La teoria del caos

di lillilola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On top of the world ***
Capitolo 2: *** She's a rebel ***
Capitolo 3: *** Crazy ***
Capitolo 4: *** Carry on my wayward son ***
Capitolo 5: *** Dream ***
Capitolo 6: *** Fake plastic trees ***
Capitolo 7: *** I'm feeling good ***
Capitolo 8: *** Scoperte ***
Capitolo 9: *** Scars ***
Capitolo 10: *** Favole andate in fumo ***



Capitolo 1
*** On top of the world ***


 
 
CAPITOLO UNO : ON TOP OF THE WORLD.
 
Cause I’m on top of the world, ‘ay
I’m on top of the world, ‘ay
Waiting on this for a while now
Paying my dues to the dirt
I’ve been waiting to smile, ‘ay
Been holding it in for a while, ‘ay
Take it with me if I can
Been dreaming of this since a child
I’m on top of the world.”
 
Giuro che non ho la più pallida idea di come io sia finita qui… no okay, in realtà sì, sono una persona piuttosto corruttibile, ma d’altronde sarei disposta perfino a versarmi addosso litri di fango canticchiando “ava come lava”, per avere due biglietti in platea all’unico concerto degli Imagine Dragons in Australia.
Mi guardo attorno sperando che qualche bodyguard mi faccia un qualche cenno amichevole, anche se ora che ci penso è più probabile che un bodyguard mi riempi di botte invece che farmi un cenno gentile.
Aspetto in silenzio davanti alla reception dell’hotel ripassando le domande che mi sono scritta sul braccio.
Mia sorella mi ha costretto a fare una specie di giuramento su ciò che non posso dire a quel tale A… cazzo non ricordo nemmeno il suo nome.
Ascard? Asfalt? As qualcosa.
Sbuffo ripensando a cos’altro non devo fare oltre a non dover dire cose come: “Ehi ciao io sono la sorella di quella che doveva venire qui oggi, ma che purtroppo si è astutamente rotta una gamba questa mattina cadendo dalle scale”.
Posso assicurare che è stata un scena epocale, soprattutto perché continuava a vantarsi di avere vinto la possibilità di poter parlare dieci minuti con il suo idolo, appunto tale As-qualcosa, per poi inciampare su uno dei vestiti che avevo lasciato per sbaglio sulle scale, e ruzzolare come un pesce lesso giù per tutta la rampa.
E indovinate chi ha visto tutta la scena? Io.
Indovinate chi ha potuto riprendere tutta la scena? Purtroppo nessuno.
Sono dell’idea che sia stato il karma per punirla per tutto quello che fa oltre che a rendermi la vita meno facile di quanto potrebbe essere.
Credo ce l’abbia ancora con me, da quando a sette anni ho tagliato i capelli a tutte le sue bambole, insomma chi lo sapeva che dopo i capelli non ricrescevano? Io no di certo.
 - Camille Shane? – mi chiede la receptionist distraendomi dalle mie questioni filosofiche sulla vita.
Annuisco e mi giro.
 - Carta d’identità per favore –
Le do la carta dove c’è la foto di mia sorella, credo che mia sorella sia l’unica persona a venire bene nelle foto per i documenti.
La receptionist guarda il documento e poi guarda me, spero non si accorga che la foto è favolosa mentre io no.
 - Okay, seguimi -.
Sono un ninja.
Non sospettano nulla, forse dipende dal fatto che io e mia sorella in teoria siamo uguali, ma in realtà io sono decisamente molto più simpatica di lei, mentre lei è solamente più bella, intelligente, cheerleader, popolare e perfetta di me, ma ripeto, io sono molto più simpatica, è quello che conta.
Mi porta nella suite del cantante, che ora che ci penso non so nemmeno se sia un cantante, un attore, un fotografo o un barbone a caso.
Per essere una suite è piuttosto triste, insomma io mi aspettavo fiumi di champagne, modelle mezze nude, caviale che cola da tutte le pareti, e invece c’è un misero cartone della pizza sul tavolo, vuoto per di più.
Per sopportare tutto questo ho bisogno di cibo, o meglio, di alcool. Forse ha la mini bottiglietta di vodka nel frigo bar... o magari nel frigo bar tiene la testa di un morto; meglio non andare a controllare e soprattutto è meglio che io smetta di guardare tutti quei CSI, ora sono inconsciamente convinta che in ogni luogo io possa trovare un morto.
Mi siedo e guardo il braccio con tutto il mio discorso; noto che il mio lavoro di amanuense sul braccio è completamente andato via.
Ho un braccio pieno di inchiostro verde, che ci tengo a sottolineare essere tossico, quindi mi sto intossicando un braccio che dovranno amputarmi e non ho nemmeno il mio discorso.
Sono fregata, ora non so più cosa devo dire, e improvvisare non è mai stato il mio forte. Inizio a temere per i miei biglietti.
 - Ehi. Scusa per il ritardo – sento la porta aprirsi e vedo un ragazzo venire verso di me.
Le cose che posso fare sono due: restare muta che magari mi avrebbe portato a fare una bella figura, o provare a dire qualcosa.
Cerco di sorridere mentre tento invano di ricordarmi il nome di quel tipo, e di sperare che sia effettivamente lui quello con cui devo parlare.
Avrei dovuto informarmi, maledizione!
 - Non preoccuparti – gli porgo la mano e lui mi guarda confuso.
Non si dà la mano alle star?
Mi guarda la mano per controllare che non ci sia nulla di strano, se cerca qualcosa di strano ho il braccio sinistro verde. Potrei trasformarmi in un brabapapà da un momento all’altro.
 - Voi cantanti non vi date la mano? Avete un qualche saluto speciale? – abbasso il braccio – tipo batti il bugno come i rapper? - .
Questo poveretto è sempre più confuso, e io avrei dovuto starmene zitta.
 - Sei un maniaco dell’igiene e non vuoi darmi la mano perché credi sia piena di germi. Giusto? –
A quel punto scoppia a ridere.
Forse è un cocainomane, per questo ha quelle occhiaie sospette. Molto sospette.
Penso un attimo a ciò che avevo scritto sul braccio, e sono quasi certa che non potessi fare domande come “Ehi ma ti fai di droga?
 - Credevo mi saltassi addosso sinceramente – dice continuando a ridere.
 - Come un koala? –
 - Si all’incirca -.
 - Mi stai dando dell’animale per caso? –gli lancio un’occhiataccia, star o no, se qualcuno mi dà dell’animale avrebbe ricevuto una scarpa in faccia.
Nonostante gli avessi appena rivolto uno sguardo non molto simpatico, lui continua a ridere…deve essere buona la roba che prende.
Faccio mente locale, e no, non mi sembra che il mio discorso contemplasse la domanda: “Condividi la tua polvere magica con me?”. Purtroppo.
 - Tu sei la ragazza che ha vinto la possibilità di passare una giornata con me? – dice riprendendosi.
 - Aspetta… come giornata? – lo guardo confusa – io credevo fossero dieci minuti e poi tutta a casa – io non ci voglio stare una giornata con lui, ho cose più importanti da fare, come giocare al computer e guardare Doctor Who.
 - Tu non vorresti passare la giornata con me? – chiede quasi offeso.
A questo punto scoppio a ridere.
 - Per l’amor di dio, no. Ho cose più importanti da fare e… -
 - Come hai cose più importanti da fare? – okay, credo di averlo offeso.
Ho scalfito il suo egocentrismo da star, il che mi fa ricordare che sarei dovuta stare zitta.
Avrei dovuto ricordarlo prima.
 - Si… devo … devo – devo trovare qualcosa per non offenderlo ancora di più, visto che i miei biglietti sono sul filo del rasoio – devo studiare latino–
 - Oh … e perché? – chiede curioso.
Eh bella domanda.
Non so nemmeno io perché la gente studia latino, insomma, è una dannatissima lingua morta visto che le uniche persone con cui potresti parlarlo sono sottoterra da secoli. Probabilmente odiavano pure loro il latino, per questo sono morte, per non doverlo più parlare.
 - Eh un esame… - dico vaga.
 - Per scuola? –
 - No. Per la patente – ma è scemo o fa apposta?
Mi guarda confuso.
Probabilmente anche lui si sta convincendo che è meglio rimanere dieci minuti insieme e poi andare ognuno a casa propria.
 - Ma quanti anni hai? – mi chiede sedendosi.
 - Diciannove –
 - E non hai ancora fatto la patente? Mio dio, cosa ti ci vuole? Un invito dalla Regina Elisabetta per fare la patente? – dice ridendo.
Saranno dieci minuti molto lunghi.
Mi siedo e sbuffo, e lui si ferma un attimo a guardarmi curioso.
 - Tu non sei la ragazza che doveva venire qui oggi, vero? – chiede gentilmente.
Resto in silenzio a guardarlo. Forse non sono il ninja che credevo di essere.
Annuisco imbarazzata per aver appena fallito l’opportunità di fare il ninja.
 - Sorpresa! – dico imbarazzata – L’hai intuito da…? – chiedo.
Ride.
 - Da tutto – dice ridendo – e poi lo sai di avere un braccio verde? Cosa ti eri scritta? -.
A questo punto credo sia arrivato il momento di dire la verità.
Mi alzo e mi siedo accanto a lui.
 - Senti Ascard – gli metto una mano sulla spalla – io vog…-
 - Ashton – mi corregge.
 - Non è quello il punto. Stai zitto e ascolta – la gentilezza l’ho lasciata sull’autobus per venire qui – io sono la sorella di quella che sarebbe dovuta venire oggi, e l’ho fatto solo perché se io oggi parlavo con te e ti facevo questo stupido discorso che si è cancellato– gli indico il mio braccio verde– non avrò i biglietti per il concerto degli Imagine Dragons, quind…-
 - Ehi aspetta un secondo –
Resto in silenzio ad ascoltarlo.
 - Tu hai la possibilità di avere dei biglietti per quel concerto? –
Oh finalmente qualcuno che capisce che cosa c’è in gioco.
Annuisco quasi con le lacrime.
 - Oh – dice interessato alla questione – facciamo così: tu mi dai un biglietto, e io vengo a casa tua così tua sorella può parlare con me –
Non credevo che le persone famose a volte fossero intelligenti.
Lo abbraccio d’impulso, quasi piangendo.
Quei biglietti saranno miei.
Maledettamente miei.
 - Andremo a quel concerto – dico lasciandolo e iniziando a saltellare per la stanza.
Molto maturo da parte mia devo ammettere.
Si alza e inizia a saltellare anche lui. Giusto per sembrare delle fangirl impazzite iniziamo a canticchiare “On Top Of The World”, e noto che effettivamente siamo delle fangirl impazzite.
 
 
Ho dato il mio indirizzo di casa a quel tipo, e lo so che la mamma dice sempre “Non dare l’indirizzo di casa agli sconosciuti”, ma l’ho fatto per una buona causa.
Guardo la sveglia. Sono le 12:10, è ancora mattina per i miei standard, ma il mio stomaco mi sta dicendo che per i suoi standard, quella è l’ora in cui lo sfamo.
Scendo in cucina per mangiare l’unica cosa che sono in grado di cucinarmi da sola: latte e cereali.
E sono anche bravissima a farmi venire il diabete, vista l’enorme quantità di zucchero che metto i Cheerios.
Mi dirigo in salotto nella speranza che diano le repliche di qualcosa di interessante, ma l’unica cosa interessante che vedo è mia sorella che parla allegramente con due tipi girati di schiena.
Sono finita in un threesome senza saperlo.
Faccio lentamente retro front e mi ritrovo un tipo con i capelli dello stesso colore che aveva il mio braccio un paio di giorni fa: verde barbapapa.
Probabilmente anche lui, come me, ha sbagliato a darsi la tinta. Il mio rosso è quasi un rosa e il suo verde invece fa schifo.
 - Hai messo lo zucchero sopra i Cheerios – mi dice.
 - Buongiorno anche a te signor Barbapapa – rispondo mettendo in bocca una cucchiaiata di cereali.
Mi guarda confuso.
Già, giusto perché questa è casa mia, io non so chi sia lui, che ripeto è in casa mia, ed è giustamente confuso dalla mia presenza.
 - Chi sei? – mi chiede.
 - Chi sei tu vorrai dire –
A questo punto mi viene il dubbio che queste persone siano dei ladri, o dei serial killer, o peggio, potrebbero essere dei testimoni di Geova.
Non sono pronta a un discorso sulla religione di prima mattina.
E se fossero degli assicuratori porta a porta?
Chi diamine ha fatto entrare degli assicuratori in casa mia?
D’altronde potrebbero essere dei maniaci in generale.
 - Io son…-
 - NON ME NE FREGA NIENTE DEL TUO DIO! – grido presa alla sprovvista e svuotandogli la ciotola di cereali in faccia e facendolo cadere.
Così un’altra volta si assicura la faccia, maledetti assicuratori.
 - Oh Cristo! Che diamine stai facendo? – mi grida mia sorella.
La guardo mentre zoppica verso di me, purtroppo si è slogata solo la caviglia, e io che credevo avesse una gamba rotta.
 - Hai fatto entrare tu questa gente in casa mia? – chiedo seccata guardando la ciotola vuota.
È il mio cibo quello sparso tra il pavimento e la faccia del tipo.
 - Sono Michael – mi dice pulendosi il viso.
 - Va bene – dico liquidandolo.
Sento qualcuno ridere dietro di me, mentre mia sorella passa tutte le colorazioni della rabbia nel giro di un paio di secondi.
Non può uccidermi se ci sono testimoni.
Vedo le sue mani stringersi a pugno, e passare da un tenero color rosa a un bianco cadaverico a causa di quanto sta stringendo. Probabilmente sta immaginando di avere il mio collo tra le mani.
Mi allontano di un passo da lei, che non sono sicura di avere un vantaggio atletico su di lei nonostante io sia attrezzata di caviglie e gambe aggiustate, al contrario suo.
Il mio istinto di sopravvivenza mi sta gridando che un passo non è abbastanza lontano, quindi ne faccio altri due, giusto il numero di passi che mi permettono di andare a sbattere contro una delle persone in casa mia.
 - Stai attenta, animale – mi dice una voce conosciuta.
Non credo di essere mai stata tanto felice in vita mia, avrò i biglietti del concerto.
Mi giro e vedo Ashton che mi sorride contento, e sorrido anche io perchè un attimo mi sembra quasi di vedere la fangirl impazzita che c’è in lui che mi fa l’occhiolino.
 - Forse non lo sai, ma non mi hai detto come ti chiami – mi dice.
 - Sono Daphne – sorrido cercando di non iniziare a saltellare.
Mia sorella si gira e mi fulmina con lo sguardo.
 - Daphne aiuta Michael, e scusati con lui – mi dice spingendomi verso quello che stava ancora a terra.
Lo guardo e per tutta risposta lui mi guarda e fa un cenno con la mano.
Allungo la mano per fargliela prendere e aiutarlo a tirarsi su, che nemmeno avesse cinquant’anni, ma sembra che di tirarsi su da solo non se ne parli.
Afferra la mano, sta quasi per tirarsi su, quando io scivolo su del latte, che aveva tutta l’intenzione di uccidermi probabilmente, e gli cado addosso, cosa che provoca risate generali dei presenti, ma non mie e della mia povera testa che è andata a sbattere sulla spalla di questo barbapapà.
Rotolo e mi stendo affianco a lui, ora ci dovranno tirare su in due.
 - Ehi Daphne, come va? – mi chiede mentre mi sposto.
 - Nonostante un futuro trauma cranico a causa della tua spalla troppo ossuta.. e dico davvero dovresti mangiare più carne sei pallido cadaverico, se vieni a mangiare da mia nonna riprendi colore che è una mera…- mi ricordo un attimo che sto parlando a vanvera come al solito – sono felice -.
Sorride.
 - Anche se sei caduta sui cereali che volevi mangiare? –
 - Andrò al concerto degli Imagine Dragons -.



Hola ciambelline**
Sono riapprodata in questa sezione, dopo aver girovagato senza metà a forza di one shot venute in mente guardando il frigo. Lo so che siete stanche di me, e lo so che anche EFP è stanco di me, ma per ora mi limito a ignorare la cosa, almeno finché qualcuno non viene sotto casa mia con torce e forconi intimandomi di smetterla di scrivere.
Questo come avrete evidentemente notato è il primo capitolo di questa nuova storia, e sì, fa un po' pena, e fa un po' pena anche il titolo e l'introduzione. Lo so che fa un po' pena tutto, quindi chiedo decisamente perdono per l'enorme errore che sto facendo, quale quello di postare online. 
Prima di venire con torce e forconi sotto casa mia, magari avvisate che potreste non trovare nessuno altrimenti.
Anyway miei dolci muffin, questo è tutto ciò che avevo da dire. Spero non ci siano obrobri alla lingua italiana e spero non vi faccia uscire sangue dagli occhi.

Un bacio, Lily** 

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Capitolo 2
*** She's a rebel ***


CAPITOLO DUE :"SHE'S A REBEL" 

“She's a rebel,
She's a saint,
She's salt of the earth,
And she's dangerous,
She's a rebel,
Vigilante,
Missing link on the brink,
Of destruction”
 
Non so esattamente il motivo, ma quella stupida band si trova al completo ancora a casa mia, cosa che mi allarma un pochino, visto che non sopporto il fatto di avere troppa gente intorno per troppo tempo.
Sopporto a malapena mio padre e mia sorella in casa.
Mi avvicino a Michael, l’unico dei presenti che ha avuto la premura di presentarsi nonostante l’abbia steso a terra e lavato con latte e cereali.
 - Senti – sussurro avvicinandomi e attirando la sua attenzione – ora non per essere maleducata ma...-
 - Mi hai lavato con del latte, non puoi fare di peggio – dice.
 - Oh ma che palle, ancora pensi al passato, mi sembri mia madre e…-
 - Ma è stato un’ora fa! E ho ancora dei cereali dove i cereali non dovrebbero essere! –
Ecco perché odio avere gente in casa, continuano a lamentarsi, o meglio, continuano a lamentarsi con me.
Che poi quello che gli ho versato addosso era del semplice latte e cereali, se fosse stato acido muriatico, sì che avrebbe potuto continuare a lamentarsi, ma la sua faccia non si è liquefatta, quindi non trovo motivi ad avvalorare la sua tesi.
 - Appunto, siete qui da circa un’ora dal mio risveglio, non credete che dovreste tornare a casa? – chiedo mentre mi rendo conto che anche io ho dei cereali dove i cereali non dovrebbero essere.
Cheerios curiosi che giocano a fare Dora l’esploratrice sul mio corpo.
Michael mi guarda scocciato, credo che anche lui voglia tornare a casa, e sono quasi tentata di mettergli una mano sulla spalla quasi come se stessi facendo un gesto carino, quando nel mentre di alzare la mano noto l’orario sul mio orologio.
È l’ora in cui Daphne guarda Doctor Who.
E parlare in terza persona tra sé e sé è più inquietante di quanto non sembri.
Mi avvio verso il salotto dove si trovano tutti quelli che non si sono presentati nonostante siano in casa mia, e non so chi sia quella più scocciata tra mia sorella che mi vede arrivare nel suo harem, o io che ho intenzione di sedermi sul divano che un tipo, probabilmente coreano, sta occupando.
 - Sono contenta della rimpatriata familiare che state facendo e tante cose belle. Ma sono le una e ventidue, è l’ora in cui voi andate da un’altra parte – guardo quello sul divano – soprattutto tu -.
Odio avere gente in casa che non conosco, non hanno nemmeno avuto la decenza di presentarsi, e poi sarei io quella maleducata.
Mi guardano tutti in silenzio mentre mia sorella sembra voler farmi capire i suoi intenti omicida nei miei confronti solo con lo sguardo. Beh missione riuscita sorellina, ma per quanto io tenga alla mia pellaccia che si sta unendo con dei cereali al miele, tengo molto di più a gratificare il mio livello di nerdaggine e guardare la tv.
 - C’è un’altra stanza proprio qui affianco e…-
 - Scusatela, ha un lieve ritardo mentale – dice scusandosi con il suo harem.
Quei bellocci come minimo le staranno già sbavando dietro nonostante lei sia attualmente metà disabile, ma d’altronde come non potrebbero, lei è così fantastica per tutti.
 - Meglio un ritardo mentale che uno mestruale, stronza – borbotto mentre se ne vanno.
 - Cosa? – si gira confusa a guardarmi.
Fortunatamente non mi ha sentito.
 - Cosa? – dico io facendo finta di niente.
Alza le spalle e va verso la cucina zoppicando.
Ashton invece mi ha sentito benissimo e sta cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere probabilmente, anche se sembra più uno stitico che sta cercando di fare la cacca da quanto paonazzo è diventato.
Mi giro verso il divano e il tipo coreano sembra non volersi alzare.
 - Sei ancora qui? –
 - Già -. 
Faccio una smorfia, e decido di ignorarlo mentre inizio a cercare il telecomando. Se vuole rimanere lì, si sarebbe visto la mia serie tv.
Due minuti dopo di ricerca del telecomando arrivo al momento in cui il nazismo che mi è salito nel cercarlo si unisce alla depressione del non trovarlo, il che sembra portarmi a un certo bipolarismo in cui lancio cuscini piangendo, nemmeno stessi cercando Eldorado.
 - Cosa stai cercando? – mi chiede il tipo sempre fermo nella sua posizione.
 - Il telecomando –
 - Oh, ma ce l’avevo io – dice tirando fuori l’aggeggio della mia ricerca.
Mi si illuminano gli occhi e mi fiondo praticamente su di lui.
Siamo già a due dei quattro componenti della band a cui mi lancio addosso.
 - Allora, io sono l’ospite io decido cosa guardare – dice cercando di tenermi lontana da lui.
Non ha capito nulla dalla vita questo caro ragazzo, e pensare che credevo che gli asiatici fossero persone intelligenti. Probabilmente mi sbagliavo.
 - Tu decidi solo quanto puoi ancora vivere se non mi dai il telecomando, Okay? – sto pensando a dove colpirlo, probabilmente sul naso – c’è Doctor who, e io n…-
 - OMG – dice come se fosse normale dire omg, accende la tv e mette sulla serie tv – non sei più tanto strana come credevo – mi sorride e da veri fan per un’ora e mezza smettiamo quasi di respirare per goderci meglio il telefilm. 
 
