Pills

di spluccica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** pills1 ***
Capitolo 2: *** pills2 ***
Capitolo 3: *** pills3 ***



Capitolo 1
*** pills1 ***


Il caldo opprimente mi obbligò a sospirare per l'ennesima volta, giornate afose come quella si susseguivano instancabili da una settimana facendomi rimpiangere gli agi tecnologici del presente.

Non si sfuggiva ne al caldo ne al freddo nell'epoca Sengoku.

Madida di sudore, irritata dalla canottiera che mi si appiccicava addosso senza ritegno decisi che era il momento di farsi un bagno rinfrescante, mi guardai attorno per chiedere a Sango se le andava di accompagnarmi ma vedendo che dormiva profondamente, cosa che accadeva molto di rado tormentata com'era dal ricordo del fratello, decisi di lasciar perdere.

Mi avviai a grandi passi quando la voce di Inuyasha mi raggiunse dalla cima dell'albero sotto il quale ci eravamo accampati.

:- Kagome dove vai da sola?- chiese con falso disinteresse.

:- Vado a farmi un bagno – sbuffai e incrociai le braccia.

:- Da sola? - ribatté lui.

:- Sango sta dormendo così bene! Non mi va di svegliarla- piagnucolai, estenuata dal caldo e dalla piega che la conversazione avrebbe potuto prendere.

:- Abbiamo incontrato moltissimi demoni in questa zona, è pericoloso per te da sola- s'impuntò Inuyasha, scendendo dall'albero e incrociando le braccia.

:- Per me da sola? Guarda che posso andare a fare un bagno anche da sola, non sono una bambina!- mormorai tra i denti, infiammandomi per l'insinuazione, che avevo ignorato le prime due volte.

:- Sto solo dicendo che i frammenti della sfera che ti porti dietro li attirano! E se ti aggredissero gli scagnozzi di Naraku?- Inuyasha alzò la voce e Kirara che sonnecchiava ai piedi di Sango alzò il muso per osservarci.

:- Se è dei frammenti della sfera che ti preoccupi...- mi indignai

:- Non ho detto questo!- cercò di recuperare Inuyasha.

:- Beh allora impara a spiegarti meglio! Ho caldo, sono sudata, voglio solo fare un bagno, dobbiamo proprio discutere persino per questo?- mi lamentai scostandomi dalla faccia una ciocca di capelli per il nervoso.

:- Tzk! Fa un pò come ti pare! Poi non venire a piangere da me se ti aggrediscono- aggiunse lui insolente prima di saltare di nuovo sul ramo dell'albero.

Trattenendomi a stento dal mandarlo a "cuccia", cosa che cercavo di evitare a meno che non c'entrasse la sua sosia morta, mi voltai di scatto e percorsi a grandi passi risoluti la distanza che mi separava dalla foresta e mi ci addentrai.

Non c'era nessuno al mondo capace di farmi perdere le staffe come Inuyasha.

Calpestando il suolo con foga,come se mi avesse fatto un torto personale, arrivai al ruscello poco lontano dal nostro accampamento, cercavamo sempre di accamparci vicino ad una fonte d'acqua.

Impaziente mi sfilai le scarpe e le calze e le depositai ordinatamente su un masso vicino alla riva e poi immersi i piedi sfiniti nell'acqua limpida, il fresco tanto agoniato mi strappò un sospiro di sollievo.

Senza attendere oltre, premurandomi di non essere osservata mi svestì ed entrai in acqua, inizialmente era quasi freddo ma il corpo si adattò in fretta.

Rimasi a nuotare placidamente ammirando l'ambiente incontaminato che mi circondava, pensai che forse valeva la pena non avere il condizionatore in cambio di quella bellezza lussureggiante.

Sorridendo per la ritrovata calma, uscii dall'acqua e raggiunsi i miei vestiti, mi vestii e feci per tornare all'accampamento quando sentii delle voci in lontananza.

Senza pensare a ciò che stavo facendo mi nascosi dietro ad un cespuglio sbirciando tra le foglie i nuovi venuti.

Con sorpresa vidi che si trattava della bambina di nome Rin e di Jaken, che si accompagnavano a Sesshoumaru, la bambina saltellò nell'acqua bassa schizzando il demone rospo, che si parava come poteva e tentava, con scarso successo, di richiamarla all'ordine. Aguzzando lo sguardo vidi dietro di loro avanzare la figura slanciata e sontuosa del fratello di Inuyasha che dedicò poco più di un occhiata alla disputa tra Jaken e Rin, prima di conficcare le pupille ambrate nelle sue. Impaurita trattenni il fiato.

