qui perché ci hanno incaricati di farti salire sul
nostro jet privato.- Ryan imitò il saluto militare, -Tutto sotto ordine di tua
madre, ovviamente.- disse sciogliendosi in un sorriso, -Cavolo, sei cambiata
tantissimo.- si congratulò facendole fare un giro su sé
stessa.
-Grazie.- Gabriella fece un inchino.
-Sì, va bene. Vai a cambiarti, Gabry!- ordinò Sharpay
chiudendo la porta alle sue spalle, -Ho un abito qui che fa al caso tuo.-
Gabriella cercò di opporsi, -Che abito?
Sharpay, dimmi che non è rosa!- la scongiurò mentre
andavano verso la camera della mora.
´´´
-Ma dove sono finite?- domandò Troy
facendo avanti e indietro per la sala.
Chad si guardò attorno, -Amico… ma
quindi è questo lo chalet dove tu e Gabriella vi siete incontrati?- domandò
rivolto allo chalet del centro giovanile dell’hotel. In quel modo cercava
solamente di distrarre il suo migliore amico dal nervosismo che lo stava
assalendo.
Troy annuì, -Sì. E lì è dove abbiamo cantato.- disse
indicando con una mano il palchetto con i due microfoni sopra e i vari schermi da cui dovevano apparire le parole per il karaoke.
-E qui è dove ci siamo scambiati i
numeri di cellulare.- la voce di Gabriella riempì l’aria, mentre le porte a
vetri della terrazza si aprivano e lasciavano entrare lei, Sharpay e Ryan.
Troy si voltò verso di lei, sorridendo,
-Gabriella!- esclamò andandole incontro e abbracciandola, per poi darle un
bacio, -Cavolo… sei stupenda…- si congratulò facendole fare un mezzo
giro.
Gabriella rise, mentre Sharpay le faceva l’occhiolino. Le
aveva fatto indossare un vestito poco sopra al
ginocchio azzurro, con la gonna leggermente a palloncino, e senza spalline. Le
aveva stirato i capelli neri e glieli aveva fermati
con un cerchietto bianco brillantato. Per finire delle decoltè bianche.
-Made By Evans.- scherzò la
mora, per poi andare ad abbracciare gli amici, -Oddio, quanto mi siete
mancati!- esclamò cercando di trattenere le lacrime.
-Sapessi tu a noi.- ribatté Taylor
abbracciandola stretta.
-Ma perché siamo qui? Insomma… come avete fatto?-
Troy le fece l’occhiolino, -I miei
contatti, ricordi?- scherzò.
-Ah, sì, certo. I tuoi contatti.- annuì ridendo.
-Che ne dite di approfittare di questo
meraviglioso palco per cantarci una canzone?- propose Kelsi.
I due sbarrarono gli occhi, -Cosa? No, dai! Ehi,
lasciateci!- dissero in coro mentre gli amici li
buttavano letteralmente sul rialzo con i microfoni. In pochi secondi si
ritrovarono come la prima volta, nelle stesse posizioni. Solo con la certezza
di sapere cosa sarebbe successo.
La musica partì, dolcemente. Troy e Gabriella fissarono gli schermi, leggendo velocemente le parole. Le
luci si spensero, mentre gli amici li accerchiavano, abbracciandosi pronti ad
ascoltarli. Come una volta.
Come all’asilo.
All I wanna do, Is be with you be with you
There's nothing we can do Just wanna be with you
Only you
No matter where life takes us nothing can break us apart You know its
true I just wanna
be with you (Be with you)
Cominciarono a cantare insieme, quel piccolo pezzo di una
canzone che sembrava fatta per loro. Muovendosi a tempo e cantando, fissandosi
negli occhi così diversi, ma dove potevano leggere l’amore l’uno per l’altra.
Gabriella staccò il microfono e fece un giro su sé
stessa, mentre Troy calava un po’ l’asta come la prima volta che avevano
cantato insieme.
You know how life can be
It changes over night Its sunny but raining, but its alright A friend like
you Always makes
it easy I know that your
kidding me every time
Troy le prese una mano, sorridendo e facendola muovere sul
piccolo palchetto. Era tutto perfetto, era come se ci fossero solo loro in quel chalet. Non badavano ai loro amici, che li incitavano
ridendo e ballando intorno al palchetto. Non pensavano più a niente, se non ai
loro sguardi incatenati e a quei sorrisi che avrebbero voluto
rimanessero per sempre sui loro volti.
Through every up through every down You know I'll always be around
Through everything you can count on me
L’unica cosa che volevano era stare insieme. Sarebbe stato
difficile e terribilmente complicato. Non se lo erano ancora detti apertamente,
non si erano ancora posti il problema della lontananza, non si erano ancora
chiesti se volevano continuare o no quella relazione
che volevano entrambi. Era rimasto tutto in sospeso, ma con quella canzone ogni
pezzo andò al suo posto. Tentare, avrebbero tentato di
tutto. Erano giovani e innamorati, avevano davanti a loro tante scelte da fare
e quella sembrò essere la più importante della loro vita. Essere insieme, per
sempre, anche a mille miglia di distanza.
All I wanna do, Is be with you be with you
There's nothing we can do Just wanna be with you
Only you
No matter where life takes us nothing can break us apart You know its
true I just wanna
be with you
Un bacio stampo. Ciò che suggellò quella
promessa, mentre gli amici applaudivano. I due si scambiarono un
semplice bacio stampo, trasmettendosi la decisione comune in quel modo, facendo
capire all’altro che non avrebbero mai rinunciato a quel pezzetto di felicità. Perché volevano solo stare insieme. E
sarebbero stati insieme per sempre.
I just wanna be with you
The End
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E con questo capitolo si conclude
la fanfiction!!
Almeno tento di terminare anche tutte le altre lasciate in
sospeso XD
Grazie a tutti coloro che hanno
recensito gli scorsi chappy, mi ha fatto davvero
piacere avere il vostro sostegno in questa TxG.