 
Sono quasi le quattro del pomeriggio, e questi tipi ancora non sembrano volersene andare.
Mio padre arriverà tra poco a casa, e non credo possa essere molto contento di ritrovarsi tutta queste gente tra i piedi.
 - A proposito – mi dice il cinese raggiungendomi in giardino con due tazze in mano – io sono Calum -.
Me ne allunga una e noto essere piena di caffè.
Potrei piangere.
 - Sai, c’è una cosa che amo più di Doctor Who, ed è il caffè. E ora sono molto tentata di chiederti di sposarti se non fossi confusa dal fatto che tu non ti chiami Cheng o Chen o Xu – dico.
Lo so, parlo troppo.
Stare in silenzio non è mai stata una delle mie virtù migliori.
 - Perché dovrei chiamarmi in quel modo? – chiede confuso e sedendosi sull’erba affianco a me.
 - Non sei asiatico? – chiedo soffiando sulla tazza.
Sembra offeso, ma poi scoppia a ridere.
Cosa che mi fa dubitare delle sua sanità mentale, il che sarebbe davvero un peccato visto che già stavo pensando di sposarmi con lui in un matrimonio che avrà come tema Doctor Who e il menù del pranzo sarà a base di caffeina.
 - Era da tanto che non trovavo qualcuno così – dice ridendo – ci voleva -.
Sorride.
 - Così come? – chiedo confusa pronta a sentire un eventuale insulto, del tipo “Così fuori di testa”, “così psicopatica” e appellativi simili.
 - Così vera – dice spiazzandomi.
Oh.
Lo guardo confusa, e noto lo sguardo che mi rivolge. Sembra sentirsi in dovere di spiegarmi per filo e per segno ciò che vuole significare quello che ha appena detto.
 - Sai, nel mondo dello spettacolo non ci sono tante persone che ti dicono ciò che pensano veramente. Tutti vogliono solo leccarti il culo per avere un po’ di quello che hai ottenuto con la fatica, ed è terribile – inizia - e non puoi nemmeno rispondere male alle persone che lo fanno, perché verresti considerato uno stronzo e la tua reputazione andrebbe a puttane –
 - Sei un ragazzo volgare – lo interrompo ridendo.
Ride.
 - Per una volta che posso dire un paio di parolacce senza preoccuparmi lasciamelo fare – sorride di nuovo – e poi, è per questo ti ho portato del caffè –
 - Per dire quattro parolacce in libertà? –
 - No, per il fatto che a te non interessi ciò che dico, non pendi dalle mie labbra come chiunque altro farebbe. Era da tanto che qualcuno non lo faceva -.
Non sono un mostro senza cuore per la cronaca.
Sono quasi dispiaciuta per lui, no anzi, sono dispiaciuta per lui.
D’altronde ha praticamente la mia età, e non credo fosse contento di essersi all’improvviso ritrovato con un sacco di “amiconi” che sperano di fare successo grazie a lui.
Un po’ mi pento di aver quasi creduto che fosse fuori di testa, come me d’altronde.
Sento mia sorella ridere in modo suadente, cosa che sembra riuscire bene solo a lei.
Ci giriamo entrambi verso la provenienza del suono, e io non posso fare altro che limitarmi a sbuffare.
Le bastava un battito di ciglia per avere il mondo ai suoi piedi, e un po’ la odiavo per questo, riusciva sempre a fregare nostro padre e a far magicamente ricadere tutta la colpa su di me. Quindi sì, una parte di me la odiava, e una parte di me era ancora convinta che i capelli in realtà ricrescessero anche alle bambole, ma non era questo il punto.
 - Tua sorella fa sempre così? – mi chiede all’improvviso mentre ripensavo ai miei giorni da parrucchiera fallita nel tagliare i capelli alle sue barbie.
 - Se è sempre così carismatica, favolosa, bellissima e cheerleader? – lo guardo – la risposta è sì – dico amareggiata.
Ride contento, e la mia teoria sulla sua insanità mentale torna a farsi spazio nel mio cervello.
 - È così eccessiva. Voleva assolutamente fare colpo su di noi, quando in realtà l’unica che ha fatto colpo sei tu, anche se in senso figurato – dice scoppiando a ridere da solo.
 - Sono una persona impulsiva – borbotto.
 - No, sei una che deve fare un corso di gestione per la rabbia, Daphne -.
Gli faccio la linguaccia, cosa molto matura da parte mia.
 - Sei sempre più matura – mi dice Ashton dopo essersi improvvisamente materializzato.
Nessuno dei due si era accorto di lui finché non ha aperto bocca, cosa di cui poteva fare a meno. Si è come teletrasportato qui, e dannazione, anche io voglio teletrasportarmi ed essere un x-man.
Calum si alza sbuffando.
 - Che palle tocca già a me – sbuffa andando verso casa mentre Ashton si siede.
Guardo confusa quello che credevo essere il mio futuro marito tornare in casa, e poi rivolgo uno sguardo confuso a quello che probabilmente è un X-man.
 - Facciamo i turni – spiega come se fosse tutto chiaro.
I turni per cosa?
Per usare il bagno di casa mia? Che mi avessero intasato il cesso?
I turni per venire in giardino? Forse non lo sapevano ma non coltivavo Gangja, e anche se fosse non avrei di certo condiviso la mia fonte di felicità con loro.
 - Per stare con Camille -.
Oh.
La mia intera vita sembra essersi basata su una bugia visto che i presenti sembrano preferire stranamente me alla mia favolosa sorella, il che può essere un input per farmi intuire che sono tutti altamente fuori di testa.
 - Siete un po’ strani – dico strappando una margherita.
Noto che mi fa una smorfia, che poi sono io quella che è immatura tra i due.
Gli metto il fiore tra la matassa di capelli che ha in testa.
 - Sei un fiore – dico ridendo.
 - E poi siamo noi quelli strani – sospira e si stende – ah cosa mi tocca fare per gli Imagine Dragons –
Ah non dirlo a me, visto che siete in casa mia da questa mattina e non posso buttarvi fuori proprio per questo.
Sto quasi per rispondergli male quando mi suona il telefono, e i Green Day si fanno sentire perfino dai vicini.
La mia suoneria è troppo alta, ma d’altronde è meglio così. Faccio ascoltare un po’ di buona musica a tutto il quartiere.
 - QUELLI SONO I GREEN DAY! – grida con enfasi alzandosi di scatto.
Mi guardo attorno alla ricerca della rock band.
 - Dove? Dove!?! – se ha davvero visto i Green Day potrei quasi condividere la mia casa con lui.
Scoppia a ridere.
 - La tua suoneria cretina – dice continuando a ridere.
Stronzo che mi illude.
Gli tiro un pugno sul braccio.
 - Credevo li avessi visti qui nei dintorni! Mi hai illuso, sei uno stronzo – e io sono molto fine, ma non siamo qui per giudicare il mio modo di parlare.
Lui continua allegramente a ridersela mentre io penso a metodi alternativi per torturarlo senza poi dover ricorrere a un processo penale nei miei confronti.
 - Rispondi al telefono – mi suggerisce smettendo di ridere.
 - No, la canzone è troppo bella. Aspetto che finisca e poi richiamo –
Rebel” finisce, e io richiamo la mia migliore amica.
 - Maya, dimmi tutto –.
 - Hai sentito la canzone fino in fondo vero? Per questo non hai risposto – sbuffa, che se c’è qualcuno che mi conosce meglio di lei penso siano solo le quattro mura di casa mia.
Sorrido.
 - Ti conosce bene – mi dice origliando la mia conversazione.
 - Stai zitto e fatti gli affaracci tuoi -.
 - Ce l’hai con me? – chiede offesa Maya.
Sbuffo.
 - No Maya, ce l’ho con un tipo – guardo Ashton – che non sa farsi i cazzi suoi. E ho la casa piena di gente che non conosco a causa di Camille – mi lamento con qualcuno che capisce i miei problemi, o che almeno fa finta di capirli.
La sento ridere.
 - Che brutta cosa le persone eh – dice ridacchiando mentre minaccio Ashton che sta continuando a mettersi fiori in testa.
Molto virile.
 - Volevo chiederti com’era andata all’incontro con il … - la blocco.
 - Male. Dannatamente male. Questi bastardi girano per casa mia come se fosse casa loro. Io mi sveglio e BUM, chi mi trovo in casa? Una band che nemmeno conosco che pretende di stare a casa mia e parlare con me per tutta la giornata quando io vorrei solo starmene sul divano a mangiare cereali – il piccolo Hippie di fronte smette di mettersi fiori in testa.
 - Sono offeso –
 - Non mi interessa nulla -.
Maya sembra morta, non la sento nemmeno respirare.
Poi grida all’improvviso facendomi prendere un colpo.
Dio mio la stanno uccidendo. Devo chiamare la polizia.
È l’unica migliore amica che ho!
- I FIVE SECONDO OF SUMMER SONO A CASA TUA!! – grida di nuovo provocando un emorragia al mio timpano.
Allontano il telefono dall’orecchio mentre continua a gridare.
 - Ha un sacco di voce – dice l’hippie guardandosi al riflesso del telefono – ti piaccio con i fiori? –
Seriamente?
La mia migliore amica ha l’ugola d’oro delle grida e lui si mette i fiori, e nessuno mi paga per sopportare tutto questo.
 - Arrivo subito – dice smettendo di gridare.
Mi alzo e mi pulisco il sedere da eventuali residui di erba.
 - Lei ci conosce –
 - Lei non ascolta buona musica –
Credo sia la giornata nazionale delle offese nei suoi confronti.
 - I Green Day! – grida indicando un punto a caso della strada.
Non ci casco maledetto.
Mi tiro via una scarpa e gliela lancio prima di entrare in casa ad aspettare il delirio.


Hola ciambelline ** 
Ho deciso che aggiornerò il venerdi, o il sabato, o la domenica, o quando riuscirò a finire un capitolo in tempo. 
La scuola che brutta cosa, gli esami che brutta cosa, quando finirà tutto questo? Quando potremo correre libere, magari correre no, diciamo mangiare liberamente sul divano guardando tutte le serie tv che non abbiamo concluso, e che di certo non si conluderanno da sole.
I discorsi filosofici mi stancano, credo che andrò a recuperare energie mangiando biscotti e nutella, e faciandomi applaudire per la geniale idea dal mio diabete.
Questo angolo scrittrice è relativamente più piccino del solito, cose che vi fa capire quanto io sia stanca e vogliosa di cibarmi.
Bye little ciambelline**,
Lily

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Capitolo 3
*** Crazy ***


CAPITOLO 3: CRAZY

"I go crazy, crazy, baby, I go crazy
You turn it on
Then you're gone
Yeah you drive me
Crazy, crazy, crazy, for you baby
What can I do, honey

I feel like the color blue"
 


 
La situazione mi è leggermente sfuggita di mano, tanto che sono quasi arrivata a dubitare di aver fatto troppo per dei miseri biglietti di un concerto, il dubbio svanisce quando mi ricordo che sono gli Imagine Dragons e che posso fare questo e altro.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, il mio potere sono i biglietti e la mia responsabilità è la mia migliore amica svenuta a terra dopo aver gridato fino a incrinare il vetro del salotto, dopo aver visto Michael e Calum sul divano di casa mia.
Anche io sarei voluta svenire, visto che quello era il mio divano.
Ashton mi ha aiutata a portarla in camera mia per farla stendere sul letto, mentre mia sorella scriveva al telefono una probabile serie di torture nei miei confronti, sia psicologiche che fisiche.
Mi siedo a terra distrutta, anche se in realtà non ho fatto nulla, ho solo salito le scale mentre Ashton si portava in braccio la mia amica fino in camera.
Ma salire le scale è faticoso, sono troppo fuori forma per tutto quello sport, e a conferma di ciò mi accendo una Philippe Morris e mi siedo sul davanzale della finestra.
Ashton si siede sulla sedia girevole, che di girevole oramai non ha più nulla visto che dall’ultima gara di velocità con le sedie a rotelline non sono riuscita a fermarmi in tempo, e come Chuck Norris in Walker Texas Ranger mi sono lanciata durante la corsa mentre la sedia se ne andava dritta verso le scale.
- Perché mi guardi? – chiedo buttando fuori del fumo in modo seccato. Sono seccata un po’ per tutto, per avere gente in casa, per il fatto che Maya sia svenuta e per poco non sbatteva la testa sporcando il soggiorno di sangue, sono seccata perché so che tutto ciò avrà delle conseguenze, che ricadranno sicuramente su di me.Sono seccata anche dal fatto che Ashton si sia seduto invece di tornare giù con gli altri. Insomma, qui va tutto bene, non ho bisogno di una mano.
 - Fumare non risolverà i tuoi problemi -.
Non credevo fossimo già arrivati al momento “Psicologia portami via” della giornata.
 - Nessuno ti costringe a rimanere con me e la svenuta. Puoi pure tornare di sotto dai tuoi amici e da mia sorella – dico aspirando di nuovo.
Sento la porta aprirsi e vedo entrare mia sorella e il tipo biondo che ancora non si è presentato… Parlando del diavolo.
Entra e inizia a sbattere le sue lunghe ciglia ammaliatrici, e io mi trovo costretta a distogliere lo sguardo un po’ per non vomitare, un po’ perché fanno effetto anche su di me.
Il biondo si limita a seguire mia sorella incantato, e poi a raccogliersi quasi in preghiera al fondo del letto dove c’è sopra la mia amica, che nemmeno stesse morendo e quel tipo sembra stia facendo il rosario per lei.
 - Ho portato dell’acqua alla tua amica – mi dice venendo verso di me – te lo appoggio sul comodino, così puoi farla bere quando si riprende -.
Accenno una sottospecie di grazie, continuando la commedia che lei ha deciso di fare: “La sorella buona”, presto nei teatri della vostra città.
Solitamente non gliene sarebbe fregato molto se Maya fosse svenuta, caduta a terra, vestita da clown o morta buttandosi dal tetto di casa nostra, ma lei era la sorella buona al momento, e quindi doveva dimostrare a tutti che io ero la cinica bastarda, cosa tra l’altro vera in parte, mentre lei era la buona samaritana.
Mette una mano sulla spalla di Ashton e lo guarda fisso negli occhi. Mi sembra quasi di sentire il suo cuore aumentare il battito per lo sguardo super sexy che mia sorella gli sta rivolgendo.
 - Scendi con noi? Sai credo sia meglio lasciarle da sole –.
Non mi volto nemmeno a guardare la faccia rossa paonazza che probabilmente avrà quel ragazzo, mentre si starà probabilmente tenendo una mano sul pacco a causa di una possibile erezione dalla voce suadente di Camille, che come ci sapeva fare lei con i ragazzi non ci sapeva fare nessuno.
Nemmeno Sasha Gray.
Il tipo biondo guarda ancora la mia amica, adesso sembra più un maniaco che la vuole stuprare mentre dorme invece di uno raccolto in preghiera.
 - No, credo che resterò ad aiutare Daphne, non mi sembra la tipica crocerossina di cui ci si può fidare – mi giro a guardarlo basita.
Non sono abituata ad essere scelta al posto di Camille e la sua sensualità, e nemmeno lei è abituata a essere lasciata a causa mia.
Nessuna di noi è abituata a questo, e io non oso immaginare come lei possa reagire. Mi ucciderà nel sonno.
Il suo sorriso si spegne un attimo per poi tornare a splendere, in quell’attimo saranno passati tutti i pensieri omicida nei miei confronti.
 - Non preoccuparti, fai bene a rimanere con lei. È molto… - cerca di trovare le parole giuste – sbadata? – mi guarda e poi continua la lista – impedita? Apatica? Egoista? Cr..-
 - Puoi uscire da questa stanza? – dico io con il suo stesso tono.
Si porta teatralmente una mano sul cuore.
 - Non prendertela così tanto scemotta, stavo scherzando – mi ucciderà, me lo sento.
 - Resto anche io qui, d’altronde è in parte colpa mia se è svenuta – dice il biondo.
Ora ne sono certa al 101%. Mia sorella mi ucciderà.
Essere abbandonata all’improvviso da due dei suoi idoli deve essere un colpo basso.
Credo stia quasi per tentare di dire che rimane qua anche lei, ma non sopporta la mia vista, né quella di qualsiasi altra persona provi più simpatia per me che per lei. Tipo Maya.
- Okay, fate bene. Magari dopo vi raggiungo -
Ma magari anche no.
Esce dalla stanza chiudendosi delicatamente la porta dietro, e io mi avvicino al bicchiere che ha portato alla mia migliore amica.
Annuso, se effettivamente quella che c’è dentro è acqua, e poi assaggio per assicurarmi che non ci sia nulla di strano.
 - Non ti fidi? – chiede il biondo.
Sorrido guardando l’acqua e ci spegno dentro la sigaretta.
Camille è una vera stronza vendicatrice, le avevo rovinato la giornata con i suoi nuovi idoli, e se la prendeva con la mia migliore amica. E' un vero colpo basso.
 - Che cosa fai? – chiede stupito Ashton.
 - Quella stronza ci ha messo dentro del limone. Maya è allergica al limone, e mia sorella lo sa benissimo – mi avvicino al mio letto e prendo la bottiglietta d’acqua che ho nel cassetto – se Maya mangia o beve del limone passa la giornata a vomitare in bagno – apro la bottiglietta. - 
 - Magari si era dimenticata – cerca di difenderla il ragazzo che non conosco.
Mi giro a guardarlo.
 - Certo – sussurro.
Svuoto la bottiglia di acqua in faccia a Maya che si sveglia di scatto.
 - Svegliati principessa! – grido ridendo.
E forse nel DNA della mia famiglia c’è un po’ di sadismo.
 - CHE DIAMINE S… - sta quasi per prendersela con me quando ammutolisce appena vede il biondino di cui ancora non conosco l’identità al bordo del suo letto.
 - Ti prego non gridare – dico prima che finisca o in shock o in uno stato mentale in cui si crede un megafono e trova quindi giusto gridare finché ha voce.
Preparo le mie orecchie, anche se ormai credo di essere sorda, quando Maya mi stupisce. Come fa sempre.
 - Ciao, mi chiamo Maya – allunga la mano verso il tipo, fregandosene di essere appena svenuta e momentaneamente lavata, e si comporta come se fosse tutto normale – sono una vostra fan – sorride, e lei è bellissima quando sorride, anche quando si trova nelle stesse condizioni di un cane bagnato, è una meraviglia.
Mi allontano lasciandola al suo momento.
 - Sono Luke, è un piacere conoscerti -.
Torno sulla finestra e mi accendo un'altra sigaretta e inizio a canticchiare Crazy .
Ashton si alza e va verso di lei, poi si toglie un fiore dai capelli e lo mette tra quelli della mia amica, che bagnati come sono daranno inizio a una foresta di fiori, ma non importa.
È un gesto dolcissimo quello che ha fatto quell’hippie, e se la mia migliore amica è felice, io sono felice, non mi importa più se Camille mi ucciderà nel cuore della notte a causa di questo.

 
 
Mi sono chiusa in camera la notte, o meglio in realtà non ho dormito a causa del mio livello di nerdaggine. Dovevo finire di giocare a Call Of Duty, e quel gioco non si finirà di certo da solo.
Verso le quattro decido che è ora di andare a fare colazione visto che il sonno è completamente sparito.
Mio padre non è tornato a casa ieri, ha detto che ha un importante operazione il giorno dopo, e che quindi sarebbe rimasto in ospedale a dormire, entrambi sappiamo benissimo che in realtà è andato dall’amante di dieci anni più giovane.
Non capivo perché non ce ne voleva parlare, soprattutto perché frequentava quella donna da almeno due anni.
O almeno, io è da almeno due anni che lo so. L’ho scoperto per sbaglio quando un giorno rovistando nel cesto della biancheria sporca stavo cercando la mia felpa perché avevo dimenticato dentro il pacchetto di sigarette, e tra il tumulo di cose, ho trovato uno scontrino di una gioielleria, diceva:” braccialetto argento. 125.43 $”.
Per lo stesso motivo lui un paio di settimane dopo, rovistando nel cesto della biancheria ha trovato un mio pacchetto di sigarette.
Chi avrebbe mai detto che si scoprivano così tanti segreti rovistando nei panni sporchi.
Avrebbe dovuto presentarcela prima o poi, soprattutto perché oramai nessuno faceva più caso a chi passava di qui, e poi a chi importava se nostro padre aveva un’amante?
Nostra madre era morta per essersi maciullata il fegato con l’alcool circa cinque anni fa, e l’unica persona che ha pianto al suo funerale era il venditore del negozio di alcolici.
Sospiro scendendo in cucina e andando verso la dispensa dei cereali.
Appena apro lo sportello, l’unica cosa che trovo sono quegli stupidi biscotti integrali in fibra che si mangia mia sorella convinta che facciano bene. Io sono convinta che ti facciano solamente andare al bagno.
Probabilmente Camille ha finito i miei cheerios in un momento di depressione quando per la prima volta è stata messa in ombra.
Sono quasi dispiaciuta per lei, ma poi mi ricordo che ha rifilato del limone alla mia migliore amica sapendo bene che ne è allergica.
La mia pietà nei suoi confronti svanisce, mentre la mia fame invece di svanire aumenta.
Apro il frigo e la desolazione al suo interno per poco non mi fa piangere come una ragazzina emotiva che guarda “Titanic”.
Lo chiudo tristemente e ci sbatto la testa addosso, e qualcosa nel mio cervello, forse a causa del colpo che mi sono data, mi dice che devo andare a fare la spesa, o almeno andare a comprare il minimo necessario per la mia sopravvivenza: latte e cereali.
Sono troppo pigra, e troppo incapace per cucinare. Soprattutto incapace.
Prendo il portafoglio delle emergenze, quello che papà ci lascia quando non torna a casa, mi metto la giacca, che capisco che l’Australia è bella e dicono che il clima è fantastico, ma vi dicono solo grandi stronzate. Perché anche qui fa freddo e anche qui è una merda.
Sono in pigiama, e sono troppo pigra per andare a cambiarmi. Pigra, affamata e anche un po’ spaventata all’idea di tornare al piano superiore e trovare mia sorella con un coltello in mano che tenta di uccidermi, visto che non è ancora passata a trovarmi questa notte. E lo so che guardo troppi film horror.
So anche che ho una fervida immaginazione e mi faccio venire paura da sola.
Prendo le chiavi, ringrazio chiunque ci sia in ascolto perché il mio mp3 è nella tasca della giacca e quindi non mi tocca tornare su con il terrore di un’accoltellata a sorpresa, ed esco in direzione del discount del motel a dieci minuti da qui, aperto 24 ore su 24.
Metto le cuffiette e inizio a camminare, ma nemmeno il tempo di due minuti e scopro che oggi è una di quelle giornate dove non importa cosa stai facendo, o ascoltando, perché sei troppo impegnato a pensare.
Passano le canzoni e l’unica cosa che riesco a sentire sono i miei pensieri. Odio quando succede, e di solito non va mai a buon fine.
Penso a ieri, ai quattro tipi in casa mia, penso che mi sono divertita anche se non ho voluto ammetterlo, e che mi erano simpatici. Penso che è la prima volta che qualcuno sceglie me, e la cosa mi fa sorride come un’ebete, ma tanto per strada non c’è nessuno che mi vede quindi posso sorridere quanto voglio.
Scoppio a ridere da sola quando penso al mio scontro con il povero Michael, e se ci fosse stato qualcuno a guardarmi in questo momento mi avrebbe preso per una povera pazza che gira da sola nel pieno della notte in pigiama.
Tanto a quelli del discount non interessa se vado in pigiama o vestita normale, non mi hanno mai detto nulla riguardo al mio abbigliamento.
Mi è dispiaciuto quando se ne sono dovuti andare, mi è dispiaciuto soprattutto perché ero consapevole del fatto che non sarebbero più tornati. Ero quasi triste.
Con il solito pensiero finale di felicità e gioia di ogni mio ragionamento, torno a guardarmi attorno e ad ascoltare la musica. Non mi sono accorta di aver sorpassato il motel.
Faccio retrofront e spero che niente disturbi la mia missione verso il cibo, soprattutto perché sono affamata.
Entro nel mio negozio preferito e mi dirigo a prendere ciò che mi occorre prima di farmi il solito giretto nella zona dischi.
In questo posto ti vendono i dischi che le persone dimenticano nelle camere, e li fanno a un prezzo stracciato. Solitamente sono quasi tutte musiche soft per dare un’atmosfera elegante al sesso mentre ti sbatti una prostituta, ma a volte si trovano dei dischi buoni, e infatti, all’orizzonte, non sfugge alla mia vista da falco un cd degli Aerosmith nel ripiano in mezzo sulle destra.
Deve essere mio. Non importa come.
Mi guardo attorno per vedere se qualcun altro ha notato quella meraviglia al modico prezzo di 0,99 dollari, il che è da stupidi, visto che sono le ormai quattro e mezza del mattino e non credo che qualcuno abbia voglia di comprare dei cd a quest’ora.
Mi avvio verso il mio obbiettivo, quando sento il rumore di qualcuno che corre alle mie spalle, il che vuol dire solo due cose: o c’è una rapina in corso oppure quel tipo ha urgente bisogno di qualcosa contro la diarrea.
Mi sposto un attimo, giusto per farlo passare, quando noto non sembrare né un rapinatore né uno con problemi gastrointestinali.
Si gira a guardarmi con gli occhiali da sole sul viso, che mi chiedo che diamine ci fa uno con gli occhiali da sole in un posto chiuso, cos’è paura del riflesso della luce del frigo nel reparto surgelati?
Non so esattamente il motivo per cui ho iniziato a correre pure io, so solo che sentivo in pericolo la vita del mio cd.
Il tipo con gli occhiali, sempre correndo si ferma davanti al cd e lo prende, mentre io sto ancora correndo nella sua direzione, intenzionata a ucciderlo nel caso non avesse voluto darmi il cd con le buone.
Continuo a correre, e mi accorgo troppo tardi che questo è l’unico discount con il pavimento liscio, e che io ho le scarpe con la suola che sembra una sottiletta, ciò significa che non riesco a frenare.
Ribalto il tipo finendoci addosso, e ribalto pure metà scaffale dei cd.
 - Merda – lo sento dire.
Potrei pure avergli rotto l’osso del collo, ma non mi interessa, e da infame quale sono, prendo il cd che tiene tra le mani mentre è steso a terra con me sulla schiena.
 - Daphne, sei innanzitutto una persona orribile e seconda cosa dovresti smetterla di andare addosso alle persone e…-
Un commesso arriva di corsa a vedere che è successo, mentre io mi ritrovo completamente confusa dal fatto che il tizio con gli occhiali mi conosca.
 - Daphne – dice il commesso che si chiama Tom, e che mi conosce bene – sei un disastro – mi aiuta ad alzarmi – sei consapevole che dovrai rimettere apposto vero? –
Annuisco colpevole.
Il tizio rimane a terra e si gira a pancia in su a guardarmi con attorno tutti i cd di musica soft.
 - Stupidi Aerosmith – dice Ashton mentre io scoppio a ridere.
 - Mi darà una mano lui a mettere apposto – dico indicandolo e continuando a ridere, che sono felice di averlo incontrato di nuovo e di aver ribaltato lui e non un perfetto sconosciuto a cui dover pagare una causa per “atti violenti”.
 - È sempre un piacere rivederti, Animale – .