:- Esci da li- mi ordinò imperioso, e non pensai di disobbedire nemmeno per un secondo.

Scattai in piedì e rimasi a distanza con una posa innaturalmente rigida, guardando mortificata il viso truce del demone.

:- Non vi stavo spiando!- cercai di precisare impacciata.

:- E allora cosa ci facevi nascosta dietro ad un cespuglio?- chiese Jaken ironico.

:- Non sapevo che foste voi! Ho sentito delle voci e mi sono nascosta senza pensarci!- risposi cercando di assumere un tono risoluto e dignitoso.

:-Lo avrei fatto anchio!- esclamò comprensiva Rin entrando nella conversazione senza preavviso.

:- Tu sta zitta, nessuno ti ha chiesto niente! Lascia parlare i grandi!- la rimproverò il demonietto.

:- E allora perché parli anche tu Jaken?-

Il battibecco che stava per cominciare fu sedato con un gesto da Sesshoumaru che rivolse un'occhiata eloquente e dura a Jaken che aveva già la bocca aperta e stava per rispondere.

:- Che aspetti ad andartene- si rivolse nuovamente a me, ma quella non era una domanda, somigliava piuttosto da una non troppo velata minaccia. Vidi il suo sguardo gelido trafiggermi e passarmi attraverso come se non esistessi, come se la mia presenza fosse uno spreco d'aria e di spazio e la più infima creatura strisciante valesse più di me.

:- Aspetto di avere voglia di andarmene- risposi con uno slancio di coraggio e impertinenza.

Lo sguardo di Sesshoumaru diventò ancora più duro e disgustato se possibile e Jaken aveva trattenuto il fiato così rumorosamente da richiamare anche l'attenzione di Rin, impegnata a giocare.

Pentendomi della pessima uscita ma non potendo rimangiarla, incrociai le braccia e assunsi l'espressione risoluta più credibile di cui ero capace, o almeno sperai che risultasse tale.

Prima che Sesshoumaru potesse dire o fare qualsiasi cosa sentii i vestiti bagnarsi e appiccicarsi gelati al mio corpo, e la risata divertita di Rin vicino a me.

Guardandomi attorno interdetta capì che ero stata attaccata dalla bambina a colpi di schizzi, Rin scappò lontano da me con sguardo birichino per invogliarmi al gioco, sperando di aver trovato una via d'uscita pacifica da quella situazione mi tolsi le scarpe e seguii la bambina in acqua, finendo di inzupparmi i vestiti, e la schizzai delicatamente il faccino sorridente minacciando tremenda vendetta.

Evitando accuratamente di guardare nella direzione di Sesshoumaru continuai a giocare con Rin, fingendo di inciampare in modo goffo e cadere vicino a Rin inondandola di schizzi, oppure cercando di catturarla nuotando sott'acqua mentre lei scappava di qua e di là ridendo.

Quando il gioco finì, per sfinimento di entrambe le partecipanti mi accasciai sulla riva vicino alla piccola che dall'espressione esausta minacciava di addormentarsi da un momento all'altro, lasciandomi di nuovo in compagnia dei due demoni che avevano osservato la scena da lontano, Jaken sdegnoso, Sesshoumaru ostentando quieta indifferenza.

Pensando malignamente alla falsità di quel comportamento, mi rassettai i vestiti fradici addosso e cercai di spremere via più acqua possibile strizzando gli angoli della gonna.

Sesshoumaru e Jaken si avvicinavano alla piccola Rin sfinita sdraiata scomposta sul terreno, e sebbene non avessi alcuna voglia di avvicinarsi a loro sapevo che se non avessi salutato Rin prima di andarmene ci sarebbe rimasta male.

Mi inginocchiai accanto alla bambina e le accarezzai la testa.

:- Mi sono divertita Rin! Ma adesso devo andare, Inuyasha mi sta aspettando.- mormorai dolcemente, ma avrei potuto giurare che quando avevo nominato l'odiato fratello, Sesshoumaru si fosse irrigidito, esattamente come avrebbe fatto Inuyasha ammisi mentalmente.

La piccola ancora con gli occhi chiusi mi prese il viso tra le mani e con la voce impastata da sonno mormorò :- buonanotte Kagome- e mi diede un bacio sulla guancia.

Pietrificata dalla sorpresa rimasi accanto alla piccola fino a che non mi riscossi e alzandomi incontrai lo sguardo del principe dei demoni, imperscrutabile ma ostile, ancora profondamente toccata dal gesto della bambina invece che contrarsi in un espressione altrettanto ostile, il mio viso si distese in un sorriso sereno e prima di poter vedere l'espressione di Sesshoumaru diventare ancora più disgustata mi voltai e camminando normalmente, ignorando lo sguardo ambrato che mi perforava fisicamente la schiena, tornai all'accampamento.

Sapendo che anche se avessi detto la verità su ciò che era successo non avrei potuto evitare un'altro litigio senza senso con Inuyasha.

 

Continua... 

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Capitolo 2
*** pills2 ***


Correvo attraverso il bosco, ormai i miei piedi avevano sviluppato un'estrema adattabilità ai terreni accidentati dell'epoca Sengoku. Non inciampavo più sulle radici nodose delle quercie, schivavo abilmente sassi e buche con salti non molto aggraziati, ma funzionali.

Però mi mancava il fiato, quando c'era bisogno di correre venivo sempre trasportata da Inuyasha o da Kirara ed evidentemente avevo perso l' atleticità di cui segretamente andavo molto fiera.

Mi fermai esausta, annaspando appoggiai la schiena ad un cipresso e cominciai a respirare profondamente, mi girava la testa e il cuore pulsava ferocemente, dolorosamente.

Arresa ai miei limiti fisici decisi di sedermi, sinceramente spaventata dalla possibilità di farmi venire un'infarto.

Decisi di ripercorrere gli eventi che mi avevano portata in quella situazione, forse a mente fredda sarei riuscita a cogliere qualche dettaglio utile.

Avevamo passato l'ennesimo giorno di vagabondaggio alla ricerca di Naraku quando all'improvviso Inuyasha annusando l'aria aveva sentito un forte odore di sangue nelle vicinanze, ed eravamo andati ad indagare.

Avevamo trovato un villaggio deserto, ovunque a terra tracce di sangue secco indicavano chiaramente che era successo qualcosa di orribile, le porte delle abitazioni in parte scardinate dondolavano in modo sinistro. Miroku era entrato in una casa e ne era uscito immediatamente gettando un'occhiata grave ad Inuyasha. Per un istante avrei voluto andare a vedere cosa c'era dentro la casa, ma l'orrore mi stringeva in una morsa lo stomaco,con dita di ghiaccio.

Dall'interno della foresta che confinava con il villaggio da un lato provenì un urlo.

Inuyasha e Miroku in cima al gruppo erano corsi all'interno del bosco, io, Sango e Shippo li seguivamo in groppa a Kirara.

Ci guardavamo intorno contando sull'udito e l'odorato finissimo di Inuyasha, che diceva di sentire il fetore di carne umana in putrefazione provenire dal profondo della selva, dove la vegetazione si faceva fitta e selvatica. Qualunque tipo di demone fosse, ne era impregnato, ed era il responsabile della strage del villaggio.

Eravamo ormai vicini e l'odore era talmente forte che anche noi umani lo sentivamo chiaramente e resistevamo a stento ai conati. Sebbene lo avessi visto solo per pochi istanti ricordo che il demone era orribile, composto da parti anatomiche umane che si compattavano e fondevano tra loro-. Disgustata avevo distolto lo sguardo e cercato consolazione nei volti dei miei compagni, che apparivano altrettanto orripilati.

Incapace di controllarsi un istante di più Inuyasha era saltato fuori da cespugli e aveva attaccato il demone, e noi lo avevamo seguito.

Il demone ci aveva visti, molti occhi, spesso spaiati, ci osservavano dalle orbite scavate di visi contorti in espressioni angoscianti e macabre, il suo corpo aveva cominciato a fremere e si erano separate delle parti più piccole di lui, che ci avevano aggredito.

Mentre il corpo principale combatteva con Inuyasha, Io, Sango e Miroku fronteggiavamo raccapriccianti poltiglie di arti e busti, capelli e dita.

Non ricordo con esattezza cosa era successo, era troppo, troppo orribile per me, piantavo una freccia dopo l'altra nei molti corpi dell'essere ma quello non moriva mai, mi veniva addosso e sapevo che mi voleva divorare.
Dovevo aver semplicemente cominciato a correre, forse Sango, o Miroku, vedendomi in difficoltà mi aveva suggerito di allontanarmi, ci avvrebbero pensato loro.