Miao Ciambelline :3
E' tardi, lo so, ma mi sono persa a guardare la prima stagione di Doctor Who. Ho avuto la geniale idea di ri-iniziae a guardare la serie tv, giusto perché la mia vita sociale è troppo attiva e quindi volevo trovare del tempo per me (in realtà sto mentendo. Non ho una grande vita sociale oltre cibo\computer).
Anyway, avete notato che ho cambiato la intro? Faceva schifetto quella di prima, lo so.
Ma tipo solo io prima di scricere la parte autore ho u nsacco di idee che si volatilizzano nell'esatto momento in cui inizio a scriverla ? Insomma, mi sembra di non riempirvi abbastanza delle mie cavolate, mi piace abbondare oh oh oh.
Appena mi verranno in mente le cose che volevo scrivere, modificherò il capitolo e aggiungerò cose tramite i P.S. 
Mangiate tanti biscotti piccole ciambelline, e grazie per le recensioni e per non essere ancora venute a trovarmi sotto casa minacciandomi di morte.
Un bacio dolcioso,
Lily**

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Capitolo 4
*** Carry on my wayward son ***


CAPITOLO 4: "CARRY ON MY WAYWARD SON"
 

 "Though my eyes could see 
I still was a blind man
Though my mind could think 
I still was a mad man
I hear the voices when I'm dreaming
I can hear them say

Carry on my wayward son
There'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more"
 
 
 
- Ma tu giri sempre in pigiama? – mi chiede una volta usciti dal discount – insomma capisco che un enorme paperella e il blu ti donino, ma non hai dei vestiti per persone normali? –
Lo guardo e sono quasi tentata di tirargli addosso la mia busta della spesa.
 - Sbaglio o eri tu quello con gli occhiali da sole in un luogo buio? - sbuffo guardando la paperella enorme sulla mia maglietta.
Credevo fosse un pigiama anti stupro, l’ho comprato solo per questo.
 - Touché – dice ridendo – senti ma che ci facevi alle quattro di mattina in quel posto? – mi chiede curioso.
 - In casa mia sono finiti i cereali – indico il sacchetto sorridendo.
 - E vai a comprarli alle quattro di mattina? – sembra confuso, e sembra voglia farmi qualche domanda riguardo la mia vita in casa, ma si trattiene.
Gli sono grata di questo, non mi sarebbe piaciuto dover parlarne.
Annuisco.
 - Scusa ma tu che ci fai alle quattro di mattina nel mio discount? –
Sospira e mi indica il suo sacchetto.
 - Ho preso le cose per fare i waffle –
 - Alle quattro di mattina? – lo imito ridendo.
Mi sa che non sono l’unica ad avere problemi di sonno, il punto è che lui può permettersi le medicine, mentre io non ho il coraggio di andare dal medico e chiedergli di prescrivermi dei sonniferi. Quel bastardo avrebbe potuto chiamare mio padre che come minimo gli avrebbe detto di non vendermi niente perché mi voglio suicidare.
Mio padre è seriamente convinto di questo da almeno un paio di anni, mi tiene sempre lontana dai coltelli quando è in casa.
Mentre il mio cervello inizia a farsi film mentali su un eventuale suicidio, non mi accorgo che Ashton si è fermato, mentre io continuo a camminare senza sapere se sto andando nella direzione giusta o meno.
 - Daphne! – grida riportandomi alla terra ferma, mi giro di scatto a guardarlo, e noto che siamo a dieci metri di distanza, mi riavvicino.
 -  Non gridare, ci sento – non è vero – e ci sentono pure le persone del quartiere. Quindi se devi chiamarmi fallo in modo più delicato –
 - La prossima volta ti manderò un fax allora, va bene? -
 - Dio mio, ma quanti anni hai? I fax non si usano più! -.
Sospira e si mette una mano sulla faccia mentre si appoggia a un’auto.
Come minimo ora fa scattare l’antifurto, e io sono troppo pigra per correre, anche se credo che un tizio che mi insegue con una mazza da baseball sia un buon incentivo per farmi correre.
 - Invece di farti venire il diabete da sola con latte, cereali e zucchero, cosa ne dici di venire a fare colazione da me e Michael? – mi chiede sorridendo.
Perché questo tizio sorrida sempre è un mistero, secondo me si fa di qualcosa, ne sono certa oramai.
 - Hai detto che fai i waffle vero? – chiedo una conferma.
Annuisce.
Mi sento quasi in colpa a rinunciare alla mia solita colazione, adoro la mia routine mattutina, ma insomma i waffle sono sempre i waffle. Ed è da una vita che non li mangio, o meglio, è da una vita che non mangio dei waffle commestibili.
 - Beh per sta volta rinuncerò ai cereali – dico.
 - Ottima scelta. Preparo i migliori waffle della città – dice ammiccando, anche se sembra più un tic.
Apre il baule della macchina a cui era appoggiato, il che un po’ mi rasserena perché significa che nessuno mi rincorrerà con una mazza.
 - Anche mia nonna dice che i suoi waffle erano i migliori della città – dico osservandolo mentre appoggia delicatamente le uova, che sembra stia facendo un’operazione al cuore di qualcuno.
 - E lo sono? – chiede mentre mi sembra quasi di vedergli le goccioline di sudore scendere dalla fronte per la concentrazione.
Inclino la testa per guardare meglio quello che fa.
 - In realtà fanno schifo. Mia nonna non sa cucinare -  sorrido – ma non ho mai avuto il coraggio di dirglielo –.
Credo che mia nonna sia l’unica nonna al mondo che non sappia cucinare, nonostante lei sia ancora convinta del contrario, visto che continua a ripetere: “Ho conquistato tuo nonno prendendolo per la gola”. Mentre nonno, quando lei non sente, dice che quello che in realtà l’ha conquistato erano due chiappe d’oro che tutt’ora fanno invidia a molte donne.
Hanno opinioni divergenti al riguardo, ma nonostante questo nessuno ha mai detto a mia nonna che non sa cucinare, di solito le diciamo qualcosa di carino come: “Nonna sono a dieta non cucinare nulla”, oppure “Nonna ordiniamo una pizza non ti affaticare”, “Nonna cucino io un nuovo piatto, si chiama pasta non bruciata con sugo non scaldato in microonde”.
Ashton scoppia a ridere, non capisco cosa ci trovi di divertente, se mia nonna che non sa cucinare o io che mi devo mangiare lo stesso dei waffle che potrebbero sostituire per consistenza i mattoni della muraglia cinese.
 - Sali in macchina Animale, ti faccio sentire dei veri waffle – la frase potrebbe avere un non so che di doppio senso, infatti mi limito a fissare Ashton che chiude il baule senza muovermi – non vuoi più la colazione? – chiede confuso.
Mi mordo le labbra cercando di essere il più cortese possibile.
 - La mamma mia ha detto che non devo salire in auto con gli sconosciuti – in realtà è una bugia visto che non l’ha effettivamente detto mia madre, ma l’ha detto la mamma di Maya. Ma immagino valga lo stesso come mamma, no?
 - Daphne non sono uno sconosciuto – dice con lo stesso tono che io uso per parlare con i cani che non vogliono ascoltarmi – siamo amici –
Davvero?  Da quando tutta questa confidenza?
Lo guardo confusa.
 - Davvero? –
 - Credevo fosse chiaro una volta che ti sei presa dalle mie mani il cd dopo esserti lanciata su di me – sembra ancora arrabbiato per quel cd.
 - Il pavimento era liscio e non riuscivo a frenare, e… - mi guarda seccato – e potresti avere ragione, siamo conoscenti ormai -.
Sbuffa e mi fa segno di salire in macchina.
 
 
Ci mettiamo un quarto d’ora buono per arrivare a destinazione, e siamo in macchina, sto quasi per chiedergli come mai è andato in quel discount, ma mi dà spiegazioni prima di dovergli porre la domanda, il che mi fa pensare che lui possa essere un qualche tipo di telepate, come negli X-man.
 - È l’unico discount aperto 24 su 24 nel raggio di cinque chilometri – spegne la macchina davanti a un palazzo beige.
L’architetto che l’ha costruito non doveva essere proprio un gran intenditore di colori immagino.
Scendo mentre lui prende le cose dal baule, e senza aspettarlo, mi avvio verso quello che sembra essere il portiere del palazzo.
Non ho mai visto un vero portiere che mi apre la porta, o che mi saluta chiedendomi se mi sono ricordata di prendere l’ombrello visto che le previsioni del meteo davano pioggia. Il portiere è una specie di pokemon raro per i miei standard.
 - Buon giorno – mi dice sorridendo, e cercando di non squadrarmi troppo – lei è in pigiama –.
Sembra già meno cortese dopo questa brillante osservazione.
 - Lei è in divisa – rispondo.
Mi guarda confuso, e credo stia per chiamare i soccorsi visto che non mi conosce.
 - Sta bene? – chiede titubante.
 - In realtà ho fame, ma credo di stare bene. Lei come sta? – ho sempre voluto fare delle chiacchiere gentili con un portiere.
Sento Ashton alle mie spalle.
 - Vedo che hai fatto amicizia Daphne – non sembra molto contento – buongiorno Clark – mi spinge all’interno del palazzo mentre il portiere sorride e ci fa passare.
L’interno è bellissimo, sembra un hotel di lusso a differenza di come si presenta fuori.
 - Ti hanno mai detto che sei un po’ strana – dice trascinandomi in ascensore.
Non rispondo, sono troppo impegnata a ignorarlo per sentire il rumore degli ingranaggi, ho una passione per qualsiasi cosa dotata di motore.
 - Sono una persona normale – rispondo senza guardarlo, un po’ perché sono consapevole di star dicendo una bugia, un po’ perché l’ascensore si è bloccato ricordandomi che è piccolo e io non sono proprio una fan dei luoghi piccoli.
La porta si apre, e il mio accompagnatore mi trascina fuori.
Ci fermiamo all’appartamento 14 B, e quando apre la porta, invece di vedere il tipico monolocale disordinato che ogni persona compresa tra i venti e i trent’anni ritiene un luogo abitabile, mi trovo davanti quello che è un attico.
Sapevo che casa mia era grande per tre persone, ma questo appartamento è esorbitante per solo due.
Solo nel salotto ci sarebbe potuto stare un campo ROM.
Una palla di pelo nera corre verso di me, e inizialmente non riesco a capire se quel coso è un cane, un gatto, un furetto o una pantegana dei quartieri alti.
 - Gli stai simpatica – dice Ashton andando verso la cucina.
Quel coso è un gatto, il che mi fa immaginare un Michael triste e solitario seduto sul divano che tristemente accarezza il gatto pensando a quanto la sua vita da zitella faccia schifo.
Inizio ad accarezzare la palla pelosa nera.
 - Come si chiama? – chiedo raggiungendo Ashton in cucina.
 - Aslan – dice mettendosi un grembiule con un motivo a fiori rosa e rossi. Molto virile.
Sorride e poi accende la radio a una di quelle stazione che di solito ascoltano le persone depresse, il che fa aumentare la mia immaginazione riguardo al livello di zitellagine in questa casa; d’altronde gli elementi ci sono tutti: il gatto, la musica triste, la loro dubbia vita amorosa visto che uno dei due alle quattro del mattino va a prendere la roba per fare i waffle.
Meglio di Sherlock Holmes.
Non solo sono meglio di Sherlock Holmes, ma conosco la canzone che sta passando alla stazione per depressi.
Forse sono depressa anche io e non lo avevo mai capito.
Sento Ashton che cucina e canticchia la canzone, mentre tenta delle mosse che sono più adeguate per uno strip club che a una canzone di Lana Del Ray.
 - Credo tu sia l’unica persona che al mattino ha tutta questa energia – dico appoggiandomi al muro – e p…-
 - ORA RICORDO! – grida all’improvviso provocandomi un mezzo infarto, e facendomi dubitare dell’idea di venire qui a mangiare i waffle.
Lo guardo confusa mentre mi porto una mano sul cuore.
 - Sei impazzito per caso? –
 - La prima volta che ci siamo visti, mi sembravi un volto familiare. Ho capito dove ti ho già incontrata – ride mentre nota le mie condizioni di persona che per poco non si caga addosso – sei la ragazza che al discount prende gli attrezzi da tuttofare -.
 - Sei un fottuto stalker. Io me ne vado – le cose si fanno inquietanti.
Ed è quando le cose si fanno inquietanti che Daphne prende e se la svigna.
E dovrei smetterla di parlare in terza persona nel mio cervello.
 - A piedi? – chiede confuso.
 - Sì. Anzi no. Ti rubo la macchina – inizio a correre dove lui ha appoggiato le chiavi.
Sono davvero molto intenzionata ad andarmene con la sua macchina, e lui è molto intenzionato a impedirmelo.
Ma non lui Ashton, lui il gatto.
Faccio appena in tempo a vedere il luccichio delle chiavi, che quel coso mi si infila tra i piedi e mi fa cadere.
Ashton, che d’altronde mi stava inseguendo per non farmi prendere la sua auto, scoppia a ridere, tanto che si deve sedere a terra e tenersi la pancia dalle risate.
Non è divertente per niente.
 - Daphne – dice tra una risata e l’altra – sveglierai Mike –
Io? Io che sono a terra praticamente morta, sveglio quel tipo? Lui che sta ridendo come non ci fosse un domani, no vero?
Sempre colpa mia.
Mi metto seduta a terra, e controllo le condizioni del mio naso, mentre il gatto si avvicina per farmi le fusa, quasi come per scusarsi di avermi quasi provocato un trauma cranico, o forse di non essere riuscito nella sua impresa di farmi fuori.
Ashton smette di ridere anche se ogni tanto gli scappa qualche risolino come ai bambini delle elementari.
Si alza e mi si avvicina.
Mi mette la mano sulla testa, e temo che sia lui quello ad aver preso il colpo in faccia visto che mi sta scambiando per il suo gatto.
 - Tutto bene? – chiede scombinandomi i capelli – vieni che facciamo colazione. E uno non sono uno stalker visto che andiamo allo stesso discount nella notte, due è inquietante il fatto che tu prenda attrezzi da meccanico nel pieno della notte e tre non credo tu sappia guidare un’auto – dice porgendomi la mano.
L’afferro e mi dà aiuta ad alzarmi.
Iniziamo a fare la colazione, e ormai sono arrivate le otto; guardo il telefono per vedere se per caso qualcuno si è accorto che non sono in casa, ma non mi cerca nemmeno la mia compagnia telefonica. Quindi le mie notifiche sono equivalenti allo zero assoluto.
Sto quasi per riempirmi di panna la bocca, quando alla radio per depressi sento la canzone più bella del secolo: “Carry on my way wayward son”.
E nonostante io sappia che un animale che sta morendo è più intonato di me, inizio a cantarla lo stesso.
Ashton si gira a guardarmi con la panna che gli esce dalla bocca.
 - Fu, fachefa fa faconfone? – non lo so, non parlo la tua lingua.
Mi sputacchia in faccia un po’ di panna, e manda giù quella che gli rimane in bocca. Anche se è più quella che mi è arrivata addosso che quella nel suo stomaco.
Mi pulisco lo schifo che mi è nevicato addosso.
  - Conosci questa canzone? Mio dio.. io – sembra una ragazzina agitata che vede il suo idolo, mette giù tutto quello che ha in mano e si toglie il virile grembiule – ti prego, ballala con me. Io amo questa canzone – mi offre la mano.
E forse è perché anche io adoro questa canzone, e accetto il suo invito.
 - Non so ballare, ma ci proverò – dico afferrando la mano mentre mi mette un braccio attorno alla vita.
 - Sali sui miei piedi – eseguo quello che mi dice, e mi ritrovo a un palmo di naso da lui.
Non che mi dispiaccia, ma non sono mai andata d’accordo con troppo contatto umano.
Inizia a ballare mentre canticchia la canzone, e lo fa sempre sorridendo. Sta diventando quasi piacevole vederlo sorridere.
 - Hai gli occhi verdi – dico notando per la prima volta il colore dei suoi occhi.L
a mia è più una constatazione più che un complimento.
 - Tu hai due grandi occhi neri. Mi piacciono – la cosa si fa imbarazzante, e la canzone non è ancora finita, ma nonostante questo continuo a guardare i suoi occhi – hai della panna sputacchiata sul naso -.
 - Deve essere il tempo instabile, prima è piovuta panna e saliva -.
Mi lascia la mano, ma mi tiene in equilibrio con il braccio sulla schiena.
Mi pulisce la faccia delicatamente, forse per paura di farmi più male di quanto abbia già fatto la caduta di prima.
E ancora non lo so, perché nonostante questa situazione palesemente imbarazzante, continuo a fissarlo negli occhi. Mi piace il colore che hanno, lo ammetto, e non riesco a fare a meno di guardarli.
 - Buong… oh – la canzone finisce nell’esatto momento in cui Michael pensa di aver interrotto qualcosa.
Mi allontano di fretta da Ashton.
 - Non è come sembra e…-
 - WAFFLE! – grida correndo e lanciandosi nella cucina, ignorando ciò che ha appena visto, sempre se ci ha visti ballare o se il suo sguardo è subito passato al cibo, azzanna un paio di waffle, e poi si ferma di colpo – il manager ha chiamato. Dice che è importante, vuole te-.
Il biondo annuisce, prende il telefono e inizia a telefonare.
Rimango circa dieci minuti con Michael a farmi raccontare che lui ha una passione segreta per i dolci, e che ha diabete e colesterolo alto che litigano tra loro, ed è per questo che è sano come un pesce.
Dipende se lui intende un pesce nel mare o un pesce nella pescheria.
Ashton ritorna con la faccia da funerale, e sto quasi per dire qualcosa fuori luogo quando Michael mi ferma e fa cenno di no, lo vedo prendere la giacca, le chiavi della macchina ed esce sbattendo la porta di casa senza dire nulla.
Sento lo stomaco contorcersi per questo comportamento da stronzo.
Resto a casa con Michael per un paio di ore, prima di farmi accompagnare a casa con il dubbio di aver fatto qualcosa che non dovevo.
Un attimo prima c’era la canzone del secolo, e l’attimo dopo la porta si chiudeva sbattendo senza un perché.



Miao Ciambelline :3 
Inserisco il capitolo mentre ho il ventilatore sparaflesshato alle spalle. Fa stra caldo.
E poi, solo io sono innamorata dei mirtilli? Mangerei mirtilli dalla mattina alla sera, fino a diventare come la ragazzina del film "La fabbrica di cioccolato", ovvero un enorme palla blu. Cioè dai poi non dovrei fare la fatica di scendere le scale, ma rotolorei direttamente, molto più comodo.
Devo iniziare a coltivare mirtilli, oppure trovare una piantagione di mirtilli e mangiarli tutti prima che li raccolgano.
Anyway, lo so hce a voi non interessa ciò che finisce nel mio stomaco, ma ragazze\ragazzi\signori\ signore\ mucche e asini volanti, se volete sentire il vostro diabete applaudire, fdatevi di me, mangiate mashemmolws cotti con la cioccolata. Applaudirà anche il diabete dei vicini.
Tornando a cose meno serie, come il capitolo, stiamo entrado FINALMENTE nella storia vera e propria, i capitoli precedenti (forse tre erano troppi ) servivano a delineare un attimo i caratteri dei vari personaggi e a introdurli, cioè, non che da ora i personaggi non avranno più caratteri nuovi, ma era per dare un idea generale. Insomma capitemi.
Dico le ultime cose e me ne vado, giuro.
Ringrazio le persone che leggono, che mettono tra i preferiti, e ringrazio tantissimo chi decide di sprecare un paio di minuti della sua vita per recensire ogni volta questa storia ancora agli inizi, davvero grazie mille, siete fantastiche.
Un bacio,
Lily

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Capitolo 5
*** Dream ***


CAPITOLO 5: DREAM
 
“We all are living in a dream,
But life ain’t what it seems
Oh everything’s a mess
And all these sorrows I have seen
They lead me to believe
That everything’s a mess
 
But I wanna dream
I wanna dream
Leave me to dream”
 
Io capisco di non essere proprio una persona normale, davvero lo capisco, ho sempre avuto il dubbio di essere una “bambina speciale”, con un quoziente intellettivo non superiore alle due cifre, in confronto alla mia perfetta sorella, sono sempre stata la “bambina speciale”, mentre lei era la bambina fantastica, magnifica e appellativi simili.
Ma nonostante tutto questo, nonostante i miei probabili problemi mentali, io saluto le persone quando esco di casa, o almeno un grugno di saluto lo faccio, non come la superstar Ashton che un attimo prima mi chiede di ballare sui suoi piedi e l’attimo dopo sembra che gli sia stata sterminata l’intera famiglia, cosa che potrebbe essere vagamente plausibile, anche se ne dubito.
 - Daphne – mi sento chiamare – credo tu abbia avvitato abbastanza sai -.
Guardo il cacciavite e la vite che ho appena avvitato fino a far arrivare dall’altra parte del mondo.
Non sono proprio concentrata al massimo direi.
 - Scusa Sam io… - mi mette una mano sulla spalla.
 - Ti va un thè caldo nel mio ufficio per schiarirti un attimo le idee? – la sua mano piena di unto di motore sta lasciando l’impronta sulla mia tuta da lavoro.
Alzo lo sguardo e trovo i suoi gentili occhioni nocciola a guardarmi da dietro gli occhiali, e normalmente non avrei ceduto a quello sguardo da cucciolo bastonato alla ricerca di un pretesto per prendersi una pausa e farsi gli affari degli altri, per di più dovendo anche bere un thè dal retrogusto di gomma, ma quel giorno gli dico di sì.
Mi sorride contento, e finisce di pulirsi la mano sulla mia spalla.
Lo seguo nel suo ufficio e inizia a scaldare l’acqua calda.
 - Daphne hai ancora problemi in casa? Ti va di parlarne un po’ con me? – si siede sorridendomi tranquillamente.
Non sono mai stata la persona che racconta la propria vita a perfetti sconosciuti, insomma questo non è mica Forrest Gamp, o che semplicemente non racconta i fatti suoi alle altre persone. Mi piace farmi gli affari miei.
Non sono asociale, è solo che tengo alla mia privacy.
In realtà è perché odio la gente che si fa gli affari miei.
 - Non ho dormito tanto questa notte – e nemmeno l’altra a dirla tutta. È colpa di Ashton e del suo comportamento infantile.
E in realtà l’unica persona infantile sono io, che è da due notti di fila, da dopo che ci siamo scontrati per un cd, che dalle tre alle sei vado al discount auto-convincendomi che mi servano delle uova, del formaggio, del gelato scaduto, un gel per prestazioni, un olio per massaggi sensuali ai frutti della passione… non perché io voglia incontrarlo, è solo per fare un po’ la stronza con lui. Giusto per stare in pari.
Io non saluto te, tu non saluti me.
Sbuffo, e sono così di cattivo umore che non aspetto nemmeno di sentire parte della suoneria del mio telefono, che rispondo all’istante.
 - Pronto? –
Sento silenzio dall’altra parte.
 - Credo di aver sbagliato numero – dice mio padre.
 - Non preoccuparti. Ci vediamo per c..-
 - Daphne sei davvero tu? – chiede sbalordito. A questo punto della conversazione sono io quella che si sta chiedendo se quello dall’altra parte del telefono sia davvero mio padre – da quando mi rispondi subito al telefono? Stai bene? È successo qualcosa? – 
Ma davvero? 
 - Va tutto bene. Il telefono era in silenzioso – spiego mentre Sam prepara le tazze di thè – perché chiami? È morto qualcuno? – ti prego fa che sia lo stupido cane dei vicini.
Quel bastardo ogni domenica mattina alle sette e venti abbaia sotto la mia finestra, e sì, ho già tentato di impedirgli di abbaiare mettendogli nella ciotola, il sabato sera, dei lassativi. Il risultato? Una montagna di cacca sotto la mia finestra.
Odio quel cane.
 - Volevo solo sapere se tornavi a casa, ci sono delle novità -.
A questo punto arrivo al bivio di ogni giornata: torno a casa perché sono curiosa di sapere quali sono le novità, oppure prendo un aereo per il Messico perché temo di sapere quali sono le novità?
La decisione sarebbe piuttosto ovvia se avessi una carta di credito platino, o se Sam avesse circa diecimila dollari da darmi.
Opto per qualcosa di più economico, tipo andare a prendermi un caffè da qualche parte o…
 - Ci vediamo a casa, ti aspettiamo non metterci troppo – mi stacca in faccia.
… oppure decide lui al posto mio.
 - Quando dirai a tuo padre che lavori come meccanico? – chiede allungandomi una tazza di thè bollente, che mi trovo costretta a rifiutare.
 - Sam devo andare a casa. E rispondendo alla tua domanda, probabilmente mai. Domani recupero le ore di oggi – mi slaccio la tuta – grazie mille per il thè – sorrido perché in fondo il mio capo è una persona gentile e che mi fa fare praticamente quello che voglio.
I nerd come Sam non sono abituati ad avere delle ragazze con cui parlare, e forse è un po’ per questo che faccio quello che voglio, e che lui non mi dice nulla.
Esco dal suo ufficio, appendo la mia tuta da lavoro, mi pulisco come meglio posso i residui di olio di motore dalla faccia per poi uscire da uno dei pochi posti in cui starei ore senza annoiarmi. 