Avevo corso più veloce che potevo, per arrivare il più lontano possibile, sicura che comunque non sarebbe stato mai abbastanza. L'orribile "cosa" mi avrebbe perseguitato negli incubi per tutta la vita, mi avrebbe divorata centinaia di volte e non avrei mai potuto dimenticarla.

 

E mi ero trovata appoggiata ad un cipresso, affannata e sconvolta.

Notai solo in quel momento che le mani mi tremavano incontrollabilmente, le strinsi a pungo per fermarle. Digrignavo i denti, brividi freddi mi risalivano la schiena.

All'improvviso un movimento richiamò la mia attenzione, un luccichìo che conoscevo bene.

I capelli di Inuyasha risplendevano di riflessi argentei ad ogni suo movimento, e spesso nei momenti di noia li osservavo assorta, avevano il potere di darmi un forte senso di sicurezza.

Alzai lo sguardo convinta di incontrare il suo sguardo angosciato, ma invece venni trafitta da due occhi ambrati incorniciati da ciglia pallide, la cui elegante bellezza non riusciva a mitigare uno sguardo affilato come una spada, e altrettanto spietato.

Dovevo apparire veramente miserabile, di fronte al grande Sesshoumaru.

Il viso paonazzo e il fiato corto, i capelli informi pieni di rametti e foglie, sola e spaventata rannicchiata contro un cipresso con le ginocchia raccolte al petto, come una bambina che si è persa.

Mentre cercavo di sostenere il suo sguardo sentì qualcosa pungermi gli occhi, come tanti piccoli insetti ogni orribile emozione che avevo provato mi punzecchiava crudelmente gli occhi, e le lacrime premevano contro la diga della mia dignità, minacciando di farla crollare da un momento all'altro.

La prima si arrischiò oltre la rima inferiore del mio occhio e scivolò sulla mia guancia senza che potessi fare niente per fermarla, mi sbrigai ad asciugarla via dal mio viso con la manica dell'uniforme.

Irritata dalla mia fragilità mi alzai e fronteggiai Sesshoumaru, sostenendo il suo sguardo incrociaì le braccia in un inconscio meccanismo di difesa. Stavo per cercare di mandarlo via, ero davvero troppo esausta ed emotivamente scossa per sostenere una conversazione di occhiatacce con lui, ma lui mi precedette.

:- Taci- ordinò imperioso.

Rimasi interdetta, ma allo stesso tempo non avevo intenzione di tollerare soprusi perciò pregaì che la mia voce suonasse risoluta quando dissi :- Non avevo intenzione di parlare con te, volevo dirti di andartene infatti.-

Il suo sguardo si affilò ancora di più e la linea delle sopracciglia si indurì disegnando un'espressione irritata. Dai cespugli dietro di lui si levò la voce petulante di Jaken che emerse dal fogliame enunciando in modo altisonante :- Non puoi dire al grande e potente Sesshoumaru cosa fare!-. Sostenere l'aura minacciosa di Sesshoumaru era arduo e ogni volta mi sembrava di cercare di mantenere l'equilibrio mentre camminavo su una fune sospesa nel vuoto, ma con Jaken era diverso.

:- La sua presenza non è di mio gradimento.- e prima che Jaken potesse rispondere tornai a rivolgere lo sguardo a Sesshoumaru :- Come d'altronde non credo che la mia presenza sia di suo gradimento- dissi seria :- quindi perché infastidirci a vicenda continuando una conversazione che nessuno dei due ha voglia di sostenere?-

Un pesante silenzio calò tra noi, persino Jaken era stato zittito dall'aura che emanava da Sesshoumaru, che con voce gelida mi rispose.

:- Sembri fin troppo ardita- incominciò rivolgendomi uno sguardo sprezzante :- per una umana in lacrime, sola e spaventata in mezzo alla foresta-

Ogni singola stoccata era andata a segno, ma non potevo vacillare o sarei caduta in pezzi.

:- Non sono affatto spaventata, non mi fai alcuna paura- dissi e la mia voce acquistò un po' di sicurezza, era vero, non avevo paura di Sesshoumaru.

:- Non di me, no,ma sei spaventata- le palpebre si socchiusero e mi guardò più intensamente valutandomi.

Stavo per negare di nuovo ma lui mi precedette e con voce atona ordinò :- Non mentire-

Lui vedeva e sentiva la mia paura.

:- Di cosa hai paura?- chiese, la voce profonda e fredda non esprimeva un'oncia di premura o preoccupazione, era una provocazione, un fendente di parole che mirava solo a farmi del male.

A umiliare la mia umanità.

Sospirai, non gli avrei risposto, non gli avrei dato la soddisfazione di avermi piegato.

:- Rispondi-

:- Non vedo perché dovrei- dissi con insolenza, arricciando il naso irritata.

Non avevo mai sostenuto una conversazione tanto lunga, quanto inappropriata e pericolosa con il fratello di Inuyasha. Probabilmente stavo correndo un rischio persino maggiore rispetto a quando fronteggiavo il mostro di carne.

Ma l'aspetto di Sesshoumaru, simile a quello di Inuyasha non riusciva ad incutermi quella paura viscerale, pensai con amarezza che dovevo essere davvero una ragazza superficiale.

Sesshoumaru serrò la mascella e tirò su un braccio mostrandomi la sua mano elegante, le cui lunghe dita terminavano con artigli affilati.

Era una minaccia.

Guardai la mano e poi lui, impassibile.

:- Quanto pensi che ci metterei ad ucciderti?- chiese e un lampo di crudeltà attraversò il suo viso.

:- Un'istante- risposi con sincerità. :- eppure ci siamo incontrati in molte occasioni, e non lo hai mai fatto- Colsi una contrazione muscolare vicino alla sua bocca, e in qualche modo seppi di aver imboccato una strada rischiosa ma vincente.

:- Infatti mi domando perché- dissi, e mentre la mia bocca pronunciava quelle parole il mio cuore ricominciò a battere velocemente, inaspettatamente avevo capito qualcosa di Sesshoumaru, qualcosa di cui forse nemmeno lui era cosciente.

:- la mia morte ferirebbe Inuyasha di certo, forse lo farebbe persino infuriare a tal punto da fargli desiderare di vendicarmi.- Immaginavo perfettamente la scena in qualche modo, come il culmine di una tragedia in cui alla morte dell'amata, l'uomo non avrebbe avuto più nulla da perdere, nessun legame a trattenerlo. :- Avresti potuto creare da tempo la situazione che tanto desideri, un duello mortale in cui Inuyasha accecato dall'odio combatta con tutto se stesso.-

Mi guardava concentrato seguendo il filo logico del mio ragionamento.

:- eppure non lo hai fatto- conclusi cercando di evitare di guardarlo in faccia, avrei avuto il coraggio necessario a fargli quella domanda che desiderava ardentemente uscire dalla mia testa? Anche sapendo che la risposta avrebbe potuto essere quella che in qualche modo, nel profondo del mio cuore,già conoscevo?

:- Perchè?- esalaì.

 

Il silenzio che calò era palpabile e denso, come se ogni suono fosse stato risucchiato dalle mie parole, sentivo solo il mio respiro e il battito del mio cuore.

:- Perché?- disse anche lui.

Alzai lo sguardo e lo vidi, che mi fissava, Jaken ai suoi piedi faceva saettare gli occhi bulbosi tra di noi cercando di capire come fossi riuscita a incuriosire Sesshoumaru, e come sarebbe finita quella discussione surreale.

Non potevo rispondere a quella domanda, anche se dentro di me credevo di conoscere la risposta dirlo ad alta voce sarebbe stato rischioso, avrei anche potuto sbagliare.

D'un tratto gli occhi di Sesshoumaru si aprirono sensibilmente, in un'espressione di moderata sorpresa, la bocca si serrò e mi sembrò disgustato.

:- Folle-

disse guardandomi con disprezzo, si voltò e se ne andò, con Jaken che arrancava cercando di tenere il suo passo.

 

La tensione che provavo in sua presenza scomparve ma non il tumultuoso susseguirsi di pensieri e ipotesi che imperversava nella mia testa, come una tempesta in mare aperto.

 

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Capitolo 3
*** pills3 ***


Avevo capito fin dall’inizio che sarebbe finita così, fin da quando avevo visto i lunghi corpi eterei degli spiriti raccoglitori di anime fluttuare nell’aria, diretti verso la loro padrona con un prezioso carico di anime. Chissà se Kikyo li faceva passare abbastanza vicino a noi perché li potessimo vedere, simili ad un suadente invito a raggiungerla, al quale Inuyasha difficilmente poteva resistere.