 
Non lo so quali siano queste “notizie” per cui sono costretta a tornare a casa lasciando l’unica cosa che mi piace davvero fare: aggiustare le cose.
Sul vialetto di casa mia vedo una macchina nera che mi ricorda quelle dell’FBI nei film, il che significa che c’è una remota possibilità che in casa mia al momento ci siano dei poliziotti che stanno frugando tra le mie cose.
Quei bastardi non metteranno il naso in camera mia senza un fottuto mondato!
Inizio a correre e spalanco la porta d’ingresso.
 - DOVETE AVERE UNO STRA MALEDETTO MANDATO! – grido convinta di ritrovarmi davanti l’intera squadra SWAT che fruga nel cassetto delle mie mutande e che se la ridono notando la triste frequenza di mutandoni della nonna.
Non so se per mia fortuna o sfortuna quelli che mi trovo davanti non sono la SWAT, ma solamente mio padre che parla con Calum.
La cosa si fa strana. Non capisco perché siano ancora a casa mia.
 - Te l’avevo detto che il macchinone da FBI attirava l’attenzione – dice Mike comparendo dalla cucina.
No, ma ciao anche a voi.
Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli accorgendomi così che ho più sporco di motore addosso che peli sul corpo. Posso tranquillamente sembrare un dalmata a causa delle macchie che ho. O una con il morbillo. O la lebbra. O forse devo smetterla di pensare di poter avere qualcuna di queste malattie.
 - È morto il cane dei vicini? – chiedo ignorando i presenti.
 - Non che io sappia – dice mio padre prendendo un sorso di birra.
 - Allora vado a farmi una doccia – mi dirigo verso le scale.
Proprio non capisco perché mi abbiano fatto tornare a casa se non è morto il cane dei vicini, ma cosa che ancora non capisco è perché c’è ancora tutta questa gente a casa mia. Fanno dei party senza di me?
Guardo un attimo attorno, e non vedo la presenza di alcool, ciò significa che non è un party degno della mia partecipazione.
No alcool no Daphne.
E probabilmente no fegato tra un po’.
 - Ma Camille deve darti una notizia e…-
 - Appunto, vado a farmi una doccia – faccio in tempo a salire un paio di gradini prima di vedere Camille uscire dalla cucina che tiene per mano Ashton.
 - DAPHNE! – dice contenta di vedermi, stranamente sono viva, non capisco perché sia contenta di vedermi – ho una bellissima notizia -.
E io una doccia da fare, ma sono impegnata a guardare le loro mani intrecciate, e lo sguardo da cane bastonato di Ashton mentre tenta di sorridere.
Qui c’è qualcosa che non va, e sono decisamente troppo intelligente per non capirlo. E anche modesta, ma non importa, e sinceramente non mi importa nemmeno di quello che mia sorella deve dirmi, visto che da circa due mattine ho deciso di non volere più avere niente a che fare con quello che esce senza salutare.
Sto quasi per tornare a salire le scale, quando Camille interrompe di nuovo la mia scalata verso l’acqua calda.
 - Il manager della band ha deciso che Ashton si metterà con una sua fan e .. – ora capisco la faccia da funerale di Ashton una volta uscito quella mattina, sono decisamente dispiaciuta per lui - …e quella fan sono io! TE NE RENDI CONTO? – sembra davvero felice, e come minimo si starà già facendo i filmini mentali in cui lui si innamora davvero di lei e vivranno per sempre felici e contenti in una casa di marzapane con un cane e tanti bambini bellissimi e perfetti come lei,
Forse ho confuso il mio film mentale di vivere in una casa di marzapane con il suo di vivere per sempre felice e contenta con Ashton.
 Sogno che probabilmente, e soprattutto a differenza del mio si realizzerà, visto che lei è la tipica bellissima ragazza la cui intelligenza è proporzionale alla sua bellezza.
 - Dove sono i miei biglietti del concerto? – chiedo staccandomi dai miei pensieri.
Forse non era la risposta che si aspettavano. Avrei dovuto fare le congratulazioni prima? Che poi congratulazioni per cosa, mica avevano annunciato un matrimonio.
O una svendita di videogiochi, per quella sì che avrei fatto le congratulazioni.
 - Non fai le congratulazioni? – mi chiede mio padre ormai sempre più convinto di aver cresciuto una delle due figlie nel modo sbagliato.
E pensare che da piccola ero uguale a Camille, poi non so cosa sia andato storto, forse la mia tentata tinta per capelli. Non avrei dovuto farli rossi, avrei dovuto tenerli biondi.
 - Auguri e figli maschi. Dove sono i miei biglietti? – avrei dovuto fare così dall’inizio.
Mia sorella mia guarda confusa, si porta una mano sotto il mento a voler sottolineare il fatto che sia effettivamente confusa dalla mia domanda, e io capisco che sono stata fregata. Qui qualcuno non andrà al concerto.
E qui qualcuno si troverà senza una rene domani mattina.
 - Non capisco di cosa tu stia parlando – dice perplessa.
 - È la stessa cosa che dirò io domani quando non avrai un rene – sussurro prima di iniziare a salire.
Ashton guarda Camille, e so che sta per dirle qualcosa che non le piacerà, ma che piacerà sicuramente a me, visto che è stato conseguentemente fregato anche lui a causa dei biglietti.
Mi chiedo se su internet ci siano i tutorial per fare un esportazione di rene senza che il paziente se ne accorga.
In teoria c’è tutto, potrei provare su youtube, magari oltre all’intervento trovo pure un compratore, o qualcuno disposto a scambiare dei biglietti per il concerto per un rene nuovo di zecca e in perfetta salute.
Mia sorella è troppo perfetta per permettersi di sfasciarsi il corpo con alcool, droga, fumo o grassi saturi.
Qualsiasi cosa divertente non poteva entrare in quel corpo, tranne ovviamente i peni probabilmente.
 - Mi piacciono le persone che mantengono le promesse – dice Ashton dal nulla.
Camille si gira a guardarlo e sorride raggiante.
 - Oh sì, piacciono molto anche a me –
Scoppio a ridere mentre me ne vado finalmente a farmi una doccia.
 
 
  
 - Ehi posso entrare? – mi chiede Calum affacciandosi alla porta.
 - Sei già dentro in pratica quindi vieni pure – dico finendo di pulire la chiave inglese.
Prima di asciugarmi i capelli pulisco sempre i miei attrezzi da meccanico, mi rilassa, e inoltre sono contenta di sapere che sono puliti anche loro.
Lo so che sono oggetti inanimati, e lo so che ho una specie di mania ossessiva compulsiva, ma non ci posso fare niente, io amo quei cosi.
Mi guarda confuso mentre pulisco un cacciavite a stella.
 - Cosa ne pensi? – mi chiede sedendosi sul letto.
Questa volta sono confusa io. Le persone forse non capiscono che devono mettere un soggetto nelle loro frasi.
 - Di cosa? – sorrido vedendo che sul cacciavite mi ci potrei pure specchiare da quanto è pulito.
 - Tua sorella e Ashton – forse vuole spettegolare come se fossimo delle vecchiette impiccione.
 - Cal, stai cercando di fare gossip con me? –
Ride, anche se è stato evidentemente beccato.
 - Ashton è uno dei miei migliori amici – si stende – non mi sembra felice all’idea di dover stare con tua sorella -.
Chi gli ha detto di stendersi sul mio letto a questo qui?
 - Innanzitutto non so dove sei stato con quei vestiti, quindi scendi dal letto che se domani ho qualche malattia strana vengo a ucciderti, secondo, mia sorella piace a tutti, Ashton cambierà idea quando… - mi fermo un attimo di pulire un altro cacciavite - … quando entrerà nelle sue mutande -.
La cosa ha un non so che di fastidioso.
Per una volta che qualcuno preferiva me a lei, si troverà di fronte all’inesorabile evidenza che in realtà si è sbagliato sul fatto di preferirmi a qualcuno che può parlarti per ore del bosone di Higgs come può parlarti delle ultime scarpe di Prada.
Certo, l’argomento videogiochi e cose da nerd è un mondo inesplorato per Camille, ma almeno su qualcosa dovrò pur essere più preparata io.
 - La cosa sembra infastidirti – commenta.
All’improvviso mi sembra di essere a un seduta terapeutica, ora Calum tirerà fuori dei cartoncini con delle macchie nere e mi chiederà cosa ci vedo sopra.
 - Calum non sei un terapeuta per la cronaca, e quando ti ho detto di scendere dal letto non era una richiesta, era un ordine – mi alzo per spingerlo giù visto che sembra essere passato alla modalità “cozza sullo scoglio” nei confronti del mio letto.
Capisco che è comodo, ma è mio.
 - Che hai intenzione di fare? – mi chiede notando che mi sono alzata.
 - Solo farti capire chi comanda – scocciata vado da lui con una chiave inglese in mano.
Mi guarda confuso, e preoccupato, molto preoccupato. E fa bene ad esserlo.
 - Hai intenzione di tirarmela addosso? – mi chiede.
 - Ma sei scemo? Ti pare che io ti lanci addosso la mia chiave inglese appena pulita e lucidata? Potresti sporcarla – metto giù l’attrezzo e mi avvicino al letto.
Pensava che io potessi usare uno dei miei amati attrezzi su di lui, per carità divina no, si sporcherebbe o potrebbe farsi del male, l’attrezzo intendo, e inoltre Calum sporcherebbe tutto di sangue, poi mi toccherebbe pulire.
Mi prende un braccio alla sprovvista e mi butta sul letto con lui. Sono troppo pigra per iniziare una lotta, mi limito a stendermi vicino a lui.
 - Mi dispiace per i biglietti –
 - Quella musica dal vivo era il mio sogno – sbuffo triste, mentre Cal decide che per tirarmi su il morale un abbraccio può andare bene.
Ed effettivamente è così, un abbraccio mi va bene mentre il mio sogno si infrange.

 

MEOW Ciambelline **
Sapete che domani è lunedì?
E sapete che oramai non mi frega più niente del lunedì visto che sono in vacanza? Sono già entrata nel mio stato vegetativo di vacanziera, ovvero persona che si sposta dal letto solo per cose di vitale importanza, come andare a cibarsi o andare al bagno.
Anyway, la prova costume è alle porte, ma io mangio i biscotti, troppo mainstream stare in linea per l'estate, meglio mangiare cibo spazzatura e godersi la vita senza avere l'incubo dell'insalata scondita per pranzo. Mi chiamavano l'anti-dieta, se non si è notato.
Non sono l'unica vero? VERO?
Passando al capitolo, *si schiarisce la voce*, quanto sono tenerelli Calum e Daphne? Ceh non so. IO LI ADORO. :')
Spero vi piaccia questo capitoletto dove c'è il sbam COLPO DI SCENA! Lo so che lo stavate aspettando. Lo so che aspettate anche di picchiarmi per ciò che scrivo, ma per quello c'è tempo, molto tempo, magari mai, va bene?
Ora vi farò la domanda che invece mi preme di più: secondo voi, le Gru, come diamine appiono? Cioè le trasportano? C'è una gru primaria che crea le gru nei vari cantieri? Le costruiscono al momento? Davvero io non lo so. E' da un sacco che me lo chiedo, e Piero Angela non fa documentari utili al riguardo.
Vabbeh, dopo questa domanda esistenziale vi lascio al capitolo mie caramelline.


Un bacio, Lily**

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Capitolo 6
*** Fake plastic trees ***


CAPITOLO 6 : Fake Plastic Trees
 
                                                                                    She Looks like the real thing.
She tastes like the real thing,
My fake plastic love.
 
But I can't help the feeling.
I could blow through the ceiling.
If I just turn and run.
And it wears me out.

 
 
Ci pensa la sveglia delle sei e un quarto a ricordarmi che la pausa di primavera è finita, e siccome una sveglia non basta, ecco che a voler ribadire il concetto ci pensa Maya che mi chiama in preda a una probabile crisi isterica da “Daphne a scuola non ci voglio tornare. La macchina del tempo che mi avevi promesso di costruire in terza elementare dove diamine è?”.
La morale in tutto ciò, è mai fare promesse alle elementari.
 - Ti prego dimmi che è un incubo – dice mentre non so quale funzione vitale attiva in me mi dà la forza di portare il telefono all’orecchio.
 - È un incubo – bofonchio nel dormiveglia.
Maya sbuffa e poi scoppia a ridere, il che mi fa dubitare della sua sanità mentale; insomma chi è che ride a quest’ora?
 - Passo a prenderti tra venti minuti. Non mangiare troppi cereali e non bere troppo caffè. Volevo offrirti la colazione – ecco perché è la mia migliore amica.
Metto giù il telefono e sorrido. 
Lo so che lei vorrebbe alzarsi più tardi invece di venirmi a prendere ogni mattina, ma lo fa per prendersi cura di me, e io vorrei che non lo facesse, ma ho anche paura che smetta di farlo.
Se c’è una ragione per cui alla mattina mi sveglio è per lei e per non vedere più la delusione nei suoi occhi. Non voglio che mi guardi più in quel modo. Mai più.
Una volta mi alzavo per fare il Margarita mattutino a mia madre, poi il suo fegato ha salutato questa casa e ho cominciato ad alzarmi alla mattina per controllare che papà non decidesse di lasciarci anche lui, non mi sarebbe piaciuta una combo di genitori morti.
Mi sono alzata dal letto alla mattina per tanti motivi e per tante persone, finché un giorno ho smesso di farlo, non trovavo nessuna motivazione, nessuna persona per farmi alzare dal letto; Maya non riusciva a fare nulla per aiutarmi, non riusciva a trovare un valido motivo per farmi uscire dalla stanza, ma nonostante milioni di buchi nell’acqua non ha ceduto, e ora è la mia costante motivazione, e gliene sono grata.
Scendo dal letto, e mi trascino in cucina, so di essere in pigiama, e so altrettanto bene che non ho voglia di svestirmi per mettermi qualcosa che sicuramente non sarà comodo come il mio pigiama.
Scendendo per le scale vedo mia sorella che allegramente fa colazione, poi mi intravede e il suo buon umore svanisce.
Ma buongiorno anche a te Camille.
È da anni che io e lei non ci diamo più il buongiorno, c’è una guerra fredda che non mi ricordo come mai è iniziata, ma una cosa la so di certo: voglio che smetta, o meglio, è arrivato il momento di farla finita.
 - Buongiorno – sussurro più a me stessa che a lei una volta arrivata in cucina.
So che Maya aveva detto niente caffè, ma se vuole che io mi metta qualcosa di diverso dal pigiama che ho addosso, ho bisogno di un caffè.
Camille ha già la sua divisa da cheerleader e il suo sguardo freddo puntato su di me.
Ignora il mio buongiorno e si alza verso la mocha del caffè.
 - C’è ancora un po’ di caffè, oppure l’hai finito? – chiedo mentre prende la mocha e si avvia verso il lavandino.
 - È finito – dice rovesciando quello che poteva essere la mia tazza di risveglio per i miei neuroni.
La cosa che mi fa incazzare non è quella che lei non mi abbia dato il suo caffè avanzato, ma il fatto che abbia preferito buttarlo. Il caffè non si butta, è una delle regole d’oro per chiunque con un po’ di buon senso, o con una dipendenza da caffeina come la mia.
Sapevo che avrei dovuto guardare il video su youtube su come togliere un rene senza che il paziente se ne accorga.
Mi alzo da lì prima che Camille mi spruzzi addosso altro veleno, ora dovrò cambiarmi per forza, la paperella sul mio pigiama è tutta avvelenata.
Torno in camera, e faccio appena in tempo a cambiarmi che Maya mi chiama di nuovo, significa che sta partendo da casa sua.
Sono in astinenza da caffeina, il che mi rende piuttosto irascibile e con intenti omicida verso il mondo esterno.
Prendo lo zaino ed esco di casa prima di incontrare mia sorella che magari ha voglia di farmi uno sgambetto e farmi baciare il pavimento.
Esco di casa e la prima cosa che vedo è un macchinone dell’FBI.
Il mio primo impulso è quello di correre in camera e buttare nel cesso quello che di illegale mi sono procurata, poi vedo Michael che sorseggia un caffè, e il mio secondo impulso è quello di rubargli il caffè, e andare a chiudermi in camera a fumare quello che di illegale c’è nel mio cassetto.
 - Perché sei ancora qui? – chiedo seccata.Mi fa un lieve cenno di saluto, mentre tiene un occhio ancora chiuso. Probabilmente non sa nemmeno di essere al mondo in questo momento, il che significa che rubargli il caffè sarebbe semplice come rubare caramelle a un bambino: ma in fondo mi dispiace di rubare caramelle a Michael, nonostante possano rendermi decisamente felice e migliorare la giornata.
 - Buongiorno Daphne – mi dice Ashton mentre osservo lo stato vegetativo di Michael.
Quel tipo non sta nemmeno bevendo dalla parte giusta del bicchiere.
 - Che ci fate qui? Non siete stanchi di girare nel ghetto? –
 - Tua sorella mi ha chiesto di portarla a scuola – dice sbuffando.
 - Non dovevi mica portarti dietro la SWAT – indico il furgone.
Alzo lo sguardo e noto che al momento, Ashton, non è esattamente il ritratto della felicità, sbuffa e si porta una mano tra i capelli.
Inizio un po’ a sentirmi in colpa sinceramente, anche perché tutto questo non sarebbe mai successo se io avessi seguito il copione quando c’era il meeting con lui. E non so nemmeno se si chiama meeting, ma non ha importanza.
 - Ti fai di cocaina? – chiedo ripensando alle occhiaie del nostro primo incontro. Finalmente potevo chiederglielo.
Scoppia a ridere.
 - Soffro di insonnia – certo, come no. E io sono allergica alle graminacee per questo a volte ho gli occhi rossi.
Annuisco poco convinta, e sento suonare un clacson.
La 500 di Maya è appena entrata nel mio vialetto.
La mia migliore amica mi guarda confusa dalla sua postazione di guida e scende a vedere che sta succedendo. Quel macchinone dell’FBI è preoccupante per tutti.
Riconosce Ashton e sospira.
 - Credevo fosse l’FBI – dice sorridendo e portandosi una mano al petto.
Viene verso di noi e si ferma anche lei a guardare Michael confusa.
 - Perché sono a casa tua a quest’ora? – chiede curiosa ma relativamente felice.
 - Credo tu sia l’unica contenta di vederci al momento – dice Luke sorridendo e onorandoci della sua presenza.
 - Ma lui fa sempre così alla mattina? – chiedo osservando Michael che ancora non sembra essersi accorto di star bevendo dalla parte sbagliata del bicchiere.
 -  In realtà Mike non è proprio abituato alla mattina – dice Luke – probabilmente crede che le ore prima delle otto di mattina siano una specie di mito -.
Sento il mio livello di irascibilità aumentare, e inizio a trovare irritante ogni essere vivente che si trova nel raggio di un kilometro da me; che poi pensando a persone irritanti sento la porta di casa sbattere, ciò significa che mia sorella è uscita di casa e significa anche, che è ora di andarmene.
 - Ehi buongiorno – saltellando allegra come una capretta va da Ashton, e gli bacia la guancia, investendo tutti i presenti dei suoi feromoni – grazie per essere venuto a prendermi – si gira a guardarci, e ci invita con lo sguardo ad andarcene all’istante.
Cosa che mi fa ricordare che voglio della stra maledetta caffeina.
 - Maya caffeina, ora – prendo la mia migliore amica per mano e la trascino verso l’auto.
Sono troppo in astinenza da caffeina per salutare i presenti che come degli stalker si sono presentati alla mattina davanti a casa mia.
Sono quasi arrivata alla macchina, che Luke ci placca, questa mattina sta diventando un inferno, e inizio a diventare gelosa di Michael che sembra ancora essere convinto che la mattina sia solo un semplice mito.

 - Se volete possiamo dare uno strappo anche a voi – sorride guardando Maya.
Oh ma davvero? Siamo seri?
Nessuno ha mai detto a questo cretino che è illegale flirtare con le persone prima delle nove di mattina?
La mia bella amica mora, sembra essere ancora con un piede nel letto per accorgersi di quello che le sta succedendo intorno.
 - Mi spiace – la sento dire – noi andiamo -.
E non so se l’ha fatto perché è addormenta, se ha rifiutato per me che non posso stare vicino a Camille, o se l’ha fatto per lei e il suo ragazzo, Kyle, l’amore della sua vita.
Mi trascina in auto liquidando Luke, e andiamo a fare colazione.
 - Luke ti violentava con gli occhi – dico una volta arrivate al parcheggio della scuola.
Mossa sbagliata: mai dire cose simili se qualcuno sta guidando.
Inchioda di colpo, e per poco il mio cervello non si sfracella nella sua auto, sarebbe stato davvero un problema dover ripulire l’auto dalla mia materia grigia. O meglio dalla mia esorbitante quantità di materia grigia… e modestia.
 - Non dire stronzate. Non avevi ancora assunto caffeina, probabilmente hai visto cose che nemmeno c’erano – riprende a parcheggiare.
Effettivamente ha ragione. Non sono una fonte proprio affidabile senza caffeina in corpo.
Scendo, e accendo la prima sigaretta della giornata, che si sa, la prima è sempre la migliore.
Ci dirigiamo verso l’ingresso per aspettare Kyle, quando all’orizzonte vedo un auto della SWAT piuttosto conosciuta.
Kyle o no, da qui dobbiamo andarcene prima che una folla di ragazzine impazzite precipiti qui.
Nemmeno a dirlo quel bastardo di Calum parcheggia proprio davanti a noi, afferro un braccio a Maya, sto quasi per iniziare a correre, ma poi sento quello che non vorrei mai sentire.
 - O MIO DIO! – grido acuto – quello è Ashton Irwin – un altro grido acuto.
Le mie orecchie iniziano a implodere e sento un’emorragia ai timpani, manderò il conto del mio dottore a questi bastardi.
Un gruppo di ragazze inizia a correre verso di noi, e poi arriva Kyle, il mio salvatore che trascina me e la sua ragazza fuori dalla direzione di quella mandria di ormoni impazziti che erano dirette verso di noi.
Mia sorella tiene per mano Ashton, che ha lo stesso sorriso convinto del marito di Barbie, è lì solo per presenza.
Camille sorride mostrando a tutti Ashton, al quale ho appena deciso di dare una settimana massimo per innamorarsi di lei, perché in fondo è quello che succede sempre: Barbie e Ken stanno insieme.
Sento qualcuno bussare tra le grida della folla, mi giro e vedo Calum che tenta di chiamarmi bussando al finestrino. Entro in macchina dalla parte non assediata dalle fan, lasciando che Maya spieghi il tutto a Kyle.
 - Sei un bastardo – gli tiro un pugno sul braccio – hai parcheggiato davanti a noi. Potevo morire di overdose di ormoni! – gli tiro un altro pugno – comunque dimmi, che vuoi? –
Calum sbuffa.
 - Odio il fatto che tu non sia una di quelle ragazze che ci ama tanto. Non mi daresti i pugni – si lamenta, e inizio a notare nelle sue affermazione un che di incoerenza visto che la prima volta che ci siamo visti mi ammirava per non lanciargli degli ormoni addosso come mia sorella – comunque, pensavo che adesso che hai bevuto del caffè e sembri più tranquilla – questo ragazzo ha ragione – hai degli attrezzi da meccanico sotto il letto, ciò significa che o collezioni attrezzi, oppure sai qualcosina sui motori e… -
 - Devo smontarti la macchina? E se stai per dire che sono una ragazza e non dovrei sapere nulla riguardo il mondo delle macchine giuro che scendo e dico alla folla che c’è tutto il resto della band nascosto nella macchina – mi giro e noto Michael ancora con quel bicchiere in mano.
Ma nessuno ha dato una mano a quel povero ragazzo?
Guardo un attimo fuori dal finestrino come sta andando la sceneggiata, e sembra stia andando bene. Camille è molto convincente, e Ashton, sembra convincente anche lui adesso mentre sorride alle fan e fa foto con loro.
 - Non sembra tanto felice – dice Luke notando il mio sguardo.
 - A me sembra di sì a dire il vero – e forse Luke non stava parlando di Ashton.
Calum ride per quello che ho appena detto.
 - Ash sta facendo quello che gli riesce meglio, stare tra le fan, è quello che lo rende davvero felice – mi soffermo un attimo a guardare quel ragazzo che sorride in mezzo alla folla.
Sembra irradiare una luce tutta sua, e io sono una stupida a continuare a fissarlo.
 - Cosa volevi chiedermi? – mi giro verso Calum.
 - Sto ricostruendo una moto, ma mi sono fermato. Ti va di venire a vedere cosa sbaglio? – chiede con gli occhi da cucciolo quasi supplicante.
Sorrido.
 - Voi ragazzi non sapete proprio nulla di motori. Ti darò una lezione di vita e… - la campanella suona.
Se non voglio arrivare tardi, con conseguente segnalazione di ritardo, mi vedo costretta a nuotare nella folla che ancora non sembra diramarsi.
 - Senti io dovrei andare a scuola, non è che puoi aiutarmi a passare? – chiedo indicandogli la gente fuori dal finestrino.
 - Ci penso io piccina – dice Luke tirando un pugno sul clacson.
Piccina a chi?
Ashton si accorge che deve andarsene, e che è arrivato il momento cruciale della sua vita da attore.
 - Ciao amore – dice con la stessa convinzione e lo stesso tono di uno che sta espiando i suoi peccati al prete, lascia la mano di mia sorella e poi la bacia delicatamente.
È un bravo attore, devo ammetterlo.
Quel bacio ammutolisce la folla.
 - Ci sentiamo – la lascia andare e apre la portiera dalla quale io dovrei uscire – oh – dice sorpreso – non ti avevo visto -.
 - Non preoccuparti. So che mia sorella tende a non far accorgere alle persone della mia presenza – scendo decisamente scocciata dall’auto e raggiungo Maya per varcare la soglia della scuola.
Avrei dovuto ber più di un caffè questa mattina.