L’affetto antico e profondo che li legava pretendeva questi incontri, la loro storia tragica cercava redenzione nella rispettiva voglia di potersi vedere, un’ ultima volta. Anche io avevo provato quello stesso sentimento, ne capivo la potenza, comprendevo perché Inuyasha non potesse sottrarsi.
Eppure ogni volta mi ritrovavo a vagare da sola, il più lontano possibile da Inuyasha e Kikyo, trattenendo a stento le lacrime, soffrendo disperatamente e inutilmente. Niente sarebbe cambiato per me. Questa stessa situazione poteva solo continuare a ripetersi, all’infinito. Da tempo avevo accettato questo destino, e mi allontanavo dagli altri per cercare sollievo nel silenzio e nella solitudine, dove Sango non poteva chiedermi se stessi bene e Miroku e Shippo non potevano guardarmi preoccupati.

Per quanto mi fosse chiaro che era solo preoccupazione e sincero affetto nei miei confronti a guidare le loro azioni, ero troppo fragile e instabile per accettare le loro premure. Per non rischiare di ferirli, dovevo camminare, camminare fino a che le gambe mi avessero sorretta.

Per fortuna le foreste dell’epoca Sengoku erano ancora impregnate di energia spirituale, camminando tra gli alberi, accarezzando le cortecce infestate dai rampicanti e godendo del chiacchiericcio delle fronde riuscivo in parte a tranquillizzare il  mio animo inquieto.  Il dolore che mi schiacciava il petto si affievoliva ad ogni passo, e riuscivo finalmente a respirare più liberamente.

Ad un tratto vidi tra gli alberi ondeggiare una luce, inizialmente mi spaventai e mi nascosi dietro ad un albero, temendo che fosse un demone, ma poi sentii una fievole voce nell’oscurità, una voce che conoscevo.  Uscii dal mio nascondiglio, sollevata e incuriosita.
Mi avvicinai silenziosamente alla luce, capì dal modo che aveva di guizzare e dal calore che sprigionava che si trattava di un fuoco, e ringraziai mentalmente la mia buona sorte che fosse così, perché camminando senza meta la sera era scesa sulla foresta e cominciavo ad avvertire il freddo pungente della notte.

:- Uffa, chissà quando tornerà il Signor Sesshomaru!- si lamentò rumorosamente Rin.
:- Smetti di lamentarti Rin, e mangia!- la rimproverò Jaken con voce gracchiante.

La piccola Rin sospirò infelice e addentò controvoglia il pesce arrosto infilzato in un rametto, a quella vista il mio stomaco vuoto protestò rumorosamente e io agghiacciaì sperando che non mi avessero sentita. Tenendo una mano poggiata sopra al mio ventre, come per calmare una bestia feroce osservai le loro reazioni e notai con sollievo che non si erano accorti di me.
In ogni caso, se Rin e Jaken si trovavano da quelle parti, Sesshoumaru non poteva essere molto lontano, decisi quindi che sarebbe stato più saggio tornare indietro.
Mi voltai decisa ad allontanarmi in fretta da lì ma quando mi voltai vidi nell’ombra qualcosa che mi osservava, dall’oscurità emerse la sontuosa figura di Sesshoumaru, i cui occhi mi scrutavano infidi.

Sorpresa e imbarazzata cercai’ di tranquillizzarlo riguardo le mie intenzioni, perciò alzai le mani in segno di non aggressività e abbozzai un sorriso mesto.
:- Che ci fai qui- chiese senza preamboli, la voce abbastanza bassa perché Rin e Jaken non lo sentissero.
:- Niente, niente io stavo solo camminando e ho trovato questo luogo per caso-  mi difesi.
:- Dove sono i tuoi compagni?- il suo sguardo s’indurì.
:- Oh -  rimasi interdetta dalla domanda, non avrei voluto dirgli il motivo per cui girovagavo  da sola per i boschi perciò distolsi lo sguardo e replicai in modo vago :- sono venuta a fare un giro per conto mio, loro sono lontani da qui.- sperai che capisse abbastanza da evitare di pormi altre domande. Sembrò funzionare perché dopo avermi squadrato un’ultima volta silenziosamente mi venne incontro.

Trattenni il respiro ma lui mi superò senza degnarmi di uno sguardo e andò verso i suoi compagni.
:- Signor Sesshoumaru! Siete tornato!- trillò Rin recuperando il suo smalto.
:- Padron Sesshoumaru!- gracchiò Jaken adorante.

Avrei dovuto andarmene? Non volevo tornarmene sola al buio dagli altri, sapendo perfettamente che non avrei trovato Inuyasha ad aspettarmi. Il tepore accogliente del fuoco mi tentava quasi quanto il delizioso odore del pesce arrosto.  Deglutii cercando di farmi forza e lo feci.
Scostai un cespuglio e lasciaì che la luce del fuoco mi illuminasse  mostrandomi chiaramente a tutti loro, mi guardai attorno e vidi che Jaken mi fissava a bocca aperta, Rin all’inizio sospettosa quando mi riconobbe cominciò a sorridere, Sesshoumaru si rifiutava categoricamete di guardarmi.

:- Signorina Kagome!- esultò Rin.
:- Eeeh ma tu sei la femmina che si accompagna all’odiato Inuyasha! – Mi indicò Jaken sulla difensiva.
:- Scusate l’intrusione, avevo freddo- mi giustificai avvicinando le mani al fuoco per scaldarle, cercando di non guardare Sesshoumaru.
:- Signorina Kagome non si preoccupi!- mi tranquillizzò Rin porgendomi metà della sua porzione di pesce arrosto.
:- Oh no Rin, non posso accettare- cercai di declinare per educazione.
:- Mangia- ordinò Sesshoumaru senza guardarmi, con un tono che non ammetteva repliche.
Imbarazzata pensai che probabilmente aveva sentito il mio stomaco ribellarsi quando mi osservava nel buio.
:- Visto? Lo dice anche il Signor Sesshoumaru!-
:- Va bene, allora ehm, grazie mille- accettai il pesce imbarazzata.
Rin mi sorrise, Jaken sbuffò. Sesshoumaru impassibile guardava nel vuoto ignorandomi.

Il dolore sordo che provavo al cuore pensando a Inuyasha e Kikyo diminuì, ascoltavo Rin che mi raccontava come aveva preso il pesce che stavo mangiando , interrotta continuamente da Jaken che ribadiva il suo ruolo fondamentale nella cattura della cena. Gradualmente incominciaì ad ambientarmi, ridacchiavo quando Rin prendeva in giro Jaken, e a mia volta punzecchiavo il demonietto facendolo infuriare in modo comico. Talvolta non riuscivo a non pensare a Inuyasha e allora il cuore pulsava con ferocia, le voci di Rin e Jaken sparivano e tornavo silenziosa e malinconica. Rin se ne accorgeva perché prontamente cercava di distrarmi e farmi ridere usando come escamotage il povero Jaken.
Sesshoumaru silenziosamente riposava con la schiena poggiata ad un albero, vigilando sulla scena, zittendo Jaken ad ogni sua esagerazione e invocando la quiete quando Rin si faceva troppo rumorosa.

Ad un tratto, durante uno dei momenti in cui mi perdevo nella tristezza, mi accorsi che era calato un completo silenzio nell’accampamento improvvisato, mi riscossi dai miei pensieri e guardandomi attorno vidi che la piccola Rin era crollata e dormiva serenamente, Jaken sdraiato in maniera scomposta a terra russava sommessamente.  Guardai Sesshoumaru e vidi che lui a sua volta osservava me.