Hola ciambelline . 
Sono in ritardo. Lo so.
Ma capitemi, dovevo riprendermi dalla festa fuori controllo a cui sono andata sabato. Per la cronaca, on dormite mai sugli alberi. MAI. 
Anyway, scusate ancora il ritardo.
Allora, ve gusta come sta procedendo questa (spero decente) storiella? Ho notato inoltre che vi ho fatto venire il dubio delle gru e.e Sono una Bad Girl, e faccio venire i dubbi a voi anime sante che leggete ciò che scrivo nei miei momenti di ritardo mentale (visto? Ritardo sia fisico che mentale. Una combo da invidiare insomma).
Ora che ci penso, nella storia ci sono un sacco di riferimenti a serie tv\videogame e cose simili, è perché la mia vita sociale non è proprio attivissima diciamo, vedetela positivamente, se non li capite significa che aavete più vita sociale di me. EVVIVA.
Okay, ora la smetto e me ne vado.
Mangiate cioccolata piccole ciambelline.
Un bacio,
Lily


 

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Capitolo 7
*** I'm feeling good ***


 
 
CAPITOLO 7 : I’M FEELING GOOD
 
Birds flying high you know how I feel
Sun in the sky you know how I feel
Reeds driftin' on by you know how I feel
 
It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me
And I'm feeling good


Quella che ho davanti non è una normale moto da riparare, è un vero e proprio catorcio risalente al Mesozoico, probabilmente è con questa che gli Homo Erectus si spostavano.
Ci giro un attimo attorno, non si sa mai che siano rimasti ancora incastrati pezzi di roba antica da poter vendere su internet, la osservo un attimo, ed è davvero messa male, ma io sono troppo orgogliosa per permettere a una semplice moto di diventare la mia Waterloo personale.
 - Ci saranno molti pezzi da ordinare su internet – dico chinandomi verso la marmitta.
Mi giro verso Calum che sembra pensieroso dopo la mia constatazione, e pure un poco rattristato.
Mi alzo cercando di capire perché voglia mettere apposto questo affare che sembra ormai essere solo il ricordo di qualcosa di funzionante, anche perché con tutti i soldi che ha, potrebbe benissimo comprarsi così tante moto da riempire il garage, o da chiamare un meccan… oh no, quello l’ha appena fatto.
 - Calum perché vuoi metterla apposto? È un disastro, ti costerà di più ripararla che comprarne una nuova- sorride alla mia domanda e si avvicina alla moto, ci passa delicatamente sopra la mano, e okay che non sono tanto sveglia, ma probabilmente questo affare per lui non è il catorcio che vedo io.
 - I miei genitori festeggiano il loro cinquantesimo anniversario- sorride –e si sono conosciuti grazie a questo affare. Volevo rimetterlo apposto da solo, ma non sono così capace come credevo di essere – mi guarda e sorride dolcemente.
Ci tiene molto, lo capisco… no, in realtà no.
Non so cosa significa avere dei genitori che si amano senza che uno dei due abbia un bicchiere di vodka in mano, o semplicemente con un tasso alcolico minore di 0.5 gradi.
Ma comunque lui ci tiene molto, e non sarò di certo quella che si rifiuta di aiutarlo.
 - Per quando deve essere pronta? – chiedo togliendomi la maglia, e restando in canotta per evitare di sporcarmi la maglia pulita.
Mi guarda confuso.
 - Hai intenzione di fare sesso? – mi chiede alzando un sopracciglio – beh se proprio vuoi…- vedo che inizia a togliersi la maglia.
 - Fermati! – gli tiro giù la maglietta – sono in canottiera, non nuda, e non voglio fare sesso con te, quindi calma i tuoi spiriti bollenti e dammi una maglia che posso sporcare – la maglia che mi sono appena tolta è fresca di una serie di lavaggi e imprecazioni a causa di alcune macchie di grasso di motore, non me la sarei sentita di dover ripetere il suo ciclo per farla tornare pulita.
Sbuffa quasi offeso.
 - Lo sapevo cosa credi? – è molto offeso.
Inizia a cercarmi una maglia continuando a brontolare sommessamente, sembra una bambino a cui non hanno comprato il giochino che voleva, che in questo caso è la mia vagina.
Rido mentre continua a brontolare.
 - Saremmo a terra a divertirci se non fosse per …-
 - Cosa? – chiedo.
 - Cosa!?! – si gira di colpo verso di me – ho trovato una maglia – me la lancia.
La indosso, e solo una volta addosso mi accorgo essere una di quelle maglie con delle frasi idiote: “Mi piace la donna IKEA. La portano a casa e in cinque minuti la monti”.
 - Credevo potessimo sposarci Cal, ma questa maglia ha rovinato tutto- mi siedo a terra sorridendo.
Calum si siede affianco a me
 - Saremmo stati una bella coppia – dice un po’ malinconico ma scoppiando a ridere subito dopo –i nostri figli si sarebbero chiamati Bob e Carl -.
Scoppio a ridere.
Spero stia scherzando, quei nomi sono orrendi.
 - Non chiameremo così i nostri figli. Ho fatto bene a non sposarti -.
Tenta di fare l’offeso, ma gli viene troppo da ridere per tenere la facciata da persona offesa, ride con me, e poi ci mettiamo al lavoro.
O meglio, io mi metto al lavoro, e lui si limita a passarmi le cose, a guardare in modo ossessivo quello che faccio e ad alitarmi addosso chiedendomi a cosa mi servano tre chiavi inglesi invece di una sola, ma nonostante tutto questo, Calum mi piace come persona, mi fa ridere, e non importa se non sa la differenza tra una puntina da disegno e un bullone a punta esagonale, ma riesce a mettermi a mio agio senza sforzarsi.
Osserva quello che faccio in religioso silenzio, il che diventa sempre più inquietante, e non solo perché ritengo che Calum sia tendenzialmente logorroico, ma perché sentire così tanto silenzio da parte sua può indicare una probabile disfunzione dei polmoni, per questo è rimasto senza fiato, e per questo sta morendo.
Mi giro a guardarlo di scatto dopo i miei soliti ragionamenti, e noto essere ancora vivo.
 - Senti Calum, oltre al fatto che mi hai passato delle puntine da disegno invece che dei bulloni di cui avevo bisogno, sembri un pochino inquietante se continui a guardare quello ch…-
 - Lo fai da tanto tempo? – chiede.
Allora, questa mania di non mettere il soggetto nelle frasi deve smettere.
Faccio tanto tempo cosa?
Lo guardo confusa.
 - Intendo, il meccanico, lo fai da tanto? – sembra davvero interessato alla cosa.
 - Penso di sì – ci rifletto un attimo – mi è sempre piaciuto aggiustare le cose – sorrido, non ho mai davvero pensato al momento in cui ho iniziato per la prima volta ad aggiustare le cose.
 - È una cosa che ti piace – dice alzandosi e stiracchiandosi un attimo – avevi lo stesso sguardo di un bambino che vede una torta -.
Rido, lo so di sembrare quasi felice quando mi metto all’opera.
 - Non mi hai mai viso quando vedo del caffè di prima mattina allora. Lì si che sembro la persona più felice del mondo – inizia ad andare verso l’interno della casa – dove vai?  - chiedo confusa, insomma mi lascia qui da sola? Nel suo garage?
Capisco non ci sia nulla da rubare, ma insomma non mi conosce mica così bene da poter fidarsi così tanto di me.
Prende un mazzo di chiavi dalla mensola e inizia a trafficare con il mazzo.
Tira fuori una chiave e me la lancia. Cade alla mia destra e lui mi guarda confuso.
 - Avresti dovuto prenderla –
Oh, non l’avevo capito.
Prendo la chiave confusa.
 - È la chiave del mio cuore – dice facendo uno sguardo languido, e qualche occhiolino, che in realtà ai miei occhi risulta più il tic di uno spastico – è la chiave del garage, puoi venire quando vuoi -.
 - Ma sei scemo? Tu dai le chiavi del tuo garage al primo tipo che conosci? E po…-
Sbuffa.
 - Dovresti dire “Grazie Calum amore mio, adesso possiamo fare quello che non abbiamo fatto prima sul pavimento” – scoppio a ridere e mi alzo anche io.
Sbaglio o qui qualcuno che non sono io ha un po’ voglia di fare sesso?
Guardo la chiave che mi ha dato, e forse inizio un po’ a odiare Calum che ha capito che il suo gesto mi ha fatto piacere. Alzo lo sguardo e lo ringrazio.
 - Penso sia tornato Luke, che in teoria ha fatto la spesa, in pratica se lui va a fare la spesa prende sempre un sacco di puttanate. Credo che voglia farmi morire di diabete – apre la porta per andare in casa da loro.
Rido.
 - Moriresti felice, vedila positivamente e un attimo… - mi tolgo la maglietta tremenda che avevo addosso – questa cosa bruciala – dico entrando. 
 

Calum mi riporta a casa in auto, sia mai che il suo meccanico prenda un mezzo pubblico. Lo saluto scendendo a fatica dalla macchina non credevo che Luke potesse davvero tentare di ucciderlo riempiendolo di biscotti, che poi, l’unica che si è riempita di biscotti e che rischia un’overdose di zuccheri sono io.
Non è stata una grande idea mangiare tutta quella roba, ma il vero problema è: perché nessuno mi ferma mai quando ho delle pessime idee? Dov’è finito il buonsenso della gente?
Come quella volta che ho deciso di fare una discesa in skate, in cui non solo Maya era a favore della mia sfida personale contro la gravità, ma mi sono pure accorta solamente due secondi prima di schiantarmi contro uno in bici che gli skateboard non hanno i freni. Ho ancora la cicatrice del pedale sulla gamba.
Entro in casa evitando di rotolare, e la prima cosa che sento è mio padre fischiettare allegro in cucina, è contento di aver fatto bene il suo lavoro. Fischia sempre quando è allegro.
Sorrido, sono contenta che sia a casa quando ci sono anche io, anzi, sono semplicemente contenta che sia a casa.
 - Dove sei stata? –sento all'improvviso.
Per poco non svengo dalla paura. Probabilmente sarò in ospedale se il mio cuore non smette di battere.
Mia sorella vuole uccidermi se mi parla mentre sono persa nel mio mondo; la guardo e noto il suo solito sguardo freddo nei miei confronti.
 - Da quando ti interessa quello che faccio? – chiedo una volta dopo essermi ripresa da una quasi infarto.
Sorride, e si alza dal divano.
Ho il vago presentimento che non abbia buone intenzioni nei miei confronti, e al momento sono troppo piena di biscotti per poter reagire. Sono un perfetto sacco da boxe.
Mi guarda un’ultima volta prima di salire le scale che ora hanno un motivo in più per non essere salite, oltre a quello della mia incapacità momentanea di fare sforzi fisici. Non ho paura di Camille, né dei suoi istinti omicida, è solo che preferisco evitare di ricordarle che quegli istinti sono rivolti soprattutto a me.
Non faccio nemmeno in tempo a salutare mio padre che sento il silenzio, ha smesso di fischiare, non è mai un buon segno. Mi giro verso la cucina, e lo vedo correre a mettersi il cappotto.
 - Un pazien…- mi fa un cenno di saluto con la mano mentre inizia a scusarsi.
 - Vai a salvare delle vite – lo rincuoro, perché lo so che lui vorrebbe stare a casa con noi, ma so anche che il suo senso di responsabilità verso gli altri glielo impedisce, e non gli fa notare che l’unica cosa che dovrebbe davvero salvare, è questa famiglia che va a rotoli.
Esce sbattendo la porta, mentre io mi stendo sul divano aspettando la digestione di circa diecimila chilocalorie.
 
Mi sveglio di colpo e mi guardo attorno confusa. Mi sono addormentata sul divano, e la mia schiena mi dice che non è stata una buona idea. Ripeto, dov’è il buonsenso della gente quando serve?
La cosa positiva è che non ho un coltello impiantato da qualche parte come regalo di buonanotte da parte di Camille.
Mi alzo a fatica, e forse avrei dovuto restare sul divano.
Guardo il telefono per capire che ore sono, ma l’unica cosa che capisco è che la luminosità impostata su “Avvenuta dello spirito santo” mi provoca una diminuzione della vista di un paio di decimi. Non solo ora sono la sorella che ha sbagliato tinta, ma diventerò pure la sorella con gli occhiali. Perché mi sono alzata dal divano?
L’ effetto dell’avvenuta dello Spirito Santo finisce e io torno a vedere ciò che mi circonda, o almeno torno a vedere quel tanto che mi basta per il secondo mini infarto della giornata. Ogni due il terzo è gratis.
È mia sorella sulle scale che mi guarda, probabilmente ho fatto rumore e l’ho svegliata.
 - Torna pure a letto, sono stata io – tento anche di essere gentile nei suoi confronti.
Camille mi ignora, e mi raggiunge.
Okay, forse avrei dovuto scappare invece di essere gentile, o semplicemente invece di iniziare a farmi filimini horror mentali in cui io di solito muoio a causa sua. Ma lo sa che non avrà una borsa di studio se sporca la sua fedina penale?
 - Era l’auto di Calum. Dove sei stata? – mi chiede seria senza la minima intenzione di ricevere un semplice “Fatti i cazzi tuoi”.
Ma a me piace rischiare.
 - Non sono affari tuoi – dico cercando una via di fuga con lo sguardo.
 - Stai lontana dal mio ragazzo e dai suoi amici, puttana – mi afferra una spalla mentre sibila quelle parole taglienti.
La situazione non è a mio favore al momento, ma il rischio è il mio mestiere.
 - Siete fidanzati per finta o sbaglio? – l’adrenalina del rischio vicino alla morte, al momento, è decisamente molto forte – e da quando mi rivolgi la parola? Era da tanto che non facevamo una chiacchierata tra sorelle, ah, bella la famiglia, non trovi? – la sua mano stringe più forte la mia spalla.
 - Non sei più la mia famiglia. Non sei nessuno – percepisco l’odio che prova per me, mi lascia da sola con le sue parole dure e fredde a gelarmi il sangue.
Che ho fatto per meritarmi questo odio? Per non essere più considerata una sorella?
Forse questa famiglia è già andata a rotoli, e io non sono più nessuno per rimediare. Prendo il cappotto ed esco. Non ho intenzione di continuare la farsa da famiglia del mulino bianco.
Faccio una decina di passi all’esterno prima di fermarmi e controllare l’orario: venti a mezzanotte, decisamente troppo tardi per andare da Maya.
Frugo ancora un po’ nelle tasche e trovo le chiavi del garage di Calum, sbaglio o aveva detto che potevo andare da lui quando volevo?
Sorrido, e inizio a camminare.
Riparare quella moto mi avrebbe permesso di stare un po’ meglio e di pensare ad altro di quell’odio gratuito, anche il temporale in arrivo avrebbe aiutato a contribuire al mio obiettivo di pensare ad altro.
 
 
Non solo ho una possibile bronchite e sono bagnata fradicia, ma nel garage di Cal non c’è nemmeno una maglia di ricambio.
Inizio a frugare in giro, quando l’attacco di cuore gratis arriva all’improvviso.
La porta si apre di scatto, ma non è stato il rumore a spaventarmi. Quello che mi spaventa è il fucile che Calum tiene tra le mani.
Alzo le mani di colpo.
 - Sono armato! BAST..-
 - Ehi! Ehi! Cal metti giù quell’affare. Io non..-.
Mi guarda, ma non sembra avere intenzione di mettere giù quell’affare.
- Daphne che ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo! – dice sorridendo.
Io gli ho fatto prendere un colpo? Lui che si presenta con un fucile in mano no vero?
 - Cal – ho ancora le mani alzate – metti giù quel coso -.
 - Oh, questo? – ma c’è o ci fa questo ragazzo? – spara vernice, non pr..-
 - Va tutto bene Cal? –si sente in lontananza – non ho più sentito null… oh…- appare Ashton, e mi guarda confuso – ehi, tutto bene? – chiede.
Oh beh, ho realizzato di non essere nessuno per mia sorella, sono gocciolante, avrò una bronchite e Cal mi ha puntato un fucile addosso, ma va tutto bene.
 - Tutto okay – sorrido – è che non avevo nulla da far…-
Calum mi prede una mano e mi trascina in casa.
 - Dio mio! Sei fradicia, ti do dei vestiti – forse lui non lo sa, ma sto lasciando le impronte di bagnato in casa.
Mi lascia in cucina prima che gli sporchi tutta la casa, e va a prendermi dei vestiti asciutti, mentre inizio a sentire la bronchite che fa breccia nel mio sistema immunitario.
Sto iniziando ad avere freddo.
 - Animale, che succede? – mi chiede Ashton entrando in cucina con un asciugamano con cui mi copre.
Sembra seriamente preoccupato, cerco di rincuorarlo sorridendo e facendo finta di nulla trattenendo i denti che mi battono. Forse venire qui non è stata una grande idea.
Mi stringo un attimo nell’asciugamano caldo che mi ha dato.
 - Nulla, non preoc..-
 - Non preoccuparti un cazzo Daphne – okay, forse non sono brava a rincuorare le persone – sono le una e mezza, e tu sei qui completamente bagnata. Quanto ci hai messo per arrivare a piedi fino a qui? Un’ora? – mi guarda triste e preoccupato.
Non sono il genio delle buone idee, è ufficiale.
 - Hai ragione, non è stata una grande idea venire qui. Torno a cas…-
 - Col cazzo che torni a casa!- dice mentre mi aiuta ad asciugarmi e poi sorride.
Rido mentre mi asciuga i capelli.
 - Sei un ragazzo volgare – dico mentre Cal arriva con i vestiti – Grazie –sorrido.
Mi sorride di rimando.
Inizio a spogliarmi, sono così stanca di avere cinque chili in più addosso di acqua, che non faccio nemmeno caso alla loro presenza, che poi, siamo tutti maggiorenni e vaccinati, credo che un paio di tette le abbiano già viste.
 - Credo che mia nonna porti delle mutande uguali alle tue – commenta Calum aiutandomi a togliere la maglietta bagnata.
 - Credo tu non debba guardare le mutande a tua nonna –sbuffo passandogli la roba bagnata.
Ashton mi infila la maglietta asciutta. Forse mi hanno confuso con un bambolotto da vestire e svestire a loro piacimento.
 - Vieni a salutare gli altri, Animale –.
Sbuffo e mi dirigo in salotto, dove trovo i due mancanti del quartetto, che al momento sono mancanti sia fisicamente che psicologicamente, visto che si girano a guardarmi con sguardo assente. Molto assente.
 - È ora che i bambini vadano a nanna, non credete? – chiedo ridacchiando mentre loro più che guardare me guardano il vuoto.
 - Vieni ad asciugarti i capelli – Calum mi mette una mano sulla spalla – lascia perdere quei due che al momento non sanno nemmeno di essere al mondo – mi sorride e mi lascio trascinare nel bagno della camera degli ospiti – puoi dormire qui se vuoi. O puoi fare sesso con me per poi elargire le mie doti e infine dormire esausti insieme. Altrimenti in salotto con le persone sveglie -.
Rido, e lo abbraccio, che questo ragazzo mi ha fatto entrare in casa sua senza chiedermi nulla, senza fare alcuna domanda.
 - Grazie Cal – gli bacio una guancia – grazie per non aver fatto domande -.
Mi lascia prima di sorridere e andare verso la porta.
 - Quindi niente sesso? – chiede sorridendo.
E non lo so se è serio o meno se lo dice con quel sorriso da ebete.
 - Dovresti chiedere le cose in modo più carino – dice Ashton confuso e degnandoci della sua presenza.
Cal sbuffa.
 - Hai ragione. È che di solito non chiedo queste cose alle ragazze. Fanno tutto loro – sbuffa di nuovo prima di fermarsi a parlare con Ashton mentre vado in bagno ad asciugarmi i capelli.
Mi guardo allo specchio, e sembro felice.
Lo sono. Sono quasi felice.
Queste persone mi fanno sentire bene, mi vogliono bene, o almeno credo, e si preoccupano per me almeno quanto fa Maya.
Mi fanno sentire bene.
Esco dal bagno e noto Ash steso sul letto con gli occhi chiusi, l’hippie impazzito mi ha fregato il posto dove dormire.
 - Buonanotte principessa – sbuffo arrendendomi all’idea di andare sul divano.
Sono stanca per poter iniziare una lotta all’ultimo che rimane sul letto.
 - Ehi aspetta – lo sento dire – sei piccina, ci stiamo in due -.
 - No, grazie dell’invito ma non mi sembra il caso - si alza e viene verso di me – stai pure sul letto, vado in sal…- mi afferra un braccio e mi butta sul letto, per poi stendersi anche lui.
 - Mike parla nel sonno, quindi stai zitta e dormi -.
Mi porta vicino a sé, e siamo troppo vicini, o meglio, io e il fidanzato di mia sorella non dovremmo stare così vicini.
Non dovrei sentire il suo respiro leggero sulla fronte, né la sua mano calda sulla mia schiena ancora fredda per la pioggia.
Ma la cosa peggiore è che non dovrei sentirmi così bene vicino a lui.
 - Buonanotte Daphne – sussurra al mio orecchio.




Buonsalve ciambelline :3 
Sono in ritardo di una settiman, lo so. Mi dispiace tantissimo. Non odiatemi, è che sono tornata dal mare questa domenica e non ho avuto nemmeno un minuto di tempo libero per poter concetrarmi e aggiornare. 
Mi dispiace tanto tanto. 
Non odiatemi, ma il grest mi distrugge. Faccio l'animatrice ai bambini, e quei cosi, non sono bambini, SONO MOSTRI VI DICO. DEI. MOSTRI. 
Non stanno mai fermi, e sono un continuo lamentarsi se perdono ai giochi. Per non parlare di quando piagono perché hanno perso, ma quanti anni credono di avere? 9? 10? 
..... BEH.... effettivamente hanno 9 e 10 anni circa quelle pesti.
Anyway, come procedono le vacanze? Io sono FINALMENTE riuscita ad abbronzarmi, e ora non sono più di un colore pallido che riflette il sole, ma sono rosa. Ragazze mie, SONO ROSA. Adesso le veccheitte in autobus non mi chiederanno più se sono anemica. Eh già, le veccheitte in autobus mi chiedono spesso se sono anemica, e di solito insistono anche, le conversazioni sono solitamente queste:
Vecchietta: "Ehi ragazzina sei anemica? Stai bene?"
Io *confusa*: "S', tutto bene. No, non sono anemica"
Vecchietta: "Ma sei sicura? Ma le hai fatte le analisi del sangue?"
Io *tenta di non dire parolacce* : si si, ne sono sicura.
E di solito mi dileguo prima che a qualcuno venga la malsana idea di andare a farmi fare delle analisi del sangue.
Quanto amo gli autobus. Il mio mezzo preferito, proprio.
Anyway, spero che il capitolo vi sia piaciuto piccoli muffin.
Scusate ancora il ritardo, non linciatemi.
Vi adoro, e vi mangerei tutti.
Un bacio zuccheroso,
Lily**

PS. Ho notato che nella storia si stanno creando due diversi team (?), quindi adesso la domanda è : Siete del team Ashton+ Daphne (Ashne o Dapton) oppure del team Calum+ Daphne (Calne o Dalum)?
Non sono brava a trovare i nomi, quindi apprezzate il mio sforzo immenso. :') 

 

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Capitolo 8
*** Scoperte ***


CAPITOLO 8: SCOPERTE
 

 - Daphne – sento sussurrare – Daphne, alzati – mi scuotono dolcemente.
 - Non voglio alzarmi. Voglio dormire – mugolo ancora con gli occhi chiusi.
 - La sveglia è suonata. Devi andare a scuola – continua a dire dolcemente.
Non capisco, ma lui da che parte sta? Vuole che mi svegli o no?
 - Ci sono altre due sveglie-
 - Sono suonate anche quelle -.
Ed è in questo momento che sono fottutamente in ritardo.
Mi alzo di colpo, e la prima cosa che vedo è Ashton in piedi che si veste, che per poco non fa un infarto nel vedermi così scattante.
Guardo il telefono, e so che Maya mi chiamerà tra poco. Esco correndo dalla stanza e per poco non travolgo Mike che gira in accappatoio.
 - Daphne? – chiede confuso –ch…-
 - Non ho tempo. Qual è l’autobus più vicino che porta a casa mia? – lo prendo per le spalle e le mie mani affondano in quell’accappatoio così morbido. Ma perché io non ho un accappatoio così? Sembra di essere abbracciati da un peluche.
Non solo mi sto perdendo nei miei pensieri, ma sono in piena crisi isterica. Se fossi Flash non avrei tutti questi dannati problemi.
Guardo Michael, e sembra andare in crisi anche lui.
 - Io volevo fare una doccia… io… io… - forse ha una crisi di riflesso alla mia, un po’ come i conati di vomito.
 - Daphne! Lascia stare Mike – Ash esce correndo dalla stanza con solo i jeans addosso.
Sono così impegnata a trovare un modo per tornare a casa, che non mi lascio nemmeno distrarre troppo dalla sexy V di Ashton.
 - Se iniziassi a correre? – chiedo –in un’ora e mezzo so…-
 - E se mi lasciassi finire di vestire in modo che ti possa portare a casa in auto?  - mi dice seccato.
Capisco che sia mattina per tutti, ma non dovrebbe essere lui quello seccato.
 - Che ci fai ancora qui mezzo nudo? Vai a vestirti – dico più rilassata ora che ho trovato un modo per tornare a casa.
Sbuffa e mi lancia il tipico sguardo che ogni persona mi fa quando mi vede in cucina: preoccupato di quello che posso fare se nessuno mi controlla.
Guardo Michael che sembra ancora perso nella crisi di riflesso alla mia, mentre Ash torna in camera.
 - Voglio i cereali – dice.
Lo guardo confusa. Forse ha un ritardo mentale.
 - Perché sei qui? –.
 - Avevo voglia di fare un giro – mento – e poi ho le chiavi di casa di Calum - e aspetto con ansia che mi dia anche le chiavi della cassaforte.
 - Dovrei darti le chiavi di casa mia. Abitiamo più vicino a te, circa – sorride – e poi se ci sei tu è più probabile che Ash faccia i waffle – si stringe un attimo nell’accappatoio morbido – Ash fa i waffle solo quando è felice – dice prima di andarsene.
Io davvero non lo so quale sia il problema di Michael, oltre al fatto che siamo nella fascia oraria che lui ritiene un mito, ma credo debba andare da uno bravo. Perché dovrei essere io a rendere felice Ashton quando dispone di una barbie sexy tutta sua?
 - Andiamo Animale – mi dice spingendomi fuori – Calum ci aspetta in macchina-. 
 