Imbarazzata cominciai a scusarmi per essermi trattenuta tanto a lungo, feci per alzarmi ma lui mi interruppe.
:- Che cosa è successo?-  chiese senza gentilezza.
:-in che senso?- domandai d’istinto, il suo sguardo si fece più profondo e fastidiosamente penetrante.
:- Che cosa ti tiene lontana dal monaco e dalla sterminatrice? Che cosa ti tiene lontana dal Mezzodemone?- calcò l’ultima parola con disgusto, guardandomi intensamente.
Incapace di rispondere, tacqui e abbassai lo sguardo, fingendo di osservare assorta le palme delle mie mani.
:- è a causa della sacerdotessa morta cinquant’anni fa- mormorò cupo, ma non era una domanda.
Era un’affermazione, incuriosita lo scrutai e notai che osservava un punto imprecisato nella direzione dalla quale ero arrivata io.
:- Ho seguito alcuni demoni raccoglitori di anime- cominciò imperturbabile :- e ho trovato quella donna, la sacerdotessa, insieme a Inuyasha- si voltò di nuovo verso di me per osservare la mia reazione.
:- Ma tu lo sapevi già giusto? Per questo ti sei allontanata dai tuoi compagni-
Senza che potessi trattenermi due lacrime solcarono le mie guance, annuii e mi asciugaì il viso con le maniche dell’uniforme, riaquistai un contegno e sorridendogli sinceramente dissi.
:- Sesshoumaru, non potrò mai ringraziarvi abbastanza per avermi permesso di stare qui con voi stasera-
ero sincera – Poter scherzare con Rin, non essere trattata come un vaso fragile che sta per cadere in frantumi mi ha fatto stare meglio almeno per un po’-. Sospirai, stremata dalle emozioni.
:- So tutto di Inuyasha e Kikyo, ho accettato volontariamente questa situazione e ho deciso di restare al fianco di Inuyasha nonostante tutto- ammisi infelice.
:- Ma?- chiese calmo.
Lo guardai intensamente prima di rispondere :- Ma io sono umana, e soffro lo stesso, mi dispero e vorrei che… che Inuyasha capisse come mi sento, che lo capisse davvero, anche solo per una volta-altre lacrime sleali mi rigarono il viso, e la mia voce si incrinò.
Mi sentii così misera e stupida.
:- Però, davvero, domani mattina ringrazia tanto Rin da parte mia se puoi!- Insistei cercando di far tornare il discorso su un argomento meno pesante e che mi mettesse meno in difficoltà :- Con la sua vivacità è davvero riuscita a farmi sentire meglio- Gli sorrisi e con uno sguardo d’intesa sussurai :- Rin è davvero speciale,  per me stasera è stata come un balsamo- appoggiaì una mano sul petto e continuai :- anche se adesso devo tornare ad affrontare la realtà, mi ha dato sollievo poterle stare vicino.-
:- Vuoi davvero che Inuyasha sappia come ti senti?- chiese guardandomi concentrato.
Il sorriso scomparve dal mio viso :- vorrei che capisse il dolore che provo- cominciai :- ma non vorrei che Inuyasha soffrisse-
:- Vieni qui.- mi impose imperioso, io lo guardai disorientata e  chiesi :- Eh?-.
Con uno sguardo profondo ed eloquente mi chiarì che non scherzava, dovevo fare come diceva.
Guardandolo sospettosa mi avvicinai facendo attenzione a non svegliare Rin,  e  mi sedetti ad un metro circa da lui, al che altero mi ordinò di avvicinarmi ancora.
:- Sesshoumaru, ma cosa?- chiesi avvicinandomi ancora.

Senza distogliere i suoi occhi dai miei mi passò il suo unico braccio attorno alla vita, avvicinandomi a lui. Io mi puntellai contro la sua spalla per cercare di bloccarlo, ma lui era molto più forte di me.
Mi trovai imprigionata in un improbabile tentativo di abbraccio, ma era talmente distaccato e algido che non ero sicura di cosa stesse esattamente succedendo.
:- Così dovrebbe bastare- mormorò e sciolse l’abbraccio, io prontamente mi drizzai in piedi e lo guardai sbalordita e arrabbiata, stavo per chiedergli che cosa credeva di fare ma mi indicò Rin serenamente addormentata poco lontano da noi e mi trattenni.
:- Adesso vai- disse sgarbato,  ci guardammo un’ultima volta e mi parve di vedere i suoi occhi indugiare su di me, prima che tornassero a puntare lontano e l’espressione di gelida indifferenza si riappropriasse dei suoi lineamenti.
Confusa e imbarazzata mi allontanai senza dire nient’altro. Riuscivo a malapena a pensare, Sesshoumaru mi aveva abbracciato, a modo suo. E poi che significava “ così dovrebbe bastare”?
E quello strano sguardo fisso, in qualche modo triste, in qualche modo simile al mio.

Dopo quella che era sembrata un’eternità, riuscì finalmente a tornare dai miei compagni, bizzarro, rifletteì, come la strada all’andata fosse sembrata più corta e rapida.Le ultime lingue di fuoco lambivano ceppi semicarbonizzati, il fuoco morente e fumoso illuminava i visi di Sango, Miroku e Shippo che dormivano placidamente.
Poco lontano vidi Inuyasha seduto su una roccia a guardare il cielo notturno punteggiato di stelle, felice di vederlo insieme agli altri andai verso di lui.

:-Inuyasha?- lo chiamai con la voce più gentile e dolce di cui ero capace.
Lui si voltò e guardandomi colpevole,  mormorò il mio nome, abbassò lo sguardo mesto, ma subito dopo tornò a guardarmi con un’espressione turbata.
Con un balzo mi fu vicino e allora incominciò ad annusarmi con insistenza, la sua espressione si incupì ancora di più :- Kagome…perché hai addosso l’odore di Sesshoumaru?- ringhiò tetro.

 “Così dovrebbe bastare”

Continua…

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