Sto quasi per scendere dall’auto e andare verso casa, quando Cal mi ferma.
 - Daphne – mi chiama – questo weekend andiamo a fare un corso motivazionale, venite anche tu e tua sorella -.
Sono quasi tentata di dirgli che Camille non mi considera più sua sorella, se non fosse per la parola corso motivazionale.
 - Ma non ci penso nemmeno. Se hai bisogno di tirarti su il morale fatti prescrivere degli anti depressivi –
Calum ride.
 - Daphne, non era una domanda – mi spiega Ashton che sembra contrario almeno quanto me all’idea del corso – il manager ce l’ha imposto per unire meglio la band, e far sembrare la relazione con Camille vera e…- sussurra quasi dispiaciuto l’ultima frase.
 - E non per questo dovete rovinare il weekend anche a me – dico seccata chiudendo la portiera. 
 
 
Stupido Michael. Stupide torte. Stupida dipendenza da zuccheri.
Mike è seduto affianco a me, e se non fosse per lui e la sua promessa di farmi una torta diversa ogni settimana per due mesi, probabilmente ora sarei in officina a divertirmi.
Con tutti i soldi che hanno questi tipi, avrebbero potuto prendersi anche un panda come partner, ma invece no. Invece di rovinare il weekend a una stupida palla di pelo mangia bambù, hanno preferito rovinarlo a me. O meglio, Michael mi ha rovinato il weekend. Non avrei dovuto cedere così in fretta nelle sue promesse di darmi del cibo.
Dopo all’incirca due ore e cinque fermate a causa della vescica debole di Luke, arriviamo a destinazione: un boschetto, perfetto luogo per sacrifici umani o giochini horror come quelli di Hannibal.
Mi guardo attorno sperando di non essere l’unica a non avere la minima intenzione di andare nel bosco, ma l’unica cosa che vedo, è Camille attaccata al braccio di Ashton. Sembra che voglia diventare il prolungamento del suo braccio, giusto perché quel ragazzo non ha già le braccia lunghe, secondo me è sproporz…
Mi toccano una spalla e torno sul pianeta terra. Questa cosa di avere la testa fra le nuvole mi sta sfuggendo di mano.
Un tizio pelato mi guarda sorridendo, e mi ricorda un po’ Mastrolindo, probabilmente è l’istruttore del corso.
Guarda la sua testa dove posso specchiarmi e no, i suoi capelli non erano abbastanza motivati a restare sulla sua testa a quanto pare.
 - È per te – mi mette in mano un fiore prima di continuare a distribuirli.
Tiro un pugno a Michael.
 - Ti odio – mi guarda confuso – mi hai portato in un bosco, da un tipo che mi dà dei fiori, che indovina un po’? Non posso nemmeno fumare! -.
Calum si avvicina con l’intenzione di tranquillizzarmi.
 - Prova a parlare e dire qualcosa su quanto esperienza possa essere un modo per diventare più amici, e giuro che ti infilo il fiore in gola –
Sbuffa e poi mi mette la mano sulla spalla.
 - Stavo per dirti che non sei l’unica a credere che sta roba sia una stronzata, ma credo che mi allontanerò da te – .
Sorrido contenta, visto che qualcun altro come me si è rovinato il weekend.
Il tipo pelato dopo aver distribuito i fiori attira l’attenzione di quasi tutti i presenti.
 - Ragazzi, la persona che avrà il fiore uguale al vostro, sarà il vostro partner – dice sorridendo – partener per tutta la giornata - .
Cosa?
Sento il panico pervadermi, e la voglia di picchiare Michael in modo brutale farsi più forte, questo perché c’è una remota possibilità che io e la signorina prolungamento del braccio di Ashton possiamo diventare partner.
Tiro un pugno a Michael, che è fortunato a riceve solo pugni, visto che se il tipo pelato mi avesse dato una corda invece di un fiore, ora lo starei abbracciando al collo con quella.
E da “Partner” sarei diventata omicida.
Noto lo sguardo di Camille su di me, e sto quasi per guardare se il suo fiore è uguale al mio, quando per una volta la sfiga ha deciso di guardare da un’altra parte, facendomi diventare la partner di Luke.
Camille finisce con Ashton, e Calum con Michael.
Luke mi si affianca, e noto che anche la sua voglia di vivere non è alle stelle, o forse gli scappa ancora da pisciare. Non saprei.
Il tipo pelato, che per la cronaca non si chiama Mastrolindo, dice di chiamarsi Devon, e ci fa mettere in cerchio per il primo di una serie di imbarazzanti esercizi.
 - A turno direte perché siete qui, e cosa volete riuscire a trovare alla fine del corso – sorride, e io tiro un pugno a Mike.
Di nuovo.
Inizia Mike dopo essere stato colpito.
 - Sono qui perché siamo una squadra. E spero di riuscire a renderci ancora più uniti-
Deve solo ringraziare che ho in mano un fiore e non una corda.
Il giro continua fino a Camille.
 - Sono qui per questi ragazzi, e spero di trovare quello che il mio cuore desidera – guarda Ashton arrossendo, ed è in questo esatto momento che mi accorgo del fatto che mia sorella non è solo una serpe, ma è anche una persona con dei sentimenti veri.
Guardo le sue guance rosse, che non so come, la fanno sembrare bella anche quando è imbarazzata.
Ashton le piace, e forse è adesso che inizio a sentirmi in colpa.
Sono così abituata a sentirmi sola dentro casa mia, che mi sono dimenticata che c’è un altro essere umano che vive con me.
Essere umano solo il 25% delle volte però.
Non solo inizio a sentirmi in colpa, con lo stomaco che si ribella, ma inizio a capire un’altra cosa: che io qui, non centro nulla.
Mi guardo attorno, e mi sorprendo di avere ragione una volta ogni tanto. Io qui non centro proprio nulla.
Mi arriva una gomitata, e noto lo sguardo di tutti su di me, e non credo sia perché sono bellissima, ma probabilmente è il mio turno, e io non ricordo nemmeno quello che devo dire.
 - Sono qui per migliorare me stessa – mi suggerisce Luke, che vedendomi in difficoltà, mi suggerisce come ogni bravo compagno di banco.
Ripeto a macchinetta quello che dice.
 - Grazie Luke – dico una volta finito il giro.
Sorride.
 - Per avere la testa sempre così tra le nuvole dev..-
L’istruttore batte le mani all’improvviso impedendo a Luke di finire quello che voleva dire. Io sarei offesa fossi in Luke.
Ci trascina in una radura, per poi invitarci a fare il gioco della fiducia con il partner, ma al momento l’unica cosa che vorrei davvero fare è autoinvitarmi a tornare a casa.
Io e Luke abbiamo lo stesso sguardo: né io né lui abbiamo intenzione di fare il gioco.
 - Scusi, ma lei ha visto la mia partner? – inizia Luke rivolto all’insegnante – non penso che riesca a reggere il mio peso – non so se il suo è un tentativo di non fare il gioco, o se sta cercando di cambiare partner.In entrambi i casi concordo con lui.
 - Sì insomma, la gravità non è un’opinione- dico sostenendo Luke.
Devon ci guarda, si avvicina a noi, e mette una mano sulla mia spalla e una su quella di Luke.
 - Ma il fiore vi ha scelto – dice sorridendo, e a questo punto capisco tutto: perché lui è sotto effetto di acidi e io no?Guardo Michael con odio, mi tiro via una scarpa e gliela lancio.
 - Ma che diamine fai? – si lamenta una volta dopo essere stato colpito alla gamba.
 - Tu sei un bastardo, e ridammi la scarpa –
Calum ride mentre Mike prende la mia scarpa e se la mette nello zaino.
Mi sa che qui qualcuno vuole essere colpito ancora. E mi sa che qui qualcuno si farà male al piede destro.
 - Liberati della rabbia – mi dice Devon sorridendo.
Come tu ti sei liberato del cervello con gli acidi? Dov’è la tua droga? Perché nessuno condivide la sua felicità con me?  Non tirerei le scarpe in giro se fossi felice!
Luke mi prende per un braccio prima che tiri l’altra scarpa all’istruttore.
Mi dice di restare calma prima di continuare a fare stupidi esercizi per l’autostima e la fiducia, come farsi bendare a guidare dal compagno in giro per il bosco, come se non fosse già difficile fare una cosa simile sull’asfalto.
Finalmente arriviamo all’esercizio “supremo”, nonché l’ultimo.
 - Con il vostro partner, trovatevi un posto tranquillo, e fate il gioco del grazie. Ringraziate voi stessi per quello che siete diventati fino ad oggi –
È in questo momento che decido di non voler giocare più.
Luke mi trascina vicino a un albero, che anche se non vuole ammetterlo, lui si è fatto prendere da questo stupido corso per la squadra, e un po’ mi dispiace di non volerlo assecondare più.
Ci sediamo a terra e sorride, è stato gentile con me tutto il tempo.
 - Inizia pure, so che fremi dalla voglia – gli dico.
 - Chi avrebbe mai detto che passare una giornata con te sarebbe stato quasi divertente – dice ridendo.Io sono uno spasso, okay?
 - Hemmings, vorresti dire che di solito non sono divertente? – gli do una spinta mentre lui ride.
Effettivamente anche io non avrei scommesso molto su una giornata divertente con me. Soprattutto in un corso motivazionale.
 - Piccola Shane , non pensavo iniziassimo ad essere così formali proprio adesso. Insomma, mi hai fatto cadere in una buca quando ero bendato e mi hai fatto da guida. Pensavo fossimo arr..-
Scoppio a ridere ricordandomi della sua caduta.
 - Sai, il mio ginocchio non rideva tanto –
 - Lo dici come se fosse stato tanto grave – sorrido colpevole, è che quella buca proprio non l’avevo vista.
 - Dai dammi le mani e facciamo il gioco – gli porgo le mie mani, e le prende tra le sue, e poi mi fissa lo sguardo nel mio – non distogliere lo sguardo, Daphne – dice ripetendo le parole di Mastrolindo.
Forse non lo sa che io sono terribilmente a disagio.
 - Ringrazio me stesso per non avere mai mollato il mio sogno – sorride orgoglioso – che mi ha permesso di diventare quello che sono oggi – non si è reso conto che mi sta stringendo le mani con più forza, la sua voce si fa più seria – Ringrazio me stesso per non aver ceduto ai bulli durante le medie – Luke sta continuando a stringere le mie mani, gli fa male ricordare – Grazie per non aver mai dato ascolto a quelli che dicevano che non ce la potevo fare, che non sarei mai diventato qualcuno, che non avevo talento, e che valevo meno di una sigaretta finita – gli sorrido io questa volta.
Smette un attimo di parlare, e io sono sempre più intenzionata a non voler fare questo gioco.
Mi guarda.
 - Ti cedo la palla Daphne, inizia pure, finché io cerco di ricordarmi dell’altro -.
 - No, non preoccuparti, vai pure. Non ho fretta – non voglio dire niente, non perché mi vergogno o qualcosa di simile, ma semplicemente perché non ho nulla per cui dirmi grazie.
Dovrei ringraziare Maya, Sam, Kyle, mio padre e forse anche mia sorella in un certo senso, ma me? No, non credo proprio.
Se c’è una cosa che mi è sempre riuscita bene, è quella di scappare dai problemi, e la voglia di andarmene al momento è molto forte, soprattutto perché Luke continua a insistere con quei suoi grandi occhioni azzurri.
 - Senti, non preoccuparti del mio turn...-Mi stringe le mani per intimarmi a stare zitta, e mi tiene giù, visto che ha notato la mia immensa voglia di fuggire.
 - Cosa non va? –
 - Vuoi stare qui a discutere finché io non dirò qualcosa vero? – chiedo seccata da quello sguardo da cucciolo che sembra osservarmi un po’ troppo attentamente.
Mi sento una cavia sotto lo sguardo esperto dello scienziato.
Lui annuisce contento.
Non sarà così tanto contento a lungo se gli colpisco anche l’altro ginocchio.
 - Mi ringrazio per non aver mai preso gli organi a Camille, nonostante la tentazione fosse forte, e mi ringrazio per avere la fedina penale pulita- sbuffo – bene abbiamo finito – mi alzo di colpo lasciando la sua presa – andiamo a casa – grido andandomene.
Sento che si alza, e si avvicina a me.
Mi afferra delicatamente una mano.
 - Daphne, so che non siamo proprio i migliori amici del mondo, ma perché ti comporti così? –
Non ho nulla per ringraziarmi.
Mi giro a guardarlo negli occhi.
Come hai fatto a superare i bulli? Le persone? I tuoi problemi?
Mi porto una mano sul petto, e lo sento. Mi fa ancora male, fa tutto ancora così male.
Luke è un supereroe per quello che è riuscito a superare, mentre io, sono la vittima che rimane nell’ombra cercando di uscirne, ma senza volerlo davvero. Perché dopo un po’ ti ci abitui al dolore, non dico che diventi piacevole, semplicemente ti ci abitui.
Meglio superare il male che senti per poi tornare in qualunque caso nell’oblio e doverti abituare di nuovo, oppure restare lì dove sei?
Io preferisco restare qui.
Luke mi guarda preoccupato, mi lascia la mano e mi abbraccia d’impulso.
 - Cosa stai facendo? – chiedo confusa e allontanandolo.
 - Stai piangendo – mi sorride.
È in questo momento che decido di andarmene.
Mi allontano zoppicando, che la mia scarpa destra ce l’ha ancora Michael.
 - Sono allergica al polline – dico andandomene – non seguirmi – lo intimo momentaneamente consapevole di non riuscire a controllare il pianto.
Faccio una decina di passi lontano da dove c’eravamo messi io e Luke per fare questo stupido gioco, e zoppicare e piangere è difficile. Non riesco a fare le cose allo stesso tempo, e per quanto io voglia smettere di piangere non ci riesco, quindi mi vedo costretta a fermarmi.
Mi appoggio un attimo a un albero, e aspetto che la crisi di pianto finisca.
Inizio a respirare con calma.
 - Mi ringrazio per essere stata capace di superare il lutto di mia madre e di non av… - alzo lo sguardo e vedo Ashton e Camille che fanno il gioco.
Non mi hanno notata, o meglio, Camille non mi ha notata visto che è di spalle, mentre Ashton ha lo sguardo fisso su di me e annuisce ogni tanto giusto per far finta di ascoltare la sua partner.
Mi asciugo le lacrime alla svelta e mi alzo pronta per andarmene.
 - No! Aspetta – lo sento dire mentre mi allontano.
Mi giro a guardarlo e sembra preoccupato, mi nascondo dietro un albero per nascondermi da mia sorella.
 - Cosa succede? – chiede gentile.
Ashton rimane in silenzio un attimo prima di rispondere.
-  Avevo visto un animale ferito – sussurra, e lo so, anche se non lo posso vedere, che sta guardando nella mia direzione.


Ehilà Cimabelline del mio cuore
So che vi sono mancata (e so che in realtà non è vero), comunque eccomi qui. DI NUOVO.
Ho passato tre giorn ia dormire dalla mia migliore amica, visto che i suoi non c'erano, abbiamo ridotto la casa un immondiziaio di cartoni di pizza, tazze sporche di caffè e sigarette. La vita è bella quando succedono queste cose.
Cigarettes, coffee e pizza, penso diventerà il mio motto.
Mi piace come motto.
Ora ho voglia di pizza.
Anyway, dicevo che in tre giorni abbiamo fatto un macello, penso che quando inizierò a vivere da sola, sarà un problema. Vivrò nell'immondizia.
Sono troppo pigra per lavare le tazze, svuotare il portacenere, e buttare i cartoni della pizza.
Tornando alle cose serie.. Avete visto? O meglio avete letto anche voi? Per quanto mi stia antipatica Camille, che tra l'altro è un personaggio che ho inventato io, è pur sempre un essere umano, nonostante la stronzaggine, e sembra essere davvero cotta di Ashton... 
Invece la mia povera Daphne inizia a provare sentimenti nuovi: il senos di colpa nei confronti della sorella. Cosa che non le era mai successa.
Lo so che il capitolo è lunghetto, forse un po' noioso. Mi spiace. Però la frase finale è epica, concordate con me vero? 
Ultima cosa, ho messo il titolo scoperte a questo capitolo, per il semplice fatto che mi sembrava il titolo piuù adatto. 

Un bacio biscottini miei :3 


 

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Capitolo 9
*** Scars ***


CAPITOLO NOVE :SCARS

 
"Your hands are cold, your lips are turning blue, you’re shaking
This fragile heart, so heavy in my chest, is breaking
And in the dark, you try to make a pay phone call to me
But you’re miles away, your ship breaking up
You’re on your own
It’s hard to take, I need an hour just to say hello"
 
Non è che io non voglia parlare con nessuno, è solo che sono consapevole del fatto di quanto la mia bugia sull’allergia al polline sia stupida e soprattutto poco credibile. Molto poco credibile.
C’è un motivo se non sono mai andata a uno stupido corso motivazionale del cazzo.
Mi butto a peso morto sul letto e chiudo gli occhi, che bruciano ancora per il pianto.
E non lo so se bruciano perché ho pianto troppo o perché non ho pianto abbastanza.
Stupido Michael.
Scendo dal letto e tiro fuori la cassetta degli attrezzi per iniziare a pulirli.
Le mie manie ossessive mi rilassano, mi permettono di non pensare ad altro, o meglio, mi permettono di non pensare a oggi.
Devo ammettere che non è stata una delle mie giornate migliori. Di certo non rientra nella mia “top ten”.
Scoppiare a piangere davanti a Luke non è stata per niente una delle mie migliori idee. La gente con il buonsenso dov’è quando serve? La domanda resta sempre quella.
 - Ehi – sento la porta aprirsi lentamente – Posso entrare? – sento chiedere.
 - Daphne non è momentaneamente disponibile. La preghiamo di levarsi dalla palle – rispondo.
Ma forse il messaggio non è stato abbastanza chiaro, visto che Ashton entra comunque snobbando bellamente ciò che gli ho appena detto.
Ashton il ribelle Irwin, che non ascolta ciò che gli dico.
Si chiude la porta alle spalle e poi viene a sedersi di fronte a me, mentre io seguo i suoi movimenti con la coda dell’occhio per non fissarlo troppo in viso.
Lo ignoro e continuo con le mie manie ossessive.
 - Sono belle le tue cose – dice prendendo un cacciavite.
Ashton vuole morire.
Nessuno oltre a me, e forse Maya, ma ne dubito, può toccare i miei attrezzi. Odio le persone che toccano i miei attrezzi.
Glielo prendo di mano.
 - Non toccarli. Sono belli perché sono l’unica che li può usare, toccare e sfiorare. E non guardarli troppo che li consumi – e lo so che lui è qui per un supporto morale, o meglio, per consolarmi, e che io mi sto comportando male.
È solo che non voglio essere consolata.
Sto bene così.
Sorride contento di aver provocato una reazione, anche se dovrebbe sorridere per non essere morto visto che nessuno può toccare i miei attrezzi.
 - Senti Ashton, io sto bene. Non so cosa tu ci faccia qui in camera mia invece di… -
 - Perché stavi piangendo? – sussurra prendendo ciò che ho tra le mani.
Osservo mentre sposta il cacciavite.
 - Sono allergica al polline – ribatto – ora puoi andar..-
Mi mette apposto una ciocca di capelli, e poi fa passare la mano sulla mia guancia, quasi volesse ancora cercare la prova delle lacrime.
Quel tocco delicato mi prende alla sprovvista.
 - Non toccarmi Ashton – mi tiro indietro – non ho bisogno di sentirmi meglio per una stupida allergia. Puoi andartene prima che Camille inizi a cercarti – la mia non è una richiesta, ma una stra maledetta affermazione, ma lui sembra non recepire il concetto, e rimane fermo seduto davanti a me.
Dovrò prendergli un libro guida: “Come capire quando si è indesiderati. Guida base per scemi”.
 - Non sono qui per consolarti Daphne. So che avevi una reazione allergica al polline – dice sorridendo, e ora sono pienamente consapevole di quanto la mia bugia non regga – e non mi interessa se Camille mi cerca i…-.
 - Non sei molto carino con lei, che è la tua ragazza – sottolineo.
 - Sai che non è stata una mia scelta – dice irritato, e forse, ora che l’ho fatto un po’ arrabbiare se ne andrà lasciandomi da sola, e un po’ vorrei che se ne andasse, e un po’ vorrei che mi abbracciasse.
Mi guarda e sbuffa, so che sono insopportabile.
 - Sono qui perché voglio fare il gioco del “grazie” con te – mi afferra una mano prima che io inizi ad allontanarmi dopo aver sentito quello che vuole fare.
Non voglio fare quel gioco, e lui lo sa. Lo sa benissimo.
 - Esci da qui per favore. Ho di meglio da fare – ho detto anche per favore, sono stata piuttosto gentile, e spero che con la gentilezza, il ribelle Ashton capisca che deve andarsene sul serio questa volta, nonostante la mia momentanea insana voglia di un abbraccio.
Mi prende anche l’altra e le tiene tra le sue delicatamente.
 - Ringrazio me stesso per non aver mai smesso di credere nel mio sogno di fare musica, e per non aver mai smesso di provare a realizzarlo – e quando inizia a parlare non posso fare a meno di ascoltarlo, esattamente come è successo con Luke.Il gioco prevede che io gli tenga le mani e continui a fissarlo negli occhi, ma l’unico che sta giocando è lui, che cerca il mio sguardo, che rimane fisso a guardare le sue mani che stringono le mie.
Sembrano così piccole le mie mani strette tra le sue.
 - Mi ringrazio per aver tirato un pugno a quel bastardo di mio padre – stringe le mani quando lo sussurra – e per aver picchiato Simon Trise in seconda liceo perché bulleggiava una ragazza – e sorride a questo ricordo mentre sono io che ora gli stringo le mani, Ashton è un supereroe in confronto a me – mi ringrazio per non averti cacciato dalla mia camera d’albergo al nostro primo incontro, perché mi stavo dimenticando com’erano le persone che non vogliono nulla in cambio da te – sorrido, arrossisco, e decido che è arrivato il momento di cacciarlo via.
 - Non ti credevo una persona così violenta – dico sorridendo e ignorando la sua ultima frase – vedrò di non farti troppo arrabbiare Ashton Irwin – tento di alzarmi, ma mi tiene giù.
 - È il tuo turno –
 - Non credo proprio – rispondo scocciata, tento in un altro patetico tentativo di fuga, ma non riesco a muovermi da dove sono, ha la presa troppo forte – lasciami andare – dico iniziando a perdere la pazienza.
Voglio restare da sola, cosa c’è che non va in lui? Non capisce che è il momento di andarsene?
È davvero così ritardato?
 - Per favore – supplica preoccupato, davvero sembra che non abbia intenzione di uscire da qui – voglio sentire per cosa ti ringrazi, Daphne – dice chiamandomi per nome.
Lo guardo, e mi viene da piangere.
Sono arrabbiata, io non voglio che lui sia così preoccupato per me da arrivare a supplicarmi, non voglio tutto questo. Ashton non dovrebbe essere preoccupato per me, o almeno non dovrebbe essere così tanto preoccupato.
Mi limito a non guardarlo e a convincermi che devo mandarlo fuori da qui all’istante, che crollare anche solo un po’ davanti a lui, so, che sarebbe stata la fine. Crollare non è una delle mie opzioni al momento.
Non voglio un suo abbraccio. Non voglio che lui sia qui.
Tento di convincermi di tutto questo.
No, delle sue braccia non ne ho proprio bisogno.
 - Vuoi che giochi? Allora giochiamo – dico riprendendo il mio tono seccato – Mi ringrazio per non aver ancora ucciso nessuno e per avere la fedina penale pulita. Contento?  - chiedo puntandogli lo sguardo addosso – ora puoi andartene – sibilo tra i denti.
Sono arrabbiata perché so che lui adesso inizierà a insistere di nuovo, come un bambino, e so che io inizierò a piangere perché non riesco più a mandarlo fuori da qui se continua a guardarmi in quel modo, come se fossi davvero importante per lui, come se lui avesse davvero il diritto di essere preoccupato per me.
Il ragazzo di mia sorella si preoccupa per me, con che diritto?
Perché continua a voler restare qui, quando sotto, in salotto, c’è la ragazza più bella che si possa desiderare?
Ashton sei uno stupido, non ti accorgi di quello che hai.
 - Non sono un supereroe Daphne – dice come se non avesse sentito i miei continui “vattene” – ci ho messo anni per dire a mio padre che doveva andarsene di casa – sento la sua voce diminuire di sicurezza – picchiava mia madre, io lo sapevo, o almeno lo immaginavo, visto che non aveva mai osato alzare un dito su di lei mentre ero presente – evita il mio sguardo – mia madre negava l’evidenza, era spaventata da lui, ed ero spaventato anche io. Lo sono tutt’ora ad essere sincero – sorride amaramente – Un giorno ruppi un bicchiere, lo urtai per sbaglio. Mio padre aveva bevuto, e quel bicchiere fece scattare la sua ira – e io non so il perché, ma lo sto ascoltando, completamente incantata dalle sue parole, la sua voce insicura mi ferisce, un vero colpo al cuore – si scagliò su di me gridandomi che non avevo rispetto, ero un figlio degenere. Mia madre cercò di allontanarlo, ma venne colpita e insultata a sua volta. Fu in quel momento che qualcosa scattò nella mia testa, una lampadina, o non so che altro, ma per la prima volta, mi accorsi che ero fisicamente più in forma di mio padre, ero più forte. Gli spaccai il naso e lo chiusi fuori dalla porta. Poi chiamai la polizia e… - lo fermo.
È arrivato davvero il momento in cui deve andarsene. Andarsene all’istante.
 - Smettila – allontano le mie mani da lui, mentre in realtà cerco di allontanarmi con tutta me stessa da lui – perché mi stai dicendo una cosa simile? Cosa ti aspetti Ashton? Vuoi che inizi a raccontarti della mia vita? Beh non accadrà – e lo so che sto dando di matto – Questo non è uno stupido pigiama party dove tu mi racconti un segreto e io te ne racconto un altro – ed è in questo momento che mi accorgo di fare la stronza, ma non mi interessa.
Se posso evitare che lui si preoccupi per me allontanandolo in questo modo, va bene, perché non ho bisogno delle sue parole, delle sue carezze, non ho bisogno di nulla. Almeno non da lui.
Non voglio che sia sempre pronto ad aiutarmi.
Ashton sta con Camille, e io il cuore spezzato ce l’ho già avuto una volta, non sono abbastanza forte per una seconda volta, visto che ancora non ho superato del tutto la prima.
 - Smettila di cercare di aiutarmi. Non ho bisogno del tuo aiuto – mi alzo – ora puoi andare -.
Lo guardo un ultima volta prima di voltarmi e andare a prendere una sigaretta, e mi accorgo di aver fatto l’errore peggiore del mondo: ha lo sguardo ferito, e il mio cuore non ha apprezzato la visione, e me lo fa giustamente notare facendomi mancare un battito o due.
Si stava confidando con me, e io l’ho mandato via.
 - Probabilmente non lo farò – dice alzandosi e andando verso la porta.
Lo guardo mentre è di spalle, e si dirige verso l’uscita.
Non riesco a vedere i suoi occhi, voglio capire se quello era un sguardo ferito, uno sguardo che ho provocato io.
 - Perché? – sussurro.
Si gira e mi sorride, e lo so che vorrebbe avvicinarsi a me in quel momento, e lo vorrei anche io; ma rimaniamo fermi, immobili a guardarci, forse entrambi con lo sguardo ferito.
 - Perché stai piangendo – dice prima di uscire.
Mi porto una mano sul viso, e ha ragione. Sono in lacrime, e non so bene quando ho iniziato a piangere, forse da ore, forse da minuti. Non so con esattezza da quanto tempo sto facendo il cosplay delle cascate del Niagara, e la cosa peggiore è che sono sola, esattamente come volevo, che poi forse non volevo davvero rimanere da sola.
 
 


Sono tre giorni che ignoro, ed evito Ashton come se fosse un portatore sano di Ebola.
 - Pensi di tornare sulla terra Daphne? – sento all’improvviso.
Mi riprendo dai miei pensieri e mi guardo attorno, noto Calum macchiato di grasso di motore sulla faccia, forse sta tentando di trasformarsi in una moto.
Porto lo sguardo alle mie mani che sento iniziare a bruciare, e vedo la sigaretta che tenevo tra le dita essere ormai arrivata al filtro, e io non me ne sono accorta.
Questa cosa di non aver fumato la sigaretta e di averla consumata potrebbe quasi rovinarmi l’umore, ma per fortuna c’è Calum che mi passa una delle sue con tanto di accendino.
Lui sì che sa come rendermi felice.
 - Bentornata nel mondo reale, principessa – dice rimettendo via il pacchetto mentre la Camel Blu che mi ha appena dato.
Odio le sigarette, finiscono troppo in fretta e ti lasciano con l’amaro in bocca, a chiederti: perché cazzo sei finita così alla svelta? Due tiri e tra un po’ mi fumo un dito.
E fumare le dita non è proprio consigliato dal medico.
 - Non sei così interessante da avere la mia completa attenzione. È colpa tua se finisco nel mio mondo e finisco e sigarette – dico andando verso la moto, e lanciando un’occhiata a Luke, che sta pacificamente dormendo sulla sedia.
Mi chiedo come riesca a stare in equilibrio sulla su quella sedia mentre dorme. Io sarei già caduta a terra un paio di volte.
 - Calum, sei così noioso che Luke si è addormentato – dico ridendo.
Cal mi guarda e mi lancia dietro l’accendino.
 - Quello stupido dormiva da prima che arrivassimo. Daphne stai zitta che io sono una persona divertentissima – dice mentre io inizio a ridere.
 - Non hai di certo aiutato a svegliarlo Mister Simpatia – continuo a ridere mentre Calum si avvicina stizzito, e ringrazio qualsiasi divinità in ascolto, perché il mio amico qui di fronte non ha preso nulla in mano da tirarmi, di nuovo, nonostante avesse una bellissima e pesantissima, e oserei dire pure pericolosissima, chiave inglese a portata di mano.
Non penso sarebbe stato molto divertente ricevere una chiave inglese dritta in fronte, poi per carità, se si incastrava bene nella fronte potevo fare l’unicorno, ma sarebbe stato molto meglio evitare.
Scoppio a ridere di nuovo per quello che ho appena pensato, cosa che fa arrabbiare Calum.
 - Sì Daphne. Continua pure a prendermi in giro. – dice a un paio di passi da me – La sai una cosa? – lo guardo – Sei troppo pulita – lo vedo sorridere quasi malvagiamente prima di lanciarsi su di me.
Mi butta a terra, e con le sue manine inizia a sporcarmi la faccia.
Ma davvero? Calum sembra essere regredito mentalmente con questa azione.
Inizio a dimenarmi mentre lui con il suo leggiadro peso mi tiene ferma a terra, e rende la mia faccia l’emblema del grasso di motore.
 - Cal smettila – e nonostante tutto glielo dico ridendo, perché effettivamente è una situazione divertente.
 - Ti faccio diventare abbronzata – lo sento mentre ride – e poi sei comoda –
 - Ma tu sei pesante. E quella che stai schiacciando credo sia la mia vagina, così, solo per la cronaca – dico cercando di mettermi meglio.
Ma lui sembra non volermi aiutare nel mio tentativo di mettermi meglio.
 - Indovina chi ora potrebbe stuprarti? – dice malizioso e avvicinandosi al mio viso.
Sono tentata di tirargli una testata.
 - Non tu, depravato! – sento dire.
Tento di guardare verso Luke, ma non è stato lui a parlare, a meno che non parli nel sonno, cosa che comunque potrebbe essere molto probabile, anche se un discorso nel sonno me lo aspetterei di più da Michael e i suoi problemi nel tenere la bocca chiusa.
Questo uomini logorroici peggio delle zie a Natale.
Sbuffo, mentre guardo Calum, che non ha intenzione di togliersi da me, ma che guarda da un’altra parte.
Tento di capire dove sta guardando, e poi capisco: c’è Ashton sulla porta che ci guarda.
E lo so che non dovrei sentirlo l’impulso di alzarmi di scatto e spiegargli che non è come sembra, ma poi mi ricordo una cosa importante: lui sta con Camille.
Reprimo il mio insano bisogno di dare spiegazioni, e rimango sotto il peso morto di Calum, che sembra concentrarsi tutto sopra la mia vagina visto che ci è seduto sopra.
Ashton mi guarda, sorride mentre stringe un pugno, e poi torna a concentrarsi sul peso morto.
Cal mi guarda prima di intuire che deve andare a parlare con lui da qualche parte per non far sentire a me, o forse a Luke, quello che si devono dire.
Secondo me non vogliono far ascoltare Luke, magari quel coso sta solo facendo finta di dormire e aspettava solo il momento di poter origliare il discorso che i due stavano per fare.
Prima di alzarsi, il mio peso morto preferito, mi si avvicina per darmi un dolce bacio sulla fronte.
 - Dopo facciamo sesso. Non preoccuparti, resta pure a terra – dice ridendo e alzandosi.
Rido anche io, che Calum, a volte, senza volerlo, mi fa stare bene. Come adesso.
Aggiustare la moto con lui mi diverte, ed è strano, perché di solito, lui si limita a farmi fare il doppio del lavoro visto che continua a non capire la differenza tra le viti che deve passarmi quando gliele chiedo.
Lo vedo andare da Ashton.
 - Camille vuole andare al ballo della sua scuola – sbuffa e si porta una mano tra i capelli – sono praticamente costretto ad andarci per la stupida storia della pubblicità e blah blah blah – sembra decisamente scocciato – Quindi volevo chiedere a te e a Luke…. che sta dormendo là in fondo – dice confuso , e spostiamo tutti lo sguardo su Luke, che mi accorgo ora non essere più sulla sedia, ma è crollato a terra, e la cosa peggiore è che mi sono persa la scena.
Calum mette una mano sulla spalla di Ash.
 - Fammi indovinare, tu e il tuo nido di capelli volete che anche il resto della band venga al ballo. Giusto? –
Ashton annuisce.
Ma il problema in tutto questo, non sono io che sto ascoltando la loro conversazione, o Luke che dorme a terra. Il vero problema è che sono ancora stesa sul pavimento e non so il perché.
Faccio l’angelo nella polvere del garage.
 - Almeno non dovrò sorbirmi da solo tutta la squadra delle cheerleader – dice ridendo, e io sento qualcosa di fastidioso iniziare a farsi largo nel mio stomaco alla sola immagine con lui attorniato dalle bellissime amiche di mia sorella, che in cinque forse fanno un cervello.
No dai, un cervello no. Diciamo mezzo cervello.
Mezzo cervello di una gallina per l’esattezza.
Tutt’ora mi chiedo perché mia sorella esca con loro, visto che lei da sola è più intelligente di tutta la squadra delle cheerleader, e probabilmente anche di quella di football.
 - Ho sentito bene? – all’improvviso Luke sembra risvegliarsi dal suo letargo – Hp sentito cheerleader per caso? – e io lo sapevo che in realtà non stava dormendo ma stava solo origliando facendo finta di nulla.
Lui sì che è un vero ninja.
Lo vedo alzarsi un po’ a fatica, per poi dirigersi verso i suoi amici, scavalcandomi bellamente come se fosse normale che io mi trovassi a stesa a terra.
 - Amico, mi hai convinto alla parola cheerleader – dice sorridendo mentre tutti lo guardiamo confusi.
Ashton sorride contento di avere compagnia a quello stupido ballo scolastico.
Non che i balli non mi piacciano, cioè io adoro le feste. Adoro le feste se posso divertirmi, e tendenzialmente al ballo scolastico, io non mi diverto.
 - Se Luke dice va bene, penso ci verrò anche io – dice Calum – ma prima una cosa – si gira verso di me - vieni al ballo con me Daphne? – mi chiede sorridendo.
Sono tentata di dirgli di no per una marea di motivi, uno dei quali è mia sorella, ma poi ci ripenso, d’altronde io e Cal insieme ci divertiamo, perché dirgli di no?
Sposto lo sguardo su Ashton che non sa se guardare me o Calum, ma poi si decide, e guarda a terra decidendo di infilarsi le unghie nella mano.
A questo punto decido cosa rispondere a Cal.
 - Sì. Verrò al ballo con te Cal – dico alzandomi e sorridendo, mentre i sensi di colpa per aver ferito intenzionalmente Ashton iniziavano a distruggermi dentro.




LO SO.
LO. SO.
Sono in ritardo, e mi dispiace tantissimo.
Un mostro mi ha mangiato le dita e ho dovuto scrivere con la lingua.
In realtà è che la vacanza che ho fatto con le mie girls mi ha distrutto, troppe figure di merda, poco sonno e troppo alcool, quindi non ho preso mano al pc per almeno cinque giorni, e il problema è che il capitolo doveva ancora essere finito.
Mi dispiace.
Spero non abbiate voglia di uccidermi, anche perché avete notato che il capitolo è leggermente diverso dal solito? Daphne è seria, niente ironia nella prima parte, solo lei, i suoi sentimenti, e i miei problemi nel scrivere.
Spero vi piaccia anche se è un po' diverso dal solito.
Ma ora vi racconterò una bella cosa, che so, mie piccole ciambelline, che NON VEDETE L'ORA di sapere una delle mie svariate figure di merda in vacanza.
Era un giornata di sole, e io e le mie girls, siamo andate in piscina, come giusto che sia, ci facciamo un paio di selfie prima di andare in acqua, il punto è che i selfie non vengono tanto bene perché non riusciamo a stare tutte nella foto, quindi ci vorrebbe il bastoncino dei selfie.
Mi guardo un po' attorno per la piscina e vedo tre ragazzi che come noi, si fanno delle foto, solo che loro, a differenza nostra, sono muniti di bastoncino (e non intendo quello tra le gambe. SCUSATE LA BATTUTA MA STO RIDENDO DA SOLA ADESSO). 
Rifletto un attimo sul da farsi, e sono quasi tentata di andare a chiederglielo se non si fosse improvvisamente liberato l'idromassaggio, in cui io e altre due decidiamo di lanciarci, in stile balene spiaggiate. La quarta del quartetto rimane a prendere il sole.
Dicevo, ci lanciamo nell'idromassaggio, ma siccome siamo lente, veniamo precedute dai ragazzi con il bastoncino dei selfie, che occupano tre posti su cinque, e se la matematica non è un opinione non c'era posto per tutti su quei lettini con le bolle. Si ragazze, lettini con le bolle.Erano l'orgasmo.
Decido di dividere un lettino con una delle mie amiche.
Nel frattempo sentiamo parlare questi ragazzi, e oltre al fatto che sono super carini, mi sembra anche di capire che non sono italiani, quindi io e le mie altre due amiche parliamo allegramente anche facendo commenti su di loro e sul fatto di chiedere o meno a loro il bastoncino dei selfie.
Detto ciò, uno di loro si gira, mi guarda e fa "Beh potevate chiedercela.". Esatto, erano italiani.
La seconda figura di merda avviene quella stessa sera, saranno state le 10 circa e io dovevo andare a prendere le sigarette. Sappiamo tutti che sono una persona pigra, quindi decido astutamente di non togliermi il pigiama e di andare in giro maglietta e mutande, tanto la macchienetta delle cicche è vicino.
Vado in giro allegramente in mutande e maglietta non preoccupandomi che in giro ci possa essere qualcuno, d'altronde sono le 10, ho pensato bene che fossero tutti allo spettacolo dell'animazione. E INVECE HO PENSATO MALE, perchè proprio mentre sono vicino alla macchinetta mi becco delle persone passare in bici, e indovinate un po' chi sono? I RAGAZZI CARINI DEL BASTONCINO DEI SELFIE. E io ero in mutande, e pure senza trucco, e con i capelli disastrati.

C'è più spazio autore che storia, LOL
Vi lascio bicottine, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Un bacio,
Lily**

PS scusate se ho divagato troppo nello spazio autore.

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Capitolo 10
*** Favole andate in fumo ***


CAPITOLO 10:  FAVOLE ANDATE IN FUMO.


Abbiamo deciso che al ballo andremo vestiti tutti in tema "Alice In Wonderland", io e Calum siamo la Regina di Cuori e il Fante. O meglio Calum ha deciso che noi faremo quei due personaggi perché dice che il rosso gli dona e fa risaltare la sua pelle.
Io avrei voluto fare Pinco Panco e Panco Pinco, ma appena avevo azzardato a dirlo, Luke e Michael, futuri regina e re del ballo probabilmente, si erano girati a lanciarmi sguardi d'odio profondo, per questo ora mi ritrovo in camera con Calum che tenta di convincermi che il vestito da Regina mi fa sembrare una principessa invece che la bomboniera di un battesimo.
- Senti amico. Questo vestito non r....-
La porta si spalanca all'improvviso cogliendo me e quel povero cinese non cinese, di sorpresa.
Senza contare che io sono in intimo per essermi appena tolta quell'affare demoniaco da battesimo, e Cal è praticamente appoggiato alla mia schiena perché stava tentando di rimettermi quell'affare addosso. Michael sembra fregarsene della situazione compromettente in cui ci trova perché troppo impegnato a gridare cose senza senso. 
- IO... NO... AAHHH...  E ADESSO? - spaesato mi guarda e si butta un ginocchio all'improvviso, cosa che fa arretrare me e Calum all'unisono  - AIUTAMI DAPHNE! -
Lo guardo confusa in cerca di aiuto da parte di Calum, che però è sostanzialmente inutile perché si limita a restare in silenzio.
- Hai dimenticato di prendere le medicine?  Ti accompagno io, non è un pro...- inizio ma lui mi ferma.
- Ma sei scema? - mi chiede.
Io? Scema?  Sbaglio oppure è lui quello in ginocchio che è entrato come un uragano nella stanza gridando cose senza senso come uno psicolabile? 
- Ho i capelli rossi! ROSSI ti dico! HO SBAGLIATO TINTA - ah beh allora dice me cose proprio alla persona giusta, che invece dei capelli rossi ce li ha rosa - dovevano essere verdi! -
Ah.
- Beh non ti stanno male- dico cercando di rincuorarlo mentre Calum inizia ad allontanarsi piano piano per evitare di finire nel mezzo della situazione - il tuo amico Calum sicuramente concorda con me - mi giro a guardarlo beccandomi il suo odio in pieno - non è vero Amico? - sottolineo la parola amico.
Calum guarda il suo amico e inizia a rincuorarlo su quel colore di capelli, mentre io tento invano di prendere il vestito e lanciarlo giù dalla finestra, in modo da renderlo inutilizzabile, e magari farmi andare vestita al ballo con un paio di jeans e una maglietta con scritto sopra "Sono la regina di cuori".
- Cosa stai cercando di fare? - mi beccano nel mentre apro la finestra con il vestito in mano e probabilmente uno sguardo raggiante dovuto a quello che avrei appena fatto.
- Facevo prendere aria al vestito - dico richiudendo la finestra, perché noto lo sguardo da faina arrabbiata di Calum che mi sta praticamente gridando che sarei finita giù dalla finestra con il vestito se provavo a rovinarglielo.
- O MIO DIO! - grida dal nulla Michael - Quel vestito è orrendo, ti farà sembrare una bomboniera, tipo quelle del battesimo- continua guardando l'obbrobrio che tengo tra le mani.
Oh, finalmente qualcuno che mi dà ragione, ci vuole Michael a far, forse, capire a Calum che questo affare fa schifo; ma Calum non sembra dell'idea di voler cambiare opinione nemmeno se quello scemo che ha sbagliato tinta glielo fa notare dopo di me.
- Ah sì? Quel vestito fa schifo, beh e allora la sai una cosa? Quei capelli di stanno da schifo - grida a Michael che dopo aver ascoltato quelle parole sembra finire in uno stato di tristezza tale, che sembra non riuscire più a muoversi, ma poi ovviamente si riprende e inizia a gridare anche lui, trasformando questa povera camera nella piazza di città durante il mercato.
- I miei capelli fanno schifo? E allora che amico sei se mi dici che sono bell...- noto che la situazione sta degenerando, e decido saggiamente con uno dei pochi neuroni rimasti che è meglio lasciare i due a risolversela tra loro prima di finire in mezzo alla discussione.
Esco dalla mia camera, faccio notare la MIA camera, perché occupata da due che insieme non fanno un cervello, e in mutande e reggiseno me la svigno al piano inferiore dove trovo Luke vestito da Pinco Panco, che assomiglia di più a una piccola ape operaia che al personaggio che dovrebbe fare.
I capelli biondi lo fregavano di gran lunga su quel vestito a strisce nere e gialle.
Mi guarda confuso sul mio "abbigliamento".
- Non sei ancora pronta per andare? - mi chiede notando le condizioni e osservando attentamente i miei mutandoni da nonna.  Sembra quasi schifato da quella visione.
- Perspicace il ragazzo - dico sedendomi sul divano e aspettando che i due sopra la smettano di fare i bambini.
Sento la porta chiudersi, cosa che mi distrae dal contemplare il fatto che Luke, sì, sembrasse davvero una piccola apetta.
Guardiamo Ashton vestito da Cappellaio Matto, e sento già che nei prossimi minuti ci sarà già un'altra litigata, perché mia sorella aveva deciso che loro non si sarebbero vestiti a tema Alice In Wonderland, ma avrebbero fatto Cenerentola e il Principe, così da poter realizzare la favola personale di ogni ragazza con un minimo di romanticismo nel corpo. Cenerentola e il Principe Azzurro, la favola d'amore per eccellenza, che Ashton aveva appena distrutto.
Qualcosa mi dice che Camille non sarà molto contenta.
Ci raggiunge, e fa un inchino togliendosi il cilindro.
- Gradireste del thè? - ci chiede mentre ne io ne Luke riusciamo a spiccicare una parola.
Sto per alzarmi e spostarmi da questo posto, probabilmente futuro luogo di un altro litigio, quando sento Calum chiamarmi, perché non sono ancora pronta, e che se non fosse considerato un reato girare in mutande e reggiseno mi potrebbe anche così al ballo.
Sempre molto fine il mio cavaliere, che probabilmente ignora il fatto che al ballo scolastico a cui mi trascina, ci saranno ragazze molto svestite.
Probabilmente con i completini da infermiera presi ai sexy shop.
Vedo Michael scendere tristemente le scale per andare anche lui a finire di vestirsi, e fare così il partner di Luke.
Sbuffo salendo le scale, perché non solo mi tocca alzarmi dal divano e spostarmi in varie stanze per evitare i litigi, ma mi tocca pure salire e scendere le scale.
Anche questa settimana ho fatto movimento, direi che come minimo mi merito un biscotto, o due. O magari un pacco di biscotti.
Senza contare che la cosa più triste della serata è che non ci sarà Maya a tenermi compagnia scaldando con me la panchina per evitare di ballare. Troppo movimento fisico fa male, insomma.
Arrivata in camera Calum non solo è già vestito e pronto per uscire, ma riesce a trasformarsi anche nel mio personal hairsaylist e truccatore, nonché anche stilista visto che al mio vestito da Bomboniera ci ha pensato lui, e ora che ci penso ho fatto pure male a lasciarlo fare.
- Senti Daphne ma devo essere io quello che ti veste? - dice aiutandomi con la cerniera del vestito - insomma, io dovrei essere quello che ti aiuta a togliere i vestiti, o quello che te li strappa di dosso, non quello che ti veste - si lamenta sempre questo ragazzo.
Non gli va mai bene nulla, una vera lagna e pure un po' primadonna.
Riusciamo a finire e usciamo dalla camera, pronti a scendere, di nuovo, le scale in versione coppia vestita.
Non dico che non siamo belli, vestiti in coppia, ma solo che sembriamo un po' scemi, soprattutto perché la gonna lunga mi è un po' di intralcio, e più di una volta nel giro di dieci secondi ha tentato alla mia vita facendomi rischiare un frontale con il pavimento.
Luke, Michael e Ashton ci guardano scendere, e iniziano ad applaudire a caso, anche quando per poco non ci rimetto la vita scendendo l'ultimo scalino.
Come ho fatto a finire con questi dementi? Ma soprattutto perché sono tutti a casa mia? Non ce l'hanno una casa loro? Che vadano ad applaudire a casa loro.
Torno a sedermi sul divano affianco a un Michael sconsolato a causa dei capelli, che sembra più un fiammifero vestito di giallo e nero con i capelli rossi, che Pinco Panco.
Calum invece è raggiante, in quel gilet nero e i cuori disegnati sotto gli occhi, sta decisamente molto bene, o semplicemente molto meglio di me.
- Ehi - Ashton si siede vicino a me, e io sono tentata, davvero molto tentata di allontanarmi da lui onde evitare discorsi spiacevoli lasciati in sospeso, ma resto ferma a causa della presenza anche di Michael sul divano, che non mi permette di allontanarmi - sembri una perfetta Regina di Cuori - sussurra sincero forse un po' imbarazzato.
Cosa che fa arrossire anche me, e mi fa pentire di essere rimasta sul divano invece di essermi alzata con scatto felino per andare a mangiare i biscotti che mi merito.
Sto quasi per rispondergli grazie, o forse per dirgli che anche lui sta bene vestito da Cappellaio Matto, perché quei vestiti scuri aderenti sottolineano non solo il suo fisico, ma fanno risaltare i suoi occhi chiari, quando dalla scala sento provenire rumore di tacchi.
Mi giro e vedo mia sorella raggiante, Cenerentola non è mai stata così perfetta.
La guardo ammirata, completamente ammutolita mentre scende le scale, senza inciampare a differenza mia, in quel lungo vestito azzurro, mentre ondeggia i capelli biondi e sfoggia un luminoso sorriso.
Non sembra la serpe che è di solito in quel momento, sembra solo una ragazza felice che sta per coronare la sua favola con il principe azzurro, che è seduto affianco a me, e che non è vestito da principe.
Restiamo tutti a guardarla scendere, probabilmente anche i ragazzi stanno riconoscendo la perfezione incontrastata della futura reginetta del ballo, e probabilmente si staranno chiedendo perché hanno passato così tanto tempo con me che inciampo nell'aria, invece che con lei, dove a ogni suo piccolo e leggiadro passo, sembra che gli uccellini cantino.
Con me gli uccellini scappano e si coprono gli occhi per non vedere il disastro che sono, e un po' inizio a capire perché mia sorella non mi voglia tra i piedi. Probabilmente la faccio vergognare.
Camille si guarda attorno, come se ci vedesse per la prima volta da quando ha fatto la sua entrata in scena, sta quasi per salutarci tutti, forse me compresa, che mi sento pure un po' stupida ad essere onorata del suo saluto, quando si accorge che la sua favola è appena sfumata via.
Ashton non è il suo principe azzurro.
Io mi alzo di scatto dal divano, e non so se andare a prendere i biscotti in cucina e poi salire in auto per andarmene, oppure se andarmene subito.
Opto per i biscotti, quando Michael mi afferra per una mano e inizia a trascinarmi verso la porta.
Ma io volevo i biscotti! Mi sono fatta quelle scale una decina di volte oggi!
- Perché non sei vestito su come avevamo concordato? - chiede avvicinandosi ad Ashton mentre noi lasciamo la stanza.
- Noi non lo avevamo concordato, lo avevi deciso tu - sento che le dice mentre Calum apre la porta e Luke esce.
Guardo mia sorella che ha gli occhi lucidi, e non posso fare a meno di pensare che è bella anche un attimo prima di iniziare a piangere.
- Ma noi siamo una coppia, avremmo dovuto vestirci in coppia - Michael mi trascina fuori e chiude la porta, impedendomi di sentire il resto del discorso.
- Mi sa che hanno problemi in Paradiso quei due - dice Luke aprendo l'auto con cui solo noi quattro saremmo andati, mentre Ashton e Camille avrebbero avuto un auto solo per loro.
Mia sorella non voleva venire alla festa con la plebaglia, o meglio, non voleva stare nella stessa auto in cui c'ero io.
- Penso che non ci sia mai stato un Paradiso per Ashton - si lascia scappare Calum girandosi quasi impercettibilmente verso di me, quasi come se fossi io la causa del mancato paradiso di Ash.
Sento il corpetto che ho addosso, o meglio che mi ha messo addosso Cal, iniziare a stringermi.
Camille è perfetta, come potrebbe non essere il paradiso di quello stupido?
- Noi andiamo - dice Luke al volante, cosa che un po' mi preoccupa - aspetteremo gli altri due una volta arrivati -.
 
 
 
Non so quale sia stato il genio a dare la patente a quel biondino. Non so nemmeno se lui abbia effettivamente una patente, ma da come guida direi che è più probabile che abbia giocato un po' troppo ai giochi di auto, e che la patente se la sia trovata nell'uovo di Pasqua ad aprile.
Oggi è la volta buona che la mia vita viene spezzata, e non so se sarà a causa di un frontale provocato da Luke che quando guida viene invaso dallo spirito di Schumacher, o di un frontale con il pavimento che provocherò io con i miei stessi piedi inciampando nella gonna.  Senza contare che la coroncina che ho in testa sarebbe più adatta ad un’arma di distruzione di massa a causa dello schifo che fa, che a essere sulla mia testa.
Arriviamo, chissà grazie a quale divinità siamo illesi e noto che grazie al piccolo Schumacher biondo, siamo riusciti ad arrivare anche prima che aprissero le porte dell'aula magna, trasformata per l'evenienza nella sala da ballo.
C'è già troppa gente e troppa pelle scoperta per i miei gusti, e Luke parcheggia peggio di una vecchietta cieca.
Calum scende dalla macchina e mi porge il braccio, forse ha intuito la mia precarietà a causa della gonna lunga, o solo dal fatto che sono imbranata.
Michael e Luke si guardano e sorridono mentre si dirigono verso le persone che aspettano, io decido di accendermi una sigaretta per ammazzare il tempo, ma poi mi ricordo che per le leggi universali sulle sigarette, che se ne accendi una mentre aspetti, solitamente accade con gli autobus, di solito ti capita qualcosa di spiacevole.
Faccio in tempo a buttare fuori il fumo, quando mi accorgo di Michael e Luke che corrono verso di noi perché la folla impazzita ha iniziato a dare di matto.
Sento le ragazze urlare, e sinceramente vorrei urlare anche io, ma ho un corpetto che me lo impedisce.
Luke passando mi butta a terra la sigaretta, e mi afferra per un braccio, iniziando a trascinarmi. Probabilmente lui non ha notato, a differenza di Calum, che non sono molto stabile a causa della gonna che tenta di gambizzarmi ogni tre passi che faccio. E poi come si è permesso questa stupida ape operaia di buttarmi a terra una sigaretta appena iniziata? Ma dico scherziamo?
- Era la mia sigaretta! - mi lamento mentre noto la folla attorniare Calum e Michael che sono rimasti indietro.
- Sono io il partner della Regina Di Cuori. Cosa credi di fare Pinco Panco del cavolo? - sento gridare da Calum mentre viene letteralmente assediato, e penso pure buttato a terra, visto che scompare dalla mia visuale.
Quando per poco non inciampo tra i miei piedi, decido che forse è meglio tornare a guardare davanti invece che dietro, e ringrazio ogni divinità possibile per aver insisto per non farmi mettere due specie di trampoli ai piedi invece delle Converse.
Non che con le Converse io riesca a correre molto meglio visto che Luke mi sta trascinano in modo poco dolce verso il posto più lontano da quelle che sembrano più degli animali che delle persone normali, e che a differenza mia, riescono a correre senza difficoltà su dei tacchi vertiginosi, mentre io già stento a stare in piedi su delle normalissime scarpe da ginnastica.
- Luke che cosa diamine mi trascini? - gli grido - Mi hai pure buttato una sigaretta nuova! NUOVA! - continuo gridando e correndo, cosa che risulta al quanto difficile.
- Ti sto salvando i polmoni. Ora zitta e corri - mi dà uno strattone che dovrebbe sollecitarmi a correre, ma che invece mi sollecita solamente a inciampare e a rischiare la vita.
Finisco rovinosamente a terra sporcando il vestito da bomboniera, cosa che non mi dispiace tra l'altro, ma avrei preferito rimanerci secca nella caduta, perché ora sarà Calum a uccidermi.
Luke mi guarda con quasi odio perché lo sto rallentando nella sua fuga, e penso stia iniziando a pentirsi di avermi salvato dalla mandria di ormoni impazziti, ma poi lo sguardo di odio si trasforma in uno sguardo estasiato.
Mi giro tirandomi su, alla ricerca di quello che sembra far felice il mio compagno di sventura, ma non vedo nulla di interessante.
Forse Luke sta avendo una visione della Madonna e ora è fatto di acidi.
- Amico, gli acidi dovresti condividerli s...- tento di dire rialzandomi, ma lui opta per prendermi di peso in braccio e mi porta verso una macchina in corsa.
Oddio ha intenzione di ammazzarsi.
Oddio a intenzione di commettere un suicidio di coppia. Ma noi non siamo una coppia.
- Luke che cazzo fai? Fermati! - inizio ad agitarmi mentre lui sembra troppo concentrato sulla visione che sta avendo, per fare caso ai miei movimenti da pesce fuori dall'acqua.
Non so se la Madonna che lui vede nelle sue allucinazioni ci sia per davvero o meno, ma sta di fatto che l'auto si ferma all'improvviso, cosa che sembra far sorridere il biondino, e non so se esserne contenta o meno.
Fa il giro dell'auto prima di aprire la portiera e buttarsi con me nel posto anteriore.
Oddio questo è un rapimento.
- Che cosa diamine st...- si toglie di peso da me e si siede richiudendo immediatamente la portiera.
- Fuggite sciocchi! FUGGITE! -grida guardando la persona al volante.
Noto Camille e Ashton che ci guardano confusi.
Non riesco a capire se questo è un rapimento organizzato, oppure un metodo per salvarci la pelle.
Ashton mette in moto l'auto e iniziamo ad andare via dal parcheggio della scuola.
- Posso sapere, solo per curiosità che diamine sta succedendo qui? - chiede Ashton mentre noto lo sguardo leggermente irritato di Camille dallo specchietto retrovisore.
Ah beh, vorrei saperlo anche io che succede.
- Non si entra dall'entrata principale, dobbiamo entrare da qualche altra parte - dice iniziando a rilassarsi e sorridendo, poi mi guarda sempre con il sorriso stampato in faccia - hai sporcato il vestito. Non credo che Calum sarà tanto contento -.
Adesso lo butto fuori dall'auto in corsa.
Mia sorella ridacchia a questa affermazione, mentre Ashton mi lancia un'occhiataccia di fuoco, quasi come se avesse capito le mie cattive intenzioni nei confronti della piccola ape operaia.
 
 
Entriamo da un'entrata secondaria circa mezz'ora dopo che la porta principale è stata aperta, e dopo che la folla è stata sedata. Entro e vedo le ragazze più tranquille di prima, e un po' mi sono pentita di essermene andata dalla folla, magari sedavano pure me, così da poter superare questa serata.
Calum mi nota, o meglio nota che l'abito ha un enorme macchia di acqua e sapone, perché Ashton e Luke non se la sentivano di farmi finire nelle mani di quel finto cinese, e sembra decisamente arrabbiato, e la cosa fa scattare il mio allarme interiore che inizia a gridarmi "Fuggi da quel pazzo prima che ti prenda", il punto è che sono troppo stanca per correre, quindi mi limito a inventare una scusa plausibile da rifilargli.
- Calum, posso spiegarti tutto - dico creando una sottospecie di distanza di sicurezza tra me e lui, nel caso decida di uccidermi - è tutta colpa di una ragazzina. Stava attraversando la strada e a un...-
- Sei inciampata vero? - dice senza sentire il resto della mia avventurosa ed eroica storia.
- No no. Stai zitto e ascoltami - riprendo la mia storia, che odio essere interrotta mentre racconto avventure inventate - e una macchina è apparsa dal...-mi interrompe di nuovo.
- Sei la peggior Regina di Cuori che io abbia mai visto - sbuffa concentrandosi sulla macchia, e cercando di asciugarla con qualche fazzoletto che tira magicamente fuori dalla manica. Forse doveva fare il mago invece del Fante.
Ma davvero?
Ma quante regine di cuori pensa di conoscere questo qui?
Sbuffo lasciandomi pulire come una bambina, e nel frattempo lancio qualche occhiata alla sala da ballo che si sta riempiendo di gente.
Noto qualcuno iniziare a ballare nella pista, che nell'arco di poco tempo si riempie di persone che ballano con la grazia di triglie impazzite, ma sempre più aggraziati di me.
Calum finisce di fare la lavandaia, e mi prende per un braccio prima che io possa andare in qualche modo a sedermi a scaldare qualche comoda sedia e a bere punch o mangiare salatini tutta la sera.
- Davvero Calum? - lo guardo mentre tento di imputare i piedi a terra per non farmi portare in pista - sei serio? Vuoi che io uccida i tuoi piedi e chiunque sia attorno a me nell'arco di circa cinque o sei metri? -
Mi guarda e penso sia intenzionato a lanciarmi dietro la prima cosa che gli capiti sottomano visto che gli sto rovinando il ballo.
Ha scelto la Regina di Cuori sbagliata, e penso se ne stia accorgendo solo adesso.
Torno a guardare la pista con lo sguardo, e non posso fare a meno di notare come mia sorella stia allegramente tenendo Ashton per mano mentre racconta a tutti della loro fantastica storia d'amore, riesco a sentire di come racconta del loro primo incontro: dice che si sono incontrati quando ha vinto il concorso, lo stesso concorso a cui lei non era andata a causa di un incidente provocato da un paio di jeans.
Chi l'avrebbe mai detto che un paio di jeans sulle scale avrebbero potuto provare tutto questo disastro?
Un vero e proprio disastro, tanto che il mio stomaco, forse a causa di quelle mani intrecciate, forse a causa del disastro che avevano combinato i miei jeans o forse perché ho solamente fame, si sta un attimo contorcendo.
Decido di rendere il mio udito meno fine, e torno a sentire la musica della sala, non valeva la pena ascoltare ciò che si inventavano per la loro storia, che prima o poi, ne sono sicura, diventerà davvero una favola.
- Andiamo - mi dice Calum che forse si è accorto del mio sguardo assente, mi fa un cenno verso le panchine ma lo fermo, forse per una volta ogni tanto posso evitare di fare l'egoista.
Gli afferro una mano.
- Solo un ballo. Solo uno. Hai capito? - gli dico mentre mi sorride contento lanciandosi e trascinandomi nel mezzo della pista.
Confusa e imbarazzata tento di capire dove devo mettere le mani, i piedi e magari anche il cervello che forse mi è scappato prima nella caduta.
Tutta colpa di Luke.
Calum ride attirando tutta l'attenzione su di noi e sul fatto che io sono un'impedita di prima categoria, credo sia un modo per vendicarsi di avergli sporcato il vestito.
- Allora, metti una mano sulla mia spalla destra, e con l'altra stringi questa mano - mi aiuta e poi mi mette una mano sul mio fianco.
- Se quella mano scende fino al mio sedere, sappi che non avrai più una mano - gli sorrido amichevole.
- Giuro che non ne avevo la minima intenzione - dice alzando una mano - e adesso i passi base - mi spiega velocemente i passi - iniziamo -.
Forse lui non è consapevole del fatto che il mio cervello non è al suo posto e che non sono una ballerina di danza che in due secondi impara i passi.
Si accorge della cosa due secondi dopo, quando gli pesto i piedi per ben tre volte di seguito.
Forse Calum tornerà a casa senza la sensibilità a un piede, o Magari senza tutto il piede, o meglio ancora, tornerà a casa senza un piede e pure senza una mano se continua a farla scivolare così pericolosamente vicino al mio fondo schiena.
Lo chiameranno il Monco da oggi in poi, e voglio proprio vedere come suonerà il suo basso da quattro soldi.
Mentre mi fa fare un giravolta, noto la gente che ci guarda, tra cui anche Ashton che non sa se essere divertito per il fatto che ho pestato i piedi a Calum o forse infastidito, probabilmente dal fatto che la sua ragazza fosse andata al bagno con il resto della squadra delle cheerleader, piantandolo lì da solo.
Che poi mi sono sempre chiesta cosa ci fanno in diciotto dentro un bagno. Una delle domande del libro dei "Grandi perché della vita", probabilmente seguito a ruota dal perché nei film rompono il vetro dell'auto con un pugno, ma quando lo fai tu nella realtà ti sloghi almeno un paio di dita.
- Non sei una grande ballerina - dice Calum una volta finita la canzone, e mentre cammina un attimo zoppicando.
-Ti avevo avvisato, e poi è il karma per avermi messo un braccio vicino al sedere - sbuffo andandomi a sedere vicino a Michael.
Cerco Luke con lo sguardo e noto che parla con il dj, e viene subito raggiunto da Ashton che a sua volta chiacchiera con il dj.
- Dovevo restare a casa a mangiare della pizza - sbuffa.
Quanta verità in poche parole, sono nel suo stesso stato d'animo, cosa che non si può dire di Calum che sembra più dolorante che annoiato, e nemmeno di Luke che sta venendo da noi saltellando allegramente, lasciandosi dietro una scia di bava dalle ragazze presenti.
- Abbiamo una sorpresa - mi dice una volta che ci ha raggiunto, lo guardo confusa e mi sorride - osserva - si limita a dire prima di trascinare via Michael e lo zoppicante Calum.
Lo vedo raggiungere il quarto del gruppo quando l'unica cosa che penso è che odio le sorprese.
Li vedo salire sul palco e prendere un attimo in prestito gli strumenti della band che avrebbe suonato tra un altro paio di canzoni da discoteca.
Oddio volevano assordarmi con la loro musica.
No eh, già qui non ci volevo venire ma l'ho fatto per quell'idiota di Calum, se poi si mettono pure a suonare la loro musica, viene fuori un disastro di serata.
Sto già pensando di alzarmi, e scappare dalla sala uscendo prima di aver magari scroccato a qualcuno una sigaretta, quando sento che il biondo ha già preso possesso del microfono.
Mi sto già immaginando le ragazze impazzite rimaste ferme fino ad ora dal saltare addosso a quei quattro solo perché Camille avrà già avvisato tutte che se solo una di loro si azzardasse a toccare il suo Ashton, l'avrebbe fatta fuori senza pensarci due volte. E probabilmente avrà messo in avviso di fare attenzione anche per quanto riguarda agli altri membri del gruppetto, perché solo lei doveva essere l'unica privilegiata a stare con un uno di una band.
Ne sarebbe decisamente capace.
Sto quasi per andarmene quando sento partire "I don't wanna miss a thing" degli Aerosmith, e la cosa fa migliorare la mia serata.
La mia serata arriva quasi all'apice, ma poi scende di nuovo in picchiata, quando finita la canzone Camille sale sul palco per baciare Ashton, e lo so che non dovrebbe essere così, ma da questo momento la mia serata precipita per davvero, e forse precipito anche io con lei.
Mi giro verso il tavolo a cui sono per non guardare la scenetta dei due innamorati.
- Allora? - mi chiede Cal sedendosi e sorridendo.
Smette di sorridere quando io tento di fare un sorriso, forse un po' finto, e forse è palese che qualcosa non va.
Si gira a guarda il palco dove probabilmente ci sono ancora i due, ma io tento troppo a me stessa per girarmi e guardarli e sentirmi una cretina, di nuovo.
- Vorrei chiederti di ballare ancora, ma penso che mi farò passare prima il male al piede - dice facendomi sorridere.
Ashton si unisce a noi.
- Scusa ma la tua ragazza dove l'hai lasciata? - chiedo leggermente acida, e infastidita dalla sua presenza lì al tavolo.
Mi alzo e sto per andarmene, magari a fare un giro in bagno anche io e rinfrescarmi un po' le idee, ma il dj mette la canzone meno adatta al momento.
“Carry on my waywards son.”
- Non lo so. Non mi interessa - mi afferra un braccio - ti va di ballare questa canzone? Magari facendo attenzione ai miei piedi - sorride mentre si avvicina eliminando quello che non ritenevo già prima, abbastanza spazio tra me e lui.
Vorrei rifiutarmi, dirgli di tornarsene da mia sorella, la sua ragazza, invece di chiedere di ballare a me, proprio questa canzone, che forse mi sembra troppo strano che il Dj abbia messo una canzone simile.
- L'hai fatto apposta - dico mentre lui fa scendere la mano finché non trova la mia, e la sfiora leggermente.
Sorride mentre io mi sento meno sicura sul fatto di voler rifiutare.
E' solo un ballo, nulla di che, mi dico come se fosse normale ballare con il ragazzo di mia sorella.
Non faccio in tempo a rispondergli che mi ha già portato in mezzo alla pista continuando a tenermi per mano, consapevole del fatto che tutti ci stiano guardando perché siamo gli unici a ballare una canzone simile.
Mia sorella mi ucciderà, lo so, ne sono praticamente sicura, e non riesco a capire perché non l'abbia ancora fatto, mi sarei aspettata un pugnale improvviso nella schiena.
Metto i piedi sopra quelli di Ashton, e poi sento la sua mano appoggiarsi sulla mia schiena, e forse è quella l'accoltellata alle mie spalle, e fa molto più male di qualsiasi dolore fisico, quella mano è un vero colpo al cuore, perché sappiamo tutti, sappiamo sia io che lui e tutti i presenti in sala che non dovrei esserci io sui suoi piedi, sostenuta dalla sua mano per non cadere.
Questo non è il mio posto.
Voglio scendere e tornare al mio posto, con il mio Fante di cuori e lasciare il Cappellaio Matto alla sua Cenerentola, perché in fondo lo sanno tutti che il Cappellaio e la Regina di Cuori non stanno insieme.
Sposto la mano dalla spalla di Ashton, perché voglio scendere, ma mi tiene ferma, smette addirittura di ballare.
- Voglio scendere - gli dico secca.
Ma lui si limita a guardarmi, e mi sposta una ciocca di capelli, come se non gli avessi appena detto di voler andare lontano da lui.
Forse il ragazzo non ci sente bene, avrei dovuto consigliargli lo stesso apparecchio acustico di mio nonno.
- Trovo che la Regina di Cuori e il Cappellaio matto siano perfetti - sposta la mano sul mio viso e sorride come se stesse guardando qualcosa di bello.
Sposto lo sguardo lontano dal suo.
- Smettila di dire stronzate - sussurro prima di tentare di scendere dai suoi piedi, e non mi importa se la canzone ancora non è finita, perché sono una dannata stupida che non avrebbe dovuto accettare un "semplice ballo".
Avrei dovuto imparare più spesso a stare al mio posto.
Il mio posto lontano da lui e Camille.
Tento di concentrare il mio sguardo da qualcosa che non siano i suoi occhi, come ad esempio la gente al bancone che sta chiacchierando.
Mi concentro su di loro, e mi accorgo di aver fatto una stronzata, quando l'unica persona al mondo che non dovrei vedere, è proprio lì, che mi guarda, e mi saluta allegro, come se niente fosse.
Come se nulla fosse mai successo.
Il cuore smette di battere e sento di star prendendo lo stesso colore di pelle bianco cadavere di Michael.
Tento di iniziare a fare dei respiri regolari, ma non ci riesco, e mi sembra quasi di star sentendo un attacco di panico arrivare.
Cerco di convincermi che vada tutto bene.
Mi allontano dalla pista barcollando, e arrivo di fianco a Calum che appena mi vede mi prende una mano, forse non sono così brava a far sembrare che tutto vada bene.
Ashton rimane in mezzo alla pista da solo per un attimo, prima di guardarmi e notare che al momento non sembro la ragazza che gli ha appena detto di andarsene, anzi, probabilmente al momento sembro molto di più quella a cui hanno spezzato il cuore. E non riesce a nascondere la cosa.
Si avvicina mentre io stringo troppo forte la mano a Calum e mentre i miei respiri sono ancora troppo veloci, e non riesco a inalare abbastanza aria.
Sto tremando.
- Ehi - mi guarda preoccupato - hai bisogno di aiuto Daphne, and...-
- Voglio... andare... a casa- riesco a dire tra un respiro e l'altro - adesso. Io devo andarmene... - mi metto una mano sul petto, mi fa così male quella voragine al posto del cuore - mi ...fa... così male - e la mia voce si spezza, si fa un sussurro.
Ashton non se lo fa ripetere due volte.
- Pensa tu a Camille, dille quello che vuoi - si rivolge a Cal e poi a me - andiamo -.
Mi aiuta a tirarmi su mentre io sento le gambe cedere, e l'attacco di panico farsi più vicino.
Calum si alza e va verso la porta per farci uscire, mentre io vengo trascinata di peso fuori, e nel trambusto generale, nessuno vede nulla.
Nessuno vede nulla, tranne Jake Parson, che è fuori a fumare una sigaretta.
Le gambe mi cedono del tutto e Ashton ha i riflessi abbastanza pronti da prendermi in tempo prima di finire a terra, e crollare come una statua che stava per rompersi.
Io stavo per rompermi, di nuovo.
Mi prende in braccio e sento il suo passo affrettarsi verso l'auto mentre so, che Jake ci sta guardando, sento il suo sguardo addosso, e questa cosa mi fa andare completamente fuori di testa.
Con il suo sorriso da stronzo che mi ferisce peggio di una lama.
Forse Ashton gli passa affianco mentre io chiudo gli occhi per non sentirmi precipitare di nuovo.
Voglio tornare nel vuoto, il mio vuoto, dove non sento nulla, non sento gli altri, non vedo nessuno, non parlo, non penso, il vuoto dove ci sono solo io e il nulla.
Ma non ci riesco, non ancora.
- Non chiudere gli occhi, non osare chiudere quei dannati occhi Daphne - mi stringe di più a sé.
Li riapro, solo per vedere il suo viso preoccupato, ma mi sorride lo stesso, come se tutto fosse normale, come se tutto andasse bene.
- Ciao Bambina - sento dire da qualcuno che non è Ashton.
Ashton sposta lo sguardo da me alla voce, e probabilmente vede anche lui, quel ragazzo che mi sta uccidendo ancora una volta.
Stringo i pugni, mentre finalmente sento di riuscire a non concentrarmi più su nulla.
La mia mano smette di stringere la giacca di Ashton, e nemmeno mi ero accorta di starla stringendo, ma non mi importa più.
Il mio corpo si fa più pesante, e il Cappellaio torna a guardarmi confuso, preoccupato ma sollevato dal fatto che siamo arrivati alla macchina.
Mi parla, ma l'unica cosa che vedo sono le sue labbra muoversi.
Mi mette in auto, e mi adagia sul sedile del passeggero, affianco a lui, che è nel panico.
Mi limito a guardarlo e a non chiudere gli occhi, solo perché me l'ha chiesto lui, al colmo della preoccupazione che non sa che farsene di un disastro come me.
Non parlo, non mi muovo, non so nemmeno se respiro, non penso, non penso a nulla, ed è questo l'importante, perché appena inizierò a pensare nella mia testa scoppierà la guerra.
L'unica cosa che riesco a fare, è alzare leggermente la mano per portarla affianco all'altra, e iniziare a stringere così tanto forte l'avambraccio, che non ci metterà molto a sanguinare.
Ashton sale in auto, ma non riesco a girarmi verso di lui, guardo solo la pelle sotto le unghie che premono.
L'auto viene messa in moto, e la prima goccia di sangue, scivola sulla pelle bianca.
 

 
Buonasera ciambelline del mio cuore**
Come presumibilmente avrete notato, sono in ritardo ad aggiornare, molto in ritardo, ma posso assicurarvi che è stato per un buon motivo: sono stata via un mese a salvare dei Panda in Cina ( - bugia - ), che poi io non capisco una cosa dei panda, solo secondo me sono in realtà degli orsi mascherati da qualcosa di carino e puccioso? Magari stanno complottando una congiura per conquistare il mondo. Dovremmo chiedere ad Adam Kandmon (?).
Anyway, con il ritorno della scuola, ritorno anche io. Giusto per dimostrare che sono per davvero il vostro peggiore incubo piccoli biscottini del mio cuore.
Spero che il vostro ritorno a scuola, oppure che il vostro inizio in una nuova scuola, non sia stato particolarmente drammatico. Tipo il mio che già dalla settimana prossima interrogano. Santoiddio.
Un bacino a chi recensisce, un bacino anche a chi in questo periodo mi ha minacciato per aggiornare, E minacciato in modo cattivo.
Scusate se il capitolo è troppo lungo. Spero vi piaccia **
Ricordatevi di mangiare tante ciambelle.
Vi lascio una piccola foto di Daphne, o almeno di come io mi immagino la nostra piccola e adorabile Daphne.

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Lily **

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